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MARIA VALTORTA

(Il poema dell'Uomo-Dio)


Nuovo titolo:
L' EVANGELO COME MI E' STATO RIVELATO
Edizione 2000
Per speciale concessione del
CENTRO EDITORIALE VALTORTIANO
20 % ON LINE
Volume I

La preparazione

Volume II

Il primo anno di vita pubblica

Volume III

Il secondo anno di vita pubblica: parte prima

Volume IV

Il secondo anno di vita pubblica: parte seconda

Volume V

Il terzo anno di vita pubblica:

parte prima

Volume VI

Il terzo anno di vita pubblica:

parte seconda

Volume VII

Il terzo anno di vita pubblica:

parte terza

Volume VIII

Preparazione alla passione

Volume IX

La passione

Volume X

La glorificazione

Presentazione da :
'La MADONNA negli scritti di Maria Valtorta'
di P. Gabriele Maria ROSCHINI: Centro Editoriale Valtortiano 1996
[Professore della Pontificia Universit Lateranense,
Professore nella Pontificia Facolt teologica ''Marianum'',
Consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede
Consultore della Congregazione per le Cause dei Santi]
E' da mezzo secolo che mi occupo di Mariologia: studiando, insegnando, predicando e scrivendo.
Ho dovuto leggere perci innumerevoli scritti mariani, d'ogni genere: una vera 'Biblioteca mariana'.
Mi sento per in dovere di confessare candidamente che la Mariologia quale risulta dagli
scritti, editi ed inediti, di Maria Valtorta, stata per me una vera rivelazione. Nessun altro scritto
mariano, e neppure la somma degli scritti mariani da me letti e studiati, era stato in grado di darmi,

del Capolavoro di Dio, un'idea cos chiara, cos viva, cos completa, cos luminosa e cos
affascinante: semplice insieme e sublime.
Tra la Madonna presentata da me e dai miei colleghi e la Madonna presentata da Maria
Valtorta, a me sembra trovare la stessa differenza che corre tra una Madonna di cartapesta e una
Madonna viva, tra una Madonna pi o meno approssimativa e una Madonna completa in ogni sua
parte, sotto tutti i suoi aspetti.
.......
E' bene inoltre, che si sappia che io non sono stato un facile ammiratore della Valtorta.
Anch'io infatti, sono stato, un tempo, tra coloro che, senza un'adeguata conoscenza dei suoi scritti,
hanno avuto un sorrisino di diffidenza nei riguardi dei medesimi. Ma dopo averli letti e ponderati,
ho dovuto -come tanti altri- lealmente riconoscere di essere stato troppo corrivo; e ho dovuto
concludere: "Chi vuol conoscere la Madonna (una Madonna in p e r f e t t a sintonia col Magistero
ecclesiastico, particolarmente col Concilio Vaticano II, con la S.Scrittura e la Tradizione
ecclesiastica), legga la Mariologia della Valtorta!".
A chi poi volesse vedere, in questa mia asserzione, uno dei soliti iperbolici 'slogan'
pubblicitari, non ho da dare che una sola risposta: "Legga, e poi giudichi..." .
.......
N.B.
Nello stesso libro Padre G.M Roschini spiega la differenza tra
'Rivelazioni pubbliche' come l'Antico e il Nuovo Testamento, e
'rivelazioni private'.
Tra queste, nelle 'principali mistiche mariane', elenca, in ordine di tempo :
1) S. Ildegarda di Bingen (benedettina 1098-1179)
2) S. Matilde di Hefta (cistercense 1241-1299)
3) S. Geltrude la Grande (cistercense 1256-1302)
4) Beata Angela da Foligno (T. Francescana 'la maestra dei teologi' 1246-1309)
5) S. Brigida di Svezia ('la Mistica del Nord 1309-1373)
6) S. Caterina da Siena (terziaria domenicana 1347-1380; Dottore della Chiesa)
.....
.....
.....
18) Maria Valtorta (terziaria dell'Ordine dei Servi di Maria 1897-1961)
///
Centro coordinamento Volontari:

' volontari.m.valtorta.roma@gmail.com '

Club Amici di Maria Valtorta :


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moderatore tel: 333 2992852
' clubamicivaltortiani@yahoo.group.com '
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Indice del Volume Primo


NASCITA E VITA NASCOSTA DI MARIA E DI GESU'
* = in linea
l. Pensiero d'introduzione. Dio volle un seno senza macchia.
2. Gioacchino e Anna fanno voto al Signore.
3. Alla festa dei Tabernacoli.
Gioacchino e Anna possedevano la Sapienza.
4. Anna con un cantico annunzia di esser madre.
Nel suo seno l'anima immacolata di Maria.
5. Nascita di Maria.
La sua verginit nell'eterno pensiero del Padre.
6. Purificazione di Anna e offerta di Maria, che la
Fanciulla perfetta per il regno dei Cieli.
7. La piccola Maria con Anna e Gioacchino.
Sulle sue labbra gi la Sapienza del Figlio.
8. Maria accolta nel Tempio.
Ella, nella sua umilt, non sapeva di essere la Piena di Sapienza.
9. La morte di Gioacchino e Anna fu dolce,
dopo una vita di sapiente fedelt a Dio nelle prove.
10. Cantico di Maria. Ella ricordava quanto il suo spirito
aveva visto in Dio.
11. Maria confida il suo voto al Sommo Sacerdote.
12. Giuseppe prescelto come sposo della Vergine.
13. Sposalizio della Vergine con Giuseppe, istruito dalla
Sapienza ad essere custode del Mistero.
14. Gli Sposi arrivano a Nazareth.
15. A conclusione del Prevangelo.
16. L'Annunciazione.
17. La disubbidienza di Eva e l'ubbidienza di Maria.
18. Maria annuncia a Giuseppe la maternit di Elisabetta
e affida a Dio il compito di giustificare la sua.
19. Maria e Giuseppe alla volta di Gerusalemme.
20. Partenza da Gerusalemme. L'aspetto beatifico di Maria.
Importanza della preghiera per Maria e Giuseppe.
21. L'arrivo di Maria a Ebron e il suo incontro con Elisabetta.
22. Le giornate ad Ebron.
I frutti della carit di Maria verso Elisabetta.
23. Nascita di Giovanni Battista.
Ogni sofferenza si placa sul seno di Maria.
24. Circoncisione di Giovanni Battista.
Maria Sorgente di Grazia per chi accoglie la Luce.
25. Presentazione di Giovanni Battista al Tempio e partenza di Maria.
La Passione di Giuseppe.
26. Giuseppe chiede perdono a Maria.

Fede, carit e umilt per ricevere Dio.


27. L'editto del censimento.
Insegnamenti sull'amore allo sposo e sulla fiducia in Dio.
28. L'arrivo a Betlemme.
29. La nascita di Ges.
Efficacia salvifica della divina maternit di Maria.
30. L'annuncio ai pastori, che diventano i primi adoratori del
Verbo fatto Uomo.
31. Visita di Zaccaria. La santit di Giuseppe e l'ubbidienza ai sacerdoti.
32. Presentazione di Ges al Tempio.
La virt di Simeone e la profezia di Anna.
33. Ninna-nanna della Vergine.
34. Adorazione dei Magi. E' "vangelo della fede".
35. Fuga in Egitto.
Insegnamenti sull'ultima visione legata all'avvento di Ges.
36. La sacra Famiglia in Egitto. Una lezione per le famiglie.
37. Prima lezione di lavoro a Ges, che non usc dalla regola dell'et.
38. Maria maestra di Ges, Giuda e Giacomo.
39. Preparativi per la maggiore et di Ges e partenza da Nazareth.
40. L'esame di Ges maggiorenne al Tempio.
*
41. La disputa di Ges nel Tempio coi dottori.
L'angoscia della Madre e la risposta del Figlio.
42. La morte di Giuseppe.
Ges la pace di chi soffre e di chi muore.
43. A conclusione della vita nascosta.
PRIMO ANNO DELLA VITA PUBBLICA DI GESU'
44. L'addio alla Madre e partenza da Nazareth.
Il pianto e la preghiera della Corredentrice.
45. Predicazione di Giovanni Battista e Battesimo di Ges.
La manifestazione divina.
46. Ges tentato da Satana nel deserto.
Come si vincono le tentazioni.
47. L'incontro con Giovanni e Giacomo.
Giovanni di Zebedeo il puro fra i discepoli.
48. Giovanni e Giacomo riferiscono a Pietro il loro incontro con il Messia.
49. L'incontro con Pietro e Andrea dopo un discorso nella sinagoga.
Giovanni di Zebedeo grande anche nell'umilt.
50. A Betsaida nella casa di Pietro.
L'incontro con Filippo e Natanaele.

51. Maria manda Giuda Taddeo ad invitare Ges alle nozze di Cana.
52. Le nozze di Cana.
Il Figlio, non pi soggetto alla Madre, compie per Lei il primo miracolo.
53. La cacciata dei mercanti dal Tempio.
54. L'incontro con Giuda di Keriot e con Tommaso.
Simone Zelote sanato dalla lebbra.
55. Un incarico affidato a Tommaso.
56. Simone Zelote e Giuda Taddeo uniti nella sorte.
57. A Nazareth con Giuda Taddeo e con altri sei discepoli.
58. Guarigione di un cieco a Cafarnao.
59. L'indemoniato guarito nella sinagoga di Cafarnao.
60. Guarigione della suocera di Simon Pietro.
*
61. Ges benefica i poveri dopo aver detto la parabola
del cavallo amato dal re.
62. Ges cercato dai discepoli mentre prega nella notte.
63. Il lebbroso guarito presso Corazim.
64. Il paralitico guarito a Cafarnao.
65. La pesca miracolosa e l'elezione dei primi quattro apostoli.
66. Giuda di Keriot al Getsemani diviene discepolo.
67. Il miracolo delle lame spezzate alla porta dei Pesci.
68. Ges, nel Tempio con l'Iscariota, ammaestra.
69. Ges istruisce Giuda Iscariota.
70. Al Getsemani con Giovanni di Zebedeo.
Un paragone tra il Prediletto e Giuda di Keriot.
71. Giuda Iscariota presentato a Giovanni e a Simone Zelote.
72. Verso Betlem con Giovanni, Simone Zelote e Giuda Iscariota.
73. A Betlem, nella casa di un contadino e nella grotta della Nativit.
74. All'albergo di Betlem e sulle macerie della casa di Anna.
75. Ges ritrova i pastori Elia e Levi.
76. A Jutta dal pastore Isacco. Sara e i suoi bambini.
77. A Ebron nella casa di Zaccaria. L'incontro con Aglae.
78. A Keriot. Morte del vecchio Saul

41. La disputa di Ges nel Tempio coi dottori.


Langoscia della Madre e la risposta del Figlio.
28 gennaio 1944.
Vedo Ges. E adolescente. Vestito di una tunica che mi sembra di lino candido, lunga sino ai piedi.
Su questa si posa e si drappeggia un drappo rettangolare dun rosso pallido. E a testa nuda, coi
capelli lunghi sino a met orecchie, pi carichi di tinta di quando lo vidi bambino. E un fanciullo
robusto e molto alto per la sua et che, come dimostra il viso, molto fanciulla.
Mi guarda e sorride tendendomi le mani. Un sorriso per che somiglia gi a quello che gli vedo da
uomo: dolce e piuttosto serio. E solo. Non vedo altro per ora. Sta appoggiato ad un muretto su una
stradellina tutta a sali e scendi, sassosa e con una fossa verso il centro che certo in tempo di pioggia
si muta in rigagnolo. Ma ora asciutta perch giornata serena.
Mi pare di accostarmi io pure al muretto e di guardare intorno e in basso come fa Ges. Vedo un

agglomerato di case. Un agglomerato disordinato. Le case sono quali alte, quali basse, e vanno in
tutti i sensi. Sembra, con un paragone molto povero ma molto somigliante, una manciata di ciottoli
bianchi gettata su un terreno scuro. Le vie e viette sono come vene di quel biancore. Qua e l delle
piante sporgono dai muri. Molte sono in fiore e molte sono gi coperte di foglie novelle. Deve
essere primavera.
A sinistra, rispetto a me che guardo, vi un grande agglomerato, fatto a tre ordini di terrazze
coperte di fabbricati, e torri e cortili e porticati, al centro del quale si alza un pi alto, maestoso,
ricchissimo fabbricato a cupole tonde, splendenti al sole come fossero coperte di metallo: rame od
oro. Il tutto recinto da una muraglia merlata: dei merli fatti cosi (M) come fosse una fortezza.
Una torre pi alta delle altre, posta a cavalcioni di una via piuttosto stretta e che in salita, domina
nettamente quel vasto agglomerato. Sembra una sentinella severa.
Ges guarda fissamente quel luogo. Poi torna a voltarsi, riappoggiando la schiena al muretto, come
era prima, e guarda un monticiattolo che sta in fronte allagglomerato. Un monticiattolo assalito
dalle case sino alla base, poi lasciato nudo. Vedo che una via termina l con un arco, oltre il quale
non c che una via lastricata a pietre quadrangolari, irregolari e sconnesse. Non sono troppo grandi,
non come le pietredelle strade consolari romane; sembrano piuttosto le classiche pietre dei vecchi
marciapiedi viareggini (non so se ne esistano ancora) ma messe senza connessione. Una stradaccia.
Il volto di Ges si fa tanto serio che io mi fisso a cercare su quel monticiattolo la causa di questa
malinconia. Ma non trovo nulla di speciale. E unaltitudine nuda. E basta. In cambio perdo Ges,
perch quando mi volgo, non pi l. E mi assopisco con questa visione.
...Quando mi risveglio col ricordo della stessa nel cuore, dopo esser tornata un poco in forze e in
pace, perch tutti dormono, mi trovo in un posto che non ho mai visto. Vi sono cortili e fontane e
porticati e case, ossia padiglioni, perch hanno pi la caratteristica di padiglioni che di case. Vi
molta folla vestita allebraica antica, e molto vociare. Guardandomi intorno comprendo d'essere
dentro a quellagglomerato che Ges guardava, perch vedo la muraglia merlata che lo cinge, la
torre che lo vigila e limponente fabbricato che si erge nel centro e contro il quale si stringono i
porticati, molto belli e vasti, e sotto i quali vi molta folla intenta chi a una cosa, chi ad unaltra.
Comprendo di essere nel recinto del Tempio di Gerusalemme. Vedo farisei in lunghe vesti
ondeggianti, sacerdoti vestiti di lino e con una placca preziosa al sommo del petto e della fronte e
altri punti luccicanti sparsi qua e l sulle diverse vesti molto ampie e bianche, strette alla vita da una
cintura preziosa. Poi altri che sono meno ornati, ma devono sempre appartenere alla casta
sacerdotale, e che sono circondati da discepoli pi giovani. Comprendo che sono i dottori della
Legge. Fra tutti questi personaggi mi trovo spersa, perch non so proprio che ci sto a fare.
Mi accosto al gruppo dei dottori dove si iniziata una disputa teologica. Molta folla fa la stessa
cosa.
Fra i dottori vi un gruppo, capitanato da uno chiamato Gamaliele e da un altro, vecchio e quasi
cieco, che sostiene Gamaliele nella disputa. Costui, che sento chiamare Hillel (metto l'h perch
sento un aspirazione in principio al nome) mi pare maestro o parente di Gamaliele, perch questo lo
tratta con confidenza e rispetto insieme. Il gruppo di Gamaliele ha vedute pi larghe, mentre un
altro gruppo, ed il pi numeroso, diretto da uno che chiamano Sciammai, ed dotato di
quellintransigenza astiosa e retriva che il Vangelo tanto bene ci illustra.
Gamaliele, circondato da un folto gruppo di discepoli, parla della venuta del Messia e,
appoggiandosi alla profezia di Daniele, sostiene che il Messia deve ormai essere nato, perch da una
decina danni circa, le settanta settimane profetate sono compiute da quando era uscito il decreto di
ricostruzione del Tempio. Sciammai lo combatte asserendo che, se vero che il Tempio stato
riedificato, anche vero che la schiavit di Israele aumentata, e la pace, che avrebbe dovuto
portare seco Colui che i Profeti chiamavano Principe della pace, ben lontana dessere nel mondo
e specie a Gerusalemme, oppressa da un nemico che osa spingere la sua dominazione fin entro il
recinto del Tempio, dominato dalla Torre Antonia piena di legionari romani, pronti a sedare con la
spada ogni tumulto di indipendenza patria.
La disputa, piena di cavilli, va per le lunghe. Ogni maestro fa sfoggio di erudizione, non tanto per
vincere il rivale, quanto per imporsi allammirazione degli ascoltatori. E palese questo intento.

Dal folto gruppo dei fedeli esce una fresca voce di fanciullo: Gamaliele ha ragione.
Movimento della folla e del gruppo dottorale. Si cerca linterruttore. Ma non occorre cercarlo. Non
si nasconde. Si fa largo da s e si accosta al gruppo dei rabbi. Riconosco il mio Ges adolescente.
E sicuro e franco, con due sfavillanti occhi pieni di intelligenza.
Chi sei? gli chiedono.
Un figlio di Israele venuto a compere ci che la Legge ordina.
La risposta ardita e sicura piace e ottiene sorrisi di approvazione e benevolenza. Ci si interessa del
piccolo israelita.
Come ti chiami?
Ges di Nazaret.
La benevolenza si smorza nel gruppo di Sciammai. Ma Gamaliele, pi benigno, prosegue il dialogo
insieme ad Hillel. Anzi proprio Gamaliele che con deferenza dice al vecchio: Chiedi al fanciullo
qualcosa.
Su che cosa fondi la tua sicurezza? chiede Hillel.
(Metto i nomi in testa alle risposte per abbreviare e rendere chiaro.)
Ges: Sulla profezia che non pu errare nellepoca e sui segni che lhanno accompagnata quando
fu il tempo del suo avverarsi. E vero che Cesare ci domina. Ma il mondo era tanto in pace e la
Palestina tanto in calma quando si compirono le settanta settimane, che fu possibile a Cesare
ordinare il censimento nei suoi domini. Non lo avrebbe potuto se la guerra fosse stata nelllmpero e
le sommosse in Palestina. Come era compto quel tempo, cos si sta compiendo laltro delle
sessantadue pi una dal compimento del Tempio, perch il Messia sia unto e si avveri il seguito
della profezia per il popolo che non lo volle. Potete avere dubbi? Non ricordate che la stella fu vista
dai Savi dOriente e che and a posarsi proprio sul cielo di Betlemme di Giuda e che le profezie e le
visioni, da Giacobbe in poi, indicano quel luogo come il destinato ad accogliere la nascita del
Messia, figlio del figlio del figlio di Giacobbe, attraverso Davide che era di Betlemme? Non
ricordate Balaam? Una Stella nascer da Giacobbe. I Savi dOriente, che la purezza e la fede
rendevano occhi e orecchi aperti, hanno visto la stella e compreso il suo nome: Messia, e sono
venuti ad adorare la Luce scesa nel mondo.
Sciammai, con sguardo livido: Tu dici che il Messia nacque nel tempo della stella a Betlemme
-Efrata?
Ges: Io lo dico.
Sciammai: Allora non vi pi. Non sai, fanciullo, che Erode fece uccidere tutti i nati di donna, da
un giorno a due anni di et, di Betlemme e dintorni? Tu, tanto sapiente nella Scrittura, devi sapere
anche questo: Un grido s sentito nellalto.... E Rachele che piange i suoi figli. Le valli e le cime
di Betlemme, che hanno raccolto il pianto di Rachele morente, sono rimaste piene di pianto, e le
madri lhanno ripetuto sui figli uccisi. Fra esse era certo anche la Madre del Messia.
Ges: Ti sbagli, o vecchio. Il pianto di Rachele s volto in osanna, perch l dove essa ha dato alla
luce il figlio del suo dolore, la nuova Rachele ha dato al mondo il Beniamino del Padre celeste, il
Figlio della sua destra, Colui che destinato a riunire il popolo di Dio sotto il suo scettro e a
liberarlo dalla pi tremenda schiavit.
Sciammai: E come, se Egli fu ucciso?
Ges: Non hai letto di Elia? Egli fu rapito dal cocchio di fuoco. E non potr il Signore Iddio aver
salvato il suo Emmanuele perch fosse Messia del suo popolo? Egli, che ha aperto il mare davanti a
Mos perch Israele passasse a piede asciutto verso la sua terra, non avr potuto mandare i suoi
angeli a salvare il Figlio suo, il suo Cristo, dalla ferocia delluomo? In verit vi dico: Il Cristo vive
ed tra voi, e quando sar la sua ora si manifester nella sua potenza. Ges, nel dire queste parole,
che sottolineo, ha nella voce uno squillo che empie lo spazio. I suoi occhi sfavillano pi ancora e,
con mossa dimperio e promessa, Egli tende il braccio e la mano destra e li abbassa come per
giurare. E un fanciullo, ma solenne come un uomo.
Hillel: Fanciullo, chi ti ha insegnato queste parole?
Ges: Lo Spirito di Dio. Non ho maestro umano. Questa la Parola del Signore che vi parla
attraverso le mie labbra.

Hillel: Vieni fra noi, che io ti veda da presso, o fanciullo, e la mia speranza si ravvivi a contatto
della tua fede e la mia anima si illumini al sole della tua.
E Ges viene fatto sedere su un alto sgabello fra Gamaliele e Hillel, e gli vengono porti dei rotoli
perch li legga e spieghi. E un esame in piena regola. La folla si accalca e ascolta.
La voce fanciulla di Ges legge: Consolati, o mio popolo. Parlate al cuore di Gerusalemme,
consolatela perch la sua schiavit finita... Voce di uno che grida nel deserto: preparate le vie del
Signore... Allora apparir la gloria del Signore....
Sciammai: Lo vedi, o nazareno! Qui si parla di schiavit finita. Mai come ora siamo schiavi. Qui si
parla di un precursore. Dove egli? Tu farnetichi.
Ges: Io ti dico che a te pi che agli altri va fatto linvito del Precursore. A te e ai tuoi simili.
Altrimenti non vedrai la gloria del Signore n comprenderai la parola di Dio, perch le bassezze, le
superbie, le doppiezze ti faranno ostacolo a vedere ed udire.
Sciammai: Cos parli ad un maestro?
Ges: Cos parlo. E cos parler sino alla morte. Poich sopra il mio utile sta linteresse del
Signore e lamore alla Verit di cui sono Figlio. E ti aggiungo, o rabbi, che la schiavit di cui parla
il Profeta, e di cui Io parlo, non quella che credi, come la regalit non sar quella che pensi. Ma
sibbene per merito del Messia verr reso libero luomo dalla schiavit del Male che lo separa da
Dio, e il segno del Cristo sar sugli spiriti, liberati da ogni giogo e fatti sudditi delleterno Regno.
Tutte le nazioni curveranno il capo, o stirpe di Davide, davanti al Germoglio nato da te e divenuto
albero che copre tutta la terra e si alza al Cielo. E in Cielo e in terra ogni bocca loder il suo Nome e
piegher il ginocchio davanti allUnto di Dio, al Principe della Pace, al Condottiero, a Colui che con
Se stesso avr inebriato ogni anima stanca e saziato ogni anima affamata, al Santo che stipuler una
alleanza fra terra e Cielo. Non come quella stipulata coi Padri dIsraele quando Dio li trasse
dEgitto trattandoli ancora da servi, ma imprimendo la paternit celeste nello spirito degli uomini
con la Grazia nuovamente infusa per i meriti del Redentore, per il quale tutti buoni conosceranno il
Signore e il Santuario di Dio non sar pi abbattuto e distrutto.
Sciammai: Ma non bestemmiare, fanciullo! Ricorda Daniele. Egli dice che, dopo luccisione del
Cristo, il Tempio e la Citt saranno distrutti da un popolo e da un condottiero che verr. E Tu
sostieni che il Santuario di Dio non sar pi abbattuto! Rispetta i Profeti!
Ges: In verit vi dico che vi Qualcuno che da pi dei Profeti, e tu non lo conosci e non lo
conoscerai, perch te ne manca la voglia. E ti dico che quanto ha detto vero. Non conoscer pi
morte il Santuario vero. Ma come il suo Santificatore, risorger a vita eterna e alla fine dei giorni
del mondo vivr in Cielo.
Hillel: Ascolta me, fanciullo. Aggeo dice: ...Verr il Desiderato delle genti... Grande sar allora
la gloria di questa casa, e di questultima pi della prima. Vuol forse parlare del Santuario di cui Tu
parli?
Ges: S, maestro. Questo vuol dire. La tua rettezza ti porta verso la Luce ed Io te lo dico: quando
il Sacrificio del Cristo sar compiuto, a te verr pace, perch sei un israelita senza malizia.
Gamaliele: Dimmi, Ges. La pace di cui parlano i Profeti come pu sperarsi se a questo popolo
verr distruzione di guerra? Parla e d luce anche a me.
Ges: Non ricordi, maestro, cosa dissero coloro che furono presenti la notte della nascita del
Cristo? Che le schiere angeliche cantarono: Pace agli uomini di buona volont. Ma questo popolo
non ha buona volont e non avr pace. Esso misconoscer il suo Re, il Giusto, il Salvatore, perch
lo spera re di umana potenza, mentre Egli Re dello spirito. Esso non lo amer, dato che il Cristo
predicher ci che a questo popolo non piace. Il Cristo non debeller i nemici coi loro cocchi e i
loro cavalli, ma i nemici dellanima, che piegano a possesso infernale il cuore delluomo creato per
il Signore. E questa non la vittoria che Israele attende da Lui. Egli verr, Gerusalemme, il tuo Re,
cavalcando lasina e lasinello, ossia i giusti di Israele e i gentili. Ma lasinello, Io ve lo dico, sar
a Lui pi fedele e lo seguir precedendo lasina e crescer nella via della Verit e della Vita. Israele
per la sua mala volont perder la pace e soffrir in s, per dei secoli, ci che far soffrire al suo Re,
che sar da esso ridotto il Re di dolore di cui parla Isaia.
Sciammai: La tua bocca sa insieme di latte e di bestemmia, nazareno. Rispondi: e dove il

Precursore? Quando lo avremmo?


Ges: Egli . Non dice Malachia: Ecco io mando il mio angelo a preparare davanti a Me la strada;
e subito verr al suo Tempio il Dominatore da voi cercato e lAngelo del Testamento, da voi
bramato? Dunque il Precursore precede immediatamente il Cristo. Egli gi come il Cristo. Se
anni passassero fra colui che prepara le vie del Signore e il Cristo, tutte le vie tornerebbero
ingombre e contorte. Dio lo sa e predispone che il Precursore anticipi di unora sola il Maestro.
Quando vedrete questo Precursore, potrete dire: La missione del Cristo ha inizio. A te dico: il
Cristo aprir molti occhi e molti orecchi quando verr a queste vie. Ma non le tue e quelle dei tuoi
pari, che gli darete morte per la Vita che vi porta. Ma quando pi alto di questo Tempio, pi alto del
Tabernacolo chiuso nel Santo dei santi, pi alto della Gloria sostenuta dai Cherubini, il Redentore
sar sul suo trono e sul suo altare, maledizione ai deicidi e vita ai gentili fluiranno dalle sue mille e
mille ferite, perch Egli, o maestro che non sai, non , lo ripeto, Re di un regno umano, ma di un
Regno spirituale, e suoi sudditi saranno unicamente coloro che per suo amore sapranno rigenerarsi
nello spirito e, come Giona, dopo esser gi nati, rinascere, su altri lidi: quelli di Dio, attraverso la
spirituale generazione che avverr per Cristo, il quale dar allumanit la Vita vera.
Sciammai e i suoi accoliti: Questo nazareno Satana!
Hillel e i suoi: No. Questo fanciullo Profeta di Dio. Resta con me, Bambino. La mia vecchiezza
trasfonder quanto sa al tuo sapere e Tu sarai Maestro del popolo di Dio.
Ges : In verit ti dico che, se molti fossero come tu sei, salute verrebbe ad Israele. Ma la mia ora
non venuta. A Me parlano le voci del Cielo e nella solitudine le devo raccogliere finch non sar
la mia ora. Allora con le labbra e col sangue parler a Gerusalemme, e sar mia la sorte dei Profeti
lapidati e uccisi da essa. Ma sopra il mio essere quello del Signore Iddio, al quale Io sottometto
Me stesso come servo fedele per fare di Me sgabello alla sua gloria, in attesa che Egli faccia del
mondo sgabello ai piedi del Cristo. Attendetemi nella mia ora. Queste pietre riudranno la mia voce e
fremeranno alla mia ultima parola. Beati quelli che in quella voce avranno udito Iddio e crederanno
in Lui attraverso ad essa. A questi il Cristo dar quel Regno che il vostro egoismo sogna umano,
mentre celeste, e per il quale Io dico: Ecco il tuo servo, Signore, venuto a fare la tua volont.
Consumala, perch di compierla Io ardo.
E qui, con la visione di Ges col volto infiammato di ardore spirituale alzato al cielo, le braccia
aperte, ritto in piedi fra i dottori attoniti, mi finisce la visione.
(e sono le 3,30 del 29).
29 gennaio 1944.
Avrei qui da dirle due cose che la interessano certo e che avevo deciso di scrivere non appena
tornata dal sopore. Ma siccome c dellaltro pi pressante, scriver poi.
[...].
Quello che volevo dirle allinizio questa cosa.
Lei oggi mi diceva come avevo potuto sapere i nomi di Hillel e Gamaliele e quello di Sciammai.
E la voce che io chiamo seconda voce quella che mi dice queste cose. Una voce ancor meno
sensibile di quella del mio Ges e degli altri che dettano. Queste sono voci, glielo ho detto e glielo
ripeto, che il mio udito spirituale percepisce uguali a voci umane. Le sento dolci o irate, forti o
leggere, ridenti o meste. Come uno parlasse proprio vicino a me. Mentre questa seconda voce
come una luce, una intuizione che parla nel mio spirito. Nel non al mio spirito. E una
indicazione.
Cos mentre io mi avvicinavo al gruppo dei disputanti e non sapevo chi era quellillustre
personaggio che a fianco di un vecchio disputava con tanto calore, questo che interno mi disse:
Gamaliele - Hillel. S. Prima Gamaliel e poi Hillel. Non ho dubbi. Mentre pensavo chi erano
costoro, questo indicatore interno mi indic il terzo antipatico individuo proprio mentre Gamaliel lo
chiamava a nome. E cos ho potuto sapere chi era costui dal farisaico aspetto.
[...].

22 febbraio 1944..
Dice Ges:
[...].
Torniamo indietro molto, molto. Torniamo al Tempio dove Io dodicenne sto disputando. Anzi
torniamo nelle vie che conducono a Gerusalemme e da Gerusalemme al Tempio.
Vedi langoscia di Maria quando, riunitesi le schiere degli uomini e delle donne, Ella vede che Io
non sono con Giuseppe.
Non alza la voce in rimproveri aspri verso lo sposo. Tutte le donne lavrebbero fatto. Lo fate per
molto meno, dimenticando che luomo sempre il capo di casa. Ma il dolore che traspare dal volto
di Maria trafigge Giuseppe pi dogni rimprovero. Non si abbandona Maria a scene drammatiche.
Per molto meno lo fate, amando desser notate e compatite. Ma il suo dolore contenuto cos
palese, dal tremito che la prende, dal volto che impallidisce, dagli occhi che si dilatano, che
commuove pi dogni scena di pianto e clamore.
Non sente pi fatica, non fame. E il cammino era stato lungo e da tante ore non sera preso ristoro!
Ma Ella lascia tutto. E il giaciglio che si sta preparando e il cibo che sta per essere distribuito. E
torna indietro. E sera, scende la notte. Non importa. Ogni passo la riporta verso Gerusalemme.
Ferma le carovane, i pellegrini. Interroga. Giuseppe la segue, la aiuta. Un giorno di cammino a
ritroso e poi laffannosa ricerca per la citt.
Dove, dove pu essere il suo Ges? E Dio permette che Ella non sappia per tante ore dove cercarmi.
Cercare un bambino nel Tempio era cosa senza giudizio. Che ci doveva fare un bambino nel
Tempio? Al massimo, se sera sperduto per la citt ed era tornato l dentro, portato dai suoi piccoli
passi, la sua voce piangente avrebbe chiamato la mamma ed attirato lattenzione degli adulti, dei
sacerdoti, i quali avrebbero provveduto a ricercare i genitori con dei bandi messi alle porte. Ma non
cera nessun bando. Nessuno in citt sapeva di questo Bambino. Bello? Biondo? Robusto? Eh! ce
ne sono tanti! Troppo poco per poter dire: Lho visto. Era l e l!
Poi, dopo tre giorni, simbolo di altri tre giorni di angoscia futura, ecco che Maria esausta penetra nel
Tempio, scorre i cortili e i vestiboli. Nulla. Corre, corre, la povera Mamma, l dove sente una voce
di bimbo. E fin gli agnelli col loro belare le paiono il pianto della sua Creatura che la cerca. Ma
Ges non piange. Ammaestra. Ecco che Maria sente, oltre una barriera di persone, la cara voce che
dice: Queste pietre fremeranno.... Ella cerca di fendere la calca e vi riesce dopo molto stento.
Eccolo, il Figlio, a braccia aperte, ritto fra i dottori.
Maria la Vergine prudente. Ma questa volta laffanno soverchia la sua riservatezza. E una diga
che abbatte ogni altra cosa. Corre al Figlio, lo abbraccia levandolo dallo sgabello e posandolo al
suolo ed esclama: Oh! perch ci hai fatto questo? Da tre giorni ti andiamo cercando. La tua
Mamma sta per morire di dolore, Figlio. Il padre tuo sfinito di fatica. Perch, Ges?
Non si chiedono i perch a Chi sa. I perch del suo modo dia agire. Ai vocati non si chiede
perch lasciano tutto per seguire la voce di Dio. Io ero Sapienza e sapevo. Io ero vocato ad una
missione e la compivo. Sopra il padre e la madre della terra vi Dio, Padre divino. I suoi interessi
superano i nostri, i suoi affetti sono superiori ad ogni altro. Io lo dico a mia Madre.
Termino linsegnamento ai dottori con linsegnamento a Maria, Regina dei dottori. Ed Ella non se
lo pi dimenticato. Il sole le tornato nel cuore avendomi per mano, umile e ubbidiente, ma le
mie parole le sono pure nel cuore. Molto sole e molte nubi scorreranno nel cielo durante quei
ventuno anni in cui sar ancora sulla terra. E molta gioia e molto pianto si alterner nel suo cuore
per altri ventuno anni. Ma Ella non chieder pi: Perch, Figlio mio, ci hai fatto questo?.
Imparate, o uomini protervi.
Ho istruito e illuminato Io la visione, perch tu non sei in grado di fare di pi.
[...].
42. La morte di Giuseppe.
Ges la pace di chi soffre e di chi muore.

5 febbraio 1944, ore 13,30.


Prepotentemente, mentre sono dietro a correggere il fascicolo, e precisamente quel dettato sulle
pseudo-religioni di ora, entra in me questa visione. La scrivo mentre la vedo.
Vedo un interno di laboratorio da falegname. Ma sembra che due delle pareti di esso siano formate
da pareti di roccia, come se si fosse approfittato di grotte naturali per formare vani di casa. Qui sono
precisamente i lati nord e ovest quelli che sono di roccia, mentre le altre due pareti, sud e est, sono
di intonaco come le nostre.
Nel lato nord, in uninsenatura della roccia, stato ricavato un focolare rudimentale, sul quale un
pentolino con della vernice o colla, non capisco bene. Le legna, bruciate da anni in quel posto,
hanno tinto la parete che pare incatramata tanto nera. Un buco nella parete, sormontato da una
specie di grosso tegolone ricurvo, vorrebbe fare da camino aspirante il fumo delle legna. Ma deve
aver fatto male il suo compito, perch anche le altre pareti sono molto annerite dal fumo, e una
nebbia fumosa anche in questo momento sparsa nella stanza.
Ges lavora ad un tavolone da falegname. Sta piallando delle tavole che poi addossa al muro dietro
a S. Poi prende un specie di sgabello, stretto ai due lati in una morsa, lo libera dalla stessa, guarda
se il lavoro esatto, lo squadra in tutti i sensi, poi va al camino, prende il pentolino e vi fruga dentro
con un bastoncino o pennello, non so; io vedo solo la parte che sporge e che simile a un
bastoncino.
Ges vestito di nocciola scuro e ha la tunica piuttosto corta, le maniche rimboccate oltre il gomito
e una specie di grembiule davanti, nel quale si sfrega le dita dopo aver toccato il pentolino.
E solo. Lavora assiduamente ma con pacatezza. Nessuna mossa disordinata, impaziente. E preciso
e continuo nel suo lavoro. Non si infastidisce di nulla, n di un nodo nel legno che non si lascia
piallare, n di un cacciavite (mi pare) che gli cade due volte dal banco, n del fumo sparso che gli
deve andare negli occhi.
Ogni tanto alza il capo e guarda verso la parete sud, dove una porta chiusa, come ascoltando. A un
dato momento si affaccia, aprendo una porta che nella parete est e che d sulla via. Vedo uno
squarcio di viuzza polverosa. Sembra che attenda qualcuno. Poi torna al lavoro. Non triste, ma
serio. Rinchiude luscio e torna al lavoro.
Mentre occupato a fabbricare qualcosa che mi sembrano pezzi di cerchio di ruota, entra la
Mamma. Entra da una porta della parete meridionale. Entra affrettatamente e corre verso Ges. E
vestita di azzurro cupo e senza nulla sul capo. Una semplice tunica tenuta stretta alla vita da un
cordone duguale colore. Chiama con affanno il Figlio e gli si appoggia con ambo le mani ad un
braccio con mossa di supplica e di dolore Ges la carezza passandole il braccio sulla spalla e la
conforta, poi si avvia con Essa lasciando subito il lavoro e levandosi il grembiule.
Penso che lei voglia sapere anche le parole dette. Ben poche da parte di Maria: Oh! Ges! Veni,
vieni. Sta male! Vengono dette con labbra che tremano e con un luccichio di pianto negli occhi
arrossati e stanchi. Ges non dice che: Mamma! ma vi tutto in quella parola.
Entrano nella stanza accanto, tutta ridente di sole che entra da una porta spalancata su un orticello
pieno di luce e di verde, nel quale svolazzano dei colombi fra uno sventolio di panni stesi ad
asciugare. La stanza povera ma ordinata. Vi un giaciglio basso, coperto di materassini (dico
materassini perch sono certe cose alte e morbide ma non un letto come il nostro). Su esso,
appoggiato a molti cuscini, Giuseppe. E morente. Lo dice chiaramente il volto di un pallore
livido, locchio spento, il petto ansante, e labbandono di tutto il corpo.
Maria si mette alla sua sinistra, gli prende la mano rugosa, e livida nelle unghie, la strofina, la
carezza, la bacia, gli asciuga con un pannilino il sudore che fa righe lucide alle tempie incavate, la
lacrima che si invetra nellangolo dell'occhio, gli bagna le labbra con un lino intinto in un liquido
che pare vino bianco.
Ges si mette a destra. Solleva con sveltezza e cura il corpo che si affossa, lo raddrizza sui cuscini
che accomoda insieme a Maria. Carezza aulla fronte lagonizzante e cerca di rianimarlo.
Maria piange piano, senza rumore, ma piange. I lacrimoni rotolano lungo le guance pallide sino
sulla veste azzurro cupo e sembrano zaffiri lucenti.

Giuseppe si rianima alquanto e guarda fisso Ges, gli d la mano come per dirgli qualcosa e per
avere, al contatto divino, forza nellultima prova. Ges si china su quella mano e la bacia. Giuseppe
sorride. Poi si volge a cercare con lo sguardo Maria e sorride anche a Lei. Maria si inginocchia
presso il letto cercando di sorridere. Ma le riesce male e curva il capo. Giuseppe le mette la mano
sul capo con una casta carezza che pare una benedizione.
Non si sente che lo svolazzio e il tubare dei colombi, il frusciare delle foglie, un chioccolio dacqua
e, nella stanza, il respiro del morente.
Ges gira intorno al letto, prende uno sgabello e fa sedere Maria, chiamandola ancora e unicamente:
Mamma. Poi torna al suo posto e riprende nelle sue la mano di Giuseppe. E cos vera la scena,
che piango per la pena di Maria.
Poi Ges curvandosi sul morente gli mormora un salmo. So che un salmo ma ora non vi posso
dire quale ( il Salmo 15). Comincia cos:
Proteggimi, o Signore, perch in Te ho posto la mia speranza...
A pro dei santi che sono sulla terra di lui, ha compiuto mirabilmente tutti i miei desideri...
Benedir il Signore che mi d consiglio...
Io tengo sempre dinanzi a me il Signore. Egli mi sta alla destra perch io non vacilli.
Per questo si rallegra il mio cuore ed esulta la mia lingua, anche il mio corpo riposer nella
speranza.
Perch Tu non abbandonerai lanima mia nel soggiorno dei morti, n permetterai che il tuo santo
veda la corruzione.
Mi farai conoscere le vie della vita, mi colmerai di gioia colla tua faccia .
Giuseppe si rianima tutto e con uno sguardo pi vivo sorride a Ges e gli stringe le dita.
Ges risponde con un sorriso al sorriso e con una carezza alla stretta, e continua dolcemente, curvo
sul suo padre putativo:
Quanto sono amabili i tuoi tabernacoli, o Signore,
Lanima mia si consuma di desiderio verso gli atrii del Signore.
Anche il passero si trova una casa e la tortorella un nido per i suoi nati. Io desidero i tuoi altari,
Signore.
Beati coloro che abitano la tua casa... Beato luomo che trova in Te la sua forza. Egli ha disposte nel
suo cuore le ascensioni dalla valle delle lacrime al luogo eletto.
O Signore, ascolta la mia preghiera...
O Dio, volgi il tuo sguardo e mira la faccia del tuo Cristo... .
Giuseppe con un singhiozzo guarda Ges e fa il moto di parlare come per benedirlo. Ma non pu. Si
comprende che capisce, ma ha la parola impedita. E per felice e guarda con vivacit e fiducia il
suo Ges.
Oh! Signore continua Ges Tu sei stato propizio alla tua terra, hai liberato dalla schiavit
Giacobbe...
Mostraci, o Signore, la tua misericordia e donaci il tuo Salvatore.
Voglio sentire quel che dice dentro di me il Signore Iddio. Certo Egli parler di pace al suo popolo
per i suoi santi e per chi di cuore torna a Lui.
S, la tua salute vicina... e la gloria abiter sulla terra... La bont e la verit si sono incontrate, la
giustizia e la pace si sono baciate. La verit spuntata dalla terra e la giustizia ha guardato dal
Cielo.
S, il Signore si mostrer benigno e la nostra terra dar il suo frutto. La giustizia camminer dinanzi
a Lui e lascer nella via le sue impronte.
Tu lhai vista questora, padre, e per essa ti sei affaticato. Tu hai aiutato questora a formarsi, e il
Signore te ne dar premio. Io te lo dico aggiunge Ges, asciugando una lacrima di gioia che scende
lenta sulla guancia di Giuseppe.
Poi riprende: O Signore, ricordati di Davide e di tutta la sua mansuetudine.
Come egli giur al Signore: io non entrer dentro alla mia casa, non salir sul letto del mio riposo,
non conceder sonno agli occhi miei, non riposo alle mie palpebre, non requie alle mie tempie
finch non ho trovato un posto al Signore, una dimora per il Dio di Giacobbe...

Sorgi, o Signore e vieni al tuo riposo, Tu e lArca della tua santit (Maria comprende e ha uno
scoppio di pianto).
Sian rivestiti di giustizia i tuoi sacerdoti e faccian festa i tuoi santi.
Per amore di Davide tuo servo non negarci il volto del tuo Cristo.
Il Signore ha giurato a Davide la promessa e la manterr: Porr sul tuo trono il frutto del tuo seno.
Il Signore lha scelta a sua dimora...
Io far fiorire la potenza di Davide preparando una fiaccola accesa pel mio Cristo.
Grazie, padre mio, per Me e per la Madre. Tu mi sei stato padre giusto e te ha posto lEterno a
custodia del suo Cristo e della sua Arca. Tu fosti la fiaccola accesa per Lui, e per il Frutto del seno
santo hai avuto viscere di carit. Va' in pace, padre. La Vedova non sar senza aiuto. Il Signore ha
predisposto perch sola non sia. Vai sereno al tuo riposo. Io te lo dico.
Maria piange col volto curvo sulle coperte (sembrano mantelli) stese sul corpo di Giuseppe che si
raffredda. Ges affretta i suoi conforti, perch lanelito si fa pi affannoso e lo sguardo torna a
velarsi.
Felice luomo che teme il Signore e pone nei suoi comandamenti ogni diletto...
La giustizia di lui rimane nei secoli dei secoli.
Fra gli uomini retti sorge fra le tenebre come luce il misericordioso, il benigno, il giusto...
Il giusto sar ricordato in eterno... La sua giustizia eterna, la sua potenza si alzer fino alla
gloria....
Tu lavrai questa gloria, padre. Presto verr a trarti, coi Patriarchi che ti hanno preceduto, alla gloria
che ti attende. Esulti il tuo spirito nella mia parola.
Chi riposa nellaiuto dellAltissimo vive sotto la protezione del Dio del Cielo.
Tu vi sei, padre mio.
Egli mi liber dal laccio dei cacciatori e dalle aspre parole.
Ti coprir colle sue ali e sotto alle sue penne troverai rifugio.
La sua verit ti circonder come scudo, non temerai i notturni spaventi..
Non si avviciner a te il male.. perch ai suoi angeli ha dato lordine di custodirti in tutte le tue vie.
Ti porteranno sulle loro palme, affinch il tuo piede non urti nei sassi.
Camminerai sopra laspide e il basilisco e calpesterai il dragone e il leone.
Perch hai sperato nel Signore, Egli ti dice, o padre, che ti liberer e ti protegger.
Perch hai alzato a Lui la tua voce ti esaudir, sar teco nella tribolazione ultima, ti glorificher
dopo questa vita, facendoti vedere gi da questa la sua Salvezza, e nellaltra facendoti entrare, per
la Salvezza che ora ti conforta e che presto, oh! presto verr, te lo ripeto, a cingerti di un abbraccio
divino e a portarti Seco, alla testa di tutti i Patriarchi, l dove preparata la dimora del Giusto di
Dio che mi fu padre benedetto.
Precedimi per dire ai Patriarchi che la Salvezza nel mondo e il Regno dei Cieli presto sar a loro
aperto. Va', padre. La mia benedizione ti accompagni.
La voce di Ges si elevata per giungere alla mente di Giuseppe che sprofonda nelle nebbie della
morte. La fine imminente. Il vecchio ansima a fatica. Maria lo carezza, Ges si siede sulla sponda
del lettuccio e cinge e attira a S il morente, che si accascia e si spenge senza sussulti.
La scena piena di una pace solenne. Ges riadagia il Patriarca e abbraccia Maria, che in ultimo si
era avvicinata a Ges nello strazio che la angosciava.
Dice Ges:
A tutte le mogli che un dolore tortura, insegno ad imitare Maria nella sua vedovanza: unirsi a
Ges.
Quelli che pensano che Maria non abbia sofferto per le pene del cuore, sono in errore. Mia Madre
ha sofferto. Sappiatelo. Santamente, perch in Lei tutto era santo, ma acutamente.
Coloro che pensano che Maria amasse di un amore tiepido lo sposo, poich le era sposo di spirito e
non di carne, sono parimenti in errore. Maria amava intensamente il suo Giuseppe, al quale aveva
dedicato sei lustri di vita fedele. Giuseppe le era stato padre, sposo, fratello, amico, protettore.
Ora Ella si sentiva sola come il tralcio di vite al quale viene segato lalbero a cui si reggeva. La sua

casa era come colpita dal fulmine. Si divideva. Prima era una unit in cui i membri si sostenevano a
vicenda. Ora veniva a mancare il muro maestro, primo dei colpi inferti a quella Famiglia segnacolo
del prossimo abbandono del suo amato Ges.
La volont dellEterno, che laveva voluta sposa e Madre, ora le imponeva vedovanza e abbandono
della sua Creatura. Maria dice fra le lacrime uno dei suoi sublimi S. S, Signore, si faccia di me
secondo la tua parola. E per aver forza in quellora, si stringe a Me.
Sempre si stretta a Dio, Maria, nelle ore pi gravi della sua vita. Nel Tempio chiamata alle nozze,
a Nazaret chiamata alla Maternit, ancora a Nazaret fra le lacrime della vedovanza, a Nazaret nel
supplizio del distacco dal Figlio, sul Calvario nella tortura del vedermi morire.
Imparate, voi che piangete. E imparate voi che morite. Imparate voi, che vivete per morire. Cercate
di meritare le parole che dissi a Giuseppe. Saranno la vostra pace nella lotta della morte. Imparate,
voi che morite, a meritare daver Ges vicino, a vostro conforto. E, se anche non lavete meritato,
osate ugualmente di chiamarmi vicino. Io verr. Le mani piene di grazie e di conforti, il Cuore
pieno di perdono e damore, le labbra piene di parole di assoluzione e di incoraggiamento.
La morte perde ogni asprezza se avviene fra le mie braccia. Credetelo. Non posso abolire la morte,
ma la rendo soave a chi muore fidando in Me.
Il Cristo lha detto per tutti voi, sulla sua Croce: Signore, confido a Te lo spirito mio. Lha detto
pensando, nella sua, alle vostre agonie, ai vostri terrori, ai vostri errori, ai vostri timori, ai vostri
desideri di pendono. Lha detto col cuore spaccato di strazio, prima che per la lanciata, e strazio
spirituale pi che fisico, perch le agonie di coloro che muoiono pensando a Lui fossero addolcite
dal Signore e lo spirito passasse dalla morte alla Vita, dal dolore al gaudio, in eterno.
Questa, piccolo Giovanni, la lezione di oggi. Sii buona e non temere. La mia pace rifluir in te
sempre, attraverso la parola e attraverso la contemplazione. Vieni. Fa' conto dessere Giuseppe, che
ha per guanciale il petto di Ges, ed ha per infermiera Maria. Riposa fra noi come un bambino nella
cuna.

43. A conclusione della vita nascosta.


10 giugno 1944.
Dice Maria:
Prima di consegnare questi quaderni unisco la mia benedizione.
Ora, solo che lo vogliate con un poco di pazienza, potete avere una collana completa della vita
intima del mio Ges. DallAnnunciazione al momento che esce da Nazareth per la predicazione,
avete non solo i dettati ma anche lillustrazione dei fatti che accompagnarono la vita famigliare di
Ges.
Linfanzia, la fanciullezza, ladolescenza e la giovent del Figlio mio hanno solo brevi tratti nel
quadro vasto della sua vita descritto dai Vangeli. In essi Egli il Maestro. Qui lUomo. E il Dio
che si umilia per amore delluomo. E che pure opera miracoli anche nellannichilimento di una vita
comune. Li opera in me, che sento portata alla perfezione la mia anima a contatto col Figlio che mi
cresce in seno. Li opera nella casa di Zaccaria santificando il Battista, aiutando il travaglio di
Elisabetta, rendendo parola e fede a Zaccaria. Li opera in Giuseppe, aprendogli lo spirito alla luce di
una verit talmente eccelsa che egli non la poteva da solo comprendere. nonostante fosse un giusto.
E, dopo di me, il pi letificato da questa pioggia di divini benefici Giuseppe.
Osserva quanto cammino fa, spirituale cammino, da quando viene nella mia casa sino al momento
della fuga in Egitto. Allinizio non era che un uomo giusto del suo tempo. Poi, per fasi successive,
diviene il giusto del tempo cristiano. Acquista la fede nel Cristo e si abbandona a questa fede sicura,
tanto che dalla frase detta allinizio del viaggio da Nazareth a Betlem: Come faremo?, frase in cui
vi tutto luomo che si disvela coi suoi timori umani e le sue umane preoccupazioni, passa alla
speranza. Nella grotta, avanti la nascita, dice: Domani andr meglio. Ges che si avvicina lo
fortifica gi con questa speranza, che fra i doni di Dio uno dei pi belli. E da questa speranza,

quando il contatto con Ges lo santifica, passa allardimento. Si sempre lasciato dirigere da me,
per il rispetto venerabondo che per me nutriva. Ora dirige lui, e le cose materiali e quelle superiori,
e decide, da capo della Famiglia, quando vi da decidere. Non solo, ma nellora penosa della fuga,
dopo che mesi di unione col Figlio divino lo hanno saturato di santit, lui che conforta il mio
penare e mi dice: Anche non dovessimo avere pi niente, avremo sempre tutto perch avremo
Lui.
Li opera, il mio Ges, i suoi miracoli di grazia nei pastori. LAngelo va l dove il pastore che il
fugace incontro con me predispone alla Grazia, e lo porta alla Grazia perch Essa lo salvi in eterno.
Li opera l dove passa, esiliato o tornato alla sua piccola patria di Nazareth. Perch, dove Egli era,
la santit si espandeva come olio su un lino e fragranza di fiori nellaria, e chi nera tocco, se non
era un demonio, ne usciva ansioso di santit. Dove questansia radice di vita eterna, perch chi
vuole esser buono raggiunge la bont, e la bont porta al Regno di Dio.
Voi ora avete, vista per punti che vi riflettono momenti diversi, la santa Umanit del Figlio mio.
Dalla sua alba al suo tramonto. E, se il Padre M. lo crede, pu farne una ordinata riunione dei punti
in modo da formarne un complesso senza lacune. Questo se trova sia utile farlo.
Avremmo potuto dare tutto insieme. Ma la Provvidenza giudic esser bene fare cos. Per te, anima
mia. In ogni dettato ti abbiamo dato la medicina per le ferite che ti dovevano esser inflitte. Te
labbiamo data in anticipo per prepararti. Sembra, durante la gragnola, che nulla faccia riparo. Ma
non cos. La tempesta fa affiorare lumanit che dorme sepolta sotto le acque spirituali, ma porta a
galla anche le gemme di una dottrina soprannaturale che sono cadute nel vostro cuore e che
attendono proprio quellora di tempesta per riaffiorare e dirvi: Ci siamo anche noi. Ricordateci.
Vi inoltre, anima mia, una ragione di bont oltre che di Provvidenza. Come avresti potuto,
nellattuale accasciamento, vedere e udire certe visioni e certi dettati? Ti avrebbero ferito sino a
renderti incapace della tua missione di portavoce. Li abbiamo perci dati prima, evitando di
frantumarti il cuore, perch in Noi bont, con visioni e parole troppo consone al tuo soffrire e
perci acutizzanti questo sino allo spasimo. Non siamo crudeli, Maria. E agiamo sempre in modo
che voi da Noi abbiate conforto, non sgomento e accresciuto dolore. Ci basta che di Noi vi fidiate.
Ci basta che diciate con Giuseppe: Se mi resta Ges, tutto mi resta perch Noi si venga coi doni
celesti a consolare il vostro spirito.
Non ti prometto doni e consolazioni umane. Ti prometto le stesse consolazioni che ebbe Giuseppe:
soprannaturali. Perch, lo sappiano tutti, i doni dei Magi, nellusura che stringe alla gola un povero
fuggiasco, dileguarono rapidi come il baleno per lacquisto di un tetto e di quel minimo di
masserizie necessarie alla vita, di quel cibo che era pur necessario e che solo da quel cespite venne,
sinch non trovammo lavoro.
La comunit ebraica si sempre molto aiutata. Ma la comunit raccolta in Egitto era quasi tutta
composta di profughi perseguitati, poveri perci come noi, che venivamo ad aggiungerci a loro. E
un poco di quella ricchezza, che volevamo tenere per Ges, per il nostro Ges adulto, salvatasi dalle
spese della sistemazione in Egitto, fu provvida per il ritorno e appena sufficiente a riorganizzare
casa e laboratorio a Nazareth al nostro ritorno. Perch gli evi cambiano, ma lavidit umana
sempre uguale, e dellaltrui bisogno se ne serve per succhiare la sua parte in maniera esosa.
No. Laver con noi Ges non ci procur beni materiali. Molti di voi pretendono questo quando
appena appena sono un poco uniti a Ges. Dimenticano che Egli ha detto: Cercate le cose dello
spirito. Tutto il resto un sovrappi. Dio provvede anche il cibo. Agli uomini come agli uccelli.
Perch sa che di cibo avete bisogno sinch la carne armatura intorno alla vostra anima. Ma
chiedete prima la sua Grazia. Chiedete prima per lo spirito vostro. Il resto vi sar dato per giunta.
Giuseppe dallunione con Ges ebbe, umanamente parlando, affanni, fatiche, persecuzioni, fame.
Altro non ebbe. Ma, poich tendeva a Ges solo, tutto questo si cambi in spirituale pace, in
sovrannaturale letizia. Io vorrei portarvi al punto in cui era lo sposo mio quando diceva Anche non
dovessimo avere pi niente avremo sempre tutto, perch abbiamo Ges.
Lo so, il cuore si spezza. Lo so, la mente si offusca. Lo so, la vita si consuma. Ma, Maria!.... Sei di
Ges? Vuoi esserlo? Dove, come morto Ges? Bambina a me cara, piangi, ma persevera nella
fortezza. Il martirio non nella forma del tormento. E nella costanza con cui il martire lo sopporta.

Perci martirio unarma come una pena morale, quando sopportata per uno scopo uguale. Tu
sopporti per amore del mio Figlio. Quanto fai per fratelli sempre amore per Ges che li vuole
salvi. Perci il tuo martirio. Persevera in esso. Non volere fare da te. Basta -perch la stretta
troppo forte perch tu possa avere ancora tanta forza da guidarti da te e dominare anche la tua
umanit impedendole di piangere- basta che tu lasci che il dolore ti torturi senza ribellarti. Basta che
tu dica a Ges: Aiutami!. Quello che non puoi fare tu, Egli lo far in te. Sta' in Lui. Sempre in
Lui. Non volerne uscire. Se tu non vuoi, non ne esci, e anche se il dolore, tanto forte, ti impedisce
di vedere dove sei, tu sarai sempre in Ges.
Io ti benedico. Di' con me: Gloria Patri et Filio et Spiritui Sancto. Sia sempre il tuo grido. Sinch
lo dirai in Cielo. La grazia del Signore sia sempre in te.
IL PRIMO ANNO DI VITA PUBBLICA
44. Laddio alla Madre e partenza da Nazareth.
Il pianto e la preghiera della Corredentrice.
9 febbraio 1944, ore 9.30.
(iniziata durante la S. Comunione)
Vedo l'interno della casa di Nazareth. Vedo una stanza, pare un tinello dove la Famiglia prenda i
pasti e sosti nelle ore di riposo. E una stanzetta molto piccina e con una semplice tavola
rettangolare contro una specie di cassapanca, addossata ad una parete. Questo il sedile di un lato.
Contro le altre pareti vi un telaio e uno sgabello, e due altri sgabelli e una scansia con sopra dei
lumi ad olio e altri oggetti. Una porta aperta sullorticello. Deve essere verso sera, perch non vi
altro che un ricordo di sole sulla cima di un alto albero, che appena verzica con le prime foglie.
Alla tavola seduto Ges. Mangia e Maria lo serve andando e venendo da una porticina, che
suppongo conduca al posto dove il focolare, del quale si vede il bagliore dalla porta socchiusa.
Ges dice due o tre volte a Maria di sedere... e di mangiare Essa pure. Ma Lei non vuole, scuote il
capo sorridendo mestamente e porta, dopo le verdure lessate, che mi pare abbiano il ruolo di
minestra, dei pesci arrostiti e poi un formaggio piuttosto molle, come un pecorino fresco, di forma
appallottolata come una di quelle pietre che si vedono nei torrenti, e delle ulive piccole e scure. Il
pane, in piccole forme tonde (larghe quanto un piatto comune) e poco alto, gi sulla tavola. E
piuttosto scuro, come non fosse privato del cruschello. Ges ha davanti unanfora con dellacqua e
una coppa. Mangia in silenzio, guardando la Mamma con doloroso amore.
Maria, lo si vede visibilmente, in pena. Va, viene, per darsi un contegno. Accende, e vi ancora
luce sufficiente, una lucerna e la mette presso a Ges, e nellallungare il braccio carezza la testa del
Figlio furtivamente, riapre una bisaccia, che mi pare di quelle stoffe tessute a mano di lana vergine
e perci impermeabile, color nocciola, vi fruga dentro, esce nellorticello e va in fondo ad esso, in
una specie di ripostiglio, ne esce con delle mele piuttosto vizze, certo conservate dallestate, e le
mette nella bisaccia, poi prende un pane e una formaggella e unisce anche questa, per quanto Ges
non voglia, dicendo che basta ci che ha.
Poi Maria si accosta alla tavola di nuovo, dal lato pi stretto, alla sinistra di Ges, e lo guarda
mangiare. Se lo guarda con struggimento, con adorazione, con il volto ancor pi pallido del solito e
che la pena rende come invecchiato, con gli occhi pi grandi per unombra che li segna, indizio di
lacrime gi versate. Sembrano anche pi chiari del solito, come lavati dal pianto che gi
nellocchio, pronto a cadere. Due occhi dolorosi e stanchi.
Ges, che mangia adagio e palesemente contro voglia, tanto per fare contenta la Madre, e che
pensieroso pi del solito, alza il capo e la guarda. Incontra uno sguardo pieno di lacrime e curva il
capo per lasciarla libera, limitandosi a prenderle la manina sottile che Ella tiene appoggiata allorlo
del tavolo. Gliela prende con la sinistra e se la porta alla guancia, vi appoggia sopra la guancia e ve
la strofina un momento per sentire la carezza di quella povera manina che trema, e poi la bacia sul
dorso con tanto amore e rispetto.
Vedo Maria che si porta la mano libera, la sinistra, alla bocca, come per soffocare un singhiozzo, e

poi si asciuga con le dita un lacrimone che traboccato dal ciglio e riga la guancia.
Ges riprende a mangiare e Maria esce svelta svelta nellorticello, dove ormai poca luce, e
scompare. Ges appoggia il gomito sinistro sul tavolo, e sulla mano appoggia la fronte e si immerge
nei suoi pensieri, smettendo di mangiare.
Poi ascolta e si alza. Esce anche Lui nellorto e, dopo essersi guardato intorno, si dirige verso
destra, rispetto al lato della casa, ed entra, per una spaccatura, in una parete rocciosa, dentro a quello
che riconosco per il laboratorio del falegname, questa volta tutto ordinato, senza assi, senza trucioli,
senza fuoco acceso. Vi il bancone e gli utensili, tutti al loro posto, e basta.
Curva sul bancone, Maria piange. Sembra una bambina. Ha il capo sul braccio sinistro ripiegato e
piange senza rumore, ma con molto dolore. Ges entra piano e le si accosta cos leggermente che
Ella capisce che l solo quando il Figlio le posa la mano sulla testa china, chiamandola:
Mamma! con voce di amoroso rimprovero.
Maria alza la testa e guarda Ges fra un velo di pianto e si appoggia a Lui, con le due mani
congiunte, contro al suo braccio destro. Ges le asciuga il volto con un lembo della sua larga
manica e poi labbraccia, traendosela sul cuore e baciandola sulla fronte. Ges maestoso, sembra
pi virile del solito, e Maria sembra pi bambina, fuorch nel volto che il dolore segna.
Vieni, Mamma le dice Ges e, tenendola stretta a S col braccio destro, si incammina tornando
nellorto, dove si siede su un banco contro il muro della casa. Lorto silenzioso e ormai oscuro. Vi
solo un bel chiaro di luna e la luce che esce dal tinello. La notte serena.
Ges parla a Maria. Non intendo in principio le parole appena mormorate, alle quali Maria assente
col capo. Poi odo: E fatti venire le parenti. Non rimanere sola. Sar pi tranquillo, Madre, e tu sai
se ho bisogno desser tranquillo per compiere la mia missione. Il mio amore non ti mancher. Io
verr sovente e ti far avvertire quando sar in Galilea e non potr venire a casa. Tu verrai da Me,
allora. Mamma, questora doveva venire. Si iniziata qui, quando lAngelo ti apparve; ora scocca e
noi dobbiamo viverla, non vero, Mamma? Dopo verr la pace della prova superata e la gioia.
Prima bisogna valicare questo deserto come gli antichi Padri per entrare nella Terra Promessa. Ma il
Signore Iddio ci aiuter come aiut loro. E ci dar il suo aiuto come manna spirituale per nutrire il
nostro spirito nello sforzo della prova. Diciamo insieme al Padre nostro... E Ges si alza e Maria
con Lui e alzano il volto al cielo. Due ostie vive che lucono nelloscurit.
Ges dice lentamente, ma con voce chiara e scandendo le parole, la preghiera dominicale. Appoggia
molto sulle frasi: adveniat Regnum tuum, fiat voluntas tua distanziando molto queste due frasi
dalle altre. Prega con le braccia aperte, non proprio a croce, ma come stanno i sacerdoti quando si
volgono a dire Dominus vobiscum. Maria tiene le mani congiunte.
Poi tornano a casa e Ges, che non ho mai visto bere vino, versa in una coppa, da unanfora presa
sulla scansia, un poco di vino bianco e la porta sulla tavola, prende per mano Maria e la obbliga a
sedersi vicino a Lui e a bere di quel vino, in cui intinge una fettina di pane che le fa mangiare.
Linsistenza tale che Maria cede, Ges beve il rimanente vino. E poi si stringe la Mamma al
fianco e se la tiene cos, contro la persona, dalla parte del cuore. N Ges n Maria stanno sdraiati,
ma seduti come noi. Non parlano pi. Attendono. Maria carezza la mano destra di Ges e le sue
ginocchia. Ges carezza Maria sul braccio e sul capo.
Poi Ges si alza e Maria con Lui e si abbracciano e si baciano amorosamente pi e pi volte.
Sembra che sempre si vogliano lasciare, ma Maria torna a stringere a s la sua Creatura. E la
Madonna, ma una mamma infine, una mamma che si deve staccare dal suo figlio e che sa dove
conduce quel distacco. Non mi si venga pi a dire che Maria non ha sofferto. Prima lo credevo
poco, ora pi affatto.
Ges prende il mantello (blu scuro) e se lo drappeggia sulle spalle e sul capo a cappuccio. Poi si
passa a tracolla la bisaccia, di modo che non gli ostacoli il cammino. Maria lo aiuta e mai finisce di
accomodargli la veste e il manto e il cappuccio, e intanto lo carezza ancora.
Ges va verso luscio dopo aver tracciato un gesto di benedizione nella stanza. Maria lo segue e
sulluscio ormai aperto si baciano ancora.
La via silenziosa e solitaria, bianca di luna. Ges si incammina. Si volta ancora per due volte a
guardare la Mamma, che rimasta appoggiata allo stipite, pi bianca della luna e tutta lucente di

pianto silenzioso. Ges si allontana sempre pi per la viuzza bianca. Maria piange sempre contro la
porta. Poi Ges scompare ad una svolta della via
E cominciato il suo cammino di Evangelizzatore, che terminer al Golgota. Maria entra piangendo
e chiude la porta. Anche per Lei cominciato il cammino che la porter al Golgota. E per noi...
Dice Ges:
Questo il quarto dolore di Maria Madre di Dio. Il primo, la presentazione al Tempio; il secondo,
la fuga in Egitto; il terzo, la morte di Giuseppe; il quarto, il mio distacco da Lei.
Conoscendo il desiderio del Padre, ti ho detto ieri sera che affretter la descrizione dei nostri
dolori perch siano resi noti. Ma, come vedi, gi ne erano stati illustrati di quelli di mia Madre. Ho
spiegato prima la fuga che la Presentazione, perch vi era bisogno di farlo in quel giorno. Io so. E tu
comprendi e dirai il perch al Padre. A voce.
E mio disegno alternare le tue contemplazioni, e le mie conseguenti spiegazioni, coi dettati veri e
propri, per sollevare te e il tuo spirito dandoti la beatitudine del vedere, e anche perch cos palese
la differenza stilistica fra il tuo comporre ed il mio.
Inoltre, davanti a tanti libri che parlano di Me e che, tocca e ritocca, muta e infronzola, sono
divenuti irreali, Io ho desiderio di dare a chi in Me crede una visione riportata alla verit del mio
tempo mortale. Non ne esco diminuito, ma anzi reso pi grande nella mia umilt, che si fa pane a
voi per insegnarvi ad essere umili e simili a Me, che fui uomo come voi e che portai nella mia veste
duomo la perfezione di un Dio. Dovevo essere Modello vostro, e i modelli devono essere sempre
perfetti.
Non terr nelle contemplazioni una linea cronologica corrispondente a quella dei Vangeli. Prender
i punti che trover pi utili in quel giorno per te o per altri, seguendo una mia linea di
insegnamento e di bont.
Linsegnamento che viene dalla contemplazione del mio distacco, va specialmente ai genitori e ai
figli, che la volont di Dio chiama alla rinuncia reciproca per un pi alto amore. In secondo luogo
va a tutti coloro che si trovano di fronte ad una rinuncia penosa.
Quante ne trovate nella vita! Esse sono spine sulla terra e trafiggenti il cuore, lo so. Ma a chi le
accoglie con rassegnazione -badate, non dico: a chi le desidera e le accoglie con gioia, ci gi
perfezione; dico: con rassegnazione- si mutano in eterne rose. Ma pochi le accolgono con
rassegnazione. Come asinelli restii, recalcitrate al volere del Padre e vi impuntate, se pur non
cercate colpire con spirituali calci e morsi, ossia con ribellione e bestemmie al buon Dio.
E non dite: Ma io non avevo che questo bene e Dio me lo ha tolto. Ma io non avevo che questo
affetto e Dio me lha strappato. Anche Maria, donna gentile, amorosa alla perfezione, perch Tutta
Grazia anche le forme affettive e sensitive erano perfette, non aveva che un bene e un amore sulla
terra: il Figlio suo. Non le rimaneva che Quello. I genitori morti da tempo, Giuseppe morto da
qualche anno. Non cero che Io per amarla e farle sentire che non era sola. I parenti, per cagione di
Me, di cui non sapevano lorigine divina, le erano un poco ostili, come verso una mamma che non
sa imporsi al figlio che esce dal comune buon senso, che rifiuta le nozze proposte, le quali
potrebbero dare lustro alla famiglia, e aiuto anche.
I parenti, voce del senso comune, del senso umano -voi lo chiamate buon senso, ma non che senso
umano, ossia egoismo- avrebbero voluto queste pratiche svolte nella mia vita. In fondo cera sempre
la paura di dover un giorno passare delle noie per causa mia, che gi osavo mettere fuori delle idee
troppo idealiste, secondo loro, le quali potevano urtare la sinagoga. La storia ebraica era piena
dinsegnamenti sulla sorte dei profeti. Non era una facile missione quella del profeta, e dava
sovente morte allo stesso e noie al parentado. In fondo cera sempre il pensiero di dovere, un
giorno, occuparsi di mia Madre.
Perci il vedere che Ella non mi ostacolava in nulla e pareva in continua adorazione davanti al
Figlio, li urtava. Questo urto sarebbe poi cresciuto nei tre anni di ministero, sino a culminare nei
rimproveri aperti quando mi raggiungevano in mezzo alle folle e si vergognavano della mia,
secondo loro, mania di urtare le caste potenti. Rimprovero a Me e Lei, povera Mamma!

Eppure Maria, che sapeva lumore dei parenti -non tutti furono come Giacomo, Giuda e Simone, n
come la loro madre Maria di Cleofa- e che prevedeva lumore futuro, Maria, che sapeva la sua sorte
durante quei tre anni e quella che lattendeva alla fine degli stessi e la sorte mia, non recalcitr
come voi fate. Pianse. E chi non avrebbe pianto davanti ad una separazione da un figlio che lamava
come Io lamavo, davanti alla prospettiva dei lunghi giorni, vuoti della mia presenza, nella casa
solitaria, davanti al futuro del Figlio destinato a dare di cozzo contro il malanimo di chi era
colpevole e che si vendicava desser colpevole offendendo lIncolpevole sino ad ucciderlo?
Pianse perch era la Corredentrice e la Madre del genere umano rinato a Dio, e doveva piangere,
per tutte le mamme che non sanno fare, del loro dolore di madri, una corona di gloria eterna.
Quante madri nel mondo, a cui la morte svelle dalle braccia una creatura! Quante madri a cui un
soprannaturale volere strappa dal fianco un figlio! Per tutte le sue figlie, come Madre dei cristiani,
per tutte le sue sorelle, nel dolore di madre orbata, ha pianto Maria. E per tutti i figli che, nati da
donna, sono destinati a divenire apostoli di Dio o martiri per amore di Dio, per fedelt a Dio, o per
ferocia umana.
Il mio Sangue e il pianto di mia Madre sono la mistura che fortifica questi segnati a eroica sorte,
quella che annulla in loro le imperfezioni, o anche le colpe commesse dalla loro debolezza, dando,
oltre al martirio, comunque subto, la pace di Dio e, se sofferto per Dio, la gloria del Cielo.
Le trovano i missionari come fiamma che scalda nelle regioni dove la neve impera, le trovano come
rugiada l dove il sole arde. Sono (lacrime) spremute dalla carit di Maria e sono sgorgate da un
cuore di giglio. Hanno perci, della carit verginale le sposate allAmore, il fuoco, e della verginale
purezza la profumata frescura, simile a quella dellacqua raccolta nel calice di un giglio dopo una
notte rugiadosa.
Le trovano i consacrati in quel deserto che la vita monastica bene intesa: deserto perch non vive
che lunione con Dio, e ogni altro affetto cade divenendo unicamente carit soprannaturale: per i
parenti, gli amici, i superiori, gli inferiori.
Le trovano i consacrati a Dio nel mondo, nel mondo che non li capisce e non li ama, deserto anche
per questi, in cui essi vivono come fossero soli, tanto sono incompresi e derisi per amor mio.
Le trovano le mie care vittime, perch Maria la prima delle vittime per amore di Ges, ed alle
sue seguaci Ella d, con mano di Madre e di Medico, le sue lacrime che ristorano e inebbriano a pi
alto sacrificio.
Santo pianto della Madre mia!
Maria prega. Non si rifiuta di pregare perch Dio le d un dolore. Ricordatelo. Prega insieme a
Ges. Prega il Padre. Nostro e vostro.
Il primo Pater noster stato pronunciato nellorto di Nazareth per consolare la pena di Maria, per
offrire le nostre volont allEterno nel momento che si iniziava per queste volont il periodo di
sempre crescente rinunzia, culminante a quella della vita per Me e della morte di un figlio per
Maria.
E per quanto noi non avessimo nulla da farci perdonare dal Padre, pure per umilt noi, i Senza
Colpa, abbiamo chiesto il perdono del Padre per andare perdonati, assolti anche di un sospiro,
incontro alla nostra missione degnamente. Per insegnarvi che pi si in grazia di Dio e pi la
missione benedetta e fruttuosa. Per insegnarvi il rispetto a Dio e lumilt. Davanti a Dio Padre
anche le nostre due perfezioni di Uomo e di Donna si sono sentite nulla e hanno chiesto perdono.
Come hanno chiesto il pane quotidiano.
Quale era il nostro pane? Oh! non quello impastato dalle pure mani di Maria e cotto nel piccolo
forno, per il quale tante volte avevo formato fastelli e fascine. Anche quello necessario finch si
sulla terra. Ma il nostro pane quotidiano era quello di fare giorno per giorno la nostra parte di
missione. Che Dio ce la desse ogni giorno, perch fare la missione che Dio d la gioia del nostro
giorno, non vero, piccolo Giovanni? Non lo dici anche tu che ti par vuoto il giorno, ti pare non
stato, se la bont del Signore ti lascia un giorno senza la tua missione di dolore?
Maria prega insieme a Ges. E Ges che vi giustifica, figli. Sono Io che rendo accettevoli e
fruttuose le vostre preghiere presso il Padre. Io lho detto: Tutto quello che chiederete al Padre in
mio nome, Egli ve lo conceder, e la Chiesa avvalora le sue orazioni dicendo: Per Ges Cristo

Signor nostro.
Quando pregate, unitevi sempre, sempre, sempre a Me. Io pregher a voce alta per voi, coprendo la
vostra voce di uomini con la mia di Uomo-Dio. Io metter sulle mie mani trafitte la vostra preghiera
e lelever al Padre. Diverr ostia di pregio infinito. La mia voce fusa con la vostra salir come
bacio filiale al Padre, e la porpora delle mie ferite far prezioso il vostro pregare. Siate in Me se
volete avere il Padre in voi, con voi, per voi.
Hai finito la narrazione dicendo: E per noi..., e volevi dire: per noi che siamo cos ingrati verso
questi Due che hanno montato il Calvario per noi. Hai fatto bene a mettere quelle parole. Mettile
ogni volta che ti far vedere un nostro dolore. Sia come la campana che suona e che chiama a
meditare e a pentirsi.
Basta, ora. Riposa. La pace sia con te.

45. Predicazione di Giovanni Battista e Battesimo di Ges.


La manifestazione divina.
[...].
Lo stesso 3 febbraio 1944, a sera.
Vedo una pianura spopolata di paesi e di vegetazione. Non ci sono campi coltivati, e ben poche e
rare piante riunite qua e l a ciuffi, come vegetali famiglie, dove il suolo nelle profondit meno
arso che non sia in genere. Faccia conto che questo terreno arsiccio e incolto sia alla mia destra,
avendo io il nord alle spalle, e si prolunghi verso quello che a sud rispetto a me.
A sinistra invece vedo un fiume di sponde molto basse, che scorre lentamente esso pure da nord a
sud. Dal moto lentissimo dellacqua comprendo che non vi devono essere dislivelli nel suo letto e
che questo fiume scorre in una pianura talmente piatta da costituire una depressione. Vi un moto
appena sufficiente acci lacqua non stagni in palude. Lacqua poco fonda, tanto che si vede il
fondale. Giudico non pi di un metro, al massimo un metro e mezzo. Largo come lArno verso
S.Miniato-Empoli: direi un venti metri. Ma io non ho occhio esatto nel calcolare. Pure dun
azzurro lievemente verde verso le sponde, dove per lumidore del suolo una fascia di verde folta e
rallegrante locchio, che rimane stanco dallo squallore petroso e renoso di quanto gli si stende
avanti.
Quella voce intima che le ho spiegato di udire e che mi indica ci che devo notare e sapere, mi
avverte che io vedo la valle del Giordano. La chiamo valle, perch si dice cos per indicare il posto
dove scorre un fiume, ma qui improprio di chiamarla cos, perch una valle presuppone dei monti,
ed io qui di monti non ne vedo vicini. Ma insomma sono presso il Giordano e lo spazio desolato,
che osservo alla mia destra, il deserto di Giuda. Se dire deserto per dire un luogo dove non ci
sono case e lavori delluomo giusto, non lo secondo il concetto che noi abbiamo del deserto. Qui
non le arene ondulate del deserto come lo concepiamo noi, ma solo terra nuda, sparsa di pietre e
detriti, come sono i terreni alluvionali dopo una piena. In lontananza, delle colline.
Pure, presso il Giordano, vi una grande pace, un che di speciale, di superiore al comune, come
quello che si nota sulle sponde del Trasimeno. E un luogo che pare ricordarsi di voli dangeli e di
voci celesti. Non so dire bene ci che provo. Ma mi sento in un posto che parla allo spirito.
Mentre osservo queste cose, vedo che la scena si popola di gente lungo la riva destra (rispetto a me)
del Giordano. Vi sono molti uomini vestiti in maniere diverse. Alcuni appaiono popolani, altri dei
ricchi, non mancano alcuni che paiono farisei per la veste ornata di frange e galloni.
In mezzo ad essi, in piedi su un masso, un uomo che, per quanto la prima volta che lo vedo,
riconosco subito per il Battista. Parla alla folla, e le assicuro che non una predica dolce. Ges ha
chiamato Giacomo e Giovanni i figli del tuono. Ma allora come chiamare questo veemente
oratore? Giovanni Battista merita il nome di fulmine, valanga, terremoto, tanto impetuoso e
severo nel suo parlare e nel suo gestire.

Parla annunciando il Messia ed esortando a preparare i cuori alla sua venuta estirpando da essi gli
ingombri e raddrizzando i pensieri. Ma un parlare vorticoso e rude. Il Precursore non ha la mano
leggera di Ges sulle piaghe dei cuori. E un medico che denuda e fruga e taglia senza piet.
Mentre lo ascolto -e non ripeto le parole perch sono quelle riportate dagli Evangelisti, ma
amplificate con irruenza- vedo avanzarsi lungo una stradicciola , che ai bordi della linea erbosa e
ombrosa che costeggia il Giordano, il mio Ges. Questa rustica via, pi sentiero che via, sembra
disegnata dalle carovane e dalle persone che per anni e secoli lhanno percorsa per giungere ad un
punto dove, essendo il fondale del fiume pi alto, facile il guado. Il sentiero continua dallaltro
lato del fiume e si perde fra il verde dellaltra sponda.
Ges solo. Cammina lentamente, venendo avanti, alle spalle di Giovanni. Si avvicina senza
rumore e ascolta intanto la voce tuonante del Penitente del deserto, come se anche Ges fosse uno
dei tanti che venivano a Giovanni per farsi battezzare o per prepararsi ad essere mondi per la venuta
del Messia. Nulla distingue Ges dagli altri. Sembra un popolano nella veste, un signore nel tratto e
nella bellezza, ma nessun segno divino lo distingue dalla folla.
Per si direbbe che Giovanni senta una emanazione di spiritualit speciale. Si volge e individua
subito la fonte di quellemanazione. Scende con impeto dal masso che gli faceva da pulpito e va
sveltamente verso Ges, che si fermato qualche metro lontano dl gruppo, appoggiandosi al fusto
di un albero.
Ges e Giovanni si fissano un momento. Ges col suo sguardo azzurro tanto dolce. Giovanni col
suo occhio severo, nerissimo, pieno di lampi. I due, visti vicino, son lantitesi luno dellaltro. Alti
tutti e due - lunica somiglianza- sono diversissimi per tutto il resto. Ges biondo e dai lunghi
capelli ravviati, dal volto di un bianco avoriato, dagli occhi azzurri, dallabito semplice ma
maestoso. Giovanni irsuto, nero di capelli che ricadono lisci sulle spalle, lisci e disuguali in
lunghezza, nero dalla barba rada che gli copre quasi tutto il volto non impedendo col suo velo di
permettere di notare le guance scavate dal digiuno, nero negli occhi febbrili, scuro nella pelle
abbronzata dal sole e dalle intemperie e per la folta peluria che lo copre, seminudo nella sua veste di
pelo di cammello, tenuta alla vita da una cinghia di pelle e che gli copre il torso scendendo appena
sotto i fianchi magri e lasciando scoperte le coste a destra, le coste sulle quali , unico strato di
tessuti, la pelle conciata dallaria. Sembrano un selvaggio e un angelo visti vicini.
Giovanni, dopo averlo scrutato col suo occhio penetrante esclama: Ecco lAgnello di Dio. Come
che a me viene il mio Signore?
Ges risponde placido: Per compiere il rito di penitenza.
Mai, mio Signore. Io sono che devo venire a Te per essere santificato, e Tu vieni a me?
E Ges, mettendogli una mano sul capo, perch Giovanni sera curvato davanti a Ges, risponde:
Lascia che si faccia come voglio, perch si compia ogni giustizia e il tuo rito divenga inizio ad un
pi alto mistero e sia annunciato agli uomini che la Vittima nel mondo.
Giovanni lo guarda con occhio che una lacrima fa dolce e lo precede verso la riva, dove Ges si
leva il manto e la tunica, rimanendo con una specie di corti calzoncini, per poi scendere nellacqua
dove gi Giovanni, che lo battezza versandogli sul capo lacqua del fiume, presa con una specie di
tazza che il Battista tiene sospesa alla cintola e che mi pare una conchiglia o una mezza zucca
essiccata e svuotata.
Ges proprio lAgnello. Agnello nel candore della carne, nella modestia del tratto, nella mitezza
dello sguardo.
Mentre Ges risale la riva e dopo essersi vestito si raccoglie in preghiera, Giovanni lo addita alle
turbe, testimoniando di averlo conosciuto per il segno che lo Spirito di Dio gli aveva indicato quale
indicazione infallibile del Redentore.
Ma io sono polarizzata nel guardare Ges che prega, e non mi resta che questa figura di luce contro
il verde della sponda.
Dice Ges:
Giovanni non aveva bisogno del segno per se stesso. Il suo spirito, presantificato sin dal ventre di
sua madre, era possessore di quella vista di intelligenza soprannaturale che sarebbe stata di tutti gli

uomini senza la colpa di Adamo.


Se luomo fosse rimasto in grazia, in innocenza, in fedelt col suo Creatore, avrebbe visto Dio
attraverso le apparenze esterne. Nella Genesi detto che il Signore Iddio parlava familiarmente con
luomo innocente e che luomo non tramortiva a quella voce, non si ingannava nel discernerla. Cos
era la sorte delluomo: vedere e capire Iddio proprio come un figlio fa col genitore. Poi venuta la
colpa e luomo non ha pi osato guardare Dio, non ha pi saputo vedere e comprendere Iddio. E
sempre meno lo sa.
Ma Giovanni, il mio cugino Giovanni, era stato mondato dalla Colpa quando la Piena di Grazia
sera curvata amorosa ad abbracciare la gi sterile ed allora feconda Elisabetta. Il fanciullino nel suo
seno era balzato di giubilo, sentendo cadere la scaglia della colpa dalla sua anima come crosta che
cade da una piaga che guarisce. Lo Spirito Santo, che aveva fatto di Maria la madre del Salvatore,
inizi la sua opera di salvazione, attraverso Maria, Vivo Ciborio della Salvezza Incarnata, su questo
nascituro destinato ad essere a Ma unito non tanto pel sangue, quanto per la missione che fece di noi
come le labbra che formano la parola. Giovanni le labbra, Io la Parola. Egli il Precursore
nellEvangelo e nella sorte di martirio. Io, Colui che perfeziona della mia divina perfezione
lEvangelo iniziato da Giovanni ed il martirio per la difesa della Legge di Dio.
Giovanni non aveva bisogno di nessun segno. Ma alla ottusit degli altri il segno era necessario. Su
cosa avrebbe fondato Giovanni la sua asserzione, se non su una prova innegabile che gli occhi di
tardi e le orecchie dei pesanti avessero percepita?
Io pure non avevo bisogno di battesimo. Ma la sapienza del Signore aveva giudicato esser quello
lattimo e il modo dellincontro. E traendo Giovanni dal suo speco nel deserto a me dalla mia casa,
ci un in quellora per aprire su Me il Cieli e farne scendere Se Stesso, Colomba Divin, su colui che
avrebbe battezzato gli uomini con tal Colomba, e farne scendere lannuncio, ancor pi potente di
quello angelico perch dal Padre mio: Ecco il mio Figlio diletto col quale mi sono compiaciuto.
Perch gli uomini non avessero scuse o dubbi nel seguirmi e nel non seguirmi.
Le manifestazioni del Cristo sono state molte. La prima, dopo la Nascita, fu quella dei Magi, la
seconda nel tempio, la terza sulle rive del Giordano. Poi vennero le infinite altre che ti far
conoscere, poich i miei miracoli sono manifestazioni della mia natura divina, sino alle ultime della
Risurrezione e Ascensione al Cielo.
La mia patria fu piena delle mie manifestazioni. Come seme gettato ai quattro punti cardinali, esse
avvennero in ogni strato e luogo della vita: ai pastori, ai potenti, ai dotti, agli increduli, ai peccatori,
ai sacerdoti, ai dominatori, ai bambini, ai soldati, agli ebrei, ai gentili. Anche ora esse si ripetono.
Ma, come allora. il mondo non le accoglie. Anzi non accoglie le attuali e dimentica le passate.
Ebbene, Io non desisto. Io mi ripeto per salvarvi. per portarvi alla fede in Me.
Sai, Maria, quello che fai? Quello che faccio, anzi, nel mostrarti il Vangelo? Un tentativo pi forte
di portare gli uomini a Me. Tu lo hai desiderato con preghiere ardenti. Non mi limito pi alla parola.
Li stanca e li stacca. E una colpa, ma cos. Ricorro alla visione, e del mio Vangelo, e la spiego
per renderla pi chiara e attraente.
A te do il conforto del vedere. A tutti do il modo di desiderare di conoscermi. E se ancora non
servir, e come crudeli bambini getteranno il dono senza capirne il valore, a te rester il mio dono e
ad essi il mio sdegno. Potr ancora una volta fare lantico rimprovero: Abbiamo suonato e non
avete danzato; abbiamo intonato lamenti e non avete pianto.
Ma non importa. Lasciamo che essi, gli inconvertibili, accumulino sul loro capo i carboni ardenti, e
volgiamoci alle pecorelle che cercano di conoscere il Pastore. Io son quello, e tu sei la verga che le
conduci a Me.
Come vede, mi sono affrettata a mettere quei particolari che per la loro piccolezza mi erano sfuggiti
e che lei ha desiderato avere.
[...].

