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Un grazie di cuore a Gianfranco Bologna per il suo incoraggiamento e a
Francesco Cattaneo per le bonarie critiche in materia economica
Astronave Terra
Silvana Galassi

Copyright MMVI
ARACNE editrice S.r.l.
www.aracneeditrice.it
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via Raffaele Garofalo, 133 A/B
00173 Roma
(06) 93781065
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I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,
di riproduzione e di adattamento anche parziale,
con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
Non sono assolutamente consentite le fotocopie
senza il permesso scritto dellEditore.
I edizione: marzo 2006








Ai miei studenti
per i quali e con i quali
ho iniziato questo percorso

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Indice


Premessa ........................................................................................ 9



Prima Parte

Biosfera2 ...................................................................................... 13
Energia e informazione ................................................................. 16
Evoluzione ..................................................................................... 21
Il tempo degli uomini e quello delle stelle .................................. 26
Civilt scomparse .......................................................................... 31
Ordine e disordine ......................................................................... 34
Contaminazione globale ............................................................... 38
Il costo del riordino ....................................................................... 41
La Terra non fragile ................................................................... 46
LAstronave Terra ......................................................................... 49


Seconda parte

Fare i conti col pianeta .................................................................. 55
Lillusione tecnologica ................................................................. 57
Economia ecologica ...................................................................... 60
Limpronta ecologica .................................................................... 65
Qualit o quantit .......................................................................... 70
Globalizzazione e saperi locali ..................................................... 76
Il costo del sapere .......................................................................... 80
Gli OGM salveranno il Terzo Mondo dalla fame? ..................... 84
Il decollo della nuova economia .................................................. 88
Un mondo migliore possibile? .................................................. 91



Bibliograa .................................................................................... 95

9
Premessa


La maggior parte di noi ha vissuto lesperienza di guardare
la propria citt dallobl di un aereo e di vederla rimpicciolire
no a non distinguere le persone, le auto, le case, le strade. Ma
solo pochi esseri umani hanno avuto lemozionante esperienza
di osservare la Terra dallo spazio e di percepire il nostro pianeta
come unentit di dimensioni limitate che, fatte le debite
proporzioni, non era poi cos differente dallastronave sulla
quale stavano viaggiando.
I sei miliardi di passeggeri a bordo dellastronave Terra a
quelle distanze scompaiono nella materia indistinta che stata
immortalata nelle riprese dallo spazio.
da qui che vi propongo di cominciare un viaggio comune,
da questa sfera rotante che solo da poche centinaia di anni
abbiamo cominciato a immaginare e da meno di mezzo secolo
abbiamo potuto fotografare, per rispondere a una domanda che
credo stia a cuore a tutti: quanti astronauti pu trasportare la
Terra?
Quello che vi propongo un viaggio che a volte richieder
di andare a ritroso nel tempo per pescare nei nostri ricordi
personali o molto pi indietro, no allorigine della vita sul
pianeta. Altre volte si tratter di spostarsi nello spazio in aree
remote dove nessuno di noi ha mai messo piede o in localit pi
vicine, anche molto familiari che vi chieder di guardare con
altri occhi come necessario fare per scoprire cose nuove.
Il viaggio si addentrer nei sentieri di due discipline,
lecologia e leconomia per riettere su quello che le accomuna
e le divide per tentare di arrivare a una sintesi che ci possa far
sperare in un futuro migliore o almeno non peggiore del
presente per noi e per i nostri discendenti.








PRIMA PARTE





Quando viva davvero, la memo-
ria non contempla la storia, ma
invita a farla. Pi che nei musei,
dove la poveretta si annoia, la me-
moria nellaria che respiriamo; e
lei, dallaria ci respira

Eduardo Galeano



13
Biosfera2


Nel 1991 negli Stati Uniti fu avviato un grandioso espe-
rimento, denominato Biosfera 2, che doveva servire a riprodurre
su piccola scala lecosistema Terra (Biosfera 1) per studiarne le
capacit biorigenerative.
Si trattava di una serie di cupole ermetiche con la volta in
vetro (Fig. 1), per permettere il passaggio dei raggi solari, che
occupavano complessivamente una supercie di 1,27 ettari.
Nelle cupole furono trasportati suolo, acqua, piante e animali
in modo da ricostruire una porzione di foresta pluviale, una di
deserto, una di oceano e cos via, arrivando a rappresentare 12
tipi di ecosistemi. Una porzione del suolo era dedicato allagri-
coltura intensiva e allallevamento di animali domestici perch
lequipaggio di questa biosfera avrebbe dovuto essere indipen-
dente dal mondo esterno per i propri bisogni alimentari.
Gli otto biosferiani vissero due anni chiusi in questo pic-
colo mondo senza mai uscirne, lavorando alacremente per il suo
e proprio mantenimento, ricevendo dallesterno solo lenergia
del sole e combustibili fossili.
Nellautunno del 1993 lesperimento fu sospeso perch la
composizione dellaria si era alterata impoverendosi di ossigeno
e gli abitanti della capsula terrestre cominciavano a soffrire di
malori simili a quelli provocati dalle atmosfere rarefatte delle
quote elevate.
Nel complesso lintera impresa fu considerata un grosso
spreco di denaro (4 milioni di dollari solo per il rifornimento
energetico) da gran parte del mondo scientico con ben poche
ricadute di utilit pratica.
Probabilmente per questo ebbe ben poca risonanza e gli
abitanti di Biosfera 2 furono seguiti dai mezzi di divulgazione
di massa molto meno dei protagonisti del Grande fratello o di
analoghi esperimenti di coabitazione coatta.
Per amor di cronaca, i biosferiani non ebbero problemi
relazionali e godettero di ottima salute ma furono considerati
inadeguati dal punto di vista scientico anche perch dovendo
Astronave Terra 14
dedicare met del loro tempo di veglia alla coltivazione e alla
preparazione del cibo e quasi tutto il tempo restante ai lavori di
manutenzione e riparazione non erano in grado di monitorare
adeguatamente gli ecosistemi presenti nelle capsule.
Dal punto di vista del progresso nel campo dellecologia
umana Biosfera 2 fu giudicato, invece, un notevole successo
(Odum,1996).
Tanto per cominciare rivel che solo il 4% dello spazio
disponibile poteva essere occupato dai bioferiani; tutto il resto
era necessario per lauto mantenimento degli ecosistemi i quali
nirono per alterarsi probabilmente perch le proporzioni rela-
tive delle diverse componenti erano tali da produrre uno sbilan-
ciamento tra ossigeno prodotto dai vegetali e quello consumato
dagli animali e dai microrganismi del suolo.
Visto a pi di dieci anni di distanza, questo costoso espe-
rimento rappresenta una lezione importante dal punto di vista
delle nostre capacit di controllo dei sistemi naturali. A questi
costi, ben poche persone potrebbero sopravvivere e se la vita
invece possibile per miliardi di persone dobbiamo ringraziare i
sistemi naturali che svolgono gratuitamente i loro servizi di
rigenerazione dellossigeno e dellacqua, di termostatazione e
umidicazione delle masse daria, di rifornimento di materie
prime e cibo per il nostro sostentamento e, inne, di smalti-
mento e riciclo dei nostri riuti.
Il fallimento di Biosfera 2 ci dovrebbe anche ammonire sulle
difcolt che incontriamo ogni volta che tentiamo di controllare
i sistemi naturali e metterci di fronte allamara conclusione che
evidentemente non li conosciamo abbastanza.
Negli anni pi vicini a noi esperimenti di questo tipo non
sono stati ripetuti. Si preferisce lavorare con modelli matematici
in cui le ricostruzioni sono virtuali e non coinvolgono diretta-
mente attori umani.
Tuttavia, anche senza dichiararlo apertamente, la nostra spe-
rimentazione sullecosistema Terra sta continuando su scala
reale, come dimostrano alcuni cambiamenti globali, come lau-
mento della concentrazione di anidride carbonica no a livelli
mai raggiunti in decine di migliaia di anni prima dellera
Parte prima 15
tecnologica o la riduzione dellozono stratosferico provocato
dai clorouorocarburi.
Lo scopo della prima parte di questo libro, che vuole
semplicemente dare spunti di riessione sul nostro modo di
abitare la Terra, di capire perch la Natura sia cos difcile da
riprodurre o, per usare le parole di Barry Coomoner (1977),
perch la Natura sia lunica a sapere il fatto suo.















Figura 1. Biosfera 2 (www.informativos.telecinco.es).
Astronave Terra 16
Energia e informazione


In ultima analisi tutta la vita si origina dal Sole: la Terra
quasi del tutto isolata per la materia ma riceve energia dalla sua
stella sotto forma di onde elettromagnetiche che noi percepiamo
come radiazioni luminose.
Siamo tutti consci di questa dipendenza e lo eravamo gi
nellantichit.
Quello che invece viene spesso ignorato che lenergia ce-
duta dal Sole alla Terra prima che noi facessimo la nostra com-
parsa ha azionato il motore dellevoluzione, trasformando un
pianeta inanimato nel mondo meraviglioso e pieno di forme di
vita di cui la nostra specie si appropriata.
Howard H. Odum, ha chiamata eMergia o energia emer-
gente lenergia accumulata dagli e negli esseri viventi sia
attraverso i processi evolutivi sia grazie al usso di energia che
costantemente attraversa gli ecosistemi attuali.
Forse in un modo del tutto intuitivo alcune culture conside-
rate primitive, come gli indigeni delle due Americhe o i seguaci
della new age si avvicinano maggiormente allidea del valore
in s delle opere della Natura, alle quali attribuiscono un conte-
nuto energetico, che si materializza come unaura attorno alle
persone o un alone di luce che si diffonde attorno alle piante
secolari. Questo alone, del resto, rappresenta una sfumata regio-
ne di conne tra scienza e losoa:
Il sentimento della nostra evoluzione e dellevoluzione di
tutte le cose nella durata pura l, e disegna intorno alla rappre-
sentazione intellettuale propriamente detta un alone, una frangia
di luce che sfuma a poco a poco nella notte (Bergson, 1970).
Un albero, quindi, non racchiude solo quel poco di energia
che si sprigiona quando bruciamo il suo tronco ma , come tutti
gli esseri viventi, un sistema che ha tradotto in organizzazione e
servizi lenergia che ha assorbito e le informazioni che ha eredi-
tato dal seme che lha generato.
in grado di ospitare e mettersi in relazione con altre specie
viventi che dipendono energeticamente da lui per la loro so-
Parte prima 17
pravvivenza, fornisce ombra e contribuisce a regolare il clima
con la sua traspirazione, mantiene saldo il suolo e molte altre
cose ancora.
Un albero centenario ha accumulato molta pi eMergia di un
giovane pioppo; non solo il suo legno pi compatto e prezioso
ma le relazioni con gli altri organismi del bosco o della foresta
sono molto pi numerose e complesse.
Laccumulo di eMergia in Natura avvenuto nel corso del-
levoluzione dalle semplici strutture che per prime hanno in-
ventato la fotosintesi, ssando negli zuccheri lenergia del
Sole, a ecosistemi complessi come la foresta tropicale.
La Natura ha speso lenergia a sua disposizione sostanzial-
mente in due modi: nellaumento delle specie esistenti, la cui
variet pu essere denita biodiversit, o in complicati siste-
mi di regolazione che chiameremo bioingegneria.
Nella fascia equatoriale dove lenergia del sole disponibile
in modo uniforme nel corso delle stagioni e le condizioni clima-
tiche sono stabili si realizza la massima biodiversit: il trionfo
delle lussureggianti foreste tropicali che ospitano il pi grande
numero di specie vegetali e animali del pianeta.
Dove il clima non favorevole alla vita, la Natura seleziona
poche specie capaci di sopravvivere alla mancanza dacqua, agli
sbalzi termici, alle temperature estreme, grazie ad adattamenti
siologici e metabolici complicatissimi.
Il cactus che comunemente vediamo nei lm western, quello a
tuba dorgano, ha il fusto sviluppato in altezza per esporre la mi-
nima supercie al sole caldo di mezzogiorno e la massima ai rag-
gi obliqui delle prime e ultime ore della giornata. In questo modo
limita al massimo la traspirazione e la conseguente perdita dac-
qua. Ma non tutto: il cactus, come tutte le piante grasse, non ha
foglie e la fotosintesi avviene nel tronco, riducendo al minimo la
supercie che traspira. Inoltre, la fotosintesi avviene in due tem-
pi: di notte la pianta apre gli stomi e lascia entrare lanidride
carbonica, di giorno realizza la fotosintesi a stomi chiusi sempre
per evitare di perdere lacqua accumulata nei suoi tessuti.
Il dromedario, corrispondente animale delladattamento al
clima del deserto, utilizza il contenuto della gobba come riserva
Astronave Terra 18
dacqua, ricavandola dai grassi con un processo metabolico. La
pelle dura e lo spesso strato di grasso della schiena lo protegge
anche dai raggi del sole mentre la pelle nuda del ventre gli
consente di rilasciare calore. Il naso raffredda laria con un
sistema di passaggi convoluti, che funzionano da scambiatori a
controcorrente. Il rene produce urine molto concentrate.
Linvestimento eMergetico in biodiversit si mantiene nella
foresta tropicale grazie allautoregolazione degli organismi che
la compongono: la foresta funziona come un enorme climatiz-
zatore, allinterno del quale lumidit costantemente elevata
per effetto della traspirazione delle piante. Dalle chiome degli
alberi a decine di metri dal suolo verso la supercie del suolo
stesso si realizza una gradazione di microclimi in cui piante
rampicanti, insetti e organismi insettivori possono trovare le
condizioni ottimali per la loro esistenza. Questa enorme variet
dona stabilit al sistema che in grado di reagire alle perturba-
zioni esterne grazie alle molteplici interazioni che ne regolano il
funzionamento complessivo. Solo quando vaste porzioni di
foresta vengono eliminate si assister a variazioni irreversibili
del microclima che porter alla deserticazione. In tutti gli altri
casi, come il vericarsi di un incendio spontaneo o la caduta di
un albero morto di vecchiaia o abbattuto da un fulmine, la
foresta riparer spontaneamente i danni subiti, con un vigore
che le dato dalla sua enorme forza vitale.
Gli ecosistemi energeticamente poveri non sono in grado di
esprimersi in una grande variet di forme di vita e in questo
caso ogni singola specie risulta preziosa per il mantenimento
dellassetto generale; in un deserto o nella tundra artica la scom-
parsa di una specie potrebbe signicare una perdita eMergetica
molto ingente perch la Natura ha investito molto in bioinge-
gneria e impiegherebbe molto tempo per ripercorrere il cam-
mino evolutivo che ha generato quella forma vivente.
Il patrimonio naturale che deriva dalla trasformazione del-
lenergia del Sole in materia vivente si pu misurare in unit di
informazioni, che negli esseri viventi sono codicate nel DNA
(acido desossiribonucleico) e nellRNA (acido ribonucleico).
Queste macromolecole sono composte da triplette di piccole
Parte prima 19
molecole, che si ripetono in diverse combinazioni come le perle
colorate di una collana, creando un linguaggio chimico che si
traduce in forme e funzioni vitali.
Un paragone che pu aiutare a capire come le sequenze
chimiche dei geni possano immagazzinare e trasferire informa-
zioni quello della memoria dei computer, che si misura in bit
o Megabit o Gigabit. Anche in questo caso si tratta di sequenze
pi semplici di quelle del DNA perch appartenenti a un codice
binario (sno, accesospento) ma pur sempre sequenze.
LeMergia della Natura, dei suoi singoli componenti e dei
sistemi complessi, memorizzata nei computer viventi, come la
foresta tropicale o il fondo delloceano, ma anche in grado, a
differenza dei computer di crescere da sola perch i viventi
conservano e riproducono la memoria ricevuta.
La biodiversit il frutto di un percorso di milioni di anni in
cui le informazioni si sono accumulate e trasmesse da un
organismo allaltro in una staffetta senza sosta e che ora ci ap-
paiono nella variet delle forme viventi o nella molteplicit dei
loro sistemi di funzionamento e di risposta agli stimoli esterni.
Noi conosciamo per ora solo una parte del codice genetico
dei 3060 milioni di specie che popolano la Terra e dei ser-
vizi svolti dagli ecosistemi ma, partendo da quel che cono-
sciuto, possiamo immaginare lenormit delle informazioni co-
dicate nella banca mondiale del DNA e delleMergia accumu-
lata dalla Natura nel corso dellevoluzione.
Afnch il concetto di eMergia risulti familiare a tutti i let-
tori vale la pena di riportare un esempio che possiamo speri-
mentare su noi stessi.
Immaginate di quanticare il costo energetico necessario per
leggere e comprendere una pagina di questo libro; penso che
tutti convengano che si tratti di ben poca cosa. Ora provate a
pensare allenergia che stata necessaria per imparare un lin-
guaggio scritto e per consentire la comprensione del testo a
livelli di difcolt sempre maggiori. Senza queste solide basi
culturali il foglio che vi sta sotto gli occhi vi sembrerebbe un
inutile groviglio di segni. Tutti questi passaggi che apparten-
gono alla nostra formazione educativa e culturale saranno da
Astronave Terra 20
considerare nel costo eMergetico complessivo della lettura del
testo che state esaminando in questo momento.
Quando memorizziamo le nostre esperienze predisponiamo
la nostra mente a una maggiore capacit di comprensione e
aumentiamo la nostra eMergia mentale. Scambiandoci esperien-
ze e informazioni facciamo crescere leMergia delle persone
con le quali comunichiamo, leMergia del gruppo e della societ
in cui viviamo.


