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Antenati
Luoghi dello spirito
Lessico scozzese
Per una societ decente
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NUMERO 12
EDITORIALE
LEGGERE E RILEGGERE
del Fr. Giovanni Casa, 33 Grado M.A. Gran Segretario - Gran Cancelliere Aggiunto
Se la leggibilit di un paradigma culturale non sfidasse linterpretazione di continuo e fosse data per sempre trasparente e univoca, noi saremmo affetti dalla tradizione come da una malattia genetica a esito funesto. In verit, carichi danni nel
corpo e nella mente, noi amiamo rileggere, ancor pi che leggere: non solo per ritrovare emozioni antiche, ma anche per verificare significati differenti. Alla fine del
giorno la luce pi calda, scrive Jean Clair, e rischiara il mondo in prospettive
inattese e diverse da quelle del mattino. Arrivati alla meta, il metodo il cammino
che ci appare quando torniamo indietro. Lungo questo cammino lesperienza si
trasforma in una coscienza attenta ai vettori e allergica alla retorica di quei valori
che sono effetti dannuncio senza effetto. Il viaggio non sar solo andare verso
altri paesaggi, ma anche guardare gli antichi con sguardo diverso: non solo per
interpretare il mondo, ma anche per trasformarlo. Diffidente verso le promesse caritatevoli e le carezze, irriverente verso le astrazioni sentimentali e le maiuscole,
questa coscienza insonne si concentra, in generale, sulla verit effettuale delle
cose e, in particolare, sui mezzi e sulle vie dellincarnazione. Come le idee prendono corpo, trasformando il mondo? Come alla materia organizzata si aggrega unorganizzazione materiale, che fa corpo e mira alla durata? Al tempo in cui per libert
sintende il libero mercato, se il precario costretto a vendere la sua forza lavoro
a qualsiasi prezzo, pu per uguaglianza intendersi quella giuridica-formale tra acquirente e venditore? Come il plebiscito permanente dei mercati globali si sostituisce al plebiscito dellurna elettorale? A queste legittime domande, che tessono il
filo conduttore del dodicesimo numero di INFORMAZIONE SCOZZESE, non riusciremo a dare risposte che non siano altre domande. Il problema che linsormontabile bisogno dappartenenza a un corpo coeso chiude, ciclicamente, lo spazio entro i confini e, non senza qualche incoerenza, apre il tempo a una referenza sacra,
che esige il sacrificio e punisce il sacrilegio: un padre fondatore, un santo, un eroe;
un Dio unico dal nome impronunciabile e senza volto, la Costituzione, la Dichiarazione dei diritti Sinnalza, in tal modo, un muro di difesa che, opponendosi, espone a sciovinismi e a svolte autoritarie. In successione, sinventano i nemici, si alimenta la paura, si trasmutano i cittadini in sudditi. E con lartificio di costruire
incessantemente il sacro con il profano, si fissano delle coordinate nelle nostre
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EDITORIALE
vite: libere scelte, imposte nel segno del segreto e spesso con linganno, che
corrompono lidea di libert. I Cavalieri Scozzesi, consapevoli dei rischi che un
aggregato senza autorit comporta, avendo rinunciato da qualche tempo alla legge
della giungla e alle favole libertarie, continuano a cercare formule di compromesso,
affinch in una comunit si possa finalmente fare corpo senza fare blocco: integrarsi senza rinnegarsi, partecipare senza allinearsi, rispettare senza riverire, obbedire senza infeudarsi. Buona lettura e buon lavoro a tutti.
EDITORIALE
ANTENATI
Si deve allattivit missionaria dei gesuiti europei del XVI secolo, impegnati a diffondere
la Buona novella in partibus infidelium, uno dei primi contributi alla conoscenza della
vita e dellopera di Kong Fuzi nel Vecchio Continente. Grazie alle lettere, alle relazioni
e ai rendiconti via via inviati dalla Cina, estrema propagine orientale dellecumene
allora nota, giungevano a Roma e in Europa notizie sulla dottrina professata, nel
lontano impero, da un filosofo appartenente alla classe degli shi (letterati
funzionari): il suo cognome lOccidente lo apprender nel tempo era Kong, mentre
per nomi aveva Qiu e Zhong Ui. Veniva, in quelle terre remote, indicato con lappellativo
di Kongzi, o meno comunemente Kongfuzi: Maestro Kong (fuzi [fu-tzu] al pari
di zi significa [venerabile] maestro). Il nome del sapiente, nelle prima relazioni
missionarie, risultava registrato come Cum fu cu con chiaro adattamento del cinese
Kung fu-tzu. Padre Matteo Ricci nei suoi Commentarii latinizz il termine in
Confutius, mentre la forma Confucius fu dovuta al padre Prospero Intorcetta nel
cuore del Seicento. Daniello Bartoli nella Cina. Terza parte dellAsia (Roma, Nella
Stamperia del Varese, 1663) , traslitter, invece, in Confusio. dalla Parigi del
Confucius Sinarum philosophus, sive Scientia Sinica Latine exposita, opera
monumentale a cui lavorarono oltre allIntorcetta, Christian Herdtrich, Franois
Rougemont, Philippe Couplet (tutti gesuiti ritornati dalle missioni) e stampata nel 1687
apud D. Horthemels, che per la prima volta la classe colta europea dellepoca pot
leggere in latino alcuni classici della tradizione confuciana, arricchiti di preziosi
ragguagli sulla civilt di un paese che attirava la curiosit e linteresse di eruditi e
