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14 giugno 2002

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Vittoria Aganoor
Lettere damicizia a Marina Sprea Baroni Semitecolo (1881-1909)

Introduzione, trascrizione e note a cura di Ornella Vitocco Pittarello
[1]
INTRODUZIONE

Marina, pi di una parente

La contessa Giuseppina Pacini, madre della poetessa Vittoria Aganoor, aveva conosciuto Marina Sprea Baroni Semitecolo da ragazza in
collegio a Milano e tra le due donne era nata una profonda e sincera amicizia che le tenne legate, anche dopo i rispettivi matrimoni, per tutta la
vita. Ancora nel 1891 Giuseppina ricorda il lontano passato con dolce malinconia scrivendo allamica: Tu sai quante memorie di dolori e di
affetti cari di giovinezza mi legano a te che fosti quasi la mia famiglia in collegio, e poi sempre memore di quel passato che ebbe ineffabili
conforti dalla simpatia intelligente e scambievole di sentimenti di pensieri di aspirazioni
[2]
Anche se non potevano vedersi di frequente a causa della lontananza e degli impegni e delle responsabilit familiari, nondimeno la via
epistolare le mantenne sempre in stretto contatto. Un corpus di 14 lettere di Giuseppina Pacini Aganoor a Marina Baroni, sicuramente giunto
a noi decurtato da consistenti perdite, dati gli accenni di Vittoria Aganoor a missive della madre inviate allamica purtroppo non conservatesi,
testimonia i rapporti intercorsi tra le due aristocratiche signore.
[3]
Non si sa se Giuseppina (nata a Milano nel 1819) e Marina (ancora vivente al 20 Gennaio 1913) fossero coetanee, forse per questultima era
un po pi giovane.
[4]
La Pacini infatti in una sua lettera dice di amare lamica come figliola
[5]
e quasi sempre si accomiata da lei con la
formula dalla tua vecchia Giuseppina; inoltre ella prova quasi piacere nellindugiare sulla sua vecchiaia con frasi del tipo vorrei finire qui in
questa campagna senza troppe commozioni questi sgomoli di vita che mi restano,
[6]
oppure vecchia e ammalata ho cos minaccioso e
incerto il domani
[7]
o ancora per i vecchi lavvenire non promessa ma minaccia,
[8]
etc. Tuttavia questi sfoghi potrebbero aver avuto origine
dal carattere triste e malinconico della donna, peggiorato col trascorrere del tempo e a causa di tutte le memorie della mia vita tenebrosa, come
ella stessa confessa.
[9]
Marina Baroni, prima dellindipendenza del Veneto dallAustria e della sua annessione al Regno dItalia (1866), aveva vissuto in esilio a
Firenze per circa un decennio; in seguito si era trasferita con la famiglia a Bassano del Grappa (VI) nella grandiosa villa secentesca chiamata
Ca Rezzonico.
[10]
Era sposata al conte Baroni Semitecolo
[11]
, dal quale ebbe una figlia, Silvia, nominata pi e pi volte nellepistolario
delle Aganoor; non dato sapere invece se la coppia avesse avuto anche altri figli, n Giuseppina, n Vittoria, n le sue sorelle fanno mai
accenni in questo senso nelle loro lettere.
La contessa bassanese era una donna molto colta; come ricorda il De Gubernatis, aveva scritto eleganti e briosi dialoghi educativi.
[12]
Amava
larte, la letteratura e la musica e la sua principesca dimora era frequentata, come gi quando risiedeva a Firenze, da esponenti di alto rango
della cultura e della politica. Dinamica ed energica, sapeva essere particolarmente intraprendente quando si metteva in testa di realizzare
qualcosa che le stava a cuore.
Scrive Bruno Brunelli Bonetti: Ma a Bassano non era quella del conte Pietro Suman la sola casa dove accadesse di ascoltare della buona
musica: si aveva spesso occasione di ascoltarne di ottima pure in casa Jonoch, e altrettanto accadeva presso la Signora Marina Baroni, che
abitava fuori di Porta Padova, la maestosa Ca Rezzonico. Hans von Bulow, fresco delle sue disavventure coniugali, aveva allora fissato
dimora in Italia: egli conosceva gi la Signora Baroni, la quale, appassionata di musica, si era recata pi volte a Vienna e a Monaco, e
aveva assistito a esecuzioni di opere wagneriane. La bionda dama di Ca Rezzonico sperava ora di attirare il maestro tedesco a Bassano e
di farlo conoscere ai filarmonici padovani. Il Bazzini ne scriveva infatti al Suman:
Non le ho detto i progetti della Sig.ra Baroni. Nientemeno che ha in testa di far venire nellautunno Hans de Bulow a Bassano! E crede
che ci verr io pure, e spera far di quel bel sito addirittura un paese dellavvenire! Se saranno rose io per preferirei di riveder Bassano
come paese del passato. (3 Giugno 1870).
[13]
Rimasta vedova, probabilmente nei primi anni Ottanta,
[14]
la nobildonna si divideva tra viaggi, soprattutto a Bologna per andare a trovare la
figlia Silvia sposata al conte Giuseppe Pasolini Zanelli, e la sua dimora di Bassano, continuando a corrispondere con lamica Giuseppina in
un intrecciarsi di scambi dintimit ed emozioni o semplicemente di banali ragguagli sulla vita quotidiana. Tuttavia, quando potevano, le due
donne sincontravano rinnovando il rapporto cameratesco e complice di quel caro passato che si rimpiange sempre con accorato
rammarico,
[15]
e del resto vedersi di persona era importante per entrambe.
Scrive infatti Giuseppina: sarei tanto tanto contenta di rivederti, di passare una giornata con te, che lavrei per tutto veramente
affettuoso e generosissimo questa visita che mi lasci sperare! A voce io pure avr a raccontarti tante cose che difficilmente potrei affidare a
una lettera! Dunque conto vederti, carezzo questa cara speranza come una seducente promessa verrai proprio?
Quando penso al gran bene che ci siamo volute e a tutte le vicende, le peripezie, le accidentalit della nostra vita, sento che bisogno il
vederci almeno di tanto in tanto, e conforto quindi dintrattenerci da cuore a cuore di ci che cinteressa, e che la vita dello spirito!
[16]
Col tempo lamica Marina divenne per gli Aganoor una di famiglia, quasi e per certi versi pi di una parente. Tu sempre affettuosa pensi a
noi e ci auguri gioie; noi ti ricambiamo con tutta lanima e ti riguardiamo come una parente prediletta, le scrive Vittoria Aganoor nel 1890
da Basalghelle,
[17]
e ancora nel 1891, sempre da Basalghelle, le ribadisce: se tu sentissi come spesso parliamo di te e con che affetto!
proprio sai noi ti calcoliamo pi che una vera parente, giacch vi hanno parenti coi quali non esiste nessun rapporto dintimit e di
tenerezza, mentre a te ci lega tanto cemento di ricordi, di consuetudine, di fiducia, di gratitudine, senza parlare della stima e della
simpatia e insomma del vivo affetto in una parola.
[18]

E questo affetto era reciproco, come di nuovo testimoniano le parole di Vittoria: buona e intelligente creatura che hai tanto tesoro di bont
e tinteressi di chi ti caro come fosse un parente tuo.
[19]
Cos, non solo Vittoria Aganoor, ma anche le altre quattro figlie di Giuseppina Pacini, Angelica, Maria, Elena e Virginia, si trovarono quasi
inconsapevolmente legate a Marina Baroni da un affetto molto profondo, nato dalla precoce conoscenza e dallabituale frequentazione avuta sin
dallinfanzia; la poetessa da Perugia nel 1905 glielo rammenta con parole intrise di un senso di predestinazione: tu che ho amata fino da
bambina per istinto, per presentimento, e che sempre amai di pi.
[20]

Per questa ragione tutte e cinque le sorelle Aganoor tennero con la contessa bassanese una corrispondenza pi o meno regolare per tutta la
durata della loro vita; di questa corrispondenza rimangono, oltre allepistolario di Vittoria e a quello, di cui s gi detto, di Giuseppina
Pacini, due lettere di Angelica, quattro di Virginia e due di Maria, mentre di Elena non ne rimane nessuna.
[21]


Figlietta e mammina

I rapporti tra Vittoria Aganoor e Marina Baroni furono inevitabili, quasi predestinati vista la frequentazione epistolare e interpersonale di
questultima come amica di famiglia e soprattutto come intima e confidente della madre Giuseppina. Inizialmente per il loro legame dovette
essere piuttosto superficiale e segnato, almeno da parte di Vittoria, da un affetto e da un rispetto abbastanza formali; daltra parte il divario
generazionale che le divideva era cospicuo e influiva sul giudizio della giovane che il 31 Dicembre 1878 scrive a Giacomo Zanella: Io detesto
La donna e la famiglia e quel che peggio, giacch esclude ogni attenuante non saprei dire il perch: dico un perch plausibile che dei
perch ce ne ho io, ma potrebbero anche sembrare privi di senso comune. Guardi se non ingiustizia questa: io quel periodico lo conosco
puramente di nome e da parecchi anni non ne ho inteso parlare n in bene n in male so solo che un tempo vi scrivea la Baroni e forse per
questunica circostanza innocentissima e certo ingiustamente mi par debba avvolgersi dunaria di saccenteria opprimente.
[22]
Tuttavia tra la giovane poetessa e la pi attempata nobildonna i rapporti collandare del tempo si approfondirono sempre di pi e talmente che,
nello scambio epistolare e non solo in quello, la prima divenne la figlietta e la seconda la mammina.
[23]
Scrive Vittoria nel 1888, chiarendo
il legame che la unisce allamica: S s io sono un poco anche tua davvero; non fosse che per il gran bene che tu vuoi alla Mamma mia;
aggiungi a questo il grandissimo bene che io voglio a te e quello che tu mi vuoi. Vedi bene che posso davvero dirmi un poco la tua
figlietta.
[24]
Se laffetto fu dunque la fonte da cui scaturirono le lettere di Vittoria Aganoor a Marina Baroni, a questo sentimento ben presto si
accompagnarono la stima e la comprensione reciproca, unite ad una comunione del sentire che non significarono mai per per nessuna delle
due donne rinuncia alle proprie individualit e al proprio temperamento.
[25]
Possono pertanto essere definite lettere damicizia, di vera e rara amicizia, quelle che uscirono dalla penna di Vittoria Aganoor. Scritte col
cuore, senza paura di mettere a nudo la pi intima disposizione danimo e con la consapevolezza di essere di volta in volta compresa o
redarguita, criticata o esortata, ma sempre con limparzialit e il disinteresse di chi vuole unicamente il bene dellaltra, esse rappresentano un
importante documento dei rapporti tra due aristocratiche signore sul finire dellOttocento e nei primi anni del Novecento.
Proprio considerare queste lettere come documenti storici e tenere in conto il tanto tempo ormai trascorso dalla loro stesura autorizza in
qualche modo a superare la soglia del privato che certamente la poetessa non avrebbe gradito venisse oltrepassata da estranei, le sue parole,
indirizzate al senatore Fedele Lampertico, che intendeva pubblicare alcune lettere di famiglia inviate a Giacomo Zanella, parlano chiaramente
anche ai posteri: Ma Ella sembra scordarsi egregio Senatore che quelle lettere erano di sorelle, di figlie, di amiche intimissime a un fratello,
a un padre a un amico strettissimo che ci aveva conosciute bambine e col quale parlavamo (e quindi scrivevamo) con lo stesso abbandono,
con la stessa fiducia con cui si fa un dialogo intimo, con un amico intimo. Molte segrete vicende di famiglia, molti pensieri e moti del
cuore sono l dentro che non avremmo svelato a nessun altro che a Lui; dico allo Zanella. Chi avrebbe pensato che un giorno altri avrebbe
per ragioni affatto estranee alla famiglia nostra interrogato, analizzato, notomizzato quei nostri pezzi danima, quelle nostre espansioni
aperte a chi per tempo per affetto, per consuetudini, per ricordi, per cento legami era in contatto continuo col nostro spirito, e capiva,
intendeva, perdonava, giustificava anche le nostre pi irragionevoli debolezze?
[26]
Nondimeno dal suo epistolario traspare un po di quella donna che ella stata e non soltanto colei che fu in umile e pur orgogliosa dedizione,
una poetessa e solo una poetessa, come la defin Matilde Serao.
[27]
Pertanto si infranta la privacy di queste lettere damicizia per cercare di
capire e di illuminare dallinterno, attraverso lo svelamento della sua umanit pi nascosta, la sfuggente e ritrosa figura di letterata che Vittoria
Aganoor fu, ma lo si fatto in punta di piedi e con rispetto, come colui che entra in una casa mentre gli abitanti sono momentaneamente fuori
e un po di disordine gli fa comprendere meglio le loro abitudini e la loro quotidianit e per questo li sente pi vicini e simili a se stesso.
La voce di Vittoria Aganoor

Dispiace che il racconto di questa salda amicizia di una vita debba avere forzatamente una sola voce narrante, quella di Vittoria Aganoor,
mancando le lettere di Marina Baroni, essenziali per una ricostruzione maggiormente organica e completa del loro rapporto amichevole, tanto
pi perch pure linsieme della corrispondenza aganooriana presenta delle perdite.
Una lacuna piuttosto estesa sembra potersi individuare tra il 1 Giugno 1882 e il 10 Febbraio 1888, periodo completamente mancante di
testimonianze epistolari, non pare infatti, almeno leggendo la corrispondenza di Giuseppina Pacini Aganoor alla Baroni e quella dellAganoor
stessa a Giacomo Zanella di quegli anni, che vi fossero motivi seri per cui la poetessa dovesse smettere di scrivere allamica. Altre perdite,
forse dovute a smarrimenti magari della stessa destinataria o anche allinefficienza delle poste, come talvolta lamenta la Aganoor medesima,
sono ipotizzabili qui e l, ma sono di estensione minore. Lepistolario Aganoor infatti sembrerebbe essere mutilo delle lettere comprese tra il
20 Novembre 1896 e il 19 Aprile 1897, tra il 14 Dicembre 1897 e il 29 Settembre 1898, tra il 25 Dicembre 1901 e il 13 Luglio 1902, tra il
19 Agosto 1905 e il 21 Novembre 1906 e tra il 21 Novembre 1906 e l8 Agosto 1907. Inoltre si pu plausibilmente ipotizzare che la poetessa
abbia scritto allamica anche dopo il 21 Dicembre 1909, data dellultima lettera conservata, ciononostante non ci sono elementi concreti a
sostegno di questa congettura.
Dunque il cuore pulsante di questo corpus epistolare, costituito da ben 147 lettere inedite, che vanno dall11 Novembre 1881 al 21 Dicembre
1909, non pu che essere Vittoria Aganoor, fatto abbastanza ovvio dal momento che lei a scrivere. Tuttavia questa circostanza cos
incontrovertibile non significa che ella si lasci andare e si abbandoni facilmente a dire di s ogni cosa di fronte alla sua mammina, la sua
interlocutrice, quellunica persona che pure la conosceva sin da bambina e che di lei sapeva pi di chiunque altro, salvo forse alcuni intimi tra
i quali il suo amatissimo maestro Giacomo Zanella.
[28]
Ogni pi intima confessione, qualsiasi vicenda o evento per lei coinvolgente,
qualunque cosa lannoi, la preoccupi o la rallegri, insomma tutto ci che la emoziona e la tocca pi o meno profondamente, nelle lettere
presente, ma sempre tenuto sotto stretta sorveglianza, spesso detto per allusioni, con quel codice di comunicazione tipico della
conversazione parlata, come lo definisce la stessa Aganoor,
[29]
comprensibile ed esplicito per la destinataria e non del tutto agilmente
accessibile per il lettore estraneo.
Ad ogni modo la lettura di queste lettere damicizia a Marina Baroni, proprio per il loro carattere pi intimo e confidenziale, amichevole
appunto, e talvolta quasi minimalista, rispetto a quelle della stessa Aganoor ad altri destinatari, permette di farsi unidea piuttosto chiara della
vita casalinga e familiare della poetessa, anche se lei non perde mai il controllo sempre frenata com dalla sua naturale e irriducibile
riservatezza.
In realt sembrano pagine pi da ascoltare che da leggere e questo non perch presentino un qualche valore eufonico o artistico, anche se talune
sono pagine piuttosto poetiche nel loro empito espressivo, ma perch da esse scaturisce la voce della donna Aganoor nelle sue pi diverse
articolazioni e sfaccettature umane, voce che supera la liricit, spesso dominata dalla ragione, dei suoi versi e tocca il cuore dellascoltatore
diventando, pur a insaputa dellautrice, quasi autobiografia.
Tale diviene per esempio quando, pur esprimendosi in forma impersonale per gran parte del discorso, salvo recuperare nello sfogo finale la
prima persona, descrive lucidamente la sua condizione in seno alla famiglia: Lenergia nostra si rompe mille volte alla debolezza altrui, alla
caparbiet delle circostanze, alla tirannia delle nostre speciali condizioni o di famiglia, o di abitudini, o delle diverse indoli che ci
circondano e formano il piccolo mondo in cui ci moviamo, in cui viviamo pi o meno vegetalmente da mane a sera e da sera a mane. La
nostra pertinacia nei propositi non vale, se non assistita, spronata, sostenuta gagliardamente da altre volont, da altri propositi,
dallassiduo pensiero e cura del nostro avvenire di chi ci sta intorno, in quanto allantiveggenza dellavvenire amica mia, dessa appunto
che talora ci prostra. Oh se tu potessi capire come in qualche momento io mi vedo dinanzi linevitabile squallore dellavvenire, il deserto
immenso che la nostra o laltrui imprevidenza ci ha preparato pel futuro!
[30]
O di nuovo quando, sempre con molto autocontrollo e senza
alzare la voce, solleva ancora appena appena un lembo del velo steso sulla sua situazione personale, della quale per altro la Baroni doveva
essere perfettamente a conoscenza: Mia buona amica, il mondo io credo sia infondo tutto cos; degli sforzi verso il bene da un lato, dei
poveri risultati, dei vani sacrifici, della inutile fatica.
Dallaltro, il desiderare solo e sempre ci che ci malsano, perch ci conteso, e un chiamarci infelici e tiranneggiati perch amati e curati
e protetti contro il male. Il mondo cos; per cui io ti assicuro non desidero non oso desiderare nulla; temo che la sofferenza sia una
condizione di vita umana, dopo chi sa? dopo un po di gioia lavremo certo, non vero Mammina mia?
[31]
E evidente che ella si sente intrappolata, e in qualche modo schiacciata, dalla sua numerosa famiglia, ma nello stesso tempo ha bisogno di
questa protezione; da questo porto sicuro e accogliente, e al quale legatissima, non si sente o forse non ha la forza di staccarsi e quindi si
dibatte in un conflitto interiore che, seppur velatamente, sente di poter confessare alla sua Marina.
Dai primi fogli conservati si ascolta la sua voce levarsi pi cristallina. Sono le lettere di giovent, le prime tre dellepistolario tutte spedite da
Napoli l11 Novembre 1881, il 23 Gennaio 1882 e il 1 Giugno 1882, quando lentusiasmo per il futuro ella non laveva ancora perduto sotto
i colpi delle disillusioni amorose e della vita quotidiana. In seguito, a partire dalla prima lettera del 1888, una vena malinconica si
impadronisce via via di lei e gli accenni alla giovinezza che passa e al tempo che fluisce inesorabile si fanno pi dichiarati nei momenti di
maggiore sconforto, oppure striscianti si insinuano indiscreti tra le righe di discorsi apparentemente sereni, specie in quelle lettere scritte
durante i mesi sul far della primavera. Si tratta spesso di sfoghi accorati, in cui la poetessa ancora combatte strenuamente per non lasciarsi
andare e per conquistare la rassegnazione e la pace interiore necessarie per accettare il suo stato; proprio in questi momenti sapere che Marina le
vicina col cuore e con la mente la conforta enormemente: Quanto mi fa bene il pensiero che tu pensi spesso a me e mi compatisci e mi
auguri qualche gioia nellavvenire! Io non spero pi; scendo rapidamente una china che non ha ritorni, la giovanezza mi sta ormai alle
spalle e davanti a me non vedo che le amare scure ombre dei ricordi e dei rimpianti.
[32]
Ma non sempre i pensieri dellamica lontana sono
sufficienti, e allora, nei momenti di pi nero scoramento, il presente diviene per lei lunica consolazione: Alla mia et gli orizzonti si
stringono; le rosee ubbie della giovanezza se ne sono ite, e nellavvenire non vedo alcuna promessa per me; dunque vivo dellora presente,
cercando contentarmi del bene che Dio mi d nella salute dei miei. Ecco Mammina buona lo stato presente della mia anima.
[33]
Poi, soprattutto allindomani del matrimonio della sorella Virginia (26 Ottobre 1892), si comincia a sentire una donna sempre pi rinchiusa
tra le pareti domestiche, spinta a questo pure, ma non solo, dallinvecchiare progressivo e dalla salute instabile delladorata madre, della quale
era diventata lunico sostegno, fino a fare di questo affetto sicuro quasi la sola ragione per esistere. La sua vita ormai diventata un quieto
tran tran, a cui ora si sottomette con docilit e che descrive allamica con apparente quanto freddo distacco: Avrei voluto scriverti subito e a
lungo, ma ti assicuro, che pur facendo una vita delle pi ritirate (come si dice) (figurati da che sono a Venezia ho messo una sola volta il
naso fuori di casa!) pure non trovo tempo di far nulla, dovendo scrivere quotidianamente alle molte lontane sorelle e occuparmi della mia
Mamma e farle un po di lettura e tante cosine; e poi viene qualcuno (vediamo pochissima gente non facendo io mai visite, ma gli amici
intimi vengono spesso a tenerci compagnia, e la Rosanna Marcello trova un gran gusto a stare qualche ora da noi, parlando in milanese
con la sua compaesana, del suo andamento di casa e daltro) e insomma la giornata va via che si voleva fare un mondo di cose e non s
fatto niente.
[34]
Amici e conoscenti, intellettuali e persone in vista frequentano talvolta la sua casa, ella si dedica ai suoi studi, scrive versi e li manda a riviste
letterarie, acquista una qualche fama, corrisponde con le sorelle lontane, con amici e letterati famosi del suo tempo, malgrado ci il mondo
reale come se restasse fuori dal portone di casa Aganoor, e se vi entra rimane circoscritto dai limiti rappresentati dallimpatto provocato nel
mondo interno della casa, figura dellanimo della scrivente e filtro attraverso il quale ogni avvenimento deve inevitabilmente passare. Pochi
infatti e marginali, in alcune sue lettere, sono le allusioni ad avvenimenti dattualit anche di notevole rilevanza storica che in quel periodo si
succedevano in Italia e allestero;
[35]
tanti e frequenti sono al contrario i fatti minimi accaduti ai vicini, agli amici e ai conoscenti che
impressionano in positivo o in negativo la mente di Vittoria e quindi sono per lei degni di nota in quanto appartenenti a pieno titolo al suo
mondo. Sono gli elementi essenziali di quella conversazione parlata per cui le sue lettere diventano una conversazione scritta, come se ella si
trovasse comodamente seduta nel salotto di casa in presenza dellamica Marina a discorrere con lei del pi e del meno. Gli immaginari
dialoghi con lamica assente-presente si sviluppano spesso in un botta e risposta spontaneo e vivace, in cui Vittoria Aganoor cerca di
prevedere le obiezioni, le confutazioni, i giudizi e perfino i pensieri pi riposti dellinterlocutrice lontana, talvolta ricreando per lei sulla carta
anche il clima casalingo nel quale sta scrivendo la lettera: Oh povera la mia, la nostra Marinella! 22 giorni sofferente e noi non saperne
nulla! Grazie a Dio tu ora sei entrata in prima convalescenza ma bada che mai pi si devon fare misteri con le tue creaturette di Venezia
che sai quanto bene ti vogliamo! La Beppa ti manda con un lungo bacio tenerissimo un mondo di raccomandazioni; dice che tu non faccia
imprudenze, che ti abbi gran cura, che cerchi di mangiare cose nutrienti e ricostituenti; (non mi lascia scrivere, gridandomi dalla camera
vicina le cose che vuole che ti dica!)
S Marina mia, usati ogni riguardo; in questa malvagia stagione i riguardi non sono mai troppi! Che cosa hai avuto? Febbre e raffreddore
mi figuro; febbre reumatica, vero? e laffetto predomina in te anche quando sei tormentata dal male, e i miei versi ti tornavano in mente,
buona e adorabile creatura!
[36]
E abbastanza prevedibile che nella sorta di prigione in cui si era volontariamente rinchiusa, certo per amore e abnegazione verso la madre, ma
anche per provvedersi di una difesa dal mondo esterno, la morte improvvisa di quella nel 1899 avesse la forza di un fiume in piena, facendo
saltare tutti gli equilibri faticosamente costruiti e mettendola nuovamente di fronte alla vita sola e senza schermi protettivi. Cos questo dolore
straziante, che sempre rimarr indelebile nel suo animo anche se sopito e controllato dalla ragione, la condurr verso una luce inaspettata, la
spinger ad uscire dal suo guscio e ad accettare nel 1901 la proposta di matrimonio del deputato perugino Guido Pompilj.
Ma per arrivare a questa luce Vittoria Aganoor dovette percorrere un buio tunnel costellato di sensi di colpa e permeato da unopprimente
sensazione di vuoto e di perdita insuperabili, come testimoniano le molte lettere del 1899 e del 1900 a Marina Baroni; inoltre dovette chiarire
a se stessa cosa sarebbe stato meglio per lei.
[37]
Del travaglio interiore che sicuramente langusti in questo momento di difficile scelta non
vi traccia alcuna nellepistolario a Marina Baroni e con tutta probabilit non solo non le scrisse nulla, ma nemmeno ne fece parola di
persona, come sembra di poter dedurre dalla lettera del 7 Ottobre 1901 inviatale da Venezia, nella quale le comunica limminente matrimonio,
notizia che per lamica dovette essere come un fulmine a ciel sereno:
Marina cara, mammetta mia.
Subito dopo le sorelle ecco io scrivo a te la grande novella che fra glindifferenti susciter chiose e canzonature per la mia et, poco
indicata per le nozze. Mi sono fidanzata a Guido Pompilj, un alto cuore un alto ingegno, e mi sposer alla fine del novembre prossimo.
Ecco detto tutto.
[38]
Anche dopo le nozze, celebrate a Napoli il 28 Novembre 1901, le lettere alla vecchia amica intima di sempre continuano, perch laffetto non
muta e il legame non si spegne con il cambiamento di stato anagrafico, tuttavia sono meno frequenti, talvolta sono molto brevi, talaltra sono
semplici cartoline o biglietti postali. Questa corrispondenza pi tarda, dal 25 Dicembre 1901 al 21 Dicembre 1909, parla con una voce di
donna maggiormente protesa verso lesterno, eppure sempre gelosa di s e del proprio essere pi intimo e per nulla cambiata dalla fama
crescente di poetessa e dal nuovo ruolo di moglie di un uomo pubblico. In alcune di queste lettere, oltre ai ragguagli sulla salute, sui rapporti
con le sorelle e il marito e sullandamento della vita quotidiana in generale, si possono cogliere qua e l episodi di mesto ripiegamento
interiore. Vittoria ritorna con la memoria ai bei momenti trascorsi con lamica e ai luoghi visitati insieme e le scrive: Se ricordo la nostra
gita a San Zennone?! Io, (rammento bene) dissi allora: Questo giorno mi sar fisso nella memoria sempre; io vi correr col pensiero come
a una rara ora serena, nel seno della natura innocente, vicina a unamica sicura e alta, e rivedr come ora vedo, quella vallata, questi
colli, quei monti, la piccola chiesa; tutto;
[39]
immagina la sua Marina a Ca Rezzonico, precisando con malinconia di vederla in quella
camera piena di sole dove passai ore carissime; di dove guardavo lungamente le statue laggi del giardino e lorizzonte lontano, dove
ancora qualche sogno vagava;
[40]
vagheggia il ritorno al passato, pregustando per un momento ad occhi aperti che sogno sarebbe davvero
che le cinque sorelle un tempo bambine gioconde, si ritrovassero nel tuo splendido nido in questa luminosa primavera, ritornando tuttavia
quasi subito alla triste realt del presente che la fa prorompere quasi in un grido soffocato: Ma anche quanta tristezza! Mentre let ha portato
i suoi malanni, gli acciacchi, le melanconie! Resti nella rimembranza quel passato di letizia!
[41]
Infine, nellultima lettera conservata, datata 21 Dicembre 1909, la poetessa chiude il racconto dellamicizia di una vita con laugurio fervido
alla sua Marina perch questi giorni di memorie amare siano consolati dallo spirito dei tuoi cari perduti, perch tu ne senta la voce
affidatrice nellanima tua, perch tu ne veda la luce vivificante aprirti gli orizzonti benedetti dalle rivelazioni ultramondane, e a ogni cosa
togliendo ogni ombra di squallore nella promessa sicura duna pace ben altrimenti salda e dolce che la vita non offre.
[42]
Vittoria, forse gi malata,
[43]
sarebbe morta di l a pochi mesi per i postumi di un intervento chirurgico; come risulta da una lettera della
sorella Virginia, qualche tempo prima di morire, mentre era ancora in ospedale, aveva chiesto e ottenuto dal marito che, dopo la guarigione, la
conducesse a trascorrere alcuni giorni dalla sua cara amica Marina a Ca Rezzonico
[44]
, ma il destino non le permise di realizzare questo
desiderio.

Non solo chiacchierette

Lepistolario di Vittoria Aganoor a Marina Baroni, lo si gi detto, costituito da lettere damicizia, vale a dire lettere in cui lautrice parla
allamica come se ella fosse presente e insieme fossero sedute in salotto a chiacchierare del pi e del meno in assoluta confidenza e intimit,
eppure non si tratta di semplici chiacchierette
[45]
di donne. Certamente in un buon numero di esse la poetessa d e chiede notizie sulla
salute, informa sullandamento familiare e sugli avvenimenti personali, confessa le sue gioie, i suoi dolori, le sue preoccupazioni, parla delle
banali minuzie quotidiane. In molte altre per tocca tematiche di altra importanza e di notevole interesse.
Vittoria torna di continuo sul tema della morte, trattandosi di un corpus di lettere che copre larco di una vita, ci abbastanza ovvio, infatti
sia lei sia lamica in questo lungo periodo vengono inevitabilmente toccate dalla perdita di amici e persone care. Il tema molto sentito
dalla poetessa, tanto che presente anche in larga parte della sua produzione poetica, ma nelle lettere alla Baroni vissuto senza schermi e
qualche volta ella lascia sfogare il suo dolore con forza irrazionale. Quando nel 1888 muore il suo maestro Giacomo Zanella ella prorompe
sconsolata: Tutto finito, tutto finito; ora non vi ha pi niente di lui, niente niente niente. Senti scusami questo sfogo, ma non posso, proprio
non posso ordinare le idee, regolare il periodo. Non so ancora bene se sia vero, sono come sbalordita e non so ancora farmi una precisa
ragione di questa scomparsa dun essere cos singolare, cos buono, cos caro, cos vivo in tutta la mia vita, in tutto il mio cuore, in tutto il
mio passato, da bambina in poi, fino a ieri, fino ad ora, fino a poco tempo fa.
[46]
E anni dopo, allindomani della morte della madre
Giuseppina, confessa, annientata dal dolore, di aver buttato gi quattro righe allamica come tutta avvolta in una grande nebbia.
[47]
Nel bisogno di individuare per s, ma anche per la contessa bassanese colpita troppo di frequente da morti dolorose di persone care, conforto e
consolazione per poter continuare a vivere la Aganoor si interroga e, nella logica e razionale necessit di cercare una spiegazione a ci che
accade allumanit, trova la risposta nella fede in una vita futura. Il suo ragionamento molto semplice: anche se di fronte alla morte si
rimane annichiliti, c possibilit di uscita trovando in noi la forza di reagire perch non possibile, non verosimile che tutto finisca qui
[] un giorno qualche immensa dolcezza prover la nostra anima se sar qui stata forte e generosa; certo. Che miserabili pene ci
sembreranno allora questi nostri formidabili schianti, e che vera pienezza di vita godranno allora i nostri spiriti! Questo presentimento (e
in me ti assicuro lucido e vivo) dun futuro cos diverso da questa nostra stupida vita umana, non gi un segno, una prova, che quel
futuro lo avremo?
[48]
A questa fede in una vita futura si lega anche la sua certezza nel fatto che chi sparisce ci vede e ci veglia; noi dobbiamo unicamente pensare ai
nostri cari, e a fornire, impavidi e inalterati la giornata nostra
[49]
pensando ancora una volta a un dopo necessario, che giustifichi questo
nostro dolorare cos seguito e acuto e inutile (che a noi sembra inutile) e avvinghiamoci in questa certezza.
[50]
Pertanto, come suggerisce
alla Baroni, stringiamoci pi strettamente noi, i pochi rimasti, da questo assiduo naufragio della vita, e procediamo, con gli occhi a quella
luce che lasciarono partendo i nostri cari; promessa e speranza dun dopo che non pu mancare.
[51]
Nel filo di questo ragionamento la vita e la morte risultano per Vittoria Aganoor strettamente intrecciate tra di loro, inestricabilmente unite
dalla fede nel dopo che aspetta ognuno come ricompensa, nelleternit dello spirito dunque, e che cancella la netta separazione tra il mondo dei
vivi e il mondo dei morti, ipotizzando un rapporto continuo coi cari perduti, rapporto che si esplica nel vegliare amoroso di questi ultimi su
chi rimasto. In una lettera a Domenico Gnoli ella confessa dispiaciuta io non so descrivere la mia fede, io non so altro che sentirla.
In realt prima di questa confessione ella, rispondendo alla domanda postale dallo Gnoli stesso: Quale educazione religiosa avete avuto in
famiglia?, era stata molto chiara. Infatti, dopo aver spiegato che il padre Edoardo era strettissimo osservante, mentre la madre era credente
ma mai stretta osservante delle prescrizioni cattoliche nelle pratiche materiali, la Aganoor continua: Io credo fermamente che luniverso
non sia il risultato duna combinazione chimica , e di pi, sento che in me non tutto senso, egoismo, istinto intolleranza e superbia,
questi inevitabili fermenti del nostro sangue, della nostra carne dei nostri nervi e delle nostre pi note provincie cerebrali, ma che in
misteriose pieghe del mio pensiero, appaiono come luci improvvise, illuminanti qualcosa dindistinto e lontano ma non miraggio e non
sogno, presentimenti o ricordi di anima, non so dire, che mi forzano a sollevarmi da quel fanghetto in cui solitamente guazza la
nostra diremo SALMA, e mi suscitano la forza della rinuncia e del sagrificio, del freno a certi miei selvaggi impeti, dellumilt e del
perdono. E credo, credo, credo. Io non sono molto osservante di pratiche religiose ma credente; a modo mio ma credente, e
mi pare che chi si contenta di andare a messa tutte le domeniche e confessarsi una volta al mese e mangiare di magro il venerd, sia meno
credente di me.
[52]
Si inserisce nellottica dun dopo che non pu mancare il valore dato dalla poetessa alloccupazione, allattivit, al lavoro. Anche su questo
argomento vertono di frequente i colloqui a distanza con lamica Marina, colpita spesso da dolorosi accadimenti e tormentata da preveggenze
tenebrose che ne prostrano continuamente lo spirito.
Nella visione di Vittoria Aganoor loccupazione e lattivit costante sono importantissime per superare i momenti bui dellesistenza e le
angherie del destino, quel destino crudele che quasi mai realizza i sogni e le aspettative presagite nellesuberante giovinezza. Ella spiega:
Lattivit, qualunque essa sia, il lavoro ci facciano scordare, o almeno non ci permettano, di troppo accarezzare, ravvivare con la fantasia,
per la strana volutt di angoscia che talora in noi, i nostri ricordi.
[53]
Si tratta di una filosofia di famiglia; la madre Giuseppina Pacini Aganoor, col particolare buon senso che la distingueva, scrive infatti
allamica bassanese lapidariamente: loccupazione vita,
[54]
una massima assorbita nellintimo e tenuta in gran conto dalla figlia Vittoria per
la quale metterla in pratica ogni giorno unutilissima e insostituibile terapia: Eh gi a voler vivere meno male pur necessario diventare un
po filosofi che diamine! Cos mia carissima, io, appena finito di scriverti, mi porr a confezionare col pensiero un qualche cosa prosa o
versi, che, se mi riesce bene, far poi leggere anche a te. [] Occuparmi voglio; questo limportante, e venga poi fuori un fiore o un
mostro poco importa se la confezione di quel fiore o di quel mostro mha impedito di filar nebbia o tesser nuvole.
[55]
Il suo dedicarsi assiduamente alla poesia rientra, almeno in parte, nella terapia delloccupazione, ma se in apparenza la poetessa sembra
sminuire i suoi versi come frutto di unattivit necessaria per superare le angosce e il grigiore della vita quotidiana, ci non deve in alcun
modo trarre in inganno. Fare poesia non un passatempo per Vittoria Aganoor, molte volte parla allamica lontana della fatica dello scrivere,
dello studio assiduo, dellattenzione continua, dellapplicazione intensa a questa attivit tuttaltro che ludica per lei.
[56]
Non si tratta certo di
chiacchiere da salotto mondano, bens di pagine in cui spicca ben chiara la coscienza delle difficolt oggettive di essere donna e di essere
poeta, dualismo conflittuale che lAganoor vorrebbe superato e composto nellessere considerata poeta in senso assoluto e senza etichette.
Allamica, che le aveva scritto il giudizio di due suoi ospiti su di lei come poetessa, risponde con parole indispettite spia della piena
consapevolezza di s e della seriet del suo lavoro poetico: In quanto allavermi giudicata una cara e amabile poetessa permettimi chio
non ne vada orgogliosa. Sono due gentili aggiunti, buoni per una donnina mondana; ma confesso che chi studia, e suda (in certo modo) per
far qualcosa che non sia assolutamente indegno dellarte, non pu certamente apprezzare simili epiteti i quali evidentemente ne velano
cortesemente altri due: insulsa, scipita.
Io non dico di non meritarli, anzi li meriter certo ma tu potevi risparmiarmi un po damaro, tacendo il responso dei due poeti commensali
vostri.
[57]
A questo suo sfogo orgoglioso si addice perfettamente la gi citata definizione che di lei diede Matilde Serao: ella fu, in umile e pur
orgogliosa dedizione, una poetessa e solo una poetessa.
[58]
Chiaramente le d molto fastidio, e non riesce a nasconderlo, il fatto che la sua
attivit poetica venga considerata unoccupazione secondaria, quasi un hobby da signorina di buona famiglia, mentre ella vorrebbe che il frutto
del suo lavoro venisse giudicato per le qualit effettive, non con paternalismo e condiscendenza tipicamente maschili in quanto poesia
composta da una rappresentante del gentil sesso. Come molte letterate del suo tempo, Vittoria Aganoor cerca il progresso individuale e
soggettivo, cio laccettazione da parte dellopinione pubblica della normalit dello scrivere come professione e status sociale,
[59]
per
questo nella lettera da Venezia, 13 Giugno 1898 indirizzata a Domenico Gnoli ella sbotta un po stizzita: Ah! noi povere donne come siamo
giudicate piccine, meschine miserine da voialtri fortissimi eletti!
[60]
Non si pu infine trascurare di segnalare una presenza, forse di poco spicco ad una prima lettura, che accompagna lo scrivere dellAganoor a
Marina Baroni e fa da sfondo o addirittura diventa protagonista dellamichevole conversare. Questa presenza costituita dalla natura con le sue
mutazioni stagionali e con le sue variazioni atmosferiche.
Dotata di una sensibilit metereopatica, facilmente individuabile da numerose sue affermazioni che spiegano come il suo umore fosse spesso
influenzato dalle condizioni del tempo, la poetessa abbina alle descrizioni di avvenimenti o, pi di frequente, di stati danimo riferimenti ai
fenomeni naturali, traendo da questi anche spunti per trovare conforto e speranza, o semplicemente spiegazioni plausibili, in diverse sue
situazioni emozionali.
Spesso bisogna sottolineare che, trattandosi di lettere damicizia e non di prosa letteraria, il discorso aganooriano si serve di topoi piuttosto
banali e scontati: lautunno, per esempio, stagione malinconica e per eccellenza legata alla commemorazione dei defunti o, ancora, un raggio
di sole che sbuca luminoso dalle nuvole suscita sensazioni e disposizioni danimo positive, tuttavia il valore di vissuto in prima persona di
cui ella li pervade che li fa balzare agli occhi del lettore, pur rimanendo in queste circostanze immagini accessorie e comprimarie.
Invece in certi casi la natura nel proprio dispiegarsi davanti allo sguardo colmo di stupore della poetessa diventa protagonista e le ispira
pagine di prosa poetica, magari partendo da un banale argomento, come quello dei caloriferi: E non stanno per isbocciare le viole, e su
lontani smisurati terrazzi di aeree magioni mille valletti non istanno ora svolgendo e battendo e spazzolando gli sterminati tappeti che
copriranno tra poco le nostre belle praterie? Quando la natura distende i suoi verdi velluti, noi li togliamo dai nostri salotti, vergognosi
del confronto, e i caminetti cessano dal brontolare e i caloriferi dal rovinare i polmoni della gente. Evviva dunque la Primavera e persuadi
Silvia che non istar molto a venire il buon tepore e lazzurro, e dei caloriferi non sapr che fare. Proprio mentre ti scrivo un bel raggio di
sole mi ride sul foglio, in questa piccola zona doro quante visioni di campi, di monti, di strade bianche tra due siepi fiorite, di ripe
erbose, di giovinezza, di Aprile!
[61]
Ma in alcuni momenti, soprattutto in certe lettere inviate dopo la morte della madre Giuseppina, la natura, che per lei era sempre stata
simbolo e buona compagna del suo sentire, diventa leopardianamente matrigna, come se lAganoor non la percepisse pi vicina e partecipe, o,
pi probabilmente, come se ella stessa non si sentisse pi partecipe del mondo, divisa e separata da tutto e da tutti pietrificata nella solitudine
di unindicibile sofferenza. Ella allora affida alla conversazione in absentia con la sua mammina lo sgomento e il mal celato senso di rabbia di
fronte alla natura che, indifferente e impassibile, continua ad essere florida e lussureggiante come prima: Il padrone della villa , come gi
saprai, assente sicch potemmo a tutto nostro agio girare per i viali deserti, e soffermarci a lungo dinanzi al meraviglioso panorama del
golfo, delle ville sparse, della citt pi lontana e il Vesuvio infondo. Tutta quella bellezza ci pareva inutile ormai, mentre i due giovani e
brillanti occhi che lo contemplavano estasiati, poco pi di un anno fa credo, sono chiusi per sempre.
E a noi pure, cui la recente ferita cos bruciante, e a noi pure tutta quella pompa di colori e di luce faceva male. Come? due tombe si
sono spalancate divorando la nostra gioia e il sole sempre trionfalmente luminoso, e il cielo sempre beatamente turchino, e questo mare
par ridere del suo lido magico, compiacersi delle sue isole fascinatrici e ancora i pendii sono tutti in fiore, e ancora gli aranci mandano
folate dintenso odore e tutto in festa ancora? ah che cosa per il vasto mondo lo sparire dun umano? generazioni e generazioni sono
scomparse, regni e regni caduti, citt e citt inabissate E per questo? E una crisi ministeriale commove e perturba le menti; e, e i piccoli
umani si riuniscono in una piccola Camera per discutere sui destini umani! Poveri ciechi che siamo!
[62]
Evidentemente in questa occasione si venuta a creare una stonatura tra il suo spirito prostrato dalla sofferenza e la rigogliosa natura
dellestate; il disgiungimento quindi inevitabile, ma solo momentaneo, daltra parte il mondo naturale coi suoi ciclici mutamenti, centrale
anche nella produzione poetica aganooriana, per lei irrinunciabile, quasi fosse un alter ego.
Specialmente la stagione preferita da Vittoria Aganoor, qualche volta scritta anche con la maiuscola, la primavera, simbolo della vita che si
risveglia dal lungo sonno invernale, torna frequentemente nelle lettere a Marina Baroni. Alla poetessa basta un timido raggio di sole o il dono
di un piccolo fiore per richiamarla alla memoria o presagirla foriera di rinascita e novit, di consolazione e di conforto, pur se effimeri e
passeggeri nel doloroso destino di ogni vita umana.
[63]
Come scrisse Benedetto Croce parlando dellopera poetica di Vittoria Aganoor: La vita dolore; e piena di cose belle e dolci, che sono
lenimenti, ma insieme incitamenti allo strazio: - questo ella sente e non teorizza. Il vero canto filosofico dellAganoor non sono gli inni alla
gioia o alla fratellanza, ma lode alla Primavera, che ogni anno torna al mondo consolatrice e melanconica, perch consapevole della
transitoriet perpetua della sua consolazione e del perpetuo ritorno dei mali.
[64]


Le poesie conservate nelle lettere

Di grande rilievo nelleconomia complessiva di queste lettere damicizia a Marina Baroni sono i componimenti poetici di Vittoria Aganoor,
la quale, sin da giovanissima, si era dedicata alla poesia sotto la guida magistrale del vicentino Giacomo Zanella.
[65]
Ella, poich stimava tantissimo la mammina Marina e teneva in gran conto le sue opinioni e i suoi giudizi, visti i trascorsi letterari, ma
soprattutto in quanto aveva una confidenza filiale con lei, dabitudine le inviava versi semplicemente per farglieli leggere o molto spesso per
sottoporli al suo vaglio critico e talvolta, se capitava, anche a quello del grande poeta Giosu Carducci, amico piuttosto intimo del conte
Giuseppe Pasolini Zanelli, marito della figlia della contessa bassanese.
[66]
Per questo motivo in diverse lettere Vittoria Aganoor inserisce il testo manoscritto di alcune sue poesie. I componimenti conservati in questo
corpus epistolare sono:
Pioggia dautunno (lettera da Napoli, 23 Gennaio 1882, Epistolario in corso, XII. 3. 3048);
Paesaggio romano (lettera da Napoli, 1 Giugno 1882, Epistolario in corso, XII. 3. 3049, pubblicata in volume col titolo Paesaggio estivo),
Desiderio inconsulto (fascicolo separato, s. l., ante 6 Settembre 1882, Epistolario in corso, XII. 3. 3);
Fantasmi di grandi (lettera da Basalghelle, 10 Febbraio 1888, Epistolario in corso, XII. 3. 3050);
Note (lettera da Basalghelle, 29 Aprile 1888, Epistolario in corso, XII. 3. 3051, senza titolo nella lettera);
I cavalli di San Marco (due copie identiche una allegata alla lettera da Basalghelle, 30 Gennaio 1890 e laltra in fascicolo separato,
Epistolario in corso, XII. 3. 3066);
2 Novembre (lettera da Basalghelle, 16 Novembre 1890, Epistolario in corso, XII. 3. 3068);
Agonia e In treno (lettera da Basalghelle, 22 Febbraio 1894, Epistolario in corso, XII. 3. 3083);
Nova primavera, (lettera da Venezia, 28 Marzo 1894, Epistolario in corso, XII. 3. 3084, senza titolo nella lettera);
Sotto le stelle (lettera da Basalghelle, 25 Ottobre 1894, Epistolario in corso, XII. 3. 3085);
Mai (fascicolo separato, s. l., s. d., Epistolario in corso, XII. 3. 2);
Natale 1895 (lettera da Venezia, 16 Dicembre 1895, Epistolario in corso, XII. 3. 3095);
E nel mio sogno (lettera da Venezia, 21 Marzo 1896, Epistolario in corso, XII. 3. 3097);
Natale (lettera da Perugia, 30 Dicembre 1903, Epistolario in corso, XII. 3. 3155);
Passeggiata francescana (lettera da Perugia, 18 Agosto 1907, Epistolario in corso, XII. 3. 3169);
Quale ballata mai (lettera in versi da Cava dei Tirreni, Casa Della Corte, s. d., Epistolario in corso, XII. 3. 1);
O abitanti dellitalo stivale (fascicolo separato, s.l., s. d., Epistolario in corso, XII. 3. 3066).
Inoltre nella lettera da Venezia, 24 Aprile 1889 (Epistolario in corso, XII. 3. 3059) Vittoria Aganoor afferma di aver inviato alla Baroni le sue
poesie Alba e Prima luce che non si sono conservate; cos come non si sono conservati il bozzetto in prosa intitolato Dal vero e la poesia
Abenezer, che la poetessa dice di aver spedito nella lettera da Basalghelle, 28 Ottobre 1895 (Epistolario in corso, XII. 3. 3090), e una
traduzione dal russo di cui ella parla in quella da Venezia, 19 Aprile 1897 (Epistolario in corso, XII. 3. 3103).
[67]
La maggior parte dei testi poetici rinvenuti tra le lettere a Marina Baroni furono pubblicati con pi o meno varianti dalla stessa Aganoor nei
suoi volumi Leggenda eterna e Nuove liriche
[68]
o nel volume postumo VITTORIA AGANOOR, Poesie complete, a cura di LUIGI
GRILLI, Firenze 1912 (2^ edizione 1927).
Tre poesie, oltre alla lettera in versi indirizzata a Marina Baroni o forse alla figlia di lei, Silvia, invece non sono mai state pubblicate dalla
poetessa n dal Grilli: Note, 2 Novembre e O abitanti dellitalo stivale. In seguito Note e 2 Novembre furono presentate per la prima volta al
pubblico nel 1923 da Venanzio Todesco nel suo contributo Per la cronologia di alcune liriche di Vittoria Aganoor;
[69]
recentemente Patrizia
Zambon le ha ripresentate insieme a O abitanti dellitalo stivale, per la prima volta pubblicata, in ANTONIA ARSLAN-PATRIZIA
ZAMBON, Inediti aganooriani.
[70]
Oltre a mandare sue poesie, nelle lettere alla Baroni la poetessa, come parlando del pi e del meno, discute alcune sue composizioni. Talvolta
rileva lucidamente imperfezioni e manchevolezze di determinati versi, come nella lettera da Basalghelle, 29 Aprile 1888, riferendosi alla
poesia Note, quando scrive: Senti: in quanto ai versi, te li scrivo qu dietro, ma non ne sono molto contenta; non sono in un buon periodo
n per creazione n per ripulimento.
[71]
Qualche altra volta li difende cercando di chiarirli allinterlocutrice; cos accade nella lettera da Venezia, 2 Febbraio 1895: Ora mi prover a
difendere le strofe incriminate dInferma.
Parole come impresse
Sul foglio con un ferro
Rovente Cos a noi parve, e che ardesse
Il foglio etc. etc.
E alzammo gli occhi a guardare se i nostri libri, le carte, i nostri famigliari oggetti, (che sono i compagni e gli amici nostri,) stessero
fermi al loro posto, ignavamente, mentre la nostra ultima fede (cio la fiducia, la speranza, la credenza e la sicurezza in un essere caro, in
un carattere da noi stimato, in una promessa che ci riposava etc. etc. etc.) andava in precipizio.
Ecco Marina mia il pensiero che evidentemente ho male espresso giacch tu non lhai afferrato bene.
[72]
In alcuni casi spiega lhumus fertile da cui certi testi poetici erano scaturiti; nella lettera da Venezia, 16 Dicembre 1895, parlando della stesura
della poesia Natale 1895 e confessando il suo debito verso lamica, scrive: La tua lettera tutta vibrante di piet e di apprensione per i nostri
poveri fratelli lontani mi ha suggestionata, come ora si dice, e nel pensiero del vicino Natale scrissi alcune strofe che ti mando e che sono
pi tue che mie. E davvero un crepacuore questa tragedia africana.
[73]

Inoltre le capita anche di dover riconoscere la sterilit di ispirazione da cui certe liriche doccasione avevano preso forma scritta senza
soddisfarla; per esempio nella lettera da Basalghelle, 29 Settembre 1898, accennando alla forzata composizione di Per nozze, sbotta
indispettita: Quei banalissimi versi che avrai veduti (non so proprio perch) riportati dal Fanfulla del 21 Settembre e dal Don
Chisciotte del 22, voglio tu sappi chio li scrissi per forza e pregata e seccata da quel Boccafurni che present lalbum della
Brunamonti.
[74]
Ancora seguendo la traccia epistolare, frammentaria per lo pi in quanto gli argomenti si trovano dispersi ora qui ora l senza una qualche
organicit e continuit espositiva da parte dellautrice, si possono ripercorrere le vicende di un certo numero di poesie nella pubblicazione in
rivista e del volume Leggenda eterna si in grado di fissare alcuni momenti salienti.
Per di pi, di contorno a questa sua attivit letteraria, possibile scorgere, seppur di sfuggita, qualche aspetto del mondo intellettuale a lei
contemporaneo e individuare qualche accenno, anche biografico, ad alcuni personaggi illustri di quegli anni da Giosu Carducci a Giacomo
Zanella, da Enrico Nencioni ad Antonio Fogazzaro, da Ada Negri ad Alinda Bonacci Brunamonti, da Cesare Pascarella a Domenico Gnoli, da
Enrico Panzacchi ad Oscar Chilesotti, con taluni dei quali la poetessa intratteneva pure una corrispondenza.
Soprattutto bisogna sottolineare che linvio di poesie, il manoscritto delle quali purtroppo non sempre si conservato e dellesistenza del
quale si sa in quanto la Aganoor nel testo della lettera afferma di averlo allegato, estremamente importante dal punto di vista critico poich,
come gi acutamente spiegava Venanzio Todesco, ci guida preziosa per determinare la data di composizione di molte delle liriche che
resero famoso il nome dellAganoor. Di alcune di esse, inoltre, troviamo qui una redazione diversa da quella della stampa: il confronto
quindi ci serve a stabilire la scrupolosit artistica dellautrice e a seguirla nella sua opera di correzione e di ripulimento, che non il
travaglio di una prima stesura, ma il trapasso da una redazione definitiva ad una ulteriormente elaborata.
[75]
Infine interessante segnalare lesistenza in questo epistolario di una breve prosa letteraria, che la poetessa aveva scritto su una pergamena da
lei confezionata per spedirla come regalo alla Baroni. LAganoor ricopia il testo da lei vergato sulla pergamena in fondo alla lettera da
Venezia, 18 Maggio 1892 che accompagna il dono, per facilitarne la lettura da parte della destinataria. Questa composizione stata di recente
pubblicata per la prima volta da Patrizia Zambon a p. 32 del gi citato ARSLAN-ZAMBON, Inediti aganooriani.

Caratteristiche delle lettere damicizia

Lepistolario aganooriano a Marina Baroni una raccolta di lettere che, seguendo la nota classificazione ciceroniana, possono essere definite
familiares,
[76]
o pi semplicemente, come si ritenuto corretto chiamarle sino ad ora, damicizia. Entrambe le definizioni tengono conto sia
del contenuto, in pratica vicende dellanima di Vittoria Aganoor, sia delle caratteristiche del modus scribendi, tutto teso per volont
dellautrice a realizzare su carta la spontaneit e la colloquialit tipiche della conversazione parlata.
Date queste premesse, nel corpus epistolare a Marina Baroni, proprio perch si tratta di lettere damicizia, la lingua, lo stile, il lessico non
sono per nulla formali e ricercati, se non in parte nelle prime missive conservate dove la Aganoor utilizza ancora in segno di rispetto la terza
persona per rivolgersi alla contessa amica di famiglia.
Ripetuto luso di vezzeggiativi, diminutivi, superlativi assoluti affettuosi e colloquiali, nonch di certe parole e di certi modi di dire di
origine dialettale in nome della loro maggiore efficacia espressiva, ma anche molto pi confidenziali tra due amiche.
Lintento perseguito evidentissimo: lautrice vuole comunicare, parlare alla destinataria come se ella fosse presente. Le frequenti ripetizioni
in apertura di lettera, del tipo Cara, cara la mia Marina, sembrano quasi mimare la festosa accoglienza sulluscio della visitatrice da parte
dellAganoor felice di vederla e di poter discorrere con lei.
La stesura dei testi sembra essere avvenuta in presa diretta, non pare infatti che la poetessa usasse fare delle minute per queste lettere e ci
risulta lampante ad un semplice sguardo dinsieme ai fogli colmi di correzioni e cancellature poste in corso di scrittura e non in fase di
revisione.
La grafia talvolta poco chiara, quando il pensiero detta pi velocemente di quanto possa andare la mano; in altre occasioni poi caratteri
enormi e molto distanziati denunciano la fretta o la concitazione mentale del momento.
[77]
La punteggiatura qualche volta manca o
insufficiente e lortografia risulta spesso oscillante e in certi casi non corretta sotto lurgere del concetto da esprimere.
Inoltre, laddove Vittoria Aganoor ha molto da dire allamica niente la preoccupa, persino i limiti materiali imposti dal foglio di carta non la
ostacolano: ella prende liberamente possesso di ogni piccolo spazio bianco offertole dalla pagina e, nel momento in cui questo viene a
mancarle, per non perdere il filo del discorso, si spinge a scrivere anche trasversalmente sopra il testo gi redatto in precedenza. Esemplare a
questo proposito la lettera da Vena doro, 22 Luglio 1889 a Silvia, figlia dellamica Marina, in cui lautrice scrive in uno stato di
concitazione che si riflette sulla stesura materiale del testo attraverso una grafia poco chiara, che diventa quasi incomprensibile e indecifrabile
allorch, presa dallincalzare delle sue argomentazioni, la situa sopra le righe precedentemente vergate.
[78]
Ma la Aganoor non sta scrivendo prosa letteraria, sta colloquiando con unamica lontana ed perci valida soprattutto qui, per queste lettere
alla Baroni, la giustificazione che ella manda a Domenico Gnoli: Non sono pi i tempi di certi rigori; almeno le lettere si scrivono come la
penna getta nel momento pi o meno frettoloso dello scrivere e occorre, anche nei fratelli illustri un po dindulgenza o la cosa diventa
impossibile, dico di corrispondere con i pezzi grossi della letteratura. Io poi ho poco tempo e corro sempre scrivendo come sospinta da
quella tal bufera infernale, commetter talora anche qualche sfarfallone ortografico e grammaticale []
Ah talora un po danarchia fa tanto bene!
Nelle mie lettere ce n un po troppa e lei ha ragione; talora lascio un periodo senza coda, talora mi riesce di fabbricarlo senza testa, ma
tanto riesco ugualmente a farmi capire, e questo io credo sia il punto importante, specialmente nelle lettere.
[79]
Infinite poi sono le sottolineature, sovente in gradatio da una a tre, che ella usa come segno grafico caratterizzante per mettere in rilievo gi al
primo colpo docchio una parola o un concetto, ma non solo, le servono anche per esprimere graficamente e visivamente lo stato emotivo del
suo animo tanto sensibile. Allo stesso modo ella adopera le numerose ripetizioni di parole identiche, spesso da un minimo di due ad un
massimo di quattro, al fine di reiterare o enfatizzare unespressione o un concetto per lei importante.
Frequenti sono i puntini sospensivi, il pi delle volte impiegati in nome di quella sua sorveglianza interiore, ma, pensabile, del tutto
intelligibili dalla destinataria nel loro significato pi recondito, come se volesse dire: Marina non dico di pi, tanto tu sai perfettamente ci
che intendo.
Ella era ben conscia dei difetti delle sue lettere tant che, con spirito alquanto ironico, scrive a Domenico Gnoli: Questa che vede qui in
alto la chiesa della Salute, o cio della Madonna della Salute e ad essa mi raccomando mattina e sera perch mi tenga nella sua
protezione e mi dia forza bastevole a difendermi contro gli attacchi dei miei buoni amici alla mia calligrafia, alla mia grammatica, alle mie
sottolineature e alla mia (ahim) indeterminatezza.
[80]
Sono tutti espedienti che non sembrano rispondere ad un intento letterario e artistico dellautrice; sembrano al contrario servirle per
rappresentare sul supporto scrittorio, attraverso una sorta di gestualit grafica, se cos si pu definire, la conversazione parlata tra due care
amiche lontane, altrimenti fatta, se fossero state effettivamente luna accanto allaltra, di discorsi e accompagnata da espressioni del volto e
atteggiamenti del corpo, a volte pi chiari ed eloquenti di qualsiasi parola effettivamente pronunciata. E per questa ragione che sono stati tutti
fedelmente mantenuti e riprodotti o sono stati segnalati, per non privare di spontaneit e di calore umano queste lettere damicizia.
Descrizione del corpus epistolare

Linsieme delle lettere di Vittoria Aganoor a Marina Baroni, a tuttoggi ancora inedito, costituito da 147 lettere e 5 testi poetici in fascicolo
separato, che coprono un arco di tempo che va dall11 Novembre 1881 al 21 Dicembre 1909.
Esse si trovano nella Biblioteca del Museo Civico di Bassano del Grappa (VI) da 12 Gennaio 1923 grazie al legato della figlia di Marina
Baroni, Silvia Baroni Pasolini, e sono segnate Epistolario in corso, XII. 3. 3047-3192.
Due di queste lettere, una da Vena doro (BL) del 22 Luglio 1889 e segnata Epistolario in corso, XII. 3. 3065, laltra senza data e senza luogo
di provenienza e segnata Epistolario in corso, XII. 3. 3192, sono indirizzate alla figlia di Marina Baroni, Silvia Baroni Pasolini.
Una lettera da Basalghelle del 2 Ottobre 1888 fu scritta met da Vittoria Aganoor e met da sua madre Giuseppina Pacini Aganoor e porta la
segnatura Epistolario in corso, XII. 1. 3037, perch conservata, nella stessa biblioteca, nel plico della corrispondenza della seconda.
Unaltra lettera da Venezia del 13 Febbraio 1892 inserita tra quelle della sorella Maria conservate presso la stessa biblioteca ed segnata
pertanto Epistolario in corso, XII. 2. 3044, ma sicuramente di Vittoria Aganoor sia per la grafia, sia, soprattutto, per la firma. Infine
unaltra ancora, segnata Epistolario in corso, XII. 3. 3175, risulta mancante dal 2-470, come a suo tempo segnal larchivista della Biblioteca
del Museo Civico di Bassano del Grappa.
Gli autografi delle lettere di Vittoria Aganoor a Marina Baroni sono per lo pi in buono stato di conservazione; sono senza busta, ma quasi
tutte portano data e luogo di provenienza di mano della mittente; soltanto 18 mancano del luogo o della data o presentano una data
incompleta.
Le lettere sono state disposte nellordine cronologico ricostruito mediante le datazioni originali apposte dallautrice e, quando queste erano
assenti, ricavando le date dai riferimenti interni alle lettere stesse, tutti i riferimenti o le congetture che hanno portato alla datazione sono stati
esplicitati in nota. Le date congetturate sono state segnalate tra parentesi quadre.
Per semplicit di fruizione le lettere sono state numerate progressivamente con numeri romani, mentre a fianco di questi stata riportata in
corsivo la relativa segnatura della Biblioteca per facilitarne il ritrovamento in quanto la trascrizione degli autografi non segue lordine dato
dallarchivista.
Criteri di trascrizione

Durante la trascrizione delle lettere sono state conservate, come dalloriginale, le oscillazioni grafiche, lalternanza delle scempie e delle
geminate, le particolarit di tipo ortografico e sintattico e luso della punteggiatura. Sono state mantenute inoltre le maiuscole, le
sottolineature e i puntini sospensivi in quanto rappresentano una caratteristica peculiare della prosa epistolare di Vittoria Aganoor.
Per quanto riguarda i titoli delle opere e delle riviste letterarie citate, quando sono stati segnalati dallautrice con la sottolineatura sono stati
resi in corsivo e la sottolineatura e stata mantenuta, quando lautrice non li ha segnalati in nessun modo sono stati resi in corsivo.
Inoltre sono stati resi in corsivo i termini stranieri, latini e quelli dialettali.
Si avverte che, oltre a chiarire riferimenti e congetture per la datazione di alcune lettere e ad informare su eventuali interventi sul testo o
difficolt di lettura dello stesso, nelle note si cercato:
di fornire, quando era rilevante, anche alcune caratteristiche fisiche della lettera, come illustrazioni, tipo di carta, intestazioni, etc;
di identificare, non riuscendovi sempre, le varie persone nominate dallautrice;
di chiarire alcuni particolari inerenti a fatti, persone e situazioni ai quali accenna la Aganoor;
di dare notizie sui testi poetici che la poetessa inviava alla Baroni o ai quali alludeva durante il suo discorso.
Si inoltre ritenuto utile riprodurre in coda a qualche lettera il testo di alcune poesie, seguendo la lezione del volume VITTORIA
AGANOOR, Poesie complete, a cura di LUIGI GRILLI, Firenze 1912, quando, pur non essendosi conservato il manoscritto, lautrice afferma
di averle inviate alla destinataria con la lettera, per offrire al lettore una maggiore completezza. Anche di questi interventi integrativi si dato
notizia nelle note.

Le lettere dellappendice

Anche tutte le lettere di Giuseppina Pacini Aganoor, di Virginia Aganoor Mirelli, di Angelica Aganoor e di Maria Aganoor indirizzate a
Marina Baroni trascritte in appendice sono conservate dal 12 Gennaio 1923 presso la Biblioteca del Museo Civico di Bassano del Grappa (VI)
per legato della medesima figlia della contessa bassanese.
Il corpus epistolare di Giuseppina Pacini Aganoor a Marina Baroni costituito da 14 missive appartenenti al periodo dal 19 Giugno 1872 al 3
Agosto 1897. Di queste, 12 lettere portano la segnatura Epistolario in corso, XII. 1. 3032-3043, mentre una senza luogo di provenienza e
datata 19 Giugno 1872 e unaltra da Basalghelle datata 21 Novembre 1888 sono segnate rispettivamente Epistolario in corso, XVIII. 3. 5473
e 5474. Una lettera da Basalghelle del 2 Ottobre 1888 fu scritta met da Giuseppina Pacini Aganoor e met dalla figlia Vittoria Aganoor e,
pur essendo conservata nel plico della corrispondenza materna con segnatura Epistolario in corso, XII. 1. 3037, stata trascritta nel corpus
delle lettere della figlia anzich in appendice.
Gli autografi delle lettere di Giuseppina Pacini Aganoor a Marina Baroni sono in buono stato di conservazione e, pur mancando di busta,
sono tutte datate, magari in modo incompleto, dalla mano dellautrice.

Le lettere di Virginia Aganoor Mirelli sono 4:
Oderzo, 26 Ottobre 1902 (Epistolario in corso, XIV. 16. 4228);
Napoli, 19 Maggio 1910 (Epistolario in corso, XIV. 16. 4229);
[Oderzo], 13 Ottobre 1811 (Epistolario in corso, XIV. 16. 4230);
Torre del Greco, s.d. (Epistolario in corso, XIV. 16. 4231).
Tutte sono in buono stato di conservazione.

Le lettere di Angelica Aganoor sono 2:
Firenze, 10 Marzo 1882 (Epistolario in corso, XVIII. 2. 5471);
[Basalghelle], 20 gennaio 1913 (Epistolario in corso, XVIII. 2. 5472).
Entrambe sono in buono stato di conservazione.

Le missive di Maria Aganoor sono costituite da una cartolina postale, piuttosto malridotta, da Venezia del 25 Dicembre 1892 con segnatura
Epistolario in corso, XII. 2. 3045 e una lettera acefala, quindi mancante di luogo di provenienza, di data e di destinatario, segnata Epistolario
in corso, XII. 2. 3046. Tra questa corrispondenza conservata una lettera, segnata Epistolario in corso, XII. 2. 3044, che per, come si gi
detto, della sorella Vittoria.
Tutti gli autografi di Giuseppina Pacini Aganoor, di Virginia Aganoor Mirelli, di Angelica Aganoor e di Maria Aganoor sono stati ordinati e
trascritti seguendo gli stessi criteri utilizzati per linsieme delle lettere di Vittoria Aganoor.
Vittoria Aganoor: cenni biografici

La nobile e ricca famiglia degli Aganoor era originaria dellArmenia e da qui, dopo alcuni trasferimenti in Oriente, nel 1835 giunse in Europa
dove si stabil in successione prima a Parigi, poi a Venezia e infine a Padova.
Vittoria Aganoor nasceva proprio qui a Padova, ultima di cinque figlie, il 26 Maggio 1855 da Edoardo e dalla milanese Giuseppina Pacini.
Ella, con le sue sorelle Angelica, Maria, Elena e Virginia, pass linfanzia e la prima giovinezza nella citt di SantAntonio, dimorando nella
casa detta degli Armeni in Prato della Valle non molto distante dallantica Basilica di Santa Giustina, dove si erano sposati i suoi genitori e
dove era stata battezzata.
Andrea Maffei e Giacomo Zanella furono i suoi primi maestri.
Intorno alla met degli anni Settanta del XIX secolo, Vittoria con tutta la sua famiglia si trasfer precipitosamente a Napoli a causa del primo
manifestarsi dei problemi psichici della sorella Maria. Soltanto negli anni Ottanta gli Aganoor poterono ritornare nel Veneto, fissando a loro
dimore la villa di campagna di Basalghelle, nei pressi di Mansu, vicino ad Oderzo (TV), e la casa di Venezia al Ponte dei Greci n. 3405.
In tutti questi anni la Aganoor aveva continuato gli studi e affinato il suo talento poetico. In seguito cominci a collaborare con alcune riviste
italiane, pubblicando alcune sue liriche e facendosi cos conoscere nellambiente letterario. Tuttavia ella conduceva una vita piuttosto ritirata e
schiva, dedicandosi alla cura dellanziana madre e tenendosi in contatto col mondo soprattutto per mezzo di una fitta rete di corrispondenza
con amici e letterati, tra cui spiccavano Enrico Nencioni, Domenico Gnoli e Neera.
Dopo la morte della madre nel Marzo 1899, la Aganoor per esaudire un desiderio di lei decise di dare alle stampe una raccolta di versi che usc
a Milano per i tipi delleditore Treves nel 1900 col titolo Leggenda eterna. Il volume riscosse un notevole successo e nel 1903 ne fu
approntata una seconda edizione a Torino. Nel frattempo, il 28 Ottobre 1901, la poetessa, non pi giovanissima, si era sposata col deputato
perugino Guido Pompilj ed era andata a vivere a Perugia.
Nel 1908 diede alle stampe una seconda raccolta di versi dedicati al marito intitolata Nuove liriche.
Mor nella notte tra il 7 e l8 Maggio 1910 a causa delle complicazioni di un intervento chirurgico per lasportazione di un tumore alle ovaie.
Il marito, poche ore dopo la sua morte, si suicid sul suo cadavere per lincapacit di vivere senza di lei. La duplice morte suscit dolore e
turbamento in tutta Italia e allestero.
Bibliografia essenziale

TESTI

AGANOOR V., Leggenda eterna, Milano, Treves, 1900;
AGANOOR V., Leggenda eterna, 2^ ed., Torino, Roux e Viarengo, 1903;
AGANOOR V., Nuove liriche, Roma, Biblioteca della Nuova Antologia, 1908;
AGANOOR V., Poesie complete, a cura di L. GRILLI, Firenze 1912;
AGANOOR V., Lettere a Vittorio Betteloni (1877, 1903, 1906), in BETTELONI V., Discorso commemorativo. Carteggio e bibliografia, a
cura di G. BIADEGO, Verona 1912, pp. 74 e 77-80;
AGANOOR V., Lettera a Maria Villari Nono, in VILLARI L. A., Storia di autografi, Sarno 1914, pp. 44-47;
AGANOOR V., Poesie complete, a cura di L. GRILLI, Firenze 1927;
AGANOOR V., Lettere a Domenico Gnoli, a cura di B. MARNITI, Caltanissetta-Roma 1967;
AGANOOR, V., Lettere a Giacomo Zanella (1876-1888), a cura di A. CHEMELLO, Mirano (VE) 1996;
ARSLAN A., Unamicizia tra letterate: Vittoria Aganoor e Neera (con 23 lettere inedite), in Quaderni Veneti, V (1988), pp. 35-74;
ARSLAN A.- ZAMBON P., Inediti aganooriani, in Quaderni Veneti, V (1988), n. 7, pp. 7-32;
CALCATERRA C., Un romanzo vissuto di Vittoria Aganoor, in La lettura, 1 Febbraio 1924, pp. 129-138;
CAVALLI G., Spigolature dallEpistolario Aganoor I-III, in Padova e la sua provincia, XII (1966), n. 2, pp. 3-6; n. 4, pp. 14-17; n. 5, pp.
14-19;
PIMPINELLI P., Lettere damore a Vittoria Aganoor, in Perugia, novembre-dicembre 1956, pp. 7-13;
PIMPINELLI P., Lettere di Leopoldo Tiberi a Vittoria Aganoor , in Bollettino della deputazione di storia patria per lUmbria, LXX
(1973), fasc. I, pp. 41-86;
PIMPINELLI P., Lettere di Enrico Nencioni a Vittoria Aganoor , in Bollettino della deputazione di storia patria per lUmbria, LXX
(1973), fasc. II, pp. 141-187;
ZAVATTI S., Lettere inedite di Vittoria Aganoor e delle sue sorelle, in Padova e la sua provincia, XIX (1973), n. 2, pp. 10-13.

STUDI

ALINOVI A., Vittoria Aganoor Pompilj, Milano 1921;
BALDACCI L., Vittoria Aganoor, in Poeti minori dellOttocento, I, Milano-Napoli, 1958, pp.1173-1182;
BORGESE G. A., In morte di Vittoria Aganoor, in La vita e il libro, 2, Bologna 1928, pp. 172-175;
BOSCO U., Vittoria Aganoor Pompilj, in Enciclopedia Italiana di Scienze, Lettere ed Arti, I, Roma 1935 e ss., p. 833;
CAVALLI G., Da Barlumi (reminiscenze): Vittoria Aganoor, in Padova e la sua provincia, XI (1965), nn. 11-12, pp. 3-8;
CAVALLI G., Laspetto umano di Vittoria Aganoor, in Padova e la sua provincia, XV (1969), nn. 8-9, pp. 26-30;
COLUMMI CAMERINO M., Vittoria Aganoor, il sogno, la ragione. Appunti su Leggenda eterna , in Quaderni Veneti, V (1988), n. 7,
pp. 91-102;
COSTA ZALESSOW N., Vittoria Aganoor, in Scrittrici italiane dal XIII al XX secolo. Testi e critica, Ravenna 1982, pp. 248-253;
CROCE B., Vittoria Aganoor, in Letteratura della nuova Italia, II, Bari 1943, pp. 377-384;
DI GIOVANNA M., La poesia Vittoria Aganoor, in Atti dellAccademia di Scienze, Lettere ed Arti di Palermo, serie IV, XXXIII (1973-74),
Parte II, fasc. I, pp. 19-73;
DRAGO A., La poetessa e il deputato, in I furiosi amori dellOttocento, Milano 1946, pp. 267-298;
FERRUGGIA G., Leggenda eterna di Vittoria Aganoor, in Rassegna Nazionale, 114 (1900);
FIOCCHI S., La lirica di Vittoria Aganoor tra autobiografia e dannunzianesimo, in Quaderni Veneti, VI (1989), n. 10, pp. 169-179;
FIOCCHI S., Vittoria Aganoor, in Le stanze ritrovate: antologia di scrittrici venete dal Quattrocento al Novecento, a cura di A. ARSLAN,
A. CHEMELLO e G. PIZZAMIGLIO, Mirano 1991, pp. 243-251;
FRABOTTA B. M., Alle soglie di una perduta femminilit: la Contessa Lara e Vittoria Aganoor, in Empoli, III (1983), pp. 59-71;
GUAZZARONI T., Vittoria Aganoor Pompilj, in Rivista di Roma, 14 (1910), nn. X-XI, pp. 340-342;
La Favilla, XII (1910), luglio-agosto, (fasc. in memoria di V. Aganoor e G. Pompilj);
MANCINI F., La poesia di Vittoria Aganoor, Firenze 1959;
MORETTA P., Vittoria Aganoor Pompilj, Teramo 1921;
NADIN BASSANI L., Su un autografo di Vittoria Aganoor, in Quaderni Veneti, X (1993), n. 18, pp. 187-196;
RUSSI A., Vittoria Aganoor, in Dizionario Biografico degli Italiani, II, Roma 1960 e ss., pp. 360-362;
Roma letteraria, giugno 1910 (fasc. in memoria di V. Aganoor);
SERAO M., Vittoria Aganoor, in Rivista di Roma, 14 (1910), nn. X-XI, pp. 342-344;
TODESCO V., Unamicizia di Vittoria Aganoor, Foligno 1923;
TODESCO V., Per la cronologia di alcune liriche di Vittoria Aganoor, Padova 1964.
VITTORIA AGANOOR
LETTERE DAMICIZIA A MARINA BARONI (1881-1909)

I. Epistolario in corso XII. 3. 3047
[81]
Napoli
[82]
, 11 Novembre 1881

Buona Contessa.
Che cara lettera di Mamma affettuosa e indulgente!
Quanto Le sono grata daver rubato un po di tempo ai suoi ospiti e alle sue occupazioni per donarlo a me e dirmi tante dolci cose tante
amorevoli parole!
Peccato che il dover rinunciare a vederla questo inverno me ne abbia amareggiato il piacere! Le assicuro che solo la speranza di aver spesso
Sue nuove, sebbene lontana, mitiga in parte il mio rincrescimento! Quanto sarei felice se quella cattiva della Silvia
[83]
volesse far belli i miei
poveri versi colla sua musica! ma temo di mostrarmi troppo esigente pregandola di questo; quella bionda madonna
[84]
ha sempre a sua
disposizione tante paroline dorate per dire di no alla gente con tutto il garbo del mondo!
Basta oggi stesso le scrivo e vedremo se si commove!
Il titolo di quella mia cosina che Le mandai brutto davvero ed io La faccio arbitra di modificarlo o mutarlo come meglio Le parr. Sono cos
contenta che non Le siano dispiaciuti quei miei versi. Quando Ella sar a Venezia e avr finito di preparare i suoi quartieri dinverno e La
sapr riposata e tranquilla, gliene mander altri; ora non voglio rubarle il suo tempo in questi ultimi giorni di villeggiatura che Le daranno
tanto da fare, un po per gli ospiti, un po per le disposizioni da prendersi per la partenza e per mille altre cose. Intanto sappia che non punto
compassione quella chio sento per Lei ma invece ammirazione, tenerezza, affetto vero e forte e una grande grande gratitudine pel bene chElla
a sua volta mi vuole e mi dimostra e che mi fa tanto tanto felice. Dia per me La prego un bacio al caro Tiberio e uno al fiero e intelligente
Pierino che spero si rammenti ancora di me; tutti i miei ricambiano con affetto i suoi saluti, io Le mando il meglio del mio cuore

affezionatissima
sua Vittoria

II. Ep. in corso XII. 3. 3048
Napoli, 23 Gennaio 1882

Gentile Contessa.
Avrei risposto subito alla Sua carissima che mi scriveva da Venezia, ma qui in casa sebbe una specie di piccolo ospedale. La Mamma prima
fu non bene alcuni giorni; appena usciva di letto lei, lElena
[85]
sammalava con una gastrite complicata che la tenne a letto dieci buoni
giorni; e finalmente venne la volta della Maria, presa dartrite con febbre forte tanto da sgomentarci seriamente. Ora che Le scrivo siamo,
ringraziando Dio, tutti sani e a me non par vero. Sono lieta chElla si trovi bene in Venezia e che la cara Silvia e anche i bambini godano
salute, par che linverno sia mite da per tutto questanno, qui poi Le assicuro una perfetta primavera. In questi giorni qui con noi lo
Zanella
[86]
venuto a Napoli per trattenersi un mese; si gira per musei con lui, si fanno lunghe passeggiate e conversazioni dilettose senza
apparato ma cento volte pi utili di cento lezioni regolari, io cerco profittare il pi che posso della sua bont e della sua dottrina e
immagazzinare per quando non avr pi quella guida preziosa. Cercher di scrivere la poesietta chElla mi chiede per la buona Silvia, ma
temo che, come sempre, mi risponder che non ha il tempo di musicare i miei versi. Lei veramente me lo dice sempre in un modo molto
amabile ma tanto me lo dice, ed io non vorrei parerle indiscreta insistendo.
La vecchia Plattis con Maria a Roma in festa e dovrebbe a giorni venire a Napoli, non sapevo di questa risurrezione economica dei Plattis e
ne sono davvero lieta; povera Maria, ha proprio bisogno di un po di pace!
[87]
Le scrivo dei martelliani che non parlano di morte n damore
[88]
ed aspetto chElla me ne dia il suo parere. Intanto permette che le mandi un
lungo lungo bacio in pensiero?