Parte prima 21
Evoluzione


Lenergia uisce negli ecosistemi dalle foglie delle foreste e
dalle alghe degli ambienti acquatici, che sono in grado di s-
sarla in energia chimica, agli animali erbivori che a loro volta
costituiscono la preda di quelli carnivori o dei parassiti.
Tuttavia la complessa organizzazione dei viventi, tta di
relazioni tra simili e tra membri di comunit, andrebbe perduta
se non ci fosse modo di trasmetterla ai propri discendenti.
Con la riproduzione, comunque essa avvenga, gli esseri
viventi assicurano la trasmissione di tutte le informazioni neces-
sarie alla sopravvivenza e alla vita di relazione con le altre
specie alla propria discendenza.
Dawkins, un genetista che io trovo un po cinico, arriva a
ridurre gli esseri viventi al ruolo di precari involucri utili solo a
propagare nel tempo e nello spazio il loro contenuto dinforma-
zione, cio il loro patrimonio genetico. Nel Gene egoista la
lotta per la sopravvivenza, listinto materno, le cure parentali
sono viste come strategie messe a punto nel corso dellevolu-
zione per rispondere alla prorompente necessit del DNA di
riprodursi e modularsi nel tempo, adattandosi ai piccoli cambia-
menti che avvengono allinterno degli ecosistemi o ai grandi
cambiamenti planetari che sono avvenuti in seguito a sposta-
menti della crosta terreste, eruzioni vulcaniche, urti di meteoriti.
Se le cose stessero cos niremmo per avvalorare la pessimi-
stica visione della Natura maligna di Leopardi.
In realt legoismo della specie e la malvagit della Natura
vengono superati dal concetto stesso di evoluzione, che implica
qualcosa di pi della necessit di sopravvivere nel tempo. Evol-
versi vuol dire cambiare e i cambiamenti sono il frutto di una
strategia di sopravvivenza collettiva che ci dovrebbe far pensare
a uno sforzo universale, non a una necessit individuale.
Effettivamente, losservazione delle comunit naturali porta
a concludere che le strategie di collaborazione tra specie rispon-
dano quasi sempre in modo pi adeguato alluso ottimale delle
risorse disponibili in un ecosistema rispetto alla lotta per la
Astronave Terra 22
sopravvivenza che si realizza pi comunemente in situazioni
estreme e instabili.
Per rappresentare il cammino della Natura nel corso del-
levoluzione stata usata la metafora della Regina Rossa
(Van Valen, 1973). La Regina Rossa quella degli scacchi di
Attraverso lo specchio di Lewis Carrol, che prende Alice per
mano e la trascina nella sua corsa che le porter sotto lo stesso
albero da cui erano partite. Quando Alice domanda alla Regina
perch corre, lei risponde che cos deve fare se vuol rimanere
nello stesso posto, se volesse andare oltre dovrebbe correre an-
cora pi forte.
Secondo questa ipotesi la selezione naturale sarebbe una
risposta allambiente che cambia e che obbligherebbe la Natura
a una corsa continua per mantenere la perfezione.
Limmagine della Natura che insegue la perfezione indub-
biamente suggestiva e pi graticante dellipotesi genetica di
Dawkins. Tuttavia, mi difcile condividerla perch sottinten-
de un progetto deterministico, mentre non c nessuna evidenza
di un obiettivo da raggiungere nel cammino dellevoluzione.
Tra le ipotesi che ho incontrato sinora quella che mi con-
vince maggiormente quella di Maturana e Varela (1987) se-
condo i quali il frutto dellevoluzione non corrisponda al me-
glio in assoluto; la Natura non seleziona lorganismo pi adat-
to, quello perfetto per le condizioni esistenti ma, pi semplice-
mente ladatto.
La sopravvivenza non viene realizzata in un solo modo e da
una sola specie: c una convenienza a creare tutto ci che
possibile e a investire in relazioni che regolano il funzionamen-
to dellindividuo, della popolazione, della comunit e delleco-
sistema. Nel processo creativo molto afdato al caso.
Sgombrato il campo dalla convinzione di vivere nel migliore
dei mondi possibili, resta il fatto che si tratta pur sempre di
informazioni accumulate e selezionate nel corso del tempo, una
quantit enorme di tentativi riusciti e non riusciti di cui solo i
primi sono sopravvissuti alla verica della loro funzionalit.
La vita, infatti, il risultato non solo delle specie che abitano
ora il pianeta, un insieme di sistemi capaci di affrontare il
Parte prima 23
cambiamento, duttili e adattabili, molto complessi e impreve-
dibili cio vitali ma anche di percorsi a fondo cieco di cui
molto spesso si sono perse le tracce.
Lipotesi della Regina Rossa contrastata anche dal fatto
che il cammino della Natura stato pi volte interrotto da inci-
denti di percorso che hanno distrutto gran parte del lavoro che
aveva costruito.
Secondo Jay Gould, che fu professore di geologia, biologia e
storia della scienza, il corso dellevoluzione oscilla tra situa-
zioni di stabilit e instabilit che portano a equilibri temporanei,
deniti equilibri punteggiati (Gould, 1987).
Secondo questa versione, esiste una soglia minima di com-
plessit per dare origine alla vita, chiamato muro della minima
complessit; la maggior parte delle specie vissute nelle ere
passate e tuttora in vita rappresentata da organismi molto
semplici, addossati al muro della complessit minima (Fig. 2),
che rappresenta il punto di partenza di ogni percorso evolutivo;
le specie pi complesse, come la nostra o i grandi rettili estinti,
sono esperimenti costosi in termini eMergetici che sono in
grado di resistere solo in condizioni di stabilit climatica e di
abbondanza di risorse, prototipi di lusso, insomma.



Figura 2. Levoluzione secondo la teoria degli Equilibri punteggiati di
Gould. La linea spessa rappresenta un primo percorso evolutivo che
port ai grandi rettili, la linea sottile il percorso pi recente che ha
portato ai vertebrati attuali, tra i quali luomo.
complessit
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t i s s e l p m o c
Astronave Terra 24
La specie umana forse la forma pi complessa sinora ap-
parsa sul nostro pianeta ma, se la teoria di Gould esatta, com-
plessit signica anche precariet. Se si vericasse unesti-
nzione di massa lesperimento ricomincerebbe dai batteri e dalle
alghe ma difcilmente arriverebbe allHomo sapiens.
Lidea che lelevato investimento eMergetico che la natura
ha fatto per creare la specie umana possa essere giusticato da
un eventuale ruolo di gestione intelligente delle altre forme di
vita una grossa forzatura non suffragata da evidenze scien-
tiche.
In realt, la forma di vita pi intelligente che esiste attual-
mente sulla Terra svolge un ruolo distruttivo nei confronti delle
altre specie viventi con le quali condivide il pianeta, contri-
buendo pi al loro degrado che al loro mantenimento.
Secondo Umberto Galimberti (2000) il mito delluomo ga-
rante del creato nacque col cristianesimo e si accentu con
lUmanesimo, lIlluminismo e, inne, con la societ tecnolo-
gica: A questo punto la scienza da Dio passa alluomo, e con la
scienza la sua onnipotenza, se non come dato di fatto senzaltro
come progetto, che quanto basta perch luomo possa intra-
prendere la sua avventura di creazione di una nuova Terra, su
imitazione di Dio, anche senza di Dio.
Ma Dio o, se preferite, la Natura ha un tempo per creare che
commisurato al tempo per riparare: un esperimento mal riu-
scito viene eliminato e complessi equilibri si rompono e si ri-
creano in un arco temporale che sfugge alla nostra capacit di
osservazione. Luomo, a differenza di Dio, non immortale e,
ed anche lunica specie consapevole della propria condizione
mortale; per questo si affanna a ottenere il massimo della pro-
pria soddisfazione e affermazione.
Credo che sia proprio la fretta, che sempre pi caratterizza la
cultura delluomo tecnologico, la causa maggiore dei nostri mali.
La concezione del tempo, che ha attraversato il pensiero lo-
soco dallantichit ai giorni attuali, alla base del nostro modo
di rapportarci col mondo che ci circonda.
Nella mitologia antica e in molte losoe orientali il tempo
rappresentato da una ruota che riprende lidea di alternanza del
Parte prima 25
giorno e della notte e del ripetersi delle stagioni, eventi che
scandiscono con regolarit il tempo della veglia e quello del
sonno, quello della semina e del raccolto. La ruota del tempo
macina la materia che si trasforma continuamente generando
nuova vita dalla morte. La reincarnazione delle anime la lo-
gica conseguenza del pensiero ciclico per cui lenergia vitale
che scompare agli occhi di chi vede spegnere una vita deve ne-
cessariamente uire in una vita nuova.
Il ciclo del tempo si spezzato con le religioni monoteiste e
con lidea stessa di creazione: In principio Dio cre il cielo e la
Terra, sta scritto nella Genesi.
Anche lidea di evoluzione di Darwin e dei suoi seguaci
proiettata nella direzione della freccia del tempo che si origina
con il big bang e nisce molto probabilmente con lespansio-
ne delluniverso verso un caos innito.
Lo sviluppo lineare del tempo sta alla base della nostra ansia
del vivere e, per molti di noi, del desiderio di lasciare tracce
tangibili del nostro passaggio.
Alcuni scienziati, come Einstein e loso ,come Bergson e
Husserl, hanno messo seriamente in discussione lidea delline-
luttabile scorrere del tempo indipendentemente dalla percezione
di chi lo vive, introducendo una concezione relativistica o sog-
gettiva no ad arrivare al pensiero di Severino, losofo contem-
poraneo che afferma che tutto eterno.
Forse il modo pi convincente di descrivere il concetto di
tempo quello di santAgostino: Se nessuno me lo chiede, lo
so. Se dovessi spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so.
Su queste riessioni torneremo poi. Per il momento possia-
mo accontentarci di affermare che gli avvenimenti che hanno
sinora caratterizzato la storia della Terra vanno seriamente ri-
considerati alla luce della velocit con i quali si sono manifesta-
ti, ricordando che la velocit non altro che il numero o linten-
sit dei cambiamenti riferiti allunit di tempo, cos come noi
siamo abituati a misurarlo in ore, giorni, anni o miliardi di anni.

Astronave Terra 26
Il tempo degli uomini e quello delle stelle


Un giorno mia glia, tornando da scuola, mi disse allarmata
che temeva di non rivedere pi il sole. Pioveva da giorni e aven-
do sentito dire che il clima sta cambiando, si aspettava un nuovo
diluvio universale. Per tranquillizzarla le ho risposto che era
vero che il clima stava cambiando ma molto lentamente.
C il tempo degli uomini e quello delle stelle le ho detto,
le stelle si accendono e spengono in tempi cos lunghi che noi
non riusciamo neppure a immaginarli. Il sole splender ancora a
lungo e lo rivedrai molto presto.
A un pubblico adulto, tuttavia, credo sia importante far ca-
pire che i cambiamenti climatici provocati dalle attivit umane,
sebbene poco vistosi rispetto a quelli avvenuti nelle ere geolo-
giche passate e a cui si andr incontro per effetto del continuo
riscaldamento del Sole, hanno la caratteristica allarmante di es-
sere la conseguenza del repentino cambiamento della composi-
zione atmosferica provocato dalle combustioni di riserve fossili.
Quando un fenomeno globale di verica in pochi decenni non
facile valutare le conseguenze che pu generare a livello clima-
tico e per questo i modellisti sono alquanto incerti e discordanti
nelle loro previsioni.
Qualcuno addirittura contesta la credibilit dellipotesi che
laumento della CO
2
provocherebbe variazioni climatiche, con-
dando nelle capacit di compensazione del Pianeta.
Forse per questo vale la pena di soffermarsi sul perch la
scala temporale del cambiamento sia cos importante.
La Terra ha circa 4,5 miliardi di anni ma per il primo miliar-
do si ritiene che non abbia ospitato alcuna forma di vita.
Latmosfera di allora era quasi esclusivamente composta da ani-
dride carbonica, come quella di Venere e Marte.


Parte prima 27

Figura 3. Spirale del tempo dalla formazione del sistema solare a oggi. (Mo-
dicato da Cloud, 1989)


A partire da 2,5 miliardi di anni fa (Fig. 3) gli organismi
fotosintetici marini cominciarono a produrre ossigeno. Questo
gas di scarto della fotosintesi pass dagli oceani allatmosfera
terrestre e quando la sua concentrazione arriv attorno all1%
form lo scudo di ozono, in grado di proteggere le molecole
della vita dalle radiazioni ultraviolette contenute nelle radia-
zioni solari. Solo a partire da questo momento la vita fu pos-
sibile anche sulle terre emerse in cui si svilupparono estensioni
enormi di foreste. Questo un classico esempio di feedback
Astronave Terra 28
positivo in cui la crescita degli alberi accelera larricchimento
dellatmosfera in ossigeno.
Questo gas, che cos necessario per la vita animale, , tut-
tavia inammabile e allincirca 600 milioni di anni fa incendi
innescati da fulmini bruciarono grandi estensioni di foreste di
eucalipti e conifere. Laumento della CO
2
prodotto da questi in-
cendi catastroci ebbe alla ne un effetto beneco per la vita
sulla Terra perch fu la causa delleffetto serra, che port la bio-
sfera, cio la zona del Pianeta popolato da forme viventi, alla
temperatura media di 15 C. Da allora in poi latmosfera ri-
masta abbastanza stabile con circa 1/5 di ossigeno e 4/5 di azo-
to. La CO
2
ha una concentrazione molto pi bassa e proprio per
questo i nostri apporti sono in grado di farla crescere.
Come si pu valutare percorrendo la spirale del tempo
(Fig. 3) gli avvenimenti che hanno portato a variare la composi-
zione dellatmosfera terrestre furono molto lenti e molto lontani
rispetto alla comparsa delluomo sulla Terra, avvenuta circa
150.000 anni fa.
Se il tempo intercorso dallinizio della vita sulla Terra al
momento attuale fosse rapportato a una sola giornata, la storia
dellumanit sarebbe tutta concentrata nel quarto di secondo pri-
ma dello scoccare della mezzanotte.
Eppure in questo breve spazio temporale pare che siamo riu-
sciti a cambiare la composizione dellatmosfera terrestre al pun-
to da modicare lentit delleffetto serra.
Grazie allostinazione di uno studioso dellatmosfera che se-
gu per molti anni a partire dal 1957 le registrazioni delle con-
centrazioni di anidride carbonica dellosservatorio di Mauna
Loa nelle Hawaii, noi sappiamo con certezza che la concentra-
zione dellanidride carbonica nellatmosfera terrestre passata
da 310 a circa 380 parti per milione. Da indagini condotte sulle
carote di ghiaccio dellAntartide che hanno intrappolato laria di
tempi ancora pi lontani si riusciti a ricostruire landamento
della CO
2
dal 1700 (Fig. 4) quando la sua concentrazione era
270 ppm.
In anni pi recenti gli scienziati sono riusciti a prelevare ca-
rote lunghissime perforando i ghiacci antartici e le analisi del-
Parte prima 29
laria intrappolata hanno permesso di ricostruire la storia del-
latmosfera terrestre no a 160 migliaia di anni fa. I risultati di
queste analisi dimostrano che in questo lungo periodo ci sono
state variazioni notevoli della concentrazione dellanidride car-
bonica che, tuttavia, non mai arrivata a raggiungere i valori
attuali.

Figura 4. Aumento dellanidride carbonica nellatmosfera terrestre.


ovvio che se lanidride carbonica ha da sempre regolato la
temperatura terrestre grazie alleffetto serra, cio rimbalzando il
calore emesso dalla terra sotto forma di radiazioni infrarosse, un
aumento della sua concentrazione dovrebbe comportare un sur-
riscaldamento climatico.
Del resto, nel 1800 Svante Arrhenius con un calcolo molto
approssimativo aveva previsto che un raddoppio dellanidride
carbonica nellatmosfera avrebbe causato un aumento di 46
gradi della temperatura media della supercie terrestre. I sosti-
catissimi modelli attuali concordano, grado pi o grado meno,
con queste previsioni ma non ci consentono di stabilire con
certezza quali saranno le conseguenze sullinnalzamento del li-
vello degli oceani e sullo spostamento delle fasce climatiche o
sulle variazioni dei singoli ecosistemi. Sistemi complessi come
Astronave Terra 30
il nostro pianeta sono poco prevedibili perch sono soggetti a
meccanismi di regolazione che possono contrastare o assecon-
dare la direzione del cambiamento, che si chiamano appunto
feedback, o retroregolazioni, positive o negative. Il primo va
nella stessa direzione impressa dal cambiamento iniziale, ac-
celerando il fenomeno, il secondo lo contrasta rallentandolo.
Laumento di temperatura, che si verrebbe a determinare
come conseguenza dellaumento dellanidride carbonica in
atmosfera, potrebbe produrre un feedback negativo perch la fo-
tosintesi delle foreste potrebbe aumentare oppure positivo, se
fosse la respirazione dei microrganismi del suolo, che produ-
cono CO
2
, a prevalere sulla fotosintesi.
Anche il sistema di regolazione oceanico degli equilibri
della CO
2
verrebbe fortemente inuenzato da piccole variazioni
di temperatura.
Molti scienziati in diverse parti del mondo stanno studiando
questi fenomeni e qualche risposta c gi ma il ciclo del carbo-
nio molto complesso e ancora poco conosciuto per alcuni suoi
aspetti.
Cos, mentre molte risorse vengono spese per studiare come
stanno reagendo oceani e gli ecosistemi terrestri, continuiamo a
bruciare riserve fossili almeno no a quando non saranno trop-
po difcili e costose da estrarre.
Stiamo assistendo in tempi storici e non geologici a un espe-
rimento geosico planetario la cui portata potrebbe essere enor-
me ma che vede in gioco troppi interessi contrapposti per poter
essere gestito in modo razionale.
Forse la baldanza con la quale affrontiamo il futuro dipende
dal fatto che tante apocalissi annunciate non si sono poi veri-
cate.
Va ricordato, comunque, che se la nostra specie soprav-
vissuta a tanti cambiamenti ambientali da lei stessa provocati,
popolazioni intere sono scomparse per effetto della cattiva
gestione del territorio in cui vivevano.
Parte prima 31
Civilt scomparse


