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Antonio Rigon

S. Antonio da Pater Padue a Patronus civitatis


In: La religion civique lpoque mdivale et moderne (chrtient et islam) Actes du colloque organis par le
Centre de recherche Histoire sociale et culturelle de l'Occident. XIIe-XVIIIe sicle de l'Universit de Paris XNanterre et l'Institut universitaire de France (Nanterre, 21-23 juin 1993) Rome : cole Franaise de Rome, 1995. pp.
65-76. (Publications de l'cole franaise de Rome, 213)

Riassunto
La visione agiografica che fa di s. Antonio un pater Padue e della citt di Padova una Ierusalem nova, rinnovata dalla sua
predicazione, non avulsa dal contesto storico dalla tradizione agiografica padovana, ma corrisponde ad un bisogno della
societ e dei suoi governanti di figure, simboli, istituti capaci di offrire identit e coesione alla compagine sociale e ai suoi
ordinamenti comunali. La rifondazione cittadina si lega alla memoria e al culto di Antonio, dando il via a forme di religione
civica destinate a durare nel tempo : festa del santo e sua ottava inserite tra le feriae statutarie, finanziamento della basilica,
fiera. Il progressivo impegno a favore del culto antoniano da parte del comune va di pari passo con la pi chiara attribuzione ad
Antonio del ruolo di santo patrono cittadino, senza che questo soffochi altri culti. L'entusiasmo suscitato dal rinvenimento della
supposta tomba di Antenore, mitico fondatore troiano della citt, suscit invece allarme tra gli ecclesiastici. La possibilit di dare
identit al corpo sociale attraverso una memoria pagana nella quale la citt si riconosceva interferiva infatti con un settore di
tradizionale pertinenza ecclesiastico-religiosa.

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Rigon Antonio. S. Antonio da Pater Padue a Patronus civitatis. In: La religion civique lpoque mdivale et moderne
(chrtient et islam) Actes du colloque organis par le Centre de recherche Histoire sociale et culturelle de l'Occident. XIIeXVIIIe sicle de l'Universit de Paris X-Nanterre et l'Institut universitaire de France (Nanterre, 21-23 juin 1993) Rome : cole
Franaise de Rome, 1995. pp. 65-76. (Publications de l'cole franaise de Rome, 213)
http://www.persee.fr/web/ouvrages/home/prescript/article/efr_0223-5099_1995_act_213_1_4936

ANTONIO RIGON

S. ANTONIO DA PATER PADUE


A PATRONUS CIVITATIS

1. La tradizione agiografica padovana sensibile al mito della


fondazione rifondazione cittadina. Leggende e invenzioni di corpi
santi collegano la scoperta di reliquie a momenti di rinascita e rifo
ndazione
dopo periodi oscuri avvenimenti catastrofici. Il rifer
imento a vicende realmente drammatiche anche se topiche : l'inva
sione longobarda, le distruzioni degli Ungari, l'incendio di Padova
del 1174, le tensioni e le lotte che accompagnarono la riforma della
Chiesa nell'XI e XII secolo e segnarono svolte decisive nella storia
della citt1.
Sia pure con caratteri propri, la pi antica agiografia antoniana,
che cronologicamente si colloca nel pieno dell'esperienza del primo
comune, si inserisce con naturalezza in questa prospettiva di interpretazione della storia cittadina. L'autore della Vita prima Assidua
(non a caso un frate che scrive a Padova attorno al 1232 con forte
accentuazione della dimensione patavina)2 presenta la predicazione
quaresimale del santo a Padova nel 1231 come opera di rigenera
zione
morale e civile della societ : dalla discordia alla pace, dalla
prigionia alla libert, dalla violenza e dall'usura alla restituzione del
maltolto, dal meretricio alla redenzione, dal furto all'abbandono del
latrocinio3. La defatigante opera apostolica di frate Antonio pre
messa
all'immediata proclamazione popolare della sua santit,
allorch, fulminea, si sparge, per bocca dei fanciulli, la notizia della
sua morte, ed il presupposto dell'unanime riconoscimento in lui
del Pater Padue. Omnes una voce et unanimi cordis amaritudine

1 Si veda, a tale proposito, il contributo di Andrea Tilatti in questo volume.


2 Cfr. Vita prima di s. Antonio Assidua (e. 1232), introduzione, testo cri
tico, versione italiana e note a cura di V. Gamboso, Padova, 1981, p. 21-45.
3 Discordantes ad fraternam pacem revocabat; captivitate pressos libertati
donabat; usuras ac violentas predationes restitu faciebat, in tantum ut, pignori
obligatis domibus et agris, ante pedes eius precium ponerent et, consilio ipsius,
ablata queque prece vel precio spoliatis restiturent. Meretrices quoque a
nephario prohibebat flagicio; fures malefactis famosos a contactu alieni compescebat illicito (Vita prima, p. 344).

