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LUNI % PRICE: René Guénon Autorita spirituale e Potere temporale Titolo originale Autorité spirituelle et Powvoir temporel ‘Traduzione di Pietro Nutrizio Prima ristampa: marzo 2005 © 1984 Guy Trédaniel, Editions de la Maisnie - Parigi ISBN 2-85-707-142-6 © 2005 Oriental Press s.r1.- Milano ISBN 88-7435-084-8 Prefazione Nei nostri scritti non abbiamo Vabitudine di riferirci allat- tualita immediata, perché la nostra attenzione & costantemente rivolta ai principi i quali, si potrebbe dire, sono di un’attualita permanente, ponendosi fuori del tempo; e anche quando ci ac~ cade di uscire dalla sfera della metafisica pura per esaminarne ta- lune applicazioni, facciamo si che le applicazioni conservino tuna portata generale, Cosi ci comporteremo anche in questa oc- casione; wuttavia dobbiame ammetiere che le considerazioni che esporremo in questo studio presentano inoltre un certo interes se pid particolare nel presente momento, a motivo delle discus- sioni che negli ultimi tempi sono sorte sul problema dei rappor- ti tra religione ¢ politica, problema che soltanto una forma particolare assunta, in condizioni determinate, da quello pid ge- nerale delle relazioni tra la sfera dello spirito e la sfera tempora- le. Sarebbe tuttavia un errore credere che le nostre considerazio~ ni ci siano state dettate in modo pitt o meno diretto dalla situa- one accidentale alla quale abbiamo alluso, o che sia nostra in- tenzione ricollegarvele decisamente, giacché cid equivarrebbe ad accordare un’importanza esagerata a cose che hanno invece sol- tanto un carattere episodico ¢ non possono percid esercitare al- cuna influenza su concezioni la cui origine ¢ natura sono in realta di ordine totalmente diverso. Poiché & nostra abitudine cercare di chiarire in anticipo tutti i malintesi che riusciamo a prevedere, desideriamo evitare in- nanzi tutto, nel modo pit: netto ed esplicito possibile, questa Prefazione interpretazione falsa che taluni potrebbero dare al nostro pen- siero, sia per passione politica o religiosa, o per idee preconcet- te, sia invece anche soltanto per incomprensione del punto di vista dal quale ci poniamo. Tutto quanto diremo in questo la- voro lo avremmo detto anche, ed esattamente nello stesso mo- do, se i fatti che oggi attirano lattenzione generale sui problemi dei rapporti tra la sfera dello spirito e la sfera del temporale non si fossero verificati; le circostanze attuali ci hanno soltanto di- ‘mostrato, in modo pit chiaro che mai, che era necessario ¢ op- portuno parlarne; sono state, se si vuole, l’occasione che ci ha spinto a esporre ora alcune verita invece di molte altre che ci ri- promettiamo ugualmente di formulare se non ce ne mancher’ il tempo, ma che non ci appaiono suscettibili di un’applicazione altrettanto immediata; questa @ la sola funzione che le circo- stanze hanno avuto nei nostri confronti. Nelle discussioni a cui ci riferiamo, soprattutto ci ha colpito il fatto che né l'una né I'altra parte si era preoccupata di situare i problemi sul loro vero terreno, di distinguere cio lessenziale dall'accidentale, i principi necessari dalle circostanze cont sgenti; occorre dire che la cosa non ci ha sorpreso, perché vi ab- biamo visto semplicemente un nuovo esempio, dopo tanti altri, della confusione che oggi regna in ogni campo e che noi, per i motivi espressi in opere precedenti', consideriamo tipica del mondo moderno. Tuttavia non possiamo trattenerci dal deplo- rare che la confusione si estenda anche ai rappresentanti di un’autorita spirituale autentica: essi sembrano perdere di vista quella che dovrebbe costituire la loro vera forza, cio’ la tra- scendenza della dottrina in nome della quale sono qualificati a parlare. Si sarebbe dovuto distinguere prima di tutto la questio- ne di principio dalla questione di opportunita: sulla prima non ha senso discutere, giacché appartiene a una sfera che non pud soggiacere ai procedimenti essenzialmente «profani» della di- * Oriente © Occidente, Milano, Luni Editrice, 1993 e La crisi del mondo ‘moderno, Roma, Edizioni Mediterranee, 1972. Prefazione scussione; quanto alla seconda, la quale d’altronde era di carat- tere meramente politico, e si potrebbe quasi dire diplomatico, essa & in ogni caso molto secondaria e, rigorosamente parlando, non deve avere alcuna influenza sulla questione di principios di conseguenza, sarebbe stato preferibile non dare all'avversario neppure la possibilita di sollevarla, anche se si fosse trattato di semplici apparenze; per quel che ci riguarda, aggiungeremo che essa non ci interessa minimamente. Quanto a noi, intendiamo situarci esclusivamente nel campo dei principi; cosi potremo permetterci di restare completamen- te al di fuori di ogni discussione, di ogni polemica, diatriba di scuola 0 di partito, in cui non vogliamo essere invischiati né da lontano né da vicino, a nessun titolo e in nessuna misura. Poi- ché siamo assolutamente indipendenti da tutto quel che non sia la verita pura e disinteressata, ¢ siamo decisi a rimanerlo, ci pro- poniamo semplicemente di dire come stanno le cose senza la minima preoccupazione di piacere 0 dispiacere a chicchessia; non ci attendiamo niente né dagli uni né dagli alti, non speria~ mo neppure che coloro che potrebbero trarre vantaggio dalle idee che formuleremo ce ne siano grati in qualche modo, e del resto questo ci importa pochissimo. Avvertiamo soltanto, anco- ra una volta, che non siamo disposti a lasciarci rinchiudere in nessuno degli schemi abituali, e che sarebbe vano tentare di ap- plicarei una qualunque «cticherta», giacché, fra tutte quelle che sono diffuse nel mondo occidentale, non ve n’ alcuna, in realta, che si adatti a noi; alcune insinuazioni, provenienti del resto in modo simultaneo dalle direzioni pit opposte, ci hanno dimostrato ancora di recente che @ opportuno ripetere una di- chiarazione di questo genere, affinché le persone di buona fede sappiano come regolarsi e non siano indotte ad attribuirci in- tenzioni incompatibili con il nostro vero atteggiamento € con quel punto di vista puramente dottrinale che il nostro, Grazie alla natura stessa di questo punto di vista, svincolato da ogni contingenza, possiamo esaminare i fatti attuali con la totale imparzialita con cui li esamineremmo se fossero avver menti appartenenti a un passato lontano, avvenimenti di cui Profesione parleremo soprattutto quando dovremo citare esempi storici per chiarire la nostra esposizione. B inteso che attribuiamo al nostro scritto, come spiegavamo all'inizio, una portata del tutto generale, Ia quale supera tutte le forme particolari che, secondo i tempi ei luoghi, possono assumere il potere temporale e persi no Fautorita spirituale; ed & necessario che precisiamo, in parti- colare e senza tardare ulteriormente, che quest’ultima non ha per noi obbligatoriamente la forma religiosa, al contrario di cid che comunemente si immagina in Occidente. Lasciamo a ciascu- no la possibiliti di ricavare da queste considerazioni 'applica- Zione che gli sembrera pid adatta a questo o quel caso particola- re, che volutamente ci asteniamo dall’esaminare in modo diret- to; affinché tale applicazione sia legittima e valida, ? sufficiente che sia fatta in uno spirito conforme ai principi da cui ogni cosa dipende, spitito che noi chiamiamo tradizionale nel senso pro- prio del termine, e del quale disgraziatamente tutte le tendenze specificatamente moderne sono Pantitesi o la negazione. In quest’opera esamineremo precisamente un altro degli aspetti della deviazione moderna, e sotto questo profilo lo stu- dio attuale completer2 quanto abbiamo gia spiegato negli scritti citati poco fa. Del resto, sara facile constatare che gli errori che si sono prodotti nel corso degli ultimi secoli sul problema dei rapporti tra lo spirituale e il temporale sono lungi dall’avere ca- rattere di noviti; ma le loro manifestazioni anteriori avevano avuto soltanto conseguenze limitate, mentre oggi gli stessi erro- 1i si sono in qualche modo incorporati nella mentalita comune fino a diventare parte integrante di un modo di pensare e di es- sere che si estende sempre di pid. Questo fatto ? particolarmen- te grave ¢ inquietante; ¢, se non interverra a breve scadenza un «raddrizzamento», si pud prevedere che il mondo moderno sari trascinato in qualche catastrofe, verso la quale sembra di- retto a una velociti sempre maggiore. Avendo esposto altrove Ie considerazioni che possono giustificare questa affermazione’, * La ersi del mondo moderna, Prefazione non le ripeteremo; aggiungeremo soltanto questo: se nelle pre- senti circostanze c’8 ancora qualche speranza di salvezza per il mondo occidentale, pare che essa debba consistere, almeno in parte, nel mantenimento della sola autorita tradizionale che an- cora vi sopravvive; ma @ necessario che Fautorita abbia piena coscienza di se stessa per essere in grado di fomire un fonda- mento effettivo per tali sforzi che, altrimenti, corrono il rischio di rimanere dispersi e non coordinati. Questo, per lo meno, uno dei mezzi pit immediati che possono essere presi in consi- derazione per una restaurazione dello spirito tradizionale; in- dubbiamente, ve ne sono altri, qualora il primo venisse a man- care; ma poiché la restaurazione, che @ anche unico rimedio al disordine attuale,&il fine essenziale che ci proponiamo costan- temente quando, uscendo dalla metafisica pura, passiamo a considerare la situazione contingente, @ facile capire come non possiamo trascurare nessuna delle possibilita che si offrono per raggiungerla, anche se tali possibilita sembrano avere per il mo- mento soltanto poche probabilita di realizzazione. Le nostre vere intenzioni sono queste, e queste soltanto; tutte le altre che ci potrebbero essere attribuite sono assolutamente inesistenti; ¢ se poi qualcuno sostenesse che le riflessioni che seguiranno ci sono state suggerite da influenze esteriori di qualsivoglia natu- 1a, gli opponiamo in anticipo la smentita pit formale. Dopo tali precisazioni, che consideriamo per esperienza una precauzione non inutile, crediamo di poterci dispensare, da ora in avanti, da ogni allusione diretta all’attualita, affinché sia an- cora pitt percepibile ¢ incontestabil il carattere rigorosamente dottrinale che vogliamo conservare a tutti i nostri scritti In- dubbiamente, le passioni politiche o religiose non ne saranno soddisfatte, ma di questo non potremo se non rallegrarci, giac- ché il nostro compito non di fornire argomenti a tali discus- sioni, che ci appaiono del tutto vane, se non addirittura misere- voli, bensi di rammentare i prineipi, il cui oblio @ in fondo Pu- nica vera causa di tutte queste discussioni, Ripetiamo che @ la nostra stessa indipendenza a permetterci questa messa a punto in spirito di assoluta imparzialita, senza concessioni o compro- Prefacione messi di sorta. D'altronde, essa ci vita anche qualsiasi funzione che non sia quella che abbiamo or ora definito; si pud infatti mantenere un'assoluta indipendenza soltanto se non si abban- dona la sfera dell'intellettualitd pura, sfera che del resto @ quella dei principi essenziali e immutabili e dalla quale deriva pid’ 0 meno direttamente tutto il resto. Da essa deve necessariamente cominciare il raddrizzamento di cui parlavamo poco fa: se si prescinde dal ricollegamento ai principi, non si possono ottene- re se non risultati meramente esteriori, instabili e illusoris se- nonché anche questa non ® che una delle forme di quell'affer- mazione della supremazia dello spirituale sul temporale che co- stituira Pargomento del presente studio. 12 I Autorita e gerarchia Se esaminiamo epoche molto diverse della storia, se addirit tura risaliamo di a da quelli che per convenzione sono chiamati i «tempi storici» (nella misura in cui ci @ possibile farlo con aiuto delle testimonianze concordanti forniteci dalle tradizioni orali o scritte di tutti i popoli)', troviamo le tracce di una fre- ‘quente opposizione tra i rappresentanti di due poteri, Puno spi- rituale ¢ altro temporale, nonostante le forme particolari che assunsero per adattarsi alla diversita delle circostanze, secondo le epoche e i paesi. Tuttavia non si pud affermare che simile op- posizione ¢ le lotte da essa generate siano «vecchie come il mondo», come dice un'espressione di cui troppo spesso si abu- sa; sarebbe una patente esagerazione, giacché esse cominciarono ad apparire, se si segue ’insegnamento di tutte le tradizioni, soltanto quando Pumanita fu giunta a una fase gia alquanto di- scosta dalla pura spiritualita primordiale, D'altronde alle origini i due poteri non esistevano allo stato di funzioni separate, rispettivamente esercitate da differenti in- dividualita; entrambi, al contrario, dovevano essere contenuti nel principio comune da cui essi procedono ¢ del quale costitui- * Queste tradizioni furono sempre orali agli inizis qualche volta, come _presso i Ceti, esse non furono mai scritte; la loro concordanza prova sia la co- ‘munanza di origin, e percd ilricollegamento a una tradizione primordial, sia la fedelt rigorosa della trasmissione orale la cui conservarione@, in questo aso, una delle funzioni principal dllautorita spiritual. at Astorit spivieuale e Potere temporale scono soltanto due aspetti indivisibili, indissolubilmente legati nell'unita di una sintesi a un tempo superiore e anteriore alla lo- ro distinzione, E questo che la dottrina indi vuole esprimere quando inse- gna che in principio vi era una sola casta; il termine Hamsa, at- tribuito all’unica casta primitiva, designa un grado spirituale ele- vatissimo, oggi assolutamente eccezionale, e che allora era co- ‘mune a tutti gli uomini, i quali lo possedevano si pud dire spon- taneamente’: e350 @ al di sopra delle quattro caste costituitesi in seguito e fra cui si sono ripartite le differenti funzioni social I principio dellistituzione delle caste, completamente in- compreso dagli Occidentali, non @ che la differenza di natura esistente tra gli individui umani, la quale instaura tra di loro una gerarchia il cui diseonoscimento pud provocare soltanto disor- dine ¢ confusione. II disconoscimento 2 contenuto nella teoria . Coloro che pensassero in questo modo, a causa di abitudini acquisite con un'educazione che oggi @ troppo spesso diventata una deforma- zione mentale, potranno almeno (a patto che abbiano conserva- to, nonostante tutto, certe possibilita di comprensione) assume- re questi fatti semplicemente nel loro valore simbolico; quanto a noi, sappiamo cke tale valore non toglie nulla alla loro realta storica, anzi & cid che in fondo conta di pit, perché conferisce loro un significato superiore, molto pid profondo di quello che possono possedere di per se stessi; ma ecco un’altra affermazio- ne che richiede qualche