Vittoria sua

Pioggia dautunno
[89]
Questa mane piovuto; mentra nellampia stanza
Dalle aperte finestre, quella cara fragranza
Di pioggia che ridesta cento sogni scordati.
Abbazie scure scure, monaci incappucciati,
Vecchie selve, dimora solitaria di maghi
Dalla bacchetta doro, grotte profonde e laghi
Tetri, dal fondo verde dalighe lunghe e di folte
Torte chiome ribelli di naiadi, sepolte
Sotto quellacque.

A quando a quando, il sol percote
La parete di centro e muta tinte e note
A quel mobile mondo di fantasmi. E fuggita
Ogni strana sembianza; ecco il sole, la vita,
La giovinezza, il vero! Che riti seduttori
Che inviti in quel raggio dautunno!

Fuori
(sembra dir) laria fresca, i prati sono ancora
Verdi, e madonna Cerere dauree messi colora
I campi; oggi risplendo a festa, ma non giuro
Desser lugual domani; lo sapete sicuro
Solo listante, lora fugge e i maligni fati
Vinvidiano le gesta. Dunque fuori, sui prati
Alle colline, avanti, che linverno alle porte
Ed avr un bel risplendere se le foglie sian morte
E la neve distesa sulle zolle deserte
Di vita!

Intanto splende, dalle finestre aperte
Mentra unondata bianca e minvade la stanza
E spia per ogni dove come un bimbo in vacanza.
Fruga tra i libri, scherza sul minuto lavoro
Dei stipi, ad ogni oggetto d una pagliuzza doro
E ride!

Io vorrei correre ai colli alti, al divino
Aer libero e fresco, ma sopra il tavolino
Un nero volumone mi guarda, fa il cipiglio,
Mammonisce, borbotta. Come ingrato il consiglio
Che mi d quel maestro, inflessibile e grave!
Il cielo cos bello, laria cos soave!
Forse lultimo giorno di festa

Oh che mi serbi
Tu libro tenebroso? Forse dei veri acerbi
E nullaltro

No, meglio listante spensierato,
Il sogno, anche se breve, il fantasma, evocato
Da un raggio bianco e un ramo di gocciole coperto.

Corriamo ai prati, ai colli, allaperto, allaperto.



III. Ep. in corso XII. 3. 3049
Napoli, 1 Giugno 1882

Carissima Contessa.
E davvero uneternit che non Le scrivo, pure se sapesse quanto ho pensato a Lei e parlato di Lei! In questi due mesi gli ospiti e le visite si
succedettero con cara continuit e fra le persone venute a veder noi o meglio questa Napoli incantevole molti amici comuni come gli sposi
Giuliani-Lugo
[90]
, lo Stoppani
[91]
, il Maffei
[92]
, il Righi
[93]
e altri, ai quali pu pensare se non trovai maniera di esprimere tutto il gran
bene che Le voglio. E a scriverle maccinsi cento volte, ma poi pensavo: E se lannoiassi colle mie tiritere, co miei versi? So che mi vuol
bene ma pure quando lanimo stretto da pensieri e ricordi dolorosi, ogni altro racconto, ogni altra parola, molesta. Ora finalmente, la smania
di sapere di Lei, della salute Sua, del Suo umore, della vita che fa, mi ha riposto unaltra volta la penna in mano, e non c caso, bisogner
che mi legga e che mi risponda anche, e presto; ha capito Mammina
[94]
? Mi chiede se torneremo nel Veneto questo anno e sono costretta a
risponderle: no. Uninfinit di circostanze ce ne hanno tolta la possibilit e prima di tutte la malattia avuta dal Malcolm
[95]
che gli lasci
uno strascico di molestie e di doglie per cui non pot occuparsi di far allestire per la nostra venuta quella tal villa sul Trevisano
[96]
dove si
pensava passare i mesi dellestate. Mi chiede anche con gentile affetto dei miei studi, e con dolore debbo dirle che mi trovo in un periodo di
perfetta inerzia; leggo leggo, mi balocco coi libri, come dice il De Amicis, ma in quanto a fare qualcosa che valga, niente niente e niente.
Guardi, laltrieri ho scritto un sonetto, e glielo copio qui, tanto perch veda che procuro di stare in esercizio anche quando sono a corto di
idee; ma il fatto che davvero da un certo tempo mi sento il cervello vuotino tanto e il cuore idem. Ora basta parlarle di me; mi dica invece,
La prego, della cara Silvia che mi ha completamente scordata, de suoi bimbi, della sua musica; Ella cara buona Contessa continui a volermi
bene e mi risponda presto presto.

Vittoria sua

La mamma Le manda saluti e baci.

Paesaggio romano
[97]

Maligne vampe per la pianura
Sterposa lerbe arrossano; lontano
Dun acquedotto la ruina oscura
Par la grande ombra dun curvo titano.

La cicala il sopor meridiano
Sola rompe in sua stridula misura;
Muggito non sascolta o canto umano
In quellimmenso tedio di natura.

Fugge il ramarro e va tra sasso e sasso
Mentre nellalto il gracidar si spande
Dun corvo in vetta alla cadente mole;

Pi lunge ecco venir con torvo passo
Un bufalo solingo e far pi grande
Quel gran deserto cui sovrasta il sole.

IV. Ep. in corso, XII. 3. 3
[S.l., anteriore 6 Settembre 1882]
[98]

Desiderio inconsulto

E non saperlo dir ci che nellintimo
Di questanima mia, sagita e freme
Senza mai posa! e non poterlo esprimere
Questo ch vita ed tormento insieme!

Non amor, non amore! Oh questo giovane
Cor, lha creduto, e vaneggi di morte;
Ora ben sa, che dellamor, questimpeto
pi fiero, pi nobile, pi forte.

Spesso la sera quando cessa il fervido
Moto dellopre, e di lontano un canto
Vaga per la campagna, e appar la lucciola,
Lignota forza mha strappato il pianto

Dinanzi al mar che furioso ai turbini
Commetteva battaglia, e lalte antenne
Giungea mugghiante, quellarcano palpito
Ebbra, immota, per lunghe ore mi tenne.

E quando in cielo saccendeva il fulmine
Fra le negre montagne, e lunge il tuono
Parlava con solenne ira alle nuvole,
Mi volle assorta ad ascoltare il suono,

E avrei voluto come il turbo, un libero
Volo drizzar da questangusto sito,
Per un istante le grandi ali stendere
Sul picciol mondo, e stringer linfinito;

Avrei voluto quale nibbio spingermi
Lass lass, tra quelle forze in guerra
Cercar, strappare il gran mistero, e chiuderlo
Nei forti artigli per addurlo in terra.

Non amor, non amore. Oh questo giovane
Cor lha creduto e vaneggi di morte,
Ora ben sa che dellamor, questimpeto
pi fiero, pi libero, pi forte.
[99]

Vittoria Aganoor
V. Ep. in corso, XII. 3. 3050
Basalghelle, 10 Febbraio 1888
[100]

Cara cara cara,
sono confusa dalla tua
[101]
immensa generosit, sono poi tanto e tanto contenta di possedere questo prezioso autografo che non trovo le
parole per esprimerti la mia gratitudine e la mia gioia. Ma tu devi compiere la gentile e splendida opera scrivendomi due righette firmate da te
in cui dirai: Ti do questa lettera del Canova
[102]
chio ebbi etc. etc. e l dirai come la avesti. Tu intendi bene che tutto questo servir ad
autenticare con un documento (diciamo cos) umano, dico firmato col tuo nome, lautografo del divino Canova. In quanto a me puoi credere
se non mi metter subito subitisssimo allopera per tentare di far cosa non assolutamente indegna della tua Grande bont. Intanto mia
carissima ti mando due sonetti che qualcuno mi fa credere non siano il diavolo; desidero molto che tu me ne dica il parere tuo e della Silvia
carissima. Non oso chiedere quello del conte Pasolini che so occupatissimo in istudi e affari importanti. Ad ogni modo ti sar gratissima se
mai potrai farglieli leggere e dirmene la sua impressione insieme alla vostra alla quale tengo tantissimo
[103]
. Scrivimi anche presto ti prego
qualcosa di rassicurante sulla tua salute. Perch metterti in viaggio se non ti senti bene? perch non attendere? abbiti cura, te ne prego proprio
con fervore; pensa che se non badi alla tua salute non potrai poi seguire il viaggio e la tua Silvia soffrir pi di te vedendoti soffrire! Dunque
sii buona, abbiti cura e continua a voler bene alla tua

tuissima Vittoria

La Mamma sta bene e ti manda tanti bacioni insieme ai saluti di tutti, affettuosissimi.

Fantasmi di grandi
[104]

I
Non dai gelidi marmi in cimitero
Chiusi al lume dellalbe e dei tramonti,
Ma nellaperta maest dei monti
Ma dalloceano allurlo battagliero,

Ecco gli spettri, dalle ardite fronti
Cinte di sol, balenano al pensiero,
Ecco gli eroi, gli apostoli del vero
Gli assetati di liberi orizzonti.

O di nobili spiriti alto drappello
O legione di santi e cavalieri
Come a pensarvi lanima saccende,
Come il cor trema di superbo amore!

Passano: a Omero, Achille in armi, splende;
AllAlighier sorride Rafaello;
Michelangiol sorride allAlighieri
Heine saluta il corso imperatore.

II
Passano i grandi in una luce accolti,
Passa dei forti la vincente schiera,
E smisurata su quei mille volti
Spiegasi al vento ununica bandiera.
Turbina

La gran parola che beffar gli stolti
Sul labaro divin rifulge altera;
Santo Ideal! chi la tua voce ascolti
Pi superba dolcezza indarno spera.

Passano i grandi, e lun dellaltro accanto,
Ch del tempo nel mar, di mille fiumi
Sadegua il vario flutto e il bollor misto.
color

Cos stretti ad un solo ordine santo
Passan flamini e re, gregarii e numi.
E sovra tutti sfolgorante, Cristo.

Vittoria Aganoor
VI. Ep. in corso, XII. 3. 3051
Basalghelle, 29 Aprile 1888

Cara eccellente creatura!
La tua lettera alla Mamma
[105]
(come del resto tutte le tue lettere) mi ha commossa. Come sei affettuosa, come pensi sempre a ci che
potrebbe giovare o piacere a quelli che ami, quanto sei buona e quante cose intendi e indovini, con lacutezza non solo della tua intelligenza
singolare, ma anche con la divinazione del cuore! Ti voglio tanto bene, e te ne voglio (se possibile) sempre di pi. Senti: in quanto ai versi,
te li scrivo qui dietro, ma non ne sono molto contenta; non sono in un buon periodo n per creazione n per ripulimento; tu fanne quello che
credi. Volevo rendere una impressione delleffetto che fa in generale la musica; intitolai Note
[106]
per ci questi versi. Il metro non cattivo e
non difficile ad esser musicato, ma non so se alla Silvia piaceranno. Scrivo anche a lei due righe e glieli mando in ogni modo; vedr il buon
volere se non altro. Va bene? Addio cara e grazie di tutto e sopra tutto al bene che ci vuoi.
Un bacione lungo e tenerissimo dalla tua

Vittoria
[Note]
[107]

Nellaria salgono
Voci e fantasmi
Di rimembranze
Come sul vespero
Ombre di nuvole
Dalle mutevoli
Strane sembianze.

Detti che giunsero
Vani allorecchio
Gi disattento
Or dolci echeggiano
Dun tratto e lanima
Ne intende lintimo
Senso e laccento.

Tornano ingenui
Sorrisi e teneri
Volti scordati.
Unonda tremula
Sotto la candida
Luna, una libera
Festa di prati.

Torna dun ultimo
Sguardo, dun vivo
Sguardo daddio
Tutta la perfida
Dolcezza; o palpiti
O angoscie, o lagrime
Date allobblio!

Di fuor sen volano
Le note, spandonsi
Nellombra folta
Narrando storie
Dolci e terribili
Muta ed immobile
La notte ascolta.

Vittoria Aganoor
VII. Ep. in corso, XII. 3. 3052
Basalghelle, 19 Maggio 1888

Marina mia! Ora lo saprai anche tu
[108]
, e puoi figurarti il nostro dolore; tu lo sai, lo Zanella fu per noi pi che amico e maestro carissimo,
non so dire, ma mito al suo ricordo vanno le mie pi fervide e care e giovanili speranze, le mie gioie prime degli studi, lorgoglio dei primi
trionfi, cos limitati e cos immensi per quellet cara; tutta la bont, il suo affetto, che mi circondava, che ci circondava duna custodia sicura,
non so dire, qualcosa di alto e forte, qualche cosa di buono che mi affidava e mi proteggeva, che mi dava un po di fede nel mio ingegno,
molta fede nellaffetto suo. Tutto finito, tutto finito; ora non vi ha pi niente di lui, niente niente niente. Senti, scusami questo sfogo, ma
non posso, proprio non posso ordinare le idee, regolare il periodo. Non so ancora bene se sia vero, sono come sbalordita e non so ancora farmi
una precisa ragione di questa scomparsa dun essere cos singolare, cos buono, cos caro, cos vivo in tutta la mia vita, in tutto il mio cuore,
in tutto il mio passato, da bambina in poi, fino a ieri, fino ad ora, fino a poco tempo fa.
Scusami; io ti dovrei ringraziare tanto e tanto dei tuoi doni carissimi, ma tu intendi il mio smarrimento di questora. Ti scriver meglio
ancora quando sar pi quieta intanto ti bacio e ti ringrazio e ti voglio bene tanto bene; sempre pi bene e ti prego a volermene a tua volta
sempre.
Stringiamoci stringiamoci, per carit, soccorriamoci consoliamoci, finch dura questa notte di spasimo che la vita, poi ci ritroveremo tutti al
di l, tutti insieme e sereni e quieti per sempre.

Tua Vittoria

Mi ripeto le tue parole: Cantami lamore e la vita. S s ecco la vita, ecco lamore.
VIII. Ep. in corso, XII. 3. 3053
Basalghelle, 20 Giugno 1888

Cara amica buona! Quanto quanto ti sono grata dellaffetto, dellinteresse che mi dimostri e quanto bene ti voglio! Tu sai dire quello che
consola e rinfranca, sempre, ma mia buona e vera amica io temo molto che il bene che mauguri io non potr raggiungerlo mai.
Il dolore a lungo andare inasprisce, io mi sento divenire ogni d pi insofferente, pi inquieta, pi scontenta, pi inutile. Spero molto di
trovare qualche svago a Venezia, cercher di divertirmi, di trovare molto piacere alla vita, di stordirmi e di esser gaia. Veramente ti confesso
che in qualche momento io vedo un gran buio intorno a me, un gran squallore e mi abbandono a molto lugubri considerazioni cercandovi un
supremo conforto. Non solo, ti confesso, la morte dello Zanella che mabbia immersa in questo stato danimo, forse non lo ha che
determinato o accresciuto.
Tutto forse, e tutto sta, nel mio carattere, che per poco mi d illusioni e speranze, anche per quellinfinito bisogno che ne avrei, e per poco
anche ricade nella conoscenza dellinutilit dogni sogno, nellimpossibilit di raggiungere un po di bene. Ma vedrai! a Venezia far il
possibile per svagarmi e divertirmi e chi sa che un po ubbriaca di leggierezze mondane io non torni poi in questa solitudine claustrale, ormai
acquetata e rassegnata per sempre.
Addio cara e buona creatura affettuosa; ti bacia con tenerezza viva e schietta

la tuaVittoria
IX. Ep. in corso, XII. 3. 3184
La Punta [Longarone (Belluno)], 17 Agosto [1888] (Villa Malcolm)
[109]

Cara cara! La tua lettera da Venezia fu mandata a Basalghelle e da Basalghelle a Longarone, qui, dove siamo giunte ieri tornando da
Paneveggio. Sicuro Marinetta mia! ci siamo gi state a Paneveggio e con grande benessere della Mamma che da quellaria ebbe grandissimo
giovamento alla salute, il posto magnifico davvero, ma quellalberguccio mi era (a confessartelo schiettamente) supremamente antipatico;
per ho visto con molto piacere giungere il giorno della partenza. La posta veniva lass cos in ritardo e mi sentivo cos divisa dal mondo!
Ora siamo qui ove resteremo fino a luned per non passare subito dal freddo ai bollori della pianura. Quanto quanto piacere mi ha fatto il
trovar qui la tua cara lettera affettuosa! quanto piacere Marina mia. S s io sono un poco anche tua davvero; non fosse che per il gran bene che
tu vuoi alla Mamma mia; aggiungi a questo il grandissimo
[110]
bene che io voglio a te e quello che tu mi vuoi. Vedi bene che posso davvero
dirmi un poco la tua figlietta. La Mamma mi incarica di mandarti per lei tanti bacioni; dice che non tha scritto non sapendo bene dove
dirigere le lettere e poco fidandosi della posta di Paneveggio; ma che ora ti scriver subito. Sono tanto contenta che tu sia stata a Bologna e
abbi visto lasinello del nostro comune amico e ti sia piaciuto. Appena a Basalghelle ti mander una copia del sonetto che tu non hai potuto
leggere; qui non lho e non lo rammento bene.
Io spedisco questa lettera a Bassano come tu mi dici e spero te la mandino subito a Vitriolo. Questo, ad ogni modo, puoi credere, che non ho
posto tempo in mezzo a risponderti; e che dellindugio non ho nessuna colpa. Ti voglio tanto tanto bene, un bene forte e riconoscente
davvero, e ti prego di continuare a volermene anche tu sempre. Saluta per me Silvia e porgile i saluti della Mamma e sorelle e ricordaci tutte
al conte Pasolini
[111]
se con voi. A te la Mamma manda tante carezze e tutte tutte saluti e parolette tenerissime. Io ti butto le braccia al
collo e ti do tanti tanti tanti baci.

La tua Vittoria

X. Ep. in corso, XII. 1. 3037
[112]
Basalghelle, 2 Ottobre 1888

Carissima Amica
In questi giorni ho voluto scriverti cento volte, ma prima non ne ebbi il coraggio. La morte di quellottimo e dotto amico tuo deve certamente
aver messo molta altra ombra nella tua vita, povera e cara creatura, e io non trovavo le parole che avrei voluto per consolarti e farti un po di
bene. Lautunno qui, e tanta melanconia cade su tutti in questa stagione, e qualcosa di cos grave pesa sullanima di tutti, che le parole
serene, i lieti conforti non si trovano pi, almeno finch dal nero coperchio di nuvole non scappi fuori qualche raggio di sole, qualche sorriso
di cielo e di speranza.
Dove sei ora? Io ti mando questa mia lettera a Bassano, e spero che ad ogni modo te la faranno avere. Se pu farti bene il pensiero che ti si
vuole contenta, che per te si ha dellaffezione fortissima e schietta e caldissima, io vorrei ripetertelo cento volte e sai che non ti direi che
pallidamente la verit.
Addio carissima e scrivimi e dimmi che ci vuoi bene e che sei forte. Tutti ti mandano saluti e baci, io ti stringo forte e bacio tanto tanto.

La tua Vittoria
Marina mia? ad ogni caro nostro che se ne va, pure collannichilore nel cuore e le lagrime calde negli occhi, contiamoci noi pochi superstiti
che ci amiamo e restringendo le file cementiamo laffetto che ci legava ai nostri poveri morti! la sola consolazione che ci resta! Io non ti
ho scritto prima per forza maggiore, un reuma al collo e alla spalla non
mi concedeva movimenti della mano destra. Ora sto meglio e accarezzo sempre il caro progetto di farti una visita ma ho qui gente da
due settimane; ho qui Pastorello che riparte a giorni, ho avuto dei Napoletani, ho avuto la Sig. Ballatore col marito colonnello del I
Bersaglieri, il Tenente colonnello Falta, la Flornel Selmi lo si attende e in 2 settimane Malcolm fu qui fino a ieri e ritorner sabato
Temetti che le ragazze avrebbero avuto obbligo vero di fare una urla a Mogliano per salutare la Marcello che partita ieri per il suo mese di
servizio presso la Regina, e non fu loro possibile assentarsi pure per ore. Ma spero per riescire nel mio intento di venire a Bassano, almeno
verso la met del mese ad ogni modo te ne scriver Intanto Marina cerca dessere serena capisco bene e lo sento pur io lintenso cruccio
che mette nellanima la perdita di un antico amico, a cui legata tanta parte della vita nostra Ma pensiamo che noi pure seguiamo dapresso
quei pellegrini nostri che hanno toccata la meta prima di noi dallalto che dobbiamo, potendo, guardare il consiglio di chi finisce e di chi
comincia addio Marina mia, goditi il bene dellessere colla tua figliuola coi nipoti nei mali rivivi vedrai che potrai gustare un bene che
tinvidio tanto! Saluta Silvia! A te un bacione caldo dellaffetto
Giuseppina tua
XI. Ep. in corso, XII. 3. 3054
Basalghelle, 10 Ottobre 1888

Carissima creatura buona.
Ho letto alla Mamma la tua affettuosissima lettera ed essa e tutte noi ti ringraziamo caldamente per le tue offerte care e generosissime. Per ora
non ci possibile di moverci perch aspettiamo in settimana qualcuno, ma credi che almeno una o due di noi verremo certo a Ca
Rezzonico
[113]
un d o laltro e con quanta gioia puoi figurarti.
Anche il tempo ora pessimo, la campagna si fa triste e se un po di sole non viene, guai allumore! Ora siamo soli e naturalmente quando
partono ospiti simpatici la casa sembra un po triste e un po sola, ma il pensiero che potr passare con te qualche giorno mi sorride assai e
mi vi rifugio come in un bel sogno sereno.
Quanto sar felice anche di rivedere la cara Silvia, felice nella felicit dei suoi figliuoli, nella coscienza del proprio ingegno e della sua forza di
volere!
Io mi sento riprendere dallamore allo studio ma senza molta fede in me; per se posso ancora trovar modo di ingolfarmi un po nei libri e nei
quaderni, anche a fondo perduto, ne ringrazier Dio
Torno appena da una passeggiata solitaria ma assai igienica; vedendo sprizzare fuor dalle nuvole un bel raggio di sole smisi di scriverti e me
ne andai a continuare la mia conversazione con te allaria aperta. Mero portato un libro ma lessi poco a dir vero e ora, riseduta innanzi alla
scrivania, mi par davvero di continuare con te le chiacchierette fatte per via. Lospite illustre di cui mi parli devessere quellamico delle
Alexander
[114]
, vero? poeta e critico se non minganno. E perch infelice? contami un po la sua storia. Del resto, cara te, genio o non
genio, io credo davvero che una volta varcato il bel praticello fiorito e fragrante dellinfanzia spensierata, tutti ad ogni modo, precipitiamo in
una bassa maremmetta di cure, di affanni, di ansie, di dubbi, quando non sia di dolori e dangoscie. Che cosa vuoi farci? loccupazione sai,
lunico porto, lunica consolazione, ma non sempre loccuparsi possibile; quando si pu strappare il proprio pensiero dalla croce a cui
talora savvinghia con volutt di spasimo, e riportarlo sovra oggetti pi riposanti, vuol dire che non vi poi in quellallacciamento molta
tenacit, vuol dire che il nostro volere e la nostra ragione non sono ancora annichiliti dal dolore. E appunto questo che dobbiamo far sempre;
non lasciarci mai annientare le forze pi logiche del nostro io; il tempo ci aiuta in parte, ma il primo impulso deve venire da noi. Va bene?
Vedi che piccola savietta son divenuta? Eh gi a voler vivere meno male pur necessario diventare un po filosofi che diamine! Cos mia
carissima, io, appena finito di scriverti, mi porr a confezionare col pensiero un qualche cosa prosa o versi, che, se mi riesce bene, far poi
leggere anche a te. Solo non ho molta fede nella mia fantasia e non giungo che molto difficilmente a far comparire qualche visione nella
cameretta oscura del mio cervello, quando la visione non viene di per se. Occuparmi voglio; questo limportante, e venga poi fuori un
fiore o un mostro poco importa se la confezione di quel fiore o di quel mostro mha impedito di filar nebbia o tesser nuvole. Addio cara cara
bacia ti prego per me la Silvia ricordami al Conte Pasolini e tu lasciati stringere forte forte e baciare dalla

tua Vittoria
XII. Ep. in corso, XII. 3. 3055
Basalghelle, 25 Dicembre 1888

Marina mia, mi piace di chiamarti cos e son certa che a te non dispiace.
Quanto mi fa bene il pensiero che tu pensi spesso a me e mi compatisci e mi auguri qualche gioia nellavvenire! Io non spero pi; scendo
rapidamente una china che non ha ritorni, la giovanezza mi sta ormai alle spalle e davanti a me non vedo che le amare scure ombre dei ricordi
e dei rimpianti.
[115]
Pazienza; io godo intanto di sapere che qualcuno felice e godo tanto pi pensando che forse io non sono estranea a certe
gioconde ore altrui.
Il mio grande desiderio ora di trovare qualche svago nelloccupazione e intanto uninerzia una svogliatura dogni cosa mi ha presa che
davvero non so vincere. Io spero che tu verrai a tenerci a Venezia un po di misericordiosa compagnia; se sapessi come sono efficaci le parole
degli amici come te, i conforti dei cuori come il tuo!
Virginia va benino;
[116]
ma guai, io penso, se non continuer ad aversi immensi riguardi! Anche la Mamma sta abbastanza bene e tutte le
altre sorelle pure e il Pap ti mandano saluti e auguri di bene con fervore ed affetto.
La Mamma ti manda un particolare bacione e io te ne do tanti tanti tanti.

Vittoria tua
XIII. Ep. in corso, XII. 3. 3056
Venezia, 2 Febbraio 1889

Cara creatura buona. Perdonami se non ti parlai dei cavalli
[117]
che tu vorresti veder galoppare baldamente alle felici terre della gloria ma ti
assicuro non ho ancora la testa ai versi; mi provai, ma s! Ben altri pensieri e ben altre cure mi galoppano in mente amica mia adorabile, e sai
bene che la Musa vuole sereno animo e pacato. Ho riveduta la tua Loredana; fui da lei ed essa venne poi qui con la sorella sua; la cognata
Marianna fa di tutte e due elogi veramente entusiastici; si vede e sintuisce la bont di quelle anime quasi subito
[118]
.
LAmleto
[119]
mi piaciuto ma ti confesso che non ne sono entusiasta; mi pare pieno di musica gi sentita; e bene rimacinata ma io sono
dopo tutto una grande profana in questo genere e potrei ben dire degli enormi spropositi. Sono tanto contenta che tu abbi trovato i libretti
dopera che cercavi; come in tutto riveli il culto delle memorie mia cara creatura, e come in tutto quello che operi un pensiero alto e
affettuoso. Baciami ti prego la Silvia e ricordami al Conte Pasolini; tu abbiti tante tante tenere carezze che ti dicano tutto il gran bene che ti
voglio e la viva, calda riconoscenza per linteresse efficace e caro che mi dimostri, e che, ad ogni modo e per s stesso, mi fa tanto tanto tanto
bene.
Sii sempre serena e la coscienza della tua bont ti compensi della pena che ti dai per il benessere altrui. Tutti ti mandano saluti affettuosissimi
io ti bacio ancora e ancora.

Vittoria tua
XIV. Ep. in corso, XII. 3. 3057
Venezia, 8 Febbraio 1889

Cara Amica buona. Tu sei una delle pochissime creature che sentono veramente e fortemente pena della pena altrui e piacere dellaltrui bene;
vorresti vedere tutti contenti o almeno sereni e quelli che tu ami pi che tutti; ma sulle qualit di quelli che tu ami ti fai spesso strane
illusioni e non vedi il vero qual. I tuoi consigli savissimi io cercher di seguire, ma credimi amica buona oriente non vha per la mia
stella. Basta; ad ogni modo non mi credere visionaria n ostinata nei miei pensieri; ti prover che alloccasione sapr essere docile, sopra
tutto con te.
Le Paolucci furono da noi mercoled ma non eravamo in casa e cos subito io fui ieri da loro. Trovai la Marchesa gentilissima e puoi figurarti
che il tema dei nostri discorsi fosti unicamente tu; la figliuola era fuori ma la madre mi assicur che verranno prestissimo a vederci tutte due.
Dalla tua Loredana andremo, non dubitare e ti dir la mia seconda impressione, bench la prima fu gi buonissima. Cara Marina! Cara cara!
tu dunque anche sogni di me? ed io che talora (guarda che ingratitudine e che brutti pensieri!) mi sento cos sola nel mondo come se nessuno
nessuno nessuno mi volesse pi unombra di bene, come se fossi diventata indifferente anche ai miei e una grande nuvola dobblio, un gran
gelo mi serrasse dogni parte e mi separasse per sempre da tutti! Brutti vaneggiamenti che passano, si sa. No, ti giuro, in me lenergia ed il
coraggio non mancano, ma talora mi pare anche inutile lenergia inutile il coraggio contro certe beffarde malignit del destino. Per tu hai
ragione ad ogni modo; finch siamo vivi combattiamo; teniamo fronte alla sorte, e Dio ci aiuti. Tutte in casa stanno discretamente bene e ti
mandano saluti e bacioni, io ti dico tante tante cose col cuore e ti voglio molto bene; tu compatiscimi sempre e tienimi per la tua figlietta

Vittoria

La morte di quello zio di Pasolini di cui mi parli, quale influenza vuoi che abbia riguardo alla suocera? e tu per ora non andrai pi a Faenza?
Vedi, voglio sapere tutto tutto di te, mammina mia.
XV. Ep. in corso, XII. 3. 3058
Venezia, 20 Febbraio 1889

Cara Marina buona.
Il tuo dono regale, gentile quanto splendido, artistico quanto affettuoso, stupendamente ideato e stupendamente eseguito, suscit esclamazioni
entusiastiche dammirazione e riconoscenza da tutti; puoi figurarti la festa di Virginia! Ne rimase da prima proprio confusa e non esagero
davvero, poi fu un inno alla tua bont, al tuo affetto, al tuo gusto, alla singolare gentilezza della tua anima. Ora quel magnifico oggetto desta
il plauso dognuno e il tuo nome corre mille volte dalle nostre labbra agli orecchi altrui accompagnato da molte care e schiette parole di
affezione profonda. Come e quanto ti ringrazio anchio daver dato a questa nostra
cara un piacere cos delicato una compiacenza cos intensa con questa nuova prova di premurosa tenerezza! Grazie con tutta lanima amica
eccellente e amatissima!
Ora rispondo una per una alle tue domande.
S, la Sarah
[120]
mi parsa unartista veramente forte e vera; lavevo gi sentita a Napoli alcuni anni fa, ma mi parve anche migliorata ora. Tu
hai ragione riguardo alla tendenza, che prevale oggi, nel scegliere spettacoli piuttosto tetri, ma mi pare abbi torto quando dici che dovrebbero
insegnarci a domare il dolore con la fiera energia dellanima nostra, la pertinacia nei propositi e la seria antiveggenza dellavvenire. Lenergia
nostra si rompe mille volte alla debolezza altrui, alla caparbiet delle circostanze, alla tirannia delle nostre speciali condizioni o di famiglia, o
di abitudini, o delle diverse indoli che ci circondano e formano il piccolo mondo in cui ci moviamo, in cui viviamo pi o meno vegetalmente
da mane a sera e da sera a mane. La nostra pertinacia nei propositi non vale, se non assistita, spronata, sostenuta gagliardamente da altre
volont, da altri propositi, dallassiduo pensiero e cura del nostro avvenire di chi ci sta intorno; in quanto allantiveggenza dellavvenire amica
mia, dessa appunto che talora ci prostra
[121]
. Oh se tu potessi capire come in qualche momento io mi vedo dinanzi linevitabile squallore
dellavvenire, il deserto immenso che la nostra o laltrui imprevidenza ci ha preparato pel futuro! Amica mia buona io non vorrei parlarti di
cose tristi, ma non ho niente di gaio da raccontarti, e ricado nei miei lamenti infecondi.
Vediamo pochissimi amici; non abbiamo profittato n profitteremo di nessun invito a balli o serate in riguardo a Virginia che non potrebbe
venire con me. Ecco Marina cara risposto a tutte le tue domande. Si vivacchia, senza scopo e senza gusto, tanto per andare innanzi, cos alla
meglio, visto che una volta venuti al mondo pel piacere altrui, bisogna starci fino che piaccia a Dio di lasciarvici, si soffra o no, ci si annoi o
no. Del resto grazie di tutto amica buona e credi allaffetto vero e intenso della

tua Vittoria
Mille saluti a Silvia ti prego e al Conte Pasolini.
XVI. Ep. in corso, XII. 3. 3059
Venezia, 24 Aprile 1889

Cara Marina mia.
Da ieri sto proprio meglio e il gran desiderio di scriverti mi fa ora star bene adirittura. Ho avuto febbre, reuma, male di capo fortissimo, cento
diavoli e cento malanni che stanno tutti per andarsene, se Dio vuole e la primavera mi assiste. La Maria, che anchessa fu tormentata da una
leggiera artrite, ora migliora e spero possa presto lasciare il letto anchessa. La Mamma procede nella convalescenza e oggi ha una bella cera
rosea che fa piacere. LAngelica partita con nostro gran dolore, ma aveva anchessa bisogno assoluto dun po di riposo e di svago e se
restava si sarebbe ammalata anchessa; cos da un lato ne sono contenta per lei. Mia buona e cara Mammina speriamo dunque che il Maggio ci
porti un po di pace, non oso dire di gioia; speriamo ci ridoni a tutte la salute e il sereno; ne abbiamo tanto e tanto bisogno! Tu mia buona
mammina quanto sei affettuosa e cara e tu sapessi che bene mi fa quel vedere che ti sono spesso nel pensiero e quasi mi vegli col tuo
desiderio costante del mio bene! Ecco lAlba e la Prima Luce che mi chiedevi, forse te le mando troppo tardi, ma tu scusa la malatina se solo
ora risponde a quella tua carissima lettera tutta piena duna premura gentile come una fragranza di fiori primaverili. Grazie di tutto di tutto e
sempre mia adorabile Mammina e credi che ti voglio un bene grande grande grande e non chiedo che loccasione di provarti quanto i tuoi
consigli mi siano sacri. Bacioni e saluti da tutti da me un abbraccio stretto stretto stretto pieno di gratitudine.
Vittoria tua

Mille saluti fervidi alla Silvia cara e ricordi pieni damicizia al Conte Pasolini da parte di tutti.

[Alba
[122]

Un giorno tu dagli odorati poggi
di Betania lincredula fissavi
Gerusalemme, e tutto intorno il vasto
orizzonte splendea nei raggi obliqui
del tramonto; laggi gli alti obelischi
dai lampi doro, i portici fuggenti
e i delubri di porfido, un superbo
stuolo parean di taciti giganti
che sfidassero il cielo. I tardi onori
resi coi marmi preziosi e loro
agli scherniti un d bianchi profeti
sul tuo labbro di martire un sorriso
suscitavano amaro, e il negro dramma
dellinsano giudizio, e lonte, e laspra
via del Golgota infame, e il lungo strazio,
tutto al tuo core onniveggente apparve.
che sospiri damore a te veniano,
Tiberiade, dal divino petto
del Nazareno! Che saluti ardenti
allazzurro tuo lago!

Ecco, alle rive
saccalcano le turbe; ecco, dallonda
giunge agli umili, ai miseri, agli oppressi
la gran parola, e le convalli, e i monti
e tutta quanta Galilea ne suona.
un inno immenso si lev dai cori
senza speranza, una dolcezza nova
allora entr le solitarie case
di chi spregiato e servo a ingiusti dommi
scordato avea di chiudere nel petto
unanima, divin tempio di Dio;
allor labietta peccatrice, a cui
ogni varco negavan di salvezza
il fariseo, lo scriba e il sacerdote,
finalmente pot sorger dal fango
e riveder lazzurro e aver speranza
di perdono; non pi curve le teste
allinsana superbia; un novo regno,
nova legge verr che spinga i grandi
ai piccini allacciarsi, e il mondo, in vasto
tempio mutato di fratelli, unalba
vedr di feste immaginate in cielo.
e la legge del cor quella, il gran regno
quello sar della giustizia

Eccelsa,
divina visione! Oh, ma lontano
Magdalo, Ges; lunge i tranquilli
boschi di Galilea, gli ameni laghi
che aveano echi robusti ai forti accenti
del tuo labbro ispirato; innanzi hai londa
bruna dAsfalte, desolata imago
dunanima perduta e senza senso
damore; innanzi hai la dorata tana
delle giudaiche belve, sitibonde
del sangue tuo Pur cos presso allora
lalba credevi, o Cristo!

A noi che tanta
dal tuo fulgido giorno et divide,
che tu sognavi. Quanto sangue e quante
cladi in tuo nome! Che crudel vicenda
di fugaci vittorie e di sconfitte
immensurate!

Or tu dagli alti cieli
(come dai colli un d Gerusalemme)
guardi a questo ribelle ingrato mondo
che, vivo, poco ti comprese, e spento,
tosto risorto ti grid, per farsi
teco avaro di pianto

Unaltra schiera
de tuoi veri seguaci oggi combatte
con larme del pensiero; oh, ma la nebbia
folta intorno ai cori; oh, ma crudeli
pi dallora, o Ges, sono i tuoi figli,
n ancor si cessa dinchiodar sul legno
infame del disprezzo i pochi e forti
soldati tuoi che van gridando al mondo:
- Guai a voi che ai fratelli impor sul dorso
non esitate enormi pesi, al pondo
de quali inorridite; a voi sventura
che negate le preci e il tetto umile
sottraete alle vedove! Insensati
e ciechi; guai a voi che alzate cippi
e monumenti ai grandi del pensiero,
e dite : Oh noi macchiate non avremmo
le nostre man nel loro sangue! e intanto
sempre a chi salza con lidea scagliate
il vituperio e lignominia.

E presso
lalba, sorgete! van gridando ancora
gli apostoli di luce, e ancora un premio
shanno di beffe, e ancor seguono e vanno
impavidi alla croce e soffron tutta
lagonia del veder tanta crudele
umanit che non comprende; e vanno
gridando sempre e ancor: - Prossima lora
dei conculcati e degli oppressi; ha grazia
chi prima si ravvede!

E il mondo, cieco
Epicureo, sorride, e sovra i drappi
doro sdraiato, incredulo risponde,
sbadigliando:
- Quellalba? Oh, lungi ancora!

Prima luce

Nellacqua scura, sono ancor riflessi
tenui di stelle; ancor lultime voci
i bisbigli sommessi
pare udir della notte,
e intanto lalba ha rotte
lombre, e diresti che sullerbe passino
lievi brividi; i veli
tolgon leggieri a flessuosi steli
ancora umidi e chini
gli aliti mattutini.

dove sen va la tacita corrente
oltre quellarco? E sulla via, qual meta
trae quella sparsa gente
dallassonato andare?
il fiume corre al mare
alla battaglia degli irosi turbini,
alla superbia de scogli tenaci,
e di quei fiumi i poveri seguaci
non pur la lotta invita,
la lotta del lavoro e della vita?

Chi sulla tela questalbor severo
ferm, questo del ver rapida scena
lucente di pensiero,
quante volte nellora
che precede laurora
l stette, innanzi al fiume, allaer gelido!
Tutto tacea nel gran desio del sole,
venne lArte e gli disse parole;
pungea la brezza, era lontano il maggio,
e lArte disse: scaldati al mio raggio.]

XVII. Ep. in corso, XII. 3. 3060
Venezia, 27 Aprile 1889

Grazie sempre adorabile Mammina della tua premura e della tua vera affezione. Non temere; a Basalghelle non andremo che fra otto o dieci
giorni, giacch la Maria comincia solo ora a riaversi dalla sua dolorosa artrite e io stessa non posso occuparmi delle mie cosucce da riporre che
un po per giorno non essendo del tutto rimessa in salute. La Mamma continua bene e la campagna e la buona stagione far il resto. Mia
buona Mammina tu ci vedi andare mal volentieri in quel solitario angolo campestre e col tuo desiderio affettuoso vorresti invece tante tante
cose improbabilissime. Leggendo per esempio quel che mi dici di quel tuo amico io sorrido
[123]
. Ma non pensi amica buona quali e quante
debbono essere le giuste pretese dun uomo come lui, ricco, intelligente, stimato, e con un carattere aureo quale tu lo descrivi? Non pensi poi
quali invece e quante sono le deficenze della tua figlietta, non pi giovanissima, non mai stata bella, che ha per tutto bagaglio di qualit
morali un po di rettitudine e un mediocre ingegno? A questo tu non pensi, resa cieca dallaffetto e dal desiderio del mio bene, e i tuoi sogni
vedi tutti realizzabili, e ti illudi che altri veda alla tua maniera, e sinnamori di chi tu ami, solo perch tu ti senti trascinata ad essi per la sola
forza della bont tua, della tua anima bisognosa di far del bene e di giovare altrui.
Io sorrido leggendo questa tua lettera ove traspare una speranza materna che mintenerisce, e ti voglio sempre pi bene, e pure dicendoti e
sapendoti una incorreggibile fantastica
[124]
ti proclamo la pi adorabile creatura della terra.
Addio e saluti e ricordi da tutti dalla Mamma in particolare; un bacione lungo dalla tua figlietta

Vittoria

P. S. Abbiamo ricevuto la partecipazione del matrimonio di Silvio ma della sposa non so nulla. Anchio mi stupii vedendola figlia dun
ingegnere. Bravo Silvio che seppe mettere da parte le superstizioni aristocratiche.
[125]
XVIII. Ep. in corso, XII. 3. 3061
Venezia, 2 Maggio 1889

Legga lacclusa e mi dica cosa gliene pare.
Ho letto mia dolce, buona, cara, ma incorreggibile fantastica; ho letto, e riletto, ammirando il fino senso, lalto carattere dellamico tuo e mi
stupisco che tu non abbi capito niente
[126]
. Ma come? non ti pare abbastanza esplicito, abbastanza reciso? ma se te lo ricanta su tutti i toni,
in tutti i ritmi, con una variet di metri e di movenze mirabile, e non si accontenta duna frase, ma ne infila cento e una pi dellaltra chiara e
limpida, ed energica, e tutte dicono una cosa sola e la martellano perch non abbia a sfumare tra le righe e la inchiodano sulla carta perch
tentri bene in mente e non ti esca pi, e tu non capisci e tostini a seguire i tuoi sogni e non intendi ragione? Se vi ha qualcosa che mi
piace in questo scritto? ma tutto mi piace, dalla prima allultima parola; vi tutta la virile franchezza delluomo integro che pur stimando ed
amando altamente chi gli d un consiglio che non gli torna, risponde schietto e deciso: non voglio
[127]
. Tutto tutto mi piace di questa lettera
affettuosa e gagliarda, dove non ombra di perplessit, dove sono dette con tanta delicata fierezza tante e tante cose tutte vere e profonde e con
il confidente abbandono di chi dice tutto quanto il pensiero suo a unamica che giudica come tu meriti dessere giudicata; ma non vela per
niente i propri propositi fermamente radicati. E tu non hai inteso? ma non basterebbe (senza citarne mille altre) quella frase: meglio vale il
non tentare, e di quello che malgrado tutta la migliore volont di seguire i suoi buoni consigli io far nel caso attuale. E non ti basta? ma
dimmi Mammina mia originale; se io mi fossi gettata innanzi al tuo sogno a testa bassa, se tavessi fatto tutte le dichiarazioni che tu mi
chiedevi sul mio onore etc. etc. come mi sentirei ora umiliata da questa risposta dellamico tuo!? pensa un po! Tavessi per esempio detto:
io son qua, pronta e beata, non chiedo di meglio, fa conto del mio assenso fin dora E poi mi fosse capitato tra capo e collo questa doccia
gelata, questo rosario di no che non finisce mai? Pensa un po Mammina mia e figurati che razza di compiacimento sarebbe stato il mio.
Basta; io vedo in tutto questo il tuo affetto che ti vela qualche volta la realt della vita, la verit delle cose, e ti voglio sempre pi bene e se
mi fossi oggi stata vicina, pur sgridandoti, pur dicendotene magari di tutti i colori, ti avrei dati tanti di quei baci da soffocarti. Tu resterai
sempre in certe cose una bambina bizzarra, adorabile e sognatrice, assorta in un mondo di combinazioni buone e gentili e benefiche, ma create
dal pensiero, ma non realizzabili ma non probabili almeno. E chi ti conosce a fondo ti vorr sempre un gran bene, un bene speciale, un bene
nuovo, come una gran tenerezza indefinibile come quella che desterebbe una buona fata del bel tempo antico, con gli occhi ancora pieni di
visioni romantiche, assorta in ricordi di mondi scomparsi, di gentili magie, di scene paradisiache. Addio cara cara cara ti bacio cento volte.

Vittoria tua

P.S. Ti rimando la lettera; queste due lettere viaggeranno insieme; strano. Scritte da due esseri che non si videro mai, che non si vedranno
probabilmente mai; viaggeranno insieme, ti giungeranno chiuse nella stessa busta; strano non vero? Addio ancora.

XIX. Ep. in corso, XII. 3. 3062
Basalghelle, 16 Maggio 1889

Mia buona Mammina originale.
Ah non ti basta ancora? Il tuo amico per evitare il pericolo di incontrarmi e avere la gioia di fare la mia conoscenza, fugge in Australia,
difilato; fugge, non per metafora ma per davvero, in capo al mondo; e non ti basta ancora? Oh se la fede duna vita migliore, duna forza
giusta e misericordiosa che ci veglia fosse in ciascuna povera anima vivente cos forte, come la tua nel tuo sogno! Basta! ma non posso far a
meno di sorridere quando leggo certi tuoi periodi strani. Ti consiglio solo
[128]
di pensarvi qualche volta seriamente.
Ma Mammina mia tutta la mia buona volont in questo caso non vale. Basterebbe per esempio un dolce sguardo duna bella Australiana e il
mio Principe nero che ne farebbe allora dei serii pensieri duna sconosciuta? Egli, il mio principe nero, (tu dici) per poco laggi; per poco
vorr dire io penso in questo caso un paio danni; vero? Nessuna paura che in questo frattempo qualche Europeo venga a rapirmi da questo
angolo solitario e verde dove me ne sto nascosta, tu dici; e va bene, ed giusto; solo non hai pensato che di qua a due anni io avr i capelli
un po meno neri; avr qualche grinzetta sulle guance, un po pi di pallore su tutto il volto e insomma sar molto meno affascinante di
adesso che pur faccio scappare il mio Principe nero solo a sentir snocciolare il rosario delle mie qualit morali. Cara la mia Mammina vedi
bene che molte cose ti sfuggono.
Ora ti dir che la Mamma sta bene e il resto della famiglia anche non va male, meno la Maria che poveretta appena dopo 4 giorni dal nostro
arrivo, s messa a letto di nuovo con febbre e dolori artritici. Quei benedetti reumatismi quando prendono qualcuno non lo lasciano pi.
Basta speriamo nel buon caldo clemente.
Non lessi il discorso del Carducci ma lo legger; mi pare sia pubblicato dallAntologia e abbiamo questo periodico.
[129]
I Cavalli di San
Marco te li mander presto, come sono, giacch proprio li vuoi; ma non sono in vena di correzioni, cos te li mando, ma non contenta del
fatto mio. Li debbo copiare, cos sar per un altro giorno. Lessi sui giornali del Chilesotti
[130]
un costante e limpido ingegno quello, che
davvero onora la patria sua.
La Mamma ti manda tanti baci e saluti tenerissimi e cos tutte le sorelle; io ti butto le braccia al collo, e ti bacio, e ti ribacio con vivo e forte
e sempre pi forte affetto di figlietta.
XX. Ep. in corso, XII. 3. 3063
[131]
Basalghelle, 6 Giugno 1889

Adorabile Mammina.
Ti scrivo in fretta perch sono su le mosse per Cavarzere; le insistenze delle buone Salvadego
[132]
hanno finalmente deciso Virginia e me ad
andare a passarvi due o tre giorni; la cosa si stabilita quasi subito, e ora che stavo appunto correggendo quei benedetti Cavalli che non
finiscono di finirmi
[133]
. Tu scusami sempre; appena tornata da Cavarzere, ti prometto che te li mander. Ti inchiudo in questa, la lettera
dellamico tuo che non vuol lasciarsi aiutare comegli stesso dichiara esplicitamente. Sei un bel tomo tu!
In quanto ai miei ritratti, tu non ne dovresti aver bisogno, tu che come le Mammine affettuose come tu sei, dovresti tenere sempre la mia
imagine scolpita in cuore, ma insomma il tuo sempre un desiderio gentile e che vorrei appagare; sgraziatamente fruga e rifruga nei cassetti
e nelle carte mie non trovai nessuna fotografia migliore di quelle che ti diedi a Venezia. Non ho che quella copiata dal pastello dello
Ximenes
[134]
, che poco mi somiglia a dir vero ma tanto te la mando come riproduzione dunopera darte e nel tuo salotto far il suo effetto.
Aspetto il lavoro del tuo giovane amico di ventanni or sono.
Saprai che la mia salute va a gonfie vele; a furia di ferro, di passeggiate, di china etc. etc. son ridivenuta grassa e rosea e di buon umore; va
bene?
[135]
Addio cara, cento bacioni; e appena torner da Cavarzere ti scriver una lettera infinita. Ancora tanti baci dalla tua figlietta Vittoria
XXI. Ep. in corso, XII. 3. 3064
Basalghelle, 16 Luglio 1889

Cara Mammina buona.
Saprai che ero io un poco in collera con te giacch dopo la mia ultima lettera con la quale accompagnavo quel mio ritratto (che non so
nemmeno se ti sia giunto o no) non vidi pi ombra di tuo scritto, e mi chiedevo che mai tu potessi avere con la tua figlietta per trascurarla
cos. Noi si fece le pellegrine in questo tempo; fummo dalle Salvadego a Cavarzere, poi dalla Marcello
[136]
a Mogliano; e sempre contando
di rimanere assenti da casa due o tre giorni, fummo invece trattenute assai pi lungamente dalla cortesia di quei buoni amici sicch ora solo
posso dirmi rimpatriata, ma per poco giacch la nostra partenza per la Vena doro fissata pel 20 del corrente mese e siamo gi alle prese con i
bauli. E dirti che non veniamo a Venezia, e questa volta non per pigrizia della Mamma; che mi ordinarono perentoriamente la cura alle doccie
per la mia anemia, di cui per sto assai meglio. La Maria a Abano per i bagni caldi, ordinati anchessi dal Vigna, per lartrite che mia sorella
ebbe a Venezia, cos che tra poco non rester a Basalghelle che il solo Pap; la nostra assenza non sar per lunga e tra una ventina di giorni
saremo di ritorno, ma intanto tu sarai gi partita da Venezia e non potremo veder te n la carissima Silvia. Che fatalit! questautunno per
verremo certissimo a vederti; ormai ci siamo emancipate e se la Mamma non potr per la sua pigrizietta verremo noi. Va bene? Anche a
Cavarzere e a Mogliano si and sole, la Virginia ed io, accompagnate da un cameriere, per le valigie e il resto; dunque noi che ora siamo brave
brave e davvero che alla nostra tenera et non miracolo.
[137]
E tu perch non potresti fare una corsa qui questo settembre? Basalghelle verde e fiorita ora sai! e non tetra e scura, come in quel brutto,
freddo, desolato giorno dinverno in cui venisti a visitarla. Ora Dio ringraziando, un po di sereno tornato anche fra noi; la salute con esso; e
troverai pi buonumore e pi letizia di allora. Dunque diciamoci a rivederci presto; e tutti sani e allegri. La Mamma ti manda tanti baci e
vuole ti dica per lei un mondo di cose tenere. S ti perdono il tuo lungo silenzio e ti voglio sempre lo stesso bene; Pap e sorelle vogliono
esserti ricordati con vivo affetto io ti abbraccio stretta.

La tua Vittoria

Bacia tanto tanto Silvia per me e dille che ciascuno di noi manda a lei e allegregio conte Pasolini uninfinit di ricordi affettuosissimi.
XXII. Ep. in corso, XII. 3. 3065
[138]
Vena doro, 22 Luglio 1889

Carissima Silvia,
appena la tua Mamma mi scrisse della vostra venuta a Venezia le risposi dicendole del nostro grande rammarico di non potervi vedere e godere
della vostra deliziosa compagnia dovendo arrecarci alla Vena doro per la cura delle doccie o bagni che mi furono ordinati dal Vigna per
lestate quando fui malata questinverno.
[139]
Non so come la tua cara Mamma non abbia ricevuta quella mia lettera, che scrissi a posta corrente dirigendola a Bassano.
[140]
Ora questa tua mi fa ancora pi vivo il rammarico di non poter essere cost, dove avremmo passato con te e i tuoi ore cos deliziose! Se
almeno ci aveste fatto sapere un po prima il vostro proposito! Ma invece da un secolo la tua Mamma non mi scriveva n io sapevo ove fosse
e quali fossero le sue intenzioni. Almeno avremmo potuto mettere a vostra disposizione la nostra casa che rimase vuota tanto e tanto tempo e
che ora solo abbiamo aperta per qualche giorno alla famiglia del nostro famoso Sindaco di Basalghelle, che desiderava far fare i bagni ai suoi
figliuoli e non trovava case che gli convenissero. Insomma io sono in collera con voi; e pi con la tua Mamma che mha tenuto alloscuro di
tutte le sue mosse, e cos, ecco non potremo vederci. Mentre, chi sa, qui avrei potuto venire (sapendolo) o un po prima, o un po dopo,
insomma far in modo di potere restarmene con voi almeno qualche giorno. E cos niente! Se tu sapessi Silvia quanto quanto me ne duole!
Basta, non c che fa dicono i napoletani; e sfido io! Io spero ormai solo e tutto nellautunno; allora tu verrai certo a Bassano vero? e io
certamente verr non fosse che per un giorno a Ca Rezzonico. Tutti ti mandano saluti e baci e io non potendo venire e a vederti in partenza ti
mando la mia effige fatta e ridicola come Dio non vuole; lavoro Trivigiano figurati! Addio ancora e ancora e baciami ti prego la mia
Mammina buona che questa volta me lha fatta brutta e tu voglimi sempre bene

Tua Vittoria
XXIII. Ep. in corso, XII. 3. 3189
Basalghelle, marted [anteriore al 30 Gennaio 1890]
[141]

Cara mammina mia.
Grazie infinite della tua squisita bont. Leggeremo con molta attenzione e interesse il libro del Branchi
[142]
e giacch vuoi ti dica la verit, ti
confesso che non conosco la corrispondenza del Panizzi, e che vedrei molto volentieri lultima pubblicazione delle fiabe del Gozzi
[143]
. La
Mamma ti manda tanti baci, vuol dica tante tante tante cose riconoscenti alla sua Marina, che si serba sempre quella singolare adorabile
creatura che ha cominciato ad amare e ammirare tanti e tanti anni fa.
Il miglioramento procede lento, ma procede; solo la Primavera potr compir lopera nostra di cure e di previdenze giacch il freddo sai bene
quale forte amico sia per certi mali e pi per certi malati non pi giovani. Cara amica buona! davvero la vita faticosa per tutti e intendo
profondamente le tue ansie per il piccolo ospite caro che a questora sar con la sua Mamma. Giunti a pi della china ci prende unico un
bisogno estremo di riposo, non si ha pi la forza n il volere di reggere altri giovani passi, altre giovani menti che come noi, un tempo,
cominciano a movere tra le spine e a delirare tra le chimere. Pace pace pace; anchio sento che non avrei pi pazienza n forza bastante con i
bimbi, a meno che non fossero miei, cosa impossibile e inverosimile. Addio cara cara Mammina e voglia sempre bene alla

tua Vittoria

La Mamma ti bacia ancora e ancora.
XXIV. Ep. in corso, XII. 3. 3066
[144]
Basalghelle, 30 gennaio 1890

Mammina mia buona. Ti rimando i volumi del Merime
[145]
che lessi con molto gusto, e il bellissimo libro del Branchi a cui devo ore
deliziose; se non che volli trarre da questo interessante lavoro qualche notizia, e nel ricopiare i passi e nelle ricerche per ritrovare quel tal punto
che mavea colpito a prima lettura, lo malmenai un poco, cos che te lo rimando (il volume) un po sdruscito e insomma perdonami. Non
so in qual miglior modo mostrarti la mia gratitudine per la tua gran bont di avermi mandato con tanta sollecitudine libri cos cari, che
inviandoti a mia volta (finalmente eh?) quei benedetti Cavalli di San Marco
[146]
che non finiscono di finirmi, come diceva il Giusti
[147]
;
ma tanto abbili, e dimmene qualchecosa e sappi prima di tutto che non ne sono contenta che in parte, ma se aspetto dellaltro, tu avrai ragione
di credere chio sia una fannullona e invece credimi Mammina mia, appena ho un po di pace, lunico mio porto quel po di studio, senza
naturalmente altro scopo che di tenere lo spirito altino su questo fanghetto umano e basta; ma tu sai quanti dolori e inquietudini, e malanni
mi han tolto sempre di continuare con un po' di quiete e occuparmi di qualchecosa; e quando si nella burrasca ti assicuro che i versi fanno
schifo. Dunque vedi bene Mammina mia, appena un po rimessa da questultima scossa che fu la malattia della Mamma, torno ai miei fedeli
quaderni e cerco un po di svago sano, nelle visioni del passato. Oggi per esempio giorno di festa per me, giacch vincendo la mia pigra
ripugnanza del ricopiare, sono giunta allultima parola di questi perfidi Cavalli e te li posso mandare.
Spero che tu stia bene e che tutti i tuoi malannucci siano scomparsi. La Mamma continua proprio benino, e quando la vedrai credo che ne
sarai proprio contenta. Scrivimi presto presto cara Mammina mia e grazie ancora e ancora dei libri. Il Gozzi lo tengo ancora un poco e poi te
lo rimander non certo nello stato miserando di questo volume del Branchi che par stato davvero in mano dei Cannibali tanto sbranato;
dico naturalmente il libro. La mamma ti saluta tanto e tanto e ti bacia con tenerezza. Le sorelle e il Pap ti mandano saluti e ricordi
affettuosissimi; io ti butto le braccia al collo e resto l per un tempo indeterminato.

Vittoria tua

I cavalli di San Marco
[148]
(*)
[149]

Bianca, deserta stendesi
la gran piazza al sopor meridiano; [sapor]
va dun cantor girovago
lultima nota a perdersi lontano,

Come i ricordi, o vecchio [ Di San Marco le cupole]
San Marco, delle tue cuspidi doro, [ meravigliose avvolge un nimbo doro,]
de tuoi santi, dei fulgidi [ma nelle nicchie fulgide]
santi che par sbadiglino tra loro. [par che i santi sbadiglino tra loro.]

Son tanti anni che dormono
i forti eroi distesi nella fossa,
tanti anni che sparirono
i cavalieri dalla toga rossa!

Leco della Meloria [Di Barbarossa il fremito,]
che a San Marco port rapido il vento, [che a San Marco port dIlliria il vento,]
son pi di sette secoli
che dentro londa paludosa spento,
[150]
e i vecchi [e invan quei] santi attendono,
che un suono, cui li aveva il tempo avezzi
che un urlo di vittoria
di quel tedio infinito il cielo spezzi.

La gloria fu; ma un torpido
Sonno, o San Marco, il tuo popolo ha vinto; [sonno San Marco e il suo popolo]
ma sovra gli archi fremere
sentir devi i cavalli di Corinto, [sodono ora i cavalli di Corinto;]

i cavalli che al fervido
sol della Grecia, nel clamor guerriero,
baldi passar vedeano
i rapsodi, cantando inni dOmero,

passar dEpiro i giovani
che Arato incontro alloppressor traea,
passar rombando i plaustri
vittoriosi della Lega Achea

O immane ala dei secoli,
rombar [pulsar] ti sento; e dagli umani inciampi
teco sciolto, lo spirito
migra del tempo per gli aperti campi.

Rammenti, [Te vedo] o Roma, o torbida
Roma quei giorni? [Roma, qualeri.] Il perfido dimone
della follia destavasi
torvo allora negli occhi di Nerone,

e il forsennato Cesare,
sudia ruggir: Ci che non piega, infrango!
E la palmata clamide
ebbro vedeasi trascinar nel fango.

Invan, Claudio, di porpora
rivest le corrose assi del soglio!
Le forti, romane aquile
Stridon ferite a pi [appi] del Campidoglio,

e in pugno alto la fiaccola
tra gli arsi templi e i portici crollanti,
te vedran cupo assorgere
i nepoti pigmei davi giganti.

Io penso io penso Or passano
bianchi veli e lucenti occhi dalmee;
sui vespri doro, assorgono
spettrali [nitidi] i minareti e le moschee.

Pur cos allora, o vecchia
Tracia, il tuo ciel non ti vedea; la mano
ne templi tuoi sacrilega
posto ancor non aveva il musulmano,

n sui delubri laurea
mezza luna in quei d, ma grande e tristo
di libert segnacolo
la terribil sergea croce di Cristo.

Io vedo io vedo Incurvasi
il mar tra verdi rive; ecco il giocondo
sorriso aprir Bisanzio
a un esultante vincitor del mondo;

giovanilmente sorgere [destasi]
la ribelle dun tempo or lieta e doma,
e nel fiorente vincere [vince nel magnifico]
suo nuovo maggio la superba Roma.

E tu passi, o de secoli
ala immane, e paesi e imperii morti
spazzi, a novelli popoli
preparando [maturando] nel volo ampio le sorti.

Ecco giungenti [Son giunte! Eccole] al Bosforo
di nove glorie a conquistar [le gloriose! Di novello] lalloro
sullalte antenne svolgersi [cinte, alle antenne attorconsi]
le rosse insegne dai rabeschi doro.

Le insegne sante aprentesi [che saprirono]
sulla terra e sul mar libero il varco,
stemmate dellaligero
leon, levate al grido di San Marco!

Quante vedeste, o bronzei
corsier dagli erti scali, ampie lanciare
gallute navi e rapide
galee pugnaci nellAdriaco mare;

quanta echeggi nel tempio
onda di preci, e al puro etere immenso
quanti volaron cantici
e nubi di fragrante arabo incenso;

quanti osanna scoppiarono
del Bucintoro al subito raggiare,
e quante nozze strinsero
in cospetto del sol Venezia e il mare;

prima che voi, dal turbine
dei fati, come lieve in aere penna,
travolti foste ai margini
posati l della cruenta Senna?

O non silenzio e tedio [Anche laggi, non tedio]
vattendeva laggi non sonni ignavi; [vattendea di silenzi e sonni ignavi;]
sovra possente incudine
l si battean dellavvenir le chiavi;

l posto avea, con vindice
braccio, larguta libert di Francia
il diritto dei popoli
e quel dei re dentrunica bilancia,

e ancor bello e terribile
cingea [stringea] laggi repubblicano saio
il Corso, e piovea folgori
sul Direttorio al sole di Brumaio

Della vecchia basilica
quando tornaste alle colonne, e quando
de Dogi i figli alzarono
memori a voi le ciglia lagrimando,
tradito [ucciso] in Campoformio,
tacea lalto Senato, e uno straniero
vessillo ergeasi lugubre
in San Marco, dipinto a giallo e nero.

Ben le catene scotere
volle, rugg, di sangue i ferri tinse
superbamente indomito
il Leon, che [cui] pi forte il giogo avvinse,

e un d, co gagliardi omeri,
spezzato il marmo [levato il sasso] dellavel, rizzossi
dinanzi al bieco [torvo] austriaco
lunga una schiera di fantasmi rossi,

lo stuolo dei Magnifici
cui cant il mare i funerali elogi,
il grande, il forte, il libero,
il glorioso esercito dei dogi.

Di Marghera tuonarono
quel giorno a festa i fervidi cannoni,
rotti precipitarono
gi dallaste con laquile i pennoni,

scoppi dai petti un unico
plauso, brill [evviva; sfavill] lardito occhio dei forti;
vibrar nellaria limpida
lesultante sintese inno dei morti.

O adorati [dadorati] martiri
vana ma benedetta opera! O deroi [inutile, ma santa opra! O possente]
divino impeto. [deroi sospiro!] Italia
dorgoglio esulta ripensando a voi. [per voi pi forte e pi gentil si sente!]

Vano vano dun popolo
alto valor! Voi li vedeste, o fieri
cavalli, i nostri giovani
far muraglia col petto agli stranieri,

voi lo vedeste il funebre
mattin, chestenuate larve, intorno
a un vessillo si strinsero,
voi lo vedeste il maledetto giorno,

il giorno che famelici
spettri, che agonizzanti anime, in nera
gramaglia, ricoprirono
unaltra volta la rossa bandiera,

che le scarne mordendosi
man, quegli eroi, dalla plebaglia folta
degli alemanni, videro
la repubblica uccisa unaltra volta.

O tuoni alti di giubilo,
o voci di campane, o nel fulgore
del meriggio svolgentesi
alta nel vento insegna tricolore!

Per voi per voi la torbida [lAdriaca]
pupilla si f un attimo lucente, [donna schiuse le ciglia semispente,]
per voi si colorarono
un istante le gote alla morente,

lAdriaca donna lultimo [poi sul deserto e tacito]
suo riso ebbe per voi, qual per lamante [suo verde flutto dallalgoso fondo]
desiato la vergine [ricadde inerme e lacera]
sei giunto alfin la trovi agonizzante. [quella che un giorno sebbe ai piedi il mondo]

Troppo tardasti! [Tardi giungesti!] in lagrime
sclam il fratello baciando il fratello.
Non siete vivi? chiesero
severamente i morti di Torcello.

Vivi ma stanchi e torpidi,
lo spirito infiacchito, il corpo affranto,
le vostre gagliarde anime
voi non ci deste, o chiusi in camposanto!

Per quasi un mezzo secolo
fisso il pensiero [lo sguardo] ad una meta eccelsa,
per quasi un mezzo secolo
abbiam vegliato con la man sullelsa

ed or, compiuto il libero
voto dItalia e ricomposte lire,
or pace consentiteci,
siamo vecchi lasciateci morire.

Fremono i morti e fremono
i bei cavalli di Corinto, ardenti,
sempre a protervi scalpiti
pronti e al corso i muscoli possenti.

Fremono i morti e ai fremiti [al fremito]
dei loro morti, indifferenti o schivi,
tenacemente dormono
lorrido sogno dellignavia, i vivi.

Vittoria Aganoor

(*) Una delle molte leggende su questi cavalli dice che appartenevano allarco di Nerone a Roma, ma Andrea Mustoscidi, DallAcqua, Giusti e
altri e altri sostinano a giudicarli opera greca di Chio o di Corinto, e pu ben darsi che appunto di l li abbia tolti lo stesso Nerone. Di quel
che avvenne poi van tutti daccordo, il Cicognara, il Zanotto, il Selvatico, il Lazzari, il Fulin, il Molmenti ecc. ecc. ed questo. Da Roma
Costantino li port a Bisanzio; i Veneziani nella conquista di Costantinopoli tolsero questi cavalli allIprodromo e Marino Zeno (alcuno dice
il Morosini) che ivi era allora primo podest, li invi a Venezia nel 1205. Collocati prima nellArsenale, poi sulla porta fronte della chiesa di
S. Marco, nel 1797 furono trasportati a Parigi ove stettero sullarco del Carosello, finch Francesco I li restitu a Venezia nel 1815.
XXV. Ep. in corso, XII. 3. 3067
Basalghelle, 4 Aprile 1890

Cattiva Mammina! Quanto tempo che non mi scrivi pi una righetta tenera di saluto! Forse dovevo scriverti io, ma vedendoti cos avviata
nella tua corrispondenza con la Mamma
[151]
, mi parve quasi turbare i vostri dialoghetti epistolari sui tempi andati e i ricordi della
giovanezza, mettendo la mia voce tra la vostra. Ma finalmente la levo, e per rimproverarti di non scrivermi pi. Qui dopo giorni pi destate
che di primavera siamo caduti (da oggi soltanto per, e lo spero un breve capriccio dellAprile) in una musoneria di nuvole e in una
impertinenza di vento fuor di stagione. La Mamma, nonostante, sta proprio benino ed gi scesa parecchie volte in giardino, e uscita anche di
casa, sotto il buon sole e la buona aria calda dei giorni scorsi. Il buon tempo torner e torneremo a farla passeggiare e riprendere cos forza e
buon umore. Che debbo dirti di me cara Mammina mia? sono felice del miglioramento della Mamma e non cerco e non spero altro. Alla mia
et gli orizzonti si stringono; le rosee ubbie della giovanezza se ne sono ite, e nellavvenire non vedo alcuna promessa per me; dunque vivo
dellora presente, cercando contentarmi del bene che Dio mi d nella salute dei miei. Ecco Mammina buona lo stato presente della mia anima.
Tu sempre affettuosa pensi a noi e ci auguri gioie; noi ti ricambiamo con tutta lanima e ti riguardiamo come una parente prediletta. La
Mamma ti dice tante tante cose tenerissime tutti ti salutiamo con molto affetto io ti bacio lungamente.

Vittoria
XXVI. Ep. in corso, XII. 3. 3068
Basalghelle, 16 Novembre 1890

Mammina cara. Sono qui nella mia camera dove entra un clemente raggio di sole e ho riletto poco fa le tue parole pietose e care, clemente
raggio daffetto. Buona e intelligente creatura che hai tanto tesoro di bont e tinteressi di chi ti caro come fosse un parente tuo, io ti voglio
bene e mi piace di ripetertelo sempre. Noi abbiamo, mia buona, una stagione mite ora, una vera piccola estate di S. Martino; sole, tepore, e
niente vento. Cos tutto va bene e la Mamma continua ad esser contenta dessersi decisa a rimanere. Noi pure non desideriamo che un po di
salute e di pace. Non vi niente in noi da lodare e da ammirare Mammina, non facciamo che il nostro dovere e talora anche le nostre cure
attente e tenaci trovano, in chi ne fatto segno, intolleranze e ribellioni aspre e parole che feriscono profondamente, il che vuol dire che in noi
non che buon volere, ma pur troppo non riusciamo ad essere infondo che di fastidio e di peso.
Mia buona amica, il mondo io credo sia infondo tutto cos; degli sforzi verso il bene da un lato, dei poveri risultati, dei vani sacrifici, della
inutile fatica.
Dallaltro, il desiderare solo e sempre ci che ci malsano, perch ci conteso, e un chiamarci infelici e tiranneggiati perch amati e curati e
protetti contro il male. Il mondo cos; per cui io ti assicuro non desidero, non oso desiderare nulla; temo che la sofferenza sia una
condizione di vita umana, dopo chi sa? dopo un po di gioia lavremo certo, non vero Mammina mia? Intanto qui abbiamo il buon sole,
il buon tepore, che ci illude ancora, che ci fa credere in una dolce primavera, che ci fa scordare il freddo, triste, nebbioso inverno che ci era gi
alle spalle e fu respinto vittoriosamente da questo gagliardo autunno fulgente. Scrivimi Marina cara, dimmi di te, di Pierino, di quel che fa
Silvia e i suoi. Scriviamoci un po pi spesso: tu mi fai aspettare mesi e mesi le tue lettere
La Mamma, il Pap, le sorelle ti salutano con vivo affetto io ti bacio e ti stringo forte.

Vittoria tua

Ti mando dei versi che ho scritto il 2 Novembre era una giornata buia.

2 Novembre
[152]

Non pensate che immobili
Del buio nellorrore
Giacciano prigionieri i nostri morti!
Liberi, allo splendore
Del sole, alle odorose
Feste dellaria, ai spalancati cieli,
Esultano risorti
Vivo popol di steli
Viva trib di rose.

Ben vha, chi dentro il tumulo
Non anco sceso, inerte
Lo spirto, per le vie del mondo avanza.
Ma selve o valli aperte,
Albe e fioriti clivi
O della notte lo stellato manto,
Non han per lui speranza
O morti o morti, quanto
Siete di lui pi vivi!
XXVII. Ep. in corso, XII. 3. 3180
Basalghelle, 6 Febbraio [1891]
[153]

Cara Mammina. Fui a Venezia per un paio di giorni, accompagnando la Virginia che desiderava udire la Cavalleria Rusticana
[154]
; ma
quella benedetta opera non si dava mai, ed io, cui premeva tornar presto qui dalla Mamma, che mi figuro sempre mancante di qualche cura
quando non ci son io, (guarda che razza di superbia!) me ne tornai prima daver sentito nulla, lasciando Virginia in buone mani che rimase l
altri due giorni e si divert abbastanza. Appena tornata scrissi alla cara Silvia come tu desideravi, e spero che ormai il suo Tiberio sia
pienamente ristabilito. Ma ora dimmi di te. Ricordati che devi star bene e non lasciarti guadagnare da idee scure e pensare che oltre la Silvia
hai qui tante figliette che ti vogliono bene davvero, insieme alla loro Mamma che ti riguarda come una sorella carissima. Se tu sentissi come
spesso parliamo di te e con che affetto! proprio sai noi ti calcoliamo pi che una vera parente, giacch vi hanno parenti coi quali non esiste
nessun rapporto dintimit e di tenerezza, mentre a te ci lega tanto cemento di ricordi, di consuetudine, di fiducia, di gratitudine, senza parlare
della stima e della simpatia e insomma del vivo affetto in una parola. Dunque ti raccomando, sta sana e di buon umore. La Mamma sta
proprio benino e qui poi abbiamo una temperatura cos mite adesso che le consente di fare quasi quotidianamente la sua passeggiatina allaria
aperta. La neve gi quasi scomparsa anche sui campi ed io sto spiando ogni giorno il primo germogliare delle siepi e il primo apparire
dellerbetta nuova. Che triste cosa per questo ritorno della primavera sempre giovane, che ci trova pi vecchi dun anno, pi rugosi, pi
grigi! Ma tanto sempre una grande dolcezza non fosse che questo rinovellarsi di sensazioni giovanili, alle prime folate fragranti che
risuscitano i ricordi, e cos vivamente del primo affacciarsi alla vita del cuore dei primi palpiti di speranza, dei primi tumulti di trionfo; una
dolcezza amara, s, ma sempre dolcezza.
Tutti ti salutano con vero affetto, la Mamma ti bacia e io con lei.

