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Biblioteca Filosofica 29

Alexandre KoJe
LA NOZIONE
DI AUTORIT
DELLO STESSO
AUTORE:
Il silenzio della tirannide
Introduzione alla lettura di
Hegel
Sulla tirannide
(con Leo Strauss)
Alexandre KoJe
LA NOZIONE DI AUTORIT
A cura di Marco Filoni
ADELPHI EDIZIONI
TITOLO ORIGINALE:
La notion de lautorit
2004 DITIONS
GALLIMARD PARIS
2011 ADELPHI
EDIZIONI S.P.A. MILANO
WWW.ADELPHI.IT
ISBN 978-88459-2620-4
INDICE
CONSIDERAZIONI
PRELIMINARI
A. ANALISI 19
I.Analisi fenomenologica
II. Analisi metasica
III. Analisi ontologica
B. DEDUZIONI 75
I. Applicazioni politiche 76
II. Applicazioni morali 108
III. Applicazioni psicologiche
111
APPENDICI
I .Analisi dell'Autorit del
Maresciallo 115
2. Considerazioni sulla Rivoluzione
nazionale 122
Il libero gioco del negoziatore di
Marco Filoni
LA NOZIONE DI AUTORIT
LA NOZIONE DI AUTORIT
(ESPOSIZIONE SOMMARIA)
Considerazioni preliminari
A. Analisi
I. Analisi fenomenologica
II. Analisi metasica
III. Analisi ontologica
B. Deduzioni
I. Applicazioni politiche
II. Applicazioni morali
III. Applicazioni psicologiche
Appendici
1. Analisi dell'Autorit del
Maresciallo
2. Considerazioni sulla
Rivoluzione nazionale
N.B. L'essenziale si trova in A, I e A,
II. Si veda anche B, I.
11
CONSIDERAZIONI PRELIMINARI
curioso, ma il problema e la nozione di Autorit sono
stati molto poco studiati. Ci si occupati soprattutto delle
questioni relative alla trasmissione dell'Autorit e alla sua
genesi, ma raramente l'essenza di questo fenomeno ha
attirato l'attenzione. Eppure, in tutta evidenza, impossibile
trattare del potere politico e della struttura stessa dello Stato
senza sapere che cosa l'Autorit in quanto tale. Uno studio
della nozione di Autorit, sebbene provvisorio, quindi
indispensabile, e deve precedere qualsiasi studio del
problema dello Stato.
Se le teorie dell'Autorit sono rare, tuttavia non sono
completamente assenti. Se si prescinde dalle varianti, si pu
dire che nel corso della storia sono state proposte quattro
teorie distinte (essenzialmente dierenti e irriducibili) .
1) La teoria teologica o teocratica: l'Autorit primaria e
assoluta appartiene a Dio; tutte le altre autorit (relative) ne
sono derivate. (Questa teoria stata elaborata soprattutto
dagli scolastici, ma vi si richiamano anche i sostenitori
della monarchia legittima , cio ereditaria).
2) La teoria di Platone: l'Autorit ( giusta o legittima
) si fonda su ed emana dalla Giustizia o equit.
Ogni Autorit che abbia un carattere diverso soltanto
una pseudo- autorit, la quale in realt non nient'altro
che la Jorza (pi o meno bruta ).
3) La teoria di Aristotele, che giustica l'Autorit con la
Saggezza, con il Sapere, con la possibilit di preedere, di
trascendere il presente immediato.
4) La teoria di Hegel, che riduce il rapporto dell'Autorit
a quello del Signore e del Servo (del Vincitore e del
Vinto), dove il primo stato disposto a rischiare la vita
per farsi riconoscere , mentre il secondo ha preferito la
sottomissione piuttosto che la morte.
Purtroppo, solo l'ultima teoria ha avuto una elabora-
zione losoca completa, che si sviluppa sia sul piano
della descrizione fenomenologica sia su quello dell'analisi
metasica e ontologica. Le altre non hanno oltrepassato il
livello della fenomenologia (comunque non sono aatto
complete nemmeno in quest'ambito).
(E bisogna dire che la teoria di Hegel non mai stata
capita davvero e venne dimenticata molto rapidamente.
Anche il pi importante erede di Hegel Marx ha
completamente trascurato il problema dell'Autorit).
Tutte le quattro teorie sono esclusie. Ognuna riconosce
solo un tipo di Autorit (cio quello che descrive),
riscontrando negli altri fenomeni autoritari soltanto
una manifestazione della pura e semplice Jorza.
Nota. Esiste certamente anche una teoria dell'Autorit che la
considera soltanto una manifestazione della forza. Ma vedremo
in seguito che la Forza non ha nulla a che vedere con
l'Autorit, perch anzi le esattamente opposta. Ridurre
l'Autorit alla Forza signica quindi semplicemente negare, o
ignorare, l'esistenza della prima. Perci fra le teorie
dellAutorit non annoveriamo questa opinione errata.
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Per poter giudicare e criticare queste teorie (cio
comprenderle nel senso proprio del termine) , bisogne-
rebbe cominciare con il redigere un elenco completo di
tutti i fenomeni che possono essere classicati sotto la
voce Autorit e vedere se questi fenomeni corri-
spondono (tutti o in parte) a una (o pi di una) delle
teorie proposte.
Le teorie che non hanno fenomeni corrispondenti sono
da respingere come false. Per le altre, bisogna vedere se
rendono conto di tutti i fenomeni o soltanto di una parte.
A questo scopo bisogna sottoporre i fenomeni a un'analisi
fenomenologica che individui i fenomeni puri , cio
irriducibili gli uni agli altri (oppure che mostri, nel caso dei
fenomeni composti , gli elementi puri di cui si
compongono).
Se si trovano fenomeni puri dei quali nessuna delle
teorie proposte rende conto, bisogna elaborare nuove
teorie.
In altri termini, lanalisi Jenomenologica (A, I) deve ri-
spondere alla domanda che cos' applicata a tutti i
fenomeni che deniamo, per cos dire istintivamente ,
autoritari. Deve rivelare lessenza (l'idea; das Wesen)
dell'Autorit in quanto tale, cos come la struttura di
questa essenza , e cio i diversi tipi irriducibili della
sua manifestazione (prescindendo dalle varianti acci-
dentali , varianti dovute alle semplici diversit delle
condizioni locali e temporali della realizzazione
dell'Autorit in quanto tale).
Ma l'analisi fenomenologica pu adempiere la sua
funzione soltanto a condizione di essere veramente com-
pleta. Bisogna avere la certezza di aver elencato tutti i tipi
di Autorit possibili e di aver scomposto ciascuno di essi
in elementi veramente semplici, cio irriducibili ad altri
elementi.
Ora, ci possibile solo se l'analisi sistematica, per
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questo si e!e "e#ess$%i$&e"te o't%e($ss$%e i' (i$"o
)e"o&e"o'o*i#o+ i""$',$%si $' 'i!e''o &et$-si#o.
L'analisi metaJsica (A+ II) %i#o''e*$ i' Jenomeno
e''.Auto%it/ $''$ st%uttu%$ )o"$&e"t$'e e' Mo"o
o**etti!$&e"te reale. I" questo &oo (e%&ette i
!ee%e se i )e"o&e"i es#%itti #o%%is(o"o"o $ tutte 'e
(ossi0i'it/ o))e%te $' Mo"o e se u" $to )e"o&e"o 1$
u".o%i*i"e &et$-si#$ se&('i#e o #o&(ost$.
I"-"e+ '$ giustiJcazione u'ti&$ e''$ teo%i$ )o"$t$ su
e *$%$"tit$ $''.$"$'isi &et$-si#$ (u2 (%o!e"i%e
so't$"to $ u".$"$'isi $"#o%$ (i3 (%o)o"$+ #1e
(e"et%$ si"o $' 'i!e''o o"to'o*i#o.
L'analisi ontologica (A+ III) stui$ '$ st%uttu%$
e''.Esse%e i" qu$"to t$'e+ e (e%&ette i #o&(%e"e%e i'
(e%#14 e i' #o&e e''$ st%uttu%$ (&et$-si#$) e' Mo"o
%e$'e 5 st%uttu%$ #1e+ $' #$"to suo+ (e%&ette i
#'$ssi-#$%e e $"$'i,,$%e sistematicamente (su' (i$"o
)e"o&e"o'o*i#o) i )e"o&e"i i" questio"e+ #1e si
&$"i)est$"o i" questo Mo"o.
Nota. I" o*"u"$ i queste t%e $"$'isi 0iso*"e%/ se%!i%si e''$
"o,io"e i Dio+ $"#1e $&&ette"o #1e "o" esist$+ #1e si$
so't$"to u" 6 &ito 7. I")$tti '.uo&o 6 #%ee"te 7 1$ se&(%e $t8
t%i0uito $ Dio i' &$ssi&o i $uto%it/+ e 9 qui"i i" Dio #1e si
(u2 stui$%e questo )e"o&e"o #o&e $' &i#%os#o(io. Si s$%/
'i0e%i i $(('i#$%e $''.uo&o que''o #1e si $"%/ s#o(%e"o i"
Dio. E se Dio "o" 9 $'t%o #1e u" 6 &ito 7+ $''o%$ '.$"$'isi
e''.Auto%it/ diina i )$tto u".$"$'isi e''.Auto%it/ umana.
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&e"o i"#os#ie"te&e"te 8 s#o(%e i" se stesso+ si##14 si (u2
stui$%e '.uo&o stui$"o i' 6 suo 7 Dio.
L$ teo%i$ e''.Auto%it/ #1e %isu't$ $ quest$
t%i('i#e $"$'isi s$%/ (ie"$&e"te *$%$"tit$ e
*iusti-#$t$. D$' #$"to suo+ (ot%/ se%!i%e #o&e (u"to
i ($%te",$ (e% "u&e%ose Deduzioni (B).
16
La teoria avr anzitutto
Applicazioni politiche (B, I)
Ammettendo che ogni Stato presuppone l'Autorit e si
fonda su di essa, si pu dedurre la teoria dello Stato dalla
teoria dell'Autorit.
In secondo luogo, la teoria dell'Autorit avr
Applicazioni morali (B+ II)
Una teoria corretta e giusticata permetter di difen-
dere l'Autorit e lo Stato (quindi, in particolare, lo Stato
autoritario) contro le critiche morali o moralizzanti,
dedotte a partire da nozioni non politiche. In altri ter-
mini, la teoria dell'Autorit permette di dedurre una mo-
rale specicamente politica, essenzialmente diversa dalla
morale privata , dal cui punto di vista si tenta in genere
di criticare l'Autorit nel suo essere e nei suoi atti.
Inne, la teoria dell'Autorit avr
Applicazioni psicologiche (B, III)
Sapendo che cos' l'Autorit, si pu dedurre il modo in
cui bisogna agire sull'uomo e sugli uomini al ne di poter
sia generare un'Autorit, sia mantenerla.
In ci che segue tutti questi argomenti potranno solo
essere abbozzati. Non ho qui la pretesa di formulare u-
na teoria denitiva e completa dell'Autorit. Si tratta
piuttosto di porre i problemi e indicare la direzione
generale per le loro soluzioni.
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A. ANALISI
I. ANALISI FENOMENOLOGICA
1.
a) Per poter compilare un elenco di tutti i fenomeni
autoritari, bisogna prima saper fare una scelta tra i fe-
nomeni dati, cio poter distinguere i fenomeni che rea-
lizzano e rivelano l'essenza dell'Autorit da quelli che non
vi hanno nulla a che vedere (spesso malgrado le
apparenze).
In altri termini, bisogna cominciare col dare una deJ-
nizione dell'Autorit - una denizione generale che, po-
tendo comprendere tutti i casi particolari, sia una
denizione puramente formale , nominale . Cer-
chiamo quindi una
DeJnizione generale dellAutorit
Esiste Autorit soltanto l dove c' movimento, cam-
biamento, azione (reale o almeno possibile): si ha autorit
solo su ci che pu reagire , cio cambiare in funzione di
ci o di colui che rappresenta l'Autorit (la incarna , la
realizza, la esercita). E, in tutta evidenza, l'Autorit
appartiene a chi opera il cambiamento, e non
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a chi lo subisce: l'Autorit essenzialmente attia e non
passiva.
Si pu dire, quindi, che il supporto reale di ogni
autorit necessariamente un agente nel senso proprio e
forte del termine, cio un agente che si suppone essere
libero e cosciente (quindi sia un essere divino, sia un es-
sere umano, e mai un animale, ecc., in quanto tale) .
Nota. Certo, l'atto autoritario non necessariamente sponta-
neo. si pu avere autorit anche eseguendo un ordine altrui.
Ma l'agente investito di autorit tenuto a comprendere questo
ordine e ad accettarlo liberamente. un fonografo che trasmette
il discorso del capo non ha nessuna autorit in se stesso.
L'essere che viene investito di autorit quindi neces-
sariamente un agente e l'atto autoritario sempre un vero
atto (cosciente e libero).
Ora, l'atto autoritario si distingue da tutti gli altri per
il fatto di non incontrare opposizione da parte di colui o
coloro ai quali diretto. E questo presuppone, da un
lato, la possibilit di un'opposizione e, dall'altro, la ri-
nuncia cosciente e olontaria alla realizzazione di questa
possibilit. (Esempi. se butto qualcuno gi dalla nestra,
il fatto che costui cada non ha nulla a che vedere con la
mia autorit; ma esercito un'autorit manifesta su di lui
se lui da solo a buttarsi gi dalla nestra per un ordine
che gli ho dato e che avrebbe potuto materialmente non
eseguire. L'ipnotizzatore non ha autorit su chi
ipnotizzato da lui. Non ho bisogno di usare la mia auto-
rit per far fare a qualcuno quello che ha voglia di fare e
che avrebbe fatto anche senza che glielo dicessi) .
L'Autorit, quindi, necessariamente una relazione
(fra agente e paziente): un fenomeno essenzialmente
sociale (e non individuale); perch vi sia Autorit biso-
gna essere almeno in due.
:UINDI: l'Autorit la possibilit che un agente ha di
agire sugli altri (o su un altro), senza che questi altri rea-
giscano nei suoi confronti, pur essendo in grado di farlo.
2 0
O anche. agendo con Autorit, l'agente pu cambiare
il dato umano esterno senza subire il contraccolpo, cio
senza cambiare egli stesso in funzione della sua azione.
(Esempi. Se devo usare la forza per far uscire qualcuno
dalla mia camera, per realizzare l'atto in questione devo
cambiare il mio comportamento e perci dimostro di non
avere autorit; completamente diverso, invece, se non
mi muovo e la suddetta persona lascia la camera, cio
cambia, al mio semplice Esca! . Se l'ordine dato
provoca una discussione, ossia costringe chi lo d a fare
lui stesso qualcosa - cio discutere - in funzione dell'or-
dine dato, non c' autorit. E ce n' ancora meno se la
discussione porta a desistere dall'ordine o addirittura a un
compromesso, e cio proprio a un cambiamento dell'atto
che avrebbe dovuto provocare un cambiamento senza
modicarsi esso stesso).
Oppure, inJne. l'Autorit la possibilit di agire senza
fare compromessi (nel senso ampio del termine).
Nota. Ogni discussione gi un compromesso, poich equivale
a ci: Faccia questa cosa senza condizioni. - No, non la far
se non a condizione che lei faccia quest'altra cosa, e cio che
mi convinca. D'accordo, su questo punto cedo .
b) Questa denizione mostra chiaramente che il fe-
nomeno dell'Autorit ane a quello del Diritto (cfr. la
Notizia sul Diritto) .` In eetti:
Io ho diritto a qualcosa quando posso farla senza in-
contrare opposizione (reazione), pur essendo questa op-
posizione in linea di principio possibile.
(Esempio. Se voglio prendere a qualcuno cento fran-
* Kojve fa qui riferimento al testo che aveva intenzione
di scrivere terminata l'analisi del fenomeno dell'Autorit,
ovvero l'opera che porter a termine a Marsiglia l'anno
successivo, nel 1943, con il titolo Esquisse dune
phnomnologie du droit (pubblicato postumo presso
Gallimard, Paris, 1981, pp. 186-87; trad. it. Linee di una
Jenomenologia del diritto, a cura di R. D'Ettorre, Jaca
Book, Milano, 1989, pp. 194-95) [N.d.C.].
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chi che gli appartengono, questi reagir e io subir il
contraccolpo del mio atto; ma se mi deve questi soldi,
se cio ho un diritto su di lui, non dovr subire una rea-
zione quando la mia azione far passare i cento franchi
dalle sue tasche alle mie).
C' tuttavia una dierenza essenziale fra questi due
fenomeni ani .
Nel caso dell'Autorit, la reazione (l'opposizione) non
esce mai dall'ambito della possibilit pura (non si attualizza
mai): la sua realizzazione distrugge l'Autorit. Nel caso del
Diritto, invece, la reazione pu attualizzarsi senza per
questo distruggere il Diritto: basta che tale reazione sia
subita da una persona diversa da quella che detiene il Diritto.
(Nell'esempio citato, basta che la reazione violenta del
debitore sia subita da un giudice, un uciale giudiziario, un
agente di polizia, ecc.).
Da questa dierenza consegue che se, in linea di prin-
cipio, l'Autorit esclude la forza, il Diritto la implica e la
presuppone, pur essendo tutt'altra cosa rispetto alla forza
(non vi Diritto senza Tribunale, n Tribunale senza
Polizia, che pu far eseguire con la forza le decisioni del
Tribunale).
D'altra parte, l'anit rilevata fra Autorit e Diritto
spiega perch ogni Autorit ha necessariamente un ca-
rattere legale o legittimo (agli occhi di coloro che la rico-
noscono: il che va da s, poich ogni Autorit neces-
sariamente un'Autorit riconosciuta, non riconoscere
un'Autorit signica negarla e per questo distruggerla).
:UINDI: 1) Non soltanto esercitare un'autorit non
la stessa cosa che usare la forza (la violenza), ma i due
fenomeni si escludono a vicenda. In generale, non bisogna
Jare nulla per esercitare l'Autorit. Il fatto di essere
obbligato a far intervenire la forza (la violenza) prova che
non si tratta di Autorit. Viceversa, non si pu senza
servirsi della forza far fare alla gente ci che non a-
vrebbe fatto spontaneamente (da s) se non facendo
intervenire l'Autorit.
2 2
Nota. Se qualcuno fa ci che gli dico per amore nei miei
confronti, lo fa spontaneamente, poich fa tutto per farmi pia-
cere senza che io abbia bisogno di interenire, di agire su di
lui. La relazione d'Amore dunque essenzialmente diversa
dalla relazione d'Autorit. Ma dato che l'Amore d lo stesso
risultato dell'Autorit, si pu facilmente commettere l'errore di
confondere i due fenomeni, e parlare di un' autorit che
l'amato avr sull'amante, o di un amore che colui che
subisce cio riconosce un'autorit prova per colui che la
esercita. Da qui- la spiegazione della naturale tendenza che ha
l'uomo ad amare colui del quale riconosce l'Autorit, cos
come a riconoscere l'Autorit di colui che ama. Ma tuttavia i
due fenomeni restano nettamente distinti.
2) L'azione legale o legittima pu anche essere
un'azione autoritaria : perch sia cos, basta che si ri-
nunci (liberamente e coscientemente) all'attualizzazio-ne
delle reazioni possibili. (In questo caso il Diritto
esercita un'Autorit, pur restando un Diritto nella misura
in cui, se si presenta la necessit, cio se smette di e-
sercitare la sua Autorit, vi una Jorza capace di
realizzarlo. Insomma, il Diritto ha autorit solamente per
coloro che lo riconoscono , ma resta un Diritto anche
per coloro che lo subiscono senza riconoscerlo ).
Quanto all'azione autoritaria , per denizione le-
gale o legittima . Poich l dove la reazione
possibile non si attualizza, cio se non vi alcuna reazione
in generale, non vi , a Jortiori, reazione contro
l'agente stesso. Quindi non ha senso parlare di Autorit
illegittima o illegale : una contraddizione in adJecto.
Colui che riconosce un'Autorit (e non c' Autorit non
riconosciuta ) ne riconosce per ci stesso la
legittimit. Negare la legittimit dell'Autorit signica non
riconoscerla, cio - per ci stesso - distruggerla. Si pu
quindi negare, in un caso concreto, lesistenza di un'Autorit;
ma non si pu opporre alcun Diritto a un'Autorit reale
(cio riconosciuta).
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Nota 1. Numerosi autori, in particolare cristiani, hanno aer-
mato che ogni Potere politico legittimo . Questo vero
soltanto nella misura in cui il Potere incarna un'Autorit. Ve-
dremo in seguito che vi una dissociazione possibile fra il
Potere e l'Autorit. E un Potere privo di Autorit non neces-
sariamente legittimo. Certo, si pu dire che ogni azione (rivo-
luzionaria) diretta contro un Potere rivestito di Autorit sa-
rebbe illegale e illegittima ; ma una tautologia
sprovvista di senso, visto che l'Autorit esclude precisamente
ogni azione diretta contro se stessa.
Nota 2. Si pu dire che la Legalit il cadaere dell'Autorit;
o, pi esattamente, la sua mummia un corpo che si
conserva pur essendo senza anima o senza vita.
3) La nostra denizione di Autorit pu anche essere
accostata alla sola e valida denizione generale del Divi-
no: diino- per me tutto ci che pu agire su di
me senza che io abbia la possibilit di reagire nei suoi
confronti.
(Esempio. nch gli uomini hanno creduto che le stelle
esercitassero un'inuenza su di loro e che non avessero
alcun mezzo per agire sulle stelle, le hanno divinizzate.
Ma quando Newton ha insegnato loro che ogni azione
(sica) era uguale alla reazione da essa provocata, le stelle
e in generale tutto il Mondo naturale sono state
denitivamente profanizzate ).
Questa denizione fa capire, da un lato, perch l'uomo
ha sempre attribuito il summum dell'Autorit a ci che
era (o rappresentava) per lui il Divino, e, dall'altro,
perch rivestiva ogni Autorit (umana) esistente (cio da
lui riconosciuta) di un carattere sacro o divino (cfr. la
teoria teocratica dell'Autorit, trattata pi avanti, che
aerma l'origine divina di ogni Autorit) .
Tuttavia la denizione del Divino dierisce da quella
dell'Autorit: nel caso dell'azione divina, la reazione
(umana) assolutamente impossibile, nel caso dell'azione
autoritaria (umana) , la reazione invece necessariamente
possibile, e non esiste in ragione di una rinuncia cosciente
e olontaria a questa possibilit.
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Certo, si pu modicare la nostra denizione di Au-
tot in modo da comprendervi l'azione divina, dicendo
che l'azione (divina o umana) autoritaria nella misura in
cui non provoca alcuna reazione. Si potr allora parlare di
Autorit diina. Tuttavia bisogner distinguerla
accuratamente dall'Autorit umana, che presuppone non
soltanto l'assenza di una reazione reale, ma anche la
presenza di una possibilit di reazione.
Noi preferiamo mantenere la nostra denizione di
Autorit, a costo di dire che un fenomeno (sociale)
essenzialmente umano, dato che l'azione diina soltanto
ane all'azione autoritaria, ma non identica a essa.
Inoltre si pu dire che, al contrario dell'Autorit pro-
priamente detta, cio umana, l'Autorit divina es-
senzialmente inattaccabile: essendo esclusa ogni possibilit
di reazione, l'Autorit deve esercitarsi indenitamente, per
tutto il tempo che esiste l'essere stesso che la incarna. Ora,
visto che, per denizione, tale essere non pu venire
modicato, cio alterato e, pertanto, distrutto dal di fuori,
naturale supporre che esista in eterno. Quindi si pu anche
dire che l' Autorit divina dierisce dall'Autorit
propriamente detta (umana) per il fatto di essere eterna. O
anche: il Divino esercita la sua Autorit senza alcun
rischio di perderla, senza rischio in generale.
L'Autorit umana invece essenzialmente emera: a
ogni istante la possibilit volontariamente repressa della
reazione pu attualizzarsi e cos annullare l'Autorit.
L'esercizio dell'Autorit (umana) implica quindi
necessariamente un elemento di rischio per chi la esercita
proprio per il fatto di esercitarla: se non altro per il rischio
di perderla con tutto ci che ne deriva.
Di conseguenza, ogni Autorit umana che esiste deve
avere una causa , una ragione o una giusticazione
della sua esistenza: una ragion d'essere . Non basta
constatare che esiste per riconoscerla (e prolungarne con
ci l'esistenza).
Bisogna dunque vedere quali sono le cause, le ragioni
2 5
o le giusticazioni dell'Autorit. E questo studio ci
permetter di distinguere vari tipi irriducibili di tale
Autorit, e di comprendere meglio le teorie proposte che
vi si riallacciano.
2.
a) Tutte le forme di Autorit (umana) hanno in comune
il fatto che permettono di esercitare un'azione che non
provoca reazione, perch coloro che potrebbero reagire si
astengono coscientemente e volontariamente dal farlo.
Viceversa, si pu constatare l'intervento di un'Autorit
ovunque gli uomini subiscano un'azione (che da s non
avrebbero compiuto) rinunciando coscientemente e
volontariamente alla facolt di reagire contro di essa.
Ma dato che la reazione resta sempre possibile e che la
rinuncia cosciente e olontaria, legittimo chiedersi il
perch di questa rinuncia. Ogni Autorit solleva la que-
stione del perch esiste, cio perch la si riconosce su-
bendo gli atti che ne derivano senza reagire contro di essi.
Le risposte che si possono dare a queste domande sono
varie, e a ogni diversa risposta corrisponde un tipo
particolare di Autorit.
Innanzitutto si tratta di compilare un elenco di tutti i
tipi possibili di Autorit.
Nota. Si potrebbe enumerarne una ventina. Ma nch non si
possiede una teoria dell'Autorit, non si mai sicuri che que-
sta enumerazione sia completa.
In seguito bisogna separare (e descrivere) i tipi puri
, cio irriducibili ad altri, e mostrare come i tipi mi-
sti si costituiscono attraverso una combinazione di questi
tipi semplici o puri .
Non questa la sede per compiere tutto questo lavo-
2 6
ro di analisi fenomenologica. Supponiamo che sia gi
fatto e indichiamo il risultato, senza dimostrarlo ,
per cos dire.
Diciamo dunque che si possono distinguere quattro tipi
(semplici, puri o elementari) di Autorit.
a) L'Autorit del Padre (o dei genitori in generale)
sul Figlio. ( Varianti. l'Autorit che nasce da una
grande dierenza di et l'Autorit della vecchiaia
sulla giovinezza; l'Autorit della tradizione e di
coloro che la detengono; l'Autorit di un morto
testamento; l'Autorit dell' Autore sulla propria
opera, ecc.) .
Nota sullAutorit del morto. In generale, l'uomo ha pi
Autorit dopo la morte di quanta ne avesse da vivo: il
testamento ha pi Autorit dell'ordine dato dall'uomo
mentre in vita; una promessa lega di pi dopo la morte
di colui al quale stata fatta; gli ordini del padre morto
sono pi rispettati di quelli che dava quando era vivo, ecc.
La ragione sta nel fatto che materialmente impossibile
reagire contro un morto. Quindi vi Autorit per
denizione. Ma questa impossibilit di reazione garantisce
all'Autorit del morto un carattere diino (sacro);
l'esercizio dell'Autorit da parte del morto non comporta
nessun rischio per lui. Da qui sia la forza che la debolezza
di questa autorit. Tutto sommato, un caso particolare di
autorit diina.
(3) L'autorit del Signore sul Servo. ( Varianti.
l'autorit del Nobile sul Plebeo; l'Autorit del
Militare sul Civile; l'Autorit dell'Uomo sulla Donna;
l'Autorit del Vincitore sul Vinto, ecc.).
Nota sullAutorit del Vincitore. Va da s che, perch vi
sia Autorit, il Vincitore deve essere riconosciuto in
quanto tale dal Vinto, cio il Vinto deve riconoscere
la propria scontta. Cfr. lo slogan tedesco im Fekle
unbesiegt , che ha distrutto l'Autorit nascente dei
vincitori del 1918; costoro, non avendo fatto
riconoscere la loro vittoria, non hanno
2 7
avuto alcuna Autorit; quindi hanno dovuto ricorrere alla
forza - con il noto risultato.
y) L'Autorit del Capo (dux, Duce, Fhrer, leader,
ecc.) sulla Banda. ( Varianti. l'Autorit del Superiore
direttore, uciale, ecc. sull'Inferiore impiegato,
soldato, ecc.; l'Autorit del Maestro sull'Allievo;
l'Autorit del Dotto, del Tecnico, ecc.; l'Autorit
dell'Indovino, Profeta, ecc.) .
Nota sullAutorit dellUciale. Questa Autorit un buon
esempio di Autorit mista. Oltre alla sua specica Autorit
di Capo, che esercita nei confronti dei soldati, benecia
dell'Autorit di Signore che ogni militare ha nei confronti
dei civili; nei confronti dei soldati in genere possiede anche
l'Autorit del Padre, inne, incarna anche l'Autorit del
Giudice, che presenteremo qui di seguito.
8) L'Autorit del Giudice. (Varianti. l'Autorit del-
l'Arbitro; l'Autorit del Controllore, Censore, ecc.;
l'Autorit del Confessore; l'Autorit dell'Uomo giusto
oppure onesto, ecc.).
Nota sullAutorit del ConJessore. un altro buon esempio
di Autorit mista. oltre alla sua Autorit di Giudice, il
Confessore benecia dell'Autorit del Capo, nella sua
qualit di guida spirituale , cos come di quella di Padre,
ma gli manca l'Autorit. del Signore.
Nota sullAutorit dellUomo giusto. A dire il vero, questo il
caso pi puro di Autorit del Giudice poich il Giudice
propriamente detto possiede, oltre alla sua Autorit -
spontanea - di Giudice, anche l'Autorit - derivata - di
funzionario.
b) Abbiamo dunque quattro tipi puri di Autorit.
Ora, abbiamo visto che si possono distinguere anche
quattro teorie irriducibili dell'Autorit. Questo ci induce a
supporre che ciascuna di queste teorie che , agli
occhi del suo autore, una teoria dell'Autorit in generale
in realt non sia altro che la teoria di uno dei quattro tipi
particolari elencati sopra.
Vediamo se davvero cos.
Dunque, abbiamo le teorie (in ordine cronologico):
di Platone
di Aristotele
degli scolastici, ecc. (Teoria teologica)
di Hegel.
Cominciamo da quest'ultima.
La teoria hegeliana si presenta come una teoria del
rapporto fra Signore e Servo. Ma sembra che Hegel vi
vedesse una teoria generale dell'Autorit, poich
considerava tutte le forme di Autorit come derivate
dall'Autorit del Signore in rapporto al Servo. In ogni caso,
non ha elaborato nessun'altra teoria dell'Autorit.
La teoria hegeliana (losocamente molto elaborata)
rende perfettamente conto del nostro secondo tipo puro
di Autorit, cio l'Autorit del Signore sul Servo. Eccola.
(Per maggiori dettagli, cfr. il mio Autonomie et dependance
de la Conscience-de-soi, in Mesures ) .<
La Signoria nasce dalla Lotta a morte per il ricono-
scimento (anerkennen). I due avversari si danno uno scopo
essenzialmente umano, non animale, non biologico: quello di
essere riconosciuti nella loro realt o dignit umane. Ma
il futuro Signore aronta la prova della Lotta e del Rischio,
mentre il futuro Servo non riesce a dominare la paura (una
paura animale della morte). Quindi cede, si riconosce vinto,
riconosce la superiorit del vincitore e si sottomette a lui
come il Servo al
* A. Kojve, Autonomie et dpendance de la Conscience-
de-soi. Matrise et Seritude, in Mesures , I, 15 gennaio
1939. Si tratta della traduzione commentata della sezione
A, capitolo iv, della Fenomenologia dello spirito di Hegel
(ripubblicata con il titolo En guise dintroduction in A.
Kojve, Introduction la lecture de Hegel, a cura di R.
Queneau, Gallimard, Paris, 1947, pp. 9-34; trad. it. A
guisa di introduzione, in Introduzione alla lettura di Hegel,
a cura di G.F. Frigo, Adelphi, Milano, 1996, pp. 15-44)
[N. d. C.] .
