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UNIVERSIT DEGLI STUDI DI SALERNO

Facolt di Lettere e Filosofia


Corso di Laurea Magistrale in Archeologia e culture antiche

Tesi in
Archeologia dei Paesaggi
Tra archeologia e archeometria:
analisi al radiocarbonio di alcune sepolture
nella necropoli preellenica della porta mediana di Cuma
RELATORE: CANDIDATO:
CH.MO PROF. CIRO SCANNAPIECO
ALFONSO SANTORIELLO MATR. O3223/00070


Anno Accademico 2010/2011
2

INTRODUZIONE










La presente tesi di laurea magistrale nasce da un interesse maturato
durante la partecipazione alla campagna di scavo 2011 del Centre
Jean Brard sul sito archeologico di Cuma, svolta come attivit di
tirocinio formativo, coniugato ad unattenzione specifica agli ambiti di
studio dellarcheometria e della fisica applicata ai beni culturali. Lo
studio svolto si inserisce in una pi ampia problematica che ha
interessato e interessa tuttora la storia degli studi e delle ricerche
archeologiche a Cuma: linquadramento dellinsediamento indigeno di
t del ronzo finale - sec. a.C. t del erro -met VIII
sec. a.C.), precedente alla colonizzazione euboica (intorno alla met
dellV sec. a.C.. n particolare, il lavoro in esame verte sullanalisi
della necropoli preellenica della prima Et del Ferro, che si
estendeva a nord e ad est del Monte di Cuma.
Il sepolcreto indigeno protostorico era gi conosciuto grazie
soprattutto agli scavi eseguiti tra la fine dell800 e gli inizi del 900.
Recentemente (campagne 2002-2003, 2005 e 2006), un nucleo
consistente di tombe stato oggetto dindagine scientifica ad opera
del Centre Jean Brard di Napoli, nellarea situata immediatamente
allesterno della porta urbica convenzionalmente denominata porta
mediana. Le ricerche hanno consentito di inquadrare il nucleo di
sepolture tra la fase iniziale del Primo Ferro 1 (IX sec. a.C.) e la fase
pi matura del Primo erro 2 prima met dellV sec. a.C.,
caratterizzate dalla cultura delle tombe a fossa Fossakultur).
La tesi si articola in tre capitoli: nel capitolo I si presenta il contesto
ambientale e storico-archeologico dei Campi Flegrei in et preistorica,
la storia degli studi e delle ricerche archeologiche a Cuma, una
trattazione sullinsediamento preellenico di Cuma in et protostorica e
alcuni cenni storici, ambientali ed archeologici sulla Cuma di et
3

storica.
Il capitolo II, poi, verte su quello che stato il metodo di analisi
utilizzato nellambito del presente lavoro, il metodo di datazione al
radiocarbonio: viene fornito un quadro sulla storia ed evoluzione del
metodo, sui principi fisici e ipotesi fondamentali, sulle problematiche
connesse, nonch sulle tecniche di misurazione. Vengono, inoltre,
descritte, le fasi della misura, calibrazione e analisi dei risultati di
indagini di datazione al radiocarbonio con spettrometria di massa con
acceleratore, in riferimento al protocollo di misura in uso presso il
CIRCE (Center of Isotopic Research on Cultural and Environmental
heritage) della Seconda Universit degli Studi di Napoli.
Nel capitolo III, in primo luogo, viene illustrata la storia delle ricerche
e degli studi sulla necropoli preellenica, con inquadramento crono-
tipologico e interpretazione socio-rituale del sepolcreto. Di seguito, si
espongono i risultati delle recenti indagini sulla necropoli dellt del
Ferro: le ricerche del Centre Jean Brard nellarea della porta
mediana, dellUniversit degli Studi di Napoli ederico
nellarea della cd. Masseria del Gigante e del cd. Tempio con Portico
e dell stituto Universitario Orientale nellarea dellabitato antico.
Per le esplorazioni ad opera del Centre Jean Brard nellarea della
porta mediana stato realizzato un riepilogo dei risultati conseguiti,
sia da parte delle ricerche storiche e archeologiche che degli altri tipi
di indagine che sono state messe in campo (prospezioni geo-elettriche,
carotaggi geo-meccanici, ecc.. Lultima parte dedicata
allargomento vero e proprio della tesi, lanalisi di datazione al
14
C su
alcune sepolture della necropoli preellenica della porta mediana. Si
espongono il progetto di analisi e il metodo adoperato, si affrontano le
problematiche connesse con la diagenesi e gli effetti di
contaminazione e, infine, alla luce delle discrepanze riscontrate e di
tutti i dati a disposizione, si discutono i risultati.
In appendice si fornisce un quadro dei vari nuclei di materiali cumani
protostorici presenti in musei italiani e stranieri e in raccolte private.

4

CAPITOLO I - CUMA : STORIA DEGLI STUDI E
CONTESTO STORICO-ARCHEOLOGICO










I.1 CUMA : QUADRO GEO-AMBIENTALE ANTICO E MODERNO

Il sito di Cuma, posto ai confini nord-occidentali dei Campi Flegrei, si
estende su una vasta area pianeggiante protetta da una barriera di
paludi e da una corona di alture che si snodano tra la cresta del Monte
Grillo (che separava la citt dal lago dAverno e uno sperone
trachitico di origine vulcanica.
Il Monte di Cuma, alto circa 80 m sul livello del mare
1
, costituiva un
punto strategico, in quanto dominava la pianura campana, era visibile
dallacropoli di Pythekoussai (odierna Ischia) e controllava le via
daccesso al golfo di Napoli dal N
2
. Con le sue pareti scoscese e
circondata dal mare su tre lati, accessibile solamente da S/S-E, era una
rocca quasi inespugnabile, facilmente difendibile anche senza
fortificazioni: facile capire come essa rappresentasse un luogo
idoneo per un insediamento. Questo territorio aveva, inoltre, il
vantaggio di essere sufficientemente distante dalle principali
manifestazioni vulcano-tettoniche dei Campi Flegrei.
Nellantichit il mare dal lato O era assai pi vicino allo sperone
trachitico, a N di esso si stendeva una zona paludosa (che la separava
e difendeva dal resto del territorio) e sul lato E era presente una piana

1
Al momento dellarrivo dei Greci laspetto del litorale cumano era assai diverso da quello
attuale: la collina dellacropoli, infatti, oggi arretrata rispetto alla linea di costa, doveva allora
formare un largo promontorio lambito da ogni parte dal mare.
2
Al riguardo illuminante la testimonianza di Tito Livio (Liv. VII, 22, 5.), il quale racconta che i
coloni greci di Pitecusa, quando osarono finalmente porre piede sul continente, si stabilirono
sullaltura di Cuma.


5

(che offriva possibilit di coltivare la terra ed allevare animali).
Uninsenatura naturale a S-S/O della collina dellacropoli dovette
sicuramente funzionare da porto; un ulteriore approdo doveva essere
alle pendici settentrionale del Monte di Cuma, oggi non pi
riconoscibile a causa delle trasformazioni del litorale. Il paesaggio
cumano articolato in una fascia costiera bassa e sabbiosa, in unaltra
parallela pi interna e pianeggiante e, infine, in una collinare; questa
continuit interrotta soltanto dal Monte di Cuma.
Lanalisi geomorfologica del territorio ed i sondaggi effettuati
evidenziano variazioni della linea di costa attuale rispetto a quella
antica, variazioni dovute allapporto di detriti terrosi sversati nel Mar
Tirreno dai fiumi Volturno e Clanis lungo la costa dellAger
Campanus, a N di Cuma. Spinti verso S dalle correnti marine, questi
materiali, sedimentando, hanno provocato nel corso dei secoli il
graduale insabbiamento del sistema di cordoni litoranei,
verosimilmente costituito in antico da una serie pi o meno
ininterrotta di dune sabbiose, formanti sbarramenti di tipo lagunare.
Tali modifiche hanno interessato anche la concavit a S-S/O del
Monte di Cuma, originariamente occupata dal mare.
Un altro aspetto non pi evidenziabile, ma che ha caratterizzato fin
dallantichit questi luoghi, era costituito dagli effetti
dellimpaludamento dellarea pianeggiante. l fenomeno, perdurato nel
tempo ed eliminato in questarea solo a partire dal XVII sec. d.C. con
vaste opere di drenaggio ed irreggimentazione delle acque, fu risolto,
per larea immediatamente a N di Cuma, con opere di bonifica,
iniziate nello stesso periodo ma concluse solo nel 1922, col
prosciugamento dellex lago di Licola.













6

I.2 STORIA DEGLI STUDI E DELLA RICERCA
ARCHEOLOGICA A CUMA



Le prime ricerche nellarea di Cuma, distrutta agli inizi del sec.,
si ebbero a partire del XVII secolo. Le scoperte
3
, in seguito alle prime
opere di bonifica e alla ripresa della coltivazione nella zona, di una
gran quantit di statue e iscrizioni e dei colombari e ipogei della
necropoli romana incentivarono lattivit di scavi clandestini, favorita
anche dallassenza di leggi di tutela.


Fin dal XVIII secolo la fama di cui il territorio dei Campi Flegrei
godeva tra gli antiquari napoletani e i viaggiatori stranieri del Grand
Tour per le antiche memorie storiche e letterarie aveva spinto il
neonato regno borbonico a valorizzare le antiche vestigia flegree. Le
scoperte erano alimentate, da un lato, dai marmi e dalle iscrizioni
continuamente provenienti dalle centinaia di ville, tombe e colombari
puteolani, cumani e misenati; dallaltro, dai vasi greci, di cui le
necropoli cumane erano state generose fin dal Settecento, quando essi
erano divenuti di moda in tutta Europa.
n tutta la Campania, linteresse per gli scavi archeologici fu
incrementato dallascesa al trono di Carlo di orbone; tuttavia, a
Cuma, diversamente da Ercolano (1738), Pompei (1748) e Stabia
1749, non furono mai intrapresi scavi di Stato, ma solo interventi
irregolari
4
. Al 1758 risale il ritrovamento del colossale torso
marmoreo di Giove, che ci si affrett ad indicare come proveniente da
un tempio del Gigante, identificato in seguito come una delle 3

3
Scavi furono intrapresi gi nel 1606 dal vicer di Napoli, don Alfonso Pimentel, in seguito a
casuali rinvenimenti ad opera di contadini di alcune statue, che si erano affrettati a riseppellire: si
recuperarono, difatti, 13 statue e 2 tondi marmorei. Poco chiara risulta dalle relazioni
contemporanee sia la localizzazione precisa del ritrovamento che il contesto monumentale che
tali statue ornavano, come incerta resta anche la sorte di questi primi rinvenimenti. Su tali
questioni si veda A. Ferri, Apparato delle statue nuovamente trovate nella distrutta Cuma e
descrizione del tempio, ove dette statue erano collocate, Napoli 1606; G. C. Capaccio, Il
forestiero, Dialoghi di Giulio Cesare Capacci, Accademico otioso, Napoli 1643, pp. 13-16, 936-
965.
4
Tra questi ricordiamo quello del 1755 nellarea delle necropoli, col ritrovamento di colombari
e camere sepolcrali romane. Al proposito si veda M. Ruggiero, Degli scavi di antichit nelle
provincie di terraferma dellantico Regno di Napoli dal 1743 al 1876, Napoli 1888, passim.

7

statue del Capitolium di Cuma
5
. Rispetto alloccasionale intervento
dello Stato, linteresse della nobilt napoletana per Cuma si
concretizz, inoltre, nella spoliazione degli edifici antichi, come, per
esempio, delle mura
6
. Continuano, intanto, a stamparsi volumi sulle
antichit di Pozzuoli e dintorni ad uso di forestieri
7
.
del 1809 la scoperta degli stucchi di una camera sepolcrale romana
rappresentanti scena doltretomba
8
; questo ritrovamento segna linizio
di una serie di iniziative private, tese non tanto ai marmi quanto
soprattutto alla ricerca di oggetti di particolare pregio artistico quali
solo i corredi funerari possono dare. Si accavallano, infatti, gli scavi
del duca di Blacas
9
; di L. Correale
10
; del marchese Santangelo
11
,
ministro di Ferdinando II, e dellarch. onucci, direttore degli scavi di
Pozzuoli
12
; di lord Vernon
13
. Nel frattempo veniva stampato il libro
di De Jorio
14
, che presentava per la prima volta una pianta degli
edifici superstiti di Cuma e la pianta del territorio
15
. Sempre al De

5
Vedi riferimento bibliografico n. 4.
6
Il Carletti riferisce che le mura dellacropoli, provviste ancora nel 1787 di buona parte delle
loro torri quadrate, furono smantellate ed in buona parte distrutte verso la fine del secolo, per
trarne blocchi da costruzione per un edificio nei dintorni.
7
Sono libri nei quali le notizie tratte dalle fonti letterarie antiche costituiscono sempre i punti
principali di partenza; ad esse si accompagnano brevi descrizioni dei ruderi emergenti in situ. In
tutti gli autori della seconda met dell800 resta sempre di primaria importanza la descrizione dei
cunicoli e delle gallerie sotterranee; tra la fine del V e linizio del sec., tuttavia, mut la
prospettiva e tali opere cominciarono a diventare pi descrittive e documentarie. Ci lo si evince
dalle descrizione delle ville, come quelle di Cicerone e di Servilio Vatia, e dalla menzione di
ruderi di tombe che ora vanno intensificandosi (ad es. in N. Carletti, Storia della regione
abbruciata in Campania felice, Napoli 1787, pp. 243-305); cominciano anche a stamparsi atlanti
di vedute dei principali monumenti (P.A. Paoli, Antiquitatum Puteolis, Cumis, Bais existentium
reliquiae, Napoli 1768, passim; F. Morghen, Gabinetto di tutte le pi interessanti vedute degli
antichi monumenti esistenti in Pozzuolo, Cuma e Baia espresso in n. XXXXV tavole ed
elegantemente incise, Napoli 1803).
8
A. De Jorio, Scheletri cumani dilucidati, Napoli 1810.
9
H.W. Schulz, Scavi di Cuma, in ull. nst., V, 1842, pp. 6-10.
10
Vedi n. 10.
11
Idem.
12
I due rinvengono un mausoleo romano a base quadrata e cupola circolare presso il Fusaro, dal
lato volto verso Baia.
13
F.M. Avellino, Scavi recenti nella necropoli di Cuma, in Pozzuoli e presso Baia: unguentario
con iscrizione arcaica greca, in ull. Nap., , 1843-1844, pp. 20-24. Alle esplorazioni di Lord
Vernon si deve anche la conoscenza del famoso aryballos con liscrizione di Tatale, oggi al
British Museum.
14
A. De Jorio, Guida di Pozzuoli e contorni, Napoli 1822, pp. 106-129.
15
Queste piante furono poi fedelmente riproposte dal Beloch (1890) e dal Gabrici (1913), in
quanto vi erano inseriti monumenti ormai scomparsi ai loro tempi.

8

Jorio si deve la scoperta di unepigrafe romana con menzione di
Apollo cumano e di parte di un fregio con cetra nella terrazza inferiore
dellacropoli, indizi che spostarono la localizzazione del famoso
tempio di Apollo in questa zona e non pi sulla terrazza superiore. A
lui si deve anche la prima localizzazione dellarea del foro di et
sannita e romana nella zona piana della citt. Incomincia a conoscersi
anche larea dellanfiteatro
16
.
Vere e proprie campagne di scavo regolari furono intraprese dal
principe Leopoldo di Borbone, conte di Siracusa e fratello del re
Ferdinando II, a partire dalla fine del 1852, interrotte nella primavera
del 1854 e riprese nellautunno del 1855 fino al 1857
17
. La scoperta,
presso il margine N del fondo S. Palumbo, del c.d. Mausoleo delle
teste cerate
18
dest molta impressione e interesse. Poi, le indagini si
rivolsero alla parte S del fondo Correale, ad O di via Vecchia Licola a
Palombara, nellangolo S-E di loc. Parco Cimitero, dove rinvenne
tombe preelleniche
19
. Gli scavi del conte di Siracusa ebbero
immediata risonanza, favorita dalle pubblicazioni dei risultati ad opera
degli archeologi Fiorelli, divenuto direttore del Museo di Napoli nel
1863, e Minervini
20
. Il gruppo degli oggetti da loro studiati
costituirono la Collezione Cumana, entrata a fare parte del Museo
Archeologico di Napoli nel 1861 come dono del principe Eugenio di
Savoia-Carignano
21
.

16
Al riguardo si veda R. Paolini, Memorie sui monumenti di antichit e di belle arti chesistono
in Miseno, in Bacoli, in Baja, in Cuma, in Pozzuoli, in Napoli, in Capua antica, in Ercolano, in
Pompei ed in Pesto,Napoli 1812.
17
In merito si veda Bull. Arch. Nap. 1852-1853, fasc. 14, p. 105; G. Fiorelli, Monumenti antichi
posseduti da S.A.R. il Conte di Siracusa, Napoli 1853, I fasc., pp. 3 e 8.
18
Al riguardo cfr. G. Fiorelli, Monumenti antichi posseduti da S.A. R. il Conte di Siracusa,
Napoli 1853, I fasc.
19
Gli scavi del conte di Siracusa si svolsero in buona parte proprio in questo fondo, dove gi i
proprietari avevano fatto ripetuti ritrovamenti andati purtroppo dispersi. Cfr. FIORELLI 1855,
p. 52; FIORELLI 1856, pp. V-VIII.
20
In tali pubblicazioni mancano purtroppo relazioni precise e, inoltre, gli oggetti recuperati dal
conte di Siracusa sono privi di ogni indicazione su contesto, posizione topografica ed
associazione. Di qualche aiuto per la localizzazione di queste prime campagne di scavo sono le
notizie orali che Stevens e poi Gabrici poterono raccogliere dalla famiglia Lubrano, famiglia che
per pi di una generazioni forn i capoperai per gli scavi di Cuma.
21
Questa raccolta conta, malgrado un clamoroso furto avvenuto nel novembre 1873, quasi 2000
pezzi.

9

Linsediamento archeologico di Cuma stato vittima dalla fine
dell800 di esplorazioni intense e caotiche, eseguite, senza alcuna
preoccupazione scientifica, per alimentare il collezionismo e il
mercato antiquario.

Tra il 1878 e il 1893 (con una sosta tra il 1884
e il 1886), poi di nuovo nel 1896, furono effettuati ulteriori scavi nella
necropoli, dati in concessione ad un privato, il colonnello E. Stevens
22
.
Quasi contemporaneamente agli scavi dello Stevens, nei fondi De
Costanzo e Correale lasportazione, da parte della societ per la
bonifica del lago di Licola, di buona parte di terreno occorrente a
colmare il Lago porta allindisturbata distruzione di molte tombe
23
.
Tra queste ultime si distacca per interesse una tomba a schiena,
fortunatamente recuperata nel 1892, che presenta delle scene figurate
tra cui campeggia la figura di una donna seduta, riccamente vestita,
assistita da unancella
24
.
Nellautunno del 1893, lo Stevens scopr le tracce del sepolcreto
indigeno
25
. Purtroppo, egli non pubblic che in minima parte il
risultato dei suoi scavi
26
, anche se la fama delle sue scoperte si
dovette diffondere ampiamente
27
. Poco dopo fu colpito da una grave
forma di malattia mentale, che segn linizio della travagliata storia
della sua Collezione
28
.

22
Al riguardo si veda GABRICI 1913, coll. 15 e 28, 799-838, 792-794 e 797-800; VALENZA
MELE 1981 e 1989; Notizie degli Scavi ad opera di Sogliano, Fulvio, Ruggiero. Cfr. anche G.
Fiorelli, Scavi Stevens, in Nsc 1878, pp. 184-191; 348-358; G. Fiorelli, Cuma, necropoli greca,
in Nsc 1879, pp. 335- 348; G. Fiorelli, Cuma, necropoli greca, in Nsc 1880, pp. 85-96.
23
In merito si veda G. Pellegrini, Tombe greche arcaiche e tomba greco-sannitica a tholos della
necropoli di Cuma, in MonAntLincei 13, 1903, col. 209, nota 1; GABRICI 1913, coll. 841-
844.
24
L. Caselli, in NSc 1891, p. 235; A. Sogliano, Di un dipinto murale rinvenuto in una tomba
cumana, in MonAntLincei , 1890, pp. 953-956. Cfr. da ultima A. Pontrandolfo, La pittura
funeraria, in Magna Grecia 4, 1990, pp. 380 e 384, fig. 544.
25
Cfr. GABRICI 1913, col. 23; PATRONI 1896.
26
E. Stevens, Scavi Stevens, in NSA, 1878, pp. 184-191, 348-358; 1879, pp. 335-345; G.
Fiorelli, Cuma. Necropoli greca, in NSA, 1880, pp. 85-97, 147 sgg.; FIORELLI 1883.
27
Sappiamo, infatti, che nel 1896 pi voci si alzarono per manifestare il desiderio che pi ampie
esplorazioni si facessero a Cuma e soprattutto che gli scavi venissero fatti dagli organi
governativi. Lo stesso ministro Gianturco si interess alla questione, cos quando Stevens chiese
nel 1869 la licenza per scavare ancora nel fondo Correale nella parte pi vicina alla citt, il
ministro concesse la licenza a patto che la met dei ritrovamenti venisse data allo Stato e che gli
scavi fossero seguiti da un suo rappresentante.

10

La fama di questi rinvenimenti fu causa, per, tra la fine dell800 e gli
inizi del 900, di numerosi scavi clandestini nella necropoli
29
, che
contribuirono a distruggere e/o a disperdere numerosissimi reperti,
solo pochi dei quali recuperati
30
. Nello 1902 G. Maglione
31
nel fondo
Artiaco
32
si imbatte in una tomba a tholos costruita con blocchi
parallelepipedi (tomba 104)
33
; il Museo, che aveva la direzione dello
scavo, invi sul posto Pellegrini
34
.
Unaltra licenza di scavo
35
fu rilasciata nel 1903 allavv. . Osta
36
, il
quale condusse lindagine con la stessa attenzione dello Stevens a una

28
I corredi, che con cura egli aveva tenuti distinti e separati, furono dal fratello spostati da una
stanza allaltra, dando inizio a quella dispersione dei contesti tanto deprecata in seguito dagli
studiosi. Solo 3 anni dopo lultimo saggio di Stevens, nel 1899, cominciarono le trattative per
lacquisto dellintera collezione ad opera dellallora direttore del Museo, G. De Petra. Tali
trattative ebbero lunga durata e si conclusero solo nel 1902, con limmissione della collezione
nel Museo di Napoli, grazie allopera di P. Orsi, nominato dal commissario del Museo.
materiali furono semplicemente distribuiti in base a criteri tipologici, senza criteri topografici;
fortuna volle che insieme ai reperti fossero portati al Museo anche i taccuini di scavo,
permettendo di non perdere del tutto la preziosa documentazione.
29
Una breve saggio di scavo fu fatto in tuttaltra zona, sullacropoli, per conto dellallora
principe ereditario nel 1897; lo scavo fu condotto in parte in maniera del tutto clandestina, in
parte con una regolare licenza, concessagli dal Commissario P. Orsi, ed era ispezionato da Rizzo.
Qui ritrov alcune tombe di et sannita e alcune del preellenico. Tale indagine restitu materiale
preellenico e romano.
30
Agli inizi del 900 un certo Menegazzi scav nel fondo Correale, per conto dellantiquario
palermitano Virz, trovando tombe gi aperte in antico.
31
G. Maglione aveva gi scavato nel 1901 nel fondo Correale; nel 1902 continu sempre l (in
una zona sconvolta forse dagli scavi del De Jorio)

e si allarg anche nel fondo De Fraia (secondo
la tradizione orale raccolta da Gabrici, Lubrano avrebbe parlato di tombe greche di tutte le
epoche).
32
Questo fondo non era stato indagato da Stevens. Per gli scavi qui condotti da Maglione cfr. G.
Pellegrini, Cuma Scavi nella necropoli, in NSc 1902, p. 556 ; G. Pellegrini, Tombe greche
arcaiche e tomba greco-sannitica a tholos della necropoli di Cuma, in MonAntLincei 13,
1903, coll. 201-210; GABRICI 1913, coll. 27-28 e 841-844.
33
La tomba 104 una tomba di et greca ad incinerazione, con un ricco corredo di oggetti
metallici, accompagnati da un solo oggetto in argilla unanfora SOS. bbe la fortuna di una
immediata pubblicazione da parte del Pellegrini

(G. Pellegrini, Tombe greche arcaiche e tomba
greco-sannitica a tholos della necropoli di Cuma, in MonAL, , 1903, pp. 205-294), in cui
c anche la prima pianta edita di un settore della necropoli di Cuma, nonch lunica
documentazione grafica relativa agli scavi nel settore meridionale del fondo Artiaco. La tomba a
tholos fu rinvenuta insieme ad altre 3 sepolture coeve ad inumazione con ricco
corredoorientalizzante e fornisce preziose notizie sul rituale funerario delle classi dominanti di
Cuma nei primi anni di vita della colonia.
34
Cfr. G. Pellegrini, Tombe greche arcaiche e tomba greco-sannitica a tholos della necropoli di
Cuma, in MonAntLincei 13, 1903, col. 209, nota 1; GARC 1913, coll. 841-844.
35
La licenza prevedeva il patto che un quarto del materiale ritrovato dovesse andare al Museo di
Napoli.
36
Osta scav prima , nel fondo Correale, in loc. Mazzone, dove rinvenne alcune tombe a tegole
e a schiena.

11

corretta documentazione. Il ritrovamento principale scatur da uno
scavo nel fondo Orilia, nella zona ad dellacropoli allinterno della
cinta muraria, dove compare un sepolcreto preellenico con tombe ad
inumazione. Data la difficolt per lo Stato di acquisire i reperti, Orsi
pot solo acquistare collezioni di provenienza cumana che si
trovavano presso il canonico De Criscio di Pozzuoli e presso P.
Lubrano; di dubbia provenienza, forse non solo cumana, furono gli
acquisti della collezione Corradi di Resina ed Item di Pompei.
Nel 1910 per la prima volta viene intrapresa liniziativa di scavi
regolari da parte dalle autorit competenti e non dai privati: Gabrici
pu, infatti, attuare una breve campagna
37
nella terrazza inferiore
dellacropoli. Poco dopo questo scavo, per, Gabrici sub attacchi
personali e vessazioni che lo costrinsero ad allontanarsi da Napoli. Le
casse con i reperti rinvenuti sullacropoli furono aperte e il materiale
disperso, cos che questo primo importante saggio rest in pratica
inedito
38
. Gli scavi furono ripresi da Spinazzola, che ampli larea
indagata da Gabrici; manca purtroppo di questi saggi una
pubblicazione adeguata.
Dopo linterruzione forzata delle attivit archeologiche nel periodo
della I Guerra Mondiale, scavi regolari e programmati ricominciarono
con laffidamento della direzione del Museo ad A. Maiuri nel 1924.
Larcheologo conduce, quindi, nel 1925 e poi dal 1927 al 1930 i lavori
di esplorazione di quella che fino a quel momento era stata
considerata la Grotta della Sibilla, cio la grande crypta che si apre
alle pendici dellacropoli, tagliando tutto il Monte da ad O. Nel
frattempo, nel 1927-28 saggi di scavo furono eseguiti dallo stesso
archeologo sulla terrazza superiore del tempio di Giove,
individuando larea del tempio e le sue fasi edilizie. Sempre nel 1927

37
Dal 2 maggio all11 giugno, l dove De Jorio aveva trovato la dedica ad Apollo. Di questi
scavi una breve notizia nellappendice dellancora fondamentale volume che due anni dopo lo
stesso Gabrici dedic a Cuma.
38
Solo un frammento di oinochoe tardo-geometrica fu in seguito rintracciato e pubblicato da
Buchner (Figlich bemalte sptgeometrische Vasen aus Pithekussai und Kyme, in MDAR,
LX-LXI, 1953-1954, pp. 37-55).

12

fu istituito il Parco Archeologico di Cuma, limitato per il momento
allarea dellacropoli. Nel 1929 lo stesso Maiuri propose di istituire un
Antiquarium a Cuma, ma fu solo nel 1953 che pot allestirlo con
numerosi materiali raccolti dal territorio flegreo, i quali poi
confluirono nel 1970 nel Museo Nazionale di Napoli. Nel 1932 Maiuri
rintraccia e conduce lo scavo, il consolidamento e il restauro di quello
che viene ormai quasi concordemente identificato come il vero antro
della Sibilla
39
, un cunicolo, perfettamente tagliato nel banco tufaceo a
sezione trapezoidale.
Lattenzione dello studioso si volse, poi, alla citt bassa nella piana:
gli scavi iniziarono nel 1938, definendo meglio larea del oro della
citt ellenistica e romana e portando alla luce i resti degli edifici
principali ad essa connessi. Saggi di scavo minori hanno portato,
sullacropoli, al rinvenimento di tratti conservati della cortina greca e
allindagine dello strato preellenico apparso sotto il podio del Tempio
di Apollo, mentre, nellarea della citt bassa, allesplorazione del
quartiere romano e sannitico.
La II Guerra Mondiale
40
caus linterruzione delle attivit di scavo.
Le indagini archeologiche, ad opera dello stesso Maiuri, ripresero
negli anni 1951-53 nella stessa zona del Foro. Fu nel frattempo
ampliato il Parco Archeologico, estendendolo verso la citt bassa. Nel
1958 viene realizzato uno scavo nella c.d. grotta della Sibilla
41
. Nel
frattempo alcune indagini erano state eseguite nella parte bassa di
Cuma, a E del colle
42
.
Da ricordare, inoltre, lutilizzazione, a partire dal 1958, di foto aeree
per il rilevamento degli impianti portuali dellAverno e del Lucrino

39
Contra M. Napoli, La documentazione archeologica in Campania, in ACT, V, 1964,
Napoli 1965, pp. 105-120.
40
Durante tale periodo la Marina Militare taliana occup, a scopo strategico, la Grotta di
Cocceio, che sub gravi danni nel settembre 1943 per lo scoppio degli ordigni bellici ivi
depositati, provocato dai Tedeschi in fuga. Anche lacropoli sub delle modifiche, per
linstallazione di alcune batterie antiaeree, costruite dai militari italiani sulla sommit e sul fronte
occidentale del Monte di Cuma.
41
Si veda Atti di Taranto 1964, pp. 105-106.
42
Cfr. Atti di Taranto 1964, pp. 106-108.

13

costruiti da Agrippa nel 37 a.C
43
. Nel 1959 Muller-Karpe pubblica
uno studio
44
fondato sui materiali cumani analizzati nel 1913 da E.
Gabrici; tale studio costituisce il caposaldo per la cronologia dellt
del Ferro italiana
45
.
Negli anni 60 vi fu unautentica esplosione di scoperte, esplorazioni
ed esegesi sulla citt e sul territorio di Cuma. Importanti rinvenimenti
si registrano nel settore meridionale del fondo Artiaco, a S della
tholos, tra il 1961 ed il 1962, durante i lavori del Consorzio di bonifica
del Basso Volturno per la realizzazione di Opere relative
allutilizzazione delle acque cloacali di Napoli
46
. Nel 1965 una breve
comunicazione da parte del De Franciscis, allora soprintendente,
ricorda interessanti lavori eseguiti intorno alla c.d. tomba della
Sibilla
47
.
Per gran parte degli anni 70 e 80 la limitatezza dei fondi non ha
consentito alla Soprintendenza che limitate seppur preziose opere di
ricerca, nellambito degli scavi di emergenza connessi a nuovi
interventi edilizi. Al 1971-72 risale lesplorazione, da parte di N.
Valenza Mele, di un tempio con portico che si apre alle spalle del
portico S del Foro. Agli stessi anni risale un ulteriore intervento nella
necropoli, che si situa ad O della via Vecchia Licola, nel fondo
Correale, a N e a S della strada vicinale da Cuma a Licola
48
.
Nel 1975 la Soprintendenza mette a punto un progetto di vincolo su
tutta larea della citt di Cuma e avvia una campagna di rilievo e

43
In proposito si veda G. Schmiedt, Atlante aerofotografico delle sedi umane in Italia. II. Le
sedi scomparse, Firenze 1970, tav. LVIII.
44
H. Mller Karpe, Beitrgezur Chronologie der Urnenfelderzeitnrdlich und sdlich der
Alpen, Berlino 1959.
45
Si veda in merito CERCHIAI 1995, p. 13.
46
Archivio Sopr., cart. C 26, fasc. 27. La documentazione conservata in archivio consiste nella
corrispondenza tra il Consorzio e il Soprintendente e tra il Soprintendente e Johannowsky che
diresse i lavori di intervento in qualit di ispettore archeologo di Cuma. conservata inoltre
parte della documentazione grafica relativa al progetto del Consorzio, da cui non si ricavano dati
utili per una pi precisa ubicazione dei rinvenimenti menzionati nella corrispondenza stessa.
Si veda anche A. Gallina, Cuma, in AA Suppl., 1970, pp. 273-274;
47
Cfr. Atti di Taranto 1965, p. 174.
48
Si veda Archivio Sopr., cart. C 18, fasc. 11: i rinvenimenti sono ubicati su una pianta catastale
(scala 1:2.000).

14

restauro di tutti i monumenti
49
, al fine della realizzazione di un parco
archeologico che comprenda tutta larea della citt antica e della
necropoli e di una ripresa della ricerca sul terreno. Nel frattempo,
nella persona di G. Tocco, interviene in scavi di recupero in occasione
di lavori pubblici e privati. Ci avviene, ad esempio, nellambito di
lavori di sistemazione delle fognature lungo la via Vecchia Licola, i
quali vengono a tagliare abitato e necropoli
50
. Il secondo intervento di
recupero per il 1975 stato effettuato nella zona della necropoli e
precisamente nella zona situata immediatamente a N della citt, sulla
destra della via Vecchia Licola, nota come fondo Artiaco; il saggio ha
fornito dati considerevoli per il periodo sannitico.
Nel 1976 viene avviato un programma di restauri sistematici
51
.
Lanno seguente viene realizzata una ricognizione sistematica dei resti
esistenti, per lapprontamento di un sistematico rilievo dellintera zona
archeologica
52
. Alcuni scavi di emergenza furono effettuati, tra il
1978 e il 1982, nellarea del depuratore di Licola, a N di Cuma
53
. Nel
1983 sono stati effettuati esclusivamente interventi di restauro e di
consolidamento su alcuni dei pi importanti monumenti o complessi
monumentali
54
. Ulteriori interventi di scavo sono stati realizzati negli
anni successivi (1983-85), con la scoperta di un settore inesplorato
della necropoli sannitica, in loc. Convento. Nel 1988-90 si colloca
lattivit svolta nei Campi legrei dal Consorzio Pinacos Progetto
ubea, con particolare attenzione rivolta allarea di Cuma.
Una decisa accelerazione della ricerca e degli investimenti si avuta
solo negli anni 90. Dapprima si trattato di semplice, ancorch

49
Al riguardo Atti di Taranto 1977, pp. 327-328.
50
Cfr. W. Johannowsky, cit. in Atti di Taranto 1975, pag. 98 e in AA, s.v. Cuma.
51
Nel 1976 viene ultimato il restauro del tempio di Giove; lanno seguente si d inizio a quello
del tempio di Apollo, sulla terrazza inferiore dellacropoli. Cfr. Atti di Taranto 1978, pp. 274-
275.
52
Per Cuma a quel tempo non stata prodotta ancora una fededegna e sufficientemente
dettagliata planimetria dinsieme e, a parte larea demaniale dellacropoli, su tutta lestensione
della citt bassa, ancora per gran parte in propriet privata, non esiste unadeguata protezione di
vincoli n un programma di acquisizione dei suoli.
53
Si veda in merito Atti di Taranto 1980, pp. 260-262.
54
Tali interventi hanno interessato la roccia tufacea in cui scavato il c.d. Antro della Sibilla e
la parete destra della c.d. Crypta Romana. Cfr. Atti di Taranto 1983, p. 482.

15

cospicuo potenziamento dellattivit di tutela in relazione a nuovi
grandi progetti di opere pubbliche, ponendo il vincolo archeologico ex
novo dellarea gi vincolata dellantica citt di Cuma e del suo
territorio a N e a S di essa
55
. Sono stati, inoltre, realizzati lavori di
consolidamento e di restauro e piccole opere di scavo
56
. Nel 1992 un
intervento per il controllo del tracciato di un

metanodotto ha permesso
di individuare nellarea del porto un complesso costituito da una
piattaforma
57
.
n seguito, gli investimenti sullarcheologia flegrea hanno assunto
carattere pi strutturale: cos, nel 1993, nel castello di Baia stato
aperto il nuovo Museo Archeologico dei Campi Flegrei. Nello stesso
anno importanti rinvenimenti, effettuati da P. Caputo, hanno
riguardato la zona a S del Capitolium nellarea della citt bassa nelle
propriet Zecchina e Carandente)
58
. Ledificio, trovato lanno
precedente nellarea del porto antico, si rivelato un santuario di culto
egiziano, in funzione dellarea del bacino portuale
59
.
A partire, poi, dal 1994 stato attuato dalla Soprintendenza
Archeologica per le Province di Napoli e Caserta il progetto Kyme
(fino al 1996), finanziato con fondi della regione Campania. Tale
progetto ha previsto la collaborazione tra la Soprintendenza,
lUniversit degli Studi di Napoli ederico nelle persone di C.
Gasparri e G. Greco, lstituto Universitario Orientale con la
direzione di . dAgostino e E. Greco) ed il Centre Jean Brard di
Napoli (con a capo M. Bats e M. Pasqualini). Le ricerche sono state
indirizzate a completare la conoscenza dellarea del oro ederico
e della topografia e dellurbanistica Orientale, nonch ad affrontare i
temi della localizzazione dei porti della citt greca e romana e

55
In merito si veda Atti di Taranto 1991.
56
Idem.
57
La piattaforma, di et augustea e usata almeno fino al VI sec. d.C., sita nel supposto canale
dimbocco del bacino portuale e probabilmente legata alla presenza di esso. Per alcune notizie si
veda Atti di Taranto 1992.
58
Al riguardo si veda Atti di Taranto 1993.
59
Idem.