Vittoria tua
XXVIII. Ep. in corso, XII. 3. 3072
[155]
Basalghelle, 22 Maggio 1891

Marina cara. Perch non mi scrivi pi? So che passasti a tua volta giorni tristi, ma non sento io stessa che dal dolore risorgiamo pi forti, pi
fidenti in qualche cosa di divino, che deve compatirci, comprenderci e darci finalmente la pace? Marted faremo una piccola funzione religiosa
pel Pap; io ti prego di dire quel giorno per lui una speciale preghiera; i fiori che metteremo sulla sua tomba gli ripeteranno cos i pensieri e i
saluti di quei buoni amici che lo hanno amato e lo amano, lo rammentano con affetto e lo rammenteranno sempre. Addio Mammina cara; la
Mamma ti dice tante cose dal cuore io ti bacio con tenerezza

Vittoria tua
XXIX. Ep. in corso, XII. 3. 3073
[156]
Basalghelle, 13 Giugno 1891

Marina cara. Vieni quando e come vuoi che per noi sar sempre una vera e affettuosa festa; saremo felici di conoscere lamico tuo che abbiamo
imparato a stimare altamente di riflesso e di cui abbiamo letto e ammirato i lavori egregi.
[157]
Baster tu ci scriva (o ci telegrafi) il giorno e
lora del tuo arrivo a Oderzo perch si possa venirti a pigliare. Non ho pi tempo di aggiunger altro per farti giungere questa mia a posta
corrente come tu desideri; addio dunque e a rivederci presto. Baci e saluti dalla Mamma e da tutti, da me un abbraccio affettuoso

tua Vittoria

XXX. Ep. in corso, XII. 3. 3074
[158]
Basalghelle, 1 Luglio 1891

Marina cara cara.
Rivendico assolutamente la lettera scritta per me da parecchi giorni e che non so perch trattenesti. Che cosa dovevo scriverti io mia
adorabile sognatrice? Che la tua venuta fu come una visione cara, appena intravista e sparita, che avrei dato non so che cosa per poterti svestire
e vestire come quella sera e farti tremar di paura che altri sentisse i nostri discorsi; che ti voglio un gran bene e te ne vorr sempre; ma tutto
questo tu lo sai, e le nostre notizie le avevi avute dalla Mamma
[159]
; sicch attesi a scriverti per poterti dire qualcosa di preciso sulla nostra
partenza. Si parla di moversi ai sei o sette di Luglio; ma la Mamma aspetta prima unultima lettera del Maggiorani che le dia le ultime
indicazioni. Domani credo lavremo.
Ad ogni modo, il giorno prima della partenza puoi star sicura che ti mander un salutino e un avviso.
La Mamma sta benino nonostante questo caldo che furoreggia ormai per benino; viaggeremo per, a tappe e nelle ore vespertine, cos non
dovremo soffrire dellafa diurna. Sono tanto contenta che da Silvia ti giungano buone notizie! quando le scrivi dille ti prego che si rammenti
qualche volta di me. Vedrai che Pierino passer bene gli esami, ed in ogni modo pensa che hai fatto tutto ci che stava in te perch ci fosse.
Anche il tuo ospite traverso tutte le sue stramberie, non potr a meno di esserti molto molto grato di tutto quello che facesti per lui; non
dovr a te anche i suoi trionfi scolastici? senza di te avrebbe potuto studiare ed essere in caso di passar ora gli esami? Vedi dunque che devi
esser contenta di te ad ogni modo. La Mamma ti dice tante cose affettuosissime io ti mando un bacione tenero e forte.

Vittoria tua

P.S. Il tuo egregio e simpatico amico Branchi, scrisse da Monza una cortesissima lettera alla Mamma, e laltrieri una alla Virginia
annunciandole linvio di certi fac-simili di antiche miniature chegli ebbe la gentilezza di scegliere e mandarci. So che Virginia rispose subito
ringraziando e credo anzi che abbia spedito a te la lettera non conoscendo il preciso indirizzo del Branchi. Addio di nuovo e ancora un bacione
dalla Vittoria.
XXXI. Ep. in corso, XII. 3. 3190
Bagni di Nocera Umbra, [Estate 1891]
[160]

Mammina cara. Non ho ricevuto quel bigliettino dove mi davi il tuo indirizzo Veneziano, altrimenti tavrei scritto subito direttamente, e
credi che lindugio non provenne che dal dover la mia lettera andarsene a Bassano prima di giungere a te, ch io ti rispondo quasi sempre
appena ricevo tue lettere. La Mamma continua bene e per questo appunto prolungheremo di qualche giorno la nostra dimora qui. Ci spaventa
anche il caldo che ci attende laggi in pianura e che a vendicarsi daverlo fuggito e dessercene risi, infierir tanto pi terribilmente sulle nostre
povere epidermidi refrigerate da queste brezze montane impregnate di timo e di menta selvaggia. La Mamma e le sorelle ti dicono un mondo
di cose affettuosissime e cos alla Silvia cara; d al tuo Pierino e a Tiberio un bacione per me, stringi la mano a Pasolini e tu lasciati fare il
solletico come quella sera dalla tua scandalosa

Vittoria
XXXII. Ep. in corso, XII. 3. 3069
[161]
Venezia, 12 Novembre 1891

Marina mia. Grazie davermi scritto; e se puoi fallo ancora; vincere la stupefazione dolorosa in cui ci immerge la sventura e parlare, scrivere,
sfogare insomma almeno una parte di quellenorme cumulo di angoscie che ci sta sullanima doveroso e salutare. Io che da tanto poco ho
provato dolori simili, e la torturante vicenda di speranze e spasimi e ancora speranze e ancora spasimi mutati poi solo nellultima
disperazione, io posso intenderti meglio forse di altri e ti assicuro che mi figuro gi con strana evidenza lo stato dellanimo tuo e di Silvia e
del Pasolini
[162]
Coraggio coraggio creature desolate! Quellangiolo della Loredana con voi e ne godo profondamente sapendo di quanto
conforto ti sar la parola e la compagnia duna cos gentile e affettuosa anima; ricordami a lei ti prego. Quando mi scrivi dammi anche
lindirizzo di Silvia; le scriver; ma intanto ti raccomando tanto e tanto: coraggio! sia forte forte, sia serena; ti pare proprio che chi se ne va da
questo paese di guai sia da compiangere? e non essendolo non logico, buono, santo, far tacere il nostro dolore pel bene di chi ci caro, di
chi rimane, di chi ha bisogno di noi? Senti, non possibile, non verosimile che tutto finisca qui; credimi, un giorno (e dico giorno per dire
giacch allora non vi sar tramonto) un giorno qualche immensa dolcezza prover la nostra anima se sar qui stata forte e generosa; certo.
Che miserabili pene ci sembreranno allora questi nostri formidabili schianti, e che vera pienezza di vita godranno allora i nostri spiriti! Questo
presentimento (e in me ti assicuro lucido e vivo) dun futuro cos diverso da questa nostra stupida vita umana, non gi un segno, una
prova, che quel futuro lo avremo? La Mamma ti bacia e Angelica e Virginia pure. Bacia Silvia per me; ricordami a Pasolini e lasciati
abbracciare stretto stretto dalla

tua Vittoria

Noi siamo a Venezia da luned: Ponte dei Greci.
La tua lettera scritta lotto, mi giunta qui ieri 11 e capisco che a questora la Silvia non pi con te.

XXXIII. Ep. in corso, XII. 2. 3044
[163]
Venezia, 13 Febbraio 1892

Marina cara.
Non tardo un momento a risponderti, come del resto ho fatto sempre, ma tu mi scrivi sempre sulle mosse per qualche nuova destinazione e
quindi le mie lettere facilmente vanno smarrite. Di noi non ho a dirti niente di nuovo. La Mamma sta benino e noi pure; lAngelica alla
Cava dei Tirreni da circa una ventina di giorni e ci raccomand, vero, di andarla a visitare nella primavera e in ogni lettera ci rinnova questa
raccomandazione ma la primavera ancora lontana, e la salute e lumore e le circostanze etc. etc. potranno sole deciderci a un cos lungo
viaggio. Fin qui niente di fissato. Io spero che un po di calma rassegnata si faccia luogo nellanima della nostra Silvia; inutile gi finch ci
resta una ragione di vivere non dobbiamo disperdere le nostre forze concedendo troppo al dolore, ai ricordi amari, ai rimpianti che logorano.
Avanti avanti! verr s il giorno della pace, lora del guadagnato riposo, verr s la fine! ma finch siamo sulla breccia coraggio, avanti! tanto
bisogna pur vivere, bisogna pur scordare il nostro io per non rammentarci che di chi ha bisogno di noi, di chi sarebbe infelice della nostra
mancanza. Siamo lieti sinceramente che il conte Pasolini sia ormai in piena convalescenza e penso che questa gita a Parma giover a tutti voi.
Salutami con grande affetto la Silvia, te ne prego tanto; e dille che, se non le rincresce, (perch so che in certe condizioni danimo tutto
inasprisce) le scriver.
La Mamma e la Virginia ti dicono mille cose affettuosissime io ti bacio con la solita tenerezza.

Vittoria tua
XXXIV. Ep. in corso, XII. 3. 3182
Venezia, 6 Aprile [1892]
[164]

Marina cara.
Come vedi piglio un foglio grande grande per scriverti giacch mi tanto caro di parlare con te. La Mamma voleva scriverti lei, anche per
ringraziarti della tua tanto cara lettera, ma un po raffreddata un po stanca per una gita al Lido fatta laltrieri senza i necessari riguardi
insofferente com dogni suggerimento un po insistente e dogni raccomandazione un po assidua. Basta, se la caver con un po
dinfreddatura che passer con due sudate e di questa stagione poi il sudare facile.
Anche questo caldo venuto tutto dun tratto, e questaria sempre compagna a un sole bruciante non contribuiscono alla buona salute. Me lo
figuro, mi par di vederlo il tuo Rezzonico, con dinanzi quelle spianate verdi chiuse da una balaustra tutta bruna di ricordi, e pi in l
lorizzonte vasto, laspetto della primavera per tutto, e di sopra lazzurro, e una festa di raggi sovra ogni cosa Me lo figuro e mi figuro la
condizione del tuo spirito perch anche io ho molto sofferto con intorno molto sole e molta primavera
Via via non commoviamoci; forti si ha ad essere finch siamo nella mischia; lattivit qualunque essa sia, il lavoro ci facciano scordare, o
almeno ci permettano di troppo accarezzare, ravvivare con la fantasia, per la strana volutt di angoscia che talora in noi, i nostri ricordi. Sono
tanto tanto contenta che quello stupendo acquarello sia giunto sano e salvo a Rezzonico; lho innanzi luminoso come quel giorno nello studio
del suo autore. La Mamma appena ricevette la tua lettera scrisse subito alla Elisa Marcello
[165]
e ne ebbe gi unaffettuosa risposta. Ho scritto
laltro giorno alla Agostinelli dando anche a lei le nostre buone notizie anche a proposito degli affari e dellElena etc. etc. infatti se le cose
seguitano cos non possiamo proprio lagnarci con la Provvidenza che mai cess di aiutarci in molte inquietudini e noie nostre. il Pap caro
che prega per noi.
Quanto resterai ancora a Rezzonico? fino a Sabato mi figuro poi andrai a pigliare Pierino e lo porterai ai suoi genitori. D tante e tante cose
per te alla Silvia; ieri abbiamo visto la Loredana e puoi figurarti quante ne abbiamo dette di te, esecrabile creatura, che noi tutti abborriamo ed
io in modo speciale. Bernardi Fabbro Pastro
[166]
ti mandano mille devoti saluti; la Mamma ti dice tante cose grate e tenere e la Virginia
pure; io ti bacio e ti sgrido come sempre [sempre] sempre tu non mi ascolti. Addio [cara]
[167]
lavora e scorda e coraggio!
Vittoria tua
XXXV. Ep. in corso, XII. 3. 3070
[168]
Venezia, 29 Aprile 1892

Marina cara. La Mamma lesse con commozione la tua lettera; quanto sei buona, pietosa, alta, amica mia impareggiabile! come deve esserti
grata quella giovanetta Baguti dellaffetto che serbi per i suoi, del memore sentimento fraterno che ti conduce spesso a Firenze e ti fa
consolatrice e sorreggitrice di chi nella pena! Puoi figurarti con quanto tenero interesse la Mamma rivedr la figliuola duna amica di
giovanezza, duna cara creatura che fu sempre buona e gentile con lei e che meritava ben altra sorte! Io leggo fra le righe che il tuo viaggio a
Parma e quindi a Piacenza non fu lieto Coraggio sempre e nella tua coscienza piena di vera luce trova il conforto e il compenso alle tue
tante fatiche e battaglie
Posso dirti con vivo piacere che Domenica scorsa ebbero luogo i lotti degli immobili, lElena non ebbe la campagna a cui tutte siamo
affezionate e in ispecial modo la Mamma; fu il nostro Pap che preg per noi.
LElena partir presto (almeno cos ci disse) per un viaggio con la sua vecchia cameriera, ma prima verr a salutarci; disse anzi alla Mamma
che le scriverebbe a quando a quando. Dunque tutto bene nel migliore dei mondi. Qui il tempo pessimo e quindi i malucci non sono ancora
spariti; Virginia ancora un po raffreddata e la Mamma non s del tutto liberata della sua tosse; ma finir anche questo piagnisteo del cielo e
col sole e il caldo butteremo via tutte le bue.
[169]
Contiamo partire pel 15 di Maggio e andare a Basalghelle; prima gi spero che ti vedremo
qui con la tua interessante compagna e fa che sia presto presto. La Mamma e Virginia ti dicono mille cose affettuose e la prima vuole tu dia
per lei il benvenuto alla giovinetta che non conosce ma che sente gi di amare. Io ti do un lungo lungo e tenero bacio

Vittoria tua
XXXVI. Ep. in corso, XII. 3. 3071
Venezia, 18 Maggio 1892

Marina cara.
Eccoti la falsa vecchia che mhai chiesta, voglio dire la pergamena lavorata da me, e su cui scrissi le parole che mi venivano dal cuore
convinto e commosso pensando a te. Te le scriver pi chiaramente qui dietro perch tu non debba perder gli occhi a rintracciarle tra i
ghirigori della finta vecchiaia che il mio pennello ha voluto imprimere su quella lista di carta pecora. Addio Marina cara ed abbi questo mio
lavoruccio come un ricordo del mio affetto e del mio grande desiderio che tu possa serbarti serena davvero ad ogni costo
[170]
. La Mamma ti
bacia e Virginia pure io ti do un buffetto su quelle tue mani care

Vittoria tua

La tua anima tutta scura di tristezza o pellegrina del mondo, e ti volgi ad oriente e ad occaso per aver luce ed aiuto? Irrigidisciti invece
nel tuo stesso volere; attingi invece nel tuo stesso volere laiuto! Comanda al tuo cuore di non sussultare; comanda al tuo pensiero di non
torturarti; le delusioni non ti prostrino; lingratitudine non ti ferisca; lindifferenza non ti umilii! Tutto ci fango; miseria che passa;
nebbia fuggevole; stupidi fatti umani; ma il nostro volere, energia viva della nostra anima, vegli sempre, perch il nostro pellegrinaggio si
compia senza cadute o fralezze; sicuri del nostro alto bench ignoto destino
[171]

Vittoria Aganoor
XXXVII. Ep. in corso, XII. 3. 3075
Basalghelle, 23 Agosto 1892

Marina mia.
Grazie della tua lettera dove ho trovato finalmente un po di sereno. Almeno hai avuto qualche giorno buono con la tua Silvia e vedrai che la
sorte ti dar un po di tregua. Perch mi chiedi (cattiva!) se sono ancora la tua Vittoria? Son cose che si chiedono queste? Sapevo che Virginia
ti dava nostre nuove
[172]
e me ne rimasi in silenzio, ma per questo? Sai bene chio sono sempre attorno alla Mamma mia, e ora pi che mai,
ch il pensiero di veder allontanarsi una sua creatura la cruccia
[173]
, e per di pi, questi calori soffocanti la disturbano. Tutto sommato non
c male, ma chi dorme perfettamente bene con questi bollori, e chi digerisce senza fatica in questa afa africana?
Prosa dirai; s prosa, ma che preme ogni giorno e ogni momento e che non si pu non curare. Con tutto questo io pubblico della poesia;
questo tu pensi con un sorrisetto perfidamente adorabile. Versi, amica mia, versi, e scritti non ora. Sarei felice se li avessi letti anche tu,
riveduti e corretti come ora sono nella Antologia
[174]
e me ne dicessi il tuo parere. Quella tua amica devessere davvero molto amabile se li
ha notati e te ne scrisse; vorrei che tu la ringraziassi per me. Virginia ti mander subito quel che chiedi; come sei buona e cara e previdente
Marina mia, creatura buona e forte
[175]
la cui affezione mi rende fiera. La Mamma ti dice tante tante cose affettuose e ti manda un bacione
insieme a Virginia, io ti butto le braccia al collo come il mio solito.

Vittoria tua

LElena ci scrive spesso ed tutta premurosa di aver notizie della Mamma. E affaccendatissima nelle migliorie della sua casina che compr a
Tarcento, e pare che proprio non abbia pi grilli daltro genere per la testa. Sia lode a Dio. Ciao ancora e un altro bacio.
XXXVIII. Ep. in corso, XII. 3. 3076
Basalghelle, 4 Ottobre 1892

Marina mia.
Io ti dico solo questo. Le nozze di Virginia si faranno il giorno 26 andante, e in forma tutta intima; so il tuo orrore per la gente e il chiasso e
puoi credere che come te rifuggiamo da simili cose. Sai anche che la Mamma non sarebbe in condizioni da sopportare le molte seccature che
vanno sempre unite agli inviti e alle etichette, dunque puoi essere sicura che saremo assolutamente in famiglia; per questo appunto che tu
devi venire e se non lo facessi lo avremmo come una vera offesa alla nostra vecchia e forte amicizia. Non ti dico altro. So che puoi non
negarci la grazia che ti chiediamo; non si parla naturalmente di toilettes puoi venire (anzi devi) col tuo solito abito nero, in tutta libert.
Dunque rammentati che non accetteremo scuse di nessun genere; la Mamma (bench lo scrivere laffatichi molto) mi dice che vuol scriverti
anche lei per implorare questo favore, ma io sono certa che ti baster questa mia lettera franca e che non vorrai dare un dolore a questa tua
antica e diletta amica. Non vero? Godo della salute di Silvia salutala per me con vivo affetto insieme a tutti i suoi anche da parte della
Mamma e Virginia. Vedi che ti scrivo in fretta e male perch la Mamma soletta e corro a farle un po di lettura mentre Virginia suona a
quattro mani col Mirelli, che fra le altre cose un distinto dilettante di musica.
[176]
Un bacione dalla

tua Vittoria

Saluti e ancora bacioni dalla Virginia e in particolare dalla Mamma.
XXXIX. Ep. in corso, XII. 3. 3077
Basalghelle, 16 Ottobre 1892

Marina cara cara
[177]
.
La Mamma tutta contenta nel pensiero di poterti vedere presto e ti dice mille cose di affetto e di gratitudine. Puoi figurarti se non ci uniamo
a lei (Angelica gi qui) e con che fervore di allegrezza!
Manda pure la cassa; noi ogni mattina abbiamo a Oderzo un mezzo di trasporto per la spesa e il resto. Virginia ti dice mille cose riconoscenti
anche in anticipazione e ti prega con me la Mamma e Angelica di ringraziare tanto tanto tanto la cara e buona Silvia per averti persuasa a
venire. Dille mille cose amichevoli per noi e a Pasolini pure e tu adorabile Mammina mia prendi un lungo bacione dalla

tua Vittoria

Telegrafa o scrivi lora del tuo arrivo il giorno 25.
Ciao ancora cara cara.
XL. Ep. in corso, XII. 3. 3078
Basalghelle, 10 Novembre 1892

Marina cara.
A questora ti sar giunta la lettera della Mamma
[178]
che la sped a Rezzonico, e di qui forse il ritardo. Volle scriverti lei, e sei la sola per la
quale non volle chio le facessi da segretaria; cos io non ti scrissi sicura che avevi nostre nuove da lei. Quanto mi duole che tu sia stata
malata! ma per carit abbiti cura Marina cara e non lasciarti vincere dalle memorie tristi, dalle idee scure. Non lo vedi questo bel sole, questo
sereno? la vita ha dunque ancora dellazzurro, della luce per noi, e se non per noi per i nostri cari, che lo stesso, e Pierino, vedrai, vi dar
compiacenze e conforti nellavvenire. Su! coraggio! guarda il cielo che bont infinita; che clemenza misericordiosa! Virginia ti scriver certo
appena abbia un po di tempo, quandanche non avesse ricevuta la lettera di Silvia e i proverbi
[179]
; ma ci scrive di essere ancora in un
turbine di visite, di doni, di premure, di affettuosit senza fine e che non ha il tempo che di scrivere le sue nuove concisamente a noi.
Compatiscila per ora; il suo indirizzo : Palazzo Torella, Via Cavallerizza a Chiaia, Napoli.
La Mamma sta proprio benino e questa stagione benedetta influisce grandemente allumore e al benessere suo e dognuno; ti bacio con affetto
intenso insieme ad Angelica. LElena tornata alla sua villa ma quieta e affettuosa, scrive spesso e mi mand anche ieri un manicaretto
confezionato squisitamente da lei. Dio ce la serbi cos! Addio cara abbiti cura e continua a volerci bene che noi te ne vogliamo davvero e
molto. Un bacio ancora

tua Vittoria
XLI. Ep. in corso, XII. 3. 3079
[180]
Venezia, 25 Gennaio 1893

Marina cara.
Grazie della tua affettuosa premura. Puoi figurarti come questo cumulo di sventure ci abbia attarpate, ma il pensiero dei nostri cari ci mantiene
forti e non ci lascieremo vincere dallo scoramento. Malcolm; poi la giovane sposa Fieramosca Fabbro (dopo due o tre giorni di un male che
ancora non si sa che cosa fosse) poi Lao Avogadro, un ufficiale di fanteria, molto noto a noi che pare si suicidasse in seguito a una perdita al
gioco; e poi la Marcello
[181]
Ti assicuro che se non fossero le reiterate raccomandazioni per telegramma e per lettera delle nostre lontane, di
badare alla salute, e di serbarci calme etc. etc. sarebbe da abbandonarsi a una vigliacca prostrazione. Ma no sai! la tua Vittoria non lo far; ci
ho la Mamma mia che per non turbarmi mi d lesempio della calma, dolorosa s, ma calma; e torner presto serena. Chi sparisce ci vede e ci
veglia; noi dobbiamo unicamente pensare ai nostri cari, e a fornire, impavidi e inalterati la giornata nostra. Non vero? Bacia la Silvia e
prendi un bacione dalla Mamma e da me.

Vittoria tua
XLII. Ep. in corso, XII. 3. 3080
Venezia, 21 Aprile 1893

Cattiva cattiva Mammina,
Perch dirmi tante ingiuste cose? perch sovrattutto scordare il mio nome e scrivere sulla busta della tua lettera: Virginia invece di Vittoria?
fortuna che me la portarono lo stesso, perch al Ponte dei Greci non ve ne sono di Virginie ora. No cattiva, anzi perfida; nessun pensiero
indefinibile mi trasporta lontano dalla mia Mammina adottiva, e mai anzi come ora non ho pensato a te. Quella sera che tu ripetesti alla
Mamma quei versi chella stessa non rammentava pi, bench li avesse pensati e scritti lei tanti tanti anni fa, quella sera, tu devi averlo
veduto, mi salirono agli occhi vere lagrime di tenerezza per te, mia buona, adorabile anima, per te che hai tanto, cos intensamente, cos
caldamente amato la mia Mamma e continui ad amarla allo stesso modo. Lasciati dunque dire che tu non
[182]
sai leggere fra le righe o
altrimenti vi avresti veduto un accrescimento daffetto e se possibile, una nuova tenerezza. Abbiamo tanto pensato a te quando ci dissero
della malattia di Giacinta; e sempre andavo ripetendo: Oh, povera la mia Marina sempre qualche nuova inquietudine qualche nuovo dolore
deve turbarla! Non sapevo della Ridolfi. Coraggio mia buona e speriamo che anche questultima abbia presto a riaversi come la Martini.
Scrivimi presto una buona buona lettera, senza ombra di cattiverie e di dubbi sul vero, grande, fortissimo affetto della tua

Vittoria

La Mamma ti dice tante cose tenere e ti bacia con grande affetto.
XLIII. Ep. in corso, XII. 3. 3081
Cava dei Tirreni, 21 Luglio 1893

Marina cara.
Tu mi hai scritto in un momento scuro scuro e davvero che certi ricordi, certe atroci ricorrenze rinnovano strazii e schianti atrocissimi.
Coraggio coraggio amica mia! La grande affaire, il grande avvenimento degli umani (come diceva lAleardi
[183]
) non pu essere questa
pallida, triste, amara vita. Consideriamola un necessario ponte tra le nostre origini oscure e le misteriose rive che ci attendono, di dove ci
giungono barlumi e bagliori di promesse superbe, a cui ci sentiamo attratti da quel velato fascino onnipossente che molti chiamano lIdeale.
Quel che mi turba il non saperti bene in salute. Che cosa ti senti? che hai? dimmi ti prego! Noi stiamo bene; Virginia pure, ma niente di
nuovo. Maria con noi; assai migliorata se non guarita; ora a Napoli con Virginia e i Mirelli per certe operazioncelle di cui abbisognavano i
suoi denti. Stiamo provando se la vita di famiglia pu giovarle e questo di tenerla con noi pi un esperimento che altro. Elena stata
alquanti giorni a Basalghelle avendo dovuto rinunciare alle sue donne per alquanti giorni le quali avendo malati dei parenti assai gravemente
le chiesero un permesso. Ci scrive spessissimo e ora chiede consiglio alla Mamma anche per le pi minute cose. Guarda un po come si muta.
Dice che sta mettendo in ordine il suo villino di Tarcento sperando che al nostro ritorno nel Veneto la Mamma voglia onorarla duna sua
visita e tante belle cose. La Mamma sta benone e ti manda affettuosi baci; cos Angelica sempre bella, buona, e attiva; una padroncina di casa
deliziosa. Grazie di aver scritto alla Berti e speriamo bene; scusa della noia che tha data.
Perch dici che la Mamma non ha sul suo libro doro il Branchi? Manda manda i suoi quattro fogli di scritto che li legger con molto piacere,
scrive ottimamente e racconta sempre cose interessantissime. Non ho veduto la circolare del De Gubernatis
[184]
. Che cos?
Sta serena amica mia adorata; io sono contenta che ormai tu sia sciolta da ogni impegno daffari e di sorveglianza per Bessica; tu hai bisogno
di pace e di piena libert. La Mamma e Angelica ti dicono ancora mille cose tenere io ti bacio lungamente

Vittoria tua

XLIV. Ep. in corso, XII. 3. 3082
Venezia, 27 Gennaio 1894

Marina cara.
LAngelica pare non venga pi per ora; le ultime notizie di treni minacciati, di spranghe tolte alle vie, di fucilate etc. etc. lhanno un po, e
pi dun po spaventata, e ci scrisse che attende tempo migliore per moversi, anche come stagione
[185]
. Le scriver per subito la tua
intenzione gentile di salutarla al suo passaggio e per ora te ne ringrazio io. Come sei buona e affettuosa sempre! Fa leggere i miei versi a chi
vuoi; furon quasi improvvisati e a dire la verit somigliano un poco a un articolo di giornale, rimato; ma corrono via lesti almeno senza
incespicare per via
[186]
.
Il Carducci sai bene che non mi ha sul suo buon libro e tanto meno quei versacci l possono mettermi in buona luce dinanzi a lui; ma ripeto
fa pur leggere a chi credi quel che ti mando e ti ringrazio anzi della reclame di cui si ha tutti, volere o no, un po di bisogno. Di Fambri
[187]
qui si dice che va lentamente migliorando, anzi pareva che ogni gravit del male fosse vinta; io voglio sperare che la Rita tabbia scritto giorni
fa, in un momento di sconforto, ma che ora ogni allarme sia finito. Noi mandiamo quotidianamente a vedere del malato; anche ieri ci
risposero: meglio. Dunque speriamo bene. Anche qui abbiamo da tre o quattro giorni nebbia e scirocco; freddo no, ma unaria umida che
infracida corpo e anima Ma torner il sole e il sereno clemente e igienico.
Mi duole che Silvia non sia contenta della sua casa; ora forse dei caloriferi quasi quasi si potrebbe fare a meno visto che stanno per
ispalancarsi le porte, rosee della primavera Almeno io vado dicendo cos alla Mamma, uggit dellinverno e della nebbia. Ma infatti gi non
qui il Febbraio con i bei giorni tepidi e bianchi
Cos chiari che sembra vi si effonda
Quasi un latte divino?
Direbbe il DAnnunzio
[188]
. E non stanno per isbocciare le viole, e su lontani smisurati terrazzi di aeree magioni mille valletti non istanno
ora svolgendo e battendo e spazzolando gli sterminati tappeti che copriranno tra poco le nostre belle praterie? Quando la natura distende i suoi
verdi velluti, noi li togliamo dai nostri salotti, vergognosi del confronto, e i caminetti cessano dal brontolare e i caloriferi dal rovinare i
polmoni della gente. Evviva dunque la Primavera e persuadi Silvia che non istar molto a venire il buon tepore e lazzurro, e dei caloriferi
allora non sapr che fare. Proprio mentre ti scrivo un bel raggio di sole mi ride sul foglio, in questa piccola zona doro quante visioni di
campi, di monti, di strade bianche tra due siepi fiorite, di ripe erbose, di giovinezza, di Aprile!
La Mamma ti bacia ed io ti stringo forte e ti bacio a mia volta con affetto vivo. Di per me tante cose a Silvia e al Conte e a Pierino. La
Margo ti saluta.

Vittoria tua

Puoi figurarti con quale piacere conosceremo lamica tua e il marito suo!
XLV. Ep. in corso, XII. 3. 3083
Venezia, 22 Febbraio 1894

Marina cara.
Quanto ti sono grata delle tue care parole incoraggianti e quanto bene mi fanno! Volere o no si ha tanto bisogno che qualcuno si interessi alle
nostre piccole prove ai nostri studi e ci approvi o ci ammonisca con affetto sincero.
Sono per contenta che il Carducci non sia a Bologna perch quei versi non potevano certo piacergli. A dire il vero son proprio, come tho
detto, buttati gi senza ombra darte, e se esprimono un pensiero giusto e un sentimento sano, la veste nondimeno assai volgaretta. Tutto
sommato mi sarebbe dispiaciuto che il Carducci vedesse quei versi e non mi dispiacerebbe invece che vedesse questi che ti metto qui. Intendi
che non voglio gi esprimere il desiderio chegli li veda, ma solo dire che caso mai egli li vedesse non ne sarei scontenta come degli altri.
Non decifrai la parola sottolineata dalla signora Brentari. Negreggiano forse? ma non ha capito che quei versi Ai falsi redentori
[189]
sono
appunto una parodia, o una risposta sdegnosa a certi versi della Negri
[190]
appunto, scritti nello stesso metro e che cominciano appunto cos:

Sono cento, son mille, son milioni
[191]
Son orde sterminate.
[192]

E va innanzi cos dipingendo i diseredati e gli oppressi, che le si fanno intorno chiedendo giustizia.
Il pigliare per imitazione quel che non era evidentemente che rifare il verso (come dicono i toscani) non molto acuto. Non ti pare!
Saluti affettuosi dalla Mamma che sta proprio benino. Da me un bacione e cento cose care alla Silvia e a Pierino da

Vittoria tua

P.S. Dalle lontane buone nuove. La Maria meno male. Fambri ora in piena convalescenza.

Agonia
[193]

Qui nella stanza solitaria, oventra
Del bigio cielo lagrimoso[tenebroso] il poco
Lume; la vasta dellestremo autunno

melanconia;
Qui tutte le serene ore, le buone
Ore, che poco, ahim, curai nei freddi
Bagliori assorta di bugiardi sogni;

ore gioconde,
Fantasmi inafferrabili di morte
Ore; qui tutte sadunaro a farmi
Pi acerbo e scuro questo scuro giorno

fatto dangoscia
-Ricordi?- una mi chiede io venni prima
Coi ramoscelli di speranza, i verdi [dolci]
Rami che pel tuo capo a me commise

una pia sorte.
Ti trovai rincorrente i vani fochi
Delle lucciole vane e me degnando
Dun breve sguardo nel mister dellombre

sparir ti vidi.
-Ricordi?- unaltra dice io per te scesi
Le contrade del sol recando i doni
Che la dea dai bendati occhi fidati

per te maveva;
La pellegrina che alle tue dimore
Veniva doriente, hai tu cortese
Accolta, o non piuttosto al triste occaso

locchio volgesti?-
-Di, rammenti? rammenti?- in coro lombre
Ripetono. Tu allor nulla curasti
Di noi le luminose, e una malvagia

follia ti spinse
Delle chimere tra le nebbie e i veli
A te accennanti di lontano; (i canti
Di quelle maliarde erravan lenti

fra le scogliere.)
Non dove al sol danzavano gioconde
Fanciulle, dietro abbandonando il capo
Nellebbrezza del riso, alto levando [ai polsi strette]

serti di rose; [dai forti amanti]
Ma sola andavi, o grande taciturna, [o grande e taciturna]
Sotto la Luna a cogliere nel vento
Di morte voci qualche eco perduta

fra le rovine; [ruine]
E fuor dalle corrose [spezzate] urne, e dai verdi
Talami di selvagge erbe e di muschi,
Ti sorgevano, sciame avido, [sorgeano, legione avida] intorno

le fantasie,
Le maghe che soltanto hanno soave
Il nome, ma per trista arte dincanti
Fan torbidi gli umani occhi del vero

alla bellezza.
Ed or ci guardi lungamente, e intenso
Il desiderio nel tuo sguardo accende
Un poco, [foco] onde traspar lanima tua

per gli occhi orante;
Per gli occhi stanchi ove da tempo il pianto
Pi non arrivaE tardi tardi! e invano
Supplichevole, a noi tendi le braccia,

noi siamo spettri,
Noi siamo larve; i teneri virgulti
Avvizzir; dalla sorte altro comando
Ormai, pur troppo, non abbiam che farti

pi triste loggi. [lora]
O fantasmi piet! sparite, e lanima
Possa scordarvi. E vero, alle sottili
Malie create dal pensiero, limpeto

del cor soggiacque,
Lardor soggiacque della bella e forte
Mia giovanezza, ad [in] inseguir, con ansia
Mai paga, la fuggente ala dei canti,

lala dei sogni,
Ed ora stanca (oh come stanca!) io guardo
Di quei vaghi e malvagi elfi il migrante
Stuolo; laggi nel gran deserto, lultimo

ecco scomparso
Ma voi, voi pure, ombre crudeli, inganni
Non siete del pensiero? un sogno, un voto
Sogno voi pure? oh per piet sparite

forse non mai
Dalloriente a me veniste i rami
Verdi recando e i fior, forse non mai
Foste, voi pur, nullaltro mai che larve

belle ed inique.
Via dunque, via, fantasmi scellerati! [ombre, chimere,]
Via dunque velenose ecati, in nome
Di Dio, lasciate finalmente in pace

lagonizzante!
In treno

Va nella notte lanelante spettro
Tra le fragranze dei vigneti in fiore,
Va nella notte e da conquistatore
Schiavo il mio corpo si trascina dietro.

Solo il mio corpo, linerte persona;
Ma dal possente che lincendio[scintille] esala
Ratto si sciolse con un colpo dala
Quel che laccio terren non imprigiona,

Ed a ritroso migra ad un alato
Fratel che incontro cupido gli viene;
Libere vie liberamente tiene
Sui vinti gioghi e il mar signoreggiato.

S, lo spettro che torbido viaggia
Lunge si porti il fremito degli ebbri
Sensi, la smania, [il tumulto] le maligne febbri,
Glimpeti della mia fibra selvaggia,

E a te venga, e di raggi e fior si valga
A parlarti damor senza parola
Tutta lanima mia, lanima sola
E la tua cerchi, e la si stringa, e salga.

Vittoria Aganoor

XLVI. Ep. in corso, XII. 3. 3084
Venezia, 28 Marzo 1894

Marina cara. Chi sa mai se questa mia ti trover ancora a Bologna? ad ogni modo la buona Silvia la spedir al tuo nuovo indirizzo. Quante
sventure mi narri cara amica! Davvero che ogni giorno non porti che una nuova disgrazia. Anche noi siamo addoloratissime per la grave
malattia di Valsecchi
[194]
padre, malattia cardiaca che ora solo accenna a migliorare, ma lentissimamente. Anche il povero Bernardi non ha
seguitato in bene; pare avesse un piccolo attacco ancora, non grave, ma che lo forza a rimettersi a letto. Insomma guai da ogni parte. E tu che
ti facevi una festa di rivedere vecchi amici e fare un giretto esilarante in buona compagnia, eccoti trattenuta da mille vicende tristi! Povera
amica mia! Noi non si sta male; la Mamma non pu lagnarsi ed io sto meglio dalla mia anemia; se mi prende il cattivo umore, mi metto a
tavolino e faccio versi, e talora anche e spesso versacci, ma tanto mi svago e non ci penso su! Eccoti la mia lirica primaverile; un po
melanconica come il colore del tempo ma piena di rose come vedrai. La Mamma ti dice tante cose affettuose io ti mando un bacione e se sei
ancora a Bologna ti prego di baciare per me la cara Silvia e Pierino e ricordarmi al conte Giuseppe. La tua

Vittoria

[Nova primavera]
[195]

Nel gran sereno passano leggiere
Nuvole, lente nuvole pensose
Come assorte in lontani
Ricordi di lontane primavere.
Gi, sulla terra, sbocciano le rose,
Ma come stanche, pensano i sovrani
Fiori, dunaltra, remota stagione;

I bianchi fior che il giovanetto Adone
Tinse di sangue e le fanciulle greche
Ridenti al sole givano cogliendo,
In Ciprigna a profonder le corone.
O bellissime vergini! le bieche
Parche, al mirarvi, trattenean lorrendo
Ferro, pronto a recidere lo stame;

E dAfrodite pel vasto reame
Correva un ineffabile clamore
Fatto di risa, fatto di canzoni,
Voci improvvise dimprovvise brame,
Flutti di quelloceano damore,
E tra i roseti andavano i garzoni
Voi rintracciando e il sol benedicea

Fumavan lare sacre a Citerea
E su quel mar di vergini e di rose
Fissava immota i grandi occhi pagani
Bianca tra i fior leffigie della Dea
Pi non fumano adesso le corrose
Are, e polvere son le bianche mani
Charder facean la vita ed il piacere

Tornano chiare e tepide le sere,
Torna lAprile, tornano le rose
Ed a sognar ritornano gli umani
Ma nel sereno passano leggiere
Nuvole, lente nuvole pensose
Come assorte in lontani
Ricordi di lontane primavere.

Vittoria Aganoor
XLVII. Ep. in corso, XII. 3. 3185
Cava dei Tirreni, 21 Agosto [1894]
[196]

Marina cara.
Ho pensato inutile linsistere con altre lettere a te o a G. tra tante raccomandazioni non si sarebbe badato alla mia e se dovr conoscere la tua
amabile amica preferisco non sia in questa occasione. Ho fatto quel che potevo per lAlbanese e Dio provveder per il resto. Ora tu sarai gi
tornata a Bassano e sar con te la cara Silvia e Pierino. Godi la pace di Ca Rezzonico senza tormentarti con pensieri bui, e cerca di serbarti
sana e serena. Noi stiamo tutte bene e sebbene il caldo sia un po aumentato da tre o quattro giorni non possiamo proprio lagnarci e laria
marina e montana non manca mai in questo fresco angolo di mondo. Di colera si parla s e no, e finch non ne sia sparita anche lultima
ombra non ci moveremo di qua. Facciamo una vita tranquillissima e la Mamma si fa ogni giorno pi bella e gagliarda, sicch non possiamo
desiderare di pi. Le Alexander
[197]
mi scrivono da Lugano ove mi dicono di trovarsi benone per tutti i riguardi. La Francesca sta traducendo
in inglese quei miei versi A mio Padre e puoi figurarti quanto questo mi faccia piacere. Addio carissima. Tutte ti salutano con vivo affetto e
in particolare la Mamma. Io ti bacio con tenerezza

Vittoria tua

Saluta e bacia per me la cara Silvia ti prego e Pierino. Ricordi a Pasolini se con voi.
XLVIII. Ep. in corso, XII. 3. 3085
Basalghelle, 25 Ottobre 1894

Marina cara.
La Mamma ti scrisse
[198]
e da lei tu fosti informata di me, di noi tutti; ora per tocca a me farmi viva e venirti a parlare in persona o
quasi; con immenso piacere certo, giacch se non ti ho scritto, ho molto spesso pensato a te, e gioito con te della pace che finalmente ti
consentiva la sorte. Dagli Agostinelli pare anche che una relativa serenit sia tornata; dopo quelle orrende angoscie anche il meglio pu parer
bene. Gli sposini nostri son qui, lieti e sani, ma pensano gi a ripigliare il volo per le pi miti aure partenopee; forse Virginia rester ancora
qualche settimana ma prima della fine di Novembre sar certo a Napoli ancora. Invece aspettiamo Angelica che verr a consolarci
dellabbandono Mirelliano, forse ai primi di Dicembre. Anchessa sta bene e si diverte in placide gite ottobrali con vecchie e simpatiche
amiche. Dalle altre pure ottime nuove. Io per farmi perdonare il lungo silenzio lirico, ti metto qui dei versi, e te ne mando altri sottofascia,
bench rammento bene che molti altri che ti mandai mesi fa, non ebbero pur un cenno di critica, sia pur feroce, dalla mia Marina. La Mamma
sta benone e insieme a Virginia e Cesco ti manda saluti affettuosissimi; io ti bacio con tenerezza e ti prego di scrivermi presto. Noi siamo
sulle mosse per Venezia ma ti dir in altra mia con pi precisione ogni cosa. Tua vecchia amichetta

Vittoria

Sotto le stelle
[199]

Dormono i campi, non sode una voce.
Solo un passo, che male
Discerno, ove sia volto,
Un passo lieve, ritmico, veloce,
Io nel silenzio della notte ascolto.

Va, va, va, quel notturno pellegrino,
E bench mai non resti,
E bench sempre a un modo
Segua rapido e uguale il suo cammino
Io nella notte lontanar non lodo.

Va, va, va, come mi passasse accosto
Sempre sempre e fuggisse
Sempre un persecutore,
Va, va, il fantasma nellombre nascosto
Che cammina col ritmo del mio cuore.

Io sento, io sento che una qualche stilla
Di vita, egli passando
Mi beve; ai miei pensieri
Ruba un sogno, al mio sguardo una scintilla,
Lorda di polve i miei capelli neri.

Io sento chegli porta a dei lontani
Cuori, loblio dei voti
Che travolse il destino;
Loblio dei cari d senza domani,
Loblio a me che a ricordar mostino.

Vittoria Aganoor
XLIX. Ep. in corso, XII. 3. 3188
Venezia, 1 Dicembre [1894]
[200]

Marina cara amica incomparabile!
Lessi alla Mamma la tua lettera e quella del povero Nella. Ne fu commossa ma dolcemente, perch il veder ricordato, amato, da una anima
come la tua, un essere caro, assai consolante, e fa pensare a certe misteriose corrispondenze, messe in dubbio dai pi, degli spiriti ormai
liberi da ogni impaccio terreno con noi. Come devono esultare quelle essenze vaganti (se ancora qualcosa della loro indole umana serbano)
vedendosi fatti segno a desideri alti, a rimpianti, a ricordi sempre vivi e fervidi di tenero affetto! Grazie
[201]
Marina mia, ora e sempre per il
bene che hai voluto, e che vuoi alla mia Mamma cara e a tutti quelli che le furon cari! Come son pochi i cuori che ti somigliano! Avrei voluto
scriverti subito e a lungo, ma ti assicuro, che pur facendo una vita delle pi ritirate (come si dice) (figurati che da che sono a Venezia ho
messo una sola volta il naso fuori di casa!) pure non trovo tempo di far nulla, dovendo scrivere quotidianamente alle molte lontane sorelle e
occuparmi della mia Mamma e farle un po di lettura e tante cosine; e poi viene qualcuno (vediamo pochissima gente non facendo io mai
visite, ma gli amici intimi vengono spesso a tenerci compagnia, e la Rosanna Marcello trova un gran gusto a stare qualche ora da noi,
parlando in milanese con la sua compaesana, del suo andamento di casa e daltro) e insomma la giornata va via che si voleva fare un mondo di
cose e non s fatto niente. Ma tu verrai vero? e faremo le belle chiacchierette insieme e sar un gusto! Vieni presto cara e donaci tutto il
tempo che potrai! La Mamma ti bacia con tenerezza riconoscente, ed io con lei, stretta in un triplice amplesso.

Vittoria tua
L. Ep. in corso, XII. 3. 3086
Venezia, 24 Gennaio 1895

Oh povera la mia, la nostra Marinella! 22 giorni sofferente e noi non saperne nulla! Grazie a Dio tu ora sei entrata in prima convalescenza ma
bada che mai pi si devon fare misteri con le tue creaturette di Venezia che sai quanto bene ti vogliano! La Beppa ti manda con un lungo
bacio tenerissimo un mondo di raccomandazioni; dice che tu non faccia imprudenze, che ti abbi gran cura, che cerchi di mangiare cose
nutrienti e ricostituenti; (non mi lascia scrivere, gridandomi dalla camera vicina le cose che vuole che ti dica!)
S Marina mia, usati ogni riguardo; in questa malvagia stagione i riguardi non sono mai troppi! Che cosa poi hai avuto? febbre e raffreddore
mi figuro; febbre reumatica, vero? e laffetto predomina in te anche quando sei tormentata dal male, e i miei versi ti tornavano in mente,
buona e adorabile creatura! Guarda che combinazione; nellultimo numero della Rassegna Nazionale (che ti mando e che tu mi rimanderai a
comodo) vi
ha una poesia intitolata Inferma
[202]
in cui appunto accenno a quella specie di processione che talora passa innanzi ai febbricitanti, di figure o
di parole.
Parlo appunto del riapparire innanzi alla mente di certe parole; quelle che pi ci colpirono lette o udite nella vita, e talora anche sognate da
desti. Tu leggerai con la solita indulgenza e ti svagherai per cinque minuti. Del resto allegri amica mia e fa presto a tornar nuovamente bella e
forte come lultima volta, ch se ti ritorniamo a ghermire puoi star certa che non ti lascieremo cos presto sgattaiolare come il 1 Gennaio
dinfausta memoria. Baci teneri dalla tua Beppa, da Angelica che ti riscriver anche lei e tanti tanti dalla tua

Vittoria

P.S. Altro che li ricevette i forti
[203]
la Beppa e dice che te ne scrisse subito tanto che tu poi riscrivesti
[204]
. Ad ogni modo te ne ringrazia
ancora vivamente perch fecero furori e a noi andarono in tanto sangue.
LI. Ep. in corso, XII. 3. 3087
Venezia, 2 Febbraio 1895

Cara cara la mia Marinella! Abbiti cura e guarisci presto presto; cio rinforzati bene bene, che guarita lo sei gi, e vedrai che passeremo
insieme delle belle giornate e faremo le risate che gi facemmo negli ultimi giorni del 94 qui a Venezia. Ora mi prover a difendere le strofe
incriminate dInferma.
Parole come impresse
Sul foglio con un ferro
Rovente Cos a noi parve, e che ardesse
Il foglio etc. etc.
E alzammo gli occhi a guardare se i nostri libri, le carte, i nostri famigliari oggetti, (che sono i compagni e gli amici nostri,) stessero fermi al
loro posto, ignavamente, mentre la nostra ultima fede (cio la fiducia, la speranza, la credenza e la sicurezza in un essere caro, in un carattere
da noi stimato, in una promessa che ci riposava etc. etc. etc.) andava in precipizio.
Ecco Marina mia il pensiero che evidentemente ho male espresso giacch tu non lhai afferrato bene. Ti rinnovo anche da parte della tua Beppa
e di Angelica le fervide raccomandazioni per la tua salute; non commettere imprudenze, non far troppe bravure, nutriti di cibi ricostituenti;
non esporti al freddo; ubbidisci in tutto e per tutto al bravo Velo, un dottore che molte pi importanti citt vinvidiano, e starai benone. Dissi
allAngelica quel che la riguarda; ti manda saluti e baci affettuosi. Saprai che la tua buona amica Marianna Giarr Billi, mi scrive talora per
darmi nuove del Nencioni
[205]
malato. Ho notizie dirette da lui, ma egli detta solo poche righe; la Marianna invece essendo la moglie del
medico curante pu dirmi pi e meglio. Il Nencioni (non lo seppe) ma fu gravissimo; ora solo accenna a migliorare. Scrissi alla Marianna
anche della tua malattia e della tua guarigione. Davvero che sei un belloriginale! Parli di passare un mese a Firenze e a Pisa questa Primavera.
E Venezia? Venezia dove vi sar fra laltro lesposizione e dove c la tua Beppa e le tue creaturette, le sue figliuole?
Vergognosa!
[206]
ti dir anchio come fai tu quando mi copri di vituperi dogni specie! A rivederci presto Marinella cara e coi baci della
Beppa e di Angelica prendine uno di lunghissimo e tenerissimo dalla tua

Vittoria
LII. Ep. in corso, XII. 3. 3088
Venezia, 7 Maggio 1895

Marina cara. Grazie della tua cara lettera a cui, come vedi rispondo a volta di corriere. Quanto siamo contente di saperti riavuta di salute e
rinfrancata anche nel morale! hai ben ragione di dire che la miglior medicina un po di sereno e di affetto, senza le quali cose le farmacie non
giovano a nulla. Grazie infinitamente anche delle buone nuove che mi dai del Nencioni; speriamo nel caldo e nello stabilirsi della stagione!
Noi stiamo bene e la Mamma fu gi a vedere lEsposizione
[207]
con me senza risentirne troppo per stanchezza. Naturalmente che dopo tanti
mesi di immobilit le gambe non potevano essere elastiche, ma se comincer a moversi di frequente ne avr generale giovamento.
I Mirelli saran qui in fin di mese e lAngelica ci promette di ritornare nel Veneto alla fine di Giugno o ai primi di Luglio. Dalle altre buone
nuove. E tu? e la Silvia cos artista, non vi sentite attratte da queste meraviglie darte, da questa mostra veramente e indiscutibilmente
importantissima e interessante al massimo grado! Spero di s e che vi vedremo presto, vero? Ma quella (o meglio codesta) benedetta
Bologna la grande fascinatrice e insieme al mago Carducci non vi lascier sciogliervi dalle sue malie.
A proposito di poeti, di versi, e di malie ecco che ti mando una poesiola della quale voglio il tuo schietto e chiaro parere. Leggila con calma,
e magari rileggila, poi dimmi se ti piace o no e perch. Il titolo primo era Mai
[208]
, per rendere pi chiara lorrenda parola, (la quale per
altro potrebbe benissimo anche essere invano, o nulla etc. etc.), ma per esprimere con pi chiarezza lidea fondamentale della composizioncella
la intitolai Incontro al sogno. Scrivimi presto e se insieme al tuo mi manderai il parere del Mago, e che questo parere non sia mortificante
tanto meglio naturalmente!
La tua Beppa ti dice mille e mille cose affettuose ed io ti bacio con tenerezza

Vittoria tua

Alla Silvia un mondo di cose care da me e dalla Mamma, ricordaci al Conte e a Pierino.
P.S. Sulla busta vedrai un indirizzo molto complicato ed incerto, gli che io ho il vostro ultimo indirizzo ed Palazzo Montanari. Ora tu
metti sulla tua lettera di nuovo Bianconcini e non mi ci so pi trovare
LIII. Ep. in corso, XII. 3. 2
[209]
[S.l., s.d.]

Mai

Sotto la luna i mille cavalieri,
Come a squillo che chiami alla raccolta,
Vanno, volano, avanti a briglia sciolta,
Curvi sullonda dei cavalli neri.

Ciechi, folli, non vedono sui vaghi
Poggi il grappolo offrirsi dalle viti,
N i casolari lampeggiar glinviti
Di pace, in riva agli assopiti laghi.

No, no, no! Volo [Solo] luminoso, alato,
Bello duna terribile bellezza
Con voce di comando e di carezza
Chiama il Sogno da tanti anni sognato.

Laggi laggi tenacemente chiama
E laggi lorda tenebrosa [turbinosa] vola
Ignara, [credula] dove una crudel parola
Spegner il foco dellaccesa brama.

Sta lorrenda parola nel profondo
Dellabisso che attira avido e inghiotte
Chi le malie sfidando della notte
Corre ai miraggi che non son del mondo.

Ma che val? ma che importa? Il sogno mente,
Tutto invano! Che importa? tanto! [Avanti] io sono
Con voi fratelli! E sprono e sprono e sprono
Il mio cavallo disperatamente.

Vittoria Aganoor
[210]
LIV. Ep. in corso, XII. 3. 3089
Venezia, 4 Luglio 1895

Con la Marina eravamo furiose
[211]
; ecco detta la parola giacch lo vuoi sapere. Mi ero fatta una festa di rivederti quel giorno, e la mia
Mamma pure buttando via la pigrizia, volle alzarsi prestissimo (per lei) e far toilette in fretta per farti la sorpresa di farsi trovar pronta e
godersi la tua compagnia quellultima mattina. Aspetta aspetta! Niente! Sai? (mi disse la Mamma) la Marina avr pensato bene di non partir
oggi e verr certo a desinare con noi per compensarci della delusione di questa mattina. E in questo pensiero ci torna la speranza. Ma s!
aspetta aspetta niente! Poi venne quella tua lettera scellerata, che invece che di scuse era tutta piena di rimproveri. Non ci volea altro per
mettere il colmo al nostro risentimento. Ma tu, cattiva e cara creatura, tutta piena di malie che legano a te stranamente, sai poi farti perdonare
ogni peccato, e attacchi per evitare le accuse, e ne sai dir tante e cos benino e di cos carine, che voglia o non voglia bisogna finire col buttarti
le braccia al collo e baciarti con maggior tenerezza di prima. Cos faccio e non me ne pento. Anche qui fa caldo ma la casa per fortuna molto
ventilata e non ci si sta male. Saprai poi che i Mirelli sono, invece che qui, a Londra tutte due, e occupandosi pur daffari trovan modo di
divertirsela un mondo coi parenti e i conoscenti di l e le loro lettere sono tante strofe dinno allInghilterra, alla gentilezza degli inglesi, alle
bellezze di quella citt (di Londra), alla season, etc. etc. Noi resteremo qui aspettando il ritorno dei profughi. La Mamma ti bacia con
tenerezza perdonando tutte le tue malefatte. Ieri non si sent bene, se no ti avrebbe scritto lei stessa oggi, ma io la pregai di non affaticarsi in
nessun modo finch non si rimetta perfettamente. Un abbraccio stretto dalla

tua Vittoria

Tanti e affettuosissimi saluti a Silvia e Pierino.
Congratulazioni per il buon esito degli esami di Pierino.
LV. Ep. in corso, XII. 3. 3090
Basalghelle, 28 Ottobre 1895

Marina cara. Davvero che avrei pi dun mondo di ragioni per giustificare il mio silenzio, e la prima che fui io a scriverti per ultima e che
la visita delle sorelle fu piuttosto che una visita una apparizione, giacch sono gi ripartite da un mese. Le mie allegrie autunnali poi si
riassumono in questo, che una nostra vicina, la Parpinelli, (lunica nostra vicina) colpita da gravissima nefrite, fu sempre, (da che siamo qui)
tra la vita e la morte, ed ora pur troppo sembra si avvicini alla fine. Figurati che razza di buon umore poteva regnare in questo nostro eremo,
gi triste di per se, come tu sai. La vecchia amica poi, fu non solo ricordata molto dalla Vittoria e dalla Beppina, ma questultima dedic
ad essa parecchie ore della sua giornata, ricamando a sua intenzione un sacchetto per chiavi che le mander quanto prima. Ti mando dei versi
miei giacch ne vuoi, ma in quanto al volume che fare? il Nencioni non ancora forte, ed io non oso fare da me dopo quel suo desiderio di
parlarne al Treves etc. etc.
[212]
I Valsecchi stan meno male; rassegnati alla loro sventura e consolati dallo scambievole affetto. Furono a Vicenza coi parenti Quirini, ora sono
ormai da qualche tempo a Venezia.
Ti mando anche un mio bozzetto, un po scettico, ma che spero non ti dispiacer.
[213]
Dimmene qualcosa e cos dellAbenezer per il quale
ricevetti dal Fogazzaro
[214]
una lettera addirittura entusiastica e cos dal Panzacchi
[215]
. Vedi che divengo una persona dimportanza! Cara la
mia Marinella, abbiti cura e guardati dai primi freddi, poi questinverno vientene a Venezia da noi e lasciati coccolare dalla tua Vittoria e dalla
tua Beppina. Un bacione da me e da lei. Ti abbraccio stretta stretta

Vittoria tua

[Abenezer
[216]

Abenezer un vecchio, un mesto e dolce
vecchio dagli occhi azzurri, due strani occhi
che forse han molto pianto (io dico: forse),
ma in un tempo lontano; ora son limpidi
come il ciel, dopo un lungo temporale.
Abenezer dinanzi alla sua nera
scrivania, tra i volumi neri, e tutto
coperto anchegli duna nera toga,
oggi non tranquillo, oggi non trova
carta n penna docili, gli cade
di mano tutto, i suoi libri rifiutano
daprirsi obbedienti

E forse laria
troppo viva, Abenezer? Dalle aperte
finestre entra un odore, un fresco odore
di foglie nove e di cielo sereno
Ecco, ha smesso Abenezer di cercare
tra i suoi volumi, e sulla sedia, inerte,
con gli occhi alla campagna ampia, rimane
perso in un sogno antico
Eh via che lora
fugge! -
E gi in piedi, ad ogni libro toglie
la polvere con cura e piega e ammonta
le carte sparse; ad ogni oggetto assegna
un posto novo e nella stanza, a mano
a mano, tutto par sorrida e brilli
Abenezer, chi aspetti? In festa frusciano
le tende alle finestre, entra pi forte
lodor del novo verde e dei nascenti
fiori. Il cielo ha il color di quel lontano
Aprile ti ricordi?Son passati
tanti anni! Ora Abenezer si risiede;
nessun invero aspetta, e chi potrebbe
rammentarsi di lui? Nessuno aspetta
Abenezer, nessuno! Un core amico
non ebbe mai; tutti son morti i pochi
parenti; tutti! Ed Abenezer cerca
da tanti anni, nei libri, una parola
che gli riveli, perch nacque e visse
sempre infelice Il bene? egli lo fece
quanto e come potea, sempre; non ebbe
mai conforto daltrui. Ma spera, e crede,
crede allanima sua possente e viva
oltre i secoli. Ancora un breve esilio
e ascender poi libera, allignota
meta per gradi

Come in festa tutto
brilla dintorno! unospite, unattesa
ospite certo dee venir

Pi intenso
nella tepida sera arriva il dolce
odor dellerbe e dei nascenti fiori.
Abenezer, sta pronto! Eccola, viene,
viene! Come gli palpita e sussulta
il vecchio cor! come si velan gli occhi
nellattesa!Ella viene! eccola! Alfine
qualcun lo cerca! nella rosea sera
ella venne per lui, per lui traverso
le praterie di mammole coperte,
tutta impregnata di fragranze e il grembo
pieno di rose. Bianca nella bianca
veste; gli occhi sereni, il labbro schiuso
a una parola come un soffio lieve,
per man lo prende e gli bisbiglia: -Vieni!-]

LVI. Ep. in corso, XII. 3. 3091
[217]
Basalghelle, 3 Novembre 1895

Marinella cara e perfida!
O io mi sono espressa assai male o tu hai letto quel mio povero bozzetto con molta poca attenzione. Altro che acciuffato te lo ha quellaltra!
e non lo dico, e non lo dichiaro? la leggiera ironia con cui condisco la cosa non certo cos profonda da velare il vero; e il vero ,
evidentemente, che quel loiolesco
[218]
marito torn e ritorn dallaltra []ndo a transazione paradossale [..] propria coscienza; []i la cara
moglie come svago ideale e immacolato, agli eccessi e alle stanchezze dellintemperanza sensuale.
[219]
In quanto al mio Abenezer son tanto
contenta che ti sia piaciuto e quellaccenno al giungere per gradi allignota meta unallusione a una delle varie credenze sullevoluzioni
successive delle anime una volta sciolte dal corpo etc.etc..
Non ho qui le novelle della Percoto
[220]
, ma appena a Venezia me le procurer certo. Finalmente ti mando per pacco postale la borsetta della
Mamma; (cio fatta da lei per te) essa dice che tu [] puoi accoglierla [] giacch il tuo affetto per la Beppa te la far parer bella anche se
cos modesta. Io per empire la scatola vi ho messo delle fave che ti faran ridere; la borsetta la troverai infondo alla scatola. Io poi ti perdono
tutte le cattiverie che mi dici, o scellerata donna! ma tanto gi puoi ben dirne e farne, ti si deve voler bene per forza. Io non voglio niente
affatto che tu mi rimandi il bozzetto e i versi; quando mai potranno servirti . ad accendere il foco in queste rigide giornate di precoce
[inv]erno. Copriti bene bene, [ti rac]comando; flanella, flanella [flanel]la! hai capito? Dalle lontane ottime nuove. La povera Parpinelli se ne
ita e dopo ventiquattrore la figlia Annita mi partecipava ufficialmente il suo fidanzamento con un tal Carli, tuttaltro che ottimo partito. Ad
ogni modo linopportunit di tanta fretta nel far parte di questo fatto cos stonante con langoscia che dovrebbe suscitare una perdita simile in
una figlia mi fece restar di sasso. Che te ne pare? Dalla mia Mamma cara tanti baci alla sua Marina e da me un pizzicotto sulle tue belle
mani e un buffetto che non meriti altro o atroce creatura! Cia[o!] ciao!

Tua Vittoria

LVII. Ep. in corso, XII. 3. 3092
Venezia, 23 Novembre 1895

Marina cara. Un altro dei nostri pi vecchi e cari amici che scompare! Povero Verga
[221]
! cos inaspettatamente, in pochi giorni! Tu ti figuri
il nostro dolore, tu che sai quale antica e salda amicizia ci legasse a lui. Ma cos il mondo e la vita. Ad ogni passo un amico, un compagno,
un consigliere, un fratello, resta per via, e noi procediamo sempre pi tristi e fiacchi e soli alla meta ultima. Ma coraggio e avanti! non al d
l la vera alba e la vera pace? dunque avanti? Tu parli amica mia adorabile di tramonti cerebrali e questa tua lettera piena di luce e calore
spirituale. Vi un bellissimo tema di poesia (Il pane dei morti) vi un racconto tristissimo di disgrazia avvenuta, ma fatto come tu sola sai.
Vi un cenno politico e un annunzio darte a proposito del Minghetti.
[222]
Che cosa vuoi di pi? Ah se tu leggessi certe lettere di giovanette
eleganti moderne, esserini che saffacciano alla vita cinte daurora i capelli!tu non parleresti davvero di tramonti alludendo
[223]
a te.
Mentre ti scrivo fiacca che un piacere. Siamo gi in inverno? e tu quando verrai a vederci? Non ti geli in cotesto tuo palazzone
grandiosamente gelido, dove solo una folla di dame e cavalieri di paggi e prenci potrebbe svegliare le antiche eco gioconde dun tempo e
risuscitare la spensierata gaiezza dun tempo? Ah il veder nevicare da Ca Rezzonico devesser triste, ed io vedo da qua i tuoi lucenti occhi neri
fissi sulla muta campagna, mentre un popolo di ricordi ti assale, ti stringe, ti soffoca. Lascia il tuo regno mesto, la tua reggia solitaria e torna
fra la gente viva, e sciogliti per un poco almeno dalle ombre innumerevoli e tiranniche delle memorie!
La Mamma ti manda bacioni ed io con lei. Io poi per di pi ti pizzico il mento e ti graffio le mani.

Tua Vittoria

LVIII. Ep. in corso, XII. 3. 3093
Venezia, 2 Dicembre 1895

Marina cara
Tu al povero pan nero che ti si manda, rispondi con della squisita focaccia e ancora meglio con dei forti deliziosi e dei fiori rarissimi in questa
stagione. Che debbo dirti? Appena li tolsi fuori dal cestino, quei soavi esserini ci parlarono di te con la loro anima fragrante e la tua Beppa
non rifiniva dal lodarne la bellezza la freschezza linebbriante odore. Cara cara affettuosa amica! Ma io sono inquieta per la tua salute. Nella tua
cartolina mi dicevi che le stufe tavean fatto male, senzaltro. Io voglio sapere che sorta di male ti fecero e come stai ora.
Se ti annoia lo scrivere mi baster una cartolina, due righette brevi brevi. Bada che li aspetto a volta di posta! E grazie ancora e ancora senza
fine per questo tuo carissimo dono e abbiti dalla tua Beppa e da me tanti e tanti baci tenerissimi. Bada che aspetto ansiosa tue nuove!

Vittoria tua

LIX. Ep. in corso, XII. 3. 3094
Venezia, 5 Dicembre 1895

Marina cara.
Le nostre due lettere debbono essersi scontrate per via. Mentre io ti ringraziavo dei deliziosi fiori, e ti chiedevo nuove della tua salute, tu mi
chiedevi di quelli e mi dicevi di questa. Quanto sono e siamo contente di saperti ora guarita dalla tosse e con buoni propositi pei primi di
Gennaio. Vedremo poi se manterrai le promesse! Guai a te se vi manchi. Vuoi credere che anche oggi che ti scrivo le bellissime tuberose e le
violette tue olezzano ancora nei loro vasetti sul tavolo vicino a cui lavora la mia Mamma ed io le leggo? Cos ci sentiamo in tre, con la nostra
Marina fra noi, che ci carezza e quasi ci veglia con la fragranza dei suoi fiori. Cara! Abbiti cura per carit che con questo tempaccio cos
facile prendersi un malanno! Hai sentito del povero Valmarana
[224]
di Vicenza impazzito improvvisamente e furiosamente?
Tante congratulazioni al tuo Pierino per il suo ingresso allUniversit. Ha un grande ingegno e molto gusto artistico; far strada nel mondo!
LEleonora dunque rifiorita? lo sai quellepigramma del Montanari
[225]
?
Ho fondamento da sperar che Irene
Sar bellina e fresca anche in vecchiaia,
Perocch legoismo una ghiacciaia
Che conserva le carni molto bene.
Bellino eh? La mia Mamma (che poi la tua Beppa) ti manda saluti teneri e baci idem. Io ti abbraccio stretta stretta e ti mordo un tantino la
guancia destra
E se non sei contenta peggio per te.

Vittoria tua
LX. Ep. in corso, XII. 3. 3095
Venezia, 16 Dicembre 1895

Marina cara!
[226]
La tua lettera tutta vibrante di piet e di apprensione per i nostri poveri fratelli lontani mi ha suggestionata, come ora si dice, e nel pensiero
del vicino Natale scrissi alcune strofe che ti mando e che sono pi tue che mie. E davvero un crepacuore questa tragedia africana e forse il
peggio non ancora venuto. Basta speriamo in Dio!
[227]
Noi stiamo bene grazie al Cielo ma il tempo pessimo. Dalle lontane tutte ottime nuove e solo soffriamo degli altrui dolori. Quel povero
Valmarana di Vicenza impazzito p[u]re un grande schianto pe[l]
[228]
Fogazzaro di cui nipote. Spero che il Mocenigo
[229]
trionfer del
tifo; giovane e sarebbe davvero troppo acerbo chegli lasciasse desolata cos presto quella povera sposina! Oggi han fatto i funerali della
nonna della Olga Montenegro la Kisenchuich; ed morta oggi una delle infinite Albrizzi sposata in Cicconi. Lutti per tutto. La Mamma ti
manda baci tenerissimi ed io con lei raccomandandoti sempre di averti cura in questa stagione malignissima.

Tua Vittoria

Natale1895!
[230]

E Natale! o fratelli
Lontani, o creature
Chiuse dentro gli avelli;
O fantasmi scomparsi
Delloblio nelle immense sepolture

A voi tendo le braccia,
A voi volgo smarrita
La lagrimosa faccia,
A voi, che me vedeste
Il limitare ascender della vita.

Oh tornatemi intorno!
Oh chio da voi, siccome
In quel lontano giorno,
Dir oda: E lora; vieni,
Vieni! e chiamarmi oda da voi per nome!

La mia piccola mano
Teneramente presa,
Come in quel d lontano
Io senta dalle vostre,
E sia notte, e laggi brilli la chiesa.

Cos per lampia strada,
Tra i notturni misteri, [piena dombre e misteri]
Da voi protetta io vada
Nulla temendo, e siano
Tutti pieni di luce i miei pensieri.

Io non sappia che oscuro
Dimminenti procelle
Ci sta sopra il futuro,
Io sogni come allora,
In quella notte, un gran sogno di stelle!

Nulla io sappia del folle
Mondo; di forsennate
Stragi per poche zolle;
Di madri che ai figliuoli
Tendono invan le braccia disperate.

Nulla io sappia; e soltanto
Come allora, nel suono.
Anzi nellampio [o piuttosto nel] canto
Delle campane, io senta
Una grande promessa e un gran perdono.

LXI. Ep. in corso, XII. 3. 3096
Venezia, 12 Febbraio 1896

Cara Marina buona!
Anche tra svaghi intellettuali e feste di natura e daffetto, sai trovar modo e tempo per occuparti degli altrui interessi. Io ti sono molto
[231]
riconoscente di questa notizia sulle azioni Monte dei Paschi e ne parler al Righi, giacch mi sembrerebbe un ottimo impiego di capitale. Ma
cosa vai mai brontolando sulla tua vecchiaia? sei l fresca e bella come una sposa; giri in lungo e in largo per lItalia, come una trottola;
oggi sulle rive del Piccolo Reno, domani su quelle dellArno, il d dopo a pochi chilometri dal Mediterraneo. E non basta; fai nuovi
progetti e tra pochi giorni chi sa mai da quali latitudini mi scriverai ancora lagnandoti dei riguardi che timpone let!! La Virginia sta benone
e lAngelica pure e la Maria verr definitivamente a casa questa primavera.
[232]
La stagione anche qui divina e se il tempo seguita cos
dinverno si potr dire di non averne visto. Ma il Marzo potrebbe farne qualcuna delle sue e bisogna non illudersi troppo.
Qu niente di nuovo. La Dolfin si diverte abbastanza e da che a Venezia mi pare imbellita. Davvero sai! Glielo dissi e asser dessersi
ingrassata da che qui. Mi tanto simpatica povera ragazza!
Nencioni mi scrive duna sua ricaduta inacerbita anche dalla paura presa per il terremoto dellaltra notte a Spoleto e Firenze. Dalla Billi
[233]
non ebbi lettere; un secolo che non mi scrive. La tua Loredana invece la vidi e sta benone. Mi chiese subito di te con vivo interesse e
insieme ti si tagliarono un po i panni addosso. Gi tu hai molti nemici e desti generalmente un odio feroce. La tua Beppa ti manda baci
teneri e saluti e ricordi e raccomandazioni di non farne troppe, di averti gran cura e di seguitare a darci tue nuove. Devo smettere perch mi
chiamano e voglio spedire via questa epistola sconclusionata oggi stesso. Ti porta se non altro un bacio e una folata di sincero affetto dalla

tua Vittoria

LXII. Ep. in corso, XII. 3. 3097
Venezia, 21 Marzo 1896

Marina cara.
Farai bene a venire e presto giacch solo in persona potrai farti perdonare lobblio del s. Giuseppe. La tua Beppa laltrieri era circondata di
fiori, di doni, di gente e assordata daugurii, ma essa ogni tanto mi diceva: La Marina la sha minga ricord de mi!
Fino alla sera aspett e sper una tua letterina, un tuo biglietto, e il d dopo fu lo stesso; ora questa tua carta ti giustifica in parte, un po la
stanchezza del viaggio, un po le noie dellinstallamento, turbano e confondono i pensieri, ma insomma ti aspettiamo. Non ricevetti ancora
lopuscolino del Rugarli
[234]
ma lo ricever spero, e cos spero ritroverai la sua lettera visto che, come dici, mi riguarda. Sempre qualcosa di
triste deve assalirti ogni tanto e toglierti la pace. Povero bimbo e []iera
[235]
madre, ma la vita cos. Anche lItalia attraversa un momento
assai torbido, e per volgersi che si faccia non si vede lume. I poeti, si rifugiano nel sogno, ed io tanto per darmi laria di poeta faccio lo
stesso. Il mio (sogno) te lo metto qui; ti dar, se non altro una illusione di tranquillit vasta. Un bacione dalla tua Beppa imbronciata
[236]
e
un altro dalla tua

Vittoria (volta)
[237]

E nel mio sogno
[238]

E nel mio sogno un prato tutto verde;
solitario, tra due
spalle di monte, e lerba trema al soffio
dellombra.
Di l, nel sole, cantano;
ma il canto va lontano e poi si perde.
Pi solitario resta
e pi silenzioso
nel mio sogno, quel prato tutto verde.

Vittoria Aganoor
LXIII. Ep. in corso, XII. 3. 3098
Venezia, 15 Aprile 1896

Marina cara.
Perch dici che la tua Beppa non ti perdon? non ti scrissi subito il suo completo perdono? certo che la pace si sarebbe fatta meglio venendo
tu qui come avevi promesso, ma bisogna rassegnarsi. Non vedendo pi tue nuove scrissi alla Agostinelli la quale subito mi inform di te,
dicendomi che avevi passate le Feste a Bassano e eri partita da pochi giorni. Io vidi qui Guido Fusinato
[239]
che mi chiese con molto
interesse affettuoso di te e del Pasolini. Io lessi con immenso
[240]
interesse la storia di Kuk il montanaro. Che meraviglioso traduttore
questo Rugarli! quanta vera poesia, che vastit epica in certi passi di questo poema sconosciuto! quanto dovrebbero tutti esser grati a chi lo
tradusse, e in cos squisito modo!
Grazie infinite a te davermelo mandato, e a lui che ebbe il pensiero cortesissimo di mandarmelo. Quando lo vedi digli tutta la mia
ammirazione e la mia gratitudine.
In quanto allavermi giudicata una cara e amabile poetessa permettimi chio non ne vada orgogliosa. Sono due gentili aggiunti, buoni per
una donnina mondana; ma confesso che chi studia, e suda (in certo modo) per far qualcosa che non sia assolutamente indegno dellarte, non
pu certamente apprezzare simili epiteti i quali evidentemente ne velano cortesemente altri due: insulsa, scipita.
Io non dico di non meritarli, anzi li meriter certo, ma tu potevi risparmiarmi un po damaro, tacendo il responso dei due poeti commensali
vostri. Con tutto questo io non ti voglio meno bene Marinella cara, giacch so che non certo per mortificarmi tu mi riferisti quei due
disastrosi aggettivi, e quindi ti bacio con la solita tenerezza pregandoti di dire per me mille cose affettuose alladorabile Silvia e al tuo Pierino
buono e bravo e stringere la mano per me al conte Pasolini.
La Mamma ti manda un bacione lungo e conta su questa tua nuova promessa di venire a vederci ai primi di Maggio.
Un abbraccio ancora stretto stretto dalla tua povera bistrattata

Vittoria

LXIV. Ep. in corso, XII. 3. 3099
Venezia, 4 Maggio 1896

Marina cara.
Scusami se non ti ho risposto subito, ma in questi giorni eran tante e tali le faccenduole che mi tiravano dogni parte, da farmi anche un po
perder la testa e credere daver scritto mentre non lavea fatto che col pensiero. Oggi solo che tornata un po in calma, (ebbi a preparare e dar
lultima mano al quartierino della nostra Mary, ora tornata a casa definitivamente e di ottimo umore)
[241]
oggi solo dunque che mi dato
risedermi con un po di quiete alla mia scrivania, vedo che fra le molte inrisposte anche la tua cara lettera del 27 u. s. aprile e rileggendola
mi viene il dubbio che tu sia gi partita da Bologna senza avvisarmi come avevi promesso. Ma spero di no e spero anche che mi perdonerai
linvolontario ritardo (ho tanto pensato a te in questi giorni) anche e appunto mentre stavo attendendo a ordinare il meno male ogni cosa,
ammirando te che trovi tempo per tutto infondo e hai fatto di Ca Rezzonico un paradiso, cos, senza parere, senza apparente movimento e
fatica. Una gran adorabile creatura che sei! Ma viceversa ti odio perch non vuoi venire a vederci, mentre vai poi da un capo allaltro del
mondo con la disinvoltura e senza bisogno di cameriere n di niente.
Al tuo cortese amico conte Rugarli scrissi subito ringraziando molto e riscrissi anche ieri in seguito a una sua nuova promessa di altro dono.
La Mamma ti manda baci teneri ma non so rinunciare alla speranza di vederti presto qui. Tante cose per la cara Silvia e il conte e Pierino da
parte di tutti noi. La Mary manda a te e a Silvia mille saluti affettuosi. Io ti strucco
[242]
fortissimamente e ti odio!

