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Gaetano Messina

Il teorema di Parmenide Preludio


Lobiettivo del presente lavoro di evidenziare le strutture logiche del pensiero di
Parmenide come momento primario e originale della sua speculazione. Si soliti attribuire a queste
strutture anche valenze ontologiche e in questo senso letta e interpretata la dottrina dellessere. Per
una corretta lettura delle testimonianze e dei frammenti occorre, a nostro avviso, tener conto dei
seguenti fattori:
1) lambiente culturale entro il quale si formato il pensatore di Elea. Di grande importanza
la contiguit territoriale dei centri pitagorici della Magna Grecia, e gli sviluppi che quelle scuole
imprimono al pensiero matematico e allenciclopedia delle scienze. Altrettanto rilevante la
presenza di una tradizione di studi di medicina, con la fioritura di varie tendenze ed indirizzi. Le
testimonianze archeologiche restituite da Elea attestano lappartenenza di Parmenide a una
corporazione medica;
2) lattivit e il credo filosofico di Senofane, che introducono nella Magna Grecia lassoluto
del pensiero religioso, il suo recupero in termini di pura logica, la critica sistematica ai miti e alle
credenze tradizionali. La coerente predicazione del dio di Senofane prelude il rigore logico dellente
di Parmenide;
3) nello specifico, la logica che regge luniverso delle matematiche, specialmente nella
formazione dei domini della geometria, ha fornito al pensiero eleatico un sottofondo di riferimento,
con vistosi affioramenti in Parmenide (concetto dellente paragonato alla immagine della sfera,
figura geometria nella quale finito e infinito coesistono), in Melisso (recupero dellinfinito come
connotato fondamentale dellessere) e in Zenone (paradossi costruiti sul fondamento dellinfinit
del numero pitagorico);
4) lipotesi che i frammenti di Parmenide, nella parte in cui sviluppata la concezione
dellente, siano interpretabili in senso teologico, anche se il termine dio non fa parte del superstite
lessico dellEleate.
La logica di Parmenide non dipende dallo spazio e dal tempo. Le sue verit valgono per un
presente che non conosce il qui e il l, lieri e il domani; la connotazione dellente ricorda in molti
tratti i predicati personali del Dio della Bibbia.
Il frammento 3 DK afferma lidentit tra pensiero ed essere (lessere una realt pensante:
la natura, lessenza dellessere il pensiero). Il fr. 4 DK concepisce lessere pensante come il centro
in cui si radicano le idee di tutte le cose, per cui la loro memoria sottratta a ogni contingenza
temporale, e come tale consegnata a un eterno presente.
Secondo il dettato del fr. 5 DK la circolarit del pensiero rende indifferente la fissazione del
punto di partenza; un percorso logico, se veramente tale, incontra sempre e necessariamente il suo
principio. Dietro questasserto di natura logica c un modello di natura geometrica: muovendosi su
una superficie sferica, un punto potr sempre ritornare al luogo di partenza.
Nel fr. 6 DK si predica la verit assiomatica dellesistenza dellessere; lessere coincide
radicalmente con il pensiero, non pu risolversi nellastrazione di un atto mentale, come termine
che possa essere affermato, negato o eguagliato al suo contrario.
I frr. 7 e 8 DK contengono il teorema fondamentale di Parmenide. Analogamente a quelli
della geometria, gli elementi di cui esso si sostanzia si assumono necessariamente come assiomi, e
quindi la loro articolazione dialettica risulta di postulati argomentativi. Partendo dal principio di
non contraddizione, che domina e dirime la rete ingannevole dei dati dellesperienza sensibile, al
pensiero si apre una sola via percorribile. Lungo questo cammino si dispiega la dottrina dellessere,
che riteniamo interpretabile anche da un punto di vista teologico, laddove la tradizione di
ascendenza aristotelica ha costantemente scorto il dettato di un discorso ontologico.
La nostra tesi intenderebbe dimostrare che, da Senofane agli Eleati, viene alla luce un