Nel libro Collasso, pubblicato in Italia nel 2005, Jared
Diamond documenta come il degrado ambientale e il conse-
guente esaurimento di risorse indispensabili per il mantenimen-
to di alcune comunit umane sia stato una delle cause, a volte
quella principale, del declino di intere civilt.
I polinesiani colonizzarono lisola di Pasqua, che si trova
3700 km a ovest del Cile, Stato al quale oggi appartiene, nel
900 d.C., sviluppando una orente civilt come dimostrano le
testimonianze architettoniche e soprattutto i Moai, statue di
dimensioni enormi rafguranti divinit o personaggi importanti.
Il primo europeo che la esplor era un olandese che, avendo
avvistato lisola nel giorno di Pasqua del 1722, la ribattezzo con
questo nome. Ai suoi occhi lisola si present brulla e poco
abitata; gli isolani erano piuttosto arretrati e si spingevano nel-
loceano con piccole imbarcazioni che facevano acqua perch
non erano altro che assi tenute insieme da bre vegetali.
Fino a che non furono avviate ricerche scientiche per rico-
struire la storia dellisola attraverso lanalisi dei pollini conser-
vati nei sedimenti dei laghi vulcanici e dei resti delle ossa che
costituivano la dieta delle popolazioni che si sono succedute in
quel territorio, agli occhi degli occidentali Pasqua apparve come
lisola misteriosa.
Non si riusciva a capire da dove potessero essere arrivati gli
uomini che labitavano dal momento che anche nellaltra dire-
zione, lisola abitata pi vicina dista 2100 km e, soprattutto era
difcile immaginare chi potesse avere scolpito e issato, i Moai,
pesanti da 10 a 270 tonnellate e alti no a 21 metri (pi di un
palazzo di dieci piani). Alcuni misteri sono stati svelati dal-
lanalisi dei pollini, la quale ci dice che prima dellinsediamento
umano, questa isola era coperta di foreste di palme, tra cui una
specie tipica di questa latitudine con tronchi che potevano ar-
rivare a due metri di diametro. Il legno di palma fu usato per
costruire case e canoe con le quali gli isolani potevano praticare
la pesca e spingersi sulle isole vicine, per procurarsi i materiali
Astronave Terra 32
che non erano disponibili sullisola. Quanto alle statue, esse
venivano scolpite allinterno di cave di roccia vulcanica, tra-
sportate a braccia sulle piattaforme di pietra per esse predi-
sposte e issate mediante rampe di pietra con una tecnica che gli
isolani attuali furono in grado di mostrare agli archeologi che si
erano posti questo problema.
La crescita della popolazione, avvenuta no al 1600, com-
port la distruzione delle foreste e il passaggio dalla pesca al-
lagricoltura, dal momento che senza imbarcazioni robuste non
era possibile avventurarsi nelloceano. Probabilmente in seguito
il suolo n per diventare poco produttivo e leconomia locale
non fu in grado di sostenere i clan che popolavano lisola con
unlite al potere che a, quanto pare, viveva alle spalle degli
agricoltori.
Carestie, guerre, cannibalismo furono gli ultimi atti del crol-
lo demograco aggravato dalle visite dei viaggiatori occidentali
ai quali fu attribuita la diffusione di unepidemia di vaiolo e
dalla tratta degli schiavi che furono imbarcati su navi prove-
nienti dal Per dallinizio del 1800 no al 1863.
Ma non crediate che sia necessario andare sempre cos
lontano per documentare i disastri ambientali compiuti dalla
nostra specie.
I pollini fossili sepolti nei sedimenti dei laghi ci dicono, ad
esempio, che 10000 anni fa la Grecia era coperta di foreste che
furono tagliate per far posto a campi coltivati, per ricavare legna
da ardere e per costruire la otta necessaria per le guerre di con-
quista del Mediterraneo. Se ora sorvoliamo il Peloponneso in
aereo ci appare un paesaggio brullo, quasi lunare. Quelle foreste
non potranno pi risorgere come la civilt che le ha distrutte,
perch il suolo che le sosteneva stato eroso dal vento.
Prima dei Greci altri popoli come i Sumeri e i Babilonesi,
insediatisi nella Mezzaluna fertile, dove scorrono il Tigri e lEu-
frate, avevano inventato tecniche di canalizzazione per irrigare i
campi coltivati, creando civilt leggendarie che scomparvero
anche per effetto della progressiva deserticazione del suolo.
Non sarebbe onesto attribuire la scomparsa o il declino di
intere civilt al solo degrado ambientale. Secondo Diamond
Parte prima 33
sono almeno cinque i fattori tra i quali suddividere questa re-
sponsabilit: il danno involontario causato al territorio, il cam-
biamento climatico naturale, la presenza di nemici invasori,
lesistenza di popoli amici o partner commerciali, il tipo di
comportamento e lorganizzazione sociale.
Per quanto riguarda le isole, probabilmente la distanza dal
continente gioca a favore rendendo pi difcili le invasioni
nemiche e a sfavore per laiuto e lo scambio commerciale.
Per i continenti tutti questi fattori hanno un ruolo rilevante
soprattutto nellera moderna, con lelevata densit di popo-
lazione presente sulla Terra e la sua mobilit, facilitata dai mez-
zi di trasporto sempre pi veloci.
Daltra parte anche la nostra capacit di provocare cambia-
menti sempre pi rapidi del mondo che ci circonda si note-
volmente accresciuta nellera tecnologica, soprattutto in quelle
societ dove la tecnologia diventata motore dello sviluppo e
stile di vita.
Nellera della globalizzazione anche i problemi ambientali e
sociali si manifestano su scala globale; per questo la ricostru-
zione delle ragioni del crollo di antiche civilt pu aiutarci solo
parzialmente a capire e risolvere la crisi epocale che il pianeta
sta vivendo.
Astronave Terra 34
Ordine e disordine


Tutti sperimentiamo quotidianamente quanto sia faticoso
combattere il disordine o semplicemente mantenere lordine,
due approssimazioni rispettivamente del concetto di eMergia ed
entropia.
Simone de Beauvoir nel libro Il secondo sesso scriveva:
Pochi compiti si avvicinano al supplizio di Sisifo pi di quello
della massaia; giorno per giorno bisogna lavare i piatti, spolve-
rare i mobili, rammendare la biancheria, tutte cose che domani
saranno di nuovo sporche, polverose, rotte. La massaia segna
sempre il passo; non fa niente: perpetua soltanto il presente, non
ha limpressione di conquistare un Bene positivo ma di lottare
continuamente contro il Male. una lotta che si rinnova ogni
giorno.
Questo esempio rende molto bene lidea di come sia facile
identicare lentropia con qualcosa di maligno e distruttivo.
Daltra parte vero che nella lotta per scacciare il disordine, che
inevitabilmente tende a prendere il sopravvento nelle nostre
abitazioni, spendiamo molte energie che sottraiamo ad attivit
pi piacevoli e interessanti.
Se questi compiti sono assegnati solo alla casalinga,
facile immaginare come essi possano dare origine a una con-
tinua frustrazione, dal momento che, dissipando quasi tutte le
proprie energie per scacciare il disordine, gliene resteranno
ben poche per aumentare la sua eMergia costruendo qualcosa
di positivo.
Daltra parte non solo la nostra casa ma anche lintero uni-
verso procede nella direzione del caos. Se la Terra riesce a op-
porsi temporaneamente a questo destino perch sfrutta lener-
gia del Sole per contrastare lentropia.
Molto prima che luomo pensasse ai pannelli solari come
supercie di captazione e concentrazione di energia, la Natura
aveva inventato le foglie che, come i pannelli solari, trasfor-
mano lenergia diluita proveniente dal Sole in energia chimica
concentrata sotto forma di zuccheri. La fotosintesi d da
Parte prima 35
vivere a tutto il pianeta, fornendo il cibo necessario al sosten-
tamento delle catene alimentari e producendo ossigeno per la
respirazione degli animali e dei batteri. Il ruolo degli spazzini
svolto da piccolissimi e numerosissimi organismi che si
nutrono del materiale morto o di scarto proveniente da piante e
animali.
Daltra parte, il ruolo del lavoro svolto dai sistemi naturali
stato considerato sia dai loso antichi sia dagli economisti del
1800 e del 1900, che hanno posto le basi della moderna eco
economia.
Secondo i siocratici, economisti del diciottesimo secolo,
lagricoltura il dono gratuito della natura, in cui lattivit uma-
na ben poca cosa rispetto al lavoro degli altri esseri viventi.
James Lovelock, rifacendosi al mito greco della madre terra,
ha chiamato Gaia questo nostro pianeta, che, come ogni altro
essere vivente, lotta per mantenersi vivo e scacciare il caos.
Afnch Gaia si mantenga viva necessario che gli equilibri
stabilitisi nel corso dellevoluzione tra produttori, consuma-
tori e decompositori siano rispettati.
Riconducendo le attivit umane al principio dellordine e del
disordine possiamo dire che esse possono originare, consape-
volmente o no, effetti opposti: generare energia positiva, cio
eMergia o degradare leMergia accumulata in Natura, produ-
cendo un aumento di entropia.
Le creazioni dellingegno, le opere darte, le piccole azioni
quotidiane come il riordino della nostra scrivania sono eMer-
getiche perch contrastano il caos e sono in grado di creare
cultura.
Le attivit che distruggono gli ecosistemi e la biodiversit
animale e vegetale e quelle che consumano le risorse non rinno-
vabili, come i combustibili fossili, sono entropiche perch can-
cellano il lavoro svolto dalla Natura in milioni di anni.
Purtroppo anche nel rapporto delluomo con lambiente si
verica quello che ognuno sperimenta a casa propria: tutti
amano fare ma a nessuno piace riordinare.
Tutte le attivit umane, del resto, a partire dalle nostre fun-
zioni vitali, generano riuti che vanno allontanati dalle nostre
Astronave Terra 36
abitazioni. Per molto tempo si pensato che bastasse diluire le
acque fognarie nelle acque superciali per renderle innocue:
dilution is solution of pollution, era il motto in voga negli
anni 60.
Le acque fognarie venivano scaricate nei corsi dacqua, la-
sciando agli organismi il compito di depurarle. In effetti negli
ecosistemi acquatici esistono organismi decompositori per i
quali i nostri metaboliti sono cibo di cui nutrirsi. Poco a valle
dellimmissione degli scarichi i umi erano in grado di recu-
perare la loro purezza e di essere utilizzati dalle citt che si
susseguivano lungo il loro percorso. Ma quando le citt sono
cresciute, il sistema di depurazione naturale risultato insuf-
ciente: i umi sono diventati asttici e puzzolenti, inutilizza-
bili dalle comunit che si trovavano a valle dei grossi insedia-
menti civili e industriali. La diluizione si rivel una grossa fre-
gatura perch per queste ultime risultava impossibile ripulire
lintera massa dacqua del ume. Daltra parte la diluizione
corrisponde a un aumento di entropia e dellenergia necessaria
per eliminarla.
un po come cercare di acchiappare una mosca: per prima
cosa chiuderemo porte e nestre per limitare le sue possibilit di
fuga.
Nacque, quindi, lidea degli impianti di depurazione delle
acque di scarico, che realizzano in poco spazio il lavoro biologi-
co necessario per depurare le acque di fogna, prima che queste
raggiungano laghi e umi.
Questa soluzione tecnologica pu sanare, almeno in parte, il
problema dellasssia dei umi e dei laghi e, dove viene appli-
cata correttamente, dimostra la sua efcacia.
Il grande Reno, che attraversa tante capitali europee, rinato
a nuova vita grazie agli interventi per intercettare e depurare le
acque di scarico.
Ogni soluzione tecnologica, tuttavia, ha i suoi costi energe-
tici e genera nuove forme di inquinamento; un impianto di de-
purazione consuma energia per pompare aria compressa nelle
vasche e per rimuovere i fanghi di depurazione, che rappresen-
tano il prodotto di scarto del processo.
Parte prima 37
Questi ultimi, vanno a loro volta smaltiti e se non sono debi-
tamente trattati e controllati niscono per contaminare il suolo
che nella maggior parte dei casi il loro recapito nale.
Cos ogni problema ne genera inevitabilmente un altro senza
che si possa raggiungere una soluzione denitiva. Nella mag-
gior parte dei casi questo avviene perch le soluzioni tecnolo-
giche rappresentano un tentativo di forzare i tempi e le modalit
di funzionamento degli ecosistemi con dispositivi quasi sempre
parziali e limitati rispetto alla complessit di questi ultimi per-
ch, in ultima analisi, non ci preoccupiamo di studiarli abba-
stanza a fondo.
I problemi vengono compresi con ritardo e affrontati con i
mezzi al momento disponibili: alla base c unenorme igno-
ranza alla quale si aggiunge lincuria di chi deve attuare le mi-
sure di controllo e gestione delle risorse comuni.
Finora si preferito demandare alle generazioni future il dif-
cile ruolo del riordino ambientale.
Se questo vero per le alterazioni prodotte nella composi-
zione dellatmosfera con limmissione dellanidride carbonica
generata dalla combustione delle riserve fossili, il fenomeno
ancora pi evidente per i nostri riuti che in grande quantit
riversiamo nelle acque correnti e smaltiamo nel terreno e per
tutte quelle sostanze inventate dalluomo ed estranee alla mate-
ria vivente che le societ tecnologiche hanno prodotto in gran
quantit nellultima met del secolo che ci siamo lasciati alle
spalle e il cui destino ancora in gran parte sconosciuto.
importante, invece, che anche questi processi vengano
messi nel novero dei costi ambientali e il solo modo di farlo
quello di considerarli nei termini di dellaumento entropico da
essi generato.

Astronave Terra 38
Contaminazione globale


Sebbene sia consuetudine consolidata considerare ecosi-
stema un lago o una foresta perch cos nettamente distinguibile
dal resto del territorio da sembrare unentit indipendente, in
realt lunico ecosistema vero il nostro pianeta. Gli altri, sep-
pure caratterizzati da rapporti e scambi pi tti al loro interno
rispetto al mondo che li circonda, non sono mai sistemi isolati.
Un lago, ad esempio, riceve lacqua dai suoi afuenti e cede ac-
qua ai suoi emissari. Se gli oceani non cedessero parte del loro
vapor dacqua alle terre emerse, non esisterebbero umi e laghi
a cui legata ogni forma di vita sulle terre emerse.
Le sostanze indispensabili alla vita circolano anchesse pas-
sando da un organismo allaltro, trasformandosi e ritrasforman-
dosi in una giostra che si ripete pi o meno inalterata da milioni
di anni.
Le attivit umane, alterano questi cicli perch il gettito di
riuti troppo consistente per essere riassorbito dai normali
sistemi di regolazione del pianeta.
Se questo vero per lanidride carbonica e gli altri prodotti
del metabolismo umano, la situazione ancora pi allarmante
per le nuove molecole di sintesi.
Questi composti, chiamati xenobiotici perch completamen-
te estranei alla composizione delle molecole della vita, hanno
fatto il loro ingresso nel pianeta in poco pi di mezzo secolo,
mettendo a dura prova le sue capacit di autodepurazione.
Persino i Batteri, coi loro meccanismi adattativi molto rapidi
ed efcienti si trovano in difcolt davanti ai clorouorocarburi
(CFC), al diclorodifeniltricloroetano (DDT) ai policlorodifenili
(PCB), molecole che contengono molti legami tra atomi di
carbonio e atomi di cloro, che non esistevano nelle molecole
naturali e che richiedono nuovi sistemi enzimatici per essere
spezzati.
I CFC resistono per centinaia danni alla degradazione bio-
logica e fotochimica e stanno distruggendo parte dello scudo di
ozono stratosferico che ci protegge dai raggi ultravioletti prove-
Parte prima 39
nienti dal sole. I PCB e il DDT, che sono pi pesanti dei CFC e
non volano nella stratosfera, viaggiano insieme allaerosol e al
pulviscolo atmosferico e vengono trasportati dai venti o dalle
correnti oceaniche per migliaia di chilometri.
C una teoria (Wania e Mackay,1993), ormai vericata da
molti dati sperimentali, secondo la quale i PCB e i DDT sono in
grado di percorrere grandi distanze sia in direzione orizzontale
che verticale, spostandosi dalle basse latitudini ai poli e dal li-
vello del mare alle quote elevate per effetto di successivi pro-
cessi di distillazione e condensazione, con salti successivi simili
a quelli di una cavalletta (Fig. 5).
Alcune aree inquinate degli Stati Uniti e dellEuropa in cui
questi composti, usati per decenni a partire dal secondo dopo
guerra e vietati negli anni 70, si vanno ora ripulendo ma i ve-
leni si sono trasferiti nelle zone fredde dove la persistenza pi
elevata. Questo fenomeno irreversibile e preoccupante perch
va a intaccare ecosistemi particolarmente delicati.
Le concentrazioni di questi tossici sono aumentate nelle fo-
che, nelle balene, negli orsi e negli Eschimesi, che si nutrono di
questi animali. Compaiono articoli scientici che parlano di una
maggiore incidenza di attacchi di virus e batteri nelle popola-
zioni di foche, dovuti alla diminuzione di difese immunitarie
provocata dallaccumulo di inquinanti e della comparsa di or-
setti ermafroditi per effetto dellazione di interferenza sugli
ormoni sessuali esercitata dai pesticidi e agli altri idrocarburi
clorurati.
Questa fuga di molecole dalle zone di fabbricazione e duso
alle zone artiche un esempio di aumento di entropia planetaria
prodotto dalle attivit umane, un problema la cui soluzione
praticamente impossibile e le cui conseguenze sono in gran par-
te sconosciute.
Il rischio chimico si aggiunge ad altre minacce, come i cam-
biamenti climatici e la perdita di biodiversit che diminuisce sia
per la caccia intensiva sia per la distruzione degli habitat.
sempre pi difcile prevedere il futuro del pianeta proprio
perch i possibili fattori di stress vanno aumentando interferen-
do tra di loro in modo molto complesso.
Astronave Terra 40


Figura 5. Effetto cavalletta per il trasferimento di composti clorurati persi-
stenti (OC) dalle zone temperate alle regioni polari (www.itk.ca)


