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DOMENICA 22 FEBBRAIO 2015

Percorsi

Sushi style
di Annachiara Sacchi

Storie, date, biografie, reportage, inchieste

CORRIERE DELLA SERA LA LETTURA 21


Tutti i colori del Giappone
Junin toiro: dieci persone, dieci colori. il
proverbio giapponese con cui si vuole
sottolineare quanto siano diversi i gusti, le
scelte, i modi di vedere la vita. Con questo
spirito nato I dieci colori delleleganza. Saggi in
onore di Maria Teresa Orsi (a cura di Matilde
Mastrangelo e Andrea Maurizi, Aracne, pagine
664,  25): 35 scritti su letteratura, storia, arte,
religione, cinema giapponese dedicati a una
delle pi grandi yamatologhe italiane.

1915-2015
Il 25 novembre
di un secolo fa
Albert Einstein
present la teoria
della relativit
generale. Il cielo
non fu pi quello
che fino ad allora
era stato pensato,
ma si trasform in
una struttura viva,
mobile ed elastica,
piena di fosse,
cunicoli e pendii

Luniverso smise di essere


un noioso parallelepipedo
di PAOLO GIORDANO

redo di avere incubato la fascinazione per la fisica molto tempo fa, da bambino, grazie soprattutto alla relativit generale.
Ne conoscevo giusto il nome,
com ovvio, ma quello era sufficiente a darmi lidea elettrizzante di un sapere assoluto, generale appunto,
e avevo visto alcune animazioni rozze nelle
quali le masse dei pianeti deformavano la geometria dello spazio: mi avevano sconvolto. I
residui di poche parole spaziotempo,
relativit, gravitazione , uniti alle
istantanee colorate e inquietanti delle nebulose immobili ai confini nelluniverso, prevalsero al momento giusto su altre curiosit sviluppate nel frattempo, e io mi ritrovai a studiare fisica alluniversit.
Dovetti attendere il penultimo anno di corso per addentrarmi nella teoria che mi aveva
motivato fin dallinizio. La relativit generale,
sebbene si tratti di un campo non pi nuovo,
fa ancora parte delle frontiere pi avanzate
della scienza e richiede un allenamento agonistico per essere affrontata nello specifico. Il
p
professore che teneva i due moduli del corso
aveva il vizio di non scrivere alla lavagna. Pretendeva di farci comprendere i calcoli astrusi
della relativit da seduto, sviluppando tensori
e integrali nellaria trasparente di fronte a s.
Spesso interrompeva le lezioni con lunghe telefonate in russo, alle quali assistevamo perp
plessi e rispettosi. Riteneva, come molti iniziati alle scienze pi radicali, che avremmo
dovuto essere in grado di occuparci da soli
delle minuzie dei conti, impresa che io tentai
e ritentai in quegli anni, sempre senza una
p
piena soddisfazione.
un vero miracolo che i metodi moderni
di istruzione non abbiano ancora completa-

mente soffocato la sacra curiosit della ricerca, scriveva Einstein a proposito del proprio
accidentato percorso di studi. Ed altrettanto
miracoloso, per me, che lammirazione per la
sua teoria pi grandiosa sia uscita indenne,
rinvigorita semmai, dai miei anni universitari
e dai tentativi falliti di dominarla, al punto
che, a cento anni esatti dal suo concepimento,
sento il bisogno di festeggiarla come merita.

Einstein present il suo lavoro sulla relativit generale il 25 novembre 1915 davanti allAccademia prussiana delle scienze. Allepoca era
gi una celebrit per via dei tre articoli pubblicati nel 1905, tra cui quello sulla relativit ristretta e quello sulleffetto fotoelettrico che gli
avrebbe valso il Nobel, ma sarebbe stata la relativit generale a renderlo licona indiscussa
della fisica moderna, della scienza in genere,
del pensiero umano stesso.
Come accade non di rado, Einstein approd a un risultato capitale partendo da un problema concettuale piuttosto semplice e da
una convinzione personale, si potrebbe quasi
dire da un principio di buon senso. Era persuaso che le leggi naturali, le leggi fondamentali della fisica, dovessero essere le stesse da
qualunque parte le si osservasse o, per dirla
pi precisamente, in qualunque sistema di riferimento si effettuassero le misure. Non si
trattava di una convinzione nuova per lui. Nellarticolo sulla relativit ristretta aveva mostrato con eleganza come ci fosse vero per
due osservatori che si muovono a velocit costante luno rispetto allaltro: il buon senso
di Einstein valeva, a patto di accettare che la
luce viaggiasse a una velocit fissa per chiunque dei due la misurasse. Il problema, tutta-