spiegazione. ‘Tutto cid che 8, qualunque sia il suo modo di essere, parteci pa necessariamente dei principi universali,e nulla esiste se non per partecipazione a tali principi, i quali sono le essenze eterne ¢ immutabili contenute nella permanente attualita dell’Intelletto 18 Autorita e gerarchia ivino; si pud quindi affermare che tutte le cose, per quanto sia- no contingenti in se stesse, traducono o rappresentano i princi- pia loro modo e al loro livello d’esistenza: altrimenti, non sa- rebbero che puro e semplice nulla, In tal modo, da un piano allaltro tutte le cose si concatena- no ¢ si intercorrispondono, concorrendo all'armonia universale totale, giacché l'armonia, come accennavamo poco fa, @ il ri flesso dell’unita dei principi nella molteplicita del mondo mani- festato; e questa corrispondenza é il vero fondamento del sim- bolismo. Percid le leggi di una sfera inferiore possono sempre essere assunte a simbolo delle realta di una sfera superiore, nella quale risiede la loro ragione profonda, che & tanto il loro principio ‘quanto il loro fine; incidentalmente possiamo segnalare qui er- rore delle moderne interpretazioni «naturalistiche» delle antiche dottrine tradizionali, interpretazioni che rovesciano in modo puro e semplice la gerarchia dei rapporti trai differenti ordini di realta. ‘Ad esempio, e per esaminare una sola delle teorie pit diffuse ai giorni nostri, i simboli o i miti non ebbero mai la funzione di raffigurare il movimento degli astri ¢ vero il contrario, cio? che se spesso si ritrovano nei simboli figure ispirate al movimento degli astri, esse avevano lo scopo di esprimere analogicamente cose molto diverse, perché le leggi di tale movimento traducono fisicamente i principi metafisici dalle quali dipendono: su questo era fondata la vera astrologia degli antichi. Cid che 2 inferiore pud simboleggiare cid che superiore, ma @ impossibile inver- 505 del resto, se il simbolo fosse pi discosto dalla sfera sensibile di cid che raffigura, invece di esserne pitt vicino, come potrebbe svolgere la funzione a cui # destinato, cio’ rendere la verita maggiormente accessibile all'uomo fornendogli un «supporto» per la sua concezione? D’altra parte, per riprendere il medesimo esempio, é eviden- te che Puso di un simbolismo astronomico non impedisce che i fenomeni astronomici esistano in quanto tali e abbiano, al loro proprio livello, tutta al realta di cui sono capaci; lo stesso avvie- Autorta spritualee Potere temporale ne per i fatti storici, giacché anch’essi, come tutti gli altri, espri- mono secondo il loro modo le verita superiori, conformandosi alla legge di corrispondenza che abbiamo esposto. Anche questi fatti esistono realmente in quanto tali, ma nello stesso tempo sono simboli; anzi, secondo il nostro modo di ve- dere, essi sono molto pi degni d’interesse come simboli che non come fatti; e non potrebbe essere diversamente se &, come 2, nostra intenzione ricollegare tutto ai principi: & questo, come gid spiegammo in altro luogo’, che distingue in modo essenziale la «scienza sacra» dalla «scienza profana». Se abbiamo insistito un poco su queste nozioni, ® per evitare che si verifichino confusioni: @ indispensabile infatti situare ogni cosa al livello che le compete normalmente; la storia, a condizione che sia intesa come conviene, ha, come tutto il re- sto, il suo posto nella conoscenza integrale; ma pud avere un valore soltanto se permette di trovare, nei fatti contingenti che sono il suo oggetto immediato, un punto d’appoggio per solle- varsi al di sopra di ess Quanto al punto di vista della storia , il quale ade- risce esclusivamente ai fate non li supera, esso & ai nostri oc- chi totalmente privo d’interesse, al pari di tutto cid che ha ca- rattere di semplice erudizione; percid noi non consideriamo i fatti in veste di storici, secondo il punto di vista profano, ¢ que- sto ci permette di tenere nel minimo conto certi pregiudizi «cri- tici» particolarmente cari alla nostra epoca. Dialtronde, pare accertato che l'impiego esclusivo di certi ‘metodi sia stato imposto agli storici moderni soltanto per im- pedire loro di veder chiaro in questioni che non dovevano esse- te approfondite, per la semplice ragione che avrebbero potuto spingerli a conclusion contrarie alle tendenze «materialistiche» che toccava allinsegnamento , a cui ci @ accaduto di alludere frequentemente in quasi tutte le nostre opere. Nei periodi pitt antichi tale oppo- sizione si trova abitualmente espressa, nei dati tradizionali, sot- to forma simbolica, come abbiamo indicato precedentemente nel caso dei Celt; ma non ? questo Paspetto della questione che ci proponiamo di sviluppare qui. Per il momento ci baster’ ri- cordare soprattutto due esempi storici,tratti Puno dall’Oriente ¢ Paltro dall’Occidente: in India Pantagonismo a cui ci riferia- mo si incontra sotto forma di una rivalita tra Brahmani e Ksa- triya, rivalita di cui descriveremo nelle pagine seguenti taluni episodi; nell’Europa medioevale esso assume soprattutto P’a- spetto di quella che 2 stata chiamata la «controversia trail Sa- cerdozio e l'Impero», quantunque abbia avuto allora anche aspetti pitt specifici, ma non meno caratterizzati, come mostre- remo in seguito'. "Non sarebberodiffcli da trovare altri numerosi esempi, paticolarmente in Oriente: in Cina, le lore che in certe epoche seoppiarono tra i taoistie i confusiani e cui doviine rspettive hanno rapporto con le fer dei due poter, come spiegheremo pit avanti; nel Tibet, Fost inziale dei re nei confront del lamaismo, il quale non soo fini col trionfre, ma assorbi totalmente il pote- re temporal nell organizzazione steocratica> che esiste ancora attualmente Antoritaspritwale e Potere temporale Sarebbe del resto persino troppo facile constatare come la stessa lotta continui ancora oggi, anche se, a causa del disordine moderno ¢ della «confusione delle caste», essa si complica di clementi eterogenci, i quali possono talvolta dissimularla agli ‘occhi di un osservatore superficial. In genere, non si mai contestato, tranne in casi estremi, che i due poteri, che possiamo chiamare potere sacerdotale e potere regale, essendo queste le loro vere denominazioni tradizionali, abbiano entrambi la loro ragion d’essere e la loro propria sfera influenza. In altre parole, il dibattito verte abitualmente sol- tanto sul problema dei rapporti gerarchici che devono esistere fra di loro; si trata di una loca per la supremazia, e tale lotta as- sume invariabilmente sempre lo stesso aspetto: vediamo costan- temente i guerrieri, detentori del potere temporale e sottomessi inizialmente all'autorita spirituale, rivoltarsi contro di essa, di- chiararsi indipendenti da ogni potere superiore o addirittura cercare di subordinare quell’autoriti nella quale avevano rico- nosciuto,all’origine, la fonte del proprio potere, per trasformar- la infine in uno strumento al servizio del proprio domini Pus bastare questo per mostrare come debba esserci, in una rivolta del genere, un rovesciamento dei rapporti normaly ma id si capisce ancora pit chiaramente se si considerano tali rap- porti non semplicemente come quelli di due funzioni sociali pit © meno nettamente definite, ciascuna delle quali pud avere una tendenza abbastanza naturale a prevalere sull’altra, ma come quelli delle due sfere che debbono logicamente determinare quelle dei poteri corrispondenti. Tuttavia, prima di affrontare direttamente queste argomentazioni, ci restano da formulare al- cune osservazioni che ne faciliteranno la comprensione, preci- sando il senso di certi termini, dei quali dovremo servirci c stantemente; cid & tanto pid’ necessario in quanto tali termini hanno assunto nell'uso comune un significato piuttosto vago, talvolta assai lontano dalla loro accezione primitiva. Innanzi tutto, anche se parliamo di due poteri, e se ci leci- to farlo nei casi in cui per vari motivi sia opportuno mantenere tra di essi una specie di simmetria esteriore, preferiamo tuttavia, n Funzioni del sacerdozio e della regalita nella maggior parte dei casi, e per sottolineare meglio la distin- zione, servirci per la sfera spirituale della parola «autorith» in- vece della parola «potere», che sari riservata alla sfera tempora- le, alla quale pitt propriamente conviene quando si voglia inten- derla nel suo significato pitt rigoroso. Il termine epotere» evoca infarti quasi inevitabilmente P’idea di potenza o di forza, so- prattutto di una forza materiale’, di una potenza che si manife- sta visibilmente all’esterno e si afferma con impiego di mezzi esterioris e tale &, per definizione, il potere temporale’. L’auto- rita spirituale invece, interiore per essenza, non si afferma se non di per se stessa, indipendentemente da ogni appoggio sen- sibile, e si esercita in qualche modo invisibilmente. Se si pud parlare anche in questo campo di potenza o di forza, @ solo per trasposizione analogica ¢, almeno nel caso di un’autorita spiri- tuale allo stato puro, se cosi si pud dire, @ indispensabile capire che si tratta di una potenza totalmente intellettuale, che ha no- me «saggezza», e della pura forza della verit: Altre espressioni che richiedono una spiegazione, ¢ anche una spiegazione un po’ pid! ampia, sono quelle, da noi usate po- co fa, di potere sacerdotale e di potere regale; che cosa si deve intendere esattamente per sacerdozio e che cosa per regaliti? Volendo incominciare dall’ultima, diremo che la funzione rega- le comprende tutto cid che nella sfera sociale costituisce il «go- verno» propriamente detto, anche quando tale governo non ab- bia la forma monarchica; questa funzione appartiene infatti a ° Tn tale nozione si potrebbe del resto far rientrare anche la forza della vo- Jonta, ls quale non é «materiale» nel senso proprio del termine, ma che tutavia € per noi, dello stesso ordine, in quanto essenzialmente orientata verso 'azione. “Amomedel esa deg Ksiya driv da Kita che sign soz. “In ebraico questa distinzione &indicatadallimpiego di radci che si corri- spondono, ma diferiscono per la presenza delle letere haph qoph, le qua sono rspettivamente, in base ala loro interpretazione geroglifica, i seg della forza spirituale e della forza materiale; perc da un lato si hanno i signifcati di vei aggezza,conoscenza «dal'aco ual di potens, prs domi: tal sono i radical bak e hag, kav e gan, le prime forme designando le atribu- vioni del potere sacerdotale, le seconde quelle del potere regale (ef. 11 Re del Mondo, Milano, Adelphi, 1977, cap. VD. 2» Autoritaspiritwale e Potere temporale tutta la casta degli Ksatriya, e il re @ soltanto il primo fra di essi. Essa é in certo modo duplice: amministrativa e giudiziaria da un lato, militare dalPaltro, poiché deve garantire il mante mento dell’ordine sia all'interno, in quanto funzione regolatrice ed equilibratrice, sia all’esterno, in quanto funzione protettrice dell organizzazione sociale; questi due clementi costitutivi del potere regale sono, in diverse tradizioni, simboleggiati rispetti- vamente dalla bilancia e dalla spada. Si vede da cid come «pote- re regale» sia di fatto veramente un sinonimo di «potere tempo- rales, anche quando si assuma quest’ultima espressione in tutta Vestensione di cui @ suscettibile; ma Pidea molto pitt circoscritta che Occidente moderno si fa della regalita pud impedire a questa equivalenza di apparire immediatamente: per questo motivo era necessario formulare subito tale definizione, che non dovra mai essere persa di vista neppure in seguito. Per quanto riguarda il sacerdozio, la sua funzione essenziale & la conservazione ¢ la trasmissione della dottrina tradizionale, nella quale ogni organizzazione sociale regolare trova i suoi principi fondamentali; questa funzione &, del resto, indipenden- te da tutte le forme particolari che la dottrina pud assumere nel suo esprimersi, al fine di adattarsi alle condizioni di tale popolo © di tale epoca, € che non toccano assolutamente il nocciolo della dottrina, il quale permane sempre e dappertutto identico a se stesso ¢ immutabile, purché si tratti di tradizioni autentica- mente ortodosse. E facile capire come la funzione del sacerdozio non sia pre- cisamente quella che le concezioni oceidentali soprattutto oggi, attribuiscono al , o per lo meno, anche se uo essere tale in certa misura e in certi casi, come possa essere anche molto diversa. In effetti, ¢ la dottrina tradizionale, quanto a essa direttamente si ricollega, a possedere propriamen- teil carattere di «sacraliti>, e questa dottrina non assume neces- sariamente la forma religiosa’; i due vermini «sacro> e «religio- ® Si vedri pid avanti perché la forma religioss propriamente detta sia parti- colare dell’Occidente. 