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GBOR KLANICZAY

DOMENICANI, EREMITI PAOLINI E FRANCESCANI


OSSERVANTI UNGHERESI E I LORO SANTUARI ALLA PERIFERIA
Tra i miracoli di S. Margherita dUngheria, principessa Arpadiana, vissuta tra il 1242 e
il 1270, si legge la storia seguente:
Cera un uomo onorato di nome Pondsa ... Visitava piamente e frequentemente la
tomba della vergine sorella Margherita. Una volta egli disse ai suoi compagni: Facciamo un salutare pellegrinaggio a Santa Margherita!. Ai suoi compagni non piacque questa pia proposta ed ebbero da ridire contro di essa, e siccome egli era un
laico, ed era facilmente influenzabile, non fu difficile loro dissuaderlo dal piano. Due
giorni dopo egli disse agli stessi amici: Andiamo allisola di Nostra Signora Maria
Vergine, e facciamo una passeggiata l!. Allora egli si era dimenticato completamente della sua devozione precedente. Appena essi furono nella barca, egli cominci
ad avvertire un forte dolore alla mano sinistra. Prima che potessero attraversare il
fiume Danubio, il dolore crebbe cos tanto, che la mano ed il braccio divennero rigidi
ed insensibili, su fino alla spalla: egli non riusciva n a sollevarli, n a posarli. Comprese immediatamente che aveva ricevuto questa punizione a causa del suo peccato.
Impaurito e tremante and alla tomba della suddetta vergine Margherita, ma non ottenne la piet e il perdono dal Creatore, infatti non era ancora completamente esente
dal peccato di incostanza. Allora con il cuore spezzato, umilmente e con gemiti implor la grazia dalla vergine con le seguenti parole: Oh, benedetta Margherita, che
hai consacrato te stessa a Dio! Coloro che vengono qui dalle varie parti del paese, afflitti da ogni genere di malattia o di dolore, ritornano alle loro case guariti e curati. Io
sono partito da casa in salute e sano, ma, ahim, a causa della mia miscredenza,
dovr ritornare a casa miserabile e storpio, per eterna vergogna mia e della mia famiglia. Nel frattempo il dolore continuava ad aumentare, ed egli stava inondando copiosamente la tomba con lacrime di pentimento. Egli pregava assiduamente per ottenere il beneficio della guarigione. Con il desiderio crescente, anche la guarigione si
avvicinava, e dopo il canto dei Vespri egli fu completamente guarito. Quindi egli
lod con alte parole la grandezza di Dio, i meriti della sorella Margherita e i benefici
della perseveranza delle sue suppliche imploranti 1.
1

Legenda Beatae Margaritae de Hungaria, ed. K. Ble, in E. Szentptery (a cura di), Scriptores
rerum Hungaricarum tempore ducum regumque stirpis Arpadianae gestarum, Budapest 19992, 703704.

ORDINI RELIGIOSI E SANTUARI IN ET MEDIEVALE E MODERNA - ISBN978-88-7228-699-9 - 2013 Edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it

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Questo miracolo complesso ci permette vari tipi di commenti. Io mi ci sono imbattuto


durante le mie ricerche sulla santit regale e dinastica, in particolare in Ungheria 2: ho anche provato ad esaminare attentamente questo tipo di miracolo arcaico e ambivalente, il miracolo di punizione 3. Ora vorrei usarlo per caratterizzare la sacralizzazione dello spazio
con un termine prestato da Dominique Iogna Prat e la spazializzazione del sacro presso
il santuario 4, una dinamica miracolosa 5 che assicura lefficacia simbolica del miracolo 6.
Lirradiazione miracolosa delle reliquie si manifesta qui attraverso gli effetti della prossimit.
La dimenticanza del voto pio castigata con il dolore che si manifesta appunto alla frontiera del territorio della santa; con lavvicinamento i dolori sintensificano e, per ottenere la
guarigione, bisogna supplicare la santa presso le reliquie.
Il fiume che protegge lisola della santa ha un ruolo particolare in questa narrazione, perch durante il passaggio con il traghetto che lefficacia del miracolo comincia a manifestarsi. Questo passaggio allisola richiama alla mente associazioni assai lontane della mitologia: viaggi nellaldil 7, isole sante coltivate dai Celti 8.
La sacralit dellisola, chiamata Isola delle Lepri, era ben evidente nel medioevo: accanto
al convento domenicano regale, costruito per ospitare la principessa Margherita tra il 1244
e il 1252, vi era anche una cappella dei Premostratensi, una piccola fortezza degli Ospitalieri di san Giovanni, un convento delle Clarisse, un altro delle Agostiniane e alcuni ritiri delle
Beghine 9. Questo gruppo di edifici ecclesiastici figurano su unincisione di Aenea Vico del
1452.
La fondazione del convento domenicano, che divenne pi tardi uno dei santuari pi popolari in Ungheria, dovuta a un evento tragico: linvasione del paese da parte dei Mongoli
nel 1241, a cui segu una estesa devastazione, la fuga di re Bla IV fino alla Dalmazia e il
suo voto di dedicare la futura figlia al servizio del Dio per salvare il suo regno. Quando Bla
IV riprese il suo regno, oper una vera nuova fondazione del paese, e questo disegno ebbe
ripercussioni anche nelle sue fondazioni a Buda, la futura capitale. Accanto a Vecchio
Buda, citt che si svilupp allinterno delle rovine della citt romana di Aquincum e di fronte
a Pest, una citt mercantile sulla riva sinistra del Danubio, Bla diede lordine di costruire
unaltra citt fortificata in collina, sulla riva destra del Danubio, che potesse, con le sue mura,
resistere ai Mongoli nel futuro. Il convento domenicano regale fu costruito nel punto in cui
2
G. Klaniczay, Holy Rulers and Blessed Princesses. Dynastic Cults in Medieval Central Europe,
Cambridge 2002, 275-276.
3
G. Klaniczay, Miracoli di punizione e malefizia, in S. Boesch Gajano, M. Modica (a cura di),
Miracoli. Dai segni alla storia, Roma 1999, 109-137.
4
D. Iogna Prat, La spatialisation du sacr dans lOccident latin (IVe-XIIIe sicles), Centre dtudes Mdivales dAuxerre, tudes et travaux 1 (1988-1989), 44-57; Id., La Maison Dieu. Une histoire
monumentale de lglise au Moyen ge (v. 800 - v. 1200), Paris 2006, 168-203.
5
P.-A. Sigal, Lhomme et le miracle dans la France mdivale (XIe-XIIe sicle), Paris 1985, 165225.
6
C. Lvi-Strauss, Lefficacit symbolique, Revue de lhistoire des religions 135 (1949), 5-27.
7
C. Carozzi, Le voyage dans lau-del (VIIe-XIIIe sicle), Lige 1983.
8
J. MacKillop, Dictionary of Celtic Mythology, Oxford 1998.
9
Le istituzioni religiose dellisola sono descritte nel libro di I. Kirly, rpdhzi Szent Margit s a
sziget [Santa Margherita della Casa di rpd e lisola], Budapest 1979, 29-40, 207-230.

