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Materiali di studio Laboratorio di Costruzione dellarchitettura

MODULO DI FISICA TECNICA TEORIA 4


Il controllo termico dei locali
La questione del riscaldamento e raffrescamento dei locali abitati si connette a numerosi problemi
dei quali alcuni sono di competenza dei progettisti, altri dei biologi e degli igienisti e sono stati tutti
da lungo tempo, e sono ancora, oggetto di minuziose ricerche. Il nostro compito si limita
naturalmente ai primi e attinge alle ricerche connesse ai secondi soltanto per alcuni punti di
partenza.
Ovviamente, limiti di tempo e di spazio, obbligano a indicare soltanto le linee fondamentali,
rinviando a libri e manuali specialistici per le questioni di dettaglio soprattutto per due gruppi di
argomenti e cio per i dati numerici ormai assodati e per l'esecuzione dei calcoli; potremo indicare
per le singole questioni degli ordini di grandezza dei fattori da cui dipende la soluzione, ma data
l'estesa variabilit, di condizioni che si presentano non possibile raddoppiare il contenuto di una
dispensa con pagine di tabelle; e per la stessa ragione non possibile discutere e giustificare
particolari di carattere costruttivo, ancorch essi abbiano, in questo come in ogni altro campo, una
importanza decisiva sulla buona riuscita degli impianti1.
Ed anche entro questi limiti ai vari argomenti stato dato sviluppo assai diverso secondo
l'interesse che essi presentano per le applicazioni ai nostri climi.
Il problema tecnico del riscaldamento si pone nel modo pi ovvio proponendosi di mantenere ad
un certo livello la temperatura dell'aria nei locali che si considerano.
Importa per notare che in tal modo si mette in evidenza soltanto uno dei parametri dai quali
dipende la sensazione di benessere per le persone che occupano quegli ambienti; a questo si
ovvia nel maggior numero dei casi in modo empirico assegnando valori diversi alla temperatura di
regime da mantenere nei singoli locali in dipendenza dei parametri non espressi esplicitamente;
qualche volta invece si provvede ad un'analisi pi completa del problema.
Abbiamo detto a ragion veduta la temperatura dell'aria; perch questo l'elemento fondamentale.
In un locale chiuso la temperatura dell'aria non , salvo in casi molto particolari, uguale a quella
delle pareti e le differenze si accentuano se il locale riscaldato.
Dire temperatura dell'aria in un ambiente vale poi anche presumere che la temperatura stessa sia
uguale in ogni punto dell'ambiente. In realt vi sono delle differenze e queste possono anche
essere sensibili e produrre fastidi. In ogni modo quando si parla di temperatura dell'aria, in pratica
ci si riferisce al valore della temperatura ad una certa altezza sul pavimento, e si ammette che a
quell'altezza la temperatura sia uniforme.
bene considerare in modo concreto quale situazione si produca in un ambiente riscaldato.
Ammettiamo pure, per il momento, che la temperatura dell'aria sia uniforme.
Sia per esempio 20C mentre 10C la temperatura esterna.
Raggiunto lo stato di regime i muri che dividono l'ambiente da ambienti adiacenti riscaldati nella
stessa misura si trovano in equilibrio di temperatura con l'aria che li lambisce.
Ma se nello spazio adiacente l'aria pi fredda (stanze non riscaldate, aria esterna) attraverso il
muro si ha flusso di calore e quindi la superficie del muro volta verso l'interno ha una temperatura
pi bassa di quella dell'aria interna, la superficie volta verso l'esterno pi calda dell'aria esterna.
Delle pareti di una stanza ve ne di solito almeno una a temperatura sensibilmente pi bassa di
quella dell'aria della stanza stessa; due nelle stanze d'angolo, tre o pi in casi speciali.
Le differenze di temperatura dipendono in linea principale dalla costituzione e dallo spessore delle
pareti ed in misura minore da altri elementi; sono per esempio molto pi accentuate per quelle
porzioni di parete che sono costituite da vetri. Circostanze analoghe sono da rilevare per le pareti
di giacitura orizzontale come pavimenti e soffitti.
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Richiameremo fra poco i calcoli per mezzo dei quali si ottengono questi dati. Per fissare le idee
riportiamo qualche numero verosimile relativo ad un caso particolare:
Non dovrebbe esserci bisogno di insistere nel dire che questi sono esempi, non regole; ma
meglio dirlo lo stesso.
Capita di leggere in discussioni sui problemi del riscaldamento che misure di alta precisione
eseguite dal tale scienziato hanno dimostrato che la temperatura della parete pi bassa di quella
dell'aria, poniamo, di 1,7C (oppure pi alta se si tratta di un locale con riscaldamento a pannelli) e
non vi certo da contestare l'esattezza di quelle misure; ma sono rilievi relativi a un determinato
caso, con certe temperature dell'aria, con un muro di determinate caratteristiche. L'assurdo, che
evidentemente non nella fonte originale, risiede nel dare valore generale a rilievi relativi ad un
caso del tutto particolare.
abbastanza istruttiva la fig. 1, ricavata da una memoria di Willard e Kratz nella quale sono
riassunti numerosi rilievi sperimentali di temperature delle superfici interna ed esterna di una
parete avente conduttanza termica pari a circa 1,5 W/m2C, rilievi corrispondenti ad un valore
sensibilmente costante della temperatura dell'aria interna (misurata al centro della stanza ed a m.
1,50 di altezza) e per una serie di valori della temperatura esterna; nei due casi di aria esterna in
quiete o con vento2.

tabella A Temperature caratteristiche di pareti degli edifici

Le differenze di cui abbiamo indicato degli esempi hanno vari effetti importanti: intanto emerge
subito il fatto che un termometro appoggiato ad un muro, come si fa nella pratica domestica,
segna in genere una temperatura diversa da quella, dell'aria; a regime stazionario sar
normalmente pi bassa se il muro esterno, ma pu eventualmente essere anche pi alta se il
riscaldamento interrotto.
L'indicazione del termometro pu essere pi alta del vero anche per effetti di irraggiamento.
Nel caso di un muro interno quando la stanza adiacente pure riscaldata le perturbazioni sono
molto minori ed in linea generale l'errore di un termometro appeso al muro contenuto nei limiti di
1C (a parte beninteso gli errori propri dello strumento).
Segue da tutto questo che per una misura di temperatura nella quale si aspiri ad una certa
precisione il termometro deve essere collocato e preferibilmente sospeso nel mezzo del locale, a
che soccorrono facili ed ovvii espedienti; inoltre deve essere protetto dagli effetti di irraggiamento.

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Si suole rilevare ed introdurre nei calcoli la temperatura a m. 1,50 di altezza sopra il pavimento.
Questa la pratica usuale ma anche su questo punto si possono fare discussioni.

fig.1 Rilievi sperimentali di temperature superficiali di pareti (da Willard e Kranz 1947)

Si pu obbiettare che in realt il benessere delle persone interessa tutta la scala delle temperature
a partire dal pavimento fino ad un'altezza che diversa secondo che l'ambiente destinato a
persone che prevalentemente staranno sedute oppure in piedi; che la temperatura in prossimit del
pavimento (che pi bassa della media, perch nei casi ordinari la temperatura cresce dal basso
all'alto, e in certe condizioni pu scendere anche a 2C o 3C al disotto della media) ha una
particolare importanza sul benessere fisiologico delle persone per il disagio che da la sensazione
di freddo ai piedi, ecc.
Dal punto di vista dei calcoli bisogna ben tenere presente che la temperatura a quota 1,50 sul
pavimento non la temperatura media del locale.
Se si ammette che la temperatura varii linearmente, la temperatura dell'aria avrebbe il suo valore
medio a met altezza; e quindi nei locali alti la temperatura media maggiore di quella a quota
1,50.
Per evitare complicazioni ed equivoci nei calcoli usuali non si considerano due valori distinti della
temperatura, ma la circostanza non per questo trascurata; soltanto presentata in un altro
modo.

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La quantit di calore trasmessa all'esterno calcolata come se la temperatura media fosse quella
a m. 1,50 di altezza; ma poi nel caso dei locali alti il valore ottenuto corretto moltiplicandolo per
un fattore empirico maggiore dell'unit.
Tutte le volte che si fanno rilievi un po' completi circa un impianto di riscaldamento bisogna
rilevare anche il valore dell'umidit dell'aria e quindi si adopera lo psicrometro. Da ci dipende il
fatto che parlando della temperatura dell'aria si aggiunge in genere che (naturalmente) quella
segnata dal termometro a bulbo asciutto.
Per rendersi conto di parecchi lati del problema del riscaldamento conviene considerare quali
fenomeni termici possono prodursi per la situazione di una persona rispetto al mezzo nel quale
essa si trova.
Salvo il caso di circostanze eccezionali ed estranee alla presente questione non siamo in
condizioni di equilibrio di temperatura e quindi abbiamo scambi di calore importanti. Non vi
bisogno di ricordare che la temperatura del corpo di un uomo sano fluttua di poco intorno a 37C.
La temperatura della pelle per gi inferiore e notevolmente variabile secondo i punti, secondo
gli individui e secondo le circostanze (temperatura, umidit e movimento dell'aria, proporzione
delle parti coperte, pesantezza dei vestiti, ecc.). Del pari assai diversa da punto a punto della
pelle la sensibilit alle differenze di temperatura.
I vestiti dal punto di vista che ci interessa agiscono come involucri coibenti e si ha attraverso di
essi una diminuzione graduale di temperatura verso quella dell'aria ambiente, di modo che fra la
superficie esterna dell'indumento pi lontano dalla pelle e l'aria la differenza di temperatura
molto minore che fra la pelle e l'aria; tuttavia essa ha ancora un valore finito, di modo che non
solo dalla testa e dalle mani ma anche dalle parti vestite del corpo si ha trasmissione di calore
all'aria.
Come indicazione grossolana si assume spesso che il valore medio della temperatura della
superficie esposta di una persona, tenuto conto delle parti coperte e di quelle scoperte, in un
ambiente chiuso e riscaldato, sia circa 24C.
Da quanto si detto sopra risulta che ancora maggiore della differenza fra questa temperatura e
quella dell'aria la differenza rispetto alle pareti dell'ambiente e quindi si ha trasmissione di calore
dal corpo a queste per irradiazione.
Attraverso la pelle si ha una terza causa di dispersione di calore ed l'evaporazione di acqua che
la pelle stessa secerne in quantit ancora assai variabili secondo che l'individuo digiuno o sta
compiendo la digestione, in riposo o lavora, secondo la pesantezza dellabbigliamento e
naturalmente secondo la temperatura dell'aria, la sua umidit ed il suo stato di quiete o di moto (in
questo caso si pu trattare di due fatti distinti, e cio dell'evaporazione dell'umidit superficiale
della pelle che continua o della traspirazione che accidentale).
Tutte insieme queste cause di dispersione di calore forniscono un poco pi dell'80 % della quantit
di calore emesso dal corpo umano; ma secondo le circostanze esse contribuiscono in modo
diverso a costituire tale quantit.
Dunque vi sono altre cause di dispersione di calore.
Talune come l'elevazione di temperatura nell'interno del corpo dai cibi e dalle bevande, il calore
asportato dai rifiuti della digestione non hanno interesse nei problemi di cui stiamo parlando, ed in
ogni modo sono partite piccole. Altre invece vanno tenute presenti in relazione al riscaldamento
ed alla ventilazione e sono principalmente queste:
a) l'aria che si respira introdotta nel corpo alla temperatura dell'ambiente ed emessa a
temperatura pi elevata (intorno a 33C).
b) l'aria stessa entrando nel corpo contiene la massa di vapore indicata dalle misure di
umidit: esce satura quindi accompagnata da una massa di vapore d'acqua maggiore per
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due ragioni: per colmare la deficienza di saturazione alla temperatura dell'ambiente e


perch elevandosi la temperatura occorre una maggior massa di vapor d'acqua per
saturare l'aria; quindi una spesa di calore per produrre l'evaporazione di quest'acqua;
c) coll'espirazione si emette anche anidride carbonica.
In complesso e per dare un'idea grossolana del fenomeno si dice per esempio che un individuo
adulto emette all'ora circa un watt per ogni kg della sua massa, se digiuno ed in riposo assoluto;
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se occupato in lavori che non richiedono pressoch alcuno sforzo fisico in media 120 watt ; lavori
gravosi aumentano di molto questa cifra fino eventualmente a raddoppiarla o anche triplicarla.
Nei bambini e ragazzi naturalmente minore la quantit totale di calore emessa nell'unit di tempo;
ma maggiore la quantit riferita ad un kg del corpo.
In ogni modo ci che importa tenere presente che oltre alle caratteristiche individuali delle
persone, al modo in cui sono vestite ed alla attivit che sviluppano le quantit di calore scambiate
con l'esterno dipendono essenzialmente:
a)
b)
c)
d)

dalla temperatura dell'aria;


dall'umidit relativa dell'aria;
dalla temperatura delle pareti;
dalla velocit con cui l'aria pu essere mossa.