via, sussisteva ancora nel caso di due osservatori che avessero unaccelerazione luno rispetto allaltro. Nel 1907, mentre lavorava ancora presso lUfficio brevetti di Berna, Einstein
inizi a preoccuparsi di questa possibile
estensione.
In uno dei suoi esperimenti mentali
che liconografia ci ha abituato, forse un po
ingiustamente, a pensare come divagazioni libere durante il tedio dellufficio Einstein
immagin un uomo in caduta libera insieme
ad altri oggetti. Un pensiero poetico, insomma. Immedesimandosi in quelluomo e levandogli le complicazioni del dove e perch
stesse precipitando, dellaria in faccia, del terrore di morire schiantato, intu che non ci fosse modo per lui, durante la caduta, di accorgersi dellesistenza della gravit, nessuna misurazione glielo consentiva. Che lesperimento mentale tradisse una sinistra carenza di
empatia, Einstein si accorse forse in seguito,
al punto di scrivere nella sua Autobiografia
scientifica: Se un individuo ha il dono di
pensare con chiarezza, pu darsi benissimo
che questo lato della sua natura si sviluppi
maggiormente a spese di altri lati, e determini
quindi pi la sua mentalit. Comunque sia,
grazie alla sua mentalit e alla noncuranza
per le sorti delluomo in caduta libera, Einstein cre la prima sinapsi tra il concetto di
accelerazione e quello di attrazione gravitazionale, la base della relativit generale.
Per formalizzare compiutamente la teoria
gli ci vollero altri otto anni, i trasferimenti da
Berna a Praga, poi a Zurigo e infine a Berlino,
la separazione dalla prima moglie Mileva, dai
figli, e qui sta leccezionalit dellimpresa
CONTINUA A PAGINA 22

Qui sopra e nella pagina


successiva due immagini
del Nasa Jet Propulsion
Laboratory: la nebulosa
Helix (700 anni luce dalla
Terra) nella costellazione
dellAcquario; la riunione
delle galassie NGC 2207 e IC
2163 (130 milioni anni
luce dalla Terra) nella
costellazione del Canis
Maior. A sinistra: Albert
Einstein e Paolo Giordano

22 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA

Sulla strada

Percorsi

di Davide Francioli

DOMENICA 22 FEBBRAIO 2015


A scuola di graffiti. Dai 10 anni in su
La Citt dei ragazzi, spazio pensato dal Comune
di Cosenza per piccoli e piccolissimi, propone un
corso di writing e graffiti. Diversi artisti con anni
di esperienza nel campo dellarte urbana e
visiva daranno vita a Street art school (8 lezioni,

per ragazzi dai 10 anni in su). Liniziativa volta


a promuovere tra le nuove generazioni una
forma darte di crescente importanza sociale,
insegnando a distinguere la bellezza di unopera
dai segni del vandalismo.

Una rivoluzione
Albert Einstein present la
teoria della relativit
generale il 25 novembre
1915 come unestensione
della teoria della relativit
ristretta, che lo stesso
scienziato aveva esposto nel
saggio Sullelettrodinamica
dei corpi in movimento,
pubblicato nel 1905. Gli
studi scientifici di Einstein
rivoluzionarono i concetti di
spazio e di tempo,
unificandoli nellambito di
una nuova struttura a
quattro dimensioni, lo
spaziotempo. Nella sua
visione la gravit una
propriet dello spaziotempo,
che viene curvato in modo
significativo da oggetti
dotati di grande massa, quali
le stelle o i buchi neri
La biografia
Einstein nacque a Ulm, in
Germania, nel 1879, ma
visse per lungo tempo in
Svizzera, Paese di cui
assunse la cittadinanza. Per
qualche tempo lavor
allUfficio brevetti di Berna e
riusc ad affermarsi in campo
accademico solo a partire dal
1905. Nel 1921 ricevette il
premio Nobel per la Fisica
per la sua spiegazione
delleffetto fotoelettrico.
Insegn allUniversit di
Berlino dal 1914 fino al
1933, quando espatri negli
Stati Uniti per sfuggire alle
persecuzioni antisemite.
Mor a Princeton nel 1955

