Você está na página 1de 53

PUlitI,ICA/IONI

Vi iiV\

DEM/ UNIVERSIT

CATTOLICA

DEL

SE RIE

S.

CUORE
VDL. l_S_\tll

EFREM BETTONI o.f.m .

LE DOTTRINE FILOSOFICHE
DI PIER DI GIOVANNI OLIVI
Saggio

S -i.

S O C I E T E D I T R I C E V IT A E P E N S I E R O . M IL A N O

SO M R r O
f.L?
.

l ' r t f i? i : a'

\hbrcvi , z on

>

r|

IN I R . >DUZIONI.......................................................................................................................................

Il

1. Cenni olografi; i
2. Leredit letteraria deli'O.iv.l
3. L ucTr.o
I - P IE R GIOVANNI O LtV I E LA P I u O S O F l A ......................................................

"'*

tt - A L L A a tC L R C A DI D O .....................................................................................

ti 7

1. La conoscibilit di Dio
2. Come si dimostra resistenza di Dio
3. Raffronti storici
La c ualif.cazione cei.asso uto
IIT - L -.SCLUSrviT DELLE. PRftROCATIVE DIVINE

I-

1. L atto creativo una .prerogativa di Dio


2. Contro ['eternit dei mondo
1. Vppunti di angelo.ogia
TV - 1 .ST R U T T I RA DI'.I.t.V.SSFR.. CREATO

t.
2.
J.
k
5.
fi
V - la

I a leona oliviaria delle distinzioni


Matura della distinzione fra esse e i essenti.;,
LVsscre e i suoi attributi trascendentali
II problema delle utegcrie
[.'oggettivit dei concetti universali
ConclusioneV
I

S t/CIGFSIONE

CONDIZIONE

M E T A F IS IC A

PRIM ORDIALE

DEM EST ER E

C R E A T O .........................................................................................................................................
VI - L INTERPRE : AZIONE OLIVIANA D E L L CLEM O X P IS MO

1.
2
il.
4.
5.

H ili

Lattualit deila meterla prima


R 'alta delia cornprizK.ns ilerni fica
La pluralit delle forree sostanziali secondo lOiivi
Lorigine del.e forate
Conclusione

21
2*33

JJIIV U

sII

11

- ' I M I V O ii I Ni .

-j

I ..1 I

( . i 1 .i M i l i ' air ii i"l i MK in dl V i e n n a

i!

'il!'

'M

mi l'-il'ui

<- /jn.tn > i .

vI I

II

IM IIK .'I

I
iV

II

.,/.!]" al

I I dm

3 3 3

11 rulli m d< l.i' po' r /N.tiuu 1 V jji.)iize

i a i \ ii .i imi i i ii i.' l'Mu . . .


1 \ iiu i.i ij.prtt.t;i/, jmi. :':l.a libi la umana
2

la

3qg

vu1 i|.\ un |Ktcnr attiva

* I i i a us. i.i min liv;


1

I * is|t* ir

u tcoHicait a p o 'c n 'ia n j n >

I VII rii f.Ninlt'M'l DII vi N'SCI.NZA IMANA


). 1 iinlrn ') spi i ej , t., V
<'<U11 1 i 1.rii III !] aj.i .ih
i

1 . .I

| ) ' < il s

ni

,im

i in ri ||S \

1 <li ni. luMuiir

i."v 11

..................................
I

noi

)'oM/i' iii Irind.uiu i.al del pensiero aliviano


11 -p'in/h. stoni e. Ji l.' Oliv

l i !>*;' ''

li in '

iJi i limili

.........................................................

ili'*

1,31

Capitolo settimo
I L C O M P O S T O UM ANO

Lo studio della dottrina ilcrnorfica oliviana ci ha condotto a sotto


lineare i molti c fondamentali pariti eli dissenso fra 1O livi e laristotelismo personale di sari Tommaso; rna ci ha anche dimostrato con
quanta libert il nostro autore si muova nellambito della tradizione
agostiniana. L indagine .sulle dottrine psicologiche o liviano che qui
iniziamo ci offrir unulteriore conferma delloriginalit filosofica del
nostro autore; anche in psicologia POI ivi combatte su due fronti; poi
ch se da una parte cerca di smantellare con una critica vigile e ri
soluta le posizioni ari.stotelico-torniste, in nome di istanze squisitamente
agostiniane, non esita, d allaltra, a mettersi in polemica con i rappre
sentanti qualificati dellagostmismo, in nome di una propria valuta
zione c concezione dellessere e dellagire umano.
In tutti i pensatori le dottrine psicologiche sono condizionate dalla
soluzione del problema fondamentale, quello dellunione fra anima e
corpo, rispettivamente proposta. E naturale quindi che anche noi
mettiamo a fuoco prima di tutto la dottrina oliviana sul difficile e
appassionante probh ma. Tanto pi che in propos to O livi, cnrn
noto, ha fin to col proporre una soluzione personalissima, che oltre
ad essere ir. un certo senso antitetica a quella propugnata da san
Tommaso, si attirata critiche accanite e sostanziali anche da parte di
Maestri per nulla solleciti dellortodossia aristotelica e militanti sotto
la bandiera dcllagostinismo, o deilanstotclismo agostinizzante, come
altri vogliono l.
P er orientarci bene nella discussione, evitando cos fraintendimenti
del pernier oliviano, necessario che teniamo ben presenti i eapisaldi
deHilcmorfisrrio oliviano illustrati nei capitolo precedente. L'avver
tenza non mia, ma dell'Oli vi stesso: non possibile egli affer1 F u. od proprie i confratelli dcl/OFvi a sottoporre l'c nim icata dottrina oliviana al
giudizio cel Concil o eli V ie m a e a sollecitarne 1a condanna, come vedremo a suo tempo.

334

:.

riL O fo n cE B

ni

r.

. c l iv i

mu rendersi ragione di quello che io sono venuto precisando intorno


ai rappnli fra anima e corpo, se si dim entica quello che io ho detto
parlando della materia, della forma e della loro u n io n e2. D a parte
mia ic aggiungo che per metterci iti g ia d e di affrontare la nostra
indague nelle miglimi condizioni passibili c necessario aver davanti
agli occhi il quadio delle conclusioni cui eran o giunti i M aestri del
sec. XIII nel momento in cui l'Olivi riprende in esame per conto suo
il formidabili pioblcma dei t apporti fra an im a e corpo.
1 -

P L U R A L IT

DELLE

FO RM E

N E L L UOMO

Nel sec. X I I I. sotlo l'influenza d Ila filosofia aristotelica, il proble


ma nel'a struttura metafisica (Ml'uomo posio e risolto nellambito
della t f ori a ih modica. Per questo non si parla pi. platonicamente,
di pluralit di anime, ma di pluralit di fo rm e 2. P er tutti dunque
luomo risulta dall'unione sostanziale di un corpo e di un'anima a
modi di materia e forma. L innegabile complessit della sita umana,
vegetativa, sensitiva e intellettiva, fa sorgere subito per il problema,
se ramina sia un principio vitale semplice oppure composto di pi
forme. Mentre alcuni itengono che la semplicit dell'anim a sia incom
patibile con una pluralit di forme, altri invece non trovano difficolt
ad ammettere nellanima una pluralit di forme essenzialmente su
bordinate fra loro. Per i primi (i teologi, come li chiam a Zavalloni
accettando la terminologia di Riccardo R u f o 4) lanim a ununica so
star)/.. dotata di tre potenze, che lanim a conserva anche dopo che si
separata dal corpo. Gli altri invece (detti filosofi, perch credono
di attenersi allinsegnamento di Aristotele) sostengono clic lanima
est compose, de trois substances, ou. mieux, de trois essen ces5 nen
gius'apposlc tuttavia, ma ordinate fra loro in modo che la prima ri
sulta in potenza rispetto alla seconda, e questa rispetto alla terza. Ci
sono nati naturalm ente dei M aestri, i quali Iranno cercalo di conci5 Di quella 1rase.rattizza !"Olivi rimprovera Vitale da Foir: ...Nimis intente dielt
.ine -aiion'-s neuve fundar." in soir, illa ^repositione, eun. ib" rimantur -atieres ex
Hipar radi:. : Plinto spcci ex nar.e animae, secundo ex palle corporis, tertio ex paite
contesiti. Veni n est xicd ormes dtVni fundati st . tiro; nie'elibus formae et materiae
et inven: s mu* lae... . Cfi. QSS., c. 51, A-pend , (11 150\
* ] o Za vallon", clic ri ha dato la ricostruzione s erica pi approfondila e completa in
jaropes c, riassumerlo i risultati della su indagine tulla Scolar ira pi derrista, pu scriverti
< Le piovnte de la pluralit ces mes ne peut tre identifi avec je problme de ia
pluralit des formes. Aucun scolasticie r acctpte la plunii' oes mes.... Cf-. Zaval
ion R.. Richod de. Me dia otila, 418.
4 Cfr. Z aya :.LONi R ,

! I'.ictr,.

op. cit., 305.

VA

:.E . f ^o . g f ic h h 1*1 p. g . o l m

ma rendersi ragione di quello rhe io sora venuto precisando intorno


ai rapporti u anima e corpi-, e si dinamica quello che io ho detto
parlando ddla materia, della forma della 'oro unione2. Da parte
mia io aggiungo elu pn mitin ci iti n ade di affrontare la nostra
indagine ne le miglio] i conemoni pass rii necessario aver davanti
agli occhi il quadto dilli e -inclusioni ni erano giunti i M aestri del
sec. X I I I nel momento in cu l'Olivi ratende in esame per conto suo
il formidabile pioblema di i uppoit f i arima c corpo.
1 - l.A P llim i.ir 1)1111. FO RM I

N EL L UOMO

Nel sec. Nili, sotto 1'nfhicuzi dii a f linniia ;.r istotclica. il proble
ma della struttura metafisica ' ino < posto i risolto ni H'ambito
della teoria ili mot fica. Pn
unto non . i parla pi. piatomi amenti,
di pluralit di anime, irta di pluralit di 'orme
Pn lutti dunque
l'itemo risulta dall'unione sostanziai d un c r i c i di un'anima a
modo di materia e forma. L innegabile complessit della vita umana,
vegetativa, sensitiva e intellettiva, fa sorgere subito per il problema,
so lanima sia un principio vitale semplice oppure composto di pi
forme, Mentre alcuni ritengono che la semplicit dellanima sia incom
patibile con ura pluralit di forme, a tri invece non trovano difficolt
ad ammettere nellanima una pluralia ci forme essenzialmente su
bordinate fra loro. Per i primi fi teologi, come li chiama Zavalloni
accettando la terminologia di Ricca ree Rufo 4) lanima ununica so
stanza dotala di tre potenze, che lanima conserva anche, dopo che si
separata dal corpo. Gli altri invoco 'detti filosofi, perch credono
di attenersi allinsegnamento di Aristotele) sostergono che lanima
est compos de trois substances, ou. mieux, de trois essences0 nen
giustapposte tuttavia, ma ordinate fra oro in modo che la prima ri
sulta in potenza rispetto alla second?., e questa rispe lo alla terza. Ci
sono siati na'oralmente dei Maestri, i qual' hanno cercato di conci! Di questi. tr.icjratf77a "Olivi rimprovera V.ul: du Four: o ...Nimis ir. orte dicil
ctr.ncs i atienes nostrae fundati ir soit !!a peo rlien , rum iti sumantur tacon es ex
trp li i tadice: Primo scibcet c>: parte armiae, se; co ex natie ccrtutis, trrtir ex tarie
compositi. Verum est cuori omnes debu i funi', i jv t proprietatibus o rn ae et materiae
et unionis mu:u:e... j . Oft. Q SS , c. 51, Appetti . II 1fC..
1 ] p. Zaval oni, cite ci lia dato la rioflrutkre 'tc/ta ]tiu a ppr/ordita e completa in
proposite, liasiu merlo i rii abati della sua ir.dagi-e siili Scolastica pi f.tornisi a, pu scrivere:
Le problme de la pluralit des artes re pul tre identifi avec le problme de la
pluralit ce foitxs. Aucun scolastique n'arcetle b plura l e des in-s... . C r. Z aval:. oni K . , P.irhatd de Mediavilic, c ? 8

C i. Z a valloni R , -/>. n i j 385 .

Ibidem .

COMPOSTO

iiare le clue sentenze opposte e hanno creduto di riuscirci ammettendo


nelluomo due coppie di principi vegetativi e sensitivi; oltre ai prin
cipi vegetativi e sensitivi propri desanima e inseriti in essa come sue
potenze, ci sarebbero nelluomo anche principi vegetativi e sensitivi
che informano il corpo a modo di ferme sostanziali materiali e io
dispongono a lla vita razionale. deferenza dei primi, che sono creati
direttamente da Dio e sono immortali, come l'anima, questi ultimi
provenant ex materia , cio sono generati, col corpo, e alla morte
scompaiono corne principi di attivit oramai inutili6.
Lunanimit si ricostituisce nellammettere una pluralit di forme
nelluomo considerato nella sua integrit di anima e corpo. Prima di
san Tommaso, tutti i Maestri, senza eccezione, insegnano che il corpo
gi un composto di materia e forma per conto suo e che come tale
si unisce allanima. Se qualcuno paria solo di una ferma corporeitatis , come Guglielmo dAuvergne7, altri, come san Bonaventura8,
oltre alla fo rm a corporeitatis nominano la forma dementaris,
mixtionis, complexionis , che si aggiungono alla forma primordiale
del corpo a seconda che si tratti di un corpo elementare, o di un
misto, o di un corpo organizzato. La tesi dellunicit della forma so
stanziale sconosciuta ai Maestri anteriori a san Tommaso per levi
dente ragione aggiunge lo riavallarli che ... a tous ces auteurs
manquaient h\> bases mtaphysiques sur lesquelles repose la doctrine
de Punite, cio la conception de la matire et de la forme comme
une relation vraiment transcendental u.
Noi sappiamo che nonostante gli sforzi tenaci di san Tommaso per
dimostrare che non era possibile accogliere l'ilemorfiismo aristotelico,
seri/a accettarne tutte le conseguenze, e che di tali conseguenze la
prima era proprio iimpossibilit di ammettere la coesistenza di pi
forme sostanziali in un essere, la stragrande maggioranza dei Maestri9
9 A porri" dello Zivalluni (op. cit., 418), vanne annonverati fra i tsalogi: Guglielmo
i.'Auv1r.;rr, R >1 ir,.lo da Cremeria, santAlberto Magre, san Benaver.tura e lautore della Sitm m H a i ti n i. ri deveno mettere tra i filosofi invece: Jcctirdo Flau ere, Riccardo Rufo,
Adamo t.i l jrkfied c l'd ppo 1 Canee.bere. Sorte concord ili infine A.essandro dH ales,
Giovanni Rup-1 li, Odone Rigaidi.
1 .Vi vs novo A., Da C ug'ielm o d A uvergne a ten T am m uso, I l i , 1943, i o . . . . A
onesto punto il lettore ri aspett:. che Guglielmo c.'Auvergne, orma: rassicurato circa, tur.icit del a n i in nr lur.rv, russi a discutere, conce fa appunto sar. Tommaso, se neUTicrr.o
sia anche li '(a la forma. Di questo invece n qui n poi si fa parola. La ragione che
Guglielmo d Aiivrrg
si gi pronunciato in proposito, .In dal pr'trio capitolo, con riso
lutezza e chi r e m iteqi-ivocabile. D anime ur.a sola ; ma di forme d_e; una l'anim a,
laltra propria dei c o n o erte riceve lanima .
8 I ( Se?u., d. 18, art. I, q. 3 (II 442}.
9 Z avallom R ., op. cit., 419.

L b DOTTklND T l L O S O r i C H E

DI

P. G. O L IV I

ino continuato ad insegnare i. pluralismo in nome della tradizione


lello stesso Aristotele
ira coloro che non si sono lasciali persuadere dalle precisazioni
aiste c anche JOlivi, pluralista convinto quanlaltri m ai. Ci resta
da vedere fino a che junto egli applichi il pluralismo delle forme
caso delluomo e quali conseguenze ne ricavi.
Incominciamo a vedere in base a quali argomen'i il nostro autore
uta di sottoscrivere la lesi tomista, che vede nell'anima Tunica
ma sostanziale delTuoino. A suo parere la tesi tomista nor. in
ido di tendere ingioile di dati di iatfo incontrovertibili, quali sono
nascita, la morte c la struttura composita della realt e della vita
la n a 11. Affermare clic lanima Tunica ferma delTuoino equivale
dire clic essa informa dircitamnitc la liuteria prima nulla forma
bstantiali m ediante. La maini;, pi ima quindi nella sua nudit
letiziale et senzaltro capace di essine informala dall'anima. Cornee
spiega allora il fatto che Tanima informi solo il corpo umano c
il un corpo qualsiasi, e che Tuemc possa essere generato solo da
i altro uomo? La materia prima del cot'po umano, come tale, diffeeice forse in qualche cosa, ha delle propriet particolari, rispetto
ila materia prima di un corpo qualsiasi? Se tutte le forme precedenti
ungono distrutte, come inutili, nellis* ante stesso in cui Dio infonde
anima nel corpo (solo a questo pal o Tanima resta Tunica forma
clTuomo), il processo generativo perde ogni ragion dessere; sarebi pi facile a Dio infondere Tanima in un corpo elementare che
an nel corpo umano, dal momento che la forma da togliere di mezzo
. una sola c per di pi imperfettissima ;2,i
i 10 Fino a che p jn to fosse legittimo o meno lappe'lo de; pluralisti a: testi aristotelici,
tentato di stabilirlo, fra gl altri, il pi volle c : ale p. Z av aJoni (op . cit., 456-! 74).
a?r que! o che ci riguarda, egli, con la rtiggioranzi digli storie: della filosofia, riconosce clic
(spetto allarlstotelltmo-aaostinizzar.f?, qu-])o d sar T onm iso: e s t certainement le plus
jithcr.tique ; ljlt a \ ; a si crede in dovere ti agiiungere: M ais on n'oubliera pas eue
.* nombreux passage d'Aristcte. tyarl pour objt; ia description et l'interprtation du
i evenir dans la rature, se prtent a sment Iir.tenrutior. pluraliste, qui vert dans les
.(imposants de ltre carperei des en .Hs !ub$lc.r,Uc'Jis plutt que de vritables co-princlpes

>. 473).
( n QSS-. q. 50 (TI 29) : Opinio autan hase non po est habere in se veritatem. Q ucd
patet si attendamus ad bomiris generationem, ad dus com rr.ionem, ad rationum forma
rum quiddit err et ceCniliocem et ad earumdem sibctun varium et variam proprietatem
:u passionem .
jfj 12 Ibidem : < Si enim sola a rir.a est forma ocrpors sui, tunc ipsa unitur m alerae
.. rimae nulla forma s.bstrntiaii mediante. Ilum erro essentia m ateiiae primae aeque per
a c te sit sub quolibet e.emento et e ementa o sicut ir humano semtne, ita poterit ex illis m ,(redate generari hemo sicut cx semine, ef ita .erudiate poterit anima rationalis uniri m a
ceriis eorum, destructis formis ipsorum, sicut e' jt: attrite cor teris sui . L argomento appetta
abbozzato nella quaest. 50, nrllAnpencix. 57-58, anice] ho di c-onsd.raziari, a cui
J toc si pu negata una notevole aiti cucir. Itecene : n saggio: ...A d quid Deus tanto

336

L E : \ F I L O S O F I C H E Tj I

P.