46. Ges tentato da Satana nel deserto. Come si vincono le tentazioni.


24 febbraio 1944. Gioved dopo le Ceneri.
Vedo la solitudine petrosa gi vista alla mia sinistra nella visione del battesimo di Ges al
Giordano. Per devo essere molto addentrata in essa perch non vedo affatto il bel fiume lento e
azzurro, n la vena di verde che lo costeggia alle sue due rive, come alimentata da quellarteria
dacqua. Qui, solo solitudine, pietroni, terra talmente arsa da essere ridotta a polvere giallastra, che
ogni tanto il vento solleva con piccoli vortici, che paion fiato di bocca febbrile tanto sono asciutti e
caldi. E tormentosi per la polvere che penetra con essi nelle narici e nelle fauci. Moto rari, qualche
piccolo cespuglio spinoso, non si sa come resistente in quella desolazione. Sembrano ciuffetti di
superstiti capelli sulla testa di un calvo. Sopra, un cielo spietatamente azzurro; sotto, il suolo arido;
intorno, massi e silenzio. Ecco quanto vedo come natura.
Addossato ad un enorme pietrone, che per la sua forma sembra una C che fa un embrione di grotta
e seduto su un sasso trascinato in quellincavo, sta Ges. Si ripara cos dal sole cocente. E linterno
ammonitore mi avverte che quel sasso, su cui ora siede, anche il suo inginocchiatoio e il suo
guanciale quando prende le brevi ore di riposo, avvolto nel suo mantello, al lume delle stelle e
allaria fredda della notte. Infatti l presso la sacca che gli ho visto prendere prima di partire da
Nazareth. Tutto il suo avere. E dal come si piega floscia, comprendo che vuota del poco cibo che
vi aveva messo Maria.
Ges magro e pallido. Sta seduto con i gomiti appoggiati ai ginocchi e gli avambracci sporti in
avanti, con le mani unite ed intrecciate nelle dita. Medita. Ogni tanto soleva lo sguardo e lo gira
attorno e guarda il sole alto, quasi a perpendicolo, nel cielo azzurro. Ogni tanto, e specie dopo aver
girato lo sguardo attorno e averlo alzato verso la luce solare, chiude gli occhi e si appoggia al masso
che gli fa da riparo, come preso da vertigine.
Vedo apparire il brutto ceffo di Satana. Non che si presenti nella forma con cui noi ce lo
raffiguriamo, con corna, coda, ecc.ecc. Pare un beduino avvolto nel suo vestito e nel suo mantellone
che pare un domino da maschera. Sul capo il turbante, le cui falde bianche scendono a far riparo
sulle spalle e lungo i lati del viso. Di modo che di questo appare un breve triangolo molto bruno,
dalle labbra sottili e sinuose, degli occhi nerissimi e incavati, pieni di bagliori magnetici. Due
pupille che ti leggono in fondo al cuore, ma nella quali non leggi nulla, o una sola parola: mistero.
Lopposto dellocchio di Ges, tanto magnetico fascinatore anchesso, che ti legge in cuore, ma nel
quale leggi anche che nel suo cuore amore e bont per te. Locchio di Ges una carezza
allanima. Questo come un doppio pugnale che ti perfora e brucia.
Si avvicina a Ges: Sei solo?
Ges lo guarda e non risponde.
Come sei capitato qui? Ti sei sperduto?
Ges lo guarda da capo e tace.
Se avessi dellacqua nella borraccia te la darei. Ma ne sono senza anchio. M morto il cavallo e
mi dirigo a piedi al guado. L berr e trover chi mi d un pane. So la via. vieni con me. Ti
guider.
Ges non alza pi neppure gli occhi.
Non rispondi? Sai che se resti qui, muori? Gi si leva il vento. Sar bufera. Vieni.
Ges stringe le mani in muta preghiera.
Ah! sei proprio Tu, dunque? E tanto che ti cerco! Ed ora tanto che ti osservo. Dal momento che
sei stato battezzato. Chiami lEterno? E lontano. Ora sei sulla terra e in mezzo agli uomini. E negli
uomini regno io. Pure mi fai piet e ti voglio soccorrere, perch sei buono e sei venuto a sacrificarti
per nulla. Gli uomini ti odieranno per la tua bont. Non capiscono che oro e cibo, e senso.
Sacrificio, dolore, ubbidienza, sono parole morte per loro pi di questa polvere. Solo il serpe pu
nascondersi qui attendendo di mordere e lo sciacallo di sbranare. Vieni via. Non merita soffrire per
loro. Li conosco pi di Te.
Satana si seduto di fronte a Ges e lo fruga col suo sguardo tremendo, e sorride con la sua bocca
di serpe. Ges tace sempre e prega mentalmente.

Tu diffidi di me. Fai male. Io sono la sapienza della terra. Ti poso essere maestro per insegnarti a
trionfare. Vedi: limportante trionfare. Poi, quando ci si imposti e si affascinato il mondo,
allora lo si conduce dove si vuole noi. Ma prima bisogna essere come piace a loro. Come loro.
Sedurli facendo loro credere che li ammiriamo e li seguiamo nel loro pensiero.
Sei giovane e bello. Comincia dalla donna. E sempre da essa che si deve incominciare. Io ho
sbagliato inducendo la donna alla disubbidienza. Dovevo consigliarla per altro modo. Ne avrei fatto
uno strumento migliore e avrei vinto Dio. Ho avuto fretta. Ma Tu! Io tinsegno perch c stato un
giorno che ho guardato a Te con giubilo angelico e un resto di quellamore rimasto, ma Tu
ascoltami, ed usa della mia esperienza. Fatti una compagna. Dove non riuscirai Tu, essa riuscir. Sei
il nuovo Adamo, devi avere la tua Eva.
E poi, come puoi comprendere e guarire le malattie del senso se non sai cosa sono? Non sai che l
il nocciolo da cui nasce la pianta della cupidit e della prepotenza? Perch luomo vuole regnare?
Perch vuole essere ricco, potente? Per possedere la donna. Questa come lallodola. Ha bisogno
del luccichio per essere attirata. Loro e la potenza sono le due facce dello specchio che attirano le
donne e le cause del male nel mondo. Guarda: dietro a mille delitti dai volti diversi, ce ne sono
novecento almeno che hanno radice nella fame del possesso della donna o nella volont di una
donna, arsa da un desiderio che luomo non soddisfa ancora o non soddisfa pi. Vai dalla donna se
vuoi sapere cosa la vita. E solo dopo saprai curare e guarire i morbi dellumanit.
E bella, sai, la donna! Non c nulla di pi bello nel mondo. Luomo ha il pensiero e la forza. Ma la
donna! Il suo pensiero un profumo, il suo contatto carezza di fiori, la sua grazia come vino che
scende, la sua debolezza come matassa di seta o ricciolo di bambino nelle mani di un uomo, la sua
carezza forza che si rovescia sulla nostra e la accende. Si annulla il dolore, la fatica, il cruccio,
quando si posa presso una donna, ed essa fra le nostre braccia come un fascio di fiori.
Ma che stolto che sono! Tu hai fame e ti parlo della donna. La tua vigoria esausta. Per questo,
questa fragranza della terra, questo fiore del creato, questo frutto che d e suscita amore, ti pare
senza valore. Ma guarda queste pietre. Come sono tonde e levigate, dorate sotto al sole che scende.
Non sembrano pani? Tu, Figlio di Dio, non hai che dire: Voglio, perch esse divengano pane
fragrante come quello che ora le massaie levano dal forno per la cena dei loro familiari. E queste
acacie cos aride, se Tu vuoi, non possono empirsi di dolci pomi, di datteri di miele? Satollati, o
Figlio di Dio. Tu sei il Padrone della terra. Essa si inchina per mettere ai tuoi piedi se stessa e
sfamare la tua fame.
Lo vedi che impallidisci e vacilli solo a sentir nominare il pane? Povero Ges! Sei tanto debole da
non potere pi neppure comandare al miracolo? Vuoi che lo faccia io per Te? Non ti sono a paro.
Ma qualcosa posso. Star privo per un anno della mia forza, la raduner tutta, ma ti voglio servire
perch Tu sei buono ed io sempre mi ricordo che sei il mio Dio, anche se ora ho demeritato di
chiamarti tale. Aiutami con le tue preghiere perch io possa...
Taci. Non di solo pane vive luomo, ma di ogni parola che viene da Dio.
Il demonio ha un sussulto di rabbia. Digrigna i denti e stringe i pugni. Ma si contiene e volge il
digrigno in sorriso.
Comprendo. Tu sei sopra le necessit della terra e hai ribrezzo a servirti di me. Lho meritato. Ma
vieni , allora, e vedi cosa nella casa di Dio. Vedi come anche i sacerdoti non ricusano di venire a
transazioni fra lo spirito e la carne. Perch infine sono uomini e non angeli. Compi un miracolo
spirituale. Io ti porto sul pinnacolo del Tempio e Tu trasfigurati in bellezza lass, e poi chiama le
coorti di angeli e di' che facciano delle loro ali intrecciate pedana al tuo piede e ti calino cos nel
cortile principale. Che ti vedano e si ricordino che Dio . Ogni tanto necessario manifestarsi,
perch luomo ha una memoria tanto labile, specie in ci che spirituale. Sai come gli angeli
saranno beati di far riparo al tuo piede e scala a Te che scendi!
Non tentare il Signore Iddio tuo detto.
Comprendi che anche la tua apparizione non muterebbe le cose e il Tempio continuerebbe ad
essere mercato e corruzione. La tua divina sapienza lo sa che i cuori dei ministri del Tempio sono
un nido di vipere, che si sbranano e sbranano pur di predominare. Non sono domati che dalla
potenza umana.

E allora vieni. Adorami, Io ti dar la terra. Alessandro, Ciro, Cesare, tutti i pi grandi dominatori
passati o viventi, saranno simili a capi di meschine carovane rispetto a Te che avrai tutti i regni
della terra sotto il tuo scettro. E coi regni tutte le ricchezze, tutte le bellezze della terra, e donne, e
cavalli, e armati e templi. Potrai alzare dovunque il tuo Segno, quando sarai Re dei re e Signore del
mondo. Allora sarai ubbidito e venerato dal popolo e dal sacerdozio. Tutte le caste ti onoreranno e ti
serviranno, perch sarai il Potente, lUnico, il Signore.
Adorami un attimo solo! Levami questa sete che ho di essere adorato! E quella che mi ha perduto.
Ma rimasta in me e mi brucia. Le vampe dellinferno sono fresca aria del mattino rispetto a questo
ardore che mi brucia linterno. E il mio inferno questa sete. Un attimo, un attimo solo, o Cristo. tu
che sei buono! Un attimo di gioia alleterno Tormentato! Fammi sentire cosa voglia dire essere dio
e mi avrai devoto, ubbidiente come servo per tutta la vita, per tutte le tue imprese. Un attimo! Un
solo attimo, e non ti tormenter pi!.
E Satana si butta in ginocchio supplicando.
Ges si alzato, invece. Divenuto pi magro in questi giorni di digiuno, sembra ancora pi alto. Il
suo volto terribile di severit e potenza. I suoi occhi sono due zaffiri che bruciano. La sua voce
un tuono che si ripercuote contro lincavo del masso e si sparge sulla sassaia e la piana desolata
quando dice: Va' via, Satana! E scritto Adorerai il Signore Dio tuo e servirai Lui solo!.
Satana con un urlo di strazio dannato e di odio indescrivibile scatta in piedi, tremendo a vedersi
nella sua furente, fumante persona. E poi scompare con un nuovo urlo di maledizione.
Ges si siede stanco, appoggiando indietro il capo contro il masso. Pare esausto. Suda. Ma esseri
angelici vengono ad alitare con le loro ali nellafa dello speco, purificandola e rinfrescandola. Ges
apre gli occhi e sorride. Io non lo vedo mangiare. Direi che Egli si nutre dellaroma del Paradiso e
ne esce rinvigorito.
Il sole scompare a ponente. Egli prende la vuota bisaccia e, accompagnato dagli angeli che fanno
una mite luce, sospesi sul suo capo mentre la notte cala rapidissima, si avvia verso est, meglio verso
nord-est. Ha ripreso la sua espressione abituale, il passo sicuro. Solo resta, a ricordo del lungo
digiuno, un aspetto pi ascetico nel volto magro e pallido e negli occhi rapiti in una gioia non di
questa terra.
Dice Ges:
Ieri eri senza la tua forza, che la mia volont, ed eri perci un essere semivivo. Ho fatto riposare
le tue membra e ti ho fatto fare lunico digiuno che ti pesi: quello della mia parola. Povera Maria!
Hai fatto il Mercoled delle Ceneri. In tutto sentivi il sapor della cenere, poich eri senza il tuo
Maestro. Non mi facevo sentire. Ma cero.
Questa mattina, poich lansia reciproca, ti ho mormorato nel tuo dormiveglia: Agnus Dei qui
tollis peccata mundi, dona nobis pacem e te lho fatto ripetere molte volte e tante te le ho ripetute.
Hai creduto che parlassi su questo. No. Prima cera il punto che ti ho mostrato e che ti commenter.
Poi questa sera ti illustrer questaltro.
Satana, lo hai visto, si presenta sempre con veste benevola. Con aspetto comune. Se le anime sono
attente, e soprattutto in spirituale contatto con Dio, avvertono quellavviso che le rende guardinghe
e pronte a combattere le insidie demoniache. Ma e le anime sono disattente al divino, separate da
una carnalit che soverchia e assorda, non aiutate dalla preghiera che congiunge a Dio e riversa la
sua forza come da canale nel cuore delluomo, allora difficilmente esse si avvedono del tranello
nascosto sotto lapparenza innocua e vi cadono. Liberarsene , poi, molto difficile.
Le due vie pi comuni prese da Satana per giungere alle anime sono il senso e la gola. Comincia
sempre dalla materia. Smantellata e asservita questa, d lattacco alla parte superiore. Prima il
morale: il pensiero con le sue superbie e cupidigie; poi lo spirito, levandogli non solo lamore
-quello non esiste gi pi quando luomo ha sostituito lamore divino con altri amori umani- ma
anche il timore di Dio. E allora che luomo si abbandona in anima e corpo a Satana, pur di arrivare
a godere ci che vuole, godere sempre di pi.
Come Io mi sia comportato, lo hai visto. Silenzio e orazione. Silenzio. Perch se Satana fa la sua

opera di seduttore e ci viene intorno, lo si deve subire senza stolte impazienze e vili paure. Ma
reagire con la sostenutezza alla sua presenza, e con la preghiera alla sua seduzione.
E inutile discutere con Satana. Vincerebbe lui, perch forte nella sua dialettica. Non c che Dio
che lo vinca. E allora ricorrere a Dio, che parli per noi, attraverso a noi. Mostrare a Satana quel
Nome e quel Segno, non tanto scritti su una carta o incisi su un legno, quanto scritti e incisi nel
cuore. Il mio Nome, il mio Segno. Ribattere a Satana unicamente quando insinua che egli come
Dio, usando la parola di Dio. Egli non la sopporta.
Poi, dopo la lotta, viene la vittoria, e gli angeli servono e difendono il vincitore dallodio di Satana.
Lo ristorano con le rugiade celesti, con la Grazia che riversano a piene mani nel cuore del figlio
fedele, con la benedizione che accarezza lo spirito.
Occorre avere volont di vincere Satana e fede in Dio e nel suo aiuto. Fede nella potenza della
preghiera e nella bont del Signore. Allora Satana non pu fare del male.
Va in pace. Questa sera ti letificher col resto.

47. Lincontro con Giovanni e Giacomo.


Giovanni di Zebedeo il puro fra i discepoli.
25 febbraio 1944.
Vedo Ges che cammina lungo la striscia verde che costeggia il Giordano. E tornato su per gi al
posto che ha visto il suo battesimo. Presso il guado che pare fosse molto conosciuto e frequentato,
per passare allaltra sponda, verso la Parea. Ma il luogo, dianzi tanto affollato di gente, ora appare
spopolato. Solo qualche viandante, a piedi o a cavallo di asini o cavalli, lo percorre. Ges pare non
accorgersene neppure. Procede per la sua strada risalendo a nord, come assorto nei suoi pensieri.
Quando giunge allaltezza del guado, incrocia un gruppo di uomini di et diverse che discutono
animatamente fra loro e che poi si separano, parte andando verso sud e parte risalendo a nord. Fra
quelli che si dirigono a nord vedo esservi Giovanni e Giacomo.
Giovanni vede per primo Ges e lo indica al fratello e ai compagni. Parlano fra loro un poco, e poi
Giovanni si d a camminare velocemente per raggiungere Ges. Giacomo lo segue pi piano. Gli
altri non se ne occupano. Camminano lentamente, discutendo.
Quando Giovanni presso a Ges, alle sue spalle, lontano appena un due o tre metri, grida:
Agnello di Dio che levi i peccati del mondo!
Ges si volge e lo guarda. I due sono a pochi passi luno dallaltro. Si osservano. Ges col suo
aspetto serio e indagatore. Giovanni col suo occhio puro e ridente nel bel viso giovanile che pare
una fanciulla. Gli si danno s e no ventanni, e sulla gota rosata non vi altro segno che quello di
una peluria bionda, che pare una velatura doro.
Chi cerchi? chiede Ges.
Te, Maestro.
Come sai che sono maestro?
Me lo ha detto il Battista.
E allora perch mi chiami Agnello?
Perch ti ho udito indicare cos da lui un giorno che Tu passavi, poco pi di un mese fa.
Che vuoi da Me?
Che Tu ci dica le parole di vita eterna e che ci consoli.
Ma chi sei?
Giovanni di Zebedeo sono, e questo Giacomo mio fratello. Siamo di Galilea. Pescatori siamo.
Ma siamo pure discepoli di Giovanni. Egli ci diceva parole di vita e noi lo ascoltavamo perch
vogliamo seguire Dio e con la penitenza meritare il suo perdono, preparando le vie del cuore alla
venuta dl Messia. Tu lo sei. Giovanni lha detto, perch ha visto il segno della colomba posarsi su di
Te. A noi lha detto: Ecco lAgnello di Dio. Io ti dico: Agnello di Dio che togli i peccati del
mondo, dacci la pace, perch non abbiamo pi chi ci guidi e lanima turbata.

Dove Giovanni?
Erode lha preso. In prigione , a Macheronte. I pi fedeli fra i suoi hanno tentato di liberarlo. Ma
non si pu. Torniamo di l. Lasciaci venire con Te, Maestro. Mostraci dove abiti.
Venite. Ma sapete cosa chiedete? Chi mi segue dovr tutto lasciare: e casa, e parenti, e modo di
pensare, e vita, anche. Io vi far miei discepoli e miei amici, se volete. Ma Io non ho ricchezze e
protezioni. Sono, e pi lo sar, povero sino a non avere dove posare il capo, e perseguitato pi di
sperduta pecora dai lupi. La mia dottrina ancora pi severa di quella di Giovanni, perch interdice
anche il risentimento. Non tanto allesterno si volge, quanto allo spirito. Rinascere dovete se volete
essere miei. Lo volete voi fare?
S, Maestro. Tu solo ai parole che ci dnno luce. Esse scendono e, dove era tenebra di desolazione
perch privi di guida, mettono chiarore di sole.
Venite, dunque, e andiamo. Vi ammaestrer per via.
Dice Ges:
Il gruppo che mi aveva incontrato era numeroso. Ma uno solo mi riconobbe. Colui che aveva
anima, pensiero e carne limpida da ogni lussuria.
Insisto sul valore della purezza. La castit sempre fonte di lucidit di pensiero. La verginit affina,
poi, e conserva la sensibilit intellettiva ed affettiva a perfezione, che solo chi vergine prova.
Vergine si in molti modi. Forzatamente, e questo specie per le donne, quando non si stati scelti
per nozze di sorta. Dovrebbe esserlo anche per gli uomini. Ma non lo . E ci male, perch da una
giovent anzitempo sporcata dalla libidine non potr che venire un capo famiglia malato nel
sentimento e sovente anche nella carne.
Vi la verginit voluta, ossia quella di coloro che si consacrano al Signore in uno slancio
dellanimo. Bella verginit! Sacrificio gradito a Dio! Ma non tutti sanno poi permanere in quel loro
candore di giglio che sta rigido sullo stelo, teso al cielo, ignaro del fango del suolo, aperto solo al
bacio del sole di Dio e delle sue rugiade.
Tanti restano fedeli materialmente al solo fatto. Ma infedeli col pensiero che rimpiange e desidera
ci che ha sacrificato. Questi non sono vergini che a met. Se la carne intatta, il cuore non lo .
Fermenta, questo cuore, ribolle, sprigiona fumi di sensualit, tanto pi raffinata e riprovata quanto
pi creazione del pensiero che accarezza, pasce, e aumenta continuamente immagini di
appagamenti illeciti anche a chi libero, pi che illeciti a chi votato.
Viene allora lipocrisia del voto. Lapparenza c, ma la sostanza manca. Ed in verit vi dico che fra
chi viene a Me col giglio spezzato dallimposizione di un tiranno e chi vi viene col giglio non
materialmente spezzato, ma sbavato dal rigurgito di una sensualit accarezzata e coltivata per
empire di essa le ore di solitudine, Io chiamo vergine il primo, e non vergine il secondo. E al
primo d corona di vergine e duplice corona di martirio per la carne ferita e per il cuore piagato
dalla non voluta mutilazione.
Il valore della purezza tale che, tu lo hai visto, Satana si preoccupa per prima cosa di convincermi
dellimpurit. Esso lo sa bene che la colpa sensuale smantella lanima e la fa facile preda alle altre
colpe. La cura di Satana si vlta a questo punto capitale per vincermi.
Il pane, la fame, sono le forme materiali per lallegoria dellappetito, degli appetiti, che Satana
sfrutta ai suoi fini. Ben altro il cibo che esso mi offriva per farmi cadere come ebbro ai suoi piedi!
Dopo sarebbe venuta la gola, il denaro, il potere, lidolatria, la bestemmia, labiura alla legge
divina. Ma il primo passo per avermi, era questo. Lo stesso che us per ferire Adamo.
Il mondo schernisce i puri. I colpevoli di impudicizia li colpiscono. Giovanni Battista una vittima
della lussuria di due osceni. Ma se il mondo ha ancora un poco di luce, ci si deve i puri del mondo.
Sono essi i servi di Dio e sanno capire Dio e ripetere le parole di Dio. Io ho detto: Beati i puri di
cuore perch vedranno Dio. Anche dalla terra. Essi, ai quali il fumo del senso non turba il
pensiero, vedono Dio, e lodono e lo seguono, e ladditano agli altri.
Giovanni di Zebedeo un puro. E il Puro fra i miei discepoli. Che anima di fiore in un corpo di
angelo! Egli mi chiama con le parole del suo primo maestro e mi chiede di dargli la pace. Ma la
pace lha in s per la sua vita pura, ed Io lho amato per questa sua purezza, alla quale ho affidato

gli insegnamenti, i segreti, la Creatura pi cara che avessi.


E stato il mio primo discepolo, il mio amante dal primo momento che maveva visto passare lungo
il Giordano e maveva visto indicare dal Battista. Se anche non mi avesse incontrato poi, al mio
ritorno dal deserto, mavrebbe cercato tanto da riuscire a trovarmi, perch chi puro, umile e
desideroso di istruirsi nella scienza di Dio e viene, come va lacqua al mare, verso quelli che
riconosce maestri nella dottrina celeste.
Dice ancora Ges:
Non ho voluto che tu parlassi sulla tentazione sensuale del tuo Ges. Anche se la tua interna voce
ti aveva fatto comprendere il movente di Satana per attirarmi al senso, ho preferito parlare Io. E non
vi pensare oltre. Era necessario parlarne. Ora passa avanti. Il fiore di Satana lascialo sulle sue
sabbie. Vieni dietro a Ges come Giovanni. Camminerai fra le spine, ma troverai per rose le stille di
sangue di Chi le sparse per te, per vincere anche in te la carne.
Prevengo anche unosservazione. Dice Giovanni nel suo Vangelo parlando del suo incontro con
Me: E il giorno seguente Sembra perci che il Battista mi indicasse il giorno seguente al
battesimo e subito Giovanni e Giacomo mi seguissero. Cosa che contrasta con quanto dissero gli
altri Evangelisti circa i quaranta giorni passati nel deserto. Ma leggete cos: (Avvenuto ormai
larresto di Giovanni) un giorno in seguito i due discepoli di Giovanni Battista, ai quali egli mi
aveva indicato dicendo: Ecco lAgnello di Dio, rivedendomi mi chiamarono e mi seguirono.
Dopo il mio ritorno dal deserto.
E insieme tornammo sulle rive del lago di Galilea, dove Io avevo preso rifugio per iniziare da l la
mia evangelizzazione, e i due parlarono di Me -dopo esser stai con Me per tutto il cammino e per
unintera giornata nella casa ospitale di un amico di casa mia, del parentado- agli altri pescatori. Ma
liniziativa fu di Giovanni, al quale la volont di penitenza aveva reso lanima, gi tanto limpida per
la sua purezza, un capolavoro di limpidit su cui la Verit si rifletteva nitidamente, dandogli anche
la santa audacia dei puri e dei generosi, che non temono mai di farsi avanti dove vedono che vi
Dio, e verit e dottrina e via di Dio.
Quanto lho amato per questa sua semplice ed eroica caratteristica!

48. Giovanni e Giacomo riferiscono a Pietro il loro incontro con il Messia.


12 ottobre 1944.
Una serenissima aurora sul mar di Galilea. Cielo e acqua hanno bagliori rosati, di poco dissimili a
quelli che splendono miti fra i muri dei piccoli orti del paesello lacustre, orti da cui si elevano e si
affacciano, quasi rovesciandosi sulle viuzze, chiome spettinate e vaporose di alberi da frutto.
Il paesello si desta appena, con qualche donna che va alla fonte o a una vasca da lavare, e con dei
pescatori che scaricano le ceste di pesce e contrattano vociando con dei mercanti venuti da altrove ,
o che portano del pesce alle case loro. Ho detto paesello, ma non tanto piccolo. E piuttosto
umile, almeno nel lato che vedo io, ma vasto, steso per la pi parte lungo il lago.
Giovanni sbuca da una stradetta e va frettoloso verso il lago. Giacomo lo segue, ma molto pi
calmo. Giovanni guarda le barche gi giunte a riva, ma non vede quella che cerca. La vede ancora a
qualche centinaio di metri dalla riva, intenta alle manovre per rientrare, e grida forte, con le mani
alla bocca, un lungo: Oh-! che deve essere il richiamo usato. E poi, quando vede che lo hanno
sentito, si sbraccia in grandi gesti che accennano: Venite, venite.
Gli uomini della barca, credendo chiss che, danno di piglio ai remi, e la barca va pi veloce che
con la vela che essi ammainano, forse per fare pi presto. Quando sono a un dieci metri dalla riva,
Giovanni non attende oltre. Si leva il mantello e la veste lunga e li butta sul greto, si scalza i sandali,
si alza la sottoveste tenendola raccolta con una mano quasi allinguine, e scende nellacqua incontro
a quelli che arrivano.

Perch non siete venuti voi due? chiede Andrea. Pietro, imbronciato, non dice nulla.
E tu perch non sei venuto con me e Giacomo? risponde Giovanni ad Andrea.
Sono andato a pescare. Non ho tempo da perdere. Tu sei scomparso con quelluomo...
Ti avevo fatto cenno di venire. E proprio Lui. Se sentissi che parole!... Siamo stati con Lui tutto il
giorno e a notte sino a tardi. Ora siamo venuti a dirvi: Venite .
E proprio Lui? Ne sei certo? Lo abbiamo appena visto allora, quando ce lo indic il Battista.
E Lui. Non lo ha negato.
Chiunque pu dire ci che gli fa comodo per imporsi ai creduloni. Non la prima volta... borbotta
Pietro malcontento.
Oh! Simone! Non dire cos! E il Messia! Sa tutto! Ti sente! Giovanni addolorato e costernato
dalle parole di Simon Pietro.
Gi! Il Messia! E si mostra proprio a te, a Giacomo e ad Andrea! Tre poveri ignoranti! Vorr ben
altro il Messia! E mi sente! Ma, povero ragazzo! I primi soli di primavera ti hanno fatto male. Via,
vieni a lavorare. Sar meglio. E lascia le favole.
E il Messia, ti dico. Giovanni diceva cose sante, ma questo parla da Dio. Non pu, chi non il
Cristo, dire simili parole.
Simone, io non sono un ragazzo. Ho i miei anni e sono calmo e riflessivo. Lo sai. Poco ho parlato,
ma ho molto ascoltato in queste ore che siamo stati con lAgnello di Dio, e ti dico che veramente
non pu essere che il Messia. Perch non credere? Perch non volerlo credere? Tu lo puoi fare
perch non lo hai ascoltato. Ma io lo credo. Siamo poveri e ignoranti? Egli ben dice che venuto
per annunciare la Buona Novella del Regno di Dio, del Regno di Pace, ai poveri, agli umili, ai
piccoli prima che ai grandi. Ha detto: I grandi hanno gi le loro delizie. Non invidiabili delizie
rispetto a quelle che Io vengo a portare. I grandi hanno gi modo di giungere a comprendere per
sola forza di coltura. Ma Io vengo ai piccoli di Israele e del mondo, a coloro che hanno fame della
vera Manna, n vien dai dotti data a loro luce e cibo, ma solo pesi, oscurit, catene e sprezzo. E
chiamo i piccoli. Io sono venuto a capovolgere il mondo. Perch abbasser ci che ora in alto
tenuto ed alzer ci che ora sprezzato. Chi vuole verit e pace, chi vuole vita eterna venga a Me.
Chi ama la Luce, venga. Io sono la luce del mondo. Non ha detto cos, Giovanni? Giacomo ha
parlato con pacata, ma commossa maniera.
S. Ha detto: Il mondo non mi amer. Il gran mondo, perch si corrotto con vizi e idolatrici
commerci. Il mondo anzi, non mi vorr. Perch : figlio della Tenebra, non ama la Luce. Ma la terra
non fatta solo del gran mondo. Vi sono in essa coloro che, pur essendo mischiati nel mondo
perch vi sono stati imprigionati come pesci nella rete, ha detto proprio cos, perch parlava sulla
riva del lago ed Egli accennava a delle reti che venivano trascinate a riva coi loro pesci. Ha detto,
anzi: Vedete. Nessuno di quei pesci voleva cadere nella rete. Anche gli uomini, intenzionalmente,
non vorrebbero cadere preda di Mammona. Neppure i pi malvagi, perch questi, per la superbia
che li accieca, non credono di non avere diritto di fare ci che fanno. Il loro vero peccato la
superbia. Su esso nascono tutti gli altri. Ma coloro, poi, che non sono completamente malvagi,
ancor pi non vorrebbero essere di Mammona. Ma vi cascano per leggerezza e per un peso che li
trascina in fondo, e che la colpa dAdamo. Io sono venuto a levare quella colpa e a dare, in attesa
dellora della Redenzione, una tale forza a chi creder in Me, capace di liberarli dal laccio che li
tiene e renderli liberi di seguire Me, Luce del mondo .
Ma allora, se ha proprio detto cos, bisogna andare da lui, subito. Pietro, coi suoi impulsi cos
schietti e che mi piacciono tanto, ha subito deciso, e gi eseguisce affrettandosi a ultimare le
operazioni di scarico, perch intanto la barca giunta a riva e i garzoni lhanno quasi tratta in secco,
scaricando reti, corde e velame. E tu, stolto Andrea, perch non sei andato con questi?
Ma... Simone! Tu mi hai rimproverato perch non avevo persuaso questi a venire con me.... Tutta
la notte hai brontolato, e ora mi rimproveri di non essere andato?!...
Hai ragione... Ma io non lo avevo visto.... tu s,,, e devi aver visto che non come noi... Qualche
cosa di pi bello avr!....
Oh! s. dice Giovanni. Ha un volto! Ha degli occhi! Vero, Giacomo, che occhi?! E una
voce!.... Ah! che voce! Quando parla ti par di sognare il Paradiso.

Presto, presto. Andiamo a trovarlo. Voi (parla ai garzoni) portate tutto a Zebedeo e dite che faccia
lui. Noi torneremo questa sera per la pesca.
Si rivestono tutti e si avviano. Ma Pietro, dopo qualche metro, si arresta e afferra Giovanni per un
braccio e chiede: Hai detto che sa tutto e che sente tutto...
S. Pensa che quando noi, vedendo la luna alta, abbiamo detto: Chiss che far Simone? Egli ha
detto: Sta gettando la rete e non si sa da dar pace di dover fare da solo, perch voi non siete usciti
con la barca gemella in una sera di cos buona pesca... Non sa che fra poco non pescher pi che
con altre reti e che non far che altre prede.
Misericordia divina! E proprio vero! Allora avr sentito anche... anche che io gli ho dato poco
meno che del mentitore... Non posso andare da Lui.
Oh! tanto buono. Certo sa che tu cos hai pensato. Lo sapeva gi. Perch quando lo abbiamo
lasciato, dicendo che venivamo da te, ha detto: Andate. Ma non lasciatevi vincere dalle prime
parole di scherno. Chi vuole venire con Me deve sapere tener testa agli scherni del mondo e alle
proibizioni dei parenti. Perch Io sono sopra il sangue e la societ, e trionfo su essi. E chi con Me,
pure trionfer in eterno. E ha detto anche: Sappiate parlare senza paura. Colui che vi udr verr,
perch uomo di buona volont.
Cos ha detto? Allora vengo. Parla, parla ancora di Lui mentre andiamo. Dove ?
In una povera casa; devono essere persone a Lui amiche.
Ma povero?
Un operaio di Nazareth. Cos ha detto.
E come vive, ora, se non lavora pi?
Non lo abbiamo chiesto. Forse lo sovvengono i parenti,
Era meglio portare del pesce, del pane, della frutta..., qualche cosa. Andiamo a interrogare un
rabbi, perch come e pi di un rabbi, a mani vuote!... I nostri rabbini non vogliono cos...
Ma Lui vuole. Non avevamo che venti denari fra me e Giacomo e glieli abbiamo offerti, come
consuetudine ai rabbini. Non li voleva. Ma poi che insistevamo, ha detto: Dio ve li renda nelle
benedizioni dei poveri. Venite con Me e subito li ha distribuiti a dei poverelli che Egli sapeva dove
abitavano, e a noi che chiedevamo: E per Te, Maestro, non serbi nulla? ha risposto: La gioia di
fare la volont di Dio e di servire la sua gloria. Noi abbiamo detto anche: Tu ci chiami, Maestro.
Ma noi siamo tutti poveri. Che ti dobbiamo portare? Ha risposto con un sorriso che proprio fa
gustare il Paradiso: Un grande tesoro voglio da voi; e noi: Ma se nulla abbiamo?; e Lui: Un
tesoro dai sette nomi, e che anche il pi meschino pu avere e il re pi ricco non pu possedere, lo
avete e lo voglio. Uditene i nomi: carit, fede, buona volont, retta intenzione, continenza, sincerit,
spirito di sacrificio. Questo Io voglio da chi mi segue, questo solo, e in voi c. Dorme come seme
sotto la zolla invernale, ma il sole della mia primavera lo far nascere in settemplice spiga. Cos ha
detto.
Ah! questo mi assicura che il Rabbomi vero, il Messia promesso. Non duro ai poveri, non
chiede denaro... Basta per dirlo il Santo di Dio. Andiamo sicuri.
E tutto ha termine.

49. Lincontro con Pietro e Andrea dopo un discorso nella sinagoga.


Giovanni di Zebedeo grande anche nellumilt.
13 ottobre 1944.
[...].
Alle 14 vedo questo:
Ges viene avanti per una piccola stradetta, un sentiero fra due campi. E solo.. Giovanni procede
verso di Lui da tuttaltro viottolo fra i campi, e lo raggiunse alfine, passando per un vano fra la
siepe.

Giovanni, tanto nella visione di ieri come oggi, tuttaffatto giovanetto. Un volto roseo e imberbe
di uomo appena fatto, e biondo per giunta. Perci non un segno di barba o di baffi, ma solo il rosato
delle guance lisce e delle labbra rosse e la luce ridente del suo bel sorriso e dello sguardo puro, non
tanto per il suo colore di turchese cupa, quanto per la limpidit dellanima vergine che vi traspare. I
capelli biondo castani e soffici, ondeggiano nel passo veloce quasi quanto una corsa.
Chiama, quando sta per passare la siepe: Maestro!
Ges si arresta e si volge con un sorriso.
Maestro, ti ho tanto desiderato! Mi hanno detto, nella casa dove stai che eri venuto verso la
campagna... Ma non dove. E temevo di non vederti. Giovanni parla lievemente curvo per il
rispetto. Eppure pieno di confidente affetto nella sua attitudine e nello sguardo che, stando col
capo lievemente piegato sulla spalla, eleva verso Ges.
Ho visto che mi cercavi e sono venuto verso di te.
Mi hai visto? Dove eri, Maestro?
L ero. e Ges accenna ad un ciuffo dalberi lontani che, per la tinta della chioma, direi ulivi. L
ero. Pregavo e pensavo a quanto dir questa sera nella sinagoga. Ma ho lasciato subito non appena
ti ho visto.
Ma come hai fatto a vedermi se io appena vedo quel luogo, nascosto come dietro quel ciglio?
Eppure lo vedi? Ti sono venuto incontro perch ti ho visto. Ci che non fa locchio, fa lamore.
S, fa lamore. Mi ami dunque, Maestro?
E tu mi ami, Giovanni, figlio di Zebedeo?
Tanto, Maestro. Mi pare di averti sempre amato. Prima di averti conosciuto, prima ancora, lanima
mia ti cercava, e quando ti ho visto essa mi ha detto: Ecco Quello che cerchi. Io credo che ti ho
incontrato perch la mia anima ti ha sentito.
Tu lo dici, Giovanni, e dici giusto. Io pure ti sono venuto incontro perch lanima mia ti ha sentito.
Per quanto mi amerai?
Per sempre, Maestro. Non voglio amare pi altri che Tu non sia.
Hai padre, madre, fratelli e sorelle, hai la vita, e con la vita la donna e lamore. Come farai a
lasciare tutto per Me?
Maestro... non so... ma mi pare, se non superbia dirlo, che la tua predilezione mi terr posto di
padre, madre e fratelli e sorelle e anche della dona. Di tutto, s, di tutto mi terr sazio se Tu mi
amerai.
E quel giorno che Io avessi a morire...
No!, sei giovane, Maestro... Perch morire?
Perch il Messia venuto per predicare la Legge nella sua verit e per compier la Redenzione. E il
mondo aborre la Legge n vuole la Redenzione. Perci perseguita i messi di Dio.
Oh! ci non sia! Non lo dire a chi ti ama, questo pronostico di morte!... Ma se Tu avessi a morire,
amer ancora Te. Lascia che io ti ami. Giovanni ha lo sguardo supplice. Pi chinato che mai,
cammina a fianco a Ges e pare che mendichi amore.
Ges si ferma. Lo guarda, lo trapana collo sguardo del suo occhio profondo, e poi gli pone la mano
sul capo chino. Voglio che tu mi ami.
Oh! Maestro! Giovanni felice. Per quanto la sua pupilla sia lucida di pianto, ride con la bocca
ben disegnata, e prende la mano divina e la bacia sul dorso e se la stringe al cuore.
Riprendono il cammino.
Hai detto che mi cercavi...
S, per dirti che i miei amici ti vogliono conoscere... e perch, oh! come avevo voglia di stare con
Te ancora! Ti ho lasciato da poche ore... ma non potevo gi pi stare senza di Te.
Sei stato dunque un buon annunziatore del Verbo?
Ma anche Giacomo, Maestro, ha parlato di Te in modo da... convincere.
In che modo che anche chi diffidava -n colpevole, perch prudenza era causa del suo riserbo- si
persuaso. Andiamo a farlo del tutto sicuro.
Aveva un poco paura...
No! Non paura di Me! Sono venuto per i buoni e pi per chi in errore. Io voglio salvare. Non

condannare. Con gli onesti sar tutto misericordia.


E coi peccatori?
Anche. Per disonesti intendo quelli che hanno la disonest spirituale e ipocritamente si fingono
buoni mentre fanno opere malvagie. E tali cose fanno e in tal modo per avere utile proprio e
ricavare utile dal prossimo. Con questi sar severo.
Oh! Simone, allora, pu star sicuro. E schietto come nessun altro.
Cos mi piace e voglio siate tutti.
Vuol dirti tante cose, Simone.
Lo ascolter dopo aver parlato nella sinagoga. Ho fatto avvisare poveri e malati oltre che ricchi e
sani. Tutti hanno bisogno della Buona Novella.
Il paese si avvicina. Dei bambini giuocano sulla strada e uno, correndo, viene a sbattere fra le
gambe di Ges e cadrebbe, se Egli non fosse sollecito ad afferrarlo. Il bambino piange lo stesso,
come se si fosse fato male, e Ges gli dice tenendolo in braccio: Un israelita che piange? Che
avrebbero dovuto fare i mille e mille bambini che sono divenuti uomini valicando il deserto dietro a
Mos? Eppure pi per loro che per gli altri -perch lAltissimo ha amore degli innocenti e provvede
ai passeri del bosco e della gronda- proprio per questi ha fatto scendere la manna tanto dolce. Ti
piace il miele? S ? Ebbene, se sarai buono mangerai un miele pi dolce di quello delle tue api.
Dove? Quando?
Quando, dopo una vita di fedelt a Dio, andrai a Lui.
Io so che non vi and se non viene il Messia. La mamma mi dice che per ora noi di Israele siamo
come tanti Mos e moriamo in vista della Terra Promessa. Dice che stiamo l ad aspettare di
entrarvi e che solo il Messia ci far entrare.
Ma che bravo piccolo israelita! Ebbene Io ti dico che quando tu morrai entrerai subito in Paradiso,
perch il Messia avr gi aperto le porte del Cielo. Per devi essere buono.
Mamma! Mamma! Il bambino scivola dalle braccia di Ges e corre incontro ad una giovane
sposa, che rientra con unanfora di rame. Mamma! Il nuovo Rabbi mi ha detto che io andr subito
in Paradiso quando morir e manger tanto miele... ma se sono buono. Sar buono!
Lo voglia Dio. Scusa. Maestro, se ti ha dato noia. E tanto vivace!
Linnocenza non d noia, donna. Dio ti benedica, perch sei una madre che alleva i figli nella
conoscenza della Legge.
La donna si fa rossa alla lode e risponde: A Te pure la benedizione di Dio e scompare col suo
piccolo.
Ti piacciono i bambini, Maestro?
S, perch sono puri... e sinceri... e amorosi.
Hai dei nipoti, Maestro?
Non ho che una Madre... Ma in Lei c la purezza, la sincerit, lamore dei pargoli pi santi,
insieme alla sapienza, giustizia e fortezza degli adulti. Ho tutto in mia Madre, Giovanni.
E lhai lasciata?
Dio sopra anche alla pi santa delle madri.
La conoscer io?
La conoscerai.
E mi amer?
Ti amer perch Ella ama chi ama il suo Ges.
Allora non hai fratelli?
Ho dei cugini da parte del marito di mia Madre. Ma ogni uomo mi fratello e per tutti sono
venuto. Eccoci davanti alla sinagoga. Io entro, e tu mi raggiungerai coi tuoi amici.
Giovanni se ne va e Ges entra in una stanza quadrata col solito apparato di lumi a triangolo e di
leggii con rotoli di pergamena. Vi gi folla in attesa e in preghiera. Anche Ges prega. La folla
bisbiglia e commenta dietro a Lui, che si curva a salutare il capo della sinagoga e poi si fa dare a
caso un rotolo.
Ges inizia la lezione. Dice:
Queste cose lo Spirito mi fa leggere per voi. Nel capo settimo del libro di Geremia si legge:

Queste cose dice il Signore degli eserciti, Dio dIsraele: Emendate i vostri costumi e i vostri
affetti e allora abiter con voi in questo luogo. Non vi cullate nelle parole vane da voi ripetute: c
qui il Tempio del Signore, il Tempio del Signore, il Tempio del Signore. Perch se voi migliorerete
i vostri costumi e i vostri affetti, se renderete giustizia fra luomo e il suo prossimo, se non
opprimerete lo straniero, lorfano e la vedova, se non spargerete in questo luogo il sangue
innocente, se non andrete dietro a di stranieri, per vostra sventura, allora Io abiter con voi in
questo luogo, nella terra che Io diedi ai vostri padri per secoli e secoli .
Udite, o voi dIsraele. Ecco che Io vengo ad illuminarvi le parole di luce che la vostra anima
offuscata non sa pi vedere e capire. Udite. Molto pianto scende sulla terra del Popolo di Dio e
piangono i vecchi che ricordano le antiche glorie, piangono gli adulti piegati al giogo, piangono i
fanciulli che non hanno avvenire di futura gloria. Ma la gloria sulla terra nulla rispetto ad una
gloria che nessun oppressore, che non sia Mammona e la mala volont, possono strappare.
Perch piangete? Come lAltissimo, che fu sempre buono per il popolo suo, ora ha girato altrove il
suo sguardo e nega ai suoi figli di vederne il Volto? Non pi il Dio che aperse il mare e ne fece
passare Israele e per arene condusse e nutr, e contro nemici o difese e, perch non smarrisse la via
del Cielo, come diede ai corpi la nuvola, diede alle anime la Legge? Non pi il Dio che addolc le
acque e fece venire manna agli sfiniti? Non il Dio che vi volle stabilire in questa terra e con voi
strinse alleanza di Padre a figli? E allora perch ora lo straniero vi ha percossi?
Molti fra voi mormorano: Eppure qui il Tempio!. Non basta avere il Tempio e in quello andare a
pregare Iddio. Il primo tempio nel cuore di ogni uomo, e in quello va fatta preghiera santa. Ma
santa non pu essere se prima il cuore non si emenda e col cuore non si emendano i costumi, gli
affetti, le norme di giustizia verso i poveri, verso i servi, verso i parenti, verso Dio.
Ora guardate. Io vedo ricchi dal cuore duro che fanno ricche offerte al Tempio, ma non sanno dire
al povero :Fratello, ecco un pane e un denaro. Accettalo. Da cuore a cuore, e non tavvilisca laiuto
come a me non dia superbia il dartelo. Ecco: Io vedo oranti che si lamentano con Dio che non li
ascolta prontamente, ma poi, al misero, e talora loro sangue, che gli dice: Ascoltami, rispondono
con cuore di selce: No. Ecco, Io vedo che voi piangete perch la vostra borsa spremuta dal
dominatore. Ma poi voi spremete sangue a chi odiate, e di far vuoto un corpo di sangue e vita non
avete orrore.
O voi di Israele! Il tempo della Redenzione giunto. Ma preparatene le vie in voi con la buona
volont. Siate onesti, buoni, amatevi gli uni con gli altri. Ricchi, non sprezzate; mercanti, non
frodate; poveri, non invidiate. Siete tutti di un sangue e di un Dio. Siete tutti chiamati ad un destino.
Non chiudetevi il Cielo, che il Messia vi aprir, con i vostri peccati. Avete sin qui errato? Ora non
pi. Ogni errore cada.
Semplice, buona, facile la Legge che torna ai dieci comandi iniziali, ma tuffati in luce damore.
Venite. Io ve li mostrer quali sono: amore, amore, amore. Amore di Dio a voi, di voi a Dio. Amore
fra prossimo. Sempre amore, perch Dio Amore e i figli del Padre sono coloro che sanno vivere
lamore. Io sono qui per tutti e per dare a tutti la luce di Dio. Ecco la Parola del Padre che si fa cibo
in voi. Venite, gustate, cambiate il sangue dello spirito con questo cibo. Ogni veleno cada, ogni
concupiscenza muoia. Una gloria nuova vi porta: quella eterna, e a lei verranno coloro che faranno
la Legge di Dio vero studio del loro cuore. Iniziate dallamore. Non vi cosa pi grande. Ma
quando saprete amare, saprete gi tutto, e Dio vi amer, e amore di Dio vuol dire aiuto contro ogni
tentazione.
La benedizione di Dio sia su chi volge a Lui cuore pieno di buona volont.
Ges tace. La gente bisbiglia. Ladunanza si scioglie dopo inni cantati molto salmodiandoli.
Ges esce sulla piazzetta. Sulla porta sono Giovanni e Giacomo con Pietro e Andrea.
La pace sia con voi dice Ges e aggiunge: Ecco luomo che per essere giusto ha bisogno di non
giudicare senza prima conoscere. Ma che per onesto nel riconoscere il suo torto. Simone, hai
voluto vedermi? Eccomi. E tu, Andrea, perch non sei venuto prima?
I due fratelli si guardano imbarazzati. Andrea mormora: Non osavo...
Pietro, rosso, non dice nulla. Ma quando sente che Ges dice al fratello: Facevi del male a venire?
Solo il male non si deve osare di farlo, subito interviene schietto: Sono stato io. Lui voleva

condurmi subito da Te. Ma io.... io ho detto... S. Ho detto: Non ci credo, e non ho voluto. Oh! ora
sto meglio!...
Ges sorride. E poi dice: E per la tua sincerit Io ti dico che ti amo.
Ma io... io non sono buono... non sono capace di fare quello che Tu hai detto nella sinagoga. Io
sono iracondo, e se qualcuno mi offende... eh!... Io sono avido e mi piace aver denaro... e nel mio
mercato di pesce... eh!... non sempre... non sempre sono stato senza frode. E sono ignorante. E ho
poco tempo da seguirti per avere la luce. Come far? Io vorrei diventare come Tu dici... ma... .
Non difficile, Simone. Sai un poco la Scrittura? S? Ebbene, pensa al profeta Michea. Dio da te
vuole quello che dice Michea. Non ti chiede di strapparti il cuore, n di sacrificare gli affetti pi
santi. Per ora non te lo chiede. Un giorno tu, senza richiesta da Dio, darai a Dio anche te stesso. Ma
Egli attende che un sole e una rugiada, di te, filo derba, abbiano fatto palma robusta e gloriosa. Per
ora Egli ti chiede questo: praticare giustizia, amare la misericordia, mettere ogni cura nel seguire il
tuo Dio. Sforzati a fare questo e il passato di Simone sar cancellato e tu diverrai luomo nuovo,
lamico di Dio e del suo Cristo. Non pi Simone. Ma Cefa. Pietra sicura a cui mi appoggio.
Questo mi piace! Questo lo capisco. La Legge cos... cos... ecco, io quella non la so pi fare
come lhanno fatta i rabbini!... Ma questo che Tu dici, s. Mi pare che ci riuscir. E Tu mi aiuterai.
Stai qui di casa? Conosco il padrone.
"Qui sto. Ma ora andr a Gerusalemme e poi predicher per la Palestina. Sono venuto per questo.
Ma verr qui sovente.
Io verr ad udirti ancora. Voglio essere tuo discepolo. Un poco di luce entrer nella mia testa.
Nel cuore soprattutto, Simone. Nel cuore. E tu, Andrea, non parli?
Ascolto, Maestro.
Mio fratello timido.
Diverr un leone. La sera scende. Dio vi benedica e vi dia buona pesca. Andate.
La pace a Te. Se ne vanno.
Appena fuori, Pietro dice: Ma che avr voluto dire prima, quando diceva che pescher con altre
reti e far altre pesche?
Perch non glielo hai chiesto? Volevi dire tanto e poi quasi non parlavi.
Mi... vergognavo. E cos diverso da tutti i rabbi!
Ora va a Gerusalemme... . Giovanni dice questo con tanto desiderio e nostalgia. Io volevo dirgli
se mi lasciava andare con Lui... e non ho osato....
Vaglielo a dire, ragazzo dice Pietro. Lo abbiamo lasciato cos... senza una parola di amore...
Almeno sappia che lo ammiriamo. Va', va'. A tuo padre lo dico io.
Vado, Giacomo?
Va'!
Giovanni parte di corsa... e di corsa torna giubilante. Gli ho detto: Mi vuoi con Te a
Gerusalemme? Mi ha risposto: Vieni, amico. Amico, ha detto! Domani a questora verr qui.
Ah! A Gerusalemme con Lui!....
...la visione ha fine.
In merito a questa visione, mi dice questa mattina Ges:
Voglio che tu e tutti rileviate il contegno di Giovanni: in un suo lato che sfugge sempre. Voi lo
ammirate perch puro, amoroso, fedele. Ma non notate che fu grande anche in umilt. Egli, artefice
primo della venuta a Me di Pietro, modestamente tace questo particolare.
Lapostolo di Pietro, e perci il primo degli apostoli miei, fu Giovanni. Primo nel riconoscermi,
primo nel rivolgermi la parola, primo nel seguirmi, primo nel predicarmi. Eppure, vedete che dice?
Dice: Andrea, fratello di Simone, era uno dei due che avevano udite le parole di Giovanni e
avevano seguito Ges. Il primo in cui si imbatt fu suo fratello Simone, a cui disse: Abbiamo
trovato il Messia e lo men da Ges.
Giusto, oltre che buono, sa che Andrea si angustia di non aver che un carattere chiuso, timido, e che
tanto vorrebbe fare ma che non riesce a fare, e vuole che a lui vada, nella memoria dei posteri, il
riconoscimento del suo buon volere. Vuole appaia Andrea il primo apostolo di Cristo presso

Simone, nonostante che timidezza e soggezione di lui presso il fratello abbiano dato a lui sconfitta
di apostolato.
Chi, fra quelli che fanno qualcosa per Me, sa imitare Giovanni e non si autoproclamano insuperabili
apostoli, senza pensare che il loro riuscire vien da un complesso di cose, che non sono solo santit,
ma anche audacia umana, fortuna, e occasionale trovarsi presso altri meno audaci e fortunati, ma
forse pi santi di loro?
Quando riuscite nel bene, non gloriatevene come di n merito tutto vostro. Date lode a Dio, padrone
degli apostolici operai, e abbiate occhio limpido e cuore sincero per vedere e dare ad ognuno il
plauso che gli spetta. Occhio limpido a discernere gli apostoli che compiono olocausto, e sono le
prime vere leve nel lavoro degli altri. Solo Dio li vede questi che, timidi, paiono nulla fare e sono
invece i rapitori al Cielo del fuoco che investe gli audaci. Cuor sincero nel dire: Io opero: Ma
costui ama pi di me, prega meglio di me, si immola come io non so fare e come Ges ha detto : ...
entro la propria camera con uscio chiuso per orare in segreto. Io, che intuisco la sua umile e santa
virt, voglio farla nota e dire: Io, strumento attivo; costui forza che mi d moto, perch, innestato
come a Dio, m canale di celeste forza .
E la benedizione del Padre, che scende a ricompensare lumile che in silenzio si immola per dare
forza agli apostoli, scender anche sullapostolo che sinceramente riconosce il soprannaturale e
silenzioso aiuto che a lui viene dallumile, e il suo merito che la superficialit degli uomini non
nota.
Imparate tutti.
E il mio prediletto? S. Ma non ha anche questa somiglianza con Me? Puro, amoroso, ubbidiente,
ma anche umile. Io mi specchiavo in lui e vedevo in lui le virt mie. Lo amavo perci come un
secondo Me. Vedevo in lui lo sguardo del Padre che lo riconosceva un piccolo Cristo. E mia Madre
mi diceva : In lui io sento un secondo figlio. Mi pare di vedere Te, riprodotto in un uomo.
Oh! la Piena Sapienza come ti ha conosciuto, o mio diletto! E i due azzurri dei vostri cuori di
purezza si sono fusi in un unici velario per farmi protezione damore, e un solo amore sono
divenuti, prima ancora che Io dessi la Madre a Giovanni e Giovanni alla Madre. Serano amati
perch serano riconosciuti simili: figli e fratelli del Padre e del Figlio.

50. A Betsaida nella casa di Pietro. Lincontro con Filippo e Natanaele.


15 ottobre 1944.
[...].
Pi tardi (ore 9,30) devo descrivere questo.
Giovanni bussa alla porta della casa dove ospitato Ges. Si affaccia una donna e, vedendo chi ,
chiama Ges.
Si salutano con saluto di pace. E poi: Sei venuto sollecito, Giovanni dice Ges.
Sono venuto a dirti che Simon Pietro ti prega di passare da Betsaida. Ha parlato di Te a molti...
Non abbiamo pescato questa notte. Abbiamo pregato, come sappiamo farlo, e abbiamo rinunciato al
lucro perch... il Sabato ancora non era finito. E questa mattina siamo andati per le vie dicendo di
Te. Vi gente che vorrebbe udirti... Vieni, Maestro?
Vengo. Per quanto Io debba andare a Nazareth prima che a Gerusalemme.
Ti porter da Betsaida a Tiberiade Pietro, con la sua barca. Farai anche pi presto.
Andiamo, dunque.
Ges prende mantello e bisaccia. Ma Giovanni gli prende questultima. E se ne vanno, dopo aver
salutato la padrona di casa.
La visione mi mostra luscita dal paese e il principio del viaggio verso Betsaida. Ma non odo
discorsi, anzi, la visione ha una interruzione e riprende allentrata di Betsaida. Comprendo che

questa citt perch vedo Pietro, Andrea e Giacomo, e con loro delle donne, che attendono Ges
allinizio dellabitato.
La pace sia con voi. Eccomi.
Grazie, Maestro, per noi e per chi ti attende. Non Sabato, ma non le dirai le tue parole a chi
aspetta di udirti?
S, Pietro. Le dir. Nella tua casa.
Pietro gongolante: Vieni, allora. Questa la moglie mia e questa la madre di Giovanni e queste
amiche loro. Ma anche altri ti attendono: parenti e amici nostri.
Avvertili che partir a sera e prima parler loro.
Ho lasciato di dire che, partiti da Cafarnao al tramonto, li ho visti giungere a Betsaida al mattino.
Maestro... io ti prego. Sosta una notte nella mia casa. Lungo il cammino per Gerusalemme, anche
se io te lo abbrevio sino a Tiberiade con la barca. Povera la casa mia, ma onesta e amica. Resta con
noi questa notte.
Ges guarda Pietro e gli altri che sono tutti in attesa. Li guarda scrutatore. Poi sorride e dice: S
Nuova gioia di Pietro.
Della gente guarda dalle porte e ammicca. Un uomo chiama a nome Giacomo e gli parla piano
additando Ges, Giacomo annuisce e luomo va a confabulare con altri fermi su un crocevia.
Entrano nella casa di Pietro. Una cucina vasta e fumosa. In un angolo, reti e canapi e ceste da pesca.
In mezzo, il focolare largo e basso, ora spento. Dalle due porte opposte, si vede la via e lorticello
col fico e la vite. Oltre la via, il cerulo muovere del lago. Oltre lorticello, il muretto scuro di
unaltra casa.
Ti offro quanto ho, Maestro, e come so...
Meglio e pi non potresti, perch mi offri con amore.
Dnno a Ges acqua per rinfrescarsi e poi pane e ulive. Ges gusta pochi bocconi, tanto per
mostrare che accetta, poi respinge ringraziando.
Dei bambini curiosano dallorto e dalla via. Ma non so se siano figli di Pietro. So solo che lui fa gli
occhiacci per tenere indietro i piccoli invadenti. Ges sorride e dice: Lasciali fare.
Maestro, vuoi riposare? L vi la mia stanza, l quella di Andrea. Scegli. Non faremo rumore
mentre riposi.
Avrai pure una terrazza?
S. E la vite per quanto sia ancora quasi nuda, vi fa un poco di ombra.
Conducimi in essa. Preferisco riposare lass. Penser e pregher.
Come vuoi. Vieni.
Dallorticello una scaletta sale al tetto, che una terrazza limitata da un basso muretto. Anche qui
reti e canapi. Ma quanta luce di cielo e quanto azzurro di lago!
Ges siede su uno sgabello con le spalle appoggiate al muretto. Pietro armeggia con una vela, che
stende sopra e a fianco della vite per fare un riparo al sole. Vi brezza e silenzio. Ges visibilmente
ne gode.
Io vado, Maestro.
Va'. Tu e Giovanni andate a dire che al tramonto, qui, parler.
Ges resta solo e prega a lungo. Fuor che due coppie di colombi che vanno e vengono dai nidi, e un
cinguettio di passeri, non c rumore o vivente intorno a Ges che prega.
Le ore passano calme e serene. Poi Ges si alza, gira per la terrazza, guarda il lago, guarda e sorride
a dei bambini che giuocano sulla via e che gli sorridono, guarda sulla via, verso la piazzetta che a
un cento metri dalla casa. Poi scende. Si affaccia alla cucina: Donna, Io vado a passeggiare sulla
riva.
Esce e va infatti sulla riva, presso i bambini. Li interroga: Che fate?
Volevamo giocare alla guerra: Ma lui non vuole e allora si giuoca alla pesca.
Il lui che non vuole un ometto gracilino, ma dal viso luminosissimo. Forse sa che, gracilino
come , le buscherebbe dagli altri nel fare la guerra e perci perora la pace.
Ma Ges ne trae spunto per parlare a quei i bambini: Lui ha ragione. La guerra castigo di Dio per
punizione degli uomini e segno che luomo non pi vero figlio di Dio. Quando lAltissimo cre il

mondo, fece tutte le cose: il sole, il mare, le stelle, i fiumi, le piante, gli animali, ma non fece le
armi. Cre luomo e gli dette occhi perch avesse sguardi damore, bocca per dire parole damore,
udito per udirle, mani per dare soccorsi e carezze, piedi per correre veloci dal fratello bisognoso, e
cuore capace damare. Dette alluomo intelligenza, parola, affetti, gusti. Ma non dette lodio.
Perch? Perch luomo, creatura di Dio, doveva essere amore come Amore Dio. Se luomo fosse
rimasto creatura di Dio nellamore sarebbe rimasto, e guerra e morte non avrebbe conosciuto la
famiglia umana.
Ma lui la guerra non la vuol fare perch perde sempre (avevo indovinato).
Ges sorride e dice: Non bisogna non volere quello che a noi nuoce perch ci nuoce. Bisogna non
volere una cosa quando nuoce a tutti. Se un dice: Io non voglio questo perch ci perdo egoista.
Invece il buon figlio di Dio dice: Fratelli, io so che vincerei, ma vi dico: non facciamo questo
perch voi ne avreste danno. Oh! come costui ha compreso il precetto principale! Chi me lo sa
dire?
In coro le undici bocche dicono: Amerai il tuo Dio con tutto te stesso e il prossimo tuo come te
stesso.
Oh! siete dei bravi fanciulli. Andate a scuola tutti?
S.
Chi il pi bravo?
Lui. E il gracilino che non vuol fare alla guerra.
Come ti chiami?
Gioele
Grande nome! Egli dice: ...il debole dica: Son forte! Ma in che: forte? Nella Legge del Dio
vero, per essere fra quelli che Egli, nella valle della Decisione giudicher come santi di Lui. Ma gi
il giudizio vicino. Non nella valle della Decisione ma sul monte della Redenzione. L, fra sole e
luna oscurati di orrore, e stelle tremanti pianto di piet, saranno giudicati i figli della Luce dai figli
delle Tenebre. E tutto Israele sapr che il suo Dio venuto. Felici quelli che l' avranno riconosciuto.
A loro miele e latte, e acque chiare scenderanno in cuore e le spine diverranno eterne rose. Chi di
voi vuol essere fra quelli che saranno giudicati santi da Dio?
Io! Io! Io!
Amerete allora il Messia?
S! S! Te! Te! Te amiamo! Lo sappiamo chi sei! Lo hanno detto Simone e Giacomo, e le mamme
nostre lhan detto. Pigliaci con Te!
In verit vi prender se sarete buoni. Mai pi parole brutte, mai pi prepotenze, mai pi risse, mai
pi male risposte ai genitori. Preghiera, lavoro, studio, ubbidienza. E Io vi amer e verr con voi.
I bambini sono tutti a cerchio intorno a Ges. Pare una corolla variopinta stretta attorno ad un
lungo pistillo azzurro cupo.
Un uomo azianotto si avvicinato curioso. Ges si volge per carezzare un bambino che gli tira la
veste, e lo vede. Lo fissa intensamente. Quello saluta arrossendo, ma non dice altro.
Vieni! Seguimi!
S, Maestro.!
Ges benedice i bambini e a fianco di Filippo (lo chiamo cos a nome) torna a casa. si siedono
nellorticello.
Vuoi essere mio discepolo?
Lo voglio... e non oso sperare di esserlo.
Io ti ho chiamato.
Lo sono, allora. Eccomi.
Sapevi di Me?
Me ne ha parlato Andrea. Mi ha detto: Quello che tu sospiravi venuto. Perch Andrea sapeva
che io sospiravo il Messia.
Non delusa la tua attesa. Egli ti davanti.
Mio Maestro e Dio!.
Sei un israelita di retta intenzione. Per questo mi manifesto a te. Un altro tuo amico aspetta, lui

pure sincero israelita. Va' a dirgli: Abbiamo trovato Ges di Nazaret, figlio di Giuseppe della stirpe
di Davide, Colui di cui hanno detto Mos e i Profeti. Va'!
Ges resta solo sinch torna Filippo con Natanaele-Bartolomeo.
Ecco un vero israelita in cui non c frode. La pace a te, Natanaele.
Come mi conosci?
Prima che Filippo venisse a chiamarti, Io ti ho visto sotto al fico
Maestro, Tu sei il Figlio di Dio, Tu sei il Re dIsraele!
Perch ho detto di averti visto, mentre pensavi sotto al fico, tu credi? Vedrai cose ben pi grandi di
questa. In verit vi dico che i Cieli sono aperti e voi, per la fede, vedrete gli angeli scendere e salire
sopra il Figlio delluomo: Io che ti parlo.
Maestro! Io non sono degno di tanto favore!
Credi in Me e sarai degno del Cielo. Vuoi credere?
Voglio, Maestro.
La visione ha un arresto... e riprende sulla terrazza piena di gente: altra gente nellorticello di
Pietro. Ges parla.
Pace agli uomini di buona volont. Pace e benedizione alle loro case, alle loro donne, ai loro
bambini. La grazia e la Luce di Dio regni in esse e nei cuori che labitano.
Voi avete desiderato di udirmi. La Parola parla. Parla agli onesti con gioia, parla ai disonesti con
dolore, parla ai santi e ai puri con diletto, parla ai peccatori con piet. Non si nega. E venuta per
effondersi come fiume che irriga terre bisognose dacqua, alle quali porta ristoro donde e
nutrimento di limo.
Voi volete sapere quali cose si richiedono per essere discepoli della Parola di Dio, del Messia,
Verbo del Padre, che viene a radunare Israele perch rioda le parole del Decalogo santo e
immutabile e si santifichi in esse per essere gi mondo, quanto pu luomo di per s farlo, per lora
della Redenzione e del Regno.
Ecco. Io dico ai sordi, ai ciechi, ai muti, ai lebbrosi, ai paralitici, ai morti: Sorgete, siate guariti,
risorgete, camminate, si aprano in voi i fiumi della luce, della parola, del suono, perch possiate
vedere, udire, dire di Me. Ma pi che ai corpi, Io dico questo agli spiriti vostri. Uomini di buona
volont, venite a me senza timore. Se lo spirito leso, Io lo risano. Se malato, Io lo guarisco. Se
morto, Io lo risuscito. Voglio solo la vostra buona volont.
Difficile ci che vi chiedo? No. Io non vi impongo i cento e cento e cento precetti dei rabbini. Io vi
dico: seguite il Decalogo. La Legge una e immutabile. Molti secoli sono passati dallora in cui
essa fu data, bella pura, fresca, come creatura appena nata, come rosa appena aperta sullo stelo.
Semplice, netta, dolce a seguirsi. Nei secoli le colpe e le tendenze lhanno complicata con leggi e
leggi minori, con pesi e restrizioni, con troppe penose clausole. Io vi riporto alla Legge cos come
lAltissimo lha data. Ma, ve ne prego per vostro bene, ricevetela col cuor sincero dei veri israeliti
di allora.
Voi mormorate, pi in cuor vostro che col labbro, che la colpa, pi che in voi, umili, in alto. Lo
so. Nel Deuteronomio detto tutto quanto va fatto, n necessario di pi. Ma non giudicate chi
fece, per gli altri, non per s. Voi fate ci che Dio dice. E sopra tutto sforzatevi ad essere perfetti nei
due precetti principali. Se amerete Dio con tutto voi stessi, non peccherete, perch il peccato
dolore dato a Dio. Chi ama non vuol dare dolore. Se amerete il prossimo come voi stessi, non sarete
che figli rispettosi per i genitori, sposi fedeli ai consorti, uomini onesti nei commerci, senza
violenze per i nemici, senza menzogna nel deporre, senza invidia verso chi ha, senza fomite di
lussuria verso laltrui donna. Non volendo fare agli altri ci che non vorreste fatto a voi, non
ruberete, non ammazzerete, non calunnierete, non entrerete come cuculi nel nido altrui.
Ma anzi Io vi dico: Spingete alla perfezione la vostra ubbidienza ai due precetti damore: amate
anche i vostri nemici.
Oh! come vi amer lAltissimo che tanto ama luomo, divenuto a Lui nemico per la colpa dorigine
e per i peccati individuali, da mandare ad esso il redentore, lAgnello che il Figlio suo, Io che vi
parlo, il Messia promesso per redimervi da ogni colpa, se voi saprete amare come Lui.
Amate. Lamore vi sia scala per cui, angeli divenuti, salirete, come vide Giacobbe, sino al Cielo,

udendo il Padre dire, a tutti e a ognuno,: Io sar tuo protettore ovunque andrai, e ti ricondurr a
questo paese: al Cielo, al Regno Eterno.
La pace a voi.
La gente ha parole di approvazione commossa e se ne va lentamente. Restano Pietro, Andrea,
Giacomo, Giovanni, Filippo e Bartolomeo.
Parti domani, Maestro?
Domani allalba, se non ti rincresce.
Rincrescere che Tu vada, s. Ma rincrescermi lora, no. E anzi propizia.
Pescherai?
Questa notte a luna piena.
Hai fatto bene, Simon Pietro, a non pescare la notte scorsa. Ancora non era finito il sabato.
Nehemia, nelle sue riforme, volle che in Giuda fosse rispettato il sabato. Anche ora troppa gente di
sabato pigia agli strettoi, porta fasci, carica vino e frutta, e vende e compra pesci e agnelli. Avete sei
giorni per questo. Il sabato del Signore. Solo una cosa potete fare di sabato: bont al prossimo
vostro. Ma il lucro deve essere assolutamente escluso da questo aiuto. Chi viola per lucro il sabato
non pu aver che castigo da Dio. Fa utile? Lo sconter con perdite negli altri sei giorni. Non fa
utile? Ha faticato invano il corpo, non concedendogli quel riposo che lIntelligenza ha stabilito per
esso, alterandosi con ira lo spirito per aver inutilmente faticato, giungendo a imprecare. Mentre il
giorno di Dio va passato col cuore unito a Dio in dolce preghiera damore. Bisogna esser fedeli in
tutto.
Ma... gli scribi e i dottori, che sono tanto severi con noi... non lavorano in sabato, non danno
neppure un pane al prossimo per non fare la fatica di porgerlo... ma lusura la fanno anche in sabato.
Perch non lavoro materiale, si pu fare usura in sabato?
No. Mai. N di sabato n in altro giorno. Chi fa usura disonesto e crudele.
Gli scribi e i farisei allora...
Simone: non giudicare. Tu non fare.
Ma ho occhi per vedere...
Vi il male solo da vedere, Simone?
No, Maestro.
E allora perch guardare solo il male?
Hai ragione, Maestro.
Allora domani allalba partir con Giovanni.
Maestro...
Simone, che hai?
Maestro... vai a Gerusalemme?
Lo sai.
Anche io ci vado per la Pasqua... e anche Andrea e Giacomo...
Ebbene?... Vuoi dire che vorresti venire con Me. E la pesca? E il guadagno? Mi hai detto che ti
piace aver denaro, e Io star via molti giorni. Prima vado dalla Madre. E ci andr al ritorno. Mi
fermer a predicare. Come farai?...
Pietro perplesso, combattuto... ma poi decide: Per me ... ci vengo. Preferisco Te al denaro!
Anche io vengo.
E anche io.
E noi pure, vero Filippo?
Venite allora. Mi aiuterete.
Oh! Pietro fulminato dallidea di aiutare Ges. Come faremo?
Ve lo dir. Non avrete che fare quanto dico per far bene. Lubbidiente fa sempre bene. Adesso
pregheremo e poi ognuno andr alle sue mansioni.
Che farai, Tu, Maestro?
Pregher ancora. Sono la Luce del mondo, ma sono anche il Figlio delluomo. Devo perci sempre
attingere alla Luce per essere lUomo che redime luomo. Preghiamo.
Ges dice un salmo. Quello che comincia: Chi riposa nellaiuto dellAltissimo vivr sotto la

protezione del Dio del Cielo. Dir al Signore: Tu sei il mio protettore, il mio rifugio. E il mio Dio,
in lui la mia speranza. Egli mi liber dal laccio dei cacciatori e dalle aspre parole, ecc. ecc. Lo
trovo nel libro 4. E il secondo del libro 4, mi pare il n. 90 (se leggo bene il numero romano)
La visione cessa cos.

51. Maria manda Giuda Taddeo ad invitare Ges alle nozze di Cana.
17 ottobre 1994.
Vedo la cucina di Pietro. In essa, oltre a Ges, vi Pietro e la moglie, e Giacomo e Giovanni.
Sembra che abbiano finito allora la cena e stiano conversando fra loro. Ges si interessa della pesca.
Entra Andrea e dice: Maestro, vi qui luomo presso il quale stai, con uno che si dice tuo cugino.
Ges si alza e va verso luscio dicendo: Vengano avanti. E quando alla luce della lucerna ad olio
e della fiamma del focolare vede entrare Giuda Taddeo, esclama: Tu, Giuda?!
Io, Ges.
Si baciano. Giuda Taddeo un belluomo, nella pienezza della bellezza virile. Alto, sebbene non
quanto Ges, ben proporzionato nella sua robustezza, bruno, come lo era san Giuseppe da giovane,
di un olivastro non terreo e con occhi che hanno qualcosa di comune con quelli di Ges, perch
sono di una tinta azzurra, ma tendente al pervinca. Ha barba quadrata e bruna, capelli mossi, meno a
ricciolo di quelli di Ges, bruni come la barba.
Vengo da Cafarnao. Vi sono andato con una barca, e qui pure sono venuto con essa per fare pi
presto. Mi manda tua Madre; dice: Susanna sposa domani. Io ti prego, Figlio, di essere a queste
nozze. Maria vi prende parte e con Lei la madre mia e i fratelli. Tutti i parenti vi sono invitati. Tu
solo saresti assente, ed essi, i parenti ti chiedono di far contenti gli sposi.
Ges si inchina profondamente aprendo un poco le braccia e dice: Desiderio di mia madre mia
legge. Ma anche per Susanna e i parenti verr. Solo... mi spiace per voi... e guarda Pietro e gli altri.
Sono miei amici spiega al cugino. E li nomina cominciando da Pietro. Per ultimo dice: e questo
Giovanni e lo dice in un modo tutto speciale, che attira lo sguardo pi attento di Giuda Taddeo e
fa arrossire il prediletto. Termina la presentazione dicendo: Amici: questo Giuda figlio di Alfeo,
mio fratello, secondo la consuetudine del mondo, perch figlio del fratello dello sposo di mia
Madre. Un mio buon amico di lavoro e di vita.
La mia casa aperta a te come al Maestro. Siedi e poi, rivolto a Ges, Pietro dice: E allora? Non
verremo pi con Te a Gerusalemme?
Certo che verrete. Dopo la festa di nozze Io andr, Soltanto non mi fermer pi a Nazaret.
Fai bene, Ges. Perch tua Madre ospite mia per qualche giorno. E inteso cos, e vi verr Lei
pure dopo le nozze. Cos dice luomo di Cafarnao.
Cos faremo, allora. Ora con la barca di Giuda Io andr a Tiberiade e da l a Cana e con la stessa
torner a Cafarnao con la Madre e con te. Il giorno dopo il prossimo Sabato tu verrai, Simone, se
ancora vuoi venire, e andremo a Gerusalemme per la Pasqua.
S che vorr! Anzi verr il Sabato per udirti alla sinagoga.
Gi ammaestri, Ges? chiede il Taddeo.
S, cugino.
E che parole! Ah! non si odono sul labbro daltri!.
Giuda sospira. Col capo appoggiato alla mano, col gomito puntato sul ginocchio, guarda Ges e
sospira. Pare voglia parlare e non osi.
Ges lo stuzzica: Che hai, Giuda? Perch mi guardi e sospiri?
Niente.
No. Niente non . Non sono pi il Ges che tu amavi? Quello per cui non avevi segreti?
S, s che lo sei! E come mi manchi Tu, Maestro del tuo pi anziano cugino!
E allora? Parla.

Volevo dirti... Ges... sii prudente... hai una Madre... che non ha che Te... Tu vuoi essere un
rabbi diverso dagli altri e Tu sai, meglio di me, che... che le caste potenti non permettono cose
diverse dalle consuetudinarie da loro messe. Conosco il tuo modo di pensare... santo... Ma i
mondo non santo... e opprime i santi... Ges... Tu sai la sorte del tuo cugino il Battista... E in
prigione, e se ancor non morto perch quel lurido Tetrarca ha paura della folla e del fulmine di
Dio. Lurido e superstizioso come crudele e libidinoso. Tu che farai? A che sorte vuoi andare
incontro?.
Giuda: questo mi chiedi tu che conosci tanto del mio pensiero? Parli di tuo impulso? No. Non
mentire! Ti hanno mandato, e non mia Madre certo, a dirmi queste cose...
Giuda abbassa il capo e tace.
Parla cugino.
Mio padre... e con lui Giuseppe e Simone... sai... per tuo bene... per affetto per Te e Maria... non
vedono di buon occhio quello che Tu ti proponi di fare... e... e vorrebbero Tu pensassi a Tua
Madre...
E tu che pensi?
Io... io.
Tu sei combattuto fra le voci dellAlto e della terra. Non dico del basso. Dico della terra. Anche
Giacomo lo , pi di te ancora. Ma Io vi dico che sopra la terra il Cielo, sopra gli interessi del
mondo vi la causa di Dio. Avete bisogno di cambiare modo di pensare. Quando lo saprete fare,
sarete perfetti.
Ma... e tua Madre?
Giuda, non c che Lei che avrebbe diritto a richiamarmi ai miei doveri di figlio, secondo la luce
della terra: ossia al mio dovere di lavorare per Lei per sovvenire ai suoi bisogni materiali, al mio
dovere di assistenza e conforto con una vicinanza alla Madre. E Lei non mi chiede nulla di questo.
Da quando mi ebbe, Ella sa che mi avrebbe perduto, per ritrovarmi in una maniera pi vasta di
quella del piccolo cerchio della famiglia. E da allora si preparata a questo. Non nuova nel suo
sangue questa assoluta volont di donazione a Dio. Sua madre lha offerta al Tempio prima che Ella
sorridesse alla luce. Ed Ella -me lo ha detto le innumeri volte che, tenendomi contro il suo cuore
nelle lunghe sere dinverno o nelle chiare notti destate piene di stelle, mi ha parlato della sua
infanzia santa- ed Ella si data a Dio sin da quelle prime luci della sua alba nel mondo. E pi
ancora si data quando mi ebbe, per essere dove Io sono, sulla via della missione che mi viene da
Dio. Tutti mi lasceranno in unora; magari per pochi minuti, ma la vilt sar padrona di tutti e
penserete che era meglio, per la vostra sicurezza, non avermi mai conosciuto. Ma Lei, che ha
compreso e che sa, Lei sar sempre meco. E voi tornerete ad essere miei per Essa. Con la forza
della sua sicura, amorosa fede, Ella vi aspirer in s e perci riaspirer in Me, perch Io sono nella
Madre ed Ella in Me, e Noi in Dio. Questo vorrei che comprendeste, voi tutti, parenti secondo il
mondo, amici e figli secondo il soprannaturale. Tu, e con te gli altri, non sapete chi mia Madre.
Ma se lo sapeste non la critichereste in cuor vostro per non sapermi tenere a Lei soggetto, ma la
vedreste come lAmica pi intima di Dio, la Potente che tutto pu nel cuore dellEterno Padre e sul
Figlio del suo cuore. Per certo che a Cana verr. Voglio farla felice. comprenderete meglio dopo
questora.
Ges imponente e persuasivo.
Guida lo guarda attento. Pensa. Dice: Ed io pure per certo verr con Te, insieme a questi, se mi
vuoi... perch sento che Tu dici cose giuste. Perdona alla mia cecit e a quella dei fratelli. Sei tanto
pi santo di noi!...
Non ho rancore per chi non mi conosce. Non ne ho neppure per chi mi odia. Ma ne ho dolore per il
male che fa a se stesso. Che hai in quella sacca?
La veste che tua Madre ti manda. Gran festa, domani. Ella pensa che il suo Ges ne abbia bisogno
per non sfigurare fra gli invitati. Ha filato indefessa dalle prime luci alle estreme, ogni giorno, per
prepararti questa veste. Ma non ha ultimato il mantello. Ancor ne mancano le frange. Ne tutta
desolata.
Non occorre. Andr con questo, e quello lo serber per Gerusalemme. Il Tempio pi ancora di

una festa di nozze.


Ella ne sar felice.
Se volete essere allalba sulla via di Cana, vi conviene partire subito. La luna sorge e sar buona la
traversata dice Pietro.
Andiamo, allora. Vieni, Giovanni. Ti porto con Me. Simon Pietro, Giacomo Andrea, addio. Vi
attendo la sera di Sabato a Cafarnao. Addio, donna. Pace a te e alla tua casa.
Escono Ges con Giuda e Giovanni. Pietro li segue sino a riva e aiuta loperazione di partenza della
barca.
E la visione ha fine.
Dice Ges:
Quando sar lora di fare un ordinato lavoro, sar inserita qui la visione delle nozze di Cana. Metti
la data (16-1-44)

52. Le nozze di Cana.


Il Figlio, non pi soggetto alla Madre, compie per Lei il primo miracolo.
Sera del 16 gennaio 1944. Le nozze di Cana.
Vedo una casa. Una caratteristica casa orientale -un cubo bianco pi largo che alto con rade
aperture- sormontata da una terrazza che fa da tetto, recintata da un muretto alto circa un metro e
ombreggiata da una pergola di vite, che si arrampica fin l e stende i suoi rami su oltre met di
quella assolata terrazza. Una scala esterna sale lungo la facciata sino ad una altezza di una porta,
che si apre a met altezza della facciata. Sotto ci sono, al terreno, delle porte basse e rade, non pi di
due per lato, che mettono in stanze basse e scure. La casa sorge in mezzo ad una specie di aia, che
ha al centro un pozzo. Vi sono delle piante di fico e di melo. La casa guarda verso la strada, ma non
sulla strada. E un poco in dentro, e un viottolo fra lerba lunisce alla via che sembra una via
maestra.
Si direbbe che la casa alla periferia di Cana: casa di proprietari contadini, i quali vivono in mezzo
al loro poderetto. La campagna si stende oltre la casa con le sue lontananze verdi e placide. Vi un
bel sole e un azzurro tersissimo di cielo. In principio non vedo altro. La casa sola.
Poi vedo due donne, con lunghe vesti e un manto che fa anche da velo, avanzarsi sulla via e da
questa sul sentiero. Una pi anziana, sui cinquantanni e veste di scuro: un color bigio marrone
come di lana naturale lavvolge tutta . Laltra vestita pi in chiaro: una veste di un giallo pallido e
manto azzurro, e sembra avere un trentacinque anni. E molto bella, snella, e ha un portamento
pieno di dignit per quanto sia tutta gentilezza ed umilt.. Quando pi vicina noto il colore pallido
del volto, gli occhi azzurri ed i capelli biondi che appaiono sotto il velo della fronte. Riconosco
Maria Santissima. Chi sia laltra, che bruna e pi anziana, non so. Parlano fra loro e la Madonna
sorride. Quando sono prossime alla casa, qualcuno, certamente messo a guardia degli arrivi, d
lavviso, ed incontro alle due vengono uomini e donne tutti vestiti a festa, i quali fanno molte feste
alle due e specie a Maria Santissima.
Lora appare mattutina, direi verso le nove, forse prima, perch la campagna ha ancora quellaspetto
fresco delle prime ore del giorno, nella rugiada che fa pi verde lerba e nellaria non ancora
offuscata dalla polvere. La stagione mi pare primaverile, perch i prati sono ancora con erba non
arsa dallestate e i campi hanno il grano ancor giovane e senza spiga, tutto verde. Le foglie del fico
e del melo sono verdi e ancora tenere, e cos quelle della vite. Ma non vedo fiori sul melo e non
vedo frutta n sul melo, n sul fico, n sulla vite. Segno che il melo ha gi fiorito, ma da poco, e i
frutticini non si vedono ancora.
Maria, molto festeggiata e fiancheggiata da un anziano che pare il padrone di casa, sale la scala

esterna ed entra in una ampia sala che pare tenere tutta o buona parte del piano sopraelevato.
Mi pare di capire che gli ambienti al terreno sono le vere e proprie stanze di abitazione, le dispense,
i ripostigli e le cantine, e questo sia lambiente riservato a usi speciali, come feste eccezionali o a
lavori che richiedono molto spazio, o anche a distensione di derrate agricole. Nelle feste lo svuotano
da ogni impiccio e lo ornano, come oggi, di rami verdi, di stuoie, di tavole imbandite. Al centro
ve ne una molto ricca, con sopra gi delle anfore e piatti colmi di frutta. Lungo la parete di destra,
rispetto a me che guardo, unaltra tavola imbandita, ma meno riccamente. Lungo quella di sinistra,
una specie di lunga credenza con sopra piatti con formaggi ed altri cibi che mi paiono focacce
coperte di miele e dolciumi. In terra, sempre presso questa parete, altre anfore e sei grossi vasi in
forma di brocca di rame (su per gi). Le chiamerei giare.
Maria ascolta benignamente quanto tutti le dicono, poi con bont si leva il manto ed aiuta a finire i
preparativi della mensa. La vedo andare e venire aggiustando i letti-sedili, raddrizzando le ghirlande
di fiori, dando migliore aspetto alle fruttiere, osservando che nelle lampade vi sia lolio. Sorride e
parla pochissimo e a voce molto bassa. Ascolta invece molto e con tanta pazienza.
Un grande rumore di strumenti musicali (poco armonici in verit) si ode sulla via. Tutti, meno
Maria, corrono fuori. Vedo entrare la sposa, tutta agghindata e felice, circondata dai parenti e dagli
amici, a fianco dello sposo che le corso incontro per primo.
E qui la visione ha un mutamento. Vedo, invece della casa, un paese. Non so se sia Cana o altra
borgata vicina. E vedo Ges con Giovanni ed un altro che mi pare Giuda Taddeo, ma potrei, su
questo secondo, sbagliare. Per Giovanni non sbaglio. Ges vestito di bianco ed ha un manto
azzurro cupo. Sentendo il rumore degli strumenti, il compagno di Ges chiede qualcosa ad un
popolano, e riferisce a Ges.
Andiamo a far felice mia Madre dice allora Ges sorridendo. E si incammina attraverso ai campi,
per fare pi presto, coi due compagni alla volta di casa. Mi sono dimenticata di dire che ho
limpressione che Maria sia o parente o molto amica dei parenti dello sposo, perch si vede che in
confidenza.
Quando Ges arriva, il solito, messo di sentinella, avvisa gli altri. Il padrone di casa, insieme al
figlio sposo ed a Maria, scende incontro a Ges e lo saluta rispettosamente. Saluta anche gli altri
due, e lo sposo fa lo stesso.
Ma quello che mi piace il saluto pieno di amore e di rispetto di Maria al Figlio, e viceversa. Non
espansioni, ma uno sguardo tale accompagna la parola di saluto: La pace con Te, e un tale
sorriso che vale cento abbracci e cento baci. Il bacio tremola sulle labbra di Maria, ma non vien
dato. Soltanto Ella pone la sua mano bianca e piccina sulla spalla di Ges e gli sfiora un ricciolo
della sua lunga capigliatura. Una carezza da innamorata pudica.
Ges sale a fianco della Madre e seguito dai discepoli e dai padroni, ed entra nella sala del convito,
dove le donne si danno da fare ad aggiungere sedili e stoviglie per i tre ospiti, inaspettati, mi
sembra. Direi che era incerta la venuta di Ges e assolutamente impreveduta quella dei suoi
compagni.
Odo distintamente la voce piena, virile, dolcissima del Maestro, dire, nel porre piede nella sala: La
pace sia in questa casa e la benedizione di Dio su voi tutti. Saluto cumulativo a tutti i presenti e
pieno di maest.
Ges domina col suo aspetto e con la sua statura, tutti quanti. E lospite, e fortuito, ma pare il re del
convito, pi dello sposo, pi del padrone di casa. Per quanto sia umile e condiscendente, colui che
si impone.
Ges prende posto alla tavola di centro con lo sposo, la sposa, i parenti degli sposi e gli amici pi
influenti. I due discepoli, per rispetto al Maestro, vengono fatti sedere alla stessa tavola.
Ges ha le spalle voltate ala parete dove sono le giare e le credenze. Non le vede, perci, e non vede
neppure laffaccendarsi del maggiordomo intorno ai piatti di arrosti che vengono portati da una
porticina che si apre presso le credenze.
Osservo una cosa. Meno le rispettive madri degli sposi e meno Maria, nessuna donna siede a quel
tavolo. Tutte le donne sono, e fanno baccano per cento, allaltra tavola contro la parete, e vengono
servite dopo che si sono serviti gli sposi e gli ospiti di riguardo. Ges presso il padrone di casa ed

ha di fronte Maria, la quale siede a fianco della sposa.