E luomo a livello cosmico


divenne del tutto irrilevante
SEGUE DA PAGINA 21



Prospettive
Ogni soluzione
ha inaugurato
una nuova
branca
della ricerca

unimmersione in rami sofisticatissimi


della matematica, che pochi allepoca immaginavano potessero rivelarsi utili per descrivere la realt. Bernhard Riemann, un allievo geniale di Carl Friedrich Gauss, aveva studiato la
curvatura delle superfici immerse in spazi a
molte dimensioni, e da pi parti nel mondo
venivano esplorate da anni le propriet fantasiose delle geometrie cosiddette non euclidee: geometrie nelle quali decadono certe
ipotesi sullo spazio cos come lo sperimentiamo, nelle quali le rette parallele prima o poi
sincontrano, la somma degli angoli interni
dei triangoli diversa da centottanta gradi e
percorrendo a piedi un quadrato non ci si ritrova infine al punto di partenza. Sembravano
arzigogolii tipici della matematica pura, modelli strampalati, e invece attendevano pazienti di debuttare da protagonisti nel mondo
fenomenico.
Einstein pens allo spaziotempo come a
una struttura geometrica che viene deformata, curvata dalla presenza della materia
dallenergia e dalla massa, dalle stelle, dai pianeti, dai gas e seppe trovare la relazione
esatta fra lammontare della curvatura e la
quantit di materia necessaria a produrla.
Einstein dice che lo spazio curvo e che causa della curvatura la materia, sintetizz Richard Feynman anni dopo. Se fino a un attimo prima luniverso era un noioso parallelepipedo punteggiato di corpi celesti, il 25 novembre 1915 esso si trasform allimprovviso
in una struttura viva, mobile ed elastica, piena
di fosse e rigonfiamenti e cunicoli e pendii
scoscesi.
Da visualizzare non semplice, anzi im-

possibile. Per quanto dotato intellettivamente, nessun essere umano in grado di raffigurarsi lo spaziotempo in quattro dimensioni, e
ancor meno una sua deformazione. Possiamo
s intuire lesistenza di una quarta dimensione, quella temporale, attraverso analogie brillanti, ma non certo coglierla appieno. A dispetto delle intuizioni di Einstein e delle elaborate concezioni attuali, il tempo resta per
noi una variabile disaccoppiata dallo spazio,
newtoniana, qualcosa che scorre in avanti e
basta, con esasperante regolarit.
Non solo. Non siamo nemmeno in grado di
rappresentare mentalmente un volume di
spazio che viene curvato. Sappiamo farlo bene con una superficie basta pensare alleffetto di una sfera di metallo poggiata su un
lenzuolo ben teso , ma con una dimensione
spaziale aggiuntiva siamo gi persi. Allimmagine istintiva della relativit generale mancano, quindi, sempre due dimensioni e ci
valido per tutti, per Einstein come per ciascuno di noi.
La teoria, al di l dellostico formalismo matematico, presenta un bizzarro aspetto democratico: non pu essere davvero visualizzata
da nessuno. La sua comprensione sempre
assimilabile, con pi o meno sofisticazioni, a
quella della sfera di metallo che crea una conca nel lenzuolo. Per i fisici moderni, abbandonare in tal senso il conforto della percezione,
di quella visiva in particolare, ormai diventato una prassi. Non solo la relativit generale,
ma anche la meccanica quantistica (perfino in
misura maggiore) richiedono alluomo di allentare i lacci dellintuitivit, di chiudere gli
occhi e fidarsi da un certo punto in poi della
matematica e della sua interpretazione attenta. Certa fisica, in effetti, non la si comprende
davvero, piuttosto ci si abitua. Se fossimo mi-

nuscoli, molte di quelle che appaiono come


elucubrazioni sarebbero per noi ovvie, esperibili, ma cos non . Il Novecento ha segnato in
molti ambiti questo passaggio a una scienza
dellinvisibile, di ci che troppo elusivo,
troppo piccolo, troppo distante per essere acciuffato, se non con il pensiero o levidenza
indiretta.

