Corso di Laurea Magistrale in Archeologia e culture antiche
Tesi in Archeologia dei Paesaggi Tra archeologia e archeometria: analisi al radiocarbonio di alcune sepolture nella necropoli preellenica della porta mediana di Cuma RELATORE: CANDIDATO: CH.MO PROF. CIRO SCANNAPIECO ALFONSO SANTORIELLO MATR. O3223/00070
Anno Accademico 2010/2011 2
INTRODUZIONE
La presente tesi di laurea magistrale nasce da un interesse maturato durante la partecipazione alla campagna di scavo 2011 del Centre Jean Brard sul sito archeologico di Cuma, svolta come attivit di tirocinio formativo, coniugato ad unattenzione specifica agli ambiti di studio dellarcheometria e della fisica applicata ai beni culturali. Lo studio svolto si inserisce in una pi ampia problematica che ha interessato e interessa tuttora la storia degli studi e delle ricerche archeologiche a Cuma: linquadramento dellinsediamento indigeno di t del ronzo finale - sec. a.C. t del erro -met VIII sec. a.C.), precedente alla colonizzazione euboica (intorno alla met dellV sec. a.C.. n particolare, il lavoro in esame verte sullanalisi della necropoli preellenica della prima Et del Ferro, che si estendeva a nord e ad est del Monte di Cuma. Il sepolcreto indigeno protostorico era gi conosciuto grazie soprattutto agli scavi eseguiti tra la fine dell800 e gli inizi del 900. Recentemente (campagne 2002-2003, 2005 e 2006), un nucleo consistente di tombe stato oggetto dindagine scientifica ad opera del Centre Jean Brard di Napoli, nellarea situata immediatamente allesterno della porta urbica convenzionalmente denominata porta mediana. Le ricerche hanno consentito di inquadrare il nucleo di sepolture tra la fase iniziale del Primo Ferro 1 (IX sec. a.C.) e la fase pi matura del Primo erro 2 prima met dellV sec. a.C., caratterizzate dalla cultura delle tombe a fossa Fossakultur). La tesi si articola in tre capitoli: nel capitolo I si presenta il contesto ambientale e storico-archeologico dei Campi Flegrei in et preistorica, la storia degli studi e delle ricerche archeologiche a Cuma, una trattazione sullinsediamento preellenico di Cuma in et protostorica e alcuni cenni storici, ambientali ed archeologici sulla Cuma di et 3
storica. Il capitolo II, poi, verte su quello che stato il metodo di analisi utilizzato nellambito del presente lavoro, il metodo di datazione al radiocarbonio: viene fornito un quadro sulla storia ed evoluzione del metodo, sui principi fisici e ipotesi fondamentali, sulle problematiche connesse, nonch sulle tecniche di misurazione. Vengono, inoltre, descritte, le fasi della misura, calibrazione e analisi dei risultati di indagini di datazione al radiocarbonio con spettrometria di massa con acceleratore, in riferimento al protocollo di misura in uso presso il CIRCE (Center of Isotopic Research on Cultural and Environmental heritage) della Seconda Universit degli Studi di Napoli. Nel capitolo III, in primo luogo, viene illustrata la storia delle ricerche e degli studi sulla necropoli preellenica, con inquadramento crono- tipologico e interpretazione socio-rituale del sepolcreto. Di seguito, si espongono i risultati delle recenti indagini sulla necropoli dellt del Ferro: le ricerche del Centre Jean Brard nellarea della porta mediana, dellUniversit degli Studi di Napoli ederico nellarea della cd. Masseria del Gigante e del cd. Tempio con Portico e dell stituto Universitario Orientale nellarea dellabitato antico. Per le esplorazioni ad opera del Centre Jean Brard nellarea della porta mediana stato realizzato un riepilogo dei risultati conseguiti, sia da parte delle ricerche storiche e archeologiche che degli altri tipi di indagine che sono state messe in campo (prospezioni geo-elettriche, carotaggi geo-meccanici, ecc.. Lultima parte dedicata allargomento vero e proprio della tesi, lanalisi di datazione al 14 C su alcune sepolture della necropoli preellenica della porta mediana. Si espongono il progetto di analisi e il metodo adoperato, si affrontano le problematiche connesse con la diagenesi e gli effetti di contaminazione e, infine, alla luce delle discrepanze riscontrate e di tutti i dati a disposizione, si discutono i risultati. In appendice si fornisce un quadro dei vari nuclei di materiali cumani protostorici presenti in musei italiani e stranieri e in raccolte private.
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CAPITOLO I - CUMA : STORIA DEGLI STUDI E CONTESTO STORICO-ARCHEOLOGICO
I.1 CUMA : QUADRO GEO-AMBIENTALE ANTICO E MODERNO
Il sito di Cuma, posto ai confini nord-occidentali dei Campi Flegrei, si estende su una vasta area pianeggiante protetta da una barriera di paludi e da una corona di alture che si snodano tra la cresta del Monte Grillo (che separava la citt dal lago dAverno e uno sperone trachitico di origine vulcanica. Il Monte di Cuma, alto circa 80 m sul livello del mare 1 , costituiva un punto strategico, in quanto dominava la pianura campana, era visibile dallacropoli di Pythekoussai (odierna Ischia) e controllava le via daccesso al golfo di Napoli dal N 2 . Con le sue pareti scoscese e circondata dal mare su tre lati, accessibile solamente da S/S-E, era una rocca quasi inespugnabile, facilmente difendibile anche senza fortificazioni: facile capire come essa rappresentasse un luogo idoneo per un insediamento. Questo territorio aveva, inoltre, il vantaggio di essere sufficientemente distante dalle principali manifestazioni vulcano-tettoniche dei Campi Flegrei. Nellantichit il mare dal lato O era assai pi vicino allo sperone trachitico, a N di esso si stendeva una zona paludosa (che la separava e difendeva dal resto del territorio) e sul lato E era presente una piana
1 Al momento dellarrivo dei Greci laspetto del litorale cumano era assai diverso da quello attuale: la collina dellacropoli, infatti, oggi arretrata rispetto alla linea di costa, doveva allora formare un largo promontorio lambito da ogni parte dal mare. 2 Al riguardo illuminante la testimonianza di Tito Livio (Liv. VII, 22, 5.), il quale racconta che i coloni greci di Pitecusa, quando osarono finalmente porre piede sul continente, si stabilirono sullaltura di Cuma.
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(che offriva possibilit di coltivare la terra ed allevare animali). Uninsenatura naturale a S-S/O della collina dellacropoli dovette sicuramente funzionare da porto; un ulteriore approdo doveva essere alle pendici settentrionale del Monte di Cuma, oggi non pi riconoscibile a causa delle trasformazioni del litorale. Il paesaggio cumano articolato in una fascia costiera bassa e sabbiosa, in unaltra parallela pi interna e pianeggiante e, infine, in una collinare; questa continuit interrotta soltanto dal Monte di Cuma. Lanalisi geomorfologica del territorio ed i sondaggi effettuati evidenziano variazioni della linea di costa attuale rispetto a quella antica, variazioni dovute allapporto di detriti terrosi sversati nel Mar Tirreno dai fiumi Volturno e Clanis lungo la costa dellAger Campanus, a N di Cuma. Spinti verso S dalle correnti marine, questi materiali, sedimentando, hanno provocato nel corso dei secoli il graduale insabbiamento del sistema di cordoni litoranei, verosimilmente costituito in antico da una serie pi o meno ininterrotta di dune sabbiose, formanti sbarramenti di tipo lagunare. Tali modifiche hanno interessato anche la concavit a S-S/O del Monte di Cuma, originariamente occupata dal mare. Un altro aspetto non pi evidenziabile, ma che ha caratterizzato fin dallantichit questi luoghi, era costituito dagli effetti dellimpaludamento dellarea pianeggiante. l fenomeno, perdurato nel tempo ed eliminato in questarea solo a partire dal XVII sec. d.C. con vaste opere di drenaggio ed irreggimentazione delle acque, fu risolto, per larea immediatamente a N di Cuma, con opere di bonifica, iniziate nello stesso periodo ma concluse solo nel 1922, col prosciugamento dellex lago di Licola.
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I.2 STORIA DEGLI STUDI E DELLA RICERCA ARCHEOLOGICA A CUMA
Le prime ricerche nellarea di Cuma, distrutta agli inizi del sec., si ebbero a partire del XVII secolo. Le scoperte 3 , in seguito alle prime opere di bonifica e alla ripresa della coltivazione nella zona, di una gran quantit di statue e iscrizioni e dei colombari e ipogei della necropoli romana incentivarono lattivit di scavi clandestini, favorita anche dallassenza di leggi di tutela.
Fin dal XVIII secolo la fama di cui il territorio dei Campi Flegrei godeva tra gli antiquari napoletani e i viaggiatori stranieri del Grand Tour per le antiche memorie storiche e letterarie aveva spinto il neonato regno borbonico a valorizzare le antiche vestigia flegree. Le scoperte erano alimentate, da un lato, dai marmi e dalle iscrizioni continuamente provenienti dalle centinaia di ville, tombe e colombari puteolani, cumani e misenati; dallaltro, dai vasi greci, di cui le necropoli cumane erano state generose fin dal Settecento, quando essi erano divenuti di moda in tutta Europa. n tutta la Campania, linteresse per gli scavi archeologici fu incrementato dallascesa al trono di Carlo di orbone; tuttavia, a Cuma, diversamente da Ercolano (1738), Pompei (1748) e Stabia 1749, non furono mai intrapresi scavi di Stato, ma solo interventi irregolari 4 . Al 1758 risale il ritrovamento del colossale torso marmoreo di Giove, che ci si affrett ad indicare come proveniente da un tempio del Gigante, identificato in seguito come una delle 3
3 Scavi furono intrapresi gi nel 1606 dal vicer di Napoli, don Alfonso Pimentel, in seguito a casuali rinvenimenti ad opera di contadini di alcune statue, che si erano affrettati a riseppellire: si recuperarono, difatti, 13 statue e 2 tondi marmorei. Poco chiara risulta dalle relazioni contemporanee sia la localizzazione precisa del ritrovamento che il contesto monumentale che tali statue ornavano, come incerta resta anche la sorte di questi primi rinvenimenti. Su tali questioni si veda A. Ferri, Apparato delle statue nuovamente trovate nella distrutta Cuma e descrizione del tempio, ove dette statue erano collocate, Napoli 1606; G. C. Capaccio, Il forestiero, Dialoghi di Giulio Cesare Capacci, Accademico otioso, Napoli 1643, pp. 13-16, 936- 965. 4 Tra questi ricordiamo quello del 1755 nellarea delle necropoli, col ritrovamento di colombari e camere sepolcrali romane. Al proposito si veda M. Ruggiero, Degli scavi di antichit nelle provincie di terraferma dellantico Regno di Napoli dal 1743 al 1876, Napoli 1888, passim.
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statue del Capitolium di Cuma 5 . Rispetto alloccasionale intervento dello Stato, linteresse della nobilt napoletana per Cuma si concretizz, inoltre, nella spoliazione degli edifici antichi, come, per esempio, delle mura 6 . Continuano, intanto, a stamparsi volumi sulle antichit di Pozzuoli e dintorni ad uso di forestieri 7 . del 1809 la scoperta degli stucchi di una camera sepolcrale romana rappresentanti scena doltretomba 8 ; questo ritrovamento segna linizio di una serie di iniziative private, tese non tanto ai marmi quanto soprattutto alla ricerca di oggetti di particolare pregio artistico quali solo i corredi funerari possono dare. Si accavallano, infatti, gli scavi del duca di Blacas 9 ; di L. Correale 10 ; del marchese Santangelo 11 , ministro di Ferdinando II, e dellarch. onucci, direttore degli scavi di Pozzuoli 12 ; di lord Vernon 13 . Nel frattempo veniva stampato il libro di De Jorio 14 , che presentava per la prima volta una pianta degli edifici superstiti di Cuma e la pianta del territorio 15 . Sempre al De
5 Vedi riferimento bibliografico n. 4. 6 Il Carletti riferisce che le mura dellacropoli, provviste ancora nel 1787 di buona parte delle loro torri quadrate, furono smantellate ed in buona parte distrutte verso la fine del secolo, per trarne blocchi da costruzione per un edificio nei dintorni. 7 Sono libri nei quali le notizie tratte dalle fonti letterarie antiche costituiscono sempre i punti principali di partenza; ad esse si accompagnano brevi descrizioni dei ruderi emergenti in situ. In tutti gli autori della seconda met dell800 resta sempre di primaria importanza la descrizione dei cunicoli e delle gallerie sotterranee; tra la fine del V e linizio del sec., tuttavia, mut la prospettiva e tali opere cominciarono a diventare pi descrittive e documentarie. Ci lo si evince dalle descrizione delle ville, come quelle di Cicerone e di Servilio Vatia, e dalla menzione di ruderi di tombe che ora vanno intensificandosi (ad es. in N. Carletti, Storia della regione abbruciata in Campania felice, Napoli 1787, pp. 243-305); cominciano anche a stamparsi atlanti di vedute dei principali monumenti (P.A. Paoli, Antiquitatum Puteolis, Cumis, Bais existentium reliquiae, Napoli 1768, passim; F. Morghen, Gabinetto di tutte le pi interessanti vedute degli antichi monumenti esistenti in Pozzuolo, Cuma e Baia espresso in n. XXXXV tavole ed elegantemente incise, Napoli 1803). 8 A. De Jorio, Scheletri cumani dilucidati, Napoli 1810. 9 H.W. Schulz, Scavi di Cuma, in ull. nst., V, 1842, pp. 6-10. 10 Vedi n. 10. 11 Idem. 12 I due rinvengono un mausoleo romano a base quadrata e cupola circolare presso il Fusaro, dal lato volto verso Baia. 13 F.M. Avellino, Scavi recenti nella necropoli di Cuma, in Pozzuoli e presso Baia: unguentario con iscrizione arcaica greca, in ull. Nap., , 1843-1844, pp. 20-24. Alle esplorazioni di Lord Vernon si deve anche la conoscenza del famoso aryballos con liscrizione di Tatale, oggi al British Museum. 14 A. De Jorio, Guida di Pozzuoli e contorni, Napoli 1822, pp. 106-129. 15 Queste piante furono poi fedelmente riproposte dal Beloch (1890) e dal Gabrici (1913), in quanto vi erano inseriti monumenti ormai scomparsi ai loro tempi.
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Jorio si deve la scoperta di unepigrafe romana con menzione di Apollo cumano e di parte di un fregio con cetra nella terrazza inferiore dellacropoli, indizi che spostarono la localizzazione del famoso tempio di Apollo in questa zona e non pi sulla terrazza superiore. A lui si deve anche la prima localizzazione dellarea del foro di et sannita e romana nella zona piana della citt. Incomincia a conoscersi anche larea dellanfiteatro 16 . Vere e proprie campagne di scavo regolari furono intraprese dal principe Leopoldo di Borbone, conte di Siracusa e fratello del re Ferdinando II, a partire dalla fine del 1852, interrotte nella primavera del 1854 e riprese nellautunno del 1855 fino al 1857 17 . La scoperta, presso il margine N del fondo S. Palumbo, del c.d. Mausoleo delle teste cerate 18 dest molta impressione e interesse. Poi, le indagini si rivolsero alla parte S del fondo Correale, ad O di via Vecchia Licola a Palombara, nellangolo S-E di loc. Parco Cimitero, dove rinvenne tombe preelleniche 19 . Gli scavi del conte di Siracusa ebbero immediata risonanza, favorita dalle pubblicazioni dei risultati ad opera degli archeologi Fiorelli, divenuto direttore del Museo di Napoli nel 1863, e Minervini 20 . Il gruppo degli oggetti da loro studiati costituirono la Collezione Cumana, entrata a fare parte del Museo Archeologico di Napoli nel 1861 come dono del principe Eugenio di Savoia-Carignano 21 .
16 Al riguardo si veda R. Paolini, Memorie sui monumenti di antichit e di belle arti chesistono in Miseno, in Bacoli, in Baja, in Cuma, in Pozzuoli, in Napoli, in Capua antica, in Ercolano, in Pompei ed in Pesto,Napoli 1812. 17 In merito si veda Bull. Arch. Nap. 1852-1853, fasc. 14, p. 105; G. Fiorelli, Monumenti antichi posseduti da S.A.R. il Conte di Siracusa, Napoli 1853, I fasc., pp. 3 e 8. 18 Al riguardo cfr. G. Fiorelli, Monumenti antichi posseduti da S.A. R. il Conte di Siracusa, Napoli 1853, I fasc. 19 Gli scavi del conte di Siracusa si svolsero in buona parte proprio in questo fondo, dove gi i proprietari avevano fatto ripetuti ritrovamenti andati purtroppo dispersi. Cfr. FIORELLI 1855, p. 52; FIORELLI 1856, pp. V-VIII. 20 In tali pubblicazioni mancano purtroppo relazioni precise e, inoltre, gli oggetti recuperati dal conte di Siracusa sono privi di ogni indicazione su contesto, posizione topografica ed associazione. Di qualche aiuto per la localizzazione di queste prime campagne di scavo sono le notizie orali che Stevens e poi Gabrici poterono raccogliere dalla famiglia Lubrano, famiglia che per pi di una generazioni forn i capoperai per gli scavi di Cuma. 21 Questa raccolta conta, malgrado un clamoroso furto avvenuto nel novembre 1873, quasi 2000 pezzi.
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Linsediamento archeologico di Cuma stato vittima dalla fine dell800 di esplorazioni intense e caotiche, eseguite, senza alcuna preoccupazione scientifica, per alimentare il collezionismo e il mercato antiquario.
Tra il 1878 e il 1893 (con una sosta tra il 1884 e il 1886), poi di nuovo nel 1896, furono effettuati ulteriori scavi nella necropoli, dati in concessione ad un privato, il colonnello E. Stevens 22 . Quasi contemporaneamente agli scavi dello Stevens, nei fondi De Costanzo e Correale lasportazione, da parte della societ per la bonifica del lago di Licola, di buona parte di terreno occorrente a colmare il Lago porta allindisturbata distruzione di molte tombe 23 . Tra queste ultime si distacca per interesse una tomba a schiena, fortunatamente recuperata nel 1892, che presenta delle scene figurate tra cui campeggia la figura di una donna seduta, riccamente vestita, assistita da unancella 24 . Nellautunno del 1893, lo Stevens scopr le tracce del sepolcreto indigeno 25 . Purtroppo, egli non pubblic che in minima parte il risultato dei suoi scavi 26 , anche se la fama delle sue scoperte si dovette diffondere ampiamente 27 . Poco dopo fu colpito da una grave forma di malattia mentale, che segn linizio della travagliata storia della sua Collezione 28 .
22 Al riguardo si veda GABRICI 1913, coll. 15 e 28, 799-838, 792-794 e 797-800; VALENZA MELE 1981 e 1989; Notizie degli Scavi ad opera di Sogliano, Fulvio, Ruggiero. Cfr. anche G. Fiorelli, Scavi Stevens, in Nsc 1878, pp. 184-191; 348-358; G. Fiorelli, Cuma, necropoli greca, in Nsc 1879, pp. 335- 348; G. Fiorelli, Cuma, necropoli greca, in Nsc 1880, pp. 85-96. 23 In merito si veda G. Pellegrini, Tombe greche arcaiche e tomba greco-sannitica a tholos della necropoli di Cuma, in MonAntLincei 13, 1903, col. 209, nota 1; GABRICI 1913, coll. 841- 844. 24 L. Caselli, in NSc 1891, p. 235; A. Sogliano, Di un dipinto murale rinvenuto in una tomba cumana, in MonAntLincei , 1890, pp. 953-956. Cfr. da ultima A. Pontrandolfo, La pittura funeraria, in Magna Grecia 4, 1990, pp. 380 e 384, fig. 544. 25 Cfr. GABRICI 1913, col. 23; PATRONI 1896. 26 E. Stevens, Scavi Stevens, in NSA, 1878, pp. 184-191, 348-358; 1879, pp. 335-345; G. Fiorelli, Cuma. Necropoli greca, in NSA, 1880, pp. 85-97, 147 sgg.; FIORELLI 1883. 27 Sappiamo, infatti, che nel 1896 pi voci si alzarono per manifestare il desiderio che pi ampie esplorazioni si facessero a Cuma e soprattutto che gli scavi venissero fatti dagli organi governativi. Lo stesso ministro Gianturco si interess alla questione, cos quando Stevens chiese nel 1869 la licenza per scavare ancora nel fondo Correale nella parte pi vicina alla citt, il ministro concesse la licenza a patto che la met dei ritrovamenti venisse data allo Stato e che gli scavi fossero seguiti da un suo rappresentante.
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La fama di questi rinvenimenti fu causa, per, tra la fine dell800 e gli inizi del 900, di numerosi scavi clandestini nella necropoli 29 , che contribuirono a distruggere e/o a disperdere numerosissimi reperti, solo pochi dei quali recuperati 30 . Nello 1902 G. Maglione 31 nel fondo Artiaco 32 si imbatte in una tomba a tholos costruita con blocchi parallelepipedi (tomba 104) 33 ; il Museo, che aveva la direzione dello scavo, invi sul posto Pellegrini 34 . Unaltra licenza di scavo 35 fu rilasciata nel 1903 allavv. . Osta 36 , il quale condusse lindagine con la stessa attenzione dello Stevens a una
28 I corredi, che con cura egli aveva tenuti distinti e separati, furono dal fratello spostati da una stanza allaltra, dando inizio a quella dispersione dei contesti tanto deprecata in seguito dagli studiosi. Solo 3 anni dopo lultimo saggio di Stevens, nel 1899, cominciarono le trattative per lacquisto dellintera collezione ad opera dellallora direttore del Museo, G. De Petra. Tali trattative ebbero lunga durata e si conclusero solo nel 1902, con limmissione della collezione nel Museo di Napoli, grazie allopera di P. Orsi, nominato dal commissario del Museo. materiali furono semplicemente distribuiti in base a criteri tipologici, senza criteri topografici; fortuna volle che insieme ai reperti fossero portati al Museo anche i taccuini di scavo, permettendo di non perdere del tutto la preziosa documentazione. 29 Una breve saggio di scavo fu fatto in tuttaltra zona, sullacropoli, per conto dellallora principe ereditario nel 1897; lo scavo fu condotto in parte in maniera del tutto clandestina, in parte con una regolare licenza, concessagli dal Commissario P. Orsi, ed era ispezionato da Rizzo. Qui ritrov alcune tombe di et sannita e alcune del preellenico. Tale indagine restitu materiale preellenico e romano. 30 Agli inizi del 900 un certo Menegazzi scav nel fondo Correale, per conto dellantiquario palermitano Virz, trovando tombe gi aperte in antico. 31 G. Maglione aveva gi scavato nel 1901 nel fondo Correale; nel 1902 continu sempre l (in una zona sconvolta forse dagli scavi del De Jorio)
e si allarg anche nel fondo De Fraia (secondo la tradizione orale raccolta da Gabrici, Lubrano avrebbe parlato di tombe greche di tutte le epoche). 32 Questo fondo non era stato indagato da Stevens. Per gli scavi qui condotti da Maglione cfr. G. Pellegrini, Cuma Scavi nella necropoli, in NSc 1902, p. 556 ; G. Pellegrini, Tombe greche arcaiche e tomba greco-sannitica a tholos della necropoli di Cuma, in MonAntLincei 13, 1903, coll. 201-210; GABRICI 1913, coll. 27-28 e 841-844. 33 La tomba 104 una tomba di et greca ad incinerazione, con un ricco corredo di oggetti metallici, accompagnati da un solo oggetto in argilla unanfora SOS. bbe la fortuna di una immediata pubblicazione da parte del Pellegrini
(G. Pellegrini, Tombe greche arcaiche e tomba greco-sannitica a tholos della necropoli di Cuma, in MonAL, , 1903, pp. 205-294), in cui c anche la prima pianta edita di un settore della necropoli di Cuma, nonch lunica documentazione grafica relativa agli scavi nel settore meridionale del fondo Artiaco. La tomba a tholos fu rinvenuta insieme ad altre 3 sepolture coeve ad inumazione con ricco corredoorientalizzante e fornisce preziose notizie sul rituale funerario delle classi dominanti di Cuma nei primi anni di vita della colonia. 34 Cfr. G. Pellegrini, Tombe greche arcaiche e tomba greco-sannitica a tholos della necropoli di Cuma, in MonAntLincei 13, 1903, col. 209, nota 1; GARC 1913, coll. 841-844. 35 La licenza prevedeva il patto che un quarto del materiale ritrovato dovesse andare al Museo di Napoli. 36 Osta scav prima , nel fondo Correale, in loc. Mazzone, dove rinvenne alcune tombe a tegole e a schiena.
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corretta documentazione. Il ritrovamento principale scatur da uno scavo nel fondo Orilia, nella zona ad dellacropoli allinterno della cinta muraria, dove compare un sepolcreto preellenico con tombe ad inumazione. Data la difficolt per lo Stato di acquisire i reperti, Orsi pot solo acquistare collezioni di provenienza cumana che si trovavano presso il canonico De Criscio di Pozzuoli e presso P. Lubrano; di dubbia provenienza, forse non solo cumana, furono gli acquisti della collezione Corradi di Resina ed Item di Pompei. Nel 1910 per la prima volta viene intrapresa liniziativa di scavi regolari da parte dalle autorit competenti e non dai privati: Gabrici pu, infatti, attuare una breve campagna 37 nella terrazza inferiore dellacropoli. Poco dopo questo scavo, per, Gabrici sub attacchi personali e vessazioni che lo costrinsero ad allontanarsi da Napoli. Le casse con i reperti rinvenuti sullacropoli furono aperte e il materiale disperso, cos che questo primo importante saggio rest in pratica inedito 38 . Gli scavi furono ripresi da Spinazzola, che ampli larea indagata da Gabrici; manca purtroppo di questi saggi una pubblicazione adeguata. Dopo linterruzione forzata delle attivit archeologiche nel periodo della I Guerra Mondiale, scavi regolari e programmati ricominciarono con laffidamento della direzione del Museo ad A. Maiuri nel 1924. Larcheologo conduce, quindi, nel 1925 e poi dal 1927 al 1930 i lavori di esplorazione di quella che fino a quel momento era stata considerata la Grotta della Sibilla, cio la grande crypta che si apre alle pendici dellacropoli, tagliando tutto il Monte da ad O. Nel frattempo, nel 1927-28 saggi di scavo furono eseguiti dallo stesso archeologo sulla terrazza superiore del tempio di Giove, individuando larea del tempio e le sue fasi edilizie. Sempre nel 1927
37 Dal 2 maggio all11 giugno, l dove De Jorio aveva trovato la dedica ad Apollo. Di questi scavi una breve notizia nellappendice dellancora fondamentale volume che due anni dopo lo stesso Gabrici dedic a Cuma. 38 Solo un frammento di oinochoe tardo-geometrica fu in seguito rintracciato e pubblicato da Buchner (Figlich bemalte sptgeometrische Vasen aus Pithekussai und Kyme, in MDAR, LX-LXI, 1953-1954, pp. 37-55).
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fu istituito il Parco Archeologico di Cuma, limitato per il momento allarea dellacropoli. Nel 1929 lo stesso Maiuri propose di istituire un Antiquarium a Cuma, ma fu solo nel 1953 che pot allestirlo con numerosi materiali raccolti dal territorio flegreo, i quali poi confluirono nel 1970 nel Museo Nazionale di Napoli. Nel 1932 Maiuri rintraccia e conduce lo scavo, il consolidamento e il restauro di quello che viene ormai quasi concordemente identificato come il vero antro della Sibilla 39 , un cunicolo, perfettamente tagliato nel banco tufaceo a sezione trapezoidale. Lattenzione dello studioso si volse, poi, alla citt bassa nella piana: gli scavi iniziarono nel 1938, definendo meglio larea del oro della citt ellenistica e romana e portando alla luce i resti degli edifici principali ad essa connessi. Saggi di scavo minori hanno portato, sullacropoli, al rinvenimento di tratti conservati della cortina greca e allindagine dello strato preellenico apparso sotto il podio del Tempio di Apollo, mentre, nellarea della citt bassa, allesplorazione del quartiere romano e sannitico. La II Guerra Mondiale 40 caus linterruzione delle attivit di scavo. Le indagini archeologiche, ad opera dello stesso Maiuri, ripresero negli anni 1951-53 nella stessa zona del Foro. Fu nel frattempo ampliato il Parco Archeologico, estendendolo verso la citt bassa. Nel 1958 viene realizzato uno scavo nella c.d. grotta della Sibilla 41 . Nel frattempo alcune indagini erano state eseguite nella parte bassa di Cuma, a E del colle 42 . Da ricordare, inoltre, lutilizzazione, a partire dal 1958, di foto aeree per il rilevamento degli impianti portuali dellAverno e del Lucrino
39 Contra M. Napoli, La documentazione archeologica in Campania, in ACT, V, 1964, Napoli 1965, pp. 105-120. 40 Durante tale periodo la Marina Militare taliana occup, a scopo strategico, la Grotta di Cocceio, che sub gravi danni nel settembre 1943 per lo scoppio degli ordigni bellici ivi depositati, provocato dai Tedeschi in fuga. Anche lacropoli sub delle modifiche, per linstallazione di alcune batterie antiaeree, costruite dai militari italiani sulla sommit e sul fronte occidentale del Monte di Cuma. 41 Si veda Atti di Taranto 1964, pp. 105-106. 42 Cfr. Atti di Taranto 1964, pp. 106-108.
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costruiti da Agrippa nel 37 a.C 43 . Nel 1959 Muller-Karpe pubblica uno studio 44 fondato sui materiali cumani analizzati nel 1913 da E. Gabrici; tale studio costituisce il caposaldo per la cronologia dellt del Ferro italiana 45 . Negli anni 60 vi fu unautentica esplosione di scoperte, esplorazioni ed esegesi sulla citt e sul territorio di Cuma. Importanti rinvenimenti si registrano nel settore meridionale del fondo Artiaco, a S della tholos, tra il 1961 ed il 1962, durante i lavori del Consorzio di bonifica del Basso Volturno per la realizzazione di Opere relative allutilizzazione delle acque cloacali di Napoli 46 . Nel 1965 una breve comunicazione da parte del De Franciscis, allora soprintendente, ricorda interessanti lavori eseguiti intorno alla c.d. tomba della Sibilla 47 . Per gran parte degli anni 70 e 80 la limitatezza dei fondi non ha consentito alla Soprintendenza che limitate seppur preziose opere di ricerca, nellambito degli scavi di emergenza connessi a nuovi interventi edilizi. Al 1971-72 risale lesplorazione, da parte di N. Valenza Mele, di un tempio con portico che si apre alle spalle del portico S del Foro. Agli stessi anni risale un ulteriore intervento nella necropoli, che si situa ad O della via Vecchia Licola, nel fondo Correale, a N e a S della strada vicinale da Cuma a Licola 48 . Nel 1975 la Soprintendenza mette a punto un progetto di vincolo su tutta larea della citt di Cuma e avvia una campagna di rilievo e
43 In proposito si veda G. Schmiedt, Atlante aerofotografico delle sedi umane in Italia. II. Le sedi scomparse, Firenze 1970, tav. LVIII. 44 H. Mller Karpe, Beitrgezur Chronologie der Urnenfelderzeitnrdlich und sdlich der Alpen, Berlino 1959. 45 Si veda in merito CERCHIAI 1995, p. 13. 46 Archivio Sopr., cart. C 26, fasc. 27. La documentazione conservata in archivio consiste nella corrispondenza tra il Consorzio e il Soprintendente e tra il Soprintendente e Johannowsky che diresse i lavori di intervento in qualit di ispettore archeologo di Cuma. conservata inoltre parte della documentazione grafica relativa al progetto del Consorzio, da cui non si ricavano dati utili per una pi precisa ubicazione dei rinvenimenti menzionati nella corrispondenza stessa. Si veda anche A. Gallina, Cuma, in AA Suppl., 1970, pp. 273-274; 47 Cfr. Atti di Taranto 1965, p. 174. 48 Si veda Archivio Sopr., cart. C 18, fasc. 11: i rinvenimenti sono ubicati su una pianta catastale (scala 1:2.000).
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restauro di tutti i monumenti 49 , al fine della realizzazione di un parco archeologico che comprenda tutta larea della citt antica e della necropoli e di una ripresa della ricerca sul terreno. Nel frattempo, nella persona di G. Tocco, interviene in scavi di recupero in occasione di lavori pubblici e privati. Ci avviene, ad esempio, nellambito di lavori di sistemazione delle fognature lungo la via Vecchia Licola, i quali vengono a tagliare abitato e necropoli 50 . Il secondo intervento di recupero per il 1975 stato effettuato nella zona della necropoli e precisamente nella zona situata immediatamente a N della citt, sulla destra della via Vecchia Licola, nota come fondo Artiaco; il saggio ha fornito dati considerevoli per il periodo sannitico. Nel 1976 viene avviato un programma di restauri sistematici 51 . Lanno seguente viene realizzata una ricognizione sistematica dei resti esistenti, per lapprontamento di un sistematico rilievo dellintera zona archeologica 52 . Alcuni scavi di emergenza furono effettuati, tra il 1978 e il 1982, nellarea del depuratore di Licola, a N di Cuma 53 . Nel 1983 sono stati effettuati esclusivamente interventi di restauro e di consolidamento su alcuni dei pi importanti monumenti o complessi monumentali 54 . Ulteriori interventi di scavo sono stati realizzati negli anni successivi (1983-85), con la scoperta di un settore inesplorato della necropoli sannitica, in loc. Convento. Nel 1988-90 si colloca lattivit svolta nei Campi legrei dal Consorzio Pinacos Progetto ubea, con particolare attenzione rivolta allarea di Cuma. Una decisa accelerazione della ricerca e degli investimenti si avuta solo negli anni 90. Dapprima si trattato di semplice, ancorch
49 Al riguardo Atti di Taranto 1977, pp. 327-328. 50 Cfr. W. Johannowsky, cit. in Atti di Taranto 1975, pag. 98 e in AA, s.v. Cuma. 51 Nel 1976 viene ultimato il restauro del tempio di Giove; lanno seguente si d inizio a quello del tempio di Apollo, sulla terrazza inferiore dellacropoli. Cfr. Atti di Taranto 1978, pp. 274- 275. 52 Per Cuma a quel tempo non stata prodotta ancora una fededegna e sufficientemente dettagliata planimetria dinsieme e, a parte larea demaniale dellacropoli, su tutta lestensione della citt bassa, ancora per gran parte in propriet privata, non esiste unadeguata protezione di vincoli n un programma di acquisizione dei suoli. 53 Si veda in merito Atti di Taranto 1980, pp. 260-262. 54 Tali interventi hanno interessato la roccia tufacea in cui scavato il c.d. Antro della Sibilla e la parete destra della c.d. Crypta Romana. Cfr. Atti di Taranto 1983, p. 482.
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cospicuo potenziamento dellattivit di tutela in relazione a nuovi grandi progetti di opere pubbliche, ponendo il vincolo archeologico ex novo dellarea gi vincolata dellantica citt di Cuma e del suo territorio a N e a S di essa 55 . Sono stati, inoltre, realizzati lavori di consolidamento e di restauro e piccole opere di scavo 56 . Nel 1992 un intervento per il controllo del tracciato di un
metanodotto ha permesso di individuare nellarea del porto un complesso costituito da una piattaforma 57 . n seguito, gli investimenti sullarcheologia flegrea hanno assunto carattere pi strutturale: cos, nel 1993, nel castello di Baia stato aperto il nuovo Museo Archeologico dei Campi Flegrei. Nello stesso anno importanti rinvenimenti, effettuati da P. Caputo, hanno riguardato la zona a S del Capitolium nellarea della citt bassa nelle propriet Zecchina e Carandente) 58 . Ledificio, trovato lanno precedente nellarea del porto antico, si rivelato un santuario di culto egiziano, in funzione dellarea del bacino portuale 59 . A partire, poi, dal 1994 stato attuato dalla Soprintendenza Archeologica per le Province di Napoli e Caserta il progetto Kyme (fino al 1996), finanziato con fondi della regione Campania. Tale progetto ha previsto la collaborazione tra la Soprintendenza, lUniversit degli Studi di Napoli ederico nelle persone di C. Gasparri e G. Greco, lstituto Universitario Orientale con la direzione di . dAgostino e E. Greco) ed il Centre Jean Brard di Napoli (con a capo M. Bats e M. Pasqualini). Le ricerche sono state indirizzate a completare la conoscenza dellarea del oro ederico e della topografia e dellurbanistica Orientale, nonch ad affrontare i temi della localizzazione dei porti della citt greca e romana e
55 In merito si veda Atti di Taranto 1991. 56 Idem. 57 La piattaforma, di et augustea e usata almeno fino al VI sec. d.C., sita nel supposto canale dimbocco del bacino portuale e probabilmente legata alla presenza di esso. Per alcune notizie si veda Atti di Taranto 1992. 58 Al riguardo si veda Atti di Taranto 1993. 59 Idem.
