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14 giugno 2002
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Vittoria Aganoor
Lettere damicizia a Marina Sprea Baroni Semitecolo (1881-1909)
Introduzione, trascrizione e note a cura di Ornella Vitocco Pittarello
[1]
INTRODUZIONE
Marina, pi di una parente
La contessa Giuseppina Pacini, madre della poetessa Vittoria Aganoor, aveva conosciuto Marina Sprea Baroni Semitecolo da ragazza in
collegio a Milano e tra le due donne era nata una profonda e sincera amicizia che le tenne legate, anche dopo i rispettivi matrimoni, per tutta la
vita. Ancora nel 1891 Giuseppina ricorda il lontano passato con dolce malinconia scrivendo allamica: Tu sai quante memorie di dolori e di
affetti cari di giovinezza mi legano a te che fosti quasi la mia famiglia in collegio, e poi sempre memore di quel passato che ebbe ineffabili
conforti dalla simpatia intelligente e scambievole di sentimenti di pensieri di aspirazioni
[2]
Anche se non potevano vedersi di frequente a causa della lontananza e degli impegni e delle responsabilit familiari, nondimeno la via
epistolare le mantenne sempre in stretto contatto. Un corpus di 14 lettere di Giuseppina Pacini Aganoor a Marina Baroni, sicuramente giunto
a noi decurtato da consistenti perdite, dati gli accenni di Vittoria Aganoor a missive della madre inviate allamica purtroppo non conservatesi,
testimonia i rapporti intercorsi tra le due aristocratiche signore.
[3]
Non si sa se Giuseppina (nata a Milano nel 1819) e Marina (ancora vivente al 20 Gennaio 1913) fossero coetanee, forse per questultima era
un po pi giovane.
[4]
La Pacini infatti in una sua lettera dice di amare lamica come figliola
[5]
e quasi sempre si accomiata da lei con la
formula dalla tua vecchia Giuseppina; inoltre ella prova quasi piacere nellindugiare sulla sua vecchiaia con frasi del tipo vorrei finire qui in
questa campagna senza troppe commozioni questi sgomoli di vita che mi restano,
[6]
oppure vecchia e ammalata ho cos minaccioso e
incerto il domani
[7]
o ancora per i vecchi lavvenire non promessa ma minaccia,
[8]
etc. Tuttavia questi sfoghi potrebbero aver avuto origine
dal carattere triste e malinconico della donna, peggiorato col trascorrere del tempo e a causa di tutte le memorie della mia vita tenebrosa, come
ella stessa confessa.
[9]
Marina Baroni, prima dellindipendenza del Veneto dallAustria e della sua annessione al Regno dItalia (1866), aveva vissuto in esilio a
Firenze per circa un decennio; in seguito si era trasferita con la famiglia a Bassano del Grappa (VI) nella grandiosa villa secentesca chiamata
Ca Rezzonico.
[10]
Era sposata al conte Baroni Semitecolo
[11]
, dal quale ebbe una figlia, Silvia, nominata pi e pi volte nellepistolario
delle Aganoor; non dato sapere invece se la coppia avesse avuto anche altri figli, n Giuseppina, n Vittoria, n le sue sorelle fanno mai
accenni in questo senso nelle loro lettere.
La contessa bassanese era una donna molto colta; come ricorda il De Gubernatis, aveva scritto eleganti e briosi dialoghi educativi.
[12]
Amava
larte, la letteratura e la musica e la sua principesca dimora era frequentata, come gi quando risiedeva a Firenze, da esponenti di alto rango
della cultura e della politica. Dinamica ed energica, sapeva essere particolarmente intraprendente quando si metteva in testa di realizzare
qualcosa che le stava a cuore.
Scrive Bruno Brunelli Bonetti: Ma a Bassano non era quella del conte Pietro Suman la sola casa dove accadesse di ascoltare della buona
musica: si aveva spesso occasione di ascoltarne di ottima pure in casa Jonoch, e altrettanto accadeva presso la Signora Marina Baroni, che
abitava fuori di Porta Padova, la maestosa Ca Rezzonico. Hans von Bulow, fresco delle sue disavventure coniugali, aveva allora fissato
dimora in Italia: egli conosceva gi la Signora Baroni, la quale, appassionata di musica, si era recata pi volte a Vienna e a Monaco, e
aveva assistito a esecuzioni di opere wagneriane. La bionda dama di Ca Rezzonico sperava ora di attirare il maestro tedesco a Bassano e
di farlo conoscere ai filarmonici padovani. Il Bazzini ne scriveva infatti al Suman:
Non le ho detto i progetti della Sig.ra Baroni. Nientemeno che ha in testa di far venire nellautunno Hans de Bulow a Bassano! E crede
che ci verr io pure, e spera far di quel bel sito addirittura un paese dellavvenire! Se saranno rose io per preferirei di riveder Bassano
come paese del passato. (3 Giugno 1870).
[13]
Rimasta vedova, probabilmente nei primi anni Ottanta,
[14]
la nobildonna si divideva tra viaggi, soprattutto a Bologna per andare a trovare la
figlia Silvia sposata al conte Giuseppe Pasolini Zanelli, e la sua dimora di Bassano, continuando a corrispondere con lamica Giuseppina in
un intrecciarsi di scambi dintimit ed emozioni o semplicemente di banali ragguagli sulla vita quotidiana. Tuttavia, quando potevano, le due
donne sincontravano rinnovando il rapporto cameratesco e complice di quel caro passato che si rimpiange sempre con accorato
rammarico,
[15]
e del resto vedersi di persona era importante per entrambe.
Scrive infatti Giuseppina: sarei tanto tanto contenta di rivederti, di passare una giornata con te, che lavrei per tutto veramente
affettuoso e generosissimo questa visita che mi lasci sperare! A voce io pure avr a raccontarti tante cose che difficilmente potrei affidare a
una lettera! Dunque conto vederti, carezzo questa cara speranza come una seducente promessa verrai proprio?
Quando penso al gran bene che ci siamo volute e a tutte le vicende, le peripezie, le accidentalit della nostra vita, sento che bisogno il
vederci almeno di tanto in tanto, e conforto quindi dintrattenerci da cuore a cuore di ci che cinteressa, e che la vita dello spirito!
[16]
Col tempo lamica Marina divenne per gli Aganoor una di famiglia, quasi e per certi versi pi di una parente. Tu sempre affettuosa pensi a
noi e ci auguri gioie; noi ti ricambiamo con tutta lanima e ti riguardiamo come una parente prediletta, le scrive Vittoria Aganoor nel 1890
da Basalghelle,
[17]
e ancora nel 1891, sempre da Basalghelle, le ribadisce: se tu sentissi come spesso parliamo di te e con che affetto!
proprio sai noi ti calcoliamo pi che una vera parente, giacch vi hanno parenti coi quali non esiste nessun rapporto dintimit e di
tenerezza, mentre a te ci lega tanto cemento di ricordi, di consuetudine, di fiducia, di gratitudine, senza parlare della stima e della
simpatia e insomma del vivo affetto in una parola.
[18]
E questo affetto era reciproco, come di nuovo testimoniano le parole di Vittoria: buona e intelligente creatura che hai tanto tesoro di bont
e tinteressi di chi ti caro come fosse un parente tuo.
[19]
Cos, non solo Vittoria Aganoor, ma anche le altre quattro figlie di Giuseppina Pacini, Angelica, Maria, Elena e Virginia, si trovarono quasi
inconsapevolmente legate a Marina Baroni da un affetto molto profondo, nato dalla precoce conoscenza e dallabituale frequentazione avuta sin
dallinfanzia; la poetessa da Perugia nel 1905 glielo rammenta con parole intrise di un senso di predestinazione: tu che ho amata fino da
bambina per istinto, per presentimento, e che sempre amai di pi.
[20]
Per questa ragione tutte e cinque le sorelle Aganoor tennero con la contessa bassanese una corrispondenza pi o meno regolare per tutta la
durata della loro vita; di questa corrispondenza rimangono, oltre allepistolario di Vittoria e a quello, di cui s gi detto, di Giuseppina
Pacini, due lettere di Angelica, quattro di Virginia e due di Maria, mentre di Elena non ne rimane nessuna.
[21]
Figlietta e mammina
I rapporti tra Vittoria Aganoor e Marina Baroni furono inevitabili, quasi predestinati vista la frequentazione epistolare e interpersonale di
questultima come amica di famiglia e soprattutto come intima e confidente della madre Giuseppina. Inizialmente per il loro legame dovette
essere piuttosto superficiale e segnato, almeno da parte di Vittoria, da un affetto e da un rispetto abbastanza formali; daltra parte il divario
generazionale che le divideva era cospicuo e influiva sul giudizio della giovane che il 31 Dicembre 1878 scrive a Giacomo Zanella: Io detesto
La donna e la famiglia e quel che peggio, giacch esclude ogni attenuante non saprei dire il perch: dico un perch plausibile che dei
perch ce ne ho io, ma potrebbero anche sembrare privi di senso comune. Guardi se non ingiustizia questa: io quel periodico lo conosco
puramente di nome e da parecchi anni non ne ho inteso parlare n in bene n in male so solo che un tempo vi scrivea la Baroni e forse per
questunica circostanza innocentissima e certo ingiustamente mi par debba avvolgersi dunaria di saccenteria opprimente.
[22]
Tuttavia tra la giovane poetessa e la pi attempata nobildonna i rapporti collandare del tempo si approfondirono sempre di pi e talmente che,
nello scambio epistolare e non solo in quello, la prima divenne la figlietta e la seconda la mammina.
[23]
Scrive Vittoria nel 1888, chiarendo
il legame che la unisce allamica: S s io sono un poco anche tua davvero; non fosse che per il gran bene che tu vuoi alla Mamma mia;
aggiungi a questo il grandissimo bene che io voglio a te e quello che tu mi vuoi. Vedi bene che posso davvero dirmi un poco la tua
figlietta.
[24]
Se laffetto fu dunque la fonte da cui scaturirono le lettere di Vittoria Aganoor a Marina Baroni, a questo sentimento ben presto si
accompagnarono la stima e la comprensione reciproca, unite ad una comunione del sentire che non significarono mai per per nessuna delle
due donne rinuncia alle proprie individualit e al proprio temperamento.
[25]
Possono pertanto essere definite lettere damicizia, di vera e rara amicizia, quelle che uscirono dalla penna di Vittoria Aganoor. Scritte col
cuore, senza paura di mettere a nudo la pi intima disposizione danimo e con la consapevolezza di essere di volta in volta compresa o
redarguita, criticata o esortata, ma sempre con limparzialit e il disinteresse di chi vuole unicamente il bene dellaltra, esse rappresentano un
importante documento dei rapporti tra due aristocratiche signore sul finire dellOttocento e nei primi anni del Novecento.
Proprio considerare queste lettere come documenti storici e tenere in conto il tanto tempo ormai trascorso dalla loro stesura autorizza in
qualche modo a superare la soglia del privato che certamente la poetessa non avrebbe gradito venisse oltrepassata da estranei, le sue parole,
indirizzate al senatore Fedele Lampertico, che intendeva pubblicare alcune lettere di famiglia inviate a Giacomo Zanella, parlano chiaramente
anche ai posteri: Ma Ella sembra scordarsi egregio Senatore che quelle lettere erano di sorelle, di figlie, di amiche intimissime a un fratello,
a un padre a un amico strettissimo che ci aveva conosciute bambine e col quale parlavamo (e quindi scrivevamo) con lo stesso abbandono,
con la stessa fiducia con cui si fa un dialogo intimo, con un amico intimo. Molte segrete vicende di famiglia, molti pensieri e moti del
cuore sono l dentro che non avremmo svelato a nessun altro che a Lui; dico allo Zanella. Chi avrebbe pensato che un giorno altri avrebbe
per ragioni affatto estranee alla famiglia nostra interrogato, analizzato, notomizzato quei nostri pezzi danima, quelle nostre espansioni
aperte a chi per tempo per affetto, per consuetudini, per ricordi, per cento legami era in contatto continuo col nostro spirito, e capiva,
intendeva, perdonava, giustificava anche le nostre pi irragionevoli debolezze?
[26]
Nondimeno dal suo epistolario traspare un po di quella donna che ella stata e non soltanto colei che fu in umile e pur orgogliosa dedizione,
una poetessa e solo una poetessa, come la defin Matilde Serao.
[27]
Pertanto si infranta la privacy di queste lettere damicizia per cercare di
capire e di illuminare dallinterno, attraverso lo svelamento della sua umanit pi nascosta, la sfuggente e ritrosa figura di letterata che Vittoria
Aganoor fu, ma lo si fatto in punta di piedi e con rispetto, come colui che entra in una casa mentre gli abitanti sono momentaneamente fuori
e un po di disordine gli fa comprendere meglio le loro abitudini e la loro quotidianit e per questo li sente pi vicini e simili a se stesso.
La voce di Vittoria Aganoor
Dispiace che il racconto di questa salda amicizia di una vita debba avere forzatamente una sola voce narrante, quella di Vittoria Aganoor,
mancando le lettere di Marina Baroni, essenziali per una ricostruzione maggiormente organica e completa del loro rapporto amichevole, tanto
pi perch pure linsieme della corrispondenza aganooriana presenta delle perdite.
Una lacuna piuttosto estesa sembra potersi individuare tra il 1 Giugno 1882 e il 10 Febbraio 1888, periodo completamente mancante di
testimonianze epistolari, non pare infatti, almeno leggendo la corrispondenza di Giuseppina Pacini Aganoor alla Baroni e quella dellAganoor
stessa a Giacomo Zanella di quegli anni, che vi fossero motivi seri per cui la poetessa dovesse smettere di scrivere allamica. Altre perdite,
forse dovute a smarrimenti magari della stessa destinataria o anche allinefficienza delle poste, come talvolta lamenta la Aganoor medesima,
sono ipotizzabili qui e l, ma sono di estensione minore. Lepistolario Aganoor infatti sembrerebbe essere mutilo delle lettere comprese tra il
20 Novembre 1896 e il 19 Aprile 1897, tra il 14 Dicembre 1897 e il 29 Settembre 1898, tra il 25 Dicembre 1901 e il 13 Luglio 1902, tra il
19 Agosto 1905 e il 21 Novembre 1906 e tra il 21 Novembre 1906 e l8 Agosto 1907. Inoltre si pu plausibilmente ipotizzare che la poetessa
abbia scritto allamica anche dopo il 21 Dicembre 1909, data dellultima lettera conservata, ciononostante non ci sono elementi concreti a
sostegno di questa congettura.
Dunque il cuore pulsante di questo corpus epistolare, costituito da ben 147 lettere inedite, che vanno dall11 Novembre 1881 al 21 Dicembre
1909, non pu che essere Vittoria Aganoor, fatto abbastanza ovvio dal momento che lei a scrivere. Tuttavia questa circostanza cos
incontrovertibile non significa che ella si lasci andare e si abbandoni facilmente a dire di s ogni cosa di fronte alla sua mammina, la sua
interlocutrice, quellunica persona che pure la conosceva sin da bambina e che di lei sapeva pi di chiunque altro, salvo forse alcuni intimi tra
i quali il suo amatissimo maestro Giacomo Zanella.
[28]
Ogni pi intima confessione, qualsiasi vicenda o evento per lei coinvolgente,
qualunque cosa lannoi, la preoccupi o la rallegri, insomma tutto ci che la emoziona e la tocca pi o meno profondamente, nelle lettere
presente, ma sempre tenuto sotto stretta sorveglianza, spesso detto per allusioni, con quel codice di comunicazione tipico della
conversazione parlata, come lo definisce la stessa Aganoor,
[29]
comprensibile ed esplicito per la destinataria e non del tutto agilmente
accessibile per il lettore estraneo.
Ad ogni modo la lettura di queste lettere damicizia a Marina Baroni, proprio per il loro carattere pi intimo e confidenziale, amichevole
appunto, e talvolta quasi minimalista, rispetto a quelle della stessa Aganoor ad altri destinatari, permette di farsi unidea piuttosto chiara della
vita casalinga e familiare della poetessa, anche se lei non perde mai il controllo sempre frenata com dalla sua naturale e irriducibile
riservatezza.
In realt sembrano pagine pi da ascoltare che da leggere e questo non perch presentino un qualche valore eufonico o artistico, anche se talune
sono pagine piuttosto poetiche nel loro empito espressivo, ma perch da esse scaturisce la voce della donna Aganoor nelle sue pi diverse
articolazioni e sfaccettature umane, voce che supera la liricit, spesso dominata dalla ragione, dei suoi versi e tocca il cuore dellascoltatore
diventando, pur a insaputa dellautrice, quasi autobiografia.
Tale diviene per esempio quando, pur esprimendosi in forma impersonale per gran parte del discorso, salvo recuperare nello sfogo finale la
prima persona, descrive lucidamente la sua condizione in seno alla famiglia: Lenergia nostra si rompe mille volte alla debolezza altrui, alla
caparbiet delle circostanze, alla tirannia delle nostre speciali condizioni o di famiglia, o di abitudini, o delle diverse indoli che ci
circondano e formano il piccolo mondo in cui ci moviamo, in cui viviamo pi o meno vegetalmente da mane a sera e da sera a mane. La
nostra pertinacia nei propositi non vale, se non assistita, spronata, sostenuta gagliardamente da altre volont, da altri propositi,
dallassiduo pensiero e cura del nostro avvenire di chi ci sta intorno, in quanto allantiveggenza dellavvenire amica mia, dessa appunto
che talora ci prostra. Oh se tu potessi capire come in qualche momento io mi vedo dinanzi linevitabile squallore dellavvenire, il deserto
immenso che la nostra o laltrui imprevidenza ci ha preparato pel futuro!
[30]
O di nuovo quando, sempre con molto autocontrollo e senza
alzare la voce, solleva ancora appena appena un lembo del velo steso sulla sua situazione personale, della quale per altro la Baroni doveva
essere perfettamente a conoscenza: Mia buona amica, il mondo io credo sia infondo tutto cos; degli sforzi verso il bene da un lato, dei
poveri risultati, dei vani sacrifici, della inutile fatica.
Dallaltro, il desiderare solo e sempre ci che ci malsano, perch ci conteso, e un chiamarci infelici e tiranneggiati perch amati e curati
e protetti contro il male. Il mondo cos; per cui io ti assicuro non desidero non oso desiderare nulla; temo che la sofferenza sia una
condizione di vita umana, dopo chi sa? dopo un po di gioia lavremo certo, non vero Mammina mia?
[31]
E evidente che ella si sente intrappolata, e in qualche modo schiacciata, dalla sua numerosa famiglia, ma nello stesso tempo ha bisogno di
questa protezione; da questo porto sicuro e accogliente, e al quale legatissima, non si sente o forse non ha la forza di staccarsi e quindi si
dibatte in un conflitto interiore che, seppur velatamente, sente di poter confessare alla sua Marina.
Dai primi fogli conservati si ascolta la sua voce levarsi pi cristallina. Sono le lettere di giovent, le prime tre dellepistolario tutte spedite da
Napoli l11 Novembre 1881, il 23 Gennaio 1882 e il 1 Giugno 1882, quando lentusiasmo per il futuro ella non laveva ancora perduto sotto
i colpi delle disillusioni amorose e della vita quotidiana. In seguito, a partire dalla prima lettera del 1888, una vena malinconica si
impadronisce via via di lei e gli accenni alla giovinezza che passa e al tempo che fluisce inesorabile si fanno pi dichiarati nei momenti di
maggiore sconforto, oppure striscianti si insinuano indiscreti tra le righe di discorsi apparentemente sereni, specie in quelle lettere scritte
durante i mesi sul far della primavera. Si tratta spesso di sfoghi accorati, in cui la poetessa ancora combatte strenuamente per non lasciarsi
andare e per conquistare la rassegnazione e la pace interiore necessarie per accettare il suo stato; proprio in questi momenti sapere che Marina le
vicina col cuore e con la mente la conforta enormemente: Quanto mi fa bene il pensiero che tu pensi spesso a me e mi compatisci e mi
auguri qualche gioia nellavvenire! Io non spero pi; scendo rapidamente una china che non ha ritorni, la giovanezza mi sta ormai alle
spalle e davanti a me non vedo che le amare scure ombre dei ricordi e dei rimpianti.
[32]
Ma non sempre i pensieri dellamica lontana sono
sufficienti, e allora, nei momenti di pi nero scoramento, il presente diviene per lei lunica consolazione: Alla mia et gli orizzonti si
stringono; le rosee ubbie della giovanezza se ne sono ite, e nellavvenire non vedo alcuna promessa per me; dunque vivo dellora presente,
cercando contentarmi del bene che Dio mi d nella salute dei miei. Ecco Mammina buona lo stato presente della mia anima.
[33]
Poi, soprattutto allindomani del matrimonio della sorella Virginia (26 Ottobre 1892), si comincia a sentire una donna sempre pi rinchiusa
tra le pareti domestiche, spinta a questo pure, ma non solo, dallinvecchiare progressivo e dalla salute instabile delladorata madre, della quale
era diventata lunico sostegno, fino a fare di questo affetto sicuro quasi la sola ragione per esistere. La sua vita ormai diventata un quieto
tran tran, a cui ora si sottomette con docilit e che descrive allamica con apparente quanto freddo distacco: Avrei voluto scriverti subito e a
lungo, ma ti assicuro, che pur facendo una vita delle pi ritirate (come si dice) (figurati da che sono a Venezia ho messo una sola volta il
naso fuori di casa!) pure non trovo tempo di far nulla, dovendo scrivere quotidianamente alle molte lontane sorelle e occuparmi della mia
Mamma e farle un po di lettura e tante cosine; e poi viene qualcuno (vediamo pochissima gente non facendo io mai visite, ma gli amici
intimi vengono spesso a tenerci compagnia, e la Rosanna Marcello trova un gran gusto a stare qualche ora da noi, parlando in milanese
con la sua compaesana, del suo andamento di casa e daltro) e insomma la giornata va via che si voleva fare un mondo di cose e non s
fatto niente.
[34]
Amici e conoscenti, intellettuali e persone in vista frequentano talvolta la sua casa, ella si dedica ai suoi studi, scrive versi e li manda a riviste
letterarie, acquista una qualche fama, corrisponde con le sorelle lontane, con amici e letterati famosi del suo tempo, malgrado ci il mondo
reale come se restasse fuori dal portone di casa Aganoor, e se vi entra rimane circoscritto dai limiti rappresentati dallimpatto provocato nel
mondo interno della casa, figura dellanimo della scrivente e filtro attraverso il quale ogni avvenimento deve inevitabilmente passare. Pochi
infatti e marginali, in alcune sue lettere, sono le allusioni ad avvenimenti dattualit anche di notevole rilevanza storica che in quel periodo si
succedevano in Italia e allestero;
[35]
tanti e frequenti sono al contrario i fatti minimi accaduti ai vicini, agli amici e ai conoscenti che
impressionano in positivo o in negativo la mente di Vittoria e quindi sono per lei degni di nota in quanto appartenenti a pieno titolo al suo
mondo. Sono gli elementi essenziali di quella conversazione parlata per cui le sue lettere diventano una conversazione scritta, come se ella si
trovasse comodamente seduta nel salotto di casa in presenza dellamica Marina a discorrere con lei del pi e del meno. Gli immaginari
dialoghi con lamica assente-presente si sviluppano spesso in un botta e risposta spontaneo e vivace, in cui Vittoria Aganoor cerca di
prevedere le obiezioni, le confutazioni, i giudizi e perfino i pensieri pi riposti dellinterlocutrice lontana, talvolta ricreando per lei sulla carta
anche il clima casalingo nel quale sta scrivendo la lettera: Oh povera la mia, la nostra Marinella! 22 giorni sofferente e noi non saperne
nulla! Grazie a Dio tu ora sei entrata in prima convalescenza ma bada che mai pi si devon fare misteri con le tue creaturette di Venezia
che sai quanto bene ti vogliamo! La Beppa ti manda con un lungo bacio tenerissimo un mondo di raccomandazioni; dice che tu non faccia
imprudenze, che ti abbi gran cura, che cerchi di mangiare cose nutrienti e ricostituenti; (non mi lascia scrivere, gridandomi dalla camera
vicina le cose che vuole che ti dica!)
S Marina mia, usati ogni riguardo; in questa malvagia stagione i riguardi non sono mai troppi! Che cosa hai avuto? Febbre e raffreddore
mi figuro; febbre reumatica, vero? e laffetto predomina in te anche quando sei tormentata dal male, e i miei versi ti tornavano in mente,
buona e adorabile creatura!
[36]
E abbastanza prevedibile che nella sorta di prigione in cui si era volontariamente rinchiusa, certo per amore e abnegazione verso la madre, ma
anche per provvedersi di una difesa dal mondo esterno, la morte improvvisa di quella nel 1899 avesse la forza di un fiume in piena, facendo
saltare tutti gli equilibri faticosamente costruiti e mettendola nuovamente di fronte alla vita sola e senza schermi protettivi. Cos questo dolore
straziante, che sempre rimarr indelebile nel suo animo anche se sopito e controllato dalla ragione, la condurr verso una luce inaspettata, la
spinger ad uscire dal suo guscio e ad accettare nel 1901 la proposta di matrimonio del deputato perugino Guido Pompilj.
Ma per arrivare a questa luce Vittoria Aganoor dovette percorrere un buio tunnel costellato di sensi di colpa e permeato da unopprimente
sensazione di vuoto e di perdita insuperabili, come testimoniano le molte lettere del 1899 e del 1900 a Marina Baroni; inoltre dovette chiarire
a se stessa cosa sarebbe stato meglio per lei.
[37]
Del travaglio interiore che sicuramente langusti in questo momento di difficile scelta non
vi traccia alcuna nellepistolario a Marina Baroni e con tutta probabilit non solo non le scrisse nulla, ma nemmeno ne fece parola di
persona, come sembra di poter dedurre dalla lettera del 7 Ottobre 1901 inviatale da Venezia, nella quale le comunica limminente matrimonio,
notizia che per lamica dovette essere come un fulmine a ciel sereno:
Marina cara, mammetta mia.
Subito dopo le sorelle ecco io scrivo a te la grande novella che fra glindifferenti susciter chiose e canzonature per la mia et, poco
indicata per le nozze. Mi sono fidanzata a Guido Pompilj, un alto cuore un alto ingegno, e mi sposer alla fine del novembre prossimo.
Ecco detto tutto.
[38]
Anche dopo le nozze, celebrate a Napoli il 28 Novembre 1901, le lettere alla vecchia amica intima di sempre continuano, perch laffetto non
muta e il legame non si spegne con il cambiamento di stato anagrafico, tuttavia sono meno frequenti, talvolta sono molto brevi, talaltra sono
semplici cartoline o biglietti postali. Questa corrispondenza pi tarda, dal 25 Dicembre 1901 al 21 Dicembre 1909, parla con una voce di
donna maggiormente protesa verso lesterno, eppure sempre gelosa di s e del proprio essere pi intimo e per nulla cambiata dalla fama
crescente di poetessa e dal nuovo ruolo di moglie di un uomo pubblico. In alcune di queste lettere, oltre ai ragguagli sulla salute, sui rapporti
con le sorelle e il marito e sullandamento della vita quotidiana in generale, si possono cogliere qua e l episodi di mesto ripiegamento
interiore. Vittoria ritorna con la memoria ai bei momenti trascorsi con lamica e ai luoghi visitati insieme e le scrive: Se ricordo la nostra
gita a San Zennone?! Io, (rammento bene) dissi allora: Questo giorno mi sar fisso nella memoria sempre; io vi correr col pensiero come
a una rara ora serena, nel seno della natura innocente, vicina a unamica sicura e alta, e rivedr come ora vedo, quella vallata, questi
colli, quei monti, la piccola chiesa; tutto;
[39]
immagina la sua Marina a Ca Rezzonico, precisando con malinconia di vederla in quella
camera piena di sole dove passai ore carissime; di dove guardavo lungamente le statue laggi del giardino e lorizzonte lontano, dove
ancora qualche sogno vagava;
[40]
vagheggia il ritorno al passato, pregustando per un momento ad occhi aperti che sogno sarebbe davvero
che le cinque sorelle un tempo bambine gioconde, si ritrovassero nel tuo splendido nido in questa luminosa primavera, ritornando tuttavia
quasi subito alla triste realt del presente che la fa prorompere quasi in un grido soffocato: Ma anche quanta tristezza! Mentre let ha portato
i suoi malanni, gli acciacchi, le melanconie! Resti nella rimembranza quel passato di letizia!
[41]
Infine, nellultima lettera conservata, datata 21 Dicembre 1909, la poetessa chiude il racconto dellamicizia di una vita con laugurio fervido
alla sua Marina perch questi giorni di memorie amare siano consolati dallo spirito dei tuoi cari perduti, perch tu ne senta la voce
affidatrice nellanima tua, perch tu ne veda la luce vivificante aprirti gli orizzonti benedetti dalle rivelazioni ultramondane, e a ogni cosa
togliendo ogni ombra di squallore nella promessa sicura duna pace ben altrimenti salda e dolce che la vita non offre.
[42]
Vittoria, forse gi malata,
[43]
sarebbe morta di l a pochi mesi per i postumi di un intervento chirurgico; come risulta da una lettera della
sorella Virginia, qualche tempo prima di morire, mentre era ancora in ospedale, aveva chiesto e ottenuto dal marito che, dopo la guarigione, la
conducesse a trascorrere alcuni giorni dalla sua cara amica Marina a Ca Rezzonico
[44]
, ma il destino non le permise di realizzare questo
desiderio.
Non solo chiacchierette
Lepistolario di Vittoria Aganoor a Marina Baroni, lo si gi detto, costituito da lettere damicizia, vale a dire lettere in cui lautrice parla
allamica come se ella fosse presente e insieme fossero sedute in salotto a chiacchierare del pi e del meno in assoluta confidenza e intimit,
eppure non si tratta di semplici chiacchierette
[45]
di donne. Certamente in un buon numero di esse la poetessa d e chiede notizie sulla
salute, informa sullandamento familiare e sugli avvenimenti personali, confessa le sue gioie, i suoi dolori, le sue preoccupazioni, parla delle
banali minuzie quotidiane. In molte altre per tocca tematiche di altra importanza e di notevole interesse.
Vittoria torna di continuo sul tema della morte, trattandosi di un corpus di lettere che copre larco di una vita, ci abbastanza ovvio, infatti
sia lei sia lamica in questo lungo periodo vengono inevitabilmente toccate dalla perdita di amici e persone care. Il tema molto sentito
dalla poetessa, tanto che presente anche in larga parte della sua produzione poetica, ma nelle lettere alla Baroni vissuto senza schermi e
qualche volta ella lascia sfogare il suo dolore con forza irrazionale. Quando nel 1888 muore il suo maestro Giacomo Zanella ella prorompe
sconsolata: Tutto finito, tutto finito; ora non vi ha pi niente di lui, niente niente niente. Senti scusami questo sfogo, ma non posso, proprio
non posso ordinare le idee, regolare il periodo. Non so ancora bene se sia vero, sono come sbalordita e non so ancora farmi una precisa
ragione di questa scomparsa dun essere cos singolare, cos buono, cos caro, cos vivo in tutta la mia vita, in tutto il mio cuore, in tutto il
mio passato, da bambina in poi, fino a ieri, fino ad ora, fino a poco tempo fa.
[46]
E anni dopo, allindomani della morte della madre
Giuseppina, confessa, annientata dal dolore, di aver buttato gi quattro righe allamica come tutta avvolta in una grande nebbia.
[47]
Nel bisogno di individuare per s, ma anche per la contessa bassanese colpita troppo di frequente da morti dolorose di persone care, conforto e
consolazione per poter continuare a vivere la Aganoor si interroga e, nella logica e razionale necessit di cercare una spiegazione a ci che
accade allumanit, trova la risposta nella fede in una vita futura. Il suo ragionamento molto semplice: anche se di fronte alla morte si
rimane annichiliti, c possibilit di uscita trovando in noi la forza di reagire perch non possibile, non verosimile che tutto finisca qui
[] un giorno qualche immensa dolcezza prover la nostra anima se sar qui stata forte e generosa; certo. Che miserabili pene ci
sembreranno allora questi nostri formidabili schianti, e che vera pienezza di vita godranno allora i nostri spiriti! Questo presentimento (e
in me ti assicuro lucido e vivo) dun futuro cos diverso da questa nostra stupida vita umana, non gi un segno, una prova, che quel
futuro lo avremo?
[48]
A questa fede in una vita futura si lega anche la sua certezza nel fatto che chi sparisce ci vede e ci veglia; noi dobbiamo unicamente pensare ai
nostri cari, e a fornire, impavidi e inalterati la giornata nostra
[49]
pensando ancora una volta a un dopo necessario, che giustifichi questo
nostro dolorare cos seguito e acuto e inutile (che a noi sembra inutile) e avvinghiamoci in questa certezza.
[50]
Pertanto, come suggerisce
alla Baroni, stringiamoci pi strettamente noi, i pochi rimasti, da questo assiduo naufragio della vita, e procediamo, con gli occhi a quella
luce che lasciarono partendo i nostri cari; promessa e speranza dun dopo che non pu mancare.
[51]
Nel filo di questo ragionamento la vita e la morte risultano per Vittoria Aganoor strettamente intrecciate tra di loro, inestricabilmente unite
dalla fede nel dopo che aspetta ognuno come ricompensa, nelleternit dello spirito dunque, e che cancella la netta separazione tra il mondo dei
vivi e il mondo dei morti, ipotizzando un rapporto continuo coi cari perduti, rapporto che si esplica nel vegliare amoroso di questi ultimi su
chi rimasto. In una lettera a Domenico Gnoli ella confessa dispiaciuta io non so descrivere la mia fede, io non so altro che sentirla.
In realt prima di questa confessione ella, rispondendo alla domanda postale dallo Gnoli stesso: Quale educazione religiosa avete avuto in
famiglia?, era stata molto chiara. Infatti, dopo aver spiegato che il padre Edoardo era strettissimo osservante, mentre la madre era credente
ma mai stretta osservante delle prescrizioni cattoliche nelle pratiche materiali, la Aganoor continua: Io credo fermamente che luniverso
non sia il risultato duna combinazione chimica , e di pi, sento che in me non tutto senso, egoismo, istinto intolleranza e superbia,
questi inevitabili fermenti del nostro sangue, della nostra carne dei nostri nervi e delle nostre pi note provincie cerebrali, ma che in
misteriose pieghe del mio pensiero, appaiono come luci improvvise, illuminanti qualcosa dindistinto e lontano ma non miraggio e non
sogno, presentimenti o ricordi di anima, non so dire, che mi forzano a sollevarmi da quel fanghetto in cui solitamente guazza la
nostra diremo SALMA, e mi suscitano la forza della rinuncia e del sagrificio, del freno a certi miei selvaggi impeti, dellumilt e del
perdono. E credo, credo, credo. Io non sono molto osservante di pratiche religiose ma credente; a modo mio ma credente, e
mi pare che chi si contenta di andare a messa tutte le domeniche e confessarsi una volta al mese e mangiare di magro il venerd, sia meno
credente di me.
[52]
Si inserisce nellottica dun dopo che non pu mancare il valore dato dalla poetessa alloccupazione, allattivit, al lavoro. Anche su questo
argomento vertono di frequente i colloqui a distanza con lamica Marina, colpita spesso da dolorosi accadimenti e tormentata da preveggenze
tenebrose che ne prostrano continuamente lo spirito.
Nella visione di Vittoria Aganoor loccupazione e lattivit costante sono importantissime per superare i momenti bui dellesistenza e le
angherie del destino, quel destino crudele che quasi mai realizza i sogni e le aspettative presagite nellesuberante giovinezza. Ella spiega:
Lattivit, qualunque essa sia, il lavoro ci facciano scordare, o almeno non ci permettano, di troppo accarezzare, ravvivare con la fantasia,
per la strana volutt di angoscia che talora in noi, i nostri ricordi.
[53]
Si tratta di una filosofia di famiglia; la madre Giuseppina Pacini Aganoor, col particolare buon senso che la distingueva, scrive infatti
allamica bassanese lapidariamente: loccupazione vita,
[54]
una massima assorbita nellintimo e tenuta in gran conto dalla figlia Vittoria per
la quale metterla in pratica ogni giorno unutilissima e insostituibile terapia: Eh gi a voler vivere meno male pur necessario diventare un
po filosofi che diamine! Cos mia carissima, io, appena finito di scriverti, mi porr a confezionare col pensiero un qualche cosa prosa o
versi, che, se mi riesce bene, far poi leggere anche a te. [] Occuparmi voglio; questo limportante, e venga poi fuori un fiore o un
mostro poco importa se la confezione di quel fiore o di quel mostro mha impedito di filar nebbia o tesser nuvole.