16

dellevoluzione della linea di costa Centre Jean rard
60
.
Nelle campagne 1994-1995, lquipe dell.U.O., ha recuperato gli
assi stradali antichi noti e li ha ricollocati in un sistema topografico di
riferimento
61
. La ricerca sulle mura, invece, si concentrata sul lato
settentrionale, ad O della porta dalla quale doveva uscire al via
Domitiana: stato rimesso i luce un impianto che ha subito numerosi
rifacimenti
62
.
Lesplorazione dellarea del oro
63
, affidata allquipe dellUniversit
ederico , ha affrontato sostanzialmente nelle campagna 1994-
1995 il problema della conoscenza del grande tempio dominante la
piazza e del c.d. Tempio con Portico
64
, prospiciente il lato
meridionale del Foro
65
.
Lquipe francese del Centre Jean rard, nelle campagne 1994-1997,
attraverso una serie di studi geofisici e di saggi archeologici, integrati
con le ricerche topografiche e linterpretazione delle fotografie aeree,
ha circoscritto la possibilit di localizzare installazioni portuali a due
zone: a N e a S del Monte di Cuma . Le ricerche si sono dapprima
concentrate nellinsenatura situata a S del Monte di Cuma
66
.
Nel 1995, N. Valenza Mele

presenta, ad opera di suoi collaboratori
suoi collaboratori, un importante contributo sulledificio sacro di
Fondo Valentino
67
.

60
n merito al progetto Kyme per gli anni 1994-1995 si veda Atti di Taranto 1995, p. 587.
61
Notizie al riguardo in Atti di Taranto 1995, p. 587.
62
Per notizie al riguardo si veda Atti di Taranto 1995, pp. 587-589.
63
Si ricordano gli studi di A. Maiuri, A. de Franciscis, I. Sgobbo, fino agli ultimi scavi condotti
da M.E. Bertoldi col rinvenimento del tempio con abside.
64
Si veda al proposito Atti di Taranto 1995, pp. 588-588; GASPARRI-ADAMO-GRECO 1996,
pp. 44-50.
65
Qui G. Tocco aveva gi rinvenuto delle preesistenze in un saggio degli anni 70.
66
Si veda BATS 1998; M. Bats-C. Morhange-M. Pasqualini-P. Poupet, Cuma. Il Progetto
Kyme . Gli scavi del Centre Jean Brard. I lavori di ricerca del porto di Cuma, in Nova antiqua
phlegraea, 2000, pp. 101-102; M. Pasqualini, Cumes: cadre gographique et historique, avant-
propos ltude des ports (Note), in Mditerrane 1.2, 2000, pp. 69-70; L. Vecchi et alii, La
mobilit des milieux littoraux de Cumes, Champs Phlgrens, Campanie, Italie du Sud, in
Mdirrane 1.2., 2000, pp. 71-82; MORHANGE et alii 2002. In merito si veda anche Atti di
Taranto 1995, pp. 589-590; 1997.
67
LA ROCCA, RESCIGNO, SORICELLI 1995. Al riguardo si veda anche N. Valenza Mele,

17

Nel 1996, per quanto riguarda la ricerca sulle mura settentrionali
svolta da LOrientale, si ampliato il saggio ad O della porta dalla
quale la via Domitiana usciva dalla citt dirigendosi verso Liternum
68
.
In un altro saggio nel fondo Ortolani, a N della via Vecchia Licola,
stato, invece, inaspettatamente rinvenuto un muro di cinta pi antico
di quello della fase di fine VI sec. a.C.
69
. noltre l.U.O. ha mirato
allincremento dei dati gi acquisiti nelle campagne di scavo 1994-
1995 in merito allimpianto urbano e alla occupazione della parte della
citt situata sulle pendici del Monte Grillo
70
.
Nella campagna 1996-1997, le ricerche archeologiche nel Foro hanno
interessato: la piazza centrale nella sua zona occidentale, antistante il
Capitolium, con inclusione dei portici perimetrali N e S; ledificio
absidato prospiciente il lato meridionale del Foro, la c.d. Aula Sillana;
la Masseria del Gigante situata sullestremit orientale dellarea
forense
71
.
Nel 1997, le ultime attivit del Progetto Kyme hanno visto
concludersi il restauro della famosa tomba a tholos
72
. Nel 1998-1999
la ricerca archeologica ha avuto una battuta darresto
73
.
A partire dal 2000, al progetto Kyme ne seguito un altro omonimo
Kyme II, fino al 2002), finanziato dal C.I.P.E., che ha avuto tali
obiettivi: conoscere la topografia della citt bassa (Federico II),
chiarire i problemi del perimetro e delle fasi cronologiche della cinta
muraria (Orientale), affrontare i temi della localizzazione dei porti
della citt greca e romana e dellevoluzione della linea di costa
(Centre Jean Brard).

Hera ed Apollo nelle colonie euboiche dOccidente, in MRA, 89, 1977, pp. 493-524; N.
Valenza Mele, Hera, Apollo e la mantica sibillina, in RA, 1991-1992, pp. 5-71.
68
In merito si veda Atti di Taranto 1997.
69
Idem.
70
Vedi nota 68.
71
GASPARRI-ADAMO-GRECO 1996, pp. 50-58; GASPARRI 1997 A; GASPARRI 1997 B;
GASPARRI 1998.
72
Atti di Taranto 1998.
73
Atti di Taranto 1999, p. 634.

18

Nel 2001 sono riprese anche le indagini de LOrientale nel tratto
settentrionale delle mura, ai lati della porta mediana: ne risultata
confermata la successione delle fasi gi individuata; tale situazione
viene ora integrata dalla scoperta di una fase pi antica ad E della
porta
74
. Un urgente intervento di restauro nellunico tratto ben
conservato delle mura meridionali, situato a N della Croce di Cuma,
ha accertato anche qui lesistenza di un muro
75
. Nellambito dello
studio sullurbanistica di Cuma, nata lesigenza di collegare le mura
settentrionali con il Foro ed il centro monumentale della citt, nonch
di acquisire dati sellassetto dellarea intermedia
76
.
Gli scavi condotti sempre nel 2001
77
dallUniversit degli Studi
ederico hanno consentito di esplorare la parte S-E del Foro, dove
lindagine ha riscontrato confronti molto stretti tra il tempio nella
Masseria del Gigante ed il c.d. tempio con portico; Si , invece,
conclusa lindagine stratigrafica nel tempio con portico
78
.
Le ricerche del Centre Jean Brard (sotto la direzione di J. P. Brun e
P. Munzi), solo in un primo momento (novembre e dicembre 2000),
hanno continuato a interessare la zona a S dellacropoli, al fine di
implementare i dati concernenti la topografia dellarea
79
. Poi, nel
dicembre 2001 lquipe ha spostato lattenzione sul lato N-E del
Monte di Cuma, al di fuori del circuito murario, con lo scopo di
chiarire landamento della laguna di Licola, il suo sviluppo diacronico
e leventuale presenza in questarea di strutture portuali ad essa
connesse
80
. Si sono svolte, fino al 2002, due lunghe campagne di
scavo,
81
le quali hanno riguardato 3 settori della via Domitiana con il
suo apparato di necropoli, fuori dalla porta esplorata da LOrientale

74
Atti di Taranto 2001, p. 657.
75
Atti di Taranto 2001, pp. 657-658.
76
Atti di Taranto 2001, pp. 658-660.
77
Si veda in proposito Atti di Taranto 2001, p. 660-661; GASPARRI 2007.
78
GRECO 2007.
79
BRUN ET ALII 2000.
80
Si veda Atti di Taranto 2001, pp. 661-663; MEFRA 2001.
81
Dal 02/04 al 27/07/2001 e dal 02/04 al 28/06/2002. Al riguardo MEFRA 2001-2002;
MORHANGE ET ALII 2002.

19

82
; tali indagini hanno permesso di definire le trasformazioni
dellambiente prima e dopo la costruzione della strada.
Nel 2002 si conclusa lattivit del secondo progetto Kyme.
Nellultima campagna di indagine condotta dall.U.O. si sono definiti
ulteriori caratteri del complesso comprendente la porta N e i tratti
contigui dellimponente cinta muraria a doppia cortina
83
. Gli scavi
condotti dalla ederico hanno interessato ancora larea S-E del
Foro
84
. Anche il Centre J. Brard ha concluso, tra 2002 e 2004, le sue
indagini sul lido di Cuma, ultimando gli scavi sul lato N-E della citt,
lungo il margine dellantica laguna di Licola
85
.
Nel 2003 sono riprese le ricerche archeologiche, condotte nellambito
del progetto Kyme III fino al 2011): LOrientale ha operato
sempre nellarea delle fortificazioni settentrionali
86
. Il Centre Jean
Brard ha ripreso le ricerche archeologiche nellarea posta
immediatamente al di fuori della porta mediana della cinta
settentrionale, al fine di acquisire ulteriori elementi di conoscenza
sulla topografia dei margini meridionali e orientali della laguna di
Licola
87
. LUniversit ederico ha proseguito lo scavo del Foro,
concludendo le indagini nellarea della Masseria del Gigante e
proseguendo lesplorazione dei portici S ed e nel Capitolium
88
.
Nel 2004 si concluso il restauro della famosa tomba a tholos,
danneggiata da ignoti vandali nel 1994. Sempre nello stesso anno un
tratto della fortificazione settentrionale e unarea tra le Terme del oro
e le mura Nord erano in corso dindagine da parte de LOrientale
89
.
Mentre la ederico ha continuato le indagini nel oro
90
, le

82
A 50 m da essa il primo settore, a ca. 200 m il secondo, a ca. 250 m il terzo.
83
Per notizie si veda Atti di Taranto 2002, pp. 599-601; DAGOSTNO-DANDRA 2002, pp.
11-88.
84
Al riguardo si veda Atti di Taranto 2002, p. 601.
85
In merito si veda Atti di Taranto 2002, pp. 601-602; STEFANIUK ET ALII 2003.
86
Si veda Atti di Taranto 2003, pp. 640-643.
87
In merito si veda Atti di Taranto 2003, pp. 643-646; STEFANIUK ET ALII 2003 .
88
Per notizie si veda Atti di Taranto 2003, pp. 646-652.
89
Al riguardo si veda Atti di Taranto 2004, pp. 647-648, 649-650.


20

operazioni del Centre J. rard sono consistite nellestensione delle
esplorazioni alla zona situata davanti la porta mediana
91
.
Durante il periodo compreso tra gli ultimi mesi del 2005 e il 2006, le
attivit di tutela e ricerca sono consistite in numerosi interventi sia di
emergenza e di restauro, sia di scavo archeologico sistematico
nellambito del progetto Kyme III
92
. Nel periodo tra il mese di
dicembre 2005 e quello di luglio 2006, il Centre Jean Brard ha
proseguito le ricerche archeologiche nellarea posta immediatamente
al di fuori della cd. porta mediana della cinta settentrionale
93
.
Nellarea della c.d. porta mediana, LOrientale ha eseguito lungo
le mura settentrionali alcuni sondaggi, integrati da una campagna di
prospezioni geo-elettriche
94
. gruppi di ricerca dellUniversit
ederico hanno condotto nel 2006 varie esplorazioni
archeologiche nellarea del oro romano, a prosieguo di quelle
eseguite nel 2004
95
.
Nel 2007, a completamento dello scavo del tratto settentrionale delle
fortificazioni, l.U.O. ha curato unindagine archeologica
96
nellarea
situata tra le mura, ad O della cd. porta mediana, e la zona della Via
Domitiana e della necropoli esplorata dal Centre Jean Brard. Al fine
di chiarire la topografia, la stratigrafia e il funzionamento interno di
alcuni recinti funerari depoca romana, il Centre Jean rard ha
intrapreso nei mesi di maggio e giugno 2007 un intervento di pulizia e
di rilievo
97
. Dal settembre 2006 fino al novembre 2007 lesplorazione
98
in settori del Foro gi esplorati, condotta dal gruppo di lavoro
dellUniversit ederico , ha permesso di portare alla luce un

90
Si veda GASPARRI 2009.
91
Vedi MEFRA 2005; Atti di Taranto 2004, pp. 650-651.
92
In merito si veda Atti di Taranto 2006, pp. 247-253.
93
Al riguardo si veda Atti di Taranto 2006, pp. 253-257; MEFRA 2006; BRUN-MUNZI 2007.
94
Per notizie si veda Atti di Taranto 2006, pp. 257-261; DAGOSTNO-DACUNTO 2009.
95
Si veda Atti di Taranto 2006, pp. 261-269; GASPARRI 2009; GRECO 2009.
96
Per notizie si veda Atti di Taranto 2007, p. 818.
97
Al riguardo si veda Atti di Taranto 2007, pp. 819-822; BRUN-MUNZI 2007; MEFRA 2007.
98
In merito si veda Atti di Taranto 2007, pp. 822-825; GASPARRI 2009; GRECO 2009.

21

nuovo tratto del lato orientale del foro stesso e di indagare fino ai
livelli pavimentali la cd. Aula Sillana. proseguito lo scavo
dellabitazione individuata ad O del cd. Tempio con portico; sempre
nello stesso periodo altri saggi archeologici hanno interessato il fronte
settentrionale del foro.
Nel 2008 il Centre J. Brard ha proseguito le ricerche nella necropoli
romana situata a N delle mura
99
; l.U.O. ha continuato lindagine
sulle fortificazioni
100
; la ederico si sempre occupata degli
scavi nel Foro romano
101
. Nel 2009 , le ricerche del Centre Jean
Brard nella necropoli della porta mediana di Cuma hanno
interessato quattro monumenti funerari
102
e nel 2010 si sono
concentrate 2 monumenti funerari e un gruppo di tombe a acamera e
di tombe a incinerazione
103
.








I.3 - CUMA PREELLENICA

I.3.1 - LINSEDIAMENTO SULLACROPOLI



l sito di Cuma, a differenza dellintero territorio flegreo, appare
occupato, gi prima che si insediasse la colonia greca, verso la fine
dellet del ronzo. ndizi sulla presenza di un abitato indigeno sulla
collina della futura acropoli greca alla fine dellet del ronzo e
nellet del erro anteriormente alla venuta dei coloni euboici) si
hanno nella letteratura archeologica fin dalla fine dell800. Nel 1879,
infatti, il principe ereditario di Napoli, il futuro re Vittorio Emanuele
III, fece eseguire un piccolo scavo
104
sulla vetta del Monte di Cuma,

99
Si veda MEFRA 2009.
100
DAGOSTNO-DACUNTO 2009.
101
GASPARRI 2009; GRECO 2009.
102
Per notizie si veda MEFRA 2010.
103
Al riguardo si veda MEFRA 2011.


22

nei pressi del cd. Tempio di Giove, nel quale si rinvennero alcuni
fittili di impasto nerastro, insieme ad alcune tombe di et sannita e
del preellenico e a materiale romano.
La presenza di un insediamento indigeno sulla rocca cumana fu
confermata dagli scavi che E. Gabrici effettu nel 1910 sulla terrazza
inferiore, dove sorge il tempio di Apollo
105
. Lo studioso esegu dei
saggi in profondit sotto il basamento ritrovando degli strati ancora
indisturbati di VIII e VII sec. a.C. con cospicue tracce di scorie di
rame, bronzo e ferro. Nella maggior parte delle trincee che Gabrici
apr sullintera superficie della terrazza
106
fu recuperata abbondante
ceramica dimpasto
107
. Nella parte orientale della terrazza, Gabrici
registrava la presenza di strati di terra nera caratterizzati da
unaltissima percentuale di impasto e, in misura nettamente minore, da
ceramica coloniale e reperti metallici; tali strati seguivano, per tutta la
loro estensione, landamento della terrazza, che digrada appunto da O
verso E. In un unico caso lo studioso credette di imbattersi in un vero
e proprio piano di frequentazione, costituito da una platea di terra
compatta alquanto orizzontale, sulla quale insistevano pietre
concotte e scorie di fusione, ma non si fu in grado di stabilire
leventuale pertinenza di reperti alla fase indigena oppure a quella
coloniale. Materiale dimpasto venne, inoltre, recuperato in un
sondaggio praticato nella cella del tempio, rimuovendo i blocchi del
basamento, a ca. 2,5 m di profondit.

104
Lo scavo fu condotto in parte in maniera del tutto clandestina, in parte con una regolare
licenza, concessagli dal Commissario P. Orsi, ed era ispezionato da Rizzo. Ne danno notizia
MARAGLINO 1908, p. 12; GABRICI 1913, col. 9, nota 1.
105
Una sintesi sui risultati di questo scavo in GABRICI 1913, coll. 756-766.
106
Per tali indagini, oltre ai dati forniti dallo stesso autore, possibile consultare il giornale di
scavo conservato nellArchivio Corrente della Soprintendenza Archeologica di Napoli e Caserta,
cartella 21, fascicolo, 2. andata, invece, perduta la planimetria con lubicazione dei sondaggi
alla quale si fa esplicito riferimento nel diario di scavo. materiali recuperati in quelloccasione
sono stati, invece, di recente rintracciati dalla dott.ssa M.R. Borriello che ne sta curando la
pubblicazione. Un sintetico bilancio dei risultati di tali scavi, in base allintera documentazione
disponibile, stato tentato in M. Catucci-L. Jannelli-L. Sanesi Mastrocinque, Il deposito votivo
dellacropoli di Cuma (Corpus delle stipi votive), 1999.
107
In particolare, nei sondaggi praticati nel settore settentrionale, ai margini della scarpata, dove
limpasto sembra caratterizzare soprattutto gli strati pi profondi e nellarea ad del basamento
templare, dove viceversa gli strati contenenti materiale preistorico affioravano a volte poco al di
sotto del terreno superficiale.

23

Poco dopo questo scavo, per, Gabrici sub attacchi personali e
vessazioni che lo costrinsero ad allontanarsi da Napoli. Le casse con i
reperti rinvenuti sullacropoli furono aperte e il materiale disperso,
cos che questo primo importante saggio rest in pratica inedito
108
.
Analoga operazione di smontaggio e rimontaggio dei blocchi del
basamento venne ripetuta nel 1932 da A. Maiuri
109
, il quale apr 3
trincee al centro dello stereobate, posizionate su di un unico
allineamento E-O. Lo scavo permise di verificare loriginario profilo
della roccia di base in questo punto della terrazza
110
. Al di sopra del
banco roccioso insistevano alcune gettate di pozzolana, pi o meno
mescolata ad altri componenti, e strati di terra nera contenenti
frammenti ceramici: una stratigrafia, dunque, assai simile a quella
messa in luce da Gabrici nel settore orientale, sebbene in questo caso,
sul giornale di scavo, non venga specificato se i materiali ceramici
rinvenuti fossero dimpasto o dargilla depurata. Sicuramente restitu
materiali dimpasto una trincea aperta, durante la stessa campagna,
subito al di fuori dellarea di ingombro del tempio, a N- delledificio,
nellangolo compreso tra il pronao e il basamento: anche in questo
caso la stratigrafia messa in luce era caratterizzata da unalternanza di
livelli di pozzolana e strati di terra nera contenenti carboni, ossi
combusti ed abbondante materiale dimpasto, liscio e decorato.
Poco dopo che i massicci interventi di Maiuri, G. Buchner fu
incaricato di eseguire alcuni sondaggi nellarea limitrofa al tempio di
Apollo allo scopo di testare lentit e la natura giacimenti pre-ellenici
individuati nei precedenti scavi. Della documentazione ufficiale
relativa a questimportantissimo scavo non rimane alcuna traccia
111
.

108
Solo un frammento di oinochoe tardo-geometrica fu in seguito rintracciato e pubblicato da
Buchner (Figlich bemalte sptgeometrische Vasen aus Pithekussai und Kyme, in MDAR,
LX-LXI, 1953-1954, pp. 37-55).
109
saggi condotti da Maiuri sullacropoli sono inediti, ma se ne conserva il giornale di scavo
presso lArchivio Corrente della Soprintendenza Archeologica di Napoli e Caserta, cartella 15,
fascicolo 3. Cfr. anche la sintesi di A. Gallo, Il santuario di Apollo sullacropoli di Cuma, in
Puteoli 9-10, 1985-1986, pp. 121-210.
110
Il banco tufaceo fu, infatti, raggiunto a 2,15 m di profondit nella trincea pi ad O ed a ben
4,85 m in quella pi ad E, mostrando un fortissimo declivio da O verso E.
111
Buchner ricorda di aver stilato una relazione finale sui risultati dello scavo e di averla


24

Un documento conservato presso lArchivio della Soprintendenza
riporta, per, una lettera, datata al 21 aprile 1940
112
, che Buchner
indirizz allallora Soprintendente Maiuri per aggiornarlo
sullandamento della ricerca. Dal testo si deduce che due trincee
furono sicuramente posizionate presso langolo S-E del tempio, alle
spalle del muro di terrazzamento, molto probabilmente subito a S
dellambiente con annessa cisterna che addossato al podio. Pi
difficile risulta, invece, stabilire se laltro saggio menzionato, quello
presso langolo N-E, sia stato aperto dallo stesso Buchner o non si
tratti piuttosto del sondaggio effettuato qualche anno prima dal
Maiuri, che aveva interessato tutto lo spazio compreso tra pronao e
basamento
113
, lasciando poco spazio per unulteriore indagine in quel
punto. I pochi dati forniti da questo documento sono integrabili con
alcuni appunti che Buchner conserva tra le sue carte personali,
costituiti da rapidi schizzi abbozzati sul sito e dalla minuta di una
lettera
114
che il giovane studioso invi a P. Zancani Montuoro, per
informarla delle sue recentissime scoperte.
Per quanto attiene, invece, la stratigrafia messa in luce nei sondaggi,
qualche dato pi puntuale si trova nei pochi appunti di scavo
conservati riferibili ai saggi dislocati a S-E del tempio costituiti dal
disegno delle sezioni di alcune pareti e da brevi annotazioni aggiunte.
Una delle sezioni schematiche riporta la parete di un saggio delle
dimensioni di 3 x 1,70 m; dal momento che linclinazione degli strati
quella rappresentata nello schizzo generale, la stratigrafia deve
essere quella relativa alla colmata arginata dal muro di terrazzamento,
cos come appariva nella sponda S del saggio. Come descritto nella
lettera alla Zancani Montuoro, strati di pozzolana, per lo pi di potente
spessore, si alternano a pi sottili strati di terreno scuro nei quali si

consegnata al Soprintendente, ma negli archivi della Soprintendenza di Napoli, per, non stato
possibile rintracciarla.
112
Archivio Corrente della Soprintendenza Archeologica di Napoli e Caserta, cartella 23,
fascicolo 6.
113
La trincea aveva dimensioni di 2,60 x 1,25 m.
114
La lettera riportata integralmente in JANNELLI 1999, pp. 75-77.

25

concentrano frammenti ceramici e carboni. Sul fondo del saggio, quasi
a contatto con la roccia di base, compare lo schizzo di un frammento
ceramico con la specifica coccio geometrico. Le brevi note che si
conservano sul retro della sezione, che costituiscono una sorta di
rapido diario di scavo, sembrano essere il commento scritto di questa
situazione stratigrafica.
La presenza, proprio alla base della colmata, pochi centimetri al di
sopra della roccia, di un frammento architettonico e del coccio
geometrico testimonia inequivocabilmente che gli strati superiori,
contenenti materiale preistorico, non sono livelli di frequentazione,
come Gabrici e poi Maiuri avevano creduto, ma scarichi di terreno di
riporto. Ci significa che tutto il settore della terrazza posto alle spalle
del grande muro di terrazzamento, laddove sorge ledificio templare,
non si forma per naturale e progressiva stratificazione, ma fu il
risultato di un unico ed imponente intervento artificiale che modific
radicalmente il profilo della terrazza, originariamente fortemente
acclive, rendendolo pianeggiante ed adatto ad accogliere un edificio
templare di grandi dimensioni. Parte del terreno di riporto utilizzato
proviene, chiaramente, dalla distruzione dei livelli di frequentazione
del villaggio indigeno che doveva sorgere nei paraggi. probabile che
almeno una parte di esso fosse ubicata nel settore settentrionale della
stessa terrazza inferiore, mentre altri nuclei potevano essere dislocati
in diverse aree dellacropoli, non tutte oggi necessariamente
riconoscibili per i probabili sconvolgimenti naturali sopravvenuti nel
corso dei secoli e per lo stesso foltissimo manto vegetale che la
ricopre in gran parte.
Pi difficile , invece, stabilire con precisione il termine cronologico
per la realizzazione della colmata e della relativa opera di
terrazzamento. Un terminus post quem sembra costituito dal
frammento di decorazione architettonica definita da Buchner
Rundstab
115
(cio letteralmente tondina, menzionato nel diario di

115
La roccia geometrica costituisce, infatti, un elemento sicuramente pi antico e non cogente

26

scavo, che potrebbe essere riferito al frammento di un particolare tipo
di antefissa. Dal momento che tale tipo di antefissa si colloca nella
seconda met avanzata del VI sec. a.C.
116
, dovremmo ritenere che sia
proprio questo il terminus post quem per la realizzazione della colmata
e delledificio templare che vi insiste. Saremmo, dunque, come lo
stesso uchner aveva anticipatamente intuito, allepoca di
Aristodemo, momento in cui lintera citt sembra interessata da un
ambizioso programma di opere pubbliche. en sinquadrerebbe,
pertanto, nellattivit propagandistica del tiranno di Cuma, nel quale
tanta parte ebbe lutilizzo spregiudicato dellideologia religiosa
117
, la
monumentalizzazione del santuario di Apollo. Proprio a questo
edificio sarebbero, pertanto, da riferire le numerose terrecotte tardo-
arcaiche recuperate nellarea, che riconducono allapparato decorativo
di un edificio di tipo etrusco-campano.
Dei materiali protostorici rinvenuti nei saggi effettuati davanti al
tempio di Apollo d notizia, in pi di unoccasione, lo stesso uchner
118
riferendo, inoltre, che tra i reperti erano presenti frammenti di
fornelli ed un frammento con decorazione a borchiette di bronzo,
attribuibili allet del erro. A tali materiali fa cenno anche
Johannowsky
119
, aggiungendo la notizia dellesistenza di frammenti
dellet del ronzo finale. Secondo lo studioso, tali elementi
sarebbero stati irrimediabilmente rimescolati durante il convulso
periodo della Seconda Guerra Mondiale e, dunque, non pi
rintracciabili n utilizzabili ai fini di uno studio analitico. Tuttavia, il
materiale sicuramente quello proveniente dallo scavo Buchner o
almeno parte di esso
120
.

per la determinazione della cronologia della colmata. Lo schizzo disegnato da Buchner mostra,
infatti, un frammento di parete decorata con 5 linee verticali a tremolo seguite da una coppia di
linee orizzontali, databile al TG I/TG II.
116
Per questo tipo di decorazione architettonica, gi ampiamente nota per Cuma, cfr. da ultimo
C. Rescigno, Tetti campani, Roma 1998, pp. 208-212 e pp. 380 ss.
117
Su questaspetto cfr. A. Mele, Aristodemo, Cuma e il Lazio, in M. Cristofani (a cura di),
Etruria e Lazio arcaico QuadAdT 15, Roma 1987, pp. 155-157.
118
G. Buchner, Nota preliminare sulle scoperte preistoriche nellisola di Ischia, in RP n.s.,
1936-1937, pp. 83 e 85 e BUCHNER 1950, p. 103.
119
JOHANNOWSKY 1975, p. 99-100.

27

Lanalisi di tali reperti realizzata dalla Jannelli
121
ha permesso di
individuare 4 diversi momenti di frequentazione del sito: periodo
eneolitico; et del Bronzo recente; et del Bronzo finale; prima et del
Ferro. Se si escludono rarefatte presenze materiali per il periodo
eneolitico, testimonianze di una frequentazione del sito la cui natura e
portata ci sfugge, linsediamento preistorico sullacropoli sembra
cominciare ad assumere una concreta fisionomia solo in un momento
avanzato dellet del ronzo ronzo recente. Tale occupazione si
protrasse con una continuit insediativa durante il successivo periodo
del Bronzo finale: se i dati relativi alla fase del Bronzo recente restano
scarsi e isolati, la documentazione che interessa il periodo del Bronzo
finale ben pi ampia e va ad integrare quanto gi noto dallevidenza
della necropoli. Linsediamento si protrae, poi, durante la fase dellet
del Ferro, la meglio documentata della Cuma preellenica, grazie
allevidenza della necropoli che si sviluppa i piedi dellacropoli.








I.3.2 LA NECROPOLI: STORIA DEGLI STUDI E DELLE RICERCHE



La necropoli dellinsediamento indigeno di Cuma, che si sviluppa ai
piedi dellAcropoli, fu scoperta intorno alla met dell800 durante
gli scavi del principe Leopoldo di Borbone, Conte di Siracusa e

120
Il rinvenimento avvenuto a pi riprese. Una parte del materiale stato ritrovato in
occasione del riordino dei depositi del MANN dalla dott.ssa Borriello: i frammenti ceramici
erano custoditi in cassette di legno con lindicazione Cuma scavo uchner ed erano stati
selezionati dal momento che vi comparivano solo parti significative delloggetto oppure
decorate. Una terza cassetta, erroneamente associata alle altre due, conteneva invece materiale di
et coloniale proveniente da una delle trincee praticate da Gabrici. Qualche tempo dopo stata
ritrovata unaltra cassetta, ancora con lindicazione scavo uchner, che invece conteneva quasi
esclusivamente pareti e poche forme sempre dimpasto insieme ad una certa quantit di ceramica
pi tarda di varie epoche. Infine, stato identificato dalla Jannelli un terzo lotto dello stesso
contesto nel deposito dellUfficio archeologico di Cuma: in questo caso il riconoscimento le
stato possibile grazie al fatto che un frammento risultato attaccare con uno dei frammenti
conservati al Museo di Napoli. La presenza, in questultimo lotto, del frammentino di tegola con
liscrizione a matita appostatavi da uchner ha poi confermato, in maniera indiretta,
lappartenenza dellaltro lotto al medesimo contesto.
121
JANNELLI 1999.

28

fratello di Ferdinando II, che portarono alla luce alcune sepolture
122
.
Successivamente, le indagini, sotto la direzione del Fiorelli coadiuvato
dal Minervini, su incarico del Conte di Siracusa, si rivolsero a N del
tempio dei Giganti, a circa 100 palmi dal grande muro in blocchi
ritrovato nel corso degli stessi scavi, nelle adiacenze della masseria
del Procidano; qui si rinvennero alcune sepolture a cassa di tufo
123
.
n seguito a uninterruzione negli anni 1854-1855, le ricerche vengono
approfondite, fino al 1857, arrivando ad evidenziare altri tratti
dellantica cinta muraria e parte del reticolo stradale, del quale il
Fiorelli riconosce almeno tre assi. Uno di questi la via Vecchia
Licola a Palombara, tracciato viario lungo il quale si era sviluppata la
grande necropoli. Qui si scava nella parte S del fondo Correale, ad O
della stessa strada, in localit Parco Cimitero, area appena fuori delle
mura greche che restituisce ben 130 tombe (tra sannitiche, greche e
preelleniche).
Lubicazione e le dimensioni del sito vengono precisate anni dopo dal
Gabrici che, durante le ricognizioni per la pubblicazione del suo
volume su Cuma
124
, le raccoglie soprattutto dai componenti della
famiglia Lubrano, fonte della manodopera necessaria gi durante gli
scavi del Conte di Siracusa. Lassociazione degli oggetti depositati
nelle tombe preelleniche fu purtroppo persa allatto dello scavo, cos
come furono trascurati gli aspetti del rito funerario, non essendosi
prodotto un giornale di scavo
125
.

Altre sepolture della prima et del Ferro furono rinvenute
casualmente, tra il 23 ottobre ed il 15 dicembre 1893, da E. Stevens in
unarea al limite del muro della citt, nel fondo Correale, ad O della

122
Le esplorazioni, negli anni 1852-1853 (Bull. Nap. II, p. 20), interessarono un settore dellarea
settentrionale del Fondo S. Palombo.
123
FIORELLI 1855-1856.
124
GABRICI 1913.
125
Delle scoperte effettuate dal Conte di Siracusa rimangono qua e l notizie in Bollettino
Archeologico Napoletano, nuova serie, anni 1853 e sgg.; Monumenti antichi posseduti da S. A.
R. il Conte di Siracusa; Notizia dei vasi dipinti rinvenuti a Cuma nel 1856 (le cui ultime due
dovute al Fiorelli); rimane poi la Raccolta Cumana del Museo Nazionale di Napoli.

29

via Palombara, in loc. Parco Cimitero: ad una profondit maggiore di
3 m scopr 3 sepolture preelleniche, che egli chiama arcaiche. Eccone
la descrizione: Il cadavere veniva deposto in una cassa di legno,
assicurata con chiodi di ferro, e la cassa veniva circondata da un
muretto di pietre informi non collegato da cemento; sul tetto un
tumulo di pietre pomici di spessore non costante (da cm. 60 a m
1,00). Il colonnello, verosimilmente a poca distanza di tempo, scav
poi nel fondo di G. dsanto, situato dentro le mura di Cuma,
rinvenendo altre tombe a fossa, ma descrivendone solamente 3, con
caratteristiche affini alle 2 rinvenute nel fondo Correale. Qualche anno
dopo, nel fondo della sorella di G. dsanto, lo Stevens rinvenne
numerose tombe
126
, che non descrisse nei suoi diari e i cui corredi
sono andati smembrati.
Nel 1896 i lavori dello Stevens riprendono, finalizzati allindagine del
sepolcreto indigeno, sotto la supervisione di G. Patroni: nel fondo
Correale si ritrovarono soltanto tracce di ustione e qualche frammento
di vasi pi antichi, ma ad un livello superiore alle tombe di epoca
tarda, pertanto i risultati vengono giudicati deludenti dal Patroni
127
.
Risulta, pertanto, che la zona fra il III sec. a.C. e il I sec. d.C. fu
manomessa da gente che andava a seppellire i cadaveri ad una
profondit maggiore delle tombe preesistenti, che di conseguenza
venivano distrutte.

Sempre lo Stevens individu, inoltre, un numero
consistente di sepolture, nei fondi dei fratelli Dsanto e nel
Capalbo.
Lo Stevens descrive nei suoi taccuini, quindi, solamente 6 sepolture
128
; ma gli oggetti preistorici della sua raccolta sono pi numerosi di

126
Da queste ultime sepolture provengono quasi essenzialmente gli oggetti della Collezione
Stevens.
127
Il Patroni, in merito, pubblic resoconti di questi scavi (PATRONI 1896 A; PATRONI 1896
B),

una relazione su un vaso della forma detta villanoviana della Raccolta Cumana PATRON
1896 C)

e alcune note su materiali, proveniente dalla Collezione Stevens, di una Cuma anteriore
alla fondazione della colonia greca (PATRONI 1899). Sempre lo Stevens individu, inoltre, un
numero consistente di sepolture, nei fondi dei fratelli Dsanto e nel fondo Capalbo.
128
Gli oggetti di tombe indigene della raccolta Stevens, non descritti nei taccuini, provengono,
come attesta P. Lubrano, quasi tutti da tombe che lo Stevens fece aprire nel fondo della sorella
di G. Dsanto, dietro le mura di Cuma, qualche anno dopo il 1893.

30

quelli da lui descritti: bisogna, pertanto, supporre che egli non sia
riuscito con i suoi appunti a dare notizia del resto. Il complesso degli
oggetti si riferisce al momento finale dellet del ronzo e alla fase di
passaggio allet del Ferro (X-prima met del IX sec. a.C.) e proviene
da sepolture di cui ignoriamo sia la tipologia, sia lubicazione precisa
e che lo Stevens dovette rinvenire casualmente forse gi sconvolte da
tombe pi recenti nel corso dei suoi scavi. Dalle sue ricerche stato
possibile stabilire come la necropoli preellenica si estendesse nellarea
pianeggiante ai piedi dellacropoli, successivamente occupata dall
area urbana, al punto che un tratto delle fortificazioni taglier il
sepolcreto pi antico
129
.
La scoperta della necropoli preellenica di Cuma suscit il desiderio
degli stessi scavatori del conte di Siracusa e di tanti altri scavatori
clandestini
130
di dar avvio al saccheggio, dopo che lo Stevens non
riusc pi a proseguire le sue ricerche, a causa di una grave malattia.
Frutto di tali devastazioni furono i materiali dispersi
131
sul mercato
antiquario fra negozianti e privati, spesso sotto falsa provenienza. Di
tale situazione si rende conto in ritardo
132
lamministrazione del
Museo Archeologico di Napoli, allora retta da G. De Petra. Tuttavia,
non si riesce ad arginare tale situazione di inefficace repressione degli
scavi clandestini di Cuma, a causa dellinefficienza della sorveglianza
e della quasi totale assenza di unadeguata legislazione in materia.
Intorno al 1900 era, appunto, regio soprastante al Museo di Napoli P.
Orsi, il quale si adoper con ogni sollecitudine al fine di poter
garantire allo Stato italiano il materiale andato disperso. Egli acquist
dal mercato antiquario per il Museo Archeologico di Napoli
133
molti
vasi, bronzi e oggetti vari di nota provenienza cumana
134
,

129
PATRONI 1896 C.
130
Tra i scavatori clandestini spicca la famiglia locale dei Lubrano e G. Maglione, il quale
comp le sue prime esperienze di scavo a Cuma in forma non ufficiale proprio in questo periodo
nel fondo Artiaco.
131
Di questo materiale sono giunti fino a noi solo oggetti di bronzo e dimpasto, poich quelli
pi fragili come lambra o la pasta vitrea delle collane ed i manufatti in ferro andarono perduti.
132
Su segnalazione dello studioso tedesco F. von Duhn.
133
In GABRICI 1913, c. 78 e sgg.

