IL CONCETTO DI AUERSEIN NELLA TEORIA DEGLI OGGETTI DI ALEXIUS MEINONG
Relatore: Prof. Maurizio Ferraris
Candidato: Alessandro Salice matr. num.: 9706874
Anno Accademico 2001-2002
2 SOMMARIO
1. Introduzione. pag. 3
PARTE PRIMA IL CONTENUTO.
2. La novitdel contenuto. pag. 6 3. Il contenuto in Meinong. pag. 11 4. Come intendere il contenuto. pag. 20 a. Mereologia del contenuto. pag. 22 b. La relazione di adeguazione. pag. 26 c. Il contenuto come pura modificazione. pag. 30
PARTE SECONDA LOGGETTO.
5. Loggetto. pag. 33 a. Excursus: il pregiudizio in favore del reale. pag. 39 6. Oggetti ideali e oggetti reali. pag. 42 a. Oggetti ideali: gli oggetti di ordine superiore. pag. 45 b. Oggetti ideali: gli obiettivi. pag. 46 c. Seins- e Soseinsobjektive. pag. 53
PARTE TERZA LAUERSEIN.
7. LAuersein in Meinong. a. Il paradosso. pag. 58 b. Linvoluzione nel paradosso e la soluzione meinonghiana. pag. 60 8. Cos lAuersein? pag. 65 9. Estensione del concetto di Auersein. a. Lessenza della oggettivit. pag. 74 b. Vedere lessenza. pag. 79 c. Gli oggetti e la collocazione spaziale. pag. 86
10. Auersein senza oggetto? pag. 92
PARTE QUARTA CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE. pag. 107
BIBLIOGRAFIA pag. 110 3 1. I ntroduzione.
La produzione filosofica di Meinong si sviluppa in un periodo complessivo di circa cinquantanni e potrebbe essere indicativamente suddivisa in una prima fase psicologista ed in una seconda fase logico realista 1 ; questa suddivisione si basa su un cambiamento della prospettiva teoretica dellautore che per non coinvolge n gli interessi che lo muovono n il metodo dellanalisi 2 , che nella sostanza rimangono immutati per tutto il suo periodo produttivo. Proprio a met della sua produzione scientifica 3 , con un saggio del 1899 che marcherebbe questo spostamento di prospettiva, ber Gegenstnde hherer Ordnungund deren Verhltnis zur inneren Wahrnehmung, Meinong infatti modula i cardini della propria psicologia filosofica 4 sulla base di
1 E la strada battuta dal libro di John Findlay, per molti versi divenuto un classico degli studi su Meinong, Meinongs Theory of Objects (1933), che tratta della teoria degli oggetti proprio a partire dal 1899, sostanzialmente ignorando i contributi delle opere precedenti. Liscrizione di Meinong nella storia del realismo logico operata da Morscher (1972): pag. 78. 2 In fondo, quella di Meinong sempre rimasta una filosofia dal basso, come scrive Haller (1966: pag. 321) cio una filosofia che non trascura la pretesa (Anspruch) dellesperienza (cfr. anche (Haller): 1973: pag. 151). Lespressione filosofia dal basso coniata dallo stesso Meinong (1988b): pag. 100. 3 La prima pubblicazione scientifica Zur Charakteristik der Gesinnungs- Philosophie der Gegenwart GA VII, pag. 63-75, risale infatti al 1875 mentre lultima Zur Grundlegung der allgemeinen Werttheorie. Statt einer zweiten Auflage der Psychologisch-ethischen Untersuchungen zur Werttheorie GA III, pag. 469-656, data 1923, facendo s che anche temporalmente, e non solo filosoficamente, il saggio ber Gegenstnde hherer Ordnung und deren Verhltnis zur inneren Wahrnehmung, (1899) GA II, pag. 377-471, si collochi esattamente nel mezzo del lavoro teoretico dellautore. Con labbreviazione GA si fa riferimento ai volumi delle opere complete (Gesamtausgabe) di Meinong. 4 Espressione suggeritami da Findlay (1972): pag. 15: Einige Hauptpunkte in Meinongs philosophischer Psychologie. 4 impulsi provenienti da un altro brentaniano, Twardowski 5 , assegnandogli da un lato il ruolo di argomentazione dirimente contro lo psicologismo in filosofia, dallaltro la chiave di volta della futura Gegenstandstheorie 6 . Lenfasi data a questo passaggio pu essere pi o meno accentuata e peraltro sarMeinong stesso a riconoscere, nella sua penultima opera, la Selbstdarstellung, pi che una frattura, una linea di continuitallinterno del suo percorso teoretico, leggendo nel testo del 1899 solo una messa in chiaro di temi e metodi, appunto, gi precedentemente affrontati:
() gli scopi della quale [della teoria degli oggetti], senza che ci mi fosse chiaro, erano pi o meno stati considerati in tutte le mie precedenti pubblicazioni (). 7
In qualsiasi modo si legga complessivamente lo sviluppo di tale pensiero, resta comunque il fatto, a mio avviso peculiare, che
5 In: Zur Lehre vom Inhalt und Gegenstand der Vorstellungen, Wien, 1894. 6 La denominazione teoria degli oggetti (Gegenstandstheorie) viene usato per la prima volta nel saggio Bemerkungen ber den Farbenkrper und das Mischungsgesetz, cfr. Meinong (1903): pag. 499 7 in: Meinong: (1998b): pag. 59. Cos Meinong scrive gi nel 1899 ancor pi esplicitamente, in un abbozzo di lettera a Max Heinze, che il suo scopo dagli Hume-Studien in poi era stato quello di elaborare una teoria della conoscenza da fondarsi su una teoria degli oggetti, in particolare degli oggetti di ordine superiore (relazione e complessioni) riportato nella introduzione di Haller a Meinong GA II: pag. VII. [Il sistema di citazioni stato organizzato in modo che al nome dellautore segua la data di pubblicazione del testo nelledizione consultata o della sua eventuale traduzione in italiano. In questultimo caso, verr sempre indicata labbreviazione trad. it., il che significa che tutti gli altri casi vanno intesi come traduzioni personali.] 5 lintroduzione della differenza tra contenuto e oggetto, una novitdel testo del 1899 fortemente influente peraltro su tutte le opere successive del filosofo e che una corretta comprensione del tema dellAuersein, che occupa una posizione centrale nella Gegenstandstheorie, non pu non passare attraverso lapprofondimento e lesplicitazione operata da Meinong della tripartizione twardowskiana 8 . Infatti la corretta individuazione della componente psichica permette a Meinong di allontanare i rischi dello psicologismo, ovvero di emanciparsi da essa per tendere allanalisi della sfera oggettuale. Sar allora come completamento del momento oggettuale che si svilupperla teoria degli oggetti, i nessi interni della quale sono poi saldati dal concetto di Auersein. Ricapitolando quindi, in modo questa volta concettuale e non cronologico: si vuole prendere in esame il concetto di Auersein, che viene introdotto da Meinong unicamente in seguito allesigenza manifestata dalla teoria degli oggetti di un perno sul quale basarsi. La teoria degli oggetti per, a sua volta, un tentativo di complemento esaustivo del momento oggettuale, che scaturisce dalla necessitinterna del modello psichico accettato a partire dal 1899 dallautore. Con larticolarsi quindi del sistema meinonghiano in una linea che a ritroso passa dal modello psichico proposto, alla teoria degli oggetti ed agli attinenti modi di essere, fino al modo dessere ultimo, quello dellAuersein, si traccia nello stesso tempo una via favorevole allesposizione, che qui verrseguita.
8 Non infatti un caso che ogni testo sulla teoria degli oggetti di Meinong debba 6 PARTE PRIMA IL CONTENUTO.
2. La novitdel contenuto.
Lintroduzione della differenza tra contenuto e oggetto con il testo Gli oggetti di ordine superiore in rapporto alla percezione interna del 1899 segna in Meinong, come si detto, la cosiddetta svolta logico-realista. Per comprendere di preciso cosa si intenda con tale svolta e da quale corrente di pensiero Meinong, col suddetto testo, si congeda, bisogna brevemente riferirsi al suo maestro, Franz Brentano 9 . La celeberrima tesi di questultimo, quella dellintenzionalit, sostiene che:
Ogni fenomeno psichico caratterizzato da ci che gli scolastici medioevali chiamarono lin/ esistenza intenzionale (ovvero mentale) di un oggetto, e che noi, anche se con espressioni non del tutto prive di ambiguit, vorremmo definire il riferimento a un contenuto, la direzione verso un
iniziare almeno con un riferimento a Twardowski, cfr. J.N. Findlay (1933) e Michele Lenoci (1972). 9 Meinong segu per pi di quattro semestri le lezioni di Franz Brentano a Vienna e il pensiero di questultimo lo marc profondamente; per una valutazione complessiva dei rapporti, spesso conflittuali, fra i due personaggi, cfr. Dlling (1999): cap. II.3, pag. 25-41. 7 obbietto (che non va inteso come una realt), ovvero loggettivitimmanente 10 .
Lintenzionalit come indice classificatorio per tutti i fenomeni psichici avrmolta fortuna fra i suoi allievi, tanto da acquisire quasi un valore di ovviet 11 , e andrdi pari passo con unaccettazione in larga parte consensuale della descrizione che Brentano ne fa con la classica individuazione di tre tipi di atti fondamentali e del loro gerarchico articolarsi: primaria tra i tre atti la presentazione 12 (Vorstellung), su di essa si basa latto di giudizio (urteilen) ed infine sul giudizio si sviluppano i fenomeni di amore e di odio 13 . Se questa teoria viene quindi recepita senza sostanziali modifiche sia da Twardowski che da Meinong e persino da Husserl, sebbene ognuno apporti approfondimenti pi o meno rilevanti, non lo stesso si pu dire sul problema che essa suscita a
10 Brentano (1997): trad. it. pp. 154. 11 Cfr. Coffa (1998): trad. it. pag. 143. 12 Seguo qui luso di alcuni testi in lingua inglese che tendono a tradurre il termine tedesco Vorstellung con presentation visto che sembra essere pi adatto ad una resa fedele del termine nel significato meinonghiano. Indicher nel seguito tra parentesi se luso di presentazione si riferir non a Vorstellung ma a Prsentation. In merito, trovo anche conferma da Marek (2001) che scrive a proposito di un suo articolo in inglese: Il termine tedesco Vorstellung reso con presentation, il suo verbo corrispondente vorstellen con present. Limpiego di Meinong di Prsentation e prsentieren viene anche tradotto con presentation e present, ma ci verr fatto notare. Nelle opere in inglese su Meinong si pu trovare come traduzioni alternative di Vorstellung lespressione idea (talvolta in Grossman e Findlay) e representations (in Heanue) : Marek (2001): pag.261, nota 1. Anche la traduzione di Albertazzi (1997) della Psicologia dal punto di vista empirico segue questa traduzione, cfr. pag. XXVI; al contrario, Melandri, nella sua traduzione del testo del 1899, utilizza ancora il termine rappresentazione. Sulla specifica differenza della resa di Vorstellung con presentazione o rappresentazione, cfr. Nef (1998): pag. 139. 8 riguardo del significato attribuito a termini quali contenuto e oggetto. Per riassumere il problema con Dale Jacquette:
La difficoltcon la tesi iniziale di Brentano sulla oggettivit immanente che essa sembra collocare il mondo reale oltre il raggiungimento del pensiero (beyond thereach of thought). Gli oggetti del pensiero, che con certe qualificazioni Brentano caratterizza anche come contenuti di pensiero, appartengono allatto mentale stesso, sono contenuti al suo interno. Per prendere solo uno degli esempi di Brentano, nel desiderio qualcosa desiderato, quindi il desiderio ha un oggetto intenzionale. Ma a quale categoria metafisica loggetto desiderato appartiene, dove esso locato? 14 .
La mancanza di una netta differenziazione tra contenuto e oggetto, insomma, fa involvere la visione brentaniana se non nellidealismo, quantomeno nello psicologismo 15 , dal momento che non si riesce a fissare in modo univoco lo status ontologico del quale
13 Brentano (1997): libro II, in particolare: cap. 2, 3, 4. 14 Jacquette (1990/91): pag. 179-180. 15 Intendendo qui per psicologismo ogni dottrina che riconduce allattivit psichica ogni correlato oggettuale. Cfr. Engel, (2000): trad. it. pag. 44: Lo psicologismo designa generalmente una confusione fra ci che di natura non psicologica e ci che si suppone (a torto) di natura psicologica. Pi esattamente lo psicologismo un certo tipo di spiegazione o di analisi di una nozione, di un insieme di fenomeni o di entit in termini psicologici, ovvero in termini di fenomeni o di entit che sono di pertinenza della psicologia, e questo tipo di spiegazione o di analisi considerata illegittima. 9 portatore loggetto afferrato dallatto e soprattutto se questultimo sia riducibile o meno ad attivitpsichiche. Questo problema viene rilevato abbastanza presto e gi nella Logica di Hfler, pubblicata sotto la supervisione di Meinong, una prima differenza tra contenuto e oggetto sembra farsi avanti, pena poi non essere mantenuta nel corso di tutta lopera:
(1) Quello che sopra si chiamata il contenuto di una presentazione o di un giudizio sta interamente entro il soggetto, come latto presentante o giudicante stesso. (2) Il termine oggetto utilizzato in modo duplice: da un lato utilizzato per ci che esiste in se stesso, la cosa in s attuale, realealla quale la nostra presentazione o giudizio, per cos dire, si dirige. Dallaltro lato esso usato per limmagine mentale in noi, la pi o meno accurata immagine di quella realt, la quasi-immagine della quale (o piuttosto, il segno) identico col contenuto menzionato in 1. Per distinguere ci dalloggetto indipendente dal pensiero, si pu anche chiamare il contenuto di una presentazione e di un giudizio (ugualmente: di un sentimento o di un atto di volont) loggetto immanente o intenzionale di questi fenomeni mentali () 16 .
16 Hfler (1890): pag. 7; Marek (2001) a far notare come Hfler mutui a sua volta probabilmente da Zimmermann la vaga distinzione tra oggetto e contenuto: la terza edizione del suo testo Philosophische Propdeutik (1867) infatti venne lungamente studiata e annotata da Hfler. Cfr. Marek (2001), pag. 262-263. 10
Sarper Kasimir Twardowski nel 1894 con la sua opera Zur LehrevomInhalt und Gegenstand der Vorstellung a fissare questa distinzione e ad investirla complessivamente con una analisi filosofica. Per evitare di soffermarmi troppo su questa densa opera dir solamente che lindividuazione del contenuto va di pari passo con alcune confusioni dovute al mancato riconoscimento del ruolo e della natura eminentemente psicologici del contenuto, a favore invece di una trattazione in termini di immagine/ copia delloggetto (sulluso dei quali, peraltro, lautore stesso talvolta tentenna): il contenuto altro non sarebbe cio che una copia o una immagine, nella mente, di ci che loggetto fuori di essa. Significativo a tal proposito lesempio che egli porta del rapporto tra il dipinto di un paesaggio e il paesaggio stesso, secondo il quale il paesaggio corrisponderebbe alloggetto, e il dipinto del paesaggio al contenuto della presentazione. Esempio che, se verr poi rifiutato nel corso dellopera stessa 17 , non gli impedisce peraltro di compiere lerrore di attribuire al contenuto caratteristiche proprie solo delloggetto 18 , come ad esempio quella di una struttura mereologica.
17 Scrive Twardowski: Ci che noi abbiamo notato in riferimento al termine dipinto nelluso di un quadro e di un paesaggio, vale mutatis mutandis per la determinazione presentato, cos come essa viene usata per il contenuto e per loggetto di una presentazione, Twardowski (1894): pag. 14. Ed in seguito, a pag. 67: Sembra oggi una domanda generalmente risolta in senso negativo, quella se vada accettata o meno un tipo di similitudine fotografica tra contenuto e oggetto. 18 Un altra interpretazione di lettura del contenuto in Twardowski si darebbe su base semantica, secondo la quale il contenuto sarebbe il senso (Sinn) fregeano e loggetto il significato (Bedeutung), cfr.: 11 .3 I l contenuto in Meinong.
Lintroduzione della differenza tra contenuto e oggetto operata da Meinong nel 1899 ha un procedere sistematico che si sviluppa esplicitamente in un ristretto numero di pagine 19 . Essa viene mutuata da Twardowski, ma, dal momento che, a detta dello stesso Meinong, lo studio in questione non rivolto in prima istanza alla discussione di questa distinzione tecnica, bens allo studio degli oggetti di ordine superiore, lautore non discuter le tesi del collega polacco, ma si limiterad esporre le proprie 20 . La trattazione inizia con la chiara adesione da parte di Meinong alla tesi dellintenzionalitbrentaniana:
Ovviamente la distinzione di Twardowski () un tipo di parallelo psicologico della distinzione di Frege tra Sinn e Bedeutung dellespressione nel linguaggio in: Cavallin (1997): pag. 53. 19 Nello specifico, unicamente nel secondo paragrafo della prima sezione: Oggetto (Gegenstand) e contenuto, Meinong (1899): 381. Questo terzo paragrafo dedicato esclusivamente allanalisi di quei passaggi; ulteriori riferimenti al problema del contenuto in altre opere verranno riportati nei paragrafi successivi. 20 Scrive Meinong in nota: In proposito, molto stimolante e istruttivo il lavoro di K. Twardowski, Zur Lehre vom Inhalt und Gegenstand der Vorstellungen, Wien 1894, al quale ci riferiamo qui in generale, essendo troppo dispersiva una sua dettagliata recensione, in: Meinong (1899): pag. 381; trad. it., pag. 33. 12 Che a ogni fatto psichico sia essenziale avere un oggetto (Gegenstand), sarconcesso senza riserve per quanto riguarda ci di cui qui ci occupiamo 21 .
Se quindi un fatto ovvio e scontato che latto psichico sia caratterizzato dal riferirsi ad un oggetto 22 (Gegenstand), non altrettanto ovvio per tale tesi che nellatto vi sia una differenza tra contenuto (Inhalt) e oggetto (Gegenstand). Continua infatti Meinong:
Si ammetter parimenti di buon grado, probabilmente, anche che non esiste n rappresentazione 23 n giudizio senza contenuto: ma questo contenuto, nellopinione di non pochi, si ridurr allipotesi che contenuto e oggetto (Gegenstand) siano allincirca lo stesso. 24
Meinong confessa di aver anche lui lungamente usato senza chiarezza le due espressioni, ma di essersi poi ricreduto e di ritenere quindi, al momento presente, inadeguato quelluso iniziale. Si tratta ora di identificare nellatto ( importante notare che Meinong assume nella
21 Meinong (1899): pp. 381; trad. it., pag. 33. 22 A causa dellovvio rischio di fraintendimenti che la parola oggetto pu causare, traducendo egualmente le parole tedesche Objekt e Gegenstand, indicher sempre tra parentesi nei passaggi che possono dare adito a tali confusioni a quale termine tedesco si sta facendo riferimento. 23 Vd. nota 12. 24 Meinong (1899): 381; trad. it. pag. 33. 13 trattazione la presentazione come atto paradigmatico 25 ) un elemento a s stante, differente sia dallatto stesso che dal contenuto; per farlo bisogner prendere in rassegna vari tipi di presentazione, metterli in luce, e scoprire innanzitutto se tale elemento si dia effettivamente e, in tal caso, di che natura esso sia. Il contenuto viene isolato in prima istanza con una prova diretta, per quanto riguarda i casi di presentazioni che abbiano come oggetto degli oggetti inesistenti (si vedr come la denominazione oggetto inesistente sia in una certa misura fallace e con quale essa verr sostituita da Meinong). Ovvero noi possediamo delle presentazioni che sono dirette a degli oggetti che hanno la particolare caratteristica di non essere, per una qualche ragione, esistenti. Di tali oggetti inesistenti Meinong propone una mappa quadripartita: i. il primo caso tratta di oggetti caratterizzati da una sorta di contraddizione interna (ad esempio: il quadrato rotondo) e per questo intrinsecamente incapaci di esistenza si vedrnei capitoli seguenti quale importanza avrlanalisi di questo tipo di oggetti per lo sviluppo successivo della Gegenstandstheorie; ii. il secondodi oggetti che di fatto (tatschlich) sono inesistenti (come per esempio, la montagna doro), ovvero la cui inesistenza dipende unicamente da motivi empirici; iii. il terzo il caso di oggetti quali differenza o relazione (poi chiamati oggetti ideali) dei quali tratter in seguito;
25 Questa sembra essere causa di difficolt per lintendimento della natura del contenuto, soprattutto nella descrizione della sua struttura in termini mereologici. Tratter in seguito di questi problemi. 14 iv. ed infine il quarto caso si interessa di oggetti passati o futuri, quindi di fatto al momento non presenti, per quanto essi siano stati presenti, o possano esserlo in futuro. Di tutti questi oggetti noi abbiamo una presentazione, possiamo persino enunciare dei giudizi veri su di essa, per quanto i loro oggetti non esistano. Quindi, posto che le presentazioni di tali oggetti ci siano, come si pu negare il fatto che tali presentazioni hanno degli specifici contenuti, ai quali esse si dirigono? Scrive Meinong:
() esiste dunque la rappresentazione [corrispondente]. Ma chi vorrebbe sostenere, se non per amore di paradosso, che la rappresentazione s, esiste, non per il suo contenuto? 26
Per quanto riguarda loggetto, bisogna porre attenzione alla differenza, ancora mantenuta da Meinong (a differenza di Twardowski, che rigetta interamente il termine scolastico di immanenza, usandolo solo pi in riferimento critico alla teoria di Brentano), che corre tra oggetto trascendente (che nei casi qui considerati non esiste) e loggetto immanente, ovvero, scrive Meinong, tra la realt(Wirklichkeit) e il puro presentato (das blo Vorgestellte) 27 . Luso di Meinong di oggetto immanente indicherebbe di solito un oggetto interamente contenuto nella presentazione, appunto, non trascendente, ma lutilizzo
26 Meinong (1899): pag. 382; trad. it. pag. 33. 27 Cfr. Meinong (1899): pag.383; trad. it. pag. 34. 15 meinonghiano del termine non sempre lineare lasciando adito ad una velata confusione tra il contenuto e loggetto immanente, dal momento che anche il contenuto , per cos dire, immanenteallatto, come infatti mette in luce Jacquette Dale:
Gli sforzi [di Meinong] per chiarificare lesatto uso di queste espressioni difficile da seguire, e i suoi ripetuti tentativi per raggiungere chiarezza confondono solo le cose, cos che non si pu non ammirare la decisione di Twardowski di metter da parte la terminologia e procedere solo con i nuovi termini chiarificati di contenuto e oggetto e con la distinzione tra oggetti dati nelle e attraverso le presentazioni. 28
28 Jacquette Dale, (1990/91): pag. 186. Una possibile delucidazione pu per venire da Marek (2001): Il contenuto qualcosa di immanente, ma usualmente non un oggetto immanente nel senso che un oggetto di una presentazione e che anche esiste nella presentazione. Loggetto mentale diventa un oggetto immanente solo se oggetto di una cosiddetta autopresentazione, cio una esperienza riflessiva nella quale il contenuto in un certo senso presenta se stesso. Marek, (2001), pag. 269. Marek sostiene che se vero che il contenuto sempre un elemento immanente allatto (lo infatti per definizione), non detto che esso sia un oggetto immanente, che sia cio intenzionato da un atto; lo sarebbe solo se divenisse loggetto di un particolare tipo di atto presentante detto di autopresentazione. I testi a cui per Marek fa riferimento sono tutti successivi a quello del 1899 e, peraltro, il caso specifico di un contenuto, oggetto di unautopresentazione, verr chiamato da Meinong quasi contenuto (Quasi-Inhalt), vale a dire n un contenuto n un oggetto immanente, lasciando cos concludere che la confusione tra oggetto immanente e contenuto rimane e che il caso di quasi contenuto, pi che chiarificare tale confusione, tratta di un caso particolare di 16 Meinong mantiene quindi la differenza tra oggetto immanente e trascendente: nei casi sopra menzionati loggetto trascendente mancherebbe, ma sarebbe dubbio lo status delloggetto immanente, che esisterebbe tuttal pi limitatamente alla presentazione. Vista per lassurditdi porre un genere di esistenza privilegiato proprio solo della presentazione (un in der VorstellungExistieren), cosa che sarebbe una palese assurdit, Meinong preferisce parlare di tali oggetti come di oggetti pseudoesistenti e della loro forma di esistenza come di pseudoesistenza. In questa opera il termine pseudoesistenza viene usato per connotare quindi unicamente una esistenza nella mente 29 .