2 9
suo Signore. Ed cos che nasce l'Autorit assoluta del Signore
nei suoi rapporti con il Servo.
Quindi: il Signore domina lanimale che in lui (e che si
manifesta con l'istinto di conservazione) e lo subordina a ci che
vi di specicamente umano in lui (questo elemento umano si
manifesta infatti con il desiderio di riconoscimento , con la
vanit , che priva di ogni valore biologico, vitale ). Il
Servo, invece, subordina l'umano al naturale, all'animale. Si pu
dire, perci, che l'Autorit del Signore sul Servo analoga
all'Autorit dell'uomo sulla bestia e sulla Natura in generale
con questa dierenza: che 1' animale cosciente della sua
inferiorit e la accetta liberamente. Ed proprio per questo che qui
vi Autorit: il Servo rinuncia coscientemente e volontariamente
alla sua possibilit di reagire contro l'azione del Signore; lo fa
perch sa che questa reazione mette a rischio la sua vita e perch
non uole accettare questo rischio.
La teoria di Hegel, quindi, a tutti gli eetti una teoria
dellAutorit. E spiega bene il perch dell'Autorit del Signore
sul Servo. E dunque una teoria corretta di questo tipo
particolare (puro) di Autorit. Ma non vale per gli altri tipi.
Ad esempio non rende conto dell'Autorit del Capo. Un
Signore non ha soltanto un'Autorit in rapporto al Servo (in
quanto Signore propriamente detto); pu anche avere (in quanto
Capo) un'Autorit in rapporto agli altri Signori. La teoria di Hegel
non rende conto del fatto che esista un'Autorit, del Capo fra
uomini socialmente eguali. E si applica ancora meno ai casi
dell'Autorit del Padre o del Giudice, l dove l'elemento della
Lotta e del Rischio della vita sono totalmente assenti.
La teoria hegeliana spiega invece l'anit fra il caso
dell'Autorit del Signore e quelli che abbiamo catalogato come
sue varianti . Pur tenendo conto del fatto che l'Autorit del
Nobile, del Militare, dell'Uomo e del Vincitore hanno una
natura composita, bisogna dire che l'elemento predominante e
che funge da base (o da
30
giusticazione ) ultima non altro che l'Autorit del
Signore, fondata sul Rischio. evidente per il Militare e
il Civile, per il Vincitore e il Vinto. Ma anche indiscuti-
bile che all'origine il Nobile , innanzitutto, un guerriero,
mentre il Plebeo non prende parte alla guerra. Inne,
sembra sia dalla stessa ragione che l'Uomo in denitiva
trae l'Autorit che ha sulla Donna.
Passiamo ora alla teoria di Aristotele. Si presenta an-
ch'essa come una teoria della Signoria. Ma, in realt, si
applica a un altro tipo di Autorit.
Secondo Aristotele il Signore ha il diritto di esercitare
un'Autorit sul Servo perch capace di preedere, men-
tre il Servo non fa che registrare i bisogni immediati e si
fa guidare esclusivamente da questi. E l'Autorit, se si
vuole, dell' intelligente sulla bestia , del civilizza-
to sul barbaro , della formica sulla cicala , del
chiaroveggente sul cieco . ( anche l'autorit di chi
trasmette un ordine su chi lo esegue). La persona che si
rende conto di vedere meno bene e meno lontano di un
altro si lascia facilmente condurre o guidare da costui.
Quindi rinuncia coscientemente alle reazioni possibili;
subisce gli atti dell'altro senza opporvisi, senza protestare,
senza discuterli, senza nemmeno fare domande: segue
l'altro ciecamente .
Quindi vi Autorit. Soltanto, questa teoria dell'Auto-
rit non ha nulla a che vedere con l'Autorit del Signore,
che invece spiegata molto bene dalla teoria di Hegel. La
teoria di Aristotele si applica al caso dell'Autorit del Capo
in rapporto alla sua Banda: rende conto dell'Autorit del
dux, del Duce, del Fhrer, del leader, ecc.
Consideriamo infatti un esempio familiare. Una banda
di ragazzi si riunisce per giocare. Uno di loro propone di
andare a rubare le mele nel campo vicino. Imme-
diatamente, e proprio per questo, si costituisce come capo
della banda. Lo diventato perch ha visto pi lontano
degli altri, stato il solo ad aver concepito un progetto,
mentre gli altri non sono stati capaci di andare oltre il
livello dei dati immediati. Ora, tutto lascia supporre
3 1
che i primi veri capi fecero la loro comparsa allo stesso
modo: una banda di Signori , di nobili briganti si
raduna intorno a un Capo che propone il piano di una
razzia; e nch dura l'esecuzione del suo progetto egli
rivestito di un'Autorit assoluta: dittatore , cio re
(cfr. la genesi spontanea dell'Autorit di Capo di Senofonte,
in Anabasi, III, 1, 4, 11-14, 24-27, 30-34, 36-47; cfr. anche
II, 2, 2-5).
Nota. Parliamo qui del Capobanda, e non del Capo dello
Stato la cui Autorit complessa; l'Autorit del Capo ne
soltanto un elemento. Ne riparleremo in B, I. Per il
momento diciamo soltanto questo: i sociologi hanno
stabilito che lo Stato nasce generalmente l dove una banda
di conquistatori, di Signori , si stabilisce in un paese
conquistato e sottomette in misura maggiore o minore gli
aborigeni. I vinti sono i soggetti dei vincitori, i quali
beneciano, in rapporto ai primi, dell'Autorit di Signori.
Il Capo dei vincitori quindi in primo luogo Capo (in
rapporto ai suoi eguali , ai Signori) e in secondo luogo
Signore (in rapporto ai suoi soggetti , ai Servi, ai vinti).
Ed Capo dello Stato o Sovrano, Re o Dittatore
nel senso proprio del termine precisamente perch al
contempo Capo e Signore. Il che non signica, peraltro,
che sia soltanto Capo e Signore. Pu beneciare anche del-
l'Autorit del Padre e del Giudice.
La teoria di Aristotele, quindi, rende conto dell'Autorit
del Capobanda. E permette anche di spiegare l'anit fra
questa Autorit e ci che abbiamo chiamato le sue varianti
. Questo chiaro per l'Autorit del Superiore sugli
Inferiori. Il Direttore e l'Uciale vedono pi lontano
dell'Impiegato e del Soldato: hanno dati sull'avvenire,
concepiscono piani e progetti, mentre gli Inferiori non
vedono altro che i dati immediati, i bisogni del momento.
Anche se i Superiori si limitano a trasmettere ordini venuti
dall'alto, li conoscono prima degli Inferiori e rispetto a
questi beneciano perci di una prescienza.
Lo stesso vale per l'Autorit del Maestro sull'Allievo:
3 2
l'allievo rinuncia alle reazioni contro gli atti del Maestro perch
pensa che quest'ultimo sia gi dove lui arriver soltanto in futuro
il Maestro aanti rispetto a lui.
Analoghe osservazioni si possono fare per l'Autorit del
Dotto, del Tecnico, ecc. Essi vedono il fondo delle cose l dove
l'incolto vede soltanto la supercie: quindi vedono meglio di
quest'ultimo, hanno una visione pi ampia e pi profonda della
cosa. Da qui la possibilit di prevedere gli eventi, ed quello
che ha sempre confermato (cio creato) l'Autorit dei Dotti.
Inne l'Autorit dell'Indovino, del Profeta, dell'Oracolo,
ecc., un esempio particolarmente sorprendente di Autorit
conforme alla teoria di Aristotele: l'indiscutibile Autorit
dell'Indovino (dell'Oracolo) un caso puro dell'Autorit del
Capo.
Invece la teoria di Aristotele non rende conto dell'Autorit del
Signore sul Servo, come ha ben mostrato He-gel. E non ha nulla a
che vedere nemmeno con l'Autorit del Padre e del Giudice.
Certo, il Padre di famiglia pu essere nel contempo Capo della
banda (se la famiglia ne costituisce una). Ma questa Autorit di
Capo non ha nulla a che vedere con quella che ha in quanto Padre,
e che a sua volta diversa dall'Autorit che il Maestro ha
sull'allievo. Poich, in tutta evidenza, l'Autorit del Padre non ha
nulla a che vedere con il suo valore personale, com' il caso di ogni
Autorit (pura) di Capo, e delle Autorit miste nelle quali
predomina o presente l'elemento Capo .
Quanto al Giudice, la sua Autorit non ha nulla a che vedere
con un progetto, una prescienza o una predizione. Non propone
nulla, giudica soltanto ci che . E non la conoscenza pi
vasta delle leggi che determina l'Autorit del Giudice:
unicamente la sua giustizia .
Non quindi la teoria di Aristotele, ma quella di Platone
che rende conto dei casi puri di Autorit del Giudice.
Vediamo dunque com' la teoria platonica dell'Autorit. Per
Platone ogni Autorit o, almeno, avrebbe do-
33
vu.to essere fondata sulla Giustizia o l'Equit. Tutte
le altre forme di Autorit sono illegittime. Che, in
pratica, vuol dire non stabili, non durature, passeggere,
emere, accidentali. Non sono che pseudo-autorit. In
realt, il potere che non poggia sulla Giustizia non
poggia nemmeno su un'Autorit nel senso proprio del
termine. Si conserva soltanto grazie alla forza (al
terrore ). Ora, una conservazione di questo genere
necessariamente precaria.
Non vi dubbio che, nella sua esclusivit, questa teo-
ria falsa. L'Autorit del Signore o del Capo, in quanto
tale, non ha evidentemente nulla a che fare con la Giu-
stizia. E anche l'Autorit del Padre indipendente dal
fatto che incarni o meno la Giustizia. Per vedere ci,
basta far notare l'esistenza di conJitti fra l'obbedienza
liale e il sentimento di giustizia. E un ordine del Padre
pu essere eseguito senza discussione (senza reazione
), anche se contrario a ci che il glio crede essere
giusto. E lo stesso vale nel caso del Signore e del Capo.
Ma, d'altra parte, il fatto stesso che tali conitti
esistano prova che la Giustizia pu fondare un'Autorit
sui generis, capace di controbilanciare, se non
distruggere, l'Autorit del Signore, del Capo o del
Padre. (Gli esempi sono troppo numerosi e noti perch
valga la pena citarli) .
La Giustizia, quindi, pu servire da base a
un'Autorit sui generis, e Platone ha solamente avuto il
torto di negare l'esistenza indipendente degli altri tre
tipi di Autorit.
Prendiamo la leggenda (riportata da Erodoto, I, 96-
100) sulla nascita della monarchia presso i Medi. I Medi
vivevano nell'anarchia (nello Stato di Natura, si dir pi
tardi) in cui regnava l'ingiustizia assoluta (il bel-lum
omnium contra omnes di Hobbes). Uno di essi (che per
ambizione aspirava al potere) si mise a praticare la
giustizia. Gli altri andavano a sottoporgli le loro contro-
versie, che lui giudicava da arbitro rispettato. Dato che i
clienti diventavano troppo numerosi, riutava di rice-
3 4
verli tutti dicendo di doversi occupare anche dei propri
aari. Allora i Medi, per sgravarlo dalle preoccupazioni
personali lo scelsero come Re. Dopo essere diventato re,
domand guardie per raorzare il suo potere . Una
volta che le ottenne, continu a osservare la giustizia, ma
vi aggiunse la seerit, perseguendo i colpevoli anche se
nessuno glielo chiedeva. (In altri termini, da arbitro che
era divent giudice e procuratore) .
Certo, questa solo una leggenda. Ma mostra che non
contrario alla psicologia fondare un potere e, di
conseguenza, un'Autorit assoluti sulla sola Giustizia. E,
poich basta che un'Autorit sia riconosciuta perch di
fatto esista, in linea di principio possibile che l'Autori-
t
.
della Giustizia diventi un'Autorit totale (e, di conse-
guenza, un potere assoluto) come voleva Platone.
Certo, in realt il potere politico ha ben di rado avuto
come base la Giustizia: se questo elemento era presente,
era sempre accompagnato da altri elementi (Autorit del
Capo, del Signore o del Padre) che lo dominaano.
Eppure, rimane il fatto che la Giustizia pu essere uno
degli elementi dell'Autorit totale. Vi dunque un tipo
puro e irriducibile di Autorit, che possiamo chiamare
Autorit del Giudice.
In eetti, l'Autorit di un Giudice non pu essere
spiegata altrimenti che con la teoria di Platone. Ed evi-
dente che il principio della Giustizia o Equit entra anche
nei tipi di Autorit che abbiamo elencato sotto il nome di
varianti del tipo puro dell'Autorit del Giudice.
Certo, il Giudice propriamente detto un funzionario
che dipende da un potere politico, cio da uno Stato, e che
lo presuppone (cfr. la leggenda di Erodoto che abbiamo
citato) . Per essere veramente un Giudice, deve essere
assistito dalla Jorza e fondarsi sulle leggi riconosciute da
uno Stato. In altri termini, il suo potere complesso e la
sua stessa Autorit sembra implicare necessariamente altri
elementi in pi rispetto a quello della Giustizia (ad
esempio quello del Capo) . Ma resta il fatto
3 5
che l'Autorit in qualche modo personale del Giudice si
regge unicamente sulla sua equit , essendo cos un
caso puro di Autorit della Giustizia.
Lo si vede chiaramente nella variante dell'Autorit
dell'Arbitro (che, a dire il vero, non una ariante, ma il
tipo puro, l'Autorit del Giudice a essere una variante
dell'Autorit dell'Arbitro). Se non si reagisce contro gli atti
( giudizi ) di un Arbitro (liberamente scelto) , signica
che si suppone la sua imparzialit, cio esattamente il fatto
che egli incarna per cos dire la Giustizia.
Cos I' Uomo giusto o onesto ha un'indiscutibile
Autorit, anche se non svolge la funzione di Arbitro. In
generale, la potentia dell'imparzialit, dell'oggettivit, del
disinteresse, ecc. genera sempre un'Autorit, e quella di un
Controllore, di un Censore, ecc. non pu essere spiegata
senza far intervenire l'elemento di ci che abbiamo
chiamato Autorit del Giudice. Questo elemento interviene
senza dubbio anche nell'Autorit del Confessore.
Le tre teorie esaminate corrispondono dunque a tre tipi
distinti e irriducibili di Autorit. Ci resta quindi il quarto
tipo puro dell'Autorit. del Padre sui gli, e una quarta
teoria - cio la teoria scolastica o teologica (teocratica)
dell'Autorit.
E perci naturale supporre che questa teoria - anch'essa
in linea di principio uniersale- corrisponda in realt al
quarto tipo di Autorit, cos come le altre teorie
corrispondono ciascuna a un solo tipo puro.
Il collegamento fra la teoria teologica e l'Autorit del
Padre sembra a prima vista articioso. Notiamo tuttavia che
la teoria teologica, secondo la quale ogni Autorit vera e
legittima (che diversa dalla semplice forza) proviene da
Dio e non che un trasferimento dell'Autorit divina,
implica sempre il principio della trasmissione dell'Autorit
(umana, di fatto politica, del Capo dello Stato) per via
ereditaria. Ora, soltanto nell'Autorit. del Padre che la
nozione di ereditariet agisce naturalmente: questa Autorit
fondata sul rapporto fra genitori e
36
gli; naturale ammettere che l'Autorit del Padre passi come
un'eredit al Figlio (a condizione che divenga Padre a sua
volta e che il proprio Padre muoia) .
Dato che secondo la teoria scolastica ogniAutorit (umana)
per essenza diina, occorre per studiare questa teoriavedere
che cosa sia per essa l'Autorit assoluta di Dio.
Dato che Dio incarna il summum dell'Autorit, non vi nulla
di straordinario nel fatto che ritroviamo nella teoria teologica
tutti i quattro tipi puri che abbiamo elencato. Per l'uomo Dio
Signore e Signore feudale [Seigneur] . l'Autorit del
Signore quindi un elemento integrante dell'Autorit divina
globale. Ma Dio anche il Capo , il Dux degli eserciti
(Sabaoth), il leader che guida il proprio popolo
conoscendone in anticipo la sorte: quindi nell'Autorit divina
interviene anche l'elemento dell'Autorit del Capo . D'altra
parte, la Giustizia divina una categoria religiosa di primaria
importanza, poich Dio sempre concepito come il Giudice
supremo dell'uomo, come l'incarnazione sovrana della Giustizia
e dell'Equit: l'Autorit divina, quindi, include anche l'elemento
dell'Autorit del Giudice.
Ma abbiamo gi tre teorie che rendono conto di questi tre tipi
puri di Autorit. La teoria scolastica, perci, ci interessa soltanto
nella misura in cui pu rendere conto dell'ultimo tipo puro di
Autorit, ovvero l'Autorit del Padre. Ora, l'Autorit divina
globale implica eettivamente quest'ultimo tipo di Autorit: Dio
anche Padre ; Padre nostro che nei cieli . La teoria
teologica, quindi, deve rendere conto di ci che abbiamo chia-
mato Autorit del Padre, aspetto di cui le altre tre teorie non
riescono a rendere conto.
Nota. Abbiamo visto, quindi, che l'Autorit divina si distingue
dall'Autorit umana perch non implica alcun rischio , dal momento
che ogni reazione contro gli atti di Dio assolutamente impossibile. Nel
caso dell'Autorit. del Giudice, ci
37
non presenta alcun inconveniente, visto che i giudizi divini
sono infallibili. Lo stesso vale per l'Autorit del Capo: il pote-
re divino resta unAutorit, e non una semplice forza, nella
misura in cui Dio ritenuto onnisciente. Ma le cose non stan-
no cos se prendiamo l'Autorit del Signore: l'onnipotenza
divina non pu aatto fondare la sua Autorit, poich in n dei
conti non che una sublimazione della Jorza bruta. Abbiamo
visto che lAutorit del Signore (che cosa ben diversa dal suo
potere o dalla sua potenza , derivati dalla sua forza )
unicamente fondata sul Rischio che egli corre in una lotta a
morte. Ora, nel caso di Dio non aatto cos. La teoria
teologica, quindi, non pu rendere conto del caso puro del-
l'Autorit del Signore. E gli scolastici hanno dovuto render-
sene conto pi o meno incoscientemente, poich si consta-
ta una tendenza assai marcata a eliminare l'elemento Signore
a favore di quello del Padre . Quanto a Dio-Amore, non
ha nulla a che vedere con l'Autorit propriamente detta: in
questa veste Dio vuol far agire gli uomini spontaneamente, il
che vuol dire che rinuncia in quanto Amore, in quanto a-
mante e amato alla sua Autorit. Cfr. tuttavia quello che
stato detto sopra sulle anit fra Amore e Autorit.
La nozione di Dio-Padre ha acquisito tutto il suo
valore e la sua chiarezza soltanto a partire dal momento
in cui Dio stato concepito come il Creatore del
Mondo e dell'uomo (ovvero nella teologia giudaico-
cristiana e islamica) . Nella misura in cui la teoria
scolastica spiega o giustica l'Autorit divina con la
nozione del Dio-Padre , essa di fatto si richiama
quindi all'idea della Creazione. Dio il Padre degli
uomini perch li ha eettivamente generati ,
creandoli (ex nihilo). ne la causa (Jormale). Ora,
un eetto non pu rinnegare la sua causa : se
la causa agisce sull'eetto (producendolo), l'eetto non
pu reagire alla causa. E nella misura in cui gli uomini
hanno compreso di essere l'opera di Dio, abbandonano
la vana illusione della possibilit di una reazione contro
gli atti divini: riconoscono l'Autorit divina che, in
quanto autorit (e non soltanto potenza , forza), non
altro che questo
3 8
riconoscimento (cio la rinuncia cosciente e volonta-
ria alle reazioni ).
Questa giusticazione dell'Autorit tramite il rap-
porto tra causa e eetto non ha nulla a che vedere
con le sue giusticazioni tramite la previsione , il
rischio o I' equit. Si tratta dunque di una teoria distin-
ta dalle tre teorie discusse in precedenza. D'altra parte,
evidente che si applica solamente all'Autorit del Padre e
non a quella del Capo, del Signore o del Giudice.
Ma la teoria scolastica tenta generalmente di inter-
pretare linsieme dell'Autorit divina come un'Autorit del
Padre (del Creatore, della Causa ).
Nota. La prova dell'esistenza di Dio detta cosmologica una
giusticazione o una spiegazione metasica dell'Autorit
divina concepita sotto forma di Autorit del Padre (= Causa).
La prova detta ontologica un tentativo di analisi
ontologica della stessa Autorit del Padre-Causa. Quanto alla
prova detta sico-teologica , giustica l'Autorit divina
considerata nell'aspetto dell'Autorit. del Capo.
D'altra parte, questa teoria riconduce ogni Autorit
umana all'Autorit divina. Ha quindi la tendenza a in-
terpretare ogni Autorit (umana) come una variante
dell'Autorit del Padre. (Da qui la tendenza a sottolineare
l'elemento paterno nell'Autorit dei poteri
politi-
ci). Ora, l'Autorit del Padre l'Autorit della causa
sull'eetto. Ma la causa trasmette, per denizione, la sua
essenza (o la sua potenza ) all'eetto. del tutto
naturale, quindi, ammettere il principio ereditario nella
trasmissione dell'Autorit del Padre (= Causa). Ed co-si
che la teoria teologica dell'Autorit diventata la teoria
della Monarchia ereditaria.
Certo, la nozione di Dio creatore specicamente giu-
daico- cristiana, cio scolastica. Ma ogni teologia e, di
conseguenza, ogni teoria teologica dell'Autorit ha no-
zioni analoghe all'idea di creazione. Il Dio sempre, pi
o meno, un Dio tutelare. una sorta di causa del grup-
po sociale o politico che riconosce la sua Autorit. E
3 9
lui che assicura la continuit (la liazione ), ciol'uni-t
del gruppo, e ssa la sua personalit , la sua indivi-
dualit (distinte dalle altre), determinandone lorigine.
Da qui il carattere tradizionale della divinit e del
divino (sacro): Dio sempre il Dio degli antenati (Dio di
Abramo, di Isacco e di Giacobbe ). Da qui anche il
carattere divino (sacro) di ogni tradizione : il passato
che determina il presente generalmente ricondotto, in
denitiva, a un'origine diina.
Si pu aermare, quindi, che la teoria scolastica rende
conto non soltanto dell'Autorit del Padre propriamente
detta, ma anche del tipo puro di Autorit del Padre
in generale, cos come dei tipi ( derivati o complessi
) di Autorit che abbiamo elencato come sue varianti
. Possiamo quindi aancare questa teoria alle altre tre,
spogliandola del suo carattere teologico. In altri termini,
senza far risalire tutte le cause a una causa ultima
diina, possiamo dire che l'Autorit del Padre (cos
come le sue varianti ) si spiega in ultima analisi con
la (reale o supposta) impossibilit di (o, pi esattamente,
della rinuncia cosciente e volontaria a) ogni reazione
da parte dell' eetto contro l'azione della causa .
Questo chiaro per il caso puro di Autorit del
Padre. Quanto alla variante dell'Autorit del Vecchio
sui Giovani, anche qui ritroveremo (accanto ad altri
elementi) la nozione di paternit o di causa : la
nozione della generazione , della paternit collettiva,
poich la generazione dei vecchi (la vecchia generazione
) rappresenta la generazione dei padri dei giovani (della
nuova generazione ) . Lo stesso vale per l'Autorit della
Tradizione e dei suoi detentori. Questi ultimi non sono
soltanto, in quanto vecchi, i padri materiali (sici)
degli uomini di oggi: in quanto rappresentanti della
1radizione, sono i loro padri spirituali , incarnano la
causa che ha fatto dei contemporanei quelli che sono. Ed
in quanto causa che determina la realt sociale,
politica, culturale data che la Tradizione,
4 0
in quanto tale, esercita unAutorit. si rinuncia volonta-
riamente e coscientemente a reagire contro di essa
perch una simile reazione sarebbe una reazione
contro se stessi, una sorta di suicidio.
Da questo punto di vista, l'Autorit del Morto si spiega
con il fatto che il morto ancora pi causa di chi vive
(in genere la causa sparisce dopo aver prodotto il suo
eetto ed esiste soltanto in quest'ultimo o in quanto
quest'ultimo).
Ma il caso pi puro di Autorit del Padre, concepito
come autorit della causa sull'eetto, forse l'Au-
torit che un Autore (nel senso pi ampio del termine)
esercita sulla sua Opera. (Per esempio. l'Autorit di un
caposcuola letterario, artistico o altro; l'Autorit di un
fondatore di colonia ; l'Autorit di un Baden Pow-ell
sugli scout, ecc.).
3.
a) Arriviamo quindi al seguente risultato. Vi sono
quattro tipi irriducibili di Autorit. (umana):
Padre (Causa)
Signore (Rischio)
Capo (Progetto-previsione)
Giudice (Equit, Giustizia)
A ciascuno di questi tipi corrisponde una teoria:
Padre: Scolastica [P]
Signore: Hegel [S]
Capo: Aristotele [C]
Giudice: Platone [G]
Di fatto, i casi concreti di Autorit reale sono sempre
complessi: vi si combinano tutti i quattro tipi puri. Ma si
possono tuttavia distinguere a seconda della predominanza
di uno o pi di questi tipi puri: si pu essere
soprattutto Capo; o soprattutto Giudice; o soprattutto Capo
41
e Giudice; ecc. Predominanza signica o che l'Auto-
rit di un tipo determinato pi grande rispetto a
quella degli altri tipi (per esempio, si reagisce meno
quando Tizio agisce come Capo piuttosto che quando
agisce come Giudice; ecc.), oppure che l'Autorit di un
tipo determinato funge da base all'Autorit degli altri
tipi (per esempio: non si reagisce contro i giudizi
di Caio perch ha Autorit in quanto Capo; oppure,
viceversa, non si reagisce contro i suoi progetti
perch ha Autorit in quanto Giudice; ecc.).
Nota. A quanto pare, del resto, l'Autorit che funge da
base anche, proprio per questo, la pi grande .
Si pu anche stabilire, del resto, una gerarchia dei tipi
dominanti, quando ve ne siano parecchi (per esempio: se
vi predominanza dei tipi di Capo e di Giudice, si
pu distinguere il caso in cui il Capo predomina sul
Giudice da quello in cui il Giudice predomina sul
Capo; ecc.).
Ammesso questo, possiamo compilare una lista com-
pleta di tutti i tipi possibili di Autorit. Avremo cos:
4 tipi puri (P, C, S, G)
6 combinazioni di 2 tipi puri (PC, PS, PG, CS, ecc.)
con 2 varianti per ciascuna (PC e CP, ecc.) , ovvero 12
tipi
4 combinazioni di 3 tipi con 6 varianti, ovvero 24 tipi
1 combinazione di 4 tipi con 24 varianti (PCSG,
CPSG, GSPC, SPGC, ecc.).
In totale otteniamo cos 64 tipi di Autorit (4 puri e 60
combinati) oppure 15 (4 puri e 11 combinati) se non si
tiene conto delle varianti . Se la nostra teoria esatta,
questa lista esaurisce tutte le possibilit. Si tratterebbe
soltanto di vedere se tutte sono realizzate o realizzabili.
Per ogni caso concreto, si potrebbe vedere a quale tipo
(puro o combinato) appartiene. E bisognerebbe vedere
che cosa signiJcano tutte queste combinazioni (e trarne
tutte le conseguenze).
4 2
Ovviamente, non questa la sede per intraprendere un
lavoro di analisi fenomenologica completa.
Diciamo soltanto che bisogna distinguere accurata-
mente l'Autorit totale, che ingloba tutti i quattro tipi
puri, dalle Autorit selettie, che includono solamente
uno, due o tre di questi tipi. molto importante, infatti,
sapere a quale ambito si estende una data Autorit per
sapere ci che essa , e cos poter dire come occorre
procedere per fondarla, esercitarla, conservarla e tra-
smetterla nel modo migliore.
Certo, come abbiamo detto, ogni Autorit reale di
fatto, pi o meno, totale. In altri termini, accordando a
qualcuno l'Autorit di uno dei quattro tipi puri (per e-
sempio quella di Capo), si naturalmente portati ad ac-
cordargli anche quella degli altri tre (in quanto autorit
derivate ) . Allo stesso modo, tutti i detentori di un'Au-
torit selettiva hanno una naturale tendenza a trasformarla
in Autorit totale. D'altra parte, la constatazione
dell'assenza completa di un tipo puro (o pi tipi puri) di
Autorit provoca generalmente l'annullamento del tipo
presente (o dei tipi presenti) (per esempio: constatando
che un Capo nullo come Giudice, se non ingiusto
, si ha la tendenza a non riconoscergli nemmeno
l'Autorit di Capo, ecc.).
Sull'esistenza delle Autorit selettive non c', tuttavia,
ombra di dubbio. In altri termini, l'assenza (relativa) di un
tipo puro di Autorit non annulla, di fatto, l'Autorit di
un altro tipo, ma la indebolisce soltanto.
Questo ci porta a distinguere tra Autorit assoluta e
Autorit relatie. Si pu parlare di Autorit assoluta l
dove nessuno degli atti di chi la detiene provoca reazione
. Quanto alle Autorit relatie, si possono classicare
secondo la loro grandezza relativa, cio secondo il
rapporto fra il numero di tutti gli atti e il numero degli
atti che non provocano reazione (fosse anche solo
sotto forma di dubbio o discussione).
evidente che l'Autorit assoluta nel senso forte del
termine non mai realizzata in concreto. Solamente
4 3
Dio ritenuto tale da possederla (o, pi esattamente, a-
vrebbe douto averla). Ed anche evidente che un'Auto-
rit assoluta non pu che essere totale. Ma si pu dire che
un'Autorit totale necessariamente assoluta' E, in ge-
nerale, si possono stabilire rapporti teorici (a priori)
fra il tipo di un'Autorit (pura o complessa) e la sua e-
stensione (la sua grandezza relativa)? (Per esempio, si
pu dire che, in linea di principio, nel caso di Autorit
Capo + Giudice, la variante Capo-Giudice rappresenti
un'Autorit relativamente pi grande di quella che cor-
risponde alla variante Giudice-Capo, ecc.?) .
Senza dubbio, lo studio di questi problemi presenta un
grande interesse, sia teorico che pratico (politico, ad
esempio) . Ma in questa sede non possiamo n svilupparlo
n impostarlo.
Nota. uno studio di questo genere che permetter di risolvere
in modo denitivo il problema della Separazione dei Poteri
e quello della Costituzione , cos come il problema della
struttura dello Stato in generale. Si veda sotto, B, I.
b) Allo stesso modo, possiamo soltanto sorare un altro
problema che si ricollega naturalmente all'analisi
fenomenologica dell'Autorit, cio quello della genesi e
della trasmissione dellAutorit.
Quanto alla sua genesi, l'Autorit pu essere sia sponta-
nea, sia condizionata. Nel primo caso, nasce spontanea-
mente da atti che emanano da colui che la deterr, senza
presupporre alcun atto esterno n, di conseguenza,
l'esistenza preliminare di una qualsiasi altra Autorit.
L'Autorit condizionata, invece, nasce a seguito di atti
dierenti da quelli compiuti da colui che la deterr, e
generalmente presuppone l'esistenza di un'altra Auto-rit,
dalla quale dipende. Lo studio della genesi condizionata
dell'Autorit conduce quindi allo studio della trasmissione
dell'Autorit.
Tutti i quattro tipi puri di Autorit possono avere
un'origine o una genesi spontanea. il rischio personale
4 4
a generare l'Autorit del Signore, e non c' alcun bisogno che
prima vi sia una qualsiasi altra Autorit: facile immaginare
la comparsa del primo Signore sulla terra, prima che
ci fossero le Autorit. del Capo, del Giudice o anche del
Padre. Ma ad ogni modo si pu supporre che la prima
Autorit fu quella del Capo: l'atto personale del primo
uomo che ha proposto il primo progetto e che ha potuto
fondarlo in un' epoca in cui non vi era ancora, in generale,
Autorit. Si pu anche ammettere la leggenda di Erodoto
(citata sopra), secondo la quale quella del Giudice fu la
prima Autorit, generata spontaneamente dall'esercizio
personale della Giustizia da parte di un solo individuo.