OLIM

hanno continuato ad insegnare il pluralismo in nome della tradizione


e dello stesso Aristotele
Fra coloro che non si sono lasciati persuadere dalle precisazioni
torniste c anche l'Olivi. pluralista convinto qaantaltri mai. Ci reta
per da vedere fino a clic punto egli applichi il pluralismo delle forme
al caso delluomo c quali conseguenze ne ricavi.
Incominciamo a vedere in base a quali argomenti il nostro autore
rifiuta di sottoscrivere la tesi tomista, che vede nellanima lunica
forma sostanziale delluomo, suo parere la tesi tomista non in
grado di rendete ragione di dati di fatto incontrovertibili, quali sono
la nascita, la morte c la struttura composita della realt e della vita
umana n . Affermare che lanima runica forma dell'uomo equivale
a dire che essa informa direttamente la materia pi ima nulla forma
substantiali m ediante. La materia piima quindi nella sua nudit
essenziale senz'altro capace di esser informata dall'anima. Come
si spiega allora il fatto che lanima informi solo il corpo umano e
non un corpo qualsiasi, e che luomo possa essere generato solo da
un altro uomo? La materia prima del corpo umano, corne tale, difTcrisce forse in qualche cosa, ha delle propriet particolari, rispetto
alla materia prima di un corpo qualsiasi? Se tutte le forme precedenti
vengono distrutte, come inutili, nellistante stesso in cui Dio infonde
lanima nel corpo (solo a questo patto lanima resta lunica forma
delluomo), il processo generativo perde ogni ragion dessere: sareb
be pi facile a Dio infondere lanima in un corpo elementare che
non nel corpo umano, dal momento che la forma da togliere di mezzo
l una sola e per di pi imperfettissima12.
1f F.'no a che punto :osse legittimo o meno lappello dei pluralisti ai testi aristotelici,
ha tentato ci stabilirlo, fra gli altri, il pi vette citato p. Za valloni \op. cit., 456-474).
Per cuello che ci riguarda, egli, con la maggioranza degli storici della filosofia, riconosce che
risp tto ailaristotelismo-agostlnizzante, quello di sar, Tommaso: e st certainement le p u s
authentique ; tuttavia si crede :n dovere d' aggiungere: M ais on nouoliera pas que
de nom areux passages d Aristote, ayant pour objet la description et l'interprtation du
devenir dans la na'ure, se prtent a'sir.er.t linterprtation pluraliste, qui voit dans les
composants de ltre co.-pmel des entits substantielles plutt que de vritables co-principes
(p. 473).
11 QSS., q. 50 (Il 2 9 ): O pinio autem haec non potest habere :n se veritatem. Quod
petet si attendamus ad bomir.is generationem, ad eius corruptionem, ad ratienum forma
r e n quidd'tZtem et definitionem e. ad earumdem effectum varium et variam proprietatem
t.c ; passionem i .
12 Ibidem : S i enim, scia anima est forma corporis sui, tunc ipsa unitur materiae
primae nulla forma substantiali mediante. D :in ergo essentia materiae primae aeque per
fecte sit sub quclibet elemento et e em en'ato smu' T um ano semire, ita poterit ex illis im
mediate gene:ari homo sicut ex semine, et ita immediate poteri: anima iationaiis uniri ma
teriis eorum, destructis formis ipsorum, sicut et materiae corporis sui . L argomento appena
abbozzato nella craest. 5C, nejlAppendix, 57-58, arricchito di coaisidcazion:', a cui
non si pu negare una notevole effcaca. Eccone un saggic: ..A d quid Deus tanto

IL

COMPOSTO UMANO

LOiivi non ignora che per sfuggire a queste difficolt gli unicisti
insegnano che la distruzione delle forme sostanziali precedenti non
implica la dispersione delle disposizioni indette da esse nella ma
teria prima. Dette disposizioni infatti, anteriori allavvento dellani
ma e presenti nella materia in virt del processo generativo, anzich
scomparire vengono ricuperate e conservate dalla nuova forma so
stanziale, l'anima, che forma tanto perfetta da poter produrre da
sola nella materia gli stessi effetti indottivi successivamente da tutte
le forme precedenti. Ne risulta che, sebbene dette disposizioni quoad
fieri precedano e condizionino lavvento dellanima, tuttavia si
attendatur ordo in essendo , cio se badiamo alla loro ragione, di
essere, esse dipendono dallanima o, meglio, dal composto di corpo e
anima ,3. Non difficile osserva lOlivi mettere a nudo le con
traddizioni incluse in questa argomentazione: in sostanza si viene a
dire che gli accidenti possono esistere prima della sostanza; che la
materia, prima di essere informata dalla forma sostanziale, pu essere
informata da forme accidentali; c infine che tali disposizioni dipen
dono dalla forma sostanziale e. insieme, che questa dipende da quelle
in quanto prius naturaliter fiunt quam forma substantialis 4.
La teoria dellunicit della forma urta contro difficolt non minori
quando si prenda in considerazione il fatto della morte deHuomo. Gli
unicisti infatti sono corretti a dire che nellatto in cui lanima si
separa dal corpo, compaiono istantaneamente altre forme sostan
ziali. Ma comprensibile questa reviviscenza di forme in base agli
stessi principi aristotelici? Intanto da chi saranno prodotte tali forme?
Non si vede proprio a quale causa efficiente far risalire la loro produ
zione ,r. Dire, come ha fatto qualcuno, che succede qui quello che
oprre ordinavit potenti na grnerativam humana:', cum *ot organis et instrumentis mascuii et
f minar et hemm tnt gredas coagulationis et digestionis et Icrmationis corporis et suorum
nem icrum unte ere iti< nein ar.imae, ex quo iterum omnia destruit usque ad sciam m ate
ri. i i uri nam t mutar .. . Nome congruent'us est quod generans ciet materiae pro.is disposi
tion- et organizador sufficientem ad susceptionem animae et simul cum anima i.a prole
perseverantem? > (p 58).
1 Q i sta rv s:o * accennata dal O livi relia quest. 50, p. 30, e spiegata r UApoer.d X, (i. 5 ' Qui: arr cirurn i'.ant ad prr.tdi.ta aliare nricdurn evasin.s : Dicur.t erar i quod
disprsit.ores accidenta, s quus forma substantialis in sua rr.ateda exigit praecedunt .psam
naturaliter quo id lit ri, sed quoad esse sequuntur naturaliter "psam... >. Nella Sum m a contra
Gentes II, c. 71, jan Tommaso scrive: I n vie. autera generationis, diapesVonrs ad for
ni.-n p aecedurit farnum iu materia quamvis si :. t posteriores in essendo: unde rt disposi
tiones co-poris, quibus fit pr prium perfettibile talis formae, hcc modo possunt dici mediae
inter animam e corpus E un pur.to di v sta lbb.ndonuto r.e.ia Sum m a T h eo l. I, q.
76, a. 5.
14 Q.SS., q. 50. Appendix (II 60-61)
J QSS., q. 50 (II 3 0 ): Nor est dare ca..sam efficientem talem formam, maxime quan
do est mors violenta et subita a.

22

3:>8

U:

FILO SO .

Dl

P.

G. OLIV)

uccodc quando si divide un esteso qualsiasi, e che la stessa forza che


produce la separazione dellanima dal corpo, fa s che il corpo diventi
una nuova sostanza, c ridicolo: poich quando dalla divisione di un
estero si ottengono due estesi, non si produce nulla di nuovo, ma sem
plicemente si priva una parie della sua unione col tutto, mentre nel
nostro caso non si tratta solo di separare una cosa dallaltra, ma di
evocare istantaneamente tante forme emanir sonn necessarie per spie
gare quella mirabile variet di organi c di parti che sussiste per un
certo tempo nel cadavere di un bue, di un cavallo e di un uomo, per
esempio. L impossibilit di far risalire alla causa che produsse la morte,
la produzione delle forine cadaveriche si vede anche meglio, quando si
rifletta che lo stesso colpo di spada dovrebbe generare forme cada
veriche diverse a seconda che con i sso provoco la morte di un bue,
di un cavallo o di un uomo
Le drihcolt non suno ancora finii e.
La materia prima, si sa, da se stessa non ha preferenze per questa o
quella forma ed ugualmente in potenza a (urie. Come si spiega
allora che alla morte di un uomo, nella materia prima si generi sem
pre una certa forma e unaltra alla morte di un cavallo? K. E paci
fico inoltre che qualunque siano i mutamenti accidentali, essi non
saranno ma: tali da compromettere la naturale convenienza di una
malcra alla sua forma. O ra. se fosse vero che nelluomo non c altra
:6 Questo tentativo di spiegare 'insorgere delie forme cadaveriche allirfuori del pi m a
terno discusso a fendo dallOLvi nellAppendice alla quaest. 50, 62-04. Il fatto che
il rostro autore gii dedichi tante attenzione vuoi dire che un autorevole portavoce della
dottrina unicista vi si era appigliato. Allo stato attuate delle nostre conoscenze storiche non
siamo in grado di trarlo dallanonimia. Siamo ben lontani daliaver esplorato tutti i docu
menti letterari interessanti la celebre controvert a.
]7 L . cit.. Cum etiam m ateria, q.antum est ce s-, habeat se aequaliter ad omres
formas, non erst dare causam quare mt gis generetur naec fcim a quam lia . E una diffi
colta questa aggiunge lOlivi che meriterebbe di essere sviluppata ampiamente, perch
la pi seria: mi recontento per di acceunarir. e quia alibi la b r i Iccum . Con queste
parole m: pare ohe lOlivi voglia dire eh- il problema della reviviscenza delle forate in
seguito alla corruzione di un composto qualsiasi lha trattalo espressamente in altro
luogo, e che quindi non il caso di dilungarsi q u i: q u e .o delia ricomparsa celle
forme precec'-nti nellIstante ir. cui l'anima si separa da' co p o , r.on che un caso
particolare di quel problema pi vasto e di forco. L Olivi insonnia rimanderebbe il lettore
a quello che egli ha scritto sul problema noto agli storici cella hloscfia medioevale come
problema della permanenza celle forme elementari nel misto. Infatti ur.o degli argomenti
fondamentali a cui potevano richiamarsi quelli clic sostenevano la permanenza attuale delle
forme elementari nel misto era proprio questo: solo In questo modo si spiega sufficientemente
il fatto che a! dissolversi di un certo m'sto ricompaiono sempre certi elementi e non altri.
Quale sia il pensiero c e l rostro autore sulla permanenza delie forme elementari r.el :n'sta
noi Io sappiamo gi: chiaro per che con le sue parole Olivi non pu rimandare il
lettore a quella pagina della quaest. 22 'I 394-395) che ci apparsa come un semplice
riassunto di una trattazione p vasta r. deve non v: traccia di un simile argomento. E
giocoror7a concludere che il nostro autore deve aver dedicato al problema della permanenza
delle forme elementari nei m'sto una intera questione che noi non possediamo e che propt o
ad essa intercesse riferirsi lOl'vi.

IL COM POSTO U M A N O

339

forma aHinfuori deJlanirna e che questa si unisce non al corpo come


tale, ma alla materia prima del corpo senza intermediari di sorta,
ne risulterebbe lincorruttibilit delluomo. Per levidente ragione che
le vicende cui va soggetto il corpo, rilevanti e profonde quanto si
voglia, sarebbero sempre accidentali e quindi non sarebbero mai
tali da rendere il corpo, o meglio la materia prima del corpo, ina
datta all'anima 13.
La tesi unicista non solo non pu offrire una spiegazione esauriente
della nascita e della morte delluomo, ma non rende ragione nem
meno della sua evidente complessit strutturale. Il corpo umano
possiede molte perfezioni: oltre ad essere un corpo, risulta dalla
composizione di molti elementi, un tutto ben disposto nelle sue
parti ed infine un vero e proprio organismo. non si tratta
evidentemente di perfezioni accidentali: togliete al corpo umano o
la corporeit, o la composizione, o la complessit della sua struttura
fisica, o lorganicit, e voi non avete pi il corpo umano: nessuno per
ci oser contestarci che ...cum corpus hominis vel lapidis dicitur
esse corpus, non est accidentalis praedicatio vel denominatio, imrno
est essentialissima et in quel: et idem est, cum dicitur esse caro vel
esse complexionaturn aut organicum... 10. Di conseguenza il corpo
umano queste perfezioni non pu possederle che in virt di una o
pi forme sostanziali. Ebbene, ammettiamo che le possieda, conte
vogliono gli avversari, per ununica forma sostanziale, l anima. Ne
deriva che siccome la corporeit, la complessit e lorganicit del
1S QSS., q. 5 0 I I 31): Praeterea variatio .cadentium non potest facere ut materia
non subsit et coaptetur sua for ".or, c..m nor. uniatur e: per r. : cerne di', accdertm ; ergo
nunquam per variationem accident um potest fieri ut corpus non coaptetur .nimee sicut
materi., su.:. formae, et ita con poter': homo corrumpi unruarn cum. unir..a et zsseatla ma
teriae sint serandum se incorruttibile . Per capire questo argomento aliviano occorre richia
mare il concetto scoi tico di co-ruzione. Questa avveniva quando per .'azione ci agenti
esterni si modificavano a tal punto le condizioni nel.a forma sostanziale, che questa, nom
potendo p sussistere, lasciava il posto a unaltra: corruptio unius generatio ateras >.
Ora d ce l'livi se 1 anima fosse l unica ferma sostanziale de.luomo la corruzione
risulterebbe incorcepibile. Essendo infatti l anima una forma Incorrati bile e sottratta a l.azi-eie degli ag liti estr-ni, questi potranno agire sodante su. corpo. Ma qualunque stano
. . .
I
........
. . .
..-.u ,
. . 1. . .
-----. . _ - 1:
le mod.h azlvn
nell uomo, si tratter sempre di modificazioni accidentali e che non attingono la materia in
se stessa. Ammesso dunque che il rapporto del corpo-anima sia .in rapptrto irimedito c i
materia pruna i forma sostanziale, da! tromento che tante luno coir? laltra sono ir.itta.cabiL dagli agent, esterni, non pi possibile provocare quei.a situazione c i incompatibilit
reciproca che costringe ui a forma sostanziale :. .asciare 11 posto a unaltra. Tutto cambia
invece se si amm-tte eh. lanima si ur.isce al corpo disposto a tale unione da o ra n p
forme sostanziali La corruzione di queste rende ipeo acto il corno "riadatto all m im i.
Anche questo argomento ripreso e sviluppato molto pi ampiamente nel'.'Appendix,
pp. fi6-68.
13

QSS., q. 50, Appendix (IX 70).

340

DO TTRINI.

FIL O SO FIC H E

DI

P. G. O l i v i

corpo umano non sono di natura diverga da quelle che riscontriamo


in altri corpi, dovremo dire quod ratio corporeitatis et ceterae per
fectiones praedictae sint univocae in anima et in ceteris corpori
bus 20. Le conseguenze disastrose che discendono logicamente sal
tano subito agli occhi tinte mirri vere dicere poterimus quod ani
ma est complexio et corporriias et sic aliis...; quod forma simplex
et extensa sunt univocae et eiusdem speciei...; quod corporei tas,
mixtio, organizado, vegetativa, sensitiva ct intellectiva in anima ra
tionali sint penitus iiiun secundum r e m ... '1.
Non dillcile rapire a che cosa miri 1O livi con questo argomento.
Egli vuole mettere gli avversari ioti le spalle al muro di questo
dilemma: se alleluiano c h e la cm turrita e le altre perfezioni nomi
nate sono nel cor]io umano in v ii t i j drU'atiima, essi devono conce
dere che ;. non solo una forma intellettiva, ma anche una
forma corporea, organica; se poi vogliono vitait quista conseguenza,
saranno costietti a sostenere che la corporeit, la complessit c la
organicit non sono direttamente partecipate al corpo umano dal
l'anima, sebbene si conservino in esso in virt dell'anima. Con que
sto per finiscono con l'ammettere che tali disposizioni sono acci
dentali, dal momento che sono indotte nella m ateria da una forma
che di sua natura non c n corporea n organica22. Nelluomo ol'ae
che una mnhcplu ita di perfezioni essenziali si riscontrano anche pro
priet e attivit di diverso genere. Ora la diversit degli atti non
costituisci per lutti il criterio in base al quale si inferisce la reale
diversit delle potenze dellanima? E pi che logico del resto: uoich in altri esseri, allinfuori di Dio, non si pu ammettere che qual
che cosa secundum eandem virtutem sia principio di attivit
essenzialmente diverse. Si aggiunga che ogni propriet inseparabile
dalla sua forma. Se perci si afferma che il corpo umano corpo, e
quindi esteso, caldo, freddo, umido, ecc. in virt della sola anima,
giocoforza concludere che dunque lanima essa stessa estesa, calda.
Q.r.T, q. 50 i l i 31).

* Ibidem.
Nel] App.ndice I O 'v i informa. che certi jn k is .i di ina conoscenza lia no c-ed;jto di
sciogliersi da cuesta difficolt sosterenco q_od licet anima non s:t ferma corpo-ca, dat
tamen ria u r.a c esse corporeum et frigidum et humiduru et organicum: quae quidem non
sent in ips. anima, s <d scium in eius materia, nec sunt substantialia homir.i vel animali,
sed soi um acciderfai'a ; et ista esse sunt univoca cum illis quae dantur a formis corporeis
ct extensis, quamvis ipsae formae non sint univocae cum amma (P itSt, q. 50, Appendix,
I I , 69'. La ci/F.colt invece risolta in modo diverso da Egidio di Lcssnes (D e W ; f M.,
Le tiene D e ut,naie fo tm t, 72-73). Chi fosse curiose c sedere in quali e quanta inccnvei enti vada ad impigliarsi lm eautc : cepole con la sua .rosata, non ha che da leggere
le pagine in eri O liv i li mette in rilievo: quaert. 5C, App., 70-72.

COMPOSTO

L' VIANO

341

fredda, ecc.
In questo argomento [O liv i, com chiaro, ncn fa
che applicare quel principio fondamentale del pluralismo, secondo il
quale ad attivit diverse corrispondono forme diverse24.
NfHAppendice non si fa parola di questo argomento. V uol dire
che gli avversari l'hanno trascurato giudicandolo meno importante
dei primi tre.* Io penso invece che labbiano lasciato da parte per
la ragione contraria. Se si guarda bene, infatti, lultimo argomento
profondamente diverso dagli a ltri: m entre nei primi i pluralisti
volevano mostrarsi in grado di offrire una spiegazione pi soddsfaccnte di certi fatti, con lultimo invece ripropongono semplicemente
uno dei principi fondam eitali del pluralismo: agere est a form a.
Ora tale principio nella dottrina della pluralit delle forme assume
unimportan/a sistematica uguale a quella che il principio: form a
dat esse ha nella dottrina dellunit della forma. E si capisce il
perch: Euno e laltro principio infatti non fanno altro che conden
sare in un assunto la diversa concezione della forma, che, come ab
biamo gi osservato, sta alla radice della famosa controversia. Pro
porsi perci di criticare largomento messo innanzi per ultimo dalEOlivi, voleva dire rimettere semplicemente in discussione tutta la
dottrina ilrmorfca dei pluralisti; come a dire, riprendere la contro
versia da capo. Qui non si trattava pi di misurare la plausibilit
di due teorie filosofiche alla prova dei fatti, ma di contrapporre
unaltra volta concezione a concezione, principio a principio. Non
ne valeva la pena dal momento che era cosa gi fatta. Anche l Olivi
del resto dimostra di essere pienamente consapevole che dei quattro
argomenti proposti, proprio lultimo quello decisivo. L o si vede
bene leggendo quello che egli scrive facendo la sua scelta fra le varie
sentenze esaminate: C am igitur formae corporis riostri corporales
habeant virtutes et actiones differentes, quin inumo ct per se p r o
prietates et etiam conditiones essentiales varias ab iis quae compe
tunt animae, in quantum est anima et in quantum est sensitiva et
rationalis... idcirco simpliciter teneo in corpore humano praeter ani
mam esse alias formas realiter differentes ab ip s a ... 25.
2:1 Q S S ., q, 50, (It t i) : Q tarto eti.ua patet .x parte effectuum et proprietatum . Irripossib' e est erum in alice. create qi.ot. securi .uni e.t.idem virtutem si; pnr.cip urti d:verso
rum actuurn vel effectuum dive-so rum gerere: unte potent as animae per ic tis diversos
indicamus esse diversas secundum <sentiant. C u r. etiam omnis propr a passio inseparabiliter
sequatur suam frmate.: omnej propriet:, tes star uct perfectionum inseparabiliter inhaerent
ipsi a n im a ; et tuie ai anima eri; vire calor, frigiditas, hura initas, extensio et sic ad is.
24 A bbiam o gi avuto occastoac rii os rv are che [O liv i questo principio
accetta implicitamente, ma lo ha ancne fo rm j...to esplicitamente.
** L . cit.

non so.o lo

342

:.E

o: t u n e

fil o s f ic h e

di

. g . o vi

IVon compivo dello storico discutere la validit teoretica degli


argomenti .sui quali Fautee studiato fonda la sentenza preferita. Il
lettore quindi non mi chieda di aprile qui u n a discussione diretta a
stabilire fino a clic punto sono accettabili o meno i quattro argo
menti con cui FOlivi crede di dimostrare la coesistenza di pi forme
sostanziali nelluomo1'. Mi limito ad osservare che i primi tre argo
menti oliviani in definitiva tendono a dim ostrare la insufficienza della
teoria della successione delle forme, a cui ricorrevano gli unicisti
per spiegare i dati d'esperienza in parola, c s i risolvono quindi in una
critica della teoria stessa. Ora non vedo com e si possa dar torto allo
Zavalloni quando scrive: L a critique des pluralistes touchant la
thorie de la succession des formes nous p arat irr fu ta b le 262728*. Que
sto per non vuol dire che la teoria dellunit della forma risulti sen
zaltro condannata. La conclusione sarebbe legittima solanlo se fosse
dimostrato che la teoria della successione delle forme indispensa
bile per rendere ragione dell'esperienza; il ch e in verit tuttallro
che pacifico 2?.
D a un punto di vista storico invece vale la pena di ricordare che
i quattro argomenti oliviani si ritrovano sostanzialmente sotto la
penna di tuiti i pluralisti. 11 p. Zavalloni, che ha notato con grande
diligenza il fondo comune e gli sviluppi personali della dottrina plu
ralista prima c dopo san Tommaso, ci mette sottocchio anche i prin
cipali argomenti filosofici o cui ricorrono i Maestri francescani con
temporanei delFOlivi2,1 per giustificare la loro sentenza: ora basta
gettare uno sguardo sui quattro argomenti riassunti dallo Zavalloni 30
per avvedersi subito che sono esattamente i quattro argomenti esposti
dal nostro autore nella quacst. 50, ripresi e arricchiti di nuove consi
derazioni nellAppendice alla medesima questione. Con questo natu
ralmente non si vuol dire che ognuno di tali Maestri riferisca sem
plicemente quello che hanno scritto gli altri. Pi che di veri e propri
argomenti si tratta di motivi o temi speculativi comuni, che ognuno
26 O tre tutto, dovendo tener conto anche delle pagine dclLApperdice in cui lOlivi
controbatte le evasiones * escogitate degli avversari, l'eventuale c'sc.ssien s prenderebbe
un numero di pagine sproporzionato.
27 Z avalloni R ., op. cit., 96.
28 A questo proposito mi sembra degna d" molta ponderazione l'osservazione dello stesso
Zava'ioni (o p . cit., 496): < Cette thorie r est dailleurs nullement requise par lexprience,
qui revele uniquement lapparit on successive des opration s dans lembryon; dau're part,
elle est superflue du poirt de vue mtaphysique >.
Fra questi egli cita espressamente Guglielmo de a Mare, Guglielmo de Falgaiio,
Giovanni Dacus, Matteo dAcquaspana, Riccardo Mediavi!.a, Gorsalvo ci Spagna. Cfr.
Z avaloni R , op. cit., 316, r.. 33.
' Op. cit., 316-317.