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le frontiere di queste tre citt importanti sincrociano, una periferia molteplice, che sarebbe
diventata il centro simbolico, celeste, della metropoli futura.
Tali centri sacrali si trovano spesso alla periferia geografica. Unincisione del XVI secolo rappresenta le tre citt Pest, Buda e Buda Vecchia insieme con lIsola di Margherita, e vi si vede nel fondo, allaltra periferia, un monte: anche esso, il Monte di san Gherardo, sacro, il santuario del vescovo martire dorigine veneziana, ucciso dai pagani nel
1046 in quel luogo 10. Il re Bla IV avrebbe avuto una sensibilit particolare per questi dimensioni sacrali: fond nella citt fortificata di Buda anche parecchie istituzioni religiose,
tranne il convento maschile domenicano dedicato a San Nicol (uno dei 15 conventi domenicani fondati durante il suo regno!) 11, dove lOrdine dei frati Predicatori tenne il suo Capitolo generale nel 1256, e un convento dei Francescani che, alla fine della vita del re, divenne ancora pi amato e influente di quello dei Domenicani 12.
Sulla nascita del santuario di Santa Margherita dUngheria disponiamo di una fonte eccezionale: gli atti del suo processo di canonizzazione. La figlia di re Bla IV, consacrata a
Dio dai suoi genitori, trascorse la maggior parte della sua vita in questo monastero domenicano sullIsola delle Lepri, dove mor il 18 gennaio 1270 in odore di santit. Attorno alla
sua santit fu organizzato per la prima volta in Ungheria, tra il 1272 e il 1276, un vero e proprio processo di canonizzazione, con due commissioni papali. Gi alle origini del culto, le
richieste di re Stefano V (fratello di Bla IV) presso Gregorio X permisero lautorizzazione
papale ad una prima inchiesta 13, che risult nellesame di 40 testimoni e nella registrazione
di 10 miracoli in vita, 4 visioni legate alla morte di Margherita e 28 miracoli post mortem,
aggiunti poi alla Legenda Vetus di Margherita, scritta probabilmente dal suo direttore spirituale Marcello, priore provinciale dei Domenicani ungheresi 14. Questo elenco fu sufficiente
per la costituzione di un primo dossier, e dopo le ripetute interpellanze da parte del nuovo
re, Ladislao IV (il Cumano), una nuova indagine fu ordinata nel 1276 da papa Innocenzo V.
Ne furono incaricati Umberto Bianchi, canonico di Piacenza, e La Corre, decretorum doctor, canonico di Verona. Questa commissione lavor dal 23 luglio al 21 ottobre 1276, acquisendo 110 testimonianze, riesaminando anche parecchi testimoni della prima indagine:
fu condotta uninchiesta approfondita tra le 38 suore del convento, e registrati cos 11 nuovi

10
G. Klaniczay, Il monte di San Gherardo e lisola di Santa Margherita: gli spazi della santit a
Buda nel Medioevo, in S. Boesch Gajano e L. Scaraffia (a cura di), Luoghi sacri e spazi della santit,
Torino 1990, 267-284.
11
N. Pfeiffer, Die ungarische Dominikanerordensprovinz von ihrer Grndung 1221 bis zur Tatarenwstung 1241-1242, Zrich 1913; A. Harsnyi, A domonkosrend Magyarorszgon a reformci eltt
[Lordine dei dominicani in Ungheria prima dalla Riforma], Debrecen 1938; B. Romhnyi, Kolostorok
s trsaskptalanok a kzpkori Magyarorszgon [Conventi e capitoli canoniali nellUngheria medievale], Budapest 2000; versione CD-rom 2008.
12
E. Fgedi, La formation des villes et les ordres mendiants en Hongrie, Annales ESC 25 (1970),
966-987.
13
La petizione di Stefano V menzionata nella bolla di Innocenzo V nel 1276. Cfr. Introductio di
V. Frakni, in Id., Inquisitio super vita, conversatione et miraculis beatae Margarethae virginis, in
Monumenta Romana episcopatus Vesprimiensis, Budapest 1896, t. I. CIX.
14
Legenda Beatae Margaritae, cit.; per lattribuzione al priore Marcello cfr. Klaniczay, Holy Rulers, cit., 423-424.

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miracoli in vita, 3 segni miracolosi del trapasso e 38 nuovi miracoli post mortem. I miracoli attribuiti a Santa Margherita giunsero al numero di 95 15.
La canonizzazione, per, non si comp nel medioevo. Dopo vari tentativi dei re angioini,
Carlo Roberto I e Luigi I, e di Mattia Corvino, e ancora degli Asburgo nei tempi moderni,
la Santa fu canonizzata solo nel 1943. Lisola, tuttavia, divenne luogo di culto anche prima
della canonizzazione.
Nella presente analisi, dopo aver utilizzato questinsieme di documenti sul santuario di
Margherita, effettuer un confronto del santuario domenicano con due santuari di altri Ordini, che si trovavano ugualmente alle periferie. Il mio secondo esempio sar il santuario dellOrdine dei Paolini a Budaszentlrinc, sorto intorno alle reliquie del santo tutelare dellordine, alla periferia occidentale della capitale. Il santuario dei Francescani osservanti, invece,
che nacque intorno alle reliquie di San Giovanni da Capestrano, si trova nella citt di jlak
(Ilok), come vedremo, al confine al sud del paese stesso, vicino alla frontiera pericolosa dellimpero aggressivo dei Ottomani. Vi torneremo tra poco.

Lisola di Margherita come santuario


Analizzando i racconti dei testimoni al processo di canonizzazione, un primo dato salta
allocchio: il territorio del convento, e soprattutto della chiesa, descritto come investito del
potere miracoloso della principessa santa. Lepicentro naturalmente il suo sarcofago al centro del santuario. Qui serve una breve allusione al futuro: il convento fu distrutto durante loccupazione degli Ottomani nel 1541, le reliquie di Margherita furono traslate a Pozsony (Bratislava) presso il convento delle Clarisse, e dopo una venerazione ininterrotta per 240 anni,
furono incinerate nel 1783, a seguito della secolarizzazione degli Ordini religiosi al tempo
dellimperatore asburgico Giuseppe II 16. Sullisola di Margherita rimangono ora visibili solo
le rovine del convento e un luogo simbolico ma vuoto nel sito presunto della tomba della
principessa.
Nelle testimonianze abbiamo una descrizione vivace di come questo centro sacro fu osservato dalle consorelle Domenicane, che non potevano accedere alla parte pubblica della
chiesa, ma guardavano i miracolati con grande curiosit attraverso le piccole finestre dietro
laltare, dal coro delle suore. Certe sorelle la sollecitavano o magari provocavano maliziosamente: Virgo Margaretha, si vis quod ego credam, quod tu sis sancta, ostende mihi aliquod miraculum 17. E i paralitici si alzavano e passeggiavano istantaneamente intorno al sepolcro.
Nei secoli XIV e XV, nei lunghi elenchi di miracoli dei processi di canonizzazione diventano sempre pi numerosi i miracoli a distanza, rispetto ai miracoli presso la tomba 18:

15

Frakni, Inquisitio, cit., 162-383.