Ci che della relativit generale conquist


tutti, prima ancora del suo significato, fu che
era espressa da unequazione, una sola, elegantissima e apparentemente innocua (per
inciso, non si tratta di quella associata a Einstein nei poster, E=mc2, che ha a che vedere
con la relativit ristretta, bens di unaltra dallaspetto pi esotico). I fisici sono facilmente
sedotti dalla sinteticit delle formule. Malgrado la compattezza, per, nel momento in cui
il fisico malcapitato decideva di aprire
lequazione di Einstein, essa si rivelava di una
complessit quasi mostruosa, come un nodo
di serpenti velenosi, ognuno dotato di parecchie teste. La ricerca di soluzioni, sempre particolari, ha occupato non soltanto i fisici, ma
eserciti di computer strapotenti, fino a oggi. E
ogni soluzione trovata ha inaugurato una
nuova branca della ricerca e una rivoluzione
nel nostro modo di intendere il cosmo.
Non esiste altra teoria scientifica che in un
unico balzo abbia portato luomo cos in alto
nella comprensione della realt e al tempo
stesso lo abbia annichilito tanto gravemente.
Se scoprire che la Terra non era al centro di
tutto e il Sole non le ruotava attorno fu un duro colpo alle nostre certezze istintive, stata la
relativit generale a sancire la totale irrilevanza delluomo, almeno a livello cosmico. Ein-



Passaggi
Il Novecento
ha celebrato
latomo, questo
sar il secolo
della relativit

DOMENICA 22 FEBBRAIO 2015

Due parole in croce


di Luigi Accattoli

CORRIERE DELLA SERA LA LETTURA 23


Benedetti siano i Verdi
Cessate le scomuniche, i Verdi ora temono
labbraccio dei cattolici, che in trentanni sono
passati dalla distinzione del sinistro Dossetti
(Ma noi sappiamo che questo mondo
finir, 1984) allavversione del destro Biffi

Non esiste altra teoria scientifica che in un unico balzo abbia


portato luomo cos in alto nella comprensione della realt e lo
abbia annichilito tanto gravemente. In pochi decenni la relativit
generale ci ha informati che luniverso ha avuto unorigine
microscopica e drammatica, il Big Bang, e che avr una fine; che si
sta espandendo e lo fa sempre pi in fretta; che le stelle hanno
destini diversi e commoventi e il nostro Sole sar ridotto a una
miserevole nana bianca; che balliamo intorno a un buco nero che
inghiotte materia, insaziabile, azzerando ogni memoria
stein stesso crebbe con lidea di un universo
costante, immutabile. In pochi decenni la relativit generale ci ha invece informati che
luniverso ha avuto unorigine microscopica e
drammatica, il Big Bang, e che avr anche una
fine, sebbene sia ancora dibattuto quale; ci ha
informati che esso si sta espandendo intorno
a noi sta lievitando rende forse meglio
lidea e lo fa sempre pi in fretta; che non
solo occupiamo un posto periferico nella nostra galassia, ma la nostra galassia solo una
fra le innumerevoli; che le stelle hanno destini diversi e commoventi e il nostro Sole sar
infine ridotto a una miserevole nana bianca;
che balliamo tutti quanti intorno a un buco
nero che inghiotte e inghiotte materia, insaziabile, azzerando ogni memoria di ci che
era prima; che ci che vediamo e sentiamo e
tocchiamo non che il quattro per cento di
quello che realmente esiste l fuori, perci il
resto lo chiamiamo Materia oscura o Energia
oscura e non abbiamo idea di che accidenti
sia.
Proprio in ragione della loro drammaticit,
Einstein fu il primo a opporre resistenza a certe conseguenze della sua teoria. Che luniverso avesse avuto un inizio gli sembrava unassurdit e per tutta la vita tratt i buchi neri come dei meri intoppi matematici di cui sbarazzarsi. Nessuna mente, per quanto geniale,
sarebbe disposta ad accettare una tale mole di
cambiamenti tutta insieme. Al contrario, per
noi quasi impossibile pensare alluniverso
senza contemplarne linizio esplosivo, guardare il cielo notturno senza essere da qualche
parte consapevoli dei buchi neri incastonati
nelle sue profondit. Se anche non abbiamo
studiato quelle cose, esse si sono imposte in
qualche strato della nostra coscienza. La relativit generale, come ogni grande rivoluzione

della scienza, stata anche un gigantesco


trauma collettivo e varrebbe forse la pena, oggi, di indagare come abbia influenzato il nostro modo di essere, la fiducia che riponiamo
in noi stessi.