31

rintracciandoli presso il canonico puteolano De Criscio, lo scavatore
puteolano P. Lubrano, il sig. Correale e il negoziante pompeiano Ileni.
Vari nuclei, per, andranno ad incrementare le collezioni dei musei
italiani (tra cui, quelle del Museo Preistorico ed etnografico L.
Pigorini di Roma
135
, del Museo Archeologico Nazionale di Firenze,
voluta da A. Milani
136
, e del Museo Civico di Baranello, allestita da
Barone
137
) e stranieri, nonch raccolte private
138
. LOrsi, inoltre, nel
1902 acquist, per conto del Museo Nazionale di Napoli, linsieme dei
materiali rinvenuti dallo Stevens, insieme ai preziosi giornali e
taccuini di scavo.
Tali transazioni portarono ad un entusiasmo per la ripresa degli scavi a
Cuma, con lOrsi che realizz varie indagini nel territorio cumano,
anche attraverso qualche scavo privato consentito
139
. Il Gabrici
riferisce di uno scavo condotto tra il 1900 e il 1901 da G. Maglione nel
fondo Mazzone di propr. Correale, che port alla scoperta di qualche
sepolcro primitivo preellenico. Verso lo stesso tempo o poco dopo,
sempre nel fondo Correale, uno scavo realizzato dal Menegazzi per
conto dellantiquario Virz di Palermo
140
constat che erano presenti
tombe a fossa e con esse anche le sepolture primitive, che purtroppo
non furono indagate a causa dellacqua di falda. Inoltre, alla fine del
suo incarico a Napoli, lOrsi stipul con Maglione una prima bozza di
convenzione
141
per effettuare uno scavo nel fondo Artiaco sino al
marzo del 1906.
Con la partenza di Orsi, la direzione del Museo pass ad E. Pais e
parte dei clandestini diede nuovo avvio allopera di saccheggio,

134
Quando furono acquisiti dal Museo Archeologico Nazionale erano purtroppo ormai avulsi
dalle associazioni originarie.
135
Per notizie si veda NIZZO 2008 A.
136
Al riguardo NIZZO 2007 D.
137
In merito si veda CRISCUOLO 2007.
138
Per un approfondimento si veda lAPPENDICE.
139
Il materiale preellenico fu illustrato in pregevoli disegni da R. Carta.
140
Al Virz vene concesso un regolare permesso, nonostante il parere contrario dellOrsi.
141
A tale bozza di convenzione va certamente attribuito il merito di aver posto le premesse
per la conservazione della parte pi significativa dei frutti degli scavi condotti da Maglione nel
fondo Artiaco.

32

favorita da uninadeguata opera di sorveglianza dei funzionari.
Lentrata in vigore della legge del 12/06/1902 pose termine per un
breve periodo allattivit degli scavatori clandestini, ma ben presto,
essi seppero coglierne le debolezze e tornarono ad approfittarne. Il pi
accanito era il noto antiquario palermitano Virz, in associazione con
Menegazzi ed, in seguito, anche con lavv. . Osta, ottenne diverse
concessioni.
Nel 1903 lindagine
142
svolta, sotto la Direzione del Museo di Napoli,
dallispettore DallOsso e proseguita dallavv. Osta
143
nel fondo
Orilia, dentro le mura di Cuma, si presenta nel quadro della sfrenata
depredazione di cui era oggetto la necropoli antica con un certo
carattere di ufficialit
144
: in tutto furono scavate 36 sepolture
preelleniche
145
. Il Gabrici informato che le sepolture, come quelle
rinvenute dallo Stevens, erano coperte da uno spesso strato di lapillo,
il cui particolare confermato dalle osservazioni del colonnello. I
giornali di scavo relativi non furono redatti o mancano; pertanto, i
corredi Osta forse in qualche caso di incerta integrit pongono
dubbi sui seguenti punti: stratificazione delle sepolture, associazioni
della suppellettile in ciascuna di esse, mancato recupero di oggetti
frammentari e probabile detenzione o vendita sui mercati pi
remunerativi dei materiali preziosi.
Linsieme dei materiali rinvenuti dallo Stevens furono ordinati,

142
Lo scavo delle prime 4 tombe fu, infatti, seguito dal personale della Direzione del Museo di
Napoli e quello delle successive 32 dallOsta fornito di regolare licenza di scavo.
143
Lavvocato Osta, almeno dal 1902, aveva creato una societ nella quale, fra gli altri, figurava
anche I. Virz, un antiquario palermitano assai attivo sul mercato clandestino.
144
Gli scavi abusivi passarono per trovamenti fortuiti e un certo numero di tombe fu scavato
alla presenza di funzionari delegati. Ma il materiale raccolto fu lasciato allOsta, senza redigersi,
come pare, verbale di scavo; e dopo diverso tempo questi vendette al Museo i corredi di 36
sepolture. Da una serie di documenti a carattere amministrativo ed un rapporto tronfio e inesatto
rinvenuti dal Gabrici nellarchivio del Museo risulta che i ritrovamenti furono effettuati nel
fondo delling. E. Orilia, situato dentro mura settentrionali. Emerge, inoltre, che le sepolture ad
inumazione si rinvengono ad una profondit media di m 6 dal piano di campagna, nella nuda
terra con avanzi degli scheletri circondati e in parte coperti da grosse pietre tufacee. Ai fianchi e
sugli scheletri collocata la suppellettile funebre, ceramica e metallica (GABRICI 1913, c. 9 e
45).
145
Per il Gabrici, una corretta valutazione cronologica del sepolcreto preellenico di Cuma viene
stabilita sulla base di alcuni oggetti molto rari di tombe che si trovavano presso lavv. Osta, e in
particolare due: una corta spada e un pendaglio di bronzo.

33

elaborati
146
e pubblicati da E. Gabrici nella monumentale monografia
del 1913
147
, ricavando da giornali di scavo e appunti quanto di utile vi
era contenuto circa i dati di scavo. Lo studioso complet il lavoro con
la pubblicazione delle tombe scavate dallavvocato . Osta
148
, del
materiale preellenico proveniente da scavi clandestini e acquistato dal
Museo e di quantaltro era possibile raccogliere sullarcheologia di
Cuma.
Tra la fine degli anni 30 del 900 e linizio della II Guerra Mondiale
un piccolo nucleo di tombe e una notevole quantit di oggetti
sporadici, sicuramente pertinenti a tombe, dato il loro stato di
conservazione, sono stati rinvenuti da Maiuri e Testa nel sottosuolo
delle terme a N-O del Foro
149
, nella zona di pianura immediatamente
a N-E del Monte di Cuma.
In seguito i corredi subirono rispetto alla descrizione fattane da
Gabrici nel 1913 un consistente rimescolamento, al quale pose
rimedio alla fine degli anni 40 G. uchner. Lo studioso elimin
alcuni elementi intrusi, ricostitu i complessi come ancora oggi ci
appaiono e nel contempo si pronunci a favore di una loro sostanziale
attendibilit
150
. Tuttavia, i corredi ricostituiti sono, poi, andati dispersi
senza essere stati pubblicati.
Ogni studio ed interpretazione di Cuma preellenica stato compiuto,
dalla fine dell800-inizi del 900 ad oggi, unicamente sulle 6 tombe
Stevens e sulle 36 (ma in realt solo 20 utilizzate a scopo di studio)
tombe Osta. opportuno precisare che un certo grado di attendibilit
dato solo dalle 6 tombe Stevens; le tombe Osta, poi, presentano seri e

146
Tra il 1906 e il 1910.
147
GABRICI 1913.
148
Gabrici descrisse 33 corredi rispetto ai 36 scavati da E. Osta (GABRICI 1913, c. 63, n. 1),
per un totale di 41 reperti, omettendo i corredi delle tombe 19, 20 e 23. I materiali sporadici
protostorici sono descritti a c. 61 e da c. 67 a 91.
149
BUCHNER 1950, pp. 105-106; JOHANNOWSKY 1975, p. 99. I corredi sicuri sono stati pi
compiutamente ripubblicati da MULLER KARPE 1959, p. 36 sgg., ma con disegni non sempre
perfetti e da Kilian, Frheisenzeltlichte Funde vas der nekropole, v. Sala Consilina,
Heidelberg, 1970, tav. CCLXVII.
150
BUCHNER 1950.

34

gravi problemi di attendibilit e completezza riguardo la composizione
dei corredi. Su queste basi, nel 1959 Muller-Karpe
151
pubblic uno
studio sui materiali cumani esaminati nel 1913 dal Gabrici: il suo
lavoro costituisce il caposaldo per la cronologia e tipologia dellt
del Ferro delltalia centro-meridionale
152
.
Tale pietra miliare stata nel tempo consolidata, in particolare grazie
allo scoperte dei vasti sepolcreti di Sala Consilina, Pontecagnano e
della Valle del Sarno, per rimanere in ambito campano. Tuttavia,
proprio i dati emersi in queste ultime ricerche, a partire dallinizio
degli anni 70 soprattutto grazie agli studi di . dAgostino
153
, hanno
consentito di formulare una nuova ricostruzione del quadro crono-
tipologico campano che, pur sulla scia dei presupposti del Mller-
Karpe, si discostava dalla documentazione cumana. La cronologia di
questultima stata meglio precisata del Peroni
154
.
Negli ultimi cinquantanni va, inoltre, ricordata ledizione di alcuni
nuovi reperti (tra cui fibule del Bronzo finale) da parte di W.
Johannowsky
155
e Cl. Albore-Livadie. Dal 1976 la stessa Livadie fu
incaricata del riordinamento dei materiali protostorici ed arcaici
cumani, ma, al 1986, tale riordinamento non risultava ufficialmente
terminato n pubblicato. Nella primavera del 1988 il lavoro, bench
teoricamente concluso, lontano dallessere pubblicato ed i materiali

151
MULLER KARPE 1959.
152
Lo studioso suddivide lt del erro in due ampie fasi denominate Preellenico I
corrispondente alla fase dellt del erro Tirrenica e Preellenico II (corrispondente alla
fase dellt del erro Tirrenica. l terminus ante quem per la datazione assoluta di tali fasi
era costituito dalla fondazione della colonia greca di Cuma, fissata sulla scorta della tradizione
storica intorno alla met dellV sec. a.C.: il Preellenico I abbracciava complessivamente il IX
sec. a.C., mentre il Preellenico II coincideva con la prima met di quello successivo
(CERCHIAI 1995, p. 13).
Il Mller-Karpe analizz, tuttavia, solo 21 delle 36 tombe Osta cio meno dei 2/3 , per un
totale di 224 reperti e cit le tombe Stevens solo per definire la sua fase Preellenico . noltre,
lo studioso non prese in considerazione i materiali cumani del Museo Pigorini di Roma ed
ignor quelli dei Musei di Firenze e di Baranello, nonch quelli dei Musei stranieri e delle
raccolte private.
153
DAGOSTNO 1974. Nella sua trattazione, restano alquanto problematiche dal punto di
vista cronologico alcune attribuzioni, che si discostano dalla monografia del Mller-Karpe.
154
PERONI 1979, pp. 192-193, nota 14 et passim.
155
JOHANNOWSKY, 1975.

35

delle necropoli cumane non sono fruibili per lo studio e neppure
visibili. Questultimi vengono nuovamente confinati nelloblio, a parte
sporadiche eccezioni connesse al riordinamento delle sale curato nel
corso degli anni 80 e 90 dalla Livadie
156
.
Nel 1984 in loc. Convento ci si imbatt in un settore della necropoli di
et sannitica con numerose sepolture: si recuperarono numerosi ed
interessanti reperti
157
, ma non si scav sotto le tombe sannitiche,
quando risaputo che, per la particolare morfologia del terreno di
Cuma-Licola, dovuta allinterramento dei fiumi Clanis e Volturno,
possibile rinvenire 2 o 3 strati di tombe integre di et successive
158
.

Nuovi dati di grande rilievo sono emersi dagli scavi pi o meno
recenti, tra cui quelli condotti da G. Tocco
159
, da B. dAgostino
160
, da
G. Greco
161
, nonch dal Centre Jean Brard
162
. Anche le ultime
campagne di scavo dirette da G. Greco e C. Gasparri
163
hanno
prodotti nuovi rinvenimenti sepolcrali protostorici
164
.
A V. Nizzo si deve un prezioso studio dei dati darchivio che consente
in parte di ricucire gli errori nella composizione dei corredi Osta
165
.
Come mostrano la documentazione darchivio
166
e le poche notizie
edite da Maraglino
167
e Gabrici, uno dei contesti pi importanti, la
tomba 4 Osta, faceva parte di un gruppo di sepolture (tombe Osta 1-4)
completamente distrutto dai muri di sostruzione delle pi vetuste
abitazioni
168
, circostanza che potrebbe rendere poco affidabili le

156
ALBORE LIVADIE 1983; ALBORE LIVADIE 1985.
157
CAPUTO 1987.
158
Cfr. BARONE 1903, p. 278, n. 3.
159
TOCCO 1976.
160
CUOZZO- DAGOSTNO- DEL VERME 2006.
161
GRECO 2007.
162
BRUNMUNZI 2008.
163
GRECO 2009..
164
I risultati di questi scavi recenti saranno esposti al parag. III.1.
165
NIZZO 2007 A.
166
Nella documentazione darchivio manca la Relazione che . DallOsso dovrebbe aver
preparato per la pubblicazione nelle Notizie degli Scavi.
167
Tali notizie si basano su informazioni attinte da DallOsso stesso nel 1905.

36

associazioni documentate
169
.

Altro aspetto da considerare quello,
asserito dal Gabrici, della mancanza sullo scavo di unadeguata
sorveglianza
170
; possibile, quindi, che una serie di disturbi e
manomissioni sia sfuggita al personale inviato dal Museo
171
. Tale
stato di cose potrebbe contribuire a spiegare le anomalie che tuttora
permangono nella composizione di alcuni corredi
172
.








I.3.3 LA NECROPOLI: INQUADRAMENTO CRONO-TIPOLOGICO
E INTERPRETAZIONE SOCIO-RITUALE



La necropoli della prima et del Ferro doveva estendersi, sulla base
dei risultati delle indagini archeologiche, a N e ad E del Monte di

168
MARAGLINO 1908, p.11.
169
Queste alterazioni non emergono in alcun modo dai dati in nostro possesso, in virt dei quali
possibile tuttal pi espungere un vaso attualmente riferito ad una sepoltura che non viene
citato nel rapporto del soprastante Di Blasi del 20 marzo 1904. Sulla questione cfr. NIZZO 2007
A, p. 487, n. 26 e p. 492, n. 34.
170
Sembra, infatti, che DallOsso fosse presente alla scoperta della sola tomba 1 e, forse, a
quella delle seguenti tre. Ma a quanto pare, nel gennaio del 1904, lo stesso Pais si era recato sul
posto per prendere visione dello scavo.
171
Il personale, peraltro, si trovava a sorvegliare uno scavo condotto sul campo da un privato
con scarsi interessi per il dato scientifico e mosso principalmente da fini di lucro. In contrasto
con questo, abbiamo testimoniata, nella relazione redatta dal DallOsso il 20 aprile 1904, la
registrazione della consistenza dei corredi in un apposito catalogo.
172
Un caso costituito dalla tomba Osta 25, che, seppur bonificata dai rimescolamenti
conseguenti alle complesse vicende di immagazzinamento e musealizzazione, presentava gi nel
rapporto Di Biasi una associazione sospetta di elementi maschili e femminili. Sulla questione cfr.
V. NIZZO, in MEFRA 2007, p. 493, n. 42. Altro caso quello della tomba Osta 14, contesto che
a partire dalla monografia del Gabrici e finora era considerato un caposaldo nello studio del
passaggio dalla fase preellenica e quella greca del sepolcreto, per le presunte analogie col
corredo della tomba 104 di fondo Artiaco (G. Pellegrini, Tombe greche arcaiche e tomba greco-
sannitica a tholos della necropoli di Cuma, in MonAL, , 1903, pp. 205-294). Tale
analogie risultano solo apparenti, in quanto le armi riferite dal Gabrici alla tomba 14 sono quelle
della tomba 104, separate al momento del restauro e attribuite erroneamente al nucleo Osta.
Nel 1904 DallOsso si impegna personalmente perch i reperti vengano acquistati dal Museo di
Napoli e nello stesso anno dal soprastante Di Blasi viene redatto un catalogo In questo elenco
compaiono tutte e 36 le sepolture; di esse vengono descritti soltanto gli oggetti di corredo,
seppur con lindicazione delle dimensioni anche dei reperti frammentari o di minimo conto,
mentre viene omessa qualsiasi informazione circa le loro condizioni di rinvenimento o le
caratteristiche strutturali delle sepolture. Poco prima della compilazione del catalogo aveva avuto
inizio anche il restauro dei reperti: tale levento che ha comportato un primo inevitabile
rimescolamento dei reperti e lintromissione tra i 36 contesti del fondo Gigante di oggetti in
perfetto stato di conservazione dei quali non vi traccia nellelenco redatto dal Di lasi.

37

Cuma, su una vasta area dentro il perimetro delle mura greche dalla
parte del lago di Licola, fuori le mura e per unestensione notevole a
sinistra della via che porta a Licola, su una vasta area allinterno delle
mura. Il sepolcreto indigeno protostorico costeggia da vicino un
muraglione di macigni (del quale il Fiorelli attribuisce la costruzione
ad Aristodemo) e si prolunga nella valle delimitata ad O del lago di
Licola e ad dalle colline che gli abitanti locali chiamano Coste di
Cuma e dalla via che porta a Licola.
Sono sepolture rettangolari con angoli arrotondati, con orientamento
E-O, di dimensioni alquanto diverse tra loro; le fosse erano delimitate
e riempite da pietre tufacee
173
. La sepoltura del morto avviene in
ricettacoli o fosse di forma quasi ellittica, create nella terra vulcanica
(tasso), circondate da grossi blocchi di tufo e ricoperte da uno strato
di lapilli (pomici vulcaniche) da cm 30 a 60 cm
174
.
Gli scavatori che lavorarono per il conte di Siracusa e poi per E.
Stevens e A. Osta avevano notato una particolarit delle sepolture
preelleniche
175
: erano costantemente coperte da uno spesso strato di
materiale vulcanico. Questa peculiarit della stratigrafia fu interpretata
da Gabrici come un rituale proprio dei popoli indigeni mediterranei
176
. Pi di recente la presenza delle pomici stata collegata a
uneruzione vulcanica che avrebbe avuto luogo verso la fine
dellutilizzo della necropoli indigena e in ogni modo prima che il sito
accogliesse anche le sepolture dei primi coloni greci dal momento che
il livello eruttivo non mai segnalato al di sopra delle tombe
greche
177
.

173
ALBORE LIVADIE 1990, p. 311.
174
MARAGLINO 1908, p. 22.
175
Per una presentazione del materiale, vedi ALBORE LIVADIE 1985 B, pp. 62-69, 65 e 68.
176
GABRICI 1913, pp. 61 e sgg.
177
In GABRICI 1913, c. 213-277 non c mai menzione di un tumulo di lapilli che ricopriva le
tombe greche dei primi coloni, come invece lautore osserva per le sepolture indigene
preelleniche. Lipotesi di un evento vulcanico che verso la met dellV secolo a.C. avrebbe
interessato il sito rinforzata dalla constatazione che un livello di piroclastite stato riconosciuto
da pi sondaggi sulla terrazza inferiore dellacropoli di Cuma, al di sotto dei pi antichi livelli di
occupazione greca. Si sar tentato di vedere una delle spiegazioni possibili dello iato che, sulla
base dei dati archeologici attuali, separa le tombe indigene dalle pi antiche sepolture greche

38

Lo scheletro supino, con la testa orientata ad E, era disposto nella
nuda terra (controversa la sua sistemazione in cassa avanzata dallo
Stevens), con un vestito ricco di ornamenti personali in bronzo e un
corredo formato da alcuni vasi simpasto deposti per lo pi vicino al
cranio o ai piedi. Particolari oggetti (armi per gli uomini, fusi,
fusaiole, rocchetti per le donne), posti presso i fianchi e le mani, erano
elementi distintivi legati al ruolo rispettivo dei due sessi nellambito
della collettivit. La ceramica dimpasto nera levigata e lucidata
costituita da tipi e forme vari, dalla lavorazione accurata e decorata
con motivi plastici di bugne e costolature rade e motivi incisi. Accanto
alle perle dambra di varie forme e dimensioni sono numerose le perle
di pasta vitrea, pi gli oggetti di ornamento personale in osso
178
.
Attraverso un esame delle associazioni presenti nei corredi tombali
possibile distinguere le tombe maschili da quelle femminili. Una
prima fondamentale distinzione riguarda il costume personale e
concerne luso specializzato delle fibule: gli esemplari ad arco
serpeggiante o a due pezzi sono generalmente maschili, quelli ad arco
semicircolare ingrossato femminili. Ricorre, altres, nei corredi
maschili un utensile specifico quale il rasoio, mentre il costume
femminile contraddistinto da una maggiore variet di ornamenti
personali (collana con vaghi di ambra e pasta vitrea, bracciale in verga
avvolta a spirale, ferma trecce, borchie). La distinzione del costume
corrisponde a unarticolazione dei ruoli sociali: luomo viene
caratterizzato attraverso le armi (cuspide di lancia e/o giavellotto,
raramente spada), la donna attraverso gli strumenti della filatura (ad
esempio, fusi di bronzo, fusaiole dimpasto e talvolta rocchetti.
I corredi tombali tratteggiano il quadro di una comunit articolata
secondo una distinta separazione dei ruoli ma in cui gi sono
avvertibili i segni del costituirsi di una gerarchia, secondo un processo
di articolazione sociale gi avviato nel corso del IX sec. a.C. e

conosciute, o una delle possibili ragioni di una presa con la forza dellabitato indigeno,
indebolito, da parte dei Greci che occupavano le isole di fronte.
178
Vedi n. 173.

39

compiutamente sviluppato nella prima met di quello successivo.
mportante , in primo luogo, larticolazione segnalata nelle tombe
maschili con armi dalle sepolture caratterizzate dalla presenza della
spada
179
. Allarma si aggiungono nelle sepolture altri indicatori di
ricchezza: le grandi olle da derrate o rari oggetti di importazione
180
.
Tale processo di differenziazione subisce un rapido sviluppo nella
prima met dellV sec. a.C., che porta alla concentrazione delle
risorse in un ben definito gruppo sociale. Questo fenomeno evidente,
soprattutto, nelle sepolture femminili di alto rango dellinizio dellV
sec. a.C.
181
. In esse la defunta caratterizzata da un costume personale
sfarzoso, in cui risalta la moltiplicazione delle fibule che non
costituiscono pi elementi soltanto funzionali. Compaiono, inoltre,
ornamenti pregiati in metallo prezioso o importati dal mondo orientale
(come collane di pasta vitrea di produzione fenicia e amuleti in
fayence egizi)
182
, utensili e vasellame metallico cui fa spesso da
pendant un ricco set di vasi.
Secondo le ricostruzioni pi recenti, le tombe preelleniche
appartengono a una comunit indigena inquadrabile nellambito
culturale della Fossakultur
183
.
Dal punto di vista cronologico, le tombe si datano in un lasso di tempo
compreso tra il e la prima met dellV sec. a.C.; alcuni oggetti
della collezione Stevens sono inquadrabili nel terzo quarto dellV

179
Esemplare al riguardo il caso della tomba 6 Stevens, in cui la spada associata a una
cuspide di lancia e a due asce.
180
Tra questi ricordiamo la tazza di bronzo con decorazione a sbalzo nella tomba 5 Osta, giunta
probabilmente dalltruria meridionale, e una serie di strumenti da lavoro tra cui asce e
scalpelli in unaltra tomba, per i quali non da escludere siano da collegare alla carpenteria
navale.
181
Esemplare il caso della tomba 4 Osta, in cui la presenza del tripode, insieme alla coppa
bronzea, da ricollegare con verosimiglianza a una funzione rituale di una certa importanza
svolta dalla defunta. Ugualmente notevoli sono i corredi delle tombe Osta 36 e 29: in
questultimo troviamo un idoletto in faence probabilmente egiziano originale, che raffigura la
dea tebana Mut sposa di Amon, alla quale era riconosciuto il potere profilattico e apotropaico a
tutela della fertilit della donne.
182
Nella tomba 29 Osta, accanto ad essi sono attestate due coppe in argilla depurata assegnabili
a un momento finale della produzione medio geometrica greca.
183
ALBORE LIVADIE 1990, pp. 311-312.

40

sec. a.C.
Si evidenzia una distinzione piuttosto netta in due fasi: un Preellenico
I, della fase iniziale del primo Ferro (coevo alla fase II del Lazio e alla
fase I di Pontecagnano), e un Preellenico II, corrispondente allinizio
della fase recente del primo Ferro (ovvero a Pontecagnano II A). La
quasi totalit dei tipi noti nel IX sec. a.C. comprende non i tipi
caratteristici della Fossakultur o di Cuma stessa, ma tipi comuni a
circolazione interregionale
184
. Nella prima met dellV, invece,
sono attestati prevalentemente i tipi a distribuzione regionale e inizia
la produzione delle ben note fibule di tipo cumano
185
.
Tra le forme tipiche del repertorio ceramico locale dimpasto
ricorrono lanforetta con ventre arrotondato, la brocca con collo
troncoconico o a pareti rigonfie, la tazza con vasca media o profonda,
laskos, il boccale con ventre rastremato, lo scodelline. In un momento
avanzato cominciano a comparire nelle sepolture vasi da derrate di
grandi dimensioni. Il repertorio ceramico caratterizzato dal ricorso di
una decorazione plastica costituita da bugne e solcature.
Tra i manufatti in metallo una menzione particolare meritano le fibule:
a una fase iniziale del IX sec. a.C. rimandano alcuni tipi caratterizzati
dal ricorso della staffa a disco ancora intagliato o di forma
trapezoidale e ardiglione mobile
186
.

Il momento avanzato del IX, che
si prolunga fino allinizio dellV sec. a.C., caratterizzato dalla
comparsa della fibula ad arco serpeggiante (la cosiddetta fibula
siciliana) e di quella ad arco uniformemente ingrossato con staffa
simmetrica
187
. Nella prima met dellV sec. a.C. sono attestate

184
Questi tipi quasi sempre sono adottati anche da comunit cosiddette villanoviane, come
Pontecagnano e Sala Consilina.
185
Questo tipo non comune alla cosiddetta Fossakultur, ma una produzione peculiare di
Cuma preellenica, in cui evidentemente si erano andate impiantando botteghe in grado di
elaborare tipi originali. Ci indica un processo graduale di creazione di unidentica culturale
peculiare.
186
La prima rimanda al mondo villanoviano e centro-italico, la seconda soprattutto diffusa
nellambito della Cultura delle tombe a fossa.
187
Tale tipologia caratteristica del mondo della Fossa-Kultur e in particolare dei due grandi
insediamenti costieri di Cuma e Torre Galli in Calabria.

41

nuove forme di spille come quella a sanguisuga con staffa breve o del
tipo a quattro spirali.
Le principali classi di bronzi possono informare sulla sfera della
produzione metallurgica: ad esempio, le scuri non rifinite e la
presenza di interi gruppi di fibule dalle caratteristiche locali parlano a
favore di un artigianato del bronzo sviluppato e praticato sul posto.
Contrasta con tale interpretazione il rinvenimento di manufatti in
metallo diffusi un po dappertutto nelltalia tirrenica centrale, che
farebbero pensare ad un artigianato fortemente specializzato ed
itinerante. noltre, la presenza a Cuma di armi esclusivamente doffesa
riallaccia le sepolture allambiente delle tombe a fossa delltalia
meridionale Torre Galli, SantOnofrio Roccella onica e laziale. da
tenere, comunque, in conto che il rituale funerario non riflette
direttamente la realt: la selezione delle armi da offesa potrebbe essere
dovuta al fatto che esso simboleggiano uno status specifico. Il numero
minore di armi da difesa fa pensare che, pi che una vera importanza
tattica, queste armi avessero funzione soprattutto da parata, di
prestigio sociale
188
.
Il ricorso nelle sepolture di importazioni greche e orientali rivela la
partecipazione dellinsediamento alle correnti di scambio e di
circolazione pre-coloniali nel Tirreno durante il primo Ferro
189
. A
partire dal secondo quarto dellV sec. a.C., levidenza di ceramica
euboica e attica sta a simboleggiare il precoce impatto con il mondo
greco e linserirsi nei flussi tra le comunit italiche del versante
tirrenico
190
. Le sepolture contengono anche oggetti di importazione
pi antichi di quelli che si rinvengono nella prospiciente Pithecusa.

188
Sono attestati un cinturone, daghe, un umbone nella tomba 17 Osta. Deve essere corretta
lasserzione riportata pi volte della presenza di un elmo a calotta nella tomba 4 Osta; si tratta,
invece, di un particolare bacino di forma emisferica con orlo lievemente rientrante con lamiere
ribadite con chiodi a testa piatta di media dimensione.
189
Conserviamo, a riprova, manufatti di provenienza nuragica, importazioni dalltruria
villanoviana e in particolare da Tarquinia, manufatti provenienti dallgeo.
190
Alcuni vasi mostrano strette affinit con il patrimonio ceramico della seconda fase non molto
inoltrata della cultura laziale (830-770 a.C. e con la ceramica delle altre necropoli delltalia
meridionale appartenenti alla medesima cultura.

42

Nel complesso si ricava limmagine di una comunit florida, che
sembra formarsi forse in un momento avanzato del Bronzo finale (fine
del X-met del IX sec. a.C.), sulla base dei bronzi sporadici rinvenuti
dallo Stevens
191
. Tale comunit sin dalla sua fase iniziale dimostra una
precoce propensione allintermediazione e agli scambi
192
. Presenta,
inoltre, unelevata capacit di organizzazione politica, nonch un
processo di differenziazione sociale gi compiuto
193
. Tale
articolazione sociale si accompagna, non a caso, sul piano culturale
allesistenza, a partire dalla fine del inizio V sec. a.C., di
caratteristici legami con lambiente villanoviano, in particolare con la
facies costiera di Pontecagnano
194
.
Cuma intesse strette relazioni anche con le facies laziali e calabresi;
ci traspare, tra laltro, dalla cultura materiale cumana, che mostra
fortissime somiglianze tipologiche e di decorazione col repertorio
comune a tali culture
195
. In un momento maturo della prima et del
erro, Cuma mostra precisi legami con ltruria villanoviana e
questapertura in direzione delltruria dei rapporti legati alla sfera
metallurgica traducono un avvenuta modifica nell
approvvigionamento dei metalli e nuovi interessi politico-economici.
La presenza di coppe cicladiche in due tombe della prima met
dellV sec. a.C. testimonia lapertura dellinsediamento alle correnti

191
Resi noti per primo da W. Johannowsky (JOHANNOWSKY 1975; ALBORE LIVADIE
1985 B) e conservati nella collezione Stevens, devono essere riferiti a un nucleo pi antico di
tombe di cui ignoriamo del tutto lubicazione, ma che potrebbero essere coeve al villaggio
rivelato dai sondaggi di E. Gabrici e G. Buchner vicino al tempio di Apollo.
192
Sono, infatti, attestate sia fibule di verosimilmente importata dallarea calabrese e di tipo
protovillanoviano, connesse alla produzione metallurgica delltruria tirrenica, sia unascia a
occhio con tallone appuntito.
193
Tale articolazione sociale riscontrabile nella discrepanza nello standard dei corredi funerari.
194
Particolarmente significativa al riguardo la presenza tra i materiali sporadici provenienti
dalla necropoli di 2 vasi biconici campiti da una caratteristica decorazione incisa a pettine o a
rotella: sono, infatti,esemplari utilizzati solo nel rituale funerario e, quindi, quasi certamente
afferibili a sepolture a incinerazione allogene allinterno di un tessuto sepolcrale contraddistinto
dallimpiego dellinumazione.
195
Infatti, il patrimonio fondamentale di forme ceramiche con decorazione di bugne e di
cuppelle circondate da scalanature, tazze profonde con ansa bifora, tazze monoansate e, in gran
parte, anche il sistema decorativo ricco di elementi plastici comune a tutta larea tirrenica.
Anche i bronzi mostrano fortissime somiglianze tipologiche e di decorazione, come ad esempio
nel caratteristico uso della decorazione plastica associata a quella incisa e dallo sviluppo
parallelo dei propri patrimoni formali.

43

di traffico che in questa fase interessano la fascia tirrenica
196
e
documenta lespansione commerciale degli ubei.
Altra questione importante verte sul momento in cui loccupazione
indigena della necropoli preellenica di Cuma sembra cessare. Fino a
pochi anni fa il momento pi antico di utilizzo della necropoli da parte
dei primi coloni dellubea si collocava nellultimo quarto dellV
sec. a.C. recenti dati dagli scavi dellOrientale tendono a far rialzare
la datazione dellinizio della Cuma ellenica: sono stati, infatti,
rinvenuti resti delle prime tombe greche che potrebbero rimandare al
terzo quarto.
Tale congiuntura, secondo la ricostruzione di M. Pacciarelli e P.
Criscuolo
197
fondata su un vasto campione di reperti conservati a
Napoli e in altri musei (fra questi figurerebbero soltanto 3 oggetti
ascrivibili alla fase IIB), dovrebbe collocarsi in coincidenza della fine
della fase IIA. Se tale ipotesi fosse veritiera, si potrebbe desumere che
limprovviso abbandono della necropoli indigena sia da porre in
relazione con lo stanziamento dei primi coloni greci sul suolo cumano.
Tuttavia, secondo la ricostruzione di V. Nizzo
198
, al momento attuale
non vi sono elementi che sul piano archeologico permettano di
collocare tale cesura in coincidenza cos netta con la fine della fase
IIA. Pertanto, sembra dover rimanere ancora aperta la questione delle
dinamiche di assimilazione, compenetrazione e trasformazione che nel
territorio di Cuma dovette portare ad una progressiva sostituzione
della componente greca a quella indigena e anche ad una inevitabile
ellenizzazione di questultima.








196
Si tratta di skyphoi, decorati in gran parte a chevrons, probabilmente fabbricati (in base ad
analisi autoptiche dellargilla in Attica e in ubea. Appartengono allo stesso orizzonte
cronologico dei 9 frammenti di skyphoi a chevrons trovati nello scarico dellacropoli di
Pithecusa e di altri esemplari simili trovati a Capua, Pontecagnano ed a Veio.
197
CRISCUOLO- PACCIARELLI 2008.
198
V. Nizzo, in CUMA 2008, (dibattito) pp. 561-566.

44

I.4 CENNI SU CUMA IN ET STORICA



Dopo un primo periodo, a partire dalla met del IX fino alla met
dellV secolo a.C., durante il quale alcuni vasi geometrici greci
presenti nelle tombe della prima Et del Ferro testimoniano
linsorgere dei primi contatti tra mercanti greci e i popoli indigeni la
cosiddetta pre-colonizzazione
199
, nella seconda met dellV
secolo gli Eubei, dopo aver fondato Pythekoussai sullisola di schia,
diedero vita sulla terraferma a Cuma, sulla costa dei Campi Flegrei
prospiciente lisola.
Secondo la tradizione di Dionigi di Alicarnasso, Cuma sarebbe stata
fondata da coloni euboici, e pi precisamente Calcidesi ed Eretriesi, in
precedenza stanziati sulla vicina isola di Pithecusa (odierna Ischia)
200
.
Strabone riferisce che la citt fu fondata da Calcidesi e Cumani e la
spedizione coloniale era guidata dagli ecisti Ippocle di Cuma e
Megastene di Calcide, i quali si accordarono che la nuova citt si
chiamasse Cuma e venisse considerata una colonia di Calcide
201
.

Secondo Eforo, invece, la fondazione dell apoikia sarebbe da
attribuire a coloni provenienti da Cuma eolica in Asia Minore. Da Tito
Livio sappiamo, diversamente, che i Cumani erano originari di
Calcide nellubea e la flotta su cui erano giunti dalla metropoli li rese
potenti sulle coste su cui fissarono la loro dimora: si stabilirono
dapprima nellisola di Aenaira e Pithecousae e solo pi tardi osarono
insediarsi sul continente
202
. Velleio Patercolo tramanda che i

199
DE CARO, 2003, p. 21.
200
Dion. Hal, R. A., VII, 3, I. Tale testimonianza non ha ricevuto molto credito, in quanto
probabilmente lautore ha fatto in realt confusione con la fondazione di schia.
201
Nella Cuma di cui parla Strabone non da vedersi quella che, come ci ricorda Stefano di
isanzio, sorgeva sulla costa orientale dellubea priva di ogni evidenza archeologica coeva al
periodo della colonizzazione, ma piuttosto la Cuma dolia, in Asia Minore sulla base della
forte integrazione, a livello alto-arcaico, tra mondo euboico e mondo eolico, percepibile sia nelle
tradizioni che sul piano della cultura materiale) (Mele 1979). Tale identificazione era stata in
precedenza messa in dubbio, sulla base del plausibile intervento partigiano di Eforo e in quanto
nelle rarissime iscrizioni ritrovate a Cuma e nella sua regione non c la minima traccia di
dialetto eolico.
202
Liv., VII, 22, 5. orse col secondo nome lo storico romano designa larcipelago, del quale
Aenaria fa parte e, del resto, lidentificazione dellisola con Pithecousae risulta evidente dallo
stesso Strabone (V, 247 s.). In realt, la fondazione di Cuma non fu il trasferimento degli Eubei


45

Calcidesi che colonizzarono Cuma in Italia erano comandati da
Ippocle e Megastene e furono guidati in quella localit secondo alcuni
da Apollo Archegetes per mezzo di una colomba, secondo altri dal
suono notturno degli strumenti di Demetra, cembali e timpani
203
. Lo
Pseudo- Scimno (Periegesi) dice che Cuma fu colonizzata prima dai
Calcidesi, poi dagli Eoli
204
.