Pertanto lo stato di benessere o meno delle persone non si pu mettere in relazione alle sole
indicazioni del termometro a bulbo asciutto, ma bisogna tenere conto anche di quelle del
termometro a bulbo umido, e di quelle di strumenti che ci permettano di valutare almeno
approssimativamente gli effetti dell'irraggiamento e quelli della velocit dell'aria.
L'idea molto diffusa di poter giudicare se una stanza riscaldata ad una temperatura giusta
leggendo un termometro (che di solito anche poco razionalmente sistemato) fallace.
L'errore di valutazione pu essere di alcuni gradi e questo non deve essere ritenuto da poco.
Intanto il corpo umano capace di avvertire differenze di temperatura molto piccole; inoltre
l'esperienza corrente ci mostra per esempio che una certa temperatura alta in determinate
circostanze si sopporta senza eccessivo disagio; in altre circostanze alla stessa temperatura o
anche a temperatura inferiore diventano frequenti i casi di grave malore o di morte.
Per esprimere con una cifra il complesso delle circostanze da cui dipende il trovarsi internamente
a proprio agio in un determinato ambiente e in date condizioni oppure avere la sensazione di uno
stato di cose poco gradevole si sono escogitati dei parametri o indici in qualche caso determinati
razionalmente, in qualche altro caso per via empirica o statistica.
A questi indici si d ancora il nome di temperatura, qualificata con qualche aggettivo: (temperatura
effettiva, temperatura risultante, ecc.).
La nomenclatura in fondo logica, ma bisogna fare attenzione a non commettere errori di
interpretazione.
La nozione primitiva di temperatura nata con Galileo da queste sensazioni fisiologiche e quindi
non si pu impugnare questa specie di ritorno alle concezioni originali.
Ma nel linguaggio tecnico corrente ormai temperatura ha un significato diverso e preciso.
Quando parliamo di temperatura di un locale si intende dire la temperatura dell'aria che esso
contiene e questa assoggettabile a misure precise. I nostri strumenti ci diranno se essa la
stessa o varia da punto a punto del locale.
La temperatura effettiva diversa dalla temperatura dell'aria e non acquista un significato preciso
se non in base a convenzioni, alcune delle quali arbitrarie; affetta da elementi individuali relativi

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alle persone interessate o agli osservatori; esprime il modo di percepire di maggioranze di persone
o di persone di media sensibilit.
Forse sarebbe stato meglio trovare per questi indici un nome diverso da temperatura; ma ormai
questa nomenclatura largamente accettata ed a proporre varianti si finirebbe coll'aumentare la
confusione.
Consideriamo qualcuno di questi indici; questo serve a mettere in evidenza alcuni fatti essenziali
nello studio dei problemi del riscaldamento.
Indici di benessere fisiologico.
Una delle prime trattazioni razionali del problema. Ancora oggi di fondamentale riferimento,
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quella condotta da A. Missenard in una serie di memorie pubblicate fra il 1931 e il 1933 .
Si ottengono delle espressioni istruttive, la validit delle quali per altro rigorosamente limitata al
campo delle applicazioni ai problemi del riscaldamento.
In casi come quello in esame non possibile istituire una trattazione maneggevole senza
introdurre numerose approssimazioni e restrizioni, assumere condizioni medie per limitare il
numero dei parametri di cui si considera l'influenza, escludere gli effetti della diversit delle
reazioni dell'organismo in dipendenza delle condizioni dei singoli individui o di accidentalit di
ambiente o di circostanze.
La trattazione basata sull'ipotesi che si abbia la stessa sensazione di benessere fisiologico
quando sono uguali le quantit totali di calore emesse dal corpo per effetti di convezione,
irradiazione ed evaporazione.
Si d pertanto un senso limitato alla parola benessere, escludendo la considerazione di altri
elementi perturbatori; l'effetto dell'umidit dell'aria considerato solamente in quanto modifica la
quantit di calore ceduta dal corpo e non: in relazione alla facilit di respirazione, l'aria supposta
pura, ecc.
La trattazione si semplifica di molto se invece di considerare valori assoluti dei fenomeni ci si
riferisce a condizioni tipiche di confronto.
Per ci che riguarda l'effetto dell'umidit 'dell'aria stata scelta come termine di paragone la
condizione dell'aria satura; vale a dire si assunta per comodit di espressione una condizione
estrema, che non quella che di solito si riscontra negli ambienti abitati; onde il parametro che si
forma come indice di benessere fisiologico non coincide normalmente con la temperatura dell'aria.
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Questo parametro si chiama la temperatura effettiva .
Lo abbiamo chiamato un indice di benessere per usare un'espressione sbrigativa; ma non
bisogna dimenticare le riserve esplicitamente segnalate.
Date tali riserve si trova scritto che esso non in se stesso un indice di benessere (il comfort degli
Americani), ma soltanto un indice di caldo o di freddo( si veda in tale proposito la trattazione
specifica di questo parametro riportata nellappendice B); a parit di temperatura effettiva, le
condizioni estreme di valori dell'umidit relativa prossimi a 1 o a zero non sarebbero gradevoli o
igienicamente convenienti come quelle di valori intermedii.
Dunque, se vogliamo tener conto solamente dell'influenza dell'umidit, per un dato ambiente nel
quale il valore dell'umidit relativa dell'aria , chiameremo temperatura effettiva il valore di
quella temperatura che dovrebbe regnare in un ambiente identico a quello in esame, ma nel quale
l'umidit relativa fosse uguale all'unit, quando vi si potesse passare dall'ambiente reale senza
provarne alcuna sensazione fisiologica di diversit.
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La condizione di paragone pertanto quella che si verifica quando =1. Se introduciamo anche
l'effetto della velocit dell'aria V, le condizioni di paragone saranno: = 1; V=0.

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Se introduciamo anche l'effetto di sottrazione di calore al corpo per effetto dell'irradiazione verso
pareti ad una temperatura tp diversa dalla temperatura ta dell'aria nell'ambiente le condizioni di
paragone saranno: = 1; V = 0; tP = ta.
Al parametro calcolato in quest'ultimo modo tenendo conto dell'effetto dell'irradiazione su pareti
fredde il Missenard ha dato il nome di temperatura risultante. (Si avverta che per un certo tempo
nelle fonti inglesi stato chiamato temperatura effettiva un parametro diverso; e cio quello che si
ricava dai rilievi fatti con l'eupateoscopio di cui si dir pi innanzi; onde si parla di temperatura
effettiva britannica. Per evitare confusioni si poi sostituita la denominazione di temperatura
equivalente).
Anche riflettendo soltanto alla emissione di calore dal corpo poi manifesto che questa avr valori
diversi in dipendenza di altre circostanze, di cui alcune sono particolarmente importanti.
Fra queste il vestiario e quindi facendo una classificazione grossolana si potranno considerare
uomini vestiti pesantemente, leggermente o a torso nudo e le condizioni di movimento e di attivit
delle persone e quindi si potranno considerare persone ferme o persone in moto, persone
occupate in modo a cui non corrisponde alcuno sforzo fisico, o impegnate in lavori faticosi.
Corrisponde ad uno sforzo fisico, o impegnate in lavori faticosi.
Non sarebbe semplice mettere in equazione queste circostanze ed allora si aggira la difficolt e si
dice che la temperatura effettiva ha un valore diverso secondo che si verifichi l'una o l'altra di
esse.
Consideriamo per cominciare il caso di V=0; tp=ta; cio teniamo conto soltanto dell'effetto
dell'umidit.
Si ha una quantit di calore emessa dal corpo.per evaporazione che proporzionale alla deficienza
di saturazione (ps pv) e che con qualche manipolazione di calcolo si pu esprimere in funzione
dell'umidit relativa ; un'altra quota emessa per differenza di temperatura, in prte per
irradiazione ed in parte per convezione.
Qui naturalmente interviene l'azione coibente del vestiario; e quindi la composizione e l'estensione
del vestiario stesso; interviene anche indirettamente l'umidit relativa perch modifica il valore del
coefficiente di trasmissione, nel senso che all'aumentare dell'umidit relativa diminuisce il potere
coibente delle vesti.
I limiti molto ristretti del campo da considerare permettono di semplificare le relazioni fra i diversi
parametri e ritenere variazioni lineari in luogo di quelle complicate riferibili a campi pi estesi, in
modo che, per condizioni medie, si arriva all'espressione:
te = ta - 0,6 (ta -10) (1 - )
che d risultati concordi con quelli delle esperienze americane, di cui fra poco diremo, a meno di
0,3C fra 10C e 30C, e a meno di 0,1 fra 16C e 24C:
Si vede quindi che la temperatura effettiva pi bassa della temperatura dell'aria, come naturale
perch la presenza di vapore nell'atmosfera limita l'evaporazione dalla superficie del corpo e
questo effetto non compensato dall'aumento del coefficiente di trasmissione attraverso il
vestiario. La differenza sensibile; per esempio per ta = 20 e = 0,5 si ha te = ta - 2.
Velocit dellaria
La velocit dell'aria influisce in diverse maniere, tanto sulla evaporazione quanto sul coefficiente di
trasmissione. Per tp = ta, ossia escludendo ancora l'effetto delle pareti, il Missenard arriva
all'espressione:
37 - ta
te = 37 - - 0,29 ta (1 - )
0,68 - 0,14 + 1 / (1,76 + 1,4 V0,75)
che si riduce praticamente alla precedente ponendo V = 0,20 m/sec.
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Se invece si vuol considerare il problema nel suo aspetto reale, tenendo conto dell'azione delle
pareti, chiamiamo tp la temperatura media delle pareti, tv, la temperatura esterna delle vesti.
Occorrono alcuni calcoli ausiliari per determinare questi valori, ma non ci fermiamo su di essi.
Poniamo ancora:
tv - tp
Y =
tv - ta
ed allora la temperatura risultante, per il caso di persone normalmente vestite :
37 - ta
tr = 37 - - 0,29 ta (1 - ).
0,68 - 0,14 + 1 / (1,76 V +1,4 V0,75)
che si riduce alla espressione vista in precedenza per ta = tp e quindi V = 1.
Per modi di vestire diversi dall'usuale andrebbero modificati i coefficienti 0,68; 0,14; 0,29 di questa
formula e della precedente e per conseguenza il coefficiente della formula che esprime te).
Se per arrivare a conclusioni appariscenti si considerano casi particolari si trovano effetti superiori
a quello che a prima vista si pu immaginare.
Per esempio la temperatura dell'aria da mantenere per avere la stessa temperatura risultante di
16C nel caso di un ambiente con muri di mattoni di 35 cm con = 0,40 se le persone che vi si
trovano sono in quiete sarebbe in diversi casi la seguente:
per un ambiente interno ............................................................................... 18C
con una parete affacciata all'esterno ............................................................ 19C
con due pareti affacciate all'estern (camere d'angolo) ................................ 20C
con tre pareti affacciate all'esterno ............................................................... 20,5C
veranda esterna con una parete a vetri ........................................................ 22,5C
veranda con tre pareti a vetri ....................................................................... 24C
da cui si vede che queste considerazioni sono di importanza immediata, e grande in relazione ai
problemi del riscaldamento.
La sequenza dei valori esposti chiarisce anche una delle ragioni per le quali negli edifici dei secoli
scorsi con grosse e massicce pareti, scarsamente finestrate, bastavano d'inverno temperature
interne dell'aria minori di quelle richieste attualmente negli edifici a struttura portante in cemento
armato o in acciaio ed a pareti sottili in gran parte vetrate.
Un'altra ragione risiede nella grande inerzia termica di quelle stesse pareti, che attenuava
notevolmente le oscillazioni termiche esterne.
In sostanza allora la temperatura dell'aria era molto prossima a quella che oggi chiamiamo
temperatura risultante, e la protezione termica offerta all'organismo umano sia d'inverno sia
d'estate era molto pi efficace di quella attuale.
Inversamente manifesto che se si riesce a creare una temperatura media delle pareti superiore a
quella dell'aria si potr ottenere una uguale sensazione di benessere con una temperatura dell'aria
inferiore a quella usuale e questo il fondamento di alcuni sistemi di riscaldamento che hanno
preso una certa, diffusione e di cui si dir a suo luogo.
Il senso delle influenze di cui abbiamo fatto cenno quello che si detto nel campo dei problemi
di riscaldamento; per valori diversi della temperatura dell'aria pu essere quello opposto. In
particolare in un ambiente a bassa temperatura un aumento dell'umidit relativa produce una
sensazione di maggior freddo.
Esister quindi un limite di temperatura pel quale la sensazione di caldo o di freddo indipendente
dal valore dell'umidit relativa. Questo limite intorno a 8C per aria in quiete, alquanto pi