Tua Vittoria

LXV. Ep. in corso, XII. 3. 3100
[243]
Venezia, 22 Luglio 1896

Marina cara.
Ebbi tue notizie dalla Mary cui tu scrivesti e seppi anche dal Rugarli e degli esami felicemente passati da Pierino e del tuo arrivo. Aspettavo
poi di sapere dove ti saresti posata per scriverti. Noi stiamo benone e anche il caldo fin qui non ha abusato della nostra tolleranza. Frequenti
acquazzoni, ci hanno imparadisate e non v proprio da lagnarsi. Parlai con lo Schio
[244]
della Bastianello e lo feci inquietare (come
dicono i napoletani) sospettando rapporti sentimentali
[245]
fra lui e lei. Si rise molto. Mi disse daverle letto il Silenzio
[246]
; il quale ti dir
che fu a questora tradotto in armeno
[247]
e va ripubblicandosi su parecchi periodici con cappelli elogiosi. Gi non s mai detto abbastanza
che il silenzio
[248]
doro io aggiunger che anche dispensatore di celebrit. Vorrei farti ridere perch sento da questa tua lettera che il tuo
umore non quale io vorrei che fosse. Vedrai che il diavolo non poi cos brutto come si dipinge, e forse tu esageri con la fantasia certe
ombre che una folata di vento buono sperder. Almeno io te lauguro con tutto il cuore. La Mary seguita serena e affettuosa e non v che da
pregar Dio perch ce la serbi sempre cos. Ti manda saluti teneri e la tua Beppa pure con tanti baci fraterni. Strano fatto quello che mi
racconti del giovine Martinozzo figliuolo dellAcquarone tuo amico! Le son fila di Dio direbbe se fosse vivo il tuo Aleardi. Noi restiamo
qui per ora e sarai certo informata appena si parler di andare verso il verde e le modeste onde del nostro Rasego.
[249]
Bader di non sedurre
ma credi pure che alla mia et non si ha a fare una gran fatica per astenersene. Dalle lontane tutte ottime nuove. Saluti affettuosi alla cara
Silvia e Pierino e al Conte a te un bacione tenero dalla tua
Vittoria

LXVI. Ep. in corso, XII. 3. 3101
Basalghelle, 8 Settembre 1896

Marina perfida e cara!
Tu mi canzoni e non lo merito. Tu dici che il mio regno nelle sublimi sfere e sai bene chio non ambisco a nessun genere di dominio
ma mi accontento dellumile ufficio di suddito, dolce ufficio per quando il nostro signore l'affetto. Tu lo sai, io ti voglio molto bene, e
certo se mi sar possibile io verr con Virginia o con la Maria a farti una visitina. Intanto permetti chio te la faccia in effige e visto che il
sole mi fece la corte assistito dal sapiente fotografo, ti sembrer carina.
S, mia buona, adorabile amica, la morte del povero Nencioni
[250]
mi addolor molto e tanto pi che da un certo tempo egli pareva
migliorare e mi scrisse sei giorni prima della catastrofe, dicendo sentirsi proprio benino. Infatti mor di febbre infettiva per una pustola
maligna che gli venne sul labbro. Ma non parliamo di cose tristi. Tu fra poco sarai circondata dai tuoi cari e godrai di vederli sani e sereni.
Anche tu vedrai che non sarai pi molestata dalle tue gengive. Una volta che la postema apparsa non c pi da temere. Ma bada di non
fartela bruciare o cauterizzare in nessun modo; quella sar la tua valvola di sicurezza. Sono orgogliosa della simpatia di cui monora la tua
amica Farinola che mauguro di conoscere un d o laltro. Ti prego di porgere alle carissime Alexander i nostri pi amichevoli saluti. Presto
scriver alla impareggiabile Francesca con la quale sono in debito duna lettera. Che ottime e sante creature!
La Mamma sta proprio benino e laria della campagna le giova. Maria invece ha qualche disturbo viscerale di nessuna gravit ma che la
molesta da qualche tempo. Ora il latte e laria buona spero la rimetteranno in ordine. I Mirelli saran qui prima del 20. Dalle altre, ottime
nuove.
Godo che il tuo amico Branchi venga a vederti perch so quanto ti amico e come gli siete tutti affezionati. Ma la gran vita affannata che fa! e
quando mai finir di vivere nellaltro mondo? I Valsecchi madre e figlio sono in giro pel Tirolo e la sorella della Busetto dallo zio a San
Daniele. Vuoi credere? Un momento prima che mi giungesse questa tua lettera, stavamo parlando con la Mamma di te, ed io le dicevo:
Perch non potremmo andare insieme un d o laltro a Rezzonico? E troppo lontano per me mi rispose lei; e intanto mi portarono la tua
lettera.
La tua Beppa ti manda bacioni teneri e la Mary saluti affettuosissimi.
Io al solito ti salto al collo e ti strucco.

Tua Vittoria

Bacia per me la Silvia cara e stringi la mano a Pierino e al Conte Giuseppe. Tante cose alle care Alexander.
LXVII. Ep. in corso, XII. 3. 3102
Venezia, 20 Novembre 1896

Marina cara.
Nella tua ultima lettera del Settembre mi accusavi di non volerti pi il bene duna volta. Ero molto triste per la recente morte del Nencioni,
ero molto nervosa, e quella tua accusa mi attrist forse pi di quanto avrebbe dovuto, come una cattiveria e uningiustizia. Sapevo che
Virginia ti scriveva e io mi chiusi in un silenzio un po (e pi dun po) imbronciato, che il tempo perfido, il malessere della Mamma, e
quindi quello della Mary non fecero che radicare pi fortemente. Un triste autunno amica mia, anzi tristissimo e fatto pi desolato dallaspetto
delle campagne allagate, devastate, dalle misere vendemmie, dallumore dei contadini e dal dirotto pianto del cielo.
[251]
Tu perdonami
dunque, (non di non esser venuta, ch la salute non ci permise proprio nemmeno di pensare di lasciare la Mamma per un solo giorno), ma di
aver taciuto tanto tempo con te Marina cara, mentre tu avresti preferito lo sfogo del mio umor nero e dei miei sdegni; Perdonami sempre e
tutto! Ora la Mamma sta meglio; tornato un po di sole; anche la Mary s riavuta e aspettiamo lAngelica in Dicembre. Ecco che un po di
calma si fa intorno e anche dentro il mio spirito. Ma non posso dirti Marina mia quale e quanta perdita fu per me la morte del Nencioni! Mi
spronava, mi sgridava, mi consigliava, mi voleva bene; sinteressava alle mie prove, lo sentivo fratello e maestro, guida e rifugio. Io non so
dirti, ma non so rassegnarmi alla sua sparizione
[252]
.
Poveri Talin! quanto ci attrist il pensiero di quei poveri figliuoli e di tutti!
E tu starai nel tuo palazzone tutto linverno? non verrai a Venezia almeno per qualche giorno? Spero che il sole ormai rider anche cost sui
belli affreschi del tuo regale ingresso e sui mobili di noce scolpito. Un tempo per ogni punto doro che il sole mettesse sovra un oggetto,
germogliava un sogno o una speranza nella nostra matta mente dei sedicanni. Ora! se non si sogna e non si spera pi non vuol dire che il
sole non sia pi una grande e bella cosa e lanima e il corpo se ne inebbriano sempre.
Baci dalla tua Beppa e da Maria e cento dalla tua

Vittoria

LXVIII. Ep. in corso, XII. 3. 3103
Venezia, 19 Aprile 1897
[253]

Ah cara Marina che bella bella improvvisata ci avresti fatta venendo a passare la Pasqua con noi! Tu parli di pessima stagione ma qui la
stagione deliziosa; azzurro, sole, tepore, quasi costanti. Bassano fa il matto al vedere. Vuol dire che partita rimessa non sempre partita
perduta e potrai ben compensarci di questa tua intenzione naufragata. Tu mi dici di gran belle e care cose amica mia buona e carissima ma io
sono presa da una grandissima inerzia e non avrei davvero voglia n forza di riunire in volume le mie liriche.
Alla povera Villamarina
[254]
hai sentito che morta la madre? mi telegraf poco prima della sventura scusandosi di non poter riscrivermi a
lungo per la grave malattia della madre. Povera donna! a quellet avr sentito anche pi intensamente il dolore di quel distacco.
Qui niente di nuovo. Oggi avremo Righi che porta il violoncello (finalmente) e domani verr la Canevaro
[255]
a cantare accompagnata da me
e da lui. Faremo un po di musica unicamente per la Mamma; non ci sar nessuno fuori di noi. Una gran Mamma carezzata! non ti pare? Ora
la tua Beppa sta proprio benino ed docile e seguita il suo regime piuttosto duro ma salutare. Ti manda saluti affettuosissimi e baci; cos la
Mary.
Non ti ho mandato Abenezer perch lo conosci; invece avrai ricevuto una mia traduzione dal russo (da una versione letterale in prosa) che
nessuno
credette una traduzione e che pure
[256]
.
Ti strucco teneramente e ti voglio tanto bene

Tua Vittoria
LXIX. Ep. in corso, XII. 3. 3104
Basalghelle, 6 Ottobre 1897

Marina cara e cattiva.
Ti mando un bacio bench nella tua ultima a Cesco
[257]
io abbia cercato invano un saluto per me Virginia ti dir che fui indisposta e che
non sono ancora del tutto in chiave; i malatini non van trascurati o si avviliscono. Hai capito? D per me alla Silvia cara, tante cose affettuose
e porgile le mie fervide congratulazioni per avere contribuito, con la sua ospitalit al Carducci, e forse collincitamento, alla creazione della
bellissima Ode alla Chiesa di Polenta
[258]
. Ricordami al conte Pasolini e a Pierino e tu scordati completamente della povera

Vittoria

LXX. Ep. in corso, XII. 3. 3105
Basalghelle, 11 Ottobre 1897

Marina cara. Anche i Forti Bassanesi possono assumere talora un significato cos delicatamente affettuoso da commovere chi li riceve. Quel
tuo ultimo pensiero per le tue amichette lontano ci ha veramente intenerite e la Mary si unisce a me nel ringraziartene senza fine. Virginia e
Cesco sono tornati cos entusiasti della bont tua e di tutti i tuoi che la Mamma vuole ti mandi in un lungo suo bacio lespressione della sua
riconoscenza fervida, sapendo bene come tu le legga in cuore senza bisogno di lunghe discorse. Io mi sto curando con molto scrupolo, te lo
assicuro, e prima di tutto appunto per amore della mia Mamma che sarebbe cos desolata di vedermi seriamente inferma. Non si tratta ora che
di un po di clorosi
[259]
, e laria ossigenata e qualche altro rimedio mi rimetteranno meglio di prima. Ora il dottore mi raccomanda di
starmene fuori il pi che posso, a piedi o in carrozza, e cos faccio; di non scrivere molto, di non leggere molto, insomma vegetare il pi
possibile. Obbedisco.
Addio cara cara Marina. Un'altra anima buona e alta ci ha abbandonate. So quanto affetto ti legava al buon Bernardi
[260]
e mi figuro il tuo
dolore. Ebbene, stringiamoci pi strettamente noi, i pochi rimasti, da questo assiduo naufragio della vita, e procediamo, con gli occhi a quella
luce che lasciarono partendo i nostri cari; promessa e speranza dun dopo che non pu mancare. Baci dalla tua Beppa tenerissimi, dalla Mary e
dalla tua

Vittoria

Alla cara Silvia mille cose affettuose e ricordi amichevoli al conte e Pierino e alle Alexander se sono ancora cost.
LXXI. Ep. in corso, XII. 3. 3106
Basalghelle, 22 Ottobre 1897

Marina cara.
Perch non vieni, e non vieni subito se davvero senti il buono e affettuoso bisogno desserci vicina? Puoi credere se ne saremmo beate! Ma tu
tiri sempre fuori i tuoi affari le tue occupazioni domestiche e per di pi trovi il pretesto che Basalghelle melanconica e chi sa quanti altri
sogni. Puoi pensare quanto vuoto lascier anche qui la partenza dei Mirelli. Della nostra Virginietta inutile dire, ma tu hai ben ragione di
osservare che Cesco ci guadagna un tanto ad essere conosciuto nellintimit. Non voglio ora tesserne le lodi, giacch io ormai lo riguardo
veramente come un fratello e la modestia di sorella non mi permette di dirne troppo bene, ma non posso far a meno di darti piena ragione.
Non ho punto parlato a Virginia della Croce Rossa, ma udendo che oggi ti avrei scritto mi disse: Fa il piacere, d alla cara Marina che tenga
due numeri anche per noi; voglio avere la possibilit di vincere quel bel regalo della Regina. La Mary pure felicissima di essere della
partita, e la tua Beppa pure vuol esserlo ed io che sintende. Cos eccoti cinquanta lire e tu poi sceglierai per noi i numeri che vorrai. Noi
intanto ci ciberemo di speranza buona . E grazie daver pensato anche a noi.
Io sto meglio. Vado molto fuori di casa, a piedi e in carrozza perch il medico dice che ho gran bisogno daria ossigenata. Mi fa anche
prendere una quantit di medicine come tho detto e insomma speriamo cos di vincere quello chegli chiama la mia denutrizione nervosa. Noi
abbiamo qualche visita di simpatici amici, come i Revedin, i Brandolini
[261]
(questi ultimi vennero anche laltrieri col vecchio DAdda
[262]
a invitarci cortesemente a colazione da loro) ma di ospiti fin ora solo Righi, e Santini
[263]
(che venne quando fui malata) e Valsecchi. Ora
verr Pastro e Salvadego ma siamo agli sgoccioli e ai primissimi di Novembre faremo vela per Venezia. Vediamo spesso i Morpurgo, i
Fabbro; il Pera
[264]
e i soliti vicini. La sera vi sempre la partita a tresette con Parpinelli, il Parroco e Don Lorenzo.
Addio cara o piuttosto a rivederci. Verrai? Baci dalla tua Beppa, dalla Maria, da Virginia. Omaggi e ricordi riconoscenti da Cesco e da me un
abbraccio strettissimo e tenerissimo

Vittoria tua
LXXII. Ep. in corso, XII. 3. 3107
Venezia, 14 Dicembre 1897

Marina cara. Scrissi al Carducci esternandogli come meglio seppi la mia gratitudine devota. Gli mandai anche il mio ritratto, anzi due miei
ritratti. Ma naturale che non mabbia risposto, perch fu anche troppa degnazione la sua mandandomi lOde.
[265]
Alla cara Silvia io sar
sempre gratissima.
La salute migliora. Io esco di casa due volte al giorno e laria aperta e il moto mi giovano assai. La Mamma bene e cos Maria. Dalle lontane
ottime nuove.
Non pigliare pi reumi e abbiti un po di cura in questa stagione piena di trabocchetti. Io spero che anche questanno farete una gita a Napoli
facendo felici i Mirelli. Vorrei scriverti tante belle cose, ma sono stupida e per di pi qui la cronaca muta. Un po in anticipazione ma ti
mando gli auguri buoni per le Feste e sai se ti desidero con tutto il cuore salute e pace, a te e a tutti i tuoi. Dalla tua Beppa baci teneri e cos
da Maria. Da me un abbraccio stretto stretto.

Tua Vittoria

LXXIII. Ep. in corso, XII. 3. 3108
[266]
Basalghelle, 29 Settembre 1898
[267]

Marina cara.
Sei tu la cattiva che non mi scrivi da secoli e ti lagni di me che pur ti diedi sempre mie nuove, anche brevemente. Alla Vena doro non
avevo mai un momento per scrivere
[268]
; ora sono qua a dirti che stiamo tutte bene e solo un po uggite da questa piova che s messa gi
tenace e melanconica n accenna a voler smettere. I Mirelli non verranno da noi questautunno e questo anche contribuisce a tenerci di cattivo
umore; verranno invece questinverno; per di pi, lAngelica che ci fu cara e previdente compagna in questa nostro viaggetto (si occup essa
sola della Mamma per darmi modo di far la cura e svagarmi per tutto il mese che fummo a Belluno e Vena doro) se ne torna a Cava, dove
lasci molti affarucci sospesi, e per poter poi tornare da noi verso il Febbraio. Tutto questo, come puoi figurarti, ci rattrista. La tua Beppa sta
proprio benino, ed ebbe gran vantaggio dallaria dei monti; ti manda saluti dei pi teneri e baci fraterni e materni. Anche dallElena abbiamo
buone nuove. Ci scrive a quando a quando. Ora sua ospite la Lucrezia Salvadego Scudellari
[269]
, che sgraziatamente cadde malata di artrite
in sua casa. Alla Silvia dirai che proprio s scordata di me e me la bacerai ugualmente con vivo affetto; ricordami ti prego e ricordaci al
conte Pasolini e Pierino che mauguro di saper presto riavuto completamente dalle febbri avute. E il Beltrame
[270]
di che soffre? Lo
lasciammo cos bene alla Vena doro! faceva lunghe passeggiate, ed esercizi ginnastici senza risentirsi per niente. Che cosa ha? digli che fumi
meno
[271]
; imponiglielo tu che egli ama con tanta devozione profonda. Mi parlava sempre di te con un vero culto. Diglielo anche da parte
mia che fumi meno, sar una raccomandazione di pi. Alle care Alexander d tante cose per noi, e tu non dirmi pi cattiverie; tu che sai
quanto ti si vuol bene tutte e la tua figlietta in particolare. Non ti ricordi? Scrivimi presto
[272]
e dimmi che non sei pi in collera con me e
che mi vuoi sempre bene. Saluti e baci ancora dalla tua Beppa e sorelle mie e uno di lungo e tenerissimo (bacio) dalla tua

Vittoria

Quei banalissimi versi che avrai veduti (non so proprio perch) riportati dal Fanfulla del 21 Sett. e dal Don Chisciotte del 22, voglio tu sappi
chio li scrissi per forza, e pregata e seccata da quel Boccafurni che present lalbum della Brunamonti
[273]
.
LXXIV. Ep. in corso, XII. 3. 3109
[274]
Basalghelle, 28 Ottobre 1898

Marina cattivissima. Lultima mia lettera ti chiedeva una risposta e tu tardasti fino ad ora a riscrivermi e lo fai dicendo delle cose ingiuste e
perfidissime
[275]
e attacchi per non essere attaccata. Sei una scellerata
[276]
proprio genuina. Ma io ti voglio e ti vorr sempre bene
ugualmente a tuo marcio dispetto. Proprio questa mattina scrivendo allAntonietta
[277]
(che non mi fa mai aspettare le sue risposte,
specialmente quando le fo delle domande) mi lagnavo di te e lincaricavo di rimproverarti da parte mia appena ti vedesse, pel tuo lungo
silenzio. Io sono qui, distesa sulla poltrona, con una malaugurata distorsione al piede sinistro guadagnatami cadendo di bicicletta. Figurati
che irritazione per me il non potermi movere e chi sa per quanti giorni, ma la colpa mia e non posso nemmeno imprecare alla sorte. La sorte
il nostro capriccio. I miei poveri piedi mavevano servito per tanti anni cos bene, cos fedelmente; perch volli affidarmi a due miserabili
ruote dacciaio, perfide e traditrici? Ben mi sta, ed ora soffriamo in silenzio
[278]
. Godo vivamente che il tuo Pierino sia guarito. Ti sapevo
inquieta per lui e mi faceva tanta pena. Spero che questinverno ci vedremo a Venezia e ci racconterai ogni cosa. Noi dovevamo partire ora ma
tarderemo di qualche giorno per questa mia malaugurata avventura. Oggi il medico mi ha fatto una nuova fasciatura e mi ha dato buone
speranze, tra una settimana salperemo credo. Intanto il bel sole ride di fuori e mirride. Un bel turchino si stende e si curva sulla campagna
ancora tutta verde, e come una parvenza di primavera nellaria; una primavera un po stanca, un po languida, ma cos dolce e mite e
sentimentale! Mah! ed io qui a guardarla dalle finestre, dolorando (direbbe Leopardi). Senti: sai tu dun ultimo amore dellAleardi per una
signorina scrittrice, romana, e dimorante a Roma, che aveva per nome Adele? non ne so il cognome; so solo che viveva con uno zio
pittore
[279]
. Ne sai qualche cosa? ma tu chi sa quando mi risponderai!
Dalla tua Beppa bacioni tenerissimi e da Maria pure.
Io ti butto le braccia al collo e ti stringo forte forte da farti gridare, perfida creatura adorata.

Tua Vittoria

LXXV. Ep. in corso, XII. 3. 3110
[280]
Basalghelle, 3 Novembre 1898

Marina cara.
Sono gi guarita e maffretto a dirtelo sicura di farti piacere. Tu finisci la tua letterina con una saporita perfidia e io ti perdono e anzi ti do
un bacione perch le perfidie saporite mi piacciono; ma sappia la mia cara scellerata chio non calpestai mai nessun fiore, e nessun fiore del
resto venne mai a porsi sotto i miei piedi. Saprai che il tuo Rugarli
[281]
mi mand un suo lavoro e io gli scrissi subito un amabilissimo
biglietto ringraziando. Sei contenta? Io credo che tu non legga interamente le mie lettere giacch mi pareva proprio daverti scritto che i
Mirelli stanno bene ma questo autunno non vennero qui, contando invece venire a Venezia nellinverno per passare le feste e il capo danno
con noi
[282]
. Anche ti ho chiesto se sapevi niente di una certa signorina di nome Adele, (il cognome non lo so) di cui lAleardi fu
innamorato negli ultimi anni, e la quale si dava aria di letterata, con poca fortuna, e viveva a Roma con uno zio pittore di poca fama. Ne sai
niente? Avemmo due giorni (ieri e ierlaltro) ospite il conte Gnoli
[283]
, che era stato a Bologna a parlare col Carducci per la Rivista dItalia e
altre ragioni letterarie. Lo trov sofferente per non so che male a un dente, e un po gi di morale. Chi mai ti ha detto o fatto sognare chio
abbia in uggia il grande maestro? non ti dissi invece la mia grande superbia quando ricevetti la sua Ode alla chiesa di Polenta con cortesi
parole? e come gli risposi subito ringraziando umilmente ed entusiasticamente?
[284]
fu lui che mi fece cascar dalto una sua breve risposta,
fatta attendere per un paio di mesi e poi alla mia pronta e riconoscentissima replica non si fece pi vivo. I superuomini vanno adorati a
distanza, troppo davvero (come dice Pascarella
[285]
) sono alti sopra di noi, e la nostra voce arriva loro appena, come eco affievolita di stonate
zampogne.
Ma gli entusiasmi del Pascarella sarebbero proprio cos feroci se il Carducci non avesse scritto quella prefazione a Villa Gloria? Vanitas e
quel che segue. Fanghetto umano, e nullaltro. Chi discute il merito di quel grandissimo? ma certi feticismi finiscono collimpazientare.
Ecco!
Cara Francesca! cos modesta e cos alta! Mi rammento bene di Nordise mi fa piacere che si ricordi di noi. Seguita pure a canzonarmi parlando
delle tue lettere che non meritano risposta e delle mie preziose Bada che sei tu che mi bistratti, e la poetessa illustre
[286]
(povera
ignota che tu per la prima calpesti) ti perdona magnanimamente.
Baci dalla tua Beppa e dalla Mary e un abbraccio da strangolarti dalla tua maltrattata

Vittoria

Noi saremo a Venezia mercoled prossimo.
XXVI. Ep. in corso, XII. 3. 3111
[287]
Venezia, 7 Dicembre 1898

Marina cara.
A questora spero che la piccola indisposizione sia gi scordata e ti porgo i miei rallegramenti schietti non solo per la riconquistata salute del
tuo Pierino ma anche per quel che mi dici rapporto al proposito fatto dai Pasolini di lasciare Bologna. A dirti la verit io mi sorprendevo
vivamente che persistessero a tenervi radice, non curando il pericolo dei contatti etc. etc. Finalmente pare che labbian capita, ed davvero
salutare per ogni riguardo. I Mirelli saran qui verso il 15 e certamente resteranno tra noi oltre il capo danno. Allora guai se non vieni a
vederci e a vederli! LElena sappi che si messa in buona
[288]
con noi, e quando a Venezia ci visitiamo ed essa mostra alla Mamma una
tenerezza che non ti dico. E grassa grassa, ma sta bene e beata del riavvicinamento alla famiglia. Ora a Tarcento, ma luned sar qui di
ritorno (sai che ha una bella casa di sua propriet qui in campo S. Stefano e messa assai bene) e subito verr a vederci. Ci scrive spesso e
insomma tutto bene nel migliore dei mondi, finch dura; perch sai che dun tratto essa d un repeton
[289]
come dicono qui, e tutto
ledificio di relativo accordo precipita come un castelletto di carte. Basta, speriamo che seguiti bene. La mia Mamma , grazie a Dio, un fiore.
Si lagna che le gambe non le fanno buon servizio; ma figurati che si alza alle 2 o alle tre, e poi si mette a sedere in salotto e sta l tutto il
giorno o a leggere o a scrivere, o a ricevere e ti domando se pu pretendere che le gambe serbin il vigore che solo lesercizio potrebbe
imprimere! Ma insomma ti assicuro che fa la meraviglia di tutti la tua Beppa! Ella ti manda saluti affettuosissimi e baci teneri e cos Maria
che pur essa sta bene. Dalla tua figlietta poi mille abbraccetti stretti stretti e la raccomandazione di averti cura e di star serena. Ancora un
bacione dalla tua

Vittoria

LXXVII. Ep. in corso, XII. 3. 3112
[290]
Venezia, 21 Gennaio 1899

Marina cara. E tarda sera e il mio pensiero corre a te col desiderio di darti qualche sollievo, di suscitarti idee meno tristi. So bene che
impossibile, ma il mio un bisogno e lo seguo
[291]
. Oggi i Mirelli ci lasciarono. Sperarono fino allultimo di ricevere una parola dai
Pasolini, avendo pregato il conte Giuseppe di scriver loro se si fermavano a Cesena a Faenza o dove, essendo proposito di essi Mirelli di
andar da loro almeno per poche ore prima di ripartire per Napoli, sentendo un vero bisogno di vederli, di stare insieme sia pure pochi
momenti, ma nessuna risposta venne. Sono ben compatibili poveretti, ma io per questo non oso di scrivere alla Silvia temendo inasprire il
suo dolore con le mie parole. Poveri poveri! Io mi vado chiedendo: Ma non pu esserci dunque qualche rifugio anche per langoscia pi
acerba! ma non deve trovarsi qualche farmaco, qualche parola, qualche consiglio che medichi se non guarisca la ferita rovente?! Io non trovo,
io non trovo! S
[292]
, tu avevi il presentimento. In tutte le tue lettere v come un fantasma che ti minaccia e turba anche le tue feste di
affetto, e mette dellamaro nelle tue parole. Io ho rilette molte tue lettere di questultimo tempo; il presentimento duna rovina indefinibile ma
orrenda vi traspariva, e in qualche momento saffacciava evidente. Chi sa dire, chi sa spiegare certi misteri?, e che cosa sappiamo noi infondo;
e certe sapienze, certe previsioni della nostra anima che ci turbano quasi e anzi in contrasto con la nostra ragione, con tutto ci che
materialmente ci parla ci persuade e ci assicura del contrario, queste antiveggenze senza derivazione di fatti e di cause umane, non ci affermano
Marina cara che tutto non ci che locchio vede e lorecchio ode e la mano tocca, ma al di fuori di questo vi un vasto, profondo, infinito
mondo inconoscibile, dove forse i nostri grandi dolori divengono meschini incidenti umani, e la nostra piccola ragione uninsignificante
illusione nostra. Pensiamo Marina a un dopo necessario, che giustifichi questo nostro dolorare cos seguito e acuto e inutile, (che a noi
sembra inutile) e avvinghiamoci a questa fede e acquietiamoci in questa certezza. La tua Beppa ti manda tanti tanti baci e vorrebbe ti dicessero
tutto il bene che ti vuole; cos la Maria che ti scriverebbe ma da qualche giorno ha gli occhi che per lieve flussione
[293]
non le fan buon
servizio. Da me cara un abbraccio stretto che ti dica tutto.

Vittoria tua
LXXVIII. Ep. in corso, XII. 3. 3113
[294]
Venezia, 21 Febbraio 1899

Marina cara.
La buona Alice Spigardi mi scrisse che non saresti rimasta a Firenze oltre il 15 del corrente e non sapeva dirmi ove poi saresti andata. Ora
invece mi scrive che resterai cost fino alla met di Marzo.
La Parolini Agostinelli mi scriveva che eri a Roma
Insomma dimmi tu precisamente quel che conti fare, nellultima tua dicevi che la Silvia ti avrebbe raggiunta a Firenze. E invece? Povera e
cara Silvia! e poveri tutti voi! Silvia mi ha scritto, una cara e affettuosa lettera alla quale non tornai a rispondere (le avevo gi scritto). Che
cosa dirle? Altre parole oltre le gi note, occorrerebbero a consolare certi irreparabili mali. Innanzi a una cos completa rovina non v che da
piangere; non c altro. Ed ora viene la primavera A che pro? perch (penser la Silvia e penserai tu e quel povero padre) perch ancora tanto
sole e tante rondini e tante fragranze e tanto azzurro? perch ormai tutto questo? e a Venezia, Marina mia, non conti venire? E cos silenziosa
questa citt, cos fatta per chi soffre! Sembra avere tutte le pi complicate intuizioni del dolore! La Mamma la tua Beppa ti manda un bacio
dei pi teneri. Lo scrivere la affatica assai, altrimenti ti avrebbe detto direttamente quanto ha sofferto e soffre pensando a te, a Silvia, a voi
tutti. Da Mary tenerezze fervide. Da me un abbraccio stretto stretto.
Tua figlietta

Vittoria

LXXIX. Ep. in corso, XII. 3. 3114
[295]
Venezia, 14 Marzo 1899

Marina mia. Nella costernazione di questi giorni quellannunzio ti fu mandato, da chi non sapeva della fraterna affezione che ti legava alla
nostra povera cara. Io non ebbi la forza di scriverti, non ebbi testa a niente, ancora sono come tutta avvolta in una grande nebbia che non mi fa
trovar le parole. Mor senza sofferenze. Questo posso dirti, e questo vado ripetendo a trovare un filo di conforto, che non trovo. Fu un
precipizio. Era a letto da due giorni per precauzione; di ottimo umore; aveva desinato da poco; ebbe una vertigine dalla quale usc con la
parola inceppata, ma ancora la speranza cera, e dopo quarantotto ore tutto era finito; fin in un sopore quieto. Ecco; ormai la mia vita
non ha pi alcuno scopo. E dirti tutta la mia desolazione e la rovina immensa di tutto. Nel suo testamento la Mamma ricord la sua Marina.

Tua Vittoria

Tutte le sorelle sono qui.
LXXX. Ep. in corso, XII. 3. 3115
[296]
Napoli, 18 Maggio 1899 (Monte di Dio, 70)

Marina cara.
So che Virginia ti ha scritto dandoti nostre nuove
[297]
, ma mi caro farlo io ora, tanto pi che ieri fummo pi anche del solito insieme a te
col pensiero e col cuore. Andammo a vedere il giardino Magnaguti a Posillipo e puoi figurarti se tu e i Pasolini non foste lunico tema della
nostra melanconica conversazione. Il padrone della villa , come gi saprai, assente sicch potemmo a tutto nostro agio girare per i viali
deserti, e soffermarci a lungo dinanzi al meraviglioso panorama del golfo, delle ville sparse, della citt pi lontana e il Vesuvio infondo. Tutta
quella bellezza ci pareva inutile ormai, mentre i due giovani e brillanti occhi che la contemplavano estasiati, poco pi dun anno fa credo,
sono chiusi per sempre
[298]
.
E a noi pure, cui la recente ferita cos bruciante, a noi pure tutta quella pompa di colori e di luce faceva male. Come? due tombe si sono
spalancate divorando la nostra gioia e il sole sempre trionfalmente luminoso, e il cielo sempre beatamente turchino, e questo mare par ridere
del suo lido magico, compiacersi delle sue isole fascinatrici e ancora i pendii sono tutti in fiore, e ancora gli aranci mandano folate dintenso
odore e tutto in festa ancora? ah che cosa per il vasto mondo lo sparire dun umano? generazioni e generazioni sono scomparse, regni e
regni caduti, citt e citt inabissate E per questo? E una crisi ministeriale commove e perturba le menti; e, e i piccoli uomini si riuniscono
in una piccola Camera per discutere sui destini umani
[299]
! Poveri ciechi che siamo!
Di noi tu sai gi da Virginia. Stiamo bene di salute, grazie a Dio; lumore quel che pu essere. LElena a Cava con Angelica ma tutte
due saran qui tra un paio di giorni pel mio anniversario
[300]
. Poi lElena ripartir pel Veneto e lAngelica torner a Cava aspettandoci. Non so
quando potr andarvi perch Virginia mostra dolersi quando parlo di partire n io vorrei farlo tanto presto trovandomi benissimo qui. I Mirelli
ci circondano di cure squisitamente affettuose n trascurano mezzo per svagarci in modo alto e consentaneo alla nostra condizione. Qualche
intimo amico, fra i pi intellettuali (passami la parola) spesso nostro commensale, e la sera due o tre conoscenze (non pi) vengono a
tenerci compagnia. La principessa di Moliterno
[301]
, che anchessa in lutto, spesso a desinare qui ed beata di poter passare la sera
udendo una conversazione interessante o ascoltando la lettura duna commedia. V qui il Traversi (Giannino)
[302]
e ci legge qualche sua
scena, alcune delle quali veramente felice. Il prof. Cimino, il marchese dal Pezzo, Verdinois, il Picche del Fanfulla, il vecchio e caro conte
Gaetani sono i nostri fedeli
[303]
. Scrivimi presto di te, di Silvia. Saluti da tutti e dei pi affettuosi da me un lungo bacio

Tua figlietta Vittoria

LXXXI. Ep. in corso, XII. 3. 3116
[304]
Cava dei Tirreni, 9 Agosto 1899

Marina cara. Proprio ieri scrivendo allAntonietta Agostinelli le dicevo daver scritto a te e alla Silvia, ma di non averne ancora avuta risposta.
Poco dopo mi giunse questa tua cara, ma piena dineffabile tristezza.
Come intendo quanto devi aver sofferto in quel tuo amaro pellegrinaggio in quei luoghi tanto cari a lui! Certo qualche dolcezza sar pur stata
nella memoria tenera e devota che del vostro amato serbano tutti laggi, ma pi cocente si fa il rimpianto dei nostri cari quando ne vediamo la
luminosa traccia lasciatasi dietro. Perch mai la Silvia non si ferm alcun poco ancora a Rezzonico? Anche Faenza deve esser pur piena di
strazianti ricordi; dunque perch preferirla a Bassano dove sarebbe stata vicina a te, alla sua Mamma? ah fu molto colpita dalla sorte, vero, fu
atroce il destino con lei, ma pure, poter ancora dir: Mamma! e sentirsi rispondere, dovrebbe essere pure unimmensa consolazione. Se tu
sapessi Marina cara, quante volte, la sera, quando rientro nella mia camera, e so che tutti sono andati a dormire, provo un bisogno invincibile
di chiamare la mia Mamma ad alta voce. Mamma! Mamma mia, che mi volevi tanto bene, che io adoravo; Mamin
[305]
caro, perch mi hai
abbandonata cos? Questo e altro dico e piango e piango e sento come qualcosa che mi solleva lanima e mi par di sentirmi rispondere: Ma
no, sono sempre con te, non senti? Non vi minuto della giornata chio non ricordi o un suo atto, o una sua parola, o un suo scherzo, o un
suo bacio. Tutto io le dicevo, ed essa mi chiedeva, sinteressava dogni cosa che mi riguardava; le lettere che ricevevo, i miei studietti, i versi,
le letture, ogni cosa. Oh davvero che solo le Mamme sanno come si voglia completamente bene
[306]
! La Silvia ha ancora tutto questo! Tu
dunque sei stata a Faenza. Almeno, essendo Pasolini assente, avrai potuto parlarle da cuore a cuore, dirle tutto quello che ti stava sullanima,
anche riguardo i tuoi sgomenti per lavvenire etc. etc. Tu mi dici che il povero Piero era presago della sua sorte; dunque era malato anche
prima di partire per Lizzano
[307]
, e sapeva di esser grave? come mai? e lo fecero viaggiare cos malato? spiegami te ne prego! Anche della
giovinetta scelta dalla madre sua e poi negata non sapevo nulla. Fu dunque il dolore morale anche che lo prostr?
Noi stiamo di salute bene. Virginia che era un poco fiacchetta ha dai bagni di mare grande vantaggio. Angelica attenta e affettuosa padroncina
di casa fa tutto ci che in lei per renderci pi piacevole questa dimora. Mary bene. Virginia vuole ti dica che non aveva alcuna speranza, e
che le basta di star bene in salute; in quanto al resto i figliuoli sappiamo quanto dolore posson dare Io rester qui ancora tutto il mese poi
andr dallElena a Tarcento; le ho promesso di starmene un poco anche con lei, ma puoi star sicura che una volta nel Veneto verr certo prima
o dopo a vederti Marina cara, e a parlare con te dei nostri cari perduti. S scrivo qualche poco; ti mander presto qualche verso. S mander
presto anchio alla Ruspoli un ricordino. E un ventaglio di merletto Veneziano; spero piacer. Saluti da tutti dei pi affettuosi, e da me un
bacio di figlietta.

Tua Vittoria
LXXXII. Ep. in corso, XII. 3. 3117
[308]
Tarcento, 10 Ottobre 1899 (Friuli)
[309]

Marina cara.
Ti so felice con la tua figliuola, o se non felice, riscaldata dalla sua presenza, dal suo affetto, unico rifugio tuo, unica tua consolazione, e ti
auguro che ti resti ancora per alcuni giorni vicina. Silvia pu avere altro scopo che di beneficare chi soffre e chi beneficherebbe con maggior
fervore della sua Mamma? della sua Mamma che ha tanto bisogno di conforto, di carezze, di cure? oh lavessi ancora io la mia Mamma!
quanto rimorso mi prende talora pensando alle poche ore che non fui con lei, alle pochissime volte che non le risposi sorridendo, alle ore
mie tristi nelle quali non seppi nasconderle la mia pena! ah se tu sapessi Marina cara, come mi sento mordere, proprio mordere il cuore
quando simili ricordi mi attraversano! oh potere rivederla, carezzarla le cento volte per quellunica carezza che forse non le feci allora, starmene
con lei sempre sempre sempre, sorriderle sempre, scordare il mio io, tutto tutto per lei!!
Troppo tardi! e vorrei dire a tutte le figliuole del mondo: La vostra Mamma, ricordatevene! non lamerete mai mai mai abbastanza. Ho qui
Santimaria
[310]
e devo finire.
Saluti da Mary ed Elena un bacio a Silvia per ciascuna di noi a te un abbraccio stretto tua

Vittoria
LXXXIII. Ep. in corso, XII. 3. 3118
[311]
Tarcento, 28 Ottobre 1899

Marina cara.
S, ho ricevuto la tua cara cara lettera del 20, ma sempre qualcosa: gli ospiti a cui dovevo fare fedele compagnia, o qualche escursione sui
monti, venne a rubarmi il quarto d'ora tutto per me che avrei voluto per scriverti tranquilla e a lungo. La tua lettera di iersera allElena ci
toglie ogni speranza di vederti per ora, n il tempo pi invita a moversi, che gi la nebbia scende a farci scordare le luminose clemenze dei
giorni scorsi, e linverno giunge rapido tra questi monti cos prossimi allalpe. Questa primavera dunque? ma chi sa che prima tu non venga a
Venezia? lasciacelo sperare. Povera Silvia! da quanto tu mi dici essa sempre pi desolata e la compagnia del cavalleresco tuo genero non
pu sollevarla. Io le scriver ancora; ma che cosa possono le parole a certi strazii dogni ora? Tu intanto soffri per te e per lei; solo le Mamme
hanno il potere di soffrire cos. In Silvia unico scampo, unico rifugio, pu essere il pensiero di te, della sua Mamma, di renderle meno dure le
pene col calore del suo affetto, di renderla pi resistente al dolore con la propria forza di volere; sopprimere, per quanto possibile il proprio
io e non pensare che a te; gi inutile, non c altro, e Dio ti serbi lunghi e lunghi anni al suo affetto, giacch tu sei la sua indispensabile
condizione di vita. Questa la verit, che forse la Silvia ora non discerne intera, ma che pure . Abbiti cura, riguardati dal freddo. Io conto
andare il 2 Nov. a Basalghelle; voglio essere vicina alla mia Mamma adorata anche con la persona; ne sar contenta cara Mamma mia! La
Mary pare maccompagner; poi andremo finalmente a Venezia; non ci dobbiamo lasciar cogliere dallinverno qui. Angelica ci raggiunger a
Venezia il 5 o il 6 di Novembre. Addio cara e buona amica fedele della mia Mamma e nostra. Baci da Mary ed Elena che ti scriver presto e
un abbraccio stretto stretto dalla tua

Vittoria
LXXXIV. Ep. in corso, XII. 3. 3119
[312]
Venezia, 12 Novembre 1899

Marina cara.
Grazie della tua lettera che aspettavo, non avendo avuto pi riscontro della mia ultima. Il 2 Nov. andai a Basalghelle, dalla mia Mamma;
avevo un vero bisogno di sentirmi, anche materialmente vicina al posto dove tanta parte di quello che essa fu. Quella visita mi fece bene.
Nel piccolo cimitero era quel giorno una pace che non ti so dire. Molto sole, sole bianco, dautunno, ma appunto quello che non stonava con
la mia disposizione di spirito; molti fiori, e una quiete! Tutte le cose parevano dirmi: Un po di pazienza! non occorre infondo che un po di
pazienza e poi verrai anche tu, qui, vicina alla tua Mamma e al tuo pap caro, per sempre!! Anche la Mamma mi disse parole di coraggio, e
rammentai quelle che mi diceva spesso da viva: Ricordati chio sar sempre con te, con voi, lo stesso! Quante volte me lo disse! e pi
quando qualche malessere le faceva pensare al giorno della separazione Tornai, dopo quasi sette mesi, a Venezia pi forte. Laltrieri ci
raggiunse la buona Angelica che rester con noi fin dopo capo danno. Anche lElena qui da 3 giorni ma parte domani avendo, ella dice,
molto da fare in campagna. Sento che la Silvia ti si mostra pi tenera e questo mi fa un vero piacere. Forse non faresti male ad andare un po
a Cesena con lei appena ti sentissi pi rinfrancata di salute. Noi cara e buona amica nostra dopo il lungo vagabondare di pi che mezzo anno,
sentiamo la necessit dun po di riposo e per ora non ti prometto una nostra visita a Rezzonico, ma forse tu potresti venire a Venezia e sai che
vi sempre una cameretta per te, e le nostre braccia spalancate. Saluti e baci da tutte le sorelle (meno Virginia che te li mand direttamente) e
da me un abbraccio stretto stretto stretto.

Tua Vittoria
LXXXV. Ep. in corso, XII. 3. 3120
[313]
Venezia, 21 Novembre 1899

Marina cara.
Ne scrissi anche allIsabella Bertoncelli, ma ora il Valsecchi mi dice che il Cav. Angelo Muzzarelli abita non lontano da Ca' Rezzonico, e
quindi tu forse lo conosci e potresti influire molto sulla sua decisione. Ora ti dico subito di che si tratta. Questo cav. Muzzarelli possiede
sulla Riva degli Schiavoni, proprio accosto alle Prigioni del Ponte della Paglia, una casa che mi simpaticissima, perch ben esposta al sole.
Io vorrei comprarla, e quindi vorrei sapere se egli disposto a venderla. So che da non molto gli morta la moglie e questo potrebbe influire
sulla cosa, potendo riuscirgli triste labitare una casa ormai deserta per lui. Insomma vedi di investigare, e potendo, indurlo a cedermi quello
stabile. Siccome ne scrissi gi allIsabella vedi di metterti daccordo con lei; pare chElla non conosca di persona il Muzzarelli, giacch in una
sua che ricevo ora mi dice: Gliene far parlare da amici, ma ora a Brescia.
Di quel che farai per contentarmi ti ringrazio fin dora con un bacio.
Ed ora cara Marina ti dico di noi. Cesco Mirelli fu malato di febbre gagliarda (40 e linee) tanto da far temere ai medici si trattasse di
perniciosa. Ora grazie a Dio pare entrato in convalescenza. La Mary ebbe malato un dito, ma ora anchesso migliora. LElena tornata a
Tarcento, avendo ella dice, tanti lavori ai quali sovraintendere. E qui abbiamo la nostra buona Angelica venuta a tenerci pietosa compagnia
fino al Capo danno e qualche giorno in l. La salute buona e questa la nostra cronaca. Dimmi ora di te amica mia, Mammetta cara, e di
Silvia e di tutto. Le sorelle ti mandano saluti teneri io ti abbraccio strettamente.

Tua Vittoria
LXXXVI. Ep. in corso, XII. 3. 3121
[314]
Venezia, 27 Novembre 1899

Marina cara. La tua Silvia sar gi ripartita e tu sarai sola di nuovo nel gran palazzo papale. Ma la tua attivit ti giover certo a sfuggire talora
alla morsa dei ricordi Cos anchio, mi do da fare, mi agito, cammino, scrivo, e pi che altro per combattere lassalto delle memorie che
nellinazione si avventano dilaniatrici sul nostro povero cuore gi tanto frugato dalla sventura. Per questo ora cerco una casa da comprare e pi
che altro per poter farvi dentro qualcosa, ordinarla, migliorarla, e nel lavoro trovar requie. La buona Isabella ti avr detto che il marito suo
parl col Muzzarelli il quale rispose non sapersi ancora
[315]
decidere, il che infondo vorrebbe dire che non assolutamente contrario allidea
del vendere. Ora perch egli non creda che le offerte di compera gli vengano da diverse persone, digli pure (se lo vedi) che i Bertoncelli
parlarono in mio nome, e che io sono la stessa che gli fa ora parlare da te. La situazione (come ne scrissi allIsabella) questa; chio o debbo
dare fra un mese la disdetta al mio presente padrone di casa, o resto legata a lui per un altranno. Ora naturalmente vorrei sapere con qualche
sollecitudine se il Muzzarelli vende o fitta; io entrerei anche nellidea del fittare, bench desideri grandemente avere una casa mia, per potervi
come ti dissi, lavorar dentro in accomodi, e darmi da fare, e occuparmi, mentre in una casa di affitto non c gusto a spender denaro: Tu
capisci Mammetta mia! Tanto desidero di possedere qui una mia casa, che non sarei lontana dal comprare questa stessa ove ora abito, qualora
il Muzzarelli persistesse a non voler vendere. Questa dove abito ha degli inconvenienti, ma una volta mia potrei in gran parte rimediarvi. Ora
tu sai come stanno le cose, per cui mi raccomando di farmi sapere nel tempo pi breve possibile (dentro un mese) qualcosa di preciso circa la
decisione del Muzzarelli; digli pure francamente tutte le ragioni su esposte, ragioni che mi fanno desiderar una risposta non troppo lontana.
Dalla Maria e Angelica saluti teneri e un bacio dalla tua figlietta

Vittoria

Ora Mirelli sta bene. Grazie cara!
LElena a Tarcento e in grandi faccende per certi lavori sul Torre, un torrente che passa innanzi alla sua casa.
LXXXVII. Ep. in corso, XII. 3. 3122
[316]
Venezia, 3 Dicembre 1899

Marina cara. Dunque rinunciamo anche alla casina sulla Riva. Tanto, a poco a poco, muore in me anche il desiderio dogni cosa. A quando a
quando cerco avvinghiarmi a un sogno, o a unombra di sogno, o a una chimera, per occuparmi, per darmi da fare, per stordirmi, ma al primo
ostacolo ricasco nellinerzia degli svogliati, degli sfiduciati, dei naufraghi della vita. Che cosa sono io se non una naufraga? Vecchia ormai,
senza famiglia, senza scopo, senza aspirazioni. Vado innanzi cos giorno per giorno, non avendo pi innanzi a me la magnifica illusione del
domani che da giovani ci tien desti la notte ed ha una consolazione per ogni nostro dolore. Ma basta di me. Rispondendo alla tua cara ultima
ti dir che la casina sulla Riva non la vidi internamente, ma chi la conosce mi dice che le stanze sono belle e spaziose e molte, anche dietro.
Eppoi la mia idea sarebbe stata anche dingrandirla di lato appunto per darmi da fare per occuparmi. Ora non v pi da pensarvi. Penseremo
ad altro.
Quanto godo che la tua Silvia ti sia stata pi tenera del solito e abbia trovato un certo lenimento nella bellezza dei luoghi, quasi rifatti nuovi
al suo sguardo! Vedrai che torner presto. E tu intanto abbiti gran cura, la stagione perfida; luce e luce, ma folate gelide e brusche cadute di
temperatura al vespero. Copriti bene bene ed evita di passare improvvisamente da un locale caldo allaria esterna te lo raccomando tanto
Mammetta mia tanto
[317]
cara! LAngelica e la Maria ti mandano saluti affettuosissimi. Quando verrai? Ti preparo una cameretta tutta al sole;
non elegante bada! ma calda e sana. Un abbraccio stretto dalla tua

Vittoria

LXXXVIII. Ep. in corso, XII. 3. 3123
[318]
Venezia, 20 Dicembre 1899

Marina cara.
Vidi ieri la buona Loredana e si parl di te e di Silvia. Sento che forse non passerai le Feste con lei non volendo tu che venga nella bella ma
un po fredda Bassano di questa stagione e tu non potendo metterti in viaggio con questi rigori. Ma da Bassano a Venezia il tratto breve.
Perch non verresti a passare le Feste con noi, con le tue figliette? Dirti quanto cara ci sarebbe la tua presenza specialmente in questi giorni
amaramente cari, che negli anni scorsi ci raccoglievano tutti intorno alla nostra Mamma adorata, inutile, tu lo intendi bene! Chiss che tu
possa? che festa sarebbe per noi, che festa vera e intima di affetto e di evocazioni! Io spero; ma ad ogni modo e fin dora tauguro salute e
quella vigoria di anima che hai mostrata finora. Senza questa, inutile, non si va innanzi in questa ripidissima erta della vita, divoratrice di
energie dogni genere. E grazie cara Mammetta mia per le parole tue di eccitamento a non lasciarmi vincere dalla sfiducia nellesistenza; grazie,
per trovare, tu, cos torturata dal destino, parole consolatrici per gli altrui dolori.
La Mary in un bonissimo periodo ringraziando Dio e spero che duri.
[319]
Il Muzzarelli ha recisamente dichiarato che non vende n fitta la sua casa, e io ora, mi sono rassegnata a restar qui, almeno per un altranno.
Non temere per Silvia; vedrai che si riavr dalla naturale inerzia che ora la tiene come in un sogno; tua figlia, e anchessa ha energie mentali
che la salveranno; ti vuol bene, e il pensiero di te le sar un rifugio salutare e certo. Le bozze di stampa mi saran mandate dopo la baraonda
del Natale. Penso che in Marzo o Aprile si pubblicher il volumetto
[320]
. Ho mandato una lirica per Silvia alleditore Montanari di Faenza
che pubblica un albo di prose e versi in memoria del povero Pietro
[321]
. Certo ho scritto col cuore.
Arrivederci presto? Tanti baci dalla tua

Vittoria

Da Angelica e Mary saluti e baci
LXXXIX. Ep. in corso, XII. 3. 3125
[322]
Venezia, 7 Gennaio 1900

Marina cara cara.
Un bacio lungo per la cara promessa di venire presto presto fra noi; e un bacio alla Silvia tua. Come sono contenta di saperla con te; come
lapprovo di venire, di stare spesso con la sua Mamma; cara cara Silvia! Ebbi da Zanchetta una lettera squisitamente cortese, della quale ti
prego di ringraziarlo bene bene; me la scrisse, diremo cos, in risposta a una mia cartolina con la quale lo ringraziavo dei suoi biglietti
daugurio. S che la Elena ebbe i forti e penso te ne avr gi ringraziato direttamente; ne fu tanto lieta! Dunque dimmi il giorno e lora del tuo
arrivo e vengo a pigliarti alla stazione e ti piglio in braccio e ti porto con me. Va bene? Il sole dovr pur ricomparire anche lui se non ha
messo le muffe e si vergogna a farsi vedere cos imbrattato. Tanti baci da Mary e dalla tua

Vittoria

Silvia cara, ti bacio con tanta tenerezza!
XC. Ep. in corso, XII. 3. 3126
[323]
Venezia, 23 Gennaio 1900

Marina mammetta cara!
Ti mando la lettera di Silvia; non c caso di rimoverla dai suoi progetti. E tu? hai viaggiato tranquilla? hai preso freddo? sei giunta bene? e
la notte hai dormito? Vorrei sapere tutto. Abbiti cura che poi dobbiamo ritrovarci fra non molto sane e forti e andare incontro a quella
formidabile necropoli di glorie e grandezze lontane, di regni e potenze scomparse che Roma, vivaio di sogni inesauribile e di
ammaestramenti filosofici. Scrivimi. Io lo far spesso e ti dir di noi e dei tuoi amici, e se in casa T. si va verso le nozze o no etc. etc.
Questa mattina mi giunse inaspettato e prezioso dono uno stupendo ritratto del Carducci con scritto di suo pugno:
A Vittoria Aganoor
Giosu Carducci
risorto.
Spedii subito un telegramma di ringraziamenti entusiastici e sono davvero felice di tanta bont. Addio per oggi e cento baci dalla

tua Vittoria
XCI. Ep. in corso, XII. 3. 3127
[324]
Venezia, 3 Febbraio 1900

No Marinetta mia,
lo schema del prof. Spagnolo
[325]
non mi persuade per niente. Nessuno si mai sognato di numerare gli anni dallo zero. Si invece detto
sempre 1, 2, 3, etc. etc. dalla nascita di Cristo. Cio 12 mesi, o 24, o quello che era. Nessuno pu mai aver detto: passato un anno dalla
nascita di Cristo se lanno non era veramente compiuto, e cos dun bimbo non si dice mai ha un anno, se lanno non compiuto. Vedi
quindi che tutti i computi del mondo non possono persuadermi, perch il punto di partenza che sbagliato; se non si vuol tener conto di
quella preposizione articolata (dalla) allora finita. E di questo, ti prego, non parliamo pi o io minvelenisco e non c proprio gusto perch
tanto io resto con la mia opinione, venisse anche il Padre Eterno a ragionare diversamente.
Parliamo invece di te, cara e buona e coccolona di Mammetta! Abbiti cura, tanta tanta; qui linfluenza non fa malanni, ma a Firenze e Roma
un orrore.
[326]
Non proprio il caso di moversi per ora.
Spero che Silvia non sar andata a Roma. Dimmene qualcosa e rimandami la sua lettera. Puoi tenere quanto vuoi il libro della
Giacomelli
[327]
. LElena rimasta qui; non so quando vada in campagna. In complesso sta bene, ma si muove poco, e dovrebbe invece far
molto esercizio.
Dimmi sempre della povera Remondini
[328]
. E tu Mammetta cara cara abbiti tanta e tanta cura e tanti e tanti baci dalla tua

Vittoria

Dalla Mary tenerezze e dallElena pure. Tutti gli amici comuni si ricordano devotamente e Valsecchi in particolare.
XCII. Ep. in corso, XII. 3. 3128
[329]
Venezia, 3 Marzo 1900

Marina cara.
N i Mirelli, n lAngelica vengono pi per lAprile ma alla met di Maggio. Impossibile quindi incontrarli a Roma se non rimandando il
nostro viaggetto. Qui il freddo tornato pure abbastanza rigido e non consiglia ai viaggi mentre linfluenza ha ripreso la sua vigoria e semina
i malati in ogni casa. Non potresti tu stessa rimandare la tua gita? non ti sembra imprudente moversi ora che il tempo passa dal tepore al
ghiaccio cos repentinamente? Qui melanconie per tutti. Il buon Pastro malato e, non mi pare lievemente; la Favaretti madre della c.ssa
Viola morta laltro ieri. Gino Marcello
[330]
migliora assai lentamente se pur migliora. Davvero non v sereno per nessuno. Noi andremo
facilmente il 9 a Basalghelle a stare un poco con la nostra Mamma speriamo che il tempo non ci sia nemico.
[331]
Ed ora un bacione lungo e tenerissimo dalla tua

Vittoria
XCIII. Ep. in corso, XII. 3. 3129
[332]
Venezia, 26 Marzo 1900

Marina cara cara.
Hai fatto benissimo a non moverti; avrai veduto che tempo scellerato e come sarebbe stato seccante il trovarsi in giro con quella pioggia e
quella fanghiglia. Non ho vedute le Tiepolo dopo la loro sventura. Mandai loro un biglietto con le nostre condoglianze. S, il buon Pastro
migliora e davvero miracolosamente; ormai (pare) che ogni pericolo sia scongiurato. LElena ora sta benone e partir domani o dopo per la
campagna. Io vado correggendo le bozze del famoso volume
[333]
, ma me le mandano a spizzico. Quando Dio vorr sar finita anche quella
noia. Se linerzia che mi tiene in questo momento potesse esser vinta dal mio volere io vorrei essere a Firenze il 21 Aprile per linaugurazione
del monumentino al povero Nencioni
[334]
; ma ora, sia la stagione, sia un malumore tenace, non so far progetti un po stabili e saldi. Tutto
mi annoia. Io spero Mammetta cara che ormai anche cost linfluenza abbia fatto fagotto e tu possa uscire un poco al buon sole alla buona aria
tiepida. Tristissima stagione la primavera per i dolorosi, ma pure consente almeno qualche passeggiata sotto lazzurro, in compagnia dei nostri
cari ricordi tanto cari e tanto laceranti. Vero! Addio cara Marinetta mia. Abbiti cura, tanta cura e voglia sempre bene alla tua

Vittoria

Da Maria saluti affettuosi.
XCIV. Ep. in corso, XII. 3. 3130
[335]
Cava dei Tirreni, 19 Giugno 1900 (Prov.a di Salerno)
Villa Angelica

Marina mia cara tanto!
[336]
Le tue parole mi giunsero come carezze. Quanto bene mi vuoi, Mammetta mia, e come godi del po di bene che senti dire di me! Il Carducci
mi scrisse parole assai cortesi e le debbo in gran parte a te, a voi, amiche sue, che gli parlaste di me sempre con tanto affetto!
Tu pensi, cara! a mandar anche fuori dItalia il mio volumetto e mi fai una rclame di cui lo stesso Treves
[337]
dovrebbe esserti molto grato.
Come? non ti parlai di Roma? Fui a colazione appunto dalla tua Giacinta (che trovai un po malandata in salute e daspetto) e puoi pensare se
non si parl di te. Mi pare proprio davertene scritto. Il giorno che fummo a pranzo dai Ruspoli, la Laura non pot venire essendo appunto dai
Venosa ove il Pascarella lesse non so quali suoi sonetti. Ora ti assicuro Marina che quel nome posso dirlo e scriverlo con la massima calma,
come quello duna persona qualunque e mi pare un sogno daver tanto sofferto per lui
[338]
. Noi resteremo qui ancora fino a sabato, dopo a
Napoli. L sentiremo che cosa il medico suggerisce a Virginia come stazione climatica per lestate e poi torneremo nel Veneto. Io conterei
passare tutto il Luglio a Venezia, poi andrei a Varallo per le doccie delle quali ho gran bisogno. Prima o dopo ti vedr di certo. Da Angelica,
Maria, Virginia e Cesco saluti dei pi affettuosi. Da me tanti tanti baci e dei pi teneri.

Vittoria tua

Ricordami a tutti i comuni amici.

XCV. Ep. in corso, XII. 3. 3124
[339]
Varallo Sesia, 9 [Agosto 1900]
[340]

Cara cara Marina mia.
S s verremo, e facilmente il 16 sera; ma ti telegrafer con pi precisione lora e il giorno. Verr certo anche lElena e ti ringrazia fin dora
della tua affettuosa ospitalit che accetter di gran cuore insieme a me. La Maria ancora a Napoli con i Mirelli, e precisamente a Posillipo
ove si sottraggono al grande calore di questi giorni.
Quando saremo a Tarcento nella villetta dellElena anche la Maria verr con noi. Angelica alla sua Cava dove riordina la sua villa dopo
linvasione nostra, e ai primi del Novembre verr a Venezia insieme a me e Maria.
Quanto ci sar caro rivedere anche le buone Alexander! Puoi esser sicura che io rester con te quanto pi mi sar possibile, ma ti dir tutte le
ragioni che non mi consentono una lunga dimora a Rezzonico, dopo tanto vagabondare. Sono cinque mesi che giro Marina mia, ed ora una
sete mi prende di stabile quiete, tra gli oggetti miei famigliari, i libri miei, le mie carte, le mie memorie amare e tenere a un tempo. Tu
intendi, tu che hai le pi fini intuizioni dellanima. Arrivederci presto, s, cara cara Marina mia, amica mia vera, amica della mia Mamma
adorata, il cui caro viso mi sempre innanzi, e mi guarda e mi sorride, e talora con una tenera piet che mi fa piangere. Ti bacio e ti abbraccio
stretta.

Tua Vittoria

DallElena ancora ringraziamenti e saluti dei pi affettuosi.
XCVI. Ep. in corso, XII. 3. 3131
[341]
Tarcento, 21 Settembre 1900

Marina cara. Di quale lettera mi parli? Lultima tua fu allElena e vi erano alcune parole per me che mi ferirono: Scrivere a te sarebbe stato
tentare la sorte (tu dicevi) e la mia lettera non avrebbe avuto riscontro come non lebbe la tua amica Giacomelli etc. etc. Ebbene Marina
cara, tu sei molto ingiusta. Fui io lultima a scriverti, e non vi fu mai
[342]
tua lettera che non riscontrassi. Ora in questa tua a me mi sei pi
umana, ed eccoti subito a dirti che io conto fermamente di venire da te nellautunno ma non cos subito. LElena non ci lascia movere per ora,
tanto pi che io venni qui da pochissimi giorni e sarebbe strano che ripartissi subito. Io conterei venire da te verso il 18 o 19 dottobre. Ti va?
No, non fui a Venezia a vedere la Regina che penso desideri desser lasciata in pace. Ti dissi del magnifico ritratto suo che mi mand, con una
dedica deliziosa scritta da lei stessa e con la data del 29 Luglio? Sicuro! Proprio poche ore prima della sera fatale in cui veniva assassinato il
Re Ella, la povera inconscia, scriveva sotto un suo ritratto parole gentili per me, e la Villamarina me lo mandava dopo alquanti giorni
dicendomi che quella data mi avrebbe reso pi prezioso il dono.
[343]
Mi duole molto della sventura dei Zanchetta. Povera gente! Le sorelle
Maria ed Elena stanno benone e ti mandano saluti e baci dei pi affettuosi. Anche dallAngelica e dai Mirelli buone nuove. Salutami ti prego
tutti i comuni amici che si rammentano di me e porgi le mie condoglianze al Zanchetta, cos buono e gentile. Ti mando un fascicoletto dove
si parla di Leggenda Eterna; tolto dalla Rassegna Nazionale dove scrisse del mio libro anche lo Zardo, ma questo articolo della
Ferruggia
[344]
, scrittrice assai nota e stimata, mi piacque fra gli altri per la schiettezza dellentusiasmo che rivela e che mi ha, te lo confesso,
commossa. Anche il Musatti scrisse nellAteneo, e lOrtolani nellIride e il DAlessio nellAdriatico (tutti in questi ultimi giorni), ma questo
che ti mando mi pare il pi originale articolo, bench molti abbiano trovato che quello del deputato Alessio (nellAdriatico del 7 corrente) sia
fra i pi importanti. Quello non lho, ma puoi trovarlo facilmente penso a Bassano. Tanti baci dalla tua
Vittoria
XCVII. Ep. in corso, XII. 3. 3132
[345]
Venezia
[346]
, 16 Ottobre 1900

Marina cara.
S dovuto battagliare con lElena perch ci lasciasse venir via nel pi bel momento della stagione (ella diceva) ma ora siamo qui e
contiamo venire senza meno da te, da voi, tanto tanto care. Solo troviamo qui qualche affare da sbrigare dopo la lunga assenza e non ci sar
possibile muoverci prima del 19 o 20 corrente invece del 18. Il ritardo come vedi non che di due giorni e spero che la Silvia ci aspetter;
sarei tanto dolente di non poterla vedere! La Mary ti manda con me tanti baci e ne manda con me alla Silvia cara. Arrivederci presto carissime
e intanto vogliateci bene.

Tua Vittoria

Telegrafer il giorno e lora dellarrivo. Il giorno (ripeto) se non sar il 19 sar certamente il 20. Scusa la fretta Marina cara! Ma ho intorno
tutto ancora in disordine e non so da qual parte volgermi per cominciare a mettere un po in aspetto ogni cosa ancora in baule.
XCVIII. Ep. in corso, XII. 3. 3191
[347]
Tarcento, Prov. di Udine [post 22 Ottobre 1900 e ante 28 Ottobre 1900]
[348]

Marina cara cara!
Abbiamo sempre parlato di te durante il viaggio, e delle tue cure materne, e del tuo affetto e del tuo grande dolore Anche a Treviso, dove
la Morosini volle trattenermi a colazione parlai di te, essendo venuto il discorso sulla Benzon ed essa (la Nina) sa di voi tutti e disse a Fiano:
Non sapete? quella signora di cui vi parlai tanto che perd da poco lunico nipote; tanto bravo e intelligente e buono. Puoi figurarti se non
mi chiese di te, della nostra permanenza a Rezzonico, e come risposi. Cos Marina cara tu fosti con me sempre, anche avendoti lasciata a
quella triste stazione. Ma tu verrai, vero? tu verrai in questa quiete e ti far bene, tanto bene e parleremo di lui, e della tua Silvia e della parola
calmante che ci viene dalla solenne bellezza della Natura.
Tanti sparirono prima dei nostri cari, e noi pure spariremo, e questi monti e questazzurro, e questo verde e questa vastit di campagna
permarr. Noi avremo un domani certo avremo un domani, giacch la comprensione nostra sproporzionata alla nostra vita fugacissima, e
tutto questo impeto di passioni che in noi non pu finire inutilmente sotto una spanna di terra. LElena ti bacia e ti scriver presto io ti
abbraccio stretta stretta e ti carezzo con affetto intenso.

Tua Vittoria

Scrivimi. Dimmi se la Silvia viene presto e se Chiumini port buone nuove.

XCIX. Ep. in corso, XII. 3. 3187
[349]
Venezia, 28 Ottobre sera [1900]
[350]

Marina, mammetta mia!
Questa mia lettera non partir certo questa sera, giacch sono le undici passate e fino a poco fa ho dovuto raccontare alla Mary tutta la mia vita
di questi giorni, e le tue cure squisite, la tua affettuosit veramente tenera, e le care gite e la gente veduta, e ogni cosa, con particolari infiniti.
Questa mia lettera dunque non partir certamente questa sera; ma io non potrei andarmene a letto, bench un poco stanca, senza starmene un
tantino con te, come le sere scorse, senza mandarti col pensiero quei bacetti che ti davo l, al sommo dello scalone, prima di entrare nella mia
camera, l presso la balaustra che d sul vasto androne pieno di penombre misteriose; dinanzi al fanale che guarda come un grande occhio
favoloso la fuga dei fantasmi e dei sogni che si rincorrono da tanta vicenda di anni per gli atrii e le sale di Ca Rezzonico
Cara cara Marinetta buona che mi avvolgesti in questi giorni come in un caldo manto di tenerezza, io non ti ho detto niente, tutto mi pareva
semplice e naturale, come semplice e naturale sentirsi amati dalla propria mamma
Ecco. Per questo io non ti ho detto niente e non ti dico niente ora. Sappi solo (ma certo tu lo sai e lo senti) che mi hai fatto molto bene. Cos
avessi potuto farne un poco a te! Scriver subito alla Silvia. Ora vado a letto e sogner te, e il prato innanzi al tuo palazzo, e quella statua
infondo laggi, pensosa e misteriosa fra il verde. Ti abbraccio stretta stretta

Tua Vittoria
C. Ep. in corso, XII. 3. 3133
[351]
Venezia, 30 Ottobre 1900

Marinetta mia tanto cara!
La tua lettera, scritta prima di ricevere la mia, mi ha proprio intenerita. Come potevi credere che non ti avrei scritto subitissimo? E intanto mi
scrivevi tu, tante paroline, dolci come carezze. DallAngelica non ebbi ancora lettere perch ero io in debito, ma scrissi subito e ti sapr dire,
appena mi risponda, come sta di salute. Parlai alla Mary dellAngiolina e bench let di lei le sembri poca per le nostre idee, pure sentendo
da me che si tratta duna donnina savia e a tutta prova per fedelt, acconsente a provarla. Tu le dirai cara Marina, che per ora noi le si darebbe
12 lire il mese; in proseguo e vista la sua capacit, e a seconda del suo servizio attento e preciso, potremo naturalmente aumentare. Essa
dovrebbe stirare (roba damido ve ne mai, e solo qualche colletto lestate, o polsini), badare alla biancheria, fare le stanze e la sera, se occorre
(quando v gente a pranzo, aiutare ad asciugare qualche piatto in cucina); le piccole appendici, i piccoli dettagli del servizio le si diranno qui
e li imparer stando con noi e pigliando in pratica le nostre abitudini. Quando verrebbe? Noi per ora abbiamo una donna che si manderebbe in
campagna, venendo lAngelina; dobbiamo quindi sapere quando lAngelina verrebbe, per non mandarla su due piedi. Che festa sar se tu
laccompagni! Sia davvero la benvenuta se porta te; e starai qualche giorno con noi? Dimmi di s e dimmi pressapoco quando sar perch io
possa preparare la donna che abbiamo ad andarsene. Tu intendi. Dimmi se han preso luccello nel tubo della stufa e se stai bene e se mi vuoi
bene sempre e tanto. Baci da Mary e da me un lungo abbraccio stretto stretto

Tua Vittoria
CI. Ep. in corso, XII. 3. 3134
Venezia, 7 Dicembre 1900

Marina cara. Scusami ti prego se non risposi subito alla tua, ma nei giorni che fu qui il Santamaria
[352]
la mia corrispondenza rimase un po
indietro ed ora mi piovono i rimproveri anche delle sorelle. Perci volevo riprendermi, e trascurai di rispondere alle lettere ultime. Non ti
addolorare per non aver abbracciato lElena, essa non giunse n quel giorno, n il d dopo, e solo mercoled. Le dissi di te e dei saluti
affettuosi che lasciasti per lei e li ricambia con tenerezza. Quanto mi duole della povera Maria Bianchi e di quelle povere creature che le
stanno attorno palpitando ansiose di speranza e di terrore! povera mamma sua! LAngelina non va male, io la riprendo con carit quando cade
in qualche negligenza e cerco di abituarla al regime di casa. Gi non si pu dire alla prima se una donna pu o no andare, bisogna vederla
nelle diverse circostanze, e allopera, varie volte; poi si giudica. Scrissi alla Silvia del nostro ramingare dalla stazione a casa Tiepolo (cos
desolatamente miserabile!) e da casa Tiepolo alla stazione, per farla sorridere. Le scrissi anche che saremmo tanto felici sella volesse venire a
passare qualche tempo con noi. Ma chi sa se vorr. Grazie della lettera della Browning. Tu spendi delle grosse somme per farmi la rclame e
io te ne sono molto riconoscente, ma cosa vuoi? dubito un poco che quella povera vecchia capisca e gusti la poesia italiana. Mi pare che quel
giorno parlasse anche a stento litaliano, figurati poi! Basta speriamo che il volumetto lo legga il fratello, voglio dire il nipote.
E anche lAlba Agostinelli peggiora? Ma vi unepidemia di tifo cost? mentre poi lacqua cos buona? Forse qualche canale scoperto e
inquinato da qualche lavanderia? una ragione ci deve pur essere! I medici come la spiegano?
Abbiti cura Marinetta mia cara e non strapazzarti e copriti bene, e mangia un poco di pi. Hai capito? E adesso prendi un bel bacio dalla tua

Vittoria

Dalla Maria tante cose daffetto.
CII. Ep. in corso, XII. 3. 3135
[353]
Venezia, 12 Dicembre 1900

Marina cara. Grazie mille per la tua lettera e per quella inclusa. Capisco che Nuova York non Washington, ma insomma ci vuol altro, ed
sempre una grande raccomandazione quella al console generale dItalia. Poveri Agostinelli e poveri Bianchi! I primi gi piombati nel dolore,
gli altri sospesi tra unultima speranza e la minaccia suprema. Ah che pena! E quando si pensa che la vita non altro che un lungo e quasi
seguito succedersi di queste angoscie e di questi schianti, e che se vi una pietosa tregua cos breve che appena se ne avverte il riposo, vien
davvero di chiedersi: perch?
Ma bisogna guardare pi in l e sperare e credere in qualche cosa che giustifichi in certo qual modo questa nostra lunga, agonia.
Anche qui le giornate sono luminose ma fredde; mi scrive padre Giacomo Inyverdeus degli Armeni che il loro vescovo andato a Roma per
affari fu preso da polmonite e versa in grave stato. La stagione insidiosa, giacch al sole fa caldo; poi si scantona in qualche calletta
aduggiata, ed ecco che qualche malanno sta in agguato per pigliar subito al varco. Per me non temere, che mi ho tutti i riguardi. Abbine tu
invece, che vi badi assai poco; copriti bene, ti raccomando, e il mattino non ti levare troppo per tempo. Hai capito? e prendi un lungo bacione
dalla tua

Vittoria

Dalla Maria e dallElena tante cosette daffetto.
CIII. Ep. in corso, XII. 3. 3136
[354]
Venezia, 23 Dicembre 1900

Marina cara.
Vorrei scriverti un letterone, ma oggi le amiche intime vennero a vedermi per il mio onomastico e se ne andarono solo poco fa che quasi
lora del pranzo, cos non potr che ringraziarti in fretta della tua cara lettera e augurarti forza e coraggio per passare il meno tristemente
possibile questi giorni di strazio e di schianti per chi ha molti dolori da rammentare e molti posti vuoti intorno a s. Sono tanto e tanto
contenta che la cara Silvia tabbia fatto buona e affettuosa compagnia. Ti vuol bene e sente pi [c]he
[355]
mai quanto tu le sei necessaria.
Domenica, lElena fu a colazione con noi. Domani poi verr a passare tutta la giornata e la notte, e il d dopo e la notte dopo, per non
tornarsene a casa di sera dopo il desinare. Dalle lontane buone nuove. Si parl tanto di te anche oggi, e io penso a te tanto intensamente
Marina cara, in questi giorni di memorie intime, di feste familiari e serene, di doni scambiati, di speranze infantili.
Coraggio! Io scrivo alla Ricci
[356]
ogni tanto; non spesso; essa per una buona amica per me e credo mi voglia bene veramente. Pastro
partir pel Cairo il 27 corrente, va a passarvi linverno. Cantalamessa
[357]
fu laltrieri a desinare con noi e col Fogazzaro e Piucco e la
Pascolato
[358]
; sta benone, e mi chiese di te, e mincaric di ossequi quando ti scrivessi. LAngelina fa quel che pu. Bisogner vedere se
col tempo simpratichisce specialmente nello stirare in cui proprio deboletta. Ma una buona creatura e pu darsi che migliori.
Ricambia al carissimo Prof. Spagnolo i cortesi saluti e tu insieme ai saluti affettuosi della Mary e dellElena, prendi un abbraccio stretto
stretto dalla tua

Vittoria
CIV. Ep. in corso, XII. 3. 3137
[359]
Venezia, 14 Gennaio 1901

Marinetta cara.
Il tuo duraturo silenzio mi diceva che lo scrivere ti era duro, e io lo capivo benissimo, specialmente in quei giorni di feste intime e care. Io ti
avevo scritto e non vedevo risposta. Seppi invece che avevi scritto allElena e che quindi non eri malata. Intanto mi giunse il volume
pubblicato per il povero Pierino e pensai che non mi scrivessi impressionata anche amaramente da quel riandare gli episodi delle amichevoli
testimonianze daffetto.
[360]
Il ritratto del tuo povero nipote riusc assai male. Vero? perch non copiarono fedelmente quella sua ultima
fotografia, cos bella? Tu hai fatto benissimo a startene tappata intanto in cotesta deliziosa camera dove io passai ore indimenticabili,
guardando il giardino, il panorama lontano, le nuvole e i sogni del cielo e le visioni del passato che mi passavano innanzi.
Abbiti cura sempre; la temperatura anche qui ancora polare. La mia Musa tace. Ti sono piaciuti i versi per la povera Silvia? certo furono
scritti col cuore. Fogazzaro non pubblic ancora il suo romanzo riunito; lo d fuori a puntate sullAntologia ogni 15 giorni, ma spero che lo
pubblicher presto anche prima che ne esca la fine sul periodico di Roma, e allora sta sicura che te lo mander subito.
[361]
Di quale marito
della mia amica mi parli? della Ricci? Mi consta che ora sta benone ed essa mi scrive lettere cos felici da suscitarmi una vera invidia. Ma
forse tu parli daltri? sar bene tu dica il nome per esser pi chiara. Anche la Laura Ruspoli una mia buona amica, ma non credo tu parli di
suo marito. Anche Rosanna Marcello una mia buona amica. Forse appunto tu parlavi di Gino Marcello? Certo non ancora guarito, ma va
meglio molto. Ricambier subito il cortese saluto dellillustre prof. Martelli e tu confessagli che mi mandasti in gran ritardo il suo biglietto.
Io sto discretamente bene, e la Mary pure La Canevaro parte posdomani per Roma dove rester un mese: la duchessa guarita e comincia a
rassegnarsi. Alla Silvia scriver presto. Sono in debito con tutti anche gli amici pi cari. Tanti baci dalla

tua Vittoria

CV. Ep. in corso, XII. 3. 3138
[362]
Napoli, 14 Maggio 1901

Marina cara cara! Io sono qui dopo un delizioso giretto per la dolce Umbria
[363]
, e ancora ho gli occhi e lanima pieni di quegli orizzonti
meravigliosi, sui quali passano, divini fantasmi, le madonne e gli arcangeli del Perugino e del Signorelli.
Trovai Virginia bene, bench un po raffreddata, giacch va troppo in carrozza scoperta, mentre la temperatura ancora assai bassa, e tira
unarietta niente piacevole. Ma ieri la feci stare a letto fin tardi (la Virginia, non larietta) e oggi sta meglio. Vidi lAngelica e Maria che
vennero qui da Cava per poche ore. Maria al solito, lAngelica migliorata dai suoi disturbi artritici. Io rester qua tutto il maggio e poi andr
coi Mirelli a Cava dei Tirreni da Angelica per passarvi il Giugno. Nel Luglio non so bene che far, ma vorrei tornare a Venezia.
DellAngelina gi ti dissi che non intendiamo affatto riprenderla. Lo dissi anche a lei, e lo cap anche da s, perch non solo incapace, ma
amantissima del pettegolezzo, di riportare cose sentite dire dagli altri servitori, esagerando e anche inventando, suscitatrice di malumori, e di
liti; e questo il peggio. Desiderosa sempre di uscire, di divertirsi, senza alcuna seriet di propositi. Sar bene che trovi un marito e si sposi;
ma a fare la cameriera non riuscir mai.
Oggi o domani andr con Virginia dal Ierace
[364]
e te ne scriver subito la mia impressione. La villa Magnaguti la visitai laltranno.
[365]
La
Tittoni venne ieri, ma Virginia non riceveva perch a letto; ma la vedremo presto e non scorder di presentarle i tuoi saluti. Mi chiamano a
colazione e vi Campolattaro commensale. Debbo correre. Scrivimi qui. Ti bacio con tanta tenerezza
Vittoria tua

Dai Mirelli saluti dei pi affettuosi. Ancora un bacio.
CVI. Ep. in corso, XII. 3. 3139
[366]
Castellamare di Stabia (Villa Moliterno), 15 Luglio 1901

Marina cara. Anchio sono scusabile se non ti ho scritto prima. A Napoli ebbi Virginia malata (dolori alle reni, perdite abbondanti e
prolungate, etc etc.) quasi per un mese, ed avendole il medico prescritto assoluto riposo, io la facevo pazientare a letto con lunghe letture e
chiacchierette etc etc. Il dottore le prescrisse poi i bagni di Castellamare e Virginia mi preg di accompagnarla qui, n io ebbi cuore di
rifiutarle quel che mi chiedeva, non vedendola ancora del tutto riavuta. Ora, grazie a Dio posso dirti che Virginia sta proprio benino e va
rifiorendo di giorno in giorno. Qui la temperatura mitissima anzi deliziosa. Abbiamo alle spalle il bosco di Quisisana, davanti il mare, e
laria sempre fresca e impregnata di selva o di salsedine. Questa villa poi un incanto, e la buona principessa che ci vuole ospiti sue fino a
oggi (domani ella parte per Aix e la villa resta fittata ai Mirelli per tutta la stagione) ci colm di tante e tali bont che a enumerarle ci vorrebbe
un volume. Baster dire che la sua ospitalit pu quasi andar a pari con la tua, e come te ci fece trovare sulle toilettes e sulle scrivanie ogni
utile cosa, perfino i bolli da lettere come fai tu. Mary ad Abano con la cameriera Adele (sai quella che era dellElena e che se ne and da lei
per un nulla) una buona e brava ragazza che ci affida completamente. La Lisa Salvadego sposata al conte Cavalli ha una villa vicina ad Abano
e vanno a trovarla spesso e Mary va da loro. Questa ci scrive contenta della sua cura di fanghi. Io poi, a sua insaputa la feci raccomandare
particolarmente al De Giovanni
[367]
che il direttore medico dello stabilimento, e va ogni tanto da Padova a sorvegliare. Infatti egli le fece
un esame accuratissimo e le prescrisse la cura da seguirsi. Angelica mi aspetta a Cava col muso, e vi andr in Agosto, ma ora sono qui e
faccio anchio questi bagni ferrati che mi giovano molto per lanemia. LElena so che a Tarcento e godo che abbia la compagnia delle buone
americane come tu mi dici. Io vedi che per ora non posso tornare nel Veneto, e non potr farlo penso, che in Settembre. Allora, se mi vorrai
verr a Rezzonico. Da Ierace andai 4 o 5 volte e sempre era fuori, cos non vidi ancora il busto del povero Piero, ma i Mirelli dicono che
somigliantissimo. Cesco ti bacia la mano. Virginia ti bacia. Io ti stringo stretta stretta stretta
Vittoria tua

CVII. Ep. in corso, XII. 3. 3183
Castellamare di Stabia (Villa Moliterno), 16 Agosto [1901]
[368]

Marinella mia cara tanto.
Le gallette te le ho mandate io perch sono bonissime col latte, il caff, etc e leggierissime. Sono tanto contenta che tu le abbia accolte bene e
scusami cara se non ho risposto ancora alle domande tue su quella penna che con la mia terribile amnesia ho totalmente scordata. Per quanto
io abbia pensato non so farmi tornare in mente quale penna io abbia donato alla Ruspoli. Sai che pel suo matrimonio le regalai dei merletti.
Non saprei proprio ricordarmi nulla della penna di cui mi parli. Alla Maria, ogni anno faccio un piccolo dono pel suo onomastico, ma
rammento pi nemmeno cosa le regalai questultima volta. Dunque Silvia fu a Napoli? Poveretta! non ebbe cuore di rivedere Virginia, e forse
noi eravamo gi qui, e tanto meno pens a fare una corsa a Castellamare. Come lavrei riveduta volentieri! e i Mirelli? pensa! Avrai sentito
della disgrazia toccata ai Della Seta Agostini. Il loro figlio maggiore, a 18 anni, mor in poche ore di appendicite. Che orrore! Io parto di qui
luned prossimo, 19, per Cava dei Tirreni, giacch lAngelica non vuol pi sentir parlare di dilazioni, e daltra parte volendo io essere a
Venezia per la met di Settembre, debbo affrettarmi giacch altrimenti non resterei nemmeno un mese con lei. Certo verr a Rezzonico caro,
bello, indimenticabile, dalla mia Marina, dalla mia Mammetta adorata.
Virginia ora sta proprio bene e la lascio tranquilla affatto. Anche Angelica pare abbia avuto gran giovamento dai bagni di mare che fece a
Vietri e anche la Mary pare stia meglio dai suoi dolori alle mani.
LElena fu a Venezia ed ora torn a Tarcento. Ma come mai vuoi che se la prenda con te se le buone Alexander non si decidono ad andare da
lei? Sarebbe bene ingiusta! Salutamele ti prego le care amiche e baciale per me, e d loro che non mi dimentichino. Qui facciamo una vita di
igienica contemplazione, perch davanti alla villa, fino alle 4 p. m. abbiamo lombra, e cos stiamo l, fra le palme e i cedri del Libano,
guardando il mare col Vesuvio in fondo, e le nuvole e i sogni che recano sulle lor mobili groppe. Qualcuno vien sempre da Napoli a
colazione o a pranzo da noi, e la vita si fa molto allaperto, nel bosco di Quisisana (delizioso) che abbiamo alle spalle o come ti dissi nel
parco della villa. Tornando alla penna, penso che da Zifferi largentiere sotto le procurative, o anche in merceria dellOrologio (anzi meglio
questo) da quel nuovo argentiere vicino al negozio di profumerie, a sinistra (andando dallOrologio in su) troverai quante penne vuoi e a buon
prezzo, e se non avessero lastuccio te lo fan fare in poche ore e poi troverai l altri e molti graziosi oggettini, di ogni prezzo, e potrai
scegliere. Da Cesco e Virginia ricordi tanto affettuosi e baci da questultima.
Io ti butto le braccia al collo e ti bacio tanto.