Parte prima 41
Il costo del riordino


Quando un metallo concentrato nel minerale di origine
una risorsa da cui si possono ricavare oggetti utili. Lo stesso si
pu dire per un composto sintetico, che viene creato espressa-
mente per soddisfare i bisogni umani.
Dopo luso, tuttavia, quando i prodotti diventano riuti, essi
vengono mescolati con altri materiali e diluiti in modo da ren-
dere difcile e poco conveniente il loro recupero.
A questo punto minerali e prodotti sintetici diventano poten-
ziali inquinanti. I chimici, ai quali si deve la scoperta di tante
nuove molecole, conoscono bene questo fenomeno, noto come
Legge di Boltzmann, secondo la quale lentropia aumenta con la
diluizione e il mescolamento.
Una legge che viene solitamente illustrata con questo esem-
pio: si immagini di avere un recipiente diviso in due parti
uguali da una parete interna in cui viene praticato un foro. In
uno dei due scomparti viene immessa una certa quantit di gas
che tender a passare attraverso il foro per riempire lo scom-
parto vuoto no a che entrambe i settori conterranno lo stesso
numero di molecole.
Poich le molecole si muovono in tutte le direzioni in modo
casuale, esse potrebbero ritornare tutte nello scomparto di prove-
nienza, ristabilendo la condizione iniziali. Questa situazione non
da escludere in via del tutto teorica ma estremamente impro-
babile. In pratica, non avverr mai; le molecole continueranno a
passare avanti e indietro ma la condizione di equilibrio corri-
sponder a unequidistribuzione delle molecole nei due scom-
parti. In questo modo esse avranno a propria disposizione un vo-
lume doppio rispetto a quello occupato quando stavano nel pri-
mo scomparto con una maggiore possibilit di movimento.
Si potrebbero fare molte riessioni sullanelito di libert che
ci accomuna tutti dalla singola molecola al vivente ma, volendo
rimanere ancorati allargomento riuti, la legge di Boltzmann
serve a dimostrare che aumentare il volume in cui si disperdono
signica aumentare lentropia.
Astronave Terra 42
La diluizione una pessima soluzione ai problemi di inqui-
namento perch prima o poi qualcuno dovr pagare il prezzo del
recupero delle molecole fuggiasche.
Quando le molecole di un metallo o di una sostanza di sin-
tesi entrano in un lago o vengono mescolate con altri riuti per
essere smaltite in una discarica, si diluiscono e da soggetti eco-
nomici estratti o fabbricati per qualche scopo diventano soggetti
entropici, che peggiorano la qualit delle acque e del suolo.
Il loro valore economico diventa di segno negativo poich la
loro rimozione dal mezzo in cui si trovano comporta un costo.
facile intuire, con un esempio analogo a quello preceden-
te, che lentropia aumenta anche col mescolamento. Se i due
scomparti fossero inizialmente riempiti da due gas di natura di-
versa, come azoto e ossigeno, tenderebbero a mescolarsi pas-
sando dal piccolo foro nelle due direzioni e molto difcilmente
tornerebbero a dividersi per ripristinare la condizione iniziale.
Allequilibrio nei due scomparti avremo una situazione simile
con la stessa proporzione delle di molecole di azoto e ossigeno.
Prigogine (1989) ha paragonato il secondo principio della
termodinamica, alla teoria di Darwin dellevoluzione delle
specie.
In effetti lintuizione, rivoluzionaria dal punto di vista del
pensiero scientico, che accomuna entropia ed evoluzione con-
siste nel considerare le popolazioni e non i singoli individui.
I singoli individui chimici o biologici si muovono ed evol-
vono in modo imprevedibile; le popolazioni rispondono a leggi
dettate dal calcolo delle probabilit. Per questo cos come le
molecole non torneranno a compattarsi in un solo scomparto
anche levoluzione non ripercorrer a ritroso il suo cammino.
Questi percorsi sono segnati dalla freccia del tempo che nes-
suno ancora riuscito a dirigere verso il passato.
Ricostruire lordine in questo mondo antropizzato e tornare
allo stato naturale un processo praticamente impossibile per-
ch nel secolo scorso sono state prodotte decine di migliaia di
composti sintetici i quali, deliberatamente o inconsapevolmente,
sono stati diluiti nellatmosfera, nelle acque, nei suoli aumen-
tando in modo incalcolabile lentropia del pianeta.
Parte prima 43
possibile valutare il costo del riordino per aree circoscritte
e per un composto alla volta ma non siamo in grado di farlo per
lintero pianeta.
Giusto per dare unidea dei costi del riordino cercher di fa-
re un esempio pratico considerando una molecola di sintesi co-
nosciuta a tutti, la trielina, contenuta nella maggior parte degli
smacchiatori.
Questo composto appartiene alla categoria dei solventi clo-
rurati, che crearono grossi problemi alla falda milanese negli
anni 70. La trielina raggiunse lacquifero sia attraverso i pozzi
perdenti delle industrie sia per percolamento dai suoli dove
veniva smaltita dopo luso.
Poniamo che 10 litri di trielina abbiano un valore commer-
ciale di circa 3,5 Euro. Con questo modesto quantitativo di
composto puro possiamo inquinare 1 milione di m
3
di acqua di
falda. Se si dovesse procedere alla rimozione dellinquinante si
dovrebbe spendere 20000 Euro.
Ammettendo che dei 10 litri messi in commercio solo l1%
sia disperso nellambiente e che di questa quota solo l1%
nisca nella falda, dovremmo prevedere un costo ambientale di
2 Euro ogni 10 litri di trielina commercializzata. Se questa cifra,
che corrisponde al costo ambientale per la depurazione della
falda, fosse aggiunta al costo di produzione, dovremmo preve-
dere un aumento del 57% del prezzo di vendita. Un incremento
cos signicativo indurrebbe probabilmente gli utilizzatori della
trielina ad aumentarne al massimo il recupero o a sostituirla con
un altro solvente meno inquinante.
Un altro esempio rappresentato dai pesticidi. Per produrre
mele perfette, senza segni di attacco da parte di insetti parassiti
e per avere tutto lanno sulla nostra tavola quella frutta che una
volta era di stagione necessario usare centinaia di pesticidi
sintetici.
Il costo dei pesticidi rientra, ovviamente, nel prezzo della
mela. Si tratta, tuttavia, anche in questo caso, di un costo che
non include i costi ambientali e quelli sulla salute del consu-
matore. Se il prezzo di vendita dei pesticidi dovesse includere i
costi ambientali, lagricoltore si vedrebbe costretto a maggio-
Astronave Terra 44
rare il prezzo di vendita delle mele trattate che, a questo punto,
potrebbero risultare anche pi care di quelle prodotte con siste-
mi naturali.
In questo caso il consumatore sarebbe invogliato allacquisto
di mele biologiche non solo perch le considera pi salutari ma
anche per convenienza economica.
Analogo discorso pu essere fatto per le fonti energetiche
pulite che stentano a decollare perch impiegano tecnologie pi
costose di quelle legate alla combustione dei combustibili fos-
sili. Queste tecnologie potrebbero diventare competitive se il
prezzo del petrolio fosse quello eMergetico e non quello deciso
dai Paesi indebitamente denominati produttori.
Il petrolio, infatti, non viene prodotto ma estratto dalle vi-
scere della Terra come ogni altra risorsa mineraria. Unulteriore
maggiorazione dei costi energetici legati alluso di combustibili
fossili dovrebbe derivare, poi, dai costi ambientali dovuti al-
laumento delleffetto serra e alla produzione di anidride
solforosa.
Il plusvalore entropico, che nora nessuno ha pagato, si
trasforma in perdita di specie e rischio per la salute umana. Se il
composto, come nel caso della trielina, nisce in un sistema re-
lativamente connato come la falda, la stima del costo del rior-
dino relativamente semplice. Ma quando le molecole da
molteplici fonti si disperdono nellaria, nelle acque e nei suoli e
si mescolano, la situazione si fa pi complessa, perch la rimo-
zione diventa impossibile.
Esula da questa trattazione la pretesa di fare di questo prin-
cipio uno strumento di calcolo generalizzabile a tutti i casi di
inquinamento. Resta per la consapevolezza che il disordine
che produciamo cambia lambiente in cui viviamo e che non
siamo in grado di comprenderne no in fondo le conseguenze.
Qualcuno pensa, come il presidente Bush, che la tutela del-
lambiente non deve subordinare lo sviluppo economico, e che
introdurre ora i costi ambientali in un sistema di produzione gi
in crisi provocherebbe un ulteriore tracollo.
Alcuni economisti, tuttavia, la pensano diversamente. Una
risposta al regime di concorrenza che il nuovo sistema di tutela
Parte prima 45
ambientale potrebbe instaurare viene da Hirsch (1976) col suo
principio della fallacia della composizione, secondo il quale
il vantaggio individuale pu essere annullato dal comportamen-
to collettivo, come succede per il comportamento degli spet-
tatori allo stadio. Se tutti gli spettatori si alzassero contempora-
neamente per vedere meglio, non si produrrebbe nessun vantag-
gio nonostante il tremendo sforzo collettivo.
Possiamo dedurre, dunque, che se venisse imposto a tutti i
produttori per legge di includere nei costi di produzione i costi
ambientali, si otterrebbe ancora un regime di concorrenza indu-
striale ma indirizzato nalmente verso ricerche di tecnologie pi
moderne ed ecocompatibili.
E se risulta impossibile ripulire il pianeta da tutti i veleni coi
quali lo abbiamo contaminato, sicuramente possibile evitare di
peggiorare la situazione usando i sistemi di prevenzione che la
scienza ha sviluppato in questi anni.
Il Parlamento Europeo nel dicembre 2005 ha approvato un
provvedimento, che introduce lobbligo per le industrie chimi-
che di documentare le propriet delle sostanze chimiche che
vengono prodotte e commerciate in quantitativi tali da poter
rappresentare un pericolo ambientale. Questa regolamentazione,
denominata REACH (Registration, Evaluation and Authorisa-
tion of CHemicals), ha avuto un iter travagliato e subir ancora
modiche da parte dei singoli governi perch contrappone
linteresse degli industriali, molto potenti nei Paesi forti, come
Germania e Gran Bretagna, a quello dellambiente, difeso da
associazioni molto agguerrite, come Greenpeace e WWF.
Si tratta di un dispositivo teoricamente molto avanzato che
collocherebbe lEuropa in una posizione pi protettiva nei con-
fronti del rischio chimico rispetto agli Stati Uniti e alle altre
super potenze. Si tratter di vedere se i tempi di attuazione non
si dimostreranno cos diluiti da renderlo inefcace. Dal punto di
vista economico rappresenta comunque una conquista di prin-
cipio perch prevede che gli oneri della sperimentazione e della
documentazione necessari per lautorizzazione a produrre e
commerciare molecole potenzialmente pericolose ricadano sulle
attivit produttive e non si tratta di oneri di poco conto.
Astronave Terra 46
La terra non fragile


Il lettore si chieder a questo punto quanto dobbiamo preoc-
cuparci per le conseguenze di tutte le alterazioni che abbiamo
sinora prodotto, soprattutto di quelle pi recenti che coinvol-
gono le nostre societ attuali, la loro organizzazione e il loro
benessere.
Non ho risposta per questa domanda ma, anche se questo
non vi potr consolare, sono certa che la Terra sopravvivr ai
nostri assalti.
Lovelock, linventore dellipotesi Gaia, present una lecture
al Linacre College di Oxford nel 1991 in cui disse che alluomo
contemporaneo piace pensare che la Terra sia fragile, come una
donna dellepoca vittoriana, un essere bisognoso di cure e
protezione.
Ma Gaia tuttaltro che fragile; la sua forza vitale enorme.
Ha superato catastro durante le quali molte specie sono scom-
parse e altre si sono evolute. Altri mondi sono possibili e altri
mondi sono gi esistiti.
Laumento delleffetto serra provocato dalluomo tecnolo-
gico ben poca cosa al confronto dei cambiamenti climatici che
si sono succeduti dalla nascita della vita sulla Terra, preoccu-
panti solo sulla scala del tempo umana.
Anche se luomo ha distrutto molte foreste, mettendo a nu-
do la sottile scorza viva del pianeta la Terra brulica di vita e
nuove specie si succederanno per sostituire quelle estinte. La
produzione di sostanze chimiche con le quali stiamo avvele-
nato laria e lacqua un giochetto da apprendista stregone in
confronto allarsenale chimico sviluppato da piante e animali
nel corso dellevoluzione. Basti pensare alla perenne battaglia
grazie alla quale la crosta terrestre riesce a mantenersi verde
nonostante la presenza di tanti predatori. Il duello cos bi-
lanciato che piante e insetti continuano a rimanere i gruppi pi
numerosi di esseri viventi.
La nostra specie, invece, fragile davvero. Nuda contro il
caldo e il freddo, bisognosa di cibo e di energia, che pu soc-
Parte prima 47
combere sia per effetto di cataclismi naturali sia per i cambia-
menti da lei provocati. Leruzione dellHuanyaputina, in Per
nel 1601, o del Tambora a Giava nel 1815 sconvolsero il clima
di tutto il Pianeta, cancellando lestate e annullando i raccolti.
Se eventi di questa portata furono tali da ridurre alla fame
lintero pianeta, altri disastri pi recenti di cui ognuno di noi
conserva memoria hanno devastato tante regioni della Terra
portando distruzione e morte.
E a questi rischi naturali, che a mala pena abbiamo imparato
a prevedere ma non certo a prevenire si aggiungono quelli
dovuti alle attivit umane.
Laumento delleffetto serra, la distruzione delle foreste so-
no la conseguenza della crescita esponenziale della popolazione
umana e del suo incessante bisogno di cibo e combustibili.
Le nuove tecnologie di produzione sia in campo agricolo che
in tutti settori industriali hanno determinato limmissione di
quantitativi enormi di sostanze di sintesi, chiamate xenobiotiche
in quanto completamente estranee alla chimica dei viventi. Da
70.000 a 100.000 nuove molecole sono state introdotte nel-
lambiente in poco pi di cinquantanni e ora fanno parte della
composizione dellaria che respiriamo, dellacqua che beviamo
e dei cibi di cui ci nutriamo.
Come risponder la nostra specie e come risponderanno
quelle da cui noi cos strettamente dipendiamo a tutti questi
cambiamenti?
A differenza della Natura che si afda al caso per inventare
nuove sostanze ma poi le seleziona buttando via gli esperimenti
inutili o dannosi, luomo continua a produrre detersivi, pesti-
cidi, solventi, composti tutti apparentemente utili per la sua eco-
nomia ma potenzialmente dannosi per molte specie viventi.
Purtroppo gli aspetti dannosi vengono quasi sempre scoperti
a distanza di tempo, quando i umi, i mari, laria e i suoli sono
ormai contaminati. A ogni generazione che si succede nel
nostro Villaggio globale appare un pianeta pi spoglio di natura
e pi ricco di veleni.
Sebbene i diversi campi della scienza dalla climatologia al-
lecotossicologia siano in grado di fare previsioni per il futuro
Astronave Terra 48
del pianeta e delle aree abitate dalluomo, si tratta sempre di
previsioni incerte.
E questa incertezza non dovuta allincapacit dei rice-
rcatori, anche se spesso limitata dalle scarse risorse, ma insita
nel sistema.
Non mi stancher mai di ripetere che i sistemi naturali sono
molto complessi, molto pi di quelli prodotti dalluomo, che
ancora non in grado n di capirli n, tanto meno, di governarli.

Parte prima 49
Lastronave Terra


Nel 1970, un anno dopo la conquista della Luna, part unal-
tra spedizione con lobiettivo di allunare un modulo di esplo-
razione che avrebbe dovuto sostare per 33 ore. La navetta spa-
ziale, denominata Apollo 13, non riusc mai a raggiungere il suo
obiettivo e lasci i telespettatori di tutto il mondo col ato
sospeso quando, proprio il giorno 13 Aprile, un venerd, tanto
per non smentire i superstiziosi, per lesplosione di un modulo
di servizio dovette ammarare nelloceano dove lequipaggio fu
fortunatamente recuperato.
Il modulo di servizio rimase nello spazio e fu impossibile
scoprire con certezza la causa dellesplosione; gli astronauti
riferirono che, in seguito al guasto iniziale di un motore, salt
una serie di regolazioni dellastronave. La temperatura della
cabina si avvicin allo zero, lanidride carbonica aument per-
ch i desorbitori non funzionavano pi e si veric una perdita
dacqua con parziale allagamento della cabina. Oltre a questi
guasti che procurarono non pochi disagi allequipaggio, gli
astronauti dovettero scaricare nel Pacico il plutonio che si
erano portati per alimentare gli strumenti che avrebbero dovuto
lasciare sulla luna. Tre chili e mezzo di materiale radioattivo so-
no da qualche parte nelle profondit delloceano.
Questa sfortunata spedizione, come lesperimento parzial-
mente fallimentare di Biosfera2, sono un monito che ci pu
dire molto sulla condizione della specie umana sullastronave
Terra.
La conoscenza approssimativa dei fenomeni che determine-
ranno il futuro del pianeta pu far apparire il suo viaggio come
un percorso lineare verso la perfezione o una caduta verso la
catastrofe, a seconda dei punti di vista. Ma la teoria del caos
insegna che i disturbi prodotti dalluomo potrebbero creare nuo-
vi attrattori e cambiare completamente il destino del pianeta.
Linsieme di variabili pi o meno conosciute da cui dipende
la vita sulla Terra nella sua forma attuale crea un iperspazio
denito da traiettorie immaginarie.
Astronave Terra 50
Un moto di questo tipo pu rispondere in modo esagerato a
un disturbo apparentemente di lieve entit perch governato
dalle leggi del caos.
Molti conosceranno lapparente paradosso secondo il quale
il battito di una farfalla a Hong Kong pu generare un tornado
in California.
Piccole variazioni della composizione dellaria o della sua
temperatura, per effetto di sistemi di amplicazione naturale
che sfuggono al nostro controllo, possono creare fenomeni vi-
stosi di enorme potenza.
La storia della Terra piena di enigmi ancora irrisolti dovuti
verosimilmente ad alterazioni di grande portata che hanno
cambiato il volto del pianeta.
Nel 1946 in una localit dellAustralia meridionale, chia-
mata Giardini di Ediacara furono scoperti fossili marini che
non somigliavano a nessun animale attuale e neppure agli altri
fossili dai quali i paleontologi cercano di ricostruire il percorso
della Regina Rossa.
Questi organismi, che risalgono a 600 milioni di anni fa,
comparvero agli albori della vita sulla Terra. Non si trattava di
ununica cellula, come nel caso degli Archeobatteri o di alghe
marine ma di organismi pluricellulari, con soli tessuti molli, si-
mili a meduse o a vermi di grandi dimensioni. In qualche caso
erano costituiti da agglomerati di cellule che potrebbero essere
assimilati a un cervello animale e a sistemi vegetali in grado di
fare fotosintesi. Questi organismi dominarono la scena per una
cinquantina di milioni da anni, no a quando comparvero ani-
mali predatori che spazzarono gli esseri di Ediacara dalla faccia
della Terra.
Una storia pi recente e conosciuta quella dei dinosauri.
Questi animali si estinsero 65 milioni di anni fa per ragioni che
non possiamo ricostruire con certezza. Lipotesi pi accreditata
quella dellurto contro la Terra di un asteroide che produsse
un effetto paragonabile a quello di molte bombe atomiche. Ani-
dride carbonica e ossidi di zolfo entrarono nellatmosfera
producendo un raffreddamento tale da rendere impossibile la
vita di questi animali dai grossi appetiti. I coccodrilli, molto
Parte prima 51
simili ai grandi rettili preistorici ma meno esigenti dal punto di
vista energetico, sopravvissero no ai giorni nostri.
Il Saltriosauro, chiamato cos perch i suoi resti fossili sono
stati rinvenuti a Saltrio vicino a Varese, era un carnivoro di otto
metri di altezza e una tonnellata e mezzo di peso con un territo-
rio di caccia tale da sterminare ogni forma di vita per chilo-
metri.
Ogni volta che avvenimenti catastroci modicano il nostro
pianeta in modo cos radicale come se il cronometro dellevo-
luzione venisse azzerato per cominciare, come previsto dalle
teorie di Gould, dalle forme di vita pi semplici. In un certo
senso sembra che levoluzione sia un processo ciclico e non li-
neare. La freccia del tempo fu pi volte spezzata da avvenimen-
ti imprevisti verosimilmente dovuti ai moti di altri corpi che
vagano o ruotano nello spazio.
La condizione umana nelle societ allinizio del terzo mil-
lennio molto simile a quella dei dinosauri. Siamo specie esi-
genti, difcili da mantenere nelleconomia del pianeta; per que-
sto rischiamo di essere spazzati via da drastici mutamenti della
sionomia terrestre.
La differenza sostanziale rispetto ai grandi sauri che noi
siamo consapevoli e responsabili di molte alterazioni che po-
trebbero mettere a rischio la nostra stessa sopravvivenza: ulte-
riori pressioni sullacceleratore di quello che noi ci ostiniamo a
chiamare progresso potrebbero far deviare lastronave Terra
verso nuovi punti di attrazione senza darci la possibilit di ri-
prenderne il comando.
Pi di met della popolazione umana vive concentrata nelle
citt, strutture assolutamente dipendenti dallenergia ausiliaria
per il proprio sostentamento. I cibi, le fonti di energia, i mate-
riali da costruzione e spesso anche lacqua e ogni altro bene di
consumo sono trasportati nelle citt da altri luoghi meno abitati
che possono offrire alla popolazione urbana quei servizi che
la citt non in grado di fornire.
Anche lo smaltimento dei riuti un servizio reso agli eco-
sistemi urbani da parti disabitate del territorio alle quali viene
demandato il compito di accumularli e, possibilmente, riciclarli.
Astronave Terra 52
Il sistema Terra nora si si in gran parte rigenerato grazie
alla ciclicit degli eventi e delle reazioni: i cicli biogeochimici
degli elementi sono ora tutti sbilanciati dalle attivit umane.
I sistemi di sostentamento che venivano usati nei voli spa-
ziali per mantenere in vita gli astronauti venivano immagazzi-
nati prima di partire e consumati durante il viaggio mentre i
prodotti di riuto venivano trasformati ma non riciclati. Un
viaggio spaziale fatto in queste condizioni aveva i giorni contati
e se lApollo 13 non fosse rientrato rapidamente il suo equipag-
gio sarebbe morto. Molti segnali ci avvertono che anche per
lequipaggio dellAstronave Terra le cose si stanno mettendo
piuttosto male. Lunica nostra speranza quella di raggiungere
un consenso sulla rotta da intraprendere.