Lesistere nella rappresentazionea rigore non affatto un esistere, () allora per evitare fraintendimenti sar vantaggioso tener per fermo che quella pretesa esistenza al massimo merita desser chiamata pseudoesistenza.. 30
E interessante a questo punto rilevare come la ferma esistenza del contenuto di fronte ad un oggetto, in questi casi tuttal pi pseudoesistente, sia anche un indice della sua funzione allinterno della presentazione: grazie ad esso, cio, riusciamo a rendere reali (o meglio, a dirigere i nostri atti oltre che come si vedr verso oggetti esistenti anche verso) oggetti pseudoesistenti. Ma non solo, lanalisi del quarto caso di oggetti non presenti, rende anche chiara una ulteriore
presentazione, quello appunto, di autopresentazione cfr. Meinong (1910): 43, pag. 264; (1917) 1, pag. 291 e 6, pag. 328. 29 Cfr. Meinong (1988a): pag. 11. 17 funzione del contenuto, ovvero una certa capacitdi presentificare loggetto della presentazione: per il suo tramite, infatti, oggetti passati o futuri possono diventareoggetti presenti allatto che li ha di mira, anche se, certo, nella modalit particolare della presentificazione (sono oggetti passati resi presenti allatto, non essendo presenti di per s). Con la decisa affermazione della realtdel contenuto Meinong diverge tra laltro dalla posizione di Twardowski, che esitava sulla sua reale esistenza 31 , precisa infatti lautore:
() i contenuti sono sempre altrettanto reali che le rappresentazioni, di cui sono i loro contenuti 32
Il passaggio allestensione del contenuto per ogni oggetto nel meccanismo presentativo passa attraverso una considerazione di ordine diverso. Mentre, infatti, nei precedenti quattro casi, lautore argomentava in forza dellevidenza assicuratagli dalla effettiva possibilit di dirigere i propri atti psichici verso un oggetto pseudoesistente, dando cos una prova diretta dellesistenza del contenuto, a questo punto dellanalisi egli si deve accontentare di una prova indiretta. Si ammetta infatti la presentazione di un oggetto qualsiasi A, fisico, reale e presente, e poi la si confronti con la presentazione di un oggetto B dalle stesse caratteristiche (fisico, reale) di A. In
30 Meinong (1899): pag. 383; trad. it. pag. 34. 31 Cfr. Twardowski (1894): pag. 31: Per quanto esso [il contenuto] formi con quello [latto] una unica realt psichica, mentre latto della presentazione qualcosa di reale, al contenuto manca sempre la realt (). 18 entrambe queste presentazioni esiste un momento comune, appunto, quello di essere presentazioni, cio latto. Ma in esse si per forza costretti ad accettare un elemento che si faccia carico della diversit degli oggetti presentati, difatti, non solo loggetto A e quello B sono diversi, ma anche la presentazione delloggetto A diversa da quella delloggetto B. Questo elemento non pu essere ovviamente lelemento comune dellatto n pu essere loggetto, essendo questo chiaramente esterno allatto che lo intenziona, e non interno alla corrispondente presentazione; si tratter quindi di individuare una componente mediana tra latto e loggetto, ovvero il contenuto psichico 33 .
Tali accadimenti psichici mostrano dunque tutti a parte lillimitata variabilitdelloggetto (Gegenstand) un momento a essi comune, appunto ci in virt di cui tutti sono rappresentazioni, che poi il rappresentare, ovvero latto rappresentativo. Daltronde per le rappresentazioni, in quanto siano rappresentazioni di oggetti diversi, non possono esser del tutto eguali tra loro, () la diversitdegli oggetti dovrin qualche modo ricondursi alla diversitdelle corrispondenti rappresentazioni. Ora ci in cui le rappresentazioni di oggetti diversi a parte la loro concordanza nellatto sono tra loro diverse, appunto
32 Meinong (1899): pag. 383; trad. it. pag. 34 33 E interessante notare che esattamente la stessa preoccupazione muove il medesimo tipo di dimostrazione indiretta seguita da Husserl, allorch lautore intraprende lo studio della materia di un atto intenzionale: cfr. Husserl (1900): V Untersuchung, pag. 434; trad. it. pag. 222; oggetti che nella presentazione non sono nulla, non possono nemmeno differenziare una rappresentazione 19 quel che esige desser chiamato contenuto della rappresentazione (). 34
Questultimo argomento viene accompagnato dalla precisazione di ulteriori caratteristiche del contenuto. La prima che si ha un contenuto anche di oggetti fisici e presenti. E ovvio allora, che il contenuto di oggetti fisici non pu essere a sua volta fisico, bens solo di natura psichica. Ci ha come conseguenza il fatto che rappresentare un oggetto blu non comporta a sua volta un contenuto di colore blu: proprietdel contenuto di questo tipo 35 non vengano trasmesse al contenuto. E con questa ultima affermazione Meinong sembrerebbe lasciarsi alle spalle, questa volta in modo definitivo, la posizione twardowskiana che tendeva ad assimilare la descrizione del contenuto alla descrizione della rappresentazione. Infine linteresse di Meinong si dirige, in conclusione del paragrafo, su quello che lautore chiama il motivo esterno per il quale non si riesce nettamente a distinguere il contenuto. Esso consisterebbe nella natura del linguaggio che per Meinong significherebbe loggetto, pur esprimendo il contenuto 36 , il che vuol dire, in sostanza, che il
dallaltra (). Per quanto alla materia husserliana non si possa sovrascrivere adeguatamente il contenuto meinonghiano. 34 Meinong (1899): pag. 384; trad. it. pag. 35 35 Meinong usa lespressione Attribute solcher Art (Meinong (1899): pag. 383), ma difficile dire a quale tipo di attributo egli faccia propriamente riferimento. Stando agli esempi che porta sembrerebbe riferirsi solo alle cosiddette qualit secondarie, ma dubbio che un elemento psichico possa farsi carico di qualit primarie. Questo problema peraltro affine a quello presentato alla nota 25 e verr ripreso e ridiscusso in seguito. 36 Sul meccanismo della significazione mi soffermer pi profusamente nella seconda parte (cfr. 6, b.) 20 linguaggio dominato da un atteggiamento naturale che lo spinge a porre in risalto sempre loggetto e a far slittare il contenuto in secondo piano. 4. Come intendere il contenuto.
La posizione del contenuto cos come essa avviene nel 1899 resta, in Meinong, sostanzialmente immutata per tutto lo sviluppo successivo del suo pensiero. Ci significa che essa, dal momento che rappresenta chiaramente una soluzione al problema dello Zugang ovvero il contenuto assolve alla funzione di accesso alloggetto (Gegenstand) nel larghissimo senso ad esso attribuito da Meinong assumerin seguito il ruolo di perno della Gegenstandstheorie. A ben vedere, quindi, non lesclusione dallanalisi filosofica di ogni riferimento alla sfera psichica a risultare dirimente per il successo di una teoria realista 37 e per evitare cadute di tipo psicologistico 38 , dirimente invece proprio la corretta individuazione di un elemento eminentemente psichico come il contenuto.
37 Per realismo sia per ora da intendere unicamente quella [] disciplina, per la quale la logica (con inclusione della teoria della conoscenza) ha a che fare con certe categorie di oggetti, che sono realmente differenti tanto dai fenomeni psichici quanto dalle espressioni linguistiche, in: Morscher (1972): pag. 69. Sulla reale collocazione della filosofia di Meinong allinterno di un concetto pi allargato di quello di realismo (e sul concetto dello stesso Meinong a riguardo) si veda 5, a. 38 Via battuta soprattutto dalla fenomenologia husserliana, in particolare, con la svolta trascendentale del 1913, anno di pubblicazione del primo volume delle Ideen; cfr. Husserl (2002). 21 Ma se cos , non si pu negare che esistano comunque alcuni fraintendimenti sulla natura del contenuto da parte di Meinong. Innanzitutto, come stato fatto precedentemente notare, la discussione sul contenuto avviene quasi sempre nei termini di contenuto di presentazione. Questo, se da un lato facilita le cose, visto che Meinong cos in grado di porre il discorso su un piano di diretta evidenza, ad esempio con luso ricorrente di esempi, dallaltro le complica. Si inseriscono infatti, nellargomentazione sulla presentazione e sul contenuto di presentazione, difficolt e pregiudizi sulla natura della percezione, che finiscono per confondere i veri risultati, ai quali Meinong pare in effetti pervenire. La difficoltprimaria consiste nel fatto che Meinong, proprio come Twardowski, assume ancora un paradigma di spiegazione atomistico nella teoria della percezione 39 . Tale posizione facilmente riconducibile agli empiristi inglesi (soprattutto in Locke 40 ) viene anche riconosciuta da Findlay:
Dobbiamo notare come Meinong soffra degli stessi pregiudizi atomistici [di Twardowski]; egli dedica un intero capitolo in ber Annahmen per cercare di venire a capo, con eroici tentativi, delle difficolt connesse con la nostra apprensione di oggetti complessi 41 ,
39 Rilevare ci non significa altro che, ancora una volta, sulla teoria percettiva di un autore si gioca sempre gran parte della solidit di un sistema filosofico. 40 Autore per il quale si parla di una visione del mondo polverizzata, ridotta ad un ammasso di idee semplici o qualit, Viano: (2001), pag. XVI, in Locke (2001). 41 Findlay (1933): pag. 17. Findlay fa qui riferimento allottavo capitolo di ber Annahmen Annahme bei Komplexen. Weiteres ber das Meinen Meinong (1910): pag. 247-286. 22
e consiste nellidea che una presentazione complessa sia una sommatoria di presentazioni atomiche. Ora, secondo una spiegazione di questo tipo, quando si ha percezione di un oggetto complesso P, formato da a, b, c, si avr, utilizzando termini esemplificativi come ad esempio una funzione, f(P) = (a, b, c). Le conseguenze sono, a mio avviso, due. a. Mereologia del contenuto.
In primo luogo, chiaro che, in un contesto teorico del genere, quanto permette alla percezione di realizzarsi nel suo riferimento alloggetto, ossia il contenuto, si d nella forma complessa di una sommatoria di contenuti singoli per ogni a, b, cfatto che allora giustificherebbe lassegnazione di una struttura di tipo mereologico al contenuto. Prendiamo lesempio discusso da Meinong:
Volendo per es. rappresentar loggetto quattro noci, loperazione non si compir facendo s che nella mia percezione o immaginazione nei luoghi a, b, c, d, del mio campo visivo compaia ogni volta una noce, essendo questa rappresentazione [] non un collettivo obiettivo di noci rappresentate, bens qualcosa in pi: il risultato di una numerazione o comunque di una attivit collettiva, e precisamente quel risultato che si costituisce come oggetto 23 di ordine superiore sopra gli oggetti rappresentazioni-di- noce 42
Si tratta del famoso esempio che apre la strada alla discussione degli oggetti di ordine superiore. Meinong qui afferma che il gruppo di quattro noci non risulta da una pura enumerazione di rappresentazioni, poich ad essa si deve sommare una attivit collettiva, una numerazione capace di presentarci loggetto quattro noci (e non di giudicare che quelle che vediamo sono quattro noci). A prescindere per ora da quale sia la natura di questa attivite di quanto essa ci dia un risultato fedele alloggetto, ci si trova qui in presenza di quello che Meinong chiamerebbe un caso di coincidenza parziale 43
(Partialkoinzidenz), visto che la complessione delle quattro noci coincide con la relazione che si instaura tra le quattro noci: cio tra i membri quattro noci a, b, c, d corre una relazione r che li rende membri anche di una complessione, di un tutto 44 . Per quanto riguarda loggetto (Objekt) non mi sembra ci sia nulla da eccepire, ci sonoquattro noci, che si danno nella forma di quattronoci, ci si trova giustappunto davanti un oggetto
42 Meinong (1899): pag. 388; trad. it. pag. 38. 43 Perlomeno, cos viene tradotto da Melandri (cfr. Meinong (1899): trad. it. pag. 39); non escluso per che, sulla base di quanto tale principio sostiene, esso possa anche venir tradotto con coincidenza delle parti, considerato anche che in tedesco il termine parziale pi che con partial si rende con partiell e che poco prima di introdurre il termine Partialkoinzidenz Meinong parla di teilweise Identitt, traducibile propriamente con identit parziale (cos che, in Melandri, viene persa la differenza tra teilweise e partial essendo resi entrambi con parziale). 44 Questa intercambiabilit espressa anche con il principio: dove complessione, ivi relazione e viceversa in Meinong (1899): pag. 389; trad. it. pag. 39. 24 di ordine superiore. Ma si pu applicare questo discorso al contenuto? Secondo Meinong s:
E dalle considerazioni gifatte desumo il diritto di esigere questa coincidenza tra teoria delle complessioni e teoria delle relazioni tanto per i contenuti quanto per gli oggetti. 45
Esistono cio dei contenuti psichici articolati in inferiora e superiora, organizzati in complessioni, tra i membri delle quali valgono delle precise relazioni. Nel gicitato ottavo capitolo di ber Annahmen questa tendenza sarancora pi esplicita, comparirinfatti il termine di Teilinhalt e le presentazioni saranno suddivise in Vorstellungszusammenstellung e Vorstellungszusammensetzung per denominare rispettivamente presentazioni dove i contenuti per un oggetto complesso siano naturalmente dati oppure siano dati in modo relativamente artificiale 46 . Insomma,
Se, come Meinong ha mostrato, ci sono oggetti di ordine superiore, che si costituiscono su oggetti di ordine inferiore, allora deve darsi un corrispettivo dalla parte dei contenuti (). 47
Meinong giunge a queste conclusioni, a mio avviso, proprio perch soffre ancora di pregiudizi atomistici. Ma compiere unoperazione di questo tipo risulta, sulla base del testo stesso di Meinong, quanto meno problematico. Infatti se, come si visto, un contenuto in forza della sua natura psichica non pu essere n giallo, n blu, ma neppure, a quanto pare, quadrato o triangolare, profondo, concavo o convesso, avere insomma le caratteristiche di un oggetto, riducendosi esclusivamente alla modificazione psichica che loggetto causa in noi, allora non si spiega in che senso esso possa essere fondato, avere cio parti, con dei rispettivi inferiora e dei superiora. A conferma di ci va detto che il contenuto propriamente non un oggetto (Gegenstand):
Ora per la non-identitdi oggetto e contenuto emerge non solo quanto alla loro esistenza, ma anche non meno quanto alla diversitdella loro natura (Beschaffenheit) 48 ,
e per questo motivo:
tra oggetto e contenuto regna una differenza categoriale 49 ,
ma allora come pu lo Inhalt farsi carico di una natura simile ad esso?
b. La relazione di adeguazione.
La seconda conseguenza strettamente connessa alla prima: Meinong sostiene, discutendo lesempio delle quattro noci, che loggetto di ordine superiore il frutto di un qualche tipo di attivit. Questo tipo di attivit verrchiamata produzione di presentazione (Vorstellungsproduktion) e costituisce forse uno dei maggiori contributi che la Grazer Schuleabbia dato alla psicologia di fine ottocento 50 . Con lintroduzione di questa attivitpsichica Meinong riesce a slegarsi dal paradigma della presentazione come copia (che, come si visto, ancora in campo con Twardowski), difatti se:
Tutto ci che in loro [nelle presentazioni di percezione (Wahrnehmungsvorstellung)] non sensazione (Empfindung) bens presentazione, deve essere prodotto. 51
50 Influssi profondi sopravvivono anche in Italia, tramite i lavori di Benussi, e dei suoi allievi, Musatti, Metelli, Kanisza e, a tuttoggi, Bozzi. 51 Ameseder (1904b): pag. 489. 27 allora loggetto non combacia con la presentazione come se fosse una copia, bens esiste tra i due elementi uno scarto derivante dalla attivit della produzione. Tuttavia nel promuovere la teoria della produzione di presentazione non si abbandonato lelementismo percettivo 52 , al contrario, esistono proprio delle presentazioni elementari (Elementarvorstellung), ovvero delle sensazioni (Empfindungen) 53 , sulle quali la attivitdi produzione si adopera per produrre delle presentazioni di percezione: il che vale a dire che per ogni presentazione elementare esiste un contenuto elementare. In che modo per, una volta assunto questo scarto tra loggetto e la presentazione di percezione, assicurare allora che il contenuto complesso sia fedele alloggetto 54 ? Meinong accetta un certo tipo di corrispondenza tra oggetto (Gegenstand) e contenuto 55 , ma questo non risolve il problema, infatti di chetipodi corrispondenza si sta parlando?
Meinong la chiama relazione di adeguazione (Adquatheitsrelation) e la intende come una relazione ideale, ma oltre a ci la caratterizza unicamente in modo negativo. Essa soprattutto non una relazione di uguaglianza o di similitudine, non un rapporto icastico (Abbildungsbeziehung)
52 Cfr.: Qui sta lerrore di Meinong, (): cio nel credere che gli ingredienti di strutture complesse possano essere ridotti agli elementi che li costruiscono, in: Bozzi (1996): pag. 294. 53 Ameseder (1904b): pag. 486. 54 La domanda potrebbe essere riformulata nel senso di un teoria corrispondentista della verit: in che modo assicurare la corrispondenza della cosa e dellintelletto? 55 Si tratta per Meinong di una forma di relazione, nello specifico, di una relazione ideale. Cfr. Meinong (1899): pag. 398; trad. it. pag. 46 e inoltre Meinong (1910): pag. 265. 28 e inoltre non una relazione reale, per quanto sia illusoria anche una interpretazione causale. 56
Ma perch accettare che un tipo di relazione, quella ideale di adeguazione, debba sussistere tra loggetto e il contenuto? Infatti il contenuto non si pone sullo stesso piano ontologico delloggetto (Gegenstand), ed difficile dire fino a che punto tra due elementi cos eterogenei possa intercorrere una tale sorta di relazione. Meinong stesso ammette tali difficoltcon una rassegnata dichiarazione:
Come liberamente accada, che il rapporto di adeguazione (Adquatheitsverhltnis) tra oggetto e contenuto sussista talvolta con grande somiglianza, tal altra con cos grande dissomiglianza, di questo devo rimanere in debito di una risposta. 57
Credo che quanto faccia involvere lautore in queste infinite difficoltsia una sorta di metabasis eis allogenos, vale a dire il trattare il contenuto ancora come una sorta di oggetto nella testa. Una metabasis che si compirebbe in alcuni passaggi, ad esempio di ber Annahmen dove, in nota, Meinong riporta:
56 Marek (1995): pag. 351. 57 Meinong (1910): pag. 265. 29 oggetto tutto lafferrabile, quindi in particolare anche il contenuto, come risulta particolarmente chiaro nelle presenti circostanze, nelle quali ci stiamo occupando delloggetto contenuto gi da tempo, afferrandolo e giudicandolo. 58
Ora, chiaro che noi possiamo parlare del, e studiare il, contenuto nella nostra mente, rendendolo cos un oggetto, ma questo non vuol dire che si sia ridotto realmenteil contenuto in un oggetto 59 . La questione, a mio avviso, si pu risolvere con gli strumenti che Meinong stesso ci fornisce nelle sue opere: quanto riportato si pone in stridente contrasto con quanto lo stesso Meinong rimarca pi volte, cio che il contenuto quel qualcosa di psichico che ci permette un riferimento alloggetto e che, di conseguenza, si distingue da esso. Una riconferma di questo effettivo risultato nella trattazione del contenuto si trova in uno degli ultimi testi di Meinong ber emotionalePrsentation, dove lautore si sente in dovere di dare una precisazione del concetto di contenuto (Zur Przisierungdes Inhaltsbegriffes) 60 . Se infatti lo Inhalt stato lungamente un oggetto senza patria, per parafrasare unespressione dello stesso Meinong 61 , in questo testo si colloca definitivamente il contenuto nella sfera psichica, pi precisamente lo si
58 Meinong (1910): pag. 267. 59 In senso traslato potremmo prendere come analogia il problema kantiano della KdrV tra conoscenza di s come fenomeno e come noumeno cfr. KdrV B153, trad. it., pag. 175 e seg. dove noi conosceremmo il contenuto fenomenicamente come oggetto, lasciando risiedere la sua noumenicit nel suo essere psichico. 60 Faccio riferimento al paragrafo 7 del testo in questione. 30 pone, per cos dire, dentro il vissuto psichico (Erlebnis); dopo aver affermato il carattere metaforicodellespressione contenuto 62 , Meinong infatti scrive:
() loggetto qualcosa di altro rispetto al vissuto (Erlebnis) che lo afferra o al vissuto adatto allapprensione delloggetto. Ci che io a suo tempo [nel saggio del 1899] ho utilizzato come contenuto, in prima istanza un pezzo (Stck) di un tale vissuto (). 63
e propriamente quella parte che:
() assegnata (zugeordnet) alloggetto (Gegenstand) da afferrarsi con laiuto del vissuto, o meglio, alloggetto immediatamente presentato (prsentiert) tramite il vissuto, cos da rimanere costante o modificarsi con questo oggetto 64 .
61 Cfr. Meinong (1906): pag. 8, titolo della prima sezione: Heimatlose Gegenstnde. 62 Meinong (1917): pag. 54. 63 Meinong (1917): pag, 55. 64 Meinong (1917): GA III, pag. 63. 31 c. Il contenuto come pura modificazione.
Per spingersi un po oltre il testo di Meinong, si potrebbe quindi pensare il contenuto in termini aristotelici 65 nullaltro che una specie di alterazione (alloiosis tis) 66 , vale a dire quella che si d,
come (oion) la cera che riceve limpronta dellanello senza il ferro o loro: riceve bens limpronta delloro o del bronzo, ma non in quanto oro o bronzo 67 .