filosofi (tra i philosophes pare ci fosse lo stesso Leibniz). Ma, come ricorda il Couplet
nel suo Catalogus patrum Societatis Iesu ab anno 1581 usque ad annum 1681
(Dilingen 1687), gi dalla met del XVII secolo lIntorcetta, in collaborazione con altri
confratelli, aveva intrapreso un grande progetto di traduzione ed esegesi del corpus
dei testi confuciani (o di scuola confuciana). Il quadro ben delineato per il Seicento:
si tratta, per lo pi, di un sapere circolare in cui i testi, (allineati sempre pi anche
sugli scaffali delle librerie di dotti privati) si richiamano lun laltro, a partire magari da
fonti comuni, e le notizie limitate su Confucio si riflettono in un gioco di specchi da
opera a opera. Ma bisogna retrodatare di almeno un secolo lacquisizione , nella cultura
europea , delle prime rinnovate informazioni sulla cultura cinese. E registrare al nostro
appello i nomi di gesuiti come Michele Ruggieri e Matteo Ricci. Certo le cautele e i
distinguo sono dobbligo, nei processi di contatto interculturale, a partire proprio
dellindividuazione dei concreti vettori attraverso i quali il dialogo attua i suoi itinerari di
senso, prendendo forma e sostanza: His [di Ricci] journals, which records twentyseven years of work and observation in China, were published in Europe in 1615 by
Nicolas Trigault [...]. The only Ricci materials openly diffused in sixteenth-century
Europe were a few letters which appeared in various collections of Jesuit letters (D.
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ANTENATI
F. Lach, Asia in the making of Europe, Chicago and London, The University of Chicago
Press, 1971-77, I, The Century of Discovery, Book Two, p. 802). Per ben tre volte,
dopo la morte di Francesco Saverio, lApostolo delle Indie, i gesuiti, dalla base
commerciale portoghese di Macao, attiva dalla met del XVI secolo, avevano cercato
di entrare nel regno, senza successo. Solo nel 1583 i padri Ruggieri e Ricci ottennero
da un mandarino locale il permesso di fissare residenza stabile a Shiuhing a un
centinaio di chilometri da Canton. stato ben detto: Quando furono ripresi i contatti
fra lEuropa e la Cina, nel sec. XVI, coi viaggi dei Portoghesi, serano ormai dimenticati
i viaggi dei secoli XIII e XIV, e le scoperte sembrarono cosa nuovissima. Invece dei
vecchi nomi di Catai, Khnblq, Quinsay, Zaitn e nkaln, lEuropa sent parlare di
Cina, Peking, Hang-chow, Tsien-chow, Canton. Sera perduta persino la memoria dei
primi francescani ed ogni traccia di cristianesimo quando i gesuiti ripresero le missioni.
La nozione che Catai e Cina fossero un solo paese, cominci a farsi strada per merito
del padre Matteo Ricci che propose questa identificazione gi nel 1596 e soprattutto
del padre Bento de Goes, che, inviato a cercare il Catai (1603), raggiunse, per il Pamir
e per il Han-hai, Su-chow sulla frontiera della Cina e quivi mor nel 1607 (Enciclopedia
Italiana, Roma, Ist. Enc. It., s.v. Cina). Il catalogo delle fonti europee registrava a
quellaltezza cronologica testi come il Tractado em que se ctan muito por estso as
cousas da China di Gaspar da Cruz (Evora, 1569) o la Historia de las cosas mas
notables, ritos y costumbres del gran reyno de la China di Juan Gonzles de Mendoza
(En Roma, 1585). Comunque sia, nel 1598 Ricci pot una prima volta arrivare fino a
Pechino, e poi dal 1601 stabilirvisi definitivamente. Anche grazie alla stima di cui
godette presso la corte imperiale, il gesuita condusse unopera di apostolato fondata
sul rispetto per i valori culturali locali (metodo che poi, esteso, diede vita alla controversia
sui riti cinesi). Fu missionario zelante, ma seppe presentarsi come letterato e uomo di
scienza, iniziando una proficua opera di divulgazione della cultura scientifica
occidentale. Venne tenuto in gran conto dai mandarini per la sua competenza nella
meccanica, nellastronomia, nella matematica, nella geografia, nelle scienze esatte e
nella filosofia morale. Nel contempo, per avvicinarsi maggiormente a quella cultura si
valse anche dellopera dei letterati. Esperto di cartografia, nel 1584 pubblic un
mappamondo annotato in cinese: opera che fondeva le conoscenze cartografiche
cinesi con quelle occidentali. E a Roma, nellArchivio Storico della Compagnia di Ges,
si conserva (Jap. Sin. I. 198) un volume cartaceo che ai ff. 32r-156r contiene il primo
dizionario conosciuto portoghese-cinese (incompleto, si presenta diviso in tre colonne:
lemmi in portoghese, translitterazione italiana, caratteri cinesi), frutto della collaborazione
tra Ricci e Ruggieri. Il gesuita di Macerata storico e missionario che vuole non soltanto
convertire il regno di Cina ma anche cercare di capire chi vi abitava, mettendo in
dialogo universi culturali differenti (Confucio ed Epitteto a esempio) nella sua
importante opera Della entrata della Compagnia di Gies e Christianit nella Cina
offre, per quella cultura, limmagine di una sacralit morale che appare connessa
a possibili sviluppi di evangelizzazione delle classi dei letterati: dove esiste una
morale naturale e la credenza in Dio (lo Sciamti, il Signore del Cielo pi volte
registrato con emozione dal gesuita) il dialogo con altre confessioni monoteiste e
morali possibile (B. Basile, Bartoli e Confucio, ora in Id., Il tempo e la memoria.