concetto fondamentalmente nuovo della ricerca filosofica, che crea una precisa divaricazione tra la
logica radicale del pensiero e quella concettuale delle idee, considerate come prodotto neutro e
manipolabile dellattivit mentale. Loggetto del teorema di Parmenide dunque lessere che, come
la divinit, non nato da qualcuno o da qualcosa; non conosce destino di morte; solo e
interamente se stesso; non sollecitato da movimenti e da processi evolutivi. Laltezza della visione
parmenidea resa evidente dalla dialettica degli elementi sensibili che sono introdotti a sostegno
della predicazione dellessere. Lente non una cosa, la quale era, , sar e perir. Non una
cosa perch non ha n origine n fine. Dal non-essere, che non n pensabile n dicibile, non pu
essersi in alcun modo generato. Se per ipotesi assurda fosse nato dal nulla, perch ne sarebbe
emerso proprio in quel momento e non prima o dopo? Lessere definito nella sua essenza
ontologica, ma il discorso definitorio di questa essenza tutto consegnato in uno schema logico di
altissimo rigore. Figure allegoriche come Dike e Moira rappresentano la costante presenza delle
leggi del pensiero.
Lente descritto da Parmenide, come si detto, richiama alla mente il profilo del dio di
Senofane, e ne ricalca in certo modo gli schemi argomentativi. Larticolazione minuta e ripetitiva
dei predicati si riflette nel ritmo dialettico del contesto parmenideo: le numerose formule che
contrassegnano il disegno complessivo dellessere si possono cos riassumere: lejovn eterno, unico,
determinato da s e per s nel limite della sua infinita dimensione (cio, come ben vide Melisso,
pensabile soltanto come ente infinito, fuori dai sentieri del tempo e dello spazio). Il confine
dellessere dunque lessere, sempre solo e soltanto lessere.
Lattributo fondamentale dellente tuttavia il pensiero; come recita il gi citato frammento
4, lessere pensiero e il pensiero essere; pensare ed essere sono ununica e identica realt. Lente
ha come segno distintivo il pensiero. Questo pensiero, nei frammenti teologici di Senofane, ha la
facolt e la potenza di far vibrare luniverso, perch, come lente di Parmenide, il Dio di Senofane
pensando muove il mondo.
Nella tavola costitutiva del fr. 8 il pensiero dellente un pensare assoluto, ma guardando
allessere Parmenide ha fissato per sempre lunica razionale sintassi del linguaggio religioso visto
come epifania di quello divino. Contro ogni concezione conciliativa, la teologia di Parmenide non
pu coincidere con nessuna religione che narri gli eventi del cielo e della terra ponendoli in una
sequenza temporale. Lesordio del Genesi in principio Dio cre il cielo e la terra, ad esempio,
trasferito nel canone di Parmenide diverrebbe Dio crea il cielo e la terra. Non pensabile nella
filosofia dellessere un principio e il pensiero creatore mostra la sua potenza in un eterno
presente.
Lindagine sulla natura delle cose, la verifica della presenza dellaltro, nel sistema di
Parmenide, non un processo, ma un atto di pensiero, in cui la mente distingue due universi
coesistenti e separati. Il pensiero, che lente come pensiero, pensa anche le cose. Su questo punto
Parmenide esplicito e categorico: bisogna pensare le cose, indispensabile porle in una
prospettiva di conoscenze, verificate e verificabili dalla ragione, giudicandole vere e legittime nel
loro ordine e nel loro regno separato.
Il proemio ci porge al riguardo preziose indicazioni. Percorrere luniverso delle cose
sensibili un viaggio verso la verit. Questo viaggio che sembra svolgersi per le vie celesti in
realt, come stato ben visto da diversi studiosi, una catabasi, una discesa negli strati profondi del
mondo visibile fino alla scoperta di un universo di puro pensiero: lessere assoluto. Tutta la
precedente speculazione dei Presocratici era stata in realt una catabasi alla ricerca di ci che sta
sotto le cose, ossia della loro intima e profonda radice. Ma questa esplorazione si concludeva
sempre con il riconoscimento di un principio originario, sensibile e materiale, come gli stessi
oggetti della natura. Da questi esiti materialistici si distaccavano decisamente i numeri dei
Pitagorici, il Logos di Eraclito, e con forti residui problematici Amore e Odio di Empedocle e il
nous di Anassagora.
Nei frammenti di Senofane, dove risuona ripetutamente il nome di Dio, la natura spiegata
come variet di processi e di fenomeni, considerati sotto laspetto osservativo, senza alcun