Il convito comincia. E le assicuro che lappetito non manca e neanche la sete. Quelli che mangiano
poco e poco bevono sono Ges e sua Madre, la quale, anche, parla pochissimo. Ges parla un poco
di pi. Ma per quanto sia parco, non , nel suo scarso parlare, n accigliato, n sdegnoso. E un
uomo cortese ma non ciarliero. Interrogato risponde, se gli parlano si interessa, espone il suo parere,
ma poi si raccoglie in S come uno abituato a meditare. Sorride, non ride mai. E, se sente qualche
scherzo troppo avventato, mostra di non udire. Maria si ciba della contemplazione del suo Ges, e
cos Giovanni che verso il fondo della tavola e pende dalle labbra del suo Maestro.
Maria si accorge che i servi parlottano col maggiordomo e che questo impacciato, e capisce cosa
c di spiacevole. Figlio dice piano, richiamando lattenzione di Ges con quella parola, Figlio,
non hanno pi vino.
Donna. che vi pi tra Me e Te? Ges, nel dirle questa frase, sorride ancor pi dolcemente, e
sorride Maria, come due che sanno una verit che loro gioioso segreto, ignorata da tutti gli altri.
Ges mi spiega il significato della frase.
Quel pi, che molti traduttori omettono, la chiave della frase e la spiega nel suo vero
significato.
Ero il Figlio soggetto alla Madre sino al momento in cui la volont del Padre mio mi indic esser
venuta lora di essere il Maestro. Dal momento che la mia missione ebbe inizio, non ero pi il
Figlio soggetto alla Madre, ma il servo di Dio. Rotti i legami morali verso la mia Genitrice. Essi si
erano mutati in altri pi alti, si erano rifugiati tutti nello spirito. Quello chiamava sempre Mamma
Maria, la mia Santa. Lamore non conobbe soste, n intiepidimento, anzi non fu mai tanto perfetto
come quando, separato da Lei come per una seconda filiazione, Ella mi dette al mondo per il
mondo, come Messia, come Evangelizzatore. La sua terza sublime, mistica maternit, fu quando,
nello strazio del Golgota, mi partor alla Croce, facendo di Me il Redentore del mondo.
Che vi pi fra Me e te? Prima ero tuo, unicamente tuo. Tu mi comandavi, Io ti ubbidivo. Ti ero
soggetto. Ora sono della mia missione.
Non lho forse detto? Chi, messa la mano allaratro si volge indietro a salutare chi resta, non
adatto al Regno di Dio. Io avevo posto la mano allaratro per aprire col vomere non le glebe ma i
cuori, e seminarvi la parola di Dio. Avrei levata quella mano solo quando me lavrebbero strappata
di l per inchiodarmela alla Croce ed aprire con il mio torturante chiodo il cuore del Padre mio,
facendone uscire il perdono per lumanit.
Quel pi, dimenticato dai pi, voleva dire questo: Tutto mi sei stata, o Madre, finch fui
unicamente il Ges di Maria di Nazareth, e tutto mi sei nel mio spirito; ma da quando sono il
Messia atteso, sono del Padre mio. Attendi un poco ancora e, finita la missione, sar da capo tutto
tuo; mi riavrai ancora sulle braccia come quandero bambino e nessuno te lo contender pi, questo
tuo Figlio, considerato un obbrobrio dellumanit, che te ne getter la spoglia per coprire te pure
dellobbrobrio dessere madre di un reo. E poi mi avrai di nuovo, trionfante, e poi mi avrai per
sempre, trionfante Tu pure in Cielo. Ma ancora sono di tutti questi uomini. E sono del Padre che mi
ha mandato ad essi.
Ecco quello che vuole dire quel piccolo e cos denso di significato pi.
Maria ordina ai servi: Fate quello che Egli vi dir. Maria ha letto negli occhi sorridenti del Figlio
lassenso, velato dal grande insegnamento a tutti i vocati. E ai servi: Empite dacqua le idrie
ordina Ges.
Vedo i servi empire le giare di acqua portata dal pozzo (odo stridere la carrucola che porta su e gi
il secchio gocciolante). Vedo il maggiordomo mescersi un poco di quel liquido con occhi di
stupore, assaggiarlo con atti di pi vivo stupore, gustarlo e parlare al padrone di casa e allo sposo
(erano vicini).
Maria guarda ancor al Figlio e sorride; poi, raccolto un sorriso di Lui, china il capo arrossendo
lievemente. E beata.
Nella sala passa un sussurro, le teste si volgono tutte verso Ges; c chi si alza per vedere meglio,

chi va alle giare. Un silenzio, e poi un coro di lodi a Ges.


Ma Egli si alza e dice una parola: Ringraziate Maria e poi si sottrae al convito. I discepoli lo
seguono. Sulla soglia ripete: La pace sia a questa casa e la benedizione di Dio su voi e aggiunge:
Madre, ti saluto
La visione cessa.
Ges mi istruisce cosi:
Quando dissi ai discepoli: Andiamo a far felice mia Madre, avevo dato alla frase un senso pi
alto di quello che pareva. Non la felicit di vedermi, ma di essere Lei lIniziatrice della mia attivit
di miracolo e la Prima Benefattrice dellumanit. Ricordatevelo sempre. Il mio primo miracolo
avvenuto per Maria. Il primo. Simbolo che Maria la chiave del miracolo. Io non ricuso nulla alla
Madre mia e per sua preghiera anticipo anche il tempo della grazia. Io conosco mia Madre, la
seconda in bont dopo Dio. So che farvi grazia farla felice, poich la Tutta Amore. Ecco perch
dissi, Io che sapevo: Andiamo a farla felice.
Inoltre ho voluto rendere manifesta la sua potenza al mondo insieme alla mia. Destinata ad essere a
Me congiunta nella carne, -poich fummo una carne: Io in Lei, Lei intorno a Me, come petali di un
giglio intorno al pistillo odoroso e colmo di vita- congiunta a Me nel dolore -poich fummo sulla
Croce Io con la carne e Lei col suo spirito, cos come il giglio odora e colla corolla e collessenza
tratta da essa- era giusto fosse congiunta a Me nella potenza che si mostra al mondo.
Dico a voi ci che dissi a quei convitati: Ringraziate Maria. E per Lei che avete avuto il Padrone
del miracolo e che avete le mie grazie, e specie quelle di perdono
Riposa in pace. Noi siamo con te.

53. La cacciata dei mercanti dal Tempio.


24 ottobre 1944.
[...].
Vedo Ges che entra con Pietro, Andrea, Giovanni e Giacomo, Filippo e Bartolomeo, nel recinto
del Tempio.
Vi grandissima folla entro e fuori di esso. Pellegrini che giungono a frotte da ogni parte della
citt. Dallalto del colle su cui il tempio costruito, si vedono le vie cittadine, strette e contorte,
formicolare di gente. Pare che tra il bianco crudo delle case si sia steso un nastro semovente dai
mille colori. S, la citt ha laspetto di un bizzarro giocattolo, fatto di nastri variopinti fra due fili
bianchi e tutti convergenti al punto dove splendono le cupole della Casa del Signore.
Nellinterno poi ... una vera fiera. Ogni raccoglimento di luoghi sacri annullato. Chi corre e chi
chiama, chi contratta gli agnelli e urla e maledice per il prezzo esoso, chi spinge le povere bestie
belanti nei recinti (sono rudimentali divisioni di corde o di pioli, al cui ingresso sta il mercante, o
proprietario che sia, in attesa dei compratori). Legnate, belati, bestemmie, richiami, insulti ai
garzoni non solleciti nelle operazioni di adunata e di cernita delle bestie e ai compratori che
lesinano sul prezzo o che se ne vanno, maggiori insulti a quelli che, previdenti, hanno portato, di
loro, lagnello.
Intorno ai banchi dei cambiavalute, altro vocio. Si capisce che, non so se in ogni momento o in
questo pasquale, si capisce che il Tempio funzionava da ... Borsa, e borsa nera. I valore delle
monete non era fisso. Vi era quello legale, di certo vi sar stato, ma i cambiavalute ne imponevano
un altro, appropriandosi di un tanto, messo a capriccio, per il cambio delle monete. E le assicuro che
non scherzavano nelle operazioni di strozzinaggio!... Pi uno era povero e veniva da lontano, e pi
era pelato. I vecchi pi dei giovani, quelli provenienti da oltre Palestina pi dei vecchi.
Dei poveri vecchierelli guardavano e riguardavano il loro peculio messo da parte con chiss che
fatica in tutta lannata, se lo levavano e se lo rimettevano in seno cento volte, girando dalluno
allaltro cambiavalute e finivano magari per tornare dal primo, che si vendica della loro iniziale

diserzione, aumentando laggio del cambio... e le grosse monete lasciavano, tra dei sospiri, le mani
del proprietario e passavano fra le grinfie dellusuraio e venivano mutate in monete pi spicciole.
Poi altra tragedia di scelte, di conti e sospiri davanti ai venditori di agnelli, i quali, ai vecchietti
mezzi ciechi, appioppavano gli agnelli pi grami.
Vedo tornare due vecchietti, lui e lei, spingendo un povero agnelletto che deve essere stato trovato
difettoso dai sacrificatori. Pianti, suppliche, mali garbi, parolacce si incrociano senza che il
venditore si commuova.
Per quello che volete spendere, galilei, fin troppo bello quanto vi ho dato. Andatevene! O
aggiungete altri cinque denari per averne uno pi bello.
In nome di Dio! Siamo poveri e vecchi! Vuoi impedirci di fare la Pasqua, che lultima forse?
Non ti basta quello che hai voluto per una piccola bestia?
Fate largo, lerciosi. Viene a me Giuseppe lAnziano. Mi onora della sua preferenza. Dio sia con te!
Vieni, scegli!
Entra nel recinto, e prende un magnifico agnello, quello che chiamato Giuseppe lAnziano, ossia
il dArimatea. Passa pomposo nella veste, e superbo, senza guardare i poverelli gementi alla porta,
anzi allapertura del recinto. Li urta, quasi, specie quando esce collagnello grasso e belante.
Ma anche Ges ormai vicino. Anche Lui ha fatto il suo acquisto, e Pietro, che probabilmente ha
contrattato per Lui, si tira dietro un agnello discreto.
Pietro vorrebbe andare subito verso il luogo dove si sacrifica. Ma Ges piega a destra, verso i due
vecchietti sgomenti, piangenti, indecisi, che la folla urta e il venditore insulta.
Ges, tanto alto da avere il capo dei due nonnetti allaltezza del cuore, pone una mano sulla spalla
della donna e chiede: Perch piangi, donna?
La vecchietta si volge e vede questo giovane alto, solenne nel suo bellabito bianco e nel mantello
pure di neve, tutto nuovo e mondo. Lo deve scambiare per un dottore sia per la veste che per
laspetto e, stupita, perch dottori e sacerdoti non fanno caso alla gente, n tutelano i poveri contro
lesosit dei mercanti, dice le ragioni del loro pianto.
Ges si rivolge alluomo degli agnelli. Cambia questo agnello a questi fedeli. Non degno
dellaltare, come non degno che tu ti approfitti di due vecchierelli perch deboli e indifesi.
E Tu chi sei?
Un giusto.
La tua parlata e quella dei tuoi compagni ti dicono galileo. Pu essere mai in Galilea un giusto?
Fa quello che ti dico e sii giusto tu.
Udite! Udite il galileo difensore dei suoi pari! Egli vuole insegnare a noi del Tempio! Luomo ride
e beffeggia, contraffacendo la cadenza galilea, che pi cantante e ricca di dolcezza della giudaica,
almeno cos mi pare.
Della gente si fa intorno, e altri mercanti e cambiavalute prendono le difese del consocio contro
Ges.
Fra i presenti vi sono due o tre rabbini ironici. Uno di questi chiede: Sei Tu dottore? in un modo
tale da far perdere la pazienza a Giobbe.
Lo hai detto.
Che insegni?
Questo insegno: a rendere la Casa di Dio casa di orazione e non un posto di usura e di mercato.
Questo insegno.
Ges terribile. Pare larcangelo posto sulla soglia del Paradiso perduto. Non ha spada
fiammeggiante tra le mani, ma ha i raggi negli occhi, e fulmina derisori e sacrileghi. In mano non ha
nulla. Solo la sua santa ira. E con questa, camminando veloce e imponente fra banco e e banco,
sparpaglia le monete cos meticolosamente allineate per qualit, ribalta tavoli e tavolini, e tutto cade
con fracasso al suolo, fra un gran rumore di metalli rimbalzanti e legni percossi e grida dira, di
sgomento, di approvazione. Poi, strappate di mano a dei garzoni del bestiame, delle funi con cui essi
tenevano a posto bovi, pecore, e agnelli, ne fa una sferza ben dura, in cui i nodi per formare i lacci
scorsoi divengono flagelli, e lalza e la rotea e labbassa, senza piet. S, le assicuro: senza piet.
La impensata gradine percuote teste e schiene. I fedeli si scansano ammirando la scena; i colpevoli,

inseguiti fino alla cinta esterna, se la danno a gambe lasciando per terra denaro e indietro bestie e
bestiole in un grande arruffio di gambe, di corna, di ali; chi corre, chi vola via; e muggiti, belati,
scruccolii di colombi e tortore, insieme a risate e urla di fedeli dietro agli strozzini in fuga,
soverchiano persino il lamentoso coro degli agnelli, sgozzati in un altro cortile di certo.
Accorrono sacerdoti insieme a rabbini e farisei. Ges ancora in mezzo al cortile, di ritorno da suo
inseguimento. La sferza ancora nella sua mano.
Chi sei? Come ti permetti di fare questo, turbando le cerimonie prescritte? Da quale scuola
provieni? Noi non ti conosciamo, n sappiamo chi sei.
Io sono Colui che posso. Tutto Io posso. Disfate pure questo Tempio vero ed Io lo risorger per
dar lode a Dio. Non Io turbo la santit della Casa di Dio e delle cerimonie, ma voi la turbate
permettendo che la sua dimora divenga sede agli usurai ed ai mercanti. La mia scuola la scuola di
Dio. La stessa che ebbe tutto Israele per bocca dellEterno parlante a Mos. Non mi conoscete? Mi
conoscerete. Non sapete da dove Io vengo? Lo saprete.
E volgendosi al popolo, senza pi curarsi dei sacerdoti, alto nellabito bianco, col mantello aperto e
fluente dietro le spalle, a braccia aperte come un oratore nel pi vivo della sua orazione, dice:
Udite, voi di Israele! Nel Deuteronomio detto: Tu costituirai dei giudici e dei magistrati a tutte
le porte... ed essi giudicheranno il popolo con giustizia, senza propendere da nessuna parte. Tu non
avrai riguardi personali, non accetterai donativi, perch i donativi accecano gli occhi dei savi ed
alterano le parole dei giusti. Con giustizia seguirai ci che giusto per vivere e possedere la terra
che il Signore tuo ti avr data.
Udite, o voi di Israele! Nel Deuteronomio detto: I sacerdoti e i leviti e tutti quelli della trib di
Levi non avranno parte n eredit col resto di Israele, perch devono vivere coi sacrifizi del Signore
e colle offerte che a Lui sono fatte; nulla avranno tra i possessi dei loro fratelli, perch il Signore
la loro eredit.
Udite, o voi di Israele! Nel deuteronomio detto: Non presterai ad interesse al tuo fratello n
denaro, n grano, n qualsiasi altra cosa. Potrai prestare ad interesse allo straniero; al tuo fratello
invece presterai senza interesse quello che gli bisogna.
Questo ha detto il Signore.
Ora voi vedete che senza giustizia verso il povero si siede in Israele. Non nel giusto, ma nel forte si
propende, ad esser povero, esser popolo, vuol dire essere oppresso. Come pu il popolo dire: Chi
ci giudica giusto se vede che solo i potenti sono rispettati e ascoltati, mentre il povero non ha chi
lo ascolti? Come pu il popolo rispettare il Signore, se vede che non lo rispettano coloro che pi
dovrebbero farlo? E rispetto al Signore la violazione del suo comando? E perch allora i sacerdoti
in Israele hanno possessi e accettano donativi da pubblicani e peccatori, i quali cos fanno per avere
benigni i sacerdoti, cos come questi fanno per avere ricco scrigno?
Dio leredit dei suoi sacerdoti. Per essi, Egli, il Padre di Israele, pi che mai Padre, e provvede
al cibo come giusto. Ma non pi di quanto sia giusto. Non ha promesso ai suoi servi del Santuario
borsa e possessi. Nelleternit avranno il Cielo per la loro giustizia, come lo avranno Mos ed Elia e
Giacobbe e Abramo, ma su questa terra non devono avere che veste di lino e diadema di
incorruttibile oro: purezza e carit, e che il corpo sia servo allo spirito che servo del Dio vero, e
non sia il corpo colui che signore sullo spirito e contro Dio.
M stato chiesto con quale autorit Io faccio questo Ed essi con quale autorit profanano il
comando di Dio e allombra delle sacre mura permettono usura contro i fratelli di Israele, venuti per
ubbidire al comando divino? M stato chiesto da quale scuola Io provengo ed ho risposto: Dalla
scuola di Dio. S, Israele, Io vengo e ti riporto a questa scuola santa e immutabile.
Chi vuol conoscere la Luce, la Verit, la Vita, chi vuole risentire la voce di Dio parlante al suo
popolo, a Me venga. Avete seguito Mos attraverso i deserti, o voi di Israele. Seguitemi, ch Io vi
porto, attraverso a ben pi tristo deserto, incontro alla vera Terra beata. Per mare aperto al comando
di Dio ad essa vi traggo. Alzando il mio Segno, da ogni male Io vi guarisco.
Lora della Grazia venuta. Lhanno attesa i Patriarchi e sono morti nellattenderla. Lhanno
predetta i Profeti e sono morti con questa speranza. Lhanno sognata i giusti e sono morti confortati
da questo sogno. Ora sorta.

Venite. Il Signore sta per giudicare il suo popolo e per fare misericordia ai suoi servi, come ha
promesso per bocca di Mos.
La gente, assiepata intorno a Ges, rimasta a bocca aperta ad ascoltarlo. Poi commenta le parole
del nuovo Rabbi e interroga i suoi compagni.
Ges si avvia verso un altro cortile, separato da questo da un porticato. Gli amici lo seguono e la
visione ha fine.
54. Lincontro con Giuda di Keriot e con Tommaso.
Simone Zelote sanato dalla lebbra.
26 ottobre 1944.
Ges insieme ai suoi sei discepoli. Tanto laltro giorno che oggi, non vedo Giuda Taddeo, che
pure aveva detto di voler venire a Gerusalemme con Ges.
Devono essere ancora le feste pasquali, perch c sempre molta folla per la citt. E verso sera, e
molti si affrettano alle case.
Anche Ges va verso la casa dove ospitato. Non la casa del Cenacolo. Quella pi nella citt,
per quanto prossima ai confini di essa. Questa una vera casa gi di campagna, fra folti ulivi. Dal
rustico piazzaletto che ha sul davanti, si vedono le piante scendere a balzi gi dal colle, fermandosi
l dove un torrentello poco ricco dacque che se ne va fra linsenatura che tra due colli, poco
alti: sulla cima di un colle il Tempio, sullaltro colle solo ulivi e ulivi. Ges alle prime pendici di
questo morbido colle che sale senza asprezza, tutto mite di piante pacifiche.
Giovanni, vi sono due uomini che aspettano il tuo amico dice un uomo anziano, che deve essere il
contadino o il proprietario delluliveto. Direi che Giovanni lo conosce.
Dove sono? Chi sono?
Non so. Uno certo giudeo. Laltro... non saprei. Non glielo ho chiesto.
Dove sono?
Nella cucina in attesa e... e... s... ecco... c anche uno tutto piaghe... Lho fatto stare perch... non
vorrei fosse lebbroso... Dice che vuole vedere il Profeta che ha parlato al Tempio.
Ges, che sino a quel momento aveva taciuto, dice: Andiamo prima da questo. D agli altri di
venire, se vogliono. Parler qui, nelluliveto, con loro. E si dirige verso il punto indicato
dalluomo.
E noi? Che facciamo? chiede Pietro.
Venite, se volete.
Un uomo tutto imbacuccato addossato al muretto rustico che sostiene un balzo, il pi prossimo al
limite del podere. Deve esser salito l da un viottoletto che conduce l costeggiando il torrentello.
Quando vede venire verso di lui Ges, grida: Indietro, indietro! Ma anche piet!. E scopre il suo
tronco lasciando cadere la veste. Se il viso gi coperto di croste, il tronco un ricamo di piaghe.
Quali gi ridotte a buchi fondi, quali semplicemente come bruciature rosse, quali biancastre e lucide
come se sopra avessero un vetrino bianco.
Sei lebbroso! Che vuoi da Me?
Non mi maledire! Non mi lapidare! Mi han detto che laltra sera ti sei manifestato come Voce di
Dio e Portatore della Grazia. Mi han detto che Tu hai assicurato che alzando il tuo Segno sani ogni
male. Alzalo su me. Vengo dai sepolcri... l... Ho strisciato come un serpe tra i rovi del torrente per
giungere qui non visto. Ho aspettato la sera a farlo, perch nella penombra meno si vede chi sono.
Ho osato... ho trovato costui, della casa, abbastanza buono. Non mi ha ucciso. Mi ha detto solo:
Attendi contro il muretto. Abbi Tu pure piet. e poich Ges si avvicina (Lui solo, perch i sei
discepoli e il padrone del luogo, con i due sconosciuti, sono lontani e mostrano chiaramente
ribrezzo) dice ancora; Non pi avanti! Non pi! Sono infetto!. Ma Ges procede. Lo guarda con
tanta piet, che luomo si pone a piangere e si inginocchia col volto quasi a terra e geme: Il tuo
segno! Il tuo segno!
Sar alzato nella sua ora. Ma a te dico: alzati. Sii sanato. Lo voglio. E siimi tu segno in questa citt

che deve conoscermi. Sorgi, dico! E non peccare, per riconoscenza a Dio!
Luomo si alza piano piano. Pare che emerga di fra le erbe alte e fiorite come da un lenzuolo di
tomba... ed guarito. Si guarda allultima luce. E guarito. Grida: Mondo sono! Oh! che devo fare
ora per Te?
Ubbidire alla Legge. Vai dal sacerdote. Sii buono in futuro, Va'!
Luomo ha un moto per gettarsi ai piedi di Ges, ma si ricorda desser ancora impuro, secondo la
Legge, e si trattiene. Ma si bacia le mani e getta il bacio a Ges e piange. Di gioia.
Gli altri sono di pietra. Ges volge le spalle al guarito e sorridendo li riscuote. Amici, non era che
una lebbra della carne. Ma voi vedrete cadere la lebbra dai cuori. Siete voi che mi volete? dice ai
due sconosciuti. Eccomi. Chi siete?
Ti abbiamo udito laltra sera... nel Tempio. Ti abbiamo cercato per la citt. Un che si dice tuo
parente ci ha detto che qui stai.
Perch mi cercate?
Per seguirti, se ci vuoi, perch Tu hai parole di verit
Seguirmi? Ma sapete dove sono diretto?
No, Maestro, ma certo alla gloria.
S. Ma ad una gloria non della terra. Ad una gloria che ha la sua sede nel Cielo e che si conquista
con virt e sacrificio. Perch volete seguirmi? torna a chiedere.
Per avere parte della tua gloria
Secondo il Cielo?
S, secondo il Cielo.
Non tutti possono arrivarvi. Perch Mammona insidia i desiderosi di Cielo pi degli altri. E solo
che sa fortemente volere, resiste. Perch seguirmi, se seguire Me vuol dire lotta continua con il
nemico che in noi, col mondo nemico, e col Nemico che Satana?
Perch cos vuole il nostro spirito, che rimasto conquistato da Te. Tu sei santo e potente. Noi
vogliamo essere tuoi amici.
Amici!!! Ges tace e sospira. Poi guarda fisso quello che ha sempre parlato e che ora ha lasciato
cadere il mantello dal capo, apparendo a testa nuda. E Giuda di Keriot. Chi sei, tu che parli meglio
di un popolano?
Giuda sono, di Simone. Di Keriot sono. Ma son del Tempio (o nel Tempio). Attendo e sogno il Re
dei giudei. Re ti ho sentito nella parola. Re ti ho visto nel gesto. Prendimi con Te.
Prenderti? Ora? Subito? No,
Perch, Maestro?
Perch meglio pesare se stessi prima di prendere vie molto erte.
Non credi alla mia sincerit?
Lhai detto. Credo al tuo impulso. Ma non credo alla tua costanza. Pensaci, Giuda. Io ora andr via
e torner per la Pentecoste. Se stai nel Tempio, mi vedrai. Pesa te stesso. E tu chi sei?
Un altro che ti vide. Vorrei esser teco. Ma ora ne ho sgomento.
No. La presunzione rovina. Il timore pu essere un ostacolo, ma se viene da umilt aiuto. Non
temere. Anche tu, pensa, e quando verr...
Maestro, sei tanto santo! Ho paura di non esser degno. Non daltro. Perch sul mio amore non
temo...
Come ti chiami?
Tommaso, detto Didimo.
Ricorder il tuo nome. Va in pace.
Ges li congeda e si ritira nella casa ospitale per la cena.
I sei che sono con Lui, vogliono sapere molte cose. Perch, Maestro, hai fatto differenza fra i
due?... Perch differenza ci fu. Tutti e due avevano lo stesso impulso... chiede Giovanni.
Amico, anche lo stesso impulso pu avere diverso succo e fare diverso effetto. Certo che i due
hanno lo stesso impulso. Ma uno non uguale allaltro nel fine. E quello che pare il meno perfetto
il pi perfetto, perch non ha fomite di gloria umana. Mi ama perch mi ama.
Anche io!

Ed io pure!
Ed io.
Ed io.
Ed io.
Ed io.
Lo so. Vi conosco per quel che siete.
Siamo dunque perfetti?
Oh! no! Ma, come Tommaso, lo diverrete se permarrete nella vostra volont damore. Perfetti?
Oh! amici! E chi perfetto se non Dio?
Tu lo sei!
In verit vi dico che non per Me perfetto sono, se voi credete essere Io un profeta. Niun uomo
perfetto. Ma perfetto Io sono perch Quel che vi parla il Verbo del Padre. Parete di Dio, il suo
Pensiero che si fa Parola. Io ho la Perfezione in Me. E tale credere mi dovete, se credete essere Io il
Verbo del Padre. Eppure lo vedete, amici. Io voglio esser chiamato il Figlio delluomo, perch
annichilo Me stesso, addossandomi delluomo tutte le miserie, per portarle, mio primo patibolo, e
annullarle dopo averle portate, ma non avute. Che peso, amici! Ma lo porto con gioia. E la mia
gioia il portarlo perch, essendo il Figlio dellumanit render lumanit figlia di Dio. Come il
primo giorno.
Ges parla dolcemente, seduto alla povera mensa con le mani che gesticolano pacatamente sulla
tavola, il volto un poco inclinato, illuminato da sotto in su dalla lampadetta ad olio posata sulla
tavola. Sorride lievemente, gi Maestro nellimponenza e tanto amico nel tratto. I discepoli lo
ascoltano attenti.
Maestro... perch tuo cugino, pur sapendo dove Tu abiti, non venuto?
Pietro mio!... Tu sarai una delle mie pietre, la prima. Ma non tutte le pietre sono facili da usarsi.
Hai visto i marmi del palazzo pretorio? Strappati a fatica al seno montano ora sono parte del
Pretorio. Guarda invece quei sassi che splendono l, al raggio di luna, fra le acque del Cedron. Da
loro sono venuti nellalveo, e se uno li vuole, ecco, subito si lasciano prendere. Il cugino mio
come le prime pietre di cui parlo... Il seno del monte, la famiglia, lo contende a Me.
Ma io voglio essere in tutto come i sassi del torrente. Per Te sono pronto a lasciare tutto: casa,
sposa, pesca, fratelli. Tutto, Rabbomi, per Te.
Lo so, Pietro. Per questo ti amo. Ma anche Giuda verr
Chi? Giuda di Keriot? Non ci tengo. E un bel signorino, ma... preferisco... Me stesso
preferisco.... Ridono tutti alluscita di Pietro. Non c niente da ridere. Voglio dire che preferisco
un galileo schietto, rozzo, pescatore, ma senza frode a... ai cittadini che... non so... Ecco, il Maestro
capisce ci che mi intendo.
S, capisco. Ma non giudicare. Abbiamo bisogno luno dellaltro sulla terra, e i buoni sono
mescolati ai malvagi come i fiori su un campo. La cicuta a fianco della salutifera malva.
Io vorrei chiedere una cosa...
Quale, Andrea?
Giovanni mi ha raccontato del miracolo fatto a Cana... Era in noi tanta speranza che Tu ne facessi
uno a Cafarnao... e Tu hai detto che non facevi miracolo se prima non avevi adempiuto la Legge.
Perch allora a Cana? E perch qui e non nella patria tua?
Ogni ubbidienza alla Legge unione con Dio e perci aumento della capacit nostra. Il miracolo
la prova dellunione con Dio, della presenza benevola e consenziente di Dio. Per questo Io ho
voluto fare il mio dovere di israelita prima di iniziare la serie dei prodigi.
Ma Tu non eri tenuto alla Legge.
Perch? Come Figlio di Dio, no. Ma come figlio della Legge, s. Israele, per ora, non mi conosce
che come tale... E anche dopo, quasi tutto Israele mi conoscer come tale, anzi, come meno ancora.
Ma Io non voglio dare scandalo a Israele e ubbidisco alla Legge.
Sei santo.
La santit non esclude dallubbidienza. Anzi, la perfeziona. Vi lesempio da dare, oltre al resto.
Che diresti di un padre, di un maggior fratello, di un maestro, di un sacerdote che non dessero buon

esempio?
E Cana, allora?
Cana era la gioia di mia Madre da farsi. Cana lanticipo che si deve dare a mia Madre. Ella
lAnticipatrice della Grazia. Qui do onore alla Citt Santa, facendo di essa, pubblicamente
liniziatrice del mio potere di Messia. Ma l, a Cana, Io davo onore alla Santa di Dio, alla Tutta
Santa. Il mondo mi ha per Essa. E giusto che ad Essa vada il mio primo prodigio nel mondo.
Bussano alla porta. E Tommaso da capo. Entra e si butta ai piedi di Ges. Maestro... io non posso
attendere il Tuo ritorno. Lasciami con Te. Sono pieno di difetti, ma ho questo amore, solo, grande,
vero, il mio tesoro. E tuo, per Te. Lasciami, Maestro...
Ges gli pone la mano sul capo. Resta, Didimo. Seguimi. Beati quelli che sono sinceri e tenaci nel
volere. Voi benedetti. Pi che parenti mi siete, perch mi siete figli e fratelli non secondo il sangue
che muore ma secondo il volere di Dio e il vostro volere spirituale. Ora Io dico che non ho pi
stretto parente di colui che fa la volont del Padre mio, e voi la fate, perch volete il bene.
La visione cessa cos. Sono le ore 16 e gi cadono su di me le ombre del sopore che sento sar
violento, logica conseguenza della penosa ora di ieri...
[...].

55. Un incarico affidato a Tommaso.


27 ottobre 1944.
Stamane, rinvenendo da un pesantissimo sopore di molte ore, mentre prego attendendo si faccia
giorno, ho la ripresa della visione.
Dico ripresa perch siamo ancora nello stesso ambiente: la larga e bassa cucina, scura nelle pareti
fumose, appena illuminata da una fiammella a olio posta sulla tavola rustica, lunga e stretta, alla
quale sono seduti in otto persone - Ges e i sei discepoli, pi il padrone di casa - quattro per lato.
Ges, ancora rigirato sul suo sgabello - perch qui non sono altro che sgabelli senza spalliera, a tre
piedi, proprio cose di campagna - parla ancora con Tommaso. La mano di Ges scesa dal capo di
Tommaso alla spalla dello stesso. Ges dice: Alzati, amico. Hai gi cenato?.
No, Maestro. Ho fatto pochi metri con laltro che era meco, e poi lho lasciato e sono tornato
indietro dicendogli che volevo parlare al lebbroso guarito... Ma ho detto cos perch pensavo che
egli avrebbe sdegnato di accostarsi ad un impuro. Ho indovinato. Ma io cercavo Te, non il
lebbroso... Volevo dirti: Prendimi!... Mi sono aggirato su e gi per luliveto, finch un giovane mi
ha chiesto che facevo. Deve avermi creduto un malintenzionato... Era presso un pilastro, l dove ha
inizio il podere.
Il padrone di casa sorride: E mio figlio spiega poi, e aggiunge: E di guardia al frantoio.
Abbiamo nelle caverne, sotto il frantoio, quasi ancora tutto il raccolto dellanno. Fu molto buono.
Molto olio ci dette. E in tempi di folla che sempre si uniscono malandrini che svaligiano i posti
incustoditi. Otto anni fa, proprio per Parasceve, ci derubarono tutto. Da allora, una notte per uno,
facciamo buona guardia. La madre andata a portargli la cena.
Ebbene, mi disse: Che vuoi?, e lo disse con un tono che, per salvarmi la pelle dal suo bastone,
spiegai lesto: Cerco il Maestro che abita qui. Mi rispose allora: Se vero ci che dici, vieni alla
casa. E mi ha accompagnato fin qui. E lui che ha bussato, e non se ne andato che quando ha
sentito le mie prime parole.
Abiti lontano?
Alloggio dallaltro lato della citt, vicino alla Porta Orientale.
Sei solo?
Ero con i parenti. Ma essi sono andati da altri parenti sulla strada di Betlemme. Io sono rimasto per
cercarti notte e giorno finch ti avessi trovato.

Ges sorride e dice: Allora nessuno ti attende?


No, Maestro.
La strada lunga, la notte buia, le pattuglie romane sono per la citt. Io ti dico: se vuoi, resta con
noi.
Oh! Maestro!. Tommaso felice.
Fate posto, voi. E date tutti qualcosa al fratello. Di suo Ges d la porzione di formaggio che
aveva davanti. Spiega a Tommaso: Siamo poveri e la cena quasi terminata. Ma c tanto cuore in
chi dona. E a Giovanni, seduto al suo fianco, dice: Cedi il posto allamico.
Giovanni si alza subito e va a sedersi allangolo della tavola vicino al padrone di casa.
Siedi, Tommaso. Mangia. E poi a tutti: Cos sempre farete, amici, per legge di carit. Il
pellegrino gi protetto dalla Legge di Dio. Ma ora, in mio nome, pi ancora lo dovrete amare.
Quando uno vi chiede un pane, un sorso dacqua, un ricovero in nome di Dio, dovete darlo, nello
stesso nome. E ne avrete da Dio la ricompensa. Questo dovete fare con tutti. Anche coi nemici. E
questa la Legge nuova. Fino ad ora vi era detto: Amate coloro che vi amano e odiate i nemici. Io
vi dico: Amate anche coloro che vi odiano. Oh! se sapeste come sarete amati da Dio se amerete
come Io vi dico! Quando poi uno dice: Io vi voglio essere compagno nel servire il Signore Iddio
Vero e seguire il suo Agnello, allora pi caro di un fratello di sangue vi deve essere, perch sarete
uniti da un vincolo eterno: quello del Cristo
Ma se poi ne capita uno non sincero? Dire: Io voglio fare questo e quello facile. Ma non sempre
la parola risponde a verit dice Pietro piuttosto irritato. Non so, non del suo solito umore
gioviale.
Pietro, ascolta. Tu parli con buon senso e con giustizia. Ma, vedi: meglio peccare di bont e di
fiducia che di diffidenza e durezza. Se beneficherai un indegno, che male te ne verr? Nessuno. Ma
anzi il premio di Dio sar sempre attivo per te, mentre a lui andr il demerito di aver tradito la tua
fiducia.
Nessun male? Eh! Delle volte chi indegno non si ferma allingratitudine, ma passa oltre e giunge
anche a nuocere nella stima, nelle sostanze e nella vita stessa.
Vero. Ma questo diminuirebbe il tuo merito? No. Anche se tutto il mondo credesse alle calunnie,
anche se tu fossi ridotto pi povero di Giobbe, anche se il crudele ti levasse la vita, che sarebbe
mutato agli occhi di Dio? Nulla. Anzi, s, un mutamento ci sarebbe. Ma in bene per te. Dio, ai meriti
della bont, unirebbe i meriti del martirio intellettuale, finanziario, fisico.
Bene, bene! Sar cos Pietro non parla pi. Imbronciato, sta col capo appoggiato alla mano.
Ges si rivolge a Tommaso: Amico, ti ho detto prima, nelluliveto: Quando torner da queste
parti, se vorrai ancora, sarai mio. Ora ti dico: Sei disposto a fare un piacere a Ges?
Senza dubbio.
Ma se questo piacere pu causare sacrificio?
Nessun sacrificio per servirti, Che vuoi?
Volevo dirti... ma tu avrai commerci, avrai affetti...
Niente, niente! Ho Te! Parla.
Ascolta. Domani alle prime luci il lebbroso si partir dai sepolcri per trovare chi avverta il
sacerdote. Tu andrai ai sepolcri per primo. E carit. E dirai forte: O tu che ieri sei stato mondato,
vieni fuori. Mi manda a te Ges di Nazaret, il Messia dIsraele, Colui che ti ha sanato. Fa che il
mondo dei morti viventi conosca il mio Nome e frema di speranza, e chi alla speranza unisce la
fede, venga a Me, che Io lo guarisca. E la prima forma della mondezza che Io porto, della
resurrezione di cui sono padrone. Un giorno ben pi fonda mondezza Io dar... Un giorno i sepolcri
sigillati erutteranno i morti veri che appariranno per ridere, dalle loro occhiaie vuote, dalle
mandibole scoperte, per il giubilo lontano, e pur sentito dagli scheletri, degli spiriti liberati dal
Limbo dattesa. Appariranno per ridere a questa liberazione e per fremere sapendo a che la
devono... Tu va'. Egli verr a te. Tu farai ci che egli ti prega di fare. Lo aiuterai in tutto come ti
fosse fratello. E gli dirai anche: Quando sarai del tutto purificato, andremo insieme sulla strada di
del fiume, oltre Doco ed Efraim. L il Maestro Ges ti attende e mi attende per dirci in che lo
dobbiamo servire.

Far cos, E laltro?


Chi? LIscariota?
S, Maestro.
Per lui dura il mio consiglio. Lascialo decidere da s, e per lungo tempo. Evita anzi di incontrarlo
Star presso il lebbroso. Nella valle dei sepolcri, solo li immondi si aggirano o chi ha contatti di
piet con loro.
Pietro borbotta qualcosa. Ges ode.
Pietro, che hai? Taci o mormori. Sembri malcontento. Perch?
Lo sono. Noi siamo i primi e Tu a noi non regali un miracolo. Noi siamo i primi E Tu ti fai sedere
vicino un estraneo. Noi siamo i primi e Tu a lui, e non a noi, dai degli incarichi. Noi siamo i primi
e... s proprio, ecco, e sembra che si sia gli ultimi. Perch li attendi sulla via del fiume? Certo per
dare a loro qualche missione. Perch a loro e non a noi?
Ges lo guarda. Non irato. Anzi sorride come si sorride ad un ragazzo. Si alza, va lentamente da
Pietro, gli pone la mano sulla spalla e dice sorridendo: Pietro! Pietro! Sei un grande, un vecchio
bambino! e ad Andrea, seduto presso il fratello, dice: Vai al mio posto e si siede a fianco di
Pietro, cingendolo con un braccio alle spalle, e gli parla tenendolo, cos, contro la sua spalla:
Pietro, ti pare che Io faccia ingiustizia, ma non ingiustizia la mia. E anzi prova che so quel che
valete. Guarda. Chi ha bisogno di prove? Colui che ancora non sicuro. Orbene Io vi sapevo tanto
sicuri su Me, che non ho sentito bisogno di darvi prove del mio potere. Qui a Gerusalemme
occorrevano prove, qui dove vizio, irreligione, politiche, tante cose del mondo, offuscano gli spiriti
al punto che essi non possono vedere la Luce che passa. Ma l, sul nostro bel lago, cos puro sotto
un cielo puro, l fra gente onesta e vogliosa di bene, non sono necessarie prove. Li avrete i miracoli.
A fiumi verser su di voi le grazie. Ma, guarda come vi ho stimato, Io vi ho presi senza esigere
prove e senza trovare bisogno di darvene, perch so chi siete. Cari, tanto cari, e tanto a Me fedeli.
Pietro si rasserena: Perdonami, Ges.
S, ti perdono perch il tuo broncio amore. Ma non avere pi invidia, Simone di Giona. Sai cosa
il cuore del tuo Ges? Hai mai visto il mare, il vero mare? S? Ebbene, il mio cuore ben pi
vasto del largo mare! E c posto per tutti. Per tutta lumanit. E il pi piccolo ha posto come il pi
grande. E il peccatore vi trova lamore come linnocente. A questi do una missione? Sicuro. Mi
vuoi vietare di darla? Io vi ho scelto. Non voi. Sono perci libero di giudicare come impiegarvi. E
se questi li lascio qui con una missione -che pu esser anche una prova, come pu essere
misericordia il lasso di tempo lasciato allIscariota- puoi tu rimproverarmene? Sai se a te non ne
serbo una pi vasta? E non la pi bella quella di sentirai dire: Tu verrai con Me?
E vero, vero! Sono una bella bestia! Perdono...
S. Tutto, ogni perdono. Oh! Pietro!... Ma vi prego tutti: non discutete mai sui meriti e sui posti.
Avrei potuto nascere re. Sono nato povero, in una stalla. Avrei potuto essere ricco. Ho vissuto di
lavoro e ora di carit. Eppure, credetelo, amici, non c alcuno grande agli occhi di Dio pi di Me.
Di Me che sono qui: servo delluomo.
Servo Tu? Non mai!
Perch, Pietro?
Perch io ti servir.
Anche tu mi servissi come una madre serve linfante, Io sono venuto per servire luomo. Per lui
sar Salvatore. Che servizio pari a questo?
Oh! Maestro! Tu tutto spieghi. E quel che pareva oscuro si fa subito chiaro!
Lieto, ora, Pietro? Allora lasciami finire di parare a Tommaso. Sei certo di riconoscere il lebbroso?
Non vi che lui di guarito; ma potrebbe essere gi partito alla luce delle stelle, per trovare un
viandante sollecito. E un altro, per ansia di entrare in citt, vedere i parenti, forse, potrebbe
sostituirsi a lui. Ascolta il suo ritratto. Io gli ero vicino e nel crepuscolo lho visto bene. E alto e
magro. Di colorito oscuro come un sangue misto, occhi profondi e nerissimi sotto sopracciglia di
neve, capelli bianchi come il lino e piuttosto ricci, naso lungo, camuso verso la punta come quello
dei Lib, labbra grosse, specie linferiore, e sporgenti. E tanto olivastro che il labbro tendente al
violaceo. Sulla fronte una cicatrice di antica data rimasta, e sar lunica macchia, ora che sar

mondato da croste e sudiciume.


E un vecchio, se tutto bianco.
No Filippo. Lo sembra ma non lo . La lebbra lo ha fatto canuto
Cosa ? Un sangue misto?
Forse, Pietro. Ha somiglianza coi popoli dAfrica.
Sar israelita, allora?
Lo sapremo. Ma se non lo fosse?
Eh! se non lo fosse se ne andrebbe. Gi molto aver meritato desser guarito.
No, Pietro. Anche fosse idolatra, Io non lo caccer. Ges venuto per tutti. E in verit ti dico che i
popoli delle tenebre sorpasseranno i figli della Luce...
Ges sospira. Poi si alza. Rende grazie al Padre con un inno e benedice.
La visione cessa cos.
Faccio notare incidentalmente che il mio interno ammonitore mi ha detto fin da ieri sera quando
vedevo il lebbroso: E Simone, lapostolo. Vedrai la venuta di lui e di Taddeo al Maestro.
Stamane, dopo la comunione ( Venerd) apro il messale e vedo che proprio oggi la vigilia della
festa di Simone e Giuda, e il Vangelo di domani parla proprio sulla carit, quasi ripetendo le parole
da me udite prima della visione. Giuda Taddeo, per, per ora non lho visto.

56. Simone Zelote e Giuda Taddeo uniti nella sorte.


28ottobre 1944.
Siete pur belle, rive del Giordano, cos come eravate ai tempi di Ges! Vi vedo e mi beo nella
vostra maestosa pace verde-azzurra. sonante dacque e di fronde con tono dolce come melodia.
Sono per una strada abbastanza ampia e anche abbastanza ben tenuta. Deve essere una strada
maestra, meglio: militare, tracciata dai romani per congiungere le diverse regioni con la capitale.
Scorre presso al fiume, ma non proprio lungo il fiume. E separata da esso da una zona boschiva che
credo abbia il compito di rassodare le rive e far resistenza alle acque nei tempi di piena. Dallaltro
lato della strada la boschiva continua, di modo che la via pare una galleria naturale sopra la quale si
intrecciano i rami fronzuti. Benefico ristoro per i viandanti in questi paesi di gran sole.
Il fiume, perci naturalmente la via, ha, nel punto in cui mi trovo, un arco lento, di modo che io
vedo il proseguire dellargine fronzuto come una muraglia verde, messa a chiudere un bacino di
acque quiete. Pare quasi un lago di un parco signorile. Ma lacqua non la ferma acqua di un lago.
Scorre, sebbene lentamente. E ne prova il fruscio che fa contro i primi canneti, i pi audaci che
sono nati proprio gi, nel greto, e londulazione che hanno i lunghi nastri delle foglie di essi,
pendenti sul pelo dellacqua e mosse da questa. Anche un gruppo di salici, dai flessibili rami
spioventi, hanno affidato il sommo della loro verde capigliatura al fiume, e quello pare pettinarla
con grazia di carezza, stendendola dolcemente a filo di corrente.
Silenzio e pace nellora mattutina. Solo canti e richiami di uccelli, fruscio dacque e fronde, e un
gran brillare di rugiada sullerba verde e alta che fra gli alberi, non ancora indurita e ingiallita dal
sole estivo, ma tenera e nuova per essere nata dopo la primaverile effusione dacque, che ha nutrito
la terra, fin nel profondo, di umidore e di succhi buoni.
Tre viandanti sono fermi in questa svolta della strada, proprio a un vertice dellarco. Guardano in su
e in gi, a sud dove Gerusalemme, a nord dove la Samaria. Scrutano fra i colonnati delle piante
per vedere se giunge qualcuno atteso. Sono Tommaso, Giuda Taddeo, e il lebbroso guarito. Parlano.
Vedi nulla?
Io no.
Neppure io.
Eppure questo il posto.
Ne sei sicuro?

Sicuro, Simone. Uno dei sei mi ha detto, mentre il Maestro si allontanava fra le acclamazioni della
folla dopo il miracolo di uno storpio mendicante, guarito alla Porta dei Pesci: Noi ora andiamo
fuori Gerusalemme. Attendici a cinque miglia fra Gerico e Doco, alla curva del fiume, lungo la via
alberata. Questa. Ha detto anche: Vi saremo fra tre giorni allaurora. E il terzo giorno, e la quarta
vigilia qui ci ha trovato.
Verr? Forse era meglio seguirlo da Gerusalemme.
Non potevi ancora venire tra la folla, Simone.
Se mio cugino vi ha detto di venire qui, qui verr. Mantiene sempre ci che promette. Non c che
da attendere.
Sei sempre stato con Lui?
Sempre. Da quando torn a Nazaret fu con me un buon compagno. Sempre insieme. Siamo della
stessa et, io di poco pi anziano. E poi ero il preferito dal Padre di Lui, fratello a mio padre. Anche
la Madre mi voleva molto bene. Sono cresciuto pi con Lei che con mia madre.
Ti voleva... Ora non ti vuole pi lo stesso bene?
Oh! s! Ma ci siamo un poco divisi da quando Egli si fatto profeta. I miei parenti non ne hanno
piacere.
Quali parenti?
Mio padre e i due maggiori. Laltro e titubante... Mio padre molto vecchio e non ho avuto cuore
di urtarlo. Ma ora... Ora non pi. Ora io vado dove cuore e mente mi attirano. Vado da Ges. Non
credo di offendere la Legge, facendo cos. Ma gi... se non fosse giusto ci che voglio fare, Ges
me lo direbbe. Far ci che Lui dice. E lecito ad un padre ostacolare un figlio nel bene? Se io sento
che l salute, perch impedirmi di averla? Perch i padri ci sono nemici talora?
Simone sospira come per tristi ricordi e china il capo, ma non parla.
Risponde invece Tommaso: Io ho gi superato lostacolo. Mio padre mi ha udito e mi ha
compreso. Mi ha benedetto dicendo: Va'! Questa Pasqua sia per te liberazione dalla schiavit di
unattesa. Felice te che puoi credere. Io attendo. Ma se proprio Lui e te ne accorgerai seguendolo,
vieni al tuo vecchio padre per dirgli: Vieni. Israele ha lAtteso.
Sei pi fortunato di me. E dire che noi siamo vissuti al suo fianco!... E non crediamo, noi di
famiglia!... E diciamo, ossia, loro dicono: E uscito di senno
Ecco un gruppo di persone grida Simone. E Lui, Lui! Riconosco la sua testa bionda! Oh!
venite! Corriamo!
Si danno a camminare velocemente verso sud. Gli alberi, ora che il sommo dellarco raggiunto,
nascondono il resto della via, di modo che i due gruppi si trovano quasi di fronte quando meno se
laspettano. Ges pare risalga dal fiume, perch fra gli alberi della sponda.
Maestro!
Ges!
Signore!
I tre gridi del discepolo, del cugino, del guarito squillano, adoranti e festosi.
Pace a voi! Ecco la bella, non confondibile voce piena, sonora e pacata, espressiva, netta, virile,
dolce e incisiva. Tu pure, Giuda, cugino mio?
Si abbracciano. Giuda piange.
Perch questo pianto?
Oh! Ges! Io voglio stare con Te!
Ti ho atteso sempre. Perch non sei venuto?
Giuda china il capo e tace.
Non hanno voluto! E ora?
Ges, io... io non posso ubbidire a loro. Voglio ubbidire a Te solo.
Ma Io non ti ho dato comando,
No, Tu no. Ma la tua missione che comanda! E Colui che ti ha mandato che parla qui, in mezzo
al mio cuore, e mi dice: Va' da Lui. E Colei che ti ha generato e che mi stata maestra soave, che
col suo sguardo di colomba, mi dice, senza usar parole: Sii di Ges! . Posso io non tener conto di
quella voce eccelsa che mi trivella il cuore? Di questa preghiera di santa che certo mi supplica per il

mio bene? Solo perch sono cugino per parte di Giuseppe, non devo conoscerti per quello che sei,
mentre il Battezzatore ti ha conosciuto, lui che non ti aveva mai visto, qui, sulle sponde di questo
fiume e ti ha salutato Agnello di Dio? Ed io, io che sono cresciuto con Te, io che mi sono fatto
buono seguendo Te, io che sono diventato figlio della legge per merito di tua Madre e da Lei ho
aspirato non i seicentotredici precetti dei rabbini, oltre la Scrittura e le preghiere, ma lanima di esse
tutte, io non dovrei essere capace di nulla?
E tuo padre?
Mio padre? Non gli manca pane e assistenza, e poi... Tu mi di lesempio. Tu hai avuto pensiero al
bene del popolo pi che al piccolo bene di Maria. E Lei sola. Dimmi Tu, Maestri mio, non lecito
forse, senza mancare di rispetto, dire ad un padre: Padre, io ti amo. Ma sopra te Dio, e Lui
seguo
Giuda, parente e amico, Io te lo dico: tu sei moto avanti nella via della Luce. Vieni. E lecito dire
al padre cos quando Dio che chiama. Nulla sopra Dio. Anche le leggi del sangue cessano, ossia
si sublimano, perch con le nostre lacrime noi diamo ai padri, alle madri pi vasto aiuto, e per pi
eterna cosa che non la giornata del mondo. Seconoi li traiamo al Cielo e, per la stessa via di
sacrificio degli affetti, a Dio. Resta, dunque, Giuda. Ti ho atteso e sono felice di riaverti, amico
della mia vita nazarena.
Giuda commosso.
Ges si volge a Tommaso: Hai ubbidito fedelmente. Prima virt del discepolo.
Sono venuto per esserti fedele.
E lo sarai. Io te lo dico. Vieni, tu che stai vergognoso nellombra. Non temere.
Signore mio!. Lex-lebbroso ai piedi di Ges.
Alzati. Il tuo nome?
Simone.
La tua famiglia?
Signore... era potente... io pure ero potente... Ma astio di sette e... e errori di giovent hanno leso la
sua potenza. Mio padre... Oh! io devo parlare contro di lui, che mi costato lacrime non celesti! Tu
lo vedi, lhai visto che dono mi ha fatto!
Era lebbroso?
Non lebbroso, come non io. Ma malato di una malattia daltro nome, che noi d'Israele mettiamo
comune con le lebbre diverse. Egli... - allora trionfava ancora la sua casta - visse e mor potente
nella sua casa. Io... se Tu non mi salvavi, sarei morto nei sepolcri.
Sei solo?
Solo. Ho un servo fedele che si cura di quanto mi resta. Lho fatto avvertito.
Tua madre?
E... morta. Luomo pare impacciato.
Ges losserva attentamente. Simone, mi hai detto: Che devo fare per Te? Ora Io te lo dico:
Seguimi.
Subito, Signore!... Ma... ma io... lascia che ti dica una cosa. Sono, ero chiamato zelote per la
casta, e cananeo per madre. Tu vedi. Sono scuro. In me ho sangue di schiava. Mio padre non
aveva figli dalla moglie e mi ebbe da una schiava. La moglie, una buona, mi allev come figlio e mi
cur nelle infinite malattie, finch mor...
Non ci sono schiavi o affrancati, agli occhi di Dio. Una sola ai suoi occhi la schiavit: il peccato.
Ed Io sono venuto a levarla. Tutti vi chiamo, perch il Regno di tutti. Sei colto?
Son colto. Avevo anche il mio posto fra i grandi. Finch il male fu nascosto sotto le vesti. Ma
salito al viso... Non parve vero ai nemici di usarlo per confinarmi tra i morti per quanto, come
disse un medico di Cesarea, romano, che io consultai, la mia non fosse lebbra vera, ma una
serpigine ereditaria, per cui bastava non procreassi per non propagarla. Posso io non maledire mio
padre?
Devi non maledirlo. Ti ha fatto ogni male...
Oh! s! Dilapidatore di sostanze, vizioso, crudele, senza cuore n affetto. Mi ha negato salute,
carezze, pace, mi ha bollato con un nome che spregio e con una malattia che un marchio di un

obbrobrio... Di tutto si fatto padrone. Anche del futuro del figlio. Tutto mi ha levato: anche la
gioia di esser padre.
Per questo ti dico: Seguimi. Al mio fianco, al mio seguito troverai Padre e figli. Alza lo sguardo,
Simone. L il Padre vero ti sorride. Guarda negli spazi della terra, nei continenti, per le contrade.
Figli e figli vi sono; figli danima per i senza figli. Attendono te, e molti come te attendono. Sotto il
mio Segno non ci sono pi derelizioni. Nel mio Segno non ci sono pi solitudini n differenze. E
segno damore. E amore d. Vieni, Simone, che non hai avuto figli. Vieni, Giuda, che perdi il padre
per amor mio. Vi unisco nella sorte.
Egli li ha presso tutti e due. Tiene le mani sulle loro spalle come per una presa di possesso, come
per imporre un giogo comune. Poi dice: Vi unisco. Ma ora vi separo. Tu, Simone, resterai qui con
Tommaso. Preparerai con esso le vie del mio ritorno. Fra non molto Io torner, e voglio che popolo
e popolo mi attendano. Dite ai malati, tu lo puoi dire, che Colui che guarisce viene. Dite agli
attendenti che il Messia fra il suo popolo. Dite ai peccatori che vi chi perdona per dare forza di
salire...
Ma saremo capaci?
S. Non avete che dire: Egli giunto. Vi chiama. Vi aspetta. Viene per farvi grazia. Siate qui
pronti per vederlo. e alle parole unite il racconto di ci che sapete. E tu, Giuda, cugino, vieni con
Me e con questi. Ma tu resterai a Nazaret.
Perch, Ges?
Perch mi devi preparare la via in patria. Credi piccola missione? In verit non ve ne una pi
grave... Ges sospira.
E riuscir?
S e no. Ma tutto sar sufficiente per essere giustificati
Di che? E presso chi?
Presso Dio. Presso la patria. Presso la famiglia. Non potranno rimproverarci perch abbiamo
offerto il bene. E se la patria e la famiglia do sdegneranno, noi non avremo colpa della loro perdita.
E noi?
Voi, Pietro? Voi tornerete alle reti.
Perch?
Perch Io vi istruir lentamente e vi prender quando vi trover pronti.
Ma ti vedremo, allora?
Certo. Verr a voi sovente, o vi far chiamare quando sar a Cafarnao. Ora salutatevi, amici, e
andiamo. Vi benedico, o voi che rimanete. La mia pace con voi.
E ha termine la visione.

57. A Nazareth con Giuda Taddeo e con altri sei discepoli.


31 ottobre 1944.
Ges giunge con il cugino e sei discepoli nelle prossimit di Nazaret. Dallalto del poggio dove si
trovano si vede la cittadina, bianca fra il verde, salire e scendere per le chine su cui costruita, un
dolce ondulare di chine, dove appena sentito, dove pi marcato.
Siamo giunti, amici. Ecco l la mia casa. Mia Madre in essa perch fumo si eleva dalla casa.
Forse fa il pane. Io non vi dico: Restate, perch penso che avrete ansia di giungere a casa. Ma se
volete spezzare con Me il pane e conoscere Quella che gi Giovanni conosce, vi dico: Venite.
I sei, che erano gi tristi per limminente separazione, tornano tutti lieti e accettano di cuore.
Andiamo, dunque
Scendono sveltamente la collinetta e prendono la via maestra. E verso sera. Fa ancora caldo, ma
gi le ombre scendono sulla campagna in cui le biade tendono a maturare. Entrano in paese. Donne
che vanno e vengono dalla fonte, uomini sulle soglie delle minuscole officine o negli orti, salutano
Ges e Giuda.

I bambini, poi, si affollano intorno a Ges.


Sei tornato?
Adesso resti qui?
Mi si rotta di nuovo a ruota del carrettino.
Sai, Ges? Mi nata una sorella e lhanno chiamata Maria.
Il maestro mi ha detto che so tutto e che sono un vero figlio della Legge.
Sara non c perch ha la mamma malata forte. Piange perch ha paura.
Mio fratello Isacco ha preso moglie. C stata una gran festa.
Ges ascolta, carezza, encomia, promette aiuto.
Giungono a casa cos. E sulla soglia Maria, avvisata da un ragazzetto premuroso.
Figlio mio!
Mamma!
I due sono uno fra le braccia dellaltra. Maria, molto pi bassa di Ges, ha il capo appoggiato sul
sommo del petto del Figlio, chiusa fra il cerchio delle sue braccia. Egli la bacia su capelli biondi.
Entrano in casa.
I discepoli, Giuda compreso, restano fuori, per lasciare liberi i due nelle loro prime espansioni.
Ges! Figlio mio! La voce di Maria trepida come quella di chi ha le lacrime in gola.
Perch, mamma, cos?
O Figlio! Mi hanno detto... Nel Tempio cerano dei galilei, dei nazareni, quel giorno... Sono
tornati... e hanno raccontato... O Figlio!
Ma tu lo vedi, Mamma! Io sto bene. Nessun male m venuto. Solo venuta gloria a Dio nella sua
Casa.
S. Lo so, Figlio del mio cuore. So che stato come lo squillo che evoca i dormienti. E per la
gloria di Dio io ne sono felice... felice che questo popolo si svegli a Dio... Io non ti rimprovero... io
non ti ostacolo... ti comprendo... e... son felice... ma ti ho generato, io, Figlio mio!...
Maria sta ancora fra il cerchio delle braccia di Ges ed ha parlato tenendo le manine aperte e
appoggiate sul petto del Figlio, colla testa alzata verso di Lui, locchio pi lucido per il pianto che
pronto a scendere, e ora tace, riappoggiando la testa sul petto di Lui. Pare una tortorina grigia, cos
vestita di bigiognolo come , fra il riparo di due forti ali di candore, perch Ges ancora col suo
abito e manto bianco.
Mamma! Povera Mamma! Cara Mamma!... Ges la bacia ancora. Poi dice: Ebbene, vedi? Io
sono qui, e non solo. Ho con Me i discepoli primi, e altri sono in Giudea. E anche il cugino Giuda
con Me e mi segue...
Giuda?
S, Giuda. So perch sei stupita. Certo, fra coloro che hanno parlato del fatto erano Alfeo coi figli...
e non erro dicendo che mi hanno criticato. Ma non avevo paura. Oggi cos, domani non cos.
Luomo va coltivato come la terra, e dove sono triboli escono rose. Giuda, che Tu ami, gi con
Me.
Dove ora?
Fuori, con gli altri. Hai pane per tutti?
S, Figlio. Maria dAlfeo nel forno che lo sforna. Molto buona Maria con me, e specie ora.
Dio le dar gloria. Si fa sulla porta e chiama: Giuda! Qui tua madre! Amici, venite!
Entrano e salutano. Ma Giuda bacia Maria. E poi corre in cerca di sua madre.
Ges nomina i cinque: Pietro, Andrea, Giacomo, Natanaele, Filippo; perch Giovanni, gi noto a
Maria, lha salutata subito dopo Giuda, inchinandosi e ricevendone la benedizione.
Maria li saluta e li invita a sedersi. E la padrona di casa e, pur adorando con lo sguardo il suo Ges,
- pare che lanima continui a parlare, per gli occhi, col Figlio - si occupa degli ospiti. Vorrebbe
portare lacqua per ristorarli. Ma Pietro scatta: No, Donna. Non posso permetterlo. Tu siedi presso
tuo Figlio, Madre santa. Io andr, andremo nellorto per rinfrescarci.
Accorre Maria dAlfeo, rossa e infarinata, e saluta Ges che la benedice, e poi conduce i sei
nellorto, alla vasca, e torna felice. Oh! Maria! dice alla Vergine. Giuda mi ha detto. Come sono
contenta! Per Giuda e per te, cognata mia. So che gli altri mi grideranno. Ma non mimporta. Sar

felice il giorno che li sapr tutti con Ges. Noi mamme sappiamo... sentiamo quello che bene per i
figli. E io sento che il bene delle mie creature sei Tu, Ges.
Ges la carezza sul capo, sorridendole.
Tornano i discepoli e Maria dAlfeo serve pane fragrante, ulive e formaggio. E porta unanforetta di
vinetto rosso, che Ges mesce ai suoi amici. E sempre Ges che offre e poi distribuisce.
Un poco impacciati sulle prime, i discepoli dopo si fanno pi sicuri, e raccontano delle loro case,
del viaggio a Gerusalemme, dei miracoli avvenuti. Sono pieni di zelo e di affetto, e Pietro cerca di
farsi di Maria unalleata per ottenere di essere subito presi da Ges senza attese a Betsaida.
Fate quanto Egli dice esorta Lei, con un sorriso soave. Questa attesa vi giover pi di ununione
immediata. Il mio Ges fa tutto bene quanto fa.
La speranza di Pietro muore. Ma egli si rassegna con buon garbo. Chiede solo: Durer molto
lattesa?
Ges lo guarda con un sorriso, ma non dice altro.
Maria interpreta quel sorriso come un segno benevolo, e dice: Simone di Giona, Egli sorride...
perci io ti dico: rapido come un volo di rondine sul lago sar il tempo del tuo attendere
ubbidiente.
Grazie, Dona.
Non parli, Giuda? E tu Giovanni?
Ti guardo, Maria.
Ed io pure.
Anche io vi guardo e... sapete? Mi torna in mente unora lontana. Anche allora avevo sempre tre
paia docchi fissi al mio viso, con amore. Ricordi, Maria, i tre miei scolari?
Oh! se ricordo! E vero! Anche ora tre, di unet quasi uguale, ti guardano con tutto lamore che
loro. E costui, Giovanni, credo, mi pare il Ges dallora, cos biondo e roseo, e pi giovane di tutti.
Gli altri vogliono sapere, e ricordi e aneddoti scorrono nelle parole col tempo. Viene la sera.
Amici, Io non ho ambienti. Ma l vi il laboratorio dove lavoravo. Se volete trovare rifugio l...
Ma non vi sono che i banconi.
Letto comodo per pescatori usi a dormire su assi strette. Grazie, Maestro. Dormire sotto il tuo tetto
onore e santificazione.
Si ritirano con molti saluti. Anche Giuda si ritira con sua madre; vanno nella loro casa.
In questa stanza restano Ges e Maria, seduti sulla cassapanca, al lume della lucernetta, un braccio
intorno alle spalle dellaltro, e Ges racconta, e Maria ascolta, beata, trepida, felice...
La visione cessa cos.

58. Guarigione di un cieco a Cafarnao.


7 ottobre 1944.
Dice Ges. e subito la quiete si fa in me e la letizia di questa quiete luminosa mi fa ilare il cuore:
Vedi. Tanto gli piacciono gli episodi dei ciechi. Diamogliene un altro. E io vedo.
Vedo un bellissimo tramonto estivo. Il sole ha infuocato tutto loccidente, e il lago di Genezaret
una enorme lastra accesa sotto il cielo acceso.
Le strade di Cafarnao cominciano appena a popolarsi di gente: donne che vanno alla fonte, uomini,
pescatori che preparano reti e navigli per la pesca notturna, bambini che corrono giuocando per le
vie, asinelli con le corbe che vanno verso la campagna, forse per prendere verdure.
Ges si affaccia su un uscio che d su un cortiletto tutto ombreggiato da una vite e da un fico, oltre
il quale vi una vietta sassosa che bordeggia il lago. Deve essere la casa di Pietro (invece la casa
della suocera di Pietro) perch questo sulla riva con Andrea e prepara nella barca le ceste per il
pesce e le reti, dispone sedili e rotoli di corde. Tutto per la pesca, insomma, e Andrea lo aiuta,
andando e venendo dalla casa alla barca.
Ges interpella il suo apostolo: Sar buona pesca?

E il tempo propizio. Calma lacqua, e chiara sar la luna. I pesci affioreranno dal profondo e la
mia rete li trasciner seco.
Andiamo soli?
Oh! Maestro! Ma come vuoi fare, con questo sistema di reti, ad esser soli?
Non ho mai pescato e aspetto che tu minsegni. Ges scende piano piano verso il lago e si ferma
sulla riva di rena grossa e ciottolosa, presso la barca.
Vedi, Maestro: si fa cos. Io esco a fianco della barca di Giacomo di Zebedeo e si va sino al punto
buono, cos a pariglia. Poi si cala la rete. Un capo lo teniamo noi. Tu lo vuoi tenere, mi hai detto.
S, se mi dici che devo fare,
Oh! non c che da sorvegliare la discesa. Che la rete scenda adagio e senza far nodi. Adagio,
perch saremo su acque di pescagione e un movimento troppo brusco pu allontanare i pesci. E
senza nodi per non rendere chiusa la rete, che si deve aprire come una borsa, o un velo, se pi ti
piace, gonfiato dal vento. Poi, quando la rete tutta discesa, noi remeremo piano o andremo con la
vela a seconda del bisogno, facendo un semicerchio sul lago, e quando il vibrare del cavicchio di
sicurezza ci dir che la pesca buona, dirigeremo a terra e l, quasi a riva - non prima per non
risicare di veder sfuggire la preda, non dopo per non rovinare pesci e reti sui sassi - isseremo la rete.
E qui ci vuole occhio, perch le barche devono venire tanto vicine che da una si possa ritirare
lestremo della rete dellaltra, ma non da urtarsi per non schiacciare la sacca piena di pesce. Mi
raccomando, Maestro, il nostro pane. Occhio alla rete, che non si scavicchi con le scosse. I pesci
difendono la loro libert con forti colpi di coda, e se sono molti... Tu capisci... Sono piccole bestie,
ma messe in dieci, in cento, in mille, diventano forti come Leviatan.
Come avviene delle colpe, Pietro. In fondo una non irreparabile. Ma se uno non cura di limitarsi
a quelluna e accumula, accumula, accumula, finisce che la piccola colpa, forse una semplice
omissione, una semplice debolezza, diviene sempre pi grossa, diviene abitudine, diviene vizio
capitale. Delle volte si comincia da uno sguardo concupiscente, e si finisce ad un adulterio
consumato. Delle volte da una mancanza di carit di parola verso un parente, e si finisce a una
violenza contro un prossimo. Guai a incominciare e a lasciare che le colpe aumentino di peso col
loro numero! Diventano pericolose e prepotenti come il Serpente infernale stesso, e trascinano
nellabisso della Geenna.
Dici bene, Maestro... ma siamo tanto deboli!
Avvertenza e preghiere per esser forti e avere aiuto, e ferma volont di non peccare. Poi una
grande fiducia nellamorosa giustizia del Padre.
Tu dici che non sar troppo severo per il povero Simone?
Per il vecchio Simone poteva essere anche severo. Ma per il mio Pietro, luomo nuovo, luomo del
suo Cristo... no, Pietro. Egli ti ama e ti amer.
E io?
Anche tu, Andrea; e con te Giovanni e Giacomo, Filippo e Natanaele. Siete i miei primi eletti.
Ne verranno altri? C' tuo cugino, e in Giudea.....
Oh! molti! Il mio Regno aperto a tutto il genere umano e in verit ti dico che pi abbondante
della pi abbondante tua pesca sar la mia nella notte dei secoli... Ch ogni secondo una notte in
cui guida e luce non la pura luce di Orione o quella della navigante luna, ma la parola di Cristo e
la Grazia che da Lui verr; notte che conoscer laurora di un giorno senza tramonto, di una luce in
cui tutti i fedeli vivranno, di un sole che investir gli eletti e li far belli, eterni, felici come di.
Minori di, figli del Padre Iddio e simili a Me.... Non potete ora capire. Ma in verit vi dico che la
vostra vita cristiana vi conceder somiglianza col vostro Maestro, e splenderete in Cielo per i suoi
stessi segni. Ebbene, Io avr, nonostante il livore di Satana e la fiacca volont delluomo, pesca pi
abbondante della tua.
Ma saremo noi soli i tuoi apostoli?
Geloso, Pietro? No. Non lo essere. Altri verranno, e nel mio cuore ci sar amore per tutti. Non
essere avaro, Pietro. Tu non sai ancora Chi ti ama. Hai mai contato le stelle? E le pietre di questo
fondale? No. Non potresti. Ma ancor meno potresti contare i palpiti damore di cui capace il mio
cuore. Hai mai potuto tener conto di quante volte questo mare baci la sponda col suo bacio donda

nel corso di dodici lune? No. Non potresti. Ma ancora non potresti contare le onde damore che da
questo cuore si riversano a baciare gli uomini. Sta' sicuro, Pietro, del mio amore
Pietro prende la mano di Ges e la bacia. E commosso.
Andrea guarda e non osa. Ma Ges gli pone la mano fra i capelli e dice: Anche te amo molto.
Nellora della tua aurora vedrai riflesso sulla volta del cielo, lo vedrai senza dover alzare gli occhi,
il tuo Ges che ti sorrider per dirti: Tamo. Vieni. e il passaggio nellaurora ti sar pi dolce che
entrata in camera nuziale...
Simone! Simone! Andrea! Vengo... Giovanni accorre affannato. Oh! Maestro! Ti ho fatto
attendere? Giovanni guarda col suo occhio innamorato Ges.
Risponde Pietro: Veramente cominciavo a pensare che non venissi pi. Prepara presto a tua barca.
E Giacomo?
Ecco... abbiamo fatto tardi, per un cieco. Credeva che Ges fosse nella nostra casa ed venuto. Gli
abbiamo detto: E altrove. Forse domani ti guarir. Aspetta.. Ma non voleva aspettare. Giacomo
diceva: Hai aspettato tanto la luce, che ti attendere unaltra notte? Ma non intende ragione...
Giovanni, se tu fossi cieco, avresti fretta di rivedere tua madre?
Eh! certo!
E allora? Dove il cieco?
Viene avanti con Giacomo. Si attaccato al mantello e non lo lascia. Ma viene avanti adagio
perch la riva sassosa ed egli inciampa... Maestro, mi perdoni di essere stato duro?
S. Ma per riparare va' a dare aiuto al cieco e portalo a Me.
Giovanni va via di corsa.
Pietro scuote un poco il capo, ma tace. Guarda il cielo che tende a farsi azzurro dopo tanto color
rame, guarda il lago e guarda altre barche gi uscite per la pesca, e sospira.
Simone?
Maestro?
Non aver paura. Avrai una pesca abbondante anche se esci ultimo.
Anche questa volta?
Tutte le volte che avrai carit, Dio ti user grazia di abbondanza.
Ecco il cieco.
Il poveretto avanza fra Giacomo e Giovanni. Ha fra le mani un bastone, ma non se ne serve, ora. Va
meglio affidandosi ai due.
Ecco, uomo, il Maestro ti sta avanti.
Il cieco singinocchia: Signor mio! Piet!
Vuoi vedere? Alzati. Da quando sei cieco?
I quattro apostoli fanno gruppo attorno ai due.
Da sette anni, Signore. Prima vedevo bene e lavoravo. Ero fabbro in Cesarea Marittima.
Guadagnavo bene. Il porto, i molti commerci, avevano sempre bisogno di me per i lavori. Ma nel
battere un ferro ad ancora, e puoi pensare se era rosso per essere morbido al colpo, se ne part una
scheggia rovente e mi bruci locchio. Li avevo gi malati per il calore della fucina. Persi locchio
colpito, e laltro pure si spense dopo tre mesi. Ho finito i risparmi ed ora vivo di carit
Sei solo?
Ho una sposa e tre figli piccolini...; di uno non so neppure il volto... e ho una madre vecchia.
Eppure ora lei e la moglie che guadagnano un po' di pane, e con questo e lobolo che io porto, non
si muore di fame. Se mi guarissi!... Tornerei al lavoro. Non chiedo che di lavorare da buon israelita
e dare un pane a quelli che amo.
E sei venuto da Me? Chi ti ha detto?
Un lebbroso che Tu hai guarito ai piedi del Tabor, quando tornavi al lago dopo quel discorso cos
bello.
Che ti ha detto?
Che Tu puoi tutto. Che sei salute dei corpi e delle anime. Che sei la Luce di Dio. Lui, il lebbroso,
aveva osato mescolarsi alla fola, a rischio di essere lapidato, tutto avvolto in un mantello, perch ti
aveva visto passare, diretto al monte, e il tuo viso gli aveva messo in cuore una speranza. Mi ha

detto. Ho visto in quel viso qualche cosa che mi ha detto: L salute. Va'! E sono andato. E cos
mi ha ripetuto il tuo discorso e mi ha detto che Tu lo hai guarito toccandolo senza ribrezzo con la
tua mano. Tornava dai sacerdoti dopo la purificazione. Io lo conoscevo, perch lavevo servito
quando aveva fondaco in Cesarea. Sono venuto, domandando per citt e paesi di Te. Ti ho trovato...
Piet di me!
Vieni. Troppo viva la luce ancora per uno che esce dal buio!
Mi guarisci, allora?
Ges lo guida verso la casa della suocera di Pietro, nella luce attenuata dellorticello, se lo pone di
fronte, ma in modo che gli occhi guariti non abbiano a prima visione il lago ancor tutto marezzato
di luce. Luomo pare un bambino docilissimo, tanto s ascia fare senza neppure chiedere.
Padre! La tua luce a questo figlio! Ges ha stese le mani sul capo delluomo in ginocchio. Sta
cos un attimo. Poi si bagna la punta del dito di saliva e sfiora con la sua destra gli occhi aperti, ma
senza vita.
Un attimo. Poi luomo sbatte le palpebre, se le soffrega come chi esce dal sonno e ne ha nebbia
negli occhi.
Che vedi?
Oh!... oh!... oh, Dio Eterno! Mi pare... mi pare... Oh! che vedo... ti vedo la veste... rossa, non
vero? E una mano bianca... e una cintura di lana... Oh! Ges buono... vedo sempre meglio, pi mi
abituo a vedere.... Ecco lerba del suolo... e quello un pozzo certo, e l c una pianta di vite...
Alzati, amico
Luomo, che piange e ride, si alza e, dopo un attimo di lotta fra rispetto e desiderio, leva il volto e
incontra lo sguardo di Ges. Un Ges sorridente di piet tutta amore. Deve esser gran bello
riacquistare la vista e vedere per primo sole quel volto! Luomo ha un grido e tende le braccia. E
un atto istintivo. Ma si frena.
Ma Ges che gli apre le sue e attira a S luomo, molto pi basso di Lui. Va' a casa tua, ora, e sii
felice e giusto. Va' con la mia pace.
Maestro, Maestro! Signore! Ges! Santo! Benedetto! La luce... ci vedo... tutto vedo... Ecco il lago
azzurro, e il cielo sereno, e lultimo sole, e l la prima larva di luna... Ma lazzurro pi bello e
sereno lo vedo nel tuo occhio, e in Te vedo il bello del sole pi vero, e splendere il puro della pi
santa luna. Astro dei dolenti, Luce dei ciechi, Piet che vivi ed operi!
Luce degli spiriti Io sono. Sii figlio della Luce.
Sempre, Ges. Ad ogni battito della mia palpebra sulla pupilla rinata io rinnover questo
giuramento. Sii benedetto Te e lAltissimo!
Benedetto sia lAltissimo Padre! Va'!
E luomo va felice, sicuro, mentre Ges e gli stupefatti apostoli scendono in due barche e iniziano la
manovra della navigazione.
E la visione ha termine.

59. Lindemoniato guarito nella sinagoga di Cafarnao.


2 novembre 1944.
Vedo la sinagoga di Cafarnao. E gi piena di folla in attesa. Gente sulla porta occhieggia sulla
piazza ancora assolata, bench sia verso sera.
Finalmente un grido: Ecco il Rabbi che viene. La gente si volta tutta verso luscio, i pi bassi si
alzano sulle punte dei piedi o cercano di spingersi avanti. Qualche disputa, qualche spintone,
nonostante i rimproveri degli addetti alla sinagoga e dei maggiorenti della citt.
La pace sia su tutti coloro che cercano la Verit. Ges sulla soglia e saluta benedicendo a
braccia tese in avanti. La luce vivissima che nella piazza assolata ne staglia lalta figura,
innimbandola di luce. Egli ha deposto il candido abito ed nel suo solito azzurro cupo. Si avanza
fra la folla che si apre e si rinserra intorno a Lui, come onda intorno ad una nave.

Sono malato, guariscimi! geme un giovane che mi pare tisico nellaspetto, e prende Ges per la
veste.
Ges gli pone la mano sul capo e dice: Confida. Dio ti ascolter. Lascia ora che Io parli al popolo,
poi verr a te.
Il giovane lo lascia andare e si mette quieto.
Che ti ha detto? gli chiede una donna con un bambino in braccio.
Mi ha detto che dopo aver parlato al popolo verr a me.
Ti guarisce, allora?
Non so. Mi ha detto: Confida. Io spero.
Che ha detto? Che ha detto? La folla vuole sapere. La risposta di Ges ripetuta fra il popolo.
Allora io vado a prendere il mio bambino.
Ed io porto qui il mio vecchio padre.
Oh! se Aggeo volesse venire! Io provo... ma non verr
Ges ha raggiunto il suo posto. Saluta il capo della sinagoga ed salutato da questi. E un ometto
basso, grasso e vecchiotto. Per parlare a lui, Ges si china. Pare una palme che si curvi su un
arbusto pi largo che alto.
Che vuoi che ti dia? chiede larchisinagogo.
Quello che credi, oppure a caso. Lo Spirito guider.
Ma... e sarai preparato?
Lo sono. Di a caso. Ripeto: lo Spirito del Signore guider la scelta per il bene di questo popolo.
Larchisinagogo stende una mano sul mucchio dei rotoli, ne prende uno, apre e si ferma a un dato
punto. Questo dice.
Ges prende il rotolo e legge il punto segnato: Giosu: Alzati e santifica il popolo e di' loro:
Santificatevi per domani, perch, dice il Signore Dio di Israele, lanatema in mezzo a voi, o
Israele; tu non potrai stare a fronte dei tuoi nemici fino a tanto che sia tolto di mezzo a te chi s
contaminato con tal delitto. Si ferma, arrotola il rotolo e lo riconsegna.
La folla attentissima. Solo bisbiglia alcuno: Ne udremo delle belle contro i nemici!. E il Re
dIsraele, il Promesso, che raccoglie il suo popolo!
Ges tende le braccia nella solita posa oratoria. Il silenzio si fa completo.
Chi venuto per santificarvi, si alzato. E uscito dal segreto della casa dove si preparato a
questa missione. Si purificato per darvi esempio di purificazione. Ha preso la sua posizione di
fronte ai potenti del Tempio e al popolo di Dio, e ora fra voi. Io sono. Non come, con mente
annebbiata e fermento nel cuore, alcuni fra voi pensano e sperano. Pi alto e pi grande il Regno
di cui sono il Re futuro e a cui vi chiamo.
Vi chiamo, o voi di Israele, prima dogni altro popolo, perch voi siete quelli che nei padri dei padri
ebbero promessa di questora e alleanza col Signore Altissimo. Ma non con turbe di armati, non con
ferocie di sangue sar formato questo Regno, e ad esso non i violenti, non i prepotenti, non i
superbi, gli iracondi, gli invidiosi, i lussuriosi, gli avari, ma i buoni, i miti, i continenti, i
misericordiosi, gli umili, gli amorosi del prossimo e di Dio, i pazienti, avranno entrata.
Israele! Non contro i nemici di fuori sei chiamato a combattere. Ma contro i nemici di dentro.
Contro quelli che sono in ogni tuo cuore. Nel cuore dei dieci e dieci e dieci mila tuoi figli. Levate
lanatema del peccato da tutti i vostri singoli cuori, se volete che domani Dio vi raduni e vi dica:
Mio popolo, a te il Regno che non sar pi sconfitto, n invaso, n insediato da nemici.
Domani. Quale, questo domani? Fra un anno o fra un mese? Oh! non cercate! Non cercate con sete
malsana di sapere ci che futuro con mezzo che ha sapore di colpevole stregoneria. Lasciate ai
pagani lo spirito pitone. Lasciate a Dio Eterno il segreto del suo tempo. Voi da domani, il domani
che sorger dopo questora di sera, e quella che verr di notte, che sorger col canto del gallo,
venite a purificarvi nella vera penitenza.
Pentitevi dei vostri peccati per essere perdonati e pronti al Regno. Levate da voi lanatema del
peccato. Ognuno ha il suo. Ognuno ha quello che contrario ai dieci comandamenti di salute eterna.
Esaminatevi ognuno con sincerit, e troverete il punto in cui avevate sbagliato. Umilmente
abbiatene pentimento sincero. Vogliate pentirvi. Non a parole. Dio non si irride e non si inganna.

Ma pentitevi con la volont ferma, che vi porti a mutare vita, a rientrare nella Legge del Signore. Il
Regno dei Cieli vi aspetta. Domani.
Domani? vi chiedete? Oh! sempre un domani sollecito lora di Dio, anche se viene al termine di
una vita longeva come quella dei Patriarchi. Leternit non ha per misura di tempo lo scorrere lento
della clessidra. E quelle misure di tempo che voi chiamate giorni, mesi anni, secoli, sono palpiti
dello Spirito Eterno che vi mantiene in vita. Ma voi eterni siete nello spirito vostro, e dovete, per lo
spirito, tenere lo stesso metodo di misurazione del tempo che ha il Creatore vostro. Dire, dunque:
Domani sar il giorno della mia morte. Anzi non morte per il fedele. Ma riposo di attesa, in
attesa del Messia che apra le porte dei Cieli.
E in verit vi dico che fra i presenti solo ventisette morranno dovendo attendere. Gli altri saranno
gi giudicati prima della morte, e la more sar il passaggio a Dio o a Mammona senza indugio,
perch il Messia venuto, fra voi e vi chiama per darvi la Buona Novella, per istruirvi alla Verit,
per salvarvi al Cielo.
Fate penitenza! Il domani del Regno dei Cieli imminente. Vi trovi mondi per divenire possessori
delleterno giorno.
La pace sia con voi.
Si alza a contraddirlo un barbuto e impaludato israelita. Dice: Maestro, quanto Tu dici mi pare in
contrasto con quanto detto nel libro secondo dei Maccabei, gloria dIsraele, L detto: E infatti
segno di grande benevolenza il non permettere ai peccatori di andare dietro per lungo tempo ai loro
capricci, ma di dare subito mano al castigo. Il Signore non fa come le altre nazioni, che le aspetta
con pazienza per punirle, venuto il giorno del giudizio, quando colma la misura dei peccati. Tu
invece parli come se l'Altissimo potesse essere molto lento nel punirci, attendendoci come gli altri
popoli, fino al tempo del giudizio, quando sar colma la misura dei peccati. Veramente i fatti ti
smentiscono. Israele punito come dice lo storico dei Maccabei. Ma se fosse come Tu dici, non vi
dissapore fra la tua dottrina e quella chiusa nella frase che ti ho detto?
Chi sei, Io non so. Ma chiunque tu sia, Io ti rispondo. Non c dissapore nella dottrina, ma nel
modo di interpretare le parole. Tu le interpreti secondo il modo umano. Io secondo quello dello
spirito. Tu, rappresentante della
maggioranza, vedi tutto con riferimenti al presente e al caduco.
Io, rappresentante di Dio, tutto spiego e applico alleterno e al soprannaturale. Vi ha colpito, s,
Geav nel presente, nella superbia e nella giustizia desser un popolo, secondo la terra. Ma come
vi ha amati e come vi usa pazienza, pi che con ogni altro, concedendo a voi il Salvatore, il suo
Messia, perch lo ascoltiate e vi salviate prima dellora dellira divina! Non vuole pi che voi siate
peccatori. Ma se nel caduco vi ha colpiti, vedendo che la vostra ferita non sana, ma anzi ottunde
sempre pi il vostro spirito ecco che vi manda non punizione ma salvezza. Vi manda Colui che vi
sana e vi salva. Io che vi parlo.
Non trovi essere audace nel professarti rappresentante di Dio? Nessuno dei Profeti os tanto e Tu...
Chi sei, Tu che parli? E per ordine di chi parli?
Non potevano i Profeti dire di loro stessi ci che Io di me stesso dico. Chi sono? LAtteso, il
Promesso, il Redentore. Gi avete udito colui che lo precorre dire: Preparate la via del Signore...
Ecco il Signore Iddio che viene... Come un pastore pascer il suo gregge, pure essendo lAgnello
della Pasqua vera. Fra voi sono quelli che hanno udito dal Precursore queste parole, e hanno visto
balenare il cielo per una luce che scendeva in forma di colomba, e udito una voce che parlava
dicendo chi ero. Per ordine di chi parlo? Di Colui che e che mi manda.
Tu lo puoi dire, ma puoi essere anche un mentitore o un illuso. Le tue parole sono sante, ma talora
Satana ha parole di inganno tinte di santit per trarre in errore. Noi non ti conosciamo.
Io sono Ges di Giuseppe della stirpe di Davide, nato a Bethem Efrata, secondo le promesse, detto
nazareno perch a Nazaret ho casa. Questo secondo il mondo. Secondo Dio sono il suo Messo. I
miei discepoli lo sanno.
Oh! loro! Possono dire ci che vogliono e ci che Tu fai loro dire.
Un altro parler, che non mi ama, e dir chi sono. Attendi che Io chiami un di questi presenti.
Ges guarda la folla che stupita dalla disputa, urtata e divisa tra opposte correnti. La guarda,
cercando qualcuno coi suoi occhi di zaffiro, poi chiama forte: Aggeo! Vieni avanti. Te lo

comando.
Grande brusio tra la folla, che si apre per lasciar passare un uomo tutto scosso da un tremito e
sorretto da una donna.
Conosci tu questuomo?
S. E Aggeo di Malachia, qui di Cafarnao. Posseduto da uno spirito malvagio che lo dissenna in
furie repentine.
Tutti lo conoscono?
La folla grida: S, s
Pu dire alcuno che fu meco in parole, anche per pochi minuti?
La folla grida: No, no, quasi ebete , e non esce mai dalla sua casa e nessuno ti ha visto in essa.
Donna: portalo a Me davanti.
La donna lo spinge e trascina, mentre il poveretto trema pi forte. Larchisinagogo avverte Ges:
St attento! Il demonio sta per tormentarlo... e allora si avventa, graffia, morde.
La folla fa largo, pigiandosi contro le pareti.
I due sono ormai di fronte. Un attimo di lotta. Pare che luomo, uso al mutismo, stenti a palare e
mugola, poi la voce si forma in parola: Che c fra noi e Te, Ges di Nazaret? Perch sei venuto a
tormentarci? Perch a sterminarci, Tu, padrone del Cielo e della Terra? So chi sei: il Santo di Dio.
Nessuno, nella carne, fu pi grande di Te, perch nella tua carne duomo chiuso lo Spirito del
Vincitore Eterno. Gi mi hai vinto in...
Taci! Esci da costui!. Lo comando.
Luomo preso come da un parossismo strano. Si dimena a strattoni, come se ci fosse chi lo
maltratta con urti e strapponate, urla con voce disumana, spuma e poi viene gettato al suolo da cui
poi si rialza, stupito e guarito.
Hai udito? Che rispondi ora? chiede Ges al suo oppositore.
Luomo barbuto e impaludato fa una alzata di spalle e, vinto, se ne va senza rispondere. La folla lo
sbeffeggia e applaude Ges.
Silenzio. Il luogo sacro! dice Ges, e poi ordina: A Me il giovine al quale ho promesso aiuto
da Dio.
Viene il malato. Ges lo carezza: Hai avuto fede! Sii sanato. Va' in pace e sii giusto.
Il giovane ha un grido. Chiss che sente? Si prostra ai piedi di Ges e li bacia ringraziando: Grazie
per me e per la madre mia!
Vengono altri malati: un bimbo dalle gambine paralizzate. Ges lo prende tra le braccia, lo carezza
e lo pone i terra... e lo lascia. E il bambino non cade, ma corre dalla mamma che lo riceve sul
cuore piangendo, e che benedice a gran voce il Santo dIsraele. Viene un vecchietto cieco,
guidato dalla figlia. Anche lui viene sanato con una carezza sulle orbite malate.
La folla un tumulto di benedizioni.
Ges si fa largo sorridendo e per quanto sia alto, non arriverebbe a fendere la folla se Pietro,
Giacomo, Andrea e Giovanni non lavorassero di gomito generosamente, e si aprissero un varco dal
loro angolo sino a Ges, e poi lo proteggessero sino alluscita nella piazza dove ora non c pi
sole,
La visione termina cos.

