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321
IV.1. Introduzione
La Lezione 3 si conclusa con un aggiornamento del modello macroeconomico
dove il consumo compare in qualit di variabile endogena (comandata dal reddito) che
non ne comanda altre. Perci possibile cancellarne lequazione senza interrompere
alcuna catena causale. In tal modo, si ottiene la forma ridotta di cui al Quadro IV.1 i cui
contenuti economici possono essere cos riassunti:
il tasso dinteresse determina la dimensione dellinvestimento aggregato;
linvestimento attiva il processo moltiplicativo che genera il reddito e il
risparmio;
insieme con ladeguamento della cassa, linvestimento concorre anche a
determinare laumento di capitale di cui le imprese hanno bisogno.
r
Y=
1
I
1 c
I = I ( r)
A
K = I + A
S=I
Quadro IV.1
Allo stato, il modello in grado di determinare le sue quattro variabili endogene
solo a condizione che siano manualmente predeterminate le due esogene. La
procedura pu essere cos rappresentata:
A, r MODELLO I , Y , S , K
esogene
endogene
anglicismo, sia gli uni che gli altri sono chiamati transazioni1. Ecco perch, nel
seguito, tali scorte saranno chiamate (seguendo luso) moneta transattiva.
Sappiamo che, ogni anno, le imprese possono adeguare la moneta transattiva
posseduta (ereditata dal precedente). Lequazione K = I + A ci ricorda che
ladeguamento ottenuto conferendo capitale in misura diversa da quella necessaria a
finanziare linvestimento. Si distinguono tre casi:
se A > 0 (le imprese desiderano pi moneta transattiva di quella che hanno)
allora dovr essere K > I (il capitale conferito dovr superare
linvestimento);
se A < 0 (le imprese desiderano meno moneta transattiva di quella che
hanno) allora dovr accadere il contrario2;
se A = 0 (le imprese sono soddisfatte della moneta transattiva che
posseggono) allora dovr essere K = I .
Ladeguamento della moneta transattiva pu diventare endogeno aggiungendo al
modello unequazione che lo definisce come differenza fra la moneta desiderata e quella
posseduta. Indicando la prima con Lit (L per liquidit sinonimo di moneta t per
transattiva, i per imprese) e la seconda con M ti (M per moneta) laccennata equazione
prende la forma:
A = Lit M ti .
(IV-1)
Si noti che M t non una variabile bens un parametro in quanto la moneta transattiva ereditata
dal passato un dato per il presente.
scorte di
beni interm.
consumo
intermedio. = 400
acquisti. = 400
(pagamenti ai fornitori)
ciclo
produttivo
produzione: = 1.000
cassa
=0
scorte di
prodotti
vendite = 1.000
(incassi dai clienti)
redditi = 600
famiglie
Quadro IV.2
Il bilanciamento su base annua non esclude sbilanci infrannuali, dovuti alla
diversa stagionalit degli incassi e dei pagamenti, ovvero al diverso calendario con cui
gli uni e gli altri si distribuiscono in corso danno. In proposito, si osservi lesempio
proposto nel Quadro IV.3 dove la seconda e quinta colonna registrano, rispettivamente,
gli incassi e i pagamenti mensili, mentre la terza e quarta mostrano il dettaglio di questi
ultimi. Naturalmente, i pagamenti alle famiglie altro non sono che i redditi (salari,
interessi e profitto) ad esse erogati dallimpresa.
Si noter che la seconda e quinta colonna, pur avendo totali identici e coerenti
coi flussi annui indicati nel Quadro IV.2, delineano calendari asincroni degli incassi e
dei pagamenti totali. Infatti, ogni mese i secondi sono diversi dai primi. Lasincronia
responsabile dei saldi mensili indicati nella sesta colonna.
Si osservi che:
la distribuzione infra-annuale dei pagamenti ai fornitori lascia supporre
contratti, o usi commerciali, che prevedono consegne semestrali ad aprile e
ottobre;
la distribuzione dei pagamenti alle famiglie lascia supporre obblighi
contrattuali e/o norme di legge che impongono lerogazione di redditi
mensili costanti (a cominciare dal salario annuo da ripartire, secondo legge,
in 12 rate mensili di uguale importo);
la distribuzione degli incassi compatibile con unimpresa produttrice di
articoli sportivi i cui clienti usano distribuire gli acquisti annui a schiena di
cammello, ovvero con picchi in inverno (sci da neve, etc.) e in estate (canne
da pesca, etc.).