Quanto all'Autorit del Padre, sembra che non si possa
parlare di genesi spontanea, poich l'individuo non Ja nulla
per ottenerla. Ma, in realt, questo caso non diverso dai
precedenti: nel senso ampio del termine, occorre fare
qualcosa anche per ottenere l'Autorit del Padre, cio
bisogna diventare padre (oppure, nel caso derivato,
raggiungere un'et pi o meno avanzata). La sola dierenza
che, in questo caso, ogni uomo, in linea di principio,
capace di fare ci che necessario per beneciare
dell'Autorit del Padre (poich basta vivere
sucientemente a lungo il che non accade a tutti),
mentre negli altri tre casi di Autorit si tratta di azioni
nel senso stretto del termine, di atti personali che
richiedono un talento speciale che non tutti possiedono.
Ad ogni modo, ci si immagina benissimo la comparsa del
primo Padre, investito dell'Autorit corrispondente, in
un' epoca in cui non esiste ancora nessun'altra Autorit.
Ed il Padre stesso che genera l'Autorit di cui benecer.
Invece, bisogna distinguere da questi casi di genesi
spontanea le cause di una genesi condizionata. Secondo
l'ipotesi del contratto sociale , ad esempio, la prima
Autorit (politica) nata da una decisione (collettiva), cio
da un atto non di colui che eserciter l'Autorit, ma di
coloro che la subiranno. In questo caso, per-
4 5
ci, l'Autorit condizionata da altro rispetto a se stessa,
da altri atti che non sono quelli di chi la incarner. E lo
stesso succede quando l'uomo che deve incarnare l'Au-
torit tirato a sorte o designato da qualcosa che non ha
nulla a che vedere con i suoi propri atti ( meriti ) o con
la sua personalit in generale (il caso del Dalai Lama,
ad esempio).
Ma ci si pu domandare se, in casi di questo genere, vi sia
realmente una genesi dell'Autorit. Sembra piuttosto che ci
troviamo di fronte a una trasmissione di Autorit, poich la
comparsa della nuova Autorit condizionata dall'esistenza
preliminare di un'altra Autorit.
Il contratto sociale , anche agli occhi dei suoi soste-
nitori, stato soltanto un' ipotesi di lavoro : non hanno
mai aermato che l'Autorit sia eettiamente nata in
questo modo. E l'analisi fenomenologica esclude tale
possibilit.
Secondo questa analisi, ogni Autorit o quella del
Padre, del Capo, del Signore o del Giudice, o una com-
binazione di queste Autorit pure . Ora, abbiamo visto
che ciascuna delle Autorit pure capace di generarsi
spontaneamente. invece inconcepibile che una di esse sia
generata (per la prima volta) a seguito di un contratto
sociale , o di un sorteggio odi un altro atto di questo
genere.
Quanto ai casi concreti noti di genesi condizionata,
si rivelano tutti essere non vera genesi. Da un lato, vi
generalmente un intervento dell'Autorit divina gi ri-
conosciuta (cio esistente) in precedenza: la sorte, ecc.,
non fa che designare l'eletto di Dio, il quale gli trasmette la
propria Autorit. Dall'altro lato, non si tratta mai della
nascita di un'Autorit nuoa. l'Autorit gi presente
(cio gi riconosciuta ), e si tratta solo di cambiare il
suo supporto materiale (umano), facendolo passare da
un individuo (o gruppo) a un altro, sicch anche qui vi
una trasmissione di Autorit.
Possiamo dire, quindi, che ogni vera genesi dell'Autorit
necessariamente spontanea (e che vi un tipo par-
4 6
ticolare puro o composto di genesi per
ciascun tipo puro o composto di Autorit) .
Quanto alle cosiddette genesi condizionate, non sono
che casi di trasmissione. E ora dobbiamo occuparci
proprio del problema della trasmissione dell'Autorit.
Nota 1. Non bisogna confondere la nascita (la genesi) di
un'Autorit con i segni esteriori del suo riconoscimento .
Certo, l'Autorit esiste solamente nella misura in cui
riconosciuta : il Signore Signore del suo Servo solo nella
misura in cui quest'ultimo lo riconosce in quanto tale (o
si riconosce come Servo); ecc. Quindi si pu dire che la
genesi dell'Autorit la genesi del suo riconoscimento da
parte di coloro che la subiranno. Ma proprio per questo che
si pu dire dato che la stessa cosa che l'Autorit si
impone da s a coloro che la subiscono: o non i per nulla
Autorit, oppure riconosciuta per il solo fatto che esiste.
L'Autorit e il riconoscimento dell'Autorit sono
tutt'uno. Da questo riconoscimento (dell'Autorit) si pu
per distinguere ci che si potrebbe chiamare la sua
maniJestazione. Tale manifestazione non soltanto
segno esteriore di rispetto , ecc., ma anche la forma
esteriore dell' atto di riconoscimento stesso. Per esempio:
durante un'assemblea qualcuno propone un progetto e
perci viene eletto Capo; il suo progetto che ha
generato l'Autorit del Capo, e non l' elezione degli altri,
non ha Autorit perch stato eletto; stato eletto perch ha
gi beneciato dell'Autorit nata dal suo progetto ;
l'elezione stata solamente la manifestazione , il segno
esteriore della sua Autorit, generata spontaneamente (cio
attraverso l'atto di riconoscimento della sua Autorit). In
generale, l'Autorit (e il suo riconoscimento ) nasce
(spontaneamente) nel candidato (che sar eletto) prima
della sua elezione, che solo una (prima) maniJestazione di
questa Autorit gi esistente (cio riconosciuta ); allo
stesso modo, la non-elezione di un candidato non fa che
maniJestare la sua mancanza di Autorit.
Nota 2. La teoria ( democratica ) del contratto sociale
nata da un'interpretazione errata del fatto che esistono le
elezioni (politiche o altre). Da un lato, questa teoria non
vede che l'elezione, come abbiamo appena detto, non
genera l'Au-toa, ma la conferma , cio la maniJesta
semplicemente
4 7
all'esterno (come fa ogni atto di obbedienza, cio di
rinuncia lla reazione ). Dall'altro lato, questa teoria
dimentica che i casi noti di elezione si basano sugli
uomini e non sul principio: l'elezione trasmette l'Autorit
gi esistente (cio riconosciuta) da un individuo (o un
gruppo) a un altro, ma non crea mai un'Autorit che
prima non esisteva da nessuna parte. Del resto, l'analisi di
questa teoria mostra che essa stessa ha in mente un caso
di trasmissione di Autorit. Presuppone infatti che,
attraverso e nell'atto dell'elezione, l'Autorit passi dagli
elettori all'eletto (o agli eletti), cos che i primi si privano
della loro Autorit (= potere ) a favore dell'eletto. Ed
eettivamente solo cos che si pu giusticare tale
teoria (correggendola) : poich se non vi fosse stata
nessuna Autorit esistente, un'elezione non avrebbe mai
potuto generarla; del resto, non vi sarebbe stata elezione,
poich non vi sarebbe potuto essere un eletto. (Perch uno
piuttosto che un altro, a meno che questo non abbia gi
un'Autorit? E se il caso a decidere, perch eletto
avrebbe un'Autorit, a meno che il caso sia un'Autorit
divina? Se invece io ho Autorit, anche il mio eletto ne
ha; si veda sotto) .
Ma qual l'Autorit che si trasmette attraverso e nel-
l'elezione?
In tutta evidenza, e per denizione, non si pu avere
autorit su se stessi, poich l'idea stessa di reazione
non avrebbe qui alcun senso. Cos, il fatto che io
individuo isolato-ho eletto qualcuno non d all'
eletto alcuna autorit su di me (piuttosto vero il
contrario!), a meno che non abbia un'Autorit (da me
riconosciuta ) indipendente dalla mia elezione .
Si parla cos, a ragione, di elezione collettia e non
individuale. Ora, in questo caso la nozione di Autorit
ha un senso. Poich in un gruppo si pu distinguere il
tutto dalle parti (di questo tutto) e una parte dall'altra
(o dalle altre). E si pu parlare di un'Autorit del tutto
sulle parti, o di una parte sull'altra (o sulle altre), in
particolare di un'Autorit della maggioranza sulla
minoranza (o della minoranza sulla maggioranza) . E
l'elezione non fa che trasmettere quest'Autorit gi.
esistente (cio riconosciuta) all'eletto.
Tutta la questione, quindi, si riduce a sapere se
que-
4 8
sta Autorit un'Autorit sui generis, distinta dalle Autorit.
del Padre, del Capo, del Signore e del Giudice (e dei loro
composti ) che abbiamo individuato e descritto. Ora,
quello che aerma la teoria del contratto sociale
(parlando in generale dell'Autorit sui generis che ha la
Maggioranza sulla Minoranza). Dobbiamo perci vedere se
questa teoria esatta. (Se esatta, la nostra falsa. Se la
nostra vera, l'Autorit in questione deve poter essere
ridotta o a uno dei nostri tipi puri , o a una qualsiasi delle
loro combinazioni ).
I casi in cui una parte del gruppo esercita sull'altra
un'Autorit di tipo conosciuto non ci interessano: che essa sia
collettiva o individuale non cambia nulla in merito alla sua
natura n al modo in cui stata generata (per esempio
l'Autorit del Capo pu essere incarnata tanto da un gruppo
quanto da un individuo; ecc.). Si tratta di sapere se vi
un'Autorit sui generis che spetta alla parte del gruppo
unicamente in quanto parte. Ora, questa Autorit pu essere
fondata soltanto sul valore quantitatio del gruppo. Poich il
valore qualitativo non nient'altro che quello del Padre,
del Capo, del Signore o del Giudice, sicch ricadremmo nei
casi gi studiati (perch, parlando di questi tipi di Autorit,
non abbiamo distinto fra i casi di Autorit individuale e col-
lettiva) . Ora, dal punto di vista quantitativo, si presentano
solamente tre casi: la parte che esercita un'Autorit sull'altra
pu essere o uguale a essa, o formare la Maggioranza, o
formare la Minoranza. Se le due parti sono uguali, non vi
evidentemente alcuna ragione perch una delle due eserciti
in quanto parte - un'Autorit sull'altra; se lo fa, perch
vi sono ragioni qualitative , qualit di Capo, di Giudice,
ecc. Invece, in linea di principio, una Maggioranza pu
esercitare un'Autorit. sulla Minoranza unicamente perch
una Maggioranza, allo stesso modo, una Minoranza pu farlo
unicamente in quanto parte, cio per il fatto di essere una
Minoranza. Le teorie del contratto sociale (le teorie
democratiche ) aermano in genere (ma non sempre: cfr.
Rous-
4 9
seau!) che vi un'Autorit sui generis della Maggioranza in
quanto Maggioranza; e si pu dire che quest'Autorit sui
generis a essere trasmessa all'eletto con l'elezione.
Ora, in realt, se si pu parlare di un'Autorit della
Maggioranza, si pu comunque parlare di un'Autorit della
Minoranza. Certo, la prima sembra essere pi evidente: si
riscontrano continuamente casi in cui ci si sottomette
(coscientemente e volontariamente) agli atti della
Maggioranza solo perch si tratta della Maggioranza. Ed
esiste una variante ben nota di questa Autorit: l'Autorit
dell' opinione pubblica , del cosa dir la gente , il
desiderio di non farsi notare , di fare come fanno tutti ,
ecc. Ma non vanno trascurati, comunque, i casi contrari. Vi
quella che si potrebbe chiamare l'Autorit dell' originale
sul banale ; esiste anche la sfumatura negativa attribuita
alle parole grande massa, folla, volgo , uomo
medio , ecc. Vi anche il fenomeno universalmente diuso
detto snobismo . Lo snob un uomo che immagina di
essere originale ,
particolare , ecc., ma che, in realt, schiavo di
unAutorit (non meno che il piccolo borghese ), del
cosa dir la gente ; semplicemente, riconoscer soltanto
l'Autorit di ci che crede essere l' lite , supponendo
tacitamente che questa sia necessariamente una Minoranza.
Si sarebbe quindi tentati di dire che vi sono casi (per
esempio lo snobismo ) in cui la Minoranza esercita
un'Autorit sui generis per il solo fatto di essere una
Minoranza, cos come ci sono casi (per esempio il
proboviro ) in cui la Maggioranza esercita un'Autorit in
quanto Maggioranza.
Vediamo se questi sono casi di Autorit sui generis oppure
se possono essere interpretati come combinazioni dei nostri
tipi puri .
Prendiamo innanzitutto il caso della Maggioranza,
ammettendo, ovviamente, che la sua Autorit provenga
unicamente dal fatto che si tratta di una maggioranza. Ora,
di fatto, e per denizione, qui non vi alcuna Autorit
possibile. Infatti, visto che non si pu esercitare Autori-
5 0
t su di s, non ha alcun senso parlare di un'Autorit della
Maggioranza su se stessa (cio sui suoi membri, perch la
Maggioranza per denizione una quantit, ovvero una
somma dei suoi membri). Quanto alla Minoranza, la sua
stessa esistenza prova che non riconosce l'Autorit della
Maggioranza, perch formare una minoranza signica
precisamente opporsi alla maggioranza, quindi reagire
(in un modo o nell'altro) contro i suoi atti. Ora, l dove
non vi Autorit, le reazioni possono essere
soppresse soltanto con la Jorza. Dunque, l dove la
Maggioranza si appella a una cosiddetta Autorit sui
generis, dovuta solamente al soprannumero, si appella di
fatto alla pura e semplice Jorza. (Un regime puramente e
unicamente maggioritario un regime fondato sulla sola
forza. Quindi si pu opporre il regime maggioritario
al regime autoritario , dove quest'ultimo si basa
sull'Autorit, il primo sulla forza) .
Nota. Dato che a parit di quanti. la maggioranza
necessariamente pi forte della minoranza, la Minoranza
generalmente se ne rende conto e rinuncia coscientemente a
ogni reazione destinata in partenza al fallimento. Ed per
questo che in genere la Maggioranza non ha bisogno di usare
la forza o ricorrere alla violenza. Questa rinuncia cosciente
alla reazione produce allo stesso tempo lillusione di un'
autorit sui generis della Maggioranza. Ma si tratta solo di
un'illusione, poich questa rinuncia cosciente non pu essere
denita come olontaria. In linea generale, il forte pu quasi
sempre imporsi senza usare eettivamente la forza, essendo
pi che suciente la sola minaccia per provocare una
rinuncia a qualsiasi tentativo di reagire; ma una tale rinuncia
alla reazione non ha nulla a che vedere con il
riconoscimento di unAutorit. Se un campione di pugilato mi
dice di uscire da un bar, lo faccio senza reagire , ma certo
non perch ai miei occhi possiede un'Autorit.
Non vi dunque Autorit sui generis che pertiene a una
Maggioranza per il solo fatto che una Maggioranza. E lo
stesso vale per la Minoranza. Certo, essendo la Mi-
5 1
noranza necessariamente pi debole (sicamente, cio
quantitativamente) della Maggioranza, il suo potere pu
provenire solo dalla sua Autorit (i regimi minoritari sono
necessariamente autoritari ). Ma questa Auto-rit non
proviene mai dal fatto che la Minoranza una Minoranza.
La giusticazione (la propaganda ) sempre del tipo:
Sebbene non siamo che una minoranza, noi... .
L'Autorit di cui si riveste una Minoranza giusticata
o spiegata dalla qualit e non dalla quantit. (Anche lo
snob si appella a un' lite, e non alla minoranza). Il che
signica che non vi Autorit sui generis della Minoranza.
E l'analisi dei casi concreti mostra che la Minoranza si
appella sempre all'Autorit o del Padre, o del Capo, o del
Signore, o del Giudice (oppure delle loro combinazioni
).
In breve, il fatto di essere in maggioranza o in minoranza
non pu mai, di per s, generare un'Autorit; l'Autorit
della Maggioranza o della Minoranza o illusoria
(semplice forza), oppure appartiene a uno dei tipi
menzionati prima o alle loro combinazioni (poich, del
resto, questa Autorit pu appartenere tanto alla
Minoranza quanto alla Maggioranza).
La teoria del contratto sociale , per, non ha neces-
sariamente il carattere di una teoria maggioritaria . Si
pu anche dire: la variante che suppone (a torto) l'esistenza
di un'Autorit sui generis della Maggioranza sulla
Minoranza non che una distorsione della teoria primitiva
(cfr. Rousseau), che ammette (pi o meno coscientemente)
l'esistenza di un'Autorit sui generis del 1utto sulle Parti.
(Cos, per Rousseau, l'Autorit del Tutto o della volont
generale non si esprime necessariamente con una
Maggioranza; in alcuni casi pu anche essere contraria alla
somma di tutte le volont particolari. Cfr. contratto sociale
).
Il dato di fatto dell'esistenza della volont generale
(opposta alle volont particolari e alla loro somma, indi-
pendentemente dalla questione del numero) indiscutibile.
un fatto che esiste da sempre, e che Rousseau ha
5 2
solo avuto il merito (enorme!) di avere messo in luce. La
volont generale di Rousseau (che possiamo chiamare
l'Autorit del Tutto sulle Parti) ci che un tempo veniva
chiamata ragion di Stato , ecc. a essa che faceva
appello un governo pagano che andava a consultare
l'Oracolo. a essa che si richiamavano, nel Medioevo, la
Chiesa e il Papa, opponendola alle volont particolari
dei signori feudali e dei re. (Il conitto fra Potere spirituale
e Potere temporale cominciato quando un re,
proclamandosi imperatore , ha preteso di rappresentare
questa volont generale - oltre alla sua volont
particolare di re). Ed solamente nel momento in cui la
volont generale non ha pi avuto un carattere diino
(cio ideologico , interpretato da capi spirituali ) che
si concepita l'idea secondo la quale la volont generale
si esprime attraverso la volont della Maggioranza.
(Quest'idea errata stata abbandonata quando si potuto
trovare, o si creduto di trovare, un altro supporto della
volont generale : il Proletariato di Lenin-Stalin, I'
Impero ` di Mussolini, il Volk di Hitler, ecc.).
Il Jatto perci inconfutabile. Tutta la questione si riduce
a sapere se questo un caso di Autorit sui generis oppure
una combinazione qualsiasi dei nostri tipi puri di
Autorit. Ora, l'analisi fenomenologica sembra mostrare
che proprio cos (N.B.: La questione andrebbe studiata
pi da vicino).
La nozione stessa di volont generale (cos come il
fatto che generalmente tende ad assumere l'aspetto di
un'Autorit diina) mostra che essa rivendica un'Autorit
totale (e non selettia) e assoluta (e non relatia). In altri
termini, deve includere tutte le forme di Autorit. Vediamo
dunque se un' altra cosa ancora rispetto a una
combinazione dei nostri quattro tipi puri , e se li
comprende tutti.
evidente che occorre cominciare col cercare l'ele-
* In italiano nel testo [N.d.C.].
5 3
&e"to e''.Auto%it/ e' Si*"o%e. D$to #1e i' Tutto+ "e'8
'$ &isu%$ i" #ui distinto $''$ so&&$ e''e P$%ti+ "o"
9 u"$ %e$'t/ Jsica (&$te%i$'e)+ "o" 1$ i' (%o0'e&$ i %i8
s#1i$%e '$ su$ !it$ i" u"$ 'ott$ $ &o%te. :ui"i
'.Auto%it/ e' Tutto su''e P$%ti "o" (u2 &$i esse%e
que''$ i u" Si*"o%e sui suoi Se%!i. (:uest$ 6 ie$'it/7
o 6 i%%e$'t/7 e' Tutto )$ $"#1e s; #1e '$ 6!o'o"t/
*e"e%$'e7 "o" $00i$ "u''$ $ #1e !ee%e #o" '$ Jorza,
(oi#14 "o" 9 #1e Auto%it/ (u%$).
M$ qu$' 9 i" *e"e%$'e i' %$((o%to e' Tutto #o" 'e
P$%ti< U" Tutto meccanico "o" 9 $'t%o #1e '$ so&&$
e''e P$%ti= 'u"*i $' ete%&i"$%e 'e P$%ti+ i' Tutto 9
#o&('et$&e"te ete%&i"$to $ esse. > so'o
nellorganismo !i!e"te #1e si (u2 o((o%%e i' Tutto $''e
P$%ti e i%e #1e+ i" u"$ #e%t$ &isu%$+ 'e P$%ti si 6
sotto&etto"o 7 $' Tutto e so"o ete%&i"$te $' Tutto i"
qu$"to t$'e (#)%. '$ "o,io"e $%istote'i#$ i e"te'e#1i$+ #1e
1$ #o"se%!$to i )$tto tutto i' suo !$'o%e "e''e
$%*o&e"t$,io"i speciJcamente 0io'o*i#1e e "o" -si#1e+
#1i&i#1e+ e##.). :ui"i si (u2 ($%'$%e i u".Auto%it/ e'
Tutto su''e P$%ti so'o "e''$ &isu%$ i" #ui '$ so#iet/ (o 'o
St$to) 9 #o"#e(it$ (e% $"$'o*i$ #o" u" organismo. T$'e
$"$'o*i$ o!%/ qui"i *ui$%e '.$"$'isi )e"o&e"o'o*i#$
e''.Auto%it/ $tt%i0uit$ $''$ 6!o'o"t/ *e"e%$'e 7.
O%$+ '.ie$ (0io'o*i#$) e' Tutto 9 te"ut$ $ %e"e%e
#o"to i ue #ose: ?) dell'ereditariet, #io9 e''$ continuit
e''$ st%uttu%$ e''.o%*$"is&o (6 '$ *$''i"$ !ie"e (%i&$
e''.uo!o 7) e 2) dell'armonia ei !$%i e'e&e"ti e'8
'.o%*$"is&o. I"!e#e+ '$ #$us$'it/ (-"$'it/) e' Tutto e8
s#'ue o*"i s(e#ie i &oi-#$,io"e 6 %i!o'u,io"$%i$ 7
e''.o%*$"is&o (6 &ut$,io"e 7): se '$ s(e#ie (i' Tutto)
#$&0i$ i" se*uito $' #$&0i$&e"to i u"$ (o (i3 i u"$)
e''e P$%ti. Si (u2 i%e+ qui"i+ #1e i' Tutto ete%&i"$ 'e
($%ti '/ o!e !i 9 armonia e continuit, &$ i" o*"i cambia-
mento (essenziale 7) so"o 'e P$%ti $ ete%&i"$%e i' Tutto.
Pe% t%$u%%e '$ #os$ i" 'i"*u$**io 6$uto%it$%io 7+ si
(u2 i%e #1e '.Auto%it/ e''$ 6!o'o"t/ *e"e%$'e 7 9 u"$
#o&0i"$,io"e e''e Auto%it/ e' P$%e e e' @iui#e+
5 4
ma non riveste mai il carattere di un'Autorit del Capo.
In eetti, il Capo si costituisce Capo a seguito di un pro-
getto che propone, cio in funzione di un cambiamento
(pi o meno radicale, peraltro soltanto progettato) della
realt data. quindi solo una volont particolare (la
Parte) che pu rivestire l'Autorit del Capo. (Anche in
Rousseau, le riJorme e le innoazioni si realizzano grazie
al Legislatore che ha chiaramente il carattere di un
individuo . In linea di principio, del resto, nulla si
oppone al fatto che sia un individuo collettio- minorita-
rio o anche maggioritario. Ma di sicuro non un Tutto
opposto alle Parti : una Parte opposta al Tut-
to). Invece l'Autorit del Padre esprime bene l'aspetto
ereditario , la componente di continuit della cau-
salit del Tutto. Si pu quindi dire che l'Autorit della
volont generale del tipo Padre : l'Autorit del-
la causa ( nale ), cio anche della tradizione ,
di tutto ci che contribuisce al mantenimento
dellidentit con se stessa. Ma dato che si tratta di un
Tutto, cio di piu Parti, l'identit in questione non
un'unit, bens ha una struttura interna complessa. In altri
termini, questa identit determina un' armonia delle
Parti. Ora, nel mondo umano (sociale o politico), tale
armonia non pu essere altro che la Giustizia. L'Autorit
della vo-lona generale quindi un'Autorit del Padre
abbinata a quella del Giudice, dove la prima l'autorit
di base (o primaria ). (Nella nostra lista, quindi,
quest'Autorit realizza il tipo PG). D'altra parte, tutta
questa analisi mostra che la volont generale non
benecia di nessun' altra Autorit sui generis se non quel-
le di Padre e di Giudice.
Se ora passiamo dall'Autorit del Tutto a quella della
Maggioranza, vediamo che l'elemento dell'Autorit del
Giudice necessariamente scompare. Il fatto stesso che
esista una Minoranza prova che le Parti del Tutto non
sono in armonia, e ci vuol dire che il Tutto non pi
dominato dalla Giustizia . Quindi, nella misura in cui
la Maggioranza invoca la sua maggioranza, anche nei
5 5
rapporti con la Minoranza, non pu invocare l'Autorit del
Giudice. Se non benecia di nessun'altra Autorit, deve fare
appello alla sola Jorza. Se pare avere Autorit in quanto
Maggioranza, in realt ha Autorit soltanto come
rappresentante dell'Autorit del Tutto (della volont
generale ). Ma in quanto Maggioranza (che, per
denizione, non comprende tutti i cittadini) non pu
rappresentare l'elemento Giudice . Dunque non pu che
invocare l'Autorit del Padre. In altri termini, o non vi
aatto Autorit della Maggioranza, oppure si tratta di un
caso di Autorit del Padre. In ogni modo non vi Autorit
sui generis.
Tale analisi ben confermata dall'esperienza. Nella
misura in cui la Maggioranza ha Autorit (che le deriva dal
suo stesso numero), interviene come custode della
tradizione, ecc. La sua Autorit quella di un Senato , di
un Censore , ecc. Ed anche l'Autorit del cosa dir la
gente . Cos tutti coloro che volontariamente e
coscientemente propongono cose nuoe se ne inschiano
della Maggioranza. E allo stesso modo la Maggioranza
perde ogni prestigio durante le epoche rivoluzionarie ,
nelle quali la societ sa di essere e vuole essere in
cambiamento.
Passiamo ora al problema della trasmissione dellAuto-
rit.
Questa trasmissione si verica o per eredit, o per ele-
zione, o per nomina. Consideriamo innanzitutto la tra-
smissione ereditaria.
In ogni trasmissione di Autorit si presuppone (pi o
meno coscientemente) che l'Autorit non sia legata a una
persona determinata (da cui, sia detto di sfuggita, la
possibilit di un possesso collettio dell'Autorit). L'Au-
torit resta la stessa (le persone che la rappresentano la
incarnano, la realizzano, le servono da supporto materiale,
ecc.), mentre la persona pu essere sostituita da un'altra. Il
che signica che l'Autorit generata non dallessere di
colui che la detiene, ma dai suoi atti (o le sue qualit;
non dalla sostanza , ma dagli attribu-
5 6
ti ): se una o altre persone compiono questi stessi atti,
beneceranno della stessa Autorit. L'Autorit pu quindi
restare identica a se stessa, pur essendo trasmessa da una
persona (individuale o collettiva) all'altra, a condizione che
tutte ripetano gli atti che hanno generato tale Autorit.
Ora, la trasmissione ereditaria fondata sulla teoria (pi o
meno cosciente) secondo la quale gli atti, o, pi
esattamente, la virt o la possibilit di compierli, si tra-
smettono di padre in glio. Da cui l'idea che il glio (o, in
generale, un parente) eredita l'Autorit del padre. A dire il
vero, questa teoria della trasmissione dell'Autorit basata
su una concezione molto primitiva , se non magica .
La virt (= possibilit dell'atto) concepita come una
sorta di sostanza semimateriale (il mana ), presente (in
modo pi o meno completo) in tutti i membri di una stessa
famiglia e che si trasmette nel modo pi completo di padre
in glio (e non alla glia); essa si riduce gradualmente (il
glio minore ne riceve meno del maggiore, ecc.) . (Variante
pi tarda: se l'Autorit di origine divina, la divinit si
trasmette di preferenza al primogenito).
A mano a mano che questa concezione materialista
dell'Autorit veniva demolita (e, di fatto, nulla fa supporre
che le virt che generano e mantengono l'Autorit siano
ereditarie), la trasmissione per eredit perdeva prestigio. Al
giorno d'oggi la si pu considerare pressoch inesistente. In
epoche remote, si trovano esempi di applicazione di questo
modo di trasmissione a tutti i tipi di Autorit (anche a quella
del Giudice) . Ma attualmente sembra che la si voglia
rigettare per intero.
Il fatto che questo modo di trasmissione dell'Autorit si
fonda su una teoria errata che quindi, prima o poi,
destinata a scomparire. Ma fra tutti i tipi di Autorit, la pi
adatta, per sua stessa natura, sempre quella del Padre,
nella misura in cui tale Autorit non altro che l'Autorit
della tradizione.
5 7
Nota. L'Autorit del monarca costituzionale si riduce nel-
l'essenziale a quella del Padre: per questo che, nel suo caso,
la trasmissione ereditaria ha potuto mantenersi no ai giorni
nostri, senza urtare eccessivamente l' opinione pubblica .
Ma sembra impossibile tentare di assegnare al Capo dello Sta-
to l'Autorit del Capo, del Giudice e, perci, del Signore
mantenendo il principio della trasmissione della sua Autorit
per via ereditaria. Osservazioni analoghe si possono fare per il
Senato ereditario: per esempio la Camera dei Lord.
Restano dunque gli altri due modi di trasmissione:
lelezione e la nomina.
A prima vista, questi termini sembrano sinonimi. Si
soliti dire: ad Atene i magistrati erano eletti dall'Assem-
blea del popolo; il Gran Re nominaa i satrapi. Ma si sa-
rebbe potuto anche dire che la Maggioranza nomina i
candidati (poich li designa senza consultare nessuno,
senza che la sua volont sia limitata da chicchessia) e che
il Dittatore elegge i suoi collaboratori (poich sceglie quelli
che ritiene i migliori). Ad ogni modo, il fatto che si tratti
di una sola o pi persone, che vi sia o meno un voto, non
costituisce una dierenza essenziale (i Trium-viri romani
potevano, fra di loro, mettere ai voti una candidatura;
tuttavia si trattava di nomina, e non di elezione) . Eppure,
quando si parla di elezione e di nomina , si ha
l'impressione di utilizzare due categorie politiche distinte.
E, in eetti, una dierenza essenziale c', e la si pu
mostrare denendo queste nozioni nel modo seguente: vi
trasmissione dell'Autorit per nomina quando il
candidato all'Autorit designato da colui (o coloro) che
detiene egli stesso unAutorit, e un'Autorit dello stesso
tipo (per esempio un Capo nominato da un Capo); vi
trasmissione per elezione quando il candidato designato
da coloro o colui che o non ha alcuna Autorit oppure ha
un'Autorit di un altro tipo (per esempio un Giudice
nominato da un Capo). In eetti, nel secondo caso, vi
davvero elezione, cio scelta (del migliore), poich il
candidato non pu derivare la sua Autorit da colui che
l'ha eletto, visto che costui non ne
5 8
ha, e la deve quindi solo a se stesso (l'elezione,
infatti, non fa che rielare il suo valore , cio
proprio la sua Autorit); nel primo caso, invece, il
candidato pu essere, in linea di principio, uno
qualunque, visto che deriva la sua Autorit da colui
che l'ha scelto (costui pu trasmettergli la sua
virt per esempio sotto forma di direttive, di
consigli, di educazione, ecc.).
Nota 1. A rigor di termini, l'elezione non dierisce
essenzialmente dal sorteggio. Certo, l'elettore
individuale o collettivo crede di scegliere i migliori.
Ma se non ha alcuna Autorit, la sua scelta per gli altri
non ha alcun valore; quindi, dal loro punto di vista,
come se il candidato fosse tirato a sorte; a meno che
l'elettore non abbia un' autorit negativa , conviene
tirare a sorte i giudici piuttosto che farli eleggere da
banditi. Lo stesso vale per l'elettore che possiede
un'Autorit di un tipo diverso rispetto a quella che si
vuole trasmettere: in questo caso egli incompetente.
