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Anno 9, Numero 33

Giugno 2013

Politiche e pratiche di sovranit alimentare


Isabella Giunta, Annamaria Vitale
Introduzione
Il termine sovranit alimentare stato introdotto nel 1996 dal movimento contadino internazionale
Via Campesina ([link]), nella riunione di Tlaxcala (Messico), e riaffermato nel forum parallelo al
World Food Summit di Roma. Trova una definitiva elaborazione nella Dichiarazione di Nylni del
2007, durante il Forum Internazionale sulla Sovranit Alimentare tenutosi in Mali ([link]). In questa
dichiarazione si afferma il diritto dei popoli ad alimenti nutritivi e culturalmente adeguati,
accessibili, prodotti in forma sostenibile ed ecologica, ed anche il diritto di poter decidere il proprio
sistema alimentare e produttivo , focalizzandosi, soprattutto, sulla necessit che i diritti di accesso
e gestione delle nostre terre, dei nostri territori, della nostra acqua, delle nostre sementi, del nostro
bestiame e della biodiversit, siano in mano a chi produce gli alimenti. La sovranit alimentare
implica nuove relazioni sociali libere da oppressioni e disuguaglianze fra uomini e donne, popoli,
razze, classi sociali e generazioni .
Tale concetto viene proposto come alternativa a quello di sicurezza alimentare (Cavazzani 2008;
Corrado 2010), che stato introdotto a met degli anni Settanta dalle Nazioni Unite, e
successivamente assunto dalla Fao (2001), e che ha ispirato gli interventi di politica alimentare
proposti dalle istituzioni internazionali.
La proposta della sovranit alimentare ha trovato una traduzione istituzionale nelle carte
costituzionali di tre paesi latino-americani: Bolivia, Venezuela ed Ecuador (Rubio 2010). Dalla fine
degli anni Ottanta, i tre Paesi della regione Andina sono stati attraversati da profonde trasformazioni
sociali ed istituzionali, che si sono tradotte in radicali riforme costituzionali, stilate da assemblee
costituenti dotate di pieni poteri. Le nuove costituzioni intendono rompere con le politiche
neoliberiste, affermando nuovi principi di organizzazione sociale: ponendo un limite invalicabile ai
processi di privatizzazione, trasformano le risorse strategiche in beni comuni, propongono la
centralit del ruolo dello Stato nei processi di sviluppo e pongono la giustizia sociale come principio
di articolazione dei processi redistributivi della ricchezza (Ramrez Gallegos 2011).
Il lavoro (1) illustrer questi processi con riferimento al caso dell'Ecuador, dove la categoria di
sovranit alimentare diventata nodo cruciale di discussione politica ed accademica (Carrin,
Herrera 2012). L'intento quello di analizzare quali siano le condizioni per l'istituzionalizzazione
della sovranit alimentare, ma soprattutto i problemi posti dalla sua implementazione.
Verranno presentati i risultati di una indagine empirica svolta in Ecuador tra il 2010 e il 2013. La
ricerca si focalizzata da una parte sulle reti alimentari alternative operanti nell'area urbana di
Quito, dall'altra sulle organizzazioni contadine ed indigene che operano a livello nazionale.
L'indagine stata condotta con tecniche diversificate (interviste in profondit, focus group, colloqui
informali), analisi della letteratura grigia (in formato elettronico e cartaceo) e dei documenti
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governativi.
Il neoliberismo in Ecuador: lo sviluppo dell'agricoltura da esportazione
Il ruolo dell'agricoltura nell'economia ecuadoriana particolarmente rilevante. Insieme
all'allevamento, rappresenta l'8,2% del Pil, assorbe circa il 30% degli occupati, percentuale che
aumenta significativamente (69,2%) se si guarda alla popolazione rurale. Come molti paesi
dell'America Latina, vede una marcata diseguaglianza nella distribuzione della terra: il 64,4% delle
unit produttive sotto i 5 ettari dispone del solo 6,3%, mentre le aziende superiori ai 200 ettari, che
rappresentano lo 0,1 del totale, controlla il 29% della superfice agricola (Carrin, Herrera 2012;
Eclac, Fao, Iica 2012).
L'agricoltura ecuadoriana del primo Novecento essenzialmente articolata sulle due strutture
dell'hacienda e della piantagione: l'hacienda, istituto di matrice coloniale concentrato nella zona
geografica della Sierra, produce per il mercato interno attraverso un sistema che lega i contadini e
le loro famiglie in cambio di una parcella di terra per la sopravvivenza. Il sistema delle piantagioni,
diffuso nell'area geografica della Costa e strettamente legato alla domanda del mercato
internazionale, si consolida a fine Ottocento sulle coltivazioni di prodotti coloniali (caff, cacao,
banane).