La contemporanea ricerca neurobiologica sembra essersi spinta pi in l, ma nella sostanza tratta di un approfondimento dellidea aristotelica, quando parla di mappe neurali 68 :
Quando le particelle di luce, i fotoni, colpiscono la retina secondo una particolare configurazione collegata a un oggetto, le cellule nervose attivate in tale configurazione
65 E Findlay accetta questo paragone, cfr.: Getta una qualche luce sulla teoria del contenuto e delloggetto il paragonarla con la posizione di Aristotele in merito alla sensazione in: (1933): pag. 37. Cfr. anche Findlay (1973): pag. 167. 66 Aristotele, De Anima, B5, 416 b 35, trad. it. pag. 143. 67 Aristotele, De Anima, B11, 424 a 20, trad. it. pag. 183. 68 Un concetto, quello di mappa, che () quando si discute di neurobiologia della mente inevitabile e irresistibile quasi quanto rappresentazione. Damasio (2000): trad. it. pag. 386. 32 un cerchio o una croce, poniamo costituiscono una mappa neurale transitoria. Anche a livelli successivi del sistema nervoso, per esempio nelle cortecce visive, si formano altre mappe collegate 69 .
Dove a mappa neurale credo sia a questo punto possibile se non sovrapporre, quantomeno accostare, senza particolari rischi, il concetto di contenuto. Inoltre, la prospettiva neurobiologica pu sostenere la nostra tesi anche da un altro punto di vista: giacch, dal momento che il riferimento ad un contenuto vale per Meinong per ogni tipo di oggetto (Gegenstand), ovvero anche per un oggetto che non sia direttamente presente, cos dovremo trovare anche in questo caso una specie di alterazione, ed infatti:
Di conseguenza, anche quando stiamo soltanto pensando ad un oggetto, tendiamo a ricostruire ricordi non soltanto di una forma o di un colore, ma anche del coinvolgimento percettivo richiesto dalloggetto e delle reazioni emotive di accompagnamento, per quanto lievi possano essere state. Mentre giacciamo immobili dopo uniniezione di curaro o sogniamo a occhi aperti nel buio, le immagini che formiamo nella mente segnalano sempre allorganismo il suo coinvolgimento nellattivit di
69 Damasio (2000): trad. it. pag. 387. Prescindo, qui, dal prendere posizione in merito agli intenti di Damasio in Emozione e coscienza. 33 formazione delle immagini ed evocano qualche reazione emotiva. 70
A mio avviso, questo coinvolgimento, cos come le reazioni emotive di accompagnamento, possono essere intese come un contenuto psichico, lasciando cadere problemi di natura metafisica, quali la struttura del contenuto o la sua adeguazione con loggetto: non esiste una struttura del contenuto, visto che si tratta solo di una modificazione che ci permette un accesso alloggetto, e perci non pu neanche vigere propriamente una relazione di adeguazione tra un oggetto e la diretta modificazione che esso causa in un organismo, non ponendosi il contenuto sullo stesso piano ontologico delloggetto.
PARTE SECONDA LOGGETTO.
5. Loggetto (der Gegenstand).
Dopo aver tracciato la possibilitprimaria dellaccesso ad un oggetto da parte di un soggetto, ed averla fissata nei termini di un contenuto psichico, bisogna prendere in esame cosa Meinong intende con il termine oggetto. Capire lampiezza di significato che il termine Gegenstand acquisisce in Meinong in realt nullaltro che condividere lintuizione fondante del sistema dellautore. Di fatto,
70 Damasio (2000): trad. it. pag. 182/183. 34 quello che il filosofo di Graz presenta nei suoi scritti forse uno dei tentativi pi ambiziosi, nella storia della filosofia, di spingere la scienza fino ai limiti estremi delle sue capacit: lidea stessa di Gegenstandstheorie incarna, pi di ogni altra, quella di una scienza assoluta, ai principi della quale tuttopossa essere ricondotto. Appunto perch, per Meinong, tutto un oggetto o costituito da oggetti. Questo, se da un lato un punto di forza della disciplina in questione, dallaltro risulta essere problematico proprio per lampiezza che caratterizza il suo oggetto, poich infatti:
per definire in modo fedele, cosa in prima istanza sia oggetto, manca sia un genere che una differenza, poich tutto oggetto. 71
Si tratta allora di comprendere cosa sia questo tutto, o la sua controparte, loggetto. Una primissima determinazione ci viene da Ameseder:
Ci che un oggetto , si lascia in primo luogo (zunchst) caratterizzare psicologicamente. 72
71 Meinong (1988b): pag. 68. 72 Ameseder (1904a): pag. 53; Ameseder, del quale abbiamo riportato gi alcune citazioni, in particolare al riguardo della Vorstellungsproduktion, fu studente di Meinong e, sebbene non abbia mai conseguito la Habilitation, contribu , in particolare con il testo qui citato Beitrge zur Grundlegung der 35
Psicologicamente, cio, ogni psichico diretto a qualcosa, afferra qualcosa, che non , di suo, neanche parzialmente, identico con lo psichico che lo afferra: questo afferrato (Erfates) un oggetto 73 . Ovvero non si pu non partire che da un piano psichico per avvicinarci poi gradualmente alle determinazioni delloggetto. E per questo motivo che ad un primo livello gli oggetti si possono catalogare attraverso il modo di afferramento; scrive Meinong:
Come il concetto di oggetto (Gegenstand) in generale, sebbene cum grano salis, pu essere definito dallafferrare (Erfassen), cos le classi degli oggetti principali (Hauptgegenstandsklassen) possono essere caratterizzate dalle classi principali dei vissuti afferranti (erfassendeErlebnisse) (). Alle quattro classi principali () del presentare (Vorstellen), del pensare (Denken), del sentire (Fhlen) e del desiderare (Begehren) si contrappongono le classi di oggetto degli oggetti (Objekte) 74 , degli obiettivi (Objektive), dei dignitativi (Dignitative) e dei desiderativi (Desiderative), lo
Gegenstandstheorie pubblicato nelle Untersuchungen zur Gegenstandstheorie und Psychologie (1904) , allelaborazione della teoria degli oggetti. 73 Cfr. Ameseder (1904a): pag. 53-54. 74 Si spiega cos il possibile fraintendimento in italiano del termine oggetto che pu intendere sia il Gegenstand che lObjekt, anche Meinong si trova in imbarazzo di fronte alluso di questo tipo di terminologia scrive: che in questo modo la parola Objekt abbia un senso pi ristretto che la parola Gegenstand un disguido (belstand) terminologico, che io sono stato in grado di eliminare unicamente non senza la pi grossa artificiosit; Meinong (1988b): pag. 70. 36 specifico dei quali per non costituito dai vissuti afferranti. 75
Quindi, se vero che per Meinong non ci sono criteri di ammissione delle classi di oggetti () giacch ogni riferimento effettuabile non pu che rinviare allambito degli oggetti 76 , per anche vero che dirimente per la definizione delloggetto non sar il riferimento effettuabile, bens solo loggetto stesso, perch la tavola degli oggetti che Meinong riporta va accettata solo cum grano salis 77 . Esso non si riduce infatti al piano psicologico dellafferramento, neanche in parte, tant che nel paragonare loggetto e lafferrato
75 Meinong (1988b): pag. 70; da notare che la mappa degli oggetti meinonghiana solo tardi si allarga e prende in considerazione anche dignitativi e desiderativi, in particolare solo dopo il testo del 1917 (ber emotionale Prsentation): in precedenza erano trattati solamente oggetti e obiettivi; motivo che spinge alcuni commentatori a parlare di una Urversion della Gegenstandstheorie (cfr. Reicher (2001): pag. 180), ovvero di una sua prima versione, fissata nei suoi tratti essenziali nellopera collettanea curata da Meinong, Untersuchungen zur Gegenstandstheorie und Psychologie, che presenta oltre al gi citato testo meinonghiano ber Gegenstandstheorie contributi da parte di allievi come Benussi, Ameseder, Mally. Per i miei scopi, poich dignitativi e desiderativi, per cos dire, aprono il capitolo della teoria dei valori, che io qui non prendo in considerazione, mi limiter a esaminare le restanti due classi, oggetti e obiettivi. 76 Brigati (1992): pag. 7. 77 In fondo, non c alcuna ragione oggettiva per accettarla in toto, difatti in ber Annahmen Meinong deve ammettere che: al momento non conseguibile una evidenza razionale riguardo al fatto che la disgiunzione di tutti gli oggetti (Gegenstnde) in oggetti (Objekte) e obiettivi sia completa in: Meinong (1910): pag. 61. Ed infatti, con gli anni si sono annessi dignitativi e desiderativi secondo lunica giustificazione possibile, quella psicologica, che per non pu assicurare levidenza a priori richiesta dalla teoria degli oggetti, tant vero che persino nella teoria degli oggetti ampliata (ovvero con lintroduzione di dignitativi e desiderativi) Meinong tiene ancora aperta la possibilit dellintroduzione di 37 dobbiamo per forza di cose assumere che lestensione del primo di gran lunga maggiore del secondo, poich la relazione che permette ad un oggetto di essere detto afferrato da un soggetto, solo una delle relazioni che lo caratterizzano 78 , quindi:
loggetto in quanto tale deve essere determinabile indipendentemente da questa relazione [di afferramento] (). Lindipendenza delloggetto si basa sul fatto che esso pu essere, anche quando il contenuto afferrante non e che esso eventualmente pu non essere, quando il contenuto . 79
Come si visto, infatti, il contenuto deve per forza essere reale, di fronte alloggetto, che pu anche non esserlo e che anzi pu benissimo essere (e questo probabilmente il caso pi frequente) quando latto non . Il che si traduce nella banale constatazione che ci sono oggetti, anche se questi non vengono afferrati da noi 80 . I due piani sono quindi, per cos dire, sfasati, fuori fase, e solo talvolta si instaura una relazione tra essi. Si vedono quindi realizzati quattro casi:
nuove classi fondamentali di oggetti, cfr. Meinong (1917): pag. 113 e Morscher (1973): pag. 182-183. 78 Cfr. Ameseder (1904a): pag. 54. 79 Ameseder (1904a): pag. 54. 80 Mi sembra, questo, un argomento irrinunciabile per ogni ricerca filosofica, in virt della capacit di trascendentimento della propria realt effettiva (del Da- nel proprio Da-sein) della quale la filosofia si fa promotrice (o, forse, della quale essa dovrebbe farsi promotrice). Se tutto fosse gi in qualche modo conosciuto, dove si collocherebbe quella matrice taumastica di fronte al mondo, 38 i. loggetto reale e il contenuto corrispondente pure; ii. loggetto non reale, ma il contenuto corrispondente reale; iii. loggetto reale ma il contenuto corrispondente non reale; iv. loggetto non reale e neanche il contenuto corrispondente lo . Io ho utilizzato per questi casi la determinazione reale come equivalente della copula del paragrafo precedente. Ma anche qui, questo termine non sembra mantenere lo stesso significato per il piano oggettuale o per quello psichico, mostrando uno sfasamento tra i due piani, infatti: i. nel primo caso si realizza leventualit molto comune della nostra vita quotidiana, ad esempio, vediamo qualcosa, un oggetto reale qualsiasi, come un tavolo, lo tocchiamo, ne predichiamo una qualche propriet; ii. nel secondo caso, trattato gisopra, anche se loggetto non reale, noi riusciamo ad afferrarlo, come ad esempio capita quando giudichiamo una relazione di uguaglianza; iii. questa unaltra eventualit molto ricorrente, vale a dire un oggetto reale, ma noi non lo afferriamo, perch non abbiamo alcun contenuto che ce lo permetta. Ad esempio, non vediamo ad occhi nudi tutti i batteri che vivono sulla nostra pelle, dal momento che nessun contenuto ci permette di afferrarli, essendo essi troppo piccoli;
in prima linea sempre da scoprire e da incontrare, e che innerverebbe la filosofia stessa? 39 iv. il caso simmetrico ad i., ovvero non reale loggetto e non reale neanche il contenuto, ma questa simmetria solo apparente, infatti dire che loggetto non reale non sinonimo qui dellaffermare che il contenuto non reale. Insomma, dire che il contenuto non reale equivale a dire che non c, non esiste, per un motivo qualunque (generalizzabile con lidea che lorganismo non stato in grado di modificarsi per cause sue o delloggetto stesso in modo tale da poter accedere ad un oggetto) 81 , e ci preclude laccesso a qualsiasi oggetto. Mentre invece, che loggetto (Gegenstand) non sia reale, non significa che esso non si dia o che non ci sia. Giacch a reale non si contrappone, sul piano oggettuale, solamente il puro nulla, bens anche lideale, o, il che lo stesso, loggetto (Gegenstand) pu essere sia realeche ideale. Riporta Meinong:
Ma linterezza di ci che esiste, comprensiva di ci che esistito e che esister, infinitamente piccola paragonata allinterezza degli oggetti di conoscenza (Erkenntnisgegenstnde); e che ci venga lasciato cos facilmente senza considerazione (unbeachtet lassen), trova certo la sua ragione nel fatto che linteresse cos particolarmente vivace per il reale, che si trova nella nostra natura, favorisce lesagerazione (bertreibung), per la quale il non reale viene trattato come un puro nulla (ein bloes Nichts), nel quale il nostro conoscere non trova se non
81 Per riassumere si pu dire che lo psichico rientra tra gli oggetti (Objekte) reali: i vissuti sono sempre oggetti (Objekte), mai obiettivi, in: Meinong (1910): pag. 50. 40 proprio nessuno, quantomeno nessun degno punto dappiglio (Angriffspunkt) 82 .
a. Excursus: il pregiudizio in favore del reale e la Gegenstandstheorie.
Luomo insomma per sua natura orientato verso il reale, tendea pensare che esistono solo cose reali, cose che si possono toccare, guardare, gustare e via dicendo: tutto questo perch egli vive in un mondo nel quale i primi bisogni da soddisfare sono di tipo schiettamente naturale. Si tratta, per usare dei termini husserliani, del cosiddetto atteggiamento naturale (natrliche Einstellung) 83 , che Meinong non stigmatizza, n attacca indiscriminatamente: in fondo la stessa Gegenstandstheoriemantiene delle posizioni ambigue nei confronti di questo atteggiamento. Da un lato, infatti, stato da pi parti riconosciuto la vicinanza di Meinong alle filosofie del senso comune 84 , a causa soprattutto dellanalisi linguistica meinonghiana che si sofferma sulla possibilitnaturale del linguaggio di esprimersi su (per es.) un cavallo alato o una montagna doro. Dallaltro, ne prende chiaramente le distanze con lo sforzo indefesso di muoversi controquel pregiudizio nei confronti del reale (Vorurteil zugunsten des Wirklichen) 85
82 Meinong (1988a): pag. 4. 83 Cfr. Soprattutto: Husserl (2001): Libro I, sez. II, cap. 1. 84 Cfr. Routley (1979): pag. 5; opinione condivisa anche da Findlay: () Meinong si mantiene vicino allintuizione delluomo comune. Luomo comune sente che similarit, motivi (patterns), relazioni, numeri, sono in un qualche senso veramente presenti () in: Findlay (1933): pag. 73. 85 Meinong (1988a): pag. 3 41 che larga parte ha avuto nellimpedire lelaborazione di una completa teoria delloggetto 86 . Per un verso, Meinong ammette che esiste gi una parziale teoria delloggetto, la quale si proporrebbe di investire con le sue ricerche tutta lampiezza del reale, dellesistente: la metafisica 87 , la quale tuttavia ha una portata, anche sulla base della citazione precedente, appunto, solo parziale. Essa non riuscirebbe infatti ad ergersi al di sopra di ci che esiste e riconoscere una validita ci che non esiste, non reale. Dallaltro, a fianco della metafisica, per Meinong esisterebbero scienze, anche dallalto livello di sviluppo, che si interessano e studiano oggetti inesistenti; il caso ad esempio della matematica e della geometria (anche definite da Meinong wirklichkeitsfremdeWissenschaften 88
scienze aliene, lontane dalla realt), che, difatti, non riescono a trovare una collocazione definitiva nella spartana dicotomia tra Geistes- e
86 Un pregnante esempio dellazione di questo pregiudizio stato gi dato nel riferire del comportamento del linguaggio nei confronti del contenuto: linguaggio che non riuscirebbe a significare il contenuto, perch gi sempre diretto verso loggetto indicato dal contenuto e che per questo motivo manca di un apparato lessicale capace di denominare tale elemento psichico. 87 Risulta a questo riguardo molto interessante il lavoro ber Christian Wolffs Ontologie (1910) di Evans Pichler, altro allievo di Meinong, che con grande chiarezza riscrive lontologia wolffiana in termini di teoria degli oggetti. La tesi principale la seguente: Ens significa in Wolff e gi negli scolastici semplicemente cosa (Ding) o oggetto (Gegenstand). Quindi lontologia secondo la definizione wolffiana la scienza degli oggetti in generale, senza riguardo allessere o al non essere. Questa traduzione di ens viene fissata dapprima dalla metafisica tedesca di Wolff, dove ens viene tradotto senza mezzi termini con cosa (Ding). La precedenza dellespressione oggetto (Gegenstand) su cosa inizia invece per la prima volta con la KdrV in Pichler (1910): pag.3 Nelle pagine finali del libro, Pichler prende poi anche in considerazione la posizione kantiana in merito, riferendo come la logica trascendentale altro non sia, a suo avviso, che lo schizzo di una ontologia nel senso per di una teoria degli oggetti. Cfr. Pichler (1910): pag. 73 e seg. 42 Naturwissenschaften 89 , ma che, nondimeno, vengono classificate da Meinong come pezzi di teoria degli oggetti 90 . Se per matematica e geometria gi raggiungono il piano dellidealit 91 , rimangono pur sempre in quello della possibilit, precludendosi cos lo studio dei cosiddetti oggetti impossibili. Mancherebbe quindi una scienza generalissima preposta allo studio allargato anche degli oggetti impossibili 92 oltre che dei numerosissimi altri oggetti senza patria (heimatloseGegenstnde, lespressione dello stesso Meinong 93 ): si tratterebbe della Gegenstandstheorie, che per, nuovamente, con labbattimento del pregiudizio del reale non si ripropone lesclusione dellesistenza e del reale dal suo bacino 94 , bens solo un allargamento esponenziale del bacino stesso, capace di estendersi fino a comprendere loggetto in quantotale. Diventa quindi chiaro sulla base di queste semplici annotazioni come la definizione di realista o di realismo per la filosofia meinonghiana risulti quantomeno scomoda, fossanche solo perch realismo, in Meinong, assume chiaramente il significato di parzialit 95 .
88 Cfr. Meinong (1988a): pag. 6. 89 Cfr. Meinong (1988a): pag. 7. 90 Cfr. Meinong (1988a): pag. 27. 91 Oggetto di matematica e geometria sono infatti oggetti ideali di ordine superiore, cfr. Meinong (1906): pag. 246. 92 Approfondir gli oggetti impossibili alla fine di questa parte. 93 Meinong (1906): pag. 214. 94 Dato che invece varrebbe per lepoch husserliana per la sua pretesa di metter tra parentesi lelemento reale ed esistente e contemplarlo unicamente nella sua purezza fenomenologica. 95 Che il concetto di realismo stia troppo stretto alla Gegenstandstheorie viene peraltro riconosciuto anche dallo stesso Meinong, cfr. Meinong (1988b): pag. 104. E a qualcosa di simile a questa parzialit (dove per lasse era tutto spostato dallaltra parte, ovvero verso lidealismo), Schelling cerc di far fronte con la denominazione del proprio sistema, nelle opere giovanili, di ideal- realismo. Cfr. Schelling (1997): pag. 141. 43 Ricapitolando, stato grazie ad una considerazione psicologica, quella dello sfasamento tra il piano psichico e quello oggettuale, che si infine giunti ad una prima determinazione puramente oggettiva, quella di ideale/ reale, sulla quale mi soffermer prima di procedere nelle ulteriori determinazioni delloggetto.
6. Oggetti ideali e oggetti reali.
Servirebbe forse una giustificazione iniziale che permetta di spostarsi dal parlare di oggetti e tipi di oggetti al parlare di essere e modalit di essere e viceversa, ma Meinong, peraltro sempre estremamente attento allelaborazione di una precisa e univoca terminologia, non sembra dare grosso rilievo a questa problematica, utilizzando in modo sostanzialmente equivalente essere ideale o reale con oggetto reale o ideale. Si vedrper come questa oscillazione, a questo livello ontologico ancora implicita, porter a delle grosse tensioni argomentative nelle pagine che il filosofo dedica alla descrizione dellAuersein, dove il problema balzerin primo piano. Per ora, anche seguendo luso stesso dellautore, passer, senza soffermarmi ulteriormente sulle ragioni di questo passaggio, dal discorso sugli oggetti reali e ideali a quello sullessere ideale e reale. Come si visto, il verbo essere in Meinong assume molti significati, secondo la tradizionale dizione aristotelica per la quale einai 44 pollakos legetai 96 , esiste cio un significato allargato di essere per il quale essere sia quello ideale chequello reale, ne esiste poi uno ristretto per il quale essere coincide con essere reale. Infatti, se nella sfera degli oggetti il non reale (Nichtwirkliches) non sinonimo di niente (Nichts), poich pu voler dire ideale, allora potremmo parimenti dire che il reale (Wirkliches) non combacia perfettamente con lessere (Sein), dal momento che anche lideale essere. Se per si vuole assegnare al reale una forma ristretta di essere, questa allora verrdetta esistenza (Existenz). Ma quale forma ristretta di essere potr venir assegnata allideale? Evidentemente, Meinong si trova di fronte al problema di riuscire a definire lo status ontologico di cui lideale si fa portatore: se, infatti, esso , in un qualche senso, quale sarquesto senso? La risposta ci viene data con lintroduzione di un nuovo termine quello di sussistenza o Bestand. Con lintroduzione di questa nozione Meinong riesce a collocare allinterno dellessere anche oggetti in senso stretto non reali il caso degli obiettivi; Meinong utilizza spesso una citazione di Ameseder 97 , nella quale lautore scrive:
Anche lessere ha essere, cos esso per esempio o unesistenza (Existenz) o un sussistere (Bestehen). Quegli oggetti (Gegenstnde), che sono essere e hanno essere, sono essenzialmente altro da quelli che hanno essere, ma che non sono essi stessi essere. Quegli oggetti, che sono essere e che si riconoscono nellespressione linguistica attraverso
96 Aristotele: Metafisica, , 2, 1003a, 33; trad. it. pag. 86. 97 Da ricordare, tra gli altri luoghi, anche Meinong (1906): pag. 226 e (1910): pag. 44 e (1988b): pag. 72. 45 la che-costruzione (da-Konstruktion) 98 , vengono chiamati da Meinong obiettivi. Oggetti (Gegenstnde) che non sono obiettivi, sono oggetti (Objekte) 99 .
Solo gli oggetti di ordine inferiore sono reali, e viceversa solo gli obiettivi, insieme agli oggetti di ordine superiore, sono le due classi di oggetto che propriamente, essendo, sussistono, ma non esistono. Come caratterizzare queste classi di oggetti (Gegenstnde) pi precisamente? a. Oggetti ideali: gli oggetti di ordine superiore.
