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Giugno 2010
Questo rapporto stato curato da Mina Lomuscio e Maria Chiara Venier, dellUnit Tecnica
Centrale della Direzione Generale Cooperazione allo Sviluppo (DGCS) del Ministero degli Affari
Esteri Italiano e da Maura Viezzoli, consulente.
Le opinioni e le valutazioni espresse in questa pubblicazione non riflettono necessariamente il punto di
vista del Ministero degli Affari Esteri Italiano o della Banca Mondiale.
INDICE
PREFAZIONE...............................................................................................................................................
RINGRAZIAMENTI....................................................................................................................................iii
ACRONIMI E ABBREVIAZIONI...................................................................................................................
SINTESI....................................................................................................................................................vii
PARTE A: IL CONTESTO...........................................................................................................................
CAPITOLO 1: LA DISABILIT NEL QUADRO INTERNAZIONALE ................................................................
CAPITOLO 2: LIMPEGNO DELLITALIA PER LA PROMOZIONE E PROTEZIONE DEI DIRITTI DELLE
PERSONE CON DISABILIT......................................................................................................................15
PERSONE
2000-2008...................................................................................................................25
2000-2008...................................................71
2000-2008............................................................................................................................77
TABELLE
TABELLA 1: RAPPORTO TRA FINANZIAMENTI A DONO E FINANZIAMENTI PER
LE INIZIATIVE
DISABILIT..................................................................................................................................................31
APPROVATI DALLA
DGCS PER LA
DISABILIT..................................................................................................................................................34
PREFAZIONE
Elisabetta Belloni
Direttore Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri
Le persone con disabilit nel mondo sono circa il 10 12% della popolazione mondiale. Si stima che
la maggior parte di esse viva nei paesi in via di sviluppo.
Le persone disabili rappresentano dunque una porzione significativa della popolazione e hanno pi
probabilit di vivere in condizioni di povert rispetto ai loro pari senza disabilit. In molti casi la
condizione di disabilit pu costituire una causa di povert impedendo la piena partecipazione delle
persone con disabilit alla vita economica e sociale delle loro comunit, specialmente se non sono
disponibili infrastrutture e servizi adeguati.
Nel panorama internazionale la Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilit adottata
dallAssemblea Generale delle Nazioni Unite il 13 dicembre 2006, introducendo un nuovo standard
internazionale legale e culturale, rappresenta un importante strumento per la promozione dei diritti
umani e per il riconoscimento dei diritti di pari opportunit per tutti.
La Convenzione non riconosce nuovi diritti alle persone con disabilit, ma ha ridefinito i diritti e i
principi nel quadro dei diritti umani.
La Cooperazione Italiana, da sempre impegnata nella lotta allesclusione sociale, rafforza il suo ruolo
attraverso il mandato affidatole dalla Convenzione stessa (art. 32):
Gli Stati Parti riconoscono limportanza della cooperazione internazionale e della sua
promozione, a sostegno degli sforzi dispiegati a livello nazionale per la realizzazione degli
scopi e degli obiettivi della presente Convenzione, e intraprendono appropriate ed efficaci
misure in questo senso, nei rapporti reciproci e al proprio interno e, ove sia appropriato,
in partenariato con le organizzazioni internazionali e regionali competenti e con la societ
civile, in particolare con organizzazioni di persone con disabilit.
Nel periodo 2000 2008 la Cooperazione Italiana ha realizzato iniziative per la promozione dei diritti
delle persone con disabilit in 25 paesi (Albania, Angola, Bosnia Erzegovina, Camerun, Cina, Cuba,
Ecuador, El Salvador, Etiopia, Giordania, Italia, Kenya, Kosovo, Libano, Libia, Marocco,
Montenegro, Repubblica Centro Africana, Serbia, Sudan, West Bank and Gaza, Tunisia, Vietnam,
Yemen, Zambia).
Questo volume rappresenta un primo passo verso il rispetto degli enunciati della Convenzione e
intende fornire una panoramica delle iniziative finanziate dalla Cooperazione Italiana per la
promozione e protezione dei diritti delle persone con disabilit.
Lauspicio che questo volume rappresenti la base documentale per aprire un dibattito costruttivo
sugli impegni futuri della Cooperazione Italiana nel rimodellare le proprie procedure, favorendo
linclusione delle persone con disabilit nei programmi di sviluppo e meccanismi di collaborazione
attraverso lo scambio e la condivisione di informazioni ed esperienze.
RINGRAZIAMENTI
Molte persone hanno contribuito a questo rapporto. La stesura di questo rapporto non sarebbe stata
possibile senza tutti coloro che hanno collaborato alla raccolta di dati ed informazioni ed alla
compilazione e verifica delle schede di rilevazione sui progetti finanziati dalla DGCS per la
promozione dei diritti delle persone con disabilit e, in particolare:
Direzione Generale Cooperazione allo Sviluppo (DGCS)
Domenico Bruzzone, Paola Campostrini, Maurizio Canfora, Manfredo Capozza, Luciano Carrino,
Carlo Cib, Raimondo Cocco, Chiara Coletti, Antonello De Riu, Stefania Fantuz, Massimo Ghirelli,
Mauro Ghirotti, Guglielmo Giordano, Flavio Lovisolo, Francesco Maraghini, Fabio Melloni, Fabrizio
Nava, Sergio Palladini, Giancarlo Palma, Maria Grazia Piazzolla, Alessandra Piermattei, Gianandrea
Sandri, Andrea Senatori
Unit Tecniche Locali della DGCS
UTL Bosnia Erzegovina (Stefania Fantuz), UTL Bolivia (Marco Gaspari), UTL Libano (Chiara
Coletti, Elena Zambelli, Giorgia Depaoli), UTL Marocco (Fabio Minniti), UTL Mozambico (Roberta
Pegoraro), UTL West Bank and Gaza (Maurizio Barbieri), UTL Tunisia (Pietro Samperi), UTL
Vietnam (Iride Boffardi)
Consulenti esterni della DGCS per iniziative disabilit
Paola Baumgartner, Fabrizio Brutti, Estella Guerrera
Enti esecutori responsabili dellesecuzione delle iniziative finanziate dalla DGCS sulle tematiche
della disabilit
Istituto Superiore di Sanit (ISS) (Alice Fauci, Ranieri Guerra), ONG ACRA (Angela Melodia,
Giorgia Carloni), ONG AIFO (Cinzia Cullice, Francesca Ortali, Pierdomenico Lorenzo), ONG
AISPO (Giuliano Brumat, Renato Corrado), ONG AVSI (Chiara Spampinato), ONG CCM (Marilena
Bestini), ONG CFI (Francesca Petroni, Rodolpho Da Silva, Vittorio Bossa), ONG CIca (Antonio
Scrivo, Bepina Sima, Riccardo Sollini), ONG CICSENE (Gianfranco Cattai, Paola Giani), ONG
CMT (Claudio Grassi, Letizia Ragonesi), ONG COOPI (Ennio Miccoli), ONG COSV (Katia Oppo).
ONG CTM (Alberto De Nicola, Enrico Azzone, Pasquale Sabatino), ONG CUAMM (Don Luigi
Mazzuccato, Elena Ostanel, Fabio Manenti, Massimo Maroli), ONG DISVI (Anna Ferrero, Vincenzo
DAmore), ONG DOKITA (Mario Grieco), ONG EDUCAID (Giacomo Anastasi), ONG GVC (Dina
Taddia, Donatella Oldrini, Erika Beuzer, Silvia Angemi), ONG INTERSOS (Andrea Mussi, Stefano
Cordella, Valentina Stivanello), ONG LAFRICA CHIAMA (Raffaella Nannini), ONG MAGIS
(Giuseppe Mazzini), ONG MONSERRATE (Delia Oliveto), ONG MOVIMONDO (Pietro Del
Sette), ONG OVCI (Cristina Paro, Mauro Borin, William Strango), ONG RC (Arturo Parolini, Ciro
DAcunzo, Emira Sghaier), ONG RTM (Mario Pelloni), ONG TDH (Leonor Crisostomo, Anna
Nava, Piera Redaelli), Regione Emilia Romagna (Gisella Brkovic, Luca De Pietri, Rossana Preus),
Progetto Sviluppo Liguria (Roberto Caristi) Universit Tor Vergata (Cartesio Favalli)
ACRONIMI E ABBREVIAZIONI
AAPD
ACP
APPI
BM
CBR
CEPAL
CILSS
DAC
DGCS
DPI
ECOSOC
FAO
FMI
GBS
GPDD
HDR
ICD
ICF
ICIDH
ICT
IFAD
IGAD
IsIAO
ISS
MAE
MDGs
MEF
OECD
OHCHR
OIM
OMS
ONG
ONU
OSCE
PAM
PCD
PDHL
PRSP
PVS
RBC
SADC
SIC
UE
UNDESA
UNDP
UNESCO
UNICEF
UNICRI
UNIDO
UNIFEM
USAID
UTC
UTL
SINTESI
Secondo la definizione utilizzata in questo documento, per mainstreaming si intende: lintegrazione della
prospettiva della disabilit in ogni fase delle politiche e delle pratiche dello sviluppo: disegno, attuazione,
monitoraggio e valutazione con un ottica di promozione delle uguali opportunit per le persone con disabilit
in ogni aspetto della vita sociale, economica, culturale. (Cfr. Commissione Europea. Pari opportunit per le
persone con disabilit: un Piano dazione europeo. Comunicazione della Commissione al Consiglio, il
Parlamento Europeo, il Comitato economico e sociale europeo e il Comitato delle Regioni. Bruxelles, 30
ottobre 2003. com (2003) 650 finale).
PARTE A: IL CONTESTO
Cfr. <http://www.un.org/disabilities>
Sulla terminologia da utilizzare rispetto alla disabilit, esiste un dibattito internazionale ancora in corso: il
presente Rapporto utilizza sia persone disabili che persone con disabilit. Per una disamina dellutilizzo di
questo termine vedi Le buone prassi nelluso delle parole: le parole sono pietre in Le idee vincenti. Esempi
di buone prassi nello sviluppo della cultura imprenditoriale e dellaccoglienza. Pesaro, progetto Equal Albergo
via dei matti numero zero, 2005.
4
LOrganizzazione Mondiale della Sanit parla di 650 milioni di persone. Cfr. WHO. World Report on
Disability and Rehabilitation. 13/14 novembre 2008. www.who.int/disabilities/en
5
Cfr. in < http://www.who.int/classifications/icf/en/>
6
Cfr. Banca Mondiale 2007
7
Cfr.<http://www.who.int/disabilities/publications/dar_action_plan_2006to2011.pdf>
3
Secondo lOMS, in alcuni paesi fino a un quarto delle disabilit conseguenza di ferite e violenze di diverso
tipo. Cfr. WHO and Liverpool John Moores University launch Violence prevention: the evidence. Sept. 2009.
Sono diversi gli approcci a cui fare riferimento per guardare alla disabilit.
Lapproccio sanitario, prevalente fino agli anni 60, tratta la disabilit in termini prettamente medici.
Secondo questo modello la persona con disabilit considerata essenzialmente un paziente che va
messo in condizioni di poter superare la propria menomazione. essa, infatti, la causa della sua
esclusione dalla societ. Lapproccio soprattutto focalizzato sullindividuo come oggetto di cure
ed interventi. Laccento degli interventi pianificati da decisori politici sulla cura, sulla fornitura di
servizi di riabilitazione, sulla fornitura di ausili e di tecnologia. Il modello prevede la presenza di
istituzioni separate dove prendersi cura delle persone con disabilit, come scuole speciali o ricoveri.
Lapproccio caritatevole guarda alle persone con disabilit come a vittime del proprio stato, persone
bisognose di cura e di protezione. Si basa sul senso di compassione e pietismo che le limitazioni
funzionali della persona ispirano nelle persone e nelle istituzioni caritatevoli. Lattenzione centrata
sul bisogno della persona con disabilit e sulla benevolenza di chi lo soddisfa. Tradizionalmente le
politiche basate su questo approccio prevedono istituzioni speciali dedicate alle persone con disabilit
(come istituti e scuole speciali). Il modello stato alla base delle prime politiche sociali per le persone
con disabilit, integrandosi fortemente con azioni caritative basate su fondi privati.
Lapproccio sociale che emerge dalla fine degli anni 80 inizi degli anni 90, pone laccento sulla
risposta che la societ offre alla persona con disabilit. Secondo questo approccio la disabilit il
prodotto di un ambiente sociale che non disponibile ad adattarsi alle diversit dei singoli. Obiettivo
degli interventi ispirati da questo modello, linclusione sociale, il porre la persona con disabilit
allinterno della societ attraverso la formazione, la scuola, il lavoro. Il modello sociale chiede alla
societ di adattarsi alle diversit delle persone con disabilit, riconoscendo che lo svantaggio di cui
soffre dipende dalla discriminazione a cui sottoposto.
Tale discriminazione assume diverse forme: legislativa e istituzionale, ad esempio quando non sono
previste leggi inclusive delle persone con disabilit nelle scuole; una discriminazione data dalla non
accessibilit delle strutture con la presenza delle barriere fisiche e sensoriali; una discriminazione di
tipo culturale, fatta di stigma e pregiudizi.
Lapproccio basato sui diritti umani, nato alla fine degli anni 90, fortemente radicato allinterno
degli standard internazionali sui diritti umani e considera le persone con disabilit come soggetti di
diritto. Laccento posto sulla valorizzazione e inclusione delle persone con disabilit affinch
possano partecipare pienamente alla vita sociale, economica, politica e culturale, nellambito di una
societ che accoglie e rispetta le loro differenze. Lapproccio alla disabilit basato sui diritti umani
enfatizza il tema della partecipazione delle persone disabili e delle loro famiglie, il ruolo delle
associazioni di disabili, nella formulazione e attuazione di politiche finalizzate alla loro piena
partecipazione alla vita sociale.
Lapproccio fondato sulle capacit (capabilities)9, che si afferma come quadro concettuale negli anni
2000, considera fondamentale dare alla persona con disabilit la possibilit di esercitare la propria
capacit, di scegliere la propria vita e di sviluppare le proprie potenzialit. Al centro del
modello/approccio sono le aspirazioni e le potenzialit delle persone, e non i loro limiti. Lapproccio
delle capacit considera il benessere, la partecipazione e la libert fondamentali nel perseguimento
degli obiettivi economici e sociali.
Le politiche sociali per la disabilit che ne derivano, saranno conseguenti e dirette non solo a
provvedere servizi per compensare lo svantaggio, ma saranno orientate anche e soprattutto a sostenere
la capacit delle persone di poter scegliere. Tali scelte hanno a che fare con i diritti fondamentali di
base come la salute, leducazione, lalimentazione, ma anche con la libert di esercitare il proprio
9
Cfr. <http://www.capabilityapproach.com>
diritto di avere una vita sociale, comunitaria, economica, affettiva. 10 Il modello dei diritti umani e
lapproccio delle capabilities sono spesso coniugati assieme.
I modelli menzionati rappresentano una schematizzazione del modo di intendere la disabilit e le
persone con disabilit dagli anni 50 ad oggi. A questo proposito, Kishor Bhanushali uno studioso
indiano,11 parlando del suo Paese e commentando sul tema degli approcci alla disabilit, sottolinea:
The policies and schemes of government are guided by medical model rather than
human rights model. Major efforts on the part of government are limited to physical
rehabilitation in the form of preventive action, provision for aids and appliances etc.
Efforts in the direction of human rights model remain on paper (..).
..the attitudes and perspectives of non-disabled people toward people with disabilities
can, and do, have a profound impact on our daily lives. Even for a disabled person who
has never before heard the phrase moral model or human rights model, the
descriptions of the real-world attitudes upon which these phrases are based are
intimately familiar and highly relevant to our lives. They are familiar because we
confront them, for better or for worse, in the people we meetincluding in our families.
And they are relevant because when certain attitudes are pervasive throughout all
society, they directly and pragmatically affect what services or human rights areor are
notavailable to us.
Whether or not you knew it, you are already operating from the perspectives and
attitudes described in at least one of the existing disability models.
Da quanto sopra, emerge quanto sia importante definire il quadro concettuale di riferimento in quanto
il modello utilizzato influisce anche sulla definizione delle politiche per la disabilit ed i conseguenti
interventi.
1.2. Il mainstreaming della disabilit nellAgenda di Sviluppo
Comprendere in cosa consista il mainstreaming della disabilit e quali siano gli strumenti da mettere in
campo per attuarlo condizione indispensabile per ogni istituzione, governativa o intergovernativa,
che intenda promuovere i diritti delle persone con disabilit nelle politiche, strategie e attivit della
Cooperazione Internazionale.
stimato che circa l80% delle persone con disabilit vive nei paesi in via di sviluppo, ossia, circa 500
milioni di persone di cui molte sono povere o a rischio di povert. 12 proprio perch la disabilit,
nelle sue varie forme cos diffusa nei Paesi in Via di Sviluppo (PVS) che la Comunit Internazionale
ormai concorde nel ritenere che anche le persone con disabilit debbano essere inserite, al pari di
altri soggetti a rischio di esclusione, tra i gruppi destinatari di strategie di sviluppo inclusivo.
Sono vari i documenti prodotti a livello internazionale che negli ultimi quindici anni hanno
evidenziato la necessit di introdurre il tema della disabilit nellambito del dibattito sullo sviluppo.
Gi a Copenhagen13 nel 1995 a conclusione del Summit Sociale Mondiale, il Documento finale
10
11
12
Cfr. Amartya Sen. 2000. Lo sviluppo libert. Arnoldo Mondadori Editore, Milano
Kishor-Bhanushali, 2007, Changing Face of Disability Movement from charity to empowerment, ICFAI
Business School, Ahmedabad.
Per un approfondimento sui dati esistenti rispetto al rapporto tra povert e disabilit nei paesi in via di
sviluppo, Cfr.J. Braithwaite and D. Mont.. WB. SP Discussion Paper n.0805. Disability and Poverty. A Survey
of World Bank Poverty Assessments and Implications. February 2008
individuava nel mainstreaming disability in the development agenda uno dei tre temi emergenti su
cui lavorare.
Il mainstreaming della disabilit nella Agenda dello Sviluppo segue, fin dallinizio, il percorso
tracciato dal mainstreaming di genere.14
Si tratta infatti, come per il genere, di promuovere una strategia finalizzata al raggiungimento di pari
opportunit per le persone con disabilit.
Il dibattito, per, ancora aperto su quali siano le modalit per realizzarlo effettivamente. Le
esperienze gi realizzate per quanto riguarda il genere e lAIDS suggeriscono lopportunit di attivare
processi:15
-
di carattere politico-istituzionale nel quale i diritti delle persone con disabilit siano
considerati e integrati nella pianificazione e attuazione delle politiche generali e settoriali;
di carattere partecipativo che prevedano il pieno coinvolgimento delle persone con disabilit e
delle associazioni che li rappresentano nella pianificazione delle politiche, dei servizi e nei
processi decisionali;
di carattere tecnico, che da una parte includano trasversalmente le tematiche relative alla
disabilit in tutti i livelli della pianificazione; ma dallaltra siano in grado di valutare che le
persone con disabilit non costituiscono un insieme omogeneo, che presentano diversit e
diverse esigenze;
di carattere culturale, che pongano il riconoscimento di uguali diritti per le persone con
disabilit al centro dellagenda e del dibattito culturale.
Sul mainstreaming della disabilit non ci sono definizioni condivise, in questo Rapporto viene
utilizzata la seguente definizione: 16 integrazione della prospettiva della disabilit in ogni fase delle
politiche e delle pratiche dello sviluppo: disegno, attuazione, monitoraggio e valutazione con una
ottica di promozione delle uguali opportunit per le persone con disabilit in ogni aspetto della vita
sociale, economica, culturale.
La strategia di mainstreaming implica il coinvolgimento, la responsabilizzazione, il raccordo e
lintegrazione di tutti gli attori interessati attraverso un approccio di tipo partecipativo. La
Cooperazione Italiana, dovr anchessa seguire questo approccio.
13
Nel 1995 a Copenhagen si svolto il Word Summit for Social Development, che ha riconosciuto lesistenza di
una questione sociale mondiale che coinvolge sia i paesi del Sud del mondo che i paesi del Nord.
14
C. Miller and B. Albert. Disability KaR, Knowledge and Research. Mainstreaming disability in
development: lessons from gender mainstreaming, 2005.
15
Cfr. United Nation Economic and Social Council. 2007. Mainstreaming disability in development agenda.
Note by the Secretariat. Commission for Social Development Forty-Sixth session 6-15/2/2008.
16
Ibidem Cfr. Commissione Europea. Pari opportunit per le persone con disabilit: un Piano dazione
europeo[] (2003).
Nel settembre 2000, i 191 Capi di Stato e di Governo, del Nord e del Sud del mondo hanno sottoscritto
la Dichiarazione del Millennio che ha individuato otto grandi obiettivi da raggiungere per rispondere
ai bisogni delle persone pi povere nel mondo e delle popolazioni pi marginali.