[55]
Il suo dedicarsi assiduamente alla poesia rientra, almeno in parte, nella terapia delloccupazione, ma se in apparenza la poetessa sembra
sminuire i suoi versi come frutto di unattivit necessaria per superare le angosce e il grigiore della vita quotidiana, ci non deve in alcun
modo trarre in inganno. Fare poesia non un passatempo per Vittoria Aganoor, molte volte parla allamica lontana della fatica dello scrivere,
dello studio assiduo, dellattenzione continua, dellapplicazione intensa a questa attivit tuttaltro che ludica per lei.
[56]
Non si tratta certo di
chiacchiere da salotto mondano, bens di pagine in cui spicca ben chiara la coscienza delle difficolt oggettive di essere donna e di essere
poeta, dualismo conflittuale che lAganoor vorrebbe superato e composto nellessere considerata poeta in senso assoluto e senza etichette.
Allamica, che le aveva scritto il giudizio di due suoi ospiti su di lei come poetessa, risponde con parole indispettite spia della piena
consapevolezza di s e della seriet del suo lavoro poetico: In quanto allavermi giudicata una cara e amabile poetessa permettimi chio
non ne vada orgogliosa. Sono due gentili aggiunti, buoni per una donnina mondana; ma confesso che chi studia, e suda (in certo modo) per
far qualcosa che non sia assolutamente indegno dellarte, non pu certamente apprezzare simili epiteti i quali evidentemente ne velano
cortesemente altri due: insulsa, scipita.
Io non dico di non meritarli, anzi li meriter certo ma tu potevi risparmiarmi un po damaro, tacendo il responso dei due poeti commensali
vostri.
[57]
A questo suo sfogo orgoglioso si addice perfettamente la gi citata definizione che di lei diede Matilde Serao: ella fu, in umile e pur
orgogliosa dedizione, una poetessa e solo una poetessa.
[58]
Chiaramente le d molto fastidio, e non riesce a nasconderlo, il fatto che la sua
attivit poetica venga considerata unoccupazione secondaria, quasi un hobby da signorina di buona famiglia, mentre ella vorrebbe che il frutto
del suo lavoro venisse giudicato per le qualit effettive, non con paternalismo e condiscendenza tipicamente maschili in quanto poesia
composta da una rappresentante del gentil sesso. Come molte letterate del suo tempo, Vittoria Aganoor cerca il progresso individuale e
soggettivo, cio laccettazione da parte dellopinione pubblica della normalit dello scrivere come professione e status sociale,
[59]
per
questo nella lettera da Venezia, 13 Giugno 1898 indirizzata a Domenico Gnoli ella sbotta un po stizzita: Ah! noi povere donne come siamo
giudicate piccine, meschine miserine da voialtri fortissimi eletti!
[60]
Non si pu infine trascurare di segnalare una presenza, forse di poco spicco ad una prima lettura, che accompagna lo scrivere dellAganoor a
Marina Baroni e fa da sfondo o addirittura diventa protagonista dellamichevole conversare. Questa presenza costituita dalla natura con le sue
mutazioni stagionali e con le sue variazioni atmosferiche.
Dotata di una sensibilit metereopatica, facilmente individuabile da numerose sue affermazioni che spiegano come il suo umore fosse spesso
influenzato dalle condizioni del tempo, la poetessa abbina alle descrizioni di avvenimenti o, pi di frequente, di stati danimo riferimenti ai
fenomeni naturali, traendo da questi anche spunti per trovare conforto e speranza, o semplicemente spiegazioni plausibili, in diverse sue
situazioni emozionali.
Spesso bisogna sottolineare che, trattandosi di lettere damicizia e non di prosa letteraria, il discorso aganooriano si serve di topoi piuttosto
banali e scontati: lautunno, per esempio, stagione malinconica e per eccellenza legata alla commemorazione dei defunti o, ancora, un raggio
di sole che sbuca luminoso dalle nuvole suscita sensazioni e disposizioni danimo positive, tuttavia il valore di vissuto in prima persona di
cui ella li pervade che li fa balzare agli occhi del lettore, pur rimanendo in queste circostanze immagini accessorie e comprimarie.
Invece in certi casi la natura nel proprio dispiegarsi davanti allo sguardo colmo di stupore della poetessa diventa protagonista e le ispira
pagine di prosa poetica, magari partendo da un banale argomento, come quello dei caloriferi: E non stanno per isbocciare le viole, e su
lontani smisurati terrazzi di aeree magioni mille valletti non istanno ora svolgendo e battendo e spazzolando gli sterminati tappeti che
copriranno tra poco le nostre belle praterie? Quando la natura distende i suoi verdi velluti, noi li togliamo dai nostri salotti, vergognosi
del confronto, e i caminetti cessano dal brontolare e i caloriferi dal rovinare i polmoni della gente. Evviva dunque la Primavera e persuadi
Silvia che non istar molto a venire il buon tepore e lazzurro, e dei caloriferi non sapr che fare. Proprio mentre ti scrivo un bel raggio di
sole mi ride sul foglio, in questa piccola zona doro quante visioni di campi, di monti, di strade bianche tra due siepi fiorite, di ripe
erbose, di giovinezza, di Aprile!
[61]
Ma in alcuni momenti, soprattutto in certe lettere inviate dopo la morte della madre Giuseppina, la natura, che per lei era sempre stata
simbolo e buona compagna del suo sentire, diventa leopardianamente matrigna, come se lAganoor non la percepisse pi vicina e partecipe, o,
pi probabilmente, come se ella stessa non si sentisse pi partecipe del mondo, divisa e separata da tutto e da tutti pietrificata nella solitudine
di unindicibile sofferenza. Ella allora affida alla conversazione in absentia con la sua mammina lo sgomento e il mal celato senso di rabbia di
fronte alla natura che, indifferente e impassibile, continua ad essere florida e lussureggiante come prima: Il padrone della villa , come gi
saprai, assente sicch potemmo a tutto nostro agio girare per i viali deserti, e soffermarci a lungo dinanzi al meraviglioso panorama del
golfo, delle ville sparse, della citt pi lontana e il Vesuvio infondo. Tutta quella bellezza ci pareva inutile ormai, mentre i due giovani e
brillanti occhi che lo contemplavano estasiati, poco pi di un anno fa credo, sono chiusi per sempre.
E a noi pure, cui la recente ferita cos bruciante, e a noi pure tutta quella pompa di colori e di luce faceva male. Come? due tombe si
sono spalancate divorando la nostra gioia e il sole sempre trionfalmente luminoso, e il cielo sempre beatamente turchino, e questo mare
par ridere del suo lido magico, compiacersi delle sue isole fascinatrici e ancora i pendii sono tutti in fiore, e ancora gli aranci mandano
folate dintenso odore e tutto in festa ancora? ah che cosa per il vasto mondo lo sparire dun umano? generazioni e generazioni sono
scomparse, regni e regni caduti, citt e citt inabissate E per questo? E una crisi ministeriale commove e perturba le menti; e, e i piccoli
umani si riuniscono in una piccola Camera per discutere sui destini umani! Poveri ciechi che siamo!
[62]
Evidentemente in questa occasione si venuta a creare una stonatura tra il suo spirito prostrato dalla sofferenza e la rigogliosa natura
dellestate; il disgiungimento quindi inevitabile, ma solo momentaneo, daltra parte il mondo naturale coi suoi ciclici mutamenti, centrale
anche nella produzione poetica aganooriana, per lei irrinunciabile, quasi fosse un alter ego.
Specialmente la stagione preferita da Vittoria Aganoor, qualche volta scritta anche con la maiuscola, la primavera, simbolo della vita che si
risveglia dal lungo sonno invernale, torna frequentemente nelle lettere a Marina Baroni. Alla poetessa basta un timido raggio di sole o il dono
di un piccolo fiore per richiamarla alla memoria o presagirla foriera di rinascita e novit, di consolazione e di conforto, pur se effimeri e
passeggeri nel doloroso destino di ogni vita umana.
[63]
Come scrisse Benedetto Croce parlando dellopera poetica di Vittoria Aganoor: La vita dolore; e piena di cose belle e dolci, che sono
lenimenti, ma insieme incitamenti allo strazio: - questo ella sente e non teorizza. Il vero canto filosofico dellAganoor non sono gli inni alla
gioia o alla fratellanza, ma lode alla Primavera, che ogni anno torna al mondo consolatrice e melanconica, perch consapevole della
transitoriet perpetua della sua consolazione e del perpetuo ritorno dei mali.
[64]
Le poesie conservate nelle lettere
Di grande rilievo nelleconomia complessiva di queste lettere damicizia a Marina Baroni sono i componimenti poetici di Vittoria Aganoor,
la quale, sin da giovanissima, si era dedicata alla poesia sotto la guida magistrale del vicentino Giacomo Zanella.
[65]
Ella, poich stimava tantissimo la mammina Marina e teneva in gran conto le sue opinioni e i suoi giudizi, visti i trascorsi letterari, ma
soprattutto in quanto aveva una confidenza filiale con lei, dabitudine le inviava versi semplicemente per farglieli leggere o molto spesso per
sottoporli al suo vaglio critico e talvolta, se capitava, anche a quello del grande poeta Giosu Carducci, amico piuttosto intimo del conte
Giuseppe Pasolini Zanelli, marito della figlia della contessa bassanese.
[66]
Per questo motivo in diverse lettere Vittoria Aganoor inserisce il testo manoscritto di alcune sue poesie. I componimenti conservati in questo
corpus epistolare sono:
Pioggia dautunno (lettera da Napoli, 23 Gennaio 1882, Epistolario in corso, XII. 3. 3048);
Paesaggio romano (lettera da Napoli, 1 Giugno 1882, Epistolario in corso, XII. 3. 3049, pubblicata in volume col titolo Paesaggio estivo),
Desiderio inconsulto (fascicolo separato, s. l., ante 6 Settembre 1882, Epistolario in corso, XII. 3. 3);
Fantasmi di grandi (lettera da Basalghelle, 10 Febbraio 1888, Epistolario in corso, XII. 3. 3050);
Note (lettera da Basalghelle, 29 Aprile 1888, Epistolario in corso, XII. 3. 3051, senza titolo nella lettera);
I cavalli di San Marco (due copie identiche una allegata alla lettera da Basalghelle, 30 Gennaio 1890 e laltra in fascicolo separato,
Epistolario in corso, XII. 3. 3066);
2 Novembre (lettera da Basalghelle, 16 Novembre 1890, Epistolario in corso, XII. 3. 3068);
Agonia e In treno (lettera da Basalghelle, 22 Febbraio 1894, Epistolario in corso, XII. 3. 3083);
Nova primavera, (lettera da Venezia, 28 Marzo 1894, Epistolario in corso, XII. 3. 3084, senza titolo nella lettera);
Sotto le stelle (lettera da Basalghelle, 25 Ottobre 1894, Epistolario in corso, XII. 3. 3085);
Mai (fascicolo separato, s. l., s. d., Epistolario in corso, XII. 3. 2);
Natale 1895 (lettera da Venezia, 16 Dicembre 1895, Epistolario in corso, XII. 3. 3095);
E nel mio sogno (lettera da Venezia, 21 Marzo 1896, Epistolario in corso, XII. 3. 3097);
Natale (lettera da Perugia, 30 Dicembre 1903, Epistolario in corso, XII. 3. 3155);
Passeggiata francescana (lettera da Perugia, 18 Agosto 1907, Epistolario in corso, XII. 3. 3169);
Quale ballata mai (lettera in versi da Cava dei Tirreni, Casa Della Corte, s. d., Epistolario in corso, XII. 3. 1);
O abitanti dellitalo stivale (fascicolo separato, s.l., s. d., Epistolario in corso, XII. 3. 3066).
Inoltre nella lettera da Venezia, 24 Aprile 1889 (Epistolario in corso, XII. 3. 3059) Vittoria Aganoor afferma di aver inviato alla Baroni le sue
poesie Alba e Prima luce che non si sono conservate; cos come non si sono conservati il bozzetto in prosa intitolato Dal vero e la poesia
Abenezer, che la poetessa dice di aver spedito nella lettera da Basalghelle, 28 Ottobre 1895 (Epistolario in corso, XII. 3. 3090), e una
traduzione dal russo di cui ella parla in quella da Venezia, 19 Aprile 1897 (Epistolario in corso, XII. 3. 3103).
[67]
La maggior parte dei testi poetici rinvenuti tra le lettere a Marina Baroni furono pubblicati con pi o meno varianti dalla stessa Aganoor nei
suoi volumi Leggenda eterna e Nuove liriche
[68]
o nel volume postumo VITTORIA AGANOOR, Poesie complete, a cura di LUIGI
GRILLI, Firenze 1912 (2^ edizione 1927).
Tre poesie, oltre alla lettera in versi indirizzata a Marina Baroni o forse alla figlia di lei, Silvia, invece non sono mai state pubblicate dalla
poetessa n dal Grilli: Note, 2 Novembre e O abitanti dellitalo stivale. In seguito Note e 2 Novembre furono presentate per la prima volta al
pubblico nel 1923 da Venanzio Todesco nel suo contributo Per la cronologia di alcune liriche di Vittoria Aganoor;
[69]
recentemente Patrizia
Zambon le ha ripresentate insieme a O abitanti dellitalo stivale, per la prima volta pubblicata, in ANTONIA ARSLAN-PATRIZIA
ZAMBON, Inediti aganooriani.
[70]
Oltre a mandare sue poesie, nelle lettere alla Baroni la poetessa, come parlando del pi e del meno, discute alcune sue composizioni. Talvolta
rileva lucidamente imperfezioni e manchevolezze di determinati versi, come nella lettera da Basalghelle, 29 Aprile 1888, riferendosi alla
poesia Note, quando scrive: Senti: in quanto ai versi, te li scrivo qu dietro, ma non ne sono molto contenta; non sono in un buon periodo
n per creazione n per ripulimento.
[71]
Qualche altra volta li difende cercando di chiarirli allinterlocutrice; cos accade nella lettera da Venezia, 2 Febbraio 1895: Ora mi prover a
difendere le strofe incriminate dInferma.
Parole come impresse
Sul foglio con un ferro
Rovente Cos a noi parve, e che ardesse
Il foglio etc. etc.
E alzammo gli occhi a guardare se i nostri libri, le carte, i nostri famigliari oggetti, (che sono i compagni e gli amici nostri,) stessero
fermi al loro posto, ignavamente, mentre la nostra ultima fede (cio la fiducia, la speranza, la credenza e la sicurezza in un essere caro, in
un carattere da noi stimato, in una promessa che ci riposava etc. etc. etc.) andava in precipizio.
Ecco Marina mia il pensiero che evidentemente ho male espresso giacch tu non lhai afferrato bene.
[72]
In alcuni casi spiega lhumus fertile da cui certi testi poetici erano scaturiti; nella lettera da Venezia, 16 Dicembre 1895, parlando della stesura
della poesia Natale 1895 e confessando il suo debito verso lamica, scrive: La tua lettera tutta vibrante di piet e di apprensione per i nostri
poveri fratelli lontani mi ha suggestionata, come ora si dice, e nel pensiero del vicino Natale scrissi alcune strofe che ti mando e che sono
pi tue che mie. E davvero un crepacuore questa tragedia africana.
[73]
Inoltre le capita anche di dover riconoscere la sterilit di ispirazione da cui certe liriche doccasione avevano preso forma scritta senza
soddisfarla; per esempio nella lettera da Basalghelle, 29 Settembre 1898, accennando alla forzata composizione di Per nozze, sbotta
indispettita: Quei banalissimi versi che avrai veduti (non so proprio perch) riportati dal Fanfulla del 21 Settembre e dal Don
Chisciotte del 22, voglio tu sappi chio li scrissi per forza e pregata e seccata da quel Boccafurni che present lalbum della
Brunamonti.
[74]
Ancora seguendo la traccia epistolare, frammentaria per lo pi in quanto gli argomenti si trovano dispersi ora qui ora l senza una qualche
organicit e continuit espositiva da parte dellautrice, si possono ripercorrere le vicende di un certo numero di poesie nella pubblicazione in
rivista e del volume Leggenda eterna si in grado di fissare alcuni momenti salienti.
Per di pi, di contorno a questa sua attivit letteraria, possibile scorgere, seppur di sfuggita, qualche aspetto del mondo intellettuale a lei
contemporaneo e individuare qualche accenno, anche biografico, ad alcuni personaggi illustri di quegli anni da Giosu Carducci a Giacomo
Zanella, da Enrico Nencioni ad Antonio Fogazzaro, da Ada Negri ad Alinda Bonacci Brunamonti, da Cesare Pascarella a Domenico Gnoli, da
Enrico Panzacchi ad Oscar Chilesotti, con taluni dei quali la poetessa intratteneva pure una corrispondenza.
Soprattutto bisogna sottolineare che linvio di poesie, il manoscritto delle quali purtroppo non sempre si conservato e dellesistenza del
quale si sa in quanto la Aganoor nel testo della lettera afferma di averlo allegato, estremamente importante dal punto di vista critico poich,
come gi acutamente spiegava Venanzio Todesco, ci guida preziosa per determinare la data di composizione di molte delle liriche che
resero famoso il nome dellAganoor. Di alcune di esse, inoltre, troviamo qui una redazione diversa da quella della stampa: il confronto
quindi ci serve a stabilire la scrupolosit artistica dellautrice e a seguirla nella sua opera di correzione e di ripulimento, che non il
travaglio di una prima stesura, ma il trapasso da una redazione definitiva ad una ulteriormente elaborata.
[75]
Infine interessante segnalare lesistenza in questo epistolario di una breve prosa letteraria, che la poetessa aveva scritto su una pergamena da
lei confezionata per spedirla come regalo alla Baroni. LAganoor ricopia il testo da lei vergato sulla pergamena in fondo alla lettera da
Venezia, 18 Maggio 1892 che accompagna il dono, per facilitarne la lettura da parte della destinataria. Questa composizione stata di recente
pubblicata per la prima volta da Patrizia Zambon a p. 32 del gi citato ARSLAN-ZAMBON, Inediti aganooriani.
Caratteristiche delle lettere damicizia
Lepistolario aganooriano a Marina Baroni una raccolta di lettere che, seguendo la nota classificazione ciceroniana, possono essere definite
familiares,
[76]
o pi semplicemente, come si ritenuto corretto chiamarle sino ad ora, damicizia. Entrambe le definizioni tengono conto sia
del contenuto, in pratica vicende dellanima di Vittoria Aganoor, sia delle caratteristiche del modus scribendi, tutto teso per volont
dellautrice a realizzare su carta la spontaneit e la colloquialit tipiche della conversazione parlata.
Date queste premesse, nel corpus epistolare a Marina Baroni, proprio perch si tratta di lettere damicizia, la lingua, lo stile, il lessico non
sono per nulla formali e ricercati, se non in parte nelle prime missive conservate dove la Aganoor utilizza ancora in segno di rispetto la terza
persona per rivolgersi alla contessa amica di famiglia.
Ripetuto luso di vezzeggiativi, diminutivi, superlativi assoluti affettuosi e colloquiali, nonch di certe parole e di certi modi di dire di
origine dialettale in nome della loro maggiore efficacia espressiva, ma anche molto pi confidenziali tra due amiche.
Lintento perseguito evidentissimo: lautrice vuole comunicare, parlare alla destinataria come se ella fosse presente. Le frequenti ripetizioni
in apertura di lettera, del tipo Cara, cara la mia Marina, sembrano quasi mimare la festosa accoglienza sulluscio della visitatrice da parte
dellAganoor felice di vederla e di poter discorrere con lei.
La stesura dei testi sembra essere avvenuta in presa diretta, non pare infatti che la poetessa usasse fare delle minute per queste lettere e ci
risulta lampante ad un semplice sguardo dinsieme ai fogli colmi di correzioni e cancellature poste in corso di scrittura e non in fase di
revisione.
La grafia talvolta poco chiara, quando il pensiero detta pi velocemente di quanto possa andare la mano; in altre occasioni poi caratteri
enormi e molto distanziati denunciano la fretta o la concitazione mentale del momento.
[77]
La punteggiatura qualche volta manca o
insufficiente e lortografia risulta spesso oscillante e in certi casi non corretta sotto lurgere del concetto da esprimere.
Inoltre, laddove Vittoria Aganoor ha molto da dire allamica niente la preoccupa, persino i limiti materiali imposti dal foglio di carta non la
ostacolano: ella prende liberamente possesso di ogni piccolo spazio bianco offertole dalla pagina e, nel momento in cui questo viene a
mancarle, per non perdere il filo del discorso, si spinge a scrivere anche trasversalmente sopra il testo gi redatto in precedenza. Esemplare a
questo proposito la lettera da Vena doro, 22 Luglio 1889 a Silvia, figlia dellamica Marina, in cui lautrice scrive in uno stato di
concitazione che si riflette sulla stesura materiale del testo attraverso una grafia poco chiara, che diventa quasi incomprensibile e indecifrabile
allorch, presa dallincalzare delle sue argomentazioni, la situa sopra le righe precedentemente vergate.
[78]
Ma la Aganoor non sta scrivendo prosa letteraria, sta colloquiando con unamica lontana ed perci valida soprattutto qui, per queste lettere
alla Baroni, la giustificazione che ella manda a Domenico Gnoli: Non sono pi i tempi di certi rigori; almeno le lettere si scrivono come la
penna getta nel momento pi o meno frettoloso dello scrivere e occorre, anche nei fratelli illustri un po dindulgenza o la cosa diventa
impossibile, dico di corrispondere con i pezzi grossi della letteratura. Io poi ho poco tempo e corro sempre scrivendo come sospinta da
quella tal bufera infernale, commetter talora anche qualche sfarfallone ortografico e grammaticale []
Ah talora un po danarchia fa tanto bene!
Nelle mie lettere ce n un po troppa e lei ha ragione; talora lascio un periodo senza coda, talora mi riesce di fabbricarlo senza testa, ma
tanto riesco ugualmente a farmi capire, e questo io credo sia il punto importante, specialmente nelle lettere.
[79]
Infinite poi sono le sottolineature, sovente in gradatio da una a tre, che ella usa come segno grafico caratterizzante per mettere in rilievo gi al
primo colpo docchio una parola o un concetto, ma non solo, le servono anche per esprimere graficamente e visivamente lo stato emotivo del
suo animo tanto sensibile. Allo stesso modo ella adopera le numerose ripetizioni di parole identiche, spesso da un minimo di due ad un
massimo di quattro, al fine di reiterare o enfatizzare unespressione o un concetto per lei importante.
Frequenti sono i puntini sospensivi, il pi delle volte impiegati in nome di quella sua sorveglianza interiore, ma, pensabile, del tutto
intelligibili dalla destinataria nel loro significato pi recondito, come se volesse dire: Marina non dico di pi, tanto tu sai perfettamente ci
che intendo.
Ella era ben conscia dei difetti delle sue lettere tant che, con spirito alquanto ironico, scrive a Domenico Gnoli: Questa che vede qui in
alto la chiesa della Salute, o cio della Madonna della Salute e ad essa mi raccomando mattina e sera perch mi tenga nella sua
protezione e mi dia forza bastevole a difendermi contro gli attacchi dei miei buoni amici alla mia calligrafia, alla mia grammatica, alle mie
sottolineature e alla mia (ahim) indeterminatezza.
[80]
Sono tutti espedienti che non sembrano rispondere ad un intento letterario e artistico dellautrice; sembrano al contrario servirle per
rappresentare sul supporto scrittorio, attraverso una sorta di gestualit grafica, se cos si pu definire, la conversazione parlata tra due care
amiche lontane, altrimenti fatta, se fossero state effettivamente luna accanto allaltra, di discorsi e accompagnata da espressioni del volto e
atteggiamenti del corpo, a volte pi chiari ed eloquenti di qualsiasi parola effettivamente pronunciata. E per questa ragione che sono stati tutti
fedelmente mantenuti e riprodotti o sono stati segnalati, per non privare di spontaneit e di calore umano queste lettere damicizia.
Descrizione del corpus epistolare
Linsieme delle lettere di Vittoria Aganoor a Marina Baroni, a tuttoggi ancora inedito, costituito da 147 lettere e 5 testi poetici in fascicolo
separato, che coprono un arco di tempo che va dall11 Novembre 1881 al 21 Dicembre 1909.
Esse si trovano nella Biblioteca del Museo Civico di Bassano del Grappa (VI) da 12 Gennaio 1923 grazie al legato della figlia di Marina
Baroni, Silvia Baroni Pasolini, e sono segnate Epistolario in corso, XII. 3. 3047-3192.
Due di queste lettere, una da Vena doro (BL) del 22 Luglio 1889 e segnata Epistolario in corso, XII. 3. 3065, laltra senza data e senza luogo
di provenienza e segnata Epistolario in corso, XII. 3. 3192, sono indirizzate alla figlia di Marina Baroni, Silvia Baroni Pasolini.
Una lettera da Basalghelle del 2 Ottobre 1888 fu scritta met da Vittoria Aganoor e met da sua madre Giuseppina Pacini Aganoor e porta la
segnatura Epistolario in corso, XII. 1. 3037, perch conservata, nella stessa biblioteca, nel plico della corrispondenza della seconda.
Unaltra lettera da Venezia del 13 Febbraio 1892 inserita tra quelle della sorella Maria conservate presso la stessa biblioteca ed segnata
pertanto Epistolario in corso, XII. 2. 3044, ma sicuramente di Vittoria Aganoor sia per la grafia, sia, soprattutto, per la firma. Infine
unaltra ancora, segnata Epistolario in corso, XII. 3. 3175, risulta mancante dal 2-470, come a suo tempo segnal larchivista della Biblioteca
del Museo Civico di Bassano del Grappa.
Gli autografi delle lettere di Vittoria Aganoor a Marina Baroni sono per lo pi in buono stato di conservazione; sono senza busta, ma quasi
tutte portano data e luogo di provenienza di mano della mittente; soltanto 18 mancano del luogo o della data o presentano una data
incompleta.
Le lettere sono state disposte nellordine cronologico ricostruito mediante le datazioni originali apposte dallautrice e, quando queste erano
assenti, ricavando le date dai riferimenti interni alle lettere stesse, tutti i riferimenti o le congetture che hanno portato alla datazione sono stati
esplicitati in nota. Le date congetturate sono state segnalate tra parentesi quadre.
Per semplicit di fruizione le lettere sono state numerate progressivamente con numeri romani, mentre a fianco di questi stata riportata in
corsivo la relativa segnatura della Biblioteca per facilitarne il ritrovamento in quanto la trascrizione degli autografi non segue lordine dato
dallarchivista.
Criteri di trascrizione
Durante la trascrizione delle lettere sono state conservate, come dalloriginale, le oscillazioni grafiche, lalternanza delle scempie e delle
geminate, le particolarit di tipo ortografico e sintattico e luso della punteggiatura. Sono state mantenute inoltre le maiuscole, le
sottolineature e i puntini sospensivi in quanto rappresentano una caratteristica peculiare della prosa epistolare di Vittoria Aganoor.
Per quanto riguarda i titoli delle opere e delle riviste letterarie citate, quando sono stati segnalati dallautrice con la sottolineatura sono stati
resi in corsivo e la sottolineatura e stata mantenuta, quando lautrice non li ha segnalati in nessun modo sono stati resi in corsivo.
Inoltre sono stati resi in corsivo i termini stranieri, latini e quelli dialettali.
Si avverte che, oltre a chiarire riferimenti e congetture per la datazione di alcune lettere e ad informare su eventuali interventi sul testo o
difficolt di lettura dello stesso, nelle note si cercato:
di fornire, quando era rilevante, anche alcune caratteristiche fisiche della lettera, come illustrazioni, tipo di carta, intestazioni, etc;
di identificare, non riuscendovi sempre, le varie persone nominate dallautrice;
di chiarire alcuni particolari inerenti a fatti, persone e situazioni ai quali accenna la Aganoor;
di dare notizie sui testi poetici che la poetessa inviava alla Baroni o ai quali alludeva durante il suo discorso.
Si inoltre ritenuto utile riprodurre in coda a qualche lettera il testo di alcune poesie, seguendo la lezione del volume VITTORIA
AGANOOR, Poesie complete, a cura di LUIGI GRILLI, Firenze 1912, quando, pur non essendosi conservato il manoscritto, lautrice afferma
di averle inviate alla destinataria con la lettera, per offrire al lettore una maggiore completezza. Anche di questi interventi integrativi si dato
notizia nelle note.
Le lettere dellappendice
Anche tutte le lettere di Giuseppina Pacini Aganoor, di Virginia Aganoor Mirelli, di Angelica Aganoor e di Maria Aganoor indirizzate a
Marina Baroni trascritte in appendice sono conservate dal 12 Gennaio 1923 presso la Biblioteca del Museo Civico di Bassano del Grappa (VI)
per legato della medesima figlia della contessa bassanese.
Il corpus epistolare di Giuseppina Pacini Aganoor a Marina Baroni costituito da 14 missive appartenenti al periodo dal 19 Giugno 1872 al 3
Agosto 1897. Di queste, 12 lettere portano la segnatura Epistolario in corso, XII. 1. 3032-3043, mentre una senza luogo di provenienza e
datata 19 Giugno 1872 e unaltra da Basalghelle datata 21 Novembre 1888 sono segnate rispettivamente Epistolario in corso, XVIII. 3. 5473
e 5474. Una lettera da Basalghelle del 2 Ottobre 1888 fu scritta met da Giuseppina Pacini Aganoor e met dalla figlia Vittoria Aganoor e,
pur essendo conservata nel plico della corrispondenza materna con segnatura Epistolario in corso, XII. 1. 3037, stata trascritta nel corpus
delle lettere della figlia anzich in appendice.
Gli autografi delle lettere di Giuseppina Pacini Aganoor a Marina Baroni sono in buono stato di conservazione e, pur mancando di busta,
sono tutte datate, magari in modo incompleto, dalla mano dellautrice.
Le lettere di Virginia Aganoor Mirelli sono 4:
Oderzo, 26 Ottobre 1902 (Epistolario in corso, XIV. 16. 4228);
Napoli, 19 Maggio 1910 (Epistolario in corso, XIV. 16. 4229);
[Oderzo], 13 Ottobre 1811 (Epistolario in corso, XIV. 16. 4230);
Torre del Greco, s.d. (Epistolario in corso, XIV. 16. 4231).
Tutte sono in buono stato di conservazione.
Le lettere di Angelica Aganoor sono 2:
Firenze, 10 Marzo 1882 (Epistolario in corso, XVIII. 2. 5471);
[Basalghelle], 20 gennaio 1913 (Epistolario in corso, XVIII. 2. 5472).
Entrambe sono in buono stato di conservazione.
Le missive di Maria Aganoor sono costituite da una cartolina postale, piuttosto malridotta, da Venezia del 25 Dicembre 1892 con segnatura
Epistolario in corso, XII. 2. 3045 e una lettera acefala, quindi mancante di luogo di provenienza, di data e di destinatario, segnata Epistolario
in corso, XII. 2. 3046. Tra questa corrispondenza conservata una lettera, segnata Epistolario in corso, XII. 2. 3044, che per, come si gi
detto, della sorella Vittoria.
Tutti gli autografi di Giuseppina Pacini Aganoor, di Virginia Aganoor Mirelli, di Angelica Aganoor e di Maria Aganoor sono stati ordinati e
trascritti seguendo gli stessi criteri utilizzati per linsieme delle lettere di Vittoria Aganoor.
Vittoria Aganoor: cenni biografici
La nobile e ricca famiglia degli Aganoor era originaria dellArmenia e da qui, dopo alcuni trasferimenti in Oriente, nel 1835 giunse in Europa
dove si stabil in successione prima a Parigi, poi a Venezia e infine a Padova.
Vittoria Aganoor nasceva proprio qui a Padova, ultima di cinque figlie, il 26 Maggio 1855 da Edoardo e dalla milanese Giuseppina Pacini.
Ella, con le sue sorelle Angelica, Maria, Elena e Virginia, pass linfanzia e la prima giovinezza nella citt di SantAntonio, dimorando nella
casa detta degli Armeni in Prato della Valle non molto distante dallantica Basilica di Santa Giustina, dove si erano sposati i suoi genitori e
dove era stata battezzata.
Andrea Maffei e Giacomo Zanella furono i suoi primi maestri.
Intorno alla met degli anni Settanta del XIX secolo, Vittoria con tutta la sua famiglia si trasfer precipitosamente a Napoli a causa del primo
manifestarsi dei problemi psichici della sorella Maria. Soltanto negli anni Ottanta gli Aganoor poterono ritornare nel Veneto, fissando a loro
dimore la villa di campagna di Basalghelle, nei pressi di Mansu, vicino ad Oderzo (TV), e la casa di Venezia al Ponte dei Greci n. 3405.
In tutti questi anni la Aganoor aveva continuato gli studi e affinato il suo talento poetico. In seguito cominci a collaborare con alcune riviste
italiane, pubblicando alcune sue liriche e facendosi cos conoscere nellambiente letterario. Tuttavia ella conduceva una vita piuttosto ritirata e
schiva, dedicandosi alla cura dellanziana madre e tenendosi in contatto col mondo soprattutto per mezzo di una fitta rete di corrispondenza
con amici e letterati, tra cui spiccavano Enrico Nencioni, Domenico Gnoli e Neera.
Dopo la morte della madre nel Marzo 1899, la Aganoor per esaudire un desiderio di lei decise di dare alle stampe una raccolta di versi che usc
a Milano per i tipi delleditore Treves nel 1900 col titolo Leggenda eterna. Il volume riscosse un notevole successo e nel 1903 ne fu
approntata una seconda edizione a Torino. Nel frattempo, il 28 Ottobre 1901, la poetessa, non pi giovanissima, si era sposata col deputato
perugino Guido Pompilj ed era andata a vivere a Perugia.
Nel 1908 diede alle stampe una seconda raccolta di versi dedicati al marito intitolata Nuove liriche.
Mor nella notte tra il 7 e l8 Maggio 1910 a causa delle complicazioni di un intervento chirurgico per lasportazione di un tumore alle ovaie.
Il marito, poche ore dopo la sua morte, si suicid sul suo cadavere per lincapacit di vivere senza di lei. La duplice morte suscit dolore e
turbamento in tutta Italia e allestero.
Bibliografia essenziale
TESTI
AGANOOR V., Leggenda eterna, Milano, Treves, 1900;
AGANOOR V., Leggenda eterna, 2^ ed., Torino, Roux e Viarengo, 1903;
AGANOOR V., Nuove liriche, Roma, Biblioteca della Nuova Antologia, 1908;
AGANOOR V., Poesie complete, a cura di L. GRILLI, Firenze 1912;
AGANOOR V., Lettere a Vittorio Betteloni (1877, 1903, 1906), in BETTELONI V., Discorso commemorativo. Carteggio e bibliografia, a
cura di G. BIADEGO, Verona 1912, pp. 74 e 77-80;
AGANOOR V., Lettera a Maria Villari Nono, in VILLARI L. A., Storia di autografi, Sarno 1914, pp. 44-47;
AGANOOR V., Poesie complete, a cura di L. GRILLI, Firenze 1927;
AGANOOR V., Lettere a Domenico Gnoli, a cura di B. MARNITI, Caltanissetta-Roma 1967;
AGANOOR, V., Lettere a Giacomo Zanella (1876-1888), a cura di A. CHEMELLO, Mirano (VE) 1996;
ARSLAN A., Unamicizia tra letterate: Vittoria Aganoor e Neera (con 23 lettere inedite), in Quaderni Veneti, V (1988), pp. 35-74;
ARSLAN A.- ZAMBON P., Inediti aganooriani, in Quaderni Veneti, V (1988), n. 7, pp. 7-32;
CALCATERRA C., Un romanzo vissuto di Vittoria Aganoor, in La lettura, 1 Febbraio 1924, pp. 129-138;
CAVALLI G., Spigolature dallEpistolario Aganoor I-III, in Padova e la sua provincia, XII (1966), n. 2, pp. 3-6; n. 4, pp. 14-17; n. 5, pp.
14-19;
PIMPINELLI P., Lettere damore a Vittoria Aganoor, in Perugia, novembre-dicembre 1956, pp. 7-13;
PIMPINELLI P., Lettere di Leopoldo Tiberi a Vittoria Aganoor , in Bollettino della deputazione di storia patria per lUmbria, LXX
(1973), fasc. I, pp. 41-86;
PIMPINELLI P., Lettere di Enrico Nencioni a Vittoria Aganoor , in Bollettino della deputazione di storia patria per lUmbria, LXX
(1973), fasc. II, pp. 141-187;
ZAVATTI S., Lettere inedite di Vittoria Aganoor e delle sue sorelle, in Padova e la sua provincia, XIX (1973), n. 2, pp. 10-13.
