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QUMRAN
(Qumran, 1996)
A Rose Lallier,
questo libro nato da una sua visione.
Chiunque abbia osato indagare
Su queste quattro cose:
Cosa c' al di sopra?
Cosa c' al di sotto?
Cosa c'era prima del mondo?
Cosa ci sar dopo di esso?
Sarebbe stato meglio per lui non essere mai nato.
Talmud di Babilonia, Haghigah, 11b.
PROLOGO
1
Il giorno in cui il Messia rese lo spirito, il cielo non era n pi n meno
scuro di ogni altro giorno; nessuna luce, come un segno miracoloso, lo
rischiarava. Il sole era nascosto da spesse nebbie, ma i suoi raggi riuscivano a trafiggerne il fondo opaco. Le nubi annunciavano una pioggia sottile
o foriera di grandine, di quelle mai venute a rinfrescare il terreo paesaggio.
Le tenebre non erano profonde sopra la regione, mentre il cielo emetteva
ancora un fievole lucore.
Era un giorno come gli altri insomma, n triste n allegro, n buio n
chiaro, non straordinario, ma nemmeno del tutto comune. Forse la normalit era un presagio di questa assenza di presagi: non so.
Fu un'agonia lenta, difficile. Il suo respiro pass all'eternit dopo un lungo gemito, di una disperazione immensa. I suoi capelli e la sua barba scolorita non espressero pi l'ardore della saggezza, dispensata ovunque come
una cura o una guarigione. Il suo sguardo perse quella fiamma che l'aveva
sempre ravvivato quando, con passione, aveva recato a tutti le sue buone
parole e le profezie, predicendo l'avverarsi di un mondo nuovo. Il suo corpo strizzato come un panno lavato, devastato, era soltanto sofferenza, con-
ma discendenza. I tre segretari del rabbi pronunciarono il kaddish. Vennero recitate le preghiere in uso.
Poi il discepolo preferito del rabbi, quello che egli amava fra tutti, prese
la parola e cos si espresse: Fratelli e sorelle! Gerusalemme, la porta dei
popoli, stata scardinata quest'oggi, le sue mura distrutte, le sue torri demolite; e la sua polvere rastrellata: e ora, ecco, somiglia a una pietra arida.
Il rabbi, nostro maestro, non pi con noi come prima. Siamo rimasti orfani in questa terra, le nostre dimore sono desolate, il nostro animo prostrato, mangiamo le nostre lacrime al posto del pane, mentre gli occhi ci si
consumano e la gola diventa secca. Ma il popolo che cammina nelle tenebre vedr ben presto una grande luce. Guardatevi intorno! L'esercito di Dio
pu contare su ventimila uomini, e su molti di pi ancora. Dappertutto, ci
si prepara: ciascuno secondo i suoi ritmi e le sue credenze, tutti si armano
e si uniscono nel grande formicaio dei tempi nuovi.
Intorno a noi si consuma il mondo in rovina. Le nostre case sono come
armature che ci proteggono contro le innumerevoli turpitudini delle citt
tentacolari, Sodoma e Gomorra dai volti di acciaio e plexiglas. Noi chiudiamo gli occhi davanti alla depravazione, allo stupro e alla lussuria; le
stirpi maledette di umani sconvolti, bestie scheletrite che urlano al chiaro
di luna, vagano nelle strade deserte e, con gli occhi fuori dalle orbite e la
lunga capigliatura incollata alla debole nuca, uccidono senza scopo la facile preda, il bambino indifeso e la donna sola. Fuori dalle nostre case la
malattia si propaga e imperversa in tutti i continenti. Come una nuova lebbra, separa gli uomini gli uni dagli altri e ammassa gli infermi negli ospedali, ultimi templi di morte in cui ci si adopera pi che per la guarigione,
contro la Redenzione, sempre pi lontano dalla Resurrezione, dall'attesa
della fine, annunciata profeticamente, irrevocabilmente, dai preti vestiti di
panni bianchi. All'intorno, la terra maledetta, pattumiera nauseabonda,
devastata dalla tecnica e dal suo cascame, prosciugata, bruciata dal sole,
invasa dal deserto, disertata dalle acque; la terra vomita e sputa in malsane
convulsioni, con le ossa sotterrate alla rinfusa e il sangue ancora fresco
dell'ultima guerra, massacro o genocidio. Non vedete? Il fumo sale, il fiore
cade, l'erba inaridisce. Questa terra sar presto il territorio del gufo e del
riccio, della civetta e del corvo. Fratelli miei, noi siamo in un altro tempo,
alla fine del tempo.
Il giorno parla all'altro giorno, la notte lo sussurra all'alba che nasce, le
gocce di rugiada palpitano sotto il vento nuovo e recano la notizia: ecco il
rabbi, ecco il Messia che si risveglia dal suo sonno di secoli, che si alza e
affatto la citt della pace, dalle pietre fuse di zaffiri, le merlature di rubini e
le tele gonfiate dal vento. Il Tempio nel suo seno non si era per nulla ricostruito in cipresso, olmo, o bosso. Tutto era calmo, silenzioso, non si udiva
il rumore concitato della vita, n quello proveniente dal Tempio, n quello
dell'Eterno, venuto a rendere la pariglia ai suoi nemici, a mettere contro di
loro il soffio della sua collera, a esercitare su di loro terribili rappresaglie e
furiose punizioni.
Tuttavia, avrebbe potuto esserci un segno, un infimo indizio che manifestasse che tutto non era poi cos normale. Qualcuno avrebbe potuto farlo
rilevare, all'occorrenza. Infatti, i medici si erano ingannati. Era cos vecchio, ma tuttavia cos robusto e vigoroso quando teneva i suoi sermoni
attraverso il mondo, con le persone che riceveva senza fine, con i consigli
che prodigava al telefono o a casa sua, privatamente o in pubblico, per
scritto o a voce, di persona o con la mediazione dei suoi discepoli. Era
l'ultimo della discendenza e non aveva figli; ed era come se si aggrappasse
alla vita affinch questa durasse il pi possibile. Era cos vecchio da non
essersi accorto di nulla. Da molto tempo i suoi discepoli avevano previsto
questo momento, con apprensione o con paura; lo avevano predetto, e avevano adattato la realt alle loro dichiarazioni, alla loro scienza profetica.
Ma chi avrebbe potuto sapere, quando lui stesso annunciava la sua prossima fine e la sua futura resurrezione?
Tuttavia non era morto per un cedimento sopravvenuto all'improvviso;
era stato ucciso da uno choc violento, da un brutale colpo alla testa, che lo
aveva immerso nel torpore. Ma questo non lo sapeva nessuno. Nessuno
tranne me, che non possiedo l'onniscienza.
Poich il rabbi non era morto di morte naturale. La sua ora era suonata
per mano dell'uomo che lo aveva richiamato a Dio. Poich il rabbi, in verit, non era morto di morte naturale: lo avevano ucciso. Io, l'ho assassinato.
Poich ecco, un giorno viene, infocato come una fornace, e tutti gli
orgogliosi, e tutti coloro che commettono l'iniquit diventeranno come
stoppia; e quel giorno che viene li incendia, ha detto l'Eterno degli Eserciti, e non lascia loro n radice n ramo.
2
Sono nato nell'anno 1967 dell'era cristiana, ma la mia memoria ha cinquemila anni. Mi ricordo i secoli trascorsi come se li avessi abitati, poich
la mia tradizione li ha vissuti attraverso tutte le parole, gli scritti e le esegesi pronunciati nel corso del tempo, accumulati e aggiunti pezzo per pezzo o perduti definitivamente; ma ci che resta oggi dentro di me, forma
una traccia il cui contorno lineare si disegna attraverso le gesta delle famiglie e delle generazioni, prolungandosi cos, progressivamente, verso la
discendenza. Non sto parlando della storia, questa sfilata di figure immobilizzate nella cera e nella pietra tombale dei musei che, in una morta eternit, fanno voltare le pagine impavide e inamidate dei libri. Sto parlando
della memoria che si sfoga nei ricordi che continuano a vivere e nei pensieri che non si sottomettono all'ordine cronologico, dal momento che il
trascorrere del tempo non conosce n il metodo n l'avvenimento, tenaci
pregiudizi della scienza, ma solo il senso intimo delle cose, cio dell'esistenza. La memoria trova il suo elemento nel presente, con l'introspezione
e la scomposizione minuziose: vi scopre l'assenza e l'irrealt del suo essere, non essendo che l'enunciazione diretta di ci che passa e, passando,
gi passata e dunque appartiene gi al passato.
Nella lingua che io parlo, il verbo essere non ha un tempo presente; per
dire "io sono" occorre usare il futuro o il passato e, per iniziare la mia narrazione nella vostra lingua, vorrei poter tradurre un passato assoluto, non
un passato prossimo che, nella sua perfidia, rende presente il passato mescolando i due tempi. Preferisco il passato remoto che semplicemente
trascorso tanto nella sua unicit e nella sua bella totalit che nelle sue chiuse sonorit. il vero passato del tempo passato. Il presente che viene analizzato, cos come quello che si enuncia con il passato, vengono messi da
parte in suo favore, come se il passato stesso trovasse in essi la sua propria
condizione, essendo la vera condizione di ogni cosa. Nella Bibbia che io
leggo non c' presente, e il futuro e il passato sono pressoch identici. In
un certo senso, il passato si esprime attraverso il futuro. Per esempio, si
dice che per formare un tempo passato si aggiunge una lettera, vav, al futuro. Lo si chiama il "vav conversivo". Ma questa lettera significa pure "e".
Cos, per leggere un verbo coniugato, si pu scegliere, ad esempio, tra "fece" o "far". Ho sempre adottato la seconda soluzione. Credo che la Bibbia
si esprima soltanto al futuro, e che non faccia altro che annunciare avvenimenti che si produrranno nei tempi a venire, non quelli che si sono gi
verificati. Dato che non esiste presente, e il passato il futuro.
Duemila anni fa ebbe inizio una storia che cambi la faccia del mondo
una prima volta. Il secondo mutamento operato nella stessa storia si verifi-
due qui, sette in Egitto e uno da quando sei tornato dall'Egitto. Ebbene,
esamina e conta tutti i beni in tuo possesso, e guarda come si sono accresciuti; sono il doppio di quelli che avevi portato con te il giorno della tua
uscita da Haran. Ora, non temere: sono con te, e sar per te un appoggio
e una forza. Sar come uno scudo su di te, e la mia protezione sar per te
un saldo rifugio. Le tue ricchezze aumenteranno enormemente. E Abramo
disse: Signore mio Dio, immense sono le mie ricchezze e i miei beni. Ma
a che mi serve tutto questo, se quando morir me ne andr tutto nudo e
senza figli, e uno dei miei servi sar il mio erede? Eliezer, figlio di [...]
sar il mio erede. E Dio gli rispose: Non sar costui il tuo erede, ma
qualcuno che uscir da [i tuoi lombi...].
Rotoli di Qumran
Apocrifo della Genesi.
1
All'origine, vi fu un mattino dell'aprile 1947. In principio, se cos si pu
dire.
Effettivamente, tutto ha avuto inizio moltissimo tempo fa, pi di duemila
anni or sono. Nel secondo secolo avanti Cristo, fu fondata una setta di pii
ebrei che davano una loro propria interpretazione dei Cinque Libri di Mos, delle sue leggi, dei suoi comandamenti. Essi criticavano violentemente
le autorit religiose e giudee di Gerusalemme e accusavano i sacerdoti del
Tempio di lassismo e corruzione. Volevano tenersi lontani dagli altri; per
questo si insediarono in un luogo deserto dove la loro comunit potesse
risiedere isolata, a Qumran, sulle rive del Mar Morto. Ogni ricchezza veniva messa in comune, affinch ciascuno potesse vivere senza preoccuparsi
dei beni materiali. Il piccolo monastero aveva i suoi sacerdoti e i suoi sacramenti, poich stimavano che quelli di Gerusalemme non fossero legittimi e che il Tempio non fosse stato costruito secondo la stretta osservanza
delle regole di purezza e impurit. Essi vissero a Qumran fino al momento
in cui i romani distrussero il luogo, nel terzo secolo della guerra giudaica.
Venivano chiamati "esseni".
O forse la genesi di tutto questo risale a circa cinquemila anni fa, quando
Dio cre il mondo, separando il cielo e la terra, affinch vi abitassero il
primo uomo e la prima donna, Adamo ed Eva. In seguito ci furono il diluvio, il tempo dei patriarchi, l'esilio in Egitto, la liberazione dalla schiavit
che era figlio di Ruben, che era figlio di Er, che era figlio di Issacar, che
era figlio di Nemuel, che era figlio di Simeon, che era figlio di Eliav, che
era figlio di Eliezer, che era figlio di Jamin, che era figlio di Loth, che era
figlio di Elihu, che era figlio di lesse, che era figlio di Jthro, che era figlio
di Zimri, che era figlio di Ephraim, che era figlio di Mickael, che era figlio
di Uriel, che era figlio di Joseph, che era figlio di Amram, che era figlio di
Manasse, che era figlio di Ozias, che era figlio di Jonathan, che era figlio
di Reuven, che era figlio di Nathan, che era figlio di Osea, che era figlio di
Isaac, che era figlio di Zimri, che era figlio di Josias, che era figlio di Boaz, che era figlio di Joram, che era figlio di Gamliel, che era figlio di Natanael, che era figlio di Eliakim, che era figlio di David, che era figlio di
Achaz, che era figlio di Aaron, che era figlio di Jehudah, che era figlio di
Jacob, che era figlio di Yossef, che era figlio di Joseph, che era figlio di
Jacob, che era figlio di Mathan, che era figlio di Eliezer, che era figlio di
Eliud, che era figlio di Akhim, che era figlio di Sadok, che era figlio di
Eliakim, che era figlio di Abiud, che era figlio di Zorobabel, che era figlio
di Salathiel, che era figlio di Jechonias, che era figlio di Josias, che era
figlio di Amon, che era figlio di Manasse, che era figlio di Ezehias, che era
figlio di Achaz, che era figlio di Jonathan, che era figlio di Ozias, che era
figlio di Yoram, che era figlio di Josaphat, che era figlio di Asa, che era
figlio di Abia, che era figlio di Roboam, che era figlio di David, che era
figlio di lesse, che era figlio di Joped, che era figlio di Booz, figlio di Salomon, figlio di Naasson, figlio di Aminabab, figlio di Aram, figlio di Esrom, figlio di Fares, figlio di Juda, figlio di Jacob, figlio di Isaac, figlio di
Abraham.
E quell'uomo era mio padre, ed era uno studioso di grande fama in tutta
la regione, poich conosceva tutta la storia di Israele dalle origini. E pi in
particolare le origini: dirigeva in Israele lavori e scavi che avevano lo scopo di far rivivere l'antico passato. La sua passione, il suo impegno e la sua
occupazione di tutti i giorni erano l'archeologia. Egli aveva una grande
conoscenza e una grande memoria dei tempi antichi, di cui voleva ritrovare
tutte le vestigia. Aveva scritto numerosi libri sulle sue scoperte che, come
le sue conferenze, erano apprezzati da tutti, poich erano vivi; dato che
raccontava la storia come se l'avesse vissuta. E quando mio padre parlava
del passato, tutti i suoi ascoltatori avevano l'impressione di riviverlo. Quell'uomo non rievocava la storia come un'epoca trascorsa, e non si seppelliva
mai nel rimpianto dei tempi andati. Fecondava il presente attraverso il passato, e vivificava il passato con il presente. Rammentava senza posa i fatti
n del suo passato n della sua famiglia: pensavo che essa fosse scomparsa
nella Shoah. Malgrado la lontananza e il rigetto che manifestava per le sue
origini, mi aveva trasmesso, quasi suo malgrado, una scrittura piccola, nera
e fitta, difficile da interpretare. Inscritta dentro di me, scolpita nel mio cuore, avrei potuto decifrarla solo molto pi tardi, dopo che una serie di avvenimenti drammatici me l'ebbero svelata.
Come l'ebraico antico, cos era mio padre ai miei occhi, difficile e rischioso da interpretare. Poich l'ebraico non ha vocali, fatta eccezione per
alcune consonanti talvolta utilizzate in loro vece. Sfortunatamente, per,
queste non hanno sempre lo stesso valore, e il significato varia. Sia in loro
presenza che in loro assenza, la parola in cui si trovano non mai del tutto
chiara, a meno che il lettore non la conosca, in qualche modo, prima di
leggerla, e in questo caso utilizzi il libro come un semplice promemoria. I
testi sacri venivano sempre letti ad alta voce, e qualche volta trasmessi per
tradizione orale. Cos, la funzione della scrittura era soprattutto quella di
ricordare al lettore ci che gli era gi familiare. Per molti secoli non vi fu
nessuna difficolt, dal momento che coloro che leggevano questi documenti ne conoscevano il senso. Ma questo cadde a poco a poco nell'oblio,
e quando, circa duemila anni dopo, gli archeologi misero alla luce documenti antichissimi, i paleografi fecero grande fatica a comprendere le parole consonantiche. Come tradurre una parola come lm? Lama, lume, lima?
Qualche volta, certamente, il contesto era chiaro, ma come regolarsi nel
caso in cui non contenesse parole facilmente identificabili? Si apriva cos
la strada ai doppi sensi, alle erranze e ai dubbi: ma anche all'interpretazione e alla creazione. Come diceva un nostro rabbino, per attirare le vocali
verso le consonanti occorrono molta attenzione e molto desiderio, come
quando un uomo vuole fare una mitzwah. Cos come impossibile compiere un atto senza desiderio, la parola in potenza si materializza attraverso le
vocali, che sono frutto del desiderio stesso. Ma questo, non lo compresi
veramente che pi tardi, quando mi dovetti confrontare con la terribile
spinta dell'appetito carnale.
Mio padre mi inizi alla lettura critica dei testi e alle regole severe dello
studio. Mi insegn che la scrittura era apparsa nel Vicino Oriente verso
l'inizio del terzo millennio, non sotto forma di preghiera e di scritti spirituali, ma per necessit amministrative: fu soltanto intorno al 2000 prima
della nostra era che si cominci a impiegare la scrittura per stilare sia le
composizioni di retorica che i poemi epici o lirici.
Mi ricorder sempre dello choc che provai quando mi insegn che Mos
non aveva mai scritto la Torah di suo proprio pugno. Avevo allora tredici
anni, l'et della mia bar mitzwah, e per la prima volta decisi il mio ritorno
alla tradizione, la mia teshuvah.
Ma stato Mos a redigere questi libri sotto dettatura divina avevo
detto. Secondo il Deuteronomio, essi sono stati scritti dallo stesso dito di
Dio.
Impossibile. La Torah annovera stili troppo differenti per essere opera
di un solo autore. Si sono riscontrati tre scrittori principali: quello sacerdotale, l'helohista e lo jahvista.
Ma se questi testi sono stati redatti dalla mano dell'uomo, non sono rivelati.
Sono opera di una mano umana, ma rivelati in quanto si fondano su un
substrato di arte orale, di parole dette. All'origine la scrittura non era destinata all'uso proprio e autonomo della lettura; non serviva che da supporto,
da prontuario per preservare l'integrit del messaggio orale. Fu soltanto
parecchi secoli pi tardi, quando vennero costruite le grandi biblioteche
dell'epoca ellenistica, che il testo scritto cominci ad affrancarsi dalla lingua parlata. Infine, quando fu inventata la stampa, si verificarono le condizioni ideali per conferire alla scrittura una completa autonomia. La trasmissione dei testi ad opera dei primi scribi della Bibbia si avvicinava
dunque molto alla lingua orale. Per sfortuna, noi non possediamo alcun
rotolo dell'epoca di Mos, n di quella dell'uscita dall'Egitto, e neppure di
Esdra al ritorno dall'esilio di Babilonia. I rotoli in nostro possesso sono
vergati in generale in caratteri paleo-ebraici, impiegati dagli ebrei a partire
dalla loro entrata in Canaan. Dopo la conquista di Alessandro Magno, nel
333 a.C, nacque la scrittura ebraica quadrata o assira, tuttora in vigore. Le
due scritture, la paleoebraica e l'ebraica, l'antica e la nuova, furono in concorrenza fino all'era cristiana. L'antica, quella dei sacerdoti, simbolizzava
l'indipendenza della nazione, e ne perpetuava la storia; la nuova fu quella
dei farisei, che occupavano una posizione importante nella vita sociale e
politica. Fino a quel momento, solo gli scribi e i sacerdoti avevano imparato a leggere e a scrivere, e la legge divina veniva insegnata in questo modo: i sacerdoti ne facevano lettura al popolo e il padre di famiglia ripeteva
ai suoi figli ci che aveva imparato a memoria. Un nuovo periodo cominci quando lo studio della legge venne impartito a tutta la comunit riunita.
L'alfabetizzazione raccomandata dai farisei fu una vera rivoluzione: in
poco tempo gli ebrei adottarono un nuovo alfabeto, e fu la fine della tradi-
zione orale.
Vedi aggiunse i rotoli della Torah come tu li conosci non sono stati
letti alla sinagoga che a partire dal II secolo prima di Cristo. Fu soltanto
dopo la distruzione del Tempio e la fine dei sacrifici che il rotolo della
Torah divenne il Libro immutabile che riuniva un testo, una scrittura e una
lingua, di cui neppure uno iod doveva essere tolto.
Quando mio padre mi insegn a leggere, non volle che mi servissi di lettere scritte su un libro. Si augurava che sapessi tutto a memoria, senza aver
bisogno di un supporto materiale. Diceva che valeva di pi tenere a mente
i testi dentro la propria testa piuttosto che trasportare quaderni, e che, per
comprendere, bisognava innanzi tutto conoscere. Non era questo il pensiero di un talmudista che si considerava un paleografo? Come Jehudah e suo
padre, egli conosceva gli antichi rotoli a memoria. E fu proprio questo metodo che mi permise di fare progressi folgoranti quando mi dedicai allo
studio del Talmud e lavorai con Jehudah, il migliore allievo della yeshivah.
2
Ora avvenne che nell'anno 1999 dell'era corrente, vale a dire nel 5759
della nostra, un delitto fu commesso in condizioni cos strane e abominevoli che l'esercito fu coinvolto nel caso. In Israele non si era vista una cosa
simile da pi di duemila anni. Il passato pareva sbucare come un diavolo
dalla bottiglia, venendo a sfidare gli uomini con una risata livida e sinistra.
Un uomo fu ritrovato morto dentro la chiesa ortodossa della citt vecchia
di Gerusalemme, appeso a una grande croce di legno: crocifisso.
E avvenne che mio padre ricevette un invito dal capo dell'esercito di Israele, Shimon Delam, che gli chiese di incontrarlo con urgenza. I due
uomini avevano fatto la guerra insieme, e pure avendo seguito strade opposte, uno quella dell'azione, politica e strategica, l'altro quella della riflessione e del sapere, erano vecchi compagni d'arme sempre pronti ad aiutarsi. Shimon era un vero combattente e una spia astuta. Quell'uomo tracagnotto non aveva esitato, all'epoca di una missione in Libano, a travestirsi
da donna con lo scopo di infiltrarsi in un gruppo di terroristi. Io stesso ero
appartenuto alla stessa unit scelta di suo figlio, valoroso e impetuoso come il padre; e il combattimento e le avversit avevano legato anche noi in
modo altrettanto saldo.
Qumran si estende dal Mar Morto alla sommit di una ripida scogliera
composta di tre piani separati da pendii erti e frastagliati, e finisce sul terrapieno marnoso attraversato da un piccolo corso d'acqua. A destra, il Wadi Qumran prosegue la sua discesa verso il mare di Sale. Sul terrapieno
sorgono le rovine di Qumran e un recente piccolo kibbutz. Tra le rovine e
la spiaggia che esse dominano, i pendii sono scoscesi e il duro calcare che
sembra cadere dalla montagna lamina mollemente la tenera marna.
Ai piedi della scogliera passano l'antica via e la nuova strada da Sodoma
a Gerico. il livello pi accessibile, quello le cui piste sono pi praticabili,
le strade meglio tracciate, le rocce meno dure da scalare, tanto sono rese
molli dalle argille del vicino terreno pianeggiante. Alcuni viaggiatori, con
le migliori intenzioni, non proseguono oltre, poich pensano di aver terminato il loro viaggio e non vogliono prolungare lo sforzo. Ivi, essi si fermano a contemplare la bassa terrazza appena inclinata, con i suoi semplici
colori bronzo e oro, tangibile, sicura sotto i loro piedi di marmo.
La seconda terrazza in pendenza contiene gi una parte di storia: testimone di un antico livello del Mar Morto, molto pi elevato di quello attuale. Essa inclinata in modo uniforme, al punto da potercisi reggere sopra
in equilibrio e spostare senza difficolt. Sostiene i ruderi di Qumran e le
costruzioni del kibbutz i cui abitanti sorvegliano il luogo e coltivano il
palmeto intorno alla sorgente. La strada scoscesa malagevole, ma d'aiuto al viandante la mano dell'uomo che a suo tempo ha fortificato i sentieri e
lastricato le fenditure delle rocce friabili, perch ciascuno possa interpretare i segni che lo aiuteranno a procedere, sempre pi in alto, verso le caverne.
Cos i pi agili possono raggiungere il terzo livello, costituito da un terrapieno calcareo che domina il precedente con un ampio rilievo. Qui, la
storia cede il passo alla preistoria. Numerose aperture digradanti costituiscono la testimonianza della progressiva calata delle acque. Vi si pu accedere solo a costo di grandi sforzi: occorre scalare la dura roccia, talvolta
sotto un sole rovente, rischiare saltando al di sopra delle forre, arrampicarsi
in alto a dispetto delle vertigini, accorgersi delle minime cavit, insinuarvisi, senza avere paura di smarrirsi. Affrontato tutto ci, sullo strato affilato,
ritagliato in blocchi massicci dalle pareti quasi verticali dove le pendenze
degli smottamenti lasciano talvolta sgocciolare delle piogge rare e violente, si possono scorgere certe grotte, alcune delle quali cos trincerate, di
cos difficile accesso, da non lasciarne neppure sospettare l'esistenza. Il
sentiero pare proseguire ancora, sempre pi in alto, fino alla sommit della
Tuttavia, Osea restava saldo nella sua intuizione che il manoscritto potesse essere molto pi antico. . Lei non crede che possa risalire all'antichit? aveva domandato.
L'esperto aveva risposto negativamente, aggiungendo che l'ipotesi era
assurda. Siccome il suo interlocutore insisteva spieg: Faccia l'esperimento. Riempia una scatola di documenti manoscritti, la dimentichi per
duemila anni, la nasconda, la sotterri pure se lo desidera: le assicuro che
non sar pi in grado di porsi la questione del valore dei manoscritti.
Come ultima risorsa, Osea aveva portato il manoscritto al suo superiore
ecclesiastico che gli consigli di non perseverare e di dimenticare tutta la
storia. Ma il vescovo tenne duro. Intimamente convinto del valore del rotolo, voleva averne la conferma da un esperto che lo autenticasse senza possibilit di dubbi.
Osea invi dunque una spedizione di uomini alle grotte, alla ricerca di
altri rotoli. Gli riportarono parecchi manoscritti, alcuni molto sciupati e
fradici, altri in miglior stato. Egli compr pure le due grandi giare dove
erano stati nascosti i rotoli. Sperava di rivendere tutti gli oggetti acquistati
a buon prezzo. A questo scopo, si era associato con un amico che sosteneva di poterne ottenere una somma molto pi alta negli Stati Uniti; l'amico
gli aveva suggerito di far stimare la pergamena alla Scuola americana di
Ricerche orientali a Gerusalemme, poi di lasciare il paese, dal momento
che, scaduto il mandato britannico, probabilmente presto Israele sarebbe
stato messo a ferro e fuoco.
In quell'epoca, la Scuola di Ricerche orientali di Gerusalemme ospitava
due seminaristi che pi tardi sarebbero diventati celebri tra i ricercatori per
i loro lavori su Qumran. Il primo era Paul Johnson, un laureando della Yale University School venuto a fare delle ricerche in Terra Santa, un cattolico fervente che avrebbe preso gli ordini poco tempo dopo; l'altro era padre
Pierre Michel, un francese specializzato in archeologia del Medio Oriente.
Paul Johnson era un uomo di fragile corporatura, dal volto emaciato, il
colorito chiaro e i capelli rossi come Esa e come David. Sebbene di carattere collerico, non era un animale selvaggio come Esa; e nonostante la
sua ambizione non era bellicoso e appassionato come David. Era riservato
e metodico come Giacobbe, cosa che ne faceva un buon archeologo, pio
come Abramo, Isacco e Giacobbe, talora fervente come Isaia e talora pessimista e deluso nella sua devozione come Geremia, ma soprattutto era
autoritario e intransigente come il profeta Elia.
Quanto a Pierre Michel, era un uomo piuttosto piccolo e rotondetto, di
una calvizie incipiente che gli disegnava un cerchio alla sommit del cranio. Per natura spontaneo, era troppo nervoso per nascondere le sue emozioni e i suoi segreti. Andava alla ricerca dell'equilibrio: fra giustizia e
amore, fede e ragione, speranza e desolazione. Voleva risposte senza mai
soddisfarsene, e questo lo rendeva debole e vulnerabile. Ma era ben lontano dall'essere sciocco e influenzabile come Sansone. Il suo animo assomigliava a un mare calmo in superficie, ma agitato in profondit da forze
ardenti e devastanti, da correnti contrastanti che a volte cozzavano tra loro
come lame affilate contro scogli taglienti.
In assenza del professore di archeologia della Scuola, che era in viaggio,
Paul Johnson era il solo che potesse ricevere Osea. Quest'ultimo fu infine
ricompensato dei suoi sforzi. Infatti, dopo aver consultato numerosi testi di
archeologia, il giovane studente in teologia riconobbe l'antichit del rotolo.
Pierre Michel condivideva la sua opinione. Insieme si misero a studiare il
documento; lo fotografarono con il permesso del gran sacerdote. Quindi,
identificarono per la prima volta gli altri frammenti recuperati dalle grotte
come il Rotolo di Isaia, il Manuale di disciplina, e il Commento ad Abacuc. Si accorsero allora di avere fra le mani, semplicemente, la pi grande
scoperta archeologica dei tempi moderni.
Subito dopo la proclamazione dell'indipendenza, gli arabi dichiararono
guerra allo stato di Israele. Piovvero le pallottole su Gerusalemme, assediata da ogni parte, morente di fame e di sete. Nella citt vecchia il quartiere ebraico fu distrutto dalle fiamme. Nemmeno il rispetto dovuto ai tre
santuari protetti da bastioni, al Santo Sepolcro, al Muro occidentale e alla
Cupola della roccia fece tacere le micidiali cannonate. Si sarebbe detto che
quella guerra annunciasse l'Apocalisse. In tali condizioni, Paul Johnson e
Pierre Michel credettero pi prudente partire per gli Stati Uniti. Prima della partenza, persuasero Osea a firmare una carta che garantisse loro l'esclusivit della pubblicazione; in cambio, promettevano di trovargli un acquirente in breve tempo. Il vescovo accett. L'11 aprile 1948, Osea part a sua
volta per gli Stati Uniti, e fu cos che l'esistenza dei rotoli del Mar Morto
venne rivelata al mondo intero.
Quando il professor Ferenkz apprese la notizia, si infuri. Sospett gli
americani di aver sabotato i suoi negoziati con Osea. Invi numerose lettere per proclamare che i rotoli erano propriet del nuovo stato di Israele, ma
tutto fu inutile. Era troppo tardi. Osea aveva lasciato Gerusalemme con i
manoscritti fra i bagagli, deciso a venderli al miglior offerente e a diffondere per il mondo la parola della chiesa ortodossa.
A New York Paul Johnson e Pierre Michel ritrovarono il vescovo. Conclusero un patto, e per due anni accompagnarono Osea durante la promozione dei rotoli, alla biblioteca del Congresso, all'universit di Chicago, e
perfino nelle gallerie d'arte delle grandi citt. Nel 1950 apparve la prima
pubblicazione, corredata da foto, del Rotolo di Isaia. L'anno seguente, il
Manuale di disciplina e il Commento ad Abacuc furono pubblicati integralmente.
Ferenkz, dal canto suo, intraprese l'edizione dei tre rotoli che aveva acquistato. Lavor pure sulle trascrizioni del rotolo di Osea che aveva eseguito in fretta quando lo aveva esaminato. Convinto che questo prezioso
documento appartenesse a Israele, si rec negli Stati Uniti per incontrarvi
Paul Johnson. L'abboccamento cominci tranquillamente, ma quando Johnson pretese con orgoglio di essere stato il promotore della scoperta dei
rotoli, Ferenkz non pot trattenere la sua collera.
Penso che lei sappia dove si trova l'ultimo rotolo, quello che Osea voleva vendermi prima di cambiare parere fin per dire.
Non capisco di cosa stia parlando aveva risposto Johnson. Tutti i rotoli che possediamo sono pubblicati o in via di pubblicazione.
Lei mente disse Ferenkz. Deve rendermi quel rotolo. Non vi appartiene e non avete il diritto di intervenire in questa faccenda.
Sono gli ebrei che non c'entrano per niente replic il prete cattolico.
La guerra era stata dichiarata. Ma Ferenkz non riusc a vederne la fine.
Mor nel 1953 con Tamaro pensiero che il "suo" rotolo, quello che aveva
visto per pochi istanti, era definitivamente perduto. Ignorava che suo figlio
lo avrebbe recuperato un anno pi tardi.
Matti aveva dato le dimissioni dal suo posto di capo di stato maggiore
dell'esercito israeliano per proseguire le ricerche del padre. Si era occupato
della pubblicazione del libro di quest'ultimo sui tre manoscritti che aveva
scoperto, e aveva lui stesso redatto un commento particolareggiato a uno di
essi, La Guerra dei figli della luce contro i figli delle tenebre. Nel 1954, di
passaggio negli Stati Uniti per tenere una conferenza, ricevette una lettera
che gli proponeva l'acquisto di un manoscritto del Mar Morto.
Pens immediatamente che poteva trattarsi del famoso rotolo che suo
padre non aveva potuto comprare da Kair Benyair. Aveva ragione: Osea,
che richiedeva una somma troppo elevata, non aveva ancora trovato un
acquirente. Cominci cos una serie di trattative movimentate che si protrassero anche in Israele. Dopo parecchie peripezie, Matti fin con l'ottenere il manoscritto.
Tuttavia, non ebbe il tempo di leggerlo: il 5 giugno 1967, la guerra fra
Israele e i suoi vicini scoppiava di nuovo, e Matti fu richiamato nell'esercito come consigliere strategico. La battaglia per Gerusalemme ebbe luogo il
7 giugno. A sessanta chilometri da Amman, migliaia di frammenti del Mar
Morto erano dentro scatole di legno, e la maggior parte delle collezioni si
trovava nella scrollery, vasta stanza nel sottosuolo del museo archeologico, che apparteneva ancora alla Giordania. I paracadutisti israeliani avanzarono nella citt vecchia e si inerpicarono sui camminamenti in pietra
all'estremit della via Tiferet. Dopo mille anni di assenza, rivedevano il
Muro d'Occidente, quello che proteggeva il Tempio prima che venisse
distrutto. La fronte appoggiata contro la pietra, le mani tese, bagnavano
delle loro lacrime e delle loro preghiere il luogo che proteggeva il Luogo,
dominato dalla collina su cui Abramo, senza l'intervento di Dio, avrebbe
sacrificato il figlio Isacco.
Poi, dopo una violenta battaglia contro le truppe giordane, occuparono il
museo strategico dove si trovavano i rotoli di Qumran. Le forze nemiche
vennero respinte fino a Gerico, a settentrione del Mar Morto. Cos, non
soltanto il museo, ma pure la localit di Khirbet Qumran, con le sue centinaia di manoscritti, passarono sotto controllo israeliano. Il mattino del 7
giugno 1967, nel mezzo della battaglia di Gerusalemme, Matti e due suoi
uomini penetrarono, col cuore in gola, nella scrollery del museo archeologico. Ma sopra le lunghe tavole solitamente coperte da un tappeto di
frammenti, non trovarono nulla. Scoprirono i preziosi rotoli nei sotterranei
del museo: erano stati radunati in fretta e furia, impacchettati dentro scatole di legno e depositati l prima dell'inizio della battaglia.
Allora Matti decise di aggiungervi i manoscritti che possedeva per completare la collezione. Vi un il famoso documento che aveva ottenuto con
tanta fatica. Tuttavia, le autorit israeliane non volevano una guerra aperta
con gli antichi detentori del secondo lotto di rotoli. Cos fu concluso un
accordo col professor Johnson, che riun un'equipe alla quale fu affidato lo
studio dei manoscritti. Questo gruppo di ricercatori, composto di cinque
membri scelti con cura, aveva il compito di decifrare ogni frammento e
pubblicarne i risultati.
Ora, un certo giorno dopo la fine della guerra, Matti giunse al museo per
visionare il famoso manoscritto e incominciare a studiarlo. Tuttavia, ebbe
un bel cercare dappertutto, nelle sale come nei sotterranei: non lo trov. Al
termine di parecchi giorni di ricerche e domande infruttuose, dovette arrendersi all'evidenza: il rotolo era scomparso.
3
Chi era al corrente dell'esistenza di quel manoscritto? domand mio
padre dopo che Shimon gli ebbe raccontato con dovizia di particolari della
sparizione del rotolo.
Impossibile dirlo. Se la scoperta dei quattro primi rotoli era rimasta puramente confidenziale, la notizia della cessione di uno dei manoscritti pi
importanti del Mar Morto da parte di Osea si era rapidamente propagata
nell'ambiente degli accademici che cominciavano a studiare gli scritti di
Qumran. L'interesse dei ricercatori per questi manoscritti si era notevolmente accresciuto in seguito alla scoperta della quarta grotta di Qumran
nel settembre 1952. I componenti la trib dei Taamireh che avevano gi
trovato anni prima la grotta di Khirbet Qumran vi si recarono nuovamente
con la speranza di trovarvi dei manoscritti la cui vendita procurasse loro
una certa ricchezza. Scavarono la roccia, frugarono il suolo su cui si era
accumulata la polvere, finch questo liber le migliaia di frammenti che
ancora nascondeva.
S. La stampa del mondo intero non parlava che di questo. Non passavano ventiquattro ore senza che non venisse messo alla luce un nuovo tesoro archeologico, bastava che i pezzi venissero rincollati, decifrati e trascritti. Per nessuno sapeva ancora quale fosse il significato di questa scoperta. La lettura dei rotoli era lenta e difficile. Soltanto gli studiosi e i ricercatori avveduti potevano comprenderne l'importanza, rendersi conto che
essi stavano per diventare il punto di partenza di una nuova investigazione
storica; che si stava infine per conoscere la verit sulla nascita del giudaismo rabbinico e sui primordi del cristianesimo. Fino ad allora ci si era accontentati di spigolare elementi sparsi sulla vita di Ges e la nascita del
cristianesimo attraverso opere letterarie diffuse di generazione in generazione: la Mishnah, il Talmud, il Nuovo Testamento, le opere di Flavio
Giuseppe e le opere apocrife, come il Libro dei Giubilei, con la riserva di
centinaia d'anni di correzioni, cancellazioni e censure. Ma i manoscritti
religiosi erano stati copiati a mano, parola dopo parola, versetto dopo ver-
setto, dagli scribi ebrei e cristiani, tanto a lungo e ripetutamente che la loro
veridicit storica era diventata sempre pi dubbia. Quando sembravano
eretici venivano emendati; nei periodi di persecuzione religiosa venivano
gettati nel fuoco. Li si proscriveva o venivano perfino riscritti, talvolta, per
renderli conformi all'ortodossia del momento. Qui, non si trattava pi di
alcuni frammenti dispersi; il materiale diventava ogni giorno pi considerevole. Erano frammenti grossi o piccoli, piegati e grattati, pi o meno ben
conservati, ritagli, pezzi senza nome; tuttavia, attraverso di essi, si ordiva
la storia... Ma per accorgersi di questo erano necessari degli studiosi.
Per questo sono ricorso a te. possibile che il manoscritto sia stato rubato da un membro dell'equipe internazionale riunita da Paul Johnson e dal
suo inseparabile accolito, il padre francese Pierre Michel. Soltanto loro
potevano avere accesso ai rotoli. Conosci gli altri membri del gruppo?
So chi sono. C' Thomas Almond, un inglese agnostico e orientalista,
soprannominato 'l'angelo delle tenebre" per le sue curiose manie, e il grande mantello nero che solito portare; il padre polacco Andrej Lirnov, una
personalit malinconica e tormentata; e infine il domenicano Jacques Miller, un francese piuttosto estroverso, facilmente riconoscibile per la sua
barba bianca arruffata e i suoi grossi occhiali tondi. Questi uomini avevano
accesso diretto ai rotoli; in pi erano diventati personaggi elusivi e misteriosi per chi volesse avvicinarli. Ma le pubblicazioni ufficiali di questo
gruppo erano molto rare, e la maggior parte dei frammenti del sotterraneo
N. 4 non sono stati commentati che in occasione di seminari privatissimi,
vietati al pubblico.
Tuttavia, capitato un fatto curioso: nel 1987 Pierre Michel, invitato a
tenere una conferenza ad Harvard, ha rivelato alcuni elementi del contenuto di un frammento che stava studiando. Ora, quello che ne ha detto ha
ricordato stranamente a Matti il rotolo che aveva velocemente decifrato,
prima che venisse rubato. C'erano due colonne in aramaico in cui il profeta
Damele interpreta il sogno di un re. Ma la parte veramente rimarchevole
del frammento, datata da Pierre Michel al I secolo prima di Ges, era l'interpretazione di un sogno che prediceva l'apparizione di un "figlio di Dio"
o "figlio dell'Altissimo".
Vale a dire precisamente i titoli pronunciati al momento dell'Annunciazione dall'angelo Gabriele nel Vangelo secondo Luca!
Pierre Michel ha rifiutato di pubblicare il documento. Fatta eccezione
per alcune parole che si lasciate sfuggire in occasione di quella conferenza destinata al mondo universitario, e la lettura di un minuscolo frammento
Abbastanza lontano, penso. Un altro organismo dipende dalla Commissione biblica pontificia: la Congregazione per la dottrina della fede, che
principalmente un tribunale, con i suoi giudici. I consulenti che lavorano
per questi ultimi hanno il compito specifico di reperire i punti delicati su
cui dovr decretare. Tali investigazioni vengono applicate a tutto quello
che potrebbe minacciare l'unit della Chiesa. Come nel Medioevo, sono
condotte nel massimo segreto. Fino al 1971 si supponeva che la Commissione biblica pontificia e la Congregazione per la dottrina della fede fossero organizzazioni separate. Attualmente le due strutture, pur rimanendo
distinte, sono ospitate negli stessi uffici al medesimo indirizzo di Roma. I
principi dei membri di queste commissioni sono semplicissimi: qualunque
conclusione si raggiunga, quali che siano le rivelazioni portate dalla lettura
dei rotoli, non si deve mai contraddire l'autorit dottrinale della Commissione, nei suoi scritti come nel suo insegnamento. Ma ti dir di pi: la
Congregazione per la dottrina della fede ha una storia che risale al XIII
secolo. Nel 1542, era conosciuta con il nome di Sant'Uffizio, o come...
Santa Inquisizione. Fra tutti i dipartimenti della Curia, quello della Congregazione per la dottrina della fede il pi potente. Secondo l'opinione
dei suoi membri le recenti evoluzioni teologiche minacciano di corrompere
la Chiesa e di determinare il suo declino. Soltanto la soppressione di tutte
le dissidenze potr assicurare un rinnovamento con una Fede e un Dogma
unificati. Costoro ritengono quelli che non condividono le loro idee ciechi,
o peggio: maligni. Ora capita che l'antico laureando Paul Johnson, uno dei
primi a lavorare con Pierre Michel sui rotoli e membro come lui dell'equipe internazionale, sia l'attuale direttore della Congregazione per la dottrina
della fede. Sappiamo che ha avuto tra le sue mani il rotolo; e senza dubbio
l'ha letto, quando era ancora alla Scuola biblica di Gerusalemme. Tuttavia,
non lo ha pi e lo sta cercando. Sappiamo che Paul Johnson in questo momento disposto a fare qualsiasi cosa per ritrovare il rotolo. Abbiamo seguito le sue tracce e quelle dei suoi emissari per mesi in molti paesi.
Chi sono i suoi emissari?
Sono membri dell'equipe internazionale, in particolare il suo braccio
destro, il suo pi fedele compagno, padre Pierre Michel. Lo stesso padre
Millet, altro membro dell'equipe internazionale.
Il che significa...
... che sono i grandi inquisitori della Chiesa cattolica attuale.
Shimon voleva a ogni costo convincere mio padre e guadagnarlo alla sua
causa. Sapeva che le difficolt non lo avrebbero scoraggiato; ma non ignorava neppure che sarebbe stato difficile trascinare quell'uomo ragionevole
e forte in una simile avventura. Per un breve istante, mio padre parve riflettere.