60. Guarigione della suocera di Simon Pietro.


3 novembre 1944.
Pietro parla a Ges. Dice: Maestro, io ti vorrei pregare di venire nella mia casa. Non ho osato dirlo
lo scorso sabato. Ma... vorrei che Tu venissi.
A Betsaida?
No, qui... in casa di mia moglie, la casa natia, voglio dire.
Perch questo desiderio, Pietro?
Eh!... per molte ragioni... e poi, oggi mi stato detto che mia suocera malata. Se Tu venissi a
guarirla, forse ti...
Finisci, Simone.
Volevo dire... se Tu la avvicinassi, lei finirebbe... s, insomma, sai, altro sentir parlare di uno e
altro vederlo e udirlo, e se questuno, poi, guarisce, allora...
Allora anche lastio cade, vuoi dire.
No, astio no. Ma sai... il paese diviso in molti pareri, e lei... non sa a chi dare retta. Vieni, Ges.
Vengo. Andiamo. Avvertirete quelli che attendono che parler loro dalla tua casa.
Vanno sino ad una casa bassa, pi bassa ancora di quella di Pietro a Betsaida, e ancor pi prossima
al lago. E separata da questo da una striscia del greto e credo che nelle burrasche le onde vengano a
morire contro le mura della casa, che, se bassa, in compenso molto larga, come fosse abitata da
pi persone.
Nellorto, che si apre sul davanti della casa, verso il lago, non vi che una vite vecchia e nodosa,
stesa su una rustica pergola, e un vecchio fico che i venti del lago hanno tutto piegato verso la casa.
La chioma spettinata della pianta sfiora i muri di essa e bussa contro le impannate delle finestrelle,
chiuse a riparo del vivo sole che batte sulla casetta. Non c che questo fico e questa vite, e un
pozzo basso e dal muretto verdastro.
Entra, Maestro.
Delle donne sono nella cucina, intente chi a rattoppare le reti, chi a preparare il cibo. Salutano Pietro
e poi si inchinano confuse davanti a Ges, e lo sbirciano, intanto, con curiosit.
La pace sia a questa casa. Come sta la malata?
Parla tu che sei la nuora pi vecchia dicono le tre donne ad una che si sta asciugando le mani col
lembo della veste.
La febbre forte, molto forte. Labbiamo mostrata al medico, ma dice che vecchia per guarire e
che quando quel male dalle ossa va al cuore e d febbre, specie a quellet, si muore. Non mangia
pi... Io cerco di farle cibi buoni, anche ora, vedi, Simone? Le preparavo quella zuppa che le
piaceva tanto. Ho scelto il pesce migliore, preso dai cognati. Ma non credo possa mangiarla. E poi...
cos inquieta! Si lamenta, urla, piange, impreca...
Abbiate pazienza come vi fosse madre e ne avrete merito da Dio. Conducetemi da lei.
Rabbi... Rabbi... io non so se lei ti vorr vedere. Non vuole vedere nessuno. Io non oso dirle : Ora
ti conduco il Rabbi.
Ges sorride senza perdere la calma. Si volge a Pietro: Tocca a te, Simone. Sei uomo e il pi
vecchio dei generi, mi hai detto. Va'.
Pietro fa una smorfia significativa e ubbidisce. Traversa la cucina, entra in una stanza, e attraverso
la porta, chiusa dietro lui, lo sento confabulare con una donna. Mette fuori il capo e una mano e
dice: Vieni, Maestro. Fa' presto. E aggiunge pi piano, appena intelligibilmente: Prima che
cambi idea.
Ges traversa lesto la cucina e spalanca la porta. Ritto sulla soglia, dice il suo dolce e solenne
saluto: La pace sia con te. Entra nonostante non gli sia risposto. Va presso ad un giaciglio basso
su cui stesa una donnetta tutta grigia, scarna, affannante per la forte febbre che le fa rosso il viso

consumato.
Ges si china sul lettuccio, sorride alla vecchietta: Hai male?
Muoio!
No. Non muori. Puoi credere che Io ti posso guarire?
E perch lo faresti? Non mi conosci.
Per Simone che me ne ha pregato,... e anche per te, per dare tempo alla tua anima di vedere e
amare la Luce.
Simone? Farebbe meglio a... Come mai Simone ha pensato a me?
Perch migliore di quanto tu credi. Io lo conosco e so. Lo conosco e sono lieto di esaudirlo.
Mi guariresti, allora? Non morir pi?
No, donna. Per ora non morrai. Puoi credere in Me?
Credo, credo. Mi basta non morire!
Ges sorride ancora. La prende per mano. La mano rugosa e dalle vene gonfie sparisce nella mano
giovanile di Ges, che si raddrizza e prende il suo aspetto di quando fa miracolo e grida: Sii
guarita! Lo voglio! Alzati! e le lascia andare la mano. Che ricade senza che la vecchia si lamenti,
mentre prima, nonostante Ges gliela avesse presa con molta delicatezza, laverla mossa era costato
un lamento allinferma.
Un breve tempo di silenzio. Poi la vecchia esclama forte: Oh! Dio dei nostri Padri! Ma io non ho
pi nulla! Ma sono guarita! Venite! Venite! Accorrono le nuore. Ma guardate! dice la vecchia.
Mi muovo e non sento pi dolore! E non ho pi febbre! Sentite come sono fresca. E il cuore non
sembra pi il martello del fabbro. Ah! non muoio pi! Non una parola per il Signore!
Ma Ges non se la prende. Dice alla pi anziana delle nuore: Vestitela, che si alzi. Lo pu fare. E
si avvia per uscire.
Simone, mortificato, si volge alla suocera: Il Maestro ti ha guarita. Non gli dici nulla?
Certo! Non ci pensavo. Grazie. Che posso fare per dirti grazie?
Esser buona molto buona. Perch lEterno fu buono con te. E se troppo non ti rincresce, lasciami
riposare oggi nella tua casa. Ho percorso nella settimana tutti paesi vicini e sono giunto allalba di
questa mattina. Sono stanco.
Certo! Certo! Resta pure, se ti piace cos. Ma non c molto entusiasmo nel dirlo.
Ges, con Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni, va a sedersi nellorto.
Maestro!...
Pietro mio?
Io sono mortificato.
Ges fa un gesto come se dicesse: Lascia perdere. Poi dice: Non la prima e non sar lultima
che non sente riconoscenza immediata. Ma non chiedo riconoscenza. Mi basta dar modo alle anime
di salvarsi. Io faccio il mio dovere. A loro fare il loro.
Ah! ve ne sono stati altri cos? Dove?
Simone curioso! Ma ti voglio accontentare, nonostante non ami le inutili curiosit. A Nazaret.
Ricordi la mamma di Sara? Era molto malata quando giungemmo a Nazaret e ci dissero che la
bambina piangeva. Per non fare di essa, che buona e mite, unorfana e domani una figliastra, sono
andato a trovare la donna.... volevo guarirla... Ma non avevo ancora posto piede nella casa, che il
marito di lei e un fratello mi cacciarono dicendo: Via, via! Non vogliamo noie con la sinagoga.
Per loro, per troppi sono gi un ribelle... Lho guarita lo stesso.... per i suoi bambini. E a Sara che
era nellorto, ho detto accarezzandola: Guarisco tua madre. Va' a casa. Non piangere pi. E la
donna guarita nello stesso momento e la bambina glielo ha detto, e anche al padre e allo zio... E fu
castigata per avere parlato con Me. Lo so, perch la bambina m corsa dietro mentre lasciavo il
paese... Ma non importa.
Io la facevo tornare malata.
Pietro! Ges severo. E questo che Io insegno a te e agli altri? Cosa hai sentito sulle mie labbra
dalla prima volta che mi hai udito? Di che ho sempre parlato come condizione prima per essere veri
miei discepoli?
E vero, Maestro. Sono una vera bestia. Perdonami. Ma... non posso sopportare che non ti amino!

Oh! Pietro! Vedrai ben altro disamore! Tante sorprese avrai, Pietro! Persone che il mondo
cosiddetto santo sprezza come pubblicani, e che invece saranno al mondo di esempio, e esempio
non seguito da coloro che li disprezzano. Pagani che saranno fra i miei pi grandi fedeli. Meretrici
che tornano pure, per volont e penitenza. Peccatori che si emendano...
Senti: che si emendi un peccatore... pu ancora essere. Ma una meretrice e un pubblicano!...
Tu non lo credi?
Io no.
Sei in errore, Simone. Ma ecco tua suocera che viene a noi.
Maestro... io ti prego di sedere alla mia tavola.
Grazie, donna. Dio te ne compensi.
Entrano nella cucina e si siedono a tavola, e la vecchia serve gli uomini con larga distribuzione di
pesce in zuppa e arrostito. Non ho altro che questo si scusa. E, per non perderci labitudine, dice a
Pietro: Fin troppo fanno i tuoi cognati, soli come sono rimasti da quando tu sei andato a Betsaida!
E almeno fosse servito a far pi ricca mia figlia... Ma sento che ben sovente tu sei assente e non
peschi.
Seguo il Maestro. Sono stato con Lui a Gerusalemme e il sabato sto con Lui. Non perdo tempo in
gozzoviglie.
Ma non guadagni, per. Faresti meglio, gi che vuoi fare il servo del Profeta, di trasferirti qui di
nuovo. Almeno quella povera creatura di mia figlia, mentre tu fai il santo, avr i parenti che la
sfamano.
Ma non ti vergogni di parlare cos davanti a Lui che ti ha guarita?
Io non critico Lui. Lui fa il suo mestiere. Critico te che fai il fannullone. Tanto, tu non sarai mai un
profeta n un sacerdote. Sei un ignorante e un peccatore, un buono a nulla.
Hai ragione che c Lui, se no...
Simone, tua suocera ti ha dato un ottimo consiglio. Puoi pescare anche da qua. Pescavi anche
prima a Cafarnao, a quel che sento. Puoi tornarci anche ora.
E abitare qui di nuovo? Ma Maestro, Tu non ...
Buono, Pietro mio. Se tu sarai qui, sarai sul lago o con Me. Perci che ti , essere o non essere in
questa casa? Ges ha messo la mano sulla spalla di Pietro e pare che la calma di Ges passi nel
bollente apostolo.
Hai ragione. Hai sempre ragione. Lo far. Ma... e questi? e accenna Giovanni e Giacomo, suoi
soci.
Non possono venire loro pure?
Oh! il padre nostro, e la madre soprattutto, saranno sempre pi felici di saperci con Te, che con
loro. Non faranno ostacolo.
Forse anche Zebedeo verr dice Pietro.
E pi che probabile. E altri con lui. Verremo, Maestro, senza fallo verremo.
E qui Ges di Nazaret? chiede un bambinello che si affaccia alluscio.
E qui. Entra.
Viene avanti un bambino, che riconosco per uno di quelli delle prime visioni di Cafarnao, e
precisamente per quello che, ruzzolato fra i piedi di Ges, ha promesso di esser buono... per
mangiare il miele in Paradiso.
Piccolo amico, vieni avanti dice Ges.
Il bambino, u poco intimorito da tanta gente che lo guarda, si rinfranca e corre da Ges, che lo
abbraccia e se lo pone sulle ginocchia e gli da un pezzetto del suo pesce su una fettina di pane.
Ecco, Ges. Questo per Te. Anche oggi quella persona mi ha detto: E sabato. Porta questo al
Rabbi di Nazaret e di' al tuo amico che preghi per me. Lo sa che sei il mio amico!... Il bambino
ride felice e mangia il suo pane e pesce.
Bravo piccolo Giacomo! Dirai a quella persona che le mie preghiere salgono al Padre per lui.
E per i poveri? chiede Pietro.
S.
E sempre la solita offerta? Guardiamo.

Ges consegna la borsa. Pietro rovescia le monete e conta. Sempre la stessa forte somma! Ma chi
questa persona? D, bambino? Chi ?
Io non lo devo dire e non lo dir
Che prepotente! Su, sii buono e ti dar della frutta.
Io non lo dir n se mi insulti, n se mi carezzi.
Ma sentite che lingua!
Giacomo ha ragione, Pietro. Mantiene la parola data; lascialo in pace.
Tu, Maestro, sai chi questa persona?
Ges non risponde. Si occupa del bambino, a cui d un altro pezzetto di pesce arrostito, ben
mondato dalle spine. Ma Pietro insiste e Ges deve rispondere. Io so tutto, Simone.
E noi non lo possiamo sapere?
E tu non guarirai mai dal tuo difetto?. Ges rimprovera ma sorride. E aggiunge: Presto lo saprai.
Perch se il male occulto vorrebbe essere, e non sempre pu rimanere tale, il bene, anche se occulto
vuol essere per essere meritorio, viene un giorno scoperto per gloria di Dio, la cui natura risplende
in un suo figlio. La natura di Dio: lamore. E costui lha compreso perch ama suo prossimo. Va',
Giacomo. Porta a quella persona la mia benedizione.
La visione cessa cos.

Indice del Volume Secondo


* = in linea
79. Andando dai pastori. I gioielli di Aglae e una parabola
sulla sua conversione.
80. Sul monte del digiuno e al masso della tentazione.

81. Al guado del Giordano con i pastori Simeone, Giovanni e Mattia.


Un piano per liberare il Battista.
82. A Gerico. L'Iscariota racconta come ha venduto i gioielli di Aglae.
83. Ges soffre a causa di Giuda, che una lezione vivente per gli apostoli di
ogni tempo.
84. L'incontro con Lazzaro di Betania.
85. Prima di andare al Getsemani, Ges e lo Zelote salgono al Tempio, dove sta
parlando l'Iscariota.
86. L'incontro con il milite Alessandro alla porta dei Pesci.
87. Con pastori e discepoli presso Doco. Isacco resta in Giudea.
88. Dal pastore Giona nella pianura di Esdrelon.
89. Commiato da Giona e arrivo di Ges a Nazareth.
90. L'arrivo a Nazareth dei discepoli con i pastori..

91. Prima lezione ai discepoli nell'uliveto presso Nazareth.


92. Seconda lezione ai discepoli presso la casa di Nazareth.

93. Terza lezione ai discepoli nell'orto di Nazareth e un conforto a Giuda


d'Alfeo.
94. Guarigione della Bella di Corazim. Ges parla nella sinagoga di Cafarnao.
95. Giacomo d'Alfeo accolto tra i discepoli. Ges parla presso il banco di
Matteo.
96. Ges risponde all'accusa di aver guarito in sabato la Bella di Corazim.
97. La chiamata di Matteo.
98. Incontro con la Maddalena sul lago e lezione ai discepoli presso Tiberiade.
99. A Tiberiade nella casa di Cusa.
100. A Nazareth dal vecchio e malato Alfeo. Non facile la vita dell'apostolo.
101. Ges interroga la Madre sui discepoli.
102. Incontro con l'ex-pastore Gionata e guarigione di Giovanna di Cusa.
103. Sul Libano dai pastori Beniamno e Daniele.
104. Aava riconciliata con il marito.
Notizie sulla morte di Alfeo e sul riscatto di Giona.
105. A Nazareth per la morte di Alfeo. Lenta conversione del cugino Simone.
106. Cacciata da Nazareth e conforto alla Madre.
Riflessioni su quattro contemplazioni.
107. Ges e la Madre da Giovanna di Cusa.
108. Discorso ai vendemmiatori e guarigione di un bambino paralitico.
109. Nei campi di Giocana e in quelli di Doras. Morte di Giona.
110. In casa di Giacobbe presso il lago Meron.

111. Incontro con Salomon al guado del Giordano.


Parabola sulla conversione dei cuori.
112. Da Gerico a Betania. L'incontro con Marta, che parla di Maria.
113. Ritorno a Betania dopo la festa dei Tabernacoli.
114. Al convito di Giuseppe d'Arimatea. Incontro con Gamaliele e Nicodemo.
115. Guarigione del bambino colpito dal cavallo di Alessandro.
Ges scacciato dal Tempio.
116. Al Getsemani con Ges, i discepoli parlano dei pagani e della "velata".
Il colloquio con Nicodemo.
117. Lazzaro mette a disposizione di Ges una casetta nella piana dell'Acqua
Speciosa.
118. Inizio di vita in comune all'Acqua Speciosa e discorso di apertura.
119. I discorsi dell'Acqua Speciosa: Io sono il Signore Dio tuo.
Ges battezza come Giovanni.
120. I discorsi dell'Acqua Speciosa: Non ti farai degli di nel mio cospetto.
*
121. I discorsi dell'Acqua Speciosa: Non proferire invano il mio Nome.
La visita di Mannanen.
122. I discorsi dell'Acqua Speciosa: Onora il padre e la madre.
Guarigione di un ebete.
123. I discorsi dell'Acqua Speciosa: Non fornicare.
L'affronto di cinque notabili.
124. La "velata" viene ospitata nella casetta dell'Acqua Speciosa.
125. I discorsi dell'Acqua Speciosa: Santfica la festa.

Il bambino dalle gambe fratturate.


126. I discorsi dell'Acqua Speciosa: Non ammazzare.
Morte di Doras.
127. I discorsi dell'Acqua Speciosa: Non tentare il Signore Iddio tuo.
Testimonianza del Battista.
128. I discorsi dell'Acqua Speciosa: Non desiderare la donna d'altri.
Il giovane lussurioso.
129. La guarigione, all'Acqua Speciosa, di un romano indemoniato.
130. I discorsi dell'Acqua Speciosa: Non dirai falsa testimonianza.
Il piccolo Asrael.

131. I discorsi dell'Acqua Speciosa: Non rubare e non desiderare ci


che d'altri. Il peccato d Erode.
132. Discorso conclusivo, all'Acqua Speciosa, prima della festa della
Purificazione.
133. Il lavoro nascosto di Andrea. Una lettera della Madre a Ges,
che deve lasciare l'Acqua Speciosa.
134. La guarigione di Jerusa a Doco.
135. L'arrivo a Betania e il discorso di Ges ascoltato dalla Maddalena.
136. Alla festa delle Encenie, in casa di Lazzaro, viene ricordata la
nascita di Ges.
137. Ges torna all'Acqua Speciosa, che per deve abbandonare.
138. Commiato dal fattore dell'Acqua Speciosa
e dal sinagogo Timoneo, che diviene discepolo.
139. Sui monti presso Emmaus.
Il carattere di Giuda Iscariota e le qualit dei buoni.
140. A Emmaus, dal sinagogo Cleofa.
Un caso di incesto. Fine del primo anno.
SECONDO ANNO DELLA VITA PUBBLICA DI GESU'
141. Andando verso Arimatea con i discepoli e con Giuseppe di Emmaus.
142. Con i dodici verso la Samaria.
143. La samaritana Fotinai.
144. I samaritani invitano Ges a Sicar.
145. Il primo giorno a Sicar.
146. Il secondo giorno a Sicar e commiato dai samaritani.
147. Guarigione di una donna di Sicar e conversione di Fotinai.
148. Ges visita il Battista presso Enon.
149. La visita al Battista motivo di ammaestramenti ai discepoli.
150. A Nazareth dalla Madre, che dovr seguire il Figlio.

151. A Cana in casa di Susanna, che diventer discepola. L'ufficiale regio.


152. Maria Salome viene accolta come discepola.
153. Le donne dei discepoli al servizio di Ges.
154. Ges a Cesarea Marittima parla ai galeotti.
Le stanchezze dell'apostolato.

155. Guarigione della piccola romana a Cesarea.


156. Annalia, la prima delle vergini consacrate.
157. Istruzioni alle discepole a Nazareth.
158. Sul lago di Genezaret con Giovanna di Cusa.
159. Discorso a Gherghesa. La risposta sul digiuno ai discepoli del Battista.

121. I discorsi dellAcqua Speciosa: Non proferire invano il mio Nome.


La visita di Mannanen.
1 marzo 1945.
[...].
I discepoli sono tutti sossopra. Paiono un alveare stuzzicato, tanto sono agitati. Parlano, sbirciano
fuori, guardano in tutti i sensi... Ges non c. Infine decidono su quanto li agita e Pietro ordina a
Giovanni: Vai a cercare il Maestro. E nel bosco sul fiume. Digli che venga subito o dica quel che
si deve fare. Giovanni va via al galoppo.
LIscariota dice: Io non capisco perch tanto orgasmo e tanta scortesia. Io sarei andato e lavrei
accolto con tutti gli onori... E un onore il suo, per noi. Dunque...
Non so niente io. Lui sar diverso dal suo parente di latte... Ma... chi sta con le iene ne prende
odore e istinto. Del resto, tu vorresti via quella donna... Per bada a te! Il Maestro non vuole, e io
sono a sua tutela. Se la tocchi... io non sono il Maestro... Tanto per tua norma.
Ih! chi mai?! La bella Erodiade, forse?
Ma non fare lo spiritoso!
Sei tu che me lo fai fare. Le hai fatto intorno la guardia reale come ad una regina...
Il Maestro mi ha detto: Bada che non sia disturbata e rispettala. Io lo faccio.
Ma chi ? Lo sai? chiede Tommaso.
Io no.
Su, dillo... Tu lo sai... insistono vari.
Vi giuro che non so nulla. Il Maestro certo lo sa. Ma io no.
Bisogna farglielo chiedere a Giovanni. A lui dice tutto.
Perch? Cosa ha di speciale tuo Giovanni? E un dio, tuo fratello?
No, Giuda. E il pi buono di noi.
Potete risparmiavi la fatica dice Giacomo dAlfeo. Ieri mio fratello lha vista, mentre rientrava
dal fiume col pesce che gli aveva dato Andrea, e lha chiesto a Ges. Lui ha risposto: Non ha volto.
E uno spirito che cerca Dio. Per Me non altro e cos voglio che sia per tutti. E ha detto quel
voglio in una tal maniera... che vi consiglio di non insistere.
Andr io da lei dice Giuda di Keriot.
Provati se sei capace dice Pietro, rosso come un galletto.
Mi fai la spia con Ges?
Lascio quel mestiere a quelli del Tempio. Noi del lago il pane lo guadagnamo col lavoro e non con
la delazione. Non avere mai paura di una spiata da Simone di Giona. Ma non mi stuzzicare e non
permetterti di disubbidire al Maestro, perch ci sono io...
E tu chi sei? Un povero uomo come me.
Sissignore. Anzi pi povero, pi ignorante, pi rozzo di te. Lo so e non me ne accoro. Mi accorerei
se fossi pari a te nel cuore. Ma il Maestro mi ha dato questo incarico e lo faccio.
Pari a me nel cuore? E che c nel mio cuore da farti schifo? Parla, accusa, offendi...
Ma insomma! scatta lo Zelote e con lui Bartolomeo. Ma insomma, smettila, Giuda. Rispetta i
capelli di Pietro.
Rispetto tutti, ma voglio sapere che c in me...

Subito servito... Lasciatemi parlare... C superbia, tanta da empire questa cucina, c falsit e c'
lussuria.
A me falso?
Si interpongono tutti, e Giuda deve tacere.
Simone, pacato, dice a Pietro: Scusa, amico, se ti dico una cosa. Li ha dei difetti. Ma anche tu ne
hai alcuni. E uno non compatire i giovani. Perch non tieni conto dellet, della nascita... di tante
cose? Vedi, tu agisci per amore verso Ges. Ma non ti accorgi che queste dispute lo stancano? A lui
nn lo dico (e accenna a Giuda) ma a te, maturo e onesto tanto, faccio questa preghiera. Egli ha tante
pene per i nemici. Ma dargliene noi pure! Ha tanta guerra intorno. Ma perch crearne anche nel suo
nido?
E vero. Ges molto triste e anche smagrito dice Giuda Taffeo. La notte lo sento che si volta e
si gira nel suo lettuccio, e sospira. Sere fa mi sono alzato e ho visto che piangeva pregando. Gli ho
detto: Che hai? E Lui mi ha abbracciato e mi ha detto: Voglimi bene. Come faticoso essere il
Redentore! .
Anche io lho trovato col segno del pianto nel bosco del fiume dice Filippo. E alla mia occhiata
interrogativa Egli ha risposto: Sai cosa che fa diverso il Cielo dalla terra, dopo la diversit della
non presenza visibile di Dio? E la mancanza di amore fra gli uomini. Mi strangola come un
capestro. Sono venuto qui a spargere seme agli uccellini per essere amato da esseri che si amano.
Giuda Iscariota (deve essere un poco squilibrato) si getta a terra e piange come un ragazzo.
Entra proprio in quel momento Ges con Gioavanni: Ma che avviene? Questo pianto?...
Colpa mia, Maestro. Ho sbagliato. Ho rimproverato Giuda troppo duramente dice franco Pietro.
No... io... io... il colpevole sono io. Io sono... Io ti do dolore... io non sono buono... io disturbo,
metto malumore, disubbidisco, sono... Ha ragione Pietro. Ma aiutatemi dunque ad essere buono!
Perch qui ho una cosa, qui nel cuore, che mi fa fare cose che non vorrei fare. E pi forte di me... e
do dolore a Te, a Te, Maestro, al quale vorrei dare solo gioia... Credilo! Non falsit...
Ma s, Giuda. Non ne dubito. Tu sei venuto a Me con piena sincerit di cuore, con vero slancio.
Ma sei giovane... Nessuno, neppure tu stesso, ti conosce come Io ti conosco. Su, alzati e vieni qui.
Poi parleremo noi due da soli. Intanto parliamo di quello per cui mi avete chiamato. Che male c se
anche Mannanen venuto? Non pu uno, collaterale dErode, aver sete del Dio vero? Temete per
Me? Ma no. Abbiate fede nella mia parola. Quelluomo non viene che per onesto fine.
Perch non si fatto conoscere allora? chiedono i discepoli.
Appunto perch viene come anima, non come fratello di latte di Erode. Si avvolto nel silenzio
perch pensa che davanti alla parola di Dio nulla la parentela con un re... Noi rispetteremo il suo
silenzio.
Ma se lo mandasse lui, invece?...
Chi? Erode? No. Non abbiate paura.
Chi lo manda, allora? Come sa di Te?
Ma per lo stesso Giovanni mio cugino. Credete che in carcere non mi avr predicato? Ma per
Cusa... ma per la voce della folla... ma per lo stesso odio dei farisei... Anche le fronde e laria
parlano di Me, ormai. Il sasso gettato nellacqua immobile e il bastone ha percosso il bronzo. Le
onde vanno sempre pi vaste, portando allacqua lontana la rivelazione, e il suono lo confida agli
spazi... La terra a imparato a dire: Ges e mai pi tacer. Andate, e siate seco lui cortesi come con
chiunque. Andate, Io resto con Giuda.
I discepoli vanno.
Ges guarda Giuda ancor lacrimoso e chiede: Ebbene? Non hai nulla da dirmi? Tutto Io so di te.
ma voglio saperlo da te. Perch questo pianto? E soprattutto perch questo squilibrio che ti tiene
sempre cos malcontento?
Oh! s, Maestro. Lo hai detto. Io sono di natura geloso. Tu lo sai certo. E soffro a vedere che... a
vedere tante cose. Questo mi rende inquieto e... ingiusto. E divento cattivo mentre non lo vorrei,
no...
E non piangere di nuovo! Di che sei geloso? Abituati a parlare con la tua vera anima. Tu parli
molto, anche troppo. Ma con che? Con listinto e con la mente. Segui tutto un faticoso e continuo

lavoro per dire ci che vuoi dire: parlo di te, del tuo io, perch per quello che devi dire degli altri e
agli altri non ti poni redine e confine. Ugualmente non poni redine e confine alla tua carne. Essa il
tuo cavallo pazzo. Sembri un auriga al quale lintendente delle corse abbia dato due cavalli pazzi.
Luno il senso, laltro... vuoi udire quale laltro? S? E lerrore che non vuoi domare. Tu, auriga
capace ma imprudente, ti fidi della tua capacit e credi sia sufficiente. Vuoi giungere primo... non
perdi tempo a mutare almeno un cavallo. E anzi li aizzi e li sferzi. Vuoi essere il vincitore. Vuoi
lapplauso... non sai che ogni vittoria certa quando conquistata con costante, paziente, prudente,
lavoro? Parla con la tua anima. E da l che voglio venga la tua confessione. O devo dirti Io quello
che hai dentro?
Trovo che anche Tu non sei giusto e non sei fermo, e ne soffro.
Perch mi accusi? In che ho mancato agli occhi tuoi?
Quando io volevo portarti dai miei amici Tu non hai voluto, dicendo: Preferisco stare fra gli
umili Poi Simone e Lazzaro ti hanno detto che era bene mettersi sotto la protezione di un potente e
Tu hai accettato. Tu di preferenza a Pietro, a Simone, a Giovanni... Tu...
Che altro?
Nullaltro, Ges.
Nuvole!... Vesciche nella spuma dellonda. Mi fai pena, perch sei un miserabile che ti torturi
potendo gioire. Puoi dire che lussuoso questo luogo? Puoi dire che ci fu una grande ragione che
mi spinse ad accettarlo? Se Sionne fosse meno matrigna ai suoi profeti sarei qui, nascosto come un
che teme la giustizia umana, e che si rifugia in un luogo dasilo?
No.
E allora? Puoi dire che a te non ho dato missioni come agli altri? Puoi dire che fui acerbo con te
quando anche hai mancato? Tu non fosti sincero... Le vigne... Oh! le vigne! Che nome avevano
quelle vigne? Tu non fosti compiacente con chi soffriva e si redimeva. Tu non fosti neppur
rispettoso verso di Me. E gli altri hanno visto... Eppure una sola voce si alzata a difesa, e sempre.
La mia. Gli altri avrebbero diritto di esser gelosi, perch, se c stato un protetto, sei tu.
Giuda piange avvilito e commosso.
Io vado. E lora in cui sono di tutti. Tu resta. E medita.
Perdonami, Maestro. Non potr aver pace se non ho il tuo perdono. Non essere triste per causa
mia. Sono un ragazzo cattivo... Amo e tormento... Cos con la madre... cos con Te.... Cos con la
sposa se domani avessi una sposa... Sarebbe meglio morissi!...
Sarebbe meglio ti ravvedessi. Ma sei perdonato. Addio.
Ges esce ed accosta luscio.
Fuori Pietro: Vieni, Maestro. E gi tardi. E c tanta gente. Fra poco scende la sera. E Tu
neppure hai mangiato... Quel ragazzo causa di tutto.
Quel ragazzo ha bisogno di voi tutti per non essere pi causa di queste cose. Vedi di ricordartelo,
Pietro. Se fosse tuo figlio lo compatiresti?...
Uhn! S e no. Lo compatirei... ma... gli insegnerei anche qualcosa, anche se gi uomo, come a un
monello cattivo. Gi, fosse mio figlio, non sarebbe cos...
Basta.
S. Basta, Signore mio. Ecco l Mannanen. E quello con quel mantello quasi nero tanto rossso
scuro. Mi ha dato questo per i poveri e mi ha detto se pu restare a dormire.
Che hai risposto?
La verit: Abbiamo letti solo per noi. Vai al paese.
Ges non dice nulla. Per lascia in asso Pietro e va da Giovanni, al quale dice qualcosa.
Poi raggiunge il suo posto e inizia a parlare.
La pace sia con voi tutti e con la pace vi venga luce e santit.
E detto: Non proferire invano il mio Nome.
Quando che lo si nomina invano? Solo quando lo si bestemmia? No. Anche quando lo si nomina
senza rendersi degni di Dio. Pu dire un figlio: Amo il padre e lonoro se poi, a tutto quello che il
padre da lui desidera, oppone opera contraria? Non dicendo: padre, padre che si ama il genitore.
Non dicendo: Dio, Dio che si ama il Signore.

In Israele in cui, come ieri laltro ho spiegato, vi sono tanti idoli nel segreto dei cuori, vi anche
una ipocrita lode a Dio, lode alla quale non corrispondono le opere dei lodatori. In Israele vi anche
una tendenza: quella di trovare tanti peccati nelle cose esteriori, e a non volerli trovare, l dove
realmente sono, nelle cose interiori. In Israele vi anche un stolta superbia, una antiumana e
antispirituale abitudine: quella di giudicare besetemmia il Nome del nostro Dio su labbra pagane, e
si giunge a proibire ai gentili di accostarsi al Dio vero perch si giudica ci sacrilegio.
Questo fino ad ora. Ora non pi.
Il Dio dIsraele lo stesso Dio che ha creato tutti gli uomini. Perch impedire che i creati sentano
lattrazione del loro Creatore? Credete voi che i pagani non sentano qualcosa nel fondo del cuore,
qualcosa di insoddisfatto che grida, che si agita, che cerca? Chi? Che? Il Dio ignoto. E credete voi
che se un pagano tende se stesso allaltare del Dio ignoto, a quellaltare incorporeo che lanima in
cui sempre un ricordo del suo Creatore, lanima che attende di essere posseduta dalla gloria di
Dio, cos come lo fu il Tabernacolo eretto da Mos secondo lordine avuto, e che piange finch
questo possesso non la tiene, Dio respinga il suo offrirsi come si respinge una profanazione? E
credete voi che sia peccato quellatto, suscitato da un onesto desiderio dellanima che svegliata da
appelli celesti dice: Vengo al Dio che le dice: Vieni, mentre sia santit il corrotto culto di un
Israele che offe al Tempio quanto avanza dal suo godimento, ed entra al cospetto di Dio e lo
nomina, questo Purissimo, con anima e corpo che tutta una verminaia di colpe?
No. In verit vi dico che la perfezione del sacrilegio in quellisraelita che con anima impura
pronuncia invano il Nome di Dio. E pronunciarlo invano quando, e stolti non siete, quando per lo
stato dellanima vostra sapete che inutilmente lo pronunciate. Oh! che Io vedo il volto sdegnato di
Dio che si volge con disgusto altrove quando un ipocrita lo chiama, quando lo nomina un
impenitente! E ne ho terrore, Io che pure non merito quel corruccio divino.
Leggo in pi di un cuore questo pensiero Ma allora, fuorch i pargoli, nessuno potr chiamare
Iddio, perch dovunque nelluomo impurit e peccato. No. Non dite cos. E dai peccatori che
quel Nome va invocato. E da coloro che si sentono strozzati da Satana e che vogliono liberarsi dal
peccato e dal Seduttore. Vogliono. Ecco ci che muta il sacrilegio in rito. Volere guarire. Chiamare
il Potente per essere perdonati e per essere guariti. Invocarlo per mettere in fuga il Seduttore.
E detto nella Genesi che il Serpente tent Eva nellora in cui il Signore non passeggiava nellEden.
Se Dio fosse stato nellEden, Satana non avrebbe potuto esservi. Se Eva avesse invocato Iddio,
Satana sarebbe fuggito. Abbiate sempre nel cuore questo pensiero. E con sincerit chiamate il
Signore. Quel Nome salvezza.
Molti di voi vogliono scendere a purificarsi. Ma purificatevi il cuore, incessantemente, scrivendovi
sopra con lamore la parola: Dio. Non bugiarde preghiere. Non consuetudinarie pratiche. Ma col
cuore, col pensiero, con gli atti, con tutto voi stessi dite quel Nome: Dio. Ditelo per non essere soli.
Ditelo per essere sostenuti. Ditelo per essere perdonati.
Comprendete il significato della parola del Dio del Sinai. Invano quando dire: Dio, non
mutazione in bene. Ed peccato allora. Invano non quando, come il battito di sangue nel cuore,
ogni minuto del vostro giorno e ogni vostra onesta azione, bisogno, tentazione, dolore, vi riporta
sulle labbra la figliale parola damore: Vieni, Dio mio!. Allora, in verit, non peccate nominando
il Nome santo di Dio.
Andate. La pace sia con voi.
Non c nessun malato. Ges resta con le braccia conserte addossato alla parete, sotto la tettoia in
cui gi calano le ombre. Ges guarda chi parte sui ciuchini, chi si affreta al fiume per un impulso di
purificazione, chi attraverso ai campi si dirige al paese.
Luomo vestito di rosso cupissimo pare incerto sul da farsi. Ges lo tiene docchio. Infine costui si
muove e va al suo cavallo, poich costui ha un bellissimo cavallo bianco ornato di una gualdrappa
rossa che spenzola da sotto la sella piena di borchie.
Uomo, attendimi dice Ges e lo raggiunge. La sera scende. Hai dove dormire? Vieni da lontano?
Sei solo?
Luomo risponde: Da molto lontano... e andr... non so... In paese, se trover... se no... a Gerico...
Vi ho lasciato la scorta di cui non mi fidavo.

No. Ti offro il mio letto. E gi pronto. Hai cibo?


Nulla ho. Credevo trovare pi ospitale paese...
Nulla vi manca.
Nulla. Neppure lodio per Erode. Sai chi sono?
Il nome di quelli che mi cercano uno solo: fratelli nel nome di Dio. Vieni. Spezzeremo il pane
insieme. Puoi ricoverare il cavallo in quello stanzone. Io dormir l, e te lo guarder...
No, questo mai. Io dormir l. Accetto il pane ma non di pi. Non metter il mio corpo sozzo dove
Tu adagi il tuo santo.
Santo mi credi?
Santo ti so. Giovanni, Cusa... le tue opere... le tue parole... La reggia ne suonante come
conchiglia che conserva il rumore del maroso. Io scendevo da Giovanni... poi lho perso. Ma mi
aveva detto: Uno che pi di me ti raccoglier e ti elever. Non potevi essere che Te. Sono venuto
quando ho saputo dove eri.
Sono rimasti soli sotto la tettoia. I discepoli parlottano presso la cucina e sbirciano.
Torna dal fiume lo Zelote, che era oggi il battezzatore, con gli ultimi battezzati. Ges li benedice e
poi dice a Simone: Luomo il pellegrno che cerca ricovero nel nome di Dio. E nel nome di Dio lo
salutiamo amico.
Simone sinchina e luomo pure. Entrano nello stanzone e Mannanen lega il cavallo alla greppia.
Accorre Giovanni, avvertito da un cenno di Ges, e porta erba e un secchio dacqua. Accorre anche
Pietro con un lumicino ad olio perch gi scuro.
Qui star benissimo. Dio vi compensi. dice il cavaliere, e poi entra fra Ges e Simone nella
cucina in cui fa da luce un fascio di stipa acceso allora.
Tutto ha fine.

122. I discorsi dellAcqua Speciosa: Onora il padre e la madre.


Guarigione di un ebete.
3 marzo 1945.
Ges passeggia lentamente su e gi lungo la sponda del fiume. Il giorno si deve essere fatto da
poco, perch la nebbia di una triste giornata invernale stagna ancora sui canneti delle rive. Non c
nessuno, a perdita docchio, sulle due sponde del Giordano. Solo nebbietta bassa, fruscio dacqua
contro i canneti, borbottio di acque che per le piogge cadute i giorni avanti sono piuttosto motose, e
qualche richiamo duccelli, corto, triste, come lo quando cessata la stagione degli amori e i
pennuti sono intristiti per la stagione e il poco cibo.
Ges li ascolta e pare interessarsi molto al richiamo di un uccellino, che con una regolarit di
orologio piega il capino verso nord e dice un ciruit? lamentoso, e poi piega il capino a sud e ripete
il suo interrogativo ciruit? senza risposta. Finalmente luccelletto pare avere avuto una risposta nel
cip che viene dallaltra sponda e frulla via, attraverso il fiume, con un piccolo strido di gioia. Ges
fa un gesto come per dire: Meno male!, e poi riprende la passeggiata.
Ti disturbo, Maestro? chiede Giovanni che viene dai prati.
No. Che vuoi?
Volevo dirti... mi pare che sia una notizia che ti possa dare sollievo e sono venuto subito, anche per
consigliarmi con Te. Ero a scopare i nostri stanzoni, ed venuto Giuda di Keriot. Mi ha detto: Ti
aiuto. Sono rimasto stupito perch fa sempre poco volentieri anche il comandato di queste umili
cose... ma non ho detto nulla pi che questo: Oh! grazie! Far pi presto e meglio. Lui si messo
a scopare e abbiamo fatto presto. Allora ha detto: Andiamo nel bosco. Sono sempre i vecchi che
portano le legna. Non sta bene. Andiamo noi,. Io non so molto fare. Ma se mi insegni.... E siamo
andati. E mentre ero l che legavo con lui le fascine, mi ha detto: Giovanni, ti voglio dire una cosa.
Parla ho detto. E pensavo che fosse qualche critica. Invece ha detto: Io e te siamo i pi giovani.
Bisognerebbe stare pi uniti. Tu hai quasi paura di me, ed hai ragione perch io non sono buono.

Ma credi... non lo faccio apposta. Delle volte ho il bisogno di essere cattivo. Forse perch, unico
come ero, mi hanno viziato. E vorrei diventare buono. I vecchi, lo so, mi guardano poco bene. I
cugini di Ges sono urtati perch... s, io ho mancato molto con loro, e anche con il loro cugino. Ma
tu sei buono e paziente. Voglimi bene. Fa' conto che io sia un fratello cattivo, s, ma che bisogna
amare anche se cattivo. Lo dice anche il Maestro che bisogna fare cos. Quando mi vedi fare poco
bene, dimmelo. E poi non mi lasciare sempre solo. Quando vado in paese, vieni anche tu. Mi
aiuterai a non fare del male. Ieri ho sofferto molto. Ges mi ha parlato ed io lho guardato. Nel mio
sciocco rancore non guardavo n me stesso n gi altri. Ieri ho guardato e ho visto... Hanno ragione
di dire che Ges sofferente... ed io sento che ne ho colpa anche io. Non voglio pi averla. Vieni
con me. Ci verrai? Mi aiuterai ad essere meno cattivo?. Cos ha detto, e io, te lo confesso, avevo il
cuore che mi batteva come quello di un passero preso da un ragazzo. Batteva di gioia perch ho
piacere che lui diventi buono, per Te ne ho piacere, e batteva un poco di paura perch... non vorrei
diventare come Giuda. Ma poi mi venuto in mente quanto mi avevi detto il giorno che prendesti
Giuda, e ho risposto: S, che ti aiuter. Ma io devo ubbidire, e se ho altri ordini... Pensavo: ora lo
dico al Maestro e se Lui vuole lo faccio, se non vuole mi far dare ordine di non andare lontano
dalla casa.
Senti, Giovanni. Io ti lascio andare. Per mi devi promettere che se senti che qualche cosa ti turba,
tu me lo vieni a dire. Mi hai dato tanta gioia, Giovanni. Ecco qua Pietro col suo pesce. Vai,
Giovanni.
Ges si volge a Pietro: Buona pesca?
Uhm! Non molto. Pesciolini... Ma tutto fa. C Giacomo che brontola perch qualche animale ha
roso la fune e si persa una rete. Ho detto: E lui non doveva mangiare? Abbi compatimento per la
povera bestia. Ma Giacomo non la intende cos... ride Pietro.
Quello che dico Io di uno che un fratello. E quello che voi non sapete fare.
Parli di Giuda?
Parlo di Giuda. Egli ne soffre. Ha desideri buoni e tendenze perverse. Ma dimmi un poco tu,
esperto pescatore. Quando Io volessi andare in barca sul Giordano e raggiungere il lago di
Genezaret come potrei fare? Ci riuscirei?
Eh! sarebbe un lavorone! Ma ci riusciresti con barchette piatte... Faticoso, sai? Lungo.
Bisognerebbe sempre misurare il fondo, avere occhio alle rive e alle secche, ai boschetti
galleggianti, alla corrente. La vela non serve in questi casi, anzi... Ma vuoi tornare al lago seguendo
il fiume? Guarda che contro corrente si va male. Bisogna essere in molti, se no...
Tu lhai detto. Quando uno un vizioso, per andare al Bene deve andare contro corrente, e non
pu, da solo, uno riuscire. Giuda proprio uno di questi. E voi non lo aiutate. Il meschino va su,
solo, e urta nel fondale, sfrega sulle secche, si impiglia nei boschetti galleggianti, viene preso dai
gorghi. Daltronde se misura il fondo, non pu contemporaneamente tenere il timone o il remo.
Perch allora lo si rimprovera se non procede? Avete piet degli estranei e di lui, vostro compagno,
no? Non giusto. Vedi l Giovanni e lui che vanno al paese a prendere pane e verdure? Egli ha
chiesto in grazia di non andare solo. E lha chiesto a Giovanni, perch non sciocco, e sa come voi
vecchi la pensate su di lui.
E Tu lo hai mandato? E se si guasta anche Giovanni?
Chi? Mio fratello? Perch si guasta? chiede Giacomo che giunge con la rete ripescata contro un
canneto.
Perch Giuda va con lui.
Da quando?
Da oggi, ed Io lho permesso.
Allora, se lo permetti Tu...
S, lo consiglio anzi a tutti. Lo lasciate troppo solo. Non siate dei giudici per lui solo. Non
peggiore di tanti. Ma pi viziato, fin dallinfanzia.
S, deve essere cos. Se avesse avuto per padre e madre Zebedeo e Salome, cos non sarebbe. I miei
parenti sono buoni. Ma si ricordano di avere un diritto e un dovere sui figli.
Hai detto giusto. Oggi parler proprio di questo. Ora andiamo. Vedo gi della gente che si muove

sui prati.
Io non so come faremo pi a vivere. Non c pi ora di mangiare, di pregare, di riposare... e la
gente aumenta sempre dice Pietro fra ammirato e seccato.
Te ne duoli? Segno che vi ancora ricerca di Dio.
S, Maestro. Ma Tu ne soffri. Sei rimasto anche senza mangiare ieri, e questa notte senza altre
coperture che il tuo mantello. Se lo sapesse tua Madre!
Benedirebbe Dio che mi porta tanti fedeli.
E rampognerebbe me al quale si raccomandata finisce Pietro.
Vengono in gi verso di loro, gesticolando, Filippo e Bartolomeo. Vedono Ges ed affrettano il
passo dicendo: Oh! Maestro! Ma come facciamo? C un vero pellegrinaggio; e malati, e
piangenti, e poveri senza mezzi che vengono da lontano.
Compreremo pane. I ricchi dnno oboli. Non c che usarli.
Le giornate sono brevi. La tettoia gi ingombra di gente in bivacco. Le notti sono umide e
fredde.
Hai ragione, Filippo. Ci stringeremo tutti in uno stanzone. Possiamo farlo, e attrezzeremo gli altri
due per coloro che non possono raggiungere le case entro sera.
Ho capito! Fra poco dovremo chiedere agli ospiti il permesso di mutarci la veste. Saranno cos
invadenti che ci faranno fuggire noi brontola Pietro.
Vedrai altre fughe, Pietro mio! Che ha quella donna? Ormai sono gi sullaia e Ges nota una
donna piangente.
Mah! Cera anche ieri, e anche ieri piangeva. Quando Tu parlavi con Mannanen si mossa per
venirti incontro, poi se ne andata. Deve stare al paese, o qui vicino, perch tornata: Malata non
pare...
La pace sia con te, donna dice Ges passandole accanto.
E lei risponde piano: E con Te. Nullaltro.
Ci saranno almeno trecento persone. Sotto la tettoia vi sono degli zoppi, ciechi, muti; uno tutto
agitato da un tremito; un giovinetto palesemente idrocefalo, tenuto per mano da un uomo. Non fa
che mugolare, sbavare, dimenare il suo testone dallespressione ebete.
E forse figlio di quella donna? chiede Ges.
Non so. Simone si occupa dei pellegrini, e sa.
Chiamano lo Zelote e lo interrogano. Ma luomo non con la donna. Essa sola. Non fa che
piangere e pregare. E mi ha chiesto poco fa: Guarisce anche i cuori, il Maestro? spiega lo Zelote.
Sar qualche moglie tradita commenta Pietro.
Mentre Ges va verso i malati, Bartolomeo con Matteo vanno alla purificazione con molti
pellegrini.
La donna nel suo angolo piange e non si muove.
Ges non nega a nessuno il miracolo. Bello quello dellebete al quale infonde intelletto con lalito,
tenendo poi il testone fra le sue lunghe mani. Tutti si affollano. Anche la velata, forse perch c
molta gente, osa avvicinarsi alquanto, e si pone presso la donna piangente.
Ges dice al cretino: Io voglio in te la luce dellintelletto per fare via alla luce di Dio. Odi, di' con
Me: Ges. Dillo, lo voglio.
Lebete che prima mugolava come una bestia, nullaltro che un mugolio, farfuglia a fatica: Ges,
anzi: Gegi.
Ancora ordina Ges tenendo sempre fra le mani la testa deforme e dominandolo col suo sguardo.
Ges-s
Ancora.
Ges! dice finalmente il cretino. E locchio non pi cos vuoto despressione, la bocca ha un
sorriso diverso.
Uomo dice Ges al padre. Hai avuto fede! Tuo figlio guarito. Interrogalo. Il nome di Ges
miracolo contro i morbi e le passioni.
Luomo dice al figlio: Chi sono io?
E il ragazzo: Il padre mio.

Luomo si stringe al cuore il figlio, e spiega: Mi nato cos. La sposa m morta nel parto e lui era
impedito nella mente e nella favella. Ora vedete. Ho avuto fede, s. Vengo da Joppe. Che devo fare
per Te, Maestro?
Essere buono. E con te il figli tuo. Nulla pi.
E amarti! Oh! andiamo subito a dirlo alla madre di tua madre. E lei che mi ha persuaso a questo.
Che sia benedetta!
I due vanno felici. Della passata sventura non resta che la grossa testa del ragazzo. L'espressione e
la parola sono normali.
Ma guarito per volont tua o per potere del Nome tuo? chiedono molti.
Per volont del Padre, sempre benigno al Figlio. Ma anche il mio Nome salvezza. Voi lo sapete:
Ges vuol dire Salvatore. La salvezza dellanima e dei corpi. Chi dice il Nome di Ges con vera
fede risorge dai morbi e dal peccato, perch in ogni malattia spirituale o fisica lunghia di Satana,
il quale crea le malattie fisiche per portare alla ribellione e alla disperazione attraverso la sofferenza
della carne, e quelle morali o spirituali per portare alla dannazione.
Allora, secondo Te in ogni afflizione del genere umano non estraneo Belzeb.
Non estraneo. Per lui malattia e morte sono entrate nel mondo. E delitto e corruzione
ugualmente per lui sono entrate nel mondo. Quando vedete uno tormentato da qualche sventura,
pensate pure che egli soffre per Satana. Quando vedete che uno causa di sventura, pensate anche
che egli strumento di Satana..
Ma le malattie vengono da Dio.
Le malattie sono un disordine nellordine. Perch Dio ha creato luomo sano e perfetto. Il
disordine portato da Satana nellordine dato da Dio, ha portato seco le infermit della carne e le
conseguenze delle stesse, ossia la morte, oppure le ereditariet funeste. Luomo ha ereditato da
Adamo ed Eva la macchia di origine. Ma non quella sola. E la macchia sempre pi si estende
abbracciando i tre rami delluomo: la carne sempre pi viziosa e perci debole e malata, il morale
sempre pi superbo e perci corrotto, lo spirito sempre pi incredulo ossia sempre pi idolatra.
Perci occorre, come ho fatto Io con quel deficiente, insegnare il Nome che fuga Satana, scolpirlo
nella mente e nel cuore, metterlo sull io come un sigillo di propriet.
Ma Tu ci possiedi? Chi sei, che tanto ti credi?
Fosse cos! Ma non . Vi possedessi, sareste gi salvi. E sarebbe il mio diritto. Perch Io sono il
Salvatore e dovrei avere i miei salvati. Ma coloro che avranno fede in Me, li salver.
Giovanni..., io vengo da Giovanni, mi ha detto: Vai da Colui che parla e battezza presso Efraim e
Gerico. Egli ha il potere di sciogliere e legare, mentre io non posso che dirti: fa penitenza, per
rendere agile lanima tua a seguire la salute, dice uno dei miracolati, che prima si reggeva sulle
stampelle ed ora si muove spedito.
Non me soffre il Battista di perdere la folla? chiede uno.
E quello che ha parlato prima, risponde: Soffrire? Dice a tutti: Andate! Andate! Io sono lastro
che scende. Egli lastro che sale e si fissa eterno nel suo splendore. Per non rimanere nelle tenebre,
andate da Lui prima che il mio lucignolo si spenga.
Non dicono cos i farisei! Loro sono pieni di astio perch Tu attiri le folle. Lo sai?
Lo so risponde brevemente Ges.
Si attacca una disputa sulla ragione o meno del modo di agire dei farisei. Ma Ges la tronca con un:
Non criticate che non ammette replica.
Tornano Bartolomeo e Matteo coi battezzati.
Ges inizia a parlare.
La pace sia con voi tutti.
Ho pensato, posto che ora venite qui sin dal mattino, e pi comodo vi partire a met giorno, di
parlarvi di Dio al mattino. Ho anche pensato di alloggiare i pellegrini che non possono tornare alle
case entro sera. Io sono pellegrino a mia volta e non possiedo che il minimo indispensabile datomi
dalla piet di un amico. Giovanni ha ancora meno di Me. Ma da Giovanni vanno persone sane o
semplicemente poco malate, rattratti, ciechi, muti. Ma non morenti o febbrili come da Me. Vanno
da lui per battesimo di penitenza. Da Me venite anche per la guarigione dei corpi. La Legge dice:

Ama il tuo prossimo come te stesso . Io penso e dico: come mostrerei amare i fratelli se chiudessi
il mio cuore ai loro bisogni anche fisici? E concludo: dar loro ci che mi fu dato. Stendendo la
mano ai ricchi chieder il pane dei poveri, levandomi il letto accoglier in esso lo stanco e il
sofferente.
Siamo tutti fratelli. E lamore non si prova a parole, ma a fatti. Colui che chiude il cuore al suo
simile, ha cuor di Caino. Colui che non ha amore un ribelle al comando di Dio. Siamo tutti fratelli.
Eppure Io vedo, e voi vedete, che anche nellinterno delle famiglie - l dove il sangue uguale
ribadisce, anche col sangue e la carne, la fratellanza che ci viene da Adamo - vi sono odi e attriti. I
fratelli sono contro i fratelli, i figli contro ai genitori, i consorti luno allaltro nemici.
Ma per non essere malvagi fratelli sempre, e adulteri sposi un giorno, bisogna imparare sino dalla
prima et il rispetto verso la famiglia, organismo che il pi piccolo ed il pi grande del mondo. Il
pi piccolo rispetto allorganismo di una citt, di una regione, di una nazione, di un continente. Ma
il pi grande perch il pi antico; perch messo da Dio quando ancora il concetto di patria, di paese
non esisteva, ma gi era vivo e operante il nucleo famigliare, sorgente alla razza e alle razze,
piccolo regno in cui luomo re, la donna regina, sudditi i figli. Pu mai un regno durare se diviso e
nemico fra i suoi singoli abitanti? Non pu durare. E in verit non dura una famiglia se non c
ubbidienza, rispetto, economia, buona volont, operosit, amore.
Onora il padre e la madre dice il Decalogo. Come si onorano? Perch si devono onorare?
Si onorano con vera ubbidienza, con esatto amore, con confidente rispetto, con un timore
riverenziale che non preclude la confidenza ma nello stesso tempo non ci fa trattare i maggiori come
fossimo servi ed inferiori. Si devono onorare perch, dopo Dio, i datori della vita e di tutte le
necessit materiali della vita, i primi maestri, i primi amici del giovane essere nato alla terra, sono il
padre e la madre.
Si Dice: Dio ti benedica, si dice: grazie a quello che ci raccoglie un oggetto caduto o ci d un
tozzo di pane. Ed a questi che si spezzano nel lavoro per sfamarci, per tesserci le vesti e tenerle
monde, per questi che si alzano per scrutare il nostro sonno, si negano riposo per curarci, ci fanno
letto del loro seno nelle nostre stanchezze pi dolorose, non diremo, con lamore: Dio ti benedica,
grazie?
Sono i nostri maestri. Il maestro temuto e rispettato. Ma esso ci prende quando gi sappiamo
lindispensabile per reggerci e nutrirci e dire le cose essenziali, e ci lascia quando il pi arduo
insegnamento della vita, ossia il vivere, ci deve essere ancora insegnato. E sono il padre e la
madre che ci preparano alla scuola prima, alla vita poi.
Sono i nostri amici. Ma quale amico pu essere pi amico di un padre? E quale pi amica di una
madre? Potete tremare di essi? Potete dire: Sono tradito da lui, da lei? Eppure ecco il giovane
stolto e la ancora pi stolta fanciulla che si fanno amici degli estranei, e chiedono il cuore al padre e
alla madre, e si guastano mente e cuore con contatti che sono imprudenti se pure non colpevoli,
cagione di lacrime paterne e materne che rigano come gocce di piombo fuso il cuore dei genitori.
Quelle lacrime per, Io ve lo dico, non cadono nella polvere e nelloblio. Dio le raccoglie le
numera. Il martirio di un genitore calpestato avr premio dal Signore. Ma latto del figlio
suppliziatore di un genitore neppure sar dimenticato, anche se il padre e la madre supplicano nel
loro dolente amore, piet di Dio per il figlio colpevole.
Onora o il padre e la madre se vuoi vivere lungamente sulla terra detto. Ed eternamente in
Cielo, Io aggiungo. Troppo poco sarebbe il castigo di vivere poco qui per avere mancato ai
genitori! Lal di l non fola, e nellal di l si avr premio o castigo a seconda di come vivemmo.
Chi manca ad un genitore manca a Dio, perch Dio ha dato per il genitore comando damore, e chi
non ama pecca. Perde perci cos, pi della vita materiale, la vera vita di cui vi ho parlato, e va
incontro ad una morte, ha anzi gi la morte avendo lanima in disgrazia del suo Signore, ha gi in
s il delitto perch ferisce lamore pi santo dopo Dio, ha gi in s i germi dei futuri adultri perch
da cattivo figlio viene perfido sposo, ha gi in s gli stimoli del pervertimento sociale perch da un
cattivo figlio sboccia il futuro ladro, il truce e violento assassino, il freddo strozzino, il libertino
seduttore, il gaudente cinico, il ripugnante traditore della patria, degli amici, dei figli, della sposa, di
tutti. E potete aver stima e fiducia di colui che ha saputo tradire lamore di una madre e deridere i

capelli bianchi di un padre?


Per, udite ancora, per al dovere dei figli corrisponde un pari dovere dei genitori. Maledizione al
figlio colpevole! Ma maledizione anche al colpevole genitore. Fate che i figli non vi possano
criticare e copiare nel male. Fatevi amare per un amore dato con giustizia e misericordia. Dio
Misericordia. I genitori, secondi solo a Dio, siano misericordia. Siate esempio e conforto dei figli.
Siate pace e guida. Siate il primo amore dei vostri figli. Una madre sempre la prima immagine
della sposa che noi vorremmo. Un padre per le figlie giovinette ha il volto che esse sognano per lo
sposo. Fate che soprattutto i figli e le figlie scelgano con saggia mano i reciproci consorti pensando
alla madre, al padre, e volendo nel consorte ci che nel padre, nella madre: una virt verace.
Se avessi a parlare finch esaurito largomento, non basterebbe il giorno e la notte. Onde abbrevio
per amore di voi. Il resto ve lo dica lo Spirito eterno. Io getto il seme e poi passo. Ma il seme nei
buoni getter radica e far spiga. Andate. La pace sia con voi.
Chi parte, se ne va svelto. Chi resta, entra nel terzo stanzone e mangia il suo pane o quello che i
discepoli offrono in nome di Dio. Su rustici cavalletti sono state messe assi e paglia e l possono
dormire i pellegrini.
La donna velata va via con passo svelto, laltra che piangeva fin da prima e che ha sempre pianto
mentre Ges parlava, si aggira incerta e poi si decide ad andarsene.
Ges entra nella cucina per prendere il suo cibo. Ma ha appena cominciato a mangiare che viene
bussato alla porta.
Si alza Andrea, pi vicino ad essa, ed esce nella corte. Parla poi rientra: Maestro, una donna, quella
che piangeva, ti vuole. Dice che deve andare via e che deve parlarti.
Ma a questo modo come e quando mangia il Maestro? esclama Pietro.
Dovevi dirle di venire pi tardi dice Filippo.
Silenzio. Manger dopo. Andate avanti voi.
Ges esce. La donna l fuori.
Maestro... una parola... Tu hai detto... Oh! vieni dietro la casa! E penoso dire il mio dolore!
Ges laccontenta senza parlare. Solo quando dietro alla casa, chiede: Che vuoi da Me?
Maestro... io ti ho sentito prima, quando parlavi fra noi... e poi ti ho sentito quando predicavi.
Sembra Tu abbia parlato per me. Tu hai detto che ogni malattia fisica o morale Satana... Io ho un
figlio malato nel cuore. Ti avesse udito quando dicevi dei genitori! E il mio tormento. Si sviato
con cattivi compagni ed ... proprio come Tu dici... ladro... in casa per ora, ma... E rissoso...
prepotente... Giovane come , si rovina con lussurie e crapule. Mio marito lo vuole cacciare. Io... io
sono la madre... e soffro a morirne. Vedi come ansa il mio petto? E il cuore che mi si spezza per
tanto dolore. E da ieri che voglio parlarti perch... spero in Te, mio Dio. Ma non osavo dire niente.
E cos doloroso per una mamma dire: Ho un figlio crudele!. La donna piange, curva e dolente,
davanti a Ges.
Non piangere pi. Egli guarir dal suo male.
Se potesse udirti, s. Ma lui non vuole udirti. Oh! non guarir mai! .
Ma hai fede tu per lui? Hai volont tu per lui? .
E me lo chiedi? Vengo dalla Alta Perea per pregarti per lui... .
E allora va. Quando giungerai alla casa tuo figlio ti verr incontro pentito .
Ma come? .
Come? E credi che Dio non possa ci che Io chiedo? Tuo figlio l. Io sono qua. Ma Dio
dovunque. Io dico a Dio: Padre, per questa madre piet. E Dio tuoner il suo richiamo nel cuore di
tuo figlio. Vai, donna. Un giorno passer per le contrade del tuo paese e tu, orgogliosa del tuo
maschio, mi verrai incontro insieme a lui. E quando egli ti pianger sui ginocchi, chiedendoti
perdono e narrandoti la sua misteriosa lotta da cui uscito con unanima nuova, e ti chieder come
avvenne, tu digli: E per Ges che sei rinato al Bene. Parlagli di Me. Se a Me sei venuta, segno
che sai. Fa' che egli sappia e mi pensi per avere seco la forza che salva. Addio. La pace alla madre
che ebbe fede, al figlio che torna, al padre contento, alla famiglia ricomposta. Va.
La donna se ne va verso il paese e tutto ha fine.

123. I discorsi dellAcqua Speciosa: Non fornicare.


Laffronto di cinque notabili.
4 marzo 1945.
Dice Ges:
Abbi pazienza, anima mia, per la doppia fatica. E tempo di sofferenza. Sai come ero stanco gli
ultimi giorni?! Tu lo vedi. Mi appoggio nellandare a Giovanni, a Pietro, a Simone, anche a Giuda...
S. Ed Io che emanavo miracolo solo sfiorando con le mie vesti, non potei mutare quel cuore!
Lascia che Io mi appoggi a te, piccolo Giovanni, per ridire le parole gi dette negli ultimi giorni a
quei pervicaci ottusi sui quali lannuncio del mio tormento scorreva senza penetrare. E lascia anche
che il Maestro dica le sue ore di predicazione nella triste pianura dellAcqua Speciosa. Ed Io ti
benedir due volte. Per la tua fatica e per la tua piet. Numero i tuoi sforzi, raccolgo le tue lacrime.
Agli sforzi per amore dei fratelli sar data la ricompensa di quelli che si consumano per fare noto
Dio agli uomini. Alle tue lacrime per il mio soffrire dellultima settimana sar dato in premio il
bacio di Ges. Scrivi e sii benedetta.
Ges ritto su un mucchio di tavole alzate come una tribuna in uno degli stanzoni, lultimo, e parla
con voce tonante, presso la porta, per essere udito tanto da quelli che sono nella stanza come da
quelli che sono sotto la tettoia e sino allaia allagata dalla pioggia. Sotto i loro mantelloni scuri e di
lana non conciata, sulla quale lacqua non ha presa, paiono tanti frati. Nella stanza sono i pi deboli,
sotto la tettoia le donne, nella corte, allacqua, i robusti, uomini per lo pi.
Pietro va e viene, scalzo e con la sola veste corta sotto un telo che si messo sul capo, e non perde
il buon umore anche se deve sguazzare nellacqua e fare una doccia non richiesta. Con lui sono
Giovanni, Andrea, e Giacomo. Trasportano dall'altro stanzone con precauzione dei malati e guidano
dei ciechi o sorreggono degli storpi.
Ges attende con pazienza che tutti siano a posto. E solo si duole che i quattro discepoli siano
bagnati come delle spugne messe in un secchio.
Niente, niente! Siamo di legno impeciato. Non te la prendere. Facciamo un altro battesimo, e il
battezzatore Dio stesso risponde Pietro ai rammarichi di Ges.
Finalmente tutti sono a posto e Pietro pensa di potersi andare a mettere una veste asciutta. E lo fa
cogli altri tre. Ma quando ha raggiunto da capo il Maestro, vede sporgere dallangolo della tettoia il
mantellone bigio della velata e, senza pi pensare che per andare da lei deve riattraversare la corte
in diagonale sotto lo scroscio della pioggia che infittisce e nelle pozze che schizzano fino al
ginocchio cos percosse dai goccioloni, va da lei. La prende per un gomito, senza spostare il
mantello, e la trascina bene in su, presso la parete dello stanzone, al riparo dallacqua. E poi le si
pianta vicino, duro e immobile come una sentinella.
Ges ha visto. Ha sorriso chinando il capo per celare la luminosit del suo sorriso. Ora parla.
Non dite, voi che siete venuti costanti a Me, che Io non parlo con ordine e salto via qualcuno dei
dieci comandi. Voi udite. Io vedo. Voi ascoltate. Io applico ai dolori e alle piaghe che vedo in voi.
Io sono il Medico. Un medico va prima ai pi malati, a quelli che sono pi prossimi a morte. Poi si
rivolge ai meno gravi. Io pure.
Oggi dico: Non fornicate.
Non volgete intorno lo sguardo cercando di leggere sul volto di uno la parola lussurioso. Abbiate
carit reciproca. Amereste che uno la leggesse su di voi? No. E allora non cercate leggerla
nellocchio turbato del vicino, sulla fronte che arrossa e si curva al suolo. E poi... Oh! dite, voi
uomini in specie. Quale fra voi non ha mai messo i denti in questo pane di cenere e sterco che la
soddisfazione sessuale? Ed lussuria solo quella che vi spinge per unora fra braccia meretrici?
Non lussuria anche il profanato connubio con la sposa, profanato perch vizio legalizzato
essendo reciproca soddisfazione del senso, evadendo alle conseguenze dello stesso?
Matrimonio vuol dire procreazione, e latto vuol dire e deve essere fecondazione. Senza ci

immoralit. Non si deve del talamo fare un lupanare. E tale diventa se si sporca di libidine e non si
consacra con delle maternit La terra non respinge il seme. Lo accoglie e ne fa pianta. Il seme non
fugge dalla zolla dopo esservi deposto. Ma subito genera radice e si abbranca per crescere e fare
spiga, ossia la creatura vegetale nata dal connubio fra la zolla e il seme. Luomo il seme, la donna
la terra, la spiga il figlio. Rifiutarsi a far la spiga e sperdere la forza in vizio colpa. E
meretricio commesso sul letto nuziale, ma per nulla dissimile dallaltro, anzi aggravato dalla
disubbidienza al comando che dice: Siate una sola carne e moltiplicatevi nei figli.
Perci, vedete, o donne volutamente sterili, mogli legali e oneste non agli occhi di Dio ma del
mondo, che ciononostante voi potete essere come prezzolate femmine e fornicare ugualmente pur
essendo del solo marito, perch non alla maternit ma al piacere andate troppo e troppo spesso. E
non riflettete che il piacere un tossico che aspirato da qual che sia bocca contagia, fa arsi di un
fuoco che credendo saziarsi si spinge fuor dal focolare e divora, sempre pi insaziabile, lasciando
acre sapor di cenere sotto la lingua e disgusto e nausea e sprezzo di s e del compagno di piacere,
perch quando la coscienza risorge - e fra luna febbre e laltra essa sorge - non pu non nascere
questo sprezzo di s, avviliti fino a sotto la bestia?
Non fornicate detto.
E fornicazione molta parte delle azioni carnali delluomo. E non contemplo neppure quelle
inconcepibili unioni da incubo che il Levitico condanna con queste parole: Uomo, non ti
accosterai alluomo come fosse una donna, e: Non ti accosterai ad alcuna bestia per non
contaminarti con essa. E cos far la donna e non si unir a bestia perch scellerataggine. Ma
dopo aver accennato al dovere degli sposi verso il matrimonio, che cessa dessere santo quando, per
malizia, diviene infecondo, vengo a parlare della vera e propria fornicazione fra uomo e donna per
vizio reciproco e per compenso in denaro o in doni.
Il corpo umano un magnifico tempio che racchiude un altare. Sullaltare dovrebbe essere Dio. Ma
Dio non dove corruzione. Perci il corpo dellimpuro ha laltare sconsacrato e senza Dio. Pari a
colui che si avvoltola ebbro nel fango e nei rigurgiti della propria ebbrezza, luomo avvilisce se
stesso nella bestialit della fornicazione e diviene peggio del verme e della bestia pi immonda.
E ditemi, se fra voi alcuno che ha depravato se stesso sino a commerciare il suo corpo come si fa
mercato di biade o di animali, quale bene ne venuto? Prendetevi proprio il vostro cuore in mano,
osservatelo, interrogatelo, ascoltatelo, vedete le sue ferite, i suoi brividi di dolore, e poi dite e
rispondetemi: era cos dolce quel frutto da meritare questo dolore di un cuore che era nato puro e
che voi avete costretto a vivere in un corpo impuro, a battere per dare vita e calore alla lussuria, a
logorarsi nel vizio?
Ditemi: ma siete tanto depravate da non singhiozzare nel segreto, sentendo una voce di bimbo che
chiama: mamma e pensando alla vostra madre, o donne di piacere, fuggite da casa, o cacciate da
essa perch il frutto marcito non rovinasse col suo trasudante marciume gli altri fratelli? Pensando
alla vostra madre che forse morta dal dolore di doversi dire: Ho partorito un obbrobrio?
Ma non vi sentite cadere il cuore per terra, incontrando un vecchio solenne nella sua canizie e
pensando che su quella del padre voi avete gettato il disonore come un fango preso a piene mani, e
col disonore lo scherno del paese natio?
Ma non vi sentite torcere le viscere di rimpianto vedendo la felicit di una sposa o la innocenza di
una vergine, e dovendo dire: Io tutto questo lho rinunciato e non lo avr mai pi ?
Ma non sentite come scotennarvi dalla vergogna il volto, incontrando lo sguardo degli uomini o
bramoso o pieno di spregio?
Ma non sentite la vostra miseria quando avete sete di un bacio di un bimbo e non osate dire:
Dammelo, perch avete ucciso delle vite allinizio, respinte da voi come peso noioso e un inutile
impiccio, staccate dallalbero che pur le aveva concepite, e gettate a far da letame, e ora quelle
piccole vite vi gridano: assassine!?
Ma non tremate, soprattutto, di quel Giudice che vi ha create e vi attende per chiedervi: Che hai
fatto di te stessa? Per questo, forse, ti ho dato la vita? Pullulante nido di vermi e putrefazione, come
osi stare al mio cospetto? Tutto avesti di ci che per te era il dio: il piacere. Va' nella maledizione
senza termine?.

Chi piange? Nessuno? Voi dite: nessuno? Eppure lanima mia va incontro ad unaltra anima che
piange. Perch le va incontro? Per lanciarle lanatema perch meretrice? No. Perch mi fa piet
lanima sua. Tutto in Me repelle per il suo corpo sozzo, sudato nella fatica lasciva. Ma la sua anima!
Oh! Padre! Padre! Anche per questanima Io ho preso carne ed ho lasciato il Cielo per essere il
Redentore suo e di tante sue anime sorelle! Perch devo non raccogliere questa pecora errante e
portarla allovile, mondarla, unirla al gregge, darle pascoli e un amore che sia perfetto come solo il
mio pu essere, cos diverso da quelli che ebbero fin qui per lei nome di amore e non erano che odii,
cos pietoso, completo, soave che ella pi non rimpianga il tempo passato, o lo rimpianga solo per
dire: Troppi giorni ho perduto lungi da Te, eterna Bellezza. Chi mi rende il tempo perduto? Come
gustare nel poco che mi resta quanto avrei gustato se fossi stata sempre pura?
Eppure non piangere, anima calpestata da tutta la libidine del mondo. Ascolta: sei un cencio lurido.
Ma puoi tornare fiore. Sei un letamaio. Ma puoi divenire aiuola. Sei un animale immondo. Ma puoi
tornare angelo. Un giorno lo fosti. Danzavi sui prati fioriti, rosa fra le rose, fresca come esse,
olezzante di verginit. Cantavi serena le tue canzoni di bambina e poi correvi dalla madre, dal
padre, e dicevi loro: Voi siete i miei amori. E linvisibile custode che ogni creatura ha al fianco,
sorrideva della tua anima bianco-azzurra... E poi? Perch? Perch hai strappato le tue ali di piccolo
innocente? Perch hai calpestato un cuore di padre e di madre per correre ad altri cuori insicuri?
Perch hai piegato la voce pura a menzognere frasi di passione? Perch hai infranto lo stelo della
rosa e violata te stessa?
Pentiti, figlia di Dio. Il pentimento rinnova. Il pentimento purifica. Il pentimento sublima. Luomo
non ti pu perdonare? Neppure tuo padre potrebbe pi? Ma Dio pu. Perch la bont di Dio non ha
paragone con la bont umana e la sua misericordia infinitamente pi grande della umana miseria.
Onora te stessa rendendo, con una vita onesta, onorevole la tua anima. Giustificati presso Iddio non
peccando pi contro la tua anima. Fatti un nome nuovo presso Dio. E quello che vale. Sei il vizio.
Diventa lonest. Diventa il sacrificio. Diventa la martire del tuo pentimento. Sapesti bene
martirizzare il tuo cuore per far godere la carne. Ora sappi martirizzare la carne per dare uneterna
pace al cuore.
Vai. Andate tutti. Ognuno col suo peso e col suo pensiero, e meditate. Dio tutti attende e non rigetta
nessuno di quelli che si pentono. Il Signore vi dia la sua luce per conoscere la vostra anima.
Andate.
Molti vanno via verso il paese. Altri entrano nello stanzone. Ges va verso i malati e li risana.
Un gruppo di uomini parlotta in un angolo; divisi fra diverse tendenze, gesticolano, e si accalorano.
Alcuni sono accusatori di Ges, altri difensori, altri ancora esortano questi e quelli a pi maturo
giudizio.
Infine i pi accaniti, forse perch pochi rispetto agli altri due gruppi, prendono una via di mezzo.
Vanno da Pietro, che insieme a Simone trasporta le barelle ormai inutili di tre miracolati, e lo
assalgono prepotenti dentro allo stanzone mutato in foresteria dei pellegrini. Dicono: Uomo di
Galilea, ascolta.
Pietro si volta e li guarda come bestie rare. Non parla, ma il suo viso un poema. Simone getta solo
unocchiata ai cinque energumeni e poi esce, lasciando tutti in asso.
Uno dei cinque riprende: Io sono Samuele, lo scriba; costui laltro scriba Sadoch; e questo il
giudeo Eleazaro, molto noto e potente; e questo lillustre anziano Callascebona; e questo, infine,
Nahum. Capisci? Nahum e il tono addirittura enfatico.
Pietro fa un lieve inchino ad ogni nome, ma allultimo resta a mezza via, e dice, con la massima
indifferenza: Non so. Mai sentito. E... non capisco niente.
Rozzo pescatore! Sappi che il fiduciario di Anna!
Non conosco Anna; ossia conosco molte donne di nome Anna. Ce ne una fungaia anche a
Cafarnao. Ma non so di che Anna costui fiduciario.
Costui? A me si dice: costui?
Ma cosa vuoi che ti dica? Asino o uccello? Quando andavo a scuola mi ha insegnato il maestro a
dire costui parlando di un uomo e, se non ho le traveggole, tu sei un uomo.
Luomo si dimena come fosse torturato da quelle parole. Laltro, il primo che ha parlato, spiega:

Ma Anna il suocero di Caifa...


Aaaah!... Capito!!! Ebbene?
Ebbene, sappi che noi siamo sdegnati!
Di che? Del tempo? Anche io. E la terza volta che mi cambio veste e ora non ho pi nulla di
asciutto.
Ma non fare lo stolto!
Stolto? E la verit. Se non siete sdegnati del tempo, di che allora? Dei romani?
Del tuo Maestro! Del falso profeta.
Ehi! caro Samuele! Bada che mi sveglio, e sono come il lago. Dalla bonaccia alla tempesta non ci
tengo che un attimo. Guarda come parli...
Sono entrati anche i figli di Zebedeo e di Alfeo, e con loro lIscariota e Simone, e si stringono a
Pietro che alza sempre pi la voce.
Tu non toccherai con le tue mani plebee i grandi di Sionne!
Oh! che bei signorini! E voi non toccatemi il Maestro, perch altrimenti volate nel pozzo, subito, a
purificarvi per davvero, di dentro e di fuori.
Faccio osservare ai dotto del Tempio che la casa domino privato dice pacato Simone. E
lIscariota rincara: e che il Maestro, io ne sono mallevadore, ha sempre avuto per la casa altrui,
prima fra tutte la casa del Signore, il massimo rispetto. Sia usato uguale verso la sua.
Tu taci, verme subdolo!
Subdolo in quanto! Mi avete fatto schifo e sono venuto dove schifo non . E voglia Dio che essere
stato con voi non mi abbia corrotto fino nel fondo!
Breve: che volete? chiede asciutto Giacomo di Alfeo.
E tu chi sei?
Sono Giacomo di Alfeo, e Alfeo di Giacobbe, e Giacobbe di Matan, e Matan di Eleazar, e se vuoi
ti dico tutta lascendenza sino a re Davide da cui vengo. E cugino sono del Messia. Per cui ti prego
di parlare con me, di stirpe reale e di razza giudea, se alla tua alterigia schifo parlare con un onesto
israelita che conosce Dio meglio di Gamaliele e Caifa. Andiamo. Parla.
Il tuo Maestro e parente si fa seguire dalle prostitute. Quella velata una di esse. Lho vista mentre
vendeva delloro. E lho riconosciuta. E lamante fuggita a Sciammai. Questo lo disonora.
Chi? A Sciammai il rabbino? Allora deve essere una vecchia carcassa. Fuori pericolo perci...
motteggia lIscariota.
Taci, folle! A Sciammai di Elchi, il prediletto di Erode.
Toh! Toh! Segno che non lo predilige pi, lei, il prediletto. E lei che deve andare in letto con lui.
Non te. Perch te la prendi allora? Giuda di Keriot ironico al sommo.
Uomo, non pensi disonorarti facendo la spia? chiede Giuda di Alfeo. E non pensi che si disonora
colui che si abbassa a peccare, non colui che cerca alzare il peccatore? Che disonore ne viene al mio
Maestro e fratello se Egli, parlando, spinge la voce sino alle orecchie profanate dalla bava dei
lussuriosi di Sionne?
La voce? Ah! Ah! Ha trentanni il tuo Maestro e cugino, e non che pi ipocrita degli altri! E tu, e
voi tutti dormite sodo la notte...
Impudente rettile! Fuori di qua o ti strozzo! urla Pietro, e a lui fanno eco Giacomo e Giovanni,
mentre Simone si limita a dire: Vergogna! La tua ipocrisia tanto grande che rigurgita e trabocca,
e sbavi come un lumacone sul fiore puro. Esci e divieni uomo, perch per ora non sei che una bava.
Ti riconosco, Samuele. Sei sempre lo stesso cuore. Dio ti perdoni. Ma va' via dal mio cospetto.
Ma mentre il Keriot con Giacomo di Alfeo tengono il bollente Pietro, Giuda Taddeo, che nellatto
assomiglia pi che mai al Cugino di cui ora ha lo stesso balenare azzurro nello sguardo e
limponenza nellespressione, tuona: Disonora se stesso chi linnocente disonora. L'occhio e la
lingua li ha fatti Dio per compiere opere sante. Il maldico li profana e avvilisce, facendo loro
compiere opere malvagie. Io non sporcher me stesso con atto villano contro la tua canizie. Ma ti
ricordo che i malvagi odiano luomo integro e che lo stolto sfoga il suo malanimo senza neppur pi
riflettere che si tradisce. Chi vive nelle tenebre scambia per rettile il ramo fiorito. Ma chi vive nella
luce vede le cose come esse sono e le difende, se denigrate, per amore alla giustizia. Noi viviamo

nella luce. Siamo la generazione casta e bella dei figli della luce, e il Duce nostro il Santo che non
conosce donna n peccato. Noi Lui seguiamo e lo difendiamo dai suoi nemici, per i quali, come Lui
ci ha insegnato, abbiamo non odio ma preghiera. Impara, o vecchio, da un giovane, divenuto maturo
perch la Sapienza gli Maestro a non essere lesto nel parlare e buono a nulla nelloperare il bene.
Vai. E riporta a chi ti ha mandato che non nella profanata casa che sul monte Moria, ma in questa
povera dimora riposa Dio sulla sua gloria. Addio.
I cinque non osano ribattere e se ne vanno.
I discepoli si consultano. Dirlo o non dirlo a Ges, che ancora coi malati guariti? Dirlo. E meglio
cos. Lo raggiungono, lo chiamano e lo dicono.
Ges sorride calmo e risponde: Vi ringrazio della difesa... ma che ci volete fare? Ognuno d ci
che ha.
Per un poco ragione lhanno. Gli occhi sono nella testa per vedere e molti vedono. Lei sempre l
fuori, come un cane. Ti nuoce dicono in diversi.
Lasciatela stare. Non sar lei la pietra che mi colpir sul capo. E se lei si salva... oh! Vale bene la
pena di una critica per questa gioia!
Tutto ha fine su questa dolce risposta.

124. La velata viene ospitata nella casetta dellAcqua Speciosa.


5 marzo 1945.
La giornata talmente orrida che non c nessun pellegrino. Piove a rovesci e laia si mutata in un
basso stagno su cui galleggiano foglie secche, venute da chiss dove e portate dal vento che fischia
e scuote porte e impannate. Nella cucina, pi che mai tetra, perch per impedire alla pioggia di
entrare si deve tenere appena socchiusa la porta, ci si affumica e si lacrima e tossisce perch il vento
respinge in gi il fumo.
Aveva ragione Salomone sentenzia Pietro. Tre cose cacciano luomo: la donna litigiosa... e
quella lho lasciata a litigare a Cafarnao con gli altri generi, il camino che fa fumo e il tetto che fa
acqua. E questi due ce li abbiamo... Ma domani ci penso io a questo camino. Vado sul tetto, e tu e tu
e tu, (Giacomo, Giovanni e Andrea) venite con me. E con delle lavagne faremo un rialzo e un tetto
al comignolo.
E dove le trovi le lavagne? chiede Tommaso.
Sulla tettoia. Se piove l non il finimondo. Ma qui... Ti duole che le tue vivande non si decorino
pi di lacrime fuligginose?
Figurati! Magari ci riuscissi! Guarda come sono tinto. Mi piove in testa quando sto qui al fuoco.
Sembri un mostro egiziano dice ridendo Giovanni.
E infatti Tommaso ha bizzarre virgole nere sul volto pienotto e bonario. Il primo a riderne lui,
sempre allegro, e ride anche Ges, perch, proprio mentre parla, una nuova goccia carica di
fuliggine gli piomba sul naso e ne fa la punta nera.
Tu che sei esperto di tempo, che ne dici? Durer molto cos? chiede a Pietro lIscariota, che
tutto cambiato da qualche giorno.
Ora te lo so dire. Vado a fare lastrologo dice Pietro, e va alla porta e la socchiude un poco di pi,
mettendo fuori il capo e una mano. Poi sentenzia: Vento basso e dal meridione. Caldo e caligine...
Uhm! C poco da... Pietro tace, poi rientra piano e mette la porta a spiraglio e sbircia.
Che c? chiedono in tre o quattro.
Ma Pietro fa cenno con la mano di tacere. Guarda. Poi dice con un sussurro: C quella donna. Ha
bevuto dellacqua del pozzo e ha preso una fascina rimasta nella corte. E tutta bagnata. Non brucia
certo... Se ne va... Le vado dietro. Voglio vedere.... E uscito cauto.
Ma dove pu stare per essere qui vicino sempre? chiede Tommaso.
Ed essere qui con questo tempo! dice Matteo.
In paese ci va di certo, perch anche ieri laltro ci comprava del pane. dice Bartolomeo.

Ha una bella costanza a stare cos velata! osserva Giacomo di Alfeo.


O un grande motivo finisce Tommaso.
Ma sar proprio quella che diceva ieri quel giudeo? chiede Giovanni. Sono sempre cos falsi!
E Ges sta sempre zitto come fosse sordo. Tutti lo guardano, certi che Lui sa. Ma Lui sta lavorando
con un coltello tagliente intorno a un pezzo di legno dolce, che piano piano si muta in un comodo
forchettone per estrarre le verdure dallacqua bollente. E quando ha finito offre il suo lavoro a
Tommaso, che si dedicato proprio tutto alla cucina.
Sei proprio bravo, Maestro. Ma... ce lo dici chi ?
Unanima. Per Me siete tutti anime. Nullaltro. Uomini, donne, vecchi, bambini: anime, anime,
anime. Anime candide i pargoli, anime azzurre i fanciulli, anime rosee i giovani, anime doro i
giusti, anime di pece i peccatori. Ma anime solo; solo anime. E sorrido alle anime candide perch
mi sembra di sorridere agli angeli; e mi riposo fra i fiori rosei ed azzurri degli adolescenti buoni; e
mi rallegro delle anime preziose dei giusti; e mi affatico, soffrendo, per fare preziose e splendide le
anime dei peccatori. I volti?... I corpi?... Nulla. Io vi conosco e riconosco per le vostre anime.
E lei che anima ? chiede Tommaso.
Unanima meno curiosa di quella dei miei amici, perch non indaga, non chiede, va e viene senza
parola e senza sguardo.
Io la credevo una di malaffare o una lebbrosa. Ma mi sono ricreduto perch... Maestro, se ti dico
una cosa non mi rimproveri? chiede lIscariota andando a mettersi seduto per terra contro le
ginocchia di Ges, tutto diverso, umile, buono, fin pi bello in questa sua aria dimessa di quanto
non sia quando il pomposo e borioso Giuda.
Non ti rimproverer. Parla.
Io so dove abita. Lho seguita una sera... fingendo di uscire a prendere acqua, perch mi sono
accorto che a buio viene sempre al pozzo... Una mattina ho trovato per terra una forcina dargento...
proprio sullorlo del pozzo... e ho capito che laveva perduta lei. Ebbene, lei sta in una capannella di
legno che nel bosco. Forse serve ai contadini. E per mezza marcita. E lei le ha messo sopra delle
frasche a fare da tetto. Forse quella fascina la vuole per quello. E una tana. Non so come ci possa
stare. Basterebbe appena ad un grosso cane, o a un minuscolo asinello. Era una sera di luna e ho
visto bene. E mezza sepolta fra i rovi, ma dentro... vuota e non c porta. E per quello che mi
sono ricreduto e ho capito che non una di malaffare.
Non lo dovevi fare. Ma, sii sincero, non hai fatto di pi?
No, Maestro. Avrei voluto vederla, perch da Gerico che la noto e mi pare di conoscerne il passo
cos lieve con cui va veloce dove vuole. Anche la sua persona deve essere flessuosa e... bella. S. Lo
si capisce, nonostante tutte quelle vesti... Ma non ho osato spiarla mentre si coricava sulla terra.
Forse si levata il velo. Ma lho rispetta...
Ges lo guarda fisso fisso e poi dice: E ne hai sofferto. Ma hai detto il vero. Ed Io ti dico che sono
contento di te. Unaltra volta ti coster meno ancora essere buono! Tutto sta a fare il primo passo.
Bravo Giuda! e lo carezza.
Rientra Pietro: Ma, Maestro! Quella donna pazza! Ma sai dove sta? Quasi in riva al fiume, in un
casottino di legno sotto un macchione. Forse un tempo serviva a qualche pescatore o boscaiolo...
Chiss! Mai avrei pensato che in quel luogo umido, sprofondato in un fosso, sotto un groviglio di
rovi ci fosse una povera donna. E glielo ho detto: Parla e sii sincera. Sei lebbrosa? Mi ha risposto
in un soffio: No. Giuralo ho detto. E lei: Lo giuro. Guarda che se lo sei e non lo dici e vieni
vicino alla casa e io vengo a sapere che sei immonda, ti faccio lapidare. Ma se sei perseguitata, se
sei una ladra o assassina, e stai qui per paura di noi, non temere alcun male. Ma ora esci di li. Non
vedi che sei nellacqua? Hai fame? Hai freddo? Tremi. Sono vecchio, lo vedi? Non ti faccio la
corte. Vecchio e onesto. Perci ascoltami. Ho detto cos. Ma non ha voluto venire. La troveremo
morta, perch proprio nellacqua.
Ges pensoso. Guarda i dodici volti che lo guardano. Poi dice: Che dite che si faccia?
Ma, Maestro, decidi Tu!
No. Voglio che giudichiate voi. E una cosa in cui in causa anche la stima di voi. Ed Io non devo
fare violenza sul vostro diritto di tutelarla.

In nome della misericordia io dico che non si pu lasciarla l dice Simone.


E Bartolomeo: Direi per oggi di metterla nello stanzone. Ci vanno pure i pellegrini? Ci pu andare
lei pure.
E una creatura come tutte le altre, infine commenta Andrea,
E poi oggi non viene nessuno, e perci... osserva Matteo
Proporrei di ospitarla per oggi, e domani di dirlo al fattore. E un buon uomo dice Giuda Taddeo.
Hai ragione! Bravo! Ed ha tante stalle anche vuote. Una stalla sempre una reggia rispetto a quel
barchetto affondato! esclama Pietro.
Vaglielo a dire allora incita Tommaso.
I giovani non hanno ancora parlato osserva Ges.
Per me va bene quel che Tu fai dice il cugino Giacomo. E laltro Giacomo col fratello, ad una
voce: E noi pure.
Io penso solo al malaugurato caso che capiti qualche fariseo dice Filippo.
Oh! anche se andassimo nelle nuvole credi che non ci manderebbero delle accuse? Non accusano
Dio perch lontano. Ma se potessero averlo vicino, come lo ebbero Abramo, Giacobbe e Mos gli
farebbero rimproveri... Chi senza colpe per loro? dice Giuda di Keriot.
Allora andate a dirle di ricoverarsi nello stanzone... Va tu, Pietro, con Simone e Bartolomeo. Siete
anziani e farete meno soggezione alla donna. E ditele che le daremo cibo caldo e una veste asciutta.
E quella che ha lasciato Isacco. Vedete che tutto serve? Anche una veste da donna data a un
uomo...
I giovani ridono perch sulla veste in parola ci deve essere stato qualche buffo retroscena.
I tre anziani vanno... e tornano dopo un poco.
Ce n voluto... ma ha finito a venire. Le abbiamo giurato che non la disturberemo mai. Ora le
porto la paglia e la veste. Dammi le verdure e un pane. Non ha neppure da mangiare, oggi. Infatti...
chi va in giro con questo diluvio?. Il buon Pietro parte coi suoi tesori.
E ora a tutti un ordine: per nessuna ragione si va allo stanzone. Domani provvederemo. Abituatevi
a fare il bene per il bene, senza curiosit e desideri di avere da esso una distrazione o altro. Vedete?
Vi rammaricavate che oggi non si sarebbe fatto nulla di utile. Abbiamo amato il prossimo. E che di
pi grande potevamo fare? Se, e lo certo, costei uninfelice, non pu il nostro aiuto darle un
ristoro, un calore, una protezione ben pi profonda del poco cibo, della misera veste, del tetto
solido che le abbiamo dato? Se una colpevole, una peccatrice, una creatura che cerca Dio, il nostro
amore non sar la pi bela lezione, la pi potente parola, la pi netta indicazione per metterla sulla
strada di Dio?
Pietro rientra piano piano e ascolta il suo Maestro.
Vedete, amici, molti maestri ha Israele, e parlano, parlano... Ma le anime restano quali sono.
Perch? Perch le anime odono le parole dei maestri ma vedono anche le loro azioni. E queste
distruggono quelle. E le anime restano dove erano, se pure non retrocedono. Ma quando un maestro
fa ci che dice e agisce da santo in ogni sua azione, anche se fa solo delle azioni materiali come
quella di dare un pane, una veste, un alloggio alla carne sofferente del prossimo, ottiene che le
anime procedano e giungano a Dio, perch sono le sue stesse azioni che dicono ai fratelli: Dio ; e
qui Dio. Oh! lamore! In verit vi dico che chi ama salva se steso e gli altri.
Dici bene, Maestro. Quella donna mi ha detto: Sia benedetto il Salvatore e Colui che lha
mandato, e tutti voi con Lui, e a me, povero uomo, mi ha voluto baciare i piedi, e piangeva dietro il
suo fitto velo... Mah!... Ora speriamo che non arrivi qualche nottolone da Gerusalemme... Se no! E
chi ci salva!
La nostra coscienza ci salva dal giudizio del Padre nostro. Basta cos dice Ges. E si siede a
tavola dopo aver benedetto e offerto il cibo.
Tutto ha fine.