Quindi: il suragio uniersale diretto e il plebiscito
non dieriscono dal sorteggio. Cos si visto che, nelle
democrazie antiche, l'elezione tramite voto spesso stava
accanto all'elezione per sorteggio. In un regime
parlamentare, il Parlamento ha ereditato l'Autorit del
Re: quindi nomina coloro che designa. Il punto sapere
di quale natura sia l'Autorit del Parlamento. Se i suoi
membri sono eletti a suragio universale diretto signica
che sono tirati a sorte: l'Autorit del Re, quindi, non pi
trasmessa per eredit ma per sorteggio. Si tratta allora di
sapere quali elementi di questa Autorit sono riusciti a
sopravvivere al cambiamento del modo di trasmissione.
Generalmente, resta solo l'Autorit del Capo; gli altri tre
tipi spariscono.
Nota 2. Nel caso della nomina, il nominante pu
trasmettere al nominato una parte della sua Autorit
senza che questa diminuisca: si pu dire che il nominato
fa parte del suo proprio corpo, servendo insieme a lui da
supporto all'Autorit che resta la stessa. Cos la
perdita di Autorit del nominato considerata una
perdita di Autorit del nominante: commettere un
qualsiasi errore o nominare qualcuno che lo commette
quasi la stessa cosa; nominare un altro al posto di colui
che l'ha commesso signica: correggersi da soli. Ma il
nominante
5 9
pu anche trasmettere al nominato tutta la sua autorit:
nominare il suo successore.
Nota 3. Se la trasmissione ereditaria ha come presupposto u-
na teoria errata, quella per elezione, cio per sorteggio,
anch'essa manifestamente molto poco soddisfacente (a meno
che non si faccia intervenire l'Autorit divina, sicch il
sorteggio o l'elezione rivelano semplicemente la nomina di
Dio). L'unico modo di trasmissione ammissibile resta quindi
la nomina. Ma evidente che a qualsiasi trasmissione
bisogna sempre preferire la genesi spontanea dell'Autorit:
quando occorre sostituire un rappresentante di un'Autorit
con un altro, la cosa migliore riconoscere l'Autorit del
candidato che si impone da s. Ricordiamoci, del resto, che
le cosiddette elezioni non sono in genere che manifestazioni
esterne di una tale genesi spontanea. Il punto organizzare il
regolamento elettorale in modo che non ostacoli queste
genesi.
Per sua stessa natura, l'Autorit presuppone una ge-
nerazione spontanea. Una trasmissione, quale che sia,
dell'Autorit la diminuisce sempre, in misura maggiore o
minore. Ma se si considerano i quattro tipi puri sepa-
ratamente, si vedr che la meno adatta a una trasmissione
l'Autorit del Giudice. Per avere una vera Autorit del
Giudice, il suo rappresentante dovrebbe sempre
beneciare di un'Autorit spontanea, fondata sulla sua
personale giustizia (equit, onesa ).
Nota. Il sorteggio dei giurati una specie di genesi
spontanea dell'Autorit del Giudice: scelti a caso, i giurati
sono tenuti a essere imparziali, cio a realizzare la virt
della giustizia che alla base dell'Autorit del Giudice. Cos
la loro Autorit vale solamente nel caso per il quale sono
stati scelti, cio nel quale sono tenuti a essere giusti .
Quanto all'Autorit del Padre, abbiamo visto che era
la pi adatta alla trasmissione per eredit. (Dopo viene
la nomina, cio la designazione da parte di un detento-
re dell'Autorit del Padre stessa, e in ultimo l'elezione,
cio il sorteggio). L'Autorit del Signore, nella misura
in cui si pu trasmettere, sembra essere la pi adatta a
6 0
un'elezione (cio al sorteggio) , visto che nella genesi
spontanea dell'Autorit del Vincitore il caso svolge gi un
certo ruolo.
Nota. forse questa la ragione per la quale i tiranni hanno la
tendenza a far confermare la loro Autorit tramite plebisciti.
La trasmissione ereditaria, invece, assolutamente
contraria a questo tipo di Autorit (fondata sul Rischio
personale) e la signoria ereditaria sempre stata fondata
sulla Forza, e non sull'Autorit. Inne, l'Autorit del
Capo, nella misura in cui deve essere trasmessa, pi
adatta alla nomina (ovviamente: da parte di colui che
detiene l'Autorit del Capo): visto che il Capo tenuto a
prevedere il futuro (riuscire nei suoi progetti), tenuto a
dover conoscere in anticipo il comportamento di colui che
nomina, sicch la nomina da parte di un Capo
riconosciuto pu, in linea di principio, trasmettere
un'Autorit anche diversa rispetto a quella del Capo. In
altri termini, nella misura in cui non vi genesi spontanea
dell'Autorit, l'Autorit esistente ha sempre la tendenza a
essere trasmessa per mezzo della nomina da parte di un
Capo.
Ma sono tutte questioni che andranno studiate pi a
fondo.
Nota generale. Tutti i quattro tipi (e le loro combinazioni )
possono realizzarsi in dierenti ambiti : politico, religioso,
ecc. Vi ambito religioso dove vi sono (presunti) rapporti
con un aldil ; ambito politico dove c' Stato (si veda la
Notizia sullo Stato) ecc. Bisognerebbe vedere se tutti i tipi (e
combinazioni ) possono realizzarsi in tutti gli ambiti .
* Anche qui Kojve si riferisce al testo Esquisse dune
phnomnologie du droit. sebbene esso risalga al 1943,
con ogni probabilit gi l'anno precedente quindi
durante la stesura di queste pagine sull'Autorit Kojve
aveva iniziato la redazione di un possibile piano
dell'opera, come del resto lascerebbero pensare i diversi
schemi e sommari, non datati, presenti nel suo archivio
privato [N.d.C.].
61
II. ANALISI METAFISICA
Passiamo ora all'analisi metasica del fenomeno
dell'Autorit, sebbene in questa sede tale analisi non possa
che essere assai sommaria.
Non vi dubbio che l'Autorit un fenomeno essen-
zialmente umano (non naturale) il che vuol dire (senza
che lo si possa dimostrare qui) sociale e storico. l'Autorit
presuppone una societ (o Stato in senso ampio,' cio
qualcosa di diverso da un gregge animale, nel quale non
esiste possibilit di reazione ), e la societ presuppone (e
implica) la storia (e non soltanto uneoluzione biologica,
naturale).
In altri termini, l'Autorit non pu che manifestarsi
(diventare un fenomeno ) in un Mondo a struttura
temporale. Il fondamento metaJsico dell'Autorit quindi
una modicazione dell'entit Tempo (si intende
Tempo umano o storico con il ritmo: Avvenire,
Passato, Presente, in opposizione ai Tempi naturali ,
con il primato del Presente nell'ambito si-
1. Lo Stato (= societ) pu essere politico, religioso (in
un presunto rapporto con 1' aldil), ecc. Lo Stato
religioso si chiama Chiesa. Qui parliamo soltanto dello
Stato politico.
6 2
co - o del Passato - nell'ambito biologico ). Poich vi il
primato dellAenire, vi anche (come vedremo) il primato
dell'Autorit del Capo. l'Autorit per eccellenza quella del
Capo rivoluzionario (politico, religioso, ecc.), che ha un
progetto uniersale (Stalin) . Non esiste Autorit
nell'Eterno in quanto tale. E se, come vedremo, un tipo di
Autorit metasicamente fondato sull'Eternit, solo nei
suoi rapporti con il 1empo che l'Eterno si manifesta
sotto forma di Autorit.
Ora, non vi alcun dubbio che il Tempo ha, in quanto
tale, il valore di un'Autorit. E, cosa curiosa e a prima vista
paradossale, ce l'ha in tutti i suoi tre modi.
Innanzitutto il Passato. Un Passato sempre venerabile
; denigrarlo un sacrilegio ; ignorarlo disumano .
Da sempre - e soprattutto nell'Antichit pagana-, l'Autorit
di un'istituzione era giusticata (spiegata) dalla sua
anzianit. Allo stesso modo, l'anzianit di una famiglia, di
uno Stato, non solo era un motivo di vanto, ma anche una
base di Autorit molto reale.
D'altra parte, per, vi anche una del tutto indiscutibile
Autorit dellAenire. L'uomo dell'avvenire ha
un'Autorit per il fatto stesso di avere tutto davanti a s .
I giovani traggono la loro Autorit - che a tratti pu
essere notevole - dall'Avvenire che incarnano. Si riconosce
volentieri l'Autorit dell' uomo del domani . E si possono
invocare tanto i millenni a venire (cfr. Hitler) quanto quelli
passati (cfr. Mussolini) .
Inne, il Presente ha anch'esso un'Autorit in quanto
Presente. Si vuole essere up to date, non si vuole essere
in ritardo sui tempi . L'Autorit enorme - e tirannica -
della moda un'Autorit del Presente, dell' attuale .
L'Autorit dell' uomo del giorno deriva dal fatto che
lui, per eccellenza, a rappresentare l' attua-lit , il
Presente, la presenza reale di qualcosa nel mondo (la
Gegenvart di Hegel), in opposizione all'irreal-
poetica del passato e all'irrealt utopica dell'av-
venire.
D'altra parte, a tutte queste Autorit temporali si
6 3
oppone l'Autorit dellEternit. Spesso si fa appello a
principi eterni , e la loro Autorit risiede nel fatto che
sono al di fuori dei tre modi del Tempo. dall'Eternit
che i rappresentanti di Dio sulla terra derivano la loro
Autorit. Ma evidente che se l'Eternit possiede un'Au-
torit unicamente in opposizione al temporale , cio
in rapporto a quest'ultimo. L'Eternit (lo diciamo senza
dimostrarlo) non che la negazione del Tempo, ovvero
una sua funzione. E l'Autorit dell'Eterno si aerma in
quanto Autorit rapportandosi (negativamente) alle
Autorit o del Presente, o del Passato, o dell'Avvenire.
Vi dunque un'Autorit dell'Eternit, come vi
un'Autorit del Tempo nei suoi tre modi. Tutta la que-
stione sta nel sapere se si tratta in questo caso di un'Au-
torit sui generis, oppure di una manifestazione diretta
delle basi metasiche dei quattro tipi puri di Auto-rit
che abbiamo esaminato prima.
Un indizio suggerisce questa seconda ipotesi: abbia-
mo distinto quattro tipi puri di Autorit; l'Autorit che
consideriamo ora si divide necessariamente in quattro
tipi: l'Autorit dell'Eterno, e quella del Temporale, la
quale l'Autorit del Presente, del Passato e
dell'Avvenire. quindi naturale supporre che siamo di
fronte a due aspetti complementari di una sola e
medesima Autorit che ha la stessa struttura
quaternaria.
Certo, questo non che un indizio. Ma ce n' un altro
a conferma di ci. Se consideriamo i nostri quattro tipi
puri , vediamo che si suddividono naturalmente in
due gruppi: l'Autorit del Giudice si oppone alle Auto-
rit del Padre, del Capo e del Signore, che fanno bloc-
co. E questo ci suggerisce l'idea di avvicinare l'Autorit
del Giudice a quella dell'Eterno, che si oppone alle tre
Autorit temporali che fanno anch'esse blocco in quan-
to temporali e che potremmo dunque avvicinare agli
altri tre tipi puri di Autorit.
L'analisi conferma questa supposizione. Da una parte,
come abbiamo visto, l'Autorit del Giudice non adatta
per cos dire a una trasmissione, qualunque essa sia,
6 4
mentre le altre tre in un modo o nell'altro si trasmettono,
in particolare per via ereditaria. (Se spesso si assiste al
fatto che i gli ereditano l'Autorit del Padre, del Signore
o del Capo unicamente perch sono gli di coloro che
detenevano queste Autorit, non si mai constatato, per
cos dire, che qualcuno erediti l'Autorit del Giudice da
un giudice per semplice liazione). Si potr dire, quindi,
che l'Autorit del. Giudice refrattaria a ogni
successione , cio a ogni temporalizzazione , essendo
in qualche modo al di fuori del Tempo: essa deve esistere
sempre, e se non pu, scompare completamente (per
rinascere di nuovo in maniera spontanea) , anzich
passare (senza soluzione di continuit) a qualcosa di
successivo. Le altre tre Autorit, invece, sembrano
durare nel Tempo, e la loro trasmissione non fa che
manifestare la loro essenza temporale. Dallaltra parte,
l'Autorit del Giudice si oppone in qualche modo alle altre
tre che, in questa opposizione, fanno ancora blocco. In
linea di principio, infatti, il Giudice pu giudicare il
Padre, il Signore e il Capo, ma la natura elell'Autorit del
Giudice tale che dovrebbe, in teoria, essere sottratta
all'azione nata dall'Autorit degli altri tre tipi. InJne,
cosi/come l'Eternit ha un carattere autoritario solo
nei e attraverso i suoi rapporti con il tempo, il Giudice ha
vera Autorit solo nella misura in cui si oppone
(all'occorrenza) alle altre tre Autorit. (Se i Padri, Capi e
Signori fossero giusti per denizione o per essenza
, non vi sarebbe Autorit distinta del Giudice; e se il
Giudice non potesse opporre la sua giustizia alle
volont dei Padri, Capi e Signori, non avrebbe alcuna
autorit ).
Dunque tutto fa supporre che l'Autorit del Giudice
non sia nient'altro che una variante dell'Autorit
dell'Eterno, cio della manifestazione autoritaria del-
l'Eternit nei suoi rapporti con il Tempo. E un'analisi
diretta (che qui possiamo solamente abbozzare) conferma
questa supposizione.
L'Eterno ha unAutorit propriamente detta soltan-
6 5
to in rapporto alle azioni umane nella misura in cui ne
annulla alcune, cio quelle che hanno il carattere di
reazioni contro l'intervento attio dell'elemento
dell'Eternit. Ad avere Autorit non dunque l'Eternit
in quanto tale, ma le azioni di carattere eterno. Ora,
un'azione eterna o quando al di fuori del
tempo (cio indipendente dalle condizioni create dal
Passato, dal Presente o dall'Avvenire), o quando per
sempre (cio nel Presente, Passato e Avvenire). Ma
proprio questo che caratterizza l'azione giusta : al di
fuori del Tempo perch quest'azione (ad esempio il
giudizio giusto ) non una funzione n dell' in-
teresse del momento, n dei pregiudizi dettati dal
passato, n inne dei desideri ancorati all'Avvenire;
ed essa per sempre , perch, essendo giusta, resta
giusta in eterno , e perch pu vertere in modo inde-
nito (in quanto giudizio ) tanto sul Presente quanto
sul Passato e sull'Avvenire. E se l'Eternit, essendo la ne-
gazione dei modi particolari del Tempo, pu essere
considerata come la totalit o l'integrazione di questi
modi, l'Autorit del Giudice (la giustizia ) pu
anch'essa essere interpretata come un' integrazione
delle altre tre; queste ultime non possono formare
un'unit armoniosa, cio stabile o eterna , se non a
condizione di subordinarsi in blocco all'Autorit del
Giudice o della Giustizia .
Si pu quindi dire che se l'Eternit si manifesta
sotto forma di un' Autorit soltanto nella misura in cui
si realizza nel mondo in quanto Giustizia, dal canto suo
l'Autorit del Giudice trova il suo fondamento metasico
soltanto nella penetrazione dell'Eternit nel Tempo,
poich questa penetrazione ha come eetto sia la
durata che 1' unit del Tempo. L'Eternit, nel suo
rapporto con il Tempo, dunque la base metasica
dell'Autorit del Giudice.
Quanto agli altri tre tipi puri di Autorit, essi hanno
come base metasica il Tempo (umano ). In eetti, il
carattere temporale di queste Autorit non lascia
6 6
ombra di dubbio. Resta soltanto da sapere come si sud-
dividono fra le tre modalit del Tempo.
Abbiamo visto che l'Autorit del Padre era la pi adatta
alla trasmissione ereditaria, mentre quelle del Capo e del
Signore davano vita, rispettivamente, alle trasmissioni per
nomina e per elezione (cio per sorteggio) . Ora,
evidente che l'ereditariet si produce sotto il dominio
dell'idea del Passato. La nomina sembra invece rimandare
all'Avvenire (al futuro comportamento del nominato).
Quanto all'elezione (= sorte ), il semplice Jatto
dell'elezione (= sorteggio) che conta, cio un atto che
compete essenzialmente al Presente. E questo ci fa
supporre che se l'Autorit del Padre una
manifestazione del Passato, quelle del Capo e del Si-
gnore manifestano rispettivamente l'Avvenire e il
Presente.
L'analisi diretta (qui soltanto abbozzata) conferma
questa supposizione.
Prendiamo innanzitutto il Passato. Non il Passato in
quanto tale che ha Autorit. la Natura pi antica
dell'uomo, l'et di una pietra pu essere davvero venerabile
; tuttavia in questi casi non vi alcuna Autorit. Il Passato
che esercita unAutorit su di me un Passato storico, il
mio passato, cio il Passato che la causa del mio
Presente e la base del mio Avvenire; il Passato che
ritenuto tale da determinare il Presente in vista
dell'Avvenire. In altri termini, il Passato acquisisce
un'Autorit solo nella misura in cui si presenta sotto forma
di una tradizione. Ora, abbiamo visto che l'Autorit del
Padre proprio l'Autorit della causa storica o della
tradizione . Quindi si pu ben dire che il Tempo nel
modo del Passato si manifesta sotto forma
autoritaria in quanto Autorit del Padre, e che quest'ultima
ha il suo fondamento metasico nella presenza del
Passato nel Presente, cio in ogni realt che fa parte di un
mondo temporale.
Passiamo all'Avvenire. Anche qui, l'Avvenire puro e
semplice non ha alcuna Autorit, ogni cosa ha un avve-
6 7
nire davanti a s, e questo non accresce aatto il suo
prestigio. L'Avvenire esercita un'Autorit solo nella misura
in cui il mio avvenire, l'avvenire storico, che determina il
Presente (o si suppone lo determini), sempre mantenendo
il legame con il Passato. In altri termini, l'Avvenire esercita
un'Autorit solo nella misura in cui si manifesta sotto
forma di progetto (concepito nel presente in vista
dell'avvenire, sulla base delle conoscenze del passato). Ora,
l'Autorit del progetto esattamente quella del Capo.
Si pu dire, quindi, che l'Avvenire si manifesta sotto
forma autoritaria in quanto Autorit del Capo, che ha
come base metasica la presenza virtuale dell'Avvenire
in tutto ci che un Presente (umano, ovvero storico), cio
una realt temporale (si intende: storica).
Consideriamo inne il Presente. Dato che tutto ci che
esiste (nel mondo temporale) presente , il Presente in
quanto tale non pu avere alcuna Autorit: colui che
subisce l'Autorit pu appellarsi al Presente puro e
semplice allo stesso titolo di colui che la esercita . il
Presente storico (il momento storico ) a possedere
un'indiscutibile Autorit, e non il presente (il t = O) della
Fisica. L'entit che ha Autorit quella che possiede una
presenza reale nella massa delle cose semplicemente
presenti (cio esistenti). la presenza reale dello Spirito
nella Materia , di ci che non esiste (nel senso forte
dell'espressione) in ci che rappresenta tutta lesistenza
eettiva. Ora, l'inesistente nel mondo temporale o ci che
non esiste piu, o ci che non esiste ancora. il Passato o
l'Avvenire. Si constata dunque una presenza reale del
Passato e dellAenire nel Presente che ha Autorit. un
Presente nato dal Passato e gravido dell'Avvenire. Ora, un
tale Presente (umano o storico ) non nient'altro che
lazione nel senso forte del termine, l'azione che realizza nel
presente tanto il ricordo del passato quanto il progetto
dell'avvenire. Ma l'azione si oppone all'essere. E questa
opposizione si realizza e si manifesta nella e attraverso la
(o, se si preferi-
6 8
sce, in quanto) trasJormazione dell'essere tramite l'azione
che, al limite, una distruzione attiva dell'essere. Ora il
Rischio , che genera l'Autorit del Signore, preci-
samente una tale azione nel senso proprio della parola, che
si oppone al suo essere (la sua vita) , lo mette in pericolo e
pu, all'occorrenza, annientarlo completamente. E ogni
attivit del Signore (fondata su questo Rischio ) una
realizzazione e manifestazione del Passato e
dell'Avvenire nel Presente, un'Azione nel senso proprio del
termine. Ora, l'azione una manifestazione del tempo
nel modo del Presente. Si pu quindi dire che la base
metasica dell'Autorit. del Signore il Presente (del
mondo storico), e che il Presente si manifesta sotto una
forma autoritaria soltanto nella misura in cui si realizza
in quanto azione propriamente detta, azione che non si
ferma nemmeno davanti al Rischio di una distruzione
totale dell'Essere che gli fa da supporto. (L'Autorit del
bisogno del momento opposta a quella del sogno dell'
avvenire e della salvaguardia del passato , in n dei
conti, l'Autorit delle necessit della guerra o, in generale,
dei rischi itali che comporta la penetrazione del Passato di
una Nazione nel suo Avvenire attraerso il suo Presente).
L'Autorit del Signore, quindi, non soltanto quella del
Guerriero. In generale, l'Autorit di colui che (in tutti
gli ambiti) pronto a correre il Rischio , sa agire ,
capace di prendere una decisione (progetto) , si
mette all'spera , ecc.; insomma, di colui che non
sempre e comunque ragionevole e prudente .
Il Tempo nei suoi rapporti con l'Eterno si
realizza nel Mondo temporale con la struttura causale
di quest'ultimo. Senza entrare nei dettagli, segnaliamo che
se l'Eternit si realizza con la causa formale , il Tempo
realizza il Passato in quanto causa materiale ,
l'Avvenire in quanto causa nale e il Presente in
quanto causa eciente (cfr. Aristotele). Ora, sul piano
dell'esistenza umana (cio nel mondo temporale storico),
la causa formale si manifesta attraverso la
6 9
contemplazione , cio, in generale, attraverso il com-
portamento passivo , teorico , disinteressato ,
quietista . Le altre tre cause , invece, si manifestano ,
su questo piano, con i modi di comportamento pratico o
attivo , volontario , interessato . La causa eciente
si manifesta attraverso l' azione nel senso proprio
del termine, l'azione eettuata nel Presente; la causa nale
attraverso il Progetto, cio l'azione proiettata
nell'Avvenire; e la causa materiale con il ricordo
esistenziale o la tradizione , cio attraverso l'azione
tradizionale , eettuata per cos dire per inerzia,
paragonabile al passaggio dell'essere dalla Causa al suo
Eetto. Ed facile vedere che gli aspetti autoritari di
queste manifestazioni non sono nient'altro che i fenomeni
dell'Autorit, da una parte, del Padre, del Signore e del
Capo (i quali agiscono tutti in questo o quel modo) e,
dall'altra, del Giudice (che non agisce ma si limita a
contemplare o giudicare gli atti degli altri). Cos,
la struttura causale del Mondo storico (che deriva dalla
sua struttura temporale ) serve anche da base metasica
al quadruplice fenomeno dell'Autorit, giusticandolo o
spiegandolo nel suo insieme, nella sua struttura interna
(divisione in 1 + 3) e nei rapporti reciproci dei suoi quattro
elementi costitutivi.
In questo modo, l'analisi metasica giustica l'analisi
fenomenologica nel senso che spiega perch vi sono
necessariamente quattro tipi irriducibili di Autorit e solo
quattro. Prova che la nostra lista di 64 varianti
davvero completa. Permette anche di controllare e
retticare la descrizione analitica di ogni tipo puro (e di
ogni variante ) e dei legami che li collegano gli uni agli
altri. E perci permette di completare e di giusticare le
conseguenze politiche, morali e psicologiche che si possono
trarre dall'analisi fenomenologi-ca del fenomeno
dell'Autorit.
Ma, per poter fare ci, si sarebbe dovuto condurre a
termine l'analisi metasica, completandola con un'ana-
70
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71
III. ANALISI ONTOLOGICA
L'analisi metasica (Tempo Cause) stata soltanto
abbozzata. Quanto all'analisi ontologica, dobbiamo ri-
mandarla interamente a un altro momento. Ci limiteremo a
fare alcune brevi osservazioni storiche relative a questo
problema.
L'analisi ontologica deve rivelare la struttura dell'Essere
stesso, preso in quanto Essere, struttura che corrisponde al
quadruplice fenomeno dell'Autorit, il quale fenomeno
manifesta (sul piano dell'esistenza umana) le esistenze
metasiche dell'Eternit e del Tempo nei suoi tre modi
fondamentali (cos come le loro realizzazioni sotto
forma di cause ).
Va detto, tuttavia, che nessuna delle quattro teorie
dell'Autorit contiene un'analisi ontologica approfondita e
corretta. Certo, tutte queste teorie si innalzano al livello
ontologico (partendo dal piano fenomenologico e passando
per quello metasico). Ma proprio perch ciascuna di
queste teorie era concepita come una teoria uniersale, che
riconosce solo un tipo di Autorit assunto come Autorit
tout court, le loro analisi ontologiche non potevano che
essere incomplete ed errate. (Pi e-
72
sattamente, la scorrettezza delle ontologie degli autori di queste
teorie che li ha portati a fare analisi fenome-nologiche
incomplete, a vedere nel fenomeno complesso dell'Autorit
solamente l'aspetto che corrispondeva alla loro concezione
unilaterale dell'Essere).
Le speculazioni scolastiche su Dio (causa sui, essenza che
implica l'esistenza, struttura trinitaria, incarnazione ) sono in
realt una teoria ontologica. Ma noi possiamo dire che questa
teoria rivela soltanto un aspetto dell'Essere, che considera a torto
come il Tutto e perci lo travisa. Per quanto riguarda il problema
dell'Autorit, l'ontologia scolastica pu orire materiale solo per
l'analisi ontologica dell'Autorit del Padre.
Analoghe osservazioni per le altre tre ontologie. L'ontologia
di Platone (l'Uno-Agathon, l'Uno e il Molteplice, la struttura
dualista dell'Essere, ecc.) pu servire come punto di partenza
per l'analisi ontologica dell'Autorit del Giudice. L'ontologia di
Aristotele, invece (Motore immobile, il Nous, Forma e
Materia, ecc.), (d avvio all'analisi dell'Autorit del Capo.
Inne, l'ontologia di Hegel (Negativit, Totalit, struttura
dialettica dell'Essere, ecc.) pu servire da base all'analisi onto-
logica dell'Autorit del Signore.
Tutte queste ontologie dovranno essere modicate (completate
e corrette) proprio perch descrivono gli aspetti particolari
dell'Essere che scoprono come se si trattasse dell'Essere
integrale. E cos che l'analisi ontologica del fenomeno completo
(cio quaternario) dell'Autorit pu permetterci di elaborare
un'ontologia completa, e non pi frammentaria come erano tutte
quelle proposte nora.
Ovviamente, si pu studiare la struttura dell'Essere in quanto
Essere partendo dall'analisi di qualsiasi fenomeno (poich
ognifenomeno manifesta l'Essere che esiste in quanto
Mondo) . Ma poich il fenomeno dell'Autorit molto
complesso, conviene studiare l'ontologia prendendo altri punti di
partenza e procedere all'analisi ontologica dell'Autorit dopo aver
elaborato i linea-
73
menti dell'ontologia. Nondimeno, ogni diverso fenomeno
sembra manifestare certi aspetti dell'Essere meglio di
quanto non facciano gli altri. Cos, un fenomeno
dell'importanza dell'Autorit non potr essere trascurato
negli studi ontologici. Di fatto, il lavoro dovrebbe svol-
gersi in un continuo andirivieni: discesa a partire da
un'ontologia (che si presume denitiva) verso il fenome-
no; salita a partire da una fenomenologia (che si presume
denitiva) verso l'Essere in quanto Essere. soltanto in
questo modo che si potr arrivare un giorno a fenome-
nologie, metasiche e ontologie, cio a una losoa dav-
yero denitiva, cio era in maniera assoluta.
Limitandoci a indicare questo programma di lavoro
ontologico, passiamo alle Deduzioni che si possono fare a
partire dalla nostra analisi fenomenologica sommaria e
dal nostro abbozzo di analisi metasica.
74
B. DEDUZIONI
D$to #1e 'e "ost%e $"$'isi so"o i"suA#ie"ti+ 'e
Deu,io"i "o" (ot%$""o #1e esse%e i"#o&('ete e $
sotto(o%%e $ !e%i-#$. Pe%$'t%o+ "o" (%o!e%e&o $
t%$%%e tuttele #o"se*ue",e *i/ (ossi0i'i+ e "e&&e"o 'e
(i3 i&(o%t$"ti. Ci 'i&ite%e&o $ i"i#$%"e qu$'#u"$+
s#e't$ u" (o. $ #$so.
Co&i"#e%e&o #o" 'e Conseguenze politiche ('o St$to
i" se stesso)+ ($sse%e&o (oi $''e Conseguenze morali
('.i"i!iuo8#itt$i"o e 'o St$to "ei 'o%o %$((o%ti
%e#i(%o#i)+ (e% -"i%e #o" 'e Conseguenze psicologiche
('.i"i!iuo8#itt$i"o i" se stesso)+ si##14 'e t%e t$((e
e''o s!i'u((o e''e Deu,io"i #o%%is(o"o"o+ i"
se"so i"!e%so+ $''e t%e t$((e e''e A"$'isi.
Nota. Le "ost%e eu,io"i si s!o'*o"o tutte "e''.6 $&0ito 7
politico, si t%$tt$ qui"i i u"$ Mo%$'e e i u"$ Psi#o'o*i$
(6 $uto%it$%ie 7) (o'iti#1e. S$%e00e i"te%ess$"te )$%e
eu,io"i $"$'o*1e "e*'i 6 $&0iti 7 i" #ui si &$"i)est$
'.Auto%it/: '.6 $&0ito 7 %e'i*ioso e *'i $'t%i.
75
I. APPLICAZIONI POLITICHE
Di tutte le conseguenze politiche (nel senso stretto del
termine) che si potrebbero trarre dalle nostre analisi, ri-
porteremo solo quelle che si riferiscono ai problemi della
Diisione dei poteri (1) e della 1rasmissione del potere (2),
limitandoci peraltro a esposizioni assai sommarie.
Il Potere politico il potere dello Stato, che lo esercita
tramite colui o coloro che lo rappresentano o lo incarnano.
Senza Stato (nel senso ampio del termine), non vi Potere
politico (nel senso proprio del termine). Anche negli Stati
detti democratici , nei quali il Potere sembra appartenere
alla massa , in realt lo Stato che lo detiene e lo
esercita: solo che, in questo caso, lo Stato incarnato o
rappresentato dall'insieme dei cittadini ; ma anche qui,
gli individui detengono il Potere politico soltanto nella
misura in cui sono cittadini, cio rappresentano o incarnano
(collettivamente) lo Stato, e non in quanto privati (i
bambini, per esempio, non hanno alcun Potere politico). Su
questo pun-
76
to, il Potere dei cittadini di uno Stato democratico
non essenzialmente diverso da quello di un'oligarchia o
anche di un monarca assoluto o di un tiranno ,
dittatore , ecc. (cfr. Notizia speciale sullo Stato).`
Di fatto, il Potere politico pu essere fondato sulla
forza. Ma in linea di principio deve poterne fare a meno:
soltanto in questo caso che l'esistenza dello Stato non
sar accidentale , che lo Stato potr, in altri termini,
durare indenitamente. Una teoria dello Stato (in
opposizione alla pratica) fa dunque astrazione dalla
nozione di forza . Ora, un Potere non fondato sulla
forza non pu che essere fondato sull'Autorit.
Nota. Un Potere fondato sull'Autorit pu, certo, servirsi della
forza; ma se l'Autorit genera una forza, la forza non pu mai,
per denizione, generare unAutorit politica.
Quindi una teoria del Potere politico non
nient'altro che una teoria dell'Autorit (che si manifesta
nell' ambito politico); pi esattamente, un'appli-
cazione (teorica) della teoria dell'Autorit alla Politica
(cio allo Stato). Cos, per evitare ogni equivoco, sosti-
tuiremo il termine Poterepolitico con quello di Auto-
rit politica .
Per denizione, ogni Autorit politica spetta in blocco
allo Stato in quanto tale. Ma lo Stato un'entit ideale
, che ha bisogno di un supporto reale ( materiale )
per poter esistere nel mondo spazio-temporale. Questo
supporto formato da individui o gruppi di individui
umani. in questo modo che nascono i problemi della
diisione e della trasmissione dell'Autorit.