Infine, nella settima colonna sono indicati i saldi cumulati, ciascuno dei quali
costruito sommando i saldi semplici dallinizio dellanno. Perci risulta dalla differenza
fra il totale degli incassi e il totale dei pagamenti registrati fino a quel momento. Ad
esempio, il saldo cumulato di aprile (-80 euro) ottenuto sommando i saldi semplici dei
primi quattro mesi dellanno (150+50-40-240) e perci risulta dalla differenza fra il
totale degli incassi (320 euro) e il totale dei pagamenti (400 euro) registrati nel primo
quadrimestre.
Si osservi che il saldo cumulato di dicembre nullo non per caso. Infatti, la
differenza fra gli incassi e i pagamenti annui che sono bilanciati per le ragioni spiegate
commentando il Quadro IV.2.
pagamenti
mese
gennaio
febbraio
marzo
aprile
maggio
giugno
luglio
agosto
settembre
ottobre
novembre
dicembre
TOTALE
ANNUO
incassi
200
100
10
10
10
90
200
200
60
10
10
100
0
0
0
200
0
0
0
0
0
200
0
0
50
50
50
50
50
50
50
50
50
50
50
50
50
50
50
250
50
50
50
50
50
250
50
50
1000
400
600
1000
semplici
150
50
-40
-240
-40
40
150
150
10
-240
-40
50
cumulati
150
200
160
-80
-120
-80
70
220
230
-10
-50
0
Quadro IV.3
I saldi cumulati rappresentano temporanee eccedenze di cassa, se positivi,
oppure deficienze se negativi. I saldi negativi sono pi importanti perch indicano i
mesi in cui limpresa a rischio di insolvenza. Ad esempio, nel mese di ottobre
scoperta per 10 euro dovendo sostenere pagamenti per 250 euro a fronte di incassi per
10 euro nonch di 230 euro ereditati dal mese precedente.
Per scongiurare il rischio dinsolvenza, limpresa deve dotarsi di moneta
transattiva (scorta liquida) usandola come una banca dalla quale prendere a prestito i
moduli dei saldi cumulati negativi (e nella quale depositare quelli positivi).
Nellesempio del Quadro IV.3, la moneta transattiva di cui dotarsi di 120 euro, tale
essendo il prestito massimo di cui limpresa ha bisogno per fronteggiare lo scoperto di
maggio. Se limpresa cominciasse lanno avendo in cassa tale somma, non potrebbero
insorgere problemi di insolvenza n a maggio, n mai.
(IV-2)
F i = i Y ,
dove F i e Y denotano, rispettivamente, il fabbisogno e il reddito (volume daffari)
previsti oggi per domani, cio nel periodo corrente per il successivo. Al contempo
possiamo porre:
Lit = F i ,
onde tradurre il fabbisogno atteso per lanno successivo ( F i ) in scorta che si desidera
costituire nellanno corrente ( Lit ). Dalla fusione delle due equazioni segue:
Lit = i Y .
(IV-3)
A rigore, laggregazione delle equazioni individuali genera unequazione del tipo (IV-2) solo a
condizione che i contributi percentuali delle singole imprese al reddito nazionale siano costanti
(indipendenti dal reddito stesso).
Tuttavia, la (IV-3) ha il difetto di non consentire passi avanti sulla strada della
chiusura del modello macroeconomico. Infatti, endogenizza Lit ma introduce la nuova
esogena Y . Si pu correre ai ripari assumendo lipotesi di aspettative statiche. Di che
si tratta?
La teoria economica assume spesso che le aspettative siano statiche, o inerti,
cio che gli agenti si aspettino linvarianza delle variabili rilevanti per le loro decisioni.
In altre parole, assume che, nelle aspettative degli agenti, tali variabili siano destinate a
mantenere, in futuro, i valori osservati nellanno corrente.
