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Giovanni Martino Spanzotti (Casale Monferrato, 1455 circa Chivasso, ante 1528)
stato un pittore italiano, tra i principali interpreti del rinnovamento in senso
rinascimentale della pittura in Piemonte.
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1 Biografia
2 Note
3 Musei
4 Opere
5 Bibliografia
6 Voci correlate
7 Altri progetti
Biografia
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Gian Martino Spanzotti nacque verso il 1455 a Casale, da una famiglia di pittori
provenienti dal territorio di Varese; suo padre Pietro Spanzotti di Campanigo nel 1470
risulta gi insediato in Casale[1].
La sua biografia suffragata, particolarmente nella fase iniziale, da scarse fonti
documentali[2] . Il suo primo apprendistato fu verosimilmente a Casale nella bottega
del padre, Pietro, bottega nella quale doveva essere attivo anche il fratello Francesco
(che la critica tende oggi ad identificare con il "Maestro di Crea").
Gli anni tra il 1470 e il 1480 rappresentano il periodo della sua formazione artistica.
Probabile sembra, verso la met degli anni settanta, un suo contatto diretto in
Bologna con la scuola di Francesco del Cossa, stante il fatto che il giovane Martino
utilizz sicuramente alcuni cartoni del pittore ferrarese nella sua prima produzione
artistica (in particolare nella Madonna con il Bambino ("Madonna Tucker") presso il
Museo Civico di Torino)[3].
molto verosimile, tuttavia, che la parte pi significativa del suo apprendistato si sia svolta a Milano (visto che in un
documento redatto a Casale nel 1480 egli viene addirittura definito "Mediolani pinctore"). A Milano dovette soggiornare
almeno in due riprese (l'ultima delle quali verso la fine degli anni ottanta), in modo tale che gli fu possibile continuare ad
aggiornarsi sull'evoluzione della produzione pittorica nella capitale lombarda. Piuttosto evidente, nel linguaggio pittorico del
ciclo di Ivrea, ove risalta la capacit di trattare la luce delle diverse ore del giorno, la padronanza degli effetti luministici,
l'attenzione naturalistica agli aspetti della vita quotidiana, l'influenza di Vincenzo Foppa. Nelle prospettive architettoniche, si
avverte inoltre la lezione di Bramante e, ancor pi, di Bartolomeo Suardi, detto il Bramantino[4]. A proposito del debito artistico
verso il Foppa (e di alcune anticipazioni caravaggesche), cos si esprime Roberto Longhi:
Fu dunque il Foppa, per quanto i tempi lo concedevano, un luminista, un notturnista del Quattrocento... [..] Taluni [lasciti del
Foppa] restano senza sbocco visibile o continuazione particolare, forse per esser accaduti in luoghi eccentrici e, per di pi, in
giorni che altre novit prepotenti sopravvenivano ad allontanare da quelle tendenze. Non ha seguito, eppure significante che il
vercellese Spanzotti, il quale bene un parallelo piemontese del Foppa, sappia congegnare tra gli affreschi di Ivrea almeno tre
scene a lume di notte e rigorosamente locale . Nella Negazione di San Pietro veramente un anticipo dei caravaggeschi; e
per quanto l'educazione dello Spanzotti sia pi complessa, il suo stile pi greve ma pi connesso e sintattico di quello del
Foppa, pure i suoi stessi accordi sia con il Rinascimento che col naturalismo nordico non si spiegano senza il sublime
empirismo foppesco...
(Roberto Longhi, Quesiti caravaggeschi: i precedenti, 1929)
Per spiegare un altro debito di Spanzotti, quello verso la pittura fiamminga, si pu supporre che nell'ambiente milanese egli
abbia incontrato anche le suggestioni dell'arte nordica, interpretate alla corte dei duchi di Milano da artisti quali Zanetto
Bugatto. Recentemente, tuttavia, a questo riguardo, si messa in risalto l'influenza esercitata su Martino Spanzotti dall'arte
provenzale, ed in particolare dall'opera del maestro di origine borgognona Antoine de Lonhy, stabilitosi dal 1462 in Piemonte,
influenza che si rende pi marcata con la "svolta nordicizzante" che ha luogo verso il 1500[5].
L'opera di Spanzotti si connota dunque come punto d'incontro fertile delle espressioni artistiche presenti sui due versanti
delle Alpi[6], aspetto che caratterizza per molti versi la peculiarit della produzione artistica in Piemonte nel corso di tutto il XV
secolo.
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Nel 1480 ancora documentato a Casale, mentre nel 1481 - in un atto redatto
a Vercelli menzionato con l'appellativo di "magistro"[7], che vale come titolo
per la direzione di una bottega e come riconoscimento pubblico delle sue
capacit pittoriche. Viene documentato a Vercelli tra il 1481 ed il 1498; si
collocano verosimilmente all'inizio di questo periodo il Trittico della Galleria
Sabauda di Torino (unica sua opera firmata) e l'affresco dell'Adorazione del
Bambino di Rivarolo Canavese[8].