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dellevoluzione della linea di costa Centre Jean rard 60 . Nelle campagne 1994-1995, lquipe dell.U.O., ha recuperato gli assi stradali antichi noti e li ha ricollocati in un sistema topografico di riferimento 61 . La ricerca sulle mura, invece, si concentrata sul lato settentrionale, ad O della porta dalla quale doveva uscire al via Domitiana: stato rimesso i luce un impianto che ha subito numerosi rifacimenti 62 . Lesplorazione dellarea del oro 63 , affidata allquipe dellUniversit ederico , ha affrontato sostanzialmente nelle campagna 1994- 1995 il problema della conoscenza del grande tempio dominante la piazza e del c.d. Tempio con Portico 64 , prospiciente il lato meridionale del Foro 65 . Lquipe francese del Centre Jean rard, nelle campagne 1994-1997, attraverso una serie di studi geofisici e di saggi archeologici, integrati con le ricerche topografiche e linterpretazione delle fotografie aeree, ha circoscritto la possibilit di localizzare installazioni portuali a due zone: a N e a S del Monte di Cuma . Le ricerche si sono dapprima concentrate nellinsenatura situata a S del Monte di Cuma 66 . Nel 1995, N. Valenza Mele
presenta, ad opera di suoi collaboratori suoi collaboratori, un importante contributo sulledificio sacro di Fondo Valentino 67 .
60 n merito al progetto Kyme per gli anni 1994-1995 si veda Atti di Taranto 1995, p. 587. 61 Notizie al riguardo in Atti di Taranto 1995, p. 587. 62 Per notizie al riguardo si veda Atti di Taranto 1995, pp. 587-589. 63 Si ricordano gli studi di A. Maiuri, A. de Franciscis, I. Sgobbo, fino agli ultimi scavi condotti da M.E. Bertoldi col rinvenimento del tempio con abside. 64 Si veda al proposito Atti di Taranto 1995, pp. 588-588; GASPARRI-ADAMO-GRECO 1996, pp. 44-50. 65 Qui G. Tocco aveva gi rinvenuto delle preesistenze in un saggio degli anni 70. 66 Si veda BATS 1998; M. Bats-C. Morhange-M. Pasqualini-P. Poupet, Cuma. Il Progetto Kyme . Gli scavi del Centre Jean Brard. I lavori di ricerca del porto di Cuma, in Nova antiqua phlegraea, 2000, pp. 101-102; M. Pasqualini, Cumes: cadre gographique et historique, avant- propos ltude des ports (Note), in Mditerrane 1.2, 2000, pp. 69-70; L. Vecchi et alii, La mobilit des milieux littoraux de Cumes, Champs Phlgrens, Campanie, Italie du Sud, in Mdirrane 1.2., 2000, pp. 71-82; MORHANGE et alii 2002. In merito si veda anche Atti di Taranto 1995, pp. 589-590; 1997. 67 LA ROCCA, RESCIGNO, SORICELLI 1995. Al riguardo si veda anche N. Valenza Mele,
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Nel 1996, per quanto riguarda la ricerca sulle mura settentrionali svolta da LOrientale, si ampliato il saggio ad O della porta dalla quale la via Domitiana usciva dalla citt dirigendosi verso Liternum 68 . In un altro saggio nel fondo Ortolani, a N della via Vecchia Licola, stato, invece, inaspettatamente rinvenuto un muro di cinta pi antico di quello della fase di fine VI sec. a.C. 69 . noltre l.U.O. ha mirato allincremento dei dati gi acquisiti nelle campagne di scavo 1994- 1995 in merito allimpianto urbano e alla occupazione della parte della citt situata sulle pendici del Monte Grillo 70 . Nella campagna 1996-1997, le ricerche archeologiche nel Foro hanno interessato: la piazza centrale nella sua zona occidentale, antistante il Capitolium, con inclusione dei portici perimetrali N e S; ledificio absidato prospiciente il lato meridionale del Foro, la c.d. Aula Sillana; la Masseria del Gigante situata sullestremit orientale dellarea forense 71 . Nel 1997, le ultime attivit del Progetto Kyme hanno visto concludersi il restauro della famosa tomba a tholos 72 . Nel 1998-1999 la ricerca archeologica ha avuto una battuta darresto 73 . A partire dal 2000, al progetto Kyme ne seguito un altro omonimo Kyme II, fino al 2002), finanziato dal C.I.P.E., che ha avuto tali obiettivi: conoscere la topografia della citt bassa (Federico II), chiarire i problemi del perimetro e delle fasi cronologiche della cinta muraria (Orientale), affrontare i temi della localizzazione dei porti della citt greca e romana e dellevoluzione della linea di costa (Centre Jean Brard).
Hera ed Apollo nelle colonie euboiche dOccidente, in MRA, 89, 1977, pp. 493-524; N. Valenza Mele, Hera, Apollo e la mantica sibillina, in RA, 1991-1992, pp. 5-71. 68 In merito si veda Atti di Taranto 1997. 69 Idem. 70 Vedi nota 68. 71 GASPARRI-ADAMO-GRECO 1996, pp. 50-58; GASPARRI 1997 A; GASPARRI 1997 B; GASPARRI 1998. 72 Atti di Taranto 1998. 73 Atti di Taranto 1999, p. 634.
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Nel 2001 sono riprese anche le indagini de LOrientale nel tratto settentrionale delle mura, ai lati della porta mediana: ne risultata confermata la successione delle fasi gi individuata; tale situazione viene ora integrata dalla scoperta di una fase pi antica ad E della porta 74 . Un urgente intervento di restauro nellunico tratto ben conservato delle mura meridionali, situato a N della Croce di Cuma, ha accertato anche qui lesistenza di un muro 75 . Nellambito dello studio sullurbanistica di Cuma, nata lesigenza di collegare le mura settentrionali con il Foro ed il centro monumentale della citt, nonch di acquisire dati sellassetto dellarea intermedia 76 . Gli scavi condotti sempre nel 2001 77 dallUniversit degli Studi ederico hanno consentito di esplorare la parte S-E del Foro, dove lindagine ha riscontrato confronti molto stretti tra il tempio nella Masseria del Gigante ed il c.d. tempio con portico; Si , invece, conclusa lindagine stratigrafica nel tempio con portico 78 . Le ricerche del Centre Jean Brard (sotto la direzione di J. P. Brun e P. Munzi), solo in un primo momento (novembre e dicembre 2000), hanno continuato a interessare la zona a S dellacropoli, al fine di implementare i dati concernenti la topografia dellarea 79 . Poi, nel dicembre 2001 lquipe ha spostato lattenzione sul lato N-E del Monte di Cuma, al di fuori del circuito murario, con lo scopo di chiarire landamento della laguna di Licola, il suo sviluppo diacronico e leventuale presenza in questarea di strutture portuali ad essa connesse 80 . Si sono svolte, fino al 2002, due lunghe campagne di scavo, 81 le quali hanno riguardato 3 settori della via Domitiana con il suo apparato di necropoli, fuori dalla porta esplorata da LOrientale
74 Atti di Taranto 2001, p. 657. 75 Atti di Taranto 2001, pp. 657-658. 76 Atti di Taranto 2001, pp. 658-660. 77 Si veda in proposito Atti di Taranto 2001, p. 660-661; GASPARRI 2007. 78 GRECO 2007. 79 BRUN ET ALII 2000. 80 Si veda Atti di Taranto 2001, pp. 661-663; MEFRA 2001. 81 Dal 02/04 al 27/07/2001 e dal 02/04 al 28/06/2002. Al riguardo MEFRA 2001-2002; MORHANGE ET ALII 2002.
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82 ; tali indagini hanno permesso di definire le trasformazioni dellambiente prima e dopo la costruzione della strada. Nel 2002 si conclusa lattivit del secondo progetto Kyme. Nellultima campagna di indagine condotta dall.U.O. si sono definiti ulteriori caratteri del complesso comprendente la porta N e i tratti contigui dellimponente cinta muraria a doppia cortina 83 . Gli scavi condotti dalla ederico hanno interessato ancora larea S-E del Foro 84 . Anche il Centre J. Brard ha concluso, tra 2002 e 2004, le sue indagini sul lido di Cuma, ultimando gli scavi sul lato N-E della citt, lungo il margine dellantica laguna di Licola 85 . Nel 2003 sono riprese le ricerche archeologiche, condotte nellambito del progetto Kyme III fino al 2011): LOrientale ha operato sempre nellarea delle fortificazioni settentrionali 86 . Il Centre Jean Brard ha ripreso le ricerche archeologiche nellarea posta immediatamente al di fuori della porta mediana della cinta settentrionale, al fine di acquisire ulteriori elementi di conoscenza sulla topografia dei margini meridionali e orientali della laguna di Licola 87 . LUniversit ederico ha proseguito lo scavo del Foro, concludendo le indagini nellarea della Masseria del Gigante e proseguendo lesplorazione dei portici S ed e nel Capitolium 88 . Nel 2004 si concluso il restauro della famosa tomba a tholos, danneggiata da ignoti vandali nel 1994. Sempre nello stesso anno un tratto della fortificazione settentrionale e unarea tra le Terme del oro e le mura Nord erano in corso dindagine da parte de LOrientale 89 . Mentre la ederico ha continuato le indagini nel oro 90 , le
82 A 50 m da essa il primo settore, a ca. 200 m il secondo, a ca. 250 m il terzo. 83 Per notizie si veda Atti di Taranto 2002, pp. 599-601; DAGOSTNO-DANDRA 2002, pp. 11-88. 84 Al riguardo si veda Atti di Taranto 2002, p. 601. 85 In merito si veda Atti di Taranto 2002, pp. 601-602; STEFANIUK ET ALII 2003. 86 Si veda Atti di Taranto 2003, pp. 640-643. 87 In merito si veda Atti di Taranto 2003, pp. 643-646; STEFANIUK ET ALII 2003 . 88 Per notizie si veda Atti di Taranto 2003, pp. 646-652. 89 Al riguardo si veda Atti di Taranto 2004, pp. 647-648, 649-650.
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operazioni del Centre J. rard sono consistite nellestensione delle esplorazioni alla zona situata davanti la porta mediana 91 . Durante il periodo compreso tra gli ultimi mesi del 2005 e il 2006, le attivit di tutela e ricerca sono consistite in numerosi interventi sia di emergenza e di restauro, sia di scavo archeologico sistematico nellambito del progetto Kyme III 92 . Nel periodo tra il mese di dicembre 2005 e quello di luglio 2006, il Centre Jean Brard ha proseguito le ricerche archeologiche nellarea posta immediatamente al di fuori della cd. porta mediana della cinta settentrionale 93 . Nellarea della c.d. porta mediana, LOrientale ha eseguito lungo le mura settentrionali alcuni sondaggi, integrati da una campagna di prospezioni geo-elettriche 94 . gruppi di ricerca dellUniversit ederico hanno condotto nel 2006 varie esplorazioni archeologiche nellarea del oro romano, a prosieguo di quelle eseguite nel 2004 95 . Nel 2007, a completamento dello scavo del tratto settentrionale delle fortificazioni, l.U.O. ha curato unindagine archeologica 96 nellarea situata tra le mura, ad O della cd. porta mediana, e la zona della Via Domitiana e della necropoli esplorata dal Centre Jean Brard. Al fine di chiarire la topografia, la stratigrafia e il funzionamento interno di alcuni recinti funerari depoca romana, il Centre Jean rard ha intrapreso nei mesi di maggio e giugno 2007 un intervento di pulizia e di rilievo 97 . Dal settembre 2006 fino al novembre 2007 lesplorazione 98 in settori del Foro gi esplorati, condotta dal gruppo di lavoro dellUniversit ederico , ha permesso di portare alla luce un
90 Si veda GASPARRI 2009. 91 Vedi MEFRA 2005; Atti di Taranto 2004, pp. 650-651. 92 In merito si veda Atti di Taranto 2006, pp. 247-253. 93 Al riguardo si veda Atti di Taranto 2006, pp. 253-257; MEFRA 2006; BRUN-MUNZI 2007. 94 Per notizie si veda Atti di Taranto 2006, pp. 257-261; DAGOSTNO-DACUNTO 2009. 95 Si veda Atti di Taranto 2006, pp. 261-269; GASPARRI 2009; GRECO 2009. 96 Per notizie si veda Atti di Taranto 2007, p. 818. 97 Al riguardo si veda Atti di Taranto 2007, pp. 819-822; BRUN-MUNZI 2007; MEFRA 2007. 98 In merito si veda Atti di Taranto 2007, pp. 822-825; GASPARRI 2009; GRECO 2009.
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nuovo tratto del lato orientale del foro stesso e di indagare fino ai livelli pavimentali la cd. Aula Sillana. proseguito lo scavo dellabitazione individuata ad O del cd. Tempio con portico; sempre nello stesso periodo altri saggi archeologici hanno interessato il fronte settentrionale del foro. Nel 2008 il Centre J. Brard ha proseguito le ricerche nella necropoli romana situata a N delle mura 99 ; l.U.O. ha continuato lindagine sulle fortificazioni 100 ; la ederico si sempre occupata degli scavi nel Foro romano 101 . Nel 2009 , le ricerche del Centre Jean Brard nella necropoli della porta mediana di Cuma hanno interessato quattro monumenti funerari 102 e nel 2010 si sono concentrate 2 monumenti funerari e un gruppo di tombe a acamera e di tombe a incinerazione 103 .
I.3 - CUMA PREELLENICA
I.3.1 - LINSEDIAMENTO SULLACROPOLI
l sito di Cuma, a differenza dellintero territorio flegreo, appare occupato, gi prima che si insediasse la colonia greca, verso la fine dellet del ronzo. ndizi sulla presenza di un abitato indigeno sulla collina della futura acropoli greca alla fine dellet del ronzo e nellet del erro anteriormente alla venuta dei coloni euboici) si hanno nella letteratura archeologica fin dalla fine dell800. Nel 1879, infatti, il principe ereditario di Napoli, il futuro re Vittorio Emanuele III, fece eseguire un piccolo scavo 104 sulla vetta del Monte di Cuma,
99 Si veda MEFRA 2009. 100 DAGOSTNO-DACUNTO 2009. 101 GASPARRI 2009; GRECO 2009. 102 Per notizie si veda MEFRA 2010. 103 Al riguardo si veda MEFRA 2011.
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nei pressi del cd. Tempio di Giove, nel quale si rinvennero alcuni fittili di impasto nerastro, insieme ad alcune tombe di et sannita e del preellenico e a materiale romano. La presenza di un insediamento indigeno sulla rocca cumana fu confermata dagli scavi che E. Gabrici effettu nel 1910 sulla terrazza inferiore, dove sorge il tempio di Apollo 105 . Lo studioso esegu dei saggi in profondit sotto il basamento ritrovando degli strati ancora indisturbati di VIII e VII sec. a.C. con cospicue tracce di scorie di rame, bronzo e ferro. Nella maggior parte delle trincee che Gabrici apr sullintera superficie della terrazza 106 fu recuperata abbondante ceramica dimpasto 107 . Nella parte orientale della terrazza, Gabrici registrava la presenza di strati di terra nera caratterizzati da unaltissima percentuale di impasto e, in misura nettamente minore, da ceramica coloniale e reperti metallici; tali strati seguivano, per tutta la loro estensione, landamento della terrazza, che digrada appunto da O verso E. In un unico caso lo studioso credette di imbattersi in un vero e proprio piano di frequentazione, costituito da una platea di terra compatta alquanto orizzontale, sulla quale insistevano pietre concotte e scorie di fusione, ma non si fu in grado di stabilire leventuale pertinenza di reperti alla fase indigena oppure a quella coloniale. Materiale dimpasto venne, inoltre, recuperato in un sondaggio praticato nella cella del tempio, rimuovendo i blocchi del basamento, a ca. 2,5 m di profondit.
104 Lo scavo fu condotto in parte in maniera del tutto clandestina, in parte con una regolare licenza, concessagli dal Commissario P. Orsi, ed era ispezionato da Rizzo. Ne danno notizia MARAGLINO 1908, p. 12; GABRICI 1913, col. 9, nota 1. 105 Una sintesi sui risultati di questo scavo in GABRICI 1913, coll. 756-766. 106 Per tali indagini, oltre ai dati forniti dallo stesso autore, possibile consultare il giornale di scavo conservato nellArchivio Corrente della Soprintendenza Archeologica di Napoli e Caserta, cartella 21, fascicolo, 2. andata, invece, perduta la planimetria con lubicazione dei sondaggi alla quale si fa esplicito riferimento nel diario di scavo. materiali recuperati in quelloccasione sono stati, invece, di recente rintracciati dalla dott.ssa M.R. Borriello che ne sta curando la pubblicazione. Un sintetico bilancio dei risultati di tali scavi, in base allintera documentazione disponibile, stato tentato in M. Catucci-L. Jannelli-L. Sanesi Mastrocinque, Il deposito votivo dellacropoli di Cuma (Corpus delle stipi votive), 1999. 107 In particolare, nei sondaggi praticati nel settore settentrionale, ai margini della scarpata, dove limpasto sembra caratterizzare soprattutto gli strati pi profondi e nellarea ad del basamento templare, dove viceversa gli strati contenenti materiale preistorico affioravano a volte poco al di sotto del terreno superficiale.
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Poco dopo questo scavo, per, Gabrici sub attacchi personali e vessazioni che lo costrinsero ad allontanarsi da Napoli. Le casse con i reperti rinvenuti sullacropoli furono aperte e il materiale disperso, cos che questo primo importante saggio rest in pratica inedito 108 . Analoga operazione di smontaggio e rimontaggio dei blocchi del basamento venne ripetuta nel 1932 da A. Maiuri 109 , il quale apr 3 trincee al centro dello stereobate, posizionate su di un unico allineamento E-O. Lo scavo permise di verificare loriginario profilo della roccia di base in questo punto della terrazza 110 . Al di sopra del banco roccioso insistevano alcune gettate di pozzolana, pi o meno mescolata ad altri componenti, e strati di terra nera contenenti frammenti ceramici: una stratigrafia, dunque, assai simile a quella messa in luce da Gabrici nel settore orientale, sebbene in questo caso, sul giornale di scavo, non venga specificato se i materiali ceramici rinvenuti fossero dimpasto o dargilla depurata. Sicuramente restitu materiali dimpasto una trincea aperta, durante la stessa campagna, subito al di fuori dellarea di ingombro del tempio, a N- delledificio, nellangolo compreso tra il pronao e il basamento: anche in questo caso la stratigrafia messa in luce era caratterizzata da unalternanza di livelli di pozzolana e strati di terra nera contenenti carboni, ossi combusti ed abbondante materiale dimpasto, liscio e decorato. Poco dopo che i massicci interventi di Maiuri, G. Buchner fu incaricato di eseguire alcuni sondaggi nellarea limitrofa al tempio di Apollo allo scopo di testare lentit e la natura giacimenti pre-ellenici individuati nei precedenti scavi. Della documentazione ufficiale relativa a questimportantissimo scavo non rimane alcuna traccia 111 .
108 Solo un frammento di oinochoe tardo-geometrica fu in seguito rintracciato e pubblicato da Buchner (Figlich bemalte sptgeometrische Vasen aus Pithekussai und Kyme, in MDAR, LX-LXI, 1953-1954, pp. 37-55). 109 saggi condotti da Maiuri sullacropoli sono inediti, ma se ne conserva il giornale di scavo presso lArchivio Corrente della Soprintendenza Archeologica di Napoli e Caserta, cartella 15, fascicolo 3. Cfr. anche la sintesi di A. Gallo, Il santuario di Apollo sullacropoli di Cuma, in Puteoli 9-10, 1985-1986, pp. 121-210. 110 Il banco tufaceo fu, infatti, raggiunto a 2,15 m di profondit nella trincea pi ad O ed a ben 4,85 m in quella pi ad E, mostrando un fortissimo declivio da O verso E. 111 Buchner ricorda di aver stilato una relazione finale sui risultati dello scavo e di averla
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Un documento conservato presso lArchivio della Soprintendenza riporta, per, una lettera, datata al 21 aprile 1940 112 , che Buchner indirizz allallora Soprintendente Maiuri per aggiornarlo sullandamento della ricerca. Dal testo si deduce che due trincee furono sicuramente posizionate presso langolo S-E del tempio, alle spalle del muro di terrazzamento, molto probabilmente subito a S dellambiente con annessa cisterna che addossato al podio. Pi difficile risulta, invece, stabilire se laltro saggio menzionato, quello presso langolo N-E, sia stato aperto dallo stesso Buchner o non si tratti piuttosto del sondaggio effettuato qualche anno prima dal Maiuri, che aveva interessato tutto lo spazio compreso tra pronao e basamento 113 , lasciando poco spazio per unulteriore indagine in quel punto. I pochi dati forniti da questo documento sono integrabili con alcuni appunti che Buchner conserva tra le sue carte personali, costituiti da rapidi schizzi abbozzati sul sito e dalla minuta di una lettera 114 che il giovane studioso invi a P. Zancani Montuoro, per informarla delle sue recentissime scoperte. Per quanto attiene, invece, la stratigrafia messa in luce nei sondaggi, qualche dato pi puntuale si trova nei pochi appunti di scavo conservati riferibili ai saggi dislocati a S-E del tempio costituiti dal disegno delle sezioni di alcune pareti e da brevi annotazioni aggiunte. Una delle sezioni schematiche riporta la parete di un saggio delle dimensioni di 3 x 1,70 m; dal momento che linclinazione degli strati quella rappresentata nello schizzo generale, la stratigrafia deve essere quella relativa alla colmata arginata dal muro di terrazzamento, cos come appariva nella sponda S del saggio. Come descritto nella lettera alla Zancani Montuoro, strati di pozzolana, per lo pi di potente spessore, si alternano a pi sottili strati di terreno scuro nei quali si
consegnata al Soprintendente, ma negli archivi della Soprintendenza di Napoli, per, non stato possibile rintracciarla. 112 Archivio Corrente della Soprintendenza Archeologica di Napoli e Caserta, cartella 23, fascicolo 6. 113 La trincea aveva dimensioni di 2,60 x 1,25 m. 114 La lettera riportata integralmente in JANNELLI 1999, pp. 75-77.
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concentrano frammenti ceramici e carboni. Sul fondo del saggio, quasi a contatto con la roccia di base, compare lo schizzo di un frammento ceramico con la specifica coccio geometrico. Le brevi note che si conservano sul retro della sezione, che costituiscono una sorta di rapido diario di scavo, sembrano essere il commento scritto di questa situazione stratigrafica. La presenza, proprio alla base della colmata, pochi centimetri al di sopra della roccia, di un frammento architettonico e del coccio geometrico testimonia inequivocabilmente che gli strati superiori, contenenti materiale preistorico, non sono livelli di frequentazione, come Gabrici e poi Maiuri avevano creduto, ma scarichi di terreno di riporto. Ci significa che tutto il settore della terrazza posto alle spalle del grande muro di terrazzamento, laddove sorge ledificio templare, non si forma per naturale e progressiva stratificazione, ma fu il risultato di un unico ed imponente intervento artificiale che modific radicalmente il profilo della terrazza, originariamente fortemente acclive, rendendolo pianeggiante ed adatto ad accogliere un edificio templare di grandi dimensioni. Parte del terreno di riporto utilizzato proviene, chiaramente, dalla distruzione dei livelli di frequentazione del villaggio indigeno che doveva sorgere nei paraggi. probabile che almeno una parte di esso fosse ubicata nel settore settentrionale della stessa terrazza inferiore, mentre altri nuclei potevano essere dislocati in diverse aree dellacropoli, non tutte oggi necessariamente riconoscibili per i probabili sconvolgimenti naturali sopravvenuti nel corso dei secoli e per lo stesso foltissimo manto vegetale che la ricopre in gran parte. Pi difficile , invece, stabilire con precisione il termine cronologico per la realizzazione della colmata e della relativa opera di terrazzamento. Un terminus post quem sembra costituito dal frammento di decorazione architettonica definita da Buchner Rundstab 115 (cio letteralmente tondina, menzionato nel diario di
115 La roccia geometrica costituisce, infatti, un elemento sicuramente pi antico e non cogente
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scavo, che potrebbe essere riferito al frammento di un particolare tipo di antefissa. Dal momento che tale tipo di antefissa si colloca nella seconda met avanzata del VI sec. a.C. 116 , dovremmo ritenere che sia proprio questo il terminus post quem per la realizzazione della colmata e delledificio templare che vi insiste. Saremmo, dunque, come lo stesso uchner aveva anticipatamente intuito, allepoca di Aristodemo, momento in cui lintera citt sembra interessata da un ambizioso programma di opere pubbliche. en sinquadrerebbe, pertanto, nellattivit propagandistica del tiranno di Cuma, nel quale tanta parte ebbe lutilizzo spregiudicato dellideologia religiosa 117 , la monumentalizzazione del santuario di Apollo. Proprio a questo edificio sarebbero, pertanto, da riferire le numerose terrecotte tardo- arcaiche recuperate nellarea, che riconducono allapparato decorativo di un edificio di tipo etrusco-campano. Dei materiali protostorici rinvenuti nei saggi effettuati davanti al tempio di Apollo d notizia, in pi di unoccasione, lo stesso uchner 118 riferendo, inoltre, che tra i reperti erano presenti frammenti di fornelli ed un frammento con decorazione a borchiette di bronzo, attribuibili allet del erro. A tali materiali fa cenno anche Johannowsky 119 , aggiungendo la notizia dellesistenza di frammenti dellet del ronzo finale. Secondo lo studioso, tali elementi sarebbero stati irrimediabilmente rimescolati durante il convulso periodo della Seconda Guerra Mondiale e, dunque, non pi rintracciabili n utilizzabili ai fini di uno studio analitico. Tuttavia, il materiale sicuramente quello proveniente dallo scavo Buchner o almeno parte di esso 120 .
per la determinazione della cronologia della colmata. Lo schizzo disegnato da Buchner mostra, infatti, un frammento di parete decorata con 5 linee verticali a tremolo seguite da una coppia di linee orizzontali, databile al TG I/TG II. 116 Per questo tipo di decorazione architettonica, gi ampiamente nota per Cuma, cfr. da ultimo C. Rescigno, Tetti campani, Roma 1998, pp. 208-212 e pp. 380 ss. 117 Su questaspetto cfr. A. Mele, Aristodemo, Cuma e il Lazio, in M. Cristofani (a cura di), Etruria e Lazio arcaico QuadAdT 15, Roma 1987, pp. 155-157. 118 G. Buchner, Nota preliminare sulle scoperte preistoriche nellisola di Ischia, in RP n.s., 1936-1937, pp. 83 e 85 e BUCHNER 1950, p. 103. 119 JOHANNOWSKY 1975, p. 99-100.
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Lanalisi di tali reperti realizzata dalla Jannelli 121 ha permesso di individuare 4 diversi momenti di frequentazione del sito: periodo eneolitico; et del Bronzo recente; et del Bronzo finale; prima et del Ferro. Se si escludono rarefatte presenze materiali per il periodo eneolitico, testimonianze di una frequentazione del sito la cui natura e portata ci sfugge, linsediamento preistorico sullacropoli sembra cominciare ad assumere una concreta fisionomia solo in un momento avanzato dellet del ronzo ronzo recente. Tale occupazione si protrasse con una continuit insediativa durante il successivo periodo del Bronzo finale: se i dati relativi alla fase del Bronzo recente restano scarsi e isolati, la documentazione che interessa il periodo del Bronzo finale ben pi ampia e va ad integrare quanto gi noto dallevidenza della necropoli. Linsediamento si protrae, poi, durante la fase dellet del Ferro, la meglio documentata della Cuma preellenica, grazie allevidenza della necropoli che si sviluppa i piedi dellacropoli.
I.3.2 LA NECROPOLI: STORIA DEGLI STUDI E DELLE RICERCHE
La necropoli dellinsediamento indigeno di Cuma, che si sviluppa ai piedi dellAcropoli, fu scoperta intorno alla met dell800 durante gli scavi del principe Leopoldo di Borbone, Conte di Siracusa e
120 Il rinvenimento avvenuto a pi riprese. Una parte del materiale stato ritrovato in occasione del riordino dei depositi del MANN dalla dott.ssa Borriello: i frammenti ceramici erano custoditi in cassette di legno con lindicazione Cuma scavo uchner ed erano stati selezionati dal momento che vi comparivano solo parti significative delloggetto oppure decorate. Una terza cassetta, erroneamente associata alle altre due, conteneva invece materiale di et coloniale proveniente da una delle trincee praticate da Gabrici. Qualche tempo dopo stata ritrovata unaltra cassetta, ancora con lindicazione scavo uchner, che invece conteneva quasi esclusivamente pareti e poche forme sempre dimpasto insieme ad una certa quantit di ceramica pi tarda di varie epoche. Infine, stato identificato dalla Jannelli un terzo lotto dello stesso contesto nel deposito dellUfficio archeologico di Cuma: in questo caso il riconoscimento le stato possibile grazie al fatto che un frammento risultato attaccare con uno dei frammenti conservati al Museo di Napoli. La presenza, in questultimo lotto, del frammentino di tegola con liscrizione a matita appostatavi da uchner ha poi confermato, in maniera indiretta, lappartenenza dellaltro lotto al medesimo contesto. 121 JANNELLI 1999.
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fratello di Ferdinando II, che portarono alla luce alcune sepolture 122 . Successivamente, le indagini, sotto la direzione del Fiorelli coadiuvato dal Minervini, su incarico del Conte di Siracusa, si rivolsero a N del tempio dei Giganti, a circa 100 palmi dal grande muro in blocchi ritrovato nel corso degli stessi scavi, nelle adiacenze della masseria del Procidano; qui si rinvennero alcune sepolture a cassa di tufo 123 . n seguito a uninterruzione negli anni 1854-1855, le ricerche vengono approfondite, fino al 1857, arrivando ad evidenziare altri tratti dellantica cinta muraria e parte del reticolo stradale, del quale il Fiorelli riconosce almeno tre assi. Uno di questi la via Vecchia Licola a Palombara, tracciato viario lungo il quale si era sviluppata la grande necropoli. Qui si scava nella parte S del fondo Correale, ad O della stessa strada, in localit Parco Cimitero, area appena fuori delle mura greche che restituisce ben 130 tombe (tra sannitiche, greche e preelleniche). Lubicazione e le dimensioni del sito vengono precisate anni dopo dal Gabrici che, durante le ricognizioni per la pubblicazione del suo volume su Cuma 124 , le raccoglie soprattutto dai componenti della famiglia Lubrano, fonte della manodopera necessaria gi durante gli scavi del Conte di Siracusa. Lassociazione degli oggetti depositati nelle tombe preelleniche fu purtroppo persa allatto dello scavo, cos come furono trascurati gli aspetti del rito funerario, non essendosi prodotto un giornale di scavo 125 .
Altre sepolture della prima et del Ferro furono rinvenute casualmente, tra il 23 ottobre ed il 15 dicembre 1893, da E. Stevens in unarea al limite del muro della citt, nel fondo Correale, ad O della
122 Le esplorazioni, negli anni 1852-1853 (Bull. Nap. II, p. 20), interessarono un settore dellarea settentrionale del Fondo S. Palombo. 123 FIORELLI 1855-1856. 124 GABRICI 1913. 125 Delle scoperte effettuate dal Conte di Siracusa rimangono qua e l notizie in Bollettino Archeologico Napoletano, nuova serie, anni 1853 e sgg.; Monumenti antichi posseduti da S. A. R. il Conte di Siracusa; Notizia dei vasi dipinti rinvenuti a Cuma nel 1856 (le cui ultime due dovute al Fiorelli); rimane poi la Raccolta Cumana del Museo Nazionale di Napoli.
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via Palombara, in loc. Parco Cimitero: ad una profondit maggiore di 3 m scopr 3 sepolture preelleniche, che egli chiama arcaiche. Eccone la descrizione: Il cadavere veniva deposto in una cassa di legno, assicurata con chiodi di ferro, e la cassa veniva circondata da un muretto di pietre informi non collegato da cemento; sul tetto un tumulo di pietre pomici di spessore non costante (da cm. 60 a m 1,00). Il colonnello, verosimilmente a poca distanza di tempo, scav poi nel fondo di G. dsanto, situato dentro le mura di Cuma, rinvenendo altre tombe a fossa, ma descrivendone solamente 3, con caratteristiche affini alle 2 rinvenute nel fondo Correale. Qualche anno dopo, nel fondo della sorella di G. dsanto, lo Stevens rinvenne numerose tombe 126 , che non descrisse nei suoi diari e i cui corredi sono andati smembrati. Nel 1896 i lavori dello Stevens riprendono, finalizzati allindagine del sepolcreto indigeno, sotto la supervisione di G. Patroni: nel fondo Correale si ritrovarono soltanto tracce di ustione e qualche frammento di vasi pi antichi, ma ad un livello superiore alle tombe di epoca tarda, pertanto i risultati vengono giudicati deludenti dal Patroni 127 . Risulta, pertanto, che la zona fra il III sec. a.C. e il I sec. d.C. fu manomessa da gente che andava a seppellire i cadaveri ad una profondit maggiore delle tombe preesistenti, che di conseguenza venivano distrutte.
Sempre lo Stevens individu, inoltre, un numero consistente di sepolture, nei fondi dei fratelli Dsanto e nel Capalbo. Lo Stevens descrive nei suoi taccuini, quindi, solamente 6 sepolture 128 ; ma gli oggetti preistorici della sua raccolta sono pi numerosi di
126 Da queste ultime sepolture provengono quasi essenzialmente gli oggetti della Collezione Stevens. 127 Il Patroni, in merito, pubblic resoconti di questi scavi (PATRONI 1896 A; PATRONI 1896 B),
una relazione su un vaso della forma detta villanoviana della Raccolta Cumana PATRON 1896 C)
e alcune note su materiali, proveniente dalla Collezione Stevens, di una Cuma anteriore alla fondazione della colonia greca (PATRONI 1899). Sempre lo Stevens individu, inoltre, un numero consistente di sepolture, nei fondi dei fratelli Dsanto e nel fondo Capalbo. 128 Gli oggetti di tombe indigene della raccolta Stevens, non descritti nei taccuini, provengono, come attesta P. Lubrano, quasi tutti da tombe che lo Stevens fece aprire nel fondo della sorella di G. Dsanto, dietro le mura di Cuma, qualche anno dopo il 1893.
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quelli da lui descritti: bisogna, pertanto, supporre che egli non sia riuscito con i suoi appunti a dare notizia del resto. Il complesso degli oggetti si riferisce al momento finale dellet del ronzo e alla fase di passaggio allet del Ferro (X-prima met del IX sec. a.C.) e proviene da sepolture di cui ignoriamo sia la tipologia, sia lubicazione precisa e che lo Stevens dovette rinvenire casualmente forse gi sconvolte da tombe pi recenti nel corso dei suoi scavi. Dalle sue ricerche stato possibile stabilire come la necropoli preellenica si estendesse nellarea pianeggiante ai piedi dellacropoli, successivamente occupata dall area urbana, al punto che un tratto delle fortificazioni taglier il sepolcreto pi antico 129 . La scoperta della necropoli preellenica di Cuma suscit il desiderio degli stessi scavatori del conte di Siracusa e di tanti altri scavatori clandestini 130 di dar avvio al saccheggio, dopo che lo Stevens non riusc pi a proseguire le sue ricerche, a causa di una grave malattia. Frutto di tali devastazioni furono i materiali dispersi 131 sul mercato antiquario fra negozianti e privati, spesso sotto falsa provenienza. Di tale situazione si rende conto in ritardo 132 lamministrazione del Museo Archeologico di Napoli, allora retta da G. De Petra. Tuttavia, non si riesce ad arginare tale situazione di inefficace repressione degli scavi clandestini di Cuma, a causa dellinefficienza della sorveglianza e della quasi totale assenza di unadeguata legislazione in materia. Intorno al 1900 era, appunto, regio soprastante al Museo di Napoli P. Orsi, il quale si adoper con ogni sollecitudine al fine di poter garantire allo Stato italiano il materiale andato disperso. Egli acquist dal mercato antiquario per il Museo Archeologico di Napoli 133 molti vasi, bronzi e oggetti vari di nota provenienza cumana 134 ,
129 PATRONI 1896 C. 130 Tra i scavatori clandestini spicca la famiglia locale dei Lubrano e G. Maglione, il quale comp le sue prime esperienze di scavo a Cuma in forma non ufficiale proprio in questo periodo nel fondo Artiaco. 131 Di questo materiale sono giunti fino a noi solo oggetti di bronzo e dimpasto, poich quelli pi fragili come lambra o la pasta vitrea delle collane ed i manufatti in ferro andarono perduti. 132 Su segnalazione dello studioso tedesco F. von Duhn. 133 In GABRICI 1913, c. 78 e sgg.