Lipotesi meno peregrina di quanto possa sembrare. Anzi continuamente
avvalorata dai fatti, anche recenti. Ad esempio, tutti sanno che, alla base della crisi
finanziaria che invest le banche americane nel 2006, ci fu lincapacit di molte famiglie
di onorare i contratti di mutuo a tasso variabile stipulati in tempi nei quali linteresse era
particolarmente basso e perci le rate annue particolarmente abbordabili. In quei
frangenti, sarebbe bastato dare unocchiata agli andamenti altalenanti del passato per
ammettere che quella fase non sarebbe durata in eterno. Eppure, prevalsero le
aspettative statiche: contando su un futuro uguale al presente, le famiglie chiesero mutui
troppo grandi e le banche non furono da meno assecondando con disinvoltura le loro
richieste. La successiva lievitazione del tasso dinteresse aument le rate al punto da
ridurre le famiglie allinsolvenza e le banche al fallimento.
Lit = i Y
che accoglieremo nel modello insieme allequazione (IV-1). Cos facendo, si ottiene la
nuova configurazione rappresentata nel Quadro IV.4. Rispetto al precedente Quadro
IV.1, il nuovo compie un passo avanti in direzione della chiusura del modello. Infatti, le
variabili esogene si riducono da due (A ed r) ad una soltanto (r). Dora in avanti, ne
ometteremo la (ridondante) rappresentazione esplicita, tenendo tuttavia presente che il
tasso dinteresse continua a comparire nellequazione che definisce linvestimento in
qualit di variabile indipendente. Il fatto che r sia, al momento, esogeno testimoniato
dallassenza di unequazione che lo spieghi (definendolo come funzione di altre
variabili).
Lit = i Y
A = Lit M ti
K = I + A
Y=
1
I
1 c
I = I (r )
S=I
Quadro IV.4
Y=
K = I + Lit M ti
I = I (r )
1
I
1 c
S=I
Quadro IV.5
IV.3. La moneta transattiva delle famiglie
Anche le famiglie, come le imprese, hanno bisogno di moneta transattiva per
superare le asincronie infrannuali fra incassi e pagamenti. Nel loro caso, gli incassi sono
costituiti dai redditi percepiti dalle imprese e i pagamenti dai consumi.
I redditi, perlopi salari, tendono a distribuirsi uniformemente in corso danno,
cio ad essere percepiti nella misura di 1/12 al mese. Esistono, per, molte eccezioni: i
lavoratori dipendenti possono percepire la tredicesima mensilit a dicembre, gli interessi
fruttati dalle obbligazioni (cedole) sono pagati alle scadenze previste dalle emissioni (ad
esempio, ogni sei mesi), i profitti sono percepiti una volta lanno alla chiusura dei
bilanci delle imprese.
incassi
mese
gennaio
febbraio
marzo
aprile
maggio
giugno
luglio
agosto
settembre
ottobre
novembre
dicembre
TOTALE
ANNUO
50
20
200
Quadro IV.6
pagamenti
(consumi)
5
35
5
5
5
22
5
35
5
28
5
5
160
saldi mensili
semplici
5
-25
5
5
5
13
5
-25
5
-18
5
60
cumulati
5
-20
-15
-10
-5
8
13
-12
-7
-25
-20
40
totalmente dalla fatica di vendere e ricomprare titoli, e perci vogliano dotarsi di moneta
transattiva sufficiente allo scopo.
(IV-5)
che, come la (IV-2), ha il difetto di indicare solo ex post il fabbisogno e perci non
riesce a spiegare come le famiglie decidono la moneta transattiva da preparare ex ante:
ogni anno per il successivo. Possiamo tuttavia adattarla scrivendo:
F f = f Y ,
cio traducendo le variabili correnti in variabili attese.
A sua volta, il fabbisogno previsto per lanno successivo pu essere tradotto in
moneta transattiva che la famiglia desidera stanziare in quello corrente, ponendo:
Ltf = F f .
E le due equazioni possono essere fuse come segue:
Ltf = f Y .
(IV-6)
Finalmente, lequazione (IV-6) offre una spiegazione del comportamento delle famiglie.
Lo fa commisurando la moneta transattiva desiderata ogni anno al reddito atteso
nellanno successivo.
Da ultimo, possiamo estendere alle famiglie lipotesi di aspettative statiche gi
assunta per le imprese, cio assumere Y = Y . In tal modo, la (IV-6) pu prendere la
seguente forma definitiva:
Nel Quadro IV.6 compare un consumo annuo di 160 euro a fronte di un reddito di 200. Perci
la propensione al consumo della famiglia ivi rappresentata dell80%.