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lamentum sumunt... Quo irrediturus abis, pater? pater, inquam,


Padue?, currus eius et auriga ipsius?4
Come altri ha osservato, Antonio, la sua predicazione, la sua
santit, proclamata dalla devozione popolare, sono cardine, di un
auspicato rivolgimento cristiano della storia della citt che, da lui
rigenerata in Cristo, diventa Ierusalem nova : dove c'era la disper
sionenasce la concordia, dove la divisione l'unanimit degli animi5.
Superati i contrasti e le tensioni per il possesso del corpo, rivendi
cato
dagli abitanti del borgo di Capodiponte, che tentavano di fare
di Antonio un santo di contrada e di fazione, i suoi funerali e le
manifestazioni processionali di devozione presso il suo sepolcro
sono presentati come una parata di tutte le componenti religiose,
politiche, sociali e culturali di Padova che, compatte, si riconoscono
nel santo frate francescano6.
Sarebbe evidentemente una forzatura voler vedere nelle pagine
dell'Assidua quella ricerca mistica e politica di legittimazione della
civitas Padue come nova Ierusalem che, relativamente ad ambiti
diversi, possibile individuare in altre e pi tardive fonti7; la visione
agiografca che fa di Antonio un poter Padue e della citt una Ieru
salem nova non peraltro avulsa dal contesto storico n del tutto
neutra : non a caso il passo nel quale il cordoglio dei Padovani si
esprime in un addio al poter cade nella Vita successiva del santo8.
Consolidatesi e rafforzatesi le istituzioni comunali, a distanza di
circa un secolo dal loro apparire, la societ cittadina e i suoi gover
nanti manifestavano il bisogno di figure, simboli , istituti capaci di
dare identit e coesione alla compagine sociale e ai suoi ordina
menti. I Padovani chiamavano ad esempio patrem Padue anche un
4 Vita prima, p. 372.
5 Cfr. A. Vecchi, Jerusalem nova, in Liturgia, piet e ministeri al Santo, a
cura di A. Poppi, Vicenza, 1978, p. 13; per un attento esame del tema della renovatio in stretto rapporto con quello della Jerusalem nova nell'Assidua si veda,
sempre di A. Vecchi, Miraculorum prodigia, in S. Antonio di Padova fra storia e
piet. Colloquio interdisciplinare su II fenomeno antoniano, Padova, 1977,
p. 114-120 (= // Santo, s. 2a, 16, 1976, p. 258-264) : d'ora in poi le citazioni relative
agli atti di questo colloquio saranno tratte dalla rivista.
6 Vita prima, p. 400, 402, 406, 408, 410.
7 Vedi, in questo volume, il contributo di Franco Cardini.
8 La Vita secunda di Giuliano da Spira, la Raymundina e la Rigaldina rico
rdano solo le frotte dei bambini che, percorrendo la citt, annunciarono la morte
di Antonio gridando : Mortuus est pater sanctus! mortuus est sanctus Anto
nius (Giuliano da Spira, Officio ritmico e Vita secunda, introduzione, testo
critico, versione italiana e note a cura di V. Gamboso, Padova, 1985, p. 444; Vita
Raymundina e Rigaldina, introduzione, testo critico, versione italiana e note
a cura di V. Gamboso, Padova, 1992, p. 276, 620). Genericamente nella Benignitas si legge che a pueris etiam Paduane urbis fuit obitus eius per miraculum
nunciatus (Vita del Dialogus e Benignitas, introduzione, testo critico, ver
sione italiana e note a cura di V. Gamboso, Padova, 1986, p. 558).

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altro religioso, il benedettino Giordano Forzate, priore del monas


terodi S. Benedetto, fondatore dell'ordine dei monaci albi, influentissimo uomo politico nella Marca Trevigiana, il quale - ricorda il
cronista Rolandino da Padova - aveva retto la citt non divers
amente da come regit paterfamilias domum suam9. La cultura
padovana del primo Duecento registra dunque l'emergere di una
coscienza di appartenenza e identit attraverso l'individuazione di
padri della patria : che poi essi siano religiosi e non laici, come ad
esempio il contemporaneo doge Pietro Ziani, esaltato come padre
della patria nella vicina Venezia, chiara testimonianza della diversa
storia delle due citt10.
Sul piano politico, come i pi recenti studi dimostrano, Padova
era ed ambiva ad essere forza equilibratrice nella Marca11, capace di
realizzare la vocazione, espressa sin dal 1213 dal podest Marino
Zeno, d'accordo con Innocenzo III, ad sedandas discordias et inimicitias et pacem et tranquillitatem faciendam in tota Marchia12.
Ma soprattutto la civitas Paduana, inserita in dimensioni che oltr
epassavano
gli stessi confini della Marca, grazie ad Antonio, come si
evince chiaramente dalla bolla con la quale si comunicava la sua
canonizzazione (1 giugno 1232), doveva diventare quasi lucerna
super candelabrum in grado di far luce agli altri per exemplum13
in relazione ai progetti papali di dar vita nell'Italia settentrionale,
con l'appoggio degli ordini mendicanti,a un programma di rinnova
mentodei costumi del clero, di lotta all'eresia e all'usura, di difesa
della libertas Ecclesie e delle persone ecclesiastiche14. La mistica
9 Rolandini Patavini Cronica in factis et circa facta Morchie Trivixane (aa.
1200 cc-1262), a cura di A. Bonardi (RIS2, VIII/1), Citt di Castello, 1905-1908,
p. 57; e per l'appellativo di poter Padue cfr. la testimonianza dell'anonimo Chronicon Marchiae Tarvisinae et Lombardiae (aa. 1207-1270), a cura di L.A. Botteghi
(RIS2, Vin/3), Citt di Castello, 1916, p. 12 : Domnum etiam Iordanum que<m>
Paduani patrem Padue appellabant propter honestatem et morum probitatem
atque scientiam, qui fundator monasterii Sancti Benedicti atque tocius ordinis
alborum Paduane diocesis fuit et pater, perfidus Ecelinus et crudelisimus
tirannus in carcere alligavit et tradidit eum Saracenis custodiendum. Sul perso
naggio vedi A. Rigon, Religione e politica al tempo dei da Romano : Giordano For
zate e L tradizione agiografca antiezzeliniana, in Nuovi studi ezzliniani, a cura di
G. Cracco, Roma, 1992, II, p. 389-414.
10 Cfr. Rigon, Religione e politica, p. 405-406.
11 S. Bortolami, Fra alte domus e populres homines.Il comune di
Padova
sont'
Antonio.
e il suoConvegno
sviluppo prima
intemazionale
di Ezzelino,
di studi,
in Storia
1-4 ottobre
e cultura1981
a Padova
(Padova-Monsenell'et di
lice), Padova, 1985, p. 22; Id., Honor civitatis. Societ comunale ed esperienze di
governo signorile netta Padova ezzliniana, in Nuovi studi ezzliniani, I, p. 176-177.
12 G.B. Verci, Storia degli Ecelini, , Codice diplomatico eceliniano, Bassano, 1779, doc. LXXXII, p. 155-158, e cfr. Rigon, Religione e politica, p. 402-403.
13 J.H. Sbaralea, Buttarium franciscanum ..., I, Romae, 1759, n LXX, p. 79.
14 Cfr. A. Rigon, Antonio di Padova e il minoritismo padano, in / compagni di