6 Funzioni del sacerdozio e della regalita so» non sono percid equivalenti il primo dei due essendo mol- to pit! ampio del secondo; e benché la religione appartenga alla sfera del «sacro», quest’ultima comprende elementi e modalita che non hanno nulla di religioso, e il sacerdozio, come il suo nome sta a esprimere, si riferisce senza nessuna restrizione a tutto quel che pud essere veramente detto «sacro>. La vera funzione del sacerdozio dunque innanzi tutto una funzione di conoscenza e di insegnamento'; per questo motivo, come dicevamo pit sopra, il suo attributo specifico é la saggez~ a5 naturalmente, appartengono al sacerdozio anche altre fun- zioni pitt esteriori, come il compimento dei riti, funzioni che presuppongono, per lo meno in linea di principio, la conoscen- za della dottrina e partecipano del carattere «sacro» proprio di «quest'ultima; ma esse sono soltanto secondarie, contingenti e in qualche modo accidentali *B in vir di questa funzione dinsegnamento che nel Parasba-sike dl Rig Veda i Brahmani sono fat corrispondere alla bocea di Purasha, conside- rato «Uomo Universale», mentre gli Ksatriya corrispondono alle sue braccia, in quanto le loro Funzioni sono essenzialmeate legate all'sione. ” A volte esercizo, da una parte delle funzioniintllewal,e allatra di quelle rituali, ha dato vita nello stesso sacerdozio a due division nel Tibet un’esempio chiarissimo: «La prima delle due grandi di prende coloro che sono a favore dell'osservanza dei precetti moralie delle re- sole monastche quali mezzi di salvezza la seconds riguaréa tut coloro che preferiscono un metodo esclisivamente intelleuale (chiamato «via direta>), che affranca chi lo segue da ogni legge, quakunque ess sa. Tutavia non existe tuna barrera impenetrable che separigliaderent all'uno o all'azo sistema, Rarissimi sono i religiosi dedit al primo sistema i quali non riconoscano che la vita di vir ¢ la disciplina delle osservanze monastche, pet quanto eccellenti siano, ein molt casi addivitara indispensabili, rappresentino solamente una preparazione a una via superiore. In quanto ai partigiani de! secondo sistema, reno tu senea una coro, ap fit benef una rigors fe; lel alle leggi morali ea quelle emesse specialmente a uso dei membri del Sangh (comnts buddhisa), Tnolire sono cut tnanimt ol dichiarare che primo dei due metodi él pid raccomandsabile per la maggioranza degh indivi- di» (Alexandra David-Necl, Le Thiber mystique, in «Revue de Pais 15 feb- beso 1928, Abbie volo rporaretesuaimente questo puss, ebbene al cune delle espressioni contenute in eso richiedano delle rserve: ad esempio, non si trata di due sistem», i qual, in quanto tal si escluderebbero obbliga om Aatoritasprituale e Potere temporale Se nel mondo occidentale l’accessorio sembra, in questa ma- teria, essere diventato funzione principale, 0 addirittura unica, la ragione & che la natura reale del sacerdozio vi @ stata quasi completamente dimenticata: & uno degli effetti della deviazione moderna, che nega l'intellettualits' e che, benché non abbia po- tuto far sparire ogni insegnamento dottrinale, ha perd «mini- mizzato» e relegato in secondo piano. Che le cose tuttavia non siano sempre state cosi, la stessa parola xclero» ne fornisce la prova, giacché originariamente «chierico» non vuol dire altro che «dotto»’, e si oppone a «laico», che designa l'uomo del po- polo, cio’ il «volgo», assimilato alPignorante o al «profano quest'ultimo si pud soltanto chiedere di eredere quanto non apace di comprendere, poiché 2 questo il solo mezzo per farlo partecipare alla tradizione nella misura delle sue possibiliti”. toriamente;Puffcio di mezzo contingente proprio dei rit delle ostervanze {ogni tipo, ¢ la loro subordinazione nei confronti della via puramente intel- lersuale, vi sono petd nettamente defini ein modo che tesattamente confor- ‘me agi insegnament della dotrina ind sullo stesso argomento. _ * Crediamo quasi superfiuo ricordare che adoperiamo sempre questo ter~ rine ne senso di intelligenza pura edi conoscenza sovrarazionale. * Non @ legitimo estendere il senso della parolawchierico> come & stato faxto da Julien Bends nel libro Le Trabson des Clerc tale estesione implica infu il disconoscimento della distinzione fondamentale fra dela doterina tradizionale. 2B Funzioni del sacerdozio e della regalitt Vale la pena di notare che certa gente, che nella nostra epoca si vanta di essere «laica», insieme con quella che si compiace di dirsi «agnostica» (¢ spesso si tratta delle stesse persone), non fa che gloriarsi della propria ignoranza; e questa ignoranza deve essere in effetti molto grande e veramente irrimediabile, se non si accorge che tale é il significato delle etichette di cui si fregia. Se il sacerdozio @, in essenza, il depositario della conoscenza tradizionale, cid che non vuol dire che ne abbis il monopolio, essendo la sua missione non soltanto di conservarla integral- mente, ma anche di comunicarla a tutti coloro che siano disposti a riceverla, di distribuirla in certo modo gerarchicamente secon- do le capacita intellettuali di ognuno. Qualsiasi conoscenza di questo tipo ha quindi la propria origine nellinsegnamento sa- cerdotale, il quale @ Porgano della sua trasmissione regolare. Quella che appare riservata particolarmente al sacerdozio, a causa del suo carattere di intellettualita pura, @ la parte superiore della dottrina, cio’ la conoscenza dei prineipi, mentre lo svilup- po di certe applicazioni si adatta meglio ad altri uomini, posti dalle loro funzioni in contatto diretto e costante con il mondo manifestato, cio? con la sfera alla quale appartengono queste ap- plicazioni. Per questo motivo vediamo che in India, ad esempio, certe suddivisioni secondarie della dottrina sono state studiate specialmente dagli Ksatriya, mentre i Brahmani danno loro solo tunvimportanza molto relativa, essendo concentrat sulla sfera dei principi trascendenti e immutabili di cui tutto il resto & soltanto conseguenza accidentale, o meglio, se si vogliono considerare le cose in senso inverso, sul fine supremo nei conironti del quale ‘tutto il resto @ soltanto mezzo contingente e subordinato’ " Abbiamo gid avuto occasione di segnalare un caso al quale si applica ‘quanto andiamo dicendo: mentre i Brahmani si sono sempre dedicat in mo- do pressoché esclusivo, almeno per il loro uso personal, alla realizzazione immediata della «Liberazione finale, gli Ksatriya hanno svluppato di prefe- renza lo studio degli stati condizionati e transitori che corrispondono ai di- versi stadi delle due «vie del mondo manifestatow, chiamate devuyina e pi- tryna (L’uomo e il suo divenire secondo il Vedanta, Milano, Adelphi, 1992, cap. XD). Autoria spirituale e Potere temporale Esistono anche libri tradizionali che sono destinati partico- larmente all’uso degli Ksatriya, perché presentano aspetti dot- trinali conformi alla loro natura; esistono «scienze tradiziona- li» che si adattano soprattutto agli Ksatriya, mentre la metafisi- ca pura ® appannaggio dei Brahmani”. Tutto cid perfettamen- te legittimo, perché anche queste applicazioni, o adattamenti, fanno parte della conoscenza sacra intesa nella sua integraliti;e, del resto, sebbene la casta sacerdotale non se ne interessi diret- tamente e per se stessa, sono opera sua, in quanto essa é la sola qualificata a controllarne la perfetta conformita con i principi. ‘Tuttavia, pud accadere che gli Ksatriya, quando entrino in con- flitto con autorit’ spirituale, disconoscano il carattere relativo ¢ subordinato di queste conoscenze, le considerino allo stesso tempo quale bene proprio, neghino di averle avute dai Brahma~ nie giungano a considerarle superiori a quelle che appartengo- no esclusivamente a questi ultimi. Conseguenza di tale atteggiamento, nelle concezioni degli Ksatriya in rivolta, @ il rovesciamento dei rapporti normali trai principi e le loro applicazioni, o talvolea, nci casi pid estremi, addiritvura la negazione di ogni principio trascendente; si tratta, in entrambi i casi, della sostituzione della «fisica» alla «metafi- sica>, intendendo questi termini nel loro senso rigorosamente etimologico, in altre parole, di quello che pud essere definito e sfera «fisica», era derivata nei misteri antichi, tanto in Oriente quanto in Occidente, la distinzione tra quelli che erano chiamati i «grandi misteri» ¢ i «piccoli misteri», questi ultimi comprendenti di fatto essenzialmemte la conoscen- za della natura, mentre i primi comportavano la conoscenza di quanto @ di Ja dalla navura'*. La distinzione corrispondeva a quella dell’siniziazione sacerdotale» e dell’ si feriscono soltanto alle possibile dello stato umano, mentre i «grandi misterv si iferiscono agli stati sovrumanisattaverso la realizzazione di tali possibilitho di tali stat ess conducono rispettivamente al «Paradiso terrestrer ¢ al «Paradiso celeste>, ‘com’ detto da Dante in un testo del De Monarchia che citeremo pit innanzit « occorre non dimenticare che, come lo stesso Dante indica abbastanza chiara- mente nella sua Divina Commedia, «come avremo ancora noi stessi occasio- ne di ripetere in seguito, il «Paradiso terrestrer dev'essere considerato, in reale, nient’alro che una tappa sulla via che porta al «Paradiso celeste». Nallantico Egito, la cui costtuzione era nettamente «teocraticar, sem- bra che ile fossecoasiderato integrato alla casta sacerdotale in vir dela sua iniziazione ai mister, ¢ che talvolta fosse anzisceto fra i membri di tale cast; questo &, almeno, quanto afferma Plutarco: «I re erano scelti fra i sacerdoti 0 {rai guerrer, perché queste due classi, Puna a causa del sue coraggo, Paltra in virti della sua saggezza, godevano di tuna stima edi una considerazione part- colar, Quando ile erasceto nella classe dei guerrieri, dal momento della sua slezione entrava afar parte della classe dei sacerdoti ven i {quella iosofs, nella quale tante cose, soto formule e mitiche avvolgevano di ‘un‘apparenza oscura la verithe la manifestavano per trasparenza, erano nasco- ster (side e Osiride, 9), Si rileveriche il finale di questo brano contiene V'ndi- Carione chiarisima del duplice senso della parolawrvelazione» (cfr. Il Re del Mondo). at Antoricisprituale e Potere temporle cerdozio a conferire entrambe le iniziazioni ¢ ad assicurare in tal modo la legittimita effettiva, non solo dei suoi propri membri ‘ma anche di quelli della casta a cui apparteneva il potere tempo- rale; da cid deriva, come vedreme, il , la possi- bilita delle funzioni inferiori"; cosi avviene necessariamente in ogni vera gerarchia fondata sulla natura degli esseri ste i resta ancora un punto da segnalare in questa sede, per lo ‘meno in modo sommario e senza insistervi pid del necessatio: a lato delle espressioni «iniziazione sacerdotale» e «iniziazione regale», ¢ per cosi dire parallelamente a esse, si incontrano al- tresi quelle di «arte sacerdotale» e di «arte regale», le quali desi- _gnano la «messa in opera» delle conoscenze insegnate delle cor~ rispondenti iniziazioni, con tutto l'insieme delle «tecniche» at- tinenti ai loro campi rispettivi". ° Occorre aggiungere che in India la terza casta, quella dei Vaishya, le cui funzioni sono di ordine economico, 2 anch’essa ammessa a un’iniziazione che Je di dicito alle qualficazioni, contuni ad essa e alle due prime cast, di arya, © snobile», ¢ di dia, 0 «nato due volte; le conoscenze che le si addicone in ‘modo paticolare sono soltanto, per lo meno in linea di principio, una rstetta parte dei epiccoli misteri» quali siamo venuti definendo; ma non & nostro ‘compito insistee su questo punto, giacché Pargomento del presente studio ti funda slam rapport ele pine duc cane r Si pud dunque affermare che il potere spiritual appartcne -formalmen- ter alla canta sacerdotal, mentre il potere temporale appartene le -forme+ inferior. °"E necessario rilevarea tale proposito che presso i Romani, Giano, il qus- Je eral dio dlliniziaione ai mister, era nello stesso tempo il dio del Colegia {Fabrorwm; questo accostamento & particolarmente significativo sotto il profilo della corrispondenza da noi qui indicata. A proposito della trasposizione me. liane cui ogni arte, al pari di ogni scienza, pud assumere un valore proprit- ‘mente «iniziatico» cfr L'Esotersmo di Dante, Roma, Atanér, 1951. 32 Funzioni del sacerdozio e della regaiti Queste denominazioni si conservarono a lungo nelle antiche corporazioni; e la seconds, quella di «arte regale», ha avuto un dlestino abbastanza singolare, essendosi trasmessa fino alla mas- soneria moderna nella quale, inutile dirlo, non sussiste pi, alla stregua di molti altri termini e simboli, se non come un vestigio incompreso del passato. Quanto alla denominazione di «arte sacerdorale>, essa @ completamente scomparsa; cid nonostante quest'ultima si applicava all‘arte dei costruttori di cattedrali del medioevo altrettanto bene quanto a quella dei costruttori di templi dell’antichitds ma a un certo punto si verified una confu- sione delle due sfere, dovuta a una perdita per lo meno parziale della tradizione, conseguenza a sua volta delle usurpazioni del potere temporale ai danni di quello spirituale; e fu cosi che and® perduto financo il nome di «arte sacerdotale», indubbia- mente nei dintorni del Rinascimento, epoca che segna di fatto, sotto ogni punto di vista il compimento della rottura del mon- do occidentale eon le proprie dottrine tradizionali breone amet del seclo XV cme data dle perdita dellentcaeradzione, perdita che compord la riorganizzazione, nel 1458, delle confraterite di costrutor su nuowi fondament, crm incomple E opportano notare che a patie da questepaca le chiese cessarono di essere orientate regolarmente,¢ un tale fatto ha, riguardo alla questione trattata, unvimportanza moko pit rilevante di quanto non si posse pensace di primo acchito, eft 11 Re del Mondo, Il Conoscenza e azione Abbiamo detto in precedenza che i rapporti tra i due poteri spirituale e temporale devono essere regolati da quelli delle loro sfere rispettive; riportata in tal modo al suo principio, la que- stione ci pare abbastanza semplice perché si riduce in fondo a quella dei rapporti tra conoscenza e azione. Si potrebbe obiet- tare che, tenuto conto di quanto esposto in precedenza, anche i detentori del potere temporale devono possedere, di norma, tuna certa conoscenza; ma, a parte il fatto che non la possiedono di per se stessi e la ricevono dall’aurorita spirituale, questa co- noscenza verte soltanto sulle applicazioni della dottrina e non sui principi in quanto tals per essere precisi, soltanto una co- noscenza per partecipazione, La conoscenza per eccellenza, la sola che meriti veramente questo nome nel suo significato pieno, @ la conoscenza dei principi, indipendentemente da qualsiasi applicazione con ‘gente; e appartiene esclusivamente ai detentori dell’autorit’ spi- rituale, in quanto nulla di essa dipende dalla sfera temporale, anche intesa nell’eccezione pit estesa. Quando invece si passa alle applicazioni, ci si riferisce alla sfera temporale, perché la conoscenza non & pid vista unicamente in se stessa e per se stes- sa, ma in quanto da allazione la sua legge; in questa misura essa ® necessaria a coloro la cui funzione si esercita essenzialmente nella sfera delPazione. E evidente che il potere temporale, nelle sue diverse forme, militare, giudiziaria e amministrativa, 2 completamente impe- Ses: Autorita spiritualee Potere temporale gnato nell'azione; a causa delle sue stesse attribuzioni, 8 quindi racchiuso nei confinj dell’azione, cio’ nei confini del mondo che possiamo dire propriamente «umano», comprendendo in questo termine possibilita molto pitt estese di quelle che gli si attribuiscono abitualmente. L’autorita spirituale invece si fonda interamente sulla conoscenza, poiché la sua funzione essenziale, come abbiamo visto, @ la conservazione ¢ linsegnamento della dottrina, ¢ la sua sfera @ illimitata come la verita stessa!: quella che le riservata dalla natura delle cose, quella che essa non pud comunicare a uomini le cui funzioni sono daltro ordine (in quanto le loro possibilita non lo comportano), ® la conoscenza trascendente ¢ «suprema»’, che supera la sfera umana e anche, pit generalmente, il mondo manifestato, e non & pit «fisica», ‘ma «metafisica» nel significato etimologico di questo termine. Sia ben chiaro perd che non si tratta, da parte della casta sa- cerdotale, di una volonta di conservare per sé la conoscenza di certe veriti, ma di una necessita che risulta direttamente dalle differenze di natura esistenti tra gli esseri, le quali, come abbia~ ‘mo gia detto, sono le ragioni d’essere e il fondamento della di~ stinzione delle caste. Gli uomini adatti per Pazione non sono fatti per la conoscenza pura, ¢ in una societa costituita su basi veramente tradizionali ciascuno deve svolgere la funzione per cui & realmente «qualificato»; quando le cose vanno diversa~ mente, tutto & confusione ¢ disordine, nessuna funzione & adempiuta come dovrebbe essere, ¢ cid @ appunto quanto av~ viene nell’epoca attuale Lesperienza ci dice che proprio a causa di questa confusione le considerazioni che esponiamo possono sembrare molto stra- ne nel mondo occidentale moderno, nel quale cid che riceve il nome di «spiritualiti» & troppo spesso molto lontano dall'avere * Secondo la dotrina indi i tre termini «Veriti», «Conoscenza», «lnfini- to» si identificano nel Principio supremo: & questo il significato della formula Satyam Jina Ananiam Brahma. In India la conoscenza (vidya, secondo il suo oggetto ola sua sfera, ¢di- stinta in «supremae (pard) e enon suprema» (apari). 