Innanzitutto, gli oggetti (Gegenstnde) possono essere come si visto di ordine inferiore e superiore 100 (niederer und hherer Ordnung). Gli oggetti di ordine superiore sono i cosiddetti oggetti fondati, ovvero
98 Si fa riferimento alla costruzione della subordinata dipendente oggettiva tedesca, un chiarimento pi esteso verr dato in seguito, nellanalisi della classe degli obiettivi. 99 Ameseder, (1904a): pag. 54-55; N.B. il testo precedente al 1917. 100 Si noti, che la diversit di ordine non un privilegio unico degli Objekte, bens anche degli Objektiven in ber Annahmen si parlava ancora solo di Wesensverwandtschaft, di parentela essenziale, tra le due classi di oggetti (1910, pag. 72), la sintesi arriver poi in ber emotionale Prsentation (1917: pag. 106) e viene cos riassunta in un testo ancora successivo: () si riconosce cos anche nellobiettivo un oggetto ideale di ordine superiore, al quale si pu assegnare, come per gli oggetti (Objekte), un pi o meno di determinazione. Come per gli oggetti (Objekte), ci sono serie di ordini (Ordnungsreihen) anche per gli obiettivi, e, di nuovo, queste serie sono aperte verso lalto, dal momento che esse, conformemente al principio degli infima obbligatori, pretendono in basso sempre un oggetto (Objekt) come chiusura (Abschlu): Meinong (1988b): pag. 73. 46 oggetti che non possono esistere per s, ma che hanno sempre bisogno di costituenti primi 101 (potrebbero essere anche altri oggetti fondati, ma necessario che poi anche questi oggetti si riconducano ad una serie), di infima, ovvero di altri oggetti che stanno alla base della struttura (principio, denominato da Meinong, dellobbligatorietdegli infima 102 ). Lesempio principe di questo tipo di oggetti quello della diversit: abbiamo un oggetto diversit nel momento in cui ci poniamo di fronte, ad es., una cosa blu ed una rossa. Tale oggetto detto di ordine superiore, ovvero fondato (fundiert) dagli infima rosso e blu, e non potrebbe sussistere senza oggetti sul quale fondarsi 103 : sussistere, infatti esso non esistea fianco della cosa rossa e del blu, eppure c in un qualche modo, che Meinong definisce, appunto, di sussistenza. A fianco delloggetto diversit, ne abbiamo una serie infinita, come, ad esempio, i numeri (che difatti non esistono a fianco delle cose numerate). Preposta alla presentazione di questo tipo di oggetti la gi citata capacitdi produzione di presentazione (Vorstellungsproduktion). b. Oggetti ideali: gli obiettivi.
Inoltre, come si gidetto, al concetto di oggetto (Gegenstand) si pu sussumere sia loggetto (Objekt) sia lobiettivo (Objektiv). Spostarsi dalla discussione degli oggetti a quella degli obiettivi significa anche spostarsi allinterno della gerarchia degli atti intenzionali, dal piano della
101 Sembrerebbe quindi che lunica caratteristica di genere che definisce gli oggetti di ordine superiore sia quella di essere fondati: cfr Haller (1973): pag. 154: Meinong chiama tutti gli oggetti, che ne presuppongono (voraussetzen) altri, oggetti di ordine superiore o Superiora. 102 Cfr. Meinong (1988b): pag. 71. 103 Chiamati da Meinong, anche oggetti empirici (Erfahrungsgegenstnde) cfr. Meinong (1899): pag. 396; trad. it. pag. 45. 47 presentazione, a quello delle assunzioni e dei giudizi: tra questi piani esiste infatti una differenza non solo strutturale, ma anche gerarchica 104 . Peraltro, in Meinong, pi armonica che in Brentano, grazie al fatto che la scoperta delle assunzioni 105 come momento a s stante nella vita psichica permette di passare dalla presentazione al giudizio in modo pi continuo. Alla presentazione, infatti, lassunzione aggiungerebbe il carattere affermativo o negativo, ma senza quello del dare lassenso, ovvero dellesser convinto o convinzione (berzeugtheit - berzeugung) di cui si fa invece portatore il giudizio. Meinong descrive cos la scoperta di questa regione di mezzo (Zwischengebiet) tra giudizio e presentazione, quella delle assunzioni:
Che ogni convinzione dovesse essere o affermativa o negativa, mi sempre parso ovvio; non mi sarei mai aspettato di trovare affermazione e negazione, ldove la convinzione manca. () La menzionata terra di mezzo tra presentazione e giudizio subito co-data (mitgegeben), non appena si distingue che non solo la convinzione ma anche non meno lopposizione tra affermazione e negazione
104 Articolata in dipendenze essenziali, quali quella ad es. del giudizio dalla presentazione. 105 La scoperta di questo tipo di vissuto psichico, che raggruppa, tra gli altri, anche particolari fenomeni come la bugia (die Lge), il gioco o alcune forme darte, ad es., la rappresentazione teatrale, una novit che Meinong introduce gi nella prima edizione di ber Annahmen del 1902, che poi verr riedita in una seconda edizione ampliata e approfondita soprattutto per quanto riguarda le parti dedicate alla discussione sullobiettivo. 48 costituiscono un fatto essenzialmente alieno alla presentazione (vorstellungsfremdeTatsache) 106 .
Se loggetto (Objekt) prerogativa della presentazione, lobiettivo lo di assunzione e giudizio. Va notato che, a conferma di un coerente percorso del pensiero meinonghiano, che si caratterizza innanzitutto come una filosofia dal basso, e della mancanza di fondamento di alcuni pregiudizi denigratori di certa parte dei commentatori nei confronti del filosofo di Graz 107 , anche gli obiettivi (come gigli oggetti di ordine superiore) non sono degli oggetti caduti dallalto, frutto unico di un presunto spirito pedante del loro scopritore, bens , al contrario, sono il risultato di una rigorosa deduzione. Come sempre, quindi, si parte dal basso. Come funziona il fenomeno della significazione? Il meccanismo per gli infima semplice
106 Meinong (1910): pag. 4. Meinong in questo passaggio sostiene che: a. affermazione, negazione e convinzione non sono un fatto di presentazione; b. non ci pu essere giudizio senza convinzione e affermazione o negazione; c. ci pu essere affermazione e negazione senza convinzione, e quindi si d uno spazio psichico autonomo: il caso dellassunzione o Annahme. Lassunzione infatti si caratterizza per la capacit di assumere lobiettivo di una proposizione, affermandolo o negandolo, ma senza che vi sia presente il momento della convinzione. Proprio come capita nel caso di una bugia, dove si nega/afferma qualcosa senza che il bugiardo creda a quello che dice. 107 Uno fra tutti quello di un Meinong massimo moltiplicatore di entit nella storia della filosofia di Gilbert Ryle dalle pagine dell Oxford Magazine del 25 Ottobre 1933. Daltra parte, non si vede che problema ci possa essere nel sostenere che, se si vede un oggetto, allora anche si dice un oggetto, cio sostenere che quello che si dice non possa anchesso essere un oggetto certo, un oggetto che non si vede, ma che per, appunto, si dice. Il problema 49 da individuare e ripercorrere, come si legge allinizio del secondo capitolo di ber Annahmen: lidea che nel pronunciare la parola sole siano innestati una serie di riferimenti semantici per i quali, con quella parola, esprimiamo (ausdrcken) la presentazione soggettiva che abbiamo di sole, mentre significhiamo (bedeuten) loggetto sole. Lidea sembra essere anche ovvia se si considera che, nellespressione, non possiamo se non rivolgerci alla personale presentazione che abbiamo del sole, essendo quello lunico accesso datoci alloggetto sole, eppure non vogliamo certo indicare quel personale vissuto, bens proprio loggetto sole, al quale per, di nuovo, abbiamo avuto accesso solo tramite il vissuto di presentazione 108 .
() una parola significa (bedeutet) sempre loggetto (Gegenstand) della presentazione, che esprime (ausdrckt), ed esprime viceversa la presentazione delloggetto che significa 109 .
Questo basilare riferimento al funzionamento del linguaggio, se ancora non ci ha permesso di definire cosa un obiettivo sia, perlomeno ci suggerisce come il significato gia questo livello sia per Meinong un oggetto (Gegenstand) 110 . Ora, come per gli oggetti (Objekte), esistono
risiederebbe allora nel comprendere quanto si intende con oggetto, cosa che guarda caso il fine del programma meinonghiano. 108 Lesempio del sole utilizzato dallautore in: Meinong (1910): pag. 25. 109 Meinong (1910): pag. 25. 110 Ben diversa la posizione elaborata in quello stesso giro di anni da Husserl, per la quale il significato (Bedeutung) coincide non con un oggetto (Gegenstand), o meglio, con una oggettualit qualsiasi (Gegenstndlichkeit), 50 anche per le parole dei complessi, che possono essere o dei meri aggregati (bloeWortzusammenstellung) oppure delle proposizioni (Stze), e, in alcuni casi, le proposizioni possono portare ad espressione un vissuto di giudizio. Quale sarallora il significato di una proposizione esprimente un giudizio? Il suo correlato oggettivo non pi un oggetto (Objekt), bens un obiettivo:
() e si fa presto avanti la supposizione che come sopravvenga alle parole la caratteristica di significare oggetti, cos si diano costruzioni linguistiche (Sprachgebilde), che per significati hanno degli obiettivi. 111
Ovvero, in una proposizione, noi abbiamo s ancora un oggetto sul qualegiudichiamo (ber den geurteilt oder der beurteilt wird), ma abbiamo anche un oggetto cheviene giudicato (der geurteilt wird) 112 . Vale a dire che,
bens con latto donatore di significato (bedeutungsverleihender Akt) considerato come atto essenziale che poi pu essere riempito o meno dai rispettivi atti riempienti di significato (bedeteungserfllende Akte) considerati come inessenziali. Cfr. Husserl (1900): I Untersuchung, pag. 23-105. 111 Meinong (1910): pag. 53. 112 Cfr.: Meinong (1910): pag 44: nel nostro esempio troviamo, a fianco di un oggetto (Gegenstand) sul quale si giudica o che viene giudicato (ber den geurteilt oder der beurteilt wird), ancora un altro che giudicato (der geurteilt wird). Lespressione sembra un po infelice, ed anche Meinong ne riconosce la tortuosit (herkmmliche Wendung) credo soprattutto perch essa viene volta alla forma passiva e in una costruzione relativa ma bisogna tenere presente che in tedesco essa risulta pi chiara dalla differenza dei verbi in gioco: ponendo queste espressioni in forma attiva, risulterebbe ber etwas urteilen, etwas beurteilen e etwas urteilen le prime due sono espressioni alle quali manca il senso di transitivit dellazione di giudizio (grammaticalmente alla 51 prendendo come esempio la proposizione la neve bianca, avremo che la neve loggetto (Objekt) sul qualenoi stiamo giudicando anche se propriamente essa stessa non loggetto di nessuna operazione, di nessun giudizio, perch non si sta predicando la neve chesi ha davanti come bianca o freddaessa cio non rientra ontologicamente nel nostro giudizio. Scrive Meinong:
Quindi il giudizio non ha un solo oggetto (Gegenstand), bens due, che pretenderebbero entrambi di chiamarsi oggetto di giudizio (Urteilsgegenstand). Per si d la precedenza, cosa consigliabile da pi punti, a chiamare oggetto di giudizio in primo luogo solo ci che caratteristico [del giudizio], come alla presentazione loggetto di presentazione, quindi sotto oggetto di giudizio si pu esclusivamente intendere lobiettivo 113 .
Quanto quindi rientra nel giudizio, anzi quanto il suo oggetto, oltre ad essere ci chesi giudica, loggetto (Gegenstand) chela neve bianca o chela neve fredda, cio, lobiettivo che mostra la sua estraneitad ogni vissuto di presentazione proprio nel non esistere a fianco della neve che abbiamo davanti (proprio come loggetto diversit non esiste a fianco degli oggetti diversi). La forma
prima, concettualmente alla seconda: il prefisso be- infatti in costruzioni con verbi transitivi con un oggetto proposizionale [N.B. in questo caso, ber etwas] rende questultimo un oggetto in caso accusativo cfr. Duden alla voce be- 1.b., pag. 213), mentre invece etwas urteilen pone in risalto proprio lazione diretta ad un oggetto, la sua piena transitivit. 52 fondamentale per lespressione dellobiettivo quella che in tedesco si esprime con la costruzione subordinata oggettiva introdotta dalla congiunzione da (si spiega cos quella da Konstruktion che compariva nella citazione dei capitoli precedenti di Ameseder) e, in italiano, con il che 114 . Quindi:
che A esisteo anche che esso non esiste, ci sussiste () ma non esiste per cos dire una volta di pi. Del tutto lo stesso da affermare naturalmente anche per gli obiettivi, che hanno gi del sussistente come materiale (Material): che tre pi grande di dueo anche che storto non dritto, tutto ci pu ugualmente solo sussistere 115
mai esistere. 116
Inoltre, affinch si dia un obiettivo necessario che si dia in prima istanza un oggetto come sua base (nella citazione precedente: il
113 Meinong (1910): pag. 44. 114 Si noter la vicinanza di questa teoria con quella del complexe significabile in autori medioevali quali Wodeham, Crathorn e Gregorio da Rimini: sulle origini della nozione di complexe significabile e dei suoi rapporti con teorie avversarie di altri autori quali Pietro Aureolo e Guglielmo da Ockham, cfr. Tachau (1988). Uno studio storico comparato delle teorie medioevali in connessione con la querelle Meinong-Russell sugli Objektive stato inoltre condotto da Elie (1937). 115 Da notare che lobiettivo pu sussistere infatti a differenza degli oggetti di ordine superiore che sono fatti di presentazione e non di giudizio, lobiettivo pu anche non sussistere, pur rimanendo un oggetto ideale. Un obiettivo che sussiste anche detto fattuale (tatschlich), quello che non sussiste, infattuale (untatschlich). Fattuale un obiettivo accompagnato da evidenza. Cfr. Meinong (1910): pag. 85. 116 Meinong (1910): pag. 63. 53 materiale dellobiettivo). La complessitdellobiettivo segue per di pari passo quella del linguaggio e cos , come base di un obiettivo pu anche esser dato un altro obiettivo, ma la struttura alla fine dovr sempre fondarsi in oggetti, sui quali si giudica:
() e su questa strada si possono trovare una serie pi lunga o pi corta, di obiettivi di ordine sempre inferiore; in ogni caso per questa serie, che pu cos verificarsi, se si vuole restare nei limiti del possibile, deve concludersi con un oggetto (Objekt). 117
Per questo motivo, tra laltro, Meinong sostiene che latto di giudizio un vissuto dipendente 118 (unselbstndig, lo stesso termine che egli usa per gli oggetti fondati che sono appunto dipendenti o non indipendenti), dal momento che, infatti, gli necessario un vissuto presentante 119 . c. Seins- e Soseinsobjektive
Ora, tra i vari tipi particolari di obiettivi che Meinong elenca, due sono quelli fondamentali: lobiettivo di essere (Seinsobjektiv) e
117 Meinong (1910): pag. 63. 118 () Il giudizio quindi sempre un vissuto dipendente () in: Meinong (1910): pag. 46. 119 Nel senso allargato di Prsentation e non solo di Vorstellung, visto che un obiettivo non pu essere presentato da una Vorstellung su quale vissuto sia preposto alla presentazione di un obiettivo al giudizio Meinong esita e non sembra dare una risposta definitiva cfr. Lenoci (1972): pag. 130-131. 54 lobiettivo di esser-cos (Soseinsobjektiv) 120 . La deduzione di queste due forme di obiettivi deriva dalla catalogazione di tutti i giudizi in due forme (quella, appunto, di essere e di essere cos ) riassumibili in questo modo: i. A ; ii. A B. La trattazione di queste due forme di obiettivi fondamentale per riuscire a passare allultima determinazione dellessere delloggetto (inteso sia come attributo oggettivo che soggettivo), quella dellessere- oltre o dellessere-fuori, ovvero, comunque lo si voglia tradurre, dellAuersein 121 .
120 Ad essi si aggiungeranno in seguito anche gli obiettivi di essere con o di implicazione (Mitseinsobjektive) che indicherebbero la forma di giudizio se A, allora B, cfr. Meinong (1988b): pag. 74. 121 In realt, lo anticipo qui, il termine Auersein sembra difficilmente traducibile (e per questo lo user nella sua forma non tradotta), non tanto perch non si ha un corrispondente italiano della preposizione auer, quanto perch non se ne ha uno univoco, essendocene troppi. Tale preposizione infatti ha s un significato principale, quello di esclusione, di essere escluso, ma ad esso subentra unaccezione non facilmente riducibile alla precedente, quella di esclusione/collocazione spaziale. Forse alcuni esempi possono rendere pi intuitivo quanto sostengo. Si prendano i termini tedeschi: i. auer-ordentlich; ii. auer-irdisch; iii. auer Hause; iv. auerdem. nei primi due casi, il concetto di esclusione espresso da auer- si renderebbe in italiano con, rispettivamente, stra-ordinario e extra-terrestre, mentre in iii. auer- si dovrebbe tradurre con fuori casa. Infine in iv., anche se si tratta di un avverbio a s stante, facilmente riconoscibile (come spesso in tedesco) la composizione di auer- e del pronome in dativo -dem: la traduzione italiana suonerebbe oltre a ci o anche inoltre. Poich non riesco a trovare un parallelo di fronte a questa plurivocit di significati (stra-essere? Extra-essere? Fuori-essere? Oltre-essere?), preferisco allora mantenere la parola tedesca. 55 Lobiettivo di esser cos corrisponde alle determinazioni di un oggetto, alle sue determinazioni essenziali: un oggetto non pu non esser cos . Potrebbe sembrare, sostiene Meinong, che si debba parlare di una determinazione di esser cos solo in presenza di una determinazione di essere. Ovvero che si possa predicare la rosa rossa solamente se siamo in presenza dellobiettivo la rosa . Ma questo non sarebbe altro che una ulteriore testimonianza del pregiudizio a favore del reale, dal momento che nulla ci trattiene dal predicare una qualche proprietdella rosa, anche in sua assenza: per riuscire cio a predicare che la rosa rossa non abbiamo bisogno preliminarmente di predicare la rosa , essendo il Soseinsobjektiv indipendente dal Seinsobjektiv.
Che senso avrebbe in verit, affermare della mia scrivania che se essa esistesse, allora sarebbe rettangolare? Certo che, se io non avessi alcuna scrivania, cio se la mia scrivania non esistesse, io non avrei neanche il diritto di denominarla come rettangolare. Ma per nessunaltra ragione allinfuori del fatto che io intendo con la mia scrivania, secondo il naturale utilizzo della lingua, unicamente qualcosa di reale; se non esiste loggetto indicato, allora il giudizio diretto al reale su una proprietdi questo oggetto non ha alcuna base. Ma nondimeno loggetto ha le sue propriet, il suo Sosein: ci che o come , anche se non esiste () 122
122 Meinong (1906): pag. 46. 56
Per riassumere questo fenomeno, Meinong fa proprio il principio, coniato da Ernst Mally 123 , di indipendenza dellesser cos dallessere (Prinzip der Unabhngigkeit des Soseins vomSein).
() il Sosein di un oggetto non per cos dire coinvolto (mitbetroffen) dal suo corrispondente non-essere. 124
In questo principio troviamo insomma giustificata la validitdi una daseinsfreie Wissenschaft, ovvero di una disciplina che non contempla assunti di esistenza nei suoi principi, quale appunto la Gegenstandstheorie pretende di essere. Inoltre, se a questa posizione teorica sembra connessa una buona prospettiva epistemologica che renda conto di scienze, come la gi menzionata matematica, che operano senza bisogno di asserzioni preliminari circa lesistenza dei suoi oggetti di studi 125 , pare per (e a Meinong per primo) che essa possa facilmente essere condotta di fronte alla responsabilitdi una rapida involuzione in insanabili paradossi.
123 Enunciato in: Untersuchung zur Gegenstandstheorie des Messens, cap. I, 3 ennesimo contributo dellopera del 1904. 124 Meinong (1988a): pag. 8. 125 In realt lo studio di oggetti ideali o persino inesistenti ben pi esteso: Meinong fa lesempio dellidealit delle qualit sensibili, che propriamente non esisterebbero, ma delle quali fisica, fisiologia e psicologia si occuperebbero (cfr. Meinong (1988a): pag. 8 e anche Meinong (1906): pp.215). E ad esse, aggiungerei, anche tutti i costrutti teorici della fisica un esempio per tutti, quello di campo o di forza. 57 Infatti, come comportarsi di fronte a casi come quello del quadrato rotondo? Secondo tale principio possiamo attribuire delle determinazioni di Sosein a qualcosa (ergoad un oggetto) e sostenere che il quadrato tantorotondo quantoquadrato. Ma, chiaramente, il cerchio quadrato per principio impossibile: come conciliare quindi il fatto che, da un lato, si possono attribuire a qualcosa delle determinazioni essenziali e, dallaltro, rilevare che questo qualcosa impossibile, che, cio, il suo essere escluso tanto dal reale quanto dallideale? O ancora, per riformulare il problema: per enunciare un veritquale quella che un quadrato rotondo non esiste, dobbiamo in qualche modo attingere alcune proprietdel quadrato rotondo, cio quella di essere quadrato e di essere rotondo: si darebbequindi un quadrato rotondo del quale noi enunciamo quelle propriet, ma ci per principio impossibile. Si svilupperebbe insomma un paradosso secondo il quale:
() ci sono oggetti, per i quali vale, che tali oggetti non ci sono (es gibt Gegenstnde, von denen gilt, da es dergleichen Gegenstndenicht gibt) () 126 .
Seguendo quindi quel percorso di emancipazione dallo psichico che dalla considerazione del contenuto psichico ha portato alle primissime determinazioni delloggetto in termini di oggetto ideale e reale, fino allo scarto definitivo tra oggetti possibili e oggetti impossibili, si giunge infine al paradosso (apparente) di dover concedere una qualche forma di essere anche ad enti come il cerchio quadrato. 58 Lintroduzione aquesto punto della categoria (senza assegnare per il momento nessuna ipoteca ontologica sul termine di categoria) che prende il nome di Auersein , per Meinong, obbligata: la scoperta di questo elemento e una sua possibile lettura interesserlultima parte di questo lavoro.
PARTE TERZA DAS AUERSEIN.
