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Biografia
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Le informazioni sulla vita di Bruegel sono scarse e lacunose, talvolta contraddittorie; principalmente derivano dallo
Schilderboek di Karel van Mander, una sorta di Vasari fiammingo (1604).
In base a quanto riferito da Karel van Mander, si form a Bruxelles alla scuola di Pieter Coecke van Aelst, pittore di corte di
Carlo V, architetto, disegnatore di arazzi, persona colta (autore di traduzioni del Vitruvio e di Sebastiano Serlio), che aveva
viaggiato in Italia ed in Turchia. Tale ipotesi non avallata da una parte della critica, che non ravvisa elementi di continuit
stilistica tra Bruegel e van Aelst, sebbene Pieter ne sposasse la figlia Mayeken Verhulst Bessemers[4]. Pu darsi quindi che
Coecke sia stato per lui un amico paterno e un interlocutore da cui venire iniziato a specifici indirizzi culturali, piuttosto che un
vero e proprio maestro di bottega[4].
Fu pi fondamentale, per la sua carriera, il contatto con l'incisore ed editore di stampe Hieronymus Cock di Anversa, che
ebbe il merito di avvicinarlo alle opere di Hieronymus Bosch[5]. Cock infatti gli fece riprodurre una serie di disegni di Bosch,
appartenente alla generazione precedente a quella di Bruegel, da usare come base per la traduzione in opere incisorie[6].
Nello studio di Cock si ritrovavano artisti, letterati, studiosi e amatori, e circolavano sicuramente idee legate all'Umanesimo, in
una versione molto intellettuale, e all'alchimia[6].
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Il pittore mosse quindi i suoi primi passi nella ricca e cosmopolita Anversa, con una prima documentazione relativa a un
perduto trittico per la cattedrale di Malines, realizzato in collaborazione con Peeter Balten[7]. Un primo contatto con l'arte di
Bosch documentato dall'incisione I pesci grandi mangiano i pesci piccoli, che Bruegel disegn (non fu mai incisore, ma solo
fornitore di disegni da riprodurre a stampa) e che l'editore Cock pubblic con la firma di Bosch, giocando su una continuit
che poteva garantire una facile presa commerciale[7].
Ma se Bruegel attingeva al repertorio (peraltro non esclusivo) dell'illustre collega, i risultati sono ben diversi: i "grilli" mostruosi
di Bruegel erano ormai inseriti in uno spazio consapevolmente moderno, in cui paesaggio e figure si spartivano razionalmente
la superficie disponibile[8].
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Nel 1551, forse su invito dello stesso Cock, Bruegel doveva essere pronto a partire
per l'Italia. Non si conoscono i tempi esatti del viaggio, ma i luoghi visitati sono
registrati precisamente in una serie di disegni. Dovette passare da Lione, come
ricorda l'esistenza di due guazzi con vedute di tale citt (oggi perduti), gi inventariati
alla morte di Giulio Clovio nel 1577. Attravers le Alpi (Paesaggio alpino, 1551 circa)
e visit il Lago Maggiore. Prosegu poi per Roma, dove si ferm certamente a lungo
come ricordano un gran numero di opere, solo in parte pervenuteci: un disegno della
Ripa Grande a Roma (1551-1553 circa), la menzione di un suo dipinto in un
inventario romano seicentesco, due stampe derivate da disegni suoi (Psiche e
Mercurio e Dedalo e Icaro, riferibili al 1553 circa), un'incisione con veduta di Tivoli
sulle propaggini dei monti Tiburtini (Prospectus tyburtinus)[9]. Non ci sono indizi di
contatti diretti con gli artisti dei circoli romani, n di altre citt, sebbene sia difficile
immaginare che il pittore non abbia ammirato i capolavori di Michelangelo, come il
recente Giudizio universale, da cui peraltro non fu influenzato[10].
Visit poi Napoli (dipinto con Veduta del porto di Napoli, data imprecisata) e nel 1552
Veduta del porto di Napoli, 1556
circa rappresent Reggio Calabria in un disegno (Veduta di Reggio conservato al
circa
Museo Boymans di Rotterdam) in cui la citt in fiamme per un attacco dei Turchi.