Chi era in possesso del rotolo i primi tempi? Osea, il gran sacerdote
ortodosso, che l'ha venduto a Matti. Ma noi pensiamo che Paul Johnson lo
abbia fatto sparire e lo abbia affidato a Pierre Michel perch lo studiasse.
E cosa ne stato di Osea? Sapeva del manoscritto?
Shimon dopo una nuova esitazione rispose: morto, David. Assassinato la settimana scorsa, durante il suo passaggio a Gerusalemme. Il denaro
che aveva con s sparito con i rotoli. Si suppone che a ucciderlo siano
stati dei ladri ben informati sulle sue faccende. Forse cercheranno di rivendere i rotoli; in questo caso, comunque vada, sar necessario non lasciarseli sfuggire, com' accaduto a Matti.
Matti era un capo di armata, e per le sue ricerche aveva vari collaboratori obiett vivacemente mio padre. Io non posso lavorare solo. Dovr
incontrarmi con studiosi e pure con gente assai meno studiosa, e forse perfino con truffatori o assassini. No, non davvero una missione per me... La
risposta no concluse scuotendo il capo, e aggiunse in tono definitivo:
Non vale la pena di discuterne ancora.
D'accordo; senza appello, allora?
Senza appello.
Mio padre sorrise. Conosceva troppo bene Shimon per credere alla sua
rassegnazione; di solito significava solo che stava per mettere in tavola
l'ultima carta. Mio padre attese con calma, non senza curiosit, che Shimon
si decidesse.
Quest'ultimo abbass lo sguardo e parve concentrarsi un istante sul suolo
granuloso. Poi disse: Se cos posso dirti tutto. Volevo nascondertelo
finch non avessi accettato, per non spaventarti, ma dal momento che rifiuti... Potrai forse, almeno, aiutarmi a capire. Non si tratta solo del Vaticano.
vero che i cristiani sono alla ricerca di questo rotolo. Ma si tratta pure di
un affare di politica interna, che va oltre i compiti della polizia. Quello che
sto per dirti dovr restare assolutamente tra noi due, d'accordo?
Certamente.
Dunque. Ti ho detto che il sacerdote ortodosso Osea stato assassinato;
ma non del tutto vero, o diciamo che un'affermazione poco precisa. In
realt, si tratta di altro, qualcosa di pi complicato. Come posso dire... La
polizia ha deciso di mettere a tacere la faccenda per il momento, per con-
Sulle loro soglie i rabbini, gi in abito da preghiera bianco e nero, chiamavano da lontano i passanti, in cerca di un ultimo fedele per il minjan, l'assemblea dei dieci fedeli necessari perch la funzione possa aver luogo.
Dalle finestre aperte uscivano melopee lancinanti, salmodie e preghiere
frammezzate da esclamazioni vibranti, mentre i giovani studenti intonavano i loro canti di gioia. Certamente i viventi sanno che morranno, ma i
morti non sanno nulla e non intendono pi nulla; poich la loro memoria
immersa nell'oblio. Anche il loro amore, il loro odio, la loro invidia sono
gi periti, ed essi non hanno pi alcuna parte al mondo, in tutto quello che
si fa sotto il sole. Va' dunque, mangia il tuo pane con gioia, e bevi allegramente il tuo vino, dal momento che Dio ha gi gradito la tua opera.
Vivevo a Gerusalemme in un luogo particolare e chiuso alla maggior
parte della gente, e se esiste ancora un luogo puro in questo mondo, questo
Mea Shearim, incuneato fra la citt vecchia di Gerusalemme e la nuova
citt ebraica. Questo quartiere sembra essere stato costruito dagli stessi
ebrei per isolarsi dagli altri ebrei, come se non dovesse placarsi mai la loro
volont di differenziarsi. Certo, questo posto un anacronismo, tanto si
trova ai margini dello stato, della societ, e di tutto ci che costituisce la
realt di Israele. Certo, noi eravamo un residuo; e forse col tempo saremmo spariti; forse, al contrario, anche l'avvenire sarebbe stato dalla nostra
parte, e avremmo continuato a esistere malgrado tutto, per merito della
nostra fede e della nostra natalit, dato che le nostre famiglie erano numerose come le stelle nel cielo e la sabbia del mare, ed erano cresciute e si
erano moltiplicate come Dio, il nostro Dio, aveva ordinato.
Era una lunga arteria bordata di case basse la cui architettura ricordava
lo stile dell'Europa centrale, con i tetti inclinati delle piovose contrade - in
un paese in cui ogni goccia di pioggia una benedizione, una celebrazione
liturgica -, dai portali in ferro battuto, i balconi minuscoli, e le vie che
sembravano intersecarsi e perdersi all'infinito. All'entrata del quartiere,
l'eterno mendicante, l'ebreo errante ricoperto dal suo pesante mantello nero, con il suo largo cappello, tendeva la sua ciotola di legno, seduto per
terra ai piedi di un cartello che annunciava in inglese, in yiddish e in ebraico:
Ragazza ebrea, la Torah ti ordina di vestirti con modestia. Bisogna
che le gonne scendano sotto al ginocchio e che le donne maritate tengano la testa coperta. Preghiamo i visitatori di non ferire i nostri sen-
ro essere si solleva.
Allora era come se mi svuotassi del mio essere, e arrivavo a perdermi, a
obliarmi di me stesso e, posseduto, non mi possedevo pi. Liberato di tutti
i legami egoisti che mi rinchiudevano in me stesso, mi aprivo a uno splendore opaco e magnifico. Avevo l'impressione che il mio corpo si sollevasse
per entrare in lievitazione, come se facessi un passo al di l di questo io
morto e astratto, tentando di portarlo via con me verso il mondo celeste.
Attraverso questo annichilamento avevo l'impressione di elevarmi al di l
dello spazio e del tempo unendomi all'essenziale. In un attimo, pervaso di
un'eterna serenit, abbracciavo con una stretta furtiva il soffio dell'Assoluto, ritrovando le splendide verit e i sogni della creazione. Contemplavo
idee sublimi. Scrivevo libri, leggevo la Torah. Ero Mos ed Elia, contemporaneamente re e profeta. I miei pensieri mi conducevano al di l della
vita terrestre verso il mondo futuro che potevo far avverare, dato che ero il
Messia.
C'erano banchetti dove danzavamo tutta la notte, serrati gli uni agli altri,
intorno a un braciere, fino al destarsi del giorno, fino a restare senza fiato. I
nostri cappelli, mescolati fra loro, formavano un mare scuro e agitato che
ondeggiava senza fine. Qualche volta, uno di noi si distaccava dal gruppo e
danzava solo in mezzo al cerchio, vicinissimo al fuoco. Quando passava
davanti al braciere, non era pi che un'ombra disarticolata, e prima di sparire la sua faccia arrossata era segnata dalle fiamme: un volto incendiato
dall'estasi.
Talvolta, ci radunavamo in un cortile in compagnia di un'orchestra, ed
eseguivamo giri di danze incantatorie. Alcuni virtuosi, che sapevano maneggiare il bastone e la bottiglia, si torcevano e assumevano pose esperte
con sapienti movimenti della testa e del corpo rovesciati all'indietro fino
alla posizione orizzontale. In una delle loro figure, il volatch, il primo danzatore tentava di resuscitare, con ingegnosi movimenti, il compagno che
faceva il morto, sino a quando finivano per danzare insieme a un ritmo
infernale.
Quando Dio cre l'uomo, lo fece tramite un restringimento. La sua volont infinita si ripieg in un essere finito. Fu attraverso una contrazione di
se stesso in se stesso che lasci posto alla creatura. Tsimtsum. Riconduco il
mio io al nulla, ridimensiono la mia soggettivit, per scorgere nella sua
verit la saggezza iniziale, quella del principio, con tutte le possibilit, i
mutamenti e le incessanti evoluzioni della volont pura. Con questo, scopro tutto quello che non avevo potuto sospettare nel mio stato cosciente.
protezione, un rifugio dal mondo che chiudeva le sue porte per impedire
agli intrusi di entrare, e ai suoi membri di andarsene.
Cos, non avevamo il diritto di frequentare ragazze. Il rabbi diceva che
un ragazzo non doveva uscire con una ragazza prima dell'anno precedente
il suo matrimonio.
Ma come fa a conoscere la data del matrimonio, se non ha ancora incontrato la ragazza? obiettai un giorno al rabbi.
Ebbene, se tu hai diciotto anni e stai iniziando l'universit, non ti sposerai probabilmente prima di quattro anni. Ma che succede se incontri la persona che ti destinata a diciotto anni? Uscire con la ragazza che ami limitandoti a parlarle molto difficile. Per questo meglio evitare questa situazione prima che diventi una cosa seria.
Ma gli studenti dicono che vogliono incontrare delle ragazze prima, altrimenti non avranno il tempo di imparare come comportarsi con loro.
Delle due l'una: o si sa come fare, o non si sa. E non frequentando
molte ragazze che lo si sapr. Inoltre, quelli che cominciano tardi fanno
matrimoni buoni come quelli che cominciano presto.
Non eravamo autorizzati ad avere cucine; in effetti, se avessimo perso
del tempo a domandarci "cosa manger stasera?", questo avrebbe potuto
minare la nostra concentrazione. Non potevamo andare al cinema, per non
accrescere la tentazione di compiere azioni cattive. Non avevamo il permesso di ascoltare nastri. Alcuni prendevano in prestito dei magnetofoni
dai professori, con il pretesto che servivano per i corsi, e ne approfittavano
per ascoltare Simon e Garfunkel. Trovavano che assomigliassero a una
musica yiddish.
Mi piaceva molto andare al cinema. Ma da quando ero entrato alla yeshivah, anche avendone il permesso, non lo avrei pi fatto: lo sguardo degli altri m'imbarazzava. Se mi avessero visto al cinema, con il mio streimel
e i miei cernecchi, cosa avrebbero pensato di me? Cercavo pure di non
interessarmi alle donne. Per la strada non le guardavo, e quando avevo a
che fare con loro, abbassavo gli occhi per non incontrare il loro sguardo. Il
rabbi diceva che occorreva essere ancora pi vigili in estate, quando andavano scoperte.
Io credo che finch si vive in un posto simile, cos diverso, cos isolato
dal resto del mondo, non vi siano altre possibilit che leggere e imparare.
Era come una scuola destinata ad agguerrirci e a renderci abbastanza saldi
per combattere quando ci saremmo confrontati con le forze del male che
devastano il mondo. Questa guerra, noi non cessavamo di prepararla, di
armarci e di difenderci, ed eravamo pronti a resistere e a combattere. Eravamo l'esercito dei tempi nuovi. La saggezza d pi forza che dieci governatori dentro una citt.
Non odiavo il rabbi. Non provavo quella venerazione senza limiti che altri sentivano per lui, ma credevo fermamente in lui come a un profeta, un
uomo superiore. Per questo non potei volergliene quando il mio migliore
amico, Jehudah, dovette sottostare a un matrimonio combinato con sua
figlia, anche se sapevo che ne era scontento: era pi giovane di me, aveva
solo ventiquattro anni e non aveva manifestato fino ad allora alcun progetto matrimoniale. Ma non trovai rivoltante che si potesse imporgliene uno
dall'esterno, senza che lui lo volesse e nemmeno conoscesse colei che gli
era destinata. Si celebravano cos la maggior parte dei matrimoni.
Era cominciato tutto a causa di sua sorella, che era in et da marito. Il loro padre era andato dal sensale, per trovarle uno sposo. Ora, costui conosceva un fratello e una sorella che erano disponibili, e siccome sapeva che
Jehudah non aveva ancora moglie, aveva proposto di fare una doppia transazione, e che i fratelli e le sorelle si sposassero a vicenda. Il padre di Jehudah aveva cominciato col rifiutare, poich pensava che suo figlio avrebbe potuto aspettare ancora un poco. Ma il tempo passava, e il sensale torn
pi volte alla carica, e ne parl a sua madre, il cui parere, in materia, era
fondamentale. Sentendo il nome della famiglia a cui il sensale li destinava,
la donna non pot che acconsentire: si trattava nientemeno che dei figli del
rabbi. Si giunse presto a un accordo sulle questioni finanziarie, poi Jehudah fu ricevuto dal rabbi. Siccome occorreva mantenere una certa distanza
prima che l'affare venisse concluso, si ritrovarono alla yeshivah. Il fine del
colloquio era quello di valutare le capacit talmudiche del giovane. Jehudah aveva preparato una lezione, e si esib con brio. Di tanto in tanto, il
rabbi lo interrompeva per chiarire un punto o domandare una precisazione.
Dopo dieci minuti di conversazione, scroll la testa per mostrare che era
soddisfatto. La ragazza destinata a Jehudah si chiamava Rachele e aveva
diciotto anni. Sapeva governare una casa e cucinare, e voleva diventare
sarta.
Non capisci? mi disse Jehudah poco dopo. un tale onore sposare la
figlia del rabbi. Ti rendi conto? I miei genitori sono pazzi di gioia.
Ma lei, tua moglie? Cosa ne pensi? domandai.
L'ho vista una volta... non lo so. Ma sto per entrare, grazie a lei, nell'ambiente che la circonda!
Il rabbi e Jehudah s'incontrarono un'ultima volta, prima del matrimonio.
Camminarono insieme lungo i viali di Mea Shearim; parlarono della yeshivah, e di tante altre cose. Quando si lasciarono, il rabbi abbozz un sorriso
e disse: Gute nacht.
Qualche settimana pi tardi, si ruppe il bicchiere in ricordo della distruzione del Tempio. Migliaia di chassidim venuti da tutto il mondo assistettero ai festeggiamenti. Fu un matrimonio sontuoso, nel corso del quale la
sposa, secondo la consuetudine, gir sette volte attorno allo sposo. Per il
fatto stesso di essere il genero del rabbi, Jehudah ebbe accesso diretto alle
sue parole e ai suoi minimi fatti e gesti. Per un chassid questo era un privilegio inestimabile.
Conoscevo perfettamente quest'usanza del matrimonio combinato e, tuttavia, non potevo fare a meno di sentirmi triste. Poich sentivo che un'altra
vita cominciava per lui, e, a fortiori, per me: questo voleva dire che ben
presto avrei dovuto prepararmi al mio matrimonio. Avevo gi avuto numerose proposte. I miei genitori non erano religiosi, e non ero dunque il miglior partito in circolazione, ma avevo fatto teshuvah, imparavo alla svelta,
ero tra i migliori allievi della yeshivah, e avevo una buona reputazione: La
buona reputazione vale pi del buon profumo e il giorno della morte vale
pi del giorno della nascita. Parecchi padri e diverse madri erano venuti
da me vantandomi i meriti delle loro figlie; tuttavia, non le avevo mai avvicinate, poich parlare loro equivaleva a suggellare un'unione. E che potevo farci, se per me il tempo non era ancora venuto?
Pensavo dunque di fare affidamento sul caso, e di recarmi, un giorno o
l'altro, dal sensale. Ma il matrimonio di Jehudah precipitava un po' le cose.
Nel Talmud scritto che non bene che un uomo sia solo.
Per i miei genitori, la mia partenza per la yeshivah era stata come una
morte. Non potevo pi condividere i loro pasti. All'inizio, accettai un bicchiere di t, un dolce. Poi, a poco a poco, smisi di andare a trovarli. Come
potevo entrare in una casa i cui mezuzoth sulle architravi delle porte non
erano conformi alle regole, in una cucina dove tutto era taref, in cui si mischiavano il latte e la carne, si mangiavano i crostacei e gli animali proibiti
e, che Dio mi perdoni, perfino il maiale? Come cenare con chi non si lava
le mani prima del pasto, e non recita la preghiera prima di mangiare, e non
pronuncia le parole di grazie dopo essersi saziato? Come vivere con coloro
che cucinavano, accendevano la luce e prendevano l'automobile il giorno
di shabbath? Come vedere una donna maritata che non si copriva la testa?
I miei genitori erano degli empi, mia madre una rinnegata, che non comprendeva come suo figlio avesse potuto diventare un chassid. Per lei, era
come tornare indietro di secoli, verso la prigione del ghetto. Non era venuta in Israele per liberarsi da tutte le sue catene? Diceva che ero troppo giovane per vivere come un asceta secondo quelle leggi antiche e desuete,
troppo libero per credere a tutte quelle superstizioni, a quelle regole inesorabili che mi impedivano di gioire della vita.
Le proibizioni non erano delle restrizioni, ma la strada del senso. Al di
sopra di tutto, era vietato essere vecchi, sia per i vecchi che per i giovani.
Dietro il mio austero streimel e il mio mantello nero, sapevo che si doveva
restare giovani; e giovane lo ero, con tutta l'ingenuit e tutta la spensieratezza della giovent. Quegli abiti non erano che un'armatura contro la vecchiaia del mondo, e mi proteggevano dalle convenienze sociali, da ipocrisia, violenza, meschinit, ricerca del denaro per il denaro, in poche parole
da tutto quello che imbruttisce il mondo e che rende i giovani cos vecchi,
vale a dire tristi e disincantati. Come diceva il rabbi, la giovinezza ignora
se stessa come la felicit e, come quest'ultima, si perde quando la si cerca.
Giovane, rallegrati nella tua giovinezza, e che il tuo cuore ti renda contento nei giorni della tua giovent, e cammina come il tuo cuore ti conduce e
secondo lo sguardo dei tuoi occhi, ma sappi che, per ogni cosa, Dio ti far
comparire a giudizio.
Avevo fatto il servizio militare, al contrario della maggior parte dei miei
compagni della yeshivah che lo respingevano per ragioni tanto religiose
quanto ideologiche, dato che non erano sionisti. I miei genitori desideravano che facessi il soldato; e io condividevo la loro volont. Questo paese ci
aveva dato molto, ed era il minimo garantire per tre anni la sua sicurezza,
cio la nostra; e quella dei chassidim di conseguenza. Ero stato nel Libano.
Avevo conosciuto giorni, settimane senza sonno, a vegliare dentro un tank,
facendo la posta al nemico; e la paura era la compagna di sventura con cui
imparavamo a convivere. Non passava settimana senza che andassi a un
funerale militare, senza che sentissi il cannone lanciare verso il cielo il suo
grande e rauco rantolo, di sofferenza e di impotenza: un giovane, della mia
stessa et, era morto in combattimento. La guerra per me non era un gioco,
un punto di vista, ma qualche cosa di molto reale, che mi aveva rivelato
fino a che punto il nostro tempo fosse duro, la nostra vita precaria e minacciata, la nostra esistenza su questa terra una lotta feroce. Era David
contro Golia; Gerico riconquistata e perduta di nuovo, il Golan invaso dai
quattro Mesopotamici, a loro volta cacciati da Abramo, Masada assediata,
simbolo di questo paese fortezza, piccola estremit di terra presa d'assalto
da ogni parte, contestata sui suoi confini, che differisce, combattendo, il
terribile conto alla rovescia degli assalitori, che l'aspettano e le tendono
delle trappole; le stesse citt, le stesse battaglie, le stesse speranze. Io, da
soldato, in uniforme verde e mitra, continuavo finch potevo a recarmi al
Muro Occidentale e a piegare il capo contro la parete rocciosa pregando
ardentemente perch quella fosse l'ultima guerra, perch quel tremendo
esilio e quel ritorno non restassero vani e potessimo continuare a risuscitare una lingua; a fare rifiorire il deserto; a contemplare certe sere d'estate la
luce rame e oro che aureola la nostra citt di un dolce nitore. Poich Gaza
verr abbandonata, Aschelonne devastata, Ashdod abbandonata in pieno
mezzogiorno, ed Eqron sradicata.
Durante i miei tre anni nell'esercito, avevo scoperto la giovinezza nel
mondo, la droga, l'alcol e la libera uscita. Ero per passato attraverso tutto
questo senza soffermarmici, dato che non me ne sentivo sedotto. Avevo
conosciuto qualche ragazza, avevo talvolta assaggiato i paradisi artificiali,
chimici o falsamente sentimentali: come uno straniero, o un etnologo, senza provare soddisfazione, e senza mai essere recidivo. Gli altri mi chiamavano "il diverso"; vedevano bene che, senza odiarli n disprezzarli, ero
differente. Dicevano che ero di un altro secolo, di un altro mondo, che non
appartenevo alla mia epoca. E avevano ragione. Ero un vestigio, un'antichit vivente. Un oggetto da studiare, una vecchia pergamena non decatizzata, ben conservata e nuovissima malgrado la sua tarda et, pronta a rivelare le sue verit in tutta la loro recente freschezza, a narrare i secoli nella
loro primitiva ingenuit.
Mio padre non pensava a niente di tutto questo. Non diceva, come mia
madre, che era tutta una follia e un ritorno indietro. Non faceva mai alcun
commento. Compresi questo silenzio soltanto pi tardi. Non sapevo che
nella sua giovent era stato un uomo molto pio; non capivo come un Cohen potesse essersi "assimilato", e pensavo che non sapesse perch andassi
in giro vestito di nero come i polacchi del ghetto, perfino durante le pi
soffocanti calure dell'estate.
Ma sapeva, lui, perch lo facevo, e certamente meglio di me. Ignoravo
fino a che punto il passato fosse la sua religione, e la sua professione la
ricerca del suo stesso passato. E l'archeologia era la nostra comune passione, e quando lavoravamo insieme a certi scavi o quando studiavamo gli
antichi documenti, eravamo proprio padre e figlio, e il figlio non era prodigo.
3
Cos, senza l'intervento di Shimon, senza l'invito di mio padre, avrei finito per sposarmi e mettere radici, e questo avrebbe potuto durare per tutta
la mia vita, poich nei testi era scritto che si doveva studiare per poter studiare ancora. Ma era necessario che qualcosa capitasse; senza saperlo veramente, non cessavo io stesso di attenderlo. Era come se tenessi in mente
tutto un sapere aspettando che mi servisse. Anche se, nella concezione che
me ne facevo, lo studio aveva in se stesso la propria ricompensa, avevo
come una vaga idea che, a differenza della maggioranza dei miei compagni, non era ancora quello il termine ultimo della mia esistenza, ma che
qualcosa si stava preparando, era ancora in gestazione, e che attraverso
questo qualcosa, mi preservavo, pronto ad agire. Ho parlato nel mio cuore,
e mi sono detto: ecco, mi sono ingrandito e accresciuto in saggezza al di
sopra di coloro che erano prima di me a Gerusalemme, e il mio cuore ha
visto molta saggezza e molta scienza.
Insomma, mi spiegher meglio con un'immagine che con un lungo discorso: sarei rimasto come un acquerello dai tratti incerti e i colori pastello. A quell'epoca ero un giusto, un innocente che aveva visto il male senza
mai mescolarvisi. Ero puro come un bambino appena nato: non perch non
avessi debolezze, non per non aver mai sbagliato - poich avevo peccato
come ogni uomo - ma per una sorta d'integrit che la vita non aveva potuto
far vacillare. Ero integro, tutto per me, per le mie scelte e per i miei desideri. Nulla poteva fermarmi, nulla mi spaventava. Per dire tutto, non avevo
vissuto. E ora che l'ho fatto, rimpiango quel tempo prima della ferita poich, allora, tutto era possibile. Dapprima, il male non mi aveva mai sfiorato. Dopo, bisogna semplicemente sforzarsi di vivere con i ricordi che ci
paralizzano. Dopo, troppo tardi perfino per sperare. Ma io sto ancora
avanzando verso quelle tenebre, mentre cerco di risuscitare i ricordi.
Quando mio padre mi parl dei manoscritti, non ne fui sorpreso. Conoscevo la storia misteriosa della loro scoperta; e vi era qualcosa che mi attirava verso quel luogo, Qumran, dove, senza che potessi spiegarmene il
perch, sapevo che avrebbe dovuto giocarsi una parte del mio destino, come se in qualche luogo fosse gi stato scritto. Ogni cosa in continuo movimento, e non si finirebbe di parlarne. L'occhio non mai sazio di vedere,
l'orecchio mai stanco di udire. Ci che gi accaduto, avverr; ci che
gi stato fatto, si rifar. Non c' niente di nuovo sotto il sole. C' qualcosa
di cui si possa dire: guarda, nuova? Ebbene, quella cosa esisteva gi nei
secoli passati. Non ci ricordiamo delle cose che ci hanno preceduto. Cos,
da parte di coloro che verranno nell'avvenire, non ci sar memoria di
quello che accade oggi.
Mi ricordo gli scavi che hai effettuato in quel posto dissi a mio padre.
Vicino a Wadi Qumran, c'erano le rovine di Khirbet Qumran. Non molto
lontano, c'era un cimitero con centodieci tombe. Erano orientate da nord a
sud, quindi non potevano essere musulmane. La parte superiore delle lapidi non presentava simboli conosciuti.
S, erano tombe essene.
Non sapevo che un manoscritto fosse stato rubato... Capisco che si desideri ritrovarlo, ma perch c' Shimon dietro questa faccenda? Cosa c'entra l'esercito?
Vi sono implicazioni politiche importanti dietro quei manoscritti.
Di che si tratta?
Il governo cerca quel rotolo per precedere il Vaticano.
pericoloso per il cristianesimo?
Non si sa cosa contenga. Non lo sa neppure chi lo possiede.
Perch hanno chiamato te? E perch vogliono che ti accompagni?
Credo che siano venuti a cercarci proprio perch siamo contemporaneamente al di fuori di tutto e competenti per la ricerca.
Cosa mi si chiede di fare?
Seguirmi, scortarmi, e forse proteggermi.
Ma una missione cos rischiosa che hai bisogno di una guardia del
corpo?
Forse s confess.
Quando dobbiamo partire?
Adesso. Domani. Il pi presto possibile.
Non posso. In questo momento sono impegnato alla yeshivah, e sai che
non possibile lasciare lo studio in questo modo.
Chi parla di lasciare lo studio? fece, maliziosamente. Parve riflettere
un istante e aggiunse: Se troveremo il manoscritto, lo studieremo insieme.
"Malvagio", il commentatore nomina la setta e il suo "Maestro di giustizia", che era un sacerdote dissidente del Tempio. Costui fu perseguitato e
alla fine ucciso dal "sacerdote empio". E pare che questo Maestro di giustizia sia stato venerato come un martire della comunit. Secondo gli esseni, aveva ricevuto rivelazioni direttamente da Dio, ed era stato perseguitato
dai sacerdoti. Credevano pure che il Maestro di giustizia sarebbe riapparso
alla fine dei tempi, dopo "la guerra dei figli della luce contro i figli delle
tenebre". Secondo le loro prediche escatologiche, il Maestro di giustizia
avrebbe dovuto uccidere il sacerdote empio, prendere il potere e condurre
il mondo verso l'era messianica.
Vi sono dunque somiglianze conturbanti fra questa figura essena e il
Ges dei cristiani prosegu mio padre. Come il Maestro di giustizia, Ges predica la penitenza, la povert, l'umilt, l'amore del prossimo, e la castit. Come lui, prescrive il rispetto della legge di Mos. Come lui, l'Eletto e il Messia di Dio, il redentore del mondo. Come lui, si deve confrontare
con l'ostilit dei sacerdoti, in particolare dei sadducei. Nello stesso modo,
viene condannato e imprigionato. Come lui, alla fine dei tempi sar il giudice supremo. Come lui, ha fondato una Chiesa i cui fedeli hanno atteso il
suo ritorno con fervore. Infine, la Chiesa cristiana e la comunit essena
hanno entrambe come rito essenziale il pasto sacro, che presieduto da un
sacerdote, ciascuno a capo di una comunione di fedeli. Questi sono i molti
punti in comune, ma per il momento, non abbiamo prove definitive.
Un poco pi lontano, alcuni uomini si affaccendavano ai piedi di un muraglione. Stavano effettuando uno scavo. Uno di loro sembrava dirigere le
operazioni. Era un uomo di statura media e abbastanza corpulento, con
barba e capelli bianchi e ricciuti, e portava grossi occhiali di tartaruga scura. Le sue gote rubiconde testimoniavano i sorsi di vino bevuti in aggiunta
alla benedizione sacramentale, e la sua comoda pinguedine, evidente nonostante la larga sottana da domenicano che indossava, stava a indicare un
debole per il mangiar bene.
Era padre Millet, uno dei membri francesi dell'equipe internazionale.
Mio padre lo riconobbe immediatamente, avendolo incontrato in occasione
di scavi e colloqui. Era volubile e simpatico, quindi senza fatica potemmo
iniziare una conversazione.
A che punto siete? domand mio padre.
Abbiamo sgombrato un insieme di costruzioni che si estende per ottanta metri da est a ovest e per cento metri da nord a sud rispose mostrando
nascosta deliberatamente fra le rovine, in quanto avevano preso la precauzione di avvilupparla in un foglio in fibre di palma che fungeva da protezione.
Vedete disse, inclinando un poco la boccetta contiene un olio rosso
molto denso che non assomiglia a nessun olio attuale. Secondo me, si tratta
dell'olio di balsamo con cui venivano unti i re d'Israele. Ma non sicuro,
dato che l'albero che lo produceva non esiste pi da millecinquecento anni.
Posso vederla? domandai. L'uomo me la porse subito.
Ha letto il Rotolo di rame? riprese mio padre, che non perdeva il filo
delle sue idee.
S, ho letto la trascrizione che ne ha fatto Thomas Almond e che stata
pubblicata da poco. Nel rotolo descritto un inestimabile tesoro, d'oro,
d'argento, di unguenti preziosi, di abiti e vasellame sacri, e le sessantaquattro ubicazioni intorno a Gerusalemme e in tutta la Giudea dove sarebbe
stato nascosto nell'antichit. Contiene pure una carta particolareggiata di
questi luoghi, bacini, tombe o gallerie, con l'indicazione precisa dei loro
nomi e delle posizioni. La quantit dei beni preziosi stimata dai ricercatori,
in base alle indicazioni contenute nel rotolo, cos ingente che c' da domandarsi come abbiano potuto accumulare un tale tesoro.
Visto che nel Rotolo di rame, spesso si parla di vasellame rituale, non
ritiene probabile chiese mio padre che sia esistito un legame fra la comunit di Qumran e i sacerdoti del Tempio di Gerusalemme?
La comunit di Qumran sarebbe stata fondata da ex sacerdoti dissidenti
dal Tempio... Crede davvero questo? E cosa comporterebbe, secondo lei?
domand Millet, senza convinzione.
Immagini che la comunit di Qumran sia stata fondata da ex sacerdoti
rivali dei sadducei; questo avvicinerebbe maggiormente la figura di Cristo
all'essenismo, se si pensa agli scontri di Ges contro i sacerdoti del Tempio. Inoltre, questo renderebbe comprensibile la vendetta finale che hanno
compiuto contro di lui, mettendolo a morte. Poich, se Ges fosse stato il
Maestro di giustizia degli esseni, avrebbe rappresentato per loro un grave
pericolo politico.
S... vero, ammettendo che Ges fosse esseno... ma un'ipotesi che
nessuno ha ancora provato disse padre Millet.
La famosa conferenza di Pierre Michel andava in questa direzione gli
rispose mio padre.
S, lo so... Ma non mai stata pubblicata, e nessuno ha potuto avere accesso al testo a cui faceva riferimento.
Il testo scomparso.
Come molti testi di Qumran, che sono stati pubblicati in seguito... Ma a
cosa dovuto questo suo interesse per le ricerche qumraniane? domand
padre Millet, improvvisamente inquieto.
In quanto professore di paleografia all'universit di Gerusalemme,
svolgo ricerche sui rotoli del Mar Morto. E lei, da quando ha iniziato a
lavorare sui rotoli?
Oh, sa rispose Millet niente mi aveva predestinato a farlo... ma ero
molto curioso. Originario del sud della Francia, ho studiato teologia e latino in un seminario vicino a Lione. Un giorno, dopo aver scoperto certi
vecchi libri ebraici nella biblioteca del seminario, decisi d'imparare questa
antica lingua. Ottenni dal mio vescovo il permesso di recarmi a Parigi per
seguire i corsi del famoso orientalista Andr Dupont-Sommer; pi tardi,
diventai amico e collega di Paul Johnson, che divent a sua volta direttore
dell'equipe internazionale. Fu lui ad affidarmi alcuni fra i pi importanti
testi aramaici dei rotoli del Mar Morto. Ho finito per accettare un incarico
presso la Scuola biblica e archeologica di Gerusalemme. Ho lavorato per
oltre vent'anni su quei rotoli; dal momento in cui ho iniziato gli studi di
archeologia.
Cos padre Millet si mise a spiegare la sua passione per l'archeologia, e
con mio padre discusse per circa un'ora di scavi, pergamene e di storia
antica.
Mentre padre Millet parlava con animazione, cercai di decifrare i tratti
del suo volto. Non mi fu difficile: come Giuseppe, aveva una faccia regolare che ispirava simpatia. Osservandolo pi da vicino, notai due piccole
vene orizzontali, da una parte e dall'altra della fronte, sulla tempia destra e
su quella sinistra, che si gonfiavano e palpitavano mentre parlava. All'estremit di una vena, due sottili vasi sanguigni ne incrociavano un terzo,
verticale. Si sarebbe detto che l'insieme formasse due lettere ebraiche: vav
e tav. Queste due lettere potevano dar vita a una parola: tav, che significa
"nota". Pensai che quell'uomo possedesse certamente una piacevole musica
interiore e che questa si riflettesse all'esterno, a condizione di saperla leggere.
A un certo momento mio padre gli domand: Non trova strano che nel-
la vostra equipe internazionale non vi sia nemmeno un ebreo? Uno specialista di storia ebraica avrebbe potuto fornirvi un aiuto prezioso....
S, lo so. una forma universitaria di apartheid difficilmente giustificabile.
Cosa sarebbe successo se uno dei ricercatori chiamato da Johnson avesse insistito per contattare un docente ebreo, riconosciuto come il pi
grande esperto su un preciso argomento?
Questo avrebbe provocato un incidente internazionale, penso. In ogni
modo, fino al 1967, le grotte di Qumran si trovavano in territorio giordano,
e l'esercito giordano non avrebbe lasciato varcare il confine a un ebreo.
Ma non pensa che gli universitari ebrei avrebbero potuto apportare un
punto di vista interessante sull'interpretazione dei testi, per la loro conoscenza delle leggi ebraiche e della letteratura rabbinica?
Non ricordo di aver sentito un membro dell'equipe attribuire una qualche importanza alla letteratura rabbinica per la traduzione dei testi di Qumran. La nostra posizione in rapporto agli universitari ebrei era semplice:
non si poteva lavorare con loro, dunque non si doveva perdere tempo a
discuterne... Lo so, pu sembrare inaccettabile, ma cos. Anche gli archeologi sono vittime dei propri pregiudizi disse padre Millet, e aggiunse
dopo un attimo di esitazione: Sa, prima pensavo che un'indagine archeologica potesse ricostruire l'esatta realt della storia. Ritenevo che scavi
condotti accuratamente permettessero di farsi un'idea obiettiva del luogo e
dell'epoca. Ma al giorno d'oggi so che ogni archeologo si avvicina a un
cantiere di lavoro con un'idea preconcetta di ci che vuole o non vuole
trovare. impossibile venire a capo di un tale inestricabile mucchio di
rocce, sporcizia, polvere e terraglia rotta senza possedere in anticipo una
certa ipotesi sul tipo di fabbricati e di utensili che si stanno per trovare.
Cosa intende? Che i membri dell'equipe internazionale avrebbero potuto non "vedere" alcuni elementi? domand mio padre, che cominciava a
comprendere ci che l'altro gli suggeriva con parole velate.
No... Non voglio dire che si siano volontariamente occultate delle prove. L'equipe ha fatto del suo meglio per distinguere con precisione i livelli
stratigrafici, per rilevare la posizione di tutto il vasellame, le terrecotte, le
monete e gli altri oggetti di artigianato, e per tracciare una carta molto dettagliata del sito. Certamente, oggigiorno nessuno mette in dubbio il fatto
che fosse occupato da una comunit. Ma di che tipo? Ci vuole proprio la
fede per dedurre da simili rovine i mobili di una camera, i luoghi dove le
assemblee si riunivano in sessioni chiuse e le sale del refettorio.
dall'alto in basso, domandandosi come mai un ebreo religioso si avventurasse cos lontano dai suoi quartieri. Allora mio padre le parl del motivo
della nostra visita, e lei ci rispose che Kair Benyair era in viaggio in Francia, dove si era recato precipitosamente dopo la morte di Osea. Era ricercato, se non come sospetto, almeno come testimone. Ma non aveva lasciato
recapiti, e nessuno sapeva dove si trovasse.
Mentre mio padre s'intratteneva con la donna, salii con discrezione fino
agli appartamenti di Osea. La porta era aperta. Entrai, e scoprii tre grandi
stanze sontuose protette da grandi volte in pietra massiccia, abbellite da
mobili antichi, soprammobili incrostati di pietre preziose, strumenti musicali antichissimi e gioielli, anch'essi di provenienza molto remota.
Doveva accumulare tutti questi tesori mi dissi per finire in quel modo. Ho pure ammucchiato argento e oro, e i pi preziosi gioielli dei re e
delle province, ho comprato cantanti di entrambi i sessi insieme alle delizie degli uomini, un'armonia di strumenti musicali, perfino numerose armonie di ogni sorta di strumenti.
Mi diressi automaticamente verso la scrivania, e la trovai ingombra di
casse e carte di ogni specie, di libri in siriaco e di incartamenti d'ogni genere. Fra questi ultimi, un pezzo di pergamena ripiegato attir la mia attenzione. Lo presi e lo spiegai: era un frammento di rotolo. Lo nascosi nella
mia piccola borsa, e ridiscesi velocemente.
In fondo la donna, che non s'era accorta della mia assenza, stava negando a mio padre l'accesso agli appartamenti. Il mistero della morte di Osea
non era stato ancora risolto, e l'atmosfera era gravida di sospetti, senza che
si sapesse precisamente verso chi dirigerli. In quel tempo di crisi, gli stranieri non erano i benvenuti. La venerabile istituzione, per timore dello
scandalo, preferiva richiudersi su se stessa, come per evitare di divulgare
un vergognoso segreto di famiglia.
Una volta usciti e sufficientemente lontani, ci apprestammo a leggere il
manoscritto che avevo trafugato. Mio padre lo identific subito per il
frammento di un rotolo di Qumran. Era in buono stato, per cui non impiegammo molto tempo per decifrarlo. Con il cuore in gola, traducemmo insieme le piccole lettere dai contorni ben definiti:
1. Nella fortezza che si trova
Nella valle di Ashor, quaranta passi
Sotto i gradini, andare verso est.
2. Nel sepolcro,
gdad. Alcuni sostengono pure che uno scriba avrebbe trovato i gioielli, le
pietre, l'oro e l'argento, e li avrebbe mostrati a un angelo che si sarebbe
incaricato di nasconderli. Altri affermano che il vasellame sacro e il tesoro
si troverebbero sotto la pietra tombale di Daniele, e che tutti coloro che
dovessero toccarla morirebbero all'istante; questa sorte sarebbe toccata a
un archeologo. Secondo il testo che abbiamo fra le mani, il tesoro sarebbe
nascosto vicino a Gerusalemme, in una regione situata dietro le valli rocciose, pi in basso rispetto alle cime, ma tagliata da queste su tre lati, attraverso dei burroni scoscesi. Luoghi del genere abbondano, a Qumran. Ti
ricordi quello che abbiamo visto a Khirbet Qumran?
Ma s! Non credi che il testo faccia allusione alla grande cisterna doppia che si trova al livello inferiore? Nella casa delle due piscine, c' il bacino, il vasellame e il denaro.
Senza dubbio. Questo significa, in ogni caso, che Osea era verosimilmente alla ricerca del tesoro. Pu darsi che sia stato assassinato per questo.
Ma perch lo cercava? Non aveva ricavato abbastanza denaro dai manoscritti?
Ricordati cosa dice l'Ecclesiaste... Colui che ha del denaro non reso
sazio dal denaro e colui che desidera la ricchezza non ne avr mai abbastanza. Anche questo vanit.
Prendemmo la decisione di fermarci in Francia al ritorno per cercare
Kair Benyair, senza avere ancora un'idea precisa di come avremmo potuto
trovarlo.
Quella sera, andai a trovare il rabbi per comunicargli che dovevo partire,
senza tuttavia potergliene spiegare il perch.
dunque qualcosa di vergognoso, perch tu non possa confessarmelo?
No. Lo scopo del mio viaggio onorevole. Parto con mio padre.
Tuo padre? fece, sorpreso.
Sapeva che mio padre non era religioso. Indovinavo la parola che doveva usare nella sua mente per qualificarlo, e che tutto nel suo tono tradiva:
un apicoros. Un epicureo, un rinnegato, un uomo senza legge.
Non partire senza portare le leggi dentro di te, nel tuo cuore. Lontano
da qui, vi sono molte tentazioni. Rischi di non essere tra i salvati al momento della venuta del Messia, che prossima. Abbi cura di te. Non di-
menticare, quando sarai laggi, la venuta del Messia. A ogni istante il suo
passo risuona pi vicino e si avvicina un po' di pi a Israele, il suo popolo.
Rabbrividii. Era molto tempo che aspettavamo la sua venuta. Ma in
quell'istante il rabbi annunciava che era giunto il tempo in cui Dio avrebbe
risposto a quella fiducia fuori dal tempo. Ora, ecco che il rabbi annunciava
che noi eravamo l'ultima generazione dell'esilio e la prima della Liberazione. Era come se, nel mondo, tutto fosse pronto per ricevere questa rivelazione: ed ecco, "Mashiah viene" diceva profetizzando. Durante la guerra
dei sei giorni, aveva detto di non temere; all'epoca del crollo del comunismo e della guerra del Golfo, aveva predetto che Israele sarebbe stato il
luogo pi sicuro della terra, e che il tempo della distruzione non era ancora
venuto. Non si era ingannato. Molti ritenevano che la sua ispirazione fosse
di origine divina. Alcuni pensavano che il rabbi fosse lui stesso il soggetto
dell'attesa messianica. Altri dicevano che la venuta del Messia era collocabile unicamente nella nostra religiosit e non in una realt storica, tanto
meno in quella contemporanea. Poich l'uomo non conosce il suo tempo,
non pi di quanto conoscano il proprio i pesci presi nelle reti fatali, o gli
uccelli caduti nella pania.
Ricordati aggiunse prima che io parta, come un'ultima raccomandazione o forse un primo comandamento, ricordati che necessario inspirare
l'aria di Mashiah fin dal risveglio e che lo studio della Torah e le preghiere
servono soltanto a farlo arrivare prima. Prega incessantemente, affinch il
parto spirituale di Mashiah avvenga senza dolore, n ritardo. Tu sarai come
quando il popolo d'Israele era in Egitto, e gridava rivolto a Dio per domandargli la liberazione. Dio non aspettava che noi e il vigore del nostro anelito. Per far questo, devi considerarti tutto il tempo come a met meritevole
e a met colpevole. Compiere una sola mishnah, significa gi far pendere il
mondo intero dalla parte del merito e affrettare per questo e per tutti la
Liberazione finale.
Alcuni pensavano che il rabbi possedesse tutti gli attributi del Messia, e
che da quel momento si dovesse, come il popolo d'Israele nei tempi antichi, esprimere il proprio impegno faccia a faccia con il futuro re David, e
dire: noi siamo le tue ossa e la tua carne. Di conseguenza, volevano far
sapere che il rabbi era il Re Messia della loro generazione.
Ma io, che gli ero devoto al punto di seguire tutti i suoi consigli, io che
rimanevo impressionato dalla minima inflessione della sua voce al punto
in un soprassalto di terrore e si accompagn, perseverante, a lunghe giornate nel corso delle quali avvertii un profondo malessere. Nel giro di poco
tempo lo avrei dimenticato quasi del tutto, prima di ricordarmene quando
sopravvennero avvenimenti atti a chiarirmene il senso...
Ero in automobile con il mio compagno Jehudah, che guidava. Non ci
trovavamo a Gerusalemme, bens in una citt che, ignorandone il motivo,
associavo all'Europa. Eravamo in procinto di attraversare i bracci di un
fiume, ma non si vedeva un ponte da nessuna parte. Jehudah aveva proposto di guadare il corso d'acqua, e gi si stava avvicinando alla riva. All'ultimo momento, sembrandomi questa soluzione troppo pericolosa e l'acqua
troppo profonda, gli urlai di girare a sinistra. Ma lui non ebbe il tempo di
reagire, e il brusco colpo di volante che diede ebbe l'effetto di avvicinarci
ancora di pi alla superficie liquida. In quell'istante, invece di sprofondare
nell'acqua, venimmo ghermiti dai cieli, e ci alzammo verso le nuvole. Davanti a noi, un autobus aveva preso la stessa strada. Aspettavo soccorsi,
che ci riportassero a terra. Ma la macchina si sollevava sempre pi, inesorabilmente, e non accadeva nient'altro. Allora, Jehudah mi gett uno
sguardo nello stesso tempo ineluttabile e sconsolato, come per dire che non
lo aveva fatto apposta. Gridai: Non ora!. A queste parole mi svegliai.