6 Conoscenza e azione un qualsiasi rapporto con il punto di vista strettamente dottri- nale e con la conoscenza svincolata da ogni contingenza. A questo proposito si potrebbe fare un‘osservazione abbastanza singolare: oggi non ci si accontenta pitt di distinguere lo spiri- tuale dal temporale com's legittimo e anche necessario, ma si ha |a pretesa di separarliradicalmente; accade invece che mai come oggi i due ordini siano stati tanto frammisti e, soprartutto, che le preoccupazioni temporali abbiano avuto tanta influenza su quel che dovrebbe esserne assolutamente indipendente; d’al- tronde @ inevitabile che questo avvenga, tenuto conto delle con- dizioni dell’epoca attuale, che abbiamo descritto in altri studi. Parimenti, al fine di evitare ogni falsa interpretazione, dobbia- mo affermare recisamente che quanto stiamo dicendo riguarda csclusivamente quella che in precedenza abbiamo chiamato au- torita spirituale allo stato puro, di cui sarebbe vano cereare esempi intorno a noi. Volendo, si potra anche pensare che si tratti soltanto di un modello teorico ¢ in qualche modo «idea le», sebbene, a dire il vero, questo modo di vedere non corri- sponda interamente al nostro, Tuttavia ammettiamo che, di fat to, nelle applicazioni storiche occorre sempre tener conto in una certa misura delle contingenze; ma qui noi non facciamo al- tro che giudicare la civilta dell’Occidente per quel che &, cio’ una deviazione e un’anomalia, spiegabile del resto se si pensa che corrisponde allultima fase del Kali-Yuge. Ma ritorniamo ai rapporti tra conoscenza e azione; tale que- stione & gia stata trattata da noi abbastanza diffusamente’, ¢ quindi non ci pare sia il caso di riprendere qui tutto quel che abbiamo detto allora; tuttavia @ indispensabile ricordarne alme- no i punti essenziali, Abbiamo mostrato come Pantitesi tra Oriente e Occidente, allo stato attuale delle cose, sia riconduci- bile a questo: 'Oriente conserva la superiorita della conoscenza sull’azione, mentre 'Occidente afferma al contrario la superio rita delPazione sulla conoscenza, quando non si spinga fino alla » Lecrisi del mondo moderto, cap. Antoritasprituale e Potere temporale completa negazione di quest’ultima; parliamo dell’ Occidente moderno soltanto, perché a situazione era diversa nell’anti- chith e nel medioevo. Tutte le dottrine tradizionali, sia oriental sia occidentali, so- no unanimi nellaffermare la superiorita, ovvero la trascenden- 22a, della conoscenza nei confronti dell’azione, rispetto alla qua- le essa svolge in certo qual modo la funzione del «motore im- mobile» di Aristotele; cid non significa, beninteso, che l'azione non abbia il suo posto legittimo ¢ la sua importanza nella sfera che le compete, ma questa sfera ? solo quella delle contingenze uumane. I] mutamento sarebbe impossibile se non procedesse da un principio il quale, proprio per il fatto di essere il suo prinei- pio, non pud essere soggetto al cambiamento, quindi 2 necessa- riamente «immobile» ed @ il centro della «ruota delle cose>%s analogamente l'azione, la quale appartiene al mondo del cam- biamento, non pua avere il suo principio in se stessas essa trae la realtd di cui & capace da un principio che @ di Ia dalla sua sfera € pud trovarsi soltanto nella conoscenza. Questa sola infatti permette di uscire dal mondo del mutamento o del «divenire» ¢ delle limitazioni a esso inerenti; e quando raggiunge limmuta~ bile (come avviene nella conoscenza prineipiale o metafisica, la conoscenza per eccellenza)’, possiede ’immutabilita, perché ‘ogni conoscenza vera @ essenzialmente identificazione con il proprio oggetto. L’autoriti spirituale, implicando tale cono- scenza, possiede anch’essa in sé Pimmutabilit; il potere tempo- rale soggiace invece a tutte le vicissitudini del contingente e del transitorio, a meno che un principio superiore non gli comuni- chi, nella misura compatibile con la sua natura e il suo carattere, “Il centro immobile & immagine del principio immutabile, poiché il movi- mento serve qui a simboleggiare il eambiamento in generale, del quale ess0 *appresenta solo una specie particolare. ‘ *Iavece la conoscenza «lisica> ?soltanto la conoscenza delle leg del eam- biamento, leg che sono soltanto i iflsso dei princpitrascendent nella natu- +3; quest ultima, ruta intera,non altro che la sfera del cambiamento;daltron- de, il latino natura e i greco guatc esprimono entrambi Fides di divenire> nn Conoscenza e azione la stabilita che esso non pud ottenere con i propri mezzi, principio pud essere soltanto quello rappresentato dall’autori spirituale; il potere temporale ha dunque bisogno, per sussiste- re, di una consacrazione che gli derivi da essa; @ infatti la consa- crazione a determinare la sua legittimita, cio’ la sua conformita con l'ordine stesso delle cose. Questa era la ragion d’essere dell’. Si deve ammettere che & questo un modo di concepire la funzione del sovrano singolarmente diverso da quello che ¢ ac cessibile comunemente nell’Occidente moderno, e che la rende del resto estremamente difficile da ricoprire, anche se le conferi= sce un’efficacia molto differente; si osservera, in particolare, che la conoscenza é espressamente indicata come la condizione pri ma peril ristabilimento delPordine, anche nella sfera temporale. facile comprendere ora che in una civile il capovolgimen- to dei rapporti tra conoscenza e azione & conseguenza dell'usur- pazione della supremazia da parte del potere temporale; que- st'ultimo dovra allora sostenere che non vi é nessuna sfera supe- riore alla propria, la quale @ appunto la sfera dell’azione. Tutta- via, se il processo si arresta in questa fase, non si giungerd anco- ra al punto in cui attualmente ci troviamo e nel quale alla cono- scenza é negato qualsiasi valore; perché questo avvenga, occorre on anche gli Ksatriya siano privati del loro potere dalle caste inferiori*. In effetti, come dicevamo in precedenza, gli Ksatriya, pur essendo ribelli, tendono prevalentemente ad affermare una dot- trina tronca, falsata dall'ignoranza o dalla negazione di tutto cid che supera la sfera «fisica», ma nella quale permangono tut- tavia certe conoscenze reali, anche se inferior; essi possono ad- diriteura giungere a sostenere che tale dottrina incompleta e ir- * Te-hio, parte. “Il fatto di accordare alle considerazioni di caratere economico wnimpor tanza preponderante, che un carateretipico delepoca nostra, pud essere in paticolae consderato come un segno dela dominazione dei Vaishy, il cui equivalente approssimativo @ rappresentato nel mondo occidentale dalla bor- shes; ed # proprio questa che in elf domina dopo la Rivohizione. 0 Conoscenza eazione regolare sia Pespressione della tradizione vera. B un atteggia- mento che, per quanto sia condannabile nei confronti della ve- Titi, possiede tuttavia ancora una certa grandezza’; d’altra parte, termini come «nobilti», «eroismo», «onore» non servono for- se, nella loro accezione originaria, a definire qualita essenzial- mente inerenti alla natura degli Ksatriya? Quando invece gli clementi corrispondenti alle funzioni sociali inferiori riescono a loro volta a prevalere, qualsiasi dottrina tradizionale, anche mutilata 0 alterata, scompare del tutto; non rimane neppure i pitt piccolo vestigio della I Re del Mondo, Natura rspettva dei Brabmanie degli Ksatriya abituale lesercizio effettivo della regaliti, occorre che i rappre- sentantirispettivi del sacerdozio e della regalitatraggano il loro potere da una fonte comune, la quale «di i dalle castem la dif- ferenza gerarchica che esiste tra di essi consiste nel fatto che il sacerdozio riceve il proprio potere direttamente da questa fon- te, con la quale &, per sua natura, in contatto immediato, mentre la regalia, in virei del carattere pitt esteriore e pid propriamen- te terrestre della sua funzione, non pud ricevere il proprio se non attraverso il tramite del sacerdozio. Questultimo, in effet ti, svolge realmente una parte di «mediatore> tra il Cielo e la ‘Terra; del resto, non @ senza motivo che la pienezza del sacer- dozio ricevette nelle tradizioni occidental il nome simbolico di «pontificato», perché, come dice san Bernardo, «il Pontefice, com’e indicato nell’etimologia del suo nome, ? una specie di ponte tra Dio ¢ l'uomo'. Percid, se si vuole risalire all’origine prima dei due poteri sacerdotale regale, bisogna cercarla nel «mondo celester; cid pud essere inteso, daltronde, simbolica- mente e realmente’; ma questo problema ? uno di quell il cui sviluppo esorbiterebbe dalle proporzioni del presente studios se Pabbiamo toceato, tracciandone una breve prospettiva, 2 + Tractatus de moribus et officio episcoporum, IIL, 9. A questo proposito,¢ ee te ease res jene osservare che esta rappresenta Harmakis, 0 Hormakuei il «Signore di due orizzom, citi principio che nie due mond esi sore sensbile, terrestree celeste; questa & una delle ragioni per cui, ne primi tempi pres a pao sibel ie Crn, Una jone di questo fatto & che la Sfing, al pari del Grifone di cui parla Dante, etme dale doe nature 4 questo ol rafigura union dll dv na ture, diving ¢ umana, in Cristo; una terzaragione si pud ancora trovare nell’- spetto sotto il quale essa simboleggia, come abbiamo detto, Punione dei due poterispirituale e temporal, sacerdotalee regale, ne loro principio supremo. * Si eratea della concezione tradizionale dei «tre mondie, da noi spiegata in altre occasion api riprese: secondo questa prospetiva la regalia corrisponde al emondo terrestres, il sacerdozio al «mondo intermedi» il loro principio comune al «mondo celestes; ma opportuno aggiungere che, da quando tale principio diventato invsibile per gli uomini, i sacerdozio rappresenta anche csteriormente il «mondo celeste Antari sprituale e Potere temporale perehé in seguito non potremo fare a meno di riferirci qualche volta alla fonte comune dei due poteri. _Ritornando al punto di partenza della nostra digressione, & evidente che gli attributi di saggezza e di forza si riferiscono 1i- spettivamente alla conoscenza ¢ all’azione; daltra parte, in In- dia, ¢ in connessione con lo stesso punto di vista, & detto che il Brahmano @ il prototipo degli esseri stabil, c lo Ksatriya il pro- totipo degli esseri mutevolit; in altri termini, nell’ordinamento sociale, il quale @ del resto in corrispondenza perfetta con l’or- dine cosmico, i primo rappresenta I’elemento immutabile, il se- condo l'elemento mobile. Anche qui, limmutabiliti @ quella della conoscenza, raffigurata in modo sensibile dalla postura immobile dell'uomo in meditazione; la mobilit3, dal canto suo, ® connaturata all'azione in virtti del carattere transitorio e mo. ‘mentaneo di essa. _ Inoltre, a natura del Brahmano e quella dello Ksatriya si di- stinguono in modo fondamentale a causa della predominanza di un guna diverso; come abbiamo spiegato in un’altra occasio- ne’ la dottrina indd postula tre gana, o qualita costitutive degli esseri in tutti i loro stati di manifestazione: sattwa, 0 conformita allessenza pura dell’Essere universale, identficabile con la luce intelligibile ovvero con la conoscenza, ¢ rappresentata come una tendenza ascendente; rajas, Pimpulso espansivo, sotto la spinta del quale Pessere si sviluppa in un certo stato e, in qual- che modo, a un determinato lvello dell'xistenza; ¢infine a- mas, Voscurita, intesa simile all’ignoranza, rappres una tendenza dicendente, Phen ale _1 guna sono in equilibrio perfetto nelPindifferenziazione Primordiale, e ogni manifestazione rappresenta una rottura di questo equilibrios questi tre elementi sono in ogni essere, ma in ‘insieme di tutti gli esser, ripartti in tal modo in stabili e muteve enominato in sanscrito dal termine composto sthavara-jangama; cosicche i tutti, secondo la loro natura, sono principalmente in relazione o 7 Brihmano o con lo Ksatriya " L’womo eilsuo divenire secondo il Vedanta, cap. V. [Natura rgpetiva dei Brabmani e degli Ksstriya proporzioni diverse, le quali determinano le tendenze rispettive di essi. Nella natura del Brahmano predomina sattva, orientan- dolo verso gli stati sovraumanis in quello dello Ksatriya predo- mina rajas, e lo fa tendere alla realizzazione delle possibilita comprese nello stato umano’. Alla predominanza di sattva cor- risponde la predominanza dell’intellettuali’; alla predominan- za di rajas corrisponde la predominanza di cid che, in difetto di un termine pitt adatto, possiamo chiamare la sentimentaliti; ed ecco un'altra giustificazione di quanto dicevamo in precedenza, che lo Ksatriya, cio’, non & adatto per la conoscenza pura: la via che gli conviene & quella che si potrebbe chiamare «della de- vozione>, se ci permesso servirci di un simile termine per ren- dere, in modo perd alquanto imperfetto, la parola sanscrita bhakti, la quale & la via che assume come punto di partenza un elemento di carattere emotivo; benché tale via si incontri anche al di fuori delle forme propriamente religiose, tuttavia il ruolo dell’elemento emotivo in nessun’altra forma cosi sviluppato come in queste, in cui colora per di pit lintera dottrina di una sfumatura particolare. Lultima constatazione permette di capire la vera ragione essere delle forme religiose: esse si adattano in modo partico- lare alle razze le cui attitudini sono generalmente indirizzate al- Vazione, alle razze che, considerate collettivamente, contengo- no una preponderanza dell’clemento «ragiasico», il quale carat- terizza la natura degli Ksatriya. Tale @ il caso del mondo occi- dentale; per questa ragione, come abbiamo segnalato in un altro studio’, in India si dice che se Occidente ritornasse a uno stato normale ¢ ripossedesse un’organizzazione sociale regolare, in "Ai te guna cortispondono altrettanti color simboic:il bianco & stro, il rosso & raja, il nero & temas; in vir del rapporto da noi qui indicat i pri mi due di questi colori simboleggiano ales rispettivamente 'autorita spit tae e il pocere temporale. Non & senza interesse osservare, a tal propos, che Fsorifiamma> dei re di Francia era ross; a sostituzione susseguente del ‘rosso con il bianco come colore regale indica in qualche modo Pusurpazione cli uno degli atributi