(IV-7)
Ltf = f Y ,
Y =
K = I + Lit M ti
1
I
1 c
Ltf = f Y
I = I (r )
S =I
Quadro IV.7
Famiglie
S=Y-C
Imprese
Quadro IV.8
Le tre attivit anzidette formano la parte vecchia del patrimonio aggregato,
intesa come la parte che le famiglie ereditano dal passato. Ad essa si aggiunge la parte
nuova costituita dal risparmio realizzato nel periodo corrente.
In proposito, si osservi il Quadro IV.8 illustrativo dei flussi monetari che, in
ogni periodo, intervengono fra le imprese e le famiglie. Da un lato, le prime
trasferiscono alle seconde moneta in misura uguale al reddito (come rappresentato dalla
freccia superiore che va da sinistra a destra). Dallaltro, le seconde trasferiscono alle
prime moneta in misura uguale al consumo (come rappresentato dalla freccia inferiore
che va da destra a sinistra). Perci il risparmio, definito come reddito non consumato,
prende la forma di moneta drenata dalle famiglie (non restituita alle imprese).
Non avrebbe senso economico valutare i titoli al prezzo storico al quale furono acquistati.
(IV-8)
W
moneta
titoli
f
= S + Mt + M s + n P .
patrimonio
posseduto
Ricordiamo che con Ltf stata indicata la moneta transattiva desiderata dagli
agenti in base allequazione (IV-7). Deducendola dal patrimonio complessivo (IV-8), si
ottiene il seguente patrimonio disponibile:
Wd =
(IV-9)
moneta
titoli
f
f
S + M t + M s Lt + n P ,
patrimonio
disponibile
composizione di fatto
Wd =
(IV-10)
patrimonio
disponibile
titoli
Ls + m P ,
composizione desiderata
dove m denota il numero dei titoli desiderati dai cassettisti e dagli speculatori ottimisti,
mentre Ls denota la moneta desiderata dagli speculatori pessimisti7.
Esercizi
1. Il patrimonio aggregato delle famiglie, compreso il risparmio di 200 euro realizzato nel periodo corrente,
vale 5.000 euro. Alla sua formazione concorrono 200 titoli che pagano una cedola di 10 euro. Se il tasso
f
dinteresse corrente del 5%, quanto vale la moneta complessivamente ereditata ( M t + M s ) dal periodo
precedente?
2.
In coda allesercizio precedente, si determini il numero (m) dei titoli desiderati nellipotesi che sia di 3.000
f
precedente, da quelle odiernamente desiderate Lt , Ls e m. Le seconde sono gli oggetti delle scelte di
portafoglio, mentre le prime (insieme al risparmio) sono i dati di quelle stesse scelte.
(IV-11)
r <
dove r il tasso atteso, cio il tasso che lo speculatore prevede si affermer nel periodo
successivo a quello corrente.
Per quando condivisa dalla generalit degli speculatori, la regola (IV-11) divide
gli speculatori stessi in due gruppi:
gli ottimisti che scelgono i titoli (trattenendoli se gi li posseggono o
acquistandoli se posseggono la moneta) perch il loro tasso atteso inferiore
a quello limite;
i pessimisti che scelgono la moneta (trattenendola oppure vendendo i titoli)
perch il loro tasso atteso supera quello limite.
Tutto ci ricordato, occorre ora integrare la regola (IV-11) con la teoria dei
tassi normali attribuita a J.M. Keynes8.
Il tasso normale postulato, dalla teoria, come un pregiudizio
psicologico a carattere individuale. Infatti, ogni speculatore ha in
testa un valore normale del tasso dinteresse da cui il tasso di
mercato pu allontanarsi temporaneamente, salvo farvi
inevitabilmente ritorno. Insomma, il tasso normale una sorta di
polo gravitazionale da cui (nella convinzione dello speculatore) il
tasso dinteresse calamitato.
John M. Keynes
8
Nel parere dello scrivente, i tassi normali sono il tentativo post-Keynesiano di mettere ordine in
taluni passaggi oscuri della Teoria Generale, in realt suscettibili di interpretazioni diverse.