TERZO ROTOLO
Il rotolo della guerra
La prima guerra dei figli della luce
La conquista dei figli della luce sar intrapresa in primo luogo
Contro il partito dei figli delle tenebre, contro l'armata di Belial,
Contro la banda di Edom e di Moab e dei figli di Ammon
E la moltitudine dei figli dell'Oriente e della Filistea,
E contro le bande dei Kittim di Assur e il loro popolo,
Che saranno venuti in soccorso degli empi dell'Alleanza,
Figli di Levi e figli di Giuda e figli di Beniamino.
I deportati del deserto combatteranno contro di loro;
Poich la guerra verr dichiarata a tutte le loro bande,
Quando gli esuli figli della luce
Saranno ritornati dal deserto dei popoli
Per accamparsi nel deserto di Gerusalemme.
bia, quella pelle era lo specchio degli erosi paesaggi di Giudea, quelli che
aveva frequentato fino a fondervisi, come il terriccio si fonde con il fossile,
il fossile con la pietra, e la pietra con la roccia.
S, lo so, David disse, tagliando corto a tutte le superflue spiegazioni
di mio padre. Io stesso sono andato alla ricerca del rotolo, alcuni anni fa,
ma quando sono riuscito a trovarlo, mi sfuggito dalle mani...
Cos' successo? domand mio padre.
stato rubato al Museo delle antichit di Gerusalemme.
Hai avuto il tempo di decifrarlo?
Ahim, no.
Sai chi l'ha rubato?
Difficile a dirsi... Tanto quanto raccontarti tutto quello che so. Un giorno, mentre ero in trasferta proprio qui a New York, ho ricevuto una lettera
anonima da una persona che voleva vendermi il manoscritto. Questa lettera
citava una dichiarazione resa alla stampa da Thomas Almond, il ricercatore
inglese dell'equipe internazionale - quello soprannominato "l'angelo delle
tenebre" -, secondo la quale era scomparso un rotolo. Il mio corrispondente
affermava di potersi procurare quel manoscritto e univa come prova la foto
di un frammento. Tutto mi faceva credere che si trattasse del famoso rotolo
che mio padre aveva avuto tra le mani, senza poterlo acquistare. L'uomo
domandava una quisquilia: centomila dollari. Era una somma enorme, ma
qual il prezzo di una cosa che non ha prezzo? Contando sulla garanzia
del governo di Israele, inviai il mio assenso per corriere all'indirizzo fermo
posta che mi era stato indicato. Ricevetti qualche settimana pi tardi una
risposta che in sostanza diceva: "Porto a sua conoscenza che il Primo ministro del regno di Giordania aveva offerto di pagare la somma di trecentomila dollari prima di venire assassinato. I negoziati restano aperti". Questa
lettera era firmata dalla mano di Osea, l'arcivescovo siriano della Chiesa
ortodossa.
Lo avevo gi incontrato in occasione di un viaggio negli Stati Uniti;
avevamo avviato delle trattative alle quali non aveva voluto dare seguito.
Ora, rilanciava e faceva rialzare le offerte. Trattenni la collera, poich volevo assolutamente ottenere il rotolo. Ci fu una fitta corrispondenza. Osea,
che soggiornava spesso nei paesi arabi del Medio Oriente, dove era proibita ogni relazione con Israele, mi inviava cablogrammi o mi scriveva tramite un suo amico negli Stati Uniti, un certo Kair Benyair. Cercavo d'indovinare, attraverso le sue lettere, ci che succedeva realmente fra lui e i suoi
contatti in Giordania. Sembrava esserci una trattativa in corso con gli uffi-
ciali del governo e della corte reale. Costoro gli avevano lasciato intendere
che parecchi manoscritti, compreso quelli del Museo delle antichit di
Giordania, erano in vendita. Ci spiegava come mai il numero dei rotoli
che mi offriva variasse in continuazione. Ma rimanevo interessato soprattutto a quello di cui avevo visto un campione in fotografia.
In una delle mie lettere, lo informavo che ero pronto a discutere le sue
esigenze con i miei amici e che, se queste si fossero mostrate ragionevoli,
ci saremmo potuti senza dubbio accordare. Qualche giorno pi tardi, mi
recai in congedo sabbatico a Londra, citt dove mi sarebbe stato pi facile
comunicare con lui. Osea m'invi allora un piccolo frammento di rotolo,
per farmelo datare. Non aveva incrostazioni ed era leggibile senza infrarossi: riconobbi subito che i suoi caratteri ebraici erano stati compilati da
uno scriba appartenente alla stessa scuola di altri che avevano copiato alcuni rotoli del Mar Morto. Potevo ugualmente dire con certezza che le espressioni non erano identiche a quelle del testo biblico. Terminato il mio
breve esame, fotografai il pezzo di pergamena e lo rimandai a Osea, come
promesso, con le risposte alle sue domande, facendogli sapere che il frammento sembrava far parte di un rotolo del Mar Morto, che era stato scritto
in ebraico, da un bravo scriba, ma che il pezzo era troppo piccolo per poter
affermare se si trattasse di un apocrifo o di un documento composto dalla
setta essena.
Poi scrissi a Paul Johnson, il direttore dell'equipe internazionale, che allora era negli Stati Uniti. Mi era gi capitato di lavorare con lui e sapevo
che in passato aveva concluso parecchi affari con Osea. Gli domandai di
farmi da intermediario e di tentare di persuadere Osea a vendermi il famoso rotolo. Pur muovendomi con prudenza, non gli nascosi il mio entusiasmo e menzionai il piccolo frammento che Osea mi aveva inviato. Avanzai
pure l'ipotesi che si sarebbe potuto trattare di uno dei pi importanti manoscritti scoperti fino ad allora, e dichiarai che era compito del mondo universitario acquistarlo da Osea, come pure dovere del popolo ebreo restituirlo ai luoghi della sua provenienza storica, in Israele. Concludevo la mia
lettera domandando a Johnson di fare tutto quello che era in suo potere per
preservare la sicurezza del rotolo prima che si perdesse per tutti. Otto giorni dopo Johnson mi informava che Osea, adducendo importanti spese e
altre offerte ricevute, aveva fissato il prezzo a settecentocinquantamila
dollari, di cui cinquantamila da pagarsi immediatamente, e il saldo alla
consegna del rotolo. Ero furioso, e gli comunicai il mio disaccordo a giro
di posta.
Qualche tempo dopo, mi recai a New York per tenere delle conferenze.
Ricevetti una lettera di Osea il cui tono era sensibilmente diverso rispetto
alla precedente. Mi domandava di fare un'ultima offerta per i rotoli. Accettai di pagare la somma di centomila dollari. Concludemmo l'accordo. Al
fine di proteggermi da eventuali furti, portai avanti negoziati ufficiali per
mezzo di avvocati. Un contratto dettagliato, pure indirizzato a Johnson, fu
firmato da Osea e dalla persona che doveva rappresentarlo al momento
dello scambio, Kair Benyair. Numerose clausole certificavano l'autenticit
della pergamena, che avrebbe dovuto essermi rilasciata entro dieci giorni
dopo la firma del contratto. Il frammento staccato sarebbe stato consegnato
nelle mie mani da Kair Benyair. Una volta aggiunto al rotolo, non ci sarebbero state contestazioni nei confronti di quest'ultimo.
Trascorsero dieci giorni. Kair Benyair, di ritorno dalla Giordania, mi rifer, con mia grande sorpresa, che il manoscritto era ancora presso Osea,
che costui dubitava della validit delle nostre transazioni e che voleva pi
denaro, dal momento che i beduini ne esigevano di pi.
Cominciai sinceramente a pensare che fossero pazzi. Pensavano di poter ottenere mezzo milione di dollari! In una lettera a Johnson, Osea si scusava di non poter ancora inviare il rotolo, e adduceva come pretesto il fatto
che i problemi fra Libano e Giordania rendevano difficile il passaggio da
un paese all'altro. Spiegava che avrebbe dovuto assoldare un certo numero
di persone e correre dei grossi rischi, e che avrebbe dovuto, di conseguenza, alzare il prezzo.
Durante tutto questo tempo, avevo seguito attentamente tutte le pubblicazioni nei giornali scientifici a proposito di Qumran, per assicurarmi che
il rotolo non fosse stato venduto ad altri. Non trovai nessuna notizia in
merito, da nessuna parte. All'apparenza eravamo a conoscenza della sua
esistenza soltanto Osea, Kair Benyair, Johnson e io.
Eravamo all'inizio del mese di giugno 1967. Scoppi la guerra dei sei
giorni. Fui richiamato in Israele con il compito di fungere da coordinatore
tra il Primo ministro, il ministro della Difesa e il Capo di stato maggiore.
Ovviamente, gli avvenimenti militari che mi coinvolsero fecero passare in
secondo piano il problema dei rotoli. Nel corso delle settimane precedenti,
l'Egitto aveva intrapreso una serie di atti di guerra contro Israele, di cui il
pi grave era stato il blocco del golfo di Eilat che costituiva una seria minaccia per lo sviluppo del Neghev e per il traffico marittimo del paese con
l'Africa Orientale. Per risolvere una situazione simile, Israele si era gi
riuniti in una busta pi piccola. Mentre questioni di vita o di morte si decidevano nella sala accanto, non potei trattenermi dall'esaminare quel tesoro.
Ci che provai fu un misto di soddisfazione e delusione. Il bordo superiore
del rotolo era disuguale e accartocciato; alcune parti sembravano dissolte;
altre erano in cattivo stato, macerate e incollate dalla polvere umida. Il lato
della pergamena pi seriamente danneggiato era senz'altro quello che era
stato pi esposto all'umidit: non quella della grotta dove era rimasto per
secoli, ma quella del nascondiglio in cui era stato deposto negli ultimi anni. Ma il fatto estremamente curioso era che le lettere ebraiche erano alla
rovescia, cosicch si potevano leggere soltanto davanti a uno specchio;
erano state tracciate da sinistra a destra, contrariamente all'uso ebraico.
L'indomani riposi il rotolo in una camera di laboratorio ermeticamente
chiusa di cui regolai in modo adeguato il grado di umidit e la temperatura.
Occorreva prima di tutto procedere alla separazione dei frammenti che si
erano agglutinati gli uni agli altri nel nascondiglio di Kair Benyair. Quelli
che erano in uno stato di conservazione opportuno furono staccati, quindi
esposti a un tasso di umidificazione normale, da settantacinque a ottanta
gradi centigradi. I pi danneggiati dovevano innanzitutto essere ammorbiditi attraverso l'esposizione di qualche minuto a un tasso di umidit di cento gradi. Poi vennero refrigerati per alcuni altri minuti. Ciascuno di questi
passaggi fu effettuato con molta accuratezza, dato che l'operazione avrebbe
potuto danneggiare la scrittura in modo irrimediabile.
Dal momento che dopo la guerra dei sei giorni avevamo il Museo archeologico sotto controllo, decisi di custodire l la pergamena. L'equipe
internazionale vi proseguiva le ricerche sui rotoli, come era nei voti delle
autorit israeliane, in un clima di tolleranza e rispetto.
Un mattino, arrivato alla loro sala di lavoro, trovai il tavolo sul quale
era disteso abitualmente il rotolo completamente vuoto. Ero sbalordito.
Solo i ricercatori avevano accesso alla stanza e non li credevo capaci di
commettere un furto. Per giorni e giorni abbiamo rovistato il museo da
cima a fondo, invano. Ho dovuto rassegnarmi gradualmente all'idea che
quel manoscritto fosse scomparso per sempre, come se non so quale maledizione lo avesse colpito.
Passarono vent'anni. Nel 1987 assistetti a un'importante conferenza internazionale, che riuniva la maggior parte degli specialisti dei rotoli di
Qumran. Immaginate la mia sorpresa quando nel suo intervento Pierre Michel parl di un rotolo non pubblicato il cui stile e il testo assomigliavano
stranamente a quelli della pergamena rubata...
Tu pensi che sia stato lui a rubare il rotolo? domand mio padre.
possibile. Questo spiegherebbe il suo rifiuto di renderlo pubblico: ha
paura che io possa identificarlo. A meno che qualcun altro non l'abbia rubato, poi venduto o regalato a Pierre Michel...
I cinque membri dell'equipe internazionale lavoravano al Museo archeologico all'epoca della sparizione del rotolo?
S. I padri Pierre Michel e Paul Johnson, in cui avevo piena fiducia, erano l quasi in permanenza. Gli altri tre - padre Millet, lo studioso polacco Andrej Litnov e quell'uomo molto particolare che era Thomas Almond partecipavano alle ricerche con un ritmo pi irregolare.
Pierre Michel avrebbe potuto decrittare la pergamena dal 1967? domandai.
Certamente. Il lavoro preliminare, lungo e delicato, era gi stato fatto;
restava solo da riflettere il testo in uno specchio per leggerlo nel senso giusto.
Se il ladro Pierre Michel, come spiegare il fatto che abbia corso il rischio di venir smascherato evocando il contenuto di un rotolo che aveva
tenuto segreto per quasi vent'anni? chiese mio padre.
In effetti, strano. Ma avendo lavorato nell'esercito ti posso garantire
che accade spesso, nel caso dei segreti pi importanti. Fa parte della natura
stessa del segreto volersi rivelare: pi grave, pi difficile mantenerlo.
Si ha bisogno di condividerlo con qualcuno, pi forte di noi. Un giorno si
finisce col parlare, poi ci se ne pente, ma troppo tardi e bisogna pagare.
Ha con s la foto del frammento che ha decifrato?
No, non ce l'ho. in Israele. Ma ve ne invier una copia al mio ritorno,
tra una settimana. Comunque molto breve, e posso citarvelo pi o meno
a memoria:
In principio era il Verbo,
E il Verbo era presso Dio,
E il Verbo era Dio.
Ogni cosa fu creata per mezzo di lui
E niente di ci che venne fatto
Esistette senza di lui.
In lui era la vita,
E la vita era la luce degli uomini.
E la luce brilla nelle tenebre,
E le tenebre non l'hanno compresa.
sacrilegio contro la Citt santa; Pilato aveva insozzato il Tempio offrendovi un sacrificio alla statua di Tiberio. Penso che i "Kittim" o "figli delle
tenebre", di cui non cessano di parlare gli scritti di Qumran, siano i romani,
quelli che adoravano le dee della vittoria e della fortuna, e che gli esseni
odiavano sopra ogni cosa.
Non possibile allora considerare Qumran come uno dei principali
centri di resistenza politica all'imperialismo romano ma anche all'aristocrazia ebraica che collaborava con gli occupanti al solo scopo di accumulare
ricchezze?
Non si sa se le motivazioni degli esseni fossero politiche o teologiche.
Al momento della massima influenza della setta in Giudea, i suoi messaggeri percorrevano il Mediterraneo, lontano dai tumulti politici di Gerusalemme, con un bagaglio costituito soltanto da un rotolo e una sorta di vangelo, e professavano semplicemente la modestia, la purezza e la povert.
Ma in Giudea, agli occhi di coloro che si battevano per preservare le
leggi e le regole di purezza dei testi antichi e lottavano contro la dominazione economica dei romani e dell'aristocrazia ebraica, predicare un nuovo
vangelo che incoraggiasse l'abbandono della legge mosaica aveva per forza una connotazione politica. Qui sta tutto il problema di Ges.
Ah, capisco dove vuoi andare a parare. Ti domandi se questo rotolo
parli di Ges e, in caso affermativo, in quali termini. Tutto quello che ti
posso dire che il poco che ne ho letto non lo menziona affatto. Tuttavia
vi consiglierei di non cercare solamente, nel corso delle vostre indagini, un
individuo chiamato Ges, ma chiunque altro abbia avuto le sue caratteristiche. Poich il Ges storico pu benissimo essere stato Artrongio, il preteso Messia di cui parla Flavio Giuseppe, personaggio ellenizzato poi romanizzato all'epoca della pax romana, e riconosciuto come l'inviato di Dio
da un buon numero di gentili dell'impero romano. Non sicuro che Ges
sia esistito come viene descritto nei Vangeli. Allo stato attuale delle conoscenze, noi possediamo prove irrefutabili dell'esistenza di due persone soltanto, fra quelle citate nella vita di Ges: Ponzio Pilato, il prefetto della
Giudea, di cui gli archeologi italiani hanno scoperto il nome sopra un'iscrizione latina ripescata nell'antico porto di Cesarea, nel 1961; e il sommo
sacerdote Caifa, di cui una squadra israeliana ha riesumato la tomba di
famiglia, nella Gerusalemme Sud, nel 1990. Tutte le indicazioni che abbiamo sulla vita di Ges appartengono o derivano dalla letteratura cristiana
di cui i primi testi sono stati scritti circa un secolo dopo gli avvenimenti di
cui parlano.
della Biblical Archeological Review, Barthelemy Donnars. un personaggio familiare alle conferenze archeologiche, da San Francisco a Gerusalemme: seduto nelle prime file, prende appunti in gran quantit su un piccolo taccuino giallo. un frondista idealista che non scende a compromessi... Dietro la sua apparenza sorridente e le sue parole volubili si nasconde
un carattere molto saldo. Nel 1988, restavano decine di documenti non
pubblicati fra le mani di Millet, Michel, Almond e Johnson, molto materiale che Donnars sognava di veder comunicato alle squadre israeliane. Aveva incalzato Johnson affinch fornisse un calendario preciso delle prossime pubblicazioni. Costui, non potendone pi, aveva annunciato la prossima apparizione di un'opera intitolata Scoperte nel deserto di Giudea, che
avrebbe dovuto essere seguita nei prossimi tre anni da dieci volumi con i
differenti testi di Qumran, e da altri dieci volumi da qui al 1996. Impresa
sicuramente irrealizzabile. Barthelemy Donnars scrisse un editoriale dal
titolo Non ci arriveranno mai, autentica dichiarazione di guerra contro
l'equipe internazionale. L'articolo diceva in sostanza che il tempo delle
spiegazioni dilatorie, delle scuse e degli equivoci era ormai trascorso; che
l'equipe che non aveva pubblicato nulla nell'arco di trent'anni non avrebbe
mai pubblicato niente; che il Dipartimento delle antichit di Israele si rendeva complice di una cospirazione del silenzio; che la sola maniera per
porre fine a quell'ostruzionismo era di permettere il libero accesso ai rotoli
di Qumran a ogni universitario competente. Donnars alla fine stato ascoltato. Ma troppo tardi per il rotolo essenziale, sparito nel 1967.
Discutemmo ancora un poco con Matti, poi lo lasciammo, a tarda notte,
soddisfatti per tutte le informazioni che avevamo potuto raccogliere, persuasi di essere sulla buona strada... e senza sospettare che non lo avremmo
pi rivisto vivo.
Lasciando l'albergo, che si trovava nel centro di Manhattan, camminammo per oltre un'ora. Non avevamo un particolare desiderio di visitare
la citt di notte, ma sentivamo il bisogno di riflettere su tutto quello che ci
aveva detto Matti. Ciononostante, fummo travolti da quell'agitazione notturna: erano quasi le due del mattino e le luci della citt sfavillavano come
un flash, con il fugace volo di colpi d'occhio appena pi deboli che di
giorno.
Eravamo dentro un mondo. Il tracciato geometrico delle strade non lasciava molto spazio all'erranza. Di giorno guardando lontano, in fondo a
un'arteria, si poteva scorgere il mare come un azzurro inaccessibile, ma la
In che senso?
Sono rimasto molto sorpreso dalla conferenza di Pierre Michel. Gi da
tempo aveva smesso di rendermi partecipe dei risultati delle sue ricerche,
come era stato solito fare in passato. Mi sono posto domande sulla sua
salute... mentale. Non ci sarebbe da stupirsi... con tutti quegli avvenimenti...
Quali avvenimenti? domand mio padre, ostinato.
Johnson ci lanci uno sguardo nero, poi replic bruscamente: Quei rotoli sono stregati. Dal caso Shapira, tutti quelli che li hanno avvicinati sono
stati maledetti. Si suicidano. Muoiono di morte violenta. Come Lirnov.
Come Osea. Dicono che sia stato pugnalato, ma falso.
Com' morto secondo lei? domandai.
Lo hanno crocifisso.
Come fa a saperlo? chiese mio padre.
Ho le mie fonti d'informazione.
Lanciai a mio padre uno sguardo interrogativo, ma lui mi fece un segno
inequivocabile che mi gel il sangue.
Non soltanto ignoro tutto sul manoscritto mancante continu Johnson
ma non penso che sia significativo. Dieci anni dopo le prime scoperte,
nata una nuova scienza, la qumranologia, con una bibliografia di duemila
titoli. Vi sono dappertutto nel mondo riviste di studi qumraniani, istituti di
ricerche, libri innumerevoli. Dunque, il vostro ultimo manoscritto una
goccia d'acqua nel mare qumraniano, di cui non mi preoccupo. E dubito
che porti alcunch di nuovo in rapporto agli altri manoscritti, che a loro
volta non fornivano alcuna rivelazione notevole sul cristianesimo o il giudaismo antichi.
Al contrario, se tanta gente si appassiona per questi testi, un manoscritto perduto acquista considerevole interesse! dissi.
Considerevole per chi? La relazione fra l'essenismo e il primo cristianesimo gi stata sottolineata dai filosofi del XVIII secolo; essi sostenevano che il cristianesimo fosse un avatara dell'essenismo. Il re Federico II
scrisse a d'Alembert, nel 1790: "Ges era precisamente un esseno". Era il
secolo dei lumi. Si cercava di demistificare, criticare i fondamenti della
religione. Volete fare lo stesso? Non la lotta di un altro secolo?
Vogliamo andare dove ci conduce la verit rispose mio padre.
Credete che vi porti a una rivoluzione? La religione ne ha viste tante; e
si sempre rivelata. Johnson si alz di botto, il volto contratto per la collera: Cosa vi proponete, in realt? Intendete contestare l'originalit del
Vogliamo il manoscritto perduto, non quelli che sono gi in nostro possesso replic seccamente mio padre.
Riflett un momento, poi aggiunse sottovoce: Ma lei ha senz'altro paura per la sua fede. stata la Commissione biblica pontificia a ordinarle di
comportarsi in questo modo? Voglio dire la Congregazione per la dottrina
della fede, per la quale lei lavora.
Proprio cos rispose subito l'altro. Non cadr vittima delle vostre
manovre. Voi volete far vacillare secoli di fede in nostro Signore. Siete voi
che date scandalo.
E con queste parole, ci indic la porta con un gesto minaccioso, facendoci comprendere in quel modo che il colloquio si era concluso. Uscimmo,
a met indispettiti, a met spaventati.
Mio padre sembrava abbattuto. Lui che si era dedicato al culto degli oggetti antichi vedeva improvvisamente i rotoli dispersi per il mondo, fra
quattro ricercatori; e sembravano spargere negli animi discordia e terrore.
Alcuni erano morti, assassinati selvaggiamente, altri diventavano pazzi, si
suicidavano. Malgrado fosse uno scienziato dal metodo rigoroso, ateo e
razionale, mio padre credeva tuttavia ai segni del cielo, in modo quasi superstizioso. Questo mi era sempre parso curioso: un uomo staccato da ogni
religione si applicava a non contrariare quello che chiamava l'ordine delle
cose, che, per me, non era altro che l'ordine divino.
Mi stupiva vederlo cos scoraggiato. Conoscevo il suo entusiasmo per la
ricerca e la scoperta, e non comprendevo perch pensasse che probabilmente non avremmo mai ritrovato il manoscritto, e che, se per fortuna lo
avessimo recuperato, ci sarebbe capitata una grandissima sventura. In effetti - lo compresi pi tardi - mio padre aveva mantenuto dalla sua infanzia
la paura del demonio che gli era stata inculcata, e che rimaneva ancorata a
lui, come una scoria nel suo disincantato universo scientifico: temeva che i
rotoli fossero abitati da Satana.
Ma dissi al contrario di quanto ha affermato padre Johnson, quei
manoscritti devono avere un contenuto prezioso, e ritengo che pure lui, in
fondo al cuore, lo sappia. un segno che ci indica che dobbiamo proseguire.
Non lo so. Non so pi da dove incominciare.
Cos' l'affare Shapira a cui Johnson ha fatto allusione? domandai.
L'affare Shapira... Nell'estate del 1883, a Londra, si parlava soltanto
della scoperta di due manoscritti antichi del Deuteronomio scritti in corsivo ebraico fenicio, quella scrittura che si conosceva dalla celebre stele di
che, se il parere dato non era favorevole, aveva tutte le possibilit di venir
annullato. Non incontrava mai in precedenza i postulanti, che giungevano
dal mondo intero; le richieste potevano venir fatte anche per telefono, dall'Europa o da Israele, quando le persone non potevano spostarsi. E il rabbi,
che non conosceva nessuno, ma sapeva molte cose, trovava sempre una
risposta a tutto.
Il gabbai ci introdusse alla sua presenza, in qualit di richiedenti. Spiegai brevemente il motivo della nostra visita, senza dare precisi dettagli,
come mi aveva chiesto di fare mio padre, e domandai al rabbi se dovessimo continuare la nostra ricerca o abbandonarla. Si ritir un breve istante
per riflettere, poi torn, mormor qualcosa all'orecchio del suo assistente e
fin con lo scuotere il capo e dirci: Bisogna continuare la ricerca. rischiosa, ma proseguite.
Prima di licenziarci, ci diede la sua benedizione posando le mani sulle
nostre teste.
Dio verr in tuo aiuto aggiunse rivolto a me.
Rialzai il capo e incontrai il suo sguardo, che si apriva un varco sotto le
spesse sopracciglia unite all'imponente barba bianca. Subito, come per un
moto di pudore, abbassai gli occhi. Allora, si chin al mio orecchio e aggiunse una frase che mi gel il sangue: Fa' attenzione a tuo padre; corre
un grave pericolo.
Prima di partire depositammo la retribuzione per il consiglio, nella piccola scatola destinata a quest'uso.
Dietro di noi, riecheggiarono canti indiavolati: le decisioni chassidiche si
concludono spesso con gli inni e le danze dei discepoli, preferiti alle preghiere perch pi gioiosi e pi favorevoli alla realizzazione della devequt.
Mi voltai per l'ultima volta. A mano a mano che ci allontanavamo, percepivamo gli ah, oy, hey, bam, ya ripetuti con crescente intensit. Si sprigionava da quella gioia una specie di forza e di invincibile solidariet: sapevo
che in quel momento i discepoli del rabbi si tenevano per le spalle o per la
vita e cominciavano una danza che li avrebbe condotti allo stato di trance.
Immaginavo facilmente ci che accadeva in quell'istante nella corte chassidica: si stavano formando cerchi magici di danzatori; il primo anello della catena raggiungeva l'ultimo, senza pi un inizio n una fine. La loro
esaltazione sarebbe salita progressivamente a un ritmo sempre pi sostenuto. Presto avrebbero avuto caldo e si sarebbero tolti i pesanti mantelli neri
per ritrovarsi in maniche di camicia e compiere contorsioni sempre pi
complesse. I pi agili fra loro avrebbero formato un piccolo girotondo in
mezzo al grande cerchio e gli altri li avrebbero guardati danzare come allucinati, e avrebbero battuto le mani. E il ritmo, come il diavolo in persona, non avrebbe lasciato alcun corpo inerte e tutti sarebbero soggiaciuti
ben presto alla sua magia nera.
Continuammo la nostra strada fino all'albergo, senza pi voltarci. Mio
padre sembrava essere stato tranquillizzato dal consiglio del rabbi. Mentre
lui aveva riacquistato la volont di riprendere la missione, io mi sentivo
disperato, senza nemmeno avere la possibilit di dirglielo: se avesse voluto
fargli conoscere la minaccia che incombeva su di lui, il rabbi avrebbe pronunciato la sua ingiunzione ad alta voce. Oltretutto ci aveva intimato di
continuare. Per la prima volta mi sentivo oppresso dall'angoscia, che mi
stringeva la gola e mi chiudeva lo stomaco. Ancora una volta, mi ritrovavo
a tradire uno per non tradire l'altro. Mio padre fin per notare la mia aria
preoccupata e mi domand: Cosa t'ha detto il rabbi, quando ti ha parlato
all'orecchio?.
Un segreto risposi altrimenti per quale motivo mi avrebbe parlato a
bassa voce?
Perduti nei nostri pensieri, non potevamo scorgere una strana sagoma
vestita tutta di nero che ci seguiva con discrezione.
Restammo ancora alcuni giorni a New York, spostandoci dalla biblioteca all'universit per incontrarci con studiosi e archeologi. Ovunque, ci dicevano che la nostra ricerca era tanto vana per la fede quanto pericolosa
per la nostra incolumit.
A poco a poco, la mia ansia si dissolse come se n'era andata quella di
mio padre. Mi sembra ora che una volta svaniti i dubbi e vinte le vilt,
venga il momento in cui si agisce senza sapere perch, come per una necessit interiore, imperiosa ma indefinita. Anche se c'era una minaccia
fluttuante intorno ai manoscritti, continuavo a sentirmi invincibile. Andavo
fiero di mio padre e di me stesso. Ero persuaso che questa alleanza generazionale fosse il segreto della forza e della riuscita. E, a differenza di mio
padre, malgrado fossi pi fervente di lui, non credevo al demonio. Non
credevo nemmeno nel male, dato che si crede soltanto a ci che si vede; e
non lo avevo ancora visto con i miei occhi. Ero sicuro che la morte fosse
uno dei miti inventati dall'uomo per far paura all'uomo, e per sottometterlo
agli avvenimenti. L'uomo, quest'animale che ha bisogno di un padrone,
aveva trovato nella morte un padrone assoluto. Per lui si era trattato di una
fortuna insperata: mai avrebbe potuto consolarsi per questa scoperta.
Non credevo alla morte, poich pensavo che l'uomo fosse padrone del
proprio destino.
Gli avvenimenti, la cui malizia senza pari, non avrebbero tardato a
farmi ricredere, e ad aprirmi gli occhi davanti all'abominio.
Tutto va nel medesimo luogo, tutto fatto di polvere, e polvere ritorner.
Alla fine decidemmo di partire per Londra allo scopo di incontrare il ricercatore inglese Thomas Almond, uno dei quattro membri dell'equipe in
possesso dei manoscritti, e il pi accessibile fra tutti, in quanto agnostico.
Il mattino della nostra partenza, la receptionist dell'albergo ci consegn
un pacchetto che era appena stato lasciato per noi. Conteneva un piccolo
pezzo di pergamena di colore bruno scurissimo. In un primo momento,
non comprendemmo chi ce lo avesse inviato. Era passato troppo poco
tempo perch Matti ci avesse gi spedito quello che ci aveva promesso.
Inoltre, avrebbe dovuto farcene pervenire una copia, certamente non l'originale, dal momento che non lo possedeva. Dovevamo ancora occuparci
della spedizione del revolver prima di recarci all'aeroporto. Cos, decidemmo di rimandare a pi tardi il nostro esame.
Attendemmo il decollo dell'aereo per estrarre nuovamente la pergamena
dal pacchetto. Mio padre la spieg con precauzione.
strano disse non capisco di che pelle di animale possa trattarsi.
troppo scura per essere di agnello o di montone. Non ho mai visto una pergamena simile.
In effetti la pergamena, spessa e liscia, appena rigata, era molle, come se
non si fosse essiccata, come se fosse ancora innervata.
Al contrario di quelle dei rotoli di Qumran, non era friabile n in procinto di sgretolarsi in mille pezzi. Il cuoio dal quale era stata tagliata, bench
conciato, era morbidissimo, malleabile, e si arrotolava con facilit. Aveva
l'aria sorprendentemente fresca, come se l'animale fosse stato appena ucciso, o lo fosse stato da poco. Deciframmo le parole, scritte in aramaico.
L'inchiostro nero che le aveva tracciate sbavava qua e l e sembrava seguire talvolta il solco, appena discernibile, di certe piccole rughe della pelle,
sottolineato da minuscole striature rosse, come di sangue. Le parole che
leggemmo non ci erano sconosciute:
Questo il mio corpo,
tivamo le gambe molli, come dopo una notte senza sonno. Chiusi nella
nostra camera, non sapevamo cosa fare. Mio padre decise di chiamare la
polizia, per cercare di sapere qualcosa di pi. Gli dissero che Matti probabilmente era stato rapito, ma che non era stata ancora trovata nessuna traccia. Quanto a noi, non avevamo pi nessun dubbio su quello che gli era
capitato. Ma perch aveva dovuto subire un simile trattamento? Era spiato?
Qualcuno voleva impedirgli di recapitarci la copia del frammento che ci
aveva promesso? Sapeva qualcos'altro, che non ci aveva detto? Perch ci
avevano inviato un avvertimento cos crudele? Continuavamo ad assillarci
con tutte queste domande.
Nel primo pomeriggio ci recammo al Centro di archeologia, pi per uscire e schiarirci le idee che per proseguire la nostra missione. Mio padre,
che conosceva bene il luogo perch vi aveva soggiornato pi volte in occasione delle sue ricerche, stent tuttavia a riconoscerlo. L'archeologia si era
informatizzata; gli incartamenti, i piani, i fossili si trovavano al momento
su microschede, pi maneggevoli e meno fragili. Un segretario ci inform
che, gi da qualche anno, Almond non veniva pi al centro tanto spesso.
Abitava in una casa vicino a Manchester, occupato dalla traduzione dei
manoscritti e dalla stesura di un libro.
La nostra fatica era appena iniziata. La residenza di Almond era fuori
citt; dopo il treno, prendemmo un pullman che ci lasci in mezzo alla
campagna. Poi dovemmo ancora camminare per parecchi chilometri in
piena foresta. Il cielo era scuro e minacciava pioggia. Rumori inquietanti,
una civetta, uccelli neri che si alzavano in volo all'improvviso, lo scricchiolio sinistro di un ramo spezzato, ci accompagnavano senza tregua nella
nostra marcia. Infine vedemmo la casa, alla svolta di un sentiero.
Era una piccola stamberga di mattoni grigi, a met sepolta sotto i rovi.
Bussammo alla porta. Un uomo di una cinquantina d'anni, con una barba
nera e capelli molto lunghi, vestito di scuro, apparve nel vano della porta.
Mio padre si present come professore di archeologia all'Universit di Gerusalemme. Spieg il motivo della nostra visita e riassunse il nostro colloquio con padre Johnson. Soltanto allora, Almond ci invit a entrare.
L'interno della casa era un santuario di reliquie polverose e vecchie come Matusalemme, sparpagliate per terra, appese ai muri o accumulate sopra i tavoli. Almond mostr a mio padre qualche pezzo raro che maneggiava con i guanti, come fa un orticoltore con i fiori pi delicati. Era un
appassionato di archeologia, un ricercatore un po' matto, il genere di uomo
perduto nei suoi lavori, che si sarebbe senz'altro sentito perso senza gli
studi. Indic un vecchio tavolo in fondo a una stanza, su cui si trovavano i
frammenti che gli avevano dato da tradurre. Mio padre e io vi rivolgemmo
uno sguardo pieno di avidit, che faticammo a dissimulare.
Allora, per la prima volta, li osservai davvero. Erano vecchie pergamene
ricoperte da una piccola scrittura ebraica nera e compatta, senza margini,
senza paragrafi n punteggiatura come un tratto intermittente, ma che tuttavia proseguiva la sua strada, incrollabile. Talvolta, si slanciava verso
l'alto, seguendo un lamed allungato o un iod rimasto impigliato, ma questo
accadeva per meglio riprendere la linea retta invisibile, come se tracciasse
un solco per la virt. Era una pergamena delicata come un foglio di carta,
sottile e friabile come terriccio, che tuttavia era sopravvissuta per oltre
duemila anni. Era fragile e tenace come la 'morale ebraica, esposta a tutto
ma forte della sua debolezza come un volto emaciato. Mi ricord la piccola
boccetta d'olio che i Maccabei avevano acceso nel loro tempio saccheggiato dai soldati greci, e la cui fiamma, invece di spegnersi nel giro di qualche
ora, era durata otto giorni: era il miracolo di Hanukkah, grazie al quale il
rituale del Tempio aveva potuto compiersi, malgrado la guerra. Ci che
vedevo mi apparve come il miracolo dei rotoli.
Ci chinammo e deciframmo silenziosamente:
Ed io ho fatto parte dell'umanit empia,
Dell'assemblea della carne di perversit.
Le mie iniquit, i miei errori, i miei peccati, il mio cuore traviato,
Mi destinano alla putrefazione,
A coloro che camminano nelle tenebre.
Perch non sta all'uomo dirigere il suo cammino,
E nessuno pu rendere sicuri i suoi passi.
A Dio spetta il giudizio,
la sua mano che fa s che un comportamento sia perfetto
E tutto quello che accaduto lui lo conosce.
Tutto ci che avviene lo dispone seguendo un progetto
E senza di lui, nulla si fa.
Guardate questo cominci a dirci Almond, mostrandoci un altro manoscritto che sembrava pi solido di quello che stavamo leggendo. il
Rotolo di rame. Quando lo abbiamo trovato, era talmente accartocciato,
incollato su se stesso che era impossibile srotolarlo. Ma ho messo a punto
Siria, che deve metter fine al regno siriano e dare ai figli della luce il possesso di Gerusalemme e del Tempio. Per quarant'anni combattono i discendenti di Shem, Ham e Jafet, vale a dire tutti i popoli del mondo. La
lotta contro le nazioni dura sei anni e si conclude al settimo, conformemente alla legge di Mos. Nel giro di quarant'anni, tutti i figli delle tenebre
vengono annientati.
C' chi sostiene che i manoscritti siano pericolosi per la fede e che, attraverso di loro, si manifesti la sventura disse mio padre.
Chi dice questo? I figli delle tenebre? tuon Almond, con la sua voce
cavernosa.
S... voglio dire no rispose mio padre. Voglio dire certi studiosi.
Per loro, basta il dogma. Sono rimasti ai misteri del Medioevo. Io vado
alla ricerca dei fatti, non del dogma disse Almond, dando un forte pugno
sul tavolo che ci fece trasalire. I teologi non sono nemmeno capaci di dire
dove sia nato Ges n quando, nemmeno che sia realmente vissuto, e sono
incapaci di spiegare come la sua immagine nei Vangeli sinottici possa essersi conciliata con quella, molto diversa, del Vangelo di Giovanni. Tuttavia, sanno quello che il cristianesimo deve alla religione pagana. Sanno
pure che vi sono delle somiglianze stupefacenti fra gli esseni e i primi cristiani, e che probabile che siano stati in relazione. E dicono che non ne
sono turbati, che non nulla. Ma io domando loro: la verit non un obbligo religioso? I quattro Vangeli non dicono forse 'la verit vi far Liberi"? Rispondono che il Nuovo Testamento fornisce una narrazione coerente della vita di Ges e dei primi tempi della Chiesa. falso! noi non conosciamo della storia di Ges che degli episodi frammentari e contraddittori
che non formano un tutto coerente. Quanto al cosiddetto resoconto dei
primi passi della Chiesa... Non neppure sicuro che Ges abbia fondato o
avesse intenzione di fondare la Chiesa cristiana.
Giusto assent mio padre, imbaldanzito da un simile discorso noi vogliamo sapere chi fosse davvero Ges e quale sia stata la sua vera storia.
Dubito che la vita di Ges possa mai venire ricostruita. Il materiale
troppo scarso. Ma vi dir il motivo per cui i rotoli sono andati perduti o
dispersi e perch capitano disgrazie a tutti coloro che si trovano sul loro
passaggio... compresi voi, se andrete avanti afferm Almond, puntando
verso di noi l'indice lungo e ossuto.
Malgrado le numerose contraddizioni dei Vangeli, i teologi affermano
da sempre che questi ci trasmettono una storia veridica. Ora, per la prima
volta dopo secoli, grazie alla scoperta di quelle pergamene, abbiamo la
Chiesa hanno avuto tutto il tempo per modificare gli scritti accordandoli ai
loro dogmi teologici: Sapete che rigorosamente impossibile provare che
Ges sia nato a Betlemme? E, ammesso che cos sia avvenuto, di quale
Betlemme si trattato, di quella in Giudea o quella in Galilea? Cos se c'
veramente stato un "uccisore di bambini" che abbia cercato di assassinare
Ges neonato, come dicono i Vangeli: chi era? Non vi nessuna traccia
scritta, di questo.
Si dice che sia stato Erode intervenne mio padre.
Ma una simile barbarie avrebbe potuto essere ignorata da qualcuno cos
bene informato come Flavio Giuseppe, che indugia volentieri sui numerosi
delitti di questo re? Non pu trattarsi, invece, di un'invenzione di Matteo al
fine di confermare la profezia di Rachele piangente sui suoi figli? Con lo
stesso scopo, Matteo non manda forse Giuseppe e Maria con il bambino
appena nato in Egitto, per corroborare le parole del profeta: "dall'Egitto
chiamer mio figlio?".
Almond proseguiva instancabile, il modesto uditorio costituito da mio
padre nel suo spirito si moltiplicava per la presenza di migliaia di altre
persone, vive o morte: Cosa pensa il credente? si domand. Il credente
pensa che Ges abbia predicato il Vangelo, sia morto come Messia, sia
risuscitato, e abbia, con la mediazione degli apostoli, fondato la Chiesa
cristiana, che si diffusa nel mondo intero. O, se non crede nella Resurrezione, suppone che gli apostoli, ispirati dalla memoria di Ges, abbiano
fondato la Chiesa secondo quanto dicono i Vangeli. Riconosce, o almeno
lo spero sottoline con un sorriso sarcastico che Ges era un ebreo, e
che ha ereditato la tradizione ebraica. Ammette ugualmente che gli apostoli hanno interpretato le parole di Ges deducendone la sua dottrina, che
l'hanno giudicato non per come stato realmente ma per quanto di lui hanno parzialmente capito: il Salvatore, la Guida dell'umanit e il Figlio di
Dio. In tutti i casi, il credente crede all'originalit della dottrina cristiana.
Non ha la minima idea di ci che la precede e di cui non si fa menzione
nella Bibbia, fatta eccezione per quello che stato compiuto da Mos e dai
profeti in previsione della venuta del Cristo. Ci che il credente ignora ma
che lo studioso sa, che vi erano numerose divinit pagane al tempo di
Ges, nel cui nome sono state predicate dottrine simili. Mitra era il Redentore dell'umanit. Tammuz, Adonis ed Osiris, pure. La visione di Ges
come Redentore non ebraica; e non neppure un tema familiare ai primi
cristiani in Palestina. Il Messia che gli ebrei aspettavano, e con loro gli
ebrei cristiani, non era figlio di Dio, ma messaggero di Dio, colui che salva
il mondo: non con il dono del suo corpo e del suo sangue, ma attraverso
l'avvento del regno messianico sulla terra. Gli ebrei cristiani non speravano
in una liberazione che li avrebbe portati in Paradiso, ma in quella che avrebbe stabilito un nuovo ordine sulla terra, anche se credevano nell'immortalit. L'idea di Ges come salvatore nata soltanto quando la cristianit si estesa nel mondo pagano.
Volete che vi dica come mai quei rotoli sono portatori di turbamento e
scandalo? Perch non soltanto forniscono una visione del giudaismo dell'epoca, ma questa visione esauriente. Se Ges esistito, ha per forza
incontrato, incrociato, vorrei dire sbattuto contro l'esistenza della setta essena: nessun rotolo, che io sappia, parla di lui. Tutt'al pi parlano di un
Maestro di giustizia, e nulla ci dice che questo Maestro di giustizia sia stato Ges.
Dunque possibile vi siano state una o parecchie figure di "profeti",
ma che la costruzione o la riunificazione di questi personaggi in uno solo
sia stata posteriore a Ges? domandai.
La figura di Ges in effetti ispirata ad altri personaggi preesistenti,
per esempio Mitra continu, visibilmente soddisfatto di vedere che noi
riuscivamo a seguire il suo ragionamento. Il 25 dicembre, scelto dai primi
cristiani come data di nascita di Ges, era per i pagani quella di Mitra, verso il solstizio d'inverno. Cos lo shabbath, giorno di riposo di Dio al momento della Creazione, stato abbandonato a favore del giorno di Mitra, il
giorno del sole conquistatore.
Si gir verso una parete e ne stacc un dipinto del Cristo sulla croce, che
mi parve un Caravaggio autentico. Tenendolo fra le mani, continu la sua
esposizione, questa volta come se si rivolgesse a una scolaresca, in tono
dottorale: Per quanto riguarda la figura della Vergine associata a quella
del figlio morente, era onnipresente nel mondo mediterraneo al tempo
dell'espansione cristiana. Originariamente, era una rappresentazione della
terra, vergine e madre a ogni primavera. Il figlio era il frutto della terra,
nato soltanto per morire e per raggiungere la terra, perch cominci un nuovo ciclo. Ricordate: "Se il grano non muore...". Il dramma del "Dio Salvatore" e della "Mater Dolorosa" il mito della vegetazione. Il ciclo delle
stagioni parallelo a quello del Paradiso. C' anche la costellazione della
Vergine che si leva ad Oriente quando Sirio, proveniente da est, segnala la
rinascita del sole: nel mito pagano, il passaggio della stella della Vergine
sulla linea dell'orizzonte corrispondeva alla Vergine partoriente con il Sole. Non vi ricorda niente? Cos la grotta, a lungo associata alla nascita di
ste tavolette di argilla era circolare e rigata come una ruota, insomma esattamente come il rovescio lamellato della cappella di un fungo!
mezzo pazzo, pensai, ma mezzo soltanto, poich tutto quello che diceva non era privo di senso. Mio padre, che probabilmente stava pensando
che quell'uomo fosse sotto l'influenza del diavolo, m'incit a venir via
mentre lui stava compiendo le sue demoniache inalazioni.