svolge a modo suo, traendone considerazioni e argomentazioni per


sonali, diverse quanto a llordine, al numero, allimportanza. C' chi
ne sottintende qualcuno e svolge con pi ampiezza gli altri31, c chi,
cane h a fatto lOlivi nella quest. 5, li propone succintamente, e
c invece chi vi tesse attorno, come far in un secondo tempo i
rostro autore nellAppendice, considerazioni su considerazioni; infine
accanto a chi si limita ai quattro argomenti fondamentali c e chi ne
aggiunge di nuovi32.
Nelluomo dunque, a parere dellOlivi, coesiste una pluralit di
forme sostanziali: ce n pi di una, ma quante precisamente? Pri
ma di tentare di rispondere a questa domanda, dobbiamo porcene
unaltra. Dal brevissimo cenno storico tracciato allinizio di questo
capitolo, noi sappiamo che il problema dellunit o molteplicit delle
forme, quando si prende in considerazione Tuono, si complica: la
domanda che ci si posti a proposito del composto umano nella sua
integrit va riproposta separatamente a proposito del corpo e del
lanima. E quello che dobbiamo fare anche noi per chiarire in tutti
i suoi aspetti la dottrina pluralistica dell'Olivi.
Che il corpo umano, a prescindere dallanima, risulti dallunione
di pi forme sostanziali corporee, affermato esplicitamente dal
nostro autore: ideino simpliciter teneo in corpore humano praeter
animam esse alias formas realiter differentes ab ip sa ... 33. Altre
forme: ma quante e quali?
Sebbene TOI ivi non lo dica esplicitamente, non difficile arguirlo.
Baster rilevare le determinazioni essenziali del corpo umano, quelle
determinazioni cio per cui il corpo umano si caratterizza nell'in
sieme degli altri corpi, il nostro autore ne enumera quattro: il corpo
umano egli scrive un corpus, mixtum, complexionatum, organizatum: non essendo queste determinazioni accidentali, ma es
senziali, necessario che siano introdotte da altrettante forme sostan
ziali'11. Oltre allanima dunque nel corpo umano ci sarebbero altre
3 Riccardo di Mediav la, per esempio, si ferma soprattutto sugli argomenti tratti dalla
generazione e corra non- del uomo. (Cfr. Z avalloni R ., op. cit., 69-10C)
33
Kit-curdo di M ud a.Ila e Gorialvo di Spagna, per esempio, r.e elencano rrrque. (Cfr.
Z avalloni R., I. cit. I G o v s a l v o di S pagna , Q uaestiones dispu tatae et de Q u odlibet, quaest.
14- (BFS, IX , Z94-3C5;.
33 QSS., q. 50 ( 35).
34 L . cit., 3 : t Cv.rn entra corpus humanum non sit corpus, nsc dementatum seu
mixtum, nec coinplrxionatuin nec organiz.ituna r.isi per aliquam formam jeu formas quae
r o r possunt esse accidentales, cum haec sint corpori humano substantialia et dicant diversum
gradum et petfectionem substantialem, corporis humani .. oportebit ecc. .
I. lettore far bene a far atte tizio.-.e al testo, che per sua cornod ta trascriviamo q ji di
seguito dalledizione rarissima di Venezia (Q u odlibeta..... f. 46 c) : C on stat quod quando

l r

LL

D iT

(IN E

F IL O SO FIC H E

I>T P .

O L II]

quattro forme sostanziali. Su questo numero lO livi non si mostra


troppo sicuro: difatti in un nuovo elenco delle perfezioni essenziali
dell'uomo: corporei!as, mixtio, organizado, vegetativa, sensitiva,
intellectiva non si fa pi parola della c o m p le x io . Secondo
questo elenco le determinazioni, che risalgono rispettivam ente a una
forma corporea distinta, sarebbero tre, e altrettan te sarebbero quelle
introdotte nel corpo umano dallanima. L incertezza oliviana sul
numero delle forme corporee, che dispongono la m ateria prima allav
vento dellanima, non deve far m eraviglia: unincertezza tradizio
nale. Se noi per orientarci andiamo a vedere quello che hanno scritto
in proposito i Maestri del sec. X I 11, anteriori a san Tommaso, con
statiamo che mentre sono tutti d'accordo nellam m ettere nell'uomo
altre forme oltre allanima, sono poi quanto m ai imprecisi e discordi
nello stabilire il numero e la natura di esse: accanto a chi parla solo
di una generica form a corporeitatis ci sono altri che ne enume
rano fino a quattro 30.
Se ora volgiamo la nostra attenzione allanima dobbiamo dire che
anche in e^sa lOlivi ammette una pluralit di forme. Dopo lener
gica messa a punto dello Z avalloni37 non pi possibile dar peso
alle affermazioni di chi accusa il nostro autore di aver negato lunit
deUanima e ne fa un partigiano dellopinione platonica sulla coesi
stenza di tre anime nelluomo3?. Che l'Olivi sia un deciso assertore
dellunit dellanima fuori dubbio; per convincersene basta andare
in radrm materia M i n i plurcs formae substantiales quod qurlibct d at esse sibi corresponders.
Unde prima forma dal essr sibi simile, et securxla dat esse completius et ultima perfectis
sima omnium dat esse specificum et completum. S c cniir. commun iter dicimus quod forma
corporea a a t esse corpcrrum et forma dem entaris drt esse cem en tare et forma mixtionis
vel complexionis dal. esse complexin a'u m et forma organizalicnis del esse organicum el
vegetativa esse vegetabile sou vcgrlalivum r. sensitiva esse sensi vum . S ebbe ".e I Olivi
dichiari di esprimersi senza badare troppo alla precisione, dei term ini (communiter d: hnus),
tuttavia le righe trascritte sono quanto m ai preziose: ir esse infatti viene a gal!a anche
quello che i p! iralisli lascravaro volentieri sott:nteso.
35 Ibid em .
r Cfr. Z a v a l l o n i R., op. r i i , 405 4 1 8 . Gli autori, a cu: pu essersi asprato ,
sono Filippo il C ar celliere e G ov?r.n R ep ella, che dis ^guono : corpi secondo ura grav i uhia
di perfezione che va da corpi elementari ai corpi misi: (i minerali), ai corp complessi (i
vegetali), ai corpi dotati di organi e membra differenti (gli animali), come rileva io Zavalloni
{cp. C't., 407 e 4 12). A sua volta san Bonaventura ( I l Seni., d. 18, a. 1, q. 3. Confi.)
parla d ur.a forma dem entans , di una forma mixtionis * e c i una "erma complexioni .
T Op. cil., 4 1 8 : c Le problme de la pluralit des mes re peut tre Identifi avec
le problme de la pluralit des formes. Aucun scolastque naccepte
pluralit des mes,
mais bon nombre dentre eux admettent la pluralit ces formes quant l ne... .
M : riferisco rJFHocedcz: R ichard d e M iddieton. Sa nie, scs oeuvres sa doctrine Sp i
cilegium samum Lovanicnsc. Eludes et documents, V II, Lovario, 1925, 2C8 e a ? . Ruckcr
D er LJ rSprung u n se ie r B egriffen nach R. von M ed iaiilla. Lin B eitrag zur Erkcnntnislehre des
D octor Solidus, Beitrge (X X X I, 1. M iins'er i. W., 1934, 1) chati dallo Zavalloni {op.
cit., 338, n. 73).

IL C O M P O S T O

UMANO

315

a leggere lultima parte della sua replica polemica a Vitale du F ou r^ .


In verit nemmeno questo acerrim o avversario dellopinione alivia
na, secondo la quale l'anim a intellettiva forma deiruomo, ma non
forma del corpo, accusa lO livi di aver direttamente afferm ata la
pluralit delle anim e: si limita a contestargli che se tre s forrnae
animae scilicet intellectiva, sensitiva et vegetativa... in nobis sunt
diversae partes formales, sequitur quod in quolibet nostrum sunt tres
an im ae40. C om chiaro, V itale du Four pretendeva di dimostrare
che la pluralit delle anim e discende logicamente, un inevitabile
corollario della dottrina che ammette una pluralit di forme nel
lanima.
Il fatto che questo, in sede teoretica, possa esser anche vero, non
deve farci dimenticare la profonda avversione oliviana a sottoscrivere
unopinione di questo genere. T a n to basta perch si possa afferm are
che lOlivi, daccordo con tutti gli scolastici del sec. X I I I , sostiene
che nelluomo c una sola anim a. E altrettanto sicuro per che egli
ammette anche nellanim a una pluralit di forme, e precisamente tre
forme, vegetativa, sensitiva, intellettiva. Questo risulta chiaro prima
di tutto dal modo con cui egli si difende dallaccusa di V itale du
Four. Il mezzo pi radicale per far giustizia di tale accusa era quello
di negare che i principi della vita vegetativa, sensitiva e intellettiva
siano realmente distinti dalluomo. Ora lOlivi si guarda bene dal
farlo e impernia invece tutta la sua difesa sullo sforzo di dimostrare
che la reale pluralit di tali principi formali non mette in pericolo
lunit dellanima. Per raggiungere n suo intento egli, com ovvio,
si richiama semplicemente alla sua teoria della pluralit delle forme
c la applica al caso particolare dellanima. Il mio avversario scrive
Polivi avrebbe ragione se affermassi che la forma vegetativa, sen
sitiva c intellettiva .sono tre forme giustapposte e quindi complete
ognuna per conto suo. Io mi guardo bene dal sostenere una cosa si
mile: non sono tre forme, ma tre parti formali, e con questo intendo
dire che sono fatte per completarsi a vicenda e per integrarsi in una
forma to tale41.
Se poi mi si chiede come avvenga che tre ferm e essenzialmente e
quindi realmente diverse r.on compromettano lunit sostanziale dcl-3*
33 Q S S ., q. 51 Appendix (II 18 .9 3 ,.
4,1 /,. c il.. 181.
41 L . c it., 18l
Cura d lc't qutx, ideo dicimus plutxs formas -ss: ir. eodrrr, quia
habent ibi p u ra esse (listine-.:.
dupilclter fai li tur. b i r o quidem, quia non sic su: t
distincta quod laciant plura erse toralia; quia turc ex eis nor eret unum cas, sec. plura
entia et plura tota. Unde sunt so urn partialiter distir cta : i ad invicem composita et compo
nentia unum totale esse sui to tiu s.

V.

LE DOTTRINA F I L O S O F I C H E DI P. G.

OLIVI

l'anima e aliano fra loro come j>arti di un lutto, non mi resta che
da richiamare rjucllo che gi stato abbondantemente spiegato. Per
salvare lunit sostanziale del composto pluriforme non ci sono che
due vie: o ammettere che le varie forme si rapportino fra loro come
potenza ad atto e che una sia forma dell'altra e questa materia della
seconda, oppure sosleneic che tutte si radicano e determinano diret
tamente lidentica materia V
Noi conosciamo gi le ragioni che hanno indotto lOlivi ad abban
donare la prima via scelta dai sostenitori della subordinazione essen
ziale, per appigliarsi invece alla secunda che fa capo alla teoria della
subordinazione dispostiva. Coerente con se stesso il nostro autore di
chiara che la coesistenza di tre forme nellanima non compromette
la sua unit, per il semplice fatto che esse sono ordinate di loro r a
tura ad informare la medesima materia: .Sufficit enim ad hoc quoti
omnes formales partes animae informen eandem materiam spiritua
lem, ita quoti ex omnibus fiat una forma totalis11. Sebbene qui
1Olivi non accenni al rapporto di subordinazione dispositiva che si
stabilisce fra le forme sostanziali che si radicano in una medesima
materia, rapporto clic rende ragione del loro integrarsi in una sola
forma totale, tuttavia fuori dubbio che la dichiarazione riferita deve
essere intesa nell'ambito della teoria generale. Il caso dellanima in
fatti non clic un caso particolare di pluralismo: anche ac esso per
ci devono essere applicate tutte le considerazioni fatte in sede di
teoria generale. La vegetativa, sensitiva, intellettiva intanto si devono
dire parti fot mali c non forme, in quanto nessuna di esse in grado
di conferire allanima quella stabilit ontologica che propria della
sostanza c in quanto non sono fatte per sussistere separatamente. Seb
bene si tratti di tre forme essenzialmente e realmente distinte, tutta
via si distinguono fra loro come parti di un tutto e non come esseri
in se stessi completi da altri esseri. Solo a questo patto esse si com
pletano a vicenda e danno luego a un solo essere totale. A Vitale du
Four, che si rifaceva allesempio classico: vegetativum est in sen
sitivo et utrumque in intellectivo sicut trigonum in tetragono et tetra
gonum in pentagono 4/i, per far vedere che il principio vegetativo42*
42 Q SS., c. 16 ;l 323): S i vero sunt partes formales oportebit quod in a sil forma
alterius t altera materia eius, aut quod pro tar. o un antur, quia in eadem mater a concur
runt. Nec es: plures modos dare quomodo plures partes uniri possunt ad constituendum
a! quod unum .
4S Q SS., q. 5 ' Appendix (II 184).
44 L . cit., 19C. E dico: esempio classico, perch un esempio a cui, dopo Aristotele,
ricorrer tutti coloro che vogliono spiegare in che senso la forma superiore contenga virtual
mente quelle inferiori.

IL '

M P O S TC

UMANO

o47

e sensitivo sono com e assorbiti in quello Intellettivo in modo da non


potersi pi distinguere fra loro, lOlivi poteva ribattere: Bisogna
intendersi sulla portata di tale distinzione. Se si intende dire che i
tre principi costitutivi dellanim a non si distinguono fra loro come
essere com pleto da essere completo, sono pronto a sottoscrivere la
affermazione, ma se intende dire che non si distinguono nemmeno
come parti di un tutto, allora faccio le mie riserve. Corne la distin
zione delle m em bra di un corpo non mette in pericolo lunit del
corpo, cosi la distinzione dellanim a in tre principi non distrugge la
sua unit, quando la si concepisce corne un distinguersi di forme
parziali o di parti form ali e non di forma totale da forma totale
Queste dichiarazioni ci assicurano, senza possibilit di dubbio, che
a parere dell Olivi lunit dellanima compatibile con una interna
pluralit di form e: per capire poi com egli giustificasse tale convin
zione, non abbiam o che da richiamare la sua particolare concezione
del pluralismo, incentrata, come sappiamo, sul concetto di forma
parziale o di parte form ale4f'.
L uomo, dunque, agli occhi dellOlivi appare come una realt estre
mamente complessa c risultante di sintesi successive. Intanto il corpo
gi per conto suo una sostanza materiale, composta ilcmorfcamentc di m ateria prima corporea e di almeno tre forme sostanziali
altrettanto corporee. L anima a sua volta una sostanza spirituale
nella quale coesistono tre forme sostanziali direttamente radicate in
una medesima materia prima sui generis e toto c o d o diversa da
quella del corpo.
E appena necessario notare quanto siamo lontani dalla conce
zione tomista, secondo la quale luomo una sintesi ilemorfica ricon-4
4i Ib id e m : Q u o ti cito lit : ic i; illa non esse ibi distincta: veratri est de distinctione
faciente d iv is a
tota, sed falsum est de distinctione partialiter distinguente partes a se
invicem et a suo toto, iix ta quod et membra corporis nostri sunt in eo partialiter distincta,
non tam ii sic quod faciant diversa sapposita et to ta . Si vedano : n proposito gli appunti
che 1 CJliv muore a fra Arnaldo oer aver affermato q .od... non est ponibt.e dare in
anima p u e s p, rtes sea naturas formales, tu n : quia si hoc esset parva aut n illa unitas
esset i n a r im i (Q u cd lib eta
f. 44 b.). L Olivi coglie loccasione per esporr; e confutare
una serie :!i difficolt scili vate contro la tesi di chi sostiene ohe le potenze soio t partes
form ales anima. . F la sua tesi, come sappiamo. Egli per si mostra convinto cl. essere
in bu o n a compagnia, poche rimprovera frate A r c a t o d' avversare una dottrina m olto
autorevole, quam vis sit magnorar.i (f. 44 c). Non direi che lOlivi, scrivendo queste
parole, s ii del
tutto in regola con ['obiettivit storica, poich, come abbiamo v ito , nel
precisare la distinzione t ri principi vegetativo, sensitivo, intellettivo nelTir.terno dell'anim a,
segue una via tutta su. .
4,5 A lla stessa conclusione giunto anche lo Zaval.oni (op , cit., 3 3 9 ): Pierre Je a n
Olivi applique rigoureusement sa conception particulire de la pluralit des fermes aux prin
cipes constitutifs de lme .

348

l.X

D O TTR IN E

F U O S O F T C H .'

Dl

J. G. C'MVl

dona ai suoi termini essenziali, di m ateria prim a attuata da una


unica forma sostanziale. IV O !iv i spinge il pluralism o alle sue estreme
conseguenzr. dscostandosi d a coloro che, pur tenendo ferma la techa
pluralista, cercavano di rid u rre al minimo il num ero delle fenne so
stanziali, come Murice di Cand c Duns Scoto, che le riducevano a
due, la forma cor porci t a ti s e l'anima, o cercavano di escludere
la pluralit delle forme alm eno dall'anim a, come V itale du Four47.
Comunque a noi interessa esaminare qui com e il nostre autore
riesca a ricostituire lu nit sostanziale delluomo dopo averlo scom
posto in tanti elementi. O sserviam o subito che la difficolt maggiore
insorge non tanto dal nu m ero delle formo che lOlivi fa coesistere
neHuomo, quanto dal fa tto che ci troviamo di fronte al compito di
unificare due sostanze, il. corpo c lanima, costituita ognuna da pro
pri principi materiale e formale. La concezione pluralistica elabo
rata daHOlivi, infatti, spiega in qualche modo l'unit sostanziale
interna del corpo e dellanim a, dove si ha a che fare con una plura
lit di forme radicate n ella stessa malcria, ma non si vede come sia
in grado di spiegare l'unit sostanziale dellucmo, una volta am
messo che risulti di due sostanze che hanno tutti i titoli per esistere
separata mme. In questa difficolt incappa non lOlivi pluralista,
ma lOlivi partigiano d ellilemorfisrno universale. Se san Tommaso,
per il semplice fatto di aver ammesso che lanima una forma
sussistente, ha faticato tanto a trovare una soluzione plausibile del
problema dellunit sostanziale delluomo 4S, quali difficolt non dovr
superare lOlivi, che ha fatto dellanima una sostanza composta di
materia, sia pure spirituale, e di ferma? Non si vede infatti corre
lanima possa unirsi al corpo a modo di forma, se essa stessa
composta di materia e forma. Chi ha capito qualche cosa deUilemorfismo aristotelico, vede subito limpossibilit di ammettere che il pi in
cipio formale dellanima attui la sua materia spirituale e insieme
quella del corpo. Andre ammesso che questo sia possibile, da
escludere almeno che la materia dellanima possa fare da forma
4 Dobbiamo dar atto alFOlivi di essere in vartagmo da un panto di vista teoretico su
questi pluralisti mitigati. Una volta ir.messo che ];: plura' t delle terne sos'anziali
ccmpatibile con lunit sostanziale degli esseri, la co::traversia sui miner di tali [orme
ha pochissimo, anzi nessun vaore. Chi r.e ammette due rosir Ito a difendere gli si ssi
principi metafisici a cui si richiama eh r.e ammette cinquanta. I tentativi di raggiungere
un compromesso fra unicisti e pluialist1 dimiouenco il numero orile forme, sono condannali
al fallimento potranno Interessare lo stoiic :, mv non : metafisico.
48 II Dottore Angelico, occorre appena dirlo, se n -esc perfettamente conto, comr si
rileva da quel che scrive nel De sp in i, creaturis, a. 2. a 'inizio dei Respondeo: .. Difficultas
huius quaestionis (se lanima pu esse-c forma del corpo) ex hoc accidt, quia subitili a
spiritualis est quaodajm rcs per se subsistens s. Cfi. arche Suri,.ma cen tra Gentes l i , cap. .16.