Figura A
r
1 r
r ( A)
r ( B)
r'
100%
r''
Figura B
50%
r'
r''
0%
Quadro IV.9
Per cominciare, si consideri il caso, molto semplice, in cui gli speculatori sono
soltanto due:
100%
Quadro IV.10
E facile rendersi conto che, ove nella Figura A fossero rappresentati i tassi
normali di una miriade di speculatori (anzich due soltanto) la scala in Figura B
presenterebbe una moltitudine di microscopici gradini come quella rappresentata nel
Quadro IV.10. Sarebbe perci approssimabile con una curva continua del tipo presente
nel medesimo quadro.
IV.4.4.2.2. In presenza di cassettisti
Occorre ora riammettere i cassettisti (fin qui esclusi) nessuno dei quali sceglie la
moneta qualunque sia il valore corrente del tasso dinteresse. Quali le conseguenze sulla
curva decrescente del Quadro IV.10?
Si supponga che gli investitori siano in numero di 100, suddivisi in 70 cassettisti
e 30 speculatori. Allora le conseguenze saranno quelle rappresentate nel Quadro IV.11.
In particolare, la frequenza con cui gli investitori (cassettisti e speculatori insieme
considerati) scelgono la moneta tender al 30% (non pi al 100%) quando il tasso
dinteresse si approssima a zero, mentre rester dello 0% quando il tasso dinteresse
vale uno. Per ogni altra ascissa, la frequenza sar abbattuta del 70%.
100%
30%
Quadro IV.11
In generale, la riammissione dei cassettisti schiaccia la curva del Quadro IV.10
in base alla percentuale con cui i cassettisti medesimi incidono sul totale degli
investitori.
Riassumendo, allaumentare del tasso dinteresse diminuisce la frequenza con
cui gli investitori scelgono la moneta speculativa. Perci a questultima dedicata una
percentuale decrescente del patrimonio disponibile. Per r = 0 tale percentuale vale
quanto lincidenza percentuale degli speculatori sul totale degli investitori, mentre per
r = 1 vale zero.
Non si dimentichi che il nostro scopo, dichiarato in apertura della presente
Sezione IV.4.4, di spiegare la moneta speculativa desiderata in valore assoluto (cio in
euro) anzich in percentuale del patrimonio aggregato. Perci lo scopo non del tutto
raggiunto. Occorre quindi un supplemento di indagine.
Esercizi
4. Nellipotesi di 3 (soli) speculatori, A, B e C, i cui tassi normali sono quelli rappresentati nella figura
acclusa, e di 7 (soli) cassettisti, si chiede di compilare la seconda colonna dellunita tavola. Si chiede inoltre di
disegnare una linea spezzata del tipo rappresentato nella Figura B del Quadro IV.9.
r
1r
r ( A)
r ( B)
r (C )
1%
2,5% 3,5%
freq uenza
5. Gli speculatori sono 20 e i cassettisti 80. A quale valore tende la frequenza con cui gli investitori
(complessivamente considerati) scelgono i titoli al tendere del tasso dinteresse dello 0%? A quale altro al
tendere del tasso dinteresse al 100%?
6. A Fantasyland i cassettisti sono 30 e gli speculatori 10. I nomi dei secondi sono A, B, C,..., L e i loro tassi
normali sono, rispettivamente, del 2% , 3% , 4% ,..., 11%. Si chiede di completare lacclusa tabella:
numero
frequenza
tasso limite
(assoluto) di con cui gli
tasso
(fino al
speculatori speculatori
d'interesse secondo
che scelgono scelgono la
decimale)
la moneta
moneta
1%
2%
3%
4%
5%
6%
7%
8%
9%
10%
1,01%
2,04%
3,09%
4,17%
5,26%
6,38%
7,53%
8,70%
9,89%
11,11%
10
9
8
7
6
5
4
3
2
0
100%
90%
80%
70%
60%
50%
40%
30%
20%
0%
frequenza
con cui gli
investitori
scelgono la
moneta
25%
30%
27%
23%
20%
17%
13%
10%
7%
0%
Wd1 = S + M t f + M s Ltf ,
Wd2 = n P
Wd2 =
n C
r
C
r
+
Figura A
Figura B
Wd1
Wd2
n C
1
Quadro IV.12
La (IV-14) evidenzia che il patrimonio mobiliare una funzione decrescente del
tasso dinteresse e che assume il valore n C per r = 1 . Il lettore che abbia letto con
attenzione la Lezione 1 della Parte I riconoscer nella (IV-14) lequazione di una
funzione iperbolica, rappresentabile come nella Figura B del Quadro IV.12. Si noti che
il patrimonio mobiliare cresce a dismisura (tende allinfinito) per r che si approssima a
zero. Infatti, a dismisura cresce il prezzo di ogni titolo che ne fa parte.