Gli Otto Obiettivi di Sviluppo del Millennio (MDGs)
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
La mortalit infantile (MDG 4) spesso conseguenza, nei PVS, di scarso o nessun accesso ai servizi
sanitari.19 Per i bambini e gli adolescenti con disabilit laccesso ai servizi sanitari particolarmente
essenziale.20
La salute delle madri obiettivo imprescindibile, ogni anno milioni di donne nei PVS, dove molte
delle nascite avviene nelle abitazioni e non sono seguite da professionisti, si trovano in condizione di
disabilit e soffrono di complicazioni a lungo termine a causa della gravidanza e/o del parto. 21 La
grande maggioranza delle strutture sanitarie per la maternit esistenti nei PVS mancano di strutture
specifiche e di personale preparato per fornire assistenza a parti con complicazioni. Un gran numero
di casi di bambini disabili sono dovuti a complicazioni alla nascita (MDG 5).22
Assicurare la sostenibilit ambientale, quali laccesso allacqua e a condizioni igieniche e di sicurezza,
essenziale per la prevenzione di vari tipi di disabilit. Molte forme di disabilit visiva ad esempio
sono provocate dalla degenerazione di malattie dovute alla qualit dellacqua.
Nellaprile 2009 a Ginevra il Segretariato per la Convenzione sui diritti delle persone con disabilit
del Dipartimento delle Nazioni Unite per gli Affari Economici e Sociali (UNDESA), in
collaborazione con lOrganizzazione Mondiale della Sanit (OMS), ha organizzato lExpert Group
Meeting on Mainstreaming Disability in MDG Policies, Processes and Mechanisms: Development for
All.23
Nel corso dellincontro, emerso che:24
19
20
21
22
23
24
Gli MDGs non possono essere raggiunti senza linclusione piena e reale delle persone con
disabilit e la loro partecipazione a tutte le fasi che porteranno al raggiungimento degli
Obiettivi;
Il quadro attuale degli MDGs, gli strumenti e i meccanismi esistenti forniscono gi diverse
opportunit per il mainstreaming della disabilit negli MDGs;
Una delle sfide principali e dei limiti maggiori, nel quadro degli MDGs, rimane la scarsit di
statistiche sulla situazione delle persone con disabilit;
Iniziative per linclusione delle persone con disabilit possono essere prese a diversi livelli,
globale, regionale, nazionale, con una visione a breve, medio e lungo termine. Tali iniziative
dovrebbero garantire un impatto sulla Sessione di Revisione degli MDGs nel 2010, per il
restante periodo fino al 2015 e anche oltre il 2015;
A livello globale due aree principali di azione strategica a breve termine, sono state
individuate nel Rapporto del Segretario Generale sulla situazione delle persone disabili (64^
Sessione della Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 2009) e nel Rapporto 2009 sugli
MDGs;
Le azioni strategiche di medio termine dovrebbero includere: la disabilit nelle Linee Guida
per il Reporting degli Obiettivi e dati disaggregati sulla disabilit nel Manuale contenente gli
indicatori degli Obiettivi.
Cfr. Res. WHO A58.23 2005. Disability, including prevention, management and rehabilitation.
Cfr. UNICEF 2005
Cfr.<http://www.making-prsp-inclusive.org>
Cfr. Disease control priorities project. Dec. 2008. Controlling Birth Defects: Reducing the Hidden Toll of
Dying and Disabled Children in Low Income Countries... in http://www.dcp2.org/file/230/dcpptwpcongenitaldefects_web.pdf
Cfr. <http://www.un.org/disabilities>
Cfr. UNDESA 2009
I risultati del lavoro dell Expert Group Meeting on Mainstreaming Disability hanno fornito
elementi per la redazione del Rapporto del Segretario Generale Realizing the Millennium
Development Goals for persons with disabilities through the implementation of the World programme
of Action concerning Disabled Persons and the Convention on the Rights of Persons with
Disabilities26 presentato allAssemblea Generale delle Nazioni Unite tenutasi nel Settembre 2009.
Una risoluzione stata proposta all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. 27
1.4. Le politiche delle Nazioni Unite e la Convenzione ONU sui diritti delle persone con
disabilit
La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948 stabilisce che tutti gli esseri umani
nascono liberi in dignit e diritti (art. 1) e che ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le
libert enunciate nella Dichiarazione senza distinzione alcuna, ... di nascita o di altra condizione. 28
Nei primi stadi di sviluppo del diritto internazionale dei diritti umani non vi sono per disposizioni
specificamente rivolte alla tutela dei diritti delle persone con disabilit, n a livello internazionale n a
livello di singole normative nazionali. Solo a partire dagli anni 70 assistiamo a un cambiamento di
prospettiva, che porta allo sviluppo di un susseguirsi di iniziative e allelaborazione di nuovi strumenti
del diritto internazionale incentrati esplicitamente sul riconoscimento dei diritti delle persone con
disabilit. Nel tratteggiare i passaggi pi importanti di questo percorso, citiamo alcuni tra i pi
significativi: nel 1975 lAssemblea Generale delle Nazioni Unite adotta la Dichiarazione sui diritti
delle persone con disabilit; 29 il 1981 viene proclamato dalle Nazioni Unite Anno Internazionale delle
Persone Disabili; nel dicembre del 1982 lAssemblea Generale delle Nazioni Unite adotta il
Programma Mondiale di Azione per le Persone Disabili, 30 che delinea per la prima volta una strategia
organica di promozione delluguaglianza e della piena partecipazione delle persone con disabilit alla
societ.
Particolare importanza assume il Decennio delle Nazioni Unite per le Persone Disabili (1983-1992),
che si conclude con la decisione di dedicare il 3 dicembre di ogni anno alla Giornata Internazionale
delle Persone con Disabilit. 31 Successivamente, nel 1994, vengono approvate e adottate le Standard
Rules on the Equalization of Opportunities for Persons with Disabilities. 32 Nonostante si tratti di
norme non obbligatorie, che possono, per, divenire consuetudini riconosciute nel momento in cui gli
Stati Membri si impegnino a rispettarle come regola di diritto internazionale, esse rappresentano, per
le persone con disabilit, uno strumento per prendere decisioni e intraprendere azioni. Tale documento
stabiliva 22 criteri per lelaborazione di politiche, per la valorizzazione delle persone con disabilit e
delle loro famiglie come soggetti attivi e responsabili delle proprie scelte. Lapplicazione delle Regole
Standard viene monitorata da un Relatore Speciale sulla Disabilit (Special Rapporteur) che, a partire
25
26
27
28
29
30
31
32
Cfr. <http://www.un.org/disabilities>.
UN, 23/7/09, documento preparato per la 64 sessione, item 63 dellagenda provvisoria, Social development,
including questions relating to the world social situation and the youth, ageing, disabled persons and the
family.
Inclusion of persons with disabilities in realizing the Millennium Development Goals (A/C.3/64/L.5).
Cfr. La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, <http://www.un.org>.
Ris. 34/47 della Assemblea Generale ONU del 9/12/1975
Ris. 37/52 Assemblea Generale ONU.
Cfr. Giornata Internazionale delle Persone con Disabilit http//www.un.org/disabilities/defaul
Ris. 48/96 dellAssemblea Generale, ONU 20/12/1993.
dal 1994 ha inviato una serie di rapporti alla Commissione per lo Sviluppo Sociale del Consiglio
Economico e Sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC).
Nel 2001 lAssemblea Generale,33 ha istituito un Comitato ad hoc con il compito di elaborare un
progetto per una Convenzione Globale per la Promozione e la Protezione dei Diritti e della Dignit
delle Persone Disabili.34
I lavori del Comitato ad hoc sono cominciati a New York nellagosto del 2002 e si sono conclusi, dopo
quattro anni di negoziato, il 13 dicembre 2006, con lapprovazione della Convenzione sui Diritti
delle Persone con Disabilit da parte della Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Allo stato
attuale35 la Convenzione, entrata in vigore il 3 maggio 2007, stata firmata da 145 Paesi e ratificata da
87, mentre il relativo Protocollo Opzionale stato firmato da 89 Paesi e ratificato da 54. 36 La
Convenzione unica, nel senso che, per la prima volta nella storia delle Nazioni Unite una
Convenzione stata negoziata anche con lattiva partecipazione delle associazioni e organizzazioni
della societ civile.
Dal 26 novembre 2009 la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone Disabili legge della UE. Il
Consiglio dell'Unione Europea ha infatti ratificato il documento, un'azione che obbliga gli Stati
membri a tenere conto dei diritti sanciti nella Carta ONU dal punto di vista non solo legislativo ma
anche fattuale.
Questi sono gli otto principi generali della Convenzione:
1. Il rispetto per la dignit intrinseca, lautonomia individuale, compresa la libert di compiere le
proprie scelte, e lindipendenza delle persone;
2. La non discriminazione;
3. La piena ed effettiva partecipazione e inclusione nella societ;
4. Il rispetto per la differenza e laccettazione delle persone con disabilit come parte della
diversit umana e dellumanit stessa;
5. La parit di opportunit;
6. Laccessibilit;
7. La parit tra uomini e donne;
8. Il rispetto dello sviluppo delle capacit dei minori con disabilit e il rispetto del diritto dei
minori con disabilit a preservare la propria identit.
In estrema istanza, la Convenzione formalizza il fatto che le persone con disabilit sono portatrici di
diritti e soggetti di diritto. Essa chiede un indispensabile cambiamento di atteggiamento da parte
della societ intera nei confronti delle persone con disabilit. Tale mutamento culturale un
prerequisito atto a garantire alle persone con disabilit il raggiungimento della loro piena parit. Il
vero valore aggiunto della Convenzione e del Protocollo Opzionale il suo valore legale vincolante.
Inoltre essa stabilisce lo standard internazionale di riconoscimento dei diritti delle persone con
disabilit che possono essere rivendicati anche individualmente.
Diritti umani e sviluppo umano
33
34
35
36
10
Nel documento Mainstreaming disability in the development agenda37 preparato nel 2007 dal
Segretariato dellECOSOC, viene sottolineato come fino alladozione della Convenzione, gli strumenti
internazionali sui diritti umani si attuassero in maniera separata rispetto agli strumenti relativi alla
dimensione dello sviluppo.
Sia i diritti umani che lo sviluppo pongono al centro del proprio interesse la persona, la sua dignit, la
sua libert e il suo benessere, ma, a causa della guerra fredda, dagli anni 50 in poi le rispettive
agende si erano evolute, sia da un punto di vista concettuale che pratico, seguendo percorsi paralleli
e tendenzialmente polarizzati.38 Nel momento in cui diritti umani e sviluppo convergono in ununica
dimensione, essi possono rinforzarsi a vicenda: i diritti umani creano il contesto che legittima un
cittadino a reclamare le proprie libert, mettono a punto gli standard internazionali, stabiliscono regole
e percorsi di riconoscimento di questi diritti; lo sviluppo umano mette in atto il processo concreto di
acquisizione di opportunit e capacit che porta ogni persona a vivere una vita piena.
Oggi c un crescente consenso internazionale a supporto di questa integrazione, di cui la Convenzione
un segno concreto.
1.5. Il Consiglio dEuropa e le politiche dellUnione Europea sulla disabilit
1.5.1 Il Piano dazione sulla disabilit 2006-2015 del Consiglio dEuropa
Lapproccio europeo alla disabilit sempre stato orientato allambito dei diritti umani al fine di
favorire il pieno riconoscimento e la tutela dei diritti delle persone con disabilit.
Ne costituisce un fondamento larticolo 13 del Trattato di Amsterdam, 39 che gi nel 1997 ha dotato
lUnione Europea di strumenti efficaci per combattere la discriminazione. LArticolo 13 risponde alla
crescente esigenza di assicurare un approccio coerente ed integrato per combattere la discriminazione
e assicura ladozione di misure politiche, giuridiche comuni. Tale articolo ha un riferimento anche alla
disabilit.
Successivamente la Commissione Europea ha adottato la Direttiva 78 40 del 2000, con la quale ha
stabilito un quadro generale per la parit di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di
lavoro. Tale direttiva si riferisce anche alle persone con disabilit. La Direttiva 78/2000 si fonda
37
Cfr. Note by the Secretariat, Commission for Social development Forty-sixth session; 6-15/2/ 2008; Follow
up to the World Summit for Social Development and the twenty-fourth special session of the General
Assembly: emerging issues: mainstreaming disability in the development agenda Item 3 of the provisional
agenda.
38
Cfr. UNDP. HDR, 2000, Human rights and human development, The rhetoric of human rights was
reduced to a weapon in the propaganda for geopolitical interests. The West emphasized civil and political
rights, pointing the finger at socialist countries for denying these rights. The socialist (and many developing)
countries emphasized economic and social rights, criticizing the richest Western countries for their failure to
secure these rights for all citizens. In the 1960s this led to two separate covenants, one for civil and political
rights, and the other for economic, social and cultural rights.
Il trattato di Amsterdam stato adottato dal Consiglio Europeo nel giugno 1997 ed entrato in vigore il 1
maggio 1999, ratificato da tutti gli Stati membri. Esso da un lato permette di consolidare i meccanismi posti in
essere dal trattato di Maastricht e dall'altro definisce una serie di orientamenti sociali prioritari a livello
comunitario, in particolare in materia di lavoro. Larticolo 13, (Fatte salve le altre disposizioni del presente
trattato e nell'ambito delle competenze da esso conferite alla Comunit, il Consiglio, deliberando
all'unanimit su proposta della Commissione e previa consultazione del Parlamento europeo, pu prendere i
provvedimenti opportuni per combattere le discriminazioni fondate sul sesso, la razza o l'origine etnica, la
religione o le convinzioni personali, gli handicap, l'et o le tendenze sessuali)
Direttiva 2000/78/CE
39
40
11
sulla precedente normativa della Comunit Economica Europea (CEE) in materia di parit fra uomini
e donne. Molte delle definizioni e dei concetti giuridici utilizzati nella direttiva sono stati ispirati dalla
legislazione sulluguaglianza dei sessi e/o dalla giurisprudenza della Corte di Giustizia Europea nello
stesso ambito. La Direttiva mira a stabilire un quadro general e per la lotta alle discriminazioni
fondate sulla religione o le convinzioni personali, gli handicap, l'et o le tendenze sessuali, per quanto
concerne l'occupazione e le condizioni di lavoro al fine di rendere effettivo negli Stati membri il
principio della parit di trattamento.
In questo quadro la Direttiva sostiene il concetto di reasonable accommodation ossia lopportunit
di prevedere misure appropriate, efficaci e pratiche destinate ad organizzare il luogo di lavoro in
funzione delle esigenze delle persone con disabilit adattandone, per esempio, i locali, le attrezzature, i
ritmi di lavoro, la ripartizione dei compiti o fornendo mezzi di formazione o di inquadramento.
Tra tante misure adottate, vale la pena ricordare alcuni altri passaggi nel cammino intrapreso a livello
comunitario in materia anche di mobilit e accessibilit.
Il Regolamento (CE) n. 1107/2006, per la tutela e lassistenza delle persone con disabilit e delle
persone con mobilit ridotta nel trasporto aereo, fondate sul principio di non discriminazione e
garanzia della loro assistenza. il primo testo normativo europeo che pone su un piano di parit le
persone con disabilit e le persone non disabili, ed impone alle autorit aeroportuali di prevedere
assistenza e strutture gratuite e di garantire l'accessibilit alle persone con disabilit. Obblighi simili
sono stati stabiliti nel settore dei trasporti ferroviari internazionali.
Non meno rilevante lo sforzo intrapreso a livello comunitario per diffondere la cultura della
progettazione universale e - nel quadro della Strategia di Lisbona (e post-Lisbona) - per promuovere
laccessibilit informatica, obiettivo primario nella lotta all'esclusione sociale, e ridurre quindi il
digital divide nellera dell'informazione e della conoscenza per le categorie maggiormente
vulnerabili.
Nel 2006 il Consiglio dEuropa ha adottato un Piano dazione per le persone disabili 2006-2015.41
Lo spirito del Piano viene bene sintetizzato dal Segretario Generale del Consiglio dEuropa, Terry
Davis:
Sotto diversi aspetti, il grado di disabilit non determinato dalle condizioni fisiche di
qualcuno, ma piuttosto dalla misura in cui lambiente si adatta al fine di garantire pari
opportunit a tutti. Ci che in gioco la libert di scelta, la qualit della vita e la
partecipazione attiva nella societ. Questa la filosofia sottesa al Piano dazione sulla
disabilit del Consiglio dEuropa.
Il Piano , dunque, pienamente coerente con lapproccio basato sui diritti umani della Convenzione,
ma rappresenta uno strumento complementare rispetto ad essa. Esso nasce infatti come uno strumento
pi operativo, utile a chi prende le decisioni e a chi deve disegnare programmi e strategie. Esso ha
individuato le aree pi rilevanti per la vita di una persona con disabilit: la salute, la riabilitazione, la
partecipazione alla vita politica e pubblica, linformazione e la comunicazione, la vita comunitaria,
leducazione, la partecipazione alla vita culturale, il lavoro, la formazione professionale, laccessibilit
degli edifici e dei trasporti, la protezione sociale, la protezione giuridica, la sensibilizzazione, la
protezione contro la violenza e labuso ed infine, la ricerca e lo sviluppo. Rispetto alle suddette aree, il
Piano traccia delle linee dazione con 40 obiettivi e 160 azioni specifiche che i 46 Paesi Membri del
Consiglio sono invitati ad attuare.
Proprio la concretezza rende il Piano uno strumento utile per il monitoraggio dellimplementazione
41
Cfr.<http://www.coe.int/t/e/social_cohesion/socsp/integration/02_council_of_europe_disability_action_plan/C
ouncil_of_Europe_Disability_Action_Plan.asp>
12
dalla Convenzione.
1.5.2 Le politiche dellUnione Europea sulla disabilit
Nel 2000, larticolo 26 della Carta Europea dei Diritti Fondamentali 42 riconosceva alle persone con
disabilit il diritto di beneficiare di misure intese a garantirne lautonomia, linserimento sociale e
professionale e la partecipazione alla vita collettiva. LUnione Europea individuava infatti nella
disabilit una causa fondamentale di discriminazione e di esclusione sociale e riconosceva la necessit
e lurgenza di ampliare i confini della societ per consentire il completo accesso a tutti i cittadini,
incluse le persone con disabilit.
Lazione della UE si concretizza attraverso un Piano di azione 43 che ha, tra laltro, una funzione di
monitoraggio del contesto socio-economico al fine di individuare le strategie necessarie per abbattere i
pregiudizi e le barriere nei confronti delle persone con disabilit. Il Piano dazione nato sulla base
della spinta dellAnno europeo delle persone con disabilit 2003, istituito nel 2001 dal Consiglio
dellUnione Europea e promosso fortemente dallItalia. Quattro sono i pilastri della strategia europea
sulla disabilit: (i) non discriminazione; (ii) azioni positive e mainstreaming; (iii) superamento di
barriere ed ostacoli; (iv) coinvolgimento delle organizzazioni delle persone con disabilit, e
specificamente dellEuropean Disability Forum,44 nei processi decisionali sulla disabilit.
LUnione Europea vanta una delle pi avanzate e complete legislazioni in materia di parit e non
discriminazione. Nel 2000 aveva varato due direttive in tema di discriminazione sul luogo di lavoro e
nel 2005 aveva dato vita ad una strategia per la non discriminazione e le pari opportunit per tutti.
In seguito alla necessit di una strategia pi ampia e incisiva in tema di lotta alla discriminazione
allinterno dellUnione Europea, il 2007 era stato designato Anno Europeo per le Pari Opportunit. Il
2010 stato designato Anno Europeo della Lotta alla Povert e all'Esclusione Sociale.
1.5.3 La disabilit nelle politiche di cooperazione internazionale dellUnione Europea
Uno degli obiettivi delle politiche europee di cooperazione europee sulla disabilit la lotta alla
povert. Circa le persone con disabilit, nel documento del 2004 della Commissione Europea
Guidance Note on Disability and Development45 affermato che le persone con disabilit in
qualsiasi parte del mondo subiscono discriminazioni e sono escluse dalla vita sociale economica e
politica della comunit. Tale esclusione la causa principale degli alti tassi di povert fra le persone
disabili nei paesi pi poveri (Disabled people, in all parts of the world, experience discrimination
and are widely excluded from the social, economic and political life of the community. This exclusion
is the basic cause of high rates of poverty among disabled people in the poorest countries) . Il
suddetto documento stabilisce regole vincolanti per linclusione del tema della disabilit nelle
politiche di Cooperazione Internazionale dellUnione Europea.
Nellambito del dibattito internazionale sul mainstreaming della disabilit nella cooperazione allo
sviluppo, la UE sostiene la necessit di applicare un approccio twin-track: da una parte la UE
42
Cfr. UE. 2000/C 364/01. Carta europea dei diritti fondamentali dellUnione Europea.
<http://www.europarl.europa.eu/charter/pdf/text_it/pdf>
43
Cfr. CE, 2003, Pari opportunit per le persone con disabilit: un piano d'azione europeo (2004-2010).