Allora l'Eterno disse a Satana: da dove vieni? E Satana rispose all'Eterno dicendo: ritorno dall'aver corso qui e l attraverso la terra, e dall'averci passeggiato.
Cenammo all'hotel, abbastanza tristemente. Mio padre rimpiangeva di
nuovo di essersi lasciato convincere dal suo amico Shimon Delam e di
aver accettato quella missione. Quando scavava il suolo per ore cercando
una vecchia pietra, quando passava mesi a studiare antichi progetti per
ritrovare altrettanto antiche citt perdute, si batteva contro il tempo e contro lo spazio. Ma in questo caso gli sembrava di dover lottare contro un'entit del tutto astratta, i cui contorni sfumavano a mano a mano che lui procedeva.
Curiosamente, sentivo di essere sul punto di giocare una parte di primo
piano in questa storia, e che invece di una guida, di un alleato e di un maestro, avevo di fronte talvolta un nemico suo malgrado, che mi scoraggiava
e sembrava sgomento all'idea di scoprire la verit, forse altrettanto di quelli
che la nascondevano. Compresi ormai che aveva paura. E quell'angoscia,
raffrontata alla mia, e alle parole del rabbi, non cessava di preoccuparmi.
Tuttavia, per poco rassicurato che fossi a mia volta, dovevo tranquillizzarlo.
gi il secondo paese in cui facciamo scalo e non abbiamo progredito
di molto. Cozziamo contro muri di pietra o incontriamo dei pazzi disse.
Siamo solo agli inizi! Quando tu cominci uno scavo, pu prenderti tre
anni, dieci, o forse di pi. E in un certo senso noi stiamo conducendo un'indagine archeologica.
No, dato che la scoperta gi stata effettuata da anni, e dobbiamo soltanto incollarne i pezzi. un lavoro da spie, non da archeologi. No, ti dico,
non siamo fatti per una cosa simile; non avrei dovuto accettare.
Se vogliamo qualche risultato, dobbiamo tornare da Almond. Bisognerebbe andarci di nuovo stasera.
Stasera? Ma non pensarci neppure! Hai visto in che stato lo abbiamo
era il soffio stridente dei sette fischiatori, uccelli sconosciuti che bazzicano
i cieli notturni e che, secondo antiche leggende, incarnano le anime degli
ebrei incapaci di trovar pace dopo la risurrezione del Cristo. Poi il volto di
Azazel lasci il posto a quello di Satana.
Era orribile a vedersi. Dalla sua bocca sgocciolava il sangue appena succhiato, quello dei poveri, degli schiavi e degli innocenti. Gli occhi erano
fiamme infocate che lanciavano scintille purulente; sul suo capo, ricoperto
di numerose corone, si aprivano un varco due corna affilate e taglienti come coltelli; il suo corpo gracile, difforme, disossato, era rivestito di un
abito imbevuto di sangue. Le mani e i piedi si prolungavano in artigli acuminati e sudici; una lunga coda gli pendeva fra le gambe.
Si avvicin al piccolo altare su cui bruciavano i funghi, e lo addobb con
un panno d'oro. Tutt'intorno candele scure esalavano un odore tossico di
bitume e resina. Sul tavolo, vicino all'altare, c'era il dipinto di Caravaggio
rappresentante Cristo sulla croce. Mentre mi chinavo per guardarlo, mi
accorsi che si era completamente trasformato: sulla croce, capovolta, era
disteso un Cristo completamente nudo; il suo collo compiva un'orribile
contorsione per raddrizzarsi, la sua testa ripiegata lasciava scorgere un
sorriso insidioso e osceno, che scopriva, sotto labbra carnose, una lingua
penzolante piena di bava.
Allora il maligno si mise a intonare inni e preghiere, che cantava e recitava al contrario. Afferr un calice pieno d'acqua e lo port alla bocca;
quando la vers sul mio capo, l'acqua si trasform in vino. Pronunci spergiuri con voce sentenziosa ed annunci che il giorno del giudizio era vicino.
Signore di tutti i delitti, discepolo dei crimini, maestro dei peccati e dei
vizi, Dio della retta ragione, ecco il tuo manoscritto mi disse con un sorriso sardonico, porgendomi un rotolo di pergamena nera vendilo e riceverai
un milione di dollari.
A queste parole rotolai sul tappeto, battei l'aria con i piedi e strisciai ventre a terra in modo orrendo. La lingua mi sbatt contro il palato; il rumore
fu talmente forte da far rimbombare i muri. Con le pupille dilatate, lasciai
ricadere la testa sulle spalle. Ascoltai Satana bestemmiare e cantare con
voce forte Questo il mio corpo infilzando una capra nera con le sue
corna. Acquerra Beyty, Acquerra Goity.
A me tutto il denaro! dissi Vado a prendere i rotoli e a venderli...
Ma per questo mi rispose una voce familiare per questo che siamo venuti in questo posto? Che ne hai fatto della tua galuth? Ti sei avven-
turato fin qui per adorare il vitello d'oro dimenticando la tua missione, il
tuo progetto, la tua sfida?
No risposi, in un soprassalto di coscienza no! Gli scritti hanno pi
valore di tutto il denaro del mondo.
Allora mi sollev con un potente soffio che mi deposit in cima alla
vecchia stamberga. Poi, dal basso, mi porse il rotolo dicendo: Ecco il rotolo, vieni a prenderlo e sar tuo.
Dall'alto del tetto, vedevo il manoscritto. Sarebbe bastato un passo, un
piccolo passo, e lo avrei fatto mio. Il vuoto non mi faceva paura. Al contrario, esercitava su di me un'irresistibile seduzione; era come un richiamo
imperioso. Il soffio del diavolo arrivava fino a me, a strappi, e mi diceva
dolcemente: Vieni! Basta un passo! cos facile... Tutto quello che desideri qui, devi solo fare un passo.... Il vuoto mi attirava come un amante,
mi sentivo un oggetto in caduta libera. Pi contemplavo il nulla, pi ne ero
affascinato. Chiusi gli occhi, portai in avanti la gamba...
Ma improvvisamente ebbi la visione di mio padre che dormiva tranquillamente, mio padre che mi aspettava, e di cui non potevo tradire la fedelt
e la fiducia.
No dissi arretrando bruscamente la vita vale pi degli scritti.
Allora Satana mi riport a terra. Poi mi porse il rotolo gridando: Prendi
i manoscritti e leggili, e potrai dominare il mondo, se prometti di adorarmi.
No urlai subito a mia volta, poich avevo capito che, per non lasciarsi
tentare, occorreva non riflettere sulle sue proposte, ma rifiutarle senza
nemmeno pensarci. Adorerai il Signore Dio tuo, e servirai lui solo! recitai.
S! insistette. Li leggerai!
Mi si avvicin. I suoi occhi erano dei tizzoni ardenti, la bocca schiumava
una bava violacea, le mani ferite che sgocciolavano sangue mi tendevano i
rotoli, tremando di furore. Allora fuggii, corsi a perdifiato pi lontano che
potei. Per un'ora, battei in ritirata attraverso la campagna deserta, terrorizzato all'idea che Satana m'inseguisse per soggiogarmi. Infine, spossato,
persi conoscenza.
L'indomani, mi svegliai molto presto sul ciglio di una strada, a qualche
chilometro dalla casa di Almond. Un camion mi riport all'albergo, dove
dormii fino a mezzogiorno. Quando mi ridestai i ricordi della notte trascorsa mi appesantivano la mente come un brutto sogno, che mi imposi di dimenticare malgrado un persistente cerchio alla testa.
Nel pomeriggio lasciammo Londra per Parigi. Dal taxi che ci portava all'aeroporto scorgemmo finalmente la citt che non avevamo avuto il tempo
di visitare. Era un gioiello incastonato da edifici dei secoli passati di cui
non avevo mai visto le vestigia, e che mi sembravano straordinariamente
splendidi e scintillanti. Sulla scala delle nostre preziose reliquie, era una
citt moderna. Ma rispetto a New York, la cui postmodernit mi aveva un
po' sconcertato, vi erano secoli di differenza. Per la prima volta in vita mia
vidi dei monumenti. In Israele avevo a disposizione muri, sarcofaghi, siti
abbandonati o rovine: tracce, ma non veri monumenti. Israele era una sovrapposizione di strati storici, di citt rase al suolo e ricostruite che avevano subito l'erosione di anni, guerre e abbandoni. Ma a Londra le costruzioni e gli edifici antichi si innalzavano orgogliosamente per sfidare le passioni umane vane ed effimere e usurpare al tempo la supremazia assoluta,
sebbene ne diventassero cos la pi evidente e reale incarnazione.
Nel quartiere di Carnaby Street, i punk portavano a spasso per le strade
la loro noia. Alcuni erano pettinati come irochesi, i capelli ritti ad arco di
cerchio o con ciocche rosa, blu o violetto. Portavano catene agganciate ai
jeans e ai giubbotti, aperti su t-shirt con slogan aggressivi. Gli occhi spenti
esprimevano un bagliore vuoto senza speranza. Mi pass per la mente che
anche questo quartiere, simile a Mea Shearim per la sua popolazione varia,
marginale e curiosamente comunitaria, attendesse la fine del mondo. A
modo loro, anche quelli erano i soldati dell'alba nuova, gli apostoli sacrificati del tempo futuro.
Ancora ossessionato da terribili visioni, mi sforzai, sull'aereo che ci portava a Parigi, di studiare una pagina del Talmud, per calmare il mio spirito.
Lo studio era per me come un vino inebriante che mi conduceva al di l
delle Scritture. Per questo come ogni chassid ne diffidavo un poco: il Talmud una sorta di scritto mai scritto, sempre ricominciato, contraddetto,
ripreso, di nuovo confutato, senza risultati n dogmi. come un romanzo
di suspense dove ogni pagina si proietta ardentemente verso la seguente e
via di seguito; come un libro di filosofia, in cui ogni foglio, ogni riga, ogni
parola hanno la loro importanza e necessitano di un'attenzione particolare
per essere compresi. Ma, a differenza di un thriller, non c' una fine: quando pure si fossero letti tutti i trattati e tutti i volumi, sarebbe soltanto una
lettura fra le tante, e resterebbero da scoprire mille altre interpretazioni
degli stessi passaggi.
Per questo lo studio, come i romanzi, allontana la mente dalla contemplazione del Divino. Dopo ogni ora di lettura, il chassid si raccoglie per
pensare a Dio. Ma in queste circostanze io avevo per l'appunto bisogno di
evadere.
Mio padre si chin sulla mia spalla e mi domand quale trattato studiassi. Alzando il capo per rispondere, scorsi un grosso titolo sul giornale che
il suo vicino stava leggendo:
CROCIFISSIONE A LONDRA
Allarmato, mio padre domand un giornale alla hostess. Insieme, leggemmo l'articolo:
Un ricercatore di paleografia stato ucciso la notte scorsa, a quanto
pare da un maniaco. Il professor Thomas Almond stava preparando
un'opera sulle scoperte relative ai manoscritti di Qumran. Il suo assassino, che non stato ancora identificato, lo ha crocifisso a una grande
croce di legno. Gli investigatori di Scotland Yard, che non comprendono il significato di un simile gesto, stanno conducendo una serrata
inchiesta.
Rileggemmo, per cercare di convincerci che non fosse vero. Era come
se, di colpo, fossimo tornati indietro di duemila anni. La realt reclamava i
suoi diritti sullo studio e la ricerca. Lo spavento di mio padre era raddoppiato all'idea che tutto fosse accaduto poco dopo la nostra visita, come se
l'assassino ci seguisse per seminare la morte sul nostro passaggio.
Quanto a me, ero atterrito. L'articolo precisava che l'omicidio era stato
perpetrato la notte precedente, e io sapevo di non aver lasciato Almond
probabilmente prima dell'alba. Ma non ricordavo nulla, se non di averlo
visto vivo prima di mezzanotte. Ero stato, sia pure privo di sensi e ignaro,
testimone della sua esecuzione? Cosa poteva essere accaduto, perch perdessi fino a tal punto conoscenza di ci che facevo?
Grida come se avessi una tromba in bocca. Il nemico giunge come un'aquila contro la casa dell'Eterno, perch hanno violato la mia alleanza e
peccato contro la mia fiducia.
Mio padre era nuovamente molto turbato. Rimaneva immobile, impietrito, come se sapesse che la fatalit che circondava i rotoli avrebbe dovuto
una sola carne. Fu allora che sopravvenne il serpente e tent la donna, che
a sua volta convinse l'uomo a peccare.
Era dunque necessario che il male si mescolasse con l'amore? Ma il peccato originale non era scaturito dall'unione dell'uomo con la donna. Era
penetrato furtivamente attraverso di lei, come una malattia che si diffonde
dal serpente alla donna, e dalla donna all'uomo. Dopo l'amore.
Ges diceva: Amatevi gli uni gli altri. Diceva pure che non vi amore
pi grande di quello di colui che d la vita per coloro che ama. Allora perch tanto odio, sempre?
Pensavo che la risposta a queste domande avrebbe potuto trovarsi in un
libro di cui avevo sentito molto parlare, soprattutto da mio padre, senza
mai averlo letto, e che tuttavia il mondo intero conosceva, leggeva, e citava
perfino senza saperlo.
Sto parlando dei Vangeli. Alla yeshivah ce ne avevano vietato la lettura,
come pure ci avevano proibito tutti i testi che non appartenevano alla cultura ebraica ortodossa, come la maggior parte dei saggi, e la totalit dei
romanzi.
Ora sentivo confusamente il bisogno di andare oltre quei divieti, e che
una nuova esigenza si manifestava in me. Dal nostro arrivo in Francia non
ebbi che una sola idea: comprendere quello che stava succedendo. Volevo
sapere. Il rabbi, che pure sosteneva che le domande dovevano essere poste
senza vergogna e le soluzioni trovate senza paura, non avrebbe potuto
ammetterlo. Ci era formalmente vietato leggere i Vangeli, e perfino di pronunciare il nome di Cristo.
Al nostro arrivo in Francia, comprai una traduzione in ebraico di quei testi interdetti. Quando l'aprii, sentii il cuore che mi palpitava nel petto. Le
mani mi tremavano mentre giravo le pagine. Sapevo che non avrei dovuto
farlo. Tuttavia, era necessario. Mi permesso dirlo? Quella lettura aveva il
gusto amaro e delizioso delle cose proibite. Finalmente, stavo per sapere.
Ci che scoprii mi sorprese pi di quanto potrei esprimere: non per la
sua stranezza, ma per la sua singolare familiarit. Tenter di ritrascrivere
ci che ho letto, cos come me lo trasmette la mia memoria, giacch si tratta di un errore che non ho mai pi commesso.
Era nato a Betlemme, in Giudea, al tempo di re Erode: e tu, Betlemme,
terra di Giuda, non sei certo il pi piccolo dei capoluoghi di Giuda; poich da te uscir un capo che pascoler il mio popolo, Israele. Era figlio di
Giuseppe e di Maria, che lo aveva concepito per mezzo dello Spirito Santo, cos come aveva predetto il profeta: ecco che la Vergine partorir e
dar alla luce un figlio al quale dar il nome di Emanuele che significa
"Dio con noi". Al momento della sua nascita i magi, avvertiti da segni
prodigiosi, giunsero dall'Oriente. Arrivati a Gerusalemme, domandarono
dove fosse il re dei giudei che era appena nato e al quale venivano a rendere omaggio. Al momento della sua nascita una stella apparve ad oriente e
percorse i cieli, i magi andarono dal re dicendo che questa annunciava la
nascita di un bambino dal grande destino. Preso da terrore, il re mand a
chiamare i suoi consiglieri che ritennero necessario uccidere il bambino.
Incontrarono re Erode che convoc i rabbini; questi dissero che il re dei
giudei sarebbe dovuto nascere a Betlemme, cos come le Scritture avevano
profetizzato. Allora i magi si misero in cammino verso Betlemme. Un astro nel cielo li guidava e, grazie a questo, trovarono la casa dove si trovava la giovane puerpera, Maria, la madre di Ges, e gli resero omaggio. Poi
ripartirono, lasciando dietro di s sbuffi d'incenso e foglie di mirra. E porteranno oro e incenso, e divulgheranno le lodi all'Eterno.
Allora Giuseppe fece un sogno che gli intim di fuggire in Egitto, poich Erode stava cercando il bambino per ucciderlo. Una voce in Rama s'
fatta sentire, pianti e un lungo lamento; Rachele che piange sui suoi figli
e rifiuta di essere consolata, poich non sono pi al mondo. Dimorarono in
Egitto fino alla morte di Erode, poi fecero ritorno in Galilea dove andarono
ad abitare in una citt chiamata Nazareth. Sar chiamato il Nazareno.
Giovanni il Battista predicava nel deserto di Giudea di convertirsi, poich il regno dei cieli era vicino. Una voce grida: "Preparate nel deserto la
via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!". Giovanni aveva una tunica di
pelle di cammello e una cintura intorno alla vita. Si nutriva di locuste e di
miele selvatico. Tutti andavano da lui per farsi battezzare nel Giordano, e
confessare i loro peccati. Siccome vedeva molti farisei e sadducei accorrere al suo battesimo, li esortava a pentirsi.
Allora apparve Ges, venuto dalla Galilea fino al Giordano per farsi battezzare da Giovanni. Al momento del battesimo, Ges vide lo spirito di
Dio sotto forma di colomba; si ricord dell'uccello della pace di No, e
ancora prima, dello spirito di Dio come un soffio sulla creazione. Poi fu
condotto nel deserto per essere tentato dal diavolo in tre circostanze. Ma,
ricordando i versetti della Bibbia e dei profeti, usc vincitore da questa
prova. Adorerai il Signore Dio tuo e solo a lui tributerai un culto.
Avendo saputo che Giovanni era stato abbandonato, Ges ripart per la
Galilea. Poi si rec a Cafarnao, sulla riva del mare. Terra di Zabulon, terra
di Neftali, strada del mare, paese al di l del Giordano, Galilea delle na-
zioni! Il popolo che era nelle tenebre ha visto una grande luce: per quelli
che si trovavano nel buio paese della morte, spuntata una luce.
Percorrendo la Galilea circondato dai suoi discepoli, proclam la buona
novella e guar per mezzo di miracoli ogni malattia e ogni infermit. Grandi folle venivano ad ascoltarlo. Allora sal su una montagna e proclam le
"Beatitudini". Il Signore vicino a coloro che hanno il cuore spezzato, e
salva quelli che sono nello sconforto, e gli umili possiederanno la terra.
Non era venuto per abrogare la legge dei profeti, ma a compierla. Guar un
lebbroso, un centurione, la suocera di Pietro, la figlia di un notabile, poi
due ciechi e un posseduto muto. stato lui a prendersi carico delle nostre
infermit e ad occuparsi delle nostre malattie.
Parlava per allegorie come nei salmi e come nel Midrash, poich proclamava cose nascoste dalla fondazione del mondo. Avrete un bel sentire,
voi non capirete; avrete un bel guardare, non vedrete; poich il cuore del
popolo s' appesantito; sono diventati duri d'orecchio per non ascoltare, si
sono tappati gli occhi per non vedere, per non comprendere con il loro
cuore e per non convertirsi. E io li avrei guariti!
Si rec poi a Gerusalemme. Avvicinandosi al Monte degli Ulivi, Ges
mand due suoi discepoli al villaggio: qui dovevano trovare legata un'asina, accanto al suo asinello. I discepoli andarono, e trovarono tutto come lui
aveva detto loro. Dite alla figlia di Sion: Ecco che viene da te il tuo re,
umile, sopra un'asina, e con un asinello, il piccolo di una bestia da soma.
Si mise in cammino. Le folle lo precedevano esclamando: Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore!. Arrivato al Tempio, ne cacci tutti quelli che nel suo recinto si dedicavano al
commercio.
Poi disse ai suoi discepoli: Sapete, fra due giorni Pasqua. Il figlio
dell'uomo sta per essere tradito e crocifisso. I grandi sacerdoti e gli anziani del popolo si riunirono nel palazzo del sommo sacerdote, Caifa. Si misero d'accordo per arrestare Ges, ma non in piena festa, per evitare disordini tra il popolo. Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, stava per consegnarlo.
La sera di Pasqua, Ges sapeva che stava per essere arrestato. Dopo aver
cantato i salmi, prese con i suoi discepoli la strada del Monte degli Ulivi. Il
pastore verr picchiato, e le pecore del gregge disperse. Passarono la notte a Gerusalemme. Quindi giunse colui che doveva tradirlo, Giuda, uno dei
dodici, accompagnato da un drappello armato inviato dai grandi sacerdoti.
Baci Ges: era il segnale. Allora Ges gli disse: Amico mio, fa' ci che
devi.
Venne subito arrestato. Pietro voleva difenderlo, ma Ges gli disse:
Pensi che non potrei fare appello al Padre mio, che metterebbe subito a
mia disposizione pi di dodici legioni di angeli? Ma allora come per potrebbero compiersi le Scritture secondo le quali tutto deve accadere?. Poi
si rivolse alla folla con queste parole: Tutto successo perch si adempiano gli scritti dei profeti. Allora i discepoli lo abbandonarono e si diedero alla fuga.
Ges fu condotto davanti a Pilato. Vedendolo prigioniero, Giuda venne
preso dai rimorsi, e riport i trenta denari d'argento ai grandi sacerdoti e
agli Anziani dicendo: Ho peccato tradendo sangue innocente. Ma era
troppo tardi. Giuda s'impicc. E presero i trenta denari d'argento: era il
prezzo della sua stima, della stima che gli avevano dato i figli di Israele. E
li usarono per acquistare il campo del vasaio, come il Signore aveva ordinato. Giuda aveva restituito il denaro ai sacerdoti; ma non potendo tenere
il prezzo del loro delitto, questi lo spesero per il campo del vasaio.
Pilato convoc allora la folla e le chiese di salvare Ges o Barabba.
Questa scelse Barabba anzich Ges. Pilato se ne lav le mani: la responsabilit ricadde sulla folla. Cos Ges venne crocifisso, nel luogo chiamato
Golgota. Gli diedero da bere del vino misto a fiele. Si divisero le sue vesti
dopo averle estratte a sorte. I passanti, scuotendo la testa, dicevano: Tu
che hai distrutto il Tempio, salva te stesso. Ha riposto in Dio la sua fiducia, che Dio lo liberi adesso, se davvero lo ama.
A mezzogiorno, le tenebre calarono improvvisamente sulla citt e la avvolsero fino alle tre. Prima di morire, Ges esclam: Elo, Elo, lamma
sabactani? Mio Dio, mio Dio, perch mi hai abbandonato?.
Ero turbato. Comprendevo l'importanza della scoperta dei manoscritti:
se Giovanni il Battista fosse stato esseno, se Ges fosse stato esseno, il suo
insegnamento avrebbe potuto essere interpretato nello stesso modo di prima? Se il cristianesimo fosse sorto da una setta ebraica, la visione che se
ne aveva non sarebbe cambiata?
Soprattutto, venni colpito dal tradimento, dalla passione e dal supplizio
di Ges. Non capivo le ragioni della sua morte; mi sembravano oscure. Gli
ebrei erano i responsabili, e i romani colpevoli, o il contrario? Ma quali
ebrei? E quali romani? I sacerdoti, la folla, i discepoli che lo abbandonarono? Perch Giuda, uno dei suoi, lo aveva tradito? Lo aveva fatto per denaro, o per un'altra ragione pi profonda, ideologica? Se si era pentito del suo
gesto al punto di suicidarsi, era credibile che lui, figlio di uno zelota, avesse obliterato ogni coscienza morale al momento in cui lo aveva tradito per
denaro? E perch Ges che sapeva che sarebbe stato arrestato, che non
aveva cessato di annunciarlo e di avvertire i suoi discepoli fino alla sera
della Cena, perch aveva permesso che succedesse? Perch arriv al punto
di incoraggiare Giuda, intimandogli di assolvere alla svelta il suo compito;
come se ciascuno avesse avuto un proprio ruolo quella sera, come se si
fosse trattato di un complotto, di un piano prestabilito, premeditato da loro
due, Ges e Giuda; come se vi fosse stato un accordo segreto fra il traditore e la vittima. Senza quasi sapere come, sembrava che quell'accordo dovesse essere messo alla prova in quell'istante fatidico. Ma allora perch gli
altri discepoli, a quanto pareva, non lo avevano capito n ammesso? Perch lo avevano abbandonato nel momento cruciale in cui aveva pi bisogno di loro?
Di colpo, fui preso da una vertigine. Il problema si formulava finalmente
in modo chiaro dentro di me. Era semplicemente questo: chi aveva assassinato Ges? Ritenevo confusamente che la risposta a questa domanda
avrebbe portato una soluzione al mistero della morte di Almond, di Matti e
di Osea, e contemporaneamente la chiave della scomparsa del manoscritto.
E rispondere a questa domanda non era per niente semplice. Giuda era il
traditore, quindi il colpevole morale. Ma aveva agito di testa propria, o per
conto di altri di cui non era che lo strumento? Che tipo di accordo c'era tra
lui e Ges? I romani avevano condannato a morte Ges; erano quindi gli
esecutori. Insieme a loro, l'apparato dello stato e la legge. Ma il punto in
cui il mistero diventava singolarmente complesso, era quando i romani
avevano lasciato la scelta agli ebrei. Questi ultimi avevano infine chiesto la
condanna a morte. Tuttavia, di quali ebrei si trattava? Non dell'insieme del
popolo, n dei farisei, che non erano presenti. Ma soltanto degli emissari
dei sadducei e, pi precisamente, di certi sacerdoti del Tempio.
Erano questi ultimi i colpevoli? La legge ebraica non prevedeva condanne a morte per crocifissione. Ora, il tribunale non lo aveva fatto lapidare, e
questo ripartiva daccapo la colpevolezza tra loro e i romani, che non potevano cos facilmente "lavarsene le mani".
Infine, quali erano i moventi degli uni e degli altri? Perch Pilato lo aveva fatto arrestare? Rappresentava forse un tale pericolo per l'autorit di
Roma, lui che non faceva altro che predicare per i poveri e gli infermi, e
che non diffondeva alcun messaggio politico n rivoluzionario? Chi erano
donato? In queste parole risuonano un rimpianto, una sorpresa, una recriminazione, forse un rimprovero. Non stava succedendo quello che era
previsto. Non volevo lasciare cos questo mondo. Perch mi hai abbandonato ai miei assassini? Perch non mi hai salvato? Non eri la mia roccia,
il mio scudo, la mia fortezza, la mia acqua in questa terra inaridita? Non
eri colui che sorge alla testa del popolo, padre degli orfani, giustiziere
delle vedove? Non eri mio padre? Non ero tuo figlio?
Sulla croce, con l'ultimo sospiro, Ges chiama, accusa, incrimina Dio di
averlo ucciso. Perch Dio lo ha abbandonato?
L'indomani, feci fatica a svegliarmi. La notte era stata agitata e frammezzata da incubi, in cui vedevo, volta per volta, Ges alle prese con i
suoi nemici, e Satana come mi era apparso nel corso della visione malefica.
Prendemmo la strada per la facolt di teologia per rivedere padre Millet
che, di ritorno da Qumran, avrebbe gi dovuto trovarsi nel suo ufficio parigino. Pensavamo che avrebbe potuto indicarci il luogo in cui incontrare
Pierre Michel.
Faticammo molto ad accedere al quartiere di Saint-Germain-des-Prs:
era totalmente ostruito da una gigantesca folla che sfilava lentamente con
bandiere, scandendo slogan. Le auto, bloccate da ogni parte, aspettavano,
rassegnate, che passasse l'onda dei manifestanti. Quel mattino avevamo
letto sul giornale che formavano attorno a Parigi code di migliaia di chilometri, paraurti contro paraurti, lunga processione di animali infernali avvolta dalla nuvola pestilenziale dei gas di scappamento. Nei loro mezzi i
conducenti, angeli decaduti, semiuomini, semibestie, attendevano, senza
opporre resistenza, stancamente, o forse con la certezza che non vi fosse
nulla da perdere, nulla da fare se non aspettare. Dopo sei ore d'immobilit,
trovavano ancora la forza di farsi dei segni di riconoscimento. Non era pi
il tempo della collera.
Ogni gruppo di manifestanti aveva il proprio cartello: i ferrovieri, gli
impiegati postali, gli insegnanti, i disoccupati. Un uomo munito di altoparlante arringava la folla: Il governo rifiuta di ascoltarci e continua a farci
credere che sia meglio per noi che alcuni siano pi poveri di altri, affinch
l'intera nazione non perisca. Dice che la lotta contro la disoccupazione
esige sacrifici, ma a fare sacrifici sono sempre gli stessi.
La moltitudine non era infuriata. Smarrita, rivendicava con calma il diritto al lavoro e alla pensione; domandava le dimissioni del governo. Il
lungo corteo era pi una testimonianza del lutto di una nazione per un male futuro che della collera del combattente sociale. Tuttavia alcuni, che
volevano spingersi al di l delle barriere umane formate dagli schieramenti
di poliziotti, venivano respinti a furia di bombe lacrimogene e colpi di
manganello, qualche volta imbarcati senza riguardi su camion neri. I Kittim, pensavo. Il popolo gridava la sua desolazione, la paura della paura
della miseria e del futuro; e i soldati, spaventati dalla collera degli affamati, arrestavano e colpivano.
Ci aprimmo a fatica un passaggio attraverso la massa compatta dei manifestanti, fino alla facolt. Millet ci ricevette nel suo ufficio, una stanza
spoglia e vetusta, ingombra di libri e incartamenti disseminati un po' dovunque. Notai immediatamente che non aveva pi l'aspetto gioviale e accogliente del nostro primo incontro. Non sembrava pi disposto alla conversazione volubile e vivace che avevamo avuto a Qumran. Le lettere che
avevo riconosciuto sulle fini venuzze delle sue tempie erano sempre visibili, ma pi attenuate di prima.
Non pensavo di rivedervi cos presto, e qui, a Parigi ci disse stringendoci la mano. Ma dubitavo che avrei avuto comunque notizie dagli israeliani, dopo tutto quello che successo.
Ci fece capire che, dopo i selvaggi omicidi perpetrati, era pronto a rispondere alle nostre domande e a cooperare con le autorit israeliane. Come Andrej Lirnov, aveva lasciato tutti i suoi manoscritti a padre Pierre
Michel, che poco dopo aveva apostatato e abbandonato gli ordini per stabilirsi in Francia come ricercatore. Quest'ultimo era al presente in possesso
del pi grosso lotto di manoscritti non biblici, gli apocrifi e gli scritti della
setta. Secondo Millet, deteneva centoventi frammenti in tutto, ma rifiutava
di svelarne la lista esatta a chicchessia. Ci diede l'indirizzo privato di Pierre Michel, ma ci avvert che probabilmente non avrebbe voluto riceverci,
dato che non vedeva pi nessuno.
Sembrava alquanto impacciato e parlava un ebraico pi esitante che in
occasione del precedente colloquio, come se temesse di parlare troppo.
Mio padre dovette fare la medesima riflessione, dal momento che gli domand, di punto in bianco: Ha un'idea del contenuto del rotolo di cui
Pierre Michel ha parlato nella conferenza del 1987? Lei lo ha decifrato
quando lavorava nella scrollery del Museo archeologico di Gerusalemme?.
No, non ne ho avuto il tempo.
Aveva dato una risposta alla domanda insidiosa di mio padre. Cos il ro-
tolo di Pierre Michel era proprio quello che avevano rubato al museo. Vi
fu un silenzio imbarazzato dall'una e dall'altra parte, durante il quale ci
apprestammo ad andarcene. Allorch improvvisamente, osservandomi con
attenzione, il padre mi domand: Lei abita a Mea Shearim?.
S.
un quartiere grazioso, vero?
Un sorriso radioso e nostalgico gli illuminava il volto.
S, certamente. risposi.
Ah! Israele mi manca sempre molto quando mi trovo in Francia. Laggi, diverso. Mi ci sento bene, al sicuro. un paese cos favoloso... Si
ricorda la piccola boccetta d'olio che le ho regalato?
Certo. La porto sempre con me. La rivuole indietro?
No. sua. La tenga... La conservi gelosamente. Sa cos'ha detto Nostro
Signore Ges Cristo: "Date, e vi sar reso molto...".
Tacque, poi aggiunse, un po' pi sottovoce: In effetti... all'epoca in cui
lavoravo nella scrollery ho ricevuto pressioni abbastanza forti da parte di
certe autorit, che m'incitavano a non prender conoscenza di quella pergamena. Non so cosa ci fosse scritto. Ma penso, se volete saperlo, che non mi
abbiano dato fiducia.
E hanno continuato a riporla in Pierre Michel, dopo che s' spretato?
S, si tentato rispose, senza dare ulteriori indicazioni sul senso di
quel "s". Ha dovuto lasciare Gerusalemme per questo motivo. Ma attualmente non dipende pi dalle autorit ecclesiastiche e, dunque, non deve pi obbedire loro come per il passato.
Lei non ha preso conoscenza del contenuto del manoscritto, nemmeno
superficialmente? insist mio padre.
S, l'ho fatto, giusto prima che scomparisse. Quando ho parlato di quello che ho potuto, diciamo, intravedere, a padre Johnson, mi ha domandato
di non farne parola con nessuno, per nessun motivo; di dimenticare tutto,
insomma. Aveva detto lo stesso a Lirnov. Ma il pover'uomo non ha sopportato di sapere...
Di cosa si tratta? chiese mio padre.
Non posso rispondere, ho promesso il silenzio e non posso venir meno
alla parola data disse. Ma potete cercare di vedere Pierre Michel. Ecco,
prendete pure il mio indirizzo privato aggiunse porgendoci un piccolo
biglietto. Non esitate a chiamarmi, far tutto il possibile per aiutarvi...
nella misura in cui potr agire senza infrangere il mio giuramento, come
capirete.
Teme qualcosa o qualcuno? domand mio padre. In questo caso potremmo essere noi ad aiutare lei.
Vi fu di nuovo silenzio. La domanda rest senza risposta.
Ha paura che la Congregazione per la dottrina della fede possa essere
immischiata in questi delitti? riprese mio padre.
Ho fatto parte della Congregazione per anni. Conosco ci che quella
gente capace di fare. Ma non questo, mi creda. No, non ho paura di loro.
La sola ragione del mio silenzio il mio impegno di tacere: niente di pi,
glielo assicuro.
Con questo, ci fece segno che il colloquio era terminato. Quando gli diedi la mano, scorsi nel suo sguardo un bagliore tragico che mi strinse il cuore.
Avevamo raccolto poche informazioni da quell'uomo. Ma per la prima
volta, sembrava che fosse crollata una barriera. Non sapevamo ancora nulla, quantunque gi sapessimo.
E ho visto la saggezza aver molti vantaggi rispetto alla follia, e la
luce averne tanti sulle tenebre. Il saggio vede con la sua testa, e l'insensato cammina nelle tenebre, ma ho capito pure che lo stesso incidente pu capitare a entrambi. La memoria del saggio non eterna,
non pi di quella dell'insensato poich, nei giorni che verranno, tutto
sar dimenticato. Perch il saggio muore nello stesso modo dell'insensato?
La sera stessa ci recammo al domicilio di Pierre Michel, nel XIII arrondissement. Si trovava nel quartiere cinese, al dodicesimo piano di una torre
grigia che sembrava avviare un'imbronciata ascensione verso il cielo, senza riuscire a portarla a termine. Suonammo, ma nessuno rispose.
Chiamammo padre Millet da una cabina telefonica davanti alla torre. Ma
anche in questo caso, nessuna risposta. Ci mettemmo allora a camminare
dritto davanti a noi, verso nord. Era il crepuscolo; il sole moriva dolcemente sotto le foschie primaverili. Una luce morbida faceva scendere sui monumenti e gli edifici in pietra da taglio una tavolozza di colori da esperto
pittore in declino.
Arrivati nel vi arrondissement, spinti senza dubbio da una logica incosciente - Satana, la tentazione dell'abisso -, ci dirigemmo in silenzio verso
la parrocchia di padre Millet. Avvicinandoci al suo recapito, tenemmo un
piccolo conciliabolo.
stro, bava mista a bile rigurgitata dalle viscere pi profonde. Sulle sue
tempie, sulle mani e sui piedi, incrostati di densi grumi neri, vi erano le
tracce di sottili fili di sangue, secco e scuro, che sembrava ancora caldo sul
suo freddo corpo; l'ultimo resto di una vita assassinata. Le mani erano rattrappite, contratte intorno alle ferite, come se cercassero di medicarsi da
sole. I piedi, ripiegati uno sull'altro, pendevano pallidi e scheletrici.
Seduto precariamente, il gluteo sinistro sulla barra mediana, era appeso
ad una grande croce di legno, una croce di Lorena decapitata. I suoi polsi
erano inchiodati alla barra trasversale, i piedi incavigliati al palo. Il corpo
si era disarticolato in una torsione laterale; la sedecula ne frenava lo slittamento e la lacerazione dei muscoli. Grossi chiodi erano conficcati nelle
sue carni, formando piaghe purulente.
Lo avevano crocifisso.
Restammo interdetti, non sapendo distogliere lo sguardo da quella macabra vista. Eravamo dei Cohen, e la Legge non ci permetteva di toccare
un cadavere dovendo rimanere puri, cio esenti da ogni rapporto con la
morte.
Poich sar giunto invano e se ne sar andato nelle tenebre, e il suo
nome sar stato coperto di tenebre.
E quell'uomo morto davanti a noi era una visione diabolica, e dalla sua
morte promanava un forte richiamo che attirava verso di lei chi la contemplava. la vita della morte, che cosa impura poich la morte risucchia le
grandi forze della vita e le aspira verso il funesto infinito in cui si disperdono; e l'uomo che guarda la morte simile a chi si sporga nel vuoto, sapendo che basta solo un passo perch tutto finisca. E l'idea inebriante. La
morte impura in quanto un'orribile seduttrice; un vino dolceamaro che
ubriaca. Occorre essere solidamente ancorati alla vita per non esserne attirati, o meglio esservi attaccati con forza, dato che impossibile attraverso
il solo potere della volont. Quest'ultima non pu nulla contro il desiderio
ispirato dalla morte, che forte come l'assoluto, dato che il termine ultimo dell'esistenza; il solo presentimento della sua eternit. Ma quest'eternit non che la negazione della vita.
E l'uomo un animale morboso; e ci fu impossibile dimenticare quella
visione dell'ingiustizia, e la tristezza non ci diede pi requie.
Lasciammo l'appartamento per immergerci nella notte che ci rese ciechi,
tanto era scura la notte nei nostri cuori.
meglio andare in una casa in lutto piuttosto che in una casa in festa,
perch si veda quale fine attende ognuno di noi, e chi vivo possa far entrare questa verit nel suo cuore. Meglio essere tristi che ridere, perch,
attraverso la tristezza del volto, il cuore diventa gioioso; il cuore dei saggi
si trova nella casa in lutto, mentre quello degli insensati nella casa che
gioisce.
Mio padre si sentiva tragicamente responsabile di quanto era successo a
padre Millet. Pensava che la ricerca da noi condotta non fosse altro che un
lungo calvario, una via della croce. Mi ripeteva che non era una missione
per noi. Quell'uomo era forse morto per colpa nostra. Il legame fra la crocifissione di Almond e la morte di Matti non poteva essere fortuito. Sembrava ormai evidente che qualcuno ci seguiva e voleva impedirci di proseguire la nostra indagine distruggendo le ultime prove che avremmo potuto
trovare.
Ora, se non avevamo il diritto di toccare il sangue, a fortiori ci era vietato provocarlo. Shimon si era ingannato pensando che avremmo potuto avere buon esito. O forse ignorava le tragiche conseguenze di una simile investigazione. Il prossimo indizio non sarebbe pi stato un avvertimento, non
era pi permesso alcun dubbio: ci stavamo battendo contro dei romani, dei
barbari pronti a tutto.
Credo che si debba tornare a casa nostra, in Israele. fin per dire mio
padre.
A questo punto non possiamo abbandonare tutto risposi. necessario che seguiamo la nostra strada e comprendiamo questo mistero, a qualunque costo.
Non serve a niente voler spiegare le cose, volerle rendere chiare e trasparenti. Bisogna lasciare i segreti nella loro opacit. A volte le apparenze
pi evidenti sono le pi fallaci. Quello che sta sotto le cose inimmaginabile e ci che possiamo scoprire talmente terribile che meglio per noi
distoglierne lo sguardo. Tu sai che guardare Dio dritto in volto impossibile, e che una trasgressione mortale anche il solo averne la pretesa. Dio
deve rimanere nascosto. Colui che tenta di svelarlo si attira la sventura e la
folgore.
Ma di cosa stai parlando? Sai qualcosa di pi su questi assassinii? Di
chi si tratta? esclamai, atterrito. Di Dio o di Ges? Perch usi questo
argomento, tu che non credi in Dio, che non celebri lo shabbath e non obbedisci nemmeno pi ai dieci comandamenti? Di cosa stai parlando?
Non so se Dio esista, ma non voglio contrariare la sua volont, n i segni che manda.
Anche in quelle circostanze tragiche, non potei fare a meno di sorridere.
I ruoli si stavano invertendo. Credevo di essere credente ed eccomi di colpo ateo e razionalista. Pensavo che mio padre non fosse lontano dall'essere
un empio e lo scoprivo pi religioso di me.
Ti inganni quando credi di vedere dei segni; o meglio Dio che s'inganna mandandoteli. dissi con calma. Non possiamo abbandonare tutto.
Dobbiamo ritrovare quel manoscritto. Qualcuno lo possiede, lo nasconde e
lo protegge. Chi ? Non lo so. Forse non si tratta di un uomo, ma di un
gruppo, un'istituzione che lo ha confiscato da secoli. Non importa, dobbiamo continuare. Non possiamo rifiutare la nostra missione come fece
Giona, quando Dio gli chiese di predicare il pentimento a Ninive; altrimenti, ci faremo inghiottire da una balena.
Pensavo in effetti che occorreva perseverare; e che, se i barbari volevano
la guerra, si doveva raccogliere la loro sfida. Non avevo paura. Credevo
immortale me stesso, e tutti quelli che amavo. Eravamo la vita, i figli della
luce, e loro erano i figli delle tenebre. E non era stato detto che al termine
di questa guerra sarebbe venuto il Messia?
L'indomani ritornammo da Pierre Michel. Nuovamente non c'era nessuno. Allora estrassi di tasca una chiave. Era un passepartout mandato da
Shimon, insieme alla pistola che non lasciavo mai, un altro regalo per la
partenza che mi appariva al momento come un presagio. Aprii dolcemente la porta. L'appartamento era piccolo e buio. Le imposte erano chiuse:
procedemmo in silenzio lungo uno stretto corridoio, ed entrammo nella
stanza principale.
Qui vedemmo una donna accovacciata davanti a un cassetto, che estraeva e leggeva le carte che vi erano nascoste. Come se avesse avvertito la
nostra presenza, si gir di colpo e lanci un grido di sorpresa.
Chi siete? domand in inglese.
Non abbia timore rispose mio padre nella stessa lingua. Siamo soltanto dei ricercatori di archeologia. Vogliamo vedere Pierre Michel.
La donna si rasseren. Era sembrata molto spaventata.
Pierre Michel partito, e se il manoscritto in suo possesso che volete,
non qui. Lo sto cercando anch'io disse.
Per quale ragione? Chi lei? domandai.
Sono una giornalista della Biblical Archeological Review, lavoro per
Barthelemy Donnars. Vorremmo divulgare l'insieme dei manoscritti, compreso quello che stato confiscato in modo fraudolento.
S risposi con diffidenza tutti sanno che la vostra rivista fa dei manoscritti il suo mezzo di sostentamento.
Quei manoscritti sono documenti capitali sia per lo storico che per la
fede. Lo scandalo sta pi nel fatto di averli nascosti che in quello di cercarli per renderli pubblici spieg, senza spazientirsi.
Com' entrata? chiese mio padre.
Dalla porta, come voi. E, immagino, nello stesso vostro modo. Sospettavo che Pierre Michel non ci fosse: dopo l'abbandono della sua vocazione
monastica, aveva ricevuto minacce di morte perch restituisse il manoscritto; penso sia dovuto fuggire. Ho fatto fatica a ritrovare le sue tracce. E
quando sono riuscita a raggiungerlo, ho molto penato per fargli accettare
un'intervista, spiegandogli che era il miglior mezzo per salvarlo.
Salvarlo?
S, ha capito bene: salvargli la vita.
Lei al corrente dei delitti? domandai.
Chi non lo ? Sono sempre in prima pagina.
Ma chi pu desiderare la sua morte? chiese mio padre.
Mi ha detto che non lo sapeva. Supponeva che fosse Johnson. Aveva
affidato il manoscritto a padre Michel, che era stato con lui fin dall'inizio.