dell'autorit spirituale * La ers del mondo modern. Antoritaspiicuale ¢ Potere temporale essa si itroverebbero molti Ksatriya, ma pochi Brahmani; que- sto inoltre @ il motivo per cui la religione, concepita nel suo senso pid rigoroso, & cosa propriamente occidentale. Infine, & ancora questo che spiega come in Occidente sembri non esiste= re un'autorit’ spirituale pura, 0 per lo meno un'autorita spiri« tuale pura affermantesi esteriormente come tale, con le caratte- ristiche da noi precisate in precedenza. Ladattamento religioso, cosi come la costituzione di qual siasi altra forma tradizionale, @ a ogni modo compito di una ve~ +a autoritA spirituale, nel senso pit completo dell’espressione; questa autoriti, che assume allesterno apparenze religiose, pud tuttavia mantenersi contemporaneamente diversa nel suo inter= no, finché nel suo ambito siano presenti veri Brahmani; e con questo termine intendiamo un’élite intellettuale che conservi la coscienza di quanto & di la da tutte le forme particolari, cio’ dell’essenza profonda della tradizione. Per unélite di tal genere, Ja forma pud avere soltanto una funzione di «supporto», ¢ for. nire inoltre un mezzo per far partecipare alla tradizione quanti non hanno accesso alla intellettualita pura; ma questi ultimi non vedono ovviamente nulla di Ia dalla forma, giacché le loro pos- sibilita individuali non permettono loro di andare pid lontano Percid l'autorita spirituale non @ tenuta a mostrarsi a essi se non sotto l'aspetto che corrisponde alla loro natura”, anche se il suo insegnamento, compreso quello esteriore, sari sempre ispirato dallo spirito della dottrina superiore". Ma pud accadere che, dopo aver realizzato l'adattamento, coloro che sono i depositati di questa forma tradizionale vi si trovino in seguito rinchiusi, avendo perduto la coscienza effettiva di quanto é di la da essa; cid pud essere dovuto a circostanze diverse, e soprattutto alla e della «Chiesa dscente>, ‘Autoritasprituale Potere temporale molto difficile dirlo, perché, quando la vera intellettualita & completamente perduta, come nell’epoca moderna, naturale che la parte superiore e «interiore» della tradizione diventi sem= pre pill nascosta ¢ inaccessibile: coloro, infatti, che possono comprenderla sono ormai soltanto un’infima minoranza; fino a prova contraria, noi siamo disposti ad ammettere che le cose stiano in questo modo e che la coscienza della tradizione inte= grale, con tutto cid che essa comporta, persista ancora in alcune Persone, per quanto poco numerose possano essere. Del resto, anche se questa coscienza fosse completamente scomparsa, qualsiasi forma tradizionale costituita in modo regolare man- terrebbe sempre, per mezzo della conservazione della «lettera», al riparo da ogni alterazione, la possibiliti della propria restau razione, la quale si potra realizzare se un giorno, fra i rappre« sentanti della forma tradizionale in questione, si incontreranno vominj con le attitudini intellettuali richieste. A ogni buon conto, quand’anche noi avessimo, in qualun- que modo, dati pitt precisi al riguardo, non dovremmo esporli pubblicamente, a meno che non ne fossimo obbligati da circo- stanze del tutto eccezionali; ed ecco il motivo: un’autoriti che sia soltanto religiosa ? tuttavia ancora, anche nel caso pid sfavo- revole, un‘autorita spirituale relativa; vogliamo dire che essa, pur non essendo un’autorit’ spirituale pienamente effettiva, ne possiede tuttavia la virtualita che le deriva dalla sua origine, per cui ® sempre in grado di esercitarne le funzioni all’esterno"; & dunque legittimo che essa adempia queste funzioni nei con- * Bisogna osservare che coloro che adempiono in questo modo alla fun- zione esteriore dei Brahman, senza pur averne ealment le qualifcazioni, non sono affato usurpatori come sarebbero degli Keatiya rbelli che aveasero tsurpato il posto dei Brakmani per instaurare na tradiione deviata; in effet 4vesto caso orrisponde solamente aunastuazione dovuta alle condizion ta- vorevoli di un determinato ambiente eassicura anzi la conservezione della doterina nella misura compatbile con tli condizioni Saree sempre possibile applicare a questa siruazione, anche nellipotesi meno favorevole, a parola del Vangelo: «Gli srbi ei fais’ sono sedui sul trono di Most, osservate dun- aque, e fate tutto quel che vi dicono» (Mt. 23,23). 50 Natura vispettiva dei Brahmani e degli Ksatriya fronti del potere temporale, e deve essere veramente considera~ ta tale nei suoi rapporti con quest’ultimo. Coloro che avranno capito il nostro punto di vista potranno rendersi conto senza difficolta che in caso di conflitto tra una qualsiasi autorita spiri- tuale, anche relativa, e un potere temporale, noi dobbiamo sem- pre schierarci, in linea di principio, a fianco dell’autorita spiri- tuale; diciamo in linea di principio, perché sia chiaro che non abbiamo la minima intenzione di intervenire attivamente in si- mili conflitti né, soprattutto, avere una qualunque parte nelle diatribe del mondo occidentale, non essendo assolutamente questa la nostra funzione. Negli esempi che esamineremo in seguito non faremo percid nessuna distinzione tra quelli in cui @ presente un’autorita spiri- tuale pura ¢ quelli in cui pud trattarsi soleanto di un’autorita spirituale relativa; in ognuno di questi casi considereremo come autorit’ spirituale quella che ne svolge socialmente la funzione; ed’altronde le rassomiglianze evidenti che tutti questi casi pre- sentano, per quanto lontani possano essere storicamente gli uni agli altri, giustificheranno in modo sufficiente tale assimilazio- ne. Dovremmo distinguere soltanto se si ponesse il problema del possesso effettivo dell'intellettualita pura, problema che non ha rilevanza in questa occasione; analogamente, per quel che concerne un’autorita Jegata esclusivamente a una determinata forma tradizionale, non dovremmo preoccuparci di delimitare esattamente i suoi confini, se cosi possiamo esprimerci, se non nei casi in cui essa pretendesse di oltrepassarli, e questi casi non sono fra quelli che noi esamineremo adesso, A tale proposito, ricorderemo quanto dicevamo precedente- mente: cid che 2 superiore contiene in modo «eminente» cid che & inferiore; colui che ¢ competente entro cert limiti, che de- finiscono la sua sfera propria, lo @ anche a fortiori nei confronti di rurto quanto si trova di qua da questi limiti, mentre non lo & pi nei confronti di quel che si trova di la da essi; se questa re- gola, semplicissima, almeno per coloro che posseggono una no- Zione corretta della gerarchia, fosse osservata e applicata come siconviene, nessuna confusione di sfere ¢ nessun errore di «giu- 54 Autoritaspritnale e Potere temporale risdizione», per usare questo speciale linguaggio, potrebbe mai verificarsi. Qualcuno vedra indubbiamente, nelle distinzioni nelle riserve che abbiamo testé formulato, soltanto precauzioni di unutilita alquanto contestabile, qualcun altro sara tentato di attribuire loro, al massimo, un valore puramente teorico; noi pensiamo invece che ci saranno altri ancora in grado di come prendere che in realta esse sono una cosa molto diversa, ¢ im tiamo questi ultimi a riflettervi con un’attenzione particolare. 2 Vv Dipendenza della regalita nei confronti del sacerdozio Ritorniamo ora ai rapporti tra Brahmani e Ksatriya nell’am- bito dell’organizzazione sociale dell’India: di norma appartiene agli Ksatriya il potere esteriore, in quanto la sfera dell’azione, quella che li riguarda pid direttamente, @ il mondo esterno ¢ sensibile; ma questo potere non & nulla senza un principio inte- riore, puramente spirituale, qual & quello incarnato dallautorit& dei Brahmani, in cui esso trova la propria unica reale garanzia. Percid il rapporto tra i due poteri pud anche essere rappresenta- to come un rapporto tra «interiore» ed «esteriore», rapporto che in effetti simboleggia perfettamente quello tra la conoscenza e Pazione, 0, se si vuole, tra e «mobile», per riprende- re I'idea esposta da noi precedentemente, la quale del resto si ri- feriva tanto alla teoria aristotelica quanto alla dottrina indi. E dall’armonia tra «interiore» ed «esteriore», che non deve essere affatto intesa come una sorta di «parallelismo» se non si vogliono misconoscere le differenze essenziali tra i due campi, ® da questa armonia, dicevamo, che discende la vita normale di quella che si pud chiamare lentita sociale; ¢ bene osservare che con questa espressione non si vuole suggerire una qualsiasi as- similazione della collettivita a un essere vivente, tanto pit che oggi certa gente ha fatto uno strano abuso di una tale assimila- * Anche qui si potrebbe applicare, come allora, immagine del centro ¢ della circonferenza della «ruota delle cose» 3 Antorta spritualee Potere temporale zione, assumendo come una vera e propria identita quella che & soltanto analogia e corrispondenza’. In cambio della garanzia che Vautorita spirituale da al loro potere, gli Ksatriya, mediante la forza di cui dispongono, devo no assicurare ai Brhmani il mezzo per svolgere in pace, al ripa- r0 dal disordine e dall'agitazione, la propria funzione di cono- scenza e di insegnamento; & quanto il simbolismo indi rappre~ senta nella figura di Skandha, Signore della guerra, che protegge a meditazione di Ganeéa, Signore della conoscenza?. B da rile- vare che la stessa cosa si insegnava, anche esteriormente, nel medioevo occidentale; infatti san Tommaso d’Aquino dichiara espressamente che tutte le funzioni umane sono subordinate al- 1a contemplazione come al loro fine superiore, «sicché, a consi- derarle come si deve, esse tutte appaiono al servizio di coloro che contemplano la veriti», e che in fondo lintero reggimento della viea civile ha come vera ragion dessere di assicurare la pa- ce necessaria a tale contemplazione, E evidente quanto cid sia lontano dal punto di vista moder- no ¢ come la prevalenza della tendenza all'azione, tipica degli Occidentali, non debba condurre necessariamente alla svaluta~ zione della contemplazione, cio’ della conoscenza, a patto che | Ler iets ba ail proprio principio un uprima pildigiSieerae ever ann seme ae carve pe colle uae non ¢proprancns se eae inde inv ch lk compsngooy i eoregcmes ante es a sganizzazione>, quando si applichiall'uno eall'altra non pud, parlande rigoro- ttvete avr lo newo so. i pwd de avis coe pers ee fit spirne introduce al soelea un prac supatoe eh asta tea ule mori per rg cpr anu east sonal Sb suppone chee iets considera ecutenone sot anes temporal; e questa considerazione, a sla che permetta di fare della sociesa ges cheep coe el ese & pp tele che id completamente sfggono a secclog comenpoesee eal Preendone idence asotacon an eee vent aprcie ” Canela ¢ Sandi sac dal ow rps crs Gl,sd e ‘rami igh diSiva;® questo un alo modo di esprimere il fatto che due pote. ‘Papi tmporde procedone da un unice pascbia 4 Dipendenza delle repalita nei confronti del scerdovio questi possiedano una civilta di carattere tradizionale, la quale nel medioevo era una forma religiosa (da cui la sfumatura teolo- gica che nella concezione di san Tommaso @ sempre legata alla contemplazione mentre in Oriente la contemplazione @ intesa nella sfera della metafisica pura). D/altra parte, nella dottrina indi ¢ nell’organizzazione so- ciale che ne @ ’applicazione, presso un popolo le cui attitudini alla contemplazione, intese questa volta nel senso del!'intellet- tualita pura, sono chiaramente preponderanti, anzi in genere sviluppate a un grado che & difficile trovare altrove, il posto as- segnato agli Ksatriya, cio? allazione, pur essendo subordinato come dev'essere normalmente, 2 tuttavia ben lungi dallessere trascurabile, poiché comprende tutto cid che si pud chiamare ill potere apparente. Del resto, come abbiamo rilevato in un’altra coccasione’, coloro i quali, influenzati dalle erronee interpreta~ zioni che circolano in Occidente, avessero qualche dubbio sul- Vimportanza reale, per quanto relativa, accordata all’azione sia dalla dottrina indi sia da tutte le altre dottrine tradizionali, non dovrebbero, per convincersene, che riferirsi alla Bhagavad Gité, a uno di quei testi, cio’, destinati particolarmente all'uso degli Ksatriya, cosa questa che non si pud dimenticare se si ‘vuole veramente comprenderne il senso’. 1 Brihmani non devono far altro che esercitare un’autorita in certo qual modo invisibile, la quale pud, come tale, restare ignota, ma non per questo cessa di essere il principio immedia- 10 di ogni potere visibile; questa autorita 2 come il perno intor~ no al quale ruotano tutte le cose contingenti, Passe fisso intor- no a cui il mondo compie la sua rivoluzione, il polo o il centro + La crs del mondo moder. * La Bhagavad Gita, per la prevsione, & soltanto un episodio del Mahé- harata, il quale, con il Ramayana, @ uno dei due fibasa suddetto carattere della Bhagavad Gitéspiega Iuso che vi sifa del simbolismo guerrsco, sotto certi aspetti paragonabile a quello della «guerra santa» dei musulmani; vi & del resto un modo sinteriore> di leggere il libro, conferendogl il suo senso profondo: in questo aso esto prende il nome di Atma-Gitd ae Awcaritaspritualee Potere temporale immutabile che dirige e regola il movimento cosmico se parteciparvit, La dipendenza del potere temporale dall’autorit’ spirit hail suo segno tangibile nella consacrazione dei re; essi non ‘no veramente «legittimati> se non quando abbiano ricevuto sacerdozio Vinvestitura ¢ la consacrazione, le quali implicano la trasmissione di un’«influenza spirituale» necessaria allesercizio regolare delle loro funzioni’. Tale influenza si manifesta ralora allesterno con effetti nettamente sensibili di cui citeremo come un esempio il potere di guarigione dei re di Francia, il quale era direttamente legato alla consacrazione, manifestandosi in segui= t0.2 essa e non per trasmissione al re da parte del suo predeces- sore. Questo dimostra come tale influenza non appartenga all +e, ma gli sia conferita quasi per delegazione dell'autorita spiri= tuale, delegazione in cui consiste propriamente il ediritto divi- ‘to», come dicevamo in precedenza; il re, quindi, ne é soltanto il depositario, e pud di conseguenza perderlo in determinati casi; Per questo motivo, nella «cristianith» medioevale, il Papa pote- ‘va sciogliere i sudditi dal giuramento di fedelta verso il loro so- vrano*. Nella tradizione cattolica, del resto, si rappresenta san Pietro. che tiene in mano non soltanto la chiave d'oro del potere sacer- * Come dicemmo nel nostro studio Il Re del Mondo, Vass ei polo sono rina di tuto simbol del principio unico dei dae pot: per exh pose anche essere applicatiallautorta spiritual nei confront del potere temporale, come stiamo facendo qui, sia perché tle auorta a causa del suo attibuto es. Senziale di conoscena, partecipa effeivamente