125. I discorsi dellAcqua Speciosa: Santifica la festa.

Il bambino dalle gambe fratturste.


6 marzo 1945.
La giornata meno tremenda, per quanto ancora piovosa, permette alla gente di venire dal Maestro.
Ges ascolta in disparte due o tre che hanno grandi cose da dirgli e che poi raggiungono pi quieti il
loro posto.
Benedice anche un bambinello che ha le gambine fratturate malamente e che nessun medico volle
curare, dicendo: E inutile. Sono rotte in alto, presso la spina. Lo dice la madre tutta in lacrime, e
spiega: Correva con la sorellina sulla via del paese. E venuto avanti di galoppo col suo carro un
erodiano e lo ha travolto sotto il carro. Ho creduto che fosse morto. Ma peggio. Lo vedi. Lo tengo
su questasse perch... non c altro da fare. E soffre, soffre perch losso buca. Ma poi, quando
losso non bucher pi, allora soffrir perch non potr che giacere sul dorso.
Hai molto male? chiede pietoso Ges al fanciullino piangente.
S.
Dove?
Qui... e qui e si tocca con la manina incerta le due ossa iliache. E poi qui e qui e tocca le reni e
le spalle. E dura lasse e io voglio muovermi, io... e piange disperato.
Vuoi venire in braccio a Me? Ci vieni? Ti porto l in alto, vedi tutti mentre Io parlo.
Siii (il s pieno di desiderio). Il poverino tende le braccine supplici.
Vieni. allora.
Ma non pu, Maestro, impossibile! Ha troppo dolore... Neppur lo posso muovere io per lavarlo.
Non gli far male.
Il medico...
Il medico il medico, Io sono Io. Perch sei venuta?
Perch sei il Messia risponde la donna, che sbianca e arrossa in volto, presa fra una speranza e
una disperazione.
E allora? Vieni, piccolino. E Ges, passando un braccio sotto le inerti gambine, uno sotto le
piccole spalle, prende il bambino e gli chiede: Ti faccio male? No? E allora d addio alla mamma e
andiamo.
E va, fra la folla che si fende, col suo carico. Va fino in fondo, sale sulla specie di predella che gli
hanno costruita perch sia visto da tutti, anche nella corte, si fa dare una panchetta e si siede, si
aggiusta sulle ginocchia il bambino e gli chiede: Ti piace? Ora sta' buono e ascolta anche tu e
inizia a parlare, gestendo con una mano sola, la destra, perch con la sinistra sorregge il bambino
che guarda la gente, felice di vedere qualcosa e sorride alla mamma palpitante di speranza l in
fondo, e giocherella col cordone della veste di Ges e anche con la morbida barba bionda del
Maestro e con una ciocca dei suoi lunghi capelli.
E detto: Lavora di un onesto lavoro e il settimo d dedicalo al Signore e allo spirito tuo. Questo
detto col comando del riposo sabatico.
Luomo non da pi di Dio. Eppure Dio fece in sei giorni la sua creazione e il settimo ripos.
Come allora luomo si permette di non imitare il Padre e di non ubbidire al suo ordine? E ordine
stolto? No. In verit un ordine salutare sia nellordine della carne, sia in quello morale, sia in
quello dello spirito.
Il corpo affaticato ha bisogno di riposo cos come lo ha quello di ogni creato essere. Riposa pure, e
noi lo lasciamo riposare per non perderlo, il bove usato nel campo, lasino che ci porta, la pecora
che ci figlia lagnello e ci d il latte. Riposa pure, e noi la lasciamo riposare, la terra del campo,
perch nei mesi che priva di seme si nutra e saturi dei sali che ad essa piovono dal cielo o
affiorano dal suolo. Riposano bene, anche senza chiedere al nostro beneplacito, gli animali e le
piante che ubbidiscono a leggi eterne di un riprodurre saggio. Perch allora luomo vuole non
imitare il Creatore, che il settimo d ripos, e non linferiore che, vegetale o animale che sia, senza
aver avuto che un comando allistinto, si sa regolare secondo esso e ad esso ubbidire?
E un ordine morale oltre che fisico. Per sei giorni luomo fu di tutti e di tutto. Preso come un filo
dal congegno del telaio, and su e gi senza poter mai dire: Ora mi occupo di me stesso, dei miei

pi cari. Sono il padre e oggi sono dei figli, sono lo sposo ed oggi mi dedico alla sposa, sono il
fratello e gioisco dei fratelli, sono il figlio e curo la vecchiezza dei genitori.
E un ordine spirituale. Santo il lavoro. Pi santo lamore. Santissimo Iddio. E allora ricordarsi di
dare almeno un giorno su sette al nostro buono e santo Padre, che ci ha dato la vita e ce la mantiene.
Perch trattarlo da meno del padre, dei figli, dei fratelli, della sposa, dello stesso nostro corpo? Il
dies Domini sia di Lui. Oh! dolce ricoverarsi dopo il lavoro del giorno, a sera, nella casa piena di
affetti! Dolce ritrovarla dopo un lungo viaggio! E perch non ricoverarsi dopo sei giorni di lavoro
nella casa del Padre? Perch non essere come il figlio che torna da un viaggio durato sei giorni e
dice: Eccomi a passare il mio giorno di riposo con te?
Ma, ora udite, Io ho detto: Lavora di un onesto lavoro.
Voi sapete che la nostra Legge ordina lamore del prossimo. Lonest del lavoro rientra nellamore
del prossimo. Lonesto nel lavoro non ruba nel commercio, non defrauda la mercede alloperaio,
non lo sfrutta in maniera colpevole, si ricorda che il servo e loperaio sono una carne e unanima
pari a lui e non li tratta come pezzi di pietra senza vita, che lecito spezzare e percuotere col piede e
col ferro. Chi non fa cos non ama il prossimo e pecca perci agli occhi di Dio. Maledetto il suo
guadagno, anche se da esso ne trae obolo per il Tempio.
Oh! che bugiarda offerta! E come pu osare di metterla ai piedi dellaltare quando gronda di lacrime
e sangue dellinferiore sfruttato, o ha nome furto, ossia tradimento verso il prossimo, perch il
ladro un traditore del suo prossimo? Non , credetelo, santificata la festa se non usata a scrutare
se stesso ed impiegata a migliorare se stesso, a riparare i peccati commessi durante i sei giorni. Ecco
la santificazione della festa! Questa, e non unaltra tutta esteriore e che non muta di un iota il vostro
modo di pensare.
Dio vuole opere vive, non simulacri dopere. E simulacro il falso ossequio alla sua Legge. E
simulacro la santificazione mendace del sabato, ossia il riposo compiuto per mostrare ubbidienza al
comando agli occhi degli uomini, ma usando poi quelle ore di ozio nel vizio, nella lussuria, nella
crapula, nella cogitazione sul come sfruttare e nuocere al prossimo nella veniente settimana. E
simulacro la santificazione del sabato, ossia il riposo materiale che non si accoppia al lavoro intimo,
spirituale, santificante di un retto esame di s, di un umile riconoscimento della propria miseria, di
un serio proposito di fare meglio nella prossima settimana.
Voi direte: E se poi si torna a cadere in peccato? Ma che direste voi di un bambino, che per essere
caduto non volesse pi fare un passo per non tornare a cadere? Che uno stolto. Che non si deve
vergognare di essere incerto nel passo, perch tutti lo fummo quando eravamo piccini e non per
questo il padre nostro non ci am. Chi non ricorda come le nostre cadute hanno fatto piovere su noi
una pioggia di baci materni e di carezze paterne? Lo stesso fa il Padre Dolcissimo che nei Cieli.
Egli si china sul suo piccolo che piange al suolo e gli dice: Non piangere, Io ti rialzo. Starai pi
attento unaltra volta. Ora vieni nelle mie braccia. Qui passer ogni tuo male e poi tornerai via
irrobustito, risanato, felice. Questo dice il Padre nostro che nei Cieli. Questo Io vi dico.
Se riusciste ad avere fede nel Padre, tutto vi riuscirebbe. Una fede, fate attenzione, come quella di
un pargolo. Il pargolo crede tutto possibile. Non si chiede se e come pu avvenire un fatto. Non
misura la profondit di esso. Crede in chi gli ispira fiducia e fa ci che costui gli dice. Siate come i
pargoli presso lAltissimo. Come li ama questi sperduti angeli che sono la bellezza della terra!
Ugualmente ama le anime che si fanno semplici, buone, pure come il bambino.
Volete vedere la fede di un bambino per imparare ad avere fede? Osservate. Tutti voi avete
compassionato il piccolino che Io tengo sul petto e che, contrariamente a ci che i medici e la madre
dicevano, non ha pianto nello stare seduto nel mio grembo. Vedete? Lui, che da molto tempo non
faceva che piangere notte e giorno senza trovare riposo, qui non ha pianto e si addormentato
placido sul mio cuore. Gli ho chiesto: Vuoi venire in braccio a Me? e lui ha risposto: s senza
ragionare sul suo misero stato, sul probabile dolore che avrebbe potuto sentire, sulle conseguenze di
essere mosso. Ha visto nel mio volto amore e ha detto: s ed venuto. E non ha sentito dolore. Ha
goduto di esser qui in alto e vedere, lui inchiodato su quella piatta tavola, ha goduto di esser messo
sul morbido di una carne e non sul duro di un legno, ha sorriso, ha giocato e si addormentato con
ancora una ciocca dei miei capelli fra le piccole mani. Ora lo sveglio, con un bacio... e Ges bacia

sui capellucci castani il bambino, finch si sveglia con un sorriso.


Come ti chiami?
Giovanni.
Ascolta, Giovanni. Vuoi camminare? Andare dalla mamma e dirle: Il Messia ti benedice per la tua
fede?.
S! s! e il piccolo batte le manine, poi chiede: Tu mi fai andare? Sui prati? Pi la brutta tavola
dura? Pi i medici che fanno male?
Pi, mai pi.
Ah! come ti voglio bene! e getta le braccine intorno al collo di Ges e lo bacia, e per baciarlo
meglio salta in ginocchio sui ginocchi di Ges, e una grandine di baci innocenti scende sulla fronte,
sugli occhi, sulle guance di Ges.
Il bambino nella sua gioia, neppure si accorge di essersi potuto muovere, lui fino allora spezzato.
Ma lurlo della madre e della folla lo riscuote e lo fa volgere stupito. I suoi occhioni innocenti nel
volto smagrito guardano interrogativamente. Sempre in ginocchio, col braccino destro intorno al
collo di Ges, gli chiede confidenzialmente - accennando alla gente in tumulto, alla madre che nel
fondo lo chiama unendo il suo nome a quello di Ges: Giovanni! Ges! Giovanni! Ges! -:
Perch urla la folla e la mamma? Che hanno? Sei Tu Ges?
Sono Io. La gente grida perch contenta che tu possa camminare. Addio, piccolo Giovanni (Ges
lo bacia e benedice). Vai dalla mamma e sii buono.
Il bambino scende sicuro dai ginocchi di Ges, da questi in terra, e corre dalla sua mamma, le salta
al collo e dice: Ges ti benedice. Perch piangi, allora?
Quando la gente un poco pi zitta, Ges tuona: Fate come il piccolo Giovanni, voi che cadete in
peccato e vi ferite. Abbiate fede nellamore di Dio. La pace sia con voi.
E mentre il gridio della folla osannante si mescola al felice pianto della madre, Ges, protetto dai
suoi, esce dallo stanzone, e tutto ha fine.
[...].

126. I discorsi dellAcqua Speciosa: Non ammazzare. Morte di Doras.


10 marzo 1945.
Non ammazzare detto. A quale dei due gruppi di comandi appartiene questo? Al secondo dite
voi? Sicuri? Vi chiedo ancora: peccato che offende Dio o il colpito? Voi dite: Il colpito? Anche
di questo ne siete sicuri? E ancora vi domando: non che peccato di omicidio? Uccidendo non fate
che questo unico peccato? Questo solo dite? Nessuno ne ha dubbio? Dite a voce alta le vostre
risposte. Uno parli per voi tutti. Io attendo.
E Ges si china ad accarezzare una bambinella che venuta vicino a Lui e che lo guarda estatica,
dimenticando persino di rosicchiare la mela che la madre le ha dato per tenerla quieta.
Si alza un vecchio imponente e dice: Ascolta, Maestro. Io sono un vecchio sinagogo e mi hanno
detto di parlare per tutti. Parlo. Mi sembra, e ci sembra, di avere risposto secondo giustizia e
secondo quanto ci hanno insegnato. Appoggio la mia sicurezza al capo della Legge sullomicidio e
le percosse. Ma Tu lo sai perch siamo venuti: per essere ammaestrati, riconoscendo in Te
sapienza e verit. Se dunque io sbaglio, illumina la mia tenebra acci il vecchio servo vada al suo
Re vestito di luce. E, come con me, fallo a questi che sono del mio gregge e che sono venuti col loro
pastore a bere le fonti della Vita e si inchina, avanti di sedersi, col massimo rispetto.
Chi sei, padre?
Cleofa di Emmaus, tuo servo.
Non mio, di Colui che mi ha mandato, perch al Padre va data ogni precedenza ed ogni amore in
Cielo, in terra e nei cuori. Ed il primo a dargli questo onore il suo Verbo che prende ed offre, sulla
tavola senza difetto, i cuori dei buoni come fa il sacerdote coi pani della proposizione. Ma ascolta,
Cleofa, acci tu vada a Dio tutto illuminato come tuo santo desiderio.

Nel misurare una colpa occorre pensare alle circostanze che precedono, preparano, giustificano,
spiegano la stessa. Chi ho colpito? Che cosa ho colpito? Dove ho colpito? Con quali mezzi ho
colpito? Perch ho colpito? Come ho colpito? Quando ho colpito?: questo si deve chiedere prima
di presentarsi a Dio, per chiedergli perdono, quello che uccise.
Chi ho colpito?. Un uomo.
Io dico: un uomo. Non penso e non considero se ricco o se povero, se libero o se schiavo. per
Me non esistono schiavi o potenti. Esistono solo degli uomini creati da un Unico, perci tutti uguali.
Infatti davanti alla maest di Dio polvere anche il pi potente monarca della terra. Ed ai suoi ed ai
miei occhi non esiste che una schiavit: quella del peccato e perci sotto Satana. La Legge
antica distingue i liberi dagli schivi e sottilizza fra luccidere di un colpo e luccidere lasciando
sopravvivere un giorno o due, e cos se la donna incinta condotta a morte per la percossa, o se
ucciso solo il suo frutto. Ma questo fu detto quando la luce della perfezione era ancora lontana.
Ora fra voi e dice: Chiunque colpisce a morte un suo simile pecca. E non solo verso luomo
pecca, ma anche contro Dio.
Cosa luomo? Luomo la creatura sovrana che Dio ha creato per essere re nel creato, creato a sua
immagine e somiglianza, dandogli la somiglianza secondo lo spirito, e limmagine traendo questa
perfetta immagine dal suo pensiero perfetto. Guardate nellaria, sulla terra e nelle acque. Vedete
forse un animale od una pianta che, per belli che siano, uguaglino luomo? Lanimale corre,
mangia, beve, dorme, genera, lavora, canta, vola, striscia, si arrampica. Ma non ha favella. Luomo
anche se sa correre e saltare e nel salto cos agile che emula luccello; sa nuotare, e nel nuoto
tanto veloce che pare il pesce; sa strisciare e pare un rettile; sa arrampicarsi e pare la scimmia; sa
cantare e pare luccello. Sa generare e riprodursi. Ma inoltre sa parlare.
E non dite: Ogni animale ha il suo linguaggio. S. Luno mugge, laltro bela, laltro raglia, laltro
cinguetta, laltro gorgheggia, ma dal primo bovino allultimo sempre avranno lo stesso ed unico
muggito, e cos lovino beler sino alla fine del mondo e lasino raglier come ragli il primo, e il
passero sempre dir il suo corto cinguettio, mentre lallodola e lusignolo daranno lo stesso inno al
sole la prima alla notte stellata il secondo, anche se sar lultimo giorno della terra, cos come
salutarono il primo sole e la prima notte di essa. Luomo invece, perch non ha solo unugola e una
lingua, ma un complesso di nervi che si accentrano nel cervello, sede dellintelletto, sa afferrare le
sensazioni nuove e pensare su esse e dare ad esse un nuovo nome,
Adamo chiam cane il suo amico e leone quello che gli parve pi somigliante nella chioma folta,
ritta sulla faccia appena barbuta. Chiam pecora lagnella che lo salutava mite, e disse uccello quel
fiore di penne che volava come la farfalla ma diceva dolce un canto che la farfalla non ha. E poi, nei
secoli, ecco che i figli di Adamo crearono sempre nuovi nomi, man mano che conobbero le opere
di Dio nelle creature o che, per la scintilla divina che nelluomo, non generarono solo figli ma
crearono anche cose utili o nocive ai figli stessi, a seconda che erano con Dio o contro Dio. Sono
con Dio quelli che creano ed operano cose buone. Sono contro Dio quelli che creano cose malvagie
di danno al prossimo. Dio fa le vendette dei figli suoi torturati dal mal genio umano.
Luomo dunque la creatura prediletta da Dio. Anche se ora colpevole, sempre quello a Lui pi
caro. E testimonia di ci lavere mandato il suo Verbo stesso, non un angelo, non un arcangelo, non
un cherubino, non un serafino, il suo Verbo, rivestendolo della umana carne, per salvare luomo.
Non ha riputato essere indegna questa veste per rendere possibile di soffrire ed espiare Colui che,
per essere come Lui purissimo Spirito, non avrebbe potuto soffrire ed espiare la colpa delluomo.
Il Padre mi ha detto: Sarai uomo: lUomo. Io ne avevo fatto uno. Perfetto come tutto ci che Io
faccio. A lui erano destinati una dolce vita, una dolcissima dormizione, un beato risveglio, un
beatissimo soggiorno eterno nel mio celeste Paradiso. Ma, Tu lo sai, in esso Paradiso non pu
entrare ci che contaminato, perch in esso Io-Noi, uno e trino Dio, abbiamo trono. E davanti ad
esso non pu stare che santit. Io sono Colui che sono. La mia divina Natura, la misteriosa nostra
Essenza non pu essere nota che da coloro che sono senza macchia. Ora luomo, in Adamo e per
Adamo, sozzo. Vai. Mondalo. Lo voglio. Sarai Tu, dora in poi, lUomo. Il Primogenito. Perch
per primo entrerai qui con carne mortale priva di peccato, con anima priva di colpa dorigine. Quelli
che ti hanno preceduto sulla terra e quelli che ti seguiranno avranno vita per la tua morte di

Redentore. Non poteva morire che uno che era nato. Io sono nato ed Io morr.
Luomo la creatura prediletta di Dio. Ora ditemi: se un padre ha molti figli, ma uno il suo
prediletto, la pupilla del suo occhio, e questo viene ucciso, quel padre non soffre pi che se lucciso
fosse un altro figlio? Ci non dovrebbe essere, perch il padre dovrebbe essere giusto con tutti i suoi
figli. Ma avviene perch luomo imperfetto. Dio lo pu fare con giustizia perch luomo la sua
unica creatura, fra i creati, che abbia comune col Padre Creatore lanima spirituale, segno
innegabile della paternit divina.
Uccidendo un figlio al padre, si offende solo il figlio? No. Anche il padre. Nella carne il figlio, nel
cuore il padre. Ma ad ambi data ferita. Uccidendo un uomo, si offende solo luomo? No. Anche
Dio. Nella carne luomo, nel suo diritto Dio. Perch la vita e la morte da Lui solo devono essere
date e tolte. Uccidere fare violenza a Dio e alluomo. Uccidere penetrare nel dominio di Dio.
Uccidere mancare al precetto damore. Non ama Dio chi uccide, perch disperde un suo lavoro:
un uomo. Non ama il prossimo chi uccide, perch leva al prossimo ci che luccisore per s vuole:
la vita.
Ed ecco che ho risposto alle due prime domande.
Dove ho colpito?
Si pu colpire per via, nella casa dellaggredito o attirando la vittima nella propria. Si pu colpire
luno o laltro organo dando sofferenza pi grave, e facendo anche due omicidi in uno se si colpita
la donna che ha il seno gravido del suo frutto.
Si pu colpire per via senza averne intenzione. Un animale che ci prenda la mano pu uccidere il
passante. Ma allora in noi non c premeditazione, mentre se uno si reca, armato di pugnale sotto le
ipocrite vesti di lino, nella casa del nemico - e sovente nemico chi ha il torto di essere migliore oppure lo invita nella sua casa con segni donore e poi lo sgozza e lo getta in una cisterna, allora c
premeditazione e la colpa completa di malizia e ferocia e violenza.
Se uccido il frutto con la madre, ecco che di due Dio me ne chieder ragione. Perch il ventre che
genera un nuovo uomo secondo il comando di Dio sacro, e sacra la piccola vita che in esso
matura, alla quale Dio ha dato unanima.
Con quali mezzi ho colpito?
Invano uno dice: Non volevo colpire quando andato armato di arma sicura. Nellira anche le
mani divengono arma, e arma la pietra raccolta per terra, o il ramo strappato alla pinta. Ma chi
freddamente osserva il pugnale o la scure e, se gli paiono poco taglienti, li affila e poi se li assicura
al corpo in modo che non siano visti ma possono essere branditi con facilit e va dal rivale cos
pronto, non pi certo dire: Non cera in me voglia di colpire. Chi prepara un veleno cogliendo
erbe e frutti tossici e ne fa polvere o bevanda e poi la offre alla vittima come spezie o come sicera,
non pu certo dire: Io non volevo uccidere.
Ed ora ascoltate, voi, donne, tacite ed impunite assassine di tante vite. E uccidere anche staccare un
frutto che cresce nel seno perch di colpevole seme o perch un germe non voluto, peso inutile
ai vostri fianchi e alla vostra ricchezza. Vi un solo modo di non avere quel peso: rimanendo caste.
Non unite omicidio a lussuria, violenza a disubbidienza, e non crediate che Dio non veda perch
luomo non vede. Dio vede tutto e tutto ricorda. Ricordatevelo voi pure.
Perch ho colpito?
Oh! per quanti perch! Dallimprovviso squilibrio che crea in voi una emozione violenta, quale
quella di trovare il talamo profanato, o il ladro in casa, o un lurido intento a far violenza alla propria
figlia fanciulla, al freddo e meditato calcolo di liberarsi di un testimonio pericoloso, da un che
intralcia la via, da uno di cui si aspira al posto o alla borsa: questi sono tanti e altrettanti perch. E
se ancora Dio pu perdonare a chi nella febbre del dolore diviene assassino, non perdona a chi lo
diviene per avidit di potere o di stima fra gli uomini.
Agite sempre bene e non temerete locchio di alcuno, n la parola di alcuno. Siate contenti del
vostro e non aspirerete allaltrui fino a divenire assassini per avere ci che del prossimo.
Come ho colpito?
Inferendo anche oltre e dopo il primo scatto impulsivo? Talora luomo non si pu frenare. Perch
Satana lo getta nel male come il frombolatore getta la pietra. Ma che direste di una pietra che, dopo

avere raggiunto il segno, tornasse da s alla frombola per essere di nuovo lanciata e tornare a
colpire? Direste: E posseduta da una forza magica ed infernale. Cos luomo che dopo il primo
desse un secondo, un terzo, un decimo colpo, senza che la sua ferocia cada. Perch lira cade e
subentra ragione subito dopo il primo impeto, se impeto che viene da ancora giustificabile motivo.
Mentre la ferocia aumenta, pi la vittima colpita, nel vero assassino ossia nel satana che non ha,
non pu avere piet del fratello perch, essendo satana, odio.
Quando ho colpito?
Nel primo impeto? Dopo che questo caduto? Fingendo perdono mentre sempre pi lievitato il
rancore? Ho atteso forse degli anni a colpire per dare doppio dolore uccidendo il padre attraverso i
figli?
Voi vedete che ammazzando si offende il primo e il secondo gruppo di comandi. Perch vi arrogate
il diritto di Dio e perch conculcate il prossimo. Peccato dunque contro Dio e contro il prossimo.
Fate non solo peccato di omicidio. Ma fate peccato di ira, di violenza, di superbia, di disubbidienza,
di sacrilegio, e talora, se uccidete per rubare un posto o una borsa, di cupidigia. N, ve lo dico
appena, ma ve lo spiegher un altro giorno meglio, n si pecca di omicidio solo con larma e il
veleno. Ma anche con la calunnia. Meditate.
E ancora vi dico: il padrone che, percuotendo uno schiavo, lo fa con lastuzia che non gli muoia fra
le mani, doppiamente colpevole. Luomo schiavo non denaro del padrone: unanima del suo
Dio. E maledetto in eterno sia colui che lo tratta peggio del bue.
Ges sfavilla e tuona. Tutti lo guardano stupiti, perch prima parlava pacato.
Maledetto sia. La Legge nuova abolisce questa durezza, che era ancora giustizia quando nel popolo
dIsraele non erano ipocriti che si fingono santi e aguzzano lingegno solo per sfruttare e eludere la
Legge di Dio. Ma ora in cui Israele trabocca di questi viperini esseri, che il libito lo fanno lecito
solo perch essi sono essi, i miserabili potenti che Dio guarda con odio e schifo, Io dico: ci non
pi.
Cadono gli schiavi sui solchi o alle macine. Cadono con le ossa frante e i nervi denudati dai flagelli.
Li accusano, per poterli colpire, di menzogneri delitti per giustificare il proprio sadismo satanico.
Persino il miracolo di Dio si usa come accusa per avere diritto di colpirli. N la potenza di Dio, n
la santit dello schiavo converte la loro anima bieca. Non pi essere convertita. Il bene non entra
dove saturazione di male. Ma Dio vede e dice: Basta!.
Troppi sono i Caini che uccidono gli Abeli. E che credete, immondi sepolcri dallesterno
imbiancato e coperto dalle parole della Legge, e dallinterno in cui passeggia re Satana e pullula il
satanismo pi astuto, che credete? Che sia stato Abele solo il figlio dAdamo e che il Signore
guardi benigno solo coloro che schiavi duomo non sono, mentre rigetti da S lunica offerta che
pu fare lo schiavo: quella della sua onest condita di pianto? No, che in verit vi dico che ogni
giusto un Abele, anche se carico di ceppi, anche se morente sulla gleba o sanguinante per le vostre
flagellazioni, e che sono Caino tutti gli ingiusti che dnno a Dio per orgoglio, non per culto vero,
che dnno ci che inquinato del loro peccare e macchiato di sangue.
Profanatori del miracolo. Profanatori delluomo, uccisori, sacrileghi! Fuori! Via dal mio cospetto!
Basta! Io dico: basta! E dire lo posso, perch sono la divina Parola che traduce il Pensiero divino.
Via!
Ges ritto sulla rozza predella, spaurente tanto imponente. Col braccio destro teso ad accennare
la porta duscita, gli occhi che sono due fuochi dazzurro, sembra fulminare i peccatori presenti. La
piccolina ai suoi piedi si mette a piangere e corre dalla mamma. I discepoli si guardano stupiti e
guardano a chi va linvettiva. La folla pure si gira, con occhio interrogativo.
Finalmente ecco spiegato larcano. In fondo, fuori della porta, seminascosto dietro un gruppo di alti
popolani, si mostra Doras. Ancor pi secco, giallo, grinzoso, tutto naso e bazza. Ha con lui un servo
che lo aiuta a muoversi perch pare mezzo accidentato. E chi lo aveva visto l in mezzo alla corte?
Osa parlare con la sua voce chioccia: A me dici? Per me?.
Per te, s. Esci dalla mia casa.
Esco. Ma presto faremo i conti, non dubitare.
Preso? Subito. Il Dio del Sinai, te lho detto, ti attende.

Anche Tu, malefico, che hai fatto venire addosso a me i malanni e gli animali nocivi nelle terre. Ci
rivedremo. E sar la mia gioia.
S. E non vorrai rivedermi. Perch Io ti giudicher
Ah! Ah! maled... Annaspa, gorgoglia e cade.
E morto! urla il servo. E morto il padrone! Che Tu sia benedetto, Messia, nostro vendicatore!
Non Io. Dio, Signore eterno. Nessuno si contamini. Solo il servo pensi al suo padrone. E sii buono
col suo corpo. Siate buoni, voi tutti suoi servi. Non tripudiate con astio per il colpito, onde non
meritare condanna. Iddio e il giusto Giona vi siano sempre amici, ed Io con loro. Addio.
Ma morto per tuo volere chiede Pietro.
No. Ma il Padre entr in Me... E un mistero che non puoi capire. Sappi solo che non lecito
colpire Iddio. Egli da S si fa le vendette.
Ma non potresti allora dire al Padre tuo di fare morire tutti quelli che ti odiano?
Taci! Tu non sai di che spirito sei! Io sono Misericordia e non Vendetta.
Si accosta il vecchio sinagogo: Maestro, Tu hai risolto tutte le mie domande, e la luce in me. Sii
benedetto. Vieni nella mia sinagoga. Non ricusare ad un povero vecchio la tua parola.
Verr. Va in pace. Il Signore con te,
Mentre la folla se ne va piano piano, tutto finisce.

127. I discorsi dellAcqua Speciosa: Non tentare il Signore Iddio tuo.


Testimonianza del Battista.
11 marzo 1945.
Una serenissima giornata dinverno. Sole e vento e un cielo sereno, unito, senza neppure il pi
piccolo ricordo di una nuvola. Le prime ore del giorno. Ancora un leggero velo di brina, meglio di
rugiada quasi gelata, fa da spolvero diamantifero sul suolo e sulle erbe.
Vengono verso la casa tre uomini, che camminano sicuri come chi sa dove si reca. Infine vedono
Giovanni che traversa la corte carico di secchi dacqua attinta al pozzo. E lo chiamano.
Giovanni si volge, posa le brocche e dice: Voi qui? Benvenuti! Il Maestro vi vedr con gioia.
Venite, venite, prima che sia qui la gente. Ora ne viene tanta!....
Sono i tre pastori discepoli di Giovanni Battista. Simeone, Giovanni e Mattia seguono contenti
lapostolo.
Maestro, ci sono tre amici. Guarda dice Giovanni entrando nella cucina dove arde allegro un
grande fuoco di stipe, spandendo un odore grato di bosco e di alloro bruciato.
Oh! La pace a voi, amici miei! Come mai venite a Me? Sventura al Battista?
No, Maestro. Con sua licenza siamo venuti. Egli ti saluta e dice di raccomandare a Dio il leone
inseguito dagli arcieri. Non si illude sulla sua sorte. Ma per ora libero. Ed felice perch sa che
Tu hai molti fedeli. Anche quelli che prima erano suoi. Maestro... noi pure ardiamo di esserlo, ma...
non vogliamo abbandonarlo ora che perseguitato. Comprendici... dice Simeone.
Vi benedico perch lo fate, anzi. Il Battista merita ogni rispetto e amore.
S. Dici bene. E grande il Battista, e sempre pi giganteggia. Sembra lagave che, quando presso
a morire, fa il grande candelabro del settiforme fiore e fiammeggia con esso e profuma. Cos lui. E
sempre dice: Solo vorrei vederlo una volta ancora... Vedere Te. Noi abbiamo raccolto questo suo
grido danima e, senza dirglielo, te lo portiamo. Egli il Penitente, lAstinente . E si macera
anche dal desiderio santo di vederti e udirti. Io sono Tobia, or Mattia. Ma penso che non diverso da
lui doveva essere larcangelo dato a Tobiolo. Tutto in lui saggezza.
Non detto che Io non lo veda... Ma per questo solo siete venuti? E penoso landare in questa
stagione. Oggi sereno. Ma fino a tre giorni sono, quanta pioggia sulle vie!
Non per questo solo. Giorni fa venuto Doras, il fariseo, a purificarsi. Ma il Battista gli ha negato
il rito, dicendo: Non giunge lacqua dove s grande crosta di peccato. Uno solo ti pu perdonare.
Il Messia. E lui allora ha detto: Andr da Lui. Voglio guarire e penso che questo male sia il suo

maleficio. Allora il Battista lo ha cacciato come avrebbe cacciato Satana. E lui nellandarsene ha
incontrato Giovanni, che egli conosceva da quando andava da Giona di cui era un poco parente, e
gli ha detto: Io vado. Tutti vanno. Vi stato anche Mannanen e fin le... (io dico meretrici, ma lui ha
detto un pi sozzo nome) vi vanno. LAcqua Speciosa piena di illusi. Ora se mi guarisce e mi
ritira lanatema dalle terre, scavate come macchine di guerra da eserciti di talpe e vermi e
grillovampiri che scavano i grani e rodono le radici degli alberi da frutto e delle vigne, e non c
nulla che li vinca, gli diverr amico. Ma altrimenti... guai a Lui!. Noi gli abbiamo risposto: E con
questo cuore vai l?. E lui ha risposto: E chi ci crede al satanasso? Del resto, come fa casa con le
meretrici pu fare alleanza anche con me. Noi abbiamo voluto venire a dirtelo, perch Tu ti possa
regolare con Doras.
E gi tutto fatto.
Gi fatto? Ah! vero! Lui ha carri e cavalli, noi le gambe soltanto. Quando venuto?
Ieri.
E che avvenuto?
Questo: che, se preferite occuparvi di Doras, potete andare nella sua casa di Gerusalemme e fare
cordoglio per lui. Stanno preparandolo per il sepolcro.
Morto?!!
Morto. Qui. Ma non parliamo di lui.
S, Maestro... Solo... dicci una cosa. E vero quanto ha detto di Mannanen?
S. Ve ne dispiace?
Oh! ma la nostra gioia! Tanto abbiamo parlato di Te a lui in Macheronte! E che vuole lapostolo
se non che sia amato il Maestro? Ci vuole Giovanni, e noi con lui.
Bene parli, Mattia. La sapienza con te.
E... Io non lo credo. Ma ora labbiamo incontrata... Fu anche da noi a cercare Te avanti i
Tabernacoli. E le dicemmo: Ci che tu cerchi non qui. Ma presto sar a Gerusalemme per i
Tabernacoli. Cos dicemmo perch il Battista ci disse: Vedete quella peccatrice: una crosta di
lordura, ma dentro ha una fiamma che va alimentata. Diverr cos forte che eromper dalla crosta e
tutto arder. Cadr la lordura e rester solo la fiamma. Cos ha detto. Ma... vero che dorme qui,
come sono venuti a dirci due scribi potenti?
No. E in una delle stalle del fattore, ad oltre uno stadio da qui.
Lingue dinferno! Hai udito? E loro!...
Lasciateli dire. I buoni non credono alle loro parole, ma alle mie opere.
Lo dice anche Giovanni, Giorni sono alcuni discepoli suoi gli hanno detto, noi presenti: Rabbi,
Colui che era con te di l dal Giordano e al quale tu rendesti testimonianza, ora battezza. E tutti
vanno da Lui. Resterai senza fedeli. E Giovanni ha risposto:
Beato il mio orecchio che ode questo annuncio! Voi non sapete che gioia mi date. Sappiate che
luomo non pu prendere nulla se non gli dato dal Cielo. Voi potete testimoniare che io ho detto:
Io non sono il Cristo, ma colui che sono stato mandato innanzi a Lui a preparargli la via. Luomo
giusto non si appropria di un nome non suo e, anche se luomo vuol dargli lode col dirgli: Sei
quello, ossia: il Santo, egli dice. No. Per la verit, no. Io sono il suo servo. E ne ha ugualmente
grande gioia perch dice: Ecco, un poco io gli somiglio se luomo pu scambiarmi per Lui. E che
vuole colui che ama se non assomigliare allamato suo? Solo la sposa gode dello sposo. Il paraninfo
non potrebbe goderne, perch sarebbe immoralit e furto. Ma lamico dello sposo, che gli sta vicino
e ne ascolta la parola piena di gioia nuziale, prova una gioia tanto viva da essere quasi simile a
quella che fa beata la vergine a lui sposata, che in essa pregusta il miele delle parole nuziali. Questa
la mia gioia, ed completa. Che fa ancora lamico dello sposo, dopo avere per mesi servito
lamico ed avergli scortato alla casa la sposa? Si ritira e scompare. Cos io! Cos io! Uno solo resta,
lo sposo con la sposa: lUomo con lUmanit. Oh! profonda parola! Bisogna che Egli cresca e che
io diminuisca. Chi viene dal Cielo al di spora di tutti. Patriarchi e Profeti scompaiono al suo
venire, perch Egli pari al sole che tutto illumina e di cos viva luce che gli astri e pianeti, spenti
di luce, se ne vestono, e quelli che spenti non sono si annullano nel suo supremo splendore. Cos
avviene perch Egli viene dal Cielo, mentre i Patriarchi e i Profeti andranno al Cielo, ma dal Cielo

non vengono. Chi viene dal Cielo superiore a tutti. E annunzia ci che ha visto e udito. Ma
nessuno pu accettare la sua testimonianza fra quelli che al Cielo non tendono e perci rinnegano
Iddio. Chi accetta la testimonianza di Colui che dal Cielo disceso suggella, con questo suo
credere, la sua fede che Dio vero e non fola senza verit, e sente la Verit perch ha lanimo
volenteroso di lei. Perch Colui che Dio ha inviato, pronunzia parole di Dio, perch dio gli d lo
Spirito con plenitudine, e lo Spirito dice: Eccomi. Prendimi, ch voglio essere teco, Tu delizia del
nostro amore. Perch il Padre ama il Figlio senza misura e tutte le cose ha messo in sua mano.
Perci chi crede nel Figlio ha la vita eterna. Ma chi rifiuta di credere nel Figlio, non vedr la Vita. E
la collera di Dio rester in lui e su lui.
Cos ha detto. Me le sono stampate nella mente per dirtele, queste parole dice Mattia.
Ed Io te ne do lode e grazie. Il Profeta ultimo di Israele non Colui che dal Cielo discende, ma, per
essere stato beneficato dei divini doni nel ventre della madre - voi non lo sapete ma Io ve lo dico -
colui che pi al Cielo si accosta.
Che? Che? Oh! racconta! Egli dice di s: Io sono il peccatore. I tre pastori sono ansiosi di sapere
e anche i discepoli sono lo stesso vogliosi di sapere.
Quando la Madre mi portava, di Me-Dio essendo incinta, and a servire, perch lUmile e
Amorosa, la madre di Giovanni, cugina a Lei per madre, e gravida in vecchiezza. Gi il Battista
aveva la sua anima, perch era al settimo mese della sua formazione. E il germe delluomo, chiuso
nel seno materno, trabalz di gioia nel sentire la voce della Sposa di Dio. Precursore anche in
questo, egli precorse i redenti, perch da seno a seno si effuse la Grazia, e penetr, e cadde la Colpa
dorigine dallanima del fanciullo. Onde Io dico che sulla terra tre sono i possessori della Sapienza
cos come in Cielo tre sono coloro che Sapienza sono: il Verbo, La Madre, il Precursore sulla terra;
il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo in Cielo.
Il nostro animo ricolmo di stupore... Quasi come quando ci fu detto: E nato il Messia... Perch
Tu eri labisso della misericordia e questo nostro Giovanni labisso della umilt.
E mia Madre labisso della purezza, della grazia, della carit, dellubbidienza, dellumilt, di
ogni altra virt che di Dio e che Dio infonde ai suoi santi.
Maestro dice Giacomo di Zebedeo Vi molta gente.
Andiamo. Venite voi pure.
La gente moltissima.
La pace sia con voi dice Ges. E sorridente come poche volte. La gente bisbiglia e lo accenna.
Vi molta curiosit.
Non tentare il Signore Iddio tuo detto.
Troppe volte, si dimentica questo comando. Si tenta Dio quando si vuole imporre a Lui la nostra
volont. Si tenta Dio quando imprudentemente si agisce contro le regole della Legge, che santa e
perfetta e nel suo lato spirituale, il principale, si occupa e preoccupa anche di quella carne che Dio
ha creata. Si tenta Dio quando, perdonati da Lui, si torna a peccare. Si tenta Dio quando, beneficati
da Lui, si volge a danno il beneficio ricevuto perch fosse un bene per noi e ci richiamasse a Dio.
Dio non si irride e non si deride. Troppe volte questo avviene. Ieri avete visto quale castigo attende i
derisori di Dio. Leterno Iddio, tutto pietoso a chi si pente, allopposto tutto severit
collimpenitente che per nessuna cosa modifica se stesso.
Voi venite a Me per udire la parola di Dio. Vi venite per avere il miracolo. Vi venite per avere
perdono. E il Padre vi d parola, miracolo e perdono. Ed Io non rimpiango il Cielo, perch vi posso
dare miracolo e perdono e posso farvi conoscere Iddio.
Luomo caduto ieri fulminato, come Nadab ed Abiu, dal fuoco divino del corruccio. Ma astenetevi
dal giudicarlo. Solo quanto avvenuto, miracolo nuovo, vi faccia meditare sul come occorre agire
per avere amico Iddio. Egli voleva lacqua penitenziale ma senza spirito soprannaturale. Lo voleva
per spirito umano. Come una pratica magica che lo sanasse dal morbo e lo liberasse dalla iattura. Il
corpo e il raccolto. Ecco i suoi fini. Non la povera anima sua. Quella non aveva valore per lui. Il
valore per lui era la vita e il denaro.
Io dico: Il cuore l dove il tesoro, e il tesoro l dove il cuore. Perci il tesoro nel cuore.
Egli nel cuore aveva la sete di vivere e di avere molto denaro. Come averlo? Con qualunque modo.

Anche col delitto. E allora chiedere il battesimo non era irridere e tentare Iddio? Sarebbe bastato il
pentimento sincero per la sua lunga vita di peccato a dargli santa morte e anche quanto era giusto
avere sulla terra. Ma egli era limpenitente. Non avendo mai amato nessuno fuorch se stesso,
giunse a non amare neppure se stesso. Perch lodio uccide anche lanimale amore egoista
delluomo a se stesso. Il pianto del pentimento sincero doveva essere la sua acqua lustrale. E cos
sia per tutti voi che udite. Perch senza peccato non vi alcuno, e tutti perci avete bisogno di
questacqua. Essa scende, spremuta dal cuore, e lava, riverginizza chi profanato, rialza chi
prostrato, rinvigorisce chi dissanguato dalla colpa.
Quelluomo si preoccupava solo della miseria della terra. Ma ununica miseria deve rendere
pensoso luomo. Ed leterna miseria del perdere Iddio. Quelluomo non mancava di fare lo offerte
rituali. Ma non sapeva offrire a Dio sacrificio di spirito, ossia allontanarsi dal peccato, fare
penitenza, chiedere con gli atti il perdono. Le ipocrite offerte fatte con ricchezze di male acquisto
sono simili a inviti a Dio perch si faccia complice nel male operare delluomo. Pu mai questo
avvenire? Non irridere Dio osare questo? Dio rigetta da S colui che dice: Ecco sacrifico ma
arde di continuare il suo peccato. Giova forse il digiuno corporale quando lanima non digiuna dal
peccato?
La morte delluomo qui avvenuta vi faccia meditare sulle condizioni necessarie per essere bene
amati da Dio. Ora nel suo ricco palazzo i parenti e le piangenti fanno cordoglio sulla salma che fra
poco verr portata al sepolcro. Oh! vero cordoglio e vera salma! Non pi che una salma! Non altro
che uno sconfortato cordoglio. Perch lanima gi morta, sar per sempre separata da coloro che
am per parentela e affinit didee. Anche se unuguale dimora li unir in sempiterno, lodio che l
regna li far divisi. E allora la morte vera separazione. Meglio sarebbe che, in luogo degli altri,
fosse luomo che fa pianto su se stesso, quando ha lanima uccisa. E per quel pianto di contrito e
umile cuore, rendere allanima la vita col perdono di Dio.
Andate. Senza odio o commenti. Senza altro che umilt. Come Io che, senza odio, ma per giustizia
ho parlato di lui. La vita e la morte sono maestre per ben vivere e ben morire, e per conquistare la
Vita senza morte. La pace sia con voi.
Non vi sono malati n miracoli, e Pietro dice ai tre discepoli del Battista: Me ne spiace per voi.
Oh! non occorre. Noi crediamo senza vedere. Abbiamo avuto il miracolo del suo natale a farci
credenti E ora abbiamo la sua parola a confermare la nostra fede. Non chiediamo che di servirla
sino al Cielo come Giona, fratello nostro.
Tutto ha fine.

128. I discorsi dellAcqua Speciosa: Non desiderare la donna daltri.


Il giovane lussurioso.
12 marzo 1945.
Ges passa in mezzo ad un vero piccolo popolo che lo chiama da tutte le parti. Chi mostra le sue
ferite, chi enumera le sue sventure, chi si limita a dire: Abbi piet di me e chi gli presenta il
proprio figliolino perch sia benedetto. La giornata serena e senza vento ha condotto molta molta
gente.
Quando Ges gi quasi al suo posto, viene dalla stradetta che conduce verso il fiume un lamento
pietoso: Figlio di Davide, piet del tuo infelice!
Ges si volta in quella direzione, e popolo e discepoli con Lui. Ma un ciuffo folto di bossi nasconde
colui che supplica.
Chi sei? Vieni avanti.
Non posso. Infetto sono. Devo recarmi dal sacerdote per essere radiato dal mondo. Ho peccato e la
lebbra m fiorita sul corpo. Spero in Te!
Un lebbroso! Un lebbroso! Anatema! Lapidiamolo! La folla tumultua.
Ges fa un gesto che impone silenzio e immobilit. E uno non pi infetto di colui che in

peccato. Agli occhi Dio ancor pi immondo il peccatore impenitente che il lebbroso pentito. Chi
capace di credere venga con Me.
Dei curiosi, oltre che i discepoli, vanno dietro a Ges. Gli altri allungano il collo ma rimangono
dove sono.
Ges si inoltra oltre la casa e la stradella verso il ciuffo di bossi. Ma poi si arresta e ordina:
Mostrati!
Viene fuori un poco pi che giovanetto, ancor bello nel volto appena velato dai baffi e dalla barba
leggera, un viso ancor fresco e pieno, dagli occhi arrossati di pianto.
Un grande grido lo saluta partendo da un gruppo di donne tutte coperte, che gi piangevano nella
corte della casa al passaggio di Ges e pi forte si erano date a piangere per le minacce della folla:
Figlio mio! e la donna si accascia nella braccia di unaltra, non so se parente o amica.
Ges solo avanza ancora verso linfelice: Sei molto giovane. Come lebbroso?
Il giovane abbassa gli occhi e diventa di fiamma, balbetta, ma non osa di pi. Ges ripete la
domanda. Quello dice qualche cosa pi nettamente. Ma non si afferrano che le parole: ...il padre...
andai... e peccammo... non solo io...
L tua madre che spera e che piange. In Cielo Dio che sa. Qui sono Io che so. Ma che, per
avere piet, ho bisogno della tua umiliazione. Parla.
Parla, figlio. Abbi piet delle viscere che ti hanno portato geme la madre che si trascinata fin
presso Ges e ora, in ginocchio, tenendo inconsciamente un lembo della veste di Ges in una mano,
tende laltra verso il figlio e mostra un povero volto arso dalle lacrime.
Ges le pone la mano sul capo. Parla torna a dire.
Sono il primogenito e aiuto il padre nei commerci. Egli mi ha mandato a Gerico molte volte per
parlare coi suoi clienti e... e uno... uno aveva una bella e giovane moglie... Mi... mi piacque. Andai
anche pi che non dovessi.... Le piacqui... Ci desiderammo e... peccammo nelle assenze del
marito... Non so come fu, perch ella era sana. S. Non solo io ero sano e la volli... Ma lei era sana e
mi volle. Non so se... se con me volle altri e si contagiasse... So che lei sfior presto, ed ora gi nei
sepolcri a morire da viva... E io... e io... Mamma! Tu lhai visto. E poca cosa, ma dicono che
lebbra... e ne morir. Quando?... Pi vita... pi casa... pi mamma!... Oh! mamma! Ti vedo e non ti
posso baciare!... Oggi vengono a scucirmi le vesti ed a scacciarmi di casa... dal paese... Io sono
peggio che morto. E non avr neppure il pianto della mamma sul mio cadavere...
Il giovane piange. La madre pare una pianta squassata dal vento, tanto la scuotono i singhiozzi. La
gente commenta fra opposti sentimenti.
Ges mesto. Parla: E quando peccavi non pensavi a tua madre? Tanto folle eri da non ricordare
pi di avere una madre sulla terra e un Dio in Cielo? E se la lebbra non fosse apparsa ti saresti mai
sovvenuto che avevi offeso Dio e prossimo? Che ne hai fatto della tua anima? Che della tua
giovinezza?
Fui tentato...
Sei un infante per non sapere che quel frutto era maledetto? Meriteresti di morire senza piet.
Oh! Piet! Solo Tu puoi...
No Io. Dio. E se qui giuri di non peccare pi.
Lo giuro. Lo giuro. Salvami, Signore. Ho solo poche ore prima della condanna. Mamma!...
Mamma! Aiutami col tuo pianto!... Oh! mamma mia!
La donna non ha neanche pi voce. Solo si abbranca alle gambe di Ges e alza il suo viso dagli
occhi dilatati dal dolore, un tragico viso di un che affoga e sa che quello lultimo sostegno che lo
regge e che lo pu salvare.
Ges la guarda. Le sorride pietoso: Alzati, madre. Tuo figlio guarito. Ma per te. Non per lui.
La donna non crede ancora. Le pare che cos a distanza egli non possa essere stato sanato, e fa cenni
di diniego fra i singhiozzi contini.
Uomo, levati la tunica dal petto. L avevi la macchia. Che tua madre sia consolata.
Il giovane si cala la veste, apparendo nudo agli occhi di tutti. Non ha che una pelle unita e liscia di
giovane ben robusto.
Guarda, madre dice Ges e si chiana ad alzare la donna. Mossa che serve anche a trattenerla

quando il suo amore di madre e la vista del miracolo la lancerebbe contro il figlio senza attendere
che sia purificato. Sentendosi impossibilitata di andare l dove la spinge lamore materno, si
abbandona sul petto di Ges e lo bacia in un vero delirio di gioia. Piange, ride, bacia, benedice... e
Ges la carezza con piet. Poi dice al giovane: Vai dal sacerdote. E ricordati che Dio ti ha sanato
per tua madre e perch tu sia giusto in futuro. Va.
Il giovane se ne va dopo aver benedetto il Salvatore e, a distanza, lo seguono la madre e la le altre
che erano con lei. La folla ha dei gridi di osanna.
Ges torna al suo posto.
Anche costui aveva dimenticato che vi un Dio il quale ordina onest nei costumi. Aveva
dimenticato che proibito farsi degli di che Dio non siano. Aveva dimenticato di santificare il suo
sabato come ho insegnato. Aveva dimenticato il rispetto amoroso verso la madre. Aveva
dimenticato che non si deve fornicare, non rubare, non essere falsi, non desiderare la donna altrui,
non ammazzare se stesso e la propria anima, non fare adulterio. Tutto aveva dimenticato. Vedete
come era stato colpito.
Non desiderare la donna daltri si unisce al non fare adulterio. Perch il desiderio precede
sempre lazione. Luomo troppo debole per potere desiderare senza poi giungere a consumare il
desiderio. E, quello che sommamente triste, luomo non sa fare lo stesso nei giusti desideri. Nel
male si desidera e poi si compie. Nel bene si desidera e poi ci si ferma, se pure non si retrocede.
Come ho detto a lui, dico a voi tutti, perch il peccato di desiderio diffuso come la gramigna che
da s si propaga: siete infanti per non sapere che quella tentazione venefica e va fuggita? Fui
tentato. Lantica parola! Ma siccome anche un antico esempio, dovrebbe luomo sovvenirsi delle
conseguenze di esso e saper dire: No. La nostra storia non manca di esempi di casti che rimasero
tali nonostante tutte le seduzioni del sesso e le minacce dei violenti.
E la tentazione un male? Non lo . E lopera del Maligno. Ma si muta in gloria per il vittorioso su
essa.
Il marito che va ad altri amori un assassino della sposa, dei figli, di se stesso. Colui che entra
nellaltrui dimora per fare adulterio un ladro, e dei pi vili. Pari al cuculo, gode senza spesa del
nodo altrui. Colui che carpisce la buona fede dellamico un falsario, perch testimonia una
amicizia che in realt non ha. Colui che cos agisce disonora se stesso e i genitori. Pu allora avere
Dio con s?
Ho fatto il miracolo per quella povera madre. Ma tanto mi fa schifo la lussuria che ne sono rivoltato.
Voi avete urlato per paura e ribrezzo della lebbra. Io, con lanima mia, ho avuto urlo per il ribrezzo
della lussuria. Tutte le miserie sono intorno a Me e per tutte Io sono il Salvatore. Ma preferisco
toccare un morto, un giusto gi infradiciato con la sua carne che fu proba, e che gi in pace con il
suo spirito, ad avvicinare colui che sa di lussuria. Sono il Salvatore, ma sono lInnocente. Lo
ricordino tutti coloro che qui vengono o di Me parlano prestando alla mia personalit i fermenti
della loro.
Comprendo che voi vorreste altro da Me. Ma non posso. La rovina di una giovinezza appena
formata e demolita dalla libidine mi ha turbato pi che se avessi toccato la Morte. Andiamo dai
malati. Non potendo, per la nausea che mi strozza, essere la Parola, sar la Salute di chi spera in
Me.
La pace sia con voi.
Infatti Ges molto pallido, come sofferente. Non ripiglia il sorriso altro che quando si curva su dei
bambini malati e su degli infermi nelle loro barelline. Allora torna ad essere Lui. Specie quando,
mettendo il suo dito nella bocca di un mutolino di circa dieci anni, gli fa dire Ges e poi:
Mamma.
La gente se ne va piano piano.
Ges resta a passeggiare al sole che inonda laia, finch lo raggiunge lIscariota: Maestro. Io non
sono tranquillo...
Perch, Giuda?
Per quelli di Gerusalemme... Io li conosco. Lasciami andare l per qualche giorno. Non ti dico
neppure di mandarmi solo. Anzi ti prego che ci non sia. Mandami insieme Simone e Giovanni.

Quelli che mi furono tanto buoni nel primo viaggio in Giudea. Uno mi frena, laltro mi purifica
anche nel pensiero. Non puoi credere che sia Giovanni per me! E una rugiada che calma i miei
ardori ed un olio sulle mie acque agitate... Credilo.
Lo so. Non te ne divi stupire perci se Io lamo tanto. E la mia pace. Ma anche tu, se sarai sempre
buono, sarai il mio conforto. Se tu userai i doni di Dio, e ne hai molti, nel bene, come fai da qualche
giorno, diverrai un vero apostolo.
E Tu mi amerai come Giovanni?
Io ti amo lo stesso, Giuda. Ma solo ti amer senza affanno e dolore.
Oh! Maestro mio, come sei buono!
Va pure a Gerusalemme. Non giover a nulla. Ma non voglio deludere il tuo desiderio di
giovarmi. Ora lo dir subito a Simone e Giovanni. Andiamo. Lo vedi come soffre il tuo Ges, per
certe colpe? Sono come uno che ha sollevato un peso troppo forte. Non mi dare mai questo dolore.
Mai pi...
No, Maestro. No. Ti voglio bene. Lo sai.... Ma sono un debole...
Lamore fortifica.
Entrano in casa e tutto ha fine.
Ed bene perch io sto molto male: di morale. E lei ne sa la causa. Di fisico perch - sia perch
tempo di Passione, sia perch ho scritto troppo, non so di preciso perch - ho un periodo tremendo
di febbri e dolori ai polmoni, alla spina dorsale e alladdome. Credo che Compito (luogo dove la
scrittrice fu portata in sfollamento) continui a lavorare in me. Sconto tutto lumido e la mancanza di
sole di quel caro paese.

129. La guarigione, allAcqua Speciosa, di un romano indemoniato.


13 marzo 1945.
Ges oggi con i nove rimasti, perch gli altri tre sono partiti per Gerusalemme. Tommaso, sempre
allegro, si divide perci fra le sue verdure e le altre pi spirituali incombenze, mentre Pietro con
Filippo, Bartolomeo e Matteo si occupano dei pellegrini, e gli altri vanno al fiume per il battesimo.
Veramente di penitenza con la sizza che tira!
Ges ancora nel suo angolo nella cucina, mentre Tommaso traffica e tace per lasciare in pace il
Maestro, quando entra Andrea e dice: Maestro, c un malato che io dico bene guarirlo subito
perch... Dicono che folle perch non sono israeliti. Ma noi diremmo che posseduto. Urla,
sbraita, si divincola. Vieni a vedere Tu.
Subito. Dov?
Ancora nel campo. Senti questo ululato? E lui. Pare una bestia ma lui. Deve essere un ricco
perch chi lo accompagna ben vestito, ed il malato stato tirato gi da un carro, molto di lusso, da
molti servi. Deve essere pagano perch bestemmia gli di dellOlimpo.
Andiamo.
Vengo anchio a vedere dice Tommaso, pi curioso di vedere che preoccupato per le sue verdure.
Escono e, in luogo di piegare verso il fiume, girano verso i campi che separano questo cascinale
(noi lo diremmo cos) dalla casa del fattore.
In mezzo ad un prato dove prima brucavano delle pecore, che ora spaurite si sono sparpagliate in
ogni senso, invano radunate dai pastori e da un cane - il secondo cane che vedo da quando vedo vi un uomo tenuto legato solidamente e che, ci nonostante, fa dei balzi da forsennato, con urli
atroci che sempre pi crescono pi Ges si avvicina.
Pietro, Filippo, Matteo e Natanaele sono l vicino, perplessi. E c anche della gente: uomini, perch
le donne hanno paura.
Sei venuto, Maestro? Vedi che furia? dice Pietro.
Ora passer
Ma... pagano, sai?

E che valore ha questo?


Eh!... per via dellanima!...
Ges ha un breve sorriso e procede. Raggiunge il gruppo del matto, che sempre pi si agita.
Si stacca dal gruppo uno che labito e il volto rasato denunciano per romano, e saluta: Salve,
Mastro. Fama di Te mi giunta. Sei pi grande dIppocrate nel guarire e del simulacro di Esculapio
per operare miracolo sui morbi. Lo so. Vengo per questo. Mio fratello, lo vedi? Folle per misterioso
male. Nessun medico ne capisce. Sono andato con lui nel tempio di Esculapio. Ma ne usc ancora
pi folle. A Tolemaide ho un parente. Mi mand un messaggio con una galera. Diceva che qui
Uno che tutti guarisce. E sono venuto. Tremendo viaggio!
Merita premio.
Ma, bada. Neppure proseliti siamo. Romani, fedeli agli di. Pagani, voi dite. Di Sibari, ora a
Cipro.
E verit. Pagani siete.
Allora... nulla per noi? Il tuo Olimpo caccia il nostro od cacciato.
Il mio Dio, Unico e Trino regna unico e solo.
Sono venuto invano dice il romano deluso.
Perch?
Perch io sono dun altro dio.
Lanima creata da Un solo.
Lanima?...
Lanima. Quella cosa divina che da Dio viene creata per ogni uomo. Compagna dellesistenza,
superstite oltre lesistenza.
E dove ?
Nel profondo dell io. Ma pure essendo, come cosa divina, nellinterno del delubro pi sacro, si
pu dire di lei - e lei dico, non essa, perch non cosa , ma ente vero e degno dogni rispetto - che
non contenuta ma contiene.
Per Giove! Ma sei un filosofo?
Sono la Ragione unita a Dio.
Credevo lo fossi per quanto dicevi...
E che filosofia, quando vera e onesta, se non elevazione della umana ragione verso la Sapienza
e la Potenza infinite, ossia verso Dio?
Dio! Dio!... Ho quello sciagurato che mi disturba. Ma quasi dimentico il suo stato per ascoltare Te,
divino.
Non come tu dici lo sono. Tu divino chiami ci che superiore allumano. Io dico che tal nome va
dato solo a chi da Dio.
Che Dio? Chi lha mai visto?
E stato scritto: Tu che ci formasti, salve! Quando io descrivo la perfezione umana, le armonie del
corpo nostro, io celebro la tua gloria. Fu detto: La tua bont rifulge nellavere distribuito i tuoi
doni a tutti coloro che vivono, perch ogni uomo avesse ci che gli necessario. E la tua sapienza si
testimonia per i tuoi doni, come la tua potenza nel compiersi dei tuoi voleri. Riconosci queste
parole?
Se Minerva mi soccorre... sono di Galeno. Ma come le sai? Io strabilio!
Ges sorride e risponde: Vieni al Dio Vero ed il suo divino spirito ti far dotto della vera sapienza
e piet che conoscere te steso ed adorare la Verit.
Ma questo sempre Galeno! Ora ne sono sicuro. Oltre che medico e mago sei anche filosofo.
Perch non vieni a Roma?
Non medico, non mago, non filosofo, come tu dici. Ma testimonianza di Dio sulla terra. Portatemi
vicino il malato.
Fra urla e divincolii lo trascinano l.
Vedi? Tu lo dici folle. Dici che nessun medico pot guarirlo. E vero. Nessun medico, perch folle
non . Ma un degli inferi, cos dico per te, pagano, entrato in lui.
Ma non ha lo spirito pitone. Anzi dice solo errori.

Noi lo chiamiamo demonio, non pitone. Vi il parlante e il muto. Colui che inganna con ragioni
intinte di vero, e quello che solo disordine mentale. Il primo di questi due il pi completo e
pericoloso. Tuo fratello ha il secondo. Ma ora ne uscir
Come?
Esso stesso te lo dir. Ges ordina: Lascia luomo! Torna al tuo abisso.
Vado. Contro di Te troppo debole il mio potere. Mi cacci e mi imbavagli. Perch sempre ci
vinci?... Lo spirito ha parlato per bocca delluomo, che poi si accascia come spossato.
E guarito. Scioglietelo senza paura.
Guarito? Ne sei certo? Ma... Ma io ti adoro! . Il romano fa per prostrarsi.
Ma Ges non vuole. Alza lo spirito. In Cielo Dio. Lui adora, e va verso di Lui. Addio.
No. Cos no. Almeno prendi. Permettimi ti tratti come i sacerdoti di Esculapio. Permettimi di udirti
parlare... Permettimi di parlare di Te nella mia patria...
Fallo. E vieni col fratello.
Il quale fratello si guarda intorno stupito e chiede: Ma dove sono? Questa non Cintium! Il mare
dov?
Eri... Ges fa un cenno per imporre silenzio e dice: Eri sofferente per grande febbre e ti hanno
condotto in altro clima. Ora stai meglio. Vieni.
Vanno tutti - e non tutti ugualmente commossi, perch vi chi ammira e chi critica la guarigione
del pagano - nello stanzone. E Ges va al suo posto, avendo sul davanti dellassemblea proprio i
romani.
Non vi spiaccia se Io cito un brano dei Re. E detto in esso che, essendo il re di Siria in procinto di
guerra contro Israele, aveva nella sua corte un uomo grande ed onorato di nome Naaman, che era
lebbroso. E che una fanciulla dIsraele, predata dai siri, divenuta sua schiava, gli disse: Se il mio
signore fosse stato dal profeta che in Samaria, certamente egli lo avrebbe guarito dalla lebbra. Al
che Naaman, chiestane licenza al re, segu il consiglio della fanciullina. Ma il re dIsraele
fortemente si agit dicendo: Son forse io Dio che il re di Siria mi manda i malati? Questo un
tranello per giungere alla guerra. Ma il profeta Eliseo, saputo del fatto, disse: Venga da me il
lebbroso ed io lo guarir ed egli sapr che vi un profeta in Israele. Naaman and allora da Eliseo.
Ma Eliseo non lo ricevette. Solo gli mand a dire: Lavati sette volte nel Giordano e sarai mondato.
Naaman se ne sdegn, parendogli di avere fatto per nulla tanta strada, e fece per ripartire sdegnato.
Ma i servi gli dissero: Non ti ha chiesto che di lavarti sette volte, e anche ti avesse ordinato molto
di pi avresti dovuto farlo, perch egli il profeta. Allora Naaman si arrese. And, si lav e torn
sano. Giubilante, fece ritorno dal servo di Dio e gli disse: Ora so la verit: non v altro Dio su
tutta la terra. Ma vi solo il Dio dIsraele. E, poi che Eliseo non voleva doni, gli chiese di poter
prendere almeno tanta terra da poter sacrificare, su terra dIsraele, al Dio vero.
So che voi non tutti approvate quanto Io ho fatto. So anche che non sono tenuto a giustificarmi a
voi. Ma, posto che vi amo di amor vero, voglio che voi comprendiate il mio gesto e da esso
impariate, e cada dal vostro animo ogni senso di critica e di scandalo.
Qui abbiamo due sudditi di uno stato pagano. Uno era malato, e loro fu detto per tramite di un
parente, ma certo per bocca dIsraele: Se andaste dal Messia dIsraele, Egli sanerebbe il malato.
Ed essi da molto lontano sono venuti a Me. Pi grande ancora la loro fiducia di quella di Naaman,
perch nulla sapevano di Israele e di Messia, mentre il siro, per vicinanza di nazione e continuo
contatto con schiavi dIsraele, gi sapeva che in Israele Dio. Il Vero Dio. Non bene che ora un
uomo pagano possa tornare in patria dicendo: Veramente in Israele un uomo di Dio, e in Israele
adorano il vero Dio?
Io non ho detto: Lavati sette volte. Ma ho parlato di Dio e dellanima, due cose da essi ignorate e
che, come le bocche di uninesausta sorgente, portano con s i sette doni. Perch dove concetto di
Dio e di spirito, e desiderio di pervenire ad essi, nascono le piante della fede, speranza, carit,
giustizia, temperanza, fortezza, prudenza. Virt ignote a coloro che dai loro di non possono che
copiare le comuni passioni umane, aumentate in licenza perch compiute da supposti eccelsi. Ora
essi tornano in patria. Mia pi della gioia di essere esauditi, c quella di dire: Sappiamo che bruti
non siamo, che oltre la vita ancora un futuro. Sappiamo che il vero Dio Bont e perci ama pure

noi e ci benefica per persuaderci ad andare a Lui.


E che credete? Che essi soli ignorino il vero? Poco fa un mio discepolo credeva Io non potessi
guarire il malato perch aveva unanima pagana. Ma lanima che ? E da chi viene? Lanima
lessenza spirituale delluomo. E quella che, creata di et perfetta, investe, accompagna, avviva
tutta la vita della carne e continua a vivere dopo che la carne non pi, essendo immortale come
Colui che la crea: Iddio. Essendo un solo Dio, non vi sono anima di pagani o anime di non pagani
create da diversi di. Vi una sola Forza che crea le anime, ed quella del Creatore, del Dio nostro,
unico, potente, santo, buono, senza altra passione che non sia lamore, la carit perfetta, tutta
spirituale, e, per essere inteso da questi romani, come ho detto: carit, dico anche: carit tutta
morale. Perch il concetto: spirito, non compreso da questi pargoli che non sanno nulla delle
parole sante.
E che credete? Che solo per Israele Io sia venuto? Sono Colui che raduner le stirpi sotto un solo
pastore: quello del Cielo. E in verit vi dico che presto verr il tempo che molti pagani diranno:
Lasciateci avere quel tanto da potere nel nostro suolo pagano consumare sacrifici al Dio vero al
Dio uno e trino di cui Io sono la Parola.
Ora essi vanno. Convinti pi che se Io li avessi schiacciati con lo sdegno. Essi e nel miracolo e nelle
mie parole sentono Dio, e questo diranno dove essi tornano.
Inoltre vi dico: non era giusto premiare tanta fede? Disorientati dai responsi dei medici, delusi dagli
inutili viaggi nei templi, essi hanno saputo avere ancora fede per venire allo sconosciuto, al grande
Sconosciuto del mondo, al deriso, al grande Deriso e Calunniato dIsraele, e dirgli: Credo che Tu
possa- Il primo crisma alla loro nova mentalit viene loro da questo avere saputo credere. Non
tanto della malattia quanto della errata fede Io li ho sanati, perch ho messo le loro labbra su un
calice la cui sete cresce pi se ne beve: la sete di conoscere il Dio vero.
Ho finito. Dico a voi dIsraele: sappiate avere fede come questi seppero.
Il romano si accosta col guarito: Ma... Non oso pi dire: per Giove. Dico: ma sul mio onore di
cittadino romano io ti giuro che avr questa sete! Ma ora io devo andare. Chi mi dar pi da bere?
Il tuo spirito, lanima che ora sai di avere, fino al giorno in cui un mio messo verr a te.
E Tu, no?
Io... Io no. Ma non sar assente pur non essendo presente. E non passeranno che poco pi di due
anni, che Io ti far un dono pi grande della guarigione di costui che ti era caro. Addio ad ambedue.
Sappiate perseverare in questo sentimento di fede.
Salve, Maestro. Il Dio vero ti salvi.
I due romani se ne vanno e si ode che chiamano i servi col carro.
E neppure sapevano di avere unanima! mormora un vecchio.
S, padre. Ed hanno saputo accettare la parola mia meglio di tanti in Israele. Ora, posto che hanno
dato un obolo, benefichiamo i poveri di Dio con doppia e tripla misura. E i poveri preghino per
questi benefattori, pi poveri di loro stessi, perch giungano alla vera, unica ricchezza che
conoscere Iddio.
La velata piange sotto il suo velo che impedisce di vederne le lacrime, ma non di udirne i
singhiozzi.
Quella donna piange dice Pietro. Forse non ha pi denaro. Gliene diamo?
Non piange per questo. Ma va a dirle cos: Le patrie passano. Ma il Cielo resta. Esso di chi sa
avere fede. Dio Bont e perci ama anche i peccatori. E ti benefica per persuaderti di andare da
Lui. Va. Dille cos e poi lasciala piangere. E veleno che esce.
Pietro se ne va dalla donna gi incamminata verso i campii. Le para e torna. Si messa a piangere
pi forte dice. Credevo di consolarla... e guarda Ges.
E consolata, infatti. Anche la gioia fa piangere.
Uhm!... Mah!... Ecco, io sar contento quando la vedr in volto. La vedr?
Al giorno del Giudizio.
Divina Misericordia! Ma allora sar morto! E che me ne far di sapere questo? Avr da guardare
lEterno allora!
Fallo si da questo momento. E lunica cosa utile.

S... ma... Maestro, chi ?


Ridono tutti.
Se lo chiedi unaltra volta partiamo subito; cos la dimentichi.
No, Maestro. Per... basta che resti Tu...
Ges sorride. Quella donna dice, un avanzo e una primizia.
Che vuoi dire? Io non capisco.
Ma Ges lo lascia in asso per andare verso il paese.
Va da Zaccaria. Ha la donna morente spiega Andrea. Ha mandato me a dirlo al Maestro.
Tu mi fai stizza! Sai tutto, fai tutto e non mi dici mai nulla. Peggio di un pesce, sei. Pietro si sfoga
sul fratello della sua delusione.
Fratello, non te la prendere. Parli tu anche per me. Andiamo a ripescare le nostre reti. Vieni.
Chi va a destra e chi a sinistra e tutto ha fine.

130. I discorsi dellAcqua Speciosa: Non dirai falsa testimonianza.


Il piccolo Asrael.
14 marzo 1945.
Quanta gente! esclama Matteo.
E Pietro risponde: Di, guarda! Ci sono anche dei galilei... Ahi! Ahi! Andiamo a dirlo al Maestro.
Sono tre onorati briganti!
Vengono per me, forse. Anche qui mi perseguitano...
No, Matteo. Il pescecane non mangia il pesciolino. Vuole luomo. Preda nobile. E solo se proprio
non lo trova, si pappa un grosso pesce. Ma io, te, gli altri, siamo pesciolini... robetta.
Per il Maestro dici? interroga matteo.
E per chi, allora? Non vedi come guardano da tutte le parti? Sembrano fiere che annusano le peste
della gazzella.
Vado a dirlo...
Aspetta! Lo diciamo ai figli dAlfeo. Lui troppo buono. Bont sciupata quando cade in quelle
bocche.
Hai ragione.
I due vanno al fiume e chiamano Giacomo e Giuda. Venite. Ci sono dei tipi... Buoni per il
supplizio. Certo vengono per importunare il Maestro.
Andiamo. Lui dov?
Ancora nella cucina. Facciamo presto, perch se se ne accorge non vuole.
S. E fa male.
Lo dico anchio
Ritornano allaia. Il gruppo, designato galileo, parla con sussiego ad altra gente. Giuda di Alfeo si
accosta come per caso. E ode: ... parole devono essere appoggiate sui fatti.
E Lui li fa! Anche ieri ha guarito un romano indemoniato! ribatte un robusto popolano.
Orrore! Guarire un pagano! Scandalo! Odi, Eli?
Tutte le colpe in Lui: amicizie con pubblicani e meretrici, commerci coi pagani e...
E sopportazione dei maldicenti. Anche questa una colpa. Ai miei occhi la pi grave. Ma, posto
che Lui non sa, non vuole difendere Se stesso, parlate con me. Sono il suo fratello e a Lui maggiore,
e questo laltro fratello, ancor pi adulto. Parlate.
Ma per chi te la pigli? Credi che noi si parli male del Messia? Ohib! Noi siamo venuti da tanto
lontano per fama di Lui. Lo dicevamo anche a questi...
Mentitore! Mi fai tanto schifo che ti volgo le spalle. E Giuda dAlfeo, sentendo forse in pericolo
la carit verso i nemici, se ne va.
Non forse vero? Ditelo voi tutti...
Ma i tutti, ossia gli altri coi quali questi galilei parlavano, tacciono. Non vogliono mentire e non

osano smentire. Perci stanno zitti.


Non sappiamo neanche come Lui... dice il galileo Eli.
Non lo hai insultato in casa mia, non vero? chiede Matteo ironico. O sei smemorato per
malattia?
Il galileo si ammanta e se ne va cogli altri senza rispondere.
Vigliacco gli grida dietro Pietro.
Volevano dirci cose dinferno di Lui... spiega un uomo. Ma noi abbiamo visto i fatti. E noi
sappiamo invece come sono loro, i farisei. A che credere allora? Al Buono che proprio buono, o ai
malvagi che da loro si dicono buoni, ma che poi sono un castigo? Io so che da quando vengo non mi
conosco pi, tanto sono mutato. Ero un violento, duro alla moglie e ai figli, ero senza rispetto del
vicino e ora... Lo dicono tutti, al paese: Azaria non pi lui. E allora? Si mai sentito che un
demonio faccia buoni? Per chi lavora allora? Per la santit nostra? Oh! che davvero un bizzarro
satanasso se lavora per il Signore!
Dici bene, uomo. E Dio ti protegga perch sai bene comprendere, bene vedere, e bene operare.
Prosegui cos e sarai un vero discepolo del benedetto Messia. Una gioia per Lui che vuole il vostro
bene e che tutto sopporta pur di portarvi ad esso. Non scandalizzatevi del vero male. Ma quando
vedete che in nome di Dio Egli opera, non abbiate scandalo, e non credete a quelli che vi vorrebbero
persuadere di scandalo, anche se lo vedete fare cose nuove. Questo il tempo nuovo. Come un fiore
nato dopo secoli che la radice lavora, esso venuto. Se non fosse stato preceduto da quello, non
avremmo potuto comprendere la sua Parola. Ma secoli di ubbidienza alla Legge del Sinai ci hanno
dato quel minimo di preparazione per potere, dal nuovo tempo, fiore divino che la Bont ci ha
concesso di vedere, aspirare tutti gli incensi e tutti i succhi per purificarci, fortificarci, renderci
profumati di santit come un altare. Essendo il tempo nuovo, ha nuovi sistemi, non contrari alla
Legge, ma tutti infusi di misericordia e carit, poich Egli la Misericordia e lAmore sceso dal
Cielo. Giacomo dAlfeo fa un gesto di saluto e va verso casa.
Come parli bene, tu! dice ammirato Pietro. Io non so mai che dire. Dico solo: Siate buoni.
Amatelo, ascoltatelo, credetelo. Proprio non so come possa essere contento di me!
Eppure lo tanto risponde Giacomo dAlfeo.
Davvero lo dici o lo dici per bont tua?
In verit cos. Me lo diceva anche ieri.
S?! Allora oggi sono pi contento del giorno che mi fu portata la sposa. Ma tu... dove hai
imparato a parlare cos bene?
Sulle ginocchia di sua Madre e al suo fianco. Che lezioni! Ce parole! Solo Lui pu parlare ancora
meglio di Lei. Ma quello che a Lei manca in potenza, Ella te lo aggiunge in dolcezza... ed entra...
Le sue lezioni! Hai mai visto un panno che tocchi con un angolino un olio odoroso? Piano piano
beve non lolio, ma il profumo e, se anche lolio viene levato, il profumo resta sempre a dire: Io ci
fui. Cos di Lei. Anche in noi, stoffe ruvide e lavate poi dalla vita, Ella penetrata con la sua
sapienza e grazia, e il suo profumo in noi.
Perch non la fa venire? Diceva che lo faceva! Si diventerebbe pi buoni, meno zucconi... io
almeno. E anche questa gente...Davanti a Lei sarebbero pi buoni anche quegli aspidi che vengono
ogni tanto...
Lo credi? Io no. Noi si diventerebbe pi buoni, e anche gli umili lo diventerebbero. Ma i potenti e i
cattivi!... Oh! Simone di Giona! Non prestare mai agli atri i tuoi sentimenti onesti! Ne avresti
delusioni... Ecco Lui. Non diciamogli niente...
Ges esce dalla cucina avendo per mano un bambinello, che gli trotterella di fianco morsicando una
crosta di pane unta dolio. Ges regola il suo lungo passo alle piccole gambette del suo amico. Una
conquista! dice allegro. Mi ha detto questo uomo di quattranni, che si chiama Asrael, che lui
vuole essere un discepolo e imparare tutto: a predicare, a fare guarire i bambini malati, a far venire
uva sui tralci anche in dicembre, e poi vuole andare su un monte e gridare a tutto il mondo: Venite,
c il Messia!. Non cos, Asrael?
E il bambino ridente dice di s, di s, e intanto mangia.
Sai appena mangiare, tu lo stuzzica Tommaso. Non sai neppure dire chi il Messia.

E Ges di Nazaret.
E che vuol dire Messia?
Vuole dire... vuole dire: lUomo che stato mandato per essere buono e farci buoni tutti.
E come fa per farci buoni? Tu che sei un monello come farai?
Gli vorr bene. E far tutto. E Lui far tutto perch io gli vorr bene. Fa anche te cos e diventerai
buono.
E la lezione data, Tommaso. Hai il precetto: Voglimi bene e farai tutto, perch Io ti amer se mi
vorrai bene, e lamore far tutto in te. Lo Spirito Santo ha parlato. Vieni, Asrael. Andiamo a
predicare.
E cos lieto Ges quando ha un bambino, che vorrei portargli tutti i bambini e farlo conoscere a
tutti i bambini. Ce ne sono tanti che non lo conoscono neppure di nome!
Passa davanti alla velata e prima di giungere dice al bambino. Di a quella donna: La pace sia con
te.
Perch?
Perch ha la bua come te quando cadi. E piange. Ma se tu le dici cos, le passa.
La pace sia con te, donna. Non piangere. Me lo ha detto il Messia. Se gli vuoi bene, Lui ti vuol
bene e guarisci grida il bambino mentre Ges lo trascina seco senza fermarsi. C proprio in Asrael
la stoffa del missionario. Anche se per ora un poco... intempestivo nelle sue predicazioni e dice
pi che non gli sia stato detto di dire.
La pace a tutti voi.
Non dirai falsa testimonianza detto.
Cosa c pi nauseante di un bugiardo? Non si pu dire che egli accentra crudelt con impurit? S,
che si pu. Il bugiardo, parlo del bugiardo in cose gravi, crudele. Egli uccide una stima con la sua
lingua. Dunque non diverso dallassassino. Anzi dico: pi di un assassino. Costui uccide solo un
corpo. Il bugiardo uccide anche il buon nome, il ricordo di un uomo. Perci due volte assassino.
E lassassino impunito perch non sparge sangue, ma lede un onore, e del calunniato e della sua
intera famiglia. E non contemplo neppure il caso di uno che giurando il falso mandi un altro alla
morte. Su questo si sono gi accumulati i carboni della Geenna. Ma parlo solo di chi con bugiarda
parola insinua e persuade altri in sfavore di un innocente. Perch lo fa? O per odio senza ragione. O
per avidit di avere ci che laltro ha. Oppure per paura.
Odio. Ha lodio solo chi amico di Satana. Il buono non odia. Mai. Per nessuna ragione. Anche
vilipeso, anche danneggiato, perdona. Non odia mai. Lodio la testimonianza che unanima
perduta d di se stessa, e la testimonianza pi bella che viene data allinnocente. Perch lodio la
rivolta del male contro il bene. Non si perdona a chi buono.
Avidit. Colui ha ci che io non ho. Io voglio ci che lui ha. Ma solo con lo spargere disistima su
lui io posso giungere ad avere il suo posto. Ed io lo faccio. Mento? Che importa? Derubo? Che
importa? Posso giungere a rovinare tutta una famiglia? Che importa? Fra tante domande che
lastuto mentitore si fa, dimentica, vuole dimenticare, una domanda. Questa: E se venissi
smascherato?. Questa non se la fa perch, preso dallorgoglio e dallavidit, come uno dagli occhi
tappati. Non vede il pericolo. E ancora come uno ebbro. E ebbro del vino satanico, e non pesa che
Dio pi forte di Satana e si incarica di fare le vendette del calunniato. Il mentitore si dato alla
Menzogna e fida stoltamente nella sua protezione.
Paura. Molte volte uno calunnia per scusare se stesso E la forma pi comune di menzogna. Si
fatto il male. Si teme che venga scoperto e riconosciuto opera nostra. Allora, usando ed abusando
della stima che ancora si ha presso gli altri, ecco che si capovolge il fatto, e quello che noi si fatto,
lo si addossa allaltro di cui si teme solo lonest. Ancora lo si fa perch laltro, delle volte, stato,
senza volere, testimonio di una nostra mala azione, e allora ci si vuole mettere al sicuro da una sua
testimonianza. Lo si accusa per renderlo inviso onde, se lui parla, nessuno lo creda.
Ma agite bene! Agite bene! E di questa menzogna non avrete mai bisogno. Non pensate, quando
mentite, come vi mettete un giogo pesante? Esso fatto della soggezione al demonio, della paura
perpetua di una smentita e della necessit di ricordare la menzogna detta, coi fatti ed i particolari
con cui fu detta, anche dopo degli anni, senza cadere in contraddizione. Una fatica da galeotto. E

servisse al Cielo! Ma serve solo a prepararvi il posto nellinferno!


Siate schietti. Cos bella la bocca delluomo che non conosce menzogna! Sar povero, sar rozzo,
sar sconosciuto? Lo , anzi? S. Ma sempre un re. Perch un sincero. E la sincerit regale pi
delloro e del diadema, ed eleva sulle folle pi di un trono, e d corte di buoni pi di quanta ne ha
un monarca. Sicurezza e sollievo d la vicinanza delluomo sincero. Mentre disagio d lamicizia
dellinsincero e anche solo laverlo vicino d un senso di disagio. Non pensa chi mente che, poich
presto la menzogna affiora per mille cause, dopo egli sempre tenuto in sospetto? Come poter
accettare pi quanto egli dice? Anche se dice il vero, e chi lode lo vuol credere, in fondo c
sempre un dubbio: Mentir anche ora?
Voi direte: Ma dove la testimonianza falsa? Ogni menzogna testimonianza falsa. Non solo
quella legale.
Siate semplici come semplice Dio e il fanciullo. Siate veritieri in tutti i vostri momenti della vita.
Volete essere reputati buoni? Siatelo in verit. Se anche un maldicente volesse dire di voi male,
cento buoni direbbero: No. Non vero. Egli buono. Le sue opere parlano per lui.
In un libro sapienziale detto: Luomo apostata procede con la perversit sulle labbra... nel suo
cuore perverso prepara il male e in ogni tempo semina discordie... Sei cose odia il Signore e la
settima lha in esecrazione: gli occhi superbi, la lingua bugiarda, le mani che spargono sangue
innocente, il cuore che medita iniqui disegni, i piedi che corrono frettolosi al male, il falso
testimonio che proferisce menzogne, e colui che semina discordie fra i fratelli... Per i peccati della
lingua, la rovina si avvicina al malvagio... Chi mentisce un testimone fraudolento. Il labbro
veritiero non muta in eterno, ma testimonio di un momento chi imbastisce linguaggio di frode. Le
parole del sussurrone sembrano semplici, ma penetrano le viscere. Il nemico si riconosce al suo
parlare quando cova tradimento. Quando parla con voce sommessa non te ne fidare, perch porta
nel cuore sette malizie. Egli con finzione nasconde il suo odio, ma la sua malizia sar rivelata... Chi
scava la fossa vi cadr e la pietra cadr addosso a chi la rotola.
Vecchio come il mondo il peccato di menzogna e senza mutazione il pensiero del sapientein
proposito, come senza mutazione il giudizio di Dio su chi bugiardo.
Io dico: Abbiate sempre un solo linguaggio. Il s sia sempre s ed il no sia sempre no anche di
fronte a potenti e tiranni. E grande merito ne avrete in Cielo.
Vi dico: Abbiate la spontaneit del fanciullo che va per istinto da chi sente buono senza cercare
altro che bont. E che dice ci che la sua stessa bont gli fa pensare, senza calcolare se dice troppo e
se ne pu avere un biasimo.
Andate in pace. E la Verit vi diventi amica.
Il piccolo Asrael, che sempre stato seduto ai piedi di Ges col capino alzato come un uccellino
che ascolta il canto del genitore, ha una mossa tutta dolcezza: si strofina col visetto contro i
ginocchi di Ges e dice: Io e Te siamo amici perch Tu sei buono e ti voglio bene. Ora lo dico
anche io e, sforzando la vocina per farsi udire in tutto il vasto stanzone, dice, gestendo come ha
visto fare a Ges: Tutti, ascoltate. Io so dove vanno le persone che non dicono bugie e vogliono
bene a Ges di Nazaret. Vanno su per la scala di Giacobbe. Su, su, su... insieme agli angeli e poi si
fermano quando trovano il Signore e ride felice, mostrando tutti i dentini.
Ges lo carezza e scende fra la gente. Riporta il piccolo alla madre. Grazie, donna, di avermi dato
il tuo bambino.
Ti ha dato noia...
No. Mi ha dato amore. E un piccolo del Signore, e il Signore sia sempre con lui e con te. Addio.
Tutto ha fine.

131. I discorsi dellAcqua Speciosa: Non rubare e non desiderare ci che


daltri. Il peccato di Erode.
15 marzo 1945.