Ma non sapeva che fosse sulla strada del dubbio e dell'apostasia. Quando
Michel ha cominciato a svelarne il contenuto alla conferenza del 1987,
Johnson si proprio infuriato. Poi Pierre Michel scomparso con il rotolo.
Ed ecco disse gettando uno sguardo desolato intorno alla stanza un bel
modo di ritrovare le sue tracce.
La donna era giovane, aveva lunghi capelli biondi e un viso pallidissimo
cosparso di lentiggini. Si chiamava Jane Rogers. Disse di essere figlia di
un pastore, e che il suo lavoro alla BAR e le sue ricerche erano ispirate
all'amore per la verit, che era per lei lo stesso che l'amore per Dio.
Vede continu rivolgendosi a me con quell'aria dignitosa che le avrei
visto cos spesso in seguito voglio divulgare il manoscritto mancante perch sono in pena per le sorti del cristianesimo.
L'avevo offesa, e ne provai ben presto un amaro dispiacere. Non precipitarti a parlare, e che il tuo cuore non si affretti a pronunciare nessuna
parola davanti a Dio, poich Dio nei cieli, e tu sei sulla terra.
Sono spiacente dissi. L'ho aggredita ingiustamente.
Subito il suo viso s'illumin di un sorriso infantile.
contempla, beffardo, l'essere finito, polvere del tempo, microbo del microcosmo. Ma tutto questo appare comprensibile agli spensierati, che ascoltano tutto e non vedono niente, che nulla al mondo saprebbe sorprendere, n
il bambino che si affaccia alla vita, coperto di sangue e di umori, n il fanciullo che cresce e impara a parlare, n l'uomo che invecchia e muore, coperto di sangue e di umori. Guardano il globo come una sfera da attraversare, un oggetto artigianale pi che artistico, un artefatto come un altro.
Non conoscono la vertigine. Non si chinano abbastanza verso il basso per
osservare a lungo il precipizio che si apre da una parte e dall'altra del ponte. Superbi, lo ignorano, proseguendo il cammino diritto davanti a loro,
con passo sicuro. Incapaci di discernere la polvere nell'uomo e la vanit di
ogni azione, sono beati, incontaminati dall'impurit della morte, intelligenti e abili a cogliere il reale nella sua concretezza. Ma tengono le loro mani
strette, e si consumano anche loro.
Per questo la mia uscita dall'infanzia risale a quell'epoca, non al tempo
del servizio militare. L'infanzia era una specie di non coscienza, in cui i
fatti capitavano gli uni dopo gli altri, senza passato n avvenire. L'esercito
continuava a essere una cornice rigida di fatti esterni, che, simili a stimoli
elettrici, permettevano di reagire quasi meccanicamente. Era uno stato
soggetto alla legge e rassicurante. tutto cos semplice, quando non si
decide niente, e ci si accontenta di seguire.
In quel momento, per la prima volta, mi dovevo confrontare con l'anarchia della vita. E ne avevo paura. Non pi legge, non pi regole: tutto era
permesso, rapire e rubare; tagliare a pezzi e crocifiggere. In questa condizione l'orizzonte, l'infinito dei possibili, si riduceva stranamente, quando
pensavo alla sola prospettiva della morte. Chi erano? Dove si trovavano?
Quali erano le loro motivazioni? Mio Dio! Grido di giorno, ma tu non rispondi. Di notte, e non trovo riposo.
Mio padre aveva presentito il pericolo e mi aveva fatto partecipe delle
sue intuizioni, avrebbe perfino voluto lasciare tutto e ritornare in Israele.
Rimpiangevo amaramente di averlo convinto a continuare. Temevo il peggio, e talvolta pi la sofferenza che la morte. Non trovavo la forza di studiare la Bibbia; il mio stato non me lo permetteva. Non avevo compagni e
mi mancava Jehudah: aveva sempre trovato una soluzione a tutti i problemi che gli avevo sottoposto, perfino i pi insolubili. Forse, in un caso come quello, avrebbe potuto indicarmi il luogo in cui si trovava mio padre,
dopo un pilpul astruso. Avrebbe iniziato con il riassumere i dati classifi-
candoli: In primo luogo, tu e tuo padre cercate un manoscritto che si trovava nella grotta di Qumran e che stato fatto sparire da X. In secondo
luogo, incontrate durante questa ricerca tre persone, che muoiono tutte di
morte violenta. In terzo luogo, tuo padre sparito, rapito da sconosciuti.
Dunque avrebbe detto Jehudah evidente che tuo padre si trova... al
monastero di Santa Caterina, ad Ankara.
Perch? avrei domandato, sbalordito.
semplice avrebbe risposto, fiero dell'effetto riportato.
E si sarebbe gettato in un ragionamento talmudico mettendo contemporaneamente in mezzo la Bibbia, i rapitori, i rabbini e altre persone che non
c'entravano per niente. Cos erano fatte le elucubrazioni di Jehudah. Ma
sapevo, in verit, che in questo caso non si trattava di pilpul e che il ragionamento puro non avrebbe permesso di ritrovare mio padre.
Mi ricordai le passeggiate che facevo con Jehudah nel deserto bianco del
Neghev, quando avevamo bisogno di riflettere. Stavamo via per parecchi
giorni in assoluta solitudine. Conoscevamo posti scoscesi dove il rilievo
talmente frastagliato da somigliare a uno scenario di cartapesta. Restavamo
parecchie ore davanti a questo schermo cinematografico, poi riprendevamo
il nostro cammino.
Anche la mia terra mi mancava in questo frangente, tanto da sentirmi
debole e solo, in una specie di diaspora. La terra come un padre. un
suolo conosciuto sul quale riposare quando si sente che non ci si pu pi
aggrappare a nulla e che tutto vacilla. Com'era duro e lungo quest'esilio.
Vorrei sapere dove trovare Dio! Andrei fino al suo trono. Esporrei per
bene la mia causa davanti a lui, e riempirei la mia bocca di prove; saprei
cosa mi risponderebbe, e capirei quello che mi direbbe. Discuterebbe con
me attraverso la sua grande forza? No, soltanto mi opporrebbe i suoi argomenti. L'uomo retto ragionerebbe con lui, e io verrei assolto dal mio
giudice. Ma ecco, se vado avanti, non lo trovo. Se torno indietro, non lo
scorgo. Se giro a sinistra, non lo intravedo ancora; si nasconde a destra, e
non lo vedo per niente. Ma egli conosce la via che seguo, e se mi mettesse
alla prova, ne uscirei puro come l'oro passato attraverso il fuoco.
Oser confessarlo? Potr dirlo? Meditavo molto a proposito di Cristo,
anche se di questo pensiero proibito non avrei fatto parola a nessuno,
nemmeno a Jehudah. Sognavo di Cristo come capita nella sofferenza, nella
miseria e nell'ingiustizia. Vi trovavo conforto. Un giorno, a Manhattan,
passai davanti a una chiesa, bizzarra in mezzo ai grattacieli; spinto da una
al giornale una telefonata da New York. Era Pierre Michel. Spieg che era
dovuto partire precipitosamente da Parigi per sfuggire ai suoi persecutori.
Era infine disposto a rendere pubblico il rotolo in suo possesso, poich era
il solo modo che aveva di salvarsi la vita. Avrebbe dunque preso parte al
convegno.
Speriamo che questo ci aiuti a sapere dove si trova mio padre dissi a
Jane.
possibile, se metteremo finalmente le mani sull'ultimo manoscritto.
Hai avuto un'idea eccellente. Il giornale rigurgita di richieste d'invito. Abbiamo venduto quasi quanto Vanity Fair, questa settimana; ci pensi, un
record per una rivista archeologica!
Se non rivedr mai pi mio padre, non m'importa nulla del manoscritto.
Non vale la vita di un uomo.
Ary, non disperare. Ritroveremo tuo padre, ne sono certa.
Sarebbe solo grazie a te... Perch fai tutto questo per me?
Innanzitutto anche per me che lo faccio. Ho imparato molte cose che
mi saranno utili, ne sono sicura. Sono cambiata, Ary, pi di quanto tu possa immaginare.
Vi fu un breve silenzio. Jane abbass lo sguardo, esit, poi aggiunse: E
poi, per finire di risponderti... forse anche perch tengo a te, pi di quanto
non dovrei.
A queste parole le sue guance s'infiammarono e il cuore mi fece un balzo nel petto.
Durante il servizio militare avevo conosciuto qualche ragazza, delle giovani donne che non avevo preso in considerazione, a cui non mi ero davvero interessato. Tuttavia i miei compagni facevano ogni sorta di battute sul
fascino che esercitavo sulle donne. Dicevano che, con me presente, non
avevano alcuna possibilit di sedurle. Oppure, mi supplicavano di accompagnarli nelle loro sortite notturne, affinch le attirassi come un amante, e
loro potessero approfittarne per avvicinarle. Esercitavo ugualmente un
certo ascendente sugli uomini, che mi ascoltavano quando parlavo e ricercavano la mia compagnia.
Ma con le donne, era tutt'altra cosa. Vi era un qualcosa di torbido, di
strano nel loro modo di fissarmi, che mi metteva a disagio atrocemente.
Indovinavo che voltavano la testa al mio passaggio, che bisbigliavano il
mio nome. I miei compagni pensavano che fosse il mio sguardo ad ammaliarle, a stregarle. Dicevano ridendo che vi si annegava, come dentro un
pozzo d'amore. In realt se i miei occhi erano azzurri come quelli di mia
madre, erano pure, come quelli di mio padre, due roveti ardenti, che bruciavano senza mai consumarsi.
Altri ritenevano che fossero la mia indifferenza e i miei rifiuti persistenti
ad attirare le donne. vero d'altronde che, catturato da altre passioni, ero
distaccato. Con Jane, era diverso. Vivevo con lei un cameratismo da combattente, dato che eravamo sul medesimo fronte, e contemporaneamente
c'era fra noi una reale complicit e una fraternit di spirito. Ma non avevo
mai pensato a lei come a una donna: voglio dire, come alla mia donna.
All'inizio, quando lei parlava, facevo attenzione a non guardarla negli occhi, come facevo con le altre donne da quando ero entrato alla yeshivah.
Poco a poco, era diventata un haver, un compagno di studi con cui provavo a dipanare i problemi, a far progetti, a ricercare le migliori idee possibili, a inventare delle storie. Insieme a lei la mia creativit si decuplicava
come per magia, mi venivano mille idee, atte a risolvere i casi pi spinosi.
Jane era un meraviglioso interlocutore, che sapeva ascoltare altrettanto
bene che rispondere. Era nello stesso tempo dotata di immaginazione e di
realismo, sufficientemente estrosa da seguire i percorsi pi avventurosi e
rigorosa al punto di non cercare rischi inutili.
E quando talvolta il mio sguardo incontrava il suo, che era di un bruno
cupo e intransigente, abbassavo gli occhi, vergognoso di essere stato scoperto mentre guardavo una donna.
Questo non era permesso. Non che l'amore fosse in se stesso una cosa
cattiva, e neppure vietata dalla religione. Ma lei non era ebrea: era cristiana, protestante e figlia di un pastore.
Certamente, se fossi stato un altro o se mi fosse stato permesso, se lei
fosse stata ebrea o se io non fossi stato un Cohen n un chassid, o se fossi
stato un goy, protestante o cattolico, se fossimo stati entrambi atei, o se io
fossi stato agnostico e lei protestante, se non fossi stato praticante, se fossi
rimasto come i miei genitori, allora s, credo che l'avrei amata.
Era talmente diversa dalle ragazze con cui ci sposavamo. Non era timida
e riservata come loro, e neppure, come loro, sottomessa e passiva. Non era
destinata a diventare la devota custode del focolare o la mamma di qualche
bambino; e d'altronde, non pareva assolutamente destinata a qualcosa. Era
indipendente e attiva. Sembrava non aver paura di nulla e soprattutto non
della verit, che inseguiva come un prode cavaliere. Aveva una tale determinazione da guidarmi quando esitavo e da costringermi ad agire quando
mi scoraggiavo.
Certamente se Lui c'era - e io sapevo che Lui esisteva - allora era tra noi.
Attraverso di lei - era strano, dato che il suo aveva un nome, mentre il mio
era astratto - mi sentivo infinitamente vicino a Dio. Giacch se i concetti
senza intuizione sono inefficienti, avevo bisogno di lei per vedere, della
sua "fede", come lei la chiamava, che mi riavvicinasse a Dio, al Dio della
verit.
Non era civetta. Non aveva belletto su quel viso pallidissimo, e lasciava
ricadere con naturalezza i suoi lunghi capelli biondi sulle spalle. Si vestiva
con modestia, con abiti semplici e larghi, qualche volta portava pantaloni o
jeans.
O forse ero io che mi sforzavo di vederla cos, come una specie di angelo, senza i segni della femminilit, perch cercavo di persuadermi che non
avesse la grazia di una di quelle Jane ebree che il rabbi mi destinava.
Dopo la rivelazione dei sentimenti di Jane nei miei confronti, entrai in
una violenta crisi. Come per proteggermi, per mettere delle barriere fra lei
e me, tornai spesso al ghetto chassidico di New York. Il suo amore ebbe
l'effetto di respingermi come un violento colpo di boomerang, un riflesso
istintivo di sopravvivenza. Cominciai a frequentare con assiduit la piccola
sinagoga di Williamsburg, di cui ben presto conobbi tutti i fedeli.
In questo modo fui indotto a rivedere il rabbi che ci aveva ricevuti. Gli
rivelai ogni cosa circa il rapimento di mio padre e il mio smarrimento. Non
gli parlai di Almond, n di Millet, n delle crocifissioni.
Ti avevo messo in guardia sul pericolo mi disse. Ma ora, non bisogna perdere la speranza, occorre attendere, e praticare la devegut.
La devequt? Perch? domandai.
Per sapere chi fosse la persona che vi seguiva.
Non capivo a cosa facesse allusione. Forse aveva presentito un pericolo
vedendo che qualcuno ci seguiva. Chi? E perch la devequt? Ma ero un
chassid, e abituato da tempo a rispettare le parole dei rabbini senza cercare
di comprenderne il senso. Cos mi sforzai, con qualche altro discepolo, di
raggiungere la devequt, come il rabbi aveva raccomandato.
Vorrei poter descrivere questo tipo di estasi con delle parole, ma temo
che sia impossibile. Come dire? All'inizio bevemmo semplicemente del
vino, per diventare allegri. Poi ci mettemmo a cantare. Ci accompagnava
un musicista che, grazie a un potente sintetizzatore, riusciva a riprodurre
con il suono del tamburo, del clarinetto e della chitarra le note incantatorie
atte a elevare l'anima fino alle vette.
Avevo conosciuto, prima della mia teshuvah, il rock moderno, quel ritmo che fa tremare i corpi, il suo irresistibile dinamismo che li riscalda e li
eccita; il suo modo insomma di inventare un'immagine di se stessi, un atteggiamento falsamente ribelle e contestatore, scappatoia talvolta piena di
odio, talaltra di invidia nei confronti di questo ruvido mondo. Avevo assistito in certi locali techno di Tel Aviv a dei rave allucinati, dove la giovent, come in una messa cantata, invocava la fine dei tempi per tutta la notte
con movimenti indefinitamente ripetuti, ritualizzati. In una comune trance
senza comunione, i giovani automi agitavano teste e spalle senza convinzione, al ritmo rozzo abbellito dal fraseggio musicale che di tanto in tanto
arrivava a rompere l'antifona, come un sogno impossibile e lontano.
Le canzoni chassidiche, al contrario, suscitano la gioia del cuore: questa
la loro magia, e non conosco nessun'altra musica che trascini con s tanta
felicit, o che guarisca meglio un animo triste. Comincia timidamente e
con una gradazione sapientemente dosata, Oy va voy; esprime un'autentica
impazienza, una vivacit, Mashiah, Mashiah, per affrettare l'adempimento
collettivo e l'ascensione finale. Credo, s, credo con tutta la mia fede nella
venuta del Messia. una fanfara gioiosa che galvanizza l'esercito della
guerra finale, che trascina gli animi a riceverne l'unico vincitore.
Ci venne portato un beveraggio dal gusto dolciastro che non conoscevo.
Con l'aiuto del vino, nell'ardore della danza, ne abusammo. Presto, mi invase uno strano torpore e, cullato dai ritmo regolare della musica, mi lasciai guidare da un'incontenibile voglia di perdere il controllo di me stesso.
Mentre una certa forza della mia mente resisteva e voleva opporsi alla tendenza estatica che si stava impadronendo di me, un'altra voce, pi profonda, dapprima mi permetteva, poi m'incitava a lasciarmi andare. A occhi
chiusi, mi concentrai intensamente per far arrivare a me il soffio propizio,
con un ampio movimento respiratorio che saliva dalla cavit del ventre. Mi
allungai per terra, le membra appesantite e la testa in una nuvola di cotone,
e a poco a poco presi il volo verso altri orizzonti.
Qui e in nessun luogo, ora e sempre. Per una ventina di minuti la mia
coscienza fu infinitamente pi ampia. Una lava ardente erutt dalla mia
anima e mi condusse, in un supremo rapimento, alla memoria piena, totale,
quella che si assapora talvolta, a dosi infinitesimali, quando nello stato di
veglia rinasce bruscamente, a un odore, un suono, un colore, un ricordo
perfetto, intatto. La devequt offriva decuplicato questo miracolo: ero attraversato da parte a parte da ricordi folgoranti, ero ubriacato dalla loro velocit, in ammirazione davanti alla loro luce invisibile, circondato da un lungo turbinio di energia che li mescolava, li frugava nell'intimit; sentivo
colori inauditi, vedevo melodie celesti, sapori supremi. Ero danzato, sempre pi in fretta, sempre pi in alto, senza mai smettere di girare. Una forza
invincibile mi proiettava verso il cosmo, un'altra mi radicava nelle profondit terrestri. Ansante, preda di entrambe, un po' mi abbassavo, un po' rimbalzavo.
Per un momento, durante la fase ascendente di esaltazione, ebbi delle
prodigiose intuizioni: pagine di Talmud sulle quali avevo faticato per ore
diventavano limpide, problemi filosofici e teologici si risolvevano istantaneamente.
Poi un'immagine si sovrappose e cominci a invadere il mio spirito:
quella del cortile chassidico dove mi ero recato con mio padre. Rivissi tutta la scena, con intensit; risentii tutte le parole pronunciate; i pi piccoli
gesti ritornarono in me sotto forma di lampi luminosi, fino al momento in
cui uscimmo dalla casa del rabbi e udimmo la musica dietro di noi.
Allora, vidi. Mi ero girato per guardare, come con rimpianto, farsi pi
lontano il luogo da cui provenivano le canzoni sempre pi sfrenate e dove
esultavano le anime in trance. Nella devequt rammentai distintamente ci
che allora avevo appena intravisto e in seguito dimenticato: qualcuno usciva furtivamente dall'abitazione. Il tenue profilo della figura, restando nel
mio campo visivo, si avvicin un poco di pi. Tentai di concentrarmi maggiormente per vedere il suo viso, ma lo stato estatico sembrava in quel
momento condurmi verso altri mondi. Feci uno sforzo disperato. Di colpo,
un brivido violento sollev il mio corpo, come se volesse attirarlo al cielo.
Per alcuni minuti che mi sembrarono ore, entrai in trance. Al vertice di
quel celeste fermento, misi finalmente a fuoco il volto che desideravo conoscere. La sorpresa mi fece vacillare. Non potei trattenere un singulto
frenetico, di sollievo e di sorda collera: era il viso di Jane.
Eterno! Fino a quando mi dimenticherai? Fino a quando ti nasconderai a me? Fino a quando consulter me stesso e affligger il mio
cuore per tutto il giorno? Fino a quando il mio nemico si eriger contro di me?
I giorni seguenti furono spaventosi. Sospettavo Jane delle cose peggiori,
di tutto e di nulla. Diffidavo troppo di lei per farla partecipe della mia scoperta e domandarle di rendermene conto. E se fosse stata all'origine del
rapimento? E se avesse avuto qualcosa a che vedere con le crocifissioni?
Era protestante o cattolica? Faceva parte della Congregazione per la dottrina della fede? Ci seguiva, su questo non c'erano dubbi, da New York, e
forse anche da pi lontano. Del resto, mi aveva trattenuto quando avevo
cercato di inseguire gli aggressori per liberare mio padre. Forse sapeva
dove fosse e non faceva che tenermi occupato per impedirmi di andare alla
sua ricerca. Ma se si trattava di questo, allora era pericolosa. Se avesse
scoperto che sapevo, rischiavo di subire la stessa sorte di mio padre, o
peggio.
Tuttavia, non potevo credere alla sua doppiezza. Scrutavo il suo volto,
cercando di scorgervi il male, la perversit e la dissimulazione, ma non vi
riuscivo. Vedevo una donna generosa e onesta che, oltre a tutto, pareva
amarmi. Non potevo immaginare che una personalit distruttiva e crudele
si celasse sotto i suoi tratti sereni.
Ma se fosse stata tutta una simulazione? La scrutavo ancora, e la vedevo
di colpo sotto una luce diversa. Talvolta il suo sguardo si offuscava e si
perdeva nel vuoto. In altre circostanze, lo velava un feroce bagliore. Un
giorno, la incontrai casualmente per la strada: era truccata con vivaci colori, i capelli biondi non le ricadevano pi sulle spalle ma le formavano grossi riccioli intorno alle guance, pi rosee del consueto. Indossava una gonna
cortissima che lasciava scorgere le ginocchia, e scarpe a tacchi alti. Non
avrei mai dovuto guardarla in quel modo, ma la sorpresa era tale che volevo assicurarmi che fosse proprio lei. Dove andava cos conciata? Chi era?
Era una vergine o una prostituta?
Perch ci aveva seguiti? In che razza di trappola eravamo caduti? Quando l'avevamo sorpresa da Pierre Michel, aveva forse voluto farsi sorprendere, era tutto premeditato? E, se s, quali erano i suoi moventi?
Certe volte, credevo di odiarla: mi stava tradendo. Forse era arrivata al
punto di recitare la commedia dell'amore. Allora, a questo sentimento che
avevo rigettato, che ancora rifiutavo, cominciai ad attribuire un valore infinito, quello che si consacra alle cose che non si hanno; che non si hanno
pi. Per la prima volta mi posi la questione dei sentimenti che provavo per
lei. Nonostante avesse dichiarato di amarmi, non ero uscito dalle riserve
che m'imponeva la legge, rifiutando d'interrogarmi francamente sulla natura della nostra relazione, da un lato perch questioni gravi occupavano la
mia mente, poi perch senza dubbio avevo paura di scoprire di essermi
lasciato invischiare dagli inganni di una donna. E che donna... Una goya,
avrebbe detto il mio rabbi. Una schikse.
Ero stato catturato? Mi aveva preso prigioniero? Era questo l'amore? mi
domandavo con rabbia, perfino quando la sospettavo di aver rapito mio
padre. Ma allora l'amore come la guerra. Nello stesso modo in cui mi
battevo contro un nemico invisibile e per una causa che andava ben oltre
me, provavo per Jane un sentimento indefinito che non ero pi in grado di
padroneggiare, e contro cui, lo avvertivo, avrei dovuto condurre una lotta
accanita. Era una guerra contro me stesso, allo scopo di non farmi assalire
e annientare da un nemico terribile. Una guerra di trincea che mi lasciava
talvolta, la notte, rannicchiato e insonne in fondo al mio letto, il telefono a
portata di mano, lottando per non afferrarlo e non chiamarla, e ripetendo a
me stesso che ero stato sconfitto da quella bestia sorniona che non mollava
mai la preda conservandole la vita soltanto per poter continuare a giocarvi.
Cercavo, spesso invano, di non sentire la mancanza di Jane. E potevo
percepirla a ogni istante, alla vista di un oggetto che me la faceva venire in
mente, al ricordo di un atteggiamento che aveva tenuto o di una parola che
aveva pronunciato e che ritrovavo nel corso di una lettura, una frase o un
pensiero. Il peggio era che la sentivo pure in presenza di lei, all'idea di
doverla lasciare, o perfino, lo confesso, alla semplice impressione che lei
fosse presente ma non in mia compagnia, all'idea che la sua attenzione
deviasse un poco, che la sua mente fosse occupata altrove, magari ad architettare piani machiavellici per distruggermi.
Credo che questa assenza fosse anche peggiore dell'altra. La sua mancanza quando non era presente era, certamente, pi insopportabile, poich
si trattava di una sofferenza, un dolore profondo. Ma in quel momento
potevo, nella mia mente, ritrovarla, sognarla come la desideravo e, per cos
dire, farmi assorbire in lei, nel pensiero di lei. Rivivevo momenti che avevamo passato insieme, parole o gesti che mi avevano incantato; e, non so
perch, a ogni invocazione si manifestavano le stesse visioni ricorrenti,
accompagnate dal medesimo turbamento. Poi cercavo di scacciarle per
richiamarne altre; e altre ancora, sconosciute, arrivavano, forse nascoste
nel sottosuolo della memoria; e, talvolta, evocando queste, sopraggiungevano altre reminiscenze, sgradevoli, di momenti difficili, che mostravano
lei non come quella che credevo, ma l'altra, la Jane malefica che mi seguiva e perseguiva il suo piano; e mi piaceva allora giocare con quelle idee,
soppesare il dolore e il disgusto che suscitavano in me, idee che mi facevano talvolta ripetere, da solo, come un attore di teatro su una scena deser-
fianco a fianco, a Central Park. Non sapevo pi che fare e, non volendo
andare oltre, cercavo di fare in modo che lei si scoprisse, per poter infine
veder chiaro nel suo gioco pericoloso.
Non lo so; credo di essere troppo preoccupato in questo momento per
pensare ad altro che a mio padre; e poi, ho paura risposi.
Hai paura perch vietato dalla legge, la tua legge?
Non per questo.
Ma questa legge continu sei tu che la scegli, liberamente; tu e nessun altro che decidi di adempierla nella maniera da te stesso scelta. E la tua
maniera delle pi esigenti, vero?
S.
Ma tua madre, per esempio, non la pensa come te, vero?
Parlava guardandomi dritto negli occhi. Tentai, sforzandomi, di sostenere il suo sguardo. In quel momento, senza sapere perch, la credevo sincera.
No ammisi. emigrata dall'URSS. in rotta con una certa idea che
si fatta del giudaismo ortodosso. atea, stata segnata dal comunismo
ma ne ha assorbito alcun idee.
Poco importa. Vi sono migliaia di persone come lei, che non hanno la
sua storia. La maggior parte degli ebrei sono come lei. Tutti quelli che ho
conosciuto prima di te, lo erano.
Certo, ovvio che tu non abbia incontrato nessuno come me ammisi.
Le persone come me vivono fra loro, e di solito non incontrano persone
come te.
Erano gente normale, Ary, gente normale. Voi vi rintanate perch avete
paura del mondo esterno, temete di dovervi rimettere in questione. Preferite rimanere ancorati alle vostre certezze.
Non sono normale, vero. Lo ero prima, secondo i tuoi criteri.
La tua legge c'impedisce dunque di amarci? La mia prontissima ad
accoglierti. Perch il Dio di Israele cos geloso? Perch la religione che
ha raccomandato l'accoglienza dello straniero, che non ha mai inventato
l'inquisizione, la caccia alle streghe, le deportazioni e i campi di sterminio
si mostra intollerante nei nostri riguardi? Perch non mi volete?
proibito contrarre matrimoni misti.
Sei tra quelli che pensano che i matrimoni misti portino a compimento
ci che Hitler non riuscito a fare?
Credo che i matrimoni misti abbiano corrotto la nostra storia.
Ma che cos' un matrimonio misto? Nulla mai puro, tutto viene me-
Johnson. Sono stata una sua allieva. Ho fatto la tesi con lui. lui che mi ha
chiesto di spiarvi.
Perch?
Dovevo tenervi d'occhio continuamente, cercare d'intrufolarmi dovunque andaste, e riferirgli quello di cui foste venuti a conoscenza. Diceva che
eravate pericolosi, che volevate rimettere in causa i fondamenti del dogma
cristiano; che occorreva assolutamente fermarvi.
Con ogni mezzo? domandai.
No, beninteso. Non so chi abbia rapito tuo padre, te lo giuro. Quando a
casa di Pierre Michel sono arrivati quegli uomini ero sorpresa quanto te.
Ma come Johnson ci ha fatto seguire, pu benissimo averlo fatto rapire.
Mi sono posta la stessa domanda, immediatamente; e l'ho rivolta a lui.
Mi ha risposto negativamente. Non stato Johnson, devi credermi! supplic. Non un uomo cattivo; ha semplicemente paura per la sua fede.
Come posso crederti, con tutte le menzogne che mi hai raccontato?
Perch non me lo hai detto, dopo...
Non volevo perdere la tua fiducia rispose con voce alterata. Avevo
paura della tua intransigenza, paura di perderti. Ma ho fatto di tutto per
riparare al mio sbaglio. Il convegno sta per cominciare, e io far tutto quello che in mio potere per scoprire l'assassino e ritrovare tuo padre. Devi
credermi, Ary... insistette con aria supplichevole.
Sembrava sincera. Aveva confessato tutto subito, come se si fosse sentita sollevata di poter finalmente dire la verit... Tuttavia mi aveva mentito.
Era una donna pericolosa, pronta a tutto, a seguire degli uomini per le strade e sugli aerei, a camuffarsi per infiltrarsi in luoghi dove non avrebbe
dovuto andare.
Comunque le gridai hai preso e accettato il suo denaro. Mi hai venduto! Ti sei venduta!
Ma proprio nel momento in cui la mia rabbia mi armava contro di lei, mi
accorsi di essere pi indispettito che realmente adirato. Lei abbass gli
occhi umidi di pianto nel viso dai tratti tirati, e io vidi la vergogna e il dolore sfigurare la sua nobile espressione.
Ma come potrei farti del male?
Non abbiamo forse lo stesso padre?
Allora Jane mi parl a lungo del suo passato di ricercatrice di teologia e
delle sue relazioni con Paul Johnson. All'inizio era rimasta impressionata
dal suo sapere e dall'apparente apertura di lui alle altre religioni, al giudaismo in particolare. Ma si era presto accorta che, dietro al suo umanesimo,
si nascondeva un'intransigenza non lontana dal fanatismo. Inoltre, lei gli
doveva molto: lui l'aveva aiutata a far carriera e le aveva promesso di farle
prendere il suo posto quando fosse andato in pensione. Johnson apprezzava la discrezione di lei, mentre a Jane la conoscenza delle lingue antiche di
Johnson serviva molto nelle ricerche. Per farla breve, quando lui le aveva
imposto il curioso compito di sorvegliarci, non aveva potuto rifiutare. Ma
era molto dispiaciuta di ci che aveva fatto: mi implor di perdonarla.
Durante i giorni che precedettero il convegno, fummo pertanto pi vicini.
Riprendemmo le nostre discussioni che ci tenevano svegli a lungo, la sera, dopo una giornata di lavoro. Le parlai del chassidismo, della cabala. Le
confidai alcuni nostri segreti. Le svelai il mistero delle lettere dell'alfabeto
conosciuto solo dai saggi, quelli che penetrano nel fondo del sapere ultimo. Le insegnai , l'aleph, simbolo dell'universo, il cui trattino centrale
mediatore fra il ricciolo in alto che rappresenta il mondo superiore, e il
ricciolo in basso che Il mondo inferiore. Le insegnai il , beth, lettera
della creazione, che, a immagine della casa, accoglie, ripara e protegge; ,
ghimel, attorno al quale fanno corteggio miriadi di angeli, coprendolo con
le loro ali opalescenti; , vav, fiero e dritto nella sua rettitudine come
l'uomo giusto in stazione eretta, rispecchia la sua esigenza, la tensione morale, il rispetto dei valori; , iod, il punto sacro; , zain, lettera di
liberazione e di rilascio, la cui missione aprire ci che chiuso: il seno
della donna sterile, la tomba dei sepolti, la porta dell'inferno. , h, lettera
divina, due volte presente nel Nome, parola di tutte le parole, segno
assoluto composto di quattro lettere consonantiche, vuoto di vocali umane,
per sempre dischiuse nella loro assolutezza, a incarnare il tetragramma
impronunciabile, ineffabile, il nostro Dio, YHWH.
Le insegnai i tratti distintivi del volto, che non sono innati ma si modificano secondo la condizione dell'uomo. Poich le ventidue lettere dell'alfabeto sono impresse in ciascuna anima, e quest'ultima a sua volta si esprime
tramite il corpo cui d vita. Se la condizione dell'uomo buona, le lettere
sono disposte sul suo volto in modo regolare; altrimenti, subiscono un'inversione che lascia una traccia visibile.
Le mostrai l'uomo che cammina sulla via della verit, agevolmente riconoscibile dal cabalista per la venuzza orizzontale che ha sulle tempie, di
glietti crivellati, morte poi riportata alla vita attraverso un'esegesi attenta,
responsabile. Scrivevo il libro di una nuova storia, fatta di ingegnosi pilpul, indugio del desiderio, di note melodiose e di fede, di aspettativa, di
attesa insoddisfatta. Perch la fine era voluta, e quanto! Era la fine dei
tempi, la parusia, l'avvento del mondo nuovo, il tikun liberatore, tanto ritardato quanto sperato, da millenni.
Talvolta, sognavo da sveglio. La sua bocca era un dolce nettare, il suo
corpo un profumo raffinato. Era la mia colomba nel cavo di una roccia, nel
segreto di una scogliera. Mi faceva vedere il suo volto, e ascoltare la sua
voce; e questa era melodiosa, e il volto grazioso, gli occhi come uccelli, la
chioma come un gregge di capre, le labbra come un nastro scarlatto. Come
son belle le tue carezze, sorella mia, amata mia. Le tue carezze sono migliori del vino, e la fragranza dei tuoi profumi meglio di tutti i balsami
della terra.
Qui e in nessun luogo, ora e sempre. Mi sentivo afferrato, attraversato da
parte a parte da impeti folgoranti; ero ebbro per il loro movimento, ammirato dal loro invisibile splendore; sentivo colori inauditi, vedevo melodie
celesti, sapori supremi. Ero danzato, sempre pi in fretta, sempre pi in
alto, senza mai smettere di girare. Una forza invincibile mi proiettava verso il cosmo, un'altra mi radicava nelle profondit della terra.
Il suo volto era di un'infinita purezza. Apriva gli occhi sul silenzio.
Per mia grande sventura ma anche, ironicamente, per il mio bene, il pensiero di mio padre mi richiamava alla ragione con durezza. Vi erano giorni
in cui correvo dappertutto, in tutti i posti dove vi fossero degli israeliani, o
in tutti quelli dove vi fossero archeologi. Qualche volta mi sembrava di
scorgerlo; il cuore mi saltava dentro al petto. Notti dense d'incubi mi impedivano di dormire e mi lasciavano stralunato, con gli occhi persi nel
vuoto per tutto il giorno seguente. Talvolta, mi domandavo se avessi adottato la strategia giusta; se non avrei dovuto fare qualsiasi cosa pur di inseguire quelli che lo avevano rapito davanti ai miei occhi, ed ero pieno di
rimorsi. Cosa facevo l, se lui era ancora in Francia? Ma cosa fare in Francia, se lo avevano portato l?
Una sera in cui discutevamo nella hall del mio albergo, ebbi un malore.
Lei mi accompagn nella mia camera, dove mi stesi. Preso dalla disperazione, rimasi a letto un'ora intera, le braccia incrociate. Jane, pazientemen-
te, si sedette su una sedia e rest con me. Quando si chin per vedere se
ero tornato in me, mi sfior con i lunghi, morbidi capelli. Sentii un profumo canforato che fu come un balsamo per il mio corpo inerte. Mi riport
alla vita. Mi alzai. Mi guard dal fondo dei suoi occhi bruni; poi se ne and, lasciando dietro di s la traccia di quel profumo.
QUINTO ROTOLO
Il rotolo della disputa
Progresso e trionfo eterno della luce
Allora i figli della Giustizia illumineranno le estremit del mondo
Senza posa, finch non si sar estinto l'ultimo istante di tenebra.
Poi, al momento stabilito per Dio briller la Sua sublime grandezza
Per tutti i tempi [dei secoli] portando felicit e benedizione;
La gloria, la gioia e lunghi giorni
Verranno donati a tutti i figli della luce.
E, nel giorno in cui cadranno i Kittim,
Vi sar una battaglia e una grande carneficina in presenza del
Dio d'Israele;
Poich sar giunto il giorno stabilito da Lui dal tempo antico
Per la guerra di sterminio dei figli delle tenebre.
Quel giorno saranno alleati per l'immensa carneficina
La congregazione degli dei e l'assemblea degli uomini.
I figli della luce e l'esercito delle tenebre
Combatteranno per la potenza di Dio
In mezzo al frastuono di un'immensa moltitudine e le grida degli
dei e degli uomini, nel giorno della Sventura.
E verr un tempo di sconforto per tutto il popolo redento da Dio;
E fra tutte le avversit non ve ne sar una pari a quella,
Da quando avr avuto inizio a quando si sar compiuta
Lasciando il posto alla Redenzione definitiva.
E nel giorno in cui combatteranno contro i Kittim, in questa lotta
Lui li salver dal massacro.
Per tre volte, i figli della luce saranno i pi forti
E scompiglieranno l'empiet;
Poi, per altre tre volte l'armata di Belial replicher e far battere
marnaci, un gesto rituale? Ora io sono sulla loro lista perch so troppo, e li
ho traditi rivelando una parte di ci che conoscevo alla conferenza dell'87
su Qumran. Dopo di allora sono cominciate le minacce, talmente violente
che ho dovuto sparire con i rotoli. Capisce, temevo per la mia vita. Da allora, non dormo pi. Vivo nella clandestinit e nel terrore che mi ritrovino.
Glielo posso tranquillamente dire: sar la loro prossima vittima.
Coloro che dovevano intervenire per primi presero posto sul palco. C'erano storici, filologi e filosofi. Jane mi present parecchi importanti docenti universitari che gravitavano intorno all'ambiente qumraniano. C'era Michelle Bronfield, dell'universit di Sydney, che aveva difeso la tesi secondo cui Giovanni il Battista sarebbe stato il famoso Maestro di giustizia, e
Ges il sacerdote empio. C'era Peter Frost, uno dei primi ad aver riconosciuto il valore dei rotoli di Osea, nel 1948, e Emory Scott, un docente
battista che occupava il tempo della pensione a sistemare un catalogo esaustivo di tutti i libri, gli articoli e le pubblicazioni consacrati ai rotoli.
Improvvisamente, un uomo di taglia media e con le spalle molto larghe
venne a sedersi vicino a noi. Folti favoriti neri gli incorniciavano il viso da
una parte e dall'altra, come cernecchi. Jane mi present il suo principale,
Barthelemy Donnars, capo redattore della BAR. Sembrava in piena euforica.
Piacere disse. Jane mi ha parlato molto di lei. Sono proprio contento
che sia presente, in questo grande giorno! Da tempo l'aspettavo. Dal momento in cui mi presero in giro perch avevo domandato una data certa per
le pubblicazioni, e mi risero in faccia. E il dipartimento delle antichit di
Gerusalemme che continua a non far nulla per recuperare il rotolo sparito...
Non capisco. tempo tuttavia che i manoscritti possano essere letti da
tutti. Ho perfino affrontato direttamente Johnson al convegno di Princeton,
lo scorso novembre. Gli ho chiesto il permesso di accedere se non altro
alle foto del rotolo. Naturalmente, ha rifiutato. Oltretutto, ha tentato di
montare i suoi colleghi contro di me. Ha dichiarato in una conferenza che,
da quel momento, avrebbe evitato di menzionare i manoscritti non pubblicati, perch sarebbe come leggere un menu senza poterne mangiare i piatti.
Mi ha messo in ridicolo nei media. In Good Morning America mi ha indirizzato pesanti allusioni: "Sembra che ci sia una banda di mosche, con l'unica occupazione di girarci intorno". E sa qual la replica che gli ho preparato?
Immerse la mano nella cartella per estrarne orgogliosamente un abbozzo
vedrete che per alcuni sar portatore del battesimo, della nuova nascita che
purificher di tutte le scorie depositate da secoli d'ignoranza. E per gli altri,
dar scandalo.
I testi di Qumran risalgono al Medioevo lo interruppe un uomo tra il
pubblico.
Non ci sarebbe allora nessuna relazione con le origini della cristianit;
qui che lei vuole arrivare? replic Pierre Michel.
No! Sono del II o del III secolo dopo Cristo intervenne qualcun altro.
Allora la relazione con il cristianesimo, ammesso che ci sia, non sarebbe importante... Ma se, invece continu Pierre Michel alzando la voce che
trem nell'amplificatore del microfono sono stati scritti durante i secoli
che precedettero immediatamente l'era cristiana, allora diventano capitali
sia per il giudaismo che per il cristianesimo. Ora, capita che la comunit
descritta dai rotoli veneri un certo Maestro di giustizia che avrebbe subito
un martirio. Per questo la data dei documenti diventa una questione vitale;
per questo vi si insiste tanto: si tratta dell'origine del culto cristiano. E la
domanda essenziale la seguente: i primi cristiani appartenevano alla comunit essena?
Anche per i credenti, una domanda storica deve avere una risposta storica. Da duemila anni, la risposta della Chiesa sull'origine e il significato
del cristianesimo chiara: Ges il Messia venuto a compiere le Scritture,
non soltanto per gli ebrei, ma per l'insieme delle nazioni. stato inviato da
Dio che lo ha fatto ebreo, ma il suo insegnamento si distingue radicalmente da quello del giudaismo. Ora, se i rotoli intaccano tale visione, se ci obbligano a riconoscere che Ges e i primi cristiani sono usciti da una setta
ebraica con un'organizzazione e sacramenti quasi identici a quelli del cristianesimo primitivo, allora secoli di fede sono in errore, secoli di ignoranza e di intolleranza verranno condannati senza appello. Sar allora necessario tirare le somme di questi fatti storici e ammettere che il cristianesimo
non nato da un intervento soprannaturale, ma costituisce il risultato di
una naturale evoluzione sociale e religiosa.
Che cosa ci rivelano i rotoli? Ve lo dico francamente. Fra gli esseni, gli
gnostici e i christianoi, vi fu un duro conflitto ideologico nei tre secoli che
seguirono la nascita di Cristo. I rotoli ci insegnano che il cristianesimo,
lungi dall'essere una fede diffusa da apostoli e santi in Giudea, una branca del giudaismo. E questa branca era l'essenismo, che si innestato su
altre religioni del mondo dei gentili fino a diventare un sistema di credenze
autonome: il cristianesimo. L'altra tendenza del giudaismo, il fariseismo,
imperturbabile.
La somiglianza fra le regole degli esseni e quelle dei primi cristiani non
si ferma qui. La frode finanziaria nei confronti della comunit veniva punita severamente sia presso gli uni che gli altri, anche se i cristiani sembrano
essere stati pi duri. Nel Manuale di disciplina degli esseni, chi ha derubato la setta deve pagare una certa somma o essere punito per sessanta giorni.
Nel Libro degli atti degli apostoli, Pietro, che ha scoperto la frode di Anania, gli dice che ha peccato contro Dio; e Anania, atterrito, muore immediatamente.
Ma, soprattutto, gli esserli e i primi cristiani vivevano allo stesso modo.
Gli esseni evitavano le citt e preferivano stabilirsi nei villaggi. Rifiutavano il sacrificio di animali. Il loro insegnamento riposava su principi di piet, giustizia, santit, amore di Dio, della virt e dell'uomo. Per questo gli
esseni erano ammirati da numerosi ebrei, a gran discapito dei sacerdoti del
Tempio che collaboravano con l'empia forza di occupazione.
Inoltre, le due comunit avevano una visione del mondo simile: entrambe annunciavano un cataclisma alla fine dei tempi, e credevano nel
regno di Dio inaugurato dal Messia. Entrambe si consideravano come il
popolo eletto da Dio, in conflitto con i figli della menzogna. Credevano di
essere i figli della luce impegnati nella lotta contro i figli delle tenebre. Gli
esserli come i cristiani si ponevano al centro di un conflitto cosmico.
Per adempiere questo destino, concepirono un medesimo sistema messianico, una stessa organizzazione delle loro comunit come movimento
religioso, un identico universo concettuale. Per convincersene basta confrontare il Manuale di disciplina e il Nuovo Testamento. Tutti gli elementi
concordano, poich si tratta della stessa comunit. Ve lo ripeto: gli esseni
e i cristiani formarono una sola e medesima setta. Questo significa che,
fino a quando venne fondata la Chiesa, il cristianesimo costitu una parte
organica del giudaismo.
Mormorii sempre pi confusi si fecero sentire in mezzo all'assemblea.
Pierre Michel ricominci, a voce pi alta, per coprire il rumore delle voci:
Bisogna finirla con secoli di travisamento dei testi. Considerate il Testamento dei dodici patriarchi, che si creduto a lungo scritto da un cristiano,
in quanto vi si poneva la questione del Messia. Si poi scoperto che non
c'entrava per niente, che era opera di un ebreo. E non che un esempio fra
i tanti!