Bruxelles,
In
<http://europa.eu/legislation_summaries/employment_and_social_policy/disability-and_
old_age/c11414_it.htm>
44
Cfr. www.edf-feph.org.
45
Cfr. European Commission, 2004, EU Guidance Note on Disability and Development for EU Delegations
and Services. Brussels.
13
affronta la disabilit e la promozione dei diritti umani delle persone con disabilit come tema
trasversale e, dallaltra, promuove iniziative dirette specificamente alle persone con disabilit per
assicurarne linclusione nei processi di sviluppo.
La UE ha sviluppato processi di verifica e monitoraggio dei progetti che finanzia, per assicurare che il
tema disabilit vi sia incluso. Ugualmente ho sviluppato un sistema di valutazione del reale impatto
dei progetti sulle persone con disabilit e le loro famiglie. In particolare le delegazioni dellUnione
Europea devono verificare il grado in cui i programmi paese sono rispondenti alle esigenze delle
persone con disabilit. Questa verifica deve tenere conto delle risoluzioni EU-ACP sulle persone con
disabilit.46
Nel gennaio 2006 il Parlamento Europeo ha emanato la Risoluzione su disabilit e sviluppo. 47 La
Risoluzione un importante passaggio per la promozione di politiche di mainstreaming. Essa
sottolinea che i temi relativi alla disabilit devono riflettersi, in maniera trasversale, nelle politiche di
sviluppo della Commissione Europea. In particolare dallo sviluppo delle politiche allattuazione,
monitoraggio e valutazione di programmi specifici, indirizzati alla prevenzione, cura, rafforzamento
delle capacit e lotta al pregiudizio. Altro tema importante quello dell'inclusione delle persone con
disabilit negli interventi di emergenza.48
46
47
48
(2) Resolution on the rights of the disabled people and older people in ACP countries (ACP-EU
3313/01/final). Resolution on health issues, young people, the elderly and people living with disabilities
(ACP-EU 3398/02/final).
Cfr. <http://www.europarl.europa.eu/>
Il Parlamento europeo lo ha fatto proprio all'interno della risoluzione del 4.9.2007 sui disastri naturali. Su
questi temi stata approvata la Carta di Verona (novembre 2007) sul salvataggio delle persone con disabilit
in caso di disastro.(<http://internazionali.ulss20.verona.it/docs/projects/rdd/veronacharter.pdf).
14
2.1.
Lesperienza italiana
Dal punto di vista legislativo, lItalia considerata fra i paesi pi avanzati nel campo
dellaffermazione e tutela dei diritti umani delle persone con disabilit, sia da un punto di vista
legislativo che delle politiche. In riconoscimento dei progressi legislativi e di politiche in questo
settore, il 17 novembre 2003 lItalia ha ricevuto lInternational Disability Award dal Franklin and
Eleanor Roosevelt Institute.
A partire dagli anni 70 il Parlamento Italiano ha varato una serie di provvedimenti legislativi diretti a
sostenere politiche nazionali e regionali rivolte allintegrazione delle persone con disabilit.
Limpegno che sin dai primi anni 90 lItalia ha profuso per definire un set di norme in favore delle
persone con disabilit, si basa sul pieno riconoscimento dei diritti e della dignit della persona con
disabilit. Sono quindi stati sviluppati, importanti strumenti sia normativi, che finanziari che si sono
tradotti in offerta di servizi, soprattutto a livello regionale e locale. Sono state promosse e sviluppate
politiche delle opportunit e buone prassi sulla base di una progressiva responsabilizzazione delle
istituzioni, dellassociazionismo e del privato sociale.
Il cardine della vigente legislazione la legge-quadro 5 febbraio 1992 n. 104 Legge-quadro per
lassistenza, lintegrazione sociale e i diritti delle persone con disabilit.49 Questa legge fissa principi
e valori, riconosce diritti di cittadinanza, individua interventi e prevede servizi che assicurino
lautonomia e linclusione sociale; dispone inoltre strumenti e modalit operative a sostegno della
famiglia e della vita indipendente della persona con disabilit, con particolare riguardo a quanti si
trovano in situazioni di grave disabilit. Questa legge si ispira ad un approccio basato sulla
promozione dei diritti umani. Tale approccio sar il quadro di riferimento della Convenzione ONU.
Sin dalla sua entrata in vigore il processo di diffusione di una pi moderna e corretta cultura
dellinclusione ha subto una forte accelerazione, vedendo cos un nuovo coinvolgimento sulle
tematiche della disabilit da parte di amministrazioni ai diversi livelli di governo, di decisori politici,
aprendo nuovi spazi ed opportunit di partecipazione alle forze dell'associazionismo, del volontariato,
del no-profit, della cooperazione e del privato-sociale che sono impegnate nellinclusione delle
persone con disabilit.
LItalia ha una societ civile particolarmente sviluppata e articolata, in particolare le organizzazioni del
terzo settore rappresentano una componente indispensabile della ossatura del sistema del welfare
italiano. Tale struttura supportata da una serie di Leggi, tra cui la Legge 381 del 1991, 50 che istituisce
le cooperative sociali. Le cooperative sociali costituiscono una forma, innovativa nel panorama
49
Cfr. "Legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate." Legge 5
febbraio 1992, n. 104 e successive modifiche.
50
Legge 8 novembre 1991, n. 381 "Disciplina delle cooperative sociali".(Pubblicata nella Gazz. Uff. 3 dicembre
1991, n. 283) In base a questa legge, le cooperative sociali si distinguono in quattro tipologie:
- cooperative di tipo A, se svolgono attivit finalizzate all'offerta di servizi socio-sanitari ed educativi;
- cooperative di tipo B, se svolgono attivit finalizzate all'inserimento lavorativo di persone svantaggiate;
- cooperative ad oggetto misto (A+B), se svolgono entrambe le tipologie di attivit citate;
15
internazionale unica nel suo genere, per linserimento lavorativo delle persone svantaggiate, tra cui le
persone con disabilit.
Oltre alle disposizioni relative alla prevenzione, alla cura, alla riabilitazione e all'assistenza, la leggequadro 104/92 individua interventi e servizi che assicurano l'integrazione sociale (affidamenti e
inserimenti presso persone e nuclei familiari, centri socio-riabilitativi ed educativi diurni, comunitalloggio, case famiglia). Si conferma dunque la validit di un modello di integrazione degli interventi,
di un approccio olistico alla persona con disabilit e alla sua famiglia, in grado di assicurare la presa
in carico complessiva e la definizione di progetti personalizzati .
Per favorire le possibilit di assistenza e cura ai figli con grave disabilit, ai genitori che lavorano sono
concesse specifiche agevolazioni: permessi giornalieri e mensili, congedi retribuiti fino a due anni,
possibilit di trasferirsi presso sedi di lavoro pi vicine al proprio domicilio.
Per situazioni pi complesse, stata approvata nel 1998, la legge 162/98 51 a modifica ed integrazione
della legge 104, con la quale sono stati stabiliti ulteriori interventi nel campo dellassistenza e
dellintegrazione sociale delle persone con gravi disabilit. Con questo provvedimento sono state
indicate forme di assistenza domiciliare e di aiuto personale anche della durata di 24 ore, previsti
servizi di accoglienza e di emergenza, assegnati contributi per progetti sperimentali realizzati dagli
enti locali e rivolti a migliorare lautonomia, la mobilit e la pratica sportiva.
Il diritto allo studio per tutte le persone con disabilit, cominciando dai livelli primari scolastici,
stato confermato nella legge 104 che ha contribuito a porre lItalia allavanguardia quanto a sviluppo
di un sistema educativo pienamente inclusivo.
Gi nel 1977 il Parlamento Italiano, per mezzo della Legge 517/77, 52 ha inteso garantire a tutti i
bambini con disabilit, indipendentemente dalla loro condizione psico-fisica, il diritto a frequentare le
scuole e le classi ordinarie. Progressivamente sono stati definiti i metodi e gli strumenti che
garantiscono linclusione scolastica: un sistema di valutazione che prevede il diritto a forme di
sostegno educativo; lassegnazione di un insegnante di sostegno alla classe per un numero di ore
adeguato; il rapporto alunni con disabilit e numero di studenti per classe che non superi la misura
dell1 a 25 o al massimo 2 a 20 alunni; la definizione di un progetto educativo personalizzato per ogni
alunno con disabilit; lassegnazione di ausili didattici e di assistenti alla persona dove necessario; il
superamento delle barriere architettoniche negli edifici scolastici; il trasporto da casa a scuola. Questi
diversi aspetti costituiscono un sistema che viene preso in carico a livello locale, che definito da
accordi di programma, che responsabilizza le varie competenze istituzionali: servizi sociali dei
comuni, servizi sanitari territoriali. Scuole e regioni hanno armonizzato una rete di servizi finalizzati a
rispondere alle varie esigenze.
Nel tempo i servizi di sostegno educativi si sono estesi alle scuole superiori, 53 giungendo alle
universit, dove oggi in ogni ateneo previsto un responsabile del Rettore per gli studenti con
disabilit, supportato da un apposito ufficio che deve garantire il sostegno alle attivit didattiche,
51
Legge 21 maggio 1998, n.162 "Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 104, concernenti misure di sostegno
in favore di persone con handicap grave" (Pubblicata in G.U. 29 maggio 1998, n. 123).
52
Con la Legge 4 agosto 1977, n. 517. "Norme sulla valutazione degli alunni e sull'abolizione degli esami di
riparazione nonch altre norme di modifica dell'ordinamento scolastico" (Pubblicata nella G.U. 18 agosto
1977, n. 224) Nel 1977 la legge n. 517 stabil il principio dellinclusione per tutti gli alunni disabili della
scuola elementare e media dai 6 ai 14 anni.
Cfr. <http://www.edscuola.it>,. Nel 1987 la Corte costituzionale emise la sentenza n. 2155 con la quale si
riconosceva il diritto pieno ed incondizionato di tutti gli alunni disabili, anche se in situazioni di gravit, a
frequentare anche le scuole superiori, imponendo a tutti gli enti interessati di porre in essere i servizi di propria
competenza per sostenere lintegrazione scolastica generalizzata.
53
16
laccesso a residenze, i servizi alla persona. Con laccordo Stato, Regioni ed enti locali del 2008, si
completato il sistema di servizi in rete prevedendo la continuit di presa in carico dalla scuola
dellobbligo alla formazione professionale ed ai servizi per limpiego.
Nel 1974-75, prima della riforma, gli alunni con disabilit che frequentavano classi o scuole speciali
erano circa 15.000, ma solo nella scuola primaria e con scarsa possibilit di continuare gli studi.
Nell'anno scolastico 2006-2007 gli alunni con disabilit nelle scuole normali (statali e non statali)
erano 187.567, pari al 2,1% di tutti gli alunni; di questi 173.692 (pari al 92,6% di tutti gli alunni con
disabilit) frequentano le scuole statali. 54 I dati sugli studenti con disabilit iscritti alle Universit
statali presentano un trend crescente. Infatti dall'anno accademico 2000-01 all'anno accademico 200607 gli studenti con disabilit passano da 4.813 a 11.407 iscritti; in particolare nel quinquennio
considerato si avuto un incremento di due volte e mezzo. 55
In sintesi in Italia linclusione scolastica assicurata per la grande maggioranza degli studenti con
disabilit. Classi speciali esistono ormai solo in situazioni particolari (come leducazione dei sordociechi ad Osimo), mentre le scuole per sordi e per ciechi vanno scomparendo con lintegrazione degli
studenti nelle classi normali. Lart. 24 della Convenzione ONU stato scritto tenendo conto anche del
modello italiano.
I dati sulla presenza degli alunni disabili nel sistema educativo ordinario sono quindi molto
incoraggianti anche se permangono certamente problemi quanto alla formazione ed aggiornamento
degli insegnanti di sostegno, alla piena accessibilit di edifici, alla disponibilit e adeguatezza delle
attrezzature informatiche, e non ultimo alle risorse economiche.
Per quanto concerne la formazione professionale e linserimento lavorativo, diverse e significative
sono le esperienze in atto sul territorio nazionale anche con il supporto dellazione dei programmi
comunitari.
La legislazione italiana in tema di persone con disabilit ha avuto unevoluzione significativa con la
legge 68/99 "Norme per il diritto al lavoro dei disabili", la cui finalit la promozione
dell'inserimento e della integrazione lavorativa delle persone disabili nel mondo del lavoro attraverso
servizi di sostegno e di collocamento mirato. La legge rappresenta una punta avanzata nel panorama
europeo ed internazionale. Disciplina il diritto al lavoro in maniera puntuale ed innovativa
riconoscendo per la prima volta non tanto lesigenza delle quote obbligatorie - gi previste dalla legge
486 dell86 quanto la necessit di valorizzare attraverso il cosiddetto collocamento mirato le
potenzialit, le abilit del lavoratore misurando queste in relazione alle migliori opportunit
occupazionali. Questi sono i valori che ritroveremo alla base della filosofia dellICF, la Classificazione
sul Funzionamento e la Disabilit che lOrganizzazione Mondiale della Sanit metter a punto di l a
pochissimi anni (nel 2001).
LICF lo strumento universale per descrivere e misurare la salute. La nuova classificazione misura le
condizioni di salute, e quindi anche di disabilit, ma guardando la persona nella sua globalit, nel suo
essere nellambiente in cui vive. Quindi nella misurazione delle condizioni sono tenuti in primaria
considerazione gli aspetti contestuali mettendo in diretta correlazione lo stato di salute e lambiente,
arrivando cos alla definizione di disabilit come una condizione di salute in un ambiente sfavorevole.
LICF uno strumento che, proprio per la sua natura, poteva bene essere introdotto nel nostro Paese.
Fin dal 2003 quindi stato avviato il primo progetto per introdurre e verificare la possibilit di
utilizzare lICF nel settore delle politiche del lavoro. A questo progetto hanno collaborato tutte le
istituzioni centrali (sociale, lavoro, salute), regionali, locali e le associazioni di persone con disabilit.
54
55
Fonte: Sistema Informativo del Ministero dellIstruzione, dellUniversit e della Ricerca (SIMPI), 2006-2007.
Fonte: Banca dati del Ministero dellIstruzione, dellUniversit e della Ricerca - Consorzio Interuniversitario
(MIUR-CINECA, 2007).
17
Successivamente, nel 2006, una nuova iniziativa fu avviata per sperimentare lICF nei processi di
accertamento della disabilit.
LItalia ha anche adottato altri provvedimenti normativi che anticipano altri principi riconosciuti dalla
Convenzione ONU:
a) in coerenza con il processo di sviluppo delle ICT (Information and Communication Technologies)
stata approvata dal Parlamento la Legge n. 4 del 2004, per favorire l'accesso dei soggetti disabili agli
strumenti informatici,56 cui sono seguiti i provvedimenti attuativi: grazie ad essi sono state definite
regole e modalit per garantire l'accessibilit ai siti e sistemi informatici;
b) nel campo della capacit giuridica stato modificato il Codice civile introducendo e disciplinando
la figura dellamministratore di sostegno. Tale figura rappresenta un grande traguardo sociale perch
fornisce una diversa concezione degli interventi nei confronti delle persone con disabilit,
specialmente in caso di disabilit mentale: non pi interdizione ma esercizio della propria capacit
giuridica con lassistenza di persone specializzate che assicurano, con il proprio sostegno, la
possibilit per la persona con disabilit di amministrare, gestire il proprio patrimonio e quindi le
proprie scelte per la vita. Ci assicura alle persone con disabilit le medesime opportunit previste
dalla Costituzione Italiana.
LItalia, dunque, costituisce un esempio avanzato di approccio inclusivo. In Italia i bambini con
disabilit frequentano la scuola insieme agli altri bambini ogni giorno e unalta percentuale di persone
con disabilit inserita nel mondo del lavoro. 57
2.2.
57
58
Legge 9 gennaio 2004, n. 4 .Disposizioni per favorire l'accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici.
Pubblicata in G.U. n. 13 del 17 gennaio 2004 .
Cfr. Crazzone 2006
Nel 2007 il Ministro della Solidariet Sociale era lOn. Paolo Ferrero
18
solo possibile lavorare insieme, ma che questo l'unico modo possibile di operare per
attuare i principi di eguaglianza, di non discriminazione e pari opportunit, di
autonomia e indipendenza delle persone con disabilit, di riconoscimento della
diversit: sono i principi alla base di questa Convenzione e sono i principi sui quali si
devono fondare le nostre societ per essere realmente delle societ per tutti".
Con lapprovazione della Convenzione, la Cooperazione Italiana chiamata a svolgere un ruolo
specifico in ragione del mandato affidato dallart. 32 che recita:
1. Gli Stati Parti riconoscono limportanza della cooperazione internazione e della sua
promozione, a sostegno degli sforzi dispiegati a livello nazionali per la realizzazione
degli scopi e degli obiettivi della presente Convenzione, e adottano adeguate ed efficaci
misure in questo senso, nei rapporti reciproci e al proprio interno e, ove del caso, in
partenariato con le organizzazioni internazionali e regionali competenti e con la societ
civile, in particolare con organizzazione di persone con disabilit. Possono, in
particolare, adottare misure destinate a:
(a). Far si che la cooperazione internazionale, compresi i programmi internazionali di
sviluppo, includa le persone con disabilit e sia a loro accessibile;
(b). Agevolare e sostenere lo sviluppo di competenze, anche attraverso lo scambio e la
condivisione di informazione, esperienze, programmi di formazione e buone prassi di
riferimento;
(c). Agevolare la cooperazione nella ricerca e nellaccesso alle conoscenze scientifiche
e tecniche;
(d.) Fornire, ove del caso, assistenza tecnica ed economica, anche attraverso
agevolazioni allacquisto ed alla condivisione di tecnologie di accesso e di assistenza e
operando trasferimenti di tecnologie.
2. Le disposizioni del presente articolo non pregiudicano lobbligo di ogni Stato Parte
di adempiere agli obblighi che ha assunto in virt della presente Convenzione.
Contestualmente alla firma della Convenzione, lItalia ha firmato anche il Protocollo Opzionale della
Convenzione. Con la legge n. 18 del 3 marzo 2009, il Parlamento italiano ha autorizzato la ratifica
della Convenzione59 ONU aggiungendo cos uno strumento normativo internazionale alle norme che
gi da tempo sono in vigore nel nostro Paese a sostegno dellinclusione delle persone con disabilit e
delle loro famiglie.
La legge di ratifica ha anche previsto listituzione dellOsservatorio nazionale sulla condizione delle
persone con disabilit,60 che avr il compito di elaborare, entro due anni dalla ratifica e poi ogni
quattro anni, un rapporto dettagliato sulle misure prese per rendere efficaci gli obblighi sanciti dalla
Convenzione e sui progressi conseguiti al riguardo.
Inoltre, proprio al fine di avviare un percorso di progressiva attuazione dei principi della Convenzione,
lOsservatorio sar chiamato a predisporre un programma dazione biennale per la promozione dei
59
60
Legge 3 marzo 2009, n. 18 recante Ratifica ed esecuzione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti
delle persone con disabilit, con Protocollo opzionale, fatta a New York il 13 dicembre 2006 e istituzione
dell'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilita (G.U. n. 61 del 14 marzo 2009).
Un organismo consultivo e di supporto tecnico-scientifico per l'elaborazione delle politiche nazionali in
materia di disabilit composto da 40 membri di cui 14 nominati da associazioni di persone con disabilit, 3 dal
Ministero del Lavoro e Politiche Sociali ed altri da diversi Ministeri.
19
diritti e lintegrazione delle persone con disabilit, in attuazione della legislazione nazionale e
internazionale.61 LOsservatorio avr anche il compito di promuovere la raccolta di dati statistici
sulla disabilit e la realizzazione di studi e ricerche per individuare aree prioritarie dintervento verso
cui indirizzare azioni ed interventi per la promozione dei diritti delle persone con disabilit.
2.3. La Cooperazione Italiana: un approccio inclusivo
Limpegno particolare della Cooperazione Italiana alla promozione e protezione dei diritti delle
persone con disabilit trova il suo fondamento profondo nellimportante storia dellItalia in questo
settore, come illustrato nel punto 2.1. Proprio ispirandosi alla legislazione nazionale, da sempre la
Cooperazione Italiana allo Sviluppo (DGCS) ha considerato il tema della disabilit nella sua azione
ispirandosi ad un approccio inclusivo, finalizzato al superamento di servizi speciali per le persone con
disabilit. La DGCS, come evidenziato nella parte B di questo Rapporto, ha finanziato nel corso degli
anni numerose iniziative a favore delle persone con disabilit nei campi delleducazione, sanit,
lavoro, assistenza sociale, vita culturale e sociale. Molte delle iniziative finanziate hanno previsto
assistenza tecnica nel campo della legislazione sociale e sulla disabilit. Significativo limpegno
della Cooperazione Italiana sul tema della de-istituzionalizzazione, della promozione dellintegrazione
scolastica dei bambini con disabilit, della formazione e della riabilitazione su base comunitaria a
livello nazionale e locale, impegno che coinvolge numerosi rappresentanti del mondo istituzionale e
accademico e della societ civile.