Infine, in un'incisione del 1561 di Frans Huys, basata su un suo disegno perduto,
raffigurata una battaglia nello Stretto di Messina che presume una conoscenza precisa dei luoghi[9]. L'apocalittica visione di
Reggio devastata dalle incursioni piratesche impression talmente Bruegel da costituire un tema ricorrente nei suoi dipinti
successivi.[11]
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Altre informazioni si ricavano da lettere successive, indirizzate dal geografo bolognese Scipio Fabus all'amico e collega
Abraham Ortelius nel 1561, in cui si ricorda la visita del maestro fiammingo[9]. Echi del viaggio in Italia si colgono inoltre, oltre
che nei paesaggi, in alcuni dettagli delle sue opere successive, come il Trionfo della morte, che ricorda quello di Palermo o la
Torre di Babele, la cui struttura architettonica richiama la mole del Colosseo[12].
Nel 1555 circa dovette rimettersi in viaggio per tornare ad Anversa, ritraendo durante il tragitto la valle del Ticino e passando
forse da Innsbruck. Vedute alpine e prealpine si ritrovano negli sfondi di molte opere note[10].
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Fino al 1559 si firm come "Brueghel", per poi passare, non si sa come mai, alla firma "Bruegel". Nel 1562 probabilmente
comp un viaggio ad Amsterdam e a Besanon e lo stesso anno realizz il Suicidio di Saul[14].
Nel 1564 venne alla luce Pieter, suo primogenito, anche lui destinato a diventare
pittore; nello stesso anno dipinse la Salita al Calvario. Il periodo compreso tra il 1565
ed il 1568 fu abbastanza prolifico per la produzione pittorica dell'artista, con la
realizzazione di pregevoli opere quali la serie dedicata ai Mesi, da alcuni indicata
come la prima rappresentazione di paesaggi indipendenti in pittura su scala
monumentale[14]. Nel 1566 Nilaes Jonghelinck possedeva ben sedici opere di Bruegel,
comprese le sei tavole dei Mesi[15].
Temi
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Quello che emerge un caos brulicante senza via di scampo, alleggerito per da
un'attenzione rivolta spesso ai risvolti pi comici che tragici[23]. L'ironia, la riflessione
intellettuale, la decantazione dei valori popolari riscatta le sue opere da una semplice cronaca di costume. Non basta ai suoi
personaggi la redenzione e la penitenza fittizia delle quaresime, poich il loro destino ineluttabile. Ci si vede nel terrore
che li colpisce quando si rendono conto di essere davvero prossimi alla fine, senza scampo, in opere quali la Testa di vecchia
contadina in cui il misero volto, residuo umano dove gi si intravede il teschio, offre una sorta di stupito timore dagli echi
luttuosi[24].
Unica figura che scampa dalle condanne dell'esistenza terrena il pastore, un soggetto inserito spesso nei dipinti di Bruegel,
quale figura immobile che rappresenta il contrasto e l'ammonimento, la rassegnazione di fronte alle tempeste del mondo e
che scompare nelle opere pi cupe della fase finale[23].
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Un altro tema fondamentale quello della Natura, che si legge nelle vaste aperture paesistiche, spesso ispirate alle vedute
colte durante il viaggio in Italia, che ne fanno un continuatore ideale della scuola danubiana. Scorci delle Alpi, del Lago
Maggiore, di Roma, Napoli e Messina appaiono sovente come quinte architettoniche per le feste contadine, frequentemente
avvolti di una luce propria. La bellezza degli scorci contrasta spesso con la bassezza degli esseri che popolano quei mondi,
amplificandosi l'un l'altra[21].
Compaiono poi qua e l allusioni ai drammatici avvenimenti della storia contemporanea, con le sanguinose lotte per
l'indipendenza politica e religiosa delle future Province Unite. Tali riferimenti all'attualit oggi possono apparire ormai
trasfigurati in una riflessione pi generale sulla drammaticit del destino umano, sul dolore, la perdita e l'affanno[25].
Un'altra chiave di lettura della sua opera poi quella alchemica, la pseudo-scienza dell'epoca con cui si cercava di arricchirsi
producendo oro, di curare le malattie e prolungare la vita. Oggetti sparsi nascondono simboli precisi, riconoscibili solo dalle
lite, calati e camuffati per nell'umanit scanzonata e sgangherata del popolino[16].
Stile
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La maestria tecnica permetteva al pittore anche di restituire l'impalpabile componente atmosferica dei suoi paesaggi, nonch
la materia fisica e vibrante delle figure, con risultati che nessuno dei suoi seguaci, a partire proprio dal figlio, riusc a
eguagliare pienamente[26].