IL CO v; POSTO

319

U M A?, o

del corpo. Nella pi favorevole delle ipotesi, quindi, si dovr dire


che la forma dellanima, e non Taruma, ferma del corpo tc>.
L Olivi riconosce che si tratta di una grossa difficolt, una di quelle
che non si possono sbrigare in poche parole, dal momento che met
tono in discussione vedute metafisiche fondamentali. Pur dichiaran
dosi sicuro di venirne a capo, ammette che il discorso andr per le
lunghe: Dicendum quod una forma bene potest simul infermare
diversas materias ad ipsum ordinate se habentes. Qualiter autem hoc
possit fieri et specialiter a forma rationalis animae in quaestione an
sensitiva hominis in substantia animae rationalis sufficienter pro posse
meo est tactu m 50.
It - COM E

l a n i m a

S I U N ISC E SO STA N ZIA TA !EN TE AL CORPO

La questione a cui il nostro autore ci rimanda con la promessa di


offrirci tutte le chiarificazioni possibili intorno al modo con cui egli
rende ragione dell'unit sostanziale delTuorno, non difficile indivi
duarla: si tratta della quaest. 51 5J.
Il problema discusso in questa questione: a n sensitiva hominis sit
a generante si rivela in tutta la sua gravit appena si fa attenzione
alle sue connessioni o implicazioni sistematiche. Chi sostiene che
Tuorrio riceve lanima sensitiva dai genitcri, costretto ad ammet
tere: primo, che lanima intellettiva, per se stessa e in quanto tale,
,;l S an Tommaso, com'era logico, d io grande rilievo a questa difficolt e ne ricava il
argomento per dimostrare timpossibilit di introdurre la composizione licmoifica neli anima, d ir . Sum mu 'heol. I, q 75, a. 5. Nel D e anim a, quaest. unica, a. 6, scrive: Itera
positio pr ma ostend tir impossibilis ex hoc cuod in omni composito ex materia et forma,
materia se habet ut recipiens esse, non autem ut quo aliquid est; hoc en.rr proprium es:
formae. Si ergo un'ina sit composita ex materia et forma, impossibile est quod anima secundan,
se tota sit p r nei pium formale essend corpi ri .Voti gitur anima erri ferma ccrpons, sed aliquid
mimae. Quidquid autem -st illud quod est forma huius corporis est anima. Nom igitur
illud quod ponebatur corri oas'tum ex materia et forma es: anima, sed solum [orma eius .
I. O livi i badi non doveva ignorari., e d .latti essa compare a l.'ultimo posto fra gli argomenti
messi in borea agl avversar, dell lemor'.srro universale. Q S S ., q. 16 (I 303): i Itern, si
habet noti ri un, tane impossibile est quod sit .erma corpo ris, a r a impossible sit u r .in forni..m
inform are simul diversas materia;., et maxime si sunt diversissimorum generimi; et porlo
quod posa t, a r. ua tarne:, non informe "e: corpus secundum a lam suam materiam, cum
m ateria n J ius possit esse forma; et tunc Ipsa non deberet dici forrea corporis, sed ipsa
forma a n nue d S rrt solv.rr. dic' forma corporis . C o n e si vede, Olivi elabora largo
mento d i san T o m ru s ir; modo da renderlo polemicamente pi efficace.
* L . e t ., 352.
51 A l i ' tur. 'redento il titolo della questione: < ...A n sensitiva hominis sit a gene
rante , dice poco. Ma apprna si inizia la lettura del Respondeo ci si avvede s_b;to cae
ci troviam o di fiorite rii esposizione della pi nota e discussa teoria oliv.ana, quella sereni o
la q u ale .'anima, in quamo intellettiva, non forma del corpo. Lim parrariza che lOl.vi
attribuisce alla so'jzione prospettata in tale questione sottolineata dal fatto che seguita
da una lunghissima Appendce. Vedrem o a suo tempo di che cosa si tratta.

350

L 1 D O T T R IN E

F I L O S O r I C H I?

DJ

P. G

:\

forma del corpo, oppure che essa una sostanza sep a ra ta ; secondo,
che la potenza sensitiva non inserita nell'anim a . A lla domanda:
il principio sensitivo nelluomo c introdotto per generazione o create
dilettamente da Dio? osserva in sostanza 1O livi non si pu
rispondere a cuor leggero. La risposta infatti condizionata da un
certo numero di presupposti sistematici. Pu sostenere che il principio
sensitivo termine dell'atto generativo solo chi convinto che nel
luomo c ununica forma sostanziale, lanima intellettiva, capace per
la sua perfezione di produne da sola gli effetti formali di tutte le
forme precedenti, oppure chi ritiene, con Averro, che lanima e il
corpo costituiscano solo un unum in operando, ma non in es
sendo. E non diffcile capire il perch. Se lanima intellettiva
lunica fonila dell'uomo, il problema dell'unit sostanziale delluomo,
bisogna convenirne, ri-ulta estremamente semplificato: il corpo sta
allanima come la materia prima alla sua forma sostanziale. Tutte
le forme precedenti che hanno mano mano disposto il corpo allunio
ne con lanima, non escluso il principio sensitivo, scompaiono come
forine ormai inutili nellistante stesso che viene introdotta dall atto
creativo lanima intellettiva. Intese cos le cose, ncn ci pu essere dif
ficolt ad ammettere che lanima sensitiva, in quanto tale, derivi dai
genitori. L affermazione risulta altrettanto ovvia nellambito della
psicologia averroista. Qui lanima sensitiva rimane, m a solo perch
essa, e non lanima intellettiva, la vera forma delluomo, il quale
si distinguerebbe dagli altri animali non quanto allessenza, ma solo
perch la sua attivit fantastica offrirebbe lo spunto indispensabile
alle operazioni dellinfima intelligenza separata. In tuttaltra situa
zione viene a trovarsi invece chi, come lOlivi, crede di aver dimo
strato che il corpo e lanima sono due sostanze risultanti da principi
materiali e formali radicalmente diversi. Per ricostruire lunit del
luomo lOlivi ha bisogno di trovare un ponte metafisico fra il corpo
e l'anima, un qualche cosa cio che possa unirsi sostanzialmente a!
corpo senza cessare di essere un elemento sostanziale dellanima.
Per venire a capo di questa difficolt 1O livi incomincia a trarre
il massimo piofitto e tutte le conseguenze possibili dalla sua dottrina
pluralista applicata al caso dell'uomo. In base al principio fonda
mentale del pluralismo in un essere ci sono tante fonile sostanziali
quante sono le sue perfezioni e operazioni formalmente distinte 52
52 Q.SS., q. 51 ( I l 104): Duo enim sequuntur reces'ario ex hac positene: prinum
est quoc pars intellectiva et lib-ra sit forma corp o rs per se et n quantum tais aut qued
nu'.Io modo sit unita. corpuri substaniaiiter; secundum esi quod seasi'.Va non sit radicata
ir. substantia seu spirituali mate-ia partis 'ntelleetb ae r.

I I.

COM PORTO

17\

33

egli giunto a sostenere che nelluomo coesistono almene sei forme


parziali, di cui tre forma corporeitatis, torma mixtionis, forma
organizadoras inserite direttamente nella materia del corpo, e tre
la forma vegetativa, sensitiva e intellettiva inserite diretta
mente nella materia dellanima. Il lettore si avvede da s che lOlivi,
giunto a questo punto, non pu pi ammettere che il principio sensi
tivo sia termine dellatto generativo; essendo radicato nella materia
spirituale dellanima come la forma intellettiva, al pari di questa sar
anchesso creato direttamente da D io 53. Rifiutandosi di accedere alla
opinione affermante quod sensitiva hominis sit a generante y egli,
oltre a mostrarsi coerente con se stesso, vuole sottolineare energica
mente la radicale spiritualit del principio sensitivo e quindi la sua
consustanzialit con l anima intellettiva. Questo ai suoi occhi u:i
punto fondamentale, da tener fermo con la massima energia, oerch'
solo a questo patto il pi incipio sensitivo si riveler adatto ad adem
piere la funzione di vincolo sostanziale fra il corpo e lanima, che
1O li vi, come vedremo, si appresta ad addossargli. Il nostro autore
infatti non tanto ingenuo da non avvedersi che mentre non era il
caso di impressionarsi della soluzione averroista r,\ era necessario
invece fare i conti con la soluzione tomista cosi lineare, semplice e
aristotelicamente ortodossa e tale da far dimenticare il suo punto
debole, cio la teoria della successione delle forme, bersaglio prefe
rito dei pluralisti.
Confrontata con la soluzione tomista quella dei pluralisti, in gene
rale, c quella dellOlivi, in particolare, non poteva non apparire
complicata, macchinosa e, quindi, intrinsecamente debole. Per scal
zare dalle radici la forza persuasiva della tesi unicista occorreva dimo
strare con la massima evidenza linaccettablit delluno o laltro dei
suoi assunti fondamentali. Mon difficile rendersi conto che e.^si sono
soprattutto due: il principio che la forma pi perfetta contiene vir
tualmente in s lefficacia formale di tutte le forme imperfette che
la precedono, e laiTermazione che una sostanza intellettuale pu
attuare direttamente il corpo o, per esprimersi in termini oliviani,
pu informare la materia corporea.
Tatti i pluralisti del ec. X I I I, non escluso Duns Scoto, attaccano
J Ir questo lOIivi si dimostra p ii coerente di altri pluralisti, di Riccardo di M ediaviiia,
pe- fsempo, il qual* pur a-rimettendo ct.e 1. lima deil'^omo cjstita ita d due forme real
mente dtinte, la sensitiva e l intellettiva, radicate nella maceria spirituale, tuttavia ad m et
q je, Cars i jc.xnie, lrne s-nsitive vient da srenerateur . Gfr. Z a v a lio n i R ., op cit., 373.
51 'SS. q 51 li 104u
50 LO!n.
ron b.scena dimenticarlo, scriveva verso il 1230, cio quando la fortuna di
Aver ne nel mondo latino semb-ava definitivamente tram ontata.

! L C O M P O ST O

UMANO

25

egli giunto a sostenere che neU'uomo coesistono almeno sei forme


parziali, di cui tre forma corporeitatis, forma mixtionis, forma
o rg a n isa iionis inserite direttamente nella materia del corpo, e tre
la form a vegetativa, sensitiva e intellettiva inserite diretta
mente nella materia dellanima. Il lettore si avvede da s che lO livi,
giunto a questo punto, non pu pi ammettere che il principio sensi
tivo sia termine dellatto generativo; essendo radicato nella materia
spirituale dellanima come la forma intellettiva, al pari di questa sar
anchesso creato direttamente da Dio ;i. Rifiutandosi di accedere alla
opinione affermante quod sensitiva hominis sit a gen eran te 51 egli,
oltre a mostrarsi coerente con se stesso, vuole sottolineare energica
mente la radicale spiritualit del principio sensitivo e quindi la sua
consustanzialit con lanima intellettiva. Questo ai suoi occhi un
punto fondamentale, da tener fermo con la massima energia, perch
solo a questo patto il principio sensitivo si riveler adatto ad adem
piere la funzione di vincolo sostanziale fra il corpo c lanim a, che
rO livi, come vedremo, si appresta ad addossargli. Il nostro autore
infatti non tanto ingenuo da non avvedersi che mentre non era il
caso di impressionarsi della soluzione averroista r>\ era necessario
invece fare i conti con la soluzione tomista cos lineare, semplice e
aristotelicamente ortodossa e tale da far dimenticare il suo punto
debole, cio la teoria della successione delle forme, bersaglio prefe
rito dei pluralisti.
Confrontata con la soluzione tomista quella dei plu ralisti, in gene
rale, c quella dcllOlivi, in particolare, non poteva non apparire
com plicata, macchinosa e, quindi, intrinsecamente debole. Per ^calzare dalle radici la forza persuasiva della tesi unicista o cco rrev a dimo
strare con la massima evidenza linaccettabilit doUuno o laltro dei
suoi assunti fondamentali. Non difficile rendersi conto c h e essi sono
soprattutto due: il principio che la forma pi perfetta contiene vir
tualmente in s leffcaria formale di tutte le forme im perfette che
la precedono, e lafrmazione che una sostanza intelle.ttuale pu
attuare direttamente il corpo o, per esprimersi in te rm in i oliviani,
pu informare la materia corporea.
T u tti i pluralisti del sec. X III, non escluso Duns S c o to , attaccano
3 In questo lO liv i si dimostra pi coerente di altn plu ralisti, di R ic c a r d o di MediaviUa,
per esem pio, il quale pur ammettendo che lanima dell uom o c o stitu ita da d u e forme real
mente distinte, la sensitiva e lintellettiva, radicate nella m ateria sp iritu a le , tu tta v ia admet
que, dans 1 homme, lme sensitive vient du gnrateur . C fr. Z a v a l lo n i R . , o p . cit., 373.
Q S S ., q. 51 (II 104).
K L O livi, non bisogna dimenticarlo, scriveva verso il 1280, cio q u a n d o la fortuna di
Averro nel mondo Iati o sembrava definitivamente tram on tata.

L l

I>CTT R:NL HLOSOFICHK ]>1

P.

G. OLIVI

la soluzione tomista sul primo punto e contestano lassoluta validit


di quel principio metafisico, osservando che se la forma pi perfetta
pu benissimo sostituire le forine inferiori quando g effetti formali
di queste sono dH la stessa natura, questo non piu ammissibile quan
do 1 effetto formale della forma infei iore loto codo diverso da
quelli che derivano dalla forma supcriore; in una parda, quando
attribuendo a questa lYfietlo che proprio di una forma inferiore, si
cade in aperta contraddizione " . Non trovano nulla da ridire invece
sulla definizione aristotelica: anim a est actus primus corporis phy
sici , anche se non la intendono nel senso rigoroso fatto proprio da
san Tommaso. Pur sostenendo, contro san Tommaso, che lanima
intcllet;iva informa la materia corporea, rivestita e disposta dalle
fot me inferiori, non hanno difficolt ad ammettere che essa c vera
e propria forma del corpo. LOlivi invece sferra il suo attacco contro
la soluzione unicista anche, anzi, principalmente su questo punto. Non
si accontenta di aver dimostrato la necessit di ammettere nelluomo
altre forme oltre allanima, ma contesta vigorosamente anche la le
gittimit di ahormare che l'anima intellettiva sit forma corporis de
se et iti quantum talis. E questa un'altra tesi che caratterizza il
suo pluralismo noi confronti di quello di tutti gli altri Maestri deila
corrente agostiniana, li appena necessario notare che proprio sullo
sf indo di questa presa di posizione oliviana, che diventer chiara
limoortanza del suo rifiuto ad ammettere che il principio sensitivo sia
termine della generazione. Egli infatti potr dire che lanima intellet
tiva, se nza essere forma del corpo, tuttavia forma delluomo, solo a
un patto: a patto cio clic l'anima sensitiva, vera e propria forma
del corpo sia consustanziale, sia un principio costitutivo dellanima in
tellettiva.
Ma esaminiamo le cose con calma e riprendendo contatto con i
testi oliviani. In base alle considerazioni che precedono devono risul
tarci chiare ormai le ragioni, per cui lOlivi ritiene inaccettabile laf
fermazione universalmente ammessa che lanima forma sostanziale
del corpo. E una presa ci posizione assolutamente nuova e rivolu5f E ' n forza d q.este considerazioni che an he Duns Scoto finisce con lo schierarsi
calla p a n e dei pluralisti, sebbene riconosca a] pari di san Tommaso la raglonevoiezza di
aoplicErc anche al caso delle ferme il principie: non sant nu.tiplicanda ernia sine rices
sitate . Ecco un es o eloquente, Op. O xov. IV , d. 11, q. I, r. 5 4 ; ed. V vs (X V II, 456):
Hic enim es. necessitas ponendi plura. Et cuce? i l a certe, quae est rat'o unveisahtc;
distinguendi hoc ab illo, scilicet contradictio quae est immed ata ratic dirtinguenci p. uta
sub ente, utpote si hoc et illud rec'p ant contradictionem in essendo, quia si hoc est, el
iud non est, ro r sunt idem ens in essendo. Sir in proposito, forma animae non manente,
corpus manet, et ideo universaliter in quolibet arenato recesse est ponere illam iom.arn
qua corpus est corpus, aliam ab illa, qua est animatum... .

I L

COM POSTO

IM A NO

353

zionaria per quei tempi, ail'infuori dei circoli averroisti. quindi pi


ch e legittima la nostra curiosit di esaminare gii argomenti messi in
campo dal nos:ro autore per giustificarla. Gli argomenti oliviani sono
sostanzialmente due, sfruttati, secondo il suo solito, in tutti i loro
aspetti particolari.
Incominciamo dal primo. Si pu formulare in poche righe: SI
enim pars intellectiva est eius (corporis) forma, cum omni materia
fiat in actu per suam formam: tunc sicut corpus humanum est vere
sensitivum et vivum per animam sensitivam sic erit vere intellectivum
et liberum per partem intellectivam j7. Non ci vuole un ingegno
daquila per capire che tutta la forza dellargomento poggia sullas
sunto: omnis materia fit in actu per suam formam. Se le parole
debbono avere un significaro, questo vuol dire che la materia diventa
questo o quello a secondo della forma che la attua; che la materia,
in altre parole, si riempie di quella realt che le viene versata in seno
dalia forma. La forma a sua volta in tanto attua una materia in
quanto comunica ad essa la sua realt e la depone, per cos dire, in
essa. chiaro allora che lanima intellettiva non pu essere forma
del corpo se non comunica ad esso il suo stesso essere semplice, intel
lettuale c libero. Se sono di tale natura i rapporti metafisici fra ma
teria e forma, evidente che l'anima intellettiva non potr mal es
sere forma del corpo: fra le condizioni della materia corporea e
quelle della realt spirituale c una incompatibilit assoluta. Cor
poreit c spiritualit si escludono a vicenda e si oppongono fra loro
come la composizione di parti si oppone alla semplicit, la corrut
tibilit all incorruttibilit, l opacit materiale all autocoscienza. Per
quante modificazioni o perfezionamenti si introducano nella materia
corporea, non succeder mai che essa diventi capace di diventare sog
getto di attivit spirituali5S. L Olivi si accorge che fino a questo punto
tutti sono disposti a dargli ragione: affermando che lanima intellet
tiva forma del corpo, nessuno intende cire che lanima possa comu
nicare al corpo il suo essere spirituale. Per non combattere contro
mulini a vento Olivi non deve limitarsi a prendere in considerazione
delle formule generali a s stanti, ma estendere il suo esame a tutto
il contesto in cui sono inserite e vivono. quello che il nostro autore
si accinge a fare.
La prima opinione che richiama la sua attenzione la seguente.
Per capire come mai lanima po^a essere forma dei corpo senza co"
5S
23

Q.SS., c, 51 (ir IC- 05).