La componente liquida (IV-12) invece indipendente dal tasso dinteresse ed
quindi rappresentabile, sul piano cartesiano recante questultimo in ascissa, con la retta
orizzontale in Figura A.
Nel Quadro IV.13 rappresentata la curva dellintero patrimonio disponibile,
ottenuta per somma della retta orizzontale e delliperbole gi rappresentate nel Quadro
IV.12.
+
Wd
f
S
+ M
+ Ms
Ltf + n
C
t
2
W
1
d
Wd
Quadro IV.13
Esercizi
7. Il patrimonio aggregato delle famiglie vale 100.000 euro. Alla sua formazione concorrono la moneta
posseduta per 20.000 euro. Ne fanno parte anche 200 titoli che pagno una cedola di 20 euro. Quanto vale il tasso
dinteresse corrente?
8. A Fantasyland le famiglie ereditano dal periodo precedente un patrimonio aggregato composto da 50 titoli e
da moneta per 2.000 euro. Nel periodo corrente risparmiano 3.000 euro e desiderano moneta transattiva per
1.000. Assumendo che i titoli pagano una cedola di 10 euro, completare la tabella acclusa indicando, per ogni
tasso dinteresse nella prima colonna, la ricchezza mobiliare ( nC r ), il patrimonio complessivo (W) e la parte
disponibile ( Wd ).
r
1%
2%
3%
4%
5%
6%
7%
8%
9%
10%
nC/r
50.000
25.000
16.667
12.500
10.000
8.333
7.143
6.250
5.556
5.000
Wd
55.000
30.000
21.667
17.500
15.000
13.333
12.143
11.250
10.556
10.000
54.000
29.000
20.667
16.500
14.000
12.333
11.143
10.250
9.556
9.000
9. Le famiglie posseggono 20 titoli che pagano una cedola di 10 euro e altri 20 che ne pagano una di 30 euro.
Quanto vale la componente mobiliare del patrimonio aggrgato in presenza di un tasso dinteresse del 5%?
Quanto in presenza di un tasso di interesse del 10%?
Siamo pronti per tirare le fila del ragionamento. Il Quadro IV.11 e il Quadro
IV.13 mostrano funzioni decrescenti del tasso dinteresse che rappresentano,
rispettivamente:
la percentuale del patrimonio disponibile allocata in moneta (uguale alla
frequenza con cui gli investitori la scelgono);
la dimensione del patrimonio medesimo.
Il Quadro IV.14 ripropone sia luna nella Figura A sia laltra nella Figura B. Lo
scopo di lasciar dialogare le due per spiegare finalmente Ls . Sullasse delle ascisse
sono considerati due tassi dinteresse:
r in corrispondenza del quale la Figura A mostra che il 25% degli
investitori sceglie la moneta (e il 75% i titoli) mentre la Figura B mostra che
il patrimonio disponibile vale 1.100 euro;
r > r in corrispondenza del quale la Figura A mostra che il 15% degli
investitori sceglie la moneta (e l85% i titoli) mentre la Figura B mostra che
il patrimonio disponibile vale 1.000 euro.
Pertanto, al tasso r gli investitori desiderano moneta speculativa per il 25% di 1.100,
cio per 275 euro, mentre al tasso r la desiderano per il 15% di 1.000, cio per 150
euro. Insomma, allaumentare del tasso dinteresse il desiderio di moneta speculativa
decresce per due ragioni:
si riduce la percentuale del patrimonio disponibile allocata in moneta
speculativa (riducendosi la frequenza con cui gli investitori la scelgono),
si riduce anche il patrimonio perch scende il prezzo di ogni titolo che ne fa
parte.
100%
Figura A
25%
15%
Figura B
1.100
1.000
Wd
275
150
Ls
r'
r''
Quadro IV.14
Infine, si noti che, negli estremi del campo di variazione, il desiderio di moneta
speculativa si comporta come segue:
per r che si approssima a zero, la percentuale del patrimonio allocata in
moneta tende al valore massimo (pari allincidenza percentuale degli
speculatori sul totale degli investitori) mentre il patrimonio stesso cresce a
dismisura. A dismisura crescer anche la moneta speculativa desiderata.