Vittoria tua

CVIII. Ep. in corso, XII. 3. 3140
[369]
Cava dei Tirreni, 3 Settembre 1901

Marinella cara!
Sei tornata dalle tue peregrinazioni cara la mia trottola? io torner a Venezia il 20, ma avr da fare e solo in Ottobre verr a vederti.
Tu abbiti cura e non andar troppo in giro. LAngelica che ora sta bene ti dice tante cose affettuose; anche Virginia sta bene; andr Domenica
da lei. Mary a Venezia e mi aspetta. Cari bacioni dalla tua

Vittoria
CIX. Ep. in corso, XII. 3. 3141
[370]
Venezia, 7 Ottobre 1901
[371]

Marina cara, mammetta mia.
Subito dopo le sorelle ecco io scrivo a te la grande novella che fra glindifferenti susciter chiose e canzonature per la mia et, poco indicata
per le nozze. Mi sono fidanzata a Guido Pompilj
[372]
, un alto cuore un alto ingegno, e mi sposer alla fine del novembre prossimo. Ecco
detto tutto. Lo dir fra qualche giorno ai pi vecchi amici di casa, e il pi tardi possibile a tutti gli altri, giacch mi figuro che giudicheranno
con sogghigni ironici e poco benevolmente la mia decisione. Poco mimporta; ma ad ogni modo desidero che essi possano divertirsi alle mie
spalle il pi tardi possibile, e per ti raccomando per ora, per alcuni giorni ancora il segreto. Se la cara Silvia con te ripetile queste mie
parole, e che le scriver subito, appena posso. Intanto sappia che io scrissi a Virginia dicendole le ragioni per cui non la vide a Napoli.
Marina mia io ti scrivo in gran fretta dovendo provvedere a mille cose, formalit, noie, etc. etc. indivisibili da questo noioso periodo che
precede il matrimonio. Intanto io ti prego di mandarmi la tua fraterna e materna benedizione e lascia che io ti abbracci stretta stretta.

Vittoria tua

Se le Alexander sono con te d loro la cosa raccomandando il segreto. Scriver presto a Francesca.
CX. Ep. in corso, XII. 3. 3142
[373]
Venezia, 24 Ottobre 1901

Cara tanto! Il Murri
[374]
defin il male di Mary: Polineurite, vale a dire infiammazione di nervi per principio artritico e disse che il male non
grave, ma non indifferente. Ordin la cura del joduro, in un preparato nuovo: Iodipina Merk. La Mary fu contentissima del Murri e di tutto.
Pel nostro stemma sole doro in campo azzurro. Pel suo gli chieder e cos per quello di Perugia. Intanto ti mando un bacio dei pi teneri

tua figlietta Vittoria

Dalla Mary tante carezze.
CXI. Ep. in corso, XII. 3. 3186
Venezia, 28 Ottobre [1901]
[375]

Marina cara.
Eccoti gli stemmi che per ti pregherei di rimandarmi al pi presto. Il Grifo di Perugia lo avrai subito, ma anche quello sarai cos buona di
farmelo riavere a volta di posta perch ti sar facilissimo farlo ricopiare.
Scusa la fretta e con un bacione chiudo perch se tu dovessi il mio da fare ti farei piet.
Tua figlietta

Vittoria
CXII. Ep. in corso, XII. 3. 3143
[376]
Venezia, 9 Novembre [1901]
[377]


Marina cara. Io non so se ti ho ringraziato dei forti squisiti, assaporati con religione anche dal mio fidanzato e pei quali la Mary mincaric di
dirti tante cose grate. Tu ad ogni modo mi scuserai perch in questi giorni ho la testa in giro. Finalmente la data del mio matrimonio s
potuta fissare al 28
[378]
corrente e il 18 parto per Napoli. Ora sto benone Marina cara e sono tanto felice! Ti bacia con tenerezza la tua figlietta

Vittoria

La Mary benino.

CXIII. Ep. in corso, XII. 3. 3144
[379]
Venezia, 12 Novembre 1901

Marina tanto cara, mammetta mia buona. S. Zenone!
[380]
caro ricordo dun tramonto indimenticabile. Cara tanto! Che buone ore ho passato
con te! io spero che tu verrai a Perugia e ne passeremo insieme delle altre. Vero? Ho lacqua alla gola pel tempo che incalza e le tante cose che
ho ancora da disporre. Scusami per carit se ti scrivo in cartolina. Ricevo rimproveri dogni parte per aver scordato di partecipare a molti amici
il mio fidanzamento. Non hanno proprio piet. Ridi? S cara manda a Perugia grifo e leone, quando vorrai, e grazie sempre e comunque del
bene che mi vuoi.

Tua Vittoria
CXIV. Ep. in corso, XII. 3. 3145
[381]
Perugia, 25 Dicembre 1901 (Natale)

Marina cara! Tu non mi scrivi da un secolo e io nella baraonda di quegli ultimi giorni a Napoli, e nella mia nuova vita qui, turbata dalla
malattia di Guido che mi diede una pena immensa, so appena se ti ho ringraziata del tuo veramente magnifico e artistico dono, che desta
lammirazione pi viva in quanti lo vedono. Ho come in ombra daverti scritto poche righe, per dirti limmediata impressione mia che fu
intensa; ma ti promettevo una lunga lettera e quella non venne finch intanto Guido sammal.
[382]
Egli and un mattino per tempissimo a
Monte del Lago, per affari del Consorzio, e torn la sera tardi, con un freddo acuto e un vento sferzante. Per dirti brevemente la cosa si
ammal di pleurodimia, che, come gi senti dal nome, ha con la pleurite una grande affinit. Puoi figurarti la mia angoscia, data anche
lindole di Guido, poco credente nei medici e nelle medicine, sprezzante dei rimedi etc. etc. Basta. Un po la sua complessione robusta, un
po le pennellature di jodio e i cataplasmi e il chinino (ebbe anche parecchie febbri abbastanza alte) ora va stando meglio, ma salza solo un
poco dore nella giornata ed ancora parecchio debole.
Il tempo poi da una settimana e pi pessimo, e questo anche contribuisce a ritardare la guarigione completa. Ma era naturale che questa nube
si alzasse sul mio cielo, altrimenti sarei stata troppo felice. Una casa deliziosa, un marito intelligente, buono, innamorato, pieno di premure
finissime, di attenzioni squisite; e tutto questo alla mia et! Proprio la sorte doveva malignare un poco
[383]
. Ma speriamo che se la sia cavata
con questa paura che mha messo, e felicemente sparita. Ora non occorrono che dei grandi riguardi, tanto pi data questa perfida stagione. La
Mary al Vomero (Napoli) al Bertolinis Palace Hotel, che le fu indicato come ottima esposizione per passarvi linverno. L si trova
benissimo, e me ne scrive lettere entusiastiche. Vede ogni giorno Virginia e anche di salute sta proprio benino. Virginia ottimamente, e
Angelica bene. LElena a Tarcento. Eccoti detto tutto di tutte noi. Di me ti dir che passate le prime inquietudini forti per la salute di
Guido, ripresi lappetito, e questaria di Perugia ti assicuro che mi molto confacente. Mangio e dormo come non ho mai fatto, e dicono che
ingrasso. Sei contenta? Scrivimi di te e della tua vita, e se mi vuoi sempre bene. Io non posso volertene di pi cara cara Marina mammetta
mia, e la mia grande gratitudine te la dico con un bacio intensamente tenero, perch con parole non saprei. Guido vuole ti presenti i suoi
omaggi augurandosi di poterti conoscer presto di persona mentre gli ho gi tanto parlato e gli parlo tanto di te. E io ti butto le braccia al collo
e ti strucco! La tua figlietta

Vittoria
CXV. Ep. in corso, XII. 3. 3146
Perugia, 13 Luglio 1902

Mammina mia cattiva, e tanto cara.
Ma non sai che io mi andavo chiedendo: Che cosa ha la Marina cara che non mi scrive pi? Puoi credermi
[384]
se ti dico che certo una mia
lettera (lultima) deve essersi smarrita per via giacch io non ebbi da te alcuna risposta e rispondendo con una cartolina a un cortese saluto
dello Zanchetta, lo pregai di portarti i miei saluti e di chiederti perch non mi scrivevi pi.
Il rimprovero che mi fai riguardo a Silvia meritato in parte, giacch quando ti scrissi che non avrei potuto fermarmi a Bologna nel ritorno,
ti chiedevo anche dove era Silvia e non mi rispondesti niente.
[385]
Ora le scrivo subito, e sono certa che mi perdoner, tanto pi quando le
avr detto che tornata da Venezia trovai qui Guido (che mavea preceduto) malato non lievemente di bronchite e avendo avuto nellinverno la
pleurite, pi debole, tanto da impensierirmi davvero. Sai che quando si hanno dei cari malati si perde la testa, e quindi allora non pensai di
scrivere a Silvia. In seguito credei forse daverlo fatto e io stessa fui raffreddata e non bene, insomma chiedo indulgenza. Ma da te ero io che
aspettavo una parola, mammetta cattiva. Tra qualche giorno andremo a Montecatini per una diecina di giorni, poi di nuovo qua, giacch
Guido deve trovarsi pel Consiglio Provinciale di cui presidente. In seguito non so dove andremo, ma Perugia essendo pi che altro una
stazione estiva, non sarei punto dolente di rimanermene tranquilla anche qui. Vedremo. Ad ogni modo tu scrivimi subito
[386]
due righe
buone e mandami un bacetto in ricambio di quello tenerissimo che ti d in ispirito la

tua Vittoria

CXVI. Ep. in corso, XII. 3. 3147
[387]
Perugia, 21 Settembre 1902

Mammetta cara! Dopo 26 giorni di febbri infettive ecco finalmente il meglio viene. Io respiro e te lo scrivo subito pensando al bene che mi
vuoi e ci vuoi. Ti bacia con tenerezza la

tua Vittoria

CXVII. Ep. in corso, XII. 3. 3148
[388]
Perugia, 26 Settembre 1902

Cara Mammetta. S il mio povero malatino
[389]
mi ringrazia sempre con tanto e tanto affetto delle mie cure, e dice che senza me non sa come
potrebbe vivere, e aggiunge tante cose tenere che mi commovono. La febbre ha ceduto. Ora bisogna vincere la debolezza grandissima, la gran
depressione. Figurati che la notte la sua temperatura scende a 35 e 5! Ma le forze torneranno se Dio vuole. La Mary ora a Tarcento con
lElena. Io ti mando un abbraccio stretto

La tua Vittoria

CXVIII. Ep. in corso, XII. 3. 3149
[390]
San Remo, 28 Febbraio 1903 (Savoy Hotel)

Cara la mia Mammetta.
Vedi? Sono ancora a San Remo, e sola, perch Guido se ne and verso la sua politica, e non torner che marted o mercoled, dopo venti
giorni di assenza. Sta ormai proprio bene, se non che quella benedetta gamba gli d sempre un po di dolore a quando a quando e un po si
gonfia verso il piede etc. etc. ma succede sempre cos. Dopo il tifo quegli strascichi sono inevitabili. Qui io ho vissuto proprio
deliziosamente questi tre mesi. Un tepore divino, un tempo quasi sempre sereno, e tanta e tale cortesia da confondermi. Figurati che Virginia
sarebbe qui nel suo elemento, giacch glinviti a pranzi a colazioni a balli fioccano che un piacere. Io ne accettai sempre uno su dieci, poco
amante come tu sai della vita mondana, ma con tutto questo dovetti movermi ad ogni modo. Ti mando anzi una corrispondenza anonima che,
pregata, mandai al Giornale dItalia. Quirti la voleva firmata, ma non ci sentii da quellorecchia. Te la mando perch completer questa mia
lettera.
[391]
Il mio volume finalmente uscito
[392]
, e figurati che delle buone inglesi e americane vedendolo nelle vetrine dei librai se lo comprarono (pur
non comprendendo che pochissimo litaliano) solo per aver il gusto di farvi scrivere su il mio nome. Cosa che feci ben volontieri. Cos,
essendo qui allalbergo, ormai conosciuta, a molti venne la voglia di comprarsi il volume, tanto pi sapendo che vi era il mio ritratto (molto
mal riuscito del resto) e cos ho fatto, senza volerlo, gli affari delleditore.
DItaliani qui, a questo stesso Hotel vi sono i Somaglia, i Dal Pozzo, i Lurani. Ora poi si ammal di polmonite il conte della Somaglia e fu
telegrafato alla madre sua, alla madre di sua moglie, e cos un trio di suocere magnifico, perch anche la Lurani la suocera di Dal Pozzo,
fratello della Somaglia.
Tutti sono molto cortesi con me e, manco a dirlo, tutti si sono gi forniti del libro.
Spedisco questa mia alle Alexander perch non so il tuo indirizzo di Firenze. Ora penso che forse sei gi partita, argento vivo che sei. Ad ogni
modo sapranno dove mandartela. Ti d tanti e tanti baci

la tua Vittoria

CXIX. Ep. in corso, XII. 3. 3150
[393]
Perugia, 25 Aprile 1903

Tu, cara Marinetta mia, mi hai comunicato limpidissimamente le tue luminose impressioni, e le visioni magnifiche che affascinarono i tuoi
occhi e lanima tua. Anche la Canevaro che fu in Sicilia ora, mi scrive con entusiasmo di Taormina, della via da Palermo a Messina, e di tutta
quella luce, quei fiori, quella bellezza di memorie e di natura che fanno di moltissime parti di quellisola privilegiata, un paradiso.
Ma tu mi hai anche dipinto, dir cos, la linea morale degli abitanti, e il loro modo dessere, e le loro maniere urbane etc. etc. e mi hai fatto
crescere la voglia di visitare quei paesi di sogno. Ma s!
Ti ho spedito un giornale con una mia lirichetta che dipinge al vero questa svogliata e pallida Primavera umbra che par venuta per forza, e mi
fa ripensare con desiderio a S. Remo, tutto caldo nel sole e tutto giocondo di fiori.
[394]
Te la mandai nell Unione Liberale perch dopo
averla pubblicata nel Marzocco vi feci alcune altre correzioni, e al giornale di qui che la chiedeva per ripubblicarla, la diedi riveduta e ripulita.
Mandai il giornale anche alla cara Silvia a Faenza. Ho fatto bene? A Bassano qualcuno ha comprato il mio libro? Sullo Sport e Salon, un
giornale di Vienna, pubblicarono un lungo articolo in mio elogio, e accompagnato da un bel ritratto che si procurarono dal Contarini di
Venezia, il quale non chiede di meglio per farsi un po di rclame. Questo per compensarmi degli orrendi ritratti (?!) che pubblicarono di me
il Fracassa, il Secolo XIX, il Fieramosca e uno peggio dellaltro; ma accompagnati da articoli elogiosi sicch non posso proprio lagnarmi e,
senza parlare dei giornali e periodici italiani, che tutti, lungamente o brevemente parlarono con molti elogi di questa seconda edizione
[395]
, ti
dir che perfino un giornale di Boston il Transcript, ne parl riportando una conferenza del conte di Campello sugli scrittori italiani, nella
quale mi incensa molto cortesemente. Ti dico queste cose perch so che a te fa piacere tutto ci che fa onore alla tua figlietta, e tu sai che non
lo faccio certo per vanagloriuccia. Fra poco vedrai la mia Villa Medici
[396]
, una mia nuova lirica anche questa che spero ti piacer. Vedi
mammetta mia che non ist in agio e non mi addormento su quella umile foglietta di alloro che ho colta. La mia Mamma di lass so che mi
guarda e mi sorride. Cara Mamma mia! e sorride anche a te che mi vuoi tanto bene, e ti ringrazia dallalto. Ti bacia con tenerezza

La tua Vittoria

CXX. Ep. in corso, XII. 3. 3151
Perugia, 8 Maggio 1903

Cara la Mametta Marinella!
Che tenerezza mi ha fatto la tua cartolina e come mi prova sempre di pi linteresse che prendi anche ai piccoli fatti che mi riguardano!
Se ricordo la nostra gita a San Zennone?! Io, (rammento bene) dissi allora: Questo giorno mi sar fisso nella memoria sempre; io vi correr
col pensiero come a una rara ora serena, nel seno della natura innocente, vicina a unamica sicura e alta, e rivedr come ora vedo, quella
vallata, questi colli, quei monti, la piccola chiesa; tutto.
E quellaltra nostra gita alle fonti del? (non so pi il nome) ah che sorso di bellezza e di pace lass, che candore di paesaggio e di
sensazioni! Ti ricordi? ah che sete talora di scordare il fango del mondo, il fango della vita, il fango degli uomini! Quando sui giornali io
rivedo accennare allaffare Murri
[397]
, o narrare qualche altro fatto di simil genere, penso al caro Pap mio, che leggendo i fogli, sclamava
spesso: Meglio meglio non esser nati, e non sapere tante turpitudini! Poi si riprendeva subito e come pentito aggiungeva: Mio buon Ges
sia fatta la vostra volont. Io lo dico anche in quei miei versi A mio padre che tu certo hai letto in Leggenda Eterna.
[398]
Povero e caro pap mio!
Io non credo che verr presto nel Veneto. Fui cos lungamente assente da casa che sento ora il bisogno di starvi un poco tranquilla e di pi
fermo; ma sempre relativamente e molti mesi non star certo senza vedere le sorelle e la mia Mammetta cara, anchio vorrei essere a Napoli, a
Venezia, a Cava dei Tirreni tutto ad un tempo, e questo non possibile. Quando sar che io possa trovarmi con tutte le mie sorelle ad un
tempo e con te mammetta mia? Forse mai pi. Mai pi! che parole amare e tristi e cattive! ed esprimono invece una cosa che pi spesso
succede nella vita. Certi fatti non si rinnovano che molto raramente in condizioni identiche, e si potrebbe quasi dire dogni vicenda: mai pi;
intendendo: mai pi cos; in quelle stesse disposizioni, in quelli stessi luoghi, con tutte quelle stesse persone, e insomma come allora.
Io sar contenta sapere che la tua Etrusca ti tornata. Ne eri tanto contenta e ti faceva cos buona compagnia! E la cara Silvia poi venuta?
Ti bacia con tenerezza la tua

Vittoria
CXXI. Ep. in corso, XII. 3. 3152
Perugia, 24 Giugno 1903

Cara la mia Marinetta sempre pi cara.

Sei tuttavia a Bessica? Io spero di no, perch io temo che lopera tua pietosa fra quella gente, ti affatichi troppo e ti stremi. La conferenza o
meglio il discorso di Guido non fu pubblicato, ed egli stesso ne ha solo qualche appunto. Cercher di farglielo scrivere tutto in seguito; ora
a Roma.
Ebbi qua i Mirelli 8 giorni e puoi figurarti se ne fui beata. Ora sono a Basalghelle tutte due, perch Cesco pot finalmente ottenere il posto a
Benevento (a due ore appena da Napoli) e partendo da Aquila se ne and per una quindicina di giorni dalla Virginia.
La Mary a Salsomaggiore di dove partir il 27. LElena a Venezia; lAngelica alla sua Cava dei Tirreni. Dalla Silvia non ho notizie dirette
da molto tempo. Le mandai la mia Primavera ma non ne ebbi nemmeno un cenno di ricevuta. Non oso mandarle la mia Villa Medici
temendo che mi accusi di persecuzione. E in collera con me? So che ebbe il Carducci lungamente ospite; come sta veramente quel nostro
grande poeta, e genuinamente grande, non come certi spacciatori di parole difficili, e di bestemmie preziose.
Le Alexander stanno bene? anche di esse non ho da tempo nuove. Tu abbiti cura Marina mia, e non esigere troppo dalle tue energie; pensa che
non bisogna abusare del proprio tesoro. Io sarei cos infelice, proprio infelice se ti sapessi malata, e tu non devi dare questo dispiacere grande
alla tua figlietta. Come dici bene della mia adorata mamma! come lhai amata e compresa e apprezzata al suo giusto valore. Ella aveva tutte le
intuizioni, e tutte le divinazioni direi. Una forza di comprensivit, (anche in filosofia e psicologia) straordinaria avrebbe, davvero, potuto fare
moltissimo, se le avessero dato tempo e pace.
[399]
Questa lebbe forse soltanto negli ultimi anni di sua vita. Che gioia era per me quando la
sentivo dirmi: Questi sono i migliori giorni. Una lettura alta e limpida come la divertiva! lavorava, ricamava, e io le leggevo, ed era beata.
O leggeva da se, e me ne diceva le sue impressioni e i suoi giudizi
Tempo lontano e caro! Scrivimi che stai bene Marinetta mia e prendi tanti e tanti baci dalla

tua figlietta Vittoria

CXXII. Ep. in corso, XII. 3. 3153
[400]
Monte del Lago (Passignano sul Trasimeno), 1 Novembre 1903 (sera)

Amica-mammetta cara. Sei tu che mi rimproveri di scriverti poco! Basta! vengano pure anche i rimproveri purch mi venga qualcosa da te.
Una triste campana suona oggi e pare ci attiri pi vivamente alla memoria dei nostri perduti. Sempre sempre, ogni giorno ogni ora ci sono in
cuore ma quando tutte le foglie cadono e i soli crisantemi ornano gli orti, e il vento freddo comincia, e pare che tutta tutta la natura dica:
finita; essi ci parlano con pi tenerezza e, direi, con pi desiderio. Pare dicano: a che lindugio? non lo sapete che linverno sta per venire, e
che noi aspettiamo? E il sole sembra cos lonta[no]
[401]
in questi giorni! e le memorie del passato ci avvinghiano strette, e tutto ci che nel
presente ci caro e lieto, impallidisce, e si affonda, dinanzi alla resurrezione pi viva dellusato, di care, adorate immagini di tenere parole che
quei labbri non ci ripeteranno mai pi.
Io ho innanzi allo spirito il piccolo quieto cimitero di Basalghelle, e poco fa, intrecciando pochi fiori per i morti di qui, io pensavo che avrei
potuto posarli su quella pietra lontana, su quella porta di mistero, dove tanta parte di chi ho amato, carezzato, curato, colladorazione pi
profonda.
[402]
Ma essi anche di lontano mi sentono, mi vegliano, mi parlano; io li so vicini a me sempre e mi vado ripetendo le parole che ella mi diceva
tanto spesso: Ricordati che quando io non sar pi, anche allora, io ti sar sempre accanto.
[403]
Io ti scrissi Marinella cara di aver rimesso la gita a Cava dei Tirreni, e posso dartene la mia parola donore; se le lettere se le mangia la posta
di Bassano o di Perugia io non ci ho colpa. Stiamo appunto per lasciare il Lago, che, veramente fino a ieri fu luminoso e giocondo come di
maggio. Oggi solo quasi a commemorare il triste giorno di domani, il cielo s messo al buio e tira vento, e le foglie cadono cadono tutte,
sotto la pioggerella che mette i brividi a guardarla. Tu avessi veduti i tramonti dei giorni scorsi! veri manti dostro e di foco gettati sulle onde
e infondo al cielo, dietro ai monti, neri a quel violento sfondo di fiamme. Ma ora si fa fagotto e si torna in citt. Guido ti porge i suoi
omaggi e io ti mando tanti tanti baci teneri. Io mi sento vicina a te, nella sala scura, dove mi figuro vederti pensare a loro che hai tanto amato
e che ami tanto Vittoria tua, la tua figlietta

CXXIII. Ep. in corso, XII. 3. 3154
[404]
Perugia, 4 Dicembre 1903

Cara la mia Marinetta.
Mi domandi nellultima tua se ci rivedremo nellanno venturo. Ma sfido io! o vieni tu o vengo io, ma puoi star sicura che non lascier
passare ancora molti mesi senza riabbracciare la mia Marina! quanto sei meravigliosa nella volont e nella energia! Ti ho veduta sorvegliare e
dirigere quei tanti operai, dalla tua finestra, e mi son detta che vi ha pi giovanezza in te che in molti giovani. Il lavoro e loccupazione sono i
benedetti amici e consolatori e fai bene a stringerti ad essi. Io questo gennaio andr un po a Roma e quindi dalla Virginia e dalla Angelica
che reclamano da due anni una mia visita. Guido l a Roma ora ma torner presto.
E sicuro dove sei? come stai? Ti bacia con viva tenerezza la tua figlietta

Vittoria
CXXIV. Ep. in corso, XII. 3. 3155
Perugia, 30 Dicembre 1903

Cara Mammetta furbetta anzi che no.
Tu hai adottato un buon sistema: quando senti di meritarti un rimprovero, attacchi tu per prima, e si resta l attoniti e non si sa che pesci si
pigliare. Ma come? sei tu che mi accusi di peccaminoso silenzio, quando fui io, io, io, (e non dica mica di no la mia diplomatichetta di
mammina! veh!) lultima a scriverti? Certo tavrei scritto ugualmente oggi, perch ti giungesse domani il mio bacio e laugurio di gioia no,
ma della rassegnazione, e della benefica attivit, che aiuta i pi feriti dalla sorte, a vivere.
Dio ti concede la gagliardia fisica e morale, e te la conceda per lunghi anni ancora; il lavoro, e tanto pi se diretto al bene altrui, come il tuo,
d vere gioie, e perfino i ricordi pi amari vi trovano mitigamento e consolazione.
Io sto bene, e non mi mover che alla fine del mese per Napoli e Cava, avendo persuaso Guido che Roma, in carnevale, sarebbe per me troppo
faticosa. Vi andremo cos al ritorno dalle provincie meridionali. Le sorelle, grazie a Dio, stan tutte bene, e non so capire come nessuna ti
abbia scritto, bench in questi giorni di baraonda postale, ferroviaria, telegrafica etc. etc. tutto sia perdonabile. I nostri pi cari amici sanno
che il desiderio del loro bene in noi costante e non si afferma solo e appunto a fine e a principio danno. Bisogna invece ringraziare i
conoscenti dei calendari che inviano, dei dispacci, dei doni cortesi, dei dolci etc. etc. ed un affar serio a non voler commettere scortesie con
indugi troppo lunghi.
Mirelli non pi ad Aquila dal passato estate; a Benevento; ma gi scontento anche di quella residenza e Guido daccapo in moto per
farlo andare a Napoli addirittura. Ringrazia ti prego la contessa Remondini del suo ricordo gentile e ricambia cordialmente i suoi saluti di cui
le sono gratissima. Povero Zanardelli
[405]
! davvero quello che dici ben giusto, e poco prima chio ricevessi la tua lettera Guido mi diceva
pressappoco le stesse parole tue. E ti porge i suoi omaggi devoti.
Ti bacia teneramente la tua

figlietta Vittoria

Natale
[406]

Sognavo di plaghe serene
ed ecco dal sonno mi storna
di cento campane il clamore.
E dunque Natale? ma viene
ancora? ma sempre ritorna
la Festa che lacera il cuore?

S, lacera il cuor ma lo sana. [cuore ma sana]
Ne strappa il veleno dagli anni,
lardor del pensiero ribelle,
e puro, ad unora lontana
lo revoca ignaro daffanni
incontro alle vergini stelle.

Vittoria Aganoor Pompilj

Queste due strofette furono pubblicate in un numero di Natale di Milano ma non avendone copia te le ho trascritte qui, pensando ti siano pi
care scritte di mio pugno.
P. S. Alla Spigardi ho fatto conoscere una signora di Firenze (Orvieto) che le d lavoro e le usa molte cortesie. Anchio diedi lavoro alla Alice
e gliene feci dare da Virginia.
CXXV. Ep. in corso, XII. 3. 3156
[407]
Venezia, 4 Febbraio 1904

Cara. Son qua e conto venire a farti una visita e a chiederti da colazione. Domani vado a Padova. Dovresti scrivermi o telegrafarmi se mi vuoi
Domani o Luned. Marted io riparto per Perugia, ma non senza averti ved[uta] [...]nido. Che festa rivederti! Ti bacia teneramente la tua

Vittoria

Saluti da Maria. Omaggi da Guido.
CXXVI. Ep. in corso, XII. 3. 3157
[408]
Perugia, 28 Febbraio 1904

Cara tanto! Il 4 o il 5 io sar a Venezia e tu fammi sapere al Ponte dei Greci se sei a Bassano o dove. O tu vieni a Venezia, o io verr a
Bassano tra una corsa e laltra, ma ti vedr certo. Va bene cos? Omaggi da Guido e bacioni teneri dalla tua

Vittoria

Guido vide non molto fa a Roma la Martini e stava bene.
CXXVII. Ep. in corso, XII. 3. 3158
[409]
Venezia, 5 Marzo 1904 (ore 9.15)

Studiato orario impossibile piacere venir io ricevo ora tua lettera respinta Perugia accetto generosa offerta venire tu Partiamo mercoled baci
teneri- Vittoria

CXXVIII. Ep. in corso, XII. 3. 3181
[410]
Venezia, 5 marzo sera [1904]
[411]

Cara Marinetta mia. Tu hai veduto il mio primo e spontaneo impulso che era di venire a vederti io! Ma gli orari studiati poi, ci dimostrarono
impossibile una gita a Bassano dalla mattina alla sera, e avendo il tempo contato e avendo preso impegni di far colazione e pranzo da amici in
questi giorni, sarebbe impossibile star fuori 48 ore consecutive. Aggiungi che stasera, appena giunta da Padova, la Mary mi dice che lElena
venuta da campagna per vedermi, e non potrei piantarla domani. Aggiungi che tanto pi sapendoti non malata ma indisposta, non verrei certo
a Rezzonico con Guido per turbarti in certo modo, non potendo tu a meno di dolerti del non poter essere alzata al mio arrivo etc. etc. Ma credi
Mammetta mia, che mentre ora ci necessario tornare a Perugia marted o mercoled al pi tardi, contiamo altrettanto sicuramente tornare qui
tra non molto e allora prender le mie misure meglio e ti vedr ad ogni modo. Anche la Mary si lagna perch le facciamo poca compagnia
insomma non essere in collera con me se non posso venire. La tua lettera diretta qui, fu rimandata da Venezia a Perugia e la ebbi stamane
prima di partire. Ti telegrafai dalla stazione. Ti bacia teneramente la tua

Vittoria

Omaggi da Guido. Saluti da Mary.

CXXIX. Ep. in corso, XII. 3. 3159
[412]
Perugia, 24 Marzo 1904

Cattiva Marinetta. So che stai bene ma intanto non mi scrivi, n puoi essere in collera con me, che ti provai quanto era in me viva la voglia
di vederti avendoti subito scritto che sarei venuta io. Se non venni tu sai che non fu colpa mia, e che il tuo piccolo malessere anche me ne
distolse, sicura che venendo mentre eri indisposta ti avremmo recato non lieve disturbo. Ma io torno presto nel Veneto e non con la fretta con
cui venni ora, dovendo trovarmi per forza qui quel dato giorno per affari e promesse fatte a una societ di cui mhan fatto mio malgrado
presidente. Tu ad ogni modo scrivimi e non trattar male la tua povera figlietta

Vittoria

Omaggi devoti da Guido.
CXXX. Ep. in corso, XII. 3. 3160
Perugia, 27 Dicembre 1904

Marina mia.
La tua povera figlietta, ti domanda in nome della tua Beppa
[413]
di rivolgerle una parola daffetto. Io ti mando con tutto il cuore laugurio
fervido di bene, il bene possibile in questa vita. Ti avrei scritto per Natale ma lo passai al letto di Guido malato di bronchite. Tristi Feste le
mie pensando ai tempi lontani, e al ceppo e allinfanzia e ai genitori adorati, e ai loro amici pi cari; e tu sai se eri tra i primissimi! Sii buona
Marina, non mi contristare pi a lungo col tuo silenzio; la tua Beppa che te ne prega per me e che ti dice: Se credi che la Vittoria abbia
mancato non venendo a vederti per eccesso di riguardo, sapendoti indisposta, perdonale, non ha peccato per mancanza daffetto, credimi
Marina; sai che non ti ho mai mentito!
Non la senti la voce della tua Beppa? e nemmeno a lei vorrai credere? Io ti bacio con tanta tenerezza e aspetto una tua parola. Sii buona!

La tua figlietta Vittoria
CXXXI. Ep. in corso, XII. 3. 3161
Perugia, 3 Gennaio 1905

Mammetta cattiva e sempre pi cara!
Che amara ingiusta lettera mi hai scritta! No Marina cara, tinganni proprio atrocemente. Guido ti vuol bene schiettamente appunto perch sa
che io ti amo profondamente e fervidamente e di te gli raccontai tutta la tenerezza per la mia Mamma cara e la bont e laffetto fedele e
ricambiato fino allultimo. Non dire cose tristi, cose che fan tanto male! Tu non mi ami pi? No, io non lo posso credere e non lo credo, e
sono sicura invece che la tua figlietta ti ancora nel cuore sempre. Smarrita la fede? dessere al di fuori della mia vita, tu
[414]
che sei per
me come unemanazione di bellezza morale e di forza intellettuale e lo fosti sempre? tu che sei per me come qualcosa della mia Mamma, a
cui io sono sempre vicina col pensiero; della mia Mamma che mi pare ti abbia lasciato partendo il compito di volermi bene per lei? tu che ho
amata fin da bambina per istinto, per presentimento, e che sempre amai di pi, e che il non poter venire a vedere quel giorno mi tortur
allora e poi come proprio qualcosa di roditore? Credimi
[415]
; sarebbe troppo lungo dirti tutte le infinite ragioni, di riguardo, di difficolt, di
mancanza assoluta di possibilit, stretta comero dagli affari che mi avevano chiamata a Venezia, e da quelli che mi aspettavano qui, quel dato
giorno; credimi e dammi un lungo lungo bacio che mi compensi di tutti quelli che non mhai mandati in questo tempo di crudele silenzio
verso la tua figlietta che ti adora. A Guido non dissi nemmeno i tuoi ingiusti sospetti; son certa che se ne sarebbe rattristato ed offeso come di
una vera ingiuria.
Cento baci dalla tua

Vittoria

Scrivimi presto te ne prego tanto!
Scusa la carta indecente non vidi che era rotta in fondo.

CXXXII. Ep. in corso, XII. 3. 3162
[416]
Perugia, 14 Febbraio 1905

Cara cara cara!
[417]
S s, la sferza, il Knut,
[418]
tutto quel che vorrai, ma chio sia ancora la tua figlietta la tua Vittoria, la Tit della tua Beppa amata, la
piccola amica che ti vuol tanto e tanto bene! Io sono tornata da Napoli ove fui per Virginietta che stava non bene, per anemia, ma che ora pare
ormai avviata alla salute piena, purch non si rimetta alla vita troppo faticosa per lei, dei viaggi, della societ, del ricevere e far visite etc. etc.
Tornai stanca, e per ora quindi non potrei muovermi, ma in Marzo Guido vorrebbe che andassi a Roma, e allora chi sa tu sarai tornata di
Sicilia e farai tappa a Roma con Silvia e il senatore. Che gusto se veniste allora a Roma! Credi forse che non sia anche in me la smania di
rivederti? Vedrai come ti divorer di baci, per tutto il silenzio interminabile con cui mhai punita! Guido a Roma e mi disse che laltra sera
and appunto dalla Martini che trov bene.
Dio ti benedica sempre per questa tua lettera cara; seguita a star bene, a volermi bene e a presto presto, sento che ci rivedremo.

La tua Vittoria che ti abbraccia stretta
CXXXIII. Ep. in corso, XII. 3. 3163
Perugia, 25 Marzo 1905

Marinetta sempre pi cara. Guido and a Roma per il 20, avendo anche da lavorare per il Consiglio superiore del Lavoro, di cui membro.
Vedi che era al suo posto; ma io non avevo da intervenire n a quelle sedute, n a quelle tempestose della Camera, e non sentendomi ancora
per niente fiera come dicono i popolani toscani, restai a curare la mia convalescenza che ora grazie a Dio finita. Dunque hai veduto il buon
Pio X
[419]
ed hai subito pensato alla cara nostra Virginietta. Quanto e come teneramente sei buona e materna! Da Faenza ebbi laltra tua, e
mentre sono perfettamente daccordo con te (e lo dissi) che si tratta in Virginia semplicemente duna fase che tutte pi o meno attraversano,
non ho poi capito alcune tue frasi sibilline, che, per quanto mi sia scervellata, non arrivo a indovinare a che e a chi vogliano alludere. Ed
appunto che sia mancata per inesperienza e per troppe affrettate premure la necessaria pace e il dovuto silenzio chella turbata e sofferente.
Questo tu dici. Ma che cosa vuoi dire? Francamente non so. N so che cosa abbia potuto toglier la pace a Virginia; e di che silenzio
mancato tu voglia parlare. Tu Marinetta cara puoi parlarmi apertamente, come a una figliuola. Che cosa ti parve di capire che turbasse la
Virginietta? Una cosa posso dirti. Quando, chiamata e richiamata (resti fra noi) da Cesco, (mentre gli avevo risposto, sapendo non trattarsi di
cosa allarmante, che il movermi da Perugia allora mi era disastroso per un cumulo di ragioni) chiamata dunque e richiamata,
telegraficamente
[420]
anche, andai. Virginia allora era malata; non mangiava, non dormiva etc. etc. Dopo 18 giorni di cure assidue, e di
riposo, (letto, e non veder gente e parlare e leggere di cose serene, e qualche puntura di metarsile) dopo 18 giorni dico, Virginia era unaltra.
Mangiava, dormiva, avea ripreso il suo equilibrio. Allora me ne andai, raccoman[dan]do
[421]
di non ricominciare troppo presto il
movimento, le scale, il veder gente, parlare, ascoltare, affaticarsi etc. etc. So che le scale, e quelle di casa Mirelli che, come sai, sono
faticosissime, furon fatte subito, per passeggiate, visite etc. Si ricominci subito ad occuparsi dei conti di casa, della casa nuova che stanno
allestendo etc. etc., a smettere le punture che avean fatto miracoli etc. etc. Io seguitai a scrivere lettere teneramente consigliatrici; capii che
seccavano, smisi. A tutti quelli che mi chiesero di Virginia dissi essersi trattato di passeggiera anemia, subito vinta. Ecco tutto. Ora spiegami
tu di che si lagna Virginia o che cosa sorto dopo la mia partenza.
Tu hai perfettamente ragione quando dici che la vorresti a Rezzonico o in Sicilia o altrove. Ed io pure; in qualunque posto che non fosse l,
dove le preoccupazioni per lallestimento della nuova casa tengono Cesco in continuo moto, faccenda, orgasmo tanto da agitare anche i pi
tranquilli esseri. Figurarsi una creatura un po debole per la frequente perdita etc. etc. e che naturalmente non pu a meno di interessarsi e
preoccuparsi a sua volta di ci che occupa Cesco, e lo mette in balia di 20 persone che vengono nella giornata a chiedergli ordini e dargli
notizie, come lingegnere; il tappezziere; il muratore; il suo uomo daffari; etc. etc. etc. etc. etc. Non so poi che cosa infondo debba
dimenticarsi Virginia. Chi non si ammala? per questo? ed esser dimenticata; perch? La sua malattietta fu saputa s e no. E poi? Spiegami un
poco ti prego e prendi tanti baci dalla tua figlietta

Vittoria
CXXXIV. Ep. in corso, XII. 3. 3164
[422]
Perugia, 10 Luglio 1905

Marina cara. La tua lettera non dice nulla che io non sapessi; ma mi nasconde ancora il tuo apprezzamento, circa il male e la cura usata con
Virginia. Sembrerebbe tu volessi dire che, perch furono chiamati i medici e le sorelle la Virginia si ammal; ma questo talmente
inverosimile, anzi assurdo, che io non posso credere di aver interpretato bene le tue parole. Prima di quella tal notte cui tu accenni, (e che fu
tuttaltro
[423]
che di abbattimento) molto
[424]
prima, Virginia non istava bene moralmente, ed era perfettamente come tu la vedesti poi;
lunica differenza stava in una (o pi) diversa preoccupazione da quella che a te espose (la famosa notte) come ora ne ha altre, e sono tutte
forme diverse e morbose di uno stesso male. E infatto chiaro, che una persona sana non si affanna perch fu una notte malata; e non crede
che la gente non lami e non la stimi pi per questa ragione; n la rispettino pi etc. etc. Tu bene intendi che tutte queste sono forme
morbose, dovute allesaurimento nervoso; e ora sono mutate, e muteranno forse ancora.
La verit , e non mai abbastanza ripetuta, che, il suo male, derivando appunto da abbondanti emorraggie etc. e da una vita di strapazzo e di
fatica (baster ti dica che il suo dottore Lauro mi disse allora: Era un anno che io raccomandavo alla duchessa una vita pi quieta e di riposo;
ebbene, sa lei che fece per seguire le mie prescrizioni? pigli su e and in Olanda, e torn naturalmente molto pi snervata di prima!)
Il suo male dunque bisognava duna cura ricostituente, e infatto, in venti giorni di riposo completo, di buon cibo, di svago sereno, (letture,
discorsi esilaranti, raccontini giocondi etc.) e punture di ferro, noi avevamo ottenuto umore normale, e qualche volta veramente lieto; (tanto
che alla vigilia della mia partenza rise di cuore con noi a proposito duna monaca che non sapea parlare il tedesco e masticava litaliano come
una turca) ritorna ai pensieri consueti, e allappetito, e il poter riguardare al male avuto con quieto giudizio e il riconoscere di aver una
tendenza ad esagerarsi ogni cosa, e che non vi era infondo che da ringraziare Dio per la protezione che evidentemente concedeva a tutti noi, etc.
etc. Guido convers con lei per ore serenamente, ed essa ripeteva: Vedi? ora io mi sento proprio rasserenata! Come fa bene il discorrere con
chi oltre alla grande intelligenza, ha il perfetto equilibrio e la bont etc. etc.!
Ebbene; quando io partii, mi disse: Sta pur tranquilla Vittorietta mia che ora sto proprio bene, e Dio ti benedica pel bene che mhai fatto.
LAngelica rest un po ancora e la lasci in piena convalescenza.
Ma Cesco rimasto solo, e stanco al vedere, della vita tranquilla e di non veder gente etc., butt allaria tutto il nostro regime. Mentre a
Virginia era giovato il riposo, il letto, il cibo; (da cui erano esclusi tutti gli eccitanti) e niente pi convivenza intima col marito etc. etc.; egli
la fece uscire; fare lunghe passeggiate; visite; bere caff e th, veder gente, far gite etc. etc. e mentre io la supplicavo di smettere, prevedendo
la ricaduta, questa naturalmente avvenne, ed ora le cose non vanno meglio per nulla. Ecco la verit. Egli seguita a chiederci consiglio e a far a
suo modo; ed ora, lAngelica, (che poveretta dopo una gravissima malattia, resipola faviale con minaccia di meningite) venne a Venezia a
sostituirmi presso lElena, dove io rimasi due mesi, dopo i quali mi sentii stremata tanto da bisognare dun sorso di quiete in casa mia,
lAngelica andr a Cava dove ora, nella sua villa, la Virginia; ma con Cesco sar difficile possa far nulla; e non potr sgraziatamente che
soffrire, come facciamo tutte da un certo tempo, senza trovar rimedio e logorando a nostra volta la salute nostra. Io a furia di inquietudini e di
palpiti mi sono aggiustata per le feste (direbbe il caro Mamin) e un medico che mi ascult a Venezia mi dichiar senza molti complimenti,
che ho una lesione allaorta
[425]
; poco male, perch tanto se non oggi domani per tutti; ma questo ti dica che le sofferenze non mi sono
mancate, specialmente in questo ultimo periodo.
Tu poi finisci la tua lettera con una frase delle pi sibilline essendo io di parere diverso dal vostro; ma quale parere? che la Virginia sia
malata? o sul metodo di cura? quello non un parere, un fatto; il riposo lavea risollevata fino alla guarigione; il movimento, e il cos detto
svago, la prostr da capo e fu peggio di prima. E che vuoi dire quando dici che amando la povera Virginia non vuoi impigliarti in un affare
dolorosissimo? Altra sciarada! Forse che noi non lamiamo, e non pi di te? e che cosa, secondo te, bisognerebbe fare? Da che sola con
Mirelli, migliora forse?? Ti bacio sicura che non vi intenzione meno che affettuosa nella tua lettera.

Vittoria tua

CXXXV. Ep. in corso, XII. 3. 3165
Perugia, 15 Luglio 1905

Marina mia. E proprio cos; quella famosa notte non segn che una nuova forma, pi grave, del male, che datava gi da parecchio. Nessuna
forte impressione ne fu la causa; ma un lento crescere dellesaurimento, perch cresceva lanemia, e quindi una tendenza a esagerarsi ogni
cosa. Prima fu il pentimento daver comprato una nova casa; e il dolore di lasciar la vecchia, che prese proporzioni inverosimili. Poi lidea di
aver colpe immaginarie. Poi di pericoli altrettanto immaginari che correva Cesco andando o venendo da Benevento dove allora era. Etc. etc.
etc. E il non voler mangiare e il non volersi curare.
Cesco ricorse a noi, e per combinazione io arrivai la mattina dopo a quella famosa notte, ma sarei andata ugualmente perch da giorni pregata
di andare. Seppi solo giunta a Napoli della notte etc. etc. A voce potrei dirti pi e meglio; ma gi tu capisci. Ora la Virginia nella villa di
Angelica, e Cesco, non si sa perch, non trova che l stia bene e parla di portarla in posto pi isolato. Dice che a questo lo consigliano i
medici, ma io non lo credo. Ora gi lAngelica va a vedere da s e ne sapr qualcosa di pi chiaro. Io non mi sento la forza di muovermi ora,
bisognando invece di grande riposo dopo tanti affanni e fatiche fisiche e morali. Bada di non accennare a nessuno di ci che disse il medico
del mio cuore; guai se giungesse allorecchio della Mary! Se ne affannerebbe tanto da non averne pi pace; e pu ben darsi che poi non sia
vero. Che cosa sanno i medici?
E tu Marina mia vedo che ancora mi vuoi bene e pensi alla salute della tua povera figlietta, s cara, mi avr cura, non fosse che per non dar
dolore a chi mi vuol bene. Ah se davvero fosse un male (quello di Virginia) di quelli che possono guarirsi col mutamento daria, Rezzonico
sarebbe ben indicato, tanto pi con laggiunta dellaffetto tuo intelligente. Ma vedi Marinetta cara, in quel genere di mali vi grande
responsabilit per la sorveglianza e il resto. Talora in quello stato nervoso, possono volersi far del male; e questo il grave pericolo!
Mintendi? Basta. Dio ci aiuti e ci protegga. Ti bacio con tenerezza anche per la tua offerta cos veramente materna! tua figlietta

Vittoria
CXXXVI. Ep. in corso, XII. 3. 3166
Perugia, 19 Agosto 1905

Marina mia. Anche a me Cesco scrive che il miglioramento saccentua, e ieri io (dietro suo consentimento) scrissi una lunga lettera alla
Virginietta, non dando punto importanza al suo male e dicendo aver sentito che migliora sempre e che tra poco ci rivedremo. etc. etc. Dio
ci aiuti e i cari nostri. Puoi figurarti che a Napoli dove Virginia era cos nota e voluta bene, non era possibile rimanesse ignorata la sua
malattia, tanto pi che invece di tenerla in casa e un po appartata dalla gente, Cesco le faceva far visite, la faceva visitare dagli altri, e le
lasciava dire tutto quello che il suo stato morboso le suggeriva. Puoi figurarti se occorreva di pi perch si diffondesse per ogni dove che
Virginia era malata di nervi. Questo oltre al resto rimproverai a Cesco; mentre il non veder gente, il farla stare in riposo etc avrebbe anche
giovato alla cura; e vedi che ora se migliora, appunto perch i medici prescrissero lassoluto isolamento dalla societ, e laria aperta, il verde,
il riposo etc. etc. Speriamo bene dunque i nostri cari ci proteggano. Aspetto lElena posdomani. Baci teneri dalla tua

Vittoria

Omaggi devoti da Guido.
CXXXVII. Ep. in corso, XII. 3. 3167
Perugia, 21 Novembre 1906
[426]

Marina cara. Quanto ti sono grata di questa tua lettera affettuosa! Se non scrivo spesso, tu sai bene per, come io non possa volerti una
millesima parte di bene di meno dun tempo, e passami la frase sgangherata, perch gi tu intendi ugualmente. Da che Guido alla Consulta
io debbo attendere a una infinit di cose alle quali egli prima attendeva, e se tu fossi qua, vedresti che in qualche giorno ho appena tempo di
respirare. Pensa che in questo momento siamo senza fattore, e io sono spesso al telefono a dar ordini e far domande campestri, rurali, agrarie e
quel che vuoi mentre di campagne non me ne sono mai intesa. Non ti parlo poi del subisso di raccomandazioni che mi capitano
quotidianamente tra capo e collo, e che anche quelle mi rubano un tempo indiavolato. Ma intanto, con chi posso, parlo sempre di te (per
compensarmi della languida corrispondenza) e ier sera in teatro, parlai di te tutta la sera col prefetto Re e la sua moglie che mi vollero con
loro, mentre io a teatro ci vado tanto poco e tanto poco volontieri. Ad ogni modo, appena seppi che il Re fu a Bassano alcun tempo, come
sotto prefetto, o Consigliere delegato, chiesi subito se ti avessero conosciuto, e udito che s, lascia fare a me a parlare di te e della Silvia e
del gran bene che ci voleste sempre e del gran bene che vi voglio e di te, di te, di te, che hai lenergia duna vera eroina, e di Silvia e di tutto.
Io li conosco poco questi Re perch sono appena venuti, si pu dire, sostituendo il prefetto Dallari che da qui pass a Bologna, ma mi paiono
buona gente. Come erano giudicati a Bassano?
La Silvia potr ben dire davere e prolungato e confortato la vita del povero nostro poeta! Ma certo che ormai, quando lascia la dimora e
lambiente dei Pasolini, per tornare tra le gretterie di tutte le maniere, intellettuali e materiali, di casa sua, deve sentirsi morire.
[427]
Anchio adoro
[428]
Rezzonico, e spesso, molto pi spesso che tu non immagini, mi tornano innanzi le sue statue tra il verde; il giardino
sotto la Luna rischiarante il palazzo Magnifico, con le scalinate regali, e i leoni, e la Barchessa e i cancelli, dando alledificio unapparenza
di sogno, di dimora incantata, nel gran silenzio che la circonda. E intanto, pur nella pace, mi par di udire tante voci di passato alzarsi dai
bossi, dagli alberi, dalla immobilit delle torri; e ti rivedo, forte e sola diritta e valente, dominare la tua reggia, con lintelligente attivit, con
la altezza della ribellione al Fato, che ti voleva attarpare, e di cui fosti pi forte.
Ti posso dare una buona nuova. LAngelica, andata a trovare la Virginia, la trov assai assai migliorata, cos mi scrive, e (aggiunge) tale da
farmi proprio sperare in una prossima completa guarigione; cos fosse! Lo spero con tutta lanima! e allora Marina cara quando star proprio
bene, andremo a trovarla insieme. Io ho scritto parecchie volte a Guido per Tattara, bench Guido faccia te lo assicuro, quanto in lui per
accontentarlo ma, ti avr detto, che ora deve chiarirsi prima uninchiesta etc. Tu hai veduta lEsposizione; io non mi sono mossa dallUmbria
per tutta lestate, n avrei potuto movermi. Scrivimi. Ti bacia con tenerezza

la tua Vittoria
CXXXVIII. Ep. in corso, XII. 3. 3168
Perugia, 8 Agosto 1907
[429]

Marinetta mia. Perch mi dici cose amare! Io una mondana? ma puoi cos calunniare la tua figlietta che ti vuol tanto bene, che tu conosci
tanto e di cui sai lorrore per ogni genere di mondanit? A Roma, per forza dovetti andare un po in giro; n, data la posizione di Guido avrei
potuto esimermi sempre da accompagnarlo ai balli, ai pranzi, alle ambasciate, a Corte etc. ma fu cosa di soli due mesi, a capo dei quali mi
sentii cos stanca che fatta una corsa a Napoli per rivedere Virginia che trovai quasi guarita; e Angelica a Cava, me ne tornai alla mia Perugia,
dove lapertura dellEsposizione e la visita della Regina Madre
[430]
, e la venuta di amici e conoscenti per la Mostra, non mi consentirono,
vero quel riposo che vi avrei desiderato e sperato, ma, ad ogni modo una vita ben pi consentanea alle mie tendenze e gusti. Ora poi, sbollita
la curiosit, diminuiti i visitatori, godo di ben altra tranquillit
[431]
. Avrei potuto andare in Olanda con Guido
[432]
, o raggiungerlo poi, e
non lo feci appunto nella previsione della vita ufficiale che mi avrebbe aspettato anche l, di pranzi e gite e feste, per me massacranti. La
Robillau Francesetti, che, pur raggiunse il marito il 15 Luglio, mi scrisse invitandomi ad andare con lei, ma non mi lasciai smovere, e
affretto invece col desiderio il ritorno di Guido che mi scrive anchesso molto desideroso del ritorno, mentre lo scirocco olandese dopo una
stagione invernale lo attarpa.
Ecco la mondana, Marina cattiva! Dimmi invece di te. Non istai bene? e la Silvia non con te? Perch dici questanno ancora pi triste e buio
dei passati? Scrivimi Marinetta, Mammetta cara.
Io ti stringo al cuore e ti bacio con infinita tenerezza.

Tua Vittoria
CXXXIX. Ep. in corso, XII. 3. 3169
Perugia, 18 Agosto 1907

Marinetta cara.
Mi figuro che sarai ancora con la tua Silvia alla quale ti prego dare per me un bacio proprio di cuore. Da quanto non mi scrive!
Sono tanto lieta che tutto sia accomodato. Bench il pensiero dellavvenire non possa sgomentare, pure intendo benissimo che anche una
raffica passeggiera pu scompigliare e turbare parecchio. Da un lato, i pensieri materiali, e la tirannia degli affari, possono talora servire a
strappare il pensiero da tenaci e strazianti ricordi; ma insomma giunti a una certa ora della vita, occorre intorno a s avere almeno un po di
calma, se non di pace. E spero che presto, niente pi ti dar preoccupazioni del genere cui accennavi. E per mettere una nota fresca e lirica
(dir cos) in questa mia lettera, ti scriver qui dietro alcuni versi, accompagnati da un bacio tenerissimo della tua

figlietta Vittoria

Passeggiata francescana
[433]

Santo Francesco, un triste parmi udire
fischiar di serpi sotto gli arboscelli.
Io non odo che il placido stormire
della pineta, e linno degli uccelli.

Santo Francesco, vien per la silvestre
via, dallo stagno, un alito che pute.
Io sento odor di timo e di ginestre;
io bevo aria di gioia e di salute.

Santo Francesco, qui si affonda, e ormai
vien la sera, e siam lungi da le celle.
Leva gli occhi dal fango, uomo, e vedrai
fiorire nei celesti orti, le stelle.

V. A. P.
CXL. Ep. in corso, XII. 3. 3170
[434]
Perugia, 6 Dicembre 1907

Marina cara. Guido non pot rimanere con me che pochi giorni giacch dopo cos lunga assenza il Ministro lo reclamava ad alte grida. Fa ogni
tanto qualche corsa per un paio di giorni, ma niente di pi. Ci scriviamo per ogni giorno e viviamo spiritualmente insieme. Io, (appunto nel
periodo dellEsposizione) mi affaticai un poco, ed ora sto facendo una cura di riposo e quasi direi di ozio, avendomi detto il medico che il
migliore dei rimedi per lesaurimento nervoso, sia pur lieve. Sto poi (a te mammetta cara posso ben dire ogni cosa!) sto poi attraversando
quel famoso periodo critico che sai, e questo anche mi da un po di malessere, il quale sparir col finire del suddetto periodo, il quale mi dice
il medico, non ha un termine fisso, tuttaltro, e talora, dopo larresto, pu durare parecchi mesi, prima che lorganismo si sistemi e ritrovi il
suo equilibrio da capo.
[435]
Virginia sta sempre meglio, e forse appunto perch quel tale periodo terminato per lei. Eccoti detto ogni cosa
Marinetta mia. Aspetto con molto interesse le lettere del Carducci alla Silvia. Fece egregiamente a pubblicarle per chiudere la bocca agli stolti
e calunniatori
[436]
. Tanti baci dalla
tua figlietta Vittoria
Dimmi di te che spero benissimo.
CXLI. Ep. in corso, XII. 3. 3171
[437]
Perugia, 19 Dicembre 1907

Cara cara Mammetta mia. Fa presto presto a guarire e non dire cose tristi e assurde. Tu sei, per fibra e gagliardia, pi giovane di molte
giovani e devi serbarti allaffetto nostro per molti e molti anni ancora. Cara Marinetta! Ti vedo in quella camera piena di sole dove passai ore
carissime; di dove guardavo lungamente le statue laggi del giardino e lorizzonte lontano, dove ancora qualche sogno vagava Ora non
penso che ad avermi cura e la poesia tace, aspettando. Guido verr posdomani e rester con me alcuni giorni per le Feste e Capo danno. Mi
scrive ogni giorno ed tanto buono e affettuoso con me, tanto pi ora! Ti mando tanti teneri baci e ti prego di baciare la cara Silvia per me
appena giunge. Fa presto a guarire la tua figlietta

Vittoria
CXLII. Ep. in corso, XII. 3. 3172
[438]
Perugia, 17 Marzo 1908

Marinetta cara Mammetta adorata! Ho voluto saperti tornata al tuo nido per scriverti ed ecco la tua letterina me ne d avviso. Cattiva!
[439]
che
parli di scrupolo per lincomodo dato!! mentre io non trovo parole che valgano ad esprimere bene la mia gioia, nel rivederti sempre la stessa
sana, forte, adorabile Mammetta, dagli occhi ancora pieni di comando, di tenerezza; e la mia gratitudine immensa per esser venuta,
incontrando fatica e disagi, a vedere la tua figlietta, la figlia della tua Beppa cara, e di averle consacrato una giornata di dolcezza vera. Tu,
nonostante la scorza un po brusca e rude del mio Guido, lo hai inteso e lo conosci bene e sai che un vero galantuomo e un ottimo cuore;
quindi puoi figurarti se non divide ossia se non sente anchegli, per le persone che io amo profondamente come te, stima e affetto grandi. Fu
tanto felice anche lui di vederti con me, e solo dolente che una combinazione impreveduta ci abbia tolto di non poterti dar completa ospitalit
e degna della nostra reginetta di Ca Rezzonico.
Abbracci stretti e lunghi e tenerissimi dalla tua

Vittoria

CXLIII. Ep. in corso, XII. 3. 3173
[440]
Perugia, 12 Maggio 1908

Cara cara Marinetta mia! Che sogno sarebbe davvero che le cinque sorelle un tempo bambine gioconde, si ritrovassero nel tuo splendido nido
in questa luminosa primavera! Ma anche quanta tristezza! mentre let ha portato i suoi malanni, gli acciacchi, le melanconie! Resti nella
rimembranza quel passato di letizia! Io non sto peggio, ma non bene ancora. Spero nellestate. Ti mando tanti teneri baci

Vittoria tua
CXLIV. Ep. in corso, XII. 3. 3174
Perugia, 18 Agosto 1908

Mammina cara. Ho qui davanti la bellissima e carissima Ca Rezzonico e mi par di vederti passeggiare l innanzi ai due leoni ben noti, e ai
fiori del giardino, respirando la buona aria di coteste colline benedette.
Porgi ti prego per me un vivo ringraziamento alla Marchesa Farinola per aver scritto anche il suo nome su questa cara cartolina, come cortese
saluto che ricambio di tutto cuore. Anche a Tattara ricambio il ricordo e porgigli i miei buoni auguri che presto possa raggiungere una
destinazione a lui simpatica.
A Scabia poi d molte cose amichevoli per me e digli che lo rammento bambino, e che mi sarebbe molto caro sapere di tutti i suoi che
rammento bene.
Dimmi ora delle Alexander. So dalla Mary che fu cost, della caduta della cara Francesca e della contusione al femore. Spero sia in via di
guarigione e porgile ti prego i miei affettuosi auguri e saluti con un bacio. Cos alla cara signora Lucia che sento ancora piena di vigore.
Cara cara Marinetta mia. Saprai che esco appena da una nuova battosta. Una tonsillite folliculare con febbre alta che mi costrinse a letto alcuni
giorni. Ora mi sono liberata, ringraziando Dio, ma certo non giov a rinfrancarmi. Coraggio e avanti. Abbiti cura tu e sta sempre bene per
tutti quelli che ti amano come la tua figlietta

Vittoria
CXLV. Ep. in corso, XII. 3. 3176
[441]
Perugia, 28 Ottobre 1908

Marinetta cara. Non so che cosa abbia scritto il Giornale dItalia che in questi giorni non ho letto, avendo qui ospiti la Mamma e la
sorellastra di Guido
[442]
, a cui, naturalmente, tengo un po di compagnia, ma ci che posso dirti con tutta sicurezza (in via
riservatissima
[443]
) che Guido fece quanto era in lui per attenuare la punizione inflitta allamico comune. Quellunico voto contrario a quella
punizione, fu il suo, e fu lui, che presso il Ministro, esponendogli le ragioni per cui giudicava troppo severo il giudizio, ottenne che la
sospensione dun mese dal grado e dallo stipendio, si riducesse alla sola sospensione di questultimo, il che diviene, come tu intendi, cosa di
nessuna o almeno di poca importanza. E tutto ci che anche per linnanzi sar possibile fare per il T. Guido lo far, per quanto gli consentito
e sperando che dal suo lato il T. si studi di non dare pi alcuna ragione di scontento ai superiori. Ecco Marinetta cara la verit delle cose, e
auguriamoci che per lavvenire nessuna nube venga a oscurare la carriera dellamico tuo. Raccomandagli anche tu, ogni maggiore esattezza in
tutti i suoi atti etc.
Io sto benino proprio e queste giornate di grazia che prolungano deliziosamente lestate, (purtroppo con gran danno delle campagne, ma con
grandissimo vantaggio del nostro fisico cos bisognoso di luce e di tepore) contribuiscono al mio benessere, cos difficile a serbare durante la
nebbia e i rigori dellinverno. Omaggi da Guido che qui al solito ingolfato nel lavoro e da me un lungo bacio.

La tua figlietta Vittoria

CXLVI. Ep. in corso, XII. 3. 3177
Perugia, 12 Gennaio 1909

Mammetta cara. Perch non mi puoi scrivere una lettera. Cos cominciavi una tua cartolina del 22, e appunto allora avevo Guido a letto con
linfluenza, e con linfluenza pass a letto le Feste, e si port poi altri giorni la tosse forte, alzato. A te poi inutile dica il frastornamento dei
giorni di fine danno e del principio del nuovo. E poi il terremoto!
[444]
Non lasciano respirare con domande di denaro, con Fiere, con
concerti, con lotterie, con la Croce Rossa (di cui sgraziatamente presiedo la Legazione Dame) etc.! E poi sulla scrivania monti di lettere, e
invio di libri, di oggetti, di doni, pei quali non ho ancora ringraziato i donatori; e poi ancora gli operai per la casa, che mettono la luce
elettrica; lacqua, e fanno gli accomodi necessari etc. etc.
Ecco Marinetta cara perch non ti scrivevo una lettera n mi sentivo di mandarti sempre una semplice cartolina. Oggi mi sono alzata per
tempo, e mentre ancora tutti dormono in casa, io sono qui nel mio studiolo, calduccio ancora dal foco di iersera, a scriverti, un po men
frettolosamente dal solito.
Cara cara Marinetta mia, quanto bene ti voglio! e che gioia sar per me ritrovarti e aspettarti a Roma! Io conto esservi il 1 di Febbraio, o
almeno ai primissimi di Febbraio, Vi sarai tu allora? Fa, te ne prego, di non venirmi n prima n dopo; ossia piuttosto dopo, perch io a
Roma rester, almeno un paio di mesi, sicch se vieni dopo mi ci trovi di certo. Appunto conto farvi vita tranquilla per quanto me lo
consentiranno le esigenze dei miei doveri; ma certo andr il meno possibile nel mondo, e faremo, se Dio vuole, qualche buona trottata
insieme, non vero Marinetta mia? e parleremo della nostra Cara scomparsa, ma sempre vicina alla nostra memoria e al nostro cuore. In un
certo Almanacco con infondo pagine bianche per annotazioni, Ella scriveva sempre le cose pi notevoli della giornata, quasi tutti i giorni.
Lultima cosa che not con parole di dolore fu, ricordo bene, la morte del povero Pierino.
[445]
Da quel giorno non scrisse pi nulla, e pure,
bench gi non stesse pi bene, passarono due mesi prima della sua dipartita. Misteri. Ti bacio e abbraccio stretta con tanta tenerezza e sar
tanto felice di rivederti a Roma! La tua figlietta

Vittoria

P. S. Anche a me parve veramente che Guido facesse assai bene col T. mitigando con la sua parola i giudizi troppo severi, e facendogli poi
assegnare una onorevole destinazione.

CXLVII. Ep. in corso, XII. 3. 3178
[446]
Perugia, 21 Luglio 1909

Marina cara.
Il saluto che ti mand Guido fu proprio spontaneamente da lui mandato a te. Io non sapevo nemmeno che Roberti fosse deputato e il figlio
di Tiberio R.
Guido ti vuol bene davvero, non fosse pel bene che tu vuoi alla sua Nina comegli mi chiama e come mi chiami spesso anche tu, cara, cara,
Mammetta mia.
Chi sa davvero che questo settembre non si possa finalmente realizzare la nostra sognata visita a Ca Rezzonico! Ma figurati che Guido, pur
avendo sommo bisogno di passare almeno una ventina di giorni a Salsomaggiore per inalazioni (va soggetto linverno a frequenti
abbassamenti di voce e raucedini etc.) avr solo al 20 Settembre possibilit di moversi, perch il Ministro se ne va ora e non torner a Roma
che il 18 Settembre. Ora tu intendi quanto ci sar difficile, dopo la cura, trovar un po di tempo e per andare a Venezia, dove la Mary ci
reclama per qualche giorno almeno, e per venire da te. Certo (e puoi esserne certa) che tutto ci che possibile lo far per riuscire nellintento.
Ne sarei felicissima, e tu puoi bene immaginarlo.
Ho scritto a Guido per Eleonora Negri, e certo far quanto pu, ma sgraziatamente credo non dipenda affatto da lui. Vedrai che, ad ogni modo,
li passer gli esami questa volta, mentre, da quanto mi dici, non deve essere dipeso che da una momentanea depressione per stanchezza quella
sua risposta.
Quello che non giungo a capire come Silvia non possa starsene un po a Rezzonico. Gli affari si fanno, penso, da vicino e da lontano ad un
modo. Ma forse io ho torto.
Ti mando un subisso di baci tenerissimi.

La tua Vittoria

CXLVIII. Ep. in corso, XII. 3. 3179
[447]
Perugia, 21 Dicembre 1909
[448]

Marina Mammetta mia.
A te prima, mando laugurio mio fervido perch questi giorni di memorie amare siano consolati dallo spirito dei tuoi cari perduti, perch tu
ne senta la voce affidatrice nellanima tua, perch tu ne veda la luce vivificante aprirti gli orizzonti benedetti dalle rivelazioni ultramondane, e
a ogni cosa togliendo ogni ombra di squallore nella promessa sicura duna pace ben altrimenti salda e dolce che la vita non offre. Cara cara
Marinetta mia dammi tue nuove e dimmi anche di Silvia. Ha raggiunto un po di quiete? con te? come ha raccolto la sua vita? Ho qui
Guido finalmente alleggerito (dopo tre anni e mezzo!) dal peso del sottosegretariato, e mi pare uno scolaro in vacanza tanto ha riacquistato il
suo umore sereno e la sua libert di spirito. Da fare ne ha sempre, e appena si riapra la Camera torner al suo dovere, ma intanto gode un po
la sua casa e i suoi comodi e pur lavorando a cento cose si sente pi sciolto e padrone di s.
Salute e sereno mia Mammetta cara e scrivimi e prendi tanti baci teneri dalla tua figlietta

Vittoria

Se Silvia da te baciala per me molto affettuosamente.
CXLIX. Ep. in corso, XII. 3. 3192
[449]
[S.l., s.d.]

Dica contessa Silvia, oh non Le pare
Che sia lungo il silenzio ed il rigore?
E non le dice il core
Che non questo il modo di trattare.

Dun rigo, oh La mi creda, aveva diritto
Io che de miei trionfi Le ho mandato
Il racconto stampato!
[450]
E son due buoni mesi che Le ho scritto.

La supplicai di scrivermi, e Lei zitta,
Di mandarmi quel tal ritratto e nulla
Che cosa mai Le frulla
In quella bionda testolina?

E giacch non trovo la rima smetto i versi e torno alla pi trattabile prosa. Ma davvero Silvia che tho mai fatto perch tu debba trattarmi a
questo modo? Perch non hai pi risposto alle mie lettere e perch infine non mi dai pi segno di vita? Se vuoi chio ti perdoni scrivimi
presto e mandami la fotografia o per lo meno dimmi perch non me la vuoi mandare.
Io ti mando un bacio e voglio mi fai sentire se me lo rendi

Vittoria tua

P. S.
Fa il piacere mandami il nome del pezzo che ci hai sonato sui motivi della Biondina in gondoleta mi pare, col numero preciso dellopera; te
ne sar gratissima.

CL. Ep. in corso, XII. 3. 1
[451]
Cava dei Tirreni (Casa della Corte), [s.d.]

Quale ballata mai, quale canzone
Verr a cantare sotto il tuo balcone?
Ti commovono i lai, le serventesi
O gli stornelli dei nostri paesi?
Che debbo far perch il tuo crudo core
Risponda alle mie lettere? v un fiore
Che a chi lo fiuta d lobblio; lavresti
Per sventura fiutato?
E in un simile caso sciagurato
Chi sar che ti desti?
Forse cotesto vago menestrello
Dal lungo naso e dal lungo cappello
Dal giubbettino,
Dal chitarrino,
Dai gran stivali,
Dai grossi occhiali,
Tutto vezzoso
E desioso
Sol di cantare
Canzoni care
Strofe cocenti
Tutte lagrime, fremiti e lamenti?
Non credo, e in vece sua mi raccomando
Al genio mio, che per limmenso mondo
Da genio vagabondo
Viaggia poetando.
Spero chei ti commova
Se mai ti trova
O per lo meno
Chegli ti seguiti
E ti perseguiti
Finch seccata
E nauseata da un s sublime
Flagel di rime tu gli risponda, com tuo dovere
Almeno con un calcio a tuo piacere!
E qui si segna di s atroce istoria
Leroina infelice; alias Vittoria.

CLI. Epistolario in corso, XII. 3. 3066
[452]
[S.l., s.d.]

[453]

O abitanti dellitalo stivale,
Nella grande allegrezza che ci desta
Questo gran carnovale
Di gente onesta,

Provvediamo a due grandi sventurati
Chebbero un giorno trionfi sovrani
Ed ora son trattati
Peggio dei cani.