L. cit., 105.

LE

D O T I IMS J L O S O r i C l l E

SI

P . G. OLIV]

municare ad esso la <-ua spiritualit, occorre ricordare che lessenza


dell'anima si distingue dalle sue potenze: se si amm ette che l'anima
informi il corpo con la sua essenza, m a non con le sue potenze spiiituali, si capisce subito come mai 1 anima possa attuare il corpo ren
dendolo atto alla v ita dello spirito senza comunicargli la spiritualit
Chi conosce il pensiero di san Tommaso si avvede subito che qui TOliv;
riassume a suo modo anche Tooinione tom ista00. San Tommaso in
fatti si trovato a far i conti con gli argomenti degli averroisti, de
cisamente contrari ad ammettere, com noto, che lanima sia forma
del corpo. Fra tali argomenti uno suona cos : Omne illud cuius esse
est in materia, oportet ese materiale. Sed, si substantia intellectualis
est forma corporis, oportet quod esse cius sit: in materia corporali non
enim esse formae est praeter esse m ateriae. Sequitur igitur quod sub
stantia intellectualis non sit immaterialis... ,u. Questo argomento averroista, all apparenza, proprio il rovescio dellargomento oliviano. ma
in realt lo stesso. Infatti sia largomento averroista (se l'anima
forma rie] corpo una forma materiale) come quello deHOlivi (se
lanima forma del corpo il corpo un essere immateriale) si fon
dano sullo stesso principio: se lanima fonna del corpo, corpo e
anima sono esseri dello stesso tipo, o tutte due materiali o tu tte due
spirituali. Cli averroisti quindi come lOlivi, negano che l'anima sia
forma del corpo per lidentica ragione: perch non sanno spiegarsi
come mai sia possibile lunione ilemorfica fra una materia corporea
e una forma immateriale 2. Si sa come san Tommaso ha potuto scio
gliersi da questa difficolt : per la sua perfezione l'anima, come lo di
mostra il fatto che principio di operazioni spirituali, non est tota
liter immersa in materia ',3; ne risulta cos che essa . forma del corpo
quanto allessenza, ma non si pu dire altrettanto se ci riferiamo alla58*61
58 L eh ., 107 : Quod autem per formam intellectivam possit habere esse humanum
e: non intellectuale nec liberum astruunt per hoc: quia essentia formae animae non est
essentia suarum potentiarum, aut si est, tamen ferma, in quantum forma, non habet rationrm
potentiae, intellectuale autem, et liberam cicur.t rationes quasdam potentiarum ; et ideo ron
oportet cuod si pars intellectiva, in quantum est forma, dat esse formale corpoii, quod
propter hoc potentia eius aut ipsa, in quantum habet rationem potentiae, det corpe-i esse,
ut ita dicam, pctentia'e seu spec'ans ad ra to n e -r pulertiae .
38 E dico an che perch lO livi fa capire che ]a spiegazione accennata pu css-re fatta
propria anche da chi ammette una qualche distinzione fra l'anima e le sue potenze, senza
giungere a pailare di una distinzione reale.
ri Sum m a contra G en tes II, cap. 56.
02 Cfr. G i a m b a t t i s t a da P a l m a C a m p a n i a , Lr. dottrina suU'vnit dell'in telletto in Si f ie r i
d i B iaban te, n S o p h ia , 1954, 306-310.
61 Sum m a contra G entes II, cap 68 e 9.

IL CO MPOSTO U MAS O

sua potenza intellettiva61. Per quello che abbiamo detto sopra, la so


luzione tomista fondata sulla distinzione reale che esiste fra lanima
e le sue potenze, vale tanto contro gli averroisti quanto contro 1O livi:
logico quindi che quest', la prenda in considerazione e dica per quali
ragioni non la ritiene soddisfacente.
V a osservato prima di tutto scrive lO livi che detta soluzione
poggia su un fondamento malsicuro, anzi addirittura inesistente: far
vedere infatti, a .suo tempo, che non possibile distinguere realmente
l anima dalle sue potenze, poich l'intelletto e la volont costituiscono
l essenza stessa dellanima to.
A questa critica pregiudiziale il nostro autore ne fa seguire unaltra.
Ammettiamo pure che lanima si distingua realmente dalle sue po
tenze; resta sempre il fatto della loro inseparabilit, per cui dove c
l anima ci sono sempre anche le sue potenze. Non possibile quindi
che lanima si radichi nel corpo comunicando ad esso il suo essere,
senza che altrettanto avvenga delle sue potenze. L anima non pu co
municare al corpo il suo essere, senza comunicare ad esso anche quelle
possibilit di agire che ne conseguono66. Questo risulta evidente se
si riflette che ogni forma, con lessere, comunica alia materia anche
una capacit di agire proporzionata. E impossibile, dunque, che lani
m a comunichi al corpo il suo modo di essere senza che gli comunichi
anche il suo modo eli agire. Siamo cos daccapo: o si concede che
l anima, in quanto intellettiva, non forma del corpo, o giocoforza
concludere che, comunicando essa al corpo lessere che le proprio
(razionale e spirituale), lo mette ipso fa c to in grado di compiere an
che le operazioni die le sono proprie. Che altro pu comunicare al
corpo lanima intellettiva attuandolo a modo di forma sostanziale?
Che cosa vale questa controargornentazione oliviana? Dal suo punto
di vista queste critiche sono senzaltro pertinenti cd efficaci; ma si
pu dire altrettanto su un piano teoretico oggettivo? Ecco: non riesco
a immaginare quello che san Tommaso potrebbe rispondere allinvito045
04 Sum ma T h to l. I, (. 76, a. 1, ad 4 : ...e : Ideo nihil prohibt aliquam, eius virtutem
non esse corporis n.:t.ni q j. mvis arirria secundum suam essentiam sit corp ors form a.
65 Q SS., q, 51 (It 103); ...S ic u t aliai probatum est, in teta parte intei.ectiva non
est dare alius formas aut formales essentias quam formas et formales essentias poter.darum.
Ergo ab ea non pote-it communicari aiitid esse corpori quam esse form ale potentiarum
eius . L OI vi discute i rapporti fra lanima e le sue potenze nella quaest. 5 4 (II 230 ss.).
05 QSS., q 5 . (II 103:.
67 L cit., 109
t Omn i forma communicat suae materiae aliquam operationem et
aliquam potentiam operandi. Cum en m tonna, "n quantum forma, dicat vigorem actualem
ct activum, et maxime forma nobilissima et actualissima, qualis est forma partis .ntellectivae ;
ergo corpus habebit operationem intellectualem et liberam et potestatem inte. Iger.di et
volendi; alias enim operatior.es non es! dare parti intellectivae nis' istas aut earum appetit vas .

1.1' n C T T R ' N E FIL j SO '1C ; E

DI

V.

G. ODIVI

deliOlivi di spiegare come, mai lan'ma possa comunicare al corpo il


suo essere senza comunicargli anche le possibilit d'agire che ne di
seendeno.
Proseguendo il suo esame delle soluzioni escogitale per spiegare .a
legittimit di afferm are che lanima icrma dei corpo, 1Olivi ne
ricorda altre due, evidentemente elaborate in ambienti agostiniani:
tutte due infatti sfruttano la dotti ina della pluralit delle forme. Al
cuni dunque hanno creduto di ovviare alle difficolt, prospettando le
cose n questo modo. E inconcepibile essi dicono che l'anima
informi la materia corporea sic et sim pliciter: tutto pare ovvio invece
se i iene conto che detta materia viene preparata allunione con
lanima per formam sensitivam et aliam formas interm edias38;
per esse infatti la materia si nobilita c spiritualizza a tal pun o da
diventare degna di unirsi all'anima. Altri aggiunge POlivi sono
andati pi innanzi: nell'illusione di rendere l'opinione accennata pi
persuasiva, insegnano che lanima non informa dilettamente il coipo,
ma la forma sensitiva e questa a sua volta la forma corporea inri ediatamente infetiore, e cos via fino alla materia corporea. Tut'.'e due
queste opinioni osserva POlivi sono inaccettabili e ingenue: la
prima perch non tien conto che nessuna forma, allinfuori dellanima
intellettiva, pu dare al coipo la semnlicit e lunit che so.ee pro
prie delle materie spirituali e che qualunque siano le detenninaz.cni
formali indotte nella materia corporea, non potranno mai tras.or
marla in materia spirituale03; la seconda, perch si fonda sulla teoria
della subordinazione essenziale delle forme, che in contrasto con i
principi fondamentali deHilemorfismo. come abbiamo visto. Dovrem
mo ammettere infatti che una forma pu far da materia rispetta a
unaltra form a70; che l'anima forma sostanziale di una materia clic
essa non determina n attua direttam ente7 . Non si bada inoltre che
la spiritualit che dovrebbe ricevere dalla forma intellettiva ripugna
alla forma sensitiva non meno di quel che ripugni alla materia cor
porea 72.
118 L . i . , 107.
n L . i . , 109-110.
r( L . i . , 110: Si enim forma potest infermar! a i alia et maxime pr'm o <-t per si,
l ine forira U lis habebit in se vere rationem Informis et pos'ibilis et m ateriat; et lene
neccssaiio e r i composi.a ex acta et po*entia et ex forma et materia et erit forma form e .
71 I b id e m : Curri forma substantialis non dicatur ferina, n'si respectu suae materiae i.tc
alteri pos sii communicare suam actualitat',m nec suum esse nec suam operationem; oportet
quod immediatius et magis primo et ner se uniatur suae materiae quam alicui alteri, et
ita oportebit quod pars rtellectiva (scavalcando per cosi dire le forme precedenti) uniatur
immediatissime materiae corporali... .
7- Ib id em .

L C O M P O S T O

UMANO

T u tte tre dunque le soluzioni escogitate lasciano sussistere la dif


ficolt insita nellaffermazione : lanima intellettiva forma del corpo.
Comunque la si intenda, questa formula si rivela assurda; infatti per
essere form a del corpo lanima dovrebbe comunicare alla realt cor
porea caratteri e perfezioni di cui questa intrinsecamente incapace.
All identica conclusione si giunge guardando le cose dal punto di vista
dellanima. Dire che essa forma del corpo equivale a togliere alla
nima le perfezioni e le operazioni che la contraddistinguono da tutte
le altre forme inferiori. Per rendercene conto basta riflettere che
forma... non potest ad aliud moveri vel applicari nisi per motionem
suae m ateriae n ; in altre parole, che la forma unisce cos' intima
mente la sua realt e il suo agire alla materia che attua, da essere
oramai condizionata in tutto dada natura e dalle possibilit della ma
teria stessa. E evidente allora che se lanima intellettiva fosse forma
del corpo condividerebbe in tutto i. destino del corpo e non potrebbe
compiere se non quelle operazioni che pu compiere avendo il corpo
come comprincipio ' 1.
In base a questo principio facile allO n vi dimostrare che se lani7:> L . cit., I l li.
!l I b id e m : Si imitar forma inte .lectiva habet corpus pro materia: ergo r.on poterit
converti ad sua objecta nisi per conversionem et asperrimi materiae corporalis ad illa .
Con altre parole Colivi qui si appropria ir. pleno L qain.o degli argomenti averroistl ricor
dati da san Tommaso nella S u m m a contra G ente* I I , cap. 5 5 : < S autem substantia
intellectualis sit forma corporis, oportet quod esse eius it sibi et corpori commane; ex
forma enim et rn; terti f.t a quid mum simpliciter, quou est secundum esse urum. Erit
rrgo et operatio substantiae Inteerua.s con nu nis corpori et virtus eius ln corpore....
In fondo, pi che di un nuovo argomento, si tratta d' in corollario dell'altro da roi g \
ricordato, nel quale si stabiliva appunto che non ci pu essere unione fra m ateria e forma
l dove r.on si realizza ur reciproco scarnb o di destini metafisici. L O livi ha espresso
molto berte questa legge quando ha affermato la radicale diversit fra materia corporea e m ate
ria spirituale e limpossibilit che ur.a forma spiritila e attui tira materia corporea. Il nostro
autore quindi in tutt. questa controversia r.cn .a che tirare .e conseguenze celle premesse poste
nella su i dottrina ilerjo-ea, come egli ae. resto ci avverte! V eru ni est quod ornnes
(rationes,' (tirate in campo re lia discussione ai rapporti fra anima e corpo) cLbeat fundari
supi r proprietati ms form te et materiae et ur.icnls m ut_ae ;>. Q SS., q. 51, Appendix (II 150).
Non ha quindi alcuna -agione di protestare con to ia-ferrrazicre d Vitale du F o u r: quod
quasi omnes rationes positio s nostrae fum antur n hac oropositior.e, sci.Icet cu ce oraris
forma communicat netum suuir. suae m ateriae (/. c il., 14). Cfr. D i reru m prin cipio,
q. 9, n. 2 4 ; ed. Vivs (IV 404 ), dove Vitale du Four, dopo aver riassunto gli argomenti,
che secondo iOliv". ci imoedi-ebbero di affermar: che lanitra ferm a del corpo, conclude:
E x his omnibus ontct, cucci omnia irxonvenentia ista i hoc fundantur, quod quia ferm a
actum t onerati mrrr communicat me tera: suae et nulla materia coi norails es. susceptiva
operatonum intellectualium nec proprietatum, ut pote libertatis i riemertali :atis et similium;
propter hoc niumtur quod intellectiva non (sic!) est forma corporis . Non ha nessuna
ragione di protestare, ricevo poich sebbene sia vero che egli propone na triplice serie
di argomenti : ex pa-te ar.imae, ex oarte ccrporis, ex parte compositi , tuttavia altret
tanto vero che il fa-.demento logico di tatti unico: m ate ra e forma devono essere o tu tte
due materiali o tutte due spirituali; ir. caso contrario que .u comunicazione di perfezioni
e di operazioni, ci cui si sostanzia anione fra materia e forma, si rivela impossinile.

353

i r

B o t t :.

: l c sc f ic h i

di

r. c .

o liv i

ma fos.sc ionna del corpo non potrebbe pi r. conoscere, n volere,


n essere immortale, operazioni e propriet che evidentemente non
pu avere in comune col coipo; cosa che cali non tralascia certo di
fare in lungo c in la r g o ' . La collusione fra 1O livi e gli Averroisti,
da noi messa in rilievo, non deve trarci in inganno c farci sospettare
parentele sotterranee fra la psicologia oliviana e quella averroisia. Se
si bada bene, l'accordo si limita ad invocare un pi incipio: omnis
materia fit actu per suam formam ammesso da tutti. San Tom
maso stesso si guarda bene dal contestarlo; egli tuttavia osserva che,
applicalo al caso particolare dell'uomo, in cui alla materia si unisce
non una forma qualsiasi, ma una form a sussistente, non legittimo
trame conseguenze c h e valgono per una composizione ilemorfica ge
nerica. Essendo infatti lanima intellettiva una substantia per conio
suo, non si vede alcuna difficolt ad ammettete che essa comunichi
alla materia cui si unisce, non tutta la sua realt, ma solo una parte,
e precisamente quel tanto che la m ateria stessa in grado di rice
vere. 7(>. Anche lOlivi ci tiene a sottolineare che il suo accordo con
gli averroisti c solo tattico, diremmo oggi, mentre gli interessi strate
gici sono assolutamente diversi. L impossibilit di affermare che lani
ma intellettiva forma del corpo scrive egli risulta una volta
di pi ve guardiamo le cose dal punto di visa cel composto che ne
risulta. Il composto di materia e forma sempre una realt pi per
fetta, quanto allessere e allagire, di quello che non siano la materia
e la forma considerate ognuna per conto suo. Se dunque luomo risul
tasse davvero dall'unione ilemorfica di c o n o e anima, bisognerebbe
dire che lanima c corruttibile quanto e pi del composto umano77.
Per sfuggire a tale conseguenza qualcuno potrebbe essere tentato
di affermare che, anzi, lanima viene in possesso di tutta la perfezione
di cui capace solo quando si separa dai corpo, e in generale che
lanima ha tutto da guadagnare a rompere ogni legame con la ma
teria 7S. E un'affermazione quanto mai pericolosa, soggiunge lOlivi :
in questo caso infatti si finirebbe col dire che la materia plus esset
75 Q SS., q. SI (Il 111-113).
7e Sum m a cor.u a G entes I I, cap. 68. Al.obiczione e ie lanima, sostanza intellettuale,
non p j comunicare ed avere in comune .'essere con la materia corporea, trattandosi di
esseri totalmente diversi, san Tommaso risponde: H o c aulem convenienter iceretur, si
eodem mode illud esse materiae esse' sicul esse substandae irtel.ectualis. N o i est autem
ita : est enim materia corporalis ut -eripientis et subjecti ad aliquid aitius elevati, substantia
autem intelleciualls ut principii et secundum propriae naturae coneruentiaru .
' 7 Q SS., q. 51 (II 118).
's I b id e m : F o r e dicetur quod foima, si petest esse sine sua materia, esset .crfectior
quam sit existendo T. ea, aut quam sit suum tc*um ex ipsa et materia constitutam .

'IM P O S T O

U YIV.NO

339

nociva constitutioni entium et existentiae formarum quam cooperativa


nec tunc proprie adderet aliquid positivum sed potius defectivum '9;
che alla forma ripugna lunione alla materia, in quanto questa le im
pedisce eli venire in possesso della perfezione che le compete per na
tura e c h e di conseguenza non solo possibile, ma in ogni caso desi
derabile, che la forma si sciolga dalla materia cui unita8. Queste
cose afferm a con energia l'Olivi che segnerebbero il trionfo de!
platonismo di ogni colore, io le lascio dire Averroistis saracemetantibus qui ponunt qued materia non intrat quidditatem entium tanquam p ars eius, sed solum sicut unum correlativorum intrat defini
tionem alterius 8 .
Non facile indicare il bersaglio preciso di questo attacco oliviano.
Se si riflette che lilemorrismo limitato agli esseri materiali ammesso
anche dagli averroisti e che essi, al pari di san Tommaso, combattono
solo la composizione ilermorfica delle sostanze spiritali, mi sembra
logico concludere che qui l'Olivi travolge in una sola condanna tutti
i nemici deU'ilcmorfismo universale. E li condanna, perch alla ra
dice di tale posizione speculativa egli vede spuntare una concezione
della m ateria che giudica inaccettabile nellarnbito del creazionismo.
Solo chi ammette che la malteria non creata da Dio, pu vedere in
essa un principio negativo da escludere per quanto possibile dagli
esseri. Il fatto che il nostro autore gratifichi i nemici deHilemorfismo
universale col titolo di Averroisti saracemetantes si spiega ap
punto per questo: perch finiscono ccl compremettere in qualche
modo la dottrina creazionista che era, come tutti sanno, la bestia nera
di Averro.
Senza dirlo, dunque, l'Olivi ci fa intendere che se egli, al pari degli
averroisti, nega che l'anima fnte.lettiva sia forma del corpo, tuttavia
lo fa mosso da preoccupazioni sistematiche opposte. Mentre gli aver
roisti lo negano perch non vogliono ammettere che una sostanza in
tellettuale possa aver a che fare con la materia, egli invece si rifiuta
di ammetterlo, perch, avendo ammesso la composizione ilemorfca
dellanima, in condzione di salvare lunit sostanziale deliucmo in
altro modo. Con questo infatti lOlivi non crede di aver compromesso
lunit sostanziale del composto umano: gli ultimi a meravigliarsi di
tale sicurezza saremo noi. Infatti sappiamo benissimo che per i. Dotlh L . cit., .19
so Ib id e m : E t tune con tri naturam et ir.clir.atio.ifm formarum esset quod essent in
materia et rat raliss .rum esset ej esse separatas a materiis tanquam ab impeditivo naturalis
perfectionis earum. Et tunc ner. solum faisset possibile eas fieri et existere sine m ateria, .sed
etiam melius >.
81
Ibidem .

360

n e . une

r L osancnr.

?.

o.

clivi

tore provenzale il sinolo materia-forma non lunico modo di unione


sostanziale, ma uno fra gli altri. L avcr perci escluso che lanima in
tellettiva sia forma del corpo ci lascia aperte altre vie per dimostrare
l'unit sostanziale dell'uomo. Baster dimostrare che corpo e anima
intellettiva sono due realt fatte, per completarsi, ordinate essenzial
mente luna allaltra; in altre paiole, che lanima intellettiva di sua
natura si lega al corpo in modo da diventare parte costitutiva di un
solo essere, d anto basta perch siamo in regola con loriodossia catto
lica s2, pur non essendo in regola con lortodossia aristotelica.
Vediamo dunque in che modo lOlivi riesce ad assicurare e a met
tere in salvo l'unit sostanziale del composto umano in base ai suoi
presupposti sisa ematici. Occorre ricordare innanzi tutto che lanima
una sostanza composta di materia spirituale, informata da tre forme
parziali, vegetativa, sensitiva, intellettiva. Si deve badate inoltre che
fino qui lOlivi Ira dimostrato che delle tre forine dell'anima solo
quella intellettiva non pu essere forma del corpo: non ha affatto
escluso che la forma vegetativa e quella sensitiva possano informare
il corpo. In proposito egli non ha nulla da eccepire su quanto c da
tutti pacifier mente ammesso: c da osservare anzi che la dimostrata
impossibilit dell'anima intellettiva ad essere forma dei corpo costi
tuisce ai suoi ocelli un argomerto di p: c decisivo in favore delia
dottrina comune: S i enim pars intellectiva nen potest esse per se
forma corporis, sicut ex praehabitis satis patet, non est dare viam
quomodo possit unir: corpori substantialiter et cum eo constituere
unum ens, nisi habeat intra sc aliquam naturam formaliter per quam
informet corpus... s:i. A patto per che sensitiva non sit a gene
rante 84.
E possibile dimostrarlo? L'aver fatto vedere Finsostenibilit delle
dottrine psicologiche che rendono accettabile lorigine dellanima sen
sitiva per via di genciazione, come lOlivi ha fatto fin qui, non giu
stifica ancora la tesi contraria. Bisogna dimostrare ora con argomenti
positivi che lanima sensitiva delluomo fa un tuttuno con quella in*2 L . c i l , 133: < Hoc enim sempar oportet secundum fidem dici quod s:' pars essen
tialis hont iris e' nobilissima.
t!- L . cil., 1 2 t.
S4
A ngor d.' log'ca bisognerebbe c ir e : a parlo per d ie vegetativa e- sensitiva non
sin: a generante . Mr lOiivi dei a vegetativa non fa questione. E difficile diie il perch.
Forse perch 'iterav a valevole pe- tutte due quanto veniva dicendo ce la sensitiva. In realt
per, ro :< sediento subito, gli argomenti coi quali presume dr dimostrare il s j o assunte, se
hanno un v a ic i , 1 hanno solo per la rorma sensitiva. Pu darsi che iOllvi fosse anche
disposto a non insistere sulle sorti della forma, vegetativa. In conclusione, c: troviamo d:nanzi
a una lacuna: .'Olivi, dopo aver dette, o tr esigenze sistematiche, che la forma vegetativa
radicata nella m atera spirituale al pari ci quella sensitiva, esita a d iie che nemmeno
essa sii a generante e lascia la cosa in sospeso.