dellmmutabilies. del princ Bio supremo (cd che cose significata fondamentale dtl simbol) ia Perché, come dicevamo in precedenza, essa rappresenta direttamente questo Principio ni confron del mondo exteriors sy ie * Traduciamo con sinfluenza spirituale> il termine ebraico ¢ arabo ba- tata il ito dellsimposizione delle mani ? uno dei pid abitvall modi di tra smissione della berakab, nonché della produzione di cert effets, di guarigione in partcolar, ottenuti per mezzo di ess. * La tradizione musulmana insegna anche che la buraab pud essere per urs incl modo, nella tradizioneesremo-orienae i cmandato del Clos 8 revocabile quando il sovrano non adempie regolarmente le sue funzioni, in armonia con Fordine cosmico, that eer - Dipendenca della regaiti nei confront del sacerdozio dotale, bensi anche la chiave d’argento del potere regale; queste due chiavi erano, presso gli antichi Romani, uno degli attributi di Giano, e come tali erano le chiavi dei «grandi misteri» e dei «piccoli misteris, i quali, secondo le nostre precedenti spiega- ioni, corrispondono altresi, rispettivamente, all’ nell prospettiva toista giu- stifiea in particolare, per chi esamini le cose dall’esterno', il simbolismo impiegato nell’apologo citato. eis Tuttavia, & importante tener presente che nelPassociazione dei due uomini & il paraltico a rivestre una funzione di dire- zione, e che la sua stessa posizione sulle spalle del cieco simbo- leggia la superiorita della contemplazione sull'azione, superio- rita che Confucio stesso era lungi dal contestare in linea di principio, come testimonia il racconto del suo incontro con so er ae er wdpsie pete rea eter ges crete pecenepertime ieee Rauen AE Pade Pele Sab lout, a Weta adisio supera il mo di vista particolare del Sankbya. Per scllegre qu nepretione oon Ik diac e paceteseineennr mrs Nersessian rinse i Choco m an cod ares ar pra seed inne ioe nda wid oll eee ate ere Sa ree a al de A nee eee ee oe end eke a scored pene erry eens Se ore te See cae roar eer ee ee i) Antoriti spivituale e Potere temporale Lao-t2u,, quale ci @ stato tramandato dallo storico Sima Qiang Confucio ammetteva di non essere «nato alla conoscenza», non essere giunto alla conoscenza per eccellenza, la quale & di ordine metafisico puro, ¢, come abbiamo detto prima, appartie= ne esclusivamente, per la sua natura stessa, ai detentori della ve~ ra autorita spirituale®., Se sbagliato considerare lo spirituale ¢ il temporale sempli- medioevale e come avviene nell'Iskim, che a questo riguardo le @ perfettamente paragonabile), oggi non si vuol vedere nella religione niente di pi che uno degli ™ Da ci rsuka come non esstaalcuna opposizione di principio fr tai- smo e confucianesimo; essi non sono, né potrebbero essere, due scuole rival perchéciascuno ha una sua sfera propria nenamente distin; sec furono tut, tavia lott tloraviolene, come abbiamo segnalto in precedenra, ese furo- ‘no dovute soprattut allincomprensionee all'eclusivismo dei confuciani, diz ‘mentchi dellesempio dato loro dal loro stesso maestro. Py Dipendenca della regalit nei confronti del sacerdozio clementi dell’ordine sociale, un elemento fra tutti gli altri e sullo stesso livello degli altri; si tratta dell’asservimento dello spiri- tuale al temporale, o addiriteura dell’assorbimento del primo nel secondo, in attesa della completa negazione della spiritua- lia, che @ il punto d'arrivo inevitable. Di fatto, considerare le cose a questo modo conduce fatalmente a la reli- gione, a trattarla cio’ come fatto meramente umano, di caratte- re sociale, o meglio «sociologico>, per gli uni, di carattere forse pitt psicologico per gli altri; ma allora non si tretta pit’ di reli- gione, perché la religione comporta in sé essenzialmente qual- cosa di «sovraumano», senza il quale non si @ pil nella sfera della spiritualit: infatti, come abbiamo spiegato in precedenza, temporale ¢ umano sono in reale’ identici. sii epee Ci troviamo quindi di fronte a una vera negazione implicita della religione e dello spirituale, nonostante le apparenze, di ‘modo che la negazione esplicita e dichiarata non sari tanto l'in- staurazione di un nuovo stato di cose quanto il riconoscimento di un fatto compiuto. In tal modo il capovolgimento dei rap- porti prepara direttamente la soppressione del termine superio- re, anzi la implica virtualmente, cosi come la rivolta degli Ksa- riya contro Pautorita dei Brahmani prepara, come vedremo, ed esige, per cosi dire, Pavvento delle caste pia basse; del resto, co- loro che hanno seguito fin qui la nostra esposizione capiranno senza fatica che in questo accostamento & contenuto qualcosa di pitt di un semplice paragone. VI La rivolta degli Ksatriya Presso quasi tutti i popoli, in epoche diverse, e sempre pitt | frequentemente via via che ci approssimiamo alla nostra epoca, i detentori del potere temporale hanno tentato, come abbiamo | visto, di rendersi indi nendo di aver innato in sé il loro potere, e hanno cercato di se- endenti da ogni autorita superiore, soste- parare completamente lo spirituale dal temporale, quando non addirittura di sortomettere il primo al secondo. Questa «insu- | bordinazione», nel senso etimologico della parola, presenta gradi different, di cui i pit accentuati sono anche i pit recenti, | come abbiamo indicato. Mai come nell’epoca moderna le cose si sono spinte tanto oltre; ma soprattutto non sembra che le corrispondenti concezioni siano mai tanto entrate nella menta~ ita generale quanto negli ultimi secoli, Potremmo, a questo proposito, ripetere quanto gia dicemmo in altra occasione trat- tando dell’«individualismo> quale caratteristica del mondo mo- derno': la funzione dell’autorita spirituale & la sola che si riferi- | sce a un campo sovraindividuale; quando questa autorita sia di- sconosciuta, @ logico che I’individualismo faccia la sua appari- | ‘ione, per lo meno come tendenza, anche se non come afferma- | zione avente caratteristiche ben determinate’; infatti tutte le al- ° Chr, La crsi del mondo moderno, eap.V. 2 Questa affermazione, d’altronde, qualunque si la forma da essa assunta, | ® im eal soltanto una negazione pi principio superiore allindividualita. ‘© meno dissimulata; la negazione di ogni | Antoritaspirituale e Potere temporale tre funzioni social, a cominciare da quella «governativa», che propria del potere temporale, sono di ordine puramente uma: no, e Findividualismo & precisamente la riduzione della inte civiltaai soli clementi umani. ‘Come facevamo osservare in precedenza, lo stesso discorso. vale per il «naturalismo»: l'autorita spirituale, connessa alla co= noscenza metafisica ¢ trascendente, é la sola ad avere un carat= tere veramente «sovrannaturale>; tutto il resto @ d’ordine natu= rale 0 «fisico», come notammo parlando del genere di cono~ seenza che, in una civilti tradizionale, é principalmente prero- gativa degli Ksatriya, Del resto, l'individualismo e il naturali= smo sono strettamente solidali, poiché sono, in fondo, i due aspetti che assume una sola e stessa cosa, secondo che la si con sideri rispetto all’uomo 0 al mondo; e si pud constatare che la comparsa di dottrine «individualistiche» o antimetafisiche si verifica quando, in una civil, elemento che rappresenta il po= tere temporale ha il sopravvento su quello che rappresenta Pat torita spirituale’ E cid che successe nella stessa India, quando gli Ksatriya, non accontentandosi pitt di occupare il secondo rango nella ge- rarchia delle funzioni sociali, benché questo rango comportasse Vesercizio di tutta la potenza esteriore e visibile, si rivoltarono contro ’autorita dei Brahmani e vollero affrancarsi da ogni di- pendenza nei loro confronti. La storia ci fornisce cosi una chia- ra conferma di quanto gia dicemmo: che il potere temporale conduce se stesso alla rovina quando disconosce la sua subordi- Un alto fatto curios, che segaliam di sfoggica, apart mportane she nee dotrine deg Ksstriya ha molto spesso un clement femme 6 "sppresniato simboliament come tl ia che si tat di dottin reola, mente desnae al loro uo, sa di concerionisterodoste fated esr tad preralere; pure da notre, 2 questo proposto che Vesbtenzadin econo 20 femminl,preso cert popllyapareconnesa alla dominarion dels sa guerra, Questo fatto pub spiegrsi incon la preponderanza dl slemen. to stagiasico» ed emotive prea i Ksatriya, esi sopra, con cont spondenza, nlf ordne cosmic, dellaspetto femme con Paki ola Ne: tur primorile, principio del =divenres della muazione emporle La rivolte degli Koatriya nazione nei confronti dell’autorita spirituale; infati, come tutto cid che appartiene al mondo del cambiamento, non pud essere autosufficiente. Il cambiamento 2 inconcepibile e contradditto- rio senza un principio immutabile. Ogni concezione che neghi Vimmutabile, ponendo Pessere completamente nel «divenire>, racchiude in se stessa un elemento di contraddizione. Una simi- le concezione ? eminentemente antimetafisica, poiché il campo metafisico & precisamente quello dell’immutabile, di cid che si ova al di li della natura o del «divenire>; essa potrebbe anche essere chiamata «temporale», per indicare che in tale concezio- ne il punto di vista @ esclusivamente quello della successione. Dialtronde, bisogna osservare che Papplicazione dell’agget- tivo «temporale» al sostantivo «potere» vuol significare che questo potere non si estende di la da cid che @ vincolato alla suecessione, di la da quel che @ sottoposto al mutamento. Le moderne teorie «evoluzionistiche», nelle loro diverse forme, non sono i soli esempi di questo errore, che consiste nell’iden- tificare tutta la realti col «divenire>. Esse vi hanno apportato una sfumatura speciale con la recente idea di «progresso>; ma simili teorie esistettero anche nell’antichita, soprattutto presso i Greci, e persino in certe forme di buddhismo’, che riteniamo daltronde degenerate o deviate, sebbene in Occidente sia inval- sa Vabitudine di considerarle come rappresentanti il «buddhi- smo originario». In realta, pid si studia cid che possiamo cono- scere del buddhismo originario, pit esso appare diverso dall’i- dea che se ne fanno in genere certi orientalisti; in particolare, sembra accertato che esso non comportasse affatto la negazione dell’Atma o del «Sé, ossia del principio permanente ¢ immuta- bile dell’essere, che & precisamente quel che ci inieressa soprat- tutto in questa sede. Che la negazione sia stata introdotta suc cessivamente in certe scuole del buddhismo indiano dagli Ksa- +B questo il motivo per cui i buddhist di certe scuole ricevertero 'epiteto di sarva-vaindsbia,cioe di «coloro che sostengono il dissolvimento di tutte le cose»; questo dissolvimento 2, insomma, un equivalente del «flusso universa- le insegnato da cert filosof fisici della Greci Autorta spiritualee Potere temporale per loro ispirazione, o che essi abbiano solamer voluto utilizzarla per i loro propri fini, & qualcosa che non cheremo di stabilire, perché ha in fondo poca importanza, ¢ conseguenze sono le stesse in ogni caso’. Quanto abbiamo esposto ci ha permesso, in effetti, di slicre la diretta connessione che esiste tra la negazione di o principio immutabile ¢ quella del!’autorita spirituale, tra il ri durre tutta Ja realta al «divenire» ¢ Paffermazione della sup: mazia degli Ksatriya; e bisogna aggiungere che, sottoponendo Vintero essere al mutamento, esso si riduce con cid stesso all’in= dividuo, ché soltanto il principio immutabile dell’essere per= mette di superare lindividualiti, di trascenderla; si vede cosi as- sai chiaramente quella solidarieta tra naturalismo e individuali« ‘smo da noi innanzi indicatat, Ma la ribellione anda oltre il suo obiettivo, e gli Ksatriya non furono capaci di arrestare il movimento, che avevano cosi scatenato, nel punto preciso in cui avrebbero potuto trarne van= taggio; ad approfittarne furono in realta le caste inferiori, e que= sto si comprende facilmente perché, quando ci si immewe su tuna tale china, 2 impossibile non percorrerla fino in fondo, La negazione dell’Atma non fu la sola a essere introdotta nel buddhismo deviato; vi fu anche quella della distinzione delle ca~ ste, fondamento dell’intero ordine sociale tradizionale: diretta in un primo tempo contro i Brihmani, non doveva tardare a ri= torcersi contro gli stessi Ksatriya’. Infatti, quando venga negato * Non si pud invocare, contro quel che diciamo del buddhismo originario e di una sua uteriore deviazione, il fatto che Szkyamuni apparteneva per nascita| alla casta degli Ksatriya, perché cid pud sena'aliro legittimamente spiegarsi con le speciali condizioni di una certa epoca, condizionirisultanti dalle leggi cicli- che. Si pud del resto notare, a questo proposito, che anche Cristo discendeva ‘non dalla eriba sacerdotale di Levi, ma dalla trib regale di Gina, * Si potrebbe ancora notare che le teorie del «divenires tendono molto na- turalmente a un certo «fenomenismor, anche se il «fenomenismo» in senso * Non si pud dire che il Buddha stesso avesse negato la distinzione delle ca- ste: egli non doveva semplicemente tenerne conto, perché quel che aveva real- ‘mente in vista era la costituzione di un ordine monastico, nel eu interno que- La rivolta degli Ksatriya il principio stesso della gerarchia, non si vede come una qualun- ‘que casta possa conservare la supremazia sulle altre, né a quale titolo possa pretendere di imporla; chiunque, in queste condi- zioni, pud pensare di avere gli stessi diritti al potere di chiunque altro, basta che disponga materialmente della forza necessaria per impadronirsene e per esercitarlo di fatto; ¢, se si tratta di una semplice questione di forza materiale, non ? evidente che questa debba trovarsi in sommo grado presso gli elementi che sono nello stesso tempo i pitt numerosi e, per le loro funzioni, i pid lontani da ogni preoccupazione d’ordine spirituale? La negazione delle caste apriva dunque la porta a tutte le usurpazioni, e ne potevano approfittare anche gli appartenenti all’ultima casta, gli stessi Sidra; in effetti, si videro alcuni di essi impadronirsi del trono ¢, per una sorta di «nemesi» che era nel- Ja logica degli avvenimenti, deporre gli Ksatriya dal potere che cera loro appartenuto legittimamente, ma di cui esi stessi aveva- no per cosi dire distrutto la legittimiat. sta dstinzione non si appicavs; fu solo quando si pretese di estendere questa assenca di dstnzione alla scieta che essa si trasformo in una negazione vera e mre i oe * Un govero in cui uomini di casts inferioe si aeribuiscon i too ele funzioni della regalt cid che gl antchi Greci chiamayaso stirannideyi i= fpilicato primiivo di quest termine, come si vede, mole diveso da quello ‘he ha asunto press | modern, peri qual ess0& pittososinonimo di spotismon. o VII Le usurpazioni della regalita e le loro conseguenze Si dice talvolta