Per quanto riguarda la cronologia della fondazione di Cuma, viene in
genere respinta dagli studiosi la data tradizionale del 1050 a.C.
tramandata da Eusebio, in quanto non si accorda con nessuna delle
nozioni sulla colonizzazione della Magna Grecia e della Sicilia. Anche
la notizia di Velleio Patercolo, il quale fa risalire la fondazione della
Cuma campana al secolo XI si considera erronea; invece, si propende
per una fondazione avvenuta nel corso dellV secolo a.C. Ci sono
due scuole di pensiero tra i critici moderni: alcuni sono a favore di una
colonia stabilitasi a Cuma prima della fondazione della citt greca;
altri pensano a una confusione tra la Cuma eolica e la Cuma campana.
Solitamente si propende per la seconda spiegazione. Laffermazione
di Strabone per il quale, sebbene lautore non ignori le realt
dellinsediamento di schia, Cuma sarebbe la pi antica colonia
dOccidente
205
viene accettata come vera. l fatto che lautore parli
della partecipazione eretriese alla colonizzazione calcidese della
Campania implica che la fondazione di Pitecusa, se non anche di
Cuma, avvenne prima della guerra lelantina, svoltasi negli ultimi
decenni dellV secolo a.C. o comunque pi di mezzo secolo prima
di quella di Nasso (734 a.C.,secondo Tucidide, o 756 a.c., secondo
Filisto). Inoltre, poich i Cumani parteciparono anche alla fondazione
di Zancle 730 a.C. ca., la fondazione di Cuma non devessere
avvenuta pi tardi del 750-720 a.C.

dallisola al continente, ma leffetto dellarrivo di altra gente.
203
Velleio, I, 4. Tale tradizione orienta verso una fondazione di segno tanagreo-gefireo e
quindi verso la partecipazione di Eretria alla spedizione coloniale.
204
Ps. Scimno, vv. 238-239.
205
Lassenza dellelemento eretriese pu probabilmente essere correlata alla notizia, riferita da
Strabone (V, 4, 9), di una crisi, determinatasi a Pitecusa tra le due componenti euboiche, che
provoca addirittura un abbandono dellisola.

46

Le origini della citt coloniale sono testimoniate, dal punto di vista
archeologico, dalla ricca necropoli sistemata a N del perimetro della
citt e distribuita in tutta la piana di Licola per unestensione di 3 km.
Le tombe sono in prevalenza a fossa e adottano il rito
dellinumazione, ma sono presenti anche tombe a ricettacolo, che
adoperano il rito della cremazione. Queste sepolture presentano
corredi di carattere orientalizzante (ceramica protocorinzia, i cui
oggetti erano veicolati da Pithecusa), ceramica a decorazione
geometrica e poche iscrizioni arcaiche. I pi antichi materiali non
risalgono ad epoca anteriore allultimo quarto dellV sec. a.C. e
questa dovr essere accettata come la data di fondazione), vale a dire
al periodo Tardo Geometrico II Protocorinzio Antico, posteriori
quindi di un quarto di secolo rispetto ai pi antichi contesti noti da
Ischia: questa la prima ipotesi. La seconda ipotesi sostiene che il
pi antico orizzonte coloniale di Cuma deve essere ancora
individuato e va assegnato a una fondazione che deve cadere entro i
termini 760-735 a.C. (J. N. Coldstream). A confermare questa tesi,
nel corso della campagna di scavo 1994-1995 che ha portato alla luce
un tratto del muro di cinta della citt bassa
206
, allinterno del
terrapieno inglobato dalle due cortine arcaiche, si rinvenuto un
piccolo gruppo di frammenti ceramici
207
. Questi presentano un
excursus cronologico molto ampio, dallV fino al volgere del V
sec. a.C: i frammenti pi antichi risalgono al terzo quarto dellV
sec. a.C. (riferibili al periodo Medio geometrico II Tardo
Geometrico I, cio al 750-720 a.C.) e sono i pi antichi finora
rinvenuti a Cuma.
Alla fine dellV secolo a.C. vi era una classe aristocratica
dominante, che lecito chiamare con lo stesso nome attribuito dalle
fonti alla nobilt della madrepatria Calcide (Hippobotai/gli allevatori
di cavalli e che si distingue per ladozione di un rituale funerario

206
Cfr. . dAgostino, . ratta, Gli scavi dellIUO a Cuma negli anni 1994-1995, in A.I.O.N.
ArchStAnt, n.s. 2, 1995, pp. 201-209.
207
La terra era stata prelevata in loco, distruggendo le prime tombe della necropoli: lo
dimostrano i frammenti di ossa combuste e di vasi stracotti provenienti da tombe a cremazione,
nonch alcuni reperti tipici di corredi tombali, come 2 scarabei di tipo egiziano.

47

della metropoli Calcide (incinerazione e deposizione delle ceneri in un
vaso di bronzo), ma con corredi molto pi ricchi. Nello stesso periodo,
o al massimo agli inizi del VII secolo a.C. linsediamento ischitano
vive un effettivo declino, in quanto evidentemente integrata e nello
stesso tempo marginalizzata nel nuovo quadro istituzionale della polis
cumana, pur mantenendo la propria funzione di centro specializzato
nella produzione artigianale e nello scambio.
Durante i primi secoli della sua esistenza la polis cumana ha potuto
godere di una relativa tranquillit
208
; entro lo spazio delle mura
209
ha
luogo il processo di occupazione e costruzione della citt. Pertanto, fra
il VII e il VI secolo a.C., Cuma acquis rapidamente un dominio
incontrastato su tutta larea flegrea
210
. Verso N, allinterno, la
conquista si estese ad almeno una parte della pianura campana e alla
regione montuosa del Gauro
211
. A S e ad E, il territorio di Cuma
abbracci tutta la regione dei Campi Flegrei, che, era chiamata, anche
per questo, Campagna di Cuma; si estese fino alla riva del Cratere,
cio dellattuale golfo di Napoli che anticamente port il nome di
golfo di Cuma), con la creazione di epineia a Miseno
212
, Capri,
Puteoli
213
e Pizzofalcone
214
. Sempre con lintento di contrapporsi

208
Gli indigeni Aurunci opposero scarsa resistenza alla penetrazione greca; legemonia dei
Tyrrenoi sul mare non era ancora consolidata n cerano ancora colonie etrusche in Campania,
tra VIII e VI sec. a.C.
209
Le mura sorgono a cingere la citt almeno a partire dal VI sec. a.C. inoltrato. Nel
riempimento della cinta del lato S stata, infatti, rivenuta recentemente ceramica a vernice nera,
sia attica che locale, che non sembra scendere pi gi di tale periodo.
210
Il rapido sviluppo di Cuma fu dovuto al fatto che essa rispondeva perfettamente ai due
principali fini di ogni colonizzazione: il commercio e lagricoltura. Cos, Cuma non fu soltanto
una base commerciale, ma anche e soprattutto una colonia di popolamento []. (J. Berard, La
Magna Grecia, 1963, p. 59).
211
La dominazione di Cuma sulla Campania fu preceduta, secondo Strabone, da quella di
popolazioni osche e seguita da quella degli Etruschi. Ora, poich la fondazione di Capua per
opera degli Etruschi avvenne verso il 600 a.C., la conquista della Campania da parte dei Cumani
dovrebbe essere anteriore a questa data. Anche Dionisio di Alicarnasso accenna ad una
dominazione dei Cumani sulla Campania, quando parla dellattacco che contro i Cumani
sferrarono gli etruschi di Capua nel 524 a.C. Un altro indizio la denominazione fossa graeca,
termine con cui, ancora alla fine del III secolo a.C., veniva chiamato uno dei canali di drenaggio
o di irrigazione che i Greci avevano scavato nella pianura.
212
Per questo sito mancano documenti archeologici.
213
In questo sito stata recuperata qualche labile traccia di presenza greca verso la met del VII
secolo a.C., come unoinochoe italo-geometrica di fabbricazione cumana, dal Rione Terra.
214
Identificata grazie alla scoperta della necropoli di Via Nicotera, in uso a partire dal secondo


48

allespansione etrusca, nel 531 a.C. i Cumani concessero a un gruppo
di Samii, fuggiaschi dalla patria ormai sottomessa alla tirannide di
Policrate, lautorizzazione a insediarsi nel loro territorio, sul sito
dellattuale Pozzuoli: cos nacque Dicearchia.
Tale rapido sviluppo a danno delle popolazioni dellentroterra provoc
lattrazione e la successiva aggressione contro Cuma da parte di
Etruschi di Capua, Umbri, Dauni del territorio di Nola e Aurunci del
Massico, alleatisi contro la citt: nella battaglia di Cuma del 524 a.C. I
Cumani, guidati da Aristodemo, riuscirono ad avere la meglio
215
. In
seguito Aristodemo accolse le richieste di aiuto degli alleati Latini,
minacciati dagli Etruschi di Chiusi, guidati da Porsenna (re di Orvieto
e Chiusi) e da suo figlio Arrunte, e ad Aricia nel 504 riusc a battere
per la seconda volta i Tyrrenoi. Ritornato in citt, convoca lassemblea
popolare e da essa viene eletto dictator, restando al potere per pi di
un ventennio
216
. In questo momento si manifest, inoltre, una volont
di espansione territoriale e agricola, con opere di canalizzazione e di
drenaggio nelle zone paludose
217
, particolarmente a N della citt ma
anche nella citt bassa. Il tiranno si impegn anche in una politica di
opere pubbliche: si definisce il perimetro gi individuato dello spazio
urbano innalzando la cinta muraria e sullacropoli avviene la
sistemazione e monumentalizzazione del santuario di Apollo.
Allesterno della citt le tombe di pieno VI sec. a.C. sono concentrate
in prossimit delle mura. Infine, nel 485-484 a.C., gli esuli di Capua,
daccordo con i figli degli aristocratici uccisi rimasti a Cuma in una
posizione subalterna, riuscirono a far cadere il tiranno. Sul finire del
VI e agli inizi del V secolo le tombe sono localizzate pi a N delle
mura. Degli anni che seguono la fine delle tirannide non restano tracce
evidenti nei pochi monumenti in vista della citt. Sembra che gi

quarto del VII secolo a.C., i cui materiali corinzi o di produzione cumana sono riconducibili a
Parthenope e testimoniano che il sito rientri nel quadro del commercio cosiddetto coloniale.
215
Dion. Hal., VII, 3, 1.
216
Vi sarebbe stato allora un periodo di filoetruschismo,che spiegherebbe perch Tarquinio il
Superbo sarebbe stato ospitato da lui dopo la battaglia del Lago Regillo.
217
Alla Fossa Graeca (Tito Livio, XXVIII, 46, 4)

forse si riferisce la grande muraglia rinvenuta
nel 1980 ai margini estremi dellacropoli.

49

durante la prima met del V sec. a.C. la polis greca avesse ripreso, per
un certo tempo, la sua funzione di scalo marittimo accanto alla
produzione ceramica.
Della situazione travagliata seguita a Cuma dopo la morte di
Aristodemo approfittarono gli truschi delltruria marittima per
attaccare nuovamente la citt. Gli aristocratici cumani richiesero
laiuto di erone tiranno di Siracusa: nel 474, nelle acque di Cuma, gli
Etruschi furono per la terza volta sconfitti dai Cumani, col supporto
della flotta siracusana. Con la seconda battaglia di Cuma si determina
una svolta fondamentale nella storia della citt greca, in quanto
sancisce la fine della potenza politica cumana e, con essa, del sistema
di emporia marittimi. Siracusa controllava ormai il Golfo di Napoli e
prese liniziativa in collaborazione con aristocratici Cumani e Ateniesi
della fondazione di Neapolis, affiancata allantica Parthenope. In
seguito, caduta la potenza siracusana alla morte di Ierone (467 a.C.), il
Golfo subir allora linfluenza preponderante di Atene; Neapolis
subentra a Cuma nel ruolo di centro delegato al drenaggio e alla
vendita della ricca produzione cerealicola dellentroterra, destinata
alla crescente richiesta del mercato ateniese; il controllo della pianura
campana passa in mano agli Etruschi.
Cuma fu conquistata, verso il 438 (Diodoro) o verso il 421 (Livio), dai
Sanniti (o Campani), in precedenza sottomessi e relegati nella chora
218
: pur conservando culti e costumi greci, divenne una citt osco-
sabellica; i cittadini sopravvissuti trovarono rifugio in Neapolis. E solo
con la conquista sannitica che si registrano nuovi interventi edilizi: il
pi impegnativo appare linnalzamento della grande opera muraria a
difesa del costone roccioso dellacropoli sul lati N, S ed .
A seguito delle guerre sannitiche, Cuma fu occupata dai Romani e
ottenne la civitas sine suffragio nel 338 a.C.; la citt nel 334 a.C.

218
Il processo di etnogenesi dei Campani si configura, nella tradizione storica, come un atto
costitutivo di fondazione politica, datato da Diodoro Siculo (XII, 31, 1) nel 438, e sancito,
secondo Livio (X, 38, 5-12) da un solenne sacrificio che vincola in un giuramento di sangue il
fiore dellaristocrazia indigena e dellesercito. Laffermazione dellethnos culmina nel 423 a.C.
con la conquista di Capua.

50

stringe unalleanza con Roma che lUrbe non tradir mai e venne poi
sottoposta nel 318 a.C. alla giurisdizione dei praefecti Capuam
Cumas. molto probabile che i Cumani figurassero, come i
Neapolitani, tra i soci navales che assistettero Roma nelle operazioni
nella parte meridionale del golfo nel 310 a.C. Nel corso del III sec.
a.C., nellarea del foro, viene edificato il tempio consacrato
successivamente alla triade capitolina. Durante la seconda guerra
punica, Cuma conserv (diversamente da Capua) la fedelt a Roma,
riuscendo a respingere gli assalti di Annibale (215 a.C); in virt della
sua fedelt, Cuma ottenne dallUrbe il diritto di cittadinanza
municipale nel 211 a.C. Nel II sec. a.C. (come tramandano le fonti,
che stanno trovando le prime conferme archeologiche) ha inizio nel
territorio cumano il nuovo fenomeno dellinsediarsi di villae
dellaristocrazia romana. Nel 180 a.C. i mercanti cumani
conseguirono per concessione del Senato il diritto di servirsi della
lingua latina in luogo dellosco sinora utilizzato negli atti ufficiali e
nelle vendite mediante banditore
219
. Nel 90 a.C. i Cumani divengono
cives romani in base alla lex Iulia. Il territorio flegreo si tiene fuori
dalla guerra sociale, ma fu coinvolto nella successiva guerra civile:
Cuma fu roccaforte di Silla, che a conclusione del conflitto si stabilir
nei pressi della citt, dove trascorrer gli ultimi anni della sua vita.
Dopo la morte di Cesare, tutta la zona sar di nuovo teatro di azioni di
guerra: la citt divenne, allora, una piazzaforte di Ottaviano e, a partire
dal 37 a.C., Agrippa provvide alla creazione di un grande porto
militare (il Portus Julius)
220
, per fronteggiare la flotta di Sesto
Pompeo, e di una serie di percorsi militari in grotta, realizzati tra il 38
e il 36 a.C. dallarchitetto Cocceio. Accanto alle opere militari si diede
avvio ad un vasto programma di restauro, sistemazione e soprattutto
monumentalizzazione della citt, quale si riscontra nellarea del oro

219
Con tale atto si pu dire compiuto il processo di romanizzazione della citt cominciato
gradualmente da tempo e a partire da questo momento la presenza romana incide profondamente
nella forma della citt.
220
Nel 31 a.C., data linadeguatezza del Portus Julius a causa della sua tendenza ad insabbiarsi,
si inizi la costruzione del nuovo porto di Miseno. La nuova citt fu costruita forse su un piccolo
insediamento del territorio cumano preesistente fin dallet arcaica.

51

gi dalla prima meta del sec. a.C. e ancora pi nel corso dellet
giulio-claudia. Rientra, inoltre, in questo programma il rinforzo della
cortina di rivestimento sul lato O dellacropoli, mentre viene curata la
sistemazione dei lati lunghi della piazza del Foro con porticati.
Successivamente viene considerevolmente ampliata la dimensione del
tempio su podio, in cui vengono erette le colossali statue acrolite di
Giove, Giunone e Minerva: il tempio dunque si identifica con il
Capitolium della citt. Sul lato S, poi, viene eretto un tempio
anchesso su podio, al quale forse si riferisce uniscrizione di incerta
provenienza che ricorda il restauro di un tempio di Demetra da parte
della famiglia dei Luccei. Altri grandi edifici pubblici sorsero in
prossimit del Foro: sono in luce oggi le rovine di 3 complessi termali,
rispettivamente a S (edificato gi nel III se. a.C.), ad E (inglobato in
epoca moderna nella c.d. Masseria del Gigante e a N eretto nel
sec. d.C.). Prima ancora che fosse iniziata la sistemazione del Foro o
forse contemporaneamente, si eresse, immediatamente fuori le mura,
lanfiteatro. l programma di monumentalizzazione interess anche le
aree sacre dellacropoli, con una consistente modifica del tempio di
Apollo, come anche del terrazzo gi nel corso del I sec. a.C.; non
meno importante e radicale fu lintervento edilizio anche sul tempio
c.d. di Giove. Accanto al progetto monumentale si affianc certo un
ricco progetto decorativo delle aree pubbliche; di esso fanno parte le
numerose sculture che si conservano al Museo di Napoli.
Alla fine dellet repubblicana la citt fu costituita municipium,
restando tale fino a quando Augusto non vi dedusse una colonia
militare. Durante lmpero Cuma visse un ulteriore momento di
splendore, anche dal punto di vista urbanistico e monumentale, con la
dinastia flavia. sotto Domiziano che si costruisce, per abbreviare la
distanza tra Roma e Pozzuoli, la Via Domitiana nel 95 d.C.
221
; in
occasione di tale opera, fu dato aspetto monumentale al principale
ingresso della citt, quello sul lato E, attraverso il monte Grillo, gi

221
Tale strada romana, evitando il lungo percorso della via Campana, permetteva di raggiungere
dal porto puteolano la via Appia direttamente a Sinuessa.

52

aperto in et greca. Ai margini della Via Domitiana fuori dallarea
urbana, si addensavano, sovrapposte le une alle altre, le piccole
sepolture a incinerazione, in casse di tegola o di blocchi tufacei o in
sarcofagi plumbei e i mausolei e le tombe a camera. In et romana le
strade in citt sono lastricate come la via Domitiana
222
.
In seguito Cuma sub pesantemente le conseguenze della crescita
economica della vicina Puteoli
223
, restando importante solo per la
circostanza che nel suo territorio si trovava Baiae. Sebbene le
testimonianze letterarie presentino Cuma in et imperiale come una
tranquilla citt di marginale, il vasto programma edilizio e levidenza
archeologica in genere mostrano come ancora in pieno II sec. d.C. sia
fiorente e prospera. Il declino si presenta almeno per ora repentino; la
presenza di sepolture tra gli edifici il segno dellabbandono; esso
provocato principalmente da cause naturali: la piana tende a
trasformarsi in palude e fenomeni sismici provocano il crollo dei
grandi monumenti del oro. Sullacropoli, per, i templi di Giove e
diApollo subiscono ancora modifiche trasformandosi in basiliche
paleocristiane, gi nel IV e V sec. d.C.; a questo momento risale
anche, forse, lutilizzo della c.d. grotta della Sibilla da parte dei
cristiani
224
.
Con il crollo dellautorit imperiale e con il sacco di Alarico, lintero
sistema flegreo, dei porti commerciali e di quelli militari, delle ville,
delle citt (ormai divorate dalle calcare
225
), si spense e le paludi
tornarono a dominare sugli stagni e nei porti insabbiati.
Progressivamente spopolata a partire dal IV secolo d.C. per le mutate

222
Lo la via c.d. Sacra che sale ai santuari dellacropoli, lo quella che costeggia il
Capitolium in direzione della Crypta Romana e lo sono le altre finora individuate nella parte
bassa della citt. Parallela alla Domiziana, unaltra strada, in parte simile al tracciato della
moderna via Vecchia Licola a Palombara attraversava la citt in senso N-S e a N era
fiancheggiata da monumenti funerari uno di questi il mausoleo delle teste cerate.
223
La colonia romana fu impiantata nel 194 a.C. sul territorio dellantico epineion cumano di
Dicearchia e divenne famosa soprattutto per il suo porto, in cui si concentrava la maggior parte
del commercio marittimo romano.
224
Insieme con Puteoli e Neapolis, Cuma accoglie una delle prime comunit cristiane della
Campania.
225
Come mostrano gli scavi del Foro di Cuma.

53

condizioni economiche e il diffondersi della malaria
226
, solo durante
let tardo-antica lacropoli ritrover la sua funzione difensiva,
riducendosi ben presto ad una cittadella fortificata. Tutta la zona bassa
verr, invece, progressivamente abbandonata: l, i quartieri periferici
saranno ancora a lungo abitati, mentre nellAlto Medioevo vi sono
soltanto alcune abitazioni rurali isolate.
La citt visse le vicende della guerra fra Goti e Bizantini: fu presa da
Belisario nel 536 e poi conquistata nel 542 da Totila; dopo la
battaglia del 552 e la morte di Totila, Narsete pose dassedio il
castrum cumanum difeso da Aligerno e dopo un anno lo
riconquist
227
. Nel 558 lavio Nonio rasto provvide allopera di
ricostruzione delle porte e delle mura danneggiate dallassedio. orse
proprio con la conclusione delle guerre greco-gotiche, alla fine del VI
sec. d.C., Cuma sembra recuperare una dinamica economica rilevante
attraverso la produzione della calce, testimoniata dalle numerose
calcare che in questo periodo si impiantano presso i maggiori
complessi monumentali ancora emergenti nella citt bassa, innescando
un nuovo processo di frequentazione dellarea. Contesa tra i duchi di
Benevento e di Napoli, Cuma cadde nelle mani del duca longobardo
Romualdo II, fu poi riconquistata dal duca bizantino napoletano
Giovanni nel 717 e, alla fine, assalita e devastata dai Saraceni durante
la terribile incursione del 915, entr in una fase di progressiva e
ineluttabile decadenza. Nel 1205 unarmata napoletana, guidata da
Goffredo di Montefusco, assedi la roccaforte, con i corpi dei martiri
cristiani traslati nel 1207 dalle chiese del castrum nelle chiese
napoletane. Da quel momento il luogo rimase deserto.




226
Un grave terremoto documentato nel 346 d.C.
227
Secondo quanto si pu ricavare dal racconto di uno scrittore anonimo del IV sec. d.C., lo
pseudo-Agathias, Narsete riusc nellimpresa insinuandosi attraverso la cripta e facendone
crollare la volta nel tentativo di forzare lassedio della rocca.


54

CAPITOLO II - IL METODO DI DATAZIONE AL
RADIOCARBONIO (
14
C)










II.1 PREMESSA, STORIA ED EVOLUZIONE DEL METODO

Una tra le principali attivit dellarcheometria
228
la misura dellet
dei materiali, delle strutture e/o dei livelli stratigrafici di ritrovamento
e, quindi, il loro riferimento temporale e la loro collocazione nella
storia, cio la datazione di reperti e/o contesti. In altri termini, si tratta
di ricavare informazioni su periodi storici per i quali non ci sono
documentazioni scritte, imparando a leggere gli indizi lasciati dagli
esseri umani o dagli eventi naturali nei reperti e/o sul territorio.
La datazione di un evento richiede la sua collocazione in una scala
temporale che consenta un ordinamento mediante il quale si possa
precisare se un evento preceda o segua un altro. La scala temporale
pu essere definita con o senza lintroduzione di ununit di misura: si
parler nel primo caso di scala assoluta e, conseguentemente, di
datazione assoluta, mentre nel secondo caso di una scala relativa e,
quindi, di datazione relativa. Tuttavia, accade molto spesso che la
ricerca archeologica e geoarcheologica non riesca a giovarsi di
metodologie di datazione assoluta e che, nonostante ci, possa
produrre risultati significativi, pur utilizzando datazioni relative. Tali
carenze sono dovute principalmente al fatto che gli eventi da datare
non sono talvolta associabili a tracce di fenomeni naturali e in alcuni
casi, anche quando lassociazione esiste, non si individua una

228
Larcheometria definita come lintervento e lapplicazione delle scienze sperimentali,
naturali e tecnologiche alla conoscenza e alla caratterizzazione dei materiali delle opere del
patrimonio culturale e dei loro contesti ambientali di intervento (cfr. CASTELLANO,
MARTINI, SIBILIA 2002, p. 3) o come il complesso delle ricerche scientifiche applicate
allarcheologia e pi generalmente ai beni culturali, basate su metodi di tipo quantitativo cfr.
FRANCOVICH, MANACORDA 2000 (2006), p. 24).

55

grandezza fisica, per definizione misurabile, associata alla traccia
storica.
Molti dei pi importanti sviluppi nella datazione assoluta dopo la
Seconda guerra mondiale sono derivati dalluso di quelli che si
potrebbero chiamare orologi radioattivi, che si basano sul
decadimento radioattivo
229
. Il pi noto dei metodi radioattivi,
nonch uno fra i principali metodi di datazione assoluta, quello del
radiocarbonio o metodo di datazione al
14
C. Pur essendo un metodo di
datazione assoluta, non in grado di produrre risultati autosufficienti,
ma deve avvalersi del concorso di altri metodi di datazione assoluta
(in particolare della dendrocronologia
230
). Esso , tuttavia, un metodo
di notevole importanza nellambito della ricerca archeologica e
ambientale, pur non trascurando applicazioni di altro genere.
Il metodo del
14
C rientra nellambito dei metodi di datazione
radiometrici, cio dei metodi di datazione basati sul fenomeno della
radioattivit naturale
231
e sulla misurazione dei suoi effetti. Tutti i
metodi di datazione radiometrica sono basati sul principio che la
sostanza radioattiva impiega un determinato numero di anni a
trasformarsi in unaltra sostanza che pu essere stabile o a sua volta
radioattiva tale tempo detto tempo di vita media, secondo una
caratteristica costante di decadimento e un caratteristico tempo di
dimezzamento
232
. Ogni nucleo radioattivo ha una vita media precisa
e la misura della concentrazione di un certo numero di nuclei

229
l decadimento radioattivo o disintegrazione la trasformazione spontanea di un atomo
instabile in un altro atomo, che pu essere anchesso radioattivo oppure stabile . Questa
trasformazione si accompagna con lemissione di radiazioni ionizzanti, per cui essi sono
chiamati isotopi radioattivi o anche radioisotopi.
230
il metodo che si basa sullo studio del numero e della qualit degli anelli di accrescimento
del legno,al fine di una datazione molto precisa di oggetti o elementi strutturali in legno
pertinenti a un contesto (cfr. FRANCOVICH, MANACORDA 2000 (2006), p. 108-109).
231
Si definisce radioattivit naturale la propriet dei nuclei atomici di alcuni elementi instabili
di subire trasformazioni spontanee mediante lemissione di particelle subatomiche o di onde
elettromagnetiche estremamente penetranti.
232
l tempo di dimezzamento esprime il tempo alla fine del quale la met degli atomi
radioattivi inizialmente presenti in una sostanza ha subito una trasformazione spontanea oppure
il tempio necessario affinch met degli isotopi radioattivi ha subito un processo di decadimento
radioattivo (SERWAY 1988) o ancora il momento in cui la met degli atomi si disintegrata
(LEUTE 1987, p. 120).

56

radioattivi permette di determinare il tempo trascorso. Sono compresi
in questo gruppo quei metodi che consentono di misurare let di un
campione, determinando la quantit di isotopi che si sono formati in
seguito a reazioni nucleari causate da fenomeni naturali. Di interesse
teorico per la datazione archeologica sono i seguenti isotopi:
14
C,
40
K/
40
Ar, vari isotopi delluranio,
210
Pb,
10
Be,
26
Al,
36
Cl,
41
Ca e molti
altri ancora.

Un elemento formato in uno stato nucleare instabile
(genitore) decade a elementi stabili o ulteriormente instabili (figli) con
emissione di particelle. Misurando la radioattivit o la concentrazione
di radionuclidi
233
, si pu determinare il tempo trascorso. Se la
concentrazione iniziale della sostanza madre sconosciuta,
necessario misurare la concentrazione della sostanza madre insieme a
quella della sostanza figlia.
In generale, un metodo di datazione vanno valutate caratteristiche e
potenzialit: a) il tipo di materiale da datare; b) la quantit necessaria
di campione; c) la portata temporale e la precisione delle datazioni.
Pi nello specifico, nella scelta di radioisotopi da utilizzare nella
datazione di reperti e/o contesi bisogna tenere conto delle seguenti
prescrizioni: a) il tempo di dimezzamento deve essere opportuno
rispetto allet da misurare. Se esso troppo lungo, la concentrazione
dellelemento figlio sar troppo bassa per essere misurata; se esso
troppo corto, lelemento padre instabile sar gi completamente
decaduto; b) il radionuclide si deve distinguere da altri nuclidi presenti
nel reperto alla sua formazione; c) non ci devono essere stati durante
la storia del reperto n perdite della radioisotopo n del prodotto
figlio.
l chimico americano W. Libby , nellimmediato secondo dopoguerra
e pi precisamente nel 1949, ide il metodo di datazione con il
radiocarbonio e pubblic le prime datazioni ottenute con esso; tale
scoperta gli valse il premio Nobel per la chimica nel 1960. Suo grande
merito fu quello di intuire che il
14
C potesse essere prodotto in natura

233
I radioniuclidi sono specie isotopiche con nuclei instabili e, perci, soggette a decadimento
radioattivo.

57

secondo modalit che verific direttamente in laboratorio, traendone
la conseguenza che questo isotopo
234
potesse essere usato per la
datazione di resti di organismi. Egli enunci i fondamenti del metodo
e condusse tutte le ricerche che consentirono di pervenire in breve
tempo alla verifica mediante la datazione di reperti archeologici di et
note. Nel corso della Seconda guerra mondiale egli era stato uno degli
scienziati che avevano studiato le radiazioni cosmiche, le particelle
sub-atomiche che continuamente bombardano la Terra, producendo
neutroni ad alta energia. Questi neutroni reagiscono con gli atomi di
azoto dellatmosfera producendo atomi di carbonio-14 (
14
C), o
radiocarbonio, che sono instabili poich possiedono 8 neutroni nel
nucleo invece dei 6 del carbonio-12 ordinario (
12
C). Tale instabilit
determina il decadimento radioattivo del
14
C a un ritmo regolare;
Libby determin che erano necessari 5568 anni affinch decadesse la
met del
14
C contenuto in un campione il cosiddetto tempo
didimezzamento , mentre le ricerche pi moderne indicano un pi
preciso valore del tempo di dimezzamento in 5730 anni. Libby si rese
conto che il decadimento del radiocarbonio ad un ritmo costante
doveva essere compensato da una sua produzione costante per opera
delle radiazioni cosmiche, e che quindi la concentrazione percentuale
di
14
C nellatmosfera doveva rimanere costante nel tempo.
Inoltre,questa concentrazione costante di radiocarbonio nellatmosfera
si trasferisce uniformemente in tutti gli organismi viventi attraverso
lanidride carbonica CO
2
). Le piante assorbono continuamente CO
2

durante la fotosintesi; esse vengono poi consumate dagli animali
erbivori, che a loro volta vengono mangiati dai carnivori. Solo quando
una pianta o un animale muoiono viene a cessare lassunzione di
14
C,
e la concentrazione di radiocarbonio, prima costante, comincia a
diminuire per effetto del decadimento radioattivo. Cos Libby si rese

234
l termine isotopo
5
deriva dal greco + stesso posto e indica le diverse specie
atomiche di uno stesso elemento che hanno uguale numero di protoni,

ma diverso numero di
neutroni (N). Di conseguenza, hanno lo stesso numero atomico (Z), ma un diverso numero di
massa (A) e, pertanto, presentano massa differente. Gli isotopi di uno stesso elemento
posseggono, quindi, propriet chimiche simili, in ragione dello stesso numero di protoni, ma
propriet fisiche diverse, in ragione della massa differente. Tutti gli elementi (tranne 12) esistono
in almeno due forme isotopiche.

58

conto che, conoscendo il ritmo (la velocit) di decadimento del
14
C
(detto attivit del
14
C), misurando la quantit di radiocarbonio rimasta
nel campione si poteva determinare let di un tessuto vegetale o di un
animale morto
235
. Il grande risultato raggiunto da Libby fu laver
messo a punto un preciso sistema di misurazione: egli scopr che ogni
atomo di
14
C durante il processo di decadimento emette particelle
(beta), che egli riusc a contare con un contatore Geiger.
Un progresso significativo rispetto ai metodi tradizionali stato fatto,
tra la fine degli anni 70 e gli inizi degli anni 80 del 900, con
lintroduzione in alcuni laboratori di speciali contatori a gas capaci di
misurare campioni piccoli. Applicando tale metodo tradizionale era
necessario disporre di circa 5 g di carbonio, ottenuti da un processo di
purificazione; ci significa che occorreva disporre di campioni di circa
10-20 g di legno o di carbone o di 100-200 g di ossa.
Molti laboratori hanno oggi adottato un metodo ancora pi raffinato,
la spettrometria di massa con acceleratore (accelerator mass
spectrometry, AMS), che permette di usare campioni ancora pi
piccoli. LAMS , infatti, capace di contare direttamente tutti gli atomi
di
14
C, prescindendo del tutto dalla loro radioattivit; il campione
minimo richiesto dellordine di 5-10 mg, e ci rende possibile il
campionamento e la datazione diretta di materiali organici preziosi.
noltre, larco di tempo coperto dalla datazione con il metodo del
radiocarbonio mediante lAMS pu teoricamente estendersi a ritroso
nel tempo fino a 80.000 anni fa; nella pratica si arriva a 50.000-60.000
anni fa.













235
LIBBY 1952, AITKEN 1974.

59

II.2 PRINCIPI FISICI E IPOTESI FONDAMENTALI DEL
METODO



Il metodo applicabile ai materiali contenenti carbonio
236
, che
lelemento costituente fondamentale di ogni sostanza organica, e pu
essere impiegato in qualsiasi condizione climatica. La datazione
possibile arriva oggi fino a 50.000-60.000 anni; le datazioni relative
agli ultimi 300/400 anni sono, per, imprecise a causa di variazioni
della concentrazione del
14
C. La tecnica si basa sulla misura della
concentrazione di
14
C in un reperto e il calcolo dellet avviene
confrontando questa concentrazione con quella del campione al
momento della sua formazione, in rapporto al C esistente nella CO
2

dellatmosfera. Quindi, per determinare let deve essere misurata
lattuale concentrazione di
14
C, supposto che la concentrazione iniziale
conosciuta. Va tenuto naturalmente presente che le materie
carboniose possono essere state contaminate da composti di carbonio
di formazione secondaria, che vanno eliminati prima di procedere
allanalisi.
n natura latomo carbonio C esiste in pi forme e ha 3 isotopi:
carbonio-12 (
12
C), carbonio-13 (
13
C)

e carbonio-14 (
14
C)
237
. Il
carbonio presente nellatmosfera come anidride carbonica CO
2
). In
ogni campione di carbonio il 98,9% degli atomi del tipo
12
C
238
,
mentre l1,1% del tipo
13
C
239
; solo un atomo su un milione di
milioni di atomi di carbonio un isotopo del tipo
14
C
240
.
Il carbonio-14 un isotopo radioattivo che si forma nello strato

236
Il metodo consente, in linea di principio, di datare: tessuti organici, carbone di legno, legno,
resti vegetali umani e animali, corallo, conchiglie, paglia, semi, avorio e anidride carbonica
intrappolata nei ghiacci.
237
I numeri corrispondono al peso atomico (Z) di questi isotopi, cio al numero dei protoni (le
particelle con carica positiva presenti in un atomo), che utile per conoscere le propriet
chimiche.
238
Gli atomi di
12
C presentano 6 protoni e 6 neutroni nel nucleo e sono, pertanto, nuclearmente
stabili.
239
Gli atomi di
13
C presentano 6 protoni e 7 neutroni nel nucleo e sono nuclearmente stabili.
240
Gli atomi di
14
C presentano 6 protoni e 8 neutroni nel nucleo e sono, quindi, nuclearmente
instabili e radioattivi.

60

superiore dellatmosfera in seguito al bombardamento tra neutroni n)
termici o di bassa energia
241
, e nuclidi di azoto (
14
N)
242
. Essendo un
atomo instabile, poich contiene un eccesso di neutroni, decade
emettendo deboli radiazioni beta verso lisotopo dellazoto
14
N.
Lequazione che rappresenta queste reazioni nucleari la seguente:
14
N + n
14
C + p
dove p il protone prodotto dalla reazione nucleare.
Come per tutti i tipi di decadimento radioattivo, questo processo
avviene con una velocit costante e indipendente dalle condizioni
ambientali. In seguito gli atomi di
14
C cos formati reagiscono con
lossigeno atmosferico o partecipano a reazioni di scambio con gli
isotopi stabili del carbonio che costituiscono le molecole di monossido
di carbonio (CO) o anidride carbonica (CO
2
). Il prodotto di tali
reazioni la formazione di
14
CO
2
, che si mescola uniformemente con
la normale CO
2
atmosferica ed entra a far parte del principale
serbatoio di scambio degli esseri viventi i quali assumono, in vita,
tutto il carbonio che costituisce i loro tessuti dalla CO
2
atmosferica. Il
processo di assimilazione diretto per le piante verdi attraverso la
fotosintesi clorofilliana; indiretto per tutti gli altri organismi che di
esse si nutrono, quali gli animali che mangiano le piante e gli esseri
umani che mangiano sia le piante che gli animali. In tal modo, il
14
C
prodotto diventa un componente della biosfera. Inoltre, poich per i
noti processi di diffusione, la CO
2
entra a far parte abbastanza pi
lentamente degli oceani come carbonato disciolto, il carbonio-14
diventa un componente anche dellidrosfera afferendo a un serbatoio
di scambio di carbonio per gli esseri viventi che utilizzano il carbonio
disciolto: lo si ritrova quindi nelle conchiglie e nei depositi calcarei.
Lipotesi fondamentale di Libby era che la concentrazione di
14
C

241
I neutroni sono originati in seguito alla collisione dei raggi cosmici, provenienti in parte dal
Sole, con atomi e molecole presenti nellatmosfera.
242
Gli atomi di
14
N sono abbondantemente presenti nellatmosfera (99,6% del complesso
isotopico dellazoto atmosferico, possiedono 7 protoni e 7 neutroni e, perci, sono nuclearmente
stabili.