Studi di critica testuale, Modena, Mucchi, 1996, p. 228). Da Ricci prende le mosse
anche Daniello Bartoli, storico ufficiale della Compagnia di Ges, sedotto dallimmagine
di una classe dirigente di letterati, la grande sofocrazia che incanter, a suo tempo,
anche lo scettico Voltaire. Lautore dellAsia ricorda, in mirabili pagine alimentate da
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molte lettere dei missionari, alcuni meriti riconosciuti a Confucio: laver fatto rifiorire le
lettere trasandate, sottraendo al pericolo delloblio le fatiche dingegno de maggiori e
di aver rinnovato lidea dellantico governo rivolto esclusivamente alla pubblica
felicit, lasciando come forma del perfetto vivere virtuoso il perfetto esemplare
della moralmente virtuosa sua vita. Ecco poste sul tappeto nelle parole di Ricci ( dai
cinesi chiamato Li Madou, il Saggio dOccidente) e del gesuita di Ferrara, alcune delle
tessere del mosaico che disegna la dottrina di Confucio: lordine e il benessere della
societ (rinnov lidea dellantico governo solo inteso alla pubblica felicit), la ricerca
di un comportamento individuale virtuoso, il culto rispettoso della tradizione antica
(torn in fiore le lettere trasandate; io non creo, tramando, annoverato tra i suoi
detti), ecc. Da rilevare lo stretto rapporto istituito tra questioni politiche e problemi etici:
per Confucio devono essere la virt di chi governa e lassenso del popolo, non la
forza, il parametro del successo politico. Secondo gli studiosi pi avvertiti, fu la profonda
crisi politico-sociale dellepoca (a quel tempo la dinastia Zhou era oramai al tramonto)
a spingerlo a concentrarsi non sul soprannaturale ma sulluomo e sul suo agire nella
societ, esortandolo a migliorare la propria natura e ad agire per il bene dei propri
simili. Questo il dao, una via gi praticata dai virtuosi della remota antichit, in
grado di diffondere ovunque armonia e giustizia e, tra gli uomini, anche il metodo del
buon governo. Tale via si rivela alluomo quando egli si addentra nella ricerca
interiore, sorretto dallo studio, dalla disciplina e dalla osservanza di antiche norme.
stato rilevato in modo corretto che probabilmente egli riteneva che i suoi tempi ne
avessero smarrito la nozione e per questo motivo proclam il principio della
rettificazione dei nomi, che assegnava a ogni posizione sociale (padre, figlio,
sovrano, suddito, moglie, amico) un codice in termini di etichetta e di comportamento.
Questi ultimi avevano avuto un significato rituale smarrito per la decadenza
dellaristocrazia dalle funzioni tradizionali:. In tale orizzonte la dottrina di Confucio port
il concetto di virt sul piano della morale individuale. In unepoca in cui stati grandi e
piccoli si combattevano tra loro per la supremazia, disgregando lordine antico, il
confucianesimo, pi di ogni altra dottrina, la riflessione di Maurizio Scarpari, che
qui seguiamo nel ragionamento era determinato a raccogliere leredit del passato
per proporre un modello di governo che armonizzasse la tradizione con le esigenze di
una societ vasta e complessa. Continuit e armonia avrebbero dovuto, da una
parte, caratterizzare lo sviluppo storico di un vasto territorio che aveva visto fiorire gli
albori della civilt sin dagli inizi del II millennio a.C., e, dallaltro, portare lumanit a
integrarsi nellordine cosmico, trovandosi tra Cielo e Terra, recettiva delle energie
spirituali che permeano luniverso e partecipe delle caratteristiche insite nella materia
(M. Scarpati, Il confucianesimo. I fondamenti e i testi, Torino, Einaudi, 2010, p. 254).