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elevato per aria in movimento (intorno a 11C, 13C, 15C per velocit dell'aria di 0,5 - 1,5 - 2,5
m/sec.). Cos pure il movimento dell'aria d una sensazione di maggior freddo per temperature
moderate (fig. 2).

fig.2 Diagramma (americano) delle temperature effettive (le velocit dellaria sono comprese fra 20 a 700
ft/min corrispondenti a 0,103,55 m/s)

Lo stesso problema stato affrontato in laboratori americani con procedimenti puramente empirici.
L'esperienza consisteva sostanzialmente nel far passare una serie di individui dall'una all'altra di
due celle attrezzate in modo da poter ottenere in ciascuna valori perfettamente definiti e variabili
per piccoli intervalli della temperatura, dell'umidit e dell'agitazione dell'aria e nel registrare la
sensazione di caldo o di freddo che ciascun soggetto dichiarava di provare nel passaggio.
Con procedimenti quindi di carattere statistico, dopo numerose ripetizioni delle esperienze, si
giungeva a poter determinare le combinazioni di valori dei tre parametri che davano agl'individui
assoggettati all'esperienza la stessa sensazione.

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Di pi con le stesse esperienze e con gli stessi metodi si individuata una zona di benessere
rilevando quelle combinazioni di valori dei parametri considerati per le quali pi del 50 % degli
individui sottoposti all'indagine dichiarava di sentirsi a suo agio, ed una linea di benessere, o
corrispondente a condizioni ottime, e cio a quelle combinazioni che incontravano il gradimento
del 97 % degli stessi individui.
I risultati di queste esperienze sono espressi in diversi modi. Il diagramma delle temperature.
effettive (fig. 2) un diagramma a punti allineati nel quale su due rette parallele sono portate le
scale naturali corrispondenti alle letture dei due termometri a bulbo asciutto ed a bulbo umido. Una
linea curva empiricamente costruita porta la scala della temperatura effettiva ed il valore di questa
individuato dall'intersezione di questa curva col segmento che congiunge i punti corrispondenti
alle letture dei due termometri.
Per tener conto della velocit dell'aria invece di una sola curva ne sono state costruite diverse,
ciascuna corrispondente ad un dato valore della velocit da 0,10 m/sec, cio praticamente da aria
in quiete, fino a 3,5 m/sec.
Unendo i punti delle diverse curve ai quali corrisponde la stessa temperatura effettiva si ottenuto
un altro fascio di curve trasversali a temperatura effettiva costante, le quali non fanno altro che
individuare la scala su ciascuna delle curve primitive.
Si noti che queste passano tutte per un punto corrispondente a circa 37C di temperatura effettiva.
Cio l'effetto del vento si inverte per temperature dell'aria e umidit tali che la temperatura
effettiva sia uguale a 37C ci che vuol dire che, se la temperatura dell'aria molto alta, per
esempio 500 o anche pi il vento fa ancora un effetto refrigerante purch l'umidit relativa sia tale
da rendere sufficientemente bassa l'indicazione del termometro a bulbo umido.
Il diagramma riprodotto dalla sua fonte americana e quindi le indicazioni sono riferite a
temperature Fahrenheit ed a velocit in piedi per minuto primo. L'origine empirica del documento
ne limita l'applicabilit; esso riferibile a persone abitanti negli Stati Uniti, nelle condizioni che
seguono: vesti casalinghe usuali; occupazione sedentaria o lavoro muscolare leggero;
riscaldamento di tipo convettivo (escluso quindi il caso del riscaldamento a radiazione).
Nel diagramma psicrometrico del quale nella fig. 3 per chiarezza esposizione segnamo solo
qualche linea, le ascisse corrispondono alla temperatura dell'aria (indicazione del termometro a
bulbo secco).

fig.3 Diagramma psicrometrico e tracciamento della curva di uguale temperatura effettiva con aria in
quiete (v < 0,10 m/s)

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Se assumiamo come ordinate i titoli x dell'aria umida, cio i valori della massa di vapore d'acqua
associata ad ogni kg di aria secca possiamo facilmente costruire la linea MN che indica la massa
di vapore che saturi l'aria a ciascuna temperatura, e quindi le linee M'N', M"N" corrispondenti ad
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una serie di valori diversi dell'umidit relativa .
Ora consideriamo un punto qualsiasi A sulla linea dell'aria satura.
Per la condizione rappresentata da quel punto il termometro a bulbo umido segnerebbe la stessa
temperatura di quello a bulbo asciutto. Ma per ogni altro punto del segmento AD parallelo all'asse
delle ordinate e rappresentante aria alla stessa temperatura, ma non satura, il termometro a bulbo
umido segnerebbe una temperatura pi bassa.
I punti rappresentanti stati dell'aria nei quali il termometro a bulbo umido segnerebbe la stessa
temperatura vanno cercati a destra della AD e si trovano sopra una linea AB che possiamo
empiricamente costruire.
Anzi di queste linee si pu costruirne un fascio, e il valore della temperatura tb da attribuire a
ciascuna linea individuata dall'ascissa del punto in cui essa interseca la curva dell'aria satura.
Cos ad ogni punto del piano al disotto della curva di saturazione corrisponde un valore della
temperatura segnata da ciascuno dei due termometri e quindi anche un valore dell'umidit relativa.
Per date condizioni (velocit dell'aria, ecc.) corrisponde anche un valore perfettamente
determinato della temperatura effettiva e quindi potremo segnare un secondo fascio di curve come
AC a temperatura effettiva costante.
Per le convenzioni fatte la curva corrispondente ad una certa temperatura effettiva ha origine nel
punto della curva dell'aria satura per il quale il termometro secco e il termometro umido segnano
entrambi quella stessa temperatura.
In relazione a osservazioni gi fatte, alle temperature ordinarie dei locali riscaldati le curve come
AC hanno in ogni punto inclinazione negativa; a temperatura bassa (A"C") inclinazione positiva; la
curva corrispondente a circa 8C (A'C') sensibilmente una retta parallela all'asse delle ordinate.
La figura 3 si riferisce ad aria in quiete.

fig. 4 effetto della velocit dellaria sulla posizione della curva di uguale temperatura effettiva.

Peraltro questa espressione non ha un significato rigoroso; vi potranno essere moti convettivi e
moti dovuti al rinnovamento dell'aria.
Quindi per aria in quiete si intende in questo caso aria animata da velocit molto basse, dell'ordine
di 0,10 m/sec, le quali potranno corrispondere ad un effettivo trasporto dell'aria e quindi avere
direzioni pi o meno ben definite o anche essere semplicemente moti circolatori.

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Se l'aria animata da velocit di ordine pi elevato l'origine della curva di ugual temperatura
effettiva non pi nel punto A della linea di saturazione; tutta la curva si sposta verso destra,
come per esempio in FG, HL, RS (fig. 4) per valori progressivamente crescenti della velocit.
Costruito il diagramma psicrometrico facile tracciare su di esso la linea e la zona di benessere,
risultante dalle esperienze come sopra si accennato, e si hanno i cosidetti diagrammi del
benessere fisiologico (dal punto di vista termico).
In via di esempio nelle figure 5 e 6 sono segnate la linea e la zona di benessere (questa
individuata da un tratteggio) secondo le esperienze americane, per il caso di aria in quiete,
persone normalmente vestite, impegnate in occupazioni sedentarie.

fig.5 - Diagramma del benessere termico invernale. ta e tb sono rispettivamente le indicazioni dei termometri
a bulbo asciutto ed a bulbo bagnato dello psicrometro. I valori di danno l'umidit relativa. Per ta = tb (retta
inclinata a 45) si ha ovviamente = 1, cio aria satura.

La figura 5 relativa ad un regime invernale ed a problemi di riscaldamento, la figura 6 ad un


8
regime estivo ed a problemi di raffrescamento .
Secondo le esperienze americane il valore statisticamente ottimo della temperatura effettiva
invernale 66Fahr. (pari a 18,9C.), quello analogo estivo 71F (pari a 26,7C).
Non si perda di vista che nel nostro clima e con le nostre abitudini nei locali riscaldati converrebbe
attenersi a temperature dell'aria e a temperature effettive sensibilmente meno elevate.
Questi grafici forniscono semplicemente indicazioni di massima su questioni che sono state e
sono tuttora oggetto di indagini e discussioni.
Cos inclusa nella zona di benessere tutta la scala delle umidit relativa da 0,3 a 0,7;
probabilmente per considerazioni igieniche preferibili restringere il campo fra 0,4 e 0,6 e in ogni
modo la scelta (quando il nostro potere) connessa con un gran numero di considerazioni
particolari che qui non possibile discutere.

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fig.6 Diagramma del benesere termico estivo.

I grafici si intendono riferiti a persone adulte e sane e non a bambini o ad ammalati per i quali pure
si presentane speciali problemi; a locali abitati in modo permanente e non accidentalmente per
brevi periodi (quindi non si riferiscono a chiese, sale di riunione musei, ecc.).
Del tutto diversa la temperatura preferibile per uomini al lavoro e naturalmente assai variabile
secondo la pesantezza del lavoro; e qui la ricerca doppia: quella della temperatura migliore
quando sia possibile assegnarla e quella degli estremi tollerabili quando nelle circostanze del
lavoro inevitabile accettare temperature assai diverse da questa.
La definizione della zona di comfort (tratto da Progettare con il clima)
Alcuni autori considerano il colpo di sole o il colpo di calore come il limite superiore di temperatura
per la vita umana, e il punto di congelamento come il limite inferiore.
Si pu assumere che la temperatura ideale dell'aria sia a met strada tra questi due estremi.
Esperimenti su animali in una galleria a temperatura variabile alla John B. Pierce Foundation
dimostrarono che gli animali preferiscono stare a 21C, circa a met strada tra i punti che
richiedono il massimo consumo di energia per adattarsi all'ambiente.
Alcuni autori credono perci che gli esseri umani, con una temperatura corporea media di 37 C,
cercando una condizione di temperatura confortevole, scelgano intuitivamente una zona in cui la
temperatura sia all'incirca a met strada tra quella che possono sopportare al freddo senza grande
disagio e quella che richiederebbe un vero sforzo da parte del sistema circolatorio e del sistema
sudorifero per consentire loro di adattarsi al caldo.
Il British Department of Scientific and Industrial Research, diretto da H.M. Vernon e T. Bedford,
arriv a certe conclusioni a seguito delle loro ricerche e dei loro esperimenti per definire le

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condizioni di comfort. Vernon afferma che la temperatura ideale con un lieve movimento d'aria
(0,25 m/s o meno) di 18,9C d'estate e di 16,1C d'inverno.
Bedford d una temperatura ideale interna dell'aria di 18,2 C d'inverno, e definisce una zona di
comfort che va da 13,2 a 23,2C.
Uno standard tedesco suggerito di 20,8C con il 50% di umidit relativa.
S.F. Markham propone come zona ideale un intervallo di temperatura da 15,6 a 24,4C, con
umidit relative a mezzogiorno varianti dal 40 al 70%.
9
Brooks dimostra che la zona di comfort britannica sta fra i 14,4 e i 21,1C; la zona di comfort
negli Stati Uniti sta tra i 20,6 e i 26,7C e nei tropici tra i 23,3 e i 29,4C, con un'umidit relativa
tra il 30 e il 70%.
L'Australian Commonwealth Experimental Building Station effettu degli esperimenti fisiologici
che indicano che, in determinate condizioni climatiche, la temperatura a bulbo secco fornirebbe un
indice soddisfacente per la sensazione di calore fino all'inizio della traspirazione generale.
Alcuni scienziati americani hanno cercato di stabilire una misurazione fisiologica che combina gli
effetti della temperatura, dell'umidit e del moto dell'aria ed chiamata scala della temperatura
operante.
Essi collocano la zona di comfort tra il 30 e il 70% di umidit relativa. Secondo Houghton e
10
Yaglou , la temperatura operante ottimale di 18,9C, con un intervallo da 17,2 e 21,7C sia per
gli uomini che per le donne (d'inverno, non basale, a riposo, con vestiti normali). Yaglou e Drinker
trovarono un valore ottimale di 21,7C, con un intervallo da 18,9 a 23,9C per gli uomini (d'estate,
non basale, a riposo con vestiti normali).