61

nellatmosfera costituisse una costante nel tempo e che essa avesse il
medesimo valore grazie alla fotosintesi in tutta la biosfera come
nellatmosfera. Gli organismi viventi durante il loro ciclo di vita
mantengono la quantit di
14
C in rapporto fisso e pari (almeno in
prima approssimazione) al valore presente nella sua riserva di
radiocarbonio, poich vi una situazione di equilibrio dinamico tra il
decadimento radioattivo o il rilascio per effetto dei processi biologici e
il rifornimento di carbonio-14 da parte dellatmosfera, per i vegetali, o
attraverso la dieta, per gli organismi viventi. Con il sopraggiungere
della morte dellorganismo, si interrompe il ciclo di scambio e gli
organismi rimangono con la quantit di radiocarbonio presente al
momento della morte. Da quel momento la concentrazione di
carbonio-14, non essendo pi rinnovata, comincia a diminuire per
decadimento radioattivo, con progressione conosciuta (tempo di
dimezzamento (t ) = 5730 anni), secondo la seguente reazione:
14
C
14
N + e

+
e

dove
e
il neutrino prodotto dalla disintegrazione radioattiva, e
seguendo la legge esponenziale di decadimento radioattivo:
N(t) = N
0
e
-t

dove viene detta costante di decadimento radioattivo. n particolare,
dopo un tempo (t
1/2
= 5.730 40 anni), detto tempo di dimezzamento,
la concentrazione di radiocarbonio risulta pari alla met del suo valore
iniziale. Dalla legge di decadimento radioattivo deriva, quindi, che la
misura della concentrazione N(t) di radiocarbonio presente in un
campione al tempo t, una volta noto il valore N
0
, consente di ricavare
il tempo t trascorso dallistante in cui lorganismo ha cessato gli
scambi con il suo serbatoio di radiocarbonio:
t (1/)

ln [ N (t) / N
0
]
Il punto di partenza della datazione , quindi, la presenza, in quantit
che possiamo in prima approssimazione assumere costante, nei diversi
serbatoi di scambio degli esseri viventi. Il secondo punto che il
14
C
62

un isotopo radioattivo; la sua reazione di decadimento :
C
14
C
14
N +

+

con vita media 8267 anni
dove

lelettrone prodotto e

lantineutrino prodotto.
Con la morte dellorganismo cessa il rifornimento e lunico processo
attivo il decadimento. La concentrazione di
14
C dellorganismo
diminuisce nel tempo con legge esponenziale. Laffidabilit del
metodo poggia su dei presupposti, alcuni dei quali erano chiari allo
stesso Libby:
1. uniforme distribuzione spaziale del
14
C nellatmosfera;
2. uguale concentrazione di
14
C nelle acque terrestri, nelle quali
lanidride carbonica entra in soluzione;
3. concentrazione di
14
C costante nel passato e uguale allattuale
valore;
4. esatta conoscenza della velocit di decadimento del
14
C;
5. origine atmosferica del carbonio negli esseri viventi;
6. assenza di frazionamento isotopico
243
in modo che la
composizione isotopica del carbonio degli organismi viventi sia
in equilibrio con quella della CO
2
atmosferica;

7. dallistante della morte di un organismo, la materia di cui
composto non scambia pi con la biosfera e non esistono altri
meccanismi di formazione, assunzione o cessione di
14
C;
8. integrit isotopica del campione, cio assenza da esso di carbonio
estraneo.
A tali presupposti ne vanno aggiunti altri due, anchessi di importanza
fondamentale:

243
Il frazionamento isotopico la deviazione dalla distribuzione isotopica naturale di
quellelemento dovuta a cause biogeochimiche naturali o artificiali, a seguito di scambi
metabolici nellambito dei cicli vitali fotosintesi clorofilliana, respirazione, cicli alimentari.

63

a) costanza della concentrazione di
14
C nellatmosfera durante tutto
il periodo interessabile dalla datazione (almeno 50.000-60.000
anni);
b) equilibrio tra la concentrazione di
14
C di un organismo vivente e
quella atmosferica.
La concentrazione di
14
C rispetto a quella del carbonio totale, dopo la
morte dellorganismo t 0 segue quindi landamento temporale:
[
14
C]
t
= [
14
C]
0
e
-t/


dove [
14
C]
t
la concentrazione attuale di
14
C presente nel reperto;
[
14
C]
0
il contenuto di
14
C al momento della morte; la vita media
del
14
C; e la base dei logaritmi naturali (e = 2,718) e t il tempo
trascorso dalla morte dellorganismo detto anche et del
radiocarbonio convenzionale.
Dallequazione precedente si ricava questa:
t
rC
ln [
14
C]
0
/ [
14
C]
t
)
Dunque, let radiocarbonica detta anche radiocarbon age e
indicata in equazione con t
rC
) si calcola moltiplicando la vita media
del
14
C per il logaritmo naturale ln del rapporto tra la
concentrazione di radiocarbonio presente al momento della morte
dellorganismo [
14
C]
0
) e quella presente ottenuta dalla misurazione in
laboratorio.
Tutte le datazioni convenzionali si esprimono in years BP before
present, hanno come riferimento il valore C
0
*
, detto anche Modern
reference Standard, e sono rapportate al 1950 (anno relativo allo
standard, che rappresenta lanno zero per gli studiosi del
radiocarbonio. Naturalmente tutti i laboratori sono dotati del campione
di riferimento. Se, invece, vogliamo conoscere la data riferita
allindicazione del tempo in anni prima di Cristo .C., bisogna
effettuare la seguente sottrazione:
64

1950 anno
BP
= anno
B.C.
Inoltre, per motivi storici, si assume convenzionalmente (per la
determinazione del radiocarbon age) che la vita media del
14
C
8033 anni, legata al tempo di dimezzamento (t
1/2
) che 5730 40 anni

244
. Tuttavia, le et convenzionali sono, per accordo generale, calcolate
con il valore trovato da Libby, e cio 5568 30 anni
245
.
Let radiocarbonica ottenuta risolvendo lequazione non coincide
con la migliore stima del tempo passato fino ad oggi dalla morte
dellorganismo cui apparteneva il reperto datato. Questo non solo
perch la vita media convenzionale non corretta, ma anche perch
non sono corrette i presupposti su cui si basa tale metodo. Perci,
occorre applicare delle correzioni per passare dalla radiocarbon age
alla migliore stima effettiva della datazione.
Per determinare let di un campione archeologico, o pi precisamente
il tempo durante il quale avvenuta la diminuzione della
concentrazione di
14
C delle sue parti organiche, la sua concentrazione
attuale deve essere confrontata con quella di un organismo vivente.
Per questultima disponibile una misura standard fornita dal
National Bureau of Standards negli Stati Uniti.








II.3 PROBLEMATICHE CONNESSE CON LA DATAZIONE AL
RADIOCARBONIO

Nonostante lenorme successo e il forte seguito che il metodo ha
avuto, sono state, tuttavia, registrate alcune imprecisioni dovute

244
GODWIN 1962.
245
Molti laboratori continuano ad usare, per comodit di confronto con le stime antecedenti il
1961, il periodo di dimezzamento di Libby. pertanto utile ricordare che possibile ottenere la
datazione secondo il valore corretto della semivit del
14
C moltiplicando per un coefficiente pari
a 1,03.

65

allerroneit o alla parziale inesattezza di alcuni dei presupposti
fondamentali espressi dal Libby. Il primo assunto dello scienziato
affermava che la concentrazione di carbonio-14 costante al variare
del luogo; tale ipotesi non si rivelata del tutto inesatta. Infatti, anche
se la produzione di
14
C indotta dai raggi cosmici varia con la latitudine
fra poli ed equatore
246
, tali variazioni vengono compensate dai flussi
atmosferici che rimescolano completamente laria intorno alla Terra in
tempi brevi nellordine di qualche anno rispetto al tempo di
decadimento del
14
C (5730 o 5568 anni circa). Pertanto, da questo
punto di vista, lassunzione di costanza della concentrazione iniziale
di
14
C rispetto al luogo di origine del reperto si pu considerare del
tutto corretta.
Volendo, poi, confutare un secondo presupposto del Libby, bisogna
tenere presente che, a causa della lentezza degli scambi tra acque
superficiali e acque profonde, nel mare e nella biosfera associata, la
concentrazione di
14
C minore rispetto a quella dellatmosfera. Le
acque fluviali e di bacini lacustri calcarei presentano anidride
carbonica in soluzione minore, a causa della dissoluzione del
carbonato di calcio; lo stesso vale per gli organismi che vivono in
questi ambienti. Pertanto, lassunto secondo il quale uguale la
concentrazione di
14
C nelle acque terrestri, nelle quali lanidride
carbonica entra in soluzione deve considerarsi errato.
Lipotesi di base di Libby, secondo la quale la concentrazione di
14
C
costante nel passato e uguale allattuale valore, non si pu considerare
del tutto corretta. Infatti, oggi alcuni studi hanno dimostrato che il
tasso di produzione dellisotopo
14
C non stato sempre lo stesso nel
corso dei secoli, ma variato nel corso del tempo. Tale evidenza
deriva dellaver appurato che le radiazioni cosmiche, che inducono la
formazione di radiocarbonio, non sono state costanti nel tempo
247
.

246
Le variazioni nella produzione di
14
C indotta dai raggi cosmici al variare della latitudine
dipende dalle variazioni del campo magnetico terrestre; in virt di ci, la produzione di
14
C sar
maggiore ai poli e minore allequatore.
247
Lattivit delle macchie solari soggetta a cicli che a loro volta modulano il flusso dei raggi
cosmici che investono la Terra, variando, in tal modo, anche il ritmo di produzione di
14
C.

66

Tuttavia, i cicli solari sono molto brevi se messi in relazione col
tempo di dimezzamento del carbonio-14; inoltre, la concentrazione
preesistente funge da serbatoio nei periodi di minore irraggiamento
cosmico: pertanto, la modulazione temporale nella produzione di
14
C
in atmosfera determinata da queste cause si attenua di molto. Per altri
versi, le variazioni della concentrazione del radiocarbonio in
atmosfera sono dipese da fenomeni naturali (variazioni del campo
magnetico terrestre
248


e grandi eruzioni vulcaniche, che hanno
liberato ingenti quantit di carboni fossili), ma anche da attivit
antropiche. La combustione di grandi quantit di carbonio fossile
carbone, gas, petrolio in atmosfera, dallinizio
dellindustrializzazione, essendo questi combustibili praticamente
privi di radiocarbonio a causa della loro et, ha comportato un
incremento di
12
CO
2
e, quindi, un abbassamento della concentrazione
di
14
C nellatmosfera. noltre, la produzione di grandi quantit di
isotopi radioattivi, a seguito degli esperimenti nucleari e di incidenti in
centrali elettriche, intorno al 1960, ha ulteriormente innalzato tale
concentrazione. Altra motivazione da considerare come influente sulle
variazioni della concentrazione di
14
C

nellatmosfera il fatto che gli
scambi di CO
2
fra latmosfera e gli altri serbatoi idrosfera e biosfera
sono regolati da un meccanismo di feed-back sensibile ai cambiamenti
climatici
249
.
Prendiamo ora in esame un altro assunto fondamentale del metodo del
radiocarbonio enunciato da Libby: questo sosteneva lassenza di
frazionamento isotopico, in modo che la composizione isotopica del
carbonio degli organismi viventi sia in equilibrio con quella della CO
2

atmosferica. Anche tale ipotesi si rivelata inesatta: infatti, si
osservato come la differenza tra la concentrazione di
14
C di un
organismo e quella del serbatoio dovuta solo e unicamente al
frazionamento isotopico, il cui fattore pu essere determinato, per

248
Il campo magnetico terrestre agisce da schermo e devia la maggior parte dei raggi cosmici.
249
I cambiamenti di temperatura influiscono fortemente, in maniera non periodica, sui
coefficienti di diffusione e di scambio fra i serbatoi. Loceano rilascia CO2 quando la
temperatura aumenta; lintero equilibrio si sposta e il contenuto atmosferico di CO2, e quindi di
14
C, viene alterato.

67

ogni sistema vivente, dallanalisi del
13
C. In base a tale risultato, si
pu assumere che la concentrazione di
14
C di un sistema vivente sia
del tutto nota se lo quella del serbatoio.
Qualunque sia la tecnica utilizzata, dopo avere effettuato la misura
non possediamo, per, ancora i dati finali a causa del frazionamento
isotopico. Tale fenomeno consiste in una deviazione dalla
distribuzione isotopica naturale di un certo elemento dovuta a
processi chimico-fisici, a seguito di scambi metabolici nellambito
dei cicli vitali (fotosintesi clorofilliana, respirazione, cicli alimentari) e
nel passaggio da un composto allaltro. Si tratta, cio, di separazione,
o almeno di arricchimento e impoverimento, dei diversi isotopi del
medesimo elemento, a seconda della massa atomica
250
. Nel caso del
carbonio le cause del frazionamento sono da ricondursi a reazioni di
scambio isotopico fra due o pi fasi coesistenti e a processi di natura
cinetica (un esempio la tendenza, da parte della materia vegetale, a
concentrare lisotopo leggero
12
C nella fotosintesi clorofilliana).
Si era inizialmente ipotizzato che la
14
CO
2
venisse assorbita e
scambiata dalle piante nellatmosfera con lo stesso tasso della CO
2

normale. Ma, poich ci non del tutto vero,
251
stato necessario
introdurre una correzione dopo la misurazione diretta o indiretta della
concentrazione. Nel caso della datazione la conoscenza dellentit del
frazionamento, in relazione allisotopo
14
C, di rilevante importanza
nel concetto di et convenzionale, la quale non solo viene riferita
allo Standard Moderno, ma anche a una precisa composizione
isotopica, che quella convenzionale del legno medio. Ci significa
che lattivit specifica o la concentrazione misurata per un certo
campione deve essere normalizzata al valore che essa avrebbe se il
suo rapporto
14
C/
12
C fosse quello del legno medio, cio (
14
C/
12
C)
w
.

250
Il numero di massa atomica uguale al numero dei protoni (o numero atonico, indicato con
Z) sommato al numero dei neutroni (indicato con N).
251
Nelle piante terrestri i rapporti
13
C/
12
C e
14
C/
14
C sono pi bassi di quelli relativi alla CO2
atmosferica, per cui le piante mostrano unet apparente, rispetto allatmosfera, dipendente
dallentit del frazionamento che si aggira, in media, intorno ai 200 anni.

68

Una tale operazione richiede, pertanto, di fissare un valore
convenzionale del frazionamento per il legno medio e determinare, per
ogni campione, il fattore di frazionamento isotopico.
Ovviamente, il secondo passo non eseguibile per un campione
morto, essendo il rapporto
14
C/
12
C diminuito in funzione dellet.
Tuttavia, loperazione eseguibile facendo ricorso allisotopo stabile
13
C, la cui concentrazione in reperto indipendente dalla sua et.
diventata ormai una convenzione non dare il risultato sperimentale
diretto dello spettrometro di massa, che sarebbe il rapporto isotopico
252

13
C/
12
C, ma in termini di valori , che esprimono le
deviazioni, da un materiale di riferimento (standard
internazionale):
(
13
C/
12
C) campione

13
C = 1
(
13
C/
12
C) valore standard
normalmente in per milione. l materiale standard una
belemnite americana (PDB-standard)
253
.

In conclusione, sebbene esistano teorie quantitative per calcolare le
varie influenze sulla concentrazione atmosferica di radiocarbonio nel
passato, necessario effettuare una calibrazione dall et
radiocarbonica all et reale. Ci avviene applicando delle
correzioni che permettano di arrivare alla determinazione finale
dellet effettiva, che sar espressa come una vera e propria data in
anni calendariali reali). La correzione di tali datazioni ottenute con il
radiocarbonio venuta dalla dendrocronologia, utilizzata, oltre che
come metodo di datazione a se stante
254
, anche per calibrare le

252
Il rapporto isotopico rappresenta il quoziente tra i due isotopi di uno stesso elemento, in
questo caso del carbonio.
253
CRAIG 1957.
254
La dendrocronologia un metodo di datazione assoluta utilizzato per datare il legno di un
albero vivente o il legno archeologico (cio oggetti o elementi strutturali in legno pertinenti a un
contesto). Esso si basa sullo studio del numero e della qualit degli anelli di accrescimento
annuale del legno. OLCESE 2000 (2006), pp. 108-109. I cambiamenti di temperatura influiscono
fortemente, in maniera non periodica, sui coefficienti di diffusione e di scambio fra i serbatoi.

69

datazioni ottenute con il
14
C
255
. Si sono introdotti, quindi, alcuni
fattori di correzione e si sono elaborate delle tabelle cronologiche
256
.
Tale metodo di datazione permette, attraverso anche la misurazione
del
14
C contenuto negli anelli di accrescimento di tronchi dalberi
(corrispondente alla concentrazione di
14
C in atmosfera in un
determinato anno), di ricostruire la quantit di
14
C atmosferico nel
corso del tempo e le sue periodiche oscillazioni.
Gli scienziati sono riusciti a rappresentare le et determinate con il
carbonio-14 in funzione di quelle ottenute con la dendrocronologia
(espresse in anni di calendario) e hanno, cos, costruito curve di
calibrazione, le quali permettono agli archeologi di calibrare una data
al radiocarbonio traducendola in anni di calendario. stato lo
spostamento allindietro di molte date che ha condotto alla cosiddetta
seconda rivoluzione del radiocarbonio, cui si gi accennato.
Recentemente il confronto di datazioni ottenute col metodo del
14
C
con datazioni molto precise ottenute col metodo delluranio-piombo
257
da campioni presi dalle antiche barriere coralline vicine alle
Barbados ha prodotto una curva di calibrazione per il radiocarbonio
che va dal 9.000 BP circa (il limite della calibrazione
dendrocronologica) fino al 40.000 BP. La curva di calibrazione
(INTCAL98) recentemente elaborata da M. Stuiver et alii
258
combina
i dati disponibili col metodo della dendrocronologia, i coralli datati col
metodo delluranio-torio e i sedimenti marini datati col metodo delle
varve
259
; in questo modo la curva spazia dal 24.000 a 0 BP. Anche
lanalisi della stratificazione dei ghiacciai permette di stabilire il

Loceano rilascia CO2 quando la temperatura aumenta; lintero equilibrio si sposta e il contenuto
atmosferico di CO2, e quindi di
14
C, viene alterato.
255
La dendrocronologia un metodo di datazione assoluta utilizzato per datare il legno di un
albero vivente o il legno archeologico (cio oggetti o elementi strutturali in legno pertinenti a un
contesto). Esso si basa sullo studio del numero e della qualit degli anelli di accrescimento
annuale del legno. Cfr. OLCESE 2000 (2006), pp. 108-109.
256
DAMON et ALII 1966.
257
l metodo delluranio-piombo, anche detto della serie uranio-torio-piombo, si basa sul
decadimento radioattivo delluranio in piombo e sul confronto tra la radioattivit delluranio e
quella dei suoi discendenti. Tale tecnica copre il periodo che va da 500.000 a 50.000 anni fa,
superando quindi la portata temporale del radiocarbonio.

Cfr. OLCESE 2002 (2006), pp. 107.
258
STUIVER, REIMER 1993.

70

contenuto dellanidride carbonica contenuta nellatmosfera del
passato, ricostruendo una sequenza cronologica che si riferisce fino a
50.000/60.000 anni fa. Ancor pi di recente sono state elaborate,
nellambito di un programma internazionale, le curve di calibrazione
per campioni atmosferici e per organismi marini INTCAL04
260
.
Diversi software di analisi sono oramai disponibili per la conversione
delle datazioni convenzionali al radiocarbonio in anni di calendario
quali Oxcal
261
, Calib, CalibETH, alcuni dei quali contengono
avanzate routine di calcolo per lanalisi dei dati.










II.4 RICOSTRUZIONE DELLA STORIA DELLA
CONCENTRAZIONE DI
14
C NELLATMOSFERA



Riconsideriamo ora il principio fisico alla base della datazione
secondo il quale un qualsiasi organismo sia vissuto in equilibrio di
scambio con unatmosfera in cui la concentrazione di
14
C sia stata
costante. Si supponga, inoltre, che la concentrazione di carbonio-14 di
un certo organismo, durante la sua vita, sia pari a quella di un
campione attuale. Da queste considerazioni si evince limportanza
della costanza della concentrazione iniziale di
14
C e, in ogni caso,
della conoscenza del suo valore. Si pu, inoltre, facilmente dedurre
come la costanza della velocit di produzione sia elemento essenziale
per la costanza della concentrazione e quindi per una corretta
datazione
262
. Ancora, possiamo desumere lesistenza, nel passato, di

259
Il termine svedese varv significa deposito ed indica lo strato di sedimento che si forma
annualmente per il ritiro dei ghiacciai nei laghi temporanei. Gli strati variano di anno in anno a
seconda del clima e possono, tramite misurazioni e confronti, essere messi in sequenza,
costituendo uno strumento di datazione. Cfr. OLCESE 2002 (2006), pp. 110.
260
REIMER et ALII 2004.
261
BRONK RAMSEY 2001.
262
In merito, importante sottolineare come la costanza della velocit di produzione assicura,
praticamente, una conseguente costanza di concentrazione di
14
C soltanto dopo circa 50.000 anni


71

variazioni contenute della velocit di produzione, e quindi della
concentrazione, di
14
C. Possiamo facilmente comprendere quale ruolo
giochi, sulla costanza della concentrazione di
14
C, la costanza della
velocit di produzione di tale isotopo. Questa, a sua volta, legata a
fenomeni naturali la cui costanza non pu essere assunta in modo
fideistico. suggerita, pertanto, lesistenza nel passato, di variazioni
contenute della velocit di produzione, e quindi della concentrazione,
di
14
C.
Gi nel 1958 De Vries mise in evidenza che la concentrazione di
radiocarbonio nel 1700 e nel 1500 era stato di circa il 2% pi alta di
quella del XIX secolo e attribu le variazioni a eventi di carattere
climatico. Ricerche tendenti a determinar la concentrazione di
14
C nel
passato si diffusero rapidamente e si giunse nel 1959, ad appurare che
le datazioni al radiocarbonio di reperti provenienti dallgitto e
appartenenti al III millennio a.C., per attribuzione storicamente certa,
risultarono pi giovani di alcune centinaia di anni.
n questo contesto emerse la necessit di individuare archivi di
14
C,
cio materiali che conservassero traccia della concentrazione di
14
C
nellatmosfera, dei quali fosse nota let. Tali archivi furono
individuati negli anelli degli alberi, i quali scambiano con latmosfera
soltanto nellanno in cui si formano. Una volta formati non sono pi in
grado di scambiare con il serbatoio atmosferico e, pertanto, la
concentrazione di radiocarbonio decade secondo la nota legge
esponenziale. Ne segue che la misura attuale della concentrazione di
14
C di un anello consente di risalire a quella dellanno in cui si
formato se di esso si conosce let; di ci si occupa la
dendrocronologia. Utilizzando prevalentemente alberi di lunga vita
(Pinus Aristata, Sequoia Gigantea e querce), attualmente si dispone di
una serie continua di anelli che va dal presente a circa 12.000 anni fa.
Su tale serie sono state eseguite misurazioni di
14
C e di esse, essendo
nota let, si determinata la concentrazione di carbonio-14 nellanno

trascorsi dallinizio del processo. Cfr. S. MPROTA 2002, pp. 30-34.

72

della formazione dellanello.
Losservazione dellintera sequenza temporale ricostruita tramite la
dendrocronologia ha permesso di osservare delle variazioni di
14
C, che
possono essere riguardate come la sovrapposizione di una componente
a lungo termine e di variazioni molto rapide. Negli anni 70 vi fu un
lungo dibattito tra coloro che sostenevano che le variazioni rapide (le
cosiddette wiggles) fossero effetti di fluttuazioni casuali e coloro che
ritenevano, invece, che esse fossero legate a cause ben precise. La
seconda ipotesi si rivel quella corretta: lidea che si affermata nel
panorama internazionale quella secondo la quale i raggi cosmici
galattici, entrando nel sistema solare, subiscono deviazioni in
dipendenza del vento solare e, in vicinanza della Terra, del campo
magnetico terrestre. In tal modo, viene alterato il flusso dei raggi
cosmici che investe la Terra e, di conseguenza, la velocit di
produzione di
14
C. per quanto riguarda le wiggles, esse sono
prevalentemente attribuibili alle variazioni dellattivit solare che
modula il flusso dei raggi cosmici. Variazioni climatiche a lungo
periodo (per esempio quelle che hanno fatto seguito alla fine
dellultima era glaciale) possono aver alterato gli equilibri interni al
sistema Terra e avere anchesse contribuito alla variazione di
concentrazione di
14
C atmosferico.
Negli anni recenti le analisi relative ai giacimenti marini si sono
intensificate. Ci dovuto al rinnovato interesse per i materiali
marini, interesse che si prevalentemente manifestato a partire dai
primi anni 90, dopo che sono stati sottoposti alla comunit
internazionale risultati di misurazioni congiunte eseguite su coralli,
con i metodi del
14
C e delluranio-torio (U/Th). In tal modo, tenendo
conto delle relazioni tra la concentrazione di carbonio-14 tra
atmosfera e strato superficiale delloceano, stata ottenuta una
estensione temporale della sequenza cronologica del
14
C atmosferico
fino a circa 22.000 anni dal presente (1993)
263
.

263
STUIVER, REIMER 1993.

73

Nel 1998 la comunit internazionale, seguendo le indicazioni emerse
nel corso della XVI Conferenza Internazionale tenuta a Groningen
lanno precedente, ha dato il suo avvallo allestensione della curva di
variazione del
14
C in atmosfera fino a 24.000 anni BP. Si tratta di una
curva che unimplementazione e un miglioramento di quella del
1993, che presenta, per, gradi diversi di affidabilit a seconda del
numero e delle caratteristiche di misure disponibili per i vari periodi.
Le attivit delluomo, in tempi recenti, hanno influenzato la
concentrazione naturale di
14
C atmosferico in modo significativo,
sebbene le alterazioni non interessino praticamente la datazione di
reperti. La prima di tali disturbanze va sotto il nome di effetto
Suess: a partire dalla seconda met del secolo, con lavvento
della Rivoluzione ndustriale, luomo ha immesso nellatmosfera
grandi quantit di
12
CO
2
, attraverso la combustione di carbone fossile
e di petrolio (sostanze organiche di et talmente elevate da non
contenere alcuna traccia di
14
C). Ci ha prodotto una diluizione della
14
CO
2
, facendo diminuire il rapporto
14
C/
12
C nei vari serbatoi, con il
risultato che materiali recenti mostravano unet apparente di qualche
centinaio di anni, perch impoveriti allorigine di
14
C. Questo effetto
ha causato un consistente abbassamento della concentrazione di
radiocarbonio in atmosfera, negli altri serbatoi e in tutti gli organismi
in equilibrio.
Con il 1954 inizi lera degli esperimenti termonucleari in atmosfera
che ebbe culmine intorno ai primi anni 60 grosso modo nel 1963;
successivamente i test nucleari furono soltanto sotterranei. Il risultato
degli esperimenti, detto omb Spike, fu una notevole crescita della
concentrazione di
14
C in atmosfera. Infatti, i processi di fissione e
fusione nucleare liberano una grande quantit di neutroni i quali,
interagendo con lazoto
14
N), producono una notevole quantit di
radiocarbonio, che si andata a sommare alla precedente. Ci ha
comportato che materiali antichi risultassero pi recenti alle analisi
effettuate. Dopo il 1963 il tasso di
14
C in atmosfera nuovamente
diminuito per avvicinarsi ai valori attuali, che sono prossimi a quelli

74

che si misuravano prima delle esplosioni nucleari.








II.5 TECNICHE DI MISURAZIONE: I METODI DEL
RADIOCARBONIO CONVENZIONALE E DELLA
SPETTROMETRIA DI MASSA CON ACCELLERATORE



Abbiamo detto che per conoscere let di un campione necessario
conoscere i valori [
14
C]
0
e [
14
C]t, che rappresentano, rispettivamente,
la concentrazione di
14
C al momento della morte e quella al momento
presente (quello in cui si effettua la misura). Per conoscere [
14
C]
0
sono
state poste alla base del metodo alcune importanti ipotesi, discusse al
parag. II. 4, e vengono usate le curve di calibrazione per correggere
queste assunzioni, cos da individuare let reale calendariale del
reperto a partire dall et radiocarbonica misurata. Per conoscere,
invece, [
14
C]t bisogna effettuare in laboratorio la misura del contenuto
di
14
C nel reperto. Come si visto, la datazione di un reperto consiste
nel determinare dapprima la sua et convenzionale, la cui
determinazione pu essere ricondotta a misurare la concentrazione
attuale del reperto e quella dello Standard Moderno. Tuttavia le
misure di concentrazione sono divenute possibili solo a partire dalla
fine degli anni 70inizi degli anni 80 del 900.
Dalla nascita del metodo grazie a Libby nel 1949, durante i primi
trentanni di datazione al carbonio-14 non vi sono stati grandi
cambiamenti nelle tecniche di misurazione e le determinazioni
sperimentali erano radiometriche (si misura il tasso di decadimento
attuale di un reperto). Ossia, siccome la concentrazione di
14
C cos
piccola che non potrebbe essere misurata direttamente, si misurava,
invece, lattivit del campione il numero di particelle


emesse nel
decadimento radioattivo), essendo questa proporzionale alla
percentuale di isotopi radioattivi. Per la misura dellattivit del
75

campione si impiegarono rivelatori di particelle


, i quali, essendo
basati sul fenomeno della ionizzazione, non sono insensibili a
particelle ionizzanti di altra natura per esempio, , , che non
provengono dal campione in misura. Nellanalisi radiometrica deve,
pertanto, essere eliminato il contributo, nellattivit totale misurata, di
tutte le particelle ionizzanti estranee al campione, attraverso lutilizzo
di contatori/schermi. Tuttavia, nonostante limpiego di tali tecniche
sofisticate, leliminazione non mai completa, seppur si riesca a
ridurre a livelli piuttosto bassi dellordine di qualche conteggio al
minuto) il rumore di fondo. La parte ineliminabile di tale contributo
costituisce il fondo radioattivo
264
del rivelatore e si determina
impiegando un campione di natura identica a quello in misura ma
completamente inattivo, cio privo di atomi di
14
C. In conclusione,
ogni misurazione di et convenzionale comporta la determinazione
di tre livelli radioattivi relativi nellordine al fondo, al campione in
misura e allo standard moderno.
Ancora negli anni 80 questo fu il metodo pi comune (anche detto
metodo del radiocarbonio tradizionale o del conteggio radioattivo),
perch relativamente semplice ed economico; in questo metodo la
concentrazione di carbonio-14 nel campione vien determinata
rilevando la radiazione

max
= 156 keV) emessa nel processo di
decadimento radioattivo del
14
C:
14
C
14
N +

+
Se si possono prelevare senza problemi una decina di grammi del
reperto, il campione, pi o meno solido, contenente carbonio viene
chimicamente convertito in un gas ricco di carbonio, il quale viene
immesso in un tubo contatore proporzionale di gas. Questo tubo
circondato da contatori ad anticoincidenza, che permettono di
distinguere tra un decadimento di
14
C allinterno del contatore
principale ed altri eventi ionizzanti causati da radiazioni forti

264
La riduzione del rumore di fondo nelle datazioni con il radiocarbonio direttamente
connesso a due importanti aspetti: la precisione delle misure det e let massima misurabile.

76

esterne ai contatori (i quali quindi si cancellano automaticamente).
Tali schermi permettono di ridurre notevolmente il livello del rumore
di fondo e, in tal modo, il contributo pi importante al fondo residuo si
riduce a quello dovuto alle impurezze radioattive presenti nei materiali
che costituiscono i contatori medesimi e i supporti per il loro
assemblaggio ulteriormente riducibile con unaccurata scelta dei
materiali). Nei primi contatori usati per il radiocarbonio il reperto
veniva trasformato in carbonio elementare e depositato in film sottili
sulle pareti di contenitori connessi alla carcassa di un contatore a
geometria cilindrica diviso in 4 settori. Un tale sistema, riempito di
gas Argon a pressione opportuna, consente di rivelare particelle

, in

quanto tra i contenitori del campione e la griglia viene creato un forte
campo elettrico. Nel sistema di rivelazione la sorgente radioattiva,
contenuta allinterno del carbonio solido, fisicamente distinta dal
rivelatore di eventi ionizzanti (gas Argon). Con tale tecnica la
sensibilit raggiunta era relativamente spinta al punto di non
consentire di datare reperti di et superiore a circa 20.000 anni.
Dalla fine degli anni 50 del secolo scorso cominciarono ad essere
impiegati contatori proporzionali a gas (GPC, Gas Propotional
Counting). In questo caso il reperto viene trasformato in gas - biossido
di carbonio, etilene, acetilene o metano , con il quale il contatore viene
riempito. In tal modo lo stesso gas assolve alla doppia funzione di
sorgente radioattiva (in quanto contiene atomi di
14
C) e di rivelatore
(nel senso che sono le molecole stesse del gas ad essere ionizzate ogni
qual volta si verifica un evento ionizzante allinterno del contatore.
Con questa tecnica si sono ottenuti notevoli miglioramenti nella
datazione dovuti a una sensibile riduzione del rumore di fondo e a un
considerevole aumento dellefficienza di rivelazione, con il risultato
che let massima dei reperti databili si spinge oltre 40.000 anni dal
presente.
Nella prima met degli anni 60 ha cominciato a svilupparsi una
nuova tecnica basata sulluso di scintillatori liquidi LSC, Liquid
Scintillation Counting), che prevedono di sintetizzare liquidi il
77

benzene - dalla CO
2
estratta dal reperto e combinarli con il cosiddetto
cocktail a scintillazione. Questo contiene sostanze che assorbono
lelettrone proveniente dal decadimento ed emettono un fotone cio
un breve lampo di luce), che viene registrato da un fotomoltiplicatore
(FM). Dal momento che ogni fotomoltiplicatore produce in proprio,
statisticamente, un certo numero di impulsi, anche senza luce, si
utilizzano contemporaneamente due fotomoltiplicatori, che lavorano
in coincidenza. Tale sistema permette di osservare il campione, al fine
di distinguere uno dei pochi eventi reali rilevato da entrambi i
rilevatori dal rumore di fondo. Nonostante i lunghi tempi di
misurazione (giorni o settimane per un solo campione) e i tentativi
sofisticati di schermatura e soppressione elettronica del rumore di
fondo, la tecnica presenta evidenti limiti tecnici. In primo luogo, esiste
unet massima calcolabile intorno ai 60.000 anni
265
. In secondo
luogo, esiste una grandezza minima misurabile del campione che
possa assicurare un numero sufficiente di segnali
266
.
Accanto a queste apparecchiature standard, sono stati realizzati:
a) strumenti ad alta precisione, nei quali viene molto ridotto
b) lintervallo probabilistico del risultato
267
;
c) strumenti ad esteso campo dindagine, che consentono di datare
materiali particolarmente antichi;
d) strumenti per microcampioni, sensibili a quantit limitate di
materiale. La quantit di carbonio analizzabile varia da 100 g a
10 mg per il contatore proporzionale; da 40 g a 80 mg per la
scintillazione liquida.

265
l numero di segnali prodotti da un campione non pu essere aumentato allinfinito usando
pi materiale, perch i contatori devono avere un volume finito anche se i campioni fossero
abbondanti.
266
Geyh 1983 raccomanda lutilizzo di circa 10 g per carbone asciutto, legno o torba, fino a
250 g se il legno e la torba sono bagnati e fino a 500 g per denti e ossa.
267
Per campioni di et inferiore a 10.000 anni si pu raggiungere una deviazione standard di
20 anni.

78

Il pretrattamento dei campioni, per quanto riguarda specificatamente
le ossa, effettuato nel laboratorio di datazione, prevede le seguenti
fasi:
ispezione, magari con laiuto di uno stereo microscopio, e
pulitura accurata della superficie ossea;
allontanamento di eventuali materiali - come radici, concrezioni,
ecc. e delle porzioni di tessuto osseo molto alterate;
frammentazione dellosso in trucioli di circa 1/2 cm;
dissoluzione chimica (con acido cloridrico) della frazione
minerale;
lavaggio della frazione organica residua, essiccazione e
carbonizzazione
268
della stessa per ottenere biossido di
Carbonio. Per certi tipi di strumenti, questo il prodotto finale da
sottoporre ad alcuni procedimenti di purificazione e quindi
allanalisi, mentre, per altri tipi di strumenti, la sostanza di
partenza di una serie di trasformazioni chimiche fino ad ottenere
il composto richiesto.
La quantit di materiale richiesto varia, oltre che con il tipo di
strumento di analisi, con lo stato di conservazione delle ossa, con le
caratteristiche del suolo di provenienza e con il tipo di ossa: le ossa
lunghe degli arti sono quelle pi indicate, per la loro maggiore
proporzione di tessuto compatto. La quantit minima di osso secco
richiesta dai laboratori per le analisi standard , in media, dellordine
dei 100-200 g
269
. Gli studiosi hanno cercato di superare queste
limitazioni, ma fino ai primi anni 70 del 900 stata utilizzata lunica

268
I metodi usati per la carbonizzazione differiscono da laboratorio a laboratorio: si pu citare,
per esempio, un trattamento preventivo con acido solforico concentrato a caldo, oppure la
combustione diretta in corrente di ossigeno.
269
Considerando la perdita di sostanza dovuta al pretrattamento, per ottenere 10 g di carbonio di
origine proteica occorre fornire circa 300 g di materiale osseo; per ottenere 10 g di Carbonio
della frazione minerale occorrono circa 100 di materiale; infine, per ottenere 10 g di Carbonio
da osso carbonizzato, ne occorrono 150 g. La quantit di Carbonio che normalmente viene
sottoposta ad analisi di circa 5 g, negli strumenti comuni, e di circa 15 g, negli strumenti ad
alta precisione.