La Cooperazione Italiana ha sempre tenuto conto delle tendenze emergenti a livello nazionale e
internazionale nel settore. Per esempio, nel 2008, a seguito dellapprovazione della Convenzione
ONU, la Cooperazione Italiana ha finanziato una significativa iniziativa in Kosovo per la stesura del
Piano Nazionale della Disabilit (PIANO) in collaborazione con lUfficio del Buon Governo, Diritti
Umani e Pari Opportunit del Primo Ministro. La metodologia di lavoro adottata nelliniziativa e i
contenuti del PIANO sono stati discussi e messi in atto tenendo conto degli standard internazionali ed
in particolare dei principi della Convenzione ONU. Questo progetto si distingue da altri progetti sulla
disabilit della Cooperazione Italiana per diversi motivi: a) il PIANO rappresenta un impegno politico
dei due governi; uno strumento di partecipazione e coinvolgimento della societ civile e di controllo
sul progressivo conseguimento degli obiettivi prefissati, b) la stesura del PIANO stata lespressione
della cooperazione tra istituzioni dello Stato centrale e uffici decentrati, associazioni internazionali e
locali, incluse quelle di persone con disabilit, e le Organizzazioni Internazionali attive sul territorio,
c) la partecipazione diretta delle organizzazioni delle persone con disabilit ha rappresentato un
elemento essenziale, come previsto dalla Convenzione dellONU e incluso nelle pratiche europee, d) il
PIANO stato redatto nei formati accessibili alle persone con disabilit sensoriali (visive ed uditive),
e) liniziativa ha coinvolto nella fase di pianificazione, realizzazione e monitoraggio anche consulenti
esterni con disabilit.
In El Salvador, congiuntamente alle istituzioni salvadoregne, la Cooperazione Italiana sta realizzando
in collaborazione con lUniversit di Bologna il programma Realizzazione di un complesso educativo
inclusivo di tipo sperimentale che mira a sostenere un modello socio-educativo fondato
sulleducazione inclusiva.
In Cina la cooperazione italo-cinese ha deciso di rafforzare gli scambi tra i due paesi nel settore della
legislazione di carattere sociale. Il progetto, che si sviluppato dal 2006 al 2009, finalizzato al
sostegno istituzionale per la formulazione di leggi e regolamenti per lintegrazione sociale delle
persone con disabilit. Le attivit, realizzate in collaborazione con la Federazione cinese delle persone
con disabilit, sono risultate nella revisione della legge del 1990 sui diritti delle persone con disabilit.
61
20
In materia di iniziative a favore delle persone con disabilit le Linee Guida recitano:
Per quanto concerne i diversamente abili, in ottemperanza alla Convenzione di New
York sui diritti delle persone con disabilit del 13 dicembre 2006, la Cooperazione
Italiana promuover iniziative che si ispirano in particolare al principio dellinclusione
sociale e allapproccio alla riabilitazione su base comunitaria. Il finanziamento di
programmi in tema di legislazione sociale sulla disabilit continuer a costituire un
settore prioritario di intervento, garantendo continuit allimpegno italiano degli ultimi
anni.
62
63
64
Cfr. <http://www.gpdd-online.org>.
DGCS, 2008, La Cooperazione Italiana allo Sviluppo nel triennio 2009-2011. Linee guida e indirizzi di
programmazione (DIPCO 45/2008)
http://www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it/pdgcs/italiano/Pubblicazioni/pdf/Programmazione%2020092011.pdf
21
Il 18 luglio del 2002 la Cooperazione Italiana del Ministero degli Affari Esteri ha adottato le Linee
guida sulla disabilit (Allegato B). Le Linee Guida hanno un approccio basato sui diritti umani. Si
fondano infatti sul riconoscimento alle persone con disabilit del diritto allo sviluppo delle capacit
individuali, da perseguirsi attraverso la piena integrazione nel proprio contesto socioculturale.
Le Linee Guida prevedono il coinvolgimento di organizzazioni della societ civile delle persone con
disabilit nella realizzazione dei programmi di cooperazione.
Lapprovazione delle Linee guida ha rappresentato un passo importante per la Cooperazione Italiana
nella promozione dellinserimento della tematica anche in altre politiche di cooperazione. Ne
costituisce un esempio linserimento della tematica della disabilit nelle Linee guida della
Cooperazione Italiana sulla tematica minorile del 2004.65
La DGCS, come previsto dalle Linee-guida e indirizzi di programmazione 2009-2011, 66 ha avviato
un processo di aggiornamento delle Linee guida sulla base dei nuovi standard internazionali che
tengono conto di: a) laccento posto dai donatori sulla esigenza di una maggiore efficacia degli aiuti;
b) gli sviluppi normativi interni ed internazionali, fra i quali la Convenzione ONU; c) limportanza
che la Cooperazione Italiana si doti di strumenti pi aggiornati e completi che consentano linclusione
del tema disabilit in maniera trasversale nelle sue politiche e nelle sue pratiche; d) larmonizzazione
dellaiuto allo sviluppo; d) il rispetto degli impegni presi in ambito internazionale.
65
66
22
3.1.
La Legge 49 del 1987 sulla Cooperazione allo Sviluppo Italiana, prevede che lUnit Tecnica Centrale
(UTC) possa svolgere attivit di studio e ricerca nel campo della cooperazione allo sviluppo, 67 a
supporto dell'attivit della DGCS del MAE.
In questo quadro, lUTC ha realizzato una mappatura delle iniziative della Cooperazione Italiana per
la promozione dei diritti delle persone con disabilit per il periodo 2000-2008 e unanalisi delle
informazioni raccolte. La mappatura ha evidenziato che 51 progetti, identificati attraverso una ricerca
per parole chiave,68 sono finalizzati alla protezione e promozione dei diritti delle persone con
disabilit.
La mappatura fa parte di un percorso di approfondimento della DGCS sul tema dellinserimento della
disabilit nellAgenda di sviluppo italiana e intende fornire elementi utili allaggiornamento delle
Linee guida della Cooperazione Italiana sulla tematica della disabilit del 2002.
All'origine di questo esercizio c la necessit da parte della Cooperazione Italiana di conoscere
meglio caratteristiche e modalit con cui essa realizza politiche e pratiche di cooperazione
nellinteresse delle persone con disabilit.
Le domande che ci si posti nellintraprendere il lavoro possono essere sintetizzate come segue:
a) Linvestimento economico che la Cooperazione Italiana ha fatto sul tema disabilit negli anni
2000-2008 adeguato agli impegni internazionali dellItalia? Quali sono i suoi contorni e il
suo andamento negli anni?
b) Quale larticolazione dei finanziamenti sulla disabilit, chi sono gli enti esecutori, i partner
locali, la tipologia e le caratteristiche dei progetti, quali attivit si realizzano, ecc.? Quale
quadro emerge dalla mappatura effettuata?
c) Ci sono buone pratiche della Cooperazione Italiana in settori che hanno un impatto
generalizzato sulle persone con disabilit, sulle scelte legislative nazionali, sullambiente
culturale, sui modelli di formazione? Quali indicazioni possono essere tratte per includere la
tematica della disabilit in tutti i progetti di cooperazione?
d) possibile evidenziare elementi, comuni a pi esperienze, che possono essere tenuti in
considerazione nella pianificazione e realizzazione dei progetti? Ci sono problematiche,
questioni critiche che bene tenere in considerazione? Ci sono aspetti a cui prestare una
particolare attenzione? Soggetti da coinvolgere, metodologie da applicare?
67
68
Riquadro 1: La disabilit nellambito dei programmi di sviluppo umano della Cooperazione Italiana
I programmi multilaterali di sviluppo umano costituiscono un sistema integrato di interventi realizzati da
diverse Agenzie delle Nazioni Unite, dintesa con i Governi e gli enti territoriali di numerosi paesi ed
esprimono la volont degli attori che vi partecipano di perseguire gli obiettivi di sviluppo sanciti come
prioritari dai grandi Vertici mondiali promossi dalle Nazioni Unite e dallAssemblea del Millennio.
Lobiettivo generale di tutti questi programmi quello di promuovere uno sviluppo che risponda in modo
equo, pacifico e sostenibile ai bisogni di tutti i cittadini e serva a contrastare i fenomeni e le cause della
povert e dellesclusione sociale.
I programmi-quadro di sviluppo umano privilegiano, durante la formulazione dei progetti, i partenariati di
cooperazione decentrata tra le comunit locali.
Tali partenariati permettono lo spostamento degli ambiti decisionali dal livello centrale a quello locale. I
settori di interesse dei programmi su citati sono quelli della governance e dello sviluppo socio-economico.
Particolare attenzione viene data inoltre alle iniziative che hanno come obiettivo la lotta allesclusione
sociale.
In particolare, allinterno di questi programmi, liniziativa Open Service del Centro Mediterraneo
dellOMS di Tunisi e delle attivit internazionali della Management Unit APPI/UNDP collega tra loro le
politiche e le pratiche nei campi del welfare, della salute mentale e della lotta contro lesclusione sociale.
Un esempio concreto il programma APPI/PDHL dellUNDP implementato a Cuba dal 1998, che ha
portato a termine numerosi progetti, molti dei quali finalizzati a migliorare la copertura, la qualit e la
sostenibilit dei servizi, di cui molti riguardano il tema della disabilit.
In particolare, nel Municipio dellAvana Vecchia stato realizzato un servizio per non vedenti (in
collaborazione con lANCI - Associazione Nazionale Comuni Italiani) e un progetto di integrazione
lavorativa per persone con disabilit. La biblioteca Rubn Martnez Villesna dellAvana Vecchia stata
dotata di strumenti musicali e sale di lettura attrezzate per non vedenti. La Biblioteca realizza anche
liniziativa Spazio di luce che associa conferenze mensili ai libri parlati. Il progetto realizzato in
collaborazione col FAMSI (Foundation for the Advancement of Mesoamerican Studies, INC) e la citt di
Cordoba.
Il secondo progetto, promosso dal Comitato dellEmilia Romagna, prevede la creazione di un Laboratorio
per lintegrazione sociale e lavorativa di 50 persone con disabilit, attraverso la loro formazione in attivit
artigianali. I lavori, iniziati nellaprile 2003, hanno permesso di creare 30 posti di lavoro.
69
26
Riquadro 1 (Continued)
Nelle scuole della provincia di Guantanamo stato organizzato un corso di formazione dei maestri per
lintegrazione di bambini con disabilit. Il progetto, finanziato dallUNICEF, ha dotato le scuole di nuova
illuminazione, ventilatori, sistemi sanitari ristrutturati, materiale didattico. Il personale docente stato formato
sulla pedagogia dellintegrazione educativa.
Nella provincia di Santiago de Cuba stato portato a termine un progetto di promozione dellidentit culturale e
dellintegrazione lavorativa delle persone con disabilit. La Cattedra dellUniversit Antonio Bravo
Correoso, creata nel 1878, realizza ricerche sulla storia del territorio, beneficiando 2.597 persone nel
Municipio di Santiago de Cuba, che partecipano ai corsi. Il progetto, finanziato dal FAMSI e dal Municipio di
Granata (Spagna), ha integrato un gruppo di giovani con disabilit ai lavori della Cattedra.
Infine, nella provincia di Las Tunas, stato realizzato un progetto di eliminazione delle barriere per non vedenti
e ipovedenti presso la biblioteca provinciale Jos Mart. Il progetto coinvolge lAssociazione di non vedenti
della biblioteca, che dispone di una sala Braille e di assistenza specializzata, e ha fornito alla stessa programmi
informatici speciali che consentono agli studenti e professori di usare i computer e stampare documenti in
braille. I partecipanti sono stati formati sulluso dei programmi Jaws, Braille. stato anche realizzato un corso
per Ausiliari dInformazione Scientifica Tecnica. Beneficiari del progetto sono 127 utenti della biblioteca e 767
persone con problemi di vista. Sono stati creati quattro nuovi posti di lavoro per donne non vedenti o
ipovedenti.
3.2. Metodologia
Il lavoro si sviluppato in quattro fasi.
Prima fase
Nel corso della prima fase, si effettuata la mappatura70 di tutte quelle iniziative e progetti deliberati
dal Comitato Direzionale e dal Direttore Generale della DGCS nei nove anni tra il 2000 e il 2008, che
si riferivano esplicitamente alla protezione e promozione dei diritti delle persone con disabilit.
Le iniziative e i progetti sono stati individuati attraverso una ricerca per parole chiave, presenti nel
titolo del progetto, utilizzate per interrogare le banche dati del Ministero Affari Esteri (MAE): la banca
dati Unit Tecnica Centrale (UTC), il software SDR, il SIC. 71 Sono state utilizzate inoltre le
informazioni presenti nel bollettino DIPCO (Bollettino settimanale della cooperazione allo sviluppo
italiana).
La mappatura stata circoscritta a iniziative e progetti sulla disabilit fisica e sensoriale. 72
Nel corso dellindagine stato effettuato il censimento73 degli enti (governativi, non profit, privati,
organismi internazionali e delle UN) responsabili dellesecuzione dei progetti che rappresenta una
70
Allegato C - Mappatura dei progetti della Cooperazione Italiana per la promozione e protezione dei diritti delle
persone disabili 2000-2008. La mappatura non ha considerato le componenti disabilit realizzate nel contesto
di progetti pi ampi finanziati alle Nazioni Unite tramite contributi volontari.
71
Il SIC (Sistema Informatico Centrale) e l'SDR sono due software che contengono i dati, anche finanziari,
relativi ai progetti della Cooperazione Italiana.
72
Le iniziative che riguardano la salute mentale e la disabilit mentale sono comunemente inserite nellambito
di programmi socio-sanitari.
73
27
Paese/i
Titolo
Numero di AID
Settore/i di intervento
Canale
Modalit di esecuzione
Tipo di finanziamento
Ente esecutore
Durata
Costo totale
Finanziamento DGCS
Eventuali cofinanziatori
Numero e data della delibera
Origini e giustificazione delliniziativa
Contesto nazionale e regionale
Quadro settoriale e territoriale
Problemi da affrontare e risolvere
Beneficiari
Controparte
Altri attori coinvolti
Obiettivi generali
Obiettivi specifici
Risultati attesi
Attivit previste per il raggiungimento dei risultati
Fattori di sostenibilit
28
terminato o in corso di
Difficolt incontrate
Lezioni apprese
Se stata effettuata una valutazione, indicarne i risultati
Documentazione prodotta nel progetto
Documentazione allegata
La Parte C riguarda la coerenza delle iniziative con gli Obiettivi del Millennio e con i settori e i temi
dellOrganizzazione per la Cooperazione Sociale e lo Sviluppo Commissione per lAiuto allo
Sviluppo (OECD-DAC). Le informazioni si riferiscono in particolare allattinenza delliniziativa con:
-
i temi OECD-DAC.
Terza fase
La terza fase consistita in:
1. la compilazione delle parti A e C della Scheda di rilevazione, effettuata a cura dellUTC,
sulla base del testo di progetto approvato.
2. linvio della Scheda di rilevazione agli enti esecutori, affinch verificassero la completezza
delle informazioni contenute nella parte A e C e compilassero la Parte B.
Sono state inviate 51 Schede di rilevazione e ne sono tornate compilate 51, cio il 100%.
Quarta fase
Nella quarta fase della ricerca sono stati:
1. elaborati i dati quantitativi raccolti con le Schede di rilevazione, realizzando una
rappresentazione grafica e tabellare;
2. sistematizzati i dati qualitativi.
Le Schede di rilevazione hanno fornito una notevole quantit di dati qualitativi che hanno permesso
di mettere in evidenza alcuni elementi ricorrenti. 74 Si poi proceduto ad unanalisi della letteratura
internazionale per verificare: 1) la conformit di questi con gli standard internazionali; 2) la
conformit con le politiche della Cooperazione Italiana. In particolare si fatto riferimento ai
seguenti documenti:
1. la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilit, 2006;
2. il Piano dazione sulla disabilit 2006-2015 del Consiglio dEuropa;
3. le Linee guida della Cooperazione Italiana sulla tematica dell'Handicap 2002, DGCSMAE;
4. il documento della DGCS - MAE La Cooperazione Italiana allo sviluppo nel triennio 20092011, Linee-guida e indirizzi di programmazione, 2008.
74
Per quanto riguarda i dati qualitativi, raccolti attraverso le Schede di rilevazione, stato necessario fare la
analisi del contenuto delle risposte e la successiva classificazione attraverso il raggruppamento in aree
concettuali omogenee.
29
I documenti considerati evidenziano alcune costanti e specifiche aree di rilevanza per la vita di un
cittadino con disabilit:
-
larea della accessibilit, intesa in senso ampio come accessibilit agli edifici e ai trasporti;
come accessibilit ai servizi sanitari, educativi, culturali; come accessibilit alla informazione;
come accessibilit al lavoro;
larea della promozione dei diritti, partecipazione e rafforzamento delle persone con disabilit
e delle loro associazioni attraverso formazione, informazione, coinvolgimento nei progetti,
protezione legale e avviamento al lavoro.
larea del cambiamento culturale, anche attraverso azioni di sensibilizzazione dei contesti
familiari, comunitari, nazionali, internazionali; azioni di formazione e riqualificazione degli
operatori dei servizi;
larea delle azioni e temi trasversali, diretti ad inserire una attenzione alle persone con
disabilit in tutte le politiche: modifiche dei quadri legislativi, nuovi modelli di formazione e
alta formazione; miglioramento nelle politiche di inclusione sociale.
Sempre in questa fase stato effettuato lo studio secondario dei materiali di documentazione prodotti
e sono stati individuati alcuni progetti multisettoriali che contengono una componente disabilit, e
alcuni progetti settoriali che vengono presentati qui di seguito.
3.3. Analisi dei dati
Dalla Tabella 1 al Grafico 2 - il volume dei contributi - il Rapporto punta lattenzione sui fondi della
cooperazione destinati ai progetti per le persone con disabilit. Ne descrive il rapporto con la totalit
dei fondi a dono; illustra i vari co-finanziamenti; ne rappresenta la distribuzione geografica e
temporale.
Dal Grafico 3 al Grafico 6 - la mappatura dei progetti - ci si concentra sui progetti finanziati.
Lobiettivo dare un quadro delle caratteristiche quali-quantitative dellimpegno della Cooperazione
Italiana.
La Tabella 3, ed i Grafici 5 e 6 mostrano chi ha realizzato i progetti.
Dal Grafico 7 al 13 viene illustrato il cosa e il come: attivit realizzate, approccio utilizzato,
beneficiari, tipologie di disabilit, durata e stato di avanzamento dei progetti.
Il Grafico 13 ed il testo che segue si d conto di come questi progetti si inseriscono nel quadro
internazionale degli Obiettivi del Millennio e dei settori e temi OECD-DAC.
Il volume dei contributi75
Dal 2000 al 2008 Cooperazione Italiana ha allocato oltre 6 miliardi di Euro ( 6.005.591.884) in
iniziative a dono,76 dei quali quasi 38 milioni di euro ( 37.906.661) sono andati a finanziare le 51
iniziative mappate. La Tabella 1 ne mostra la distribuzione negli anni e la relativa percentuale.
75
76
Fonte: dati 2000/2007, Relazioni al Parlamento; dati 2008, DGCS MAE (Ufficio I)
Trattasi di progetti che non richiedono alcuna restituzione da parte del paese beneficiario.
30
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
()
583.079.001
676.558.001
840.000.000
686.000.000
487.000.001
722.000.000
454.000.001
751.000.001
805.954.879
6.005.591.884
Note:
(%)
0,4
0,0
0,2
1,3
0,2
0,6
2,0
0,9
0,5
0,6
* Esclusi i co-finanziamenti.
** I dati si riferiscono alle 51 iniziative mappate.
In termini relativi, la Cooperazione Italiana ha investito - per progetti esplicitamente indirizzati alle
persone con disabilit - lo 0,6 % delle risorse a dono. Va tenuto in considerazione che le cifre indicate
non comprendono la compartecipazione finanziaria di partner della DGCS nella realizzazione dei
progetti cofinanziati.78
La distribuzione negli anni, di questi finanziamenti si pu vedere nel Grafico 1.
Il grafico mostra due picchi uno nel 2003 (23% dei finanziamenti) probabilmente attribuibile alla
proclamazione dellAnno internazionale della disabilit, e laltro nel 2006 (22%), in concomitanza
con lapprovazione della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilit.
Il valore complessivo delle iniziative sulla disabilit approvate dalla DGCS negli anni 2000 2008,
pi le quote di co-finanziamento dei soggetti esecutori e dei partner locali ammontano a 53.562.025
di cui 37.906.661 finanziamenti MAE e 15.655.364 altri partner.
I doni vengono generalmente concessi a paesi con un reddito pro-capite annuale inferiore a US$ 875.
I progetti finanziati dalla DGCS possono prevedere la presenza di forme autonome, dirette o indirette, di
finanziamento da parte dei soggetti partner.