Fig.7 Grafico tratto da Progettare con il clima che illustra la relazione fra
temperatura operante e indici di comfort (percentuali)

Alcuni ricercatori di laboratorio e sul campo hanno trovato che la temperatura operante
sopravvaluta l'influsso dell'umidit sulle sensazioni di calore e di comfort alle temperature
ordinarie, e sottovaluta questo influsso alle altre temperature.
In seguito Yaglou present un metodo per migliorare la definizione della temperatura operante
sulla base della temperatura media della pelle.

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Come base per la delimitazione della "zona di comfort" sono state utilizzate le fonti test citate. Si
dovrebbe per notare che, considerando la variet di osservazioni e di opinioni, non c' alcun
criterio esatto per valutare il comfort.
Pu darsi che lo si possa definire negativaniente come la situazione in cui non si prova nessuna
sensazione di disagio.
Questa zona di comfort, che molto simile alla zona di neutralit termica, varia con gli individui, il
tipo di vestiario e il genere di attivit che si sta svolgendo.
Essa dipende inoltre dal sesso, poich le donne generalmente preferiscono una temperatura
operante di comfort superiore di circa 0,5 C a quella degli uomini.

fig.8. Diagramma del comfort atmosferico e delle zone di pericolo riferito a clima temperato (da OlgyayProgettare con il clima)

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Anche l'et svolge un ruolo nei requisiti termici, poich le persone sopra i quarant'anni preferiscono
generalmente una temperatura operante superiore di 0,5 C rispetto alle persone, di entrambi i
sessi, al di sotto di questa et.
L'acclimatazione secondo le varie localit geografiche fa spostare la zona di comfort, poich le
condizioni climatiche pi calde fanno aumentare i requisiti termici.
La zona di comfort non ha veri e propri confini; spostandosi dal centro della zona di comfort, la
neutralit termica si trasforma in una lieve sensazione di disagio, e da questa a una situazione di
disagio pi marcato.
Qualsiasi perimetro definito di comfort non pu quindi che basarsi su assunzioni arbitrarie.
Nel caso di una climatizzazione meccanica, la situazione desiderata dovrebbe mirare verso il
centro della neutralit termica. Nei casi in cui si cerca di bilanciare le condizioni ambientali con
mezzi naturali, non si pu evidentemente richiedere una situazione altrettanto stretta.
Qui si adottato il criterio che il perimetro della zona di comfort pu essere costituito daiie
condizioni nelle quali una persona media non prova una sensazione di disagio.
I valori della temperatura operante usati nel diagramma (fig. 8) furono aggiustati secondo l'indice
della temperatura media della pelle. La zona di comfort desiderabile indicata sta tra il 30 e il 65%
di umidit relativa.
Per scopi pratici, la zona estiva fu estesa fino a includere quelle regioni di umidit pi alte e pi
basse in cui non si hanno stress termici; queste regioni non sono per consigliate per periodi
prolungati. La zona di comfort invernale un po' pi bassa.
Questo diagramma direttamente applicabile solo per gli abitanti della zona temperata degli Stati
Uniti, che indossano abiti da casa abituali, impegnati in lavori sedentari o leggeri, a un'altitudine
non superiore ai 300 m sopra il livello del mare.
Per applicare il diagramma a regioni climafiche diverse da quelle che si trovano
approssimativamente a 40 di latitudine, il perimetro inferiore della linea di comfort estivo
dovrebbe essere alzato di circa 0,4 C per ogni 5 di spostamento verso le latitudini pi basse. Il
perimetro superiore dovrebbe essere alzato proporzionalmente, ma non sopra i 29,4 C.
Al di fuori della zona di comfort, le diverse sensazioni indicate nel diagramma concordano con le
osservazioni di Brooks.
Il limite al lavoro moderato ad alte temperature indicato sul diagramma da una curva basata
sulla descrizione di D. Brunt.
Questa curva segue approssimativamente la curva di 29,4 C di temperatura operante. Le curve
"Ambiente difficile" (33,9-35,6 C) e "Ambiente impossibile" (35-36,1 C) sono basate sui risultati
di studi fatti a Pittsburgh (ASHVE-USBM) e a Fort Knox (AMRL).
La scala per misurare l'effetto termico del vestiario sul corpo umano basata sull'unit di un clo.
Il clo un'unit di misura arbitraria del valore isolante del vestiario.
Si assume che essa corrisponda all'isolamento termico del comune abbigliamento maschile da
casa, capace di mantenere una condizione di comfort in aria calma a 21,1 C, con un'umidit
relativa inferiore al 50% e senza molta attivit fisica.
Il vestiario pratico pi caldo ha un valore isolante di circa 4,5 clo.
Gli effetti dei singoli parametri climatici sulla zona di comfort
Il movimento dell'aria influisce sul raffrescamento del corpo.
Esso non fa diminuire la temperatura, ma provoca una sensazione di fresco dovuta alla
dispersione di calore per convezione e a una maggiore evaporazione dal corpo.
Con l'aumentare della velocit dell'aria, il limite superiore di comfort viene alzato. Questo aumento
rallenta per man mano che si raggiungono temperature pi alte.

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La fig. 9 mostra le velocit del vento teoricamente richieste per ristabilire il comfort quando la
temperatura e l'umidit relativa sono fuori dalla zona di comfort.

fig.9 Relazione fra venti e temperature elevate (da Arquitectura Y Clima - edizione in lingua spagnola di
Progettare con il clima)

L'intervallo desiderabile di velocit del vento ovviamente limitato dall'effetto sugli esseri umani:
VELOCIT

PROBABILE EFFETTO

Fino a 0,25 m/s

Impercettibile

da 0,25 a 0,50 m/s

Piacevole

da 0,50 a 1 m/s

Generalmente piacevole, ma
provoca una costante consapevolezza
del moto dell'aria

da 1 a 1,5 m/s

Corrente d'aria da lieve a fastidiosa

oltre 1,5 m/s

Richiede misure correttive se si


vuole salvaguardare la salute e il
rendimento sul lavoro.

La pressione di vapore esercitata da una quantit variabile di vapore acqueo contenuto nell'aria
atmosferica. Se la pressione di vapore supera i 15 mm di mercurio, si avverte generalmente una
sensazione soffocante od opprimente. Il dottor Paul Siple afferma che, oltre i 155 mm di mercurio,
ogni millimetro addizionale di pressione pu essere controbilanciato con un aumento della velocit
del vento di 0,45 m/s.

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La John B. Pierce Foundation alla Yale University ha effettuato dei calcoli pi dettagliati su questo
effetto, ma accetta l'approssimazione di cui sopra come adeguata agli effetti pratici. La fig. 10
mostra la pressione di vapore da 15 a 23 mm di mercurio controbilanciata da velocit del vento da
0,1 a 3,56 m/s.

fig.10 Effetto del movimento dellaria sulla pressione del vapore (da Arquitectura Y Clima - edizione in
lingua spagnola di Progettare con il clima)

L'evaporazione fa diminuire la temperatura a bulbo secco.


Le curve mostrate nella fig. 11 sono calibrate a intervalli di 5 grani di umidit per ogni libbra d'aria
[circa 0,7 g per kg].
L'abbassamento di temperatura causato dall'evaporazione dell'umidit aggiunta ristabilir una
temperatura di comfort verso il limite esterno della zona di comfort.
I calcoli sono basati sul presupposto che il calore latente sia fornito interamente dall'aria. Per
determinare la quantit di grani di umidit per libbra di aria secca nell'ottenere l'abbassamento
della temperatura, fu usata la "Carrier Psychometric Chart" (pressione barometrica 1 atm; la
pressione di vapore quella dell'acqua).
Per bilanciare temperature dell'aria pi alte o pi basse si pu usare, entro certi limiti, l'effetto
dell'irraggiamento delle superfici interne.
Ci significa che possiamo restare a nostro agio a una temperatura pi bassa se la dispersione di
calore da parte del corpo pu essere controbilanciata dalla radiazione solare.
A temperature inferiori (sotto i 21,1 C) un abbassamento di 1 C della temperatura dell'aria pu
essere bilanciato facendo aumentare di 0,8 C la temperatura media radiante.
Questa possibilit ha per i suoi limiti.
In pratica, tra la temperatura dell'aria e quella delle pareti non troveremo mai una differenza
maggiore di 2-3 C.
Le curve della radiazione mostrate nella fig. 12 ed espresse in Kcal/h (1 Kcal/h = 1,163 Watt =
4.186 J) si riferiscono unicamente alle condizioni A esterne. I calcoli indicano che 12,6 Kcal/h

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(52,75 kJ) di radiazione solare possono bilanciare un abbassamento della temperatura (a bulbo
secco) di 2,14K.

fig.11 Effetto dellumidit aggiunta sulle temperature elevate (da Arquitectura Y Clima - edizione in
lingua spagnola di Progettare con il clima)

fig.11 Effetto dellumidit aggiunta sulle temperature elevate (da Arquitectura Y Clima - edizione in
lingua spagnola di Progettare con il clima)

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Il diagramma bioclimatico
Gli effetti degli elementi climatici risultanti da questi studi separati si possono ora mettere insieme
in un unico diagramma. Questo diagramma (fig.13) mostra la zona di comfort nel centro. Gli
elementi climatici intorno sono rappresentati per mezzo di curve che indicano la natura delle
misure correttive necessarie per ristabilire la sensazione di comfort in qualsiasi punto all'esterno
della zona di comfort.

fig.13 Diagramma bioclimatico per gli USA (clima temperato)

II diagramma applicabile agli abitanti delle zone climatiche temperate degli Stati Uniti, a
un'altezza non superiore ai 300 m sul livello del mare, con abiti da casa abituali, impegnati in
attivit sedentarie o leggere.
Una versione semplificata del diagramma bioclimatico (fig. 14) mostra i rapporti reciproci dei vari
elementi climatici. Le esigenze climatiche per condizioni esterne alla zona di comfort sono
indicate in forma diagrammatica.

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Il diagramma bioclimatico stato costruito con la temperatura a bulbo secco come ordinata e
l'umidit relativa come ascissa. Nel mezzo, possiamo vedere la zona di comfort estiva, suddivisa
nell'intervallo desiderabile e in quello praticabile.
La zona di comfort invernale sta un po' pi in basso. Sul diagramma, si pu riportare qualsiasi
condizione climatica definita dalla sua temperatura a bulbo secco e dalla sua umidit relativa. Se il
punto associato a questi due valori cade all'interno della zona di comfort, ci sentiamo a nostro agio
all'ombra. Se il punto cade all'esterno della zona di comfort, sono necessarie delle misure
correttive.

fig.14 Diagramma bioclimatico in forma schematica

Se il punto si trova sopra il perimetro superiore della zona di comfort, necessaria una
ventilazione. Il modo in cui gli effetti della ventilazione possono ristabilire una sensazione di
comfort e neutralizzare la temperatura pi alta indicato dalle linee quasi parallele che seguono il
limite superiore del perimetro della zona di comfort. Le cifre indicano la velocit del vento in metri
al secondo.