Raccogliere leredit del passato significava riproporre in termini attuali la profonda
sacralit che aveva caratterizzato la vita pubblica dei regni antichi. Ecco perch nei
periodi pi bui della storia, smarrita la consapevolezza dei propri ruoli e dei doveri e
diritti ad essi connessi, i confuciani auspicarono un ritorno alla perfetta coincidenza tra
i nomi e le funzioni. In tale quadro, leducazione veniva intesa come il primo passo
verso la costituzione di un modello di persona ideale e di una societ armoniosa e
pacifica, che si sarebbero realizzati grazie a una complessa rete di relazioni
interpersonali sviluppatasi innanzi tutto allinterno della famiglia, per poi espandersi
allintera societ fino ad arrivare a coinvolgere lorganizzazione amministrativa,
economica, politica dello stato (pp. 255-56). I benefici di un comportamento virtuoso,
frutto di studio e riflessione, sarebbero andati ben oltre gli effetti immediati
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dellazione: infatti il saggio non solo sarebbe stato in grado di condizionare gli altri
con lesempio, ma la sua virt, ponendolo in sintonia con le energie positive dellintero
universo, si sarebbe a sua volta irradiata, consentendogli di agire-senza agire,
divenendo il fulcro di modificazioni conformi allarmonia cosmica. Cos il Cielo,
massima entit trascendente, avrebbe illuminato la condotta del sovrano, e attraverso
lagire etico ed esemplare di uomini virtuosi avrebbe creato le premesse per un mondo
pacifico e prospero (ivi, pp. 256-57). Saggezza e sapienza sono la fonte di riti e
musica, sono il risultato dellarmonizzazione dei cinque tipi di condotta virtuosa, si
legge nello Wu xing, che continua: Se c armonia c gioia, se c gioia c virt,
quando c virt, lo stato e la famiglia vengono da s. Ed ecco, ricomposto il disegno,
il lascito profondo della parola di Confucio, intuito sin da quei primi missionari che con
intrepido cuore, pure spinti da una precisa ideologia, furono in grado di mettere in
fecondo dialogo culture cos diverse, allinsegna della comune umanit.
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I LUOGHI DELLO SPIRITO Luoghi straordinari in terre consacrate dalla storia. Invenzioni miracolose che cercano radici nella presenza
del passato e nutrono memorie nellimmagine e in culti millenari. Appare
vitale, nellindefinitezza degli spazi fisici, lesistenza di spazi differenti
per scoprire laltro che in s.
rienza umana come una condivisione ontologica dellessere tra immanenza e trascendenza. Dietro la croce troviamo i simboli di comunione e completezza, di equilibrio
e simmetria. Archetipo della totalit, la croce ci orienta. Ma se ruotiamo lasse della
trascendenza di novanta gradi e, in pellegrinaggio agnostico, sostiamo in riva al mare,
sopra una duna o in cima a una montagna, scopriamo che lorizzonte indica lestremo
limite delle nostre rappresentazioni, imposto alla vista dalla curvatura della terra. La
terra non il cielo e lorizzonte esiste perch la terra tonda. In opposizione allassoluto, questa definizione, visuale e spaziale, allude metaforicamente alla dualit soggetto
oggetto e si estende al campo semantico delle conoscenze umane. Gli uomini che
hanno davanti agli occhi lorizzonte e geograficamente lo abitano, hanno appreso che
un orizzonte non per sempre dato. Il sostare davanti allorizzonte o lavanzare verso
la linea che fugge allo sguardo, li rende scettici, perch allude a un perenne divenire
delle visioni del mondo. Sanno bene quegli uomini che le credenze socialmente trasmesse sono intellettualmente funeste: aggreganti e strutturanti, mirando alla durata,
rinnovano di continuo lapparato degli specchi e le storie sacre o sante e nel tragitto
dello sguardo che vi si perde, lorizzonte segna un inventario di metafore. E ogni metafora segna un punto di passaggio dove, in modo bipolare, due processi si alternano:
il darsi dellorizzonte e il suo decentrarsi in una cultura. In questo incrocio tra locale e
universale, tra confine e infinito potenziale, lorizzonte si configura, con laccadere storico, nel linguaggio. E ogni orizzonte diventa lostensione di unetnia o di un paradigma
culturale: un incontro linguistico decisivo, ma non definitivo. Nel dispiegamento di vocabolari che si confrontano, la logologia sostituisce lontologia: il consenso diventa
larte dellomonimia e la politica diventa il perenne effetto dannuncio di legami retorici.
Il fatto che noi conosciamo il mondo attraverso quattro sistemi di trasformazione degli insiemi che lo compongono: la deduzione, linduzione, la produzione, la traduzione.
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La deduzione opera nellarea logico-matematica e linduzione nel campo sperimentale. La produzione opera nella pratica del fare e la traduzione nello spazio dei testi.