L. Nmethy, Adatok rpdhzi Boldog Margit ereklyinek trtnethez [Appunti sulla storia delle
reliquie della Beata Margherita della casa di rpd], Budapest 1884, 242-245.
17
Frakni, Inquisitio, cit., 187, Testimone 6.
18
A. Vauchez, La saintet en Occident aux derniers sicles du moyen ge. Daprs les procs de
canonisation et les documents hagiographiques, Roma 1981, 495-559; C. Krtzl, Miracles au tom16

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evidente, in queste testimonianze, luso della prossimit alle reliquie per ottenere un effetto
migliore e lesistenza, nella mente dei devoti e miracolati, di cerchi concentrici intorno al
santuario. Vale la pena di dormire gi sullisola, presso altre istituzioni religiose, la notte prima
del pellegrinaggio 19, per ottenere il miracolo.
A volte, come nei santuari dincubazione a Bisanzio (Ss. Cosma e Damiano, S. Artemios) 20, la Santa appare di notte ai pellegrini che dormono nele vicinanze del santuario, invitando i malati a venire alla tomba per assicurarsi la guarigione completa 21. Tale fu la storia di un vir nobilis nomine Petric de genere Kata, paralizzato da pi di tre anni. Nella prima
leggenda di Margherita (1272-4) si legge:
Ecce in sompnis dicta virgo soror Margareta comitantibus se venerabilibus quibusdam personis apparuit et sancta manu sua virginea eum, ut erat, pietate plena, maxime partem paralisi percussam tangens: Ecce, inquit, in nomine domini nostri Iesu Christi secundum
fidem tuam optatam recipias sanitatem. Et sic statim disparuit. Qui evigilans et se totum
sanum sentiens de stratu egrotacionis sue surrexit et ad sepulcrum virginis sororis Margarete cum pluribus, ut vir nobilis esset, misericordiam graciamque curacionis acceptam
meritis virginis Margarete, sui benefactricis cunctis publice predicavit, nec cessat usque
hodie predicare 22.

Tra i testimoni dellinvestigazione del 1276 non troviamo Petrucio, ma testimoniano del
suo caso il suocero Nicolao e altri parenti. Nicolao narra la storia con una piccola amplificazione: secondo lui si erano verificate due apparizioni di Santa Margherita in due notti consecutive. La conversazione della Santa con il malato riportata nellidioma del quotidiano:
Quid facis miser? la prima domanda della santa. La descrizione della guarigione imprevista ci offre limmagine realistica della commozione della famiglia: quando pueri sui hoc
viderunt, aliqui ridebant, aliqui flebant. Poi allatto della proclamazione pubblica del miracolo presso la tomba, la descrizione del vecchio (che asseriva di essere ultracentenario)
riportata dai notai con tutte le sue esagerazioni:

beau miracles distance. Approches typologiques, in D. Aigle (a cura di), Miracle et karma. Hagiograhies mdivales compares. Turnhout 2000, 557576; T. Wetzstein, Virtus morum et virtus signorum? Zur Bedeutung der Mirakel in den Kanonisationsprozessen des 15. Jahrhunderts, in K. Herbers, M. Heinzelmann, D.R. Bauer (a cura di), Mirakel im Mittelalter. Konzeptionen,
Erscheinungsformen, Deutungen, Stuttgart 2002, 351-376.
19
Questo fu il caso del miracolato Petruccio di Kata, che aveva trovato un alloggio presso il convento delle monache Agostiniane, dove viveva una monaca che era sua parente. Cfr. Frakni, Inquisitio, cit., 304, Testimone 54.
20
M. Hamilton, Incubation and the Cure of Diseases in Pagan Temples and Christian Churches,
London 1905; H. Delehaye, Les recueils antiques de Miracles de saints, Analecta Bollandiana 43
(1925), 1-85, 305-325; A.-J. Festugire, Sainte Thcle, Saints Cme et Damien, Saints Cyr et Jean (extraits), Saint Georges, Paris 1971; per unanalisi recente dei miracoli dei santi Cosma e Damiano cfr. I.
Csepregi, The Miracles of St Cosmas and Damian: Characteristics of Dream Healing, Annual of
Medieval Studies at CEU 7 (2002), 89-122.
21
G. Klaniczay, Dreams and Visions in Medieval Miracle Accounts, in I. Csepregi, C. Burnett (a
cura di), Ritual Healing. Magic, Ritual and Medical Therapy from Antiquity until the Early Modern
Period, Micrologus Library 48, Firenze 2012, 147-170.
22
Legenda Beatae Margaritae, cit., c. 46, p. 704.

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Interrogatus, qui erant presentes, quando dictus Petrucius stans apud sepulcrum predictum exposuit omnia quae sibi devenerant, ut dixit, respondit: Tria millia hominum et plurimi. Interrogatus de nominibus aliquorum illorum trium millium, respondit: Quomodo possum connumerare totum regnum? 23.

La folla sul luogo del miracolo, la prima esclamazione davanti al pubblico (famiglia, parenti, amici, e tutti gli altri sconosciuti), lesplosione delle emozioni, e poi la narrazione pi
volte ripetuta e raffinata davanti ai notai: tutto questo contesto importante per capire i meccanismi psicologici dei miracoli 24.
Un altro caso ben documentato nellelenco dei miracoli di Margherita la resurrezione
di un bambino di 4 anni, dopo lincidente del crollo di una casa vicino allisola di Margherita, sulla riva di Buda, in una localit chiamata Felhvz (Acque Calde) 25. Nella vivace descrizione, che cerca di assicurare i lettori della verit della morte del ragazzo, si legge: ... nulla
in membris eius et ossibus integritas appareret, sicque mater pueri pre nimio dolore pro unici
filii morte materna sollicitudine attrectavit, linguamque extra buccas dentibus constrictam
puer defunctus habebat sanguine cruentatam. Quem cum omnino extinctum, infrigidatum
et vitali spiritu aspectu penitus privatum... Il padre sente il bisogno di correre alla tomba della
vergine Margherita con una offerta di ceri, e mentre egli si trova nel santuario, il ragazzo
viene resuscitato. Tornato a casa il padre, pieno di gioia e in segno di ringraziamento, porta
subito il ragazzo resuscitato al santuario e lo presenta al Signore, al pubblico, agli
investigatori.
Un ultimo miracolo in questo santuario, il miracolo dellinondazione, ci mostra Margherita come Santa viva, dotata della capacit di dominare gli elementi, con effetti sulla natura intorno al suo convento. Il miracolo avviene alla presenza della santa e del suo confessore
Marcello, che narra gli eventi cos:
Sono venuto da Esztergom al convento, e la beata Margherita mi ha detto: Siamo stati
in pericolo di essere sommersi dallinondazione del Danubio... lacqua arrivata a tale
altezza, e mi mostrava il punto. Ho risposto Dai, dai, non lo credo, e allora mi ha detto:
Signore Ges Cristo, mostra la verit di questo fatto a questo priore che qui, affinch
creda alle mie parole. E in un attimo lacqua cominci a tornare con una tale velocit,
che io dovevo salire sul muro... 26.

Di questo miracolo la leggenda trecentesca del frate Garino Giaco 27 riporta una descrizione epica, quasi barocca:
23

Frakni, Inquisitio, cit., 334-335.


Sigal, Lhomme et le miracle, cit., 182-196; M. Goodich, Filiation and Form in Late Medieval
Miracle Story, Hagiographica 3 (1996), 306-322; ristampato in Id., Lives and Miracles of the Saints.
Studies in Medieval Latin Hagiography, Aldershot 2004.
25
Una prima descrizione si trova nella Legenda Beatae Margaritae, cit., 701-702; negli atti del processo del 1276 cinque testimoni (No. 89, 106, 107, 109, 110) parlano di questo caso: Frakni, Inquisitio, cit. 57, 354, 375-378, 380-383.
26
Frakni, Inquisitio, cit. 280-281; la stessa vicenda narrata da altri testimoni: 183, 186, 191-192,
223, 242-243.
27
V. Dek, The Birth of a Legend: the so-called Legenda Maior of Saint Margaret of Hungary and
Dominican Hagiography, Revue Mabillon N.S. 20/81 (2009), 87-112.
24

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Il Danubio fece irruzione come un fiume arrabbiato mosso dallanima del Signore. Le onde
fortissime del fiume si alzarono, e, inondando tutto, spruzzarono acqua contro il domicilio delle suore, entrando nel territorio del monastero, negli edifici, nei locali... Le suore
temettero che la pressione dellacqua che entrava comprimesse il loro monastero, e nella
loro grande paura salirono sul tetto... 28.