IL

COMPOSTO

LMAOO

tellettiva cd ad esa consustanziale cd ha quindi un destino comune


con essa.
Il nostro autore crede di averli questi argomenti: argomenti filosolini, teologici e dautorit85. Gli argomenti filosofici, sui quali sol
tanto, noi, come ai solito, ci soffermiamo, L'Olivi li fonda tutti sul
lesperienza interna. Un primo c.ato desperienza interna, sai quale
lOlivi richiama lattenzione, la strettissima dipendenza dellatti
vit sensitiva da queda intellettiva: intra nos sentimus sensiti
vam teneri et regi et dirigi a parte superiori 8e. Si tratta di una di
pendenza intima e totale, al punto che gli atti dei sensi li sentiamo
come manifestazioni della nostra personalit n pi n meno degli
atti di conoscenza e di volont. Tanto vero che, parlando, noi di
ciamo indifferentemente: Io conosco questo o quello, come: io vedo
o io mangio. Il che vuoi dire che noi ci appropriamo senza alcuna
differenza sia gii atti della nostra vita razionale come quelli deila vita
sensibile: degli uni e degli altri siamo coscienti allo stesso modo e in
misura uguale. Questo fatto si pu spiegare in un modo solo: ricono
scendo che lattivit sensibile ha le sue radici l dove ha le sue radici
lattivit razionale, e che tutte due sgorgano dalla stessa sorgente:
riconoscendo, insomrr.a, che seno azioni de.lo stesso soggetto87.
Un altro date di coseieaza insopprimibi.e queste: allucmo non
possibile conoscere nessuna realt sensibile se non attraverso latti
vit dei sensi. Precisiamo meglio: noi conosciamo la realt materiale
non immediatamente, ma solo in quanto le cose sono attualmente ter
mine e oggetto delia nostra attivit sensibile e in essa e per essa si
fanno presenti al rostro intellettoss. Qualcuno osserva l'Oli vi
S5
m
87

(S, c|. 51 (II 22-126).


L. cit., 1 2 2 .
ib id em : . .In tantu.mqur senti tur (sensitiva) esse piantata in radice superioris partis
nostra 2 quod rad X nostrae s-bsistentllae, !pst. scaleet pars superior, senti; intime et dich
actus sensitiva e isse sues. Unde dicit: ego qui inte.ligo, video vel comeco : et ulc ue non
potest elicere nifi per potentiam intellectivam, q..ia nuda ali.: potertia potest apprehendere
utrosqui actus nisi asa.
Sl* Ib id e m : Manifest... et continue sentimus quoc. intellectus noster n h il apprehend.t
de ser a hiljb js nis' apprt entiendo aliquem act..m sensitivae qui tunc est in actu et oer
consequens obj-ct ni lias act_.s >. Quello c. e si osserva sui piano celtaIciv 't conoscitiva,
si osserva in h- si plano dellattivit volitiv . Anche qu' apoetilus su p e rar nunquam
potest movere corpus nisi rnover.cn appetitine inferiorem ; anche qui a d solimi ve..e
actuale appetitus suoerioris sequitur affectio actualis in nfericri et e c e n tri rio, e . corsi
mi iter ad no ,e acquati,r no.le, quant.vis hoc non piene fiat prooter infectionem viri.,rn orig.nalem (/. cit., I . S e mi d i1; .ne un., conseguenza celi .,rnne deHanirna col corpo,
io vi demando se un angelo cori la sola volenti, pu rr..overe un corpo. Perch non potrebee
a magg'or ragione fido la nostra anima, soprattutto se, come voi sostenete, forma del
corpo? Arche qui du que il oarullelismo natura c esistente fra appe:i*c superiore e 'nft-nore
si spiega soltanto ammettendo qued hoc fiat propter aliquam unionem intimam et natu
ralissimam > (ibidem).

362

lf

d o t t pi' e

filo

? o f :g h e

DI

F. G. CL.V.

vede in questo fatto nullaltro che una conseguenza dellunione so


stai zzale dcllan'ma col co rp o : essendo l'anima condizionata dal corpo
quanto all essere, non fa meraviglia che anche lattivit razionale ri
sulti condizionata da quella sensibile. Questa spiegazione per, agli oc
chi del nostro autore, ha il torto di considerare transitoria tale situa
zione: l'attivit razionale sarebbe condizionata da quella sensibile solo
in questa vita. Se fosse vero, bisogno ebbe dire clic, unendosi al corpo,
lanima o cambia natura, r. quindi, il suo modo di agire, oppure de
cade dalla sua perfezione nativa. Chi si scile di sottoscrivere simili
conclusioni?89. Della strettissima connessione esistente fra attivit sen
sibile e attivit razionale si suol dare anche unaltra spiegazione. Si
dice che la conoscenza delle coso inatci tali resa possibile solo dalrcspcrienza sensibile, perch non essendo le rose conoscibih dallintel
letto nella loro materialit, c necessario che subiscano un processo di
depurazione per essere messe alla portai.) del itosi io intelletto9".
Riservandosi di dire a suo tempo quel clic egli pensa in proposito,
per il momento lOlivi si limita ad osseirare che se si pu Invocare
la necessit di tale depurazione, quando si tratta di conoscere una
cosa materiale la prima volta, non si vede pi per quale ragione
lattivit sensibile sia richiesta quando il nostro intelletto pensa a cose
gi viste, i cui fantasmi sono conservati nella memoria sensibile. Come
mai anche in questo caso possiamo averle presenti allintelletto solo
se ci seno presentate in atto dalla fantasia? 91. Occorre dunque ricer
care una ragione pi profonda anche di questo dato della coscienza:
lunica spiegazione esauriente della naturale connessione fra attivit sen
sibile e attivit intellettiva nell'uomo, quella di ammettere che i
rispettivi principi sono radicati nello stesso soggetto92.
Al fatto, attestato dallesperienza interna, che lanma arriva al59*
59 Ibidem . Nec enim poterit pro causa redd" qu o i ho: facit ipsa urdo qua ccrpori un.tur,
quia ex ipsa unione non mutabitur eius species nec minorabitur eius vrtus; et si in nobis
minoretur propter originalem correptionem, haereticum tarnen esset dicere quoc minore teter
rropter p.-am substantiam cordis . Cerne si vede, i'01 vi nen adatto disposto a far pesare
in qualche modo sullanima il suo stato : unione col corpo. Unendosi al corpo lan in a con
pu percer': nu.la, per levidente ragione che solo a cuesto po'to tale unione poti essere
detta naturale.
90 Evidentemente qui '.O livi si riferisce alia dottrine aristotelica-tomista dcll'asti azione nei
suoi momenti caratteristici - sensazione, fan'asm a, illuni'nazione Qcll'i: eilctto agente;
species intelligbills , atto intellettivo.
9] Ib id e m : Et tamen, si prepter depuratone):: spcc e un: hoc esset, quasi sci icct ionrae
rerum sensibiles non sint proportionales nostio intellectui; tunc saiterr. species q ta e sunt
memoria sensuali essent sibi sufficienter proportionales, cum postea in natura sensitiva non
fiat ma.or depurado... .
92
Pi i innanzi lOlivi preciser meglio il suo pcnsierc, formulando la sua notissima teera
della <r colligantia po cntiarum .

1L COM 'O ST O UM \NC

36 5

corpo solo mediante lattivit sensibile, lOlivi attribuisce una grande


importanza. Oltre tatto egli vede in esso ima ulteriore prova che
lanima intellettiva non informa direttamente il corpo: in questo caso
infatti dovrebbe intime et immediatissime sentire et apprehendere
quo immediatius et directius est ei unitus utpote forma eius existens
non autem sensitivae93. Avviene invece proprio il contrario: prima
c con maggioi immediatezza del corpo proprio, lanima avverte ed
ha coscienza dellattivit sensibile, con cui essa prende possesso del
corpo: sente il corpo, solo in quanto sente di sentire il corpo. E la
prova che il principio sensitivo inerisce allanima in un modo pili in
timo c pi naturale che non il corpo. Questa la sola conclusione che
chiarisca esaurientemente i dati dellesperienza interna, il fatto cio
che lanima conosca intime et necessario actus sensitivae, statim dum
fiunt et originem radicalem eorum A Tenuto conto di questo, gio
coforza ammettere che la sensibilit appartiene in proprio allanima
intellettiva, in quanto tale, prima e indipendentemente dalla sua
unione col corpo: non la sensibilit perci che condizionata c.all unione sostanziale dellanima col corpo, ma lunione dellanima col
corpo, che condizionata dalla sensibilit. Infatti proprio perch
lanima, oltre acl avere in s la forma intellettiva, ha in s anche la
forma sensitiva, che pu unirsi a modo di forma al corpo .
In base a questi argomenti lOlivi crede di aver definitivamente giu
stificate le sur vedute intorno ailuomo: sebbene corpo e anima siano
due sostanze risultanti cui princip materiali e formali tanto diversi,
tuttavia possono legarsi in un ordine naturale e sostanziale tramite la
parte vegetativa c sensitiva, alla cui natura non solo non ripugna, ma
sommamente conviene unirsi alla materia corporea a modo di forma.
questo punto per lOiivi deve fare i conti con una serie ai obie
zioni tutt'altro che trascurabili. La prima punta sulla composizione
ilcmorlca dellanima. li principio vegetativo e quello sensitivo infatti,
al pari di quello intellettivo, sono radicati nella materia spirituale e
la informano: come possono allora informare anche la materia cor
porea? Il impossibile che una ferma sia atto di due diverse m aterie90.
E in base a questo principio che san Tommaso ha potuto scrivere:
Est autem attendendum quod si quis poneret ammaro componi ex
materi a et forma, nullo modo posset dicere animam esse formam cor-8345*
L.
L.
85 L.
ac L.
83

84

cit.,
cit.,
cit.,
cit.,

: :3 .
123.
123.
103.

>64

::vr,T' r TL O S O F I C . I

r>] P . G. O LIV

poris97. LOlivi nega semplicemente che si tratti di un principio evi


dente: non trovo nulla di sconveniente egli ribatte ad ammet
tere che cerne una materia pu essere informata da due forme fra loro
ordinate, cosi si diano delle forme che attuano due materie diverse
quanto alla natura, ma lu na ordinata a ll'a ltra 98. M ateria corporea
e materia spirituale non hanno nulla di comune, come sappiamo:
questo per non impedisce, per quel tanto di analogia che corre fra
loro, che buina e laltra possano essere in potenza rispetto ad una me
desima form a". E il nostro caso: lessere la forma sensitiva radicata
nella materia spirituale, come abbiamo dimostrato, non imped'sce che
essa inforni! anche la materia corporea. Non ta proprio qui la pecu
liarit del principio sensitivo, che pur essendo in radice spirituale,
tuttavia di sua natura proteso verso il corpo? Come spiegare altri
menti il fatto che i sensi esterni sono legati ad un organo e nello
stesso tempo si continuano nel senso comune? ,'1".
Per chiarire ulteriormente la funzione di vincolo sostanziale fra
corpo e anima intellettiva, attribuita dallOlivi al principio sensitivo,
ci di grande aiuto la risposta che egli d ad una difficolt che sor
gerebbe dall'interno stesso della sua soluzione. Qualcuno - ammette
rOlivi potrebbe osservarmi di aver sostenuto che se lanima intel
lettiva fosse forma de! corpo, ne risulterebbe compromessa l'immor
talit, per la solita ragione che la ferma in quantum forma, sit se
tota ad suam materiam inclinata et ipsa sit sua inclinatio 1C1. Ci
nonostante continuo a dire che lanima intellettiva unita sostan
zialmente e quindi inclinata ad corpus . In che cosa si distingue
1 inclinatio ad corpus esclusa, d a l inclinatio ad corpus asserita?
Per quale ragione la prima dovrebbe compromettere l immortalit01
01
S u m m a T heol. I, q. 76, a. 1, Respondeo
9i L . cit., 132: Dicendum igi'ur q jc d s 'c jt uro ma cria p eilst sV ni in'ormari
duabus foriris ordinate se habentibus... sic nihil inconveniens, si aliquae formae sirru aossii t
informare deas materias inter se o re:aer.', haoentes et non corequales .
f9
Ib id em .
100 Ib id e m : Q u i autem hoc non poten intcigere videat... quomodo omres senss parti
culares necessario oportet esse radicatos in organo sensas coirmuris prae er hoc cuod sant in
oropris organis . Su' rapporto tra sensi estern e senso comune, cosi cotic sono ntesi
c a lIO livi, torneremo a suo tempo. Il nostro autore vede in essi una perfetta analogia ci
quelli che sono : rapporti fra forma sensitiva e forma intellettiva : come : sensi particolari
si compenetrano nel senso comune e agiscono sempre restando nel suo ambito oper.-livo,
cos lattivit sensitiva nasce, per cosi dire, dal grembo dell'attivit ir.tellcttlva e ne utta
penetrata: ...Sensus communis statini et necessario apprehendit actus sensuum particularium,
quia ipsi sensus particulares radicentur in organo sensus communis et tenentur in eo, sicut
ferm a et virtus inferior tenetur a forma et virtute superiori. Oportet igitur cuod inte e ctjs
(che in tim e et necessario anprebendit ac. s sensitivae >) teneat in f a se omtes apprehen
si vas sensitivas, ita quoc mutuo sint quotam modo sibi plene illapsae... (/. cil., 123).
10 1
L . cit., 117.

C O M P O S T O UMANO

365

dell'anima, e la seconda no? La differenza c e cerne, risponde


rOIiv'i. Nel primo caso, infatti, cio nel caso che lanima fosse forma
del corpo, la forma intellettiva inclinerebbe al corpo per se stessa,
legando cos il suo destino a quello della materia corporea. Nel se
condo caso invece 1inclinazione dellanima intellettiva al corpo , per
cos dire, indiretta. Mi spiego. Nella materia spirituale dellanima si
radicano, come abbiamo detto c ridetto, tre forme parziali: di queste
tre forme la vegetativa c la sensitiva sono di loro natura inclinate
al corpo, in quanto capaci di informarlo. Tale inclinazione si tra
smette, per cos dire, anche alla materia spirituale, in cui sono radi
cate. La forma intellettiva a sua volta viene coinvolta in questa incli
nazione, poich e o ipso... quod sua materia est ad aliquid aliud ->ubstantialiter inclinata, et ipsa erit acl illud inclinata, curri sequatur
leges suae materiae T Com chiaro, dunque, lanima intellettiva
non inclinata ad corpus per se stessa, ma tramite la sua materia.
Se invece lanima intellettiva fosse forma dei corpo, succederebbe
il contrario: inclinatio ad corpus, Invece di trasmettersi dalla
materia (spirituale) alla forma intellettiva, si trasmetterebbe da questa
a quella. La differenza rilevante. Infatti quando la materia inclina
ad aliquid aliud in virt deila forma, segno che la forma non
comunica alla materia tutta la perfezione di cu: essa capace, e non
pu carie quindi quella perfetta stabilit ontologica, che propria
degli esseri incorruttibili ; il fatto invece che la forma inclini ad
aliquid aliud per materiam , non esc.ude che la forma da se stessa
possa estinguere ec; estingua in linea rii fatto la tensione metafisica
della materia verso la perfezione. In questo caso inclinatio ad
aliud non denuncia una carenza perfettiva da parte della forma l03.
Con queste precisazioni iOiivi crede di aver spiegato come mai
la inclinatio ad corpus ammessa nellanima intellettiva, sia suffi
ciente a fondare lunit sostanziale delluomo, senza compromettere
limmortalit dellanima. Non s. pu negare che la soluzione oliviana
sia ingegnosa: molto pi Ingegnosa per che persuasiva, fondata
com u sviluppi personalissimi deha dottrina ilemornea. T u tte quelle
precisazioni introdotte dai nostro autore Intorno ai rapporti fra ma
teria c forma per venire a capo del problema in discussione, hanno
1M Ibid em .
Ib id e m : t M agra iguur est d iffre-.ta r.icere qued forma per materam inclinetar ad
aliud et di ere quoti materia per forrrmrr: o b i entert materia per fo rm an , signum est m ani
festum quod talis forma non dat materiae pertectam et absolutam exiseatiam : abi vero forma
per materiam, sigr.um est quod forma, quantum es: ex se, daret et dat, qu ia ipsa de se
materiam ad ali. m ex.stentiam non inclinat *.
103

3 -A

1.)

D O TTR IN I! F I I 3 S O r i C : l T

31

P. C . 0'. IVI

troppo laria ri essere accorgim enti escogitati li per li. perch lece
vano comodo. Al m om ento per prendiamo tali precisazioni per quel
che valgono e limitiamoci a ricavarne tutto lutile possibile per fissare
meglio la funzione della, forma sensitiva, che si rivela tanto impor
tante nell?, psicologia oliviana.
Conte risulta chiaro da quanto precede, lo stabilirsi di ununione
sostanziale ira corpo e anima reso possibile dalla natura peculiare
della forma sensitiva (e di quella vegetativa) umana. La sensitiva
heminis si dilicrcnzia dall'anima sensitiva di ogni altro animale,
non solo perch c essenzialmente destinata ad infermare un corpo
umano, ma anche per i suoi particolari rapporti con lanima intel
lettiva. Essendo infatti radicata nella medesima materia spirituale,
essa unita con un vincolo sostanziali' alla forma razionale: senza
essere una vera e propria forma intellettiva cod intiman ente legata
e ordinata a quella razionale, da partecipante in qualche mi do la
perfezione104. La conseguenza pi rilevante per e unaltra. Non bi
sogna dimenticare che la forma sensitiva non una forma a s, ma
una forma parziale d ellanima, che il tutto. Ora siccome lazione
deila parte potius attribuitur toti supposito quam p arti (si dice
che luomo parla, sebbene parli in quanto ha la lingua), ne deriva
che nonostante lanima razionale sia forma del corpo in quante sensi
tiva, tuttavia pi che legittimo dire semplicemente che lanima ra
zionale forma del corpo ,\
Nessuno per si affretti a dire che lOlivi si contraddice: nella ter
minologia oliviana non la stessa cosa dire che lanima intellettiva
forma del corpo; e dire che lanima razionale forma del corpo.
Non dimentichiamo che nellanima coesistono tre forme parziali e
che lultima di esse, nel nostro caso la forma intellettiva, la vera
e propra forma to tiu s . L'anima dell'uomo perci non risulta di
tre anime; essa una sola ed specificata dallultima ferma. Si tratta
dunque di unanima razionale. Si pu e si deve dire che lanima ra
zionale informa il corpo, dal momento che ne forma con una parte
di se stessa. Non si pu dire invece che sia forma del corpo lanima
104
Q SS-, q. 51 Appenix (II ) : E x tali autem anione r c r habet quod pa sit
intellectiva, sed so'.um ouo sit irtellec 'vae essentialiter subjecta et cc.inexa ac per con
sequens et analogice participans aliquem crcincm rationis et libertatis seu oboedientiae
rationalis, quem non participant sensitivae brutorum .
1<l3
I b id e m : E x hoc etiam est quod tota anima rationalis icitur forma sui coru.ris
potius quam sola sua pars sensitiva, quia fornir simpliciter cicta, pot'us significat formam
to'alem quam partem ipsius, iuxta quod et magis proprie deitur hemo loqui quam lingua,
quamvis homo non loquatur nisi pe inuram, quia actio potius attribuitur toti supocslto
quren parti .

