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Percorsi
Sushi style
di Annachiara Sacchi
1915-2015
Il 25 novembre
di un secolo fa
Albert Einstein
present la teoria
della relativit
generale. Il cielo
non fu pi quello
che fino ad allora
era stato pensato,
ma si trasform in
una struttura viva,
mobile ed elastica,
piena di fosse,
cunicoli e pendii
redo di avere incubato la fascinazione per la fisica molto tempo fa, da bambino, grazie soprattutto alla relativit generale.
Ne conoscevo giusto il nome,
com ovvio, ma quello era sufficiente a darmi lidea elettrizzante di un sapere assoluto, generale appunto,
e avevo visto alcune animazioni rozze nelle
quali le masse dei pianeti deformavano la geometria dello spazio: mi avevano sconvolto. I
residui di poche parole spaziotempo,
relativit, gravitazione , uniti alle
istantanee colorate e inquietanti delle nebulose immobili ai confini nelluniverso, prevalsero al momento giusto su altre curiosit sviluppate nel frattempo, e io mi ritrovai a studiare fisica alluniversit.
Dovetti attendere il penultimo anno di corso per addentrarmi nella teoria che mi aveva
motivato fin dallinizio. La relativit generale,
sebbene si tratti di un campo non pi nuovo,
fa ancora parte delle frontiere pi avanzate
della scienza e richiede un allenamento agonistico per essere affrontata nello specifico. Il
p
professore che teneva i due moduli del corso
aveva il vizio di non scrivere alla lavagna. Pretendeva di farci comprendere i calcoli astrusi
della relativit da seduto, sviluppando tensori
e integrali nellaria trasparente di fronte a s.
Spesso interrompeva le lezioni con lunghe telefonate in russo, alle quali assistevamo perp
plessi e rispettosi. Riteneva, come molti iniziati alle scienze pi radicali, che avremmo
dovuto essere in grado di occuparci da soli
delle minuzie dei conti, impresa che io tentai
e ritentai in quegli anni, sempre senza una
p
piena soddisfazione.
un vero miracolo che i metodi moderni
di istruzione non abbiano ancora completa-
mente soffocato la sacra curiosit della ricerca, scriveva Einstein a proposito del proprio
accidentato percorso di studi. Ed altrettanto
miracoloso, per me, che lammirazione per la
sua teoria pi grandiosa sia uscita indenne,
rinvigorita semmai, dai miei anni universitari
e dai tentativi falliti di dominarla, al punto
che, a cento anni esatti dal suo concepimento,
sento il bisogno di festeggiarla come merita.
Einstein present il suo lavoro sulla relativit generale il 25 novembre 1915 davanti allAccademia prussiana delle scienze. Allepoca era
gi una celebrit per via dei tre articoli pubblicati nel 1905, tra cui quello sulla relativit ristretta e quello sulleffetto fotoelettrico che gli
avrebbe valso il Nobel, ma sarebbe stata la relativit generale a renderlo licona indiscussa
della fisica moderna, della scienza in genere,
del pensiero umano stesso.
Come accade non di rado, Einstein approd a un risultato capitale partendo da un problema concettuale piuttosto semplice e da
una convinzione personale, si potrebbe quasi
dire da un principio di buon senso. Era persuaso che le leggi naturali, le leggi fondamentali della fisica, dovessero essere le stesse da
qualunque parte le si osservasse o, per dirla
pi precisamente, in qualunque sistema di riferimento si effettuassero le misure. Non si
trattava di una convinzione nuova per lui. Nellarticolo sulla relativit ristretta aveva mostrato con eleganza come ci fosse vero per
due osservatori che si muovono a velocit costante luno rispetto allaltro: il buon senso
di Einstein valeva, a patto di accettare che la
luce viaggiasse a una velocit fissa per chiunque dei due la misurasse. Il problema, tutta-
via, sussisteva ancora nel caso di due osservatori che avessero unaccelerazione luno rispetto allaltro. Nel 1907, mentre lavorava ancora presso lUfficio brevetti di Berna, Einstein
inizi a preoccuparsi di questa possibile
estensione.
In uno dei suoi esperimenti mentali
che liconografia ci ha abituato, forse un po
ingiustamente, a pensare come divagazioni libere durante il tedio dellufficio Einstein
immagin un uomo in caduta libera insieme
ad altri oggetti. Un pensiero poetico, insomma. Immedesimandosi in quelluomo e levandogli le complicazioni del dove e perch
stesse precipitando, dellaria in faccia, del terrore di morire schiantato, intu che non ci fosse modo per lui, durante la caduta, di accorgersi dellesistenza della gravit, nessuna misurazione glielo consentiva. Che lesperimento mentale tradisse una sinistra carenza di
empatia, Einstein si accorse forse in seguito,
al punto di scrivere nella sua Autobiografia
scientifica: Se un individuo ha il dono di
pensare con chiarezza, pu darsi benissimo
che questo lato della sua natura si sviluppi
maggiormente a spese di altri lati, e determini
quindi pi la sua mentalit. Comunque sia,
grazie alla sua mentalit e alla noncuranza
per le sorti delluomo in caduta libera, Einstein cre la prima sinapsi tra il concetto di
accelerazione e quello di attrazione gravitazionale, la base della relativit generale.