7. LAuersein in Meinong.
a. Il paradosso
Con la precedente citazione, quindi, la posizione di Meinong sembrerebbe rivoltarsi su se stessa e volgersi al paradosso: si darebbero insomma degli oggetti, per i quali si costretti ad affermare che essi si danno ed allo stesso tempo non si danno. Un paradosso di questo
126 Meinong (1988a): pag. 9. Sulla traduzione di es gibt si veda 9, par. a. 59 genere spingerebbe la teoria delloggetto, perlomeno cos come stata intesa dallautore, a scontrarsi con la pi insolubile delle contraddizioni, quella che ad un tempo afferma e nega la datit di un oggetto. Si dovrebbe allora negare complessivamente la possibilit stessa del compito meinonghiano di una disciplina che si propone lo studio puro delloggetto, ovvero delineare in modo generalissimo quali sono le caratteristiche essenziali che rendono tale un oggetto. Per la verit, Meinong non sembra essere eccessivamente preoccupato dei possibili risvolti ai quali le sue stesse premesse lo hanno condotto. Nei suoi testi tratta senza particolare enfasi il problema che gli si presenta di fronte e, con lintroduzione di un nuovo elemento nellargomentazione, quello appunto dellAuersein, cerca di venire a capo delle difficolt. Inoltre, il fatto che egli non si confronti con questo nodo centrale del suo sistema se non in passaggi di tutto sommato limitata estensione, senza dedicargli mai unestesa ed esaustiva analisi, indurrebbe a pensare che lautore non sentisse in modo particolarmente pressante la problematicitdel nervo concettuale da lui stesso scoperto. Prima di investire specificamente tale categoria con unanalisi approfondita, bisognerebbe quindi soffermarsi sulle motivazioni generali per le quali Meinong non tematizza mai direttamente nei suoi testi lAuersein. Ritengo che tali motivazioni possano essere ricondotte a due principali. La prima risiede nellimpostazione stessa del sistema meinonghiano, che ad un determinato momento ha preteso lintroduzione del concetto funzionale di Auersein: per evitare che 60 lintera elaborazione si volgesse ad un absurdum, il filosofo ha introdotto un elemento schiettamente funzionale per assicurare lintero edificio teorico, senza accompagnarlo, per, con unadeguata identificazione della sua natura. La seconda consiste proprio nella natura problematica dellAuersein, il quale, anche per il nome che porta (lattribuzione del quale non dato di secondaria importanza, come si vedr), si presterebbe facilmente ad aprire la Gegenstandstheoriead assunti di natura metafisica, ammettendo una nozione non empiricamente verificabile e di difficile determinazione. Ora, non un mistero quanto la tradizione filosofica austriaca facente capo a Brentano avesse invise (e fosse aliena a) posizioni di stampo metafisico 127 . Meinong, da parte sua, condivide questa avversione e, fedele al progetto di una filosofia scientifica e di stampo empirista, disattende la ricerca di una definizione univoca e definitiva della nozione di Auersein, concentrandosi su altri problemi, che il filosofo ravvisava come pi autentici. Il vero paradosso sembrerebbe allora essere come gli sforzi di Meinong di preservare una
127 Difficile definire a quale tipo di metafisica (al di l delle sue forme storiche, quali il kantismo o lidealismo tedesco) si stia qui facendo riferimento, dal momento che, come si visto, Meinong stesso aveva una idea ben precisa di cosa fosse la metafisica (un tentativo pi o meno riuscito di elaborare una disciplina onnicomprensiva, ma sempre limitata al reale). Quindi forse meglio indicare, pi che un tipo, un modo di fare metafisica che Meinong e i brentaniani non condividevano. Riassumerei con una citazione (che, credo, potrebbe essere sottoscritta da tutti i brentaniani) quale sia questo modo scrive Husserl su Bolzano (prendendo come avversario polemico evidentemente Hegel): In Bolzano, contemporaneo di Hegel, non troviamo nemmeno una traccia della profonda ambiguit della filosofia sistematica che aveva di mira una saggezza universale (Weltweisheit) ed una concezione del mondo ricca di idee (Weltanschauung), piuttosto che un sapere fondato sullanalisi teoretica e che tanto fren, con uninfelice confusione di questi intenti fondamentalmente diversi, 61 filosofia dal basso, supportata da ampi ricorsi allempiria, lo abbiano spinto di fronte ad un traguardo che sembra essere tutto meno che un concetto empiricamente verificabile. b. Linvoluzione nel paradosso e la soluzione meinonghiana.
Cos per come avviene, lintroduzione dellAuersein non altro che la soluzione di un paradosso. Ricapitolo ora come la Gegenstandstheorie involve nel paradosso e qual la strada scelta da Meinong per uscirne. Torniamo ad analizzare la proposizione il cerchio quadrato non esiste cercando di capire meglio largomentazione meinonghiana. Ora, questa proposizione rientra nei casi di quei particolari tipi di obiettivi chiamati Nichtseinsobjektive, vale a dire obiettivi di non essere, una forma derivata dei Seinsobjektive. Se volessimo volgerla nella sua forma oggettuale pura dovremmo esprimere la frase con una subordinata oggettiva: cheil cerchio quadrato non esiste. Questo un obiettivo, ovvero un oggetto di ordine superiore e, in quanto tale, quindi, deve avere un Infimum, cio uno o pi oggetti (Objekte) che lo fondino 128 . In questo caso lInfimumcorrispondente , ovviamente, il cerchio quadrato. Purtroppo la natura del cerchio quadrato ne preclude lesistenza (Existenz) ed proprio esprimendo questo fatto che il nostro obiettivo (cio che un cerchio quadrato non esiste) risulta vero. Prima di poter affermare che non esiste, si deve quindi afferrare in un qualche
il progresso della filosofia scientifica. In. Husserl (1900): Prolegomena zur reinen Logik , pag. 226, trad. it., pag. 231. 128 Cfr. 6, b. 62 modo tale oggetto, afferrarne delle determinazioni di Sosein, di essere- cos , e cio proprio quelle di essere rotondo e di essere quadrato. Che il cerchio quadrato non sia reale, lo si visto, non una limitazione particolarmente stringente, dal momento che a fianco dellinsieme degli oggetti reali, si trova quello degli oggetti ideali. Il cerchio in questione, per, non potrebbe appartenere nemmeno a questo secondo insieme, dal momento che la sua contraddizione interna (essere ad un tempo quadrato ecircolare) non glielo permette: non c insomma alcun dubbio, essendo un oggetto impossibile, il cerchio quadrato senza patria. Esso non rientra nei due insieme di oggetti finora conosciuti, non situandosi n tra gli oggetti reali n tra quelli ideali. Il paradosso in cui gli oggetti impossibili allora spingono la Gegenstandstheorie proprio questo: essa costretta ad assumere che si danno oggetti per i quali vale che tali oggetti non si danno. Ma ad unanalisi pi attenta, si pu vedere come tale paradosso sia solo apparente, difatti esso tiene insieme due determinazioni che non sono fra di loro equivalenti. La prima parte del paradosso si danno oggetti tratta infatti di un modo di datitche non coincide con quello della seconda parte () per i quali valechetali oggetti non si danno. Ora, secondo largomentazione precedente, gli oggetti impossibili non possono n esistere, n sussistere: chiaramente quindi lesistenza e la sussistenza sono i modi di datitnegati nella seconda parte del paradosso: per i quali vale, parafrasando, chetali oggetti non si danno. Questo per non esclude necessariamente che non ci possa essere un ulteriore modo di datit, grazie al quale gli oggetti impossibili si danno comunque, sebbene in maniera essenzialmente differente 63 dai modi dellesistenza e della sussistenza. Tale modo di datit quello dellAuersein. Insomma, quanto viene affermato nella prima parte del paradosso non lo stesso che verrpoi subito dopo negato. Riscriviamo quindi il paradosso esplicitando tutti i momenti impliciti: si danno oggetti nel modo dellAuersein per i quali vale che tali oggetti non si danno nel modo dellesistenza o della sussistenza 129 . Riformulato cos 130 il paradosso perde la sua natura problematica e sembra solamente dirci che, ancora una volta, c
129 Meinong nel 1904 non argomenta in questo modo egli sceglie unaltra via riassumibile per punti in questo modo: (1) Si consideri il fatto che non c un quadrato rotondo (i.e. che il cerchio quadrato non ha essere esistenza o sussistenza). (2) In ogni caso, lobiettivo che non c un quadrato rotondo ha essere (i.e. sussiste). (3) Ora, lobiettivo sta in una relazione con il suo oggetto/i come un intero sta alle sue parti. (4) Il quadrato rotondo una parte dellobiettivo che il quadrato rotondo non ha essere. (5) Ma se lintero ha essere, cos lo devono avere le parti. Quindi, (6) Il quadrato rotondo deve avere essere. (7) Ma, per (1), il tipo di essere che esso ha non pu essere n esistenza n sussistenza. Quindi, (8) Ci deve essere un terzo modo di essere che appartiene al quadrato rotondo. In: Perszyk (1993): pag. 55-56. Ho scelto di esporre in modo diverso la soluzione del paradosso per due motivi: a. evitare di utilizzare largomento parti/intero (punti 3, 4 e 5), che effettivamente non trova ulteriore riscontro negli altri passaggi in cui si discute del problema dellAuersein, e che avrebbe potuto produrre confusione (tra laltro il rapporto che intercorre tra obiettivo e oggetto non viene quasi mai espresso da Meinong in termini di parti/intero, bens in rapporti di fondazione); b. evitare di concludere subito con lintroduzione di un terzo modo di essere per quanto riguarda lAuersein, dato che come si vedr lautore stesso esita nel prendere posizione in questo senso ed al momento prematuro fissarlo. 130 Applicata al caso particolare del cerchio quadrato tale riscrizione risulta essere ancora pi intuitiva: dato un cerchio quadrato, nel modo dellAuersein, per il quale vale che tale cerchio quadrato n esiste, n sussiste. 64 qualcosa daltro, non esaurendo esistenza e sussistenza lintera estensione delloggetto. A ben vedere quindi il tutto sembra ricondursi al motore teorico iniziale che muove Meinong: il problema cio di riuscire a definire cosa sia un oggetto e quali siano i caratteri ultimi che lo rendono tale 131 . A questo punto della ricerca Meinong scopre insomma che il Gegenstand eccede i limiti imposti da sussistenza ed esistenza e si estende
131 La maggior parte degli studi riguardanti lAuersein sono condotti in termini semantici, soprattutto riallacciandosi alla polemica Russell-Meinong. Russell fu attento lettore di Meinong e estimatore del suo metodo analitico e per un certo periodo sembr anche condividere limpostazione meinonghiana, in particolare quando scrive: Ente ci che pertiene a ogni termine concepibile, a ogni possibile oggetto del pensiero, in breve, a ogni cosa che pu mai occorrere in una qualsiasi proposizione, vera o falsa, e che pertiene a tutte le proposizioni in quanto tali () I numeri, gli dei omerici, le relazioni, le chimere e gli spazi quadridimensionali sono tutti enti, perch se non fossero entit di sorta, non potremmo enunciare nessuna proposizione attorno ad essi in: Russell (1988): pag.42. Poi, con la pubblicazione del saggio On Denoting del 1905, il filosofo inglese mut la propria posizione e critic aspramente le conclusioni del collega austriaco. In realt per Russell, pi che la teoria di Meinong, prese probabilmente di mira le sue stesse tesi del 1903, apparentemente vicine, ma in realt diverse da quelle meinonghiane. Egli inoltre marc con le sue critiche la ricezione di Meinong nel mondo anglosassone. Alla luce della teoria della denotazione di Russell, spesso si intende quindi lintera problematica dellAuersein come la soluzione di un problema semantico quale cosa denota lespressione un cerchio quadrato e quale valore di verit ha una proposizione sul cerchio quadrato?. Sebbene una trattazione di questo tipo sia pienamente legittima, ritengo per che inserire lAuersein unicamente nel solco di un problema semantico sollevato dalla teoria russelliana della denotazione sia (cfr. Jacques (1973)): a. fallace: Meinong infatti non ha mai elaborato una teoria della denotazione, non gli si pu quindi imputare errori provenienti da una teoria non sua; b. riduttivo: infatti lo si visto il significato, in quanto Gegenstand (cfr. 6, b), solo uno degli oggetti che costituiscono il bacino di interesse della teoria degli oggetti: la tesi dellAuersein scaturisce dal bisogno di determinare cosa loggetto, cio comprendere in che senso anche un cerchio quadrato un oggetto (quadrato e circolare, indipendentemente dal soggetto che lo pensa), ma solo in modo mediato stabilire che valore di verit ha una proposizione su un cerchio quadrato. 65 ben pi in l. Ci si potrebbe compiacere a questo punto della soluzione del paradosso, non fosse che, dal momento che non si tratta semplicemente di una soluzione nominale, si rivela indispensabile determinare qual la natura dellAuersein e chiarire cosa significa sostenere che un oggetto sia auerseiend 132 . Prima di tentare una possibile interpretazione, prender in considerazione quanto Meinong scrive riguardo a queste due questioni.
8. Cos lAuersein?
Come stato detto, non sono molti i passaggi nei quali Meinong fa riferimento allAuersein. Cercher quindi di dare una sinossi di quanto lautore sostiene procedendo a zigzag 133 , seguendo una strada pi concettuale che cronologica.
132 Grossman (1974b): pag. 67 rileva: la dottrina di Meinong dellAuersein delloggetto puro consiste, a mio avviso, delle seguenti quattro tesi principali: (1) entit non esistenti, come la montagna doro e il quadrato rotondo, non hanno alcuna forma di essere. (2) Ciononostante queste entit sono costituenti di certi stati di cose. (3) Esse inoltre hanno un numero di propriet ordinarie (ordinary properties) la montagna doro, ad esempio, doro. (4) Lessere non parte di alcun oggetto. Sicuramente lAuersein viene introdotto come possibile soluzione ai problemi avanzati dalla Gegenstandstheorie e in particolare a quelli sollevati dagli oggetti inesistenti; in realt per questi quattro punti pi che esplicare la tesi dellAuersein sembrano semplicemente mettere in luce schematicamente le sue conseguenze teoretiche: vale a dire se si assume il ruolo dellAuersein, allora si possono accettare come validi i quattro punti sopra elencati. Ma questo per non rispetta il compito di identificare la natura dellAuersein: definire apoditticamente cosa si indica col termine Auersein. 133 O meglio attraverso il testo di Meinong in una certa misura, quindi, vicino al lavoro che Derrida compie sulle Ricerche Logiche di Husserl, cio un 66 Innanzitutto, nella trattazione del paradosso che si condotta, emerso che lAuersein qualcosa che si pone al di lsia dellesistenza, che della sussistenza 134 . Si potrebbe in prima istanza pensare che si tratti di un terzo tipo di essere a fianco dei due precedenti. Ma, se cos fosse, saremmo di fronte ad un tipo dessere ben particolare, dal momento che
non permesso ad un non-essere dello stesso tipo (derselben Art) di contrapporglisi 135 .
Secondo il Meinong del 1904, oltre che a non essere di nessun vantaggio, contravverrebbe alla basilare regola ockhamiana della parsimonia ammettere unulteriore nicchia ontologica per gli oggetti impossibili 136 . Il problema si pone in questi termini: si alla ricerca di un genere ontologico che valga per gli oggetti impossibili, che, non esistendo e non sussistendo, rendono inadeguate le due precedenti categorie ontologiche (cfr. esistenza e sussistenza). Ora, queste due categorie ontologiche sono essere nel senso pi ampio della parola (imweiteren Wortsinne 137 ), invece gli oggetti impossibili, non esistendo e non sussistendo, non possono rientrare in questo essere. Se si ammettesse allora un essere S, comprensivo degli oggetti impossibili,
lavoro che si muove attraverso il testo di Husserl, cio in una lettura che non pu semplicemente essere quella di un commento, n quella di una interpretazione, in: Derrida (1967): pag. 88 134 Cfr. non n esistenza, n sussistenza in: Meinong (1988a): pag. 10. 135 Meinong (1988a): pag. 10. 136 Cfr. Meinong (1910): pag. 80. 137 Cfr. Meinong (1988b): pag. 72. 67 esso sardi un ordine superiore n rispetto allessere di sussistenza ed esistenza (includerebbe cio qualcosa in pi dellessere precedente). Assumendo questo essere, si sarebbe allora costretti per logica ad ammettere la sua negazione, diciamo S. Una volta compiuto questo passo, per, non ci si potrsottrarre dal sovrapporre a S e a S un ulteriore essere P di ordine n+1, comprensivo anche di S, dal momento che anche S in un certo senso ci sarebbe: otterremmo insomma una ramificazione ontologica che procede allinfinito. Il che una tesi se non impossibile quantomeno fortemente implausibile 138 . Per evitare questo cul-de-sac, Meinong si decide per lunica alternativa possibile: lAuersein non un esistere, non un sussistere e, almeno per il testo del 1904, non neancheun essere 139 . Infatti:
Un essere, al quale non si contrappone per principio nessun non-essere, pu essere ancora chiamato un essere? 140
Lautore ci informa dei suoi precedenti tentativi di nominare ci a cui egli fa riferimento: soprattutto espressioni come Quasisein o Quasitranszendenz lo hanno tenuto occupato 141 , ma alla fine si risolto
138 Cfr. Findlay (1933): pag. 47. 139 Ecco in cosa differisce la posizione di Meinong da quella di Russell, per Meinong la chimera non un ente, non ha/ essere. Cfr. nota 131. 140 Meinong (1988a): pag. 11. 141 Cfr. Meinong (1988a): pag. 11. 68 per un rifiuto, giacch il rischio di espressioni del genere di ontologizzare lAuersein 142 . Il barbarismo 143 Auersein
scaturito dallo sforzo, di accordarsi sullinterpretazione di ogni particolare c [ dato] (es gibt) del quale sembra non poter essere privato neanche il pi alieno allessere fra gli oggetti (seinsfremdesten Gegenstnden) senza il ricorso ad una nuova, terza modalitdessere a fianco di esistenza e di sussistenza. 144
Se lAuersein non essere, non per neanche un puro nulla. Per evitare allora di finire in una sorta di teologia negativa e nel tentativo di definire in modo positivo cosa lAuersein sia, Meinong sceglie unaltra strada: al posto di investire frontalmente lAuersein e parlare di qualcosa che non n esistenza n sussistenza, per poi proseguire lungo una strada che altrimenti sarebbe stata tutta al negativo, egli si dirige alloggetto puro. In fin dei conti, per il filosofo, il cerchio quadrato un oggetto e quindi esso che si fa portatore di essere Auersein. Ed infatti trattando delloggetto puro il filosofo sembrerebbe venire a capo del problema: egli volge al participio presente la forma infinitiva e sostiene che loggetto auerseiend 145 . In
142 Cfr. Meinong (1988a): pag. 11. 143 In Meinong (1910): pag. 79 connotato come () etwas barbarischen (). 144 Meinong (1910): pag. 79. 145 Ed quindi sempre per porre in primo piano il nesso con loggetto che il termine Auersein compare nel testo del 1904 solo due volte ma mai da solo, Meinong specifica sempre lAuersein delloggetto puro. 69 questo modo, al posto di rivolgersi direttamente allo status ontologico dellAuersein, si sposta lottica, sostenendo che ad essere auerseiend unicamente loggetto puro. Questo passaggio concettuale non un banale escamotage 146 , prova ne che Meinong presto si trova a far fronte ad un nuovo problema, vale a dire fissare univocamente quale oggetto si fa portatore dellAuersein. Sostenere che loggetto Auersein potrebbe significare come minimo due cose: i. ci sono degli oggetti che sono auerseiend e al fianco di essi si trovano tutti gli altri oggetti (sussistenti ed esistenti); oppure, ii. tutti gli oggetti sono auerseiend in quanto oggetti puri, e, di questi, alcuni sono solamente auerseiend (blo auerseiend), altri sommano al fatto di essere Auersein la caratteristica della esistenza ed altri ancora quella della sussistenza 147 . Analizziamo per gradi queste due possibilit. Nel caso i. avremmo come auerseiendesolo gli oggetti impossibili quali il cerchio quadrato. Ci significa che tra tutti gli oggetti solo alcuni avrebbero la prerogativa di essere Auersein, mentre tutti gli altri sarebbero di natura
146 Tuttal contrario, con questo passaggio Meinong fissa uno dei punti maggiormente caratteristici (e, a mio avviso, uno dei pi promettenti per gli spazi che lascia aperti a futuri sviluppi) della sua filosofia, egli si congeda definitivamente da ogni residuo ontologico: la sua una Gegenstandstheorie, teoria promotrice di unanalisi generalissima diretta alloggetto e alloggettualit e non pi unicamente ad una sua singola dimensione: lessere. 147 Cos che capita (happens) che la tour Eiffel esiste e capita che la montagna dorata non esiste (il corsivo mio), in: Jacquette: (2001): pag. 386. 70 essenzialmente diversa. Il paradosso verrebbe comunque risolto 148 , ma quale argomento sostiene questa soluzione? Secondo i. esistono delle regioni ontologiche, quali lesistenza, la sussistenza elAuersein, alle quali appartengono rispettivamente gli oggetti esistenti, sussistenti e gli Auerseiende. Cos facendo, per, si fa rientrare dalla finestra quanto si fatto uscire dalla porta: lAuersein ridiventa una nicchia ontologica, un Quasisein, nel quale relegare ogni oggetto impossibile. Ma questa una posizione che lo stesso Meinong aveva girifiutato, dal momento che secondo questa lettura lAuersein sarebbe una terza forma dessere ed avrebbe perci un contrario. Nel caso ii., si detto, tutti gli oggetti, in quanto puri, sono auerseiend, e solo ad alcuni di essi si aggiunge la caratteristica di essere esistenti o quella di essere sussistenti 149 . La plausibilit di questa interpretazione, oltre ad essere confermata esplicitamente dallautore, che scrive:
Tale Auersein sembra dover assolutamente sopravvenire (zukommen) ad ogni oggetto 150 ,
148 Anzi, sarebbe una pura tautologia, risolvendosi nellaffermazione che ci sono oggetti auerseiende che non esistono e neanche sussistono. E siccome per definizione lAuersein non esistenza e sussistenza, allora va da s che un oggetto auerseiend non possa essere esistente o sussistente. 149 E in questo contesto che spesso stata riconosciuta laffinit della posizione meinonghiana con quella kantiana: il riferimento ovviamente allidea che lesistenza non un predicato reale delloggetto i cento talleri reali insomma non comprendono nulla di pi nel concetto dei cento talleri possibili. Cfr. KdrV A599, B 627, trad. it., pag. 481. 150 Meinong (1917): pag. 22. 71 trova unassicurazione nel dettato di Meinong: non semplicemente loggetto auerseiend, bens loggetto puro (der reine Gegenstand) auerseiend. Dal momento quindi che il termine puro viene preso da Meinong come sinonimo di ontologicamente neutro, sembra da un lato difficile accettare che solo parte degli oggetti del mondo siano puri e, peraltro, proprio quelli appartenenti ad un insieme estremamente particolare, come gli oggetti inesistenti (quanto il caso i. lascerebbe intendere). Dallaltro, sottolinea il fatto che ogni oggetto preso in s, al di ldella sua collocazione ontologica insomma ogni oggetto preso nella sua purezza di oggetto auerseiend. Cos il cerchio quadrato bloauerseiend (cio non somma alla sua natura di Auersein una qualche altra determinazione ontologica), ma anche un tavolo, se preso puramente come una sommatoria di determinazioni di Sosein, ovvero considerato al di ldellambito dellesistenza, auerseiend, sebbene non blo auerseiend, giacch appunto il tavolo, a differenza del cerchio quadrato, qui, esiste, io lo tocco e ci sbatto contro. Si ha cos uno spostamento notevole di prospettiva, nella misura in cui si muove lAuersein da variabile, per cos dire, indipendente, alla quale cio loggetto fa riferimento, a variabile dipendente, vale a dire, a caratteristica delloggetto. Innestando lAuersein sulloggetto e non viceversa, promuovendo cio lidea che ogni oggetto per principio auerseiend, si instaura insomma un nesso che lega loggettualit 151 con lAuersein, al punto da farli coincidere. Insomma, lAuersein la caratteristica ultima delloggetto, o, il che lo stesso, un oggetto tale
151 Oggettualit unespressione che a mia conoscenza non viene usata da Meinong, ma che impiego per intendere la caratteristica essenziale che rende ogni oggetto un oggetto. 72 solo nella misura in cui portatore di Auersein. I due sono termini equivalenti. Instaurare questa equivalenza dsicuramente la possibilitper ulteriori analisi, prima per di continuare con questa lettura dellAuersein, bisogna rilevare come la posizione del 1904 non risulti essere quella definitiva dellautore. Gi nel 1908 il filosofo di Graz ritorna sulle acquisizioni precedenti, negandole 152 . Egli scrive infatti:
Ma se sussiste qui la datit(Gegebenheit), per quanto non in un essere vero e proprio delluno o dellaltro tipo [cfr. della esistenza o della sussistenza], allora io ritengo essa comprensibile unicamente (soist ihr [] doch nur in der Weiseeiniges Verstndis abzugewinnen) se in essa si riscontra (aufweisen) una modalit per cos dire il pi possibile dessere (ein sozusagen mglichst Seinsartiges) 153 , quandanche non essere in senso proprio. [] Per ogni oggetto io afferro [] qualcosa, che rappresenta una prima traccia (eineersteSpur) di ci che noi abbiamo di fronte, per cos dire, in forma pi elaborata come sussistenza o esistenza. Questo minimum, che non ancora un essere nel senso
152 Quanto Meinong afferma in questi testi non pu non essere preso nel suo pieno valore, e cio in quello specifico di una oscillazione tutta particolare nellidentificare correttamente e definitivamente lAuersein; ogni lettura che parta univocamente solo da un testo di Meinong, sebbene in piena legittimit, non potrebbe nello stesso tempo pretendere di esporre la teoria definitiva di Meinong a proposito. 153 Ho tradotto laggettivo sostantivato Seinsartig con modalit dessere, intendendo Seins- con dessere e -artig con modalit oppure dalla modalit di-. 73 comune ma che per qualcosa dalla modalitdessere (etwas Seinsartiges), ho voluto chiamarlo Auersein []. 154
Se per nel testo del 1908 155 Meinong parla ancora solo di una modalit di essere o di un minimum dalla modalit dessere, accostando quindi chiaramente lo Auersein ad un tipo dessere, per quanto magari non di essere in senso proprio (imeigentlichen Sinne), nel 1913 egli molto pi chiaro:
La disgiunzione tra esistenza e sussistenza per esaustiva (vollstndig)? LAuersein, che a mala pena si lascia afferrare in modo negativo, costituisce per comunque qualcosa come un terzo modo di essere. 156
La prospettiva di un Auersein come Quasisein, come terzo modo di essere a fianco di esistenza e sussistenza, viene quindi da Meinong stesso, sebbene in lavori mai pubblicati 157 , rivalutata. Si sono quindi delineate due possibili chiavi di lettura dellAuersein, entrambe tenute in considerazione dallautore. Si
154 Meinong (1908): pag. 153. 155 Per la verit, anche nella seconda edizione di ber Annahmen si trovano tracce di questo ripensamento: cfr. Meinong (1910): pag. 80. 156 Meinong (1913): pag. 261. 157 Il primo testo del 1908 costituisce solo un frammento del Nachla, mentre la citazione seguente tratta da appunti per lezioni tenute nel semestre estivo del 1913. 74 potrebbe dire che la prima (rubricata sopra sotto i.), non essendo stata discussa nelle pubblicazioni del filosofo se non come tesi polemica negativa a favore della seconda, la tesi non ufficiale. Mentre invece la seconda (ii.), quella di un Auersein ormai emancipato da ogni considerazione di natura ontologica sia, per cos dire, anche quella meinonghiana ufficiale, visto che quella che lautore presenta nelle sue opere pubblicate. Il mio tentativo consister ora nel dare una interpretazione unitaria del concetto in questione, tentando contemporaneamente di risolvere le difficoltche queste due strade implicano. Mi servir nella discussione della mia tesi degli strumenti teorici di altri filosofi che si sono interessati di problemi pi o meno attinenti, senza considerare lintero loro sistema, se non quando ci non si riveli strettamente necessario. Inoltre, non affermo che il risultato della mia tesi sia quanto Meinong abbia sostenuto nelle sue opere, il mio solo un tentativo, partendo dal testo di Meinong, di esplicitare nel modo pi coerente possibile cosa lAuersein sia.
