sagomata e dipinta a tempera e oro su tavola di Cimabue, databile attorno al 1268-1271 circa e conservata nella chiesa di San Domenico di Arezzo. Prima opera attribuita al maestro, vi si legge un distacco dalla maniera bizantina all'insegna di un maggior espressionismo. In questa opera Cimabue si orient verso le recenti rappresentazioni della crocifissione con il Christus patiens ma aggiorn l'iconografia arcuando ancora maggiormente il corpo di Cristo, che ormai debordava occupando tutta la fascia alla sinistra della croce. Il corpo di Cristo, il tipo di panneggio e la decorazione della croce derivano da Giunta e la croce aretina potrebbe apparire come una semplice imitazione se non fosse per la particolare flessione, che si sforza di trovare un equilibrio fra realismo e intellettualismo, con effetto pi dinamico ed espressivo, ma anche di geometrica purezza. Le linee di contorno accentuano la tensione muscolare del corpo ondeggiante. La smorfia di dolore pi realistica, in ossequio alle richieste degli ordini mendicanti. Il torace segnato da una muscolatura tripartita, le mani appiattite sulla croce e i colori sontuosamente preziosi, sia per l'uso dell'oro che dello squillante rosso.
Il Crocifisso di Santa Croce un'opera di Cimabue,
dipinta per la basilica di Santa Croce a Firenze. attribuito al 1272-1288 circa. Il Cristo ancora inclinato dolorosamente nella posa patetica del Christus patiens, per il corpo ancora pi longilineo e sinuoso. Gli scomparti non contengono figurazioni ma uno sfondo che ricorda un drappeggio, anche perch quello di sinistra interamente occupato dal corpo di Cristo. Nei terminali sono dipinti la Vergine e San Giovanni a mezzobusto. La cimasa reca il cartiglio "INRI", mentre il soppedaneo (in basso) non decorato. La luce calcolata e modella con il chiaroscuro un volume realistico: i chiari colori dell'addome, girato verso l'ipotetica fonte di luce, non sono gli stessi del costato e delle spalle, sapientemente rappresentati come illuminati con un angolo di luce diverso. Le ombre, appena accennate su pieghe profonde come quelle dei gomiti, sono pi scure nei solchi tra la testa e la spalla, sul fianco, tra le gambe. Un vero esempio di virtuosismo poi la resa del morbido panneggio, delicatamente trasparente e dalla consistenza setosa.
Il Crocifisso di Santa Maria Novella una delle croci
sagomate di Giotto, databile al 1290-1295 circa e conservato nella navata centrale della Basilica di Santa Maria Novella a Firenze. La Croce di Giotto considerata un'opera fondamentale per la storia dell'arte italiana, in quanto l'artista approfondisce e rinnova l'iconografia del Christus patiens. Giotto infatti abbandon l'iconografia del Cristo inarcato, per dipingerlo in una posa pi naturalistica, un doloroso abbandono con le gambe piegate sotto il peso del corpo, seguendo un'ispirazione legata alla tradizione scultorea, piuttosto che quella tradizionalmente legata alla pittura bizantina. Dispose le gambe incrociate e bloccate da un solo chiodo sui piedi. I due dolenti, alle estremit dei bracci, mostrano come di consueto Maria e san Giovanni a met figura. Se nel Giovanni si nota un'influenza di Cimabue abbastanza spiccata, la Madonna richiama modelli romani, forse visti in occasione di un primo viaggio a Roma al seguito del suo maestro. Inoltre il Crocifisso ricorda nell'insieme quello dipinto ad Assisi nella scena di Girolamo che esamina le stimmate.