Dio d ad ognuno il necessario. Questo in verit. Cosa necessario alluomo? Il fasto? Il grande
numero di servi? Le terre i cui campi non si possono contare? I banchetti che vedono da un
tramonto sorgere unaurora? No. Necessario alluomo un tetto, un pane, una veste.
Lindispensabile per vivere.
Guardatevi intorno. Chi sono i pi allegri ed i pi sani? Chi gode di una vecchiezza serena? I
gaudenti? No. Quelli che onestamente vivono, lavorano e desiderano. Essi non hanno veleno di
lussuria e rimangono forti. Non veleno di crapule e rimangono agili. Non veleno di invidie e
rimangono allegri. Mentre chi desidera avere sempre pi uccide la sua pace e non gode, ma
precocemente invecchia, arso da livore o da abuso.
Potrei unire il comando del non rubare a quello del non desiderare ci che daltri. Perch infatti
il desiderio eccessivo spinge al furto. Non che un passo breve, da questo a quello. E illecito ogni
desiderio? Io non dico questo. Il padre di famiglia che, lavorando nel campo o nellofficina,
desidera trarne di che assicurare pane alla prole, non pecca in verit. Anzi ubbidisce al suo dovere
di padre. Ma quello che invece non desidera altro che godere di pi, e si appropria di ci che
daltri per giungere a godere di pi, costui pecca.
Linvidia! Perch che il desiderio della cosa altrui se non avarizia e invidia? Linvidia separa da
Dio, figli miei, e unisce a Satana.
Non pensate che il primo che desider la roba daltri fu Lucifero? Era il pi bello degli arcangeli,
godeva di Dio. Avrebbe dovuto esser contento di questo. Invidi Dio e volle essere lui Dio e
divenne il demonio. Il primo demonio.
Secondo esempio: Adamo ed Eva tutto avevano avuto, godevano del terrestre paradiso, godevano
dellamicizia di Dio, beati nei doni di grazia che Dio aveva loro dati. Avrebbero dovuto
accontentarsi di questo. Invidiarono a Dio la conoscenza del bene e del male e furono cacciati
dallEden divenendo i proscritti invisi a Dio. I primi peccatori.
Terzo esempio: Caino invidi Abele per la sua amicizia col Signore. E divenne il primo assassino.
Maria, sorella dAronne e Mos, invidi il fratello e divenne la prima lebbrosa della storia dIsraele.
Potrei passo passo condurvi per tutta la vita del popolo di Dio, e vedreste che il desiderio smodato
fece, di chi lo ebbe, un peccatore, e della nazione un castigo. Perch i peccati dei singoli si
accumulano e provocano i castighi delle nazioni, cos come granelli e granelli e granelli di rena,
accumulati in secoli e secoli, provocano una frana che sommerge i paesi e chi in essi.
Vi ho sovente citato ad esempio i pargoli, perch semplici e fidenti. Oggi vi dico: imitate gli uccelli
nella libert dai desideri.
Guardate. Ora inverno. Poco cibo nei frutteti. Ma si preoccupano essi nellestate di accumularlo?
No. Fidano nel Signore. Sanno che un vermolino, un granello, una mica, un ragnetto, una moschina
sullacqua, la potranno sempre catturare per il loro gozzetto. Sanno che un comignolo caldo, o un
bioccolo di lana, ci sar sempre per il loro rifugio dinverno, come sanno che, quando verr il tempo
in cui necessita loro avere fieni per i nidi e maggior pasto per la prole, ci sar fieno fragrante sui
prati, e succoso cibo nei frutteti e nei solchi, e di insetti sar ricca laria e la terra. E cantano piano:
Grazie, Creatore, per quanto ci dai e ci darai, pronti ad osannare a piena gola quando nellepoca
degli amori godranno della sposa e si vedranno moltiplicati nella prole.
C creatura pi lieta delluccello? Eppure che la sua intelligenza rispetto a quella umana? Una
scaglietta di silice rispetto a un monte.. Ma vi insegna. In verit vi dico che possiede la letizia
delluccello colui che vive senza desiderio impuro. Egli si fida di Dio e lo sente Padre. Egli sorride
al giorno che sorge e alla notte che cala, perch sa che il sole suo amico e la notte sua nutrice.
Egli guarda senza rancore gli uomini e non teme le loro vendette, perch non li danneggia in alcun
modo. Egli non trema per la sua salute n per il suo sonno, perch sa che una vita onesta tiene
lontane le malattie e d dolce riposo. Non teme infine la morte perch sa che, avendo bene agito,
non pu che avere il sorriso di Dio.
Anche il re muore. Anche il ricco muore. Non lo scettro che allontana la morte n il denaro che
compera limmortalit. Come davanti al Re dei re e al Signore dei signori sono cosa risibile le
corone e le monete, ma ha solo valore una vita vissuta nella Legge!

Cosa dicono quegli uomini l in fondo? Non abbiate paura di parlare.


Dicevamo: lAntipa di che peccato colpevole? Di furto o di adulterio?
Non vorrei guardaste gli altri ma i vostri cuori. Per vi rispondo che egli colpevole di idolatria
adorando la carne pi di Dio, di adulterio, di furto, di illecito desiderio, e presto di omicidio.
Sar salvato da Te, Salvatore?
Io salver coloro che si pentono e tornano a Dio. Gli impenitenti non avranno redenzione.
Hai detto che ladro. Ma che ha rubato?
La moglie al fratello. Il furto non di solo di denaro. E furto anche levare lonore ad un uomo,
levare la verginit ad una fanciulla, levare ad un marito la moglie, come lo levare un bue al vicino
o prendere delle sue piante. Il furto, poi, aggravato da libidine o da falsa testimonianza, si aggrava
di adulterio, o di fornicazione, o di mendacio.
E una donna che si prostituisce che peccato fa?
Se sposata, di adulterio e di furto verso il marito. Se nubile, di impurit e di furto a se stessa.
A se stessa? Ma d via del suo!!
No. Il nostro corpo creato da Dio per essere tempio dellanima che tempio di Dio. Perci deve
essere conservato onesto, perch altrimenti lanima viene derubata dellamicizia di Dio e della vita
eterna.
Allora una meretrice non pu essere che di Satana?
Ogni peccato meretricio con Satana. Il peccatore, come una femmina prezzolata, si d a Satana
per illeciti amori, sperandone sozzi guadagni. Grande, grandissimo il peccato di prostituzione che
rende simili ad animali immondi. Ma credete che non lo da meno ogni altro peccato capitale. Che
dir dellidolatria? Che dellomicidio? Eppure Dio perdon agli israeliti dopo il vitello doro.
Perdon a Davide dopo il suo peccato, e che era duplice. Dio perdona a chi si pente. Sia il
pentimento in proporzione del numero e della grandezza delle colpe, ed Io vi dico che a chi pi si
pente pi sar perdonato. Perch il pentimento forma damore. Di operante amore. Chi si pente
dice a Dio col suo pentimento: Non posso stare col tuo corruccio perch ti amo e voglio essere
amato. E Dio ama chi lo ama. Perci Io dico: pi uno ama e pi amato. Chi ama totalmente ha
tutto perdonato. E questa verit.
Andate. E prima per sappiate che vi alle porte del paese una vedova, carica di prole, nella fame
pi assoluta. Cacciata dalla casa per debiti. E ancora pu dire grazie al padrone per non averla che
cacciata. Ho usato lobolo vostro per il loro pane. Ma hanno bisogno di un asilo. La misericordia
il pi gradito dei sacrifici al Signore. Siate buoni ed in suo nome vi assicuro il premio.
La gente bisbiglia, si consiglia, discute.
Ges intanto guarisce uno quasi cieco e ascolta una vecchierella venuta da Doco a pregarlo di
andare dalla sua nuora malata. Una lunga storia di lacrime che io, mezza morta come sono oggi, non
trascrivo.
E per fortuna, tutto finisce, perch io non sono proprio in grado di durare ancora con una crisi
cardiaca che dura da tre ore e che mi abbarbaglia anche la vista.

132. Discorso conclusivo, AllAcqua Speciosa, prima della festa della


Purificazione.
17 marzo 1945.
Figli miei nel Signore, la Festa della Purificazione ormai imminente e ad essa Io, Luce del
mondo, vi mando preparati con quel minimo necessario a ben compierla. Il primo lume della festa
da cui trarrete fiamma per tutti gli altri. Perch ben stolto sarebbe colui che pretendesse accendere
molti lumi non avendo come accendere il primo. E ancora pi stolto sarebbe colui che pretendesse
iniziare la sua santificazione dalle cose pi ardue, trascurando ci che la base delledificio
immutabile della perfezione: il Decalogo.
Si legge nei Maccabei che Giuda ed i suoi, avendo con la protezione del Signore ripreso il Tempio e

la Citt, distrussero gli altari agli di stranieri e i tempietti e purificarono il Tempio. Poi alzarono un
altro altare e con le pietre focaie suscitarono il fuoco, offersero i sacrifizi, fecero ardere lincenso,
posero i lumi e i pani della proposizione e poi, prostrati tutti a terra, supplicarono il Signore a non
farli pi peccare o, se per loro debolezza venissero di nuovo al peccato, che venissero trattati con
divina misericordia. E questo avveniva il venticinque del mese di Casleu.
Consideriamo ed applichiamo il racconto a noi stessi, perch ogni parola della storia dIsraele,
essendo il popolo eletto, ha un significato spirituale. La vita sempre insegnamento. La vita
dIsraele insegnamento non solo per i giorni terreni, ma per la conquista dei giorni eterni.
Distrussero gli altari e i tempietti pagani.
Ecco la prima operazione. Quella che Io vi ho indicato di fare col nominarvi gli di individuali che
sostituiscono il Dio Vero: le idolatrie del senso, delloro, dellorgoglio, i vizi capitali che portano
alla profanazione e morte dellanima e del corpo e al castigo do Dio.
Io non vi ho schiacciati sotto le innumerabili formole che ora opprimono i fedeli, e sono baluardo
alla vera Legge, oppressa, nascosta da cumuli e cumuli di proibizioni tutte esteriori, che con la loro
oppressione conducono il fedele a perdere di vista la lineare, chiara, santa voce del Signore che
dice: Non bestemmiare. Non idolatrare. Non profanare le feste. Non disonorare i genitori. Non
uccidere. Non fornicare. Non rubare. Non mentire. Non invidiare le cose altrui. Non appetire la
moglie altrui. Dieci non. E non uno di pi. E sono le dieci colonne del tempio dellanima. Sopra
splende loro del precetto santo fra i santi: Ama il tuo Dio. Ama il tuo prossimo. E il
coronamento del tempio. E la protezione delle fondamenta. E la gloria del costruttore. Senza
lamore uno non potrebbe ubbidire alle dieci regole e cadrebbero le colonne, tutte od alcuna, e il
tempio rovinerebbe o totalmente o parzialmente. Ma sempre sarebbe rovinato e non pi atto ad
accogliere il Santissimo.
Fate ci che vi ho detto, abbattendo le tre concupiscenze. Dando un nome schietto al vostro vizio,
cos come schietto Dio nel dirvi: Non fare questo e quello. Inutile sottilizzare sulle forme. Chi ha
un amore pi forte di quello che d a Dio, quale che sia questo amore, un idolatra. Chi nomina
Dio professandosi suo servo e poi lo disubbidisce, un ribelle. Chi per avidit lavora in Sabato un
profanatore ed un diffidente e presuntuoso. Chi nega un soccorso ai genitori adducendo pretesti,
anche se dice che sono opere date a Dio, uno in odio a Dio, che ha messo o padri e le madri a sua
figura sulla terra. Chi uccide sempre assassino. Chi fornica sempre lussurioso. Chi ruba
sempre ladro. Chi mente sempre un abbietto. Chi vuole ci che non suo, sempre un ingordo
della pi esecrata fame. Chi profana un talamo sempre un immondo.
Cos . E vi ricordo che dopo lerezione del vitello doro venne lira del Signore, dopo lidolatria di
Salomone lo scisma che divise e indebol Israele, dopo lellenismo accettato, e anzi ben accolto e
introdotto da giudei indegni sotto Antioco Epifane, vennero le nostre attuali sventure di spirito, di
fortuna e di nazionalit. Vi ricordo che Nadab e Abi, falsi servi di Dio, furono percossi da Geov.
Vi ricordo che non era santa la manna del sabato. Vi ricordo Cam ed Assalonne. Vi ricordo il
peccato di Davide su Uria e quello di Assalonne su Amnon. Vi ricordo la fine di Assalonne e quella
di Amnon. Vi ricordo la sorte di Eliodoro ladro, e Simone e Menelao. Vi ricordo la ignobile fine dei
due rettori falsi che avevano testimoniato con menzogna su Susanna. E potrei continuare senza
trovare fine agli esempi. Ma torniamo ai Maccabei.
E purificarono il Tempio.
Non basta dire: Distruggo. Occorre dire: Purifico. Vi ho detto come si purifica luomo: col
pentimento umile e sincero. Non vi peccato che Dio non perdoni se il peccatore realmente
pentito. Abbiate fede nella Bont divina. Se voi poteste giungere a capire cosa questa Bont,
anche fossero su voi tutti i peccati del mondo, non fuggireste da Dio, ma anzi correreste ai suoi
piedi, perch solo il Buonissimo pu perdonare ci che luomo non perdona.
E alzarono un altro altare.
Oh! non tentate inganno col Signore. Non siate falsi nel vostro agire. Non mescolate Dio a
Mammona. Avreste un altare vuoto: quello di Dio. Perch inutile alzare un altare nuovo se
permangono anche resti dellaltro. O Dio o lidolo. Scegliete.
E suscitarono il fuoco con la pietra e lesca.

Pietra la ferma volont di essere di Dio. Esca il desiderio di annullare con tutto il restante della
vita anche il ricordo del vostro peccato dal cuore di Dio. Ecco allora che si suscita il fuoco: lamore.
Perch il figlio che cerca di riconfortare loffeso genitore con tutta una vita onorata, che fa se non
amare il padre, volendolo lieto del figlio suo, gi lacrima ed ora gioia? Ora giunti a questo, potete
offrire i sacrifici, ardere gli incensi, porre i lumi e i pani. Non saranno invisi a Dio i sacrifici, e grate
saranno le preghiere, veramente illuminato laltare, ricco del cibo della vostra offerta giornaliera.
Potrete pregare dicendo: Siici protettore, perch Egli amico vi sar.
Ma la sua misericordia non ha atteso che voi chiamaste piet. Ha precorso il vostro desiderio. E vi
ha mandato la Misericordia a dirvi: Sperate. Io ve lo dico: Dio vi perdona. Venite al Signore. Un
altare gi fra voi: il nuovo altare. Da esso sgorgano fiumi di luce e di perdono. Come un olio si
spandono, medicano, rinforzano. Credete nella Parola che da esso viene. Piangete con Me sui vostri
peccati. Come il levita che guida il coro, Io dirigo le vostre voci a Dio, e non sar respinto il vostro
gemito se unito alla mia voce. Con voi mi annichilo, Fratello agli uomini nella carne, Figlio al
Padre nello spirito, e dico per voi e con voi: Da questo profondo abisso, dove Io-Umanit sono
caduto, grido a Te, Signore. Ascolta la voce di chi si guarda e sospira, e non chiudere il tuo udito
alle mie parole. Orrore il vedermi, o Dio. Orrore io sono anche agli occhi miei! E che sar agli
occhi tuoi? Non guardare alle mie colpe, o Signore, perch altrimenti io non potr resistere dinanzi
a Te, ma usa su di me la tua misericordia. Tu lhai detto: Io Misericordia sono. Ed io credo alla tua
parola. Lanima mia, ferita ed abbattuta, confida in Te, nella tua promessa, e dallalba a notte, dalla
giovinezza alla vecchiaia io sperer in Te.
Colpevole di omicidio e di adulterio, riprovato da Dio, ben ottiene Davide perdono, dopo aver
gridato al Signore: Abbi piet non per mio rispetto ma per onore alla tua misericordia, che
infinita. E per essa cancella il mio peccato. Non vi acqua che possa lavare il mio cuore se non
presa nelle acque profonde della tua santa bont. Con essa lavami dalla iniquit mia e purificami
dalla mia sozzura. Non nego daver peccato. Ma anzi confesso il mio delitto e come un testimonio
accusatore la colpa mi sempre davanti. Ho offeso luomo nel prossimo e in me stesso, ma di avere
peccato contro Te particolarmente mi dolgo. E questo ti dica che riconosco che Tu sei giusto nelle
tue parole e temo il tuo giudizio che trionfa su ogni potenza umana. Ma considera, o Eterno, che in
colpa io sono nato e che peccatrice fu chi mi ha concepito, e che pure Tu tanto mi hai amato da
giungere a svelarmi la tua sapienza ed a darmela per maestra nel comprendere i misteri delle tue
sublimi verit. E se tanto hai fatto, devo temere di Te? No. Non temo. Aspergimi collamaro del
dolore e sar purificato. Lavami col pianto e diverr come neve alpina. Fammi sentire la tua voce
ed esulter il tuo servo umiliato, perch la tua voce gioia e letizia anche se rampogna. Volgi il tuo
volto ai miei peccati. Il tuo sguardo canceller le mie iniquit. Il cuore che Tu mi hai dato fu
profanato da Satana e dalla mia debole umanit. Creami un nuovo cuore che sia puro, e distruggi
ci che corruzione nelle viscere del tuo servo, perch regni solo, in lui, uno spirito retto. Ma non
mi scacciare dalla tua presenza e non mi levare lamicizia tua, perch solo la salute che da Te viene
gioia per lanima mia, e il tuo spirito sovrano conforto dellumiliato. Fa che io divenga colui
che va fra gli uomini dicendo: Osservate quanto buono il Signore. Andate sulle sue vie e sarete
benedetti come io lo sono, io, aborto delluomo e che ora torno figlio di Dio per la grazia che
rinasce in me. E a Te si convertiranno gli empi. Il sangue e la carne ribollono e urlano in me.
Liberami da essi, o Signore, salvezza dellanima mia, ed io canter le tue lodi. Non sapevo. Ma ora
ho compreso. Non un sacrifizio darieti Tu vuoi, ma lolocausto dun cuore contrito. Un cuore
contrito e umiliato ti pi gradito di arieti e montoni perch Tu per Te ci hai creati, e vuoi che noi
di ci ci ricordiamo e ti rendiamo ci che tuo. Sii a me benigno per la tua grande bont e riedifica
la mia e la tua Gerusalemme: quella di uno spirito purificato e perdonato sul quale possa venire
offerto il sacrificio, loblazione e lolocausto per il peccato, per il grazie e per la lode. Ed ogni mio
nuovo giorno sia unostia di santit consumata sul tuo altare per salire collodore del mio amore
sino a Te.
Venite! Andiamo al Signore! Io avanti, voi dietro. Andiamo alle acque di salute, andiamo nei
pascoli santi, andiamo nelle terre di Dio. Dimenticate il passato. Sorridete al futuro. Non pensate al
fango, ma guardate le stelle. Non dite: Son tenebra; dite: Dio Luce. Io sono venuto ad

annunziarvi la pace, a dire ai mansueti la Buona Novella, a curare quelli che hanno il cuore infranto
da troppe cose. a predicare la libert a tutti gli schivi, primi fra tutti quelli di Mammona, a liberare i
prigionieri dalle concupiscenze.
Io vi dico: lanno di grazia venuto. Non piangete voi tristi della tristezza di chi si sente peccatore,
non lacrimate, esuli dal Regno di Dio. Io sostituisco la cenere con loro, lolio alle lacrime. A festa
vi vesto per presentarvi al Signore e dire: Ecco le pecorelle che Tu mi mandasti a cercare. Io le ho
visitate e radunate, le ho contate, ho cercato le disperse e te le ho portate sottraendole ai nuvoli e
alle caligini. Le ho prese frammezzo a tutti i popoli, le ho riunite da tutte le regioni per condurle alla
Terra non pi terra che per esse Tu hai preparato, o Padre Santo, per portarle sulle cime
paradisiache dei tuoi monti opimi dove tutto luce e bellezza, lungo i rivi delle celesti beatitudini
dove si satollano di Te gli spiriti da Te amati. Sono andato in cerca anche delle ferite, ho guarito le
fratturate, ho ristorato le deboli, non ne ho trascurato una sola. E la pi sbranata dagli avidi lupi dei
sensi me la sono messa come un giogo damore sulle spalle e te la poso ai piedi, Padre benigno e
santo, perch ella non pu pi camminare, non sa le tue parole, una povera anima inseguita dai
rimorsi e dagli uomini, uno spirito che rimpiange e trema, come unonda spinta e respinta dal
flutto sul lido. Viene col desiderio, la respinge la cognizione di s... Aprile il tuo seno, Padre tutto
amore, perch in esso trovi pace questa creatura smarrita. Dille: Vieni! Dille: Sei mia!. Fu di
tutto un mondo. Ma ne ha nausea e paura. Dice: Ogni padrone uno sgherro lurido. Fa che possa
dire: Questo mio Re mi ha dato la gioia di essere presa! Non sa cosa sia lamore. Ma se Tu
laccogli sapr cosa questo amore celeste che lamore nuziale fra Dio e lo spirito umano, e come
un uccello liberato dalle gabbie dei crudeli salir, salir, sempre pi in alto, sino a Te, al Cielo, alla
gioia, alla gloria, cantando: Ho trovato Colui che cercavo. Non ha altro desiderio il mio cuore. In
Te mi poso e giubilo, Signore eterno, nei secoli dei secoli beata! .
Andate. Con spirito nuovo celebrate la Festa della Purificazione. E la luce di Dio si accenda in voi.
Ges stato travolgente nella chiusa del suo discorso. Un volto luminoso dagli occhi raggianti, un
sorriso e delle note che sono di una dolcezza non conosciuta.
La gente ne quasi affascinata e non si muove sinch Egli ripete: Andate. La pace sia con voi.
Allora si inizia la partenza dei pellegrini che parlano fitto fitto tra di loro.
La velata se ne va svelta come sempre col suo passo agile e lievemente ondulante. Pare abbia le ali
per il vento che le gonfia il mantello alle spalle.
Adesso capir se dIsraele dice Pietro.
Perch?
Perch se sta qui segno che...
... una povera donna senza casa propria. Nulla di pi, ricordatelo, Pietro.
Ges cammina verso il paese.
S, Maestro. Ne lo ricorder... E noi che faremo ora che tutti staranno alle loro case per la festa?
Le nostre donne accendono per noi le lampade.
Mi spiace... E il primo anno che non le vedo accendere nella mia, o che non le accendo...
Sei un vecchio bambino! Accenderemo anche noi le lampade. Cos non farai pi quel viso
imbronciato. E le accenderai proprio tu.
Io? Io no, Signore. Tu sei il Capo della mostra famiglia. Spetta a Te.
Io sono sempre una lampada accesa... e vorrei che tali foste voi pure. Sono lEncenie Sempiterna,
Pietro. Lo sai che sono nato proprio il venticinque di casleu?
Chiss quanti lumi, eh? chiede ammirato Pietro.
Non si potevano contare... Erano tutte le stelle del cielo...
No! Non ti hanno fatto festa a Nazaret?
Non sono nato a Nazaret. ma in una maceria in Betlemme. Vedo che Giovanni ha saputo tacere. E
molto ubbidiente Giovanni.
E non curioso. Ma io... lo sono tanto! Mi racconti? Al tuo povero Simone. Se no, come faccio a
parlare di Te? Delle volte la gente chiede e io non so mai cosa dire... Gli altri sanno fare, voglio dire
i tuoi fratelli e Simone, Bartolomeo e Giuda di Simone. E... s, anche Tommaso sa parlare... sembra
un banditore del mercato... e che venda una merce. Ma riesce a parlare... Matteo... eh! lui va bene!

Usa lantica sapienza per pelare al suo banco di gabella, per forzare gli altri a dire: Hai ragione.
Ma io!... Povero Simone di Giona! I pesci che ti hanno insegnato? E che il lago? Due cose... ma non
servono: i pesci a tacere e avere costanza. Loro costanti nel fuggire la rete, io costante per metterli
in essa. E il lago ad avere coraggio e occhio a tutto. E che la barca? A sgobbare senza risparmio di
nessun muscolo e stare ritti anche se se le onde sono agitate e si risica di cadere. Occhio alla polare,
mano ferma al timone, forza, coraggio, costanza, attenzione, ecco ci che mi ha insegnato la mia
povera vita...
Ges gli posa una mano sulla spalla e lo scuote guardandolo con affetto e ammirazione, vera
ammirazione di tanta semplicit, e dice: E ti pare poco, Simon Pietro? Hai tutto quanto serve ad
essere la mia pietra. Nulla va messo, nulla va tolto. Sarai il nauta eterno, Simone. E a chi verr
dopo di te, dirai: Occhio alla polare: Ges. Mano ferma al timone, forza, coraggio, costanza,
attenzione, sgobbare senza risparmio, avere occhio a tutto, e sapere stare ritti anche su onde
agitate... Riguardo al silenzio... via... i pesci non te lo hanno insegnato!
Ma per quello che dovrei saper dire sono pi muto dei pesci. Le altre parole?... Anche galline
sanno sblaterare come io faccio... Ma, dimmi, Maestro mio. Di un figli anche a me? Siamo
vecchi... Ma Tu hai detto che il Battista nacque da una vecchia... Ora hai detto: E a chi verr dopo
di te dirai... Chi viene dopo un uomo se non il suo generato? Pietro ha un viso di preghiera e di
speranza.
No, Pietro. E non te ne dolere. Sembri proprio il tuo lago quando il sole nascosto da una nube.
Da ridente si fa cupo. No, mio Pietro. Ma non uno, ma mille e diecimila figli avrai, e in ogni
nazione... Non ti ricordi quando ti ho detto: Sarai pescatore duomini?
Oh!... s... ma... Sarebbe stato cos dolce un bambino che mi dicesse padre!
Ne avrai tanti che non li potrai pi contare. E ai quali darai la vita eterna. E li ritroverai in Cielo e
me li porterai dicendo: Sono i figli del tuo Pietro e voglio che siano dove io sono, ed Io ti dir:
S, Pietro. Come tu vuoi sia. Perch tu tutto hai fatto per Me ed Io tutto faccio per te. Ges
dolcissimo nel dire queste promesse.
Pietro inghiotte saliva fra il pianto per la speranza che muore di una paternit terrena, e il pianto di
unestasi che gi si annuncia. Oh! Signore! dice. Ma per dare la vita eterna bisogna persuadere le
anime al bene. E ... siamo sempre l: io non so parlare.
Saprai parlare, quando sar lora, meglio di Gamaliele.
Voglio credere... Ma, fllo Tu il miracolo, perch se ci devo arrivare da me...
Ges ride del suo riso pacato e dice: Oggi sono tutto tuo. Andiamo per il paese. Da quella vedova.
Ho un obolo segreto. Un anello da vendere. Sai come lho avuto? M arrivato un sasso ai piedi,
mentre pregavo ai piedi di questo salice. Al sasso era unito un fagottino con una strisciolina di
pergamena. Dentro il fagottino, lanello. Sul cartiglio la parola: carit.
Fai vedere? Oh! bello! Da donna. Che dito piccino! Ma quanto metallo...!
Ora tu lo vendi. Io non so fare. Lalbergatore compera oro. Lo so. Io ti aspetto presso il forno. Va,
Pietro
Ma... se non so fare? Io loro... Non so di oro, io!
Pensa che pane per chi ha fame, e fai del meglio che puoi. Addio.
E Pietro va verso destra mentre Ges, pi lentamente va verso sinistra, verso il paese che appare in
lontananza relativa da dietro un boschetto che oltre la casa del fattore.

133. Il lavoro nascosto di Andrea.


Una lettera della Madre a Ges, che deve lasciare lAcqua Speciosa.
18 marzo 1945.
LAcqua Speciosa senza pellegrini. E pare strano vederla cos, senza bivacchi di chi sosta una
notte o almeno consuma il suo pasto sullaia o sotto la tettoia. Non vi che nitore e ordine oggi,
senza nessuna di quelle tracce che un affollamento lascia di s.

I discepoli occupano il loro tempo in lavori manuali, chi intrecciando vimini per farne nuove
trappole ai pesci, e chi lavorando intorno a piccoli lavori di sterro e di incalanamento delle acque
dei tetti perch non stagnino sullaia. Ges ritto in mezzo ad un prato e sbriciola del pane ai
passerotti. A perdita docchio non un vivente, nonostante la giornata sia serena.
Viene verso Ges Andrea, di ritorno da qualche incombenza: Pace a te, Maestro.
E a te, Andrea. Vieni qui un poco con Me. Tu puoi stare vicino agli uccellini. Sei come loro. Ma
vedi? Quando essi sanno che chi li avvicina li ama, non temono pi. Guarda come sono fiduciosi,
sicuri, lieti. Prima erano quasi ai miei piedi. Ora ci sei tu e stanno allerta... Ma guarda, guarda...
Ecco quel passero pi audace che viene avanti. Ha capito che non c nessun pericolo. E dietro lui
gli altri. Vedi come saltellano? Non uguale di noi, figli del Padre? Egli ci satolla del suo amore. E
quando siamo sicuri di essere amati e di essere invitati alla sua amicizia, perch temere di Lui e di
noi? La sua amicizia deve farci audaci anche presso gli uomini. Credi: solo il malvivente deve avere
paura del suo simile. Non il giusto come tu sei.
Andrea rosso e non parla.
Ges lo attira a S e dice ridendo: Bisognerebbe unire te e Simone in un solo filtro, sciogliervi e
poi riformarvi. Sareste perfetti. Eppure... Se ti dico che, tanto dissimile in principio, sarai
perfettamente uguale a Pietro alla fine della tua missione, lo crederesti?
Tu lo dici e certo . Non mi chiedo neppure come ci possa essere. Perch tutto quello che Tu dici
vero. E sar contento di essere come Simone, fratello mio, perch lui un giusto e ti fa felice. E
bravo Simone! Io sono tanto contento che egli sia bravo. Coraggioso, forte. Ma anche gli altri!...
E tu no?
Oh! Io!... Solo Tu puoi essere contento di me...
E accorgermi che lavori senza rumore e pi profondamente degli altri. Perch nei dodici c chi fa
tanto rumore per quanto lavora. C chi fa molto pi rumore di quanto non faccia lavoro, e c chi
non fa altro che lavoro. Un lavoro umile, attivo, ignorato... Gli altri possono credere che egli non
faccia nulla. Ma Colui che vede sa. Queste differenze sono perch ancora non siete perfetti. E ci
saranno sempre fra i futuri discepoli, fra quelli che verranno dopo di voi, sino al momento che
langelo tuoner: Il tempo non pi. Sempre ci saranno i ministri del Cristo che saranno pari
nellopera e nellattirare su di loro lo sguardo del mondo: i maestri, E vi saranno, purtroppo, quelli
che saranno solo rumore e gesto esteriori, solo esteriori, i falsi pastori dalle pose istrioniche...
Sacerdoti? No: mimi. Nulla di pi. Non il gesto che fa il sacerdote e non lo labito. Non lo la
sua mondana cultura n le relazioni mondane e potenti che fanno il sacerdote. E la sua anima.
Unanima tanto grande da annullare la carne. Tutto spirito il mio sacerdote... Cos lo sogno. Cos
saranno i miei santi sacerdoti. Lo spirito non ha voce n ha pose da tragedo. E inconsistente perch
spirituale, e perci non pu mettere pepli e maschere. E ci che : spirito, fiamma, luce, amore.
Parla agli spiriti. Parla con la castit degli sguardi, degli atti, delle parole, delle opere. Luomo
guarda. E vede un suo simile. Ma oltre e sopra la carne che vede? Qualcosa che lo fa arrestare dal
suo andare frettoloso, meditare e concludere: Questuomo, a me simile, ha di uomo solo laspetto.
Lanima di angelo. E, se miscredente, conclude: Per lui credo che ci sia un Dio e un Cielo. E se
lussurioso dice: Questo mio uguale ha gli occhi di Cielo. Freno il mio senso per non profanarli. E
se un avaro, decide: Per lesempio di costui che non ha attacco di ricchezze, io cesso di essere
avaro. E se un iracondo, un feroce, davanti al mite si muta in pi pacato essere. Tanto pu fare un
sacerdote santo. E, credilo, sempre ci saranno fra i sacerdoti santi quelli che sapranno anche morire
per amore di Dio e di prossimo, e sapranno farlo cos pianamente, dopo aver esercitato la perfezione
per tutta la vita ugualmente pianamente, che il mondo neppure si accorger di loro. Ma se il mondo
non diverr tutto un lupanare e una idolatria, sar per questi: gli eroi del silenzio e della operosit
fedele. E avranno il tuo sorriso: puro e timido. Perch ci saranno sempre degli Andrea. Per grazia di
Dio e per fortuna del mondo ci saranno!
Io non credevo di meritare queste parole... Non avevo fatto nulla per suscitarle...
Mi hai aiutato ad attirare a Dio un cuore. Ed il secondo che tu conduci verso la Luce.
Oh! perch ha parlato? Mi aveva promesso...
Nessuno ha parlato. Ma Io so. Quando i compagni riposano stanchi, tre sono gli insonni allAcqua

Speciosa. Lapostolo dal silenzioso e attivo amore verso i fratelli peccatori. La creatura che lanima
pungola verso la salvezza. E il Salvatore che prega e veglia, che attende e spera... La mia speranza:
che unanima trovi la sua salute... Grazie, Andrea. Continua e siine benedetto.
Oh! Maestro!... Ma non dire nulla agli altri... Da solo a sola, parlando ad una lebbrosa in una
spiaggia deserta, parlando qui ad una di cui non vedo il volto, io ancora so fare un pochino. Ma se
gli altri lo sanno, Simone pi di tutti, e vuole venire... io non so fare pi nulla... Non venire neppure
Te... Perch di parlare davanti a Te, mi vergogno.
Non verr. Ges non verr. Ma lo Spirito di Dio sempre venuto con te. Andiamo a casa. Ci
chiamano per il pasto.
E tutto ha fine fra Ges e il mite discepolo.
Stanno ancora mangiando e gi hanno acceso le lampade, perch la sera scende rapidissima e anche
la sizza consiglia a tenere chiusa la porta, quando viene bussato alluscio e la voce allegra di
Giovanni si fa sentire.
Ben tornati!
Avete fatto presto!
Che c, dunque?
Come siete carichi!
Tutti parlano insieme, aiutando i tre a liberarsi dalle pesantissime sacche che hanno sulle spalle.
Adagio!
Lasciateci salutare il Maestro!
Ma un momento!
Vi un tumulto allegro, famigliare, per la gioia di essere insieme.
Vi saluto, amici. Dio vi ha dato giornate serene.
S, Maestro. Ma non serene notizie. Lo prevedevo dice lIscariota.
Che c? Che c... la curiosit desta.
Fate prima che siano rifocillati dice Ges.
No, Maestro. Prima ti diamo quanto abbiamo per Te e per gli altri. E per primo... Giovanni, di la
lettera.
Lha Simone. Io temevo di sciuparla nel carico.
Lo Zelote, che stato in lotta fino allora con Tommaso che lo voleva servire di acqua per i suoi
piedi stanchi, accorre dicendo: Lho qui, nella borsa della cintura. e apre questa tasca interna della
sua alta cintura di cuoio rosso estraendone un rotolo ormai divenuto piatto.
E tua Madre. Quando siamo stati presso Betania, abbiamo incontrato Gionata che andava da
Lazzaro con la lettera e molte altre cose. Gionata va a Gerusalemme perch Cusa mette in ordine il
suo palazzo.... Forse Erode va a Tiberiade... e Cusa non vuole la moglie presso Erodiade spiega
lIscariota mentre Ges scioglie i nodi del rotolo e svolge lo stesso.
Gli apostoli bisbigliano mentre Ges legge con un sorriso beato le parole della Mamma.
Udite dice poi. Vi anche per i galilei qualche cosa. Mia Madre scrive:
A Ges, mio dolce Figlio e Signore, pace e benedizione.
Gionata, servo del suo Signore, mi ha portato doni gentili da parte di Giovanna che chiede
benedizioni al suo Salvatore su lei, lo sposo e tutta la sua casa. Gionata mi dice che egli per ordine
di Cusa va a Gerusalemme, avendo lordine di riaprire il palazzo in Sionne. Io benedico Iddio di
questa cosa, perch posso cos farti avere le mie parole e le mie benedizioni. Anche Maria dAlfeo e
Salome mandano ai figli baci e benedizioni. E, poich Gionata fu buono oltre misura, vi sono anche
i saluti della moglie di Pietro al marito lontano, e cos i famigliari di Filippo e Natanaele mandano i
loro. Tutte le vostre donne, o cari uomini lontani, collago e col telaio, e col lavoro dellorto, vi
mandano vesti per questi mesi dinverno, e dolce miele, raccomandandovi di prenderlo con acqua
ben calda nelle umide sere. Abbiatevi cura. Questo mi dicono le madri e le spose di dirvi ed io lo
dico. Anche al Figlio mio. Non ci siamo sacrificate per nulla, credetelo. Godete degli umili doni che
noi, discepole dei discepoli di Cristo, diamo ai servi del Signore, e solo dateci la gioia di sapervi
sani.
Ora, amato Figlio mio, io penso che da quasi un anno Tu non sei pi tutto mio. E mi sembra di

essere ritornata al tempo in cui sapevo che Tu ceri gi, perch sentivo il tuo piccolo cuore battere
nel mio seno, ma potevo anche dire che non ceri ancora, perch mi eri separato da una barriera che
mi impediva di carezzare il tuo corpo diletto e solo potevo adorarti lo spirito, o mio caro Figlio e
adorabile Iddio. Anche ora so che ci sei e che il tuo cuore batte col mio, mai diviso da me anche se
diviso, ma non ti posso accarezzare, udire, servire, venerare, Messia del Signore e della sua povera
serva.
Giovanna voleva andassi da lei perch non rimanessi sola nella Festa dei Lumi. Io per ho preferito
rimanere qui, con Maria, ad accendere i lumi. Per me e per Te. Ma fossi anche la pi grande regina
della terra e potessi accendere mille e diecimila lumi, sarei al buio perch Tu non sei qui. Mentre
ero nella perfetta luce in quella scura grotta, quando ti ebbi sul cuore, mia Luce e Luce del mondo.
Sar la prima volta che mi dico: Il mio Bambino oggi ha un anno di pi e non ho il mio Bambino.
E sar pi triste del tuo primo genetliaco in Matarea. Ma Tu fai la tua missione ed io la mia. Ed
ambedue facciamo la volont del Padre e operiamo per la gloria di Dio. Questo asciuga ogni
lacrima.
Caro Figlio, comprendo quanto fai da quanto mi viene detto. Come le onde da un aperto mare
portano la voce del largo sino dentro ad un solitario e chiuso golfo, cos leco del tuo santo lavoro
per la gloria del Signore, giunge nella quieta casetta nostra, alla tua Mamma che ne giubila e ne
trema, perch se tutti parlano di Te, non tutti ne parlano con uguale cuore. Vengono amici e
beneficati a dirmi: Sia benedetto il Figlio del tuo seno, e vengono nemici tuoi a ferire il mio cuore
dicendo: Anatema a Lui!. Ma per questi io prego perch sono degli infelici, ancora pi dei pagani
che vengono a chiedermi: Dove il mago, il divino? e non sanno dire una grande verit, nel loro
errore, perch veramente Tu sei sacerdote e grande come per lantica lingua ha senso quella parola,
e divino sei, o mio Ges. Ed io te li mando dicendo: Egli a Betania. Perch cos so dover dire
fino a che Tu non ordini in altro modo. E prego per questi che vengono a cercare salute per ci che
muore, acci trovino salute per lo spirito eterno. E, te ne prego. Non ti affliggere del mio dolore. E
compensato da tanta gioia per la salute dei sanati di anima e di carne.
Ma Maria ne ebbe e ne ha un dolore ancora pi forte del mio; non a me soltanto si parla. Giuseppe
dAlfeo vuole che Tu sappia che egli, in un recente suo viaggio per affari a Gerusalemme, fu
fermato e minacciato per causa di Te. Erano uomini del Gran Consiglio. Io penso che egli fu loro
segnalato da qualche grande di qui. Perch altrimenti chi poteva conoscere Giuseppe come capo di
famiglia e fratello tuo? Io ti dico questo per ubbidienza di donna. Ma per me ti dico: vorrei esserti
vicino. Per darti conforto. Ma poi fa Tu, Sapienza del Padre, senza tenere conto del mio pianto.
Simone, tuo fratello, voleva quasi venire, dopo questo fatto. E con me. Ma la stagione lo ha
trattenuto e pi la tema di non trovarti, perch ci fu detto, e come una minaccia, che Tu dove sei non
puoi rimanere.
Figlio! Figlio mio! Adorato e santo Figlio mio! Sto con le braccia alzate come Mos sul monte, per
pregare per Te in battaglia contro i nemici di Dio e i nemici tuoi, mio Ges che il mondo non ama.
Qui morta la Lia di Isacco. E ne ho avuto pena perch mi fu sempre buona amica. Ma la pena
maggiore sei Tu, lontano e non amato.
Io ti benedico, Figlio mio, e come io ti do pace e benedizione, ti prego di darla Tu alla tua
Mamma.
Arrivano fino in quella casa quegli spudorati! urla Pietro.
E Giuda Taddeo esclama: Giuseppe... se la poteva tenere per s la notizia. Ma... non gli sembrato
vero di poterla dare!
Voce di iena non spaventa i vivi sentenzia Filippo.
Il male che non sono iene, sono tigri. Cercano preda viva dice lIscariota. E volgendosi allo
Zelote: Di tu quanto abbiamo saputo.
S, Maestro. Giuda aveva ragione di temere. Siamo andati da Giuseppe dArimatea e da Lazzaro.
E l, come aperti amici tuoi. E poi io e Giuda, come se io fossi un suo amico dinfanzia, da alcuni
suoi amici di Sionne... E... Giuseppe e Lazzaro ti dicono di venire via subito durante queste feste.
Non insistere, Maestro. E per tuo bene. Gli amici di Giuda, poi, hanno detto: Guarda che gi
deciso di venire a sorprenderlo per accusarlo. Proprio in questi giorni di feste in cui non c popolo.

Si ritiri per qualche tempo. Per deludere queste vipere. La morte di Doras ha aizzato il loro veleno e
la loro paura. Perch hanno paura oltre che odio. E la paura fa loro vedere ci che non c, e lodio
fa dire anche la menzogna.
Tutto, ma tutto sanno di noi! E una cosa odiosa! E tutto alterano! E tutto esagerano. E quando
pare loro che non ci sia ancora abbastanza per maledire, inventano. Io sono nauseato e accasciato.
Mi viene volont di esulare, di andare... non so... lontano. Ma via da questo Israele che tutto un
peccato.... LIscariota depresso.
Giuda! Giuda! Una donna per dare al mondo un uomo lavora nove lune. Tu per dare al mondo la
conoscenza di Dio vorresti fare pi presto? Non nove lune. Ma millenni di lune ci vorranno. E come
sempre la luna nasce e muore ad ogni lunazione, apparendoci neonata, poi piena e poi scema, cos
sempre nel mondo, finch sar, ci saranno fasi crescenti, piene e decrescenti di religione. Ma anche
quando sembrer morta, essa sar viva, cos come la luna che c anche quando pare sia finita. E chi
avr lavorato a questa religione, ne avr merito pieno anche se solo una minoranza esigua rimarr,
sulla terra, di anime fedeli. Su, su! Non facili entusiasmi nei trionfi e non facili depressioni nelle
sconfitte.
Ma per... vieni via. Non siamo, noi, forti ancora. E sentiamo che davanti al Sinedrio avremmo
paura. Io almeno... Gli altri non so... Ma credo imprudenza tentarlo. Non abbiamo il cuore dei tre
fanciulli della corte di Nabucodonosor.
S, Maestro. E meglio.
E prudente.
Giuda ha ragione.
Vedi che anche tua Madre e i parenti...
E Lazzaro e Giuseppe.
Facciamoli venire per niente.
Ges apre le braccia e dice: Sia fatto come volete. Ma poi si ritorna qui. Voi vedete quanti
vengono. Io non forzo e non tento lanima vostra. Non la sento pronta infatti... Ma vediamo i lavori
delle donne.
Per, mentre tutti con occhi lieti e voci di gioia estraggono dalle bisacce i pacchi con le vesti, i
sandali e le cibarie delle madri e delle mogli, e tentano interessare Ges ad ammirare tanta grazia di
Dio, Egli resta mesto e distratto. Legge e rilegge la lettera materna. Si rincantucciato con una
lucernetta nellangolo pi lontano dal tavolo su cui sono vesti, e mele, e vasetti di metallo, e
formaggelle, e con una mano a far visiera agli occhi, pare meditare. Ma soffre.
Ma guarda, Maestro, la mia sposa, poverina, che bella veste e che mantello col cappuccio mi ha
fatto. Chiss quanto ha faticato, perch non esperta come tua Madre dice Pietro, che gongola con
le braccia cariche dei suoi tesori.
Belli, s, belli. E una brava moglie dice cortese Ges. Ma con locchio lontano dalle cose
mostrate.
A noi la mamma ha fatto due vesti tessute doppio. Povera mamma! Ti piacciono, Ges? E un bel
colore, non vero? dice Giacomo di Zebedeo.
Molto bello, Giacomo. Ti star bene.
Guarda. Scommetto che queste cinture le ha fatte tua Madre. E Lei che ricama cos. E anche
questo doppio velo per riparare dal sole io dico lo ha fatto Maria. E uguale al tuo. La veste no. E
certo la mamma nostra che lha tessuta. Povera mamma! Dopo il tanto piangere fatto nellestate, ci
vede pi poco e spesso le si spezza il filo. Cara! e Giuda dAlfeo bacia la pesante veste di un rosso
marrone.
Non sei allegro, Maestro osserva finalmente Bartolomeo. Non guardi neppure le cose mandate a
Te.
Non pu esserlo ribatte Simone Zelote.
Penso... Ma... Rifate i pacchi. Mettete tutto a posto. Non lora di essere presi e non lo saremo. A
notte alta, al chiaro di luna, andremo verso Doco. Poi a Betania.
Perch Doco?
Perch vi una donna che muore e attende da Me la guarigione.

Non passiamo dal fattore?


No, Andrea. Da nessuno. Cos nessuno ha bisogno di mentire dicendo che non sa dove siamo. Se a
voi preme non essere perseguitati, a Me preme non dare noie a Lazzaro.
Ma Lazzaro ti aspetta.
E da lui andiamo. O meglio... Simone, mi ospiti nella casa del tuo vecchio servo?
Con gioia, Maestro. Tu sai tutto, ormai. Perci ti posso dire per Lazzaro, per me, e per chi in essa
: essa tua.
Andiamo. Fate presto. Per essere a Betania prima del sabato.
E mentre tutti si spargono con lucerne a fare quanto necessario per limprovvisa partenza, Ges
resta solo.
Rientra Andrea, va vicino al suo Ges e dice: E quella donna? Mi spiace abbandonarla ora che
pareva prossima a venire... E prudente... lhai visto...
Vai a dirle che torneremo fra qualche tempo e che intanto ricordi le tue parole...
Le tue, Signore. Io ho detto solo le tue.
Va. Fa presto. E bada che nessuno ti veda. Invero in questo mondo di cattivi devono prendere
aspetto di perfidi coloro che sono innocenti...
Tutto mi cessa qui, su questa grande verit.

134. La guarigione di Jerusa a Doco.


19 marzo 1945.
[...].
Vedo: Ges, nella prima luce di una stentata mattina dinverno, entra nella cittadina di Doco e ad un
mattiniero passante chiede: Dove abita Marianna, la vecchia madre dalla nuora morente?
Marianna? La vedova di evi? La suocera di Jerusa, moglie di Giosia?
Lei.
Guarda, uomo. In fondo a questa via vi una piazza, sullangolo una fonte, da l sono tre strade.
Piglia quella che ha al centro una palma e cammina ancora cento passi. Trovi un fosso. Lo segui
fino al ponte dassi. Lo passi e vedi una vieta coperta. La fai. Quando non pi via, n coperta,
perch sbocca in una piazza, sei arrivato. La casa di Marianna color doro per vecchiezza. E con le
spese che hanno, non la possono pulire. Non sbagli. Addio. Vieni da lontano?
Non molto.
Ma sei galileo?
S
E questi? Vieni per la festa?
Sono amici. Addio, uomo. La pace sia con te. Ges lascia in asso il ciarliero che non ha pi fretta.
E va per la sua strada. E gli apostoli dietro.
Giungono alla... piazzetta: uno scampolo di terra molto fangosa con al centro un alto querciolo, che
cresciuto da padrone e che forse destate far comodo. Per ora fa solo malinconia, cos folto e
cupo sulle povere case alle quali leva luce e sole.
La casa di Marianna la pi miserella. Larga e bassa, ma cos trascurata! Il portone pieno di toppe
messe sulle scheggiature del legno stravecchio. Una finestrella non ha impannata e mostra il suo
buco nero come unorbita senza pi occhio.
Ges bussa al portone. Viene una fanciullina sui dieci anni, pallida, spettinata, con gli occhi rossi.
Sei la nipote di Marianna? Di alla vecchia madre che Ges qui.
La bambina ha un grido e fugge via chiamando a gran voce. Corre la vecchia, seguita da sei
bambini oltre la ragazzina di prima. Il pi grande pare gemello a questa; gli ultimi, due trappolini
scalzi e sparuti, sono attaccati alla veste della vecchia, e appena sanno camminare sufficientemente
bene.
Oh! sei venuto! Figli, venerate il Messia! Ben giungi alla mia povera casa. La figlia mi morente...

Non piangete, fanciulli, che non senta! Povere creature! Le bambine sono sfinite dalle veglie,
perch io faccio tutto, ma vegliare non posso pi, casco dal sonno in terra. Sono mesi che non tocco
letto. Ora dormo su un sedile, per essere presso lei e alle bambine. Ma esse sono piccole e ne
soffrono. I maschi, questi, vanno a fare legna per tenere il fuoco e la vendono anche, per il pane. Si
sfiniscono, miseri nipoti! Ma ci che ci uccide non la fatica, il vederla morire... Non piangete.
Abbiamo Ges.
S, non piangete. La mamma guarir, il padre torner, non avrete pi tante spese e non pi tanta
fame. Questi sono i due ultimi?
S, Signore. Quella debole creatura ha sgravato tre volte gemelli... e il petto si ammalato.
A chi troppo e a chi niente borbotta Pietro fra la barba e poi si prende un piccolino e gli da una
mela per farlo tacere.
E mentre anche laltro piccolino gliene chiede una e Pietro lo accontenta, Ges va con la vecchia
oltre latrio, nella corte, e sale la scala per entrare in una stanza dove geme una donna giovane ma
scheletrita.
Il Messia, Jerusa. Ora non soffrirai pi. Lo vedi che proprio venuto? Isacco non mente mai. Lo
ha detto. Credi dunque che come venuto ti possa sanare.
S, madre buona. S, mio Signore. Ma se non mi puoi guarire, fammi almeno morire. Ho i cani nel
petto mio. Le bocche de miei figli, alle quali ho dato dolce latte, mi hanno reso fuoco e amaro.
Soffro tanto, Signore! Costo tanto! Il marito lontano per il pane. La vecchia madre che si consuma.
Io che muoio!... A chi i figli quando io sar morta di male e lei di fatica e di stenti?
Per gli uccelli c Dio e cos per i piccoli delluomo. Ma non morrai. Hai tanto male qui? Ges fa
latto di posare la mano sul seno avvolto in bende.
Non mi toccare! Non mi aumentare il dolore! urla la malata.
Ma Ges posa delicatamente la sua lunga mano sulla mammella malata: Hai realmente il fuoco
dentro, povera Jerusa. Lamore materno ti divenuto fuoco nel seno. Ma tu non hai odio allo sposo
e ai bambini, non vero?
Oh! perch dovrei? Egli buono e mi ha sempre amata. Con saggio amore ci amammo e lamore
fior in creature... E loro!... Mi angoscio di lasciarli, ma... Signore! Ma il mio fuoco cessa! Madre!
Madre! E come un angelo soffiasse laria del Cielo sul mio tormento! Oh! che pace! Non levare,
non levare la tua mano, mio Signore! Premila anzi. Oh! che forza, che gioia! I miei figli! Qui i miei
figli! Li voglio! Dina! Osia! Anna! Seba! Melchi! David! Giuda! Qui! Qui! La mamma non muore
pi! Oh!...
La giovane donna si rovescia sui guanciali piangendo di gioia mentre accorrono i figli, e la vecchia
in ginocchio, non trovando altro nella sua gioia, intona il cantico di Azaria nella fornace ardente, e
lo dice tutto con la sua voce tremula di vecchia e di commossa.
Oh! Signore! Ma che ti posso fare? Non ho nulla per farti onore! dice infine.
Ges la rialza e dice: Lasciami solo sostare per la mia stanchezza. E taci. Il mondo non mi ama.
Devo andare via per qualche tempo. Ti chiedo fedelt a dio e silenzio. A te, alla sposa, ai piccoli.
Oh! non temere! Nessuno viene da chi misero! Puoi stare qui senza tema di esser visto. I farisei,
eh?! Ma... e per mangiare? Io non ho che poco pane...
Ges chiama lIscariota: Prendi del denaro e va a comprare quanto occorre. Mangeremo e
riposeremo presso queste buone. Fino a sera. Va e taci.
Poi si volge alla guarita: Levati le bende, alzati, aiuta la madre e giubila. Dio ti ha fatto grazia per
piet della tua virt di sposa. Spezzeremo il pane insieme, perch oggi il Signore altissimo nella
tua casa e occorre celebrarlo con festa piena.
E Ges esce, raggiungendo Giuda che sta per uscire. Prenderai con abbondanza. Che abbiano
anche per i giorni futuri. A noi non mancher nulla da Lazzaro.
S, Maestro. E, se permetti... Ho del denaro mio. Ho fatto voto di offrirlo per la tua salvezza dai
nemici. Lo muto in pane. Meglio a questi fratelli in Dio, che nelle gole del Tempio. Permetti? Loro
mi sempre stato serpente. Non voglio avere il suo fascino pi. Perch sto tanto bene ora che sono
buono. Libero mi sento. E sono felice.
Fa come vuoi, Giuda. E il Signore ti dia pace.

Ges raggiunge i discepoli mentre Giuda esce e tutto ha termine.


[...].

135. Larrivo a Betania e il discorso di Ges ascoltato dalla Maddalena.


21 marzo 1945.
Quando Ges, valicata lultima salita, giunge sul pianoro, vede Betania tutta ridente di un sole
decembrino, che rende meno triste la campagna dispogliata e meno cupe le macchie di verde date
dai cipressi, dai quercioli, e dai carrubi che sorgono or qua or l, e sembrano cortigiani intenti ad
inchinare qualche palma altissima, veramente regale e che si drizza solitaria nei giardini pi belli.
Perch Betania non ha solo la bella casa di Lazzaro. Ma anche altre dimore di ricchi, forse cittadini
di Gerusalemme che preferiscono vivere qui, presso i loro beni, e che sulle casette dei villici fanno
risaltare le loro ville di ampia e bella mole dai giardini ben curati. E fa strano vedere in un luogo
collinoso ancora qualche palma rievocare lOriente, col suo fusto snello e il ciuffo duro e frusciante
dalle foglie dietro al cui verde giada si cerca istintivamente il giallore sconfinato del deserto. Qui
invece sono sfondi di ulivi verdargento e campi arati, per ora nudi del pi piccolo segno di grano, e
scheletrici frutteti dai tronchi scuri e dalle ramaglie intricate come fossero danime che si
contorcono in una tortura infernale.
E vede anche subito un servo di Lazzaro messo di sentinella. Costui saluta profondamente e chiede
permesso di portare notizia del suo arrivo al padrone, e avutane licenza va via sollecito.
Intanto contadini e cittadini accorrono a salutare il Rabbi, e da una siepe dalloro, che cinge del suo
verde profumato una bella casa, si affaccia una giovane donna che non certo israelita. Il suo peplo
o, se ben mi ricordo i nomi, la sua stola (lunga fino a fare un lieve strascico, ampia, di morbida lana
candidissima, ravvivata da una balza ricamata a greca con colori vivi nei quali brillano fili doro,
stretta alla vita da una cintura uguale alla balza) e anche la sua acconciatura del capo (che una
reticella in oro che tiene a posto una complicata pettinatura tutta a ricciolini sul davanti e poi liscia,
per finire in un grosso mazzocchio sulla nuca) mi fanno pensare che sia greca o romana. Guarda
curiosamente perch la tentano a guardare i gridi trillanti delle donne e gli osanna degli uomini. Poi
ha un sorriso sprezzante, vedendo che vanno diretti ad un povero uomo che non ha neppure un
somarello per andare e che cammina fra un gruppo di suoi simili, tutti ancor meno attraenti di lui.
Fa una alzata di spalle e con mossa annoiata si allontana, seguita a mo di cani da un drappello di
trampolieri multicolori, nei quali sono candide ibis e multicolori fenicotteri, n mancano due gralle
tutte fuoco con una coroncina tremolante sulla testa che pare dargento, unico candore della loro
splendida piuma di fiamma dorata.
Ges la guarda un attimo, poi torna ad ascoltare un vecchione che... vorrebbe non avere la
debolezza nelle gambe che ha. Ges lo carezza ed esorta ad... avere pazienza, ch fra poco viene la
primavera e col bel sole daprile si sentir pi forte.
Sopraggiunge Massimino, che precede Lazzaro di qualche metro. Maestro... mi ha detto Simone
che... che Tu vai nella sua casa... Dolore per Lazzaro... ma si comprende...
Ne parleremo poi. Oh! amico mio! Ges si affretta verso Lazzaro che come imbarazzato, lo
bacia sulla gota. Sono giunti intanto ad un viottolo che conduce ad una casetta sita fra altri frutteti e
quello di Lazzaro.
Vuoi proprio andare da Simone, allora?
S, amico mio. Ho con Me tutti i discepoli e preferisco cos...
Lazzaro manda gi male la decisione, ma non ribatte. Solo si volge alla piccola folla che li segue e
dice: Andate. Il Maestro ha bisogno di riposo.
Vedo qui quanto potente Lazzaro. Tutti si inchinano alle sue parole e si ritirano, mentre Ges li
saluta col suo dolce: Pace a voi. Vi far dire quando predicher.
Maestro dice Lazzaro ora che son soli, avanti ai discepoli, che parlano con Massimino qualche
metro indietro. Maestro... Marta tutta in lacrime. Per questo non venuta. Ma poi verr. Io non

piango che nel cuore. Ma diciamo: giusto. Se avessimo pensato che ella veniva... Ma non viene
mai per le feste... Gi... quando mai viene?... Io dico: lha spinta qua il demonio proprio oggi.
Il demonio? E perch non il suo angelo per comando di Dio? Ma, mi devi credere, anche se ella
non ci fosse stata, Io sarei andato in casa di Simone.
Perch, mio Signore? Non ricevesti pace nella mia casa?
Tanta pace che dopo Nazaret il luogo a Me pi caro. Ma, rispondimi: perch mi hai detto: Vieni
via dallAcqua Speciosa? Per linsidia che si accosta. Non cos? E allora Io mi metto nelle terre
di Lazzaro, ma non metto Lazzaro nella condizione di ricevere insulto nella sua casa. Credi che ti
rispetterebbero? Per calpestare Me passerebbero anche sopra lArca santa... Lasciami fare. Per ora
almeno. Poi verr. Del resto nulla mi vieta di prendere pasti da te, e nulla vieta che tu venga da Me.
Ma fai che si dica: E in casa di un suo discepolo.
E io non lo sono?
Tu sei lamico. E pi che discepolo per il cuore. E una cosa diversa per la malizia. Lasciami fare.
Lazzaro, questa casa tua... ma non la tua casa. La bella e ricca casa del figlio di Teofilo. E per i
pedanti ci ha molto valore.
Tu dici cos... ma perch... per lei, ecco. Io stavo per persuadermi a perdonare... ma se lei
allontana Te, vivaddio, io lodier...
E mi perderai del tutto. Deponi questo pensiero, subito, o subito mi perdi... Ecco Marta. Pace a te,
mia dolce albergatrice.
Oh! Signore!. Marta in ginocchio piange. Si calata il velo, che posato sulla acconciatura del
capo fatta a diadema, per non mostrare il suo pianto agli estranei. Ma a Ges non pensa di celarlo.
Perch questo pianto? In verit che tu sciupi queste lacrime! Vi sono tanti motivi per piangere e
per fare delle lacrime un oggetto prezioso. Ma non piangere per questo motivo! Oh! Marta! Sembra
che tu non sappia pi chi Io sono! Delluomo, lo sai, non ho che la veste. Il cuore divino e da
divino palpita. Su. Alzati e vieni in casa.... e lei... lasciatela fare. Anche mi venisse a deridere,
lasciatela fare vi dico. Non lei. E colui che la tiene e che la fa strumento di turbamento. Ma qui vi
Uno che pi forte del suo padrone. Ora la lotta passa da Me a lui, direttamente. Voi pregate,
perdonate, pazientate e credete. E nulla pi.
Entrano nella casetta, che una piccola casa quadrata circondata da un portico che la allarga.
Dentro vi sono quattro stanze divise da un corridoio in forma di croce. Una scala, esterna come
sempre, conduce allalto del portichetto, che si muta perci in terrazzo e d accesso ad una
vastissima stanza larga quanto la casa, un tempo certo adibita alle provviste, ora tutta sgombra e
pulita, ma assolutamente vuota.
Simone, che a fianco del vecchio servo che sento chiamare Giuseppe, fa gli onori di casa; dice:
Qui si potrebbe parlare alla gente, oppure prendere i pasti... Come Tu vuoi.
Ora penseremo. Intanto v a dire agli altri che dopo il pasto la gente venga pure. Non deluder i
buoni di qui.
Dove dico di andare?
Qui. Tiepido il giorno. Riparato dai venti il luogo. Il frutteto spoglio non avr danno se in esso
viene gente. Qui, dal terrazzo, Io parler. Va pure.
Restano soli Lazzaro con Ges. Marta, nel bisogno di dovere provvedere a tante persone, tornata
la buona albergatrice e coi servi e gli stessi apostoli lavora abbasso a preparare per le mense e per
il riposo.
Ges passa un braccio intorno alle spalle di Lazzaro e lo conduce fuori dal camerone, a passeggiare
sul terrazzo che circonda la casa, al bel sole che fa tiepido il giorno, e dallalto osserva il lavoro dei
servi e dei discepoli, e sorride a Marta che va e viene e alza il viso serio ma gi meno sconvolto.
Guarda anche il bel panorama che circonda il luogo e nomina con Lazzaro diverse localit e diverse
persone, e infine chiede a bruciapelo: Dunque la morte di Doras fu un bastone agitato nel nido dei
serpi?
Oh! Maestro! Mi ha detto Nicodemo che fu di una violenza mai vista, la seduta del Sinedrio!
Che ho fatto al Sinedrio per inquietarsi? Doras morto da s, alla vista di tutto un popolo, ucciso
dallira. Non ho permesso fosse mancato di rispetto al morto. Dunque...

Tu hai ragione. Ma essi... Pazzi di paura sono. E... lo sai che hanno detto che occorre trovarti in
peccato per poterti uccidere?
Oh! allora sta quieto! Avranno da attendere sino allora di Dio!
Ma Ges! Sai di chi si parla? Sai di che sono capaci farisei e scribi? Sai che anima abbia Anna?
Sai quale il suo secondo? Sai... ma che dico? Tu sai! E perci inutile che ti dica che il peccato lo
inventeranno per poterti accusare.
Lo hanno gi trovato. Ho gi fatto pi che non occorra. Ho parlato a romani, ho parlato a
peccatrici... S. A peccatrici, Lazzaro. Una, non mi guardare cos spaventato, ...una viene sempre ad
udirmi ed ospitata in una stalla del tuo fattore, per mia preghiera, perch, per starmi vicina, aveva
preso dimora in uno stabbio da porci...
Lazzaro la statua dello stupore. Non si muove pi. Guarda Ges come vedesse uno che per la sua
stranezza strabiliante.
Ges lo scuote sorridendo. Hai visto Mammona? chiede.
No... La Misericordia, ho visto. Ma... ma io lo capisco. Essi, quelli del Consiglio, no. E dicono che
peccato. E vero dunque! Io credevo!... Oh! che hai fatto?
Il mio dovere, il mio diritto e il mio desiderio: cercare di redimere uno spirito caduto. Tu vedi
perci che tua sorella non sar il primo fango che avvicino e sul quale mi chino. E non sar
lultimo. Sul fango Io voglio seminare i fiori e farli sorgere: i fiori del bene.
Oh! Dio! Dio mio!... Ma... Oh! mio Maestro, Tu hai ragione. E il tuo diritto, il tuo dovere ed il
tuo desiderio. Ma le iene non lo comprendono. Loro sono carogne talmente fetide che non sentono,
non possono sentire lodore dei gigli. E anche dove essi fioriscono, loro, le potenti carogne sentono
odore di peccato; non comprendono che dalla loro sentina esso esce... Io te ne prego. Non sostare
pi a lungo in un luogo. Va, gira, senza dare loro modo di raggiungerti. Sii come un fuoco notturno
danzante sugli steli dei fiori, veloce, imprendibile, sconcertante nel suo andare. Fallo. Non per vilt,
ma per amore del mondo che ha bisogno che Tu viva per essere santificato. La corruzione aumenta.
Contrapponile la santificazione... La corruzione!... Hai visto la nuova cittadina di Betania? E una
romana sposata ad un giudeo. Lui anche osservante. Ma ella idolatra e, non potendo vivere bene
in Gerusalemme, perch sono sorte dispute coi vicini per le sue bestie, venuta qui. Piena di
animali per noi immondi la sua casa e... la pi immonda lei perch vive deridendo noi e con
licenze che... Io non posso criticare perch... Ma dico che mentre in casa mia non si mette piede
perch c Maria che pesa col suo peccato su tutta la famiglia, in casa di quella donna ci vanno
pure. Ma lei in grazia di Ponzio Pilato e vive senza il marito. Lui a Gerusalemme. Lei qui. E cos
si finge, lui e loro, di non profanarsi col venire e di non constatare che si profanano. Ipocrisia! Fino
al collo nellipocrisia si vive! E fra poco ci si affogher. Il Sabato il giorno del festino... E sono
anche del Consiglio! Un figlio di Anna il pi assiduo.
Lho vista. S. E lasciala fare. E lasciali fare. Quando un medico prepara un farmaco e mesce le
sostanze, e lacqua pare si corrompa perch egli le sbatte e lacqua si fa torbida. Ma poi le parti
morte si depositano, lacqua torna limpida pur essendo satura dei succhi di quelle sostanze salutari.
Cos ora. Tutto si mescola ed Io lavoro con tutti. Poi le parti morte si depositeranno e saranno
gettate, e le altre vive rimarranno attive nel gran mare del popolo di Ges Cristo. Scendiamo. Ci
chiamano.
... e la visione riprende mentre Ges torna a salire sul terrazzo per parlare alla gente di Betania e dei
posti vicini, accorsa a sentire.
Pace a voi.
Quandanche Io tacessi, i venti di Dio porterebbero a voi le parole del mio amore e dellaltrui
livore. So che siete agitati perch non vi ignoto il perch Io sono fra voi. Ma non fatene altro che
una agitazione di gioia e con Me benedite il Signore che usa il male per dare una gioia ai suoi figli,
riconducendo sotto il pungolo del male il suo Agnello fra gli agnelli per metterlo in salvo dai lupi.
Vedete come buono il Signore. Nel luogo dove ero, sono arrivati, come acque ad un mare, un
fiume ed un rivo. Un fiume di amorosa dolcezza, un rivo di bruciante amarezza. Il primo era
lamore di voi, da Lazzaro e Marta allultimo del paese, il rivo era lingiusto astio di chi, non
potendo venire al Bene che lo invita, accusa il Bene di essere un Delitto. E il fiume diceva: Torna,

torna fra noi. Le nostre onde ti circondino, ti isolino, ti difendano. Ti diano tutto quanto ti nega il
mondo. Il rivo malvagio fischiava minacce e voleva uccidere col suo tossico. Ma che un rivo
rispetto a un fiume, e che rispetto ad un mare? Nulla. E nulla divenuto il tossico del rio perch il
fiume del vostro amore lo ha soverchiato, e nel mare del mio amore non si immessa che la
dolcezza del vostro amore. Anzi, bene ha fatto. Mi ha riportato a voi. Benediciamone il Signore
altissimo.
La voce di Ges si espande potente per laria calma e silenziosa. Ges, tutto bello nel sole, gestisce
e sorride calmo dallalto della terrazza. In basso la gente lo ascolta beata: una fiorita di volti levati
che sorridono allarmonia della sua voce. Lazzaro vicino a Ges, e vi Simone e Giovanni. Gli
altri sono sparsi fra la folla. Sale anche Marta e si siede per terra ai piedi di Ges, guardando verso
la sua casa che appare oltre il frutteto.
Il mondo dei cattivi. Il Paradiso dei buoni. Questa la verit e la promessa. E su questa si
appoggi la vostra sicura forza. Il mondo passa. Il Paradiso non passa. Se essendo buono uno se lo
conquista, egli in eterno lo gode. E allora? Perch turbarsi di ci che fanno i cattivi? Ricordate i
lamenti di Giobbe? Sono gli eterni lamenti di chi buono e oppresso; perch la carne geme, ma
gemere non dovrebbe, e pi conculcata pi si dovrebbero alzare le ali dellanima nel giubilo del
Signore.
Credete voi che siano felici quelli che paiono felici perch col modo lecito e pi con lillecito hanno
pingui granai e colmi i tini, e traboccano dolio i loro otri? No. Sentono il sapore del sangue e delle
lacrime altrui in ogni loro cibo e il giaciglio pare loro irto di pruni, tanto su esso sentono urlanti i
rimorsi. Depredano i poveri e spogliano gli orfani, derubano il prossimo per fare ammasso,
opprimono chi da meno di loro in potenza e in perversit. Non importa. Lasciateli fare. Il loro
regno di questo mondo. E alla loro morte che resta? Nulla. Se non si vuole chiamare tesoro il
cumulo di colpe che seco portano e col quale a Dio si presentano. Lasciateli fare. Sono i figli delle
tenebre, i ribelli alla Luce e non possono seguire i luminosi sentieri di essa. Quando Dio fa brillare
la stella del mattino, essi la chiamano ombra di morte e come tale la credono contaminata e
preferiscono camminare al bagliore sudicio del loro oro e del loro odio, che fiammeggia soltanto
perch le cose dinferno brillano del fosforo degli eterni laghi di perdizione...
Mia sorella, Ges... oh! Lazzaro scorge Maria che scivola dietro una siepe del frutteto di Lazzaro
per giungere il pi vicino possibile. Va curva. Ma la sua testa bionda brilla come oro contro il bosso
oscuro.
Marta fa per alzarsi. Ma Ges le preme una mano sulla testa e deve rimanere dove . Ges eleva
ancora di pi la sua voce.
Che dire di questi infelici? Dio ha dato loro tempo di fare penitenza ed essi se ne abusano per
peccare. Ma non li perde di vista Iddio, anche se pare che lo faccia. E il momento viene in cui, o
perch, come fulmine che penetra anche nel masso, lamore di Dio squarcia il loro duro cuore, o
perch la somma dei delitti porta londa del loro fango fin nelle loro fauci e nelle loro nari - ed essi
sentono, oh! che finalmente sentono!, lo schifo di quel sapore e di quel fetore che ripugnanza agli
altri e che fa colmo il loro cuore - viene il momento che ne hanno nausea e sorge un movimento di
desiderio al bene.
Lanima allora grida: E chi mi dar di ritornare come nei tempi di prima, quando ero in amicizia a
Dio? Quando la sua luce splendeva nel mio cuore e al suo raggio io camminavo? Quando, davanti
alla mia giustizia taceva ammirato il mondo, e chi mi vedeva mi diceva beato? Il mondo beveva il
mio sorriso e le mie parole erano accolte come parole dangelo e balzava dorgoglio il cuore nel
petto dei miei famigliari. Ed ora che sono? Derisione ai giovani, orrore agli anziani, io faccio il
soggetto delle loro canzoni, e lo sputo del loro disprezzo mi riga il volto. S, cos parla in certe ore
lanima dei peccatori, dei veri Giobbe, perch non vi miseria pi grande di questa, di uno che ha
perduto in eterno lamicizia di Dio e il suo Regno. E devono fare piet. Solo piet.
Sono povere anime che hanno, per ozio o per sventatezza, perduto lEterno Sposo. Di notte, nel
mio letto, cercai lamor dellanima mia e non lo trovai. Infatti nelle tenebre non si pu distinguere
lo sposo, e lanima pungolata dallamore, irriflessiva perch fasciata dalla notte spirituale, cerca e
vuol trovare un refrigerio al suo tormento. Crede trovarlo con qualunque amore. No. Uno solo

lamore dellanima: Dio. Vanno, queste anime che lamore di Dio pungola, cercando amore.
Basterebbe volessero in loro la luce, e amore avrebbero a loro consorte. Vanno come malate,
cercando a tentoni amore, e trovano tutti gli amori, tutte le sozze cose che luomo ha cos battezzate,
ma non trovano lamore; perch lamore Dio e non loro, il senso, il potere.
Povere, povere anime! Se, meno oziose, fossero sorte al primo invito dello Sposo eterno, a Dio che
dice: Seguimi, a Dio che dice: Aprimi, non sarebbero giunte ad aprire luscio, collimpeto del
loro amore destato, quando lo Sposo deluso gi lontano. Scomparso... E non avrebbero profanato
quellimpeto santo di un bisogno di amore, in una fanghiglia che fa schifo allanimale immondo
tanto inutile e cosparsa di triti triboli, che non erano fiori ma solo aculei che straziano e non
coronano. E non avrebbero conosciuto gli scherni delle guardie di ronda, di tutto il mondo che,
come Dio, ma per opposti motivi, non perde di vista il peccatore e lo posteggia per deriderlo e per
criticarlo. Povere anime picchiate, spogliate, ferite da tutto il mondo! Solo Dio non si unisce a
questa lapidazione di uno scherno impietoso. Ma fa cadere le sue lacrime per medicare le ferite e
rivestire di diamantina veste la sua creatura. Sempre sua creatura... Solo Dio... e i figli di Dio col
Padre.
Benediciamo il Signore. Egli ha voluto che per i peccatori Io qui avessi a tornare per dirvi:
Perdonate. Sempre perdonate. Fate di ogni male un bene. Fate di ogni offesa una grazia. Non vi
dico fate solo. Vi dico: ripetete il mio gesto. Io amo e benedico i nemici perch per essi ho potuto
tornare a voi, amici miei.
La pace sia con tutti voi.
La gente agita veli e ramaglie verso Ges, e poi si allontana piano piano.
Lavranno vista quella impudente?
No, Lazzaro. Ella era dietro la siepe e ben nascosta. Noi potevamo vederla perch qui in alto. Gli
altri no.
Ci aveva promesso di...
Perch non doveva venire? Non una figlia di Abramo ella pure? Voglio da voi, fratelli, e da voi,
discepoli, giuramento di non farle capire nulla. Lasciatela fare. Mi derider? Lasciatela fare.
Pianger? Lasciatela fare. Vorr rimanere? Lasciatela fare. Vorr fuggire? Lasciatela fare. E il
segreto del Redentore e dei redentori: aver pazienza, bont, costanza e preghiera. Nulla pi. Ogni
gesto di troppo presso certe malattie... Addio, amici. Io resto a pregare. Voi andate ognuno al suo
compito. E Dio vi accompagni.
E tutto ha fine.

136. Alla festa delle Encenie, in casa di Lazzaro, viene ricordata la nascita
di Ges.
22 marzo 1945.
La gi splendida casa di Lazzaro questa sera splendidissima. Sembra che prenda fuoco per il
numero dei lumi che vi ardono, e la luce si rovescia al di fuori, in questo primo principio di notte,
traboccando dalle sale dellatrio e da questo nel portico, allungandosi a vestire doro le ghiaie dei
sentieri, le erbe ed i cespugli delle aiuole, lottando, e vincendo nei primi metri, col chiaro della luna
col suo giallo e carnale splendore, mentre pi oltre tutto diviene angelico per la veste di puro
argento che la luna getta su tutte le cose.
Anche il silenzio che fascia il magnifico giardino, in cui ha voce solo larpeggio dello zampillo
della peschiera, pare aumentare la raccolta e paradisiaca pace della notte lunare, mentre presso la
casa voci allegre e numerose, insieme a un gaio rumore di mobili smossi e stoviglie portate sulle
mense, ricordano che luomo uomo e non ancora spirito.
Marta va svelta nella sua ampia veste splendida e pudica di un color viola rosso, e sembra un fiore,
una bella campanula o una farfalla che si agiti contro le pareti purpuree dellatrio o quelle a minuti
disegni che paiono un tappeto, della sala del convito.

Ges, invece, passeggia solo e assorto presso la peschiera, e pare venga assorbito alternativamente
dallombra scura che proietta un alto alloro, un vero albero gigante, o dalla fosforica luce lunare che
si fa sempre pi netta. Cos viva che lo zampillo della vasca pare un piumetto dargento che si
frantumi poi in scaglie di brillanti, che ricadono a perdersi sulla lastra quieta, tutta argento, della
vasca. Ges guarda e ascolta le parole dellacqua nella notte. Esse acquistano un suono cos
musicale che se ne desta un usignolo nellalloro folto e risponde allarpeggio lento delle gocce con
un acuto di flauto, e poi sosta, come per prendere nota e mettersi sullaccordo dellacqua, e infine
attacca, da re del canto, il suo perfetto, variato, morbido inno di gioia.
Ges non cammina neppure pi per non turbare col fruscio dei passi la serena gioia dellusignuolo,
e credo anche sua, perch sorride stando a capo chino, di un sorriso di veramente serena gioia.
Quando lusignolo, dopo una nota purissima tenuta e modulata per tono ascendente, che non so
come possa una cos piccola gola sostenerla, cessa di cantare, Ges esclama: Te benedetto, Padre
santo, per questa perfezione e per la gioia che mi hai dato! e riprende la sua lenta passeggiata piena
di chiss quali profondit di meditazione.
Lo raggiunge Simone: Maestro, Lazzaro ti prega di venire. Tutto pronto.
Andiamo. E cos cada anche lultimo dubbio che Io li ho meno cari per causa di Maria.
Quanto pianto, Maestro! Solo un tuo segreto miracolo ha potuto medicare quel dolore. Ma non sai
che Lazzaro fu per fuggire dopo che ella, al loro ritorno, usc di casa dicendo che lasciava i sepolcri
per la gioia e... altre insolenze? Io e Marta lo abbiamo scongiurato a non farlo, anche perch... non
si sa mai la reazione di un cuore. Lavesse trovata, io credo che lavrebbe punita una volta per tutte.
Avrebbero voluto almeno il silenzio, da lei, su Te...
E limmediato miracolo di Me su lei. E lavrei potuto fare. Ma non voglio una risurrezione forzata
nei cuori. Forzer la morte e mi render le sue prede. Perch Io sono il Padrone della morte e della
vita. Ma sugli spiriti, che non sono materia che senza soffio priva di vita, ma sono immortali
essenze capaci di risorgere per volont propria, Io non forzo la risurrezione. Do il primo appello e il
primo aiuto, come uno che aprisse un sepolcro dove uno fu chiuso ma vivo e dove morrebbe se a
lungo rimanesse in quelle tenebre asfissianti, e lascio entrare aria e luce... poi attendo. Se lo spirito
voglioso di uscirne, esce. Se non vuole cos, si infosca ancor pi e sprofonda. Ma se esce!... Oh! se
esce, in verit ti dico che nessuno sar pi grande del risorto di spirito. Solo lInnocenza assoluta
pi grande di questo morto che torna vivo per forza di proprio amore e per gioia di Dio.. I miei pi
grandi trionfi!
Guarda il cielo, Simone. Tu vedi in esso stelle e stelline, e pianeti di diverse grandezze. Tutti hanno
vita e splendore per Dio che li ha fatti e per il sole che li illumina, ma non tutti sono ugualmente
splendidi e grandi. Anche nel mio cielo sar cos. Tutti i redenti avranno vita per Me e splendore per
la mia luce. Ma non tutti saranno ugualmente splendidi e grandi. Taluni saranno una semplice
polvere dastri, come quella che fa lattea Galatea, e saranno quelli, innumerabili, che dal Cristo
avranno avuto, meglio, avranno aspirato solo quel minimo indispensabile per non essere dei
dannati, e soltanto per linfinita misericordia di Dio, dopo lungo purgatorio, verranno al Cielo. Altri
saranno pi fulgidi e formati: i giusti che avranno unito la loro volont - nota: volont, non buona
volont - al volere del Cristo e avranno ubbidito, per non dannarsi, alle mie parole. Poi vi saranno i
pianeti, le buone volont, oh! splendidissimi! Dalla luce di puro diamante o di gemmeo splendore
dai diversi colori - rossi di rubino, violacei dametista, biondi di topazio, candidi di perle - gli
innamorati fino alla morte per amore, i penitenti per amore, gli operanti per amore, gli immacolati
per amore.
E ve ne saranno alcuni, di questi pianeti, e saranno le mie glorie di Redentore, che avranno in loro
bagliori di rubino, di ametista, di topazio e di perla, perch tutto saranno per amore. Eroici per
giungere a perdonarsi di non aver saputo amare prima, penitenti per saturasi di espiazione come
Ester prima di presentarsi ad Assuero si satur di aromi, instancabili per fare in poco, nel poco che
loro resta, quanto non fecero negli anni che spersero nel peccato, puri fino alleroicit per
dimenticare, anche nelle viscere oltre che nellanima e nel pensiero, che vi un senso. Saranno
quelli che attireranno per il loro multiforme splendore gli occhi dei credenti, dei puri, dei penitenti,
dei martiri, degli eroi, degli asceti, dei peccatori, e per ognuna di queste categorie il loro splendore

sar parola, risposta, invito, assicurazione...


Ma andiamo. Noi parliamo e l ci attendono.
E che quando Tu parli si dimentica dessere vivi. Posso dire tutto questo a Lazzaro? Mi pare che
in esso ci sia una promessa...
Lo devi dire. La parola dellamico pu posarsi sulla loro ferita e non arrossiranno di essere
arrossiti davanti a Me... Ti abbiamo fatto attendere, Marta, ma parlavo a Simone di stelle e ci siamo
dimenticati di queste luci. Veramente la tua casa un firmamento questa sera...
Non solo per noi e per i servi, ma anche per Te e per gli ospiti tuoi amici abbiamo acceso. Grazie
di essere venuto per lultima sera. Ora la festa proprio la Purificazione... Marta vorrebbe dire di
pi, ma sente salire il pianto e tace.
Pace a tutti voi dice Ges entrando nellatrio sfolgorante di decine di lumi di argento, tutti accesi
e posti per ogni dove.
Lazzaro si fa avanti sorridente: Pace e benedizione a Te, Maestro, e molti anni di santa felicit. Si
baciano. Mi hanno detto certi nostri amici che Tu sei nato mentre Betlemme ardeva per una
lontana Encenie. Di averti questa sera noi ed essi giubiliamo. Non chiedi chi sono?
Altri amici non ho che non siano i discepoli e i cari di Betania, fuor dei pastori. Sono dunque essi.
Venuti? A che?
Ad adorarti, Messia nostro. Lo sapemmo da Gionata, e qui siamo. Coi nostri armenti, ora nelle
stalle di Lazzaro, e coi nostri cuori ora e sempre sotto i tuoi piedi santi.
Isacco ha parlato per Elia, Levi, Giuseppe e Gionata, che tutti sono prostrati ai suoi piedi: Gionata
nella soffice veste dellintendente beneamato dal padrone; Isacco nella sua di instancabile
pellegrino, di grossa lana marrone scuro, impermeabile allacqua; Levi, Giuseppe, Elia in vesti date
da Lazzaro, fresche, monde, per poter assidersi alle mense senza portarvi la povera veste stracciata e
sitente di mandra dei pastori.
Per questo mi avete mandato nel giardino? Dio vi benedica tutti! Non manca che la Madre alla mia
felicit. Alzatevi, alzatevi. E il mio primo Natale che Io faccio senza la Madre. Ma la vostra
presenza mi solleva dalla tristezza, dalla nostalgia del suo bacio.
Entrano tutti nella stanza delle mense. Qui i lumi sono per la maggior parte in oro e il metallo si
avviva della luce delle fiamme, e le fiamme sembrano pi splendide per il riflesso che d loro tanto
oro. La tavola stata messa ad U per dare posto a tanta gente e poterla servire senza ostacolare le
operazioni degli scalchi e dei servi. Oltre a Lazzaro vi sono gli apostoli, i pastori, Massimino, il
vecchio servo di Simone.
Marta sorveglia la disposizione dei posti e vorrebbe stare in piedi. Ma Ges si impone: Oggi non
sei lalbergatrice: sei la sorella e ti siedi come mi fossi di sangue. Siamo una famiglia. Cadano le
regole per dare posto allamore. Qui, al mio lato, e presso te Giovanni. Io con Lazzaro. Ma datemi
un lume. Fra Me e Marta vegli una luce... una fiamma, per le assenti e pure presenti: per le amate, le
attese, per le donne care e lontane. Tutte. La fiamma ha parole di luce. Lamore ha parole di
fiamma, e vanno lontano queste parole, sullonda incorporea degli spiriti che si trovano sempre,
oltre monti e mari, e portano baci e benedizioni... Tutto portano. Non forse vero?
Marta posa la lampada dove Ges vuole, ad un posto che resta vuoto... e, poich Marta capisce, si
curva a baciare la mano di Ges, che poi le si posa sulla testa bruna, benedicente e riconfortante.
Il pasto ha inizio. Un poco confusi sul principio i tre pastori - mentre Isacco gi pi sicuro e
Gionata non mostra disagio - ma si rinfrancano sempre di pi, piil pasto procede, e dopo aver
taciuto parlano. E di che devono parlare se non del loro ricordo?
Ci eravamo ritirati da poco dice Levi. Ed io avevo tanto freddo che mi rifugiai fra le pecore,
piangendo per il desiderio della mamma...
Io invece pensavo alla giovane Madre che avevo incontrata poco prima e mi dicevo: Avr trovato
posto?. Ad averlo saputo che era in una stalla! Nello stabbio lavrei condotta!... Ma era cos gentile
- un giglio delle nostre valli - che mi parve offesa dirle: Vieni fra noi. Ma pensavo a Lei... e
sentivo ancora pi il freddo pensando a quanto la doveva far soffrire. Ti ricordi che luce quella
sera? E la tua paura?
S,... ma poi... langelo... Oh!... Levi, un poco trasognato, sorride al suo ricordo.