Il rafforzamento e consolidamento degli interessi economici legati alle dinamiche del mercato
internazionale - relativo all'industria agro-esportatrice della Costa, e poi al pi intenso sfruttamento
del petrolio in Amazzonia e della floricoltura si realizzer negli anni Ottanta, con l'imposizione, da
parte della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale, delle politiche di aggiustamento
strutturale.
La loro implementazione produce una ristrutturazione dell'economia ecuadoriana verso le
esportazioni e verso una pi intensa integrazione nel mercato mondiale. La rapida crescita delle
esportazioni, negli anni Novanta, riguarda l'espansione di settori produttivi agricoli e della pesca non
tradizionali (verdura fresca, frutta esotica, fiori, soprattutto rose, gamberetti per il mercato europeo e
nordamericano), verso cui tendono a dirigersi crescenti investimenti di capitale straniero.
L'espansione dei settori legati al mercato internazionale associata a vari effetti negativi. In primo
luogo tale espansione si realizza a spese delle coltivazioni alla base della dieta tradizionale
nazionale, in tal modo creando le condizioni per l'aumento dell'insicurezza alimentare (Korovkin
2004). In secondo luogo essa neutralizza i pur modesti esiti delle riforme agrarie (l'aumento del
prezzo della terra ostacola la possibilit di accesso, con tendenze alla concentrazione), modificando
il sistema di distribuzione di risorse essenziale come l'acqua (Martnez Valle 2004). Ad essa
inoltre associata una serie di problemi pi generali: la monocoltura avanza a spese dell'abbondante
biodiversit che caratterizza il Paese; l'erosione del suolo si combina a processi di deforestazione
legati allo spostarsi della frontiera produttiva; l'utilizzo intensivo di prodotti chimici contamina le aree
contigue alla produzione di fiori, banane, gamberi (Harari 2004). A questi si sommano gli effetti di
contaminazione indotti dalla produzione petrolifera nell'area amazzonica.
Ma l'imposizione delle politiche di aggiustamento strutturale e l'apertura indiscriminata
dell'economia alle forze di mercato internazionali si realizza in un crescente clima di conflitto
sociale, che porter alla nuova Costituzione del 2008 e alla assunzione dei principi della sovranit
alimentare, come si vedr nel prossimo paragrafo.
I movimenti contadini ed indigeni: verso la sovranit alimentare
Dagli anni Novanta, l'Ecuador attraversato da una intensa effervescenza collettiva, alimentata
dalla messa in discussione dei principi e degli effetti dell'aggiustamento strutturale. Le mobilitazioni contro la privatizzazione della terra (1994) e del welfare (1995), contro l'aumento dei prezzi del
combustibile (1999), del gas per uso domestico e per i trasporti (2001) sono catalizzate e rese
efficaci dall'inedita presenza del movimento indigeno, riuscendo, a loro volta, ad aggregare una
eterogeneit di movimenti sociali. Fino alla proposizione di una piattaforma politica nazionale, che
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sintetizza e tematizza vecchi e nuovi diritti di cittadinanza.


in questo contesto di effervescenza collettiva che i movimenti contadini ed indigeni lavorano con
l'intento di incidere sulle politiche agro-alimentari nazionali. Un ruolo centrale, in questo processo,
viene assunto da quattro federazioni affiliate a Va Campesina (2). Dalla fine degli anni Novanta,
esse assumono la sovranit alimentare come priorit politica, dando vita alla Mesa Agraria: uno
spazio di concertazione', entro cui viene ripensata la questione agraria e da cui scaturisce un
repertorio comune di azione collettiva. Nel decennio successivo, questo spazio di coordinamento
contribuir attivamente al successo delle mobilitazioni sociali organizzate contro le politiche
statunitensi di integrazione economica, l'accordo regionale Alca (Acuerdo de Libre Comercio por las
Americas) e la successiva versione bilaterale Stati Uniti/Ecuador (Tratado de Libre Comercio)
(Acosta, Falcon 2005).
Con la Mesa Agraria, l'orizzonte delle lotte muta sostantivamente rispetto a quello dei decenni
precedenti: la battaglia non pi per l'inclusione dei contadini nel modello agrario dominante rincorrendo la logica della modernizzazione, dell'aumento della produttivit e dello sviluppo - ma
aspira, piuttosto, ad una transizione agro-alimentare come alternativa a quella perseguita dalle
politiche neoliberiste. L'avvio di un processo interno di analisi e dibattito conduce all'elaborazione di
un documento (Agenda Agraria de las Organizaciones del Campo del Ecuador) che pone al centro
dell'agenda politica il paradigma della sovranit alimentare, cos come il relativo ed imprescindibile
accesso ad investimenti e risorse.