IL

C O M H O iO

L'

intellettiva, perch in questo caso si verrebbe a dire che .'anima in


forma la materia corporea in quanto c in essa la forma intellettiva
e proprio in virt di essa, il che l'abbiamo dovuto escludere.
Queste considerazioni ci spiegano la sdegnosa reazione dell'Olivi
a chi gli faceva dire che lanima intellettiva forma dell uomo
mediante sensitivo106. Questo egli ribatte lo possono dire
i sostenitori della subordinazione essenziale delle forme, per i quali
lanima intellettiva non informa direttamente la materia corporea,
ma solo la forma sensitiva. Chi invece ha capito bene il mio pensiero
si render conto che io posso affermare con pieno diritto che lanima
intellettiva non solum est consubstantialis homini, sed et forma
ciu s 107, pur avendo negato che in quanto intellettiva sia forma del
corpo. Per quello che abbiamo appena finito di dire tutta lanima
di sua natura ordinata e inclinata ad unirsi al corpo, sebbene resti
vero che la radice di tale ordinazione e inclinazione si debba ricer
care non nella parte intellettiva come tale, ma nella parte sensitiva.
In conclusione lanima razionale forma del corpo; ma siccome lo ,
non perch razionale, ma perch sensitiva, non si pu dire che
lanima sia forma del corpo in quanto intellettiva. Si deve dire invece
che lanima intellettiva forma dell'uomo e perch naturalmente in
clinata ad unirsi al corpo e perch proprio da essa lucmo mutua la
peculiarit specifica della sua natura.
L unica vera cufficolt che si pu sollevare contro la soluzione oliviana lo riconosce esplicitamente anche il Maestro provenzale
pu venire da coloro per i quali omne genus inclinationis reducitur
ad inclinationem formae ad materiam vel materiae ad formam 1(w;
da coloro cir, per cui non esiste vincolo sostanziale allinfuori di
quello che esiste reciprocamente fra la materia e la forma. Qualunque
siano i rapporti di mutua convenienza esistenti fra il corpo e lanima
intellettiva, se si esclude che si tratti di veri e propri rapporti formali,
noi si poti pi dire che corpo e anima costituiscono una sola so
stanza. Noi conosciamo gi la risposta dellOlivi: una simie argo
mentazione sarebbe valida se il principio su cui si fonda non
concepibile altra unione sostanziale allinfuori di quella che si stabi
lisce fra principio materiale e principio formale fosse davvero evi
dente. Il che in verit tuttaliro che dimostrato Icy. Chi pu negare
M Ibidem.
lci Ib dem.
1M L. ci'., 1 .
"3 Ibid em : Hic petitur principiurr. quod debet probari, scilicet quod quicq id substan
tialiter inclinatu- ac aliud inclinatur ad iacd t ad saam formam aut ut a c suam materiam .

I L

!}-;8

? .V l'.v E

F IL O S O r iG IlE DI

?.

G. C LIV I

che il capo e il cuore siano fa tti c naturalm ente ordinati l'uno al


laltro, e siano parti costitutive di un tutto sostanziale? L unit che
esiste tra le parti della m ateria in oltre non anch'essa sostanziale?
Eppure n il capo form a o m ateria del cuore, n una parte mate
riale si unisce all'altra a modo di sua forma o a modo di sua ma
teria jl. Sono sicuro dunque
conclude LO!ivi - di non dire cose
assurde c incomprcnsibili quando afferm o che lanima intellettiva
unita sostanzialmente al corpo, senza tuttavia esserne la forma. In
quanto la forma sensitiva c quella intellettiva sono radicate nella
medesima materia c costituiscono la forma totale dellanima, sibi
invicem substantialiter cooniuntur in ; perci quando la forma scnsitiva, secondo la sua natura, diventa forma del corpo umano, e co
stituisce con esso un composto sostanziale, non cessa di essere unita
sostanzialmente alla form a intellettiva. Anche questa quindi si unisce
al corpo con quello stesso vincolo con cui unita alla forma sensitiva.
Trattandosi dunque di un legame che ha la sua ragion dessere nella
strutturazione essenziale dell'anima, com e abbiamo spiegato, dovremo
dire che anche la forma intellettiva si unisce sostanzialmente al corpo:
corpo e anima intellettiva infatti, in ferza della loro natura, seno
parti integranti di un tutto che lu om o 112. In forza di questa con
catenazione naturale, che lega la form a intellettiva al corpo, anche
per lOlivi lanima separata non persona, cio non un essere che
ha tutto quello che deve avere per esistere in s e per s: senza il
Ib id em : Nunquid etiam perfectius unitur er put coipor' et cord' quam si rsset
cerum forma? Praeterea... una pars materiae unitur sul:stantialiter alteri parti materiae, et
trinen una pars non est form a vel materia alterius partis.
- 1

Ibidem .

QSS., q. 51 (II 134): ..N e m o dubitabit quod cuicquid in cin atu r ct u ritjr
substantialiter alicui, prout illud est substantla'ter inclinatum et unitum alicui tertio, cuod
primum eo ipso est substantialiter inclinatum e u n t e n illi tertio et e contrario. Si ergo
corpus hoirinis est unitum et inclinatum sensitivae, prout iila est inclinata et unita intel
lectivae, et si (nel testo c e : etsi) intellectiva esi essentialiter unita sensitivae, prout illa
est inclinata ad corpus: n-cessario oporn.t quod eo ipso intellectiva et co-pus sint s.bi
substantialiter unita et tamen non propter hoc oporebil quod sint unita sicut ferma et
m a te ria . Ma ecco un altro testo ancora p' esplicito e preciso: quacst. 59 (II 539):
<, Quomodo autem hace unio possit intclligi et esse consubstantialis, ita quoc ro n sit for
malis, facile est capere, supposito quod sensitiva sit unita cuir, parte intelectiva ir una
spirituali materia seu saltem :n uno, ut ita dicam, supposito rationalis animae. Cum enim
sensitiva sit forma substantiabs humani corporis seu polris anima rationalis per partem
sensitivam, et ita ad se invicem substantialiter unitae tamcuam forma et materia, pais
autem intellectiva et sensitiva sint unitae taneuam duae naturae formales in una materia
seu ni uno supposito et in una substantia animae et ite ir.vicem sib: consubstantiales larquam
partes substantiales unius formae substantialis animae: oportet quod pars intellectiva et
corpus sint s bi subastantialiter unita in uno suppesito rationalis animae lanquam parte cius
substantiales
112

II

C O M I ) TO

UM w o

36(>

corpo infatti lanima non habet omnes partes debitas suae naturae
ct suae personali libertati11J.
La soluzione olivlana cel massimo problema psicologico cl ha di
mostrato una volta di pi con quanta libert il Maestro provenzale
si muova sui terreni pi insidiosi e con quanta abilit si apra la sua
strada fra il groviglio delle opinioni e delle tesi contrastanti. Se cera
uri problema davanti al quale un pensatore meno agguerrito poteva
lasciarsi indurre ad attenersi alle soluzioni tradizionali, era proprio
quello dei rapporti fra anima e corpo. Formazione filosofica, ovvie
preferenze speculative, affinit spirituali, direttive superiori, orien
tamento dellopinione pubblica, tutto induceva un pensatore meno
instan abile dclIOlivi ad abbracciare semplicemente la soluzione ago
stiniana, clic usciva momentaneamente vittoriosa dalla grande mischia
speculativa combattuta contro iaverroismo e contro Faristotelismo eli
san Tommaso. Quello di fermarsi su posizioni acquisite e di comodo
non un atteggiamento adatto al nostro autore. Pur mettendosi de
cisamente dalla parte agostiniana, egli riprende in esame il problema
daccapo e sfruttando suggestioni ed elementi speculativi di ogni pro
venienza, anche averroistica, riesce ad elaborare una soluzione gene
ricamente tradizionale, ma soprattutto personalissima.
D accordo con i teologi nellaffermare che lanima con tutte le
sue potenze creata direttamente da Dio, trae dalla teoria tutte le
conseguenze e nega recisamente che il principio vegetativo e sensitivo siano dati alluomo per via di generazione. Questo per non gii
impedisce di concedere qualche cosa ai filosofi. Mettendo a con
tributo la teoria della pluralit delle forme, trova modo di distin
guere energicamente il principio vegetativo e sensitivo da quello in
tellettivo, facendone tre Forme dellanima realmente distinte fra loro.
Per ha tterc in breccia ('unicismo tomista applicato anche alluomo,
inconciliabile con la composizione ilemorfica da lui ammessa nel
lanima, non esita a far propri i principali argomenti degli averrcisti,
diretti a dimostrare 1 impossibilit di fare dellanima intellettiva la
forma del corpo, mettendosi cosi in contrasto con gli stessi agostiniani,
che avevano accettato ia formula aristotelica, convinti che solo in
questo modo fosse possibile salvare, contro Platone, lunit sostanziale
dei composto umano. Nemmeno 1 Olivi disposto a venire a com
promessi con il dualismo psicologico di Platone, inconciliabile con la13
113
L cil j 121: Cfr. Q u odlibeta..., f 8 b : C o n stat enim tam secundum fteiem catho
licam qmm secundum ratiorem quod anima ratror.iiis ron potes: habere existentiam
completum, nec medun exlstendi coin oletum nisi sit u n ta corpori; et constat qued ips.i
inclinatur ad rcrp .s in:er cetrras causas p o p ter naigentiax. hu:iu com plm ent.; et si:
per consequens propter indigentiam exister.riae suae

24

d70

DO TT U rN E

F I I . O S O F J I H DI

P . G.

JL 1 V I

concezione cristiana dcUuomo, ma pensa sia possibile assicurare l'uni.


del composto umano senza far tante concessioni ad Aristotele. Per
questo sufficiente trarre il massimo partito da due dottrine squisi
tamente agostiniane: la composizione ilcmorfica dellanima e il plu
ralismo delle ionne. Attraverso quali precisazioni e applicazioni il
nostro autore ci sia riuscito, labbiamo visto. E appena necessario
notare la strettissima dipendenza della soluzione oliviana dalla sua
particolare interpretazione del pluralismo: mentre chi ammetteva la
subordinazione essenziale delle forme non trovava nessuna difficolt
ad affermare che lanima intellettiva forma del corpo, chi. come
lOlivi, asseriva che nessuna forma pu essere in potenza rispetto ad
unaltra e che, di conseguenza, la forma si radica e determina diret
tamente sempre e solo la materia prima, doveva essere assalito dagli
scrupoli di fronte ad unaiTcrmazione simile. Come abbiamo fatto ri
levare a suo tempo, proprio in nome degli stessi pi incini invocati
da san Tommaso, che l'Olivi dichiara inaccettabile la subordinazione
essenziale delle forme.
11 Maestro provenzale dunque condivide con i maestri agostiniani
lavversione contro unicismo tomista; tuttavia per criticare la con
cezione pluralistica da questi comunemente accettata, si allea con san
Tommaso; e inline, per aver partita vinta contro san Tommaso e i
Maestri agostiniani, daccordo con lui neHaiermare che lanima intel
lettiva forma del corpo, non esita a far alleanza col diavolo, cio
con gli averroisti, che di solito sono oggetto del suo disprezzo. Nulla
meglio di questo giuoco di alleanze tattiche, occasionai, di questo
andirivieni da un campo allaltro per riportarne dati ed elementi
speculativi utili, ci d la misura della complessit della soluzione
oliviana e della sua intima originalit. Singolarissima dunque la con
cezione obviana dei rapporti fra anima e corpo, ma, come succede
di molte cose singolari, complicata, lambiccata, sconcertante.
ni

- O LIV I E LA D EFIN IZIO N E D EL CONCILIO DI VIENNA

Questa potrebbe essere la spiegazione del fatto che lopinione dellOlivi abbia avuto pochissima risonanza. Allo stato attuale delle
nostre conoscenze storiche possiamo indicare un solo autore che di
mostri di seguile fedelmente lOlivi anche su questo punto: Pietro
de T rabibu s1 4. Fra i Maestri che continuano e difendono la dottrina
Cfr. L o n g p r E., Pietro de T ra b ib u s..., in SF, 1922, 167-220; J an sen B., Petrus de
T ra bibu s. S ein e speculative..., Baeam ker Festschrift, Mnser W ., 1923, 243-254.

IL

COMPOSTO

UMANO

tomista dellunit della form,a nelluomo, non ce n uno che dedichi


la minima attenzione alla teoria oliviana; la prova pi significativa
che essa non aveva alcun seguito fra gli autori pi in vista a quei tempi.
Anche negli ambienti culturali dellOrdine francescano ebbe una c
coglienza assolutamente negativa. La dottrina oliviana sui rapporti fra
anima c corpo compare fra quel gruppo di sentenze estratte dalle
opere del Maestro provenzale, che erano apparse erronee o pericolose
ai sette Maestri, incaricati dal Generale dellOrdine, fra Bonagrazia
da Bologna, di esaminare i suoi scritti ~15. Le spiegazioni c le giustifi
cazioni dcUOlivi per, sulle quali ci fermeremo pi avanti, dovettero
sembrare abbastanza persuasive dal momento che, corne neto, non
gli fu tolto linsegnamento e non fu pi molestato durante il gene
ralato di Arlotto da Prato, di M atteo dAcquasparta e di Raimondo
Gaufredi. Quando per qualche anno pi tardi divamp unaltra
volta la lotta del frati della Comunit contro gli Spirituali, e quelli
per necessit polemica cercarono di demolire lautorit dcIIOlivi pre
sentandolo come eretico, lincriminata tesi psicologica torn ir. primo
piano, Tra i quattordici Maestri in teologia e Ministri provinciali,
convocati d i Clemente V per patrocinare la cama dei frati della C o
munit e sostenere le accuse contro gli Spirituali nel Concilio di
Vienna, noi troviamo Vitalis Aquitaniae . Questi non altri che
Vitale du Lour, un antico avversario deiiOlivi. Di lui conosciamo
una confutazione organica e di grande impegno della famosa tesi oli
viana ll3. Le due questioni del D e rerum principio 117 venute fra le
mani cleU'Ollvi, lo indussero a stendere quella lunga replica polemica
che costituisce 1Appendix alla quest. 51, a cui ci siamo pi volte rife-18
118
Cfr. L a .irne?. D., P. Johan n is O livi ria scripta..., in A FFI, 1335, 128: i S . De
Anima: quod est torma carperis, Qaocl anim a rationalis est per se et essentialiter form a
co-poris huir ari nec tarnen oropter noe sequitur, q -o a non niL Ubera vel quo d it extensu,
sol mortalis, vrl quod det huic, corpori esae immortale, et contrarium est error. Cfr.
FusuKNeooFR G., L itter a septem sigillorum contra doctrinam P. 0 annis Olivi, in A FH ,
1951, 15-5:1.

D re'um prin cipio, q. 9, a. 2 ; !.. 11, a. 2; er.. Vlvs (IV 3 9 8 1-36; 46 -4 6 8 1 ; Q uadi.
I, q. ?.. Cfr. )' J. RM F. M ., Vitalis d e Furno, Q uodlibeta tria (Spicilegium Pontificii
Athrem-i Antonimi, V) Roma, .947, 27-30. 3 difficile stabilire le ragicri che hanno
indotto questo autore, uri'cc fra tutti 1 Maestri aderenti aLa corrente agostiniana, a dedicare
tanta attrr./ioi alle d urine osicologiche delFOlivi. ' stato mosso u interessi puramente
fr.0506.ci o, almeno in parte, anche c.a p eccourazioni extrafi.osof.che e c.a spirito e pa-tito?
Il fatto di ritrovar o fra i outrocim tori della causa della Couturi.t al Conc.Lo d: Vienna
ci farebli propendere per la seconda alternativa. Per le ragioni cdre diremo, noi per
incini uno ati escluderla.
117
Che fanno parte di un gruppo ni question" dispntite dtd titolo V e anuria et eius
potent ir, corre lia dimostrate il Deiorrre: L e Cardinal Vital du F ou r. Huit questions disputes sur le problm e d e ta connaissance, in AFIDL, 1927, .51-337.

LI

372

TIRI.N E

H LObOUCHF

1>I

P.

G.

O LIV I

riti, e nella quale ribatte una per una le affermazioni e gli argomenti
dellavversario, come pu constatare chi confronti il testo cliviano
con il testo di Vitale du Four. Spiegando le ragioni che lo inducono
a rispondere alle critiche clic gli sono state mosse da Vitale du Four,
O liv: scrivo: p e ivenerunt ad me impugnationes cuiusdam zelo veri
tatis, ut aestimo, laetae; placet eodem \erit atis zelo pacifice respon
dere ad illa s '1''. II nostro autore dunque non m ette in dubbio la
buena fede di llavversarlo e gli d atto di essere mosso unicamente
da preoccupazioni legittime ed oneste, zelo v e rita tis ; merita perci
una risoesta altrettanto onesta c obicttiva.
Questo attestato di onest filosofica lo mediava davvero Vitale du
Four? La dichiarazione oliviana, in altre parole, sincera oppure ,
come tante altre, soltanto diplomatica, e un accorgimento polemico?
Non ho alcun motivo di sottoscm ere un t; le dubbio: non si deve
escludere infatti che tra tanti avversari prevenuti, che leggevano gli
scritti dcllOlivi, preoccupati soltanto di coglierlo in fallo e di tro
vare un appiglio per attaccarlo, ce ne fosse qualcuno spassionato e
che piendeva in mano la penna per contraddirlo solo perch le tesi
olir lane gli sembravano poco convincenti o addirittura poco ortodosse.
Accanto a coloro che ncllO livi filosofo volevano colpire soprattutto
il capo morale degli Spirituali, ci sar senzaltro stato chi, a pre
scindere da dissensi di ordine pratico, era seriamente impensierito
dalle sue posizioni speculative. O ra non c alcuna ragione per esclu
dere che Vitale du Four, almeno in un primo momento, fosse uno
di questi. Comunque un fatte che, fra le dottrine su cui i frati della
Comunit puntarono di pi per strappare a] Concilio di Vienna una
condanna di eresia contro lOlivi, c era anche quella dei rapporti fra
anima e corpo119.
La controversia fra gii Spirituali e i frati delia Comunit ai tempi
del Concilio di Vienna, si imperniava su due questioni fondamentali:
alla tradizionale vertenza sul valore e la misura della povert fran
cescana si era aggiunta quella sullortodossia di alcune dottrine filoQ SS., q. 51 Appendix (II 136).
Ernia dai limiti del nostro lavoro d scrivere le vicende della contreve-sia fra i frali
dei ir Coni jn it e gli Spirituali prima e durante :J concilio di Vienna. Il lettore che si
interessasse del problema trova tutte le notizie che desidera nelle seguenti opere: E h rle F.,
Z ur V orgeschichte des Concils von V ienne, in ALKC-, 1885, 353-415; 1887, 1-195;
I dem , Petrus Jo h an n is Olivi, sein L eben u n d siine Schriften, in ALKG, 1887, 4095 5 2 ; G ratif .n P., H istoire de la fon dation et d e it j clu rion de lO rdre dis I'reres M ineurs
au X I I I sicle. Parigi, 1928 470 ss ; de X a s - ls R., H istoire de Spirituels, Parigi,
1909; C a lla ey F ., E tu d e sur U bertin de C asle, Lovait io, 1911, 196-2C 4 ; A mcrs I..,
S eries con dem n ation u m et processuum contra doctrinam ei sequ aces P. J. O livi, in AFH,
1931, 495-512,
3

L COMPORTO U M A N O

sofico-teologiche, insegnate daliOlivi. Clemente V , cleci-o a risolvere


e comporre l'aspra contesa fra Spirituali e Comunit, pubblic due
documenti: la bolla E x i v i d e p a r a d i s o , nella quale precisava come
doveva essere intesa e osservata la Regola di san Francesco, e il de
creto F i d i i c a t h o l i c a e f u n d a m e n t u m , in cui definiva linsegnamento
dela Chiesa sulle questioni su cui, a parere dei frati della Comunit,
rOlivi aveva proposto soluzioni eterodosse.
A proposito dellunione fra anima e corpo il decreto F i d e i c a t h o
lica e f u n d a m e n t u m stabilisce quanto segue: ...Doctrinam omnem
seu positionem temere asserentem, aut vertentem in dubium, quod
substantia anim ae rationalis seu intellectivae vere ac per se humani
corporis non sit forma, vclut erroneam ac veritati catholicae inimicam
fidei, praedicto sacro approbante Concilio reprobamus: definientes, ut
cunctis nota sit sincera veritas ac praecludatur universis erroribus
aditus, nc subintrent, qued quisquis deinceps asserere, defendere seu
tenere pertinaciter praesumpserit, quod anima rationalis seu intelec
tiva non sit forma corporis humani per se et essentialiter, tamquam
hereticus sit censendus t?0.
II primo problema che ri sono posti gli storici della teologia di
fronte a questa definizione sarto il seguente: con tale definizione il
Concilio rii Vienna ha canonizzato una particolare dottrina filosofica,
quella tomista, per esempio, oppure no? 11 La discussione fra coloro
che vedevano nella definizione una presa di posizione ufficiale in fa
vore di una determinata dottrina filosofica e coloro che sottolineavano
la sua indeterminatezza, fu superata dalla scoperta degli scritti oliviani. La conoscenza de.la dottrina oliviana sullunione dellanima col
corpo
a parere dello Jansen chiarisce definitivamente lesatto
significato della famosa definizione. Difatti se si bada alle vicende sto
riche che hanno portato ad essa e si tien conto di c[uelio che ha real
mente insegnato l'Olivi intorno allunione dellanima col corpo, risulta
evidente che il Concilio di Vienna ha voluto semplicemente riprovare
un certo modo di intendere lunione fra anima e corpo e precisamente
quello fatto proprio dallO livi120
1122.
120
D f. nzim :r - B a lm w art , L n ch 'rid on S ym boloru m , ed. X V I I I , FriburgI i. B., 192 3 ,
481, 209 -2 .0 .