31
Fonte: DGCS
Il Grafico 2 illustra come si distribuiscono i finanziamenti per soggetti co-finanziatori. Sul totale, il
71% sono stati stanziati dal MAE, il 17% sono un co-finanziamento dei partner locali, 79 il 10% sono
un co-finanziamento delle organizzazioni non governative sui progetti promossi, 80 e infine il 2% dei
fondi sono stati stanziati dalla cooperazione decentrata 81 come quota di co-finanziamento.
Grafico 2: Distribuzione dei fondi per soggetti finanziatori
Fonte: DGCS
Come si nota, assai rilevante il contributo dei partner locali con il 17% dei fondi totali, pari a
9.022.506. Lanalisi effettuata ha evidenziato ben 70 partner, tra autorit pubbliche, organizzazioni non
79
Come noto un progetto prevede il coinvolgimento di partner locali di tipo istituzionale e di tipo operativo. Il
grafico considera solo i partner istituzionali.
80
La Legge 49/87 riconosce le ONG come soggetti di cooperazione e prevede la possibilit che le ONG idonee
promuovano direttamente progetti per i quali chiedere un co-finanziamento alla DGCS-MAE.
81
La cooperazione decentrata la cooperazione attuata dagli Enti Locali e dalle Regioni italiane, che tende a
coinvolgere tutti gli stakeholders attivi sul territorio, come Universit, imprese e organizzazioni della societ
civile.
32
profit e Universit. Il co-finanziamento di progetti a supporto delle risorse della DGCS importante
per favorire il processo di ownership del progetto da parte di tutti gli attori coinvolti e in particolare
dei paesi partner.
Il Grafico 3 illustra la ripartizione geografica 82 dei finanziamenti deliberati dalla DGCS. Per quanto
riguarda l'Italia si tratta di iniziative di educazione allo sviluppo, realizzate da ONG per promuovere in
Italia la diffusione di informazioni sui paesi in via di sviluppo e la conoscenza delle attivit realizzate
dalla Cooperazione Italiana.
Grafico 3: Ripartizione geografica dei finanziamenti deliberati dalla DGCS
per le iniziative disabilit 2000-2008
Fonte: DGCS
Nellarea dei Balcani, Mediterraneo e Medio Oriente si concentra la maggior parte dei finanziamenti
deliberati dalla DGCS nel settore della disabilit, ben il 68%. Questo corrisponde alle priorit
geografiche della Cooperazione Italiana degli ultimi anni, che impegnata nel Mediterraneo e nei
Balcani ed in particolare nelle aree di crisi e di post conflitto. Anche nella programmazione futura si
evidenzia che tra le aree geografiche prioritarie, una speciale attenzione continuer ad essere prestata
dalla Cooperazione Italiana alle aree di crisi e agli Stati fragili e post-conflitto. 83 Il finanziamento
destinato allarea geografica dellAfrica pari al 15% del totale. Peraltro va ricordato che il Rapporto
non prende in considerazione tutte le componenti relative alla disabilit presenti in programmi pi
ampi, sia di tipo bilaterale che multilaterale.
L'ammontare complessivo di 53.562.025, stato distribuito in progetti che si sono realizzati in 25
Paesi nel periodo 2000-2009.
82
Per la ripartizione geografica utilizzata, Cfr. DGCS 2008. La Cooperazione Italiana allo sviluppo nel
triennio 2009-2011. Linee-guida e indirizzi di programmazione.
83
Cfr. DGCS. 2008 Ibid.
33
La Tabella 2 d una dimensione di come il finanziamento risulti frammentato nei diversi paesi: cinque
paesi hanno ricevuto oltre 4 milioni di euro, West Bank and Gaza, Albania, Bosnia Erzegovina,
Giordania e Libano.
Tabella 2: Ripartizione per paese dei finanziamenti approvati dalla DGCS per la disabilit
FINO A 1 MILIONE
OLTRE 4 MILIONI
Paese
Marocco
Kenya
Italia
Zambia
Kosovo
Finanziamento (Euro)
78.042
332.981
400.150
420.570
908.649
958.867
1.032.200
1.160.909
1.181.405
1.299.271
1.421.752
1.561.387
1.593.157
1.658.014
1.709.480
1.752.100
1.897.050
2.267.871
2.271.000
2.433.681
4.422.468
4.725.659
5.070.784
5.770.952
6.467.626
52.796.025
766.000
53.562.025
sub totale
Non ripartibile
Totale
34
Fonte: DGCS
Il 90% dei finanziamenti, stato deliberato per la realizzazione di iniziative ordinarie. Il 10% stato
deliberato per iniziative di emergenza: 7 in Libano per le attivit di post conflitto e 1 in Libia di
rafforzamento del sistema sanitario (Cfr. Allegato C - Mappatura dei progetti).
Caratteristriche dei progetti mappati 84
In questo capitolo verranno illustrate le caratteristiche dei progetti mappati, comprese le modalit di
implementazione, i soggetti che li hanno eseguiti, le attivit realizzate ed unimmagine complessiva
delle politiche della Cooperazione Italiana sulla disabilit.
Modalit di esecuzione
La Tabella 3 illustra le modalit secondo cui sono stati eseguiti i 51 progetti mappati.
84
35
Numero
progetti
Modalit di esecuzione
Contributo ad organismi internazionali + enti pubblici
ONG promossi
Contributo ad organismo internazionale + ONG
Contributo a organismi internazionali
Gestione diretta DGCS
Gestione diretta DGCS e contrbuto ad enti pubblici
Gestione diretta DGCS e contributo a organismi internazionali
Gestione diretta DGCS + contributo a consorzio interuniversitario + credito d'aiuto
Gestione diretta DGCS (anche attraverso affidamento ad ONG, legge 80/05)
Gestione diretta DGCS + Articolo 15 (esecuzione governativa)
Articolo 18 (contributo a consorzio)
TOTALE
1
28
2
2
5
2
1
1
7
1
1
51
Finanziamenti (euro)
3.563.553
16.455.508
448.138
1.756.000
3.010.680
2.732.100
1.100.000
3.557.163
3.003.149
1.803.970
476.400
37.906.661
%
9,4
43,4
1,2
4,6
7,9
7,2
2,9
9,4
7,9
4,8
1,3
100,00
Fonte: DGCS
85
Cfr. Legge 49/87 e successive modifiche. La Cooperazione Italiana sostiene i programmi realizzati da
diverse Organizzazioni Internazionali: dalle Agenzie delle NU, dalla Banca Mondiale e dagli organismi di
integrazione regionale in Africa (Igad, Sadc, Cilss) ed in America Latina (Cepal), il polo agricolo romano Fao, Pam, Ifad, gli Organismi Internazionali operanti in Italia, come il Centro Oil e l Unicri a Torino, gli
Uffici Unido a Milano e Bologna, il Centro Unicef a Firenze, lUfficio Oim a Roma, lo Iam a Bari, il deposito
delle Nazioni Unite di Bari per gli interventi umanitari demergenza.
86
Cfr. Legge 49/87 art. 29 e successive modifiche. Alle ONG possono essere concessi contributi per lo
svolgimento di attivit di cooperazione da loro promosse, in misura non superiore al 70 per cento dell'importo
delle iniziative programmate, che deve essere integrato per la quota restante da forme autonome di
finanziamento.
Cfr. <http://www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it>. Rapporti strategici legano la Cooperazione Italiana al
mondo del volontariato e alle Ong italiane attraverso il supporto alle loro attivit finalizzate allo sviluppo sia
sul piano della promozione delle iniziative sia su quello della loro valorizzazione in seno ai programmi
predisposti dalle Agenzie delle NU e dallUnione Europea.
Cfr. <http://www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it>. La Direzione Generale per la Cooperazione allo
Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri (DGCS) lorgano preposto ad attuare la Legge n.49/87. La DGCS
programma, elabora ed applica gli indirizzi della politica di cooperazione e le politiche di settore. Attua
iniziative e progetti nei Paesi in via di sviluppo, effettua interventi di emergenza e fornisce aiuti alimentari.
competente anche per i rapporti con le Organizzazioni Internazionali che operano nel settore, e con lUnione
Europea. Cura i rapporti con le Organizzazioni non governative. Promuove e realizza la cooperazione
universitaria.
In qualit di enti esecutori, Ministeri ed altre istituzioni pubbliche (es. Iss, Istat, Isiao) possono ricevere
finanziamenti dalla DGCS per la realizzazione di programmi da svolgere nei Pvs.
87
88
89
36
Fonte: DGCS
Il ruolo importante che le ONG hanno avuto nella realizzazione di questi progetti mappati, sembra
coerente sia con la funzione che la Legge 49/87 assegna loro, sia con i documenti di programmazione
90
Cfr. Legge 49/87 e successive modifiche. I crediti daiuto, crediti agevolati concessi ai PVS, sono erogati
dal Ministero dellEconomia e delle Finanze (MEF), che partecipa al Comitato Direzionale della DGCS.
91
Cfr. Legge 49/87 e successive modifiche. Alle ONG pu essere affidato l'incarico di realizzare specifici
programmi di cooperazione i cui oneri saranno finanziati dalla Direzione generale per la cooperazione allo
sviluppo.
92
Cfr. Legge n. 80 del 14/5/2005. Per la realizzazione degli interventi di emergenza di cui allart 11 della
legge 26/2/49 e successive modificazioni, mediante fondi accreditati alle rappresentanze diplomatiche, il capo
missione pu stipulare convenzioni con le organizzazioni non governative che operano localmente.
93
Cfr. Legge 49/87. Regolamento di esecuzione, Art 15 Finanziamenti a Governi o organismi Internazionali.
94
Cfr. Legge 49/87. Regolamento di esecuzione, Art. 18 Formazione.
95
Per Enti Esecutori si intendono i soggetti che hanno la responsabilit gestionale e amministrativa del progetto.
37
2009-2011 nei quali si conferma linteresse della DGCS a sostenere progetti delle ONG nel settore
sociale e in particolare quelli rivolti alle persone con disabilit. 96
Daltra parte va per sottolineato che, come si evince dalla Tabella 3, i progetti ONG sono di
dimensione abbastanza ridotta. La dimensione media dei contributi della DGCS a progetti promossi da
ONG o ad esse affidati tra 430.000 e 580.000. Una dimensione analoga ai progetti in gestione
diretta della DGCS, circa 600.000.
Il Grafico 5 mostra, inoltre, in maniera molto concreta cosa intenda la Cooperazione Italiana quando
parla di Sistema Italia.97 Le ONG, le Universit, gli enti pubblici, intesi sia come enti nazionali che
locali, le imprese private, rappresentano la rete di soggetti che collabora con il Ministero degli Affari
esteri nellattivit di cooperazione allo sviluppo.
Su 51 progetti, 37 sono eseguiti da ONG; 10 progetti sono gestiti direttamente dalla DGCS; 6 progetti
sono eseguiti da Organismi internazionali; 4 progetti sono eseguiti da Enti Pubblici; 1 progetto da una
Universit; 1 da un governo di un Paese partner; 2 da imprese private.
Tipologia partner locali
La Cooperazione Italiana attribuisce un ruolo importante al coinvolgimento di soggetti locali nei
progetti. Questo si evince anche dalle Linee di programmazione 2009-2011 dove si dice: la
Cooperazione Italiana favorir nella massima misura la citata ownership democratica anche mediante
il coinvolgimento delle societ civili locali. 98
Il Grafico 6 ci mostra le tipologie di partner locali 99 istituzionali coinvolte nei progetti mappati. Si
tratta di 70 partner, divisi in quattro categorie di soggetti: 32 enti non profit (ONG, associazioni o
fondazioni, chiese o enti religiosi); 5 associazioni di persone con disabilit; 30 tra istituzioni locali,
governi locali e municipalit; 3 istituti universitari.
96
97
98
99
Cfr. DGCS. 2008. Ibid. Nel Sistema Italia della cooperazione la Cooperazione Italiana continuer a
valorizzare il ruolo essenziale delle organizzazioni non governative, che raggiungono in modo diretto i
beneficiari finali degli interventi e operano a immediato contatto con le popolazioni locali, in risposta alle
loro richieste e con marcata capacit dincidere sui medi e micro contesti territoriali. Lattivit delle Ong
capace di garantire la compartecipazione dei beneficiari, la responsabilizzazione e la ownership e di costituire
una leva dei processi di democratizzazione e capacity building, facendo inoltre riferimento alle tecnologie
compatibili con lambiente e con il contesto socioculturale locale.
Cfr. DGCS 2008. Ibid.
Cfr. DGCS 2008. Ibid.
Ibid. Allegato E
38
Fonte: DGCS
Anche se il coinvolgimento delle associazioni di persone con disabilit nei progetti mappati non
rilevante, appare gi significativo e incoraggiante che ne siano state coinvolte 5 come partner
istituzionali.
39
Fonte: DGCS
100
40
Cfr.DGCS. 2002. Linee Guida della Cooperazione Italiana sulla tematica dellhandicap.
102
41
La maggioranza dei progetti (33 su 51) indicano tra le attivit effettuate la riabilitazione,
lequipaggiamento e la ristrutturazione locali che, consentendo laccesso alle persone con disabilit,
sono fondamentali per il miglioramento dei servizi. Elemento, questo, particolarmente critico se
pensiamo che il 40% della disabilit nel mondo riguarda problemi motori. 105
I progetti mappati sono riconducibili a cinque aree:
i)
salute e della riabilitazione;
ii) accessibilit;
iii) promozione dei diritti, partecipazione e empowerment delle persone con disabilit e
delle loro associazioni;
iv) cambiamento culturale;
v)
Quanto segue stato estrapolato dalle Schede di rilevazione. Trattasi di citazioni e sono presentate
per illustrare la natura dei progetti e come la loro implementazione abbia funzionato nella realt.
Progetto Ecuador: Attivazione di una rete di servizi socioriabilitativi nella provincia di
Esmeraldas
Il primo elemento qualificante la strategia (corrispondente ad una vera e propria filosofia di
lavoro) della Riabilitazione su Base Comunitaria CBR che ha permesso, attraverso limpiego di
volontari locali, di entrare nei quartieri pi disagiati delle aree interessate dal Progetto, dove molto
spesso la persona con disabilit vive in forte stato di marginalizzazione e abbandono. Attraverso
interventi mirati si operato sensibilizzando la popolazione residente sul diritto allintegrazione della
persona disabile, dando risposte socio riabilitative allinterno delle stesse comunit e/o quartieri e,
dove necessario, indirizzando la persona con disabilit e la sua famiglia verso il pi adeguato
servizio sanitario, educativo o riabilitativo presente sul territorio esmeraldegno o nazionale.
Progetto Libano Iniziativa di emergenza per la riabilitazione, occupazione, servizi, sviluppo
Ross I Aiuto alla popolazione disabile e ai minori colpiti dagli eventi bellici nel sud del Libano
Oggi, grazie al nostro progetto, esistono nel territori libanese, nelle citt di Nabatiyeh e Bent Jbeil,
2 Centri di Riabilitazione e Fisioterapia, nuovi ed equipaggiati con moderne attrezzature, gestiti
professionalmente dalla nostra controparte locale e molto apprezzati dagli utenti, che finalmente
possono beneficiare di sessioni e cure fisioterapiche e riabilitative complete ed a costi contenuti senza
essere costretti a lunghi e faticosi viaggi in altre province, e che rappresentano un punto di
riferimento molto importante per la popolazione delle due province.
Repubblica Centroafricana Progetto: Miglioramento delle condizioni di vita della popolazione
disabile motoria di Bangui
Nel corso del progetto abbiamo appreso che Il coinvolgimento dei diversi attori e delle
organizzazioni locali che si occupano di tematiche legate alle persone con disabilit ha permesso di
creare un quadro di concertazione sul tema. Abbiamo dimostrato lavorando in coordinamento si
producono maggiori risultati.
Yemen Progetto: Valorizzazione dei servizi pubblici di riabilitazione motoria e diagnosi
precoce di Sana e Aden
Per la prima volta figure paramediche specializzate in fisioterapia sono state formate in loco.
105
Cfr. <http://www.un.org/disabilities>
42
West Bank and Gaza Progetto: Promozione e inserimento sociale delle persone con disabilit
psicofisica del distretto di Hebron
I corsi di formazione in Italia hanno dato la possibilit a 18 operatori di vedere in prima persona le
diverse forme di integrazione sociale per le persone con disabilit, di osservare dallinterno
cooperative efficienti e limportanza del lavoro in rete con le famiglie e gli enti istituzionali. Le
formazioni in Palestina sono state occasioni per approfondire conoscenze tecniche-pedagogiche
riguardo diversi aspetti della disabilit e per acquisire competenze tecniche nuove per la
programmazione delle attivit (drammatizzazioni, creazioni di candele, laboratorio di carta riciclata
e pittura su stoffa). Ogni ciclo di formazione stato un successo, garantito dalla partecipazione prima
di tutto del personale del centro Al Raja e successivamente da operatori di altre sezioni della, che
hanno saputo poi riportare gli argomenti della formazione ai colleghi.
El Salvador Progetto: Realizzazione di un centro educativo inclusivo di tipo sperimentale
Il progetto ha realizzato delle infrastrutture dedicate al processo di inclusione e con accessibilit
totale. stato poi fornito alle istituzioni locali un apporto tecnico scientifico di alto livello sia in
termini pedagogico-educativi (con il contributo della Universit di Bologna) che a livello
infrastrutturale (considerato un buon esempio di architettura multisensoriale)
Riquadro 3: Buona pratica
PAESE: Kosovo
TITOLO DEL PROGETTO: Assistenza Tecnica per la Stesura del Piano Nazionale sulla Disabilit
ESECUTORE: DGCS Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo
Bench in Kosovo esistano una legge sulla non discriminazione ed alcune disposizioni normative che
riconoscono pari opportunit alle persone con disabilit, non vi unattuazione pratica di tali norme e, di
conseguenza, la partecipazione delle persone con disabilit alla vita sociale scarsa.
In seguito a ci, ma anche per adeguarsi agli standard europei ed internazionali, il governo del Kosovo ha
manifestato la volont di essere supportato dalla Cooperazione Italiana nella compilazione e stesura di un Piano
Nazionale sulla disabilit 2009 2011. La DGCS ha, cos, predisposto un programma di assistenza tecnica che
ha previsto la presenza di un team di esperti italiani, tra cui esperti con disabilit, che hanno messo a
disposizione le loro competenze in diversi settori: istruzione, salute, impiego, accessibilit, protezione sociale e
dati statistici. Alla base delliniziativa vi un documento concordato e condiviso con le istituzioni locali, la
societ civile del Kosovo, le organizzazioni internazionali e lUnione Europea. Il processo di redazione del Piano
ha avuto inizio nel settembre 2008 e si concluso nellaprile 2009 in seguito allapprovazione ufficiale da parte
del Governo (decisione 2/62 del 29 aprile 2009). Nellarco di questo periodo si sono svolti dei gruppi di lavoro
(per un totale di 36) per ogni settore che si sono incontrati non solo nella capitale ma anche nelle diverse
municipalit presenti nel territorio. A tali incontri hanno partecipato anche associazioni della societ civile in
rappresentanza delle persone con disabilit, organizzazioni internazionali (UNICEF, OMS, ILO, ONHCHR,
OSCE, World Bank, UNDP, UNIFEM e UN Habitat), rappresentanti del Consiglio dEuropa, della Commissione
Europea e del governo finlandese.
Il Piano dAzione stato lanciato ufficialmente a maggio 2009 durante una Conferenza Internazionale
nellambito della quale emersa, tra laltro, la necessit di avviare una formazione per i professori della scuola
inclusiva, di sostenere il processo di decentramento, di dare particolare attenzione alle esigenze specifiche delle
persone con disabilit in modo tale da poterle considerare cittadini a pieno titolo e di implementare la
legislazione kosovara attraverso un sistema di monitoraggio.
Il progetto in questione considerato una buona pratica in forza della metodologia partecipativa e
interistituzionale che ha portato alla stesura del Piano; e perch risponde a uno sforzo del Kosovo di inserire
trasversalmente il tema disabilit in una dimensione multisettoriale.
43
Elementi qualificanti
Le linee guida della Cooperazione Italiana 2009-2011, 106 individuano tre elementi cui dovranno
ispirarsi i progetti a favore delle persone con disabilit: il principio dellinclusione sociale;
lapproccio della riabilitazione su base comunitaria; il sostegno ai programmi in tema di
legislazione sociale.107
Il Grafico 8 illustra quanti dei progetti mappati contengano gli elementi su citati.
Grafico 8 - Elementi qualificanti dei progetti mappati
Fonte: DGCS
Inclusione sociale
32 progetti evidenziano il principio della inclusione sociale come caratterizzante la propria azione.
Il dato appare particolarmente importante e rappresentativo del fatto che lItalia valorizza nei propri
programmi di cooperazione una tradizione di inclusione sociale (Cfr. cap. 2.1). Il principio
dellinclusione sociale rappresenta un carattere fondamentale del modello italiano di fare cooperazione
allo sviluppo.
Impatto sul quadro legislativo e istituzionale
significativo che 13 progetti prevedano attivit con un impatto sul quadro legislativo e istituzionale.
Dallanalisi emerge che tali attivit sono rivolte alla popolazione in generale e non soltanto alle
persone con disabilit.