SECONDA PARTE





Potremmo svegliarci una mattina
e scoprire di doverci impegnare
tutta la vita nel compito di elabo-
rare uningegneria della conser-
vazione planetaria. Ci troveremmo
a quel punto a bordo di uno strano
congegno: lastronave Terra.

James Lovelock

55
Fare i conti col pianeta


Finora abbiamo confrontato la storia naturale del pianeta con
quella delluomo, sostenendo che il caso stato lartece del-
levoluzione naturale mentre la creativit e il libero arbitrio
sono stati il motore dellevoluzione culturale.
In realt le societ umane si sono sempre imposte regole di
comportamento governate dalletica, dalla religione o da chi
riusciva a prendere il comando.
Nelle societ moderne il motore del progresso soprattutto
leconomia, disciplina che per denizione dovrebbe occuparsi
della gestione della casa comune. A questa scienza dobbiamo
rivolgerci, dunque, per realizzare qualunque cambiamento di
rotta dellAstronave Terra.
Daltra parte non possiamo dimenticare che leconomia non
ha competenze speciche in materia ambientale. La scienza che
conosce la struttura e il funzionamento degli ecosistemi e che
in grado di valutare la gravit dei danni prodotti dalle attivit
umane, avendone analizzato le cause e individuato i rimedi,
lecologia. Solo dalla fusione di queste due discipline si pu
sperare di trovare soluzioni accettabili sul piano scientico e
condivisibili a livello sociale.
Le basi teoriche delleconomia ecologica sono state poste
secoli fa da David Riccardo, Thomas Malthus e Karl Marx che
nellerosione della fertilit della terra, nella crescita demogra-
ca e nelleccessivo sfruttamento delle risorse umane come di
quelle naturali avevano individuato i limiti della crescita eco-
nomica.
Purtroppo queste analisi hanno avuto ben poco seguito no
alla seconda met del secolo scorso, epoca in cui si osserv una
ripresa delleconomia ambientale coi primi strumenti di analisi
quantitativa. I limiti dello sviluppo vennero messi seriamente in
discussione nel 1970 con il rapporto del MIT di Boston per il
Club di Roma in cui si port allattenzione dei politici il
problema della bomba demograca e della prospettiva di un
rapido esaurimento delle risorse.
Astronave Terra 56
Nel terzo millennio le analisi economiche si sono spinte ben
oltre la messa in discussione delle possibilit di sviluppo. Il
principio di sviluppo sostenibile si man mano andato sosti-
tuendo con quello della necessit di decrescita non solo nu-
merica ma anche produttiva in contro tendenza rispetto al mito
della crescita economica che ha caratterizzato il secolo passato.

Parte seconda 57
Lillusione tecnologica


Allinizio dell800 leconomista inglese Thomas Robert
Malthus fece una profezia catastroca sulle conseguenze del-
laumento della popolazione umana sulla Terra, basata su tre
considerazioni:
1. La popolazione umana ha bisogno di cibo
2. La passione tra i due sessi porta necessariamente alla ge-
nerazione di gli
3. La capacit di crescita della popolazione umana enor-
memente pi grande di quanto sia la capacit della Terra
per sostenerla

Secondo Malthus, carestie e guerre sarebbero state le logiche
conseguenze di queste tre circostanze.
La storia ci ha dimostrato, fortunatamente, che la sostenibi-
lit del pianeta pu essere aumentata. Rispetto ai tempi di Mal-
thus si sono sviluppate nuove pratiche agricole, come la rivolu-
zione verde del secolo scorso, che hanno permesso di aumen-
tare la produzione alimentare. Cos, le carestie e le guerre sono
state meno numerose e mortifere di quanto predetto e la popo-
lazione umana ha potuto accrescersi da meno di un miliardo al-
linizio dell800 ai sei miliardi attuali.
Va ricordato, per, che le innovazioni tecnologiche che
hanno permesso il passaggio allagricoltura intensiva utilizzano
risorse energetiche non rinnovabili e impoveriscono lecosi-
stema suolo. Ora che le riserve di combustibili fossili si assotti-
gliano e molti suoli sono diventati improduttivi il problema
della sostenibilit si ripresenta. Fame e guerre riappaiono ai
nostri occhi in tutta la loro inaccettabile brutalit dagli schermi
televisivi e dai giornali, facendoci temere che la profezia di
Malthus sia stata solo differita nel tempo.
Lumanit si trova allinizio del terzo millennio a dover
decidere se dare retta a ottimisti come Julian L. Simon, econo-
mista dellUniversit del Maryland, che ritiene che la continua
crescita economica e gli sviluppi tecnologici porteranno a un
Astronave Terra 58
mondo meno affollato, meno inquinato e pi ricco di risorse
(1997) o a pessimisti come Paul R. Ehrlich, professore di studi
demograci presso la Stanford University, che sostiene che in
un pianeta di dimensioni limitate anche le risorse non possono
essere considerate innite (1992). Secondo Ehrlich, le soluzioni
tecnologiche risolvono solo momentaneamente e in modo
parziale il problema della disponibilit di cibo e di energia, ri-
mandando al futuro quello del depauperamento dei suoli, dello
smaltimento di scorie pericolose e dellinquinamento delle ri-
sorse idriche.
Per noi, che apparteniamo alla parte pi ricca della popola-
zione della Terra, lillusione tecnologica sembra ancora credi-
bile ma non lo per i popoli assediati dalla povert e dalla guer-
ra, per i quali la fame la principale causa di morte prematura.
Non ci si deve stupire, dunque, se proprio nei paesi pi po-
veri le foreste vengono abbattute per procurarsi legna da ardere
e per coltivare, distruggendo un patrimonio di biodiversit
accumulato in milioni di anni di evoluzione.
Noi non abbiamo unidea concreta dei problemi che assil-
lano il nostro pianeta perch la nostra percezione molto par-
ziale. La popolazione dei Paesi pi sviluppati ha rallentato la
crescita e ora si interroga su come garantire un futuro accet-
tabile alle nuove generazioni.
Ma i poveri della Terra devono affrontare ogni giorno il pro-
blema di come riempire il piatto e sfuggire a persecuzioni poli-
tiche e religiose che rendono il presente cos incerto e disuma-
no. Migrazioni, deportazioni, saccheggi, rapimenti, riduzione in
schiavit sono ancora di grande attualit del Terzo mondo che,
nonostante tutto, si ostina a crescere a una velocit che dob-
biamo ritenere incerta, proprio a causa di tutte queste avversit
e di altre, come epidemie e cataclismi naturali, che per colmo di
sventura colpiscono soprattutto questi popoli.
Per questo non ci dato di sapere con certezza se nel 2050 i
nostri gli divideranno la supercie del pianeta con altri 7 o 10
miliardi di persone.
La prima incognita per valutare la sostenibilit futura rap-
presentata dalla crescita della popolazione umana per la quale
Parte seconda 59
non possibile fare previsioni a lungo termine ma questa, che
chiameremo P, rappresenta una sola delle tre variabili in gioco
per valutare la pressione delle attivit umane sul pianeta. Le
altre due sono rappresentate dai consumi procapite (C) e dalla
tecnologia usata (T).
Questi tre fattori vanno moltiplicati tra loro per ottenere
limpatto di qualunque attivit umana (I) sullambiente:

I = P x C x T

Se vogliamo far durare pi a lungo le risorse del pianeta
possiamo diminuire i consumi procapite, cosa che si pu rea-
lizzare sia col risparmio che col riciclo, o usare tecnologie pi
ecocompatibili perch realizzate con minori consumi energe-
tici o inquinando di meno o utilizzando materie prime meno
preziose.
A questo proposito si deve fare una precisazione sul termine
prezioso, che assume un signicato diverso in funzione del
sistema economico considerato. In economia si realizzato un
paradosso del valore per il quale i beni pi preziosi come
laria e lacqua hanno un valore nullo di mercato mentre loro,
di cui la maggior parte di noi pu fare a meno, ha un valore
elevato.
Leconomia ecologica attribuisce, invece, a ogni cosa, anche
ai beni naturali, considerati nora liberi e privi di valore com-
merciale il giusto prezzo.

Astronave Terra 60
Economia ecologica


Nel 1988 H.T Odum compil un rapporto per incarico del-
lUNEP dal titolo Energia, ambiente e amministrazione pub-
blica. Una guida allanalisi dei sistemi.
La guida consente di calcolare il valore eMergetico dei beni
ambientali e di stimare quanto il capitale naturale sia utilizzato
dalle attivit produttive. In questo conteggio il valore di un albe-
ro non viene valutato solo in funzione del prezzo del suo legno o
dei frutti che produce ma dellenergia che stata necessaria per
la sua crescita e il suo funzionamento, cio della sua eMergia.
Ci accorgiamo, cos, che nel secolo che ci siamo lasciati alle
spalle il capitale naturale stato consumato molto pi rapida-
mente dei tempi necessari per rigenerarlo a partire dallunica
energia rinnovabile di cui disponiamo, lenergia solare, perch
il valore attribuito al suolo, agli alberi, al petrolio era stabilito
da chi ne deteneva la propriet o luso senza considerare il va-
lore eMergetico di queste risorse. Ecco allora che il fattore tem-
po riemerge per essere inglobato nel calcolo delleMergia.
La crescita economica, considerata come lindicatore pi im-
mediato della condizione di benessere di una certa comunit
umana, viene misurata attualmente come aumento del prodotto
interno lordo (PIL), che, a sua volta, strettamente correlato al-
la produzione agricola e industriale e alle spese necessarie per
assicurare i servizi sociali, la salute e le varie infrastrutture.
Ma se noi provassimo a valutare il rapporto tra leMergia
che si ssa naturalmente in un anno in una nazione e il prodotto
nazionale lordo della stessa trasformato nella stessa unit di
misura energetica, ci accorgeremmo che molti Paesi, che da
millenni stanno sfruttando intensamente la potenzialit produt-
tiva delle terre e dei mari, sono gi scesi al di sotto dellunit e
stanno accumulando un debito ambientale.
Il PIL in questi stati cresce erodendo le risorse disponibili o
derubando altri stati delle loro risorse.
Odum prospetta uno scenario futuro che potrebbe essere
considerato una versione moderna della profezia di Malthus. La
Parte seconda 61
popolazione umana, continuando a consumare risorse ambien-
tali oltre il limite della loro rigenerazione, si trover a oscillare,
come i lemming della tundra, tra periodi di grande crescita e
altri caratterizzati da crolli vertiginosi. Leconomia consumi-
stica attuale come un fuoco o uninvasione di cavallette che
consumano quello che si accumulato, dopo di che il sistema si
sposter verso un lungo periodo in cui la produzione sar mag-
giore dei consumi Se noi siamo in grado di prevedere le nuo-
ve tendenze, possiamo preparaci ai cambiamenti. Possiamo edu-
carci a essere essibili nella scelta del lavoro; essere pronti a
specializzarci in lavori tecnologici ma anche disporci a lavorare
in campi pi generici. Dobbiamo essere pronti a costruire e
riparare da soli le nostre case, inventarci degli svaghi, ridurre i
trasporti, aiutare i nostri vicini e le comunit ed essere pi
coinvolti nelle decisioni politiche locali.
La sostenibilit ambientale, termine abusato e poco com-
preso, pu acquistare un senso concreto se si riconosce il conte-
nuto eMergetico dei beni naturali.
Se si volesse, ad esempio, attribuire al petrolio il suo valore
eMergetico, dovremmo considerare lenergia accumulata nelle
foreste da cui si formato, le forze che hanno generato il loro
sprofondamento nel sottosuolo, il lavoro dei batteri che hanno
trasformato il materiale organico di origine animale e vegetale
in idrocarburi fossili.
In questo caso si potrebbe davvero considerarlo oro nero
perch i suoi costi sarebbero ancora pi elevati di quelli, peral-
tro in continua ascesa, di mercato.
La distruzione di risorse ad alto contenuto energetico, come
il petrolio, si accompagna alla produzione di anidride carbonica
a una velocit troppo elevata per essere riassorbita dagli organi-
smi fotosintetici. Il risvolto della medaglia quindi inevita-
bilmente lalterazione della composizione atmosferica che
traducibile, come abbiamo visto, in un aumento di entropia.
Se il primo aspetto, quello della limitazione delle risorse era
gi stato percepito dagli economisti n dai tempi di Malthus,
quello dellalterazione ambientale come inevitabile conseguen-
za del nostro modello di sviluppo stato affrontato solo in
Astronave Terra 62
tempi pi recenti. Negli anni 60 del ventesimo secolo Geor-
gescuRoegen scriveva:
il processo economico assorbe materie prime e rigetta ri-
uti per cui pi aumenta la produzione e pi aumenta
lentropia del sistema
luso delle risorse fossili e minerarie aumenta lentropia
della Terra.

Uno dei maggiori esponenti delleconomia ecologica attuale,
Bob Costanza, ha fondato una scuola che ha dato un grosso con-
tributo per il calcolo quantitativo del valore degli ecosistemi
della Terra, includendo non solo quelle componenti che hanno
unutilit per le societ umane come fornitori di materie prime e
cibo ma tutti i beneci o servizi utili alla conservazione del
Pianeta Terra. Queste analisi consentono nalmente di tentare
un bilancio complessivo dei costi e dei beneci prodotti dalle
attivit umana.
Allo scadere del secondo millennio Bob Costanza (2000) ha
prospettato quattro scenari per il futuro dellumanit:
Star Trek: i problemi energetici sono risolti dalla fusione
fredda e luomo colonizza il sistema solare risolvendo
cos il problema demograco
Mad Max: non si trovano soluzioni allesaurimento delle
riserve di combustibili fossili. Il mondo governato da
corporazioni transnazionali i cui impiegati vivono in si-
tuazioni protette.
Buon governo: il governo sanziona le imprese che non
perseguono gli interessi pubblici. Si attua la pianicazio-
ne famigliare per controllare la crescita della popolazione
Ecotopia: intervenendo con la tassazione delle imprese
inquinanti si favoriscono le tecnologie ecologiche. Solu-
zioni abitative adeguate e laumento del capitale sociale
riducono la necessit di trasporti e di energia. I riuti
diminuiscono perch si riduce il consumismo.

Credo che, se interpellati, tutti propenderemmo per lultimo
scenario. Ma la scelta principalmente nelle mani delle grandi
Parte seconda 63
potenze economiche e dei Paesi pi popolati della Terra. La
Cina ha gi pi di un miliardo di abitanti e, sebbene sia uno dei
pi grossi produttori di cereali, sta per arrivare a una situazione
in cui il fabbisogno supera la produzione. Ha anche contratto un
grosso debito ambientale che potrebbe portare a una sostanziale
diminuzione della fertilit dei suoli e alla necessit di maggiori
quantit dacqua.
Gli emungimenti dacqua per irrigazione, uso industriale e
civile del ume Giallo lhanno letteralmente prosciugato. Nel
1972 questo enorme ume non stato in grado di raggiungere il
mare per 15 giorni allanno e nel 1997 per 226 giorni in unarea
che era in grado di produrre un quinto del fabbisogno di grano
della Cina. Ricorrendo allirrigazione con acqua di falda si sta
riducendo il suo livello di 1,5 m allanno (Brown, 2001).
Anche lIndia ha gli stessi problemi di suolo e di acqua e po-
trebbe in breve tempo superare il numero di abitanti della Cina.
Con laumento della popolazione umana, che diventata
prevalentemente stanziale e cittadina, tutto il suolo deve essere
coltivato senza concedergli il tempo necessario per rigenerarsi.
Lo stesso discorso vale per le falde che vengono prelevate con
ussi superiori a quelli della ricarica. E poich diventa sempre
pi difcile recuperare altrove risorse che sono state esaurite
sul proprio territorio, la prospettiva quella, come si direbbe
in ecologia, di una sempre maggiore competizione per le
risorse. I conitti duso per lacqua e il suolo sono gi in atto
in molti luoghi del pianeta (Shiva, 2003), come quelli per
accaparrarsi il petrolio e le materie prime che cominciano a
scarseggiare.
Come in passato, i problemi ambientali si sovrappongono
alle tensioni politiche, rendendole pi forti. Le stesse cause che
furono alla base del crollo di molte civilt (Diamond, 2005)
determinano ora scontri tra popoli, malcelati dietro il pretesto di
ideologie e culture differenti.
In realt ora come allora, quando le risorse locali comincia-
no a scarseggiare i popoli pi intraprendenti cominciano a cer-
carle altrove mentre forse ci sarebbe ancora una soluzione inter-
na e meno conittuale, che consiste nel loro uso razionale.
Astronave Terra 64
Per capire la dimensione del problema gli ecoeconomisti
hanno provato a calcolare non solo limpatto delle attivit uma-
ne e i loro costi ambientali ma anche il grado di sperequazione
nelluso delle risorse tra i vari popoli della Terra.