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rintracciandoli presso il canonico puteolano De Criscio, lo scavatore puteolano P. Lubrano, il sig. Correale e il negoziante pompeiano Ileni. Vari nuclei, per, andranno ad incrementare le collezioni dei musei italiani (tra cui, quelle del Museo Preistorico ed etnografico L. Pigorini di Roma 135 , del Museo Archeologico Nazionale di Firenze, voluta da A. Milani 136 , e del Museo Civico di Baranello, allestita da Barone 137 ) e stranieri, nonch raccolte private 138 . LOrsi, inoltre, nel 1902 acquist, per conto del Museo Nazionale di Napoli, linsieme dei materiali rinvenuti dallo Stevens, insieme ai preziosi giornali e taccuini di scavo. Tali transazioni portarono ad un entusiasmo per la ripresa degli scavi a Cuma, con lOrsi che realizz varie indagini nel territorio cumano, anche attraverso qualche scavo privato consentito 139 . Il Gabrici riferisce di uno scavo condotto tra il 1900 e il 1901 da G. Maglione nel fondo Mazzone di propr. Correale, che port alla scoperta di qualche sepolcro primitivo preellenico. Verso lo stesso tempo o poco dopo, sempre nel fondo Correale, uno scavo realizzato dal Menegazzi per conto dellantiquario Virz di Palermo 140 constat che erano presenti tombe a fossa e con esse anche le sepolture primitive, che purtroppo non furono indagate a causa dellacqua di falda. Inoltre, alla fine del suo incarico a Napoli, lOrsi stipul con Maglione una prima bozza di convenzione 141 per effettuare uno scavo nel fondo Artiaco sino al marzo del 1906. Con la partenza di Orsi, la direzione del Museo pass ad E. Pais e parte dei clandestini diede nuovo avvio allopera di saccheggio,
134 Quando furono acquisiti dal Museo Archeologico Nazionale erano purtroppo ormai avulsi dalle associazioni originarie. 135 Per notizie si veda NIZZO 2008 A. 136 Al riguardo NIZZO 2007 D. 137 In merito si veda CRISCUOLO 2007. 138 Per un approfondimento si veda lAPPENDICE. 139 Il materiale preellenico fu illustrato in pregevoli disegni da R. Carta. 140 Al Virz vene concesso un regolare permesso, nonostante il parere contrario dellOrsi. 141 A tale bozza di convenzione va certamente attribuito il merito di aver posto le premesse per la conservazione della parte pi significativa dei frutti degli scavi condotti da Maglione nel fondo Artiaco.
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favorita da uninadeguata opera di sorveglianza dei funzionari. Lentrata in vigore della legge del 12/06/1902 pose termine per un breve periodo allattivit degli scavatori clandestini, ma ben presto, essi seppero coglierne le debolezze e tornarono ad approfittarne. Il pi accanito era il noto antiquario palermitano Virz, in associazione con Menegazzi ed, in seguito, anche con lavv. . Osta, ottenne diverse concessioni. Nel 1903 lindagine 142 svolta, sotto la Direzione del Museo di Napoli, dallispettore DallOsso e proseguita dallavv. Osta 143 nel fondo Orilia, dentro le mura di Cuma, si presenta nel quadro della sfrenata depredazione di cui era oggetto la necropoli antica con un certo carattere di ufficialit 144 : in tutto furono scavate 36 sepolture preelleniche 145 . Il Gabrici informato che le sepolture, come quelle rinvenute dallo Stevens, erano coperte da uno spesso strato di lapillo, il cui particolare confermato dalle osservazioni del colonnello. I giornali di scavo relativi non furono redatti o mancano; pertanto, i corredi Osta forse in qualche caso di incerta integrit pongono dubbi sui seguenti punti: stratificazione delle sepolture, associazioni della suppellettile in ciascuna di esse, mancato recupero di oggetti frammentari e probabile detenzione o vendita sui mercati pi remunerativi dei materiali preziosi. Linsieme dei materiali rinvenuti dallo Stevens furono ordinati,
142 Lo scavo delle prime 4 tombe fu, infatti, seguito dal personale della Direzione del Museo di Napoli e quello delle successive 32 dallOsta fornito di regolare licenza di scavo. 143 Lavvocato Osta, almeno dal 1902, aveva creato una societ nella quale, fra gli altri, figurava anche I. Virz, un antiquario palermitano assai attivo sul mercato clandestino. 144 Gli scavi abusivi passarono per trovamenti fortuiti e un certo numero di tombe fu scavato alla presenza di funzionari delegati. Ma il materiale raccolto fu lasciato allOsta, senza redigersi, come pare, verbale di scavo; e dopo diverso tempo questi vendette al Museo i corredi di 36 sepolture. Da una serie di documenti a carattere amministrativo ed un rapporto tronfio e inesatto rinvenuti dal Gabrici nellarchivio del Museo risulta che i ritrovamenti furono effettuati nel fondo delling. E. Orilia, situato dentro mura settentrionali. Emerge, inoltre, che le sepolture ad inumazione si rinvengono ad una profondit media di m 6 dal piano di campagna, nella nuda terra con avanzi degli scheletri circondati e in parte coperti da grosse pietre tufacee. Ai fianchi e sugli scheletri collocata la suppellettile funebre, ceramica e metallica (GABRICI 1913, c. 9 e 45). 145 Per il Gabrici, una corretta valutazione cronologica del sepolcreto preellenico di Cuma viene stabilita sulla base di alcuni oggetti molto rari di tombe che si trovavano presso lavv. Osta, e in particolare due: una corta spada e un pendaglio di bronzo.
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elaborati 146 e pubblicati da E. Gabrici nella monumentale monografia del 1913 147 , ricavando da giornali di scavo e appunti quanto di utile vi era contenuto circa i dati di scavo. Lo studioso complet il lavoro con la pubblicazione delle tombe scavate dallavvocato . Osta 148 , del materiale preellenico proveniente da scavi clandestini e acquistato dal Museo e di quantaltro era possibile raccogliere sullarcheologia di Cuma. Tra la fine degli anni 30 del 900 e linizio della II Guerra Mondiale un piccolo nucleo di tombe e una notevole quantit di oggetti sporadici, sicuramente pertinenti a tombe, dato il loro stato di conservazione, sono stati rinvenuti da Maiuri e Testa nel sottosuolo delle terme a N-O del Foro 149 , nella zona di pianura immediatamente a N-E del Monte di Cuma. In seguito i corredi subirono rispetto alla descrizione fattane da Gabrici nel 1913 un consistente rimescolamento, al quale pose rimedio alla fine degli anni 40 G. uchner. Lo studioso elimin alcuni elementi intrusi, ricostitu i complessi come ancora oggi ci appaiono e nel contempo si pronunci a favore di una loro sostanziale attendibilit 150 . Tuttavia, i corredi ricostituiti sono, poi, andati dispersi senza essere stati pubblicati. Ogni studio ed interpretazione di Cuma preellenica stato compiuto, dalla fine dell800-inizi del 900 ad oggi, unicamente sulle 6 tombe Stevens e sulle 36 (ma in realt solo 20 utilizzate a scopo di studio) tombe Osta. opportuno precisare che un certo grado di attendibilit dato solo dalle 6 tombe Stevens; le tombe Osta, poi, presentano seri e
146 Tra il 1906 e il 1910. 147 GABRICI 1913. 148 Gabrici descrisse 33 corredi rispetto ai 36 scavati da E. Osta (GABRICI 1913, c. 63, n. 1), per un totale di 41 reperti, omettendo i corredi delle tombe 19, 20 e 23. I materiali sporadici protostorici sono descritti a c. 61 e da c. 67 a 91. 149 BUCHNER 1950, pp. 105-106; JOHANNOWSKY 1975, p. 99. I corredi sicuri sono stati pi compiutamente ripubblicati da MULLER KARPE 1959, p. 36 sgg., ma con disegni non sempre perfetti e da Kilian, Frheisenzeltlichte Funde vas der nekropole, v. Sala Consilina, Heidelberg, 1970, tav. CCLXVII. 150 BUCHNER 1950.
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gravi problemi di attendibilit e completezza riguardo la composizione dei corredi. Su queste basi, nel 1959 Muller-Karpe 151 pubblic uno studio sui materiali cumani esaminati nel 1913 dal Gabrici: il suo lavoro costituisce il caposaldo per la cronologia e tipologia dellt del Ferro delltalia centro-meridionale 152 . Tale pietra miliare stata nel tempo consolidata, in particolare grazie allo scoperte dei vasti sepolcreti di Sala Consilina, Pontecagnano e della Valle del Sarno, per rimanere in ambito campano. Tuttavia, proprio i dati emersi in queste ultime ricerche, a partire dallinizio degli anni 70 soprattutto grazie agli studi di . dAgostino 153 , hanno consentito di formulare una nuova ricostruzione del quadro crono- tipologico campano che, pur sulla scia dei presupposti del Mller- Karpe, si discostava dalla documentazione cumana. La cronologia di questultima stata meglio precisata del Peroni 154 . Negli ultimi cinquantanni va, inoltre, ricordata ledizione di alcuni nuovi reperti (tra cui fibule del Bronzo finale) da parte di W. Johannowsky 155 e Cl. Albore-Livadie. Dal 1976 la stessa Livadie fu incaricata del riordinamento dei materiali protostorici ed arcaici cumani, ma, al 1986, tale riordinamento non risultava ufficialmente terminato n pubblicato. Nella primavera del 1988 il lavoro, bench teoricamente concluso, lontano dallessere pubblicato ed i materiali
151 MULLER KARPE 1959. 152 Lo studioso suddivide lt del erro in due ampie fasi denominate Preellenico I corrispondente alla fase dellt del erro Tirrenica e Preellenico II (corrispondente alla fase dellt del erro Tirrenica. l terminus ante quem per la datazione assoluta di tali fasi era costituito dalla fondazione della colonia greca di Cuma, fissata sulla scorta della tradizione storica intorno alla met dellV sec. a.C.: il Preellenico I abbracciava complessivamente il IX sec. a.C., mentre il Preellenico II coincideva con la prima met di quello successivo (CERCHIAI 1995, p. 13). Il Mller-Karpe analizz, tuttavia, solo 21 delle 36 tombe Osta cio meno dei 2/3 , per un totale di 224 reperti e cit le tombe Stevens solo per definire la sua fase Preellenico . noltre, lo studioso non prese in considerazione i materiali cumani del Museo Pigorini di Roma ed ignor quelli dei Musei di Firenze e di Baranello, nonch quelli dei Musei stranieri e delle raccolte private. 153 DAGOSTNO 1974. Nella sua trattazione, restano alquanto problematiche dal punto di vista cronologico alcune attribuzioni, che si discostano dalla monografia del Mller-Karpe. 154 PERONI 1979, pp. 192-193, nota 14 et passim. 155 JOHANNOWSKY, 1975.
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delle necropoli cumane non sono fruibili per lo studio e neppure visibili. Questultimi vengono nuovamente confinati nelloblio, a parte sporadiche eccezioni connesse al riordinamento delle sale curato nel corso degli anni 80 e 90 dalla Livadie 156 . Nel 1984 in loc. Convento ci si imbatt in un settore della necropoli di et sannitica con numerose sepolture: si recuperarono numerosi ed interessanti reperti 157 , ma non si scav sotto le tombe sannitiche, quando risaputo che, per la particolare morfologia del terreno di Cuma-Licola, dovuta allinterramento dei fiumi Clanis e Volturno, possibile rinvenire 2 o 3 strati di tombe integre di et successive 158 .
Nuovi dati di grande rilievo sono emersi dagli scavi pi o meno recenti, tra cui quelli condotti da G. Tocco 159 , da B. dAgostino 160 , da G. Greco 161 , nonch dal Centre Jean Brard 162 . Anche le ultime campagne di scavo dirette da G. Greco e C. Gasparri 163 hanno prodotti nuovi rinvenimenti sepolcrali protostorici 164 . A V. Nizzo si deve un prezioso studio dei dati darchivio che consente in parte di ricucire gli errori nella composizione dei corredi Osta 165 . Come mostrano la documentazione darchivio 166 e le poche notizie edite da Maraglino 167 e Gabrici, uno dei contesti pi importanti, la tomba 4 Osta, faceva parte di un gruppo di sepolture (tombe Osta 1-4) completamente distrutto dai muri di sostruzione delle pi vetuste abitazioni 168 , circostanza che potrebbe rendere poco affidabili le
156 ALBORE LIVADIE 1983; ALBORE LIVADIE 1985. 157 CAPUTO 1987. 158 Cfr. BARONE 1903, p. 278, n. 3. 159 TOCCO 1976. 160 CUOZZO- DAGOSTNO- DEL VERME 2006. 161 GRECO 2007. 162 BRUNMUNZI 2008. 163 GRECO 2009.. 164 I risultati di questi scavi recenti saranno esposti al parag. III.1. 165 NIZZO 2007 A. 166 Nella documentazione darchivio manca la Relazione che . DallOsso dovrebbe aver preparato per la pubblicazione nelle Notizie degli Scavi. 167 Tali notizie si basano su informazioni attinte da DallOsso stesso nel 1905.
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associazioni documentate 169 .
Altro aspetto da considerare quello, asserito dal Gabrici, della mancanza sullo scavo di unadeguata sorveglianza 170 ; possibile, quindi, che una serie di disturbi e manomissioni sia sfuggita al personale inviato dal Museo 171 . Tale stato di cose potrebbe contribuire a spiegare le anomalie che tuttora permangono nella composizione di alcuni corredi 172 .
I.3.3 LA NECROPOLI: INQUADRAMENTO CRONO-TIPOLOGICO E INTERPRETAZIONE SOCIO-RITUALE
La necropoli della prima et del Ferro doveva estendersi, sulla base dei risultati delle indagini archeologiche, a N e ad E del Monte di
168 MARAGLINO 1908, p.11. 169 Queste alterazioni non emergono in alcun modo dai dati in nostro possesso, in virt dei quali possibile tuttal pi espungere un vaso attualmente riferito ad una sepoltura che non viene citato nel rapporto del soprastante Di Blasi del 20 marzo 1904. Sulla questione cfr. NIZZO 2007 A, p. 487, n. 26 e p. 492, n. 34. 170 Sembra, infatti, che DallOsso fosse presente alla scoperta della sola tomba 1 e, forse, a quella delle seguenti tre. Ma a quanto pare, nel gennaio del 1904, lo stesso Pais si era recato sul posto per prendere visione dello scavo. 171 Il personale, peraltro, si trovava a sorvegliare uno scavo condotto sul campo da un privato con scarsi interessi per il dato scientifico e mosso principalmente da fini di lucro. In contrasto con questo, abbiamo testimoniata, nella relazione redatta dal DallOsso il 20 aprile 1904, la registrazione della consistenza dei corredi in un apposito catalogo. 172 Un caso costituito dalla tomba Osta 25, che, seppur bonificata dai rimescolamenti conseguenti alle complesse vicende di immagazzinamento e musealizzazione, presentava gi nel rapporto Di Biasi una associazione sospetta di elementi maschili e femminili. Sulla questione cfr. V. NIZZO, in MEFRA 2007, p. 493, n. 42. Altro caso quello della tomba Osta 14, contesto che a partire dalla monografia del Gabrici e finora era considerato un caposaldo nello studio del passaggio dalla fase preellenica e quella greca del sepolcreto, per le presunte analogie col corredo della tomba 104 di fondo Artiaco (G. Pellegrini, Tombe greche arcaiche e tomba greco- sannitica a tholos della necropoli di Cuma, in MonAL, , 1903, pp. 205-294). Tale analogie risultano solo apparenti, in quanto le armi riferite dal Gabrici alla tomba 14 sono quelle della tomba 104, separate al momento del restauro e attribuite erroneamente al nucleo Osta. Nel 1904 DallOsso si impegna personalmente perch i reperti vengano acquistati dal Museo di Napoli e nello stesso anno dal soprastante Di Blasi viene redatto un catalogo In questo elenco compaiono tutte e 36 le sepolture; di esse vengono descritti soltanto gli oggetti di corredo, seppur con lindicazione delle dimensioni anche dei reperti frammentari o di minimo conto, mentre viene omessa qualsiasi informazione circa le loro condizioni di rinvenimento o le caratteristiche strutturali delle sepolture. Poco prima della compilazione del catalogo aveva avuto inizio anche il restauro dei reperti: tale levento che ha comportato un primo inevitabile rimescolamento dei reperti e lintromissione tra i 36 contesti del fondo Gigante di oggetti in perfetto stato di conservazione dei quali non vi traccia nellelenco redatto dal Di lasi.
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Cuma, su una vasta area dentro il perimetro delle mura greche dalla parte del lago di Licola, fuori le mura e per unestensione notevole a sinistra della via che porta a Licola, su una vasta area allinterno delle mura. Il sepolcreto indigeno protostorico costeggia da vicino un muraglione di macigni (del quale il Fiorelli attribuisce la costruzione ad Aristodemo) e si prolunga nella valle delimitata ad O del lago di Licola e ad dalle colline che gli abitanti locali chiamano Coste di Cuma e dalla via che porta a Licola. Sono sepolture rettangolari con angoli arrotondati, con orientamento E-O, di dimensioni alquanto diverse tra loro; le fosse erano delimitate e riempite da pietre tufacee 173 . La sepoltura del morto avviene in ricettacoli o fosse di forma quasi ellittica, create nella terra vulcanica (tasso), circondate da grossi blocchi di tufo e ricoperte da uno strato di lapilli (pomici vulcaniche) da cm 30 a 60 cm 174 . Gli scavatori che lavorarono per il conte di Siracusa e poi per E. Stevens e A. Osta avevano notato una particolarit delle sepolture preelleniche 175 : erano costantemente coperte da uno spesso strato di materiale vulcanico. Questa peculiarit della stratigrafia fu interpretata da Gabrici come un rituale proprio dei popoli indigeni mediterranei 176 . Pi di recente la presenza delle pomici stata collegata a uneruzione vulcanica che avrebbe avuto luogo verso la fine dellutilizzo della necropoli indigena e in ogni modo prima che il sito accogliesse anche le sepolture dei primi coloni greci dal momento che il livello eruttivo non mai segnalato al di sopra delle tombe greche 177 .
173 ALBORE LIVADIE 1990, p. 311. 174 MARAGLINO 1908, p. 22. 175 Per una presentazione del materiale, vedi ALBORE LIVADIE 1985 B, pp. 62-69, 65 e 68. 176 GABRICI 1913, pp. 61 e sgg. 177 In GABRICI 1913, c. 213-277 non c mai menzione di un tumulo di lapilli che ricopriva le tombe greche dei primi coloni, come invece lautore osserva per le sepolture indigene preelleniche. Lipotesi di un evento vulcanico che verso la met dellV secolo a.C. avrebbe interessato il sito rinforzata dalla constatazione che un livello di piroclastite stato riconosciuto da pi sondaggi sulla terrazza inferiore dellacropoli di Cuma, al di sotto dei pi antichi livelli di occupazione greca. Si sar tentato di vedere una delle spiegazioni possibili dello iato che, sulla base dei dati archeologici attuali, separa le tombe indigene dalle pi antiche sepolture greche
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Lo scheletro supino, con la testa orientata ad E, era disposto nella nuda terra (controversa la sua sistemazione in cassa avanzata dallo Stevens), con un vestito ricco di ornamenti personali in bronzo e un corredo formato da alcuni vasi simpasto deposti per lo pi vicino al cranio o ai piedi. Particolari oggetti (armi per gli uomini, fusi, fusaiole, rocchetti per le donne), posti presso i fianchi e le mani, erano elementi distintivi legati al ruolo rispettivo dei due sessi nellambito della collettivit. La ceramica dimpasto nera levigata e lucidata costituita da tipi e forme vari, dalla lavorazione accurata e decorata con motivi plastici di bugne e costolature rade e motivi incisi. Accanto alle perle dambra di varie forme e dimensioni sono numerose le perle di pasta vitrea, pi gli oggetti di ornamento personale in osso 178 . Attraverso un esame delle associazioni presenti nei corredi tombali possibile distinguere le tombe maschili da quelle femminili. Una prima fondamentale distinzione riguarda il costume personale e concerne luso specializzato delle fibule: gli esemplari ad arco serpeggiante o a due pezzi sono generalmente maschili, quelli ad arco semicircolare ingrossato femminili. Ricorre, altres, nei corredi maschili un utensile specifico quale il rasoio, mentre il costume femminile contraddistinto da una maggiore variet di ornamenti personali (collana con vaghi di ambra e pasta vitrea, bracciale in verga avvolta a spirale, ferma trecce, borchie). La distinzione del costume corrisponde a unarticolazione dei ruoli sociali: luomo viene caratterizzato attraverso le armi (cuspide di lancia e/o giavellotto, raramente spada), la donna attraverso gli strumenti della filatura (ad esempio, fusi di bronzo, fusaiole dimpasto e talvolta rocchetti. I corredi tombali tratteggiano il quadro di una comunit articolata secondo una distinta separazione dei ruoli ma in cui gi sono avvertibili i segni del costituirsi di una gerarchia, secondo un processo di articolazione sociale gi avviato nel corso del IX sec. a.C. e
conosciute, o una delle possibili ragioni di una presa con la forza dellabitato indigeno, indebolito, da parte dei Greci che occupavano le isole di fronte. 178 Vedi n. 173.
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compiutamente sviluppato nella prima met di quello successivo. mportante , in primo luogo, larticolazione segnalata nelle tombe maschili con armi dalle sepolture caratterizzate dalla presenza della spada 179 . Allarma si aggiungono nelle sepolture altri indicatori di ricchezza: le grandi olle da derrate o rari oggetti di importazione 180 . Tale processo di differenziazione subisce un rapido sviluppo nella prima met dellV sec. a.C., che porta alla concentrazione delle risorse in un ben definito gruppo sociale. Questo fenomeno evidente, soprattutto, nelle sepolture femminili di alto rango dellinizio dellV sec. a.C. 181 . In esse la defunta caratterizzata da un costume personale sfarzoso, in cui risalta la moltiplicazione delle fibule che non costituiscono pi elementi soltanto funzionali. Compaiono, inoltre, ornamenti pregiati in metallo prezioso o importati dal mondo orientale (come collane di pasta vitrea di produzione fenicia e amuleti in fayence egizi) 182 , utensili e vasellame metallico cui fa spesso da pendant un ricco set di vasi. Secondo le ricostruzioni pi recenti, le tombe preelleniche appartengono a una comunit indigena inquadrabile nellambito culturale della Fossakultur 183 . Dal punto di vista cronologico, le tombe si datano in un lasso di tempo compreso tra il e la prima met dellV sec. a.C.; alcuni oggetti della collezione Stevens sono inquadrabili nel terzo quarto dellV
179 Esemplare al riguardo il caso della tomba 6 Stevens, in cui la spada associata a una cuspide di lancia e a due asce. 180 Tra questi ricordiamo la tazza di bronzo con decorazione a sbalzo nella tomba 5 Osta, giunta probabilmente dalltruria meridionale, e una serie di strumenti da lavoro tra cui asce e scalpelli in unaltra tomba, per i quali non da escludere siano da collegare alla carpenteria navale. 181 Esemplare il caso della tomba 4 Osta, in cui la presenza del tripode, insieme alla coppa bronzea, da ricollegare con verosimiglianza a una funzione rituale di una certa importanza svolta dalla defunta. Ugualmente notevoli sono i corredi delle tombe Osta 36 e 29: in questultimo troviamo un idoletto in faence probabilmente egiziano originale, che raffigura la dea tebana Mut sposa di Amon, alla quale era riconosciuto il potere profilattico e apotropaico a tutela della fertilit della donne. 182 Nella tomba 29 Osta, accanto ad essi sono attestate due coppe in argilla depurata assegnabili a un momento finale della produzione medio geometrica greca. 183 ALBORE LIVADIE 1990, pp. 311-312.
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sec. a.C. Si evidenzia una distinzione piuttosto netta in due fasi: un Preellenico I, della fase iniziale del primo Ferro (coevo alla fase II del Lazio e alla fase I di Pontecagnano), e un Preellenico II, corrispondente allinizio della fase recente del primo Ferro (ovvero a Pontecagnano II A). La quasi totalit dei tipi noti nel IX sec. a.C. comprende non i tipi caratteristici della Fossakultur o di Cuma stessa, ma tipi comuni a circolazione interregionale 184 . Nella prima met dellV, invece, sono attestati prevalentemente i tipi a distribuzione regionale e inizia la produzione delle ben note fibule di tipo cumano 185 . Tra le forme tipiche del repertorio ceramico locale dimpasto ricorrono lanforetta con ventre arrotondato, la brocca con collo troncoconico o a pareti rigonfie, la tazza con vasca media o profonda, laskos, il boccale con ventre rastremato, lo scodelline. In un momento avanzato cominciano a comparire nelle sepolture vasi da derrate di grandi dimensioni. Il repertorio ceramico caratterizzato dal ricorso di una decorazione plastica costituita da bugne e solcature. Tra i manufatti in metallo una menzione particolare meritano le fibule: a una fase iniziale del IX sec. a.C. rimandano alcuni tipi caratterizzati dal ricorso della staffa a disco ancora intagliato o di forma trapezoidale e ardiglione mobile 186 .
Il momento avanzato del IX, che si prolunga fino allinizio dellV sec. a.C., caratterizzato dalla comparsa della fibula ad arco serpeggiante (la cosiddetta fibula siciliana) e di quella ad arco uniformemente ingrossato con staffa simmetrica 187 . Nella prima met dellV sec. a.C. sono attestate
184 Questi tipi quasi sempre sono adottati anche da comunit cosiddette villanoviane, come Pontecagnano e Sala Consilina. 185 Questo tipo non comune alla cosiddetta Fossakultur, ma una produzione peculiare di Cuma preellenica, in cui evidentemente si erano andate impiantando botteghe in grado di elaborare tipi originali. Ci indica un processo graduale di creazione di unidentica culturale peculiare. 186 La prima rimanda al mondo villanoviano e centro-italico, la seconda soprattutto diffusa nellambito della Cultura delle tombe a fossa. 187 Tale tipologia caratteristica del mondo della Fossa-Kultur e in particolare dei due grandi insediamenti costieri di Cuma e Torre Galli in Calabria.
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nuove forme di spille come quella a sanguisuga con staffa breve o del tipo a quattro spirali. Le principali classi di bronzi possono informare sulla sfera della produzione metallurgica: ad esempio, le scuri non rifinite e la presenza di interi gruppi di fibule dalle caratteristiche locali parlano a favore di un artigianato del bronzo sviluppato e praticato sul posto. Contrasta con tale interpretazione il rinvenimento di manufatti in metallo diffusi un po dappertutto nelltalia tirrenica centrale, che farebbero pensare ad un artigianato fortemente specializzato ed itinerante. noltre, la presenza a Cuma di armi esclusivamente doffesa riallaccia le sepolture allambiente delle tombe a fossa delltalia meridionale Torre Galli, SantOnofrio Roccella onica e laziale. da tenere, comunque, in conto che il rituale funerario non riflette direttamente la realt: la selezione delle armi da offesa potrebbe essere dovuta al fatto che esso simboleggiano uno status specifico. Il numero minore di armi da difesa fa pensare che, pi che una vera importanza tattica, queste armi avessero funzione soprattutto da parata, di prestigio sociale 188 . Il ricorso nelle sepolture di importazioni greche e orientali rivela la partecipazione dellinsediamento alle correnti di scambio e di circolazione pre-coloniali nel Tirreno durante il primo Ferro 189 . A partire dal secondo quarto dellV sec. a.C., levidenza di ceramica euboica e attica sta a simboleggiare il precoce impatto con il mondo greco e linserirsi nei flussi tra le comunit italiche del versante tirrenico 190 . Le sepolture contengono anche oggetti di importazione pi antichi di quelli che si rinvengono nella prospiciente Pithecusa.
188 Sono attestati un cinturone, daghe, un umbone nella tomba 17 Osta. Deve essere corretta lasserzione riportata pi volte della presenza di un elmo a calotta nella tomba 4 Osta; si tratta, invece, di un particolare bacino di forma emisferica con orlo lievemente rientrante con lamiere ribadite con chiodi a testa piatta di media dimensione. 189 Conserviamo, a riprova, manufatti di provenienza nuragica, importazioni dalltruria villanoviana e in particolare da Tarquinia, manufatti provenienti dallgeo. 190 Alcuni vasi mostrano strette affinit con il patrimonio ceramico della seconda fase non molto inoltrata della cultura laziale (830-770 a.C. e con la ceramica delle altre necropoli delltalia meridionale appartenenti alla medesima cultura.
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Nel complesso si ricava limmagine di una comunit florida, che sembra formarsi forse in un momento avanzato del Bronzo finale (fine del X-met del IX sec. a.C.), sulla base dei bronzi sporadici rinvenuti dallo Stevens 191 . Tale comunit sin dalla sua fase iniziale dimostra una precoce propensione allintermediazione e agli scambi 192 . Presenta, inoltre, unelevata capacit di organizzazione politica, nonch un processo di differenziazione sociale gi compiuto 193 . Tale articolazione sociale si accompagna, non a caso, sul piano culturale allesistenza, a partire dalla fine del inizio V sec. a.C., di caratteristici legami con lambiente villanoviano, in particolare con la facies costiera di Pontecagnano 194 . Cuma intesse strette relazioni anche con le facies laziali e calabresi; ci traspare, tra laltro, dalla cultura materiale cumana, che mostra fortissime somiglianze tipologiche e di decorazione col repertorio comune a tali culture 195 . In un momento maturo della prima et del erro, Cuma mostra precisi legami con ltruria villanoviana e questapertura in direzione delltruria dei rapporti legati alla sfera metallurgica traducono un avvenuta modifica nell approvvigionamento dei metalli e nuovi interessi politico-economici. La presenza di coppe cicladiche in due tombe della prima met dellV sec. a.C. testimonia lapertura dellinsediamento alle correnti
191 Resi noti per primo da W. Johannowsky (JOHANNOWSKY 1975; ALBORE LIVADIE 1985 B) e conservati nella collezione Stevens, devono essere riferiti a un nucleo pi antico di tombe di cui ignoriamo del tutto lubicazione, ma che potrebbero essere coeve al villaggio rivelato dai sondaggi di E. Gabrici e G. Buchner vicino al tempio di Apollo. 192 Sono, infatti, attestate sia fibule di verosimilmente importata dallarea calabrese e di tipo protovillanoviano, connesse alla produzione metallurgica delltruria tirrenica, sia unascia a occhio con tallone appuntito. 193 Tale articolazione sociale riscontrabile nella discrepanza nello standard dei corredi funerari. 194 Particolarmente significativa al riguardo la presenza tra i materiali sporadici provenienti dalla necropoli di 2 vasi biconici campiti da una caratteristica decorazione incisa a pettine o a rotella: sono, infatti,esemplari utilizzati solo nel rituale funerario e, quindi, quasi certamente afferibili a sepolture a incinerazione allogene allinterno di un tessuto sepolcrale contraddistinto dallimpiego dellinumazione. 195 Infatti, il patrimonio fondamentale di forme ceramiche con decorazione di bugne e di cuppelle circondate da scalanature, tazze profonde con ansa bifora, tazze monoansate e, in gran parte, anche il sistema decorativo ricco di elementi plastici comune a tutta larea tirrenica. Anche i bronzi mostrano fortissime somiglianze tipologiche e di decorazione, come ad esempio nel caratteristico uso della decorazione plastica associata a quella incisa e dallo sviluppo parallelo dei propri patrimoni formali.
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di traffico che in questa fase interessano la fascia tirrenica 196 e documenta lespansione commerciale degli ubei. Altra questione importante verte sul momento in cui loccupazione indigena della necropoli preellenica di Cuma sembra cessare. Fino a pochi anni fa il momento pi antico di utilizzo della necropoli da parte dei primi coloni dellubea si collocava nellultimo quarto dellV sec. a.C. recenti dati dagli scavi dellOrientale tendono a far rialzare la datazione dellinizio della Cuma ellenica: sono stati, infatti, rinvenuti resti delle prime tombe greche che potrebbero rimandare al terzo quarto. Tale congiuntura, secondo la ricostruzione di M. Pacciarelli e P. Criscuolo 197 fondata su un vasto campione di reperti conservati a Napoli e in altri musei (fra questi figurerebbero soltanto 3 oggetti ascrivibili alla fase IIB), dovrebbe collocarsi in coincidenza della fine della fase IIA. Se tale ipotesi fosse veritiera, si potrebbe desumere che limprovviso abbandono della necropoli indigena sia da porre in relazione con lo stanziamento dei primi coloni greci sul suolo cumano. Tuttavia, secondo la ricostruzione di V. Nizzo 198 , al momento attuale non vi sono elementi che sul piano archeologico permettano di collocare tale cesura in coincidenza cos netta con la fine della fase IIA. Pertanto, sembra dover rimanere ancora aperta la questione delle dinamiche di assimilazione, compenetrazione e trasformazione che nel territorio di Cuma dovette portare ad una progressiva sostituzione della componente greca a quella indigena e anche ad una inevitabile ellenizzazione di questultima.
196 Si tratta di skyphoi, decorati in gran parte a chevrons, probabilmente fabbricati (in base ad analisi autoptiche dellargilla in Attica e in ubea. Appartengono allo stesso orizzonte cronologico dei 9 frammenti di skyphoi a chevrons trovati nello scarico dellacropoli di Pithecusa e di altri esemplari simili trovati a Capua, Pontecagnano ed a Veio. 197 CRISCUOLO- PACCIARELLI 2008. 198 V. Nizzo, in CUMA 2008, (dibattito) pp. 561-566.
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I.4 CENNI SU CUMA IN ET STORICA
Dopo un primo periodo, a partire dalla met del IX fino alla met dellV secolo a.C., durante il quale alcuni vasi geometrici greci presenti nelle tombe della prima Et del Ferro testimoniano linsorgere dei primi contatti tra mercanti greci e i popoli indigeni la cosiddetta pre-colonizzazione 199 , nella seconda met dellV secolo gli Eubei, dopo aver fondato Pythekoussai sullisola di schia, diedero vita sulla terraferma a Cuma, sulla costa dei Campi Flegrei prospiciente lisola. Secondo la tradizione di Dionigi di Alicarnasso, Cuma sarebbe stata fondata da coloni euboici, e pi precisamente Calcidesi ed Eretriesi, in precedenza stanziati sulla vicina isola di Pithecusa (odierna Ischia) 200 . Strabone riferisce che la citt fu fondata da Calcidesi e Cumani e la spedizione coloniale era guidata dagli ecisti Ippocle di Cuma e Megastene di Calcide, i quali si accordarono che la nuova citt si chiamasse Cuma e venisse considerata una colonia di Calcide 201 .
Secondo Eforo, invece, la fondazione dell apoikia sarebbe da attribuire a coloni provenienti da Cuma eolica in Asia Minore. Da Tito Livio sappiamo, diversamente, che i Cumani erano originari di Calcide nellubea e la flotta su cui erano giunti dalla metropoli li rese potenti sulle coste su cui fissarono la loro dimora: si stabilirono dapprima nellisola di Aenaira e Pithecousae e solo pi tardi osarono insediarsi sul continente 202 . Velleio Patercolo tramanda che i
199 DE CARO, 2003, p. 21. 200 Dion. Hal, R. A., VII, 3, I. Tale testimonianza non ha ricevuto molto credito, in quanto probabilmente lautore ha fatto in realt confusione con la fondazione di schia. 201 Nella Cuma di cui parla Strabone non da vedersi quella che, come ci ricorda Stefano di isanzio, sorgeva sulla costa orientale dellubea priva di ogni evidenza archeologica coeva al periodo della colonizzazione, ma piuttosto la Cuma dolia, in Asia Minore sulla base della forte integrazione, a livello alto-arcaico, tra mondo euboico e mondo eolico, percepibile sia nelle tradizioni che sul piano della cultura materiale) (Mele 1979). Tale identificazione era stata in precedenza messa in dubbio, sulla base del plausibile intervento partigiano di Eforo e in quanto nelle rarissime iscrizioni ritrovate a Cuma e nella sua regione non c la minima traccia di dialetto eolico. 202 Liv., VII, 22, 5. orse col secondo nome lo storico romano designa larcipelago, del quale Aenaria fa parte e, del resto, lidentificazione dellisola con Pithecousae risulta evidente dallo stesso Strabone (V, 247 s.). In realt, la fondazione di Cuma non fu il trasferimento degli Eubei
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Calcidesi che colonizzarono Cuma in Italia erano comandati da Ippocle e Megastene e furono guidati in quella localit secondo alcuni da Apollo Archegetes per mezzo di una colomba, secondo altri dal suono notturno degli strumenti di Demetra, cembali e timpani 203 . Lo Pseudo- Scimno (Periegesi) dice che Cuma fu colonizzata prima dai Calcidesi, poi dagli Eoli 204 .