STUDI
ALINOVI A., Vittoria Aganoor Pompilj, Milano 1921;
BALDACCI L., Vittoria Aganoor, in Poeti minori dellOttocento, I, Milano-Napoli, 1958, pp.1173-1182;
BORGESE G. A., In morte di Vittoria Aganoor, in La vita e il libro, 2, Bologna 1928, pp. 172-175;
BOSCO U., Vittoria Aganoor Pompilj, in Enciclopedia Italiana di Scienze, Lettere ed Arti, I, Roma 1935 e ss., p. 833;
CAVALLI G., Da Barlumi (reminiscenze): Vittoria Aganoor, in Padova e la sua provincia, XI (1965), nn. 11-12, pp. 3-8;
CAVALLI G., Laspetto umano di Vittoria Aganoor, in Padova e la sua provincia, XV (1969), nn. 8-9, pp. 26-30;
COLUMMI CAMERINO M., Vittoria Aganoor, il sogno, la ragione. Appunti su Leggenda eterna , in Quaderni Veneti, V (1988), n. 7,
pp. 91-102;
COSTA ZALESSOW N., Vittoria Aganoor, in Scrittrici italiane dal XIII al XX secolo. Testi e critica, Ravenna 1982, pp. 248-253;
CROCE B., Vittoria Aganoor, in Letteratura della nuova Italia, II, Bari 1943, pp. 377-384;
DI GIOVANNA M., La poesia Vittoria Aganoor, in Atti dellAccademia di Scienze, Lettere ed Arti di Palermo, serie IV, XXXIII (1973-74),
Parte II, fasc. I, pp. 19-73;
DRAGO A., La poetessa e il deputato, in I furiosi amori dellOttocento, Milano 1946, pp. 267-298;
FERRUGGIA G., Leggenda eterna di Vittoria Aganoor, in Rassegna Nazionale, 114 (1900);
FIOCCHI S., La lirica di Vittoria Aganoor tra autobiografia e dannunzianesimo, in Quaderni Veneti, VI (1989), n. 10, pp. 169-179;
FIOCCHI S., Vittoria Aganoor, in Le stanze ritrovate: antologia di scrittrici venete dal Quattrocento al Novecento, a cura di A. ARSLAN,
A. CHEMELLO e G. PIZZAMIGLIO, Mirano 1991, pp. 243-251;
FRABOTTA B. M., Alle soglie di una perduta femminilit: la Contessa Lara e Vittoria Aganoor, in Empoli, III (1983), pp. 59-71;
GUAZZARONI T., Vittoria Aganoor Pompilj, in Rivista di Roma, 14 (1910), nn. X-XI, pp. 340-342;
La Favilla, XII (1910), luglio-agosto, (fasc. in memoria di V. Aganoor e G. Pompilj);
MANCINI F., La poesia di Vittoria Aganoor, Firenze 1959;
MORETTA P., Vittoria Aganoor Pompilj, Teramo 1921;
NADIN BASSANI L., Su un autografo di Vittoria Aganoor, in Quaderni Veneti, X (1993), n. 18, pp. 187-196;
RUSSI A., Vittoria Aganoor, in Dizionario Biografico degli Italiani, II, Roma 1960 e ss., pp. 360-362;
Roma letteraria, giugno 1910 (fasc. in memoria di V. Aganoor);
SERAO M., Vittoria Aganoor, in Rivista di Roma, 14 (1910), nn. X-XI, pp. 342-344;
TODESCO V., Unamicizia di Vittoria Aganoor, Foligno 1923;
TODESCO V., Per la cronologia di alcune liriche di Vittoria Aganoor, Padova 1964.
VITTORIA AGANOOR
LETTERE DAMICIZIA A MARINA BARONI (1881-1909)
I. Epistolario in corso XII. 3. 3047
[81]
Napoli
[82]
, 11 Novembre 1881
Buona Contessa.
Che cara lettera di Mamma affettuosa e indulgente!
Quanto Le sono grata daver rubato un po di tempo ai suoi ospiti e alle sue occupazioni per donarlo a me e dirmi tante dolci cose tante
amorevoli parole!
Peccato che il dover rinunciare a vederla questo inverno me ne abbia amareggiato il piacere! Le assicuro che solo la speranza di aver spesso
Sue nuove, sebbene lontana, mitiga in parte il mio rincrescimento! Quanto sarei felice se quella cattiva della Silvia
[83]
volesse far belli i miei
poveri versi colla sua musica! ma temo di mostrarmi troppo esigente pregandola di questo; quella bionda madonna
[84]
ha sempre a sua
disposizione tante paroline dorate per dire di no alla gente con tutto il garbo del mondo!
Basta oggi stesso le scrivo e vedremo se si commove!
Il titolo di quella mia cosina che Le mandai brutto davvero ed io La faccio arbitra di modificarlo o mutarlo come meglio Le parr. Sono cos
contenta che non Le siano dispiaciuti quei miei versi. Quando Ella sar a Venezia e avr finito di preparare i suoi quartieri dinverno e La
sapr riposata e tranquilla, gliene mander altri; ora non voglio rubarle il suo tempo in questi ultimi giorni di villeggiatura che Le daranno
tanto da fare, un po per gli ospiti, un po per le disposizioni da prendersi per la partenza e per mille altre cose. Intanto sappia che non punto
compassione quella chio sento per Lei ma invece ammirazione, tenerezza, affetto vero e forte e una grande grande gratitudine pel bene chElla
a sua volta mi vuole e mi dimostra e che mi fa tanto tanto felice. Dia per me La prego un bacio al caro Tiberio e uno al fiero e intelligente
Pierino che spero si rammenti ancora di me; tutti i miei ricambiano con affetto i suoi saluti, io Le mando il meglio del mio cuore
affezionatissima
sua Vittoria
II. Ep. in corso XII. 3. 3048
Napoli, 23 Gennaio 1882
Gentile Contessa.
Avrei risposto subito alla Sua carissima che mi scriveva da Venezia, ma qui in casa sebbe una specie di piccolo ospedale. La Mamma prima
fu non bene alcuni giorni; appena usciva di letto lei, lElena
[85]
sammalava con una gastrite complicata che la tenne a letto dieci buoni
giorni; e finalmente venne la volta della Maria, presa dartrite con febbre forte tanto da sgomentarci seriamente. Ora che Le scrivo siamo,
ringraziando Dio, tutti sani e a me non par vero. Sono lieta chElla si trovi bene in Venezia e che la cara Silvia e anche i bambini godano
salute, par che linverno sia mite da per tutto questanno, qui poi Le assicuro una perfetta primavera. In questi giorni qui con noi lo
Zanella
[86]
venuto a Napoli per trattenersi un mese; si gira per musei con lui, si fanno lunghe passeggiate e conversazioni dilettose senza
apparato ma cento volte pi utili di cento lezioni regolari, io cerco profittare il pi che posso della sua bont e della sua dottrina e
immagazzinare per quando non avr pi quella guida preziosa. Cercher di scrivere la poesietta chElla mi chiede per la buona Silvia, ma
temo che, come sempre, mi risponder che non ha il tempo di musicare i miei versi. Lei veramente me lo dice sempre in un modo molto
amabile ma tanto me lo dice, ed io non vorrei parerle indiscreta insistendo.
La vecchia Plattis con Maria a Roma in festa e dovrebbe a giorni venire a Napoli, non sapevo di questa risurrezione economica dei Plattis e
ne sono davvero lieta; povera Maria, ha proprio bisogno di un po di pace!
[87]
Le scrivo dei martelliani che non parlano di morte n damore
[88]
ed aspetto chElla me ne dia il suo parere. Intanto permette che le mandi un
lungo lungo bacio in pensiero?
Vittoria sua
Pioggia dautunno
[89]
Questa mane piovuto; mentra nellampia stanza
Dalle aperte finestre, quella cara fragranza
Di pioggia che ridesta cento sogni scordati.
Abbazie scure scure, monaci incappucciati,
Vecchie selve, dimora solitaria di maghi
Dalla bacchetta doro, grotte profonde e laghi
Tetri, dal fondo verde dalighe lunghe e di folte
Torte chiome ribelli di naiadi, sepolte
Sotto quellacque.
A quando a quando, il sol percote
La parete di centro e muta tinte e note
A quel mobile mondo di fantasmi. E fuggita
Ogni strana sembianza; ecco il sole, la vita,
La giovinezza, il vero! Che riti seduttori
Che inviti in quel raggio dautunno!
Fuori
(sembra dir) laria fresca, i prati sono ancora
Verdi, e madonna Cerere dauree messi colora
I campi; oggi risplendo a festa, ma non giuro
Desser lugual domani; lo sapete sicuro
Solo listante, lora fugge e i maligni fati
Vinvidiano le gesta. Dunque fuori, sui prati
Alle colline, avanti, che linverno alle porte
Ed avr un bel risplendere se le foglie sian morte
E la neve distesa sulle zolle deserte
Di vita!
Intanto splende, dalle finestre aperte
Mentra unondata bianca e minvade la stanza
E spia per ogni dove come un bimbo in vacanza.
Fruga tra i libri, scherza sul minuto lavoro
Dei stipi, ad ogni oggetto d una pagliuzza doro
E ride!
Io vorrei correre ai colli alti, al divino
Aer libero e fresco, ma sopra il tavolino
Un nero volumone mi guarda, fa il cipiglio,
Mammonisce, borbotta. Come ingrato il consiglio
Che mi d quel maestro, inflessibile e grave!
Il cielo cos bello, laria cos soave!
Forse lultimo giorno di festa
Oh che mi serbi
Tu libro tenebroso? Forse dei veri acerbi
E nullaltro
No, meglio listante spensierato,
Il sogno, anche se breve, il fantasma, evocato
Da un raggio bianco e un ramo di gocciole coperto.
[453]
O abitanti dellitalo stivale,
Nella grande allegrezza che ci desta
Questo gran carnovale
Di gente onesta,
Provvediamo a due grandi sventurati
Chebbero un giorno trionfi sovrani
Ed ora son trattati
Peggio dei cani.
Io li ho veduti trascinarsi a stento
E farsi largo tra un popol duscieri
Fin dentro il Parlamento
E i ministeri.
Ma furono presi a scappellotti, e spinti
Fuori dai nostri padri arditi e forti,
Tanto che pi che vinti
Son mezzi morti.
Non ne udite il garrire lamentoso?
Oggi dunque che lira nostra sazia
Diamo loro il pietoso
Colpo di grazia.
E scriviamo senzombra di livore
Sovra la loro pietra funerale:
- Qui giacciono: lOnore
E lIdeale.
V. A.
APPENDICE
LETTERE DI GIUSEPPINA PACINI AGANOOR
I. Epistolario in corso, XVIII. 3. 5473
[S.l.]
[454]
, 19 Giugno 1872
Marina mia,
Felice
[455]
potr accompagnarti ad Hischl
[456]
, abbench si trovi convalescente da un riscaldo avuto con febbri, per cui dimagrato, e
tuttavia un po debole. Puoi credere se la possibilit di questo tuo viaggio mi sia di consolazione, poich mi dice che Paolo non peggiorato
e sperate rimetterlo in salute.
Scrivimi adunque quando ti sia necessario Felice e rispondi allaffettuoso bacio di
Giuseppina Aganoor
II. Ep. in corso, XII. 1. 3032
Napoli, 24 Marzo 1880
Marina mia!
Ove sei? non dovrei crederti ancora a Firenze perch so volevate essere ad ogni costo in Bassano il primo daprile, avevate prima di
soffermarvi per salute a Bologna, rincasati non potete essere ancora e tardandomi di darti un bacione e una buona stretta di mano, indirizzo la
mia lettera a Firenze che ad ogni modo ti verr inviata ove sei, spero.
Grazie adunque dallanima per esserti ricordata del mio povero onomastico, grazie doppiamente per la desiderata e lusinghiera notizia che hai
notata alle mie figliole che lAbate Stoppani
[457]
le onorasse col Genio dei suoi pregevoli lavori, e di parole dinizio care e amorevoli In
mezzo a tante squisite cortesie io non posso che parlarti della nostra affettuosa gratitudine dalla quale sono spinta a scriverti colla febbre
indosso che mi sono presa con costipazione forte, aggiunta, che da un [po]
[458]
mi tiene a letto!
N a ripetere che Arcoleo Tulinani e i pochi amici nostri che ebbero il bene di vederti, ti ricordano con vivo desiderio e sentitissima stima, e
vogliono esserti rammentati.
La famosa commediola, e voudville di beneficienza avr luogo finalmente il prossimo marted 30 aprile venturo della Societ dellunione,
come sai dalla sola frase cos bene redatta da un balordo facente funzione di segretario in assenza del superiore appena avr avuto effetto, la
rappresentazione sintende non la famosa anche te ne scriver.
Se il Mascini ci sar davvero cortese duna sua visita, ne sar pure lusingata la brava Duchessa Moraschieri che ha vivissimo desiderio di
conoscerlo, cos come la Duchessa di Bovino, entrambe Filangeri come sai. E ora prendo un decotto e mi caccio sotto le coperte per vedere di
smaltire il mio grosso raffreddore di petto. Se sentissi che tosse mi affanna Marina mia!
Speriamo passi, intanto salutami Alessandro tuo e voglimi bene sempre
Giuseppina tua
Le ragazze hanno scritto a Silvia e Vittoria ed Elena le due sole che avessero disponibile una loro fotografia lhanno spedita allo Stoppani in
segno di gratitudine.
III. Ep. in corso, XII. 1. 3034
Basalghelle, [fine] 1884
[459]
Marina mia! come vedi siamo ancora qui a goderci le brezzoline gelate, che i monti Carnioli ci prodigano generosamente! ma dintorno gli
abeti e i pini ci sorridono col loro verde, le giornate bellissime e il sole caldo ci incoraggiano a lunghe trottate e passeggiate igieniche. In
casa i caminetti funzionano bene, e amici buoni e generosi non ci lasciano soli sicch a Napoli non andremo che nella prima quindicina di
Gennaio e io mi vi dispongo assai a malincuore, perch vorrei finire qui in questa campagna senza troppe commozioni questi sgomoli di
vita che mi restano! ma
Anche a me, sai, sembra strano lessere nel Veneto da tanti mesi senza avere potuto ancora darti un bacio! ma a Padova non si and che nel
Luglio e per pochi giorni, nellAgosto e Settembre ebbi ad accompagnare in Cadore Edoardo poi due delle figliole, e si stette nella villa
Malcolm alcune settimane, facendo gite pei monti e valli a Val di Zoldo-Comelico-Belluno etc. etc. etc. Poi i Salvadego essendo stati da noi
una ventina di giorni insistettero perch si facesse loro una visita a Cavarzere e cos sia il fatto che chi a capo di numerosa famiglia
come la mia, schiavo, dipende dognuno de suoi, costretto a sagrificare ogni pur giusto e santo desiderio ecco.
Dunque Marina mia, appena sar fissato il giorno della partenza per Padova te ne dar avviso. Non posso dirti verr io a Bassano perch a
Padova ci fermeremo pochissimi giorni, i soli necessari agli apparecchi del viaggio per Napoli.
Ma sarei tanto tanto tanto contenta di rivederti, di passare una giornata con te, che lavrei per tutto veramente affettuoso e generosissimo
questa visita che mi lasci sperare! A voce io pure avr a raccontarti tante cose che difficilmente potrei affidare a una lettera! Dunque conto
vederti, carezzo questa cara speranza come una seducente promessa verrai proprio?
Quando penso al gran bene che ci siamo volute e a tutte le vicende, le peripezie, le accidentalit della nostra vita, sento che bisogno il
vederci almeno di tanto in tanto, e conforto quindi dintrattenerci da cuore a cuore di ci che cinteressa, e che la vita dello spirito!
E ti bacio ora porgendoti i saluti affettuosi di Edoardo e figlioli mentre vorrai mandarli a Silvia tua
Giuseppina
IV. Ep. in corso, XII. 1. 3035
Oderzo, ov. Basalghelle (Villa Aganoor), 23 Maggio 1885
Non ti sei fatta pi viva con me, malgrado le mie lettere da Napoli!
Ora siamo qui da due settimane , e ti prego dammi tue nuove e quelle dei tuoi cari!! Noi sgraziatamente abbiamo trovato qui di che farci
disamare questo angolo tranquillo, che ci procur tante ore belle nellanno passato
Certi lavori consorziali nel Rasego, fiumicello che attraversa il nostro piccolo parco, vi hanno portato la devastazione pi vandalica! un
pittoresco e poetico laghetto tutto a verdi velature di salici, e una cascatella tanto tanto carina sono scomparsi, vecchi abeti, lauri secolari che
ombreggiavano un ponticello e un chiuso di predilezione, sradicati! e in quella vece emergono dappertutto dei monti di terriccio e di ghiaie
ingratissime: stiamo accomodando sintende, ma per quanto si faccia! le ragazze ne piansero di dolore e di dispetto! in altra stagione
si potr in parte rimediare, ma ora le piante giovani che vennero sostituite qui e l, sono la speranza dellavvenire, ma per i vecchi lavvenire
non promessa ma minaccia.
A proposito! morto Mamiani!
[460]
morto Vittor Ugo
[461]
a un giorno di distanza? Maffei,
[462]
poveretto ha ora 86 anni! rimane ora il
solo dottantina della letteratura che cammina col secolo e invecchia con lui! ... lultima volta che lo vidi, mi disse: Finch vive Mamiani ho
ancora con chi ricordare unora del passato vissuta con un vivente tuttora con me! tutti gli amici e conoscenti, tutti i miei coetanei mi
hanno preceduto pover uomo, mi scrivono da Milano sia molto gi ora! Ma io ti parlo di me e degli altri, senza sapere in quali
disposizioni danimo ti trovi questa mia. Dammi adunque tue nuove se non ti discara una mia lunga chiacchierata! Mercoled vado a
Venezia e vi rester fino a Sabato, quindi a Padova Un bacione dalla tua vecchia Giuseppina e affettuosi saluti dalle sue figliole!
V. Ep. in corso, XII. 1. 3033
Napoli, 17 Marzo 1888
Marina cara!
Come potevo scriverti a Roma, quando la tua lettera non mi diceva quanto vi saresti rimasta, n portava pure alcuna traccia dindirizzo? e s
che avevo grande desiderio di dirti tante e tante cose molto sentite, e aggiungervi saluti ad espressioni daffetto delle figliole e di stima
amichevole di tutti che ti hanno conosciuta ma e ancora avevo ad annunciarti il rinvenimento del tuo orecchino, che ci stato portato da
un ignoto galantuomo, e che io ho gi consegnato a Cattina Palma da tre giorni in Napoli, povera buona figliuola che sospira al suo ritorno in
Bassano tardivo. [Dei]
[463]
tuoi figlioli non parlo, sono proprio gioielli, la Silvia bella buona brillante intelligente e tanto amabile tanto cara!
Pasolini un vero gentiluomo estimatissimo temperato in tutto e simpatico assai assai! se la vita ti ha date gravi amarezze, ti ha serbate
pure le grandi consolazioni e pensa che sei almeno sollevata dalle tormentose incertezze sullavvenire dei tuoi! cos la fortuna, cosa sono
le vane e vaporose compiacenze di qualche buon ora paragonate alla serena pace che lungo il tuo viaggio pu darti la tua casa, aspettando la
stagione che schiuder a te la tua giovane famiglia cara.
Tutti ti ricordano e ti stringono la mano, ed io ti bacio e ribacio
Giuseppina
VI. Ep. in corso, XII. 1. 3036
Basalghelle, 11 Ottobre 1888
Aspettavo a scriverti per poterti dire finalmente potr levar lancora il tale e tal giorno e essere a Bassano colla tal corsa ma s inutile il
procrastinare gente che viene, gente che va e alcuni, come la penna del Pastro, scrivono: Siamo in giro, ci fermeremo ore, di qui, di l per
qualche visita arrivo, ma aspettatevi il mio arrivo da un d allaltro e in queste condizioni come possiamo muoverci? Sebbene bruci di
voglia di vederti colla tua Silvia e i suoi figlioli cari? e tassicuro che di svago hanno proprio bisogno queste figliole e forse Virginia pi
ancora che Vittoria, lElena forse verrebbe con noi trattandosi di rivedere te e Silvia che siete tra le pochissime persone che stanno sul suo
buon libro; ma anche tuttoccupata di una villetta con pochi campi che a sua preghiera le abbiamo acquistato qui presso, e di cui agognava
da tempo lesclusiva propriet, i campi non sono molti, ma la casetta e alcune capanne che vi sono annesse verranno dal suo gusto artistico
trasformate in chalett, in camere da studio, etc. etc., chi frener poi quella capricciosa fantasia, che temo sar abisso in cui piomberanno non
solo le sue grosse economie, ma basta non scrutiamo lavvenire. Credo non averti detto ancora il piacere che mi ha dato la riappacificazione
tua cogli Agostinelli siete cos sicuri, c del buono anche in quella Famiglia, a cui ti lega la triste memoria della povera Lisa e poi, se
analizzi bene, tutti, ma tutti hanno un lato che sa di guasto e di poco simpatico, e molto angoloso, il buono sta nel sapere chiudere locchio
sul brutto, e ingrandisce possibilmente con logica lente, perdona la figura bislacca, il bello e il buono che pur si trova cercando nel pi degli
umani e cos sia. Ti dir poi che lAntonietta pure mi partecipava con molto compiacimento il novello riaccordo tra le due famiglie e come ti
dissi gi, da un pezzo la mi scriveva di te con molta amicizia etc. etc.
Vittoria mi dice daverti scritto ieri
[464]
oggi si rimessa a suoi studi che trascurava da un pezzo, loccupazione vita; presto avr con
me e per tre o quattro mesi lAngelica; mi sorride il pensiero del suo arrivo e della sua permanenza ma mi rattristo gi allidea della sua
ripartenza, ha una casa a s, dei sentieri a s, la casa di mamma non pi la sua e la mamma ha cos poco da vivere ancora! come corre
il tempo vertiginosamente, mio Dio e come tutto si muta, si vaporizza, si obblia! sono triste triste Marina mia, per la tua lettera serena di
madre contenta mi ha fatto del bene, e mi pare vederti nel tuo salotto coi nipotini, colla Silvia beata te! Per lavvenire della tua figliola
non c buio pauroso o ma lasciamo i piagnistei e abbiti i saluti affettuosi di Edoardo e figliole col bacio fervido di
Giuseppina tua
VII. Ep. in corso, XVIII. 3. 5474
Basalghelle, 21 Novembre 1888
Marina mia!
Del tuo cuore non ho dubitato mai, e ti sono tanto tanto grata dellinteresse che prendi alle nostre pene, per la nostra malatina va riprendendo
forze e salute, e pare che la causa paurosa di questo suo male non fosse affatto di quella gravezza che si temette da principio; ora i medici ci
rassicurano completamente, tutti gli organi studiati esaminati rispondono perfettamente alle esigenze di una costituzione sana, sicch non
occorre pi a rimetterla in buon assetto che cure attente e pazienti, ma noi tutti da quel triste fatto dei lunghi deliqui che l'incolsero a Treviso
siamo ancora vibranti e sofferenti, quasi ammalate pi dellammalata stessa, e la nostra medicina sar riposo e quiete, medicine che ci
verranno pure da queste povere solitudini che ti sono tanto antipatiche. Tu per, lasciatelo dire, sei molto ingiusta verso di me, avezza come
tu sei allindipendenza di chi vive spesso sola o con ristretta famiglia, non sai farti idea giusta dei legami, delle strettoie []
[465]
chi
condannato a pesare molti interessi a combattere molte volont, a vincere numerosi ostacoli prima di poter realizzare un progetto caro,
soddisfare un desiderio per quanto vivo sia. Ho avuto numerosi ospiti tutto lautunno dal 22 Agosto, nostro ritorno dal Tirolo e dal Cadore,
fino al 3 Novembre, giorno in cui partimmo in comitiva da Basalghelle per Treviso coi pi ridenti progetti, e dove cincolse la malattia di
Virginia; a Treviso eravamo coi Ballata Zotto Zannini Pastro - I conti Salvadego, padre fratello e signorine ospiti a Paese del Barone Onesti,
ci attendevano per ritornare assieme a Basalghelle - Sartori da Milano, Bossi pittore, insomma tutta una legione di amici graditissimi, a cui
dovetti telegrafare che non avrei pi potuto riceverli!! e ti prego sii buona con me poveretta, e non pensare alle cattiverie accarezzate
crudelmente come quella di non volermi scrivere che in casi eccezionali.
Dirai poi allAntonietta da che sento con piacere che la vedi spesso come ieri abbiamo ricevuto la visita del suo Alberto, venne da San Polo
ove ospita dai Papadopoli, e vi ritorn per lora di pranzo.
Lasciandoci Pastro, di nuovo desiderato, insigne medico indulgentissimo da Virginia che volle alzarsi e ottenere altre promissioni non
facilmente concesse dagli altri
E per noi tutte dirai molte cose del cuore alla Silvia tua, di cui anche Alberto Agostinelli magnific la coltura e lingegno eccezionale, cos
come la modestia il carattere e lerudizione di Pasolini, e che tu possa essere felice sempre Marina mia, nella bont e solidi meriti de tuoi
figlioli e nipoti!! in questo sia tu beatissima sola e vera.
Ti bacia la vecchia tua
Giuseppina
VIII. Ep. in corso, XII. 1. 3038
[466]
Basalghelle, 23 Dicembre 1888
Marina mia. tu devi credermi ingrata, immemore!! non ti ho scritto quando tu scrivevi colmavi di amabilit le mie figliole; non ti ho scritto
quando eri per staccarti dolorosamente dalla tua Silvia!!
Ma sapessi Marina mia: quanto buio ho nellanima io sempre forte e superiore a tante difficolt piombate nella vita, non mi riconosco pi!
Sento che lascer presto queste figliole senza avvenire, senza un raggio lieto nel loro orizzonte, e me ne accoro, e divento paurosa pusillanime.
La mia salute non buona affatto, lo stomaco ha ripreso lantica inerzia, e mi sforzo di nascondere questo malessere alle figliole, sforzo che
mi accascia sempre pi.
Col giorno 9 di Gennaio, se nulla insorge, si andr a Venezia, Angelica con noi e questo mi conforta. Virginia sta proprio benino, Vittoria
sempre trista, ma buona affettuosissima e ti assai riconoscente dellaffetto che le porti, e che ricambia con intensit, io pure te ne sono tanto
tanto grata! e dimmi a Venezia ci vedremo? io potr escire ben poco nellanno, si star molto in casa, e a proposito metto la nota comica in
tutto questo De profundis, eccola colla certezza che non mi rivedrai cogli abiti dalle lunghe code che ti facevano ridere un po crudelmente
perch non espresso ma sottinteso che non mi si far escire di sera assieme.
Come ardentemente ti vedrei contenta, Marina mia, inutile te lo dica.
Ti voglio tanto bene lo sai! e in te posso sempre parlare a cuore aperto e riepilogare tutte le memorie della mia vita tenebrosa.
Tutti qui ti porgono voci affettuose e calde di bene! io, come ti bacio?
Giuseppina tua []
[467]
IX. Ep. in corso, XII. 1. 3039
Venezia, 2 Maggio 1889
Cara Marina mia!
Ti saluto e bacio prima di lasciare Venezia che questanno mi lascia la pi brutta e malaugurata impressione per i tanti giorni bui e monchi
che vi ho subiti! gi oramai per me non vi pi angolo della terra che possa darmi una gioia e una speranza, se ne togli la vista e laffetto dei
pochi amici cari che mi rimangono!
Ma non parliamo di queste sempiterne miserie, flagello dellumanit di tutti i tempi che furono sono e saranno. Della mia salute meglio
tacere: ho un orecchio otturato, la testa con cento locomotive, e dolori e per essere pi che modeste! collappendice di palpitazioni e mancanze
di respiro di cui non parlo qui in casa per non dare pene maggiori etc. etc. Sabato adunque andremo in campagna, non ne vedo lora; quella
povera squallida solitaria ci ha pur data qualche ora di riposo sereno! Ma questa trista Venezia coi suoi rii puzzolenti, i neri palazzi e le case
che ti parlano di distruzione e dobblio irrevocabile, questo sciame di castelli vuoti, il ronzio di gondolieri, e pescatori, e barcaioli che non
cantano pi il Tasso e lAriosto e nemmeno le canzonette veneziane, ma sudano scontenti per la pagnotta e il litro quotidiano, e imprecano
contro i patrizi altra volta loro feticci, e contro i borghesi che erano avezzi a obbedire e rispettare!
In piazza, in societ laborrita lingua Tedesca di ventanni a dietro la lingua indispensabile e non si ha veneto che si rispetti che non debba
parlarla almeno pappagallescamente! ...
In campagna si ha silenzio e pure i grilli, le cicale, gli usignoli continuano i loro canti striduli o melodiosi come ai tempi della nostra
giovinezza! Non hanno cambiato loro sotto linfluenza potente del vertiginoso progresso! stazionari! non mi tormentano colla loro
inquietudine feconda di tempeste e bizzarrie, n collo spettacolo di miserie a cui non posso rimediare! amen, che chiacchierata! che capa
doro avresti fatto, come dicono i Napoletani.
E ora devo attendere alla nomenclatura dei bauli e casse! se vedessi cha ammassi di roba! peggio di una emigrazione di massa!
Volevo dare un saluto allAntonietta e glielo dar dopo tante sue lettere gentili e buone. Salutamela tu, te ne prego, e dille le scriver una
lunga lettera da campagna.
A te tanti tanti baci dalla tua brontolona Giuseppina
che ti vuole sempre un gran bene.
X. Ep. in corso, XII. 1. 3040
Basalghelle, 19 Gen. 1891
Marina mia! E un secolo che non mi fu dato scriverti direttamente; volevo farlo tante e tante volte, ma le mie trepidanti infermiere me ne
distolsero sempre offrendomisi a segretarie nella tema che la pi breve e mite occupazione possa nuocere alla vecchia valetudinaria; sebbene,
malgrado latroce stagione, la mia salute vada piuttosto migliorando che peggiorando. Oggi adunque con una giornata tutta sole e tepore
Primaverili, mi concessa la benedizione di dirti di mio pugno che ti voglio un bene grande, che ti sono teneramente grata di tutte le
amabilit di cui colmi le mie figliole, facendole liete delle pi gradite prove daffetto! laffetto vivo solido sincero, che la sola vera
consolazione della vita! qui nel nostro squallido romitaggio non vivono che del reciproco affetto di famiglia rinfocolato da quello degli amici
buoni e memori di noi tra i quali tu sei prima. Vuoi un quadretto della nostra vita intima? letture in comune lavorando, Virginia minia,
Vittoria dipinge o disegna, poche ore consacrate alle care corrispondenze, altre di letture o studi individuali nella propria camera. Io sto quasi
in permanenza qui su, nel salotto ove qualche ospite come il Pufassi o il Conte Galli che da Palermo venne a stare un mese con noi, o il
colonnello conte Zatta in guarnigione a Belluno che ci dona i suoi permessi e le sue licenze sempre brevi per i nostri desideri, e il pittore
Sartori innamorato dei vecchi pagliai ancora esistenti nel Trevigiano e Friuli mentre non se ne trovano pi nel resto dellalta Italia, e qui vi
studia gli effetti daria etc. e lavvocato Marzolo di Padova, che amministra i redditi delle nostre case, appunto in Padova, e che quando lo
pu, sebbene di rado assai, viene a portarci le novelle Patavine, e il Dottor Pastro che passa con noi qualche settimana; e pochi altri ci fanno
sentire di non essere del tutto staccati dal resto dellumanit ed amici buoni che come te, sebbene meno stretti di te Marina mia (che amo
come figliola) come il Verga, il Rossi da Milano, il Verdinois da Napoli, il Maggiorani da Roma ci mandano libri e espressioni di buona
amicizia che aiutano queste figliole a far scorrere non del tutto ingratamente le lunghe giornate invernali; ora mentre ti scrivo Vittoria a
passeggio col Pastro, lElena collIngegnere Banfi, Virginia al piano.
Dalla Cava notizie buone, e il proposito di ritornare a Basalghelle colle prime dolcezze dellAprile! la sera alle 10, qui domina la quiete e
il silenzio pi solenne non interrotto che dallabbaiare dei nostri grossi mastini vigili custodi delle nostre notti.
Ma come spesso nelle lunghe ore di veglia penso a te Marina mia, e ti riveggo in palazzi di montagna e rifaccio con te i cari dialoghi dun
tempo tanto lontani che mi sono sempre tanto vivi nella memoria del cuore e ti bacio e ti sono vicina con un bacio dalla vecchia Giuseppina
che ti vuole tanto bene.
XI. Ep. in corso, XII. 1. 3041
[468]
Basalghelle, 22 Giugno 1891
Che schianto Marina mia nel vederti partire! vecchia e ammalata ho cos minaccioso e incerto il domani, che allo staccarmi da una persona
cara, sento rotto ancora uno di quei fragili anelli che mi tengono tuttavia alla vita vissuta! e tu sai quante memorie di dolori e di affetti cari di
giovinezza mi legano a te che fosti quasi la mia famiglia in collegio, e poi sempre memore di quel passato che ebbe ineffabili conforti dalla
simpatia intelligente e scambievole di sentimenti di pensieri di aspirazioni
Credo non averti detto intera, baciandoti, la grata impressione e la cara memoria che serber e serberemo tutti sempre dalla conoscenza del
bravo e simpaticissimo tuo amico Branchi, poche persone nella mia lunga vita mi lasciarono scolpita nell'animo l'assieme, direi perfetto, di
questo gentiluomo equilibrato, distinto, superiore, cos naturale nei modi modesto con alti pensieri, larga erudizione, e cuore eccezionale:
grazie Marina mia davercelo fatto conoscere ed apprezzare e grazie con un bacio caldo, lungo come quello che vorrei darti cos di sovente e
chiss quando e se mai lo potr di persona. Oggi sto discretamente, e per questo mi permesso scrivere questo rigo.
LElena partita questa mattina per Padova, andata a fare da matrina di battesimo al neonato della Elisa Salvadego in Cavalli, la quale
partor Sabato a notte. Angelica, Virginia e Vittoria sono qui con me e ti salutano dal cuore e baciano.
Io di nuovo ti tengo stretta al petto la
Giuseppina tua
P. S. Ti prego salutami lAntonietta Agostinelli, lIsabella e la Silvia.
XII. Ep. in corso, XII. 1. 3042
Basalghelle, 6 Novembre 1892
Marina mia! Eccoti il rigo che tanto amorevolmente mi hai chiesto e che tinvio di gran cuore e con grande compiacimento. Gi immagini che
Vittoria mia buona voleva farmi da segretaria al solito, ma le ho fatto rimettere a pi tardi il piacere dintrattenersi colla sua mammina
dadozione affettuosa, e come vedi, sono io che direttamente ti porgo le lietissime nuove degli sposi felicissimi, accolti festosamente
allarrivo da amici e parenti, coperti di fiori, di doni, di festeggiamenti senza fine; Virginia trov lappartamento destinatole cos elegante e
completato cos deliziosamente in previdenza di ogni elegante uscita, che dice sembrarle essere un sogno di fate sua precisa espressione
non aggiunge altro, che vi si sottintende il mio intenso desiderio che tanto completo benessere, la cui pi solida base ha a mia piena
tranquillit il carattere buono e solido e laffettuosit di Mirelli, abbia la maggior possibile durabilit!
Gi poi urgiamo di godere del contento dei nostri cari fino a che loro concesso, poi adoperiamoci a tutta lena per lenire i dolori le contrariet
e combattere per quanto si pu contro le asperit della vita?
Senza egoismo, con forte volont guardiamo tutto dallalto, ora che per lunga esperienza ci dato di farlo e molte cose che ci danno pene
acute e preoccupazioni moleste, si andranno rimpicciolendo in forza dellattesa cui le vediamo la vita: catene di meschinit dolorose dei
schianti egoistici di morbose vanit che col tempo si risolvono nellannientamento, voglio dire nella trasformazione, e nel vuoto.
Tutto che fu cessa dessere! Ma io ti rattristo con questo mio radolage filosofico da ottagenaria! perdonami e lascia ti baci per me,
Vittoria e Angelica. Anche Virginia ci minaccia per esserti ricordata con affetto riconoscente e ti scriver prestissimo. Ti stringe col cuore la
tua
Giuseppina
XIII. Ep. in corso, XII. 1. 3043
Venezia, 3 Agosto 1897
Marina mia!