9. Estensione del concetto di Auersein.
a. Lessenza della oggettivit.
Si sono viste le difficoltche spingono lautore a scegliere di spostare il baricentro dellattenzione dallAuersein alloggetto che ha Auersein e di come, battendo questa tesi, si possa giungere ad una 75 rapida identificazione del carattere dellAuersein con quello della oggettualit in generale. Ci significa identificare come tratto fondamentale delloggetto lAuersein: lAuersein quel carattere senza il quale loggetto non sarebbe tale. Stabilire che esiste questa corrispondenza tra Auersein e oggettualitaggiunge alla trattazione una prima determinazione positiva, per quanto anchessa solo nominale, se non si riesce a definirla in modo pi approfondito. In fondo, infatti, non si sa ancora cosa lAuersein sia. Questo , se si vuole, il limite ultimo del lavoro di Meinong, lautore infatti si arresta senza decidersi definitivamente in merito. Prima di procedere oltre lungo lanalisi, c da chiedersi se si sono rilevati proprio tutti i tratti fondamentali delloggetto. In tal senso, vorrei allora apportare un contributo ulteriore presente nei testi di Meinong: cio un ulteriore dato che possa arricchire, grazie alla sua generale estensione ad ogni oggetto, la nozione ancora sterile di Auersein. Si tratta di esplicitare un elemento presente nei testi di Meinong sul quale per la nostra attenzione non si finora soffermata, probabilmente per il fatto che la traduzione italiana dellespressione tedesca corrispondente non fa fede al medesimo significato, ostacolando cos il riconoscimento della sua pregnanza per tale analisi. Questo elemento che si introdotto in sordina insieme con il paradosso discusso nei paragrafi precedenti 158 quello per il quale loggetto, pi che esserci (in forma attiva: c di solito la traduzione italiana prediletta della forma tedesca) dato (es gibt). Questa terminologia viene sistematicamente utilizzata da Meinong soprattutto quando cerca di definire quel qualcosa al di ldellessere e
158 Per quel paradosso non vale che ci sono oggetti che non ci sono, bens , traducendo letteralmente, che sono dati oggetti che non sono dati. 76 del non essere (jenseits von Sein und Nichtsein 159 ) che loggetto puro. Daltra parte per neanche Meinong sembra sfruttare a pieno questa risorsa, poich lascia che lanalisi identifichi i suoi fini solo nella delimitazione negativa della nozione di Auersein pi che in una sua determinazione positiva. Insomma, loggetto non c, ma dato, ovvero si concentra lattenzione prima che su una forma dessere, su una forma di datit (Gegebenheit) 160 . Tale forma di datit per particolare: essa cio non intrattiene nessuna relazione essenziale col fatto di essere una datitper un soggetto. Infatti:
agli oggetti non essenziale essere afferrati, bens poter esser afferrati (den Gegenstnden ist es nicht wesentlich, erfat zu werden, wohl aber erfat werden zu knnen) 161
E, in modo ancora pi chiaro:
Di fronte allafferramento (demErfassen gengenber) il suo oggetto il precedentelogico(das logisch Frhere), anche quando questo oggetto segue temporalmente lafferramento. 162
159 Meinong (1988a): pag. 12. 160 Cfr. a riguardo Meinong (1908): pag. 153, dove lautore instaura chiaramente il nesso tra Auersein e Gegebenheit. 161 Meinong (1988b): pag. 76. 162 Meinong (1988b): 103. Cfr. anche: () loggetto deve (mu) essere pre-dato (vorgegeben) al vissuto in un qualche modo, sia secondo lesistenza, sia secondo 77
Questa ulteriore esplicitazione, ha consentito di delineare, oltre a quella gifissata di Auersein, due ulteriori coordinate generali che determinano la natura delloggetto. Questi tre punti, per quanto non ancora esaustivamente analizzati, si potrebbero chiamare i caratteri formali di un oggetto e possono essere riassunti per sommi capi cos : loggetto i. , preso nella sua purezza di Auersein, un puro nesso di determinazioni di esser-cos ; ii. propriamente non c, ma dato; iii. questa datit del tutto indifferente nei confronti di un eventuale soggetto che la afferri. Questa nuova formulazione, pur avendo messo in luce nuovi elementi, non riesce ancora a esplicitare quale sia il tratto che unifica questi tre caratteri e soprattutto cosa significa che un oggetto sia Auersein: si sono colti solo i caratteri sparsi delloggetto, ma non se ne ancora compresa la loro reciproca complessione essenziale. Si ripercorra allora una volta di pi il tentativo complessivo del filosofo di Graz: eliminare ogni particolaritindividuale che la parola oggetto pu suscitare e contemplarlo nella sua pi ampia generalit possibile. Lungo questa strada si giunti a fissare il legame tra Auersein e oggetto puro. Tale via si pu anche caratterizzare come un
la sussistenza, o quantomeno secondo lAuersein. Per quanto in nessun modo loggetto ridotto al vissuto n tanto meno il vissuto afferrante alloggetto. In Meinong (1917): pag. 17. 78 progressivo e metodico avvicinamento al carattere fondamentale delloggetto nella forma di una continua generalizzazione (dalloggetto reale e ideale, a quello impossibile ed infine alloggetto puro) che si risolve alla fine in un asintotico avvicinamento privo di una visione dinsieme. Se per fosse possibile riscrivere il tentativo meinonghiano in termini diversi, si potrebbe gettare maggiore luce su cosa si sta ricercando. Se infatti venisse fissata la meta ideale alla quale la ricerca sarebbe supposta tendere, se ne potrebbe guadagnare in termini di puntualite sintesi. Riconoscendo allora un pendant tra Meinong e il lavoro svolto in quello stesso giro danni da Edmund Husserl 163 , si potrebbe fondatamente sostenere, che il filosofo di Graz alla ricerca di quanto Husserl chiamava lessenza delloggetto: la ricerca cio di quel qualcosa che resta invariabile in ogni possibile variazione 164 della quale loggetto si fa portatore (das invariableWas) 165 :
163 La vicinanza tra Husserl e Meinong confermata non solamente dallessere stati entrambi allievi di Brentano, ma anche dalla comunanza dei problemi ai quali i due autori lavoravano. Questo legame stato gi largamente riconosciuto: per una valutazione complessiva, cfr. Findlay (1973), dove lautore promuove la tesi di un Meinong fenomenologo, mentre per il carattere specifico del legame in merito alla tematica dellAuersein, cfr. Jacquette (2001). 164 In sostanza, quello che ho chiamato nel paragrafo precedente oggettualit. 165 Cfr. Husserl (1995): trad. it. pag. 411. 79 () al sensodi ogni esserecontingente[per i nostri intenti: al senso di ogni oggetto] appartieneappuntounessenza, un eidos afferrabilenella sua purezza () 166 .
Una volta instaurato questo legame per il quale cio Meinong mirerebbe a quanto si potrebbe chiamare lessenza delloggetto sarebbe allora legittimo 167 cercare di operare qualcosa che Meinong per mai si ripropose di condurre, vale a dire una visione eidetica (Wesenserschauung) di tale essenza. Se fosse possibile vederelidea generale delloggetto, si potrebbe allora riempire di un significato pi denso la nozione di Auersein e sperare cos di procedereoltrenella determinazione del carattere fondamentale di questultimo. In fondo, infatti, Meinong si fermato ad una considerazione esterioredei rapporti essenziali che vigono tra lAuersein e loggettualit, senza proseguire nella discussione del problema che il legame instaurato sollevava.
166 Husserl (2001): trad. it. pag. 15; sulla nozione di essenza e sulla sua duplice natura, materiale e formale, si articola poi la logica formale husserliana, cos come essa viene elaborata nelle Ideen. 167 Certo, questa legittimit va accettata solo cum grano salis, nella misura in cui Meinong considererebbe anche lessenza un oggetto (e daltra parte cos viene anche riconosciuta da Husserl, cfr. Husserl (2001): trad. it. pag. 18). Scrive infatti il filosofo di Graz: Ma cosa differenzia allora lEidos dalloggetto nel senso delloggetto puro, al quale io ho assegnato Auersein? Meinong (1913/1914): pag. 291. Questo per non preclude a priori la possibilit di tentare di utilizzare gli strumenti elaborati da Husserl ed applicarli in modo euristico alla ricerca meinonghiana. 80 b. Vedere lessenza.
Per quanto riguarda la visione eidetica, essa definita nelle Ideen come una intuizione radicalmente comune alla intuizione empirica, cio coscienza di qualcosa, di un oggetto, di un qualcosa su cui si dirige lo sguardo e che le dato in se stesso in questa intuizione; ma nello stesso tempo le due intuizioni sono distinte per principio poich una si interessa solo di dati di fatto, di singolaritempiriche, mentre laltra di essenze, di eide 168 . Ad essa per, nel testo del 1913, non viene prescritta nessuna metodica operativa: non si sa cio comeHusserl vorrebbe compiere questa visione dessenza 169 . Una chiara indicazione in questo senso ci verrdata dallautore molto pi tardi, in Erfahrung und Urteil dove alla Wesenserschauungverraffiancata lidea di eidetische Variation. La variazione eidetica deve insomma essere capace di liberare il fenomeno dal suo carattere di contingenza (Zuflligkeit) e per riuscirci essa si propone di variare nella pura fantasia (in reiner Phantasie) ogni carattere contingente 170 . Quanto resiste a questa variazione, vale
168 Cfr. Husserl (2001): trad. it. pag. 16-19. 169 Lidea era originariamente quella di una astrazione ideante, ma poi questo procedere viene ritenuto insufficiente. 170 Cfr. Husserl (1995): trad. it. pag. 314 315: Si mostra allora che questa molteplicit di riproduzioni attraversata da ununit, che cio nella libera variazione di unimmagine originaria, per esempio di una cosa, viene mantenuto in maniera necessaria un invariante come la forma universale necessaria senza la quale qualcosa come questa cosa, come esempio della sua specie, sarebbe impensabile. Questa forma emerge nellesercizio di una variazione arbitraria come un contenuto assolutamente identico, un quid invariabile, secondo il quale si identificano tutte le varianti, unessenza universale, mentre le loro differenze sono per noi irrilevanti. Noi possiamo volgere lo sguardo verso questa essenza come linvariabile necessario che a tutte le variazioni, esercitate nel modo del qualsivoglia e comunque proseguibili, prescrive il loro limite, anche se sono variazioni della stessa immagine originaria. 81 a dire, quel carattere, modificando il quale non si riesce pi ad avere di fronte lo stesso fenomeno, lessenza del fenomeno stesso 171 . E cos possibile operare una variazione eidetica sulloggetto e trovare il nesso fondamentale di tutti i suoi caratteri. Si provi a variare liberamente i tre caratteri formali raggruppati attorno al concetto di oggetto, e quanto resiste a questa libera variazione verrdefinita come lessenza di tale nozione. Si possono cos variare nelloggetto: i. ogni particolare esser-cos (ogni determinazione di Sosein). Questa variazione richiede per uno specifico chiarimento. Si visto come loggetto individuale si identifichi con linsieme delle determinazioni di Sosein; il motivo per il quale si deve poter variare nella fantasia ogni Sosein delloggetto individuale che non si sta ricercando il carattere che rende un oggetto questo oggettoparticolare(questo dato lo si giacquisito: sono proprio i Sosein che rendono loggetto questooggettoparticolare), bens quel carattere che rende tale loggetto in generale, vale a dire, quel carattere che rende tale qualsiasi oggetto. La variazione eidetica di ogni esser-cos allora giustificata dal fatto che, nel modificare liberamente ogni esser-cos delloggetto (cio trovandosi di fronte qualsiasi oggetto), ci si trova sempre e comunque di fronte ancora un oggetto, dimostrando cos che le determinazioni di Sosein non sono quel invariables Was, quellessenza delloggetto, di cui si alla ricerca 172 ;
171 Cfr. Husserl (1995): trad. it. 87, a. 172 Se non fosse possibile compiere questa operazione (modificare ogni Sosein di un oggetto e di conseguenza variare liberamente ogni oggetto), non si riuscirebbe a prescindere proprio da quella Zuflligkeit, da quella contingenza, che invece la visione eidetica si propone di abbandonare. 82 ii. ogni modo particolare di datit(esistenza o sussistenza); iii. la presenza del soggetto afferrante (cio se si assume anche la mancanza di un soggetto afferrante). Quanto non si pu variare, cio lunico carattere fondamentale comune a tutti gli oggetti e che per resiste alla variazione (come un che di residuo, nello stesso senso in cui Husserl parla della coscienza come di un residuo fenomenologico 173 ) lirriducibilitdellesser dato in senso assoluto delloggetto. Noi possiamo variare come vogliamo ogni Sosein di un oggetto (ovvero avere qualsiasi oggetto di fronte a
Il problema potrebbe per sussistere nella infinit del processo in atto: per operare una tale variazione, dovremmo infatti essere capaci di variare liberamente proprio ogni Sosein di un qualsiasi correlato oggettuale, cos , ad esempio, di una mela, dovremmo poter variare tutti i suoi Sosein e da rossa e rotonda e, renderla nella fantasia blu e ottagonale e o verde e quadrata e (operazioni equivalenti a trasformare la mela originaria in un altro oggetto) e cos allinfinito. E chiaro che un tale compito irrealizzabile. Il problema viene per gi ravvisato e risolto da Husserl: Che leidos sia riferito ad una molteplicit, liberamente ad libitum riproducibile, di variazioni che vengono a coincidere, cio ad una infinit aperta, non vuol dire che debba richiedersi un reale processo allinfinito, ossia una produzione reale di tutte le varianti []. Allora noi, anche quando ci interrompiamo, non abbiamo tuttavia inteso la molteplicit di fatto delle varianti intuitive, singole, e trasportate luna nellaltra []; ma invece, come ogni singolo ha il carattere di essere esemplare ad libitum, cos anche alla molteplicit delle variazioni appartiene pur sempre un essere ad libitum. [] A ogni molteplicit variazionale appartiene essenzialmente questa mirabile e tanto importante coscienza dello e cos via ad libitum. Solo mediante essa dato ci che noi diciamo una molteplicit apertamene infinita. In Husserl (1995): trad. it. pag. 315-316. 173 Cfr. Essa (la coscienza) rimane come residuo fenomenologico in Husserl (2001): trad. it. pag. 77 tra laltro, la citazione prosegue poi cos come una regione dellessere per principio peculiare, che pu di fatto diventare il campo di una nuova scienza della fenomenologia; nella argomentazione sullAuersein, invece, non si parla pi di una regione dellessere, essendo ad un livello pi generale. Da rilevare inoltre che il punto era ben chiaro a Meinong che riporta proprio come commento alle Ideen di Husserl: in nessun 83 noi), fino a presentarci un oggetto impossibile, al di fuori delle sfera di esistenza e sussistenza, e possiamo anche prescindere da un soggetto che lo afferri: esso resta comunque un oggetto dato, che sta l 174 . Insomma, se si variano tutti questi caratteri, si trova come loggetto coincide, nella sua purezza di Auersein, con un essere dato, con un esser-l originario. Loggettodato, ma non solo, essosemprel, fuori di noi. Potrebbe sembrare una contraddizione sostenere che sussiste uno stare l o un esser dato delloggetto se non si prende anche in considerazione in rapportoa cosa loggetto stia l , o ancora a chi esso dato, riducendo cos il carattere pi fondamentale delloggetto ad una dipendenza nei confronti del soggetto e quindi contravvenendo proprio alla regola della indipendenza delloggetto dal soggetto. Quello per che con stare l si vuole esprimere proprio il pi ampio margine di indipendenza disponibile: quello della separazione, della esteriorit spaziale. Nel guardare un oggetto A, noi intratteniamo una relazione con loggetto: esso definito in prima istanza dal fatto di essere-l , fuori di noi. Ora, poco importa a quale distanza noi ci collochiamo ed altrettanto irrilevante se noi siamo in grado o meno di percepire loggetto: esso infatti comunque presente in tutta la sua esteriorit. Non necessario che ogni esser-l debba essere un esser-l di cui si abbia conoscenza. Tale esteriorit rende loggetto tanto gnoseologicamente quanto ontologicamente del tutto indipendente. Sia il cerchio quadrato che il tavolo che ho di fronte non sono per nulla influenzati dalla percezione che io ne posso avere, essi sono l in modo
caso la fenomenologia pu essere presa in senso cos ampio, da inglobare lintera Gegenstandtheorie. In Meinong: (1913/1914): pag. 289 174 Ha una soluzione il problema degli n corpi? Essa certo trascende tutte le nostre potenzialit, ma la soluzione data e, per di pi, non dipende da noi, ci esterna, sta l . A tal riguardo, cfr. Husserl (1900): pag. 185; trad. it., pag. 191. 84 del tutto indipendente da me o da qualsiasi altro soggetto 175 . Non solo: essi sono l anche nei confronti di tutti gli altri oggetti. Vale a dire il cerchio quadrato l rispetto al tavolo e viceversa. I due oggetti, prima di qualsiasi altra relazione, intrattengono un rapporto di esterioritnei loro reciproci confronti. Anche qualcosa che non c, insomma, pu essere l, e quel che pi importante per una teoria delloggetto, proprio attorno a questa irriducibile esteriorit che esso si struttura oggettualmente 176 , cio che si danno i suoi caratteri di Sosein in modo indipendente da ogni soggetto. Va da s che questa esteriorit spaziale solo in senso metaforico: non si parla infatti di nessuna relazione metrica che intercorre tra il cerchio quadrato e il tavolo che ho di fronte. Essa solo per cos dire fenomenologicamente spaziale 177 .