106
107
44
Fonte: DGCS
Il dato ci sembra coerente con le Linee guida della Cooperazione Italiana sulla tematica della
disabilit, laddove i progetti sottolineano come luso sistematico della ricerca considerato un
elemento fondamentale dei progetti.109
108
109
OMS ILO UNESCO nel documento congiunto del 1994 definiscono RBC una strategia attuabile
allinterno dei processi di sviluppo di una comunit, organizzando la riabilitazione e garantendo
luguaglianza delle opportunit e lintegrazione sociale di tutte le persone con disabilit. attuata
attraverso linsieme degli sforzi delle stesse persone disabili, dei loro familiari e delle comunit, e attraverso
adeguati servizi sanitari, educativi, professionali e sociali
Cfr. DGCS. 2002. Ibid.
45
Fonte: DGCS
46
34 progetti indicano come beneficiari le persone con disabilit in generale, o adulti o minori. Circa la
met dei progetti, 24, si rivolgono a minori. Si tratta perlopi di attivit di riabilitazione ed
educazione. Questo dato sembra coerente con le linee della Cooperazione Italiana 110 che assegnano ai
diritti dei minori una grande rilevanza. Peraltro, una certa attenzione ai diritti dei minori con disabilit
era presente gi nelle Linee Guida della Cooperazione Italiana sulla tematica minorile. 111 Meno
della met dei progetti, 19, evidenziano le famiglie come target. Esemplificativo lelemento
qualificante del seguente progetto:
West Bank and Gaza Progetto: Promozione e inserimento sociale delle persone con disabilit
psicofisica del distretto di Hebron
Il centro Al Raja, passato da essere un centro residenziale, parcheggio per le persone con
disabilit , a centro diurno/scuola speciale. I cambiamenti fondamentali durante questo
progetto sono quindi di natura culturale: il coinvolgimento e lesposizione dei genitori e delle
famiglie dei ragazzi. Prima erano i grandi assenti nella vita e nella pianificazione del Centro,
adesso ne sono attivamente integrati e partecipi. La costituzione del comitato delle madri, con
incontri mensili, ha visto una partecipazione crescente sia in termini di numero dei
partecipanti che di contenuti condivisi agli incontri. Non si pu pensare di favorire
lintegrazione sociale se la prima a nascondere il disabile la famiglia stessa. Sostenendo la
famiglia, in termini di conoscenze e valorizzazione del ruolo di soggetto educativo principale,
strutturando strategie educative concordate e quindi comuni tra Centro Al Raja e famiglie si
sicuramente contribuito all aumento del grado di indipendenza dei ragazzi, e quindi all
aumento delle possibilit di integrazione.
45 progetti vedono le istituzioni locali tra i propri beneficiari. Si tratta di azioni di sostegno al
rafforzamento delle istituzioni, di formazione, di assistenza tecnica, di fornitura di beni e servizi.
30 progetti prevedono attivit dirette espressamente allopinione pubblica. Si tratta di attivit legate
alla sensibilizzazione sui diritti delle persone con disabilit; allinformazione e alla prevenzione
rispetto a disabilit prevenibili.
37 progetti prevedono attivit dirette al rafforzamento delle risorse di sistema, cio formazione di
formatori, funzionari preposti alle politiche sulla disabilit, coordinatori di sistemi sanitari. I progetti
di cooperazione attraverso il loro operato intendono rafforzare i sistemi locali di protezione e
promozione dei diritti delle persone con disabilit.
6 progetti si rivolgono specificatamente alle donne. Il dato non appare coerente con quanto contenuto
nelle Linee guida della Cooperazione Italiana sulla disabilit che menzionano esplicitamente la
uguaglianza di genere come un capitolo cui prestare una particolare attenzione. 112
Rapporti di valutazione
La mappatura ha evidenziato, Cfr. con il Grafico 11, che 28 progetti riportano di avere effettuato
valutazioni intermedie o finali, e che a fronte di 26 progetti terminati 18 di essi abbiano effettuato una
auto-valutazione finale. Dalla lettura del materiale dei progetti emerso che la maggior parte dei
progetti non prevedeva la raccolta di informazioni. Questo di critica importanza se
limplementazione dei progetti deve essere monitorata e valutata per verificarne limpatto.
110
111
DGCS. 2004. Linee guida della Cooperazione Italiana sulla Tematica Minorile.
Cfr. DGCS. 2002. Ibid.
112
47
Fonte: DGCS
Fonte: DGCS
113
48
Dalla analisi della documentazione dei progetti, si potuto verificare che in alcuni casi, in presenza di
un progetto considerato troppo breve, lente esecutore si attivato per identificare le modalit per
ottenere una seconda fase o per dare vita a progetti derivati, iniziative pi ampie sulla disabilit o,
viceversa, pi focalizzate su temi specifici. (Vedi Riquadro 4).
Tra le lezioni apprese riportate nella Scheda rilevazione spesso gli enti esecutori citano proprio la
durata dei progetti come una elemento di cui tenere conto. Di seguito un esempio che riguarda i
percorsi di formazione, dove la durata del progetto viene individuato come un elemento che garantisce
la sostenibilit dei servizi (Vedi Riquadro 5):
114
115
116
Cfr. <http://www.oecd.org/dac/mdg>
Va segnalato che essendo la classificazione OECD DAC entrata in vigore nella DGCS alla fine del 2008, la
maggior parte dei progetti sono stati classificati a posteriori.
Cfr. La delibera del Comitato Direzionale della DGCS n. 178 del 2/09/2008
49
Settori/temi OECD-DAC
Grafico 13: Settori OCSE-DAC
Fonte: DGCS
3.4 Conclusioni
Dimensioni e caratteristiche dellinvestimento economico della Cooperazione Italiana sul tema
disabilit dal 2000 al 2008
I finanziamenti
La Cooperazione Italiana nel periodo 2000-2008 ha deliberato finanziamenti per un totale di
37.906.661 Euro per iniziative volte alla promozione e protezione dei diritti delle persone con
disabilit e cio lo 0,6% delle risorse a dono per lAiuto allo Sviluppo (6.005.591.883 Euro).
50
La distribuzione dei finanziamenti per anno mostra due picchi significativi, uno nel 2003 e laltro nel
2006, che potrebbero essere riferiti rispettivamente alla proclamazione dell'Anno Internazionale della
Disabilit (2003) e alladozione della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilit (2006).
In termini di distribuzione geografica la maggioranza dei finanziamenti per i progetti disabilit, cio il
68%, sono andati al Medio Oriente e Balcani, aree considerate prioritarie dalla Cooperazione Italiana.
Complessivamente i fondi hanno finanziato progetti in 25 paesi.
I co-finanziamenti e gli enti esecutori
Il volume finanziario complessivo delle iniziative realizzate nei nove anni di 53.562.025 Euro. Il
dato include i co-finanziamenti pari al 29% ( 15.655.364) che provengono da soggetti diversi quali:
ONG (10%), partner locali (17%), enti locali italiani quali, regioni, imprese, universit (2%).
I dati dellanalisi indicano limpegno la Cooperazione Italiana al rafforzamento del cosiddetto
Sistema Italia attraverso la cooperazione orizzontale, decentrata, le associazioni economiche di
categorie e il sistema formativo italiano.
Tipologia dei progetti realizzati
Le attivit realizzate nei progetti sono riconducibili a cinque aree:
1. Salute e della riabilitazione: Riabilitazione su base comunitaria: 19,6% dei progetti;
Aggiornamento, formazione, riqualificazione operatori locali: 88,2% dei progetti;
Rafforzamento reti servizi locali, istituzionali e comunitari: 88,2% dei progetti;
2. Accessibilit: Equipaggiamento e ristrutturazione locali: 68,6% dei progetti; Superamento di
barriere fisiche e sensoriali: 11,7% dei progetti;
3. Promozione dei diritti, partecipazione e empowerment delle persone con disabilit e delle
loro associazioni: Formazione professionale e inserimento lavorativo: 49% dei progetti;
Promozione dei diritti e empowerment: 54,9% dei progetti;
4. Cambiamento culturale: Attivit di sensibilizzazione sui diritti delle persone con disabilit:
76,4% dei progetti; Prevenzione: 21,5% dei progetti;
5. Azioni e temi trasversali: Impatto sul quadro legislativo-istituzionale: 25,4% dei progetti;
Attivit di inclusione sociale: 62,7% dei progetti; Attivit di alta formazione (sviluppo
curricula, manuali): 15,6% dei progetti.
Le attivit dei progetti sono multisettoriali, con un prevalente impegno nellarea della salute e
riabilitazione e dellinclusione sociale.
Beneficiari. Due terzi dei progetti hanno come beneficiari le persone con disabilit in generale (adulti
o minori). Circa la met dei progetti, (47%), si rivolge a minori (si tratta per lo pi di attivit di
riabilitazione ed educazione). Quasi il 40% evidenzia le famiglie come target. Quasi il 90% dei
progetti vede le istituzioni locali tra i propri beneficiari. Circa il 60% dei progetti prevede attivit
dirette espressamente allopinione pubblica (sensibilizzazione, informazione e prevenzione rispetto
alle disabilit prevenibili). Il 72,5% dei progetti prevedono attivit dirette al rafforzamento delle
risorse di sistema (formazione di formatori, funzionari preposti alle politiche sulla disabilit,
coordinatori di sistemi sanitari). Solo l11,7% dei progetti si rivolgono specificatamente alle donne.
51
Il ruolo delle ONG. Le ONG italiane hanno un ruolo rilevante nellimplementazione dei progetti
finanziati dalla Cooperazione Italiana. Esse hanno contribuito con 5.610.527 Euro al budget dei
progetti; in altre parole hanno contribuito per 1/3 al volume dei cofinanziamenti; ed hanno un ruolo
chiave come enti esecutori: infatti, le ONG italiane eseguono il 72% dei progetti.
Coinvolgimento dei partner locali e di organizzazioni di persone con disabilit. Un elemento che
risalta in tutti i progetti il coinvolgimento dei partner locali (70 in totale). Tra essi si trovano
organizzazioni della societ civile117 - incluse le organizzazioni di persone con disabilit (10% di tutti i
partner) - istituzioni nazionali, municipalit ed enti pubblici, universit, istituzioni e associazioni
religiose.
I partner locali hanno non solo partecipato allo sviluppo ed implementazione dei progetti (90% dei
progetti sono stati implementati con il coinvolgimento di partenrs locali) ma hanno anche mobilizzato
risorse finanziarie contribuendo per pi della met del totale dei co-finanziamenti. Il co-finanziamento
un elemento dellapproccio dalla Cooperazione Italiana per assicurare la ownership dei progetti.
Unaltra caratteristica dellapproccio Italiano allo sviluppo di stabilire delle reti a livello locale
(Tavoli di concertazione) dove le tematiche sono discusse alla ricerca di un ampio consenso.
Elementi qualificanti: approccio partecipativo. Risulta evidente dai progetti mappati che sussiste una
continuit tra i temi trattati e la programmazione della Cooperazione Italiana 2009-2011. Lapproccio
di sviluppo inclusivo presente nel 63% dei progetti; il sostegno al miglioramento dei quadri
legislativi nel 25% dei progetti; e la Riabilitazione su base comunitaria nel 19% dei progetti.
Raccolta, analisi e diffusione dei dati. Il 54,9% dei progetti prevede la realizzazione di attivit di
analisi, ricerca e studio. Il dato riflette limportanza riconosciuta dalla Cooperazione Italiana alla
conoscenza ed evidenza.
Valutazione. Oltre la met (55%) dei progetti mappati ha effettuato attivit di valutazione (valutazioni
intermedie o finali). Dei 26 progetti terminati, il 70% ha effettuato unauto-valutazione finale, il che
suggerisce che una cultura di valutazione come elemento importante per migliorare futuri programmi.
Durata dei progetti. La maggior parte dei progetti risulta abbiano una durata di 3 o pi anni. Come
indicato dagli enti esecutori, una durata congrua dei progetti di sviluppo fondamentale per
determinare un impatto durevole. Questo vale ancora di pi per i progetti a favore delle persone con
disabilit che spesso, per il contesto in cui si svolgono, necessitano di essere preceduti e accompagnati
da azioni di sensibilizzazione contro i pregiudizi, steoreotipi e stigma spesso presenti.
117
Nella identificazione dei partner locali lesercizio di mappatura ha distinto tra ONG, associazioni
fondazioni e Enti privati e Associazioni, organizzazioni e federazioni di disabili con il fine di mettere in
evidenza la tipologia del partenariato (allegato E).
52
PARTE B
Stato di avanzamento del progetto
In fase di avvio
In corso
Terminato
Sospeso
SE IL PROGETTO TERMINATO
Risultati conseguiti
Elementi qualificanti introdotti
Fattori che hanno condotto al buon esito
Difficolt incontrate
Lezioni apprese
Se stata effettuata una valutazione, indicarne i risultati
53
DOCUMENTAZIONE ALLEGATA
Rapporto di valutazione intermedio
Rapporto di valutazione finale
Manuale
CD Rom
Video
Altro
Nome e cognome del destinatario di posta del questionario
Nome e cognome del compilatore del questionario (se diversodaldestinatario)
Funzioni: . Recapito telefonico ..
Altri commenti Data
PARTE C
54
55
GRADO DI LEGAMENTO/SLEGAMENTO
Grado di slegamento
Aiuto legato
Aiuto parzialmente slegato
Aiuto slegato
Settore OECD/DAC
Education
Health
Population Policies/Programmes and Reproductive Health
Water Supply and Sanitation
Government and Civil Society
Other Social Infrastructure and Services
Transport and Storage
Communications
Energy Generation and Supply
Banking and Financial Services
Business and other Services
Agriculture
Forestry
Fishing
Industry
Mineral Resources and Mining
Construction
Trade Policy and Regulations
Tourism
Multisector/Cross-Cutting
Commodity Aid and General Programme Assistance
Action relating to Debt
Humanitarian Aid
Administrative Costs of Donors
Support to Non-Governmental Organisations (NGOs)
Refugees in Donor Countries
Unallocated/Unspecified
56
1.
Approccio sociale
Premessa
I diritti delle persone portatrici di handicap rientrano nella sfera dei diritti umani e civili fondamentali.
Coerentemente con questo assunto la Dgcs riconosce alla persona disabile il diritto allo sviluppo delle
capacit individuali, da perseguirsi attraverso la piena integrazione nel proprio contesto socioculturale;
pertanto le iniziative tematiche della Dgcs dedicate allhandicap devono contemplare specifiche azioni
di lotta allesclusione sociale e alla marginalizzazione economica. Inoltre avere una particolare
attenzione alla disabilit fin dallinfanzia significa aumentare la possibilit di recupero e di inclusione
sociale della persona.
1.1 Definizione di disabilit ed handicap secondo le Standard Rules delle Nazioni Unite, 1993
Il termine disabilit riassume un gran numero di differenti limitazioni funzionali ricorrenti in ogni
popolazione di tutti i paesi del mondo. Le persone possono essere disabili per limitazioni fisiche,
intellettuali o sensoriali, per condizioni mediche o malattie mentali. Tali limitazioni, condizioni o
malattie possono essere di natura permanente o transitoria.
Per handicap si intende la perdita o la limitazione delle opportunit di partecipare alla vita della
comunit allo stesso livello degli altri. Esso pertanto definisce la relazione tra lindividuo e il contesto
in cui vive e indica lo svantaggio delle persone, sia disabili che normodotate, che non possono
accedere a particolari situazioni ambientali o partecipare ad attivit organizzate, come linformazione,
la comunicazione, leducazione, ecc., alle stesse condizioni degli altri. Pertanto, non tutti i disabili
sono portatori di handicap, come non tutti i portatori di handicap sono disabili. Le persone oggetto
delle presenti linee-guida saranno identificate con la denominazione di Dsh: disabili e/o in situazioni
di handicap.
1.2 Riabilitazione su base comunitaria
La Cooperazione Italiana accoglie, promuove e sostiene ladozione della Riabilitazione basata sulla
comunit (Community Based Rehabilitation - Cbr). Lobiettivo principale della Cbr di assicurare
alle persone disabili la possibilit di sfruttare al massimo le proprie capacit fisiche e intellettive
garantendo ad esse pari opportunit e accesso ai servizi comuni al fine di realizzare una completa
integrazione sociale allinterno delle loro comunit e della societ. La Cbr riconosciuta come un
approccio completo che comprende la prevenzione della disabilit e la riabilitazione in attivit di cura
primaria, lintegrazione del bambino disabile nelle scuole normali e la preparazione delle opportunit
per attivit economiche e di profitto per adulti disabili (Joint Position Paper, Oms, Ilo, Unesco, 1994).
1.3 Rispetto dellautonomia e dellindipendenza
La Dgcs ritiene che le persone Dsh siano capaci e responsabili e abbiano diritto a proprie e legittime
scelte di vita indipendente. Pertanto il conseguimento dellintegrazione e della partecipazione, nonch
i metodi impiegati, devono garantirne la dignit, lindipendenza, lautosufficienza e la sfera privata,
57
per assicurare un costante e reale miglioramento della qualit della vita. Le persone Dsh devono quindi
poter godere di diritti uguali di accesso e di partecipazione a tutte le attivit della societ (economiche,
politiche, educative, culturali, sportive, ludiche), anche attraverso percorsi individualizzati.
1.4 Approccio partecipativo
Lapproccio partecipativo costituisce una modalit di intervento che la Dgcs adotta, sistematicamente,
nellambito delle iniziative di cooperazione allo sviluppo. Allinterno dei programmi mirati
allhandicap lapproccio partecipativo costituisce un fattore da promuovere in quanto modello
democratico e rappresentativo. Esso implica un pieno coinvolgimento in tutte le fasi del ciclo del
progetto: a) programmazione indicativa, b) identificazione, c) formulazione, d) finanziamento, e)
realizzazione, f) valutazione.
Le modalit operative di ogni iniziativa rientrano nellambito di queste linee-guida e sono
puntualmente descritte allinterno dei piani di fattibilit da realizzarsi con la partecipazione di tutti gli
attori locali e non, con il coinvolgimento e la collaborazione delle Unit tecniche locali, ove presenti, e
delle Ambasciate. Gli studi di fattibilit devono tenere conto del contesto nel quale si opera,
considerando le priorit, gli ambiti di intervento e le strategie correlate alle risorse economicofinanziarie locali disponibili.
1.5 Approccio interdisciplinare
Le iniziative della Dgcs destinate allhandicap devono, per quanto possibile, svilupparsi secondo un
approccio multidisciplinare e interdisciplinare, che consideri diversi ambiti di intervento. I vari settori
inerenti al processo di sviluppo e di partecipazione alla vita sociale delle persone Dsh devono
coordinarsi e convergere secondo una logica di complementarit.
1.6 Associazioni delle persone Dsh
La DGCS promuove e facilita la costituzione e la crescita delle associazioni che rappresentano le
persone Dsh nei Pvs. Essa si propone, infatti, il fine di costruire partnership dirette a favorire nelle
associazioni lacquisizione dellempowerment: a) formando quadri e rafforzando le capacit di
tutela e promozione; b) creando opportunit di reale inserimento sociale, sin dalla prima infanzia, e di
lavoro produttivo; c) costruendo reti che valorizzino le risorse locali, le metodologie e le culture dei
Pvs; d) trasferendo la capacit di fare advocacy. Tra gli obiettivi che queste associazioni devono
perseguire vi la sensibilizzazione e ladeguamento delle politiche locali e nazionali concernenti
lhandicap alle esigenze delle persone Dsh, come universalmente riconosciute.
1.7 Azioni volte a favorire linclusione socioeconomica
Le iniziative di cooperazione allo sviluppo devono prevedere - sin dalla fase di identificazione una
sistematica verifica delle condizioni che possono rappresentare un ostacolo alla partecipazione delle
persone Dsh, secondo un approccio di progettualit trasversale, da estendere a tutte le iniziative.
Particolare attenzione deve essere dedicata allesigenza di sfruttare gli sviluppi positivi nel campo
delle tecnologie dellinformazione e della comunicazione. di fondamentale importanza, pertanto,
considerare - oltre alla rimozione e alla progressiva eliminazione delle barriere fisiche esistenti
nellambito della comunicazione e del trasporto - il superamento degli ostacoli culturali, sociali ed
economici, che impediscono laccesso delle persone Dsh ai servizi e la loro partecipazione attiva alla
vita sociale, economica e politica. Tutto ci deve realizzarsi tenendo conto delle differenti situazioni in
cui si opera.
58
59
60
separate, bens modificando il sistema scolastico ordinario, in modo che possano, al contempo, esservi
inserite e vedere soddisfatti i loro bisogni peculiari. La scuola integrata , quindi, una scuola per tutti,
che rispetta (e insegna a rispettare) le differenze tra le persone e valorizza le caratteristiche e le
capacit di ciascuno.