Questa volta sei stata brava scrivendoci subito, e buona colla tua vecchia Giuseppina rendendole conto del modo con cui impiegasti le ore che
gi ti dividevano da noi facendo parte di quel caro passato che si rimpiange sempre con accorato rammarico. Ma la tua lettera era proprio una
delle tue migliori, perch calma e serena come io vorrei sempre il tuo spirito, talvolta triste e inquieto quando lo lasci in balia
dellimmaginazione che ti spinge a pensare ipotesi magari sul destino de tuoi cari, o ti esalta con entusiasmi esagerati! eri proprio buona
dolce e brava figliola, come ti vorrei sempre, Marina mia cara! e contenta assai assai della tua affettuosit fedele mi sono posta subito allo
scrittoio per godermi un quarto dora beato conversando con te! ma che? il pormi a scriverti fu il segnale, o meglio lattrazione molesta di
un mondo di visite, prima la Morosini, poi il Dottore Samaritani, quindi il deputato Santini con sorella e figlietto! e poi e poi: sinch venne
suonata la campana del desinare; ieri poi ho detto con Vittoria oggi spero mi si permetter di scrivere a Marina, ne ho tanto desiderio! e ripresi
il foglietto vergine del giorno innanzi!!! lo crederesti? Subito mi si annunciarono i Conti Zoppola, poi Zoppola di Dresn e []
[469]
che
spos la bellissima Rumena, quindi; la Frigerio, poi Checco Salvadego, e finalmente Marina chi mi scese dalle nuvole? la Teresita
Fusinato sposata a Bianco Birotto, o della Ronca, ora di Verona; e ancora il Tenente Notarbartolo di marina, fidanzato alla Centamini? ne
vuoi di pi? oggi per avere pace ho fatto escire ad una passeggiata igienica la Vittoria in compagnia di una signorina amica nostra, Virginia
escita in gondola per visite ed io ho fatto dire alla porta, che le sig.ne sono escite ed io sto dormendo! Ed eccomi qui che da vera testa
sventata (come mi sta bene questo attributo in et s fresca) ho riempiuto quattro facciate di corbellerie senza interesse, senza senso, ho
sciupato il poco tempo di cui mi si concede luso, senza dirti la mia compiacenza per le lodevoli fortunate gesta del nostro bravo Pierino,
senza parlarti a lungo, come mi ero proposta di te, de tuoi, e di noi, e senza dirti tutto il bene che vi unisce alle mie figliole, ti vuole la tua
decrepita
Giuseppina
Noi non andremo a Basalghelle che al chiudersi del mese.
LETTERE DI VIRGINIA AGANOOR MIRELLI
I. Ep. in corso, XIV. 16. 4228
Oderzo, 26 Ottobre 1902 (Villa Virginia)
Cara Marina mia,
sono 10 anni che qui in questa nostra verde e tranquilla villetta, si celebrarono le mie nozze, e tu pure eri tra noi amica nostra buona e
cara!
[470]
E come sarei stata felice averti pure vicina ora! Festeggiamo, ma abbastanza lietamente questo decimo anniversario, con alcuni
amici buoni e con Teodora Marcello Salvadori, venuta per combinazione da Trento, proprio in questi giorni, e che se ti rammenti fu una delle
mie due brides maids
[471]
. Laltra era la mia Vittoria, che purtroppo, come tu mi scrivi non in un momento troppo sereno. La nuova
ricaduta di Pompilj ci preoccupa grandemente e il pensiero di lei, ci offusca la nostra serenit
[472]
. Non ti ho scritto come ti avevo promesso,
una lunga lettera dopo la mia cartolina perch non puoi credere quante piccole faccenduole inezie se vuoi, ma che spesso simpongono come
affari gravi mabbiano rubato il tempo che avrei tanto voluto dedicare ai miei pi cari amici lontani.
Elena che qui, a cui lessi le tue righette affettuose, si ripromette di scriverti presto un letterone, che ti assicuri che ti vuol sempre un gran
bene. E anche lei inquieta per le nuove cause da Perugia. Vittoria ci scrisse ancora stamani, ed appunto della sua, come della nostra
opinione, di mutar aria, appena il Guido sia al caso di mettersi in via; e si rivolgeranno certo verso qualche luogo ove la temperatura sia pi
mite che a Perugia. Noi partiremo per Napoli il 3 di Nov. e faremo tutta una corsa senza fermarci per via essendo gi stati assenti da Napoli
quanto pi si poteva; si apria fino allultimo termine. Cesco ti ringrazia di tutte le cose affettuose e lusinghiere che dici di lui: ad Hamburgo,
punto del famoso congresso, sebbero festeggiamenti; onori; inviti a gite, pranzi, teatri, etc. etc. quanto al congresso, fu serio, ma non so
se abbia raggiunto lo scopo pel cui fu fatto.
Quando i Pasolini verranno cost, d loro tante e tante cose amichevoli per noi. Cesco ti bacia le mani, come Elena ed io ti abbracciammo
teneramente
Virginia tua
II. Ep. in corso, XIV. 16. 4219
[473]
Napoli, 19 Maggio 1910 (Palazzo Mirelli Aganoor)
Marina, amica mia, amica nostra cara.
Cesco tavr detto, come anche in mezzo al mio grande dolore, abbia pensato allo schianto della tua anima, quando ti fosse giunta la ferale
novella, e avrei voluto che te ne prevenissero prudentemente, che cercassero di ammorbidirti il colpo; ma, tu lo sai se fu possibile. Oh se tu
lavessi vista come era bella e serena anche dopo morta la nostra Vittoria!
[474]
E sai? in questi due ultimi mesi della sua vita, in quelle prime
settimane, anzi nei primi giorni dopo la prima operazione, che i chirurghi infami pretendevano riuscitissima, una delle sue pi ardenti
aspirazioni era quella di venire a trovarti a Rezzonico; e una mattina in cui parlavamo di te, delle cure che tu avevi avuto per me, appunto nel
tuo bel nido dora, del bene che mi avevi fatto, e dal quale deriva in gran parte la mia salvazione, ella si faceva promettere dal marito di
donarle alcuni giorni del suo tempo operoso, per venirli a passare con te, al caldo del tuo affetto santo. E si rise allora per quelle sue
pretese di promesse formali, e se ne parl a lungo, in conversare giocondo. Dopo alcuni giorni tornammo a Napoli, sicuri della sua guarigione
sollecita, che si mut in cos raccapricciante catastrofe.
Delle sue ultime volont, avrai letto sui giornali, che si dilettano di entrare nelle cose pi intime delle famiglie. Ella lascia erede di tutto il
marito, e siccome questi a sua volta lascia erede del proprio la sorella uterina, ogni cosa andr a lei. Vedi quali sono i decreti del dispensatore
dogni bene! La tua povera Beppa ha tanto penato e studiato perch non andasse sperduta la fortuna della nostra casa e quindi delle sue creature
ed ora E ci che mi duole lanima non il vedere andare ad estranei il denaro, ma i ricordi sacri di famiglia, le antiche gemme di famiglia,
i doni delle sorelle e dei parenti, mentre non sappiamo ancora se vi sieno clausole nel testamento di quella nostra perduta. Marina mia, Elena
ci scrive daver avuto una tua buona e affettuosa letterina cui rispose subito, sebbene non stesse bene; so che Mary ti scrisse ieri qui dalla mia
scrivania che guarda la terrazza, e di dove si vede lalto Eucaliptus che Vittoria chiamava il suo amico.
Marina nostra ricordami alla tua Silvia, dille tante cose affettuose per me, e tu abbiti lamicizia in noi abbracci
Virginia
III. Ep. in corso, XIV. 16. 4230
[Oderzo], 13 Ottobre 1911 (Villa Virginia)
[475]
Cara cara la mia Marina.
Lo supposi subito che tu avresti creduto, vedendo il cumulo di lettere che Galli per eccesso di zelo pens di respingerci cost, che noi
avessimo avuta lintenzione di restare a Rezzonico pi lungamente! Ma non capisci creatura mia cara, che fu un sacrificio vero e grande per
tutti tre il lasciare te e le delizie di cui ci circondasti nei giorni che fummo cost? Ma avevamo purtroppo un impegno precedente per marted,
quello di portare un saluto ed un addio ad una amica che partiva e che non istava punto bene, e la Elena dal canto suo ci attendeva essendosi
affrettata a venire a Basalghelle per noi.
Se tu volessi capire come lasciammo il nostro cuore presso a te, non ci rimprovereresti cos ingiustamente, mentre una vera crudelt lo
stuzzicare la ferita del prossimo. Se sapessi che strappo fu per noi labbandonare cotesto luogo di godimenti, di sereno, di eletto. Ti volevo
scrivere subito ieri per dirti: cattiva, cattiva, ma ebbi lemicrania e con ci una colazione dallElena e un mondo di gente al mio the del
Gioved.
Ora abbiamo gioved incantevoli, come deve essere bello Rezzonico!
Prenditi un bacione che non meriteresti ma che non posso a meno di darti collanima. Ossequi da Cesco e Celestino e bacioni ancora da
Virginietta
IV. Ep. in corso, XIV. 16. 4231
Torre del Greco (Golfe de Naples), [s. d.]
[476]
(Grand Hotel Santa Teresa-Station Climaterique-Maison de premier ordre-Ouverte toute lanne)
Amica mia. Quandebbi la cara tua cartolina, ti telegrafai subito per informarti del nostro novello soggiorno, ma nello stesso tempo,
credendoti gi in via per Napoli, ti scrivevo una lunga lettera col, incaricando i nostri domestici di consegnartela. In quella ti davo tutte le
norme perch tu potessi recarti qui colla nostra carrozza che parte da casa tutti i giorni per questa volta, e che sarebbe venuta a prenderti
allAlbergo allora che tu avessi desiderato, etc. etc.
Ma siccome fino ieri non sapemmo pi nulla di te ti scrivo a Roma, per dirti come sia grande il desiderio di vederti; Cesco comincia a
migliorare, e se la miglioria continua, forse marted o mercoled si spererebbe poter essere di ritorno a Napoli. Intanto, se Cesco si rimetter in
chiave, si conterebbe recarci a Roma per qualche giorno, essendoci ci necessario per affari anzi se Cesco non potesse dovrei recarmivi io; e tu
e Silvia potreste essermi provviste compagne nelle mie peregrinazioni. Dimmi dunque bene i tuoi progetti, se puoi o no trattenerti a Roma
ancora qualche giorno, o quando precisamente sarai a Napoli, perch voglio vederti ad ogni costo, abbracciarti, e starmene un poco con te.
Dimmi dunque tutto. Cesco ti ossequia, rammentaci a Pasolini ed abbiti un nuvolo di baci per te e Silvia da
Virginia tua
LETTERE DI ANGELICA AGANOOR
I. Ep. in corso, XVIII. 2. 5471
Firenze, 1 Marzo 1882
Mia amatissima Marina
Dimani ricorre a te e a noi, che tanto ti amiamo, un giorno di gravi rimembranze, ed io non posso mancare in questa circostanza di porgere a
te quei conforti di parola, che lamicizia ispira a tutte le anime gentili.
Se da una parte i ricordi di ci che perdesti ti serran lanimo, dallaltra parte ti confortino i perenni sensi damicizia e damore, che tutti noi
affezionatissimi a te ti serbiamo finch ci basti la vita.
La condizione nostra comune a tutte le altre cose mortali, perci nulla rileva il compiangere estinti che mai ritorneranno al giorno, ma
sibbene debito nostro conservar di essi la pi tenera, pia e religiosa memoria. Quindi che io con queste poche parole, mia amatissima
Marina, vengo a fare con te quel migliore ufficio che lamicizia mi detta, e che sento dal profondo dellanimo ispirarmi in tuo sollievo.
Mi conforta in tutto questo il pensare che hai a fianco la tua amata Silvia con i suoi figli, la quale e ora e sempre sar largo fonte di
consolazioni allanima tua bisognosa di non comuni conforti.
Baciami Silvia, i bambini e stringi la mano per Felice al suo marito, e tu, cara, abbiti un affettuoso abbraccio dalla tua amica
Angelica
II. Ep. in corso, XVIII. 2. 5472
[s.l.], 20 Gennaio 1913
[477]
Cara Marina.
Prima di partire per Cava, ti mando un mio bacio colla preghiera di aver cura alla salute e non lasciarti abbattere da idee nere.
Tu mi domandi del Mirelli, e io sono della tua opinione riguardo alla pazienza avuta colla povera Virginia quandera malata e alla buona
compagnia chegli le fece sempre.
Il mondo maligno lo accusa ora di molte cose, ma io non mi sono mai accorta di nulla e non lo credo capace di quel che dicono. Con noi poi
egli si condotto male assai, specie con me a cui mostr sempre grande amicizia e che appena morta la povera Virginia venne da me per avere
un po di consolazione e rimase due giorni s, laltro no finch non fece la risoluzione di partire per Venezia e Basalghelle, lasciandomi credere
a passare con noi le feste di Natale. Questo suo viaggio non mi andava a genio e glielo dissi, ma egli era fermo e part. Il risultato fu grandi
scenate colla Mary, la quale accasciata dal dolore per la perdita di Virginia credeva di trovare le istesse disposizioni anche in lui, mentre,
invece di parlare della grave perdita, tocc subito il tasto interessi, tasto che si evitava sempre con lei trattandosi delle sue cose, e ci la fece
uscire di carreggiata e da allora non si rimise pi. Sarebbe lungo raccontare tutto. Il testamento della Virginia lo lasciava erede universale con
tre legati a noi sorelle allElena la villa di Basalghelle (ch le terre erano gi state vendute a questultima) con una somma relativa agli oneri,
alla Mary e a me 65 mila lire cherano del mutuo Selmi (somma che si era costituita in dote) e che sono state investite altrimenti. Con me il
Mirelli non fece mai allusione a non riconoscere il legato, anzi parlandomi amichevolmente mi faceva osservare che i capitali della Virginia
erano quasi tutti immobilizzati e che avrei dovuto aver pazienza e prendermi uniscrizione sul palazzo. Risposi naturalmente che gli avrei
lasciato tutto il tempo necessario e che anzi non parlasse per ora di interessi. Cos si tir avanti fino al giugno e di tanto in tanto veniva a
pranzo da me ed eravamo eccellenti amici. Quando un bel d mi capita come il solito e desidera parlare col mio avvocato. Vi andammo
insieme e l scoppia la bomba. Dopo un quadro di miseria, egli dichiara di non riconoscere il legato, ma che farebbe qualche sacrificio per
contentare i desideri della Virginia. Io non potendone pi per il modo poco corretto di trattare simili affari dinanzi ad un estraneo senza prima
avermene fatto cenno presi la parola cos: Prima che il mio avvocato parli io sento il bisogno assoluto di dirti che io elemosine non ne
voglio, se ho diritto di avere il legato, dal momento che hai messo la cosa sopra un terreno benevolo lo esigo senza un centesimo di meno se
non ho diritto non voglio niente proprio. Il mio avvocato e molti altri dicono che abbiamo ragione e la transazione offerta da Mirelli era cos
poco dignitosa da non poterla accettare. Io gli ho offerto di tenersi il capitale al 4 per cento niente mi si rispose quindi per forza la causa colla
Mary poi profittando del suo stato aveva altre idee. Questa tutta la verit.
Ciao e voglimi bene
Angelica
LETTERE DI MARIA AGANOOR
I. Epistolario in corso, XII. 2. 3045
[478]
Venezia, [25 Dicembre 1892]
[479]
Mia Carissima
Possa il nuovo anno portarti consolazioni [e spe]ranze, possa compensarti in sorrisi e confo[rti.] [Tu]tte le pene e le lagrime di cui ti fa cos
[] []nti largo in anni tardi
[480]
. Tua aff.ma
Mary Aganoor
Per scriverti queste poche parole ho dovuto mettere a pi riprese la mano nellacqua caldissima.
II. Ep. in corso, XII. 2. 3046
[481]
[S.l., s.d.]
[]
[482]
La Mamma quando pass dal collegio in casa Aganoor, credo mancasse di quella pratica necessaria di tutto quellassieme pi adatto per
convivere in un ambiente smisuratamente diverso di quello in cui aveva vissuto; libera pensatrice, di carattere fiero schietto ed altrattanto
assoluto, che sorge in un essere superiore per idee e principii, dotata di fervida immaginazione, di quellimmaginazione che si fa alle volte pi
viva in quellet in cui mancando di esperienza e di guida ci sentiamo pi facilmente inclinate a meditare sullordine degli eventi, meditazione
che spesso lasciandoci il cuore invaso dallo sconforto ci conduce pure il pensiero a vagare in uno spazio dillusioni, di speranze che non
possiamo definire ma che intanto ci fanno vivere anche per poco in un mondo migliore. Credo che in queste disposizioni di spirito la Mamma
abbia messo piede in quella dimora.
Mary
TAVOLA RIASSUNTIVA
LETTERE DI VITTORIA AGANOOR
1881
I- Napoli, 11 Novembre Epistolario in corso, XII. 3. 3047
1882
II- Napoli, 23 Gennaio Epistolario in corso, XII. 3. 3048
III- Napoli, 1 Giugno Epistolario in corso, XII. 3. 3049
IV- [S. l., anteriore 6 Settembre] Epistolario in corso, XII. 3. 3
1888
V- Basalghelle, 10 Febbraio Epistolario in corso, XII. 3. 3050
VI- Basalghelle, 29 Aprile Epistolario in corso, XII. 3. 3051
VII- Basalghelle, 19 Maggio Epistolario in corso, XII. 3. 3052
VIII- Basalghelle, 20 Giugno Epistolario in corso, XII. 3. 3053
IX- La Punta, 17 Agosto Epistolario in corso, XII. 3. 3184
X- Basalghelle, 2 Ottobre Epistolario in corso, XII. 1. 3037
XI- Basalghelle, 10 Ottobre Epistolario in corso, XII. 3. 3054
XII- Basalghelle, 25 Dicembre Epistolario in corso, XII. 3. 3055
1889
XIII- Venezia, 2 Febbraio Epistolario in corso, XII. 3. 3056
XIV- Venezia, 8 Febbraio Epistolario in corso, XII. 3. 3057
XV- Venezia, 20 Febbraio Epistolario in corso, XII. 3. 3058
XVI- Venezia, 24 Aprile Epistolario in corso, XII. 3. 3059
XVII- Venezia, 27 Aprile Epistolario in corso, XII. 3. 3060
XVIII- Venezia, 2 Maggio Epistolario in corso, XII. 3. 3061
XIX- Basalghelle, 16 Maggio Epistolario in corso, XII. 3. 3062
XX- Basalghelle, 6 Giugno Epistolario in corso, XII. 3. 3063
XXI- Basalghelle, 16 Luglio Epistolario in corso, XII. 3. 3064
XXII- Vena dOro, 22 Luglio Epistolario in corso, XII. 3. 3065
1890
XXIII- Basalghelle, marted [anteriore 30 Gennaio] Epistolario in corso, XII. 3. 3189
XXIV- Basalghelle, 30 Gennaio Epistolario in corso, XII. 3. 3066
XXV- Basalghelle, 4 Aprile Epistolario in corso, XII. 3. 3067
XXVI- Basalghelle, 16 Novembre Epistolario in corso, XII. 3. 3068
1891
XXVII- Basalghelle, 6 Febbraio Epistolario in corso, XII. 3. 3180
XXVIII- Basalghelle, 22 Maggio Epistolario in corso, XII. 3. 3072
XXIX- Basalghelle, 13 Giugno Epistolario in corso, XII. 3. 3073
XXX- Basalghelle, 1 Luglio Epistolario in corso, XII. 3. 3074
XXXI- Bagni di Nocera Umbra, [Estate] Epistolario in corso, XII. 3. 3190
XXXII- Venezia, 12 Novembre Epistolario in corso, XII. 3. 3069
1892
XXXIII- Venezia, 13 Febbraio Epistolario in corso, XII. 2. 3044
XXXIV- Venezia, 6 Aprile Epistolario in corso, XII. 3. 3182
XXXV- Venezia, 29 Aprile Epistolario in corso, XII. 3. 3070
XXXVI- Venezia, 18 Maggio Epistolario in corso, XII. 3. 3071
XXXVII- Basalghelle, 23 Agosto Epistolario in corso, XII. 3. 3075
XXXVIII- Basalghelle, 4 Ottobre Epistolario in corso, XII. 3. 3076
XXXIX- Basalghelle, 16 Ottobre Epistolario in corso, XII. 3. 3077
XL- Basalghelle, 10 Novembre Epistolario in corso, XII. 3. 3078
1893
XLI- Venezia, 23 Gennaio Epistolario in corso, XII. 3. 3079
XLII- Venezia, 21 Aprile Epistolario in corso, XII. 3. 3080
XLIII- Cava dei Tirreni, 21 Luglio Epistolario in corso, XII. 3. 3081
1894
XLIV- Venezia, 27 Gennaio Epistolario in corso, XII. 3. 3082
XLV- Venezia, 22 Febbraio Epistolario in corso, XII. 3. 3083
XLVI- Venezia, 28 Marzo Epistolario in corso, XII. 3. 3084
XLVII- Cava dei Tirreni, 21 Agosto Epistolario in corso, XII. 3. 3185
XLVIII- Basalghelle, 25 Ottobre Epistolario in corso, XII. 3. 3085
XLIX- Venezia, 1 Dicembre Epistolario in corso, XII. 3. 3188
1895
L- Venezia, 24 Gennaio Epistolario in corso, XII. 3. 3086
LI- Venezia, 2 Febbraio Epistolario in corso, XII. 3. 3087
LII- Venezia, 7 Maggio Epistolario in corso, XII. 3. 3088
LIII- [S. l., s. d.] Epistolario in corso, XII. 3. 2
LIV- Venezia, 7 Luglio Epistolario in corso, XII. 3. 3089
LV- Basalghelle, 28 Ottobre Epistolario in corso, XII. 3. 3090
LVI- Basalghelle, 3 Novembre Epistolario in corso, XII. 3. 3091
LVII- Venezia, 23 Novembre Epistolario in corso, XII. 3. 3092
LVIII- Venezia, 2 Dicembre Epistolario in corso, XII. 3. 3093
LIX- Venezia, 5 Dicembre Epistolario in corso, XII. 3. 3094
LX- Venezia, 16 Dicembre Epistolario in corso, XII. 3. 3095
1896
LXI- Venezia, 12 Febbraio Epistolario in corso, XII. 3. 3096
LXII- Venezia, 21 Marzo Epistolario in corso, XII. 3. 3097
LXIII- Venezia, 15 Aprile Epistolario in corso, XII. 3. 3098
LXIV- Venezia, 4 Maggio Epistolario in corso, XII. 3. 3099
LXV- Venezia, 22 Luglio Epistolario in corso, XII. 3. 3100
LXVI- Basalghelle, 8 Settembre Epistolario in corso, XII. 3. 3101
LXVII- Venezia, 20 Novembre Epistolario in corso, XII. 3. 3102
1897
LXVIII- Venezia, 19 Aprile Epistolario in corso, XII. 3. 3103
LXIX- Basalghelle, 6 Ottobre Epistolario in corso, XII. 3. 3104
LXX- Basalghelle, 11 Ottobre Epistolario in corso, XII. 3. 3105
LXXI- Basalghelle, 22 Ottobre Epistolario in corso, XII. 3. 3106
LXXII- Venezia, 14 Dicembre Epistolario in corso, XII. 3. 3107
1898
LXXIII- Basalghelle, 29 Settembre Epistolario in corso, XII. 3. 3108
LXXIV- Basalghelle, 28 Ottobre Epistolario in corso, XII. 3. 3109
LXXV- Basalghelle, 3 Novembre Epistolario in corso, XII. 3. 3110
LXXVI- Venezia, 7 Dicembre Epistolario in corso, XII. 3. 3111
1899
LXXVII- Venezia, 21 Gennaio Epistolario in corso, XII. 3. 3112
LXXVIII- Venezia, 21 Febbraio Epistolario in corso, XII. 3. 3113
LXXIX- Venezia, 14 Marzo Epistolario in corso, XII. 3. 3114
LXXX- Napoli, 18 Maggio Epistolario in corso, XII. 3. 3115
LXXXI- Cava dei Tirreni, 9 Agosto Epistolario in corso, XII. 3. 3116
LXXXII- Tarcento, 10 Ottobre Epistolario in corso, XII. 3. 3117
LXXXIII- Tarcento, 28 Ottobre Epistolario in corso, XII. 3. 3118
LXXXIV- Venezia, 12 Novembre Epistolario in corso, XII. 3. 3119
LXXXV- Venezia, 21 Novembre Epistolario in corso, XII. 3. 3120
LXXXVI- Venezia, 27 Novembre Epistolario in corso, XII. 3. 3121
LXXXVII- Venezia, 3 Dicembre Epistolario in corso, XII. 3. 3122
LXXXVIII- Venezia, 20 Dicembre Epistolario in corso, XII. 3. 3123
1900
LXXXIX- Venezia, 7 Gennaio Epistolario in corso, XII. 3. 3125
XC- Venezia, 23 Gennaio Epistolario in corso, XII. 3. 3126
XCI-Venezia, 3 Febbraio Epistolario in corso, XII. 3. 3127
XCII- Venezia, 3 Marzo Epistolario in corso, XII. 3. 3128
XCIII- Venezia, 26 Marzo Epistolario in corso, XII. 3. 3129
XCIV- Cava dei Tirreni, 19 Giugno Epistolario in corso, XII. 3. 3130
XCV- Varallo Sesia, 9 [Agosto] Epistolario in corso, XII. 3. 3124
XCVI- Tarcento, 21 Settembre Epistolario in corso, XII. 3. 3131
XCVII- Venezia, 16 Ottobre Epistolario in corso, XII. 3. 3132
XCVIII-Tarcento,[post 22 Ottobre/ante 28 Ottobre] Epistolario in corso, XII. 3. 3191
XCIX- Venezia, 28 Ottobre sera Epistolario in corso, XII. 3. 3187
C- Venezia, 30 Ottobre Epistolario in corso, XII. 3. 3133
CI- Venezia, 7 Dicembre Epistolario in corso, XII. 3. 3134
CII- Venezia, 12 Dicembre Epistolario in corso, XII. 3. 3135
CIII- Venezia, 23 Dicembre Epistolario in corso, XII. 3. 3136
1901
CIV- Venezia, 14 Gennaio Epistolario in corso, XII. 3. 3137
CV- Napoli, 14 Maggio Epistolario in corso, XII. 3. 3138
CVI- Castellamare di Stabia, 15 Luglio Epistolario in corso, XII. 3. 3139
CVII- Castellamare di Stabia, 16 Agosto Epistolario in corso, XII. 3. 3183
CVIII- Cava dei Tirreni, 3 Settembre Epistolario in corso, XII. 3. 3140
CIX- Venezia, 7 Ottobre Epistolario in corso, XII. 3. 3141
CX- Venezia, 24 Ottobre Epistolario in corso, XII. 3. 3142
CXI- Venezia, 28 Ottobre Epistolario in corso, XII. 3. 3186
CXII- Venezia, 9 Novembre Epistolario in corso, XII. 3. 3143
CXIII- Venezia, 12 Novembre Epistolario in corso, XII. 3. 3144
CXIV- Perugia, 25 Dicembre Epistolario in corso, XII. 3. 3145
1902
CXV- Perugia, 13 Luglio Epistolario in corso, XII. 3. 3146
CXVI- Perugia, 21 Settembre Epistolario in corso, XII. 3. 3147
CXVII- Perugia, 26 Settembre Epistolario in corso, XII. 3. 3148
1903
CXVIII- San Remo, 28 Febbraio Epistolario in corso, XII. 3. 3149
CXIX- Perugia, 25 Aprile Epistolario in corso, XII. 3. 3150
CXX- Perugia, 8 Maggio Epistolario in corso, XII. 3. 3151
CXXI- Perugia, 24 Giugno Epistolario in corso, XII. 3. 3152
CXXII- Monte del Lago, 1 Novembre Epistolario in corso, XII. 3. 3153
CXXIII- Perugia, 4 Dicembre Epistolario in corso, XII. 3. 3154
CXXIV- Perugia, 30 Dicembre Epistolario in corso, XII. 3. 3155
1904
CXXV- Venezia, 4 Febbraio Epistolario in corso, XII. 3. 3156
CXXVI- Perugia, 28 Febbraio Epistolario in corso, XII. 3. 3157
CXXVII- Venezia, 5 Marzo Epistolario in corso, XII. 3. 3158
CXXVIII- Venezia, 5 Marzo sera Epistolario in corso, XII. 3. 3181
CXXIX- Perugia, 24 Marzo Epistolario in corso, XII. 3. 3159
CXXX- Perugia, 27 Dicembre Epistolario in corso, XII. 3. 3160
1905
CXXXI- Perugia, 3 Gennaio Epistolario in corso, XII. 3. 3161
CXXXII- Perugia, 14 Febbraio Epistolario in corso, XII. 3. 3162
CXXXIII- Perugia, 25 Marzo Epistolario in corso, XII. 3. 3163
CXXXIV- Perugia, 10 Luglio Epistolario in corso, XII. 3. 3164
CXXXV- Perugia, 15 Luglio Epistolario in corso, XII. 3. 3165
CXXXVI- Perugia, 19 Agosto Epistolario in corso, XII. 3. 3166
1906
CXXXVII- Perugia, 21 Novembre Epistolario in corso, XII. 3. 3167
1907
CXXXVIII- Perugia, 8 Agosto Epistolario in corso, XII. 3. 3168
CXXXIX- Perugia, 18 Agosto Epistolario in corso, XII. 3. 3169
CXL- Perugia, 6 Dicembre Epistolario in corso, XII. 3. 3170
CXLI- Perugia, 19 Dicembre Epistolario in corso, XII. 3. 3171
1908
CXLII- Perugia, 17 Marzo Epistolario in corso, XII. 3. 3172
CXLIII- Perugia, 12 Maggio Epistolario in corso, XII. 3. 3173
CXLIV- Perugia, 18 Agosto Epistolario in corso, XII. 3. 3174
CXLV- Perugia, 28 Ottobre Epistolario in corso, XII. 3. 3176
1909
CXLVI- Perugia, 12 Gennaio Epistolario in corso, XII. 3. 3177
CXLVII- Perugia, 21 Luglio Epistolario in corso, XII. 3. 3178
CXLVIII- Perugia, 21 Novembre Epistolario in corso, XII. 3. 3179
SENZA DATA
CXLIX- [S. l., s. d.] Epistolario in corso, XII. 3. 3192
CL- Cava dei Tirreni (Casa della Corte), [s. d.] Epistolario in corso, XII. 3. 1
CLI- [S. l., s. d.] Epistolario in corso, XII. 3. 3066
LETTERE DI GIUSEPPINA PACINI AGANOOR
1872
I- [S. l], 19 Giugno Epistolario in corso, XVIII. 3. 5473
1880
II- Napoli, 24 Marzo Epistolario in corso, XII. 1. 3032
1884
III- Basalghelle, [fine] Epistolario in corso, XII. 1. 3034
1885
IV- Oderzo, ov. Basalghelle, 23 Maggio Epistolario in corso, XII. 1. 3035
1888
V- Napoli, 17 Marzo Epistolario in corso, XII. 1. 3033
VI- Basalghelle, 11 Ottobre Epistolario in corso, XII. 1. 3036
VII.- Basalghelle, 21 Novembre Epistolario in corso, XVIII. 3. 5474
VIII- Basalghelle, 23 Dicembre Epistolario in corso, XII. 1. 3038
1889
IX- Venezia, 2 Maggio Epistolario in corso, XII. 1. 3039
1891
X- Basalghelle, 19 Gen. Epistolario in corso, XII. 1. 3040
XI- Basalghelle, 22 Giugno Epistolario in corso, XII. 1. 3041
1892
XII- Basalghelle, 6 Novembre Epistolario in corso, XII. 1. 3042
1897
XIII- Venezia, 3 Agosto Epistolario in corso, XII. 1. 3043
LETTERE DI VIRGINIA AGANOOR MIRELLI
1902
I- Oderzo, 26 Ottobre Epistolario in corso, XIV. 16. 4228
1910
II- Napoli, 19 Maggio Epistolario in corso, XIV. 16. 4219
1911
III- [Oderzo], 13 Ottobre Epistolario in corso, XIV. 16. 4230
SENZA DATA
IV- Torre del Greco Epistolario in corso, XIV. 16. 4231
LETTERE DI ANGELICA AGANOOR
1882
I- Firenze, 1 Marzo Epistolario in corso, XVIII. 2. 5471
1913
II- [S.l.], 20 Gennaio Epistolario in corso, XVIII. 2. 5472
LETTERE DI MARIA AGANOOR
1892
I- Venezia, [25 Dicembre] Epistolario in corso, XII. 2. 3045
SENZA DATA
II- [S. l.] Epistolario in corso, XII. 2. 3046
[1]
Nata a Padova nel 1960, coniugata, un figlio. Laureata in Lettere presso lUniversit di Padova nel
1989 (tesi: Comento di Cristoforo Landino fiorentino sopra La Comedia di Dante Alighieri fiorentino.
Paradiso: Prologo e canti I-VII. Introduzione, trascrizione e note). Laureata in Materie Letterarie presso
la stessa Universit nel 1999 (tesi: Gli ospedali a Rovigo durante lepiscopato di Giulio Canani (1554-
1581)). Ricercatrice free-lance per passione. Risiede a Padova.
La biblioteca di Bassano del Grappa, che conserva gli autografi delle lettere inedite di Vittoria Aganoor alla Baroni, ha dato alla curatrice
lautorizzazione scritta alleventuale pubblicazione dellintero epistolario.
[2]
Lettera da Basalghelle, 22 Giugno 1891 (Epistolario in corso, XII. 1. 3041).
[3]
Il plico della corrispondenza di Giuseppina Pacini Aganoor a Marina Baroni conservato, dal 12 Gennaio 1923 per volont della figlia
della contessa bassanese, Silvia Baroni Pasolini, presso la Biblioteca del Museo Civico di Bassano del Grappa (VI), come risulta dal Registro
degli ingressi della biblioteca stessa, con segnature Epistolario in corso, XII. 1. 3032-3043 e Epistolario in corso, XVIII. 3. 5473-5474 ed
stato interamente trascritto in appendice.
Per gli accenni di Vittoria Aganoor a missive della madre a Marina Baroni non conservatesi si vedano le seguenti lettere: Basalghelle, 4
Aprile 1890 (Epistolario in corso, XII. 3. 3067), Basalghelle, 25 Ottobre 1894 (Epistolario in corso, XII. 3. 3085) e Venezia, 24 Gennaio
1895 (Epistolario in corso, XII. 3. 3086).
[4]
Giuseppina Pacini Aganoor viene detta di anni 80 nella partecipazione mandata a Domenico Gnoli dalla figlia Vittoria in occasione della
sua scomparsa. Marina Baroni ancora in vita al 20 Gennaio 1913, come risulta da una lettera inviatale da Angelica Aganoor, sorella
maggiore di Vittoria, e leggibile in appendice (Epistolario in corso, XVIII. 2. 5472).
[5]
Lettera da Basalghelle, 19 Gennaio 1891 (Epistolario in corso, XII. 1. 3040).
[6]
Lettera da Basalghelle, [fine] 1884 (Epistolario in corso, XII. 1. 3034).
[7]
Lettera da Basalghelle, 22 Giugno 1891 (Epistolario in corso, XII. 1. 3041).
[8]
Lettera da Oderzo, ov. Basalghelle (Villa Aganoor), 23 Maggio 1885 (Epistolario in corso, XII. 1. 3035).
[9]
Lettera da Basalghelle, 23 Dicembre 1888 (Epistolario in corso, XII. 1. 3038).
[10]
Queste notizie sono state tratte da VENANZIO TODESCO, Unamicizia di Vittoria Aganoor , Foligno 1923, p. 1. La villa di Ca
Rezzonico, ora Rezzonico Borella, che si trova nelle immediate vicinanze di Bassano del Grappa (VI), fu edificata nel XVII secolo ed
costituita da un grande corpo centrale con torri angolari. Interessante il Salone donore, che fu decorato da Antonio Canova e da Domenico
Pellegrini
[11]
Il suo nome di battesimo potrebbe essere stato Paolo, se a lui che allude Giuseppina Pacini Aganoor nella sua lettera del 19 Giugno
1872: Puoi credere se la possibilit di questo tuo viaggio mi sia di consolazione, poich mi dice che Paolo non peggiorato e sperate
rimetterlo in salute. (Epistolario in corso, XVIII. 3. 5473). O, forse pi probabilmente, potrebbe essere stato Alessandro, se Giuseppina
inviando i suoi saluti ad Alessandro tuo intendesse rivolgerli al marito di Marina Baroni (Epistolario in corso, XII. 1. 3032). Purtroppo per
non stato possibile appurare quale dei due nomi fosse quello corretto, sempre ammesso ovviamente che le allusioni dellAganoor fossero
rivolte effettivamente al marito dellamica.
[12]
ANGELO DE GUBERNATIS, Piccolo dizionario biografico degli italiani, Roma 1895.
[13]
BRUNO BRUNELLI BONETTI, Musica dell800: un cenacolo di filarmonici, estratto dalle Memorie della R. Accademia di Scienze,
Lettere ed Arti di Padova, Scienze morali, Nuova serie vol. LIX, Padova 1943, pp. 1-25; p. 9.
Effettivamente von Bulow e Bazzini suonarono in casa di Marina Baroni nel settembre del 1871, come racconta il Brunelli Bonetti a p. 12.