Per quanto riguarda la cronologia della fondazione di Cuma, viene in genere respinta dagli studiosi la data tradizionale del 1050 a.C. tramandata da Eusebio, in quanto non si accorda con nessuna delle nozioni sulla colonizzazione della Magna Grecia e della Sicilia. Anche la notizia di Velleio Patercolo, il quale fa risalire la fondazione della Cuma campana al secolo XI si considera erronea; invece, si propende per una fondazione avvenuta nel corso dellV secolo a.C. Ci sono due scuole di pensiero tra i critici moderni: alcuni sono a favore di una colonia stabilitasi a Cuma prima della fondazione della citt greca; altri pensano a una confusione tra la Cuma eolica e la Cuma campana. Solitamente si propende per la seconda spiegazione. Laffermazione di Strabone per il quale, sebbene lautore non ignori le realt dellinsediamento di schia, Cuma sarebbe la pi antica colonia dOccidente 205 viene accettata come vera. l fatto che lautore parli della partecipazione eretriese alla colonizzazione calcidese della Campania implica che la fondazione di Pitecusa, se non anche di Cuma, avvenne prima della guerra lelantina, svoltasi negli ultimi decenni dellV secolo a.C. o comunque pi di mezzo secolo prima di quella di Nasso (734 a.C.,secondo Tucidide, o 756 a.c., secondo Filisto). Inoltre, poich i Cumani parteciparono anche alla fondazione di Zancle 730 a.C. ca., la fondazione di Cuma non devessere avvenuta pi tardi del 750-720 a.C.
dallisola al continente, ma leffetto dellarrivo di altra gente. 203 Velleio, I, 4. Tale tradizione orienta verso una fondazione di segno tanagreo-gefireo e quindi verso la partecipazione di Eretria alla spedizione coloniale. 204 Ps. Scimno, vv. 238-239. 205 Lassenza dellelemento eretriese pu probabilmente essere correlata alla notizia, riferita da Strabone (V, 4, 9), di una crisi, determinatasi a Pitecusa tra le due componenti euboiche, che provoca addirittura un abbandono dellisola.
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Le origini della citt coloniale sono testimoniate, dal punto di vista archeologico, dalla ricca necropoli sistemata a N del perimetro della citt e distribuita in tutta la piana di Licola per unestensione di 3 km. Le tombe sono in prevalenza a fossa e adottano il rito dellinumazione, ma sono presenti anche tombe a ricettacolo, che adoperano il rito della cremazione. Queste sepolture presentano corredi di carattere orientalizzante (ceramica protocorinzia, i cui oggetti erano veicolati da Pithecusa), ceramica a decorazione geometrica e poche iscrizioni arcaiche. I pi antichi materiali non risalgono ad epoca anteriore allultimo quarto dellV sec. a.C. e questa dovr essere accettata come la data di fondazione), vale a dire al periodo Tardo Geometrico II Protocorinzio Antico, posteriori quindi di un quarto di secolo rispetto ai pi antichi contesti noti da Ischia: questa la prima ipotesi. La seconda ipotesi sostiene che il pi antico orizzonte coloniale di Cuma deve essere ancora individuato e va assegnato a una fondazione che deve cadere entro i termini 760-735 a.C. (J. N. Coldstream). A confermare questa tesi, nel corso della campagna di scavo 1994-1995 che ha portato alla luce un tratto del muro di cinta della citt bassa 206 , allinterno del terrapieno inglobato dalle due cortine arcaiche, si rinvenuto un piccolo gruppo di frammenti ceramici 207 . Questi presentano un excursus cronologico molto ampio, dallV fino al volgere del V sec. a.C: i frammenti pi antichi risalgono al terzo quarto dellV sec. a.C. (riferibili al periodo Medio geometrico II Tardo Geometrico I, cio al 750-720 a.C.) e sono i pi antichi finora rinvenuti a Cuma. Alla fine dellV secolo a.C. vi era una classe aristocratica dominante, che lecito chiamare con lo stesso nome attribuito dalle fonti alla nobilt della madrepatria Calcide (Hippobotai/gli allevatori di cavalli e che si distingue per ladozione di un rituale funerario
206 Cfr. . dAgostino, . ratta, Gli scavi dellIUO a Cuma negli anni 1994-1995, in A.I.O.N. ArchStAnt, n.s. 2, 1995, pp. 201-209. 207 La terra era stata prelevata in loco, distruggendo le prime tombe della necropoli: lo dimostrano i frammenti di ossa combuste e di vasi stracotti provenienti da tombe a cremazione, nonch alcuni reperti tipici di corredi tombali, come 2 scarabei di tipo egiziano.
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della metropoli Calcide (incinerazione e deposizione delle ceneri in un vaso di bronzo), ma con corredi molto pi ricchi. Nello stesso periodo, o al massimo agli inizi del VII secolo a.C. linsediamento ischitano vive un effettivo declino, in quanto evidentemente integrata e nello stesso tempo marginalizzata nel nuovo quadro istituzionale della polis cumana, pur mantenendo la propria funzione di centro specializzato nella produzione artigianale e nello scambio. Durante i primi secoli della sua esistenza la polis cumana ha potuto godere di una relativa tranquillit 208 ; entro lo spazio delle mura 209 ha luogo il processo di occupazione e costruzione della citt. Pertanto, fra il VII e il VI secolo a.C., Cuma acquis rapidamente un dominio incontrastato su tutta larea flegrea 210 . Verso N, allinterno, la conquista si estese ad almeno una parte della pianura campana e alla regione montuosa del Gauro 211 . A S e ad E, il territorio di Cuma abbracci tutta la regione dei Campi Flegrei, che, era chiamata, anche per questo, Campagna di Cuma; si estese fino alla riva del Cratere, cio dellattuale golfo di Napoli che anticamente port il nome di golfo di Cuma), con la creazione di epineia a Miseno 212 , Capri, Puteoli 213 e Pizzofalcone 214 . Sempre con lintento di contrapporsi
208 Gli indigeni Aurunci opposero scarsa resistenza alla penetrazione greca; legemonia dei Tyrrenoi sul mare non era ancora consolidata n cerano ancora colonie etrusche in Campania, tra VIII e VI sec. a.C. 209 Le mura sorgono a cingere la citt almeno a partire dal VI sec. a.C. inoltrato. Nel riempimento della cinta del lato S stata, infatti, rivenuta recentemente ceramica a vernice nera, sia attica che locale, che non sembra scendere pi gi di tale periodo. 210 Il rapido sviluppo di Cuma fu dovuto al fatto che essa rispondeva perfettamente ai due principali fini di ogni colonizzazione: il commercio e lagricoltura. Cos, Cuma non fu soltanto una base commerciale, ma anche e soprattutto una colonia di popolamento []. (J. Berard, La Magna Grecia, 1963, p. 59). 211 La dominazione di Cuma sulla Campania fu preceduta, secondo Strabone, da quella di popolazioni osche e seguita da quella degli Etruschi. Ora, poich la fondazione di Capua per opera degli Etruschi avvenne verso il 600 a.C., la conquista della Campania da parte dei Cumani dovrebbe essere anteriore a questa data. Anche Dionisio di Alicarnasso accenna ad una dominazione dei Cumani sulla Campania, quando parla dellattacco che contro i Cumani sferrarono gli etruschi di Capua nel 524 a.C. Un altro indizio la denominazione fossa graeca, termine con cui, ancora alla fine del III secolo a.C., veniva chiamato uno dei canali di drenaggio o di irrigazione che i Greci avevano scavato nella pianura. 212 Per questo sito mancano documenti archeologici. 213 In questo sito stata recuperata qualche labile traccia di presenza greca verso la met del VII secolo a.C., come unoinochoe italo-geometrica di fabbricazione cumana, dal Rione Terra. 214 Identificata grazie alla scoperta della necropoli di Via Nicotera, in uso a partire dal secondo
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allespansione etrusca, nel 531 a.C. i Cumani concessero a un gruppo di Samii, fuggiaschi dalla patria ormai sottomessa alla tirannide di Policrate, lautorizzazione a insediarsi nel loro territorio, sul sito dellattuale Pozzuoli: cos nacque Dicearchia. Tale rapido sviluppo a danno delle popolazioni dellentroterra provoc lattrazione e la successiva aggressione contro Cuma da parte di Etruschi di Capua, Umbri, Dauni del territorio di Nola e Aurunci del Massico, alleatisi contro la citt: nella battaglia di Cuma del 524 a.C. I Cumani, guidati da Aristodemo, riuscirono ad avere la meglio 215 . In seguito Aristodemo accolse le richieste di aiuto degli alleati Latini, minacciati dagli Etruschi di Chiusi, guidati da Porsenna (re di Orvieto e Chiusi) e da suo figlio Arrunte, e ad Aricia nel 504 riusc a battere per la seconda volta i Tyrrenoi. Ritornato in citt, convoca lassemblea popolare e da essa viene eletto dictator, restando al potere per pi di un ventennio 216 . In questo momento si manifest, inoltre, una volont di espansione territoriale e agricola, con opere di canalizzazione e di drenaggio nelle zone paludose 217 , particolarmente a N della citt ma anche nella citt bassa. Il tiranno si impegn anche in una politica di opere pubbliche: si definisce il perimetro gi individuato dello spazio urbano innalzando la cinta muraria e sullacropoli avviene la sistemazione e monumentalizzazione del santuario di Apollo. Allesterno della citt le tombe di pieno VI sec. a.C. sono concentrate in prossimit delle mura. Infine, nel 485-484 a.C., gli esuli di Capua, daccordo con i figli degli aristocratici uccisi rimasti a Cuma in una posizione subalterna, riuscirono a far cadere il tiranno. Sul finire del VI e agli inizi del V secolo le tombe sono localizzate pi a N delle mura. Degli anni che seguono la fine delle tirannide non restano tracce evidenti nei pochi monumenti in vista della citt. Sembra che gi
quarto del VII secolo a.C., i cui materiali corinzi o di produzione cumana sono riconducibili a Parthenope e testimoniano che il sito rientri nel quadro del commercio cosiddetto coloniale. 215 Dion. Hal., VII, 3, 1. 216 Vi sarebbe stato allora un periodo di filoetruschismo,che spiegherebbe perch Tarquinio il Superbo sarebbe stato ospitato da lui dopo la battaglia del Lago Regillo. 217 Alla Fossa Graeca (Tito Livio, XXVIII, 46, 4)
forse si riferisce la grande muraglia rinvenuta nel 1980 ai margini estremi dellacropoli.
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durante la prima met del V sec. a.C. la polis greca avesse ripreso, per un certo tempo, la sua funzione di scalo marittimo accanto alla produzione ceramica. Della situazione travagliata seguita a Cuma dopo la morte di Aristodemo approfittarono gli truschi delltruria marittima per attaccare nuovamente la citt. Gli aristocratici cumani richiesero laiuto di erone tiranno di Siracusa: nel 474, nelle acque di Cuma, gli Etruschi furono per la terza volta sconfitti dai Cumani, col supporto della flotta siracusana. Con la seconda battaglia di Cuma si determina una svolta fondamentale nella storia della citt greca, in quanto sancisce la fine della potenza politica cumana e, con essa, del sistema di emporia marittimi. Siracusa controllava ormai il Golfo di Napoli e prese liniziativa in collaborazione con aristocratici Cumani e Ateniesi della fondazione di Neapolis, affiancata allantica Parthenope. In seguito, caduta la potenza siracusana alla morte di Ierone (467 a.C.), il Golfo subir allora linfluenza preponderante di Atene; Neapolis subentra a Cuma nel ruolo di centro delegato al drenaggio e alla vendita della ricca produzione cerealicola dellentroterra, destinata alla crescente richiesta del mercato ateniese; il controllo della pianura campana passa in mano agli Etruschi. Cuma fu conquistata, verso il 438 (Diodoro) o verso il 421 (Livio), dai Sanniti (o Campani), in precedenza sottomessi e relegati nella chora 218 : pur conservando culti e costumi greci, divenne una citt osco- sabellica; i cittadini sopravvissuti trovarono rifugio in Neapolis. E solo con la conquista sannitica che si registrano nuovi interventi edilizi: il pi impegnativo appare linnalzamento della grande opera muraria a difesa del costone roccioso dellacropoli sul lati N, S ed . A seguito delle guerre sannitiche, Cuma fu occupata dai Romani e ottenne la civitas sine suffragio nel 338 a.C.; la citt nel 334 a.C.
218 Il processo di etnogenesi dei Campani si configura, nella tradizione storica, come un atto costitutivo di fondazione politica, datato da Diodoro Siculo (XII, 31, 1) nel 438, e sancito, secondo Livio (X, 38, 5-12) da un solenne sacrificio che vincola in un giuramento di sangue il fiore dellaristocrazia indigena e dellesercito. Laffermazione dellethnos culmina nel 423 a.C. con la conquista di Capua.
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stringe unalleanza con Roma che lUrbe non tradir mai e venne poi sottoposta nel 318 a.C. alla giurisdizione dei praefecti Capuam Cumas. molto probabile che i Cumani figurassero, come i Neapolitani, tra i soci navales che assistettero Roma nelle operazioni nella parte meridionale del golfo nel 310 a.C. Nel corso del III sec. a.C., nellarea del foro, viene edificato il tempio consacrato successivamente alla triade capitolina. Durante la seconda guerra punica, Cuma conserv (diversamente da Capua) la fedelt a Roma, riuscendo a respingere gli assalti di Annibale (215 a.C); in virt della sua fedelt, Cuma ottenne dallUrbe il diritto di cittadinanza municipale nel 211 a.C. Nel II sec. a.C. (come tramandano le fonti, che stanno trovando le prime conferme archeologiche) ha inizio nel territorio cumano il nuovo fenomeno dellinsediarsi di villae dellaristocrazia romana. Nel 180 a.C. i mercanti cumani conseguirono per concessione del Senato il diritto di servirsi della lingua latina in luogo dellosco sinora utilizzato negli atti ufficiali e nelle vendite mediante banditore 219 . Nel 90 a.C. i Cumani divengono cives romani in base alla lex Iulia. Il territorio flegreo si tiene fuori dalla guerra sociale, ma fu coinvolto nella successiva guerra civile: Cuma fu roccaforte di Silla, che a conclusione del conflitto si stabilir nei pressi della citt, dove trascorrer gli ultimi anni della sua vita. Dopo la morte di Cesare, tutta la zona sar di nuovo teatro di azioni di guerra: la citt divenne, allora, una piazzaforte di Ottaviano e, a partire dal 37 a.C., Agrippa provvide alla creazione di un grande porto militare (il Portus Julius) 220 , per fronteggiare la flotta di Sesto Pompeo, e di una serie di percorsi militari in grotta, realizzati tra il 38 e il 36 a.C. dallarchitetto Cocceio. Accanto alle opere militari si diede avvio ad un vasto programma di restauro, sistemazione e soprattutto monumentalizzazione della citt, quale si riscontra nellarea del oro
219 Con tale atto si pu dire compiuto il processo di romanizzazione della citt cominciato gradualmente da tempo e a partire da questo momento la presenza romana incide profondamente nella forma della citt. 220 Nel 31 a.C., data linadeguatezza del Portus Julius a causa della sua tendenza ad insabbiarsi, si inizi la costruzione del nuovo porto di Miseno. La nuova citt fu costruita forse su un piccolo insediamento del territorio cumano preesistente fin dallet arcaica.
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gi dalla prima meta del sec. a.C. e ancora pi nel corso dellet giulio-claudia. Rientra, inoltre, in questo programma il rinforzo della cortina di rivestimento sul lato O dellacropoli, mentre viene curata la sistemazione dei lati lunghi della piazza del Foro con porticati. Successivamente viene considerevolmente ampliata la dimensione del tempio su podio, in cui vengono erette le colossali statue acrolite di Giove, Giunone e Minerva: il tempio dunque si identifica con il Capitolium della citt. Sul lato S, poi, viene eretto un tempio anchesso su podio, al quale forse si riferisce uniscrizione di incerta provenienza che ricorda il restauro di un tempio di Demetra da parte della famiglia dei Luccei. Altri grandi edifici pubblici sorsero in prossimit del Foro: sono in luce oggi le rovine di 3 complessi termali, rispettivamente a S (edificato gi nel III se. a.C.), ad E (inglobato in epoca moderna nella c.d. Masseria del Gigante e a N eretto nel sec. d.C.). Prima ancora che fosse iniziata la sistemazione del Foro o forse contemporaneamente, si eresse, immediatamente fuori le mura, lanfiteatro. l programma di monumentalizzazione interess anche le aree sacre dellacropoli, con una consistente modifica del tempio di Apollo, come anche del terrazzo gi nel corso del I sec. a.C.; non meno importante e radicale fu lintervento edilizio anche sul tempio c.d. di Giove. Accanto al progetto monumentale si affianc certo un ricco progetto decorativo delle aree pubbliche; di esso fanno parte le numerose sculture che si conservano al Museo di Napoli. Alla fine dellet repubblicana la citt fu costituita municipium, restando tale fino a quando Augusto non vi dedusse una colonia militare. Durante lmpero Cuma visse un ulteriore momento di splendore, anche dal punto di vista urbanistico e monumentale, con la dinastia flavia. sotto Domiziano che si costruisce, per abbreviare la distanza tra Roma e Pozzuoli, la Via Domitiana nel 95 d.C. 221 ; in occasione di tale opera, fu dato aspetto monumentale al principale ingresso della citt, quello sul lato E, attraverso il monte Grillo, gi
221 Tale strada romana, evitando il lungo percorso della via Campana, permetteva di raggiungere dal porto puteolano la via Appia direttamente a Sinuessa.
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aperto in et greca. Ai margini della Via Domitiana fuori dallarea urbana, si addensavano, sovrapposte le une alle altre, le piccole sepolture a incinerazione, in casse di tegola o di blocchi tufacei o in sarcofagi plumbei e i mausolei e le tombe a camera. In et romana le strade in citt sono lastricate come la via Domitiana 222 . In seguito Cuma sub pesantemente le conseguenze della crescita economica della vicina Puteoli 223 , restando importante solo per la circostanza che nel suo territorio si trovava Baiae. Sebbene le testimonianze letterarie presentino Cuma in et imperiale come una tranquilla citt di marginale, il vasto programma edilizio e levidenza archeologica in genere mostrano come ancora in pieno II sec. d.C. sia fiorente e prospera. Il declino si presenta almeno per ora repentino; la presenza di sepolture tra gli edifici il segno dellabbandono; esso provocato principalmente da cause naturali: la piana tende a trasformarsi in palude e fenomeni sismici provocano il crollo dei grandi monumenti del oro. Sullacropoli, per, i templi di Giove e diApollo subiscono ancora modifiche trasformandosi in basiliche paleocristiane, gi nel IV e V sec. d.C.; a questo momento risale anche, forse, lutilizzo della c.d. grotta della Sibilla da parte dei cristiani 224 . Con il crollo dellautorit imperiale e con il sacco di Alarico, lintero sistema flegreo, dei porti commerciali e di quelli militari, delle ville, delle citt (ormai divorate dalle calcare 225 ), si spense e le paludi tornarono a dominare sugli stagni e nei porti insabbiati. Progressivamente spopolata a partire dal IV secolo d.C. per le mutate
222 Lo la via c.d. Sacra che sale ai santuari dellacropoli, lo quella che costeggia il Capitolium in direzione della Crypta Romana e lo sono le altre finora individuate nella parte bassa della citt. Parallela alla Domiziana, unaltra strada, in parte simile al tracciato della moderna via Vecchia Licola a Palombara attraversava la citt in senso N-S e a N era fiancheggiata da monumenti funerari uno di questi il mausoleo delle teste cerate. 223 La colonia romana fu impiantata nel 194 a.C. sul territorio dellantico epineion cumano di Dicearchia e divenne famosa soprattutto per il suo porto, in cui si concentrava la maggior parte del commercio marittimo romano. 224 Insieme con Puteoli e Neapolis, Cuma accoglie una delle prime comunit cristiane della Campania. 225 Come mostrano gli scavi del Foro di Cuma.
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condizioni economiche e il diffondersi della malaria 226 , solo durante let tardo-antica lacropoli ritrover la sua funzione difensiva, riducendosi ben presto ad una cittadella fortificata. Tutta la zona bassa verr, invece, progressivamente abbandonata: l, i quartieri periferici saranno ancora a lungo abitati, mentre nellAlto Medioevo vi sono soltanto alcune abitazioni rurali isolate. La citt visse le vicende della guerra fra Goti e Bizantini: fu presa da Belisario nel 536 e poi conquistata nel 542 da Totila; dopo la battaglia del 552 e la morte di Totila, Narsete pose dassedio il castrum cumanum difeso da Aligerno e dopo un anno lo riconquist 227 . Nel 558 lavio Nonio rasto provvide allopera di ricostruzione delle porte e delle mura danneggiate dallassedio. orse proprio con la conclusione delle guerre greco-gotiche, alla fine del VI sec. d.C., Cuma sembra recuperare una dinamica economica rilevante attraverso la produzione della calce, testimoniata dalle numerose calcare che in questo periodo si impiantano presso i maggiori complessi monumentali ancora emergenti nella citt bassa, innescando un nuovo processo di frequentazione dellarea. Contesa tra i duchi di Benevento e di Napoli, Cuma cadde nelle mani del duca longobardo Romualdo II, fu poi riconquistata dal duca bizantino napoletano Giovanni nel 717 e, alla fine, assalita e devastata dai Saraceni durante la terribile incursione del 915, entr in una fase di progressiva e ineluttabile decadenza. Nel 1205 unarmata napoletana, guidata da Goffredo di Montefusco, assedi la roccaforte, con i corpi dei martiri cristiani traslati nel 1207 dalle chiese del castrum nelle chiese napoletane. Da quel momento il luogo rimase deserto.
226 Un grave terremoto documentato nel 346 d.C. 227 Secondo quanto si pu ricavare dal racconto di uno scrittore anonimo del IV sec. d.C., lo pseudo-Agathias, Narsete riusc nellimpresa insinuandosi attraverso la cripta e facendone crollare la volta nel tentativo di forzare lassedio della rocca.
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CAPITOLO II - IL METODO DI DATAZIONE AL RADIOCARBONIO ( 14 C)
II.1 PREMESSA, STORIA ED EVOLUZIONE DEL METODO
Una tra le principali attivit dellarcheometria 228 la misura dellet dei materiali, delle strutture e/o dei livelli stratigrafici di ritrovamento e, quindi, il loro riferimento temporale e la loro collocazione nella storia, cio la datazione di reperti e/o contesti. In altri termini, si tratta di ricavare informazioni su periodi storici per i quali non ci sono documentazioni scritte, imparando a leggere gli indizi lasciati dagli esseri umani o dagli eventi naturali nei reperti e/o sul territorio. La datazione di un evento richiede la sua collocazione in una scala temporale che consenta un ordinamento mediante il quale si possa precisare se un evento preceda o segua un altro. La scala temporale pu essere definita con o senza lintroduzione di ununit di misura: si parler nel primo caso di scala assoluta e, conseguentemente, di datazione assoluta, mentre nel secondo caso di una scala relativa e, quindi, di datazione relativa. Tuttavia, accade molto spesso che la ricerca archeologica e geoarcheologica non riesca a giovarsi di metodologie di datazione assoluta e che, nonostante ci, possa produrre risultati significativi, pur utilizzando datazioni relative. Tali carenze sono dovute principalmente al fatto che gli eventi da datare non sono talvolta associabili a tracce di fenomeni naturali e in alcuni casi, anche quando lassociazione esiste, non si individua una
228 Larcheometria definita come lintervento e lapplicazione delle scienze sperimentali, naturali e tecnologiche alla conoscenza e alla caratterizzazione dei materiali delle opere del patrimonio culturale e dei loro contesti ambientali di intervento (cfr. CASTELLANO, MARTINI, SIBILIA 2002, p. 3) o come il complesso delle ricerche scientifiche applicate allarcheologia e pi generalmente ai beni culturali, basate su metodi di tipo quantitativo cfr. FRANCOVICH, MANACORDA 2000 (2006), p. 24).
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grandezza fisica, per definizione misurabile, associata alla traccia storica. Molti dei pi importanti sviluppi nella datazione assoluta dopo la Seconda guerra mondiale sono derivati dalluso di quelli che si potrebbero chiamare orologi radioattivi, che si basano sul decadimento radioattivo 229 . Il pi noto dei metodi radioattivi, nonch uno fra i principali metodi di datazione assoluta, quello del radiocarbonio o metodo di datazione al 14 C. Pur essendo un metodo di datazione assoluta, non in grado di produrre risultati autosufficienti, ma deve avvalersi del concorso di altri metodi di datazione assoluta (in particolare della dendrocronologia 230 ). Esso , tuttavia, un metodo di notevole importanza nellambito della ricerca archeologica e ambientale, pur non trascurando applicazioni di altro genere. Il metodo del 14 C rientra nellambito dei metodi di datazione radiometrici, cio dei metodi di datazione basati sul fenomeno della radioattivit naturale 231 e sulla misurazione dei suoi effetti. Tutti i metodi di datazione radiometrica sono basati sul principio che la sostanza radioattiva impiega un determinato numero di anni a trasformarsi in unaltra sostanza che pu essere stabile o a sua volta radioattiva tale tempo detto tempo di vita media, secondo una caratteristica costante di decadimento e un caratteristico tempo di dimezzamento 232 . Ogni nucleo radioattivo ha una vita media precisa e la misura della concentrazione di un certo numero di nuclei
229 l decadimento radioattivo o disintegrazione la trasformazione spontanea di un atomo instabile in un altro atomo, che pu essere anchesso radioattivo oppure stabile . Questa trasformazione si accompagna con lemissione di radiazioni ionizzanti, per cui essi sono chiamati isotopi radioattivi o anche radioisotopi. 230 il metodo che si basa sullo studio del numero e della qualit degli anelli di accrescimento del legno,al fine di una datazione molto precisa di oggetti o elementi strutturali in legno pertinenti a un contesto (cfr. FRANCOVICH, MANACORDA 2000 (2006), p. 108-109). 231 Si definisce radioattivit naturale la propriet dei nuclei atomici di alcuni elementi instabili di subire trasformazioni spontanee mediante lemissione di particelle subatomiche o di onde elettromagnetiche estremamente penetranti. 232 l tempo di dimezzamento esprime il tempo alla fine del quale la met degli atomi radioattivi inizialmente presenti in una sostanza ha subito una trasformazione spontanea oppure il tempio necessario affinch met degli isotopi radioattivi ha subito un processo di decadimento radioattivo (SERWAY 1988) o ancora il momento in cui la met degli atomi si disintegrata (LEUTE 1987, p. 120).
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radioattivi permette di determinare il tempo trascorso. Sono compresi in questo gruppo quei metodi che consentono di misurare let di un campione, determinando la quantit di isotopi che si sono formati in seguito a reazioni nucleari causate da fenomeni naturali. Di interesse teorico per la datazione archeologica sono i seguenti isotopi: 14 C, 40 K/ 40 Ar, vari isotopi delluranio, 210 Pb, 10 Be, 26 Al, 36 Cl, 41 Ca e molti altri ancora.
Un elemento formato in uno stato nucleare instabile (genitore) decade a elementi stabili o ulteriormente instabili (figli) con emissione di particelle. Misurando la radioattivit o la concentrazione di radionuclidi 233 , si pu determinare il tempo trascorso. Se la concentrazione iniziale della sostanza madre sconosciuta, necessario misurare la concentrazione della sostanza madre insieme a quella della sostanza figlia. In generale, un metodo di datazione vanno valutate caratteristiche e potenzialit: a) il tipo di materiale da datare; b) la quantit necessaria di campione; c) la portata temporale e la precisione delle datazioni. Pi nello specifico, nella scelta di radioisotopi da utilizzare nella datazione di reperti e/o contesi bisogna tenere conto delle seguenti prescrizioni: a) il tempo di dimezzamento deve essere opportuno rispetto allet da misurare. Se esso troppo lungo, la concentrazione dellelemento figlio sar troppo bassa per essere misurata; se esso troppo corto, lelemento padre instabile sar gi completamente decaduto; b) il radionuclide si deve distinguere da altri nuclidi presenti nel reperto alla sua formazione; c) non ci devono essere stati durante la storia del reperto n perdite della radioisotopo n del prodotto figlio. l chimico americano W. Libby , nellimmediato secondo dopoguerra e pi precisamente nel 1949, ide il metodo di datazione con il radiocarbonio e pubblic le prime datazioni ottenute con esso; tale scoperta gli valse il premio Nobel per la chimica nel 1960. Suo grande merito fu quello di intuire che il 14 C potesse essere prodotto in natura
233 I radioniuclidi sono specie isotopiche con nuclei instabili e, perci, soggette a decadimento radioattivo.
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secondo modalit che verific direttamente in laboratorio, traendone la conseguenza che questo isotopo 234 potesse essere usato per la datazione di resti di organismi. Egli enunci i fondamenti del metodo e condusse tutte le ricerche che consentirono di pervenire in breve tempo alla verifica mediante la datazione di reperti archeologici di et note. Nel corso della Seconda guerra mondiale egli era stato uno degli scienziati che avevano studiato le radiazioni cosmiche, le particelle sub-atomiche che continuamente bombardano la Terra, producendo neutroni ad alta energia. Questi neutroni reagiscono con gli atomi di azoto dellatmosfera producendo atomi di carbonio-14 ( 14 C), o radiocarbonio, che sono instabili poich possiedono 8 neutroni nel nucleo invece dei 6 del carbonio-12 ordinario ( 12 C). Tale instabilit determina il decadimento radioattivo del 14 C a un ritmo regolare; Libby determin che erano necessari 5568 anni affinch decadesse la met del 14 C contenuto in un campione il cosiddetto tempo didimezzamento , mentre le ricerche pi moderne indicano un pi preciso valore del tempo di dimezzamento in 5730 anni. Libby si rese conto che il decadimento del radiocarbonio ad un ritmo costante doveva essere compensato da una sua produzione costante per opera delle radiazioni cosmiche, e che quindi la concentrazione percentuale di 14 C nellatmosfera doveva rimanere costante nel tempo. Inoltre,questa concentrazione costante di radiocarbonio nellatmosfera si trasferisce uniformemente in tutti gli organismi viventi attraverso lanidride carbonica CO 2 ). Le piante assorbono continuamente CO 2
durante la fotosintesi; esse vengono poi consumate dagli animali erbivori, che a loro volta vengono mangiati dai carnivori. Solo quando una pianta o un animale muoiono viene a cessare lassunzione di 14 C, e la concentrazione di radiocarbonio, prima costante, comincia a diminuire per effetto del decadimento radioattivo. Cos Libby si rese
234 l termine isotopo 5 deriva dal greco + stesso posto e indica le diverse specie atomiche di uno stesso elemento che hanno uguale numero di protoni,
ma diverso numero di neutroni (N). Di conseguenza, hanno lo stesso numero atomico (Z), ma un diverso numero di massa (A) e, pertanto, presentano massa differente. Gli isotopi di uno stesso elemento posseggono, quindi, propriet chimiche simili, in ragione dello stesso numero di protoni, ma propriet fisiche diverse, in ragione della massa differente. Tutti gli elementi (tranne 12) esistono in almeno due forme isotopiche.
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conto che, conoscendo il ritmo (la velocit) di decadimento del 14 C (detto attivit del 14 C), misurando la quantit di radiocarbonio rimasta nel campione si poteva determinare let di un tessuto vegetale o di un animale morto 235 . Il grande risultato raggiunto da Libby fu laver messo a punto un preciso sistema di misurazione: egli scopr che ogni atomo di 14 C durante il processo di decadimento emette particelle (beta), che egli riusc a contare con un contatore Geiger. Un progresso significativo rispetto ai metodi tradizionali stato fatto, tra la fine degli anni 70 e gli inizi degli anni 80 del 900, con lintroduzione in alcuni laboratori di speciali contatori a gas capaci di misurare campioni piccoli. Applicando tale metodo tradizionale era necessario disporre di circa 5 g di carbonio, ottenuti da un processo di purificazione; ci significa che occorreva disporre di campioni di circa 10-20 g di legno o di carbone o di 100-200 g di ossa. Molti laboratori hanno oggi adottato un metodo ancora pi raffinato, la spettrometria di massa con acceleratore (accelerator mass spectrometry, AMS), che permette di usare campioni ancora pi piccoli. LAMS , infatti, capace di contare direttamente tutti gli atomi di 14 C, prescindendo del tutto dalla loro radioattivit; il campione minimo richiesto dellordine di 5-10 mg, e ci rende possibile il campionamento e la datazione diretta di materiali organici preziosi. noltre, larco di tempo coperto dalla datazione con il metodo del radiocarbonio mediante lAMS pu teoricamente estendersi a ritroso nel tempo fino a 80.000 anni fa; nella pratica si arriva a 50.000-60.000 anni fa.
235 LIBBY 1952, AITKEN 1974.
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II.2 PRINCIPI FISICI E IPOTESI FONDAMENTALI DEL METODO
Il metodo applicabile ai materiali contenenti carbonio 236 , che lelemento costituente fondamentale di ogni sostanza organica, e pu essere impiegato in qualsiasi condizione climatica. La datazione possibile arriva oggi fino a 50.000-60.000 anni; le datazioni relative agli ultimi 300/400 anni sono, per, imprecise a causa di variazioni della concentrazione del 14 C. La tecnica si basa sulla misura della concentrazione di 14 C in un reperto e il calcolo dellet avviene confrontando questa concentrazione con quella del campione al momento della sua formazione, in rapporto al C esistente nella CO 2
dellatmosfera. Quindi, per determinare let deve essere misurata lattuale concentrazione di 14 C, supposto che la concentrazione iniziale conosciuta. Va tenuto naturalmente presente che le materie carboniose possono essere state contaminate da composti di carbonio di formazione secondaria, che vanno eliminati prima di procedere allanalisi. n natura latomo carbonio C esiste in pi forme e ha 3 isotopi: carbonio-12 ( 12 C), carbonio-13 ( 13 C)
e carbonio-14 ( 14 C) 237 . Il carbonio presente nellatmosfera come anidride carbonica CO 2 ). In ogni campione di carbonio il 98,9% degli atomi del tipo 12 C 238 , mentre l1,1% del tipo 13 C 239 ; solo un atomo su un milione di milioni di atomi di carbonio un isotopo del tipo 14 C 240 . Il carbonio-14 un isotopo radioattivo che si forma nello strato
236 Il metodo consente, in linea di principio, di datare: tessuti organici, carbone di legno, legno, resti vegetali umani e animali, corallo, conchiglie, paglia, semi, avorio e anidride carbonica intrappolata nei ghiacci. 237 I numeri corrispondono al peso atomico (Z) di questi isotopi, cio al numero dei protoni (le particelle con carica positiva presenti in un atomo), che utile per conoscere le propriet chimiche. 238 Gli atomi di 12 C presentano 6 protoni e 6 neutroni nel nucleo e sono, pertanto, nuclearmente stabili. 239 Gli atomi di 13 C presentano 6 protoni e 7 neutroni nel nucleo e sono nuclearmente stabili. 240 Gli atomi di 14 C presentano 6 protoni e 8 neutroni nel nucleo e sono, quindi, nuclearmente instabili e radioattivi.
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superiore dellatmosfera in seguito al bombardamento tra neutroni n) termici o di bassa energia 241 , e nuclidi di azoto ( 14 N) 242 . Essendo un atomo instabile, poich contiene un eccesso di neutroni, decade emettendo deboli radiazioni beta verso lisotopo dellazoto 14 N. Lequazione che rappresenta queste reazioni nucleari la seguente: 14 N + n 14 C + p dove p il protone prodotto dalla reazione nucleare. Come per tutti i tipi di decadimento radioattivo, questo processo avviene con una velocit costante e indipendente dalle condizioni ambientali. In seguito gli atomi di 14 C cos formati reagiscono con lossigeno atmosferico o partecipano a reazioni di scambio con gli isotopi stabili del carbonio che costituiscono le molecole di monossido di carbonio (CO) o anidride carbonica (CO 2 ). Il prodotto di tali reazioni la formazione di 14 CO 2 , che si mescola uniformemente con la normale CO 2 atmosferica ed entra a far parte del principale serbatoio di scambio degli esseri viventi i quali assumono, in vita, tutto il carbonio che costituisce i loro tessuti dalla CO 2 atmosferica. Il processo di assimilazione diretto per le piante verdi attraverso la fotosintesi clorofilliana; indiretto per tutti gli altri organismi che di esse si nutrono, quali gli animali che mangiano le piante e gli esseri umani che mangiano sia le piante che gli animali. In tal modo, il 14 C prodotto diventa un componente della biosfera. Inoltre, poich per i noti processi di diffusione, la CO 2 entra a far parte abbastanza pi lentamente degli oceani come carbonato disciolto, il carbonio-14 diventa un componente anche dellidrosfera afferendo a un serbatoio di scambio di carbonio per gli esseri viventi che utilizzano il carbonio disciolto: lo si ritrova quindi nelle conchiglie e nei depositi calcarei. Lipotesi fondamentale di Libby era che la concentrazione di 14 C
241 I neutroni sono originati in seguito alla collisione dei raggi cosmici, provenienti in parte dal Sole, con atomi e molecole presenti nellatmosfera. 242 Gli atomi di 14 N sono abbondantemente presenti nellatmosfera (99,6% del complesso isotopico dellazoto atmosferico, possiedono 7 protoni e 7 neutroni e, perci, sono nuclearmente stabili.