Nel periodo vercellese si registra, presso la sua bottega, il praticantato del
pittore vercellese Giovan Antonio Bazzi, destinato a diventare, con l'appellativo
de il Sodoma, artista tardo rinascimentale di grande rilievo[9].
L'espressione artistica pi alta di questi anni rappresentata dal ciclo di
affreschi (ca. 1485 - ca. 1490) raffiguranti la Vita di Cristo che si trovano nella
Chiesa di San Bernardino in Ivrea, l'opera pi importante di Spanzotti,
magistralmente commentata dallo scrittore e critico d'arte Giovanni Testori[10].
Il ciclo sul "tramezzo" della chiesa francescana d'Ivrea riflette non solo la
esigenza pedagogica del committente di disporre, per l'ascolto delle prediche,
di una sorta di "biblia pauperum" (bibbia dei poveri) capace di tradurre le
scritture in immagini, ma esprime soprattutto i tratti peculiari della devozionalit dei
frati minori che punta a restituire una genuina carica umana al racconto evangelico.
Spanzotti si dimostra capace di interpretare in modo esemplare il desiderio del
committente, sviluppando una poetica nuova in grado di conferire al racconto la verit
e la nobilt dell'esperienza umana che propria degli umili.
una nobilt nuova scrive Testori quella che si fonda in questi anni nel Nord
dell'Italia e alla quale lo Spanzotti offre questo suo inconfondibile tono: una nobilt
umana, anzich umanistica; il fatto riportato alle sue proporzioni reali e quotidiane,
contro il fatto dilatato dall'iperbole dell'ideologia; il profondo del particolare, infine,
contro l'esteso dell'universale
(Testori, Giovanni, Giovanni Martino Spanzotti. Gli affreschi di Ivrea, Ivrea, Centro Culturale Olivetti,
1958)
Si era supposta una sua presenza come scultore ligneo - anche al Sacro Monte di
"La cacciata dall'Eden", Ivrea,
Varallo come sembrava testimoniare il Compianto su Cristo morto (la cosiddetta
Chiesa di San Bernardino
"Pietra dell'Unzione") (1486-93), oggi alla Pinacoteca Civica di Varallo. Pure
essendosi oggi attribuita la paternit di tali sculture lignee ai Fratelli De Donati,
restano da spiegare le evidenti affinit stilistiche con l'opera di Spanzotti ed il precoce debito di Gaudenzio Ferrari nei suoi
confronti[11].
I documenti di archivio non consentono di seguire agevolmente gli spostamenti del pittore dopo il periodo vercellese:
sappiamo oper a Casale, dove era la bottega paterna presso la quale operavano, oltre a fratello Francesco, anche i suoi
due cognati Aimo e Balzarino Volpi e che tenne bottega a Chivasso (di questa citt era sua moglie, Caterina Pianta di
Lauriano, sposata nel 1494 [1]).
Tra le opere eseguite in Casale va soprattutto menzionato il Polittico Del Ponte,
dipinto per la Chiesa di San Francesco (oggi smembrato, tra la Pinacoteca di Brera a
Milano, l'Accademia Albertina di Torino, la National Gallery di Londra ed una
collezione privata)[12]. La municipalit di Chivasso nel 1502 gli commission gli
affreschi (ora scomparsi) da eseguire sulle porte della citt. A Chivasso oper sino al
1513 quando prese la cittadinanza a Torino come pittore alla corte dei Savoia.
I rapporti con la Casa Savoia dovevano gi essere consolidati nel 1507, stante la
lettera dello Spanzotti alla corte torinese in cui informa di avere eseguito una tavoletta
in similitudine di quella florentina che V.S. me remise in le mane[13]
Elemosina di Sant'Antonio Pierozzi,
Torino, Chiesa di San Domenico
Tra i pittori formatisi presso la sua bottega si devono menzionare, oltre a Giovan
Antonio Bazzi, il chivassese Defendente Ferrari che fu anche un suo importante
collaboratore[14].
Frutti della collaborazione con Defendente Ferrari sono - tra le altre opere in cui difficile stabilire gli apporti reciproci - il
Polittico dei Calzolai ed il Battesimo presso il Duomo di Torino[15].
L'ultima sua opera conosciuta il piccolo affresco Elemosina di Sant'Antonio Pierozzi (1523) nella Chiesa di San Domenico a
Torino[16], un brano in cui sembra tardivamente rifiorire la vena poetica dei suoi anni pi fertili.