Conoscendo le inondazioni frequenti del Danubio, la storia pare abbastanza credibile.


Consideriamo due elementi: il luogo santo alla periferia non senza pericoli, ma si poteva
aver fiducia nella capacit protettrice della santa viva per il suo convento, e pi tardi, per il
suo santuario.
Dopo questo periodo eccezionale, segnato dalla presenza degli investigatori pontifici durante lestate del 1276 allIsola di Santa Margherita, e la loro documentazione preziosissima,
i due secoli seguenti ci offrono meno, ma documentano comunque abbastanza bene lo sviluppo della vita del santuario. La presenza nella comunit di suore (gi dal tempo di S. Margherita in poi) di un folto gruppo delle figlie e vedove aristocratiche, con i pellegrinaggi e
le donazioni dei loro parenti, fecero dal convento domenicano in qualche decennio listituzione ecclesiastica pi ricca dUngheria 29. Nellanno 1280 era priora la principessa Elisabetta, sorella di re Ladislao IV (il Cumano) e nipote della santa. Sotto il suo priorato, accadde un scandalo perfino in tale monastero regale 30: suo fratello Ladislao IV, irriverente
nei confronti della Chiesa, la fece fuggire dal convento per destinarla a un matrimonio politico con il barone ceco Zavi Rozenberg un atto per il quale Ladomer, arcivescovo di
Esztergom, esclam che la sanctimonialis fu mutata in antimonialis 31.
Ma la clientela aristocratica del convento domenicano forn anche esempi piissimi. Nei
primi decenni del Trecento un uomo di nome Maurizio Csk e una donna chiamata Caterina Omad, figli di due importanti baroni ungheresi, freschi sposi, decisero di condividere la scelta di SantAlessio e, durante la prima notte di nozze, stabilirono di non consumare il loro matrimonio ma di scegliere una vita religiosa. Maurizio entr presso i
Domenicani di Gyr (Jaurinum), Caterina nel convento dellIsola di Santa Margherita.
Maurizio fu pi tardi venerato come beato, e Caterina menzionata nel 1337 come priora
del convento 32.
Nel XIV secolo la nuova dinastia degli Angioini riprese anche i culti dei santi predecessori

28
Garinus (Garino de Giaco), Legenda maior), in F. A. Gombos (a cura di), Catalogus fontium historiae Hungariae, Budapest, 1937-1939, vol. III, 2507-2508.
29
Klaniczay, Holy Rulers, cit., 261-264.
30
Cfr. lo scandalo a Poitiers nel convento di Radegonda, nel VI secolo, narrato da Gregorio da
Tours: Gregorius Turonensis, Historiarum libri X, ed. B. Krusch, MGH SS RM I, IX, 39, 40, X, 1516; G. Scheibelreiter, Knigstchter im Kloster, Radegund (d. 587), und der Nonnenaufstand von
Poitiers (589), MIG 87 (1979), 1-17.
31
J. Karcsonyi, A mrges vipera s az antimonialis. Korkp Kun Lszl idejbl [La vipera velenosa e lantimonialis. Ritratto dellepoca di Ladislao il Comano], Szzadok 44 (1910), 1-24.
32
E. Madas, Boldog Cski Mric [Il Beato Maurizio di Csk], in P.A. Ills, B. Zgorhidi Czigny
(a cura di), A Domonkos rend Magyarorszgon [Lordine domenicano in Ungheria], Piliscsaba-Budapest-Vasvr 2007, 26-30; Kirly, rpdhzi, cit., 150, n. 46.

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e i loro santuari, tra cui quello di Margherita. Subito dopo larrivo di Caroberto (Carlo Roberto I), i Domenicani del suo ambiente inviarono frate Andrea nel 1306 ad Avignone, per
far riprendere il processo interrotto di canonizzazione di Margherita 33. Beatrice da Lussemburgo, la seconda moglie di Caroberto, concesse nuovi privilegi di esenzione di tasse regali al convento domenicano per reverenza della beata Margherita, sperando nella sua protezione nel cielo e sulla terra 34. La terza moglie di Caroberto, la regina Elisabetta Piast, dopo
una visita nel 1331 ai parenti di Napoli (presso cui cercava di organizzare un matrimonio
tra il loro figlio Andrea e Giovanna, la nipotina del re Roberto il Saggio) invit Tino di Camaino a Buda e fece edificare un sontuoso mausoleo, che fosse simile a quello della regina
Maria dUngheria, nipote di Santa Margherita, nella chiesa napoletana di Donnaregina 35.
Linaugurazione del nuovo monumento funebre diede loccasione di offrire nuove indulgenze
al santuario allIsola delle Lepri, che ricevette da questa epoca definitivamente il nome di
Margherita.
I pellegrinaggi in Italia della regina ungherese, Elisabetta Piast, che rappresent sfarzosamente la ricchezza degli Angioini ungheresi a Milano, a Bologna, a Roma, a Napoli e a
Bari (fu ricevuta a Roma nel 1344 come la regina di Saba, disse un cronista francescano 36),
funsero da viaggi propagandistici, che le servirono anche a sensibilizzare lOrdine dei frati
Predicatori alla ripresa del caso della canonizzazione di Margherita: intorno al 1340 Garino
de Giaco, futuro Maestro generale dellOrdine, scrisse una leggenda bellissima sulla base
dei materiali del processo ad Avignone 37. Liniziativa congiunta della regina e dellOrdine
domenicano ebbe successo nel 1379, quando Urbano VI eman una bolla per la ripresa del
processo ma il Grande Scisma, che avvenne subito dopo, lo blocc di nuovo 38.
Allo stesso tempo, la campagna angioina per la santit di Margherita dUngheria ebbe
altri riflessi: i Domenicani, infatti, dallinizio del Trecento in poi, condussero una propaganda
assidua per i loro santi e beati ancora non canonizzati 39, e Beata Margherita dUngheria ebbe

33

Klaniczay, Holy Rulers, cit., 324.


Kirly, rpdhzi, cit., 142, n. 19.
35
Pl Lvei, The Sepulchral Monument of Saint Margaret of the Arpad Dynasty, Acta Historiae
Artium 27 (1980), 175-222; T. Michalski, Die Reprsentation einer Beata Stirps. Darstellung und
Ausdruck an den Grabmonumenten der Anjous, in O.G. Oexle, A. von Hlsen-Esch (a cura di), Die
Reprsentation der Gruppen: Texte - Bilder - Objekte, Gttingen 1998, 187-224; J. Elliott, C. Warr (a
cura di), The Church of Santa Maria Donna Regina: Art, iconography, and patronage in fourteenth
century Naples, Aldershot 2004.
36
Johannes de Kkll, De gestis illustrissimi principis Lodowici ex regum sanctissimorum prosapia, in Johannes de Thurocz, Chronica Hungarorum, eds. E. Galntai-J. Krist, Budapest 1988, 163.
37
T. Klaniczay, La fortuna di Santa Margherita dUngheria in Italia, in S. Graciotti, C. Vasoli (a
cura di), Spiritualit e lettere nella cultura italiana e ungherese del basso medioevo, Firenze 1995, 327; Dek, The Birth of a Legend, cit.
38
O. Krafft, rpd-hzi Szt. Margit szentt avatsi pernek 1379-es jrafelvtele [La riapertura
del processo di canonizzazione di S. Margherita della Casa di rpd], Szzadok 140 (2006), 455464;
G. Klaniczay, Ksrletek rpd-hzi Szent Margit szentt avatsra a kzpkorban [Tentativi per la
canonizzazione di S. Margherita della Casa di rpd nel Medio Evo], Szzadok 140 (2006), 443-454.
39
M. H. Laurent, Un lgendier dominicain peu connu, Analecta Bollandiana 58 (1940), 28-47;
A.M. Sorbelli, Una raccolta poco nota dantiche vite di santi e religiosi domenicani, Rendiconto
delle sessioni della R. Accademia delle Scienze dellIstituto di Bologna, Classe di scienze morali s. II,
6 (1921-1922), 79-103.
34