Il supporto dello Stato al tempo stesso il sup-
porto dell'Autorit politica: questo supporto che la
detiene e la esercita , e l'Autorit reale (attia) solo
al suo interno e per suo tramite. L'Autorit politica reale
o autonoma, o dipendente. Nel primo caso, l'Autorit
del Capo (individuale o collettivo) dello Stato, nel
* Si veda sopra, p. 61, nota [N.d.C.].
77
secondo, quella del Funzionario (individuale o colletti-
vo), che esercita la sua Autorit in Junzione di quella del
Capo.
Ora, se la durata dell'Autorit dello Stato , in linea di
principio, illimitata, quella del suo supporto neces-
sariamente nita. L'Autorit deve dunque essere tra-
smessa da un supporto all'altro: il problema pro-
priamente detto della Trasmissione dell'Autorit politica
(2, a) . Ma vi anche il problema ane della trasmissione
dell'Autorit dal Capo al Funzionario, poich questa
trasmissione determina la natura dell'Autorit dipendente
del Funzionario e il suo rapporto con l'Autorit autonoma
(2, b) .
L'Autorit dello Stato una, visto che lo Stato uno. Il
supporto pu essere invece individuale o collettivo. Da
qui il problema della suddivisione dell'Autorit fra gli
elementi costitutivi del supporto , cos come la questione
di sapere se quest'ultimo debba o meno essere moltiplice
(collettivo) (1, b). Ma se l'Autorit dello Stato sempre
una, questo non signica che sia necessariamente semplice.
lo sarebbe solamente nel caso in cui appartenesse a un solo
tipo puro di Autorit. Se dunque l'Autorit dello
Stato riunisce pi tipi puri (o anche tutti e quattro) , ci
si pu domandare se tutti questi elementi costitutivi
debbano avere un solo e medesimo supporto , oppure se
meglio realizzare gli elementi separatamente (forse
raggruppandone solo alcuni). la questione propriamente
detta della diisione dell'Autorit (della Separazione dei
poteri ) . Cominceremo da questa (1, a) .
1. La diisione dellAutorit
a) Non possiamo intraprendere qui uno studio storico
dell'Autorit politica. Ci limiteremo ad analizzare bre-
vemente la situazione attuale.
78
Nota. Pare che nel corso della storia vi siano state Autorit
politiche, cio Stati, che realizzavano un solo tipo puro
di Autorit. I conitti violenti fra l'Autorit della famiglia,
del tipo Padre , e quella dello Stato, cos ben
rappresentati nelle grandi tragedie greche, sembrano
mostrare che in origine vi fossero due tipi opposti di Stato:
lo Stato-famiglia o Stato-clan, del tipo di Autorit P >
(G, C) o P -+ (C, G), e lo Stato, nel senso pi moderno del
termine, del tipo di Autorit S > (C, G), o anche S >
(G, C), oppure C > (G, S), o anche C > (S, G).
possibile che la distinzione che facevano i Greci fra il
regime di tirannia e il regime di libert
distinzione che facciamo fatica a denire e a comprendere
non sia altro che l'opposizione dei tipi S -+ e C -. Ma
non possiamo soermarci su questi problemi.
Per la teoria medioevale (che, peraltro, non mai stata
realizzata completamente), ogni Autorit proviene dal-
l'Autorit divina. In particolare, il Capo dello Stato altri non
che un Funzionario di Dio. Ora, l'Autorit divina
comprende tutti i quattro tipi puri di Autorit, essendo
Dio a un tempo Padre, Capo, Signore e Giudice. Ed egli
trasmette tutti questi elementi al suo Funzionario. Inoltre,
essendo una sola persona, Dio trasmette la sua Autorit a un
solo Funzionario, riunendo cos in lui tutti i quattro tipi di
Autorit. (Il primo Funzionario nominato da Dio; la sua
Autorit, cos generata, si trasmette in seguito per via
ereditaria, quanto all'Autorit dei Funzionari di questo
primo Funzionario di Dio, generata e trasmessa loro
dalla nomina da parte di quest'ultimo) . Ma questa teoria era
complicata dal fatto che Dio nominava due Funzionari: uno
necessariamente individuale (il Papa della Chiesa in linea di
principio uniersale), l'altro a volte individuale (l'Imperatore
dell'Impero, in linea di principio uniersale), a volte col-
lettivo (i Re nazionali, ecc.) . Anche non considerando le
incertezze dovute a quest'ultima complicazione, bisogna dire
che la teoria scolastica non mai riuscita a denire
chiaramente e nettamente i rapporti fra questi due
Funzionari e la natura delle loro Autorit. In altri
7 9
termini, il Medioevo non ha saputo (o voluto) distinguere
nettamente fra l' ambito religioso e l' ambito poli-
tico. Queste dicolt furono eliminate dalla teoria che
sopprime il Funzionario ecclesiastico: la teoria dell'As-
solutismo. Il problema dell' origine dell'Autorit politica
qui lasciato nel vago; eppure si dichiara esplicitamente
che essa riunisce tutti i quattro tipi di Autorit e che si re-
alizza in una sola persona (il Monarca) . Poi vengono le
teorie costituzionali , che aermano che l'Autorit po-
litica deve essere suddivisa fra piu supporti indipen-
denti. cos che compare il principio (e il problema)
della divisione dei poteri (reso popolare da Montes-
quieu) , che sta alla base delle democrazie moderne (e
che fu violentemente criticato da Rousseaul).
Discutiamo brevemente questa teoria, che dominava il
pensiero politico no a pochissimo tempo fa.
Notiamo innanzitutto che tale teoria distingue soltanto
tre Poteri . Il Potere giudiziario corrisponde eviden-
temente all'Autorit del Giudice. Il Potere legislativo non
nient'altro che l'Autorit del Capo, visto che si tratta di
iniziativa , di progetto , di decisioni prese in vista
dell'avvenire. Quanto al Potere esecutivo, corrisponde
all'Autorit del Signore: esercitandosi nel presente,
essendo azione per eccellenza, esige dal suo
rappresentante un' abnegazione totale, la subordina-
zione di tutto, e della vita stessa, allo Stato, cio a
qualcosa di essenzialmente non biologico. In altri termini
d'ucio e senza alcuna discussione questa teoria eli-
mina dall'Autorit politica il quarto elemento costitutivo,
cio l'Autorit del Padre. E quindi un'amputazione del-
l'Autorit quella che avevano di mira le teorie scolastica
e assolutista. E si tentati di dire che l'Autorit politica
si scompone o si disgrega (si divide ) proprio a causa
di quest' amputazione.
Qui tutto signicativo: che vi sia amputazione, che
l'elemento amputato sia proprio l'Autorit del Padre, che
questa amputazione si eettui tacitamente e cio
incoscientemente. L'Autorit del Padre signica tradi-
8 0
zione , determinazione da parte del passato, presenza
reale del Passato nel Presente. L'eliminazione dell'Autorit
del Padre ha quindi un carattere chiaramente ri-
voluzionario : la teoria costituzionale nata dallo
spirito di rivolta e di rivoluzione, e nella misura in cui si
realizza genera la rivoluzione ( borghese ) .
Nota. Questa teoria e la Rivoluzione che essa presuppone,
implica e genera sono borghesi : il Borghese vuole
dimenticare le sue basse origini da plebeo , rinnega
incoscientemente il suo vergognoso passato. Da
qui lincoscienza dell'annullamento dell'Autorit del Padre.
Nella misura in cui il Borghese ero del suo passato e vi
si modella non rivoluzionario. Lo diventa soltanto
attraverso e nell'opposizione al nobile. Ora, proprio per
questa opposizione riconosce il valore esclusio della
nobilt, poich non scorge pi motivi per coesisteri. E ci
vede un alore, poich vuole mettersi al posto del nobile.
Quindi incoscientemente nega il valore borghese, cio il
suo passato borghese che non altro, ai suoi stessi occhi,
che un passato da plebeo. Soltanto allora il Borghese
diventa costituzionale , cio rivendica la separazione dei
Poteri che ormai per lui sono soltanto tre. ed perci che
diventa, o gi, rivoluzionario.
Ma il Presente, privo del Passato, umano- cio storico
o politico solo nella misura in cui implica l'Avvenire
(altrimenti un Presente da bruti). Ora, l'Avvenire
rappresentato dall'Autorit. del Capo, quell'Autorit che
appartiene ai progetti che oltrepassano essenzialmente il
dato e non sono soltanto sue semplici conseguenze gi
virtualmente presenti nel dato stesso. Quindi l'Autorit
politica, amputata del suo elemento Padre e nella misura
in cui resta politica, prima di tutto diventa necessariamente
un'Autorit del Capo (del tipo C > (S, G) o C > (G, S) ).
In questo modo, attraverso e nella sua realizzazione
rivoluzionaria borghese , la teoria costituzionale sfocia
inevitabilmente nella Dittatura di un Napoleone o di un
Hitler. Ma visto che il Presente, privo di passato, deve
necessariamente implicare
8 1
l'Avvenire per poter essere umano, ovvero politico, il
Capo-Dittatore deve rappresentare sempre un proget-
to rioluzionario in via di esecuzione. Cos l'esito
logico della teoria costituzionale di un Montesquieu
la teoria della rivoluzione permanente di un
Trockij.
Nota sugli aenimenti del 1848 (Francia). Il periodo
borghese pu essere simbolicamente situato fra il 1789 e il
1940. 1789-1848: la rioluzione borghese ; 1848-1940:
la dominazione borghese . Nel periodo rivoluzionario
la Borghesia rivolta contro il Passato e erso l'Avvenire.
Cos, basandosi sull'Avvenire, ha potuto trascendere il
Presente anche dal lato del Passato: rinnegando il Passato
immediato dell' Ancien Rgime , ha potuto o avrebbe
potuto e dovuto accettare la codeterminazione da parte del
passato storico. Ma nel '48 l'Avvenire rivendicato da
un'altra classe : pi esattamente, l'Avvenire interviene nel
Presente sotto forma di un progetto rivoluzionario dierso
da quello dell'89. La Borghesia, creata in quanto Autorit
politica dal progetto dell'89, non accetta il progetto
del '48 e lo combatte. A partire da questa data fatidica, la
Borghesia dunque rivolta non solo contro il Passato, ma
anche contro l'Avvenire: si rinchiude nel Presente. soltanto
cos che essa realmente presente: solo dopo il '48
veramente ci che , sola, in opposizione a tutto ci che non
lei; lo spirito borghese nato nel '48. Allo stesso tempo,
attraverso la negazione dell'Avvenire, si rompono tutti i
legami con il Passato quale che sia. Poich solo il Presente
reale, la Borghesia si realizza in quanto tale: il periodo della
sua dominazione. Ma un Presente senza Avvenire n Passato
non che un Presente naturale , non umano, non storico,
non politico. La dominazione della Borghesia, quindi, non
altro che una progressiva scomparsa della realt politica in
quanto tale, cio del Potere o dell'Autorit dello Stato: la vita
dominata dal suo aspetto animale, dalle questioni di
alimentazione e di sessualit. L'umano si mantiene ancora
nella misura in cui vi un residuo di trascendenza del
Presente, o tramite il Passato o tramite l'Avvenire; ma il
Passato e l'Avvenire implicati nel Presente non hanno pi
valore attio, non sono pi in atto : la loro presenza
virtuale , concettuale o ideale , cio puramente
estetica o artistica. Tradizione che vegeta sotto forma di
8 2
Romanticismo , e la Rivoluzione del futurismo ; il
Presente classicista , essendo privo del suo elemento
proprio, che l'azione eettiva, privo di vita. Non vi
dunque Classicismo borghese.
Nota sulla 1radizione. Ogni Tradizione propriamente detta,
cio che abbia un valore e una realt politici,
necessariamente orale o rappresentativa, cio diretta. Uno
scritto , per sua natura, separato dal suo supporto
materiale dal suo autore che lo ssa nel tempo. Il
passato presentato soltanto per iscritto non , per me, il mio
passato: me ne disinteresso con molta facilit; esposto
in un libro, ad esempio, il passato del mio paese non
sensibilmente diverso dal passato della Cina; ho la tendenza
a mettere tutti gli scritti sullo stesso piano e a discutere le
teorie che vi sono esposte come se fossero conce(ite $' i
)uo%i e' te&(o. @'i $!!e"i&e"ti e' .BC+ qui"i+ i8
st%u**e"o i' 'e*$&e politico #o" i' P$ss$to+ o!e!$"o
to##$%e (%i&$ i tutto '$ t%$i,io"e orale. lei a
mancare nel periodo di dominazione borghese.
Si pu anche dire che l'Autorit del Padre radicata nel
Paese, mentre la Citt ha la tendenza a non riconoscerla ,
cio a distruggerla. Il Paese vive la durata, la Citt fa
passare il tempo. Ora la durata, cio la totalit del tempo, e
non soltanto il suo istante , implica necessariamente il
Passato: attraverso e nel Passato che l' istante fuggitivo
dura ed esiste. Il passaggio, il Jusso del tempo, invece,
provocato dalla pressione dell'Avvenire: in statu nascendi
che il Presente attivo , virulento , attuale . La
Citt, quindi, tende a dimenticare il Passato pensando
all'Avvenire, che attualizza il Presente istantaneo, mentre
il Paese vive la durata del Presente proiettandolo sul Passato
(ritorno delle stagioni, ecc.). In altri termini, il Paese ha una
naturale tendenza a riconoscere un'Autorit del Padre,
mentre la Citt preferisce riconoscere un'Autorit del Capo,
che esclude l'elemento Padre e vi si oppone. La teoria
costituzionale del Potere amputato (e di conseguenza
diviso), cos come la sua realizzazione politica, implicano e
presuppongono, quindi, un'egemonia del-
8 3
la Citt sul Paese: sono una teoria, e una realt, essen-
zialmente cittadine.
Nota. A quanto pare, dunque, gli avvenimenti dell'89 avreb-
bero dovuto inaugurare, e quelli del '48 consacrare, la distru-
zione politica del Paese. Ora, ammetto che questa conseguenza
delle nostre analisi non quadra granch con la realt storica.
Nondimeno, la deduzione sembra essere corretta. Tutta la
questione dovr essere studiata pi da vicino.
Ci si pu domandare che cosa diventa l'Autorit poli-
tica amputata, cio priva del suo elemento Padre .
Se l'Autorit del Padre mantenuta, perch soltanto
proiettata al di fuori dell'Autorit politica, andr a ssarsi
nella Famiglia. La Famiglia autoritaria sar per
denizione opposta allo Stato (senza Autorit del Padre).
Ricadiamo perci nel caso dell'antico conitto (pagano)
tra Famiglia e Stato (cfr. l Antigone di Sofocle) che,
essendo essenziale, deve sfociare prima o poi nella
distruzione di uno degli avversari.
Nota. Nei fatti la Famiglia ad aver avuto la peggio. E si pu
indicarne la ragione, fenomenologica e metasica .
Se invece l'Autorit del Padre scompare completa-
mente, e quindi lo Stato non deve pi occuparsene (come
accade grosso modo nella teoria e nella realt co-
stituzionali ), si presentano tre possibilit, con due va-
rianti ciascuna:
C > (S, G) o (G, S)
S > (C, G) o (G, C)
G > (S, C) o (C, S)
(per tacere dei casi in cui l'Autorit politica stata am-
putata anche di altri elementi oltre quello del Padre ).
Il caso C > () signica che l'Autorit politica a-
pertamente e coscientemente rioluzionaria, cio domi-
nata dal progetto di un avvenire essenzialmente nuoo,
se non addirittura opposto sia al passato, sia al presente
fondato sul passato. La variante C > (S, G) produce il
8 4
tipo bolscevico (Lenin); la variante C (G, S) il tipo
menscevico o socialdemocratico (mai completamente
realizzato). Il caso S > () esprime invece la
predominanza del Presente, dell'azione e del rischio : si
tratta in n dei conti di un'Autorit essenzialmente militare.
La variante S > (C, G) corrisponde, in una certa misura,
all' imperialismo germanico o hitleriano (che tuttavia
implica un elemento di Autorit del Padre, peraltro senza
vera armonia con gli altri tre elementi); quella di S > (G,
C) corrisponde forzando un po' la realt, nei fatti pi
complessa all' imperialismo anglosassone, cio
borghese .
Ora, il caso C > () esprime per denizione una
rivoluzione permanente , cio uno Stato essenzialmente
non stabile, senza durata reale e indenita. Quanto al caso
S > () , nemmeno lui rappresenta una forma politica
stabile, cio deJnitia, se non altro perch, essendo la terra
rotonda, le possibilit militari sono limitate (senza parlare
dei rischi insiti in ogni impresa bellica) . Una teoria dello
Stato (in opposizione alla semplice pratica) deve quindi
respingere queste due
Resta la terza: G > (). Fondata sui principi eterni
della Giustizia, questa forma di Autorit politica sembra poter
essere stabile e denitiva, cio accettabile anche in teoria. Ma
soltanto un'illusione. Nella misura in cui l'Autorit politica
non implica il Passato, il suo elemento temporale (al quale
restano solo due modi) non pi in armonia con l'elemento
eterno : l'Autorit del Signore (Presente) e del Capo
(Avvenire) deve dunque necessariamente opporsi all'Autorit
del Giudice (Eternit) . Ora, se l'Eternit opposta al Tempo, o,
pi esattamente, separata da esso, non ha pi alcuna realt,
anche la Giustizia, separata dall'Autorit del Capo e del
Signore, perde ogni Autorit reale. Deve dunque derivare la
sua realt o dall'Autorit del Capo, o dall'Autorit del Signore.
Ma allora la Giustizia si sottomette e ricadiamo nei casi C
> e S -. Se la si vuole mantenere nel suo isolamento
dominante, bisogna dunque fondarla su una
8 5
realt politica che non sia lo Stato propriamente detto. Ma
una realt che politica e tuttavia diersa dallo Stato
stesso ci che chiamiamo la Classe (la Famiglia
pu servire infatti da supporto all'Autorit del Padre, ma
non a quella del Giudice). La Giustizia in questione sar
quindi necessariamente ci che Marx ha chiamato
giustizia di classe . All'occorrenza, lo Stato di tipo G
> sar essenzialmente borghese , poich di fatto lo
Stato assorbito dalla classe borghese. dunque il
tipo G > a essere caratteristico del periodo di
dominazione borghese, dove la variante G > (S, C)
corrisponde al conservatorismo borghese (per
esempio i 1ories) , la variante G > (C, S) al
liberalismo o radicalismo (per esempio i radical-
socialisti ). Ora, una classe , poich non rappresenta
il tutto, si oppone per denizione a un'altra classe .
Quindi lo Stato del tipo G > implica e genera
necessariamente un conitto: ci signica che non n
stabile n denitivo e che una vera teoria politica deve
respingerlo.
Nota. Si vede che la sostituzione al potere di un partito con-
servatore con un partito liberal-radicale pi che un semplice
transfert di Autorit, cio un cambiamento del supporto .
(nella misura in cui il partito realizza veramente il suo
programma) un cambiamento della natura stessa dell'Autorit
e di conseguenza dello Stato. Ma qui si tratta ancora di un
cambiamento in seno allo stesso tipo. Cos, sebbene la trasfor-
mazione di G > (S, C) in G > (C, S) e viceversa possa
alla lunga far vacillare l'intero edicio politico, si pu concepire
anche uno stato di equilibrio dinamico, una sorta di movi-
mento del pendolo. Ma un passaggio da G > a S > o C
> signica un cambiamento del tipo stesso: sicch tale cambia-
mento prende il carattere di una rivoluzione . Visto che
l'Eternit, che equivale alla totalit del tempo, corrisponde pi
precisamente al modo del Presente (cfr. l'aspetto nunc stan
dell'Eternit), il passaggio dal tipo G > al tipo S > meno
rivoluzionario di quello da G -+ a C >. Poich l'Av-
venire (isolato) la negazionedell'Eternit, la realizzazione di
questo Avvenire (isolato) equivale alla distruzione dell'ele-
mento Eternit nel Presente. In altri termini, il tipo G > pu
8 6
trasformarsi solamente nella variante C -+ (S, G) del tipo C
-3, e non nella variante C -> (G, S), il che in pratica signica
che la rivoluzione che trasforma G+ in C+ necessariamente
sanguinosa, poich comporta il rischio eettivo della vita
(Autorit S). La variante C -> (G, S) quindi, in linea di
principio, irrealizzabile a partire dal tipo G -: l'abbozzo C -->
(G,...) dell'Autorit politica non riesce a conquistare l'Autorit
S che vi si oppone; e il tipo C -+ cede il posto al tipo S -->.
La distruzione dell'Autorit. del Padre, quindi, fu-
nesta per l'Autorit politica in generale. E provoca ne-
cessariamente l'opposizione dell'elemento Giudice
agli elementi Signore e Capo , cio proprio la Se-
parazione dei poteri di cui stiamo parlando.
Nota. Vediamo in che misura si pu rimediare al male, senza
sopprimere la divisione tripartita dell'Autorit politica. Si
tratta di reintrodurvi l'Autorit del Padre in modo che non
formi un Potere distinto. Bisogna quindi associarla a uno
dei tre Poteri , oppure a due, o a tutti e tre
contemporaneamente. L'Autorit esiste soltanto nella misura
in cui riconosciuta; nella misura in cui riconosciuta
, allora esiste. Di conseguenza, suciente che l'Autorit
del Padre sia riconosciuta come appartenente al Capo, al
Signore o al Giudice da coloro che subiscono le loro
Autorit, anch queste Autorit pure - S, C o G -
diventino Autorit complesse : S, P; C, P o G, P. Basta
quindi che coloro che subiscono l'Autorit politica, cio i
cittadini (e non il Capo dello Stato e i suoi Funzionari), siano
naturalmente portati ad associare l'elemento Padre a
ogni Autorit da essi riconosciuta . Si pu ammettere che
sar questo il caso se l'Autorit politica si rapporta non agli
indiidui isolati, ma alle Jamiglie, rappresentate dal loro
capo. Occorrerebbe quindi che l'uomo sia cittadino solo nella
misura in cui capo - o, pi esattamente, Padre di
famiglia . (Ma - per evitare il conitto antico bisogna
ancora che egli sia, in tale qualit, solo cittadino: in qualit di
Padre di famiglia deve riconoscere l'Autorit politica,
e non oppori l'Autorit familiare . soltanto cos che non
vi saranno dueAutorit opposte (P e C, S, G), ma una sola
Autorit - politica - C+P, S, G; o C+P, S+P, G, ecc.). Ma
che cos' una famiglia e un Padre di famiglia ? (Cfr. la
Noti-
8 7
zia sulla Jamiglia) .` Non certo la coppia di per s, n lo
sposo: anche se la coppia umana, e non animale, cio
anche se fondata sull' amore , non costituisce un'entit
politica. Ma nemmeno la presenza di uno, due o anche
molti bambini costituisce la famiglia in quanto entit
politica. generare bambini un'attivit puramente
biologica, animale, e il loro numero non cambia nulla. La
Famiglia solo un'entit umana sui generis, e diventa
un'entit politica - quindi passibile di essere cittadina ,
cio di riconoscere l'Autorit politica (lo Stato)
soltanto nella misura in cui essa: 1) educai bambini (cio
trasforma l'animale appena nato in essere umano) e 2)
laora in comune alla creazione e al mantenimento di un'o-
pera chiamata patrimonio . Se lo Stato toglie alla
Famiglia il diritto e il dovere di educare i gli, la sola base
reale dell'essenza politica della Famiglia dunque il
Patrimonio. Questo Patrimonio appartiene alla Famiglia
presa in blocco, ed soltanto nell'unit di questo
Patrimonio che la Famiglia trae la propria individualit
(collettiva) politica reale. Il Patrimonio dunque
essenzialmente indiviso e inalienabile; quindi
necessariamente un bene immobile , una terra .
governato dal padre di famiglia , e costui pu
diventare cittadino solo in quanto governatore del
Patrimonio. Dunque, perch il nostro problema venga
risolto, necessario e suciente che il corpo dei cittadini
sia formato dai padri di famiglia cos deniti. Ma se lo
Stato comprende anche altri cittadini oltre i padri
(individuali o collettivi) di famiglie , questi soli
rappresenteranno l'origine dell'Autorit politica del Padre.
Per questo motivo, avranno essi stessi (o i loro
rappresentanti ) un Autorit sugli altri cittadini, e
quest'Autorit sar naturalmente del tipo Padre e avr un
valore politico. In altri termini, i padri di famiglia (o i
loro rappresentanti ) andranno a formare un elemento
integrante dell'Autorit politica, rappresentandovi il tipo
puro di Autorit del Padre (per esempio sotto forma di un
Senato che svolge il ruolo dei Censori romani).
Cio di fatto, anche nella forma, l'Autorit politica globale
sar composta da quattro elementi (Poteri ), e non pi da
tre. Se quindi anche in questo caso si vuole
mantenere il principio della diisione dell'Autorit politica
(del Potere ) e una divisione in tre, occorrer riunire
* A. Kojve, Esquisse dune phnomnologie du droit, cit.,
pp. 483-509 (trad. it. cit., pp. 435-66) [N. d. C.] .
88
in uno qualsiasi degli altri tre tipi puri di Autorit un
solo tipo composto : per esempio (C+S, G, P), ecc.
Ammettendo che l'Autorit del Padre venga comple-
tamente eliminata, vediamo che cosa si pu dire della
diisione o separazione dei tre tipi rimanenti, che costi-
tuiscono l'Autorit politica. Abbiamo visto che se si eli-
mina l'elemento Padre, l'elemento Giudice si oppone
necessariamente agli elementi Capo e Signore. La sepa-
razione del potere giudiziario dagli altri due poteri
quindi un processo naturale . Rileviamo che per l'e-
sigenza di un potere giudiziario indipendente che l'idea
della separazione dei poteri ha fatto la sua comparsa
nella storia (gi nel Medioevo; cfr. la Magna Char-ta
libertatis). Ed questa la separazione che sembra
essere pi giusticata: oggi siamo naturalmente portati a
vedervi un assioma politico.
In eetti, la separazione dell'Autorit del Giudice dalle
altre Autorit che fanno parte dell'Autorit politica
globale in una certa misura giusticata dall'analisi del
fenomeno Autorid . Poich l'Eternit si oppone al
Tempo, l'Autorit del Giudice si oppone, per sua stessa
essenza, alle altre tre. Dato che l'Autorit del Giudice
tenuta a essere riconosciuta da tutte le altre Auto-
rid , sembra naturale che il suo supporto sia distinto
e indipendente dal supporto o dai supporti delle
altre Autorit.
Ma abbiamo anche visto che la separazione dell'Auto-
rid. del Giudice dall'insieme dell'Autorit politica la isola
e, di conseguenza, la particolarizza, trasformando la
Giustizia che sta alla base di questa Autorit in
Giustizia di classe .
Nota. La violenza stessa della polemica generata da questa in-
terpretazione marxista un indizio a favore della sua verit.
E poich questa particolarizzazione di un elemento co-
stitutivo dell'Autorit politica indebolisce tale Autorit.
8 9
nel senso che la rende instabile e provvisoria , sembra
che la teoria dell'Autorit politica debba respingere il
principio della separazione del potere giudiziario.
Siamo quindi di fronte a un' antinomia (kantiana)
della teoria politica. E questo fa supporre che vi sia una
confusione di entit essenzialmente distinte: la giustizia
politica (che giudica il Capo dello Stato e i suoi fun-
zionari, cos come i cittadini in quanto cittadini) e la
giustizia privata (che giudica gli uomini in quanto
individui, o membri delle famiglie e della societ: co-
dice civile e penale) . (Si veda la Notizia sul Diritto).` La
teoria dell'Autorit politica non vede alcuna necessit che
la giustizia privata , la sua Autorit e il suo supporto
debbano essere separati dall'Autorit. politica. Ora,
ricollegandola all'Autorit politica non divisa, si evita una
degenerazione in giustizia di classe , con tutti i suoi
inconvenienti politici. Invece, la giustizia politi-cadeve
opporsi all'Autorit che tenuta a giudicare , ed
naturale assegnarle un supporto distinto e
indipendente.
Nota. Tutta la questione di sapere quale deve essere questo
supporto. L'ideale sarebbe una genesi spontanea dell'Autorit
del Giudice ( manifestata , ad esempio, da elezioni o da un
suragio universale). Ma in pratica l'avvento di un personaggio
(individuale o collettivo) riconosciuto degno di giudicare tutti
gli altri in quanto cittadini, compreso il Capo dello Stato,
poco probabile. Sembra quindi preferibile creare questo
personaggio tirando a sorte fra tutti i cittadini, quali che siano.
Questo Giudice, o Tribunale politico, deve rivestire la totalit
dell'Autorit del Giudice (politica) ed essere separato, se non
indipendente, dalle altre Autorit. Ci signica che deve
giudicare senza farsi guidare da altre leggi che non siano
quelle che si d lui stesso. In particolare, non deve giudicare
basandosi sulla Costituzione: poich in questo caso
riconoscerebbe l'Autorit del potere legislativo (il quale pu
modicare la Costituzione) e non sarebbe pi separa-
* A. Kojve, Esquisse dune phnomnologie du droit, cit.,
pp. 420-83 (trad. it. cit., pp. 383-435) [N.d.C.].
90
to da esso. (Non avrebbe pi senso costituirlo come potere
autonomo). L'esperienza storica conferma questo modo di
vedere le cose: il giudizio della Convenzione su Luigi XVI ha
avuto un valore politico positivo o negativo indiscutibile; i
tentativi di far giudicare capi di Stato o alti funzionari da un
tribunale giuridico sono miseramente falliti, tanto in Russia
nel 1917 quanto a Riom nel 1942.
Supponendo che l'Autorit politica globale comprenda
solamente tre elementi (perch priva dell'elemento
Padre), diciamo che l'elemento Giudice (politico) deve
essere separato dagli elementi Capo-Signore. A que-
sto punto occorre domandarsi se anche questi ultimi due
debbano essere separati l'uno dall'altro, come esige la
teoria costituzionale . Ora, la teoria, la pratica e il
semplice buon senso concordano qui nel respingere
questa esigenza costituzionale . Prendere sul serio la
separazione dei poteri legislativo ed esecutivo equi-
varrebbe a istituire un potere tenuto a prevedere tutto
senza potere nulla, di fronte a un altro potere tenuto a
potere tutto senza prevedere nulla. In caso di conitto fra
i due (e la separazione ha senso soltanto se si
ammette la possibilit di un conJitto), il potere
legislativo sarebbe immediatamente annientato dal
potere esecutivo, e lo Stato cesserebbe di esistere nella
forma data.
Nota. per questo che negli Stati a poteri separati il
potere legislativo tende a indebolire, se non addirittura ad an-
nullare, il potere esecutivo, mentre quest'ultimo cerca
con meno convinzione poich detiene di fatto il potere
reale di rendere illusorio il potere legislativo. La separa-
zione di questi due poteri , quindi, conduce in genere all'e-
liminazione di uno dei due, cio a una nuova amputazione
dell'Autorit politica, nella misura in cui uno dei due non riesce
a captare l'altro, diventando un potere complesso, cio
non separato .