Inoltre sempre dalla lettura di questo contributo del Brunelli Bonetti (p. 15) risulta anche che i filarmonici si esibirono a Padova e in
Prato, oltre alle serate in casa Suman, si aggiunsero i pomeriggi in casa della contessa Aganoor e delle sue intelligentissime figliole,
ritornate a domicilio in una sosta di quei lunghi viaggi per cui il Bazzini le aveva giudicate dhumeur voyageuse. (31 marzo 1871).
[14]
Angelica Aganoor il 1 Marzo 1882, forse riferendosi alla perdita del consorte da parte dellamica, le scrive da Firenze:
Mia amatissima Marina
dimani ricorre a te e a noi, che tanto ti amiamo, un giorno di gravi rimembranze, ed io non posso mancare in
questa circostanza di porgere a te quei conforti di parola, che lamicizia ispira a tutte le anime gentili.
Se da una parte i ricordi di ci che perdesti ti serran lanimo, dallaltra parte ti confortino i perenni sensi
damicizia e damore, che tutti noi affezionatissimi ti serbiamo finch ci basti la vita.
(Epistolario in corso, XVIII. 2. 5471)
[15]
Lettera da Venezia, 3 Agosto 1897 (Epistolario in corso, XII. 1. 3043).
[16]
Lettera da Basalghelle, [fine]1884 (Epistolario in corso, XII. 1. 3034).
[17]
Lettera da Basalghelle, 4 Aprile 1890 (Epistolario in corso, XII. 3. 3067).
[18]
Lettera da Basalghelle, 6 Febbraio 1891 (Epistolario in corso, XII. 3. 3180).
[19]
Lettera da Basalghelle, 16 Novembre 1890 (Epistolario in corso, XII. 3. 3068).
[20]
Lettera da Perugia, 3 Gennaio 1905 (Epistolario in corso, XII. 3. 3161).
[21]
Le lettere di Virginia Aganoor Mirelli (Epistolario in corso, XIV. 16. 4228-4231), di Angelica Aganoor ( Epistolario in corso, XVIII. 2.
5471-5472) e di Maria Aganoor (Epistolario in corso, XII. 2. 3045-3046), conservate presso la Biblioteca del Museo Civico di Bassano del
Grappa (VI) dal 12 Gennaio 1923 per volont della figlia di Marina Baroni, Silvia Baroni Pasolini, sono state trascritte in appendice.
[22]
VITTORIA AGANOOR, Lettere a Giacomo Zanella (1876-1888), a cura di ADRIANA CHEMELLO, Mirano (VE) 1996, p. 66.
[23]
Vittoria Aganoor usa per la prima volta in questo suo epistolario lappellativo affettuoso mammina nella lettera da Napoli, 1 Giugno
1882 (Epistolario in corso, XII. 3. 3049), appellativo che diventer col tempo, in variatio con mammetta, duso consueto.
[24]
Lettera da La Punta [Longarone (Belluno)], 17 Agosto [1888] (Villa Malcom) (Epistolario in corso, XII. 3. 3184).
[25]
Il contrasto tra le forti personalit delle due amiche si pu intravedere nelle lettere da Venezia, 27 Aprile 1889 e 2 Maggio 1889 e in
quella da Basalghelle, 16 Maggio 1889(Epistolario in corso, XII. 3. 3060-3061), dove Vittoria cerca di districarsi con ironia dallaffettuosa
quanto insistente intromissione di Marina, la quale vorrebbe farla fidanzare ad un suo conoscente peraltro poco incline a sottostare alla volont
della bassanese.
[26]
Brano tratto da una lettera di Vittoria Aganoor al senatore Fedele Lampertico da Basalghelle, 26 Settembre 1892, leggibile in
AGANOOR, Lettere a Giacomo Zanella, pp. 198-199.
[27]
MATILDE SERAO, Vittoria Aganoor, in Rivista di Roma, 14 (1910), nn. X-XI, pp. 342-344; p. 343.
[28]
Giacomo Zanella, poeta e maestro dellAganoor, era per lei anche un carissimo amico, anzi quasi un padre come testimonia
esaurientemente la gi citata raccolta di lettere a lui indirizzate curata da A. Chemello. Questultima nella sua Introduzione, descrivendo il
rapporto intercorrente tra la poetessa e il suo maestro, definisce lo Zanella come il perfetto sostituto di una figura paterna opaca e assente,
sia nella vita come nella corrispondenza col vicentino (ADRIANA CHEMELLO, Introduzione, in AGANOOR, Lettere a Giacomo Zanella,
p. XIX). Anche nellepistolario aganooriano a Marina Baroni il padre viene nominato solo di sfuggita e soprattutto nei saluti finali; soltanto
in una delle lettere pi tarde parla di lui in misura pi ampia: Quando sui giornali io rivedo accennare allaffare Murri, o narrare qualche
altro fatto di simil genere, penso al caro Pap mio, che leggendo i fogli, sclamava spesso: Meglio non esser nati, e non sapere tante
turpitudini! Poi si riprendeva subito e come pentito aggiungeva: Mio buon Ges sia fatta la vostra volont. Io lo dico anche in quei
miei versi A mio padre che tu certo hai letto in Leggenda eterna. (Lettera da Perugia, 8 Maggio 1903 Epistolario in corso, XII. 3. 3151)
[29]
In una lettera inviata a Domenico Gnoli Vittoria Aganoor spiega: [ ] le dir che in certi casi le lettere (quasi sempre gi) quando non
sono composizioni letterarie, tengono il posto della conversazione parlata, e che solitamente quando si parla e si chiede qualcosa
linterlocutore si affretta a rispondere. (VITTORIA AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, a cura di BIAGIA MARNITI, Caltanissetta
1967, p. 20).
[30]
Lettera da Venezia, 20 Febbraio 1889 (Epistolario in corso, XII. 3. 3058).
[31]
Lettera da Basalghelle, 16 Novembre 1890 (Epistolario in corso, XII. 3. 3068).
[32]
Lettera da Basalghelle, 25 Dicembre 1888 (Epistolario in corso, XII. 3. 3055).
[33]
Lettera da Basalghelle, 4 Aprile 1890 (Epistolario in corso, XII. 3. 3067).
[34]
Lettera da Venezia, 1 Dicembre [1894] (Epistolario in corso, XII. 3. 3188).
[35]
Vittoria Aganoor accenna nel suo epistolario a Marina Baroni ai seguenti eventi: lo scoppio dei Fasci siciliani (lettera da Venezia, 27
Gennaio 1894); la campagna militare dellItalia in Africa (lettere da Venezia, 16 Dicembre 1895 e 21 Marzo 1896); le alluvioni e i danni in
tutta Italia (lettera da Venezia, 20 Novembre 1896); la crisi parlamentare italiana dopo i fatti di Milano (lettera da Napoli, 18 Maggio 1899);
lepidemia di influenza in Italia, Francia e altri paesi (lettera da Venezia, 3 Febbraio 1900); lassassinio del re Umberto I da parte di Gaetano
Bresci (lettera da Tarcento, 21 Settembre 1900); il delitto Murri (lettera da Perugia, 8 Maggio 1903); la morte di Giuseppe Zanardelli (lettera
da Perugia, 30 Dicembre 1903); la Conferenza per la pace dellAja (lettere del 1906 e del 1907); il terremoto di Messina (lettera da Perugia, 12
Gennaio 1909). Bisogna chiarire tuttavia che, anche quando la poetessa fa riferimento a fatti ed eventi esterni, lo fa sempre nella misura in cui
essi si riflettono su di lei o sullandamento della vita familiare. Esemplare a questo proposito laccenno allassassinio del re Umberto I:
No, non fui a Venezia a vedere la Regina che penso desideri desser lasciata in pace. Ti dissi del magnifico ritratto suo che mi mand, con
una dedica deliziosa scritta da lei stessa e con la data del 29 Luglio? Sicuro! Proprio poche ore prima della sera fatale in cui veniva
assassinato il Re Ella, la povera inconscia, scriveva sotto un suo ritratto parole gentili per me, e la Villamarina me lo mandava dopo
alquanti giorni dicendomi che quella data mi avrebbe reso pi prezioso il dono. (Lettera da Tarcento, 21 Settembre 1900 Epistolario in
corso, XII. 3. 3131).
[36]
Lettera da Venezia, 24 Gennaio 1895 (Epistolario in corso, XII. 3. 3086).
[37]
La Aganoor dimostra di essere ormai giunta ad un momento critico della sua esistenza quando scrive allamica: Tanto, a poco a poco,
muore in me anche il desiderio dogni cosa. A quando a quando cerco avvinghiarmi a un sogno, o a unombra di sogno, o a una chimera,
per occuparmi, per darmi da fare, per stordirmi, ma al primo ostacolo ricasco nellinerzia degli svogliati, degli sfiduciati, dei naufraghi
della vita. Che cosa sono io se non una naufraga? Vecchia ormai, senza famiglia, senza scopo, senza aspirazioni. Vado innanzi cos
giorno per giorno, non avendo pi innanzi a me la magnifica illusione del domani che da giovani ci tien desti la notte ed ha una
consolazione per ogni nostro dolore. (Lettera da Venezia, 3 Dicembre 1899, Epistolario in corso, XII. 3. 3122)
[38]
- Lettera da Venezia, 7 Ottobre 1901 ( Epistolario in corso, XII. 3. 3141). Anche allamica scrittrice Neera (pseudonimo di Anna Radius)
ella scrisse qualche giorno dopo, il 14 Ottobre, poche parole per metterla al corrente dellavvenimento: Anna cara Io non voglio credermi
scordata da te. Io non scordai i tuoi consigli e le tue esortazioni fraterne.
Sono fidanzata a Guido Pompilj e mi sposer agli ultimi di Novembre o ai primi del Dicembre. Mandami una parola affettuosa e te ne sar
sempre grata lamica tua Vittoria Aganoor. ( ANTONIA ARSLAN, Unamicizia tra letterate: Vittoria Aganoor e Neera (con 23 lettere
inedite) in Quaderni Veneti, V (1988), pp. 35-74; p. 60).
[39]
Lettera da Perugia, 8 Maggio 1903 (Epistolario in corso, XII. 3. 3151).
[40]
Lettera da Perugia, 19 Dicembre 1907 (Epistolario in corso, XII. 3. 3171).
[41]
Lettera da Perugia, 12 Maggio 1908 (Epistolario in corso, XII. 3. 3173).
[42]
Lettera da Perugia, 21 Dicembre 1909 (Epistolario in corso, XII. 3. 3179).
[43]
A settembre 1909 probabilmente Vittoria Aganoor era gi ammalata, ma forse non conosceva ancora la reale natura del suo male; lo si
deduce in modo indiretto dal ricordo di Teresita Guazzaroni, che scrive: Lultima volta che la vidi, il settembre scorso, molto impallidita e
assottigliata ma tuttavia piena di spirito, ella mi condusse [] (TERESITA GUAZZARONI, Vittoria Aganoor Pompilj , in Rivista di
Roma, 14 (1910), nn. X-XI, pp. 340-342; p. 341). Inoltre la testimonianza di Antonio Cervesato sostiene che nel Gennaio 1910 le sue
condizioni di salute erano tuttaltro che buone: Quando lirresistibile cortesia delle Signore del Comitato Bonomelli mi chiam a parlare a
Perugia lo scorso gennaio, Essa, gi torturata dal male fierissimo e costretta al riposo della campagna, mi ricord alla Segreteria del
Comitato, con parole in cui era tutta la bont di unantica amicizia e di unarmonica comunione di idee. (ANTONIO CERVESATO,
Vittoria Aganoor Pompilj, in La Favilla, XII (1910), luglio-agosto, p. 351).
[44]
Lettera da Napoli, 19 Maggio 1910 (Epistolario in corso, XIV. 16. 4229).
[45]
Si tratta di termine aganooriano. Nella lettera da Basalghelle, 10 Ottobre 1888 ella scrive: Torno appena da una passeggiata solitaria
ma assai igienica; vedendo sprizzar fuori dalle nuvole un bel raggio di sole smisi di scriverti e me ne andai a continuare la mia
conversazione con te allaria aperta. Mero portata un libro ma lessi poco a dir vero e ora, riseduta innanzi alla scrivania, mi par davvero
di continuare con te le chiacchierette fatte per via. (Epistolario in corso, XII. 3. 3054).
[46]
Lettera da Basalghelle, 19 Ottobre 1888 (Epistolario in corso, XII. 3. 3052).
[47]
Lettera da Venezia, 14 Marzo 1899 (Epistolario in corso, XII. 3. 3114).
[48]
Lettera da Venezia, 12 Novembre 1891 (Epistolario in corso, XII. 3. 3069).
[49]
Lettera da Venezia, 25 Gennaio 1893 (Epistolario in corso, XII. 3. 3079).
[50]
Lettera da Venezia, 21 Gennaio 1899 (Epistolario in corso, XII. 3. 3112).
[51]
Lettera da Basalghelle, 11 Ottobre 1897 (Epistolario in corso, XII. 3. 3105).
[52]
AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, pp. 56-57.
[53]
Lettera da Venezia, 6 Aprile [1892] (Epistolario in corso, XII. 3. 3182).
[54]
Lettera da Basalghelle, 11 Ottobre 1888 (Epistolario in corso, XII. 1. 3036).
[55]
Lettera da Basalghelle, 10 Ottobre 1888 (Epistolario in corso, XII. 3. 3052).
[56]
Esemplare fu la travagliata composizione e rifinitura della poesia I cavalli di San Marco. La Aganoor la d per finita, ma in attesa di
revisione in una lettera a Giacomo Zanella da Basalghelle, 15 Marzo 1888 (AGANOOR, Lettere a Giacomo Zanella, p. 181). Nel febbraio
1889 scrive alla Baroni di non esserne ancora soddisfatta (Lettera da Venezia, 2 Febbraio 1889) e il 6 Giugno dello stesso anno le dice che la
stava correggendo (Lettera da Basalghelle, 6 Giugno 1889). Finalmente con la lettera da Basalghelle, 30 Gennaio 1890, la invia allamica
anche se non nella versione definitiva che avr nel volume Leggenda eterna del 1900.
[57]
Lettera da Venezia, 15 Aprile 1896 (Epistolario in corso, XII. 3. 3098).
[58]
SERAO, Vittoria Aganoor, p. 343, dove si legge nella sua interezza il giudizio, assai interessante perch dato da una letterata donna a
lei contemporanea, riguardante la poesia aganooriana: Leggete quelle pagine [di Leggenda eterna e delle Nuove liriche]: in ognuna di esse, in
una bellezza pura, quasi austera di forma, in una perfezione quasi marmorea di linee, un sentimento alto, forte, energico che parla, una
bont grave. Non una delle piccole sentimentalit donnesche che, subito, abbassano e rendono mediocre il tono di una poesia femminile:
non una di quelle morbose sensibilit che rivelano la debolezza muliebre, nella poesia e nella prosa: non uno di quei capricci che dicono al
lettore la soverchia e la fastidiosa mobilit dello spirito muliebre: non una di queste tare, non una di queste macchie che deturpano la
poesia di una donna: non una. Ella era, Vittoria Aganoor, una vera poetessa, nella pi completa espressione di forza e venust: ella era
una vera poetessa, per un vigore raro, che mai non diminu, per un lirismo che conserv tutti i maggiori caratteri di luce e di fiamma, per
un impeto che ella seppe frenare, comporre e chiudere in un limite arcano, per una nobilt di sentimento che si mantenne, sempre, nei cieli
del pensiero e dellamore, per un senso della vita in cui anche la tristezza non fu mai miseria morale e in cui il dolore conserv la sua dote
pi preziosa: la dignit. Ella era una vera poetessa, in cui rifulgeva il rispetto del suo genio e il rispetto della sua poesia; ella scrisse quel
che sentiva, in lealt spirituale assoluta: ella scrisse quanto doveva e non pi di quanto doveva: ella obbed solo al suo buon demone; ella
fu, in umile e pur orgogliosa dedizione, una poetessa e solo una poetessa.
[59]
ANTONIA ARSLAN, Dame, galline e regine. La scrittura femminile fra 800 e 900, a cura di MARINA PASQUI, Milano 1998, p.
45.
[60]
AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, p. 13.
[61]
Lettera da Venezia, 27 Gennaio 1894 (Epistolario in corso, XII. 3. 3082).
[62]
Lettera da Napoli, 18 Maggio 1899 (Monte di Dio) (Epistolario in corso, XII. 3. 3115).
[63]
La poetessa stessa rivela le sensazioni e i sentimenti provocati in lei dal ritorno della primavera: La neve gi quasi scomparsa anche
sui campi ed io sto spiando ogni giorno il primo germogliare delle siepi e il primo apparire dellerbetta nuova. Che triste cosa per questo
ritorno della primavera sempre giovane, che ci trova pi vecchi dun anno, pi rugosi, pi grigi! Ma tanto sempre una grande dolcezza
non fosse che questo rinovellarsi di sensazioni giovanili, alle prime folate fragranti che risuscitano i ricordi, e cos vivamente del primo
affacciarsi alla vita del cuore dei primi palpiti di speranza, dei primi tumulti di trionfo; una dolcezza amara, s, ma sempre dolcezza.
(Lettera da Basalghelle, 6 Febbraio [1891] Epistolario in corso, XII. 3. 3180).
[64]
BENEDETTO CROCE, Vittoria Aganoor, in La letteratura della nuova Italia, II, Bari 1943, pp. 377-384; pp. 383-384.
[65]
Giacomo Zanella (1820-1888), famoso poeta vicentino, fu uno dei primi maestri dellAganoor, come risulta da una sua lettera al senatore
Fedele Lampertico da Basalghelle, 14 Settembre 1892 (AGANOOR, Lettere a Giacomo Zanella, p. 196).
[66]
Tutto ci risulta chiaramente dalla lettera da Venezia, 22 Febbraio 1894: Quanto ti sono grata delle tue care parole incoraggianti e
quanto bene mi fanno! Volere o no si ha tanto bisogno che qualcuno si interessi alle nostre piccole prove ai nostri studi e ci approvi o ci
ammonisca con affetto sincero.
Sono per contenta che il Carducci non sia a Bologna perch quei versi non potevano certo piacergli. A dire il vero son proprio, come tho
detto, buttati gi senza ombra darte, e se esprimono un pensiero giusto e un sentimento sano, la veste nondimeno assai volgaretta. Tutto
sommato mi sarebbe dispiaciuto che il Carducci vedesse quei versi e non mi dispiacerebbe invece che vedesse questi che ti metto qui. Intendi
che non voglio gi esprimere il desiderio chegli li veda, ma solo dire che caso mai egli li vedesse non ne sarei scontenta come degli altri.
(Epistolario in corso, XII. 3. 3083).
[67]
Nellepistolario Aganoor a Marina Baroni conservata anche unaltra lettera, senza luogo di provenienza e senza data, indirizzata alla
figlia di lei, Silvia Baroni Pasolini, scritta per met in versi e per met in prosa (Epistolario in corso, XII. 3. 3192).
[68]
VITTORIA AGANOOR, Leggenda eterna, Milano, Treves, 1900 (2^ edizione Torino, Roux e Viarengo, 1903); VITTORIA
AGANOOR, Nuove liriche, Firenze, La Nuova Antologia, 1908.
[69]
VENANZIO TODESCO, Per la cronologia di alcune liriche di Vittoria Aganoor, Padova 1964, p. 6 e p. 10.
[70]
ANTONIA ARSLAN-PATRIZIA ZAMBON, Inediti aganooriani, in Quaderni veneti, V (1988), n. 7, pp.. 7-32; pp. 30-32.
[71]
Lettera da Basalghelle, 29 Aprile 1888 (Epistolario in corso, XII. 3. 3051).
[72]
Lettera da Venezia, 2 Febbraio 1895 (Epistolario in corso, XII. 3. 3087).
[73]
Lettera da Venezia, 16 Dicembre 1895 (Epistolario in corso, XII. 3. 3095).
[74]
Lettera da Basalghelle, 29 Settembre 1898 (Epistolario in corso, XII. 3. 3108).
[75]
TODESCO, Per la cronologia di alcune liriche di Vittoria Aganoor, p. 3.
[76]
MARCO TULLIO CICERONE, Epistolae ad Familiares, II, 4.1: Reliqua sunt epistolarum genera duo, quae me magnopere delectant,
unum familiare et iocosum, alterum severum et grave.
[77]
Esemplare la lettera da Basalghelle, 16 Ottobre 1892 (Epistolario in corso, XII. 3. 3077).
[78]
Lettera da Vena doro, 22 Luglio 1889 (Epistolario in corso, XII. 3. 3065).
[79]
AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, pp. 15-16.
[80]
AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, p. 19.
[81]
Lettera scritta su carta decorata sullangolo sinistro da un motivo dintrecci vegetali dorati con resti malridotti di piccoli fiori secchi
incollati, mancante, come tutte le altre, di busta. Si ritenuto opportuno trascrivere a fianco di ogni lettera la relativa segnatura per facilitarne
il ritrovamento, in quanto la numerazione non sempre continua.
[82]
Gli Aganoor si erano trasferiti a Napoli da Padova intorno alla met degli anni Settanta, quando la figlia Maria aveva dato i primi segni
di disturbi mentali in occasione del suo fidanzamento.
[83]
Silvia era la figlia della contessa Marina Sprea Baroni Semitecolo; era sposata al conte Giuseppe Pasolini Zanelli di Faenza e aveva due
figli, Tiberio e Pierino. Silvia Baroni Pasolini era musicista e aveva musicato diversi componimenti di poeti del suo tempo, tra i quali figura
anche Giosu Carducci. Tra le sue opere: Che bella luna!: barcarola, parole di S. Busmanti, musica di S. Baroni Pasolini, Milano 1888;
Disperata, parole di G. Carducci, musica di S. Baroni Pasolini, Milano 1889; Melodie per canto e pianoforte, musiche di S. Baroni
Pasolini, Milano 1889; Passa la nave da Arrigo Heines verschiedene , parole di G. Carducci, musica di S. Baroni Pasolini, Milano 1889;
Sogni e canti, parole di E. Panzacchi, musica di S. Baroni Pasolini, Milano 1889; Vignetta, parole di G. Carducci, musica di S. Baroni
Pasolini, Milano 1889. Vittoria Aganoor corrispondeva anche con lei, come risulta dalle lettere a Marina Baroni e da due missive indirizzate a
Silvia conservate insieme a quelle ricevute dalla madre di questa. In talune lettere a Marina Baroni, ma soprattutto in quella da Basalghelle del
29 Aprile 1888, trascritta pi avanti, la Aganoor afferma di avere mandato alla Pasolini dei versi affinch questa li musicasse. Vittoria
Aganoor aveva gi scritto versi per musica musicati dal bresciano Antonio Bazzini, come si legge in una lettera dello stesso del 1 Novembre
1872 a Pietro Suman trascritta da Bruno Brunelli Bonetti: Fatto Romanza per Album Trovatore, parole Vittoria Aganoor , (BRUNO
BRUNELLI BONETTI, Musica dell800: un cenacolo di filarmonici, estratto dalle Memorie della R. Accademia di Scienze, Lettere ed
Arti di Padova, Scienze morali, Nuova serie vol. LIX, Padova 1943, pp. 1-25; p. 16)
[84]
La sottolineatura doppia nel manoscritto.
[85]
Le sorelle Aganoor erano cinque: Angelica, nata nel 1849, Maria, nata nel 1850, Elena, nata nel 1852, Virginia, nata nel 1854 e Vittoria,
nata nel 1855.
[86]
Giacomo Zanella (1820-1888), poeta vicentino, fu uno dei primi maestri di Vittoria Aganoor. Ella stessa, in una lettera da Basalghelle
del 14 settembre 1892 indirizzata a Fedele Lampertico, chiarisce come iniziarono i rapporti con lo scrittore vicentino: Lo Zanella era amico di
nostri comuni amici; la Mamma desider ci divenisse maestro, e fu nel 69 che stringemmo pi strette relazioni di studio e damicizia,
(VITTORIA AGANOOR, Lettere a Giacomo Zanella (1876-1888), a cura di ADRIANA CHEMELLO, Mirano 1996, p. 196). I rapporti si
interruppero quando per la morte della madre, 29 luglio 1872, il poeta si chiuse in se stesso prostrato dalla grave perdita e ripresero soltanto
quattro anni pi tardi, ma meno assidui e per lo pi epistolari in quanto gli Aganoor si erano nel frattempo trasferiti a Napoli.
[87]
Non si tratta di quella Maria Majocchi Plattis (1864-1930), scrittrice di romanzi e novelle sotto lo pseudonimo prima di Margheritina di
Cento, e di Jolanda poi, la quale fu legata da amicizia a Vittoria Aganoor e che, come la stessa Plattis afferma, non conobbe mai di persona,
(JOLANDA, Una lettera di Vittoria Aganoor , in La Favilla, XII (1910), luglio-agosto, pp. 350-351). Si tratta invece di una componente
della famiglia Plattis, probabilmente una delle figlie della vecchia Plattis di nome anchessa Maria alla quale la poetessa era particolarmente
legata da amicizia, infatti nel marzo 1882 scriver con un pizzico di malcelato disappunto allo Zanella: in quanto a me dovevo
naturalmente far tacere il desiderio di rivedere qua Maria in cos triste emergenza [la morte del marito della sorella di questa, Angelina],
(AGANOOR, Lettere a Giacomo Zanella, p. 104).
[88]
Il verso martelliano, chiamato anche alessandrino, detto cos perch fu ampiamente usato da Pier Iacopo Martelli nella composizione
delle sue tragedie nel XVIII secolo; questo verso costituito da due settenari piani e per questo lo si definisce anche come settenario doppio o
accoppiato. Allepoca della Aganoor questo tipo di verso veniva un po abusato e con esso, come osserva Venanzio Todesco, per linfluenza
della tradizione romantica tuttora viva e per lefficacia di qualche esempio famoso si narravano lagrimevoli storie, sempre ripetentesi,
damore seguito spesso da morte tragica. (VENANZIO TODESCO, Per la cronologia di alcune liriche di Vittoria Aganoor , Padova 1964,
p. 4).
[89]
Questa poesia probabilmente fu scritta nellautunno del 1880. Lipotesi sembra suffragata da una lettera inviata dalla Aganoor da Napoli
ad Antelmo Severini il 6 Dicembre 1880, nella quale scriveva: In quei due lunghi mesi[dal settembre 1880 per due mesi ella era stata a Cava
dei Tirreni] non credo aver scritto pi di dieci lettere e in quanto a versi soli questi pochi martelliani che le mando tirati gi in fretta, non
so pi come, tra una cavalcata e un desinare damici dopo unora di pioggia. (SILVIO ZAVATTI, Lettere inedite di Vittoria Aganoor e
delle sue sorelle, in Padova e la sua provincia, XIX (1973), fasc. 2, pp 10-13; fasc. 3, pp. 26-35; fasc. 5, pp. 10-15; fasc. 3, p. 27).
Non possibile nemmeno immaginare quale parere e quali suggerimenti Marina Baroni abbia dato alla poetessa riguardo a questa sua
composizione, si pu solamente constatare che ledizione a stampa presenta notevoli varianti rispetto a quella del manoscritto allegato alla
lettera e per questo se ne trascrive il testo da VITTORIA AGANOOR, Poesie complete, a cura di LUIGI GRILLI, Firenze 1912, pp. 59-60:
Pioggia dautunno
Questa mane piovuto, e alla mia stanza sale
dalle aperte finestre quellodore autunnale
dei boschi, che risuscita forme e sogni scordati:
abbadie scure e mute; monaci incappucciati;
vecchie selve, dimora favolosa di maghi
dalla bacchetta doro; grotte profonde, e laghi
tetri, dal fondo verde dalighe lunghe e folte,
forse chiome ribelli di naiadi, sepolte
sotto quellacque
A quando a quando il sol percote
la parete di contro, e muta tinte e note
a quel mobile mondo di fantasmi E fuggita
ogni strana sembianza; ecco il sole, la vita,
la giovinezza, il vero! Che risi seduttori
che inviti, in quel suo bianco raggio dautunno!
Fuori!
- sembra dir _ laria fresca, i prati sono ancora
verdi, e Cerere amica dauree messi colora
i campi; oggi risplendo a festa, ma non giuro
desser lugual, domani; lo sapete, sicuro
solo listante, lora fugge e i maligni fati
vinvidiano le feste; dunque fuori! sui prati,
alle colline! Avanti! che linverno alle porte
ed avr un bel risplendere se le foglie sien morte
e la neve distesa sulle zolle deserte
di vita!
E intanto fulgida dalle finestre aperte
entra unondata bianca e minvade la stanza
e spia per ogni dove come un bimbo in vacanza;
fruga tra i libri, scherza sul minuto lavoro
degli stipi; a ogni ninnolo d una pagliuzza doro
e ride
Io vorrei correre ai colli alti, al divino
aer libero e fresco, ma sovra il tavolino
un nero volumone mi guarda, fa il cipiglio,
mammonisce, borbotta. Come ingrato il consiglio
che mi d quel maestro inflessibile e grave!
Il cielo cos bello! laria cos soave!
Forse lultimo giorno di festa.
O che mi serbi
tu, libro tenebroso? Forse dei veri acerbi
e nullaltro
No! Meglio listante spensierato,
il sogno, anche se breve, il fantasma, evocato
da un raggio biamco e un ramo di gocciole coperto
Corriamo ai prati, ai colli, allaperto, allaperto!
[90]
Sono Giovanni Giuliani, nipote di Giambattista Giuliani (1818-1884) letterato e dantista di Canelli, che scrisse Le delizie del parlar
toscano, e Antonietta Lugo, discendente della nobile famiglia di Bassano. Si veda GIOVANNI GIULIANI, A miei cari nipoti Giovanni
Giuliani e Antonietta Lugo nel giorno delle loro nozze. Lettera, Firenze 1882.
[91]
Labate Antonio Stoppani (1824-1891) fu scrittore e scienziato, sua lopera di divulgazione scientifica Il bel Paese (1875).
[92]
Il poeta e traduttore dal tedesco e dallinglese Andrea Maffei (1798-1885) fu il primo maestro di Vittoria Aganoor, come chiar nel
Giornale dItalia allindomani della morte della poetessa, il 9 maggio 1910, Eugenio Checchi, (VITTORIA AGANOOR, Lettere a Domenico
Gnoli, a cura di BIAGIA MARNITI, Caltanissetta-Roma 1967, pp. 271-272).
[93]
Augusto Righi (1831-1902), avvocato e deputato del Regno dItalia, divenne senatore nel 1890; probabilmente era lavvocato di
famiglia e sar lesecutore testamentario di Giuseppina Pacini, madre di Vittoria Aganoor, come risulta da una lettera di questultima a
Domenico Gnoli del 31 Marzo 1899, (AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, p. 147).
[94]
E la prima volta che la Aganoor usa, per rivolgersi alla Baroni, lappellattivo affettuoso Mammina, che diventer invece col passare del
tempo, in variatio con Mammetta, una consuetudine.
[95]
Si tratta probabilmente di Alessandro Malcolm, figlio di quel John Malcolm alla memoria del quale Giacomo Zanella dedic nel 1877
un suo sonetto, e che, come suppone Adriana Chemello, potrebbe essere lamministratore dei beni degli Aganoor, (AGANOOR, Lettere a
Giacomo Zanella, p. 45, n. 65). Il Malcom tra laltro, per incarico della famiglia Aganoor, si era occupato nel 1877 del difficile affare inerente
la rottura del fidanzamento della giovane Vittoria con Pasquale Grimani, (AGANOOR, Lettere a Giacomo Zanella, pp. 50 e 54).
[96]
Si tratta forse della villa di Basalghelle, frazione di Mansu, nei pressi di Oderzo (TV). Il ritorno della famiglia Aganoor nel Veneto era
in realt ancora lontano. Soltanto nel maggio 1883 la sorella Virginia annuncer, in una sua lettera allamica Elisa Salvadego di Padova, che
finalmente stavano allestendo la villa di Basalghelle, dove lintera famiglia sperava di potersi trasferire nel 1884, (GIULIA CAVALLI,
Spigolature dallEpistolario Aganoor I-III, in Padova e la sua provincia, XII (1966), n. 2, pp. 3-6; n. 4, pp. 14-17; n. 5, pp. 14-19; n. 2, p.
6).
[97]
Questo sonetto sar dato alle stampe con un altro titolo, Paesaggio estivo, e con alcune varianti tendenti a dare alla composizione una
maggiore rifinitura poetica, (AGANOOR, Poesie, p. 55). Le varianti sono: abbrustiano al posto di arrossano al verso 2, vasta al posto di
grande al verso 4 e crocidar al posto di gracidar al verso 10. Nel manoscritto al verso 8 lautrice scrisse immensio anzich immenso
probabilmente tratta in inganno dalla parola seguente, tedio.
[98]
Questa poesia conservata in un fascicolo a parte (biglietto); non si sa se sia stata spedita alla Baroni allegata ad una lettera o
separatamente. Il termine ante quem si ricava da una lettera di Vittoria Aganoor da Cava dei Tirreni del 6 Settembre 1882 a Giacomo Zanella
nella quale ella scrive: Guardi qui, io Le mando una versione greca di quei miei versi chElla sa Non amor. Mi dica com.
(AGANOOR, Lettere a Giacomo Zanella, p. 113).
[99]
Nella raccolta in volume dei versi della Aganoor il componimento avr per titolo solo un punto interrogativo e presenter numerose
varianti rispetto alla versione del manoscritto, come per esempio linversione dordine della sesta e della settima quartina e lomissione
dellottava strofa. La poetessa invi la stessa poesia, senza data, senza titolo, con diverse varianti nel testo, ma con lo stesso numero di strofe
rispetto a quello spedito alla Baroni, anche allo Zanella; si veda a questo proposito AGANOOR, Lettere a Giacomo Zanella, pp. 111-112.
Questo il testo della poesia come si legge nel volume AGANOOR, Poesie, pp. 138-139:
?
E non saperlo dir ci che nellintimo
di questanima mia sagita e freme
senza mai posa! e non poterti esprimere,
febbre, mia gioia e mio tormento insieme!
Non amor, non amore! Un tempo, il giovane
cor lha creduto e sciolse inni alla Morte;
ora ben sa che dellamor, questimpeto
pi fiero, pi nobile, pi forte.
Spesso nellora che saccheta il fervido
moto dellopre e di lontano un canto
vaga per la campagna al mite vespero,
lignota forza mha strappato il pianto;
dinanzi al mar che furioso ai turbini
commetteva battaglia e lalte antenne
giungea mugghiante, quellarcano palpito
ebbra, immota, per lunghe ore mi tenne;
e quando in cielo saccendeva il fulmine
tra le negre montagne, e lunge il tuono
ruggir parea strane minacce agli uomini,
mi volle assorta ad ascoltarne il suono;
e avrei voluto come il nibbio spingermi
lass lass, tra quelle forze in guerra,
cercar, strappare il gran mistero e chiuderlo
nei forti artigli a trarlo sulla terra;
avrei voluto, come il nembo, un libero
volo discior da questangusto sito,
per un istante le vaste ali stendere
sul picciol mondo e stringer linfinito.
[100]
Non vi sono lettere conservate di Vittoria Aganoor a Marina Baroni appartenenti al periodo compreso tra il 1 Giugno 1882 e il 10
Febbraio 1888. Poich non sembrano esserci stati motivi, almeno leggendo la corrispondenza della madre della poetessa alla Baroni e della
stessa Aganoor a Giacomo Zanella di questi anni, che giustifichino uninterruzione nella corrispondenza, plausibile localizzare qui una estesa
mutilazione di questo corpus epistolare.
[101]
E la prima lettera conservatasi in cui Vittoria Aganoor si rivolge col tu alla Baroni. Con ogni probabilit i rapporti tra le due donne,
negli anni mancanti di testimonianze, si erano fatti pi intimi e confidenziali, come appare evidente anche dal tono dellintera lettera.
[102]
Antonio Canova (1757-1820), nato a Possagno (TV), fu scultore neoclassico di fama internazionale ed esercit una grande influenza
sulla scultura europea per la maestria compositiva e la sensualit raffinata delle sue opere.
[103]
La sottolineatura nel manoscritto doppia.