79

metodologia tecnicamente fattibile, la tecnica del conteggio
radioattivo.
Alla fine gli sforzi sono stati premiati e, a partire dalla fine degli anni
70, stata introdotta la spettrometria di massa con acceleratore
AMS, che ha trovato unimportante applicazione nellindagine
cronologica basata sul Radiocarbonio. Tale tecnica misura
labbondanza isotopica relativa attuale di un reperto e si basa
sullestrazione diretta degli atomi di carbonio dal campione. Grazie ad
essa sono decisamente aumentate le potenzialit del metodo di
datazione al
14
C: larco temporale della datazione stato esteso; la
quantit di materiale richiesta per lanalisi stata ridotta secondo
ordini di grandezza (da 1.000 a 10.000 volte); i tempi di misura sono
stati ridotti di 100 volte; una nuova ampia gamma di reperti
diventata accessibile a questa tecnica
270
. Per aumentare il periodo
databile di tempo, fu necessario aumentare la

concentrazione di
14
C
nel campione tramite una tecnica specifica, larricchimento isotopico.
Uno dei metodi sperimentati stato la diffusione termica del gas CO
in lunghe colonne verticali
271
; forse unalternativa pu venire
dallarricchimento laser
272
.
Poich i normali spettrometri di massa non sono assolutamente in
grado di raggiungere la necessaria risoluzione, vennero utilizzati degli
speciali acceleratori ad alta energia quali spettrometri di massa ad
alta risoluzione
273
. Si tratta di un acceleratore tandem, cio che usa
lalta tensione due volte, una prima volta per accelerare uno ione di

270
il caso di singoli denti, singoli chicchi di cereali o particelle di carbonio disciolte nel ferro
durante la fusione.
271
LITHERLAND 1984.
272
Alla base di tale tecnica vi il presupposto che legami chimici possono essere spezzati con
laiuto di una certa quantit di energia dispensata sotto forma di radiazioni UV di un laser
regolabile. Poich lenergia per spezzare il legame e, quindi, la frequenza da usare dipende dalle
masse adiacenti al legame, pu essere realizzata una foto dissociazione preferenziale di molecole
organiche contenenti
14
C.
273
Nello spettrometro di massa ad alta energia gli ioni vengono accelerati ad energia superiore
(almeno di 3-4 ordini di grandezza) rispetto a quella dello spettrometro di massa comune; infatti,
solo cos si pu arrivare a distinguere il radioisotopo dagli isotopi stabili del Carbonio, che hanno
rapporti carica-massa simili.

80

carbonio negativo C

, una seconda volta per accelerare la stessa
particella, dopo averla spogliata operazione di stripping) tramite
collisione con un gas o con un foglio sottile, come C
3+
o anche C
4+
.
Tale tecnica prevede che il campione da datare, dopo opportuna
preparazione, venga inserito in una sorgente ionica di un acceleratore
di particelle e che gli atomi di carbonio del campione vengano separati
e misurati attraverso tecniche proprie della fisica nucleare
274
. La
tecnica AMS detta ultrasensibile proprio perch, sfruttando le
elevate energie impresse da un acceleratore alle specie atomiche e
molecolari, consente di ridurre drasticamente il fondo di isobari e
isotopi interferenti. Tramite tali procedure, lungo tutto il percorso di
accelerazione e trasporto del fascio possibile sopprimere tutti gli
isotopi presenti nel campione eccetto quelli di
14
C, che infine
vengono inviati in un rivelatore di particelle cariche dove vengono
identificati e conteggiati. Un importante vantaggio di questo sistema,
che porta allalta risoluzione, che gli ioni con lo stesso rapporto tra
carica e massa (
12
CH e
13
CH), tra cui spesso si celano le piccolissime
quantit di
14
C, non sopravviveranno allapparecchiatura di stripping.
con queste migliorie sperimentali che campioni di pochi mg di
carbonio possono oggi essere datati in poche ore.
Loperazione di misura consiste in 4 fasi:
la ionizzazione degli atomi del campione;
laccellerazione delle particelle ionizzate;
la separazione del
14
C dagli altri isotopi;
il conteggio degli ioni radioattivi.
Vengono usati due tipi di acceleratori:
1) il Ciclotrone, in cui si utilizzano sorgenti di ioni gassose;
2) lAccelleratore elettrostatico (tandem), che utilizza campioni allo

274
LOWE-JUDD 1987.

81

stato solido (questo sistema quello maggiormente impiegato).








II.6 FASI DELLA MISURA, CALIBRAZIONE ED ANALISI DEI
RISULTATI DELLA DATAZIONE AL
14
C CON AMS: IL
CASO DEL CIRCE (CENTER OF ISOTOPIC RESEARCH ON
CULTURAL AND ENVIRONMENTAL HERITAGE)




La datazione al
14
C mediante lutilizzo della spettrometria di massa
con acceleratore (AMS) prevede lesecuzione di una serie di fasi
consecutive:
1) prelievo del campione (campionamento);
2) trattamento in laboratorio del campione (preparazione), che
sar differente a seconda della tipologia di campione (carboni,
ossa, legno, conchiglie, ecc.);
3) misura del contenuto di
14
C nel reperto mediante lutilizzo di un
acceleratore di particelle;
4) calibrazione ed analisi dei risultati.
La tecnica AMS micro-distruttiva o parzialmente invasiva, nel senso
che la quantit di campione necessaria per la datazione costituisce
soltanto una piccola massa del reperto
275
. La piccola quantit di
materiale necessaria per la datazione con AMS rende lanalisi, inoltre,
realizzabile selezionando cosa scegliere esattamente per la datazione
e, infine, rende possibile effettuare datazioni multiple di frazioni dello
stesso reperto o di oggetti in relazione tra loro. La tecnica richiede,
poi, tempi di misura pi corti (20-30 minuti per campione) rispetto a

275
Per carboni da 1 a 10 mg, per il legno da 5 a 15 mg, per le ossa da 200 mg a 3 g, per le
conchiglie da 10 a 50 mg.

82

quelli previsti dal metodo del radiocarbonio convenzionale (giorni o
settimane per campione) e prevede, inoltre, precisioni del 3-4 %
(corrispondenti ad incertezze di 30-40 anni nella data
radiocarbonica). Le limitazioni pi stringenti sono costituite dalla
possibilit di introdurre contaminazioni durante il necessario
trattamento dei campioni e dai tempi lunghi di preparazione degli
stessi (svolta in laboratori adatti).
Per eliminare le contaminazioni necessaria una corretta preparazione
dei campioni (pretrattamento) mediante due tipi di trattamenti in
laboratorio: fisico e chimico, effettuati al fine di pulire il campione
per evitare che le datazioni successive ottenute mediante AMS
vengano falsate. Fondamentale , quindi, la preparazione del
campione o trattamento
276
; essa richiede varie fasi:
1. Pretrattamento: la finalit quella di rimuovere materiali
organici contaminanti che possono essere stati introdotti dopo la
morte del reperto (ad es. radici, argilla, sabbia, ecc.), durante i
processi post-deposizionali. Una prima fase di trattamenti
meccanico prevede la pulitura o il setacciamento, la
frantumazione e la polverizzazione del campione prelevato (lo
specifico trattamento dipende dalla natura del campione). Dopo
di che, viene effettuato un pretrattamento chimico (che varia in
base al tipo di materiale campionato): si tratta di una serie di
ripetuti bagni del campione in acidi e basi attacchi acido-
basici) alternativamente, eventualmente accompagnati da
centrifugazioni, in modo da eliminare la parte inorganica, estrarre
la parte organica e selezionare quella organica-carboniosa che
interessa per la misura di datazione
277
.
2. Combustione: il residuo carbonioso della pirolisi viene ossidato a

276
Il processo di trattamento che di seguito viene descritto quello usualmente impiegato nel
laboratorio di preparazione campioni del CIRCE (Center of Isotopic Research on Cultural and
Environmental heritage).
277
Nel caso, ad esempio, in cui il campione un osso, ci interessa separare il collagene dalle
proteiene. Anche losso, dopo la frantumazione, viene immerso negli acidi e nelle basi per la
pulitura.

83

CO
2
in una provetta di quarzo

(la camera di combustione) a
900C, in assenza di aria, mescolandolo con grani di ossido
rameico (CuO), in presenza di fili di argento (Ag) per provocare
la reazione:
C + 2CuO CO
2
+ 2Cu (+ H
2
O)
fili dargento svolgono la funzione di assorbire le eventuali
impurezze allogene che potrebbero compromettere la successiva
conversione della CO
2
in grafite. La CO
2
cos ottenuta viene,
eventualmente, in parte prelevata per la misura del frazionamento
isotopico (
13
C/
12
C).
3. Grafitizzazione: poich un gas non pu essere introdotto
nellaccelleratore, la CO
2
ottenuta dalla combustione deve essere
riportata allo stato solido. La camera di grafitizzazione
costituita da due provette di quarzo disposte verticalmente; al
centro della provetta superiore unasta, metallica supportata dal
manicotto, sorregge un bicchierino di quarzo, nel quale avviene la
reazione di solidificazione della CO
2
. Il trasferimento della CO
2

dalla camera di combustione alla camera di grafitizzazione viene
eseguito con il sistema raffreddato a temperatura ambiente e dopo
rimozione dellidrogeno dalla camera di grafitizzazione. La CO
2

viene aspirata dalla camera di grafitizzazione tramite
criopompaggio, immergendo la provetta inferiore in azoto
liquido. Dopo il trasferimento della CO
2
la camera di
grafitizzazione viene isolata dal resto del sistema, lazoto liquido
rimosso, la CO
2
lasciata sublimare annotando la pressione che si
ottiene a temperatura ambiente. Dopo di ci la CO
2
viene
ricongelata e si aggiunge una quantit di idrogeno (H) che a
temperatura ambiente produce una pressione parziale pari a circa
3 volte la pressione misurata precedentemente per la CO
2
. Si
rimuove lazoto liquido, si raggiunge la temperatura ambiente,
sulla provetta superiore si cala il fornello temperatura di 700 C,
la provetta inferiore viene immersa in alcool contenuto in una
barra di rame circondata da ghiaccio secco. Avviene la reazione
84

di grafitizzazione sul ferro contenuto nel bicchierino di quarzo.
Dalla CO
2
otteniamo cos di nuovo il carbonio, nella forma
allotropica di grafite. Queste sono le equazioni che illustrano la
riduzione di grafite dalla CO
2
:
CO
2
+ 2H
2
CO + 2H
2
O
CO + H
2
C + H
2
O
Lacqua rilasciata dalla reazione viene sottratta ai gas di reazione,
in quanto condensa nelle zone della camera di grafitizzazione
mantenute fredde. Sulla superficie del catalizzatore la CO
2
forma
il carburo di ferro, che precipitando dalla fase solida produce
grafite in forma filamentosa che aderisce alla superficie del ferro.
4. Pressatura: la grafite prodotta (di solito in quantit che variano
da 1 a 5 mg) viene quindi mescolata con argento in polvere
pressata, infine, su una delle basi di un catodo (cilindro di rame).
Dopo aver preparato il campione si pu procedere alla sua
misurazione attraverso un sistema di spettrometria di massa con
accelleratore. Lo scopo della misurazione di identificare gli ioni
278
di
14
C rispetto alle altre specie atomiche e molecolari di massa uguale,
sopprimendo interferenze contaminanti (costituite, ad esempio, da ioni
di
14
N (interferenza isobarica)e
13
C (interferenza isotopica residua) e
da molecole di
13
CH e
12
CH
2
) che, pur essendo presenti in traccia nel
campione, sono di molti ordini di grandezza pi abbondanti
dellisotopo radioattivo molto raro. La loro eliminazione avviene
attraverso unanalisi dispersiva che consente di identificare gli ioni
interferenti dalla misura della loro energia
279
e del loro numero
atomico
280
. Tale analisi viene effettuata attraverso luso di un

278
Gli ioni sono atomi o gruppi di atomici carichi di energia (sia positiva che negativa). Gli
ioni positivi sono detti cationi; gli ioni negativi sono detti anioni.
279
Lenergia di un dato atomo/molecola, anche detta carica, costituita dalla somma di tutte le
singole cariche possedute da quellatomo/molecola.
280
Il numero atomico (Z) di un certo atomo/molecola corrisponde al numero dei suoi protoni (le
particelle con carica positiva presenti in un atomo); tale numero utile per conoscere le propriet
chimiche di quel dato atomo/molecola.

85

acceleratore di particelle e di campi elettrici e magnetici, che deviano
le traiettorie di particelle cariche in funzione della loro massa
281
e
della loro carica. Il campione (detto anche sample), costituito da un
cilindro contenente la grafite compressa, viene inserito nella sorgente
sputtering a getto dellaccelleratore Tandem
282
per procedere
alla misura vera e propria dellabbondanza relativa di
14
C.
Innanzitutto, il campione viene bombardato con del celsio (Ce)
formando ioni interferenti con massa 14 e carica negativa e ioni
negativi di C con massa 12, 13, 14 (
14
C

,
14
N

,
12
CH
2

,
13
CH

), a una
tensione di alcune decine di keV. Questi ioni negativi vengono
iniettati nellaccelleratore e successivamente deviati grazie ad un
magnete di analisi, nel quale gli ioni pi pesanti curvano di meno
rispetto a quelli pi leggeri; perci, non riuscendo a passare nelle
slitte di focalizzazione, si fermano. nvece, gli ioni pi leggeri
continuano il loro percorso e interagiscono con lo stripper
estrattore, costituito da un sottile foglio di carbonio C e da una
celletta gassosa: linterazione degli ioni negativi con lo stripper
conduce alla formazione di ioni positivi con una distribuzione degli
stati di carica che dipende dalla loro velocit. Le specie molecolari
ionizzate al di sopra di un certo stato di carica divengono instabili e si
dissociano nei loro componenti atomici:
12
CH
2

12
C e H
2

13
CH
13
C e H
Gli ioni positivi vengono, quindi, ulteriormente accelerati e fatti
passare in un altro magnete: selezionando, tramite una fenditura
sottile, una traiettoria particolare con un dato angolo di deflessione, le
specie atomiche
12
C,
13
C,
14
C sono deviate con traiettorie diverse.
Tramite un filtro di velocit o un filtro elettrostatico si in grado di

281
La massa atomica (A) di un certo atomo/molecola corrisponde alla somma del numero dei
protoni (Z) pi il numero dei neutroni (le particelle con carica negativa presenti in un atomo)
(N). Tale numero determina le propriet fisiche di quel dato atomo/molecola.
282
Il sistema AMS del Dipartimento di Scienze Fisiche della Seconda Universit di Napoli
del tipo a iniezione sequenziale: gli ioni di massa 13 e 14 sono, cio, iniettati nellaccelleratore
alternativamente in cicli ripetuti, alternando i valori del campo magnetico del magnete che
consentono la deflessione a 35 dei due fasci, rispettivamente. In altri sistemi a iniezione
simultanea i due fasci vengono separati magneticamente, analizzati e quindi ricombinati,
utilizzando un altro magnete, per essere accelerati simultaneamente.

86

sopprimere con grande efficienza gli isotopi interferenti. Quindi, viene
effettuata anche senza analisi dispersiva, tramite un rivelatore finale
costituito da una camera a ionizzazione a due stadi riempita di
isobutano alla pressione di 10 mbar, lidentificazione degli interferenti
isobarici. Gli isotopi
12
C e
13
C vengono deflessi, nel magnete di analisi
a 90, di un angolo superiore e raccolti, sul piano focale del magnete,
in due differenti coppe di araday araday cups; invece, gli
isotopi di
14
C vengono raccolti in una coppa di Faraday centrale
lidrogeno si perde).
La determinazione dellet di un reperto comporta, quindi, una misura
dei rapporti isotopici relativi al campione (sample) e a uno standard di
riferimento (un campione, cio, utilizzato come riferimento di
rapporto isotopico noto). Prima di poter ottenere, dal rapporto tra di
essi, l et radiocarbonica del reperto, necessario apportare delle
correzioni dovute alla presenza del fondo da contaminazione
283
e
alleffetto di frazionamento. Si dovr, infine, convertire let
radiocarbonica in et reale.
Per determinare lerrore derivato dal fondo di contaminazione, viene
effettuata una misura su un campione, detto blank, completamente
privo di
14
C, sottoposto esattamente allo stesso trattamento del
campione incognito e dello standard. Analogamente alle misure di
radiocarbonio convenzionale, il rapporto isotopico relativo allo
standard deve essere corretto per frazionamento, o pi precisamente
essere ricondotto al frazionamento convenzionale
13
C
ref
25,
per tener conto delle variazioni del rapporto isotopico causate da
processi fisici e chimici avvenuti prima del prelievo del campione. Lo
standard assoluto internazionale definito come il rapporto isotopico
che avrebbe un legno cresciuto nel 1890 (quando ancora le immissioni
di CO
2
fossile in atmosfera non ne avevano alterato la composizione

283
Il fondo di contaminazione quello derivante dalla contaminazione introdotta durante la
preparazione del campione, durante la quale una aliquota di C ambientale pu essere introdotta
nel campione effettivamente misurato. Invece, dobbiamo supporre che le eventuali
contaminazioni introdotte durante la giacitura del reperto e il prelievo siano state eliminate
mediante il pretrattamento e che quelle strumentali siano trascurabili.

87

isotopica) corretto per ottenere quello che sarebbe il rapportoisotopico
dello stesso legno se fosse cresciuto nel 1950 (il presente
convenzionale se latmosfera fosse stata quella del 1890. A questo
standard internazionale sono riferiti gli standard secondari usati in
laboratorio. Come nel caso del radiocarbonio convenzionale, prassi
comune utilizzare la vita media di Libby del
14
C
L
= 8033 anni)
piuttosto che il valore pi recente di 8267 anni. Questo da luogo
allet radiocarbonica convenzionale, espressa in anni P before
present).
Lanalisi della concentrazione residua del
14
C

di un reperto consente di
determinare soltanto let convenzionale o et radiocarbonica
(radiocarbon age), la quale diversa dall et vera a causa della non
costanza della concentrazione di
14
C in atmosfera. Tuttavia, per
correggere questi errori si ricorre alla dendrocronologia, attraverso un
processo detto calibrazione, che viene effettuato mediante lutilizzo di
appositi software. Se si dispone di alberi abbastanza vecchi (ad es. le
sequoie californiane che vivono migliaia di anni), si pu misurare il
contenuto di radiocarbonio presente in ciascun anello di accrescimento
284
. Disponiamo per il periodo compreso tra il presente (1950) e
24.000 anni fa di misurazioni congiunte, sugli stessi materiali, di et
convenzionale ed et assolute che poi stato esteso consente di
costruire una curva di calibrazione mediante la quale si risale
dallet convenzionale allet reale. La curva di calibrazione attuale,
cui ci si riferisce con il nome di INTCAL 98
285
,

stata migliorata fino
a 40.000 anni utilizzando altri metodi di datazione assoluta. Le sue
irregolarit mostrano che ci sono state variazioni periodiche della
concentrazione di
14
C, di cui per possibile tenere conto per
correggere le et radiocarboniche e trasformarle in et calendariali
286
.

284
A tal proposito, da ricordare che lunico anello vivo e, quindi, in equilibrio con l
atmosfera quello pi esterno.
285
Vedi n. 31.
286
l passaggio dallet convenzionale allet calibrata tramite la curva di calibrazione basato
su un procedimento statistico fondato sullassunzione che let convenzionale sia una variabile
casuale a distribuzione gaussiana.

88

A tale scopo, a partire dai risultati delle analisi con AMS, che
consentono di determinare solo let radiocarbonica di un reperto con
il relativo errore, si effettua la procedura di calibrazione, che consente
di ottenere l et assoluta o calendariale, espressa come cal C
(Before Christ) o cal AD (Annus Domini, con lindicazione del
corrispondente livello di probabilit pari al 68,2% o al 95,4%
287
. Il
procedimento di calibrazione effettuato riportando su un grafico l
et radiocarbonica media con il relativo margine derrore e l et
calendariale nota cio appartenente ad un campione di cui si conosce
gi let e che possiede la stessa concentrazione di
14
C del campione
da analizzare. Naturalmente, lerrore sulla misura della radiocarbon
age (RC age) si amplifica nel momento in cui effettuiamo la
calibrazione: minore lerrore sulla RC age, pi piccolo sar lerrore
sullet calendariale. , pertanto, opportuno ridurre sempre pi
lerrore che si ha nel conteggio mediante AMS che conduce allet
radiocarbonica, il che significa ottimizzare il sistema di misura
288
.
Volendo, poi, dedicare unultima riflessione allanalisi dei risultati
ottenuti dalla calibrazione della data al radiocarbonio, dobbiamo dire
che landamento oscillante della curva di calibrazione, caratterizzato
dalla presenza delle wiggles
289
, pu fornire, per una medesima et
convenzionale, pi intervalli dellet calibrata. Lintervallo di et
calibrata (calendariale) pu avere ampiezza variabile, a parit di
incertezza sullet radiocarbonica, e pu anche essere multiplo, a
causa della variabilit della pendenza della curva di calibrazione e
delleventuale presenza di fluttuazioni. Tali intervalli di et devono
considerarsi tutti come intervalli di et possibile e sono, pertanto, tutti
accettabili, pur con un diverso grado di affidabilit: a ciascuno di essi
si associa una probabilit derivante dalla distribuzione della variabile

287
Meno utilizzata lindicazione delle date radiocarboniche calibrate come cal BP. Tale
dicitura indica che si tratta di una data calibrata, espressa in anni dal presente assunto pari al
1950.
288
Presso il laboratorio AMS del CIRCE (Center of Isotopic Research on Cultural and
Environmental heritage) si hanno usualmente errori dellordine di 20 anni.
289
Le cosiddette wiggles sono le variazioni rapide di
14
C, prevalentemente attribuibili alle
variazioni dellattivit solare che modula il flusso dei raggi cosmici.

89

che rappresenta let calibrata. Pertanto, si ritiene che le analisi al
radiocarbonio forniscano una importante indicazione da integrare e
confrontare con la sequenza stratigrafica e con lo studio dei materiali
provenienti dallo scavo, in modo da riuscire ad ottenere la datazione
pi precisa allinterno dellintervallo fornito dal
14
C.





































90

CAPITOLO III - DATAZIONE AL CARBONIO-14 DI
ALCUNE SEPOLTURE DELLA
NECROPOLI PREELLENICA DELLA
PORTA MEDIANA A CUMA










III.1 LE RECENTI INDAGINI NELLA NECROPOLI PREELLENICA



La necropoli indigena della prima Et del Ferro, che si estendeva a N
dellacropoli non solo allinterno delle mura greche dalla parte del
lago di Licola, ma anche al loro esterno sulla sinistra della via Vecchia
Licola, era gi conosciuta grazie soprattutto agli scavi eseguiti tra fine
XIX e inizi XX secolo. Il quadro si arricchito di nuovi dati negli
ultimi anni, grazie soprattutto allo scavo di un consistente nucleo di
tombe ad opera del Centre Jean Brard, nellarea situata
immediatamente allesterno della porta urbica la cosiddetta porta
mediana e prossima a quella degli scavi Osta. Ulteriori contributi
sono venuti dalllcoarea dellabitato antlindagine della ederico
nel oro e de LOrientale nellarea dellabitato antico.
Prendendo come punti di riferimento la via Vecchia Licola a
Palombara e il tracciato delle mura settentrionali (corrispondente
grosso modo alla via vicinale per Cuma), il sepolcreto occupava la
vasta zona pianeggiante ad O della via e si estendeva per almeno 350
m, tra il nucleo di tombe indagato dal Centro Jean Brard fuori la c.d.
porta mediana e la via Vecchia Licola. Potremmo adottare come limite
verso N il sito dello scavo Virz (a 150 m dalle mura settentrionali),
ma non da escludersi che le tombe proseguissero anche pi a N
nellambito dellex fondo Correale. A S delle mura, invece, la
necropoli si estendeva con certezza verso O fino allex fondo G.
Dsanto a 250 m dalla via Vecchia Licola. Verso S, invece, la
necropoli si estendeva fino a circa 300 m dalla cortina settentrionale,
91

come attestato dal recente rinvenimento, durante gli scavi condotti
dallUniversit degli Studi di Napoli ederico , di 2 sepolture
preelleniche sotto il podio del Tempio della Masseria del Gigante,
confinante a N con il settore delle tombe Osta. Lestensione totale
occupata dalla necropoli preellenica, soprattutto durante let del
Ferro, sarebbe enorme, dunque, circa 10 ettari se non pi.
Le indagini del Centre Jean Berard, nelle campagne 2002-2003, a N
dellacropoli nella laguna di Licola, nel settore A a N della porta
mediana, hanno rinvenuto 2 tombe a inumazione dellet del erro,
sotto uno spesso strato 1 m di colluvioni dargilla dorigine palustre.
ntrambe sono prive di un abbondante corredo di ceramica dimpasto
e di fibule databili nel corso dellV sec. a.C., prima della
fondazione della colonia greca. Nel dicembre 2005, allinterno della
pi ampia indagine a N della citt di Cuma, pi precisamente nel
settore A, al di sotto del substrato geologico che rimonta alleruzione
dellAverno, sono state messe in vista altre 2 tombe di un settore della
necropoli dellet del erro. Le ricerche del Centre Jean rard nel
2006 hanno portato alla luce 27 sepolture della fase preellenica, su
unarea di circa 250 mq, le quali consentono di inserire gli abitanti di
Cuma preellenica nella civilt denominata cultura delle tombe a
fossa, campana e meridionale
290
.
Le tombe sono situate a 0,80 m e 1,20 sotto il livello del mare, a
circa -5 m dal piano di campagna attuale. stato possibile realizzare
lo scavo solo grazie a pompe idrovore (well-points), che hanno
permesso di separare larea di indagine dalla falda freatica.
Le fosse utilizzate per la deposizione dei corpi sono di forma
grossomodo rettangolare, scavate direttamente nel limo. Spesso di
grandi dimensioni, profonde, orientate in genere N-O/S-E, sono in
prevalenza ricoperte da un cumulo di schegge di tufo giallo. Le pietre
talvolta erano disposte anche attorno alla deposizione e in minima
parte sul fondo. Frequentemente il riempimento della fossa costituito

290
ALBORE LIVADIE 1985, pp. 62-64, 69-70.

92

da uno spesso strato di pomici, deposto intenzionalmente, e da uno
strato di limo argilloso. Le coperture di pietre che sormontavano le
fosse emergevano dal terreno ed erano probabilmente visibili,
certamente impiegavano una pietra verticale che serviva da segnacolo.
Altri tipi di sepolture riscontrate sono quella quasi ellittica o con fossa
rettangolare e piano di deposizione ribassato rivestito da una fila
continua di pietre di tufo. Nelle fosse gli inumati, di regola, erano
sepolti sul dorso, in posizione supina, probabilmente vestiti, con la
testa rivolta a S o a S-E e gli arti distesi, paralleli al tronco;
uneccezione costituita da un corpo coricato sulle gambe, con gli arti
inferiori leggermente ripiegati. Durante le indagini, stato anche
scavata, oltre alle inumazioni, una tomba a incinerazione secondaria
del tipo a pozzetto. Tra le tombe del Centro Jean Brard sono attestate
un enchytrismos entro olla e unincinerazione entro vaso biconico
biansato.
Due riti funerari sono praticati: la cremazione (una sepoltura) e
linumazione 26 sepolture; una sola tomba era priva sia di resti
umani che elementi di corredo. Delle 25 tombe a inumazione 10 sono
riferibili ad individui adulti, 2 a giovani, 1 ad un bambino, 11ad
infanti; lunica sepoltura a incinerazione riferibile ad un individuo
adulto giovane. stato possibile individuare 2 gruppi di sepolture
sulla base degli indicatori maschili e femminili: 6 tombe sono
maschili, 8 femminili, 13 indeterminate (pertinenti in gran parte a
individui immaturi, infanti e bambini). Le inumazioni, come le
incinerazioni, sono deposte in cavit create nel suolo, rispettivamente
fosse e pozzetti; la scelta del rito che condiziona la forma della
tomba: lincinerazione in pozzetti, linumazione primaria in fosse.
Una lettura tafonomica della modalit di decomposizione degli
scheletri permette di supporre la presenza, nelle tombe, di un
contenitore ligneo con profilo a U tronco dalbero scavato? canne
intrecciate?), dotato di copertura lignea e rincalzato da scaglie di tufo
o lapilli. Lesistenza di queste bare in materiale deperibile
documentata dallosservazione in situ degli scheletri e dei vasi,
93

nonch dalla disposizione di elementi di rincalzo in pietre di tufo.
La disposizione, nelle tombe, degli oggetti che costituiscono il corredo
funerario, essenzialmente ceramico, e gli oggetti personali del defunto
(ornamenti e strumenti), dipendono certo dalla forma della tomba ma
soprattutto dal trattamento del cadavere fatto al momento della pratica
di rito. Quasi tutte le tombe di adulti presentavano al momento dello
scavo dei resti ossei provenienti dallo scheletro. Le ossa meglio
conservate sono le ossa lunghe degli arti superiori e inferiori con le
rotule, le ossa del bacino e i crani. Per le inumazioni, un esempio
interessante fornito da un enchytrismos, sepoltura di un soggetto
immaturo il cui corpo stato interrato con le offerte in una grande
vaso, probabilmente una giara. Con il corpo, che sfortunatamente non
si conservato, era solamente deposta una tazza in ceramica
modellata.

Per Cuma, la nostra documentazione lacunosa sulle sepolture a
cremazione. Al momento attuale delle ricerche, sembra che un solo
caso di cremazione sia attestato nel sito. La tomba consiste in un
grande vaso biconico a due anse orizzontali nel quale sono state poste
le ossa del defunto, un individuo adulto, e le offerte. Allinterno del
vaso erano raggruppati due scodelle, due coppette e un asks, tutti di
forma miniaturistica; una fibula in bronzo completa il corredo. Se
nessun vaso presenta tracce di bruciatura, la fibula sembra aver subito
lazione del fuoco. Questo oggetto dornamento, finch elemento della
parure vestiaria, stata probabilmente bruciata con il costume del
morto nello stesso momento di quello. Non stato la stessa cosa per i
piccoli vasi che sono deposti nellurna per in seguito. Lurna era
deposta in un incavo di forma circolare e si deve ricollegare questa
sepoltura al tipo tradizionale a pozzetto che presenta un paramento
di pietre in tufo che serviva allinserimento. Gli elementi a
disposizione permettono di concludere che il rogo funebre non era
direttamente posto nella tomba. Oltre al corredo, non conteneva che
un grande vaso di forma caratteristica unurna cineraria coperta da
una scodella rivoltata, nella quale sono state deposte le ossa combuste
e frammentate del morto anzich gli oggetti personali che hanno
94

subito lazione del fuoco e si sono conservate, come per esempio
lelemento vestiario che la fibula.
I defunti sono generalmente accompagnati da offerte: delle 27
sepolture scavate 23 contengono corredo assegnabile al Preellenico I e
II. Allinterno delle fosse, il corredo funerario disposto generalmente
sul torace, tra le tibie e i piedi o in prossimit della testa. Esso
costituito, per lo pi, da recipienti in ceramica modellata, da qualche
elemento di ornamento vestiario e talvolta da altri oggetti in metallo
(bronzo). Le sepolture sono particolarmente ricche: gli elementi di
corredo oscillano per numero tra i 3 e i 6 (fanno eccezione 2
sepolture). I recipienti sono o del tutto privi di decorazione o decorati
con incisioni a pettine realizzate ad argilla ancora cruda; tra i motivi
decorativi sono prevalenti quelli ad angoli, a zig-zag e a meandro
variamente disposti sul corpo del vaso o in associazione alla
decorazione plastica; in due casi abbiamo motivi antropomorfi.
Le sepolture femminili sono caratterizzate da fibule ad arco semplice,
uniformemente ingrossato con disco intagliato e da fibule ad arco
ingrossato con staffa simmetrica (5 individui), peculiari dei contesti
cumani e confrontabili in Italia meridionale, Lazio ed Etruria. Le
tombe maschili presentano fibule del tipo ad arco serpeggiante con
grossa molla, ardigione rettilineo e disco intagliato (7 individui di cui
3 lacunosi), contraddistinte da una certa variet di tipi. Rare sono le
armi; almeno in un caso si segnala presenza di un rasoio a lama
rettangolare. Diversi sono anche gli indicatori di genere femminile
costituiti dagli utensili legati allattivit della filatura e tessitura (fusi e
fusaiole), da alcuni vasi particolari (pissidi) e da altri elementi della
parure funeraria (vaghi e distanziatori di collana in pasta vitrea e
ambra).
Le forme attestate sono vasi biconici a due anse orizzontali, anfore,
brocche (in special modo biconiche), askoi, piccoli vasi globulari con
coperchio (pissidi o ollette), scodelle (18 individui) e scodelloni
monoansati (5 individui), tazze ad ansa semplice o ad ansa bifora,
piattelli e boccali. Tra le forme pi documentate troviamo: la tazza
95

fonda o media 12 individui, con ansa semplice o ansa bifora; laskos
(10 individui), tra cui 2 esemplari miniaturistici; la brocca biconica (7
individui; lanfora 12 individui, che sembra progressivamente
sostituire la brocca biconica nei corredi. Tra le forme meno attestate
abbiamo: lorciolo o boccale 6 individui, con una ampia variet di
tipi; il piattello (5 individui); un unico piatto di grandi dimensioni; la
pisside (4 individui), tipica del Preellenico I di Cuma; la tazza con
vasca bassa e larga e ansa bifora, attestata da un solo individuo; il vaso
biconico (3 individui).
I restanti elementi di corredo sono costituiti da pochi oggetti personali
di ornamento in bronzo, tra cui importanti indicatori cronologici sono
le fibule (16 individui)
291
, e, raramente, da altri oggetti in bronzo
come le armi (una cuspide di lancia e da una punta di giavellotto e gli
utensili (un solo esemplare di rasoio), tutti elementi che permettono di
distinguere il sesso del defunto.
Gli elementi costituenti il corredo funebre permettono di definire i
costumi funerari e, per certe caratteristiche proprie della cultura
materiale, di inserire il gruppo cumano allinterno della cultura delle
tombe a fossa, campana e meridionale. Il quadro ricavato testimonia
una cultura fiorente, aperta al mondo contemporaneo e legata alle
altre culture vicine
292
: i materiali archeologici mettono in luce i
rapporti tra Cuma preellenica e i gruppi villanoviani della Campania
tirrenica (Pontecagnano, Capua, Sala Consilina e la cultura delle
tombe a fossa laziale Osteria dellOsa e meridionale costiera Torre
Galli). Sulla base dello studio dei materiali possiamo collocare il
nucleo di sepolture tra la fase iniziale del Primo Ferro 1 e la fase pi
matura del Primo Ferro 2: prima della fondazione della colonia greca
si sviluppa una necropoli dellet del erro inquadrabile tra la fine del
e la prima met dellV sec. a.C. Lesplorazione nel periodo
compreso tra novembre 2005 e luglio 2006) ha permesso di

291
MLLER KARPE 1959; PERONI 1989.
292
ALBORE LIVADIE 1985, pp. 63.

96

evidenziare due livelli di utilizzazione dello spazio funerario. Il settore
della necropoli viene abbandonato intorno alla met dellV sec.
a.C., per quasi un secolo, come documenta il formarsi di una
sedimentazione naturale ed apporti di terreni colluviali contenenti
frammenti in impasto
293
.
Passiamo, poi, ad analizzare i risultati ottenuti dalle indagini effettuate
dallUniversit degli Studi di Napoli ederico , nellarea del futuro
Foro di Cuma
294
, e pi precisamente nellarea della Masseria del
Gigante situato in realt al di fuori del larea del oro a S, ma in
stretta relazione con le vicende di questo. C da dire che lo scavo di
questa porzione ha registrato una presenza quasi costante di materiali
impasto e bronzi riferibili alloccupazione indigena.
Unindagine del 2005 nel complesso ha documentato la presenza nel
sito di un settore delle necropoli preellenica: negli strati di
riempimento al di sotto delle fondazioni del tempio dei Giganti, tra i
materiali residuali, sono stati rinvenuti numerosi elementi che
permettono di ipotizzare alcune sepolture preelleniche.

stata, inoltre, ritrovata una sepoltura preellenica intatta, che non ha
subito sconvolgimenti a seguito degli sbancamenti e dei radicali
interventi di risistemazione dellarea. Tale tomba, orientata N/O-S/E,
uninumazione in fossa ellittica, con fondo foderato da schegge di
tufo lungo il perimetro e colmata da uno strato di lapilli, secondo una
consuetudine propria delle sepolture preelleniche cumane. Si ipotizza,
con ogni probabilit, la presenza di una cassa lignea (gi documentata
dallo Stevens), in virt di una netta traccia scura di tipo carbonioso dal
profilo regolare. La sepoltura databile (in base agli elementi di
corredo) ai decenni finali del IX sec. a.C. ed riferibile (per tipologia
di fossa, rituale funerario e sistema del corredo) alla serie della
necropoli preellenica.

Ulteriori sepolture (3), non indagate, si sono potute osservare nella

293
MEFRA 2007.
294
GRECO 2009.

97

sezione del saggio e lasciano supporre un agglomerato coerente;
inoltre, la disposizione dei tagli, estremamente fitta, tale da
pregiudicare lintegrit delle deposizioni pi antiche, apre interessanti
prospettive sullinsediamento cumano dellet del erro.
Tale area, quindi, era presumibilmente occupata da un nucleo alquanto
omogeneo di sepolture afferibili allinsediamento indigeno
295
. Tramite
il riesame della cartografia storica, in integrazione alle nuove
acquisizioni, si vede come la necropoli preellenica era organizzata per
nuclei su una vasta area (ipoteticamente, ca. 10 ettari); tale area era,
quindi, occupata in maniera sparsa e non intensiva, con lalternarsi di
zone libere e zone destinate alle tombe. M. Pacciarelli e P. Criscuolo
hanno esaminato i due principali nuclei di necropoli (nei fondi
Provenzato e Orilia della pianta del Gabrici) e hanno dedotto come
ciascun nucleo sia stato utilizzato con una certa continuit e per varie
generazioni, tra il secondo quarto del IX sec. a.C. fino a poco prima
della fondazione coloniale greca.
Sempre dallo spazio del futuro oro, nellarea del cd. Tempio con
portico, sono stati rinvenuti in alcuni saggi alcuni frammenti residuali
di kotylai con fila di chevrons di tipo Aetos 666 dimportazione e
dicoppe tipo Thapsos dimportazione e di produzione locale, oltre ad
un discreto numero di frammenti di ceramica dimpasto, i quali
potrebbero provenire, in parte dal primo impianto coloniale, ed in
parte, data la prossimit con la necropoli preellenica, da tombe
indigene.
Nel corso delle ricerche eseguite nel 2007 dallstituto Universitario
Orientale di Napoli nellarea dellabitato antico di Cuma, tra le Terme
del Foro e le mura settentrionali
296
, per lemergenza della falda
acquifera, i lavori si sono interrotti sui livelli che potrebbero segnare il
passaggio a contesti chiusi tombali della fase preellenica della Prima
t del erro. Sulla base degli scavi della fine dell800, si sa che in

295
Tale ricostruzione era stata gi dimostrata dal breve scavo dellavvocato Osta nel cd. ondo
Gigante di propriet Orilia e riportata dal dettagliato resoconto del Maraglino.
296
DACUNTO 2009.