121 Z i o l i a r a , D e m ente Concilii V iennensis in d efin ien d o d o g n .a te unionis an im ile h u m a


nae, Horm, 878.
122 J ansen B , D ie D efinition d e Konzils von V ienne, in Zeitscrift fr K athol T h eo l. ,
1908, 298-307 ; 4 7 1 -4 8 8 ; I dem , D ie L eh re O livis ber das V erh ltn is vor. L e ib und S e e l e .
in Franziskanisch? Studien, 1918, 1 5 3 -1 7 5 ; 2 3 2 -2 5 8 ; I dem , Q uon am sp ectet d e f i
nitio C oncilii Viennensis de anim a, in Gregonor.um , 1920, 78-90. L a sentenza dello
Janser. si pu cond :.*&rs in questi righe che si leggono a j>. 8 7 : C o n tra hunc (quello

; 74

LA E D T T R I 'E

F IL O S O F IC H E

DI P . 3 . O L IV I

Questa interpoldazione della definizione viennese, in base alla quale


sarebbe legittimo dire che l'Olivi stato condannato come eretico,
ritenuta inesatta da alcuni autori. Costoro. o!tie a mettere fuori di
scussione la buona fede dell1 ivi, attestata dalla sua esplicita volont
di sottomettersi in tutto c sempre alle decisioni della Chiesa, osservano
che la definizione nei suoi termini, non vuol propriamente condannare
una dottrina determinata, ma piuttosto precisare quello che si deve
ritenere intorno allunione dellanima e del corpo, per salvare la na
tura umana di Cripto. L intenzione del Concilio di non voler darla
vinta ai nemici dcllO Iiv, incriminandolo come eretico, sarebbe ma
nifesta anche dal fatto che il decreto F id ei C ath olicae fundam entum
non nomina n lui, n alcuna delle sue cp ere123. La sentenza pi
equlibrata e pi documentata sul significato storico della celebre definizior.e. mi pare quella dell'Amoros
Per risolvere con cognizione
di causa la questione se il Concilio di Vienna ha inteso o no con
dannale le dottrine dcll'Olivi, l Amors ha fatto parlare i contem
poranei, i fautori stessi dell'Olivi e i teologi neutrali intervenuti o
meno nella controversia, cd giunto alla conclusione clic se il Condcll'Olivi) errore n insurgit decisio conciliaris; eue errore circumscripto et etere definito,
circumscribitur co ipso sensus definitionis . Sono daccordo con io Jzuisen : D em vre M .,
L a dfinition du C o n cile de V ienne sur P m e (6 m ai 131?) in Recherches ce Sciences
Relig. , 19)2, 3 2 1 -3 4 4 ; K och J ., D ie V erurteilu ng Olivis auf d em K on zil von V ienne
und ihtc V orgeschichte, ir Scholas ik , 1930, pp. 489-522; I dem , V crslag zu ein er
weiteren Ausgestaltung non D enzingers E n ch irid ion Sym bolorum . in Th col. Quartzlschrift ,
1922, 138-157; E cheverra B., E l p roblem a de! olm a hum ana en la E d ad M edia, P ed ro
d e OU i ) defin icin del C onclio de V ien n e, Buenos Aires, 1 9 4 1 ; B aed' sse r a , L a d ec i
sione del C oncilio di Vienna (1311): Substantia animae rationalis seu intellectivae vere
ac p r sc humari corporis fo rm a nellinU rpre tazione d i un co n tem p o ra n to , in Riv. di
til. Ntosco'aslica , 194-2, 212-232. N ell'articolo di Baidisscra noto cae inesattezze: la
definizione del Concilio di Vienna col 6 mrggio 1312, e non del 1311; la condanna
dellOlivi era sollecitata dal frati della Con unit in genere e non dagli sentisti, come il
Baldisser; a nnera a p. 214.
IS J ai i r a i .'x L ., P ierre Jea n Olivi, sa vie, sa doctrine, in E tu d es Francisca'r.es , 1933,
5 2 7 : 11 (In Pape) ne rpond aucunement a .x dsirs de la Commun au l. Clment V
rend; rn c simun des cu\iag s dOiivl, et aux yetx de scs disciples, rene t intact .
b Mllerl, -he concorda sestarzialm-nte con lo Jarraux (c r. M i. l e e r E., D as K m z il von
V ienne (1 3 1 1 -1 3 1 2 ;. Scine Q uellen und sein e G esch ich te, M nster in VV., 1334; I d e m ,
Olivi und seine L e h r e von der S eelen fcrm au f dem K onzil von V ienne 1 3 J1-1312;
J ine Erw iderung an P. B. Ja n sen , ln K irc h e g esc h ic h llu l en S tu dien P. M ichel Bild, als
E hren gabe d a rg eb oirn , Kolirar, 1941, 96-113) riconosce cite gli error; rimproverati
zipolivi furono 'effettiva .occasione della definizione, ma fa rotare che il Core: io si pro
na ..;i in modo da non coinvolgere d:retlairer.*e n lOlivi n le sue dot rire. Tocc.aer
agp studiosi del persiero oliviano slabare se il suo modo di in'endere Pernione fra Panima
e il corpo davvero inconciliabile con .a definizione conciliare. Ixi Jarraux per conto suo
scrive: N ous entendons b:er. rhabl'itrr Olivi au sujet ce sa doctrine philosophique. Sur
cc point "uus ie croyons innocent... (p. 5 2 3 ); ma rimanca zd altra occasione la dimo
strazione del suo assunto.
:2i A mor .s L ., A egidii R om ani im pugnatio doctrinae P. J. O livi an. 1311 -1312. (Disse
ritur de m erle Concilii Viennensis in causa eiusdenr. P. J . Olivi), in , 1934, 399-451.

_i C O M P O S T O

UM ANO

37'

cilio non ha inteso condannare la persona dellOlivi, fuori dubbio


che volle proscrivere dottrine da lui insegnate l2s.
Con ci la questione definitivamente risolta? Forse no. Limitando
le mie considerazioni al punto dottrinale che qui ci interessa, io mi
demando se la definizione conciliare: substantia animae rationalis
seu intellectivae (est; vere et per se humani corporis forma dav
vero inconciliabile con quello che insegna l'Olivi. In altri termini: il
Dottore provenzale potrebbe sottoscrivere questa affermazione senza
rinnegare nulla di quello che ha insegnato? Egidio Romano, che ebbe
tanta parte nella condanna dellOlivi "6 riferisce la dottrina incri
minata in questi termini: ...Anima rationalis sic est forma corporis
quod non est hec (sic) per ornnes partes suae essentiae, utpote non per
materiam, nec per partem intellectivam, sed solum per partem sen
sitivum h Guglielmo Alruvick, qualche anno dopo la promulgazione
del decreto vcnnesc, caratterizzava in questo modo la dottrina con
dannata : ...Fuerunt quidam moderni chatolici (sic) presumptuosi qui
dixerunt quod anima rationalis non est forma corporis humani per
se ipsam, sed solum per sensitivam partem, adicientes quod si esset
forma corporis sequeretur quod aut communicaret corpori esse im
mortale aut ipsa nou haberet esse immortale de se... I23.
Da duc cosi autorevoli testimonianze noi ricaviamo che lerrore che
si rimprovera allOlivi era quello di aver insegnato che lanima
forma del corpo olo con una parte di se stessa : con la parte sen
sitiva. Una simile accusa era gi stata mossa da Vitale du Four
airOlivi 2, il quale laveva respinta sdegnosamente: Dicendum
quod in nostra positione non dicitur quod intellectivam sit forma
hominis m ediante sensitivo , inumo tota positio huic contradicit125*179130.
L Olivi osserva che, tenuto conto di come egli intende le relazioni fra
la forma sensitiva e la forma intellettiva, si pu e si deve dire che
tutta lanima fourni del corpo: E x hoc edam est quod tota anim a
rationalis dicitur forma sui comoris potius quam sola sua pars sensi125 Op. ci:., 4 1 5 :
Kis ' sfittar in adiunotis asserere cogamur Concilium Viennense
hos tr s errores, tamquam doctr'naim in scriptis Petri J . O vi contentam, prescrib;. T acet
quidem nomen pi c o ra e , sed hoc manifestat, Concilium mediam quamdam viam tenuisse
et qucdnmodo Uberti i eiusque soc o urn consilium secutum fuisse: intenconem personae
purgare, dicta dubia vei illicita corrigere. Sic enin et honorem personae salvat... et erronea
dicta proscribi: .
12 1
Op. c i i , 406-407.
127 Op. ci:., 435.
12S Testo riferito d Amoros U., op. cii., 419.
129 QSS., q. 51, Appendix (II 144).
120 L. ci:., 145.

37b

le

rxjTTTjKE f i l o s o ? j c i : i : m r. g . o l iv i

tiva. quia forma simpliciter dicta potius significat formam totalem


quam partem ipsius131.
II minimo che si pu dire questo: 1O livi riteneva che tradissero
il suo pensiero coloro che gli facevano dire che l'anima informa il
corpo con una sola paite di se stessa.
Non dunque azzardata l ai formazione che lOliv sarebbe stato
premo a sottoscrivere Ja definizione conciliare, convinto di non aver
mai sostenuto il contrario. Evidentemente per lui un conto dire che
l'anima razionale o intellettiva informa il corpo in quanto sensitiva
e un conto dire che lanima informa il corpo con la sola sua parte
sensitiva: qui si introduce surretiziamentc un concetto cella composi
zione formale dellanima che incompatibile con la sua semplicit.
L anima sempre tutta in ogni sua fiarte.
Ma venuto il momento di dire quello clic pensiamo noi, da un
pimo di vista strettamente slorico. della dottrina oliviana sui rap
porti fra anima e coi po. A mio parere la soluzione oliviana identica
a quella di san Tommaso, nel senso che lOlivi dice, in termini rigo
rosamente agostiniani, esattamente quello che il Dottore Angelico dice
in termini rigorosamente aristotelici. In altre parole: la soluzione oli
viana del fondamentale problema psicologico differisce dalla soluzione
tomista solo in questo: che espressa in modo tale da essere piena
mente coerente con le dottrine dellilemorfismo universale e del plu
ralismo delle forme. Le differenze non riguardano la sostanza della
soluzione, ma derivano tutte dalla diversa cornice sistematica dentro
la quale essa viene inquadrata.
Andiamo a leggere I2 risposta dellOlivi aHappunio che i sette
Maestri avevano mosso alla sua dottrina sullinformazione del corpo
da parte dell'anima. Contro di lu: i sette Maestri scrivevano: D e
anima: quod est forma corporis. Quod anima rationalis est per se
et essentialiter forma corporis humani; nec tamen propter hoc sequi
tur. quod non sit libera vel quod sit extensa vel mortalis, vel quod
det huic corpori esse immortale, et contrarium est error. Risposta
dellOlivi: Hanc sententiam accepto ratione essentiae ipsius animae
rationalis, non autem ratione potentiae; et sic credo quod magistri intelligunt et huius contrarium non credo me dixisse et si dixi revoco 132.
A prima vista questa risposta non pu non stupirci: FOlivi ci fa lim
pressione di uno che neghi disinvoltamente quello che ha affermato
con la massima energia fino a un momento fa. Si dimostra molto piI
III

L . cit., 144.
L sftrce D , P. ] . O livi o..m. tria scripte..., 1Z8

IL

CC U P O S

UMANO

onesto invece quando, in un secondo seritto apologetico, si difende


dalla stessa accusa in cjuesto modo: Q uid hic sit periculosum, et
propter quid, valde desidero per vos vel per alios edoceri; bene enim
scio quod dicere quod pars intellectiva seu intellectualitas animae
rationalis non sit form a hominis, au: quod cum corpore humano unum
ens et unam substantiam non constituat, est valde periculosum in fide.
Eiro autem illr ostendi; et, ut tunc mihi visum fuit, satis pro posse
sufficienter, quod h aec duo stare possent absque hoc quod pars intel
lectiva sit forma corporis, supponendo tamen duas positiones, quas ego
ioidem suppono, scilicet quod pars sensitiva sit essentialiter radicata
in substantia seu m ateria animae intellectivae, et quod formae sub
stantiales potentiarum animae sunt partes formales et substantiales
ipsius animae ' u.
Fra queste due r isposte non esiste una vera e propria contraddi
zione: vero cric nella prima dichiara di sottoscrivere laffermazione:
anima est forma corporis, mentre nella seconda nega quod pars
intellectiva sit form t corporis; vero che nella prima dichiara di
approvare la soluzione comune secondo cui lanima forma del corpo
quanto allessenza, ma non ratione poentiae , da lui giudicata
inaccettabile c sostituita quindi con la nuova formula, cui si attiene
nella seconda risposta. Tuttavia, se si bada bene, tutta la differenza
fra le due risposte .si riduce a questo: nella prima lOlivi, attenendosi
alla sostanza delle cose, non fa questione di parole ed esprime la sua
tesi allontanandosi il meno possibile dalla terminologia comune: lani
ma razionale (non dice per intellettiva) forma del corpo ratione
essentiae, ma non ratione potentiae; nella seconda invece si at
tiene alla sua terminologia, ma insieme fa osservare che le cose non
cambiano, una volta accettati i suoi presupposti sistematici m . Non
si tratta di una pretesa senza fondamento.
, -,:l

L asero ", D., V. / O livi o j.m . tria scripti..., 155.


Ne VI.pistola a i Ir. R aym undum trovo un testo anche pi esplicito. L Olivi nfatti
arriva a scrivere (rfr. Q uodiibeti...., f. 51 d-52 a ): Quot (sic) an irrta intellectualis non
informet carpus, set tantum per sensitivam. De hoc in duabus questionibus scripsi quod
anima ratio lis vere informat c -pus et vere est forma corpo-is, quamvis eius pars inteliectiva ccr oris nun st forti i; f.t tamen nilii umir.us sita co substantialiter conjuncta in uno
toto et i, uro suppos to et in una : atura tct.T s<*u compieta.... Fateor Urner q icd si anima
esset una natura simplex essentia in qua consisterent potentiae quasi rami orientes a radice
sua sicut quietati, magni sentiunt, oporteret ut credo necessario tenere quod anima securclurn
totam suam essentam informare; corpus e 1 hec (sic: duc expresse dixi ir. disouU.ttombvs
meis... Tenenti positif.nes istis opposita omnia videntur consona veritati. Si cutem no:,
ita en, ostendatu' m in pie et scitele . St poteva dire ir modo pi ca aro di cosi che tutta
la differenza a sterie tra la fermala oliviar.a d; esprim-re i rapporti che le g .r o lanim a e .1
torpe e la formula adottata da san Torr maso e comunemente accetUita, si riti ice a una
differenza di presupposti sistematici? Se la strattura interne, dellanima concepita tomi
sticamente, si salva molto bene . 1 unit sostanziale delluarao e ia spiritualit d ellanima
154

378

> I-UNE

p aoson cH R

Df p . g . o t v i

! problema ca risolvere era questo: affermare che "anima si unisce


al corpo a modo ili forma, senza comunicare ad esso lutto il suo esscre e tutte le sue peifczioni, e in modo tale da non poter essere con
fusa con una forma mali riale. San Tommaso ne viene a capo sfrut
tando la distinzione fi a lessenza e Ir potenze dellanima: trattandosi
di una distinzione reale, quello che si dice dellessenza non necessario
che valga anche delle potenze. Affi rimando dunque che laniira per
se stessa forma del coipo, non implica affatto che si debba dire al
trettanto di tutte le sue potenzi :
L Ol.vi, essendo convinto che le potenze non sono semplicemente
delie virtutes a n im ae, ma partes animae constitutivae et quod
differunt ab ca sicut partes a toto et sint idem cum ea sicut partes
cum to to 1, per dire chi lanima i forma del coipo senza che per
questo lo sia secundum intellectivam potentiam, si trovato nella
necessit di affermare che lanima forma del corpo ratione partis
vcgctativac et sensitivae, non ratione partis intellectivae . Di con
seguenza ha dovuto seguire una via diversa da quella di san Tom
maso, anche per rendere ragione dellunit sostanziale delluoino. Con
densando in una fonnula il suo pensiero, lOlivi pu scrivere: Non
sequitur quod si anima, in quantum anima, est forma corporis hu
mani, quod omnis anima sit ferma corporis humani 37. A sua volta
san Tommaso, condensando in poche parole il suo pensiero, scrive:
N on dicimus animam humanam esse formam corporis secundum
intellectivam potentiam . Che cosa c di diverso in queste due di
chiarazioni, se non la terminologia?
dicendo che lanima secund jm tetan suam essentiam forma del corpo, se ibene non
lo sia ratione polcntiae intellectis je ; se invece si crede c: aver buone ragion' per rito
rcile elle le potenze anzich propriet, sono p rr'j io .irt 1 : cellanin.n., por nor. sacrificare
al.'anit sostanziale dell'uomo la upr.tualit dellarim a bisogner cire che l'anima .orma
del corpo, ma non in quanto intei,etiva, cio non con la sua parie inte.ieltiva. Una volta
accettato il mio punte di vista dice in sostanza Clivi sulla, struttura ilenorfica e
pluralistica dellanima, ia rr'a formula per esprimere iunio-ie dellanima :c] corpo, non pu
non apparire ineccepibile e in armenia con ia concezione cristiana delluomo. Perci se la
formula non vi piace, avete una soia cosa da fa'? : dimostrateli!, che il n io modo ci inten
dere : rapporti fra ianima c le sue potenze fi'oscficamerte insostenibile. In questo caso
sar io il primo ad abbandonare, conte tnammissiblle, .a formulazione proposta.
133
E quello che ribatte san Tommaso agli averrenti: N on enim dicimus animam
humaram esse formam co-pcris secundum intellectivam potentiam, quae secundum doctrinam
Aristotelis, nullius est organi acus; unde remanet quod a: ima, quantum ad intellectivam
potentiam, sit immaterialis e immateriali ter recipiens e seipsam intelligens (Dt unitate
intellectu s, cap. 3, ed. Keeler, Rem a, 1947, p. 52). E pi innanzi, cap. 4, p. 5 2 : necesse
est dicere quod homo singularis intelligens vel sit ipse intellectus, vel intellectus formaliter
ei inhaereat, non quidem quod sit fonna corprorb, sed quia est virtus animae quae est
forma corporis .
:38
Q S S ., q. 5* (II 256).
r Q S S ., q. 51 Appendix (II 42).

IL COMPOSTO UMANO

Aveva dunque ragione O livi di meravigliarsi che si sollevassero


tante difficolt contro la sua affermazione che lanima, in quanto in
tellettiva, non form a del corpo: egli infatti intendeva dre n oi
n meno di quello che dicevano tutti, seobenc lo dicesse con altre pa
nile.
Non era la formula in se stessa che doveva essere messa in discus
sione, ma, caso mai, i presupposti sistematici che la rendevano legit
tima. Sul piano storico crediamo che lOiivi avesse ragione: le sue
conclusioni sostanzialmente non differiscono da quelle di san Tom
m aso11'4; egli per a differenza degli altri Maestri agostiniani,
che a un certo punto confluivano nellalveo aristotelico, vi giunge
seguendo vie tutte sue. Per colpirlo bisognava dimostrare d ie le vie
da lui seguite risultavano impraticabili. A san Tommaso sarebbe stato
facile dimostrarlo, ma non altrettanto ai suoi diretti accusatori, che
da buoni francescani, al pari di lui, sostenevano la composizicne ilemorlica dellanirna e il pluralismo delle forme.

us
S i non pr nc.o un abeaglio, mi p ari che qiat'.ro c.i: sette componenti Ia commis
sione di teologi ricantata (.a Clemente V di esaminare e di esprimere il suo giud'zio sullo rtodossia di certe dottrine olivlane, siano arrivati a l e mie stesse conclusioni. Essi infatti
scriv o n o :
\ninin rationalis secundum suam substantiam et essentiam forma est corporis
et oppositum huius erroieum reputamus. S td diicre ipsam secandum pa-tem intellectivam
non esse forma rorpons, u ve talis pars d ijU ra t ab essentia realiter (opinione di san T o m
m aso) sr e Io rm aliler (opinione ce.I Olivi), noti videtur errereum nec etiam falsum et sic
is d c quo agitur et inte iexisse d icitu r C fr. F u s s e n -KCCe * G., R e la tio com m issionis in
c o n c i l io V iennensi institutae a d d ecreta lem -i Exivi de p arad iso p r a e p a ra n d a m , in F H ,
1 9 5 7 , 143-177. Il testo riferito si trova alle pp. 176-177. il documento in parola,
sconosciuto ed <t..to o ra per la prima volta, termina con qu-ste fra si: < : secundum re la
tio n e m istorum quatuor ficta es: d ecretalis U na mano ignota ' aggiunse: < ... itaque
determ inatum est quod fr. Petrus Johannis fu it catholicus et libri sul erunt publ'catl per
universum orbrm . Sull ortodossia ollviana non trevo nulla eia rid ire; quanto alla d ilu
sio n e delle opere olivlane non reputo un gran male che lignoto ammiratore del nostro
a u to r e si sia, almeno f.no ad ora, inganrato.

Você também pode gostar