[104]
Le strofe della poesia sono state scritte dallautrice perpendicolarmente rispetto alla direzione di scrittura delle righe della lettera e sono
state disposte su due colonne parallele per sfruttare lintero spazio disponibile della facciata. I due sonetti della composizione furono stampati
con poche varianti rispetto al manoscritto, che sono state segnalate a fianco del testo trascritto dal manoscritto stesso dopo aver sottolineato la
porzione interessata, (AGANOOR, Poesie, pp. 140-141). Vittoria Aganoor aveva inviato nel 1887 allo Zanella la prima stesura dei
componimenti accompagnata dal seguente invito: Dove trova qualche magagna suggerisca la correzione, La prego; il poeta vicentino non si
fece pregare e da quanto risulta da altre lettere dello stesso periodo suggerir i cambiamenti che porteranno alla stesura definitiva del testo. Per
un interessante confronto ecco il testo primitivo dei due sonetti inviato allo Zanella:
Fantasmi di grandi
I II
Sugli abissi, dal giogo aspro dei monti, Passano i Grandi in una luce accolti,
Nel solenne dei boschi ampio mistero, Passa dei forti la fraterna schiera,
Tra le stelle clementi o in riva al fiero E dritta in asta su quei mille volti
Oceano, nel baglior dignei tramonti, Sventola immensa ununica bandiera.
Passan gli spettri dalle ardite fronti Una parola che beffar gli stolti
Giganti innanzi al raggio del pensiero, Sul labaro divin sfolgora altera;
Santi, eroi, bardi, apostoli del vero Santo ideal, chi la tua voce ascolti,
Assetati di liberi orizzonti. Giammai dolcezza pi superba spera!
O dombre anguste fulgido drapello Vanno quei grandi lun dellaltro accanto,
Come a pensarvi lanima saccende Che del tempo nel mar, di mille fiumi
Come il cor trema di superbo amore! Sadegua il vari flutto e il bollor misto
Passano; a Omero, Achille in armi splende, Cos stretti a uno stesso ordine santo
A lAlighier sorride Rafaello Passan flamini e re gregarii e numi
Heine saluta il corso imperatore. E sovra tutti sfolgorante Cristo.
(AGANOOR, Lettere a Giacomo Zanella, pp. 175-180)
[105]
Marina Baroni era amica di antica data della madre di Vittoria Aganoor e fra le due donne, ex compagne di collegio a Milano,
intercorreva una corrispondenza abbastanza frequente. Le lettere di Giuseppina Pacini Aganoor (1819-1899) alla Baroni sono conservate a
Bassano del Grappa presso la Biblioteca del Museo Civico con segnatura Epistolario in corso, XII. 1. 3032-3041 (sono 12 e vanno dal 24
marzo 1880 al 3 agosto 1897) e Epistolario in corso, XVIII. 3. 5473-5474 (sono 2 una del 19 giugno 1872, laltra del 21 novembre 1888);
tutte sono state trascritte in appendice perch aiutano a comprendere meglio quelle della figlia.
[106]
Il titolo sottolineato due volte nel manoscritto.
[107]
Il titolo della poesia non stato scritto qui dallautrice, ma soltanto nel testo della lettera. Questi versi furono pubblicati per la prima
volta da Venanzio Todesco, che vide in essi la prima versione di quelli pubblicati in seguito dalla Aganoor col titolo Notturno, (TODESCO,
Per la cronologia, pp. 6-7); in realt, come ben chiarisce Patrizia Zambon, se le ultime due strofe di Note sono state riprese, con alcune
modifiche, nella poesia Notturno di Leggenda eterna essa per nel resto tanto diversa da richiedere che di testi se ne contino due. Il
secondo comunque esclude definitivamente dalle raccolte aganooriane il primo, del quale la scrittrice si era fin dallinizio detta scontenta,
(ANTONIA ARSLAN-PATRIZIA ZAMBON, Inediti aganooriani, in Quaderni Veneti , V(1988), n. 7, pp. 7-32; pp. 27-28). Per un
confronto tra i due componimenti ecco il testo di Notturno, tratto da AGANOOR, Poesie, pp. 65-66:
Notturno
Ecco la cerula notte, la placida
Notte destate!
Miti bisbigli, lucenti palpiti
Di stelle, tepide fragranze, entrate!
Tutte ad accogliervi mi protendo avida
Sul davanzale;
Dolce sommergersi dentro la libera
Marea degli esseri che scende e sale!
Pensose ascoltano lombre del memore
Parco; le stanze
Di sotto echeggiano aperte; cantano
Sul vecchio cembalo vecchie romanze.
Ed ecco, svegliano le note un popolo
Dombre; la mente
Le vede in rapida fuga rincorrersi;
Il cor la mistica voce ne sente.
Parole tornano che un d si accolsero
Con disattento
Orecchio, e parvero scure; ora lintimo
Foco sprigionarsi dal freddo accento.
Tornano supplici sorrisi pallidi
Volti scordati.
Unonda tremula nel plenilunio
Bianco, tra il placido sonno dei prati.
Torna dun ultimo sguardo, dun avido
Sguardo daddio,
Tutta la perfida dolcezza (o palpiti,
O angosce, o lagrime date alloblio!)
Nellaria salgono le note a perdersi
Nellombra folta,
Narrando storie dolci e terribili.
Muta ed immobile la Notte ascolta.
[108]
Giacomo Zanella, lantico maestro della scrittrice, era deceduto il giorno prima.
[109]
Lettera con data incompleta e, come tutte le altre, senza busta, ma alcuni dati interni sembrano convergere con quelli forniti da quella
scritta da Giuseppina Pacini, madre di Vittoria, alla stessa Baroni in data 21 Novembre 1888 (Ep. in corso, XVIII. 3. 5474). In particolare la
Pacini scrive: Ho avuto numerosi ospiti tutto lautunno dal 22 Agosto, nostro ritorno dal Tirolo e dal Cadore, fino al 3 Novembre, giorno
in cui partimmo in comitiva da Basalghelle per Treviso. Prima di tutto nei due scritti c una corrispondenza di luoghi: Paneveggio, di cui
parla la Aganoor, un altopiano nella valle del Travignolo situato tra San Martino di Castrozza e Predazzo, nellattuale provincia di Trento,
ma che nel 1888, appartenendo allImpero austro-ungarico, faceva parte della contea del Tirolo, come dice la Pacini (Tirolo, in Enciclopedia
italiana di scienze, lettere ed arti, XXXIII, Roma 1935, pp. 920-922), mentre Longarone, in provincia di Belluno, si trovava e si trova
tuttora nel Cadore. Inoltre sembra esservi anche una corrispondenza di date: la poetessa scrive il 17 Agosto affermando che sarebbero ripartite
da villa Malcolm il luned seguente, poich, dati i mezzi di trasporto e le condizioni delle vie di comunicazione del tempo, si pu pensare che
ci volessero almeno due giorni per ritornare a Basalghelle e poich il luned seguente era il 20 Agosto 1888 il giorno di arrivo a Basalghelle
verrebbe a coincidere con quello indicato dalla Pacini, cio il 22 Agosto.
[110]
- La sottolineatura doppia nel manoscritto.
[111]
- Il conte Giuseppe Pasolini Zanelli, magistrato e uomo politico faentino, era il marito di Silvia, figlia di Marina Baroni.
[112]
Questa lettera fu inviata insieme a quella della madre, trascritta di seguito, ed conservata nel plico della corrispondenza di
questultima di cui porta la segnatura.
[113]
La villa di Ca Rezzonico, ora Rezzonico Borella, a Bassano del Grappa (VI) era la dimora abituale di Marina Baroni. Il palazzo
principesco, attribuito a Baldassarre Longhena e situato alle porte della cittadina veneta, fu edificato nel XVII secolo ed costituito da un
corpo centrale e da torri angolari; il Salone donore fu decorato da Antonio Canova e Domenico Pellegrini. In questo luogo Vittoria Aganoor
venne ospitata molte volte dallamica.
[114]
Lucia e Francesca Alexander erano delle amiche americane, madre pittrice e figlia scrittrice, e vengono nominate pi di una volta dalla
Aganoor nelle sue lettere. Figura particolarmente interessante Francesca Alexander, la figlia, che come afferma la poetessa stessa in una
lettera allo Gnoli era una scrittrice finissima che il Ruskin lod assai e ai lavori della quale fece quasi sempre la prefazione, (AGANOOR,
Lettere a Domenico Gnoli, p. 14). Lospite illustre a cui fa riferimento potrebbe essere proprio John Ruskin (1819-1900), critico darte e
sociologo inglese, che fu a lungo in Italia per i suoi studi. Riguardo agli scritti di Francesca Alexander si possono vedere in edizioni
moderne: FRANCESCA ALEXANDER, Storia del popolo, Antignano 1976 e FRANCESCA ALEXANDER, Canti lungo i sentieri di
Toscana. Storia del popolo vol. 2, Firenze 1980, una rielaborazione dagli originali Roadside songs of Tuscany, Christs folk on the Appenine
di Francesca Alexander coi commenti di John Ruskin.
[115]
Questo motivo della giovinezza, sprecata e ormai sfuggitale dalle mani senza che lei avesse potuto far niente, ritorna molto spesso nelle
lettere allamica pi anziana.
[116]
Della salute della sorella Virginia parla ampiamente anche la madre della scrittrice nelle sue lettere alla Baroni rispettivamente del 21
novembre e del 23 dicembre 1888 (Epistolario in corso, XVIII. 3. 5474; Epistolario in corso, XII. 1. 3038), entrambe leggibili in appendice.
[117]
La Aganoor allude alla sua poesia intitolata I cavalli di San Marco, alla quale stava lavorando da tempo e che finalmente le mander
con la lettera del 30 Gennaio 1890. Nella lettera da Basalghelle, 15 Marzo 1888 a Giacomo Zanella gli aveva scritto: ora da un po di
giorni faccio vacanza anchio; ho finito quel lavorino su San Marco (che mi guarder bene dal mandarle per ora) e bench non finisce di
finirmi, mi vi affaticai su tanto che adesso sento un vero bisogno di lasciar l per qualche giorno, (AGANOOR, Lettere a Giacomo
Zanella, p. 181).
[118]
Non stato possibile identificare chi fossero costoro.
[119]
Si tratta dellopera in cinque atti composta dal musicista francese Ambroise Thomas (1811-1896). Probabilmente la poetessa aveva gi
assistito, e non molto tempo prima, alla messa in scena dellAmleto, che era in procinto di venire riproposto al teatro la Fenice di Venezia.
Dalla recensione della prima dello spettacolo data dal quotidiano padovano Il Veneto del 13 febbraio 1889 risultano chiaramente queste
circostanze: Iersera [12 febbraio 1889] la Fenice aveva laspetto solenne quale poche volte ebbe a vedere il glorioso teatro. Sebbene Venezia
ricordasse da non lontana data le profonde melodie dell Amleto, pure dal pubblico intelligente traspariva limpaziente raccoglimento di
chi chiamato a giudicare per la prima volta il lavoro di un grande e vecchio maestro. E il venerando maestro nelle otto volte in cui dovette
presentarsi alla ribalta, mostr una commozione chera pari alla affettuosa gratitudine dei grandi interpreti della Fenice. La signora
Calv, Litwinne e il signor Kaschmann hanno trascinato allentusiasmo un pubblico che non sapeva se pi applaudire alla potenza delle
voci o alla squisitezza del canto. E dico subito di non aver mai udito una cantante che come la Calv sia degna del nome di vera artista!
Che Ofelia! Lingenuit, la passione, lo strazio dellabbandono, i deliri della follia, tutto, tutto ha espresso quella voce vellutata
robustissima. Basta la scena della pazzia del 4 atto perch un trillo, o uno spasimo della Calv faccia scattare in piedi il pubblico, come
sorto quello di Venezia tributando allartista quel caldo omaggio che nellentusiasmo non soffre confini. Di questi applausi non pu essere
gelosa la Sig.a Litwinne, che, come vuol sostenere un critico di qui, la voce pi potente che sia stata udita alla Fenice. Ella non canta che
da 2 anni, ma possiede il metodo e larte scenica di una vecchia cantante. Limpressione che prima si riceve dal suo canto lo
sbalordimento. Di Kaschmann sarebbe quasi inutile parlare ai padovani che di lui serbano ricordi indimenticabili. Il registro di questo
baritono uno dei pi estesi: di questa dote egli trae partito per dare al suo forte canto ogni tinta e chiaroscuro che meglio renda il
pensiero musicale. Forse pi di ogni altro cantante merita di essere chiamato il Rossi del teatro lirico, specie per lazione drammatica che
egli sostiene nell Amleto. La musica di questopera rispecchia spesso felicemente la profondit del pensiero filosofico della tragedia
Shakespeariana. Ci pare non sia felice il genere di musica delle danze del quarto atto, e che non corrispondano allorditura dellopera. Ma
dinanzi allesecuzione, diciamo pure, fenomenale della Fenice il pubblico non ardisce giudizi profani e non conosce che lapplauso caldo e
unanime agli artisti; la pi alta stima e venerazione allottuagenario maestro.
[120]
Si sta parlando con tutta probabilit della famosissima attrice francese Sarah Bernhardt (1843-1923), il cui vero nome era Henriette
Rosine Bernard. Lartista nel 1889 era impegnata in una tournee, che la stava portando ad esibirsi in tutti i maggiori teatri italiani e dove
andava ottenendo grandi consensi di pubblico e di critica. Il 25 gennaio 1889 il quotidiano di Padova Il Veneto annunciava: Sarah
Bernhardt, che ora ottiene tanto plauso a Roma, passer al teatro Rossini di Venezia per darvi due rappresentazioni e il 9 febbraio
scriveva: A Venezia iersera la Sarah Bernhardt ebbe un vero successo nella Fedora: a questo spettacolo forse dovette assistere anche
Vittoria Aganoor.
[121]
Nel manoscritto si trova scritto prosta, probabilmente un semplice errore di scrittura della poetessa.
[122]
Delle poesie Alba e Prima luce, che lautrice dice di aver inviato alla Baroni, non ci giunto il manoscritto; di entrambe si ritenuto
opportuno tuttavia riprodurre il testo per dare una maggiore completezza alla lettera. Alba venne pubblicata nel volume Leggenda eterna dalla
Aganoor, mentre Prima luce venne accolta soltanto in quello curato dal Grilli dopo la morte della poetessa, (AGANOOR, Poesie, pp. 125-
128 e pp. 358-359).
[123]
E la prima di una serie di lettere piuttosto ironiche, in cui la poetessa cerca di districarsi dallaffettuosa intromissione dellamica che la
vorrebbe far fidanzare ad un suo conoscente, per altro anche lui poco propenso ad accondiscendere ai desideri della contessa bassanese.
[124]
La sottolineatura doppia nel manoscritto.
[125]
Queste righe sono state scritte dallautrice sopra il testo della prima facciata della lettera; non di rado infatti Vittoria Aganoor quando
finiva lo spazio a sua disposizione continuava ugualmente a scrivere seguendo il suo pensiero utilizzando spazi bianchi o, come in questo
caso, ponendosi di traverso sopra il testo precedente.
[126]
La sottolineatura tripla nel manoscritto.
[127]
La sottolineatura tripla nel manoscritto.
[128]
La parola solo nel manoscritto sottolineata due volte rispetto al resto della frase.
[129]
Forse Vittoria Aganoor si riferisce al discorso pronunciato da Giosu Carducci alla Palombella in presenza della regina Margherita,
intitolato La poesia e lItalia nella quarta Crociata e pubblicato nella Nuova Antologia del 16 Febbraio 1889. Il Carducci era in relazione di
stretta amicizia con il conte Giuseppe Pasolini Zanelli, marito della figlia di Marina Baroni, Silvia, e con questultima il famoso poeta
intrattenne una cordiale corrispondenza. Spesso dunque il suo nome ricorre nelle lettere della Aganoor allamica di Bassano e talvolta, con
timore frammisto a desiderio, la poetessa fa capire che le avrebbe fatto piacere o addirittura chiede apertamente che i suoi versi gli vengano
mostrati. A questo proposito si veda pi avanti la lettera da Venezia, 22 Febbraio 1894 (Epistolario in corso, XII. 3. 3083).
[130]
Oscar Chilesotti (1848-1916), di Bassano del Grappa (VI), laureatosi in Giurisprudenza nel 1871 presso lUniversit di Padova,
abbandon gli studi giuridici per dedicarsi completamente a quelli musicali a lui pi congeniali e di cui divenne ben presto esponente di
spicco. Si pu infatti affermare che lopera del Chilesotti rappresenta non solo una delle pi importanti espressioni della giovane
musicologia italiana del suo tempo, ma anche un punto di riferimento indispensabile per lo sviluppo delle ulteriori ricerche, (F. FANO,
Oscar Chilesotti, in Dizionario Biografico degli Italiani, 24, Roma 1960 e ss., pp. 765-768; p. 767). Interessanti le sue opere, tra cui:
OSCAR CHILESOTTI, Sulla lettera-critica di Benedetto Marcello, Bassano del Grappa 1885; OSCAR CHILESOTTI, Da un codice Lauten-
Buch del cinquecento, Lipsia 1890; assai importante inoltre per la storia della musica la collezione Biblioteca di rarit musicali da lui curata
per la casa editrice musicale Ricordi di Milano, dove si occup di diversi compositori come Benedetto Marcello (1686-1731), Giovanni
Picchi (1600-1625), Orazio Vecchi (1550-1605), Girolamo Frescobaldi (1583-1643), e altri.
Vittoria Aganoor qui allude probabilmente alla conferenza sulla musica dei secoli XV e XVI, tenuta alla presenza della regina Margherita dal
Chilesotti nella sala Palestrina a Roma l8 Maggio 1889. In quella occasione vennero mostrati diversi strumenti musicali tra cui due liuti
della regina, la quale chiese al Carducci di comporre una poesia sul liuto, come egli stesso ricorda in una sua lettera, (GIOSUE CARDUCCI,
Lettere, I-XXI, Bologna 1938-1960, XVII, 97). La poesia del poeta toscano venne pubblicata da Zanichelli il 31 Ottobre 1889 in edizione di
lusso col titolo Il liuto e la lira. A Margherita Regina dItalia e in seguito accolta nelle Odi barbare.
[131]
Lettera su carta illustrata da due figurine femminili in rilievo.
[132]
La famiglia degli Aganoor e quella dei Salvadego erano legate da unamicizia di vecchia data nata quando questultima, trasferitasi da
Brescia a Padova, prese per alcuni anni in affitto un appartamento nella vasta casa degli Aganoor, gi eredit Moorat, in Prato della Valle
e ivi rimase finch non furono terminate le ristrutturazioni della casa di Cavarzere (VE), (GIULIA CAVALLI, Da Barlumi
(reminiscenze):Vittoria Aganoor, in Padova e la sua provincia, XI (1965), nn. 11-12, pp. 3-8; p. 5). Gli Aganoor a Padova vivevano nella
casa chiamata Casa degli Armeni , propriet della famiglia paterna dallinizio dellOttocento (Moorat era il cognome della madre di Edoardo
Aganoor, padre della poetessa). In precedenza ledificio, situato sul lato destro del Prato della Valle guardando dalla Basilica di Santa
Giustina, fu adibito prima a piccolo ospedale (XV sec) poi a scuderia, da cui anche il nome di Stallone e infine dal 1778 al 1791 a teatro
chiamato anche, dato il precedete uso, Teatro Vacca.
[133]
- La composizione, ma soprattutto la revisione e la limatura di questa poesia rappresentarono per Vittoria Aganoor un vero tormento
poetico. La locuzione non finiscono di finirmi ritorna leggermente variata anche nella lettera da Basalghelle, marted [anteriore al 30 gennaio
1890], sempre riferita a I cavalli di San Marco, e in una lettera a Domenico Gnoli in cui scrive: anche a me quel dici non finiva di finire,
(AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, p. 36); inoltre laveva gi usata in una lettera a Giacomo Zanella del 15 Marzo 1888, anche qui
alludendo a I cavalli di San Marco, (AGANOOR, Lettere a Giacomo Zanella, p. 181).
[134]
- Probabilmente si riferisce al ritratto fattole nel 1887 dal pittore palermitano Ettore Ximenes (1855-1926), mentre era ospite degli
Aganoor con la famiglia, (CAVALLI, Spigolature, III, p. 14), come ella stessa spieg allo Zanella, che laveva accusata di lasciar uscire alla
pubblica luce le sue fattezze fisiche: Ettore Ximenes mi fece il ritratto in mia casa e il ritratto in mia casa rimasto; le fotografie del
ritratto sono date da me, soltanto agli amici pi intimi, (AGANOOR, Lettere a Giacomo Zanella, p. 174).
[135]
- Come risulta da diverse lettere Vittoria Aganoor soffriva di anemia.
[136]
Rosanna Marcello, moglie di Gino Marcello, uno dei sette figli di Andriana Zon Marcello (1840-1893). Per alcune lettere indirizzate
dalla Aganoor a quetultima, A. SERENA, Andriana Zon Marcello, Giacomo Zanella, Fedele Lampertico. Notizie e saggi di un carteggio,
Venezia 1930.
[137]
Vittoria Aganoor era nata nel 1855 e aveva quindi trentaquattro anni, mentre la sorella Virginia, essendo nata nel 1854, ne aveva uno di
pi.
[138]
Questa lettera fu inviata da Vittoria Aganoor a Silvia Baroni Pasolini, la figlia dellamica Marina, ed conservata nel plico della
corrispondenza ricevuta da questultima. Si tratta di un messaggio epistolare piuttosto concitato sia nel contenuto sia nella grafia tanto che
lautrice, per seguire il fluire del suo pensiero incalzante, giunse a scrivere, per mancanza di spazio, sopra il testo precedente rendendone cos
particolarmente complicata la decifrazione.
[139]
Le docce o bagni, probabilmente di acque ricche di ferro, erano una delle cure pi in voga nei casi di anemia, malattia di cui la Aganoor
soffriva. In generale gi dallantichit si era fatta strada la convinzione che le acque potessero giovare anche per le sostanze minerali in esse
disperse (sale, zolfo, catrame, sostanze alcaline) e cio che esercitassero unazione di tipo farmacologico, convinzione che durata, senza
dimostrare basi scientifiche fino ai nostri giorni, (Terme, in Dizionario di storia della salute, a cura di G. COSMACINI, G. GAUDENZI,
R. SATOLLI, Torino 1996, p. 598).
[140]
Probabilmente Vittoria Aganoor allude alla lettera precedente inviata da Basalghelle in data 16 Luglio 1889, che forse perch indirizzata
a Bassano non era ancora stata letta dalla Baroni.
[141]
Lettera dalla datazione assai incompleta: gli accenni al libro del Branchi e alle Fiabe del Gozzi, che diverranno pi espliciti in quella
che segue, ne giustificano linserimento qui.
[142]
Da quanto si legge nella lettera seguente, cio dallallusione della Aganoor ai cannibali, si pu forse dedurre che il libro mandatole
dalla Baroni fosse: GIOVANNI BRANCHI, Tre mesi alle isole dei cannibali , Firenze 1878. Il Cav. Giovanni Branchi era un amico della
Baroni e fu console italiano in Africa.
[143]
Carlo Gozzi (1720-1806), scrittore veneziano, fu spesso in polemica con Carlo Goldoni in difesa della Commedia dellArte, la sua
fama legata proprio alle Fiabe.
[144]
Nella parte superiore della prima facciata della lettera stata scritta, da mano diversa da quella dellautrice, la seguente annotazione:
Mitridate re di Bitinia li regal a Nerone Lisimaco scultura. La stessa annotazione, scritta dalla stessa mano, si trova anche nel fascicolo a
parte dove c la seconda copia della poesia I cavalli di San Marco.
[145]
Prosper Merime (1803-1870), scrittore francese famoso soprattutto per i suoi racconti, uno dei quali Carmen (1845) ispir lomonimo
melodramma di Bizet. Non si riesce a capire a quali volumi in particolare facesse riferimento la Aganoor.
[146]
La Aganoor pubblicher questa sua poesia parecchio tempo dopo averla mandata alla sua amica, nella Nuova Antologia del 1 agosto
1892, e modificata non poco.
[147]
Giuseppe Giusti (1809-1850) scrittore e poeta satirico il cui orizzonte costituito da malumori quotidiani e paesani, coltivati in
uno spazio ridottissimo e tradotti in fastidio accidioso verso i grandi modelli, i grandi ideali, le grandi utopie e tutto ci che viene da
lontano, (GIULIO FERRONI, Storia della letteratura italiana, I-IV, Milano 1991; III, p. 260).
[148]
Nel plico contrassegnato Epistolario in corso, XII. 3 esistono due copie di questa poesia, una allegata a questa lettera, laltra in un
fascicolo a parte, entrambe per hanno la stessa segnatura (=Epistolario in corso, XII. 3. 3066). Le copie sono uguali, ma presentano
numerose varianti rispetto alla versione pubblicata in volume. Nella copia trascritta nel fascicolo a parte alcune di queste varianti sono state
segnalate da altra mano. Il testo trascritto riproduce quello manoscritto; le sottolineature allo stesso sono state poste per specificare la porzione
interessata dai cambiamenti, mentre di fianco sono state evidenziate le lezioni e i mutamenti introdotti nelledizione a stampa. Per
questultima si veda AGANOOR, Poesie, pp. 116-124.
[149]
- Questo segno di richiamo si trova nel manoscritto della Aganoor e rimanda alla nota da lei stessa scritta riguardante la storia dei
cavalli di San Marco, nota esplicativa che stata fedelmente trascritta in coda alla poesia.
[150]
- A questo punto nelledizione a stampa stata inserita la seguente quartina:
Non pi giocondi ondeggiano,
dun tratto sciolti a sgominar la notte,
sullalta torre i vigili
bronzi, saluto alle tornanti flotte;
[151]
Non restano lettere relative allanno 1890 nel plico della corrispondenza di Giuseppina Pacini Aganoor a Marina Baroni.
[152]
Questa poesia, non accolta nei suoi volumi dalla Aganoor, venne pubblicata per la prima volta dal Todesco, (TODESCO, Per la
cronologia, p. 10). Recentemente stata ripubblicata da Patrizia Zambon in ARSLAN-ZAMBON, Inediti aganooriani, p. 31.
[153]
Lanno di questa lettera dalla datazione incompleta si desume con un certo margine di sicurezza dallaccenno della Aganoor alla messa
in scena a Venezia della Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni. Dai quotidiani dellepoca si ricava infatti che lopera lirica aveva aperto le
sue rappresentazioni sabato 24 Gennaio 1891 al teatro della Fenice con lallestimento scenico curato dallimpresa Cicogna, garanzia di un
buon spettacolo, e che ancora il 29 Gennaio continuavano a gonfie vele le sue repliche con la Frandin e lOxilia, famosi cantanti dellepoca,
(Il Veneto, 26 Gennaio e 30 Gennaio 1891). Inoltre il desiderio della sorella della poetessa, Virginia, di sentire questopera lirica si pu
spiegare col fatto che si trattava di una novit (la prima si era avuta a Roma soltanto nel maggio dellanno precedente) e che finalmente
giungeva a Venezia preceduta dalla fama dei successi registrati in altri teatri italiani ed esteri. Qualcuno, probabilmente un archivista, ha
scritto a matita: 1898?.
[154]
La prima della Cavalleria Rusticana, melodramma in un atto di Pietro Mascagni, su libretto di G. Targioni Tozzetti e G. Menasci
desunto dallomonima novella di Giovanni Verga, si tenne a Roma il 7 maggio 1890. Lopera, in seguito al grande successo ottenuto, fu
portata in giro per i maggiori teatri dItalia, tra i quali figur come si detto anche la Fenice di Venezia.
[155]
Biglietto listato a lutto per la recente scomparsa del padre della poetessa Edoardo Aganoor (1822-1891).
[156]
Biglietto listato a lutto.
[157]
Lamico della Baroni a cui allude Vittoria Aganoor Giovanni Branchi, come risulta dalla lettera della madre della poetessa da
Basalghelle del 22 Giugno 1891 (Epistolario in corso, XII. 1. 3041) trascritta in appendice.
[158]
Lettera su carta listata a lutto.
[159]
Si veda in appendice la lettera di Giuseppina Pacini Aganoor da Basalghelle del 22 Giugno 1891 (Epistolario in corso, XII. 1. 3041).
[160]
Biglietto listato a lutto, mancante di busta e di data. La collocazione qui giustificata in primo luogo dal fatto che la carta listata a
lutto, probabilmente ancora per la recente morte del padre della poetessa; in secondo luogo da alcuni elementi interni alla lettera stessa come
laccenno al caldo torrido e il riferimento alla sua condotta scandalosa, dei quali aveva gi detto nella lettera del 1 luglio 1891. Inoltre si
trovano qui i saluti a Tiberio, uno dei due figli di Silvia Pasolini e nipote della Baroni, che da questo momento in poi non verr pi
nominato, mentre nella lettera seguente del 12 novembre 1891, anche se non viene detto esplicitamente, si capisce che qualcosa di tremendo
era accaduto alla contessa bassanese, probabilmente proprio la morte di Tiberio che in altre lettere precedenti risultava aver problemi di salute.
[161]
Lettera su carta listata a lutto.
[162]
Con tutta probabilit Vittoria Aganoor sta parlando della recente scomparsa del nipote di Marina Baroni, Tiberio, il figlio maggiore di
Silvia Baroni Pasolini, che da questa lettera in poi non verr mai pi nominato dalla poetessa.
[163]
Questa lettera, scritta su carta listata a lutto, conservata nel plico della sorella Maria Aganoor, ma in realt di Vittoria, come risulta
chiaramente dalla grafia e soprattutto dalla firma.
[164]
Lettera dalla datazione incompleta e mancante di busta, come tutte le altre, ma la carta a righe simile a quella usata in quella del 18
maggio 1892 fa propendere per la sua collocazione in questo luogo. Inoltre da elementi interni sembra essere stata scritta quasi ad un anno
dalla morte del padre allorch si stavano risolvendo i problemi deredit con la sorella Elena, soluzione a cui la poetessa accenner nella lettera
seguente del 29 aprile 1892. Il fatto che la lettera non sia stata scritta su carta listata a lutto, come tutte le altre di questo periodo, non depone
nettamente contro queste giustificazioni, ma semmai si pu spiegare con la necessit, espressa dalla stessa Aganoor, di prendere un foglio
grande grande, anche se non ne aveva a disposizione di listati a lutto, per avere pi spazio per scrivere allamica. Qualcuno, probabilmente un
archivista, ha segnato a matita sulla prima facciata della lettera la seguente annotazione: 1898? anche prima perch parla di Pierino vivo.
[165]
Una delle nuore di Andriana Zon Marcello, a questo proposito si veda la nota relativa alla lettera di Vittoria Aganoor da Basalghelle del
16 Luglio 1889.
[166]
Sono amici di famiglia i cui nomi ricorrono spesso nelle lettere della Aganoor e anche in quelle della madre di lei. Jacopo Bernardi
(1813-1897), nato a Follina in provincia di Treviso, era professore di storia e filosofia a Venezia. Amico stretto anche della Baroni, come
risulta dalla lettera inviatale da Basalghelle l11 Ottobre 1897 dalla Aganoor, questultima lo ricorder con affetto in una sua missiva del 1
Luglio 1898 a Domenico Gnoli: Il povero abate Bernardi era nostro intimo, ma negli ultimi tempi non usciva pi di casa, andavo a
trovarlo io. Grandissima coltura e memoria stragrande, ma una passione infelice per la lirica, (AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli,
pp. 21-22). Luigi Pastro (1822-1915), laureatosi in medicina a Padova, esercit la professione di medico e nel 1910 venne eletto senatore del
Regno dItalia. Fu antiaustriaco e partecip alla lotta contro lo straniero dominatore, dimostrando grande fermezza per cui venne
soprannominato dai propri compagni eroe del silenzio; nel 1907 pubblic un volume di memorie intitolato Ricordi di prigione (1851-53).
Non si riusciti ad identificare Fabbro.
[167]
Le piccole lacerazioni della carta non hanno impedito le piuttosto semplici integrazioni ad sensum del testo.
[168]
Lettera su carta listata a lutto.
[169]
Bua un termine infantile molto usato nel Veneto e significa male.
[170]
La sottolineatura doppia nel manoscritto.
[171]
Questo testo stato pubblicato per la prima volta da Patrizia Zambon in ARSLAN-ZAMBON, Inediti aganooriani, p. 32.
[172]
Nel plico della corrispondenza di Virginia Aganoor con Marina Baroni, conservato presso la Biblioteca del Museo Civico di Bassano
del Grappa con segnatura Epistolario in corso, XIV. 6 e interamente trascritto in appendice, non si sono trovate lettere anteriori al 1902.
[173]
La sorella della Aganoor, Virginia, era prossima alle nozze (26 ottobre 1892) col duca di Santomenna Francesco Mirelli, affettuosamente
detto Cesco dallintera famiglia.
[174]
Probabilmente la Aganoor si riferisce alla pubblicazione de I cavalli di San Marco, avvenuta il 1 Agosto 1892 sulla Nuova Antologia.
[175]
I due aggettivi sono sottolineati tre volte nel manoscritto
[176]
In questa lettera tutta piena di sottolineature, tutta intima, rifuggiamo, assolutamente in famiglia, devi e scuse sono sottolineati tre
volte nel manoscritto.
[177]
I due aggettivi ripetuti sono sottolineati tre volte nel manoscritto.
[178]
Allude alla lettera di Giuseppina Pacini Aganoor da Basalghelle datata 6 Novembre 1892 ( Epistolario in corso, XII. 1. 3042), per la
quale si veda in appendice.
[179]
Non chiaro a quali proverbi la Aganoor si riferisca. Interessante notare a questo proposito le parole che Enrico Nencioni le aveva
scritto in una sua lettera del 7 Novembre 1892: La sua lettera e i bei Proverbi che rileggo e rimedito, mi han fatto bene, (PAOLA
PIMPINELLI, Lettere di Enrico Nencioni a Vittoria Aganoor , in Bollettino della deputazione di storia patria per lUmbria, LXX (1973),
fasc. II, pp. 141-187; p. 157).
[180]
Biglietto.
[181]
Si tratta della morte di alcune persone alle quali gli Aganoor erano legati da vincoli di amicizia, in particolare di Alessandro Malcolm
e di Andriana Zon Marcello, per i quali si rimanda alle note relative rispettivamente alla lettera da Napoli del 1 Giugno 1882 e a quella da
Basalghelle del 16 Luglio 1889.
[182]
La sottolineatura tripla nel manoscritto.
[183]
Aleardo Aleardi (1812-1878), poeta e patriota veronese, dopo il 1864 fu professore di estetica a Firenze e senatore del Regno dItalia
dal 1873.
[184]
Angelo De Gubernatis (1840-1913), letterato piemontese ed esperto orientalista, fu professore di Letteratura italiana presso lUniversit
di Roma dal 1890; nella citt eterna fond la Societ italiana per lo studio delle tradizioni popolari (1893).
[185]
La paura della sorella della Aganoor era stata probabilmente causata dallo scoppio delle agitazioni promosse dalle organizzazioni
proletarie siciliane, i cosiddetti Fasci siciliani. Le agitazioni furono represse con durezza dal governo presieduto dal Crispi nel marzo 1894,
dopo che si erano registrati disordini anche a Napoli, a Bari e in altre localit della Puglia, e pi a nord in alcune citt della Toscana, tra cui
Livorno.
[186]
Si tratta probabilmente della poesia Ai falsi redentori, citata dalla Aganoor nella lettera seguente.
[187]
Paulo Fambri (1827-1897), figura assai rappresentativa del secondo Ottocento, si occup particolarmente di teatro, ma anche di
letteratura, arte, politica e cose militari.
[188]
La Aganoor ha citato i versi 21-22 del componimento di Gabriele DAnnunzio intitolato Il buon messaggio, facente parte della raccolta
Poema paradisiaco del 1893, (GABRIELE DANNUNZIO, Poema paradisiaco, in Tutte le poesie, I, Roma 1995, pp. 324-325). Gabriele
DAnnunzio (1863-1938) fu scrittore che coltiv ogni genere letterario, dalla lirica alla drammatica, dalla novella al romanzo; come
contemporaneo della Aganoor ella lo cita spesso nelle sue lettere, ma pi in quelle dirette a Domenico Gnoli, che in queste alla Baroni di tono
senza dubbio pi familiare e meno letterariamente impegnato.
[189]
Si tratta con tutta probabilit della poesia pubblicata col titolo Ai falsi socialisti nel Fanfulla della domenica del 15 maggio 1898 e
che comparir col titolo invece di A certi agitatori e con la sola variante di cammuffati al posto di mascherati al verso 4 nelle Poesie
complete curate dal Grilli, (AGANOOR, Poesie, pp. 394-5). Il componimento , come suggerisce la stessa Aganoor e come rileva poi pi
esplicitamente il Todesco, una specie di parodia dei versi della Negri di Fatalit, (TODESCO, Per la cronologia, p. 10). Ecco il testo
come venne pubblicato dal Fanfulla tratto da AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, pp. 297-8:
Ai falsi socialisti
Ecco i cento, ecco i mille, ecco i milioni
istigati da voi,
da voi declamatori ed istrioni
mascherati da eroi.