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Ierusalem nova, alla quale accorrevano concordi le folle dei fedeli da


ogni dove, sembra avere un qualche riscontro nella Padova perno e
garante di equilibri politici nella Marca, forza stabilizzatrice, punto
di riferimento affidabile per il programma papale, esaltato nella
figura di Antonio e proseguito con scopi e forme simili nel movi
mento dell'Alleluia e nella campagna di pacificazione del 1233 15.
Certo non con le armi, ma con la forza della predicazione evangelica
Antonio aveva preso Padova, facendone punto di riferimento essen
zialeper quella riconquista cristiana delle terre di Lombardia (Italia
settentrionale), preda degli eretici, che Gregorio IX aveva cercato di
attuare fin dall'inizio del suo pontificato16.
Uno degli ostacoli maggiori ai disegni pontifici e alle stesse
ambizioni di Padova si era subito rivelato Ezzelino da Romano sulle
cui terre, come si legge in lettere papali del 1227 relative ai frati
minori del convento di S. Donato di Angarano presso Bassano, le
vulpecule, vale a dire gli eretici, demolivano la vigna del signore.
Proprio ad Antonio, recatosi a Verona per chiedere la liberazione del
conte di S. Bonifacio e dei suoi seguaci, egli e i suoi alleati avevano
opposto un netto rifiuto17. Occupata Padova da Ezzelino (1236), si
apr per la citt un periodo di travaglio - descritto a tinte fosche
dalle cronache antiezzeliniane - che si concluse venti anni dopo con
il bando della crociata contro il da Romano18.
Nella descrizione di Salimbene de Adam (di proposito sce
gliamo
una fonte francescana) i caratteri della crociata, guidata dal
l'arcivescovo
di Ravenna Filippo, legato papale, sono precisati con
grande lucidit. Ai combattenti dell'esercito crocesignato pro
messa
l'indulgenza plenaria e viene garantito l'appoggio divino
(Deus pugnabit pro nobis); l'azione dei milites Christi, milites
beati Ptri, milites beati Antonii finalizzata ad recuperandam civitatem Paduanam per far tornare in citt gli esuli19. Nella prospetFrancesco e la prima generazione minoritica. Atti del XIX Convegno intemazionale
(Assisi, 17-19 ottobre 1991), Spoleto, 1992, p. 182-194.
15 Per la quale ovvio il rinvio a A. Vauchez, Une campagne de pacification
en Lombardie autour de 1233. L'action politique des ordres mendiants d'aprs la
rforme des statuts communaux et les accords de paix, in Mlanges d'archologie et
d'histoire publis par l'Ecole franaise de Rome, 78, 1966, p. 503-549 (ristampato
in traduzione italiana in Id., Ordini mendicanti e societ italiana, XIII-XTV secolo ,
Milano, 1990, p. 11-161) : sul collegamento tra attivit di Antonio nel 1229-31 e la
campagna del 1233 vedi rispettivamente p. 522 e 132-133; cfr anche Rigon,
Antonio di Padova e il minoritismo padano, p. 192-194.
16 Rigon, Antonio di Padova e il minoritismo padano, p. 178-179, 182-194.
17 Sbaralea, Bullarium franciscanum, n XIII-XIV, p. 34-35; Rolandini
Patavini, Cronica, p. 43.
18 Sul periodo di dominazione del da Romano in Padova fondamentale il
recente saggio di Bortolami, Honor civitatis, p. 161-239.
19 Salimbene de Adam, Cronica, a cura di G. Scalia, Bari, 1966, p. 570-571.

