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dinserimento nel mercato del lavoro e nel tessuto sociale del contesto
di approdo, alle pi sfumate differenziazioni interne alle comunit straniere, sia sulla base delle differenze generazionali che di genere. Infatti,
anche grazie ai ricongiungimenti famigliari, e ad una pi generale femminilizzazione delle migrazioni globali (Castles, Miller, 2012), la diversificazione dello scenario migratorio ha comportato vari tipi di approfondimento. Per esempio, allinterno del crescente dibattito sulla migrazione
femminile in Italia (Miranda, 2009; Pinelli, 2011a) e sul lavoro domestico
e di cura (Vietti, 2010), opportuno segnalare, oltre alla ricerca multilocale di Ruba Salih (2008) sulle migranti marocchine, i complessi studi
che provano a misurarsi con le sfide etiche e politiche di alcune pratiche
percepite come problematiche, quali le modificazioni genitali femminili
e il discorso pubblico che esse alimentano allinterno della societ italiana
(Fusaschi, 2003; Pasquinelli, 2007). Pi recentemente, un crescente interesse ha assunto il tema dei diritti e della cittadinanza vista da differenti
vertici di osservazione: quello delle istituzioni italiane attraverso lo studio delle politiche di trattenimento (Ravenda, 2011; Pinelli, 2011b) come
di accoglienza dei migranti e dei rifugiati (Van Aken, 2008; Sorgoni,
2011a; 2011b) e quello rappresentato dalle ambivalenti esperienze delle
cosiddette seconde generazioni (Chiodi, Benadusi, 2006; Callari Galli,
Scandurra, 2009; Falteri, Giacalone, 2011). In tutti i casi si evidenzia con
forza leffetto-specchio che le migrazioni producono sulla societ italiana e il suo apparato istituzionale, rivelandone in modo incisivo diverse
sfumature problematiche.
In questa sede, oltre a rivisitare questo percorso attraverso il punto
di vista per nulla esaustivo delle mie ricerche, desidererei evidenziare sia
le novit metodologiche e i processi di cambiamento nelle prospettive
adottate, sia i forti elementi di continuit che caratterizzano lapproccio
antropologico alle migrazioni e che non sempre vengono riconosciuti
adeguatamente. Come in altri contesti (cfr. Brettell, 2008; Cuche et al.,
2009; Vertovec, 2010), lattenzione prestata alle reti e alle relazioni sociali, alle trasformazioni socio-culturali in relazione dialettica con i processi
migratori (a loro volta fonti ed effetti del cambiamento sociale) ed una
marcata focalizzazione sulle connessioni tra i contesti di immigrazione e
di emigrazione accomunano diversi sguardi antropologici. In particolare, lo sguardo sulle migrazioni dal luogo di origine costituisce un aspetto
distintivo della prospettiva antropologica e conosce importanti pionieri
tra gli studiosi italiani.
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La stessa riflessione valida oggi quando si prendono in considerazione le migrazioni transnazionali ed i processi di inclusione nella societ
di immigrazione.
2. Razzismo e multiculturalismo allitaliana tra integrazione ed
esclusione
Per quanto concerne la societ italiana, possiamo constatare come
negli anni Novanta si fosse pienamente trasformata in contesto di immigrazione. Una delle prime preoccupazioni degli antropologi in questa
fase stata quella di contribuire allanalisi critica di una forma di razzismo contemporaneo che, abbandonata la forma di una concezione deterministica, biologica e genetica, di marca positivista, ha assunto quella
reificante, nellessenzializzare le differenze sociali, culturali e religiose,
presentandole come a-storiche, assolute, immutabili, per poter giustifi-
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Sullaltro versante, ovvero la relazione con la societ italiana, i giovani di origine straniera incontrano difficolt ulteriori. In particolare, da
altre ricerche emergono con particolare vigore i forti vincoli esistenti alla
loro equiparazione ai cittadini italiani (Guerzoni, Riccio, 2009; Falteri,
Giacalone, 2011). Questo aspetto smaschera la contraddizione tra un
percorso riuscito di socializzazione ed uno negato di mobilit sociale e
accesso a diritti e opportunit in una societ che li vede come stranieri a
vita. comunque importante evidenziare come le diverse ricerche mettano in luce il divario esistente tra unidea semplificata di integrazione e
le complesse dinamiche che possono compromettere il tipo e il grado di
identificazione allinterno di una societ.
Dalla mia ricerca sulle associazioni dei giovani di origine straniera
(Riccio, Russo, 2009) emerso come questi giovani, con il loro obiettivo di inserirsi come cittadini di fatto nel tessuto sociale del territorio
per realizzare una cittadinanza partecipata, comprovassero la crescente
esigenza, pi volte ribadita in ambito antropologico (Ong, 2005; Brettell, 2008), di uscire analiticamente dai confini strettamente formali della
cittadinanza per esplorarne le forme di traduzione nella vita quotidiana
dei soggetti.