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una posizione speciale tra questi beati, perch era figlia di un re e perch il suo processo era
gi in corso. Forse anche per queste ragioni, nei conventi italiani, si diffuse, verso la met
del Trecento, la diceria che Margherita aveva avuto anche delle stimmate: infatti nel dipinto
del Maestro delle Effigie Domenicane a Santa Maria Novella (c. 1350), Margherita dipinta
con le stimmate sulle mani, come nel San Nicol di Treviso verso il 1370, e la scena della
stigmatizzazione dipinta ad affresco nel San Domenico di Perugia verso il 1368. Esisteva
anche una versione latina ed italiana della sua leggenda arricchita da un episodio che descriveva la sua stigmatizzazione durante unelevazione in estasi, testimoniata da una suora
sua compagna 40.
Unaltra vicenda spiega laccresciuto interesse di importanti personaggi dellOsservanza domenicana per questa santa ungherese e il suo santuario alla fine del Trecento: si tratta
della questione della canonizzazione di Caterina da Siena, e del tentativo, dunque, di sostenere la notizia delle sue stimmate con il ricordo di unaltra suora domenicana stigmatizzata. Il confessore di Caterina, Raymondo da Capua, che poi fu eletto Magistro generale dellOrdine in occasione del Capitolo generale tenuto a Buda in 1382, visit sicuramente il
convento di Margherita e cerc informazioni sulle stigmate della santa ungherese 41. Fu probabilmente lui a chiedere al suo associato, Tommaso Antonio da Siena (detto Caffarini)
che divenne il propagandista zelante della canonizzazione di Caterina , di fare una ricerca
prolungata, corrispondendo anche con il provinciale Gregorio dUngheria, per scoprire (con
grande tristezza) che le stimmate di Margherita non erano altro che una diceria infondata sui
fatti ben ricordati in Ungheria 42. Nonostante questa scoperta negativa, Giovanni Dominici,
nella sua visita a Buda nel 1409, accord come cardinale nuove indulgenze al santuario della
Beata Margherita 43.
Ancora una storia del Trecento deve esser menzionata sullIsola di Santa Margherita: si
tratta di un passaggio del Paradiso degli Alberti, uno strano romanzo o piuttosto unepopea
scritta nel 1389 dal padovano Giovanni Gherardi da Prato sui viaggi europei di un gruppo
di giovani italiani, tra laltro in Ungheria 44. In questo passo si narra che, quando i giovani
cercarono di trovare il re (Luigi I) a Buda, dissero loro che non cera, perch si trovava sullIsola. Si tratta senza dubbio dellIsola di S. Margherita, un luogo favorito dal re in base
alla testimonianza credibile del romanzo, secondo cui Luigi I vi si era recato in privato,
senza accompagnamento, senza splendore regale, per pensare, meditare una mentalit molto
simile a quella del suo grande rivale, il re boemo e imperatore Carlo IV, che fece costruire
per s un intero castello Karlstein al fine di avere uno spazio per la sua devozione privata 45.

40
G. Klaniczay, Le stigmate di santa Margherita dUngheria: immagini e testi, Iconographica. Rivista di iconografia medievale e moderna 1 (2002), 16-31.
41
T. Klaniczay, La fortuna cit., 11.
42
Thomas Antonii de Senis Caffarini, Libellus de supplemento, Legende prolixe virginis beate
Catherine de Senis, eds. I. Cavallini-I. Foralosso, Roma 1974, 156-157; F. Sorelli, La production hagiographique du dominicain Tommaso Caffarini, in A. Vauchez (a cura di), Faire croire. Modalits
de la diffusion et de la rception des messages religieux du XIIe au XVe sicle, Roma 1981, 189-200.
43
Kirly, rpdhzi cit., 142.
44
Giovanni Gherardi da Prato, Il paradiso degli Alberti, a cura di A. Lanza, Roma 1975, 231-235;
T. Kardos, Studi e ricerche umanistiche italo-ungheresi, Debrecen 1967, 23-30.
45
J. Fajt, J. Royt, Magister Theodoricus: Court painter of Emperor Charles IV. Decorations of the

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Nella prima met del Quattrocento, ai tempi di Sigismondo di Lussemburgo, si sa poco


del santuario di Margherita, ma dal 1458 in poi, con il re Mattia Corvino, Margherita riceve
una nuova attenzione. Mattia, grande patrono degli umanisti e ben noto come principe rinascimentale, fu anche devoto ai santi (recentemente stato dimostrato che queste due caratteristiche non erano tanto in contraddizione come si credeva) 46. Tra il 1464 e il 1472, in
cooperazione con sua madre Elisabeth Szilgyi, Mattia cerc di riproporre a Pio II la canonizzazione di Margherita, riferendosi non solo alla sua santit di vita e ai suoi miracoli testificati dai documenti autentici, ma anche al fatto che questi miracoli avevano continuato
a manifestarsi fino ai suoi tempi 47.
Infatti, alla met del XV secolo, ci fu un nuovo tentativo di raccogliere ulteriori miracoli
(una decina) documentati dai notai. interessante leggere che le pratiche dei miracolati osservate nel Duecento perdurano nel Quattrocento: Circa ipsum sepulchrum lamentabiliter
se in oracione prosternens... 48. Questa iniziativa del re fu promossa anche da una priora energica di nome Anna, che nello stesso tempo riusc a far mettere il convento sotto la diretta
tutela pontificia: ci implicava che la tutela era tolta ai frati Domenicani della provincia ungherese, e le suore potevano decidere sui propri affari senza il loro intervento, un vero trionfo
delle donne nellambito del corte rinascimentale di Mattia Corvino. Il trionfo dur solo due
decenni: nel 1489 i frati riuscirono a tornare, la situazione precedente fu ripristinata, la priora
Anna destituita ed esiliata in un altro convento, e il tentativo di canonizzazione rimase anche questa volta sospeso.
Unultima dimensione della vita del convento e del santuario allIsola di S. Margherita:
lo scrittorio delle suore domenicane, che assume un ruolo centrale nello sviluppo della letteratura religiosa vernacolare in Ungheria. Tra la fine del XV e linizio del XVI secolo, quasi
la met della produzione letteraria vernacolare del paese 17 codici conosciuti fu scritta
e tradotta nel convento sullIsola di Santa Margherita. Lea Rskai era la suora pi produttiva: tra laltro, fu la copista (ma forse anche lautrice) della versione ungherese della leggenda di Santa Margherita 49.
Linvasione degli Ottomani distrusse questo centro religioso e intellettuale, oltre che santuario prospero le suore presero la fuga prima dellarrivo delle truppe turche. Secondo una
leggenda, fuggirono con tanta fretta che lasciarono le reliquie di Margherita nel convento,
sicch la santa fece unapparizione per avvertirle di non lasciarla tra i nemici, e, tornando,
sacred places at Castle Karlstejn, Prague 1997; I. Rosario, Art and propaganda: Charles IV of Bohemia, 1346-1378, Woodbridge 2000.
46
K. Szovk, King and Church, Matthias Corvinus and Religion, in P. Farbaky, E. Spekner, K.
Szende, A. Vgh (a cura di), Matthias the King: Tradition and Renewal int he Hungarian Royal Court
1458-1490, Budapest 2008, 393-396.
47
V. Frakni (a cura di), Mtys kirly levelei [Lettere del Re Mattia], Budapest 1893, vol. I, 1013; G. Klaniczay, Ksrletek cit.
48
B. Pterfi, jabb adalkok rpd-hzi Margit kzpkori csodinak sorhoz [Nuovi dati sui miracoli di Santa Margherita della Casa di rpd], in Z. Kdr, G. Mik, B. Pterfi, A. Vadas, Micae mediaevales. Tanulmnyok a kzpkori Magyarorszgrl s Eurprl [Studi sullUngheria medioevale e
sullEuropa], Budapest 2011, 83-107.
49
A. Tarnai, A magyar nyelvet rni kezdik [Sincomincia a scrivere la lingua ungherese], Budapest,
1984; A. Dmtr (a cura di), Szent Margit lete [La vita di S. Margherita], Budapest 1990; Ead., Rgi
magyar nyelvemlkek [Vecchi ricordi della lingua ungherese], Budapest 2006.