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tiva della crociata Padova diventa implicitamente una nuova Ger


usalemme,
mai direttamente nominata per la verit, ma
misticamente evocata attraverso la citazione di passi biblici che si
riferiscono ad essa20. E la liberazione di Padova anche liberazione
della citt che custodisce un santo sepolcro, quello di s. Antonio
cuius corpus Padue venerationi habetur21. Fugati gli occupanti,
homines pestilentes ... destruentes et dissipantes, vi ritornarono
vittoriosi, senza abbandonarsi a gratuite violenze, gli structures, i
costruttori della citt che, chiuso il periodo delle rovine, ne inaugu
rarono un altro, all'insegna di una nova lux..., gaudium, honor et
tripudium22, rifondando su queste basi la citt.
2. La rifondazione cittadina, ancora una volta, e pi che in
passato, si leg alla memoria e al culto di un santo, dando il via a
forme di religione civica destinate a durare nel tempo. La libera
zione, avvenuta nella ricorrenza dell'Ottava di s. Antonio, fu cele
brata con una festa istituita dal legato papale e recepita nel 1257 dal
comune che l'inser negli statuti. Ogni anno, il 19 giugno, giorno del
lariconquista dei borghi, il podest cum sua familia et curia, gli
homines de Padua, le fraglie del popolo si dovevano recare processionalmente nella chiesa di s. Antonio ad onore di Dio, della Ver
gine, di tutti i santi e di s. Prosdocimo, s. Giustina e s. Antonio. Il
giorno seguente, ricorrenza della presa anche della citt, il vescovo, i
chierici, il podest con la curia ed eventualmente il marchese d'Est
con cavalieri, donne, fraglie si recavano alla stessa chiesa a udir
messa in devota processione con ceri e candele; prima della messa si
teneva la corsa del palio23.
Festeggiamenti non dissimili si istituirono tra XIII e XIV secolo
20 Ad esempio, commentando il versetto dei Proverbi 29, 8 (Homines pe
stilentes
dissipant civitatem, sapientes vero avertunt furorem), applicato all'
atteggiamento
dei crociati liberatori di Padova che non si abbandonarono a vio
lenze distruttive, Salimbene, ricorrendo ad un paragone, spiega che homines
pestilentes fuerunt qui recesserunt de Padua ... structures vero fuerunt hi qui
eam noviter intraverunt; ad essi si riferisce il profeta Isaia 49, 14-17 : (Et dixit
Sion...) venerunt structures tui, destruentes te et dissipantes a te exibunt
(Salimbene de Adam, Cronica, p. 572-573).
21 Salimbene de Adam, Cronica, p. 570.
22 Cfr. Salimbene de Adam, Cronica, p. 573, che cita Esther 8, 16-17 (Iudeis
autem nova lux oriri visa est, gaudium, honor et tripudium apud omnes populos,
urbes atque provincias).
"Statuti del comune di Padova dal secolo XII all'anno 1285, a cura di
A. Gloria, Padova, 1873, n 559, p. 181-182 : lo statuto attribuito interamente al
1275, ma per le parti relative alle processioni civile e religiosa risale verosimil
mente
al 1257 (cfr. P. Marangoni, Ideologia antoniana nel vescovo e nel comune di
Padova del sec. XIII, in Devozione antoniana detta diocesi di Padova, a cura di
P. Giuriati, C. Bellinati e I. Daniele, Padova, 1982, p. 225, nota, 55).

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in altre citt della Marca per altri santi24, a testimonianza di uno st