91
Metasicamente parlando, il potere legislativo, che
nella misura in cui non forza pura non nient'altro
che l'Autorit del Capo, rappresenta l'aspetto autoritario
dell'esistenza dell'Avvenire, mentre il potere
esecutivo, che realizza l'Autorit del Signore, rappresenta il
Presente. Ora, l'Avvenire, separato dal Presente, una
pura astrazione priva di ogni sostanza metasica. E
questo, sul piano dell'esistenza umana e politica, si traduce
nel fatto che l'Autorit del Capo, isolata da quella del
Signore, assume un carattere utopico : la legislazione
separata dall' esecuzione costruisce un' Utopia slegata
dal Presente (cio la realt), la quale, di conseguenza, non
riesce a realizzarsi (cio a conserarsi nel Presente) e
trascina nella rovina l'Autorit che l'ha prodotta; e, con
essa, anche lo Stato nella sua forma separata . Quanto al
Presente, si disumanizza nella misura in cui si stacca
dall'Avvenire. Il che signica sul piano politico che il
potere esecutivo separato degenera in semplice
amministrazione o polizia (il Governo-Gendarme
): diventa una pura tecnica , che tiene conto soltanto di
ci che , ovvero il dato immediato . Ora, il dato
immediato non altro che lo stato delle forzepresenti.
la Jorza, quindi, che determina l'azione del potere
esecutivo separato. diventa un' amministrazione o una
polizia , come dicono i marxisti, di classe. Il che signica
che perde la sua Autorit politica del Signore. Lo Stato
separato cos annullato in quanto Stato: da un lato,
l'Autorit del Signore (potere esecutivo), che tenuta a
essere separata dalle altre, cio ad avere un supporto
indipendente, smette completamente di esistere; dall'altro
lato, e proprio per questo motivo, l'Autorit del Capo
(potere legislativo) si annienta nell'Utopia; la separazione
dei poteri legislativo ed esecutivo conduce dunque
all'eliminazione delle Autorit del Signore e del Capo; l'Au-
torit politica (da cui era gi stata esclusa l'Autorit del
Padre), cio l'Autorit dello Stato, si riduce cos a una pura
e semplice Autorit del Giudice; e in queste condi-
9 2
zioni ci si pu domandare in che misura vi sia ancora uno
Stato propriamente detto.
Nota. Se chiamiamo Autorit goernatia l'insieme formato
dalle Autorit del Signore e del Capo, possiamo dire che in
uno Stato in cui l'Autorit politica si riduce a quella del Giu-
dice non vi Goerno, oppure che il Governo di questo Stato
non ha pi alcuna Autorit, poich possiede soltanto la pura
Jorza. Quanto alla restante Autorit giudiziaria, non pu pi
essere politica, cio reggersi sulle altre Autorit incarnate nello
Stato, visto che non esistono pi. Essa diventa quindi
un'Autorit giudiziaria priata - civile e penale. Dunque
non vi sono pi, propriamente parlando, n Stato n cittadino:
vi una Societ formata da individui isolati (da privati
), che hanno gli uni nei confronti degli altri diritti e doveri
ssati dall'Autorit giudiziaria ( privata ), e il Governo non
altro che una Jorza, incaricata di realizzare gli atti dell'Autorit
giudiziaria.
Sembra pratico riservare il termine Stato alle sole
societ che implichino l'elemento sui generis che si chia-
ma Governo , quest'ultimo essendo il supporto delle
Autorit riunite del Capo e del Signore. L'Autorit politi-
ca, essendo per denizione l'Autorit dello Stato, implica
quindi necessariamente un elemento di Autorit go-
ernatia (pur potendo e forse dovendo implicare
anche altre Autorit). E la nostra analisi mostra che non si
pu mantenere Autorit governativa separando l'Autorit
del Capo da quella del Signore, cio assegnando loro
supporti veramente indipendenti gli uni dagli altri.
Anche se si vuole eliminare l'Autorit del Padre e asse-
gnare a quella del Giudice un supporto indipendente,
bisogna lasciare unite le Autorit del Capo e del Signore:
l'Autorit politica, priva dell'elemento Padre, non pu
dunque essere divisa se non in due.
Ma facendo questa divisione bipartita, bisogna fare
attenzione al fatto che l'Autorit governativa implichi
davvero sia l'elemento del Capo sia quello del Signore.
Altrimenti, come abbiamo appena visto, essa degenera
93
e s#o&($%e t%$s#i"$"o "e''$ #$ut$ 'o St$to stesso i"
qu$"to St$to.
Nota I. L.Auto%it/ *o!e%"$ti!$ (u2 esse%e si$ e' ti(o
S+ C+ si$ e' ti(o C+ S. Ne' (%i&o #$so+ 9 '.Auto%it/ e'
Si*"o%e #1e 6 #$(t$ 7 o 6 *e"e%$ 7 que''$ e' C$(o=
'.Auto%it/ e' Si*"o%e 9 #os; 6 (%i&$%i$ 7+ &e"t%e
'.$'t%$ 6 e%i!$t$ 7. Ne' se#o"o #$so si !e%i-#$
'.i"!e%so. Biso*"e%e00e $"$'i,,$%e e"t%$&0i i #$si.
M$ "o" (ossi$&o )$%'o i" quest$ see.
Nota 2. L.Auto%it/ e' C$(o 9 que''$ e' 6 (%o*etto 7 o+
se si !uo'e+ e' 6 (%o*%$&&$ 7. L$ *e"esi s(o"t$"e$ i
quest$ Auto%it/ 1$ 'uo*o+ qui"i+ i" o##$sio"e i u" 6
(%o*%$&&$ 7 (%o(osto $''$ (e%so"$ 5 i"i!iu$'e o
#o''etti!$ 5 #1e $s(i%$ $ s!o'*e%e i' %uo'o i 6 su((o%to
7 i quest$ Auto%it/. :uest$ *e"esi si !e%i-#$
$tt%$!e%so e "e''.$tto i 6 %i#o"os#i&e"to 7+ #1e (u2
maniJestarsi #o" u" !oto. Si (u2 qui"i $&&ette%e
'.esiste",$ i u".Asse&0'e$ #1e #o")e%&$ u" C$(o
"e''$ su$ Auto%it/ i C$(o. M$ t$'e Asse&0'e$ (u2
!ot$%e so'$&e"te '$ (e%so"$+ #io9 i' 6 su((o%to 7+
$"o*'i (e%$'t%o #$%t$ 0i$"#$ (e% '$ su$ $tti!it/+ #io9
'.ese%#i,io e''.Auto%it/. L.Asse&0'e$+ qui"i+ "o" 9 u"
6 (ote%e 7 isti"to $' 6 (ote%e 7 *o!e%"$ti!o e o((osto
$ esso: )$ ($%te e' @o!e%"o+ (oi#14 "o" )$ $'t%o #1e
maniJestare $''.este%"o '.Auto%it/ e' @o!e%"o stesso.
1eoricamente, "u''$ si o((o"e qui"i $''$ nomina ei
&e&0%i i quest$ Asse&0'e$ $ ($%te e' @o!e%"o.
Ne''$ &isu%$ i" #ui '.Auto%it/ e' C$(o trasmessa (e
"o" s(o"t$"e$)+ si i&(o"e '$ nomina. i' C$(o
(i"i!iu$'e o #o''etti!o) e''o St$to+ '$ #ui Auto%it/ 9
%e$'e+ #io9 6 %i#o"os#iut$ 7+ nomina i suoi 6 #o''$0o8
%$to%i 7 (#io9 i &e&0%i e' @o!e%"o #1e 1$""o i'
#$%$tte%e i Du",io"$%i) e (u2 nominare i' suo 6
su##esso%e 7. LAutorit ($ss$ #os; $' 6 "o&i"$to 7
se",$ #1e '.Asse&0'e$ e00$ i"te%!e"i%e: '.Autorit e'
)u",io"$%io e e' su##esso%e e' C$(o e''o St$to "o"
i(e"e $''.Asse&0'e$. M$ ess$ (u2 *iui#$%e i' 6
su((o%to 7 i quest$ Auto%it/+ #io9 maniJestare, #o" i'
!oto+ i' )$tto #1e quest$ o que''$ (e%so"$ #o"#%et$
(i"i!iu$'e o #o''etti!$) 6 &$te%i$'i,,$ 7 eEetti!$&e"te
'.Auto%it/ #1e *'i 9 t%$s&ess$ $tt%$!e%so '$ "o&i"$ e'
C$(o e''o St$to. Il #1e !uo' i%e+ i" (%$ti#$+ #1e
'.Asse&0'e$ e!e (%o"u"#i$%si sui #$"i$ti esi*"$ti
(nominati) $' @o!e%"o. M$ $to #1e $"#1e qui si t%$tt$
i u" *iui,io )o"$to su''$ (e%so"$ e+ (i3 es$tt$&e"te+
su''$ su$ io"eit/ $ )u"*e%e $ 6 su((o%to 7 $
9 4
un'Autorit data, meglio che l'Assemblea si pronunci
non al momento della nomina propriamente detta, ma
qualche tempo (per esempio sei mesi o un anno) dopo
che il nominato ha cominciato a esercitare la sua
funzione.
Quanto all'Autorit del Signore, essa non ha realt l dove
non vi il rischio- almeno virtuale della ita. Finch
non vi guerra o rivoluzione che possano condurre alla
rovina dello Stato o del Governo e questa rovina
avrebbe come conseguenza la condanna a morte della
persona che l'incarna necessario che si crei un
pericolo di morte articiale per il Capo dello Stato e i
membri del Governo. (E la teoria esige proprio l'esistenza
di un tale pericolo di morte per la persona del Capo dello
Stato e dei membri del Governo, senza che questo pericolo
sia nel contempo mortale per lo Stato stesso o per il
Governo in quanto tale, cio un pericolo diverso da quelli
che si presentano sotto forma di guerre, rivoluzioni, colpi
di Stato, ecc.). Praticamente, questo pericolo spesso
rappresentato dalla lotta a morte fra i candidati all'Autorit
del Capo (cfr. il Terrore di Robespierre, i Processi di
Mosca, gli avvenimenti del 22 giugno in Germania, ecc.).
Ma sembra che in teoria sia preferibile creare questo
pericolo in funzione dell'esistenza di un'Autorit
(giudiziaria) separata da quella del Governo, cio che
abbia un supporto indipendente. Questa Autorit
potrebbe essere per esempio il Tribunale politico di cui
abbiamo parlato prima: un Capo (legislatore) che pu
essere condannato a morte da questo Tribunale
benecerebbe anche dell'Autorit (esecutiva) del Signore.
(Questo Tribunale dunque tenuto a eliminare il pericolo
dell' utopismo della legislazione). Peraltro sembra che,
per raggiungere questo scopo, il Tribunale debba pronun-
ciarsi soltanto con due possibili sentenze: il premio d'onore
o la pena di morte. Bisogna che si corra il rischio di una
pena di morte anch vi sia signoria . E sembra che la
semplice assoluzione non abbia qui alcun senso:
l'assoluzione signicherebbe la semplice incapacit del
Capo (senza cattiva volont da parte sua); o, in questo
caso, sembra che il Capo debba essere eliminato per la
semplice perdita di Autorit, senza che sia necessario
l'intervento del Tribunale; intervento che diventa
necessario soltanto nel caso dell'esistenza di un anti-
papa ; ora, 1' anti-papa , cio l'avversario del Capo,
anch'egli dotato di Autorit, non pu che essere un crimi-
9 5
nale politico che quindi non da assolvere. (In altre parole, il
Tribunale deve o riconoscere 1' anti-papa , cio
raticare una rivoluzione politica e vedere in lui un eroe
, oppure accusare la sua Autorit di alto tradimento ,
punibile essenzialmente con la condanna a morte) . In ogni
epoca, i crimini politici sono stati puniti pi severamente degli
altri: anche nello Stato degenerato di Nicola II. Il fatto che
nelle moderne democrazie si tenda alla clemenza politica
prova soltanto una cosa: la perdita di qualsiasi senso del
politico in generale.
La divisione dell'Autorit politica amputata deve
dunque essere bipartita: Autorit giudiziaria (politica) e
Autorit governativa (del Capo-legislatore che nel
contempo Signore-esecutore, o viceversa) . Ma abbiamo
visto che vi un interesse a reintrodurre nell'Autorit
politica l'elemento dell'Autorit del Padre. Nella misura
in cui impossibile (o non desiderabile) ridurre il numero
dei cittadini a quello dei Padri di famiglia , ci
equivale alla creazione di un'Autorit del Padre separata
da quella del Governo e del Giudice, cio con un
supporto indipendente. Ritroviamo cos una divisione
tripartita dell'Autorit politica, ma dierente da quella
preconizzata dalla teoria costituzionale . L'Autorit
politica (l'Autorit dello Stato) si divide in: 1) Autorit
pura (del Padre), che ha come supporto il Senato-
censore dei rappresentanti dei padri di famiglia; 2)
Autorit del Governo, ovvero l'Autorit complessa
Capo-Signore o Signore-Capo, che ha come supporto a) il
Capo dello Stato (individuale o collettivo), b) i
Funzionari, c) l'Assemblea manifestante (nominata o
eletta ); e 3) Autorit (pura) del Giudice, che ha come
supporto il Tribunale politico (reclutato tramite
sorteggio). Lo Stato non altro che la realt di questa
triplice Autorit.
Ma ci si pu chiedere se, in linea generale, la separa-
zione dei poteri o Autorit politiche, quale che sia,
prescritta o proibita dalla teoria politica. La questione
molto complessa.
9 6
Non v' dubbio che, da un lato, ogni Autorit tende a
diventare totale: l'Autorit di un determinato tipo tende a
captare le Autorit degli altri tipi. Dall'altro lato, la
struttura metasica dell'Autorit si oppone alla sua divi-
sione: i tre modi del Tempo fanno naturalmente blocco, e
l'Eternit non reale se non attraverso e nella sua unione
con il Tempo. Sembra quindi che l'analisi del fenomeno
Autorit impedisca la divisione dell'Autorit politica, la
separazione dei poteri . Ed inutile insistere su tutti
gli argomenti di ordine pratico che sono stati opposti (cfr.
per esempio Rousseau) alla teoria e alla pratica
costituzionale . Sembra che, in linea generale, la
divisione di un'entit la indebolisca: la somma delle
potenze delle parti separate minore della potenza del
tutto indiviso. In realt, la divisione reale (ha un senso
e una ragion d'essere) solo se le parti separate sono
passibili di entrare in conJitto le une con le altre; ora,
sembra che un conitto (anche latente ) debba
necessariamente neutralizzare una parte delle potenze
messe in causa, sicch occorre dedurre questa parte
perduta dalla potenza formata dalla somma delle
potenze delle parti separate, prese isolatamente. Sarebbe
dunque preferibile dare all'Autorit politica presa in
blocco un solo e medesimo supporto (individuale o
collettivo).
Ma gli argomenti di ordine pratico che si esprimo-
no a favore della tesi della separazione dei poteri sono
altrettanto forti. Sono anch'essi, del resto, argomenti ben
noti e non abbiamo bisogno di insistervi. Diciamo soltanto
che l'analisi metasica stessa pu, in un certo senso, essere
citata a sostegno della tesi in questione. Infatti, se vero che
i tre modi del Tempo formano un'unit, anche vero che
non vi sarebbe aatto Tempo se non vi fosse una
separazione di questi tre modi, cio, quindi, una sorta di
tensione , di conitto fra loro. Parimenti, se l'Eternit,
che la totalit dei tre modi del Tempo, forma un tutt'uno
con il Tempo, essa stessa vi si oppone, nella misura in cui la
totalit (il tutto) diversa
9 7
dalla somma delle parti. Solo che, in entrambi i casi,
l'opposizione e, se si vuole, la separazione non signicano
isolamento dei separati o degli opposti. Vi inter-azione,
cio: separazione, perch ci sono due (o pi) agenti; ma
anche unione, perch c' azione di un agente sull'altro o
sugli altri, inseparabile dalla reazione.
Ne consegue, per la questione che ci interessa, che anche
quando si vogliono separare le Autorit che formano, nel loro
insieme, l'Autorit politica, non bisogna isolarlele une dalle
altre, delimitando ciascuna in se stessa. Bisogna che possano
agire e reagire le une sulle altre: bisogna mantenere la loro
unione dinamica nonostante la loro divisione statica. (Per
esempio, se si separa l'Autorit legislativa del Capo
dall'Autorit politico-giudiziaria del Giudice, non
bisognassare quest'ultima in un sistema di leggi in linea di
principio immutabili, o in una Costituzione che tenuta a
essere immutabile. Viceversa, non bisogna istituire l'Autorit
del Capo irresponsabile come quella del Monarca
, cio sottratta all'azione dell'Autorit del Giudice, ecc.) .
Ma se si respinge la tesi della separazione isolante
delle Autorit, il principio della separazione va invece
mantenuto?
Per rispondere a questa domanda, facciamo un'os-
servazione che di solito si trascura di fare. Quando un solo e
medesimo supporto (individuale o collettivo) serve a pi
tipi puri di Autorit, c' sempre la tendenza a sviluppare
uno di questi tipi (il tipo dominante o primario ) a
scapito degli altri: i tipi derivati non riescono cos a
svilupparsi completamente, e si arrestano a uno stadio
embrionale. Se si vuole che i quattro tipi puri di Autorit
si realizzino perfettamente e completamente, quindi
necessario assegnare loro supporti indipendenti, cio
separare i poteri .
Nota. Ci vero anche per l'Autorit del Capo e per l'Autori-t.
del Signore che, tuttavia, non possono essere divise. Ma in questo
caso non vi alcun inconveniente politico, perch si
9 8
pu mostrare che con il progresso politico l'Autorit del Signore
deve cedere il passo a quella del Capo, cio degenerare .
Sembra perno che nello Stato ideale dell'avvenire debba
completamente sparire. In linea generale, l'Autorit del Signore
presuppone la possibilit reale di guerra e di rivoluzione
sanguinosa e quindi la possibilit di sparire con esse.
L'evoluzione storica va dall'unit del potere politico
alla separazione dei poteri . Ora, quanto abbiamo
appena detto giustica tale stato di cose: anch cia-
scun tipo puro raggiunga la pienezza del suo sviluppo,
necessario che sia separato dagli altri. Ma questo non
signica che le Autorit debbano restare divise anche
dopo aver realizzato tutte le loro possibilit implicite.
Sembra invece che esse dovranno riunirsi di nuovo.
L'evoluzione politica muoverebbe dunque dall'unit non
dierenziata (l'unit dell'embrione) , passerebbe per una
fase di divisione e di sviluppo degli elementi separati, per
approdare alla totalit, cio l'unit dierenziata (l'unit
dell'organismo adulto).
Per rispondere alla domanda se occorra o meno (e se s,
come) dividere l'autorit politica, cio separare i poteri
, bisogna dunque conoscere quale posto occupa un
determinato Stato nel processo dell'evoluzione politica:
bisogna conoscere la natura della sua realt politica
concreta.
Non possiamo ovviamente intraprendere simili studi in
questa sede. Dedichiamo piuttosto qualche parola all'altro
aspetto del problema della divisione dell'Auto-rit
politica, cio ai rapporti fra un'Autorit ( pura o
complessa ) indivisa e il suo supporto .
b) Se le Autorit politiche sono divise, va da s che
ciascuna deve avere un supporto distinto. In altri ter-
mini, ogni Autorit deve essere incarnata in una persa na
particolare. Ma bisogna anche chiedersi se questa
9 9
persona deve essere un singolo individuo oppure un
collegio . E la stessa questione si pone quando l'Autorit
politica non viene divisa.
In genere il problema stato discusso in quest'ultima
forma.
La classicazione classica la seguente:
L'autorit politica una e indivisibile appartiene:
1)a uno solo Monarchia (Tirannia)
2)a una parte (s'intende: alla minoranza) Aristocrazia
(Oligarchia)
3)a tutti Democrazia.
Questa divisione molto kantiana , perch corri-
sponde alle tre categorie kantiane della Quantit: Einheit,
Vielheit, Allheit. Ma dal punto di vista politico non
corretta.
In politica, infatti, ci che conta in primo luogo sa-
pere se l'azione proviene in denitiva da un singolo uomo
oppure da un collegio . Da questo punto di vista, la
dierenza fra un singolo e un gruppo, quale che sia,
maggiore di quella esistente fra gruppi pi o meno vasti.
Tanto pi che, politicamente, il supporto collettivo
dell'Autorit non comprende mai tutti coloro che la su-
biscono. Anche nella democrazia pi estremista, il
termine tutti signica tutti i cittadini, e non tutti gli
esseri umani (che vivono nello Stato). Ora, il limite fra
cittadini e non cittadini sempre pi o meno arbitrario
(cfr. il problema delle donne, dei bambini, dei pazzi,
ecc.), sicch il supporto dell'Autorit ha sempre
all'incirca il valore di una parte , dei pi . Inoltre,
nella realt politica, il potere non appartiene nemme-
no a tutti i cittadini: appartiene alla maggioranza, e cio a
una parte.
Nota 1. Il caso in cui il potere appartiene a tutti i cittadini po-
trebbe essere scartato in quanto politicamente irreale, se non
fosse stato realizzato a un certo punto in Polonia (il famoso
diritto di veto, cio Autorit = unanimit.). Ma anche questa
esperienza dimostra l'assurdit politica di una simile varian-
100
te. Non possiamo vedervi, quindi, che un caso limite ,
e non una possibilit alternatia a quella del governo di un
singolo e dei pi.
Nota 2. Se si ammettono queste osservazioni in merito alla
nozione tutti in politica, bisogna respingere anche un'altra
classicazione logicamente possibile:
l'Autorit appartiene
{1. a uno
a una parte
2. a piu
{a. alla minoranza
b. alla maggioranza
II) a tutti.
Perch non si possono davvero dividere tutti gli Stati che so-
no esistiti in: I) Stato polacco e II) tutti gli altri!
Dal punto di ista politico, la classicazione corretta
quindi la seguente:
l'Autorit politica (indivisa) ha un supporto :
I) individuale
II) collettivo, formato da:
1. una parte dei cittadini,
a. una Minoranza
parte che costituisce
2. tutti i cittadini (caso limite).
b. una Maggioranza
Si discusso all'innito sui vantaggi e svantaggi delle
possibilit I e II. Non possiamo qui ripetere l'argomenta-
zione dei rispettivi sostenitori. Possiamo per sottolineare
un aspetto del problema che in genere stato trascurato.
Quando il supporto collettivo, si dice che vi sia il
pericolo di un conitto fra i membri del collettivo il
quale conitto pu indebolire, se non distruggere, l'Au-toa
stessa. L'argomento valido nel caso in cui l'Autorit
appartenga a un tipo puro . Ma quando l'Autorit
complessa le cose sono meno semplici. In questo caso,
infatti, un solo e medesimo uomo pu entrare in conitto
con se stesso: preso in quanto Capo, ad esempio, pu
opporsi a se stesso preso in quanto Giudice o Padre;
101
ecc. Ora, quando il conitto delle Autorit si svolge all'interno
di un solo e medesimo uomo, o conduce al suicidio (sico o
politico) , cio alla distruzione del supporto e, di
conseguenza, della Autorit totale stessa, oppure - nella
stragrande maggioranza dei casi - alla soppressione di una
delle Autorit (parziali) in conitto a vantaggio dell'altra. (E
per questa ragione che tali conitti sembrano essere meno
frequenti nell'individuo che nel collettivo). Nel caso di un
supporto collettivo, invece, le Autorit parziali in conitto si
suddividono in genere fra individui diversi, sicch sono meno
soggette a essere eliminate da una di loro.
Se quindi il supporto serve a un'Autorit politica
pura , preferibile che sia individuale (la discussione
dovr cos aver luogo fra i candidati al supporto di
questa Autorit, e non all'interno del supporto
stesso) . Ma quando l'Autorit politica complessa ,
sembra sia da preferirsi un supporto collettivo. (E-
sempio. il supporto dell'Autorit S o C dovrebbe esse-
re individuale. Ma se si vuole che l'Autorit SC o CS non
degeneri in Autorit S o C, meglio che il suo suppor-
to sia collettivo).
Ammettendo che il supporto dell'Autorit politica
indivisa sia collettivo, ci si pu domandare quale debba
essere la sua natura quantitativa.
Possiamo eliminare il caso II, 2.
Nota. A prima vista, questo caso sembra inesistente, visto
che non si pu avere Autorit su se stessi. Ma non
dimentichiamo che qui si tratta di Autorit politica, che
pu opporsi ad Autorit di altro genere, cio realizzate in
un ambito dierente dall'ambito politico, l'Autorit
religiosa ad esempio (che peraltro pu anch'essa
comprendere tutti e quattro i tipi puri di Autorit in
quanto tale) . Anche se fossero tutti i cittadini a fungere da
supporto all'Autorit politica, esiste ugualmente
unAutorit politica, perch ciascuno funge da supporto
a quest'ultima solo nella misura in cui cittadino, e non
ad esempio horno ceconomicus o horno religiosus. In
quanto religiosa, ecc., posso quindi riconoscere , cio
creare, l'Au-
102
torit politica alla quale io stesso fungo da supporto
nella mia qualit di cittadino. Quindi, teoricamente, il
caso esiste. Ma politicamente irreale, perch l'Autorit
cos supporta-ta non riesce a conservarsi.
Rest$ qui"i $ s$(e%e se i' 6 su((o%to 7 e''.Auto%it/
(o'iti#$ (i"i!is$) e!e )o%&$%e '$ &i"o%$",$ (#$so II+ ?+
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A00i$&o !isto #1e '$ M$**io%$",$ (Mi"o%$",$) "o"
1$ $'#u" so!%$((i3 i Auto%it/ #1e *'i e%i!i $' so'o
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questo (u"to i !ist$+ qui"i+ 9 i"iEe%e"te #1e i'
su((o%to e''.Auto%it/ (o'iti#$ (i"i!is$) si$ #ostituito
$ u" si"*o'o+ $ u"$ M$**io%$",$ o $ u"$
Mi"o%$",$ (i3 o &e"o *%$"i. :ui"i #i si e!e
so't$"to o&$"$%e se u" 6 su((o%to 7 &$**io%it$%io 9
(i3 io"eo i u" 6 su((o%to 7 &i"o%it$%io $''$
#o"se%!$,io"e e $''.ese%#i,io i u"$ ete%&i"$t$
Auto%it/. O%$+ 9 e!ie"te #1e se si ie"ti-#$ i' 6
su((o%to 7 e''.Auto%it/ (o'iti#$ #o" i' capo (#o''etti!o)
e''o St$to+ 9 i&(e"s$0i'e #1e questo su((o%to )o%&i '$
&$**io%$",$ ei #itt$i"i i u"o St$to+ (e% qu$"to i
&oest$ este"sio"e. M$+ i )$tto+ i' 6 su((o%to 7
e''.Auto%it/ (o'iti#$ "o" 9 so't$"to i' C$(o e''o St$to
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0u"$'e). M$ 0iso*"$ #1iee%si i"o't%e se questi 6 su((o%ti
7 e00$"o o "o" e00$"o esse%e #o''etti!i (o (e%'o&e8
103
no alcuni di essi), e, se s, se sia o meno necessario che u-
no di essi comprenda la maggioranza dei cittadini.
Senza discutere tali problemi, diciamo soltanto che
non li si pu risolvere applicandovi il principio enunciato
prima secondo il quale meglio assegnare a un'Auto-rit
pura un supporto individuale, riservando i
suppord collettivi alle Autorit complesse . Perch in
quel caso si trattava di un'Autorit politica globale che ha
il tipo puro P, C, S o G. In questo caso invece le
Autorit in questione (per esempio del tipo P, CS e G)
sono elementi costitutii dell'Autorit politica globale.
2. La trasmissione dellAutorit
a) Consideriamo in primo luogo il caso del cambia-
mento di supporto (individuale o collettivo) di una
stessa Autorit: il problema della successione tanto
del Capo dello Stato quanto del Funzionario. In linea
generale, all'interno di ogni Autorit si possono distin-
guere:
1) colui che la detiene in modo immediato: Autorit
autonoma (del Capo dello Stato);
2) colui che la possiede solamente in funzione del primo:
Autorit dipendente (del Funzionario).
Ricordiamo anzitutto che la trasmissione
dell'Autorit, che opposta alla sua genesi spontanea,
pu avvenire per:
1) eredit;
2) elezione;
3) nomina.
Abbiamo visto che ci che chiamiamo generalmente
elezione pu rappresentare tre fenomeni nettamente
diversi. L.6 elezione pu essere una semplice ma-
nifestazione dell'Autorit gi esistente: l'elezione non fa
altro che rendere visibile e reale l'Autorit del candidato,
il quale la detiene indipendentemente dalla sua elezione.
In questo caso, meglio parlare non di ele-
104
zione , ma per esempio di voto di ducia . L'elezione
(propriamente detta), per, pu anche creare l'Autorit
dell'eletto, che non ha nessun'altra Autorit all'infuori di
quella che gli stata conferita con l'elezione. l'elezione
propriamente detta. E abbiamo visto che, feno-
menologicamente , una tale elezione equivale al sorteggio
dei candidati. Inne, elezione pu avere il carattere di
nomina se l'assemblea elettorale possiede una propria
Autorit che trasmette (interamente o in parte) all'eletto. In
questo caso, parleremo di nomina e non di elezione .
Consideriamo ora il caso in cui l'Autorit del Capo
(individuale o collettivo) dello Stato, cio del supporto
dell'Autorit politica indivisa autonoma, viene tra-
smessa al suo successore (mentre in vita oppure dopo la
morte).
Abbiamo visto che la trasmissione per via ereditaria
fenomenologicamente indifendibile (salvo che per l'Autorit
del Padre, sebbene nemmeno qui vi sia vera eredit ) .
Del resto al giorno d'oggi sembra completamente caduta in
discredito. Le stesse osservazioni si applicano all'elezione
propriamente detta, cio al sorteggio (eettuato sotto forma
di voto di un'Assemblea senza Autorit propria; oppure in
altro modo) . Resta quindi la nomina. Ora, dato che si
presuppone che l'Autorit politica sia indivisa, la nomina, in
denitiva, pu essere fatta solamente dal Capo dello Stato
stesso: lui che nomina il suo successore.
evidente che questa modalit di trasmissione presenta un
vantaggio solo nel caso in cui, per una ragione qualsiasi, si
voglia mantenere l'Autorit appartenente in proprio alla
persona del Capo che nomina il suo successore. (Esempio.
cos che una setta religiosa conserva talvolta l'Autorit del
suo fondatore sotto forma di nomine successive, che
risalgono in ultima istanza a questo fondatore) . Ma non
bisogna dimenticare che questa Autorit tende a diminuire in
funzione del numero di nomine che eettua. preferibile
quindi disgiungere
105
l'Autorit politica in quanto tale dall'Autorit propria (
personale ) di uno dei suoi supporti . E allora meglio
sostituire la nomina con una genesi spontanea
dell'Autorit autonoma. In questo caso, la successione
sarebbe in realt una serie di genesi spontanee della stessa
Autorit (questa genesi pu maniJestarsi, ad esempio,
tramite un voto di ducia ) .
Nel caso in cui l'Autorit politica divisa, il problema
della successione (del supporto autonomo) si pone per
ogni Autorit separata. La questione dunque si complica e
non possiamo trattarla in questa sede.
Nota. Ricordiamo che nello Stato del tipo P-CS-G l'Autorit
autonoma del Senato-censore pu trasmettersi per via eredi-
taria; quella del Governo per genesi spontanea, manifestata da
un voto di ducia dell'Assemblea manifestante; quella del
Tribunale da un sorteggio (ad esempio sotto forma di elezione,
magari da un suragio universale).
Consideriamo ora il caso della trasmissione dell'Au-
torit dipendente, cio la modalit di sostituzione dei
Funzionari. Dato che l'Autorit dipendente del fun-
zionario una funzione dell'Autorit politica autonoma
, meglio che questa dipendenza sia ogni volta messa in
evidenza. In altri termini, in questo caso la trasmissione
dell'Autorit deve avvenire per nomina. Il Funzionario,
quindi, deve essere sempre nominato. in ultima istanza
dal Capo dello Stato se l'Autorit politica indivisa,
oppure dal supporto dell'Autorit autonoma da cui
dipende il Funzionario se l'Autorit politica divisa.
b) Con ci abbiamo dato una risposta alla seconda
domanda relativa alla trasmissione dell'Autorit, cio alla
trasformazione dell'Autorit autonoma (di un determinato
tipo) in Autorit dipendente (dello stesso ti-
.106
po). Non il funzionario che designa il suo successore; non
vi nemmeno genesi spontanea dell'Autorit dipendente (di
funzionario); non vi n eredit, n sorteggio, n elezione
propriamente detta; il funzionario sostituito nello stesso
modo in cui stato creato, cio con una nomina eettuata
dall'Autorit autonoma corrispondente, la quale in ultima
istanza ha per supporto il suo capo individuale o
collettivo.
Nota. Nello Stato del tipo P-CS-G il Senato-censore che nomina,
se necessario, i Censori-funzionari, cos come il Tribunale nomina,
all'occorrenza, i Tribuni o Giudici (politici)-funzionari. Gli altri
funzionari sono nominati dal Governo, nel senso stretto del
termine, cio sia direttamente dal suo capo individuale o collettivo,
sia indirettamente tramite i Segretari di Stato o i Ministri.