Leducazione integrata centrata sulle persone e si adegua ai bisogni specifici di ognuna, rispettando
le differenze, educandole alla cooperazione e al rispetto delle diversit, valorizzando i talenti e
promuovendo lapproccio tra bambino e bambino, quale principale strumento educativo. La scuola ,
quindi, intesa come un ambiente cooperativo e non competitivo, che include tutti, anzich escludere i
pi deboli. Il principio fondamentale che tutti i bambini devono imparare insieme, ove possibile,
indipendentemente dalle loro differenze e specifiche difficolt. Naturalmente i bambini con speciali
bisogni educativi devono ricevere il necessario sostegno, per garantire che la loro educazione sia
efficace.
2.1 Modalit di intervento
Le presenti linee-guida prevedono - per promuovere iniziative di cooperazione in favore
delluguaglianza di opportunit educative per le persone Dsh - le seguenti modalit di intervento:
a) promozione e sostegno di politiche governative, a livello nazionale e locale, finalizzate
allinclusione sociale dei soggetti Dsh, attraverso campagne informative e di sensibilizzazione, da
svolgersi nellambito della Pubblica amministrazione, dei servizi e della popolazione;
b) sostegno alla realizzazione di programmi di formazione del personale dei servizi sociosanitari e
degli insegnanti, dedicati in particolare agli insegnanti di supporto da inserire nelle classi;
c) sostegno allo studio e alla realizzazione di programmi didattici, sia collettivi, cio rivolti a tutta la
classe, sia personalizzati, per adeguare i processi educativi ai relativi bisogni individuali e per favorire
lintegrazione di ciascuno, con lappoggio di insegnanti di supporto e di altre figure professionali;
d) fornitura dei necessari servizi di supporto fondamentali per favorire la partecipazione e la
comunicazione con le persone Dsh;
e) realizzazione di programmi educativi individualizzati che tengano conto degli specifici bisogni
educativi del singolo: non sono i bambini che devono adeguarsi al processo educativo ma
questultimo che deve adeguarsi ai bisogni dei bambini;
f) sostegno ad attivit di supporto agli insegnanti, alle famiglie e alle persone Dsh, fornito da
specialisti (psicologi, terapisti, medici, ecc.);
g) promozione della ricerca, con particolare riguardo alla ricerca-azione, che si realizza attraverso il
learning by doing e il coinvolgimento attivo di tutti gli attori. Essa ha il fine di elaborare strategie di
insegnamento e di apprendimento, concretamente inserite nei processi educativi. Inoltre necessaria
una sistematica valutazione delle esperienze, la creazione di centri di documentazione per la raccolta e
la diffusione delle informazioni, dei risultati delle ricerche, delle valutazioni dei programmi educativi,
degli esperimenti pilota e delle best practices. Lattivit di ricerca prevede la formulazione di
proposte per ladeguamento dellorganizzazione scolastica e della didattica ai bisogni specifici delle
persone Dsh, nonch allaggiornamento dei curriculum e alla definizione di nuovi profili professionali
degli operatori.
2.2 Coinvolgimento attivo delle famiglie
La Cooperazione Italiana offre assistenza e sostegno a tutte le attivit volte a modificare la legislazione
in modo da favorire la partecipazione e la collaborazione dei genitori e a promuovere la costituzione di
61
associazioni dei genitori che coinvolgano sia le famiglie delle persone normodotate, sia quelle delle
persone Dsh.
2.3 Coinvolgimento della comunit locale
Allo scopo di favorire linclusione sociale delle persone Dsh, e in particolare la loro piena integrazione
scolastica, la Cooperazione Italiana sostiene i programmi-quadro - che prevedono, secondo una logica
intersettoriale, il decentramento amministrativo e decisionale, il rafforzamento dei servizi sanitari di
base, della scuola e della formazione, lincremento delle attivit economiche a livello locale - e nel
contempo mira a favorire la partecipazione della comunit locale nella realizzazione dei programmi
attraverso il metodo della concertazione e della responsabilizzazione collettiva. In tal senso essa
incoraggia e sostiene la costituzione, su base territoriale, di istanze collettive di confronto e di
programmazione che includono le autorit locali in ambito amministrativo, educativo, sanitario, ecc. i
leader comunitari, le associazioni e i gruppi locali, le organizzazioni dei genitori e delle persone Dsh,
nonch i gruppi del volontariato e le Ong, allo scopo di valorizzarne le competenze e le capacit
innovative.
2.4 Formazione degli operatori
Insegnanti. Essi svolgono un ruolo chiave, per il quale devono essere adeguatamente formati. La
Cooperazione Italiana prevede inoltre di incentivare lassunzione di insegnanti disabili, che possano
essere un modello per bambini e bambine Dsh.
La formazione per gli insegnanti di ogni ordine e grado deve essere finalizzata a:
A) creare un atteggiamento positivo nei confronti della disabilit;
B) sviluppare le competenze concernenti: a) la valutazione dei bisogni speciali in educazione; b)
ladattamento del curriculum; c) lutilizzazione delle tecnologie di sostegno; d) lindividuazione e
lutilizzazione di procedure didattiche atte a favorire lo sviluppo di abilit diversificate; e)
leducazione al rispetto e alla valorizzazione delle differenze, alla solidariet e alla cooperazione; f) la
collaborazione con gli specialisti, i genitori e altri attori coinvolti.
2.5 Supervisori e formatori
La formazione deve essere anche finalizzata agli amministratori, ai formatori degli insegnanti
(professori universitari, ecc.) e a chiunque supervisioni e orienti gli insegnanti.
2.6 Universit
Le presenti linee-guida evidenziano il ruolo chiave che le universit possono svolgere nellassistenza
al processo, soprattutto nella ricerca, nella valutazione e nella preparazione dei formatori degli
insegnanti e dei programmi e dei materiali didattici. Pertanto la Cooperazione Italiana intende
promuovere la creazione di reti tra universit del Nord e del Sud del mondo, che siano di supporto alle
iniziative a vantaggio delleducazione delle persone Dsh.
2.7 Necessit di intervenire in et precoce
La Cooperazione Italiana ritiene necessaria lidentificazione dei bisogni speciali, che deve avvenire in
et quanto mai precoce per facilitare il processo delleducazione integrata, attraverso lutilizzo di
strumenti mirati e per offrire maggiore possibilit di recupero allinclusione sociale.
2.8 Educazione per gli adulti
La Dgcs intende favorire laccesso delle persone Dsh alleducazione in et adulta, dando loro priorit
62
daccesso ai programmi esistenti e formulando corsi speciali adeguati ai loro bisogni, anche mediante
leducazione non formale, ovvero attraverso lattuazione di corsi permanenti e ricorrenti, tesi
alleliminazione sia dellanalfabetismo primario, che dellanalfabetismo di ritorno.
2.9 Strategie di sensibilizzazione
Il ruolo di istituzioni, organizzazioni della societ civile e mezzi di comunicazione di massa risulta
cruciale per determinare un atteggiamento positivo da parte dei bambini, dei genitori e di tutta la
comunit nei confronti dei bisogni speciali nellambito delleducazione e dellintegrazione delle
persone Dsh. Esso indispensabile per superare i pregiudizi e la disinformazione esistenti, per
abbattere le barriere culturali che, di fatto, provocano la difficolt di integrazione sociale delle persone
Dsh. Pertanto i programmi di cooperazione devono prevedere il ricorso sistematico a strategie di
sensibilizzazione degli amministratori, degli operatori dei servizi e della popolazione in generale sulle
tematiche specifiche dellintegrazione scolastica e dellinclusione sociale delle persone Dsh.
2.10 Accessibilit
La Cooperazione Italiana ritiene di importanza fondamentale che, oltre agli ostacoli socioculturali,
siano eliminati gli ostacoli di natura fisica, sensoriale ed economica che impediscono alle persone Dsh
di accedere ai servizi educativi (barriere architettoniche e sensoriali, difficolt di trasporto,
inadeguatezza degli strumenti didattici utilizzati, ecc.).
2.11 Collaborazione istituzionale
La Cooperazione Italiana sostiene i programmi che comprendano specifiche attivit di institution
building finalizzate: a) alladeguamento legislativo e regolamentare della Pubblica amministrazione e
dellorganizzazione dei servizi scolastici ed educativi territoriali; b) alle strategie di inclusione dei
gruppi vulnerabili e in particolare delle persone Dsh. La Dgcs prevede, attraverso la programmazione
delle risorse e la pianificazione partecipata degli interventi, la formazione degli operatori, nonch la
realizzazione delle attivit inerenti allintegrazione scolastica sia a livello centrale che periferico.
3 - Lavoro e integrazione al lavoro
Premessa
Il lavoro per tutti gli individui, e quindi anche per persone Dsh, allo stesso tempo un fine e un
mezzo: un fine, in quanto esso costituisce una conquista e un elemento di integrazione sociale; un
mezzo, in quanto attraverso esso luomo diviene autonomo e pu affermare la propria individualit,
emancipandosi da situazioni di dipendenza. Tuttavia evidente a tutti che il numero delle persone Dsh
impiegate di gran lunga inferiore, percentualmente, rispetto a quello delle persone normodotate. Esse
sono le ultime ad essere assunte e le prime a perdere il lavoro.
Nei Pvs la loro attivit nellambito dellagricoltura e in seno a famiglie allargate spesso ritenuta utile
ed esse ne traggono soddisfazione e dignit. Quando per le famiglie si inurbano la persona Dsh perde
questa possibilit e scende verso gli ultimi gradini della scala sociale nelle periferie delle metropoli nei
Pvs.
Lintegrazione lavorativa delle persone Dsh comporta il coinvolgimento di numerosi soggetti attivi a
livello del territorio e lazione di ciascuno deve convergere sullobiettivo dellintegrazione sociale.
Mentre da un lato la famiglia della persona Dsh deve sviluppare una coscienza della necessit che essa
passi da percettore di assistenza a produttore di reddito, nel mondo del lavoro si deve agire nel senso
di rimuovere gli ostacoli - di diversa natura - che impediscono i processi di integrazione, tanto pi forti
nel caso delle disabilit psichiche.
63
La Cooperazione Italiana contribuisce a promuovere laffermazione della rilevanza sociale, oltre che
sanitaria, della problematica dellhandicap. La formazione, con metodologie diversificate rivolte ai
differenti operatori nel campo della disabilit, quindi uno dei punti cardine dellintegrazione
lavorativa.
3.1 Costituzione di quipe interdisciplinari
Le presenti linee-guida considerano indispensabile la costituzione di quipe interdisciplinari, sia a
livello centrale che periferico, per la realizzazione di interventi volti a promuovere linclusione sociale
e la creazione di opportunit lavorative per le persone Dsh.
3.2 Partecipazione istituzionale per favorire politiche di integrazione
La Cooperazione Italiana favorisce la piena e attiva partecipazione delle istituzioni competenti a
livello centrale e periferico, che rappresenta unindispensabile condizione per lavvio di un processo di
cambiamento mirato alla realizzazione dellintegrazione sociale. Infatti, la sensibilizzazione dei
governi nei Pvs alle tematiche dellhandicap deve portare, ove necessario, a una collaborazione tra la
Cooperazione Italiana e i Pvs stessi, finalizzata a unazione di institutional building. Da essa deriva
la possibilit di un adeguamento legislativo e regolamentare della Pubblica amministrazione, sia
centrale che periferica, e dellorganizzazione della rete dei servizi preposti allintegrazione lavorativa
dei Dsh.
3.3 Formazione professionale
Uno dei principali obiettivi che la Cooperazione Italiana si propone lintegrazione lavorativa
attraverso la formazione. Ovviamente, trattandosi di persone Dsh, devono essere utilizzate metodiche
e tecnologie innovative, rispondenti alle necessit delle varie categorie di disabilit, che garantiscano
pluralit di approccio al problema ed evitino ununiformit di intervento, che impossibile, in quanto
lhandicap risulta essere un arcipelago estremamente variegato e differenziato.
indispensabile, tuttavia, che la formazione al lavoro sia un completamento e un arricchimento
delleducazione e dellistruzione e, come non si pu e non si deve separare la riabilitazione
dalleducazione e dallistruzione, cos non si pu prevedere la formazione lavorativa avulsa da quella
scolastica ed educativa.
3.4 Importanza delle cooperative sociali
Un approccio metodologico di primaria importanza quello attuato dalle cooperative sociali di tipo B
in Italia, che coinvolgono persone normodotate e persone Dsh a tutti i livelli, da quelli decisionali a
quelli tecnico-operativi. La Cooperazione Italiana considera il ricorso a questo tipo di impresa sociale
come una forma innovativa di integrazione lavorativa dei disabili in molti Pvs e nello stesso tempo soprattutto nel caso di imprese dedicate ai servizi alla persona - come forme efficaci di integrazione e
coesione sociale, a condizione che tali iniziative si inseriscano in un ambiente reso favorevole
attraverso interventi di institutional building, di adeguamento normativo, senza i quali la
sostenibilit di queste imprese sarebbe molto difficile. Ulteriori presupposti per la loro sostenibilit
sono una appropriata indagine di mercato e la reperibilit di credito dedicato.
3.5 Qualit del lavoro
La Cooperazione Italiana privilegia lintegrazione in attivit realmente utili e richieste (informatica e
telematica) o in lavori di qualit, fermo restando che, anche in questo caso, indispensabile tenere
conto del rapporto di mercato, domanda-offerta. A tal fine necessario uscire dai clich occupazionali
sinora seguiti e indirizzare le persone Dsh verso attivit innovative e importanti che siano loro
consentite dalle capacit individuali.
64
65
66
essere raccolti i dati provenienti da tutti gli attori di cooperazione che abbiano svolto attivit nel
settore delle presenti linee-guida, per consentirne costanti adeguamenti e miglioramenti.
5.3 Per lattuazione delle linee-guida previsto uno stretto rapporto di collaborazione tra gli uffici
della Dgcs e lufficio XIII (settore handicap). Tale azione sinergica favorita dal fatto che ogni ufficio
indichi un funzionario quale referente del suddetto settore per lufficio XIII. cura, quindi,
dellufficio XIII organizzare incontri info-formativi, sia per i referenti degli uffici Dgcs, sia per altri
funzionari, al fine di aumentare la sensibilizzazione su questa tematica, nonch di garantire
ununiformit nella valutazione delle iniziative attinenti al tema dellhandicap.
5.4 Le presenti linee-guida pongono in evidenza limportanza dei progetti di emergenza, attivati
dallufficio VI. Infatti, il trovarsi delle persone Dsh in una situazione di emergenza le rende, di fatto,
pi vulnerabili e, di conseguenza, la loro possibilit di sopravvivenza pi scarsa.
5.5 Le attivit previste dalle linee-guida sono attuate attraverso tutti i canali di finanziamento di cui si
avvale la Cooperazione Italiana. I progetti cos impostati devono includere, nella fase iniziale e in
quella finale, unazione di dissemination, che garantisca la visibilit della Cooperazione Italiana nei
Pvs. Inoltre, le linee-guida costituiscono criterio di valutazione di tutti i progetti concernenti
specificatamente attivit rivolte a favorire le persone Dsh.
5.6 Per la competenza e lesperienza maturata dalle Ong nellambito della tematica dellhandicap, si
ritiene particolarmente rilevante il loro apporto allattuazione delle presenti linee-guida. A tal fine la
Cooperazione Italiana coinvolge direttamente le Ong nelle attivit di progettazione, informazione e
sensibilizzazione della societ civile, di formazione degli operatori di settore e nei momenti di
valutazione e verifica delle stesse linee-guida. Inoltre, vista la collaborazione delle Ong e di altri attori
della cooperazione che hanno partecipato allelaborazione delle presenti linee-guida, la Cooperazione
Italiana ritiene necessario strutturare un tavolo permanente, presso lufficio XIII, settore handicap, con
riunioni periodiche sui vari aspetti della tematica.
5.7 Le presenti linee-guida intendono stimolare ladozione delle nuove modalit di partenariato
territoriale, come la cooperazione decentrata, e fanno riferimento alle linee-guida emanate dalla
Cooperazione Italiana in materia, che hanno lo scopo di promuovere lo sviluppo locale integrato. La
cooperazione decentrata valorizzata nelle iniziative nei Pvs, perch catalizza il diretto
coinvolgimento degli attori sociali nel proprio sviluppo.
5.8 Le presenti linee-guida prevedono lo sviluppo di adeguate collaborazioni e sinergie con tutti i
programmi e le iniziative della Dgcs che realizzino interventi volti a promuovere le pari opportunit
per le persone Dsh nei Pvs.
5.9 Successivamente allapprovazione delle presenti linee-guida lufficio XIII, attraverso il settore
handicap, elaborer e proporr allapprovazione del Comitato direzionale un documento tecnico
specifico, che descriva le procedure da adottare allinterno della Dgcs, con lobiettivo di rendere
operativa lattuazione delle presenti linee-guida.
Quadro di riferimento
A) Quadro normativo internazionale
Dichiarazione universale dei diritti umani adottata dallAssemblea generale delle Nazioni Unite a
Parigi il 10 dicembre 1948.
International Labour Organization (ILO), Vocational Rehabilitation and Employment (Disabled
Persons) Convention, 1983 (No. 159), its accompanying Recommendation (No. 168), 1983, and
Vocational Rehabilitation (Disabled) Recommendation, 1955 (No. 99).
67
Dichiarazione dei diritti delle persone con ritardo mentale, Organizzazione mondiale della sanit 1971
Dichiarazione di Alma-Ata, Organizzazione mondiale della sanit - 1978.
Programma mondiale dazione per le persone disabili adottato dallAssemblea generale delle Nazioni
Unite, il 3 dicembre 1982 con la Risoluzione n. 37/52.
Conferenza mondiale sulleducazione per tutti (EFA) di Jomtien (Thailandia), 5-9 marzo 1990.
Risoluzione del Consiglio dEuropa e dei Ministri dellIstruzione riuniti in Consiglio, del 31 maggio
1990, relativa allintegrazione dei bambini e dei giovani disabili nel sistema scolastico.
Dichiarazione e Programma dazione di Vienna (Conferenza mondiale sui diritti umani) del 14-25
giugno 1993.
UNHCR, Guidelines on Assistance to Disabled Refugees, United Nations High Commissioner for
Refugees - New York, USA, 1993.
Carta dei diritti per le persone autistiche, Organizzazione mondiale della sanit - 1993.
Regole standard sulleguaglianza di opportunit per le persone disabili, adottate dallAssemblea
generale delle Nazioni Unite il 20 dicembre 1993 (Risoluzione n. 48/96).
Verso una societ per tutti: strategia a lungo termine per la messa in atto del Programma dazione per
le persone disabili fino allanno 2000 e oltre - 1993, sviluppato alla fine della Decade delle persone
disabili delle Nazioni Unite (1983-1992).
The Asian and Pacific Decade of Disabled Persons, 1993-2002.
Conferenza mondiale di Salamanca sui bisogni speciali in educazione (Special Needs Education),
promossa dallUnesco dal 7 al 10 giugno 1994, che ha riaffermato la necessit e lurgenza di
provvedere alleducazione di coloro che hanno bisogni educativi speciali e ha elaborato delle lineeguida per lazione a livello nazionale e internazionale.
Riabilitazione su base comunitaria (CBR) per e con le persone con disabilit, 1994 Joint Position
Paper, International Labour Organization (ILO), United Nations Educational, Scientific and Cultural
Organization (UNESCO) and World Health Organization (WHO).
Vertice mondiale di Copenaghen per lo sviluppo sociale - 1995.
Risoluzione del Consiglio dEuropa e dei rappresentanti degli Stati membri del 20 dicembre 1996,
sulluguaglianza di opportunit per le persone disabili.
Health21: La salute per tutti nel 21 secolo - 1998.
Linee guida dellOECD-Dac sulluguaglianza di genere e sullempowerment delle donne nella
cooperazione allo sviluppo del 1998.
Risoluzione del Consiglio dellUnione europea del 17 giugno 1999 relativa alle pari opportunit di
lavoro per i disabili (1999/C 186/02).
Declaration of the social partners on the employment of people with disabilities. The Commission is
committed to involving the Social Partners in efforts to integrate people with disabilities into the
68
labour market. The Social Partners adopted a Joint Declaration on the Employment of people with
disabilities at a meeting of the Social Dialogue Committee on 19 May 1999.
Carta dei diritti fondamentali dellUnione europea - Charte 4487/00.
Carta per la salute dei popoli - Assemblea per la salute dei popoli - 2000.
The African Decade of Disabled Persons, 2000-2009.
Direttiva 2000/78/CE del Consiglio del 27 novembre 2000 che stabilisce un quadro generale per la
parit di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro.
Forum mondiale sulleducazione di Dakar del 26-28 aprile 2000.
Classificazione internazionale di funzione, disabilit e salute, Organizzazione mondiale della sanit 2001.
International Labour Organization (Ilo), Code of practice on managing disability in the workplace,
Tripartite Meeting of Experts on the Management of Disability at the Workplace, Geneva, October
2001.
B) Quadro normativo nazionale
Costituzione della Repubblica Italiana.
Legge n. 482/1968 Inserimento obbligatorio al lavoro dei disabili.
Assunzioni obbligatorie. Limiti di et per lassunzione presso i datori di lavoro pubblici. Parere del
Consiglio di Stato - Adunanza Commissione pubblico impiego - 15 marzo 1999. Circolare del
Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale, Direzione generale per limpiego, 20 luglio 1999, n.