Fortuna critica
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Un po' come Bosch, Bruegel non decor chiese o luoghi pubblici, ma la sua arte fu
apprezzata, e molto, da una ristretta cerchia di amici e collezionisti[28]. La fortuna della
sua opera documentata, oltre che dalle testimonianze, dall'enorme quantit di copie
dei suoi lavori, che dichiarano l'ammirazione di chi, impossibilitato ad avere un suo
originale, si accontentava almeno di una riproduzione[29]. Tra i suoi migliori
committenti ci furono il cardinale Perrenot di Granvelle e Niclaes Jonghelinck;
quest'ultimo in particolare nel 1566 arriv a possedere sedici dipinti dell'artista, tra cui
le tavole dei Mesi, opere cos stimate che la citt d'Anversa avrebbe poi richiesto per
farne dono all'arciduca Ernesto d'Asburgo[29]. Lo stesso nobile austriaco acquist
anche, per 160 fiorini, il Banchetto nuziale. Nel 1572 il canonico Morillon scriveva al
cardinale Granvelle che non c'era pi speranza di recuperare i quadri di Bruegel che
gli erano stati sottratti nel sacco di Malines, aggiungendo che le opere del maestro
"dopo la sua morte sono ancora pi ricercate di prima, e vengono valutate cinquanta,
cento, fin duecento scudi"[29].
Nel secolo successivo, tra gli amanti della sua arte, figur Rubens, amico di suo figlio
Jan e proprietario di ben dodici suoi dipinti, come risulta dall'inventario redatto alla
sua morte nel 1640[15][29].
Difficile da inquadrare, la figura di Bruegel venne letta nei secoli nelle maniere pi
disparate: contadino o borghese, cattolico osservante o libertino, umanista o satirico,
Ladro di nidi, 1568
seguace di Bosch o ultimo dei Primitivi... la sua arte venne etichettata via via come
realista, paesaggistica, di genere, favolosa, bizzarra, ecc.[30]. Nello stesso secolo
Robert Herrick, in un suo poema, affianc il nome di Brugel a quello di sommi artisti come Holbein, Raffaello, Rubens e
altri[29]. Lodato da Vasari, venne trattato con ampiezza da Karel van Mander nello Schilderboek, anche se quest'ultimo
enfatizz eccessivamente le differenze con l'arte "aulica" italiana, dandone un giudizio per certi versi precostituito e
dequalificante, nel complesso geniale ma talvolta grossolano e addirittura volgare. Tali valutazioni condizionarono
negativamente la percezione di Bruegel per secoli. Tra il XVIII e il XIX secolo la sua opera sub una relegazione nel genere
popolare, confondendo spesso le sue opere originali con quelle dei seguaci[19].
Nel Settecento ad esempio Descamps (La vie des peintres..., 1753) non solo lo releg all'ambito secondario della pittura
popolaresca, ma pure in tale settore lo consider inferiore e molti altri, preferendogli colleghi come Brouwer e il piacevole
Teniers il Giovane. Ancora Waagen, nel 1869, dedic a Bruegel appena una pagina scarsa, mentre a Teniers ne concesse
sei[29]. chiaro che sul giudizio del pittore influissero anche le difficolt nel distinguere i lavori originali dalle copie e le
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derivazioni, ma c'era anche un'attenzione spropositata all'anedottistica sulla sua figura, al lato pi popolaresco e meno
edificante della sua opera,m tanto da valergli il soprannome "Piet den Drol", cio Pietro il Buffo[31]. Solo qualche episodica
menzione incrin tale visione negli anni successivi. Mariette ad esempio accost i suoi paesaggi a quelli di Tiziano[31].
Tempo dopo Baudelaire us a proposito di lui le parole: "una cafarnao diabolico e grottesco che si pu interpretare soltanto
come una sorta di grazia singolare e satanica", sicuramente una definizione affasciante, ma con il sospetto insistente che pi
che a Bruegel il critico avesse in mente Bosch[29]. Nell'Ottocento i grandi musei, a parte la collezione storica del
Kunsthistorisches, non acquistavano le sue opere e se i musei reali di Bruxelles comprarono la Caduta degli angeli ribelli fu
solo perch la ritenevano di Bosch. La critica romantica ne riscopr la forza espressiva e la vena malinconica, nonch i temi di
riflessione esistenziale[31].
Bisogn aspettare il nuovo secolo quando, dopo le intuizioni di Riehl (1884), che risollev la sua figura tra quelle dei
contemporanei, e lo studio di Romdahl (1904-1905), Van Bastellaer e Hulin de Loo dedicarono al pittore uno studio
scientifico, culminato nella pubblicazione di un catalogo delle sue opere, edito nel 1907, in cui si affrontano anche valutazioni
stilistiche e iconografiche[31].