La forza dell'elaborazione programmatica, ottenuta con una serie di campagne interne alle
organizzazioni e poi indirizzate alle forze esterne, porta al tavolo di dialogo con il Ministero, dove le
pressioni esercitate dalla Mesa Agraria conducono da una parte al ritiro di una proposta di legge
(Ley General de Semillas) sostenuta dal settore agro-industriale nazionale; dall'altra
all'approvazione, nel 2006, della Ley de Seguridad Alimentaria y Nutricional (Repblica del Ecuador
2006), con la quale viene inaugurato l'uso del termine sovranit alimentare nella legislazione
ecuadoriana.
All'approssimarsi delle elezioni presidenziali del 2006, la Mesa Agraria invita i candidati al dialogo. I
presidenti delle federazioni partecipanti firmano un accordo con il futuro presidente Rafael Correa, il
quale si impegna a promuovere, in caso di vittoria, una rivoluzione agraria che democratizzi
l'accesso alla terra, la non privatizzazione dell'acqua ed in generale promuova l'accesso alle risorse
strategiche per la riattivazione del settore contadino.
Successivamente, la Mesa Agraria partecipa attivamente ai lavori dell'Assemblea Costituente, che
ha il compito di stilare una nuova costituzione. La sua proposta (Mesa Agraria 2008) contiene una
serie di linee guida (garanzia della sovranit alimentare, promozione della rivoluzione agraria,
costruzione di un modello di sviluppo territoriale sostenibile ed equo, diritti del lavoro,
specificamente di quelli occupati in agricoltura e, infine, la rifondazione di uno Stato sovrano ed
interculturale), mirate a contrapporci produttivamente, culturalmente, ideologicamente e nelle
pratiche al modello agro-industriale delle multinazionali e delle lite rurali nazionali (Mesa Agraria
2007, pag. 4, 21).
Il processo di costituzionalizzazione: la sovranit alimentare quale diritto del buen vivir
L'agenda dei movimenti viene codificata nella Costituzione ecuadoriana del 2008 (Repblica del
Ecuador 2008), una delle pi innovative a livello mondiale. Radicata nelle lotte sociali interne
all'Ecuador, si nutre anche del dibattito politico internazionale di critica al capitalismo.
Fra gli innumerevoli elementi inediti, la nuova Carta costituzionale supera l'idea dell'accumulazione
e della crescita illimitata come fine ultimo dello sviluppo, affermando un nuovo principio ordinatore: il
sumak kawsay, principio andino della buona vita' (buen vivir), alla cui luce costruire un nuovo patto
sociale fra gli esseri umani e fra questi e la natura, che rispetti dunque la sostenibilit dei processi di
riproduzione sia dell'esistenza umana, sia di tutte le altre forme di vita. Cos, la natura, per la prima
volta nella storia moderna, viene definita quale soggetto di diritto, recuperando, anche qui, la
cosmologia dei popoli indigeni che considerano la natura come Pachamama, madre terra, luogo
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dove si riproduce e si realizza la vita (Acosta, Martnez 2009).


La sovranit alimentare, assunta come uno dei diritti del buen vivir e tradotta in obbligo dello Stato,
diventa caposaldo della strategia di sviluppo, quella che, nel dibattito accademico e politico
dell'Ecuador, viene ritenuta una modificazione della matrice produttiva, vale a dire dei nessi che
legano produzione, riproduzione e consumo. La Carta Costituzionale non riprende per intero la
definizione di Va Campesina, ma afferma con forza il diritto al cibo (art. 13): "Gli individui e le
collettivit hanno diritto all'accesso sicuro e permanente ad una alimentazione sana, adeguata e
nutriente, preferibilmente di produzione locale e corrispondente alle loro diverse identit e tradizioni
culturali ".
Nel testo, la nozione viene definita dall'insieme di elementi che ne qualifica il significato concreto. Il
diritto ad alimenti sani e culturalmente appropriati viene garantito sul piano delle condizioni sociali di
produzione (politiche di protezione del settore alimentare ed appoggio a piccoli e medi produttori,
rafforzamento della diversificazione attraverso lo sviluppo di tecnologia appropriata ed ecologica,
preservazione e recupero della biodiversit e dei saperi tradizionali, limite all'accaparramento delle
terre per i biocombustibili), della distribuzione e commercializzazione (generazione di sistemi equi
attraverso il rafforzamento di reti produttori-consumatori e proibizione di pratiche monopolistiche e
speculative), del consumo (diritto di accesso a cibo non contaminato, anche in situazioni di
emergenza, con riferimento al principio di precauzione) (art. 281). Pi interessante la parte in cui
la Costituzione affronta il tema dell'accesso alle risorse produttive (art. 282): promozione di politiche
redistributive della terra, qualificata sulla base di funzioni sociali ed ambientali, e proibizione del
latifondo; diritto all'acqua; preservazione, uso e scambio libero del semi.