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Se la temperatura alta e l'umidit relativa bassa, la ventilazione di scarso aiuto. Lo strumento


con il quale lottare con le temperature elevate il raffrescamento evaporativo. Le linee
tratteggiate indicano i grammi di vapore acqueo per chilogrammo (grammi/kg) d'aria necessari per
ridurre la temperatura al livello del perimetro superiore della zona di comfort.
Al livello del perimetro inferiore della zona di comfort c' una linea ("linea di ombreggiamento")
sopra la quale necessario rimanere all'ombra.
Al di sotto di questa linea invece necessaria la radiazione solare per bilanciare le temperature
pi basse. Nel diagramma, la quantit di Kcal (o kJ) necessaria affinch l'azione del sole
ristabilisca la sensazione di comfort indicata soltanto per condizioni all'esterno dell'edificio.
Alla sinistra sono indicati i valori della temperatura media radiante necessaria per ristabilire la
sensazione di comfort mediante riscaldamento o raffrescamento radiativo (regolazione della
temperatura delle superfici circostanti).
Uso del diagramma bioclimatico
Per ogni punto di temperatura a bulbo secco e di umidit relativa che cade all'interno dei confini
della zona di comfort, non necessaria nessuna misura correttiva. Per ogni punto che cade
all'esterno di questa zona, le misure correttive per ristabilire la sensazione di comfort possono
essere ricavate direttamente dal diagramma.
Per esempio: a una temperatura a bulbo secco di 23,9 C, 50% di umidit relativa, non c' bisogno
di nessuna misura: il punto gi nella zona di comfort.
A una temperatura a bulbo secco di 23,9 C, 75% di umidit relativa, c' bisogno di un vento a
1,42 m/s per bilanciare la pressione del vapore.
A una temperatura a bulbo secco di 10 C, 56% di umidit relativa, c' bisogno di 65,5 kcal/h
(76,2W) di radiazione solare.
A una temperatura a bulbo secco di 30,6 C, 30% di umidit relativa, c' bisogno o di un
raffrescamento evaporativo mediante l'aggiunta di 5,7 grammi di vapore acqueo per ogni kg
d'aria, oppure di un vento alla velocit di 1,5 m/s.
A una temperatura a bulbo secco di 35 C, 20% di umidit relativa, una condizione di comfort non
pu essere ristabilita con la sola ventilazione. Anche un vento a 3,6 m/s dovrebbe essere integrato
da 6,4 grammi di umidit per ogni kg d'aria.
Il raffrescamento evaporativo potrebbe per riportare la temperatura a un livello di comfort
aggiungendo circa 15,7 grammi di umidit per ogni kg d'aria.
La valutazione bioclimatica il punto di partenza di qualsiasi progetto architettonico che miri
all'equilibrio climatico ambientale. Le condizioni climatiche prevalenti si possono facilmente
riportare sul diagramma, e l'architetto pu ottenerne l'indicazione delle misure necessarie per
ristabilire condizioni di comfort.
Buona parte di queste misure si possono ottenere con mezzi naturali, cio adattando il progetto
architettonico in modo da sfruttare gli elementi climatici.
Gli altri problemi, che esulano dalle possibilit naturali, dovranno essere risolti con mezzi
meccanici, come l'aria condizionata.
compito dell'architetto sfruttare al massimo i mezzi naturali disponibili al fine di creare una casa
pi sana e pi vivibile e di ottenere un risparmio riducendo al minimo l'uso di impianti meccanici
per la regolazione climatica.

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Levoluzione dei metodi di controllo del comfort.


Il benessere termoigrometrico e luso attuale gli indici di comfort (PMV e PPD).
(*) Per la comprensione degli argomenti esposti nei successivi
paragrafi si raccomanda il costante riferimento alla trattazione dei
Principi fisiologici del benessere e la formulazione della teoria
fisica del comfort contenuta nelle precedenti dispense.

Benessere termoigrometrico
La condizione di benessere termoigrometrico viene definita come quello stato psicofisico in cui il
soggetto esprime soddisfazione nei riguardi del microclima; oppure come la condizione in cui il
soggetto non ha n sensazione di caldo n sensazione di freddo: cio, come si dice anche, una
condizione termoigrometricamente neutra.
Le due definizioni sono del tutto equivalenti ed abbastanza semplici. Pi complesso il problema
di esprimere in termini fisiologici il benessere termoigrometrico.
Una condizione necessaria di benessere che l'energia interna del corpo umano non aumenti n
diminuisca, ovvero che sia nullo il termine di accumulo, S, nell'equazione di bilancio di energia sul
corpo umano che viene di seguito richiamata:

S = M - W Ed ESW EVe Cve - C - R Ck


Per S = 0 e CK = 0 la equazione di bilancio energetico del corpo umano, ricordando le variabili da
cui dipendono i termini che in essa compaiono, diventa una relazione del tipo:

f(abbigliamento,attivit,ta,va,,tmr,tsk.Esw) = 0

(1)

cio un'equazione che lega tra loro otto variabili: l'abbigliamento e l'attivit del soggetto, quattro
variabili ambientali (temperatura, velocit e umidit dell'aria, temperatura media radiante) e due
variabili fisiologiche (temperatura della pelle e potenza termica dispersa per sudorazione o
percentuale di pelle bagnata dal sudore).
In verit le due variabili fisiologiche non sono variabili indipendenti ma dipendono con legge
complessa dalle altre; pertanto sono sei le variabili indipendenti da cui dipende effettivamente il
benessere termoigrometrico. Ci significa che concettualmente esistono - combinazioni di valori
delle sei variabili per le quali verificata la equazione che esprime il bilancio di energia sul corpo
umano in condizioni di regime permanente. La verifica della stessa equazione per, come si
detto, condizione necessaria ma non sufficiente per il benessere termoigrometrico.
In passato si riteneva che un'altra condizione necessaria per il benessere fosse la non attivazione
dei meccanismi di termoregolazione.
Con lo sviluppo che ha avuto negli ultimi venti anni il settore della fisiologia della
termoregolazione, si e' visto che in benessere non si ha l' attivazione dei meccanismi di
termoregolazione solo quando il soggetto non svolge praticamente alcuna attivit: all'aumentare
dell'attivit anche in condizioni di benessere si innescano e si intensificano sia il meccanismo della
sudorazione che quello vasomotorio.
Fanger (1970) ha il grande merito di aver studiato questo aspetto e di aver proposto per le
condizioni di benessere le due equazioni che seguono:

Esw = 0.42Ab ((M - W)/Ab - 58.15)

(2)

tsk= 35.7 - 0.0275(M - W)/Ab

(3)
2

Dalle equazioni (2) e (3) si ricava p.e. che per (M - W)/Ab = 3 met = 174 W/m , si ha una
produzione di sudore di 130 g/h ed una temperatura della pelle di 31C. D'altra parte, il corno
2
umano che in benessere ed a riposo smaltisce 58.15 W/m con un nucleo a 37C, una tsk di
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35.72C e senza sudorazione, per smaltire sempre in benessere 174 W/m, con un nucleo
praticamente ancora a 37C, deve necessariamente modificare i valori di altre grandezze.
In definitiva risulta allora che le combinazioni delle sei variabili indipendenti che soddisfano
contemporaneamente la (1), la (2) e la (3) sono le possibili condizioni di benessere
termoigrometrico.
Generalit sugli indici di comfort
Spesso, anche se si a regime permanente, cio se verificata la equazione (1) ma non lo sono
la (2) e la (3), non ci si trova in condizioni di benessere; sorge allora il problema di valutare lo
scostamento delle condizioni reali dal benessere.
Questo problema si risolve mediante opportuni indici, gli indici di comfort, che siano funzione delle
sei variabili di cui si parlato e che assumano lo stesso valore per tutte le combinazioni di queste
ultime che danno uguali sensazioni termiche. E la ricerca applicata in questo settore negli ultimi
cinquant' anni si svolta proprio nella direzione della ricerca di un indice ottimale.
Gli indici di comfort si dividono in due gruppi: indici di sensazione ed indici di temperatura.
Si dicono indici di sensazione quelli che esprimono la votazione che un soggetto darebbe al
microclima; ovviamente la votazione presuppone una scala di voti e la pi diffusa quella a sette
valori:
voto
sensazione
+3
+2
+1
0
-1
-2
-3

molto caldo
caldo
leggermente caldo
neutro
leggermente freddo
freddo
molto freddo

Gli indici di temperatura sono invece quelli che rappresentano temperature equivalenti, secondo il
concetto che stato illustrato nei paragrafi precedenti.
In questo paragrafo invece saranno esaminati gli indici PMV e PPD, che sono indici di sensazione,
e gli indici ET e ET*, che sono indici di temperatura.
Infine c' da sottolineare che gli indici esprimono la risposta media di un gran numero di soggetti, il
che significa, come si vedr accuratamente esaminando l'indice PMV, che per valori dell'indice
corrispondenti a condizioni di benessere ci possono comunque essere individui che avvertono
sensazione di caldo o di freddo.
Indice PMV (Predicted Mean Vole)
L'indice PMV (Voto medio previsto) proposto da Fanger si basa su due posizioni:
a) La sensazione di caldo o di freddo che prova un individuo proporzionale al "carico
termico" L, definito come la differenza tra l'energia termica che si genera all'interno del
corpo umano, (M - W), e l'energia termica che l'individuo disperderebbe se fosse in
benessere con il valore reale dell'attivita' svolta (M - W), cio:

L = (M - W) - (Ed*+ Esw*+ Eve + Cve + C*+ R*)

(4)

Nella (4) E, che secondo lequazione (2) dipende da (M - W), Ed, C* ed R, che dipendono da tsk e
quindi, per la equazione (3) da (M - W), sono state asteriscate per ricordare che non
rappresentano valori reali ma i valori che si avrebbero nelle suddette condizioni di benessere.

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b) La relazione tra l'indice PMV, ovvero la sensazione di caldo o di freddo di un individuo


medio espressa come voto, sulla scala a sette valori esaminata in precedenza, ed il
carico termico ora definito la seguente:

PMV = [0.303 exp(-0.036 M) + 0.028)L]

(5)

Le posizioni richiamate sono state fatte da Fanger analizzando le esperienze condotte su circa
1300 individui, esperienze che assicurano la validit dell'indice e, come si dira' alla fine di questo
paragrafo, ne determinano anche alcuni limiti.
Lespressione finale dellindice PMV a questo punto si basa sulle seguenti quantit viste e descritte
nella trattazione riservata agli scambi termici fra corpo ed ambiente, e che si richiamano nel
seguente prospetto.

E*d= 3,0510-3 Ab (256 tsk - 3373 - pas)


E*sw = 0.42Ab ((M - W)/Ab - 58.15)
E ve = 0,0023 M(44 - pas)
C*ve = 0,0014 M(34 - ta)
C* = fcl hc Ab (tcl* - ta)
R* = 3,9610-8 fcl Ab [(tcl* + 273)4 - (tmr + 273)4]
Nelle espressioni precedenti si pu sostituire al valore di tsk lespressione riportata nellequazione
(3) e precisamente:

tsk= 35.7 - 0.0275(M - W)/Ab


Inoltre ricordando che nella precedente trattazione riguardante il bilancio energetico del corpo
umano si sostituito al valore della differenza (M-W) la seguente espressione:

M - W = M (1 - )
Si ottiene lespressione completa dellindice PMV:

PMV = [(0,303 exp (-0,036 M/Ab) + 0,028]

{ (M/Ab) (1 - ) - 3,05 x103 [ 5733 +

- 6,99 x (M/Ab) (1 - ) - pas] - 0,42 [(M/Ab) (1 - ) - 58,15 ] - 1,7x10-5


(M/Ab) x (5867 - pas) - 0,0014 (M/Ab)(34 - ta) - fclhc(tcl*- ta) +
- 3,96 x 10-8 fcl

[(tcl*+ 273)4 - (tmr+ 273)4] }

Nell'espressione del PMV si ritrova tcl*, calcolabile con l'equazione:

R* + C* = Ab(tsk* - tcl*) / Icl


Che, rispetto alla sua forma generale esposta nella trattazione relativa alla resistenza termica
dellabbigliamento, viene qui riferita alla condizione fittizia di benessere.
Le equazioni di PMV edella tcl* permettono di:

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1. calcolare l'indice PMV corrispondente ad una certa attivit (M - W), ad un certo


abbigliamento (Icl) e ad un certo microclima (ta, tmr, v a e );
2. stabilire, una volta fissate cinque delle sei variabili indipendenti, per quale valore della
sesta l'indice PMV assuma un determinato valore, ovvero a quale valore della sesta
variabile corrisponde una certa sensazione termica;
3. (caso particolare del 2) stabilire, fissate cinque delle sei variabili indipendenti, per quale
valore della sesta l'individuo medio si trovi in condizioni di benessere, ovvero sia PMV =
0.
Per quanto riguarda il punto 1 nel materiale fornito per il modulo di fisica tecnica, stato incluso
un software specifico per il calcolo dellindice PMV, il cui funzionamento viene brevemte illustrato
nellappendice A.
Analizzando le equazioni per il calcolo del PMV, risulta che per gli ambienti moderati l'umidit
influisce molto poco sul valore della sensazione termica. In figura 15 si riporta un diagramma che
riteniamo chiarisca bene questa influenza; il diagramma relativo ad = 0, M/Ab = 70,0 W/m 2,
aria stagnante, ta = tmr, e riporta l'andamento delle curve a PMV = 0,00; + 0,50; -0,50 per = 0,30;
0,50 e 0,70. Dalla figura si vede che a parit di ogni altra variabile la ta varia al massimo di 1C
passando da = 0,30 a 0,70, che rappresentano i limiti entro i quali consigliabile mantenere
lambiente.

fig.15 Curve a PMV = 0,00; +0,50; -0,50 per attivit leggera, aria ferma e
ambiente termico uniforme in funzione del grado igrometrico.