imolo
reale che, in negativo, Ezzelino aveva dato al formarsi nelle
citt venete della memoria comune di un momento alto in cui tutte,
con l'appoggio di Venezia e della Chiesa, erano state impegnate in
una lotta di liberazione. Il mantenimento negli statuti di diverse
citt di norme come quelle ricordate e il ripetersi annuale di cer
imonie
e feste esprime la volont di non perdere il ricordo di quegli
avvenimenti comuni e di conservare un patrimonio nel quale devo
zione per i santi ed esaltazione delle libert cittadine andavano di
pari passo25.
Ma la ripresa dei regimi comuali, segnata anche dallo sviluppo
di culti civici e rinnovate identit, favor anche l'appropriazione particolaristica di santi che, come Antonio, avevano una dimensione
universale. Con la solita acutezza di osservazione Salimbene nota
che la festosa devozione per il santo in Padova, intrecciata a tal
punto con la memoria della liberazione da far s che nell'Ottava i
Padovani facevano assai maggior festa che nel giorno della sua
ricorrenza26, si tramutava in profonda avversione da parte dei guelfi
bolognesi qui nolunt istum sanctum audire in Bononia nominali
per il fatto che il giorno della sua festa nel 1275 erano stati sconfitti
dai Bolognesi estrinseci della fazione dei Lambertazzi e dai loro
alleati27. Una chiara testimonianza, questa, dell'affermarsi di un particolarismo del culto corrispondente al frammentarsi politico e allo
sviluppo delle fazioni nei regimi comunali. Nel caso specifico il pro
cesso di appropriazione del santo fu tale da creare una simbiosi per
fetta che and anche al di l del rapporto consueto tra una citt e il
suo patrono : Padova divenne la citt di s. Antonio (anzi del Santo) e
Antonio il santo di Padova28.
3. Chi voglia una esemplificazione di manifestazioni di religione
civica secondo la definizione datane dal Vauchez29 nelle linee guida
24 Con riferimento particolare a Vicenza e a Treviso ho trattato questo argo
mento nel contributo di prossima pubblicazione su Religione civica e municipa
lismo
tra signoria e stato regionale : qualche esempio dal Veneto, presentato al
Seminario su Le forme dell'identit civica attraverso i culti locali, svoltosi il 29
marzo 1993 all'cole franaise de Rome.
25 Per tutto questo rinvio al lavoro indicato nella nota precedente.
26 Salimbene de Adam, Cronica, p. 573 : Et quia in octava beati Antonii
civitatem ceperunt et hanc victoriam habuerunt hinc est quod in octava eius
maius festum faciunt Paduani quam primitivo die.
27 Salimbene de Adam, Cronica, p. 573.
28 Vedi, a proposito di questo rapporto, R. Manselli, Padova e s. Antonio, in
Storia e cultura al Santo, a cura di A. Poppi, Vicenza, 1976, p. 3-14.
29 Fenomeni religiosi, sia cultuali, devozionali istituzionali nei quali l'au
torit politica amministrativa locale gioca un ruolo determinante sia nella pro
mozione
che nella gestione del sacro, con conseguente attenzione anche a pro-

S. ANTONIO DA PATER PADUE A PATRONUS OVTTATIS

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del nostro convegno pu trovare in realt in questo rapporto una


esauriente gamma di attestazioni. L'avvio era stato precoce anche se
lo sviluppo fu pi lento di quanto si pensi e il comune fu inizia
lmente solo compartecipe di un fenomeno che coinvolgeva altri pro
tagonisti
(i devoti, il papa, il vescovo di Padova, l'ordine dei frati
minori operanti talora con motivazioni diverse)30. All'indomani della
canonizzazione, prima del 1236, la festa di s. Antonio fu inserita tra
le feriae statutarie31 e nel 1257, oltre ai ricordati festeggiamenti nel
l'Ottava,
si presero provvedimenti per creare un' area di rispetto
attorno alla chiesa durante la festivit del santo32, in onore del quale
sembra si tenesse anche la fiera, forse dal 127533. Mentre la contrada
prendeva il nome di s. Antonio34, si innalzava la basilica, inglobante
la primitiva chiesetta francescana di S. Maria Mater Domini35. Ini-

cessioni organizzate dai poteri pubblici, fondazione di edifci sacri di propriet


della comunit civica, utilizzazione di simboli sacri nelle monete e nell'araldica,
creazione di confraternite municipali ecc. Per una esemplificazione cfr. A. Vauchez, Patronage des saints et religion civique dans l'Italie communale a la fin du
Moyen ge, in Proceedings of the St. Lambrecht Symposium, Abtei St. Lambrecht,
Styria, 16-19 July, 1984, Firenze, 1986, p. 59-80 (ristampato in / laici nel medioevo.
Pratiche ed esperienze religiose, Milano, 1989, p. 187-206). Per l'epoca che ci inte
ressa importanti riflessioni sul concetto stesso di religione civica, con riferimento
a dati concreti e ampia bibliografia, si trovano nel saggio di G. Tognetti, La rel
igione civica nell'Italia comunale. Primi elementi per una indagine, in La cultura,
22, 1984, p. 101-127.
30 Cfr. P. Marangon, Le diverse immagini di s. Antonio e dei francescani nella
societ e nella cultura padovana dell'et comunale, in / volti antichi e attuali del
santo di Padova. Colloquio interdisciplinare su L'immagine di s. Antonio,
Padova, 1980, p. 400-407 (= II Santo, s. 2, 19, 1979, p. 532-539) : in seguito le
citazioni degli atti di questo colloquio saranno tratte dalla rivista.
31 Statuti del comune di Padova, n 556, p. 180. Come nota il Marangon,
Ideologia antoniana, p. 223, forse un omaggio a s. Antonio anche lo statuto
precedente al 1236 che poneva la chiesa dell'Arcella dei frati minori sotto la pro
tezione
del comune (cfr. Statuti del comune di Padova, n 599, p. 193.).
32 Potestate Marco Quirino. Millesimo ducentesimo quinquagesimo septimo. Ut festum beatissimi Antonii confessoris cum suo honore, honestate et
reverencia celebretur. Statuimus quod in dicto festo vel occasione festi stare non
debeant in platea beati Antonii nec prope plateam usque ad viam Pontis corbi et
usque ad viam que vadit per ante domum quondam Favalixorum taberne
ludentes ad taxillos quoquomodo nec meretrices nec rufiani vel homines aut
mulieres male fame, et qui contrafecerit solvat comuni libras decem denariorum
et comune Padue mittat unum consulem cum uno paviione et cum nuncio
comunis Padue, ad hoc ut puniantur transgressores et facientes contra festum et
in eodem ponantur festo custodes et die et nocte (Statuti del comune di Padova,
n 558, p. 181).
33 Cfr. a questo proposito Marangon, Ideologia antoniana, p. 226.
34 Cfr. Marangon, Le diverse immagini, p. 551, che rinvia ad un documento
del 6 dicembre 1234 e alla testimonianza del cronista Rolandino da Padova.
35 G. Lorenzoni, Sulla fondazione della basilica del Santo di Padova, in
S. Antonio di Padova fra storia e piet, p. 303-308.