Oh! sentite un poco, amici. Noi non sappiamo che poco e male. Abbiamo sentito parlare di angeli,
di greppie, di greggi, di Betlemme... E noi sappiamo che Lui galileo e falegname.... Non giusto
che non si sappia noi! Al Maestro lho chiesto allAcqua Speciosa... ma poi si parl daltro. Costui,
che sa, non mi ha detto nulla... S, parlo a te, Giovanni di Zebedeo. Bel rispetto che hai per
lanziano! Tieni tutto per te e mi lasci crescere da discepolo zuccone. Non lo sono gi di mio
abbastanza?
Ridono per lo sdegno del buon Pietro. Ma lui si volge al suo Maestro: Ridono. Ma ho ragione e
poi a Bartolomeo, Filippo, Matteo, Tommaso, Giacomo e Andrea: Avanti, ditelo anche voi,
protestate con me! Perch non sappiamo nulla noi?
Veramente...Dove eravate quando moriva Gioia? e dove sul Libano?
Hai ragione. Ma per Giona, io almeno, lho creduto delirio di morente, e sul Libano... ero stanco e
assonnato. Perdonami, Maestro, ma la verit.
E sar la verit di tanti! Il mondo degli evangelizzati sovente risponder al Giudice eterno, per
scusare la sua ignoranza nonostante linsegnamento dei miei apostoli, risponder ci che tu dici:
Lo credetti delirio... Ero stanco ed assonnato. E sovente non ammetter la verit perch la
scambier per delirio, e non ricorder la verit perch sar stanco ed assonnato per troppe cose
inutili, caduche, peccaminose anche. Una solo cosa necessaria: conoscere Iddio.
Ebbene, ora che ci hai detto quello che ci sta bene, raccontaci le cose come sono state... Al tuo
Pietro. Poi le dico alla gente. Se no.. te lho detto: che posso dire? Il passato non lo so, le profezie e
il Libro non lo so spiegare, il futuro... oh! povero me! E che evangelizzo, allora?
S, Maestro. Che si sappia anche noi... Sappiamo che sei il Messia e lo crediamo. Ma, almeno per
mio conto, ho dovuto faticare ad ammettere che da Nazaret potesse venire del buono... Perch non
mi hai subito reso noto il tuo passato? dice Bartolomeo.
Per provare la tua fede e la luminosit del tuo spirito. Ma ora vi parler, anzi, vi parleremo del mio
passato. Io dir ci che anche i pastori non sanno, ed essi di ci che videro. E conoscerete lalba di
Cristo. Udite.
Essendo venuto il tempo della Grazia, Dio si prepar la sua Vergine. Voi bene potete comprendere
come non potesse risiedere Dio l dove Satana aveva messo un incancellabile segno. Perci la
Potenza oper per fare il suo futuro tabernacolo senza macchia. E da due giusti, in vecchiezza e
contro le regole comuni del procreare fu concepita Quella su cui non macchia veruna.
Chi depose quellanima nella carne embrionale che rinverdiva il vecchio seno di Anna di Aronne, la
nonna mia? Tu, Levi, hai visto lArcangelo di tutti gli annunzi. Puoi dire: quello. Perch la Forza
di Dio fu sempre il vittorioso che port lo squillo di gioia ai santi e ai Profeti, lindomabile sul
quale la pur grande forza di Satana si spezz come stelo di musco disseccato, lintelligente che
storn con la buona e lucida intelligenza le insidie dellaltro intelligente ma malvagio, rendendo con
prontezza eseguito il comando di Dio.
In un grido di giubilo egli, lAnnunziatore che gi conosceva le vie della terra per essere sceso a
parlare ai Profeti, raccolse dal Fuoco divino la immacolata scintilla che era lanima della eterna
Fanciulla e, serrandola in un cerchio di fiamme angeliche, quelle del suo spirituale amore, la port
sulla terra, in una casa, in un seno. E il mondo, da quel momento, pot guardare un punto della terra
senza averne disgusto. E nacque una creaturina: lAmata di Dio e degli angeli, la Consacrata a Dio,
la santamente Amata dai parenti.
E Abele dette a Dio le primizie del suo gregge. Oh! che in verit i nonni delleterno Abele seppero
dare a Dio la primizia del loro bene, tutto il loro bene, morendo per avere dato questo bene a chi lo
aveva loro dato!
Mia Madre fu la Fanciulla del Tempio dai tre ai quindici anni e affrett la venuta del Cristo con la
forza del suo amare. Vergine avanti il suo concepimento, vergine nelle oscurit dun seno, vergine
nei suoi vagiti, vergine nei suoi primi passi, la Vergine fu di Dio, di Dio solo, e proclam i suo
diritto, superiore al decreto della Legge di Israele, ottenendo dallo sposo a Lei datole da Dio di
rimanere inviolata dopo le nozze.
Giuseppe di Nazaret era un giusto. Solo a lui poteva essere dato il Giglio di Dio e solo lui lo ebbe.
E, angelo nellanima e nella carne, egli am come amarono gli angeli di Dio. Labisso di questo

forte amore, che ebbe tutte le tenerezze coniugali senza sorpassare la barriera di celeste fuoco oltre
la quale era lArca del Signore, sar compreso solo da pochi sulla terra. E la testimonianza di ci
che pu un giusto, sol che voglia. Ci che pu, perch anche lanima, ancor lesa dalla macchia
dorigine, ha forze potenti di elevazione, e ricordi e ritorni alla sua dignit di figlia di Dio, e
divinamente opera per amore del Padre.
Ancora era Maria nella sua casa, in attesa della unione con lo sposo, quando Gabriele, langelo dei
divini annunzi, torn sulla terra e chiese alla Vergine dessere Madre. Gi aveva promesso al
sacerdote Zaccaria il Precursore e non era stato creduto. Ma la Vergine credette che ci potesse
essere per volere di Dio e, sublime nella sua ignoranza, chiese solo: Come pu ci avvenire?
E lAngelo le rispose: Tu sei la Piena di Grazia, o Maria. Non temere dunque, ch grazia hai
trovato presso il Signore anche per quanto la tua verginit. Tu concepirai e partorirai un Figlio al
quale metterai nome Ges, perch Egli il Salvatore promesso a Giacobbe e a tutti i Patriarchi e
Profeti dIsraele. Egli sar grande e Figlio vero dellAltissimo, perch per opera di Spirito Santo
sar concepito. A Lui il Padre dar il trono di Davide, come predetto, e regner sulla casa di
Giacobbe sino alla fine dei secoli, ma il suo vero Regno non avr mai fine. Ora il Padre, il Figlio e
lo Spirito Santo attendono la tua ubbidienza per compiere la promessa. Gi il Precursore del
Cristo nel seno di Elisabetta, tua cugina, e se tu consenti lo Spirito Santo scender su te, e santo sar
Colui che da te nascer e porter il suo vero nome di Figlio di Dio.
E allora Maria rispose: Ecco lAncella del Signore. Si faccia di me secondo la sua parola. E lo
Spirito di Dio scese sulla sua Sposa e nel primo abbraccio le impart le sue luci, che sopraperfezionarono le virt di silenzio, umilt, prudenza e carit di cui Ella era pena, ed Ella fu tuttuna
con la Sapienza, e non pi fu scindibile dalla Carit, e lUbbidiente e Casta si perse nelloceano
della Ubbidienza che Io sono, e conobbe la gioia dessere Madre senza conoscere il turbamento
dessere sfiorata. Fu la neve che si concentra in fiore e si offre a Dio cos...
Ma il marito? chiede sbalordito Pietro?
Il sigillo di Dio chiuse le labbra di Maria. E Giuseppe non seppe del prodigio che quando, di
ritorno dalla casa di Zaccaria parente, Maria apparve madre agli occhi dello sposo.
E che fece lui?
Soffr... e soffr Maria...
Se ero io...
Giuseppe era un santo, Simone di Giona. Dio sa dove mettere i suoi doni... Acerbamente soffr e
decise di abbandonarla, addossandosi taccia di ingiusto. Ma lAngelo scese a dirgli: Non temere di
prendere con te Maria tua sposa. Perch quello che in Lei si forma il Figlio di Dio e per opera di
Dio Ella Madre. E quando il Figlio sar nato, gli metterai nome Ges, perch Egli il Salvatore.
Era dotto Giuseppe? chiede Bartolomeo.
Come un discendente di Davide.
Allora avr avuto subita luce nel ricordare il Profeta: Ecco una vergine concepir...
S. La ebbe. Alla prova successe il gaudio...
Se ero io... torna a dire Simon Pietro non succedeva, perch prima avrei... Oh! Signore, come
stato bene che non fossi io! Lavrei spezzata come uno stelo senza darle tempo di parlare. E dopo,
se assassino non fossi stato, avrei avuto paura di Lei... La paura di tutto Israele, da secoli, per il
Tabernacolo...
Anche Mos ebbe paura di Dio, e pure fu soccorso e stette con Lui sul monte... Giuseppe and
dunque nella casa santa della Sposa e provvide ai bisogni della Vergine e del Nascituro. E venendo
per tutti il tempo delleditto, con Maria and nella terra dei padri, e Betlemme li respinse perch il
cuore degli uomini chiuso alla carit. Ora parlate voi.
Io incontrai verso sera una donna giovane e sorridente a cavallo dun somarello. Un uomo era con
lei. Mi chiese del latte e informazioni. Ed io dissi ci che sapevo... Poi venne la notte... e una grande
luce... e uscimmo... e Levi vide un angelo presso lo stabbio. E lAngelo disse: E nato il Salvatore.
Era la notte piena. E pieno di stelle era il cielo. Ma la luce si perdeva in quella dellAngelo e di
mille e mille angeli... (Elia piange ancora nel ricordare). E ci disse lAngelo: Andate ad adorarlo.
E in una stalla, in una greppia, fra due animali... Troverete un piccolo Bambino avvolto in poveri

panni... Oh! come sfavillava langelo dicendo queste parole!... Ma ti ricordi, Levi, le sue ali come
mandavano fiamme quando, dopo essersi inchinato per nominare l Salvatore, disse: ...che il
Cristo Signore?
Oh! se ricordo! E le voci dei mille? Oh!... Gloria a Dio nei Cieli altissimi e pace in terra agli
uomini di buona volont! Quella musica qui, qui, e mi porta in Cielo ogni volta che la sento e
Levi alza un viso estatico su cui luce il pianto.
E andammo dice Isacco. Carichi come bestie da soma, lieti come per nozze, e poi... non seppimo
pi far nulla quando udimmo la tua piccola voce e quella della Madre, e spingemmo Levi, fanciullo,
perch guardasse. Noi ci sentivamo lebbrosi presso tanto candore... E Levi ascoltava, e rideva
piangendo, e ripeteva, cosi con voce dagnello che la pecora di Elia ebbe un belato. E Giuseppe
venne allapertura e ci fece entrare... Oh! come eri piccino e bello! Un boccio di rosa carnicina sul
ruvido fieno... e piangevi... Poi ridesti per il tepore della pelle di pecora che ti offrimmo e per il latte
che ti mungemmo... Il tuo primo pasto... Oh!.. e poi... e poi ti baciammo... Sapevi di mandorla e
gelsomino...e noi non potevamo pi lasciarti...
Non mi avete lasciato, infatti.
E vero dice Gionata. Il tuo viso rest in noi e la tua voce e il tuo sorriso... Crescevi... eri bello
sempre pi... Il mondo dei buoni veniva a bearsi di Te... e quello dei malvagi non ti vedeva...
Anna... i tuoi primi passi... i tre Sapienti... la stella...
Oh! quella notte che luce! Il mondo pareva ardere con mille luci. Invece, la sera della tua venuta,
la luce era fissa e di perla... Ora era la danza degli astri, allora ladorazione degli astri. E noi da
unaltura vedemmo passare la carovana e le andammo dietro per vedere se si fermava... E il giorno
dopo tutta Betlemme vide ladorazione dei Sapienti. E poi... Oh! non diciamo lorrore!... Non lo
diciamo!... . Elia sbiadisce nel ricordare.
S, non lo dire. Silenzio sullodio...
Il pi grande dolore era non avere pi Te e non sapere di Te. Neppure Zaccaria ne sapeva. Ultima
nostra speranza... Pi niente.
Perch, Signore, non hai confortato i tuoi servi?
Chiedi il perch, Filippo? Perch era prudenza farlo. Vedi che anche Zaccaria, la cui formazione
spirituale si complet dopo quellora, non volle sollevare il velo. Zaccaria...
Ma ci hai detto che fu lui ad occuparsi dei pastori. E allora perch lui non disse, a loro prima, a Te
poi, che gli uni cercavano lAltro?
Zaccaria era un giusto tutto uomo. Divenne meno uomo e pi giusto nei nove mesi di mutismo, si
perfezion nei mesi successivi alla nascita di Giovanni, ma divenne uno spirito giusto quando sulla
sua superbia di uomo cadde la smentita di Dio. Aveva detto: Io, sacerdote di Dio, dico che a
Betlemme deve vivere il Salvatore e Dio gli aveva mostrato come il giudizio, anche sacerdotale, se
non illuminato da Dio un povero giudizio. Sotto lorrore del pensiero: Potevo fare uccidere
Ges per la mia parola Zaccaria divenne il giusto, che ora riposa attendendo il Paradiso. E giustizia
gli insegn prudenza e carit. Carit verso i pastori, prudenza verso il mondo al quale doveva essere
sconosciuto il Cristo. Quando, di ritorno in patria, ci dirigemmo a Nazaret, per la stessa prudenza
che ormai guidava Zaccaria, evitammo Ebron e Betlemme e costeggiando il mare tornammo in
Galilea. Neppure il giorno della mia maggiore et fu possibile vedere Zaccaria, partito il giorno
avanti col suo fanciullo per la stessa cerimonia.
Dio vegliava, Dio provava, Dio provvedeva, Dio perfezionava. Avere Dio anche avere sforzo, non
solo avere gioia. E sforzo ebbero il padre mio damore, e la Madre mia danima e di carne. Anche il
lecito fu vietato, perch il mistero fasciasse dombra il Messia fanciullo.
E questo spieghi, a molti che non comprendono, la ragione duplice dellaffanno quando fui smarrito
per tre giorni. Amore di madre, amore di padre per il fanciullo smarrito, tremore ci custodi per il
Messia che poteva essere disvelato anzi tempo, terrore di avere mal tutelato la Salute del mondo e il
grande dono di Dio. Questo il motivo dellinsolito grido: Figlio, perch ci hai fatto questo? Tuo
padre ed io, angustiati, ti cercavamo!. Tuo padre, tua madre.... Il velo gettato sul fulgore del divino
Incarnato. E la rassicurante risposta: Perch mi cercavate? Non sapevate che Io devo essere attivo
nelle cose del Padre mio?. Risposta raccolta e compresa dalla Piena di Grazia per quanto essa vale,

ossia: Non abbiate tema. Piccolo sono, un fanciullo. Ma se cresco, secondo umanit, in satura,
sapienza e grazia agli occhi degli uomini, Io sono il Perfetto in quanto sono il Figlio del Padre e
perci so regolarmi con perfezione, servendo il Padre col farne splendere la luce, servendo Dio col
conservagli il Salvatore . E cos feci fino a or un anno.
Ora il tempo giunto. Si alzano i veli. E il Figlio di Giuseppe si mostra nella sua natura: il Messia
della Buona Novella, il Salvatore, il Redentore e il Re del secolo futuro.
E non vedesti mai pi Giovanni?
Solo al Giordano, Giovanni mio, quando volli il Battesimo.
Sicch Tu non sapevi che Zaccaria aveva fatto del bene a questi?
Ti ho detto: dopo il bagno di sangue innocente i giusti divennero santi, gli uomini divennero giusti.
Solo i demoni rimasero quel che erano. Zaccaria impar a santificarsi con lumilt, la carit, la
prudenza, il silenzio.
Io voglio ricordare tutto questo. Ma lo potr? dice Pietro.
Sta buono, Simone. Domani mi faccio ripetere tutto dai pastori. Con pace. Nel frutteto. Uno, due,
tre volte se occorre. Io ho buona memoria, esercitata al mio banco, e ricorder per tutti. Quando
vorrai ti potr ripetere tutto. Non tenevo neppure le note a Cafarnao, eppure... dice Matteo.
Oh! non ti sbagliavi di un didramma!... Me lo ricordo... Bene!... Te lo perdono il passato, ma
proprio di cuore, se ti ricordi questo racconto... e se me lo dici sovente. Voglio mi entri in cuore
come in questi... come lo ebbe Giona.... Oh! morire dicendo il suo Nome!
Ges guarda Pietro e sorride. Poi si alza e lo bacia sul capo brizzolato.
Perch, Maestro, questo tuo bacio?
Perch fosti profeta. Tu morrai dicendo il mio Nome. Ho baciato lo Spirito che parlava in te.
Poi Ges intona forte un salmo e tutti, in piedi, fanno eco: Alzatevi e benedite il Signore vostro
Dio, di eternit in eternit. Sia benedetto il suo Nome sublime e glorioso con ogni lode e
benedizione. Tu solo sei il Signore. Tu hai fatto il cielo e il cielo dei cieli e tutto il loro esercito, la
terra e tutto quello che contiene ecc ( linno cantato dai leviti alla festa della consacrazione del
popolo, cap.IX del II libro di Esdra) e tutto ha termine con questo lungo canto, che non so se sia
nel rito antico o se Ges lo dica di suo.

137. Ges torna allAcqua Speciosa, che per deve abbandonare.


15 aprile 1945.
Ges traversa insieme ai suoi apostoli i campi piatti dellAcqua Speciosa. La giornata piovosa e il
luogo deserto. Deve essere verso mezzogiorno, perch quella larva di sole che esce ogni tanto da
dietro il sipario bigio delle nuvole, scende a perpendicolo.
Ges parla con lIscariota, al quale d lincarico di andare al paese per gli acquisti pi urgenti.
Quando resta solo lo raggiunge Andrea e, sempre timido, dice piano: Mi ascolti, Maestro?
S. Vieni con Me, avanti e allunga il passo, seguito dallapostolo, dilungandosi di qualche metro
dagli altri.
La donna non c pi, Maestro! dice accorato Andrea. E spiega: Lhanno percossa ed fuggita.
Era ferita e sanguinava. Il fattore lha vista. Sono andato avanti dicendo che andavo a vedere se non
cerano insidie, ma era perch volevo andare subito da lei. Speravo tanto di portarla alla Luce! Ho
tanto pregato in questi giorni per questo!... Ora fuggita! Si perder. Sapessi dove la
raggiungerei... Non direi questo agli altri, ma a Te s, perch mi capisci. Sai che non c senso in
questa ricerca, ma solo desiderio - oh! tanto grande da essere un tormento - di portare in salvo una
mia sorella...
Lo so, Andrea, e ti dico: anche cos come sono andate le cose, il tuo desiderio si compir. Non
mai perduta la preghiera fatta in tal senso. Dio la usa ed ella si salver.
Tu lo dici? Oh! il mio dolore si fa pi dolce!
Non vorresti sapere che ne di lei? Non ti importa neppure di non essere tu quello che me la

condurrai? Non chiedi come far?. Ges sorride dolcemente, con tutto un brillare di luce nelle
pupille azzurre chinate sullapostolo che gli cammina al fianco. Uno di quei sorrisi e di quegli
sguardi che costituiscono uno dei segreti di Ges per conquistare i cuori.
Andrea coi suoi dolci occhi castani lo guarda e dice: Mi basta sapere che venga a Te. Poi, io o un
altro, che fa? Come far? Questo Tu lo sai e a me non necessita di saperlo. Ho tutto nella tua
assicurazione e sono felice.
Ges gli passa il braccio dietro le spalle e lo attira a S in un abbraccio affettuoso che porta
allestasi il buon Andrea. E parla tenendolo cos: Questo il dono del vero apostolo. Vedi, amico
mio, la tua vita e quella degli apostoli futuri sar sempre fatta cos. Qualche volta saprete di essere i
salvatori. Ma il pi delle volte salverete senza sapere di avere salvato le persone che pi vorreste
salvare. Solo in Cielo verrete venirvi incontro, o salire al Regno eterno, i vostri salvati. E il vostro
giubilo di beati aumenter per ogni salvato. Qualche volta lo saprete dalla terra. Sono le gioie che vi
do per infondervi un vigore ancor maggiore per nuove conquiste. Ma beato che quel sacerdote che
non necessiter di questi sproni per fare il proprio dovere! Beato quello che non si accascia per non
vedere trionfi e dice: Non faccio pi nulla perch non ho soddisfazione! La soddisfazione
apostolica, tenuta come unico incentivo al lavoro, mostra non formazione apostolica, avvilisce
lapostolato, cosa spirituale, a livello di un comune lavoro umano. Non bisogna mai cadere
nellidolatria del ministero. Non siete voi quelli che devono essere adorati. Ma il Signore Iddio
vostro. A Lui solo la gloria dei salvati. A voi lopera di salvazione, rimettendo al tempo del Cielo la
gloria di essere stati dei salvatori. Ma mi dicevi che il fattore lha vista. Racconta.
Tre giorni dopo che eravamo partiti, sono venuti dei farisei a cercarti. Non ci hanno trovato,
naturale. Hanno girato il paese e le case della campagna mostrandosi ansiosi di Te. Ma nessuno lo
ha creduto. Si sono messi allalbergo, sbrattandolo superbamente da tutti quelli che cerano perch,
dicevano, non volevano contatti con estranei ignoti che potevano anche profanarli. E tutti i giorni
andavano alla casa. Dopo qualche giorno hanno trovato la poverina che andava sempre l perch
forse sperava trovarti e avere la sua pace. E lhanno fatta fuggire, inseguendola fino al suo ricovero
nella stalla del fattore. Subito non lhanno aggredita, perch egli era venuto fuori coi figli, e armati
di randelli. Ma poi, a sera, quando lei uscita, sono tornati, ed erano insieme ad altri e, quando ella
fu alla fonte, a sassate lhanno presa chiamandola meretrice e additandola allobbrobrio del paese.
E poich lei fuggiva, lhanno raggiunta, malmenata, le hanno strappato il velo e il mantello perch
tutti la vedessero e ancora lhanno picchiata, imponendosi con la loro autorit al sinagogo perch la
maledicesse per farla lapidare e maledicesse Te che lavevi portata in paese. Ma lui non lo ha voluto
fare e ora attende lanatema del Sinedrio. Il fattore lha strappata dalle mani di quei manigoldi e lha
soccorsa. Ma nella notte lei se ne andata lasciando un bracciale con una parola scritta su un
brandello di pergamene. Ha scritto: Grazie. Prega per me. Il fattore dice che giovane e
bellissima, bench molto pallida e magra. Lha cercata per le campagne, perch era molto ferita.
Ma non lha trovata. E non sa come possa essere andata lontano. Forse morta cos, in qualche
posto... e non si salvata...
No.
No? Non morta? O non si perduta?
La volont di redenzione gi assoluzione. Anche fosse morta, sarebbe perdonata, perch ha
cercato la Verit mettendosi sotto i piedi lErrore. Ma non morta. Sale le prime pendici del monte
della redenzione. Io la vedo... Curva sotto il suo pianto di pentimento; ma il pianto la fa sempre pi
forte, mentre il peso decresce. Io la vedo. Procede incontro al Sole. Quando avr salito tutta la
china, ella sar nella gloria del Sole-Dio. Sale... Aiutala col tuo pregare!
Oh! mio Signore! Andrea quasi esterrefatto di potere aiutare unanima alla sua santificazione.
Ges sorride pi dolce ancora. Dice: Bisogner aprire le braccia e il cuore al perseguitato sinagogo
e andare a benedire il buon fattore. Andiamo dai compagni. A dirlo loro.
Ma mentre, rifacendo il cammino gi fatto, raggiungono i dieci che si sono fermati in disparte
comprendendo che Andrea in colloquio segreto col Maestro, viene di corsa lIscariota. Pare un
farfallone che corra sul prato, tanto corre veloce col mantello che gli svolazza dietro e facendo con
le braccia una vera giostra di segni.

Ma che ha? chiede Pietro. E diventato matto?


Prima che nessuno possa rispondergli, lIscariota, giunto vicino, pu gridare col fiato mozzo:
Ferma, Maestro. Ascoltami prima di andare alla casa.... Insidia c. Oh! che vigliacchi!... e corre.
Eccolo giunto: O Maestro! Non si pu andate l! I farisei sono in paese e tutti i giorni vanno alla
casa. Ti aspettano per nuocerti. Mandano via chi viene a cercarti. Con anatemi orrendi li
spauriscono. Che vuoi fare? Qui saresti perseguitato e la tua opra resa nulla...Uno di loro mi ha
visto e mi ha aggredito. Un brutto vecchio nasuto che mi conosce, perch uno degli scribi del
Tempio. Perch ci sono anche degli scribi. Mi ha aggredito afferrandomi con le sue zampe unghiute
e insultandomi con la sua voce di falco. Finch ha insultato me e mi ha graffiato, guarda... (e mostra
un polso e una guancia decorati di chiari segni di unghie) lho lasciato fare. Ma quando ha sbavato
su di Te, lho preso per il collo...
Ma Giuda urla Ges.
No, Maestro. Non lho strozzato. Gli ho solo impedito di bestemmiarti e poi lho lasciato andare.
Ora l che muore di paura per il pericolo corso.... Ma noi andiamo via, te ne prego. Tanto nessuno
potrebbe pi venire a Te...
Maestro!
Ma un orrore!
Giuda ha ragione!
Come iene allagguato sono!
Fuoco del Cielo che scendesti su Sodoma, a che non torni?
Ma sai che sei stato bravo, ragazzo? Peccato che non cero anche io; ti avrei aiutato.
Oh! Pietro! se ceri anche tu, quel falchetto aveva per sempre perduto le penne e la voce.
Ma come hai fatto a ... a non andare fino in fondo?
Mah! Un lampo nella mente. il pensiero venuto da chiss qual fondo di cuore: Il Maestro
condanna la violenza, e mi sono fermato, avendone un urto ancor pi profondo di quello che
avevo ricevuto dal muro contro cui mi aveva gettato lo scriba quando mi aveva aggredito. Ne ho
avuto i nervi come spezzati... tanto che dopo non avrei avuto pi forza di infierire. Che fatica
vincersi!...
Sei proprio stato bravo! Vero, Maestro? Non esprimi il tuo pensiero?
Pietro tanto felice dellatto di Giuda che non vede come Ges sia passato dal luminoso viso di
prima ad un volto severo, che gli scurisce lo sguardo e gli serra la bocca che pare farsi pi sottile.
Le apre per dire: Io dico che sono pi disgustato del vostro modo di pensare che della condotta dei
giudei. Loro sono dei disgraziati nelle tenebre. Voi, che siete con la Luce, siete duri, vendicativi,
mormoratori, violenti, approvatori dellatto brutale come loro. Vi dico che mi date la prova di essere
sempre quelli che eravate quando mi vedeste per la prima volta. E ne ho dolore. Riguardo ai farisei
sappiate che Ges Cristo non fugge. Voi ritiratevi. Io li affronto. Non sono un vile. Quando avr
parlato con loro e non li avr persuasi, mi ritirer. Non si deve dire che Io non ho cercato con ogni
mezzo di attirarli a Me. Sono essi pure figli di Abramo. Io faccio il mio dovere fino in fondo. La
loro condanna deve essere causata unicamente dalla loro mala volont e non da una mia trascuranza
verso loro.
E Ges va verso la casa, che mostra il suo tetto basso oltre la riga degli alberi spogli. Gli apostoli lo
seguono a capo basso, parlando piano fra loro.
Eccoli alla casa. Entrano nella cucina in silenzio. E si dnno da fare intorno al focolare. Ges si
assorbe nel suo pensiero.
Stanno per prendere il cibo quando un gruppo di persone si mostra alla porta. Eccoli bisbiglia
lIscariota.
Ges si alza subito e va verso di loro. E imponente tanto che il gruppetto arretra per un attimo. Ma
il saluto di Ges li rassicura: La pace sia con voi. Che volete?
Allora i vili credono di poter tutto osare e arrogantemente intimano: In nome della Legge santa ti
ordiniamo di lasciare questo luogo, Tu, turbatore delle coscienze, violatore della Legge, corruttore
delle tranquille citt di Giuda. Non temi la punizione del Cielo, Tu scimmiottatore del Giusto che
battezza al Giordano, Tu che proteggi le meretrici? Via dalla terra santa di Giuda! Che il tuo alito

non giunga da qui entro la cinta della citt sacra.


Io nulla faccio di male. Insegno come rabbi, guarisco come taumaturgo, caccio i demoni come
esorcista. Queste categorie sono pure il Giuda. E Dio, che le vuole, le fa rispettare e venerare da voi.
Io non chiedo venerazione. Chiedo solo di lasciarmi fare del bene a coloro che hanno infermit
nella carne, nella mente, o nello spirito. Perch me lo vietate?
Tu sei posseduto. Vattene.
Linsulto non una risposta. Io vi chiedo perch me lo vietate, mentre agli altri lo permettete.
Perch sei un posseduto e scacci demoni e fai miracoli con laiuto dei demoni.
E i vostri esorcisti allora? Con laiuto di chi lo fanno?
Con la loro vita santa. Tu sei un peccatore. E per aumentare la tua potenza, ti servi delle peccatrici,
perch nel connubio si aumenta il possesso della forza demoniaca. La nostra santit ha purificato la
zona dalla tua complice. Ma non permettiamo che Tu resti qui, per non attirare altre femmine.
Ma casa vostra questa? chiede Pietro che venuto vicino al Maestro con aspetto poco
raccomandabile.
Non casa nostra. Ma tutto Giuda e tutto Israele nelle mani sante dei puri di Israele.
Che sareste voi! termina lIscariota, venuto anche lui sulluscio e che termina con una risata
beffarda. E poi chiede: E laltro amico vostro dove ? Trema ancora? O vergognosi, andatevene! E
subito. Altrimenti vi far pentire di...
Silenzio, Giuda. E tu, Pietro, torna al tuo posto. Udite voi, farisei e scribi. Per il vostro bene, per
piet dellanima vostra, Io vi prego di non combattere il Verbo di Dio. Venite a Me. Io non vi odio.
Capisco la vostra mentalit e la compatisco. Ma vi voglio portare ad una mentalit nuova, santa,
capace di santificarvi e darvi il Cielo. Ma credete che Io sia venuto per combattervi? Oh! no! Io
sono venuto per salvarvi. Sono venuto per questo. Vi prendo sul cuore. Vi chiedo amore e intelletto.
Appunto perch siete i pi sapienti in Israele, dovete comprendere pi di tutti la verit. Siate anima
e non corpo. Volete che Io ve ne supplichi in ginocchio? La posta tale - lanima vostra - che sotto i
piedi mi metterei per conquistarla al Cielo, sicuro che il Padre non reputerebbe errore il mio
umiliarmi. Dite! Dite una parola a Me che attendo!
Maledizione diciamo.
Va bene. E detto. Andate pure. Io pure andr. E Ges volge le spalle tornando al suo posto.
Curva il capo sul tavolo e piange.
Bartolomeo chiude la porta perch nessuno dei crudeli che lo hanno insultato, e che se ne stanno
andando con minacce e bestemmie al Cristo, veda questo pianto.
Un lungo silenzio, poi Giacomo dAlfeo carezza sul capo il suo Ges e dice: Non piangere. Noi ti
amiamo. Anche per loro.
Ges alza il suo volto e dice: Non piango per Me. Piango per loro che si uccidono, sordi ad ogni
invito.
Che faremo ora, Signore? chiede laltro Giacomo.
Andremo in Galilea. Domani mattina partiremo.
Non oggi, Signore?
No. Devo salutare i buoni del luogo. E voi verrete con Me.

138. Commiato dal fattore dellAcqua Speciosa e dal sinagogo Timoneo, che
diviene discepolo.
16 aprile 1945.
Signore, io non ho fatto che il mio dovere verso Dio, verso il mio padrone e verso lonest di
coscienza. Quella donna io lho sorvegliata in questo tempo che era mia ospite e lho vista sempre
onesta. Sar anche stata una peccatrice. Ora non lo . Perch devo indagare su un passato sul quale
ella ha messo una cancellatura per annullarlo? Io ho figli giovanotti e non brutti. Lei non ha mai
mostrato mai il suo volto, veramente bello, n fatto udire la sua parola. Posso dire che ho sentito il

tono della sua voce dargento quando url per la ferita. Altrimenti ella, quel poco che chiedeva, e
sempre a me o alla moglie mia, lo sussurrava dietro il velo, e cos piano che quasi non si capiva.
Vedi anche come fu prudente. Quando temette che la sua presenza potesse nuocere, se ne and... Io
le avevo promesso difesa e aiuto. Ma lei non se ne valse. No. Cos non fanno le donne perdute! Io
pregher per lei, come lei ha chiesto, e anche senza questo ricordo. Tienilo, Signore. Fanne
elemosina, e a suo bene. Fatta da te, le varr certo pace.
Il fattore parla rispettosamente a Ges. E un belluomo dal volto onesto e dal corpo tarchiato.
Dietro a lui sono sei giovinottoni simili al padre, sei volti schietti ed intelligenti, e vi la moglie,
una donnina sottile e tutta dolcezza, che ascolta il suo uomo come ascolterebbe un dio, annuendo di
continuo col capo.
Ges prende il bracciale doro e lo passa a Pietro dicendo: Per i poveri. Poi si rivolge al fattore:
Non tutti hanno la tua rettezza in Israele. Tu sei sapiente, perch distingui il bene dal male e segui
il bene senza valutare lutilit umana di farlo. In nome delleterno Padre Io benedico te, i tuoi figli,
la tua sposa, la tua casa. Conservatevi sempre in queste disposizioni di spirito e il Signore sar
sempre con voi, e avrete la vita eterna. Io ora vado. Ma non detto che mai pi ci si riveda. Io
torner e voi potrete sempre venire a Me. Per quanto avete fatto per Me e per quella povera
creatura, Dio vi dia la sua pace.
Il fattore, i figli, ultima la donna, si inginocchiano e baciano i piedi di Ges, che dopo un ultimo
gesto di benedizione si allontana insieme ai discepoli, dirigendosi verso il paese.
E se ci sono ancora quei brutti esseri? chiede Filippo.
Non si pu impedire a nessuno di parlare per le vie della terra risponde Giuda dAlfeo.
No. Ma noi per loro siamo anatema.
Oh! lasciali fare! Te ne preoccupi?
Io non me ne preoccupo altro che perch il Maestro non vuole le violenze. E loro, che lo sanno, se
ne avvalgono brontola Pietro fra la barba. E certo crede che Ges, che parla con Simone e
lIscariota, non senta.
Ma Ges sente e si volta per met severo, per met sorridente e dice: Tu credi che Io vincerei
facendo violenza? Ma questo un povero sistema umano e che serve, temporaneamente, per vittorie
umane. Quanto tempo dura la sopraffazione? Finch da se stessa genera nei sopraffatti delle
reazioni che, riunendosi, formano una violenza maggiore, che abbatte la sopraffazione preesistente.
Io non voglio un regno temporaneo. Io voglio un regno eterno: il Regno dei Cieli. Quante volte ve
lho detto? Quante volte ve lo dovr dire? Lo capirete mai? S. Verr il momento che lo capirete.
Quando, Signor mio? Io ho fretta di capire per essere meno ignorante dice Pietro.
Quando? Quando sarete macinati come il grano fra le pietre del dolore e del pentimento. Potreste,
anzi dovreste capire prima. Ma per fare tutto questo dovreste spezzare la vostra umanit e lasciare
libero lo spirito. E questa forza su voi stessi non la sapete fare. Ma capirete... capirete. E allora,
anche, capirete che non potevo usare violenza, mezzo umano, a stabilire il Regno dei Cieli: il Regno
dello spirito. Ma intanto non abbiate paura. Quegli uomini che vi dnno pensiero non ci faranno
nulla. A loro basta di avermi cacciato.
Ma non era pi facile fare avvisare il sinagogo di venire dal fattore, o di attenderci sulla via
maestra?
Oh! che uomo prudente oggi il mio Tommaso! Ma no che non era facile. O meglio: era pi
facile, ma non era giusto. Egli ha mostrato eroismo per Me e nella sua casa fu insolentito per causa
mia. E giusto che Io, nella sua casa, lo vada a consolare.
Tommaso si stringe nelle spalle e non parla pi.
Ecco il paese, vasto ma molto rurale con case fra i frutteti, ora spogli, e con molti ovili. Deve essere
un posto atto alla pastorizia, perch vi un grande belare da tutte le parti per greggi che vanno o
vengono dai pascoli della pianura. La solita crocevia di vie che ha, nel luogo dove si incrocia, la
piazza con la fontana al centro. E l la casa del sinagogo.
Apre una donna anziana che ha chiari segni di pianto sul volto. Pure, vedendo il Signore, ha un
moto di gioia e si prostra con una benedizione.
Alzati, madre. Sono venuto per dirvi addio. Dove tuo figlio?

E l... e accenna una stanza in fondo alla casa. Sei venuto a consolarlo? Io non sono capace...
E dunque sconsolato? Si duole di avermi difeso?
No, Signore. Ma preso da uno scrupolo. Ma Tu ludrai. Lo chiamo.
No. Vado Io. Voi attendete qui. Andiamo, donna.
Ges fa i pochi metri del vestibolo, spinge luscio, entra nella stanza, si avvicina piano ad un uomo
seduto, curvo verso terra, assorto in dolorose meditazioni.
La pace a te, Timoneo.
Signore! Tu!
Io. Perch tanto triste?
Signore... io... Mi hanno detto che ho peccato. Mi hanno detto che sono anatema. Io mi esamino. E
non mi pare desserlo. Ma loro sono i santi dIsraele, ed io il povero sinagogo. Certo hanno ragione.
Ora io non oso pi alzare lo sguardo al volto corrucciato di Dio. E ne avrei tanto bisogno in
questora! Io lo servivo con vero amore e cercavo di farlo conoscere. Ora sar privato di questo
bene, perch il Sinedrio certo mi maledice.
Ma il dolore quale ? Di non essere pi sinagogo, o di essere impossibilitato a parlare di Dio?
Ma questo, Maestro, che mi d dolore! Penso che Tu dica se mi spiace di non essere sinagogo
per lutile e lonore che se ne trae. Di questo non mi curo. Non ho che mia madre e che nativa di
Aera, dove ha una piccola casa. Il tetto per lei, e di che vivere per lei c. Per me... sono giovane.
Lavorer. Ma non oser mai pi parlare di Dio, io che ho peccato.
Perch hai peccato?
Dicono che sono complice del... O Signore! Non mi fare dire!...
No. Io non lo dico. Non lo dico neppure. Io a te sappiamo le loro accuse ed Io e te sappiamo che
non sono vere. Perci tu non hai peccato. Io te lo dico.
Allora io posso ancora alzare lo sguardo allOnnipotente? Ti posso...
Che, figlio? Ges tutto dolcezza mentre si curva sulluomo, che si arrestato bruscamente come
intimorito. Che? Il Padre mio lo cerca il tuo sguardo, lo vuole. Ed Io voglio il tuo cuore e il tuo
pensiero. S, il Sinedrio ti colpir. Io ti apro le braccia e dico: Vieni. Vuoi essere un mio
discepolo? Io vedo in te quanto necessario per essere un operaio del Padrone eterno. Vieni alla
mia vigna...
Ma dici davvero, Maestro? Madre... ma senti? Io sono felice, madre mia! Io... benedico questo
dolore perch mi ha dato questa gioia. Oh! facciamo gran festa, madre. E poi andr col Maestro, e
tu tornerai alla tua casa. Vengo subito, Signor mio, che hai annullato ogni mio timore, e dolore e
paura di Dio.
No. Tu attenderai la parola del Sinedrio. Con cuore sereno e senza livore. Tu al tuo posto, finch a
quel posto sei lasciato. Poi mi raggiungerai a Nazaret o a Cafarnao. Addio. La pace sia con te e con
la madre tua.
Non ti fermi nella mia casa?
No. Verr nella casa di tua madre.
E paese poco fedele.
Gli insegner fedelt. Addio, madre. Sei felice, ora? Ges la carezza, come sempre fa con le
donne anziane alle quali, noto, d quasi sempre il nome di madre.
Felice, Signore. Avevo allevato un maschio al Signore. Il Signore me lo prende per servo del suo
Messia. Ne sia benedetto il Signore. Benedetto Te che sei il suo Messia. Benedetta lora che qui sei
venuto. Benedetta la mia creatura chiamata al tuo servizio.
Benedetta sia la madre santa come Anna dElcana. La pace sia con voi.
Ges esce, seguito dai due. Raggiunge i discepoli, saluta ancora e poi incomincia il ritorno verso la
Galilea.

139. Sui monti presso Emmaus.

Il carattere di Giuda Iscariota e le qualit dei buoni.


17 aprile 1945.
Ges coi suoi in un luogo molto montagnoso. La via scomoda e aspra e i pi anziani fanno una
bella fatica. I giovani, invece, sono tutti lieti intorno a Ges e salgono agili, chiaccherando tra loro.
I due cugini, i due figli di Zebedeo e Andrea sono esilarati dal pensiero di tornare in Galilea, e la
loro gioia tale che avvince anche lIscariota, che da qualche tempo nelle migliori disposizioni di
spirito. Si limita a dire: Per, Maestro, per Pasqua, quando si viene al Tempio... ci torni a Keriot?
Mia madre spera sempre di averti. Me lo ha fatto sapere. E cos i miei compaesani...
Di certo. Ora, anche volendo, troppo aspra stagione per mettersi per quelle vie impervie. Vedete
come faticoso anche qui. E, senza quella imposizione, non avrei intrapreso ora il cammino... Ma
non si poteva pi stare.... Ges tace, pensieroso.
E dopo, voglio dire: per Pasqua, si potr venire? Io vorrei mostrare la tua grotta a Giacomo e ad
Andrea dice Giovanni.
Ti dimentichi lamore di Betlem per noi? chiede lIscariota. Per il Maestro, anzi.
No. Ma andrei io con Giacomo e Andrea. Ges potrebbe stare a Jutta o a casa tua...
Oh! questo mi piace. Lo farai, Maestro? Loro vanno a Betlemme, Tu stai con me a Keriot. Proprio
con me solo non ci sei mai stato... e ne ho tanta voglia di averti tutto per me...
Geloso sei? Non sai che Io vi amo tutti ad un modo? Non credi che Io sono con tutti voi, anche
quando pare vi sia lontano?
Lo so che ci ami. Se non ci amassi dovresti essere ben pi severo, con me almeno. Credo che il tuo
spirito vegli sempre su noi. Ma non siamo tutto spirito. C anche luomo, coi suoi amori duomo, i
suoi desideri, i suoi rimpianti. Ges mio, io so che non sono quello che pi ti fa felice. Ma credo
che Tu sappia come vivo in me il desiderio di piacerti e il rimpianto per tutte le ore che ti perdo
per la mia miseria....
No, Giuda. Non ti perdo. Ti sono pi vicino che agli altri appunto perch conosco chi tu sei.
Che sono, mio Signore? Dillo. Aiutami a capire cosa sono. Io non mi capisco. Mi pare di essere
una donna turbata da voglie di concepimento. Ho appetiti santi e appetiti depravati. Perch? Che
sono io?
Ges lo guarda con uno sguardo indefinibile. E mesto, ma di una mestizia infusa di piet. Tanta
piet. Sembra un medico che constati lo stato di un malato e sappia che un malato che non pu
guarire... Ma non parla.
Dillo, Maestro mio. Il tuo giudizio sar sempre il meno severo di tutti sul povero Giuda. E poi...
siamo fra fratelli. Non mi importa che sappiano di che sono fatto. Anzi, sapendolo da Te,
correggeranno il loro giudizio e mi aiuteranno. Non vero?
Gli altri sono impacciati e non sanno che dire. Guardano il compagno, guardano Ges.
Ges si attira vicino lIscariota, al posto dove prima era il cugino Giacomo, e dice: Tu sei
semplicemente un disordinato. Hai in te tutti gli elementi migliori. Ma non li hai ben fissi. E il
minimo soffio di vento li scompagina. Poco fa siamo passati per quella gola e ci hanno mostrato il
danno fatto, alle povere case di quel paesello, dallacqua, dalla terra e delle piante. Lacqua, la terra,
le piante sono cose utili e benedette, non forse vero? Eppure l sono divenute maledette. Perch?
Perch lacqua del torrente non aveva un corso ordinato, ma, anche per inerzia delluomo, si era
scavata pi letti, a seconda del suo capriccio. Ci era bello finch non cerano bufere. Allora era
come un lavoro di gioielliere quellacqua chiara che rigava il monte in piccoli rivi, vezzi di diamanti
o collane di smeraldi a seconda che riflettevano la luce o lombra dei boschi. E luomo ne godeva
perch erano utili, quelle chiaccherine vene dacqua, per i suoi campicelli. Cos come erano belle le
piante nate, per scherzo dei venti, a capricciosi ciuffi or qua e or l, lasciando radure piene di sole. E
bella era la terra soffice, deposta da chiss quali lontane alluvioni fra ondulazione e ondulazione del
monte, cos fertile per le colture. Ma bastato che venissero le bufere di un mese fa perch le
capricciose righe del torrente si unissero e disordinatamente traboccassero per altra via, travolgendo
le disordinate piante e trascinando a valle i disordinati pezzi di terra. Se le acque fossero state tenute
ordinate, se le piante fossero state regolate in ordinati boschi, se la terra fosse stata ordinatamente

sostenuta con opportuni ripari, ecco che i tre buoni elementi del legno, dellacqua, del suolo non
sarebbero divenuti rovina e morte per quel paesello. Tu hai intelligenza, ardimento istruzione,
prontezza, prestanza, tante, tante cose hai. Ma sono selvaggiamente disposte in te e tu tali le lasci.
Vedi: tu abbisogni di un lavoro paziente e costante su te stesso per mettere ordine, che poi anche
robustezza, nelle tue qualit, di modo che quando venga bufera di tentazione il buono che in te hai
non divenga un male per te e per gli altri.
Hai ragione, Maestro. Ogni tanto io vengo sconvolto da un vento e tutto si arruffa. E tu dico che io
potrei...
La volont tutto, Giuda.
Ma ci sono tentazioni tanto mordenti... Ci si rintana per paura che il mondo ce lo legga sul volto.
Ecco lerrore! Sarebbe proprio quello il momento di non rintanarsi. Ma di cercare il mondo, quello
dei buoni per averne aiuto. Anche il contatto con la pace dei buoni calma la febbre. E cercare anche
il mondo dei criticatori perch, per quellorgoglio che spinge a nascondersi per non essere letti nei
nostri animi tentati, ci farebbe un reagente alla debolezza morale. E non si cadrebbe.
Tu ti sei messo nel deserto...
Perch lo potevo fare. Ma guai ai soli se non sono, nella loro solitudine, moltitudine contro
moltitudine.
Come? Non capisco.
Moltitudine di virt contro moltitudine di tentazioni. Quando poca la virt, occorre fare come
questedera molle: afferrarsi ai rami di alberi robusti, per salire.
Grazie, Maestro. Io mi attacco a Te e ai compagni. Ma aiutatemi tutti. Voi siete tutti migliori di
me.
E stato migliore lambiente parco e onesto in cui siamo cresciuti, amico. Ma ora tu sei con noi, e
noi ti vogliamo bene. Vedrai... Non per criticare la Giudea, ma credi che in Galilea c, almeno
nei nostri paesi, meno ricchezza e meno corruzione. Tiberiade, Magdala, altri luoghi di tripudio, ci
sono vicini. Ma noi viviamo con la nostra anima semplice, rozza, se vuoi, ma operosa, santamente
contenta di ci che da Dio ci concesso dice Giacomo di Alfeo.
Ma la mamma di Giuda una santa donna, sai, Giacomo? Le si vede la bont scritta sul viso
obietta Giovanni.
Giuda di Keriot gli sorride felice della lode, e il suo sorriso aumenta quando Ges conferma: Hai
detto bene, Giovanni. E una santa creatura.
Eh! s! Ma era sogno di mio padre di fare di me un grande del mondo, e mi ha staccato molto
presto e troppo profondamente dalla madre mia...
Ma che avete da dire che sempre parlate? chiede da lontano Pietro. Fermatevi! Aspettateci. Non
bello andare cos senza pensare che io sono di gambe corte.
Si fermano finch laltro gruppo li ha raggiunti.
Auf! Come ti voglio bene, barchetta mia! Qui si fatica come schiavi... Che dicevate?
Dicevamo le qualit per essere buoni risponde Ges.
E a me non le dici, Maestro?
Ma s: ordine, pazienza, costanza, umilt, carit... Le ho ben dette molte volte!
Ma lordine no. Che centra?
Il disordine non mai buona qualit. Lho spiegato a questi tuoi compagni. Te lo diranno. E lho
messo per primo, mentre ho messo per ultima la carit, perch sono i due estremi della retta della
perfezione. Ora tu sai che una retta messa in piano non ha principio e non ha fine. Ambedue gli
estremi possono essere principio e possono essere fine, mentre di una spirale, o di un qualsiasi altro
disegno che non sia chiuso in se stesso, vi sempre un principio e una fine. La santit lineare,
semplice, perfetta, e non ha che due estremi, come la retta...
E facile fare una retta...
Lo credi? Ti sbagli. In un disegno, anche complicato, pu passare inavvertito qualche difetto. Ma
nella retta subito si vede ogni errore, o di pendenza o di incertezza. Giuseppe, quando mi insegnava
il mestiere, insisteva molto nella dirittura delle tavole e giustamente mi diceva: Vedi, figlio mio?
Pu ancora passare una lieve imperfezione in un ornato o in un lavoro di tornio, perch locchio,

non espertissimo, se osserva un punto non vede laltro. Ma se unasse non dritta a dovere, neppure
il pi semplice lavoro, quale una povera tavola da contadini, riesce. O pende o imbarca. Non serve
pi che al fuoco. Possiamo dire questo anche per le anime. Per non servire pi altro che al fuoco
infernale, ossia per conquistare il Cielo, bisogna essere perfetti come unasse piallata e squadrata a
dovere. Chi inizia la sua lavorazione spirituale con disordine, cominciando dalle cose inutili,
saltando, come un uccello irrequieto, da questo a quello, finisce che quando vuole riunire le parti
del lavoro non riesce pi. Non combinano. Perci ordine. Perci carit. Poi, tenendo fisse nelle due
morse questi estremi, che non scappino mai, lavorare a tutto il resto, ornati o intagli che siano. Hai
capito?
Ho capito Pietro si mastica in silenzio la sua lezione e conclude allimprovviso: Allora mio
fratello pi bravo di me. Lui proprio ordinato. Un passo dopo laltro, zitto, calmo. Sembra che
non si muova e invece... Io vorrei fare presto e tanto. E non faccio nulla. Chi mi aiuta?
Il tuo buon desiderio. Non temere, Pietro. Fai anche tu. Ti fai.
E io?
Anche tu, Filippo.
E io? Mi pare di non essere proprio buono a nulla, io
No, Tommaso. Anche tu lavori. Tutti, tutti vi lavorate. Siete alberi selvaggi, ma gli innesti vi
cambiano lentamente e sicuramente, ed Io ho in voi la mia gioia.
Ecco. Siamo tristi e Tu ci consoli. Deboli e ci fortifichi. Paurosi e ci di coraggio. Per tutti, e per
tutti i casi, hai pronto il consiglio e il conforto. Come fai, Maestro, ad essere sempre pronto e buono
cos?
Amici miei, sono venuto per questo, sapendo gi ci che avrei trovato e ci che dovevo fare. Senza
illusioni non si hanno delusioni, non si perde perci lena. Si va avanti. Ricordatevelo, per quando
voi pure dovrete lavorare luomo animale per farne luomo spirituale.
140. A Emmaus, dal sinagogo Cleofa. Un caso di incesto.
Fine del primo anno.
18 aprile 1945.
Giovanni col fratello bussano ad una casa in un paese. Riconosco la casa dove entrarono i due di
Emmaus con Ges risorto. Quando viene loro aperto, entrano e parlano certo con qualcuno che non
vedo, poi escono e vanno per una via, raggiungendo Ges che con gli altri fermo in un luogo
appartato.
C, Maestro. Ed tutto felice che Tu sia proprio venuto. Ci ha detto: Andate a dirgli che la mia
casa sua. Ora vengo io pure.
Andiamo, allora.
Camminano per qualche tempo e poi incontrano il vecchio sinagogo Cleofa visto allAcqua
Speciosa. Si inchinano a vicenda, ma poi il vecchione - sembra un patriarca - si inginocchia con
venerabondo saluto. Dei cittadini, che vedono, si accostano curiosi.
Il vecchio si alza e dice: Ecco il promesso Messia. Ricordate questo giorno, o cittadini di
Emmaus.
Chi osserva con curiosit tutta umana e chi ha sguardi di religioso ossequio. Due si fanno largo e
dicono: La pace sia a Te, Rabbi. Ceravamo noi pure quel giorno.
La pace a voi e a tutti. Sono venuto, come me ne aveva pregato il vostro sinagogo.
Farai miracoli qui pure?
Se vi sono figli di Dio che credono e abbisognano del miracolo, certo Io lo far.
Il sinagogo dice: Coloro che vogliono udire il Maestro vengano alla sinagoga. E cos chi ha dei
malati. Posso dire questo, Maestro?
Puoi. Dopo lora sesta Io sar tutti per voi. Ora sono del buon Cleofa.
E, seguito da un codazzo di gente prosegue a fianco del vecchio sino alla sua casa.
Ecco mio figlio, Maestro. E la moglie mia. E la moglie di mio figlio e i piccoli bambini. Molto mi
spiace che laltro figlio sia, insieme al suocero di mio figlio Cleofa, a Gerusalemme insieme ad un
infelice di qui... Ma ti dir. Entra, Signore, coi tuoi discepoli.

Entrano e vengono ristorati con i soliti usi ebraici. Poi si avvicinano al fuoco che arde in un ampio
camino, perch la giornata umida e fredda.
Fra poco ci sederemo a mensa, Ho invitato i notabili del luogo. Gran festa, oggi. Non sono tutti
credenti in Te. Ma neppure nemici. Sono solamente indagatori... Vorrebbero credere. Ma siamo
stati delusi troppe volte, in questi ultimi tempi, sul Messia. C diffidenza. Basterebbe una parola
del Tempio a sciogliere ogni dubbio. Ma il Tempio... Io ho pensato che vedendo Te e udendoti,
cos, semplicemente, molto si possa in questo senso. Io vorrei darti dei veri amici.
Tu ne sei uno.
Sono un povero vecchio, io. Fossi pi giovane, ti seguirei. Ma gli anni pesano.
Mi servi col tuo credere. Mi predichi con la tua fede. Stai quieto, Cleofa. Io non ti dimenticher
nellora della Redenzione.
Ecco Simone con Erma. Stanno giungendo avvisa il figlio del sinagogo.
Si alzano tutti mentre entrano due di media et dallaspetto signorile.
Questo Simone, e questo Erma, Maestro. Sono veri israeliti. Ma sinceri nellanimo loro.
Dio si svela ai loro animi. La pace intanto scenda su essi. Senza pace non si ode Dio.
E detto anche nel libro dei Re parlando di Elia
Sono i tuoi discepoli questi? chiede quello di nome Simone.
S.
Ve ne sono di ogni et e luogo. E Tu sei galileo?
Di Nazaret. Ma nato a Betlemme nel tempo del censo.
Betlemmita, allora. Ci conferma la tua figura.
E una benigna conferma, per la debolezza umana. Ma la conferma nel sovrumano.
Nelle tue opere, vuoi dire dice Erma.
In esse e nelle parole che lo Spirito accende sul mio labbro.
Mi sono state ripetute da chi ti ud. Veramente grande la tua sapienza. E con questa intendi
fondare il tuo Regno?
Un re deve avere sudditi a conoscenza delle leggi del suo regno.
Ma le tue leggi sono tutte spirituali.
Lo hai detto, Erma. Tutte spirituali. Io avr un regno spirituale. Ho dunque il codice spirituale.
Ma la ricostruzione di Israele, allora?
Non cadete nellerrore comune di prendere il nome Israele come quello che ha nel significato
umano. Israele detto per dire Popolo di Dio. Io ricostituir la libert e potenza vera di questo
popolo di Dio e ricostituir il medesimo col rendere al Cielo le anime, redente e sapienti degli eterni
veri.
Sediamo alle mense. Ve ne prego. dice Cleofa che prende posto, con Ges, al centro. Alla destra
di Ges Erma e di fianco a Cleofa Simone, poi il figlio del sinagogo, e agli altri posti i discepoli.
Ges, pregato dallospite, offre e benedice, e ha inizio il pasto.
Vieni da queste parti, Maestro? dice Erma.
No. Vado in Galilea. Qui verr di passaggio.
Come? Lasci lAcqua Speciosa?
S, Cleofa.
Vi venivano le turbe nonostante fosse inverno. Perch le deludi?
Non Io. Cos vogliono i puri dIsraele.
Che? Perch? Che male facevi? La Palestina ha molti rabbi che parlano l dove vogliono. Perch
ci non concesso a Te?
Non indagare, Cleofa. Sei vecchio e saggio. Non mettere tossico di amara conoscenza nel tuo
cuore.
Ma forse Tu dicevi dottrine nuove, ritenute pericolose, oh! certo per errore di valutazione, dagli
scribi e farisei? Quanto di Te sappiamo non ci sembra... vero Simone? Ma forse noi non sappiamo
tutto. In che consiste per Te la Dottrina? chiede Erma.
Nella conoscenza esatta del Decalogo. Nellamore e nella misericordia. Lamore e la misericordia,
questo respiro e questo sangue di Dio, sono la norma della mia condotta e della mia dottrina. E Io

ne faccio lapplicazione in tutti i frangenti della mia giornata.


Ma questo non una colpa! E bont questa
E giudicata colpa dagli scribi e farisei. Ma Io non posso mentire alla mia missione, n disubbidire
a Dio che mi ha mandato come Misericordia sulla terra. E venuto il tempo della Misericordia
piena, dopo secoli di Giustizia. Essa sorella alla prima. Come due nate da un solo seno; ma mentre
prima era pi forte la Giustizia, e laltra temperava solo il rigore - perch non pu Dio vietarsi di
amare - ora regina la Misericordia, e come ne giubila la Giustizia che tanto si doleva di dover
punire! Se voi guardate bene, vedete agevolmente che sempre esse furono da quando lUomo
obblig Dio ad essere severo. Il sussistere dellUmanit non che la riprova di quanto dico. Nella
stessa punizione ad Adamo mescolata la misericordia. Poteva incenerirli nel loro peccato. Dette
loro lespiazione, e alla donna causa di ogni male, avvilita per questo esser causa del male, fece
balenare una figura di Donna causa del bene. E ad ambi concesse i figli e le cognizioni della
esistenza. Alluccisore Caino insieme alla giustizia concesse il segno, e che era misericordia, perch
non fosse ucciso. E allumanit corrotta concesse No per conservarla nellarca, e indi promise il
patto sempiterno di pace. Non pi il feroce diluvio. Non pi. La Giustizia fu piegata dalla
Misericordia. Volete risalire con Me la sacra Storia fino al momento mio? Vedrete sempre, e
sempre pi vaste, ripetersi le onde dellAmore. Ora colmo il mare di Dio, e ti solleva, o Umanit,
sulle sue acque dolci e serene, ti solleva al Cielo, mondata, bella, e ti dice: Ti rendo al Padre mio.
I tre sono assorti nella stupefazione di tanta luce damore. Poi Cleofa sospira: Cos . Ma Tu solo
sei tale! Che ne sar di Giuseppe? Dovrebbe essere gi stato ascoltato? Lo sar stato?
Nessuno risponde.
Cleofa si rivolge a Ges: Maestro, uno di Emmaus, il cui padre, un tempo, ha ripudiato la moglie,
la quale and a stabilirsi ad Antiochia con un fratello, proprietario di un emporio, incorso in colpa
grave. Egli non aveva mai conosciuto quella donna, cacciata, e non indago le cause, dopo pochi
mesi di matrimonio. Nulla aveva saputo di lei perch, naturalmente, il suo nome era proscritto da
quella casa. Divenuto uomo ed ereditati dal padre i commerci e i beni, pens di accasarsi, e avendo
conosciuto a Joppe una donna, padrona di un ricco emporio, se l sposata. Ora, non so come fu
saputo, si reso noto che quella donna era figlia della moglie del padre di lui. Perci peccato grave
bench, a mio vedere, sia molto incerta la paternit della donna. Giuseppe, colpito da condanna, ha
avuto distrutto in uno la sua pace di fedele e quella di marito. E, nonostante con grande dolore abbia
ripudiato la moglie, forse sorella, la quale per il dolore fu presa da febbre ed morta, egli non viene
perdonato. In coscienza io dico che, se non cerano dei nemici intorno al suo bene, egli non sarebbe
stato cos colpito. Tu che faresti?
Il caso molto grave, Cleofa. Quando sei venuto da Me, perch non me ne hai parlato?
Non volevo allontanarti di qui...
Oh! ma Io non sono cacciato da queste cose! Ora ascolta. Materialmente c incesto. E perci c
punizione. Ma la colpa, per essere moralmente colpa, deve avere a base la volont di peccare.
Questuomo ha scientemente commesso incesto? Tu dici di no. Allora dov la colpa? Voglio dire:
la colpa dellaver potuto peccare? Resta quella della convivenza con una figlia del proprio padre.
Ma tu dici che incerto se tale ella era. E se anche tale era, la colpa cessa col cessare della
convivenza. Qui la cessazione sicura non solo per il ripudio, ma per la sopraggiunta morte. Onde
Io dico che luomo dovrebbe essere perdonato anche dallapparente peccato. E dico che, posto che
non c condanna per lincesto regale, che dura alla luce del mondo, cos si dovrebbe avere piet di
questo doloroso caso, la cui origine risale alla licenza di ripudio concessa da Mos per evitare mali,
se non pi gravi, pi numerosi. Quella licenza che Io condanno, perch luomo, bene o male che
abbia contratto nozze, eve vivere col coniuge e non ripudiarlo favorendo adulteri e situazioni simili
a questa. Inoltre, ripeto, nellessere severi, bisogna esserlo con uguale misura con tutti. Prima anzi
con se stessi e con i grandi. Ora, che Io mi sappia, nessuno, tolto il Battista, ha alzato la voce contro
il peccato regale. Coloro che condannano sono immuni da colpe simili o peggiori, oppure ad esse
fan da velo il nome e la potenza, cos come il pomposo mantello fa da riparo al loro corpo, spesso
malato per vizio?
Bene hai detto, Maestro. Cos . Ma Tu, insomma, chi sei...? chiedono insieme i due amici del

sinagogo.
Ges non pu rispondere perch si apre la porta ed entra Simone suocero di Cleofa figlio
Ben tornato. Ebbene?
La curiosit cos viva, che nessuno pensa pi al Maestro.
Ebbene... condanna assoluta. Neppure accettarono lofferta del sacrificio. Giuseppe reciso da
Israele.
Dove ?
L fuori. E piange. Ho cercato di parlare coi pi potenti. Mi hanno cacciato come un lebbroso.
Ora... Ma... E la rovina di quelluomo. I beni e lanima. Che volete che faccia?
Ges si alza e si avvia alla porta, senza una parola.
Il vecchio Cleofa crede che Egli si sia offeso della trascuranza e dice: Oh! perdona, Maestro! Ma
il dolore del fatto che mi turba la mente. Resta, te ne prego!
Resto, Cleofa. Solo vado dallinfelice. Venite, se volete, con Me.
Ges esce nel vestibolo. La casa ha una striscia di terreno davanti, delle piccole aiuole oltre le quali
la via. Buttato a terra sulla soglia un uomo. Ges gli va vicino a mani tese. Dietro sono tutti gli
altri che cercano vedere.
Giuseppe, nessuno ti ha perdonato? Ges parla con tutta dolcezza.
Luomo sobbalza, udendo la voce tutta nuova e tutta buona dopo tante voci di condanna. Alza il
volto e lo guarda stupito.
Giuseppe, nessuno ti ha perdonato? torna a ripetere Ges e si china a prendere le mani delluomo,
cercando di alzarlo.
Chi sei? chiede il disgraziato.
Sono la Misericordia e la Pace.
Per me non c pi misericordia e pace.
Nel seno di Dio ve ne sempre. Quel seno colmo di queste cose e specie per i figli infelici.
Ma la mia colpa tale che sono un reciso da Dio. Lasciami. Tu che certo sei buono, per non
contaminarti.
Non ti lascio. Ti voglio portare alla pace.
Ma io sono... Tu chi sei?
Te lho detto: Misericordia e Pace. Sono il Salvatore, Ges sono. Alzati. Io posso ci che voglio.
In nome di Dio ti assolvo dalla involontaria contaminazione. Laltro male non esiste. Io sono
lAgnello di Dio che leva i peccati del mondo. A Me deferito ogni giudizio dallEterno. Chi crede
alla mia parola avr la vita eterna. Vieni, povero figlio dIsraele. Ristorati il corpo stanco e fortifica
lo spirito abbattuto. Ben altre colpe Io perdoner. No. Non verr da Me la disperazione nei cuori! Io
sono lAgnello senza macchia, ma non fuggo le pecore ferite per paura di contaminarmi. Anzi le
cerco e con Me le conduco. Troppi, troppi sono quelli che vanno a completa rovina per troppa
serenit, ingiusta anche, di giudizio. Guai a coloro che per intransigente rigore conducono uno
spirito a disperare! Non gli interessi di Dio, ma quelli di Satana fanno. Ora Io vedo una peccatrice
ansiosa di redenzione allontanata dal Redentore, vedo perseguitato un sinagogo perch giusto, vedo
colpito uno inavvertitamente caduto in colpa. Troppe cose vedo fare da l, dove vizio e menzogna.
E come muro che mattone a mattone si alza e fa parete, cos le cose vedute, ed in un anno gi troppe
ne ho viste, stanno alzando fra Me ed essi un muro di durezza. Guai a loro quando sar tutto alzato
con i materiali dati da loro stessi! Tieni: bevi, mangia. Sei esausto. Poi, domani, verrai con Me. Non
temere. Quando sarai tornato in pace di spirito, sarai libero di giudicare sul tuo futuro. Ora non
potresti, e sarebbe pericoloso lasciatelo fare.
Ges, che si portato nella sala luomo e lo ha forzato a sedersi al suo posto, lo serve anche e poi si
volge ad Erma e a Simone e dice: Questa la mia Dottrina. Questa, e non altra. E non mi limito a
predicarla. Ma la rendo reale. Chi ha sete di verit e di Amore venga a Me.
Dice Ges:
E con questo ha fine il primo anno di evangelizzazione. Tenetene nota. Che dirvi? Lho dato
perch era mio desiderio fosse conosciuto. Ma, come per i farisei, avviene per questo lavoro. Il mio

desiderio di essere amato - conoscere amare - viene respinto da troppe cose. E questo un grande
dolore per Me, lEterno Maestro imprigionato da voi...

Indice del Volume Terzo


* = in linea
160. Incontro con Gamaliele sulla strada da Neftali a Giscala.
161.
162.
163.
164.
165.
166.

Guarigione del nipote del fariseo Eli di Cafarnao.


Le conversioni umane del fariseo Eli e di Simone d'Alfeo.
A mensa in casa del fariseo Eli di Cafarnao.
Il ritiro sul monte per l'elezione apostolica.
L'elezione dei dodici ad apostoli.
I miracoli dopo l'elezione apostolica.
Prima predica di Simone Zelote e di Giovanni.
167. L'incontro con le romane nel giardino di Giovanna di Cusa
168. Aglae in casa di Maria a Nazareth.
169. Primo discorso della Montagna:
la missione degli apostoli e dei discepoli.
170. Secondo discorso della Montagna: il dono della Grazia e le beatitudini.
171. Terzo discorso della Montagna:
i consigli evangelici che perfezionano la Legge.
172. Quarto discorso della Montagna:
il giuramento, 16 preghiera, il digiuno. Il vecchio Ismaele e Sara.
173. Quinto discorso della Montagna:
l'uso delle ricchezze, l'elemosina, la fiducia in Dio.
174. Sesto discorso della Montagna:
la scelta tra Bene e Male, l'adulterio, il divorzio.
L'arrivo importuno di Maria di Magdala.
175. Il lebbroso guarito ai piedi del Monte. Generosit dello scriba Giovanni.
176. Nella sosta del sabato l'ultimo discorso della Montagna:
amare la volont di Dio.
177. Guarigione del servo del centurione.
178. Tre uomini che vogliono seguire Ges.
179. La parabola del seminatore. A Corozim con il nuovo discepolo Elia.
180. Disputa nella cucina di Pietro a Betsaida. Spiegazione della
parabola del seminatore. La notizia della seconda cattura del Battista.
*
181.
182.
183.
184.
185.
186.

La parabola del grano e del loglio.


Discorso ad alcuni pastori con il piccolo orfano Zaccaria.
La guarigione di un uomo ferito in casa di Maria di Magdala.
Il piccolo Beniamino di Magdala e due parabole sul regno dei Cieli.
La tempesta sedata. Un insegnamento nell'antefatto.
I due indemoniati della regione dei Geraseni.

187. Verso Gerusalemme per la Pasqua. Da Tarichea al monte Tabor.


188. A Endor. La spelonca della maga e l'incontro con Felice
chiamato poi Giovanni.
189. A Naim. Resurrezione del figlio di una ve dova.
190. L'arrivo nella piana di Esdrelon al tramonto del venerd.
191. Il sabato a Esdrelon. Il piccolo Jab e la parabola del ricco Epulone.
192. Una predizione a Giacomo d'Alfeo.
L'arrivo ad Engannim dopo una sosta a Mageddo.
193. L'arrivo a Sichem dopo due giorni di cammino.
194. La rivelazione al piccolo Jab durante il cammino da Sichem a Berot.
195. Una lezione di Giovanni di Endor all'Iscariota e l'arrivo a Gerusalemme.
196. Il sabato al Getsemani.
Ges parla della Madre e degli amori di diverse potenze.
197. Nel Tempio con Giuseppe d'Arimatea. L'ora dell'incenso.
198. L'incontro con la Madre a Betania. Jab cambia il suo nome in Margziam.
199. Dai lebbrosi di Siloan e di Ben Hinnom.
Pietro ottiene Margziam per mezzo di Maria.
200. Aglae a colloquio con il Salvatore.
201.
202.
203.
204.
205.
206.
207.
208.
209.

L'esame della maggiore et di Margziam.


Un rimprovero a Giuda Iscariota e l'arrivo dei contadini di Giocana.
La preghiera del "Padre nostro".
La fede e l'anima spiegate ai pagani con la parabola dei templi.
La parabola del figlio prodigo.
Con due parabole sul regno dei Cieli termina la sosta a Betania.
Alla grotta di Betlemme la Madre rievoca la nascita di Ges.
Maria Ss. rivede il pastore Elia e con Ges va da Elisa a Betsur.
La fecondit del dolore nel discorso di Ges
presso la casa di Elisa a Betsur.
210. Le inquietudini di Giuda Iscariota durante il cammino verso Ebron.
211.
212.
213.
214.
215.
216.
217.
218.
219.
220.

Ritorno ad Ebron, patria del Battista.


Un'onda di amore per Ges, che a Jutta parla dalla casetta di Isacco.
A Keriot una profezia di Ges e l'inizio della predicazione apostolica.
La madre di Giuda si confida con la Madre di Ges,
giunta a Keriot con Simone Zelote.
L'albergatore di Betginna e la sua figlia lunatica.
Le infedelt dei discepoli nella parabola del soffione.
Le spighe colte nel giorno di sabato.
L'arrivo ad Ascalona, citt filistea.
I diversi frutti della predicazione degli apostoli nella citt di
Ascalona.
Gli idolatri di Magdalgad e il miracolo sulla partoriente.

221. Le prevenzioni degli apostoli verso i pagani e la parabola del figlio


deforme.
222. Un segreto dell'apostolo Giovanni.
223. Una carovana nuziale evita l'assalto dei predoni dopo un discorso di
Ges.
224. Nell'apostolo Giovanni opera l'Amore. L'arrivo a Btr.
225. Il paralitico della piscina di Betseida e la disputa sulle opere del

Figlio di Dio.

181. La parabola del grano e del loglio.


8 giugno 1945.
Un'alba chiara imperla il lago e fascia i colli di una nebbia leggera come velo di mussola da cui
appaiono, ingentiliti, ulivi e noci, e case e dossi dei paesi del lago. Le barche scivolano quiete e
silenziose, dirette verso Cafarnao. Ad un certo punto Pietro piega la barra del timone cos
rudemente che la barca si inchina da un lato.
"Che fai?" chiede Andrea?
"C' la barca di un gufo. Esce ora da Cafarnao. Ho buoni occhi e, da ieri sera, fiuto di segugio. Non
voglio che ci vedano. Torno al fiume. Andremo a piedi."
Anche l'altra barca ha seguito la manovra, ma Giacomo, che regge il timone, chiede a Pietro:
"Perch fai questo?"
"Te lo dir, vienimi dietro."
Ges, che seduto a poppa, si riscuote quando quasi all'altezza del Giordano. "Ma che fai,
Simone?" chiede.
"Si scende qui. C' uno sciacallo in giro. Non si pu andare a Cafarnao oggi. Prima vado io a sentire
un poco. Io con Simone e Natanaele. Tre degne persone contro tre indegne persone... se pure le
indegne non saranno di pi."
"Non vedere insidie da tutte le parti, ora! Quella non la barca di Simone il fariseo?"
"E' proprio quella."
"Non c'era alla cattura di Giovanni."
"Non ne so niente io."
"E' sempre rispettoso verso di Me"
"Non so niente io."
"Mi fai parere vile."
"Non so niente io."
Per quanto Ges non abbia voglia di ridere, deve sorridere per la santa cocciutaggine di Pietro.
"Ma a Cafarnao dovremo pure andare. Se non oggi pi tardi..."
"Ti ho detto che vado prima io e sento e... all'occorrenza... far anche questa... sar una grossa spina
da inghiottire... ma lo far per amore di Te... Andr... andr dal centurione a chiedere protezione..."
"Ma no! Non occorre!"
La barca si arresta sulla spiaggetta deserta, opposta a Betsaida. Scendono tutti.
"Venite voi due. Vieni anche te, Filippo. Voi giovani state qui. Faremo presto.
Il neo discepolo Elia prega: "Vieni in casa mia, Maestro. Ne sarei tanto felice di ospitarti..."
"Vengo. Simone: mi raggiungerai alla casa di Elia. Addio, Simone. Va'. Ma sii buono, prudente e
misericordioso. Vieni che ti baci e benedica."
Pietro non assicura di essere n buono, n paziente, n misericordioso. Tace e scambia il bacio col
suo Maestro. Anche lo Zelote, Bartolomeo, e Filippo scambiano il bacio di addio e le due comitive
si separano andando in opposta direzione.
Entrano in Corozim che l'aurora gi finita in giorno pieno. Non vi stelo che non brilli per gemme
di rugiada. Gli uccelli cantano per ogni dove. Vi un'aria pura, fresca, che pare sappia persino di
latte, di un latte pi vegetale che animale. L'odore dei grani che si formano nelle spighe, dei
mandorleti carichi di frutti... un odore che ho sentito nelle fresche mattine nei campi opimi della
pianura padana.
La casa di Elia presto raggiunta. Ma gi molti in Corozim sanno che giunto il Maestro e, mentre
Ges sta per porre piede sulla soglia una madre accorre gridando:" Ges, Figlio di Davide, piet
della mia creatura!". Ha sulle braccia una fanciulla di un dieci anni circa, cerea e magrissima. Pi
che cerea, giallastra.

"Che ha tua figlia?"


"Le febbri. Le ha prese alla pastura lungo il Giordano. Perch siamo pastori di un ricco. Io sono
stata chiamata dal padre presso la bambina ammalata. Egli ora tornato ai monti. Ma Tu sai che con
questo male non si pu passare in luoghi alti. Come posso stare qui? Il padrone mi ha lasciata fino
ad ora. Ma io sono alle lane e alle figliate. Viene il tempo del lavoro per noi pastori. Saremo
licenziati o divisi se io resto. Vedr morire la figlia se vado all'Hermon."
"Hai fede che io possa?"
"Ho parlato con Daniele pastore di Eliseo. Mi ha detto: 'Il nostro Bambino guarisce ogni male. Vai
dal Messia'. Da oltre Meron sono venuta con questa fra le braccia cercando Te. Avrei sempre
camminato fino a trovarti..."
"Non camminare pi altro che per tornare a casa, al lavoro sereno. Tua figlia guarita perch Io lo
voglio. Va' in pace."
La donna guarda la figlia e guarda Ges. Forse spera di vedere tornare grassa e colorita la fanciulla
all'istante. Anche la fanciulla sgrana i suoi occhi stanchi, che prima teneva chiusi, in volto a Ges
e sorride.
"Non temere, donna. Non ti inganno. La febbre sparita per sempre. Di giorno in giorno ella
torner fiorente. Lasciala andare. Non barcoller pi e non sentir stanchezza.
La madre posa al suolo la fanciulla, che sta ben ritta e sorride sempre pi giuliva. Infine trilla con la
sua voce argentina: "Benedici il Signore, mamma! Sono ben guarita! Lo sento" e, nella sua
semplicit di pastorella e fanciulla, si lancia al collo di Ges e lo bacia. La madre, riservata come
l'et insegna, si prostra e bacia la veste benedicendo il Signore.
"Andate. Ricordatevi del beneficio avuto da Dio e siate buone. La pace sia con voi."
Ma la gente si affolla gi nell'orticello della casa di Elia e reclama la parola del Maestro. E per
quanto Ges non abbia molta voglia di farlo, addolorato com' per la cattura, e per il modo come
avvenuta, del Battista, pure si arrende e all'ombra degli alberi inizia a parlare.
"Ancora in questo bel tempo di granai che spigano, Io vi voglio proporre una parabola presa dai
grani. Udite.
Il Regno dei Cieli simile ad un uomo che semin buon seme nel suo campo. Ma mentre l'uomo e i
suoi servi dormivano, venne un suo nemico e sparse seme di loglio sui solchi e poi se ne and.
Nessuno sul principio si accorse di nulla. Venne l'inverno con le piogge e le brine, venne la fine di
tebet e germogli il grano. Un verde tenero di foglioline appena spuntate. Parevano tutte uguali
nella loro infanzia innocente. Venne scebat e poi adar e si formarono le piante e poi granirono le
spighe. Si vide allora che il verde non era tutto grano ma anche loglio, ben avviticchiato coi suoi
vilucchi sottili e tenaci agli steli del grano.
I servi del padrone andarono alla sua casa e dissero: "Signore, che seme hai seminato? Non era
seme eletto, mondo da ogni altro seme che grano non fosse?"
"Certo che lo era. Io ho scelto i chicchi tutti uguali di formazione. E avrei visto se vi fossero stati
altri semi."
"E come allora nato tanto loglio fra il tuo grano?"
Il padrone pens, poi disse: 'Qualche nemico mio mi ha fatto questo per farmi danno.'
I servi chiesero allora: 'Vuoi che andiamo fra i solchi e con pazienza liberiamo le spighe dal loglio,
strappando quest'ultimo? Ordina e lo faremo.'
Ma il padrone rispose: 'No. Potreste nel farlo estirpare anche il grano e quasi sicuramente offendere
le spighe ancora tenerelle. Lasciate che l'uno e l'altro stiano insieme fino alla mietitura. Allora io
dir ai mietitori: 'Falciate tutto insieme; poi, avanti di legare i covoni, ora che il seccume ha fatto
friabili i vilucchi del loglio mentre pi robuste e dure sono le serrate spighe, scegliete il loglio dal
grano e fatene fasci a parte. Li brucerete poi e faranno concime al suolo. Mentre il buon grano lo
porterete nei granai e servir ad ottimo pane con scorno del nemico, che avr guadagnato solo di
essere abbietto a Dio col suo livore.'
Ora riflettete fra voi quanto sovente avvenga e numerosa sia la semina del Nemico nei vostri cuori.
E comprendete come occorra vigilare con pazienza e costanza per fare s che poco loglio si mescoli
al grano eletto. La sorte del loglio di ardere. Volete voi ardere o divenire cittadini del Regno? Voi

dite che volete essere cittadini del Regno. Ebbene, sappiatelo essere. Il buon Dio vi d la Parola. Il
Nemico vigila per renderla nociva, poich farina di grano mescolata a farina di loglio d pane
amaro e nocivo al ventre. Sappiate col buon volere, se loglio nell'anima vostra, sceglierlo per
gettarlo onde non essere indegni di Dio.
Andate, figli. La pace sia con Voi."
La gente sfolla lentamente. Nell'orto restano gli otto apostoli pi Elia, suo fratello, la madre e il
vecchio Isacco, che si pasce l'anima nel guardarsi il suo Salvatore.
"Venitemi intorno e udite. Vi spiego il senso completo della parabola, che ha due aspetti ancora,
oltre quello detto alla folla.
Nel senso universale la parabola ha questa applicazione: il campo il mondo. Il buon seme sono i
figli del Regno di Dio, seminati da Dio sul mondo in attesa di giungere al loro limite ed essere recisi
dalla Falciatrice e portati al Padrone del mondo, perch li riponga nei suoi granai. Il loglio sono i
figli del Maligno, sparsi a loro volta sul campo di Dio nell'intento di dare pena al Padrone del
mondo e di nuocere anche alle spighe di Dio. Il Nemico di Dio li ha, per un sortilegio, seminati
apposta, perch veramente il diavolo snatura l'uomo fino a farne una sua creatura, e questa semina,
per traviare altri che non ha potuto asservire altrimenti. La mietitura, anzi la formazione dei covoni
e il trasporto degli stessi ai granai, la fine del mondo, e coloro che la compiono sono gli angeli. A
loro ordinato di radunare le falciate creature e separare il grano dal loglio e, come nella parabola
questo si brucia, cos verranno bruciati nel fuoco eterno i dannati, all'Ultimo Giudizio.
Il Figlio dell'uomo mander a togliere dal suo Regno tutti gli operatori di scandali e di iniquit.
Perch allora il Regno sar e in terra e in Cielo, e fra i cittadini del Regno sulla terra saranno
mescolati molti figli del Nemico. Questi raggiungeranno, come detto anche dai Profeti, la
perfezione dello scandalo e dell'abominio in ogni ministero della terra, e daranno fiera noia ai figli
dello spirito. Nel Regno di Dio, nei Cieli, gi saranno stati espulsi i corrotti, perch corruzione non
entra in Cielo. Ora dunque gli angeli del Signore, menando la falce fra le schiere dell'ultimo
raccolto, falceranno e separeranno il grano dal loglio e getteranno questo nella fornace ardente dove
pianto e stridor di denti, portando invece i giusti, l'eletto grano, nella Gerusalemme eterna dove
essi splenderanno come soli nel Regno del Padre mio e vostro.
Questo nel senso universale. Ma per voi ve ne un altro ancora, che risponde alle domande che pi
volte, e specie da ieri sera, vi fate. Voi vi chiedete: 'Ma dunque tra la massa dei discepoli possono
essere dei traditori?' e fremete in cuor vostro di orrore e di paura. Ve ne possono essere. Ve ne sono
certo.
Il seminatore sparge il buon seme. In questo caso, pi che spargere si potrebbe dire 'coglie'. Perch
il maestro, sia che sia Io o sia che fosse il Battista, aveva scelto i suoi discepoli. Come allora si sono
traviati? No, anzi. Male ho detto dicendo 'seme' i discepoli. Voi potreste capire male. Dir allora
'campo'. Tanti discepoli tanti campi, scelti dal maestro per costituire l'area del Regno di Dio, i beni
di Dio. Su essi il maestro si affatica per coltivarli, acci diano il cento per cento. Tutte le cure.
Tutte. Con pazienza. Con amore. Con sapienza. Con fatica. Con costanza. Vede anche le loro
tendenze malvagie. Le loro aridit e le loro avidit. Vede le loro testardaggini e le loro debolezze.
Ma spera, spera sempre, e corrobora la sua speranza con la preghiera e la penitenza, perch li vuole
portare alla perfezione.
Ma i campi sono aperti. Non sono un chiuso giardino cinto da mura di fortezza, di cui sia padrone
solo il maestro e in cui solo lui possa penetrare. Sono aperti. Messi al centro del mondo, fra il
mondo, tutti li possono avvicinare, tutti vi possono penetrare. Tutti e tutto. Oh! non il loglio solo il
mal seme seminato! Il loglio potrebbe essere simbolo della leggerezza amara dello spirito del
mondo. Ma vi nascono, gettati dal Nemico, tutti gli altri semi. Ecco le ortiche. Ecco le gramigne.
Ecco le cuscute. Ecco i vilucchi. Ecco infine le cicute e i tossici. Perch? Perch? Che sono?
Le ortiche: gli spiriti pungenti, indomabili, che feriscono per sovrabbondanza di veleni e danno
tanto disagio. Le gramigne: i parassiti che sfiniscono il maestro senza saper fare altro che strisciare
e succhiare, godendo del lavoro di lui e nuocendo ai volenterosi, che veramente trarrebbero maggior
frutto se il maestro fosse non turbato e distratto dalle cure che esigono le gramigne. I vilucchi inerti
che non si alzano da terra che fruendo degli altri. Le cuscute: tormento sulla via gi penosa del

maestro e tormento ai discepoli fedeli che lo seguono. Si uncinano, si conficcano, lacerano,


graffiano, mettono diffidenza e sofferenza. I tossici: i delinquenti fra i discepoli, coloro che
giungono a tradire e a spegnere la vita come le cicute e le altre piante tossiche. Avete mai visto
come sono belle con i loro fiorellini che poi divengono palline bianche, rosse, celeste-viola? Chi
direbbe che quella corolla stellare, candida o appena rosata, col suo cuoricino d'oro, chi che quei
coralli multicolori, tanto simili ad altri frutticini che sono la delizia degli uccelli e dei pargoli,
possano, giunti a maturazione, dare morte? Nessuno. E gli innocenti ci cascano. Credono tutti buoni
come loro... e ne colgono e muoiono.
Credono tutti buoni come loro! Oh! che verit che sublima il maestro e che condanna il suo
traditore! Come? La bont non disarma? Non rende il malvolere innocuo? No, Non lo rende tale
perch l'uomo caduto preda al Nemico insensibile a tutto ci che superiore. E ogni superiore
cosa cambia per lui aspetto. La bont diviene debolezza che lecito calpestare e acuisce il suo
malvolere come acuisce la voglia di sgozzare, in una fiera, il sentire l'odore del sangue. Anche il
maestro sempre un innocente... e lascia che il suo traditore lo avveleni, perch non vuole e non
pu lasciar pensare agli altri che un uomo giunga ad essere micidiale a chi innocente.
Nei discepoli, i campi del maestro, vengono i nemici. Sono tanti. Il primo Satana. Gli altri, i suoi
servi, ossia gli uomini, le passioni, il mondo e la carne. Ecco, ecco il discepolo pi facile ad essere
percosso da essi perch non sta tutto presso al maestro, ma sta a cavaliere fra il maestro e il mondo.
Non sa, non vuole separarsi tutto da ci che mondo, carne, passioni e demonio, per essere tutto di
chi lo porta a Dio. Su questo spargono i loro semi e mondo e carne, e passioni e demonio. L'oro, il
potere, la donna, l'orgoglio, la paura di un mal giudizio del mondo e lo spirito di utilitarismo. 'I
grandi sono i pi forti. Ecco che io li servo per averli amici'. E si diventa delinquenti e dannati per
queste misere cose!...
Perch il maestro, che vede l'imperfezione del discepolo, anche se non vuole arrendersi al pensiero:
'Costui sar il mio uccisore', non lo estirpa subito dalle sue file? Questo voi chiedete.
Perch inutile farlo. Se lo facesse non impedirebbe di averlo nemico, doppiamente e pi
svelatamente nemico per la rabbia o il dolore di essere scoperto o di essere cacciato. Dolore. S.
Perch delle volte il cattivo discepolo non si avvede di essere tale. E' tanto sottile l'opera demoniaca
che egli non l'avverte. Si indemonia senza sospettare di essere soggetto a questa operazione. Rabbia.
S. Rabbia per essere conosciuto per quello che , quando egli incosciente del lavoro di Satana e
dei suoi adepti: gli uomini che tentano il debole nelle sue debolezze per levare dal mondo il santo
che li offende, nelle loro malvagit, con il paragone della sua bont.
E allora il santo prega e si abbandona a Dio. 'Ci che Tu permetti si faccia, sia fatto' dice. Solo
aggiunge questa clausola: 'purch serva al tuo fine'. Il santo sa che verr l'ora in cui verranno espulsi
dalle sue messi i logli malvagi. Da chi? Da Dio stesso, che non permette oltre di quanto utile al
trionfo della sua volont d'amore."
"Ma se Tu ammetti che sempre Satana, e gli adepti di lui... mi sembra che la responsabilit del
discepolo scemi" dice Matteo.
"Non te lo pensare. Se il Male esiste, esiste anche il Bene, ed esiste nell'uomo il discernimento e
con esso la libert."
"Tu dici che Dio non permette oltre di quanto utile al trionfo della sua volont d'amore. Dunque
anche questo errore utile, se Egli lo permette, e serve ad un trionfo di volont divina" dice
l'Iscariota.
"E tu arguisci, come Matteo, che ci giustifica il delitto del discepolo. Dio aveva creato il leone
senza ferocia e il serpente senza veleno. Ora l'uno feroce e l'altro velenoso. Ma Dio li ha
separati dall'uomo per ci. Medita su questo e applica. Andiamo nella casa. Il sole gi forte,
troppo. Come per inizio di temporale. E voi siete stanchi della notte insonne."
"La casa ha la stanza alta, ampia e fresca. Potrete riposare." dice Elia.
Salgono per la scala esterna. Ma solo gli apostoli si stendono sulle stuoie per riposare. Ges esce
sulla terrazza, ombreggiata in un angolo da un altissimo rovere, e si assorbe nei suoi pensieri.

182. Discorso ad alcuni pastori con il piccolo orfano Zaccaria.


9 giugno 1945.
Il ritorno di Pietro avviene solo al mattino di poi. Ed pi calmo della partenza, perch Pietro non
ha trovato che buona accoglienza in Cafarnao e la citt ripulita da Eli e Gioacchino.
"Devono essere loro quelli del complotto. Perch io ho chiesto ad amici quando se ne sono andati, e
ho capito che non erano pi tornati dopo essere stati dal Battista come penitenti. E credo che non
torneranno tanto presto, ora che ho detto che erano presenti all'arresto... C' subbuglio per questo
arresto del Battista... E mi studier di farlo sapere anche alle zanzare... E' l'arma pi buona per noi.
Ho incontrato anche il fariseo Simone e... Ma se come mi apparso mi sembra ben disposto. Mi
ha detto: 'Consiglia il Maestro a non seguire il Giordano nella valle occidentale. E' pi sicura l'altra
parte' ha detto marcando le parole. E ha finito: 'Io non ti ho visto. Io non ti ho parlato. Ricordalo. E
regolati per il bene mio, tuo e di tutti. Di al Maestro che gli sono amico' e guardava in su, come
parlasse al vento. Sempre, anche nel fare le cose buone, sono falsi e... e, dir, strani, per non avere
rimprovero da Te. Per... eh! per sono andato a dare una toccatina al centurione. Cos... dicendo:
'Sta bene il tuo servo?'; e avutane conferma ho detto: 'Meno male! Guarda di tenerlo sano perch
l'insidia sul Maestro. Il Battista gi preso...' e il romano ha capito a volo. Furbo l'uomo! Ha
risposto: 'Dove un'insegna sar una guardia su Lui, e vi sar chi ricorda agli israeliti che sotto il
segno di Roma non permesso il complotto, pena la morte o la galera'. Sono pagani... ma lo avrei
baciato. Mi piace la gente che capisce e che fa! Possiamo andare allora."
"Andiamo. Ma non occorreva tutto questo" dice Ges.
"Occorreva, occorreva!"
Ges si accomiata dalla famiglia ospitale e anche dal neo-discepolo, al quale deve avere dato
istruzioni. Sono di nuovo soli, il Maestro con gli apostoli, e vanno per la campagna fresca, per una
via che ha preso Ges con stupore di Pietro che voleva prenderne un'altra.
"Ci si allontana dal lago..."
"Arriveremo sempre in tempo per ci che devo fare."
Gli apostoli non parlano pi e vanno verso un piccolo villaggio, un pugno di case, sperso per la
campagna.
Vi un grande dindolare di greggi dirette alle pasture dei monti. Quando Ges si ferma per lasciar
passare un gregge numeroso, i pastori se lo accennano radunandosi in gruppo. Si consultano ma non
osano di pi.
E' Ges che rompe gli indugi e le incertezze traversando il gregge che si fermato a brucare l'erba
ben folta. Va diritto ad accarezzare un pastorello che verso il centro dell'ammasso lanuto e belante
delle pecore. Gli chiede: "Sono tue?" Lo sa bene Ges che non sono del bambino, ma lo vuole far
parlare.
"No, Signore. Io sono con quelli. E le mandre sono di molti padroni. Ci siamo riuniti per i banditi."
"Come ti chiami?"
"Zaccaria, figlio di Isacco. Ma il padre mi morto ed io servo perch siamo poveri e la mamma ha
tre altri pi piccoli di me."
"E' tanto che ti morto?"
"Tre anni, Signore... e non ho pi riso perch sempre la mamma piange ed io non ho pi chi mi
carezzi... Io sono il primogenito e la morte del padre mi ha fatto uomo che ero ancora fanciullo...
Non devo piangere ma guadagnare... Ma tanto difficile!". Infatti le lacrime cadono anche ora sul
visetto troppo serio per la sua et.
I pastori si sono avvicinati e cos gli apostoli. Un gruppo d'uomini in un muoversi di pecore.
"Non sei senza padre, Zaccaria. Un Padre santo ti nel Cielo e ti ama sempre, se sei buono, e il
padre tuo non ha cessato di amarti perch in grembo ad Abramo. Lo devi credere. E per questa
fede essere sempre pi buono." Ges parla dolcemente e carezza il bambino.
Un pastore osa chiedere: "Tu sei il Messia, non vero?"

"S, lo sono. Come mi conosci?"