I problemi, tuttavia, arrivano nel momento in cui tali principi devono essere tradotti in quadro
legislativo, e tradotti nella loro implementazione. Realizzarne la portata avrebbe significato sollevare
ed affrontare nell'agenda politica ed istituzionale la discussione intorno alle relazioni di potere che
presiedono al controllo sociale del sistema alimentare (Patel 2009).
Ci emerge nel processo che porta alla formulazione della Ley Orgnica del Rgimen de la
Soberana Alimentaria (Lorsa) (3), approvata nel 2009. La scarsa capacit deliberativa e di
mobilitazione delle organizzazioni contadine ed indigene sposta i rapporti di forza a favore dei
potenti attori economici che detengono il controllo monopolistico sulle filiere agroalimentari e che
spingono verso il ridimensionamento della portata del mandato costituzionale.
Il risultato che la Lorsa rimane valida solo sul livello programmatico, non riuscendo a risolvere una
serie di nodi politici dirimenti per la transizione ad una nuova matrice produttiva alimentare, fra i
quali i meccanismi di distribuzione della terra; il ruolo della produzione di bio-combustibili; l'uso degli
Ogm (4); la protezione dei diritti di propriet intellettuale sul patrimonio di agro-biodiversit; il libero
uso e scambio dei semi, limitatamente a quelli di "origine nativa", che escluderebbe le variet non
autoctone, ma comunque localmente fito-migliorate come il riso.
Al momento, il conflitto che scandisce il dibattito nazionale intorno a questi punti nodali ha fatto
rinviare l'approvazione dei disegni di legge subordinati alla Lorsa (uso e accesso alle terre,
agrobiodiversit e sementi, sviluppo agrario, agroindustria ed impiego agricolo, sanit animale e
vegetale, accesso al credito pubblico, assicurazione agricola e sussidi alimentari), che, quindi, sono
ancora bloccati in Parlamento.
Conclusioni
La pratica dei movimenti contadini ed indigeni ecuadoriani ha spinto verso l'introduzione del
paradigma della sovranit alimentare nella discussione pubblica, fino alla sua
costituzionalizzazione. Le difficolt di tradurre in pratica la nozione di sovranit alimentare per come
proposta da Va Campesina derivano dalla pressione esercitata dai gruppi economici che
controllano il settore agroindustriale. Il governo, d'altra parte, non riuscito a mediare gli interessi
contrapposti: le elezioni presidenziali, nel febbraio del corrente anno, suggerivano di non porre
questioni sensibili nell'agenda della campagna elettorale.
Il bilancio, tuttavia, positivo. Permeando contenuti e linguaggi del dibattito pubblico, la sovranit
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alimentare diventa terreno di disputa per l'intera societ ecuadoriana, condizionando


profondamente il processo di riforma sociale ed economica in corso nel Paese. Su questa scia, le
organizzazioni che avevano promosso la Mesa Agraria si aprono a nuove alleanze e raccolgono
ampio consenso sociale, come avvenuto, per esempio, nel marzo del 2012 con la proposta
legislativa Ley de Tierras y Territorios ([link]) per la redistribuzione della terra. La sovranit
alimentare rimane, per questo, nell'orizzonte delle possibilit storiche, anche per i movimenti
contadini internazionali.
Note
(1) L'articolo riporta alcuni risultati di un progetto finanziato dal Miur, nell'ambito dei Prin 2008, dal
titolo Strategie innovative dei produttori agricoli tra sicurezza e sovranit alimentare, coordinatore
scientifico Annamaria Vitale, Universit della Calabria, protocollo 2008LY7BJJ_001. Vengono
ripresi alcuni contenuti della relazione Food Sovereignty: an Analysis on Political Advocacy of
Social Organizations in Ecuador presentata dalle autrici al XIII World Congress of Rural Sociology,
tenutosi a Lisbona nell'agosto del 2012.
(2) La Confederacin Nacional de Organizaciones Campesinas, Indgenas y Negras de Ecuador
(Fenocin), la Coorporacin Nacional Campesina/Eloy Alfaro (Cnc-EA), la Federacin Nacional de
Trabajadores Agroindustriales, Campesinos e Indgenas Libres del Ecuador (Fenacle) e la
Confederacin Nacional del Seguro Social Campesino (Confeunassc).
(3) [link].
(4) La Costituzione dichiara l'Ecuador paese libero dagli Ogm.
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