Perci si comprende il mistero del Vangelo di Giovanni, e la sua singolare differenza nei confronti degli altri Vangeli, rispetto ai quali quasi
inconciliabile. In Giovanni, Ges una specie di rabbino. La sua vita pubblica pi lunga: tre anni al posto di qualche mese o un anno. Tutta la sua
esistenza si svolge in Giudea e non in Galilea. il Messia fin dall'inizio.
Ora, ho scoperto che il Vangelo secondo Giovanni cita quasi alla lettera
alcune frasi del manoscritto di Qumran che ho studiato; stato scritto
quindi molto presto, in Palestina, l dove il pensiero cristiano e quello ellenistico si sono incontrati: vale a dire a Qumran. Ho tutte le ragioni per
pensare che il Vangelo di Giovanni sia stato composto da un membro della
setta essena.
Non vedete come il personaggio di Ges, nel modo in cui viene descritto da Giovanni, sia prossimo al Maestro di giustizia esseno, quel sacerdote
esaltato, quel profeta che ha sofferto il martirio e deve riapparire come
Messia? L'autore del Vangelo di Giovanni ha dunque composto la narrazione della vita di Ges, in accordo con la dottrina del Maestro di giustizia:
Io sono la via, la verit e la vita; nessuno viene dal Padre tranne me, vi
porto la pace, cita Giovanni. La lettura di questo manoscritto mi ha permesso di risolvere il mistero del Vangelo di Giovanni: si tratta di un trattato teologico sotto la forma di una biografia di Ges, che contiene le dottrine predicate dal Maestro di giustizia.
Mi spinger ancora pi in l. Tutti sanno, anche se nessuno vuole ammetterlo, che Giovanni il Battista era un esseno. Predicava il battesimo,
rito essenziale degli esseni; veniva dal deserto, come gli esseni, e come
loro annunciava l'avvento del regno dei Cieli. Ma che significa, allora, il
battesimo di Ges da parte di Giovanni? Non sicuro che Ges, trasmettendo il suo insegnamento, si sia realmente allontanato da Giovanni.
Ugualmente, i discepoli di Ges erano senza dubbio esseni; altrimenti,
come spiegare che lascino subito le loro occupazioni quando Ges li chiama perch si uniscano a lui? Ges comanda ai suoi compagni di andare a
predicare, a due a due, e di non prendere n pane n denaro. Come sarebbero sopravvissuti? Dove avrebbero dormito? Ammettiamo che in Galilea
la gente fosse ospitale, e che i discepoli di Ges fossero straordinariamente
ben provvisti di amici e relazioni. Ma forse si aspettavano di essere ricevuti dalle sette essene insediate nelle citt e nei villaggi, descritte da Filone e
da Giuseppe. Poich se fossero stati loro stessi esseni, la sacra regola della
setta avrebbe garantito l'ospitalit.
Infine, se Giovanni e i suoi discepoli fossero stati esseni, che ne sarebbe stato di Ges? Ricordate: all'et di dodici anni, Ges disput con i sapienti del Tempio. proprio in quel momento che il fanciullo viene inizia-
Talmud, n negli scritti di Flavio Giuseppe. Tuttavia quest'ultimo, comandante in capo degli ebrei all'epoca della guerra contro i romani in Galilea,
non mancava mai di annotare tutto quello che vedeva. Se Nazareth fosse
stata un'importante citt della Galilea, come si spiega che Flavio Giuseppe,
che combatteva in questa provincia - che descrive d'altronde in dettaglio non ne abbia mai fatto menzione? Perch Nazareth non il nome di una
citt, ma quello di una setta. stato Matteo, assillato com'era dall'adempimento letterale delle profezie, a scrivere che Ges era nato a Nazareth,
affinch si compisse la parola del profeta secondo la quale il Messia avrebbe dovuto essere un "Nazareno". Si riferisce a Isaia (XI, 1) secondo
cui avrebbe dovuto esserci un virgulto - netser in ebraico - di lesse, nel
quale si sarebbe trovato lo spirito di lesse. Ora, giustamente, si trova che
gli esseni si chiamavano "nazareni", cio "credenti nel Messia"... proprio
come "christianos".
Johnson lo stava fulminando, i pugni serrati sulle ginocchia, tutti i muscoli del volto contratti. Talvolta si guardava in giro, come per contare le
persone presenti ad ascoltare le parole di Pierre Michel. Talaltra, prostrato,
si prendeva la testa fra le mani, come se non volesse n vedere, n sentire
pi niente di quello che gli stava intorno.
Totalmente sbalordito, stremato dall'attesa di quello che sempre pi sospettava, ammutolito dal terrore, mio padre osservava i preparativi senza
potersi convincere di essere la vittima sacrificale. Alcuni facevano bollire
le erbe amare e le mescolavano a un impasto azzimo; altri accendevano
fornaci ardenti poste in grandi torri cilindriche, da cui zampillavano le alte
fiamme del fuoco alimentato da ramaglie e ceppi. Giovani samaritani passeggiavano, impazienti, nei loro vestiti della festa, e avevano l'aria di affaccendarsi intorno a pentole fumanti. I bambini si divertivano giocando
con gli agnelli.
A poco a poco, tutti i samaritani tornarono alle loro dimore per indossare
l'abito tradizionale del sacrificio, ed effettuare le abluzioni rituali. Gli Anziani misero tuniche a righe sottili, e si coprirono le spalle con uno scialle
bianco da preghiera. Poi si riunirono per formare un corteo, il sommo sacerdote in testa, seguiti dagli Anziani della classe sacerdotale, poi dai vecchi della comunit, e infine dai pi giovani.
Il sommo sacerdote prese posto davanti a un blocco di pietra, col viso rivolto verso la cima del Garizim, in direzione opposta a quella del sole al
tramonto. Altri dodici sacerdoti si sistemarono attorno all'altare del sacrificio. Cominciarono a intonare preghiere lancinanti, lamentazioni i cui ritornelli erano ripresi in coro dall'assemblea. Il sommo sacerdote sal sopra il
blocco di pietra, e inizi a salmodiare. Nel momento preciso in cui l'ultimo
raggio di sole spariva dietro le montagne, momento di silenzio e di emozione, il centoquarantaseiesimo discendente di Aronne recit tre volte, a
voce rimbombante, l'ingiunzione biblica: E tutta l'assemblea di Israele lo
scanner verso sera.
I sacrificatori saggiarono il filo dei loro coltelli sull'estremit della lingua, afferrarono con mano ferma gli animali che si dibattevano vigorosamente con le ultime forze in preda al pi grande terrore e, con un solo gesto, tagliarono loro la gola. Risuon un clamore immenso, un grido rauco
che squarci il cielo. Il sangue scorse subito a fiotti dalle gole mutilate.
Un'esplosione di gioia accolse l'olocausto. In un minuto vennero immolati ventotto agnelli. Allora i dodici sacerdoti si avvicinarono all'altare del
sacrificio, sempre continuando a recitare l'Esodo. All'evocazione dell'ingiunzione divina di apporre un segno rosso sugli architravi delle porte, i
sacerdoti immersero l'indice nelle gole ancora sanguinolente, e marcarono
i loro figli sulla fronte e sul naso.
Poi tutti vennero a rendere omaggio al sommo sacerdote. Gli portarono
piatti fumanti, gli baciarono le mani. Ovunque non vi erano che abbracci,
baci e gioiose effusioni. I pi giovani si impossessavano degli animali sacrificati e li gettavano nell'acqua bollente per togliere loro pi facilmente il
vello. Una volta scorticati, venivano appesi ai pali, ripuliti delle parti impure, fatti a pezzi e infine salati, per espurgarli del loro sangue. Spettava ai
sacerdoti il compito di scegliere le bestie idonee a essere consumate e di
verificare che non presentassero alcun difetto. Quelle che non erano perfette venivano immediatamente gettate nel fuoco con la lana, le interiora e i
piedi degli altri animali.
In quell'istante mio padre pensava di essersi ingannato, e che l'altare piccolo, rimasto immacolato, non gli fosse destinato. Un entusiasmo giovanile
si era impadronito di tutti, giovani e vecchi, in preda all'esultanza religiosa.
Instancabilmente, i sacerdoti recitavano l'Esodo in tono monocorde, circolando in mezzo ai fedeli.
Allora mio padre si disse che forse lo avevano dimenticato. Una volta
compiuto il sacrificio, sarebbero rientrati alle loro case. Gli animali, infilzati, erano pronti per essere bruciati sull'altare grande. I giovani aspettavano di udire pronunciare il brano del testo dell'Esodo che li avrebbe autoriz-
e religiosa del deserto. Il profeta Osea aveva annunciato che Dio vi avrebbe condotto il suo popolo infedele per restituirgli la promessa di fidanzamento. Ezechiele ha evocato il deserto dei popoli dove Dio avrebbe portato
a giudizio la sua gente. Il secondo Isaia ha descritto il nuovo Esodo nel
deserto come un paradiso, e ha invitato i suoi compatrioti a tracciarvi una
strada per Dio. Questo testo citato due volte nella Regola della comunit
per giustificare la secessione del gruppo esseno, e il suo abbandono del
Tempio per il deserto. Il deserto costituisce sempre l'estrema fase di preparazione prima del grande giorno.
Inoltre, Giovanni il Battista condivideva alcune idee dei suoi contemporanei, segnatamente gli autori delle Apocalissi, ma si distingueva da loro
per il suo radicalismo. In questo vicino agli esseni di Qumran, che oppongono l'Israele corrotto alla loro piccola comunit, fedele alla profezia
di Isaia, che afferma di essere la preziosa chiave di volta che non vaciller
mai. Giovanni prossimo agli esseni di Qumran quando minaccia il popolo della collera divina, e predice ai figli di Israele che non potranno sfuggire senza una radicale conversione.
Giovanni era un predicatore itinerante che non temeva di mescolarsi alla folla. Gli esseni, molto cavillosi in materia di purezza, si tenevano a
distanza da tutti i peccatori.
Giovanni voleva purificare tutti i peccatori per mezzo del battesimo,
che era una pratica essena. Gli esseni attribuivano un'importanza fondamentale alla "purificazione dei Numerosi" con i bagni rituali.
Ma Giovanni presiedeva al battesimo degli altri, mentre ciascun membro della comunit di Qumran prendeva da solo il bagno di purificazione,
senza alcun mediatore. Contrariamente al radicalismo integralista sviluppatosi sulle rive del Mar Morto, Giovanni ha annunciato il grande respiro
del Vangelo, con la larga accoglienza riservata ai peccatori. L'umilt del
suo atteggiamento davanti al "pi grande di lui", Ges, ne fa un cristiano di
valore ed a buon diritto che la tradizione vede in lui il precursore, colui
che annuncia Ges, nostro Signore...
Proprio a Cristo volevo arrivare.
Non lo avevano dimenticato. Conclusa la loro fatica, si diressero verso
mio padre. Lentamente, lo imbavagliarono e lo legarono all'altare con una
rozza corda.
Dai suoi occhi scesero lacrime e tutto il corpo fu scosso da terribili tremiti; ma i boia, determinati a sacrificarlo, restavano impassibili di fronte a
quelle mute suppliche. Non era arrivato in fondo al suo calvario: i samaritani si ritirarono nelle loro case per meditare, raccogliersi e continuare a
leggere in famiglia la storia del popolo ebraico nel Sinai.
Mio padre, legato saldamente, imbavagliato, rinunci a chiedere aiuto.
Ogni minuto, ogni secondo paventava l'arrivo dell'attimo successivo, che
avrebbe potuto essere l'ultimo: e pi insopportabile ancora era l'indefettibile barlume di speranza che lo conservava e lo teneva attaccato alla vita,
quella vita sacrificata che gli sussurrava ancora che Dio non lo avrebbe
abbandonato. Si mise a odiare quella speranza cos indissolubilmente legata alla vita, quella maledetta speranza che gli faceva ancora aspettare un
ultimo soccorso, naturale, umano o soprannaturale; qualunque cosa lo facesse uscire da quella situazione disperata. Sulla soglia della morte violenta, ecco che aspettava ancora qualcosa; tutto ci accadeva, perch era un
uomo.
I lacci gli straziavano i polsi illividiti, gli laceravano la pelle. Era steso
sull'altare, la schiena contro la pietra, le braccia legate agli angoli superiori
della tavola, le gambe ripiegate verso sinistra, le caviglie legate insieme a
un terzo angolo. Nel corpo cos contorto il sangue circolava male; le gambe diventavano sempre pi dolenti e lui non riusciva pi a respirare normalmente.
Cominci a pregare. Come per accompagnarlo, riecheggi il suono dello
shofar, come nel giorno di Kippur, quando annuncia la fine del digiuno, la
grande liberazione, e il giudizio celeste che terr conto, nel destino di ciascuno, delle buone e delle cattive azioni. Ma non era il giorno di Kippur,
non era il rinnovamento della vita purificata. Si trattava di un sacrificio
umano. Per amor di Dio, dov'era dunque Dio? Lo avrebbe abbandonato?
Lacrime gli sprizzarono nuovamente dagli occhi mentre domandava perdono, mentre, in un ultimo sussulto di fede fervente, Lo invocava con tutto
il suo essere, implorandolo, ancora una volta, un'ultima volta, una piccolissima volta, di salvarlo, di non abbandonarlo.
I capifamiglia uscirono a uno a uno dalle loro case con un bastone in
mano, il tappeto da preghiera sotto il braccio, una coperta sulla spalla. Il
sommo sacerdote, seguito da tutta la comunit, torn sul posto. Circondarono l'altare dov'era legato mio padre, e intonarono salmi. Allora il sommo
sacerdote gli si avvicin lentamente, un coltello in mano. Mio padre chiuse
gli occhi. Si sent la lama affilata sulla gola contratta.
No!
Il grido risuon e lasci un'eco nella sala. Pierre Michel, a passi decisi,
risal sul podio.
Lei non mi impedir di parlare, Johnson, n di comunicare a tutti ci
che lei e io sappiamo perfettamente: che il Maestro di giustizia e Ges sono la stessa persona. I "Kittim", i figli delle tenebre, quegli abominevoli
boia di cui parla il Rotolo del Maestro di giustizia, quelli che vogliono
trafiggerlo, crocifiggerlo, non sono altro che i romani.
No, no! La parola designava i popoli latini e greci delle isole mediterranee. "Kittim" pu altrettanto bene applicarsi ai seleucidi, che erano greci.
E se il Rotolo del Maestro di giustizia facesse riferimento ai greci, sarebbe
databile al II secolo prima di Cristo.
L'identit del Maestro di giustizia, come quella del "sacerdote empio"
di cui parla il Rotolo, resta da chiarire. Poich molti personaggi storici si
possono ravvisare in entrambi. Il sacerdote empio potrebbe essere benissimo Onias III, il gran sacerdote esiliato da Antioco Epifane, o Menelao, il
malvagio sacerdote che lo ha perseguitato. O ancora Giuda l'Esseno, santa
figura che affronta il terribile Aristobulo I.
Inoltre il Maestro di giustizia era un sacerdote, forse perfino un sommo
sacerdote del Tempio. Si un a un ordine religioso, di cui istru i membri
sul senso delle Scritture, aggiungendovi i propri insegnamenti e le profezie. Perseguitato e condannato a morte, rest per sempre il profeta martire
dell'ordine esseno che lo ador e vener, attendendo il suo ritorno nell'era
messianica. Ma questo Maestro di giustizia vissuto nel I o II secolo prima di Cristo!
Questo lo dice lei. Ma lei e io ne sappiamo di pi su questo argomento,
da quando abbiamo decifrato l'ultimo rotolo; quello che apre la porta dei
segreti e che qui, in mio possesso, malgrado tutti i tuoi tentativi per riprendermelo disse Pierre Michel, puntando il dito accusatore verso Johnson.
L'assemblea era sbalordita. C'era qualcosa fra i due uomini, un'annosa
rivalit, forse ancora pi antica che loro stessi, ma certamente anche un
conflitto personale tra due vecchi amici, pure se questo conflitto non giocava pi alcun ruolo: in ogni caso, non nascondevano pi di conoscersi
molto bene.
Ges esistito riprese Pierre Michel. vero. Ma non era quello che
si crede. venuto il tempo di comunicare ci che rivela questo rotolo. Il
manoscritto ci fa sapere non soltanto chi stato Ges, ma anche chi l'ha
davvero ucciso, e perch. E questo ti fa paura, Misickzy, tu che ti nascondi
sotto il falso nome di "Johnson"... questo che non puoi sopportare! Ma
oggi lo ascolterai, e tutti lo sapranno: sapranno tutto. Dal momento che sto
per rivelare quello che successo quella famosa sera di Pasqua in cui Ges
trov la morte.
Johnson, folle di rabbia, si mise a urlare: Sei un traditore; ci hai rubato i
manoscritti per farci torto. Anch'io riveler a tutti cos'hai fatto, e cosa ti
spinge ad agire. Quest'uomo non ha soltanto apostatato disse, indirizzandosi all'uditorio quest'uomo... quest'uomo s' convertito al giudaismo!.
Johnson stava lasciando libero corso all'odio che gli storceva la bocca,
gli deformava il viso e gonfiava le vene delle sue tempie violacee.
Ti sei convertito a quel popolo che ha la responsabilit della morte di
Ges, poich Israele il colpevole, e nessun altro stava continuando Johnson. Ti sei convertito a quella religione folcloristica, antiquata e deicida.
Non mi sorprende che tu creda a questa impostura antisemita di cui la
Chiesa s' resa colpevole quando si paganizzata, a questa calunnia che
direttamente all'origine delle sofferenze e delle persecuzioni senza nome
inflitte agli ebrei nel corso dei secoli. La Chiesa cattolica non tornata sui
propri passi che a met e molto tardivamente a proposito dell'accusa di
deicidio mossa contro gli ebrei. Me ne vergogno. Vergognatevi!
Conosco i tuoi moventi e quelli della Congregazione per la dottrina
della fede: l'autoconservazione, la sopravvivenza nazionale e spirituale
delle vostre opulente gerarchie. La verit, quella che tu rifiuti, che i sacerdoti che hanno condannato Ges non avevano il sostegno delle masse
ebraiche, poich si erano messi a servizio dell'occupante pagano al fine di
preservare la propria posizione, del resto precaria, di fronte al potere romano.
Fra questi sacerdoti, vi erano alcuni uomini integri, una minoranza dissidente, composta principalmente di farisei, che si sforzava di trattenere i
sadducei. Gli esserli erano questi sacerdoti dissidenti. La comunit di
Qumran venne fondata dopo le guerre maccabee, in segno di protesta contro lo sviamento della religione ebraica da parte dell'autorit del Tempio
dominata dai sadducei. I sacerdoti esseni erano convinti che Dio non avrebbe salvato il popolo ebraico se questo non avesse obbedito alla sua
Legge. Gli esseni seguivano rigorosamente i precetti della Torah, appellandosi alla giustizia di Dio perch si adempissero le profezie. Ritenevano
che nessun potere politico, nessuna potenza militare avrebbero potuto liberare Israele dal giogo dell'oppressore; che solo un intervento soprannaturale, quello del Messia, l'Unto di Dio, avrebbe stabilito un nuovo ordine. Gli
esseni di Qumran si rivolgevano al passato, rileggevano le Scritture sacre
di Israele per comprendere il significato del destino degli ebrei e del popolo di Israele. Questi testi illuminavano gli avvenimenti contemporanei di
una luce nuova. Si doveva trascrivere questa storia donata da Dio su pergamene, per poterla leggere e rileggere. Cos gli scribi della setta cominciarono a redigere non soltanto le copie dei libri sacri rispettati dagli ebrei,
ma anche altri scritti propri della setta.
Ma che ruolo ha giocato Ges in tutto questo?
L'uditorio, impaziente e ansioso, pendeva dalle sue labbra. La sua voce
si addolc stranamente mentre diceva: Non era un umile carpentiere, n
un mite pastore che predicava l'amore e la remissione attraverso parabole,
n un'incarnazione divina venuta a offrire il perdono e a sacrificarsi per le
colpe degli uomini. No. Il Messia di Israele era un guerriero trionfante e un
giudice, un sacerdote e un saggio avveduto. Non c'era niente di metaforico
nel suo fervore messianico. Gli esseni di Qumran credevano fermamente
che i romani e i loro agenti ebrei incarnassero le forze delle tenebre. Credevano che l'eliminazione della malvagit e del Maligno fosse possibile
soltanto attraverso una sanguinosa guerra di religione. Allora soltanto sarebbe giunto un periodo di rinnovamento, di pace e di armonia. Il popolo
d'Israele avrebbe dovuto giocare un ruolo nella propria redenzione. Guidati
dal loro Messia, gli esseni avrebbero ricreato il mondo. Ma le cose non
sono andate come previsto. E quelli che hanno premeditato l'assassinio di
Ges, gli omicidi sono....
Taci! url Johnson, che non riusciva pi a controllarsi. Non hai pi
diritto alla parola. Il cristianesimo ha soppiantato la religione ebraica. La
sola risposta per gli ebrei al cristianesimo la conversione. Siete un arcaismo, la vostra religione vetusta e anacronistica. L'occupazione di Gerusalemme si fonda su un'enorme menzogna. Non si pu deportare tutta la popolazione ebrea di Israele. Ma si pu eliminarne intanto un...
Quando gli misero il coltello alla gola vacill, gli occhi fuori dalle orbite. Poi si dibatt, sconvolto, lanciando un urlo lacerante. Il fuoco era pronto; la sua micidiale incandescenza si preparava a lambire la carne straziata
per farne salire il respiro verso Dio, affinch ne gradisse la supplica.
respingeva tutti. Qualche minuto pi tardi arrivarono i barellieri a prelevare il corpo. Lo sbarramento si allent un istante e Jane s'intrufol attraverso la breccia. Ma presto torn al mio fianco: senza dubbio non era riuscita
ad andare molto lontano. Vedemmo passare il cadavere di Pierre Michel,
morto sul colpo, poi Johnson, manette ai polsi, scortato dalla polizia. Attorno a noi, nella sala, regnava una confusione incredibile.
Ce ne andammo, disperati all'idea di aver perduto Pierre Michel e tristi,
poich avevamo la sensazione di essere stati, pi o meno, la causa involontaria della sua morte. Mi invase una cupa malinconia, che non mi lasci
neppure durante i giorni seguenti. Mi sembrava che, a causa della mia inquietudine, non soltanto non avevo fatto progressi nella mia ricerca, ma mi
ero reso anche, in qualche modo, responsabile per la morte di un giusto.
C' un male increscioso che ho visto sotto il sole: le ricchezze fanno la
sventura di chi le possiede, perch periscono dopo un travaglio doloroso;
e sar stato messo al mondo un bambino a cui non rimarr nulla. Quell'uomo ritorner nudo com' uscito dal ventre di sua madre, e se ne andr
nello stesso stato in cui arrivato. Anche questo un male increscioso,
che com' venuto, se ne va: e qual il vantaggio, nell'aver lavorato al vento?
Avevo voluto tendere una trappola, e Pierre Michel ne era stata l'esca
principale. La morsa mi si stringeva, e tutto accadeva come se andassi in
giro per il mondo a diffondere la cattiva novella, come se fossi un sacerdote empio. Al mio passaggio spargevo scompiglio, tormento e orrore. Tutte
le persone che incontravo, che mi indicassero il cammino da seguire, o
semplicemente mi parlassero, magari solo per un momento, scomparivano,
selvaggiamente assassinate. Ero sul punto di domandarmi se tutto questo
non avesse un legame con me. O forse Johnson aveva ragione: i rotoli diffondevano onde malefiche e gettavano un sinistro sortilegio su chiunque li
avvicinasse.
Dovevo andare a trovarlo, in modo da saperne di pi sui motivi occulti o
razionali del suo gesto.
2
Johnson aveva commesso un assassinio in diretta, davanti a migliaia di
testimoni. Era la sola imputazione presa in considerazione dall'istruttoria
aperta a suo carico; ma veniva pure sospettato di aver crocifisso il sacerdote Osea, Almond e Millet, e di aver ucciso Matti, il cui corpo era stato finalmente ritrovato, orrendamente mutilato. Johnson negava di essere l'autore degli altri omicidi e confessava soltanto quello di Pierre Michel. Dal
canto suo, Jane credeva che dicesse la verit.
Non sarebbe capace di commettere un delitto a sangue freddo mi disse.
Tuttavia, questo era proprio premeditato. Da molto tempo minacciava
Pierre Michel. venuto al convegno portando con s un'arma.
Dovremmo interrogarlo.
Ci recammo al carcere dove era detenuto. Quando lo vidi, non riconobbi
pi l'uomo che avevo incontrato con mio padre, arrogante e sicuro di s.
Accasciato, sembrava aver perduto ogni contegno. Le rughe che gli striavano le tempie da una parte all'altra sembravano essersi scavate e tremolavano per l'effetto della tensione nervosa. Ci sedemmo intorno al tavolo del
parlatorio a vetri dove ci avevano lasciati soli. Jane gli spieg, con voce
calma e dolce, il motivo della nostra visita, e gli domand quali fossero
state le ragioni del suo gesto.
Ho ucciso Pierre Michel perch ci ha tradito e perch ha abbandonato
la fede cristiana rispose.
Lo ha minacciato? domand lei.
Aveva rubato il rotolo. L'ho cercato, e l'ho minacciato in diverse occasioni. Quel rotolo mi apparteneva, capite? Non aveva il diritto di rubarmelo.
lei che lo ha rubato a noi intervenni. Apparteneva a Matti.
Ma chi lo aveva aiutato ad acquistarlo? Sono stato io a effettuare le
trattative con Osea. Sono stato io a mantenermi in costante rapporto col
vescovo.
Lei non aveva i fondi necessari per comprare il rotolo e si servito di
Matti per ottenerlo; in seguito lo ha sottratto al museo.
S, perch quel rotolo mi spettava. Malgrado tutto quello che avevo fatto per lui, Osea non voleva cedermelo; domandava troppo denaro, era diventato avido. Allora mi sono servito di Matti per acquistarlo. Ma, dopo
averlo portato via dal museo, ho commesso un enorme errore. L'ho affidato a Pierre Michel perch lo studiasse e traducesse. Gliel'ho dato perch
era il migliore, e riponevo in lui tutta la mia fiducia. Ma mi ero scaldato
una vipera in seno. Mi ha tradito.
Cosa c' dunque in questo rotolo perch lei abbia attentato alla vita di
un uomo?
Non rispose alla mia domanda. La ripetei. Continu a non rispondere.
Allora chiesi: Sa qualcosa a proposito della sparizione di mio padre?.
No. Non sapevo che fosse sparito.
Lo hanno rapito, Johnson continuai, la voce tremante di collera. Se
lei a conoscenza di qualsiasi cosa che riguardi i rotoli, farebbe meglio a
dirmelo.
Di nuovo, non rispose alla mia domanda. Mi squadr con uno sguardo
ironico, quello stesso sguardo arrogante che aveva al momento del nostro
primo colloquio. Non riuscendo pi a trattenermi, mi chinai sopra il tavolo
e lo afferrai per il collo.
Ary! grid Jane. Cosa fai?
L'avverto gli dissi guardandolo dritto negli occhi che se scopro che
lei implicato in questa faccenda, in un modo o nell'altro, gliela far pagare, con le mie stesse mani!
Ary! grid ancora Jane.
Lei si dice cristiano continuai ma soltanto un truffatore e un assassino. Ha rubato il rotolo che ci apparteneva e, non contento di questo, ha
tormentato e ucciso Pierre Michel; tutto per il suo antisemitismo.
Ary! url Jane.
E Osea, Almond e Millet? E Matti? Vuoi rispondere? urlai a mia volta, sempre pi fuori di me.
Ary! Lascialo!
Io non c'entro per niente disse Johnson, in un soffio, quando allentai la
mia stretta. Conoscevo appena Matti. Non so chi abbia potuto ucciderlo
n chi abbia rapito suo padre. Ho ucciso Pierre Michel, ma non gli altri.
Almond non era cristiano, e la sua testimonianza non mi interessava. In
ogni caso, non aveva il manoscritto essenziale. Ho ucciso Pierre Michel
perch era mio amico e mi aveva tradito, e perch voleva rivelare il contenuto del rotolo. Lo rifarei.
Vieni, andiamo mi richiam Jane, prendendomi per un braccio e trascinandomi verso la porta. Non otterremo nient'altro da lui.
Per la verit, non ritenevo che Johnson potesse essere l'autore degli altri
assassinii. Ma, se lui non sapeva nulla a proposito del rapimento di mio
padre, allora diventava sempre pi chiaro che quest'ultimo era da mettere
in relazione con gli altri delitti.
Insomma, Ary, cosa ti preso? mi domand Jane appena fummo usciti dal carcere.
Ho pensato che quell'uomo sapesse pi cose di quante volesse dirne.
Ma... tutta quella violenza...
Sembrava stupita.
Il mio nome, Ary, sai cosa significa? le chiesi.
No.
Significa "il leone"... Ascolta, non posso pi rimanere qui. Devo tornare in Israele. Sento che la soluzione del mistero mi aspetta laggi.
Allora lascia che ti accompagni.
No. Dove andr io, tu non puoi venire. Resterai qui. Sarai meno in pericolo a New York... e lontano da me.
L'indomani, il giorno prima della mia partenza, cenammo in un ristorante kasher di Manhattan. Era una pizzeria del quartiere dei gioiellieri, dove
si accalcava una ressa di chassidim: gli uomini in marsina e cappello, e le
donne spesso molto eleganti, con parrucche che imitavano ogni tipo di
capelli, corti o lunghi, pi dritti o pi biondi fino ai riccioli pi scuri.
Sei sicuro, Ary, che non vuoi che ti accompagni? mi domand Jane.
S.
Lo sai. Sono rimasta veramente colpita dalle rivelazioni di Pierre Michel, e anche dalla sua morte. Mi piacerebbe saperne di pi. Aiutarti.
importante per me... diciamo per la mia fede cristiana.
Hai gi fatto molto...
... ma devi partire continu. Lo so. Rimarrai con me ancora per poco...
Dopo la cena, la riaccompagnai. Rimanemmo per un lungo momento in
silenzio davanti alla sua porta.
Dato che dobbiamo lasciarci fin per dire permettimi di regalarti una
cosa.
Mise la mano nella borsa, e ne estrasse un oggetto di forma oblunga, accuratamente avvolto in uno scampolo di tela bianca; liber delicatamente
l'oggetto dalla stoffa e me lo porse. Non potei trattenere un grido di sorpre-
ho paura. Sanno che lavoravo con Osea, e sono sicuro che mi stanno cercando. Per questo sono fuggito da Israele.
Allora mi dissi che, per ritrovare la pista di mio padre, occorreva certamente trovare prima quella del tesoro, e quindi conoscere finalmente il
contenuto del rotolo.
Lo presi, lo aprii con delicatezza e cominciai a svolgerlo, le mani tremanti. Sentii la pelle screpolata distendersi come per magia. Apparve la
scrittura, fitta e minuta. Si trattava proprio del manoscritto perduto: come
aveva detto il professor Matti, le lettere erano tracciate da sinistra a destra,
contrariamente all'ebraico comune, e ci impediva di decifrarle rapidamente o, perlomeno, rendeva il compito singolarmente arduo.
Tuttavia, vi era una spiegazione facile per quello che a tutti era apparso
come un maleficio soprannaturale. Effettivamente, notai che siccome il
documento era stato arrotolato molto stretto, a causa dell'umidit il testo si
era impresso a ricalco sul retro della colonna che aveva arrotolata intorno,
lasciando quella originale bianca. Cos, la dislocazione della scrittura e la
sua inversione non erano stati intenzionali. Non era stato che un incidente.
Comunque, per leggerlo, bastava guardarlo in uno specchio: cosa che feci
senza ulteriori indugi. Le lettere aramaiche riapparvero nel loro ordine
naturale, come erano state tracciate dalla mano dello scrivano.
Ahim! Perch non ero stato pi attento quando mio padre mi aveva insegnato le lettere antiche? Perch non ero stato pi studioso, invece di passare il mio tempo in vane occupazioni? Perch mi veniva inflitta una tale
pena? Essere cos vicini alla meta e non potere raggiungerla! Due ore dopo, mi trovavo ancora nello stesso stato di ignoranza di parecchi mesi prima. Eccomi, uno stolto, mentre credevo di essere saggio. Sono forse un
mare, o qualche grosso pesce, che mi hai rinchiuso in questo modo?
Solo il pi esperto e dotto specialista sarebbe stato in grado di decifrare
la piccola e fitta scrittura ellittica degli scribi di Qumran. Senza l'aiuto di
mio padre mi era impossibile tradurla, dato che la met delle lettere era
cancellata, e la lettura in quelle condizioni era un arduo lavoro d'interpretazione, quasi di divinazione. Lessi e rilessi finch le lettere allucinarono i
miei occhi e mi stordirono in un balletto infernale. Ma non comprendevo
quello che leggevo. Non mi restava che contemplare la vecchia e logora
pergamena tanto desiderata come un ignorante, uno stolto senza saggezza.
una brezza fresca, talvolta quasi gelida, in certe sere in cui l'inverno gi
nell'aria; la luce dorata che, in quegli istanti di grazia crepuscolare, ricopre
i muri bianchi della citt vecchia di una tinta ocra, e bagna il Monte degli
Ulivi di un'aura zafferano, che non si sa se provenga dal sole, dalla luna,
dal firmamento, dalle stelle, dai lampi, dalle rose o dai candelabri, o forse
da tutto questo insieme.
Mi ricordai di uno dei pi antichi quartieri fuori dalle mura della citt
vecchia, Nahalat Shivah, che la societ contemporanea cerca di annettere.
A una delle sue porte, si trova Kahl Chassidim, una piccola sinagoga dove
mi recavo talvolta, fra le pi vecchie della citt. Le sue pareti erano ricoperte di targhe che commemoravano vite diventate polvere da molto tempo. Per le vie strette, i pedoni camminavano tra i marciapiedi, saltando da
un lato all'altro ogni volta che passava un'automobile. Oppure erano i veicoli che salivano sulle banchine di emergenza per evitare di schiacciarli.
Certe strade erano talmente esigue che si potevano percorrere soltanto in
fila indiana, uno dietro l'altro. Mi sembrava ora che il mondo nuovo e i
tempi moderni assediassero le vecchie vie di comunicazione. I muraglioni
di protezione e i vestiboli da preghiera appena illuminati dalla luce del
giorno, appena sfiorati dal chiarore della luna, sembravano in procinto di
incendiarsi.
Alzati, disse al suo popolo, rifulgi, poich giunta la tua luce, e la
gloria di Dio irradia su di te. Poich ecco che le tenebre coprono la terra e un'oscura nebbia grava sulle nazioni, mentre sopra di te risplende
Dio, su di te manifester la sua gloria.
3
Rivedendo la mia terra provai un'immensa felicit. Sull'aereo avevo faticato a frenare la mia impazienza, come se al nostro arrivo dovesse succedere qualcosa di favoloso, un fatto nuovo, un mutamento radicale. Ed effettivamente, qualcosa si verific. Quando raggiungemmo i dintorni del
paese, contemplai dall'alto la spiaggia di Tel Aviv, il suo fertile mare e le
grandi costruzioni. Era come un ritorno, un'aliah. Mi sentii pieno di quel
sentimento che provano i nuovi emigranti: di ritrovare un luogo perduto da
secoli nel momento in cui una contrada lontana, mai vista n conosciuta,
diventa la loro stessa casa. Stavo ritrovando un'identit. Non ero nessuno
all'interno della diaspora, dove cercavo disperatamente altri ebrei simili a
fonda nell'ombra. Ma nella valle di Kidron a oriente, un monte riesce sempre a catturarne i minimi raggi. Il pi antico cimitero ebraico del mondo si
trova alle sue pendici, e ai suoi piedi gli olivi e i cipressi attestano la presenza di questo luogo una volta chiamato Getsemani, prova evidente delle
cose passate da molto tempo, delle cose nascoste dalla fondazione del
mondo: qui, nel suo desiderio folle di preservare il passato, l'uomo fu capace di ripudiare i simulacri. facile, quando la luce impallidisce sulla
collina, tramare la cattiva sorte della disillusione e del disincanto. Questo
il luogo che Ges ha amato, dove cerc la pace e preg in solitudine. Qui
trov un riparo per la notte. Sempre qui, si dice, venne tradito.
Pi lontano, oltre le colline, il deserto si ritira; e pi in basso, dietro i bastioni, s'innalza la citt, che fa mostra della sua antichit con sconcertante
noncuranza. Al centro, il muro. Nel suo seno, il centro invisibile, il Tempio due volte distrutto, il santo dei santi nel cuore dell'antico palazzo d'oro
e di cedro, la casa dove Dio avrebbe sempre potuto rifugiarsi. Nessuno
aveva il diritto di entrarvi, salvo il sommo sacerdote, nel giorno di Kippur.
Si racconta che il giorno in cui il Tempio venne saccheggiato, un generale
romano vi fece irruzione per conoscere e vedere finalmente quel luogo che
gli ebrei riservavano a Dio. Voleva svelare il segreto. Ma quando sollev
la cortina del santo luogo, non trov nulla. Nel centro di tutti i centri, Luogo per eccellenza, cuore ardente di Gerusalemme, cuore arso del Tempio,
vi era semplicemente un luogo vuoto, un vuoto di luoghi. Vanit delle vanit, tutto vanit.
Scendemmo a un alberghetto fuori delle mura, non lontano dalla citt
vecchia. Evitai di passare dalla casa dei miei genitori nella citt nuova,
quartiere residenziale di Rehavia, per non essere costretto a dire a mia madre che mio padre era stato rapito. Ma volevo rivedere Mea Shearim, e
mostrarlo a Jane. Lasciammo all'albergo Kair, che non voleva uscire per
non esporsi a inutili pericoli. Sapeva di essere ricercato dalla polizia, e
certamente dal misterioso uomo che crocifiggeva.
Prendemmo un autobus fino alla citt nuova e giungemmo alla via dei
profeti di Mea Shearim. Jane si era vestita con pudore. Aveva indossato
una gonna ampia e una camicetta a maniche lunghe. Ma era raro, in questo
quartiere, vedere un uomo come me, un chassid, passeggiare a fianco di
una giovane donna non maritata. Ne facemmo comunque rapidamente il
giro, e io le mostrai i luoghi che avevo frequentato: la sinagoga, alcune
yeshivoth, le abitazioni dei miei amici. A un incrocio scorsi Jehudah, il
no il cui percorso incrociava quello di Jehudah; cosa che, come avrei scoperto pi tardi, non era interamente frutto del caso.
Dopo che ci fummo accomiatati da Jehudah, Jane mi pose parecchie
domande a proposito di me e di lui. Le raccontai come si era sposato, e il
modo in cui era stato combinato il suo matrimonio.
Anche tu farai cos? domand.
Nel mio caso occorrer un sensale speciale, dato che i miei non sono
religiosi.
Vi sono pure sensali per gente come te?
Ce ne sono che si occupano dei casi un po' delicati, delle persone che
non si adattano per nulla alla societ, quelli che pregano troppo, o troppo a
voce alta, che studiano troppo, o ancora quelli che digiunano troppo, hanno
depressioni nervose, o soffrono di un problema nella sfera emotiva. Vedi,
non ci dimentichiamo di nessuno.
Cominciava a scendere la sera. Il suo viso catturava i riflessi dorati della
citt. Gli occhi erano tristi e luminosi.
Si occupano anche di quelli nati da matrimoni misti - voglio dire fra sefarditi e ashkenaziti -, e dei sefarditi che hanno studiato nelle yeshivoth e
sono diventati "neri"; non fanno che vestirsi di nero e vogliono magari
sposare una ragazza ashkenazita. Allora i sensali cercano di trovar loro
ragazze che abbiano un handicap fisico, o un problema di eredit.
E se il caso di una ragazza sefardita che cerca qualcuno?
Allora, ci sono molte probabilit che non trovi marito, dato che i clienti, ashkenaziti o sefarditi, non vogliono sefardite.
E le donne con problemi psicologici, trovano marito?
In generale, le donne non hanno problemi di quel tipo prima del matrimonio. Comunque aggiunsi vedendo la sua aria sorpresa nella comunit
non si viene a sapere. La famiglia non ne parla, per paura di non trovarle
marito. Per i ragazzi, diverso: non si pu nasconderlo. Vanno tutti i giorni alla sinagoga, alla yeshivah o per la strada, mentre le ragazze si vedono
una volta all'anno, alla sinagoga.
Cosa succede dopo che l'affare stato concluso?
Be', la futura coppia s'incontra la prima volta in presenza dei genitori.
Dopo le presentazioni, si comincia una conversazione, parlando del pi e
del meno. Nel giro di qualche minuto i genitori si spostano in un'altra stanza per lasciare da soli i giovani. La porta rimane socchiusa, perch non
siano del tutto isolati, dato che proibito per una coppia non sposata.
E di cosa parlano?
Dei loro studi, di cose generiche. Qualche volta non dicono nulla. La
ragazza generalmente timidissima. Poi si separano; si rivedranno soltanto
il giorno del matrimonio.
La ragazza o il ragazzo possono rifiutare?
No. Ritengono che i genitori abbiano fatto del loro meglio e ripongono
una completa fiducia nella loro scelta.
Quanti matrimoni vengono combinati in questo modo a Mea Shearim?
Tutti, penso, o quasi. Anche se i genitori si conoscono e pensano che i
loro figli starebbero bene insieme, preferiranno comunque fare ricorso a un
sensale. In questo modo le cose vengono combinate da un terzo.
E dopo?
Dopo il matrimonio, le ragazze lavorano fino alla nascita del primo figlio; insegnano o trovano un impiego nella comunit.
la comunit che aiuta la coppia a vivere?
S, dato che il ragazzo studia. Ma il contratto di matrimonio prevede
che venga loro assegnato un appartamento. A dispetto dell'esiguit del loro
reddito, arrivano a cavarsela con l'aiuto della famiglia, dei loro amici, e
grazie ai prestiti che contraggono presso le banche.
E se si vuole sposare una goya?
Sussultai. Conosceva la risposta a questa domanda. Compresi che era
stata una provocazione. Non mi ero reso conto che parlandole di matrimonio le avevo ricordato l'impossibilit della nostra unione, e cos facendo
l'avevo ferita.
Ritornando al nostro albergo passammo dal Muro Occidentale. Erano le
cinque del pomeriggio: cominciava a scendere la sera. Salendo con fatica i
piccoli gradini di pietra a strapiombo sulla spianata, si potevano vedere
quelli che pregavano davanti al muro, e quelli che, pi lontani, erano di
ritorno dalla moschea di Omar, dopo le ultime orazioni. Il sole del tardo
pomeriggio illuminava il Muro di una luce color rame che, simile a una
composizione frammentaria, ricordava, per la sua stessa assenza, il Tempio
perfetto e la Gerusalemme ideale, con i suoi grossi blocchi di pietre bianche uniformi circondate dalla parete rettangolare. Quel luogo santo e vuoto, sede di abominii, rivolte, usurpazioni del diritto della stirpe di Zadok,
degli idoli messi in mostra da Antioco Epifane, distrutto e ricostruito, di-
strutto e mai pi ricostruito, non era al termine della sua storia movimentata, smarrita e ricominciata, sognata prima di essere vissuta, realizzata e poi
immaginata, da sempre, dal tempo di Babilonia, in mezzo ai deportati, vicino al fiume Kebar, quando i cieli si erano aperti davanti ai profeti in estasi, mentre da nord veniva un vento di tempesta e un fuoco folgorante abbagliava i fedeli. Mentre profetavano rivedevano la grande piattaforma
quadrata dov'era posto il santuario di Dio, e attraverso minuziose visioni
ne evocavano le porte, i vestiboli, le camere e il Sancta sanctorum; nella
loro trance vedevano come se li avessero avuti davanti agli occhi l'orientamento e la dimensione precisa di ogni muro, porta o finestra, poich possedevano il codice segreto della santit, e nella loro estasi immaginavano
le simmetrie, gli specchi e gli spazi sacri. Ma si trattava soltanto di un'utopia, e quando gli esiliati ritornarono da Babilonia ed eressero il Tempio
sulla sommit del Moria, fu proprio all'interno del santuario che sacerdoti,
pellegrini e penitenti si divisero, invece di raccogliersi attorno ai perfetti
piani della Gerusalemme ideale. Ed Erode complet l'abominio quando,
come despota imposto da Roma, intraprese la vasta ricostruzione del Tempio sul monte Moria, e su uno dei pi begli edifici dell'impero romano appose il sigillo dell'aquila reale, l'aquila d'oro simbolo di Roma, sacerdotessa empia. Nel momento in cui venivano vergati i manoscritti del Mar Morto, il Tempio si era riempito di impurit; i sacrifici erano offerti tutte le
mattine per la salute dell'imperatore, e ogni giorno l'abitazione divina veniva sempre pi sottratta al suo Dio, il Dio iconoclasta.
Ed ecco che dopo duemila anni, c'era chi cercava i suoi resti, non sotto la
moschea di Omar, dove si era creduto fino a quel momento si trovasse il
Tempio erodiano, ma un po' pi lontano, dove si stavano effettuando scavi
che avevano riportato alla luce alcuni elementi del Tempio. Mi misi allora
a immaginare come sarebbe stato il Tempio ricostruito, domandandomi se
davvero quei lavori ne rivelassero l'autentica collocazione.