Parte seconda 65
Limpronta ecologica


La Natura crea con quello che trova in giro senza generare
riuti. Ogni elemento si trasferisce continuamente dallatmosfe-
ra allidrosfera e alla litosfera per effetto di agenti sici e di
attivit biologiche; pu combinarsi con altri elementi, entrare a
far parte della materia vivente, passare da un organismo allaltro
e inne ritornare alla terra, allacqua o al cielo. Ma grazie al suo
percorso circolare ogni elemento si conserva e la composizione
elementare degli oceani e dellaria non cambia, per lo meno in
un arco temporale di centinaia e, per alcuni elementi, di migliaia
di anni.
Nelle societ umane, invece, lattitudine al consumo molto
forte e le trasformazioni tendono a essere lineari: molti dei ri-
uti che noi generiamo non possono essere riconvertiti in mate-
rie prime se non in piccola parte.
Chiaramente la situazione molto diversicata nel nostro
pianeta sia per i consumi sia per i riuti. Basta guardare nella
borsa della spesa e nella pattumiera di un cittadino di New York
e di uno del Mali per farsene unidea: la spesa settimanale di
generi alimentari per un componente di una famiglia Nord
Americana di 36,5 Euro mentre per uno del Mali di 2,58
Euro. Nella pattumiera di un nord americano troveremo soprat-
tutto plastica, carta e altri prodotti tecnologici, difcili da degra-
dare mentre la maggior parte dei riuti del Terzo mondo con-
tiene residui vegetali, facilmente riciclabili in agricoltura e, in
ogni caso, facilmente degradabili se abbandonati nellambiente.
Se questi materiali vengono esaminati in termini eMergetici
(energia necessaria per produrli) i prezzi pi elevati possono es-
sere giusticati non solo in termini quantitativi (gli statunitensi
mangiano di pi) ma anche qualitativi (le bistecche di manzo ri-
chiedono una maggiore supercie terrestre per essere prodotte
rispetto ai cereali che costituiscono la componente principale
della dieta dei Paesi poveri).
Per accumulare eMergia la Natura usa le reti troche: il
manzo, a parit di peso, pi energetico dellerba di cui si nutre
Astronave Terra 66
ma per allevare un bovino no alla taglia ideale per la macel-
lazione necessaria unarea di pascolo che, utilizzata in agricol-
tura, potrebbe fornire molte pi calorie vegetali di quelle dispo-
nibili in una quantit equivalente di bistecche. Il consumo ener-
getico per produrre 1kg di bistecche pari a quello che si otter-
rebbe bruciando 9 litri di benzina.
Sul fronte dellentropia, si pu osservare un divario altret-
tanto evidente: nel 1995 lIndia con pi di 900 milioni di abi-
tanti ha immesso in atmosfera 0,81 tonnellate di anidride carbo-
nica mentre gli Stati Uniti che avevano meno di un terzo di
abitanti dellIndia ne hanno immesse 19,5.
Uno strumento molto semplice per dare lidea dellimpatto
che ogni abitante della Terra provoca col suo stile di vita la
misura dellimpronta ecologica (Wackernagel e Rees, 1996), un
indice che viene calcolato tenendo conto sia dei consumi sia
delle necessit di eliminazione di ogni tipo di riuto. In termini
energetici potremmo dire che limpronta ecologica calcola sia
lerosione di eMergia che laumento di entropia.
una metafora molto efcace che evoca lidea del segno
lasciato dal nostro passaggio sulla Terra e proprio grazie alla
suggestione creata da questa metafora e alla facile comprensi-
bilit del suo calcolo, limpronta ecologica diventata uno stru-
mento molto utilizzato dagli enti locali.
Secondo le stime di Wackernagel e Rees, se tutto il terreno
ecologicamente produttivo venisse equamente diviso tra gli
attuali abitanti della Terra, a ciascuno di noi toccherebbe una
legittima quota pari a un cerchio di 138 m di diametro, un
sesto costituito da terreno arabile e il resto composto da natura
intatta che deve svolgere il suo servizio di riciclo degli elementi
e di fornitura di acqua e di altre risorse non strettamente alimen-
tari. Sempre secondo questi Autori, questa supercie sarebbe
appena sufciente per garantire condizioni di vita decorose.
Il calcolo eseguito con i dati relativi al 1995 (Tabella 1)
dimostra che gi allora lImpronta Ecologica globale (126
milioni di km
2
) era superiore alla biocapacit disponibile del
pianeta (110 km
2
). In termini ecologici possiamo concludere,
quindi che la Terra ha gi raggiunto la sua capacit portante
Parte seconda 67
che per ogni popolazione il tetto massimo di individui che pu
essere mantenuto da un determinato ecosistema.
In altri termini, lAstronave Terra gi sovraffollata e per
sopravvivere tutti dobbiamo consumate un po meno.
Questo discorso vale considerando lecosistema Terra nel
suo complesso; localmente la disparit delluso delle risorse e
della generazione di riuti richiederebbe unulteriore metafora,
quella di un pianeta popolato da giganti e da lillipuziani.
Questa affermazione risulta pi chiara confrontando le co-
lonne della Tabella 1: per ogni Stato si confronta il numero di
abitanti con limpronta ecologica in ettari di ciascuno di loro
(ovviamente si tratta di un dato medio) e con la disponibilit di
risorse valutata sempre come supercie per abitante.
Da questo confronto risulta che un italiano medio sta utiliz-
zando le risorse disponibili sul pianeta quattro volte pi velo-
cemente di un indiano. Forse questo dato non sorprende se si
consideriamo i diversi stili di vita: il dato pi preoccupante
che sia noi che loro stiamo consumando il doppio o pi del
doppio delle risorse disponibili.
Applicando a tutti gli abitanti della Terra il modello di svi-
luppo che molti ritengono essere il pi avanzato, cio quello dei
Paesi pi ricchi, non faremmo che aprire le forbici del divario
economico e aumentare le tensioni esistenti.
Per questo motivo mi piacerebbe che smettessimo di parlare
di sviluppo sostenibile per cominciare a pensare seriamente a
quale tipo di organizzazione sociale possa garantire la pacica
coesistenza degli abitanti della Terra.


Astronave Terra 68
Tabella 1. Calcolo dellImpronta ecologica (IE) degli abitanti
della Terra (modicata da Chambers et al., 2002)

Paese Popolazione IE
52 Paesi
(80% popolazione
mondiale)
nel 1995
in milioni
ha
procapite
biocapacit
disponibile
procapite (ha)
Argentina 34,768 3,0 4,4
Australia 17,862 9,4 1,9
Austria 8,045 4,6 4,1
Bangladesh 118,229 0,6 0,2
Belgio 10,535 5,1 1,7
Brasile 159,015 9,1 5,6
Canada 29,402 7,2 12,3
Cile 14,210 2,3 2,6
Cina 1,220224 1,4 0,6
Colombia 35,814 2,3 4,9
Corea del Sud 44,909 3,7 0,4
Costa Rica 3,424 2,8 2,0
Danimarca 5,223 5,9 4,2
Egitto 62,096 1,4 0,5
Etiopia 56,404 0,7 0,5
Filippine 67,839 1,4 0,8
Finlandia 5,107 5,8 9,9
Francia 58,104 5,3 3,7
Germania 81,594 4,6 1,9
Giappone 125,068 4,2 0,7
Giordania 4,215 1,6 0,2
Grecia 10,454 4,2 1,6
Hong Kong 6,123 6,1 0,0
Islanda 269 5,0 6,8
India 929,005 1,0 0,5
Indonesia 197,460 1,3 2,6
Irlanda 3,546 5,6 6,0
Israele 5,525 3,5 0,3
Italia 57,204 4,2 1,5
Malesia 20,140 3,2 4,3
Messico 91,145 2,5 1,3
Nuova Zelanda 3,561 6,5 1,9
Nigeria 111,721 1,0 0,6
Parte seconda 69
Norvegia 4,332 5,5 5,4
Paesi Bassi 15,482 5,6 1,5
Pakistan 136,257 0,9 0,4
Per 23,532 1,4 7,5
Polonia 38,557 3,9 2,0
Portogallo 9,815 3,8 1,8
Regno Unito 58,301 4,6 1,5
Rep. Ceca 10,263 3,9 2,6
Russia 148, 460 4,6 4,3
Singapore 3,327 6,6 0,0
Sud Africa 41,465 3,0 1,0
Spagna 39,627 3,8 1,4
Stati Uniti 267,115 9,6 5,5
Svezia 8,788 6,1 7,9
Svizzera 7,166 4,6 1,8
Thailandia 58,242 1,9 1,3
Turchia 60,838 2,1 1,2
Ungheria 10,454 3,1 2,6
Venezuela 21,844 4,0 4,7
mondo 5,687114 2,2 1,9
Astronave Terra 70
Qualit o quantit


Secondo leconomista irlandese Richard Douthwaite (1999)
luomo ha avuto tre grosse occasioni per rendersi conto di non
essere padrone dellUniverso: la Rivoluzione Copernicana, la
Rivoluzione Darwiniana e quella contemporanea in cui deve
fare i conti con le leggi della natura e i limiti che queste leggi
impongono.
Se vogliamo essere ottimisti e continuare a pensare che la
prerogativa della nostra specie, la famosa scimmia nuda di
Desmon Morris, sia lintelligenza e la capacit di trasmettere ai
gli il proprio bagaglio culturale dovremmo metterci dimpegno
per fare di necessit virt. Come i nostri progenitori primati,
rimediarono con le prolungate cure parentali e lo sviluppo del
linguaggio alla loro fragilit sica nei confronti dei progenitori,
allinizio del terzo millennio possiamo e dobbiamo interrogarci
rispetto alla strategia pi opportuna da adottare non solo per
assicurarci la sopravvivenza ma anche il nostro benessere:
dobbiamo decidere la rotta dellAstronave Terra.
Secondo Lester Brown, direttore dellEarth Policy Insti-
tute di Washington ci troviamo di fronte a una scelta epocale
(Ecoeconomy, 2001):dobbiamo decidere se lambiente par-
te delleconomia o se leconomia parte dellambiente. Ab-
biamo lopportunit di costruire una ecoeconomia che, par-
tendo dalla constatazione di una situazione di difcolt (scar-
sit di risorse, problemi legati allinquinamento) crei nuove
opportunit.
Utopia o realismo? Credo che a noi tutti convenga lavorare
per rendere reale quello che ora sembra solo utopia dando
ducia agli economisti che hanno voltato le spalle alle teorie pi
tradizionali per abbracciare la causa dellambiente.
Crescita e sviluppo sono principi imperativi delleconomia
classica, una eredit che deriva dalla lettura semplicistica delle
teorie evolutive di Darwin secondo la quale solo chi cresce pi
rapidamente appropriandosi in modo pi efciente delle risorse
si afferma e tramanda la propria discendenza.
Parte seconda 71
In modo altrettanto semplicistico, crescita e sviluppo di una
societ vengono stimati, come si visto, in base alla crescita del
suo PIL (Prodotto Interno Lordo) che corrisponde al valore
commerciale di tutte le merci e i servizi prodotti in un anno. Il
PIL considera solo le cose e i servizi che vengono comprati e
venduti, includendo spese che non implicano una relazione con
lo stato di benessere della popolazione e trascurando attivit che
non comportano spesa ma sono essenziali per il funzionamento
della societ.
I trasporti per andare al lavoro, la polizia, lesercito, lo smal-
timento dei riuti, la manutenzione delle strade, sono spese ne-
cessarie per le comunit delle societ moderne. Esse rendono
possibile lo svolgimento delle altre attivit ma non dovrebbero
essere incluse nel PIL perch non sono motori della crescita ma
una sua conseguenza inevitabile.
William Nordhaus e James Tobin, premi Nobel per lecono-
mia, hanno elaborato un nuovo indice, il MEW (Measure of
Economic Welfare) che considera i costi sociali delle societ
moderne come un valore da sottrarre al PIL.
Al contrario, leducazione, la cura dei bambini e dei vecchi,
il riordino che, come abbiamo visto, riduce lentropia delle
nostre abitazioni mantenendole vivibili, dovrebbero essere con-
siderate nel PIL, anche se non sono attualmente soggette a con-
tribuzione, perch generano benessere e sviluppo culturale.
Anche il debito ambientale che viene accumulato utilizzando
risorse non rinnovabili o inquinando laria, lacqua e il suolo
non viene conteggiato nel computo del PIL nonostante sia pi
che evidente che in molti Paesi le risorse vengono utilizzate ben
pi velocemente di quanto serva per la loro rigenerazione e che
prima o poi il debito accumulato dovr essere pagato.
Apportando queste correzioni del PIL, Douthwaite, ha dimo-
strato che sia negli Stati Uniti che in Inghilterra, dopo un pe-
riodo di crescita continua a partire dalla seconda guerra mondia-
le no agli anni 70, si registrato un arresto negli anni 80 e un
declino successivo no ai giorni nostri.
Nel 2005 stato pubblicato lIndice di Sostenibilit Ambien-
tale (Environmental Sustainability Index, ESI) da parte del Yale
Astronave Terra 72
Center for Environmental Law and Policy della Yale University
e del Center for International Earth Science Information Net-
work della Columbia University (http://www.yale.edu/esi/).
Questo indice considera le componenti ambientali e socioeco-
nomiche come descrittori della tipologia di sviluppo di un Paese
e del suo grado di sostenibilit. Una classica fatta in base a
questi parametri (Tabella 2) vede la Finlandia come miglior
Paese in ambito europeo, mentre allultimo posto c il Belgio,
paragonabile al Bangladesh e al Togo se si prendono in consi-
derazione anche i Paesi extraeuropei. LItalia ha un punteggio
simile a quello della Gran Bretagna e della Grecia ma anche
della Bulgaria, della Mongolia e del Gambia. Questi dati sono il
risultato di un programma di calcolo piuttosto complesso che
considera non solo lutilizzo delle risorse e la loro disponibilit
come nel caso dellImpronta Ecologica, ma anche il livello di
benessere e di istruzione raggiunto da una popolazione. Per
questo la graduatoria diversa da quella riprodotta nella tabella
del capitolo precedente.
Ci si pu chiedere come mai queste analisi e questi indici
siano ignorati dai mass media quando periodicamente veniamo
aggiornati sullandamento della crescita economica del nostro
Paese.
Credo che il motivo sia prevalentemente demagogico: se i
politici mostrassero ai propri elettori un andamento statico o ad-
dirittura negativo dello sviluppo economico perderebbero con-
sensi e porgerebbero il anco a critiche che no a questo
momento sono parzialmente sopite dallillusione che il pros-
simo governo possa garantire una ripresa economica.
Questa illusione autoalimenta la crescita dei consumi dei
Paesi pi sviluppati e in quelli che stanno industrializzandosi
senza generare un miglioramento degli standard di vita, anzi, in
molti casi, peggiorandoli.
Secondo Umberto Galimberti (2003) il consumismo uno
dei nuovi vizi capitali della societ moderna. A differenza di
quelli storici che deniscono tipologie umane con caratteri che
ne determinano le azioni su questa terra e il destino nellal di l,
il consumismo un vizio di massa che ci omologa in un destino
Parte seconda 73
di privazione di ogni capacit di scelta. Un po come per il fast
food inventato per adeguare le necessit di sostentamento di
individui che non hanno tempo da perdere per consumare il
cibo, la fast growth sarebbe uninvenzione nalizzata al man-
tenimento del potere economico attuale. Ma se, come sta av-
venendo in molte realt locali, si cominciassero a usare i de-
scrittori giusti per valutare landamento della crescita economi-
ca la percezione del pubblico potrebbe essere meglio orientata.