Scacciata gradualmente la figura del Bruegel "buffo" e "contadino", il rischio opposto che corse la critica successiva fu quello
di scivolare in interpretazioni troppo intellettualistiche della sua opera, a volte troppo dense di implicazioni esoteriche,
politiche, polemiche e moraleggianti. L'attenzione sulla cultura, la raffinatezza, la sottile vena ironica delle sue opere, per
quanto giustificata, non deve infatti tralasciare, secondo la critica pi moderna, i valori propriamente pittorici e lirici della
forma, nonch il disinteresse per la bellezza classica, la ricerca del vero e del reale imperterrita, il senso per il movimento, la
composizione, la scansione spaziale, il colore sobrio e vivo[19][31]. In tale ottica Bruegel appare come un pittore pi che mai
vitale e moderno, giustificando il grande amore che tutt'oggi il pubblico tributa alle sue opere[31].
Opere principali
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Adorazione dei Magi, 1556 circa, tempera su tela, 115,5x163 cm, Bruxelles,
Muses Royaux des Beaux-Arts
Veduta del porto di Napoli, 1556 circa, olio su tavola, 39,8x69,5 cm, Roma,
Galleria Doria Pamphilij
Paesaggio con la parabola del seminatore, 1557, olio su tavola, 74x102 cm, San
Diego, Timken Art Gallery
Dodici proverbi, 1558, olio su tavola, 74,5x98,4 cm, Anversa, Museum Mayer van
den Bergh
Caduta di Icaro, 1558 circa, olio su tavola, 73,5x112 cm, Bruxelles, Muses
Royaux des Beaux-Arts
Proverbi fiamminghi, 1559, olio su tavola, 117x163 cm, Berlino, Gemldegalerie
Lotta tra Carnevale e Quaresima, 1559, olio su tavola, 118x164,5 cm, Vienna,
Kunsthistorisches Museum
Giochi di bambini, 1560, olio su tavola, 118x1614 cm, Vienna, Kunsthistorisches
Museum
Margherita la Pazza, 1561, olio su tavola, 115x161 cm, Anversa, Museum Mayer
van den Bergh
Caduta degli angeli ribelli, 1562, olio su tavola, 117x162 cm, Bruxelles, Muses
Royaux des Beaux-Arts
Due scimmie incatenate, 1562, olio su tavola, 20x23 cm, Berlino, Gemldegalerie
Suicidio di Saul, 1562, olio su tavola, 33,5x55 cm, Vienna, Kunsthistorisches
Museum
Trionfo della Morte, 1562 circa, olio su tavola, 117x162 cm, Madrid, Prado
Fuga in Egitto, 1563, olio su tavola, 37x55,5 cm, Londra, Courtauld Gallery
Grande torre di Babele, 1563, olio su tavola, 114x155 cm, Vienna,
Kunsthistorisches Museum
Piccola Torre di Babele, 1563 circa, olio su tavola, 60x74,5 cm, Rotterdam,
Museum Boijmans Van Beuningen
Salita al Calvario, 1564, olio su tavola, 124x170 cm, Vienna, Kunsthistorisches
Museum
Adorazione dei Magi, 1564, olio su tavola, 108x83 cm, Londra, National Gallery
Morte della Vergine, 1564 circa, grisaglia su tavola, 36x55 cm, Banbury, Upton
House
Strage degli innocenti, 1564 circa, olio su tavola, 109,2x154,9 cm, Hampton Court,
Royal Collection
Cristo e l'adultera, 1565, grisaglia su tavola, 24,1x34 cm, Londra, Courtauld
Gallery
Mesi, 1565 circa
Giornata buia, 1565, olio su tavola, 118x163 cm, Vienna, Kunsthistorisches
Fienagione, 1565
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Museum
Fienagione, 1565, olio su tavola, 117x161 cm, Praga, Nrodni Galerie
Mietitura, 1565, olio su tavola, 118x160,7 cm, New York, Metropolitan Museum
Ritorno della mandria, 1565, olio su tavola, 117x159 cm, Vienna,
Kunsthistorisches Museum
Cacciatori nella neve, 1565, olio su tavola, 117x162 cm, Vienna,
Kunsthistorisches Museum
Paesaggio invernale con pattinatori e trappola per uccelli, 1565, olio su tavola,
38x56 cm, Bruxelles, Muses Royaux des Beaux-Arts
Conversione di san Paolo, 1567