Ma alla fine non c cosa, dove viene meno il linguaggio. Poich ogni incontro col
mondo e con noi stessi si risolve in un incontro linguistico, secondo linsegnamento
di Gadamer, lessere che pu essere compreso linguaggio, non solo svelato dalla
parola, ma anche creato dal discorso organizzato. In tal senso il linguaggio non un
insieme di segni convenzionali per esprimere un mondo pre-linguisticamente noto e
non ricerca o scoperta delloriginario perduto. Il linguaggio uninvenzione fluttuante
e costruttiva, tanto nel campo delle scienze matematiche e sperimentali, quanto nelluniverso delle discipline umanistiche. Non vi dubbio che gli uomini provino sentimenti
prima che questi siano definiti con una parola dotta: ira, amore, stupore, nostalgia
Ma una volta nominato, un sentimento non sar pi quello di prima. Se la parola nuova condensa lincompreso, prima diffuso, e ne fa un concetto, ogni nuovo linguaggio,
poroso e aperto, capace di superare se stesso, apre un cammino diverso, ove guardare e pensare il mondo. Tuttavia, quando i piani convergono sotto un unico segno o
in un unico punto di fuga, come nella falsa prospettiva del Borromini a Palazzo Spada,
accade che il concetto ingigantisca allorizzonte. La lontananza gonfia il nome in mito
e in credenza. A ben vedere, per sfuggire allillusione, non rimane che mettere in luce
le condizioni del comprendere e comprendere meglio come noi crediamo. Nellambito
della sua esperienza di vita, forse questa lunica verit possibile per luomo: il comprendere non uno dei possibili atteggiamenti del soggetto, ma coincide con il modo
di essere dellesistenza umana. Da un determinato orizzonte storico ereditiamo una
memoria culturale che ci lega a una tradizione, in continuo atto di farsi in un gioco
infinito. Appurata la storicit del nostro orizzonte e del nostro comprendere, divenuti
consapevoli della nostra storicit costitutiva e del nostro essere esposti agli effetti della
storia, non rimane che rinunciare alla pretesa metafisica e metastorica di un sapere
assoluto e adoperarsi in una fusione di orizzonti, adeguata alla complessit del mondo: con un esercizio ermeneutico ove il proprio tempo-linguaggio non annullato, ma
posto al servizio della comprensione del tempo-linguaggio altrui, come se si incontrasse un vecchio amico ritrovato. Da un principio di pietas interpretativa si estende il
pi possibile larea della traduzione: tradurre linguaggi, comprendere interlocutori e
riconoscere soggetti di credenze, intenzioni e desideri. Lauto-svelamento dellessere
nel linguaggio e nellinterpretazione un processo interminabile, ove luomo tramite;
ove la verit non mai un umanistico afferrare e possedere, ma un ontologico appartenere alla tradizione. Poich ogni cultura non buona quanto unaltra, lattitudine ermeneutica affida allimpresa cognitiva un compito etico ed estetico di ricostruzione della
comunit a venire. Non disponendo di un meta-linguaggio e cercando nella Biblioteca
di Babele un super-vocabolario per la commensurabilit di tutti i vocabolari, la cultura
post-metafisica individua in contingenza, ironia e solidariet le parole-chiave, pragmatiche e terapeutiche, del possibile percorso verso un nuovo orizzonte intellettuale.
La nozione di contingenza, abbandonata la ricerca di essenze universali di ogni cosa,
ci emancipa dalla fatalit di una conclusione e gioca con le figure della tradizione.
In questorizzonte, che proprio dei nostri Rituali Scozzesi , abitare una tradizione
non significa una conformit ai pregiudizi, ma piuttosto unappartenenza interpretativa,
senza compiacenze e senza ridondanze. Ci comporta sia il consenso sia il pensiero
critico. Ironico colui che ha compreso e accettato la contingenza delle sue credenze,
dei suoi desideri, e del proprio vocabolario finale. La consapevolezza ironica della
contingenza non conferisce al suo possessore nessun potere, non conduce al domi9
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LESSICO SCOZZESE: LA SCELTA DELLE PAROLE E LE SUE SFIDE Affinch le nostre parole acquistino un
ME(RITO)CRAZIA
del Fr. Marco Veglia, 30 Grado
Nel linguaggio dellantica poesia di Provenza il pretz un merito che si irradia dai
LESSICO SCOZZESE
della piramide sociale, per ci che dipende dalla nostra responsabilit, alla mobilit
della piramide scozzese, non pu che puntare quindi allessenziale, resolvendo composita in principia simplicia: il merito, se non una metafora della virt, ne forse
una sineddoche, nei casi migliori una metonimia. Di certo, per una sorta di deontologia
lessicale, il Cavaliere, che predilige un destriero alle scimmie ammaestrate, rifugge
da talenti indebitamenti separati dallonest, dalla solidariet, dalleducazione liberale,
dal culto della civilt e della giustizia. Ai talenti da circo egli non rivolge che la propria
sorridente commiserazione: dallalto della propria inespugnabile cortesia, avrebbe
scritto Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
Ex fructu arbor agnoscitur.