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zialmente non si hanno notizie di interventi del comune che, pur in


un quadro di sollecitazioni popolari, lasci l'iniziativa a ministri e
frati dell'ordo fratrum minorum e ad autorit ecclesiastiche
anche estranee a Padova (da papa Alessandro IV all'arcivescovo di
Ravenna Filippo)36. Dopo la conclusione dei lavori nel 1263 e la
solenne traslazione del corpo del santo, presente il ministro generale
Bonaventura, l'iniziativa del comune si fece invece incisiva37. Sul
l'onda
di una rinnovata spinta di devozione popolare, suscitata dal
miracolo del ritrovamento della lingua incorrotta del santo, e forse
in polemica col vescovo e col clero padovano, allora in contrasto sia
con il comune che con i frati minori38, fu avviata una nuova politica
di interventi. Mentre gli Annali cittadini, che avevano riservato poca
attenzione alla coincidenza fra liberazione di Padova da Ezzelino e
Ottava di s. Antonio, registravano invece concordi la notizia della
traslazione del santo39, una commissione di dodici cittadini fu inca
ricata di indagare sul miracolo della lingua incorrotta per riferirne
al papa40. Nel 1265, poi, fu votato uno statuto in base al quale pro
bono statu comunis Padue venivano stanziate 4000 lire annue da
spendere in ecclesia et laborerio ecclesie tantum beati patris sancti
Antonii hedificanda et refficienda, donec refecta fuerit et comp
leta41.
Due massari avevano il compito, assieme ad un frate, di
sovrintendere ai lavori con l'obbligo di tenere, gli uni e l'altro, due
distinti libri di spese delle quali i massari dovevano annualmente
dar conto al podest e agli anziani, presente il frate42.
4. Il vario impegno ora delineato (feste, finanziamento della
basilica, fiera) va di pari passo con la pi chiara attribuzione a
s. Antonio del ruolo di santo patrono cittadino. La designazione
popolare di poter, che, secondo l'autore dell'Assidua, sarebbe stata
attribuita a frate Antonio dai Padovani, emotivamente colpiti dalla

36 Lorenzoni, Sulla fondazione della basilica, p. 305-308.


37 Lorenzoni, Sulla fondazione della basilica, p. 306-308.
38 Marangon, Le diverse immagini, p. 534-544.
39 Cfr. su questo punto Marangon, Ideologia antoniana, p. 225, che nota
come da questo momento in poi il rinnovato comune riconosce ormai senza
riserve in s. Antonio il nuovo fondatore, e la Padova civile diventa 'citt anto
niana'.
40 V. Gamboso, Sette sermoni di autori anonimi (secc. XIH-XIV) in lode di
s. Antonio, in // Santo, 9, 1969, p. 394, e cfr. Marangon, Ideologia antoniana,
p. 225.
41 Statuti del comune di Padova, n 1156, p. 353.
42 Statuti del comune di Padova, n 1156, p. 353. Nel 1277 fu aggiunto uno sta
tuto nel quale si precisava che i massari dovevano essere eletti da cinque elettori
per quartiere e si davano disposizioni per una corretta amministrazione del
denaro (Ibidem, n 1156/1, p. 353).

S. ANTONIO DA PATER PADUE A PATRONUS CIVITATIS

73

notizia della sua morte43, non corrisponde di per s al patronato e


rinvia, comunque, a un contesto agiografico. L'appellativo di
patronus compare solo nel 1256 in quella sorta di bollettino della vit
toria
che l'istituzione da parte di Filippo, arcivescovo di Ravenna,
della festa dell'Ottava del Santo, pius infelicis urbis patronus44. E
il cronista Rolandino nel 1262 ricord che il santo era spes et
fiducia, tutor et refugium et patronus del popolo padovano45. A
quanto sembra il termine, pur usato nel Duecento in ambienti reli
giosi, ecclesiastici e della cultura laica, non si trova in documenti
ufficiali del comune prima del 131 8-13 1946, tuttavia nell'ultimo
quarto del secolo XIII il nome di Antonio invocato, con quello di
s. Prosdocimo, s. Giustina e, dal 1297, s. Daniele, in atti pubblici di
particolare solennit a partire dal sacramentum della comunancia
populi Paduani47. Nel XIV secolo i quattro santi erano anche rap
presentati
nel Palazzo della Ragione su quattro troni sopra le
quattro porte che mettevano simmetricamente nelle piazze48. A
questo proposito si deve precisare che l'affermazione del patronato
di Antonio e la popolarit della devozione verso di lui non soffoca
rono
altri culti. Negli anni Sessanta e Settanta del Duecento il
comune sostenne la canonizzazione e il culto per Antonio il Pelle
grino, un giovane laico morto presso il monastero di S. Maria di
Porciglia49. Nel 1295 accolse, accanto ad antichi e nuovi protettori
della citt (Giustina, Prosdocimo, Antonio), s. Daniele levita50; nel
1323 introdusse negli statuti la festa di s. Pietro Martire per cele
brare un' effimera pacificazione fra extrinseci ed intrnseci51. In
realt forme di concorrenza al culto dei santi venerati in Padova
vennero piuttosto da altre direzioni.