Nel 1528 risulta ormai deceduto in Chivasso[1]. La sua opera costitu un importante punto di riferimento per tutta l'arte
piemontese dell'epoca. Oltre all'alunnato ed alla collaborazione con Defendente Ferrari, ebbe un'influenza diretta sulla
formazione di Gerolamo Giovenone e sulla produzione artistica di Gaudenzio Ferrari (come si osserva nel tramezzo della
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Chiesa di Santa Maria delle Grazie); ancora nella terza decade del XVI secolo alcuni pittori continuarono a guardare alla sua
poetica (un esempio quello dell'ignoto autore degli affreschi sulla facciata della cattedrale di Aosta[17]).
Note
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1. ^ a b c Caramellinio, 1992, p. 29
2. ^ La prima notizia documentata contenuta in un atto stipulato a Casale il 29 aprile 1480, dove si legge Martino de Spanzoto
Mediolani pinctore filio magistri Petri pinctoris; Caramellinio, 1992, p. 23
3. ^ Si riconosciuto anche come Spanzotti conoscesse direttamente i cartoni di Francesco del Cossa per il coro di San Petronio a
Bologna pagati nel 1473; Romano, 2004, p. 31.
4. ^ La tesi del doppio soggiorno milanese e dei diversi debiti stilistici ivi contratti sostenuta in Testori, 1958, passim
5. ^ Caldera, 2006, p.335
6. ^ Testori, 2004, p. 41-42
7. ^ Il documento lo notifica come Magistro Martino de Casali pinctore filio magistri Petri cive et habitatore Vercellarum, Testori,
2004, p. 40
8. ^ La datazione dell'opera controversa: considerata dai pi come antecedente gli affreschi di Ivrea, viene da altri posticipata alla
maturit dell'artista; Ferrero, Formica, 2003, p.158
9. ^ Il contratto di praticantato stipulato il 28 novembre 1490 Caramellinio, 1992, p. 21
10. ^ Testori, 1958
11. ^ Villata, 2004
12. ^ Romano, 2004b, p.17-52
13. ^ La tavoletta da riprodurre stata identificata nella Madonna di Raffaello ora al Muse Cond di Chantilly; Romano, 2002, p.5
14. ^ Garzantina, voce Ferrari Defendente
15. ^ Romano, 1990
16. ^ Garzantina, voce Spanzotti Giovanni Martino
17. ^ Rossetti Brezzi, E., La pittura in Valle d'Aosta tra la fine del 1300 e il primo quarto del 1500, Firenze, Casa Editrice Le Lettere,
1989, p.55
Musei
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Opere
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Bibliografia
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Testori, Giovanni, (1958), Giovanni Martino Spanzotti. Gli affreschi di Ivrea, Ivrea, Centro Culturale Olivetti
Caramellino, Carlo, (1982), Antiche Botteghe di Artisti. Chivasso, L'Agricola Editrice, 1992; il capitolo "Giovanni Martino
Spanzotti (notizie dal 1480 al 1526)" ricostruisce la biografia del pittore basandosi su Schede Vesme, L'arte in Piemonte,
IV, Torino
Romano, Giovanni, (1990), "Sugli altari del Duomo nuovo di Torino", in Domenico delle Rovere e il Duomo nuovo di
Torino. Rinascimento a Roma e in Piemonte, Torino, Cassa di Risparmio di Torino/Editris
Romano, Giovanni, (2002), Spanzotti, Macrino e una Madonna fortunata, catalogo della mostra, Galleria Antici Maestri
Pittori, Torino
Ferrero, F. G., Formica, E., (2003), Arte medievale nel Canavese, Ivrea, Priuli & Verlucca Editori
Romano, Giovanni, (2004b) "Un polittico di Martino Spanzotti per San Francesco a Casale Monferrato", in "Di fino
colorito". Martino Spanzotti e altri casalesi, catalogo della mostra, Casale Monferrato
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AA.VV.,Testori a Ivrea, a cura dell'Associazione Giovanni Testori, Milano, Silvana Editoriale, 2004; il testo riproduce il
saggio: Testori, Giovanni, Giovanni Martino Spanzotti. Gli affreschi di Ivrea, Centro Culturale Olivetti, 1958
Romano, Giovanni (2004), "Giovanni Testori e Martino Spanzotti", in Testori a Ivrea, (a cura dell'Associazione Giovanni
Testori), Milano, Silvana Editoriale, 2004
E. Villata, (2004), "Gaudenzio Frerrari. Gli anni di apprendistato", in E. Villata, S. Baiocco, op. cit. in Edoardo Villata,
Simone Baiocco, Gaudenzio Ferrari, Gerolamo Giovenone: un avvio e un percorso, Torino, Allemandi
Caldera, Massimiliano, "Antoine de Lonhy", in E. Pagella, E. Rossetti Brezzi e E. Castelnuovo (a cura di), Corti e citt. Arte
del Quattrocento nelle Alpi occidentali, catalogo della mostra, Skira, Milano
Enciclopedia dell'Arte, Forl, Garzanti, 2002
Voci correlate
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Altri progetti
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