107
II. APPLICAZIONI MORALI
Chiameremo morale dell'Autorit o morale auto-
ritaria l'insieme delle regole alle quali deve sottostare il
comportamento attivo di un essere umano (individuale o
collettivo) per poter fungere da supporto all'Autorit.
La morale autoritaria , quindi, indica ci che bisogna
Jare per acquisire o mantenere (cio esercitare) un'Autorit
di un determinato tipo.
Ora, come ci sono quattro tipi puri di Autorit, ci
sono anche, necessariamente, quattro tipi irriducibili di
morale autoritaria : per acquisire e mantenere
l'Autorit del Padre, ad esempio, bisogna fare cose di-
verse da quelle necessarie per acquisire e mantenere
l'Autorit del Signore, ecc.
Oggi si tende in genere a ignorare completamente l'aspetto
autoritario (o addirittura politico) della morale,
escludendo dalle considerazioni etiche la categoria
dell'Autorit e il principio della dierenza essenziale fra
coloro che la esercitano e coloro che la subiscono. Ci si
spiega con il fatto che la nostra morale cristiana o borghese
, almeno quanto alla sua origine, una morale servile
opposta alla morale dei Signori : ri-
108
ette molto di pi il comportamento degli uomini che
subiscono l'Autorit che non quello di chi la esercita.
Ora, fra i quattro tipi puri della morale autoritaria,
la morale dell'Autorit del Giudice che si avvicina di
pi alla morale borghese . Cos, quando si prova a sta-
bilire una morale tenendo conto dell'esistenza di
un'Autorit, si elabora una morale del tipo Giudice . E
si applica questa morale particolare a ogni Autorit, senza
preoccuparsi di sapere a quale tipo appartenga una
determinata Autorit. Lo studio del passato, per, ci
fornisce parecchie informazioni sulla morale dell'Autorit
del tipo Signore : la troviamo esposta pi o meno
esplicitamente (cio in forma di teoria) in autori
dell'Antichit, dell'Europa dei secoli XVI e XVII (cfr. in
particolare il Cortegiano di Castiglione), del Medioevo
giapponese e ind, ecc. Ma anche qui, ovviamente, gli
autori credono di avere a che fare con la morale tout
court: non mettono abbastanza in risalto l'aspetto Au-
torit in generale e non tengono conto degli altri tipi di
Autorit.
Quanto alle morali delle Autorit del Padre e del Capo,
esse non esistono, per cos dire, in forma esplicita:
possediamo descrizioni storiche e psicologiche del
comportamento dei Padri e dei Capi, ma non se ne ri-
cavata alcuna teoria.
Non possiamo qui colmare questa lacuna, n, in gene-
rale, sviluppare la teoria dei quattro tipi irriducibili della
morale dell'Autorit. Ci limitiamo a indicare il problema,
aggiungendo che andrebbero sviluppate anche le morali
autoritarie combinate , visto che in pratica l'Autorit
non esiste quasi mai sotto forma di tipo puro isolato.
Si tratterebbe inoltre di vedere in quale misura le morali
pure debbano essere modicate in conseguenza della
loro fusione in una sola morale complessa di un
determinato tipo.
Diciamo soltanto che, in tutta evidenza, assurdo voler
giudicare l'Autorit di un determinato tipo (o pi
esattamente il comportamento del suo supporto ) in
109
base a una morale appartenente a un altro tipo di Autorit. I
ben noti fatti dei conitti tragici , cio insolubili, fra le
Autorit di tipi diversi (quelli del Padre e del Capo, ad
esempio) lo dimostrano a sucienza.
L'elaborazione di una morale teorica dell'Autorit
presenta un interesse pratico: anzitutto perch potrebbe
fungere da regola di comportamento per coloro che si
accingono a esercitare un'Autorit o eettivamente la
esercitano. Ma la diusione di una tale morale esplicita
potrebbe anche formare la psicologia di coloro che
subiscono l'Autorit, rendendo cos pi facili la sua ac-
quisizione e il suo mantenimento: pi semplice mantenere
un'Autorit se le persone che sono tenute a subirla sanno
ci che va fatto per mantenerla (e vedono che viene
eettivamente fatto, ovviamente).
Cos, lo studio della morale dell'Autorit conduce na-
turalmente allo studio (e alla formazione pedagogica)
della psicologia dell'Autorit.
110
III. APPLICAZIONI PSICOLO@ICHE
Per psicologia dell'Autorit intendiamo la maniera in
cui l'uomo percepisce l'Autorit esercitata o subita (di un
determinato tipo).
Lo studio della psicologia dell'Autorit esercitata non
presenta che un interesse puramente teorico, perch in
pratica, almeno ai giorni nostri, non si pone il problema
di educare i candidati all'Autorit, formando la loro psi-
cologia autoritaria con una pedagogia appropriata
fondata sulla conoscenza teorica di questa psicologia.
Nota. Questo studio presenta un interesse pratico solo l
dove l'Autorit si trasmette per via ereditaria. E per questo
che, in fatto di psicologia autoritaria, non si per cos dire
mai studiato altro che quella del Monarca ereditario; senza
preoccuparsi, peraltro, del tipo al quale appartiene la sua
Autorit. Si tentato di creare scuole di capi nella
Germania hideria-na (le Ordensburgen) . Cfr. anche certi
college di Oxford e di Cambridge.
Lo studio teorico della psicologia dell'Autorit subita,
invece, oltre al suo interesse intrinseco, ha un indiscuti-
bile valore pratico.
111
In eetti, la conoscenza di questa psicologia che
deve costituire la base di ogni propaganda o de-
magogia razionale, cio veramente ecace. (Per
demagogia intendiamo leducazione politica del po-
polo, cio un'attivit pedagogica che si serve dei mezzi
forniti da ci che oggi chiamiamo propaganda ). Sa-
pendo che cosa prova l'uomo comune che subisce
un'Autorit ovvero, per ci stesso, quello che si a-
spetta da chi la esercita gli si pu far edere che egli ha
eettivamente a che fare con un'Autorit, e con
un'Autorit esercitata come si conviene ; o, almeno,
fargli credere che sia cos. E si possono e si devono
anche correggere le sue reazioni psicologiche,
facendogli eettivamente provare ci che si prova nel
caso normale (se non morale ) dell'Autorit
correttamente esercitata e subita.
Non potendo studiare il problema della psicologia
dell'Autorit, diciamo soltanto che anche qui si tratta di
distinguere i suoi quattro tipi puri e vedere in quale
misura si modicano in conseguenza della loro fusione.
Perch evidente che si subisce l'Autorit del Padre, ad
esempio, in maniera del tutto diversa da quella del Si-
gnore, ecc. Prima di intraprendere una propaganda de-
magogica (nel senso non peggiorativo del termine), bi-
sogna dunque sapere esattamente a quale tipo ( puro o
complesso ) appartiene l'Autorit che si vuole con-
tribuire ad acquisire o mantenere con questo mezzo
pedagogico .
Ora, impossibile stabilire la psicologia normale
dell'Autorit politica senza conoscere la sua morale, il che
dal canto suo presuppone la conoscenza della rea-
lizzazione politica dell'Autorit sotto forma di Stato. E
tutto questo presuppone unanalisi losoca del fenomeno
dell'Autorit in quanto tale (indipendentemente dal
sapere se si realizza sotto forma politica, religiosa o
altro): in primo luogo analisi fenomenologica, poi
metasica e inne ontologica.
112
*
A",i#1e (%ose*ui%e 'e "ost%e eu,io"i *e"e%$'i+ stu8
i$&o 0%e!e&e"te 5 i" $((e"i#e 5 u" #$so #o"#%eto
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?HB2.
113
APPENDICI
1. ANALISI DELL'AUTORIT DEL
MARESCIALLO
L'avvento del Maresciallo al potere un tipico caso di
genesi spontanea di un'Autorit politica.
Vediamo a quale tipo appartiene l'Autorit che ha co-
me supporto la persona del Maresciallo.
Prima degli avvenimenti del 1939-1940, il
Maresciallo era noto al grande pubblico soprattutto
come capo militare, come il vincitore di Verdun.
Possedeva quindi un'autorit guerriera, ovvero, nella
nostra terminologia, fungeva da supporto
(individuale) a un'Autorit di tipo Signore . E su
questa Autorit del Signore che punta la propaganda,
presentandolo al popolo come il vincitore di Verdun .
Ed soprattutto grazie a questa Autorit del Signore
che il Maresciallo pu agire nell'ambito politico in
senso stretto senza dare spiegazioni, senza motivare i
suoi atti, senza indicarne le ragioni, gli scopi e le
conseguenze, cio senza spiegarne il signiJcato.
Ma l'lite della nazione conosceva anche il ruolo svolto
dal Maresciallo all'epoca delle sedizioni militari: si
apprezzava l'aspetto politico della sua attivit di mili-
tare, si sapeva che era capace di preedere gli eventi, di
115
fermare il loro evolversi e riorganizzare il presente in
vista dell'avvenire. In altri termini, il Maresciallo be-
neciava anche dell'Autorit del Capo, nel senso che
attribuiamo a quest'espressione. a questa Autorit del
Capo che si appella il Maresciallo quando ripete al po-
polo: Vi guido, seguitemi) . questa Autorit del Capo
che si manifesta nel fatto che un progetto o un pro-
gramma, pur non compreso dal popolo, viene accettato
senza reazione solo perch proposto o appoggiato
dal Maresciallo.
Nota. Vari uomini politici hanno tentato di accaparrarsi
un'Autorit del Capo appellandosi al fatto che hanno preisto la
scontta o, almeno, hanno sconsigliato la guerra in preisione
del suo esito. 11 Maresciallo non pu basare la sua Autorit. di
Capo su una previsione del genere. Ma non ha partecipato
allo scoppio della guerra: quindi non si sbagliato, non ha dato
prova di impreidenza. La sua Autorit di Capo, acquisita nel
1917, nel 1940 quindi rimasta intatta.
Inoltre, l'et avanzata del Maresciallo, il fatto che avesse
gi raggiunto l'apice della gloria e, in generale, l'evidente
nobilt del suo carattere: tutto questo contribuiva a
conferirgli anche l'Autorit di Giudice. Agli occhi della
nazione, il Maresciallo profondamente disinte-
ressato
s
, imparziale, oggettivo, cio giusto, equo, onesto.
E per consolidare questa Autorit di Giudice che il Mare-
sciallo all'inizio ha pronunciato la bella frase (spesso ripresa
dalla propaganda): Ho donato la mia persona alla Francia
. E fondandosi sulla sua Autorit di Giudice ha potuto
pronunciarsi sugli imputati di Riom prima che venissero
giudicati dalla Corte.
Inne, il carattere, il comportamento e lo stile di vita
essenzialmente francese , essenza francese reale e
apparente del Maresciallo, insieme alla sua et, hanno fatto
della sua persona un supporto (individuale)
dell'Autorit di Padre. E questa Autorit di Padre che il
Maresciallo (e talvolta la propaganda) manifesta con il suo
tono e il suo atteggiamento paterno . E questa Au-
116
torit di Padre d al popolo la certezza che, seguendo il
Maresciallo in quanto Capo, dandosi ciecamente di lui
come un Signore, accettandolo come Giudice, non si
tradiranno non solo gli interessi immediati del presente e
le prospettive dell'avvenire, ma anche la tradizione del
passato.
Si pu dire, quindi, che nel 1940 c' stata una genesi
spontanea (non manifestata da un voto di ducia ) di
Autorit politica totale, poich il Maresciallo funge da
supporto (individuale) a tutti i quattro tipi puri di
Autorit (sotto una forma politica) .
Nota. Un'indagine pi minuziosa avrebbe potuto rivelare la
natura particolare di questa Autorit politica totale, cio l'or-
dine delle quattro Autorit pure che essa comprende (le
varianti PCSG, CSPG, SCGP, ecc.). Sembra peraltro che
nel corso del tempo quest'ordine sia mutato.
Vediamo ora che cos' diventata questa Autorit poli-
tica totale in seguito al suo esercizio.
Cominciamo con l'Autorit del Signore. Poich il suo
ambito proprio la guerra, una politica essenzialmente e
manifestamente pacica e pacista deve necessariamente
ridurre questa Autorit e distruggerla a poco a poco.
Tanto pi che l'et del Maresciallo gli impedisce di
presentarsi al popolo come l'eettivo capo militare di
un'eventuale guerra futura.
Nota. Se si vuole che lo Stato mantenga l'Autorit del Signore,
bisognerebbe perci trovare per questa Autorit un sup-
porto diverso dalla persona del Maresciallo. E questo che
sembra abbia portato il Maresciallo a designare come suo
successore l'Ammiraglio. Bisogna infatti promuovere una
persona che sia in grado di esercitare un comando militare
eettivo in un'eventuale guerra futura. Notate l'argomento della
propaganda: L'Ammiraglio non mai stato battuto ;
quindi anzitutto la sua Autorit di Signore che si vuole con-
solidare o generare.
117
Sembra dunque che il Maresciallo dovr servirsi sem-
pre meno della sua Autorit di Signore. Il che signica
che dovr dare spiegazioni al popolo.
Nota. L'Autorit governativa, cio l'Autorit complessa
Signore-Capo che nel momento dell'armistizio del 1940 pare
sia stata del tipo SC, tende a trasformarsi in Autorit go-
vernativa del tipo CS.
L'Autorit del Padre, invece (molto potente sin dall'i-
nizio), rimasta intatta. Le misure avvertite come non
francesi sembra siano accettate dal popolo come vo-
lontarie ritirate strategiche senza futuro. In ogni caso,
grazie al sostegno dell'Autorit del Padre rimasta intatta,
l'Autorit governativa benecia sempre del prestigio
che pu godere in Francia una politica essenzialmente
francese ( nazionale ) . (Del resto, il Maresciallo e la
propaganda mettono bene in risalto l'aspetto Tradizione
). Soltanto che, oggi come oggi, il peso specico del
Passato non pu essere molto grande. Il Presente a tal
punto miserabile che la Nazione desidera prima di tutto
uscirne, cio superarlo, cio penetrare nell'Avvenire.
L'Autorit dell'Avvenire (= Autorit del Capo) dunque
pi potente di quella del Passato (= Autorit del Padre). Di
conseguenza, l'Autorit totale , o sar, non del tipo P >,
ma del tipo C > (o CS >). In altri termini, l'Autorit
del Padre non deve fondare , bens assistere
l'Autorit del Capo.
Passiamo all'Autorit del Giudice. Certo, nulla ha po-
tuto ridurre il prestigio personale del Maresciallo: la sua
imparzialit essenziale resta indiscussa. Ma l'esercizio
eettio di questa imparzialit , cio dell'Autorit reale
di Giudice, sembra averlo indebolito (cfr. la brutta piega
che ha preso il processo di Riom). Si riconosce
l'equit del giudizio del Maresciallo, ma si dubita del-
la possibilit di metterlo in atto. (Stessa posizione
nell'ambito sociale: il Maresciallo giusto, mai Trust
sono pi forti di lui). Sembra quindi che il Maresciallo
118
non possa (o non possa pi) Jondare la sua autorit
globale sulla negazione punitia del passato (e del
presente), cio sull'Autorit pura di Giudice.
L'Autorit politica totale, quindi, non pu essere del
tipo G -.
Perci l'Autorit governativa (Autorit del
Capo o del Signore) che deve fungere da base alle
Autorit del Padre e del Giudice; ed l'Autorit del
Capo che deve prevalere nell'Autorit governativa.
L'Autorit totale sembra dunque tendere verso il tipo
CSPG (o forse CSGP).
Nota. Attualmente sembra che la Nazione messa da
parte la questione dell'avvenire si interessi meno
allequit del presente che al mantenimento della continuit
con linsieme del passato: si tratta esattamente del tipo
()PG e non ()GP. In epoca pre-lavaliana, l'Autorit
politica tendeva a diidersi in CGP (il Maresciallo) e S
(l'Ammiraglio). Abbiamo visto che la separazione fra C e S
non era auspicabile. Tuttavia sembra inevitabile, vista l'et
del Maresciallo. In ogni modo, l'Autorit dell'Ammiraglio,
succedendo al Maresciallo, era tenuta ad avere il tipo CSPG
o forse, in questo caso, CSGP, poich questo tipo tende, in
caso di guerra, a diventare SCGP. In questo momento
(maggio 1942), l'Autorit politica totale sembra avere tre
supporti indipendenti: C (Laval), PG (il Maresciallo) e S
(l'Ammiraglio). Anche qui si tratterebbe di sapere sin dove
arriva indipendenza reciproca reale di questi tre
supporti . Ora, il tipo di questa Autorit dicile da
determinare: 1) secondo le aspirazioni della nazione, il tipo
o dovrebbe essere: C + S + PG; 2) secondo l'Autorit
personale, il tipo incontestabilmente PG+ S+ C; 3) una
gran parte della popolazione crede di constatare, con
rammarico, che il potere reale del tipo C +PG+ S.
L'essenziale che la gerarchia dei supporti non
coincide con quella delle Autorit: l'Autorit del Capo, che
dovrebbe essere la pi forte, ha il supporto pi debole
di tutti.
Quindi l'Autorit del Capo che sembra fungere da
base all'Autorit politica totale del Maresciallo in
seguito al suo esercizio. E sembra che questa Autorit
del Capo abbia resistito alla prova dell'esercizio
eettivo: an-
119
cora oggi, un progetto o un programma presentato
dal Maresciallo verr accettato senza reazione soltanto
perch lui a presentarlo. L'Autorit del Capo, per,
essendo un'Autorit dell'Avvenire, cio di progetto , non
pu esercitarsi nel presente senza spiegazioni , cio senza
ricondurre gli atti del presente a un avvenire denito
attraverso e in un programma politico. Un Capo non pu
restare Capo indenitamente senza formulare un progetto
ben denito, un programma elaborato, che propongano
la trasformazione del presente in vista di un determinato
avvenire. Ora, va detto che no a oggi il Maresciallo non ha
ancora formulato un programma politico veramente
degno di questo nome (e degno dell'Autorit di cui benecia
ancora oggi). Lungi dal raorzare l'Autorit del Capo, la sua
attivit, priva di un programma nazionale noto (e che di
conseguenza ha un carattere puramente opportunista ),
mette questa Autorit a dura prova.
Certo, il topos, il luogo logico per un tale pro-
gramma, esiste gi e si chiama Rivoluzione nazionale
. Ma bisogna confessare che questo luogo ancora
vuoto.
In una seconda Appendice, dedicheremo qualche
parola a questa Rivoluzione nazionale. Per ora, a con-
clusione di questa prima Appendice, diciamo che l'analisi
dell'Autorit del Maresciallo porta alla seguente
conclusione:
1) La Rivoluzione nazionale ha bisogno dell'Autorit del
Maresciallo per poter nascere e realizzarsi: soltanto un
programma sostenuto dalla quadruplice Autorit del
Maresciallo ha qualche possibilit di essere accettato dalla
nazione (se non altro come programma).
2) L'Autorit del Maresciallo ha bisogno della Rivoluzione
nazionale (se non altro sotto forma di un pro-
120
gramma costruttivo denito, cio di un' idea
politica) per potersi mantenere senza subire
alterazioni.
Nota. Si pu anche dire che allo stato attuale l'Autorit
del Maresciallo rappresenta un ideale politico. Ma ogni
ideale svanisce se non si realizza, o se almeno non si
tenta di realizzarlo. Ora, un ideale in via di
realizzazione si chiama idea; si intende: idea concreta e
costruttiva che, generando l'azione, trasforma il dato in
funzione dell'ideale (e quest'ultimo, in conseguenza
della sua realizzazione, si trasforma tanto quanto il
dato). Bisogna quindi che il Maresciallo smetta di
essere un ideale per diventare unidea politica. Il che
signica che deve formulare e mettere in atto un
programma di Rivoluzione nazionale.
121
2. CONSIDERAZIONI SULLA RIFOLUZIONE
NAZIONALE
chiamata Rivoluzione una trasformazione attiva
del presente politico in funzione dell'avvenire, trasfor-
mazione che implica una negazione del dato presente, cio
che non un semplice siluppo di ci che era gi
implicato (in embrione) nel dato presente. (L'avvenire va
quindi inteso nel senso forte e proprio del termine, ovvero
come ci che non ancora e che non gi stato).
La Rivoluzione nazionale quando la trasforma-
zione attiva del presente politico avviene senza soluzione
di continuit con linsieme del passato. (Il passato im-
mediato pu e deve essere negato, perch lui a orientare
l'evoluzione naturale o automatica del presente in
un senso opposto a quello che gli vuole imprimere
l'azione rivoluzionaria) .
Questa denizione ssa la cornice della Rivoluzi-
ne nazionale; indica il suo luogo logico , il suo
topos aristotelico. Si tratta di dare un contenuto a
questo topos .
Tale contenuto pu essere detto l' idea rivoluzio-
naria . Lidea rivoluzionaria una teoria o una dottrina
(il pi possibile coerente e in linea di principio uniersale,
122
cio tale da permettere di dedurre tutti i casi concreti)
che pu e deve generare l azione trasformatrice del
presente e creatrice dell'avvenire politici. L'idea d avvio
all'azione formulando un progetto, indicando uno
scopo ; e determina e guida l'azione elaborando un
programma . Per non essere utopici , questo progetto
e questo programma, pur opponendosi al presente
politico, devono tenerne conto: devono essere realizzabili
a partire dal presente dato (e non supponendo condizioni
inesistenti) .
Va detto che nel maggio 1942 la Francia non ha ancora
un' idea rivoluzionaria, nonostante accetti il topos della
Rivoluzione nazionale.
Nota. In genere ci si lamenta del fatto che la Rivoluzione na-
zionale non ancora realizzata o compiuta. Ma una Rivoluzio-
ne non mai realizzata. Nella misura in cui qualcosa si
realizza, smette di essere rioluzionario. La Rivoluzione
sempre qualcosa che si sta realizzando, che in ia di dienire.
E ci che si sta realizzando attraverso l'azione negatrice del dato
precisamente lidea rivoluzionaria. Bisogna quindi
lamentarsi dell'assenza non di una nuova realt politica, ma di
un'idea rivoluzionaria. Ed dall'elaborazione di questa idea che
bisogna cominciare.
Non ho la minima pretesa di poter proporre un' idea
rivoluzionaria (nazionale) alla Francia del 1942. Le ana-
lisi e le deduzioni che precedono non sono peraltro
sucienti. Al massimo possono servire come punto di
partenza per studi capaci di portare all'elaborazione di
una tale idea rivoluzionaria costruttiva.
Ma si pu sin d'ora fare una considerazione del tutto
generale e, se si vuole, di ordine metodologico.
Se ci si trova al cospetto di una situazione rivoluzionaria
cio di fronte a una nazione disposta ad abbandonare
un presente determinato da un passato immediato, e pronta
a collaborare alla realizzazione attiva (cio crea-
123
trice) di un presente che deve costituire la base di un av-
venire diverso da quello che sarebbe nato senza l'intervento
dell'azione negatrice (sempre collegandosi allinsieme del
passato) meglio sfruttare questa situazione. La si
pu sfruttare presentando alla nazione un' idea
rivoluzionaria. Ma se non si possiede ancora una tale idea (o
se, per una ragione qualsiasi, non si vuole o non si pu
formularla e metterla in atto nell'immediato), bisogna
simulare l'esistenza di questa idea. Una situazione rivolu-
zionaria non pu mantenersi se non a condizione di di-
ventare un' azione rivoluzionaria. Quest'ultima non altro
che il processo di realizzazione dellidea rivoluzionaria.
Senza idea, non c' azione rivoluzionaria propriamente
detta, ovvero non c' creazione di una realt politica
veramente nuova. Ma un simulacro di idea pu generare un
simulacro di azione rivoluzionaria, e questa attivit pseudo-
rivoluzionaria pu contribuire a mantenere (per un certo
periodo) la situazione rivoluzionaria (senza la quale nessuna
vera azione rivoluzionaria possibile). Per non ricadere
nell' inerzia (cio nel prolungamento automatico del
passato immediato attraverso il presente nell'awenire), la
nazione deve perlomeno avere limpressione di agire in
funzione di un'idea rivoluzionaria. E la presenza del
simulacro dell'idea deve produrre questa impressione.
Un simulacro conserva la forma cambiandone o
eliminandone il contenuto . Si tratta quindi di presentare
alla nazione Jorme politiche dalla sembianza rivoluzionaria,
attribuendo loro un contenuto inoensivo . Cio: o nessun
contenuto aatto, oppure un contenuto non rivoluzionario, in
altri termini compatibile con il dato presente (con la
suddivisione data delle forze e delle possibilit politiche). In
altri termini, bisogna creare un nuoo tipo di Stato odi
Autorit politica (poich una Rivoluzione non nient'altro
che la sostituzione di un tipo di Autorit data con un'altra), a
costo di far funzionare le nuove istituzioni a vuoto , senza
reale ecacia, e riservandosi la possibilit di sostituirle
124
(senza seria resistenza) con altre, se l'azione rivoluzionaria
reale dell'avvenire lo esige.
Ora, sembra pi facile trovare un tale simulacro di idea
rivoluzionaria nazionale che non proporre questa idea
stessa.
Non ho nemmeno la pretesa di proporre un tale si-
mulacro di idea rivoluzionaria. Mi sembra, per, che le
analisi e deduzioni che precedono possono a condizione
i essere discusse e approfondite contribuire alla sua
elaborazione.
Vediamo, a titolo di semplice esempio, quale potrebbe
essere la Jorma politica (la Costituzione ) di uno Stato
che realizza l'Autorit politica (totale, ma divisa in tre)
del tipo
CS-P- G.
Nota. Non descriveremo i rapporti fra le Autorit P e G. In altri
termini, non faremo nette distinzioni fra le varianti CS-P-G e
CS-G-P.
L'Autorit CS l'Autorit governativa . Poich
l'Autorit politica globale (lo Stato) del tipo C -->, vi
predomina il Governo. In altri termini, dal Governo che
provengono tutte le iniziative.
All'interno dell'Autorit governativa prevale l'Autorit C.
Supponendo che l'Autorit CS abbia un supporto
individuale, ci signica soltanto che il Governo si ispira (o
simula di ispirarsi) prima di tutto all' idea rivoluzionaria,
cio all'Avvenire, e non agli interessi del momento (poich
la forza militare deve serire questo Avvenire civile e
non determinarlo). Visto che il supporto dell'Autorit CS
individuale, la persona del Capo dello Stato sia Capo del
governo (Autorit C), sia Capo dell'esercito (Autorit S): ma
all'occorrenza egli tenu-
125
to a fare la guerra per poter governare e non a gover-
nare per poter, a ogni costo, fare la guerra.
Il Capo dello Stato trasmette (delega) la sua Autorit
governativa (civile e militare) per nomina (ma non
nomina il suo successore). Nomina di persona Segretari di
Stato che beneciano dell'Autorit C ( legislativa) e che
sono tenuti a elaborare i dettagli (le applicazioni concrete)
dell'idea rivoluzionaria (progetti di legge, ecc.). Questi
nominano rispettivamente i Ministri, che beneciano
dell'Autorit S ( esecutiva), e che devono realizzare i
progetti dei Segretari di Stato che li hanno nominati.
Questi Ministri nominano i loro rispettivi Funzionari.
L'Autorit del Capo dello Stato si genera spontanea-
mente. manifestata dal voto di ducia di unAssem-
blea maniJestante (i cui membri sono stati nominad dal suo
predecessore), che pu soltanto riutare questo voto, senza
poter proporre un altro candidato. Questa stessa Assemblea
conferma l'Autorit dei Segretari di Stato, dei Ministri
e dei principali Funzionari (rispettivamente dopo 3, 6, 12
mesi di esercizio delle loro funzioni), sempre senza poter
proporre candidati a questi posti.
Oltre ai Segretari di Stato, il Capo dello Stato nomina due
Ministri di Stato, non confermati dall'Assemblea. Uno di
essi incaricato di rappresentare il Governo presso il Senato-
censore, cio far votare le leggi elaborate dai Segretari di
Stato e accettate dal Capo dello Stato, dando al Senato le
necessarie spiegazioni. L'altro funge da agente di
collegamento fra il Governo e il Tribunale politico,
ricoprendo la funzione di procuratore generale (politico) nel
caso in cui il Governo (o il Senato?) desideri sottoporre
qualcuno al giudizio del Tribunale.
Il Senato-censore (che nomina all'occorrenza Censori-
funzionari) costituito da rappresentanti (eletti tramite una
serie di voti successivi) di tutti i Capi famiglia che
possiedono un patrimonio terriero. Ha la funzione di
vigilare anch quest'attivit legislativa ( rivoluzio-
126
nana) del Governo non interrompa la continuit con la
Tradizione politica. Pu respingere una legge, ma non
pu proporne nessuna.
Il Tribunale politico giudica i casi di alto tradimento, cio
gli atti che potrebbero o cambiare il tipo di Stato, o
compromettere laenire della nazione. Il suo giudizio non
guidato che dalla sola coscienza politica dei giudici, i
quali possono scegliere fra una menzione d'onore e la
pena di morte. (Pu votare la sua incompetenza?). I membri
del Tribunale sono eletti a suragio universale (= estratti a
sorte) fra tutti i cittadini (uomini e donne politicamente adulti
e politicamente sani di mente) . Il Tribunale pu nominare,
all'occorrenza, Tribuni o Giudici-funzionari. Non ha
l'iniziativa del giudizio, cio l'incriminazione. (Praticamente,
interviene soltanto nei casi di conitto acuto fra il Capo dello
Stato e i Segretari di Stato sostenuti dal Ministro di Stato).
Questa struttura dello Stato tiene conto soltanto del
fenomeno Autorit , trascurando completamente il
fenomeno Lavoro . Ora, va tenuto conto di entrambi.
Lo Stato, fondato sul Lavoro (cfr. la Notizia sul laoro) .
implica un organismo corporativo gerarchico. Ogni Au-
torit politica si genera all'interno delle Corporazioni.
Quindi il Consiglio supremo delle Corporazioni urbane
(poich le Corporazioni contadine emanano politicamente
nel Senato) che presenta il candidato alla carica di Capo
dello Stato. Fra i candidati proposti da questo Consiglio il
Capo dello Stato sceglie i Segretari di Stato, questi scelgono
i Ministri e a loro volta i Ministri scelgono i Funzionari.
Nella misura in cui la situazione esterna non permette di
fare a meno di un Esercito, lo Stato deve essere fonda-
* Si veda A. Kojve, Esquisse dune phnomnologie du
droit, cit., p. 195 sgg. (trad. it. cit., p. 187 sgg.) [N.d.C.].
127
to non soltanto sul Lavoro, ma anche sul Rischio , cio
sulla potenza militare. Di conseguenza, l'Esercito deve
partecipare all'Autorit politica. Il candidato alla carica di
Capo dello Stato deve quindi essere presentato insieme
dal Consiglio supremo delle Corporazioni e dal Consiglio
supremo dell'Esercito. Ed fra i candidati proposti da
quest'ultimo che il Capo dello Stato sceglie il Segretario
di Stato alla Guerra (e alle Colonie?). In epoca di pace,
il candidato dei Consigli delle Corporazioni (gradito al
Consiglio dell'Esercito) che si presenta davanti al-
l'Assemblea manifestante per ottenere un voto di ducia.
In tempo di guerra (o di pericolo di guerra), il candida-
to del Consiglio dell'Esercito che si presenta (essendo
gradito al Consiglio delle Corporazioni). Notiamo che
l'Autorit governativa del tipo CS in tempo di pace e del
tipo SC in tempo di guerra.
Il pericolo di guerra pu essere constatato dall'As-
semblea manifestante, il che comporta le dimissioni del
Capo civile e la presentazione del candidato militare.
Ma l'Assemblea non pu negare il pericolo di guerra
constatato dal Governo, il cui Capo deve perci dimet-
tersi nella misura in cui non sia gi un militare.