Per r = 1 , la percentuale del patrimonio allocata in moneta tende a zero (tutti
gli speculatori diventano ottimisti perch il tasso limite cresce a dismisura
superando alla grande ogni tasso normale) mentre il patrimonio stesso
assume il valore minimo indicato nel Quadro IV.13. La prima circostanza
basta a dire che il desiderio di moneta speculativa si annulla.
Riassumendo, si provato che Ls :
Ls = Ls ( r ) .
(IV-15)
Esercizi
10. Dopo aver risolto gli esercizi 6 e 8, completare la tabella acclusa.
La moneta
speculativa
desiderata a
Fantasyland
Ls
1% 17.490
2% 8.070
3% 4.716
4% 3.036
5% 2.120
6% 1.502
7%
981
8%
655
9%
403
10%
0
11. Lo speculatore A possiede titoli che, in presenza di un tasso dinteresse dell8%, valgono 2.000 euro mentre
( )
( )
lo speculatore B possiede moneta per 8.000 euro. Inoltre, r A = 5% mentre r B = 10% . A quanto ammonta
la moneta speculativa complessivamente desiderata dai due speculatori?
( )
12. Come cambia la risposta allesercizio precedente assumendo r A = 10% e mantenendo lipotesi che
( )
r B = 10% ?
risparmio (S) col segno positivo e la moneta transattiva desiderata dalle famiglie ( Lt ) col segno negativo.
Tanto il primo quanto la seconda sono quote del reddito (Y). La prima quota identificata dal parametro s
(la propensione marginale al risparmio) e la seconda dal parametro . Allora il patrimonio disponibile
una funzione del reddito: crescente se s > , oppure decrescente se s < . Daltra parte, si appena visto
che il desiderio di moneta speculativa ( Ls ) il prodotto del patrimonio disponibile per la frequenza con
cui gli speculatori pessimisti incidono sul totale degli investitori. Perci dipende anche dal reddito, oltre
che dal tasso dinteresse. Per semplicit, ignoreremo tale aspetto implicitamente assumendo s = .
OT = K .
Occorre ora identificare la domanda, intesa come il valore dei titoli che le
famiglie desiderano acquistare, pari al prestito aggregato chesse desiderano concedere
alle imprese. Allo scopo, si noti che la composizione di fatto (IV-8) del patrimonio
disponibile e quella desiderata (IV-10) devono essere equivalenti. Ci per la banale
ragione che le famiglie possono convertire le attivit possedute in altre di ugual valore,
ma non modificare magicamente la dimensione del patrimonio posseduto. Insomma,
deve valere il seguente vincolo di equivalenza:
moneta
titoli
moneta
titoli
f
f
S + M t + M s Lt + n P = Ls + m P ,
composizione di fatto
composizione
desiderata
da cui segue:
(IV-17)
DT
(m n) P
moneta indesiderata
f
S + M t + M s ( Ltf + Ls ) .
moneta posseduta
moneta desiderata
OT = DT
OT = K
K = I + Lit M ti
OT = DT
Y=
1
I
1 c
Ltf = f Y
I = I (r )
DT = S + M tf + M s Ltf Ls
S=I
Ls = Ls ( r )
Quadro IV.15
OT = I + Lit M ti .
(IV-20)
moneta posseduta
moneta desiderata
i
f
i
I
S
+
L
+
L
+
L
=
M
+
M tf + M s .
(
) t t s
t
Infine, sostituendo lequazione del risparmio nella (IV-20) questa assume la seguente
veste definitiva:
(IV-21)
moneta posseduta
moneta desiderata
Lit + Ltf + Ls = M ti + M t f + M s .
M = M ti + M t f + M s ,
Lit + Ltf + Ls = M .
Y=
Lit + Ltf + Ls = M
1
I
1 c
I = I (r )
Ls = Ls ( r )
Ltf = f Y
Quadro IV.16
Unulteriore semplificazione del modello si pu ottenere sommando membro a
membro le equazioni di Lit e Ltf come segue:
Lit
Ltf
=
=
Lit + Ltf
Lt = Lit + Ltf
i Y
f Y
i
+ f ) Y
e:
= i + f ,
cos da poter scrivere la somma nella forma:
(IV-25)
Lt = Y .