Festa di san Martino, 1565-1568 circa, olio su tavola, 148270.5 cm, Madrid,
Museo del Prado
Censimento di Betlemme, 1566, olio su tavola, 116x164,5 cm, Bruxelles, Muses
Royaux des Beaux-Arts
Predica di san Giovanni Battista, 1566, olio su tavola, 95x160,5 cm, Budapest,
Museo di belle arti
Danza nuziale, 1566, olio su tavola, 119x157 cm, Detroit, Institute of Arts
Corteo nuziale, 1566 circa, olio su tavola, 61,5x114,5 cm, Bruxelles, Muse de la
Ville de Bruxelles
Conversione di san Paolo, 1567, olio su tavola, 108x156 cm, Vienna,
Danza di contadini, 1568 circa
Kunsthistorisches Museum
Adorazione dei Magi nella neve, 1567, olio su tavola, 35x55 cm, Winterthur, Villa
Am Rmerholz (collezione di Oskar Reinhart)
Paese della cuccagna, 1567, olio su tavola, 52x78 cm, Monaco, Alte Pinakothek
Gli storpi, 1568, olio su tavola, 18x21,5 cm, Parigi, Louvre
Parabola dei ciechi, 1568, tempera su tela, 86x154 cm, Napoli, Museo di Capodimonte
Misantropo, 1568, tempera su tela, 86x85 cm, Napoli, Museo di Capodimonte
Ladro di nidi, 1568, olio su tavola, 59,3x68,3 cm, Vienna, Kunsthistorisches Museum
Gazza sulla forca, 1568, olio su tavola, 45,9x50,8 cm, Darmstadt, Hessisches Landesmuseum
Banchetto nuziale, 1568 circa, olio su tavola, 114x164 cm, Vienna, Kunsthistorisches Museum
Danza di contadini, 1568 circa, olio su tavola, 114x164 cm, Vienna, Kunsthistorisches Museum
Testa di vecchia contadina, olio su tavola, 22x18 cm, Monaco, Alte Pinakothek
Note
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1. ^ Usato spesso anche in studi recenti, il cognome non porterebbe per la lettera H (Brueghel) in quanto il pittore stesso la fece
cadere per ragioni sconosciute nel 1559.
2. ^ Ian Chilvers, The Oxford dictionary of art, Oxford University Press, 2004, pag.110.
3. ^ a b c Allegretti, cit., p. 41.
4. ^ a b Allegretti, cit., p. 42.
5. ^ a b Ian Chilvers, Dizionario dell'arte, Baldini Castoldi Dalai, 2008, pag.182.
6. ^ a b Allegretti, cit., p. 45.
7. ^ a b Allegretti, cit., p. 47.
8. ^ Allegretti, cit., p. 48.
9. ^ a b c Allegretti, cit., p. 52.
10. ^ a b Allegretti, cit., p. 55.
11. ^ Fonte: Domenico ROTUNDO, "Il Misterioso Viaggio di Bruegel a Reggio" [in] Calabria Sconosciuta n. 9 Frama Sud,
Chiaravalle, Gen-Mar 1980.
12. ^ Allegretti, cit., p. 62.
13. ^ a b c Allegretti, cit., p. 66.
14. ^ a b Allegretti, cit., p. 67.
15. ^ a b c d Allegretti, cit., p. 71.
16. ^ a b Allegretti, cit., p. 28.
17. ^ a b Luigi Mall, Atlante della pittura - Maestri fiamminghi, Novara, Ediz. De Agostini, 1965, pag.40.
18. ^ Allegretti, cit., p. 39.
19. ^ a b c Allegretti, cit., p. 74.
20. ^ Allegretti, introduzione di Giovanni Arpino, cit., p. 11.
21. ^ a b Allegretti, cit., p. 27.
22. ^ Allegretti, cit., p. 59.
23. ^ a b Allegretti, introduzione di Giovanni Arpino, cit., p. 14.
24. ^ Allegretti, introduzione di Giovanni Arpino, cit., p. 19.
25. ^ Allegretti, introduzione di Giovanni Arpino, cit., p. 18.
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27.
28.
29.
30.
31.
Bibliografia
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Voci correlate
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Altri progetti
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Portale Pittura
Categorie: Pittori fiamminghi del XVI secolo Morti nel 1569 Morti il 5 settembre Nati a Breda (Paesi Bassi)
Morti a Bruxelles Pieter Bruegel il Vecchio Artisti associati alla Corporazione di San Luca di Anversa | [altre]
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