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portarono via anche questo prezioso tesoro, che arriv, finalmente, con le ultime suore, presso
le Clarisse di Pozsony (Bratislava) 50.

Budaszentlrinc: il santuario dellOrdine di San Paolo Primo Eremita


LOrdine di San Paolo I Eremita fu lunico ordine religioso di fondazione ungherese.
Trasse la sua origine da vari gruppi eremitici formatisi nei boschi ungheresi nel Duecento,
che vivevano in maggioranza secondo le regole agostiniane. I religiosi divennero un nuovo
Ordine legittimo a seguito della concessione del cardinale Gentile Particino da Montefiore,
legato papale nel 1308, e con il soccorso dei re angioini e la loro nuova aristocrazia, in pochi decenni, un Ordine significativo in Europa centrale, anche fuori dallUngheria. Il loro
santuario pi conosciuto quello di Jasna Gra (Monte Chiaro), a Czestochowa, in Polonia 51. Il convento di Budaszentlrinc (San Lorenzo di Buda), destinato ad essere il centro
dellOrdine, vicino a Buda, capitale in ascesa e sede della corte reale, fu anche fondato allinizio del XIV secolo 52.
La guerra vittoriosa tra Luigi I contro Venezia nel 1380 diede loccasione al re ungherese di ottenere la preziosa reliquia del santo tutelare per il suo Ordine religioso preferito.
Il trattato di pace con Venezia nel 1381 conteneva la donazione delle reliquie del corpo di
San Paolo I Eremita a Luigi (la testa era gi stata donata allimperatore Carlo IV, il pi grande
collezionista delle reliquie nella sua epoca 53). Il corpo di San Paolo fu traslato in processione
attraverso il paese, fino al convento di Budaszentlrinc nel 1389 54. In seguito le reliquie divennero il centro di un nuovo santuario popolare a Budaszentlrinc: il generale dellOrdine,
Gregorio Gyngysi, incorpor due miracoli nelle sue Vitae fratrum heremitarum Ordinis
Sancti Pauli primi heremitae (1522) 55 ; i frati Paolini documentarono le guarigioni miracolose e, in base ai loro elenchi del 1507 e 1511, il frate Valentino Hadnagy pubblic una raccolta di 88 miracoli 56 e alcuni altri miracoli furono annotati ancora pi tardi.
50

Kirly, rpdhzi cit., 161.


E. Kisbn, A magyar plosrend trtnete [La storia dellordine dei Paolini ungheresi], Budapest
1938-1940; B. Flpp-Romhnyi, Die Pauliner im mittelalterlichen Ungarn, in K. Elm (a cura di),
Beitrge zur Geschichte des Paulinerordens, Berlin 2000, 143-156; L. F. Hervay Ocist, A plos rend
eredete [Lorigine dellordine dei Paolini], in S. ze, G. Sarbak (a cura di), Decus solitudinis. Plos
vszzadok [Secoli paolini], Budapest 2007, 57-65.
52
M. Zkonyi, A Buda melletti Szent-Lrincz plos kolostor trtnete [La storia del convento
paolino di San Lorenzo vicino Buda], Szzadok 45 (1911), 513-530, 586-606, 686-711, 764-780.
53
Rosario, Art and Propaganda cit.
54
Ne possediamo una descrizione dal XVIII secolo: P. M. Furhrmann (a cura di), Anonymi hungarici historia Translationis S. Pauli I. Eremitae..., MS. Orszgos Levltr (Archivio Nazionale di Ungheria), Acta Paulinorum, E 153 fasc. 420, fol. 10, cfr. . Knapp, Wunder des heiligen Paulus des Einsiedlers. Analyse der Mirakelaufzeichnungen bei der Reliquie in Budaszentlrinc, in G. Tsks, .
Knapp, Volksfrmmigkeit in Ungarn. Beitrge zur vergleichenden Literatur- und Kulturgeschichte,
Dettelbach 1996, 143-171. Lautenticit di questo testo messa in dubbio da . Knapp.
55
Gregorius Gyngysi, Vitae fratrum eremitarum ordinis Sancti Pauli primi eremitae, ed. F. Hervai, Budapest, 1988, cap. 88, 183.
56
G. Sarbak (a cura di), Miracula Sancti Pauli Primi Heremite. Hadnagy Blint plos rendi kziknyve 1511 [Il manuale paolino di Blint Hadnagy], Debrecen 2003.
51

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Piuttosto che cercare di caratterizzare il santuario dei Paolini in base a questa centinaia
di guarigioni raccontate dai miracolati 57, vorrei sottolineare due aspetti. Il primo riguarda
limportanza della natura anche in questo luogo: Budaszentlrinc si trova nella parte collinare vicino a Buda, e su queste montagne vi erano alcune grotte nei pressi del monastero
chiamate, ancora oggi, grotte degli eremiti. Queste grotte furono utilizzate sicuramente
come luogo di ritiro per alcuni frati e di rappresentazione della loro vita eremitica per i pellegrini.
Il secondo aspetto riguarda la variet delle modalit di convivenza tra la citt e il santuario. Il pi frequente naturalmente il pellegrinaggio: nei racconti dei miracoli, possiamo
seguire i miracolati nel loro cammino dallalloggio a Buda, attraverso la porta di Vienna, sulle
colline, fino allingresso del santuario e alla venerazione delle reliquie 58. A volte accadeva
che le reliquie uscissero dal santuario per guarire alcuni malati incapaci di muoversi, nel loro
letto 59. Capitava anche che le reliquie fossero portate in processione attraverso la citt, come
avvenne nel 1480 per assicurare la pioggia (i Frati ricevettero in quelloccasione la denominazione portiores pluviarum) 60.
Nella cronaca dellOrdine scritta da Gregorio Gyngysi si legge una bella descrizione
di questo rapporto tra la citt e il santuario nel racconto della traslazione delle nuove reliquie nel 1522, quando anche la reliquia della testa di San Paolo fu acquisita e portata a Praga,
per essere aggiunta al corpo del Ssanto.
Accompagnato dal re e dalla regina, dai baroni del paese e da una folla gigantesca di nobili e dal popolo, di uomini e donne, e da una processione ecclesiastica luminosa, il vescovo Simone di Zagrabia port la testa del Santo nella sua mano. Uscendo dalla porta
della citt, questa processione incontr quellaltra processione dei frati che erano scesi
dal loro convento fino al confine della citt. Il vescovo consegn loro la testa del nostro
santo padre. Gli eremiti la ricevettero in ginocchio, cantando il suo inno, poi tornarono
con la reliquia solennemente nel loro convento 61.