43 Vita prima, p. 372.


44 B. Gonzati, La basilica di S. Antonio di Padova descrtta ed illustrata, I,
Padova, 1852, doc. 9, p. DC.
45 Rolandini Patavini Cronica, p. 44.
46 Sul significato del patronato di s. Antonio vedi le problematiche osserva
zioni
del Marangon, Ideologia antoniana, p. 234-237.
47 Statuti del comune di Padova, n 460, p. 148, e cfr. per questa e altre test
imonianze
Marangon, Ideologia antoniana, p. 226-227.
48 G. Prevedello, S. Giustina V. e M. di Padova. Note di iconografia e di
iconologia, Padova, 1972, p. 38-39, e cfr. Marangon, Le diverse immagini, p. 540,
nota 117.
49 A. Rigon, Dvotion et patriotisme communal dans la gense et la diffusion
d'un culte : le bienheureux Antoine de Padoue surnomm le Pellegrino (1267), in
Faire croire. Modalits de la diffusion et de la rception des messages religieux du
XIIe au XV' sicle, Roma, 1981, p. 259-278.
50 Marangon, Le diverse immagini, p. 423-424.
51 G.G. Meersseman, Ordo fratemitatis. Confraternite e piet dei laici nel
medioevo, in collaborazione con G.P. Pacini, II, Roma, 1977, doc. 12, p. 832-834.

74

ANTONIO RIGON

5. Negli anni 1283-1284, durante lavori di scavo nella zona di


S. Stefano, S. Lorenzo e il ponte romano, si rinvenne un sarcofago
contenente il corpo di un guerriero che il giudice-poeta e retore
Lovato Lovati credette essere Antenore, l'eroe troiano compagno di
Enea, mitico fondatore di Padova52. L'arca fu innalzata e sistemata
poi entro un' edicola addossata alla chiesa di S. Lorenzo e vi fu scol
pito l'epitaffio dettato dallo stesso Lovato53. Et l fo tanto concorso
de populo che fo de necessitade e torno torno assarare la ditta archa
con molti provisionadi che la guardava, commenta un tardo e non
proprio affidabile cronista54.
Vinventio laica di Antenore, collegata ancora una volta al mito
della fondazione della citt, cadeva in un momento di gravissima
tensione e completa rottura tra Chiesa e comune a causa di conf
litti in materia giurisdizionale e fiscale. Nel 1282 il comune aveva
votato uno statuto in base al quale l'uccisione di un ecclesiastico
era punita con una pena bassissima (un soldo grosso, allora equi
valente
a trenta denari)55, e sulla citt e diocesi il 3 marzo 1283 si
era abbattuto l'interdetto da parte del patriarca propter statuta
facta contra ecclesiasticam libertatem56. Simili contrasti potevano
essere aggravati dall'insorgere di potenziali alternative allo stesso
culto dei santi. Ad esempio la fervida ed entusiastica riscoperta
dell'antichit classica da parte dei preumanisti padovani si accom
pagnava alla meditazione sul tema della libert, dominante nella
cultura politica post-ezzeliniana57 al punto che, diventata la libert
quasi oggetto di culto, nel 1300 si tennero festeggiamenti in suo
onore58.
52 Cfr. Guido Billanovich, II preumanesimo padovano, in Storia della cultura
veneta : il Trecento, Vicenza, 1976, p. 93-94.
53 Billanovich, // preumanesimo, p. 94.
54 Cit. da A. Simioni, Storia di Padova dalle origini alla fine del secolo XVIII,
Padova, 1968, p. 4, nota 6. Il testo tratto dalla Cronica di Padoa sul cui autore e
sulla cui composizione vedi G. Fabris, // presunto cronista padovano del secolo
XV Guglielmo di Paolo Ongarello, in Id., Cronache e cronisti padovani, Padova,
1977, p. 271-342.
55 Liber regiminum Padue, a cura di A. Bonardi (RIS2, Vili, I), Citt di Cast
ello, 1903, p. 336, e cfr. L.A. Botteghi, Clero e comune a Padova nel secolo XIII,
in Nuovo archivio veneto, 9-10, 1905, p. 258-259; P. Sambin, Aspetti dell'organizza
zione
e della politica comunale nel territorio e nella citt di Padova tra il XII e il XIII
secolo, in Archivio veneto, 58-59, 1956, p. 6.
56 Liber regiminum, p. 336-337.
57 Cfr. A. Rigon, // comune di Padova nella seconda met del XIII secolo, in
Padova per Antenore, a cura di G. Zampieri, Padova, 1990, p. 284 (e bibliografia
ivi citata).
58 Hoc anno milites et nobiles ac alii iudices Paduae et frataleae fecerunt in
hastiludiis et aliis solatiis pulchriores vestes quas omnes donarunt hominibus
curialibus in publicam laetitiam propter maximam Paduae libertatem (Liber
regiminum, p. 345).