Tabella 2. Classi ca e punteggio ESI 2005. La prima colonna
indica la posizione del paese riportato nella seconda
colonna, la terza colonna il punteggio ESI la quar-
ta il punteggio OCSE e la quinta il punteggio dei
paesi nonOCSE.
1 Finland 75.1 1 38 Malaysia 54.0 23
2 Norway 73.4 2 39 Congo 53.8 24
3 Uruguay 71.8 1 40 Mali 53.7 25
4 Sweden 71.7 3 41 Netherlands 53.7 16
5 lceland 70.8 4 42 Chile 53.6 26
6 Canada 64.4 5 43 Bhutan 53.5 27
7 Switzerland 63.7 6 44 Armenia 53.2 28
8 Guyana 62.9 2 45 United States 52.9 17
9 Argentina 62.7 3 46 Myanmar 52.8 29
10 Austria 62.7 7 47 Belarus 52.8 30
11 Brazil 62.2 4 48 Slovakia 52.8 18
12 Gabon 61.7 5 49 Ghana 52.8 31
13 Australia 61.0 8 50 Cameroon 52.5 32
14 New Zealand 60.9 9 51 Ecuador 52.4 33
15 Latvia 60.4 6 52 Laos 52.4 34
16 Peru 60.4 7 53 Cuba 52.3 35
17 Paraguay 59.7 8 54 Hungary 52.0 19
18 Costa Rica 59.6 9 55 Tunisia 51.8 36
19 Croatia 59.5 10 56 Georgia 51.5 37
20 Bolivia 59.5 11 57 Uganda 51.3 38
21 lreland 59.2 10 58 Moldova 51.2 39
22 Lithuania 58.9 12 59 Senegal 51.1 40
23 Colombia 58.9 13 60 Zambia 51.1 41
Astronave Terra 74
24 Albania 58.8 14 61 Bosnia & Herze. 51.0 42
25 Central Afr. Rep. 58.7 15 62 lsrael 50.9 43
26 Denmark 58.2 11 63 Tanzania 50.3 44
27 Estonia 58.2 16 64 Madagascar 50.2 45
28 Panama 57.7 17 65 Nicaragua 50.2 46
29 Slovenia 57.5 18 66 United Kingdom 50.2 20
30 Japan 57.3 12 67 Greece 50.1 21
31 Germany 56.9 13 68 Cambodia 50.1 47
32 Namibia 56.7 19 69 ltaly 50.1 22
33 Russia 56.1 20 70 Bulgaria 50.0 48
34 Botswana 55.9 21 71 Mongolia 50.0 49
35 P. N. Guinea 55.2 22 72 Gambia 50.0 50
36 France 55.2 14 73 Thailand 49.7 51
37 Portugal 54.2 15 74 Malawi 49.3 52
75 Indonesia 48.8 53 111 Togo 44.5 84
76 Spain 48.8 23 112 Belgium 44.4 28
77 GuineaBissau 48.6 54 113 Dem. Rep. Congo 44.1 85
78 Kazakhstan 48.6 55 114 Bangladesh 44.1 86
79 Sri Lanka 48.5 56 115 Egypt 44.0 87
80 Kyrgyzstan 48.4 57 116 Guatemala 44.0 88
81 Guinea 48.1 58 117 Syria 43.8 89
82 Venezuela 48.1 59 118 EI Salvador 43.8 90
83 Oman 47.9 60 119 Dominican Rep. 43.7 91
84 Jordan 47.8 61 120 Sierra Leone 43.4 92
85 Nepal 47.7 62 121 Liberia 43.4 93
86 Benin 47.5 63 122 South Korea 43.0 29
87 Honduras 47.4 64 123 Angola 42.9 94
88 Cte dIvoire 47.3 65 124 Mauritania 42.6 95
89 Serbia &
Montenegro
47.3 66 125 Libya 42.3 96
90 Macedonia 47.2 67 126 Philippines 42.3 97
91 Turkey 46.6 24 127 VietNam 42.3 98
92 Czech Rep. 46.6 25 128 Zimbabwe 41.2 99
93 South Africa 46.2 68 129 Lebanon 40.5 100
94 Romania 46.2 69 130 Burundi 40.0 101
95 Mexico 46.2 26 131 Pakistan 39.9 102
96 Algeria 46.0 70 132 Iran 39.8 103
97 Burkina Faso 45.7 71 133 China 38.6 104
98 Nigeria 45.4 72 134 Tajikistan 38.6 105
Parte seconda 75
99 Azerbaijan 45.4 73 135 Ethiopia 37.9 106
100 Kenya 45.3 74 136 Saudi Arabia 37.8 107
101 India 45.2 75 137 Yemen 37.3 108
102 Poland 45.0 27 138 Kuwait 36.6 109
103 Niger 45.0 76
139 Trinidad &
Tobago
36.3 110
104 Chad 45.0 77 140 Sudan 35.9 111
105 Morocco 44.8 78 141 Haiti 34.8 112
106 Rwanda 44.8 79 142 Uzbekistan 34.4 113
107 Mozambique 44.8 80 143 Iraq 33.6 114
108 Ukraine 44.7 81 144 Turkmenistan 33.1 115
109 Jamaica 44.7 82 145 Taiwan 32.7 116
110 UnitedArabEm. 44.6 83 146 NorthKorea 29.2 117

Astronave Terra 76
Globalizzazione e saperi locali


Il condizionamento al consumismo, attuato con luso indi-
scriminato dei mezzi mediatici, ci impedisce di cambiare le re-
gole del mercato economico. Come dice testualmente Douth-
waite, la promessa di marmellata per tutti domani ha abituato
le nostre coscienze ad accettare liniqua divisione del pane
oggi.
Se questa ancora la condizione attuale, possiamo cogliere i
segni di un fenomeno che sta inltrandosi nelle nostre societ in
modo molto invasivo e trasversale nelleconomica, nella cul-
tura, nella politica e nei problemi ambientali.
Si tratta della globalizzazione, indubbiamente negativa sotto
certi aspetti come quello della contaminazione globale ma forse
positiva per il fatto che molti problemi vengono considerati
comuni a tutta lumanit.
Questo fenomeno stato reso possibile anche a causa della
diffusione delle informazioni attraverso la rete informatica
che aumenta la velocit di scambio e di condivisione delle in-
formazioni.
La rete, come molti strumenti della tecnologia, si presenta
come unarma a doppio taglio perch potrebbe accelerare levo-
luzione culturale ma aumentare anche il divario tra societ
informatizzate e quelle prive di strumenti di comunicazione. Un
ulteriore rischio della rete e degli altri mezzi di comunicazione
quello di generare un appiattimento delle societ su un unico
modello di tipo consumistico.
Se quest ultima tendenza dovesse prevalere, il processo di
globalizzazione nirebbe per erodere le culture che si sono
differenziate nel corso dei millenni in funzione di peculiari
condizioni ambientali. Ogni luogo della Terra in grado di
sostenere un numero limitato di abitanti che dipende dalle
caratteristiche ambientali: questo il signicato della bioca-
pacit. Il Sahel, ad esempio, un ecosistema a savana che pu
mantenere un abitante per ogni km
2
di supercie mentre un
pascolo mediterraneo ne pu sostenere 14.
Parte seconda 77
I programmi di assistenza che hanno cercato di convertire i
pastori nomadi del Sahel in agricoltori hanno portato a una
rapida deserticazione dei suoli con conseguenze catastroche
sia ambientali sia umane. Tanti esperimenti di colonizzazione si
sono dimostrati fallimentari proprio per la mancanza di cono-
scenze di natura ecologica dei territori colonizzati. Ogni inva-
sore o esploratore portava con s un bagaglio culturale acquisito
nel Paese di provenienza, spesso molto diverso da quello che
andava occupando o scoprendo.
Diamond (2005), studiando le conseguenze delle invasioni
vichinghe nelle isole del mare del Nord e in Groenlandia, con-
cluse che mentre alcune isole poterono essere occupate dagli
invasori che fecero del territorio un uso simile a quello dei luo-
ghi di provenienza, linvasione della Groenlandia fu fallimen-
tare per i Vichinghi mentre i nativi Inuit riuscirono a soprav-
vivere no ai giorni nostri.
Molto spesso, si dovuto ammettere a posteriori che gli
indigeni, considerati selvaggi dai nuovi coloni, avevano rag-
giunto nel corso dei secoli un loro modo di ottimizzare le
risorse ambientali e di affrontare le avversit determinate da
annate particolarmente sfavorevoli dal punto di vista climatico.
Gli studi antropologici ed ecologici hanno dimostrato che que-
sto coadattamento, evolutosi con modalit proprie nei diversi
ecosistemi della Terra, stato ed tuttora, dove riuscito
mantenersi, un patrimonio culturale di grande portata.
Quando i primi esseri umani migrarono dallAsia al Nord
America, 13.000 anni fa, probabile che abbiano sterminato i
grandi mammiferi che popolavano quelle terre. Successivamen-
te, i sopravvissuti ai cambiamenti climatici vericatisi in quei
tempi, diventarono i popoli che ora chiamiamo nativi america-
ni. Per sopravvivere queste trib dovevano incendiare piccole
porzioni di foresta, creando un paesaggio a mosaico, con appez-
zamenti a pascolo che assicuravano cibo alle mandrie di bisonti,
tipico erbivoro delle praterie Nord Americane. Lerbivoria del
bisonte non distrugge completamente le piante erbacee ma con-
tribuisce a formare la policoltura delle ventose praterie di quella
regione. Questi animali erano la risorsa principale degli indiani
Astronave Terra 78
che ne uccidevano solo un piccolo numero, utilizzandone ogni
parte non solo a scopo alimentare ma anche per ricavare indu-
menti e utensili.
Quando i coloni americani, subentrati ai nativi, sterminarono
i bisonti e trasformarono il pascolo in terre coltivate nirono per
impoverire il suolo, che rimaneva privo di erbe e radici dopo il
raccolto e veniva eroso dallacqua e dal vento.
Nel 1934 gli Stati Uniti orientali furono invasi da una nube
di polvere (Dust Bowl) che si era originata nelle Grandi Pia-
nure per effetto dellerosione del suolo e che veniva traspor-
tata dal vento, raggiungendo citt distanti centinaia di chilo-
metri. A seguito di questo disastro ambientale, che provoc in
piena depressione economica la migrazione di migliaia di
famiglie di agricoltori verso le citt, fu costituito il Servizio di
protezione del Suolo per promuovere azioni di recupero e
conservazione.
Questo uno degli esempi pi emblematici dellera moderna
di come la sottovalutazione dei saperi locali e la illimitata e ir-
razionale ducia nelle proprie capacit di dominare lambiente,
che caratterizzava i pionieri abbiano portato alla perdita di so-
stenibilit di enormi territori.
I ricercatori statunitensi stanno ancora cercando le strategie
pi opportune per il recupero dei suoli; una di queste consiste
nella reintroduzione di piante perenni autoctone per ricostruire
la scorza di terra portata via dal vento un secolo fa; ma questa
rinaturalizzazione potrebbe richiedere tempi lunghissimi. Men-
tre la distruzione di un suolo pu avvenire in pochi anni, la sua
ricostruzione pu richiedere secoli.
Se possiamo scusare in parte i pionieri, molti dei quali spinti
dalla necessit e armati di buona fede, ben pi grave lazione
di rapina perpetrata ai nostri giorni sui saperi locali. La biopro-
spezione una pratica che consente alle multinazionali di de-
predare legalmente gli indigeni n pi n meno di quanto av-
veniva ai tempi della colonizzazione dellAmerica cinque secoli
fa quando prima il Re Ferdinando e poi papa Alessandro VI
diedero ai colonizzatori il privilegio di scoperta e di conquista
di quelle terre (Shiva, 1999).
Parte seconda 79
Alcune variet di riso, selezionate sul campo dagli agricol-
tori indiani nel corso dei secoli, sono state copiate mediante
ingegneria genetica e brevettate utilizzando il nome indigeno
della variet naturale.
Secondo Vandana Shiva, in prima linea nella difesa dei
diritti dei popoli nativi, Con sensibilit e responsabilit spetta a
noi chiunque siamo e dovunque ci troviamo riconciliarci
con la diversit. Dobbiamo imparare che la diversit non una
ricetta per il conitto e il caos, ma la nostra sola possibilit per
un futuro pi giusto e pi sostenibile in termini ambientali, eco-
nomici, politici e sociali. la nostra unica strada per soprav-
vivere.
Daltra parte, lacquisizione e lo sfruttamento a scopo
commerciale del patrimonio naturale un fenomeno sempre pi
diffuso: si sta privatizzando la biodiversit, conservando in
provetta quello che andiamo distruggendo su scala territoriale o
globale.
Ad esempio, la multinazionale tedesca Merck ha pagato un
milione di dollari allINBio, lIstituto Nazionale di biodiversit
del Costarica, per analizzare campioni di piante delle foreste
pluviali, uno dei pi grandi e antichi laboratori di sintesi di
sostanze naturali per la maggior parte ancora da scoprire per
sperimentare in campo farmaceutico.
Questo accordo comporta che leventuale scoperta del potere
curativo di essenze naturali darebbe allazienda il diritto di
brevetto e di uso esclusivo di sostanze che sono state inven-
tate dalle piante e che potrebbero fare gi parte dei medi-
camenti utilizzati dai guaritori del luogo.

Astronave Terra 80
Il costo del sapere


Se la cultura del mondo tecnologico si potesse valutare in
base alla quantit di informazioni rese disponibili dalla rivo-
luzione informatica, potremmo ritenerci molto pi colti delle
generazioni che ci hanno preceduto. Ma la disponibilit una
condizione necessaria, non sufciente allacquisizione delle
informazioni.
La globalizzazione del sapere rischia di diventare una trap-
pola per la rapidit con la quale le informazioni possono essere
scambiate. Abbiamo generato un mostro che corre ancora pi
velocemente di noi stessi.
Forse in questo enorme bagaglio di dati abbiamo le risposte
a molti dei problemi che abbiamo generato ma sar sempre pi
difcile decifrarle. Credo che il nostro cervello stia per cadere
nella rete informatica che ha costruito semplicemente per il
fatto che levoluzione biologica incredibilmente pi lenta di
quella tecnologica e che la trasmissione di informazioni avviene
a una velocit molto pi elevata di quella che ci occorre per
vagliarle e assimilarle. Un ulteriore problema rappresentato
dal fatto che laccesso alle informazioni limitato a un esiguo
numero di abitanti del pianeta e la loro comprensione appan-
naggio di settori ancora pi ristretti di specialisti.
Luomo non un contenitore in cui i dati possano essere
versati: la comunicazione prima di tutto un fatto emozionale
e determinata in gran parte dal bagaglio culturale in possesso di
chi riceve il messaggio.
Maturana e Varela (1987) sottolineano la peculiarit della
comunicazione tra gli esseri viventi con un esempio molto
efcace: supponiamo di dare un calcio a un sasso o a un cane
che si presentano sul nostro cammino. Nel primo caso, cono-
scendo il peso e la forma del sasso e le asperit del suolo, po-
tremmo prevedere gli spostamenti del sasso in base alle leggi
della sica. Nel secondo caso la reazione dellanimale sarebbe
imprevedibile perch dipenderebbe dal suo carattere e dal suo
stato danimo.
Parte seconda 81
proprio questo laspetto affascinante dalla comunicazione
e dellapprendimento nella specie umana; si tratta di processi
che generano cambiamenti reciproci, non sempre prevedibili
allistante. Una conversazione stimolante pu cambiare la no-
stra vita a distanza di tempo, lavora dentro di noi in modo
impercettibile no a che non riemerge in tutta la sua chiarezza.
Se il ruolo dellinsegnante fosse quello di trasmettere infor-
mazioni, potrebbe essere sostituito molto pi economicamente
da Internet.
In gran parte questo sta gi avvenendo e indubbiamente il
modo di studiare di oggi condizionato dagli strumenti infor-
matici ma spesso, o forse sempre, quello che ci spinge ad ac-
costarci al computer e a utilizzare un motore di ricerca una
curiosit che qualcuno ha acceso in noi nel pi antico e tradizio-
nale dei modi: la comunicazione orale e scritta.
Unaltra malattia di crescita della cultura la sua frammen-
tazione.
Purtroppo lestrema specializzazione del sapere scientico
porta a sviluppare linguaggi settoriali che rendono difcoltosa
sia la comunicazione tra diverse discipline sia la volgariz-
zazione del sapere scientico.
Certo impensabile immaginare al giorno doggi scienziati a
360 gradi come Leonardo da Vinci ma non possiamo neppure
accettare che lacquisizione di un nuovo linguaggio e di rafnati
strumenti di ricerca comporti lisolamento dalla societ e da
tutti gli altri campi del sapere.
Se questo problema diventa ogni giorno pi presente nel
campo delleducazione, a questo si deve aggiungere la privatiz-
zazione del sapere.
Un fenomeno preoccupante che si sta vericando nelle
societ tecnologiche la compravendita dei frutti dellingegno
umano e delle basi stesse dellinformazione genetica. La priva-
tizzazione del sapere avviene non solo a discapito dei saperi
locali ma anche di quello individuale.
Leconomista Robert Solow ha detto che uno dei mali pi
grossi che impedisce la realizzazione di un mondo pi equo
rappresentato dalla presenza dei brevetti. Il vincolo del brevetto
Astronave Terra 82
lega gli scienziati e ne condiziona la creativit e inchioda i
popoli poveri e malati a non poter usufruire di importanti sco-
perte che potrebbero alleviare i loro mali. I proventi dei brevetti
vanno alle multinazionali e ai colossi della nanza. Si tratta di
unenorme ingiustizia nei confronti dellumanit che si estende
dalle invenzioni del cervello umano al patrimonio genetico
esistente in natura.
Si stanno brevettando cereali geneticamente modicati ma
anche geni e cellule. Il 32% del mercato delle sementi con-
centrato nelle mani di dieci multinazionali mentre le industrie
farmaceutiche, detengono le banche dati del DNA umano dalle
quali sperano di ricavare lesclusiva per la cura di malattie che
dipendono da predisposizioni genetiche.
Chi stabilisce il prezzo di mercato di una scoperta scientica
non tiene conto dellenorme quantit di eMergia costruita nel
libero percorso del pensiero umano: una rete neurale senza solu-
zione di continuit dalluomo primitivo agli scienziati contem-
poranei che pu crescere in modo armonioso solo a condizione
di condividere e vericare di continuo il valore e lutilit di ogni
nuova idea o prodotto della creativit umana.
Svevo scriveva nella coscienza di Zeno locchialuto
uomo inventa gli ordigni fuori del suo corpo e se c stata salute
e nobilt in chi li invent, quasi sempre manca in chi li usa.
Nel libro di Jeremy Rifkin lEra dellaccesso (2000) si cita
un caso, portato in giudizio alla Corte Suprema della California,
in cui un privato cittadino denunciava la Clinica Universitaria
presso la quale era stato ricoverato per curare un tumore perch
si era accorto che le sue cellule tumorali erano state brevettate
senza riconoscergli alcun diritto di propriet.
Non mi scandalizza lidea che luomo possa manipolare il
patrimonio genetico di vegetali e animali, compreso quello del
genoma umano. E non sono neppure molto preoccupata per la
mia salute e quella dei miei famigliari al pensiero di aver
mangiato spaghetti geneticamente modicati. Se questa fosse la
strada per la soluzione della fame nel mondo e delle malattie
che afiggono milioni di persone vedrei positivamente questi
nuovi frutti della tecnologia.
Parte seconda 83
Ma come darsi di soluzioni tecnologiche che non fanno che
concentrare le propriet economiche nelle mani di pochi a bene-
cio di minoranze ricche?
Le ricerche condotte in campo medico sono rivolte soprat-
tutto alla cura del cancro, malattia comune nei paesi ricchi
mentre in alcuni paesi dellAfrica no al 36 % della popola-
zione affetta dal virus lHIV e non ha i mezzi per curarsi.
Linvestimento in sapere sicuramente il pi lungimirante e
procuo che una societ e un singolo individuo possano fare,
pu liberarli dalla necessit di compiere lavori faticosi e perico-
losi, offrendo lopportunit di dedicarsi a occupazioni interes-
santi e stimolanti. Ma dobbiamo stare attenti che anche il sapere
non si riduca a pura merce di scambio che niremmo col pagare
con la perdita di uno dei valori pi nobili che possediamo, forse
anche pi importante della conoscenza: la libert di pensiero.
Astronave Terra 84
Gli OGM salveranno il Terzo Mondo dalla fame?