175 Caso emblematico di riduzione delloggetto da esser-l ad esser-qui, caso emblematico insomma della soppressione dellesteriorit delloggetto, rappresentato dal passaggio che in Husserl parte dalle Ricerche Logiche e porta fino alle Ideen: nelle LU Husserl distingue infatti un contenuto effettivo e un contenuto intenzionale della percezione esterna. La ricerca, nel testo del 1901, era volta unicamente ad uno studio descrittivo dei contenuti effettivi, ma durante il decennio che porta fino al 1913 Husserl modificher le sue opinioni ed alla fine riterr di dover includere nella ricerca anche il contenuto intenzionale, quindi non solo la manifestazione, ma anche ci che si manifesta, dando cos il via alla fenomenologia trascendentale e costitutiva. Loggetto, da qualcosa che sta-l , indipendentemente dalla coscienza, viene fatto rientrare in essa, perdendo cos il suo carattere di esteriorit. Cfr. Costa: pag. 440 in: Husserl (2001). 176 Loggetto in questa prospettiva si struttura e non si costituisce. Vale a dire non esiste alcun processo di costituzione delloggetto, che dato al contrario sempre in modo indipendente dal soggetto, esso cio si presenta sempre secondo regole organizzative proprie che non dipendono dal soggetto afferrante. Dimostrazione sperimentale data dallo studio gestaltista della organizzazione dello spazio visivo. Ben diverso il caso della fenomenologia husserliana dove la strutturazione invece una Konstitution, cfr. Husserl (1991). 177 Per la metafora spaziale, cfr. 10. 85 Loggetto insomma, ce lo ricorda il suo etimo sia in quanto Gegen-stand che in quanto ob-iectum, quel qualcosa che sta l e, sul piano etimologico, unaltra conferma si pu trovare a questo punto anche nel termine Auer-sein, che si potrebbe intendere come uno stare-l , fuori dallessere. Esso insomma quel carattere delloggetto che ha la possibilitdi stare fuori dallessere, l fuori, secondo quella irriducibile determinazione spaziale che viene espressa (cfr. nota 121) dallo Auer-. Per riassumere, cosa accomuna un triangolo, un tavolo, un cerchio quadrato e, poniamo, il triangolo di Kanizsa? Il fatto che essi sono tutti oggetti, ovvero si strutturano in piena indipendenza dal soggetto e che sia nei suoi, sia anche in un loro eventuale reciproco confronto, essi sono posti in un rapporto di completa esteriorit. Il mododi datit indifferente; infatti, ad esempio, il rosso fuori di mesegue le stesse leggi del rosso che immagino in me: entrambi mi sono esterni e indipendenti basti pensare che non possiamo afferrare un rosso, senza nello stesso tempo afferrare una superficie e questo vale sia per il rosso percepito sia anche per il rosso puramente presentato nella coscienza. Si potrebbe ritenere che, seguendo i grandi progetti idealistici 178 , lesterioritsi possa ridurre ad una esterioritsolo temporale. Ma che questo l sia un l di natura spaziale, prima ancora di essere temporale, ci viene dimostrato proprio da un caso particolare di oggetti che, come si visto, fanno parte dellinsieme degli oggetti ideali: gli obiettivi. Anche gli obiettivi, come tutti gli oggetti, sono esterni, 86 stanno l, sono cio auerseiend, ma a differenza degli oggetti reali che sono inclusi in un flusso temporale, gli obiettivi, secondo Meinong, non hanno alcun rapporto col tempo: essi sono intemporali 179 . Il che significa che il tempo solo un modo dellesteriorit e non quello fondamentale 180 , infatti lesteriorit temporale presuppone sempre quella spaziale. Pertanto, gli obiettivi rimangono esterni, pur non rientrando in alcun rapporto temporale fra di loro. Si quindi giunti a riempire di significato la nozione di Auersein. Resta da vedere in che modo esso attiene agli oggetti. Cio comprendere come possibile nei fatti che ogni oggetto sia Auersein e possa quindi essere collocato spazialmente. c. Gli oggetti e la collocazione spaziale.
Uno dei modi con cui Meinong descrive loggetto la sua natura di essere un fascio di determinazioni di Sosein. Loggetto sempre cos , sempre determinato. E allora chiaro che il discorso generale che sopra si condotto riguardo allAuersein deve trovare una sistemazione
178 Faccio riferimento a Kant, Heidegger e (in parte) allo stesso Husserl, autori per i quali il ruolo della temporalit svolge un ruolo trascendentale fondamentale. 179 Meinong (1910): pag. 64, 76. 180 Anzi per Meinong esso si riduce a momento soggettivo, un: inserimento ingiustificato nella nostra concezione dellesistenza di un momento del tutto soggettivo quale si palesa nella circostanza per cui ogni esistenza appare determinata come passata, presente e futura; mentre questa determinazione non altro, ogni volta, che una relazione tra tempo del giudizio e tempo delloggetto, la quale per il reale in s altrettanto casuale proprio come per il medesimo casuale se e quando esso 87 adeguata nei confronti di ogni singolo oggetto. Ma che cosa significa che ogni oggetto dato l , in che senso esso intrattiene dei rapporti spaziali? Per dimostrare questa attinenza intrinseca della determinazione spaziale alla strutturazione delloggetto vorrei fare riferimento ad una posizione filosofica che, per certi versi, vicina a quella di Meinong: quella leibniziana. Ora, secondo Leibniz, si pu dire che di una cosa vi una unica essenza, ma (che) vi sono pi definizioni che esprimono la stessa essenza, per preferibile se seguendo luso comune si dicesse che lessenza delloro ci che lo costituisce e che gli d quelle qualit sensibili che lo fanno riconoscere e fonda la sua definizione nominale, mentre ne avremmo la definizionerealeecausalese potessimo spiegare la sua struttura interna 181 . La definizione nominale viene anche definita come lenumerazione delle note sufficienti 182 . Quando siamo in grado di esprimere una definizione nominale attorno ad una cosa o ad una nozione, ne abbiamo una conoscenza distinta 183 che pu essere adeguata o inadeguata, intuitiva o ciecasimbolica. Il risultato che, se
conosciuto da chicchessia in: Meinong (1899): pag. 457, trad. it. pag. 95. 181 Leibniz (1765): trad. it. pag. 418; la definizione causale quella che non solo ci permette di conoscere il modo secondo il quale la cosa pu essere prodotta, (Leibniz (1684): trad. it. pag. 679), ma mostra anche che i loro nessi reciproci non danno luogo a contraddizione, cfr. Mugnai (1996): pag. 68. 182 Leibniz (1684), trad. it. pag. 677; vengono dette distinte quelle idee che sono ben distinte in s stesse e (che) distinguono nelloggetto i segni che lo fanno riconoscere, che ne danno lanalisi o la definizione, Leibniz (1765): trad. it. pag. 380. 183 La nozione distinta una forma della conoscenza chiara (laltra forma la conoscenza confusa quella che di solito si ha in forza solo di una percezione sensibile); alla conoscenza chiara si contrappone quella oscura, vale a dire, la 88 si in grado di avere una conoscenza adeguata (come il caso della conoscenza dei numeri che le si avvicina fortemente), cio se si spinta lanalisi fino allultimo termine 184 , e in ci non abbiamo utilizzato dei segni (il che ci assicurerebbe una conoscenza adeguata, s , ma cieca o simbolica), bens abbiamo proceduto solamente in forza di intuizioni (dato possibile per solo per le nozioni primitive 185 o distinte), allora otterremo una conoscenza perfetta. E, questo, il motivo per il quale, un cieco 186 , al quale si fossero date le definizioni esatte di una sfera e di un cubo e che avesse toccato entrambi i solidi, se di colpo riacquistasse la vista, sarebbe in grado di indicare, semplicemente vedendoli, quale dei due solidi il cubo e quale la sfera 187 . Ma forse ancora pi significativo per i nostri intenti questo ulteriore esempio: il chiliagono, per quanto impossibile da rappresentare, definito dal fatto di avere mille lati. Una volta acquisita questa definizione, si pu dimostrare ogni sorta di verit su di esso 188 . Insomma, la conoscenza si svolge per Leibniz lungo il reperimento di note delloggetto, di sue determinazioni o propriet, di suoi in termini meinonghiani Sosein 189 . Noi conosciamo un oggetto
conoscenza che non consente di riconoscere appieno la cosa rappresentata. Cfr. Leibniz (1684): trad. it. pag. 675-676. 184 E se si in grado di formulare una definizione reale a riguardo, cio di mostrare che le determinazioni della nozione, non essendo tra di loro contraddittorie, rendono possibile la nozione. 185 Le nozioni primitive sono o di ragione o di fatto. Di ragione sono le verit identiche (che non sembra non facciano che ripetere la stessa cosa), di fatto sono delle esperienze immediate interne. Leibniz (1765): trad. it. pag. 491- 497. 186 Si tratta del famoso esperimento di Molyneux. 187 Leibniz (1765): trad. it. pag. 261. 188 Leibniz (1765): trad. it. pag. 386. 189 Il parallelo stato gi riconosciuto, cfr. Parsons (1978): lautore ritiene che la teoria leibniziana sia un frammento della teoria degli oggetti (Parsons parla di ontologia) di Meinong: i due filosofi infatti concorderebbero proprio nelle 89 se ne possiamo elencare le sue determinazioni. Questa anche la prospettiva gnoseologica meinonghiana: un oggetto conosciuto se possibile enumerarne le determinazioni di Sosein. Inserita in questa convergenza di vedute, la trattazione che Leibniz fa dello spazio, d degli spunti interessanti che possono servire al nostro intento di comprendere meglio in che senso gli oggetti sono collocati spazialmente. Secondo Leibniz, che ha come bersaglio polemico anche Newton e la sua concezione dello spazio come sensoriumdivino 190 , non esiste uno spazio vuoto 191 ed esso solamente lordine delle cose 192 . Il che significa, ad esempio, che la collocazione del tavolo che ho di fronte non ha delle coordinate assolute, ma che essa si definisce in base a tutti gli altri oggetti, sicch, se un nuovo coesistente acquista lo stesso rapporto che il primo aveva avuto con altri, si dice che venuto al suo posto 193 . Ancora pi chiaramente:
posto (place) ci che si dice essere lo stesso per A e per B, quando il rapporto di coesistenza di B con C, E, F,
loro teorie su quelle che Parsons chiama propriet nucleari delloggetto: cio le sue determinazioni di Sosein o le sue note, sulle propriet nucleari cfr. anche Parsons (1977). 190 Che la natura dello spazio sia una questione che presenta una profonda rilevanza metafisica e non solamente un oggetto di discussione fisico- matematico, ben messo in luce dalle implicazioni filosofiche dellevoluzione di questa nozione nel periodo a cavallo tra il XV e il XVIII secolo. Cfr. Koyr: From the closed World to the Infinite Universe. 191 Sarebbe allora interessante notare en passant come in fondo non ci sia una grossa differenza nel sostenere che non esiste uno spazio vuoto (Leibniz) e che tutto oggetto (cfr. Meinong (1988b): pag. 68): le due espressioni sembrano essere quasi equivalenti. 192 Non mi interesso qui degli argomenti di natura teologica. 90 G, perfettamente congruente con il rapporto di coesistenza che A ha avuto con i medesimi, supposto che non vi sia stata altra causa di cangiamento in C, E, F, G. 194
Lo spazio secondo Leibniz non nulla in s, ma un ordine, un rapporto che le cose intrattengono le une con le altre, senza le quali quindi non ci sarebbe alcuno spazio (cos come nessun tempo). Un punto interessante inoltre che in questo rapporto non rientrano solo le cose, ma anche i possibili 195 , cio tempo e spazio si riferiscono (anche) a possibilitindipendenti dallesistenza 196 . Insomma lo spazio una funzione del corpo e dei possibili 197 , esso costitutivo delloggetto nella misura in cui diremmo esso una delle sue determinazioni di Sosein. Cos , seguendo il pensiero leibniziano, riusciamo a determinare la collocazione spaziale come un momento costitutivo delloggetto. Se, cio, riconduciamo la collocazione spaziale ad una determinazione di Sosein, allora, grazie alla scissione fissata dal principio di indipendenza tra Sosein e Sein, anche loggetto preso al di ldella sua esistenza o sussistenza, cio nella sua purezza, mantiene delle determinazioni di natura spaziale. Quindi, in forza del principio meinonghiano, secondo il quale anche un oggetto impossibile a pieno titolo un oggetto, si pu estendere la posizione di Leibniz, originariamente limitata agli oggetti
193 Leibniz (1715-1716): trad. it. pag. 350. 194 Leibniz (1715-1716): trad. it. pag. 350. 195 Leibniz (1765): trad. it. pag. 274. 196 Leibniz (1765): trad. it. pag. 278. 197 Leibniz (1715-1716): trad. it. pag. 322. 91 reali o possibili, anche a quelli impossibili, dal momento che anche ad essi ineriscono delle determinazioni spaziali di Sosein. Inoltre, sulla base di quanto si scoperto riguardo allAuersein, poich si ritiene che esso sia per cos dire la condizione di possibilitdellessere oggetto, allora sarsolo grazie al fatto che un oggetto dato l (Auersein), che esso potressere caratterizzato da ulteriori determinazioni spaziali nei confronti di altri oggetti ed eventualmente nei confronti di un soggetto. Se questo discorso facilmente applicabile a tutti gli oggetti reali 198 , e per parte di quelli ideali (si pensi ad esempio alle figure geometriche), come poter connotare il Sosein spaziale di, poniamo, un obiettivo quale, ad esempio, che la mela rossa? E cio facilmente intuibile in che senso una mela stia l fuori in modo indipendente (Auersein) ed anche in che senso una mela stia l nei confronti, ad esempio, dellalbero da cui pende, ma difficilmente comprensibile in che senso oggetti come la mela presa nella sua purezza o lobbiettivo che la mela rossa, siano spazialmente collocati, ovvero in che senso essi hanno una determinazione di Sosein spaziale. Insomma, in quale spazio si situa lobiettivo che la mela rossa, oppure loggetto puro mela? Per risolvere questa difficolt, bisogna innanzitutto sottolineare come si siano venuti a determinare duesignificati di collocazione o determinazione spaziale: il primo che coincide con la datit e lesterioritdelloggetto, cio con il suo Auersein, e il secondo invece
198 Per i quali le determinazioni di Sosein si strutturano in modo metrico. 92 con il suo Sosein spaziale, cio il suo essere elemento di un ordine spaziale 199 . La prima la condizione della seconda. Da quanto si osservato, tutti gli oggetti sono portatori di Auersein ed in questo senso lo quindi anche la mela pura (cio data, esterna al soggetto ed a ogni altro oggetto) o lobiettivo che la mela rossa. Per quanto concerne invece la determinazione di Sosein, questi oggetti devono essere in un ordine spaziale che sia in grado di valere nonostante essi siano oggetti non esistenti o presi come non esistenti. Certo non si pu ritenere che lobiettivo che la mela rossa si trovi in un qualche rapporto spaziale con lobiettivo che la mela rotonda. E assurdo ritenere infatti che tra questi due oggetti possa valere un ordine spaziale inteso come quello vigente per gli oggetti fisici (anche se questo per non esclude il progetto di teorizzare un vero e proprio spazio logico, diverso da quello fisico 200 ). Ma senza discutere, o addentrarsi in, un progetto del genere, si pu comunque argomentare sostenendo
199 Per questo ho sempre virgolettato il termine spazio (e derivati) in riferimento allAuersein, mentre quando riferisco tale espressione alla determinazione di Sosein lo lascio senza virgolette. 200 Senza contare che una tale tesi stata gi elaborata da Wittgenstein nel suo Tractatus e non un caso che, ad esempio, proprio di questo testo sia stato detto: Le pagine iniziali del Tractatus sono Gegenstandstheorie pura e semplice, e il loro tedesco echeggia spesso quello di Meinong in Ryle (1972): pag.8. La nozione di Sachverhalt (stato di cose) infatti ricorda da vicino quella di Objektive. Per evitare per di allargare troppo il mio lavoro, far unicamente riferimento alla voce logical Space (logischer Raum) del Wittgenstein Dictionary di Glock; cfr. Glock (1996): pag. 220. Ora, secondo Wittgenstein lesistenza contingente degli stati di cose inserita in un ordine a priori di possibilit, per le quali possibile parlare di uno spazio logico, infatti: ci sono numerose dimensioni per lanalogia tra lo spazio e linsieme di possibilit logiche. Soprattutto quattro sono i punti presi in considerazione: (1) esiste un luogo (Ort) nello spazio logico, determinato da una proposizione; questo luogo (2) garantito da una serie di coordinate (quanto noi abbiamo chiamato determinazioni di Sosein), come ad esempio lesistenza dei suoi componenti; (3) lo spazio pu essere occupato (pieno) o vuoto; ed infine (4) tale spazio il campo di ogni possibile cambiamento o combinazione degli oggetti in fatti. 93 che con almeno dueelementi esterni (esterni in quanto portatori di Auersein) questo obiettivo entra in un ordinespaziale: innanzitutto con il suo infimum, cio con loggetto che lobiettivo prende come suo materiale (la mela), e poi con il soggetto che lo intenziona con un atto di giudizio. Con questi due elementi si d insomma un ordine prospettico spaziale nel quale anche lobiettivo si situa. Infine, per riassumere, lAuersein garantisce quella esteriorite indipendenza delloggetto che permette linnestarsi, su questa esteriorit, di determinazioni di Sosein capaci di inserire loggetto in una griglia spaziale con altri oggetti o con un soggetto. Proprio perch due oggetti sono esterni luno allaltro, essi possono infatti entrare in una relazione spaziale. 10. Auersein senza oggetto?
Ho cercato in questi ultimi due capitoli di dare una interpretazione unitaria del termine Auersein, dei suoi rapporti con loggetto, del modo con cui, a partire da esso, loggetto si pu strutturare in quanto tale e di come, infine, ci vada inteso, in prima istanza, in senso spaziale. Si ricorder per loscillazione che Meinong mostrava nel trattare lAuersein o come una nozione a s (era la versione non ufficiale, che poneva il problema di un Quasisein come terzo modo dessere), o come identificantesi con loggettualit delloggetto. La strada che io ho cercato di battere nei due capitoli precedenti era uno svolgimento della tesi ufficiale di Meinong: ve n una diversa? Inoltre, proficuo parlare di Auersein in s, ovvero senza fare alcun 94 riferimento alloggetto? Sulla base di alcuni elementi individuati nella trattazione precedente, ritengo di s . Uno di questi di sicuro il chiaro imbarazzo che si ha nellusare espressioni quali loggetto Auersein, che di certo non ancora una qualificazione adeguata del rapporto che vige tra Auersein e oggetto, dal momento che il primo non una proprietdel secondo al pari di qualsiasi Sosein, visto che lAuersein la condizione grazie alla quale si struttura ogni Sosein. Un altro motivo, connesso col precedente, per il quale sarebbe auspicabile trattare lAuersein sotto una diversa prospettiva, combacia con un dato intuitivo immediato: posto che loggetto per essere oggetto debba essere dato l , esso dovestarebbe? Certo, se gi era lontano dalle tesi di Meinong il trattare lAuersein come esterioritspaziale delloggetto, non si pu nascondere che lo sia ancora di pi adesso cercare di battere una via che ginella prospettiva di Meinong era tentennante. Ma dal momento che ritengo filosoficamente pi interessante e fruttuoso rendere produttivo un concetto, tentando di farlo reagire (come se si trattasse di una reazione chimica) con altri elementi, piuttosto che esporlo nella sua austerit, proceder oltre. Finora ci si occupati dellAuersein solo nella sua relazione con loggetto, ed stato detto in breve che: i. loggetto, prima ancora di esistere, di sussistere o di essere, dato; si situa cio al di ldellessere e del non essere (Jenseits von Sein und Nichtsein 201 );
201 Meinong (1988a): pag. 12; Meinong parla delloggetto puro in quanto Auersein come posto al di l dellessere e del non essere. 95 ii. questa particolare datit, per garantire lindipendenza ontologica delloggetto da ogni soggetto e da ogni altro oggetto, deve essere connotata spazialmente; iii. loggetto, grazie al fatto di essere fuori ogni altro oggetto e ogni soggetto, determina attorno a tale datiti suoi Sosein; tra questi Sosein vanno elencati anche quelli che inseriscono loggetto in questione in una griglia ordinata spazialmente con tutti gli altri oggetti. Queste sono state le conclusioni delle analisi precedenti; sulla base di esse si provi adesso a ribaltare il punto di vista, lasciando momentaneamente da parte loggetto, come proponeva la tesi del Quasisein. Se infatti stato detto che loggetto tale sempre e solo se dato l , allora che cos quel l nel quale loggetto essenzialmente dato? Dove si trova loggetto puro? Sembra delinearsi cos un nuovo oggetto di analisi: uno spazio o un luogo allinterno del quale si situerebbe sempreloggetto puro; o meglio, visto il legame essenziale che vige tra le due nozioni, si propone allanalisi uno spazio, il collocarsi allinterno del quale rende oggetto un oggetto. Si per sprovvisti degli strumenti teorici adatti per riuscire ad analizzare questo nuovo elemento. Il reperimento di tali strumenti passerallora attraverso il riferimento ad argomenti filosofici contigui, ma maturati in un contesto di natura apparentemente diversa. Si ricostruisca adesso la struttura gnoseologica meinonghiana, per la quale il soggetto intenziona un oggetto per il tramite di un contenuto. Per quanto stato detto, loggetto pu anche non essere e ciononostante essere intenzionato. Questo grazie al fatto di essere dato 96 l , di essere esteriore al soggetto, che propriamente lunico modo perch lintenzionalitsi possa attivare. Esattamente da questo stesso punto di partenza inizia il lavoro al quale noi vogliamo riferirci per vedere se sia possibile analizzare lAuersein al di fuori della considerazione del suo legame con loggetto:
Nella contemporanea gnoseologia si separa loggetto, il contenuto e latto e si spiega la relazione di questi elementi fra di loro 202 .