Lt + Ls = M
Y=
1
I
1 c
Lt + Ls = M
I = I (r)
Ls = Ls ( r )
Quadro IV.17
Lequivalenza fra luguaglianza (IV-26) e lequilibrio del mercato
dei titoli (IV-17) nota come Legge di Walras dal nome delleconomista
francese gi citato nella Parte II. A onor del vero, Leon Walras ebbe molti
meriti ma, da prekeynesiano, non ebbe certo modo di contribuire
specificamente allequivalenza in oggetto. In ambiti teorici diversi, ottenne
tuttavia risultati generali di cui essa pu essere considerata
Leon. Walras
unapplicazione.
Della Legge di Walras esiste una seconda formulazione che si ottiene
riscrivendo la (IV-26) come segue:
(IV-27)
Ls = M Lt ,
Ls = M s ,
dove:
(IV-29)
M s = M Lt
la quota della moneta esistente (M) rifiutata a scopo transattivo, cio la moneta di
cui imprese e famiglie non hanno bisogno di fare scorta per garantire la rispettiva
Lt = Y
Y =
1
I
1 c
M s = M Lt
Ls = M s
I = I (r )
Ls = Ls ( r )
Quadro IV.18
(IV-26).
Sol cos tutta la moneta esistente pu essere interamente accettata, come vuole la condizione
OT DT = Lit M ti ( M t f + M s Ltf Ls )
i
f
i
f
= Ls M t + M t + M s ( Lt + Lt )
M
Lt
= Ls ( M Lt )
(IV-30)
= Ls M s .
Dunque leccesso di offerta sul mercato dei titoli pu essere letto come un eccesso di
domanda ( Ls M s ) sul mercato della moneta speculativa.
Si noti che, ove leccesso di offerta OT DT fosse negativo, cio il mercato dei
titoli registrasse, in realt, un eccesso di domanda, quello della moneta speculativa
registrerebbe un eccesso di domanda ugualmente negativo, cio, in realt, un eccesso di
offerta. Il seguente schema aiuta a riconoscere le corrispondenze:
(IV-31)
OT > DT
Ls < M s
OT < DT
Ls > M s
C
r
Ms
Ls
Quadro IV.19
r = r(M s ) .
Ls
Lt < Lt
M s = M Lt
M s = M Lt
Quadro IV.20
La giustificazione economica della decrescenza di r rispetto a M s molto
semplice: per preservare lequilibrio, al crescere dellofferta di moneta speculativa deve
crescere anche la domanda, la qual cosa possibile solo se il tasso dinteresse
diminuisce.
r
1
r = r (M
)
M Ms
Quadro IV.21
E facile comprendere che il grafico marshalliano della funzione r nella variabile
indipendente M s (sul piano cartesiano recante r in ascissa e M s in ordinata) coincide
con la curva decrescente che, nel Quadro IV.20, rappresenta la funzione Ls nella
variabile indipendente r. Per quanto visto nella Lezione 1 della Parte I, il grafico
convenzionale si otterr, invece, ribaltando il piano marshalliano intorno alla bisettrice
del primo quadrante. In tal modo, si ottiene la curva rappresentata nel Quadro IV.21. Si
osservi che il campo di variazione di r non pu andare oltre lofferta di moneta (M) con
Y =
M s = M Lt
1
I
1 c
I = I (r )
r = r (M
Quadro IV.22
IV.5.6. Un esempio
Lequazione della domanda di moneta speculativa, presente nel Quadro IV.18,
potrebbe avere la forma:
(IV-33)
Ls =
1 r
,
r
essendo un numero non negativo. Infatti, la (IV-33) rispetta i canoni stabiliti nella
Sezione IV.4.4.4 definendo una funzione Ls decrescente rispetto a r, che cresce a
dismisura per r che si approssima a zero mentre si annulla per r = 1 .
Sostituendo la (IV-33) nella condizione di equilibrio (IV-28) e risolvendo per r,
si ottiene la seguente forma dellequazione (IV-32):
(IV-34)
r=
+ Ms
che definisce r come funzione decrescente di M s . Inoltre, subito visto che r = 1 per