approfondimento sistematico. C un distacco che sembra rinviare a un autonomo dinamismo senza


peraltro sconfinare nello scetticismo. Il carattere di tutta le ricerca del Colofonio del resto
condizionato dal suo illuminismo antropologico.
Nella filosofia di Parmenide, al contrario, e ci stato gi notato, le osservazioni sulla
natura ruotano intorno a una visione unitaria, che introduce motivi originali e un sostanzioso tessuto
di assunti di dichiarata validit scientifica. Su Parmenide scienziato la storiografia pi recente ha
aperto un fecondo dibattito. Principi di cosmogonia e osservazioni astronomiche caratterizzano la
seconda parte del peri; fuvsew~ parmenideo e, accanto ad essi, preziosi e rivelatori accenni alla
biologia umana con specifico riferimento al concepimento e al sesso del nascituro.
Il teorema di Parmenide dunque proietta le sue premesse razionali anche nellambito delle
conoscenze scientifiche, che, dal poco che ci rimane, sembrano coordinarsi intorno a un disegno
generale. Si rivela nei suoi frammenti una forma mentis che ha molto riflettuto, a nostro giudizio,
sulle lezioni e sul metodo dei Pitagorici. Ci sembra, al riguardo, particolarmente suggestiva la
duplice assunzione speculativa del numero pitagorico, che da un lato concepito come essenza
delle cose e dallaltro come un principio di carattere teoretico con valenze decisamente
trascendentali. Indagando sui fenomeni, Pitagora scopre al di sotto dei numeri-cose la numerologia,
lacustica e la geometria; allo stesso modo, Parmenide, osservando e studiando il mondo sensibile,
arriva alla scienza dellessere.
Queste ascendenze e precise tracce dellinsegnamento pitagorico diventano ancor pi palesi,
se si verificano sul terreno della filosofia di Melisso e di Zenone. La scienza matematica dei
Pitagorici un referente chiaramente leggibile in Melisso in tutti gli accenni alle grandezze e alla
numerabilit specialmente in corrispondenza del loro rapporto con classi infinite di grandezze e di
numeri. Per Zenone, la deduzione degli argomenti contro la molteplicit discende dallintroduzione
di scale infinitesimali, che misurano intervalli riducibili allinfinito. Il concetto dellinfinit dei
numeri un assioma pitagorico: Aristotele lo analizzer come unintuizione potenziale del pensiero,
ritenendo concreti e reali i singoli numeri, tutti quelli ai quali si possa dare un nome.
La scuola eleatica quindi ha ripreso e riproposto i processi di astrazione della speculazione
pitagorica operando una sostanziale svolta nella storia delle idee. Il concetto di ente matematico (nel
suo duplice aspetto aritmetico e geometrico) matura nella cultura pitagorica come deduzione
generale della pratica del numerare e del misurare. La sua estensione al campo dellastronomia un
diretto corollario dellosservazione dei fenomeni celesti, che si lasciano inquadrare in schemi
razionali, dai quali procede lordine delle leggi e delle previsioni astronomiche. Sulla base delle
conoscenze di origine matematica, Parmenide ha costruito le teorie astronomiche e cosmogoniche
esposte nelle seconda parte del suo poema: ma esse rappresentano sintesi provvisorie, il cui valore
scientifico assicurato dalla tenuta delle singole dottrine, cio assunto come risultato legato allo
sviluppo delle idee, come visione che potr essere superata e sostituita da nuove ipotesi.
La verit scientifica espressa dal mondo fenomenico non pu in alcun modo essere elevata a
paradigma generale. La dottrina universale della conoscenza discende da principi e da assiomi
logico-matematici posti al di fuori del tempo e dello spazio. Pensare ad una legge valida orae qui
per Parmenide una posizione di contraddittoria e piena irrazionalit. C pertanto nella formazione
filosofica di Parmenide unattenta meditazione delle verit del pitagorismo, e uno spontaneo ricorso
a stilemi e a modelli desunti per similitudine o analogia dal mondo matematico.

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