98

aree prossimali si estendeva il sepolcreto indigeno della cultura delle
tombe a fossa, ma, tuttavia, non stato possibile accertare e la
necropoli si estendeva fino a tale limite.








III.2 DATAZIONE AL CARBONIO-14 DI ALCUNE SEPOLTURE
PREELLENICHE DELLA PORTA MEDIANA



Al fine di offrire un supporto scientifico ai risultati ottenuti dalla
ricerca sul campo per il nucleo di necropoli dellt del erro di
Cuma, indagata dal Centre Jean Brard presso la cd. porta
mediana, sono state eseguite alcune analisi di laboratorio. Queste
sono state svolte presso il laboratorio C.I.R.C.E. (Center for Isotopic
Research on Cultural and Environmental heritage) di Caserta, diretto
dal prof. F. Terrasi, che fa capo al Dipartimento di Scienze Ambientali
della Seconda Universit di Napoli. Le analisi hanno riguardato:
a) analisi isotopiche mediante Spettrometria di Massa
Convenzionale su 24 individui del sepolcreto e su resti di animali
provenienti da contesti coevi, finalizzate alla caratterizzazione
della paleodieta
297
del suddetto gruppo (tali analisi non vengono
prese in considerazione nellambito di tale lavoro;
b) 8 datazioni al Carbonio-14 mediante Spettrometria di Massa
Ultrasensibile AMS nellambito dello stesso nucleo di sepolture
tali misure sono loggetto principale dello studio in esame.

297
La caratterizzazione della paleodieta consiste ricostruzione della dieta alimentare di
popolazioni antiche. Essa pu essere definita mediante due metodologie: determinazione della
concentrazione di alcuni elementi in traccia, presenti nella parte organica dellosso, tramite
Spettroscopia di Assorbimento Atomico (AAS); analisi del frazionamento isotopico del
13
C e
15
N, sulla parte organica dellosso, tramite la Spettrometria di Massa convenzionale RMS.
Questo studio, oltre a dare informazioni sul tipo di alimentazione adottata, fornisce anche
informazioni circa lorganizzazione sociale, i comportamenti e leconomia delle popolazioni
antiche, nonch informazioni indirette riguardo a eventuali contatti con altri popoli, eventuale
discriminazione sessuale o generazionale, suddivisione sociale in classi, longevit o mortalit
associata ad un tipo di alimentazione.

99

I 7 reperti ossei utilizzati per la datazione al radiocarbonio sono stati
campionati, rispettivamente, dalle sepolture SP700753, SP700712,
SP700703, SP700743, SP700740, SP700784, SP700739. Di seguito,
sono stati contrassegnati al momento del prelievo da un codice di
campione (che corrisponde alle ultime 3 cifre del codice della
sepoltura da cui provengono, mentre al momento dellanalisi da un
codice interno al laboratorio. Tali campioni sono stati sottoposti a
specifiche tecniche di preparazione (diverse a seconda della natura del
campione da datare e della componente organica che si vuole estrarre
e analizzare) e datati mediante analisi al radiocarbonio con AMS.
Le fasi di prelievo e trattamento dei campioni vengono effettuate in
modo da garantire la minimizzazione e il controllo della
contaminazione. Le impurezze contenenti carbonio vanno rimosse dal
campione, in quanto potrebbero falsarne i risultati. Infatti, per la
datazione, a seconda se il carbonio contaminante sia recente o fossile,
il campione potrebbe risultare pi moderno o pi antico rispetto allet
reale.
La preparazione dei campioni per la datazione suddivisa in tali fasi:
pulizia meccanica;
pretrattamento chimico;
combustione del campione residuo;
grafitizzazione della CO
2
ottenuta;
pressatura della grafite.
La quantit di materiale sottoposta a pretrattamento dipende dal tipo di
campione e dal suo stato di conservazione. da tenere presente che le
quantit utilizzate del materiale possono variare da caso a caso, a
seconda della conservazione e dello stato del campione: nel caso in
esame si utilizzato circa 1 gr di campione osseo.
La pulizia meccanica consiste nel rimuovere dal campione materiali
organici esogeni contaminanti che possono essere stati introdotti dopo
la sua morte. Questa pulizia essenziale allo scopo di ridurre al
minimo le contaminazioni di materiali esogeni che possono falsare i
100

risultati finali. La rimozione fatta sottoponendo il campione
allosservazione con microscopio ottico ed utilizzando pinze e bisturi,
per raschiare gli strati carbonatici pi esterni. Una volta eseguita la
pulizia meccanica sui campioni, alcuni di essi vengono frantumati,
aumentando cos larea superficiale per il successivo attacco chimico.
Lobiettivo del pretrattamento chimico consiste nel rimuovere dal
campione quei contaminanti non eliminabili con la pulizia meccanica,
ma che possono essere solubili, durante lattacco chimico, in una serie
di solventi. Questa fase pu essere diversa per lo stesso campione a
seconda della componente organica che si vuole estrarre.
Naturalmente, il trattamento viene realizzato con la massima cura e
attenzione, allo scopo di controllare le possibili contaminazioni
esterne.
importante sottolineare anche la funzione della centrifuga, a volte
utilizzata durante il pretrattamento chimico, soprattutto per campioni
di piccola dimensione e peso: scopo della centrifuga di separare le
varie componenti nei casi in cui non sia possibile farlo manualmente,
evitando in questo modo la perdita del materiale durante la procedura
di separazione delle fasi (organica e inorganica).
La fase successiva al pretrattamento chimico consiste nella
combustione del campione, che viene fatto reagire con ossido di rame
(CuO) per ottenere CO
2
. La reazione di combustione pu avvenire in
vari modi:
in una linea di combustione in vetro, allinterno di una camera,
con un fornetto a 900 C posto al di sotto della provetta che
contiene i reagenti (la durata della reazione varia in base alla
tipologia e alla massa del campione);
in muffola, dopo aver fatto vuoto e sigillato le provette con la
fiamma (sempre ad una temperatura di 900-920 C, per un tempo
programmato di 6 ore). In queste prime due modalit di
combustione il richiamo della CO
2
si effettua con azoto liquido,
trattenendo lacqua con una trappola di ghiaccio secco e alcool.
101

con lAnalizzatore lementare A, dove la reazione avviene
allinterno di una colonna riempita con ossido di rame e rame
ridotto: il campione, trasportato da un flusso di elio, viene
bruciato dallossigeno e condotto nella colonna. Attraverso un
capillare lelio conduce, poi, la CO
2
nella linea di grafitizzazione,
cui lAnalizzatore collegato, privo dellH
2
O, trattenuta
dallanidrone.
La CO
2
cos ottenuta viene, poi, fatta reagire, ad una temperatura di
600 C, con lidrogeno per ottenere carbonio allo stato solido sotto
forma di grafite), utilizzando il Ferro come catalizzatore. La grafite
il prodotto ultimo che viene analizzato dallo Spettrometro di Massa
con Accelleratore, dopo essere stata pressata in conetti di alluminio.
Nella tabella seguente sono presentati i campioni ossei umani
sottoposti a preparazione; ne vengono indicati codice laboratorio (al
momento dellentrata in laboratorio dei campioni prelevati sul
campo), codice campione (che riprendono i codici identificativi di
sepoltura), massa iniziale (precedente alla preparazione) e massa
collagene (successiva al pretrattamento):

Codice
Laboratorio
Codice
Campione
Massa
iniziale (g)
Massa collagene (mg)
DSH1583 Osso US 753/776 0,90,01 1510,01
DSH1584 Osso US 711/712 1,10,01 400,430,01
DSH1585 Osso US 703/706
DSH1586 Osso US 743/761 1,20,01 34,410,01
DSH1791 Osso US 740/763 0,60,01 23,970,01
DSH1789 Osso US 784/786 0,80,01 29,370,01
DSH1790 Osso US 739/754 10,01 125,050,01





102

III.3 PROBLEMATICHE CONNESSE CON LANALISI AL
14
C:
I PROCESSI DI DIAGENESI E DI CONTAMINAZIONE



Al momento dellinumazione lindividuo subisce la demolizione
rapida delle parti molli dei tessuti, ad opera dei microorganismi, e le
ossa
298
giungono a contatto con lambiente circostante normalmente
il sarcofago o il terreno). Da questo momento se le ossa sono interrate
comincia unalterazione chimico-fisica dei resti ossei
299
. Diversi sono
i mutamenti che intervengono in un osso durante la sepoltura:
sollevamento di cationi e materiali organici circolanti e scambio di
certi ioni; ricristallizzazione
300
; decomposizione e filtraggio di
collagene; attacco microbiologico; alterazione e, a volte, filtraggio
della matrice minerale; inserimento in depositi minerali e cos via.
Sono possibili 3 differenti modalit di deterioramento
301
:
1) deterioramento chimico della componente organica
302

(principalmente il collagene);
2) deterioramento chimico del minerale osseo
303
;

298
I tessuti scheletrici delle ossa sono formati da una fase minerale di carbonato-che trattiene
lidrossiapatite e differenti accumuli di una matrice di proteine organiche.
299
S. Williams et alii, Mortuary site excavations and skeletal biology in the Osmore Project, in
D. Rice, C. Stanish (eds.), Settlement, History and Ecology in the Osmore Drainage, Southern
Peru, British Archaeological Reports International Series, 1990.
300
Le modalit di ricristallizzazione sembrano fortemente dipendenti dalla composizione della
soluzione acquosa del contesto di sepoltura(in cui la composizione di ioni varier a seconda di
vari fattori, inclusi pH, potenziali di riduzione e composizione ionica) e condizionano la porosit
dellosso e il grado di dissoluzione. In merito si veda NIELSEN MARSH-HEDGES 2000.
301
La presenza di molecole organiche render inerte la superficie minerale, rallentando il grado
di reazione in soluzione del minerale. Diversamente, la dissoluzione della fase minerale esporr
il collagene a biodegradazione, aumentando in questo modo il grado della sua decomposizione.
302
La parte organica dellosso costituita maggiormente da collagene (22%) e osteocalcina (1-
2%): la demolizione del collagene, che racchiude le strutture elongate dei cristalli di
idrossiapatite, indebolisce la rigidit dellosso. La rigidit pi grande nella parte esterna
dellosso, dove i cristalli di idrossiapatite sono strettamente impaccati, cio dove avviene la
minore alterazione fisica. Il collagene pu conservarsi in condizioni ottimali per ben 100.000
anni, mentre proteine diverse dal collagene in particolare, losteocalcina hanno un grado di
conservazione minore di quello del collagene.
303
Lalterazione inorganica interessa soprattutto lidrossiapatite 20-30%), la cui
solubilizzazione non avviene solo a causa della degradazione microbica del collagene, ma anche
a causa dellazione distruttiva esercitata dai metaboliti acidi liberati nel processo biologico.
Lidrossiapatite post mortem va incontro a una maggiore stabilit rispetto al collagene, in virt di
processi di ricristallizzazione e incremento dei cristalli. La ricristallizzazione pu introdurre ioni
esterni nelle strutture cristalline, ma inevitabile che la composizione isotopica originale


103

3) biodegradazione.
I resti ossei interrati per lunghi periodi risultano inquinati
principalmente da depositi fisici accumulati, insieme alle particelle
di terreno, allesterno o allinterno dellosso, attraverso le porosit
naturali o le microfratture create in seguito allalterazione chimico-
fisica (diagenesi
304
, subita dallosso durante linterramento
prolungato; tali particelle possono successivamente cedere parte degli
elementi alla matrice ossea ed inquinarla. l cambiamento
dellaspetto fisico nel tempo dovuto ai cambiamenti chimici che
avvengono nei costituenti organici ed inorganici dell osso
305
.
Il contesto di sepoltura determina ampiamente la conservazione del
reperto osseo
306
: lambiente idrologico appare particolarmente
importante in questo senso. Esiste una relazione stretta tra
conservazione e processi formativi del sito.
Per lo studio dei processi di diagenesi delle ossa:

alterata.
304
La diagenesi un fenomeno di consolidamento e talora di parziale trasformazione che porta
ad una compattazione, cementazione e talora ad una parziale ricristallizzazione di prodotti
sedimentari preesistenti. I processi diagenetici, che si esplicano attraverso fenomeni vari di
cementazione, rigenerazione cristallina, demineralizzazione e sostituzione di minerali
preesistenti, sono favoriti dalla pressione di carico dei sedimenti stessi, da variazioni del grado di
umidit e di temperatura, da alcune caratteristiche connesse con la costituzione originaria dei
sedimenti e, in particolare, dalla loro eterogeneit granulometrica, dalla presenza e circolazione
di acque, soluzioni saline ed acque termali Nuova Enciclopedia Universale, Fabbri editori,
1984). l concetto geologico della diagenesi si riferisce, quindi, allalterazione geochimica dei
sedimenti o delle rocce sedimentarie in seguito alla stratificazione in acqua (R. A. Berner, Early
Diagenesis: A teorica Approach, N. J., Princeton University Press, Princeton, U.S.A., 1980). Il
termine stato, poi, riadattato dagli antropologi per specificare lalterazione post mortem della
composizione chimica e fisica dellosso dopo la sepoltura.
stato provato sperimentalmente che il processo di degradazione fisica dellosso e la sua
alterazione chimica non sono funzioni lineari nel tempo (Keplinger et alii, An elementar analysis
of archaeological bone from Sicily as a test of predictability of diagenetic change, in Am. J.
Phys. Anthropol., 70 (1986), pp. 325-331). Il periodo di prima diagenesi, quando il collagene
ancora presente nelle ossa, inizia immediatamente post mortem e i prodromi durano solitamente
per pochi milioni di anni fino a decine di milioni di anni, sebbene in speciali condizioni di
conservazione fino a 200 milioni di anni o pi. La prima diagenesi delle ossa caratterizzata da
considerevoli scambi nel contenuto delle proteine, istologia, cristallinit dellapatite, porosit e
mineralogia, riflettendo lo scambio elementare e isotopico con i fluidi dellambiente e/o il
sedimento in cui inserito.
305
Al proposito si vedano M. K. Stanford, A reconsideration of trace elemnt analysisi in
prehistoric bone, in Skeletal Biology of Past People: Research Methods, cap. 5, Willey-liss, Inc.
1992, pp. 79-103.
306
Per un approfondimento si veda NIELSEN MARSH-HEDGES 2000.

104

1. vengono misurati i parametri diagenetici
307
;
2. si tende a ridurre a semplici modelli i processi di scambio fisico-
chimici
308
;
3. si effettuano controlli ambientali per correggere i modelli
elaborati per i processi
309
;
4. si definiscono le traiettorie diagenetiche
310
, sulla base dei
processi riscontrati.
Un reperto osseo, appena interrato, va verso uno stato di equilibrio
chimico con il terreno circostante
311
. Se il reperto viene attaccato ed
eroso, allora prevedibile che la sua porosit cambi a tal punto da
permettere alle particelle finissime del terreno di depositarsi dentro i
pori dellosso. Lentit dellinquinamento del reperto, comunque, non
si pu stabilire a priori con regole generali, dato che dipende dalle
caratteristiche del terreno, dalle condizioni geodinamiche del sito di
sepoltura
312
, dalla circolazione di ossigeno, acqua e sali minerali
313
,

307
I parametri convenzionalmente adoperati sono: contenuto di collagene, integrit istologica,
porosit (capacit di assorbire acqua), cristallinit (fattore di diffrazione dei raggi infrarossi) e
contenuto in carbonato e calcite in %. Gran parte dei parametri diagenetici aumentano in maniera
correlata, ma i dettagli della correlazione tendono ad essere alquanto dipendenti dal sito. Per un
approfondimento si veda HEDGES 2002, pp. 320-321.
308
I processi fisico-chimici che interessano ossa in deposizione sono solitamente: attacco
microbico, perdita del collagene, aumento della cristallinit, dissoluzione del materiale osseo,
sollevamento di soluti delle acque del suolo Per un approfondimento si veda HEDGES 2002, pp.
321-324.
309
controlli riguardano temperatura, idrologia e geochimica dellambiente di giacitura. Al
riguardo si veda HEDGES 2002, pp. 324-325.
310
La definizione delle traiettorie diagenetiche consiste nello stabilire, dopo che nelle ossa
inizia la diagenesi con simili valori di parametri diagenetici, lampio range di valori che esse
assumono nel corso dei cambiamenti diagenetici quando esse vengono sepolte.
311
White e Hannus (Chemical weathering of bone in archaeological site, in American Antiquity,
48 (1983), pp. 316-322 hanno proposto un meccanismo dellalterazione fisica dei reperti ossei
nel terreno. La degradazione del reperto osteologico dovuta ad una serie di reazioni chimiche
sovrapposte che sono controllate dallacqua, dai protoni, dallossigeno e dalla concentrazione di
Ca nellosso e nel terreno. Gli ioni Ca
+ +
e PO4



liberi, cio presenti nelle acque circolanti nel
terreno, sono in equilibrio con gli ioni Ca
+ +
e PO4

della superficie dellosso. Lidrossiapatite
pu perdere o inglobare ioni Ca
+ +
e PO4



a seconda che le loro concentrazioni nella fase
acquosa sono minori o maggiori, rispettivamente di quelle in equilibrio con il minerale.
312
J. E. Buikstra et alii, Multiple elements: Multiple expectations, in T.D. Price (ed.), The
Chemistry of Prehistoric Human Bone, Cambridge University Press, Cambridge, 1989, pp. 155-
210; F. D. Pate, J. T. Hutton, The use of soil chemistry data to address postmortem diagenesis in
bone mineral, in J. Archaeol. Sci, 15 (1988), pp. 729-739; S. C. Radosevich, Dict of diagenesist
An evaluation of the trace elements analysis of bone, Ph D dissertation, University of Oregon,
1989; H. Newesely, Chemical stability of hydroxyapatite under different conditions, in G. Grupe,
B. Hernann (eds.), Trace Element in Environmental History, Heidelberg, Springer-Verlag, 1988,
pp. 1-16.

105

dallattivit microbica
314
, dalla densit
315
e dalla grandezza dellosso
che aumenta con laumentare dellet dellindividuo, dalla
microstruttura e dalla biochimica dellosso
316
e da altri innumerevoli
meccanismi chimico-fisici, quali ad esempio la deposizione dei argille
sporche di ossidi allesterno dellosso
317
.
Le tecniche usate pi frequentemente per stabilire se il reperto
interrato stato o no interessato dalla diagenesi, sono basate
sullanalisi del terreno. La maggior parte delle osservazioni sono
improntate alla concentrazione degli elementi totali nellosso rispetto
a quella nel terreno. Se la concentrazione di un dato elemento
nellosso superiore a quella del terreno, molto probabile che non vi
sia stata una contaminazione significativa dellosso post mortem; se la
concentrazione di un dato elemento nellosso di gran lunga inferiore
a quella del terreno, allora probabile che vi sia stata
contaminazione
318
. Altri metodi per valutare leventuale presenza di
effetti diagenetici in reperti ossei sono lanalisi chimica dellosso per
solubilizzazione acida
319
e lanalisi elettronica dellosso per
diffrattometria a raggi X (XRD)
320
.

313
P. E. Hare, Organich geochemistry and bone and its relation to the serviva of bone in the
natural environment, in A. K. Behrensmeyer, A. P. Hill, Fossils in the making, Chicago,
University of Chicago Press, 1980, pp. 208-219.
314
Losso un tessuto vascolare con diversi canali che possono fungere da condotti per i
batteri.
Lalterazione batterica pi comune nelle ossa umane che in quelle animali nei siti archeologici.
G. Grupe, H. Piepenbrink, Trace element contamination in excavated bones by micro-organisms,
in G. Grupe, B. Herman, Trace elements in Environmental History, Proced. Symp., 24-26 June
1987, Gttingen, Springer-Verlag, Berlin 1988, pp. 103-112; E. M. White, L. A. Hannus,
Chemical weathering of bone in archaeological soils, in American Antiquity, 48 (1983), pp.
316-322.
315
J. B. Lambert et alii, A comparative study of the chemical analysis of ribs and femurs in
Woodland populations, in Am. J. Phys. Anthropol., 59 (1982), pp. 289-294.
316
G. Grupe, Impact of choice of bone samples on trace element data in excavated human
skeletons, in J. Archaeol. Sci. 15 (1988), pp. 123-129; D. W. Von Endt, D. J. Ortner,
Experimental effects of bone size and temperature on bone diagenesis, in J- Archaeol. Sci., 11
(1984), pp. 247-253.
317
Norrish, Mineralogy of trace elements: The geochemistry e mineralogy of trace elements,
in D. J. D. Nicholas, R. Adrian Egan, Trace elements in soil, plant, animal systems, Ac. Pres.,
CSIRO, South Austr., 1975, pp. 55-102.
318
Al riguardo si veda MALLEGNI-RUBINI 1994, pp. 202-203.
319
Al riguardo si veda MALLEGNI-RUBINI 1994, pp. 203-205.
320
A tal proposito vedi MALLEGNI-RUBINI 1994, pp. 205.

106

Dopo aver riscontrato possibili effetti di diagenesi in campioni ossei,
si procede alla identificazione e correzione dellinquinamento
321
, che
possono essere ottenute attraverso diverse metodologie: i dati sono
corretti con il sito
322
oppure viene utilizzato il metodo
semiquantitativo rapido di valutazione dellinquinamento attraverso
metodo diretto e metodo indiretto della correlazione E:Pr)
323
.
Appurato che linquinamento principalmente di tipo fisico, si
procede al calcolo per la correzione dei valori e a purificare il dato;
queste sono le fasi del procedimento: analisi chimica dei reperti ossei;
analisi del terreno e definizione delle caratteristiche del terreno.
Infine, si effettua la correzione dei valori di concentrazione degli
elementi nellosso.
Accanto alla diagenesi, altre fonti di contaminazione ambientale
possono interessare i reperti ossei sepolti in contesti archeologici;
queste derivano principalmente dallinclusione allinterno del
campione di materiale di differente et radiocarbonica. Un tipico
esempio quello dovuto alla penetrazione nel campione sepolto di
radici di piante che crescono in superficie; depositi calcarei e accumuli
di acidi umici sono altre forme di contaminazione che possono portare
a risultati fallaci se non rimosse. Tecniche standard adottate in molti
laboratori per il pretrattamento di campioni sono intese a eliminare le
diverse fonti ambientali di contaminazione, ma non possono sempre
eliminarne completamente leffetto a causa delle caratteristiche
chimiche e fisiche dei materiali in esame. particolarmente
importante, pertanto, che sia prodotta una documentazione attenta
della natura del contesto del campione nel momento in cui prelevato,
cos che la possibilit di errori dovuti a contaminazione ambientale
possono essere tenute in conto nel discutere limportanza delle
datazioni ottenute
324
.

321
Il principio del metodo di correzione si basa sulla determinazione del peso del residuo siliceo
nellosso inquinato e nel terreno di confronto.
322
Cfr. MALLEGNI-RUBINI 1994, pp. 206-208.
323
Al riguardo si veda MALLEGNI-RUBINI 1994, pp. 209-215.
324
H. Barker, The Accuracy of Radiocarbon Dates, in The Journal of African History, 13/2
(1972) pp. 179-180.

107

III.4 RISULTATI E CONCLUSIONI



I risultati delle datazioni effettuate sono riportati nella tabella
seguente, nella quale vi lindicazione sia della Radiocarbon age
espressa in anni P che dellet calendariale di ogni reperto con
incertezza di 1 sigma ed espressa in anni BC):

Codice
Laboratorio
Codice
Campione
RCAGE (BP) CALENDARIAL AGE (BC)
(1 sigma)
DSH 1583 Osso US 753/776 3004 (37) 1320 1190
DSH 1584 Osso US 711/712 2647 (31) 830 795
DSH 1585 Osso US 703/706 3039 (33) 1380 1260
DSH 1586 Osso US 743/761 3038 (37) 1390 - 1260
DSH 1791 Osso US 740/763 3434 (44) 1776 1685
DSH 1789 Osso US 784/786 2768 (44) 941 843
DSH 1790 Osso US 739/754 3102 (51) 1430 1313

Da unanalisi dei risultati, possibile notare che i campioni DSH 1789
e DSH 1584 (in rosso) hanno fatto riscontrare una datazione al
radiocarbonio che concorde con i dati cronologici forniti dalle
indagini archeologiche, che possiamo collocare tra la fase iniziale del
Primo Ferro 1 e la fase pi matura del Primo Ferro 2. Diversamente, i
campioni DSH 1583, DSH1585, DSH1586 e DSH1790 (in blu) hanno
riportato una datazione non concorde con quanto atteso dal punto di
vista archeologico (sia sulla base della ricostruzione stratigrafica che
dello studio dei corredi). Inoltre, tali campioni sono coevi tra loro e,
pertanto, possono essere considerati tutti appartenenti allo stesso
periodo cronologico. In ultimo, il campione DSH1791 (in nero)
sembra essere il pi antico di tutti ed ha restituito una cronologia
davvero molto alta rispetto a quanto ci si aspettava dalle indicazioni
archeologiche.
necessario, quindi, fare alcune considerazioni in merito ai risultati
ottenuti. In primo luogo, necessario sottolineare il contesto in cui i
reperti erano inseriti: il sito era sommerso da acqua lacustre; ci
108

fornisce una altra probabilit di contaminazione dal contesto ed in
particolare da tutto ci che in contatto con i reperti ossei. Inoltre,
utile accennare anche alle condizioni in cui le ossa campionate sono
state rinvenute durante lo scavo: tuttoggi il sito presenta una falda
freatica alquanto alta; questo conferma ancora una volta lalta
probabilit di contaminazione subita dai reperti ossei.
Pertanto, sembra abbastanza chiara linfluenza del contesto in cui sono
stati ritrovati i singoli reperti ossei: bisogna far riferimento, in secondo
luogo, alla presenza, nelle tombe, di un contenitore ligneo con profilo
a U tronco dalbero scavato? canne intrecciate?), dotato di
copertura lignea e rincalzato da scaglie di tufo o lapilli. L interazione
fisica fra il reperto osseo e il contenitore, che composto anchesso da
materiale organico, ha potuto condurre ad una contaminazione dei
reperti. Questo ha originato un effetto di invecchiamento nei reperti,
giustificato dal fatto che il legno usato per realizzare il contenitore di
sicuro pi antico dei reperti ossei. Inoltre, nei lapilli posti come
rincalzo al contenitore ligneo c sicuramente la presenza di carbone
fossile, che, quindi, invecchier ulteriormente i nostri reperti in caso
di diagenesi o contaminazione.
Quindi, ci sono almeno tre buone cause che possono far pensare ad un
rischio di contaminazione:
1. la presenza di acqua nel contesto di deposizione dei resti ossei
campionati;
2. la presenza di reperti lignei allinterno delle sepolture in cui i resti
ossei risiedevano, che possono contaminare invecchiando i
reperti in quanto costituiti da materiale organico;
3. la presenza di lapilli a rincalzo delle sepolture, che possono
anchessi invecchiare per contenuto di carbone fossile.

da sottolineare, inoltre, come i tre fattori di contaminazione abbiano
agito in maniera sinergica: in altri termini, la presenza di acqua
perenne ha reso la contaminazione da legno antico o da materiale
vulcanico molto probabile e ne ha accentuato gli effetti diagenetici.
109

Certo da escludere una eventuale contaminazione introdotta nel
corso del processo di preparazione dei campioni per lanalisi: in tal
caso, infatti, i risultati delle datazioni avrebbero dovuto riportare
unet pi recente e non pi antica dei campioni stessi.
Traendo le conclusioni, alla base del lavoro svolto vi stato il
concetto di interdisciplinariet, prevedendo una collaborazione
proficua tra operatori del settore umanistico ed operatori del settore
scientifico. Per una maggiore attendibilit dei risultati si riservata
particolare attenzione allanalisi dei reperti ossei esaminati e alle
eventuali alterazioni dei loro elementi chimici dovute a processi di
diagenesi. La ricerca si posta come obiettivo generale quello di
fornire, attraverso lanalisi radiocarbonica e uno studio specifico sui
dati prodotti dalla ricerca sul campo, ulteriori elementi di conoscenza
e di riflessione sulla formulazione di ipotesi ricostruttive circa
linquadramento cronologico della comunit cumana dellt del
Ferro.
Le analisi archeometriche applicate allo studio del contesto cumano
hanno rivelato una serie di dati e un risultato complessivo che non
concordano con gli elementi ricavati dalle indagini archeologiche; le
discrepanze hanno portato a riflettere sulle azioni da intraprendere per
il futuro della ricerca. Si compreso, soprattutto, come le analisi di
datazione al radiocarbonio vadano effettuate nella prospettiva di un
approccio interdisciplinare, al fine di integrare in maniera organica le
conoscenze, i metodi e le metodologie. In altri termini, la datazione al
radiocarbonio non consiste soltanto nellanalisi in laboratorio, ma
comincia molto prima. di fondamentale importanza, pertanto:
conoscere bene il contesto di scavo; comprenderne le sue
caratteristiche; essere in grado di prelevare i campioni dalle zone e
nelle forme che possono aver subito meno contaminazione e
diagenesi; discutere ed analizzare i risultati della datazione nel
complesso dei risultati ottenuti dal punto di vista storico,
archeologico, di cultura materiale e archeometriche.
110

Nel caso specifico, al fine di superare i problemi riscontrati, nellottica
di un lavoro interdisciplinare, sar necessario conoscere il sito, le sue
caratteristiche e le possibili zone soggette ad eventuale
contaminazione, per far s che il campionamento venga effettuato
secondo modalit valide, efficaci e coerenti. Al fine di ottenere un
riscontro effettivo nelle datazioni radiocarboniche ci si pone, poi, tali
obiettivi:
ridatare le tre tombe che hanno dato risultati anomali dal punto
di vista della cronologia;
datare altri campioni costituiti da materiale organico, ma che non
siano ossa (ad esempio, carboni e legno), appartenenti alle stesse
sepolture oggetto di analisi radiocarbonica e aventi le stesse
identiche condizioni di seppellimento;
datare anche altri reperti che abbiano, per, una datazione
abbastanza attendibile, magari ricavata da elementi di contesto
univocamente datanti (come per esempio pu essere la presenza,
negli elementi di corredo, di materiali ceramici caratterizzati da
tipi e stili inconfondibili).
Potrebbe, inoltre, agevolare la comprensione di tali discrepanze
cronologiche, il prendere in considerazione ed analizzare,
eventualmente esistano, datazioni ottenute da altre analisi impiegate in
maniera complementare allindagine archeologica carotaggi,
prospezioni geo-elettriche, ecc) oppure altre informazioni di scavo,
che possono essere ricavate dalla documentazione prodotta sul campo,
quali ad esempio se per le sepolture da cui tali campioni sono stati
prelevati, vi sono particolari peculiarit delle tombe e dei relativi
corredi.
Ci si augura che da tali datazioni incrociate si possa ottenere un
inquadramento cronologico pi chiaro, al fine di affrontare lo studio
della necropoli preellenica, e, pi a largo, del sito di Cuma, senza
alcuna discrepanza e problematicit, ma soprattutto attraverso la
collaborazione fattiva e transdisciplinare di tutti gli specialismi.

111

APPENDICE : MATERIALI CUMANI PROTOSTORICI
IN MUSEI E RACCOLTE PRIVATE










1) LA RACCOLTA CUMANA E LA COLLEZIONE STEVENS DEL
MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI NAPOLI
325




La quantit maggiore di reperti protostorici cumani conservata
presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, allinterno di due
collezioni: la Raccolta Cumana e la Collezione Stevens; solo su
questi reperti che gli studiosi hanno basato la loro griglia di
interpretazione e definizione della facies del Ferro cumana. I materiali
che non pertengono alle 36 tombe Osta o alle 6 Stevens, provengono
dagli scavi del Conte di Siracusa, dalla Raccolta Stevens, dai
materiali Orsi e da acquisizioni varie e ammontano a circa 190
reperti
326
.

Nel 1861 la Raccolta Cumana, poco dopo la morte del
Conte di Siracusa, viene messa in vendita; la notizia suscita
lintervento di G. Minervini che si attiva presso la Direzione del
Museo Nazionale di Napoli per avviare la trattativa dacquisto e
scongiurare cos lesportazione e la perdita definitiva di tutti gli
oggetti. Il Ministero risponde stanziando una somma che si rivela
insufficiente; solo lintervento del principe ugenio di Savoia,
principe di Carignano, che acquista la collezione e ne fa dono al
Museo, slocca la situazione e permette alla direzione del Museo di
venire in possesso degli oggetti. Dopo un anno dalla donazione, la
collezione non ancora visibile e ancora nel 1863 la raccolta non ha
ancora trovato una sua collocazione. Lo stesso Minervini realizza un
nuovo inventario della raccolta, poi inviato al Ministero, dal quale si
coglie leffettiva consistenza della collezione. Linventario elenca

325
Tratto da C. RESCIGNO, in ZEVI et ALII 2008, pp. 209-210.
326
Vedi n. 16.

112

1803 oggetti; la maggior parte dei quali costituita da vasi figurati, a
vernice nera e altre ceramiche (che Heydemann assomma a 1409
oggetti), cui si aggiunge un piccolo gruppo di oreficerie, un nucleo di
monete di bronzo, poche statuette fittili e altri oggetti di vetro,
alabastro e osso. Successivamente la collezione viene in parte esposta
tra le varie raccolte vascolari del Museo, e ancora nel 1880 E. Stevens,
nel corso della documentazione dei suoi scavi e della classificazione
del materiale vascolare, fa riferimento anche agli oggetti della
Raccolta Cumana, lamentando lo stato di disordine in cui versa il
materiale, ancora poco conosciuto e non utilizzabile per eventuali
confronti. La raccolta viene aperta al pubblico, nel suo insieme, solo
alcuni annidopo, fino agli inizi del 900, quando tutte le collezioni del
Museo, sotto la direzione di E. Pais, vengono riorganizzate e
risistemate.
Sappiamo, per, che la raccolta vascolare di G. P. Campana, marchese
di Cavelli, and formandosi mediante acquisto della collezione del
conte di Siracusa. Ben documentata al provenienza cumana della
c.d. regina vasorum passata da Leopoldo di Borbone al marchese
Campana, per il tramite dellantiquario R. arone, e da lui
allrmitage di San Pietroburgo. l Conte di Siracusa, oppresso da una
ricorrente situazione debitoria, sembrerebbe aver esercitato il
commercio di antichit, non solo in riferimento alla circostanza citata
della vendita dei vasi cumani, ma anche a quella di sculture, per il
tramite di un certo G. Grillo di Pozzuoli. Tuttavia, c da presumere
che la Raccolta Cumana del Conte di Siracusa, sposato con la sorella
del principe Eugenio di Savoia-Carignano, sia rimasta integra.
Brevi resoconti dei rinvenimenti effettuati dal Conte di Siracusa
apparvero, per opera di G. Fiorelli e G. Minervini, nel ullettino
Archeologico Napolitano degli anni 1855-1858, e ne rifer
contemporaneamente anche H. runn nel ullettino dellstituto di
Corrispondenza archeologica del 1857, dopo che iorelli aveva
pubblicato, in folio, una scelta dei vasi rinvenuti a Cuma nel 1856.
Prive dei contesti di associazione, le ceramiche costituirono uno dei
113

nuclei del Museo di Napoli, esposto autonomamente e poi catalogato
da H. Heydemann nel suo lavoro Die Vasensammlungen der Museo
Nazionale zu Neapel edito a Berlino nel 1872. Solo E. Gabrici,
nellaltrettanto fondamentale monografia su Cuma uscita nel volume
dei Monumenti Antichi dei Lincei del 1913, dedica alcune
pagine alla Raccolta, fornendo anche alcune impressioni sulla natura
del materiale allora rinvenuto, il quale, a suo parere, doveva riflettere
una fase tarda dellutilizzazione della necropoli, a partire dallinoltrato
arcaismo
327
.
Gli scavi in loc. Parco Cimitero portarono alla luce alcune sepolture
preelleniche. Ci non lo si arguisce da resoconti con annotazioni
relative a contesti e circostanze di rinvenimento, in quanto non sono
stati conservati, bens dagli oggetti di corredo comuni nelle tombe
cumane preelleniche. Questi materiali risultano analoghi a quelli
rinvenuti in seguito nello stesso punto dallo Stevens, fatto che
permette di accertare per essi la provenienza dal Parco Cimitero.
Nonostante non ci siano pervenuti relazioni di scavo, tuttavia, le
indagini hanno avuto come pendant alcune pubblicazioni antiquarie su
singoli elementi contenuti nella Collezione Cumana (velocemente
acquistata dal Museo Nazionale di Napoli), cosa che ha favorito la sua
fama in Europa.
Gli scavi di E. Stevens, diversamente, in un momento
immediatamente seguente allunit dtalia, hanno fatto proprie le
nuove direttive definite da G. Fiorelli, che contenevano norme su
come condurre lo scavo, registrarlo in appositi Giornali,
documentarlo. Proprio in virt di ci, delle tante tombe che venivano
allora scoperte ci sono state tramandate riferimenti accurati nei
taccuini e nei giornali di scavo che corredavano la Collezione Stevens,
seppur sia carente il dato topografico (manca una pianta della
necropoli). Lo Stevens annotava su taccuini tutti i risultati dello scavo
(tomba, oggetti restituiti, misure e orientamento); le informazioni

327
GABRICI 1913, pp. 51-54, 502-509, tavv. LX-LXIV.

114

erano poi, da lui stesso, trascritte sui Giornali. Aveva, inoltre,
creatodelle tavole di riferimenti per le forme ceramiche e le tipologie
tombali (che indicava con numeri e lettere), che venivano riportate sui
Giornali; questi in molti casi ci danno unidea abbastanza dettagliata
delle sepolture.
La Collezione Stevens, gi iniziata in giovent dallo studioso, si forma
intorno ad unoriginaria raccolta numismatica, alla quale si affiancano
gradualmente gli oggetti provenienti dalla necropoli di Cuma. Lo
stesso Stevens organizza la sistemazione dei materiali facendo
realizzare armadi e scansie per conservare in maniera unitaria ciascun
corredo, con i singoli oggetti identificati da contrassegni ed etichette.
La malattia che, dopo il 1897, colpisce E. Stevens, coinvolge e muta
anche il destino della collezione; i suoi eredi nel 1899 prendono una
serie di iniziative per la vendita della raccolta, stabilendo contatti
anche con alcuni collezionisti stranieri. La voce di questi contatti
giunge alla direzione del Museo di Napoli, che intuisce subito il
rischio di perdita o smembramento definitivo della raccolta e si
adopera per instaurare trattative con la famiglia Stevens, attraverso
una richiesta ufficiale del Regio Governo. Lo steso Governo si
dichiara subito contrario allesportazione, anche parziale, degli oggetti
e, a seguito di un inventario della raccolta e di una serie di contatti
intrattenuti da P. Orsi e A. Sogliano, avanza una proposta di acquisto
di tutta la collezione. solo agli inizi del 1901, tuttavia, che viene
stipulato il contratto vero e proprio; due mesi dopo il Ministero
autorizza il trasporto della collezione al Museo, operazione che
subisce una serie di ritardi per la mancanza di alcuni degli oggetti
contenuti nellinventario. E. Gabrici viene incaricato di verificarne la
composizione e nel marzo del 1902 il Ministero autorizza finalmente a
registrare lacquisizione di tutta la collezione. Unultima e non
secondaria difficolt costituita dalla mancata consegna dei giornali e
dei taccuini di scavo, fondamentali per lidentificazione e il riordino
degli oggetti; i documenti vengono consegnati per ultimi. Da questo
momento in poi si determinano le condizioni per una progressiva e
sistematica disgregazione dei contesti sino ad allora conservati. Lo

115

stato di confusione in cui, ad un certo punto, versa la collezione spinge
la Direzione del Museo a realizzare un nuovo e pi aggiornato
inventario; a tale incarico viene destinato il Paribeni, che nel 1902 d
inizio al lavoro di riordino dei vasi. Pochi anni dopo, il lavoro di
ricomposizione viene nuovamente affidato allo stesso Gabrici; a due
anni dallinizio del suo laoro, Gabrici riferisce di aver ricostruito
parzialmente ben 400 corredi, documentando con foto e disegni molti
degli oggetti, compresi alcuni pezzi della iniedita, e ancora poco
conosciuta, Raccolta Cumana. Tuttavia, in un periodo non precisabile,
forse negli anni intorno alla Seconda Guerra Mondiale, i corredi
ricostruiti vengono nuovamente smembrati per esigenze espositive,
che privilegiano laspetto tipologico piuttosto che quello filologico
legato al contesto di provenienza delloggetto. Solo a partire dai primi
anni 90 del secolo scorso stato riaffrontato il problema della
ricostruzione dei contesti funerari.
Lo Stevens introdusse tra i vari oggetti preellenici alcuni pezzi, che
antiquari e scavatori clandestini gli portavano a vedere. Di ci ne
certo Lubrano, il quale escluse la provenienza cumana di alcuni
elementi, che per altra via era riuscito a mettere da parte. Costituisce
una elemento frequentemente attestato il vaso porta-unguenti (a volte
presente in pi esemplari), che si evolve dagli aryballoi pi antichi
nelle svariate varianti delle lekythoi. Ritroviamo in maniera frequente
anche il servizio potorio (brocca e, pi costantemente, una coppa). Le
forme vascolari di pi grandi dimensioni sono attestate con rarit,
contenute soprattutto nelle sepolture elitarie. A causa del saccheggio
delle sepolture a camera e a schiena, gi in antico, non possediamo
un campione importante di corredi, dal punto di vista della qualit: in
queste sicuramente pi frequenti dovevano essere i grandi contenitori
figurati, adoperati sia con rimando al mondo del simposio sia come
cinerari. Alcuni crateri sono stati rinvenuti anche al di fuori delle
camere, a volte utilizzati come cinerari per cremazioni (come anche
utilizzati a tal scopo erano i vasi in bronzo). Le due collezioni
comprendono un ampio repertorio di oggetti in bronzo. Per tali oggetti
si nota come fra i vasi dimpasto siano fortemente attestate le olle

116

biansate e monoansate a corto collo, altre olle a corpo con quattro
prominenze e altre ancora con costolature oblique e bugne sul ventre.
La forma pi utilizzata per le ciotole quella tronco-conica, con
labbro rientrante ed una sola ansa orizzontale a bastoncello; le pareti
sono molto spesse e la superficie per lo pi liscia. Le anforette e le
tazzine presentano molte variet di forme e di ornati, come quelle che
presentano il pi pregevole prodotto della ceramica cumana. Si
annoverano armi, fibule, pendagli, armille e molti oggetti di ambra, di
osso, di pastiglia, di pasta vitrea. AllOrsi non fu possibile comprare
n vedere alcuna di quelle corte spade che la raccolta Stevens
possiede, a causa della loro rarit; numerose invece sono le punte di
lancia e di giavellotto, di cui 15 andarono al Museo di Napoli e 4 a
quello Preistorico di Roma. Di fibule se ne raccolse un gran numero,
ma esse andarono disperse nel mercato antiquario; tuttavia, lOrsi
riusc ad acquistarle molte per il Museo di Napoli e un buon campione
per quello Preistorico di Roma. Le fibule ad arco semplice sono le pi
numerose 26 esemplari, quasi tutte con larco decorato a punta o
nella fusione; tra le fibule di altro tipo si ricordano quelle ad arco
serpeggiante e ununica fibula a navicella.