S. ANTONIO DA PATER PADUE A PATRONUS CIVITATIS

75

II rinvenimento della supposta tomba di Antenore si inseriva in


questo clima e nel contesto culturale del preumanesimo padovano,
raccordandosi con la pi generale tendenza a creare simbolici patro
natiche, collegando antiche radici a realt moderne, davano alla
citt e al comune un'identit rinnovata. Certo, come ha scritto il
Tognetti, i mitici fondatori laici svolgono diverse funzioni, princ
ipalmente
quelle di strumento di identificazione e di orgoglio citt
adino eventualmente vicine ad una delle funzioni dei santi patroni,
ma non detengono una capacit di intervento e non sono quindi
destinatali di invocazioni protetti con particolare riguardo perch
operino si astengano dal colpire59. Tuttavia, con la loro capacit
di dare identit al corpo sociale attraverso una memoria pagana
attorno alla quale la citt si riconosceva, interferivano in un settore
di tradizionale pertinenza ecclesiastico-religiosa, talvolta facendo
propri riti, simboli e sentimenti in essi convogliati. La scoperta del
corpo di Antenore uriinventio laica, la collocazione e l'elevazione
dell'arca in un'apposita edicola, accompagnate, a quel che sembra,
da gran concorso di popolo, pu assimilarsi ad una translatio. E sa
decisamente di culto, non dissimile dall'uso della sepoltura ad
sanctos la scelta di Lovato Lovati, laico, borghese di farsi erigere la
tomba presso l'arca di Antenore60.
Non manc chi, tra gli ecclesiastici, avvert presto il pericolo di
concorrenza tra fondazione laica e fondazione religiosa. Un ano
nimo sermonista francescano, attivo in Padova nel primo Trecento,
in un sermone dedicato a s. Prosdocimo vescovo protettore della
citt, sosteneva deciso che l'hedificatio ... civitatis Paduane facta
per beatum Prosdocimum prevaluit isti quam fecit Antenor61. La
prevalenza era posta sul piano, non specificamente religioso, della
fama e della dottrina e, con un po' di veleno, il francescano si all
ineava
ai detrattori di Antenore, fra cui Dante Alighieri, che lo bolla
vano col marchio del traditore della patria62.

59 Tognetti, La religione civica, p. 122.


60 Billanovich, // preumanesimo , p. 98.
61 Biblioteca Antoniana di Padova, cod. 455, f. 258va e cfr. P. Marangoni,
Marsilio tra preumanesimo e cultura delle arti. Ricerca sulle fonti padovane del
Primo discorso del Defensor pacts, in Medioevo. Rivista di storia della filosofia
medievale, 3, 1977, p. 106.
62 Istituendo un confronto con gli apostoli Pietro e Paolo che, come s. Pros
docimo
per Padova, avevano giovato a Roma assai pi di chi, come Romolo,
l'aveva macchiata con un fratricidio, l'autore sembra suggerire un paragone tra
quest'ultimo e Antenore che secondo una antica leggenda, accolta appunto anche
dall'Alighieri, si era reso colpevole di tradimento (Biblioteca Antoniana di
Padova, cod. 455, f. 258va, e per la leggenda tendente a mettere in luce negativa
l'eroe troiano vedi L. Braccesi, La leggenda di Antenore. Da Troia a Padova,
Padova, 1984, p. 123-146.

76

ANTONIO RIGON

L
\

fra'
la
venendo
sepolto63.
cieca
civitas
fondazione
Elemosina,
A nelle
distanza
Paduana
da
Ma
tenebre
Troia
laica
lanella
di sua
qualche
in
sino
ydolorum
e sua
la
Italia,
era
afondazione
Historia
che
stata
decennio
edifcavit
era
cultui
una
(1336),
fiorita
religiosa
un
edifcatio
dedita
earn
nel
altro
riprendeva
culto
della
francescano,
(cio
era
senza
divino,
rimasta
citt
Padova)
il confronto
avvenire.
: rigeneran
Antenore,
al'umbro
elungo
l tra
La
fu

dosi
nel battesimo, grazie ai vescovi, ai prelati, ai frati minori e ai
frati predicatori che l'avevano fondata con la parola di vita, ripulen
dola
dagli eretici e, infine, riposando in essa64. Con questa interpretazione uomini di governo ecclesiastico, pastori di anime, frati degli
ordini mendicanti erano immessi, sullo stesso piano, nella conti
nuit dell'azione rigenerante della fondazione basata sulla parola
divina. Cos tra i fondatori della citt - primo fra tutti - era collocato
Antonio, il quale Paduanam urbem doctrina et miraculis praeclaram fecit et famosam reddidit in toto orbe65.
Antonio Rigon

63 F. Antonelli, Elogium s. Antonii de Padua auctore fratte Elemosina circa


an. 1336, in Antonianum, 6, 1931, p. 383.
64 Antonelli, Elogium s. Antonii, p. 383.
65 Antonelli, Elogium s. Antonii, p. 383.

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