Nella definizione di Thomas H. Marshall (2002) la cittadinanza coincide con lo status di coloro che sono pienamente membri della comunit e
che condividono, in ordine storico, diritti civili, politici e sociali. Dal punto di vista analitico, per, la cittadinanza potrebbe essere considerata come
una costruzione multi-dimensionale che caratterizza lappartenenza delle
persone a diversi tipi di collettivit: locali, etniche, nazionali e transnazionali. La comunit evocata da Marshall si riferiva alla nazione concepita come unentit culturalmente omogenea. Al contrario, una questione
centrale nei dibattiti attuali sulla cittadinanza costituita dal grado in cui
la differenza comporti discriminazione tra i cittadini. Ovvero, nonostante
i cittadini siano in teoria portatori di uguali diritti, leffettiva capacit di
esercitarli pienamente influenzata da tensioni e divergenti posizionamenti definiti da genere, provenienza ed etnicit. In modo paradossale,
forse, sono i gruppi marginali di non cittadini, esclusi dalla partecipazione
formale alla comunit politica, che hanno avuto limpatto pi significativo
sullidea di cittadinanza e sulle sue trasformazioni storiche. Non escluso
che i figli di migranti costituiscano un simile esempio.
comunque opportuno chiarire, onde evitare incomprensioni,
come non si stia in questa sede sostenendo che il tema cittadinanza non
rientri tra le richieste delle associazioni delle seconde generazioni. Anzi,
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alcune di queste associazioni, come la rete G2 (Zinn, 2011),2 nasce proprio con lobiettivo di modificare una legge, come quella italiana, troppo sbilanciata sullo ius sanguinis rispetto allo ius soli, e questo stato
uno dei temi di massima discussione interna. Tuttavia, molti membri di
queste organizzazioni nella pratica sembrano avere un approccio pi
aperto alla cittadinanza in senso di appartenenza, di pari opportunit.
come se fosse chiaro per molti di loro che si pu essere cittadini senza
avere la cittadinanza, e si pu sentire appartenenza ai luoghi vissuti anche in assenza di un riconoscimento formale. La pratica della cittadinanza una pratica quotidiana, che nasce dal dialogo con tutti gli attori
del territorio. I giovani sembrano testimoniare tale necessit di cittadinanza partecipata che supera i confini della cittadinanza formale e di
appartenenza, un approccio orientato alla quotidianit, che spesso intrisa di discriminazioni anche quando la cittadinanza giuridico-formale
gi stata ottenuta:
S, io sono straniero, una cosa effettiva. Se mi danno la cittadinanza, una cosa burocratica, io sono sempre uno straniero, se cammino
per strada sono sempre un marocchino, non ti credere anche se fai vedere il passaporto rosso di cittadino italiano sei sempre marocchino
agli occhi della legge sei diventato un italiano a tutti gli effetti ma, agli
occhi della gente che non lo sa, rimani uno straniero (in Riccio, Russo,
2009, p. 463).
www.secondegenerazioni.it/about/
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4. Conclusioni
Continuando a vivere letnografia (Capelletto, 2009), lantropologia delle migrazioni in Italia esplora questi processi di effettiva realizzazione della cittadinanza, come del multiculturalismo e del transnazionalismo, privilegiando la prospettiva dei soggetti migranti senza dimenticare
come questa costituisca uno specchio (a volte impietoso, a volte non privo di sorprese) delle istituzioni e della societ italiana nel suo complesso.
Finisce qui questo percorso nellantropologia delle migrazioni in
Italia, in cui, anche se brevemente, abbiamo potuto considerare diversi
aspetti di continuit per quanto riguarda tanto la dimensione fenomenologica quanto quella metodologica. Da questultimo punto di vista,
abbiamo potuto ricordare come lattenzione alle culture delle migrazioni, quanto alle situazionali strategie didentificazione ed affiliazione
nellesperienza migratoria, presenti importanti precursori nellantropologia internazionale e nazionale. Inoltre, abbiamo potuto constatare la
continua disposizione analitica ad esplorare la costruzione di confini (tra
un noi e un loro, tra inclusione e integrazione, tra cittadini e non cittadini) e, contemporaneamente, di connessioni (tra contesti dorigine da
un lato, e le molteplici strategie di inserimento e di mobilit nella societ
di immigrazione, dallaltro), con uno stile piuttosto comune a molta antropologia delle migrazioni: prendere sul serio le persone, le loro relazioni sociali e i loro modi di interpretare ed agire nel mutevole contesto
in cui vivono. Questa prospettiva stimola a prendere in considerazione
sia le pratiche che le rappresentazioni, le costruzioni didentit e di differenze collettive, le reti sociali e le influenze dei contesti locali e globali,
le trasformazioni sociali e culturali, ma anche gli adattamenti e i fattori
di continuit.