57.
Assunzioni obbligatorie. Iscrizione degli invalidi civili in et lavorativa. Abbattimento limiti di et
per laccesso al pubblico impiego. Legge n. 127/1997. Parere del Consiglio di Stato del 15 marzo
1999. Circolare del Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale, Direzione generale per
limpiego, 13 ottobre 1999, n. 72.
Criteri relativi alla trasmissione dei prospetti informativi da parte dei datori di lavoro soggetti alla
disciplina in materia di assunzioni obbligatorie di cui alla legge 12 marzo 1999, n. 68 recante: Norme
per il diritto al lavoro dei disabili. Decreto ministeriale - Ministero del Lavoro e della Previdenza
sociale - 22 novembre 1999.
Assunzioni obbligatorie. Prima definizione delle competenze degli uffici centrali e periferici a
seguito del trasferimento di funzioni e compiti in materia di mercato del lavoro dallo Stato alle
Regioni e Province. Circolare del Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale, 24 novembre
1999, n. 76.
Legge 12 marzo 1999, n. 68, recante: Norme per il diritto al lavoro dei disabili, pubblicata nella
Gazzetta Ufficiale n. 68, supplemento ordinario n. 57/L. Modifiche alla disciplina della legge 2 aprile
1967, n. 482. Circolare del Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale, 24 novembre 1999, n.
77.
Legge-quadro n. 30/2000 Legge-quadro in materia di riordino dei cicli dellistruzione.
Atto di indirizzo e coordinamento in materia di collocamento obbligatorio per il diritto al lavoro dei
disabili, istituito dallarticolo 13, comma 4, della legge 12 marzo 1999, n. 68. Decreto del Presidente
69
70
PAESE
TITOLO
ALBANIA
ALBANIA
ALBANIA
ALBANIA
ALBANIA
ANGOLA
Programma in favore
dell'integrazione sociale e lavorativa
dei disabili
N. AID
DELIBERA
COSTO
TOTALE
DEL
PROGETTO
(in euro)
FINANZIAME
NTO
DELIBERATO
MAE
(in euro)
COFINANZIAME
NTO ONG
(in euro)
COFINANZIAMENTO
COOPERAZIONE
DECENTRATA
(in euro)
COFINANZIAMENTO
PARTNER
LOCALI
(in euro)
7137
07/05/2002
1.087.430
543.715
543.715
7968
08/10/2004
1.177.322
869.725
307.597
8670
05/11/2007
1.163.068
803.888
208.580
150.600
TOTALE PER
PAESE
(in euro)
5.770.952
8815
21/12/2007
1.330.277
829.966
187.211
313.100
8270
13/11/2006
1.012.855
532.511
289.321
191.023
8003
10/03/2005
1.032.200
1.032.200
BOSNIAERZEGOVINA
5766
24/06/2003
4.389.884
3.563.553
826.331
BOSNIAERZEGOVINA
7686
11/12/2002
680.900
476.400
204.500
CAMERUN
8623
31/08/2007
1.658.014
878.179
233.550
546.285
1.032.200
5.070.784
1.658.014
71
CINA
CINA
PAESE
TITOLO
CUBA
ECUADOR
EL SALVADOR
Realizzazione di un complesso
educativo inclusivo di tipo
sperimentale
ETIOPIA
ETIOPIA
GIORDANIA
GIORDANIA
8029
8215
18/06/2004
22/11/2005
1.300.000
1.100.000
200.000
2.267.871
8614
N. AID
22/11/2007
DELIBERA
967.871
502.631
139.800
COSTO
TOTALE
DEL
PROGETTO
(in euro)
FINANZIAME
NTO
DELIBERATO
MAE
(in euro)
COFINANZIAME
NTO ONG
(in euro)
325.440
COFINANZIAMENTO
COOPERAZIONE
DECENTRATA
(in euro)
COFINANZIAMENTO
PARTNER
LOCALI
(in euro)
TOTALE PER
PAESE
(in euro)
7020
29/07/2003
1.181.404,90
603.240
170.893
407.272
1.181.404,90
7552
24/06/2003
1.160.909
626.360
189.593
344.956
1.160.909
8253
13/06/2005
1.709.480
1.709.480
1.709.480
7389
24/06/2003
1.024.851
735.159
142.474
8019
09/10/2006
1.408.830
724.990
203.840
480.000
7742
10/02/2003
370.096
370.096
147.218
2.433.681
ITALIA
KENYA
4.725.659
6183
16/02/2006
4.355.563
3.557.163
798.400
8362
20/12/2005
400.150
257.050
143.100
400.150
6811
11/12/2000
332.981
46.481
286.500
332.981
8272
16/02/2006
758.649
402.702
192.747
163.200
908.649
72
KOSOVO
KOSOVO
9063
31/07/2008
150.000
150.000
73
PAESE
LIBANO
LIBANO
LIBANO
LIBANO
LIBANO
LIBANO
LIBANO
LIBANO
TITOLO
N. AID
DELIBERA
7632
13/10/2003
8479
16/11/2006
8479
16/11/2006
COSTO
TOTALE
DEL
PROGETTO
(in euro)
FINANZIAME
NTO
DELIBERATO
MAE
(in euro)
COFINANZIAME
NTO ONG
(in euro)
1.037.019
560.599
148.320
328.100
1.880.119
1.600
190.800
2.072.519
8479
16/11/2006
8479
16/11/2006
COFINANZIAMENTO
COOPERAZIONE
DECENTRATA
(in euro)
COFINANZIAMENTO
PARTNER
LOCALI
(in euro)
TOTALE PER
PAESE
(in euro)
4.422.468
8746
23/10/2007
8746
23/10/2007
1.123.030
19.500
170.400
1.312.930
8746
23/10/2007
74
PAESE
TITOLO
N. AID
DELIBERA
COSTO
TOTALE
DEL
PROGETTO
(in euro)
FINANZIAME
NTO
DELIBERATO
MAE
(in euro)
COFINANZIAME
NTO ONG
(in euro)
COFINANZIAMENTO
COOPERAZIONE
DECENTRATA
(in euro)
COFINANZIAMENTO
PARTNER
LOCALI
(in euro)
TOTALE PER
PAESE
(in euro)
LIBIA
6783
25/11/2003
1.752.100
1.752.100
1.752.100
MONTENEGRO
7516
24/06/2003
1.593.157
814.448
233.478
545.231
1.593.157
MAROCCO
8435
15/05/2006
13/11/2006
78.042
78.042
78.042
8944
12/05/2008
766.000
766.000
766.000
6797
17/11/2000
958.867
547.947
132.971
277.949
958.867
9117
08/09/2008
990.000
990.000
8970
30/05/2008
105.000
105.000
8814
28/02/2008
1.176.000
980.000
196.000
7976
25/10/2005
1.299.271
706.499
194.143
398.629
NON
RIPARTIBILE
REPUBBLICA
CENTRO
AFRICANA
SERBIA
2.271.000
SERBIA
SERBIA
SUDAN
1.299.271
75
PAESE
TITOLO
COSTO
TOTALE
DEL
PROGETTO
(in euro)
FINANZIAME
NTO
DELIBERATO
MAE
(in euro)
COFINANZIAME
NTO ONG
(in euro)
7359
01/10/2002
1.624.251
842.824
246.594
534.833
Le comunit palestinesi di
Betlemme ed Hebron a sostegno
dei disabili
8588
14/06/2007
802.711
572.070
117.121
113.520
8820
28/02/2008
950.651
595.451
137.500
217.700
6285
24/03/2000
2.373.123
1.194.420
277.390
901.313
8556
14/06/2007
566.890
310.430
177.900
78.560
8583
30/05/2007
150.000
150.000
TUNISIA
7290
28/03/2006
1.883.050
1.803.970
79.080
TUNISIA
9085
18/08/2008
14.000
14.000
7720
14/06/2007
1.534.959
794.479
357.980
382.500
Programma di riabilitazione su
base comunitaria
6588
VIETNAM
VIETNAM
N. AID
DELIBERA
COFINANZIAMENTO
COOPERAZIONE
DECENTRATA
(in euro)
COFINANZIAMENTO
PARTNER
LOCALI
(in euro)
TOTALE PER
PAESE
(in euro)
6.467.626
1.897.050
1.561.387
20/04/2000
01/07/2003
26.428
26.428
76
PAESE
TITOLO
YEMEN
ZAMBIA
TOTALE
N. AID
DELIBERA
COSTO
TOTALE
DEL
PROGETTO
(in euro)
FINANZIAME
NTO
DELIBERATO
MAE
(in euro)
COFINANZIAME
NTO ONG
(in euro)
6657
17/11/2000
1.421.752
759.526
207.729
9151
14/10/2008
420.570
223.790
119.380
53.562.025
37.906.661
5.610.527
COFINANZIAMENTO
COOPERAZIONE
DECENTRATA
(in euro)
COFINANZIAMENTO
PARTNER
LOCALI
(in euro)
TOTALE PER
PAESE
(in euro)
454.497
1.421.752
77.400
420.570
1.022.331
9.022.506
53.562.025
77
PAESE
ALBANIA
ANGOLA
BOSNIAERZEGOVINA
CAMERUN
CINA
CUBA
ECUADOR
EL SALVADOR
ETIOPIA
GIORDANIA
ITALIA
KENYA
KOSOVO
LIBANO
LIBIA
MONTENEGRO
MAROCCO
NON RIPARTIBILE
REPUBBLICA
CENTRO AFRICANA
SERBIA
SUDAN
TERRITORI
PALESTINESI
TUNISIA
VIETNAM
YEMEN
ZAMBIA
TOTALE
Tabella finanziamenti e cofinanziamenti per paese nel settore della disabilita 2000-2008
FINANZIAMENTO
COFINANZIAMENTO COFINANZIAMENTO COFINANZIAMENTO
TOTALE
DELIBERATO MAE
ONG
COOPERAZIONE
PARTNERS LOCALI FINANZIAMENTO
DECENTRATA
PER PAESE
3.579.805
1.032.200
4.039.953
1.536.424
-
826.331
654.723
204.500
5.770.952
1.032.200
5.070.784
878.179
1.602.631
603.240
626.360
1.709.480
1.460.149
3.927.259
257.050
46.481
552.702
3.563.748
1.752.100
814.448
78.042
766.000
547.947
233.550
139.800
170.893
189.593
346.314
143.100
286.500
192.747
169.420
233.478
132.971
546.285
525.440
407.272
344.956
627.218
798.400
163.200
689.300
545.231
277.949
1.658.014
2.267.871
1.181.405
1.160.909
1.709.480
2.433.681
4.725.659
400.150
332.981
908.649
4.422.468
1.752.100
1.593.157
78.042
766.000
958.867
2.075.000
706.499
3.665.195
194.143
956.505
196.000
-
398.629
1.845.926
2.271.000
1.299.271
6.467.626
1.817.970
820.907
759.526
223.790
37.906.661
357.980
207.729
119.380
5.610.527
1.022.331
79.080
382.500
454.497
77.400
9.022.506
1.897.050
1.561.387
1.421.752
420.570
53.562.025
78
PARTNER LOCALI
PAESE
ALBANIA
ALBANIA
ALBANIA
TITOLO
N. AID
ENTE
ESECUTORE
ONG,
ASSOCIAZIONI E
FONDAZIONI, ENTI
PRIVATI
Comunit
Emmanuel di Tirana
e Istituto per
bambini sordi di
Tirana
Fondazione Nostra
Signora del Buon
Consiglio (NSBC)
7137
ONG MAGIS
7968
ONG DOKITA
8670
ONG MAGIS
MAGIS Albania
8815
ONG DOKITA
Fondazione Nostra
Signora del Buon
Consiglio (NSBC)
Assoc.ne Endrra pa
Faj
ASSOCIAZIONI
ORGANIZZAZIONE
FEDERAZIONI
DISABILI
ISTITUZIONI
GOVERNATIVE LOCALI,
GOVERNO LOCALE E
MUNICIPALIT
Clinica ORL
delluniversit di
Tirana
ALBANIA
ALBANIA
8270
ONG CICa
ANGOLA
PROGRAMMA IN FAVORE
DELL'INTEGRAZIONE SOCIALE E
LAVORATIVA DEI DISABILI
8003
DGCS
Ministero Assistenza e
Reintegrazione Sociale
BOSNIAERZEGOVINA
TUTELA E REINSERIMENTO DI
MINORI CON HANDICAP FISICO E
PSICHICO
IMG
Regione EmiliaRomagna
5766
UNIVERSIT
Universit
79
CINA
8029
8215
Federazione cinese
delle Persone
Disabili (CDPF)
DGCS
IMG
PARTNER LOCALI
PAESE
CINA
CUBA
ECUADOR
EL SALVADOR
ETIOPIA
ETIOPIA
TITOLO
SUPPORTO AI SERVIZI DI
RIABILITAZIONE FISICA, REGIONE
TIGRAY
POTENZIAMENTO DEI PROGRAMMI DI
RIABILITAZIONE COMUNITARIA IN
ADDIS ABEBA
N. AID
8614
7020
7552
8253
ENTE
ESECUTORE
ONG,
ASSOCIAZIONI E
FONDAZIONI, ENTI
PRIVATI
ONG OVCI
DGCS
7389
ONG CUAMM
8019
ONG CCM
ISTITUZIONI
GOVERNATIVE LOCALI,
GOVERNO LOCALE E
MUNICIPALIT
UNIVERSIT
Federazione cinese
delle Persone
Disabili (CDPF)
ONG
MONSERRATE
ONG GVC
ASSOCIAZIONI
ORGANIZZAZIONE
FEDERAZIONI
DISABILI
CELEP (Centro de
Referencia
Latinoamericano
para la Educacin
Preescolar)
CELAEE (Centro de
Referencia
Latinoamericano
para la Educacin
Especial)
Segreteria della
Pastorale Sociale
(Vicariato Apostolico
di Esmeraldas)
Segreteria
Nazionale per la
Famiglia (SNF);
- Ministero dellEducazione
(MINED)
- Consiglio Nazionale per
lAttenzione Integrale alla
Persona Diversamente
Abile (CONAIPD)
Regional Health Bureau
Social Affairs Bureau
DPPB (Disaster Prevention
and Preparedness Bureau)
CBRN (Community
Based Rehabilitation
Network)
80
GIORDANIA
7742
UNDP
ONG AVSI
Al-Hussein Society
for the Habilitation
Rehabilitation of the
Physically
Challenged
81
PARTNER LOCALI
PAESE
GIORDANIA
TITOLO
N. AID
ENTE
ESECUTORE
ONG,
ASSOCIAZIONI E
FONDAZIONI, ENTI
PRIVATI
con CMT
(Consorzio
sviluppo
Medicina
Tropicale);
Universit G.
DAnnunzio
Chieti Pescara
University of Jordan
Faculty of
Rehabilitation
Sciences
8362
ONG MAGIS
KENYA
6811
ONG CUAMM
Medici con
lAfrica
8272
ONG CICa
KOSOVO
LIBANO
LIBANO
iniziativa
ermergenza
LIBANO
iniziativa
ermergenza
INTEGRAZIONE SOCIALE ED
ECONOMICA PER DISABILI E
RICONOSCIMENTO DI PARI
OPPORTUNITA
ROSS FASE I - SOSTEGNO AL
RIAVVIO E ALLO SVILUPPO DI
SERVIZI SOCIO EDUCATIVI PER GLI
ABITANTI DEI VILLAGGI DI SRIFA,
FROUN, GHANDURIE
ROSS FASE I INTERVENTO MINE
ACTION E SUPPORTO ISTITUZIONI
LIBANESI IN RISPOSTA ALLA
SITUAZIONE POST CONFLITTUALE
SUD LIBANO
UNIVERSIT
- UNIVERSIT
Roma TOR
VERGATA
ITALIA
ISTITUZIONI
GOVERNATIVE LOCALI,
GOVERNO LOCALE E
MUNICIPALIT
- DGCS
6183
KOSOVO
ASSOCIAZIONI
ORGANIZZAZIONE
FEDERAZIONI
DISABILI
9063
7632
8479
8479
Municipalit di Pec/Peje
KOSOVO - Ufficio rimo
Ministro/Office for Good
Governance, Human
Rights and Equal
Opportunities
DGCS
Associaz.ne dei
disabili motori
libanesi (Lebanese
Physical
Handicapped Union)
ONG CTM
ONG GVC
ONG
INTERSOS
DPNA, Development
for People and
Nature Association
Municipalit di Srifa
82
PARTNER LOCALI
PAESE
TITOLO
LIBANO
iniziativa
ermergenza
LIBANO
iniziativa
ermergenza
LIBANO
iniziativa
ermergenza
LIBANO
iniziativa
ermergenza
LIBANO iniziativa
ermergenza
LIBIA
MONTENEGRo
MAROCCO
N. AID
ENTE
ESECUTORE
8479
ONG RICERCA
E
COOPERAZIO
NE
8479
ONG CTM
8746
ONG
INTERSOS
8746
ONG TERRE
DES HOMMES
ONG,
ASSOCIAZIONI E
FONDAZIONI, ENTI
PRIVATI
ASSOCIAZIONI
ORGANIZZAZIONE
FEDERAZIONI
DISABILI
ISTITUZIONI
GOVERNATIVE LOCALI,
GOVERNO LOCALE E
MUNICIPALIT
UNIVERSIT
Fondazione Al
Mabarrat
Philanthropic
Association for
Disabled Care PADC
Lebanese Physical
Handicapped Union
(LPHU)
Municipalit di Nabatieh e
Bent Jbeil.
Municipalit di Masghara
8746
6783
ONG CTM
- DGCS
- Istituto
Superiore di
Sanit
7516
ONG COSV
8435
UNDP e
ONG CICSENE
Centro di
Riabilitazione per
disabili di Bengasi
Associazione dei
Paraplegici del
Montenegro
83
PARTNER LOCALI
PAESE
NON RIPARTIBILE
TITOLO
N. AID
REPUBBLICA
CENTRO
AFRICANA
SERBIA
SERBIA
SERBIA
SUDAN
TUTELA E MIGLIORAMENTO DI
MINORI ISTITUZIONALIZZATI (ass.za
tecnica)
DECENTRAMENTO DEI SERVIZI
SOCIALI E SVILUPPO DELLE
POILITICHE MINORILI IN SERBIA
ASSISTENZA SOCIO-RIABILITATIVA
NELLA CITT DI OMDURMAN
PROMOZIONE INSERIMENTO
SOCIALE DISABILI PSICOFICI
DISTRETTO HEBRON
COMUNIT PALESTINESI DI
BETLEMME ED HEBRON A
SOSTEGNODISABILI
SOSTEGNO POPOLAZIONE BEDUINA
RESIDENTE DISTRETTI BETLEMME E
DI HEBRON
ENTE
ESECUTORE
COOPI
9117
UNICEF
8970
DGCS
8814
DGCS
REGIONI
EMILIA
ROMAGNA e
FRIULI
VENEZIA
GIULIA
OVCI
Arcidiocesi di Bangui
ISTITUZIONI
GOVERNATIVE LOCALI,
GOVERNO LOCALE E
MUNICIPALIT
UNIVERSIT
Usratuna Sudanese
Association for
Disabled Children
GVC
Palestinian Red
Crescent Society
8588
ONG AISPO
ONG DI-SVI
7359
8820
ASSOCIAZIONI
ORGANIZZAZIONE
FEDERAZIONI
DISABILI
International
Bank for
Reconstruction
And
Development
IBRD Banca
Mondiale
6797
7976
ONG,
ASSOCIAZIONI E
FONDAZIONI, ENTI
PRIVATI
Dal EL Shifaa
Medical Welfare
Society
84
PARTNER LOCALI
PAESE
TUNISIA
TITOLO
TUNISIA
VIETNAM
PROGRAMMA DI RIABILITAZIONE
SU BASE COMUNITARIA
YEMEN
ZAMBIA
N. AID
ENTE
ESECUTORE
6285
ONG AISPO
8556
ONG TERRE
DES HOMMES
8583
ONG AISPO
DGCS
7290
9085
6588
Governo
Tunisino
ONG,
ASSOCIAZIONI E
FONDAZIONI, ENTI
PRIVATI
BASR Bethlhem
Arab Society for
Rehabilitation
ASSOCIAZIONI
ORGANIZZAZIONE
FEDERAZIONI
DISABILI
ISTITUZIONI
GOVERNATIVE LOCALI,
GOVERNO LOCALE E
MUNICIPALIT
UNIVERSIT
Ministry of Health of
Palestinian Authority
Comitato Community
Based Rehabilitation
della Regione Nord,
Centro e Sud
URAV (Union
Rgionale des
Aveugles) Gafsa
IPH (Isti.
Promozione
Handicap)
DGCS
ONG AIFO
6657
ONG
MOVIMONDO
9151
ONG LAFRICA
CHIAMA
ONG Vietnam
Rehabilitation Ass.
VINAREHA
Dipartimento per la
Disabilit del Ministero
della Sanit
ONG Zambia Africa
call
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