Lo stato di pace constatato dal Capo militare
dello Stato, che in seguito a questa constatazione deve
cedere il posto al candidato civile. Sei mesi dopo la
cessazione delle ostilit, oppure dodici mesi dopo un
anno di pericolo di guerra senza eettive ostilit, il
Senato pu constatare lo stato di pace e perci far
dimettere il Capo militare dello Stato. Ma
l'Assemblea pu, nonostante questa constatazione,
stabilire lo Stato di guerra. al Tribunale che spetta
allora la constatazione denitiva.
A. Kojevniko
Marsiglia, 16 maggio 1942
128
IL LIBERO GIOCO DEL
NEGOZIATORE
DI MARCO DILONI
Chi conosce l'insolito destino di Kojve non si stupir
n della data di stesura di queste pagine n di quella della
loro pubblicazione. Redatto a Marsiglia nel pieno
dell'occupazione nazista in Francia, il manoscritto
originale reca la data del 16 maggio 1942. Rimarr
chiuso in un cassetto, inedito, per oltre mezzo secolo. Del
resto, quasi tutte le opere kojviane sono postume.
Pubblic pochissimo in vita, pressoch nulla. Fatti salvi
due libri. Ma gliene bast uno soltanto, il primo, per
essere accolto nell'Olimpo losoco novecentesco. Era il
1947 quando l'editore Gallimard mand in libreria l
Intro-duction la lecture de Hegel. Segn un'epoca.
Eppure Kojve non se ne cur aatto: lasci alle abili
mani di Raymond Que-neau, curatore d'eccezione nonch
suo allievo , il compito di sistemare gli appunti e le
trascrizioni delle celebri lezioni hegeliane tenute negli
anni Trenta. Il secondo libro, invece, apparve pi di
vent'anni dopo, nel 1968, poche settimane prima della
sua morte. Si trattava del primo volume dellEssai dune
histoire raisonne de la philosophie paienne. un testo, a
detta dell'autore, piuttosto brutto e non ancora pronto per
la pubblicazione. Ma anche stavolta cedette alle insistenze
di Que-neau e dell'editore perch, spiegava, opporre un
riuto sarebbe stato prendersi troppo sul serio.
1

1. Si veda A. Kojve, Introduction la lecture de Hegel,
Gallimard, Paris, 1947 (trad. it. Introduzione alla lettura di
Hegel, a cura di G.F. Frigo, Adelphi,
131
Ci che stupisce, invece, scoprire che Kojve ha scritto
molto. O meglio, ha riscritto molto: migliaia e migliaia
di pagine, compilate e poi cesellate, riviste, mai nite e di
cui non era mai soddisfatto. Era il lavoro che, come diceva,
riservava alla domenica, mentre nel resto della settimana era
impegnato nel suo mestiere uciale: alto funzionario dello
Stato francese.
E a mano a mano che questi testi vedono la luce, postumi,
ne appare sempre pi chiara l'importanza. E l'attualit. No-
nostante la distanza che ci separa dalla loro redazione,
infatti, le pagine sull' autorit conservano un valore non
soltanto storico. Rispetto alle molte altre scritte
sull'argomento, il loro tratto fondamentale il valore di
matrice, di sintesi: con un'operazione quasi chirurgica
Kojve pone sullo stesso piano dierenti tradizioni losoco-
politiche e le fa valere dall'unica prospettiva che egli
riconosce, quella dell'ecacia teorica e pratica. Anzitutto
nella denizione del concetto: sin dalle prime battute, il
losofo osserva come qualsiasi analisi del fenomeno politico
e dello Stato debba presupporre uno studio del concetto di
autorit, poich lo Stato stesso si fonda, nelle sue basi
razionali e logiche, su di esso. Soltanto abbozzando una
teoria dell'autorit, perci, sar poi possibile dedurne una
teoria dello Stato. Sebbene Kojve riconosca che, prima di
lui, molti altri pensatori hanno arontato il tema, lamenta il
fatto che nessuno di essi abbia indagato in maniera
approfondita e completa l'essenza del fenomeno autoritario.
Ed cos che egli rende ragione della complessit di questo
concetto e della sua applicazione concreta, tanto nelle sue
forme pure quanto nelle multiple connessioni delle quattro
autorit di Padre, Signore, Capo e Giudice. Quattro forme
alle quali sono associate altrettante teorie losoche
(riconducibili rispettivamente alla scolastica, a Hegel, a Ari-
stotele e a Platone) e connotazioni temporali (passato, pre-
sente, futuro ed eternit). L'autorit del Giudice risulta pre-
minente rispetto alle altre, poich rappresenta l'autorit
dell'eternit nel tempo. E in questa chiave appaiono molto
interessanti e di grande utilit le considerazioni sulla separa-
Milano, 1996); Essai dune histoire raisonne de la
philosophie paenne, vol. I, Gallimard, Paris, 1968 (al
primo seguirono gli altri due volumi nel 1972 e 1973;
trad. it. parz. Introduzione al Sistema del Sapere. Il
Concetto e il 1empo, Neri Pozza, Vicenza, 2005).
132
zione dei poteri di Montesquieu, cos come quelle sulla
nozione di volont generale di Rousseau.
Ci che invece appare curioso alla lettura la presenza
delle due appendici. Nella prima l'autore si dedica a
un'analisi della natura dell'autorit del maresciallo Ptain,
a capo del governo collaborazionista di Vichy. Nella
seconda propone una sorta di progetto per la
Rivoluzione nazionale francese. Se il testo non d alcuna
specica indicazione di merito rispetto alla concreta realt
degli anni in cui stato scritto (eccetto la considerazione
che l'autorit, in quanto fenomeno umano, sempre
sociale e storica, e in questo senso quella di Capo risulta
storicamente predominante in quanto guida
rivoluzionaria dotata di un progetto universale : e qui,
fra parentesi, viene fatto il nome di Stalin), le due
appendici proiettano su tutto il libro un'ombra inquietante.
Perch Kojve, nel 1942 e quindi nel pieno della seconda
guerra mondiale, con il governo di Vichy schierato a
anco delle truppe nazifasciste, scrive un'analisi di questo
genere?
Colpisce l'obiettivit. Il ragionamento, kojviano
condotto sull'autorit di Capo rivestita da Ptain senza
alcun accenno alle circostanze storiche: prima fra tutte,
quella che vede tale autorit sottomessa a un'altra autorit
di Capo, il Fhrer (inteso storicamente, nella persona di
Hitler, cui Ptain fedele alleato). interessante notare
come, proprio negli stessi anni, il padre gesuita Gaston
Fessard (grande amico ed estimatore di Kojve, anch'egli
suo allievo al seminario hegeliano) si proponga di studiare i
medesimi meccanismi losoco-politici, ma con risultati
del tutto dierenti. Nel suo Journal de la conscience
JranJaise 1940-1944, padre Fessard pone alcune questioni
centrali: il governo di Vichy era legittimo? I francesi
dovevano obbedire agli ordini di Ptain? Partendo da que-
stioni teologiche, estese e approfondite in termini di diritto
e losoa, Fessard pone l'accento sulla legittimit del
politico, non riconoscendola al maresciallo Ptain e al
potere di Vi-chy. Anzi, di pi: proprio in relazione a
Ptain che il gesuita foggia il concetto di Principe-
schiavo , al quale non viene riconosciuta alcuna legittimit
n autorit. Perch legittimo soltanto quel Principe o quel
governo che, a capo di uno Stato, sappia individuare il
Bene comune del popolo e ab-
133
bia la forza necessaria per dirigere le volont di tutti verso
questo unico e solo scop.'
Kojve appare estraneo a queste considerazioni. La sua lo-
gica imperturbabile sembra ignorare, superbamente, la storia
con i suoi drammi. Del resto questo il senso profondo
dell'intero confronto con Leo Strauss a proposito della tiran-
nide. Quel dibattito cercava la risposta a un'unica, vertiginosa
domanda: di fronte all'impossibilit di agire politicamente
senza rinunciare alla losoa, il losofo abbandona l'azione
politica ma ha le ragioni per farlo? La risposta, implicita,
di Kojve semplice: il losofo non pu e non deve
abbandonare l'azione politica. Nessun ricorso alla virt o alla
moralit, come propone Leo Strauss, potr cambiare la
realt. Al contrario, Kojve vi contrappone immoralit,
perch la storia a incaricarsi di giudicare, attraverso la
riuscita o il successo, le azioni degli uomini di Stato o dei
tiranni . Compresi i tiranni moderni.
2

Ma per comprendere davvero quel dibattito bisogna leg-
gerlo entro la situazione che lo gener: ovvero nel contesto
della ne della Storia, da Kojve hegelianamente proclamata
come il lavoro del negatio giunto al suo compimento, e cio
lo Stato universale e omogeneo, la Saggezza dell'uomo
soddisfatto. Un processo che passa per il riconoscimento:
soltanto attraverso la lotta a morte per il puro prestigio,
mettendo a rischio la propria vita animale, che l'uomo
realizza se stesso. Ma questa lotta non condotta in
isolamento: l'uomo
istitu
isce la propria umanit in una realt umana, quindi sociale,
e nel contempo politica, perch l'uomo vuole essere ricono-
sciuto nella sua realt e dignit umana, ed essere anche rico-
nosciuto politicamente come Cittadino (Brger) dello Stato,
formato da chi lo riconosce ed a sua volta riconosciuto. La
realt che viene fondata dalla lotta per il riconoscimento,
perci, oltre a essere politica anche giuridica. Poich il
desiderio non ha come ne il semplice possesso di ci che si
desi-
1. Si veda G. Fessard, Journal de la consciente Jrancaise
1940-1944, a cura di M. Sales, Prefazione di R. Rmond,
Plon, Paris, 2001.
2. Per una discussione sul confronto fra Strauss e Kojve, si
veda A. Gnoli, Kojve, locculto maestro del 900, in A.
Kojve, Il silenzio della tirannide, a cura di A. Gnoli,
Adelphi, Milano, 2004, in particolare pp. 257-67. Si veda
inoltre L. Strauss-A. Kojve, Sulla tirannide, a cura di V.
Goure-vitch e M.S. Roth, ediz. it. a cura di G.F. Frigo,
Adelphi, Milano, 2010.
134
dera, bensi il riconoscimento da parte dell' altro o
degli altri al diritto esclusivo di ci che si desidera.
L'uomo dunque lotta per il diritto.
1

Kojve pone qui le basi per la sua prima negoziazione,
quella che da secoli vede soltanto apparentemente opposti i
campi della losoa e della politica. E lo stesso terreno di
gioco che vedr su posizioni losocamente contrastanti
Kojve e Georges Bataille. Quando quest'ultimo, insieme a
Georges Ambrosino, Roger Caillois, Pierre Klossowski e
Michel Leiris, promosse a Parigi, nel 1937, il Collge de
Sociologie, Kojve gli rimprover di voler fare
lapprendista stregone. Bataille non nascondeva la sua
intenzione di ricreare il sa-cro virulento e devastatore,
che, con il suo contagio epidemi-co, nisse per intaccare e
irretire chi ne avesse per primo se-minato il germe .
Kojve dal canto suo gli rispose che qualsia-si taumaturgo
che avesse voluto scatenare il sacro aveva la stessa
probabilit di riuscita di un prestigiatore che voglia
persuadersi dell'esistenza della magia cedendo all'incanto
dei suoi stessi trucchi .
2
Per Kojve il ricorso al misticismo
di Bataille non si pu inscrivere nella post-storia hegeliana.
Se, seguendo Hegel, l'azione (il fare ) la negativit,
allora le strade per i due si dividono: Bataille ritiene che
non vi sia pi niente da fare, ovvero inaugura quella che
chiamer negatii-
t impiego. Per lui la Saggezza, nella post-storia hegelia-
na, conduce al Silenzio. Kojve invece ancora per la
pura lotta che realizza il riconoscimento. Perch, se
terminata la vicenda hegeliana, non aatto concluso il
ciclo storico del-
lo che vive in Marx, Lenin e Stalin. Corne scriver
in una lettera a Bataille, per costoro il "soddisfacimento"
nell' aenire. Quindi, per loro, "si continua a vivere, non
possibile essere sicuri, bisogna continuare a..." lei dite
"sup-plicare". Loro dicono "lottare". Ecco tutta la
dierenza tra lei e loro. Ma non dica che essi sono solo "un
manico di badile". Hegel credeva di esserlo. Ma Stalin un
badile fatto e nito, che assolve molto bene il suo compito
.
3
Ecco il motivo per cui, commentando la
Fenomenologia, Kojve aveva sempre let-
1. Si veda A. Kojve, Hegel, Marx et le christianisme, in
Critique , 3-4, 1946, pp. 339-66.
2. R. Caillois, Approches de limaginaire, Gallimard,
Paris, 1974, p. 54.
3. La lettera di Kojve a Bataille (1943) pubblicata in
Textures , 6, 1970, pp. 61-65 (trad. it. in Il silenzio
della tirannide, cit., pp. 223-27).
135
to Stalin al posto di Napoleone , come un
Alessandro del nostro mondo , un Napoleone
industrializzato, che poteva realizzare un impero
mondiale terreno - con queste espressioni si rivolger a
Carl Schmitt, per dare ragione alla convinzione di Hegel
che la storia fosse giunta alla fine dopo il Napoleone
storico, mentre si aprivano le porte al cammino dello
Stato universale e omogeneo.'
Come leggere, quindi, le due controverse appendici al
te-sto sull'autorit? Che Kojve, nel 1942, avesse guardato
al go-verno di Vichy come a una necessit storica sulla via
dello Stato universale e omogeneo decisamente
improbabile. E nemmeno si possono avanzare sospetti sul
fatto che vi sia sta-ta da parte sua una qualche forma di
tacito consenso o, peg-gio, di collaborazionismo. Kojve
lott attivamente contro il regime filonazista di Ptain. E lo
fece partecipando alla Resi-stenza francese. Gi a Parigi,
dove sarebbe rimasto fino al giu-gno 1941, era entrato in
contatto con Jean Cassou, uno dei primi resistenti. Inizi
dunque a collaborare con Combat, il gruppo di Cassou, di
cui era membro con il numero 2131. In questo periodo
Kojve ospitava nella sua casa un vecchio ami-co, il
fotografo Eugne Rubin (nome francesizzato i Evgen
Rejs, che a volte firmava i suoi lavori anche come Eugne
Rays), pure lui di origini russe, conosciuto nella periferia
pa-rigina nel 1928 e con il quale aveva condiviso un
appartamen-to. Rubin racconta di come, fra il 1940 e la
prima met del 1941, Kojve gli chiedesse spesso qualche
favore: in particola-re lo pregava di portare e tenere nel suo
studio fotografico alcune valigie chiuse a chiave. Nella
richiesta del filosofo Rubin avvertiva sempre un tono
distaccato che mi faceva capi-re che dovevo farlo senza
porgli domande, come una sorta di tacito accordo .
Soltanto nel 1948 l'amico fotografo ricever una lettera
nella quale Kojve gli scrive del suo impegno e gli elenca
tutti i servizi che lo stesso Rubin ha reso, a sua insapu-ta,
alla Resistenza francese.
2

Rubin rende inoltre nota un'altra circostanza. Fino al
giu-gno 1941 Kojve era rimasto nel suo appartamento di
Van-
1. Si veda Der BrieJvechsel KoJe-Schmitt, in Schmittiana.
Beitrge zu Leben und Werk Carl Schmitts, a cura di P.
Tommissen, vol. VI, Duncker & Humblot, Berlin, 1998,
p. 103 (trad. it. di C. Altini, Carteggio, in Filosofia
politica, 2, 2003, p. 189).
2. Si veda Evgen Rejs, Koieniko, kto ,', Russk Put',
Moskva, 2000.
136
ves, nella periferia parigina. Poi, subito dopo l'invasione
tedesca della Russia, dalla sera al mattino aveva lasciato
la capitale francese per rifugiarsi a Marsiglia, nella zona
non occupata dai tedeschi. Il motivo di questa
improvvisa fuga era una lettera a Stalin . Di questa
lettera avevano sentito parlare, pi volte, qualche amico
molto stretto del losofo e i suoi familiari. Lo stesso
Kojve, ironicamente, si lamentava dicendo che Stalin
non gli aveva risposto, ma nessuno lo aveva preso mai sul
serio pensando che fosse parte di quel sarcasmo di cui
faceva spesso sfoggio. Invece Rubin racconta che una
sera, al termine di una discussione, il losofo aveva
concluso il suo ragionamento con le parole: Del resto
quello che dico nella mia lettera a Stalin . Incuriosito,
Rubin gliene aveva chiesto conto, e Kojve aveva risposto
che stava preparando (no allora aveva steso soltanto
poche centinaia di pagine) alcune analisi, qualche
previsione e perno un po' di consigli per il padre dei
popoli . Di questa lettera i due parlarono pi volte, e
Rubin vide spesso il losofo intento a lavorarvi alla
scrivania. Sino a quando Kojve consegn al viceconsole
dell'ambasciata sovietica di Parigi la busta con la missiva.
Il tutto in gran segreto, poich l'ambasciata era
sorvegliata. Il viceconsole promise che sarebbe partita
presto, con la prima valigia diplomatica per Mosca. Ma
di l a pochi giorni scoppiarono le ostilit fra la
Germania nazista e la Russia sovietica.
Kojve doveva lasciare Parigi, occupata dai tedeschi: se
l'ambasciata russa non l'avesse bruciata (come molto
probabilmente avvenne), la busta sarebbe potuta nire in
mani naziste, con tutte le conseguenze del caso. Ora,
Rubin asserisce di sapere che cosa contenesse il plico: un
esemplare manoscritto, in russo, dellIntroduzione alla
lettura di Hegel, con una lettera di accompagnamento per
Stalin. Il losofo voleva infatti che il manoscritto fosse
depositato presso l'Accademia delle Scienze del Paese di
cui era originario. In realt, pero, non si trattava di quel
manoscritto, bens della copia di un altro, ritrovato di
recente, dal titolo SoJa. FilosoJa e Jenomenologia.
Redatto in russo, questo testo reca nell'ultima pagina la
data dell'8 giugno 1941. E ha una storia piuttosto
bizzarra: nelle carte dell'archivio del losofo non
compariva che lo schema dell'opera e l'ultima pagina del
manoscritto. Soltan-
137
to recentemente stata scoperta la parte mancante, in un
armadio della Bibliothque Nationale di Parigi.'
Kojve, infatti, aveva indirizzato a Stalin una copia del suo
testo, mentre aveva adato il manoscritto originale proprio
a Georges Bataille, che lavorava nella biblioteca parigina e
avrebbe potuto facilmente nascondere le quasi mille pagine
del lavoro. Lo stesso Bataille, quando nell'agosto 1945
Adorno gli chiese le 1esi sulla JlosoJa della storia di Walter
Benjamin per pubblicarle, scrisse una lettera a Jean Bruno,
suo collega bibliotecario: Fra le carte che ho lasciato in
biblioteca, ci sono due manoscritti: uno in russo, di Kojve,
in una grande cartella di tela; l'altro in tedesco, di Walter
Benjamin, in due pacchetti dello stesso formato di questa
lettera, se ricordo bene. Mi hanno chiesto i manoscritti di
Benjamin che serviranno a una pubblicazione delle sue
opere postume. Forse sono nel mio armadio? In questo caso
le invier la chiave per posta .
2
Astuzia della storia e degli
armadi.
Il testo che Kojve avrebbe voluto inviare a Stalin era una
rielaborazione delle sue lezioni hegeliane, per con conclu-
sioni dierenti: qui il losofo aerma che la soddisfazione di
una societ post-storica nalmente realizzata nella societ
comunista. Hegel, dice Kojve, ci ha mostrato la strada giu-
sta, poich ci ha indicato che la losoa aspira necessaria-
mente alla saggezza, cio al sapere universale che consiste di
tutte le domande che il losofo pu porre, anche in merito a
se stesso. Ma il carattere universale di questo sapere pu
essere stabilito se inserito in un sistema circolare, cio
necessariamente dialettico e storico. Ci pu avvenire solo se
e quando il processo reale dello sviluppo storico dell'umanit
sar compiuto. Finch questo non avviene, l'umanit non pu
che aspirare alla saggezza. E tale aspirazione la losoa, la
strada verso la saggezza e il sapere assoluto. Ecco l'errore di
Hegel: pensava di aver gi raggiunto il sapere assoluto. Ma
pur senza averlo raggiunto egli ha saputo giustamente (e de-
nitivamente) determinarne il carattere. Si pu dire che
1. A. Kojve, SoJa. FilosoJa e Jenomenologia (in russo),
manoscritto autografo, 933 pp. (nel testo compaiono le
seguenti date: introduzione: 25/10/1940 - 23/2/1941;
parte I-H: 12/3/1941 - 8/6/1941), Papiers Alexandre
Kojve, BnF-Mss.
2. G. Bataille, Choix des lettres. 1917-1962, a cura di M.
Surya, Gallimard, Paris, 1997, p. 242.
138
solo da Hegel in poi che la losoa sa a che cosa aspira e, in
linea di principio, non potr sbagliarsi allorch vedr nal-
mente realizzato il suo scopo. Pi precisamente, la losoa
hegeliana, ovvero il marxismo, il leninismo e lo stalinismo ...
Ma dopo l'epoca di Marx, noi abbiamo indubitabilmente
compreso che Hegel si sbagliato al riguardo e che il proces-
so storico ad oggi non ancora terminato. Marx, pur avendo
capito che il processo dialettico storico non era terminato n
al tempo di Hegel, n al suo tempo, ha voluto mantenere co-
munque l'idea della ne della storia. E comprendeva che il
sapere denitivo e perfetto dell'uomo attraverso l'uomo non
pu essere raggiunto se non nello stadio nale del processo di
sviluppo storico dell'uomo nella societ comunista.'
A questo punto, alla luce di quanto, nello stesso periodo,
Kojve scriveva rivolgendosi a Stalin, diventa ancora pi
complesso provare a spiegare il testo sull'autorit e le sue
appendici. E va tenuta presente anche un'altra circostanza: il
losofo partecip alla Resistenza non soltanto rendendo
servizi o facendo nascondere valigie piene di documenti.
Ebbe anche un ruolo attivo, che per poco non gli cost la vita.
Raggiunta Marsiglia dopo aver lasciato Parigi, Kojve si
ritagli un ruolo a lui congeniale nel gruppo Combat:
parlando perfettamente varie lingue, raccoglieva informazioni
sia da ambienti militari che dalle diverse frange della
Resistenza. E+ se necessario, si inltrava nelle divisioni
nemiche. quanto succeder a Puy-en-Velay, in Alvernia,
poco distante dal conne fra la zona occupata e quella libera.
Kojve venne a sapere che l era di stanza un reggimento
delle forze nazifasciste composto da tatari della Crimea.
Questi inizialmente erano stati fatti prigionieri dai nazisti, poi,
per avere salva la vita, avevano accettato di combattere al loro
anco. Kojve si convinse di potersi inltrare fra loro per
persuaderli che stavano dalla parte sba-
Cosi, con un compagno greco, raggiunse i tatari di
cultura musulmana: non sappiamo se qualcuno di loro sia
rimasto sedotto dalla dialettica e dall'opera di propaganda del
losofo, certo per che un uciale li denunci al comando
tedesco e i due furono immediatamente arrestati. L'indoma-
ni sarebbe avvenuta la loro fucilazione. Ma, di fronte al co-
mandante del reggimento, Kojve mise in gioco tutta la sua
1. A. Kojve, SoJa. FilosoJa e Jenomenologia, cit.
139
abilit. Scopr che prima dello scoppio della guerra l'u-
ciale nazista era stato il curatore di una galleria d'arte di
Monaco. Kojve aveva frequentato la galleria pi volte:
conosceva i quadri che esponeva, e del resto poteva
vantare la parentela con Kandinsky (di cui era nipote). I
due si misero a parlare di arte, nch Kojve riusc a
convincere il suo interlocutore il quale aveva la facolt
di decidere della sua sorte che in fondo erano entrambi
uomini di cultura, che comprendevano la situazione e che
proprio per questo potevano capire l'uno le ragioni
dell'altro. Kojve e l'amico greco furono rilasciati.
Anche in questa occasione il losofo mise in pratica quel-
l'attitudine che sembrerebbe una sua naturale propensione
a giocare il ruolo di negoziatore. Non sar un caso, quindi,
se proprio di questo genere l'incarico da lui brillantemente
ricoperto nell'amministrazione francese dal 1947 no alla
morte. Il suo compito era quello di denire le tattiche da
adottare nelle negoziazioni economiche internazionali: se gli
obiettivi erano stabiliti dall'Eliseo, i mezzi per raggiungerli
erano adati alle argomentazioni e alle abili manovre logi-
che del losofo e di quei pochi alti funzionari che
raccoglievano i suoi pareri. Chi partecip a quelle sessioni
al suo anco o, meglio ancora, di fronte a lui ha
sempre testimoniato il virtuosismo dialettico di Kojve: non
aveva alcuna remora a usare gli argomenti pi originali, che
sconcertavano gli avversari. Sapeva adottare prospettive del
tutto imprevedibili: quando prendeva la parola, gli
interlocutori non capivano mai se in quel momento stava
esprimendo un'opinione personale, tenendo una lezione per i
funzionari che non conoscevano a fondo l'argomento trattato,
o se ci che diceva sarebbe poi diventata la posizione
uciale della politica francese. Ben presto divenne una sorta
di bestia nera per i membri delle altre delegazioni. Specie
per gli americani, che lo soprannominarono la serpe
nell'erba , e che lo videro in azione a difesa degli interessi
francesi (ed europei) nell'ambito del GATT, l'importante
accordo sulle tarie doganali siglato all'Avana nel 1947, e poi
rinegoziato, con il nome di Kennedy Round , fra il 1962 e
il 1967.
in questa chiave, allora, che possibile provare a inter-
pretare le due appendici al testo sull'autorit. A Kojve
interessava praticare la mediazione necessaria al
raggiungimento
140
di uno scopo. Quando si preparava per le pi importanti
riunioni internazionali, era solito scrivere ben tre
dierenti versioni della stessa nota sul medesimo
soggetto. Una in chiave marxista, una in chiave tomista, e
l'ultima da mostrare al suo capo. A seconda
dell'interlocutore e della piega che prendeva la situazione,
egli usava: a piacimento una delle tre versioni.
E cos con gli eventi della storia. Per ragioni che possiamo
soltanto provare a immaginare (forse anche di sicurezza per-
sonale) , durante la seconda guerra mondiale Kojve era
interessato ad avere un ruolo alla corte del principe. Forse
perch il losofo resistente voleva inltrarsi nelle trincee
nemiche, in una sorta di doppio gioco. Forse perch, per
qualche virtuosismo ironico, voleva entrare nelle logiche del
potere e dei governanti francesi.
1
Sembra per pi
convincente un'altra ipotesi: quella secondo cui, con il testo
sulla Nozione di autorit, Kojve avrebbe iniziato ad
abbozzare la concettualizza-zione di una politica dello Stato
francese. Che passava non soltanto per la Resistenza, ma
anche per il regime di Vichy.
2

Proprio a un importante e alquanto inuente rappresen-
tante del governo di Ptain Kojve invier, infatti, il testo
sull'autorit. Si tratta di Henri Moysset, storico e intellettua-
le, che ricoprir incarichi prestigiosi, sino a quello di mini-
stro del Coordinamento delle nuove istituzioni, fra le cui
mansioni rientrava la propaganda. Moysset era legato alla fa-
miglia di Eric Weil, losofo ebreo tedesco che durante la
guerra fu imprigionato, sotto falso nome, e detenuto per
quasi cinque anni. La moglie di Weil, Anne Mendelssohn,
insieme alla sorella Catherine, erano rifugiate a Gramat,
nella regione del Lot, e aiutate proprio da Moysset. Kojve si
rec pi volte, in quegli anni, a far visita alle due donne. Ed
probabilmente in una di queste occasioni che gli venne
l'idea di sottoporre le sue pagine a Moysset, se non di
scriverle appositamente per lui. Personaggio riconosciuto
dagli storici come uno dei pochi intellettuali di ampio respiro
e illuminato
1. Queste le due ipotesi che Pierre Hassner, allievo di
Raymond Aron che ebbe modo di conoscere e
frequentare Kojve, avanza in Le phnomne KoJe, in
Commentaire, 128, 2009-2010, p. 878.
2. Di questo avviso Danilo Scholz nell'ottimo lavoro
Alexandre KoJe et la philosophie allemande. lhomme,
lhistoire et la politique, 1926-194Z tesi presso l'cole des
hautes tudes en sciences sociales, Paris, 2011.
141
nella nomenclatura del regime collaborazionista,
profondamente antitedesco e liberale, Moysset in
quegli anni lavorava alla stesura di due testi di grande
importanza: la Carta del Lavoro e la Costituzione. Nel
1949, il losofo Eric Weil ne rediger la difesa,
presentata al tribunale che lo imputer per reato di
tradimento (il processo non arriv mai alla ne perch
Moysset mor prima) .
In una lettera Medita conservata nell'archivio
kojviano, Moysset d seguito all'invio del losofo. Il
consigliere di Ptain risponde calorosamente,
sottolineando l'importanza sia dei problemi che lei
aronta sia delle questioni che solleva. E continua
ribadendo che una prima lettura molto attenta del suo
lavoro mi fa desiderare che il nostro incontro abbia
luogo il prima possibile .'
Non sappiamo se ci fu mai un incontro. Probabilmente
no. Sappiamo per che il ruolo di negoziatore di Kojve
non ni l. Partecip all'azione politica, concreta, nei
modi che conosceva. Come resistente, certo. Ma anche
come losofo. E se fosse stato necessario recarsi alla
corte del tiranno in vista di uno scopo, sarebbe stato
pronto a farlo. Teneva davvero al ruolo che, secondo lui,
poteva e doveva avere la Francia nella costruzione di un
futuro europeo, anche nell'ambito della circolazione delle
idee. E pur di raggiungere questo scopo dar vita a uno
Stato francese esente dai germi del nazifascismo era
pronto a negoziare anche con un funzionario del regime
di Vichy. Si tratta, in fondo, del compito stesso del
negoziatore: ottenere il massimo e il meglio dalla
controparte. Non soltanto per s, ma per coloro che il
negoziatore rappresenta. Trascorsi appena pochi anni,
ecco il losofo intraprendere un'altra negoziazione: quella
con Robert Marjolin, suo allievo al seminario hegeliano
diventato nel frattempo, con Jean Monnet, uno dei
precursori, nonch artece, dell'idea di Europa e della
Comunit europea. A lui sottopose il testo conosciuto con
il titolo Limpero latino. Marjolin lo respinse, perch fra
l'altro vi scorgeva echi dell'idea nazionale e della
propaganda del governo di Vichy.
2
Ciononostante, non
esit un solo momento ad assumere Kojve nei ranghi
dell'amministrazione francese.
1. Moysset a Kojve, lettera del 9 luglio 1942, Papiers
Alexandre Kojve, BnF-Mss.
2. Marjolin a Kojve, lettera del 1945, Papiers Alexandre
Kojve, BnF-Mss. Si veda A. Kojve, Limpero latino, in Il
silenzio della tirannide, cit., pp. 163-210.
E per comprendere sino in fondo l'essenza stessa del ruolo
di negoziatore che Kojve ha svolto, in varie forme e modi,
baster leggere una lettera del 1950 indirizzata a Leo
Strauss: L'agire storico porta necessariamente a un
determinato risultato (quindi: deduzione), ma le vie che
portano a questo risultato sono diverse (tutte le strade
portano a Roma!). La scelta fra queste vie libera, e questa
scelta determina il contenuto dei discorsi sull'agire e il senso
del risultato. In altre parole: materialiterla storia unica, ma
la storia parlata pu essere molto varia, in funzione della
libera scelta di come agire. Ad esempio: se gli occidentali
restano capitalisti (vale a dire anche nazionalisti), saranno
scontti dalla Russia, e in questo modo si realizzer lo Stato
nale. Se invece "integrano" le loro economie e politiche
(stanno per farlo), allora sono loro che possono sconJggere
la Russia. E cos si perviene allo Stato nale (allo stesso
Stato uniersale e omogeneo). Ma nel primo caso se ne
parler "alla russa" (con Lysenko, ecc.), nel secondo caso
"all'europea".'
1. L. Strauss-A. Kojve, Sulla tirannide, cit., p. 278.

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