Nella mia mente, non era circondato da nessun muro: era una costruzione aperta dove si trovavano soltanto architravi e porte che disegnavano una
sorta di immenso ponte circolare e mediante i quali era facile penetrare nel
recinto, dopo i sagrati interni. Attraversato da tettoie e da lunghi corridoi,
era composto da vaste stanze che guardavano tutte sul cortile interno. Dal
cortile si poteva vedere ogni camera, da ogni camera si vedeva il cortile:
ogni stanza comunicava con un'altra, e ciascuna dava sul cortile. Inoltre
ognuna era diversa dall'altra, per dimensioni e per forma. Una era un ret-
tangolo di dodici metri di lunghezza per otto di larghezza, l'altra un triangolo di quindici metri per lato e dieci di altezza, l'altra un isoscele di dodici
metri per lato, l'altra era un quadrato perfetto di ventitr metri di lato, l'altra una camera perfettamente circolare di otto metri di raggio, l'altra una
vasta sala circolare di trentadue metri di raggio, l'altra era un esagono i cui
lati misuravano, rispettivamente, otto e dodici metri, l'altra un grande ovale
di cinquantadue metri di lunghezza, l'altra un'ellisse di nove metri di raggio, l'altra una forma indeterminata quadrata poi circolare, l'altra una forma
oblunga senza nome, l'una con i soffitti altissimi e l'altra con i soffitti bassissimi, l'una con il pavimento a piastrelle e l'altra con un pavimento in
legno lucido, l'una con morbida moquette e l'altra con un tappeto d'Oriente,
l'una con un gran lampadario e l'altra con una semplice lampada, l'una con
delle persiane e l'altra con delle tende, l'una con finestre scorrevoli e l'altra
con finestre a battenti, l'una tinteggiata a colori vivaci e l'altra tutta in legno. E tuttavia, ciascuna s'infilava nell'altra formando un insieme raccolto
sotto il ponte.
Sui sagrati del cortile vi erano quattro tavole che servivano per le funzioni, su cui si trovavano srotolati i rotoli della Torah. E in direzione di
una delle porte esterne, verso il luogo da cui si saliva, all'entrata della porta
che si apriva a settentrione, c'erano ancora due tavole. E nella direzione
opposta a questa porta, ce n'erano altre due. In tutto facevano otto tavole
per le funzioni, costruite in pietra da taglio, di un metro e mezzo di lunghezza, larghe e alte un metro. Ciascuna era riservata alla preghiera di un
officiante diverso: vi era quella per il sacerdote sadduceo, quella per il monaco esseno, quella per il rabbino fariseo, tutti risuscitati. Vi era poi la tavola per il rabbino ortodosso, quella per il rabbino liberale, e l'altra per il
rabbino riformato, che era una donna. E ancora una per chi voleva, una per
chi non voleva. Fra le stanze a vetri, ve ne erano alcune riservate ai cantori
e davano sui sagrati interni; altre, che si aprivano sui sagrati esterni, erano
per i rabbini che avevano l'incarico della Casa e si avvicinavano all'Eterno
per espletare il loro servizio, dato che erano i discendenti di Levi.
Nel mezzo c'era un vestibolo al quale si accedeva attraverso diverse scalinate. Dava sulla stanza segreta del Tempio, che aveva una lunghezza di
settanta metri e una larghezza di quaranta e mezzo. All'esterno era costituito di assi, finestre e camere rivestite in legno; perfino il pavimento ne era
ricoperto fino alle finestre. Questo rivestimento era decorato da sculture di
cherubini e di palme, ogni cherubino aveva due facce e tutte le facce erano
differenti. Intorno a questo luogo vi erano ancora sculture in legno; dal
suolo fino a sopra le aperture, altri cherubini e palme scolpiti. Figlio dell'uomo, questo il luogo del mio trono, il luogo dove posano le piante dei
miei piedi, del quale far la mia dimora per sempre con i figli di Israele;
la casa di Israele non insozzer pi il mio Santo Nome, e nemmeno i suoi
re, con le prostituzioni e con i cadaveri dei re nei loro luoghi elevati.
Era il Sancta sanctorum, la dimora di Dio, dove poteva entrare soltanto il
sommo sacerdote. E costui si faceva chiamare Figlio dell'uomo, e in queste
immagini mi appariva con i tratti del rabbi. Era lui il Radunatore, il Re
Messia che avrebbe salvato il popolo di Israele riunito nella sua patria? Il
sommo sacerdote, il cattivo sacerdote, il Figlio dell'uomo, i figli delle tenebre o i figli della luce... chi era in verit?
Bruscamente uscii dalla mia fantasticheria.
Non c'era pi nessuno davanti ai sagrati del Tempio. Vi indugiammo ancora un po', e soltanto pi tardi nella notte tornammo al nostro albergo. Per
la strada il mio passo era malfermo e pesante, come quello di un sonnambulo.
Con mia grande sorpresa - si trattava di un sogno, di una visione o di una
profezia, trance o realt? - la porta Dorata, davanti al Monte degli Ulivi,
che era stata murata nel 1530, quella notte era aperta. La imboccammo e
rientrammo al nostro albergo, trascinati dalla fresca brezza di Gerusalemme.
Nessuno entrer dalla porta d'Oriente poich lo ha fatto l'Eterno, e il
principe vi si sieder, entrer percorrendo il passaggio di quella porta,
e uscir facendo la stessa strada.
L'indomani mattina spiegai a Jane perch avevo deciso di recarmi alla
festa di Lag Baomer che commemorava l'ultimo e breve tentativo ebraico
di indipendenza da parte di Bar Kochba, nel 135 dell'era corrente. Bar Kochba era stato sostenuto da rabbi Akiba, che lo credeva il Messia su cui si
fondavano le speranze nazionaliste e mistiche. Questa festa attirava dunque soprattutto gli ebrei molto religiosi e, fra loro, i chassidim. Era l'occasione per tutti, sefarditi o ashkenaziti, di onorare alcuni rabbini che avevano lasciato un'impronta nella tradizione, come Rabbi Shimon Bar Jochai.
Ma quella grande adunanza era pure una bazza per i beduini che venivano
a vendervi i loro prodotti. Sapevo che i Taamireh, quelli che avevano scoperto il rotolo, avevano l'abitudine di recarvisi.
animate e ricchi pasti sotto le grandi tende. A volte i convenuti interrompevano i loro festeggiamenti per correre alla tomba di un rabbino portando
offerte di candele o d'incenso e domandando che le loro preghiere venissero esaudite.
Finalmente, scorsi la tenda dei beduini. Mi avvicinai. Vendevano ogni
sorta di ciondoli e oggetti fatti a mano. Comperai un piattino senza mercanteggiare e iniziai una conversazione.
Dove si trova la trib dei Taamireh? domandai in arabo.
Siamo noi i Taamireh risposero.
Spiegai sommariamente che avrei gradito intrattenermi con loro a proposito delle grotte e dei manoscritti che vi avevano trovato, molto tempo
prima, dentro le giare. Sembrarono comprendere ci che dicevo loro. Andarono a cercare un vecchio saggio a cui ripetei la mia richiesta.
Bisogna andare a trovare Yohi disse dopo avermi ascoltato. Poi ritorn in fondo alla tenda.
Chi Yohi? domandai agli altri beduini.
Yohi quello che partito.
Per dove?
il custode della tomba.
Ritornai dunque sui miei passi, e mi diressi verso la tomba di Rabbi
Shimon Bar Yochai. Era una piccola casa di pietra di cui occorreva attraversare i bui corridoi e gli stretti cortili interni prima di giungere alla stanza centrale dove si trovava la cripta, scavata poco sotto il livello del suolo.
All'interno vi erano mendicanti, infermi e altri disgraziati che non potevano permettersi una tenda e che stavano pregando per il miglioramento della
propria sorte.
Senza averlo mai visto, lo riconobbi immediatamente. La sua pelle era
marrone e incartapecorita, gli occhi piccoli, neri e penetranti, i capelli grigi
a met nascosti da un turbante. Se ne stava all'entrata della stanza, seduto
su una vecchia sedia, e sembrava meditare. Mi avvicinai a lui e gli domandai: Sei Yohi?.
S rispose.
Sembrava aspettare che gli dessi una moneta, come faceva la gente prima di entrare nella cripta mortuaria. Misi un biglietto nel suo piattino. Alz gli occhi, sorpreso.
Hai lasciato la tua trib?
Fece segno di s.
Quando?
Da un po' di tempo.
Perch te ne sei andato?
Non ebbi risposta.
Sono io che l'ho fatto andar via, Ary disse qualcuno alle mie spalle.
Sobbalzai. Quella voce un po' roca mi era molto familiare. Mi voltai lentamente. Era Jehudah.
Gli ho trovato questo lavoro e gli ho fatto lasciare la sua trib. Cosa
vuoi da lui? mi chiese con un tono che non conoscevo.
Ma cosa vuoi da lui tu, piuttosto? feci, sbalordito.
Quest'uomo ci utile, conosce l'esatta ubicazione dei manoscritti di
Qumran.
I manoscritti di Qumran! Ma tu cosa c'entri? Agisci per conto del rabbi?
S. Dice che si parla di lui in quei manoscritti. Dice che li vuole perch
parlano del Messia e annunciano la sua prossima venuta nell'anno 5760.
vero? domandai al beduino. Conosci i manoscritti?
Rest un istante in silenzio, poi chiese a sua volta: I rotoli di Qumran?.
S.
stato mio padre a trovarli.
La notte stava finendo e cominciavano a sorgere le prime luci dell'alba
quando Jehudah e io lasciammo Yohi. Fuori i chassidim si stavano coprendo con un talith e attaccavano i tefilin per iniziare la preghiera del
mattino. I canti e le danze della vigilia lasciarono il posto al pio raccoglimento. Nell'alba che spuntava profumata dai bracieri a met consumati,
tutti i chassidim, orientati verso il Muro Occidentale, dondolavano vigorosamente il corpo avanti e indietro.
Un altro gruppo di chassidim si era disposto in cerchio; meditavano seduti per terra, mentre i flauti suonavano una melopea nostalgica di cui ogni
frase, apparentemente improvvisata, era punteggiata di pesanti sospiri che
venivano dal pi profondo dell'anima, come se questa stessa respirasse.
Poich occorre saper sospirare, per essere un chassid. Tutta la gioia e tutta
la tristezza sono presenti nel soffio del chassid che sospira, tanto il suo
cuore allo stesso tempo compiaciuto dal fervore dell'attesa messianica e
straziato dalle indelebili stigmate della distruzione del Tempio.
tolarono una coperta, gli offrirono t molto zuccherato sul pi bel vassoio
posseduto dalla trib. Poi gli fecero il caff, che venne servito in una bella
tazza decorata.
Quel giorno, come d'abitudine, l'accampamento di tende nere era disposto su una lunga linea, rivolta a sudovest. Tutto era perfettamente calmo.
Ciascuno andava e veniva secondo le sue esigenze. Il caldo dell'estate faceva venire voglia di stendersi al sole senza far nulla e poi, quando fosse
giunto al colmo, nel mezzo del mattino o del pomeriggio, di sedersi all'ombra della tenda e, durante le ore soffocanti, digiunare appoggiandosi al
gomito.
Conoscevo un poco il modo di vivere cos particolare dei beduini. Mio
padre, che in giovent aveva avuto alcuni amici fra loro, me ne aveva parlato. Diceva che entrare in una delle loro tende bianche e nere era come
trovare un rifugio nel mezzo della desolazione della vita selvaggia. Fuori,
c'era lo spazio vuoto e minaccioso del deserto dove l'acqua rara, i giorni
cocenti e le notti estremamente fredde. Diceva che quando aveva condiviso
la loro tenda, durante la notte si svegliava e rabbrividiva fino all'alba. Osservava allora il paesaggio che, bianco e nero come le tende, si aureolava a
poco a poco di un tenue colore, fino al momento in cui il sole si levava,
quasi partorito dal suolo. Allora incominciava a fare sempre pi caldo, e
nel giro di qualche ora il deserto acquistava i colori della vita. Mio padre
era profondamente compenetrato da questa esperienza del deserto. Diceva
che sentire il suo silenzio spaventava quelli che erano abituati al clamore
delle citt, quelli che non avevano mai conosciuto la solitudine assoluta.
Nel deserto si poteva scrutare l'orizzonte a perdita d'occhio senza trovarvi
un solo essere vivente. Ovunque la terra era vuota, come se la forza del
sole e l'assenza di pioggia avessero voluto cancellarla dalle carte geografiche.
Qualche volta i beduini si recavano sulle montagne alte e selvagge. E
pure verso le dune di sabbia che, simili a onde gigantesche esposte all'erosione del vento, assumevano forme misteriose. Tutti i beduini pensavano
che il deserto fosse abitato dai ginn. Dicevano che lo strano canto delle
dune, quel rumore di granelli di sabbia che precipitano sotto la carezza
leggera del vento, era la musica suonata dai ginn. Talvolta, membri della
trib cantavano e danzavano in modo strano: erano ancora i ginn.
Quando lo straniero si fu riposato e rifocillato, gli domandarono che cosa facesse e dove andasse. Ma siccome non comprendevano la sua lingua,
chiamarono il padre di Yohi, che andava a vendere gli oggetti nelle citt di
Israele. Conosceva l'ebraico, e anche un po' di inglese. Il padre di Yohi non
ebbe troppe difficolt a parlare con quell'uomo; la sua lingua assomigliava
molto all'ebraico, anche se non proprio esattamente quello che aveva l'abitudine di ascoltare.
Nella tenda dove lo straniero era stato ricevuto c'era lo sceicco, con numerosi uomini importanti della trib. Il padre di Yohi fece da interprete.
Lo straniero comunic loro che aveva portato oggetti di grande valore, che
desiderava vendere in citt. Pensava che, se i Taamireh se ne fossero occupati, avrebbero potuto dividere gli utili. Estrasse da un carniere alcune antichissime giare, da cui tir fuori con mille precauzioni le vetuste pergamene. I beduini lo guardarono con curiosit.
sicuro che queste pelli di animale siano di grande valore? domand
lo sceicco, un po' dubbioso.
Il padre di Yohi ripet la domanda, e a mo' di risposta l'uomo mostr una
pergamena al capo e ai suoi uomini, perch la vedessero pi da vicino. La
guardarono attentamente: il rotolo era adorno di piccoli tratti neri, sottili e
abbastanza regolari. Non sapevano leggere; ma sentirono, vedendo l'uomo
assai fiero della sua scoperta, che doveva trattarsi di qualcosa d'importante.
Allora tennero un piccolo consiglio, al termine del quale decisero di consegnarle al padre di Yohi, di nome Falipa, perch cercasse di venderle in
occasione del prossimo viaggio in citt.
Era scesa la notte; dunque invitarono l'uomo a mangiare con loro il tradizionale piatto di riso con uva e cipolle che avevano preparato. Lo straniero dorm nella tenda dello sceicco e ripart l'indomani all'alba. Fu convenuto che ritornasse dai Taamireh al loro prossimo accampamento, un mese
pi tardi.
Una settimana dopo Falipa part per Gerusalemme, dove espose, nel suk,
fra gli altri oggetti in vendita, le giare e i loro manoscritti. Passarono parecchie giornate senza che si fermasse nessuno. Un mattino, un uomo che
passava per il suk sobbalz vedendole. Poi le contempl attentamente.
Come le hai avute?
Mi sono state consegnate rispose il beduino.
Quanto vuoi per venderle?
A questa domanda, Falipa rest perplesso. Non aveva la minima idea del
valore dei manoscritti. Ma, a credere all'uomo che li aveva lasciati, pote-
vano pure valere molto; in pi, si sarebbe dovuto dividere. Disse un prezzo
a caso, equivalente a settecento shekalim, felice di aver potuto ottenere una
simile somma. Quando lo straniero arriv all'appuntamento fissato, prese il
denaro che gli era dovuto e lasci altre giare, con altri manoscritti. I beduini si affrettarono a prenderle in consegna, e cos cominci il piccolo traffico dei manoscritti.
In capo a qualche mese, si diffuse la voce negli attigui accampamenti
beduini che i Taamireh erano diventati ricchi, e che l'annata era stata buona per loro; si diceva che i loro cammelli erano grassi e che avevano delle
gobbe rotonde al punto da non poter pi dire se si trattasse di cammelli o
di altri animali, e che trentasei piccoli fossero nati negli ultimi giorni. Ed
era vero. Grazie ai manoscritti che il padre di Yohi continuava a vendere,
sempre alla stessa persona, la trib s'era arricchita. Le altre trib incominciarono a ingelosirsi. E la loro gelosia li spinse alla cupidigia.
Poich il deserto non era in pace, a quell'epoca. Le incursioni e le controincursioni si succedevano. Le trib nemiche si affrontavano, si depredavano, talvolta si uccidevano. Le guerre beduine non erano casuali; venivano condotte secondo regole rigide: non rispettarle sarebbe stato far mostra
di una bassezza e di un'onta che n l'onore di un uomo, n quello di una
trib avrebbero potuto sopportare. Ma vincere rispettando le leggi avrebbe
coperto l'individuo e la sua trib di gloria e di onore, i beni pi concupiti
dal mondo beduino. La base del codice beduino era la giustizia. Ci si batteva soltanto contro quelli in grado di difendersi: le donne e i bambini non
dovevano essere toccati, n l'ospite dentro una tenda, e nemmeno il ragazzo che sorvegliava una mandria. Al momento delle incursioni un attacco a
sorpresa contro l'altro accampamento avrebbe potuto essere progettato ed
eseguito, nonostante la guerra venisse di solito iniziata dopo la dichiarazione delle ostilit, ma sarebbe stata un'onta attaccare a mezzanotte o all'alba, mentre tutti dormivano. Per un beduino, quando un uomo dorme, la
sua anima fugge attraverso le narici e va a passeggio.
Una mattina, attaccarono. Proprio secondo le regole: era onorevole cominciare al levar del sole, poich le vittime avrebbero avuto tutta la giornata per ritrovare le mandrie perdute. Gli assalitori si chiamavano Revdat:
era una trib nemica dei Taamireh. Arrivati davanti all'accampamento, si
erano divisi in due gruppi: alcuni avrebbero dovuto portar via le mandrie,
altri rimanere imboscati per fermare i cavalli dei nemici lanciati all'inseguimento quando avessero lasciato il campo.
In un'ora tutto fu saccheggiato. Le mandrie e i cammelli rubati, l'accampamento devastato. Vi fu perfino un morto: un beduino che aveva voluto
difendere le sue mandrie con la spada venne calpestato dai cavalli. Tuttavia i beduini non amavano spargere sangue umano in occasione dei loro
combattimenti, anche se la loro vita era talmente dura da renderli relativamente indifferenti alla sofferenza e alla morte. Il valore del sangue era per
loro senza discriminazione di nascita, di rango o di fortuna, e il codice d'onore vietava loro di uccidere i nemici disarmati e inermi. Lo scopo di un'incursione era pi il furto dell'assassinio. Per questo la morte del beduino
venne considerata un fatto abbastanza grave. Siccome le donne e i bambini
dei nemici vinti non potevano essere lasciati senza niente, gli aggressori
regalarono un cammello a ciascuna donna dei Taamireh, affinch potessero raggiungere i parenti pi prossimi nei loro campi. Senza il soccorso di
questi ultimi, i Taamireh sarebbero rimasti del tutto poveri e disperati.
Tennero consiglio per decidere il da farsi: qualche volta gli incursori leali
potevano essere persuasi a restituire i cammelli o i cavalli rubati ai proprietari quando venisse loro dimostrata la disonest del furto; ma in questo
caso si trattava di feroci nemici, per di pi gelosi a causa della loro recente
e facile fortuna.
Ci nonostante, i Taamireh non ne volevano pi di tanto ai Revdat, dato
che pareva loro normale che avessero agito in quel modo: dopo i giorni
caldi e difficili dell'estate i beduini avevano l'abitudine di architettare piani
per compiere il ghazu, l'incursione destinata a sottrarre le mandrie di cammelli e di cavalli alle altre trib. Non si trattava di furto per loro: era quasi
uno scambio. Non agivano forse nel nome di Allah? Loro stessi avevano
spesso fomentato e condotto simili spedizioni guerriere, in un'atmosfera di
segreta eccitazione. Non avevano a loro volta contato sugli effetti della
sorpresa? Tutti gli uomini del campo avrebbero potuto testimoniarlo, e
perfino i ragazzini, che avevano fatto le prime incursioni all'et di dodici
anni. No, non era il furto a preoccuparli. Ne avevano visti altri, che potevano svolgersi su lunghissime distanze e durare mesi interi; quelli che avevano compiuto a cavallo, per sorpassare i cammelli; quelli in cui ciascuno portava la farina, i datteri, l'acqua e soprattutto le munizioni per non
mancare di nulla in caso di dispersione. Il capo ricord loro tutto questo,
con il suo viso forte, appassionato e tragico, e la sua eloquenza. Quello che
gli dispiaceva di pi era che i nemici avessero sentito parlare della loro
fortuna e dei manoscritti, e fossero venuti a depredarli per questo. Allora il
capo, davanti a tutti i membri della trib riuniti nell'accampamento deva-
ricompensato.
Quando spunt l'alba, alle prime luci del mattino, si radunarono e recitarono le preghiere di ringraziamento. Ogni tenda era come una piccola arca
appollaiata sopra un mare di acqua fresca. L'estate stava finendo. La pioggia aveva portato colori pastello che avevano tinto il deserto di un verde
opalescente. La vita riprese il suo corso. I beduini impoveriti se la cavarono come poterono. Avevano l'acqua, l'elemento essenziale per la nuova
partenza.
Un giorno ritorn l'uomo del deserto: portava con s altre giare piene di
manoscritti. Ma il capo della trib gli disse con fermezza che avevano
promesso di non farne pi commercio, e lo preg di ripartire portando con
s gli oggetti.
Il giorno dopo la sua venuta, si scaten una tremenda tempesta di sabbia.
Una vera e propria notte densa si rivers sul deserto. Non si poteva pi
vedere nulla. All'interno delle tende fu necessario accendere le lampade e
proteggere dalla polvere devastatrice cibo, pentole, facce e indumenti. Per
pi di due ore non usc nessuno: la tempesta era di una tale intensit da
rischiare di rimanere gravemente feriti.
Nella sua tenda lo sceicco domand: possibile che tutto questo venga
da Dio? Forse Allah adirato perch ieri abbiamo visto quell'uomo. Forse
si sta vendicando di quell'uomo.
In effetti l'uomo era ripartito il giorno prima, e doveva essere ancora nel
deserto mentre la tempesta infuriava, scatenata. Succedeva spesso che gli
uomini si perdessero durante le tempeste di sabbia. E se, come in quel caso, il vento soffiava con particolare violenza, allora era certo che percorrere il deserto comportava un grave rischio per la propria vita. Ma poteva
anche darsi che quell'uomo fosse esperto e che avesse fermato il suo cammello in tempo per farlo inginocchiare e raggomitolarsi al suo fianco.
Trascorsero parecchi giorni senza che nulla accadesse. Poi, una sera, di
nuovo il panico: il cielo trem, il tuono rotol stranamente; le tende cominciarono a cedere. Alcuni si misero subito a pregare. Altri salirono su
una piccola duna adiacente all'accampamento, per scrutare l'orizzonte. Ci
che videro li fece inorridire: lontano, al limite del loro sguardo, l'orizzonte
era in fiamme. Grosse nuvole, nerofumo, si stendevano nel cielo divorando
le stelle. Era una cintura di fuoco sotto una cappa di piombo: un tornado
porpora cupo si avventava su di loro a una velocit vertiginosa.
Quando nel deserto viene commesso un omicidio, l'uomo che lo ha perpetrato deve di solito rifugiarsi presso il cugino di una trib il pi possibile
lontana, per sfuggire alla vendetta della famiglia. Poi, da questo rifugio,
tenter di negoziare il prezzo del sangue. Se non ci saranno state rappresaglie nei giorni immediatamente seguenti all'assassinio, verr accettato denaro equivalente a una cinquantina di cammelli per un parente, o a sette
cammelli per l'appartenente a un'altra trib.
Ora, in quel caso nessun uomo faceva parte di un'altra trib. Nessuno
aveva proposto un prezzo in denaro. Appariva chiaro che i beduini si erano
messi d'accordo per uccidere Falipa, pensando in tal modo di liberarsi dei
flagelli.
Allora Yohi si rec dallo sceicco per invocare vendetta. Gli disse che,
essendo lui alla guida della trib, avrebbe dovuto fare qualche cosa. Lo
sceicco convoc un'assemblea di saggi, alla quale venne invitato anche
Yohi. Al termine di una lunga deliberazione fu stabilito che il padre di
Yohi aveva agito slealmente mettendo tutta la trib in grave pericolo e
attirandosi la vendetta di Dio. Uno dei saggi arriv perfino a insultare il
nome di Falipa dicendo che era andato certamente all'inferno, e Yohi fu l
l per colpirlo, trattenuto a stento dagli altri.
Per un beduino il paradiso un luogo dov' sempre primavera, con erba
abbondante e permanente, e l'acqua che scorre, inesauribile, senza inizio
n fine, dai ruscelli e dai piccoli corsi d'acqua; il luogo in cui la fame, la
sete, i campi riarsi e le malattie degli animali non esistono, in cui le trib
vivono insieme in pace e nessuno invecchia. All'inferno, al contrario, un
uomo trova tutto quello che detesta in questo mondo: un'estate calda, senza
pioggia n acqua, e la necessit di portare senza tregua l'acqua sulla schiena per i suoi cammelli assetati.
Augurare a qualcuno che suo padre andasse all'inferno era l'affronto
peggiore, per un beduino. Yohi usc dal consiglio triste e sconvolto. Tutta
la trib era contro di lui: non avrebbe potuto ottenere vendetta per suo padre.
Proprio allora aveva incontrato Jehudah, in occasione della festa di Lag
Baomer. Questi, in cambio di certe informazioni sui manoscritti trovati da
suo padre, gli aveva offerto la possibilit di lasciare la trib. Aveva subito
accettato.
Cosa successo all'uomo che portava i manoscritti? chiesi dopo che
mi ebbe raccontato la sua storia.
mer la polizia.
Mi ferm con un gesto della mano.
Mio padre li ha ritrovati in una grotta disse. Ti mostrer dove. Ti ci
porter.
Dimmi prima da dove vieni, e come hai incontrato Osea.
Quando mio padre ha trovato i manoscritti, ha avuto l'idea di venderli.
Ma non sapeva come fare. Per questo ha fatto ricorso ai beduini e a Falipa.
Ma hanno finito per uccidere Falipa; e non volevano pi sentir parlare di
quell'affare. Alla morte di mio padre sono andato io stesso dove Falipa
aveva l'abitudine di recarsi per venderli, nel luogo che mio padre mi aveva
descritto. Cos ho incontrato Osea. Falipa li vendeva a lui.
Come li hai trovati? Sei un beduino?
No, non sono un beduino disse. Domani, ti mostrer dove li ho trovati. C' ancora molto da prendere oltre a quello che abbiamo gi. Laggi
c' un tesoro. Osea ne ha trovato una buona parte, ma restano ancora i pezzi pi preziosi. Tutto segnato con precisione nel manoscritto. Forse potremo ritrovarlo, e ritrovare anche tuo padre.
Decisi di essere soddisfatto, per il momento, di quelle spiegazioni. Anche se non comprendevo come n perch, Kair avrebbe potuto condurmi
alle grotte nascoste di Qumran: era gi molto.
2
L'indomani partimmo per Qumran. Affittammo un'automobile, che Jane
guid. Kair sembrava ora seguirci e quasi precederci senza che avessimo
bisogno di costringerlo. Sperava di scoprire il famoso tesoro, e l'avidit di
guadagno lo rendeva impaziente.
Rividi il paesaggio del Mar Morto con una strana sensazione di timore e
triste turbamento. Da lontano le bianche montagne di Qumran, polverose,
senza alberi n ombra, n erba o muschio, avevano per unico orizzonte il
mare di sale, il suo fango inaridito e le sabbie mobili, pi minacciose che
mai. Gracili arbusti crescevano a stento in questa terra senza vita. Foghe
coperte di minerali chinavano il capo, spossate. Il mare non risplendeva: le
colpevoli citt che nascondeva in seno lo avevano offuscato; sprofondava a
poco a poco in abissi solitari che non potevano nutrire alcun essere vivente. Le sue spiagge senza uccelli n alberi o vegetazione, la sua acqua amara
e greve che nessun vento sollevava esprimevano tutta la disperazione del
mondo. Il Mar Morto, senza porto e senza vela, mi apparve come un mare
deserto circondato dal deserto. Ci si avvicinava d'istinto come a una sorgente di vita, e si veniva disillusi senza posa dalla sua assenza d'acqua,
vuoto insondabile.
Giungemmo al deserto. Il suolo, fra le aride spiagge sulle rive del mare e
le rocce che proteggevano Qumran, divent sabbioso e aspro. Eravamo i
soli, in mezzo a spazi vuoti e opachi. Il vento soffiava sempre pi forte,
provocando sul cofano della vettura un rumore di schiocchi, come un
drappeggio di veli fortemente agitato da un essere diabolico sopra di noi. Il
sole stava salendo, ardente di un fuoco bianco inesorabile. La mica lampeggiava cupamente al suolo. Non c'era una pianta. Non c'era pi niente.
Ci spingemmo fino all'insediamento di Ain Feshka dove si trovavano i
resti delle abitazioni essene. I quartieri residenziali erano costituiti da tende, capanne e grotte. Fra Ain Feshka e Qumran si stendeva una pianura
coltivata di parecchi chilometri di lunghezza, con installazioni agricole. In
quel luogo, per poco che ci si chinasse a grattare un po' la terra, si trovavano noccioli di datteri: gli esseni vivevano in mezzo alle palme. Al momento le rovine erano circondate da poche piante, magre e sparse, bagnate dalle sorgenti che provenivano dalle faglie della massa montagnosa, e dimostravano che il posto, abbandonato a canne e tamerici, avrebbe potuto tornare a essere il luogo di una fertile vegetazione.
Fra le rovine, le costruzioni lasciavano apparire solide fondamenta. Un
lungo muro, spesso circa un metro, che costeggiava tutte le zone irrigabili,
formava una base molto larga, certamente destinata a reggere una torre
elevata. Si trattava di un autentico recinto, in mattoni di terra su pietra, che
segnava gi i confini di una citt riedificata. Una piccola costruzione si
trovava nel bel mezzo della lunghezza del muro: un semplice quadrato che,
aperto a oriente, all'interno della piantagione, era suddiviso in un cortile e
tre camere, i cui muri, non molto alti, ricordavano quelli di un fabbricato in
un cantiere edile.
Il principale insediamento era vicino alla sorgente di Feshka, sulla punta
sud del tratto fertile e a due chilometri a nord dell'altra punta, quella di Ras
Feshka. Era una vasta cinta quadrata, un po' irregolare, appoggiata contro
il muro di chiusura, fiancheggiata a settentrione da un capannone il cui lato
interno era aperto. Adiacente a questa cinta, un grande fabbricato, aperto a
est verso la piantagione, conteneva un antico cortile costeggiato da piccole
camere. Una scalinata rivelava che una parte dell'insediamento aveva avuto un piano rialzato.
Infine, all'estremo nord, tre bacini d'acqua, collegati fra loro da canali,
scavati nella terra rocciosa, vasti e ancora in funzione, formavano l'insieme
meglio conservato della rovina, come se attraverso di loro la purificazione
con le acque battesimali, principale presagio del mondo futuro, condizione
della venuta dei tempi nuovi, fosse ancora pronta a raccogliere le anime, le
teste o i corpi in cerca dell'estremo perdono.
Era tutto l, come un orologio che avessero smesso di caricare, ma il cui
meccanismo fosse ancora in buono stato, e che domandasse soltanto di
essere riutilizzato. Sarebbe bastata un po' d'acqua che, provenendo dalla
cascata di Wadi Qumran, avrebbe potuto giungere nuovamente nel largo
bacino di decantazione. Sarebbe passata per i bracci del canale, avrebbe
attraversato i corsi e i fabbricati di servizio, per gettarsi nel piccolo bacino
riempiendo la grande cisterna rotonda e le due cisterne rettangolari. A occidente, avrebbe irrigato i mulini, i cui bianchi muri ben cementati e gli
alveoli strettamente tramezzati avrebbero permesso di recuperare pi farina possibile. Attraverso un altro ramo del canale, si sarebbe pure diretta
verso la cisterna; ma prima di arrivarvi, sarebbe passata da una derivazione, che avrebbe consentito di lavare con grande abbondanza di acqua la
sala di riunione e refezione. Poi, prendendo in prestito il canale principale,
sarebbe girata attorno al serbatoio per orientarsi verso il bacino pi piccolo
e terminare la sua corsa nella grande cisterna. Sarebbe stata utile anche per
il vasaio, che l'avrebbe attinta dalla piscina per pigiare l'argilla nell'area
cementata prima di lasciarla maturare nella piccola fossa, e poi lavorarla
sul suo tornio arcaico a pedale, piantato dentro la buca riempita di pietre
ben murate, e cuocerne infine i pezzi, grossi o piccoli, nei forni.
Ci fermammo davanti allo scriptorium, dove lavoravano gli scribi che
ricopiavano i manoscritti biblici e trascrivevano le opere della setta. Anche
l, gli uomini non c'erano pi, ma i tutti gli strumenti delle loro tecniche
sopravvivevano: il tavolo principale di argilla, alto e largo, i resti di due
banchi da lavoro pi piccoli e, fra le rovine della stanza, i due calamai, uno
di bronzo e l'altro di terracotta, vestigia senza pi uso n utilit, ma che
restavano i veri padroni del luogo. Improvvisamente l'emozione mi serr la
gola, rivedendo quello che avevo notato quando ero stato in quel luogo con
mio padre: c'era ancora l'inchiostro secco, come se non fosse stato abbandonato da qualche migliaio di anni, ma da poche settimane. Pi lontano, vi
erano la grande sala di riunione che serviva da refettorio comune, i silos
per il grano, la cucina, la forgia, i laboratori e la fabbrica di vasellame, con
due forni e una piattaforma rivestita di gesso.
Con quegli oggetti dallo scopo cos concreto, tutto un mondo riprendeva
vita: un popolo organizzato, le cui attivit avevano lo scopo primario di
conservare ci che mettevano al di sopra di tutto: la scrittura. Quelle rovine
viventi, considerate con occhi nuovi, erano come la fiamma del roveto che
bruciava senza consumarsi. Vent'anni appena, venti o trenta: soltanto qualche pulviscolo di tempo, che si serviva anche dei viventi. Non erano rovine. Erano progetti.
Prima che la corda d'argento si spezzi, che il vaso d'oro si rompa,
che la brocca si frantumi sulla fontana, e la ruota si fracassi sulla cisterna. E che la polvere ritorni alla terra, dove gi si trovava, e che lo
spirito ritorni a Dio che lo ha donato; Dio giudicher tutto quello che
si sar fatto, con tutto quello che nascosto, che sia bene o male.
Credi mi domand Jane che siano stati massacrati dai romani o che
siano riusciti a fuggire?
Non saprei. Queste abitazioni non hanno l'aria di essere state distrutte.
Non sono stati ritrovati cocci n altro tipo di resti che facciano pensare a
un massacro.
Ma allora, se sono scappati, dove possono essere andati? chiese ancora.
Girai lo sguardo verso le grotte.
In un posto non lontanissimo, un posto che conoscevano bene, che li
accoglieva di quando in quando e che, all'occorrenza, avrebbe potuto costituire un meraviglioso nascondiglio.
Da quando eravamo giunti sul posto, Kair sembrava nervoso. Ma pareva
conoscere la strada, che passava attraverso pendii scoscesi della montagna
e permetteva di procedere senza essere visti. Cos avemmo accesso alle
grotte. Davanti a noi s'innalzava la parete quasi verticale della scogliera
che le accoglieva nel suo seno. Camminavamo in silenzio, seguendo l'antico percorso di cui i beduini si servivano per raggiungere i loro accampamenti nei dintorni di Betlemme. Trattenevamo il respiro a causa del pericolo, e per paura di non trovarvi nulla. Via via che salivamo, l'aria si faceva pi dolce e pi piacevole da respirare di quella sulle rive del Mar Morto: la provvista di acqua dolce ci consentiva di rinfrescarci. Intorno a noi i
burroni erano ripidi e isolavano dal resto del mondo gli altissimi promontori delle grotte: un buon sistema difensivo.
Davanti all'entrata della prima cavit Kair si ferm girando verso di noi
uno sguardo grave, come per domandarci se fossimo pronti ad affrontare il
pericolo. Con uno strano presentimento mi voltai verso Jane: Non venire,
tu.
Ma Ary... Voglio accompagnarti... cominci.
No, non protestare insistei, severo. Forse potrai salvarci la vita. Ascolta: torna a Gerusalemme, e se non ci vedi tornare domani, dai l'allarme.
Far come dici tu rispose rassegnata.
Ci scambiammo un'ultima occhiata nella quale, bene o male, cercammo
di mascherare la nostra paura.
Poi, senza pi voltarmi, mi immersi con Kair nel ventre delle rocce.
All'estremit della prima grotta, c'era una stretta fessura sulla parete. Vi
entrammo. Gli orli erano friabili, e a tratti cadevano pezzi di terra, a destra
e a sinistra, come se volessero seppellirci. Dall'altro lato della parete c'era
una seconda grotta identica alla prima. Ne ispezionai gli orli con la torcia
elettrica, fino a scoprire un'altra fessura, sul lato destro.
In capo ad alcune ore, entrammo in una grotta dalle dimensioni impressionanti. Assomigliava a una vastissima stanza circolare, cos regolare che
avrebbe potuto essere stata ritagliata dalla mano dell'uomo nella parete
rocciosa. Faceva freddo: era piena di aria umidissima, ed era molto buia.
Ne esplorai i muri con la lampadina tascabile. Rischiarai il soffitto: centinaia di pipistrelli, che vi si erano attaccati, cominciarono subito a danzare
intorno a noi un balletto macabro e spaventoso, lanciando strida terribilmente acute. Tappandoci le orecchie restammo un istante immobili sotto
quel roboante assalto. Allora, i pipistrelli si calmarono e raggiunsero a uno
a uno i loro silenziosi nascondigli. Avanzammo prudentemente finch il
fascio luminoso non illumin, in un angolo della grotta, un grande cofano
di rame. Il tesoro di Qumran, pensai con emozione, quello del Rotolo di
rame.
Immediatamente, Kair si precipit sul cofano. Mentre cercava di aprirlo
col coltello, notai un enorme sacco di cuoio bruno, vicino all'entrata della
grotta, non lontano dal cofano. Lo aprii: conteneva un mucchio di ossa
umane, di scheletri spaventosi. Allora, in un lampo, compresi cosa fosse
successo. La mano dell'Eterno era su di me, e l'Eterno mi fece uscire sotto
ripartire senza chiedere altro: n rotoli, n soluzione del mistero. Mio padre era l. Cosa potevo domandare di pi?
Gli raccontai un po' confusamente tutto quello che era successo dalla sua
sparizione e come fossimo arrivati fin laggi.
Ma parleremo di tutto questo dopo, pi tardi. Per il momento cerchiamo di fuggire conclusi.
Mi precipitai contro la piccola porta di pietra attraverso la quale eravamo
entrati. Era chiusa. Ebbi un bel cercare di forzarla: resisteva. Mi girai e
compresi, dallo sguardo di mio padre, che la fatica era inutile, che aveva
probabilmente tentato anche lui per lunghe ore, senza successo. Compresi
che eravamo rinchiusi. Eravamo prigionieri delle rocce.
I nostri occhi si abituarono a poco a poco all'oscurit della grotta. Non
sapendo che fare ci sedemmo, e mio padre mi raccont ci che gli era capitato in tutto quel tempo: come, dopo essere stato prelevato, fosse stato sequestrato, poi condotto di forza in Israele, presso i samaritani; e come loro
lo avessero legato, e quasi sacrificato, prima che all'ultimo momento un
agnello prendesse il suo posto; come avesse pensato di subire la stessa
sorte e si fosse preparato all'atrocit di quella fine, come le ore passassero
vuote, cosa che aumentava il supplizio; e quanto in quegli istanti avesse
pensato a mia madre e a me, e questo pensiero non faceva che spaventarlo
maggiormente, dato che non sapeva n dove fossi n se fossi ancora in
vita. Dopo questa terribile prova, i suoi rapitori tornarono a prenderlo per
condurlo in un altro luogo, senza che lui sapesse se fosse per il meglio o il
peggio. Dopo un percorso in automobile, lo portarono in un posto molto
buio, che riconobbe subito. Con gli occhi bendati sent il soffio aspro e
caldo del deserto di Giudea, poi l'umidit e l'odore caratteristico della pietra delle grotte di Qumran.
Allora ho capito chi erano continu erano persone che conoscevo
bene: erano i miei fratelli che avevo lasciato a diciott'anni.
Come, i tuoi fratelli? domandai, meravigliato.
I miei fratelli esseni erano venuti a riprendermi.
Sul momento, non compresi. Gli esseni non esistevano pi da millenni;
credetti che fosse diventato pazzo. Quando l'insensato cammina per la sua
strada, gli manca a tal punto il senno che dice di ciascuno: insensato.
Si creduto che fossero scomparsi, massacrati o inghiottiti da un terremoto dopo l'invasione romana. Invece scapparono nelle grotte, dove vissero per tutti questi secoli, dove vivono ancora. Ary, non te l'ho mai detto,
e nessuno lo sa, nemmeno tua madre; perch ho fatto giuramento, lasciandoli, di non rivelare nulla. Ma gli esseni continuano a esistere, e io ho fatto
parte della loro comunit fino alla creazione dello stato di Israele. Poi, come un buon numero fra noi, ho deciso di abbandonarli, perch volevo conoscere quello che avevamo aspettato, per cui stavamo pregando da millenni. Volevo anche incontrare altri ebrei, e vivere nella terra di Israele,
all'aria aperta, al di l del Mar Morto, oltre le dune del deserto di Giudea,
non pi dentro grotte sotterranee. Volevo vedere Gerusalemme. Mi capisci?
La voce gli tremava, mentre le lacrime scendevano dagli occhi rugosi,
contratti come se cercasse di trattenerle.
Avrebbero voluto torturarmi continu per sapere se li avevo traditi, e
perch erano alla ricerca del manoscritto di cui erano stati derubati. Mi
hanno tenuto prigioniero, ma non hanno osato uccidermi, dato che sono un
Cohen. Ero uno dei sommi sacerdoti, che loro sono tenuti a rispettare, preoccupati come sono per la gerarchia. Inoltre, mi credevano. Sapevano che
non ero a conoscenza di nulla.
Si sono rivelati a te soltanto una volta arrivati qui?
S, allo scopo di tenermi prigioniero; sapevano che tu eri con me e che,
preoccupato per la tua vita, avrei fatto di tutto per ritrovarti, e avrei discusso con loro, imponendo le mie ragioni d'autorit.
Poi, abbassando la voce aggiunse: In cento sono rimasti qui dopo la
creazione dello stato di Israele: non vogliono risiedere nel paese prima
dell'arrivo del Messia. Ritengono che le cose siano state troppo affrettate.
Al momento sperano in un intervento divino, che credono imminente, e
pregano tutto il giorno perch si verifichi. Ma vedi, a forza di rimanere
nelle loro grotte sotterranee mentre tante cose succedevano al di fuori, credo che siano diventati pazzi.
Ti hanno fatto del male?
No, non mi hanno fatto niente.
Era la prima volta che mi parlava della sua giovent, e fu necessario che
lo facesse come in un inciso della sua narrazione, quasi con cura scientifica, come se dovesse spiegarsi attentamente, in modo da farmi comprendere
bene. In altre circostanze avrei domandato mille chiarificazioni. Avrei impiegato giorni ad assimilare l'idea dopo averla rimuginata pi volte fra me
e me. Ma laggi, sembrava cos naturale, cos evidente, che impiegai poco
tempo a comprenderla. Di colpo, tutto si chiariva: la sua resistenza a compiere la missione che ci era stata affidata, la paura di scoprire cose terribili,
anche il desiderio che aveva di portare aiuto agli esseni, suoi fratelli. Compresi pure quella parvenza di superstizione che continuava a esistere come
un incrollabile vestigio del passato nel suo spirito scientifico.
Ma anche se avessi voluto saperne di pi, gli eventi non me ne lasciarono il tempo. Improvvisamente, mentre mi stava raccontando la sua storia,
un uomo apparve nella grotta e lo interruppe bruscamente.
Era di taglia media e aveva l'aspetto e gli abiti di un beduino, ma la sua
carnagione non era ramata e cotta dal sole. Alla luce sembrava di un biancore assoluto.
L'uomo si avvicin a me, guardandomi con aria sorpresa.
mio figlio, Ary; non fargli del male disse mio padre, che sembrava
conoscerlo. venuto a cercarmi.