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LESSICO SCOZZESE
PER UNA SOCIET DECENTE Il problema non di realizzare la societ giusta, ma piuttosto la societ decente. Decente la
societ le cui istituzioni non umiliano le persone. (A. Margalit)
se in totale segretezza. Difficile credere, altres, che la stessa Europa, proprio mentre
apre con gli onori dufficio lindagine sullo scandalo Nsa sullaccesso a tutti i nostri dati
(dalle comunicazioni a quelli finanziari), stia contemporaneamente e disinvoltamente
trattando con gli Stati Uniti la cessione della sovranit sui nostri dati finanziari per ragioni di business. La rivelazione, tanto pi plausibile quanto pi incredibile (credo
quia absurdum est ), a dir poco agghiacciante. impossibile ormai parlare di democrazia senza riflettere su quelle manovre economiche che la stanno sfigurando. Sovrastruttura e struttura, direbbe un marxista: si legga il bestseller di Thomas Pichetty, Capital in the Twenty First Century, le cui preoccupate stroncature sono
miseramente fallite. Come pure impossibile svincolare il problema da quanto accade
o accaduto nellUnione Europea, tra rari euroentusiami e il dilagante euroscetticismo, tra nuovi populismi e inquietanti rinascite di oscure ideologie. E cos, leggiamo la
proposta di una democrazia economica come via duscita dalla crisi di distribuzione dei redditi, o la proposta formulata da Ulrich Beck, di un programma di ricerca per
una critica del nazionalismo metodologico in vista di uninevitabile e benefica cosmopolitizzazione; leggiamo della riscoperta dellantica figura del doppio sovrano
per incentivare lidea di unEuropa dalla doppia democrazia: non sarebbe pi necessario legittimare il piano immediatamente costituzionale della societ, sostiene Habermas, bens il metapiano sui cui lo stesso potere costituzionale trova la sua peculiare composizione, a condizione che nella comunit soprannazionale da
fondare si dia tutela allintegrit dei relativi Stati nel ruolo di garanti dei livelli gi raggiunti di libert e giustizia. A latere, intanto, sorgono le controdemocrazie della protesta antipolitica, con rivoluzioni del web che mirano, pi che ad associare il cittadino
allesercizio del potere, a organizzare il controllo del cittadino sul potere stesso: rischiando paradossalmente di rendere il potere sempre pi distante e quindi intangibile. Nasce da tutto ci unansia definitoria che anzich chiarire il definito, ne rende
palpabile, quasi in un trionfo del calembour, lo svuotamento di significato. Ed ecco la
pre- e la postdemocrazia, la democrazia del pubblico e quella dei partiti, lantidemocrazia (o, meglio ancora, antidemocrazia iperdemocratica), la democrazia personalizzata
e quella dei limiti, la cyber-democrazia e la democrazia mediatica, quella ibrida e quella dei sondaggi (sondo-democrazia); per finire con la democrazia dei tecnici, a proposito della quale un intellettuale interrogato rispose: Hanno ammazzato Socrate. Domande del genere non hanno senso. E, divertiti, si potrebbe neologizzare con la
demo-meritocrazia o, in riferimento al gattopardismo italiota, demo-demeritocrazia.
Se vero, come affermava Tocqueville, che le democrazie sembrano sempre pi
deboli di quello che sono realmente: tutte sono confuse in superficie, ma hanno tanti
punti di forza nascosti, altrettanto trasparente che la confusione par divenuta nebbia fitta e i punti di forza vi si sono nascosti proprio bene. Certo, come afferma Rosanvallon, la democrazia non mai data una volta per tutte. Essa deve essere di continuo sottoposta a un processo di appropriazione, grazie allattivit della societ civile,
alle istituzioni e allinterazione permanente tra potere e societ. Bisogna, insomma,
appropriarsene di continuo. La democrazia bisogna guadagnarsela; la dittatura la si
merita, aveva gi scritto Gervaso. Pure diventa forte la tentazione di condividere con
un sorriso amaro le provocazioni di Leo Longanesi che, nel sospetto che la democrazia serva solo a vendere pi giornali, non riesce a credere in essa se non sotto una
dittatura. I segni di ibridazione che caratterizzano le fasi di passaggio e transizione non
accennano a ridursi e si riproducono senza soluzione di continuit. Non resta, forse,
che la volont di veleggiare in questo ibrido mare non rassegnati e vigili. Resta il pote14
re di promuovere ovunque, nelle forme pi varie, il confronto e il dialogo che rigenerino, fuori dai pericoli di ogni appropriazione strutturata e liberticida, la cultura libertaria
delluomo che lotta perch il finale resti aperto; lesigenza, vitale per lhomme capable,
di proseguire la strada dellumanamento delluomo; il coraggio di chi, nei momenti di
sconforto, abbraccia le parole del poeta giambico: O pochi e forti, allopera, che ne
profondi il vero!.
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dei rapporti tra gli uomini incrocia la storia dei rapporti tra gli uomini e
le cose. E in questo crocevia sinfrange ogni concezione rettilinea del
pensiero umano.