che la storia si ripete, il che 2 falso, perché non vi possono essere nell’universo due esseri o due avveni- menti che siano rigorosamente simili sotto tutti gli aspetts se lo fossero, non sarebbero pitt due ma, coincidendo in tutto, si confonderebbero in modo puro e semplice, cosi che non sareb- bero se non un solo e medesimo essere 0 avvenimento'. La tipe- tizione di possiblita identiche indica inoltre una supposizione contraddittoria, quella di una limitazione della possibilita uni- versale ¢ totale; ed @ proprio cid, come abbiamo spiegato altrove con tutti gli sviluppi necessari’, che permette di confutare teorie come quelle della «reincarnazione» e dell’ e as- sorbire i poteri appartenenti alla nobilta nel suo insieme, entrare in lotta contro quest’ultima e dedicarsi con accanimento alla di- struzione del feudalesimo, dal quale era tuttavia nata; ma una tale lotta le sarebbe stata impossibile se non si fosse appoggiata al «terzo stato», che corrisponde appunto ai Vaishyas per questa ragione vediamo pure, precisamente a partire da Filippo il Bello, * Vi bin eid la spiegazione, non solo della distruzione dell’Ordine del ‘Tempio, ma, pi. visibilmente ancora, di quella che fa chiamata Valterazione della monet, e questi due fati sono forse pi strettamente connessi di quanto si possa supporrea prima vista; in ogni caso, sei contemporanei di Filppo il Bello considerarono un erimine questa alterazione, bisogna concludere che, sambiando di propria iniziativa il titolo della monets, epi ando oltre i mitt riconosciti al potee regale. E questa un‘ndicszione da'non trascurae, poi ché, nelPantchita nel medioevo, la questione della moneta era vista sotto aspeti del tutto ignorati dai modern i quali si limitano al semplice punto di vista «ezonomico»; stato notato per esempio che presso i Celi simboli ra figura sulle monete non possono spiegarsi se non rcollegandoli a conoscenze cominciarono a costituirsi mediante quell’opera di «centralizzazione> di cui abbiamo par- lato. B. giusto dire che la formazione della «nazione francese>, in particolare, fu opera dei re; ma costoro, in tal modo, prepa rarono senza saperlo la propria rovina’;e se la Francia fu il pri- mo paese d’Europa in cui la monarchia fu abolita, cid avvenne perché proprio in Francia la enazionalizzazione» aveva avuto il suo punto di partenza. Inoltre, sara sufficiente ricordare quanto Ja rivoluzione sia stata accanitamente «nazionalisticay ¢ , e rammentare altresi Puso propriamente rivolu- ionario che fu fatto, durante tutto il secolo XIX, del cosiddet- to «principio di nazionaliti»”; vi @ dunque una contraddizione piuttosto curiosa nel «nazionalismo» che sbandierano oggi cer- ti avversari dichiarati della rivoluzione e della sua opera. Ma a * Alla louta della monarchia contro la nobilt feudale pad essere applicata in tutto il suo rigorePespressione evangeica: Ogni case diva contro se sesa pe- "© Occorre sowolineare che il «principio di nazionalitd> fu utiizzato so- prattutto contro il Papato e contro Austria, che rappresentavano gli ultimi testi dell’eredita del Sacro Romano Impero. a Aatoritasprituale e Potere temporale ‘noi preme soprattutto far rilevare che la formazione delle «nae zionalita» & essenzialmente uno degli episodi della lotta temporale contro lo spirituale; se si vuol toccare il nocciolo dele |a questione, si pud dire che per questo motivo essa fu fatale ale la regalita la quale, proprio quando sembrd realizzare tutte le sue ambizioni, si avvid verso la propria rovina", Esiste una specie di unificazione politica, quindi del tutto esteriore, che implica il disconoscimento, se non la negazione, dei principi spiritual i quali soli possono dare un'unit’ vera e profonda a una civilti; di questa unificazione politica le «nazior nalita» sono un esempio. Nel medioevo, vi fu in tutto POcek- dente una unita reale, fondata su basi propriamente tradiziona- li e fu la xcristianiti»; quando si formarono quelle unit’ secon- darie, di natura esclusivamente politica, cio temporale e non spirituale, che sono le nazioni, tale grande unit’ dell’ Occidente fu irrimediabilmente spezzata, ed ebbe fine Pesistenza effettiva della «cristianita». Le nazioni, frammenti dispersi dell'antica «cristianiti», false unita sostituitesi alla vera unitd per la sete di dominio del pote re temporale, non potevano vivere, a causa delle condizioni stesse da cui erano sorte, se non opponendosi le une alle altre, lottando senza tregua tra di loro in tutti i campi lo spirito & unita, la materia é molteplicita e divisione, e quanto pid ci si al- Jontana dalla spiritual’, tanto pit gli antagonismi si accentua- no e si amplificano. Nessuno potra contestatare che le guerre feudali, nettamente localizzate, e per di pid sottoposte a una re- " Laddove la monarchia ha poruosopravvivere diventando «ostcurions- Jes, non 2 pit che Vombra i sestesa ed ha ormai un'esistenza solo nominale ¢ stappresentativay:il che si exprime nella nota formula wl re rogna, ma on sovcrnay; che cos'é questa se non na caicatura del ania regalia? "UB questa a ragione per cu idea di una ssocet delle nazioni» non pud cssereche un’ utopia senza alcuna porta ree alla forma nazionle di gover. no ripugna essenzilmenteilriconoscimento di qualsas units superiors alla propria; d'ltronde, nelle conceioni che atualmente si fanno strat pac ” fino ad assumere nella nostra epoca sviluppi nuovi e poco rassi- curanti peril futuro. D’altra parte, il costituirsi delle enazionaliti> rese possibili veri e propri tentativi di asservimento dello spirituale al tempo- rale, implicanti un capovolgimento totale dei rapporti gerarchi- ci tra i due poteris questo asservimento trova la sua espressione pitt netea nellidea di una «Chiesa nazionale», subordinata ciot allo Stato ¢ rinchiusa nei limiti di ques¢ultimo; lo stesso termi- ne «religione di Stato», sotto Ia sua apparenza volutamente equivoca, in fondo non vuole significare altro: ¢ la religione di cui il governo temporale si serve come mezzo per rendere com- pleto il suo dominio; ? la religione ridotta a essere ormai soltan- to un fattore dell’ordine sociale’. Lidea di Chiesa «nazionale> ebbe le sue otigini nei paesi protestanti, 0, per meglio dire, il protestantesimo fu suscitato forse per realizzarla, giacché sembra che Lutero fosse, per lo ‘meno politicamente, soltanto uno strumento delle ambizioni di alcuni principi tedeschi; d’altronde, ® molto probabile che, se gli si fosse ribellato a Roma senza aver Pappoggio diretto o in- diretto di alcuni principi, le conseguenze sarcbbero state trascu rabili, come trascurabili furono quelle di molti altri dissidi indi viduali che restarono nella storia come incidenti senza seguito. La Riforma é il sintomo pid appariscente dello sgretolarsi del- unit’ spirituale della «cristianiti», ma non fu essa che comin- cid, per usare un’espressione di Joseph de Maistre, a «lacerare la © Come abbiamo fatto notare altrove (La eis del mondo moderna), obbl ¢gando tut gi uominiindistintamente a partecipae alle guerre moderne, si di- sconosce completamente la distinzione essenziale ta le funzioni socal; ¢ que- sta, del resto, una conseguenza logica dell eugualitarismor. * Questa concezione pu d’atrondeatwuarsi sotto alte forme oltre a quel- adi una Chiesa «nazionales in senso proprio; un esempio ci cid che diciamo & offerto da un regime come quello del , lo stesso gallicanesimo, quale poté essere concepito da Luigi XIV, non era in fondo altra cosa; se questo tentativo fosse riuscito, il legame con Roma si sarebbe indub- biamente conservato in teoria, ma gli effetti ne sarebbero stati totalmente annullati per l'interporsi del potere politico, ¢ la si- tuazione non sarebbe stata, in Francia, molto diversa da quel che potrebbe essere in Inghilterra se le tendenze del ramo ri- ° Bil caso di notare come il come il protestantesimo sopprima ilclero e, benché abbia la pretesa di conservare Fautorta della Bibb, a demol abbi pees di torita della Biba, la demolises in pratca '* Non prendiamo qui in consderazione il caso della Russia, che & un po” " azione il cao della Rusts, che & un meteocioperes ced meer cae toe gea pero la nostra esposizione; si pud tutavia die che anche qu si etrova la «rl tone di Stato» nel senso da noi ora defini; ma gli ordini monastici hanno erat sug in un eta minra ala subordiazione dello situs al en entre nei paesi protestant la loro soppressione ha reso questa subor. Ainazioneaffatto completa Wigeomatn Series 7" Le usurpazioni della regalitie le loro conseguenze tualistico della Chiesa anglicana giungessero a prevalere in modo definitive”. Il protestantesimo, nelle sue diverse forme, ha certo spinto le cose agli estremis tuttavia, non 2 solo nei paesi dove esso si af- fermd che la regalita distrusse il suo proprio «diritto divino», cio unico fondamento reale della sua legittimit’, e, contempo- raneamente, Punica garanzia della sua stabilit3; secondo quanto abbiamo esposto, la monarchia francese, senza arrivare a una rottura cosi netta con Pautorita spirituale, ha agito con mezzi pilt ambigui e meno diretti nello stesso senso, ¢ sembra anzi che essa sia stata la prima a incamminarsi per questa strada; quelli fra i suoi sostenitori che considerano cid come una specie di gloria sembrano non accorgersi delle conseguenze che I'atteggiamento dei re di Francia provocd e che non poteva non provocare. La verita 2 che la monarchia apr in tal modo inconsciamen- te il cammino alla rivoluzione, e ques’ultima, distruggendola, non fece che inoltrarsi in quella via di disordine che la prima aveva imboccato. In effetti, dappertutto nel mondo occidentale la borghesia @ giunta a impadronirsi di quel potere al quale la monarchia ’aveva fatta partecipare in un primo tempo illegitti- ‘mamente; poco importa che essa abbia abolito la monarchia co- me in Francia o Pabbia lasciata nominalmente in vita come in Inghilterra o altrove; in tutti i casi il risultato & identico e rap presenta il trionfo dei valori e «gillicanesimo», similicudine che corrisponde perfetramente alla real ie. Autorta spivisualee Potere temporale Non intendiamo, 2 questo proposito, formulare previsioni, ma non sarebbe molto difficile trarre da quel che precede certe conseguenze per l'avvenire: se in qualche modo gli elementi so- ciali inferior’ avranno accesso al potere, il loro regno sari vero~ similmente il pitt breve di tutti, e contraddistinguera ultima fa- se di un determinato ciclo storico, poiché non sara possibile scendere pitt in basso; ¢ anche se un tale avvenimento non avra una rilevanza pitt generale, v’e da supporre che esso costituird, per POccidente almeno, la fine del periodo moderno. Lo storico che si avvalesse dei dati indicati potrebbe senza dubbio sviluppare queste considerazioni quasi indefinitamente, ricercando fatti pit particolari che farebbero risaltare in modo molto preciso quanto abbiamo voluto rilevare soprattutto in questa occasione': cio’ la troppo poco conosciuta responsabi~ lita che ebbe il potere regale all’origine di tutto il disordine mo derno, con quella prima deviazione nei rapporti tra lo spirituale e il temporale che doveva provocare inevitabilmente tutte le al tre. Quanto a noi, non pud essere questo il nostro compito; ci siamo limitati semplicemente a offrire aleuni esempi adatti a chiarire un’esposizione sintetica; dobbiamo percid attenerci alle grandi linee della storia, e limitarci alle indicazioni essenziali che ci provengono dal susseguirsi degli avvenimenti. " Sarebbe, ad esempio, interessante studiare sort questo particolare punto di vista a funzione di Richelieu, il quale si accani a distruggere le ultime vesti- ia del feudalesimo e, pur combattendo i protestant allinterno della Francia, stalled a essi in politica extera contro quel che ancora sopravviveva del Sacro Romano Impero, contro le sopravvivenze, cio, de anticaserstanit VU Paradiso terrestre e Paradiso celeste La costituzione politica della . L'lm- peratore presiede ai «piccoli misteri», che riguardano il «Paradi- so terrestre>, cio’ la realizzazione della perfezione dello stato umano'; il Sovrano Pontefice presiede ai «grandi misteri», che riguardano il «Paradiso celeste», cio® la realizzazione degli stati superumani, ricollegati allo stato umano della funzione «ponti- ficale», intesa nel suo senso strettamente etimologico’. Luomo, in quanto tale, non pud evidentemente raggiungere da solo che il primo dei due fini, il quale pud esser detto «naturale», mentre il secondo & propriamente «sovrannaturale», poiché si situa di la dal mondo manifestato: Ia distinzione dunque veramente quella esistente tra sfera «fisica> e sfera «metafisice». ‘Qui appare, nel modo pitt chiaro, la concordanza di tutte le tradizioni, siano esse dell'Oriente o dell’Occideme: nel definire le attribuzioni rispettive dei Brahmani ¢ degli Ksatriya, aveva- id che si ferise soltanto allo stato attuale dellorganizzazione della Chiesa ‘attolis; qualunque giudizio sul'ulkimo aspetto non dovreboe in alcun modo condizionare la valutazione del primo. Quanto diciamo ora a proposito del catolicesimo (ed & Fesempio pit immediato che si presenta parlando di Dan- te) potrebbe trovare molte alte applicazioni; ma oggi sono pocki coloro che, quando occorra,sanno fare astrazione dalle contingenze storiche; cid & tanto ‘ero che, per restare allo stesso esempio,certidifensori del cattolicesimo, in cid non diversi dai suoiavversar,credono di poterridurre tutto a una sempli- ce questione di «storiiti:il che & una delle forme della moderna ssuperst- one dei fi. * Questa realizzazione & di fato, la restaurazione dello «stato primordia- lev di eui si parla in tutte le tradizioni, come abbiamo avuto oceasione di «sport pit volte. een * Nel simbolismo della croce la prima di queste due realizzazioni® rappre~ sentata dao sviluppo indefinito della linea orizzontale, la seconda da quello della linea vertical; esse costiuiscono, secondo il linguaggio del'soterismo islamico, i due sasi della edilataziones e dell'sssltaziones, le qual eulmina- no nella realizzazione dell' al «Paradiso celeste»; la prima di queste due funzioni viene adempiuta «secondo la filosofia», la seconda «secondo la Rive~ lazione; ma i due termini sono fra quelli che & bene spiegare accuratamente. E ovvio, infatti che «filosofia» non ha qui il suo significato ordinario e profano perché, se cosi fosse, essa sareb- be troppo evidentemente inadatta a svolgere la funzione che le & assegnata; per comprendere di che cosa si tratti realmente, oc corre restituire alla parola «filosofia» il suo significato primi vo, quello che essa aveva per i pitagorici, i quali furono i primi a farne uso. Come abbiamo indicato in un’altra occasione", que~ sto termine, che significa etimologicamente «amore per la sag- gezza», designa anzitutto una dis sosizione