E' comunque opportuno chiarire che i limiti di 0,30 e 0,70 per l'umidit relativa sono dovuti a motivi
indipendenti dalle sensazioni termiche: per valori minori di 0,30 si seccano le mucose con

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diminuzione delle difese da germi e batteri, per valori maggiori di 0,70 aumentano i rischi di
allergie e le probabilit che si formi condensa su punti freddi con conseguente sviluppo di muffe
(Fanger-1983).
L'indice PMV si molto diffuso negli ultimi dieci anni ed inoltre stato posto come base della
normativa ISO per gli ambienti moderati; si ritiene quindi opportuno sottolinearne i limiti:
1. come si detto all'inizio di questo paragrafo, i valori di R, C, Esw, Ed, tsk e tcl che si
utilizzano per calcolare il valore del PMV sono quelli effettivi solo in condizioni di
benessere (PMV = 0);
2. l'equazione che esprime il PMV stata ricavata da esperienze condotte su individui
che svolgevano essenzialmente attivit leggere, n in seguito stata verificata per
attivit intense; pertanto la sua validit per valori di (M - W) maggiori di 2 met ancora
da dimostrare;
3. ormai accettato che l'indice PMV tende a sovrastimare il discomfort per valori
dell'umidit relativa minori di 0,200,30 e a sottostimarlo per valori maggiori di
0,700,80;
4. l'indice non fornisce risultati significativi per valori del PMV esterni all'intervallo (-2,
+2).
L'indice PPD (Predicted Percenlage of Dissalisfied)
Come si detto, il PMV rappresenta il voto di un individuo medio ovvero la media dei voti
espressi da un gran numero di persone poste nelle stesse condizioni.
Sperimentalmente si visto che i voti dei singoli individui presentano una certa dispersione
intorno al valore medio. Fanger defin PPD la percentuale prevista di insoddisfatti, ritenendo
insoddisfatti coloro che votavano 2 o 3, e utilizzando i dati raccolti sui 1300 soggetti correl il
valore di PMV a quello dellindice PPD.

fig.16 Percentuale prevista di insoddisfatti (PPD) in funzione del voto medio previsto (PMV)

In tal modo ottenne una tabella ed un grafico della distribuzione statistica (riportato nella figura
16); dalla tabella e dalla figura si evince che per PMV uguale a 0 la percentuale di insoddisfatti fu

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pari al 5%, mentre il 40% delle persone non ritenne di essere in condizioni di benessere, ma vot
1. Questo risultato, accettato da tutti, evidenzia come le risposte soggettive siano molto diverse
tra di loro e come sia quindi impensabile realizzare condizioni che siano di comfort per tutti.
Si tenga anche presente che Fanger ricav la tabella utilizzando prove su studenti universitari
vestiti tutti allo stesso modo. E' da ritenere che nei normali ambienti moderati, dove l'et', le
condizioni psicofisiche, l'abbigliamento ecc. degli individui sono sicuramente pi vari che non nelle
condizioni del test di Fanger, la percentuale di insoddisfatti sia leggermente superiore a quella
ottenibile con il diagramma di figura 16.
Considerazioni economiche e la quasi certa impossibilit di eliminare disuniformit negli spazi
climatizzati orientarono l'ISO a ritenere accettabili ambienti con un PPD inferiore o uguale al 10%,
ovvero con un PMV compreso tra - 0.5 e + 0.5.
Molto spesso nelle applicazioni pratiche , quando ad esempio occorre scegliere le temperature
pratiche da utilizzare nei calcoli termici di determinati ambienti si fa ricorso a grafic semplificati di
grande utilit.
La figura 17 mostra un diagramma riportato dalla norma ISO che illustra le curve a temperatura
operativa (to) di benessere in funzione di Icl e di M/Ab . Il diagramma per = 0,50 ed = W = 0.
La velocita calcolata con la ponendo v a = 0.
In pratica il diagramma utilizzabile per valori di v a compresi tra 0,0 e 0,15.
Il diagramma diviso in zone, ciascuna caratterizzata da un t ammissibile, intendendo per t
ammissibile lo scarto tra la temperatura operativa e quella di benessere con il quale, a parit di
altre variabili, si rimane nel campo dei valori ammissibili per PMV 0,5.
Per esempio per M/Ab=2,0 met ed Icl=1,00 clo dal diagramma di figura 17 si ricava innnanzitutto
che la to di benessere all'incirca 16.5C; si ricava inoltre che la t ammissibile di 3C, ovvero
che per to compresa nellintervallo 13,519,5 C si nel campo di PMV 0,5.

fig.17 Diagramma ISO delle curve a to costante e di benessere in funzione di M/Ab e di Icl per =0,50,
=W=0 e va calcolata con la var = va + 0,005 (M/Ab 58,15) in cui si ponga va=0

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Nelle figure 17 e 18 sono riportati due diagrammi di grande utilit nella pratica. La figura 18 (Fulci
1984) differisce dalla figura 17 solo per avere le posizioni delle variabili to e M/Ab invertite.
I luoghi dei punti a to ammissibili costanti sono rappresentati da curve e non da strisce, il che forse
ne facilita l'uso: per Icl = 1,00 e M/Ab = 2,0 met, dal diagramma di figura 18 si ricava che il valore
di to ammissibile di circa 3,3C e quindi to pu variare tra 13,2 e 19,8C.

fig.18 Diagramma generale del benessere termico. Le curve tratteggiate rappresentano i punti per i quali lo
scostamento accettabile dalla temperatura di comfort perch si mantenga 0,50<PMV<0,50 costante e
uguale al valore indicato.

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ESEMPI DI APPLICAZIONE
ESEMPIO-1
Si vogliono realizzare condizioni di benessere termoigrometrico all'interno di un ristorante in cui sia: v = 0,10
m/s, = 0,50; considerando l'ambiente termicamente uniforme (ta = tmr), VALUTARNE LA NECESSARIA
TEMPERATURA OPERATIVA.
Soluzione
E' possibile ritenere che nel locale in esame si svolgano attivita' sedentarie (e quindi M/Ab circa uguale a 1,2
met e rendimento meccanico nullo). Inoltre si calcola var = va + 0,06 = 0,16 m/s.
Per quanto riguarda l'abbigliambento, e' possibile ipotizzare un valore di resistenza termica pari a 0,50 clo in
estate (pantaloni o gonna leggeri, camicia, scarpe) e pari a 1,00 clo in inverno (abito completo maschile con
pullover).
La figura 18 fornisce i seguenti valori:
in estate neutralit termica a 25C e benessere tra circa 23 e 27 C;
in inverno neutralita' termica a 22C e benessere tra circa 19,2 e 23,7C.
ESEMPIO-2
In un locale adibito ad ufficio con
= 0,50; v= 0,10 m/s, viene installato un sistema di riscaldamento a
pannelli radianti; supponendo di ottenere in tal modo una tmr = ta + 10C, CALCOLARE I VALORI DI tmr E
DI ta che si devono raggiungere per avere condizioni di benessere termigrometrico durante la stagione
invernale (Icl= 1,00 clo).
Soluzione
Considerando M/Ab = 58.15 W/m 2 e ritenendo il rendimento meccanico nullo, dalla figura 18.(relative per a
v= 0,06 m/s) si ricava to = 23 C; dalla definizione di temperatura operativa e dalla relazione
tO= A ta + (1-A) tmr
con:
A = 0,5 per va < 0,2 m/s;
A = 0,6 per va (0,2 0,6) m/s;
A = 0,7 per va (0,6 1,0) m/s.
si ottiene che to proprio la media aritmetica di tmr e ta . Quindi: tmr= 28C e ta = 18C.

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Alcuni casi particolari di discomfort locale.


Generalit
Gli indici di cui si parlato (ET, ET* e PMV) danno una valutazione del comfort in funzione dei
valori medi delle variabili ambientali, o, come suol dirsi, valutano il "comfort globale". Le
condizioni PMV (-0,5 +0,5) e ET* (ET*lim,inf ET*lim,sup) rappresentano pertanto condizioni
necessarie ma non sufficienti per il comfort. Perch ci sia effettivamente comfort, infatti, deve
essere anche nullo il discomfort dovuto a disuniformit delle variabili ambientali, cio non deve
esserci "discomfort locale".
Le cause di discomfort locale, che saranno di seguito esaminate, sono sostanzialmente quattro
(secondo le definizioni recepite dalla norma ISO del1984):
1. elevata differenza verticale di temperatura;
2. pavimento troppo caldo o troppo freddo;
3. correnti d'aria;
4. elevata asimmetria media radiante;
Elevata differenza verticale di temperatura
Generalmente negli ambienti chiusi esiste un gradiente verticale della temperatura dell'aria; in
particolare la temperatura in prossimit del soffitto maggiore di quella al pavimento.
Questa differenza oltre a comportare un maggior consumo di energia, (nel caso di ambiente
riscaldato), pu comportare una sensazione di discomfort locale per i soggetti esposti a quel
microclima, che possono avvertire caldo alla testa e/o freddo ai piedi.
E' da sottolineare che mentre una temperatura a livello della testa maggiore di quella a livello
delle caviglie pu provocare discomfort locale, una temperatura a livello caviglie maggiore di
quella a livello testa non comporta discomfort. Esempi di andamento della temperatura dell'aria in
funzione dell'altezza dal pavimento per diversi tipi di riscaldamento ambientale sono riportati in
figura 19.

fig.19 - Andamento della temperatura in funzione dell'altezza dal pavimento ricavato da prove effettuate in
ambienti riscaldati con sistemi diversi: (A) riscaldamento radiante a pavimento; (B) riscaldamento ad aria
con immissione dalalto; (C) riscaldamento radiante a soffitto; (D) termoventilazione con ventilconvettori.
(Olesen,1985a)

In figura 20 riportato un diagramma che permette di ricavare la percentuale di insoddisfatti, PD,


in funzione della differenza tra la temperatura dell'aria a livello della testa e quella a livello delle
caviglie; facile verificare che per ottenere una percentuale di insoddisfatti minore del 5% occorre
che il t in questione sia minore di 3 C, cos come previsto sia dalla norma ISO 7730 che dalla
11
norma ASHRAE 55-81 .

