Il modo di conoscere scientifico, presuppone una certa distanza fra
soggetto ed oggetto, ossia una non identit tra il fenomeno e
l'osservatore di tale fenomeno. Questa non-identit permette di conoscere l'oggetto solo nella misura in cui il soggetto ha i mezzi di proiettare sul fenomeno delle generalit di tipo statistico e matematico. L'osservatore parte da un io l'osservo per cui l'oggetto non me e si arriva, per esclusione, a tutto ci che il fenomeno non , lo si circoscrive inesorabilmente senza coglierne l'essenza: un gigantesco e malcelato rasoio di Occam. Questo il motivo per cui la scienza non conoscenza, perch si porta dietro i limiti di questa distanza, la stessa distanza che intercorre tra il Dio cristiano e il religioso che sente di essergli devoto. La conoscenza del noumeno un' intima consapevolezza della nondualit cosmica, dell'unit essenziale dell'universo intero.Il paradosso dell'oggetto inconoscibile propria di ogni ambiente in cui dell'uomo Occidentale e spiega ogni tipo di discriminazione: razziale, sociale, sessuale. Non v' empatia, per utilizzare una terminologia pi chiara, e questa mancanza di empatia porta poi, in societ, a quel patriarcato che si manifesta e a quel capzioso, subliminale matriarcato che celato, perch scomodo, ma necessario nel suo modo di essere scomodo e necessariamente celato. Questo perch lo stesso dramma che vive l'individuo quando la coscienza polarmente scissa. Di questa nostalgia, questa sofferenza nella dualit, percepita solo dove riconosciuta, ossia nell'inconscio, di cui l'unit, il sentimento di questa unit, una riminiscenza genetica, di cui l'ardore e la brama vengono alimentate dall'inconscio collettivo. L'Ego proprio in questa scissione trova la sua ragion d'essere, perch l'inconscio comprensivo, l'Ego, invece come una macchia d'olio su un lago, vacuo perch compreso. Ha bisogno dell'oggetto per trarre la sua identit, io sono io perch non sono quella mela si direbbe, ha la consapevolezza della sua posizione nel cosmo solo di rimbalzo, che esso sia sincrono o passato non ha molta importanza, tant' che il fatto di percepirsi in una temporalit fa
confondere la consapevolezza di s con il ricordo di s, cadendo
vittima del paradosso che nel momento in cui un io passato diventa oggetto di conoscenza da parte dell'io attuale, vi si pone una distanza e dove c' distanza non c' identit. L'io, tuttavia, soffre e spasima perch non pu riconoscersi in ci che lo ha generato, altrimenti morirebbe e lui odia la morte, perch ha coscienza di s nel suo essere temporale e si proietta nel futuro, e odia l'amore perch odia la morte, perch la mente, il sole, il ragionamento intuitivo o il suo surrogato discorsivo uomo e l'anima, la luna, l'acqua viva donna. E' per questo che l'esperienza sessuale e ,in genere , qualsiasi cosa abbia a che fare con l'amore vissuto come un tab, nell'intensit del piacere scopre la morte dell'io, perde i confini che gli danno una forma e si dissipa nell'ingenerata vastit del ventre della donna, ed per questo che l'uomo si libera del suo seme quasi come se fosse una brutta bestia. Se solo ne avesse il coraggio scoprirebbe in questa piccola morte l'identit suprema, la sua vacuit e il ventre della donna diverrebbe il ventre del cosmo. Ci che il Tantra si propone di fare proprio: eliminare ogni dualit, quella di soggetto conoscente e oggetto conosciuto, ricondurre l'individualit umana, dall'ordine della manifestazione a cui appartiene, al principio, cos che conoscere ed essere diventino la stessa, medesima cosa. Non viger pi il patologico cogitor ergo sum, con tutte le sue manifestazioni egomaniache, ma semplicemente sum ergo sum.