2) MUSEO CIVICO DI BARANELLO (CB)
328




I materiali protostorici da Cuma conservati presso il Museo Civico di
Baranello (CB) circa 117 reperti provengono da uno scavo privato
effettuato nellautunno del 1898 nel fondo di G. Provenzano
(Provenzano Luongo, poi Orilia, fondo del gigante nella pianta del
Gabrici), che comprendeva una piccola porzione di necropoli ai piedi
dellacropoli. ssi furono acquistati nel 1899 dal baranellese G.
Barone, architetto e collezionista eclettico nel privato,presumibilmente
da P. ed M. Lubrano di Pozzuoli. Il Barone sistem nella sua cospicua

328
Tratto da P. CRISCUOLO, in C. GASPARRI, G. GRECO 2009, pp. 263-309.

117

ma disordinata raccolta di oggetti antichi, monete, libri e ceramiche
329

(gi donata nel 1896 al Comune, perch costituisse un Museo) i
materiali cumani. Vennero pubblicati due cataloghi: un primo,
riguardante tutti i pezzi, un anno prima della donazione
330
; una
seconda edizione, in seguito al trasferimento di altri elementi tra cui
quelli cumani, nel 1899
331
. Il corpus degli oggetti di Baranello appare
di notevole interesse per lintegrazione della necropoli protostorica
cumana, soprattutto se si considera che il Barone scrive tra le righe
che ha potuto vedere piccoli oggetti preziosi di provenienza orientale,
ma che non fanno parte della raccolta o perch non furono mai
acquistati o perch furono successivamente alienati.
Linteressante materiale della collezione arone fu ignorato dal
Gabrici
332
, cos come dai successivi studi sul Preellenico di Cuma
333
,
fino alla fine degli anni 80 del 900 quando venne riscoperto da R.
Adinolfi, studioso di antichit preistoriche flegree e autore di un
accuratissimo censimento del materiale di provenienza cumana
esistente presso musei italiani e stranieri
334
.

Barone nel suo catalogo
del 1899 riporta notizie relative ai materiali cumani esposti nella
vetrina n. XVII del Museo Civico, notizie molto interessanti e,
siccome gli elementi erano frutto di scavi clandestini, sorprendenti
perch ricche di particolari. La nota informa che gli oggetti furono
recuperati in alcune sepolture nel fondo di G. Provenzano e riferisce
vari dettagli particolari relativi a rituale funerario, posizione dei reperti
nelle tombe e caratteristiche del materiale tali dettagli corrispondono
perfettamente a quelli che pochi anni pi tardi verranno riferiti da E.
Gabrici, trascrivendo i taccuini Stevens, e da V. Maraglino, cronista
dello scavo di E. Osta
335
.

329
Tratto da P. CRISCUOLO, in C. GASPARRI, G. GRECO 2009, pp. 263-309.
330
NIRO 2002, pp. 143-146.
331
La notizia di questo primo catalogo, introvabile, in NIRO 2002, pp. 161.
332
BARONE 1899.
333
GABRICI 1913, pp. 61-212.
334
MLLER KARPE 1959, pp. 36-42, 234-237; DAGOSTNO 1970; ALOR LVAD
1985.
335
ADINOLFI 1988.

118

Secondo la cartografia del Gabrici, il fondo Provenzano consisteva in
una stretta striscia di terreno allinterno delle mura settentrionali e
confinava a S/O con i fondi Dsanto e Capalbo, dove dal 1896 le
ricerche di Stevens avevano riportato alla luce molte sepolture
preelleniche. Possiamo dedurre che i Lubrano
336
avevano continuato a
scavare la necropoli per conto loro avanzando verso N-E nei fondi
contigui, dove le sepolture dovevano essere numerose e molto fitte;
tant vero che nel 1903 questi, nel frattempo alle direttive
dellavvocato Osta, scoprirono nel fondo Luongo, a S del fondo
Provenzano allepoca del Gabrici propriet Orilia le famose
sepolture che costituiscono tuttora un punto fermo per la definizione
del Preellenico di Cuma.
Pertanto, se tale ricostruzione degli scavi fosse corretta, non risulta
improbabile che allo stesso settore del sepolcreto si possano attribuire
sia il lotto di materiali venduti da P. Lubrano al Museo Archeologico
di Napoli nel 1901, sia un piccolo nucleo di materiali cumani
acquistati nel 1905 dal Museo Archeologico di Firenze, tramite
lispettore DallOsso, sempre dallo stesso scavatore
337
.
Il nucleo di materiali della collezione Barone di Baranello amplia in
modo significativo il quadro delle conoscenze sul Preellenico di Cuma
sotto molteplici aspetti. I materiali di Baranello sono gli unici, tra
quelli pervenuti ai musei italiani al mercato antiquario, di cui si
conosca lesatta provenienza, pertanto utilizzabili, accanto ai
materiali delle tombe Osta e a pochi delle tombe Stevens, per
ricostruire la cronologia di unarea della necropoli preellenica. La
maggior parte del materiale si data a un momento evoluto del Primo
Ferro I o in un momento iniziale del Primo Ferro 2 (850/825-775 a.C.)

338
; pertanto, possiamo delineare il Prellenico cumano come un

336
Esperti operai e buoni conoscitori del territorio cumano, che trascorsa la stagione degli scavi
Stevens del quale erano stati fedeli collaboratori, si erano evidentemente dedicati agli scavi
clandestini e al commercio antiquario.
337
MARAGLINO 1906.
338
Tale cronologia concorda perfettamente con quella delle tombe Osta che provengono da un
settore di necropoli adiacente.

119

processo senza soluzione di continuit dalla fase pi antica del Primo
ferro I alla fase pi matura del Primo Ferro II. Siccome poi il
materiale proviene da uno stesso settore di necropoli non molto vasto,
riusciamo ad ipotizzare uno sfruttamento piuttosto intenso della parte
di piana cumana allinterno delle mura, utilizzata come luogo di
sepoltura per alcune generazioni e probabilmente da uno stesso nucleo
familiare.
Il fatto che siano presenti manufatti sicuramente afferibili ad un
momento avanzato del Primo Ferro riduce notevolmente il decalage
cronologico tra la fine dellabitato preellenico e la fondazione della
colonia euboica, se avvenuta nellultimo quarto dellV sec. a.C., o
addirittura lo annullerebbe, se fosse accaduta nel terzo quarto dellV
sec. a.C.
339
.
Il materiale del Preellenico I mostra come Cuma in questa fase stringe
contatti a breve raggio con le comunit laziali e i gruppi villanoviani
della Campania tirrenica,ma non con i gruppi della Valle del Sarno.
Nel Preellenico II, invece, si evidenzia unintensificarsi dei rapporti a
breve distanza con la Campania (inclusa la Valle del Sarno) e alla
nascita di relazioni a medio e lungo raggio con il Latium vetus e con
ltruria. Nel Preellenico I osserviamo un consistente numero di
oggetti riferibili a sepolture di rango elevato; ci testimonia lesistenza
nella societ cumana di gruppi elitari che accumula ricchezza e ostenta
nei corredi tombali i segni e i simboli del proprio status
340
. , quindi,
in tale momento storico da collocare il completamento di un processo
di gerarchizzazione allinterno della societ cumana.











339
DAGOSTNO 1999, pp. 51-56.
340
Il dato confermato dai corredi Osta e Stevens, dove soprattutto nel Preellenico II che si
accentuano gli elementi di differenziazione sociale.

120



3) MUSEO NAZIONALE PREISTORICO ETNOGRAFICO
LUIGI PIGORINI DI ROMA
341




Fra il 1900 e il 1902 il Museo Preistorico ed Etnografico di Roma ha
acquisito due importanti nuclei di materiali preellenici provenienti da
Cuma per un totale di circa 170 oggetti circa. Il primo gruppo (147
oggetti fu acquistato tra la fine di dicembre del 1900 e linizio
dellanno seguente da P. Orsi, per conto del Pigorini, dal canonico
puteolano G. De Criscio. Il secondo gruppo (16 reperti) fu donato nel
1912 dal naturalista salernitano P. Carucci, insieme ad altri reperti
rinvenuti nel territorio di Caggiano e nella Grotta di Pertosa. Degli
oggetti di questo secondo nucleo stata accertata lorigine cumana in
base allanalisi tipologica e stilistica, la quale permette di inserirli nel
novero dei materiali preellenici rinvenuti negli scavi Osta-DallOsso
del 1904 e di quelli decontestualizzati conservati a Napoli ed in altre
raccolte italiane e straniere. Ai primi due gruppi, nel 1952, nel corsodi
un riordino delle raccolte, si aggiunse un terzo nucleo di materiali (14
reperti) ritenuti di provenienza cumana ma che sono da considerare di
dubbia attribuzione. Si tratta di reperti di tombe, smembrati dai
contesti originali, selezionati allorigine, in ottimo e in buono stato di
conservazione.
Il piccolo nucleo di oggetti di origine cumana raccolti dal Carucci non
ebbe mai una giusta attenzione, come anche i reperti acquistati dal De
Criscio: questi ultimi, dopo i cenni del Pinza
342
e la parziale
illustrazione del Gabrici
343
, scomparvero quasi del tutto dalla
bibliografia cumana. negli anni 80 del 900 che R. Adinolfi prese in
considerazione lintero nucleo cumano del Museo Preistorico in una
sezione del suo volume sulle antichit di Cuma, senza tuttavia

341
Tratto da V. NIZZO, in BPI 2008, pp.165-277.
342
G. PINZA, Monumenti primitivi di Roma e del Lazio, 1905, tav. XXIV. In questa sua opera
monumentale, il Pinza per la prima volta rileva adeguatamente le affinit esistenti fra i reperti
preellenici di Cuma e quelli della prima et del Ferro laziale.
343
GABRICI, 1913, pp. 61-212.


121

riuscirlo a studiare e potendo dare soltanto una sommaria e generica
trattazione
344
. La prima transazione (acquisto del Pigorini dal De
Criscio, per mezzo dellOrsi avvenne pochi anni dopo la fine forzata
degli scavi Stevens nel 1897, a causa di una sua malattia inguaribile.
Tale evento provoc che gli scavatori, prima al sevizio dello studioso
per circa un ventennio, si dedicassero, in virt dellesperienza
acquisita, a ricerche non ufficiali. Tra questi da ricordare Procolo
Lubrano, la cui famiglia per generazioni aveva fornito manodopera
per gli scavi di Cuma e il cui padre Michele era stato scavatore capo
del Conte di Siracusa tra il 1852 e il 1857. P. Lubrano, dopo la
malattia dello Stevens, rimase a lungo il punto di riferimento e lunica
memoria storica per gli scavi e/o le antichit cumane, ricevendo anche
incarichi ufficiali, come la conduzione degli scavi fatti eseguire dal
futuro Re Vittorio manuele sullacropoli di Cuma, che riportarono
alla luce i resti dellinsediamento preellenico. Daltra parte, egli e i
suoi congiunti portavano avanti esplorazioni illecite, avvalendosi
talvolta di regolari permessi di scavo, utilizzati, tuttavia, come
copertura ai loro traffici illegali. Tali azioni indussero a continui
richiami e contravvenzioni a carico dei Lubrano da parte dei vari
funzionari di soprintendenza, a partire dal 1899; ricordiamo, fra
questi, il Gabrici, che tuttavia ricorse in pi punti della sua monografia
del 1913 allesperienza e alla consulenza di Procolo
345
. Allopera dei
Lubrano si devono riferire con molta probabilit non solo i nuclei
cumani di cui furono espressamente i rivenditori ma anche quelli
giunti in musei e collezioni private per altre vie; fra questi possono
essere inclusi i due gruppi acquisiti dal Pigorini tra il 1900 e il 1912.
La seconda transazione (donazione del Carucci al Pigorini) vide nel
dicembre del 1910 la proposta da parte del Pigorini, col futile pretesto
di una sua prossima pubblicazione, dellacquisto dellintera raccolta
del Carucci. Lerudito salernitano, dopo 5 mesi, rispose che avrebbe
offerto in dono al Pigorini non solo le antichit della grotta di Pertosa

344
ADINOLFI, 1988,pp. 67-68 e note 27-33 a p. 80.
345
GABRICI 1913, pp. 14, 23, 66-67, 78-79.


122

ma anche quelle raccolte nella grotta dello Zachito e nelle contrade
Arenosa ed Acquafredda del tenimento di Caggiano (Salerno) e Vietri
di Potenza (Basilicata); ed oltre ancora una serie di vasi preistorici
tratti dal sepolcreto di Cuma. Pose, per, come condizione lacquisto
di almeno 100 copie della sua monografia del 1907
346
per una somma
complessiva di 2000 lire ed a patto di curarne una adeguata
distribuzione negli altri Musei e Biblioteche del Regno. Il 23
giugno del 1911 il contratto di vendita, compilato e firmato, fu
consegnato al Ministro, e allinizio dellautunno dello stesso anno
furono fissati termini e modalit della consegna delle copie dellopera
e della Raccolta, operazione compiuta poi solo il 18 febbraio
dellanno seguente.

Alcune precisazioni sui reperti cumani in esame possiamo ricavarli da
un opuscolo del 1917 dello stesso Carucci, in cui riferisce di aver
acquistato tali oggetti molti anni or sono [] dallantiquario sig.
Barone di Napoli, al quale furono venduti dai fratelli Salzano, che
ebbero bottega di oggetti antichi allangolo di via Sapienza
347
. Questi
ultimi avrebbero venduto al Barone anche una raccolta di bronzi
arcaici fra i quali vi era una coppia di bipenni di bronzo (andate
purtroppo disperse ma note attraverso uno schizzo ed una sommaria
descrizione che il Carucci pubblic nel 1917). I Salzano assicurarono
al Carucci che le bipenni erano venute alla luce da uno scavo di
Cuma, insieme a molti vasi fittili che lerudito salernitano acquist
per poi donarli al Museo Preistorico di Roma. Lanalisi tipologica del
nucleo Carucci conferma lorigine cumana dei vasi ed avvalora
almeno sotto questo aspetto le informazioni fornite dai Salzano. Se la
dichiarazione dei fratelli Salzano circa lassociazione della coppia di
bipenni documentate dal Carucci con il materiale indigeno del
sepolcreto cumano fosse veritiera, si avrebbe una ulteriore
testimonianza dellesistenza di contatti precoloniali fra gli abitatori
indigeni di Cuma ed i primi coloni euboici.

346
CARUCCI, La Grotta preistorica di Pertosa (Salerno), Napoli 1907.
347
CARUCCI, Il culto dellascia nella Campania,Napoli 1917, p. 11.


123

4) MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI FIRENZE
348




I materiali cumani del Museo Archeologico Nazionale di Firenze (in
totale 51 reperti) constano di due gruppi eterogenei di reperti: il primo
(15 reperti De Criscio) di et del Ferro, il secondo (36 reperti
Lubrano di et greca. urono acquistati dallispettore . DallOsso da
scavatori privati a Cuma e sul mercato antiquario di Pozzuoli e di
Napoli tra il 1905 e 1906. Lacquisto fu voluto da L. A. Milani per
istituire una sezione di confronti italici rispetto alla civilt etrusca
per apprezzare le differenze e somiglianze tecniche e formali fra i
prodotti dtruria e quelli specifici
349
. Per questo, assieme ai
materiali da Cuma, il DallOsso acquist anche oggetti protostorici e
greci da Nola, Teano, Striano, S. Marzano.
Circa i materiali cumani, da osservare che il nucleo pi consistente
dato da reperti della necropoli dellet del erro, quasi certamente
provenienti da tombe integre
350
, mentre i pochi oggetti greci furono
acquistati seguendo un criterio altamente selettivo di materiali pregiati
ed esteticamente validi
351
. Il 30/5/1906 furono acquistati, certamente a
Pozzuoli, due gruppi di reperti protostorici: il primo dal can. De
Criscio comprendente 15 vasi ceramici, di cui uno di fabbrica greca; il
secondo dallo scavatore P. Lubrano comprendente 10 vasi ceramici,
21 bronzi (per la maggior parte fibule) e 5 (4 fibule e una roncola
agricola) oggetti frammentari in ferro. Sempre nello stesso giorno
furono acquistati da G. Leone 4 oggetti preellenici provenienti da S.
Angelo di Muxaro AG e successivamente laltro nucleo di materiali
protostorici cumani. Il totale degli oggetti cumani , pertanto, di 51
oggetti di et del Ferro. Circa i materiali cumani di Firenze, la prima
considerazione evidente lassoluta mancanza di oggetti preziosi e/o
di piccole dimensioni (collane in pasta vitrea, ambra, pendagli in
elettro, anellini, scarabei, ecc.), materiali tutti che si ritrovano invece

348
Tratto da ADINOLFI 1988, pp. 68-72.
349
GABRICI 1913, pp. 88, 89-90, fig. 34.
350
GABRICI 1913, pp. 77-78 sgg, figg. 25, 26, 27.
351
ADINOLFI 1986, p. 292.

124

nei corredi Osta. Si possono fare, pertanto, due ipotesi: la pi
verosimile che questi oggetti siano stati venduti ad acquirenti meglio
paganti o che siano stati trattenuti dai venditori. La seconda ipotesi
che, trattandosi di scavi clandestini e poco accurati, non siano stati
raccolti gli oggetti pi piccoli e meno evidenti. noto, infatti, che per
i fenomeni di bradisismo e eustatismo, le tombe preelleniche di Cuma
si trovavano, tra la fine dell800 e gli inizi del 900, a qualche
decimetro sotto il livello dellacqua, il che rendeva pi problematica la
raccolta dei materiali.






5) MATERIALI CUMANI INEDITI DELLA PRIMA ET DEL FERRO
E DI PROVENIENZA ORIENTALE PRESSO MUSEI STRANIERI E
RACCOLTE PRIVATE
352




I materiali dei Musei stranieri (Parigi, Londra, Cambridge, Boston)
ammontano a circa 51 reperti. Il Museo di Saint-German-en-Laye
presso Parigi possiede una fibula ad arco serpeggiante con 5 anelli in
bronzo, di un tipo molto comune Cuma, databile tra lultimo periodo
del ronzo finale/inizio prima et del erro. Unascia ad occhio in
bronzo, con svastica sullimmanicatura, molto simile ad un esemplare
del British Museum, data come proveniente, con dubbio, da Napoli;
loggetto databile al Bronzo finale. Una serie di anse in bronzo (25
esemplari) sono date come provenienti dai dintorni di Napoli e datate
allet del erro
353
.
Il British Museum di Londra possiede materiali protostorici flegrei in
due dipartimenti: 1) Department of Prehistoric and Romano-British
Antiquities, la cui provenienza indicata come Pozzuoli o near
Pozzuoli; 2 Department of Greek and Roman Antiquities, la cui

352
Tratto da ADINOLFI, Cuma, 1988, pp. 81-89, 109-115.
353
I materiali sono pubblicati in AA.VV., Archologie compare, I, Parigi 1982, pp. 239, 248.

125

provenienza indicata come Cuma, Pozzuoli ed altri centri
flegrei
354
.
I materiali bronzei protostorici del Department of Prehistoric &
Romano-British Antiquities, sono per la loro rarit, di notevole
interesse archeologico, ma purtroppo eterogenei e fuori contesto. Essi
furono acquistati sul mercato antiquario di Pozzuoli dal rev. Greville
of Chester agli inizi del 900 da venditori che non possibile
identificare. Tuttavia, la loro provenienza cumana da ritenersi quasi
certa, in quanto sul mercato antiquario di Pozzuoli in quel tempo
generalmente non confluivano materiali da altri siti protostorici
(Capua, Nola, Valle del Sarno), che invece erano pi facilmente
reperibili sui mercati antiquari di Napoli o di Pompei. I materiali del
Department of Greek & Roman Antiquities da Cuma potrebbero
essere pertinenti alla necropoli dellet del erro.

Nei Musei degli U.S.A. non sono stati rintracciati particolari materiali
cumani dellet del erro, ad eccezione di una fibula ad occhiali nel
Museum of Fine Arts di Boston, acquistata a Napoli nel 1898 che
potrebbe provenire da Cuma ed essere datata ad un momento avanzato
della prima et del Ferro.
Per quanto riguarda, invece, i nuclei di materiali cumani in Raccolte
private (circa 8 reperti in totale), citiamo in primis un gruppo,
conservato in una raccolta privata di Napoli, comprendente 4 reperti
ceramici della I et del Ferro, provenienti dalla chora cumana,
dichiaratamente da Qualiano. Non sono disponibili sia i dati di
rinvenimento che il luogo preciso dello scavo; lacquisizione
dellaraccolta dovrebbe essere avvenuta intorno al 1970. Tale gruppo si
pu dividerlo in due sottogruppi: il primo formato da una tazza, il
secondo da 3 boccali di varie dimensioni.
Un altro gruppo, comprendente un solo reperto, una tazza ad ansa

354
I materiali del primo gruppo sono stati segnalati da C. Giardino che ha fatto una ricerca in
loco al fine dellelaborazione di uno studio sulla metallurgia protostorica; quelli del secondo
gruppo dal Conservatore D. Bailey. Dei materiali arcaici cumani del British Museum sar data
notizia pi avanti.

126

bifora, notevole per la sicura provenienza del reperto dalla necropoli
cumana, che stata acquisita alla raccolta intorno al 1920.
Il gruppo G.A.N (Gruppo Archeologico Napoletano), costituito da un
solo frammento ceramico di et del Ferro, fu rinvenuto tra il 1975 e il
1977 nel territorio del cratere del Gauro (Pozzuoli) da parte del
Gruppo Archeologico Napoletano
355
. I numerosi materiali del Gauro,
ritrovati dal G.A.N., da Adinolfi e da latri, sono pertinenti al Bronzo
medio, quasi esclusivamente; pertanto, il frammento in questione
assume particolare significato per la continuit degli insediamenti del
Gauro e per lidentificazione di ulteriori siti di et del erro. sso
dovrebbe essere attualmente conservato presso il Museo Archeologico
di Napoli, insieme agli altri reperti rinvenuti dal G.A.N., da Adinolfi e
da altri nellarea flegrea
356
.
Un altro gruppo conservato presso un privato di Baia (Bacoli-Napoli)
comprende 2 anfore ceramiche costolute della I et del ferro,
provenienti dalla chora cumana (dintorni di Baia). Mentre mancano i
dati di rinvenimento, il luogo appare degno di fede e particolarmente
significativo circa la diffusione degli abitati e delle necropoli indigene
di et del erro. Lacquisizione recentissima 1986.
Per quanto attiene al Bronzo finale (XI-X sec. a.C.), non si pu
attribuire con certezza nessun oggetto di provenienza orientale alla
zona di Cuma, data lestrema rarit e dispersione anche di quelli
indigeni. con let del erro -VIII sec. a.C.) che Cuma presenta
consistenti nuclei di oggetti di provenienza orientale. Quelli del
Museo Archeologico di Napoli sono stati in buona parte editi, seppure
sommariamente
357
, ma non sono a tuttoggi esposti o comunque
fruibili. Certamente la migliore descrizione, corredata di foto e

355
V. Turco, I materiali preistorici di Monte S. Angelo, in I Convegno dei Gruppi Archeologici
della Campania Pozzuoli 19-20 aprile 1980, Roma 1981, pp. 37-58. Il frammento pubblicato
a p. 58, fig. 8/17.
356
ADINOLFI 1982 passim.
357
GABRICI 1913; MULLER-KARPE 1959 (1970), tavv. 16-22. Molti disegni e qualche
affermazione vanno presi con cautela.

127

disegni, resta ancora quella del Gabrici, che riporta, dalla Collezione
Stevens, dischi in lamina di elettro, grani di collana in pasta vitrea,
grani di ambra, ecc., dalla raccolta Osta, paste vitree di vario colore,
ambre, scarabei e scaraboidi, idoletti egizi, ecc. Pi recentemente Cl.
Livadie (1983) ha dato un quadro acuto per interpretazione, anche se
non completo, degli orientalia dalle necropoli di Cuma
358
. La stessa
studiosa, per circa un decennio, ha lavorato al riordinamento dei
reperti di et del Ferro, proto coloniale e arcaica della necropoli
cumana
359
.
Un reperto orientale ignoto dalla necropoli di Cuma di et del Ferro
la bella collana in pasta vitrea e pendaglio di elettro del Museo Civico
di Baranello (CB), acquisita dal Barone nel 1899 con un gruppo di
altri 116 oggetti scavati nel fondo Provenzano di Cuma dai noti
tombaroli M. e P. Lubrano. Il reperto (privo di numero di inventario,
disegni e foto, come del resto tutti gli altri reperti cumani di
Baranello) di eccezionale interesse perch pare integro e non
ricostruito da materiali eterogenei. Lo si pu datare alla prima met
dellV sec. a.C., cio al Preellenico II di Mller-Karpe, ed con
buona probabilit di provenienza siriaca
360
.

l Museo Pigorini di Roma possiede, tra i 170 reperti di provenienza
cumana, 30 grani di pasta vitrea con i quali stata ricostruita una
collana. Se la ricostruzione fededegna (potrebbero anche essere due
o pi collane), bisogna pensare che manchi il pendaglio in lamina di
elettro. Questo reperto non pu essere datato con certezza tra
Preellenico I e II (forse pi II che I); la provenienza siriaca pi che
probabile.
Il fatto che nei circa 70 reperti da Cuma conservati nel Museo
Nazionale di Firenze manchino degli oggetti orientali, sebbene

358
Cl. Livadie, Gli Aegyptiak in Campania: i contesti archeologici, in Civilt dellantico
Egitto in Campania, Napoli 1983, pp. 45-51; cfr. anche F. De Salvia, Linfluenza culturale
dellEgitto faraonico sulla Campania preromana (sec. VIII-IV a.C., ibidem, pp. 31-43.
359
. Pozzi, in Atti di Taranto V, 1978 ma 1984, p. 280.
360
Per i pendagli in elettro da Cuma, tale anche lopinione di K. Kilian, in Atti di Taranto
XXV, 1985.


128

lomogeneit degli altri materiali con quelli di Napoli, Roma,
Baranello, la riprova della selezione e della dispersione dei corredi
tombali al momento dello scavo.
Il gruppo pi cospicuo di materiali orientali provenienti dalle
necropoli cumane senzaltro quello dellArchaeological and
Ethnological Museum di Cambridge (U.K.)
361
. Purtroppo mancano
completamente i dati di acquisizione del materiale, presumibilmente
acquistato sul mercato antiquario di Pozzuoli nel primo ventennio del
secolo. Si tratta di 19 gruppi di collane, braccialetti, vaghi sfusi di
pasta vitrea, faence, ambra, provenienti tutti dalle necropoli di
Cuma,tranne 2 gruppi dati come provenienti da Pozzuoli, indicazione
particolarmente significativa
362
. Si tratta di un mini-corpus di tutto
rispetto (191 elementi) e di notevole variet di forme, colori e
materiali; tuttavia, mancano del tutto i dati di scavo, provenendo gli
oggetti dal mercato clandestino; sono cos andati perduti preziosi
elementi costitutivi e cronologici delle necropoli cumane.

C da domandarsi per quali tramiti e per quali vie siano giunti tali
oggetti orientali a Cuma e nel suo territorio. Non si pu dare per
scontato che i vettori siano stati solo Micenei e successivamente
Greci. Come stato evidenziato dalla scoperta del 1987 ed ammesso
dal Ridgway
363
ed altri studiosi gi per Pithecusa, analogamente non
si pu negare a priori la possibilit di un gruppo di Aramei anche a
Cuma
364
. Tale fatto ci pu autorizzare a pensare che il monopolio
commerciale greco possa essere stato infranto da mercanti ed artigiani

361
Tale nucleo di materiali stato segnalato a R. Adinolfi dal dott. C. Giardino nellautunno
1986.
362
Fino al 1986 si sarebbe stati portati ad escludere la provenienza da Pozzuoli di questi 2
gruppi per attribuirla a Cuma. Ma il riconoscimento da parte di Adinolfi, nella primavera dello
stesso anno, di alcuni bronzi indigeni se non di fine VIII, almeno di inizio VII sec. a.C., trovati a
S. Marta a Pozzuoli nel 1984 e conservati nella raccolta Cosenza, possono corroborare tale
indicazione. Va sottolineato che dalla stessa S, Marta provengono 2 dischi di basalto nero, che
per non possono essere datati facilmente e possono scendere fino allet romana.
363
D. Ridgway, Lalba della Magna Grecia, Milano 1984, pp. 124-134 et passim; cfr. anche A.
Mele, Il commerci greco arcaico: prexis ed emporie, Napoli 1979, passim.
364
Adinolfi proporrebbe un gruppo di profughi da Hama, data la quasi contemporaneit della
di Cuma (circa 730 a.C.) e la caduta di Ha ma nella Siria settentrionale (circa 720 a.C.)
davanti alle armate assire. Lesistenza, ancora allet di Annibale, di un borgo a qualche miglio
da Cuma chiamato Hamae potrebbe rafforzare lipotesi.

129

orientali, in particolare aramei e fenici. Lo sviluppo
dellorientalizzante nelltalia del V sec. a.C. e la sua origine da
Pithecusa e da Cuma stato ben riconosciuto, tra gli ultimi da
Ridgway
365
. Indubbiamente assai per tempo la tecnica orientale della
lavorazione del vetro si install nella regione di Cuma, certamente con
maestranze orientali
366
.
























365
D. Ridgway, op. cit., pp. 160-169.
366
Si ricordi che la material prima, di ottima qualit, si estraeva dallarenile tra Licola e Lucrino
(Plin., N.H., XXXVI, 26 (194)) e che, ancora secoli dopo, Puteoli ebbe una regio clivi vitrari
sive vici turari allaltezza di via P. Ragnisco ph., Ep., VIII, 365 = I.L.S. 1224 b. G.
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Foto 1 sepolture necropoli preellenica, porta mediana, Cuma (da Centre Jean Brard).



Foto 2 sepolture necropoli preellenica, porta mediana, Cuma (da Centre Jean Brard).


Foto 3 sepolture necropoli preellenica, porta mediana, Cuma (da Centre Jean Brard).
154


Pianta 1 necropoli preellenica, porta mediana, Cuma; con simbolismo per generi (da Centre
Jean Brard).




Pianta 1 necropoli preellenica, porta mediana, Cuma; con simbolismo per generi da Centre
Jean Brard).









155


Pianta 2 necropoli preellenica, porta mediana, Cuma; con simbolismo per classi di et (da
Centre Jean Brard).






156


Pianta 3 necropoli preellenica, porta mediana, Cuma; con simbolismo per elementi di
corredo (da Centre Jean Brard).






157


Pianta 4 necropoli preellenica, porta mediana, Cuma; con indicazione di alcune sepolture
campionate per analisi al C-14 (da Centre Jean Brard).






158

INDICE







INTRODUZIONE 2






CAPITOLO I CUMA: STORIA DEGLI STUDI E CONTESTO
STORICO-ARCHEOLOGICO 4

I.1 Cuma: quadro geo-ambientale antico e moderno 4
1.2 Storia degli studi e della ricerca archeologica a Cuma 6
I.3 Cuma preellenica 21
I.3.1 Linsediamento sullacropoli 21
.3.2 La necropoli: storia degli studi e delle ricerche 27
.3.3 La necropoli: inquadramento crono-tipologico e
interpretazione socio-rituale 36
I.4 Cenni su Cuma in et storica 44







CAPITOLO II IL METODO DI DATAZIONE AL
RADIOCARBONIO 53

II.1 Premessa, storia ed evoluzione del metodo 53
.2 Principi fisici e ipotesi fondamentali del metodo 59
II.3 Problematiche connesse con la datazione al
radiocarbonio 64
.4 Ricostruzione della storia della concentrazione di
14
C
nellatmosfera 70
159

II.5 Tecniche di misurazione: i metodi del radiocarbonio
convenzionale e della spettrometria di massa con
acceleratore 74
.6 asi di misura, calibrazione ed analisi dei risultati
della datazione al
14
C con spettrometria di massa con
accelleratore: il caso del CIRCE 81






CAPITOLO III DATAZIONE AL CARBONIO-14 DI ALCUNE
SEPOLTURE DELLA NECROPOLI PREELLENICA
DELLA PORTA MEDIANA A CUMA 90

III.1 Le recenti indagini nella necropoli preellenica 90
III.2 Datazione al carbonio-14 di alcune sepolture
preelleniche della porta mediana 98
III.3 Problematiche connesse con lanalisi al
14
C:
i processi di diagenesi e di contaminazione 102
III.4 Discussione dei risultati e conclusioni 107





APPENDICE : MATERIALI CUMANI PROTOSTORICI IN
MUSEI E RACCOLTE PRIVATE 111




BIBLIOGRAFIA Cuma e necropoli preellenica 130

Carbonio-14 e analisi delle ossa 145




TAVOLE 153





INDICE 158

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