Ecco lorde che in contro al novo Sole
sorgono deliranti,
ripetendo le vostre ebbre parole,
cantando i vostri canti;
e in attesa delle Agapi future
ecco fraterna gente
irromper con in man fiaccola e scure
come iroso torrente
Chi dagli stenti rotto e dai digiuni
a voi soccorso chiede
e in voi confida in voi, falsi tribuni,
militi senza fede;
in voi che solo nellaccender lire
esperti siete invano
aspetta che le vie dellavvenire
sapran per vostra mano.
Leva gli occhi! Non vedi l il nemico
che ghigna? lo straniero
che attende lora? O roman sangue antico
popolo onesto e fiero,
rinnega chi con perfida parola
il ferro in man ti pone
contro il fratello: larma, la tua sola
arma sia la ragione;
e vincerai! Con te saranno i veri
apostoli del bene,
i probi, i giusti, i forti cavalieri
dalle fronti serene.
La terra non faran di sangue rossa,
n lonta e la paura
seco trascineranno alla riscossa
dentro le patrie mura,
ma con sicuro passo, a schiere, a frotte
nandran pel mondo intero,
alta levando nellimmensa notte
la luce del pensiero.
[190]
Ada Negri (1870-1945), poetessa, fu maestra elementare dal 1888 e poi, dal 1893, professore nella scuola magistrale di Milano; ella
trasse la sua prima ispirazione dalla vita degli umili e mai nelle sue opere si allontan dallideale di giustizia e di bont. Le sue prime
affermazioni poetiche furono Fatalit, che nel 1892 le diede immediata popolarit e rinomanza, e Tempeste (1895), a cui seguirono numerose
altre opere anche in prosa.
[191]
I tre numeri sono sottolineati due volte nel manoscritto.
[192]
Sono i versi iniziali della lirica I vinti di Ada Negri facente parte della raccolta Fatalit del 1892.
[193]
Le due poesie Agonia e In treno furono pubblicate, con varianti, anche in volume, (AGANOOR, Poesie, pp. 148-151 e p. 30). Le
varianti, dopo aver sottolineato la porzione di testo interessata, sono state segnalate a fianco.
[194]
La Aganoor dice che era un avvocato il pi orrendo e il pi antico amico di famiglia, (AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, p.
76).
[195]
Questa lirica primaverile verr pubblicata in volume col titolo Nova primavera, (AGANOOR, Poesie, pp. 61-62 ).
[196]
La lettera dalla datazione incompleta si colloca, con sufficiente sicurezza, in questo luogo in quanto la Alexander diede alle stampe la
traduzione della poesia A mio padre di Vittoria Aganoor nel 1894, (V. AGANOOR, To my father, lines translated by FRANCESCA
ALEXANDER, Venice 1894). La traduzione dellamica fece veramente grande piacere alla poetessa tanto che il 13 Giugno 1898 in una lettera
a Domenico Gnoli ella scriver, riferendosi a Francesca Alexander: in riga di vanteria Le dir che tradusse quei miei versi A mio padre,
(AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, p. 14).
[197]
Per le Alexander si veda la nota relativa alla lettera da Basalghelle, 10 Ottobre 1888.
[198]
Nel plico della corrispondenza di Giuseppina Pacini Aganoor non rimangono lettere del 1894.
[199]
La poesia venne accolta in volume dalla Aganoor soltanto con qualche variazione nella punteggiatura, (AGANOOR, Poesie, pp. 31-32).
[200]
Lettera dalla datazione incompleta; sembrato giusto inserirla qui sia perch la Aganoor accenna al suo ritorno a Venezia, gi anticipato
nella lettera precedente, sia per il fatto che nelle lettere del 25 Gennaio 1895 e del 2 Febbraio dello stesso anno ella parla di una visita della
Baroni, visita che qui ella auspica con grande desiderio.
[201]
La sottolineatura tripla nel manoscritto.
[202]
Per dare una maggiore completezza alla lettera si trascrive il testo di questa poesia .
Inferma
Eccola finalmente
la sera! Io dal mio letto
guardo con le pupille sonnolente
un fil di luna, che traverso i vetri
viene della malata solitaria
la buia stanza a popolar di spetri.
Viene, va, la veloce
schiera dellombre, e tutte
hanno forme diverse, hanno una voce
diversa, e sveglia nel passar ciascuna
ombra un pensiero, un sogno, una memoria,
poi sfuma cheta al lume della Luna.
Parlano, o nelle mani
bianche stringono bianche
carte. Io leggo i caratteri lontani
senza schiuder le ciglia. linfinita
schiera delle parole udite o lette
palpitando, nel sogno o nella vita.
Parole come impresse
sul foglio con un ferro
rovente; cos a noi parve, e che ardesse
quel foglio; e alzammo gli occhi e in ogni parte
li volgemmo a veder se ancora i nostri
compagni: i libri, i mobili, le carte,
dinanzi, intorno, accosto
a noi, fossero sempre
impassibili, l, ciascuno al posto
di prima, folla indifferente e ignava,
mentre la nostra ultima fede in una
oscura immensit precipitava.
Parole dallaccento
portentoso; parole
che come una gagliarda ala di vento
strapparon via le nebbie ad una nera
giornata di dicembre e ai campi, e ai prati
false improvviso il sol di primavera.
Parole di preghiera,
di tenerezza, un giorno
non curate, e la cui voce sincera,
da un vecchio foglio emersa, ora soltanto
ci asseta dun amor senza ritorno
e ci gonfia i pentiti occhi di pianto!
Parole di comando,
di tuono, che i dispersi
soldati, vinti dal terrore, quando
la speranza perduta, e dallo spalto
nemico infuria il foco; arresta nella
fuga, e rimena docili allassalto.
Parole dellaccusa;
sottili, avvelenate
come pugnali, che il pensier ricusa
dintendere, che il core sbigottito
non frena, e fra due strette anime innalzano,
rapidamente, un muro di granito.
Parole dei morenti;
rotti, misteriosi
da bianche labbra balbettati accenti,
dove gi parla come il sogno immenso
dunaltra vita, e noi lascian pensosi,
finch viviam, del lor occulto senso!
Tutte, tutte io le sento
venir, fuggir veloci,
leggiere, e nel mio capo, sonnolento
di febbre, sveglia nel passar, ciascuna
ombra, un pensiero, un sogno, una memoria;
poi sfuma cheta al lume della Luna.
(AGANOOR, Poesie, pp. 110-112)
[203]
I forti bassanesi sono dei dolci secchi molto speziati a forma di piccola ciambella, che possono essere mangiati da soli o usati per
insaporire minestre di legumi o piatti di cacciagione.
[204]
Nel plico della corrispondenza di Giuseppina Pacini Aganoor non sono conservate lettere del 1895.
[205]
Enrico Nencioni (1837-1896), toscano, fu poeta e critico soprattutto di letteratura straniera e in questa sua veste fece conoscere in Italia
diversi autori. Scrisse numerose opere tra le quali: Poesie (1880), Saggi critici di letteratura inglese (1897, con prefazione di G. Carducci),
ecc. Importante fu il suo rapporto con Vittoria Aganoor, del quale in una sua lettura al Collegio Romano pubblicata nel Giornale dItalia del
2 marzo 1906 ella dir: Morto lo Zanella ebbi a secondo maestro e guida preziosa, Enrico Nencioni; quel mago della parola e del
sentimento, prodigioso rivelatore dimmensit, che ebbe tutte le comprensioni, le intuizioni, le divinazioni del bello. Tra i due inoltre
intercorse una fitta corrispondenza; alcune lettere che vanno dal 1892 al 1894 indirizzate dal Nencioni alla Aganoor sono state presentate al
pubblico da Paola Pimpinelli nel suo gi citato articolo Lettere di Enrico Nencioni a Vittoria Aganoor.
[206]
La sottolineatura tripla nel manoscritto.
[207]
Vittoria Aganoor si riferisce allEsposizione Internazionale dArte di Venezia, che venne inaugurata il 30 Aprile 1895 alla presenza dei
sovrani dItalia dal ministro Baccelli, come testimoniano le cronache dei giornali dellepoca.
[208]
La sottolineatura doppia nel manoscritto.
[209]
Questa poesia conservata in fascicolo separato (cartoncino) e porta il titolo di Mai, non quello pi chiaro, secondo la Aganoor, di
Incontro al sogno e sembra essere stata scritta da mano diversa da quella dellautrice. E sembrato opportuno inserirla qui in quanto la
poetessa afferma di averla inviata in allegato alla lettera precedente, ma la discussione di alcune lezioni, poi accolte in volume e gi presenti in
questo manoscritto, che si trovano in una lettera dellautrice a Domenico Gnoli del 22 Luglio 1898, farebbe pensare ad una versione pi tarda
della poesia rispetto a quella spedita a suo tempo alla Baroni, (AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, pp. 33-34). La poesia venne
pubblicata dalla Aganoor col titolo di Mai!, come prefazione a Leggenda eterna e presenta alcune varianti che sono state segnalate a fianco
della porzione di testo interessata, (AGANOOR, Poesie, pp. 5-6).
[210]
Il cognome della poetessa scritto Aganor, anzich Aganoor nel manoscritto.
[211]
La sottolineatura tripla nel manoscritto.
[212]
Effettivamente nelle sue lettere alla Aganoor il Nencioni aveva accennato diverse volte alla opportunit di raccogliere in volume i versi
della poetessa. Il 7 novembre 1892 le aveva scritto: Ne ha altre? Mandi, mandi, io le serbo tutte e poi far una scelta di tre o quattro per
la Nuova Antologia. E poi penseremo al volume (Io far la recensione) e di nuovo venti giorni dopo, il 27 novembre, era ritornato
sullargomento: Aspetto ledizioncina dei Cavalli. Ma poi faremo il volume e io le far una stroncatura feroce in qualche giornale
per vendicarmi del Canto dellodio (tanto caro e adorabile!) Mi mandi presto altri versi per la collezione. E ancora nellaprile
dellanno seguente, le aveva addirittura detto che avrebbe annunciato il suo volume al pubblico: Lavoro ad un articolo su recenti volumi di
versi [ENRICO NENCIONI, Poeti e poetesse. Nuovi volumi di versi italiani, in Nuova Antologia, XXVIII, fasc. XI, 1 giugno 1893, pp.
381-412]. Spero sia in tempo per il fascicolo del 1 maggio Se no, certo per quello del 15. Parler delle nuove poesie del DAnnunzio del
Graf del Mazzoni della Negri del Mastri di lei s anche di lei, i Cavalli, A mio Padre, accenner al prossimo volume di suoi versi.
Tuttavia anche questa volta dalle intenzioni non si pass ai fatti, il volume non si fece e il Nencioni nuovamente ritorn sullargomento il 15
aprile 1894: Le tue ultime poesie sono veramente bellissime. A Basalghelle le porter meco tutte - e faremo il volume. Bisogna
pubblicarlo verso Natale: e farlo pubblicare in uno dei volumetti Treves come il Marradi, il Libro Paradisiaco del DAnnunzio ecc. ,
(PIMPINELLI, Lettere di Enrico Nencioni a Vittoria Aganoor, pp. 158, 166, 174 e 187)
[213]
Probabilmente allude, come gi aveva immaginato il Todesco, al bozzetto intitolato Dal vero, pubblicato dal Grilli in appendice
alle Poesie complete, a p. 433, (TODESCO, Per la cronologia, p. 11).
[214]
Antonio Fogazzaro (1842-1911), scrittore vicentino, anchegli allievo di Giacomo Zanella, come Vittoria Aganoor, ottenne grande fama
grazie ai suoi romanzi, in particolare Piccolo mondo antico (1895). Il Fogazzaro frequentava casa Aganoor sia come amico di famiglia, che
come valente letterato e per questo il suo nome ritorna varie volte nelle lettere della poetessa. Il legame di stima e di amicizia che legava lo
scrittore alla Aganoor appare chiaro dal ricordo da lui scritto per il quotidiano veneziano Il Gazzettino quando lei mor: Vittoria Aganoor
veneziana di nascita, ma figlia di nobile armeno, era con la sorella Elena una delle allieve predilette di Giacomo Zanella. Ammirabile per
ingegno e bont la poetessa ieri scomparsa, che fu senza dubbio la pi eletta di quante abbia avuto lItalia moderna, sacrific la sua
giovinezza allaffetto per la madre sua che fu per molti anni abbisognevole di cure.
Daltissima idealit ella scelse e don il suo cuore alluomo che credette degno di lei e che di immenso amore la ricambiava.
La sua nobilt di sentire era grandissima; il suo cuore era eccezionalmente aperto ad ogni cosa bella e nobile e la sua scomparsa perdita
grandissima per la patria letteraria e per gli amici suoi.
Finalmente ella era bella e la sua giovinezza di spirito e di corpo appariva a quanti lavvicinavano perenne.
Quando abbandonata la casa paterna si port a Perugia col marito, si dedic tutta alla nuova famiglia, alla sua nuova casa ed a quanti
lavvicinavano essa non sembrava la donna superiore per cultura ed ingegno, ma ci teneva apparire la buona massaia e conduceva una vita
semplice e tranquilla.
Nella sua casa, frequentata dai pi eletti ingegni dItalia, spesso ho avuto occasione di intrattenermi con lei in cordiali conversari, ma da
un pezzo non la vedevo pi. Sapevo che aveva subito una dolorosa operazione e che solo pochi intimi potevano visitarla.
La notizia della sua scomparsa oggi mi colpisce e mi addolora vivamente.
(Il Gazzettino, 9 Maggio 1910)
[215]
Enrico Panzacchi (1840-1904), poeta e scrittore di prosa e di teatro, fu anche critico letterario e artistico nonch un famoso oratore.
[216]
La poesia Abenezer non conservata tra le lettere dellAganoor a Marina Baroni, ma se ne trascritto ugualmente il testo, traendolo da
AGANOOR, Poesie, pp. 170-172, per dare una maggiore completezza alla lettera.
[217]
La carta da lettera presenta una lacerazione relativamente estesa in basso, proprio al centro della piegatura che delimita le facciate,
pertanto in alcuni punti stato impossibile leggere il testo, in altri invece le integrazioni sono state abbastanza intuitive.
[218]
E un termine raro, deriva dal nome di S. Ignazio di Loyola, fondatore dellordine dei Gesuiti e significa improntato a ipocrisia
gesuitica.
[219]
Il discorso della Aganoor non risulta molto chiaro a causa della lacerazione della carta da lettera, comunque sembra che ella alluda al
suo bozzetto in prosa intitolato Dal vero, (AGANOOR, Poesie, pp. 433-441).
[220]
Caterina Percoto (1812-1887) fu scrittrice di racconti e novelle in lingua italiana e in dialetto friulano.
[221]
Andrea Verga (1811-1895) di Treviglio, specialista in malattie mentali, fu medico primario dal 1851 al 1865 dellOspedale Maggiore
di Milano. Egli tenne anche una fitta corrispondenza con personaggi politici e letterati del suo tempo, tra i quali figura anche Vittoria
Aganoor, (M. SORESINA, Intellettuali, letterati e politici nellArchivio di Andrea Verga , in Storia in Lombardia, IV, 1985, n. 3, pp. 194-
203).
[222]
Marco Minghetti (1818-1886), uomo politico bolognese, fu segretario generale di Cavour al ministero degli Esteri (1859), ministro
dellInterno (1860-61) e delle Finanze (1862-63) e Presidente del Consiglio (1863-64; 1873-76).
[223]
Alludendo stato scritto corregendo sul sottostante pensando.
[224]
Da quanto la Aganoor scrive nella lettera seguente si tratterebbe di uno zio della moglie di Antonio Fogazzaro, la contessa vicentina
Margherita Valmarana.
[225]
Si tratta forse del letterato di Meldola (FO) Antonio Montanari (1814-1898) che fu professore di filosofia allUniversit di Bologna e
ministro a Roma nel 1848 con Pellegrino Rossi.
[226]
La sottolineatura tripla nel manoscritto.
[227]
La poetessa si riferisce alla campagna militare dAfrica in cui era impegnata lItalia. Questa spedizione avr un terribile epilogo nel
Marzo 1896 con la grave sconfitta delle truppe italiane, che verranno quasi completamente distrutte dagli eserciti etiopici ad Adua.
[228]
La carta presenta piccole lacerazioni in diversi punti, ma lintegrazione del testo stata piuttosto semplice.
[229]
Si tratta forse di quel Marcello di Mocenigo che Vittoria Aganoor cita in una sua lettera del 1877 a Giacomo Zanella: Di Marcello di
Mocenigo avevamo saputo anche noi non solo dellaver passati gli esami ma daverlo fatto splendidamente, (AGANOOR, Lettere a
Giacomo Zanella, p. 46).
[230]
Enrico Nencioni forse alludeva proprio a questa poesia, come ha notato la Pimpinelli, quando, il 20 aprile 1896, scriveva alla Aganoor:
Bellissimo invece, a mio gusto, le strofe di Natale, (PIMPINELLI, Lettere di Enrico Nencioni, p. 214). La poesia venne accolta in volume
dalla Aganoor con alcune varianti di testo che sono state segnalate a fianco, (AGANOOR, Poesie, pp. 177-178).
[231]
La sottolineatura tripla nel manoscritto.
[232]
Da una lettera di Enrico Nencioni del 4 Maggio 1894 risulta che era stato necessario per la famiglia Aganoor far ricoverare Maria; egli
scriveva a Vittoria: Certo stata una necessit dolorosa, molto dolorosa, lintendo ma pure necessit, lavere affidata alle cure di
uno specialista e messa in una buona Casa di salute la povera Maria. Io spero, io credo, che in breve tempo potrete riaverla con voi
perfettamente ristabilita. (PIMPINELLI, Lettere di Enrico Nencioni, p. 192).
[233]
Si tratta di Marianna Giarr Billi, moglie del medico curante di Enrico Nencioni, come risulta dalla lettera della Aganoor alla Baroni
del 2 Febbraio 1895.
[234]
Dalla lettera che segue si deduce che lopuscolino al quale la Aganoor allude : Kuk il montanaro: poema persiano, traduzione di
VITTORIO RUGARLI, Bologna 1891 (Ristampa anastatica, Bologna 1990).
[235]
La carta da lettera presenta una lacerazione allangolo destro in basso della seconda facciata e per fortuna interessa una minima parte
dello scritto, solo questa parola, che impossibile leggere.
[236]
La sottolineatura doppia nel manoscritto.
[237]
La Agannor scrisse cos per avvertire lamica di voltare la facciata perch dietro aveva scritto la poesia.
[238]
Questa poesia stata accolta in volume dalla Aganoor, (AGANOOR, Poesie, p. 74).
[239]
Si tratta del figlio di Arnaldo Fusinato, Guido (1860-1914), studioso di diritto, in particolare di diritto internazionale di cui era
professore; fu deputato e ministro della Pubblica Istruzione del Regno dItalia (1906), nel 1912 fu uno dei rappresentanti italiani per la stipula
del trattato di pace con la Turchia.
[240]
La sottolineatura tripla nel manoscritto.
[241]
E la sorella, la quale era stata ricoverata in una casa di cura qualche anno prima in quanto soffriva di disturbi nervosi apparsi gi in
giovane et. Fu infatti a causa del primo manifestarsi di questa sua malattia che la famiglia si trasfer per un certo periodo da Padova a Napoli.
Si veda a questo proposito la letterra da Venezia, 12 Febbraio 1896.
[242]
Il verbo struccare in dialetto veneto vuol dire stringere, anche con forza, (D. DURANTE-V. BASSO, Dizionario italiano-veneto,
Galzignano (PD) 1997).
[243]
Lettera su carta azzurra.
[244]
Probabilmente il conte Almerico da Schio (1836-1930), scienziato e uomo politico vicentino.
[245]
La sottolineatura doppia nel manoscritto.
[246]
Per il testo della poesia Silenzio si veda AGANOOR, Poesie, pp. 184-190. Da una lettera a Domenico Gnoli del 18 ottobre 1898
risulta che questa poesia era stata pubblicata nel 1896 nella Rassegna Nazionale e poi in estratto in fascicolo, (AGANOOR, Lettere a
Domenico Gnoli, p. 74).
[247]
La poetessa era di origine armena, ma non conosceva larmeno e di questo si rammaricava con Arsenio Ghazikian, padre mechitarista di
San Lazzaro (Venezia): Quanto mi dolgo anchio di non sapere larmeno! Non me lo dica, che davvero ne piangerei, pensando che sarebbe
costato cos poco al mio pap caro dinsegnarmelo da bambina! (LUIGI GRILLI, Introduzione, in AGANOOR, Poesie complete, p. VII)
La poesia Silenzio era stata tradotta da questo padre mechitarista, il quale in seguito tradurr anche i due volumi di poesie dellAganoor, e
cio Leggenda eterna e Nuove liriche. Le raccolte poetiche saranno pubblicate in armeno a Venezia rispettivamente nel 1905 e nel 1910.
[248]
La parola silenzio sottolineata due volte nel manoscritto.
[249]
Il Rasego era il piccolo corso dacqua che attraversava il parco della villa di Basalghelle, come spiega Giuseppina Pacini Aganoor nella
sua lettera da Basalghelle, 23 Maggio 1885 (Epistolario in corso, XII. 1. 3035), leggibile in appendice.
[250]
Enrico Nencioni era morto nei pressi di Livorno il 25 Agosto 1896.
[251]
Secondo le cronache dei quotidiani dellepoca, lautunno del 1896 fu disastroso in quanto port un diffuso maltempo con forti
precipitazioni che causarono alluvioni e danni agli uomini, alle cose e alle colture in diverse zone della penisola italiana. In particolare, come
riferisce il quotidiano patavino Il Veneto, secondo i rilevamenti del pluviometro dellOsservatorio Astronomico di Padova nei mesi di Ottobre
e Novembre del 1896 caddero 238,5 millimetri di pioggia, (Il Veneto, 19 Novembre 1896).
[252]
Nella lettera allamica poetessa Neera del 9 Ottobre 1896 Vittoria Aganoor aveva scritto: Io penso che i versi che le lessero fossero
quelli intitolati O morti! Certo sono molto sinceri, ma molto tristi. Li ho scritti qui, in questa villa [=di Basalghelle] dove passai
giorni assai lieti, e dove ora si aggirano solo fantasmi di care creature scomparse. Due anni fa venne e rimase qui un paio di mesi anche il
povero Enrico Nencioni. Aveva molta indulgenza per me e mi esortava a unire e pubblicare le mie lirichette. Questa sua morte mi ha
spogliata dogni cosa (ANTONIAARSLAN, Unamicizia tra letterate: Vittoria Aganoor e Neera (con 23 lettere inedite) , in Quaderni
veneti, V, 1988, n. 8, pp. 35-74; p. 48).
[253]
Nellinsieme delle lettere dellAganoor alla Baroni non vi sono lettere appartenenti al periodo compreso tra il 20 Novembre 1896 e il
19 Aprile 1897, forse quindi qualche missiva andata perduta.
[254]
E una dama di corte, si veda pi avanti la lettera della Aganoor da Tarcento, 21 Settembre 1900.
[255]
Si tratta forse di Ersilia Canevaro, moglie di Felice Canevaro (1838-1926) ammiraglio, senatore e ministro del Regno dItalia.
[256]
Per la poesia Abenezer si veda la lettera da Basalghelle del 28 Ottobre 1895. La traduzione dal russo, che Vittoria Aganoor dice di aver
mandato precedentemente allamica, forse quella intitolata Moriam, (AGANOOR, Poesie, pp. 354-355); eccone il testo:
Moriam
(dal russo di G. Dostojewsky)
Moriam. Per linfinita
misteriosa eternit de mondi,
spicchiamo il volo, e una novella vita
ci arrida via per letere,
via tra le sfere de cieli profondi.
Di l venimmo; e come sprazzi splendidi,
fra lombre della terra
talor scende unimagine,
un ricordo lontano
e torci dalla creta che ci serra.
Son echi arcani di esistenze, elette
a mutar forma; ed ora
nellangusta delluom salma costrette
anelano, sospirano
al ritorno di quel che furo allora.
atomi accesi dignorate stelle,
fragranze dinvisibili pianeti,
sogni di geni, e belle
fantasie di poeti,
polline vivo di progenie arcana
forse noi fummo, e nella veste umana
del moto eterno seguitiam listinto.
Morir! tornar nellessere
incorrotto dellanima,
e finalmente libero
sentirsi eterno e poter dire: ho vinto!
Negli occhi tuoi, fanciulla,
nel fondo del tuo core la dolcezza
delle altre vite scorse; la certezza
che nel tempo esistemmo, e che nel nulla
non torneremo giammai.
Forse il tuo casto amore
molto somiglia alla divina festa,
allalta ebbrezza che un tempo sognai,
presagi dun gioir che mai non resta.
Dammi codesto amor, tu fa che almeno
tornando nel sereno
regno dellalme, ununica
memoria io serbi del terrestre inferno;
unica e cara, se ti vien dal core,
soave canto dun poema eterno.
[257]
E il marito della sorella Virginia, Francesco Mirelli.
[258]
E verosimile che la Aganoor fosse stata informata per tempo dalla Baroni della pubblicazione dellode carducciana; il Carducci stesso,
con una sua lettera da Madesimo del 12 settembre 1897, infatti aveva annunciato a Silvia Pasolini, figlia della contessa bassanese, levento:
Signora Contessa, Ricevo qui le fotografie polentane in grande, molto belle. Grazie. Credo che il 15 prossimo, alla fine, sar pubblicata
nell Italia di Roma lode, che sin dal giugno io avevo promesso al conte Gnoli. Pochi giorni dopo verr fuori ledizione Zanichelli, con
la fotografia della chiesa, credo, e con quella del cipresso, vorrei; a tutto benefizio dei restauri. (CARDUCCI, Lettere, XX, 5516).
[259]
E una variet di anemia, cosi detta per il colorito pallido-verdastro della cute, un tempo era assai frequente nelle giovani donne.
[260]
Per notizie su Jacopo Bernardi si veda la nota relativa alla lettera da Venezia del 6 Aprile [1892].
[261]
I Revedin erano una famiglia veneziana. I Brandolini invece erano nobili originari di Bagnacavallo, in provincia di Ravenna, ma
resiedevano a Venezia.
[262]
Si tratta forse del marchese e senatore Carlo dAdda (1816-1900), originario di Milano.
[263]
Felice Santini (1850-1922) fu deputato e senatore del Regno dItalia.
[264]
Poco si sa di questi, se non quello che la stessa Aganoor scriver in una sua lettera da Basalghelle a Domenico Gnoli datata 18 Ottobre
1898: poi viene qualche vicino; un vecchio gentiluomo a mezzora da noi, certo Pera; o una famiglia di ricchi ebrei (io odio gli ebrei)
certi Morpurgo de Nilma che sono anche, non so come, baroni (AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, p. 76).
[265]
Si tratta dellOde alla chiesa di Polenta. In una lettera a Domenico Gnoli da Venezia del 1 Luglio 1898 ella scriver, ricordando
levento: La grande gloria fu per me il vedermi giungere lode alla Chiesa di Polenta del Carducci con una sua cortese dedica. Pu
figurarsi che al Carducci io non mandai mai in omaggio nessun mio verso, sapendo il suo dispregio per le donne scrittrici (fatta eccezione
della Vivanti) e quindi il dono spontaneo duna sua lirica e con un accenno gentile ai miei versi mi ricolm dorgoglio. Scrissi
ringraziando, mi rispose in modo amabilissimo. Non dunque quellorso intrattabile che dicono! (AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli,
p. 23).
[266]
Lettera contrassegnata da una B allinterno di un cerchietto scritta con inchiostro blu da mano diversa da quella dellautrice.
[267]
Nel plico della corrispondenza di Vittoria Aganoor a Marina Baroni non sono conservate lettere appartenenti al periodo compreso tra il
14 Dicembre 1897 e il 29 Settembre 1898, probabilmente si pu ipotizzare che qualche missiva sia andata perduta se si presta fede alla sua
affermazione di aver dato sempre notizie allamica.
[268]
La Aganoor afferma di non aver avuto tempo per scrivere, durante il periodo di permanenza a Belluno e a Vena doro ella per trov il
tempo di inviare diverse lettere a Domenico Gnoli, (AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, pp. 42-59).
[269]
E una delle sorelle Salvadego, laltra si chiamava Elisa. Per la famiglia Salvadego si veda la nota relativa alla lettera da Basalghelle del
6 Giugno 1889.
[270]
Forse si tratta di Giovanni Battista Beltrame (1830-1914), patriota veneto.
[271]
La sottolineatura tripla nel manoscritto.
[272]
La sottolineatura tripla nel manoscritto.
[273]
Vincenzo Boccafurni (1867-1923), letterato e poeta calabrese, fu direttore della rivista Roma Letteraria. La poesia a cui fa riferimento la
Aganoor la seguente, scritta in occasione delle nozze di Bice Brunamonti, figlia della poetessa perugina Alinda Bonacci Brunamonti (1842-
1903):
Per nozze
O giovinetta, che non vidi mai,
odi tu linno che festoso sale
benedicente a te, la buona e bella
figlia di Alinda; Alinda la sorella
delle Pierie? Ti sia lunge il male
adesso e sempre, o tu che allegra vai
allignoto, per via fiorita e piana
Cos canta il giocondo inno augurale,
e cos scrive a te questa lontana,
o giovinetta, che non vidi mai.
Vena doro, agosto 1898
Il componimento apparve nella Roma letteraria del 10 settembre 1898 insieme ai contributi di altre scrittrici (Roma letteraria, VI, n. 17, 10
settembre 1898) e poi fu ripreso da altre riviste, ma non venne mai pubblicato in volume da Vittoria Aganoor, probabilmente perch ella lo
riteneva banale, come risulta dalla lettera alla Baroni. La banalit di questo componimento, lamentata dallautrice stessa, deriverebbe dalla
malavoglia con la quale vi si era messa a scrivere; allo Gnoli difatti aveva scritto prima di comporlo: Dovrei scrivere pochi versi per un albo
che si stampa per il matrimonio della Bice Brunamonti. Inventai mille ragioni per esserne dispensata, ma quando il Boccafurni ci si mette
non facile cavarsela. (AGANOOR, Lettera a Domenico Gnoli, p. 48). La poesia venne invece accolta dal Grilli in AGANOOR, Poesie, p.
382.
[274]
Lettera contrassegnata con una A allinterno di un cerchietto scritta con inchiostro blu da mano diversa da quella dellautrice.
[275]
La sottolineatura doppia nel manoscritto.
[276]
La sottolineatura tripla nel manoscritto.
[277]
Si tratta di Antonietta Agostinelli, amica sia della Aganoor che della Baroni (si veda anche pi avanti la lettera da Cava dei Tirreni del
9 Agosto 1899) e menzionata pi volte dalla poetessa.
[278]
Vittoria Aganoor aveva gi raccontato lincidente in bicicletta allo Gnoli in una sua lettera da Basalghelle del 18 Ottobre 1898: Un po
di nevrosi, ecco detta la grande parola, e lautunno me laccresce sempre e la melanconia mi piomba addosso e mi avvinghia cos
tenacemente in questa stagione! allora scappo fuori cammino, vado in bicicletta e ci vado cos disperatamente e cos imprudentemente che
precipito e rischio di rompermi il collo. Eh gi! Bisogna pur dirvelo, bisogna pure che lo sappiate voi che volete saper tutto di me.
Laltrieri in una di quelle mie corse folli precipitai ma sono ancora qua; vedete bene che vi scrivo; vi scrivo ma a met distesa su una
poltrona a sdraio con un piede fasciato.
Una distorsione (dice il medico) una distorsione al piede sinistro che mi ha fatto spasimare e che adesso mi terr qui, quasi immobile,
chi sa quanti giorni. Ma tanto avrei potuto anche fracassarmi la testa ed era peggio vero? (AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, p.
75).
[279]
Si tratta di Adele Bergamini (1845-1925), romana di origini popolane, fu scrittrice di versi e, per sostenere le sue ambizioni, tenne per
qualche tempo un salotto letterario ed ebbe contatti con i poeti pi famosi dellepoca tra i quali figurano Aleardo Aleardi, Giacomo Zanella,
Domenico Gnoli, Giosu Carducci e altri. Lidentit si ricava da alcune lettere della Aganoor a Domenico Gnoli; da queste risulta infatti che
la signora Bergamini viveva in gravi ristrettezze economiche ed era costretta, per sopravvivere, ad eseguire lavori di cucito e ad allestire
decorazioni floreali, per questultima ragione la poetessa la soprannominer la fioraia, (AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, pp. 69, 72-
73, 86, 110, 128).
[280]
Lettera contrassegnata da una C allinterno di un cerchietto scritta con inchiostro blu da mano diversa da quella dellautrice.
[281]
Per il Rugarli si veda la nota relativa alla lettera da Venezia del 21 Marzo 1896.
[282]
Vittoria Aganoor si riferisce alla sua lettera da Basalghelle del 29 Settembre 1898.
[283]
E il conte romano Domenico Gnoli (1838-1915); egli fu poeta, erudito e per venticinque anni direttore della Biblioteca Nazionale
Vittorio Emanuele II di Roma. Nelle sue opere poetiche fece largo uso di pseudonimi che molto hanno fatto discutere se messi in relazione
allo sviluppo della sua arte, ma, secondo Luigi Baldacci, quegli pseudonimi corrispondono realmente a uneccezionale capacit trasformista,
(Secondo Ottocento, a cura di LUIGI BALDACCI, Bologna 1969, p. 1214). Con lo Gnoli Vittoria Aganoor intrattenne una fitta
corrispondenza negli anni 1898-1901 e tra i due nacque un devoto sentimento che per non ebbe futuro, come ben sottolinea Biagia Marniti
nella sua Introduzione: Nata di testa, linclinazione amorosa nellAganoor si affievolisce e muore presto, nonostante lefflorescenza poetica,
mentre in Gnoli, pur nata nello stesso modo, si spiritualizza, e diventa motivo fra motivi della sua tematica o, meglio, di quella poesia alla
quale egli chieder rifugio e salvezza dalla solitudine. (BIAGIA MARNITI, Introduzione, pp. IX-XLIII, in AGANOOR, Lettere a Domenico
Gnoli, p. XXXI). A Vittoria Aganoor egli dedic il suo volume di poesie pi innovativo intitolato Fra terra ed astri, pubblicato sotto il
nome fittizio di Giulio Orsini.
Questa visita dello Gnoli a casa Aganoor viene ricordata nella lettera inviatagli dalla poetessa da Basalghelle in data 5 Novembre 1898, si
veda a questo proposito il volume di lettere citato pp. 81-82.
[284]
A questo proposito si veda la lettera da Venezia, 14 Dicembre 1897.
[285]
Cesare Pascarella (1858-1940), poeta romano, fu legato per un certo periodo da stretta amicizia a Vittoria Aganoor. I suoi sonetti (25)
di Villa Gloria furono pubblicati nel 1886 con la prefazione di Giosu Carducci. Nel 1887 egli aveva dedicato alla poetessa la sua prosa
intitolata Gita sentimentale, adombrandone il nome sotto le semplici iniziali, (Nuova Antologia, 1 dicembre 1887).
[286]
Forse con queste parole, riportate con una certa autoironia dalla Aganoor, Marina Baroni aveva inteso alludere alla nutrita serie di
poesie publicate dalla poetessa in riviste letterarie durante il 1898. In particolare ella aveva pubblicato: nel Marzocco del 20 Marzo e del 24
Luglio 1898 rispettivamente le poesie Fantasia e Legro dicea, (AGANOOR, Poesie, p. 160 e p. 161); nella Roma letteraria, del 25
Febbraio, del 10 Giugno, del 10 Settembre, del 25 Ottobre e del 25 Dicembre rispettivamente le poesie Lanello del morto, Sursum corda,
Per nozze, Dialogo e Natale, (pp. 182-183, p. 381, p. 382 e p. 169; Natale non venne mai stampato in volume n dalla poetessa, n dal
Grilli che cur la raccolta postuma); nel Fanfulla della domenica del 15 Maggio e del 31 Luglio rispettivamente Ai falsi socialisti e Legro
dicea, (pp. 394-395, col titolo A certi agitatori, e p. 161); ne Il bene dell11 Giugno e del 25 Dicembre rispettivamente Ai falsi socialisti e
Natale (questultima diversa da quella del Fanfulla, ma anchessa mai raccolta in volume); nellIllustrazione popolare del 19 Maggio Ai falsi
socialisti; ne La voce del cuore del 15 Luglio Ai falsi socialisti; nella Rassegna nazionale del 1 Dicembre una traduzione Da Andersen (in
volume col titolo I racconti della Luna pp. 322-323); nella Rivista dItalia del 15 Aprile, del 15 Luglio e del 15 Dicembre rispettivamente
Lora e Per via, Ancora la luna (in volume Per la luna ), e Dal Diario dAdriana (Frammento dun romanzo poetico) (in volume
Diario), (p. 162 e p. 163, pp. 164-165, pp. 36-41); nellAteneo veneto di Maggio-Giugno Agar, traduzione di una poesia di Eliza Jane
Poitevent, (pp. 324-329).