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nellatmosfera costituisse una costante nel tempo e che essa avesse il medesimo valore grazie alla fotosintesi in tutta la biosfera come nellatmosfera. Gli organismi viventi durante il loro ciclo di vita mantengono la quantit di 14 C in rapporto fisso e pari (almeno in prima approssimazione) al valore presente nella sua riserva di radiocarbonio, poich vi una situazione di equilibrio dinamico tra il decadimento radioattivo o il rilascio per effetto dei processi biologici e il rifornimento di carbonio-14 da parte dellatmosfera, per i vegetali, o attraverso la dieta, per gli organismi viventi. Con il sopraggiungere della morte dellorganismo, si interrompe il ciclo di scambio e gli organismi rimangono con la quantit di radiocarbonio presente al momento della morte. Da quel momento la concentrazione di carbonio-14, non essendo pi rinnovata, comincia a diminuire per decadimento radioattivo, con progressione conosciuta (tempo di dimezzamento (t ) = 5730 anni), secondo la seguente reazione: 14 C 14 N + e
+ e
dove e il neutrino prodotto dalla disintegrazione radioattiva, e seguendo la legge esponenziale di decadimento radioattivo: N(t) = N 0 e -t
dove viene detta costante di decadimento radioattivo. n particolare, dopo un tempo (t 1/2 = 5.730 40 anni), detto tempo di dimezzamento, la concentrazione di radiocarbonio risulta pari alla met del suo valore iniziale. Dalla legge di decadimento radioattivo deriva, quindi, che la misura della concentrazione N(t) di radiocarbonio presente in un campione al tempo t, una volta noto il valore N 0 , consente di ricavare il tempo t trascorso dallistante in cui lorganismo ha cessato gli scambi con il suo serbatoio di radiocarbonio: t (1/)
ln [ N (t) / N 0 ] Il punto di partenza della datazione , quindi, la presenza, in quantit che possiamo in prima approssimazione assumere costante, nei diversi serbatoi di scambio degli esseri viventi. Il secondo punto che il 14 C 62
un isotopo radioattivo; la sua reazione di decadimento : C 14 C 14 N +
+
con vita media 8267 anni dove
lelettrone prodotto e
lantineutrino prodotto. Con la morte dellorganismo cessa il rifornimento e lunico processo attivo il decadimento. La concentrazione di 14 C dellorganismo diminuisce nel tempo con legge esponenziale. Laffidabilit del metodo poggia su dei presupposti, alcuni dei quali erano chiari allo stesso Libby: 1. uniforme distribuzione spaziale del 14 C nellatmosfera; 2. uguale concentrazione di 14 C nelle acque terrestri, nelle quali lanidride carbonica entra in soluzione; 3. concentrazione di 14 C costante nel passato e uguale allattuale valore; 4. esatta conoscenza della velocit di decadimento del 14 C; 5. origine atmosferica del carbonio negli esseri viventi; 6. assenza di frazionamento isotopico 243 in modo che la composizione isotopica del carbonio degli organismi viventi sia in equilibrio con quella della CO 2 atmosferica;
7. dallistante della morte di un organismo, la materia di cui composto non scambia pi con la biosfera e non esistono altri meccanismi di formazione, assunzione o cessione di 14 C; 8. integrit isotopica del campione, cio assenza da esso di carbonio estraneo. A tali presupposti ne vanno aggiunti altri due, anchessi di importanza fondamentale:
243 Il frazionamento isotopico la deviazione dalla distribuzione isotopica naturale di quellelemento dovuta a cause biogeochimiche naturali o artificiali, a seguito di scambi metabolici nellambito dei cicli vitali fotosintesi clorofilliana, respirazione, cicli alimentari.
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a) costanza della concentrazione di 14 C nellatmosfera durante tutto il periodo interessabile dalla datazione (almeno 50.000-60.000 anni); b) equilibrio tra la concentrazione di 14 C di un organismo vivente e quella atmosferica. La concentrazione di 14 C rispetto a quella del carbonio totale, dopo la morte dellorganismo t 0 segue quindi landamento temporale: [ 14 C] t = [ 14 C] 0 e -t/
dove [ 14 C] t la concentrazione attuale di 14 C presente nel reperto; [ 14 C] 0 il contenuto di 14 C al momento della morte; la vita media del 14 C; e la base dei logaritmi naturali (e = 2,718) e t il tempo trascorso dalla morte dellorganismo detto anche et del radiocarbonio convenzionale. Dallequazione precedente si ricava questa: t rC ln [ 14 C] 0 / [ 14 C] t ) Dunque, let radiocarbonica detta anche radiocarbon age e indicata in equazione con t rC ) si calcola moltiplicando la vita media del 14 C per il logaritmo naturale ln del rapporto tra la concentrazione di radiocarbonio presente al momento della morte dellorganismo [ 14 C] 0 ) e quella presente ottenuta dalla misurazione in laboratorio. Tutte le datazioni convenzionali si esprimono in years BP before present, hanno come riferimento il valore C 0 * , detto anche Modern reference Standard, e sono rapportate al 1950 (anno relativo allo standard, che rappresenta lanno zero per gli studiosi del radiocarbonio. Naturalmente tutti i laboratori sono dotati del campione di riferimento. Se, invece, vogliamo conoscere la data riferita allindicazione del tempo in anni prima di Cristo .C., bisogna effettuare la seguente sottrazione: 64
1950 anno BP = anno B.C. Inoltre, per motivi storici, si assume convenzionalmente (per la determinazione del radiocarbon age) che la vita media del 14 C 8033 anni, legata al tempo di dimezzamento (t 1/2 ) che 5730 40 anni
244 . Tuttavia, le et convenzionali sono, per accordo generale, calcolate con il valore trovato da Libby, e cio 5568 30 anni 245 . Let radiocarbonica ottenuta risolvendo lequazione non coincide con la migliore stima del tempo passato fino ad oggi dalla morte dellorganismo cui apparteneva il reperto datato. Questo non solo perch la vita media convenzionale non corretta, ma anche perch non sono corrette i presupposti su cui si basa tale metodo. Perci, occorre applicare delle correzioni per passare dalla radiocarbon age alla migliore stima effettiva della datazione. Per determinare let di un campione archeologico, o pi precisamente il tempo durante il quale avvenuta la diminuzione della concentrazione di 14 C delle sue parti organiche, la sua concentrazione attuale deve essere confrontata con quella di un organismo vivente. Per questultima disponibile una misura standard fornita dal National Bureau of Standards negli Stati Uniti.
II.3 PROBLEMATICHE CONNESSE CON LA DATAZIONE AL RADIOCARBONIO
Nonostante lenorme successo e il forte seguito che il metodo ha avuto, sono state, tuttavia, registrate alcune imprecisioni dovute
244 GODWIN 1962. 245 Molti laboratori continuano ad usare, per comodit di confronto con le stime antecedenti il 1961, il periodo di dimezzamento di Libby. pertanto utile ricordare che possibile ottenere la datazione secondo il valore corretto della semivit del 14 C moltiplicando per un coefficiente pari a 1,03.
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allerroneit o alla parziale inesattezza di alcuni dei presupposti fondamentali espressi dal Libby. Il primo assunto dello scienziato affermava che la concentrazione di carbonio-14 costante al variare del luogo; tale ipotesi non si rivelata del tutto inesatta. Infatti, anche se la produzione di 14 C indotta dai raggi cosmici varia con la latitudine fra poli ed equatore 246 , tali variazioni vengono compensate dai flussi atmosferici che rimescolano completamente laria intorno alla Terra in tempi brevi nellordine di qualche anno rispetto al tempo di decadimento del 14 C (5730 o 5568 anni circa). Pertanto, da questo punto di vista, lassunzione di costanza della concentrazione iniziale di 14 C rispetto al luogo di origine del reperto si pu considerare del tutto corretta. Volendo, poi, confutare un secondo presupposto del Libby, bisogna tenere presente che, a causa della lentezza degli scambi tra acque superficiali e acque profonde, nel mare e nella biosfera associata, la concentrazione di 14 C minore rispetto a quella dellatmosfera. Le acque fluviali e di bacini lacustri calcarei presentano anidride carbonica in soluzione minore, a causa della dissoluzione del carbonato di calcio; lo stesso vale per gli organismi che vivono in questi ambienti. Pertanto, lassunto secondo il quale uguale la concentrazione di 14 C nelle acque terrestri, nelle quali lanidride carbonica entra in soluzione deve considerarsi errato. Lipotesi di base di Libby, secondo la quale la concentrazione di 14 C costante nel passato e uguale allattuale valore, non si pu considerare del tutto corretta. Infatti, oggi alcuni studi hanno dimostrato che il tasso di produzione dellisotopo 14 C non stato sempre lo stesso nel corso dei secoli, ma variato nel corso del tempo. Tale evidenza deriva dellaver appurato che le radiazioni cosmiche, che inducono la formazione di radiocarbonio, non sono state costanti nel tempo 247 .
246 Le variazioni nella produzione di 14 C indotta dai raggi cosmici al variare della latitudine dipende dalle variazioni del campo magnetico terrestre; in virt di ci, la produzione di 14 C sar maggiore ai poli e minore allequatore. 247 Lattivit delle macchie solari soggetta a cicli che a loro volta modulano il flusso dei raggi cosmici che investono la Terra, variando, in tal modo, anche il ritmo di produzione di 14 C.
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Tuttavia, i cicli solari sono molto brevi se messi in relazione col tempo di dimezzamento del carbonio-14; inoltre, la concentrazione preesistente funge da serbatoio nei periodi di minore irraggiamento cosmico: pertanto, la modulazione temporale nella produzione di 14 C in atmosfera determinata da queste cause si attenua di molto. Per altri versi, le variazioni della concentrazione del radiocarbonio in atmosfera sono dipese da fenomeni naturali (variazioni del campo magnetico terrestre 248
e grandi eruzioni vulcaniche, che hanno liberato ingenti quantit di carboni fossili), ma anche da attivit antropiche. La combustione di grandi quantit di carbonio fossile carbone, gas, petrolio in atmosfera, dallinizio dellindustrializzazione, essendo questi combustibili praticamente privi di radiocarbonio a causa della loro et, ha comportato un incremento di 12 CO 2 e, quindi, un abbassamento della concentrazione di 14 C nellatmosfera. noltre, la produzione di grandi quantit di isotopi radioattivi, a seguito degli esperimenti nucleari e di incidenti in centrali elettriche, intorno al 1960, ha ulteriormente innalzato tale concentrazione. Altra motivazione da considerare come influente sulle variazioni della concentrazione di 14 C
nellatmosfera il fatto che gli scambi di CO 2 fra latmosfera e gli altri serbatoi idrosfera e biosfera sono regolati da un meccanismo di feed-back sensibile ai cambiamenti climatici 249 . Prendiamo ora in esame un altro assunto fondamentale del metodo del radiocarbonio enunciato da Libby: questo sosteneva lassenza di frazionamento isotopico, in modo che la composizione isotopica del carbonio degli organismi viventi sia in equilibrio con quella della CO 2
atmosferica. Anche tale ipotesi si rivelata inesatta: infatti, si osservato come la differenza tra la concentrazione di 14 C di un organismo e quella del serbatoio dovuta solo e unicamente al frazionamento isotopico, il cui fattore pu essere determinato, per
248 Il campo magnetico terrestre agisce da schermo e devia la maggior parte dei raggi cosmici. 249 I cambiamenti di temperatura influiscono fortemente, in maniera non periodica, sui coefficienti di diffusione e di scambio fra i serbatoi. Loceano rilascia CO2 quando la temperatura aumenta; lintero equilibrio si sposta e il contenuto atmosferico di CO2, e quindi di 14 C, viene alterato.
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ogni sistema vivente, dallanalisi del 13 C. In base a tale risultato, si pu assumere che la concentrazione di 14 C di un sistema vivente sia del tutto nota se lo quella del serbatoio. Qualunque sia la tecnica utilizzata, dopo avere effettuato la misura non possediamo, per, ancora i dati finali a causa del frazionamento isotopico. Tale fenomeno consiste in una deviazione dalla distribuzione isotopica naturale di un certo elemento dovuta a processi chimico-fisici, a seguito di scambi metabolici nellambito dei cicli vitali (fotosintesi clorofilliana, respirazione, cicli alimentari) e nel passaggio da un composto allaltro. Si tratta, cio, di separazione, o almeno di arricchimento e impoverimento, dei diversi isotopi del medesimo elemento, a seconda della massa atomica 250 . Nel caso del carbonio le cause del frazionamento sono da ricondursi a reazioni di scambio isotopico fra due o pi fasi coesistenti e a processi di natura cinetica (un esempio la tendenza, da parte della materia vegetale, a concentrare lisotopo leggero 12 C nella fotosintesi clorofilliana). Si era inizialmente ipotizzato che la 14 CO 2 venisse assorbita e scambiata dalle piante nellatmosfera con lo stesso tasso della CO 2
normale. Ma, poich ci non del tutto vero, 251 stato necessario introdurre una correzione dopo la misurazione diretta o indiretta della concentrazione. Nel caso della datazione la conoscenza dellentit del frazionamento, in relazione allisotopo 14 C, di rilevante importanza nel concetto di et convenzionale, la quale non solo viene riferita allo Standard Moderno, ma anche a una precisa composizione isotopica, che quella convenzionale del legno medio. Ci significa che lattivit specifica o la concentrazione misurata per un certo campione deve essere normalizzata al valore che essa avrebbe se il suo rapporto 14 C/ 12 C fosse quello del legno medio, cio ( 14 C/ 12 C) w .
250 Il numero di massa atomica uguale al numero dei protoni (o numero atonico, indicato con Z) sommato al numero dei neutroni (indicato con N). 251 Nelle piante terrestri i rapporti 13 C/ 12 C e 14 C/ 14 C sono pi bassi di quelli relativi alla CO2 atmosferica, per cui le piante mostrano unet apparente, rispetto allatmosfera, dipendente dallentit del frazionamento che si aggira, in media, intorno ai 200 anni.
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Una tale operazione richiede, pertanto, di fissare un valore convenzionale del frazionamento per il legno medio e determinare, per ogni campione, il fattore di frazionamento isotopico. Ovviamente, il secondo passo non eseguibile per un campione morto, essendo il rapporto 14 C/ 12 C diminuito in funzione dellet. Tuttavia, loperazione eseguibile facendo ricorso allisotopo stabile 13 C, la cui concentrazione in reperto indipendente dalla sua et. diventata ormai una convenzione non dare il risultato sperimentale diretto dello spettrometro di massa, che sarebbe il rapporto isotopico 252
13 C/ 12 C, ma in termini di valori , che esprimono le deviazioni, da un materiale di riferimento (standard internazionale): ( 13 C/ 12 C) campione
13 C = 1 ( 13 C/ 12 C) valore standard normalmente in per milione. l materiale standard una belemnite americana (PDB-standard) 253 .
In conclusione, sebbene esistano teorie quantitative per calcolare le varie influenze sulla concentrazione atmosferica di radiocarbonio nel passato, necessario effettuare una calibrazione dall et radiocarbonica all et reale. Ci avviene applicando delle correzioni che permettano di arrivare alla determinazione finale dellet effettiva, che sar espressa come una vera e propria data in anni calendariali reali). La correzione di tali datazioni ottenute con il radiocarbonio venuta dalla dendrocronologia, utilizzata, oltre che come metodo di datazione a se stante 254 , anche per calibrare le
252 Il rapporto isotopico rappresenta il quoziente tra i due isotopi di uno stesso elemento, in questo caso del carbonio. 253 CRAIG 1957. 254 La dendrocronologia un metodo di datazione assoluta utilizzato per datare il legno di un albero vivente o il legno archeologico (cio oggetti o elementi strutturali in legno pertinenti a un contesto). Esso si basa sullo studio del numero e della qualit degli anelli di accrescimento annuale del legno. OLCESE 2000 (2006), pp. 108-109. I cambiamenti di temperatura influiscono fortemente, in maniera non periodica, sui coefficienti di diffusione e di scambio fra i serbatoi.
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datazioni ottenute con il 14 C 255 . Si sono introdotti, quindi, alcuni fattori di correzione e si sono elaborate delle tabelle cronologiche 256 . Tale metodo di datazione permette, attraverso anche la misurazione del 14 C contenuto negli anelli di accrescimento di tronchi dalberi (corrispondente alla concentrazione di 14 C in atmosfera in un determinato anno), di ricostruire la quantit di 14 C atmosferico nel corso del tempo e le sue periodiche oscillazioni. Gli scienziati sono riusciti a rappresentare le et determinate con il carbonio-14 in funzione di quelle ottenute con la dendrocronologia (espresse in anni di calendario) e hanno, cos, costruito curve di calibrazione, le quali permettono agli archeologi di calibrare una data al radiocarbonio traducendola in anni di calendario. stato lo spostamento allindietro di molte date che ha condotto alla cosiddetta seconda rivoluzione del radiocarbonio, cui si gi accennato. Recentemente il confronto di datazioni ottenute col metodo del 14 C con datazioni molto precise ottenute col metodo delluranio-piombo 257 da campioni presi dalle antiche barriere coralline vicine alle Barbados ha prodotto una curva di calibrazione per il radiocarbonio che va dal 9.000 BP circa (il limite della calibrazione dendrocronologica) fino al 40.000 BP. La curva di calibrazione (INTCAL98) recentemente elaborata da M. Stuiver et alii 258 combina i dati disponibili col metodo della dendrocronologia, i coralli datati col metodo delluranio-torio e i sedimenti marini datati col metodo delle varve 259 ; in questo modo la curva spazia dal 24.000 a 0 BP. Anche lanalisi della stratificazione dei ghiacciai permette di stabilire il
Loceano rilascia CO2 quando la temperatura aumenta; lintero equilibrio si sposta e il contenuto atmosferico di CO2, e quindi di 14 C, viene alterato. 255 La dendrocronologia un metodo di datazione assoluta utilizzato per datare il legno di un albero vivente o il legno archeologico (cio oggetti o elementi strutturali in legno pertinenti a un contesto). Esso si basa sullo studio del numero e della qualit degli anelli di accrescimento annuale del legno. Cfr. OLCESE 2000 (2006), pp. 108-109. 256 DAMON et ALII 1966. 257 l metodo delluranio-piombo, anche detto della serie uranio-torio-piombo, si basa sul decadimento radioattivo delluranio in piombo e sul confronto tra la radioattivit delluranio e quella dei suoi discendenti. Tale tecnica copre il periodo che va da 500.000 a 50.000 anni fa, superando quindi la portata temporale del radiocarbonio.
Cfr. OLCESE 2002 (2006), pp. 107. 258 STUIVER, REIMER 1993.
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contenuto dellanidride carbonica contenuta nellatmosfera del passato, ricostruendo una sequenza cronologica che si riferisce fino a 50.000/60.000 anni fa. Ancor pi di recente sono state elaborate, nellambito di un programma internazionale, le curve di calibrazione per campioni atmosferici e per organismi marini INTCAL04 260 . Diversi software di analisi sono oramai disponibili per la conversione delle datazioni convenzionali al radiocarbonio in anni di calendario quali Oxcal 261 , Calib, CalibETH, alcuni dei quali contengono avanzate routine di calcolo per lanalisi dei dati.
II.4 RICOSTRUZIONE DELLA STORIA DELLA CONCENTRAZIONE DI 14 C NELLATMOSFERA
Riconsideriamo ora il principio fisico alla base della datazione secondo il quale un qualsiasi organismo sia vissuto in equilibrio di scambio con unatmosfera in cui la concentrazione di 14 C sia stata costante. Si supponga, inoltre, che la concentrazione di carbonio-14 di un certo organismo, durante la sua vita, sia pari a quella di un campione attuale. Da queste considerazioni si evince limportanza della costanza della concentrazione iniziale di 14 C e, in ogni caso, della conoscenza del suo valore. Si pu, inoltre, facilmente dedurre come la costanza della velocit di produzione sia elemento essenziale per la costanza della concentrazione e quindi per una corretta datazione 262 . Ancora, possiamo desumere lesistenza, nel passato, di
259 Il termine svedese varv significa deposito ed indica lo strato di sedimento che si forma annualmente per il ritiro dei ghiacciai nei laghi temporanei. Gli strati variano di anno in anno a seconda del clima e possono, tramite misurazioni e confronti, essere messi in sequenza, costituendo uno strumento di datazione. Cfr. OLCESE 2002 (2006), pp. 110. 260 REIMER et ALII 2004. 261 BRONK RAMSEY 2001. 262 In merito, importante sottolineare come la costanza della velocit di produzione assicura, praticamente, una conseguente costanza di concentrazione di 14 C soltanto dopo circa 50.000 anni
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variazioni contenute della velocit di produzione, e quindi della concentrazione, di 14 C. Possiamo facilmente comprendere quale ruolo giochi, sulla costanza della concentrazione di 14 C, la costanza della velocit di produzione di tale isotopo. Questa, a sua volta, legata a fenomeni naturali la cui costanza non pu essere assunta in modo fideistico. suggerita, pertanto, lesistenza nel passato, di variazioni contenute della velocit di produzione, e quindi della concentrazione, di 14 C. Gi nel 1958 De Vries mise in evidenza che la concentrazione di radiocarbonio nel 1700 e nel 1500 era stato di circa il 2% pi alta di quella del XIX secolo e attribu le variazioni a eventi di carattere climatico. Ricerche tendenti a determinar la concentrazione di 14 C nel passato si diffusero rapidamente e si giunse nel 1959, ad appurare che le datazioni al radiocarbonio di reperti provenienti dallgitto e appartenenti al III millennio a.C., per attribuzione storicamente certa, risultarono pi giovani di alcune centinaia di anni. n questo contesto emerse la necessit di individuare archivi di 14 C, cio materiali che conservassero traccia della concentrazione di 14 C nellatmosfera, dei quali fosse nota let. Tali archivi furono individuati negli anelli degli alberi, i quali scambiano con latmosfera soltanto nellanno in cui si formano. Una volta formati non sono pi in grado di scambiare con il serbatoio atmosferico e, pertanto, la concentrazione di radiocarbonio decade secondo la nota legge esponenziale. Ne segue che la misura attuale della concentrazione di 14 C di un anello consente di risalire a quella dellanno in cui si formato se di esso si conosce let; di ci si occupa la dendrocronologia. Utilizzando prevalentemente alberi di lunga vita (Pinus Aristata, Sequoia Gigantea e querce), attualmente si dispone di una serie continua di anelli che va dal presente a circa 12.000 anni fa. Su tale serie sono state eseguite misurazioni di 14 C e di esse, essendo nota let, si determinata la concentrazione di carbonio-14 nellanno
trascorsi dallinizio del processo. Cfr. S. MPROTA 2002, pp. 30-34.
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della formazione dellanello. Losservazione dellintera sequenza temporale ricostruita tramite la dendrocronologia ha permesso di osservare delle variazioni di 14 C, che possono essere riguardate come la sovrapposizione di una componente a lungo termine e di variazioni molto rapide. Negli anni 70 vi fu un lungo dibattito tra coloro che sostenevano che le variazioni rapide (le cosiddette wiggles) fossero effetti di fluttuazioni casuali e coloro che ritenevano, invece, che esse fossero legate a cause ben precise. La seconda ipotesi si rivel quella corretta: lidea che si affermata nel panorama internazionale quella secondo la quale i raggi cosmici galattici, entrando nel sistema solare, subiscono deviazioni in dipendenza del vento solare e, in vicinanza della Terra, del campo magnetico terrestre. In tal modo, viene alterato il flusso dei raggi cosmici che investe la Terra e, di conseguenza, la velocit di produzione di 14 C. per quanto riguarda le wiggles, esse sono prevalentemente attribuibili alle variazioni dellattivit solare che modula il flusso dei raggi cosmici. Variazioni climatiche a lungo periodo (per esempio quelle che hanno fatto seguito alla fine dellultima era glaciale) possono aver alterato gli equilibri interni al sistema Terra e avere anchesse contribuito alla variazione di concentrazione di 14 C atmosferico. Negli anni recenti le analisi relative ai giacimenti marini si sono intensificate. Ci dovuto al rinnovato interesse per i materiali marini, interesse che si prevalentemente manifestato a partire dai primi anni 90, dopo che sono stati sottoposti alla comunit internazionale risultati di misurazioni congiunte eseguite su coralli, con i metodi del 14 C e delluranio-torio (U/Th). In tal modo, tenendo conto delle relazioni tra la concentrazione di carbonio-14 tra atmosfera e strato superficiale delloceano, stata ottenuta una estensione temporale della sequenza cronologica del 14 C atmosferico fino a circa 22.000 anni dal presente (1993) 263 .
263 STUIVER, REIMER 1993.
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Nel 1998 la comunit internazionale, seguendo le indicazioni emerse nel corso della XVI Conferenza Internazionale tenuta a Groningen lanno precedente, ha dato il suo avvallo allestensione della curva di variazione del 14 C in atmosfera fino a 24.000 anni BP. Si tratta di una curva che unimplementazione e un miglioramento di quella del 1993, che presenta, per, gradi diversi di affidabilit a seconda del numero e delle caratteristiche di misure disponibili per i vari periodi. Le attivit delluomo, in tempi recenti, hanno influenzato la concentrazione naturale di 14 C atmosferico in modo significativo, sebbene le alterazioni non interessino praticamente la datazione di reperti. La prima di tali disturbanze va sotto il nome di effetto Suess: a partire dalla seconda met del secolo, con lavvento della Rivoluzione ndustriale, luomo ha immesso nellatmosfera grandi quantit di 12 CO 2 , attraverso la combustione di carbone fossile e di petrolio (sostanze organiche di et talmente elevate da non contenere alcuna traccia di 14 C). Ci ha prodotto una diluizione della 14 CO 2 , facendo diminuire il rapporto 14 C/ 12 C nei vari serbatoi, con il risultato che materiali recenti mostravano unet apparente di qualche centinaio di anni, perch impoveriti allorigine di 14 C. Questo effetto ha causato un consistente abbassamento della concentrazione di radiocarbonio in atmosfera, negli altri serbatoi e in tutti gli organismi in equilibrio. Con il 1954 inizi lera degli esperimenti termonucleari in atmosfera che ebbe culmine intorno ai primi anni 60 grosso modo nel 1963; successivamente i test nucleari furono soltanto sotterranei. Il risultato degli esperimenti, detto omb Spike, fu una notevole crescita della concentrazione di 14 C in atmosfera. Infatti, i processi di fissione e fusione nucleare liberano una grande quantit di neutroni i quali, interagendo con lazoto 14 N), producono una notevole quantit di radiocarbonio, che si andata a sommare alla precedente. Ci ha comportato che materiali antichi risultassero pi recenti alle analisi effettuate. Dopo il 1963 il tasso di 14 C in atmosfera nuovamente diminuito per avvicinarsi ai valori attuali, che sono prossimi a quelli
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che si misuravano prima delle esplosioni nucleari.
II.5 TECNICHE DI MISURAZIONE: I METODI DEL RADIOCARBONIO CONVENZIONALE E DELLA SPETTROMETRIA DI MASSA CON ACCELLERATORE
Abbiamo detto che per conoscere let di un campione necessario conoscere i valori [ 14 C] 0 e [ 14 C]t, che rappresentano, rispettivamente, la concentrazione di 14 C al momento della morte e quella al momento presente (quello in cui si effettua la misura). Per conoscere [ 14 C] 0 sono state poste alla base del metodo alcune importanti ipotesi, discusse al parag. II. 4, e vengono usate le curve di calibrazione per correggere queste assunzioni, cos da individuare let reale calendariale del reperto a partire dall et radiocarbonica misurata. Per conoscere, invece, [ 14 C]t bisogna effettuare in laboratorio la misura del contenuto di 14 C nel reperto. Come si visto, la datazione di un reperto consiste nel determinare dapprima la sua et convenzionale, la cui determinazione pu essere ricondotta a misurare la concentrazione attuale del reperto e quella dello Standard Moderno. Tuttavia le misure di concentrazione sono divenute possibili solo a partire dalla fine degli anni 70inizi degli anni 80 del 900. Dalla nascita del metodo grazie a Libby nel 1949, durante i primi trentanni di datazione al carbonio-14 non vi sono stati grandi cambiamenti nelle tecniche di misurazione e le determinazioni sperimentali erano radiometriche (si misura il tasso di decadimento attuale di un reperto). Ossia, siccome la concentrazione di 14 C cos piccola che non potrebbe essere misurata direttamente, si misurava, invece, lattivit del campione il numero di particelle
emesse nel decadimento radioattivo), essendo questa proporzionale alla percentuale di isotopi radioattivi. Per la misura dellattivit del 75
campione si impiegarono rivelatori di particelle
, i quali, essendo basati sul fenomeno della ionizzazione, non sono insensibili a particelle ionizzanti di altra natura per esempio, , , che non provengono dal campione in misura. Nellanalisi radiometrica deve, pertanto, essere eliminato il contributo, nellattivit totale misurata, di tutte le particelle ionizzanti estranee al campione, attraverso lutilizzo di contatori/schermi. Tuttavia, nonostante limpiego di tali tecniche sofisticate, leliminazione non mai completa, seppur si riesca a ridurre a livelli piuttosto bassi dellordine di qualche conteggio al minuto) il rumore di fondo. La parte ineliminabile di tale contributo costituisce il fondo radioattivo 264 del rivelatore e si determina impiegando un campione di natura identica a quello in misura ma completamente inattivo, cio privo di atomi di 14 C. In conclusione, ogni misurazione di et convenzionale comporta la determinazione di tre livelli radioattivi relativi nellordine al fondo, al campione in misura e allo standard moderno. Ancora negli anni 80 questo fu il metodo pi comune (anche detto metodo del radiocarbonio tradizionale o del conteggio radioattivo), perch relativamente semplice ed economico; in questo metodo la concentrazione di carbonio-14 nel campione vien determinata rilevando la radiazione
max = 156 keV) emessa nel processo di decadimento radioattivo del 14 C: 14 C 14 N +
+ Se si possono prelevare senza problemi una decina di grammi del reperto, il campione, pi o meno solido, contenente carbonio viene chimicamente convertito in un gas ricco di carbonio, il quale viene immesso in un tubo contatore proporzionale di gas. Questo tubo circondato da contatori ad anticoincidenza, che permettono di distinguere tra un decadimento di 14 C allinterno del contatore principale ed altri eventi ionizzanti causati da radiazioni forti
264 La riduzione del rumore di fondo nelle datazioni con il radiocarbonio direttamente connesso a due importanti aspetti: la precisione delle misure det e let massima misurabile.
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esterne ai contatori (i quali quindi si cancellano automaticamente). Tali schermi permettono di ridurre notevolmente il livello del rumore di fondo e, in tal modo, il contributo pi importante al fondo residuo si riduce a quello dovuto alle impurezze radioattive presenti nei materiali che costituiscono i contatori medesimi e i supporti per il loro assemblaggio ulteriormente riducibile con unaccurata scelta dei materiali). Nei primi contatori usati per il radiocarbonio il reperto veniva trasformato in carbonio elementare e depositato in film sottili sulle pareti di contenitori connessi alla carcassa di un contatore a geometria cilindrica diviso in 4 settori. Un tale sistema, riempito di gas Argon a pressione opportuna, consente di rivelare particelle
, in
quanto tra i contenitori del campione e la griglia viene creato un forte campo elettrico. Nel sistema di rivelazione la sorgente radioattiva, contenuta allinterno del carbonio solido, fisicamente distinta dal rivelatore di eventi ionizzanti (gas Argon). Con tale tecnica la sensibilit raggiunta era relativamente spinta al punto di non consentire di datare reperti di et superiore a circa 20.000 anni. Dalla fine degli anni 50 del secolo scorso cominciarono ad essere impiegati contatori proporzionali a gas (GPC, Gas Propotional Counting). In questo caso il reperto viene trasformato in gas - biossido di carbonio, etilene, acetilene o metano , con il quale il contatore viene riempito. In tal modo lo stesso gas assolve alla doppia funzione di sorgente radioattiva (in quanto contiene atomi di 14 C) e di rivelatore (nel senso che sono le molecole stesse del gas ad essere ionizzate ogni qual volta si verifica un evento ionizzante allinterno del contatore. Con questa tecnica si sono ottenuti notevoli miglioramenti nella datazione dovuti a una sensibile riduzione del rumore di fondo e a un considerevole aumento dellefficienza di rivelazione, con il risultato che let massima dei reperti databili si spinge oltre 40.000 anni dal presente. Nella prima met degli anni 60 ha cominciato a svilupparsi una nuova tecnica basata sulluso di scintillatori liquidi LSC, Liquid Scintillation Counting), che prevedono di sintetizzare liquidi il 77
benzene - dalla CO 2 estratta dal reperto e combinarli con il cosiddetto cocktail a scintillazione. Questo contiene sostanze che assorbono lelettrone proveniente dal decadimento ed emettono un fotone cio un breve lampo di luce), che viene registrato da un fotomoltiplicatore (FM). Dal momento che ogni fotomoltiplicatore produce in proprio, statisticamente, un certo numero di impulsi, anche senza luce, si utilizzano contemporaneamente due fotomoltiplicatori, che lavorano in coincidenza. Tale sistema permette di osservare il campione, al fine di distinguere uno dei pochi eventi reali rilevato da entrambi i rilevatori dal rumore di fondo. Nonostante i lunghi tempi di misurazione (giorni o settimane per un solo campione) e i tentativi sofisticati di schermatura e soppressione elettronica del rumore di fondo, la tecnica presenta evidenti limiti tecnici. In primo luogo, esiste unet massima calcolabile intorno ai 60.000 anni 265 . In secondo luogo, esiste una grandezza minima misurabile del campione che possa assicurare un numero sufficiente di segnali 266 . Accanto a queste apparecchiature standard, sono stati realizzati: a) strumenti ad alta precisione, nei quali viene molto ridotto b) lintervallo probabilistico del risultato 267 ; c) strumenti ad esteso campo dindagine, che consentono di datare materiali particolarmente antichi; d) strumenti per microcampioni, sensibili a quantit limitate di materiale. La quantit di carbonio analizzabile varia da 100 g a 10 mg per il contatore proporzionale; da 40 g a 80 mg per la scintillazione liquida.
265 l numero di segnali prodotti da un campione non pu essere aumentato allinfinito usando pi materiale, perch i contatori devono avere un volume finito anche se i campioni fossero abbondanti. 266 Geyh 1983 raccomanda lutilizzo di circa 10 g per carbone asciutto, legno o torba, fino a 250 g se il legno e la torba sono bagnati e fino a 500 g per denti e ossa. 267 Per campioni di et inferiore a 10.000 anni si pu raggiungere una deviazione standard di 20 anni.
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Il pretrattamento dei campioni, per quanto riguarda specificatamente le ossa, effettuato nel laboratorio di datazione, prevede le seguenti fasi: ispezione, magari con laiuto di uno stereo microscopio, e pulitura accurata della superficie ossea; allontanamento di eventuali materiali - come radici, concrezioni, ecc. e delle porzioni di tessuto osseo molto alterate; frammentazione dellosso in trucioli di circa 1/2 cm; dissoluzione chimica (con acido cloridrico) della frazione minerale; lavaggio della frazione organica residua, essiccazione e carbonizzazione 268 della stessa per ottenere biossido di Carbonio. Per certi tipi di strumenti, questo il prodotto finale da sottoporre ad alcuni procedimenti di purificazione e quindi allanalisi, mentre, per altri tipi di strumenti, la sostanza di partenza di una serie di trasformazioni chimiche fino ad ottenere il composto richiesto. La quantit di materiale richiesto varia, oltre che con il tipo di strumento di analisi, con lo stato di conservazione delle ossa, con le caratteristiche del suolo di provenienza e con il tipo di ossa: le ossa lunghe degli arti sono quelle pi indicate, per la loro maggiore proporzione di tessuto compatto. La quantit minima di osso secco richiesta dai laboratori per le analisi standard , in media, dellordine dei 100-200 g 269 . Gli studiosi hanno cercato di superare queste limitazioni, ma fino ai primi anni 70 del 900 stata utilizzata lunica
268 I metodi usati per la carbonizzazione differiscono da laboratorio a laboratorio: si pu citare, per esempio, un trattamento preventivo con acido solforico concentrato a caldo, oppure la combustione diretta in corrente di ossigeno. 269 Considerando la perdita di sostanza dovuta al pretrattamento, per ottenere 10 g di carbonio di origine proteica occorre fornire circa 300 g di materiale osseo; per ottenere 10 g di Carbonio della frazione minerale occorrono circa 100 di materiale; infine, per ottenere 10 g di Carbonio da osso carbonizzato, ne occorrono 150 g. La quantit di Carbonio che normalmente viene sottoposta ad analisi di circa 5 g, negli strumenti comuni, e di circa 15 g, negli strumenti ad alta precisione.
