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casi infatti, nel corso di lunghi decenni, se non di secoli, si potr ottenere la
rinaturazione del sito.
Oltre ad aree soggette a vincolo paesaggistico, idrogeologico e di uso civico, il
tracciato del gasdotto
Rete Adriatica
interessa direttamente o
indirettamente numerose aree naturali protette cos come definite dalla
legge n. 394/1991 e successive modifiche ed integrazioni e in particolare:
Parchi nazionali della Majella, dei Monti Sibillini, del Gran Sasso Monti della
Laga; Parco naturale regionale del Velino Sirente;
siti di importanza
comunitaria S.I.C. e/o zone di protezione speciale Z.P.S. La costruzione del
metanodotto lungo la dorsale Appenninica, anche nella fase di cantiere,
potrebbe creare una situazione di assoluta gravit e pericolo per le specie rare
presenti; lutilizzo di mastodontici macchinari per lo scavo e il trasporto dei
materiali, il taglio di innumerevoli alberi, lapertura di nuovi tracciati stradali, la
produzione di rumore ecc. avrebbe evidenti ripercussioni sulla presenza e sulla
riproduzione del lupo, vanificando le azioni di tutela intraprese in passato
anche con numerosi finanziamenti della Comunit Europea.
I numerosi attraversamenti dellopera sui corsi dacqua, creerebbero
conseguenze dannose alla fauna ittica e all ecosistema fluviale. La particolare
qualit delle zone umide, con la loro tipica vegetazione ed avifauna,
connessa in modo strettissimo alla conservazione della risorsa acqua.
Interventi molto pesanti quali quelli relativi ai lavori per il metanodotto non
appaiono assolutamente compatibili con lesigenza di evitare manomissioni ad
una risorsa cos
fondamentale. I cambiamenti climatici in atto lasciano
prevedere un futuro in cui la disponibilit di acqua sar sempre minore. Di qui
lesigenza di proteggere in modo rigoroso le nostre riserve idriche, sia
sotterranee che di superficie, evitando interventi fortemente impattanti come,
appunto, il metanodotto: il danno per lambiente e per la comunit biologica
sarebbe enorme.
Lopera produrr un impatto fortemente negativo sul paesaggio dellintero
Appennino, bene comune tutelato dalla Costituzione Italiana (Art.9), nonch da
leggi specifiche.
La tutela del paesaggio trova condivisione tra gli Stati membri del Consiglio
dEuropa, in quanto esso svolge importanti funzioni di interesse generale sul
piano culturale, ecologico, ambientale e sociale.
Ed proprio per questo che il 20 Ottobre 2000 gli Stati europei hanno
sottoscritto una apposita convenzione denominata Convenzione Europea del
Paesaggio e ratificata dallItalia con L. n. 14/2006.
La Convenzione si prefigge lobiettivo di promuovere la salvaguardia, la
gestione e la pianificazione del paesaggio, in quanto componente essenziale
della vita delle popolazioni, espressione dellidentit collettiva e patrimonio
culturale e naturale.
Anche il Consiglio di Stato si pronunciato in tema di paesaggio: il supremo
Organo di giustizia amministrativa italiana ha ribadito (Cons. Stato, Sez. IV, 29
aprile 2014, n. 2222) che il paesaggio nel nostro Ordinamento bene
primario e assoluto. La tutela del paesaggio quindi prevalente su qualsiasi
altro interesse giuridicamente rilevante, sia di carattere pubblico che privato.
DANNI ECONOMICI
Va
sottolineato
che,
pressoch
ovunque,
ad
essere
interessati
dallattraversamento del metanodotto sono i terreni pi fertili. Ci
particolarmente evidente nella Valle Peligna e, in particolare, nellarea Fonte
dAmore-Badia dove tale fertilit dovuta anche e soprattutto alla abbondante
presenza di acqua. Qui, infatti, la falda idrica a pochissima profondit e
sempre qui si registra lesistenza di numerose sorgenti, alcune delle quali
danno origine al Velletta, un corso dacqua la cui ricca portata consente non
soltanto lirrigazione dei terreni di Sulmona ma anche di quelli di Pratola
Peligna e Roccacasale. Il Velletta confluisce poi nel fiume Sagittario,
alimentandone la portata e quindi contribuendo allirrigazione dei terreni posti
fino a valle. Linterferenza del metanodotto con il sistema irriguo e con il
delicato equilibrio ecologico sarebbe cos pesante da provocare danni non
soltanto alle moderne opere di irrigazione realizzate in epoca recente dal
Consorzio di Bonifica, ma anche alle antiche opere di canalizzazione realizzate
nel medioevo dai Celestini della vicina Abbazia fondata da Papa Celestino V, i
quali bonificarono la zona non a caso denominata Paludi. Si avrebbero perci
non solo danni alleconomia agricola, ma anche al patrimonio storico-culturale
e archeologico del nostro territorio.