Si tratta, con ogni probabilit, anche della


teoria che ha generato pi equivoci di sempre.
Il suo nome, relativit generale, ha portato
molti alla conclusione sbrigativa e superficiale che, secondo Einstein, tutto quanto fosse
relativo. Hans Reichenbach diede al fisico
parte della responsabilit di ci, sottolineando come in ragione della sua scoperta egli fosse diventato un filosofo implicito, pur rifiutando per tutta la vita un simile ruolo. Questa la sua forza e la sua debolezza a un tempo: la sua forza, perch ha reso tanto pi
concreta la sua fisica; la sua debolezza, perch
ha lasciato la sua teoria esposta ai travisamenti e alle interpretazioni sbagliate.
In realt, se si riflette sul presupposto di
Einstein, ovvero che le leggi della natura debbano essere equivalenti da qualunque parte le
si osservi, si capisce facilmente come la relativit generale affermi semmai il contrario della sua vulgata pi deteriore.
Allo stesso modo, sbagliato considerare
limpresa di Einstein come la supremazia del
pensiero puro, teorico, sulla scienza sperimentale. Lo conferma il fatto stesso che tutte
le sue intuizioni muovessero da veri e propri
esperimenti, seppure immaginati. Paradossalmente Einstein, lemblema della ragione
che domina la concretezza, era un fisico legato in tutto e per tutto allempirismo. Si premur, fin da subito, di trovare delle prove che
convalidassero la sua teoria. La prima era gi

verso il culto ateo della natura di animalisti


ed ecologisti (2007); fino allavvolgente
concorrenza di papa Bergoglio: Custodire il
Creato? Ma no, sono i Verdi! No, non sono i
Verdi: questo cristiano (9 febbraio 2015).

disponibile: si sapeva da tempo che lorbita di


Mercurio intorno al Sole si comportava in maniera anomala, almeno stando alla legge di
gravitazione di Newton. Per giustificare le irregolarit nella sua rivoluzione si era perfino
ipotizzata lesistenza di un pianeta aggiuntivo
nel nostro sistema solare, Vulcano, peccato
che nessuno riuscisse a vederlo. Lanomalia,
si scopr, era un effetto puro della relativit.
Levidenza schiacciante arriv nel 1919,
quando Arthur Eddington organizz una spedizione allIsola di Principe, nel Golfo di Guinea, e l, durante uneclissi totale di Sole, fu in
grado di fotografare la deflessione dei raggi
luminosi, il modo in cui il segnale proveniente dalle stelle giungeva a noi curvato dal campo gravitazionale intorno al Sole.
Ma ci sono aspetti della teoria che attendono ancora un verdetto a cento anni dalla scoperta. Se la relativit generale vera cos come
Einstein lha formulata, allora devono esistere
nel cosmo delle onde gravitazionali. Di
nuovo il cervello simbatte in un limite intrinseco nel tentativo di visualizzare queste onde
che si muovono nello spaziotempo a quattro
dimensioni mettendolo in agitazione, e di
nuovo si rifugia nella sfera poggiata sul lenzuolo: lasciate cadere la sfera da una leggera
altezza ed essa provocher delle increspature
nel tessuto. Si suppone che onde gravitazionali generate da eventi catastrofici, come la
fusione di due buchi neri, ci attraversino in
continuazione, deformandoci, ma i loro effetti sono cos leggeri da esserci sempre sfuggiti.
Pi che a uno specchio dacqua, lo spaziotempo somiglia a una lastra dacciaio straordinariamente compatta, che vibra a malapena
anche se percossa nel modo pi violento possibile (Pedro G. Ferreira).
Alcune generazioni di fisici sperimentali
hanno ormai sacrificato la propria vita alla
frustrazione di non riuscire a rilevare le onde
gravitazionali. Dai grossi cilindri di metallo
sospesi in aria da Joseph Weber si passati a
misurazioni sempre pi sofisticate, a scrutare
i sistemi binari di stelle relegati ai margini remoti delluniverso, fino a concepire lesperimento pi ardito che lumanit abbia mai sognato, per certi versi pi ardito dellattuale
collisore del Cern. Gli ideatori del Laser Interferometer Space Antenna Project, Lisa in breve, proposero di mandare in orbita intorno al
Sole tre satelliti, che avrebbero disegnato un
triangolo virtuale con un lato di cinque milioni di chilometri e comunicato fra loro attraverso fasci laser e specchi. Le onde gravitazionali, con il loro passaggio, avrebbero incurvato le traiettorie dei laser, modificandone in
maniera lieve gli spettri di interferenza. Gli
Stati Uniti si sono per tirati indietro spaventati dal costo dellimpresa, stellare anche
quello, e Lisa stato ridotto alla sua versione
europea, eLisa, con bracci di solo un milione di chilometri, e il cui lancio previsto per il
2034.