La tomba di Giovanni di Capestrano a jlak: il santuario dei Francescani Osservanti


Come ultimo esempio, vorrei presentare alcuni tratti delle origini del culto di San Giovanni da Capestrano a jlak destinato di diventare il santuario centrale dei Francescani Osservanti in Ungheria. Il grande movimento degli Osservanti, negli anni 1440-1450, era al suo
culmine: alla tradizione di una parte dei Francescani ungheresi in Bosnia chiamati Osservanti gi nel Trecento 62, si aggiunsero i nuovi impulsi italiani, portati in Ungheria da San
Giacomo della Marca nel 1439, che viaggi per un tempo abbastanza lungo, dirigendo una
57

Questo aspetto stato trattato in dettaglio da va Knapp e Gbor Sarbak nelle opere citate.
Sarbak, Miracula Sancti Pauli cit., 106-107 (no. 59).
59
Sarbak, Miracula Sancti Pauli cit., 102-105 (no. 57).
60
Gyngysi, Vitae fratrum cit. cap. 64, 133-134.
61
Gyngysi, Vitae fratrum cit., cap. 87, 181-182.
62
Marie-Madeleine de Cevins, Les franciscains observants hongrois de lexpansion la dbcle
(vers 1450 -vers 1540), Roma 2008, 31-42.
58

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campagna dinquisizione contro gli eretici nel Sud dellUngheria e in Transylvania 63. Giacomo fece anche una propaganda efficace per la regolare osservanza: con una reazione a
catena molti conventi decisero di adottare la denominazione e le abitudini degli Osservanti.
In un decennio quasi il 60% dei conventi francescani ungheresi passarono allOsservanza.
Solo un divieto papale ottenuto nel 1455 da Fbin Igali, il ministro provinciale dei Conventuali, pot fermare questo processo 64. Fu appunto questo il momento in cui gli Osservanti
ungheresi cercarono di costruire il nuovo santuario intorno al corpo del loro nuovo candidato per la santit.
Giovanni da Capestrano 65, il predicatore pi importante dellOrdine, venne in Ungheria nel 1455-56. Dopo la sua campagna di catechesi in Germania e in Polonia, soprattutto
sui temi morali, contro il lusso (organizzando i famosi roghi di vanit) 66, e nella predicazione contro gli hussiti e contro gli ebrei 67, in Ungheria aveva trovato una causa molto pi
degna e politicamente significativa: lorganizzazione di una crociata per fermare laggressione ottomana. Con un successo spettacolare, in pochi mesi (dal febbraio al luglio 1456)
gli riusc di raccogliere unarmata numerosa di contadini che giunse nel momento cruciale
alla battaglia di Belgrado, contribuendo significativamente a questa vittoria storica. Ammalatosi durante lepidemia seguita alla battaglia nella quale mor anche Giovanni di Hunyad, governatore del paese e comandante dellarmata ungherese vittoriosa, Giovanni da Capestrano si ritir nel convento osservante di jlak (Ilok), con la decisione di morirvi e
rimanere alla frontiera pericolosa dellImpero Ottomano, cos da poterne ostacolare la minaccia anche dopo la sua morte 68.
Dal punto di vista logistico del santuario, ci ritroviamo di nuovo alla periferia, sebbene
qui si dovrebbe anche osservare che questa cittadina fu un centro in emergenza. Erik Fgedi
lha elencata tra le 14 pi importanti citt dUngheria nel XV secolo perch aveva 2 conventi
di Ordini mendicanti 69 (un indice di urbanizzazione secondo linchiesta negli Annales E.S.C.
iniziata da Jacques Le Goff 70). Inoltre era anche grande produttrice di vino, con una rete di
contatti commerciali, e centro di residenza di un signore potente, Nicolao di jlak, Voivode
de Transylvania, ban di Macs e di Croatia, chiamato anche piccolo re di Bosnia 71.
63
G. Galamb, San Giacomo della Marca e gli inizi dellOsservanza francescana in Ungheria, Picenum Seraphicum 21 (2002), 11-31.
64
Cevins, Les franciscains observants hongrois, cit., 63-114.
65
J. Hofer, Giovanni da Capestrano. Una vita spesa nella lotta per la riforma della Chiesa,
LAquila 1955; Id., Johannes Kapistran. Ein Leben im Kampf um die Reform der Kirche, I-II, 2. Ausg.
Bearb. von O. Bonmann, Roma-Heidelberg, 1964-65.
66
G. Klaniczay, The Bonfires of the Vanities and the Mendicants, in G. Jaritz (a cura di), Emotions and Material Culture, Wien, 2003 31-60.
67
O. Gecser, Itinerant preaching in late medieval Central Europe: St John Capistran in Wroclaw,
Medieval sermon studies 47 (2003), 5-20; M. Rubin, Gentile Tales. The Narrative Assault on Late Medieval Jews, New Haven and London 1999, 119-128.
68
S. Andri, The Miracles of St. John Capistran, Budapest 2000.
69
Fgedi, La formation des villes cit.
70
J. Le Goff, Ordres mendiants et urbanisation dans la France mdivale, Annales E.S.C. 25
(1970), 924-946.
71
E. Fgedi, Kapisztrani Jnos csodi: a jegyzknyvek trsadalomtrtneti tanulsgai [I miracoli di Giovanni da Capestrano. Storia sociale sulla base dei protocolli], Szzadok 111 (1977), 847898, Andri, The Miracles, cit., 37-41.

