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Latomo

La Chimica studia composizione, struttura, propriet e trasformazioni della materia.


La materia costituita da atomi uguali o diversi uniti fra loro da forze di legame,
dipendenti dalla struttura elettronica degli atomi.
Thomson (1910). Scariche elettriche attraverso gas rarefatti: produzione di
particelle cariche negativamente (elettroni) e di particelle cariche positivamente
(ioni) di massa molto pi grande.
Ipotesi gi suggerita da Faraday per spiegare la conduzione elettrica salina.

01 - 1 - Mattiello

Rutherford (1911). Struttura planetaria dellatomo.


Il nucleo composto da particelle di due tipi: Protoni e Neutroni (nucleoni).
Protoni: massa e carica elementare positiva.
Neutroni: particelle con massa praticamente uguale a quella dei protoni ma carica nulla.
Z = numero di protoni presenti nel nucleo: NUMERO ATOMICO
Z caratteristico di ogni atomo.
A = numero di nucleoni presenti nel nucleo: NUMERO DI MASSA

01 - 2 - Mattiello

Atomi aventi stesso numero atomico Z ma diverso numero di massa A vengono detti
isotopi di un elemento. Nellesempio sono indicati due isotopi (generalmente detti
nuclidi) del carbonio.

12
6

13
6

La massa di un nuclide inferiore alla massa ottenuta sommando le masse delle


particelle che lo costituiscono, tale differenza (m) viene indicata come difetto di
massa.
Nella formazione di un nucleo a partire da protoni e neutroni vengono a confronto
forze di natura elettrostatica (repulsive) e forze nucleari (attrattive), la grande
quantit di energia prodotta nel processo viene indicata col termine BE (binding
energy) energia di legame. Il calcolo di questa energia possibile per mezzo della
equazione di Einstein: m=BE/c2
con m (Kg), BE (joule), c=2,9979x108 ms-1.
In genere, in campo nucleare, lenergia viene espressa in elettronvolt (eV): energia
cinetica che un elettrone acquista sotto la differenza di potenziale di 1 volt.
1 eV = 1,61x10-19 (coulomb) x 1 (volt) = 1,61x10-19 (joule)
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Lunit di massa atomica (uma oppure u, ora Da, Dalton) definita come 1/12
della massa totale (nucleo + elettroni) del 12C (carbonio-12). Le masse di tutti i
nuclidi vengono quindi riferite a questa grandezza e sono perci delle masse
atomiche relative.
Massa del

12

C = 1,99252x10-26 kg = 12 u

1,66054x10-27 kg = 1 u = 1 Da
protone = 1,0073 u

neutrone = 1,0087 u

elettrone = 5,4858x10-4 u

In generale per non ci si riferisce ad un particolare isotopo di un elemento ma alla


miscela naturale degli isotopi che costituiscono quel dato elemento, quindi la
massa atomica relativa usata in realt la massa media della miscela naturale
degli isotopi di quellelemento.
12

( C) (98,89%) = 12,00000 u

13

( C) (1,11%) = 13,0034 u

(C)=12,011 u

01 - 4 - Mattiello

Elettroni: particelle ruotanti attorno al nucleo con carica elementare negativa e


massa circa 2000 volte pi piccola di quella del protone.
In un atomo il numero dei protoni pari al numero degli elettroni: l'atomo
elettricamente neutro.
Si considerano orbite approssimativamente circolari di raggio 10-10 m mentre il
raggio del nucleo r=10-15 m.
La struttura atomica quindi una struttura pressoch vuota.
Es: nucleo di 1 cm allora raggio orbita r=1 km.
Questo modello dinamico (evidentemente) stabile anche se in disaccordo con la
teoria elettromagnetica classica: gli elettroni dovrebbero (in movimento in un campo
elettrico) irradiare energia e cadere sul nucleo.

01 - 5 - Mattiello

Modello quantistico dellatomo di idrogeno.


Bohr (1913). Teoria basata sui seguenti postulati:
1. Allelettrone che si muove attorno al nucleo sono permessi solo alcuni stati, detti
stazionari, a ciascuno dei quali corrisponde un valore definito di energia.
2. Quando un elettrone si trova in uno stato stazionario non emette energia.
Quando lelettrone viene portato ad uno stato di energia superiore (stato eccitato)
esso risulta instabile, e, dopo un tempo brevissimo, ritorna allo stato iniziale (stato
fondamentale)
emettendo
un
quanto
di
radiazione
elettromagnetica
(diseccitazione) di energia h, pari alla differenza di energia tra i due stati.
3. In ogni stato lelettrone si muove su unorbita circolare intorno al nucleo.
4. Gli stati permessi agli elettroni sono caratterizzati dalla quantizzazione del
momento della quantit di moto.

01 - 6 - Mattiello

Applicando la teoria quantistica di Planck allatomo, Bohr conclude che il sistema


atomico si trova in uno stato stazionario a condizione che il momento angolare
dellelettrone che ruota attorno al nucleo sia pari ad un multiplo intero della
grandezza h/2

h
mvr = n
2
dove:
m e v = massa e velocit dellelettrone;
r = raggio dellorbita;
h = costante di Planck (6,6x10-34 Js)
Questa quindi lespressione della quantizzazione del momento angolare
Viene quindi introdotto n = numero quantico principale (1,2,3,...)

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Quantizzazione dei raggi delle orbite dellatomo.


Consideriamo latomo di idrogeno: 1 protone e 1 elettrone (Z=1).
Eguagliamo le forze che agiscono sullelettrone in movimento su unorbita circolare:
Attrazione elettrostatica:
dalla legge di Coulomb si ha Fe=qq'/Dr2 dove q, q'= cariche; r=distanza; D=cost
dielettrica del mezzo.
Nel nostro caso q, q'=e; D=1 per cui:
Fe= e2/r2 (attrazione fra protone ed elettrone)
Forza centrifuga:

Fe=ma=mv2/r

Eguagliando le due forze si ha:


mv2/r = e2/r2
Ricordando che: mvr=nh/2 e che, quindi: r2=n2h2/42m2v2
sostituiamo r2: 1/r = e242m/n2h2 per cui, evidenziando il raggio r, avremo:

h2

r = n
2 2
4me
2

01 - 8 - Mattiello

Espressione che quantizza i raggi delle orbite:


Per n=1 => r=
Per n=2 => r=
Per n=3 => r=

12 x 0,053 = 0,053 nm
22 x 0,053 = 0,212 nm
32 x 0,053 = 0,477 nm

Quantizzazione dellenergia dellelettrone dellatomo di idrogeno.


Energia: (in genere) capacit a compiere un lavoro.
Consideriamo ora lenergia totale dellelettrone dellatomo di idrogeno.
E = V+T
V = energia potenziale = -e2/r ( nulla per r-> )
T = energia cinetica = mv2/2 = +e2/2r (cfr. forze)
E = -e2/r +e2/2r = -e2/2r
Si avr:

En = -

dato che (cfr. raggio) r=n2(h2/4me22)

4 2
1 2me

2
2
n h

Dove risulta quindi quantizzata lenergia.


01 - 9 - Mattiello

Per n=1 => E1 = -217,5 x 10-20 J


Per n=2 => E2 = -54,4 x 10-20 J
Per n=3 => E3 = -24,2 x 10-20 J
Per n=1 latomo di H si trova quindi allo
stato fondamentale con contenuto di
energia totale minimo
Quindi si pu fornire energia ad un
elettrone e farlo passare ad uno stato
stazionario
a
contenuto
energetico
maggiore (p. es.: E1 -> E2) solo per
quantit fissate di energia (p. es.: E2 E1).
Comunque, lenergia da fornire mediante
una radiazione deve avere una frequenza
opportuna:

=h

una radiazione emette energia per quanti

dipendenti dalla frequenza .

01 - 10 - Mattiello

Vediamo il passaggio E1 -> E2 :

E 2 E1 ) 2me 4 2 1
(
= h=
=
h

trasformando la frequenza in numeri d'onda

h3

1
2 2
n1 n 2

=1 = c

si ha:

1 1
2me 4 2 1 1
=
2 2 = R 2 2
3
ch n1 n 2
n1 n 2
dove R = costante di Rydberg = 1,09737x107m-1
Per mezzo di queste relazioni quindi possibile calcolare tutte le frequenze che
latomo di idrogeno pu assorbire (emettere) quando si ha un salto energetico da
parte dellelettrone.
Spettro di emissione dell'idrogeno.
Si pu notare quindi come sia importante la spettroscopia cio una tecnica capace di
determinare (per es. nel caso dellatomo H) le energie dei differenti stati stazionari (per es.
righe spettroscopiche).
Nel 1885 Balmer ottenne in tale modo, cio per mezzo di tecniche spettroscopiche, cio
empiricamente, il valore della costante di Rydberg, R, calcolato poi 30 anni dopo da Bohr.
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Successivi completamenti della quantizzazione di Bohr.

Il comportamento spettroscopico dellatomo di He (Z=2) presentava delle anomalie:


si avevano degli sdoppiamenti delle singole righe spettroscopiche; evidentemente
potevano esistere diversi livelli energetici (sempre quantizzati).
Sommerfeld ipotizz, in atomi multielettronici, che le orbite potessero essere non
solo circolari, ma anche ellittiche.
Quindi fu necessario introdurre un nuovo parametro per definire le orbite ellittiche:
il numero quantico angolare l con valori l = 0,1,2,3,n-1
Sempre per via empirica, successivamente l'analisi spettroscopica mostr la
presenza di ulteriori sdoppiamenti di righe: questi furono spiegati introducendo due
nuovi numeri quantici:
il numero quantico magnetico m = 0, 1, 2, 3,... l
considerando il campo magnetico generato da una carica elettrica (elettrone) in
movimento, ed inoltre
il numero quantico magnetico di Spin (ms)=1/2
considerando lulteriore campo magnetico generato dalla rotazione (oraria o
antioraria) dellelettrone attorno al proprio asse.

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Principio di esclusione di Pauli


Per definire lo stato di un elettrone in un atomo sono necessari quindi 4 numeri
quantici:
n = principale = 1,2,3,.....n
l = angolare = 0,1,2,... (n-1)
m = magnetico = 012, l
ms = spin = 1/2
"In un atomo o in un una molecola costituita da uno o pi atomi non
possono coesistere 2 o pi elettroni con i 4 numeri quantici uguali"
In Tabella 1 sono riportate, a titolo di esempio, le possibili quaterne di numeri
quantici che caratterizzano gli elettroni che occupano i livelli energetici con numero
quantico principale n = 1, n = 2, n = 3.
Tale tabella mostra come, per il principio di Pauli, sul livello con numero quantico
principale n non possono esistere pi di 2n2 elettroni.

01 - 14 - Mattiello

01 - 15 - Mattiello

La trattazione quantistica dellatomo il prodotto di interpretazioni successive di dati


sperimentali: le conclusioni coincidono con la successiva, pi rigorosa trattazione
ondulatoria.
La trattazione quantistica dell'atomo iniziata da Bohr e perfezionata da Sommerfeld,
Goudsmit, Uhlenbeck, Pauli ed altri fra il 1913 ed il 1925, non pu essere ritenuta
soddisfacente perch essa non il prodotto della elaborazione di una teoria unitaria,
ma il risultato della necessit di interpretare successivi, imprevisti comportamenti
sperimentali. Tuttavia i suoi risultati possono ritenersi operativamente validi perch
trovano conferma, anche se con significato concettualmente diverso nella
applicazione della meccanica ondulatoria alla struttura dell'atomo.

01 - 16 - Mattiello

Rappresentazione dell'atomo H nella teoria ondulatoria


Nel modello di Bohr dell'atomo di idrogeno nel suo stato fondamentale, veniva
definita con esattezza la distanza dell'elettrone dal nucleo: 0,053 nm.
Nel modello ondulatorio non esiste pi l'elettrone come particella (nel senso di non
essere pi localizzabile su una traiettoria): esso delocalizzato su un'onda
stazionaria, che pu pensarsi come una nube di elettricit, in ogni punto della
quale esiste una certa densit di elettricit proporzionale alla probabilit di trovare in
quel punto l'elettrone. Nel modello ondulatorio dell'elettrone non si pu perci
parlare di distanza dell'elettrone dal nucleo, ma di probabilit di trovare
l'elettrone ad una data distanza dal nucleo.
Troviamo cos ancora una coincidenza di risultati fra teoria quantistica e teoria
ondulatoria; ma in realt la differenza concettuale fra questi due risultati
numericamente uguali profonda: in un caso si afferma che l'elettrone si trova ad
una distanza di 0, 053 nm dal nucleo, nell'altro si afferma che 0, 053 nm la
distanza alla quale massima la probabilit di trovare l'elettrone, che delocalizzato
sull'orbitale.

01 - 17 - Mattiello

Il probabilismo della fisica moderna in confronto al determinismo della fisica classica


rappresenta la linea di separazione fra fisica classica e fisica moderna, e trova la sua
espressione quantitativa nel principio di indeterminazione di Heisenberg (Nobel
1932):
"non possibile determinare esattamente
posizione e velocit di un corpuscolo"

contemporaneamente

Se questo, di massa m, si muove su una traiettoria, e la misura della sua distanza


rispetto ad un punto di riferimento vale rr (r rappresenta l'incertezza della
misura) e quella della sua velocit vale vv, esiste la relazione:

v r h/4m

01 - 18 - Mattiello

Forme degli orbitali


Orbitali s (l=0). La trattazione ondulatoria dell'atomo di idrogeno portava alla
conclusione che la probabilit radiale di trovare nello spazio l'elettrone dell'atomo H
(nel suo stato fondamentale n=1, l=0) massima alla distanza di 0,053 nm dal
nucleo, cio su una superficie sferica con raggio 0,053 nm, e centro nel nucleo.
Possiamo perci immaginare la distribuzione di carica elettrica negativa attorno al
nucleo dell'atomo H nel suo stato fondamentale, come una nube sferica di elettricit
la cui densit massima a 0,053 nm dal nucleo stesso.
Quanto stato detto nel caso particolare dell'elettrone sull'orbitale 1 s (indicato per
brevit come elettrone 1s) dell'atomo di idrogeno, pu essere generalizzato per ogni
elettrone ns di ogni atomo, e pertanto la distribuzione di elettricit di un orbitale s
attorno al nucleo sempre a simmetria sferica (fig. 2a), con massimo di densit a
distanza diversa per ciascun valore di n e per ciascuna specie atomica.

01 - 19 - Mattiello

Orbitali p (l=1). Gli orbitali p, possibili per ogni valore n2, sono in numero di 3,
perch ad l=1 corrispondono per m i tre valori m=1, m=0, m=-1 (tab. 2); per un
generico numero quantico principale n, gli orbitali p sono quindi:

n11

n10

n1-1

Il calcolo relativo alla distribuzione della carica degli elettroni sugli orbitali p porta ad
attribuire ad essi la stessa forma, e tre orientazioni ortogonali fra loro. In
figura tali orbitali sono rappresentati separatamente per chiarezza, ma vanno
immaginati riuniti in un'unica terna di assi, alla cui origine si trova il nucleo; le
diverse orientazioni degli orbitali p vengono spesso indicate scrivendo, con ovvia
notazione, px, py, pz.
I numeri quantici che determinano il valore dell'energia di un orbitale sono n ed l:
poich i tre orbitali p relativi ad uno stesso n hanno uguali i valori di n e di l, essi
sono isoenergetici: orbitali di uguale energia vengono indicati con il nome di
degeneri, e pertanto si usa dire che l'orbitale p 3 volte degenere.

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Distribuzione della carica negativa (delocalizzazione dell'elettrone attorno al nucleo):


a) sull'orbitale s; b) sui 3 orbitali p; c) sui 5 orbitali d.

01 - 21 - Mattiello

Orbitali d (l=2). Gli orbitali d, possibili solo per n3, sono in numero di 5, perch
(tab. 2) ad l=2 corrispondono 5 valori di m: 2, 1, 0, -1, -2; pertanto per un valore
del numero quantico principale n (3) gli orbitali d sono:

n22

n21

n20

n2-1

n2-2

Le forme calcolate per la distribuzione della carica degli elettroni sugli orbitali d sono
rappresentate in fig. 2c.
I cinque possibili orbitali d, analogamente a quanto detto per i tre orbitali p, e con le
stesse limitazioni, hanno uguale energia e pertanto si dice che il sottolivello d 5
volte degenere. Anche gli orbitali d, come quelli p, vengono distinti con diversi indici:
i tre orbitali d che bisecano i piani XY, XZ, YZ, vengono indicati con dxy, dxz, dyz;
l'orbitale lungo gli assi XY con dx2-y2 e quello, deformato lungo l'asse Z, con dz2.
Non tratteremo i successivi orbitali f.

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Un orbitale pu essere:
a) non occupato,
b) occupato da un elettrone (che in tal caso detto elettrone dispari);
c) occupato da due elettroni.
Riferendosi alla tab. 2, dalla quale risulta che gli orbitali che possono esistere in
corrispondenza ai valori di n sono: uno se n = 1, quattro se n = 2, nove se n= 3,
cio in generale n2, e ricordando che su ciascun orbitale possono esistere al
massimo 2 elettroni (principio di Pauli), si conclude che il numero massimo di
elettroni che in un atomo polielettronico pu occupare il livello con numero quantico
principale n, 2n2; risultato questo gi incontrato nella trattazione quantistica.

01 - 23 - Mattiello

Energia degli orbitali


L'orbitale di per s non ha realt fisica, perch soltanto una espressione
matematica che rappresenta un elettrone di un atomo; la frase energia di un orbitale
va quindi intesa come energia dell'elettrone rappresentato da quell'orbitale o, come
si usa dire, dell'elettrone che occupa quell'orbitale.
Questa energia l'energia potenziale dell'elettrone rispetto al nucleo: essa ha segno
negativo e valore assoluto uguale al valore, sempre positivo, dell'energia di
ionizzazione.
In un atomo isolato e non soggetto a campi elettrici o magnetici, l'energia degli
orbitali, cio degli elettroni, determinata essenzialmente dal numero quantico n, e,
assai meno, dal numero quantico l.
All'aumento del valore di n corrisponde l'allontanamento dell'elettrone dal nucleo, e
quindi l'indebolimento del suo legame con esso, e l'aumento della sua energia
potenziale.

01 - 24 - Mattiello

Gli elettroni pi legati al nucleo sono quelli pi vicini ad esso, cio quelli con n = 1;
gli elettroni meno legati, perch pi lontani e pi schermati, sono gli elettroni col pi
elevato valore di n.
Sono questi ultimi, detti anche elettroni esterni oppure elettroni di valenza quelli
che determinano le propriet chimiche dell'atomo.
La formula En= -1/n2 (2m2e4/h2), ottenuta nella teoria quantistica, ma
operativamente valida anche nella teoria ondulatoria, consente di calcolare le
energie degli orbitali che possono esistere nell'atomo di idrogeno nel suo stato
fondamentale (n=1) e nei suoi stati eccitati (n>1); tale formula valida per
soltanto per sistemi costituiti da un nucleo e da un solo elettrone, come l'atomo H, lo
ione He+ e pochi altri sistemi detti idrogenoidi; non valida per atomi
polielettronici.
Il calcolo delle energie degli orbitali di questi atomi difficoltoso e approssimato,
perch mancano i mezzi matematici adatti per il calcolo rigoroso dell'entit delle
azioni repulsive fra tutti gli elettroni dell'atomo.

01 - 25 - Mattiello

La fig. 3 mostra la variazione delle energie degli orbitali di un atomo polielettronico al variare di n e di l: la
pi elevata differenza di energia fra due orbitali successivi si ha fra gli orbitali con n=1 e con n=2 (elettroni
1s e 2s); all'aumentare del valore di n diminuisce la differenza di energia fra gli orbitali con numero quantico
principale n ed n+1.

Figura 3 Ordine crescente delle energie degli orbitali di un atomo polielettronico al variare di n (16) e di l
(03).
01 - 26 - Mattiello

Principio della massima molteplicit


Tale principio (F. Hund; 1925) afferma che "se pi elettroni occupano orbitali
degeneri, essi si distribuiscono sul numero massimo possibile di questi; se
alcuni orbitali sono occupati da un solo elettrone, gli spin di questi elettroni
sono fra loro paralleli."

01 - 27 - Mattiello

Costruzione ideale di atomi (Aufbau)


L'insieme delle conoscenze acquisite sulla distribuzione degli elettroni negli orbitali e
sulle loro energie, consente di affrontare ora il problema della determinazione della
configurazione elettronica di ciascuna specie atomica nel suo stato fondamentale;
questo, per convenzione, cos stabilito: atomo isolato con contenuto di energia
minimo, a temperatura e pressione ambiente e in assenza di campi elettrici o
magnetici esterni.
Le strutture elettroniche condizionano la formazione dei legami fra gli atomi che
costituiscono le molecole, e fra le molecole che costituiscono la materia (gassosa,
liquida, solida).
Il problema viene affrontato mediante il metodo della costruzione ideale
dell'atomo; per costruire idealmente l'atomo di numero atomico r, si immagina di
disporre di un nucleo di carica +1, nel campo elettrico del quale viene portato un
elettrone, formando cos l'atomo di numero atomico 1; al nucleo di questo viene poi
addizionato un protone ottenendo lo ione positivo dell'atomo di numero atomico 2:
la successiva aggiunta a questo di un elettrone genera l'atomo neutro di numero
atomico 2; e cos via fino ad ottenere l'atomo neutro di numero atomico r.
La configurazione che gli elettroni assumono attorno al nucleo viene determinata in
base ai seguenti tre punti:
01 - 28 - Mattiello

a) ogni elettrone aggiunto durante l'Aufbau va ad occupare il livello di pi bassa


energia fra quelli disponibili;
b) per il principio di Pauli in un atomo non possono esistere due o pi elettroni con i
4 numeri quantici uguali; di conseguenza su uno stesso orbitale nlm potranno
trovarsi al massimo due elettroni, con spin antiparalleli;
c) per il principio di Hund gli elettroni si distribuiscono su una famiglia di orbitali
degeneri in modo da occupare il numero massimo possibile di questi orbitali; se
alcuni orbitali sono occupati da un solo elettrone, gli spin di questi elettroni sono
paralleli.
Vediamo ora, come esempio di Aufbau, la costruzione di un atomo di ossigeno.
L'atomo di ossigeno ha una carica nucleare + 8 e pertanto nell'atomo O esistono 8
elettroni; secondo quanto stato detto, immaginiamo di disporre di un nucleo con
carica +1 e di aggiungere ad esso un elettrone; poi di aggiungere un protone (carica
+1) al nucleo e un secondo elettrone, e cos via, alternativamente, fino a
raggiungere 8 cariche positive nel nucleo ed 8 elettroni attorno ad esso.
Tenendo presenti i punti a, b, c, determiniamo ora su quali livelli si stabiliscono i
successivi elettroni aggiunti (sottintendendo che precedentemente all'aggiunta di
ciascun elettrone sia stato aggiunto un protone (carica +1) al nucleo).
01 - 29 - Mattiello

In base a convenzioni internazionali, l'atomo di ossigeno viene rappresentato con il


simbolismo 1s2 2s2 2p4 e tale grafia indica che nell'atomo di ossigeno esistono:
2 elettroni sull'orbitale 1s (n = 1, l = 0: 1s2)
2 elettroni sull'orbitale 2s (n = 2, l = 0: 2s2)
4 elettroni sui 3 orbitali 2p (n = 2, l = 1: 2p4)

01 - 30 - Mattiello

Il Sistema Periodico degli Elementi


Quanto fino ad ora si visto sulla struttura dell'atomo ci consente di dare una base
razionale al sistema periodico degli elementi, che fu genialmente ma empiricamente
impostato da Mayer e da Mendeleyev (indipendentemente l'uno dall'altro, e quasi
contemporaneamente, nel 1869), raggruppando le specie atomiche allora note, in
base alle poche conoscenze fisiche e chimiche a quel tempo disponibili.
Un fenomeno di natura chimica essenzialmente basato su azioni elettriche fra
atomi, che perdono, acquistano, mettono a comune elettroni: questa premessa fa
subito intuire l'esistenza di relazioni assai strette fra propriet chimiche e struttura
elettronica.
Un atomo polielettronico pu essere immaginato come costituito dal nucleo attorno
al quale gli elettroni sono delocalizzati in successive nubi di elettricit, di varia forma
e dimensione (orbitali), sempre pi lontane dal nucleo all'aumentare del numero
quantico principale n.
Gli elettroni pi vicini al nucleo (n=1) sono ovviamente quelli legati pi fortemente
ad esso; a mano a mano che si passa ad elettroni pi esterni la forza del legame
diminuisce, perch aumenta la distanza nucleo-elettroni, e perch aumenta la
schermatura della carica nucleare.

01 - 31 - Mattiello

L'entit della schermatura della carica nucleare da parte degli elettroni condiziona
fortemente le propriet chimiche dell'atomo.
Gli elettroni pi esterni di un atomo sono perci quelli meno fortemente
legati, cio quelli che possono essere mobilizzati con minore spesa di
energia.
Quindi, sono gli elettroni pi esterni degli atomi quelli che ne determinano
le propriet chimiche.
Se si ordinano i vari atomi secondo i valori crescenti del numero atomico (Z) a
partire dall'idrogeno (Z=1), e di ciascuno di essi si determina, con il metodo
dell'Aufbau, la struttura elettronica, si manifesta un'ordinata replica delle
strutture elettroniche esterne; questa periodicit di struttura rappresenta la
base razionale del sistema periodico stabilito, come si detto, da Mayer e da
Mendelyev su basi empiriche.

01 - 32 - Mattiello

01 - 33 - Mattiello

Il meccanismo della Aufbau, applicato ai successivi atomi ordinati secondo il numero


atomico crescente, e andando a capo, come si detto, ogni volta che n aumenta di
una unit, mette in evidenza il periodico ripetersi delle strutture elettroniche esterne
di detti atomi.
Ci gi visibile in fig. 5, nonostante essa comprenda soltanto un piccolo numero di
atomi (da Z=1 a Z=20): Li, Na, K, ad esempio, hanno tutti struttura elettronica
esterna costituita da un elettrone s; O, S hanno ambedue struttura elettronica
esterna costituita da 6 elettroni, 2 di tipo s e 4 di tipo p, (s2p4); tale periodicit
risulta ancora pi evidente se si effettua l'Aufbau anche degli elementi successivi al
ventesimo.
Si detto che sono gli elettroni esterni degli atomi (elettroni di valenza) che
condizionano le propriet chimiche, e si visto che le loro strutture si ripetono
periodicamente negli atomi ordinati secondo il numero atomico crescente.
Anche le propriet chimiche dovranno periodicamente ripetersi ed in questa
conclusione che troviamo la base logica, razionale del sistema periodico.
Le relazioni fra struttura elettronica e propriet chimiche formano la base
dell'interpretazione del comportamento chimico dei vari elementi e dei loro
composti.

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