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metodologia tecnicamente fattibile, la tecnica del conteggio radioattivo. Alla fine gli sforzi sono stati premiati e, a partire dalla fine degli anni 70, stata introdotta la spettrometria di massa con acceleratore AMS, che ha trovato unimportante applicazione nellindagine cronologica basata sul Radiocarbonio. Tale tecnica misura labbondanza isotopica relativa attuale di un reperto e si basa sullestrazione diretta degli atomi di carbonio dal campione. Grazie ad essa sono decisamente aumentate le potenzialit del metodo di datazione al 14 C: larco temporale della datazione stato esteso; la quantit di materiale richiesta per lanalisi stata ridotta secondo ordini di grandezza (da 1.000 a 10.000 volte); i tempi di misura sono stati ridotti di 100 volte; una nuova ampia gamma di reperti diventata accessibile a questa tecnica 270 . Per aumentare il periodo databile di tempo, fu necessario aumentare la
concentrazione di 14 C nel campione tramite una tecnica specifica, larricchimento isotopico. Uno dei metodi sperimentati stato la diffusione termica del gas CO in lunghe colonne verticali 271 ; forse unalternativa pu venire dallarricchimento laser 272 . Poich i normali spettrometri di massa non sono assolutamente in grado di raggiungere la necessaria risoluzione, vennero utilizzati degli speciali acceleratori ad alta energia quali spettrometri di massa ad alta risoluzione 273 . Si tratta di un acceleratore tandem, cio che usa lalta tensione due volte, una prima volta per accelerare uno ione di
270 il caso di singoli denti, singoli chicchi di cereali o particelle di carbonio disciolte nel ferro durante la fusione. 271 LITHERLAND 1984. 272 Alla base di tale tecnica vi il presupposto che legami chimici possono essere spezzati con laiuto di una certa quantit di energia dispensata sotto forma di radiazioni UV di un laser regolabile. Poich lenergia per spezzare il legame e, quindi, la frequenza da usare dipende dalle masse adiacenti al legame, pu essere realizzata una foto dissociazione preferenziale di molecole organiche contenenti 14 C. 273 Nello spettrometro di massa ad alta energia gli ioni vengono accelerati ad energia superiore (almeno di 3-4 ordini di grandezza) rispetto a quella dello spettrometro di massa comune; infatti, solo cos si pu arrivare a distinguere il radioisotopo dagli isotopi stabili del Carbonio, che hanno rapporti carica-massa simili.
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carbonio negativo C
, una seconda volta per accelerare la stessa particella, dopo averla spogliata operazione di stripping) tramite collisione con un gas o con un foglio sottile, come C 3+ o anche C 4+ . Tale tecnica prevede che il campione da datare, dopo opportuna preparazione, venga inserito in una sorgente ionica di un acceleratore di particelle e che gli atomi di carbonio del campione vengano separati e misurati attraverso tecniche proprie della fisica nucleare 274 . La tecnica AMS detta ultrasensibile proprio perch, sfruttando le elevate energie impresse da un acceleratore alle specie atomiche e molecolari, consente di ridurre drasticamente il fondo di isobari e isotopi interferenti. Tramite tali procedure, lungo tutto il percorso di accelerazione e trasporto del fascio possibile sopprimere tutti gli isotopi presenti nel campione eccetto quelli di 14 C, che infine vengono inviati in un rivelatore di particelle cariche dove vengono identificati e conteggiati. Un importante vantaggio di questo sistema, che porta allalta risoluzione, che gli ioni con lo stesso rapporto tra carica e massa ( 12 CH e 13 CH), tra cui spesso si celano le piccolissime quantit di 14 C, non sopravviveranno allapparecchiatura di stripping. con queste migliorie sperimentali che campioni di pochi mg di carbonio possono oggi essere datati in poche ore. Loperazione di misura consiste in 4 fasi: la ionizzazione degli atomi del campione; laccellerazione delle particelle ionizzate; la separazione del 14 C dagli altri isotopi; il conteggio degli ioni radioattivi. Vengono usati due tipi di acceleratori: 1) il Ciclotrone, in cui si utilizzano sorgenti di ioni gassose; 2) lAccelleratore elettrostatico (tandem), che utilizza campioni allo
274 LOWE-JUDD 1987.
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stato solido (questo sistema quello maggiormente impiegato).
II.6 FASI DELLA MISURA, CALIBRAZIONE ED ANALISI DEI RISULTATI DELLA DATAZIONE AL 14 C CON AMS: IL CASO DEL CIRCE (CENTER OF ISOTOPIC RESEARCH ON CULTURAL AND ENVIRONMENTAL HERITAGE)
La datazione al 14 C mediante lutilizzo della spettrometria di massa con acceleratore (AMS) prevede lesecuzione di una serie di fasi consecutive: 1) prelievo del campione (campionamento); 2) trattamento in laboratorio del campione (preparazione), che sar differente a seconda della tipologia di campione (carboni, ossa, legno, conchiglie, ecc.); 3) misura del contenuto di 14 C nel reperto mediante lutilizzo di un acceleratore di particelle; 4) calibrazione ed analisi dei risultati. La tecnica AMS micro-distruttiva o parzialmente invasiva, nel senso che la quantit di campione necessaria per la datazione costituisce soltanto una piccola massa del reperto 275 . La piccola quantit di materiale necessaria per la datazione con AMS rende lanalisi, inoltre, realizzabile selezionando cosa scegliere esattamente per la datazione e, infine, rende possibile effettuare datazioni multiple di frazioni dello stesso reperto o di oggetti in relazione tra loro. La tecnica richiede, poi, tempi di misura pi corti (20-30 minuti per campione) rispetto a
275 Per carboni da 1 a 10 mg, per il legno da 5 a 15 mg, per le ossa da 200 mg a 3 g, per le conchiglie da 10 a 50 mg.
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quelli previsti dal metodo del radiocarbonio convenzionale (giorni o settimane per campione) e prevede, inoltre, precisioni del 3-4 % (corrispondenti ad incertezze di 30-40 anni nella data radiocarbonica). Le limitazioni pi stringenti sono costituite dalla possibilit di introdurre contaminazioni durante il necessario trattamento dei campioni e dai tempi lunghi di preparazione degli stessi (svolta in laboratori adatti). Per eliminare le contaminazioni necessaria una corretta preparazione dei campioni (pretrattamento) mediante due tipi di trattamenti in laboratorio: fisico e chimico, effettuati al fine di pulire il campione per evitare che le datazioni successive ottenute mediante AMS vengano falsate. Fondamentale , quindi, la preparazione del campione o trattamento 276 ; essa richiede varie fasi: 1. Pretrattamento: la finalit quella di rimuovere materiali organici contaminanti che possono essere stati introdotti dopo la morte del reperto (ad es. radici, argilla, sabbia, ecc.), durante i processi post-deposizionali. Una prima fase di trattamenti meccanico prevede la pulitura o il setacciamento, la frantumazione e la polverizzazione del campione prelevato (lo specifico trattamento dipende dalla natura del campione). Dopo di che, viene effettuato un pretrattamento chimico (che varia in base al tipo di materiale campionato): si tratta di una serie di ripetuti bagni del campione in acidi e basi attacchi acido- basici) alternativamente, eventualmente accompagnati da centrifugazioni, in modo da eliminare la parte inorganica, estrarre la parte organica e selezionare quella organica-carboniosa che interessa per la misura di datazione 277 . 2. Combustione: il residuo carbonioso della pirolisi viene ossidato a
276 Il processo di trattamento che di seguito viene descritto quello usualmente impiegato nel laboratorio di preparazione campioni del CIRCE (Center of Isotopic Research on Cultural and Environmental heritage). 277 Nel caso, ad esempio, in cui il campione un osso, ci interessa separare il collagene dalle proteiene. Anche losso, dopo la frantumazione, viene immerso negli acidi e nelle basi per la pulitura.
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CO 2 in una provetta di quarzo
(la camera di combustione) a 900C, in assenza di aria, mescolandolo con grani di ossido rameico (CuO), in presenza di fili di argento (Ag) per provocare la reazione: C + 2CuO CO 2 + 2Cu (+ H 2 O) fili dargento svolgono la funzione di assorbire le eventuali impurezze allogene che potrebbero compromettere la successiva conversione della CO 2 in grafite. La CO 2 cos ottenuta viene, eventualmente, in parte prelevata per la misura del frazionamento isotopico ( 13 C/ 12 C). 3. Grafitizzazione: poich un gas non pu essere introdotto nellaccelleratore, la CO 2 ottenuta dalla combustione deve essere riportata allo stato solido. La camera di grafitizzazione costituita da due provette di quarzo disposte verticalmente; al centro della provetta superiore unasta, metallica supportata dal manicotto, sorregge un bicchierino di quarzo, nel quale avviene la reazione di solidificazione della CO 2 . Il trasferimento della CO 2
dalla camera di combustione alla camera di grafitizzazione viene eseguito con il sistema raffreddato a temperatura ambiente e dopo rimozione dellidrogeno dalla camera di grafitizzazione. La CO 2
viene aspirata dalla camera di grafitizzazione tramite criopompaggio, immergendo la provetta inferiore in azoto liquido. Dopo il trasferimento della CO 2 la camera di grafitizzazione viene isolata dal resto del sistema, lazoto liquido rimosso, la CO 2 lasciata sublimare annotando la pressione che si ottiene a temperatura ambiente. Dopo di ci la CO 2 viene ricongelata e si aggiunge una quantit di idrogeno (H) che a temperatura ambiente produce una pressione parziale pari a circa 3 volte la pressione misurata precedentemente per la CO 2 . Si rimuove lazoto liquido, si raggiunge la temperatura ambiente, sulla provetta superiore si cala il fornello temperatura di 700 C, la provetta inferiore viene immersa in alcool contenuto in una barra di rame circondata da ghiaccio secco. Avviene la reazione 84
di grafitizzazione sul ferro contenuto nel bicchierino di quarzo. Dalla CO 2 otteniamo cos di nuovo il carbonio, nella forma allotropica di grafite. Queste sono le equazioni che illustrano la riduzione di grafite dalla CO 2 : CO 2 + 2H 2 CO + 2H 2 O CO + H 2 C + H 2 O Lacqua rilasciata dalla reazione viene sottratta ai gas di reazione, in quanto condensa nelle zone della camera di grafitizzazione mantenute fredde. Sulla superficie del catalizzatore la CO 2 forma il carburo di ferro, che precipitando dalla fase solida produce grafite in forma filamentosa che aderisce alla superficie del ferro. 4. Pressatura: la grafite prodotta (di solito in quantit che variano da 1 a 5 mg) viene quindi mescolata con argento in polvere pressata, infine, su una delle basi di un catodo (cilindro di rame). Dopo aver preparato il campione si pu procedere alla sua misurazione attraverso un sistema di spettrometria di massa con accelleratore. Lo scopo della misurazione di identificare gli ioni 278 di 14 C rispetto alle altre specie atomiche e molecolari di massa uguale, sopprimendo interferenze contaminanti (costituite, ad esempio, da ioni di 14 N (interferenza isobarica)e 13 C (interferenza isotopica residua) e da molecole di 13 CH e 12 CH 2 ) che, pur essendo presenti in traccia nel campione, sono di molti ordini di grandezza pi abbondanti dellisotopo radioattivo molto raro. La loro eliminazione avviene attraverso unanalisi dispersiva che consente di identificare gli ioni interferenti dalla misura della loro energia 279 e del loro numero atomico 280 . Tale analisi viene effettuata attraverso luso di un
278 Gli ioni sono atomi o gruppi di atomici carichi di energia (sia positiva che negativa). Gli ioni positivi sono detti cationi; gli ioni negativi sono detti anioni. 279 Lenergia di un dato atomo/molecola, anche detta carica, costituita dalla somma di tutte le singole cariche possedute da quellatomo/molecola. 280 Il numero atomico (Z) di un certo atomo/molecola corrisponde al numero dei suoi protoni (le particelle con carica positiva presenti in un atomo); tale numero utile per conoscere le propriet chimiche di quel dato atomo/molecola.
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acceleratore di particelle e di campi elettrici e magnetici, che deviano le traiettorie di particelle cariche in funzione della loro massa 281 e della loro carica. Il campione (detto anche sample), costituito da un cilindro contenente la grafite compressa, viene inserito nella sorgente sputtering a getto dellaccelleratore Tandem 282 per procedere alla misura vera e propria dellabbondanza relativa di 14 C. Innanzitutto, il campione viene bombardato con del celsio (Ce) formando ioni interferenti con massa 14 e carica negativa e ioni negativi di C con massa 12, 13, 14 ( 14 C
, 14 N
, 12 CH 2
, 13 CH
), a una tensione di alcune decine di keV. Questi ioni negativi vengono iniettati nellaccelleratore e successivamente deviati grazie ad un magnete di analisi, nel quale gli ioni pi pesanti curvano di meno rispetto a quelli pi leggeri; perci, non riuscendo a passare nelle slitte di focalizzazione, si fermano. nvece, gli ioni pi leggeri continuano il loro percorso e interagiscono con lo stripper estrattore, costituito da un sottile foglio di carbonio C e da una celletta gassosa: linterazione degli ioni negativi con lo stripper conduce alla formazione di ioni positivi con una distribuzione degli stati di carica che dipende dalla loro velocit. Le specie molecolari ionizzate al di sopra di un certo stato di carica divengono instabili e si dissociano nei loro componenti atomici: 12 CH 2
12 C e H 2
13 CH 13 C e H Gli ioni positivi vengono, quindi, ulteriormente accelerati e fatti passare in un altro magnete: selezionando, tramite una fenditura sottile, una traiettoria particolare con un dato angolo di deflessione, le specie atomiche 12 C, 13 C, 14 C sono deviate con traiettorie diverse. Tramite un filtro di velocit o un filtro elettrostatico si in grado di
281 La massa atomica (A) di un certo atomo/molecola corrisponde alla somma del numero dei protoni (Z) pi il numero dei neutroni (le particelle con carica negativa presenti in un atomo) (N). Tale numero determina le propriet fisiche di quel dato atomo/molecola. 282 Il sistema AMS del Dipartimento di Scienze Fisiche della Seconda Universit di Napoli del tipo a iniezione sequenziale: gli ioni di massa 13 e 14 sono, cio, iniettati nellaccelleratore alternativamente in cicli ripetuti, alternando i valori del campo magnetico del magnete che consentono la deflessione a 35 dei due fasci, rispettivamente. In altri sistemi a iniezione simultanea i due fasci vengono separati magneticamente, analizzati e quindi ricombinati, utilizzando un altro magnete, per essere accelerati simultaneamente.
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sopprimere con grande efficienza gli isotopi interferenti. Quindi, viene effettuata anche senza analisi dispersiva, tramite un rivelatore finale costituito da una camera a ionizzazione a due stadi riempita di isobutano alla pressione di 10 mbar, lidentificazione degli interferenti isobarici. Gli isotopi 12 C e 13 C vengono deflessi, nel magnete di analisi a 90, di un angolo superiore e raccolti, sul piano focale del magnete, in due differenti coppe di araday araday cups; invece, gli isotopi di 14 C vengono raccolti in una coppa di Faraday centrale lidrogeno si perde). La determinazione dellet di un reperto comporta, quindi, una misura dei rapporti isotopici relativi al campione (sample) e a uno standard di riferimento (un campione, cio, utilizzato come riferimento di rapporto isotopico noto). Prima di poter ottenere, dal rapporto tra di essi, l et radiocarbonica del reperto, necessario apportare delle correzioni dovute alla presenza del fondo da contaminazione 283 e alleffetto di frazionamento. Si dovr, infine, convertire let radiocarbonica in et reale. Per determinare lerrore derivato dal fondo di contaminazione, viene effettuata una misura su un campione, detto blank, completamente privo di 14 C, sottoposto esattamente allo stesso trattamento del campione incognito e dello standard. Analogamente alle misure di radiocarbonio convenzionale, il rapporto isotopico relativo allo standard deve essere corretto per frazionamento, o pi precisamente essere ricondotto al frazionamento convenzionale 13 C ref 25, per tener conto delle variazioni del rapporto isotopico causate da processi fisici e chimici avvenuti prima del prelievo del campione. Lo standard assoluto internazionale definito come il rapporto isotopico che avrebbe un legno cresciuto nel 1890 (quando ancora le immissioni di CO 2 fossile in atmosfera non ne avevano alterato la composizione
283 Il fondo di contaminazione quello derivante dalla contaminazione introdotta durante la preparazione del campione, durante la quale una aliquota di C ambientale pu essere introdotta nel campione effettivamente misurato. Invece, dobbiamo supporre che le eventuali contaminazioni introdotte durante la giacitura del reperto e il prelievo siano state eliminate mediante il pretrattamento e che quelle strumentali siano trascurabili.
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isotopica) corretto per ottenere quello che sarebbe il rapportoisotopico dello stesso legno se fosse cresciuto nel 1950 (il presente convenzionale se latmosfera fosse stata quella del 1890. A questo standard internazionale sono riferiti gli standard secondari usati in laboratorio. Come nel caso del radiocarbonio convenzionale, prassi comune utilizzare la vita media di Libby del 14 C L = 8033 anni) piuttosto che il valore pi recente di 8267 anni. Questo da luogo allet radiocarbonica convenzionale, espressa in anni P before present). Lanalisi della concentrazione residua del 14 C
di un reperto consente di determinare soltanto let convenzionale o et radiocarbonica (radiocarbon age), la quale diversa dall et vera a causa della non costanza della concentrazione di 14 C in atmosfera. Tuttavia, per correggere questi errori si ricorre alla dendrocronologia, attraverso un processo detto calibrazione, che viene effettuato mediante lutilizzo di appositi software. Se si dispone di alberi abbastanza vecchi (ad es. le sequoie californiane che vivono migliaia di anni), si pu misurare il contenuto di radiocarbonio presente in ciascun anello di accrescimento 284 . Disponiamo per il periodo compreso tra il presente (1950) e 24.000 anni fa di misurazioni congiunte, sugli stessi materiali, di et convenzionale ed et assolute che poi stato esteso consente di costruire una curva di calibrazione mediante la quale si risale dallet convenzionale allet reale. La curva di calibrazione attuale, cui ci si riferisce con il nome di INTCAL 98 285 ,
stata migliorata fino a 40.000 anni utilizzando altri metodi di datazione assoluta. Le sue irregolarit mostrano che ci sono state variazioni periodiche della concentrazione di 14 C, di cui per possibile tenere conto per correggere le et radiocarboniche e trasformarle in et calendariali 286 .
284 A tal proposito, da ricordare che lunico anello vivo e, quindi, in equilibrio con l atmosfera quello pi esterno. 285 Vedi n. 31. 286 l passaggio dallet convenzionale allet calibrata tramite la curva di calibrazione basato su un procedimento statistico fondato sullassunzione che let convenzionale sia una variabile casuale a distribuzione gaussiana.
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A tale scopo, a partire dai risultati delle analisi con AMS, che consentono di determinare solo let radiocarbonica di un reperto con il relativo errore, si effettua la procedura di calibrazione, che consente di ottenere l et assoluta o calendariale, espressa come cal C (Before Christ) o cal AD (Annus Domini, con lindicazione del corrispondente livello di probabilit pari al 68,2% o al 95,4% 287 . Il procedimento di calibrazione effettuato riportando su un grafico l et radiocarbonica media con il relativo margine derrore e l et calendariale nota cio appartenente ad un campione di cui si conosce gi let e che possiede la stessa concentrazione di 14 C del campione da analizzare. Naturalmente, lerrore sulla misura della radiocarbon age (RC age) si amplifica nel momento in cui effettuiamo la calibrazione: minore lerrore sulla RC age, pi piccolo sar lerrore sullet calendariale. , pertanto, opportuno ridurre sempre pi lerrore che si ha nel conteggio mediante AMS che conduce allet radiocarbonica, il che significa ottimizzare il sistema di misura 288 . Volendo, poi, dedicare unultima riflessione allanalisi dei risultati ottenuti dalla calibrazione della data al radiocarbonio, dobbiamo dire che landamento oscillante della curva di calibrazione, caratterizzato dalla presenza delle wiggles 289 , pu fornire, per una medesima et convenzionale, pi intervalli dellet calibrata. Lintervallo di et calibrata (calendariale) pu avere ampiezza variabile, a parit di incertezza sullet radiocarbonica, e pu anche essere multiplo, a causa della variabilit della pendenza della curva di calibrazione e delleventuale presenza di fluttuazioni. Tali intervalli di et devono considerarsi tutti come intervalli di et possibile e sono, pertanto, tutti accettabili, pur con un diverso grado di affidabilit: a ciascuno di essi si associa una probabilit derivante dalla distribuzione della variabile
287 Meno utilizzata lindicazione delle date radiocarboniche calibrate come cal BP. Tale dicitura indica che si tratta di una data calibrata, espressa in anni dal presente assunto pari al 1950. 288 Presso il laboratorio AMS del CIRCE (Center of Isotopic Research on Cultural and Environmental heritage) si hanno usualmente errori dellordine di 20 anni. 289 Le cosiddette wiggles sono le variazioni rapide di 14 C, prevalentemente attribuibili alle variazioni dellattivit solare che modula il flusso dei raggi cosmici.
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che rappresenta let calibrata. Pertanto, si ritiene che le analisi al radiocarbonio forniscano una importante indicazione da integrare e confrontare con la sequenza stratigrafica e con lo studio dei materiali provenienti dallo scavo, in modo da riuscire ad ottenere la datazione pi precisa allinterno dellintervallo fornito dal 14 C.
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CAPITOLO III - DATAZIONE AL CARBONIO-14 DI ALCUNE SEPOLTURE DELLA NECROPOLI PREELLENICA DELLA PORTA MEDIANA A CUMA
III.1 LE RECENTI INDAGINI NELLA NECROPOLI PREELLENICA
La necropoli indigena della prima Et del Ferro, che si estendeva a N dellacropoli non solo allinterno delle mura greche dalla parte del lago di Licola, ma anche al loro esterno sulla sinistra della via Vecchia Licola, era gi conosciuta grazie soprattutto agli scavi eseguiti tra fine XIX e inizi XX secolo. Il quadro si arricchito di nuovi dati negli ultimi anni, grazie soprattutto allo scavo di un consistente nucleo di tombe ad opera del Centre Jean Brard, nellarea situata immediatamente allesterno della porta urbica la cosiddetta porta mediana e prossima a quella degli scavi Osta. Ulteriori contributi sono venuti dalllcoarea dellabitato antlindagine della ederico nel oro e de LOrientale nellarea dellabitato antico. Prendendo come punti di riferimento la via Vecchia Licola a Palombara e il tracciato delle mura settentrionali (corrispondente grosso modo alla via vicinale per Cuma), il sepolcreto occupava la vasta zona pianeggiante ad O della via e si estendeva per almeno 350 m, tra il nucleo di tombe indagato dal Centro Jean Brard fuori la c.d. porta mediana e la via Vecchia Licola. Potremmo adottare come limite verso N il sito dello scavo Virz (a 150 m dalle mura settentrionali), ma non da escludersi che le tombe proseguissero anche pi a N nellambito dellex fondo Correale. A S delle mura, invece, la necropoli si estendeva con certezza verso O fino allex fondo G. Dsanto a 250 m dalla via Vecchia Licola. Verso S, invece, la necropoli si estendeva fino a circa 300 m dalla cortina settentrionale, 91
come attestato dal recente rinvenimento, durante gli scavi condotti dallUniversit degli Studi di Napoli ederico , di 2 sepolture preelleniche sotto il podio del Tempio della Masseria del Gigante, confinante a N con il settore delle tombe Osta. Lestensione totale occupata dalla necropoli preellenica, soprattutto durante let del Ferro, sarebbe enorme, dunque, circa 10 ettari se non pi. Le indagini del Centre Jean Berard, nelle campagne 2002-2003, a N dellacropoli nella laguna di Licola, nel settore A a N della porta mediana, hanno rinvenuto 2 tombe a inumazione dellet del erro, sotto uno spesso strato 1 m di colluvioni dargilla dorigine palustre. ntrambe sono prive di un abbondante corredo di ceramica dimpasto e di fibule databili nel corso dellV sec. a.C., prima della fondazione della colonia greca. Nel dicembre 2005, allinterno della pi ampia indagine a N della citt di Cuma, pi precisamente nel settore A, al di sotto del substrato geologico che rimonta alleruzione dellAverno, sono state messe in vista altre 2 tombe di un settore della necropoli dellet del erro. Le ricerche del Centre Jean rard nel 2006 hanno portato alla luce 27 sepolture della fase preellenica, su unarea di circa 250 mq, le quali consentono di inserire gli abitanti di Cuma preellenica nella civilt denominata cultura delle tombe a fossa, campana e meridionale 290 . Le tombe sono situate a 0,80 m e 1,20 sotto il livello del mare, a circa -5 m dal piano di campagna attuale. stato possibile realizzare lo scavo solo grazie a pompe idrovore (well-points), che hanno permesso di separare larea di indagine dalla falda freatica. Le fosse utilizzate per la deposizione dei corpi sono di forma grossomodo rettangolare, scavate direttamente nel limo. Spesso di grandi dimensioni, profonde, orientate in genere N-O/S-E, sono in prevalenza ricoperte da un cumulo di schegge di tufo giallo. Le pietre talvolta erano disposte anche attorno alla deposizione e in minima parte sul fondo. Frequentemente il riempimento della fossa costituito
290 ALBORE LIVADIE 1985, pp. 62-64, 69-70.
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da uno spesso strato di pomici, deposto intenzionalmente, e da uno strato di limo argilloso. Le coperture di pietre che sormontavano le fosse emergevano dal terreno ed erano probabilmente visibili, certamente impiegavano una pietra verticale che serviva da segnacolo. Altri tipi di sepolture riscontrate sono quella quasi ellittica o con fossa rettangolare e piano di deposizione ribassato rivestito da una fila continua di pietre di tufo. Nelle fosse gli inumati, di regola, erano sepolti sul dorso, in posizione supina, probabilmente vestiti, con la testa rivolta a S o a S-E e gli arti distesi, paralleli al tronco; uneccezione costituita da un corpo coricato sulle gambe, con gli arti inferiori leggermente ripiegati. Durante le indagini, stato anche scavata, oltre alle inumazioni, una tomba a incinerazione secondaria del tipo a pozzetto. Tra le tombe del Centro Jean Brard sono attestate un enchytrismos entro olla e unincinerazione entro vaso biconico biansato. Due riti funerari sono praticati: la cremazione (una sepoltura) e linumazione 26 sepolture; una sola tomba era priva sia di resti umani che elementi di corredo. Delle 25 tombe a inumazione 10 sono riferibili ad individui adulti, 2 a giovani, 1 ad un bambino, 11ad infanti; lunica sepoltura a incinerazione riferibile ad un individuo adulto giovane. stato possibile individuare 2 gruppi di sepolture sulla base degli indicatori maschili e femminili: 6 tombe sono maschili, 8 femminili, 13 indeterminate (pertinenti in gran parte a individui immaturi, infanti e bambini). Le inumazioni, come le incinerazioni, sono deposte in cavit create nel suolo, rispettivamente fosse e pozzetti; la scelta del rito che condiziona la forma della tomba: lincinerazione in pozzetti, linumazione primaria in fosse. Una lettura tafonomica della modalit di decomposizione degli scheletri permette di supporre la presenza, nelle tombe, di un contenitore ligneo con profilo a U tronco dalbero scavato? canne intrecciate?), dotato di copertura lignea e rincalzato da scaglie di tufo o lapilli. Lesistenza di queste bare in materiale deperibile documentata dallosservazione in situ degli scheletri e dei vasi, 93
nonch dalla disposizione di elementi di rincalzo in pietre di tufo. La disposizione, nelle tombe, degli oggetti che costituiscono il corredo funerario, essenzialmente ceramico, e gli oggetti personali del defunto (ornamenti e strumenti), dipendono certo dalla forma della tomba ma soprattutto dal trattamento del cadavere fatto al momento della pratica di rito. Quasi tutte le tombe di adulti presentavano al momento dello scavo dei resti ossei provenienti dallo scheletro. Le ossa meglio conservate sono le ossa lunghe degli arti superiori e inferiori con le rotule, le ossa del bacino e i crani. Per le inumazioni, un esempio interessante fornito da un enchytrismos, sepoltura di un soggetto immaturo il cui corpo stato interrato con le offerte in una grande vaso, probabilmente una giara. Con il corpo, che sfortunatamente non si conservato, era solamente deposta una tazza in ceramica modellata.
Per Cuma, la nostra documentazione lacunosa sulle sepolture a cremazione. Al momento attuale delle ricerche, sembra che un solo caso di cremazione sia attestato nel sito. La tomba consiste in un grande vaso biconico a due anse orizzontali nel quale sono state poste le ossa del defunto, un individuo adulto, e le offerte. Allinterno del vaso erano raggruppati due scodelle, due coppette e un asks, tutti di forma miniaturistica; una fibula in bronzo completa il corredo. Se nessun vaso presenta tracce di bruciatura, la fibula sembra aver subito lazione del fuoco. Questo oggetto dornamento, finch elemento della parure vestiaria, stata probabilmente bruciata con il costume del morto nello stesso momento di quello. Non stato la stessa cosa per i piccoli vasi che sono deposti nellurna per in seguito. Lurna era deposta in un incavo di forma circolare e si deve ricollegare questa sepoltura al tipo tradizionale a pozzetto che presenta un paramento di pietre in tufo che serviva allinserimento. Gli elementi a disposizione permettono di concludere che il rogo funebre non era direttamente posto nella tomba. Oltre al corredo, non conteneva che un grande vaso di forma caratteristica unurna cineraria coperta da una scodella rivoltata, nella quale sono state deposte le ossa combuste e frammentate del morto anzich gli oggetti personali che hanno 94
subito lazione del fuoco e si sono conservate, come per esempio lelemento vestiario che la fibula. I defunti sono generalmente accompagnati da offerte: delle 27 sepolture scavate 23 contengono corredo assegnabile al Preellenico I e II. Allinterno delle fosse, il corredo funerario disposto generalmente sul torace, tra le tibie e i piedi o in prossimit della testa. Esso costituito, per lo pi, da recipienti in ceramica modellata, da qualche elemento di ornamento vestiario e talvolta da altri oggetti in metallo (bronzo). Le sepolture sono particolarmente ricche: gli elementi di corredo oscillano per numero tra i 3 e i 6 (fanno eccezione 2 sepolture). I recipienti sono o del tutto privi di decorazione o decorati con incisioni a pettine realizzate ad argilla ancora cruda; tra i motivi decorativi sono prevalenti quelli ad angoli, a zig-zag e a meandro variamente disposti sul corpo del vaso o in associazione alla decorazione plastica; in due casi abbiamo motivi antropomorfi. Le sepolture femminili sono caratterizzate da fibule ad arco semplice, uniformemente ingrossato con disco intagliato e da fibule ad arco ingrossato con staffa simmetrica (5 individui), peculiari dei contesti cumani e confrontabili in Italia meridionale, Lazio ed Etruria. Le tombe maschili presentano fibule del tipo ad arco serpeggiante con grossa molla, ardigione rettilineo e disco intagliato (7 individui di cui 3 lacunosi), contraddistinte da una certa variet di tipi. Rare sono le armi; almeno in un caso si segnala presenza di un rasoio a lama rettangolare. Diversi sono anche gli indicatori di genere femminile costituiti dagli utensili legati allattivit della filatura e tessitura (fusi e fusaiole), da alcuni vasi particolari (pissidi) e da altri elementi della parure funeraria (vaghi e distanziatori di collana in pasta vitrea e ambra). Le forme attestate sono vasi biconici a due anse orizzontali, anfore, brocche (in special modo biconiche), askoi, piccoli vasi globulari con coperchio (pissidi o ollette), scodelle (18 individui) e scodelloni monoansati (5 individui), tazze ad ansa semplice o ad ansa bifora, piattelli e boccali. Tra le forme pi documentate troviamo: la tazza 95
fonda o media 12 individui, con ansa semplice o ansa bifora; laskos (10 individui), tra cui 2 esemplari miniaturistici; la brocca biconica (7 individui; lanfora 12 individui, che sembra progressivamente sostituire la brocca biconica nei corredi. Tra le forme meno attestate abbiamo: lorciolo o boccale 6 individui, con una ampia variet di tipi; il piattello (5 individui); un unico piatto di grandi dimensioni; la pisside (4 individui), tipica del Preellenico I di Cuma; la tazza con vasca bassa e larga e ansa bifora, attestata da un solo individuo; il vaso biconico (3 individui). I restanti elementi di corredo sono costituiti da pochi oggetti personali di ornamento in bronzo, tra cui importanti indicatori cronologici sono le fibule (16 individui) 291 , e, raramente, da altri oggetti in bronzo come le armi (una cuspide di lancia e da una punta di giavellotto e gli utensili (un solo esemplare di rasoio), tutti elementi che permettono di distinguere il sesso del defunto. Gli elementi costituenti il corredo funebre permettono di definire i costumi funerari e, per certe caratteristiche proprie della cultura materiale, di inserire il gruppo cumano allinterno della cultura delle tombe a fossa, campana e meridionale. Il quadro ricavato testimonia una cultura fiorente, aperta al mondo contemporaneo e legata alle altre culture vicine 292 : i materiali archeologici mettono in luce i rapporti tra Cuma preellenica e i gruppi villanoviani della Campania tirrenica (Pontecagnano, Capua, Sala Consilina e la cultura delle tombe a fossa laziale Osteria dellOsa e meridionale costiera Torre Galli). Sulla base dello studio dei materiali possiamo collocare il nucleo di sepolture tra la fase iniziale del Primo Ferro 1 e la fase pi matura del Primo Ferro 2: prima della fondazione della colonia greca si sviluppa una necropoli dellet del erro inquadrabile tra la fine del e la prima met dellV sec. a.C. Lesplorazione nel periodo compreso tra novembre 2005 e luglio 2006) ha permesso di
evidenziare due livelli di utilizzazione dello spazio funerario. Il settore della necropoli viene abbandonato intorno alla met dellV sec. a.C., per quasi un secolo, come documenta il formarsi di una sedimentazione naturale ed apporti di terreni colluviali contenenti frammenti in impasto 293 . Passiamo, poi, ad analizzare i risultati ottenuti dalle indagini effettuate dallUniversit degli Studi di Napoli ederico , nellarea del futuro Foro di Cuma 294 , e pi precisamente nellarea della Masseria del Gigante situato in realt al di fuori del larea del oro a S, ma in stretta relazione con le vicende di questo. C da dire che lo scavo di questa porzione ha registrato una presenza quasi costante di materiali impasto e bronzi riferibili alloccupazione indigena. Unindagine del 2005 nel complesso ha documentato la presenza nel sito di un settore delle necropoli preellenica: negli strati di riempimento al di sotto delle fondazioni del tempio dei Giganti, tra i materiali residuali, sono stati rinvenuti numerosi elementi che permettono di ipotizzare alcune sepolture preelleniche.
stata, inoltre, ritrovata una sepoltura preellenica intatta, che non ha subito sconvolgimenti a seguito degli sbancamenti e dei radicali interventi di risistemazione dellarea. Tale tomba, orientata N/O-S/E, uninumazione in fossa ellittica, con fondo foderato da schegge di tufo lungo il perimetro e colmata da uno strato di lapilli, secondo una consuetudine propria delle sepolture preelleniche cumane. Si ipotizza, con ogni probabilit, la presenza di una cassa lignea (gi documentata dallo Stevens), in virt di una netta traccia scura di tipo carbonioso dal profilo regolare. La sepoltura databile (in base agli elementi di corredo) ai decenni finali del IX sec. a.C. ed riferibile (per tipologia di fossa, rituale funerario e sistema del corredo) alla serie della necropoli preellenica.
Ulteriori sepolture (3), non indagate, si sono potute osservare nella
293 MEFRA 2007. 294 GRECO 2009.
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sezione del saggio e lasciano supporre un agglomerato coerente; inoltre, la disposizione dei tagli, estremamente fitta, tale da pregiudicare lintegrit delle deposizioni pi antiche, apre interessanti prospettive sullinsediamento cumano dellet del erro. Tale area, quindi, era presumibilmente occupata da un nucleo alquanto omogeneo di sepolture afferibili allinsediamento indigeno 295 . Tramite il riesame della cartografia storica, in integrazione alle nuove acquisizioni, si vede come la necropoli preellenica era organizzata per nuclei su una vasta area (ipoteticamente, ca. 10 ettari); tale area era, quindi, occupata in maniera sparsa e non intensiva, con lalternarsi di zone libere e zone destinate alle tombe. M. Pacciarelli e P. Criscuolo hanno esaminato i due principali nuclei di necropoli (nei fondi Provenzato e Orilia della pianta del Gabrici) e hanno dedotto come ciascun nucleo sia stato utilizzato con una certa continuit e per varie generazioni, tra il secondo quarto del IX sec. a.C. fino a poco prima della fondazione coloniale greca. Sempre dallo spazio del futuro oro, nellarea del cd. Tempio con portico, sono stati rinvenuti in alcuni saggi alcuni frammenti residuali di kotylai con fila di chevrons di tipo Aetos 666 dimportazione e dicoppe tipo Thapsos dimportazione e di produzione locale, oltre ad un discreto numero di frammenti di ceramica dimpasto, i quali potrebbero provenire, in parte dal primo impianto coloniale, ed in parte, data la prossimit con la necropoli preellenica, da tombe indigene. Nel corso delle ricerche eseguite nel 2007 dallstituto Universitario Orientale di Napoli nellarea dellabitato antico di Cuma, tra le Terme del Foro e le mura settentrionali 296 , per lemergenza della falda acquifera, i lavori si sono interrotti sui livelli che potrebbero segnare il passaggio a contesti chiusi tombali della fase preellenica della Prima t del erro. Sulla base degli scavi della fine dell800, si sa che in
295 Tale ricostruzione era stata gi dimostrata dal breve scavo dellavvocato Osta nel cd. ondo Gigante di propriet Orilia e riportata dal dettagliato resoconto del Maraglino. 296 DACUNTO 2009.