Io li ho veduti trascinarsi a stento
E farsi largo tra un popol duscieri
Fin dentro il Parlamento
E i ministeri.

Ma furono presi a scappellotti, e spinti
Fuori dai nostri padri arditi e forti,
Tanto che pi che vinti
Son mezzi morti.

Non ne udite il garrire lamentoso?
Oggi dunque che lira nostra sazia
Diamo loro il pietoso
Colpo di grazia.

E scriviamo senzombra di livore
Sovra la loro pietra funerale:
- Qui giacciono: lOnore
E lIdeale.

V. A.
APPENDICE

LETTERE DI GIUSEPPINA PACINI AGANOOR

I. Epistolario in corso, XVIII. 3. 5473
[S.l.]
[454]
, 19 Giugno 1872

Marina mia,
Felice
[455]
potr accompagnarti ad Hischl
[456]
, abbench si trovi convalescente da un riscaldo avuto con febbri, per cui dimagrato, e
tuttavia un po debole. Puoi credere se la possibilit di questo tuo viaggio mi sia di consolazione, poich mi dice che Paolo non peggiorato
e sperate rimetterlo in salute.
Scrivimi adunque quando ti sia necessario Felice e rispondi allaffettuoso bacio di

Giuseppina Aganoor
II. Ep. in corso, XII. 1. 3032
Napoli, 24 Marzo 1880

Marina mia!
Ove sei? non dovrei crederti ancora a Firenze perch so volevate essere ad ogni costo in Bassano il primo daprile, avevate prima di
soffermarvi per salute a Bologna, rincasati non potete essere ancora e tardandomi di darti un bacione e una buona stretta di mano, indirizzo la
mia lettera a Firenze che ad ogni modo ti verr inviata ove sei, spero.
Grazie adunque dallanima per esserti ricordata del mio povero onomastico, grazie doppiamente per la desiderata e lusinghiera notizia che hai
notata alle mie figliole che lAbate Stoppani
[457]
le onorasse col Genio dei suoi pregevoli lavori, e di parole dinizio care e amorevoli In
mezzo a tante squisite cortesie io non posso che parlarti della nostra affettuosa gratitudine dalla quale sono spinta a scriverti colla febbre
indosso che mi sono presa con costipazione forte, aggiunta, che da un [po]
[458]
mi tiene a letto!
N a ripetere che Arcoleo Tulinani e i pochi amici nostri che ebbero il bene di vederti, ti ricordano con vivo desiderio e sentitissima stima, e
vogliono esserti rammentati.
La famosa commediola, e voudville di beneficienza avr luogo finalmente il prossimo marted 30 aprile venturo della Societ dellunione,
come sai dalla sola frase cos bene redatta da un balordo facente funzione di segretario in assenza del superiore appena avr avuto effetto, la
rappresentazione sintende non la famosa anche te ne scriver.
Se il Mascini ci sar davvero cortese duna sua visita, ne sar pure lusingata la brava Duchessa Moraschieri che ha vivissimo desiderio di
conoscerlo, cos come la Duchessa di Bovino, entrambe Filangeri come sai. E ora prendo un decotto e mi caccio sotto le coperte per vedere di
smaltire il mio grosso raffreddore di petto. Se sentissi che tosse mi affanna Marina mia!
Speriamo passi, intanto salutami Alessandro tuo e voglimi bene sempre

Giuseppina tua

Le ragazze hanno scritto a Silvia e Vittoria ed Elena le due sole che avessero disponibile una loro fotografia lhanno spedita allo Stoppani in
segno di gratitudine.
III. Ep. in corso, XII. 1. 3034
Basalghelle, [fine] 1884
[459]

Marina mia! come vedi siamo ancora qui a goderci le brezzoline gelate, che i monti Carnioli ci prodigano generosamente! ma dintorno gli
abeti e i pini ci sorridono col loro verde, le giornate bellissime e il sole caldo ci incoraggiano a lunghe trottate e passeggiate igieniche. In
casa i caminetti funzionano bene, e amici buoni e generosi non ci lasciano soli sicch a Napoli non andremo che nella prima quindicina di
Gennaio e io mi vi dispongo assai a malincuore, perch vorrei finire qui in questa campagna senza troppe commozioni questi sgomoli di
vita che mi restano! ma
Anche a me, sai, sembra strano lessere nel Veneto da tanti mesi senza avere potuto ancora darti un bacio! ma a Padova non si and che nel
Luglio e per pochi giorni, nellAgosto e Settembre ebbi ad accompagnare in Cadore Edoardo poi due delle figliole, e si stette nella villa
Malcolm alcune settimane, facendo gite pei monti e valli a Val di Zoldo-Comelico-Belluno etc. etc. etc. Poi i Salvadego essendo stati da noi
una ventina di giorni insistettero perch si facesse loro una visita a Cavarzere e cos sia il fatto che chi a capo di numerosa famiglia
come la mia, schiavo, dipende dognuno de suoi, costretto a sagrificare ogni pur giusto e santo desiderio ecco.
Dunque Marina mia, appena sar fissato il giorno della partenza per Padova te ne dar avviso. Non posso dirti verr io a Bassano perch a
Padova ci fermeremo pochissimi giorni, i soli necessari agli apparecchi del viaggio per Napoli.
Ma sarei tanto tanto tanto contenta di rivederti, di passare una giornata con te, che lavrei per tutto veramente affettuoso e generosissimo
questa visita che mi lasci sperare! A voce io pure avr a raccontarti tante cose che difficilmente potrei affidare a una lettera! Dunque conto
vederti, carezzo questa cara speranza come una seducente promessa verrai proprio?
Quando penso al gran bene che ci siamo volute e a tutte le vicende, le peripezie, le accidentalit della nostra vita, sento che bisogno il
vederci almeno di tanto in tanto, e conforto quindi dintrattenerci da cuore a cuore di ci che cinteressa, e che la vita dello spirito!
E ti bacio ora porgendoti i saluti affettuosi di Edoardo e figlioli mentre vorrai mandarli a Silvia tua
Giuseppina
IV. Ep. in corso, XII. 1. 3035
Oderzo, ov. Basalghelle (Villa Aganoor), 23 Maggio 1885

Non ti sei fatta pi viva con me, malgrado le mie lettere da Napoli!
Ora siamo qui da due settimane , e ti prego dammi tue nuove e quelle dei tuoi cari!! Noi sgraziatamente abbiamo trovato qui di che farci
disamare questo angolo tranquillo, che ci procur tante ore belle nellanno passato
Certi lavori consorziali nel Rasego, fiumicello che attraversa il nostro piccolo parco, vi hanno portato la devastazione pi vandalica! un
pittoresco e poetico laghetto tutto a verdi velature di salici, e una cascatella tanto tanto carina sono scomparsi, vecchi abeti, lauri secolari che
ombreggiavano un ponticello e un chiuso di predilezione, sradicati! e in quella vece emergono dappertutto dei monti di terriccio e di ghiaie
ingratissime: stiamo accomodando sintende, ma per quanto si faccia! le ragazze ne piansero di dolore e di dispetto! in altra stagione
si potr in parte rimediare, ma ora le piante giovani che vennero sostituite qui e l, sono la speranza dellavvenire, ma per i vecchi lavvenire
non promessa ma minaccia.
A proposito! morto Mamiani!
[460]
morto Vittor Ugo
[461]
a un giorno di distanza? Maffei,
[462]
poveretto ha ora 86 anni! rimane ora il
solo dottantina della letteratura che cammina col secolo e invecchia con lui! ... lultima volta che lo vidi, mi disse: Finch vive Mamiani ho
ancora con chi ricordare unora del passato vissuta con un vivente tuttora con me! tutti gli amici e conoscenti, tutti i miei coetanei mi
hanno preceduto pover uomo, mi scrivono da Milano sia molto gi ora! Ma io ti parlo di me e degli altri, senza sapere in quali
disposizioni danimo ti trovi questa mia. Dammi adunque tue nuove se non ti discara una mia lunga chiacchierata! Mercoled vado a
Venezia e vi rester fino a Sabato, quindi a Padova Un bacione dalla tua vecchia Giuseppina e affettuosi saluti dalle sue figliole!
V. Ep. in corso, XII. 1. 3033
Napoli, 17 Marzo 1888

Marina cara!
Come potevo scriverti a Roma, quando la tua lettera non mi diceva quanto vi saresti rimasta, n portava pure alcuna traccia dindirizzo? e s
che avevo grande desiderio di dirti tante e tante cose molto sentite, e aggiungervi saluti ad espressioni daffetto delle figliole e di stima
amichevole di tutti che ti hanno conosciuta ma e ancora avevo ad annunciarti il rinvenimento del tuo orecchino, che ci stato portato da
un ignoto galantuomo, e che io ho gi consegnato a Cattina Palma da tre giorni in Napoli, povera buona figliuola che sospira al suo ritorno in
Bassano tardivo. [Dei]
[463]
tuoi figlioli non parlo, sono proprio gioielli, la Silvia bella buona brillante intelligente e tanto amabile tanto cara!
Pasolini un vero gentiluomo estimatissimo temperato in tutto e simpatico assai assai! se la vita ti ha date gravi amarezze, ti ha serbate
pure le grandi consolazioni e pensa che sei almeno sollevata dalle tormentose incertezze sullavvenire dei tuoi! cos la fortuna, cosa sono
le vane e vaporose compiacenze di qualche buon ora paragonate alla serena pace che lungo il tuo viaggio pu darti la tua casa, aspettando la
stagione che schiuder a te la tua giovane famiglia cara.
Tutti ti ricordano e ti stringono la mano, ed io ti bacio e ribacio

Giuseppina
VI. Ep. in corso, XII. 1. 3036
Basalghelle, 11 Ottobre 1888

Aspettavo a scriverti per poterti dire finalmente potr levar lancora il tale e tal giorno e essere a Bassano colla tal corsa ma s inutile il
procrastinare gente che viene, gente che va e alcuni, come la penna del Pastro, scrivono: Siamo in giro, ci fermeremo ore, di qui, di l per
qualche visita arrivo, ma aspettatevi il mio arrivo da un d allaltro e in queste condizioni come possiamo muoverci? Sebbene bruci di
voglia di vederti colla tua Silvia e i suoi figlioli cari? e tassicuro che di svago hanno proprio bisogno queste figliole e forse Virginia pi
ancora che Vittoria, lElena forse verrebbe con noi trattandosi di rivedere te e Silvia che siete tra le pochissime persone che stanno sul suo
buon libro; ma anche tuttoccupata di una villetta con pochi campi che a sua preghiera le abbiamo acquistato qui presso, e di cui agognava
da tempo lesclusiva propriet, i campi non sono molti, ma la casetta e alcune capanne che vi sono annesse verranno dal suo gusto artistico
trasformate in chalett, in camere da studio, etc. etc., chi frener poi quella capricciosa fantasia, che temo sar abisso in cui piomberanno non
solo le sue grosse economie, ma basta non scrutiamo lavvenire. Credo non averti detto ancora il piacere che mi ha dato la riappacificazione
tua cogli Agostinelli siete cos sicuri, c del buono anche in quella Famiglia, a cui ti lega la triste memoria della povera Lisa e poi, se
analizzi bene, tutti, ma tutti hanno un lato che sa di guasto e di poco simpatico, e molto angoloso, il buono sta nel sapere chiudere locchio
sul brutto, e ingrandisce possibilmente con logica lente, perdona la figura bislacca, il bello e il buono che pur si trova cercando nel pi degli
umani e cos sia. Ti dir poi che lAntonietta pure mi partecipava con molto compiacimento il novello riaccordo tra le due famiglie e come ti
dissi gi, da un pezzo la mi scriveva di te con molta amicizia etc. etc.
Vittoria mi dice daverti scritto ieri
[464]
oggi si rimessa a suoi studi che trascurava da un pezzo, loccupazione vita; presto avr con
me e per tre o quattro mesi lAngelica; mi sorride il pensiero del suo arrivo e della sua permanenza ma mi rattristo gi allidea della sua
ripartenza, ha una casa a s, dei sentieri a s, la casa di mamma non pi la sua e la mamma ha cos poco da vivere ancora! come corre
il tempo vertiginosamente, mio Dio e come tutto si muta, si vaporizza, si obblia! sono triste triste Marina mia, per la tua lettera serena di
madre contenta mi ha fatto del bene, e mi pare vederti nel tuo salotto coi nipotini, colla Silvia beata te! Per lavvenire della tua figliola
non c buio pauroso o ma lasciamo i piagnistei e abbiti i saluti affettuosi di Edoardo e figliole col bacio fervido di

Giuseppina tua
VII. Ep. in corso, XVIII. 3. 5474
Basalghelle, 21 Novembre 1888

Marina mia!
Del tuo cuore non ho dubitato mai, e ti sono tanto tanto grata dellinteresse che prendi alle nostre pene, per la nostra malatina va riprendendo
forze e salute, e pare che la causa paurosa di questo suo male non fosse affatto di quella gravezza che si temette da principio; ora i medici ci
rassicurano completamente, tutti gli organi studiati esaminati rispondono perfettamente alle esigenze di una costituzione sana, sicch non
occorre pi a rimetterla in buon assetto che cure attente e pazienti, ma noi tutti da quel triste fatto dei lunghi deliqui che l'incolsero a Treviso
siamo ancora vibranti e sofferenti, quasi ammalate pi dellammalata stessa, e la nostra medicina sar riposo e quiete, medicine che ci
verranno pure da queste povere solitudini che ti sono tanto antipatiche. Tu per, lasciatelo dire, sei molto ingiusta verso di me, avezza come
tu sei allindipendenza di chi vive spesso sola o con ristretta famiglia, non sai farti idea giusta dei legami, delle strettoie []
[465]
chi
condannato a pesare molti interessi a combattere molte volont, a vincere numerosi ostacoli prima di poter realizzare un progetto caro,
soddisfare un desiderio per quanto vivo sia. Ho avuto numerosi ospiti tutto lautunno dal 22 Agosto, nostro ritorno dal Tirolo e dal Cadore,
fino al 3 Novembre, giorno in cui partimmo in comitiva da Basalghelle per Treviso coi pi ridenti progetti, e dove cincolse la malattia di
Virginia; a Treviso eravamo coi Ballata Zotto Zannini Pastro - I conti Salvadego, padre fratello e signorine ospiti a Paese del Barone Onesti,
ci attendevano per ritornare assieme a Basalghelle - Sartori da Milano, Bossi pittore, insomma tutta una legione di amici graditissimi, a cui
dovetti telegrafare che non avrei pi potuto riceverli!! e ti prego sii buona con me poveretta, e non pensare alle cattiverie accarezzate
crudelmente come quella di non volermi scrivere che in casi eccezionali.
Dirai poi allAntonietta da che sento con piacere che la vedi spesso come ieri abbiamo ricevuto la visita del suo Alberto, venne da San Polo
ove ospita dai Papadopoli, e vi ritorn per lora di pranzo.
Lasciandoci Pastro, di nuovo desiderato, insigne medico indulgentissimo da Virginia che volle alzarsi e ottenere altre promissioni non
facilmente concesse dagli altri
E per noi tutte dirai molte cose del cuore alla Silvia tua, di cui anche Alberto Agostinelli magnific la coltura e lingegno eccezionale, cos
come la modestia il carattere e lerudizione di Pasolini, e che tu possa essere felice sempre Marina mia, nella bont e solidi meriti de tuoi
figlioli e nipoti!! in questo sia tu beatissima sola e vera.
Ti bacia la vecchia tua

Giuseppina
VIII. Ep. in corso, XII. 1. 3038
[466]
Basalghelle, 23 Dicembre 1888

Marina mia. tu devi credermi ingrata, immemore!! non ti ho scritto quando tu scrivevi colmavi di amabilit le mie figliole; non ti ho scritto
quando eri per staccarti dolorosamente dalla tua Silvia!!
Ma sapessi Marina mia: quanto buio ho nellanima io sempre forte e superiore a tante difficolt piombate nella vita, non mi riconosco pi!
Sento che lascer presto queste figliole senza avvenire, senza un raggio lieto nel loro orizzonte, e me ne accoro, e divento paurosa pusillanime.
La mia salute non buona affatto, lo stomaco ha ripreso lantica inerzia, e mi sforzo di nascondere questo malessere alle figliole, sforzo che
mi accascia sempre pi.
Col giorno 9 di Gennaio, se nulla insorge, si andr a Venezia, Angelica con noi e questo mi conforta. Virginia sta proprio benino, Vittoria
sempre trista, ma buona affettuosissima e ti assai riconoscente dellaffetto che le porti, e che ricambia con intensit, io pure te ne sono tanto
tanto grata! e dimmi a Venezia ci vedremo? io potr escire ben poco nellanno, si star molto in casa, e a proposito metto la nota comica in
tutto questo De profundis, eccola colla certezza che non mi rivedrai cogli abiti dalle lunghe code che ti facevano ridere un po crudelmente
perch non espresso ma sottinteso che non mi si far escire di sera assieme.
Come ardentemente ti vedrei contenta, Marina mia, inutile te lo dica.
Ti voglio tanto bene lo sai! e in te posso sempre parlare a cuore aperto e riepilogare tutte le memorie della mia vita tenebrosa.
Tutti qui ti porgono voci affettuose e calde di bene! io, come ti bacio?

Giuseppina tua []
[467]
IX. Ep. in corso, XII. 1. 3039
Venezia, 2 Maggio 1889

Cara Marina mia!
Ti saluto e bacio prima di lasciare Venezia che questanno mi lascia la pi brutta e malaugurata impressione per i tanti giorni bui e monchi
che vi ho subiti! gi oramai per me non vi pi angolo della terra che possa darmi una gioia e una speranza, se ne togli la vista e laffetto dei
pochi amici cari che mi rimangono!
Ma non parliamo di queste sempiterne miserie, flagello dellumanit di tutti i tempi che furono sono e saranno. Della mia salute meglio
tacere: ho un orecchio otturato, la testa con cento locomotive, e dolori e per essere pi che modeste! collappendice di palpitazioni e mancanze
di respiro di cui non parlo qui in casa per non dare pene maggiori etc. etc. Sabato adunque andremo in campagna, non ne vedo lora; quella
povera squallida solitaria ci ha pur data qualche ora di riposo sereno! Ma questa trista Venezia coi suoi rii puzzolenti, i neri palazzi e le case
che ti parlano di distruzione e dobblio irrevocabile, questo sciame di castelli vuoti, il ronzio di gondolieri, e pescatori, e barcaioli che non
cantano pi il Tasso e lAriosto e nemmeno le canzonette veneziane, ma sudano scontenti per la pagnotta e il litro quotidiano, e imprecano
contro i patrizi altra volta loro feticci, e contro i borghesi che erano avezzi a obbedire e rispettare!
In piazza, in societ laborrita lingua Tedesca di ventanni a dietro la lingua indispensabile e non si ha veneto che si rispetti che non debba
parlarla almeno pappagallescamente! ...
In campagna si ha silenzio e pure i grilli, le cicale, gli usignoli continuano i loro canti striduli o melodiosi come ai tempi della nostra
giovinezza! Non hanno cambiato loro sotto linfluenza potente del vertiginoso progresso! stazionari! non mi tormentano colla loro
inquietudine feconda di tempeste e bizzarrie, n collo spettacolo di miserie a cui non posso rimediare! amen, che chiacchierata! che capa
doro avresti fatto, come dicono i Napoletani.
E ora devo attendere alla nomenclatura dei bauli e casse! se vedessi cha ammassi di roba! peggio di una emigrazione di massa!
Volevo dare un saluto allAntonietta e glielo dar dopo tante sue lettere gentili e buone. Salutamela tu, te ne prego, e dille le scriver una
lunga lettera da campagna.
A te tanti tanti baci dalla tua brontolona Giuseppina

che ti vuole sempre un gran bene.
X. Ep. in corso, XII. 1. 3040
Basalghelle, 19 Gen. 1891

Marina mia! E un secolo che non mi fu dato scriverti direttamente; volevo farlo tante e tante volte, ma le mie trepidanti infermiere me ne
distolsero sempre offrendomisi a segretarie nella tema che la pi breve e mite occupazione possa nuocere alla vecchia valetudinaria; sebbene,
malgrado latroce stagione, la mia salute vada piuttosto migliorando che peggiorando. Oggi adunque con una giornata tutta sole e tepore
Primaverili, mi concessa la benedizione di dirti di mio pugno che ti voglio un bene grande, che ti sono teneramente grata di tutte le
amabilit di cui colmi le mie figliole, facendole liete delle pi gradite prove daffetto! laffetto vivo solido sincero, che la sola vera
consolazione della vita! qui nel nostro squallido romitaggio non vivono che del reciproco affetto di famiglia rinfocolato da quello degli amici
buoni e memori di noi tra i quali tu sei prima. Vuoi un quadretto della nostra vita intima? letture in comune lavorando, Virginia minia,
Vittoria dipinge o disegna, poche ore consacrate alle care corrispondenze, altre di letture o studi individuali nella propria camera. Io sto quasi
in permanenza qui su, nel salotto ove qualche ospite come il Pufassi o il Conte Galli che da Palermo venne a stare un mese con noi, o il
colonnello conte Zatta in guarnigione a Belluno che ci dona i suoi permessi e le sue licenze sempre brevi per i nostri desideri, e il pittore
Sartori innamorato dei vecchi pagliai ancora esistenti nel Trevigiano e Friuli mentre non se ne trovano pi nel resto dellalta Italia, e qui vi
studia gli effetti daria etc. e lavvocato Marzolo di Padova, che amministra i redditi delle nostre case, appunto in Padova, e che quando lo
pu, sebbene di rado assai, viene a portarci le novelle Patavine, e il Dottor Pastro che passa con noi qualche settimana; e pochi altri ci fanno
sentire di non essere del tutto staccati dal resto dellumanit ed amici buoni che come te, sebbene meno stretti di te Marina mia (che amo
come figliola) come il Verga, il Rossi da Milano, il Verdinois da Napoli, il Maggiorani da Roma ci mandano libri e espressioni di buona
amicizia che aiutano queste figliole a far scorrere non del tutto ingratamente le lunghe giornate invernali; ora mentre ti scrivo Vittoria a
passeggio col Pastro, lElena collIngegnere Banfi, Virginia al piano.
Dalla Cava notizie buone, e il proposito di ritornare a Basalghelle colle prime dolcezze dellAprile! la sera alle 10, qui domina la quiete e
il silenzio pi solenne non interrotto che dallabbaiare dei nostri grossi mastini vigili custodi delle nostre notti.
Ma come spesso nelle lunghe ore di veglia penso a te Marina mia, e ti riveggo in palazzi di montagna e rifaccio con te i cari dialoghi dun
tempo tanto lontani che mi sono sempre tanto vivi nella memoria del cuore e ti bacio e ti sono vicina con un bacio dalla vecchia Giuseppina
che ti vuole tanto bene.

XI. Ep. in corso, XII. 1. 3041
[468]
Basalghelle, 22 Giugno 1891

Che schianto Marina mia nel vederti partire! vecchia e ammalata ho cos minaccioso e incerto il domani, che allo staccarmi da una persona
cara, sento rotto ancora uno di quei fragili anelli che mi tengono tuttavia alla vita vissuta! e tu sai quante memorie di dolori e di affetti cari di
giovinezza mi legano a te che fosti quasi la mia famiglia in collegio, e poi sempre memore di quel passato che ebbe ineffabili conforti dalla
simpatia intelligente e scambievole di sentimenti di pensieri di aspirazioni
Credo non averti detto intera, baciandoti, la grata impressione e la cara memoria che serber e serberemo tutti sempre dalla conoscenza del
bravo e simpaticissimo tuo amico Branchi, poche persone nella mia lunga vita mi lasciarono scolpita nell'animo l'assieme, direi perfetto, di
questo gentiluomo equilibrato, distinto, superiore, cos naturale nei modi modesto con alti pensieri, larga erudizione, e cuore eccezionale:
grazie Marina mia davercelo fatto conoscere ed apprezzare e grazie con un bacio caldo, lungo come quello che vorrei darti cos di sovente e
chiss quando e se mai lo potr di persona. Oggi sto discretamente, e per questo mi permesso scrivere questo rigo.
LElena partita questa mattina per Padova, andata a fare da matrina di battesimo al neonato della Elisa Salvadego in Cavalli, la quale
partor Sabato a notte. Angelica, Virginia e Vittoria sono qui con me e ti salutano dal cuore e baciano.
Io di nuovo ti tengo stretta al petto la

Giuseppina tua

P. S. Ti prego salutami lAntonietta Agostinelli, lIsabella e la Silvia.
XII. Ep. in corso, XII. 1. 3042
Basalghelle, 6 Novembre 1892

Marina mia! Eccoti il rigo che tanto amorevolmente mi hai chiesto e che tinvio di gran cuore e con grande compiacimento. Gi immagini che
Vittoria mia buona voleva farmi da segretaria al solito, ma le ho fatto rimettere a pi tardi il piacere dintrattenersi colla sua mammina
dadozione affettuosa, e come vedi, sono io che direttamente ti porgo le lietissime nuove degli sposi felicissimi, accolti festosamente
allarrivo da amici e parenti, coperti di fiori, di doni, di festeggiamenti senza fine; Virginia trov lappartamento destinatole cos elegante e
completato cos deliziosamente in previdenza di ogni elegante uscita, che dice sembrarle essere un sogno di fate sua precisa espressione
non aggiunge altro, che vi si sottintende il mio intenso desiderio che tanto completo benessere, la cui pi solida base ha a mia piena
tranquillit il carattere buono e solido e laffettuosit di Mirelli, abbia la maggior possibile durabilit!
Gi poi urgiamo di godere del contento dei nostri cari fino a che loro concesso, poi adoperiamoci a tutta lena per lenire i dolori le contrariet
e combattere per quanto si pu contro le asperit della vita?
Senza egoismo, con forte volont guardiamo tutto dallalto, ora che per lunga esperienza ci dato di farlo e molte cose che ci danno pene
acute e preoccupazioni moleste, si andranno rimpicciolendo in forza dellattesa cui le vediamo la vita: catene di meschinit dolorose dei
schianti egoistici di morbose vanit che col tempo si risolvono nellannientamento, voglio dire nella trasformazione, e nel vuoto.
Tutto che fu cessa dessere! Ma io ti rattristo con questo mio radolage filosofico da ottagenaria! perdonami e lascia ti baci per me,
Vittoria e Angelica. Anche Virginia ci minaccia per esserti ricordata con affetto riconoscente e ti scriver prestissimo. Ti stringe col cuore la
tua

Giuseppina
XIII. Ep. in corso, XII. 1. 3043
Venezia, 3 Agosto 1897

Marina mia!
Questa volta sei stata brava scrivendoci subito, e buona colla tua vecchia Giuseppina rendendole conto del modo con cui impiegasti le ore che
gi ti dividevano da noi facendo parte di quel caro passato che si rimpiange sempre con accorato rammarico. Ma la tua lettera era proprio una
delle tue migliori, perch calma e serena come io vorrei sempre il tuo spirito, talvolta triste e inquieto quando lo lasci in balia
dellimmaginazione che ti spinge a pensare ipotesi magari sul destino de tuoi cari, o ti esalta con entusiasmi esagerati! eri proprio buona
dolce e brava figliola, come ti vorrei sempre, Marina mia cara! e contenta assai assai della tua affettuosit fedele mi sono posta subito allo
scrittoio per godermi un quarto dora beato conversando con te! ma che? il pormi a scriverti fu il segnale, o meglio lattrazione molesta di
un mondo di visite, prima la Morosini, poi il Dottore Samaritani, quindi il deputato Santini con sorella e figlietto! e poi e poi: sinch venne
suonata la campana del desinare; ieri poi ho detto con Vittoria oggi spero mi si permetter di scrivere a Marina, ne ho tanto desiderio! e ripresi
il foglietto vergine del giorno innanzi!!! lo crederesti? Subito mi si annunciarono i Conti Zoppola, poi Zoppola di Dresn e []
[469]
che
spos la bellissima Rumena, quindi; la Frigerio, poi Checco Salvadego, e finalmente Marina chi mi scese dalle nuvole? la Teresita
Fusinato sposata a Bianco Birotto, o della Ronca, ora di Verona; e ancora il Tenente Notarbartolo di marina, fidanzato alla Centamini? ne
vuoi di pi? oggi per avere pace ho fatto escire ad una passeggiata igienica la Vittoria in compagnia di una signorina amica nostra, Virginia
escita in gondola per visite ed io ho fatto dire alla porta, che le sig.ne sono escite ed io sto dormendo! Ed eccomi qui che da vera testa
sventata (come mi sta bene questo attributo in et s fresca) ho riempiuto quattro facciate di corbellerie senza interesse, senza senso, ho
sciupato il poco tempo di cui mi si concede luso, senza dirti la mia compiacenza per le lodevoli fortunate gesta del nostro bravo Pierino,
senza parlarti a lungo, come mi ero proposta di te, de tuoi, e di noi, e senza dirti tutto il bene che vi unisce alle mie figliole, ti vuole la tua
decrepita
Giuseppina

Noi non andremo a Basalghelle che al chiudersi del mese.

LETTERE DI VIRGINIA AGANOOR MIRELLI

I. Ep. in corso, XIV. 16. 4228
Oderzo, 26 Ottobre 1902 (Villa Virginia)
Cara Marina mia,
sono 10 anni che qui in questa nostra verde e tranquilla villetta, si celebrarono le mie nozze, e tu pure eri tra noi amica nostra buona e
cara!
[470]
E come sarei stata felice averti pure vicina ora! Festeggiamo, ma abbastanza lietamente questo decimo anniversario, con alcuni
amici buoni e con Teodora Marcello Salvadori, venuta per combinazione da Trento, proprio in questi giorni, e che se ti rammenti fu una delle
mie due brides maids
[471]
. Laltra era la mia Vittoria, che purtroppo, come tu mi scrivi non in un momento troppo sereno. La nuova
ricaduta di Pompilj ci preoccupa grandemente e il pensiero di lei, ci offusca la nostra serenit
[472]
. Non ti ho scritto come ti avevo promesso,
una lunga lettera dopo la mia cartolina perch non puoi credere quante piccole faccenduole inezie se vuoi, ma che spesso simpongono come
affari gravi mabbiano rubato il tempo che avrei tanto voluto dedicare ai miei pi cari amici lontani.
Elena che qui, a cui lessi le tue righette affettuose, si ripromette di scriverti presto un letterone, che ti assicuri che ti vuol sempre un gran
bene. E anche lei inquieta per le nuove cause da Perugia. Vittoria ci scrisse ancora stamani, ed appunto della sua, come della nostra
opinione, di mutar aria, appena il Guido sia al caso di mettersi in via; e si rivolgeranno certo verso qualche luogo ove la temperatura sia pi
mite che a Perugia. Noi partiremo per Napoli il 3 di Nov. e faremo tutta una corsa senza fermarci per via essendo gi stati assenti da Napoli
quanto pi si poteva; si apria fino allultimo termine. Cesco ti ringrazia di tutte le cose affettuose e lusinghiere che dici di lui: ad Hamburgo,
punto del famoso congresso, sebbero festeggiamenti; onori; inviti a gite, pranzi, teatri, etc. etc. quanto al congresso, fu serio, ma non so
se abbia raggiunto lo scopo pel cui fu fatto.
Quando i Pasolini verranno cost, d loro tante e tante cose amichevoli per noi. Cesco ti bacia le mani, come Elena ed io ti abbracciammo
teneramente
Virginia tua
II. Ep. in corso, XIV. 16. 4219
[473]
Napoli, 19 Maggio 1910 (Palazzo Mirelli Aganoor)

Marina, amica mia, amica nostra cara.
Cesco tavr detto, come anche in mezzo al mio grande dolore, abbia pensato allo schianto della tua anima, quando ti fosse giunta la ferale
novella, e avrei voluto che te ne prevenissero prudentemente, che cercassero di ammorbidirti il colpo; ma, tu lo sai se fu possibile. Oh se tu
lavessi vista come era bella e serena anche dopo morta la nostra Vittoria!
[474]
E sai? in questi due ultimi mesi della sua vita, in quelle prime
settimane, anzi nei primi giorni dopo la prima operazione, che i chirurghi infami pretendevano riuscitissima, una delle sue pi ardenti
aspirazioni era quella di venire a trovarti a Rezzonico; e una mattina in cui parlavamo di te, delle cure che tu avevi avuto per me, appunto nel
tuo bel nido dora, del bene che mi avevi fatto, e dal quale deriva in gran parte la mia salvazione, ella si faceva promettere dal marito di
donarle alcuni giorni del suo tempo operoso, per venirli a passare con te, al caldo del tuo affetto santo. E si rise allora per quelle sue
pretese di promesse formali, e se ne parl a lungo, in conversare giocondo. Dopo alcuni giorni tornammo a Napoli, sicuri della sua guarigione
sollecita, che si mut in cos raccapricciante catastrofe.
Delle sue ultime volont, avrai letto sui giornali, che si dilettano di entrare nelle cose pi intime delle famiglie. Ella lascia erede di tutto il
marito, e siccome questi a sua volta lascia erede del proprio la sorella uterina, ogni cosa andr a lei. Vedi quali sono i decreti del dispensatore
dogni bene! La tua povera Beppa ha tanto penato e studiato perch non andasse sperduta la fortuna della nostra casa e quindi delle sue creature
ed ora E ci che mi duole lanima non il vedere andare ad estranei il denaro, ma i ricordi sacri di famiglia, le antiche gemme di famiglia,
i doni delle sorelle e dei parenti, mentre non sappiamo ancora se vi sieno clausole nel testamento di quella nostra perduta. Marina mia, Elena
ci scrive daver avuto una tua buona e affettuosa letterina cui rispose subito, sebbene non stesse bene; so che Mary ti scrisse ieri qui dalla mia
scrivania che guarda la terrazza, e di dove si vede lalto Eucaliptus che Vittoria chiamava il suo amico.
Marina nostra ricordami alla tua Silvia, dille tante cose affettuose per me, e tu abbiti lamicizia in noi abbracci

Virginia
III. Ep. in corso, XIV. 16. 4230
[Oderzo], 13 Ottobre 1911 (Villa Virginia)
[475]

Cara cara la mia Marina.

Lo supposi subito che tu avresti creduto, vedendo il cumulo di lettere che Galli per eccesso di zelo pens di respingerci cost, che noi
avessimo avuta lintenzione di restare a Rezzonico pi lungamente! Ma non capisci creatura mia cara, che fu un sacrificio vero e grande per
tutti tre il lasciare te e le delizie di cui ci circondasti nei giorni che fummo cost? Ma avevamo purtroppo un impegno precedente per marted,
quello di portare un saluto ed un addio ad una amica che partiva e che non istava punto bene, e la Elena dal canto suo ci attendeva essendosi
affrettata a venire a Basalghelle per noi.
Se tu volessi capire come lasciammo il nostro cuore presso a te, non ci rimprovereresti cos ingiustamente, mentre una vera crudelt lo
stuzzicare la ferita del prossimo. Se sapessi che strappo fu per noi labbandonare cotesto luogo di godimenti, di sereno, di eletto. Ti volevo
scrivere subito ieri per dirti: cattiva, cattiva, ma ebbi lemicrania e con ci una colazione dallElena e un mondo di gente al mio the del
Gioved.
Ora abbiamo gioved incantevoli, come deve essere bello Rezzonico!
Prenditi un bacione che non meriteresti ma che non posso a meno di darti collanima. Ossequi da Cesco e Celestino e bacioni ancora da

Virginietta
IV. Ep. in corso, XIV. 16. 4231
Torre del Greco (Golfe de Naples), [s. d.]
[476]
(Grand Hotel Santa Teresa-Station Climaterique-Maison de premier ordre-Ouverte toute lanne)

Amica mia. Quandebbi la cara tua cartolina, ti telegrafai subito per informarti del nostro novello soggiorno, ma nello stesso tempo,
credendoti gi in via per Napoli, ti scrivevo una lunga lettera col, incaricando i nostri domestici di consegnartela. In quella ti davo tutte le
norme perch tu potessi recarti qui colla nostra carrozza che parte da casa tutti i giorni per questa volta, e che sarebbe venuta a prenderti
allAlbergo allora che tu avessi desiderato, etc. etc.
Ma siccome fino ieri non sapemmo pi nulla di te ti scrivo a Roma, per dirti come sia grande il desiderio di vederti; Cesco comincia a
migliorare, e se la miglioria continua, forse marted o mercoled si spererebbe poter essere di ritorno a Napoli. Intanto, se Cesco si rimetter in
chiave, si conterebbe recarci a Roma per qualche giorno, essendoci ci necessario per affari anzi se Cesco non potesse dovrei recarmivi io; e tu
e Silvia potreste essermi provviste compagne nelle mie peregrinazioni. Dimmi dunque bene i tuoi progetti, se puoi o no trattenerti a Roma
ancora qualche giorno, o quando precisamente sarai a Napoli, perch voglio vederti ad ogni costo, abbracciarti, e starmene un poco con te.
Dimmi dunque tutto. Cesco ti ossequia, rammentaci a Pasolini ed abbiti un nuvolo di baci per te e Silvia da

Virginia tua

LETTERE DI ANGELICA AGANOOR

I. Ep. in corso, XVIII. 2. 5471
Firenze, 1 Marzo 1882

Mia amatissima Marina
Dimani ricorre a te e a noi, che tanto ti amiamo, un giorno di gravi rimembranze, ed io non posso mancare in questa circostanza di porgere a
te quei conforti di parola, che lamicizia ispira a tutte le anime gentili.
Se da una parte i ricordi di ci che perdesti ti serran lanimo, dallaltra parte ti confortino i perenni sensi damicizia e damore, che tutti noi
affezionatissimi a te ti serbiamo finch ci basti la vita.
La condizione nostra comune a tutte le altre cose mortali, perci nulla rileva il compiangere estinti che mai ritorneranno al giorno, ma
sibbene debito nostro conservar di essi la pi tenera, pia e religiosa memoria. Quindi che io con queste poche parole, mia amatissima
Marina, vengo a fare con te quel migliore ufficio che lamicizia mi detta, e che sento dal profondo dellanimo ispirarmi in tuo sollievo.
Mi conforta in tutto questo il pensare che hai a fianco la tua amata Silvia con i suoi figli, la quale e ora e sempre sar largo fonte di
consolazioni allanima tua bisognosa di non comuni conforti.
Baciami Silvia, i bambini e stringi la mano per Felice al suo marito, e tu, cara, abbiti un affettuoso abbraccio dalla tua amica

Angelica
II. Ep. in corso, XVIII. 2. 5472
[s.l.], 20 Gennaio 1913
[477]

Cara Marina.
Prima di partire per Cava, ti mando un mio bacio colla preghiera di aver cura alla salute e non lasciarti abbattere da idee nere.
Tu mi domandi del Mirelli, e io sono della tua opinione riguardo alla pazienza avuta colla povera Virginia quandera malata e alla buona
compagnia chegli le fece sempre.
Il mondo maligno lo accusa ora di molte cose, ma io non mi sono mai accorta di nulla e non lo credo capace di quel che dicono. Con noi poi
egli si condotto male assai, specie con me a cui mostr sempre grande amicizia e che appena morta la povera Virginia venne da me per avere
un po di consolazione e rimase due giorni s, laltro no finch non fece la risoluzione di partire per Venezia e Basalghelle, lasciandomi credere
a passare con noi le feste di Natale. Questo suo viaggio non mi andava a genio e glielo dissi, ma egli era fermo e part. Il risultato fu grandi
scenate colla Mary, la quale accasciata dal dolore per la perdita di Virginia credeva di trovare le istesse disposizioni anche in lui, mentre,
invece di parlare della grave perdita, tocc subito il tasto interessi, tasto che si evitava sempre con lei trattandosi delle sue cose, e ci la fece
uscire di carreggiata e da allora non si rimise pi. Sarebbe lungo raccontare tutto. Il testamento della Virginia lo lasciava erede universale con
tre legati a noi sorelle allElena la villa di Basalghelle (ch le terre erano gi state vendute a questultima) con una somma relativa agli oneri,
alla Mary e a me 65 mila lire cherano del mutuo Selmi (somma che si era costituita in dote) e che sono state investite altrimenti. Con me il
Mirelli non fece mai allusione a non riconoscere il legato, anzi parlandomi amichevolmente mi faceva osservare che i capitali della Virginia
erano quasi tutti immobilizzati e che avrei dovuto aver pazienza e prendermi uniscrizione sul palazzo. Risposi naturalmente che gli avrei
lasciato tutto il tempo necessario e che anzi non parlasse per ora di interessi. Cos si tir avanti fino al giugno e di tanto in tanto veniva a
pranzo da me ed eravamo eccellenti amici. Quando un bel d mi capita come il solito e desidera parlare col mio avvocato. Vi andammo
insieme e l scoppia la bomba. Dopo un quadro di miseria, egli dichiara di non riconoscere il legato, ma che farebbe qualche sacrificio per
contentare i desideri della Virginia. Io non potendone pi per il modo poco corretto di trattare simili affari dinanzi ad un estraneo senza prima
avermene fatto cenno presi la parola cos: Prima che il mio avvocato parli io sento il bisogno assoluto di dirti che io elemosine non ne
voglio, se ho diritto di avere il legato, dal momento che hai messo la cosa sopra un terreno benevolo lo esigo senza un centesimo di meno se
non ho diritto non voglio niente proprio. Il mio avvocato e molti altri dicono che abbiamo ragione e la transazione offerta da Mirelli era cos
poco dignitosa da non poterla accettare. Io gli ho offerto di tenersi il capitale al 4 per cento niente mi si rispose quindi per forza la causa colla
Mary poi profittando del suo stato aveva altre idee. Questa tutta la verit.
Ciao e voglimi bene

Angelica
LETTERE DI MARIA AGANOOR

I. Epistolario in corso, XII. 2. 3045
[478]
Venezia, [25 Dicembre 1892]
[479]

Mia Carissima
Possa il nuovo anno portarti consolazioni [e spe]ranze, possa compensarti in sorrisi e confo[rti.] [Tu]tte le pene e le lagrime di cui ti fa cos
[] []nti largo in anni tardi
[480]
. Tua aff.ma

Mary Aganoor

Per scriverti queste poche parole ho dovuto mettere a pi riprese la mano nellacqua caldissima.

II. Ep. in corso, XII. 2. 3046
[481]
[S.l., s.d.]

[]

[482]
La Mamma quando pass dal collegio in casa Aganoor, credo mancasse di quella pratica necessaria di tutto quellassieme pi adatto per
convivere in un ambiente smisuratamente diverso di quello in cui aveva vissuto; libera pensatrice, di carattere fiero schietto ed altrattanto
assoluto, che sorge in un essere superiore per idee e principii, dotata di fervida immaginazione, di quellimmaginazione che si fa alle volte pi
viva in quellet in cui mancando di esperienza e di guida ci sentiamo pi facilmente inclinate a meditare sullordine degli eventi, meditazione
che spesso lasciandoci il cuore invaso dallo sconforto ci conduce pure il pensiero a vagare in uno spazio dillusioni, di speranze che non
possiamo definire ma che intanto ci fanno vivere anche per poco in un mondo migliore. Credo che in queste disposizioni di spirito la Mamma
abbia messo piede in quella dimora.

Mary

TAVOLA RIASSUNTIVA

LETTERE DI VITTORIA AGANOOR

1881

I- Napoli, 11 Novembre Epistolario in corso, XII. 3. 3047

1882

II- Napoli, 23 Gennaio Epistolario in corso, XII. 3. 3048
III- Napoli, 1 Giugno Epistolario in corso, XII. 3. 3049
IV- [S. l., anteriore 6 Settembre] Epistolario in corso, XII. 3. 3

1888

V- Basalghelle, 10 Febbraio Epistolario in corso, XII. 3. 3050
VI- Basalghelle, 29 Aprile Epistolario in corso, XII. 3. 3051
VII- Basalghelle, 19 Maggio Epistolario in corso, XII. 3. 3052
VIII- Basalghelle, 20 Giugno Epistolario in corso, XII. 3. 3053
IX- La Punta, 17 Agosto Epistolario in corso, XII. 3. 3184
X- Basalghelle, 2 Ottobre Epistolario in corso, XII. 1. 3037
XI- Basalghelle, 10 Ottobre Epistolario in corso, XII. 3. 3054
XII- Basalghelle, 25 Dicembre Epistolario in corso, XII. 3. 3055

1889

XIII- Venezia, 2 Febbraio Epistolario in corso, XII. 3. 3056
XIV- Venezia, 8 Febbraio Epistolario in corso, XII. 3. 3057
XV- Venezia, 20 Febbraio Epistolario in corso, XII. 3. 3058
XVI- Venezia, 24 Aprile Epistolario in corso, XII. 3. 3059
XVII- Venezia, 27 Aprile Epistolario in corso, XII. 3. 3060
XVIII- Venezia, 2 Maggio Epistolario in corso, XII. 3. 3061
XIX- Basalghelle, 16 Maggio Epistolario in corso, XII. 3. 3062
XX- Basalghelle, 6 Giugno Epistolario in corso, XII. 3. 3063
XXI- Basalghelle, 16 Luglio Epistolario in corso, XII. 3. 3064
XXII- Vena dOro, 22 Luglio Epistolario in corso, XII. 3. 3065

1890

XXIII- Basalghelle, marted [anteriore 30 Gennaio] Epistolario in corso, XII. 3. 3189
XXIV- Basalghelle, 30 Gennaio Epistolario in corso, XII. 3. 3066
XXV- Basalghelle, 4 Aprile Epistolario in corso, XII. 3. 3067
XXVI- Basalghelle, 16 Novembre Epistolario in corso, XII. 3. 3068

1891

XXVII- Basalghelle, 6 Febbraio Epistolario in corso, XII. 3. 3180
XXVIII- Basalghelle, 22 Maggio Epistolario in corso, XII. 3. 3072
XXIX- Basalghelle, 13 Giugno Epistolario in corso, XII. 3. 3073
XXX- Basalghelle, 1 Luglio Epistolario in corso, XII. 3. 3074
XXXI- Bagni di Nocera Umbra, [Estate] Epistolario in corso, XII. 3. 3190
XXXII- Venezia, 12 Novembre Epistolario in corso, XII. 3. 3069

1892

XXXIII- Venezia, 13 Febbraio Epistolario in corso, XII. 2. 3044
XXXIV- Venezia, 6 Aprile Epistolario in corso, XII. 3. 3182
XXXV- Venezia, 29 Aprile Epistolario in corso, XII. 3. 3070
XXXVI- Venezia, 18 Maggio Epistolario in corso, XII. 3. 3071
XXXVII- Basalghelle, 23 Agosto Epistolario in corso, XII. 3. 3075
XXXVIII- Basalghelle, 4 Ottobre Epistolario in corso, XII. 3. 3076
XXXIX- Basalghelle, 16 Ottobre Epistolario in corso, XII. 3. 3077
XL- Basalghelle, 10 Novembre Epistolario in corso, XII. 3. 3078

1893

XLI- Venezia, 23 Gennaio Epistolario in corso, XII. 3. 3079
XLII- Venezia, 21 Aprile Epistolario in corso, XII. 3. 3080
XLIII- Cava dei Tirreni, 21 Luglio Epistolario in corso, XII. 3. 3081

1894

XLIV- Venezia, 27 Gennaio Epistolario in corso, XII. 3. 3082
XLV- Venezia, 22 Febbraio Epistolario in corso, XII. 3. 3083
XLVI- Venezia, 28 Marzo Epistolario in corso, XII. 3. 3084
XLVII- Cava dei Tirreni, 21 Agosto Epistolario in corso, XII. 3. 3185
XLVIII- Basalghelle, 25 Ottobre Epistolario in corso, XII. 3. 3085
XLIX- Venezia, 1 Dicembre Epistolario in corso, XII. 3. 3188

1895

L- Venezia, 24 Gennaio Epistolario in corso, XII. 3. 3086
LI- Venezia, 2 Febbraio Epistolario in corso, XII. 3. 3087
LII- Venezia, 7 Maggio Epistolario in corso, XII. 3. 3088
LIII- [S. l., s. d.] Epistolario in corso, XII. 3. 2
LIV- Venezia, 7 Luglio Epistolario in corso, XII. 3. 3089
LV- Basalghelle, 28 Ottobre Epistolario in corso, XII. 3. 3090
LVI- Basalghelle, 3 Novembre Epistolario in corso, XII. 3. 3091
LVII- Venezia, 23 Novembre Epistolario in corso, XII. 3. 3092
LVIII- Venezia, 2 Dicembre Epistolario in corso, XII. 3. 3093
LIX- Venezia, 5 Dicembre Epistolario in corso, XII. 3. 3094
LX- Venezia, 16 Dicembre Epistolario in corso, XII. 3. 3095

1896

LXI- Venezia, 12 Febbraio Epistolario in corso, XII. 3. 3096
LXII- Venezia, 21 Marzo Epistolario in corso, XII. 3. 3097
LXIII- Venezia, 15 Aprile Epistolario in corso, XII. 3. 3098
LXIV- Venezia, 4 Maggio Epistolario in corso, XII. 3. 3099
LXV- Venezia, 22 Luglio Epistolario in corso, XII. 3. 3100
LXVI- Basalghelle, 8 Settembre Epistolario in corso, XII. 3. 3101
LXVII- Venezia, 20 Novembre Epistolario in corso, XII. 3. 3102

1897

LXVIII- Venezia, 19 Aprile Epistolario in corso, XII. 3. 3103
LXIX- Basalghelle, 6 Ottobre Epistolario in corso, XII. 3. 3104
LXX- Basalghelle, 11 Ottobre Epistolario in corso, XII. 3. 3105
LXXI- Basalghelle, 22 Ottobre Epistolario in corso, XII. 3. 3106
LXXII- Venezia, 14 Dicembre Epistolario in corso, XII. 3. 3107

1898

LXXIII- Basalghelle, 29 Settembre Epistolario in corso, XII. 3. 3108
LXXIV- Basalghelle, 28 Ottobre Epistolario in corso, XII. 3. 3109
LXXV- Basalghelle, 3 Novembre Epistolario in corso, XII. 3. 3110
LXXVI- Venezia, 7 Dicembre Epistolario in corso, XII. 3. 3111

1899

LXXVII- Venezia, 21 Gennaio Epistolario in corso, XII. 3. 3112
LXXVIII- Venezia, 21 Febbraio Epistolario in corso, XII. 3. 3113
LXXIX- Venezia, 14 Marzo Epistolario in corso, XII. 3. 3114
LXXX- Napoli, 18 Maggio Epistolario in corso, XII. 3. 3115
LXXXI- Cava dei Tirreni, 9 Agosto Epistolario in corso, XII. 3. 3116
LXXXII- Tarcento, 10 Ottobre Epistolario in corso, XII. 3. 3117
LXXXIII- Tarcento, 28 Ottobre Epistolario in corso, XII. 3. 3118
LXXXIV- Venezia, 12 Novembre Epistolario in corso, XII. 3. 3119
LXXXV- Venezia, 21 Novembre Epistolario in corso, XII. 3. 3120
LXXXVI- Venezia, 27 Novembre Epistolario in corso, XII. 3. 3121
LXXXVII- Venezia, 3 Dicembre Epistolario in corso, XII. 3. 3122
LXXXVIII- Venezia, 20 Dicembre Epistolario in corso, XII. 3. 3123

1900

LXXXIX- Venezia, 7 Gennaio Epistolario in corso, XII. 3. 3125
XC- Venezia, 23 Gennaio Epistolario in corso, XII. 3. 3126
XCI-Venezia, 3 Febbraio Epistolario in corso, XII. 3. 3127
XCII- Venezia, 3 Marzo Epistolario in corso, XII. 3. 3128
XCIII- Venezia, 26 Marzo Epistolario in corso, XII. 3. 3129
XCIV- Cava dei Tirreni, 19 Giugno Epistolario in corso, XII. 3. 3130
XCV- Varallo Sesia, 9 [Agosto] Epistolario in corso, XII. 3. 3124
XCVI- Tarcento, 21 Settembre Epistolario in corso, XII. 3. 3131
XCVII- Venezia, 16 Ottobre Epistolario in corso, XII. 3. 3132
XCVIII-Tarcento,[post 22 Ottobre/ante 28 Ottobre] Epistolario in corso, XII. 3. 3191
XCIX- Venezia, 28 Ottobre sera Epistolario in corso, XII. 3. 3187
C- Venezia, 30 Ottobre Epistolario in corso, XII. 3. 3133
CI- Venezia, 7 Dicembre Epistolario in corso, XII. 3. 3134
CII- Venezia, 12 Dicembre Epistolario in corso, XII. 3. 3135
CIII- Venezia, 23 Dicembre Epistolario in corso, XII. 3. 3136

1901

CIV- Venezia, 14 Gennaio Epistolario in corso, XII. 3. 3137
CV- Napoli, 14 Maggio Epistolario in corso, XII. 3. 3138
CVI- Castellamare di Stabia, 15 Luglio Epistolario in corso, XII. 3. 3139
CVII- Castellamare di Stabia, 16 Agosto Epistolario in corso, XII. 3. 3183
CVIII- Cava dei Tirreni, 3 Settembre Epistolario in corso, XII. 3. 3140
CIX- Venezia, 7 Ottobre Epistolario in corso, XII. 3. 3141
CX- Venezia, 24 Ottobre Epistolario in corso, XII. 3. 3142
CXI- Venezia, 28 Ottobre Epistolario in corso, XII. 3. 3186
CXII- Venezia, 9 Novembre Epistolario in corso, XII. 3. 3143
CXIII- Venezia, 12 Novembre Epistolario in corso, XII. 3. 3144
CXIV- Perugia, 25 Dicembre Epistolario in corso, XII. 3. 3145

1902

CXV- Perugia, 13 Luglio Epistolario in corso, XII. 3. 3146
CXVI- Perugia, 21 Settembre Epistolario in corso, XII. 3. 3147
CXVII- Perugia, 26 Settembre Epistolario in corso, XII. 3. 3148

1903

CXVIII- San Remo, 28 Febbraio Epistolario in corso, XII. 3. 3149
CXIX- Perugia, 25 Aprile Epistolario in corso, XII. 3. 3150
CXX- Perugia, 8 Maggio Epistolario in corso, XII. 3. 3151
CXXI- Perugia, 24 Giugno Epistolario in corso, XII. 3. 3152
CXXII- Monte del Lago, 1 Novembre Epistolario in corso, XII. 3. 3153
CXXIII- Perugia, 4 Dicembre Epistolario in corso, XII. 3. 3154
CXXIV- Perugia, 30 Dicembre Epistolario in corso, XII. 3. 3155

1904

CXXV- Venezia, 4 Febbraio Epistolario in corso, XII. 3. 3156
CXXVI- Perugia, 28 Febbraio Epistolario in corso, XII. 3. 3157
CXXVII- Venezia, 5 Marzo Epistolario in corso, XII. 3. 3158
CXXVIII- Venezia, 5 Marzo sera Epistolario in corso, XII. 3. 3181
CXXIX- Perugia, 24 Marzo Epistolario in corso, XII. 3. 3159
CXXX- Perugia, 27 Dicembre Epistolario in corso, XII. 3. 3160
1905

CXXXI- Perugia, 3 Gennaio Epistolario in corso, XII. 3. 3161
CXXXII- Perugia, 14 Febbraio Epistolario in corso, XII. 3. 3162
CXXXIII- Perugia, 25 Marzo Epistolario in corso, XII. 3. 3163
CXXXIV- Perugia, 10 Luglio Epistolario in corso, XII. 3. 3164
CXXXV- Perugia, 15 Luglio Epistolario in corso, XII. 3. 3165
CXXXVI- Perugia, 19 Agosto Epistolario in corso, XII. 3. 3166

1906

CXXXVII- Perugia, 21 Novembre Epistolario in corso, XII. 3. 3167

1907

CXXXVIII- Perugia, 8 Agosto Epistolario in corso, XII. 3. 3168
CXXXIX- Perugia, 18 Agosto Epistolario in corso, XII. 3. 3169
CXL- Perugia, 6 Dicembre Epistolario in corso, XII. 3. 3170
CXLI- Perugia, 19 Dicembre Epistolario in corso, XII. 3. 3171

1908

CXLII- Perugia, 17 Marzo Epistolario in corso, XII. 3. 3172
CXLIII- Perugia, 12 Maggio Epistolario in corso, XII. 3. 3173
CXLIV- Perugia, 18 Agosto Epistolario in corso, XII. 3. 3174
CXLV- Perugia, 28 Ottobre Epistolario in corso, XII. 3. 3176

1909

CXLVI- Perugia, 12 Gennaio Epistolario in corso, XII. 3. 3177
CXLVII- Perugia, 21 Luglio Epistolario in corso, XII. 3. 3178
CXLVIII- Perugia, 21 Novembre Epistolario in corso, XII. 3. 3179

SENZA DATA

CXLIX- [S. l., s. d.] Epistolario in corso, XII. 3. 3192
CL- Cava dei Tirreni (Casa della Corte), [s. d.] Epistolario in corso, XII. 3. 1
CLI- [S. l., s. d.] Epistolario in corso, XII. 3. 3066

LETTERE DI GIUSEPPINA PACINI AGANOOR

1872

I- [S. l], 19 Giugno Epistolario in corso, XVIII. 3. 5473

1880

II- Napoli, 24 Marzo Epistolario in corso, XII. 1. 3032
1884

III- Basalghelle, [fine] Epistolario in corso, XII. 1. 3034

1885

IV- Oderzo, ov. Basalghelle, 23 Maggio Epistolario in corso, XII. 1. 3035

1888

V- Napoli, 17 Marzo Epistolario in corso, XII. 1. 3033
VI- Basalghelle, 11 Ottobre Epistolario in corso, XII. 1. 3036
VII.- Basalghelle, 21 Novembre Epistolario in corso, XVIII. 3. 5474
VIII- Basalghelle, 23 Dicembre Epistolario in corso, XII. 1. 3038

1889

IX- Venezia, 2 Maggio Epistolario in corso, XII. 1. 3039

1891

X- Basalghelle, 19 Gen. Epistolario in corso, XII. 1. 3040
XI- Basalghelle, 22 Giugno Epistolario in corso, XII. 1. 3041