Anche se nel mondo dello spirito il tema della tecnica non gode di buona stampa,
perdura il nostro interesse per il racconto sui fenomeni di trasmissione e di trasporto. Questo racconto, che non esclude maniscalchi e quadrupedi dal romanzo di cavalleria, con meraviglia e talora con malizia, studia le trasformazioni: del destriero in
cavallo-vapore, della scuderia in stazione ferroviaria, del container in cargo. A uno di
questi crocevia tra spiritualit e materialit, in occasione del centenario dellapertura al
traffico del Canale di Panama, INFORMAZIONE SCOZZESE riprende la sua riflessione. Il Canale artificiale, che congiunge lAtlantico col Pacifico, lungo 81,2 km. e largo
fra i 90 e i 350 metri, a fronte di un dislivello fra i due oceani di 27 metri. Consente il
traffico nei due sensi, grazie ad uno straordinario sistema di chiuse che permette alle
navi di superare il dislivello delle acque e di evitare la circumnavigazione dellAmerica
Meridionale. Gli USA ne presero possesso completando lopera nel 1914 e solo nel
2000 restituirono la zona alla sovranit panamense, riservandosi il diritto dintervenire
militarmente se necessario. Il canale, che serve 144 rotte marittime tra 160 paesi e
1700 porti nel mondo, costituito da due impianti risalita-discesa, ognuno dei quali
composto da sei conche, poste a tre a tre su due differenti vie, con salti di livello di
circa 9 metri ognuno. Lopera, che una delle sette meraviglie del mondo moderno,
riduce la traversata tra i due Oceani a sette-otto ore, contro i sessanta giorni altrimenti
necessari per la circumnavigazione del continente. Se gi nel 1524 il re Carlo V aveva
compreso limportanza di creare una rotta attraverso Panama, lidea del Canale trov
impulso nellinteressamento di Alexander von Humboldt e di Simon Bolivar. Questultimo, iniziato nella loggia Lautaro di Cadice in Spagna e poi attivo nella Loggia Madre di Alessandro di Scozia a Parigi, nella Protectora de las Vertudes in Venezuela,
nellOrdine e libert peruviana, nel 1824 fu insignito del 33 Grado del Rito Sozzese,
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CROCEVIA
CROCEVIA
avviene nella storia dellumanit, di cui il canale metafora integrale. A ogni fenomeno di mondializzazione corrisponde un ritorno identitario arcaico di sette e di trib.
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CROCEVIA
LA BIBLIOTECA IDEALE Per far vivere libri senza i quali difficile pensare il mondo. Rigorosa e ludica. Definitivamente provvisoria
o provvisoriamente definitiva.
LA BIBLIOTECA IDEALE
dessere pronti. Occorre accettare il senso di inadeguatezza per andare oltre, a simulare la capacit di mettersi alla pari: non possibile interpretare alcunch, un pensiero, una scrittura o un personaggio, guardandolo dal basso o dallalto. La scala ha da
essere 1:1. Bandito ogni timore reverenziale, necessario il rispetto assoluto, procedo
nella lettura.
Io sono pi consapevole che intelligente. In collegio, molti altri superavano le difficolt
che mi lasciavano impotente e inebetito. Ma proprio perci sentivo tutta laltezza dellostacolo e reputavo i saltatori al di sopra di me ma il tutto dentro di me.
Lavorare per rendere semplici i processi pi difficili per Valery sarebbe stato come
cambiare il vino in acqua: un miracolo inutile. Probabilmente non avrebbe amato lesercizio dellacrobata, che esibisce limpossibile con semplicit. Avrebbe preferito sostituirsi allacrobata e registrare tutte le incertezze, le frustrazioni, i piccoli successi, la
fatica, forse anche la paralisi di fronte al compito.
In questo proposito cera qualcosa di religioso. Il mio potere di separazione e distinzione. Cosa notevolissima. I miei mezzi erano al di sotto delle mie ambizioni. Lo sapevo...
La mia intelligenza, per appropriarsi meglio di se stessa, doveva essere in buona parte
simulata, voluta e perci da me percepita pi nitidamente... Del resto mi sono sempre
baloccato con la difficolt, giacch la facilit automatismo si fa senza pensarci.
Simulare capacit e intelligenza necessarie per indagare se stessi e le azioni formatrici. Vivere il barlume del giorno per immaginare ci che in quel giorno si potrebbe
essere.
Su questi quaderni non scrivo le mie opinioni ma scrivo le mie formazioni. Io non
arrivo a quel che scrivo, ma scrivo quel che conduce...
Quel che viene alla mente non diventa effettivamente il mio pensiero, la mia opinione... Quel che scrivo qui viene spesso scritto non come il mio pensiero, ma come
pensiero possibile che sar mio, oppure non mio ed eliminato.
Non mi basta capire ho un travolgente bisogno di tradurre.
Amo solo la mia creazione e non anche la mia creatura.
Non sei tu il Robinson intellettuale? Scagliato dentro di s, intento a rifare nella sua
isola vuota, la propria verit, e gli strumenti che essa esige. A caccia! A pesca!...
Con la speciale attenzione che pu trasformare i gesti della caccia e della pesca in una
danza esatta e mai finita, pi utile a scolpire lanima del predatore che a uccidere la
preda. E se sposto lattivit immaginata da quella del cacciatore, a quella del muratore, il risultato pu essere di una costruzione che non aggiunge volumi al mondo, non
occupa spazi, semmai li libera: de-costruzione. Intuisco una visione etica.Il Robinson
intellettuale, intellettualmente nomade, un naufrago, che estirpata la pretesa di trovare
chiavi definitive da imporre a contemporanei e posteri, esprime una visione valida anche per il cavaliere, che dal suo cavallo non pu chiudersi in una concezione statica
del mondo: non pu dimenticare lanimale nella stalla e fermarsi per troppo tempo
presso una corte, pena la effettiva perdita del proprio status. Quanti cavalieri abbiamo
visto trasformarsi in vanitosi cortigiani?