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aree prossimali si estendeva il sepolcreto indigeno della cultura delle tombe a fossa, ma, tuttavia, non stato possibile accertare e la necropoli si estendeva fino a tale limite.
III.2 DATAZIONE AL CARBONIO-14 DI ALCUNE SEPOLTURE PREELLENICHE DELLA PORTA MEDIANA
Al fine di offrire un supporto scientifico ai risultati ottenuti dalla ricerca sul campo per il nucleo di necropoli dellt del erro di Cuma, indagata dal Centre Jean Brard presso la cd. porta mediana, sono state eseguite alcune analisi di laboratorio. Queste sono state svolte presso il laboratorio C.I.R.C.E. (Center for Isotopic Research on Cultural and Environmental heritage) di Caserta, diretto dal prof. F. Terrasi, che fa capo al Dipartimento di Scienze Ambientali della Seconda Universit di Napoli. Le analisi hanno riguardato: a) analisi isotopiche mediante Spettrometria di Massa Convenzionale su 24 individui del sepolcreto e su resti di animali provenienti da contesti coevi, finalizzate alla caratterizzazione della paleodieta 297 del suddetto gruppo (tali analisi non vengono prese in considerazione nellambito di tale lavoro; b) 8 datazioni al Carbonio-14 mediante Spettrometria di Massa Ultrasensibile AMS nellambito dello stesso nucleo di sepolture tali misure sono loggetto principale dello studio in esame.
297 La caratterizzazione della paleodieta consiste ricostruzione della dieta alimentare di popolazioni antiche. Essa pu essere definita mediante due metodologie: determinazione della concentrazione di alcuni elementi in traccia, presenti nella parte organica dellosso, tramite Spettroscopia di Assorbimento Atomico (AAS); analisi del frazionamento isotopico del 13 C e 15 N, sulla parte organica dellosso, tramite la Spettrometria di Massa convenzionale RMS. Questo studio, oltre a dare informazioni sul tipo di alimentazione adottata, fornisce anche informazioni circa lorganizzazione sociale, i comportamenti e leconomia delle popolazioni antiche, nonch informazioni indirette riguardo a eventuali contatti con altri popoli, eventuale discriminazione sessuale o generazionale, suddivisione sociale in classi, longevit o mortalit associata ad un tipo di alimentazione.
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I 7 reperti ossei utilizzati per la datazione al radiocarbonio sono stati campionati, rispettivamente, dalle sepolture SP700753, SP700712, SP700703, SP700743, SP700740, SP700784, SP700739. Di seguito, sono stati contrassegnati al momento del prelievo da un codice di campione (che corrisponde alle ultime 3 cifre del codice della sepoltura da cui provengono, mentre al momento dellanalisi da un codice interno al laboratorio. Tali campioni sono stati sottoposti a specifiche tecniche di preparazione (diverse a seconda della natura del campione da datare e della componente organica che si vuole estrarre e analizzare) e datati mediante analisi al radiocarbonio con AMS. Le fasi di prelievo e trattamento dei campioni vengono effettuate in modo da garantire la minimizzazione e il controllo della contaminazione. Le impurezze contenenti carbonio vanno rimosse dal campione, in quanto potrebbero falsarne i risultati. Infatti, per la datazione, a seconda se il carbonio contaminante sia recente o fossile, il campione potrebbe risultare pi moderno o pi antico rispetto allet reale. La preparazione dei campioni per la datazione suddivisa in tali fasi: pulizia meccanica; pretrattamento chimico; combustione del campione residuo; grafitizzazione della CO 2 ottenuta; pressatura della grafite. La quantit di materiale sottoposta a pretrattamento dipende dal tipo di campione e dal suo stato di conservazione. da tenere presente che le quantit utilizzate del materiale possono variare da caso a caso, a seconda della conservazione e dello stato del campione: nel caso in esame si utilizzato circa 1 gr di campione osseo. La pulizia meccanica consiste nel rimuovere dal campione materiali organici esogeni contaminanti che possono essere stati introdotti dopo la sua morte. Questa pulizia essenziale allo scopo di ridurre al minimo le contaminazioni di materiali esogeni che possono falsare i 100
risultati finali. La rimozione fatta sottoponendo il campione allosservazione con microscopio ottico ed utilizzando pinze e bisturi, per raschiare gli strati carbonatici pi esterni. Una volta eseguita la pulizia meccanica sui campioni, alcuni di essi vengono frantumati, aumentando cos larea superficiale per il successivo attacco chimico. Lobiettivo del pretrattamento chimico consiste nel rimuovere dal campione quei contaminanti non eliminabili con la pulizia meccanica, ma che possono essere solubili, durante lattacco chimico, in una serie di solventi. Questa fase pu essere diversa per lo stesso campione a seconda della componente organica che si vuole estrarre. Naturalmente, il trattamento viene realizzato con la massima cura e attenzione, allo scopo di controllare le possibili contaminazioni esterne. importante sottolineare anche la funzione della centrifuga, a volte utilizzata durante il pretrattamento chimico, soprattutto per campioni di piccola dimensione e peso: scopo della centrifuga di separare le varie componenti nei casi in cui non sia possibile farlo manualmente, evitando in questo modo la perdita del materiale durante la procedura di separazione delle fasi (organica e inorganica). La fase successiva al pretrattamento chimico consiste nella combustione del campione, che viene fatto reagire con ossido di rame (CuO) per ottenere CO 2 . La reazione di combustione pu avvenire in vari modi: in una linea di combustione in vetro, allinterno di una camera, con un fornetto a 900 C posto al di sotto della provetta che contiene i reagenti (la durata della reazione varia in base alla tipologia e alla massa del campione); in muffola, dopo aver fatto vuoto e sigillato le provette con la fiamma (sempre ad una temperatura di 900-920 C, per un tempo programmato di 6 ore). In queste prime due modalit di combustione il richiamo della CO 2 si effettua con azoto liquido, trattenendo lacqua con una trappola di ghiaccio secco e alcool. 101
con lAnalizzatore lementare A, dove la reazione avviene allinterno di una colonna riempita con ossido di rame e rame ridotto: il campione, trasportato da un flusso di elio, viene bruciato dallossigeno e condotto nella colonna. Attraverso un capillare lelio conduce, poi, la CO 2 nella linea di grafitizzazione, cui lAnalizzatore collegato, privo dellH 2 O, trattenuta dallanidrone. La CO 2 cos ottenuta viene, poi, fatta reagire, ad una temperatura di 600 C, con lidrogeno per ottenere carbonio allo stato solido sotto forma di grafite), utilizzando il Ferro come catalizzatore. La grafite il prodotto ultimo che viene analizzato dallo Spettrometro di Massa con Accelleratore, dopo essere stata pressata in conetti di alluminio. Nella tabella seguente sono presentati i campioni ossei umani sottoposti a preparazione; ne vengono indicati codice laboratorio (al momento dellentrata in laboratorio dei campioni prelevati sul campo), codice campione (che riprendono i codici identificativi di sepoltura), massa iniziale (precedente alla preparazione) e massa collagene (successiva al pretrattamento):
Codice Laboratorio Codice Campione Massa iniziale (g) Massa collagene (mg) DSH1583 Osso US 753/776 0,90,01 1510,01 DSH1584 Osso US 711/712 1,10,01 400,430,01 DSH1585 Osso US 703/706 DSH1586 Osso US 743/761 1,20,01 34,410,01 DSH1791 Osso US 740/763 0,60,01 23,970,01 DSH1789 Osso US 784/786 0,80,01 29,370,01 DSH1790 Osso US 739/754 10,01 125,050,01
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III.3 PROBLEMATICHE CONNESSE CON LANALISI AL 14 C: I PROCESSI DI DIAGENESI E DI CONTAMINAZIONE
Al momento dellinumazione lindividuo subisce la demolizione rapida delle parti molli dei tessuti, ad opera dei microorganismi, e le ossa 298 giungono a contatto con lambiente circostante normalmente il sarcofago o il terreno). Da questo momento se le ossa sono interrate comincia unalterazione chimico-fisica dei resti ossei 299 . Diversi sono i mutamenti che intervengono in un osso durante la sepoltura: sollevamento di cationi e materiali organici circolanti e scambio di certi ioni; ricristallizzazione 300 ; decomposizione e filtraggio di collagene; attacco microbiologico; alterazione e, a volte, filtraggio della matrice minerale; inserimento in depositi minerali e cos via. Sono possibili 3 differenti modalit di deterioramento 301 : 1) deterioramento chimico della componente organica 302
(principalmente il collagene); 2) deterioramento chimico del minerale osseo 303 ;
298 I tessuti scheletrici delle ossa sono formati da una fase minerale di carbonato-che trattiene lidrossiapatite e differenti accumuli di una matrice di proteine organiche. 299 S. Williams et alii, Mortuary site excavations and skeletal biology in the Osmore Project, in D. Rice, C. Stanish (eds.), Settlement, History and Ecology in the Osmore Drainage, Southern Peru, British Archaeological Reports International Series, 1990. 300 Le modalit di ricristallizzazione sembrano fortemente dipendenti dalla composizione della soluzione acquosa del contesto di sepoltura(in cui la composizione di ioni varier a seconda di vari fattori, inclusi pH, potenziali di riduzione e composizione ionica) e condizionano la porosit dellosso e il grado di dissoluzione. In merito si veda NIELSEN MARSH-HEDGES 2000. 301 La presenza di molecole organiche render inerte la superficie minerale, rallentando il grado di reazione in soluzione del minerale. Diversamente, la dissoluzione della fase minerale esporr il collagene a biodegradazione, aumentando in questo modo il grado della sua decomposizione. 302 La parte organica dellosso costituita maggiormente da collagene (22%) e osteocalcina (1- 2%): la demolizione del collagene, che racchiude le strutture elongate dei cristalli di idrossiapatite, indebolisce la rigidit dellosso. La rigidit pi grande nella parte esterna dellosso, dove i cristalli di idrossiapatite sono strettamente impaccati, cio dove avviene la minore alterazione fisica. Il collagene pu conservarsi in condizioni ottimali per ben 100.000 anni, mentre proteine diverse dal collagene in particolare, losteocalcina hanno un grado di conservazione minore di quello del collagene. 303 Lalterazione inorganica interessa soprattutto lidrossiapatite 20-30%), la cui solubilizzazione non avviene solo a causa della degradazione microbica del collagene, ma anche a causa dellazione distruttiva esercitata dai metaboliti acidi liberati nel processo biologico. Lidrossiapatite post mortem va incontro a una maggiore stabilit rispetto al collagene, in virt di processi di ricristallizzazione e incremento dei cristalli. La ricristallizzazione pu introdurre ioni esterni nelle strutture cristalline, ma inevitabile che la composizione isotopica originale
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3) biodegradazione. I resti ossei interrati per lunghi periodi risultano inquinati principalmente da depositi fisici accumulati, insieme alle particelle di terreno, allesterno o allinterno dellosso, attraverso le porosit naturali o le microfratture create in seguito allalterazione chimico- fisica (diagenesi 304 , subita dallosso durante linterramento prolungato; tali particelle possono successivamente cedere parte degli elementi alla matrice ossea ed inquinarla. l cambiamento dellaspetto fisico nel tempo dovuto ai cambiamenti chimici che avvengono nei costituenti organici ed inorganici dell osso 305 . Il contesto di sepoltura determina ampiamente la conservazione del reperto osseo 306 : lambiente idrologico appare particolarmente importante in questo senso. Esiste una relazione stretta tra conservazione e processi formativi del sito. Per lo studio dei processi di diagenesi delle ossa:
alterata. 304 La diagenesi un fenomeno di consolidamento e talora di parziale trasformazione che porta ad una compattazione, cementazione e talora ad una parziale ricristallizzazione di prodotti sedimentari preesistenti. I processi diagenetici, che si esplicano attraverso fenomeni vari di cementazione, rigenerazione cristallina, demineralizzazione e sostituzione di minerali preesistenti, sono favoriti dalla pressione di carico dei sedimenti stessi, da variazioni del grado di umidit e di temperatura, da alcune caratteristiche connesse con la costituzione originaria dei sedimenti e, in particolare, dalla loro eterogeneit granulometrica, dalla presenza e circolazione di acque, soluzioni saline ed acque termali Nuova Enciclopedia Universale, Fabbri editori, 1984). l concetto geologico della diagenesi si riferisce, quindi, allalterazione geochimica dei sedimenti o delle rocce sedimentarie in seguito alla stratificazione in acqua (R. A. Berner, Early Diagenesis: A teorica Approach, N. J., Princeton University Press, Princeton, U.S.A., 1980). Il termine stato, poi, riadattato dagli antropologi per specificare lalterazione post mortem della composizione chimica e fisica dellosso dopo la sepoltura. stato provato sperimentalmente che il processo di degradazione fisica dellosso e la sua alterazione chimica non sono funzioni lineari nel tempo (Keplinger et alii, An elementar analysis of archaeological bone from Sicily as a test of predictability of diagenetic change, in Am. J. Phys. Anthropol., 70 (1986), pp. 325-331). Il periodo di prima diagenesi, quando il collagene ancora presente nelle ossa, inizia immediatamente post mortem e i prodromi durano solitamente per pochi milioni di anni fino a decine di milioni di anni, sebbene in speciali condizioni di conservazione fino a 200 milioni di anni o pi. La prima diagenesi delle ossa caratterizzata da considerevoli scambi nel contenuto delle proteine, istologia, cristallinit dellapatite, porosit e mineralogia, riflettendo lo scambio elementare e isotopico con i fluidi dellambiente e/o il sedimento in cui inserito. 305 Al proposito si vedano M. K. Stanford, A reconsideration of trace elemnt analysisi in prehistoric bone, in Skeletal Biology of Past People: Research Methods, cap. 5, Willey-liss, Inc. 1992, pp. 79-103. 306 Per un approfondimento si veda NIELSEN MARSH-HEDGES 2000.
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1. vengono misurati i parametri diagenetici 307 ; 2. si tende a ridurre a semplici modelli i processi di scambio fisico- chimici 308 ; 3. si effettuano controlli ambientali per correggere i modelli elaborati per i processi 309 ; 4. si definiscono le traiettorie diagenetiche 310 , sulla base dei processi riscontrati. Un reperto osseo, appena interrato, va verso uno stato di equilibrio chimico con il terreno circostante 311 . Se il reperto viene attaccato ed eroso, allora prevedibile che la sua porosit cambi a tal punto da permettere alle particelle finissime del terreno di depositarsi dentro i pori dellosso. Lentit dellinquinamento del reperto, comunque, non si pu stabilire a priori con regole generali, dato che dipende dalle caratteristiche del terreno, dalle condizioni geodinamiche del sito di sepoltura 312 , dalla circolazione di ossigeno, acqua e sali minerali 313 ,
307 I parametri convenzionalmente adoperati sono: contenuto di collagene, integrit istologica, porosit (capacit di assorbire acqua), cristallinit (fattore di diffrazione dei raggi infrarossi) e contenuto in carbonato e calcite in %. Gran parte dei parametri diagenetici aumentano in maniera correlata, ma i dettagli della correlazione tendono ad essere alquanto dipendenti dal sito. Per un approfondimento si veda HEDGES 2002, pp. 320-321. 308 I processi fisico-chimici che interessano ossa in deposizione sono solitamente: attacco microbico, perdita del collagene, aumento della cristallinit, dissoluzione del materiale osseo, sollevamento di soluti delle acque del suolo Per un approfondimento si veda HEDGES 2002, pp. 321-324. 309 controlli riguardano temperatura, idrologia e geochimica dellambiente di giacitura. Al riguardo si veda HEDGES 2002, pp. 324-325. 310 La definizione delle traiettorie diagenetiche consiste nello stabilire, dopo che nelle ossa inizia la diagenesi con simili valori di parametri diagenetici, lampio range di valori che esse assumono nel corso dei cambiamenti diagenetici quando esse vengono sepolte. 311 White e Hannus (Chemical weathering of bone in archaeological site, in American Antiquity, 48 (1983), pp. 316-322 hanno proposto un meccanismo dellalterazione fisica dei reperti ossei nel terreno. La degradazione del reperto osteologico dovuta ad una serie di reazioni chimiche sovrapposte che sono controllate dallacqua, dai protoni, dallossigeno e dalla concentrazione di Ca nellosso e nel terreno. Gli ioni Ca + + e PO4
liberi, cio presenti nelle acque circolanti nel terreno, sono in equilibrio con gli ioni Ca + + e PO4
della superficie dellosso. Lidrossiapatite pu perdere o inglobare ioni Ca + + e PO4
a seconda che le loro concentrazioni nella fase acquosa sono minori o maggiori, rispettivamente di quelle in equilibrio con il minerale. 312 J. E. Buikstra et alii, Multiple elements: Multiple expectations, in T.D. Price (ed.), The Chemistry of Prehistoric Human Bone, Cambridge University Press, Cambridge, 1989, pp. 155- 210; F. D. Pate, J. T. Hutton, The use of soil chemistry data to address postmortem diagenesis in bone mineral, in J. Archaeol. Sci, 15 (1988), pp. 729-739; S. C. Radosevich, Dict of diagenesist An evaluation of the trace elements analysis of bone, Ph D dissertation, University of Oregon, 1989; H. Newesely, Chemical stability of hydroxyapatite under different conditions, in G. Grupe, B. Hernann (eds.), Trace Element in Environmental History, Heidelberg, Springer-Verlag, 1988, pp. 1-16.
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dallattivit microbica 314 , dalla densit 315 e dalla grandezza dellosso che aumenta con laumentare dellet dellindividuo, dalla microstruttura e dalla biochimica dellosso 316 e da altri innumerevoli meccanismi chimico-fisici, quali ad esempio la deposizione dei argille sporche di ossidi allesterno dellosso 317 . Le tecniche usate pi frequentemente per stabilire se il reperto interrato stato o no interessato dalla diagenesi, sono basate sullanalisi del terreno. La maggior parte delle osservazioni sono improntate alla concentrazione degli elementi totali nellosso rispetto a quella nel terreno. Se la concentrazione di un dato elemento nellosso superiore a quella del terreno, molto probabile che non vi sia stata una contaminazione significativa dellosso post mortem; se la concentrazione di un dato elemento nellosso di gran lunga inferiore a quella del terreno, allora probabile che vi sia stata contaminazione 318 . Altri metodi per valutare leventuale presenza di effetti diagenetici in reperti ossei sono lanalisi chimica dellosso per solubilizzazione acida 319 e lanalisi elettronica dellosso per diffrattometria a raggi X (XRD) 320 .
313 P. E. Hare, Organich geochemistry and bone and its relation to the serviva of bone in the natural environment, in A. K. Behrensmeyer, A. P. Hill, Fossils in the making, Chicago, University of Chicago Press, 1980, pp. 208-219. 314 Losso un tessuto vascolare con diversi canali che possono fungere da condotti per i batteri. Lalterazione batterica pi comune nelle ossa umane che in quelle animali nei siti archeologici. G. Grupe, H. Piepenbrink, Trace element contamination in excavated bones by micro-organisms, in G. Grupe, B. Herman, Trace elements in Environmental History, Proced. Symp., 24-26 June 1987, Gttingen, Springer-Verlag, Berlin 1988, pp. 103-112; E. M. White, L. A. Hannus, Chemical weathering of bone in archaeological soils, in American Antiquity, 48 (1983), pp. 316-322. 315 J. B. Lambert et alii, A comparative study of the chemical analysis of ribs and femurs in Woodland populations, in Am. J. Phys. Anthropol., 59 (1982), pp. 289-294. 316 G. Grupe, Impact of choice of bone samples on trace element data in excavated human skeletons, in J. Archaeol. Sci. 15 (1988), pp. 123-129; D. W. Von Endt, D. J. Ortner, Experimental effects of bone size and temperature on bone diagenesis, in J- Archaeol. Sci., 11 (1984), pp. 247-253. 317 Norrish, Mineralogy of trace elements: The geochemistry e mineralogy of trace elements, in D. J. D. Nicholas, R. Adrian Egan, Trace elements in soil, plant, animal systems, Ac. Pres., CSIRO, South Austr., 1975, pp. 55-102. 318 Al riguardo si veda MALLEGNI-RUBINI 1994, pp. 202-203. 319 Al riguardo si veda MALLEGNI-RUBINI 1994, pp. 203-205. 320 A tal proposito vedi MALLEGNI-RUBINI 1994, pp. 205.
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Dopo aver riscontrato possibili effetti di diagenesi in campioni ossei, si procede alla identificazione e correzione dellinquinamento 321 , che possono essere ottenute attraverso diverse metodologie: i dati sono corretti con il sito 322 oppure viene utilizzato il metodo semiquantitativo rapido di valutazione dellinquinamento attraverso metodo diretto e metodo indiretto della correlazione E:Pr) 323 . Appurato che linquinamento principalmente di tipo fisico, si procede al calcolo per la correzione dei valori e a purificare il dato; queste sono le fasi del procedimento: analisi chimica dei reperti ossei; analisi del terreno e definizione delle caratteristiche del terreno. Infine, si effettua la correzione dei valori di concentrazione degli elementi nellosso. Accanto alla diagenesi, altre fonti di contaminazione ambientale possono interessare i reperti ossei sepolti in contesti archeologici; queste derivano principalmente dallinclusione allinterno del campione di materiale di differente et radiocarbonica. Un tipico esempio quello dovuto alla penetrazione nel campione sepolto di radici di piante che crescono in superficie; depositi calcarei e accumuli di acidi umici sono altre forme di contaminazione che possono portare a risultati fallaci se non rimosse. Tecniche standard adottate in molti laboratori per il pretrattamento di campioni sono intese a eliminare le diverse fonti ambientali di contaminazione, ma non possono sempre eliminarne completamente leffetto a causa delle caratteristiche chimiche e fisiche dei materiali in esame. particolarmente importante, pertanto, che sia prodotta una documentazione attenta della natura del contesto del campione nel momento in cui prelevato, cos che la possibilit di errori dovuti a contaminazione ambientale possono essere tenute in conto nel discutere limportanza delle datazioni ottenute 324 .
321 Il principio del metodo di correzione si basa sulla determinazione del peso del residuo siliceo nellosso inquinato e nel terreno di confronto. 322 Cfr. MALLEGNI-RUBINI 1994, pp. 206-208. 323 Al riguardo si veda MALLEGNI-RUBINI 1994, pp. 209-215. 324 H. Barker, The Accuracy of Radiocarbon Dates, in The Journal of African History, 13/2 (1972) pp. 179-180.
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III.4 RISULTATI E CONCLUSIONI
I risultati delle datazioni effettuate sono riportati nella tabella seguente, nella quale vi lindicazione sia della Radiocarbon age espressa in anni P che dellet calendariale di ogni reperto con incertezza di 1 sigma ed espressa in anni BC):
Codice Laboratorio Codice Campione RCAGE (BP) CALENDARIAL AGE (BC) (1 sigma) DSH 1583 Osso US 753/776 3004 (37) 1320 1190 DSH 1584 Osso US 711/712 2647 (31) 830 795 DSH 1585 Osso US 703/706 3039 (33) 1380 1260 DSH 1586 Osso US 743/761 3038 (37) 1390 - 1260 DSH 1791 Osso US 740/763 3434 (44) 1776 1685 DSH 1789 Osso US 784/786 2768 (44) 941 843 DSH 1790 Osso US 739/754 3102 (51) 1430 1313
Da unanalisi dei risultati, possibile notare che i campioni DSH 1789 e DSH 1584 (in rosso) hanno fatto riscontrare una datazione al radiocarbonio che concorde con i dati cronologici forniti dalle indagini archeologiche, che possiamo collocare tra la fase iniziale del Primo Ferro 1 e la fase pi matura del Primo Ferro 2. Diversamente, i campioni DSH 1583, DSH1585, DSH1586 e DSH1790 (in blu) hanno riportato una datazione non concorde con quanto atteso dal punto di vista archeologico (sia sulla base della ricostruzione stratigrafica che dello studio dei corredi). Inoltre, tali campioni sono coevi tra loro e, pertanto, possono essere considerati tutti appartenenti allo stesso periodo cronologico. In ultimo, il campione DSH1791 (in nero) sembra essere il pi antico di tutti ed ha restituito una cronologia davvero molto alta rispetto a quanto ci si aspettava dalle indicazioni archeologiche. necessario, quindi, fare alcune considerazioni in merito ai risultati ottenuti. In primo luogo, necessario sottolineare il contesto in cui i reperti erano inseriti: il sito era sommerso da acqua lacustre; ci 108
fornisce una altra probabilit di contaminazione dal contesto ed in particolare da tutto ci che in contatto con i reperti ossei. Inoltre, utile accennare anche alle condizioni in cui le ossa campionate sono state rinvenute durante lo scavo: tuttoggi il sito presenta una falda freatica alquanto alta; questo conferma ancora una volta lalta probabilit di contaminazione subita dai reperti ossei. Pertanto, sembra abbastanza chiara linfluenza del contesto in cui sono stati ritrovati i singoli reperti ossei: bisogna far riferimento, in secondo luogo, alla presenza, nelle tombe, di un contenitore ligneo con profilo a U tronco dalbero scavato? canne intrecciate?), dotato di copertura lignea e rincalzato da scaglie di tufo o lapilli. L interazione fisica fra il reperto osseo e il contenitore, che composto anchesso da materiale organico, ha potuto condurre ad una contaminazione dei reperti. Questo ha originato un effetto di invecchiamento nei reperti, giustificato dal fatto che il legno usato per realizzare il contenitore di sicuro pi antico dei reperti ossei. Inoltre, nei lapilli posti come rincalzo al contenitore ligneo c sicuramente la presenza di carbone fossile, che, quindi, invecchier ulteriormente i nostri reperti in caso di diagenesi o contaminazione. Quindi, ci sono almeno tre buone cause che possono far pensare ad un rischio di contaminazione: 1. la presenza di acqua nel contesto di deposizione dei resti ossei campionati; 2. la presenza di reperti lignei allinterno delle sepolture in cui i resti ossei risiedevano, che possono contaminare invecchiando i reperti in quanto costituiti da materiale organico; 3. la presenza di lapilli a rincalzo delle sepolture, che possono anchessi invecchiare per contenuto di carbone fossile.
da sottolineare, inoltre, come i tre fattori di contaminazione abbiano agito in maniera sinergica: in altri termini, la presenza di acqua perenne ha reso la contaminazione da legno antico o da materiale vulcanico molto probabile e ne ha accentuato gli effetti diagenetici. 109
Certo da escludere una eventuale contaminazione introdotta nel corso del processo di preparazione dei campioni per lanalisi: in tal caso, infatti, i risultati delle datazioni avrebbero dovuto riportare unet pi recente e non pi antica dei campioni stessi. Traendo le conclusioni, alla base del lavoro svolto vi stato il concetto di interdisciplinariet, prevedendo una collaborazione proficua tra operatori del settore umanistico ed operatori del settore scientifico. Per una maggiore attendibilit dei risultati si riservata particolare attenzione allanalisi dei reperti ossei esaminati e alle eventuali alterazioni dei loro elementi chimici dovute a processi di diagenesi. La ricerca si posta come obiettivo generale quello di fornire, attraverso lanalisi radiocarbonica e uno studio specifico sui dati prodotti dalla ricerca sul campo, ulteriori elementi di conoscenza e di riflessione sulla formulazione di ipotesi ricostruttive circa linquadramento cronologico della comunit cumana dellt del Ferro. Le analisi archeometriche applicate allo studio del contesto cumano hanno rivelato una serie di dati e un risultato complessivo che non concordano con gli elementi ricavati dalle indagini archeologiche; le discrepanze hanno portato a riflettere sulle azioni da intraprendere per il futuro della ricerca. Si compreso, soprattutto, come le analisi di datazione al radiocarbonio vadano effettuate nella prospettiva di un approccio interdisciplinare, al fine di integrare in maniera organica le conoscenze, i metodi e le metodologie. In altri termini, la datazione al radiocarbonio non consiste soltanto nellanalisi in laboratorio, ma comincia molto prima. di fondamentale importanza, pertanto: conoscere bene il contesto di scavo; comprenderne le sue caratteristiche; essere in grado di prelevare i campioni dalle zone e nelle forme che possono aver subito meno contaminazione e diagenesi; discutere ed analizzare i risultati della datazione nel complesso dei risultati ottenuti dal punto di vista storico, archeologico, di cultura materiale e archeometriche. 110
Nel caso specifico, al fine di superare i problemi riscontrati, nellottica di un lavoro interdisciplinare, sar necessario conoscere il sito, le sue caratteristiche e le possibili zone soggette ad eventuale contaminazione, per far s che il campionamento venga effettuato secondo modalit valide, efficaci e coerenti. Al fine di ottenere un riscontro effettivo nelle datazioni radiocarboniche ci si pone, poi, tali obiettivi: ridatare le tre tombe che hanno dato risultati anomali dal punto di vista della cronologia; datare altri campioni costituiti da materiale organico, ma che non siano ossa (ad esempio, carboni e legno), appartenenti alle stesse sepolture oggetto di analisi radiocarbonica e aventi le stesse identiche condizioni di seppellimento; datare anche altri reperti che abbiano, per, una datazione abbastanza attendibile, magari ricavata da elementi di contesto univocamente datanti (come per esempio pu essere la presenza, negli elementi di corredo, di materiali ceramici caratterizzati da tipi e stili inconfondibili). Potrebbe, inoltre, agevolare la comprensione di tali discrepanze cronologiche, il prendere in considerazione ed analizzare, eventualmente esistano, datazioni ottenute da altre analisi impiegate in maniera complementare allindagine archeologica carotaggi, prospezioni geo-elettriche, ecc) oppure altre informazioni di scavo, che possono essere ricavate dalla documentazione prodotta sul campo, quali ad esempio se per le sepolture da cui tali campioni sono stati prelevati, vi sono particolari peculiarit delle tombe e dei relativi corredi. Ci si augura che da tali datazioni incrociate si possa ottenere un inquadramento cronologico pi chiaro, al fine di affrontare lo studio della necropoli preellenica, e, pi a largo, del sito di Cuma, senza alcuna discrepanza e problematicit, ma soprattutto attraverso la collaborazione fattiva e transdisciplinare di tutti gli specialismi.
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APPENDICE : MATERIALI CUMANI PROTOSTORICI IN MUSEI E RACCOLTE PRIVATE
1) LA RACCOLTA CUMANA E LA COLLEZIONE STEVENS DEL MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI NAPOLI 325
La quantit maggiore di reperti protostorici cumani conservata presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, allinterno di due collezioni: la Raccolta Cumana e la Collezione Stevens; solo su questi reperti che gli studiosi hanno basato la loro griglia di interpretazione e definizione della facies del Ferro cumana. I materiali che non pertengono alle 36 tombe Osta o alle 6 Stevens, provengono dagli scavi del Conte di Siracusa, dalla Raccolta Stevens, dai materiali Orsi e da acquisizioni varie e ammontano a circa 190 reperti 326 .
Nel 1861 la Raccolta Cumana, poco dopo la morte del Conte di Siracusa, viene messa in vendita; la notizia suscita lintervento di G. Minervini che si attiva presso la Direzione del Museo Nazionale di Napoli per avviare la trattativa dacquisto e scongiurare cos lesportazione e la perdita definitiva di tutti gli oggetti. Il Ministero risponde stanziando una somma che si rivela insufficiente; solo lintervento del principe ugenio di Savoia, principe di Carignano, che acquista la collezione e ne fa dono al Museo, slocca la situazione e permette alla direzione del Museo di venire in possesso degli oggetti. Dopo un anno dalla donazione, la collezione non ancora visibile e ancora nel 1863 la raccolta non ha ancora trovato una sua collocazione. Lo stesso Minervini realizza un nuovo inventario della raccolta, poi inviato al Ministero, dal quale si coglie leffettiva consistenza della collezione. Linventario elenca
325 Tratto da C. RESCIGNO, in ZEVI et ALII 2008, pp. 209-210. 326 Vedi n. 16.
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1803 oggetti; la maggior parte dei quali costituita da vasi figurati, a vernice nera e altre ceramiche (che Heydemann assomma a 1409 oggetti), cui si aggiunge un piccolo gruppo di oreficerie, un nucleo di monete di bronzo, poche statuette fittili e altri oggetti di vetro, alabastro e osso. Successivamente la collezione viene in parte esposta tra le varie raccolte vascolari del Museo, e ancora nel 1880 E. Stevens, nel corso della documentazione dei suoi scavi e della classificazione del materiale vascolare, fa riferimento anche agli oggetti della Raccolta Cumana, lamentando lo stato di disordine in cui versa il materiale, ancora poco conosciuto e non utilizzabile per eventuali confronti. La raccolta viene aperta al pubblico, nel suo insieme, solo alcuni annidopo, fino agli inizi del 900, quando tutte le collezioni del Museo, sotto la direzione di E. Pais, vengono riorganizzate e risistemate. Sappiamo, per, che la raccolta vascolare di G. P. Campana, marchese di Cavelli, and formandosi mediante acquisto della collezione del conte di Siracusa. Ben documentata al provenienza cumana della c.d. regina vasorum passata da Leopoldo di Borbone al marchese Campana, per il tramite dellantiquario R. arone, e da lui allrmitage di San Pietroburgo. l Conte di Siracusa, oppresso da una ricorrente situazione debitoria, sembrerebbe aver esercitato il commercio di antichit, non solo in riferimento alla circostanza citata della vendita dei vasi cumani, ma anche a quella di sculture, per il tramite di un certo G. Grillo di Pozzuoli. Tuttavia, c da presumere che la Raccolta Cumana del Conte di Siracusa, sposato con la sorella del principe Eugenio di Savoia-Carignano, sia rimasta integra. Brevi resoconti dei rinvenimenti effettuati dal Conte di Siracusa apparvero, per opera di G. Fiorelli e G. Minervini, nel ullettino Archeologico Napolitano degli anni 1855-1858, e ne rifer contemporaneamente anche H. runn nel ullettino dellstituto di Corrispondenza archeologica del 1857, dopo che iorelli aveva pubblicato, in folio, una scelta dei vasi rinvenuti a Cuma nel 1856. Prive dei contesti di associazione, le ceramiche costituirono uno dei 113
nuclei del Museo di Napoli, esposto autonomamente e poi catalogato da H. Heydemann nel suo lavoro Die Vasensammlungen der Museo Nazionale zu Neapel edito a Berlino nel 1872. Solo E. Gabrici, nellaltrettanto fondamentale monografia su Cuma uscita nel volume dei Monumenti Antichi dei Lincei del 1913, dedica alcune pagine alla Raccolta, fornendo anche alcune impressioni sulla natura del materiale allora rinvenuto, il quale, a suo parere, doveva riflettere una fase tarda dellutilizzazione della necropoli, a partire dallinoltrato arcaismo 327 . Gli scavi in loc. Parco Cimitero portarono alla luce alcune sepolture preelleniche. Ci non lo si arguisce da resoconti con annotazioni relative a contesti e circostanze di rinvenimento, in quanto non sono stati conservati, bens dagli oggetti di corredo comuni nelle tombe cumane preelleniche. Questi materiali risultano analoghi a quelli rinvenuti in seguito nello stesso punto dallo Stevens, fatto che permette di accertare per essi la provenienza dal Parco Cimitero. Nonostante non ci siano pervenuti relazioni di scavo, tuttavia, le indagini hanno avuto come pendant alcune pubblicazioni antiquarie su singoli elementi contenuti nella Collezione Cumana (velocemente acquistata dal Museo Nazionale di Napoli), cosa che ha favorito la sua fama in Europa. Gli scavi di E. Stevens, diversamente, in un momento immediatamente seguente allunit dtalia, hanno fatto proprie le nuove direttive definite da G. Fiorelli, che contenevano norme su come condurre lo scavo, registrarlo in appositi Giornali, documentarlo. Proprio in virt di ci, delle tante tombe che venivano allora scoperte ci sono state tramandate riferimenti accurati nei taccuini e nei giornali di scavo che corredavano la Collezione Stevens, seppur sia carente il dato topografico (manca una pianta della necropoli). Lo Stevens annotava su taccuini tutti i risultati dello scavo (tomba, oggetti restituiti, misure e orientamento); le informazioni
327 GABRICI 1913, pp. 51-54, 502-509, tavv. LX-LXIV.
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erano poi, da lui stesso, trascritte sui Giornali. Aveva, inoltre, creatodelle tavole di riferimenti per le forme ceramiche e le tipologie tombali (che indicava con numeri e lettere), che venivano riportate sui Giornali; questi in molti casi ci danno unidea abbastanza dettagliata delle sepolture. La Collezione Stevens, gi iniziata in giovent dallo studioso, si forma intorno ad unoriginaria raccolta numismatica, alla quale si affiancano gradualmente gli oggetti provenienti dalla necropoli di Cuma. Lo stesso Stevens organizza la sistemazione dei materiali facendo realizzare armadi e scansie per conservare in maniera unitaria ciascun corredo, con i singoli oggetti identificati da contrassegni ed etichette. La malattia che, dopo il 1897, colpisce E. Stevens, coinvolge e muta anche il destino della collezione; i suoi eredi nel 1899 prendono una serie di iniziative per la vendita della raccolta, stabilendo contatti anche con alcuni collezionisti stranieri. La voce di questi contatti giunge alla direzione del Museo di Napoli, che intuisce subito il rischio di perdita o smembramento definitivo della raccolta e si adopera per instaurare trattative con la famiglia Stevens, attraverso una richiesta ufficiale del Regio Governo. Lo steso Governo si dichiara subito contrario allesportazione, anche parziale, degli oggetti e, a seguito di un inventario della raccolta e di una serie di contatti intrattenuti da P. Orsi e A. Sogliano, avanza una proposta di acquisto di tutta la collezione. solo agli inizi del 1901, tuttavia, che viene stipulato il contratto vero e proprio; due mesi dopo il Ministero autorizza il trasporto della collezione al Museo, operazione che subisce una serie di ritardi per la mancanza di alcuni degli oggetti contenuti nellinventario. E. Gabrici viene incaricato di verificarne la composizione e nel marzo del 1902 il Ministero autorizza finalmente a registrare lacquisizione di tutta la collezione. Unultima e non secondaria difficolt costituita dalla mancata consegna dei giornali e dei taccuini di scavo, fondamentali per lidentificazione e il riordino degli oggetti; i documenti vengono consegnati per ultimi. Da questo momento in poi si determinano le condizioni per una progressiva e sistematica disgregazione dei contesti sino ad allora conservati. Lo
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stato di confusione in cui, ad un certo punto, versa la collezione spinge la Direzione del Museo a realizzare un nuovo e pi aggiornato inventario; a tale incarico viene destinato il Paribeni, che nel 1902 d inizio al lavoro di riordino dei vasi. Pochi anni dopo, il lavoro di ricomposizione viene nuovamente affidato allo stesso Gabrici; a due anni dallinizio del suo laoro, Gabrici riferisce di aver ricostruito parzialmente ben 400 corredi, documentando con foto e disegni molti degli oggetti, compresi alcuni pezzi della iniedita, e ancora poco conosciuta, Raccolta Cumana. Tuttavia, in un periodo non precisabile, forse negli anni intorno alla Seconda Guerra Mondiale, i corredi ricostruiti vengono nuovamente smembrati per esigenze espositive, che privilegiano laspetto tipologico piuttosto che quello filologico legato al contesto di provenienza delloggetto. Solo a partire dai primi anni 90 del secolo scorso stato riaffrontato il problema della ricostruzione dei contesti funerari. Lo Stevens introdusse tra i vari oggetti preellenici alcuni pezzi, che antiquari e scavatori clandestini gli portavano a vedere. Di ci ne certo Lubrano, il quale escluse la provenienza cumana di alcuni elementi, che per altra via era riuscito a mettere da parte. Costituisce una elemento frequentemente attestato il vaso porta-unguenti (a volte presente in pi esemplari), che si evolve dagli aryballoi pi antichi nelle svariate varianti delle lekythoi. Ritroviamo in maniera frequente anche il servizio potorio (brocca e, pi costantemente, una coppa). Le forme vascolari di pi grandi dimensioni sono attestate con rarit, contenute soprattutto nelle sepolture elitarie. A causa del saccheggio delle sepolture a camera e a schiena, gi in antico, non possediamo un campione importante di corredi, dal punto di vista della qualit: in queste sicuramente pi frequenti dovevano essere i grandi contenitori figurati, adoperati sia con rimando al mondo del simposio sia come cinerari. Alcuni crateri sono stati rinvenuti anche al di fuori delle camere, a volte utilizzati come cinerari per cremazioni (come anche utilizzati a tal scopo erano i vasi in bronzo). Le due collezioni comprendono un ampio repertorio di oggetti in bronzo. Per tali oggetti si nota come fra i vasi dimpasto siano fortemente attestate le olle
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biansate e monoansate a corto collo, altre olle a corpo con quattro prominenze e altre ancora con costolature oblique e bugne sul ventre. La forma pi utilizzata per le ciotole quella tronco-conica, con labbro rientrante ed una sola ansa orizzontale a bastoncello; le pareti sono molto spesse e la superficie per lo pi liscia. Le anforette e le tazzine presentano molte variet di forme e di ornati, come quelle che presentano il pi pregevole prodotto della ceramica cumana. Si annoverano armi, fibule, pendagli, armille e molti oggetti di ambra, di osso, di pastiglia, di pasta vitrea. AllOrsi non fu possibile comprare n vedere alcuna di quelle corte spade che la raccolta Stevens possiede, a causa della loro rarit; numerose invece sono le punte di lancia e di giavellotto, di cui 15 andarono al Museo di Napoli e 4 a quello Preistorico di Roma. Di fibule se ne raccolse un gran numero, ma esse andarono disperse nel mercato antiquario; tuttavia, lOrsi riusc ad acquistarle molte per il Museo di Napoli e un buon campione per quello Preistorico di Roma. Le fibule ad arco semplice sono le pi numerose 26 esemplari, quasi tutte con larco decorato a punta o nella fusione; tra le fibule di altro tipo si ricordano quelle ad arco serpeggiante e ununica fibula a navicella.