1892

XII- Basalghelle, 6 Novembre Epistolario in corso, XII. 1. 3042

1897

XIII- Venezia, 3 Agosto Epistolario in corso, XII. 1. 3043

LETTERE DI VIRGINIA AGANOOR MIRELLI

1902

I- Oderzo, 26 Ottobre Epistolario in corso, XIV. 16. 4228

1910

II- Napoli, 19 Maggio Epistolario in corso, XIV. 16. 4219

1911

III- [Oderzo], 13 Ottobre Epistolario in corso, XIV. 16. 4230



SENZA DATA

IV- Torre del Greco Epistolario in corso, XIV. 16. 4231

LETTERE DI ANGELICA AGANOOR

1882

I- Firenze, 1 Marzo Epistolario in corso, XVIII. 2. 5471

1913

II- [S.l.], 20 Gennaio Epistolario in corso, XVIII. 2. 5472

LETTERE DI MARIA AGANOOR

1892

I- Venezia, [25 Dicembre] Epistolario in corso, XII. 2. 3045

SENZA DATA

II- [S. l.] Epistolario in corso, XII. 2. 3046
[1]
Nata a Padova nel 1960, coniugata, un figlio. Laureata in Lettere presso lUniversit di Padova nel
1989 (tesi: Comento di Cristoforo Landino fiorentino sopra La Comedia di Dante Alighieri fiorentino.
Paradiso: Prologo e canti I-VII. Introduzione, trascrizione e note). Laureata in Materie Letterarie presso
la stessa Universit nel 1999 (tesi: Gli ospedali a Rovigo durante lepiscopato di Giulio Canani (1554-
1581)). Ricercatrice free-lance per passione. Risiede a Padova.
La biblioteca di Bassano del Grappa, che conserva gli autografi delle lettere inedite di Vittoria Aganoor alla Baroni, ha dato alla curatrice
lautorizzazione scritta alleventuale pubblicazione dellintero epistolario.
[2]
Lettera da Basalghelle, 22 Giugno 1891 (Epistolario in corso, XII. 1. 3041).
[3]
Il plico della corrispondenza di Giuseppina Pacini Aganoor a Marina Baroni conservato, dal 12 Gennaio 1923 per volont della figlia
della contessa bassanese, Silvia Baroni Pasolini, presso la Biblioteca del Museo Civico di Bassano del Grappa (VI), come risulta dal Registro
degli ingressi della biblioteca stessa, con segnature Epistolario in corso, XII. 1. 3032-3043 e Epistolario in corso, XVIII. 3. 5473-5474 ed
stato interamente trascritto in appendice.
Per gli accenni di Vittoria Aganoor a missive della madre a Marina Baroni non conservatesi si vedano le seguenti lettere: Basalghelle, 4
Aprile 1890 (Epistolario in corso, XII. 3. 3067), Basalghelle, 25 Ottobre 1894 (Epistolario in corso, XII. 3. 3085) e Venezia, 24 Gennaio
1895 (Epistolario in corso, XII. 3. 3086).
[4]
Giuseppina Pacini Aganoor viene detta di anni 80 nella partecipazione mandata a Domenico Gnoli dalla figlia Vittoria in occasione della
sua scomparsa. Marina Baroni ancora in vita al 20 Gennaio 1913, come risulta da una lettera inviatale da Angelica Aganoor, sorella
maggiore di Vittoria, e leggibile in appendice (Epistolario in corso, XVIII. 2. 5472).
[5]
Lettera da Basalghelle, 19 Gennaio 1891 (Epistolario in corso, XII. 1. 3040).
[6]
Lettera da Basalghelle, [fine] 1884 (Epistolario in corso, XII. 1. 3034).
[7]
Lettera da Basalghelle, 22 Giugno 1891 (Epistolario in corso, XII. 1. 3041).
[8]
Lettera da Oderzo, ov. Basalghelle (Villa Aganoor), 23 Maggio 1885 (Epistolario in corso, XII. 1. 3035).
[9]
Lettera da Basalghelle, 23 Dicembre 1888 (Epistolario in corso, XII. 1. 3038).
[10]
Queste notizie sono state tratte da VENANZIO TODESCO, Unamicizia di Vittoria Aganoor , Foligno 1923, p. 1. La villa di Ca
Rezzonico, ora Rezzonico Borella, che si trova nelle immediate vicinanze di Bassano del Grappa (VI), fu edificata nel XVII secolo ed
costituita da un grande corpo centrale con torri angolari. Interessante il Salone donore, che fu decorato da Antonio Canova e da Domenico
Pellegrini
[11]
Il suo nome di battesimo potrebbe essere stato Paolo, se a lui che allude Giuseppina Pacini Aganoor nella sua lettera del 19 Giugno
1872: Puoi credere se la possibilit di questo tuo viaggio mi sia di consolazione, poich mi dice che Paolo non peggiorato e sperate
rimetterlo in salute. (Epistolario in corso, XVIII. 3. 5473). O, forse pi probabilmente, potrebbe essere stato Alessandro, se Giuseppina
inviando i suoi saluti ad Alessandro tuo intendesse rivolgerli al marito di Marina Baroni (Epistolario in corso, XII. 1. 3032). Purtroppo per
non stato possibile appurare quale dei due nomi fosse quello corretto, sempre ammesso ovviamente che le allusioni dellAganoor fossero
rivolte effettivamente al marito dellamica.
[12]
ANGELO DE GUBERNATIS, Piccolo dizionario biografico degli italiani, Roma 1895.
[13]
BRUNO BRUNELLI BONETTI, Musica dell800: un cenacolo di filarmonici, estratto dalle Memorie della R. Accademia di Scienze,
Lettere ed Arti di Padova, Scienze morali, Nuova serie vol. LIX, Padova 1943, pp. 1-25; p. 9.
Effettivamente von Bulow e Bazzini suonarono in casa di Marina Baroni nel settembre del 1871, come racconta il Brunelli Bonetti a p. 12.
Inoltre sempre dalla lettura di questo contributo del Brunelli Bonetti (p. 15) risulta anche che i filarmonici si esibirono a Padova e in
Prato, oltre alle serate in casa Suman, si aggiunsero i pomeriggi in casa della contessa Aganoor e delle sue intelligentissime figliole,
ritornate a domicilio in una sosta di quei lunghi viaggi per cui il Bazzini le aveva giudicate dhumeur voyageuse. (31 marzo 1871).
[14]
Angelica Aganoor il 1 Marzo 1882, forse riferendosi alla perdita del consorte da parte dellamica, le scrive da Firenze:
Mia amatissima Marina
dimani ricorre a te e a noi, che tanto ti amiamo, un giorno di gravi rimembranze, ed io non posso mancare in
questa circostanza di porgere a te quei conforti di parola, che lamicizia ispira a tutte le anime gentili.
Se da una parte i ricordi di ci che perdesti ti serran lanimo, dallaltra parte ti confortino i perenni sensi
damicizia e damore, che tutti noi affezionatissimi ti serbiamo finch ci basti la vita.
(Epistolario in corso, XVIII. 2. 5471)
[15]
Lettera da Venezia, 3 Agosto 1897 (Epistolario in corso, XII. 1. 3043).
[16]
Lettera da Basalghelle, [fine]1884 (Epistolario in corso, XII. 1. 3034).
[17]
Lettera da Basalghelle, 4 Aprile 1890 (Epistolario in corso, XII. 3. 3067).
[18]
Lettera da Basalghelle, 6 Febbraio 1891 (Epistolario in corso, XII. 3. 3180).
[19]
Lettera da Basalghelle, 16 Novembre 1890 (Epistolario in corso, XII. 3. 3068).
[20]
Lettera da Perugia, 3 Gennaio 1905 (Epistolario in corso, XII. 3. 3161).
[21]
Le lettere di Virginia Aganoor Mirelli (Epistolario in corso, XIV. 16. 4228-4231), di Angelica Aganoor ( Epistolario in corso, XVIII. 2.
5471-5472) e di Maria Aganoor (Epistolario in corso, XII. 2. 3045-3046), conservate presso la Biblioteca del Museo Civico di Bassano del
Grappa (VI) dal 12 Gennaio 1923 per volont della figlia di Marina Baroni, Silvia Baroni Pasolini, sono state trascritte in appendice.
[22]
VITTORIA AGANOOR, Lettere a Giacomo Zanella (1876-1888), a cura di ADRIANA CHEMELLO, Mirano (VE) 1996, p. 66.
[23]
Vittoria Aganoor usa per la prima volta in questo suo epistolario lappellativo affettuoso mammina nella lettera da Napoli, 1 Giugno
1882 (Epistolario in corso, XII. 3. 3049), appellativo che diventer col tempo, in variatio con mammetta, duso consueto.
[24]
Lettera da La Punta [Longarone (Belluno)], 17 Agosto [1888] (Villa Malcom) (Epistolario in corso, XII. 3. 3184).
[25]
Il contrasto tra le forti personalit delle due amiche si pu intravedere nelle lettere da Venezia, 27 Aprile 1889 e 2 Maggio 1889 e in
quella da Basalghelle, 16 Maggio 1889(Epistolario in corso, XII. 3. 3060-3061), dove Vittoria cerca di districarsi con ironia dallaffettuosa
quanto insistente intromissione di Marina, la quale vorrebbe farla fidanzare ad un suo conoscente peraltro poco incline a sottostare alla volont
della bassanese.
[26]
Brano tratto da una lettera di Vittoria Aganoor al senatore Fedele Lampertico da Basalghelle, 26 Settembre 1892, leggibile in
AGANOOR, Lettere a Giacomo Zanella, pp. 198-199.
[27]
MATILDE SERAO, Vittoria Aganoor, in Rivista di Roma, 14 (1910), nn. X-XI, pp. 342-344; p. 343.
[28]
Giacomo Zanella, poeta e maestro dellAganoor, era per lei anche un carissimo amico, anzi quasi un padre come testimonia
esaurientemente la gi citata raccolta di lettere a lui indirizzate curata da A. Chemello. Questultima nella sua Introduzione, descrivendo il
rapporto intercorrente tra la poetessa e il suo maestro, definisce lo Zanella come il perfetto sostituto di una figura paterna opaca e assente,
sia nella vita come nella corrispondenza col vicentino (ADRIANA CHEMELLO, Introduzione, in AGANOOR, Lettere a Giacomo Zanella,
p. XIX). Anche nellepistolario aganooriano a Marina Baroni il padre viene nominato solo di sfuggita e soprattutto nei saluti finali; soltanto
in una delle lettere pi tarde parla di lui in misura pi ampia: Quando sui giornali io rivedo accennare allaffare Murri, o narrare qualche
altro fatto di simil genere, penso al caro Pap mio, che leggendo i fogli, sclamava spesso: Meglio non esser nati, e non sapere tante
turpitudini! Poi si riprendeva subito e come pentito aggiungeva: Mio buon Ges sia fatta la vostra volont. Io lo dico anche in quei
miei versi A mio padre che tu certo hai letto in Leggenda eterna. (Lettera da Perugia, 8 Maggio 1903 Epistolario in corso, XII. 3. 3151)
[29]
In una lettera inviata a Domenico Gnoli Vittoria Aganoor spiega: [ ] le dir che in certi casi le lettere (quasi sempre gi) quando non
sono composizioni letterarie, tengono il posto della conversazione parlata, e che solitamente quando si parla e si chiede qualcosa
linterlocutore si affretta a rispondere. (VITTORIA AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, a cura di BIAGIA MARNITI, Caltanissetta
1967, p. 20).
[30]
Lettera da Venezia, 20 Febbraio 1889 (Epistolario in corso, XII. 3. 3058).
[31]
Lettera da Basalghelle, 16 Novembre 1890 (Epistolario in corso, XII. 3. 3068).
[32]
Lettera da Basalghelle, 25 Dicembre 1888 (Epistolario in corso, XII. 3. 3055).
[33]
Lettera da Basalghelle, 4 Aprile 1890 (Epistolario in corso, XII. 3. 3067).
[34]
Lettera da Venezia, 1 Dicembre [1894] (Epistolario in corso, XII. 3. 3188).
[35]
Vittoria Aganoor accenna nel suo epistolario a Marina Baroni ai seguenti eventi: lo scoppio dei Fasci siciliani (lettera da Venezia, 27
Gennaio 1894); la campagna militare dellItalia in Africa (lettere da Venezia, 16 Dicembre 1895 e 21 Marzo 1896); le alluvioni e i danni in
tutta Italia (lettera da Venezia, 20 Novembre 1896); la crisi parlamentare italiana dopo i fatti di Milano (lettera da Napoli, 18 Maggio 1899);
lepidemia di influenza in Italia, Francia e altri paesi (lettera da Venezia, 3 Febbraio 1900); lassassinio del re Umberto I da parte di Gaetano
Bresci (lettera da Tarcento, 21 Settembre 1900); il delitto Murri (lettera da Perugia, 8 Maggio 1903); la morte di Giuseppe Zanardelli (lettera
da Perugia, 30 Dicembre 1903); la Conferenza per la pace dellAja (lettere del 1906 e del 1907); il terremoto di Messina (lettera da Perugia, 12
Gennaio 1909). Bisogna chiarire tuttavia che, anche quando la poetessa fa riferimento a fatti ed eventi esterni, lo fa sempre nella misura in cui
essi si riflettono su di lei o sullandamento della vita familiare. Esemplare a questo proposito laccenno allassassinio del re Umberto I:
No, non fui a Venezia a vedere la Regina che penso desideri desser lasciata in pace. Ti dissi del magnifico ritratto suo che mi mand, con
una dedica deliziosa scritta da lei stessa e con la data del 29 Luglio? Sicuro! Proprio poche ore prima della sera fatale in cui veniva
assassinato il Re Ella, la povera inconscia, scriveva sotto un suo ritratto parole gentili per me, e la Villamarina me lo mandava dopo
alquanti giorni dicendomi che quella data mi avrebbe reso pi prezioso il dono. (Lettera da Tarcento, 21 Settembre 1900 Epistolario in
corso, XII. 3. 3131).
[36]
Lettera da Venezia, 24 Gennaio 1895 (Epistolario in corso, XII. 3. 3086).
[37]
La Aganoor dimostra di essere ormai giunta ad un momento critico della sua esistenza quando scrive allamica: Tanto, a poco a poco,
muore in me anche il desiderio dogni cosa. A quando a quando cerco avvinghiarmi a un sogno, o a unombra di sogno, o a una chimera,
per occuparmi, per darmi da fare, per stordirmi, ma al primo ostacolo ricasco nellinerzia degli svogliati, degli sfiduciati, dei naufraghi
della vita. Che cosa sono io se non una naufraga? Vecchia ormai, senza famiglia, senza scopo, senza aspirazioni. Vado innanzi cos
giorno per giorno, non avendo pi innanzi a me la magnifica illusione del domani che da giovani ci tien desti la notte ed ha una
consolazione per ogni nostro dolore. (Lettera da Venezia, 3 Dicembre 1899, Epistolario in corso, XII. 3. 3122)
[38]
- Lettera da Venezia, 7 Ottobre 1901 ( Epistolario in corso, XII. 3. 3141). Anche allamica scrittrice Neera (pseudonimo di Anna Radius)
ella scrisse qualche giorno dopo, il 14 Ottobre, poche parole per metterla al corrente dellavvenimento: Anna cara Io non voglio credermi
scordata da te. Io non scordai i tuoi consigli e le tue esortazioni fraterne.
Sono fidanzata a Guido Pompilj e mi sposer agli ultimi di Novembre o ai primi del Dicembre. Mandami una parola affettuosa e te ne sar
sempre grata lamica tua Vittoria Aganoor. ( ANTONIA ARSLAN, Unamicizia tra letterate: Vittoria Aganoor e Neera (con 23 lettere
inedite) in Quaderni Veneti, V (1988), pp. 35-74; p. 60).
[39]
Lettera da Perugia, 8 Maggio 1903 (Epistolario in corso, XII. 3. 3151).
[40]
Lettera da Perugia, 19 Dicembre 1907 (Epistolario in corso, XII. 3. 3171).
[41]
Lettera da Perugia, 12 Maggio 1908 (Epistolario in corso, XII. 3. 3173).
[42]
Lettera da Perugia, 21 Dicembre 1909 (Epistolario in corso, XII. 3. 3179).
[43]
A settembre 1909 probabilmente Vittoria Aganoor era gi ammalata, ma forse non conosceva ancora la reale natura del suo male; lo si
deduce in modo indiretto dal ricordo di Teresita Guazzaroni, che scrive: Lultima volta che la vidi, il settembre scorso, molto impallidita e
assottigliata ma tuttavia piena di spirito, ella mi condusse [] (TERESITA GUAZZARONI, Vittoria Aganoor Pompilj , in Rivista di
Roma, 14 (1910), nn. X-XI, pp. 340-342; p. 341). Inoltre la testimonianza di Antonio Cervesato sostiene che nel Gennaio 1910 le sue
condizioni di salute erano tuttaltro che buone: Quando lirresistibile cortesia delle Signore del Comitato Bonomelli mi chiam a parlare a
Perugia lo scorso gennaio, Essa, gi torturata dal male fierissimo e costretta al riposo della campagna, mi ricord alla Segreteria del
Comitato, con parole in cui era tutta la bont di unantica amicizia e di unarmonica comunione di idee. (ANTONIO CERVESATO,
Vittoria Aganoor Pompilj, in La Favilla, XII (1910), luglio-agosto, p. 351).
[44]
Lettera da Napoli, 19 Maggio 1910 (Epistolario in corso, XIV. 16. 4229).
[45]
Si tratta di termine aganooriano. Nella lettera da Basalghelle, 10 Ottobre 1888 ella scrive: Torno appena da una passeggiata solitaria
ma assai igienica; vedendo sprizzar fuori dalle nuvole un bel raggio di sole smisi di scriverti e me ne andai a continuare la mia
conversazione con te allaria aperta. Mero portata un libro ma lessi poco a dir vero e ora, riseduta innanzi alla scrivania, mi par davvero
di continuare con te le chiacchierette fatte per via. (Epistolario in corso, XII. 3. 3054).
[46]
Lettera da Basalghelle, 19 Ottobre 1888 (Epistolario in corso, XII. 3. 3052).
[47]
Lettera da Venezia, 14 Marzo 1899 (Epistolario in corso, XII. 3. 3114).
[48]
Lettera da Venezia, 12 Novembre 1891 (Epistolario in corso, XII. 3. 3069).
[49]
Lettera da Venezia, 25 Gennaio 1893 (Epistolario in corso, XII. 3. 3079).
[50]
Lettera da Venezia, 21 Gennaio 1899 (Epistolario in corso, XII. 3. 3112).
[51]
Lettera da Basalghelle, 11 Ottobre 1897 (Epistolario in corso, XII. 3. 3105).
[52]
AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, pp. 56-57.
[53]
Lettera da Venezia, 6 Aprile [1892] (Epistolario in corso, XII. 3. 3182).
[54]
Lettera da Basalghelle, 11 Ottobre 1888 (Epistolario in corso, XII. 1. 3036).
[55]
Lettera da Basalghelle, 10 Ottobre 1888 (Epistolario in corso, XII. 3. 3052).
[56]
Esemplare fu la travagliata composizione e rifinitura della poesia I cavalli di San Marco. La Aganoor la d per finita, ma in attesa di
revisione in una lettera a Giacomo Zanella da Basalghelle, 15 Marzo 1888 (AGANOOR, Lettere a Giacomo Zanella, p. 181). Nel febbraio
1889 scrive alla Baroni di non esserne ancora soddisfatta (Lettera da Venezia, 2 Febbraio 1889) e il 6 Giugno dello stesso anno le dice che la
stava correggendo (Lettera da Basalghelle, 6 Giugno 1889). Finalmente con la lettera da Basalghelle, 30 Gennaio 1890, la invia allamica
anche se non nella versione definitiva che avr nel volume Leggenda eterna del 1900.
[57]
Lettera da Venezia, 15 Aprile 1896 (Epistolario in corso, XII. 3. 3098).
[58]
SERAO, Vittoria Aganoor, p. 343, dove si legge nella sua interezza il giudizio, assai interessante perch dato da una letterata donna a
lei contemporanea, riguardante la poesia aganooriana: Leggete quelle pagine [di Leggenda eterna e delle Nuove liriche]: in ognuna di esse, in
una bellezza pura, quasi austera di forma, in una perfezione quasi marmorea di linee, un sentimento alto, forte, energico che parla, una
bont grave. Non una delle piccole sentimentalit donnesche che, subito, abbassano e rendono mediocre il tono di una poesia femminile:
non una di quelle morbose sensibilit che rivelano la debolezza muliebre, nella poesia e nella prosa: non uno di quei capricci che dicono al
lettore la soverchia e la fastidiosa mobilit dello spirito muliebre: non una di queste tare, non una di queste macchie che deturpano la
poesia di una donna: non una. Ella era, Vittoria Aganoor, una vera poetessa, nella pi completa espressione di forza e venust: ella era
una vera poetessa, per un vigore raro, che mai non diminu, per un lirismo che conserv tutti i maggiori caratteri di luce e di fiamma, per
un impeto che ella seppe frenare, comporre e chiudere in un limite arcano, per una nobilt di sentimento che si mantenne, sempre, nei cieli
del pensiero e dellamore, per un senso della vita in cui anche la tristezza non fu mai miseria morale e in cui il dolore conserv la sua dote
pi preziosa: la dignit. Ella era una vera poetessa, in cui rifulgeva il rispetto del suo genio e il rispetto della sua poesia; ella scrisse quel
che sentiva, in lealt spirituale assoluta: ella scrisse quanto doveva e non pi di quanto doveva: ella obbed solo al suo buon demone; ella
fu, in umile e pur orgogliosa dedizione, una poetessa e solo una poetessa.
[59]
ANTONIA ARSLAN, Dame, galline e regine. La scrittura femminile fra 800 e 900, a cura di MARINA PASQUI, Milano 1998, p.
45.
[60]
AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, p. 13.
[61]
Lettera da Venezia, 27 Gennaio 1894 (Epistolario in corso, XII. 3. 3082).
[62]
Lettera da Napoli, 18 Maggio 1899 (Monte di Dio) (Epistolario in corso, XII. 3. 3115).
[63]
La poetessa stessa rivela le sensazioni e i sentimenti provocati in lei dal ritorno della primavera: La neve gi quasi scomparsa anche
sui campi ed io sto spiando ogni giorno il primo germogliare delle siepi e il primo apparire dellerbetta nuova. Che triste cosa per questo
ritorno della primavera sempre giovane, che ci trova pi vecchi dun anno, pi rugosi, pi grigi! Ma tanto sempre una grande dolcezza
non fosse che questo rinovellarsi di sensazioni giovanili, alle prime folate fragranti che risuscitano i ricordi, e cos vivamente del primo
affacciarsi alla vita del cuore dei primi palpiti di speranza, dei primi tumulti di trionfo; una dolcezza amara, s, ma sempre dolcezza.
(Lettera da Basalghelle, 6 Febbraio [1891] Epistolario in corso, XII. 3. 3180).
[64]
BENEDETTO CROCE, Vittoria Aganoor, in La letteratura della nuova Italia, II, Bari 1943, pp. 377-384; pp. 383-384.
[65]
Giacomo Zanella (1820-1888), famoso poeta vicentino, fu uno dei primi maestri dellAganoor, come risulta da una sua lettera al senatore
Fedele Lampertico da Basalghelle, 14 Settembre 1892 (AGANOOR, Lettere a Giacomo Zanella, p. 196).
[66]
Tutto ci risulta chiaramente dalla lettera da Venezia, 22 Febbraio 1894: Quanto ti sono grata delle tue care parole incoraggianti e
quanto bene mi fanno! Volere o no si ha tanto bisogno che qualcuno si interessi alle nostre piccole prove ai nostri studi e ci approvi o ci
ammonisca con affetto sincero.
Sono per contenta che il Carducci non sia a Bologna perch quei versi non potevano certo piacergli. A dire il vero son proprio, come tho
detto, buttati gi senza ombra darte, e se esprimono un pensiero giusto e un sentimento sano, la veste nondimeno assai volgaretta. Tutto
sommato mi sarebbe dispiaciuto che il Carducci vedesse quei versi e non mi dispiacerebbe invece che vedesse questi che ti metto qui. Intendi
che non voglio gi esprimere il desiderio chegli li veda, ma solo dire che caso mai egli li vedesse non ne sarei scontenta come degli altri.
(Epistolario in corso, XII. 3. 3083).
[67]
Nellepistolario Aganoor a Marina Baroni conservata anche unaltra lettera, senza luogo di provenienza e senza data, indirizzata alla
figlia di lei, Silvia Baroni Pasolini, scritta per met in versi e per met in prosa (Epistolario in corso, XII. 3. 3192).
[68]
VITTORIA AGANOOR, Leggenda eterna, Milano, Treves, 1900 (2^ edizione Torino, Roux e Viarengo, 1903); VITTORIA
AGANOOR, Nuove liriche, Firenze, La Nuova Antologia, 1908.
[69]
VENANZIO TODESCO, Per la cronologia di alcune liriche di Vittoria Aganoor, Padova 1964, p. 6 e p. 10.
[70]
ANTONIA ARSLAN-PATRIZIA ZAMBON, Inediti aganooriani, in Quaderni veneti, V (1988), n. 7, pp.. 7-32; pp. 30-32.
[71]
Lettera da Basalghelle, 29 Aprile 1888 (Epistolario in corso, XII. 3. 3051).
[72]
Lettera da Venezia, 2 Febbraio 1895 (Epistolario in corso, XII. 3. 3087).
[73]
Lettera da Venezia, 16 Dicembre 1895 (Epistolario in corso, XII. 3. 3095).
[74]
Lettera da Basalghelle, 29 Settembre 1898 (Epistolario in corso, XII. 3. 3108).
[75]
TODESCO, Per la cronologia di alcune liriche di Vittoria Aganoor, p. 3.
[76]
MARCO TULLIO CICERONE, Epistolae ad Familiares, II, 4.1: Reliqua sunt epistolarum genera duo, quae me magnopere delectant,
unum familiare et iocosum, alterum severum et grave.
[77]
Esemplare la lettera da Basalghelle, 16 Ottobre 1892 (Epistolario in corso, XII. 3. 3077).
[78]
Lettera da Vena doro, 22 Luglio 1889 (Epistolario in corso, XII. 3. 3065).
[79]
AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, pp. 15-16.
[80]
AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, p. 19.
[81]
Lettera scritta su carta decorata sullangolo sinistro da un motivo dintrecci vegetali dorati con resti malridotti di piccoli fiori secchi
incollati, mancante, come tutte le altre, di busta. Si ritenuto opportuno trascrivere a fianco di ogni lettera la relativa segnatura per facilitarne
il ritrovamento, in quanto la numerazione non sempre continua.
[82]
Gli Aganoor si erano trasferiti a Napoli da Padova intorno alla met degli anni Settanta, quando la figlia Maria aveva dato i primi segni
di disturbi mentali in occasione del suo fidanzamento.
[83]
Silvia era la figlia della contessa Marina Sprea Baroni Semitecolo; era sposata al conte Giuseppe Pasolini Zanelli di Faenza e aveva due
figli, Tiberio e Pierino. Silvia Baroni Pasolini era musicista e aveva musicato diversi componimenti di poeti del suo tempo, tra i quali figura
anche Giosu Carducci. Tra le sue opere: Che bella luna!: barcarola, parole di S. Busmanti, musica di S. Baroni Pasolini, Milano 1888;
Disperata, parole di G. Carducci, musica di S. Baroni Pasolini, Milano 1889; Melodie per canto e pianoforte, musiche di S. Baroni
Pasolini, Milano 1889; Passa la nave da Arrigo Heines verschiedene , parole di G. Carducci, musica di S. Baroni Pasolini, Milano 1889;
Sogni e canti, parole di E. Panzacchi, musica di S. Baroni Pasolini, Milano 1889; Vignetta, parole di G. Carducci, musica di S. Baroni
Pasolini, Milano 1889. Vittoria Aganoor corrispondeva anche con lei, come risulta dalle lettere a Marina Baroni e da due missive indirizzate a
Silvia conservate insieme a quelle ricevute dalla madre di questa. In talune lettere a Marina Baroni, ma soprattutto in quella da Basalghelle del
29 Aprile 1888, trascritta pi avanti, la Aganoor afferma di avere mandato alla Pasolini dei versi affinch questa li musicasse. Vittoria
Aganoor aveva gi scritto versi per musica musicati dal bresciano Antonio Bazzini, come si legge in una lettera dello stesso del 1 Novembre
1872 a Pietro Suman trascritta da Bruno Brunelli Bonetti: Fatto Romanza per Album Trovatore, parole Vittoria Aganoor , (BRUNO
BRUNELLI BONETTI, Musica dell800: un cenacolo di filarmonici, estratto dalle Memorie della R. Accademia di Scienze, Lettere ed
Arti di Padova, Scienze morali, Nuova serie vol. LIX, Padova 1943, pp. 1-25; p. 16)
[84]
La sottolineatura doppia nel manoscritto.
[85]
Le sorelle Aganoor erano cinque: Angelica, nata nel 1849, Maria, nata nel 1850, Elena, nata nel 1852, Virginia, nata nel 1854 e Vittoria,
nata nel 1855.
[86]
Giacomo Zanella (1820-1888), poeta vicentino, fu uno dei primi maestri di Vittoria Aganoor. Ella stessa, in una lettera da Basalghelle
del 14 settembre 1892 indirizzata a Fedele Lampertico, chiarisce come iniziarono i rapporti con lo scrittore vicentino: Lo Zanella era amico di
nostri comuni amici; la Mamma desider ci divenisse maestro, e fu nel 69 che stringemmo pi strette relazioni di studio e damicizia,
(VITTORIA AGANOOR, Lettere a Giacomo Zanella (1876-1888), a cura di ADRIANA CHEMELLO, Mirano 1996, p. 196). I rapporti si
interruppero quando per la morte della madre, 29 luglio 1872, il poeta si chiuse in se stesso prostrato dalla grave perdita e ripresero soltanto
quattro anni pi tardi, ma meno assidui e per lo pi epistolari in quanto gli Aganoor si erano nel frattempo trasferiti a Napoli.
[87]
Non si tratta di quella Maria Majocchi Plattis (1864-1930), scrittrice di romanzi e novelle sotto lo pseudonimo prima di Margheritina di
Cento, e di Jolanda poi, la quale fu legata da amicizia a Vittoria Aganoor e che, come la stessa Plattis afferma, non conobbe mai di persona,
(JOLANDA, Una lettera di Vittoria Aganoor , in La Favilla, XII (1910), luglio-agosto, pp. 350-351). Si tratta invece di una componente
della famiglia Plattis, probabilmente una delle figlie della vecchia Plattis di nome anchessa Maria alla quale la poetessa era particolarmente
legata da amicizia, infatti nel marzo 1882 scriver con un pizzico di malcelato disappunto allo Zanella: in quanto a me dovevo
naturalmente far tacere il desiderio di rivedere qua Maria in cos triste emergenza [la morte del marito della sorella di questa, Angelina],
(AGANOOR, Lettere a Giacomo Zanella, p. 104).
[88]
Il verso martelliano, chiamato anche alessandrino, detto cos perch fu ampiamente usato da Pier Iacopo Martelli nella composizione
delle sue tragedie nel XVIII secolo; questo verso costituito da due settenari piani e per questo lo si definisce anche come settenario doppio o
accoppiato. Allepoca della Aganoor questo tipo di verso veniva un po abusato e con esso, come osserva Venanzio Todesco, per linfluenza
della tradizione romantica tuttora viva e per lefficacia di qualche esempio famoso si narravano lagrimevoli storie, sempre ripetentesi,
damore seguito spesso da morte tragica. (VENANZIO TODESCO, Per la cronologia di alcune liriche di Vittoria Aganoor , Padova 1964,
p. 4).
[89]
Questa poesia probabilmente fu scritta nellautunno del 1880. Lipotesi sembra suffragata da una lettera inviata dalla Aganoor da Napoli
ad Antelmo Severini il 6 Dicembre 1880, nella quale scriveva: In quei due lunghi mesi[dal settembre 1880 per due mesi ella era stata a Cava
dei Tirreni] non credo aver scritto pi di dieci lettere e in quanto a versi soli questi pochi martelliani che le mando tirati gi in fretta, non
so pi come, tra una cavalcata e un desinare damici dopo unora di pioggia. (SILVIO ZAVATTI, Lettere inedite di Vittoria Aganoor e
delle sue sorelle, in Padova e la sua provincia, XIX (1973), fasc. 2, pp 10-13; fasc. 3, pp. 26-35; fasc. 5, pp. 10-15; fasc. 3, p. 27).
Non possibile nemmeno immaginare quale parere e quali suggerimenti Marina Baroni abbia dato alla poetessa riguardo a questa sua
composizione, si pu solamente constatare che ledizione a stampa presenta notevoli varianti rispetto a quella del manoscritto allegato alla
lettera e per questo se ne trascrive il testo da VITTORIA AGANOOR, Poesie complete, a cura di LUIGI GRILLI, Firenze 1912, pp. 59-60:
Pioggia dautunno
Questa mane piovuto, e alla mia stanza sale
dalle aperte finestre quellodore autunnale
dei boschi, che risuscita forme e sogni scordati:
abbadie scure e mute; monaci incappucciati;
vecchie selve, dimora favolosa di maghi
dalla bacchetta doro; grotte profonde, e laghi
tetri, dal fondo verde dalighe lunghe e folte,
forse chiome ribelli di naiadi, sepolte
sotto quellacque
A quando a quando il sol percote
la parete di contro, e muta tinte e note
a quel mobile mondo di fantasmi E fuggita
ogni strana sembianza; ecco il sole, la vita,
la giovinezza, il vero! Che risi seduttori
che inviti, in quel suo bianco raggio dautunno!
Fuori!
- sembra dir _ laria fresca, i prati sono ancora
verdi, e Cerere amica dauree messi colora
i campi; oggi risplendo a festa, ma non giuro
desser lugual, domani; lo sapete, sicuro
solo listante, lora fugge e i maligni fati
vinvidiano le feste; dunque fuori! sui prati,
alle colline! Avanti! che linverno alle porte
ed avr un bel risplendere se le foglie sien morte
e la neve distesa sulle zolle deserte
di vita!
E intanto fulgida dalle finestre aperte
entra unondata bianca e minvade la stanza
e spia per ogni dove come un bimbo in vacanza;
fruga tra i libri, scherza sul minuto lavoro
degli stipi; a ogni ninnolo d una pagliuzza doro
e ride
Io vorrei correre ai colli alti, al divino
aer libero e fresco, ma sovra il tavolino
un nero volumone mi guarda, fa il cipiglio,
mammonisce, borbotta. Come ingrato il consiglio
che mi d quel maestro inflessibile e grave!
Il cielo cos bello! laria cos soave!
Forse lultimo giorno di festa.
O che mi serbi
tu, libro tenebroso? Forse dei veri acerbi
e nullaltro
No! Meglio listante spensierato,
il sogno, anche se breve, il fantasma, evocato
da un raggio biamco e un ramo di gocciole coperto
Corriamo ai prati, ai colli, allaperto, allaperto!
[90]
Sono Giovanni Giuliani, nipote di Giambattista Giuliani (1818-1884) letterato e dantista di Canelli, che scrisse Le delizie del parlar
toscano, e Antonietta Lugo, discendente della nobile famiglia di Bassano. Si veda GIOVANNI GIULIANI, A miei cari nipoti Giovanni
Giuliani e Antonietta Lugo nel giorno delle loro nozze. Lettera, Firenze 1882.
[91]
Labate Antonio Stoppani (1824-1891) fu scrittore e scienziato, sua lopera di divulgazione scientifica Il bel Paese (1875).
[92]
Il poeta e traduttore dal tedesco e dallinglese Andrea Maffei (1798-1885) fu il primo maestro di Vittoria Aganoor, come chiar nel
Giornale dItalia allindomani della morte della poetessa, il 9 maggio 1910, Eugenio Checchi, (VITTORIA AGANOOR, Lettere a Domenico
Gnoli, a cura di BIAGIA MARNITI, Caltanissetta-Roma 1967, pp. 271-272).
[93]
Augusto Righi (1831-1902), avvocato e deputato del Regno dItalia, divenne senatore nel 1890; probabilmente era lavvocato di
famiglia e sar lesecutore testamentario di Giuseppina Pacini, madre di Vittoria Aganoor, come risulta da una lettera di questultima a
Domenico Gnoli del 31 Marzo 1899, (AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, p. 147).
[94]
E la prima volta che la Aganoor usa, per rivolgersi alla Baroni, lappellattivo affettuoso Mammina, che diventer invece col passare del
tempo, in variatio con Mammetta, una consuetudine.
[95]
Si tratta probabilmente di Alessandro Malcolm, figlio di quel John Malcolm alla memoria del quale Giacomo Zanella dedic nel 1877
un suo sonetto, e che, come suppone Adriana Chemello, potrebbe essere lamministratore dei beni degli Aganoor, (AGANOOR, Lettere a
Giacomo Zanella, p. 45, n. 65). Il Malcom tra laltro, per incarico della famiglia Aganoor, si era occupato nel 1877 del difficile affare inerente
la rottura del fidanzamento della giovane Vittoria con Pasquale Grimani, (AGANOOR, Lettere a Giacomo Zanella, pp. 50 e 54).
[96]
Si tratta forse della villa di Basalghelle, frazione di Mansu, nei pressi di Oderzo (TV). Il ritorno della famiglia Aganoor nel Veneto era
in realt ancora lontano. Soltanto nel maggio 1883 la sorella Virginia annuncer, in una sua lettera allamica Elisa Salvadego di Padova, che
finalmente stavano allestendo la villa di Basalghelle, dove lintera famiglia sperava di potersi trasferire nel 1884, (GIULIA CAVALLI,
Spigolature dallEpistolario Aganoor I-III, in Padova e la sua provincia, XII (1966), n. 2, pp. 3-6; n. 4, pp. 14-17; n. 5, pp. 14-19; n. 2, p.
6).
[97]
Questo sonetto sar dato alle stampe con un altro titolo, Paesaggio estivo, e con alcune varianti tendenti a dare alla composizione una
maggiore rifinitura poetica, (AGANOOR, Poesie, p. 55). Le varianti sono: abbrustiano al posto di arrossano al verso 2, vasta al posto di
grande al verso 4 e crocidar al posto di gracidar al verso 10. Nel manoscritto al verso 8 lautrice scrisse immensio anzich immenso
probabilmente tratta in inganno dalla parola seguente, tedio.
[98]
Questa poesia conservata in un fascicolo a parte (biglietto); non si sa se sia stata spedita alla Baroni allegata ad una lettera o
separatamente. Il termine ante quem si ricava da una lettera di Vittoria Aganoor da Cava dei Tirreni del 6 Settembre 1882 a Giacomo Zanella
nella quale ella scrive: Guardi qui, io Le mando una versione greca di quei miei versi chElla sa Non amor. Mi dica com.
(AGANOOR, Lettere a Giacomo Zanella, p. 113).
[99]
Nella raccolta in volume dei versi della Aganoor il componimento avr per titolo solo un punto interrogativo e presenter numerose
varianti rispetto alla versione del manoscritto, come per esempio linversione dordine della sesta e della settima quartina e lomissione
dellottava strofa. La poetessa invi la stessa poesia, senza data, senza titolo, con diverse varianti nel testo, ma con lo stesso numero di strofe
rispetto a quello spedito alla Baroni, anche allo Zanella; si veda a questo proposito AGANOOR, Lettere a Giacomo Zanella, pp. 111-112.
Questo il testo della poesia come si legge nel volume AGANOOR, Poesie, pp. 138-139:
?
E non saperlo dir ci che nellintimo
di questanima mia sagita e freme
senza mai posa! e non poterti esprimere,
febbre, mia gioia e mio tormento insieme!

Non amor, non amore! Un tempo, il giovane
cor lha creduto e sciolse inni alla Morte;
ora ben sa che dellamor, questimpeto
pi fiero, pi nobile, pi forte.

Spesso nellora che saccheta il fervido
moto dellopre e di lontano un canto
vaga per la campagna al mite vespero,
lignota forza mha strappato il pianto;

dinanzi al mar che furioso ai turbini
commetteva battaglia e lalte antenne
giungea mugghiante, quellarcano palpito
ebbra, immota, per lunghe ore mi tenne;

e quando in cielo saccendeva il fulmine
tra le negre montagne, e lunge il tuono
ruggir parea strane minacce agli uomini,
mi volle assorta ad ascoltarne il suono;

e avrei voluto come il nibbio spingermi
lass lass, tra quelle forze in guerra,
cercar, strappare il gran mistero e chiuderlo
nei forti artigli a trarlo sulla terra;

avrei voluto, come il nembo, un libero
volo discior da questangusto sito,
per un istante le vaste ali stendere
sul picciol mondo e stringer linfinito.
[100]
Non vi sono lettere conservate di Vittoria Aganoor a Marina Baroni appartenenti al periodo compreso tra il 1 Giugno 1882 e il 10
Febbraio 1888. Poich non sembrano esserci stati motivi, almeno leggendo la corrispondenza della madre della poetessa alla Baroni e della
stessa Aganoor a Giacomo Zanella di questi anni, che giustifichino uninterruzione nella corrispondenza, plausibile localizzare qui una estesa
mutilazione di questo corpus epistolare.
[101]
E la prima lettera conservatasi in cui Vittoria Aganoor si rivolge col tu alla Baroni. Con ogni probabilit i rapporti tra le due donne,
negli anni mancanti di testimonianze, si erano fatti pi intimi e confidenziali, come appare evidente anche dal tono dellintera lettera.
[102]
Antonio Canova (1757-1820), nato a Possagno (TV), fu scultore neoclassico di fama internazionale ed esercit una grande influenza
sulla scultura europea per la maestria compositiva e la sensualit raffinata delle sue opere.
[103]
La sottolineatura nel manoscritto doppia.
[104]
Le strofe della poesia sono state scritte dallautrice perpendicolarmente rispetto alla direzione di scrittura delle righe della lettera e sono
state disposte su due colonne parallele per sfruttare lintero spazio disponibile della facciata. I due sonetti della composizione furono stampati
con poche varianti rispetto al manoscritto, che sono state segnalate a fianco del testo trascritto dal manoscritto stesso dopo aver sottolineato la
porzione interessata, (AGANOOR, Poesie, pp. 140-141). Vittoria Aganoor aveva inviato nel 1887 allo Zanella la prima stesura dei
componimenti accompagnata dal seguente invito: Dove trova qualche magagna suggerisca la correzione, La prego; il poeta vicentino non si
fece pregare e da quanto risulta da altre lettere dello stesso periodo suggerir i cambiamenti che porteranno alla stesura definitiva del testo. Per
un interessante confronto ecco il testo primitivo dei due sonetti inviato allo Zanella:
Fantasmi di grandi
I II
Sugli abissi, dal giogo aspro dei monti, Passano i Grandi in una luce accolti,
Nel solenne dei boschi ampio mistero, Passa dei forti la fraterna schiera,
Tra le stelle clementi o in riva al fiero E dritta in asta su quei mille volti
Oceano, nel baglior dignei tramonti, Sventola immensa ununica bandiera.

Passan gli spettri dalle ardite fronti Una parola che beffar gli stolti
Giganti innanzi al raggio del pensiero, Sul labaro divin sfolgora altera;
Santi, eroi, bardi, apostoli del vero Santo ideal, chi la tua voce ascolti,
Assetati di liberi orizzonti. Giammai dolcezza pi superba spera!

O dombre anguste fulgido drapello Vanno quei grandi lun dellaltro accanto,
Come a pensarvi lanima saccende Che del tempo nel mar, di mille fiumi
Come il cor trema di superbo amore! Sadegua il vari flutto e il bollor misto

Passano; a Omero, Achille in armi splende, Cos stretti a uno stesso ordine santo
A lAlighier sorride Rafaello Passan flamini e re gregarii e numi
Heine saluta il corso imperatore. E sovra tutti sfolgorante Cristo.
(AGANOOR, Lettere a Giacomo Zanella, pp. 175-180)


[105]
Marina Baroni era amica di antica data della madre di Vittoria Aganoor e fra le due donne, ex compagne di collegio a Milano,
intercorreva una corrispondenza abbastanza frequente. Le lettere di Giuseppina Pacini Aganoor (1819-1899) alla Baroni sono conservate a
Bassano del Grappa presso la Biblioteca del Museo Civico con segnatura Epistolario in corso, XII. 1. 3032-3041 (sono 12 e vanno dal 24
marzo 1880 al 3 agosto 1897) e Epistolario in corso, XVIII. 3. 5473-5474 (sono 2 una del 19 giugno 1872, laltra del 21 novembre 1888);
tutte sono state trascritte in appendice perch aiutano a comprendere meglio quelle della figlia.
[106]
Il titolo sottolineato due volte nel manoscritto.
[107]
Il titolo della poesia non stato scritto qui dallautrice, ma soltanto nel testo della lettera. Questi versi furono pubblicati per la prima
volta da Venanzio Todesco, che vide in essi la prima versione di quelli pubblicati in seguito dalla Aganoor col titolo Notturno, (TODESCO,
Per la cronologia, pp. 6-7); in realt, come ben chiarisce Patrizia Zambon, se le ultime due strofe di Note sono state riprese, con alcune
modifiche, nella poesia Notturno di Leggenda eterna essa per nel resto tanto diversa da richiedere che di testi se ne contino due. Il
secondo comunque esclude definitivamente dalle raccolte aganooriane il primo, del quale la scrittrice si era fin dallinizio detta scontenta,
(ANTONIA ARSLAN-PATRIZIA ZAMBON, Inediti aganooriani, in Quaderni Veneti , V(1988), n. 7, pp. 7-32; pp. 27-28). Per un
confronto tra i due componimenti ecco il testo di Notturno, tratto da AGANOOR, Poesie, pp. 65-66:
Notturno
Ecco la cerula notte, la placida
Notte destate!
Miti bisbigli, lucenti palpiti
Di stelle, tepide fragranze, entrate!

Tutte ad accogliervi mi protendo avida
Sul davanzale;
Dolce sommergersi dentro la libera
Marea degli esseri che scende e sale!

Pensose ascoltano lombre del memore
Parco; le stanze
Di sotto echeggiano aperte; cantano
Sul vecchio cembalo vecchie romanze.

Ed ecco, svegliano le note un popolo
Dombre; la mente
Le vede in rapida fuga rincorrersi;
Il cor la mistica voce ne sente.

Parole tornano che un d si accolsero
Con disattento
Orecchio, e parvero scure; ora lintimo
Foco sprigionarsi dal freddo accento.

Tornano supplici sorrisi pallidi
Volti scordati.
Unonda tremula nel plenilunio
Bianco, tra il placido sonno dei prati.

Torna dun ultimo sguardo, dun avido
Sguardo daddio,
Tutta la perfida dolcezza (o palpiti,
O angosce, o lagrime date alloblio!)

Nellaria salgono le note a perdersi
Nellombra folta,
Narrando storie dolci e terribili.
Muta ed immobile la Notte ascolta.
[108]
Giacomo Zanella, lantico maestro della scrittrice, era deceduto il giorno prima.
[109]
Lettera con data incompleta e, come tutte le altre, senza busta, ma alcuni dati interni sembrano convergere con quelli forniti da quella
scritta da Giuseppina Pacini, madre di Vittoria, alla stessa Baroni in data 21 Novembre 1888 (Ep. in corso, XVIII. 3. 5474). In particolare la
Pacini scrive: Ho avuto numerosi ospiti tutto lautunno dal 22 Agosto, nostro ritorno dal Tirolo e dal Cadore, fino al 3 Novembre, giorno
in cui partimmo in comitiva da Basalghelle per Treviso. Prima di tutto nei due scritti c una corrispondenza di luoghi: Paneveggio, di cui
parla la Aganoor, un altopiano nella valle del Travignolo situato tra San Martino di Castrozza e Predazzo, nellattuale provincia di Trento,
ma che nel 1888, appartenendo allImpero austro-ungarico, faceva parte della contea del Tirolo, come dice la Pacini (Tirolo, in Enciclopedia
italiana di scienze, lettere ed arti, XXXIII, Roma 1935, pp. 920-922), mentre Longarone, in provincia di Belluno, si trovava e si trova
tuttora nel Cadore. Inoltre sembra esservi anche una corrispondenza di date: la poetessa scrive il 17 Agosto affermando che sarebbero ripartite
da villa Malcolm il luned seguente, poich, dati i mezzi di trasporto e le condizioni delle vie di comunicazione del tempo, si pu pensare che
ci volessero almeno due giorni per ritornare a Basalghelle e poich il luned seguente era il 20 Agosto 1888 il giorno di arrivo a Basalghelle
verrebbe a coincidere con quello indicato dalla Pacini, cio il 22 Agosto.
[110]
- La sottolineatura doppia nel manoscritto.
[111]
- Il conte Giuseppe Pasolini Zanelli, magistrato e uomo politico faentino, era il marito di Silvia, figlia di Marina Baroni.
[112]
Questa lettera fu inviata insieme a quella della madre, trascritta di seguito, ed conservata nel plico della corrispondenza di
questultima di cui porta la segnatura.
[113]
La villa di Ca Rezzonico, ora Rezzonico Borella, a Bassano del Grappa (VI) era la dimora abituale di Marina Baroni. Il palazzo
principesco, attribuito a Baldassarre Longhena e situato alle porte della cittadina veneta, fu edificato nel XVII secolo ed costituito da un
corpo centrale e da torri angolari; il Salone donore fu decorato da Antonio Canova e Domenico Pellegrini. In questo luogo Vittoria Aganoor
venne ospitata molte volte dallamica.
[114]
Lucia e Francesca Alexander erano delle amiche americane, madre pittrice e figlia scrittrice, e vengono nominate pi di una volta dalla
Aganoor nelle sue lettere. Figura particolarmente interessante Francesca Alexander, la figlia, che come afferma la poetessa stessa in una
lettera allo Gnoli era una scrittrice finissima che il Ruskin lod assai e ai lavori della quale fece quasi sempre la prefazione, (AGANOOR,
Lettere a Domenico Gnoli, p. 14). Lospite illustre a cui fa riferimento potrebbe essere proprio John Ruskin (1819-1900), critico darte e
sociologo inglese, che fu a lungo in Italia per i suoi studi. Riguardo agli scritti di Francesca Alexander si possono vedere in edizioni
moderne: FRANCESCA ALEXANDER, Storia del popolo, Antignano 1976 e FRANCESCA ALEXANDER, Canti lungo i sentieri di
Toscana. Storia del popolo vol. 2, Firenze 1980, una rielaborazione dagli originali Roadside songs of Tuscany, Christs folk on the Appenine
di Francesca Alexander coi commenti di John Ruskin.
[115]
Questo motivo della giovinezza, sprecata e ormai sfuggitale dalle mani senza che lei avesse potuto far niente, ritorna molto spesso nelle
lettere allamica pi anziana.
[116]
Della salute della sorella Virginia parla ampiamente anche la madre della scrittrice nelle sue lettere alla Baroni rispettivamente del 21
novembre e del 23 dicembre 1888 (Epistolario in corso, XVIII. 3. 5474; Epistolario in corso, XII. 1. 3038), entrambe leggibili in appendice.
[117]
La Aganoor allude alla sua poesia intitolata I cavalli di San Marco, alla quale stava lavorando da tempo e che finalmente le mander
con la lettera del 30 Gennaio 1890. Nella lettera da Basalghelle, 15 Marzo 1888 a Giacomo Zanella gli aveva scritto: ora da un po di
giorni faccio vacanza anchio; ho finito quel lavorino su San Marco (che mi guarder bene dal mandarle per ora) e bench non finisce di
finirmi, mi vi affaticai su tanto che adesso sento un vero bisogno di lasciar l per qualche giorno, (AGANOOR, Lettere a Giacomo
Zanella, p. 181).
[118]
Non stato possibile identificare chi fossero costoro.
[119]
Si tratta dellopera in cinque atti composta dal musicista francese Ambroise Thomas (1811-1896). Probabilmente la poetessa aveva gi
assistito, e non molto tempo prima, alla messa in scena dellAmleto, che era in procinto di venire riproposto al teatro la Fenice di Venezia.
Dalla recensione della prima dello spettacolo data dal quotidiano padovano Il Veneto del 13 febbraio 1889 risultano chiaramente queste
circostanze: Iersera [12 febbraio 1889] la Fenice aveva laspetto solenne quale poche volte ebbe a vedere il glorioso teatro. Sebbene Venezia
ricordasse da non lontana data le profonde melodie dell Amleto, pure dal pubblico intelligente traspariva limpaziente raccoglimento di
chi chiamato a giudicare per la prima volta il lavoro di un grande e vecchio maestro. E il venerando maestro nelle otto volte in cui dovette
presentarsi alla ribalta, mostr una commozione chera pari alla affettuosa gratitudine dei grandi interpreti della Fenice. La signora
Calv, Litwinne e il signor Kaschmann hanno trascinato allentusiasmo un pubblico che non sapeva se pi applaudire alla potenza delle
voci o alla squisitezza del canto. E dico subito di non aver mai udito una cantante che come la Calv sia degna del nome di vera artista!
Che Ofelia! Lingenuit, la passione, lo strazio dellabbandono, i deliri della follia, tutto, tutto ha espresso quella voce vellutata
robustissima. Basta la scena della pazzia del 4 atto perch un trillo, o uno spasimo della Calv faccia scattare in piedi il pubblico, come
sorto quello di Venezia tributando allartista quel caldo omaggio che nellentusiasmo non soffre confini. Di questi applausi non pu essere
gelosa la Sig.a Litwinne, che, come vuol sostenere un critico di qui, la voce pi potente che sia stata udita alla Fenice. Ella non canta che
da 2 anni, ma possiede il metodo e larte scenica di una vecchia cantante. Limpressione che prima si riceve dal suo canto lo
sbalordimento. Di Kaschmann sarebbe quasi inutile parlare ai padovani che di lui serbano ricordi indimenticabili. Il registro di questo
baritono uno dei pi estesi: di questa dote egli trae partito per dare al suo forte canto ogni tinta e chiaroscuro che meglio renda il
pensiero musicale. Forse pi di ogni altro cantante merita di essere chiamato il Rossi del teatro lirico, specie per lazione drammatica che
egli sostiene nell Amleto. La musica di questopera rispecchia spesso felicemente la profondit del pensiero filosofico della tragedia
Shakespeariana. Ci pare non sia felice il genere di musica delle danze del quarto atto, e che non corrispondano allorditura dellopera. Ma
dinanzi allesecuzione, diciamo pure, fenomenale della Fenice il pubblico non ardisce giudizi profani e non conosce che lapplauso caldo e
unanime agli artisti; la pi alta stima e venerazione allottuagenario maestro.

[120]
Si sta parlando con tutta probabilit della famosissima attrice francese Sarah Bernhardt (1843-1923), il cui vero nome era Henriette
Rosine Bernard. Lartista nel 1889 era impegnata in una tournee, che la stava portando ad esibirsi in tutti i maggiori teatri italiani e dove
andava ottenendo grandi consensi di pubblico e di critica. Il 25 gennaio 1889 il quotidiano di Padova Il Veneto annunciava: Sarah
Bernhardt, che ora ottiene tanto plauso a Roma, passer al teatro Rossini di Venezia per darvi due rappresentazioni e il 9 febbraio
scriveva: A Venezia iersera la Sarah Bernhardt ebbe un vero successo nella Fedora: a questo spettacolo forse dovette assistere anche
Vittoria Aganoor.
[121]
Nel manoscritto si trova scritto prosta, probabilmente un semplice errore di scrittura della poetessa.
[122]
Delle poesie Alba e Prima luce, che lautrice dice di aver inviato alla Baroni, non ci giunto il manoscritto; di entrambe si ritenuto
opportuno tuttavia riprodurre il testo per dare una maggiore completezza alla lettera. Alba venne pubblicata nel volume Leggenda eterna dalla
Aganoor, mentre Prima luce venne accolta soltanto in quello curato dal Grilli dopo la morte della poetessa, (AGANOOR, Poesie, pp. 125-
128 e pp. 358-359).


[123]
E la prima di una serie di lettere piuttosto ironiche, in cui la poetessa cerca di districarsi dallaffettuosa intromissione dellamica che la
vorrebbe far fidanzare ad un suo conoscente, per altro anche lui poco propenso ad accondiscendere ai desideri della contessa bassanese.
[124]
La sottolineatura doppia nel manoscritto.
[125]
Queste righe sono state scritte dallautrice sopra il testo della prima facciata della lettera; non di rado infatti Vittoria Aganoor quando
finiva lo spazio a sua disposizione continuava ugualmente a scrivere seguendo il suo pensiero utilizzando spazi bianchi o, come in questo
caso, ponendosi di traverso sopra il testo precedente.
[126]
La sottolineatura tripla nel manoscritto.
[127]
La sottolineatura tripla nel manoscritto.
[128]
La parola solo nel manoscritto sottolineata due volte rispetto al resto della frase.
[129]
Forse Vittoria Aganoor si riferisce al discorso pronunciato da Giosu Carducci alla Palombella in presenza della regina Margherita,
intitolato La poesia e lItalia nella quarta Crociata e pubblicato nella Nuova Antologia del 16 Febbraio 1889. Il Carducci era in relazione di
stretta amicizia con il conte Giuseppe Pasolini Zanelli, marito della figlia di Marina Baroni, Silvia, e con questultima il famoso poeta
intrattenne una cordiale corrispondenza. Spesso dunque il suo nome ricorre nelle lettere della Aganoor allamica di Bassano e talvolta, con
timore frammisto a desiderio, la poetessa fa capire che le avrebbe fatto piacere o addirittura chiede apertamente che i suoi versi gli vengano
mostrati. A questo proposito si veda pi avanti la lettera da Venezia, 22 Febbraio 1894 (Epistolario in corso, XII. 3. 3083).
[130]
Oscar Chilesotti (1848-1916), di Bassano del Grappa (VI), laureatosi in Giurisprudenza nel 1871 presso lUniversit di Padova,
abbandon gli studi giuridici per dedicarsi completamente a quelli musicali a lui pi congeniali e di cui divenne ben presto esponente di
spicco. Si pu infatti affermare che lopera del Chilesotti rappresenta non solo una delle pi importanti espressioni della giovane
musicologia italiana del suo tempo, ma anche un punto di riferimento indispensabile per lo sviluppo delle ulteriori ricerche, (F. FANO,
Oscar Chilesotti, in Dizionario Biografico degli Italiani, 24, Roma 1960 e ss., pp. 765-768; p. 767). Interessanti le sue opere, tra cui:
OSCAR CHILESOTTI, Sulla lettera-critica di Benedetto Marcello, Bassano del Grappa 1885; OSCAR CHILESOTTI, Da un codice Lauten-
Buch del cinquecento, Lipsia 1890; assai importante inoltre per la storia della musica la collezione Biblioteca di rarit musicali da lui curata
per la casa editrice musicale Ricordi di Milano, dove si occup di diversi compositori come Benedetto Marcello (1686-1731), Giovanni
Picchi (1600-1625), Orazio Vecchi (1550-1605), Girolamo Frescobaldi (1583-1643), e altri.
Vittoria Aganoor qui allude probabilmente alla conferenza sulla musica dei secoli XV e XVI, tenuta alla presenza della regina Margherita dal
Chilesotti nella sala Palestrina a Roma l8 Maggio 1889. In quella occasione vennero mostrati diversi strumenti musicali tra cui due liuti
della regina, la quale chiese al Carducci di comporre una poesia sul liuto, come egli stesso ricorda in una sua lettera, (GIOSUE CARDUCCI,
Lettere, I-XXI, Bologna 1938-1960, XVII, 97). La poesia del poeta toscano venne pubblicata da Zanichelli il 31 Ottobre 1889 in edizione di
lusso col titolo Il liuto e la lira. A Margherita Regina dItalia e in seguito accolta nelle Odi barbare.
[131]
Lettera su carta illustrata da due figurine femminili in rilievo.
[132]
La famiglia degli Aganoor e quella dei Salvadego erano legate da unamicizia di vecchia data nata quando questultima, trasferitasi da
Brescia a Padova, prese per alcuni anni in affitto un appartamento nella vasta casa degli Aganoor, gi eredit Moorat, in Prato della Valle
e ivi rimase finch non furono terminate le ristrutturazioni della casa di Cavarzere (VE), (GIULIA CAVALLI, Da Barlumi
(reminiscenze):Vittoria Aganoor, in Padova e la sua provincia, XI (1965), nn. 11-12, pp. 3-8; p. 5). Gli Aganoor a Padova vivevano nella
casa chiamata Casa degli Armeni , propriet della famiglia paterna dallinizio dellOttocento (Moorat era il cognome della madre di Edoardo
Aganoor, padre della poetessa). In precedenza ledificio, situato sul lato destro del Prato della Valle guardando dalla Basilica di Santa
Giustina, fu adibito prima a piccolo ospedale (XV sec) poi a scuderia, da cui anche il nome di Stallone e infine dal 1778 al 1791 a teatro
chiamato anche, dato il precedete uso, Teatro Vacca.
[133]
- La composizione, ma soprattutto la revisione e la limatura di questa poesia rappresentarono per Vittoria Aganoor un vero tormento
poetico. La locuzione non finiscono di finirmi ritorna leggermente variata anche nella lettera da Basalghelle, marted [anteriore al 30 gennaio
1890], sempre riferita a I cavalli di San Marco, e in una lettera a Domenico Gnoli in cui scrive: anche a me quel dici non finiva di finire,
(AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, p. 36); inoltre laveva gi usata in una lettera a Giacomo Zanella del 15 Marzo 1888, anche qui
alludendo a I cavalli di San Marco, (AGANOOR, Lettere a Giacomo Zanella, p. 181).
[134]
- Probabilmente si riferisce al ritratto fattole nel 1887 dal pittore palermitano Ettore Ximenes (1855-1926), mentre era ospite degli
Aganoor con la famiglia, (CAVALLI, Spigolature, III, p. 14), come ella stessa spieg allo Zanella, che laveva accusata di lasciar uscire alla
pubblica luce le sue fattezze fisiche: Ettore Ximenes mi fece il ritratto in mia casa e il ritratto in mia casa rimasto; le fotografie del
ritratto sono date da me, soltanto agli amici pi intimi, (AGANOOR, Lettere a Giacomo Zanella, p. 174).
[135]
- Come risulta da diverse lettere Vittoria Aganoor soffriva di anemia.
[136]
Rosanna Marcello, moglie di Gino Marcello, uno dei sette figli di Andriana Zon Marcello (1840-1893). Per alcune lettere indirizzate
dalla Aganoor a quetultima, A. SERENA, Andriana Zon Marcello, Giacomo Zanella, Fedele Lampertico. Notizie e saggi di un carteggio,
Venezia 1930.
[137]
Vittoria Aganoor era nata nel 1855 e aveva quindi trentaquattro anni, mentre la sorella Virginia, essendo nata nel 1854, ne aveva uno di
pi.
[138]
Questa lettera fu inviata da Vittoria Aganoor a Silvia Baroni Pasolini, la figlia dellamica Marina, ed conservata nel plico della
corrispondenza ricevuta da questultima. Si tratta di un messaggio epistolare piuttosto concitato sia nel contenuto sia nella grafia tanto che
lautrice, per seguire il fluire del suo pensiero incalzante, giunse a scrivere, per mancanza di spazio, sopra il testo precedente rendendone cos
particolarmente complicata la decifrazione.
[139]
Le docce o bagni, probabilmente di acque ricche di ferro, erano una delle cure pi in voga nei casi di anemia, malattia di cui la Aganoor
soffriva. In generale gi dallantichit si era fatta strada la convinzione che le acque potessero giovare anche per le sostanze minerali in esse
disperse (sale, zolfo, catrame, sostanze alcaline) e cio che esercitassero unazione di tipo farmacologico, convinzione che durata, senza
dimostrare basi scientifiche fino ai nostri giorni, (Terme, in Dizionario di storia della salute, a cura di G. COSMACINI, G. GAUDENZI,
R. SATOLLI, Torino 1996, p. 598).
[140]
Probabilmente Vittoria Aganoor allude alla lettera precedente inviata da Basalghelle in data 16 Luglio 1889, che forse perch indirizzata
a Bassano non era ancora stata letta dalla Baroni.
[141]
Lettera dalla datazione assai incompleta: gli accenni al libro del Branchi e alle Fiabe del Gozzi, che diverranno pi espliciti in quella
che segue, ne giustificano linserimento qui.
[142]
Da quanto si legge nella lettera seguente, cio dallallusione della Aganoor ai cannibali, si pu forse dedurre che il libro mandatole
dalla Baroni fosse: GIOVANNI BRANCHI, Tre mesi alle isole dei cannibali , Firenze 1878. Il Cav. Giovanni Branchi era un amico della
Baroni e fu console italiano in Africa.
[143]
Carlo Gozzi (1720-1806), scrittore veneziano, fu spesso in polemica con Carlo Goldoni in difesa della Commedia dellArte, la sua
fama legata proprio alle Fiabe.
[144]
Nella parte superiore della prima facciata della lettera stata scritta, da mano diversa da quella dellautrice, la seguente annotazione:
Mitridate re di Bitinia li regal a Nerone Lisimaco scultura. La stessa annotazione, scritta dalla stessa mano, si trova anche nel fascicolo a
parte dove c la seconda copia della poesia I cavalli di San Marco.
[145]
Prosper Merime (1803-1870), scrittore francese famoso soprattutto per i suoi racconti, uno dei quali Carmen (1845) ispir lomonimo
melodramma di Bizet. Non si riesce a capire a quali volumi in particolare facesse riferimento la Aganoor.
[146]
La Aganoor pubblicher questa sua poesia parecchio tempo dopo averla mandata alla sua amica, nella Nuova Antologia del 1 agosto
1892, e modificata non poco.
[147]
Giuseppe Giusti (1809-1850) scrittore e poeta satirico il cui orizzonte costituito da malumori quotidiani e paesani, coltivati in
uno spazio ridottissimo e tradotti in fastidio accidioso verso i grandi modelli, i grandi ideali, le grandi utopie e tutto ci che viene da
lontano, (GIULIO FERRONI, Storia della letteratura italiana, I-IV, Milano 1991; III, p. 260).
[148]
Nel plico contrassegnato Epistolario in corso, XII. 3 esistono due copie di questa poesia, una allegata a questa lettera, laltra in un
fascicolo a parte, entrambe per hanno la stessa segnatura (=Epistolario in corso, XII. 3. 3066). Le copie sono uguali, ma presentano
numerose varianti rispetto alla versione pubblicata in volume. Nella copia trascritta nel fascicolo a parte alcune di queste varianti sono state
segnalate da altra mano. Il testo trascritto riproduce quello manoscritto; le sottolineature allo stesso sono state poste per specificare la porzione
interessata dai cambiamenti, mentre di fianco sono state evidenziate le lezioni e i mutamenti introdotti nelledizione a stampa. Per
questultima si veda AGANOOR, Poesie, pp. 116-124.
[149]
- Questo segno di richiamo si trova nel manoscritto della Aganoor e rimanda alla nota da lei stessa scritta riguardante la storia dei
cavalli di San Marco, nota esplicativa che stata fedelmente trascritta in coda alla poesia.
[150]
- A questo punto nelledizione a stampa stata inserita la seguente quartina:
Non pi giocondi ondeggiano,
dun tratto sciolti a sgominar la notte,
sullalta torre i vigili
bronzi, saluto alle tornanti flotte;
[151]
Non restano lettere relative allanno 1890 nel plico della corrispondenza di Giuseppina Pacini Aganoor a Marina Baroni.
[152]
Questa poesia, non accolta nei suoi volumi dalla Aganoor, venne pubblicata per la prima volta dal Todesco, (TODESCO, Per la
cronologia, p. 10). Recentemente stata ripubblicata da Patrizia Zambon in ARSLAN-ZAMBON, Inediti aganooriani, p. 31.
[153]
Lanno di questa lettera dalla datazione incompleta si desume con un certo margine di sicurezza dallaccenno della Aganoor alla messa
in scena a Venezia della Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni. Dai quotidiani dellepoca si ricava infatti che lopera lirica aveva aperto le
sue rappresentazioni sabato 24 Gennaio 1891 al teatro della Fenice con lallestimento scenico curato dallimpresa Cicogna, garanzia di un
buon spettacolo, e che ancora il 29 Gennaio continuavano a gonfie vele le sue repliche con la Frandin e lOxilia, famosi cantanti dellepoca,
(Il Veneto, 26 Gennaio e 30 Gennaio 1891). Inoltre il desiderio della sorella della poetessa, Virginia, di sentire questopera lirica si pu
spiegare col fatto che si trattava di una novit (la prima si era avuta a Roma soltanto nel maggio dellanno precedente) e che finalmente
giungeva a Venezia preceduta dalla fama dei successi registrati in altri teatri italiani ed esteri. Qualcuno, probabilmente un archivista, ha
scritto a matita: 1898?.
[154]
La prima della Cavalleria Rusticana, melodramma in un atto di Pietro Mascagni, su libretto di G. Targioni Tozzetti e G. Menasci
desunto dallomonima novella di Giovanni Verga, si tenne a Roma il 7 maggio 1890. Lopera, in seguito al grande successo ottenuto, fu
portata in giro per i maggiori teatri dItalia, tra i quali figur come si detto anche la Fenice di Venezia.
[155]
Biglietto listato a lutto per la recente scomparsa del padre della poetessa Edoardo Aganoor (1822-1891).
[156]
Biglietto listato a lutto.
[157]
Lamico della Baroni a cui allude Vittoria Aganoor Giovanni Branchi, come risulta dalla lettera della madre della poetessa da
Basalghelle del 22 Giugno 1891 (Epistolario in corso, XII. 1. 3041) trascritta in appendice.
[158]
Lettera su carta listata a lutto.
[159]
Si veda in appendice la lettera di Giuseppina Pacini Aganoor da Basalghelle del 22 Giugno 1891 (Epistolario in corso, XII. 1. 3041).
[160]
Biglietto listato a lutto, mancante di busta e di data. La collocazione qui giustificata in primo luogo dal fatto che la carta listata a
lutto, probabilmente ancora per la recente morte del padre della poetessa; in secondo luogo da alcuni elementi interni alla lettera stessa come
laccenno al caldo torrido e il riferimento alla sua condotta scandalosa, dei quali aveva gi detto nella lettera del 1 luglio 1891. Inoltre si
trovano qui i saluti a Tiberio, uno dei due figli di Silvia Pasolini e nipote della Baroni, che da questo momento in poi non verr pi
nominato, mentre nella lettera seguente del 12 novembre 1891, anche se non viene detto esplicitamente, si capisce che qualcosa di tremendo
era accaduto alla contessa bassanese, probabilmente proprio la morte di Tiberio che in altre lettere precedenti risultava aver problemi di salute.
[161]
Lettera su carta listata a lutto.
[162]
Con tutta probabilit Vittoria Aganoor sta parlando della recente scomparsa del nipote di Marina Baroni, Tiberio, il figlio maggiore di
Silvia Baroni Pasolini, che da questa lettera in poi non verr mai pi nominato dalla poetessa.
[163]
Questa lettera, scritta su carta listata a lutto, conservata nel plico della sorella Maria Aganoor, ma in realt di Vittoria, come risulta
chiaramente dalla grafia e soprattutto dalla firma.
[164]
Lettera dalla datazione incompleta e mancante di busta, come tutte le altre, ma la carta a righe simile a quella usata in quella del 18
maggio 1892 fa propendere per la sua collocazione in questo luogo. Inoltre da elementi interni sembra essere stata scritta quasi ad un anno
dalla morte del padre allorch si stavano risolvendo i problemi deredit con la sorella Elena, soluzione a cui la poetessa accenner nella lettera
seguente del 29 aprile 1892. Il fatto che la lettera non sia stata scritta su carta listata a lutto, come tutte le altre di questo periodo, non depone
nettamente contro queste giustificazioni, ma semmai si pu spiegare con la necessit, espressa dalla stessa Aganoor, di prendere un foglio
grande grande, anche se non ne aveva a disposizione di listati a lutto, per avere pi spazio per scrivere allamica. Qualcuno, probabilmente un
archivista, ha segnato a matita sulla prima facciata della lettera la seguente annotazione: 1898? anche prima perch parla di Pierino vivo.
[165]
Una delle nuore di Andriana Zon Marcello, a questo proposito si veda la nota relativa alla lettera di Vittoria Aganoor da Basalghelle del
16 Luglio 1889.
[166]
Sono amici di famiglia i cui nomi ricorrono spesso nelle lettere della Aganoor e anche in quelle della madre di lei. Jacopo Bernardi
(1813-1897), nato a Follina in provincia di Treviso, era professore di storia e filosofia a Venezia. Amico stretto anche della Baroni, come
risulta dalla lettera inviatale da Basalghelle l11 Ottobre 1897 dalla Aganoor, questultima lo ricorder con affetto in una sua missiva del 1
Luglio 1898 a Domenico Gnoli: Il povero abate Bernardi era nostro intimo, ma negli ultimi tempi non usciva pi di casa, andavo a
trovarlo io. Grandissima coltura e memoria stragrande, ma una passione infelice per la lirica, (AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli,
pp. 21-22). Luigi Pastro (1822-1915), laureatosi in medicina a Padova, esercit la professione di medico e nel 1910 venne eletto senatore del
Regno dItalia. Fu antiaustriaco e partecip alla lotta contro lo straniero dominatore, dimostrando grande fermezza per cui venne
soprannominato dai propri compagni eroe del silenzio; nel 1907 pubblic un volume di memorie intitolato Ricordi di prigione (1851-53).
Non si riusciti ad identificare Fabbro.
[167]
Le piccole lacerazioni della carta non hanno impedito le piuttosto semplici integrazioni ad sensum del testo.
[168]
Lettera su carta listata a lutto.
[169]
Bua un termine infantile molto usato nel Veneto e significa male.
[170]
La sottolineatura doppia nel manoscritto.
[171]
Questo testo stato pubblicato per la prima volta da Patrizia Zambon in ARSLAN-ZAMBON, Inediti aganooriani, p. 32.
[172]
Nel plico della corrispondenza di Virginia Aganoor con Marina Baroni, conservato presso la Biblioteca del Museo Civico di Bassano
del Grappa con segnatura Epistolario in corso, XIV. 6 e interamente trascritto in appendice, non si sono trovate lettere anteriori al 1902.
[173]
La sorella della Aganoor, Virginia, era prossima alle nozze (26 ottobre 1892) col duca di Santomenna Francesco Mirelli, affettuosamente
detto Cesco dallintera famiglia.
[174]
Probabilmente la Aganoor si riferisce alla pubblicazione de I cavalli di San Marco, avvenuta il 1 Agosto 1892 sulla Nuova Antologia.
[175]
I due aggettivi sono sottolineati tre volte nel manoscritto
[176]
In questa lettera tutta piena di sottolineature, tutta intima, rifuggiamo, assolutamente in famiglia, devi e scuse sono sottolineati tre
volte nel manoscritto.
[177]
I due aggettivi ripetuti sono sottolineati tre volte nel manoscritto.
[178]
Allude alla lettera di Giuseppina Pacini Aganoor da Basalghelle datata 6 Novembre 1892 ( Epistolario in corso, XII. 1. 3042), per la
quale si veda in appendice.
[179]
Non chiaro a quali proverbi la Aganoor si riferisca. Interessante notare a questo proposito le parole che Enrico Nencioni le aveva
scritto in una sua lettera del 7 Novembre 1892: La sua lettera e i bei Proverbi che rileggo e rimedito, mi han fatto bene, (PAOLA
PIMPINELLI, Lettere di Enrico Nencioni a Vittoria Aganoor , in Bollettino della deputazione di storia patria per lUmbria, LXX (1973),
fasc. II, pp. 141-187; p. 157).
[180]
Biglietto.
[181]
Si tratta della morte di alcune persone alle quali gli Aganoor erano legati da vincoli di amicizia, in particolare di Alessandro Malcolm
e di Andriana Zon Marcello, per i quali si rimanda alle note relative rispettivamente alla lettera da Napoli del 1 Giugno 1882 e a quella da
Basalghelle del 16 Luglio 1889.
[182]
La sottolineatura tripla nel manoscritto.
[183]
Aleardo Aleardi (1812-1878), poeta e patriota veronese, dopo il 1864 fu professore di estetica a Firenze e senatore del Regno dItalia
dal 1873.
[184]
Angelo De Gubernatis (1840-1913), letterato piemontese ed esperto orientalista, fu professore di Letteratura italiana presso lUniversit
di Roma dal 1890; nella citt eterna fond la Societ italiana per lo studio delle tradizioni popolari (1893).
[185]
La paura della sorella della Aganoor era stata probabilmente causata dallo scoppio delle agitazioni promosse dalle organizzazioni
proletarie siciliane, i cosiddetti Fasci siciliani. Le agitazioni furono represse con durezza dal governo presieduto dal Crispi nel marzo 1894,
dopo che si erano registrati disordini anche a Napoli, a Bari e in altre localit della Puglia, e pi a nord in alcune citt della Toscana, tra cui
Livorno.
[186]
Si tratta probabilmente della poesia Ai falsi redentori, citata dalla Aganoor nella lettera seguente.
[187]
Paulo Fambri (1827-1897), figura assai rappresentativa del secondo Ottocento, si occup particolarmente di teatro, ma anche di
letteratura, arte, politica e cose militari.
[188]
La Aganoor ha citato i versi 21-22 del componimento di Gabriele DAnnunzio intitolato Il buon messaggio, facente parte della raccolta
Poema paradisiaco del 1893, (GABRIELE DANNUNZIO, Poema paradisiaco, in Tutte le poesie, I, Roma 1995, pp. 324-325). Gabriele
DAnnunzio (1863-1938) fu scrittore che coltiv ogni genere letterario, dalla lirica alla drammatica, dalla novella al romanzo; come
contemporaneo della Aganoor ella lo cita spesso nelle sue lettere, ma pi in quelle dirette a Domenico Gnoli, che in queste alla Baroni di tono
senza dubbio pi familiare e meno letterariamente impegnato.
[189]
Si tratta con tutta probabilit della poesia pubblicata col titolo Ai falsi socialisti nel Fanfulla della domenica del 15 maggio 1898 e
che comparir col titolo invece di A certi agitatori e con la sola variante di cammuffati al posto di mascherati al verso 4 nelle Poesie
complete curate dal Grilli, (AGANOOR, Poesie, pp. 394-5). Il componimento , come suggerisce la stessa Aganoor e come rileva poi pi
esplicitamente il Todesco, una specie di parodia dei versi della Negri di Fatalit, (TODESCO, Per la cronologia, p. 10). Ecco il testo
come venne pubblicato dal Fanfulla tratto da AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, pp. 297-8:
Ai falsi socialisti
Ecco i cento, ecco i mille, ecco i milioni
istigati da voi,
da voi declamatori ed istrioni
mascherati da eroi.

Ecco lorde che in contro al novo Sole
sorgono deliranti,
ripetendo le vostre ebbre parole,
cantando i vostri canti;

e in attesa delle Agapi future
ecco fraterna gente
irromper con in man fiaccola e scure
come iroso torrente

Chi dagli stenti rotto e dai digiuni
a voi soccorso chiede
e in voi confida in voi, falsi tribuni,
militi senza fede;

in voi che solo nellaccender lire
esperti siete invano
aspetta che le vie dellavvenire
sapran per vostra mano.

Leva gli occhi! Non vedi l il nemico
che ghigna? lo straniero
che attende lora? O roman sangue antico
popolo onesto e fiero,

rinnega chi con perfida parola
il ferro in man ti pone
contro il fratello: larma, la tua sola
arma sia la ragione;

e vincerai! Con te saranno i veri
apostoli del bene,
i probi, i giusti, i forti cavalieri
dalle fronti serene.

La terra non faran di sangue rossa,
n lonta e la paura
seco trascineranno alla riscossa
dentro le patrie mura,

ma con sicuro passo, a schiere, a frotte
nandran pel mondo intero,
alta levando nellimmensa notte
la luce del pensiero.
[190]
Ada Negri (1870-1945), poetessa, fu maestra elementare dal 1888 e poi, dal 1893, professore nella scuola magistrale di Milano; ella
trasse la sua prima ispirazione dalla vita degli umili e mai nelle sue opere si allontan dallideale di giustizia e di bont. Le sue prime
affermazioni poetiche furono Fatalit, che nel 1892 le diede immediata popolarit e rinomanza, e Tempeste (1895), a cui seguirono numerose
altre opere anche in prosa.
[191]
I tre numeri sono sottolineati due volte nel manoscritto.
[192]
Sono i versi iniziali della lirica I vinti di Ada Negri facente parte della raccolta Fatalit del 1892.
[193]
Le due poesie Agonia e In treno furono pubblicate, con varianti, anche in volume, (AGANOOR, Poesie, pp. 148-151 e p. 30). Le
varianti, dopo aver sottolineato la porzione di testo interessata, sono state segnalate a fianco.
[194]
La Aganoor dice che era un avvocato il pi orrendo e il pi antico amico di famiglia, (AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, p.
76).
[195]
Questa lirica primaverile verr pubblicata in volume col titolo Nova primavera, (AGANOOR, Poesie, pp. 61-62 ).
[196]
La lettera dalla datazione incompleta si colloca, con sufficiente sicurezza, in questo luogo in quanto la Alexander diede alle stampe la
traduzione della poesia A mio padre di Vittoria Aganoor nel 1894, (V. AGANOOR, To my father, lines translated by FRANCESCA
ALEXANDER, Venice 1894). La traduzione dellamica fece veramente grande piacere alla poetessa tanto che il 13 Giugno 1898 in una lettera
a Domenico Gnoli ella scriver, riferendosi a Francesca Alexander: in riga di vanteria Le dir che tradusse quei miei versi A mio padre,
(AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, p. 14).
[197]
Per le Alexander si veda la nota relativa alla lettera da Basalghelle, 10 Ottobre 1888.
[198]
Nel plico della corrispondenza di Giuseppina Pacini Aganoor non rimangono lettere del 1894.
[199]
La poesia venne accolta in volume dalla Aganoor soltanto con qualche variazione nella punteggiatura, (AGANOOR, Poesie, pp. 31-32).
[200]
Lettera dalla datazione incompleta; sembrato giusto inserirla qui sia perch la Aganoor accenna al suo ritorno a Venezia, gi anticipato
nella lettera precedente, sia per il fatto che nelle lettere del 25 Gennaio 1895 e del 2 Febbraio dello stesso anno ella parla di una visita della
Baroni, visita che qui ella auspica con grande desiderio.
[201]
La sottolineatura tripla nel manoscritto.
[202]
Per dare una maggiore completezza alla lettera si trascrive il testo di questa poesia .
Inferma
Eccola finalmente
la sera! Io dal mio letto
guardo con le pupille sonnolente
un fil di luna, che traverso i vetri
viene della malata solitaria
la buia stanza a popolar di spetri.

Viene, va, la veloce
schiera dellombre, e tutte
hanno forme diverse, hanno una voce
diversa, e sveglia nel passar ciascuna
ombra un pensiero, un sogno, una memoria,
poi sfuma cheta al lume della Luna.

Parlano, o nelle mani
bianche stringono bianche
carte. Io leggo i caratteri lontani
senza schiuder le ciglia. linfinita
schiera delle parole udite o lette
palpitando, nel sogno o nella vita.

Parole come impresse
sul foglio con un ferro
rovente; cos a noi parve, e che ardesse
quel foglio; e alzammo gli occhi e in ogni parte
li volgemmo a veder se ancora i nostri
compagni: i libri, i mobili, le carte,

dinanzi, intorno, accosto
a noi, fossero sempre
impassibili, l, ciascuno al posto
di prima, folla indifferente e ignava,
mentre la nostra ultima fede in una
oscura immensit precipitava.

Parole dallaccento
portentoso; parole
che come una gagliarda ala di vento
strapparon via le nebbie ad una nera
giornata di dicembre e ai campi, e ai prati
false improvviso il sol di primavera.

Parole di preghiera,
di tenerezza, un giorno
non curate, e la cui voce sincera,
da un vecchio foglio emersa, ora soltanto
ci asseta dun amor senza ritorno
e ci gonfia i pentiti occhi di pianto!

Parole di comando,
di tuono, che i dispersi
soldati, vinti dal terrore, quando
la speranza perduta, e dallo spalto
nemico infuria il foco; arresta nella
fuga, e rimena docili allassalto.

Parole dellaccusa;
sottili, avvelenate
come pugnali, che il pensier ricusa
dintendere, che il core sbigottito
non frena, e fra due strette anime innalzano,
rapidamente, un muro di granito.

Parole dei morenti;
rotti, misteriosi
da bianche labbra balbettati accenti,
dove gi parla come il sogno immenso
dunaltra vita, e noi lascian pensosi,
finch viviam, del lor occulto senso!

Tutte, tutte io le sento
venir, fuggir veloci,
leggiere, e nel mio capo, sonnolento
di febbre, sveglia nel passar, ciascuna
ombra, un pensiero, un sogno, una memoria;
poi sfuma cheta al lume della Luna.
(AGANOOR, Poesie, pp. 110-112)
[203]
I forti bassanesi sono dei dolci secchi molto speziati a forma di piccola ciambella, che possono essere mangiati da soli o usati per
insaporire minestre di legumi o piatti di cacciagione.
[204]
Nel plico della corrispondenza di Giuseppina Pacini Aganoor non sono conservate lettere del 1895.
[205]
Enrico Nencioni (1837-1896), toscano, fu poeta e critico soprattutto di letteratura straniera e in questa sua veste fece conoscere in Italia
diversi autori. Scrisse numerose opere tra le quali: Poesie (1880), Saggi critici di letteratura inglese (1897, con prefazione di G. Carducci),
ecc. Importante fu il suo rapporto con Vittoria Aganoor, del quale in una sua lettura al Collegio Romano pubblicata nel Giornale dItalia del
2 marzo 1906 ella dir: Morto lo Zanella ebbi a secondo maestro e guida preziosa, Enrico Nencioni; quel mago della parola e del
sentimento, prodigioso rivelatore dimmensit, che ebbe tutte le comprensioni, le intuizioni, le divinazioni del bello. Tra i due inoltre
intercorse una fitta corrispondenza; alcune lettere che vanno dal 1892 al 1894 indirizzate dal Nencioni alla Aganoor sono state presentate al
pubblico da Paola Pimpinelli nel suo gi citato articolo Lettere di Enrico Nencioni a Vittoria Aganoor.
[206]
La sottolineatura tripla nel manoscritto.
[207]
Vittoria Aganoor si riferisce allEsposizione Internazionale dArte di Venezia, che venne inaugurata il 30 Aprile 1895 alla presenza dei
sovrani dItalia dal ministro Baccelli, come testimoniano le cronache dei giornali dellepoca.
[208]
La sottolineatura doppia nel manoscritto.
[209]
Questa poesia conservata in fascicolo separato (cartoncino) e porta il titolo di Mai, non quello pi chiaro, secondo la Aganoor, di
Incontro al sogno e sembra essere stata scritta da mano diversa da quella dellautrice. E sembrato opportuno inserirla qui in quanto la
poetessa afferma di averla inviata in allegato alla lettera precedente, ma la discussione di alcune lezioni, poi accolte in volume e gi presenti in
questo manoscritto, che si trovano in una lettera dellautrice a Domenico Gnoli del 22 Luglio 1898, farebbe pensare ad una versione pi tarda
della poesia rispetto a quella spedita a suo tempo alla Baroni, (AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, pp. 33-34). La poesia venne
pubblicata dalla Aganoor col titolo di Mai!, come prefazione a Leggenda eterna e presenta alcune varianti che sono state segnalate a fianco
della porzione di testo interessata, (AGANOOR, Poesie, pp. 5-6).
[210]
Il cognome della poetessa scritto Aganor, anzich Aganoor nel manoscritto.
[211]
La sottolineatura tripla nel manoscritto.
[212]
Effettivamente nelle sue lettere alla Aganoor il Nencioni aveva accennato diverse volte alla opportunit di raccogliere in volume i versi
della poetessa. Il 7 novembre 1892 le aveva scritto: Ne ha altre? Mandi, mandi, io le serbo tutte e poi far una scelta di tre o quattro per
la Nuova Antologia. E poi penseremo al volume (Io far la recensione) e di nuovo venti giorni dopo, il 27 novembre, era ritornato
sullargomento: Aspetto ledizioncina dei Cavalli. Ma poi faremo il volume e io le far una stroncatura feroce in qualche giornale
per vendicarmi del Canto dellodio (tanto caro e adorabile!) Mi mandi presto altri versi per la collezione. E ancora nellaprile
dellanno seguente, le aveva addirittura detto che avrebbe annunciato il suo volume al pubblico: Lavoro ad un articolo su recenti volumi di
versi [ENRICO NENCIONI, Poeti e poetesse. Nuovi volumi di versi italiani, in Nuova Antologia, XXVIII, fasc. XI, 1 giugno 1893, pp.
381-412]. Spero sia in tempo per il fascicolo del 1 maggio Se no, certo per quello del 15. Parler delle nuove poesie del DAnnunzio del
Graf del Mazzoni della Negri del Mastri di lei s anche di lei, i Cavalli, A mio Padre, accenner al prossimo volume di suoi versi.
Tuttavia anche questa volta dalle intenzioni non si pass ai fatti, il volume non si fece e il Nencioni nuovamente ritorn sullargomento il 15
aprile 1894: Le tue ultime poesie sono veramente bellissime. A Basalghelle le porter meco tutte - e faremo il volume. Bisogna
pubblicarlo verso Natale: e farlo pubblicare in uno dei volumetti Treves come il Marradi, il Libro Paradisiaco del DAnnunzio ecc. ,
(PIMPINELLI, Lettere di Enrico Nencioni a Vittoria Aganoor, pp. 158, 166, 174 e 187)
[213]
Probabilmente allude, come gi aveva immaginato il Todesco, al bozzetto intitolato Dal vero, pubblicato dal Grilli in appendice
alle Poesie complete, a p. 433, (TODESCO, Per la cronologia, p. 11).
[214]
Antonio Fogazzaro (1842-1911), scrittore vicentino, anchegli allievo di Giacomo Zanella, come Vittoria Aganoor, ottenne grande fama
grazie ai suoi romanzi, in particolare Piccolo mondo antico (1895). Il Fogazzaro frequentava casa Aganoor sia come amico di famiglia, che
come valente letterato e per questo il suo nome ritorna varie volte nelle lettere della poetessa. Il legame di stima e di amicizia che legava lo
scrittore alla Aganoor appare chiaro dal ricordo da lui scritto per il quotidiano veneziano Il Gazzettino quando lei mor: Vittoria Aganoor
veneziana di nascita, ma figlia di nobile armeno, era con la sorella Elena una delle allieve predilette di Giacomo Zanella. Ammirabile per
ingegno e bont la poetessa ieri scomparsa, che fu senza dubbio la pi eletta di quante abbia avuto lItalia moderna, sacrific la sua
giovinezza allaffetto per la madre sua che fu per molti anni abbisognevole di cure.
Daltissima idealit ella scelse e don il suo cuore alluomo che credette degno di lei e che di immenso amore la ricambiava.
La sua nobilt di sentire era grandissima; il suo cuore era eccezionalmente aperto ad ogni cosa bella e nobile e la sua scomparsa perdita
grandissima per la patria letteraria e per gli amici suoi.
Finalmente ella era bella e la sua giovinezza di spirito e di corpo appariva a quanti lavvicinavano perenne.
Quando abbandonata la casa paterna si port a Perugia col marito, si dedic tutta alla nuova famiglia, alla sua nuova casa ed a quanti
lavvicinavano essa non sembrava la donna superiore per cultura ed ingegno, ma ci teneva apparire la buona massaia e conduceva una vita
semplice e tranquilla.
Nella sua casa, frequentata dai pi eletti ingegni dItalia, spesso ho avuto occasione di intrattenermi con lei in cordiali conversari, ma da
un pezzo non la vedevo pi. Sapevo che aveva subito una dolorosa operazione e che solo pochi intimi potevano visitarla.
La notizia della sua scomparsa oggi mi colpisce e mi addolora vivamente.
(Il Gazzettino, 9 Maggio 1910)
[215]
Enrico Panzacchi (1840-1904), poeta e scrittore di prosa e di teatro, fu anche critico letterario e artistico nonch un famoso oratore.
[216]
La poesia Abenezer non conservata tra le lettere dellAganoor a Marina Baroni, ma se ne trascritto ugualmente il testo, traendolo da
AGANOOR, Poesie, pp. 170-172, per dare una maggiore completezza alla lettera.
[217]
La carta da lettera presenta una lacerazione relativamente estesa in basso, proprio al centro della piegatura che delimita le facciate,
pertanto in alcuni punti stato impossibile leggere il testo, in altri invece le integrazioni sono state abbastanza intuitive.
[218]
E un termine raro, deriva dal nome di S. Ignazio di Loyola, fondatore dellordine dei Gesuiti e significa improntato a ipocrisia
gesuitica.
[219]
Il discorso della Aganoor non risulta molto chiaro a causa della lacerazione della carta da lettera, comunque sembra che ella alluda al
suo bozzetto in prosa intitolato Dal vero, (AGANOOR, Poesie, pp. 433-441).
[220]
Caterina Percoto (1812-1887) fu scrittrice di racconti e novelle in lingua italiana e in dialetto friulano.
[221]
Andrea Verga (1811-1895) di Treviglio, specialista in malattie mentali, fu medico primario dal 1851 al 1865 dellOspedale Maggiore
di Milano. Egli tenne anche una fitta corrispondenza con personaggi politici e letterati del suo tempo, tra i quali figura anche Vittoria
Aganoor, (M. SORESINA, Intellettuali, letterati e politici nellArchivio di Andrea Verga , in Storia in Lombardia, IV, 1985, n. 3, pp. 194-
203).
[222]
Marco Minghetti (1818-1886), uomo politico bolognese, fu segretario generale di Cavour al ministero degli Esteri (1859), ministro
dellInterno (1860-61) e delle Finanze (1862-63) e Presidente del Consiglio (1863-64; 1873-76).
[223]
Alludendo stato scritto corregendo sul sottostante pensando.
[224]
Da quanto la Aganoor scrive nella lettera seguente si tratterebbe di uno zio della moglie di Antonio Fogazzaro, la contessa vicentina
Margherita Valmarana.
[225]
Si tratta forse del letterato di Meldola (FO) Antonio Montanari (1814-1898) che fu professore di filosofia allUniversit di Bologna e
ministro a Roma nel 1848 con Pellegrino Rossi.
[226]
La sottolineatura tripla nel manoscritto.
[227]
La poetessa si riferisce alla campagna militare dAfrica in cui era impegnata lItalia. Questa spedizione avr un terribile epilogo nel
Marzo 1896 con la grave sconfitta delle truppe italiane, che verranno quasi completamente distrutte dagli eserciti etiopici ad Adua.
[228]
La carta presenta piccole lacerazioni in diversi punti, ma lintegrazione del testo stata piuttosto semplice.
[229]
Si tratta forse di quel Marcello di Mocenigo che Vittoria Aganoor cita in una sua lettera del 1877 a Giacomo Zanella: Di Marcello di
Mocenigo avevamo saputo anche noi non solo dellaver passati gli esami ma daverlo fatto splendidamente, (AGANOOR, Lettere a
Giacomo Zanella, p. 46).
[230]
Enrico Nencioni forse alludeva proprio a questa poesia, come ha notato la Pimpinelli, quando, il 20 aprile 1896, scriveva alla Aganoor:
Bellissimo invece, a mio gusto, le strofe di Natale, (PIMPINELLI, Lettere di Enrico Nencioni, p. 214). La poesia venne accolta in volume
dalla Aganoor con alcune varianti di testo che sono state segnalate a fianco, (AGANOOR, Poesie, pp. 177-178).
[231]
La sottolineatura tripla nel manoscritto.
[232]
Da una lettera di Enrico Nencioni del 4 Maggio 1894 risulta che era stato necessario per la famiglia Aganoor far ricoverare Maria; egli
scriveva a Vittoria: Certo stata una necessit dolorosa, molto dolorosa, lintendo ma pure necessit, lavere affidata alle cure di
uno specialista e messa in una buona Casa di salute la povera Maria. Io spero, io credo, che in breve tempo potrete riaverla con voi
perfettamente ristabilita. (PIMPINELLI, Lettere di Enrico Nencioni, p. 192).
[233]
Si tratta di Marianna Giarr Billi, moglie del medico curante di Enrico Nencioni, come risulta dalla lettera della Aganoor alla Baroni
del 2 Febbraio 1895.
[234]
Dalla lettera che segue si deduce che lopuscolino al quale la Aganoor allude : Kuk il montanaro: poema persiano, traduzione di
VITTORIO RUGARLI, Bologna 1891 (Ristampa anastatica, Bologna 1990).
[235]
La carta da lettera presenta una lacerazione allangolo destro in basso della seconda facciata e per fortuna interessa una minima parte
dello scritto, solo questa parola, che impossibile leggere.
[236]
La sottolineatura doppia nel manoscritto.
[237]
La Agannor scrisse cos per avvertire lamica di voltare la facciata perch dietro aveva scritto la poesia.
[238]
Questa poesia stata accolta in volume dalla Aganoor, (AGANOOR, Poesie, p. 74).
[239]
Si tratta del figlio di Arnaldo Fusinato, Guido (1860-1914), studioso di diritto, in particolare di diritto internazionale di cui era
professore; fu deputato e ministro della Pubblica Istruzione del Regno dItalia (1906), nel 1912 fu uno dei rappresentanti italiani per la stipula
del trattato di pace con la Turchia.
[240]
La sottolineatura tripla nel manoscritto.
[241]
E la sorella, la quale era stata ricoverata in una casa di cura qualche anno prima in quanto soffriva di disturbi nervosi apparsi gi in
giovane et. Fu infatti a causa del primo manifestarsi di questa sua malattia che la famiglia si trasfer per un certo periodo da Padova a Napoli.
Si veda a questo proposito la letterra da Venezia, 12 Febbraio 1896.
[242]
Il verbo struccare in dialetto veneto vuol dire stringere, anche con forza, (D. DURANTE-V. BASSO, Dizionario italiano-veneto,
Galzignano (PD) 1997).
[243]
Lettera su carta azzurra.
[244]
Probabilmente il conte Almerico da Schio (1836-1930), scienziato e uomo politico vicentino.
[245]
La sottolineatura doppia nel manoscritto.
[246]
Per il testo della poesia Silenzio si veda AGANOOR, Poesie, pp. 184-190. Da una lettera a Domenico Gnoli del 18 ottobre 1898
risulta che questa poesia era stata pubblicata nel 1896 nella Rassegna Nazionale e poi in estratto in fascicolo, (AGANOOR, Lettere a
Domenico Gnoli, p. 74).
[247]
La poetessa era di origine armena, ma non conosceva larmeno e di questo si rammaricava con Arsenio Ghazikian, padre mechitarista di
San Lazzaro (Venezia): Quanto mi dolgo anchio di non sapere larmeno! Non me lo dica, che davvero ne piangerei, pensando che sarebbe
costato cos poco al mio pap caro dinsegnarmelo da bambina! (LUIGI GRILLI, Introduzione, in AGANOOR, Poesie complete, p. VII)
La poesia Silenzio era stata tradotta da questo padre mechitarista, il quale in seguito tradurr anche i due volumi di poesie dellAganoor, e
cio Leggenda eterna e Nuove liriche. Le raccolte poetiche saranno pubblicate in armeno a Venezia rispettivamente nel 1905 e nel 1910.
[248]
La parola silenzio sottolineata due volte nel manoscritto.
[249]
Il Rasego era il piccolo corso dacqua che attraversava il parco della villa di Basalghelle, come spiega Giuseppina Pacini Aganoor nella
sua lettera da Basalghelle, 23 Maggio 1885 (Epistolario in corso, XII. 1. 3035), leggibile in appendice.
[250]
Enrico Nencioni era morto nei pressi di Livorno il 25 Agosto 1896.
[251]
Secondo le cronache dei quotidiani dellepoca, lautunno del 1896 fu disastroso in quanto port un diffuso maltempo con forti
precipitazioni che causarono alluvioni e danni agli uomini, alle cose e alle colture in diverse zone della penisola italiana. In particolare, come
riferisce il quotidiano patavino Il Veneto, secondo i rilevamenti del pluviometro dellOsservatorio Astronomico di Padova nei mesi di Ottobre
e Novembre del 1896 caddero 238,5 millimetri di pioggia, (Il Veneto, 19 Novembre 1896).
[252]
Nella lettera allamica poetessa Neera del 9 Ottobre 1896 Vittoria Aganoor aveva scritto: Io penso che i versi che le lessero fossero
quelli intitolati O morti! Certo sono molto sinceri, ma molto tristi. Li ho scritti qui, in questa villa [=di Basalghelle] dove passai
giorni assai lieti, e dove ora si aggirano solo fantasmi di care creature scomparse. Due anni fa venne e rimase qui un paio di mesi anche il
povero Enrico Nencioni. Aveva molta indulgenza per me e mi esortava a unire e pubblicare le mie lirichette. Questa sua morte mi ha
spogliata dogni cosa (ANTONIAARSLAN, Unamicizia tra letterate: Vittoria Aganoor e Neera (con 23 lettere inedite) , in Quaderni
veneti, V, 1988, n. 8, pp. 35-74; p. 48).
[253]
Nellinsieme delle lettere dellAganoor alla Baroni non vi sono lettere appartenenti al periodo compreso tra il 20 Novembre 1896 e il
19 Aprile 1897, forse quindi qualche missiva andata perduta.
[254]
E una dama di corte, si veda pi avanti la lettera della Aganoor da Tarcento, 21 Settembre 1900.
[255]
Si tratta forse di Ersilia Canevaro, moglie di Felice Canevaro (1838-1926) ammiraglio, senatore e ministro del Regno dItalia.
[256]
Per la poesia Abenezer si veda la lettera da Basalghelle del 28 Ottobre 1895. La traduzione dal russo, che Vittoria Aganoor dice di aver
mandato precedentemente allamica, forse quella intitolata Moriam, (AGANOOR, Poesie, pp. 354-355); eccone il testo:
Moriam
(dal russo di G. Dostojewsky)
Moriam. Per linfinita
misteriosa eternit de mondi,
spicchiamo il volo, e una novella vita
ci arrida via per letere,
via tra le sfere de cieli profondi.
Di l venimmo; e come sprazzi splendidi,
fra lombre della terra
talor scende unimagine,
un ricordo lontano
e torci dalla creta che ci serra.
Son echi arcani di esistenze, elette
a mutar forma; ed ora
nellangusta delluom salma costrette
anelano, sospirano
al ritorno di quel che furo allora.
atomi accesi dignorate stelle,
fragranze dinvisibili pianeti,
sogni di geni, e belle
fantasie di poeti,
polline vivo di progenie arcana
forse noi fummo, e nella veste umana
del moto eterno seguitiam listinto.
Morir! tornar nellessere
incorrotto dellanima,
e finalmente libero
sentirsi eterno e poter dire: ho vinto!