La sottrazione di questi terreni per la realizzazione del metanodotto comporta
un notevole danno alleconomia locale (basata su una agricoltura di qualit e
produzioni tipiche quali laglio rosso di Sulmona, oliveti, vigneti), gi fortemente
penalizzata, come gran parte delle aree interne, dalla grave crisi economica ed
imporrebbe anche consistenti limitazioni alle coltivazioni e agli altri usi dei
terreni consentiti in base alle vigenti normative urbanistiche. E evidente che le
propriet tagliate dal metanodotto, con una servit di pertinenza di quaranta
metri, non potranno pi essere utilizzate per le colture migliori e pi redditizie,
con conseguente sensibile deprezzamento del valore immobiliare dei terreni
stessi, perdita netta del reddito dei coltivatori, svalutazione del patrimonio
immobiliare presente nelle vicinanze di tali infrastrutture.
Anche le piccole attivit locali, (prodotti enogastronomici, bed & breakfast,
alberghi, ristoranti ecc.) finalizzate allo sviluppo del turismo, volano
irrinunciabile per il rilancio economico del nostro territorio, (situato al centro del
sistema dei Parchi della Regione Abruzzo che vede la presenza di ben 7 Borghi
pi belli dItalia sul totale dei 21 riconosciuti nella nostra Regione) sarebbero
compromesse dalla realizzazione del metanodotto e della centrale di
compressione.
A tutto ci vanno sommati i danni che il metanodotto provocherebbe
allecosistema delle aree attraversate, non solo a causa dei notevoli
sbancamenti necessari per la posa dellinfrastruttura, ma anche per lapertura
di nuove strade per portare sui luoghi i grandi macchinari occorrenti per gli
scavi.
A fronte di danni economici tanto rilevanti, considerato soprattutto che il
progetto di uno sviluppo ecosostenibile con potenzialit occupazionali anche
per le future generazioni, viene irrimediabilmente compromesso dalla
di 3,13 mld di mc. rispetto ai primi nove mesi del 2013). Ma ci che non pu
essere giustificato perch, una operazione prettamente commerciale,
destinata a portare guadagni enormi nelle casse della Snam, debba essere
pagata dalle popolazioni in termini di devastazione ambientale, di aumento
dei rischi per la sicurezza e la salute pubblica, di impoverimento economico
dei territori interessati e di aumenti di costi delle tariffe sulle bollette dei
cittadini.
Data lattuale crisi economica e le normative sempre pi rigide per il risparmio
energetico, considerato che tutto il territorio nazionale (perlomeno quello in cui
i gestori ricavano una convenienza economica) gi servito dal gas naturale e
che nemmeno le pi ottimistiche previsioni lascerebbero supporre aumenti di
consumo di gas in Italia a breve periodo, riteniamo che il progetto del
metanodotto Sulmona-Foligno, non possieda neanche i requisiti idonei per
poter essere dichiarato di pubblico interesse. A tal proposito si richiama lart.
31 del D.lgs. 1164/2000 recante dichiarazione di pubblica utilit di nuove
infrastrutture di trasporto e distribuzione in presenza di capacit disponibile in
quelle esistenti che ammette la dichiarazione di pubblica utilit di una
nuova infrastruttura, solo nel caso in cui non sia possibile effettuare
lattivit di trasporto e distribuzione a causa della mancanza di capacit delle
reti di trasporto e distribuzioni esistenti e non il caso del nostro Paese.
Il futuro non nelle fonti fossili (carbone, petrolio, gas) tra le pi dirette
responsabili del surriscaldamento globale del pianeta, ma in un nuovo modello
di economia che sia basato soprattutto sulle fonti rinnovabili, sul risparmio e
sullefficienza energetica.
Il Presidente
Gaetano Cantalini