2) MUSEO CIVICO DI BARANELLO (CB) 328
I materiali protostorici da Cuma conservati presso il Museo Civico di Baranello (CB) circa 117 reperti provengono da uno scavo privato effettuato nellautunno del 1898 nel fondo di G. Provenzano (Provenzano Luongo, poi Orilia, fondo del gigante nella pianta del Gabrici), che comprendeva una piccola porzione di necropoli ai piedi dellacropoli. ssi furono acquistati nel 1899 dal baranellese G. Barone, architetto e collezionista eclettico nel privato,presumibilmente da P. ed M. Lubrano di Pozzuoli. Il Barone sistem nella sua cospicua
328 Tratto da P. CRISCUOLO, in C. GASPARRI, G. GRECO 2009, pp. 263-309.
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ma disordinata raccolta di oggetti antichi, monete, libri e ceramiche 329
(gi donata nel 1896 al Comune, perch costituisse un Museo) i materiali cumani. Vennero pubblicati due cataloghi: un primo, riguardante tutti i pezzi, un anno prima della donazione 330 ; una seconda edizione, in seguito al trasferimento di altri elementi tra cui quelli cumani, nel 1899 331 . Il corpus degli oggetti di Baranello appare di notevole interesse per lintegrazione della necropoli protostorica cumana, soprattutto se si considera che il Barone scrive tra le righe che ha potuto vedere piccoli oggetti preziosi di provenienza orientale, ma che non fanno parte della raccolta o perch non furono mai acquistati o perch furono successivamente alienati. Linteressante materiale della collezione arone fu ignorato dal Gabrici 332 , cos come dai successivi studi sul Preellenico di Cuma 333 , fino alla fine degli anni 80 del 900 quando venne riscoperto da R. Adinolfi, studioso di antichit preistoriche flegree e autore di un accuratissimo censimento del materiale di provenienza cumana esistente presso musei italiani e stranieri 334 .
Barone nel suo catalogo del 1899 riporta notizie relative ai materiali cumani esposti nella vetrina n. XVII del Museo Civico, notizie molto interessanti e, siccome gli elementi erano frutto di scavi clandestini, sorprendenti perch ricche di particolari. La nota informa che gli oggetti furono recuperati in alcune sepolture nel fondo di G. Provenzano e riferisce vari dettagli particolari relativi a rituale funerario, posizione dei reperti nelle tombe e caratteristiche del materiale tali dettagli corrispondono perfettamente a quelli che pochi anni pi tardi verranno riferiti da E. Gabrici, trascrivendo i taccuini Stevens, e da V. Maraglino, cronista dello scavo di E. Osta 335 .
329 Tratto da P. CRISCUOLO, in C. GASPARRI, G. GRECO 2009, pp. 263-309. 330 NIRO 2002, pp. 143-146. 331 La notizia di questo primo catalogo, introvabile, in NIRO 2002, pp. 161. 332 BARONE 1899. 333 GABRICI 1913, pp. 61-212. 334 MLLER KARPE 1959, pp. 36-42, 234-237; DAGOSTNO 1970; ALOR LVAD 1985. 335 ADINOLFI 1988.
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Secondo la cartografia del Gabrici, il fondo Provenzano consisteva in una stretta striscia di terreno allinterno delle mura settentrionali e confinava a S/O con i fondi Dsanto e Capalbo, dove dal 1896 le ricerche di Stevens avevano riportato alla luce molte sepolture preelleniche. Possiamo dedurre che i Lubrano 336 avevano continuato a scavare la necropoli per conto loro avanzando verso N-E nei fondi contigui, dove le sepolture dovevano essere numerose e molto fitte; tant vero che nel 1903 questi, nel frattempo alle direttive dellavvocato Osta, scoprirono nel fondo Luongo, a S del fondo Provenzano allepoca del Gabrici propriet Orilia le famose sepolture che costituiscono tuttora un punto fermo per la definizione del Preellenico di Cuma. Pertanto, se tale ricostruzione degli scavi fosse corretta, non risulta improbabile che allo stesso settore del sepolcreto si possano attribuire sia il lotto di materiali venduti da P. Lubrano al Museo Archeologico di Napoli nel 1901, sia un piccolo nucleo di materiali cumani acquistati nel 1905 dal Museo Archeologico di Firenze, tramite lispettore DallOsso, sempre dallo stesso scavatore 337 . Il nucleo di materiali della collezione Barone di Baranello amplia in modo significativo il quadro delle conoscenze sul Preellenico di Cuma sotto molteplici aspetti. I materiali di Baranello sono gli unici, tra quelli pervenuti ai musei italiani al mercato antiquario, di cui si conosca lesatta provenienza, pertanto utilizzabili, accanto ai materiali delle tombe Osta e a pochi delle tombe Stevens, per ricostruire la cronologia di unarea della necropoli preellenica. La maggior parte del materiale si data a un momento evoluto del Primo Ferro I o in un momento iniziale del Primo Ferro 2 (850/825-775 a.C.)
338 ; pertanto, possiamo delineare il Prellenico cumano come un
336 Esperti operai e buoni conoscitori del territorio cumano, che trascorsa la stagione degli scavi Stevens del quale erano stati fedeli collaboratori, si erano evidentemente dedicati agli scavi clandestini e al commercio antiquario. 337 MARAGLINO 1906. 338 Tale cronologia concorda perfettamente con quella delle tombe Osta che provengono da un settore di necropoli adiacente.
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processo senza soluzione di continuit dalla fase pi antica del Primo ferro I alla fase pi matura del Primo Ferro II. Siccome poi il materiale proviene da uno stesso settore di necropoli non molto vasto, riusciamo ad ipotizzare uno sfruttamento piuttosto intenso della parte di piana cumana allinterno delle mura, utilizzata come luogo di sepoltura per alcune generazioni e probabilmente da uno stesso nucleo familiare. Il fatto che siano presenti manufatti sicuramente afferibili ad un momento avanzato del Primo Ferro riduce notevolmente il decalage cronologico tra la fine dellabitato preellenico e la fondazione della colonia euboica, se avvenuta nellultimo quarto dellV sec. a.C., o addirittura lo annullerebbe, se fosse accaduta nel terzo quarto dellV sec. a.C. 339 . Il materiale del Preellenico I mostra come Cuma in questa fase stringe contatti a breve raggio con le comunit laziali e i gruppi villanoviani della Campania tirrenica,ma non con i gruppi della Valle del Sarno. Nel Preellenico II, invece, si evidenzia unintensificarsi dei rapporti a breve distanza con la Campania (inclusa la Valle del Sarno) e alla nascita di relazioni a medio e lungo raggio con il Latium vetus e con ltruria. Nel Preellenico I osserviamo un consistente numero di oggetti riferibili a sepolture di rango elevato; ci testimonia lesistenza nella societ cumana di gruppi elitari che accumula ricchezza e ostenta nei corredi tombali i segni e i simboli del proprio status 340 . , quindi, in tale momento storico da collocare il completamento di un processo di gerarchizzazione allinterno della societ cumana.
339 DAGOSTNO 1999, pp. 51-56. 340 Il dato confermato dai corredi Osta e Stevens, dove soprattutto nel Preellenico II che si accentuano gli elementi di differenziazione sociale.
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3) MUSEO NAZIONALE PREISTORICO ETNOGRAFICO LUIGI PIGORINI DI ROMA 341
Fra il 1900 e il 1902 il Museo Preistorico ed Etnografico di Roma ha acquisito due importanti nuclei di materiali preellenici provenienti da Cuma per un totale di circa 170 oggetti circa. Il primo gruppo (147 oggetti fu acquistato tra la fine di dicembre del 1900 e linizio dellanno seguente da P. Orsi, per conto del Pigorini, dal canonico puteolano G. De Criscio. Il secondo gruppo (16 reperti) fu donato nel 1912 dal naturalista salernitano P. Carucci, insieme ad altri reperti rinvenuti nel territorio di Caggiano e nella Grotta di Pertosa. Degli oggetti di questo secondo nucleo stata accertata lorigine cumana in base allanalisi tipologica e stilistica, la quale permette di inserirli nel novero dei materiali preellenici rinvenuti negli scavi Osta-DallOsso del 1904 e di quelli decontestualizzati conservati a Napoli ed in altre raccolte italiane e straniere. Ai primi due gruppi, nel 1952, nel corsodi un riordino delle raccolte, si aggiunse un terzo nucleo di materiali (14 reperti) ritenuti di provenienza cumana ma che sono da considerare di dubbia attribuzione. Si tratta di reperti di tombe, smembrati dai contesti originali, selezionati allorigine, in ottimo e in buono stato di conservazione. Il piccolo nucleo di oggetti di origine cumana raccolti dal Carucci non ebbe mai una giusta attenzione, come anche i reperti acquistati dal De Criscio: questi ultimi, dopo i cenni del Pinza 342 e la parziale illustrazione del Gabrici 343 , scomparvero quasi del tutto dalla bibliografia cumana. negli anni 80 del 900 che R. Adinolfi prese in considerazione lintero nucleo cumano del Museo Preistorico in una sezione del suo volume sulle antichit di Cuma, senza tuttavia
341 Tratto da V. NIZZO, in BPI 2008, pp.165-277. 342 G. PINZA, Monumenti primitivi di Roma e del Lazio, 1905, tav. XXIV. In questa sua opera monumentale, il Pinza per la prima volta rileva adeguatamente le affinit esistenti fra i reperti preellenici di Cuma e quelli della prima et del Ferro laziale. 343 GABRICI, 1913, pp. 61-212.
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riuscirlo a studiare e potendo dare soltanto una sommaria e generica trattazione 344 . La prima transazione (acquisto del Pigorini dal De Criscio, per mezzo dellOrsi avvenne pochi anni dopo la fine forzata degli scavi Stevens nel 1897, a causa di una sua malattia inguaribile. Tale evento provoc che gli scavatori, prima al sevizio dello studioso per circa un ventennio, si dedicassero, in virt dellesperienza acquisita, a ricerche non ufficiali. Tra questi da ricordare Procolo Lubrano, la cui famiglia per generazioni aveva fornito manodopera per gli scavi di Cuma e il cui padre Michele era stato scavatore capo del Conte di Siracusa tra il 1852 e il 1857. P. Lubrano, dopo la malattia dello Stevens, rimase a lungo il punto di riferimento e lunica memoria storica per gli scavi e/o le antichit cumane, ricevendo anche incarichi ufficiali, come la conduzione degli scavi fatti eseguire dal futuro Re Vittorio manuele sullacropoli di Cuma, che riportarono alla luce i resti dellinsediamento preellenico. Daltra parte, egli e i suoi congiunti portavano avanti esplorazioni illecite, avvalendosi talvolta di regolari permessi di scavo, utilizzati, tuttavia, come copertura ai loro traffici illegali. Tali azioni indussero a continui richiami e contravvenzioni a carico dei Lubrano da parte dei vari funzionari di soprintendenza, a partire dal 1899; ricordiamo, fra questi, il Gabrici, che tuttavia ricorse in pi punti della sua monografia del 1913 allesperienza e alla consulenza di Procolo 345 . Allopera dei Lubrano si devono riferire con molta probabilit non solo i nuclei cumani di cui furono espressamente i rivenditori ma anche quelli giunti in musei e collezioni private per altre vie; fra questi possono essere inclusi i due gruppi acquisiti dal Pigorini tra il 1900 e il 1912. La seconda transazione (donazione del Carucci al Pigorini) vide nel dicembre del 1910 la proposta da parte del Pigorini, col futile pretesto di una sua prossima pubblicazione, dellacquisto dellintera raccolta del Carucci. Lerudito salernitano, dopo 5 mesi, rispose che avrebbe offerto in dono al Pigorini non solo le antichit della grotta di Pertosa
344 ADINOLFI, 1988,pp. 67-68 e note 27-33 a p. 80. 345 GABRICI 1913, pp. 14, 23, 66-67, 78-79.
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ma anche quelle raccolte nella grotta dello Zachito e nelle contrade Arenosa ed Acquafredda del tenimento di Caggiano (Salerno) e Vietri di Potenza (Basilicata); ed oltre ancora una serie di vasi preistorici tratti dal sepolcreto di Cuma. Pose, per, come condizione lacquisto di almeno 100 copie della sua monografia del 1907 346 per una somma complessiva di 2000 lire ed a patto di curarne una adeguata distribuzione negli altri Musei e Biblioteche del Regno. Il 23 giugno del 1911 il contratto di vendita, compilato e firmato, fu consegnato al Ministro, e allinizio dellautunno dello stesso anno furono fissati termini e modalit della consegna delle copie dellopera e della Raccolta, operazione compiuta poi solo il 18 febbraio dellanno seguente.
Alcune precisazioni sui reperti cumani in esame possiamo ricavarli da un opuscolo del 1917 dello stesso Carucci, in cui riferisce di aver acquistato tali oggetti molti anni or sono [] dallantiquario sig. Barone di Napoli, al quale furono venduti dai fratelli Salzano, che ebbero bottega di oggetti antichi allangolo di via Sapienza 347 . Questi ultimi avrebbero venduto al Barone anche una raccolta di bronzi arcaici fra i quali vi era una coppia di bipenni di bronzo (andate purtroppo disperse ma note attraverso uno schizzo ed una sommaria descrizione che il Carucci pubblic nel 1917). I Salzano assicurarono al Carucci che le bipenni erano venute alla luce da uno scavo di Cuma, insieme a molti vasi fittili che lerudito salernitano acquist per poi donarli al Museo Preistorico di Roma. Lanalisi tipologica del nucleo Carucci conferma lorigine cumana dei vasi ed avvalora almeno sotto questo aspetto le informazioni fornite dai Salzano. Se la dichiarazione dei fratelli Salzano circa lassociazione della coppia di bipenni documentate dal Carucci con il materiale indigeno del sepolcreto cumano fosse veritiera, si avrebbe una ulteriore testimonianza dellesistenza di contatti precoloniali fra gli abitatori indigeni di Cuma ed i primi coloni euboici.
346 CARUCCI, La Grotta preistorica di Pertosa (Salerno), Napoli 1907. 347 CARUCCI, Il culto dellascia nella Campania,Napoli 1917, p. 11.
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4) MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI FIRENZE 348
I materiali cumani del Museo Archeologico Nazionale di Firenze (in totale 51 reperti) constano di due gruppi eterogenei di reperti: il primo (15 reperti De Criscio) di et del Ferro, il secondo (36 reperti Lubrano di et greca. urono acquistati dallispettore . DallOsso da scavatori privati a Cuma e sul mercato antiquario di Pozzuoli e di Napoli tra il 1905 e 1906. Lacquisto fu voluto da L. A. Milani per istituire una sezione di confronti italici rispetto alla civilt etrusca per apprezzare le differenze e somiglianze tecniche e formali fra i prodotti dtruria e quelli specifici 349 . Per questo, assieme ai materiali da Cuma, il DallOsso acquist anche oggetti protostorici e greci da Nola, Teano, Striano, S. Marzano. Circa i materiali cumani, da osservare che il nucleo pi consistente dato da reperti della necropoli dellet del erro, quasi certamente provenienti da tombe integre 350 , mentre i pochi oggetti greci furono acquistati seguendo un criterio altamente selettivo di materiali pregiati ed esteticamente validi 351 . Il 30/5/1906 furono acquistati, certamente a Pozzuoli, due gruppi di reperti protostorici: il primo dal can. De Criscio comprendente 15 vasi ceramici, di cui uno di fabbrica greca; il secondo dallo scavatore P. Lubrano comprendente 10 vasi ceramici, 21 bronzi (per la maggior parte fibule) e 5 (4 fibule e una roncola agricola) oggetti frammentari in ferro. Sempre nello stesso giorno furono acquistati da G. Leone 4 oggetti preellenici provenienti da S. Angelo di Muxaro AG e successivamente laltro nucleo di materiali protostorici cumani. Il totale degli oggetti cumani , pertanto, di 51 oggetti di et del Ferro. Circa i materiali cumani di Firenze, la prima considerazione evidente lassoluta mancanza di oggetti preziosi e/o di piccole dimensioni (collane in pasta vitrea, ambra, pendagli in elettro, anellini, scarabei, ecc.), materiali tutti che si ritrovano invece
348 Tratto da ADINOLFI 1988, pp. 68-72. 349 GABRICI 1913, pp. 88, 89-90, fig. 34. 350 GABRICI 1913, pp. 77-78 sgg, figg. 25, 26, 27. 351 ADINOLFI 1986, p. 292.
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nei corredi Osta. Si possono fare, pertanto, due ipotesi: la pi verosimile che questi oggetti siano stati venduti ad acquirenti meglio paganti o che siano stati trattenuti dai venditori. La seconda ipotesi che, trattandosi di scavi clandestini e poco accurati, non siano stati raccolti gli oggetti pi piccoli e meno evidenti. noto, infatti, che per i fenomeni di bradisismo e eustatismo, le tombe preelleniche di Cuma si trovavano, tra la fine dell800 e gli inizi del 900, a qualche decimetro sotto il livello dellacqua, il che rendeva pi problematica la raccolta dei materiali.
5) MATERIALI CUMANI INEDITI DELLA PRIMA ET DEL FERRO E DI PROVENIENZA ORIENTALE PRESSO MUSEI STRANIERI E RACCOLTE PRIVATE 352
I materiali dei Musei stranieri (Parigi, Londra, Cambridge, Boston) ammontano a circa 51 reperti. Il Museo di Saint-German-en-Laye presso Parigi possiede una fibula ad arco serpeggiante con 5 anelli in bronzo, di un tipo molto comune Cuma, databile tra lultimo periodo del ronzo finale/inizio prima et del erro. Unascia ad occhio in bronzo, con svastica sullimmanicatura, molto simile ad un esemplare del British Museum, data come proveniente, con dubbio, da Napoli; loggetto databile al Bronzo finale. Una serie di anse in bronzo (25 esemplari) sono date come provenienti dai dintorni di Napoli e datate allet del erro 353 . Il British Museum di Londra possiede materiali protostorici flegrei in due dipartimenti: 1) Department of Prehistoric and Romano-British Antiquities, la cui provenienza indicata come Pozzuoli o near Pozzuoli; 2 Department of Greek and Roman Antiquities, la cui
352 Tratto da ADINOLFI, Cuma, 1988, pp. 81-89, 109-115. 353 I materiali sono pubblicati in AA.VV., Archologie compare, I, Parigi 1982, pp. 239, 248.
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provenienza indicata come Cuma, Pozzuoli ed altri centri flegrei 354 . I materiali bronzei protostorici del Department of Prehistoric & Romano-British Antiquities, sono per la loro rarit, di notevole interesse archeologico, ma purtroppo eterogenei e fuori contesto. Essi furono acquistati sul mercato antiquario di Pozzuoli dal rev. Greville of Chester agli inizi del 900 da venditori che non possibile identificare. Tuttavia, la loro provenienza cumana da ritenersi quasi certa, in quanto sul mercato antiquario di Pozzuoli in quel tempo generalmente non confluivano materiali da altri siti protostorici (Capua, Nola, Valle del Sarno), che invece erano pi facilmente reperibili sui mercati antiquari di Napoli o di Pompei. I materiali del Department of Greek & Roman Antiquities da Cuma potrebbero essere pertinenti alla necropoli dellet del erro.
Nei Musei degli U.S.A. non sono stati rintracciati particolari materiali cumani dellet del erro, ad eccezione di una fibula ad occhiali nel Museum of Fine Arts di Boston, acquistata a Napoli nel 1898 che potrebbe provenire da Cuma ed essere datata ad un momento avanzato della prima et del Ferro. Per quanto riguarda, invece, i nuclei di materiali cumani in Raccolte private (circa 8 reperti in totale), citiamo in primis un gruppo, conservato in una raccolta privata di Napoli, comprendente 4 reperti ceramici della I et del Ferro, provenienti dalla chora cumana, dichiaratamente da Qualiano. Non sono disponibili sia i dati di rinvenimento che il luogo preciso dello scavo; lacquisizione dellaraccolta dovrebbe essere avvenuta intorno al 1970. Tale gruppo si pu dividerlo in due sottogruppi: il primo formato da una tazza, il secondo da 3 boccali di varie dimensioni. Un altro gruppo, comprendente un solo reperto, una tazza ad ansa
354 I materiali del primo gruppo sono stati segnalati da C. Giardino che ha fatto una ricerca in loco al fine dellelaborazione di uno studio sulla metallurgia protostorica; quelli del secondo gruppo dal Conservatore D. Bailey. Dei materiali arcaici cumani del British Museum sar data notizia pi avanti.
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bifora, notevole per la sicura provenienza del reperto dalla necropoli cumana, che stata acquisita alla raccolta intorno al 1920. Il gruppo G.A.N (Gruppo Archeologico Napoletano), costituito da un solo frammento ceramico di et del Ferro, fu rinvenuto tra il 1975 e il 1977 nel territorio del cratere del Gauro (Pozzuoli) da parte del Gruppo Archeologico Napoletano 355 . I numerosi materiali del Gauro, ritrovati dal G.A.N., da Adinolfi e da latri, sono pertinenti al Bronzo medio, quasi esclusivamente; pertanto, il frammento in questione assume particolare significato per la continuit degli insediamenti del Gauro e per lidentificazione di ulteriori siti di et del erro. sso dovrebbe essere attualmente conservato presso il Museo Archeologico di Napoli, insieme agli altri reperti rinvenuti dal G.A.N., da Adinolfi e da altri nellarea flegrea 356 . Un altro gruppo conservato presso un privato di Baia (Bacoli-Napoli) comprende 2 anfore ceramiche costolute della I et del ferro, provenienti dalla chora cumana (dintorni di Baia). Mentre mancano i dati di rinvenimento, il luogo appare degno di fede e particolarmente significativo circa la diffusione degli abitati e delle necropoli indigene di et del erro. Lacquisizione recentissima 1986. Per quanto attiene al Bronzo finale (XI-X sec. a.C.), non si pu attribuire con certezza nessun oggetto di provenienza orientale alla zona di Cuma, data lestrema rarit e dispersione anche di quelli indigeni. con let del erro -VIII sec. a.C.) che Cuma presenta consistenti nuclei di oggetti di provenienza orientale. Quelli del Museo Archeologico di Napoli sono stati in buona parte editi, seppure sommariamente 357 , ma non sono a tuttoggi esposti o comunque fruibili. Certamente la migliore descrizione, corredata di foto e
355 V. Turco, I materiali preistorici di Monte S. Angelo, in I Convegno dei Gruppi Archeologici della Campania Pozzuoli 19-20 aprile 1980, Roma 1981, pp. 37-58. Il frammento pubblicato a p. 58, fig. 8/17. 356 ADINOLFI 1982 passim. 357 GABRICI 1913; MULLER-KARPE 1959 (1970), tavv. 16-22. Molti disegni e qualche affermazione vanno presi con cautela.
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disegni, resta ancora quella del Gabrici, che riporta, dalla Collezione Stevens, dischi in lamina di elettro, grani di collana in pasta vitrea, grani di ambra, ecc., dalla raccolta Osta, paste vitree di vario colore, ambre, scarabei e scaraboidi, idoletti egizi, ecc. Pi recentemente Cl. Livadie (1983) ha dato un quadro acuto per interpretazione, anche se non completo, degli orientalia dalle necropoli di Cuma 358 . La stessa studiosa, per circa un decennio, ha lavorato al riordinamento dei reperti di et del Ferro, proto coloniale e arcaica della necropoli cumana 359 . Un reperto orientale ignoto dalla necropoli di Cuma di et del Ferro la bella collana in pasta vitrea e pendaglio di elettro del Museo Civico di Baranello (CB), acquisita dal Barone nel 1899 con un gruppo di altri 116 oggetti scavati nel fondo Provenzano di Cuma dai noti tombaroli M. e P. Lubrano. Il reperto (privo di numero di inventario, disegni e foto, come del resto tutti gli altri reperti cumani di Baranello) di eccezionale interesse perch pare integro e non ricostruito da materiali eterogenei. Lo si pu datare alla prima met dellV sec. a.C., cio al Preellenico II di Mller-Karpe, ed con buona probabilit di provenienza siriaca 360 .
l Museo Pigorini di Roma possiede, tra i 170 reperti di provenienza cumana, 30 grani di pasta vitrea con i quali stata ricostruita una collana. Se la ricostruzione fededegna (potrebbero anche essere due o pi collane), bisogna pensare che manchi il pendaglio in lamina di elettro. Questo reperto non pu essere datato con certezza tra Preellenico I e II (forse pi II che I); la provenienza siriaca pi che probabile. Il fatto che nei circa 70 reperti da Cuma conservati nel Museo Nazionale di Firenze manchino degli oggetti orientali, sebbene
358 Cl. Livadie, Gli Aegyptiak in Campania: i contesti archeologici, in Civilt dellantico Egitto in Campania, Napoli 1983, pp. 45-51; cfr. anche F. De Salvia, Linfluenza culturale dellEgitto faraonico sulla Campania preromana (sec. VIII-IV a.C., ibidem, pp. 31-43. 359 . Pozzi, in Atti di Taranto V, 1978 ma 1984, p. 280. 360 Per i pendagli in elettro da Cuma, tale anche lopinione di K. Kilian, in Atti di Taranto XXV, 1985.
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lomogeneit degli altri materiali con quelli di Napoli, Roma, Baranello, la riprova della selezione e della dispersione dei corredi tombali al momento dello scavo. Il gruppo pi cospicuo di materiali orientali provenienti dalle necropoli cumane senzaltro quello dellArchaeological and Ethnological Museum di Cambridge (U.K.) 361 . Purtroppo mancano completamente i dati di acquisizione del materiale, presumibilmente acquistato sul mercato antiquario di Pozzuoli nel primo ventennio del secolo. Si tratta di 19 gruppi di collane, braccialetti, vaghi sfusi di pasta vitrea, faence, ambra, provenienti tutti dalle necropoli di Cuma,tranne 2 gruppi dati come provenienti da Pozzuoli, indicazione particolarmente significativa 362 . Si tratta di un mini-corpus di tutto rispetto (191 elementi) e di notevole variet di forme, colori e materiali; tuttavia, mancano del tutto i dati di scavo, provenendo gli oggetti dal mercato clandestino; sono cos andati perduti preziosi elementi costitutivi e cronologici delle necropoli cumane.
C da domandarsi per quali tramiti e per quali vie siano giunti tali oggetti orientali a Cuma e nel suo territorio. Non si pu dare per scontato che i vettori siano stati solo Micenei e successivamente Greci. Come stato evidenziato dalla scoperta del 1987 ed ammesso dal Ridgway 363 ed altri studiosi gi per Pithecusa, analogamente non si pu negare a priori la possibilit di un gruppo di Aramei anche a Cuma 364 . Tale fatto ci pu autorizzare a pensare che il monopolio commerciale greco possa essere stato infranto da mercanti ed artigiani
361 Tale nucleo di materiali stato segnalato a R. Adinolfi dal dott. C. Giardino nellautunno 1986. 362 Fino al 1986 si sarebbe stati portati ad escludere la provenienza da Pozzuoli di questi 2 gruppi per attribuirla a Cuma. Ma il riconoscimento da parte di Adinolfi, nella primavera dello stesso anno, di alcuni bronzi indigeni se non di fine VIII, almeno di inizio VII sec. a.C., trovati a S. Marta a Pozzuoli nel 1984 e conservati nella raccolta Cosenza, possono corroborare tale indicazione. Va sottolineato che dalla stessa S, Marta provengono 2 dischi di basalto nero, che per non possono essere datati facilmente e possono scendere fino allet romana. 363 D. Ridgway, Lalba della Magna Grecia, Milano 1984, pp. 124-134 et passim; cfr. anche A. Mele, Il commerci greco arcaico: prexis ed emporie, Napoli 1979, passim. 364 Adinolfi proporrebbe un gruppo di profughi da Hama, data la quasi contemporaneit della di Cuma (circa 730 a.C.) e la caduta di Ha ma nella Siria settentrionale (circa 720 a.C.) davanti alle armate assire. Lesistenza, ancora allet di Annibale, di un borgo a qualche miglio da Cuma chiamato Hamae potrebbe rafforzare lipotesi.
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orientali, in particolare aramei e fenici. Lo sviluppo dellorientalizzante nelltalia del V sec. a.C. e la sua origine da Pithecusa e da Cuma stato ben riconosciuto, tra gli ultimi da Ridgway 365 . Indubbiamente assai per tempo la tecnica orientale della lavorazione del vetro si install nella regione di Cuma, certamente con maestranze orientali 366 .
365 D. Ridgway, op. cit., pp. 160-169. 366 Si ricordi che la material prima, di ottima qualit, si estraeva dallarenile tra Licola e Lucrino (Plin., N.H., XXXVI, 26 (194)) e che, ancora secoli dopo, Puteoli ebbe una regio clivi vitrari sive vici turari allaltezza di via P. Ragnisco ph., Ep., VIII, 365 = I.L.S. 1224 b. G. Camodeca, Lordinamento in regiones e i vici di Puteoli, in Puteoli I, pp. 65-66).
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Foto 1 sepolture necropoli preellenica, porta mediana, Cuma (da Centre Jean Brard).
Foto 2 sepolture necropoli preellenica, porta mediana, Cuma (da Centre Jean Brard).
Foto 3 sepolture necropoli preellenica, porta mediana, Cuma (da Centre Jean Brard). 154
Pianta 1 necropoli preellenica, porta mediana, Cuma; con simbolismo per generi (da Centre Jean Brard).
Pianta 1 necropoli preellenica, porta mediana, Cuma; con simbolismo per generi da Centre Jean Brard).
155
Pianta 2 necropoli preellenica, porta mediana, Cuma; con simbolismo per classi di et (da Centre Jean Brard).
156
Pianta 3 necropoli preellenica, porta mediana, Cuma; con simbolismo per elementi di corredo (da Centre Jean Brard).
157
Pianta 4 necropoli preellenica, porta mediana, Cuma; con indicazione di alcune sepolture campionate per analisi al C-14 (da Centre Jean Brard).
158
INDICE
INTRODUZIONE 2
CAPITOLO I CUMA: STORIA DEGLI STUDI E CONTESTO STORICO-ARCHEOLOGICO 4
I.1 Cuma: quadro geo-ambientale antico e moderno 4 1.2 Storia degli studi e della ricerca archeologica a Cuma 6 I.3 Cuma preellenica 21 I.3.1 Linsediamento sullacropoli 21 .3.2 La necropoli: storia degli studi e delle ricerche 27 .3.3 La necropoli: inquadramento crono-tipologico e interpretazione socio-rituale 36 I.4 Cenni su Cuma in et storica 44
CAPITOLO II IL METODO DI DATAZIONE AL RADIOCARBONIO 53
II.1 Premessa, storia ed evoluzione del metodo 53 .2 Principi fisici e ipotesi fondamentali del metodo 59 II.3 Problematiche connesse con la datazione al radiocarbonio 64 .4 Ricostruzione della storia della concentrazione di 14 C nellatmosfera 70 159
II.5 Tecniche di misurazione: i metodi del radiocarbonio convenzionale e della spettrometria di massa con acceleratore 74 .6 asi di misura, calibrazione ed analisi dei risultati della datazione al 14 C con spettrometria di massa con accelleratore: il caso del CIRCE 81
CAPITOLO III DATAZIONE AL CARBONIO-14 DI ALCUNE SEPOLTURE DELLA NECROPOLI PREELLENICA DELLA PORTA MEDIANA A CUMA 90
III.1 Le recenti indagini nella necropoli preellenica 90 III.2 Datazione al carbonio-14 di alcune sepolture preelleniche della porta mediana 98 III.3 Problematiche connesse con lanalisi al 14 C: i processi di diagenesi e di contaminazione 102 III.4 Discussione dei risultati e conclusioni 107
APPENDICE : MATERIALI CUMANI PROTOSTORICI IN MUSEI E RACCOLTE PRIVATE 111
Franco Campus, Valentina Leonelli, Fulvia Lo Schiavo - La Transizione Culturale Dall'età Del Bronzo All'età Del Ferro Nella Sardegna Nuragica in Relazione Con L'italia Tirrenica
I Molluschi Dei Terreni Terziari Del Piemonte e Della Liguria F. Sacco, 1891 - PARTE 9 - Paleontologia Malacologia - Conchiglie Fossili Del Pliocene e Pleistocene