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Quando Capestrano mor alla fine del 1456, un gran numero di miracoli di guarigione
fu registrato presso la sua tomba a jlak dal 1457 in poi. Gli elenchi di questi miracoli ci
offrono una materia voluminosa, che comprende 504 miracoli, e per la quale possiamo ora
riferirci alle analisi dello storico croato Stanko Andri 72.
La raccolta dei miracoli di Giovanni di Capestrano segu lesplosione del suo culto, immediatamente dopo la sua morte a jlak (Ilok), promosso dal signore Nicolao di jlak, dai
frati Francescani del convento degli Osservanti di jlak e della direzione centrale della provincia ungherese, nonch dalla borghesia di questa citt in ascesa. Della prima fase del culto
nascente, tra il 1458 e il 1461, ci sono rimasti tre elenchi: la raccolta preparata dalle autorit municipali di jlak 73, lelenco costituito dai miracoli registrati dal frate Osservante Giovanni di Geszt, che visse nel convento francescano di jlak 74, e infine un terzo elenco di miracoli selezionati da questultimo, completato da una serie di miracoli registrati personalmente
dal frate Francescano Pietro di Sopron, che partecip alle primi indagini come rappresentante del ministro della provincia Osservante in Ungheria, Francesco di Varsny 75.
Dei tre elenchi il primo forse il pi interessante: la presenza dei laici raramente cos
forte nel processo amministrativo preparatorio allapertura del processo di canonizzazione 76. Si tratta di una prima indagine di miracoli destinata dallautorit della citt alla Curia romana, e tra i garanti della veridicit delle testimonianze c il giudice cittadino e i jurati cives. Alla fine del documento c lautenticazione notarile e giuridica, accompagnata
da una serie di simboli del potere cittadino: il suono della campana, il sigillo pendente del
comune, la convocazione di 33 potentes della citt per assistere allatto cerimoniale 77.
In questa indagine cittadina, la pubblicit dei miracoli nel nuovo santuario svolse un ruolo
notevole. Quasi sempre si riferisce della fama del miracolo nelle vicinanze del miracolato,
e nellintera citt o villaggio di origine: nelle notizie tradite dallelenco, si pu inoltre decifrare un programma ben pianificato dei frati, per proclamare le serie di miracoli nelle occasioni festive presso la chiesa del loro convento. La guarigione spettacolare di un ragazzo,
malato di mal caduco, nel giorno della festa dei Santi Pietro e Paolo nel 1457, fu solennemente annunciata quasi un anno pi tardi, nella Pentecoste del 1458, dal pulpito eretto vicino alla tomba, coram toto populo 78. In un altro caso si stima la folla presente in pi di 12000
persone 79.
Il secondo elenco, compilato dagli Osservanti locali parallelamente a questo documento
cittadino, poich nella prima parte presenta di fatto una registrazione alternativa degli stessi
72

Andri, The Miracles cit.


I. Mauran, udesa Ivana Kapistrana. Miracula Ioannis Capistrano. Ilok. A.D.-1460, Osijek
1972; cfr. S. Andri, The Beginnings of the Canonization Campaign of John Capistran, 1456-1463,
Hagiographica 3 (1996), 163-246.
74
Geszti Jnos: Kapisztrn Szent Jnos csodi [Giovanni di Geszt: I miracoli di S. Giovanni di
Capestrano], in E. Madas, G. Klaniczay (a cura di), Legendk s csodk. Szentek a magyar kzpkorbl II [Leggende e miracoli. Santi dal Medio Evo ungherese], 403-478.
75
Andri, The Miracles cit., 83-152.
76
Mauran, udesa Ivana Kapistrana cit., 24-25.
77
Mauran, udesa Ivana Kapistrana cit., 84-85.
78
Mauran, udesa Ivana Kapistrana cit., 57.
79
Mauran, udesa Ivana Kapistrana cit., 37.
73

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miracoli, ha permesso a Stanko Andri di misurare la differenza dei criteri di autenticit adottati rispettivamente dai notai cittadini e dal frate francescano: nelle registrazioni notarili la
data delle guarigioni riportata molto pi spesso (quasi in un quarto dei casi), mentre nellelenco prodotto dagli Osservanti, la data si menziona solo eccezionalmente. Per contro, il
documento di produzione francescana dedica molta pi attenzione alla caratterizzazione psicologica dello stato disperato dei malati e dei membri della loro famiglia, alle invocazioni
formulate con una precisione quasi liturgica, alla descrizione minuta e spesso clamorosa del
miracolo stesso 80.
Studiando ora non tanto i miracoli ma il santuario, significativo esaminare il disegno
che accompagna un manoscritto di questi elenchi (ora a Napoli) 81, che rappresenta i primi
momenti dellazione miracolosa del santuario, ancora con il corpo del santo sul catafalco.
Naturalmente questa situazione cambi molto presto con la folla dei pellegrini e la tomba
del santo fu ristrutturata nel santuario della chiesa allargata 82. Varrebbe la pena di raccogliere
tutte le descrizioni preziose del santuario nei racconti dei miracolati, ma qui riporto solo che
alcuni pellegrini iniziavano la guarigione quando scorgevano da lontano la torre della
chiesa degli Osservanti 83.
La campagna per la canonizzazione di Giovanni di Capestrano, malgrado il carisma del
personaggio e il successo del suo santuario, e malgrado il vigore dei Francescani Osservanti
nella promozione della sua causa, fu prolungata per pi di due secoli. Dopo un secondo tentativo attorno al 1520, in occasione del quale si raccolse una documentazione ancora pi complessa della sua santit e dei suoi miracoli 84, e dopo una terza ripresa del negotium nel 1625,
Giovanni da Capestrano fu canonizzato solo nel 1690.

Conclusione
Fra i tre ordini e i tre santuari, tra i pi importanti nellUngheria medievale (lisola sacra, leremo presso le grotte, il santuario alla frontiera pericolosa degli Ottomani), dobbiamo
osservare un tratto comune: purtroppo nessuno di questi tre sopravvissuto alloccupazione
ottomana. Piuttosto che con la storia triste della distruzione dei santuari, vorrei tuttavia finire con unosservazione sulla loro posizione topografica e geografica nella periferia.
Questo dato non dovrebbe sorprenderci: per quanto riguarda lubicazione dei santuari cristiani, gi Peter Brown aveva osservato come il culto dei santi avesse ridefinito lo spazio urbano appunto con la creazione di nuovi culti sulle tombe dei martiri (S. Cipriano a Cartagine, SS. Pietro e Paolo a Roma), cio presso un luogo nella periferia della citt antica o fuori

80
Questo elenco conservato nel primo convento francescano osservante di SantIsidoro, Roma,
nel codice 1/6/1. Cfr. Andri, The Miracles cit., 101-114, con ampi esempi per illustrare queste divergenze.
81
Napoli, Biblioteca Nazionale, cod. VIII.B.35, fol. 102v-103r.
82
Andri, The Miracles cit., 68-69.
83
Geszti Jnos cit. No. 56, 442-443.
84
Andri, The Miracles cit. 153-192.

ORDINI RELIGIOSI E SANTUARI IN ET MEDIEVALE E MODERNA - ISBN978-88-7228-699-9 - 2013 Edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it

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GBOR KLANICZAY

dalle sue mura 85. Analizzando i pellegrinaggi in queste zone periferiche si nota che la spazialit fa parte della loro efficacia, come scrive Alphonse Dupront 86, una terapia operata dallo
spazio o, come sottolinea Victor Turner 87, il pellegrinaggio un processo che sfrutta la sacralit inerente ai margini, alla liminalit. Anche se non tutti i santuari obbediscono a questa logica (basti pensare a Roma o alla Mecca che sono proprio nel centro, o al primo santuario ungherese, dei Benedettini, il monastaro di Pannonhalma costruito sul Monte San
Martino, luogo presunto della nascita di San Martino di Tours 88), rimane il fatto che la maggioranza dei grandi santuari nel Medio Evo e nei tempi moderni, il Purgatorio di San Patrizio in Irlanda, Santiago di Compostella, Mont Saint-Michel, Monte Gargano, Paola o la Terra
Santa e il Santo Sepolcro offrono una conferma convincente di questa teoria della sacralit
della periferia. Spero che anche questa indagine sui pi piccoli santuari ungheresi, con i loro
livelli spaziali pi ristretti, contribuisca a questa visione.

85

P. Brown, The Cult of the Saints. Its Rise and Function in Latin Christianity, Chicago 1981.
A. Dupront, Plerinages et lieux sacrs, in Mlanges F. Braudel, vol. 2., Toulouse 1973, 190.
87
V. Turner, E. Turner, Image and Pilgrimage in Christian Culture. New York 1978.
88
I. Takcs, Mons Sacer 996-1996. Pannonhalma 1000 ve, [1000 anni di Pannonhalma], Pannonhalma 1996.
86

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