Per formalizzare compiutamente la teoria
gli ci vollero altri otto anni, i trasferimenti da
Berna a Praga, poi a Zurigo e infine a Berlino,
la separazione dalla prima moglie Mileva, dai
figli, e qui sta leccezionalit dellimpresa
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Sulla strada
Percorsi
di Davide Francioli
Una rivoluzione
Albert Einstein present la
teoria della relativit
generale il 25 novembre
1915 come unestensione
della teoria della relativit
ristretta, che lo stesso
scienziato aveva esposto nel
saggio Sullelettrodinamica
dei corpi in movimento,
pubblicato nel 1905. Gli
studi scientifici di Einstein
rivoluzionarono i concetti di
spazio e di tempo,
unificandoli nellambito di
una nuova struttura a
quattro dimensioni, lo
spaziotempo. Nella sua
visione la gravit una
propriet dello spaziotempo,
che viene curvato in modo
significativo da oggetti
dotati di grande massa, quali
le stelle o i buchi neri
La biografia
Einstein nacque a Ulm, in
Germania, nel 1879, ma
visse per lungo tempo in
Svizzera, Paese di cui
assunse la cittadinanza. Per
qualche tempo lavor
allUfficio brevetti di Berna e
riusc ad affermarsi in campo
accademico solo a partire dal
1905. Nel 1921 ricevette il
premio Nobel per la Fisica
per la sua spiegazione
delleffetto fotoelettrico.
Insegn allUniversit di
Berlino dal 1914 fino al
1933, quando espatri negli
Stati Uniti per sfuggire alle
persecuzioni antisemite.
Mor a Princeton nel 1955
Prospettive
Ogni soluzione
ha inaugurato
una nuova
branca
della ricerca
possibile. Per quanto dotato intellettivamente, nessun essere umano in grado di raffigurarsi lo spaziotempo in quattro dimensioni, e
ancor meno una sua deformazione. Possiamo
s intuire lesistenza di una quarta dimensione, quella temporale, attraverso analogie brillanti, ma non certo coglierla appieno. A dispetto delle intuizioni di Einstein e delle elaborate concezioni attuali, il tempo resta per
noi una variabile disaccoppiata dallo spazio,
newtoniana, qualcosa che scorre in avanti e
basta, con esasperante regolarit.
Non solo. Non siamo nemmeno in grado di
rappresentare mentalmente un volume di
spazio che viene curvato. Sappiamo farlo bene con una superficie basta pensare alleffetto di una sfera di metallo poggiata su un
lenzuolo ben teso , ma con una dimensione
spaziale aggiuntiva siamo gi persi. Allimmagine istintiva della relativit generale mancano, quindi, sempre due dimensioni e ci
valido per tutti, per Einstein come per ciascuno di noi.
La teoria, al di l dellostico formalismo matematico, presenta un bizzarro aspetto democratico: non pu essere davvero visualizzata
da nessuno. La sua comprensione sempre
assimilabile, con pi o meno sofisticazioni, a
quella della sfera di metallo che crea una conca nel lenzuolo. Per i fisici moderni, abbandonare in tal senso il conforto della percezione,
di quella visiva in particolare, ormai diventato una prassi. Non solo la relativit generale,
ma anche la meccanica quantistica (perfino in
misura maggiore) richiedono alluomo di allentare i lacci dellintuitivit, di chiudere gli
occhi e fidarsi da un certo punto in poi della
matematica e della sua interpretazione attenta. Certa fisica, in effetti, non la si comprende
davvero, piuttosto ci si abitua. Se fossimo mi-
Passaggi
Il Novecento
ha celebrato
latomo, questo
sar il secolo
della relativit
Paolo Giordano
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Una copertina
un artista
Il naufragio di Tongiani
Un naufragio. Uomini e
donne disperati in balia
delle onde. Un dipinto
che evoca la celebre
Zattera della Medusa di
Gricault, ma uno dei
tanti barconi simbolo
delle tante tragedie,
spesso sconosciute, del nostro
Mediterraneo. unumanit sottomessa
al dolore in cerca di una speranza,
uninfinit di esistenze in lotta con la
morte. Vito Tongiani (Fiume, 1940)
interpreta con questo dipinto la grande
tragedia dei nostri giorni. Tongiani, pittore
e scultore, un artista che appartiene alla
tradizione della figura. Sia i suoi dipinti
(sensuali ritratti di donne, spesso giovani
nordafricane: Tongiani vive tra Camaiore
e il Marocco), sia le sue sculture
raccontano di un mondo solitario e
misterioso in cui convivono armonia e
sospesa inquietudine. Tongiani, che ha
partecipato a diverse Biennali ed
presente in numerose collezioni
pubbliche (Pinacoteca del Senato; suo il
monumento a Lucca dedicato a Puccini),
lavora con la precisa volont di essere
aderente alla realt e interprete del
presente. Anche quando la pittura
diventa testimonianza civile di un tempo
dolente. (gianluigi colin)
Supplemento a cura
della Redazione cultura
Art director
Ferruccio de Bortoli
Luciano Fontana
Daniele Manca
Venanzio Postiglione
Giangiacomo Schiavi
Barbara Stefanelli
Antonio Troiano
Pierenrico Ratto
Stefano Bucci
Antonio Carioti
Serena Danna
Marco Del Corona
Cinzia Fiori
Luca Mastrantonio
Pierluigi Panza
Cristina Taglietti
Gianluigi Colin