[287]
Lettera contrassegnata da una B allinterno di un cerchietto scritta con inchiostro blu da mano diversa da quella dellautrice.
[288]
Modo di dire dialettale veneto equivalente a far la pace, essere in buoni rapporti con qualcuno.
[289]
Repeton una parola dialettale veneta che significa stravolgimento, capovolgimento repentino.
[290]
Lettera contrassegnata da una B circondata da un cerchietto scritta con inchiostro blu da mano diversa da quella dellautrice.
[291]
Il 28 Dicembre 1898 era morto Pierino, il nipote di Marina Baroni, figlio di Silvia e del conte Giuseppe Pasolini.
[292]
La sottolineatura doppia nel manoscritto.
[293]
Flussione un aumento del contenuto di sangue in un determinato organo, a causa di un aumentato afflusso del sangue stesso per
vasodilatazione.
[294]
La carta da lettera porta sullangolo sinistro in alto della prima facciata un tondino verde in rilievo con raffigurata la testa di Minerva.
La lettera inoltre stata contrassegnata con una A circondata da un cerchietto scritta con inchiostro blu da mano diversa da quella dellautrice.
[295]
Biglietto listato a lutto per la morte della madre di Vittoria, Giuseppina Pacini, avvenuta il 9 marzo 1899. Probabilmente anche a
Marina Baroni era stata spedita una partecipazione simile a quella mandata allo Gnoli:
La Contessa GIUSEPPINA PACINI AGANOOR
si spenta serenamente a 80 anni confortata dalla
religione cattolica nel pomeriggio del 9 marzo 1899.
Le figlie Angelica Guarnieri, Mary, Elena,
Virginia, Duchessa Mirelli, Vittoria ed il genero
Francesco Mirelli, Duca di Santomenna con
profondo dolore partecipano.
Venezia 9 Marzo 1899.
I funerali avranno luogo sabato 11 corr. alle ore 10 ant. dalla casa al Ponte dei Greci n. 3405 alla Chiesa di San Giovanni in Bragora
donde la cara salma sar trasportata a Basalghelle di Oderzo nella tomba di famiglia. (AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, p. 313, n.
1).
Nel plico della corrispondenza di Giuseppina Pacini a Marina Baroni conservato il santino ricordo (Epistolario in corso, XII. 1. 3033): IN
MEMORIA / DI / GIUSEPPINA PACINI AGANOOR / 9 MARZO 1899 / PREGATE PER LEI / , recante la seguente frase in francese tratta dal
Vangelo: BIENMEUREUX CEUX QUI FLEURENT / PARCEQUILS DERENT CONSOLEE.
[296]
Lettera su carta listata a lutto. La lettera inoltre stata contrassegnata con una B circondata da un cerchietto scritta con inchiostro blu da
mano diversa da quella dellautrice.
[297]
Vittoria Aganoor aveva molto sofferto per la morte della madre e di conseguenza aveva ridotto al minimo la sua corrispondenza, come
ella stessa aveva spiegato allo Gnoli nella sua lettera da Venezia del 31 Marzo 1899: Voi dovete dunque perdonarmi, e non inquietarvi per
nulla sio tardassi anche una settimana a rispondervi. Io non scrivo a nessuno o solo qualche riga di ringraziamento; vi ho detto
che tutto mi affatica. (AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, p. 148).
[298]
Allude al nipote di Marina Baroni, Pietro Pasolini, di recente scomparso allet di soli 22 anni.
[299]
La Aganoor si riferisce alla grave crisi parlamentare che lItalia attravers dopo i fatti di Milano del maggio 1898, durante i quali il
generale Bava-Beccaris aveva fatto sparare sulla folla indifesa cannonate e colpi di mortaio provocando moltissimi morti. Nel periodo in cui
scriveva la poetessa, in parlamento si stava svolgendo una dura battaglia che porter il primo ministro, il generale Pelloux, ad annunciare,
con misure estreme, nel giugno del 1899 la sua intenzione di governare con decreti regi, senza dibattito parlamentare, (DENIS MACK
SMITH, Storia dItalia dal 1861 al 1997, Milano 1998, p. 233).
[300]
La poetessa era nata a Padova il 26 Maggio 1855, come chiar il Trabalza: Latto di nascita trovasi nei registri civile e religioso della
parrocchia di S. Giustina, linsigne basilica che grandeggia sul caratteristico Prato della Valle. Nel civile, che fino al settanta ha valore
ufficiale, suona in povera lingua italiana cos: A d 3 Giugno pred. (cio 1855) Vittoria Antonia Maria Aganoor di Odoardo e di
Giuseppa Pacini coniugati in questa Parrocchia fu oggi battezzata dal m. r. don Giuseppe Putter p. P.co. Madrina fu la sig. Maria Teresa
Moorat vedova del fu Abramo Aganoor. Nacque il 26 p. p. Maggio alle ore 8 ! ant. Il religioso , nella sua disposizione a colonne ancor
pi povero: ma viceversa, contiene, oltre lanno del coniugio che il 1847, la importante sebbene non completa notizia del luogo di nascita,
che la Via del Prato della Valle, (CIRO TRABALZA, I natali di Vittoria Aganoor, in La Favilla, XII (1910), Luglio-Agosto, p. 389).
[301]
E Antonia Tricase, principessa di Moliterno, alla quale Vittoria Aganoor dedic la sua poesia Villa Moliterno (Quisisana) , come ella
stessa afferma in una lettera allo Gnoli del 10 Settembre 1901: scrissi anche dei sciolti per la Villa Moliterno, o cio per la
proprietaria di quella villa che me ne preg tanto, e ve li mander, appena li abbia un po martellati ancora, (AGANOOR, Lettere a
Domenico Gnoli, p. 228; per la poesia si veda AGANOOR, Poesie, pp. 228-229).
[302]
Giannino Antona-Traversi (1861-1931) scrisse diverse commedie in cui ritraeva ironicamente la societ aristocratica di fine secolo, tra
queste La mattina dopo (1893), che fu premiata al Concorso drammatico governativo, I giorni pi lieti (1903), La scuola del marito (1899).
[303]
- Non stato possibile identificare tutti questi personaggi, ma soltanto alcuni di loro.
Francesco Cimmino fu probabilmente quellapprezzato traduttore e poeta che tenne corrispondenza con Vittoria Aganoor, si veda a questo
proposito PAOLA PIMPINELLI SCARAMUCCI, Lettere damore a Vittoria Aganoor, in Perugia, nov.-dic. 1965, pp. 7-13.
Federigo Verdinois (1844-1927) fu un traduttore dal russo assai noto, scrisse novelle e fu anche giornalista.
[304]
Lettera su carta listata a lutto. La lettera inoltre stata contrassegnata con una C circondata da un cerchietto scritta con inchiostro blu da
mano diversa da quella dellautrice.
[305]
Con questo vezzeggiativo dialettale, cio mammina, Vittoria Aganoor chiamava familiarmente talvolta sua madre.
[306]
Vittoria Aganoor soffr immensamente per la morte della madre, che adorava e alla quale aveva dedicato tutta se stessa, e non riusciva a
rassegnarsi di fronte alla sua perdita. Toccanti e colme di disperazione saranno le parole che ella scriver a Domenico Gnoli il 23 Febbraio
1900: non so rassegnarmi a non avere pi la Mamma con me. La Mamma era un pezzo del mio cuore e del mio pensiero: soffriva e
godeva con me, in un modo come solo le Mamme sanno e quella Mamma in particolare; vivissima di mente, finissima nellaffetto e nella
tenerezza come non so dire. Io talora penso: - che cosa ora mi darebbe gioia? E non trovo niente. Se mi dicessero: domani il mondo sar
tuo non ne avrei letizia n orgoglio senza la Mamma. Era lei che godendo intensamente dei miei piccoli trionfi me li rendeva preziosi;
era lei che col suo sorriso di orgoglio materno mi dava il pieno appagamento e la ricompensa vera. Io non so dire ma come una inerzia di
mente e di sentimento mi ha invasa tutta da che non la ho pi la Mamma. Sempre speravo che il tempo mi avrebbe guarita ma ormai temo
che sar sempre cos. Adesso verr la primavera. Gli anni passati ne ero tutta lieta. Mi dicevo:- Ora la Mamma potr respirare la buona
aria libera, e verr lestate e andremo in campagna e andremo sui monti e sar tanto vigore nuovo per lei. Ora tutto inutile. Allora,
pensando tanto a lei, non mi avvedevo che ormai la primavera non veniva pi per me, che i miei capelli eran grigi, che il mio viso era pieno
di rughe. Ora a tutto questo penso e la giovinezza perduta mi guarda di lontano con un sorriso cos triste! Nessun rimpianto certo daverla
consacrata alla mia cara Mamma, ma solo questo pensiero: - Ora, senza di lei, cosa far, non pi giovane, quasi malata, svogliata, e cos
vinta dallinerzia fisica e morale? un libro di versi? bello svago! e poi? Legger dei libri; scriver delle lettere; far delle passeggiate e
qualche viaggio, senza scopo senza meta, cos, aspettando pazientemente la fine. (AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, pp.180-181).
[307]
Lizzano in Belvedere una localit dellAppennino Tosco-emiliano, posta a 640 metri sul livello del mare. Qui i conti Pasolini Zanelli
trascorrevano periodi di villeggiatura e ospitarono molte volte anche il poeta Giosu Carducci, amico di famiglia, come risulta da alcune
lettere di questultimo a Silvia Pasolini, (CARDUCCI, Lettere, XXI, 6163, 6253). Villa Silvia a Lizzano appartenne ai conti Pasolini Zanelli
dal 1806 al 1920; in questanno per volere della contessa Silvia Baroni Pasolini, in memoria dei figli deceduti in giovane et e del poeta
Giosu Carducci, la propriet fu donata al Comune di Cesena affinch la destini a sanatorio o ad altra opera atta a lenire le umane
sofferenze con lobbligo di curare in perpetuo la tomba della famiglia Pasolini Zanelli adornandola annualmente con i fiori di Lizzano.
Oggi allinterno del parco stato organizzato un percorso naturalistico-educativo di autoistruzione, mentre nella villa ristrutturata attivo un
servizio di supporto ai minori e una ludoteca; inoltre lex struttura abitativa ospita attivit realizzate da enti, associazioni e gruppi che ne
facciano richiesta, ma sempre per lo pi rivolte a minori e giovani.
[308]
Lettera su carta listata a lutto. La lettera inoltre stata contrassegnata con una A circondata da un cerchietto scritta con inchiostro blu da
mano diversa da quella dellautrice.
[309]
Come risulta da una lettera a Domenico Gnoli del 3 Ottobre 1899, Vittoria Aganoor si trovava a Tarcento, in provincia di Udine,
ospite della sorella Elena dal 20 Settembre, (AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, p. 189).
[310]
Si tratta forse di Francesco Santamaria-Nicolini (1830-1918), magistrato, senatore del Regno dItalia e ministro della Giustizia.
[311]
Lettera su carta listata a lutto e decorata sulla prima facciata da un rametto derba dorato e applicato sul foglio con la colla. La lettera
inoltre stata contrassegnata con una C scritta con inchiostro blu da mano diversa da quella dellautrice.
[312]
Lettera su carta listata a lutto. La lettera inoltre stata contrassegnata con una A allinterno di un cerchietto scritta con inchiostro blu da
mano diversa da quella dellautrice.
[313]
Lettera su carta listata a lutto. La lettera inoltre stata contrassegnata da una C allinterno di un cerchietto scritta con inchiostro blu da
mano diversa da quella dellautrice.
[314]
Lettera su carta listata a lutto. La lettera inoltre stata contrassegnata da una B circondata da un cerchietto scritta con inchiostro blu da
mano diversa da quella dellautrice.
[315]
Ancora sottolineato due volte nel manoscritto.
[316]
Lettera su carta listata a lutto. La lettera inoltre stata contrassegnata con una A allinterno di un cerchietto scritta con inchiostro blu da
mano diversa da quella dellautrice.
[317]
Tanto sottolineato quattro volte nel manoscritto.
[318]
Lettera su carta listata a lutto. La lettera stata inoltre contrassegnata con una C circondata da un cerchietto scritta con inchiostro blu da
mano diversa da quella dellautrice.
[319]
In una lettera da Venezia del 6 Marzo 1901 allamica Neera la poetessa racconter quale era la sua situazione di vita quotidiana con la
sorella Maria: La sorella con cui vivo, sempre un po malata di nervi ora ha frequenti scoppi dirritazione contro di me, che mi fanno
molto male, e mentre la mia salute sento che se ne va, e mentre mi dico spesso che cos non pu durare, ecco che ella torna calma, e mi
parla come nulla fosse e talora anche mi chiede scusa, e io ricado sotto la tortura quotidiana E ancora qualche giorno pi tardi, il 13
Marzo dello stesso anno, le spiegher che la sua povera sorella malata di nervi, non tanto ora perch si debbano prendere
provvedimenti radicali, e non tanto poco da permettere una vita normale. Talora calmissima e ragionevolissima, ma a quando a
quando, per nulla, inveisce contro me e si esalta in modo inquietante, e quelle scene mi lasciano malata proprio. (ARSLAN,
Unamicizia tra letterate, pp. 55 e 56).
[320]
La Aganoor aveva gi annunciato a Domenico Gnoli la sua decisione di pubblicare finalmente in volume le sue liriche nella lettera da
Tarcento del 3 Ottobre 1899: Vi ho detto che mandai finalmente al Treves il manoscritto delle mie liriche? Feci man bassa prima sulla
raccolta e il Treves trov che son poche. Ma dunque la quantit cui leditore bada? (AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, p. 189). Il
volumetto del quale parla la poetessa : VITTORIA AGANOOR, Leggenda eterna, Milano, Treves, 1900.
[321]
Carducci, amico dei Pasolini, scrisse lepigrafe di Pietro Pasolini, (GIOSUE CARDUCCI, Opere, voll. I-XXX, Bologna 1935-1940;
XXVIII, 354).
[322]
Lettera su carta listata a lutto. La lettera inoltre stata contrassegnata con una B allinterno di un cerchietto scritta con inchiostro blu da
mano diversa da quella dellautrice.
[323]
Lettera su carta listata a lutto. La lettera inoltre stata contrassegnata con una B circondata da un cerchietto scritta con inchiostro blu
da mano diversa da quella dellautrice.
[324]
Lettera su carta listata a lutto. La lettera inoltre stata contrassegnata con A allinterno di un cerchietto scritta con inchiostro blu da
mano diversa da quella dellautrice.
[325]
A lui la poetessa accenner ancora nella sua lettera a Marina Baroni del 23 Dicembre 1900.
[326]
Nei mesi di Gennaio e Febbraio del 1900 lItalia, come la Francia ed altri paesi, venne investita da unepidemia di influenza che, pur
non essendo letale come lo sar quella del 1918, colp moltissime persone costringendo alla chiusura di scuole, teatri, negozi e altri luoghi
pubblici, mentre gli ospedali furono intasati dai numerosi ricoveri. Stando alle cronache dellepoca pi di quattromila persone caddero
ammalate contemporaneamente nella sola Roma, compresi il re e la regina; a Padova il quotidiano Il Veneto oltre a dare notizia del progredire
dellinfluenza in citt giunse anche a tenere un diario giornaliero dei personaggi in vista colpiti dalla malattia e dei loro progressi nella
guarigione, (Il Veneto, Gennaio-Febbraio 1900).
[327]
Antonietta Giacomelli (1857-1950), nipote di A. Rosmini e G. Bonomelli, abitava a Venezia a S. Trovaso, come scrive la stessa
Aganoor allo Gnoli. Ella aveva fondato a Roma la Societ per il bene e la rivista Lora presente per diffonderne i principi. Probabilmente la
poetessa si riferisce al libro che la Giacomelli aveva da poco pubblicato col titolo A raccolta, (ANTONIETTA GIACOMELLI, A raccolta,
Milano 1899). Un giudizio della Aganoor sul volume si trova in una lettera allo Gnoli del 14 Febbraio 1900: S la Giacomelli mi disse di
avervi scritto; sarei contenta se poteste dirle qualcosa di gentile riguardo al suo libro nel quale io trovai alcune pagine piene duna viva e
vera sete di bene che mi commossero. (AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, p. 178; lindirizzo della Giacomelli si legge invece a p.
185).
[328]
Si tratta probabilmente della moglie del conte Carlo Remondini, che Vittoria Aganoor ricorda divertita in una lettera allo Gnoli del 18
Agosto 1898: Vidi solo il conte Carlo Remondini, con la sua eterna caramella conficcata nellocchiaia sinistra, il quale venne ad
inchinarmi tutto piegato in due e con le braccia penzoloni; una comicissima caricatura. (AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, p. 43).
[329]
Lettera su carta listata a lutto. La lettera inoltre stata contrassegnata con una A circondata da un cerchietto scrittacon inchiostro blu da
mano diversa da quella dellautrice.
[330]
E il marito della gi citata Rosanna Marcello e il figlio di Andriana Zon Marcello.
[331]
Il 9 Marzo 1900 cadeva il primo anniversario della morte della madre della poetessa, Giuseppina Pacini Aganoor, ed ella aveva
intenzione di recarsi a Basalghelle perch l nel piccolo cimitero era stata sepolta.
[332]
Lettera listata a lutto. La lettera inoltre stata contrassegnata con una C allinterno di un cerchietto scritta con inchiostro blu da mano
diversa da quella dellautrice.
[333]
Si riferisce alla prossima pubblicazione di AGANOOR, Leggenda eterna, Milano,Treves, 1900.
[334]
Cos scriveva anche allo Gnoli: Ora vi dir che il 21 debbo essere a Firenze per la commemorazione del monumento funebre a S.
Felice a Ema del povero Nencioni, ma poi, sempre al poeta romano, il 7 Aprile 1900, scriveva: hanno rimandata la commemorazione del
povero Nencioni, e noi pure abbiamo rimandato la partenza, (AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, p. 187). Per il ricordo della
commemorazione del Nencioni e della mesta partecipazione della poetessa si veda la recensione di Angelo Orvieto al volume della Aganoor
Leggenda eterna nella rivista Il Marzocco, IV, n. 20, 20 Maggio 1900. Nel numero del 13 Maggio 1900 di questa stessa rivista interamente
dedicato a Enrico Nencioni, Vittoria Aganoor aveva pubblicato una poesia scritta per il letterato fiorentino intitolata Visione, (AGANOOR,
Poesie, p. 386).
[335]
Lettera su carta listata a lutto. La lettera inoltre stata contrassegnata da una A circondata da un cerchietto scritta con inchiostro blu da
mano diversa da quella dellautrice.
[336]
La sottolineatura tripla nel manoscritto.
[337]
Emilio Treves (1834-1916) fu senza dubbio il maggior editore del tempo e pubblic anche il volume di poesie di Vittoria Aganoor, la
quale per non aveva unalta opinione di lui. Giudizi piuttosto duri si possono leggere in diverse lettere da lei inviate a Domenico Gnoli,
(AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, pp. 25, 81, 169, 224).
[338]
Allo Gnoli, che in una sua lettera le parlava del Pascarella, al quale era stata legata da una stretta amicizia, Vittoria Aganoor aveva
risposto il 25 Settembre 1898 un po infastidita: parlate lungamente dun tale che mi diventato da lunghi anni indifferentissimo, e
del quale, tuttal pi avrei solo voluto saper un incidente, la ragione vera del suo completo oblio. Ora non mimporta pi
nemmeno questo, e se lo rivedessi domani sono certissima che gli stenderei la mano sorridendo e senza ombra di rancore, o solo con un
po pi di diffidenza. (AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, p. 66)
[339]
Lettera su carta listata a lutto.
[340]
Lettera dalla datazione incompleta e mancante di busta, ma il 9, a quanto sembra, non pu che essere del mese di Agosto dellanno
1900 per due riscontri temporali abbastanza fondati che si intrecciano con quanto la poetessa aveva scritto nella sua missiva da Cava dei
Tirreni del 19 Giugno 1900: 1)in una lettera della Aganoor, da Venezia del 16 Luglio 1900 indirizzata allamica Neera, si legge che ella aveva
lintenzione di recarsi a Varallo Sesia il 25 o il 26 Luglio per rimanervi circa un mese per la sua cura, (ARSLAN, Unamicizia tra letterate,
p. 52); 2)in unaltra sua inviata a Domenico Gnoli, da Tarcento del 22 Settembre 1900, la poetessa afferma invece di essere ospite nella casa
della sorella Elena dal 5 Settembre e che ci sarebbe rimasta fino a met ottobre, (AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, p. 208).
[341]
Lettera su carta listata a lutto.
[342]
Mai sottolineato tre volte nel manoscritto.
[343]
Umberto I, re dItalia, (1844-1900) venne appunto assassinato dallanarchico Gaetano Bresci a Monza mentre assisteva ad una festa
sportiva. Egli aveva sposato la cugina Margherita di Savoia.
[344]
Gemma Ferruggia (1868-1930) fu pubblicista e scrittrice di romanzi, tra le sue opere: Follie muliebri, Il mio bel sole, Verso il nulla,
La nostra vera Duse. La poetessa qui fa riferimento a GEMMA FERRUGGIA, Leggenda eterna di Vittoria Aganoor , articolo pubblicato
in Rassegna Nazionale, n. 114 (1900).
[345]
Lettera su carta listata a lutto. La lettera inoltre stata contrassegnata con una C scritta con inchiostro blu da mano diversa da quella
dellautrice.
[346]
Venezia stato scritto dalla Aganoor sopra Tar, correggendo probabilmente le prime tre lettere di Tarcento.
[347]
Lettera su carta listata a lutto.
[348]
Lettera non datata e senza busta. La carta listata a lutto la colloca abbastanza sicuramente dopo la morte della madre. Inoltre una lettera
della Aganoor da Bassano del 22 Ottobre [1900] indirizzata a Domenico Gnoli sembra potersi assumere come termine post quem per la sua,
seppure approssimativa, datazione. Si pu infatti forse ipotizzare che la poetessa, dopo larrivo a Rezzonico dalla Baroni intorno al 20
Ottobre, vi sia rimasta qualche giorno, poi sia dovuta passare per qualche motivo a Tarcento a casa della sorella Elena, da dove avrebbe
scritto e spedito questa lettera, e quindi abbia fatto definitivamente ritorno a Venezia, il 28 Ottobre.
[349]
Lettera su carta listata a lutto. Qualcuno, forse un archivista, ha scritto a matita 1898 o 1899.
[350]
Questa lettera porta una data incompleta, ma alcuni elementi fanno propendere per il 1900: 1)la promessa della Aganoor, nella lettera
del 16 Ottobre 1900, di andare ospite dalla Baroni intorno al 19 o al 20 di Ottobre 1900; 2)il fatto che questa lettera sia stata scritta la sera
stessa del ritorno della poetessa a casa propria, come si deduce dalla lettura del testo unito allaccenno, nella lettera del 30 Ottobre 1900, ad
una missiva della contessa bassanese speditale prima di ricevere la sua, cio probabilmente proprio questa redatta il 28 Ottobre sera e partita,
per ovvi motivi, il giorno seguente.
[351]
Lettera su carta listata a lutto. La lettera inoltre stata contrassegnata con una B scritta con inchiostro blu da mano diversa da quella
dellautrice.
[352]
Del Santamaria suo ospite Vittoria Aganoor parla anche in una lettera a Domenico Gnoli del 28/30 Novembre 1900, (AGANOOR,
Lettere a Domenico Gnoli, pp. 214-215).
[353]
La lettera stata contrassegnata con una A scritta da mano diversa da quella dellautrice.
[354]
La lettera stata contrassegnata con una B scritta con inchiostro blu da mano diversa da quella dellautrice.
[355]
Il foglio presenta qui una piccola lacerazione.
[356]
Forse la moglie di quel Corrado Ricci (1858-1934), erudito e storico dellarte, che fu direttore generale delle Antichit e Belle Arti
dal 1906 al 1919 e che la Aganoor ricorda nella sua lettera a Gnoli da Venezia del 22 Dicembre 1898: Avete visto nella Rivista Moderna
quei miei versi? il primo numero e sono in compagnia di Capuana e Corrado Ricci, vedete che non poi un giornalucolo
(AGANOOR, Lettera Domenico Gnoli, p. 112). Si tratterebbe dunque dellElisa Ricci, citata dalla poetessa in una lettera sempre diretta a
Domenico Gnoli del 10 Luglio 1900 (p. 204), che nel 1931 pubblicher Mille santi nellarte con una prefazione del marito, (ELISA RICCI,
Mille santi nellarte, Milano 1931).
[357]
Cantalamessa Giulio (1846-1924), amico fraterno di Domenico Gnoli col quale Vittoria Aganoor corrispondeva assiduamente, conobbe
la poetessa a Vena Doro nel 1898 e ne divenne un fervido amico. Egli fu pittore e critico darte; diresse la Galleria Estense di Modena, le
Gallerie di Venezia e quindi la Galleria Borghese di Roma.
[358]
Maria Pezz Pascolato (1869-1933), figlia del letterato e uomo politico Alessandro Pascolato (1841-1905), era pedagogista e traduttrice.
[359]
Lettera su carta listata a lutto. La lettera inoltre stata contrassegnata con una E scritta con inchiostro blu da mano diversa da quella
dellautrice.
[360]
Anche la poetessa aveva contribuito con un suo componimento, si veda a questo proposito la lettera da Cava dei Tirreni del 9 Agosto
1899.
[361]
Si tratta del romanzo Piccolo mondo moderno.
[362]
La lettera stata contrassegnata da una F scritta con inchiostro blu da mano diversa da quella dellautrice.
[363]
Lintenzione di visitare lUmbria era gi stata preannunciata dalla Aganoor in una sua lettera del 5 Gennaio 1901 allamica Neera:
Questa primavera io potrei, andando a Napoli, passare per Roma e fermarmivi qualche giorno. Vi sarai ancora? Ho anche lidea di fare un
giretto per lUmbria (ARSLAN, Unamicizia tra letterate, p. 54). Effettivamente la poetessa vi si rec i primi giorni di Maggio, come
risulta da una lettera a Giulio Orsini (non ancora identificato dallinteressata con Domenico Gnoli) da Venezia del 30 Aprile 1901: Ora sto per
partire per Perugia, ove scendo allo Hotel Bruffagni, (AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, p. 220). Per le implicazioni pre-
matrimoniali di questo viaggio della Aganoor a Perugia si veda la nota della Marniti allappena citata lettera, pp. 348-349.
[364]
E Francesco Ierace, professore e scultore, ricordato anche dal Carducci in una sua lettera a Silvia Baroni Pasolini, (CARDUCCI,
Lettere, XXI, 6004).
[365]
A tale proposito si veda la lettera da Napoli del 18 Maggio 1899.
[366]
La lettera stata contrassegnata con una G scritta con inchiostro blu da mano diversa da quella dellautrice.
[367]
Si tratta di Achille de Giovanni (1838-1916), clinico dellUniversit di Padova e fondatore della Lega nazionale contro la tubercolosi;
fu volontario garibaldino e senatore del Regno dItalia dal 1902.
[368]
Lettera dalla datazione incompleta, ma lanno sembra essere il 1901. Infatti depongono a favore di questo anno sia la carta da lettera
simile alla precedente, sia alcuni particolari del testo, e soprattutto laccenno della Aganoor a voler partire luned 19 Agosto per Cava dei
Tirreni, data che si verificato essere stata effettivamente un luned nel 1901. Inoltre sosterrebbero questa datazione anche una lettera inviata
dalla poetessa a Domenico Gnoli da Castellamare di Stabia del 14 Agosto 1901, (AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, pp. 226-227), e
lallusione al viaggio della figlia della Baroni a Napoli, che si trova pi avanti in unaltra lettera indirizzata allamica bassanese del 7 Ottobre
1901.
[369]
Cartolina postale italiana (carte postale dItalie) illustrata con un particolare della Badia di Cava dei Tirreni e mancante dellangolo
destro in alto; la lacerazione, piuttosto estesa, interessa solamente parte dellillustrazione e lascia integro lo scritto. Leggibili sono lindirizzo:
Contessa Marina Baroni Ca Rezzonico (Veneto) Bassano ; e due dei tre timbri: Cava dei Tirreni (Salerno) 3 Sett. 901 e Bassano
(Vicenza) 5 Sett. 901.
[370]
Lettera contrassegnata da una C scritta con inchiostro blu da mano diversa da quellea dellautrice.
[371]
Il giorno prima, il 6 Ottobre, Vittoria Aganoor aveva scritto annunciando il suo fidanzamento e limminente matrimonio anche a
Domenico Gnoli, esprimendo, tra laltro, preoccupazioni e raccomandazioni simili a quelle che si trovano in questa lettera alla Baroni:
Amico buono,
Voi avete tutte le ragioni e di lagnarvi del mio silenzio e delle brevi cartoline, ma quando io vi dir che in questultimo tempo io ho preso
una delle pi gravi, anzi la pi grave decisione della mia vita, voi mi perdonerete. Ne ho appena parlato con le sorelle e ora, subito
dopo loro, lo dico a voi. Io sono fidanzata e mi sposer prima che termini questanno. La notizia susciter canzonature e chiose poco
benevoli e ironie e disapprovazioni, e per non lo dir agli altri che il pi tardi possibile. Lo dir fra pochi giorni a qualche
intimissima amica, e vecchio amico di casa Chi sposo? Guido Pompilj, un nobile carattere che mi ha creduta degna di essergli
compagna per quel resto di via che ancora ci rimane a fare nella vita. Voi forse lo conoscete e spero mi approverete. Sintende che le
canzonature cui accennavo e che cominceranno appena si sappia la cosa riguarderanno la mia et che generalmente non la indicata di
pi per le nozze. E inutile raccomandarvi che per ora non ne parliate con nessuno. (AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli, pp. 230-
232). Ella inform del suo matrimonio anche lamica letterata Neera il 14 Ottobre 1901, (ARSLAN, Unamicizia tra letterate, p. 60), e il 19
delle stesso mese, per suo incarico, la sorella Virginia metteva al corrente dellevento anche lamica Elisa Salvadego Cavalli, (CAVALLI,
Spigolature dallEpistolario Aganoor, III, p. 17).
[372]
Guido Pompilj (1856-1910), perugino, letterato e uomo politico, fu deputato del Regno dItalia e per due volte ricopr la carica di
sottosegretario, la prima alle Finanze (1900-1901) e la seconda agli Esteri (1906-1909). Inoltre fu delegato plenipotenziario italiano alla prima
e alla seconda conferenza internazionale per la pace dellAja (1907) mettendosi brillantemente in luce per le sue capacit. A lui si deve lopera
di bonifica del lago Trasimeno, che la Aganoor canter in un suo componimento poetico ricordando lazione del marito. Il Pompilj si
uccider sul cadavere della moglie l8 maggio 1910.
[373]
Cartolina postale (RISPOSTA) non illustrata; indirizzo: Alla Contessa Marina Baroni Bassano (Veneto); timbri: Venezia, 25-10-01
(due identici); Bassano (Vicenza), 25-10-01.
[374]
Si tratta probabilmente di Augusto Murri (1841-1932), clinico illustre, professore dal 1874 al 1916 allUniversit di Bologna. Fu uno
dei pi grandi medici del suo tempo.
[375]
Lettera dalla datazione incompleta. La mancanza dellanno pu forse imputarsi alla fretta con la quale fu scritta, la stessa Aganoor si
scusa per questo con lamica bassanese. Tuttavia la frettolosa missiva sembra proprio ricollegarsi alla cartolina postale precedente, sempre
inviata da Venezia, del 24 Ottobre 1901.
[376]
Cartolina postale italiana (Carte postale dItalie); indirizzo: Alla Contessa Marina Baroni Ca Rezzonico Bassano (Veneto); timbri:
Venezia (Ferrovia), 9-11-01 (due identici); Bassano (Vicenza), 9-11-01.
[377]
Lanno in cui fu spedita la cartolina postale si ricava dai timbri.
[378]
La cifra 28 stata scritta dallautrice correggendo un sottostante 18.
[379]
Cartolina postale italiana (carte postale dItalie); indirizzo: Alla Contessa Marina Baroni Ca Rezzonico Bassano (Vicenza); timbri:
Venezia (Ferrovia), 12-11-01 (due identici); Bassano (Vicenza), 13-11-01.
[380]
Probabilmente si tratta di S. Zenone degli Ezzelini (TV), una localit non molto lontana da Bassano del Grappa. Vittoria Aganoor
ricorder questo luogo, in cui doveva aver trascorso splendidi momenti insieme allamica, anche nella lettera da Perugia dell8 maggio 1903,
sempre indirizzata alla Baroni.
[381]
La lettera stata contrassegnata con una A scritta con inchiostro blu da mano diversa da quella dellautrice.
[382]
Nel plico della corrispondenza di Vittoria Aganoor a Marina Baroni non vi traccia di questa breve missiva.
[383]
La felicit ha un prezzo da pagare secondo la Aganoor: un pensiero venato di pessimismo che non la abbandona anche nei migliori
momenti della sua vita, quasi per lei fosse una sorta di predestinazione. Allamica poetessa Neera, il 26 Gennaio 1902, raccontandole della
malattia del novello sposo, scriver: Ora tornato il sereno, ma tremo sempre, giacch vi qualcosa nel mio destino che non mi consente
riposo, (ARSLAN, Unamicizia tra letterate, p. 61).
[384]
La sottolineatura tripla nel manoscritto.
[385]
Nel plico della corrispondenza di Vittoria Aganoor a Marina Baroni non sono conservate lettere del 1902 anteriori a questa.
[386]
La sottolineatura tripla nel manoscritto.
[387]
Cartolina postale italiana (carte postale dItalie); indirizzo: Alla Contessa Marina Baroni Ca Rezzonico Bassano (Veneto) ; timbri:
Perugia, 22-9-02 (due identici); Bassano (Vicenza), 23-9-02.
[388]
Cartolina postale italiana (carte postale dItalie); indirizzo: Alla Contessa Marina Baroni Ca Rezzonico Bassano (Veneto) ; timbri:
Perugia, 26-9-02 (due identici); Bassano (Vicenza), 27-9-02.
[389]
Come si comprender leggendo la lettera seguente, il marito della poetessa, Guido Pompilj, aveva contratto il tifo.
[390]
Lettera su carta con stemma e intestazione dellalbergo.
[391]
Non vi traccia di questa corrispondenza tra le lettere di Vittoria Aganoor a Marina Baroni.
[392]
Si riferisce alla seconda edizione del suo volume di poesie intitolato Leggenda eterna, (VITTORIA AGANOOR, Leggenda eterna,
Torino, Roux e Viarengo, 1903).
[393]
Lettera scritta su carta azzurra.
[394]
Si tratta della poesia intitolata Primavera, eccone il testo tratto da AGANOOR, Poesie, pp. 204-205:
Primavera
E ancora lapettata ecco discende,
rotte le tende alla caligin tarda,
e svogliata sogguarda
lAlpi che tuttavia la neve imbianca.
Levansi a lei voci imploranti e lieti
cori, ma errando va pallida e stanca
via dal tedio deglinni consueti.
Li sa, li sa, gli eterni madrigali
di rose e dali di trilli e di raggi,
e i languidetti omaggi,
che gli echi ristornellano alle brezze,
dei vati innamorati e sospirosi.
Sogna ella invece le superbe altezze
e i fioriti di stelle ermi riposi
donde scese alla vana aspra fatica
dalla nemica sorte a lei commessa;
allopera indefessa
di schiuder gemme sugli aridi bronchi,
dinfonder succhi e di sanar ferite;
nei germi, nelle radiche e nei tronchi
pigri, incitando le rideste vite.
Da millenni e millenni ella sen viene
alle terrene noie lImmortale,
e dello stesso male
trova il mondo intristito e sonnolento.
Mette, a ridar le gagliardie perdute,
gioia nel sole e pollini nel vento,
ma sa che breve il riso e la salute.
Sa che il sonno ritorna. Ella il profondo
morbo del mondo non vince o consola
che per unora sola.
Poi di nuovo le febbri arse del cielo
estivo, e lagonia dautunno, e il forte
urlo dellAquilone, il buio, il gelo,
e lo squallore, linverno, la morte.
[395]
Anche qui, come nella lettera precedente, la poetessa si riferisce alla seconda edizione del suo volume di poesie intitolato Leggenda
eterna.
[396]
Per il testo della poesia si veda AGANOOR, Poesie, pp. 254-257.
[397]
Probabilmente Vittoria Aganoor si riferisce al clamoroso delitto di cui si rese protagonista il figlio del notissimo medico Augusto
Murri, Tullio. Questo medico ella lo conosceva, oltre che per la sua fama, anche perch aveva visitato la sorella Maria, come risulta dalla
cartolina alla Baroni del 24 Ottobre 1901.
[398]
Nella poesia intitolata A mio padre si leggono infatti i seguenti versi: