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Editore Luca Santa Maria | Direttore Responsabile Francesco Vigan
stabilimenti Eternit, e dunque non oltre il 1986, anno di chiusura degli impianti per
dichiarato fallimento della societ.
A tutto voler concedere, per, quella che la Corte indica come conclusione
logica del proprio ragionamento una mera congettura, che avrebbe richiesto di
essere verificata in un eventuale giudizio di rinvio.
Ma il vero punto debole del ragionamento della Corte sta nellaver considerato
come evento di disastro labbancamento di materiali contenenti amianto nelle aree
esterne degli stabilimenti e non, invece, la dispersione di fibre di amianto nellaria
per interi decenni. Ci, peraltro, sebbene la stessa Corte, in un precedente passo della
sentenza, avesse correttamente riconosciuto levento di disastro proprio nella
immutatio loci consistita nella contaminazione dellaria per effetto della dispersione di
fibre di amianto provenienti dai materiali abbancati quando gli impianti erano in
produzione. Ebbene, del tutto evidente che, se la Corte avesse tenuto fede a tale sua
prima interpretazione dellevento di disastro, non avrebbe certamente potuto dare
per scontato che levento avesse raggiunto la sua massima gravit quando cessata
lattivit di abbancamento.
Insomma, la Corte di Cassazione per poter presentare come necessitata la
decisione di prosciogliere per intervenuta prescrizione stata costretta a modificare
in corsa linterpretazione di evento di disastro che lei stessa si era data, finendo per
sposare, allinterno della stessa sentenza, due diverse concezioni di evento di
disastro: una concezione valida per definire il momento consumativo, tutta
focalizzata sul fatto di abbancare amianto nei terreni; unaltra concezione, elaborata
per dimostrare la sussumibilit dei fatti di disastro ambientale allinterno della
fattispecie di cui allart. 434 c.p., che sposta, invece, il fuoco sullimmutatio loci data
dalla compromissione della matrice ambientale aria per effetto della dispersione
delle fibre di amianto provenienti dai materiali abbancati. Un espediente
argomentativo ovviamente inaccettabile, che mina alla base lintera struttura logica
della sentenza, rendendo inevitabilmente altrettanto inaccettabili, proprio sul piano
logico prima ancora che giuridico, le conclusioni della Corte in punto di prescrizione
del reato di disastro.
Tanto basterebbe a dimostrare che la soluzione che stata presentata come
necessitata tutto era fuorch necessitata.
Cera, al contrario, la possibilit per la Corte di pervenire a conclusioni
diametralmente opposte sulla scorta di un percorso logico-argomentativo
sicuramente pi rigoroso.
Innanzitutto, proprio muovendo dalla concezione dellevento di disastro
ambientale accolta dai giudici nella prima parte della sentenza (quale fatto di grave
compromissione della qualit dellaria in conseguenza del rilascio di fibre di amianto
provenienti dai materiali abbancati nel tempo) e prendendo per buona la tesi