Se tuo figlio, uno scriba, figlio di scriba rispose l'altro. Dunque,
deve rimanere qui.
L'uomo ci porse delle pergamene, un calamaio e una penna, e ci disse, in
una lingua vetusta, un aramaico talmente antico da sembrare uscito dalle
steli studiate da mio padre: Ecco cosa dovete fare. Compirete la vostra
missione. Scriverete quello che vi racconter.
Allora l'uomo, che era il capo degli esseni, il sommo sacerdote, inizi la
narrazione. Lo ascoltammo in silenzio.
Vi fu un tempo in cui la mia valle era un lago lungo e continuo, e i
massi si trovavano in fondo alle conche esord. Quando il livello dell'acqua si fu abbassato, le pietre che aveva eroso formarono delle grotte, e
questa citt sommersa divent per l'uomo un'abitazione vivibile. Di solito
non facile vederle. Certe piccole cavit sono del tutto ricoperte, ed necessario liberarne l'accesso per raggiungerle. Sono pure dei preziosi nascondigli, sia per gli uomini sia per i tesori che gli uomini vogliono seppellire. La nostra grotta non fu mai scoperta; troppo trincerata, e io stesso la
conosco solo per tradizione ancestrale. Bisogna camminare e curvare molto la schiena per arrivarvi, poich si trova in fondo, proprio in fondo alla
valle. Quando David, oltre tremila anni fa, si nascose in una delle grotte di
Engaddi, re Saul prese con s migliaia di uomini per andare a cercarlo; ma
invece di trovarlo, si assop nella caverna dove il futuro re si era nascosto,
senza neppure accorgersi della sua presenza. Allo stesso modo la grotta dei
manoscritti non stata scoperta dai beduini. Era troppo remota per questo,
aveva resistito a duemila anni umani, tutta sola, da qualche parte a nord di
Ain Feshka, in quella sassosa desolazione. Il suo accesso non era che un
buco minuscolo nella rupe; per terra, c'erano delle giare d'argilla, intatte e
sigillate; dentro, i manoscritti. Ma sappiamo bene come sono state violate
le grotte e perch. Come credere che i beduini, che abitano in questi luoghi
da secoli, le abbiano scoperte cos tardi, per colpa di una capra smarrita?
Nelle grotte, abbiamo vissuto in tanti a lungo, prima del ritorno degli
ebrei alla loro terra. Eravamo stati cacciati dai romani, ma avevamo nascosto i manoscritti dentro le grotte perch non li saccheggiassero; ci venne
quindi l'idea di raggiungerle e di rifugiarci l a nostra volta, all'insaputa di
tutti. Per secoli, che diventarono millenni, la nostra comunit visse qui, al
riparo dai cambiamenti del mondo, nel rispetto della Legge e dei riti, conformemente alla sua vocazione, ma abbandonando il celibato, poich eravamo soli nelle grotte e dovevamo quindi generare dei figli allo scopo di
perpetuarci. Avevamo davanti a noi la legge di Dio, la portavamo sulle
braccia e sulla fronte, e la toccavamo all'entrata delle nostre dimore grazie
ai mezuzoth. Abbiamo attraversato il tempo grazie alla scrittura e al nostro
calendario che ci ha permesso di seguire il cammino degli astri e delle stagioni.
Secondo la volont di Dio, seguiamo l'anno solare, ridotto a trecentosessantaquattro giorni, e diviso in quattro parti di novantun giorni. Iniziamo ogni periodo di mercoled, e abbiamo due mesi di trenta giorni, poi un
mese di trentun giorni. Ci sono luoghi santi dove seguiamo delle riunioni
liturgiche, leggiamo i testi scritti e prendiamo i pasti. Dall'alto dell'ambone
leggiamo la Parola di Dio in ebraico. Vi recitiamo salmi, cantici, inni, benedizioni e maledizioni. Facciamo ogni giorno bagni di purificazione e
consumiamo pasti sacri. Mondati delle nostre lordure, possiamo riunirci
per il pasto messianico. Ogni giorno, al levarsi e al tramonto del sole, ci
riuniamo per pregare insieme, salvo i sacerdoti che hanno un compito speciale, il compito dell'illuminazione. La domenica commemoriamo la creazione e la caduta dell'uomo, il mercoled il dono della Legge a Mos, il
venerd imploriamo il perdono dei peccati, e lo shabbath un giorno di
lodi.
Sono le sole che conoscono, Ary spieg. Sono le vere croci dei romani, quelle su cui crocifiggevano. Quelle che conosciamo noi, le due barre trasversali, sono una deformazione tardiva. La croce di Ges era una
croce di Lorena decapitata.
Ma allora mi stupii tu eri al corrente di tutto fin dall'inizio?
S... lo sospettavo.
Perch non hai detto niente?
Ma cosa volevi che dicessi? Non potevo tradirli. Per questo ho accettato la missione: perch pensavo potesse trattarsi di loro. Tuttavia, lo temevo. Inoltre non volevo che un altro finisse per scoprire la loro esistenza.
Ecco perch avrei voluto abbandonare tutto, quando ho visto tutti quegli
atroci delitti. Non capivo pi cosa stesse succedendo. Non volevo pi aiutarli a conservare il loro segreto.
Ma com' il vostro passato? Cosa avete voluto nascondere di cos abominevole? esclamai.
Questo non puoi ancora saperlo disse l'uomo, il capo degli esseni. Ora disse girando i tacchi scrivete. Ecco il vostro lavoro.
Allora apparvero due uomini che, minacciandoci con coltelli di foggia
antica, ci spinsero fino in fondo alla grotta.
Uscimmo per una porta che sboccava in un sotterraneo. Ci costrinsero ad
andare avanti, da un precipizio all'altro, in un complicato labirinto. Spesso
le pareti erano troppo strette; dovevamo quindi abbassarci e strisciare. Finalmente, in capo a quasi mezz'ora di cammino nell'umidit e nell'oscurit,
arrivammo a una grotta. Una porta era intagliata nella pietra. Entrammo, e
ci rinchiusero dentro.
Fu la nostra abitazione: vi rimanemmo quaranta giorni e quaranta notti.
All'inizio, per tre giorni non avemmo n da mangiare n da bere. Crollai
stremato in un angolo della grotta, mentre mio padre cercava invano di
restare in piedi, vacillando sulle gambe indebolite dalla fame. La mia sola
speranza era Jane: sapevo che si sarebbe preoccupata, e che a quell'ora
stava gi certamente facendo tutto quello che era in suo potere per ritrovarci. Aveva sicuramente compreso che eravamo precipitati in una trappola infernale, nel cuore del segreto di Qumran. Conosceva l'entrata della
grotta, ma come avrebbe potuto scendere fino a quel luogo sepolcrale?
Non sapevo neppure da chi si sarebbe recata: forse da Shimon, di cui le
avevo parlato, o da Jehudah, che aveva conosciuto, o magari presso le autorit israeliane. Desideravo con tutte le mie forze che ritornasse e ci tirasse fuori da l; e tuttavia, in fondo a me stesso, qualcosa mi diceva che era
necessario che il segreto di Qumran non venisse divulgato, anche se non
mi era stato ancora svelato.
A causa del digiuno, persi a poco a poco le mie forze fisiche e morali.
Sentivo il mio corpo indebolirsi. La mia mente si perdeva dietro pensieri
insensati, che non conoscevano pi n spazio n tempo. Tutto si mescolava, urtava nella mia testa con sempre maggior violenza, via via che aumentava l'inedia.
Fu allora che, in questa disciplina forzata dall'astinenza, in uno sforzo
d'intensa concentrazione, attraverso l'oblio del corpo e delle sue sofferenze, mi prese la devequt. Vidi cose indimenticabili, immagini defunte del
tempo di Qumran. Era un mondo malvagio. Ovunque la lussuria e la profanazione si facevano beffe con arroganza delle creazioni divine. Che un
simile mondo dovesse essere distrutto, andava da s. E che quell'annientamento fosse imminente, non poteva essere concepito meglio in nessun altro luogo che sulle rive del Mar Morto, a circa trecento piedi sotto il livello
del mare, fra un lago di acque amare e imprigionate e scogli desolati, nudi,
vuoti e minacciosi. L dove il sole sprigionava un tale calore che perfino il
vento spirava un miasma caldo e velenoso; dove gli esseri viventi faticavano a sopravvivere e c'era poco posto per il mondo. In quel buco nero,
l'orlo delle regioni infernali giungeva alla superficie dell'acqua e della terra. Sotto i raggi del sole ardente sorgeva l'inferno. Ero l'uomo primitivo,
osservavo la scena del pi terribile giudizio di Dio nei confronti della colpa umana.
C'erano Sodoma e Gomorra e il fuoco pioveva sul paradiso. Si stava verificando un gigantesco cataclisma. Sotto i cieli scatenati, il mare piangeva
lacrime di sale amaro. Ovunque, depositi di petrolio e di bitume esplodevano in lunghe onde di acciaio e fuoco mescolati. Pi a nord, oltre il solco
di Gohr che attraversa il Giordano, la rovina proseguiva il suo cammino
verso la malinconia; era una saga inesauribile. La crosta terrestre scalpitava di rabbia, e dalle sue viscere saliva un sordo brontolio che giungeva
dall'era primaria e continuava verso et lontane e temibili terremoti. Era
questo l'ultimo cataclisma, che respingeva migliaia di tonnellate di petro-
sangue e che le stelle non erano cadute dal cielo, ma la distruzione stava
raggiungendo gli empi che avevano governato Israele, ed era tempo per
Dio di volgere la sua mano contro i Kittim. Aspettavano. Sapevano che i
romani li avrebbero raggiunti. Fu allora che misero i preziosi manoscritti
dentro le giare per proteggerli, e che li portarono su, fino alle grotte.
Quando fosse finita la battaglia, un giorno, sarebbero tornati a cercarli. E
quando fossero tornati le Scritture sarebbero state per sempre il loro tesoro,
e il Messia di Aronne e di Israele avrebbe presieduto il pasto sacro, nel
giorno del Signore, avvento del regno di Dio. A questo punto la storia perde le loro tracce geografiche e storiche e contemporaneamente vede apparire quelle delle sette cristiane. In verit, dopo aver nascosto i manoscritti,
gli esseni andarono a rifugiarsi a Qumran, per prepararsi nuovamente alla
venuta messianica. E l restarono, all'insaputa di tutti, per secoli.
Cos parl mio padre, e raccont tutte le storie nascoste del suo passato,
e del passato del suo passato, per lunghe ore. E ascoltavo tutto quello che
diceva, per ricordarlo e poi trascriverlo, pi tardi, cos come dovevo fare.
Raccont la sua vita e quella dei suoi; come trascorreva quando era bambino, secondo il loro preciso calendario, i giorni e le feste, la vita rituale e
monastica della sua comunit, in disparte da tutti durante quei millenni in
cui avevano nascosto la loro esistenza nel deserto del Mar Morto. Ma avevano conoscenza del tempo che passava, e sapevano che nel mondo di fuori, e molto lontano dalle loro terre, i loro fratelli ebrei si perdevano fra le
nazioni, mentre loro rimanevano i guardiani del rotolo, dato che non era
permesso che lasciassero le grotte di Qumran, salvo quando, prendendo
l'aspetto di beduini, andavano in cerca di notizie ai mercati tre volte all'anno, per le feste di Rosh Hashanah, Pessach e Shavuoth, ma nessuno sapeva che vivessero ancora l.
Poi, in capo a quaranta giorni e quaranta notti, nel corridoio risuon un
rumore martellante. Arrivava qualcuno. All'inizio credemmo che fossero
gli esseni, che ci portassero la nostra razione quotidiana verificando i progressi del nostro lavoro. Tuttavia i rumori non provenivano dal punto in
cui eravamo soliti udirli. Si avvicinarono e ben presto risonarono nella
cavit a volta, come se fossero stati a qualche metro da noi. Apparvero
allora tre sagome, sorte dall'ombra e dalle rocce. Trattenemmo il respiro
quando riconoscemmo Shimon, accompagnato da due uomini.
Era stato avvertito da Jane e, seguendo le sue indicazioni, stava conducendo ricerche da parecchie settimane nelle grotte, senza trovarci, tanto
queste erano embricate una sull'altra, formando un labirinto inviolabile. Ci
spieg che Jane, non vedendoci ritornare, aveva frugato fra le carte nella
mia camera d'albergo per sapere chi poteva avvisare. Aveva trovato il nome e i dati di Shimon e lo aveva subito chiamato.
Raggiungemmo l'uscita delle grotte. Fuori la luce del giorno ci abbagli
violenta, e restammo accecati per parecchi minuti. Qualche istante pi tardi, sfiniti come se la tensione di mesi di sofferenza ci piombasse bruscamente addosso, eravamo sulla strada di Gerusalemme nell'automobile di
Shimon.
Allora? domand Shimon.
Allora cosa? chiese di rimando mio padre.
Avete trovato il manoscritto?
Mio padre fece segno di no con la testa.
Shimon ci lasci davanti all'appartamento dei miei.
Arrivederci disse. Riposatevi. Vi lascio qualche giorno. Torner a
trovarvi per parlare in dettaglio di tutto l'affare.
Grazie lo salut mio padre tendendogli la mano. Credo che ti dobbiamo la vita.
No rispose Shimon. Sono stato io a mandarvi l. A prestissimo.
Rimanemmo un istante sul marciapiede. Un po' smarriti guardammo la
sua vettura allontanarsi. Pareva tutto irreale; faticavamo a crederci. Come
se non fosse successo nulla, eravamo finalmente arrivati a casa nostra, al
focolare, dove mia madre certamente ci aspettava da molto tempo, in preda
a dolorosi tormenti.
Ma non eravamo ancora al termine delle nostre pene. Ci dirigemmo lentamente verso l'ingresso. L ci fermammo, stupefatti. Nell'atrio di casa
nostra, qualcuno ci aspettava. Era Jehudah..
Jehudah? esclamai. Cosa fai qui? Come sapevi del nostro arrivo?
stata Jane a dirmi, ieri, che vi avrebbero trovato presto. Vi sto aspettando da stamattina rispose con voce cupa.
E Jane? Dov'?
Il suo viso mut di colpo espressione.
Ascolta, Ary, se vuoi ritrovarla... Devi venire subito con me.
Come, subito?
rio di Dio, ti sei recato in luoghi proibiti, hai preso droghe, sei entrato nelle
chiese. Hai peccato.
Chi le ha detto questo? Mi ha fatto spiare?
Il rabbi di Williamsburg mi ha raccontato tutto... Mi ha detto in quali
luoghi di perdizione ti sei trovato. Ti avevo avvertito prima che tu partissi.
Ti avevo detto, Ary, a quali pericoli saresti andato incontro, raccomandandoti di insufflare l'aria del Mashiah a ciascuna delle tue inspirazioni. Ma
ecco, non hai creduto alle mie parole; hai tradito l'alleanza che Dio ha stipulato con noi, e hai profanato il suo santo nome. Hai tradito la parola della fine dei giorni; non hai creduto, Ary, quando le hai ascoltate, a tutte le
cose che succederanno all'ultima generazione, non hai creduto alle parole
della mia bocca che Dio ha posto nella mia casa, a tutte le parole che ho
detto e con le quali Dio ha raccontato ogni cosa che succeder al suo popolo e alle nazioni. Dato che sono io, Ary, lo ierofante della glossa divina,
sono io e nessun altro a conoscere tutti i segreti della rivelazione.
Lei l'uomo della menzogna dissi, questa volta pieno di odio e di vergogna, avendo la certezza di essere stato preso in trappola. Lei annuncia
oracoli ingannevoli, crea immagini vane per carpire la fiducia, fabbrica
degli idoli muti. Ma le statue che costruisce non la salveranno il giorno del
giudizio. Verr il giorno in cui Dio sterminer tutti quelli che servono gli
idoli, cos come gli empi della terra.
Quel giorno vicino, Ary.
I tempi di Dio arrivano tutti alla loro scadenza.
A queste parole, il rabbi si adir terribilmente. Le sue labbra tremavano
e gli occhi mandavano lampi quando mi grid: Come osi contraddire le
mie parole? Sei un empio camuffato da baal teshuvah, ti sei nominato con
il nome della verit, ma il tuo cuore non cambiato: empio eri, empio resterai. Hai abbandonato il nostro Dio, hai tradito tutti i nostri precetti, hai
peccato con la donna, hai rubato il nostro rotolo, hai voluto accumulare le
sue ricchezze, ti sei rivoltato contro Dio e hai tenuto una condotta abominevole in ogni specie di lordura impura.
lei ribattei che rappresenta i preti di Gerusalemme che accumulano
ricchezza e lucro depredando la moltitudine. Il vaticinatore della menzogna ha fuorviato il popolo per costruire la sua citt con l'assassinio e la
frode.
E il furore di Dio lo divorer accumulando sopra di lui abiezione e dolore.
Cos dicendo, il rabbi immerse il doppio rotolo nella lunga fiamma che
bruciava sul candelabro.
No! gridai Non lo faccia!
Feci un gesto per impedirglielo, ma era troppo tardi. Aveva gi gettato a
terra i rotoli in fiamme, che si consumarono in fretta, con una fioca incandescenza. Sprigionarono un odore forte e aspro, come se a bruciare fosse
carne umana; e ben di questa si trattava: una pelle morta, tesa, conciata,
tatuata, e ora totalmente devastata. I rotoli bruciavano per tutta la lunghezza, senza svolgersi, opachi, chiusi per l'eternit, lambiti, mangiati, divorati,
presto digeriti dalle fiamme. Vidi, allucinato, le piccole lettere nere piegarsi e fondersi sotto il calore, poi scomparire del tutto per ritornare polvere e
carbone. S'innalz allora un fumo opaco che sal fino al soffitto e sembr
attraversarlo per raggiungere il cielo. Sull'altare della sinagoga i rotoli sacrificati erano stati graditi e obliati per sempre. A chi aveva sfidato il tempo cos a lungo, veniva resa la giusta misura; come se non fosse successo
nulla, non fosse mai sopravvissuto, non fosse mai rimasto nascosto per
duemila anni nelle grotte di Qumran, come se non fosse stato rubato poi
restituito quindi rubato di nuovo, come se nessuno lo avesse mai cercato,
n voluto, n letto, n scritto. Invano. L'istante vendicatore uccise l'immortale, con un semplice gesto della mano.
Allora mi prese un invincibile furore. Era quello di Elia quando sgozz
con le sue mani i quaranta falsi profeti sul monte Carmelo o quello dei
sacerdoti empi, ladri e omicidi?
M'impadronii della Torah dagli anelli di argento massiccio, rivestita di
ornamenti di velluto rosso e oro, con i bordi oblunghi e argentati.
Poich ecco dissi un giorno viene, infocato come una fornace, e tutti
gli orgogliosi, e tutti quelli che commettono malvagit diventeranno come
stoppia, e il giorno che sta arrivando dar loro fuoco, ha detto l'Eterno degli eserciti, e non lascer loro n radice n ramoscello.
Con tutte le mie forze, il vigore e la collera di cui ero capace, colpii il
rabbi. Croll a terra.
Dopo, non so pi cosa successe. Persi conoscenza. Pi tardi mi venne
detto che si era tenuto un conciliabolo fra mio padre e Jehudah. Mio padre
lo convinse a non dire nulla. Jehudah era prostrato; ma pensava che il corso degli eventi non sarebbe mutato se mi avessero messo in prigione, e che
umori marini, respiravo il suo odore cos particolare: quello di zolfo proveniente dai minerali del Mar Morto. Mangiavo fino ad ammalarmi i datteri multicolori. Ce n'erano mille variet. I miei preferiti erano le "dita di
luce", gialli, molto croccanti, di sapore aspro. Alcuni li preferiscono molto
maturi e aspettano che il tempo e il sole li portino al punto giusto fra i rami
di palma, prima di coglierli. Io li preferivo gialli. Percepivo bene tutta la
dolcezza che avrebbero potuto avere da vecchi, quando la loro pelle avvizzita avrebbe trattenuto nella polpa un succo squisito. Ma da giovani, erano
lisci e dorati, aspri e piccanti al palato. Erano vigorosi.
Nelle grotte c'era un'autentica citt segreta, con le sue vie, i quartieri, le
abitazioni, i negozi e la sinagoga. Gli esseni non erano numerosi; molti
avevano lasciato le grotte dal 1948. Rimanevano una cinquantina di persone, essenzialmente uomini; e poi alcune donne.
Vivevano nell'oscurit. Non c'era la penombra che talvolta conosciamo
in citt, quella di un appartamento buio o mal esposto. La notte durava
tutto il giorno. Le torce arrivavano a gettare raggi di luce nelle stanze oscure, che attraversavano il buio per uscirne pi forti. Talvolta, per nostalgia
della luce, cercavo di afferrarli e la mia mano si richiudeva sul vuoto.
Quando uscivamo, il sole ottenebrava i nostri occhi straziati dall'oscurit.
Era come Dio. Era come al principio, quando la luce e l'ombra non si opponevano ancora, anzi si mescolavano in uno spazio intimo e profondo,
quando nel cuore stesso del male brillava il bene, prima che se ne staccasse
e cercasse la propria indipendenza. In quel luogo la luce si spostava nelle
tenebre, nel loro seno, senza lotta, concorrenza n conflitto.
Vi era tutto quello che era necessario alla vita materiale di una laura isolata nel deserto, lontana da ogni centro urbano, la quale, vivendo in autarchia, si fabbrica da sola il necessario per il sostentamento. Vaste cavit
erano state sistemate in stanze dove si trovavano silos, forni da panettiere e
per la terracotta, grandi macine, perfino cucine dove venivano accatastate
le stoviglie per tutta la comunit: centinaia di terrine, scodelle, ciotole e
bicchieri.
Altre anfrattuosita pi tortuose erano adibite a lavanderie, laboratori, cisterne e piscine alimentate in permanenza da canalizzazioni complesse.
Una camera lunga e stretta era il vasto refettorio, stanza centrale dove si
ritrovavano, due volte al giorno, tutti i membri della comunit. Essendo
novizio, non avevo il diritto di unirmi a loro prima di aver passato due anni
luoghi ritirati, lontano da tutto e da tutti. Ma i loro divieti non erano limitazioni. In ogni tempo e circostanza, lodavano Dio e cantavano belle e strane
melodie, accompagnandosi con la lira, il liuto, l'arpa e il flauto: questo era
il loro modo di vivere; l'ascetismo era un'attesa solenne e gioiosa.
E la fine agognata! E quanto! Mashiah, dicevano in coro.
Aspettavano il Messia di Aronne, il Messia sacerdotale, il Cohen discendente dei sommi sacerdoti. Ogni giorno pronunciavano con fervore le
parole dell'attesa: un astro venuto avanti da Giacobbe, uno scettro si
levato da Israele, che frantumer i tempi di Moab e decimer tutti i figli di
Set. E certo, non lo facevano per disorientarmi: anche i chassidim aspettavano la fine dei tempi, l'avvento del regno di Dio e l'annientamento degli
empi. E la terra grider a causa della rovina sopraggiunta nel mondo, e
tutti gli esseri dotati di ragione grideranno e i suoi abitanti cadranno nel
panico e vacilleranno a causa della grande catastrofe.
Periodicamente mi recavo presso il sommo sacerdote del campo che esaminava i miei progressi, valutava la mia comprensione e le mie capacit.
Un giorno, trascorso un anno, decise che ero idoneo a entrare nell'Alleanza
di Dio. Malgrado fossi figlio di un esseno e non di uno straniero, dal momento che ero stato allevato fuori della comunit dovetti assoggettarmi alla
cerimonia in uso.
Tutti i membri della comunit erano riuniti nel cenacolo. I dodici sacerdoti stavano seduti al grande tavolo presieduto dal sommo sacerdote. In
piedi davanti a loro, vestito con l'abito sacro di lino bianco, feci giuramento solenne di convertirmi alla Legge di Mos secondo tutte le prescrizioni,
come voleva la Regola, cio la Legge come veniva interpretata dalla congregazione.
Mi impegno assicurai davanti a tutta l'Assemblea dei saggi ad agire
secondo le prescrizioni di Dio, e a non allontanarmi mai da Lui sotto l'effetto della paura, del terrore o di una qualunque prova.
Allora i sacerdoti narrarono le imprese di Dio e le sue potenti opere, e
proclamarono tutte le grazie della misericordia divina nei riguardi di Israele. E i leviti denunciarono le iniquit dei figli di Israele e tutte le loro colpevoli ribellioni, e i peccati commessi sotto l'influenza di Belial. E venne il
mio turno di fare la mia confessione e di dire: sono stato iniquo, mi sono
ribellato, ho peccato, sono stato empio, io e i miei padri prima di me sia-
Ero talmente sicuro del fatto mio, cos solidamente ancorato alle mie posizioni da non poter conoscere l'amore? Ero perduto in quell'eterno riposo
che mi veniva da questo sentimento di sicurezza: sapere chi ero, conoscere
la mia identit, la mia missione e aver trovato la mia abitazione, la mia
comunit? Avevo una fratria, dei principi ai quali appoggiarmi. Questi
erano i muti rimproveri che mi rivolgevo talvolta.
Ecco perch decisi di utilizzare il mio solo giorno di permesso per andare a trovarla a Gerusalemme.
Ci rivedemmo un mattino d'aprile in un caff della strada pedonale Ben
Jehudah. Quando la vidi, tutta vestita di bianco, i lunghi capelli biondi sulle spalle, ricevetti la stessa impressione del nostro primo incontro: era un
angelo. Forse mi proteggeva, da vicino o da lontano, come facevo io con
lei.
Per la prima volta da quando mi aveva conosciuto, non portavo pi la
lunga finanziera nera, n i cernecchi, anche se avevo sempre la mia barba
rada. I miei abiti erano sempre scuri, ma spogli, al modo degli esseni: una
tunica di tela grezza sopra semplici pantaloni. Mi guard con attenzione.
buffo, ma ho l'impressione che non sia pi tu, con questi abiti. C' chi
si veste cos, al giorno d'oggi. Cos come sei, non ti si pu riconoscere.
Potresti pure aver rinnegato tutto, ed essere come chiunque. Sei pi antico
che mai, e nello stesso tempo pi attuale disse.
Ci scambiammo un rapido sguardo, un po' impacciato, poi continu.
Allora, il tuo ritiro a Qumran si sta prolungando... sei tu a volerlo?
Ho prestato giuramento non da molto; ho fatto voto di unirmi alla comunit risposi.
Puoi star sicuro, Ary, che non dir mai niente a nessuno n su di te, n
su di loro. Porto il vostro segreto con me.
Lo so.
Sei felice, laggi, vero?
S.
Sai prosegu dopo il colpo che gli hai inferto, il rabbi non morto
subito, ma rimasto in coma per qualche giorno, prima di spirare. Tutti i
suoi discepoli sono accorsi in fretta al suo fianco, poi si sono dati un gran
da fare per chiamare i dottori e trasportare il rabbi all'ospedale. I medici
non hanno mai capito cosa fosse successo. Hanno pensato a un colpo e,
piuttosto che un'altra, ma so che non passa giorno senza che mi torni in
mente la sua sagoma sottile mentre si allontana lungo la via, come una
figurina uscita dal forziere di un tesoro, che resista a ogni richiamo.
Sapeva in fondo a se stessa, lei il cui seno avrebbe potuto ricevere il mio
capo, conosceva la mia appartenenza? Il suo ruolo era stato semplicemente
quello di aiutarmi a ritrovare la mia dimora: il silenzio del deserto di Giudea, le sue dune rossicce, il suo respiro caldo di giorno e fresco la notte, il
suo paesaggio indefinito di conglomerati umidi e vegetazione sciupata,
appannata dal sole ma coraggiosa. A rivedere il color ocra di certe sue pianure. Ad annusare gli umori nebulosi e salati che risalgono dal Mar Morto
fino alle nostre grotte, e l'esalazione acre lasciata dai vapori salmastri sulla
pelle, sulla lingua, e talvolta sul fondo degli occhi. A stringere le palpebre
davanti alla superficie scintillante dell'acqua, alla tinta rosea e mordor
delle ripide scogliere sopra le sponde luccicanti, davanti ai contrafforti
olivastri come un fondale dietro gli argini, alle montagne porpora e malva
di Moab e di Edom; a chiuderle davanti ai canyon e ai wadi crepuscolari
fatti a brandelli dalle tenebre, davanti all'alta scogliera che da nord a sud si
avvicina alla riva salata fino a Ras Feshka, e ai piedi della scogliera la viva
sorgente di Ain Feshka, e il terrapieno della rovina di Khirbet Qumran, e le
grotte silenziose, profili nella penombra. A conoscere l, nascosto, in basso, molto in basso, nel punto pi basso del mondo, attraverso il sogno di
un sonno segreto, l'attesa che si distende verso l'alba dei Tempi Nuovi.
Per un altro anno proseguii la mia iniziazione. Poi, un giorno, Yacov
venne da me e mi consegn un piccolo rotolo che si trovava sul fondo del
cofano, una pergamena cos sottile che, arrotolata, sembrava una bacchetta,
perch la leggessi e la ricopiassi.
Tieni disse. Lo accluderai a quello che riscrivi a memoria, il rotolo
distrutto dal rabbi, che chiameremo il Rotolo perduto, attraverso il quale ti
fu dato di conoscere il nostro segreto. Questo il passato; e qui c' il piccolo manoscritto, il Rotolo del Messia, che il futuro. Ed ecco cosa vogliamo dirti: non risusciter affatto, il rabbi, il Re Messia. Leggendo il Rotolo del Messia, comprenderai cosa successo, e cos'hai realizzato. Quello
che tu hai ucciso, impiegherai poco tempo a identificarlo. Ma innanzitutto,
prima di sapere, bisogna purificarti. venuto il tempo, Ary: ora hai diritto
al battesimo.
Erano in tredici.
Alla destra di Ges, il capo appoggiato sul suo petto,
C'era Giovanni, il suo ospite,
Il discepolo che Ges amava.
Poi vi erano Simon Pietro e Andrea,
Giacomo e Giovanni,
Filippo e Bartolomeo,
Tommaso, Matteo,
Giacomo figlio di Alfeo e Taddeo, Simone,
E Giuda Iscariota.
Poich anche lui era amato da Ges
Ed era stato invitato alla sua ultima notte.
La stanza era grande; la tavola preparata,
I tredici sdraiati.
Allora si alz, depose il suo mantello
E prese un panno di cui si cinse.
Vers l'acqua in una bacinella,
Lav i piedi ai suoi discepoli
E li asciug con il panno che indossava.
Quando arriv il turno di Pietro, questi esclam:
Tu, Signore, lavare i piedi a me! Giammai!.
Se non mi permetti di lavarteli, non potrai rimanere con me.
Non soltanto i piedi, anche le mani, la testa!
Quello che bagnato non ha alcun bisogno di essere lavato, poich completamente puro: e voi siete puri,
Ma no, non tutti...
Disse questo poich c'era Giuda
E sapeva che stava per consegnarlo.
Quando ebbe terminato,
Indoss il suo mantello e si rimise a tavola.
Comprendete quello che vi ho fatto?
Mi chiamate "Maestro e Signore",
E dite bene, giacch lo sono.
Se ho lavato i piedi
A voi, Io il Signore e Maestro,
Dio salva.
Allora Giuseppe e Maria
Si recarono al Tempio
Per offrire un sacrificio a Dio
E per riscattarlo,
Poich era il primogenito.
Ebbe fratelli e sorelle.
La sua famiglia era numerosa
E povera.
Anche la sua citt era povera,
A causa delle imposte,
E della carestia
E delle guerre.
Apprese la Legge scritta
E la Legge orale.
La sua mente era pronta,
I suoi pensieri segreti.
Parlava poco
Anche a quelli che gli stavano vicini.
Spesso rimaneva solo, a meditare,
per cercare le risposte nella preghiera.
E talvolta interrogava i suoi maestri
Quando si trattava di un argomento difficile.
Poi crebbe,
Divent un giovane,
Lo chiamarono "rabbi",
Come i Dottori della Legge
E come gli scribi, che dicevano
Ama il mestiere dell'artigiano
E detesta il rango del rabbi.
Poich gli scribi volevano che a ogni bambino
Venisse insegnato un lavoro manuale
E la maggior parte di loro lavoravano.
Non c' fra noi, dicevano,
Un carpentiere, figlio di carpentiere,
Che possa risolvere tale questione?
Ma non li ritrov
E si perdette nella citt.
Una settimana pi tardi, lo videro,
Era seduto sul sagrato del Tempio.
Era cambiato,
E non se n'erano accorti.
Non disse loro quello che gli era capitato
Poich gli avevano proibito di parlare.
Aveva seguito un uomo,
Un uomo vestito di bianco
Che lo aveva condotto vicino al Tempio.
C'erano molti suoi amici
Vestiti come lui.
Parlarono
E Ges li ascolt.
Dicevano dell'avvento del Regno dei cieli
E della prossima venuta del Messia.
Allora, parl
E gli uomini lo ascoltarono.
Con fervore, aspettavano il Messia.
Vivevano vicino al Mar Morto,
Nel profondo deserto.
Avevano lasciato la loro famiglia,
Si erano consacrati allo studio
All'attesa.
Allora lo portarono in una casa
Gli insegnarono l'attesa del Maestro di giustizia.
Questa parola era giunta loro vedendo il bambino.
Avevano trovato nel bimbo il Maestro che attendevano.
Gli dissero di lasciare la famiglia,
Gli fecero
Raggiungere i suoi fratelli.
Allora lasci i suoi
Che lo credevano pazzo,
C'era Betsaida,
Paese natale di Andrea e di Pietro.
Sulle rive di Tiberiade,
C'erano altri due fratelli,
Pescatori del lago
Giovanni e Giacomo,
I figli del Tuono,
Figli di Zebedeo.
C'era anche Simone, la Roccia.
Come Elia aveva chiamato Eliseo
Li chiam.
Dodici uomini componevano l'assemblea dei saggi
Che governava la fratellanza essena
E dodici dovevano essere
In quell'assemblea dei saggi
Che doveva propagare la parola.
Ecco perch cerc dodici uomini,
Che sarebbero stati suoi fratelli
E che avrebbero accettato
Con i loro voti
Di seguirlo
Di aiutarlo.
Allora cominci a profetizzare
E a lanciare invettive
Nelle citt
Che non avevano ancora fatto penitenza.
Sventura a te Shorozain,
Sventura a te Betsaida!
Se i miracoli compiuti presso di loro
Fossero avvenuti a Tiro e a Sidone,
Certamente da molto tempo,
Avrebbero fatto penitenza
Con il sacco e la cenere.
Ma ecco: per Tiro e Sidone,
Il giorno del Giudizio sar pi sopportabile che per loro.
E tu, Cafarnao, sarai innalzata fino al cielo?
Discenderai fino agli inferi.
Quando Giona,
Il profeta della Galilea,
Aveva dichiarato che dopo quaranta giorni
Ninive sarebbe stata distrutta,
Il popolo si era pentito,
Aveva rinunciato alla sua empiet.
Se Dio avesse accettato le sue sofferenze,
Se il suo popolo avesse prestato orecchio,
Ges avrebbe dato la vita.
Eravamo tutti errabondi come pecore,
Ognuno seguiva la propria strada.
E il Signore ha fatto ricadere su di lui
L'iniquit di tutti.
Razza di vipere! grid
Come potreste dire delle cose buone,
Malvagi come siete?
Allora se ne and.
Chiunque metta mano all'aratro
E si guardi indietro
Non appartiene al Regno di Dio.
E il malvagio re, Erode,
Tetrarca di Galilea e di Perea,
Inizi a sorvegliare le attivit di Ges,
Quando seppe che un predicatore
Annunciava in Galilea l'avvento del Regno dei cieli
E attirava grandi folle
Come aveva fatto Giovanni,
Come Giovanni risuscitato.
Anche questo faceva parte del Piano.
Ma alcuni farisei,
Della Casa di Hillel,
Che volevano salvare la vita di Ges,
E sapevano cosa si stava tramando,
Vennero ad avvisarlo che doveva partire,
Poich Erode voleva ucciderlo.
Andate disse e comunicate a quella volpe:
Bisognava pentirsi,
O altrimenti
La citt, con i suoi abitanti, dal pi grande al pi piccolo,
Sarebbe perita nel dolore.
Si rec a Gerusalemme
In occasione della festa di Pasqua.
Si ferm a Betania,
Venne accolto da Marta e da sua sorella Maria.
Allora si rec a Gerusalemme,
Dove sapeva cosa lo aspettava.
Non era pi fra i galilei di casa sua,
Ma in Giudea dove i pericoli erano grandi,
Dove avrebbe dovuto affrontare i figli delle tenebre,
Le supreme autorit ebree e romane,
Il governatore romano, Ponzio Pilato,
E il sacerdote empio, Caifa,
Che deteneva la sacra carica
Di sommo sacerdote,
Acquisita con l'oro delle sue casse ben colme.
La Pasqua si celebrava il primo mese.
Per commemorare i miracoli compiuti un tempo in Egitto,
Quando Dio aveva liberato il suo popolo dalla schiavit.
Si mangiava l'agnello pasquale
Che quella sera fu Ges.
E il pane senza lievito del suo corpo,
E le erbe amare dell'umiliazione,
Poich il sacrificio di Pasqua veniva compiuto secondo le Scritture,
Il sangue stesso di Ges dovendo venir sparso come il vino delle
celebrazioni.
E poi sarebbe stato in seguito glorificato,
Giacch i primi frutti dell'orzo venivano consacrati a Dio
L'indomani dello Shabbath pasquale,
Quando si pregava per la rugiada.
Cos era scritto:
Quello di Pasqua.
Riun i suoi discepoli,
Per condividere insieme a loro la cena tradizionale
Offerta in ricordo della liberazione dall'Egitto.
Ma quella notte non era come tutte le altre notti
Poich era l'ultima della sua vita in questo mondo.
La sua ora era venuta,
Lo sospettava,
Lo sapeva.
Ma era la sua ora o quella di questo mondo?
Quella notte era l'ultima della sua vita in questo mondo?
Oppure l'ultima della sua vita in questo mondo?
Aveva deciso di riunire i suoi discepoli
L'ultima volta.
Erano in tredici attorno alla tavola
Preparata per il Seder.
Fra loro, vi era Giuda Iscariota.
Dato che anche lui era un discepolo,
Amato da Ges
E invitato alla sua ultima notte.
I dodici discepoli si erano messi a tavola
Intorno a Ges che si alz,
Depose il suo mantello
Prese un panno di cui si cinse
Vers dell'acqua in una bacinella,
E cominci a lavare i piedi dei discepoli
E ad asciugarli col panno che indossava.
Secondo il rito degli esseni,
Affinch nessuno si sentisse superiore
E tutti fossero perfettamente uguali.
Allora arriv il turno di Simon Pietro.
Tu, Signore, lavare i piedi a me!
Giammai!
Poich Pietro non faceva parte della setta,
E non voleva prender parte al complotto.
Se non ti laver,
Non potrai rimanere con me rispose Ges.
Cerchiamo Ges.
Indietreggiarono,
E tremarono fortissimo.
In quel momento
Avrebbe potuto fuggire.
Ma anche in quel momento
Persever.
E nuovamente chiese loro:
Chi cercate?.
E risposero:
Ges di Nazareth.
Sono io.
Allora, Simon Pietro,
Che portava un gladio,
Lo sguain
Colp il servo del sacerdote malvagio,
Mozz il suo orecchio destro.
Finalmente aveva capito cosa era stato tramato,
Voleva salvare Ges.
Il proprio orecchio,
A met chiuso,
Avrebbe voluto mozzare.
Ma subito Ges disse a Pietro:
Riponi il gladio nel fodero!
Come?
Non berr il calice che il Padre mi ha dato?.
Allora Pietro comprese:
Poich fra Pietro e gli esseni,
Fra Pietro e Giovanni,
Il discepolo che Ges amava,
Erano stati loro,
Era stato lui,
A vincere.
Spada, alzati
Sul mio pastore
E sull'uomo che il mio compagno!
Maria di Magdala,
Maria, madre di Giacomo
Salom, madre di Giacomo
Giovanni, figlio di Zebedeo.
I soldati tirarono a sorte la tunica di Ges,
Com' scritto nel salmo.
Gli trafissero mani e piedi,
Com' scritto nel salmo.
I pi eminenti sacerdoti e gli scribi si fecero beffe di lui,
Com' scritto nel salmo.
Esclamarono:
Ha confidato nel Signore,
Che il Signore lo Liberi, se davvero lo ama.
Com' scritto nel salmo.
Poi gli diedero da bere l'aceto.
Com' scritto nel salmo.
Il suo fianco fu trafitto da una lancia.
Com' scritto in Zaccaria.
Queste cose sono successe,
Affinch il Piano venisse rispettato
Affinch la Scrittura fosse adempiuta.
La folla, spinta dai sacerdoti,
Reclamava la morte di Ges.
Il sacerdote empio gridava
Il suo odio per il Salvatore.
Non si videro i farisei,
Che rimasero assenti.
Giacch erano vicini agli esseni.
Non si vide Giuda,
Il sacrificato,
Il religioso,
Quello forte e onesto
Che credeva in Ges e in Dio,
Che cap,
E restitu il denaro,
Non agli esseni,
Ma ai sacerdoti,
E si suicid.
Poich era troppo tardi,
Il tempo del confronto era giunto,
E nessuno avrebbe pi potuto far nulla
In questo mondo.
Quella sera,
Gli esseni digiunarono,
Pregarono tutta la notte,
Per invocare l'intervento divino.
Sul fosco Golgota venne trascinato,
Su di una croce venne inchiodato,
I suoi indumenti furono divisi,
Tirati a sorte.
Con lui, c'erano due ladroni,
Uno alla sua destra,
L'altro alla sua sinistra.
Offr la schiena
A quelli che lo colpivano,
E le guance
A quelli che gli strappavano la barba.
Non sottrasse il suo volto alle ignominie,
N agli sputi.
Venne maltrattato e oppresso,
Non apr bocca,
Simile a un agnello portato all'altare.
Fu colto dalla pena, dall'angoscia
E dal castigo.
E fra quelli della sua generazione,
Chi avrebbe creduto che venisse strappato dalla terra dei vivi
E colpito per i peccati del suo popolo?
E peggio, fu un verme, non un uomo,
Obbrobrio degli uomini,
E disprezzato dal popolo.
Tutti quelli che lo videro si fecero beffe di lui,
Aprivano la bocca,
Scuotevano la testa:
Raccomandati all'Eterno!
L'Eterno ti salver,
Ti liberer
Giacch ti ama.
Sono come l'acqua che scorre,
e tutte le mie ossa si sciolgono:
Il mio cuore come cera,
Si fonde nelle mie viscere.
La mia forza si secca come argilla
La lingua mi si attacca al palato,
Tu mi riduci come polvere della morte.
Poich sono circondato dai cani,
Una banda di scellerati mi gira intorno,
Hanno trafitto le mie mani e i miei piedi.
Potrei contare tutte le mie ossa.
Loro, osservano
Mi guardano
Si dividono i miei abiti,
Tirano a sorte la mia tunica.
L'obbrobrio mi spezza il cuore
E sono malato.
Aspetto piet,
E consolatori,
Ma invano: non ne trovo alcuno.
Mettono del fiele nel mio cibo,
E per placare la mia sete
Mi danno da bere l'aceto.
Giacch perseguitano quello che tu colpisci,
Raccontano le sofferenze di quelli che ferisci.
E gireranno lo sguardo verso di me,
Quello che hanno trafitto.
Piangeranno su di lui,
Come su di un figlio unico,
Piangeranno amaramente,
Come si piange su di un primogenito.
I passanti lo insultavano
E dicevano:
Tu che distruggi il Santuario
E lo ricostruisci in tre giorni,
Salva te stesso,
Scendendo dalla croce.
Lo stesso, il sacerdote empio
Con gli scribi
Lo canzonavano fra loro:
Ne ha salvati altri,
Non sa salvare se stesso.
Il Messia,
Il Re di Israele,
Che scenda ora dalla croce.
Purch lo vediamo,
Ci crederemo!.
Anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo ingiuriavano.
I re della terra si sollevarono
E i principi si allearono con loro
Contro l'Eterno e il suo Unto.
Disprezzato e abbandonato dagli uomini,
Uomo del dolore avvezzo alla sofferenza,
Simile a quello da cui si distoglie lo sguardo,
Non hanno disdegnato di onorarlo.
La pietra rifiutata
Dai costruttori
diventata chiave di volta.
I suoi nemici dissero malvagiamente di lui:
Quando morir?
Quando perir il suo nome?.
Tutti i suoi nemici sussurrarono fra loro contro di lui,
Pensavano che la sua disgrazia ne avrebbe causato la rovina.
E se gli si domandava:
Donde provengono le ferite che hai alle mani?.
Rispondeva:
nella casa di quelli che mi amavano
Che le ho ricevute.
Spada, alzati sul mio pastore.
Ricostruir il Tempio,
Cos come avr visto nella sua visione,
E il Regno dei cieli,
Tanto atteso,
Verr attraverso di lui,
Il salvatore,
Che sar chiamato
Il Leone.
E tutte queste cose avverranno
nell'anno 5760.
ALFABETI
1
FINE