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Va da s che la percentuale di insoddisfatti di figura 20 non deve essere assolutamente confusa


con l'indice PPD di Fanger che si riferisce a condizioni di discomfort globale.

fig.20 - Percentuale di insoddisfatti in funzione della differenza tra la temperatura dell'aria a livello della testa
e quella a livello delle caviglie. (Fanger 1986)

Pavimento troppo caldo o troppo freddo


La temperatura del pavimento ha una doppia influenza sulla sensazione termica: da una parte
determinante ai fini del valore della temperatura media radiante, dall'altra pu causare discomfort
locale ai piedi.
Per stabilire il grado di discomfort dovuto ad una temperatura del pavimento troppo bassa o
troppo elevata, sono stati condotti alcuni esperimenti presso la Technical University of Denmark
(Olesen 1977) sia su persone scalze che su persone con scarpe, estive e invernali, in condizioni di
benessere globale.
Persone scalze
In questo caso la determinazione dei limiti di discomfort per la temperatura del pavimento
importante nella progettazione di ambienti quali piscine coperte, palestre, spogliatoi, i cui
occupanti si presuppone che restino a lungo scalzi. Le prove sperimentali furono fatte con
pavimenti costituiti da diversi materiali e per due diversi tempi di esposizione; in tabella B sono
riportati i diversi tipi di pavimento, le temperature ideali e gli intervalli di temperatura all'interno dei
quali si dovrebbe avere una percentuale di insoddisfatti minore del 15%.
Le differenze tra i diversi tipi di materiale che risultano dalla tabella trovano una spiegazione nel
fatto che la sensazione di discomfort influenzata dal fatto che la pianta del piede appena tocca il
pavimento si porta ad una temperatura il cui valore dipende dalla temperatura del pavimento e dal
coefficiente di contatto, b, del materiale che costituisce la superficie del pavimento, coefficiente
espresso dalla relazione:

b = (kc)0.5
con:

k = conducibilit W/mK;
= densit kg/m ;
c = calore specifico, J/kgK.
In figura 21 sono riportati due diagrammi "percentuale di insoddisfatti - temperatura del
pavimento" per i casi di pavimento in calcestruzzo e in legno e per esposizioni di 1 min e 10 min.

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E' evidente, come d'altra parte ci si poteva aspettare, che a parit di temperatura un pavimento di
legno comporta una percentuale di insoddisfatti minore che un pavimento di calcestruzzo. Nel
caso di persone sedute, si deve tenere conto del fatto che generalmente queste preferiscono una
temperatura pi alta di circa 1C rispetto a quelle in piedi.
Questo caso non previsto n dalla norma ISO n da quella ASHRAE.

fig 21 - diagramma "percentuale di insoddisfatti - temperatura del pavimento" per persone a piedi scalzi.

Tabella B Temperature dei pavimenti per persone scalze.

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Persone con scarpe


In questo caso il discomfort non e' piu' influenzato dal tipo di materiale usato per il pavimento ma
dal tipo di scarpe e di calze indossate dalla persona.
In figura 22 riportato il diagramma "percentuale di insoddisfatti - temperatura del pavimento" per
persone con scarpe e calze normali.

Fig.22 - diagramma "percentuale di insoddisfatti - temperatura del pavimento" per persone con scarpe e
calze normali

Per quanto riguarda la normativa, l'ASHRAE 55-81 prevede, per persone con scarpe e calze
idonee, un intervallo di temperatura del pavimento compreso tra 18 e 29 C; la ISO 7730, invece,
prevede che la temperatura del pavimento possa variare tra 19 e 26 C e che il progetto per un
sistema di riscaldamento a pavimento possa essere fatto per una temperatura di 29 C
Correnti d'aria
Il discomfort da corrente d'aria definito come un raffreddamento locale indesiderato del corpo
umano causato dal movimento dell'aria. E' un problema molto delicato e dibattuto. E' un problema
delicato perche' spesso sono proprio le correnti d'aria la causa del discomfort, soprattutto negli
ambienti provvisti di impianti di climatizzazione con ventilazione forzata e nei mezzi di
locomozione (auto, treni, ecc.).
E un problema dibattuto perche' sono in corso molte ricerche e non si sono ancora ottenuti
risultati definitivi.
Come e' noto, il moto dell'aria negli ambienti turbolento, cio la velocita' istantanea dell'aria nel
punto non costante nel tempo, anche nel caso in cui ci siano condizioni che farebbero pensare
ad una situazione di regime permanente. In figura 23 sono riportate, ad esempio, le caratteristiche
fluttuazioni di velocit che si osservano nel punto di un ambiente.
In figura sono indicati sia il valore della velocit media, va , che quello della deviazione standard,
12
SD ; il loro rapporto, SDv / v a , detto intensit di turbolenza. La vvelocit dell'aria, v a ,a di cui si e'
parlato nei paragrafi precedenti, in effetti proprio la velocit media.
Sperimentalmente si verificato (Banhidi-1985,Fanger-1977, Christensen-1984), che la
sensazione di discoinfort da corrente d'aria e influenzata:
dal valore massimo e dalle fluttuazioni della velocit, che sono ben rappresentati dal
valore medio e dalla deviazione standard;

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dalla temperatura della corrente (al crescere della temperatura diminuisce il


discomfort);
dalla differenza tra la temperatura media dell'aria ambiente e la temperatura della
corrente (il discomfort aumenta all'aumentare di questa differenza):
dalla zona del corpo che viene investita dalla corrente (le zone pi sensibili sono testa,
collo, spalle e caviglie);
dall'attivit del soggetto (la sensibilit delle persone alle correnti d'aria diminuisce al
crescere dell'attivit);
dall'eventuale valore del discomfort globale.

fig.23 Fluttuazioni di velocit in uno spazio ventilato

Un diagramma abbastanza interessante quello di figura 24, in cui sono riportati i valori di va in
funzione di ta per diversi valori della percentuale di insoddisfatti, PD.

fig.24 percentuale di insoddisfatti per correnti daria a livello della parte superiore del corpo in funzione
della velocit media dellaria e per tre valori della temperatura (Christiansen 1984)

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Il diagramma della figura 24 relativo a valori dell'intensit di turbolenza compresi tra 0,30 e 0,50
(che sono i valori che piu' frequentemente si incontrano negli ambienti adibiti ad uffici), a soggetti
che svolgono attivit sedentaria in condizioni di comfort globale e a corrente d'aria che investe il
soggetto tra testa e collo ad una temperatura uguale alla temperatura media dell'ambiente.
Dal diagramma di figura 24 si vede che a 20C, per avere una percentuale di insoddifatti minore
del 20%, la velocit media v a deve essere minore di 0,15 m/s. Le curve di figura 24 sono
esprimibili analiticamente con la relazione:

PD = 13800 (((va 0,04)/(ta 13,7) + 0.0293)2 8,5710 4)


con:
v a= velocit media dell'aria, m/s;
ta = temperatura dell'aria, C.
Per quanto riguarda la normativa, la ISO 7730) e lASHRAE 55-81 riportano i seguenti limiti per la
velocit dell'aria, al fine di evitare il discomfort:
- attivit leggera, soprattutto sedentaria;condizioni invernali:
v < 0,15 m/s;
- attivit leggera, soprattutto sedentaria; condizioni estive:
v < 0,25 m/s.
Per quanto riguarda le condizioni estive l'ASHRAE stabilisce che si pu superare per ET* il valore
di 26C purch la v a aumenti di 0,275 m/s per ogni grado centigrado di aumento di ET.
In ogni caso l'ASHRAE prescrive. che la velocit non debba essere superiore a 0,8 m/s e che ET*
non superi i 28C.
Elevata asimmetria della temperatura media radiante
Per parlare di discomfort da asimmetria della temperatura media radiante o, come spesso si dice,
di asimmetria media radiante o ancora di asimmetria della temperatura radiante, bisogna definire
due grandezze: l'asimmetria della temperatura media radiante, tpr e la temperatura radiante
piana, tpr.
L'asimmetria della temperatura radiante, tpr la differenza tra la temperatura piana radiante di
due face opposte di un elementino piano, laddove la temperatura radiante piana, tpr la
temperatura di una cavit isoterma in cui il flusso radiante incidente su una faccia di un elementino
piano sia uguale a quello che si produce nell'ambiente reale.
Va sottolineato che in una cavit isoterma il flusso radiante che incide su una faccia di un
elemento piano indipendente dalla posizione dell'elemento stesso; nel caso degli ambienti reali
non isotermi, invece, il flusso radiante dipende dalla posizione dell'elemento. Si pensi ad un
ambiente in cui ci sia un caminetto: se la faccia dell'elemento piano rivolta verso il caminetto il
flusso termico incidente certamente pi elevato che se la faccia fosse rivolta per esempio verso
il soffitto o verso il pavimento o verso un altra zona dell'ambiente (ed tanto pi elevato quanto
pi l'elemento vicino al caminetto).
In pratica, la temperatura radiante piana, che descrive le radiazioni provenienti dal semispazio che
fronteggia la faccia dell'elemento piano pu essere avvicinata alla temperatura media radiante,
che descrive le radiazioni provenienti dall'intero spazio che circonda un corpo (p.e. il corpo
umano); ne deriva che la temperatura radiante piana pu essere calcolata con una relazione
perfettamente analoga alla relazione utilizzata per il calcolo di tmr
Tpr = tmr =
con:
ti
F p-i

ti Fp-i

= temperatura della i-esima superficie dellambiente,C;


= fattore di vista tra la faccaia dellelementino piano e la i-esima superficie dellambiente,
adim.

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Il discomfort da asimmetria media radiante un problema che generalmente riguarda poco gli
ambienti moderati, nei quali pu comunque essere causato per esempio dalla presenza di finestre,
di una o pi pareti fredde o di un caminetto acceso, ma stato comunque oggetto di molti studi
(Fanger-1980 e 1985, McIntyre 1975, Olesen 1972).
Nella figura 25 riportato un diagramma "percentuale di insoddisfatti - asimmetria della
temperatura media radiante"; ci sono quattro curve, relative ad asimmetria radiante dovuta a
soffitto caldo, a parete fredda, a soffitto freddo, a parete calda. Le curve sono state citate
nell'ordine in cui si trovano sul diagramma muovendosi da sinistra a destra, e quindi, a parit di
asimmetria, in ordine decrescente della percentuale di insoddisfatti.
Per l'asimmetria media radiante la normativa, sia ISO che ASHRAE prevedono:
- Attivit leggera, quasi sedentaria; finestre o superfici verticali fredde; asimmetria in
direzione orizzontale valutata rispetto a un elementino piano disposto verticalmente a 0,6
m dal pavimento: tpr < 10 C
- Atrivit leggera, quasi sedentaria; soffitto riscaldato; asimmetria in direzione verticale
valutata rispetto a un elementino piano disposto orizzontalmente a 0,6 m dal pavimento:
tpr < 5 C
Esaminando il diagramma di figura 25 risulta evidente che le due norme hanno assunto come
valore limite di tpr quello che comporta una percentuale di insoddisfatti del 5% .
Si capisce allora perch' non sono stati considerati il caso di finestre o superfici verticali calde e
quello di soffitto freddo: in questi casi, infatti, perch il PD arrivi al 5%, tpr deve superare
rispettivamente i 22C ed i 15C, valori prapticamente impossibili in ambienti moderati.
Anche in questo caso c' comunque una differenza tra le due norme: la ISO limita il valore
dell'asimmetria della temperatura media radiante solo per la stagione invernale, mentre la
ASHRAE non fa distinzione tra le stagioni.

fig.25 - - Diagramma per la valutazione della percentuale di insoddisfatti in funzione dell'asimmetria della
temperatura media radiante per pareti verticali ed orizzontali calde o fredde. (Fanger 1986)

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APPENDICE A
Lutilizzo del software PERLA per la valutazione degli indici PMV e PPD
Nelle immagini seguenti viene riportato un esempio di applicazione del software denominato
PERLA, per la parte che riguarda il calcolo degli indici di comfort PMV e PPD.
Il software in grado di simulare un ambiente di forma rettangolare di riferimento con la possibilit
di impostare la posizione di un occupante in condizioni variabili di tutti i principali parametri esposti
nei paragrafi precedenti.
Luso del software basato sulla semplificazione delle procedure di input e fa riferimento alle
tabelle di dati di riferimento per orientare la scelta delle condizioni da valutare.
Limmissione dei dati ha inizio dalla scelta dei parametri relatici al livello di attivit delloccupante
(figura A1).

Il secondo passo consiste nella scelta della tipologia di abbigliamento (figura A2).

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Il passo seguente corrisponde lla scelta delle dimensioni dellambiente, alla scelta delle condizioni
di temperatura dellaria, di umidit relativa e di velocit dellaria, nonch dei valori di temperatura
delle singole pareti che delimitano lambiente (figura A3).

E anche possibile introdurre le caratteristiche di una superficie finestrata su una delle pareti
esterne (figura A4)

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Una volta completato linput si possono calcolare i valori degli indici di comfort per la situazione
schematizzata (figura A6).

A partire dal primo risultato possibile ricalcolare gli indici PMV e PPD per qualsiasi collocazione
delloccupante allinterno dellamiente. Si possono infatti immettere nuove coordinate o
semplicemente si pu fare clik con il mouse sul punto corrispondente alla nuova collocazione e
ripetere il calcolo. Ad esempio nel caso esaminato ci si avvicinati alla finestra. (figura A7).