Negli occhi tuoi, fanciulla,
nel fondo del tuo core la dolcezza
delle altre vite scorse; la certezza
che nel tempo esistemmo, e che nel nulla
non torneremo giammai.
Forse il tuo casto amore
molto somiglia alla divina festa,
allalta ebbrezza che un tempo sognai,
presagi dun gioir che mai non resta.
Dammi codesto amor, tu fa che almeno
tornando nel sereno
regno dellalme, ununica
memoria io serbi del terrestre inferno;
unica e cara, se ti vien dal core,
soave canto dun poema eterno.
[257]
E il marito della sorella Virginia, Francesco Mirelli.
[258]
E verosimile che la Aganoor fosse stata informata per tempo dalla Baroni della pubblicazione dellode carducciana; il Carducci stesso,
con una sua lettera da Madesimo del 12 settembre 1897, infatti aveva annunciato a Silvia Pasolini, figlia della contessa bassanese, levento:
Signora Contessa, Ricevo qui le fotografie polentane in grande, molto belle. Grazie. Credo che il 15 prossimo, alla fine, sar pubblicata
nell Italia di Roma lode, che sin dal giugno io avevo promesso al conte Gnoli. Pochi giorni dopo verr fuori ledizione Zanichelli, con
la fotografia della chiesa, credo, e con quella del cipresso, vorrei; a tutto benefizio dei restauri. (CARDUCCI, Lettere, XX, 5516).
[259]
E una variet di anemia, cosi detta per il colorito pallido-verdastro della cute, un tempo era assai frequente nelle giovani donne.
[260]
Per notizie su Jacopo Bernardi si veda la nota relativa alla lettera da Venezia del 6 Aprile [1892].
[261]
I Revedin erano una famiglia veneziana. I Brandolini invece erano nobili originari di Bagnacavallo, in provincia di Ravenna, ma
resiedevano a Venezia.
[262]
Si tratta forse del marchese e senatore Carlo dAdda (1816-1900), originario di Milano.
[263]
Felice Santini (1850-1922) fu deputato e senatore del Regno dItalia.
[264]
Poco si sa di questi, se non quello che la stessa Aganoor scriver in una sua lettera da Basalghelle a Domenico Gnoli datata 18 Ottobre
1898: poi viene qualche vicino; un vecchio gentiluomo a mezzora da noi, certo Pera; o una famiglia di ricchi ebrei (io odio gli ebrei)
certi Morpurgo de Nilma che sono anche, non so come, baroni (AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, p. 76).
[265]
Si tratta dellOde alla chiesa di Polenta. In una lettera a Domenico Gnoli da Venezia del 1 Luglio 1898 ella scriver, ricordando
levento: La grande gloria fu per me il vedermi giungere lode alla Chiesa di Polenta del Carducci con una sua cortese dedica. Pu
figurarsi che al Carducci io non mandai mai in omaggio nessun mio verso, sapendo il suo dispregio per le donne scrittrici (fatta eccezione
della Vivanti) e quindi il dono spontaneo duna sua lirica e con un accenno gentile ai miei versi mi ricolm dorgoglio. Scrissi
ringraziando, mi rispose in modo amabilissimo. Non dunque quellorso intrattabile che dicono! (AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli,
p. 23).
[266]
Lettera contrassegnata da una B allinterno di un cerchietto scritta con inchiostro blu da mano diversa da quella dellautrice.
[267]
Nel plico della corrispondenza di Vittoria Aganoor a Marina Baroni non sono conservate lettere appartenenti al periodo compreso tra il
14 Dicembre 1897 e il 29 Settembre 1898, probabilmente si pu ipotizzare che qualche missiva sia andata perduta se si presta fede alla sua
affermazione di aver dato sempre notizie allamica.
[268]
La Aganoor afferma di non aver avuto tempo per scrivere, durante il periodo di permanenza a Belluno e a Vena doro ella per trov il
tempo di inviare diverse lettere a Domenico Gnoli, (AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, pp. 42-59).
[269]
E una delle sorelle Salvadego, laltra si chiamava Elisa. Per la famiglia Salvadego si veda la nota relativa alla lettera da Basalghelle del
6 Giugno 1889.
[270]
Forse si tratta di Giovanni Battista Beltrame (1830-1914), patriota veneto.
[271]
La sottolineatura tripla nel manoscritto.
[272]
La sottolineatura tripla nel manoscritto.
[273]
Vincenzo Boccafurni (1867-1923), letterato e poeta calabrese, fu direttore della rivista Roma Letteraria. La poesia a cui fa riferimento la
Aganoor la seguente, scritta in occasione delle nozze di Bice Brunamonti, figlia della poetessa perugina Alinda Bonacci Brunamonti (1842-
1903):
Per nozze
O giovinetta, che non vidi mai,
odi tu linno che festoso sale
benedicente a te, la buona e bella
figlia di Alinda; Alinda la sorella
delle Pierie? Ti sia lunge il male
adesso e sempre, o tu che allegra vai
allignoto, per via fiorita e piana

Cos canta il giocondo inno augurale,
e cos scrive a te questa lontana,
o giovinetta, che non vidi mai.

Vena doro, agosto 1898

Il componimento apparve nella Roma letteraria del 10 settembre 1898 insieme ai contributi di altre scrittrici (Roma letteraria, VI, n. 17, 10
settembre 1898) e poi fu ripreso da altre riviste, ma non venne mai pubblicato in volume da Vittoria Aganoor, probabilmente perch ella lo
riteneva banale, come risulta dalla lettera alla Baroni. La banalit di questo componimento, lamentata dallautrice stessa, deriverebbe dalla
malavoglia con la quale vi si era messa a scrivere; allo Gnoli difatti aveva scritto prima di comporlo: Dovrei scrivere pochi versi per un albo
che si stampa per il matrimonio della Bice Brunamonti. Inventai mille ragioni per esserne dispensata, ma quando il Boccafurni ci si mette
non facile cavarsela. (AGANOOR, Lettera a Domenico Gnoli, p. 48). La poesia venne invece accolta dal Grilli in AGANOOR, Poesie, p.
382.
[274]
Lettera contrassegnata con una A allinterno di un cerchietto scritta con inchiostro blu da mano diversa da quella dellautrice.
[275]
La sottolineatura doppia nel manoscritto.
[276]
La sottolineatura tripla nel manoscritto.
[277]
Si tratta di Antonietta Agostinelli, amica sia della Aganoor che della Baroni (si veda anche pi avanti la lettera da Cava dei Tirreni del
9 Agosto 1899) e menzionata pi volte dalla poetessa.
[278]
Vittoria Aganoor aveva gi raccontato lincidente in bicicletta allo Gnoli in una sua lettera da Basalghelle del 18 Ottobre 1898: Un po
di nevrosi, ecco detta la grande parola, e lautunno me laccresce sempre e la melanconia mi piomba addosso e mi avvinghia cos
tenacemente in questa stagione! allora scappo fuori cammino, vado in bicicletta e ci vado cos disperatamente e cos imprudentemente che
precipito e rischio di rompermi il collo. Eh gi! Bisogna pur dirvelo, bisogna pure che lo sappiate voi che volete saper tutto di me.
Laltrieri in una di quelle mie corse folli precipitai ma sono ancora qua; vedete bene che vi scrivo; vi scrivo ma a met distesa su una
poltrona a sdraio con un piede fasciato.
Una distorsione (dice il medico) una distorsione al piede sinistro che mi ha fatto spasimare e che adesso mi terr qui, quasi immobile,
chi sa quanti giorni. Ma tanto avrei potuto anche fracassarmi la testa ed era peggio vero? (AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, p.
75).
[279]
Si tratta di Adele Bergamini (1845-1925), romana di origini popolane, fu scrittrice di versi e, per sostenere le sue ambizioni, tenne per
qualche tempo un salotto letterario ed ebbe contatti con i poeti pi famosi dellepoca tra i quali figurano Aleardo Aleardi, Giacomo Zanella,
Domenico Gnoli, Giosu Carducci e altri. Lidentit si ricava da alcune lettere della Aganoor a Domenico Gnoli; da queste risulta infatti che
la signora Bergamini viveva in gravi ristrettezze economiche ed era costretta, per sopravvivere, ad eseguire lavori di cucito e ad allestire
decorazioni floreali, per questultima ragione la poetessa la soprannominer la fioraia, (AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, pp. 69, 72-
73, 86, 110, 128).
[280]
Lettera contrassegnata da una C allinterno di un cerchietto scritta con inchiostro blu da mano diversa da quella dellautrice.
[281]
Per il Rugarli si veda la nota relativa alla lettera da Venezia del 21 Marzo 1896.
[282]
Vittoria Aganoor si riferisce alla sua lettera da Basalghelle del 29 Settembre 1898.
[283]
E il conte romano Domenico Gnoli (1838-1915); egli fu poeta, erudito e per venticinque anni direttore della Biblioteca Nazionale
Vittorio Emanuele II di Roma. Nelle sue opere poetiche fece largo uso di pseudonimi che molto hanno fatto discutere se messi in relazione
allo sviluppo della sua arte, ma, secondo Luigi Baldacci, quegli pseudonimi corrispondono realmente a uneccezionale capacit trasformista,
(Secondo Ottocento, a cura di LUIGI BALDACCI, Bologna 1969, p. 1214). Con lo Gnoli Vittoria Aganoor intrattenne una fitta
corrispondenza negli anni 1898-1901 e tra i due nacque un devoto sentimento che per non ebbe futuro, come ben sottolinea Biagia Marniti
nella sua Introduzione: Nata di testa, linclinazione amorosa nellAganoor si affievolisce e muore presto, nonostante lefflorescenza poetica,
mentre in Gnoli, pur nata nello stesso modo, si spiritualizza, e diventa motivo fra motivi della sua tematica o, meglio, di quella poesia alla
quale egli chieder rifugio e salvezza dalla solitudine. (BIAGIA MARNITI, Introduzione, pp. IX-XLIII, in AGANOOR, Lettere a Domenico
Gnoli, p. XXXI). A Vittoria Aganoor egli dedic il suo volume di poesie pi innovativo intitolato Fra terra ed astri, pubblicato sotto il
nome fittizio di Giulio Orsini.
Questa visita dello Gnoli a casa Aganoor viene ricordata nella lettera inviatagli dalla poetessa da Basalghelle in data 5 Novembre 1898, si
veda a questo proposito il volume di lettere citato pp. 81-82.
[284]
A questo proposito si veda la lettera da Venezia, 14 Dicembre 1897.
[285]
Cesare Pascarella (1858-1940), poeta romano, fu legato per un certo periodo da stretta amicizia a Vittoria Aganoor. I suoi sonetti (25)
di Villa Gloria furono pubblicati nel 1886 con la prefazione di Giosu Carducci. Nel 1887 egli aveva dedicato alla poetessa la sua prosa
intitolata Gita sentimentale, adombrandone il nome sotto le semplici iniziali, (Nuova Antologia, 1 dicembre 1887).
[286]
Forse con queste parole, riportate con una certa autoironia dalla Aganoor, Marina Baroni aveva inteso alludere alla nutrita serie di
poesie publicate dalla poetessa in riviste letterarie durante il 1898. In particolare ella aveva pubblicato: nel Marzocco del 20 Marzo e del 24
Luglio 1898 rispettivamente le poesie Fantasia e Legro dicea, (AGANOOR, Poesie, p. 160 e p. 161); nella Roma letteraria, del 25
Febbraio, del 10 Giugno, del 10 Settembre, del 25 Ottobre e del 25 Dicembre rispettivamente le poesie Lanello del morto, Sursum corda,
Per nozze, Dialogo e Natale, (pp. 182-183, p. 381, p. 382 e p. 169; Natale non venne mai stampato in volume n dalla poetessa, n dal
Grilli che cur la raccolta postuma); nel Fanfulla della domenica del 15 Maggio e del 31 Luglio rispettivamente Ai falsi socialisti e Legro
dicea, (pp. 394-395, col titolo A certi agitatori, e p. 161); ne Il bene dell11 Giugno e del 25 Dicembre rispettivamente Ai falsi socialisti e
Natale (questultima diversa da quella del Fanfulla, ma anchessa mai raccolta in volume); nellIllustrazione popolare del 19 Maggio Ai falsi
socialisti; ne La voce del cuore del 15 Luglio Ai falsi socialisti; nella Rassegna nazionale del 1 Dicembre una traduzione Da Andersen (in
volume col titolo I racconti della Luna pp. 322-323); nella Rivista dItalia del 15 Aprile, del 15 Luglio e del 15 Dicembre rispettivamente
Lora e Per via, Ancora la luna (in volume Per la luna ), e Dal Diario dAdriana (Frammento dun romanzo poetico) (in volume
Diario), (p. 162 e p. 163, pp. 164-165, pp. 36-41); nellAteneo veneto di Maggio-Giugno Agar, traduzione di una poesia di Eliza Jane
Poitevent, (pp. 324-329).
[287]
Lettera contrassegnata da una B allinterno di un cerchietto scritta con inchiostro blu da mano diversa da quella dellautrice.
[288]
Modo di dire dialettale veneto equivalente a far la pace, essere in buoni rapporti con qualcuno.
[289]
Repeton una parola dialettale veneta che significa stravolgimento, capovolgimento repentino.
[290]
Lettera contrassegnata da una B circondata da un cerchietto scritta con inchiostro blu da mano diversa da quella dellautrice.
[291]
Il 28 Dicembre 1898 era morto Pierino, il nipote di Marina Baroni, figlio di Silvia e del conte Giuseppe Pasolini.
[292]
La sottolineatura doppia nel manoscritto.
[293]
Flussione un aumento del contenuto di sangue in un determinato organo, a causa di un aumentato afflusso del sangue stesso per
vasodilatazione.
[294]
La carta da lettera porta sullangolo sinistro in alto della prima facciata un tondino verde in rilievo con raffigurata la testa di Minerva.
La lettera inoltre stata contrassegnata con una A circondata da un cerchietto scritta con inchiostro blu da mano diversa da quella dellautrice.
[295]
Biglietto listato a lutto per la morte della madre di Vittoria, Giuseppina Pacini, avvenuta il 9 marzo 1899. Probabilmente anche a
Marina Baroni era stata spedita una partecipazione simile a quella mandata allo Gnoli:

La Contessa GIUSEPPINA PACINI AGANOOR
si spenta serenamente a 80 anni confortata dalla
religione cattolica nel pomeriggio del 9 marzo 1899.
Le figlie Angelica Guarnieri, Mary, Elena,
Virginia, Duchessa Mirelli, Vittoria ed il genero
Francesco Mirelli, Duca di Santomenna con
profondo dolore partecipano.

Venezia 9 Marzo 1899.

I funerali avranno luogo sabato 11 corr. alle ore 10 ant. dalla casa al Ponte dei Greci n. 3405 alla Chiesa di San Giovanni in Bragora
donde la cara salma sar trasportata a Basalghelle di Oderzo nella tomba di famiglia. (AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, p. 313, n.
1).
Nel plico della corrispondenza di Giuseppina Pacini a Marina Baroni conservato il santino ricordo (Epistolario in corso, XII. 1. 3033): IN
MEMORIA / DI / GIUSEPPINA PACINI AGANOOR / 9 MARZO 1899 / PREGATE PER LEI / , recante la seguente frase in francese tratta dal
Vangelo: BIENMEUREUX CEUX QUI FLEURENT / PARCEQUILS DERENT CONSOLEE.
[296]
Lettera su carta listata a lutto. La lettera inoltre stata contrassegnata con una B circondata da un cerchietto scritta con inchiostro blu da
mano diversa da quella dellautrice.
[297]
Vittoria Aganoor aveva molto sofferto per la morte della madre e di conseguenza aveva ridotto al minimo la sua corrispondenza, come
ella stessa aveva spiegato allo Gnoli nella sua lettera da Venezia del 31 Marzo 1899: Voi dovete dunque perdonarmi, e non inquietarvi per
nulla sio tardassi anche una settimana a rispondervi. Io non scrivo a nessuno o solo qualche riga di ringraziamento; vi ho detto
che tutto mi affatica. (AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, p. 148).
[298]
Allude al nipote di Marina Baroni, Pietro Pasolini, di recente scomparso allet di soli 22 anni.
[299]
La Aganoor si riferisce alla grave crisi parlamentare che lItalia attravers dopo i fatti di Milano del maggio 1898, durante i quali il
generale Bava-Beccaris aveva fatto sparare sulla folla indifesa cannonate e colpi di mortaio provocando moltissimi morti. Nel periodo in cui
scriveva la poetessa, in parlamento si stava svolgendo una dura battaglia che porter il primo ministro, il generale Pelloux, ad annunciare,
con misure estreme, nel giugno del 1899 la sua intenzione di governare con decreti regi, senza dibattito parlamentare, (DENIS MACK
SMITH, Storia dItalia dal 1861 al 1997, Milano 1998, p. 233).
[300]
La poetessa era nata a Padova il 26 Maggio 1855, come chiar il Trabalza: Latto di nascita trovasi nei registri civile e religioso della
parrocchia di S. Giustina, linsigne basilica che grandeggia sul caratteristico Prato della Valle. Nel civile, che fino al settanta ha valore
ufficiale, suona in povera lingua italiana cos: A d 3 Giugno pred. (cio 1855) Vittoria Antonia Maria Aganoor di Odoardo e di
Giuseppa Pacini coniugati in questa Parrocchia fu oggi battezzata dal m. r. don Giuseppe Putter p. P.co. Madrina fu la sig. Maria Teresa
Moorat vedova del fu Abramo Aganoor. Nacque il 26 p. p. Maggio alle ore 8 ! ant. Il religioso , nella sua disposizione a colonne ancor
pi povero: ma viceversa, contiene, oltre lanno del coniugio che il 1847, la importante sebbene non completa notizia del luogo di nascita,
che la Via del Prato della Valle, (CIRO TRABALZA, I natali di Vittoria Aganoor, in La Favilla, XII (1910), Luglio-Agosto, p. 389).
[301]
E Antonia Tricase, principessa di Moliterno, alla quale Vittoria Aganoor dedic la sua poesia Villa Moliterno (Quisisana) , come ella
stessa afferma in una lettera allo Gnoli del 10 Settembre 1901: scrissi anche dei sciolti per la Villa Moliterno, o cio per la
proprietaria di quella villa che me ne preg tanto, e ve li mander, appena li abbia un po martellati ancora, (AGANOOR, Lettere a
Domenico Gnoli, p. 228; per la poesia si veda AGANOOR, Poesie, pp. 228-229).
[302]
Giannino Antona-Traversi (1861-1931) scrisse diverse commedie in cui ritraeva ironicamente la societ aristocratica di fine secolo, tra
queste La mattina dopo (1893), che fu premiata al Concorso drammatico governativo, I giorni pi lieti (1903), La scuola del marito (1899).
[303]
- Non stato possibile identificare tutti questi personaggi, ma soltanto alcuni di loro.
Francesco Cimmino fu probabilmente quellapprezzato traduttore e poeta che tenne corrispondenza con Vittoria Aganoor, si veda a questo
proposito PAOLA PIMPINELLI SCARAMUCCI, Lettere damore a Vittoria Aganoor, in Perugia, nov.-dic. 1965, pp. 7-13.
Federigo Verdinois (1844-1927) fu un traduttore dal russo assai noto, scrisse novelle e fu anche giornalista.
[304]
Lettera su carta listata a lutto. La lettera inoltre stata contrassegnata con una C circondata da un cerchietto scritta con inchiostro blu da
mano diversa da quella dellautrice.
[305]
Con questo vezzeggiativo dialettale, cio mammina, Vittoria Aganoor chiamava familiarmente talvolta sua madre.
[306]
Vittoria Aganoor soffr immensamente per la morte della madre, che adorava e alla quale aveva dedicato tutta se stessa, e non riusciva a
rassegnarsi di fronte alla sua perdita. Toccanti e colme di disperazione saranno le parole che ella scriver a Domenico Gnoli il 23 Febbraio
1900: non so rassegnarmi a non avere pi la Mamma con me. La Mamma era un pezzo del mio cuore e del mio pensiero: soffriva e
godeva con me, in un modo come solo le Mamme sanno e quella Mamma in particolare; vivissima di mente, finissima nellaffetto e nella
tenerezza come non so dire. Io talora penso: - che cosa ora mi darebbe gioia? E non trovo niente. Se mi dicessero: domani il mondo sar
tuo non ne avrei letizia n orgoglio senza la Mamma. Era lei che godendo intensamente dei miei piccoli trionfi me li rendeva preziosi;
era lei che col suo sorriso di orgoglio materno mi dava il pieno appagamento e la ricompensa vera. Io non so dire ma come una inerzia di
mente e di sentimento mi ha invasa tutta da che non la ho pi la Mamma. Sempre speravo che il tempo mi avrebbe guarita ma ormai temo
che sar sempre cos. Adesso verr la primavera. Gli anni passati ne ero tutta lieta. Mi dicevo:- Ora la Mamma potr respirare la buona
aria libera, e verr lestate e andremo in campagna e andremo sui monti e sar tanto vigore nuovo per lei. Ora tutto inutile. Allora,
pensando tanto a lei, non mi avvedevo che ormai la primavera non veniva pi per me, che i miei capelli eran grigi, che il mio viso era pieno
di rughe. Ora a tutto questo penso e la giovinezza perduta mi guarda di lontano con un sorriso cos triste! Nessun rimpianto certo daverla
consacrata alla mia cara Mamma, ma solo questo pensiero: - Ora, senza di lei, cosa far, non pi giovane, quasi malata, svogliata, e cos
vinta dallinerzia fisica e morale? un libro di versi? bello svago! e poi? Legger dei libri; scriver delle lettere; far delle passeggiate e
qualche viaggio, senza scopo senza meta, cos, aspettando pazientemente la fine. (AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, pp.180-181).
[307]
Lizzano in Belvedere una localit dellAppennino Tosco-emiliano, posta a 640 metri sul livello del mare. Qui i conti Pasolini Zanelli
trascorrevano periodi di villeggiatura e ospitarono molte volte anche il poeta Giosu Carducci, amico di famiglia, come risulta da alcune
lettere di questultimo a Silvia Pasolini, (CARDUCCI, Lettere, XXI, 6163, 6253). Villa Silvia a Lizzano appartenne ai conti Pasolini Zanelli
dal 1806 al 1920; in questanno per volere della contessa Silvia Baroni Pasolini, in memoria dei figli deceduti in giovane et e del poeta
Giosu Carducci, la propriet fu donata al Comune di Cesena affinch la destini a sanatorio o ad altra opera atta a lenire le umane
sofferenze con lobbligo di curare in perpetuo la tomba della famiglia Pasolini Zanelli adornandola annualmente con i fiori di Lizzano.
Oggi allinterno del parco stato organizzato un percorso naturalistico-educativo di autoistruzione, mentre nella villa ristrutturata attivo un
servizio di supporto ai minori e una ludoteca; inoltre lex struttura abitativa ospita attivit realizzate da enti, associazioni e gruppi che ne
facciano richiesta, ma sempre per lo pi rivolte a minori e giovani.
[308]
Lettera su carta listata a lutto. La lettera inoltre stata contrassegnata con una A circondata da un cerchietto scritta con inchiostro blu da
mano diversa da quella dellautrice.
[309]
Come risulta da una lettera a Domenico Gnoli del 3 Ottobre 1899, Vittoria Aganoor si trovava a Tarcento, in provincia di Udine,
ospite della sorella Elena dal 20 Settembre, (AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, p. 189).
[310]
Si tratta forse di Francesco Santamaria-Nicolini (1830-1918), magistrato, senatore del Regno dItalia e ministro della Giustizia.
[311]
Lettera su carta listata a lutto e decorata sulla prima facciata da un rametto derba dorato e applicato sul foglio con la colla. La lettera
inoltre stata contrassegnata con una C scritta con inchiostro blu da mano diversa da quella dellautrice.
[312]
Lettera su carta listata a lutto. La lettera inoltre stata contrassegnata con una A allinterno di un cerchietto scritta con inchiostro blu da
mano diversa da quella dellautrice.
[313]
Lettera su carta listata a lutto. La lettera inoltre stata contrassegnata da una C allinterno di un cerchietto scritta con inchiostro blu da
mano diversa da quella dellautrice.
[314]
Lettera su carta listata a lutto. La lettera inoltre stata contrassegnata da una B circondata da un cerchietto scritta con inchiostro blu da
mano diversa da quella dellautrice.
[315]
Ancora sottolineato due volte nel manoscritto.
[316]
Lettera su carta listata a lutto. La lettera inoltre stata contrassegnata con una A allinterno di un cerchietto scritta con inchiostro blu da
mano diversa da quella dellautrice.
[317]
Tanto sottolineato quattro volte nel manoscritto.
[318]
Lettera su carta listata a lutto. La lettera stata inoltre contrassegnata con una C circondata da un cerchietto scritta con inchiostro blu da
mano diversa da quella dellautrice.
[319]
In una lettera da Venezia del 6 Marzo 1901 allamica Neera la poetessa racconter quale era la sua situazione di vita quotidiana con la
sorella Maria: La sorella con cui vivo, sempre un po malata di nervi ora ha frequenti scoppi dirritazione contro di me, che mi fanno
molto male, e mentre la mia salute sento che se ne va, e mentre mi dico spesso che cos non pu durare, ecco che ella torna calma, e mi
parla come nulla fosse e talora anche mi chiede scusa, e io ricado sotto la tortura quotidiana E ancora qualche giorno pi tardi, il 13
Marzo dello stesso anno, le spiegher che la sua povera sorella malata di nervi, non tanto ora perch si debbano prendere
provvedimenti radicali, e non tanto poco da permettere una vita normale. Talora calmissima e ragionevolissima, ma a quando a
quando, per nulla, inveisce contro me e si esalta in modo inquietante, e quelle scene mi lasciano malata proprio. (ARSLAN,
Unamicizia tra letterate, pp. 55 e 56).
[320]
La Aganoor aveva gi annunciato a Domenico Gnoli la sua decisione di pubblicare finalmente in volume le sue liriche nella lettera da
Tarcento del 3 Ottobre 1899: Vi ho detto che mandai finalmente al Treves il manoscritto delle mie liriche? Feci man bassa prima sulla
raccolta e il Treves trov che son poche. Ma dunque la quantit cui leditore bada? (AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, p. 189). Il
volumetto del quale parla la poetessa : VITTORIA AGANOOR, Leggenda eterna, Milano, Treves, 1900.
[321]
Carducci, amico dei Pasolini, scrisse lepigrafe di Pietro Pasolini, (GIOSUE CARDUCCI, Opere, voll. I-XXX, Bologna 1935-1940;
XXVIII, 354).
[322]
Lettera su carta listata a lutto. La lettera inoltre stata contrassegnata con una B allinterno di un cerchietto scritta con inchiostro blu da
mano diversa da quella dellautrice.
[323]
Lettera su carta listata a lutto. La lettera inoltre stata contrassegnata con una B circondata da un cerchietto scritta con inchiostro blu
da mano diversa da quella dellautrice.
[324]
Lettera su carta listata a lutto. La lettera inoltre stata contrassegnata con A allinterno di un cerchietto scritta con inchiostro blu da
mano diversa da quella dellautrice.
[325]
A lui la poetessa accenner ancora nella sua lettera a Marina Baroni del 23 Dicembre 1900.
[326]
Nei mesi di Gennaio e Febbraio del 1900 lItalia, come la Francia ed altri paesi, venne investita da unepidemia di influenza che, pur
non essendo letale come lo sar quella del 1918, colp moltissime persone costringendo alla chiusura di scuole, teatri, negozi e altri luoghi
pubblici, mentre gli ospedali furono intasati dai numerosi ricoveri. Stando alle cronache dellepoca pi di quattromila persone caddero
ammalate contemporaneamente nella sola Roma, compresi il re e la regina; a Padova il quotidiano Il Veneto oltre a dare notizia del progredire
dellinfluenza in citt giunse anche a tenere un diario giornaliero dei personaggi in vista colpiti dalla malattia e dei loro progressi nella
guarigione, (Il Veneto, Gennaio-Febbraio 1900).
[327]
Antonietta Giacomelli (1857-1950), nipote di A. Rosmini e G. Bonomelli, abitava a Venezia a S. Trovaso, come scrive la stessa
Aganoor allo Gnoli. Ella aveva fondato a Roma la Societ per il bene e la rivista Lora presente per diffonderne i principi. Probabilmente la
poetessa si riferisce al libro che la Giacomelli aveva da poco pubblicato col titolo A raccolta, (ANTONIETTA GIACOMELLI, A raccolta,
Milano 1899). Un giudizio della Aganoor sul volume si trova in una lettera allo Gnoli del 14 Febbraio 1900: S la Giacomelli mi disse di
avervi scritto; sarei contenta se poteste dirle qualcosa di gentile riguardo al suo libro nel quale io trovai alcune pagine piene duna viva e
vera sete di bene che mi commossero. (AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, p. 178; lindirizzo della Giacomelli si legge invece a p.
185).
[328]
Si tratta probabilmente della moglie del conte Carlo Remondini, che Vittoria Aganoor ricorda divertita in una lettera allo Gnoli del 18
Agosto 1898: Vidi solo il conte Carlo Remondini, con la sua eterna caramella conficcata nellocchiaia sinistra, il quale venne ad
inchinarmi tutto piegato in due e con le braccia penzoloni; una comicissima caricatura. (AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, p. 43).
[329]
Lettera su carta listata a lutto. La lettera inoltre stata contrassegnata con una A circondata da un cerchietto scrittacon inchiostro blu da
mano diversa da quella dellautrice.
[330]
E il marito della gi citata Rosanna Marcello e il figlio di Andriana Zon Marcello.
[331]
Il 9 Marzo 1900 cadeva il primo anniversario della morte della madre della poetessa, Giuseppina Pacini Aganoor, ed ella aveva
intenzione di recarsi a Basalghelle perch l nel piccolo cimitero era stata sepolta.
[332]
Lettera listata a lutto. La lettera inoltre stata contrassegnata con una C allinterno di un cerchietto scritta con inchiostro blu da mano
diversa da quella dellautrice.
[333]
Si riferisce alla prossima pubblicazione di AGANOOR, Leggenda eterna, Milano,Treves, 1900.
[334]
Cos scriveva anche allo Gnoli: Ora vi dir che il 21 debbo essere a Firenze per la commemorazione del monumento funebre a S.
Felice a Ema del povero Nencioni, ma poi, sempre al poeta romano, il 7 Aprile 1900, scriveva: hanno rimandata la commemorazione del
povero Nencioni, e noi pure abbiamo rimandato la partenza, (AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, p. 187). Per il ricordo della
commemorazione del Nencioni e della mesta partecipazione della poetessa si veda la recensione di Angelo Orvieto al volume della Aganoor
Leggenda eterna nella rivista Il Marzocco, IV, n. 20, 20 Maggio 1900. Nel numero del 13 Maggio 1900 di questa stessa rivista interamente
dedicato a Enrico Nencioni, Vittoria Aganoor aveva pubblicato una poesia scritta per il letterato fiorentino intitolata Visione, (AGANOOR,
Poesie, p. 386).
[335]
Lettera su carta listata a lutto. La lettera inoltre stata contrassegnata da una A circondata da un cerchietto scritta con inchiostro blu da
mano diversa da quella dellautrice.
[336]
La sottolineatura tripla nel manoscritto.
[337]
Emilio Treves (1834-1916) fu senza dubbio il maggior editore del tempo e pubblic anche il volume di poesie di Vittoria Aganoor, la
quale per non aveva unalta opinione di lui. Giudizi piuttosto duri si possono leggere in diverse lettere da lei inviate a Domenico Gnoli,
(AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, pp. 25, 81, 169, 224).
[338]
Allo Gnoli, che in una sua lettera le parlava del Pascarella, al quale era stata legata da una stretta amicizia, Vittoria Aganoor aveva
risposto il 25 Settembre 1898 un po infastidita: parlate lungamente dun tale che mi diventato da lunghi anni indifferentissimo, e
del quale, tuttal pi avrei solo voluto saper un incidente, la ragione vera del suo completo oblio. Ora non mimporta pi
nemmeno questo, e se lo rivedessi domani sono certissima che gli stenderei la mano sorridendo e senza ombra di rancore, o solo con un
po pi di diffidenza. (AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, p. 66)
[339]
Lettera su carta listata a lutto.
[340]
Lettera dalla datazione incompleta e mancante di busta, ma il 9, a quanto sembra, non pu che essere del mese di Agosto dellanno
1900 per due riscontri temporali abbastanza fondati che si intrecciano con quanto la poetessa aveva scritto nella sua missiva da Cava dei
Tirreni del 19 Giugno 1900: 1)in una lettera della Aganoor, da Venezia del 16 Luglio 1900 indirizzata allamica Neera, si legge che ella aveva
lintenzione di recarsi a Varallo Sesia il 25 o il 26 Luglio per rimanervi circa un mese per la sua cura, (ARSLAN, Unamicizia tra letterate,
p. 52); 2)in unaltra sua inviata a Domenico Gnoli, da Tarcento del 22 Settembre 1900, la poetessa afferma invece di essere ospite nella casa
della sorella Elena dal 5 Settembre e che ci sarebbe rimasta fino a met ottobre, (AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, p. 208).
[341]
Lettera su carta listata a lutto.
[342]
Mai sottolineato tre volte nel manoscritto.
[343]
Umberto I, re dItalia, (1844-1900) venne appunto assassinato dallanarchico Gaetano Bresci a Monza mentre assisteva ad una festa
sportiva. Egli aveva sposato la cugina Margherita di Savoia.
[344]
Gemma Ferruggia (1868-1930) fu pubblicista e scrittrice di romanzi, tra le sue opere: Follie muliebri, Il mio bel sole, Verso il nulla,
La nostra vera Duse. La poetessa qui fa riferimento a GEMMA FERRUGGIA, Leggenda eterna di Vittoria Aganoor , articolo pubblicato
in Rassegna Nazionale, n. 114 (1900).
[345]
Lettera su carta listata a lutto. La lettera inoltre stata contrassegnata con una C scritta con inchiostro blu da mano diversa da quella
dellautrice.
[346]
Venezia stato scritto dalla Aganoor sopra Tar, correggendo probabilmente le prime tre lettere di Tarcento.
[347]
Lettera su carta listata a lutto.
[348]
Lettera non datata e senza busta. La carta listata a lutto la colloca abbastanza sicuramente dopo la morte della madre. Inoltre una lettera
della Aganoor da Bassano del 22 Ottobre [1900] indirizzata a Domenico Gnoli sembra potersi assumere come termine post quem per la sua,
seppure approssimativa, datazione. Si pu infatti forse ipotizzare che la poetessa, dopo larrivo a Rezzonico dalla Baroni intorno al 20
Ottobre, vi sia rimasta qualche giorno, poi sia dovuta passare per qualche motivo a Tarcento a casa della sorella Elena, da dove avrebbe
scritto e spedito questa lettera, e quindi abbia fatto definitivamente ritorno a Venezia, il 28 Ottobre.
[349]
Lettera su carta listata a lutto. Qualcuno, forse un archivista, ha scritto a matita 1898 o 1899.
[350]
Questa lettera porta una data incompleta, ma alcuni elementi fanno propendere per il 1900: 1)la promessa della Aganoor, nella lettera
del 16 Ottobre 1900, di andare ospite dalla Baroni intorno al 19 o al 20 di Ottobre 1900; 2)il fatto che questa lettera sia stata scritta la sera
stessa del ritorno della poetessa a casa propria, come si deduce dalla lettura del testo unito allaccenno, nella lettera del 30 Ottobre 1900, ad
una missiva della contessa bassanese speditale prima di ricevere la sua, cio probabilmente proprio questa redatta il 28 Ottobre sera e partita,
per ovvi motivi, il giorno seguente.
[351]
Lettera su carta listata a lutto. La lettera inoltre stata contrassegnata con una B scritta con inchiostro blu da mano diversa da quella
dellautrice.
[352]
Del Santamaria suo ospite Vittoria Aganoor parla anche in una lettera a Domenico Gnoli del 28/30 Novembre 1900, (AGANOOR,
Lettere a Domenico Gnoli, pp. 214-215).
[353]
La lettera stata contrassegnata con una A scritta da mano diversa da quella dellautrice.
[354]
La lettera stata contrassegnata con una B scritta con inchiostro blu da mano diversa da quella dellautrice.
[355]
Il foglio presenta qui una piccola lacerazione.
[356]
Forse la moglie di quel Corrado Ricci (1858-1934), erudito e storico dellarte, che fu direttore generale delle Antichit e Belle Arti
dal 1906 al 1919 e che la Aganoor ricorda nella sua lettera a Gnoli da Venezia del 22 Dicembre 1898: Avete visto nella Rivista Moderna
quei miei versi? il primo numero e sono in compagnia di Capuana e Corrado Ricci, vedete che non poi un giornalucolo
(AGANOOR, Lettera Domenico Gnoli, p. 112). Si tratterebbe dunque dellElisa Ricci, citata dalla poetessa in una lettera sempre diretta a
Domenico Gnoli del 10 Luglio 1900 (p. 204), che nel 1931 pubblicher Mille santi nellarte con una prefazione del marito, (ELISA RICCI,
Mille santi nellarte, Milano 1931).
[357]
Cantalamessa Giulio (1846-1924), amico fraterno di Domenico Gnoli col quale Vittoria Aganoor corrispondeva assiduamente, conobbe
la poetessa a Vena Doro nel 1898 e ne divenne un fervido amico. Egli fu pittore e critico darte; diresse la Galleria Estense di Modena, le
Gallerie di Venezia e quindi la Galleria Borghese di Roma.
[358]
Maria Pezz Pascolato (1869-1933), figlia del letterato e uomo politico Alessandro Pascolato (1841-1905), era pedagogista e traduttrice.
[359]
Lettera su carta listata a lutto. La lettera inoltre stata contrassegnata con una E scritta con inchiostro blu da mano diversa da quella
dellautrice.
[360]
Anche la poetessa aveva contribuito con un suo componimento, si veda a questo proposito la lettera da Cava dei Tirreni del 9 Agosto
1899.
[361]
Si tratta del romanzo Piccolo mondo moderno.
[362]
La lettera stata contrassegnata da una F scritta con inchiostro blu da mano diversa da quella dellautrice.
[363]
Lintenzione di visitare lUmbria era gi stata preannunciata dalla Aganoor in una sua lettera del 5 Gennaio 1901 allamica Neera:
Questa primavera io potrei, andando a Napoli, passare per Roma e fermarmivi qualche giorno. Vi sarai ancora? Ho anche lidea di fare un
giretto per lUmbria (ARSLAN, Unamicizia tra letterate, p. 54). Effettivamente la poetessa vi si rec i primi giorni di Maggio, come
risulta da una lettera a Giulio Orsini (non ancora identificato dallinteressata con Domenico Gnoli) da Venezia del 30 Aprile 1901: Ora sto per
partire per Perugia, ove scendo allo Hotel Bruffagni, (AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, p. 220). Per le implicazioni pre-
matrimoniali di questo viaggio della Aganoor a Perugia si veda la nota della Marniti allappena citata lettera, pp. 348-349.
[364]
E Francesco Ierace, professore e scultore, ricordato anche dal Carducci in una sua lettera a Silvia Baroni Pasolini, (CARDUCCI,
Lettere, XXI, 6004).
[365]
A tale proposito si veda la lettera da Napoli del 18 Maggio 1899.
[366]
La lettera stata contrassegnata con una G scritta con inchiostro blu da mano diversa da quella dellautrice.
[367]
Si tratta di Achille de Giovanni (1838-1916), clinico dellUniversit di Padova e fondatore della Lega nazionale contro la tubercolosi;
fu volontario garibaldino e senatore del Regno dItalia dal 1902.
[368]
Lettera dalla datazione incompleta, ma lanno sembra essere il 1901. Infatti depongono a favore di questo anno sia la carta da lettera
simile alla precedente, sia alcuni particolari del testo, e soprattutto laccenno della Aganoor a voler partire luned 19 Agosto per Cava dei
Tirreni, data che si verificato essere stata effettivamente un luned nel 1901. Inoltre sosterrebbero questa datazione anche una lettera inviata
dalla poetessa a Domenico Gnoli da Castellamare di Stabia del 14 Agosto 1901, (AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, pp. 226-227), e
lallusione al viaggio della figlia della Baroni a Napoli, che si trova pi avanti in unaltra lettera indirizzata allamica bassanese del 7 Ottobre
1901.

[369]
Cartolina postale italiana (carte postale dItalie) illustrata con un particolare della Badia di Cava dei Tirreni e mancante dellangolo
destro in alto; la lacerazione, piuttosto estesa, interessa solamente parte dellillustrazione e lascia integro lo scritto. Leggibili sono lindirizzo:
Contessa Marina Baroni Ca Rezzonico (Veneto) Bassano ; e due dei tre timbri: Cava dei Tirreni (Salerno) 3 Sett. 901 e Bassano
(Vicenza) 5 Sett. 901.
[370]
Lettera contrassegnata da una C scritta con inchiostro blu da mano diversa da quellea dellautrice.
[371]
Il giorno prima, il 6 Ottobre, Vittoria Aganoor aveva scritto annunciando il suo fidanzamento e limminente matrimonio anche a
Domenico Gnoli, esprimendo, tra laltro, preoccupazioni e raccomandazioni simili a quelle che si trovano in questa lettera alla Baroni:
Amico buono,
Voi avete tutte le ragioni e di lagnarvi del mio silenzio e delle brevi cartoline, ma quando io vi dir che in questultimo tempo io ho preso
una delle pi gravi, anzi la pi grave decisione della mia vita, voi mi perdonerete. Ne ho appena parlato con le sorelle e ora, subito
dopo loro, lo dico a voi. Io sono fidanzata e mi sposer prima che termini questanno. La notizia susciter canzonature e chiose poco
benevoli e ironie e disapprovazioni, e per non lo dir agli altri che il pi tardi possibile. Lo dir fra pochi giorni a qualche
intimissima amica, e vecchio amico di casa Chi sposo? Guido Pompilj, un nobile carattere che mi ha creduta degna di essergli
compagna per quel resto di via che ancora ci rimane a fare nella vita. Voi forse lo conoscete e spero mi approverete. Sintende che le
canzonature cui accennavo e che cominceranno appena si sappia la cosa riguarderanno la mia et che generalmente non la indicata di
pi per le nozze. E inutile raccomandarvi che per ora non ne parliate con nessuno. (AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, pp. 230-
232). Ella inform del suo matrimonio anche lamica letterata Neera il 14 Ottobre 1901, (ARSLAN, Unamicizia tra letterate, p. 60), e il 19
delle stesso mese, per suo incarico, la sorella Virginia metteva al corrente dellevento anche lamica Elisa Salvadego Cavalli, (CAVALLI,
Spigolature dallEpistolario Aganoor, III, p. 17).
[372]
Guido Pompilj (1856-1910), perugino, letterato e uomo politico, fu deputato del Regno dItalia e per due volte ricopr la carica di
sottosegretario, la prima alle Finanze (1900-1901) e la seconda agli Esteri (1906-1909). Inoltre fu delegato plenipotenziario italiano alla prima
e alla seconda conferenza internazionale per la pace dellAja (1907) mettendosi brillantemente in luce per le sue capacit. A lui si deve lopera
di bonifica del lago Trasimeno, che la Aganoor canter in un suo componimento poetico ricordando lazione del marito. Il Pompilj si
uccider sul cadavere della moglie l8 maggio 1910.
[373]
Cartolina postale (RISPOSTA) non illustrata; indirizzo: Alla Contessa Marina Baroni Bassano (Veneto); timbri: Venezia, 25-10-01
(due identici); Bassano (Vicenza), 25-10-01.
[374]
Si tratta probabilmente di Augusto Murri (1841-1932), clinico illustre, professore dal 1874 al 1916 allUniversit di Bologna. Fu uno
dei pi grandi medici del suo tempo.
[375]
Lettera dalla datazione incompleta. La mancanza dellanno pu forse imputarsi alla fretta con la quale fu scritta, la stessa Aganoor si
scusa per questo con lamica bassanese. Tuttavia la frettolosa missiva sembra proprio ricollegarsi alla cartolina postale precedente, sempre
inviata da Venezia, del 24 Ottobre 1901.
[376]
Cartolina postale italiana (Carte postale dItalie); indirizzo: Alla Contessa Marina Baroni Ca Rezzonico Bassano (Veneto); timbri:
Venezia (Ferrovia), 9-11-01 (due identici); Bassano (Vicenza), 9-11-01.
[377]
Lanno in cui fu spedita la cartolina postale si ricava dai timbri.
[378]
La cifra 28 stata scritta dallautrice correggendo un sottostante 18.
[379]
Cartolina postale italiana (carte postale dItalie); indirizzo: Alla Contessa Marina Baroni Ca Rezzonico Bassano (Vicenza); timbri:
Venezia (Ferrovia), 12-11-01 (due identici); Bassano (Vicenza), 13-11-01.
[380]
Probabilmente si tratta di S. Zenone degli Ezzelini (TV), una localit non molto lontana da Bassano del Grappa. Vittoria Aganoor
ricorder questo luogo, in cui doveva aver trascorso splendidi momenti insieme allamica, anche nella lettera da Perugia dell8 maggio 1903,
sempre indirizzata alla Baroni.
[381]
La lettera stata contrassegnata con una A scritta con inchiostro blu da mano diversa da quella dellautrice.
[382]
Nel plico della corrispondenza di Vittoria Aganoor a Marina Baroni non vi traccia di questa breve missiva.
[383]
La felicit ha un prezzo da pagare secondo la Aganoor: un pensiero venato di pessimismo che non la abbandona anche nei migliori
momenti della sua vita, quasi per lei fosse una sorta di predestinazione. Allamica poetessa Neera, il 26 Gennaio 1902, raccontandole della
malattia del novello sposo, scriver: Ora tornato il sereno, ma tremo sempre, giacch vi qualcosa nel mio destino che non mi consente
riposo, (ARSLAN, Unamicizia tra letterate, p. 61).
[384]
La sottolineatura tripla nel manoscritto.
[385]
Nel plico della corrispondenza di Vittoria Aganoor a Marina Baroni non sono conservate lettere del 1902 anteriori a questa.
[386]
La sottolineatura tripla nel manoscritto.
[387]
Cartolina postale italiana (carte postale dItalie); indirizzo: Alla Contessa Marina Baroni Ca Rezzonico Bassano (Veneto) ; timbri:
Perugia, 22-9-02 (due identici); Bassano (Vicenza), 23-9-02.
[388]
Cartolina postale italiana (carte postale dItalie); indirizzo: Alla Contessa Marina Baroni Ca Rezzonico Bassano (Veneto) ; timbri:
Perugia, 26-9-02 (due identici); Bassano (Vicenza), 27-9-02.
[389]
Come si comprender leggendo la lettera seguente, il marito della poetessa, Guido Pompilj, aveva contratto il tifo.
[390]
Lettera su carta con stemma e intestazione dellalbergo.
[391]
Non vi traccia di questa corrispondenza tra le lettere di Vittoria Aganoor a Marina Baroni.
[392]
Si riferisce alla seconda edizione del suo volume di poesie intitolato Leggenda eterna, (VITTORIA AGANOOR, Leggenda eterna,
Torino, Roux e Viarengo, 1903).
[393]
Lettera scritta su carta azzurra.
[394]
Si tratta della poesia intitolata Primavera, eccone il testo tratto da AGANOOR, Poesie, pp. 204-205:
Primavera
E ancora lapettata ecco discende,
rotte le tende alla caligin tarda,
e svogliata sogguarda
lAlpi che tuttavia la neve imbianca.
Levansi a lei voci imploranti e lieti
cori, ma errando va pallida e stanca
via dal tedio deglinni consueti.

Li sa, li sa, gli eterni madrigali
di rose e dali di trilli e di raggi,
e i languidetti omaggi,
che gli echi ristornellano alle brezze,
dei vati innamorati e sospirosi.
Sogna ella invece le superbe altezze
e i fioriti di stelle ermi riposi

donde scese alla vana aspra fatica
dalla nemica sorte a lei commessa;
allopera indefessa
di schiuder gemme sugli aridi bronchi,
dinfonder succhi e di sanar ferite;
nei germi, nelle radiche e nei tronchi
pigri, incitando le rideste vite.

Da millenni e millenni ella sen viene
alle terrene noie lImmortale,
e dello stesso male
trova il mondo intristito e sonnolento.
Mette, a ridar le gagliardie perdute,
gioia nel sole e pollini nel vento,
ma sa che breve il riso e la salute.

Sa che il sonno ritorna. Ella il profondo
morbo del mondo non vince o consola
che per unora sola.
Poi di nuovo le febbri arse del cielo
estivo, e lagonia dautunno, e il forte
urlo dellAquilone, il buio, il gelo,
e lo squallore, linverno, la morte.
[395]
Anche qui, come nella lettera precedente, la poetessa si riferisce alla seconda edizione del suo volume di poesie intitolato Leggenda
eterna.
[396]
Per il testo della poesia si veda AGANOOR, Poesie, pp. 254-257.
[397]
Probabilmente Vittoria Aganoor si riferisce al clamoroso delitto di cui si rese protagonista il figlio del notissimo medico Augusto
Murri, Tullio. Questo medico ella lo conosceva, oltre che per la sua fama, anche perch aveva visitato la sorella Maria, come risulta dalla
cartolina alla Baroni del 24 Ottobre 1901.
[398]
Nella poesia intitolata A mio padre si leggono infatti i seguenti versi:

Se ti venia di qualche atroce caso


Narrato, e fosse pur lunge ed ignoto
A te loppresso dalla sorte, e buono
O tristo fosse, acutamente, come
Dun tuo dolore, dunangoscia tua
Neri commosso; e concitato, e tutto
Acceso in volto ripetendo andavi:
Meglio, o meglio, Signor, non esser nato,
E tanti strazi, e tanti obbrobri, e tante
Vilt, Signore, ignorerei! Pentito
Poi di quelle parole e con dimessa
Fronte, aggiungevi: -Sia compiuto il vostro
Voler; Signore!
(AGANOOR, Poesie, pp. 130-134; p. 132 ).
[399]
Nelle lettere della sua corrispondenza con Marina Baroni, Giuseppina Pacini, madre della Aganoor, si lamenta spesso della grande fatica
in termini di energia, tempo e preoccupazione che rappresentava la gestione di una famiglia numerosa e impegnativa come la sua. In
particolare in una sua missiva del 1884 da Basalghelle, trascritta in appendice, aveva scritto allamica bassanese: il fatto che chi a capo
di numerosa famiglia come la mia, schiavo, dipende dognuno de suoi, costretto a sagrificare ogni pur giusto e santo desiderio ecco.
(Epistolario in corso, XII. 1. 3034).
[400]
Lettera su carta intestata Ricordo del Congresso Medico Nazionale Umbro (4-5 Ottobre 1903) e, sotto lintestazione, illustrata con una
piccola veduta di Passignano sul Trasimeno (PG).
[401]
Questa parola presenta una piccola abrasione, che non impedisce la semplice integrazione.
[402]
Nel piccolo cimitero di Basalghelle, frazione del comune di Mansu, vicino a Oderzo (TV), cera la tomba di famiglia degli Aganoor e
qui erano stati sepolti il padre e la madre della poetessa.
[403]
Allude alle parole che soleva ripeterle la madre quando era ancora in vita; a questo proposito si vedano anche le lettere da Venezia del 9
Agosto e del 12 Novembre 1899.
[404]
Cartolina postale (carte postale-Postkarte) con illustrazione de Le Alpi Svizzere illustrate dal GALA PETER; indirizzo: Alla
Contessa Marina Baroni Ca Rezzonico Bassano (Veneto); timbri: Perugia (la data illegibile); Bassano (Vicenza), 5-12-03.
[405]
Giuseppe Zanardelli era morto il 26 Dicembre 1903 allet di 76 anni, fino a due mesi prima aveva presieduto il Consiglio dei ministri
del governo del Regno dItalia.
[406]
La poesia venne pubblicata in volume dal Grilli con la sola variante segnalata, (AGANOOR, Poesie, p. 392).
[407]
Cartolina postale (Post Card-Postkarte-Carte postale-Union postale universelle) illustrata con Venezia, Pal. Ducale-Scala dei Giganti e
lacerata allangolo superiore destro. La lacerazione interessa in piccola parte il testo. Indirizzo: Contessa Marina Baroni Ca Rezzonico
Bassano (Veneto). Timbri: Venezia (Ferrovia), 4-3-04; Bassano (Vicenza), 4-3-04; il terzo timbro stato asportato dalla lacerazione.
[408]
Cartolina postale italiana (Carte dItalie); indirizzo: Alla Contessa Marina Baroni Ca Rezzonico Bassano (Veneto) ; timbri:
Perugia (la data illegibile); Bassano (Vicenza), 29-2-04.
[409]
Telegramma urgente; provenienza: Venezia scalo, 5-3-04, ore 9.15; destinazione: Bassano, Contessa Baroni; ricevuto il 5-3-04, ore
10.40; rimesso al fattorino per la consegna: ore 10.50; timbro dellufficio telegrafico: Bassano (Vicenza), 5-MAR.-04.
[410]
Biglietto.
[411]
Questa missiva della Aganoor datata in maniera incompleta, ma laccenno al telegramma inviato la mattina dello stesso giorno dalla
poetessa allamica ne giustifica la collocazione qui.
[412]
Cartolina postale italiana (Carte postale dItalie); indirizzo: Alla Contessa Marina Baroni Ca Rezzonico Bassano; timbri: Perugia
(la data illeggibile); Bassano (Vicenza), 25-3-04:
[413]
E la madre della Aganoor, Giuseppina Pacini.
[414]
La sottolineatura tripla nel manoscritto.
[415]
La sottolineatura tripla nel manoscritto.
[416]
Lettera su carta illustrata da un ritratto di Vittoria Aganoor.
[417]
I tre aggettivi sono sottolineati in gradatio crescente nel manoscritto, cio il primo una volta, il secondo due e il terzo tre.
[418]
Knut un termine russo che indica uno strumento di tortura, usato nella Russia zarista fino al 1845, formato da diverse striscie di
cuoio attaccate ad una manico di legno e terminanti con ganci o punte.
[419]
Pio X, papa e santo, al secolo Giuseppe Melchiorre Sarto (1835-1914) di Riese in provincia di Treviso detto poi in suo onore Riese
Pio X. Per notizie sul suo operato come pontefice si veda AUGUST FRANZEN, Breve storia della Chiesa, Brescia 1991, pp. 361-364.
[420]
-Telegraficamente sottolineato due volte nel manoscritto.
[421]
Probabilmente nella foga dello scrivere la poetessa ha saltato una sillaba.
[422]
Lettera scritta su carta quadrettata.
[423]
La sottolineatura doppia nel manoscritto.
[424]
Molto sottolineato due volte nel manoscritto.
[425]
La sottolineatura doppia nel manoscritto. Non facile dire che cosa si intendesse veramente allinizio del Novecento per lesione
allaorta, mentre ai giorni nostri significherebbe una malattia cardiaca molto grave e capace di condurre alla morte in poco tempo, se non si
interviene chirurgicamente. Tuttavia poich la sofferenza cardiaca venne individuata mediante auscultazione probabile che si trattasse o di una
stenosi o di una insufficienza aortica.
[426]
Nel plico della corrispondenza di Vittoria Aganoor a Marina Baroni non vi sono lettere del 1906 anteriori a questa. Non pensabile che
gli scambi epistolari si fossero cos diradati, anche se, come la stessa poetessa afferma, doveva svolgere numerosi compiti che prima
gravavano sulle spalle del marito ora assente. probabile dunque che nel corpus aganooriano siano andate perdute alcune missive.
[427]
La poetessa allude a Giosu Carducci.
[428]
La sottolineatura tripla nel manoscritto.
[429]
Nel plico della corrispondenza di Vittoria Aganoor a Marina Baroni non sono conservate lettere del 1907 anteriori a questa, forse si pu
ipotizzare anche in questo caso una mutilazione.
[430]
Si tratta della Mostra di antica arte umbra che si tenne a Perugia nel Palazzo dei Priori dal 29 Aprile 1907 al 15 Novembre dello
stesso anno. Alla mostra intervenne anche la regina Margherita, come racconta Luigi Grilli: Quando la regina Margherita si rec a visitare
lesposizione di Antica Arte Umbra, lAganoor, deputata con altra donna ad accompagnare laugusta Donna, indoss una blouse tutta
adorna dei caratteristici tessuti. Appena la regina la vide, not loriginale indumento e se ne congratul. Al che pronta ella rispose:
Maest, linsegna della nostra Ars Umbra! (GRILLI, Introduzione, in AGANOOR, Poesie, p. XXVI).
[431]
Ma in seguito allamica Neera l8 Ottobre 1907 scriver da Monte del Lago: Sono fuggita da Perugia che in questi mesi di
Esposizione, di congressi dogni specie, di pellegrinaggi artistici e mondani, era divenuta per me cos faticosa da sentirmene malata,
(ARSLAN, Unamicizia tra letterate, p. 71). Inoltre sempre da Monte del Lago il 20 Ottobre dello stesso anno ella, rispondendo ad una
lettera del vecchio amico Francesco Salvadego, scriver: il settembre fu, a Perugia, pi che mai movimentato per affluenza di visitatori
dellesposizione, di congressi, di diavolerie dogni genere ed io, non potendone pi e bisognosa di riposo, me ne venni nel romitorio di
Monte del Lago a cercar quiete e silenzio. (CAVALLI, Spigolature, III, p. 18).
[432]
Il marito della Aganoor, Guido Pompilj, era a LAja (Olanda) quale delegato italiano alla Conferenza per la Pace e lArbitrato
Internazionale.
[433]
AGANOOR, Poesie, p. 285.
[434]
Biglietto.
[435]
Anche da una lettera di Leopoldo Tiberi a Vittoria Aganoor dell11 Novembre 1907 risulta che la poetessa non stava troppo bene in
salute: col pi vivo rammarico ho sentito, che Ella non si trova in buone condizioni di salute; mi auguro, che presto si rimetta,
specialmente se dar poco ascolto ai medici; solo tenendosi in riposo e godendo dellaria buona e aperta. (PAOLA PIMPINELLI, Lettere
di Leopoldo Tiberi a Vittoria Aganoor, Bollettino della deputazione di storia patria per lUmbria, LXX (1973), fasc. I, pp. 41-86; p. 75).
[436]
Il poeta Giosu Carducci, scomparso il 16 Febbraio 1907, era stato amico dei conti Pasolini e spesso era stato non solo loro ospite, ma
anche della madre della contessa Silvia, Marina Baroni, a Ca Rezzonico in Bassano. Con la contessa Silvia Pasolini il Carducci aveva inoltre
intrattenuto negli anni una cordiale corrispondenza; queste circostanze avevano fatto sorgere delle chiacchiere malevole, gi quando il poeta era
ancora in vita. Infatti in una lettera del 2 Dicembre 1905 a Silvia Pasolini il Carducci scriveva: Signora contessa molto amata, Gi fino da
ieri il Bacchi della Lega deve aver significato al signor conte la indignazione mia per quello che il giornale aveva scritto, a proposito di
cose mie, su Voi, etc. E, come Voi usate dire, la pitantana mi aveva colto sul serio; e chi sa che cosa avrei scritto a quei cialtroni, degno
di loro e dellira mia; se poi uomini di senno non mi avessero persuaso che erano parole spese inutilmente, e che nessuno badava a quel
che era scritto in quel giornale, e che quella turba di mascalzoni non vale il

fango che mi lorda i piedi.

Vili, dire che Voi siete mossa da uno scopo occulto di tenerezze devote, per una onorificenza di Corte! Io non conosco donna superiore a
Voi nel disprezzo di simili sciocchezze. E parliamo, alla fine, daltro. (CARDUCCI, Lettere, XXI, 6249)
[437]
Cartolina postale italiana (Carte postale dItalie); indirizzo: Alla Contessa Marina Baroni Ca Rezzonico Bassano (Veneto); timbri:
Perugia (sezioni riunite), 19-12-07 (due identici); Bassano (Vicenza), 20-12-907.
[438]
Biglietto.
[439]
La sottolineatura doppia nel manoscritto.
[440]
Cartolina postale-risposta (Carte postale-reponse); indirizzo: Alla Contessa Marina Baroni Ca Rezzonico Bassano Veneto
(Provincia di Vicenza); timbri: Perugia, 12-5-08; Bassano (Vicenza), 13-5-08.
[441]
La lettera segnata Epistolario in corso, XII. 3. 3175 mancante almeno dal 2-4-70, data in cui la perdita venne segnalata
dallarchivista.
[442]
E Ada Palmucci, figlia di Giuseppina Pompilj, madre appunto di Guido Pompilj, che in seconde nozze aveva sposato Luigi Palmucci.
Ella sar designata dal fratellastro sua erede universale ed erediter tra laltro anche i manoscritti e le lettere che erano stati di Vittoria Aganoor.
(ARSLAN-ZAMBON, Inediti aganooriani, pp. 8-9)
[443]
In via riservatissima sottolineato con una riga rossa molto spessa nel manoscritto.
[444]
La poetessa allude allo spaventoso terremoto che il 28 dicembre 1908 distrusse la citt di Messina e interess lintera zona del suo
stretto, provocando circa sessantamila vittime. Il 28 Gennaio 1909 la Aganoor scriver allamica Elisa Salvadego Cavalli: Puoi figurarti il da
fare che diede anche a me il veramente atroce disastro di Sicilia e Calabria; i vecchi amici, poi, ne hanno il danno peggiore, giacch
appunto con essi che si fa maggiore affidamento per ottenere indulgenza. (CAVALLI, Spigolature, p. 18).
[445]
Pierino, nipote della Baroni e figlio di Silvia Baroni e del conte faentino Giuseppe Pasolini, era morto giovanissimo qualche tempo
prima della madre di Vittoria Aganoor.
[446]
Lettera su carta listata a lutto.
[447]
Lettera su carta azzurra illustrata sullangolo sinistro da un quadrifoglio, anchesso di colore azzurro.
[448]
Questa lultima lettera datata conservata di Vittoria Aganoor a Marina Baroni, lanno seguente, nella notte tra il 7 e l8 Maggio, la
poetessa morir dopo aver subito due operazioni chirurgiche per un cancro alle ovaie, e il marito, Guido Pompilj, si suicider qualche ora
dopo la sua morte perch incapace di vivere senza di lei.
[449]
Lettera a Silvia Baroni Pasolini, figlia di Marina Baroni, in parte in versi e in parte in prosa scritta su carta intestata con monogramma
dorato formato dalle iniziali di Vittoria Aganoor intrecciate e mancante di luogo e data nonch, come tutte le altre, di busta. E impossibile
determinarne il luogo di provenienza ed difficile dire anche in che periodo fu vergata dalla poetessa dati gli scarni e ambigui riferimenti
interni. Il fatto che le iniziali non comprendano la P del cognome del marito farebbe propendere per una collocazione anteriore alla
celebrazione del suo matrimonio con Guido Pompilj avvenuto il 28 Novembre 1901 a Napoli.
[450]
La sottolineatura doppia nel manoscritto.
[451]
Lettera in versi su cartoncino illustrato da una figura di menestrello posta sul lato sinistro della prima facciata del foglio e grande come
il foglio stesso. Non si sa se fosse indirizzata alla contessa Marina Baroni o alla di lei figlia Silvia, scherzosamente per, come con la
precedente, la poetessa vuole sgridare o luna o laltra perch non le rispondevano abbastanza sollecitamente. Difficile fissare, sia pure
approssimativamente, una data per questa missiva. Da una lettera della Aganoor a Giacomo Zanella si sa che nellOttobre 1878 gli Aganoor si
trovavano a Cava dei Tirreni presso la famiglia Della Corte che abitualmente li ospitava quando si recavano in questa localit, (AGANOOR,
Lettere a Giacomo Zanella, p. 65). Da unaltra indirizzata allamica padovana Elisa Salvadego risulta che la famiglia villeggiava nellAgosto
1880 a Cava dei Tirreni nella Casa Della Corte, un villino delizioso tutto circondato da vasti terrazzi ombrosi e freschi, come la stessa
Vittoria la descriveva, (CAVALLI, Spigolature, I, p. 4). Si pu forse quindi azzardare lipotesi che la lettera-ballata sia stata composta e
spedita negli anni in cui la famiglia Aganoor abit stabilmente a Napoli, tra il 1874, anno della fuga da Padova per la malattia nervosa della
sorella Maria, e il 1884, anno del ritorno nel Veneto.
[452]
La poesia, mai pubblicata in volume dalla Aganoor e non accolta nemmeno dal Grilli nel pi volte citato AGANOOR, Poesie
complete, scritta su un foglio a parte non datato, originariamente piegato in quattro per renderlo pi piccolo, e non si sa se e a quale lettera
fosse allegata. Larchivista che ha ordinato le lettere lo ha contrassegnato con la stessa segnatura de I cavalli di San Marco (Epistolario in
corso, XII. 3. 3066). Il componimento stato pubblicato recentemente per la prima volta da Patrizia Zambon in ARSLAN-ZAMBON, Inediti
aganooriani, p. 31.
[453]
I puntini si trovano nel manoscritto.
[454]
Probabilmente la lettera fu spedita da Padova, visto che fino al 1874 gli Aganoor risiedettero stabilmente in questa citt.
[455]
E Felice Guarnieri, marito della figlia maggiore Angelica dal giugno 1869.
[456]
E unimportante stazione climatica e idrotermale austriaca situata a 50 Km a sud-est di Salisburgo.
[457]
Per labate Antonio Stoppani si veda la nota relativa alla lettera di Vittoria Aganoor del 1 Giugno 1882 da Napoli.
[458]
Probilmente la Pacini lha saltato in fase di scrittura senza accorgersene.
[459]
Lettera dalla data incompleta: che si tratti degli ultimi mesi del 1884 si deduce dalle notazioni climatiche interne e dallaccenno della
scrivente alla volont di recarsi a Napoli nella prima quindicina di Gennaio.
[460]
Terenzio Mamiani, conte della Rovere (1789-1885), pesarese, ministro di Pio IX, fu patriota e in seguito senatore e ministro della
Pubblica istruzione del Regno dItalia. Lasci numerose opere filosofiche e storiche, tra cui una postuma intitolata Il papato nei tre ultimi
secoli.
[461]
E litalianizzazione del nome del famoso poeta e romanziere francese Victor Hugo (1820-1885).
[462]
Per Andrea Maffei, che morir anche lui nel 1885, si veda la nota relativa alla lettera di Vittoria Aganoor del 1 Giugno 1882 da
Napoli.
[463]
Probabilmente la Pacini lha saltato in fase di scrittura.
[464]
Infatti tra le lettere di Vittoria Aganoor conservata una sua da Basalghelle datata 10 Ottobre 1888, probabilmente proprio quella a cui
fa riferimento Giuseppina Pacini.
[465]
A causa della sbavatura dellinchiostro non stato possibile leggere il testo.
[466]
Lettera su carta illustrata da una casupola di campagna.
[467]
La firma seguita da un segno incomprensibile nel manoscritto, forse si tratta di un semplice ghirigoro.
[468]
Lettera su carta listata a lutto per la recente morte del marito Edoardo Aganoor.
[469]
Non stato possibile leggere a causa della grafia troppo ingarbugliata.
[470]
Si vedano a questo proposito le lettere di Vittoria Aganoor da Basalghelle del 4 Ottobre, del 16 Ottobre e del 10 Novembre 1892 e
quella di Giuseppina Pacini, sempre da Basalghelle, del 6 Novembre dello stesso anno.
[471]
Damigelle donore in inglese.
[472]
Guido Pompilj, marito della sorella Vittoria, era malato di tifo come risulta dalle lettere della poetessa a Marina Baroni del 21 e del 26
Settembre 1902 da Perugia e del 28 Febbraio 1903 da San Remo.
[473]
Lettera listata a lutto per la morte della sorella Vittoria Aganoor.
[474]
Vittoria Aganoor era morta l8 Maggio 1910 a seguito di un secondo intervento chirurgico per lasportazione di un cancro alle ovaie. Il
marito si suicider qualche ora dopo il suo decesso, nella clinica dove ne era stata composta la salma. I due eventi suscitarono grande
commozione e sgomento nellopinione pubblica, come risulta dalla lettura dei giornali dellepoca. Per le reazioni nella patria della poetessa, il
Veneto, si vedano gli articoli pubblicati da Il Gazzettino, quotidiano di Venezia, e da Il Veneto, La Provincia di Padova e La libert, tutti e
tre quotidiani di Padova, nei giorni 9, 10 e 11 Maggio 1910, (Il Gazzettino, XXIV (1910); Il Veneto, XXII (1910); La Provincia di Padova,
XI (1910); La Libert, II (1910).
[475]
Lettera mancante del luogo di provenienza, che si ricava dal testo della stessa.
[476]
Scritta su carta intestata dellalbergo e illustrata da una vista dello stesso con una didascalia in francese (LHotel, vu du haut du jardin),
la lettera manca completamente di data. Non stato possibile ricavare da elementi interni o esterni ad essa una datazione accettabile; forse
potrebbe appartenere alla fine dellanno anno 1899 o allinizio del 1900. Questa eventualit sarebbe possibile se la malattia di Francesco
Mirelli, ricordata da Vittoria Aganoor nella sua lettera alla Baroni da Venezia del 21 Novembre 1899, fosse effettivamente la stessa di cui
parla qui Virginia Aganoor.
[477]
Lettera su carta listata a lutto per la morte delle sorelle Virginia ed Elena avvenuta nel 1912 a poca distanza di tempo luna dallaltra e
mancante di luogo di provenienza. Forse stata spedita da Basalghelle, se si tiene presente quanto Angelica Aganoor scriveva ad Elisa
Salvadego Cavalli il 23 Dicembre 1912: Che dirti, cara Elisa, di questa nuova sciagura? La povera Elena era gi ammalata da anni e col
suo carattere ribelle ad ogni costrizione, affrett la catastrofe. Io sento un vuoto orribile intorno a me, ma quando penso alle sue
sofferenze, lanimo sacquieta sapendola in pace finalmente. E c qualche momento che linvidio, perch ora sono in mezzo a responsabilit
e pensieri gravi. Mary malata fin dalla primavera; rimasi qui a Basalghelle tre mesi e mi dedicai pi a lei che ad Elena, ora, oltre a lei,
devo pensare alla baraonda di gente che Elena teneva qui ed un affar serio, te lassicuro! Ne ho eliminata parecchia, ma in cucina sono
ancora in 14 con le 4 donne della Mary e tutti abituati a far da padroni. Io che ho i miei affari a Cava dei Tirreni e lasciato tutto sospeso,
sento a volte la testa che non regge! (CAVALLI, Spigolature, III, p. 19).
[478]
Cartolina postale illustrata da unimmagine di carattere natalizio. Indirizzo: Contessa Marina Baroni Palazzo Rezzonico Bassano;
timbri: Venezia (Ferrovia), 25-12-92 (due uguali) e Bassano (Vicenza), 25-12-92.
[479]
La data stata dedotta dai timbri postali ancora leggibili sulla cartolina.
[480]
La cartolina manca di tre angoli, caduti probabilmente a causa dellusura del tempo. Questo incidente ha provocato lacune nel gi breve
testo scritto, per alcune delle quali si tentata una integrazione ad sensum.
[481]
Lettera acefala, mancante quindi di data, di luogo di provenienza e di destinatario. Unannotazione, di mano diversa da quella
dellautrice, ha scritto in fondo al foglio, a lato della firma e non si sa quando: Aganoor Maria. A ricordo di sua madre. Forse dunque la
lettera potrebbe essere stata vergata dopo il 9 Marzo 1899, data della morte di Giuseppina Pacini Aganoor.
[482]
La riga di puntini si trova nel manoscritto di mano dellautrice ed stata quindi riprodotta.

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