Pedro G. Ferreira, nel suo libro La teoria


perfetta, giura che il nostro sar il secolo della
relativit generale, dopo che il Novecento ha
celebrato tutto lo splendore e lorrore della fisica atomica. Se vero, ci siamo entrati pieni
di domande, la principale delle quali come
sia possibile unificare la gravit con le altre
interazioni fondamentali della natura in
ununica visione sintetica, una questione alla
quale gi Einstein dedic decenni infruttuosi
della sua vita e che tiene la fisica teorica in una
delle pi lunghe impasse di sempre, una impasse che tuttavia, come accade tanto nella
scienza quanto nellarte, ha prodotto nel frattempo teorie collaterali intrepide e inattese: la
teoria delle stringhe, la gravit quantistica e le
ipotesi secondo le quali il nostro universo non
sarebbe che un piccolo rigonfiamento di un
cosmo immensamente pi esteso e composito.
probabile che Einstein, da innovatore
profondamente reazionario che era, avrebbe
scartato con sprezzo la gran parte di queste
congetture. La storia insegna che spesso sbagli nel farlo. Per noi, che non dobbiamo preoccuparci del rigore delle equazioni, non ha
troppa importanza. Possiamo goderci la relativit generale e i suoi costrutti pi estremi
come un immaginario estatico e potente, bearci di come la ragione umana, attraverso lo
sforzo di un uomo e di tutti coloro che lo hanno seguito, abbia saputo cogliere un mistero
tanto intrinseco della natura. E forse, per una
volta, rallegrarci di vivere in unepoca che ha
almeno questo di speciale: il cosmo che ci circonda non mai stato cos tumultuoso e cos
grande.

Paolo Giordano
RIPRODUZIONE RISERVATA



Una copertina
un artista

Il naufragio di Tongiani
Un naufragio. Uomini e
donne disperati in balia
delle onde. Un dipinto
che evoca la celebre
Zattera della Medusa di
Gricault, ma uno dei
tanti barconi simbolo
delle tante tragedie,
spesso sconosciute, del nostro
Mediterraneo. unumanit sottomessa
al dolore in cerca di una speranza,
uninfinit di esistenze in lotta con la
morte. Vito Tongiani (Fiume, 1940)
interpreta con questo dipinto la grande
tragedia dei nostri giorni. Tongiani, pittore
e scultore, un artista che appartiene alla
tradizione della figura. Sia i suoi dipinti
(sensuali ritratti di donne, spesso giovani
nordafricane: Tongiani vive tra Camaiore
e il Marocco), sia le sue sculture
raccontano di un mondo solitario e
misterioso in cui convivono armonia e
sospesa inquietudine. Tongiani, che ha
partecipato a diverse Biennali ed
presente in numerose collezioni
pubbliche (Pinacoteca del Senato; suo il
monumento a Lucca dedicato a Puccini),
lavora con la precisa volont di essere
aderente alla realt e interprete del
presente. Anche quando la pittura
diventa testimonianza civile di un tempo
dolente. (gianluigi colin)

Supplemento culturale del Corriere della Sera


del 22 febbraio 2015 - Anno 5 - N. 8 (#169)
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Condirettore
Vicedirettori

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della Redazione cultura

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