Ci sono argomenti sui quali non facile prendere posizione
neppure in qualit di esperti. Le Organizzazioni Internazionali
rimandano di anno in anno la decisione del denitivo divieto
duso del DDT in tutto il globo terrestre perch se vero che si
tratta di un contaminante globale altrettanto vero che attual-
mente salva la vita di milioni di persone che senza questo pesti-
cida sarebbero condannate a morire di malaria. Ci si pu chie-
dere se giusto farlo o se non sia il caso di accelerare quei pro-
cessi che hanno permesso di sconggere denitivamente il Pla-
smodium falciparum in Europa e in altre parti del mondo, ma
questo discorso molto pi ampio dietro il quale non ci si pu
nascondere per evitare di affrontare i problemi cos come si
presentano oggi.
Un argomento di portata ancora pi ampia quello della
fame del mondo. Un mondo civile non pu sopportare 20 milio-
ni di morti per fame mentre il 18% della popolazione mondiale
soffre di obesit.
Le biotecnologie applicate allagricoltura stanno tentando di
dare una risposta a questo problema aumentando le rese dei
raccolti grazie alluso di piante geneticamente modicate. Io
credo, come ho gi avuto modo di dire, che non possiamo avan-
zare riserve dovute alla nostra difdenza per tutto quello che
non naturale davanti a uno scenario in cui ne va della vita di
milioni di persone per la maggior parte bambini.
Il vero problema che molti personaggi che hanno toccato
con mano le devastanti conseguenze della fame nel mondo non
sono convinti che gli OGM siano la risposta giusta a questo
problema.
Mentre il Vaticano starebbe esaminando attentamente la
questione degli alimenti geneticamente modicati, lagricoltura
biotecnologica trova molte opposizioni nel mondo dei
missionari, uno per tutti Alex Zanotelli, missionario Combonia-
no che vive nella baraccopoli di Korogocho in Kenya. In una
recente intervista cita un documento dei vescovi del Sud Africa,
Parte seconda 85
in cui si mostra chiaramente come non siano certo gli Ogm a
risolvere il problema della fame nel mondo. Il pericolo, anzi,
che poche multinazionali assumano il controllo della produzio-
ne di cibo, costringendo i contadini poveri ad andare a compe-
rare le sementi geneticamente modicate. Lui crede che non sia
la mancanza di cibo il vero problema.
La vera preoccupazione per Zanotelli quella di dare a
poche multinazionali il controllo sullelemento fondamentale
per luomo che il cibo. Diventeremmo tutti prigionieri.
Sul fatto che di cibo ce ne sia in abbondanza sulla Terra io
ho qualche riserva ma quel che certo che molto di questo
cibo potrebbe essere utilizzato meglio. Gran parte del terreno
arabile viene oggi utilizzato per la coltivazione di cereali a uso
zootecnico piuttosto che per cereali destinati allalimentazione
umana. In unintervista rilasciata allEspresso, Jeremy Rifkin
disse:
Al momento, uno sconcertante 36 per cento della produ-
zione mondiale di grano consacrato allallevamento del bestia-
me. Nelle aree in via di sviluppo, dal 1950 a oggi, la quota
parte di grano destinata alla zootecnia triplicata e ora supera il
21 per cento del totale di grano prodotto. In Cina, dal 1960 a
oggi, la percentuale di grano da allevamento triplicata (dall8
al 26 per cento). Nello stesso periodo, in Messico, la percen-
tuale cresciuta dal 5 al 45 per cento, in Egitto dal 3 al 31, e in
Thailandia dalluno al 30 per cento.
Come insegna lecologia, a ogni passaggio della materia at-
traverso la catena alimentare, si hanno perdite consistenti per-
ch ogni organismo ha bisogno di energia per mantenersi e
riprodursi che necessariamente ricava da quello che mangia se
non in grado di ssare lenergia del sole come fanno i ve-
getali.
Quando un manzo di allevamento sar pronto per il macello,
avr consumato 1.223 chili di grano e peser approssimati-
vamente 475 chilogrammi, non tutti utilizzabili per lalimenta-
zione umana. La terra coltivata a legumi e verdure produce pro-
teine in misura 10 e 15 cinque volte maggiore rispetto quella
destinata allallevamento di carni.
Astronave Terra 86
La nostra scelta alimentare condiziona pesantemente lim-
pronta ecologica che lasciamo sul pianeta.
Non difcile vericarlo usando un programmino disponi-
bile in internet (http://www.earthday.net/foodprint/quiz3.asp) in
cui vengono formulate 14 domande riguardanti le nostre abi-
tudini alimentari, i mezzi di trasporto usati abitualmente, la so-
luzione abitativa la cui risposta condiziona il risultato del
calcolo dellimpronta ecologica personale.
Prima di avviarci ad applicare soluzioni tecnologiche che, a
detta di molti non risolvono il problema alla radice, conviene
interrogarci su quello che possibile fare qui e ora. E chi si
deve interrogare chi ha una possibilit di scelta non chi sotto
il ricatto della fame o della malattia.
Non si tratta di decidere per gli altri ma di decidere consa-
pevolmente.
Questa una straordinaria occasione per recuperare le radici
della nostra cultura anche mediante la preparazione del cibo e il
suo consumo.
Nel nostro Paese dovremmo ritornare alla dieta mediterranea
di cui i cereali, gli ortaggi, il pesce azzurro, lolio e il vino sono
i principali ingredienti
In unindagine fatta dal Seven Countries study, studio
internazionale che ha confrontato per 30 anni le abitudini ali-
mentari di 7 nazioni, Olanda, Grecia, Italia, Finlandia, Stati
Uniti, Giappone ed ex Jugoslavia, risultato che molte per-
sone, soprattutto giovani, preferiscono recarsi nei fast food o
mangiare alla spicciolata merendine industriali. Il consumo di
cibi contenenti grassi animali va aumentando sempre di pi
con un conseguente aumento dei disturbi cardiovascolari e
delle patologie tumorali. Lo studio fu ulteriormente approfon-
dito coinvolgendo 12 mila persone tra i 40 e 59 anni di sette
diverse nazioni, residenti in agglomerati urbani e zone agri-
cole. Le conclusioni provano che le aree non mediterranee era-
no caratterizzate da un numero di decessi per malattie cardio-
vascolari doppi rispetto a quelle mediterranee. Le zone mi-
gliori furono decretate: le isole di Creta e Corf in Grecia; il
paesino emiliano di Crevalcore (la classica era stata redatta
Parte seconda 87
prima dellincidente ferroviario del 2005!); il paesino marchi-
giano di Montegiorgio; Nicotera in Calabria e la Dalmazia.
Esiste addirittura un indice che, dividendo la percentuale
dellenergia fornita dai cibi, permette di valutare quanto la
nostra alimentazione sia corretta dal punto di vista dei rischi per
la salute.
Oltre a questo punto di vista salutista vorrei sottolineare il
valore aggiunto della soddisfazione del piacere della vista, del
gusto e della convivialit che il cibo mediterraneo procura.
Certamente la sua preparazione richiede tempo ed espe-
rienza, eMergia che spesso il risultato di trasmissione orale
del sapere o della curiosit del viaggiatore attento. Ma se, oltre
a garantirci una salute migliore, anche in grado di contribuire
a risparmiare le risorse, forse vale la pena di spendere un po di
tempo in pi per fare la spesa, cucinare e cenare con gli amici.


Astronave Terra 88
Il decollo della nuova economia


Se riconosciamo alleconomia un ruolo determinante nello
stile di vita adottato dalle societ moderne, dobbiamo afdarci a
questa scienza per assicurare un futuro accettabile alle nuove
generazioni.
Secondo Lester Brown, si possono gi leggere i segni dei
cambiamenti in atto in campo economico, generati non dalla vo-
lont dei singoli ma dalle forze stesse che muovono i motori
delleconomia. I Paesi che hanno fatto scelte energetiche nei
settori delleolico, del solare, dellidrogeno stanno conquistando
grosse fette di mercato proprio in quei Paesi in via di sviluppo
che non possono percorrere le stesse strade che abbiamo battuto
nei Paesi tecnologici nel secolo scorso. Lecoeconomia si pre-
senta come un cambiamento rivoluzionario paragonabile alla
Rivoluzione Industriale e alla Rivoluzione Verde che dar un
nuovo impulso allo sviluppo di tecnologie avanzate sia per
generare energia rinnovabile sia per riciclare materiali esauriti
sia per creare nuovi prodotti che siano concepiti in modo pi
ecologicamente compatibile dal punto di vista della loro produ-
zione, della durata e dello smaltimento a ne uso.
Non ci saranno settori delleconomia globale che potranno
stare al di fuori della Rivoluzione ambientale. Solo gli impren-
ditori che sapranno anticipare le problematiche emergenti e
investire in questa direzione potranno conquistare il mercato.
Sinora per contenere il danno prodotto dalle attivit indu-
striali si provveduto a sviluppare strumenti di controllo delle
immissioni di gas nocivi in atmosfera e di scarichi inquinanti
nelle acque superciali. Sono stati posti limiti di accettabilit
dei potenziali veleni nei prodotti ortofrutticoli e in tutti gli altri
alimenti ma i costi dei controlli che salgono in modo verti-
ginoso col crescere del numero di sostanze immesse sul mercato
ricade sulla societ che gi ora non in grado di sostenerli.
Si arrivati a quotare in borsa i crediti ambientali dei Paesi
che producono meno anidride carbonica di quanto consentito
dai protocolli internazionali.
Parte seconda 89
Tutto ci paradossale se pensiamo che il rispetto di questi
protocolli non consente comunque il raggiungimento dellobiet-
tivo di fermare laumento delleffetto serra.
Uno strumento probabilmente pi efcace, se non altro pi
democratico, quello del consumo responsabile che dovrebbe
di indirizzare i consumatori verso prodotti a minore impatto
ambientale.
Lecoetichetta garantisce che una merce in tutto il suo ciclo
di vita, dallestrazione delle materie prime di cui composta al
suo smaltimento provocher meno danni allambiente di una
merce analoga ma non etichettata.
Si tratta, in ogni caso, di fasce di mercato assolutamente
minoritarie legate alla sensibilit dei singoli individui ai pro-
blemi ambientali.
I comportamenti individuali, tuttavia, possono essere in-
uenzati da quelli collettivi come sta avvenendo in alcune
comunit.
Laumento del benessere nella seconda met del secolo
scorso ha portato allesplosione dellacquisto di elettrodome-
stici; ora nelle societ pi organizzate si assiste a uninversione
di tendenza e nei condomini di lusso si realizzano lavanderie
comuni in cui possibile minimizzare i consumi e ammortiz-
zare rapidamente i costi oltre ad aumentare la sicurezza.
Servizi comuni per bambini e anziani possono alleggerire il
compito sostenuto con difcolt dalle singole famiglie miglio-
rando la qualit della vita sia per chi assiste che per lassistito.
Esperimenti di carsharing sono una proposta sempre pi
allettante per ottimizzare luso dellauto privata mentre luso
della bicicletta e lestensione delle piste ciclabili sono conside-
rati indici di benessere delle nostre citt.
La riscoperta delluomo come parte di una comunit segner
il passaggio dalla fase pi primitiva della colonizzazione della
Terra, denita da Boulding (1966) economia del cowboy a una
forma di organizzazione pi evoluta denita economia del-
lastronave.
Luomo primitivo poteva immaginare il mondo a sua dispo-
sizione quasi innito e la sua preoccupazione principale era
Astronave Terra 90
quella di contrastare gli elementi avversi della natura. Come
succede alle specie pioniere che colonizzano ambienti vuoti,
cercava di crescere rapidamente perch nel gruppo trovava il
modo di difendersi meglio e perpetrare la propria discendenza.
Il cowboy delle praterie del continente Nord americano, si
discostava dalluomo primitivo solo per la sua stanzialit. In co-
mune avevano a disposizione spazi smisurati e risorse apparen-
temente illimitate.
La condizione delluomo moderno invece di grande costri-
zione sia per quanto riguarda lo spazio sia per la limitazione
delle risorse. In questa situazione la coesistenza diventa pi
difcile e la competizione aumenta.
Ma le comunit naturali sanno trovare situazioni di equili-
brio anche e soprattutto quando spazio e risorse cominciano a
scarseggiare.
Negli ecosistemi pi maturi, in cui levoluzione ha potuto
dare libero sfogo alla sua creativit, prevalgono relazioni di coe-
sistenza e collaborazione rispetto alla lotta per la sopravvivenza.
Boulding gi nel lontano 1966 era convinto che ci trovas-
simo nel mezzo di un guado in cui luomo avrebbe dovuto cam-
biare il suo modello concettuale rispetto al mondo in cui vive.
Come e quando si arriver a questa transizione difcile
prevederlo. Certamente i singoli individui, e le comunit umane
possono dare il loro contributo per accelerare questo processo.

Parte seconda 91
Un mondo migliore possibile?


Abbiamo ripercorso la storia dellevoluzione e alcuni episodi
della storia dellumanit, abbiamo analizzato le contraddizioni
della societ tecnologica e i problemi legati al sovraffollamento
del pianeta. Ci resta solo da domandarci se e a cosa afdata la
speranza di migliorare la condizione umana negli anni futuri.
Le soluzioni possono essere affrontate da molti punti di vista
ma nessuno sar in grado di prospettarci uno scenario credibile.
Lincertezza nasce dal fatto che tutti i fattori che determina-
no i cambiamenti delle societ umane sono tra loro collegati.
Levoluzione culturale non pu essere considerata un pro-
cesso indipendente da quella naturale; se lo stata nora, per-
ch non eravamo pienamente consapevoli delle conseguenze
delle nostre azioni, non abbiamo pi giusticazioni per il nostro
comportamento attuale.
Io credo che un mondo migliore sia possibile ma difcile
prevedere i tempi necessari per la transizione alla nuova econo-
mia e allo scenario di ecocompatibilit.
Il passaggio dalla vecchia concezione economica, basata sui
consumi indiscriminati, a quella ecocompatibile, in cui ognuno
di noi si dovrebbe convertire al consumo consapevole, potr es-
sere graduale ma potrebbe essere pi repentino di quanto
immaginiamo.
Possiamo ricercare le ragioni del cambiamento sia nella
legittima ricerca di migliorare le condizioni dellhabitat in cui
viviamo, che tutti vorremmo pi pulito, gradevole alla vista e
fruibile per le nostre esigenze di sostentamento e di diver-
timento sia nel disagio da parte della parte pi povera e sfruttata
della popolazione umana che non pu spingere oltre i limiti
biologici il proprio grado di sfruttamento.
Se attualmente il commercio globale si regge su ritmi
lavorativi che arrivano no a 20 ore al giorno e includono le
giovani generazioni e sul prelievo delle risorse e lesportazione
dei materiali di riuto, questo squilibrio non ha margini ulteriori
di sbilanciamento a sfavore dei paesi sfruttati.
Astronave Terra 92
Il motore del cambiamento sar azionato sia da chi vuole
stare meglio sia da chi non pu stare peggio.
Singolarmente, le insostenibilit che il sistema capitali-
stico attuale ha generato potrebbero perpetrarsi a lungo eroden-
do lentamente le capacit autorigenerative del pianeta. Ma pu
anche succedere che linterazione reciproca di tanti disagi o
aspirazioni crei una grande sinergia.
La mia idea delle sinergie nasce dal paragone con tante
situazioni che si vericano in natura.
Pensate, ad esempio, alla massa dacqua di un grande lago
profondo: per effetto del calore del sole lo strato superciale si
riscalda destate, la densit dellacqua superciale diminuisce e
si creano due strati di cui quello pi superciale galleggia su
quello profondo. Quando arriva linverno lacqua superciale si
raffredda, diventa pi densa e si rimescola con lo strato sotto-
stante ma difcilmente la massa dacqua circola completamen-
te. Cos lo strato pi vicino al fondo, che pu essere spesso
anche centinaia di metri rimane completamente isolato dal-
latmosfera.
Questa la condizione che potremmo paragonare al busi-
ness as usual, una situazione di stagnazione economica appa-
rentemente immutabile che divide la parte ricca della societ,
quella ossigenata, da quella povera, troppo asttica per poter
raggiungere le condizioni di benessere.
Basta per la concomitanza di giornate molto fredde e di
vento molto forte perch il lago riceva la spinta sufciente per
mettere in moto lintera massa dacqua. Il rimescolamento com-
pleto, che pu essere paragonato a un enorme respiro del lago,
in cui ogni goccia dacqua riacquista lossigeno necessario per
sostenere la vita, si verica raramente nei nostri grandi laghi.
E quando avviene improvviso e imprevedibile, come del
resto succede per molti altri processi naturali. Le leggi del caos,
secondo le quali piccoli cambiamenti possono produrre grandi
effetti, forse si imporranno anche nei riguardi dellorganizza-
zione socioeconomica del pianeta.
La scarsit delle risorse, la tassazione per chi genera inqui-
nanti e riuti e latteggiamento dei consumatori che diventano
Parte seconda 93
pi sensibili ai problemi ambientali e pi solidali coi propri
simili, possono essere individuati come i motori del cambia-
mento del sistema economico (Fig. 6).
Finora non sono stati efcaci per produrre un cambiamento
globale delle condizioni economiche ma la spinta ulteriore di
uno o pi di questi fattori potrebbe rivelarsi insperabilmente po-
tente per sconvolgere lattuale assetto economico.
I meno giovani sono stati testimoni di mutamenti di abitudini
e stili di vita che non avrebbero potuto immaginare no a qual-
che decennio fa.
Mi auguro che i nostri gli e i nostri nipoti possano assistere
ai cambiamenti radicali dettati dallecoeconomia dove a det-
tare le regole del mercato sia la qualit della vita piuttosto che la
quantit dei consumi.



















Figura 6. Fattori che dovrebbero cambiare il sistema economico.



Economia
Tradizionale
Scarsot
di risorse
Tassazioni
per inquinamento
Aumento
sensibilit
consumatori
Ecoeconomia

95
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AREE SCIENTIFICODISCIPLINARI
Area 01 Scienze matematiche e informatiche
Area 02 Scienze siche
Area 03 Scienze chimiche
Area 04 Scienze della terra
Area 05 Scienze biologiche
Area 06 Scienze mediche
Area 07 Scienze agrarie e veterinarie
Area 08 Ingegneria civile e Architettura
Area 09 Ingegneria industriale e dellinformazione
Area 10 Scienze dellantichit, lologicoletterarie e storicoartistiche
Area 11 Scienze storiche, losoche, pedagogiche e psicologiche
Area 12 Scienze giuridiche
Area 13 Scienze economiche e statistiche
Area 14 Scienze politiche e sociali
Le pubblicazioni di Aracne editrice sono su
www.aracneeditrice.it

Finito di stampare nel mese di settembre del
dalla ERMES. Servizi Editoriali Integrati S.r.l.
Ariccia (RM) via Quarto Negroni,
per conto della Aracne editrice S.r.l. di Roma

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