iniviale per perveni~ re alla saggezza, ¢ pud anche significare, per estensione del tutto naturale, la ricerca che, partendo da questa disposizione, deve condurre alla vera conoscenza; si tratta dunque di un semplice stadio preliminare ¢ preparatorio, un avvio verso la saggezza, cosi come il «Paradiso terrestre» ® una tappa lungo la via che conduce al «Paradiso celeste». La «filosofia» cosi intesa si potrebbe chiamare, volendo, ssaggezza umana» perché comprende P'insieme di tutte le co- noscenze raggiungibili mediante le sole facolta dell'individuo ‘umano, facolta che Dante sintetizza nella ragione: grazie a essa Tuomo viene definito tale. Ma la «saggezza umana», proprio perché solamente umana, non affatto la vera saggezza, la qua~ le si identifica con la conoscenza metalisica. Quest'ultima & es- senzialmente sovrarazionale, e di conseguenza sovraumana; € "La erisi del mondo moderno, 6 Paradiso terrestre Paradiso celeste come, a partire dal «Paradiso terrestre>, la via del «Paradiso ce~ lester abbandona la terra per «salire alle stelle»", ovvero per di rigersi verso gli stati superiori, che sono simboleggiati dai pia- neti e dalle stelle nel linguaggio dell’astrologia, e dalle gerarchie angeliche in quello della teologia, cosi per conoscere tutto quel che supera lo stato umano le facolta individuali diventano im- potenti ¢ si rendono indispensabili altri mezzi: a questo punto interviene la «Rivelazione», la quale @ una comunicazione di- retta con gli stati superiori, comunicazione che, come precisa- vamo poco fa, ¢ di fatto stabilita dal «pontificato». La possibilita della «Rivelazione> ha il suo fondamento nel- Vesistenza di facolta trascendenti Pindividuo: qualunque sia il nome che viene dato loro (che si parli ad esempio di «intuizione intellettuale» 0 di «ispirazione»), si trata in fondo sempre della stessa cosa; la prima denominazione potra far pensare in certo qual modo agli stati «angelici», che sono in effetti identici agli stati sovraindividuali delPessere, ¢ la seconda evochera soprat- tutto quell’operazione dello Spirito Santo cui Dante si riferisce cespressamente nel passo citato"; si pow’ dice altresi che quella che interiormente é «ispirazione», per colui che la riceve in mo do diretto, diventa esteriormente «Rivelazione» per la colletti- vita umana alla quale @ trasmessa per suo tramite, nella misura in ccui una tale trasmissione @ possibile, cio® nella misura dell’espri- mibile, Naturalmente stiamo qui riassumendo in modo molto sommario, e di conseguenza in modo forse un po’ troppo sem- plificato, un insieme di considerazioni che se si volessero svi- luppare pitt completamente si rivelerebbero piuttosto comples- se e, comungue sia, tali da sfuggire dall’ambito dell’argomento specifico di questo studio; quanto abbiamo detto & in tutti i casi sufficiente per il fine che ei proponiamo in questa sede. * Purges XXXIL, 145; cfr. L'Esoterismo di Dante. " Lintelletto puro, il quale ha carattere universale non individuale, ri- 2 d’oro e quella dei «piccoli misteri> d’argento, perché Voro ¢ Vargento sono, in alchimia, Pesatto equivalente del sole ce della luna in astrologia. Le due chiavi, quelle di Giano nellan- tica Roma, erano uno degli attributi del Pontefice, cui era legata cessenzialmente la funzione di «ierofante> o «mzestro dei miste- +x; come il titolo stesso di Pontifex Maximus, ese si sono con- servate trai principali emblemi del Papato, e d’altronde le paro- le evangeliche riferentisi al «potere delle chiavi», come in mol- tissimi altri casi, confermano pienamente la tradizione primor~ diale. Si pud allora comprendere, meglio di quanto permettesse quel che avevamo spiegato finora, perché le due chiavi sono al tempo stesso quelle del potere spirituale e del potere temporale; per rendere espliciti i rapporti tra i due poteri, si potrebbe dire che il Papa deve conservare per sé la chiave d’or0 del «Paradiso celeste» e affidare all’ Imperatore la chiave dargento del «Para- diso terrestres; abbiamo visto poc’anzi che, nel simbolismo, la seconda chiave era talvolta sostituita dallo scettro, insegna pid specifica della regalita " Deve essere ben chiaro che si tratta sempre di una conoscenza non sola- mente teorica, ma effettva, la quale di conseguenza comporta essenzialmente la realizzazione corrispondente. "A questo proposito accorre osservare che il Paradiso celeste» 2 essen- zialmente il Brahya-Loka, idenifcato eon il «Sole spirituales (cfr. L’xomo € il suo divenire secondo il Vedanta, capp. XI e XXII), che inoltre il =Paradi- so terse deo sre ra dll uae (1 el Mond ac ma della montagna del Purgatorio, secondo il simbolismo della Divina Com- media, 2 Finite dello stato mano o terres, individ, el pnt di co- ‘municazione con gi stat eles, sovraindividual: "Lo scettro, come la chav, ha rapport simbolci con]'«asse del mondo»; ® un punto che in questa sede possiamo soltanto segnalae di sfuggita, rser- vandoc di svlupparlo compiutamente in altri stud. - Antoritisprituale Potere temporale In cid che abbiamo appena detto vi? un punto sul quale dobbiamo richiamare l'attenzione per evitare una contraddizio. ne anche solo apparente: da una parte abbiamo affermato che la conoscenza metafisica, cio’ la vera saggezza, él principio don- de ogni altra conoscenza deriva come sua applicazione al livello contingente; ¢, dallaltra, abbiamo spiegato che la «filosofian, nel suo senso originario, secondo il quale essa designa P'insieme di tali conoscenze contingenti, deve essere considerata come ‘una preparazione alla saggezza; come possono conciliarsi le due affermazioni? Abbiamo gia espresso il nostro pensiero su que~ sta questione, parlando della duplice funzione delle «scienze tradizionalin': si tratta di due punti di vista, uno discendente e Valtro ascendente, di eui il primo corrisponde a uno sviluppo della conoscenza a partire dai principi per giungere ad applic zioni sempre pid lontane da quest, e il secondo a una acquisi- zione graduale della conoscenza procedendo dall’inferiore al superiore, 0, se si vuole, dall’esteriore allinteriore. Il secondo Punto di vista corrisponde percid alla via secondo la quale gli tomini possono essere guidati alla conoscenza in modo gradua- Je € proporzionato alle loro capacita intelletruali; ed 2 cos) che ssi sono guidati dapprima al «Paradiso terrestre», poi al «Para. diso celeste»; ma questo ordine di insegnamento 0 di comuni- cazione della «scienza sacra» ? V’inverso del suo ordine di costi- tuzione gerarchica. Di fatto, ogni conoscenza che abbia veramente il carattere di «scienza sacra», di qualunque tipo essa sia, pud essere valida- mente costituta soltanto da coloro che, prima di tutto, posseg~ gono in modo completo la conoscenza principiale, e quindi so- no i soli qualificati per attuare, conformemente all’ortodossia tradizionale pid rigorosa, ogni adattamento richiesto dalle cir costanze di tempo e di luogo; per questo, quando gli adatta- menti sono effettuati regolarmente, essi sono necessariamente opera del sacerdozio, al quale appartiene per definizione la co- "La crisi del mondo modero. Paradiso terrestree Paradiso celeste noscenza dei principi; ecco perché soltanto il sacerdozio pud conferte legttimamente I' acute dela pciionr dom capes detOccionn A essa Dante fa precsamente allsione in un punto dela Dona Com media wea pit casters per Paso di questo simbolsivo (Parl, 1-18) ¢ non senza motivo ricorda quest llsione nel ultimo camo dl poeta (Par, OK, 96 sigs cmetin del elo doco cradle conc * Aima-Bodha si veda L'nomoe i suo divenire secondo il Vedanta xp. XXII, eRe del Mondo. 2 Paradivo terresve ¢ Paradiso celeste presenta in effetti la conquista della «grande pace>™. Questa pud d’altronde intendersi in due modi, secondo che si riferisea al «Paradiso terrestre» o al «Paradiso celeste»; nell'ultimo caso, si identifica alla «luce di gloria» e alla «visione beatifica»*; nel- altro, ¢ la «pace» propriamente detta, in un senso pid ristretto, ma ancora molto differente dal senso ; ¢ occorre inoltre considerare che Dante applica lo stesso termine «beati- tudine» a entrambi i fini dell’uomo. La navicella di san Pietro deve condurre gli uomini al «Paradiso celeste»; ma se la funzio- ne del «Principe romano», cio dell'Imperatore, @ quella di condutre al «Paradiso terrestre», anche in tal caso si trattera di una navigazione™; per questo motivo la «Terra Santa» delle di- verse tradizioni, che & appunto il «Paradiso terrestre», viene spesso rappresentata come un'isol: il fine assagnato da Dante al «reggitore del mondo» ? la realizzazione éella «pace>* il porto, verso cui questi deve dirigere il genere umano, é I'«isola sacra» che permane immutabile in mezzo allagitazione inces- sante dei flutti, ed @ altresi la «Montagna della Salvezza», il «Santuario della Pace>™. rence di Questa conquisa 2 rappresentatatalvolta anche seto le app pit pint aches inns patel Pst al ere ab imoviene Lo nel Bhagavad Gia, cst come peso i musulan; un sim Bolamo dello stesso gence sritovs ne oman cavallerchi del medioevo ® Sono quest precisamente, 1 differnt sigficatt della parolaebrac: kina, dakronde, i due aspet che rieordiamo or 1000 contenot nel tr sc reese ny ‘bus bonae volunats, come abba spicgato nel nono studio Il Re del Mee der cm alatctoclorcrde oa mcearqpolatielle meso he iors e quello delle sacque inferior, simbolismo che comune atte le dot ‘ne tradiional i 5 ove con Fintegnamento Su quest pont si poursbbe ares fare un paagonec = isan Tommaso e'Aguino, da noi riferto pis inanzi, co come con i di Confuco da oi ceo. ; *"Tn-um altro stadio abbiamo detto che la uno deh atribut fon- damental dl sRe del mondo, di cu "imperatoreriflete uno deg asperts “un secondo aspeto trova la su corispondenza nel Paps; ma ven’ un terz0, principio dl due precedent che noo ha rappresentazione visi in questa Autoriti spiritwale e Potere temporale __, Non ¢ispingeremo oltre nella spiegazione di questo simbo- lismo, la cui comprensione, dopo i nostri chiarimenti, non dos vrebbe ‘Pill presentare la minima difficolta, almeno nella misura necessaria alla comprensione delle tispettive funzioni dell’Im= ero e del Papato; d’altra parte, non pottemmo dilungarci am Gora senza inoltrarciin un campo di cui non vogliamo occupar- ci per ora” Il passo del De Monarchia che abbiamo citato & a nostra conoscenza, lesposizione pid chiara e pit completa, ne ‘a sua voluta concisione, della costituzione della seretanitns ¢ del modo in cui i rapporti trai due poteri dovevano essere ines si. Gi si domandera perché tale concezione rimase expression di un ideale che non doveva mai realizzari lo strane > che al momento stesso in cui Dante la formulaya, gli avvenimenti che si svolgevano in Europa erano precisamente di naturs ada che dovevano per sempre impedimne Pattuazione. Lintera opera di Dante & sotto certi aspetti, il testamento del medioevo agonizzante; essa rivela quel che sarcbbe stato tondo essen senon aves ot iso legacon apo ria tradizione; ma, se la deviazione moderna peté i ci accadde, in verit3, perché quel mondo non avers peer ‘eRaniczavione della cristina (cf, su ques tre aspen, I Re del Mondo), the Roma me ete comidrzon’ gu pon ce comprandere inn Sa gine del vero «Centro del mondlon, dl. { Qussto campo & quello dll'esoterismo cattolico del mediocvo, inteso pit specialmente nei sui rapport con Termetismes stn le sno th Late d Dan) sey shoo eka oe sme dle ede Dane Vigin Sen es pore temporedlTaoa phate tae eal ‘Rei per quanto riguarda san Bernardo, bisogna riferisi a quel che able * to in precedenza al suo proposito, ie rete Paradiso terrestre e Paradiso celeste bilita, o perlomeno esse erano soltanto prerogativa di una élite gi molto ristretta, la quale le realizzé per proprio conto, senza che nulla potesse manifestarsene all’esterno riflettendosi nell’or- ganizzazione sociale. Si era giunti a quel momento della storia in cui doveva cominciare il periodo pitt oscuro dell’«eti oscu- rav%, caratterizzato in tutti i campi dallo sviluppo delle possibi- lita inferioris questo sviluppo, procedendo sempre nel senso del mutamento e della moltepliciti, doveva inevitabilmente portare a cid che constatiamo oggi: nel campo sociale, come in qualsiasi altro, Minstabilita & al suo culmine, il disordine ¢ la confusione regnano dappertutto sovrani; mai Pumanita & stata cosi lontana dal «Paradiso terrestre> ¢ dalla spiritualita primordiale, Bisognera forse concludere che questo allontanamento sia definitivo, che nessun potere stabile ¢ legittimo reggera pitt la terra, che ogni autorita spirituale scomparira dal mondo ¢ che le tenebre, estendendosi dall’Occidente all'Oriente, nasconderan- no per sempre la luce della verita? Se tale fosse la nostra conclu- sione, non avremmo certo seritto queste pagine, né avremmo seritto nessuno degli altri nostri libri, giacché si sarebbe trattato ovviamente di fatica sprecata; ci rimane ora da dire perché non pensiamo che le cose possano finire cosi. Cfe- La visi del mondo moderna, cap. 1 Ix La legge immutabile Come si & visto, gli insegnamenti di tutte le dottrine tradi- zionali sono unanimi nell’affermare la supremazia dello spiri- tuale nei confronti del temporale, ¢ nel considerare normale e legittima soltanto Porganizzazione sociale in cui tale suprema~ zi sia riconosciuta e si rifletta nei rapporti dei due poteri corri- spondenti alle due sfere rispettive, D’altra parte, la storia mo- stra chiaramente come il disconoscimento di quest’ordine ge- rarchico porti con sé, sempre e dappertutto, le medesime con- seguenze: squilibrio sociale, confusione delle funtzioni, egemo- nia di elementi man mano inferiori, insieme a degradazione in- telleteuale, oblio dei principi trascendenti agli inizi, poi, scen- dendo sempre pit, negazione di ogni vera conoscenza. E il caso di osservare che la dottrina, la quale permette di prevedere che le cose devono inevitabilmente seguire questo corso, non ha nessun bisogno, in quanto tale, di una simile con- ferma a posteriori; tuttavia, se abbiamo creduto opportuno insi- stere su tali conseguenze storiche, la ragione & che questi argo- ‘menti possono invogliare i nostri contemporanei a riflettere se~ riamente: a causa delle loro tendenze e abitudini mentali ess no sensibili sopratcutto ai fatti, e questo @ forse P'unico modo per spingerli a riconoscere la veriti della dottrina. Se tale veriti fosse riconosciuta pur solo da un ristretto numero di individui, si tratterebbe tuttavia di un risultato di considerevole importan- za, perché soltanto cosi potrebbe cominciare un cambiamento di orientamento che conduca alla restaurazione dell'ordine nor- Antovita spritualee Potere temporale limite del disordine, compreso Papparente annientamento del «mondo esteriorex, si produrri Pavvento della

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