Mi riferisco al testo Luogo di Nishida Kitaro 203 . Trarre da questo autore gli strumenti teorici di cui si ha bisogno potrebbe considerarsi problematico: esso infatti implicherebbe il mettere in relazione due autori che a causa della loro lontananza geografica e culturale richiederebbero di per s delle considerazioni preliminari, le quali andrebbero per a coincidere con lintera filosofia interculturale e i suoi metodi. Daltra parte il presente lavoro non si interessa n di tali argomenti nello specifico n mira a delucidarli: lunico suo intento quello di proporre una lettura coerente dellAuersein e lo stesso ricorso
202 Nishida (1926): pag. 72; tutte le indicazioni di pagina di questo testo sono tratte dalla traduzione tedesca. 203 Il cognome precede, secondo luso giapponese, il nome. Per una storia del pensiero di questo autore, nonch della scuola a cui fece capo in Giappone, cfr.: Prtner/Heise (1995): pag. 347-356; Ohashi (1990): pag. 11-45, (1986): pag. 121 134, inoltre i due numeri monografici dedicati a questa scuola: Revue Philosophique de Louvain, n. 4, 1994; e tudes phnomnologiques, n.18, 1993, oltre a Cestari (1996), una visione di pi amplio raggio sulla filosofia 97 a testi nishidiani viene eseguito unicamente nella speranza di trarne spunti ed impulsi volti a questo fine 204 . Quindi non mi soffermer su questi temi e discuter di Nishida Kitaro come di un qualsiasi altro filosofo occidentale 205 . Daltra parte, oltre che per la vicinanza dei problemi trattati, come la citazione precedente dimostra, sappiamo che Nishida aveva ben presente il lavoro dei brentaniani tanto da aver letto, tra gli altri, Meinong stesso e aver preso anche posizione con il pensiero dellautore in alcuni passi 206 . Ora, latto deve avere come oggetto qualcosa che gli trascendente. E chiaro per che per riuscire ad afferrare tale trascendenza latto deve poter entrare in una qualche relazione con loggetto 207 . Come possibile? Secondo Nishida, una tale relazione
giapponese contemporanea in particolare dellera Meiji proposta da: Piovesana (1968). 204 Il testo a cui faccio riferimento segna infatti solo un momento dellintero sviluppo del pensiero dellautore, che tradizionalmente viene riassunto in tre fasi. La prima interessata allelaborazione di una teoria della intuizione pura e viene fatta iniziare con la prima pubblicazione dellautore (Studio sul bene, 1911 trad. ted. ber das Gute, 2001), la seconda mira a teorizzare, attorno alla scoperta della nozione di luogo, una logica del luogo (questa fase inizia nel 26, proprio con il testo qui trattato), mentre lultima fase ha al suo centro soprattutto temi di filosofia della storia e della religione (1930 ca. 1945); per questo sviluppo si confronti: Andolfato e Pasqualotto in: Nishida (1996) e Cestari in: Nishida (2001). 205 Dando quindi per scontato che lautore in questione sia innanzitutto un filosofo nel senso occidentale del termine, che si sia cio interessato di quei problemi appartenenti a quella tradizione culturale nella quale si sviluppata la filosofia cos come da noi conosciuta e, infine, che non ci sia alcun tipo di filtro, linguistico o concettuale, attraverso il quale debba passare la ricezione di tale autore e delle sue idee. Ma che questa serie di assunzioni non sia cos lineare dimostrato anche solo dalla travagliata introduzione di un equivalente giapponese che traducesse il termine filosofia; a riguardo, cfr. Marchian in: Cestari (1996) pag. 7-23. 206 Cfr. Nishida (1987): pag.72, 113, 114, 162, il testo una raccolta di saggi incentrati su temi di gnoseologia dove lautore fa pi volte riferimento al testo ber Gegenstandstheorie del 1904. 207 Questo chiaro anche in base a quanto abbiamo scritto nei precedenti capitoli, se loggetto fosse preso unicamente nella sua valenza di Auersein, di 98 resa possibile dal fatto che oggetto e soggetto si trovano nello stesso luogo. Questo luogo per, in quanto si deve fare carico anche di essere condizione dellindipendenza delloggetto, non pu essere semplicemente un soggettivo campo di coscienza, un puro Bewutseinsfeld esso s una prima forma con cui possiamo intendere questo luogo 208 , ma:
Si accetti che loggetto trascende latto soggettivo ed indipendente, allora il luogo dal quale loggetto oggettivo (objektiver Gegenstand) scaturisce non pu essere soggettivo 209
Questo, in una certa misura, pu essere confermato anche dalle analisi precedentemente condotte: esse, partendo dalloggetto, concludevano che esiste, nelloggetto, una determinazione di Sosein per
pura esteriorit, senza avere la capacit di instaurare delle relazioni di Sosein con il soggetto, allora esso resterebbe s oggetto, ma non si avrebbe alcuna possibilit di afferrarlo: esso resterebbe oggetto, ma fuori ogni attingibilit. Su questo punto Meinong mantiene tuttavia una posizione imbarazzante, per la quale alloggetto non essenziale lessere afferrato, bens il poter essere afferrato (cfr. Meinong (1988b): pag. 76). Ma ad es. il problema degli n corpi che trascende ogni possibilit cognitiva umana non pu essere afferrato ( un compito troppo complesso per le facolt umane), pur restando al contrario di quanto Meinong in quel passaggio sembrerebbe affermare un oggetto. E possibile per risolvere la questione leggendo la possibilit in senso estremamente allargato, come non contraddittoriet (e, credo, cos si dovrebbe intendere quella citazione): logicamente possibile (e cio non contraddittorio) afferrare la soluzione degli n corpi, quindi tale soluzione un oggetto. 208 Noi possiamo inizialmente (zunchst) pensare questo luogo come questo campo di coscienza, Nishida (1926): pag. 74. 209 Nishida (1987): pag. 73. 99 la quale esso si colloca in un determinato posto nei confronti di tutti gli altri oggetti, nonch di un soggetto:
Il luogo-in-cui (Ort-Worin), nel quale si trova loggetto, deve anche essere il luogo-in-cui, nel quale si trova anche la coscienza . 210
Insomma, solo grazie al fatto che oggetto e soggetto si trovano in un luogo comune che essi possono entrare in relazione tra di loro. Tra queste nozioni topologiche vige per una struttura articolata. Infatti, ogni oggetto essente, che (sostituendo coi termini meinonghiani, che esiste o sussiste), per essere conosciuto da un soggetto, si colloca insieme ad esso in un luogo essente, nel luogo dellessere, nel quale esso viene intenzionato dallatto. Viceversa, un oggetto negativo come potrebbe essere 2 si colloca in un altro luogo, diverso da quello dellessere, che si potrebbe chiamare luogo del non essere. Si prenda ora per il senso ampio di oggetto, per il quale anche un cerchio quadrato un oggetto; il problema che esso comporta sar: dove sta un cerchio quadrato? Esso si colloca oltre la dicotomia tra essere e non essere, non pu quindi rientrare in un luogo dellessere, dandosi in una regione ulteriore. E interessante a questo proposito notare come di fronte al problema meinonghiano di definire questo oltre, lautore giapponese scelga una via diversa. In questo indubbiamente influenzato da una sensibilitdifferente rispetto a quella
210 Nishida (1926): pag. 84. 100 occidentale e parmenidea 211 , alla domanda: come poter comprendere qualcosa che capace di stare al di ldellessere e del non essere? 212
Nishida, al posto di decidersi per una ricerca mirata alloggetto (come invece Meinong fa), investe frontalmente tale qualcosa e lo definisce nuovamente s come luogo, ma come un luogo di maggior profonditparagonato a quello dellessere o del non essere al di ldei quali esso si colloca: esso , espresso in un linguaggio metafisicheggiante, il vuoto o il luogo del nulla assoluto 213 .
211 Basti pensare, da un lato, alle nozioni centrali di impermanenza e di vuoto della metafisica buddista che per cos dire il background culturale, dal quale Nishida prende le mosse. Dallaltro, bisogna ricordare che, per quanto Nishida non ammettesse nessun contatto tra le due sfere (in una lettera a Nishitani Keiji, suo amico e studente, appartenente alla scuola di Kyoto, Nishida scrive a riguardo di chi accostava la sua filosofia allo zen: questa gente non capisce n lo zen n la mia filosofia, in: Cestari (2001): pag. 10), il filosofo stesso apparteneva alla scuola zen Rinzai, la quale, insieme alla seconda scuola zen principale, la scuola Soto, fa un largo uso di categorie quali quelle di vuoto e di nulla, avendole mutuate dal taoismo cinese gi prima del loro sbarco in Giappone nel XIII secolo (1191 la Rinzai, 1227 la Soto). Alla luce di questo paragone, non pu essere allora la forza del pregiudizio in favore del reale (nella forma di un ontologismo parmenideo) che spinge Meinong a scontrarsi con un Auersein che, se visto in s, non viene riconosciuto altrimenti che come un Quasisein? 212 Nishida non parla di oggetti impossibili, ma si pu considerare come un analogo della nozione di oggetto impossibile quella di koan, cio della domande, discussioni o storie impossibili, che una pratica di meditazione ricorrente nello zen Rinzai; un esempio di koan la seguente discussione: Monaco: come si pu esprimere il silenzio? Maestro: io non lo esprimer qui. Monaco: dove allora? Maestro: la scorsa notte, a mezzanotte, ho perduto tre soldi accanto al letto Riportato in: Harvey (1990): pag. 153; cfr. anche Pasqualotto (2002): pag. 67. Se Meinong si interessato al problema del senso per il quale si dice che un cerchio quadrato un oggetto, si pu dire che Nishida si interessato alla logica che sottost a formulazioni linguistiche come i koan. 213 Un luogo dal significato certamente metaforico, dove si trova infatti il cerchio quadrato? La connotazione spaziale palesemente solo metaforica, non si pu infatti ammettere un vero e proprio spazio metrico per cose che non esistono o per fenomeni interni alla coscienza. Una stretta vicinanza si pu riconoscere, (a riguardo, cfr. Elberfeld (1994)), con la vendita dei sogni che 101
Il vero nulla deve contenere in s lente e il non ente (come contrapposto 214 ), esso il luogo che lascia scaturire lessere e il nulla. 215
Se lAuersein (in quanto ci che sta al di ldellessere e del non essere) viene allora riconosciuto come vuoto o luogo del nulla assoluto (sono espressioni equivalenti), lespressione non essere assume due significati. Il primo di questi la negazione dellessere, una pura contrapposizione negativa allessere (poniamo: 2 e 2), che si colloca in fondo sullo stesso piano di ci che nega ( il non essere che affianca lessere, al di l dei quali sta lAuersein), mentre il secondo significato assume un diverso valore, infatti esso non si pone pi sullo stesso piano dellessere come diretta negazione, bens quanto sottende sia allessere che al non essere, ci che li contiene entrambi, stando nello stesso tempo oltre entrambi. In questo Nishida giunge a riconoscere il cul-de-sac meinonghiano del Quasisein: se infatti si ponesse un terzo modo di essere, allora si riproporrebbe una sua
smercerebbe la teoria platonica della khora, come di un terzo genere (triton allo genos) tra il mondo delle idee e quello del divenire, nel quale entrambi vengono collocati. Anche in quel caso Platone poteva argomentare solamente sul filo della metafora onirica: Il terzo genere quello dello spazio (khora), che non ammette deperimento e procura una sede a tutto quanto nasce, e si pu afferrare senza la sensazione con un ragionamento illegittimo, a stento credibile, tenendo conto del quale noi vendiamo sogni e diciamo che necessariamente lessere deve stare tutto in un luogo e possedere uno spazio, mentre questo non possibile che si trovi n sulla terra, n in cielo, Platone, Timeo, 52b. 214 Questa regione ontologica viene anche definita luogo del nulla relativo, in contrapposizione con quella del nulla assoluto. 102 negazione, che si collocherebbe tuttavia sempre sul medesimo piano 216 , giacch:
Lo stesso nulla che nega ogni essere ancora un tipo di essere, dal momento che esso solo un nulla contrapposto [si intenda: relativo perch contrapposto ad un essere]. 217
Intendendo quindi il senso di jenseits, di al di l, come una collocazione spaziale, si pu perci sfuggire al gioco di posizione e di negazione, assumendo che lunico modo per non ontologizzare nuovamente lo jenseits o lo Auer- sia comprenderlo nei termini di vuoto o di nulla radicale, quanto cio contiene entrambe le sfere ontologiche. Cos loggetto impossibile insieme alloggetto preso nella purezza che non n essere, n non essere, nel vuoto. Esso, non rientrando n nel luogo dellessere n in quello del non essere, si colloca allesterno di entrambi, in un fuori che quello delimitato dal vuoto, da quel (se si volesse coniare una espressione ibrida) luogo dellAuersein che lo accoglie. Peraltro, anche il luogo dellessere e quello del nulla relativi si pongono in esso, cos da poter dire, conseguentemente con quanto rilevato nei capitoli precedenti sulla attinenza di ogni oggetto con
215 Nishida (1926): pag. 81. 216 Dando vita ad un circolo vizioso di infinite modalit di essere e di loro negazioni, cfr. 8. 217 Nishida (1926): pag. 83. 103 lAuersein, che, come in un sistema di cerchi concentrici, tutti gli oggetti sono nellAuersein 218 , e di questi qualcuno rientra nello stesso tempo nel cerchio dellessere, qualcun altro nel cerchio del non essere. Certo, si spiega cos limbarazzo che spingeva a mettere sempre tra virgolette espressioni come loggetto Auersein, in questo modo si rischia infatti di ridurre lAuersein ad una categoria ontologica; al contrario concependolo come un luogo, come vuoto, tale espressione si modificherebbe in una pi adeguata loggetto nellAuersein. Riassumendo, in questo modo si stabilito che: per essereoggetto, ad ogni oggettosufficienteil suodarsi nellAuersein, chepoi loggettosia (esista osussista) onon sia, ci una determinazioneulterioreed estrinseca, dipendenteunicamentedal suo collocarsi ulteriorenei luoghi corrispondenti. Essere e non essere non sono per che due delle dicotomie che secondo Nishida vengono contenute nel luogo del nulla assoluto, in esso rientra ogni tipo di ulteriore dicotomia, come quella di forma e materia, di universale e particolare, quella intersoggettiva dellio e del tu 219 . Il parallelo con la posizione di Meinong sullAuersein allora lampante: per laustriaco infatti lAuersein comprende tuttoe cos viene descritto da Findlay (e, non a caso, con una metafora spaziale!):
218 Mentre lAuersein in quanto vuoto sarebbe un cerchio con il centro ovunque e la circonferenza in nessun posto, cfr. Nishida (1996): pag. 91-92; in questo riprendendo la sphaera cuius centrum ubique, circumferentia nullibi di Cusano, il quale peraltro sembra mutuarlo a sua volta dallanonimo del Liber XXIV philosophorum, cfr. Koyr (1974): pag. 26 e la voce Liber XXIV philosophorum del deutsche Literatur des Mittelalters Verfasserlexikon, (1985): Band V, pag. 767. 104 Il regno dellAuersein non ha alcuna esclusione, ogni possibilit o impossibilit compresa in esso []. Auersein uno strano tipo di deserto nel quale non possibile nessun progresso mentale, ma il deserto ha molte oasi [] tali oasi sono quindi il numero infinito dei mondi possibili che, stando a Leibniz, sono stati presentati alla scelta di Dio; ognuno di questi interessante e altamente organizzato come il nostro universo, tuttavia noi non abbiamo n il tempo n lingegno (wit) per pensarli (think themout). 220
Lo stesso vale per Nishida, per lui infatti ogni potenzialit, ogni possibilit nel senso del termine usato dallautore, per il quale anche un cerchio quadrato ritenuto possibile, viene realizzata nel luogo del nulla assoluto, ovvero anche per lui tuttosta in esso, infatti:
Nel luogo del nulla contrapposto, cos come nel campo di coscienza (nella psicologia), resta ancora una forma di possibilit (non realizzata). Nel luogo del vero nulla, invece, [] si esaurisce ogni possibilit (non ancora realizzata). 221
219 A questa dedicato il testo del 1932, lio e il tu, tradotto anche in italiano (1996). 220 Findlay (1933): pag. 57-58. 221 Nishida (1926): pag. 103. Cos che si potrebbe reciprocamente sostenere che: da un lato il quesito impossibile (koan) trova una soluzione nel luogo del nulla 105
Ma dal momento che la nozione limite di Auersein sembrerebbe stare per qualcosa che non oggetto, non si contravviene in questo modo allassunto iniziale meinonghiano per il quale tutto oggetto? Sembrerebbe di no, infatti considerarlo come vuoto solo una prospettiva di analisi che cerca di garantire maggiore autonomia teoretica a questa nozione. Daltra parte, il legame di Auersein con loggetto, cos fissamente saldato nei paragrafi precedenti, non viene meno: senza oggetto non ci sarebbe neanche un vuoto 222 . Solamente grazie ad un oggetto possiamo scorgere il vuoto che esso sottende. Casi particolari di tale legame essenziale rispetto ad oggetti esistenti sono, ad esempio, innanzitutto larticolazione percettiva in figura/ sfondo, cos lungamente studiata dagli studi sperimentali gestaltisti. Cos lo sfondo di un oggetto se non qualcosa che si estende dietro, vale a dire oltre loggetto 223 , ma che effettivamente non ha esistenza propria? Anche quando si presenta alla coscienza un oggetto inesistente, se ne ha uno sfondo, esso per cos dire si staglia nella nostra coscienza come qualcosa dietro al quale sta il suo sfondo, giustificando cos la sua estraneital soggetto che lo pensa. Un altro caso particolare pu ancora essere il legame che unisce la presenza parassitaria di un buco, in quanto oggetto immateriale, e loggetto che ospita questo buco 224 , o le rispettive relazioni di inclusione/ esclusione
assoluto o ha una soluzione in termini di Auersein, dallaltro il cerchio quadrato in quanto Auersein si d in un tale luogo. 222 Cfr. il vuoto non unentit astratta, n un principio originario: perci esso non si materializza in qualcosa di fisico, perch non c prima e oltre gli elementi fisici che lo mostrano, in: Pasqualotto (2002): pag. 125. 223 Kanizsa (1980): pag. 41. 224 Cfr. Casati/Varzi (2002), soprattutto il par. Lineamenti di una teoria, pag. 237-257. 106 che vigono per il buco stesso. Volendo, ci si pu esprimere sostenendo meinonghianamente che possibile studiareil vuoto, esso infatti, per quanto sui generis, un oggetto non esistente 225 . Intendendo con Auersein una nozione come quella di luogo o di vuoto, per quanto superficialmente essa sia stata qui definita, si potrebbe dare insomma un ultimo fondamento alla teoria degli oggetti. Ogni oggetto cio in quanto fuori, esterno ad ogni altro oggetto e al soggetto, allo stesso tempo immerso nellAuersein, senza che ci gli precluda di collocarsi anche nel luogo dellessere o del non essere (di essere un oggetto esistente o sussistente, o la loro negazione). Ora, se la Gegenstandstheorieriesce a slegarsi da ogni valutazione di natura strettamente ontologica, lAuersein quanto le potrebbe assicurare una giustificazione ultima; ritengo che senza un principio sufficientemente saldo sul quale poggiare, essa rischia di disperdere le sue forze negli infiniti labirinti di difficoltteoretiche che lo studio di ogni singolo tipo di oggetto avanza. Interpretare lAuersein come vuoto significa allora semplicemente sottolineare, lungi dallintricarsi in crampi metafisici, come loggetto in quanto tale alluda sempre a quanto gli sta dietro, vale a dire a qualcosa che propriamente non c, ma che si d, per quanto, sempre e comunque, in presenza di un oggetto. Persino un oggetto inesistente apre attorno a s il vuoto che lo contiene: in esso difatti che si assemblano le determinazioni di Sosein che pure lo escludono dal regno della realte della idealit. Se venisse a mancare loggetto non si darebbe neanche il vuoto nel quale loggetto
225 Si intravede allora la possibilit di una fenomenologia del luogo cos come essa stata denominata da Ohashi: il luogo fu formato (gebildet) nella filosofia da K. Nishida e portato ad una profonda comprensione; ma la 107 posizionato. Ma in effetti esso nulla, non si vede, non si tocca, non si gusta, eppure in esso si colloca tutto quello che si pu vedere, toccare e gustare. Per questa nozione non valgono i rapporti logici tradizionali articolati in soggetto-copula-predicato; i suoi sono sempre dei rapporti di inclusione/ esclusione, tutti di natura prettamente spaziale 226 . Esso secondo il significato ideografico originario del carattere cinese che lo esprime (giapp. mu, cin. wu) la stilizzazione di una balla di fieno in fuoco, che indica quanto resta dopo lazione delle fiamme: propriamente, nulla, eppure, non semplicemente una negazione di essere, bens il vuoto nel quale la balla prima era collocata, il vuoto che si apre nel momento della sua sopravvenuta mancanza 227 . Si raggiunge in questo modo un fondo ultimo: loggetto indica il vuoto che lo contiene, pur non essendo nulla.
formazione di categorie fenomenologiche per il vuoto rimane ancora un compito in: Ohashi (1984): pag. 12. 226 Secondo tali rapporti, ad esempio, la nozione generale il luogo nel quale si pu collocare o meno lindividuale (cos come la qualit generale contiene la cosa); sullo studio di essi si basa il tentativo nishidiano di elaborare una logica del luogo. Un particolare ci che giace allinterno delluniversale e luniversale il basho (luogo) al cui interno giace un particolare in: Pasqualotto: Nishida (1996), pag. 187. 227 Pasqualotto (2002): pag. 6. 108 PARTE QUARTA: CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Alla fine di questo lavoro, vorrei riassumere brevemente la linea concettuale che tiene insieme e dunitalle sue varie sezioni e nello stesso tempo fissare le conclusioni alle quali sono pervenuto. La prima sezione incentrata sulla questione del contenuto in Meinong. Si rilevato, da un lato come, grazie alla sua identificazione, lautore stato in grado di delimitare in modo preciso il confine fra lo psichico e loggetto, il mancato riconoscimento del quale avrebbe fatto involvere rapidamente il sistema in forme pi o meno marcate di psicologismo o di idealismo; dallaltro, come il contenuto sia quellelemento psichico che permette un accesso alloggetto. Senza un contenuto, insomma, non ci sarebbe potuta essere una teoria delloggetto. E quindi solo dallemancipazione dallo psichico che una teoria delloggetto pu prendere le mosse. Nellintento di esaurire tutti i significati che la parola Gegenstand assume nella sua teoria, Meinong elenca allora svariati tipi di oggetti, tutti con le proprie leggi e caratteristiche essenziali. Fondamentale per ognuno per il cosiddetto principio di indipendenza, per il quale lessere-cos di un oggetto prescinde dal suo essere. Questo principio indica per un verso un procedere metodico per la teoria degli oggetti: essa deve porsi come disciplina che non contempla al suo interno alcun assunto esistenziale, e cio come daseinsfrei. Dallaltro pone il problema degli oggetti impossibili, che sembrano involvere la teoria in un apparente paradosso, tali oggetti infatti si danno, ma nello stesso 109 tempo non si danno. Per la soluzione di tale paradosso Meinong fa ricorso ad un elemento di grande importanza: lAuersein. Si cercherebbe per invano nei vari testi di Meinong un riconoscimento univoco della natura di questo elemento. La trattazione dellautore infatti oscilla tra due poli: quello di trattare questa nozione in s, con il rischio di ridurla ad un terzo modo di essere, o quello invece di ancorarla alloggetto, posizione teoricamente produttiva, ma che ha scarso mordente, dal momento che non viene definita ulteriormente. Il mio tentativo di lettura prosegue lungo queste due tendenze. Lungo la prima, ho cercato di mostrare, grazie ad un supporto metodologico alieno a Meinong, ma peraltro a lui vicino perlomeno nei fini che si ripropone, grazie cio alla visione o variazione eidetica, come lAuersein possa essere visto in termini di datit, esteriorit e indipendenza delloggetto nei confronti di ogni soggetto e di ogni altro oggetto. Imboccando questa strada, per, restava da spiegare come fosse possibile che queste esterioritentrassero in relazione tra di loro. Il mezzo del quale mi sono servito per colmare questa lacuna stata la nozione leibniziana dello spazio, secondo la quale lo spazio, lungi dallessere un essere a s, attiene agli oggetti essendone propriamente lordine che vige tra di loro. Conseguentemente, ogni oggetto viene fatto rientrare in questo ordine, ma sempre dopo averne realizzato la condizione primaria richiesta: vale a dire quella di essere esterno ad ogni altro oggetto. Lungo la seconda tendenza, mosso proprio dallimbarazzo di dover utilizzare espressioni quali loggetto Auersein, ho cercato di provare la liceit di una analisi che si rivolgesse in prima istanza 110 allAuersein, prescindendo, in una certa misura, dalloggetto. In fondo, se loggetto l , esteriormente dato, dovrpur essere dato in qualche luogo. Per trattare questa nuova nozione ho adoperato gli strumenti teorici elaborati da un autore lontano, Nishida Kitaro, ed ho proposto di considerare lAuersein come vuoto, come qualcosa che non c, ma che si dinsieme alloggetto. In questo modo, loggetto non sarebbe Auersein, bens sarebbe immerso nellAuersein; la relazione essenziale fra i due elementi verrebbe mantenuta, dal momento che luno non si pu dare senza laltro, ma cos da permettere maggiore autonomia teoretica alla nozione di Auersein. Infine, spero col mio lavoro di aver contribuito a tutti quegli studi che negli ultimi anni, dalle prospettive pi disparate, si adoperano per smentire quellopinione diffusa per la quale: la Gegenstandstheorie morta, sepolta e non prossima alla resurrezione 228
Al contrario, la teoria degli oggetti una disciplina che ha ancora molto da proporre alla filosofia nei suoi molteplici interessi di ricerca. Forse e auspicabilmente essa non si presenterpi nei modi spesso troppo artificiosi e macchinosi con cui stata messa in campo da Meinong, ma la sua geniale intuizione di fondo, quella per la quale, anche qualcosa che non c ha pieno diritto di studio, articolandosi anchesso oggettualmente, in modo cio indipendente da ogni soggetto, affida, a chi voglia intenderla, un enorme campo di studio, esteso oltre qualsiasi limite concepibile, gi solo per il fatto che ogni limite considerabile altro non che un oggetto.
228 Ryle (1972): pag. 7. 111 BIBLIOGRAFIA
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