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LA BIBLIOTECA IDEALE
Amo lautentico pensiero come altri amano il nudo, che essi disegnerebbero per tutta
la vita. Io lo guardo come ci che c di pi nudo; come un essere tutto vita di cui
possibile, cio, vedere la vita delle parti e quella del tutto. La vita delle parti dellessere
vivente oltrepassa la vita di questo essere. I miei elementi anche quelli psichici sono
pi antichi di me. Le mie parole vengono da lontano.
... Avvertendo tutto limbarazzo, ma senza arretrare neppure di fronte allo spettro della
banalit...
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LA BIBLIOTECA IDEALE
Ricordati che ogni mente plasmata dalle esperienze pi banali. Dire che un fatto
banale significa dire che fra quelli che pi hanno contribuito alla formazione delle
tue idee essenziali.
... Con fede assoluta nel coraggio della propria intelligenza. Non quella acquisita,
naturalmente, quella che verr. Una fede che non teme neppure il riferimento agli
interpreti della filosofia perenne:
O voi mistici! e anchio a modo mio, che strano lavoro abbiamo intrapreso! Fare e
non fare, non voler fissare unopera materialmente circoscritta come fanno gli altri,
cosa che noi giudichiamo illusoria, ma infrangere senza posa la nostra definitezza, e
sempre, interiormente, al lavoro, voi per Dio, e io per me stesso e per niente.
Fino al punto in cui la resistenza interiore si fa vera e propria ostilit divina, lotta con
Dio.
... Non vera vita il vivere senza obiezioni, senza quella vivente resistenza, quella
preda, ... quellavversario, residuo individuato del mondo, ostacolo e ombra dellio...
ostilit divina... Divina, poich supposto un dio che vi impregna, vi penetra, vi domina
infinitamente, vi intuisce infinitamente la sua gioia di essere combattuto dalla sua
creatura che tenta impercettibilmente di essere; si separa... Divorarla affinch rinasca; una gioia comune e un ampliamento - Paul Valery al suo studio, in ascolto delle sue verit. Dal nostro secolo lo osservo
praticare la sua cultura psichica senza oggetto... Mi sento con lui operaio nel cantiere
infinito, in una continua e metodica decostruzione, che, banale a dirsi, tuttaltro che
distruzione, impone il rigore e ne risveglia lombra: lossessione del rigore.
Lo spirito del novecento, con la sua inquietudine, il suo attacco ai nervi sempre pi
tesi delluomo occidentale, ne attraversa la scrittura ispirando lampi di poesia e visioni
di dramma:
Rammenti il tempo in cui eri un angelo? Angelo senza Cristo, me ne ricordo. Era una
faccenda di sguardo e di volont, lidea di attraversare tutto con i miei occhi. Non amavo che il fuoco. Credevo che niente avrebbe resistito al mio sguardo e al mio desiderio
di sguardo...
- Disgustato, scoraggiato di me, prendo e mi butto per terra bocconi, con le braccia
distese. Il mio cervello /organo della mente /si getta al suolo con tutto il resto, fra le
cose buttate via, la polvere, lumilt in senso letterale, la vita pi esigua con la speranza /forza /di non pensare pi, e che i suoi occhi siano due sassi.
Albeggia, scorro rapidamente le pagine gi lette e penso alla massiccia presenza,
nella scrittura del secolo passato, degli aforismi. Una particolare forma del pensiero
e della comunicazione del pensiero. Penso allimpressionismo, soprattutto allimpressionismo in musica e mi chiedo se tutto questo non incarni la necessit dellimmaginazione di liberarsi dalle monumentali forme architettoniche della sinfonia, del romanzo,
dellOpera, alla ricerca di una profondit pi immediata e meno costruita. Pi sincera?
Di certo pi orientale. Oriente nelluomo lemisfero cerebrale destro, quella caverna
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Consiglio del Rito Scozzese Antico e Accettato. La rivista prende forma in Internet e
pu essere consultata sul web, stampata integralmente o per singole pagine, scaricata
e
salvata in formato pdf. Tutte le pubblicazioni, quadrimestrali, saranno sempre disponibili nel tempo sia per la consultazione a video sia per la stampa. Le lettere alla
rivista e i manoscritti degli Autori dovranno essere inviati online tramite il caporedattore
(giovanni.casa@ritoscozzese.it).
Contributi di:
Fr. Giovanni Casa, 33 Grado M.A., Gran Segretario Gran Cancelliere Aggiunto
Fr. Gabriele Duma, 9 Grado
Fr. Giovanni Greco, 30 Grado
Fr. Edoardo Ripari, 4 Grado
Fr. Stefano Scioli, 4 Grado
Fr. Marco Veglia, 30 Grado
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