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In questo modo ad esempio si pu osservare che la sensazione di comfort aumenta quando


loccupante si sposta verso le pareti interne ( atemperatura superficiale pi alta e pi vicina alla
temperatura delle pareti) come mostra la figura A8.

Un altro modo di impiegare il software quello legato alla valutazione degli effetti delle aperture
vetrate sulla disuniformit termica dellambiente, come ad esempio si ha nella maggiore
dimensione della finestra, rispetto alla situazione iniziale figura A9).

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Una ultima informazione riguarda il fatto che in ogni momento del calcolo si possono richiamare i
valori di riferimento dellindice di comfort, per una immediata valutazione (figura a9).

Il software per il calcolo degli indici PMV e PPD fa parte di un prodotto multimediale che contiene
anche tutta la trattazione teorico-pratica degli argomenti ad essi relativi ed al quale si rimanda per
un approfondimento degli stessi. La navigazione messa a disposizione dellutente basata su una
mappa interattiva percorribile dallutente secondo le proprie esigenze.

Il software Perla stato realizzato a cura dellarchitetto Elisabetta Parisi per la casa editrice
MANCOSU di Roma.
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APPENDICE B
L'indice ET (Effective Temperature)
Il pi antico, e per molti anni il pi usato, indice di discomfort senza dubbio l'indice ET (Effective
Temperature, in italiano temperatura efficace) che fu proposto fin dal 1923 dai ricercatori
americani Houghton e Yaglou - McIntyre (1980).
La temperatura efficace di un ambiente definita come la temperatura di quell'ambiente fittizio,
caratterizzato da ta = tmr, da aria stagnante (v a = 0,12 m/s) e da grado igrometrico unitario, nel
quale il soggetto prova la stessa sensazione termica che prova nell'ambiente reale.

fig. B1 Grafico della ET per abbigliamento leggero (valida anche per la CET)

Questo indice fu ricavato sperimentalmente facendo esprimere ad un gruppo di individui un


giudizio di confronto tra due diversi ambienti, nei quali si potevano modificare la temperatura, la
velocit e l'umidit dell'aria e che fungevano uno da ambiente reale, l'altro da ambiente fittizio.
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Dalle prove sperimentali effettuate furono ricavati due nomogrammi, uno per soggetti a torso
nudo, uno per soggetti con abbigliamento leggero. Nella figura B1 riportato quello per
abbigliamento leggero: fissata la temperatura dell'aria e la temperatura di bulbo bagnato (ovvero
l'umidit relativa) si congiungono con un segmento i punti rappresentativi di queste due
temperature.
Il punto di intersezione di questo segmento con la curva relativa al valore di va rappresentativo
del microclima dell'ambiente reale e fornisce ail valore di ET.
Per esempio, per un ambiente con ta = 30C, tbb= 25C (ovvero = 67%) e v a = 0,20 m/s, dal
diagramma risulta ET = 27C.
In verit la Temperatura Efficace presupponeva che fosse ta = tmr.
Poi si vide che la stessa scala poteva essere usata anche nell'ambiente reale con ta tmr purch si
entrasse nel nomogramma non con ta ma con la temperatura di globo.
Per distinguerla dalla ET questa temperatura venne chiamata CET, Temperatura Efficace Corretta
(in inglese Corrected Effective Temperature).
L'indice ET stato usato per molti anni, ma poi scomparso essendo risultati chiari i suoi limiti; i
principali sono i seguenti due:
la ET era basata sulle sensazioni avvertite immediatamente, al passaggio
dall'ambiente reale a quello fittizio, e quindi quando l'organismo non era in condizioni
di regime permanente;
la ET era basata su un'unica attivit, il camminare da una stanza all'altra. Si noti che il
soggetto camminava lentamente, per cui risultava v ar = v a .
L'indice ET* (New Effective Temperature)
L'indice ET* (Nuova Temperatura Efficace) e' definito come la temperatura di un ambiente fittizio,
a temperatura uniforme (tmr = ta) e con grado igrometrico dello 0,50 nel quale l'individuo
scambierebbe per convezione, irraggiamento ed evaporazione la stessa quantit di calore che
scambia nell'ambiente reale, avendo la stessa temperatura della pelle, tsk e la stessa percentuale
di pelle bagnata, w, che avrebbe nell'ambiente reale.
Questo indice, introdotto negli anni '70 da Gagge e viene detto indice razionale perch calcolato
sulla base di conoscenze di fisiologia: noti i valori delle sei variabili da cui dipende il comfort, si
calcolano i valori reali di tsk, di w e di (R + C + Esk); poi si calcola la temperatura dell'ambiente
fittizio uniforme (ta*= tmr*) a *= 0,50 nel quale, con il tsk ed il w reali, il soggetto scambierebbe una
potenza termica (R*+ C*+ Esk*) = (R + C + Esk).
La temperatura ta* proprio ET*.
Si comprende allora che la temperatura ET* si basa sulla tesi che w e tsk siano le grandezze
fisiologiche sulle quali si basa la sensazione termica. Le differenze fra i due indici, ET e ET*, sono
pertanto le seguenti:
1. per ET l'ambiente fittizio ha = 1,0 per ET* ha = 0,50.
2. per ET nell'ambiente fittizio c'e' aria stagnante, per ET* la velocit dell'aria la stessa che
si ha nell'ambiente reale.
3. per ET l'equivalenza tra ambiente reale ed ambiente fittizio fu stabilita empiricamente, per
ET* numericamente, utilizzando criteri fisiologici.
In un diagramma psicrometrico, in cui la temperatura al bulbo secco venga sostituita con la
temperatura operativa, le curve a ET* costanti sono essenzialmente delle rette; su un tale
diagramma infatti il valore di ET* si legge, evidentemente, come la temperatura del punto
intersezione della curva a = 0,50 con la curva a ET* costante passante per il punto
rappresentativo delle condizioni reali, cio le curve a ET* costante incontrano, per definizione di
ET* la curva a =0,50 in un punto in cui to = ET*.
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Un esempio di diagramma psicrometrico con curve a ET* costante e' quello di figura B2 (dovuto al
Gagge -1986) nel quale sono riportate le pressioni parziali sulle ascisse e le temperature
operative sulle ordinate; sono inoltre riportate curve a costante ed ET* costante.
I diagrammi di questo tipo devono essere evidentemente relativi a valori costanti delle tre altre
grandezze da cui dipende il comfort, v ar , M e Icl.
Il diagramma di figura B2 relativo a M/Ab = 1,2 met, Icl =0,6 clo e var = 0,20 m/s, che la velocit
relativa che si ottiene ponendo nei calcoli v a = 0,12 m/s.

fig. B2 Diagramma pscicrometrico con curve a ET* costante (da Gagge 1986)

Come si deduce da quanto detto, ET* non combina tutte e sei le variabili, cio il diagramma con
curve a ET* costante non universale, ma relativo a valori prefissati di M/Ab , Icl e v ar.
Per una trattazione completa degli indici di benessere si deve osservare come dal confronto della
figura B2 con la figura 15, vista nei paragarfi precedenti, come l'indice ET* "senta" il grado
igrometrico molto di pi dell' indice PMV.
Per esempio dalla figura 15 risulta che per Icl = 0,60 clo passando da un grado igrometrico di 0,30
ad uno di 0,70 la temperatura operativa di neutralit termica (PMV = 0) varia di circa 1C.
Dalla figura B2 si vede che passando da = 0,30 a = 0,70 lungo la ET* per la quale w = wo
(condizioni di comfort) la to varia di circa 2,0C. Questa maggiore sensibilita' all'umidit relativa
aumenta a temperature pi elevate.
La norma ASHRAE sul comfort termico si basa proprio sulla ET*.

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Per attivit con M/Ab<1,2 met, che sono poi le attivit che si svolgono generalmente in casa ed in
ufficio, si pu utilizzare il diagramma di figura B3 dove sono riportate le zone di benessere, o di
condizioni accettabili, rispettivamente per l'inverno e per l'estate.

fig. B3 Campi di condizioni termicamente accettabili per sistuazioni invernali


ed estive secondo lASHRAE (1981)

La zona invernale compresa tra le ET* di 20,0 e 23,6C; quella estiva compresa tra le ET* di
22,8 e 26,1C. Entrambe le zone sono poi delimitate dalle rette a pressione parziale costante pari
rispettivamente a 1,9 e 0,7 kPa, cui corrispondono temperature di rugiada di 16,7 e 1,7C e titoli di
12,0 e 4,3 g/kg.
Deve essere perci chiaro che il diagramma di figura B2 dello stesso tipo di quella di figura B3,
anche se in figura B2 non sono riportati i valori di ET*.
ESEMPI DI APPLICAZIONE
Si debba progettare un impianto di condizionamento per degli uffici; il grado igrometrico sar sempre pari a
0,50 e la velocit dell'aria, va , minore di 0.10 m/s. Potendosi considerare l'ambiente termicamente uniforme,
SI CALCOLINO PER LA STAGIONE ESTIVA E PER QUELLA INVERNALE LA TEMPERATURA DI
NEUTRALITA' TERMICA E GLI INTERVALLI DI TEMPERATURA ACCETTABILE.
Soluzione.
Essendo = 0.50 ET*= to ed essendo l'ambiente termicamente uniforme anche to = ta = tmr
In un ufficio l'attivit generalmente leggera per cui si pu assumere M/Ab=1,2 met.
Essendo inoltre va < 0.15 m/s si pu utilizzare il diagramma di figura B2, dal quale si ricava che d'estate con
Icl= 0,50clo deve essere 22,8 < to <26,1C e d'inverno con Icl = 0,90clo deve essere 20,1 < to <23,5C.
Le stesse informazioni si possono ricavare dal diagramma di figura B3, dal quale si ricava anche che la
temperatura di neutralit termica d'estate di 24,3C per Icl= 0,50clo, e d'inverno di 21,8C per Icl= 0,90clo.

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NOTE
1 - Per lo sviluppo di particolari qui soltanto accenati si veda il testo RegeIn fiir die Berechnung des Wdrmebedarf von
Gebaiiden, etc. DIN 4701. Beuth-Verlag, Berlino 1929. HARDING W. Heating, Ventilating and Air Conditioning, Wiley,
New-York 1932. A. IZAR, Termotecnica, Milano 1938.
2 - Fondamentale lo studio su questo argomento pubblicato nel volume del VERNON The principles of heating and
ventilation - pag. 29, London 1934.
3 - 1 watt = 0,86 kcal/h = 3,41 B.T.U./h
.
4 - Clualeur et Industrie, voi. XII, 1931, pag. 491 e 553; volume XIII, 1932, pag. 178 e 519; vol. XIV, 1933, pag. 143 e 321.
5 - Nel vol. XXXVIII della Transactions della American Society of Heating and Ventilating Engineers a pagg. 410-423 contenuto
un rapporto della Commissione incaricata di questi studi (YAGLOU, CARRIER, HILL, HOUGHTEN, WALKER) inteso in parte a
divulgare ed in parte a precisare le nozioni fondamentali relative. Lo stesso rapporto contiene una serie di richiami bibliografici
relativi alle prime ricerche originali sull'argomento.
6 - C. CODEGONE: Termotecnica delle costruzioni civili, in L'Architettura Italiana n. 4, 1939.
7 - Harding L. - Willard A. Heating ventilating and Air Conditioning, New York 1932.
8 - Moyer J. Fritz R. Air Conditioning, New York, 1933
9 - Charles Ernest Brooks, Climate in everiday life, Ernst Bemm Pbl., London 1950
10 - F.C. Houghton, C.P. Yaglou, Determination of thr comfort zone, in ASHVE Transaction, vol 29, 1923
11 - In verit tra le due norme c' discordanza; infatti ambedue impongono che il massimo gradiente verticale di temperatura sia
di 3C, ma per l'ISO le temperature vanno misurate a 0,1 m e 1,1 m dal pavimento (considerando quindi il soggetto seduto),
mentre per l'ASHRAE vanno misurate tra 0,1 m e 1,7 m dal pavimento (considerando il soggetto in piedi). Evidentemente il
gradiente per la ISO di 3,0C/m, per l'ASHRAE 1,9C/m
12 - La deviazione standard una misura della dispersione dei valori della variabile casuale X intorno alla media M. E' data dalla
2 0,5
relazione: SD = [valore medio di (X - M) ]

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