"So che Tu sei per la Palestina e so che dici parole sante. Ti riconosco per questo."
"Andate lontano?"
"Sugli alti monti. Vengono i calori... Non ci dirai la tua parola? Lass dove noi siamo parlano solo i
venti, e delle volte parla il lupo e fa strage, come per il padre di Zaccaria. Abbiamo desiderato
vederti per tutto l'inverno, ma non ti abbiamo mai trovato."
"Venite all'ombra di quel boschetto. Vi parler". E Ges va per primo, tenendo il pastorello per
mano, e accarezzando con l'altra le agnelle che alzano il muso belando.
I pastori radunano il gregge sotto il bosco di piante da taglio e, mentre le pecore si accosciano
ruminando oppure brucano e si strofinano ai tronchi, Ges parla.
"Avete detto: 'Lass dove noi siamo parlano solo i venti e delle volte parla il lupo e fa strage'.
Quello che avviene lass avviene nei cuori per opera di Dio, dell'uomo e di Satana. Perci potete
avere lass quanto avreste in ogni luogo.
Conoscete abbastanza la Legge per sapere i suoi dieci comandi? Anche tu, bambino? E allora avete
sufficienza di sapere. Se voi praticherete con fedelt quanto Dio ha dato per comando sarete santi.
Non lamentatevi di essere lungi dal mondo. Siete preservati da molta corruzione perci. E Dio non
vi lontano ma pi vicino in quella solitudine, dove parla la sua voce nei venti da Lui creati, nelle
erbe e nelle acque, che non fra gli uomini. Vi insegna una grande, anzi molte grandi virt questo
gregge. Esso mansueto e ubbidiente. Di poco si accontenta ed grato per ci che ha. Sa amare e
riconoscere chi lo cura e lo ama. Fate altrettanto dicendo: 'Dio il nostro Pastore e noi siamo le sue
pecore. Il suo occhio su di noi. Egli ci tutela e ci concede non ci che fonte di vizio ma necessit
di vita.'
E tenete lontano il lupo dal cuore. Il lupo sono gli uomini malvagi che forse vi sobillano e seducono
a male azioni per ordine di Satana, ed Satana stesso che vi tenta al peccato per sbranarvi. Vigilate.
Voi pastori sapete le abitudini del lupo. Egli astuto per quanto le pecore sono semplici e innocenti.
Si accosta piano, dopo aver osservato dall'alto le abitudini del gregge, scivolando fra i cespugli si
avvicina, e per non attirare l'attenzione si immobilizza poi in posizioni di pietra. Non pare un grosso
masso rotolato fra le erbe? Ma poi, quando sicuro che nessuno vigila, balza e azzanna. Cos fa
Satana. Vi sorveglia per sapere i vostri punti deboli, si aggira a voi d'intorno, pare innocuo e
assente, rivolto altrove, mentre tiene d'occhio voi, e poi all'improvviso balza per trarvi in peccato e
vi riesce qualche volta.
Ma presso di voi vi un medico ed un pietoso. Dio e il vostro angelo. Se vi siete feriti, se siete
caduti malati, non scostatevi da loro come fa il cane divenuto rabbioso. Ma anzi piangendo gridate a
loro: 'Aiuto!' Dio perdona chi si pente, e l'angelo vostro pronto a supplicare Dio per voi e con voi.
Amatevi fra voi ed amate questo bambino. Ognuno deve sentirsi un poco padre dell'orfano. La
presenza di un bambino fra voi moderi ogni vostra azione col freno santo del rispetto verso il
fanciullo. E la vostra presenza presso di lui supplisca a ci che la morte gli ha levato. Bisogna
amare il prossimo. Questo piccolo il prossimo che Dio vi confida in modo speciale. Educatelo
buono e credente, onesto e senza vizi. Egli ben da pi di una di queste pecorelle. Ora se voi avete
cura di queste perch sono del padrone, che vi punirebbe se voi le lasciaste perire, quanto pi
dovete avere cura di quest'anima che Dio vi affida per Lui e per il padre morto. La sua condizione
di orfano ben triste. Non rendetela pi grave coll'approfittarvi del suo essere piccolo e solo per
angariarlo. Pensate che Dio vede gli atti e le lacrime di ogni uomo e di tutto tiene conto per
premiare e per punire.
E tu, fanciullo, ricorda che non sei mai solo. Dio ti vede e lo spirito di tuo padre pure. Quando
qualcosa ti turba e ti consiglia a fare il male, di: 'No. Non voglio essere orfano in eterno'. Lo saresti
se dannassi il tuo cuore col peccato.
Siate buoni. Io vi benedico perch tutto il bene sia con voi. Se avessimo fatto la stessa via, vi avrei
parlato ancora a lungo. Ma il sole si alza e voi dovete andare, ed Io pure. Voi a mettere al sicuro
dall'ardore le pecore, Io a levare un altro ardore, pi tremendo, dei cuori. Pregate perch essi
sentano in Me il Pastore. Addio, Zaccaria. Sii buono. La pace a voi."
Ges bacia il pastorello e benedice, e mentre il gregge si avvia lento Egli lo segue con lo sguardo e

poi riprende la sua via.


"Hai detto che andiamo a levare da un altro ardore i cuori... Dove andiamo?" chiede l'Iscariota.
"Per ora fino a quel punto pi ombroso e dove quel rio. Ivi mangeremo e poi saprete dove
andiamo.
Ges dice: "Qui inserirete il secondo momento della conversione di Maria di Magdala avuto lo
scorso anno, il 12 agosto 1944 (B 964) (Titolo: Pietro, non la insultare. Prega per i peccatori)"

183. La guarigione di un uomo ferito in casa di Maria di Magdala.


[12 agosto 1944.]
Il collegio apostolico al completo intorno a Ges. Seduti sull'erba, al fresco di un ciuffo d'alberi,
presso un rio, tutti mangiano pane e formaggio e bevono dell'acqua del rio che fresca e limpida. I
sandali polverosi dicono che gi molta strada stata fatta e forse i discepoli non chiederebbero che
di riposare nell'erba alta e fresca.
Ma l'instancabile Camminatore non di questo parere. Non appena giudica passata l'ora pi calda,
si alza in piedi e si fa sulla via e guarda... Poi si volge e dice: "Andiamo." Semplicemente.
Giunti ad un bivio, anzi ad un quadrivio perch quattro vie polverose si uniscono in quel punto,
Ges prende risolutamente quella via che va in direzione nord-est.
"Torniamo a Cafarnao?" chiede Pietro.
Ges risponde: "No." Unicamente: no.
"Allora a Tiberiade" insiste Pietro che vuole sapere.
"Neppure."
"Ma questa via va al mar di Galilea... e l vi Tiberiade e Cafarnao..."
"E vi anche Magdala" dice Ges con un volto semiserio per far calmare la curiosit di Pietro.
"Magdala? Oh!..." Pietro un poco scandalizzato, il che mi fa pensare che questa citt abbia cattiva
fama.
"A Magdala. S. A Magdala. Reputi di esser troppo onesto per entrarvi? Pietro, Pietro!... Per amor
mio dovrai entrare non in citt di diletto, ma in veri lupanari... Non venuto il Cristo per salvare i
salvati ma per salvare i perduti... e tu... tu sarai Pietro o Cefa, e non Simone, per questo. Hai paura
di contaminarti? No! Neppur questo, vedi? (e accenna al giovanissimo Giovanni) neppur questo ne
avr danno. Lui no perch non vuole. Come non vuoi tu, come non vuole tuo fratello e il fratello di
Giovanni... come nessuno di voi, per ora, vuole. Finch non si vuole non avviene male. Ma occorre
non volere fortemente e costantemente. Forza e costanza si acquistano dal Padre, pregando con
sincerit di intenti. Non tutti saprete, in seguito, sempre pregare cos... Che dici Giuda? Non ti fidare
troppo di te stesso. Io, che sono il Cristo, prego costantemente per avere forza contro Satana. Sei tu
da pi di Me? L'orgoglio fessura per cui Satana penetra. Sii vigilante e umile, Giuda. Matteo, tu
che sei molto pratico del luogo, dimmi: meglio entrare da questa via o ve ne un'altra?"
"Secondo, Maestro. Se vuoi andare nella Magdala dei pescatori e dei poveri questa la via. Da qui
si entra nel sobborgo popolare. Ma - non lo credo ma lo dico per darti ampia risposta - ma sei vuoi
andare dove sono i ricchi, allora bisogna lasciare fra qualche cento metri questa strada e prenderne
un'altra, perch le case ricche sono quasi a quest'altezza e bisogna tornare indietro..."
"Torneremo indietro perch nella Magdala dei ricchi che voglio andare. Che hai detto, Giuda?"
"Nulla, Maestro. E' la seconda volta che me lo chiedi in poco tempo. Ma io non ho mai parlato."
"Con le labbra no. Ma hai parlato, mormorando, col tuo cuore. Hai fatto della mormorazione col tuo
ospite: il cuore. Non necessario avere un'altra creatura per interlocutrice, per parlare. Molte parole
le diciamo noi a noi... Ma non bisogna commettere mormorazione o calunnia neppure col proprio
io."
Il gruppo cammina, in silenzio adesso. La strada, da maestra, si fa cittadina, con una
pavimentazione a pietre larghe un palmo quadrato. Le case sono sempre pi ricche e belle fra orti e

giardini rigogliosi e fioriti. Ho l'impressione che la Magdala elegante fosse per i palestinesi una
specie di luogo di piacere come certe cittadine dei nostri laghi lombardi: Stresa, Gardone, Pallanza,
Bellagio, ecc. ecc. Ai ricchi palestinesi sono mescolati romani, cero venuti la luoghi come Tiberiade
o Cesarea, dove intorno al Governatore saranno certo stati dei funzionari e dei negozianti per
esportare a Roma le cose pi belle prodotte dalla colonia palestinese.
Ges si inoltra, sicuro come sapesse dove andare. Costeggia il lago al cui limite si affacciano le case
coi loro giardini.
Un grande coro di pianti esce da una ricca dimora. Son voci di donne e bambini e, acutissima, una
voce femminile che grida: "Figlio! Figlio!"
Ges si volge e guarda i suoi apostoli. Giuda si fa avanti. "Non tu" ordina Ges. "Tu, Matteo. Va e
domanda."
Matteo va e torna: "Una rissa, Maestro. Un uomo morente. Un giudeo. Il feritore scappato, era
romano. Sono corse la moglie e la madre e i piccoli bimbi... Ma muore."
"Andiamo."
"Maestro... Maestro... Il fatto avvenuto in casa di una donna... che non la moglie."
"Andiamo."
Entrano dalla porta aperta in un largo e lungo vestibolo che d poi su un bel giardino. Pare che la
casa sia divisa da questa specie di peristilio coperto e molto ricco di piante verdi in vasi e di statue e
oggetti d'intarsio. Un misto fra la sala e la serra. In una stanza, la cui porta spalancata sul
vestibolo, sono le donne piangenti. Ges entra sicuro. Non d per il suo solito saluto.
Fra gli uomini che sono presenti vi un mercante che deve conoscere Ges, perch appena lo vede
dice: "Il Rabbi di Nazareth!" e lo saluta con rispetto.
"Giuseppe, che stato?"
"Maestro, un colpo di pugnale, al cuore... Muore."
"Perch?"
Una donna grigia e spettinata si alza - era a ginocchi presso il morente al quale sorreggeva una
mano gi inerte - e con gli occhi da pazza stride: "Per lei, per lei... Me lo ha insatanassato... Pi
madre, pi moglie, pi figli c'erano per lui! L'inferno ti deve avere, satana!"
Ges alza gli occhi, seguendo la mano che tremando accusa, e vede nell'angolo, contro la parete
color rosso cupo, Maria di Magdala pi procace che mai, direi vestita... di niente per met corpo,
perch seminuda dalla vita in su, in una specie di reticella a maglie esagonali di cosine tonde che
mi paiono perline. Ma in penombra e non vedo bene.
Ges ribassa gli occhi. Maria, sferzata dall'indifferenza, si erge, mentre prima era come accasciata,
e si d un contegno.
"Donna" dice Ges alla madre. "Non imprecare. Rispondi. Perch tuo figlio era in questa casa?"
"Te l'ho detto. Perch lei lo aveva reso pazzo. Lei."
"Silenzio. Lui pure era dunque in peccato perch adultero e padre indegno di questi innocenti.
Merita dunque il suo castigo. In questa e nell'altra vita non c' misericordia per colui che non si
pente. Ma ho piet del tuo dolore, donna, e di questi innocenti. E' lontana la tua casa?"
"Un cento metri."
"Sollevate l'uomo e portatelo l."
"Non possibile, Maestro" dice il mercante Giuseppe. "Sta per morire."
"Fai quanto dico. "
Passano una tavola sotto il corpo del moribondo e il corteo esce lentamente. Traversa la via e
penetra in un giardino ombroso. Le donne continuano a piangere rumorosamente.
Appena dentro al giardino Ges si volge alla madre. "Puoi perdonare? Se tu perdoni, Dio perdona.
Bisogna farsi il cuore buono per ottenere grazia. Costui ha peccato peccher ancora. Meglio per
lui sarebbe morire, perch vivendo ricadr nel peccato e dovr rispondere anche della
irriconoscenza verso Dio che lo salva. Ma tu e questi innocenti (e segna la moglie e i bambini)
cadreste in disperazione. Io sono venuto per salvare e non perdere. Uomo, Io te lo dico: sorgi e
guarisci."
L'uomo riprende vita e apre gli occhi, vede la madre, i figli, la moglie, china il capo vergognoso.

"Figlio, figlio" dice la madre. "Eri morto se Egli non ti salvava. Torna in te. Non delirare per una..."
Ges interrompe la vecchia: "Donna, taci. Usa la misericordia che t' stata usata. La tua casa
santificata dal miracolo, che sempre prova della presenza di Dio. Per questo Io non l'ho potuto
compiere dove era il peccato. Sappi, tu almeno, serbarla tale se anche costui non lo sapr. Curatelo
ora. E' giusto che soffra qualche poco. Sii buona, donna. E tu. E voi piccoli. Addio". Ges ha posato
la mano sul capo delle due donne e dei piccini.
Poi esce passando davanti alla Maddalena, che ha seguito sino al limite della via il corteo ed
rimasta addossata contro un albero. Ges rallenta come per attendere i discepoli, ma credo lo faccia
per dar modo a Maria di fare un gesto. Ma ella non lo fa.
I discepoli raggiungono Ges, e Pietro non pu trattenersi da dire fra i denti un epiteto appropriato a
Maria. Questa, che vuol darsi un contegno, scoppia in una risata di ben povero trionfo.
Ma Ges ha udito la parola di Pietro e si volta severo: "Pietro, Io non insulto. Non insultare. Prega
per i peccatori. Null'altro".
Maria spezza il trillo della sua risata, china il capo e fugge come una gazzella in direzione della sua
casa.

184. Il piccolo Beniamino di Magdala e due parabole sul regno dei Cieli.
10 giugno 1945.
Il miracolo deve essere avvenuto da poco, perch gli apostoli ne parlano, e anche dei cittadini
commentano, additandosi il Maestro che se ne va, diritto e severo, verso la periferia della citt,
verso la parte dei poveri.
Si ferma ad una casuccia da cui esce saltellando un bambino seguito dalla madre. "Donna, mi lasci
entrare nel tuo orto e sostare un poco finch il sole perda il suo calore?"
"Entra, Signore. Anche in cucina se vuoi. Ti porter acqua e ristoro."
"Non ti affaticare. Mi basta rimanere in questo orto quieto."
Ma la donna vuole offrire acqua temperata da non so che, e poi gironzola per l'orto come vogliosa
di parlare e non osa. Si occupa delle verdure, ma una finta. In realt si occupa del Maestro e le d
noia il bambino che coi suoi strilli, quando acciuffa una farfalla o un altro insetto, le impedisce di
sentire ci che Ges dice. Se ne inquieta e lascia andare uno schiaffetto al bambino, il quale... strilla
pi forte.
Ges - che stava rispondendo allo Zelote che gli aveva chiesto: "Credi che Maria ne sia scossa?",
con queste parole: "Pi che non vi appaia..." - si volge e chiama a S il bambino, che accorre a
finire il suo pianto sui ginocchi di Ges.
La donna chiama: "Beniamino! Vieni qui. Non disturbare."
Ma Ges dice: "Lascialo, lascialo. Star buono e ti lascer quieta"; poi al bambino: "Non piangere.
Non ti ha fatto male la mamma. Solo ti ha fatto ubbidire, anzi, ti voleva far ubbidire. Perch strillavi
mentre lei voleva silenzio? Forse si sente male e i tuoi gridi le danno noia."
Il bambino, svelto svelto, con quella insuperabile schiettezza che la disperazione dei grandi, dice:
"No. Non si sente male. Ma voleva sentire quello che Tu dicevi... Me lo ha detto. Ma io, che volevo
venire da Te, facevo chiasso apposta perch Tu mi guardassi."
Ridono tutti e la donna si fa di fiamma.
"Non arrossire, donna. Vieni qui. Mi volevi sentir parlare? Perch?"
"Perch sei il Messia. Non puoi essere che Tu il Messia, col miracolo che hai fatto... E mi piaceva
sentirti. Io non vado mai fuori di Magdala perch ho... un marito difficile e cinque bambini. Il pi
piccolo ha quattro mesi... e Tu qui non vieni mai."
"Sono venuto, e nella tua casa. Lo vedi."
"Per questo volevo sentirti."
"Dove tuo marito?"

"Sul mare, Signore. Se non si pesca non si mangia. Io non ho che questo orticello. Pu bastare a
sette persone? Eppure Zaccheo vorrebbe che s..."
"Sii paziente, donna. Tutti hanno la loro croce."
"Eh! no! Le spudorate non hanno che il godere. Hai visto l'opera delle spudorate! Godono e fanno
soffrire. Loro non si spezzano le reni nel figliare e nel lavorare. Non si fanno venire le vesciche con
la zappa o si spellano le mani con i bucati. Loro sono belle, fresche. Per loro non c' la condanna di
Eva. Sono la condanna nostra, anzi, perch... gli uomini... Tu mi capisci."
"Ti capisco. Ma sappi che hanno anche loro la loro tremenda croce. La pi tremenda. Quella che
non si vede. Quella della coscienza che le rimprovera, del mondo che le schernisce, del loro sangue
che le ripudia, di Dio che le maledice. Non sono felici, credi. Non si spezzano le reni nel generare e
nel lavorare, non si fanno venire piaghe alle mani nel faticare. Ma si sentono spezzate lo stesso, e
con vergogna. Ma il loro cuore tutto una piaga. Non invidiare il loro aspetto, la loro freschezza, la
loro apparente serenit. E' un velo steso su una rovina che morde e non d pace. Non invidiare il
loro sonno, tu, madre onesta che sogni i tuoi innocenti... Esse hanno l'incubo sul loro guanciale. E
domani, nel giorno che saranno all'agonia o alla vecchiaia, il rimorso e il terrore."
"E' vero... Perdona... Mi lasci stare qui?"
"Rimani. Racconteremo una bella parabola a Beniamino, e quelli che non sono bambini
l'applicheranno a loro stessi ed a Maria di Magdala. Udite.
In voi il dubbio sulla conversione di Maria al bene. Nessun segno in lei d indice verso questo
passo. Sfrontata e impudente ella, conscia del suo grado e del suo potere, ha osato sfidare la gente e
venire persino sulla soglia della casa dove si piange per causa sua. Al rimprovero di Pietro risponde
con una risata. Al mio sguardo che l'invita con l'irrigidirsi superba. Voi forse avreste voluto, chi per
amore verso Lazzaro, chi per amore verso di Me, che Io le parlassi direttamente, a lungo,
soggiogandola col mio potere, mostrando la mia forza di Messia Salvatore. No. Non occorre tanto.
L'ho detto per un'altra peccatrice molti mesi sono. Le anime devono farsi da s. Io passo, getto il
seme. Nel segreto il seme lavora. L'anima va rispettata in questo suo lavoro Se il primo seme non
attecchisce se ne semina un altro, un altro... ritirandosi solo quando si hanno prove sicure della
inutilit del seminare. E si prega. La preghiera come la rugiada sulle zolle: le tiene morbide e
nutrite, e il seme pu germogliare. Non fai cos tu, donna, con le tue verdure?
Ora ascoltate la parabola del lavoro di Dio nei cuori per fondarvi il suo regno. Perch ogni cuore
un piccolo regno di Dio sulla terra. Dopo, oltre la morte, tutti questi piccoli regni si agglomerano in
uno solo, nello smisurato, santo, eterno Regno dei Cieli.
Il regno di Dio nei cuori creato dal Seminatore Divino. Egli viene al suo podere, - l'uomo di Dio,
perci ogni uomo inizialmente suo - e vi sparge il suo seme. Poi se ne va ad altri poderi, ad altri
cuori. Si succedono i giorni alle notti e le notti ai giorni. I giorni portano sole o piogge, in questo
caso raggi d'amore divino e effusione della divina sapienza che parla allo spirito. Le notti portano
stelle e silenzio riposante: nel nostro caso richiami luminosi di Dio e silenzio per lo spirito perch
l'anima si raccolga e mediti.
Il seme, in questo succedersi di provvidenze inavvertibili e potenti, si gonfia, si fende, mette radici,
si abbarbica, getta fuori le prime fogliette, cresce. Tutto questo senza che l'uomo lo aiuti. La terra
produce spontaneamente l'erba dal seme, poi l'erba si fortifica e sorregge la spiga che sorge, poi la
spiga si alza, si gonfia, si indurisce, si fa bionda, dura, perfetta nel suo granire. Quando matura
torna il seminatore e vi mette la falce, perch il tempo della perfezione venuto per quel seme. Di
pi non potrebbe evolversi e per questo viene colto.
Nei cuori la mia parola fa lo stesso lavoro. Parlo dei cuori che accolgono il seme. Ma il lavoro
lento. Bisogna non sciupare tutto con l'intempestivt. Come faticoso al piccolo seme fendersi e
conficcare le radici nella terra! Anche al duro e selvaggio cuore penoso questo lavoro. Deve
aprirsi, lasciarsi frugare, accogliere cose nuove, faticare a nutrirle, apparire diverso perch coperto
di umili ed utili cose e non pi dell'attraente, pomposo e inutile esuberante fiorire che lo copriva
prima. Deve accontentarsi di lavorare con umilt, senza attirare ammirazione, per l'utile dell'Idea
divina. Deve spremere tutte le sue capacit per crescere e fare spiga. Si deve arroventare d'amore
per divenire grano. E quando, dopo aver superato rispetti umani tanto, tanto, tanto penosi; dopo aver

faticato, sofferto ed essersi affezionato alla sua nuova veste, ecco che se ne deve spogliare con un
taglio crudele. Dare tutto per avere tutto. Rimanere spoglia per essere rivestito in Cielo della stola
dei santi. La vita del peccatore che diventa santo il pi lungo, eroico, glorioso combattimento. Io
ve lo dico.
Comprendete da quanto vi ho detto che giusto che Io agisca verso Maria come agisco. Ho forse
agito diverso con te, Matteo?"
"No, mio Signore."
"E, dimmi il vero, ti ha pi persuaso la mia pazienza o le rampogne acerbe dei farisei?"
"La tua pazienza, tanto che sono qui. I farisei, coi loro sprezzi e i loro anatemi, mi facevano
sprezzante, e per sprezzo facevo ancor pi male di quanto avevo fino allora fatto. Succede cos. Ci
si irrigidisce di pi quando, essendo in peccato, ci si sente trattare da peccatori. Ma quando in
luogo di un insulto ci viene una carezza, si resta sbalorditi; poi si piange... e quando si piange
l'armatura del peccato si schiavarda e crolla. Si resta nudi davanti alla Bont e la si supplica, col
cuore, di investirci di S."
"Hai detto bene. Beniamino, ti piace la storia? S? Bravo. E la mamma dove ?"
Risponde Giacomo d'Alfeo: "E' uscita al termine della parabola, andando di corsa per quella via."
"Andr al mare per vedere se viene lo sposo" dice Tommaso.
"No. E' andata dalla vecchia madre, a prendere i fratellini. La mamma li porta l per poter lavorare"
dice il bambino appoggiato confidenzialmente ai ginocchi di Ges.
"E tu stai qui, uomo? Devi essere un bell'aspide se ti tiene solo!" osserva Bartolomeo.
"Io sono il pi grande, e l'aiuto..."
"A guadagnarsi il Paradiso, povera donna! Quanti anni hai?" chiede Pietro.
"Fra tre anni sono figlio della Legge." dice con superbia il monello.
"Sai leggere?" domanda il Taddeo.
"S... ma vado adagio perch... perch il maestro mi mette fuori quasi tutti i giorni..."
"L'ho detto io!" dice Bartolomeo
"Ma io faccio cos perch il maestro vecchio e brutto e dice sempre le stesse cose che fanno
dormire! Fosse come Lui (e accenna a Ges) starei attento. Picchi, Tu, chi dorme o chi giuoca?"
"Io non picchio nessuno. Ma dico ai miei scolari: 'Siate attenti per vostro bene e per amore mio"
risponde Ges.
"Ecco, cos s! Per amore s. Non per paura."
"Ma se tu diventi buono, il maestro ti vuole bene."
"Tu vuoi bene solo a chi buono? Poco fa hai detto che sei stato paziente con questo qui, che non
era buono...". La logica infantile stringente.
"Io sono buono con tutti. Ma chi diventa buono amato molto, molto da Me, e con quello sono
tanto, tanto buono."
Il bambino pensa... poi alza la testa e chiede a Matteo: "Tu come hai fatto a diventare buono?"
"Gli ho voluto bene."
Il bambino pensa ancora, e poi guarda i dodici e dice a Ges: "Sono tutti buoni questi?"
"Certamente che lo sono."
"Ne sei sicuro? Delle volte io faccio il buono, ma quando voglio fare un... malestro pi grosso."
La risata di tutti fragorosa. Ride anche l'ometto in via di confessarsi. Ride anche Ges, che se lo
stringe al cuore e lo bacia.
Il bambino, ormai molto amico di tutti, vuole giocare e dice: "Ora ti dico io chi buono" e inizia la
sua scelta. Guarda tutti e va dritto da Giovanni e Andrea che sono vicini e dice: "Tu e tu. Venite
qui." Poi sceglie i due Giacomi e li unisce ai due. Poi prende il Taddeo. Resta molto in pensiero
davanti allo Zelote e a Bartolomeo dice: "Siete vecchi, ma siete buoni" e li unisce agli altri.
Considera Pietro, che subisce l'esame facendo degli occhiacci per burla, e lo trova buono. Matteo
anche lui passa e cos Filippo. A Tommaso dice: "Tu ridi troppo. Io faccio sul serio. Non sai che il
mio maestro dice che chi ride sempre sbaglia poi alla prova?". Ma insomma anche Tommaso passa,
con pochi voti, ma passa l'esame. Poi il bambino torna da Ges.
"Ehi, monello! Ci sono anche io! Non sono una pianta. Sono giovane e bello. Perch non mi

esamini?" dice l'Iscariota.


"Perch non mi piaci. La mamma dice che quando una cosa non piace non la si tocca. Si lascia sulla
tavola, che la prendano gli altri ai quali pu piacere. E dice che, se uno offre una cosa che non
piace, non si dice: 'Non mi piace'. Ma si dice: 'Grazie, non ho fame'. Io non ho fame di te."
"Ma come? Guarda, se mi dici che sono buono ti do questa moneta."
"Che me ne faccio? Cosa compero con una bugia? La mamma dice che i denari frutti di inganno
diventano paglia. Una volta dalla madre vecchia mi sono fatto dare con una bugia una didramma
per comperarmi le focacce col miele, e nella notte mi diventato paglia. Lo avevo messo in quel
buco l, sotto la porta, per prenderlo al mattino, e ci ho trovato un mannello di paglia."
"Ma perch non mi vedi buono? Che ho? Il piede fesso? Sono brutto?"
"No. Ma mi fai paura."
"Ma perch?" chiede l'Iscariota avvicinandosi.
"Non so. Lasciami stare. Non mi toccare o ti graffio."
"Che istrice! E' folle". Giuda ride male.
"Non folle. Tu sei cattivo" e il bambino si rifugia in grembo a Ges, che lo carezza senza parlare.
Gli apostoli scherzano sull'accaduto, poco lusinghiero per l'Iscariota.
Intanto ecco che torna la donna con una dozzina di persone e poi, ancora, ecco altre e altre. Saranno
cinquanta circa. Tutta povera gente.
"Parleresti loro? Almeno un pochino. Questa la madre di mio marito, questi i miei figli. E
quell'uomo l mio marito. Una parola, Signore" supplica la donna.
"Per dirti grazie dell'ospitalit. S. La dico."
La donna entra in casa dove la reclama il poppante e si siede sulla soglia dando il seno da succhiare.
"Udite. Qui sulle mie ginocchia ho un bambino che ha parlato molto saggiamente. Ha detto: 'Tutte
le cose ottenute con inganno divengono paglia'. La sua mamma gli ha insegnato questa verit. Non
favola. E' verit eterna. Non riesce mai bene quanto si fa senza onest. Perch la menzogna nelle
parole, negli atti, nella religione, sempre segno della alleanza con Satana, maestro di menzogna.
Non vogliate credere che le opere atte a conseguire il Regno dei Cieli siano opere fragorosamente
vistose. Sono atti continui, comuni, ma fatti con un fine soprannaturale d'amore. L'amore il seme
della pianta che nascendo in voi cresce fino al Cielo, e alla cui ombra nascono tutte le altre virt. Lo
paragoner ad un minuscolo granello di senape. Come piccino! Uno dei pi piccoli fra i semi che
l'uomo sparge. Eppure guardate, quando compiuta la pianta, quanto si fa forte e fronzuta e quanto
frutto d. Non il cento per cento, ma il cento per uno. Il pi piccolo. Ma il pi solerte nel lavorare.
Quanto utile vi dona.
Cos l'amore. Se voi chiuderete nel vostro seno un semino d'amore per il vostro santissimo Iddio e
per il vostro prossimo e sulla guida dell'amore farete le vostre azioni, non mancherete a nessun
precetto del Decalogo. Non mentirete a Dio con una falsa religione, di pratiche e non di spirito. Non
mentirete al prossimo con una condotta di figli ingrati, di sposi adulteri o anche solo troppo
esigenti, di ladri nei commerci, di mentitori nella vita, di violenti verso chi vi nemico. Guardate in
quest'ora calda quanti uccellini si rifugiano fra le ramaglie di quest'orto. Fra poco quel solco di
senape, per ora piccina, sar un vero passeraio. Tutti gli uccelli verranno al sicuro e all'ombra di
quelle piante cos folte e comode, ed i piccoli degli uccelli impareranno a fare sicura l'ala proprio
fra quel rameggiare che fa scala e rete per salire e per non cadere. Cos l'amore, base del Regno di
Dio.
Amate e sarete amati. Amate e vi compatirete. Amate e non sarete crudeli volendo pi di quanto
non sia lecito da chi vi sottoposto. Amore e sincerit per ottenere la pace e la gloria dei Cieli.
Altrimenti, come ha detto Beniamino, ogni vostra azione, fatta mentendo all'amore e alla verit, vi
si muter in paglia per il vostro letto infernale.
Io non vi dico altre cose. Vi dico solo: abbiate presente il grande precetto dell'amore e siate fedeli a
Dio Verit ed alla verit in ogni parola, atto e sentimento, perch la verit figlia di Dio. Una
continua opera di perfezionamento di voi, cos come il seme continuamente cresce fino alla sua
perfezione. Un'opera silenziosa, umile, paziente. Siate certi che Dio vede le vostre lotte e vi premia
pi di un egoismo vinto, di una parola villana trattenuta, di una esigenza non imposta, che non se,

armati in battaglia, uccideste il nemico. Il Regno dei Cieli, di cui sarete possessori se vivrete da
giusti, costruito con le piccole cose di ogni giorno. Con la bont, la morigeratezza, la pazienza, col
contentarsi di ci che si ha, con il compatimento reciproco, con l'amore, l'amore, l'amore.
Siate buoni. Vivete in pace gli uni con gli altri. Non mormorate. Non giudicate. Dio sar allora con
voi. Vi do la mia pace come benedizione e ringraziamento della fede che avete in Me."
Poi Ges si volge alla donna dicendo: "Dio benedica te in particolare, perch sei una santa moglie e
una santa madre. Persevera nella virt. Addio Beniamino. Sii sempre pi amante della verit, e
ubbidisci a tua madre. La benedizione a te e ai tuoi fratellini, e a te, madre."
Un uomo si fa avanti. E' confuso e balbetta: "Ma, ma... io sono commosso di quanto dici di mia
moglie... Non sapevo..."
"Non hai occhi e intelletto, forse?"
"Li ho."
"Perch non li usi? Vuoi che te li snebbi?"
"Lo hai gi fatto, Signore. Ma le voglio bene, sai? E' che... ci si abitua... e... e..."
"E ci si crede lecito pretendere troppo perch l'altro pi buono di noi... Non lo fare pi. Sei sempre
in pericolo col tuo mestiere. Non temere delle burrasche se Dio con te. Ma se con te l'Ingiustizia,
temi fortemente. Hai capito?"
"Pi che Tu non dica. Ma cercher di ubbidirti... Non sapevo... Non sapevo..." e guarda la moglie
come la vedesse per la prima volta.
Ges benedice ed esce sulla stradetta. Riprende il cammino verso la campagna.

185. La tempesta sedata. Un insegnamento nellantefatto.


30 gennaio 1944.
[...].
Ora che tutti dormono, narro la mia gioia. Ho 'visto' il Vangelo di oggi.
Noti che stamane, leggendolo, ho detto a me stessa."Ecco un episodio evangelico che non vedr
mai perch poco si presta ad una visione". Invece, quando meno vi pensavo, proprio venuto ad
empirmi di gioia.
Ecco quanto vidi.
Una barca a vela, non eccessivamente grande ma neppure piccina, una barca da pesca, sulla quale
potevano comodamente muoversi un cinque o sei persone, solca le acque di un bel lago, color
azzurro intenso.
Ges dorme a poppa. E' vestito di bianco come al solito. Ha il capo reclinato sul braccio sinistro, e
sotto al braccio e al capo ha messo il suo manto azzurro-grigio ripiegato a pi doppi. E' seduto, non
sdraiato, sul fondo della barca, e appoggiata la testa su quel pezzo di tavolato che sta nella parte
estrema della poppa. Non so come la chiamano i marinai. Dorme placidamente. E' stanco. E'
placido.
Pietro al timone, Andrea si occupa delle vele, Giovanni e due altri che non so chi siano riordinano
gomene e reti nel fondo della barca come avessero intenzione di prepararsi a una pesca, forse nella
notte. Direi che il giorno si avvia alla sera perch il sole gi cala ad occidente. I discepoli hanno
tutti rialzate le tuniche facendole rimborsare alla vita, per mezzo della cintura, per essere pi liberi
nei movimenti e nel passare qua e l nella barca scavalcando remi e sedili e ceste e reti senza che le
vesti diano noia. Si sono tutti levati il manto.
Vedo che il cielo si incupisce e il sole si nasconde dietro dei nuvoloni temporaleschi sbucati
d'improvviso da dietro una punta di collina. Il vento li spinge velocemente verso il lago. Il vento per
ora alto e il lago ancora quieto, solo si fa pi cupo nella tinta e ha un corrugamento nella sua
superficie. Non sono ancora onde ma gi si muovono le acque.
Pietro e Andrea osservano cielo e lago e predispongono le manovre per accostare a riva. Ma il vento
si abbatte sul lago e in pochi minuti tutto ribolle e schiuma. Onde che cozzano le une contro le altre,

che urtano la navicella, la alzano, l'abbassano, la piegano in tutti i sensi, impediscono le manovre
del timone come il vento quella della vela che viene abbassata.
Ges dorme. N i passi e le voci concitate dei discepoli, n i fischi del vento e neppure gli schiaffi
delle onde contro i fianchi e la prora lo svegliano. I suoi capelli ondeggiano al vento e qualche
spruzzo d'acqua lo arriva. Ma Egli dorme. Giovanni, da prua, corre a poppa e lo copre col suo
mantello che ha tratto da sotto un tavolato. Lo copre con delicato amore.
La tempesta si fa sempre pi brutta. Il lago nero come vi fosse versato dell'inchiostro, striato dalle
spume delle onde. La barca inghiotte acqua e sempre pi viene spinta al largo dal vento. I discepoli
sudano nella manovra e nel buttare oltre bordo l'acqua che le onde rovesciano. Ma non serve a
nulla. Essi sguazzano ormai sino a met gamba nell'acqua e la barca diviene sempre pi pesante.
Pietro perde la calma e la pazienza. D al fratello il timone e traballando va verso Ges e lo scuote
vigorosamente.
Ges si sveglia e alza il capo.
"Salvaci, Maestro, noi periamo!" gli grida Pietro (deve gridare per farsi udire).
Ges guarda il suo discepolo fissamente, guarda gli altri e poi guarda il lago. "Hai fede che Io vi
possa salvare?"
"Presto, Maestro" grida Pietro mentre una vera montagna d'acqua, partendo dal centro del lago, si
dirige veloce sulla povera barca. Sembra una tromba d'acqua tanto alta e spaventosa. I discepoli
che la vedono venire si inginocchiano e si aggrappano dove possono, sicuri che la fine.
Ges si alza. In piedi su quel tavolato di prora. Figura bianca sul livido della bufera. Stende le
braccia verso il maroso e dice al vento: "Fermati e taci", e all'acqua: "Quietati. Lo voglio."
E il cavallone si dissolve in schiuma che cade senza nuocere con un ultimo ruggito che si spegne in
un mormorio, come il vento in un ultimo fischio che si muta in sospiro. E sul lago pacificato torna il
sereno del cielo e la speranza e la fede nel cuore dei discepoli.
La maest di Ges non la posso descrivere. Bisogna vederla per comprenderla. Ed io me la gusto
nel mio interno perch m' tuttora presente, e penso a quanto era placido il sonno di Ges e quanto
era potente il suo imperio sui venti e sulle onde.

Ges dice poi:


"Non ti commento il Vangelo nel senso con cui tutti lo commentano. Ti illustro l'antefatto del brano
evangelico.
Perch Io dormivo? Non sapevo forse che la burrasca stava per venire? S, Io lo sapevo. Io solo lo
sapevo. E allora perch dormivo?
Gli apostoli erano uomini, Maria. Animati da buona volont, ma ancora tanto 'uomini'. L'uomo si
crede sempre capace di tutto. Quando poi realmente capace in una cosa, pieno di sussiego e di
attaccamento per la sua 'capacit'.
Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni erano dei buoni pescatori e perci si credevano insuperabili
nelle manovre marinare. Io per loro ero un grande 'rabbi', ma un nulla come marinaio. Perci mi
giudicavano incapace di aiutarli e, quando salivano in barca per traversare il mare di Galilea, mi
pregavano di stare seduto perch non ero capace di altro. Anche il loro affetto era causa di questo,
perch non volevano impormi fatiche materiali. Ma l'attaccamento alla loro capacit superava anche
l'affetto.
Io non mi impongo che in casi eccezionali, Maria. Generalmente vi lascio liberi e attendo. Quel
giorno, stanco e pregato di riposare, ossia di lasciarli fare, loro che erano tanto pratici, mi misi a
dormire.
Nel mio sonno era anche mescolata la constatazione del come l'uomo 'uomo' e vuol fare da s
senza sentire che Dio non chiede che di aiutarlo. Vedevo in quei 'sordi spirituali', in quei 'ciechi
spirituali', tutti i sordi e i ciechi dello spirito, che per secoli e secoli si sarebbero rovinati per 'voler
fare da s' avendo Me curvo sui loro bisogni in attesa di essere chiamato in aiuto.
Quando Pietro grid: 'Salvaci!', la mia amarezza cadde come un sasso lasciato andare.

Io non sono 'uomo', sono il Dio-Uomo. Non agisco come voi agite. Voi, quando uno ha respinto il
vostro consiglio o aiuto e lo vedete negli impicci, se anche non siete tanto cattivi da goderne, lo
siete sempre tanto da rimanere sdegnosamente, indifferentemente a guardarlo senza commuovervi
al suo grido di aiuto. Col vostro contegno gli significate: 'Quando ti volevo aiutare non mi hai
voluto? Ora fa' da te'. Ma Io sono Ges. Sono il Salvatore. E salvo, Maria. Salvo sempre non
appena mi si invoca.
I poveri uomini potrebbero obbiettare: 'E allora perch permetti alle tempeste singole o collettive di
formarsi?'.
Se Io con la mia potenza distruggessi il Male, quale che sia, voi giungereste a credervi autori del
Bene, che in realt sarebbe mio dono, e non vi ricordereste mai pi di Me. Mai pi.
Avete bisogno, poveri figli, del dolore per ricordarvi che avete un Padre. Come il figliol prodigo
che si ricord di averlo quando ebbe fame. Le sventure servono a farvi persuasi del vostro nulla,
della vostra insipienza, causa di tanti errori, e della vostra cattiveria, causa di tanti lutti e dolori,
delle vostre colpe, causa di punizione che da voi vi date, e della mia esistenza, della mia potenza,
della mia bont.
Ecco quel che vi dice il Vangelo di oggi. Il 'vostro' vangelo dell'ora presente, poveri figli.
Chiamatemi. Ges non dorme che perch angosciato di vedersi disamato da voi. Chiamatemi e
verr".
[...].

186. I due indemoniati della regione dei Geraseni


11 giugno 1945.
Qui va messa la 'Tempesta sedata', avuta il 30 gennaio 1944. Poi la seguente visione.
Ges, tagliato il lago, in direzione nord-ovest sud-est, si raccomanda a Pietro di sbarcare presso
Ippo. E Pietro ubbidisce senza discutere, scendendo con la barca fino all'imboccatura di un
fiumiciattolo che la primavera e il recente temporale fanno pieno e fragoroso e sbocca nel lago da
una gola aspra e scogliosa, come tutta la costa in questo punto. I garzoni assicurano le barche - ve
ne uno per ogni barca - e ricevono l'ordine di attendere fino a sera per tornare a Cafarnao.
"E fate i pesci con chi vi interroga" consiglia Pietro. "A chi vi domanda dove il Maestro,
rispondete sicuri: 'Non so'. A chi vuole sapere dove diretto, lo stesso. Tanto la verit. Non lo
sapete."
Si separano, e Ges intraprende la salita di un ripido sentiero che si inerpica sulla scogliera quasi a
picco. Gli apostoli lo seguono per il sentiero malagevole fino al sommo della scogliera, che si placa
in un pianoro sparso di querce sotto le quali pasturano molti porci.
"Fetidi animali!" esclama Bartolomeo. "Ci impediscono di passare..."
"No. Non ci impediscono. Vi posto per tutti" risponde calmo Ges.
Del resto i guardiani, vedendo degli israeliti, cercano di radunare i porci sotto le querce lasciando
libero il sentiero. E gli apostoli passano, facendo mille boccacce, fra le lordure lasciate dagli
animali, che grufolano ben pingui e sempre cercanti maggiore pinguedine.
Ges passato senza tante storie, dicendo ai guardiani del branco: "Dio vi rimuneri per la vostra
gentilezza."
I guardiani, povera gente di poco meno sporca dei loro porci e in compenso infinitamente pi
magra, lo guardano stupiti e poi bisbigliano tra di loro. Uno dice: "Ma che non sia israelita?" Al che
gli altri rispondono: "Non vedi che ha le frange alla veste?"
Il gruppo apostolico si riunisce, ora che pu procedere in gruppo su una viottola abbastanza ampia.
Il panorama bellissimo. Sopraelevato di poche decine di metri sul lago, permette per di dominare
tutto lo specchio d'acqua con le citt sparse sulle rive. Tiberiade splende con le sue belle costruzioni
in faccia al luogo dove sono gli apostoli. Qui sotto, ai piedi della scogliera basaltica, la breve

spiaggia pare un piccolo cuscino di verdura, mentre nella sponda opposta, da Tiberiade all'imbocco
del Giordano, vi una pianura piuttosto ampia e acquitrinosa per le acque del fiume - che pare
stentino a riprendere il corso dopo la sosta nel placido lago - ma talmente folta di tutte le erbe e i
cespugli dei posti ricchi d'acque, e talmente popolata di uccelli acquatici dai colori variegati come
fossero sparsi di gioielli, che si guarda quel luogo come un giardino. Gli uccelli si alzano dalle folte
erbe e dai canneti volano sul lago, si tuffano per rapire alle acque un pesce, si alzano ancora pi
splendenti per l'acqua che ha ravvivato i colori delle piume, e tornano verso la fiorita pianura su cui
il vento scherza smuovendone i colori.
Qui invece sono boschi di altissime querce sotto cui l'erba soffice e smeraldina, e oltre questa
striscia di boschi il monte torna a salire dopo un vallone, facendo un rapido cocuzzolo roccioso su
cui sono incrostate le case, costruite su scaglioni di roccia. Credo che il monte faccia tutt'uno con le
murature, prestando le sue caverne per abitazioni, in un misto di citt troglodita e di citt comune.
E' caratteristica con questa ascesa a terrazzoni, per cui il tetto delle case del terrazzone sottostante
all'altezza dell'ingresso terreno delle case dello scaglione soprastante. Dai lati dove il monte pi
ripido, ripido tanto da non permettere nessuna costruzione, sono caverne e spacchi profondi e
discese dirupate a valle. In tempo di acquazzoni quelle discese devono divenire altrettanti bizzarri
torrentelli. Massi di ogni sorta, rotolati a valle dalle alluvioni, fanno un caotico piedistallo al
monticello cos aspro e selvaggio, gobbuto e petulante come un signorotto che vuole essere
rispettato ad ogni costo.
"Non Gamala, quella?" chiede la Zelote.
"S, Gamala. La conosci?" dice Ges.
"Vi fui fuggiasco in una notte molto lontana. Poi venne la lebbra e non uscii pi dai sepolcri."
"Fino qui fosti inseguito?" chiede Pietro.
"Venivo dalla Siria, dove ero andato cercando protezione. Ma mi scoprirono e solo la fuga in queste
terre mi risparmi la cattura. Dopo sono sceso lentamente, e sempre minacciato, sino al deserto di
Tecua e da l, lebbroso ormai, alla valle dei Morti. La lebbra mi salvava dai nemici..."
"Pagani questi, vero?" domanda l'Iscariota.
"Quasi tutti. Pochi ebrei per i traffici, e poi una mescolanza di credenze, o di non credenze affatto.
Per non furono malvagi col fuggiasco."
"Luoghi da banditi! Che gole!" esclamano in molti.
"S. Ma, credetelo, banditi ve ne sono di pi dall'altro lato" dice Giovanni, ancora impressionato
dalla cattura del Battista.
"Dall'altro lato vi sono banditi anche fra quelli che hanno nome di giusti" termina suo fratello.
Ges riprende la parola: "Eppure li avviciniamo senza ribrezzo. Mentre qui avete torto il viso
dovendo passare presso degli animali."
"Sono immondi..."
"Lo molto di pi il peccatore. Queste sono bestie fatte cos, e non loro da addebitarsi se cos
sono. L'uomo invece responsabile di essere immondo per il peccato."
"Ma allora perch per noi sono stati classificati immondi?" chiede Filippo.
"Una volta ne ho accennato. In quest'ordine vi una ragione soprannaturale e una naturale. La
prima di insegnare al popolo eletto a saper vivere avendo presente la sua elezione e la dignit
dell'uomo, anche in una azione comune come il mangiare. L'uomo selvaggio si ciba di tutto. Basta
empirsi il ventre. L'uomo pagano, anche se selvaggio non , mangia ugualmente di tutto, senza
pensare che il supernutrirsi fomenta vizi e tendenze che avviliscono l'uomo. I pagani anzi cercano di
portarsi a questa frenesia di piacere che per loro quasi una religione. I pi colti fra voi sanno di
feste oscene in onore dei loro di che degenerano in una orgia di libidine. Il figlio del popolo di Dio
deve sapersi contenere, e nell'ubbidienza e nella prudenza perfezionare se stesso, avendo presente la
sua origine e il suo fine: Dio e il Cielo. La ragione naturale di non eccitare il sangue con cibi che
portano a calori indegni dell'uomo, al quale non negato l'amore anche carnale, ma che deve
temperarlo sempre con la freschezza dell'anima tendente al Cielo, fare perci un amore, non una
sensualit, di quel sentimento che unisce l'uomo alla sua compagna, nella quale deve vedere la sua
simile e non la femmina. Ma le povere bestie non sono colpevoli di essere porci, n degli effetti che

la carne dei porci pu, a lungo andare produrre nel sangue. Meno ancora ne hanno colpa gli uomini
preposti alla guardia dei porci. Se sono onesti, che differenza sar, nell'altra vita, fra costoro e lo
scriba che sta curvo sui libri e che, purtroppo, non impara da essi la bont? In verit vi dico che
vedremo guardiani di porci fra i giusti, e scribi fra gli ingiusti. Ma cosa questo rovino?"
Si scansano tutti dal fianco del monte perch pietre e terriccio rotolano e rimbalzano per la china, e
si guardano attorno stupiti.
"Ecco, ecco! Ecco l! Due... nudi affatto... vengono verso noi e gesticolano. Folli..."
"O indemoniati" risponde Ges all'Iscariota, che ha visto per primo due ossessi venire verso Ges.
Devono essere usciti da qualche caverna nel monte. Urlano. E uno, il pi veloce nella corsa, si
precipita verso Ges. Pare uno strano uccellaccio spogliato delle penne, tanto va svelto e tanto
remiga con le braccia come fossero ali. Si abbatte ai piedi di Ges gridando: "Qui sei, Padrone del
mondo? Che ho a fare con Te, Ges, Figlio di Dio altissimo? Gi venuta l'ora del nostro castigo?
Perch sei venuto prima del tempo a tormentarci?".
L'altro indemoniato, sia perch fosse legato nella favella, sia perch posseduto da un demonio che
lo fa tardo, non fa che buttarsi bocconi e piangere piano e poi, messosi a sedere, resta come inerte,
giocherellando coi sassi e coi suoi piedi nudi.
Il demonio continua a parlare per bocca del primo, che si divincola al suolo in un parossismo di
terrore. Si direbbe che voglia reagire e non possa che adorare, attratto e respinto nello stesso tempo
dal potere di Ges. Urla: "Ti scongiuro in nome di Dio, cessa di tormentarmi. Lasciami andare!"
"S, ma fuori da costui. Spirito immondo, esci da costoro, e di' il tuo nome."
"Legione il mio nome perch siamo molti. Teniamo questi da anni e per essi spezziamo lacci e
catene, n c' forza d'uomo che li possa tenere. Terrore essi sono, per causa di noi, e ce ne serviamo
per farti bestemmiare. Ci vendichiamo su questi del tuo anatema. Abbassiamo l'uomo sotto la belva
per irriderti, e non c' lupo o sciacallo e iena, non avvoltoio e vampiro simili a questi che noi
teniamo. Ma non ci cacciare. Troppo orrido l'inferno!..."
"Uscite! In nome di Ges, uscite!" Ges ha una voce di tuono e i suoi occhi dardeggiano splendori.
"Lasciami almeno entrare in quel branco di porci che Tu hai incontrato."
"Andate."
Con un urlo bestiale i demoni si separano dai due disgraziati e, fra un improvviso turbine di vento
che fa ondeggiare le querce come steli, si abbattono sui numerosissimi porci, che con stridi
veramente demoniaci si danno a correre come invasati attraverso le querce, si urtano, si feriscono, si
mordono e infine si precipitano nel lago quando, giunti sul ciglio dell'alta scogliera, non hanno pi
che l'acqua sottostante per rifugio. Mentre i guardiani, travolti e desolati, urlano di spavento, le
bestie, centinaia, con un succedersi di tonfi precipitano nelle acque quiete, spezzandole in un
ribollire di spume, affondano, rigalleggiano, mostrando a turno i tondi ventri o i musi puntuti nei cui
occhi il terrore, e infine affogano.
I pastori, urlando, corrono verso la citt.
Gli apostoli, andati verso il luogo del disastro, tornano dicendo: "Non se ne salvato uno! Hai reso
loro un brutto servizio!"
Ges, calmo, risponde: "Meglio che periscano duemila porci che non un solo uomo. Date una veste
a costoro. Non possono stare cos."
Lo Zelote apre un sacco e d una delle sue vesti. Tommaso d l'altra. I due sono ancora un poco
imbambolati come uscissero da un pesante sonno pieno di incubi.
"Date loro del cibo. Che tornino a vivere da uomini."
E mentre i due mangiano il pane e ulive che viene loro dato e bevono alla fiasca di Pietro, Ges li
osserva.
Infine parlano: "Chi sei Tu?" dice uno.
"Ges di Nazaret."
"Non ti conosciamo" dice l'altro.
"L'anima vostra mi ha conosciuto. Alzatevi ora e andate alle vostre case."
"Abbiamo molto sofferto, io credo, ma non ricordo bene. Chi costui?" dice quello che parlava per
il demonio, e accenna al compagno.

"Non lo so. Era con te."


"Chi sei? E perch sei qui?" chiede al compagno.
Colui che era come muto, e che il pi inerte ancora, dice: "Sono Demetrio. Qui Sidone?"
"Sidone sul mare, uomo, Qui sei oltre il lago di Galilea."
"E perch sono qui?"
Nessuno pu dare una risposta.
Sta giungendo della gente seguita dai pastori. Pare impaurita e curiosa. Quando poi vede i due
rivestiti e composti, il suo stupore aumenta.
"Quello Marco di Giosia!... E quello il figlio del mercante pagano!..."
"E quello Colui che li ha guariti e che ha fatto perire i nostri porci perch folli dei demoni entrati
in loro" dicono i guardiani delle bestie.
"Signore, Tu sei potente, lo riconosciamo. Ma gi troppo male ci hai fatto! Un danno di molti
talenti. Vattene, te ne preghiamo, che il tuo potere non abbia a far scoscendere il monte e a farlo
sprofondare nel lago. Va' via..."
"Vado. Non mi impongo a nessuno" e Ges si rivolge per la via gi fatta, senza discutere.
Lo segue, in coda agli apostoli, l'indemoniato che parlava. Dietro, a distanza, molti cittadini, per
vedere se parte proprio.
Rifanno il ripido sentiero e tornano alla foce del torrentello, presso le barche. I cittadini restano sul
ciglione a guardare. Il liberato scende dietro Ges.
Nelle barche i garzoni sono esterrefatti. Hanno visto la pioggia dei porci nel lago e ancora
contemplano i corpi che affiorano sempre pi numerosi, sempre pi gonfi, con le tonde pance
all'aria e le corte zampette stecchite come quattro pioli infissi su un largo vescicone. "Ma che
avvenuto?" chiedono.
"Ve lo diremo. Ora sciogliete e andiamo... Dove, Signore?" dice Pietro.
"Nel golfo di Tarichea."
L'uomo che li ha seguiti, ora che li vede salire sulle barche, supplica: "Prendimi con Te, Signore."
"No. Va' a casa tua; i tuoi hanno diritto di averti. E parla ad essi delle grandi cose che ti ha fatto il
Signore e come ha avuto piet di te. Questa parte di terra ha bisogno di credere. Accendi le fiamme
della fede per riconoscenza al Signore. Va'. Addio."
"Confortami almeno con la tua benedizione, che il demonio non mi riprenda."
"Non temere. Se non vuoi non verr. Ma ti benedico. Va' in pace."
Le barche si staccano dalla riva in direzione da est a ovest. Solo allora, mentre fendono i flutti sparsi
delle vittime suine, gli abitanti della citt, che non ha voluto il Signore, si ritirano dal ciglione e se
ne vanno.
Qui dietro la figura del luogo. (grafico)

187. Verso Gerusalemme per la Pasqua. Da Tarichea al monte Tabor.


12 giugno 1945.
Ges congeda le barche dicendo: "Non torner indietro" e, seguito dai suoi attraverso la zona che
appariva ubertosa fin dall'opposta sponda, si dirige verso un monte che appare in direzione sudsudvest.
Gli apostoli, poco entusiasti del cammino fra questa zona bella ma selvaggia -piena di falaschi che
si impigliano ai piedi, di canne che fanno piovere sul capo una pioggerellina di rugiada rimasta
trattenuta dalle coltelle delle foglie, di nocchi che percuotono il viso con la mazza dura del loro
frutto disseccato, di salci fragili che spiovono da ogni parte facendo il solletico, di traditrici zone
d'erba che pare nata su un suolo solido ed invece cela pozze d'acqua in cui il piede sprofonda perch
non sono che agglomerati di code di volpe e di vescicolarie nate in minuscoli stagni e cos fitte da
nascondere l'elemento su cui sono nate - vanno in silenzio, parlandosi solo con gli occhi.
Ges, dal suo canto, pare bearsi in tutto quel verde di mille colori, di tutti quei fiori che strisciano,

che stanno eretti, che si aggrappano per salire, che mettono sottili festoni sparsi di lievi convolvoli
di un rosa malva tenuissimo, che fanno un tappeto gentile d'azzurro per le migliaia di corolle di
miosotidi palustri, che aprono la perfetta coppa della corolla bianca, rosea o azzurra fra le larghe
foglie piatte dei nenufari. Ges ammira i pennacchi delle canne palustri, setosi e tutti imperlati, e si
china beato ad osservare la gentilezza delle code di volpe che fanno un velo di smeraldo alle acque.
Ges si ferma estatico davanti ai nidi che gli uccellini costruiscono con un andare e venire giocondo
fatto di trilli, di guizzi, di fatica lieta, col beccuccio pieno di fili di fieno, di bambagia delle canne,
di bioccoli di lana strappata alle siepi che l'avevano strappata ai greggi trasmigranti... Pare la
persona pi felice che ci sia. Il mondo dove con le sue cattiverie, falsit, dolori, insidie? Il mondo
al di l di questa oasi verde e fiorita dove tutto profuma, splende, ride, canta. Qui la terra creata
dal Padre e non profanata dall'uomo, e qui si pu dimenticare l'uomo.
Vuol fare condividere la sua beatitudine agli altri. Ma non trova terreno propizio. I cuori sono
stanchi ed esacerbati di tanto malanimo e lo riversano sulle cose e anche sul Maestro con un
mutismo chiuso, che pare l'aria morta che precede un temporale. Solo il cugino Giacomo, lo Zelote
e Giovanni si interessano di quanto si interessa Ges. Ma gli altri non sono che... assenti, per non
dire ostili. Forse, per non mormorare, tacciono fra di loro. Ma dentro devono parlare, e parlare
anche troppo.
E' proprio una pi viva esclamazione di ammirazione davanti al gioiello vivo di un piombino che
viene a volo, portando alla compagna un pesciolino d'argento, che fa aprire loro la bocca.
Ges dice: "Ma vi pu essere qualcosa di pi gentile?"
Pietro risponde: "Forse di pi gentile no... ma ti assicuro che pi comoda la barca. Qui si
nell'umido lo stesso, e in compenso non si comodi..."
"Io preferirei la carovaniera a questo... giardino, se ti piace chiamarlo cos, e sono proprio d'accordo
con Simone" dice l'Iscariota.
"La carovaniera non l'avete voluta voi" risponde Ges.
"Eh! certo... Ma io non l'avrei data vinta ai geraseni. Me ne sarei andato di l, ma avrei proseguito
oltre il fiume, continuando per Gadara, Pella e gi, gi" brontola Bartolomeo.
E il suo grande amico Filippo termina: "Le strade sono di tutti, infine, e ci potevamo transitare noi
pure."
"Amici, amici! Sono tanto afflitto, sono tanto nauseato... Non aumentate la mia pena con le vostre
piccinerie! Lasciatemi cercare un poco di ristoro nelle cose che non sanno odiare..."
Il rimprovero, dolce nella sua tristezza, tocca gli apostoli.
"Hai ragione, Maestro. Siamo indegni di Te. Perdona la nostra stoltezza. Tu sei capace di vedere il
bello perch sei santo e guardi con gli occhi del cuore. Noi, carnaccia, sentiamo solo questa
carnaccia... Ma non ci badare. Credi che, anche fossimo in un paradiso, senza Te saremmo tristi.
Ma con Te... oh! sempre bello per il cuore. Sono le membra sole che si rifiutano" mormorano in
molti.
"Fra poco usciremo di qui e troveremo suolo pi comodo anche se meno fresco" promette Ges.
"Dove andiamo di preciso?" chiede Pietro.
"A dare la Pasqua a chi soffre. Volevo farlo da tempo. Non ho potuto. L'avrei fatto al ritorno in
Galilea. Ora che ci obbligano a fare vie non scelte da noi, vado a benedire i poveri amici di Giona."
"Ma perderemo tempo! La Pasqua prossima! Sempre ci sono ritardi per cause diverse." Un altro
coro di lamenti si alza al cielo.
Non so come Ges possa portare tanta pazienza... Dice, senza rimproverare nessuno: "Ve ne prego,
non mi ostacolate! Comprendete il mio bisogno di amare e di essere amato. Non ho che questo
conforto sulla terra: l'amore e fare la volont di Dio."
"E andiamo da qui? Non era pi bello andarvi da Nazaret?"
"Se ve lo avessi proposto vi sareste ribellati. Nessuno mi creder da queste parti... e lo faccio per
voi che... avete paura."
"Paura? Ah! no! Siamo pronti a combattere per Te."
"Pregate il Signore di non mettervi alla prova. Io vi so rissosi, astiosi, con una smania di offendere
chi mi offende, di mortificare il prossimo. Tutto questo lo so. Ma che siate coraggiosi non lo so. Per

Me sarei andato anche solo e per la via comune, e nulla mi sarebbe accaduto perch non l'ora. Ma
ho piet di voi. Ma ho ubbidienza a mia Madre e, si, anche questo, ma non voglio disgustare il
fariseo Simone. Io non li disguster. Ma loro saranno disgusto a Me."
"E di qui dove si passa? Non sono pratico di queste zone" dice Tommaso.
"Raggiungiamo il Thabor, lo costeggiamo in parte e passando presso Endor andiamo a Naim; da qui
nella piana di Esdrelon. Non temete!... Doras, figlio di Doras, e Giocana sono gi a Gerusalemme."
"Oh! sar bello! Dicono che dalla cima, da un punto, si veda il mare grande, quello di Roma. Mi
piace tanto! Ci porti a vederlo?". Giovanni prega col suo volto di fanciullo buono alzato verso Ges.
"Perch ti piace tanto vederlo?" chiede Ges accarezzandolo.
"Non so... perch grande e non si vede fine... Mi fa pensare a Dio... Quando siamo stati sul Libano
io ho visto il mare per la prima volta, perch non ero stato altro che lungo il Giordano oppure sul
nostro piccolo mare... e ho pianto di emozione. Tanto azzurro! Tanta acqua! E che non trabocca
mai!... Che cosa meravigliosa! E gli astri che fanno vie di luce sul mare... Oh! non ridere di me!
Guardavo la via d'oro del sole fino ad essere abbacinato, quella d'argento della luna fino a non avere
che un candore fisso nell'occhio, e le vedevo perdersi lontano lontano. Mi parlavano quelle vie. Mi
dicevano: 'Dio in quella lontananza infinita, e queste sono le vie di fuoco e di purezza che
un'anima deve seguire per andare da Dio. Vieni. Tuffati nell'infinito, remigando su queste due vie, e
l'Infinito troverai'."
"Sei poeta, Giovanni" dice il Taddeo ammirato.
"Non so se sia poesia questa. So che mi accende il cuore."
"Ma il mare lo hai visto anche a Cesarea e a Tolemaide, e ben da vicino. Eravamo sulla riva! Non
vedo la necessit di fare tanta strada per vedere altra acqua marina. In fondo... ci siamo nati
sull'acqua..." osserva Giacomo di Zebedeo.
"E ci siamo anche ora purtroppo!" esclama Pietro che, distrattosi un momento per ascoltare
Giovanni, non ha visto una pozzanghera infida, e si innaffiato generosamente... Ridono, lui per il
primo.
Ma Giovanni risponde: "E' vero. Ma dall'alto pi bello. Si vede di pi e pi lontano. Si pensa pi
alto e pi vasto... Si desidera... si sogna..." e veramente Giovanni sogna gi... Guarda davanti a s,
sorride al suo sogno... Pare una rosa carnicina cosparsa di minutissima rugiada, tanto la sua pelle
liscia e chiara di giovane biondo si fa di un vellutato carnicino e si cosparge di un lieve sudore, che
la fa ancor pi simile ad un petalo di rosa.
"Cosa desideri? Cosa sogni?" chiede piano Ges al suo prediletto, e pare un padre che interroghi
dolcemente un caro figliolino parlante in un dolce sonno. Parla proprio all'anima di Giovanni, Ges,
tanto dolce nell'interrogare per non lacerare il sogno dell'amoroso.
"Desidero andare per quel mare infinito... verso altre terre che sono al di l di esso... Desidero
andare per parlare di Te... Sogno... sogno un andare verso Roma, verso la Grecia, verso i posti
oscuri per portare la Luce... onde i viventi nelle tenebre vengano a contatti con Te e vivano in una
comunione con Te, Luce del mondo... Sogno un mondo migliore... da far migliorare attraverso la
tua conoscenza, ossia attraverso la conoscenza dell'Amore che faccia buoni, che faccia puri, che
faccia eroici, un mondo che si ami nel tuo Nome, e sopra l'odio, sopra il peccato, la carne, il vizio
della mente, sopra l'oro, sopra ogni cosa alzi il tuo Nome, la tua Fede, la tua Dottrina... e sogno di
essere io con questi miei fratelli ad andare per il mare di Dio, su strade di luce a portare Te... come
un tempo tua Madre ti ha portato fra noi dai Cieli... Sogno... sogno di essere il fanciullo che, non
conoscendo altro che l'amore, sereno anche incontro ai tormenti... e canta per riconfortare gli
adulti che riflettono troppo, e va avanti... incontro alla morte con un sorriso... incontro alla gloria
con l'umilt di chi non sa quanto fa, ma sa solo di venire a Te, Amore..."
Gli apostoli non hanno tirato respiro durante la estatica confessione di Giovanni... Fermi dove
erano, guardando il pi giovane che parla con gli occhi velati dalle palpebre come di un velo gettato
sull'ardore saliente dal cuore, guardando Ges che si trasfigura nella gioia di ritrovarsi cos
completo nel suo discepolo...
Quando Giovanni tace, rimanendo un poco curvo - e ricorda la grazia dell'umile Annunziata di
Nazaret - Ges lo bacia sulla fronte dicendo: "Andremo a vedere il mare, per farti sognare ancora

l'avvenire del mio Regno nel mondo."


"Signore... dopo hai detto che andiamo a Endor. Accontenta allora anche me... per farmi passare
l'amaro del giudizio di quel fanciullo..." dice l'Iscariota.
"Oh! ci pensi ancora?" chiede Ges.
"Sempre. Mi sento diminuito ai tuoi occhi e a quelli dei compagni. Penso ai vostri pensieri..."
"Come ti affatichi per nulla il cervello! Io neppure pi pensavo a quell'inezia, e certo cos era negli
altri. Tu ce lo fai ricordare... Sei un fanciullo abituato solo alle carezze, e la parola di un bimbo ti
parsa la condanna di un giudice. Ma non questa parola che devi temere, sibbene le tue azioni e il
giudizio di Dio. Ma per persuaderti che mi sei caro come prima, come sempre, ti dico che ti
accontenter. Che vuoi vedere ad Endor? E' un povero posto fra le rocce..."
"Portamici... e te lo dir."
"Va bene. Ma guarda di non soffrirne poi..."
"Se a questo non pu essere sofferenza vedere il mare, a me non pu far danno vedere Endor."
"Vedere?... No. Ma il desiderio di quel che si cerca vedere nel vedere, che pu far male. Ma vi
andremo..."
E riprendono la strada diretti verso il Thabor la cui mole appare sempre pi vicina, mentre il suolo
si spoglia del suo aspetto palustre, si fa solido e pi raro di vegetazione, lasciando posto a piante
pi alte o a cespugli di vitalbe e rovi che ridono con le loro fronde novelle ed i fiori precoci.

188. A Endor. La spelonca della maga e lincontro con Felice chiamato poi
Giovanni.
13 giugno 1945.
Il Thabor ora alle spalle dei camminatori. Gi superato. Per una pianura chiusa fra questo monte
ed un altro che in faccia, il gruppo cammina, parlando dell'ascensione fatta da tutti, per quanto
sembra che in principio i pi anziani se ne volessero risparmiare. Ma ora sono contenti di essere
andati l in cima.
Il cammino facile perch si su una via maestra abbastanza comoda. L'ora fresca perch ho
l'impressione che abbiano pernottato sulle pendici del Tabor.
"Quello Endor" dice Ges accennando un povero paese aggrappato alle prime elevazioni di
quest'altro gruppo montano. "Ci vuoi proprio andare?"
"Se mi vuoi fare contento... "risponde l'Iscariota.
"E andiamo allora."
"Ma ci sar molto da camminare?" chiede Bartolomeo, che per l'et non deve essere molto voglioso
di escursioni panoramiche.
"Oh! no! Ma se volete rimanere..." dice Ges.
"S, s! Rimanete pure. Mi basta andare col Maestro" si affretta a dire Giuda di Keriot.
"Ecco, io vorrei sapere cosa c' di bello da vedere, prima di decidere... In cima al Tabor abbiamo
visto il mare, e dopo il discorso del ragazzo debbo confessare che l'ho visto per bene per la prima
volta e l'ho visto come lo vedi Tu: col cuore. Qui... vorrei sapere se c' da imparare qualche cosa, e
allora vengo anche se devo fare fatica..." dice Pietro.
"Li senti? Tu non hai ancora detto le tue intenzioni. Per gentilezza verso i compagni, dille ora"
invita Ges.
"Non a Endor che Saul volle andare per consultare la pitonessa?"
"S. Ebbene?"
"Ebbene, Maestro, mi piacerebbe andare in quel luogo e sentire da Te parlare di Saul."
"Oh! allora ci vengo anche io!" esclama Pietro entusiasta.
"E allora andiamo."
Fanno a passo svelto l'ultimo tratto di via maestra e poi la lasciano per una via secondaria che porta
diritta a Endor.

E' un povero luogo, come ha detto Ges. Le case sono abbarbicate alle pendici che dopo, oltre il
paese, si fanno pi aspre. Povera gente le abita. Per lo pi i cittadini devono esercitare la pastorizia
su per i pascoli del monte e fra i boschi di querce secolari. Pochi campicelli d'orzo, o simile biada,
nei ritagli propizi, e delle piante di melo e di fico. Poche viti intorno alle case, a fare un poco di
decorazione alle muraglie, oscure come questo fosse un posto piuttosto umido.
"Ora domanderemo dove era il luogo della maga" dice Ges. E ferma una donna che torna con le
anfore dalla fontana.
Questa lo guarda curiosamente, poi risponde sgarbata: "Non so. Ho ben altre cose, pi importanti,
io, di queste fole!" e lo pianta in asso.
Ges si rivolge a un vecchietto che intaglia un pezzo di legno.
"La maga?... Saul?... E chi se ne occupa pi? Per, aspetta... C' uno che ha studiato e forse
sapr...Vieni."
E il vecchietto arranca su per una vietta sassosa fino ad una casa molto misera e molto sciatta. "Sta
qui. Ora entro e lo chiamo."
Pietro, accennando a del pollame che razzola in un cortiletto sudicio, dice: "Questo uomo non
israelita". Ma non dice altro, perch torna il vecchietto seguito da un uomo guercio, sporco e
disordinato, come tutto quanto della sua casa.
Il vecchietto dice: "Vedi? Quest'uomo dice che l, oltre quella casa diroccata. Un sentiero, poi un
ruscello, poi un bosco e delle caverne; la pi alta, quella che mostra ancora delle mura diroccate sul
suo fianco, quella che cerchi. Non hai detto cos?"
"No. Hai tutto confuso. Andr io con questi stranieri". L'uomo ha una voce aspra e gutturale, il che
aumenta il senso di disagio.
Si incammina. Pietro, Filippo e Tommaso fanno segni su segni a Ges perch non vada. Ma Ges
non d retta. Cammina con Giuda, dietro all'uomo, e gli altri lo seguono... di malavoglia.
"Sei israelita?" chiede l'uomo.
"S."
"Io pure, o quasi, bench non sembri. Ma sono stato molto tempo in altri paesi e ho preso abitudini
che questi stolti deplorano. Sono meglio degli altri. Ma mi dicono demonio perch leggo molto,
allevo pollame che vendo ai romani e so curare con le erbe. Da giovane, per una donna, mi presi
con un romano - allora stavo a Cintio - e lo pugnalai. Lui mor, io vi persi l'occhio e le sostanze e
fui condannato all'ergastolo per molti anni... per sempre. Ma sapevo curare, e guarii la figlia di un
guardiano. Ci mi valse la sua amicizia, e un poco di libert... L'ho usata per fuggire. Ho fatto male,
perch l'uomo certo scont la mia fuga con la vita. Ma la libert sembra bella quando si
prigionieri..."
"E non bella, poi?"
"No. E' meglio la carcere, dove si soli, al contatto cogli uomini che non concedono di esser soli e
che ci stanno intorno per odiarci..."
"Hai studiato i filosofi?"
"Ero maestro a Cintium... Ero proselite..."
"E ora?"
"E ora sono nulla. Vivo nella realt. E odio, come fui e come sono odiato.
"Chi ti odia?"
"Tutti. E Dio per il primo. Era mia moglie... e Dio ha permesso mi tradisse e mi rovinasse. Ero
libero e rispettato, e Dio ha permesso divenissi un ergastolano. L'abbandono di Dio, l'ingiustizia
degli uomini. Ha annullato Quello e questi. Qui non c' pi niente..." e si batte sulla fronte e sul
petto. "Cio, qui, nella testa, c' il pensiero, il sapere. Qui che non c' nulla" e sputa con sprezzo.
"Ti sbagli. L hai ancora due cose."
"Quali?"
"Il ricordo e l'odio. Levale. Sii veramente vuoto... ed Io ti dar una cosa nuova da mettere l."
"Che cosa?"
"L'amore"
"Ah! Ah! Ah! Mi fai ridere! Sono trentacinque anni che non ridevo pi, uomo. Da quando ebbi la

prova che la femmina mi tradiva col mercante di vini romano. L'amore! L'amore a me! Come se io
gettassi gioielli ai miei polli! Morirebbero di indigestione se non riuscissero a passarli nello sterco.
Lo stesso a me. Mi farebbe peso il tuo amore se non lo potessi digerire..."
"No, uomo! Non dire cos!". Ges gli posa la mano sulla spalla, veramente e palesemente afflitto.
L'uomo lo guarda col suo unico occhio, e quel che vede in quel viso dolce e bellissimo lo fa
ammutolire e cambiare espressione. Dal sarcasmo passa ad una seriet profonda, da questa ad una
vera mestizia. China il capo e poi chiede con voce mutata: "Chi sei?"
"Ges di Nazaret. Il Messia."
"Tu!!!"
"Io. Non sapevi di Me, tu che leggi?"
"Sapevo... Ma non che eri vivo e non... oh! soprattutto questo non sapevo! Non sapevo che eri
buono con tutti... cos... anche con gli assassini... Perdona quanto ti ho detto... di Dio e dell'amore...
Ora capisco perch Tu vuoi darmi l'amore... Perch senza l'amore il mondo un inferno, e Tu,
Messia, ne vuoi fare un paradiso"
"Un paradiso in ogni cuore. Dmmi il ricordo e l'odio che ti tengono malato e lascia che Io ti metta
in cuore l'amore!"
"Oh! se ti avessi conosciuto prima!... allora... Ma quando io uccidevo Tu non eri certo nato... Ma
dopo... dopo... quando, libero come libero il serpente nelle foreste, io vissi per avvelenare col mio
odio."
"Ma hai fatto anche del bene. Non hai detto che curavi con le erbe?"
"S. Per essere tollerato. Ma quante volte ho lottato con la voglia di avvelenare coi filtri!... Vedi? Mi
sono rifugiato qui perch... un paese dove si ignora il mondo e che il mondo ignora. Un paese
maledetto. Altrove ero odiato e odiavo e avevo paura di essere riconosciuto... Ma cattivo sono."
"Hai un rimpianto per avere causato del male al guardiano della prigione. Vedi che ancora sei
munito di bont? Non sei malvagio... Sei solo con una grande ferita aperta, e nessuno te la medica...
La tua bont fugge da essa come il sangue dalle ferite. Ma se ci fosse chi ti cura e chiude la tua
ferita, povero fratello, la tua bont, non pi sfuggente man mano che si forma, crescerebbe in te..."
L'uomo piange a capo chino, senza che nulla tradisca quel pianto. Solo Ges, che gli cammina a
fianco, lo vede. S, lo vede. Ma non dice pi altro.
Arrivano ad una spelonca che fatta di macerie crollate e di caverne nel monte. L'uomo cerca di
fare ferma la voce, e dice: "Ecco, qui. Entra pure."
"Grazie, amico. Sii buono."
L'uomo non dice nulla e resta dove , mentre Ges coi suoi, superando pietroni che certo erano
pezzi di muraglie ben robuste, disturbando ramarri e altre brutte bestie, entrano in una vasta grotta
affumicata sulle cui pareti, graffiti nel masso, sono ancora i segni dello zodiaco e simili storie. In un
angolo affumicato vi una nicchia e, sotto, un buco come fosse un tombino per lo scolo di liquidi. I
pipistrelli decorano il soffitto dei loro grappoli che fanno ribrezzo, e un gufo, disturbato dalla luce
di un ramo che Giacomo ha acceso per vedere se calpestano scorpioni o aspidi, si lamenta sbattendo
le ali ovattate e stringendo gli occhiacci feriti dalla luce. E' proprio appollaiato nella nicchia, e un
fetore di topi morti, di donnole, di uccelli in putrefazione fra i suoi piedi, si mescola all'odore dello
sterco e del suolo umido.
"Un bel posto in verit!" dice Pietro. "Era meglio il tuo Tabor e il mare, ragazzo!". E poi volgendosi
a Ges: "Maestro, accontenta presto Giuda perch qui... non certo la sala regale di Antipa!"
"Subito. Che vuoi sapere di preciso?" chiede a Giuda di Keriot.
"Ecco... Vorrei sapere se e perch Saul ha peccato venendo qui... Vorrei sapere se possibile che
una donna possa evocare i morti. Vorrei sapere se... Oh! insomma, parla Tu. Io ti far domande."
"Affare lungo! Andiamo almeno l fuori, al sole, sui massi... Ci salveremo dall'umido e dal fetore"
prega Pietro.
E Ges acconsente. Si siedono come possono sulle muraglie crollate.
"Il peccato di Saul non stato che uno dei peccati dello stesso. Fu preceduto e seguito da molti altri.
Tutti gravi. Ingratitudine duplice verso Samuele che lo unge re e che si eclissa poi per non dividere
col re l'ammirazione del popolo. Ingrato pi volte verso Davide che lo libera da Golia, che lo

risparmia nella caverna di Engaddi e ad Achila. Colpevole di multiple disubbidienze e di scandalo


nel popolo. Colpevole di aver addolorato Samuele suo benefattore mancando alla carit. Colpevole
di gelosia e di attentati verso Davide, altro suo benefattore, e infine del delitto commesso qui."
"Contro chi? Non vi ha ucciso nessuno."
"La sua anima ha ucciso, ha finito di uccidere, qui dentro. Perch abbassi il capo?"
"Penso, Maestro"
"Pensi. Lo vedo. Che pensi? Perch sei voluto venire? Non per pura curiosit di studioso,
confessalo."
"Sempre si sente parlare di maghi, di negomanzie, di spiriti evocati... Volevo vedere se scoprivo
qualcosa... Mi piacerebbe sapere come avviene... Penso che noi, destinati a stupire per attirare,
dovremmo essere un poco negromanti. Tu sei Tu e fai col tuo potere. Ma noi dobbiamo chiederlo
un potere, un aiuto, per fare opere strane, che si impongano..."
"Oh! ma sei folle? Ma che dici?" urlano in molti.
"Tacete. Lasciatelo parlare. Non follia la sua."
"S, insomma mi pareva che, venendo qui, qualche poco della magia di un tempo potesse entrare in
me e farmi pi grande. Per l'interesse tuo, credilo."
"So che sei sincero in questo tuo desiderio attuale. Ma ti rispondo con parole eterne, perch sono del
Libro, e il Libro sar finch sar l'uomo. Creduto o schernito, impugnato in nome della Verit o
deriso, sar, sempre sar.
E' detto: 'Ed Eva, visto che il frutto dell'albero era buono a mangiarsi e bello a vedersi, lo colse e ne
mangi e ne diede al marito... E allora i loro occhi si apersero e si accorsero di essere nudi e si
fecero delle cinture... E Dio disse: 'Come vi siete accorti di essere nudi? Solo per avere mangiato il
frutto proibito'. E li cacci dal paradiso di delizie'. E nel libro di Saul detto: 'Disse Samuele
apparendo: 'Perch mi hai disturbato col farmi evocare? Perch interrogarmi dopo che il Signore si
ritirato da te? Il Signore ti tratter come ti ho detto... perch tu non hai ubbidito alla voce del
Signore.'
Figlio, non tendere la mano al frutto proibito. Anche solo accostarlo imprudenza. Non avere
curiosit di conoscere l'ultraterreno per tema che non ti se ne apprenda il satanico veleno. Fuggi
l'occulto e ci che non si spiega. Una sola cosa va accolta con santa fede: Dio. Ma ci che Dio non
, e che non spiegabile con le forze della ragione e creabile con le forze dell'uomo, fuggilo,
fuggilo, ch non ti si aprano le fonti della malizia e tu non comprenda di essere 'nudo'. Nudo:
repellente nella umanit mista al satanismo. Perch vuoi stupire con prodigi oscuri? Stupisci con la
tua santit, e sia luminosa come una cosa che viene da Dio. Non avere desiderio di lacerare i veli
che separano i viventi dai trapassati. Non disturbare i defunti. Ascoltali, se saggi, finch sono sulla
terra, venerali con l'ubbidirli anche dopo la morte. Ma non turbare la loro seconda vita. Chi non
ubbidisce alla voce del Signore perde il Signore. E il Signore ha proibito l'occultismo, la
negromanzia, il satanismo in tutte le sue forme. Che vuoi sapere di pi di quanto la Parola non ti
dica gi? Che vuoi operare pi di quanto la tua bont e il mio potere ti concedano di operare? Non
appetire al peccato, ma alla santit, figlio.
Non ti mortificare. Mi piace che tu ti sveli nella tua umanit. Quello che piace a te, piace a molti, a
troppi. Solo, il fine che tu metti a questo tuo desiderio: 'essere potente per attirare a Me', leva a
quest'umanit molto peso e vi mette ali. Ma sono di uccello notturno. No, mio Giuda. Mettivi ali
solari, ali d'angelo al tuo spirito. Col solo vento di esse attirerai i cuori e li trasporterai, nella tua
scia, a Dio. Possiamo andare?"
"S, Maestro! Ho sbagliato..."
"No. Sei stato un indagatore... Il mondo ne sar sempre pieno. Vieni, vieni. Usciamo da questo
luogo di puzzo. Incontro al sole andiamo! Fra pochi giorni Pasqua, e dopo andremo da tua madre.
Io evoco quella: la tua casa onesta, la tua madre santa. Oh! che pace!"
Come sempre, il ricordo della madre, la lode del Maestro alla madre, rasserena Giuda.
Escono dalle rovine e cominciano a scendere per il sentiero fatto prima. L'uomo guercio ancora l.
"Qui ancora?" chiede Ges mostrando di non vedere il viso rosso per il molto pianto versato.
"Qui. Se mi permetti, ti seguo. Ho da dirti una cosa..."

"Vieni dunque con Me. Che vuoi dirmi?"


"Ges... Io trovo che per avere forza di parlare, e di fare la magia santa di cambiare me stesso, di
evocare la mia anima morta come la maga evoc, per Saulle, Samuele, devo dire il tuo Nome, dolce
come il tuo sguardo, santo come la tua voce. Tu mi hai dato una nuova vita ed essa informe,
incapace come quella di un neonato mal generato. Si dibatte ancora fra le strette di una scorza
malvagia. Aiutami a uscire dalla mia morte."
"S, amico."
"Io... io ho conosciuto di avere ancora un poco di umanit nel mio cuore. Non tutto belva sono, e
posso ancora amare ed essere amato, perdonare ed essere perdonato. Il tuo amore, il tuo amore che
perdono, me lo insegna. Non vero che cos?"
"S, amico."
"Allora... portami con Te. Io ero Felice! Ironia! Ma Tu dmmi un nuovo nome. Che il passato sia
realmente morto. Ti seguir come un cane randagio che finalmente trova un padrone. Sar il tuo
schiavo se vuoi. Ma non lasciarmi solo..."
"S, amico."
"Che nome mi dai?"
"Un nome a Me caro: Giovanni. Perch tu sei la grazia che fa il Signore."
"Mi prendi con Te?"
"Per ora s. Poi mi seguirai fra i discepoli. Ma la tua casa?"
"Non ho pi casa. Lascer ai poveri quanto ho. Dmmi solo amore e un pane."
"Vieni." E Ges si volge chiamando gli apostoli. "Amici, e specie tu, Giuda, abbiate il mio grazie.
Per te, per voi un'anima viene a Dio. Ecco il nuovo discepolo. Viene con noi finch non potremo
affidarlo ai fratelli discepoli. Siate felici di aver trovato un cuore e benedite con Me Iddio."
Molto felici veramente non sembrano i dodici. Ma fanno buon viso per ubbidienza e cortesia.
"Se permetti vado avanti. Mi troverai sulla soglia di casa."
"Va' pure."
L'uomo parte di corsa. Pare un altro.
"Ed ora che siamo soli vi ordino, questo lo ordino, di essere buoni con lui e di tacere il suo passato a
chicchessia. Chi parlasse, o chi mancasse di carit al fratello redento, verrebbe all'istante respinto
da Me. Avete inteso? E vedete quanto buono il Signore! Venuti qui per fine umano, ci concede di
ripartirne avendo ottenuto un fatto soprannaturale. Oh! Io giubilo per la gioia che ora nel Cielo per
il nuovo convertito."
Giungono davanti alla casa. Sulla soglia, con una veste scura e pulita, un mantello uguale, un paio
di sandali nuovi e una capace sacca sulle spalle, l'uomo. Chiude l'uscio e poi, strano in un uomo
che si potrebbe pensare insensibile, prende una gallinella bianca, forse la prediletta, che si accoccola
domestica sulle sue mani, e la bacia e piange, e poi la posa.
"Andiamo... e perdona. Ma essi, i miei polli, mi hanno amato... Parlavo con loro e... mi capivano..."
"Ti capisco anche Io... e ti amo. Tanto. Ti dar tutto l'amore che in trentacinque anni il mondo ti ha
negato..."
"Oh! lo so! Lo sento! Per questo vengo. Ma compatisci l'uomo che... che ama un animale che...
che... che gli stato pi fedele dell'uomo..."
"S... s. Non pensare pi al passato. Avrai tanto da fare! E con la tua esperienza farai tanto bene.
Simone, vieni qui, e tu, Matteo. Vedi? Questo fu pi che prigioniero, e lebbroso fu. Questo fu
peccatore. Ed Io li ho cari perch sanno capire i poveri cuori... Non vero?"
"Per bont tua, Signore. Ma certo, credi, amico, che tutto si annulla nel servirlo. Resta solo la pace."
dice lo Zelote.
"S. La pace e una giovinezza nuova succede dove era vecchiezza di vizio e di odio. Io ero
pubblicano. Ma ora sono l'apostolo. Abbiamo davanti il mondo. E noi siamo istruiti circa esso. Non
siamo fanciulli svagati che passano presso il frutto nocivo e la pianta che piega e non vedono la
realt. Noi sappiamo. Possiamo evitare il male e insegnare agli altri ad evitarlo. E sappiamo
raddrizzare chi piega. Perch sappiamo come di sollievo essere sorretti. E sappiamo chi sorregge:
Lui" dice Matteo.

"E' vero! E' vero! Mi aiuterete. Grazie. E' come io passassi da un luogo oscuro e fetido all'aperto di
un prato fiorito... Ho provato qualcosa di simile quando sono uscito, libero, finalmente libero, dopo
venti anni di ergastolo e di lavoro brutale nelle miniere dell'Anatolia, e mi sono trovato - ero fuggito
in una sera burrascosa - in cima ad un monte aspro, ma aperto, ma pieno di sole per l'aurora e
coperto di boschi odorosi... La libert! Ma ora di pi! Tutto in me si dilata! Non avevo pi catene
da quindici anni. Ma l'odio, ma la paura, ma la solitudine mi erano sempre catene... Ora sono
cadute!... Eccoci alla casa del vecchio che vi ha portati a me. Uomo! Uomo!"
Il vecchietto accorre e resta di stucco vedendo che il guercio pulito, in veste da viaggio, e con un
viso sorridente.
"Tieni. Questa la chiave della mia casa. Io vado via, per sempre. Ti sono grato perch tu sei il mio
benefattore. Mi hai reso la famiglia. Fa' del mio tutto quello che vuoi... e curai miei polli. Non li
maltrattare. Ogni sabato viene un romano e compra le uova... Ti daranno dell'utile... Trattale bene le
mie gallinelle... e Dio te ne remuneri."
Il vecchietto trasecolato... Prende la chiave e resta a bocca aperta.
Ges dice: "S, fa' come egli dice, e Io pure te ne sar grato. In nome di Ges ti benedico."
"Il Nazareno! Sei Tu! Misericordia! Ho parlato col Signore! Donne! Donne! Uomini! Il Messia fra
noi!". Strilla come un'aquila, e corrono persone da ogni parte.
"Benedici! Benedici!" gridano. E altri: "Resta!"; e altri: Dove vai? Almeno di' dove vai."
"A Naim. Restare non posso."
"Ti seguiamo! Lo vuoi?"
"Venite. E a chi resta pace e benedizione."
Si avviano verso la via maestra. La prendono.
L'uomo, che cammina vicino a Ges e che fatica sotto la sua sacca, attira la curiosit di Pietro. "Ma
che hai l dentro di tanto pesante?" chiede.
"Le vesti... e dei libri... I miei amici dopo e con i polli. Non ho potuto separarmi. E pesano."
"Eh! la scienza pesa! Gi! E a chi piace, eh?"
"Mi hanno impedito di impazzire."
"Eh! ci devi voler bene! Ma, che libri sono?"
"Filosofia, storia, poesia greca, romana..."
"Belli, belli. Certo belli. Ma... pensi di poterli portare dietro?"
"Forse riuscir anche a separarmene. Ma tutto insieme non si pu fare, non vero, Messia?"
"Chiamami Maestro. S, non si pu. Ma ti far avere un luogo dove potrai dare un ricovero ai tuoi
amici, i libri. Ti potranno servire per discutere con i pagani di Dio."
"Oh! come hai netto il pensiero da ogni restrizione!"
Ges sorride e Pietro esclama: "Sfido io. E' la Sapienza, Lui!"
"E' la Bont, credilo. E tu sei colto?"
"Io? coltissimo! Distinguo un agone da una carpa, e la mia cultura resta l. Sono pescatore, amico!"
e Pietro ride, umile e schietto.
"Sei un onesto. E' una scienza che si impara da s. Ed molto difficile ad aversi. Mi piaci."
"Anche tu mi piaci. Perch sei schietto. Anche nell'accusarti. Io perdono tutto, aiuto tutti. Ma sono
nemico spietato dei falsi. Mi fanno ribrezzo."
"Hai ragione. Il falso un delinquente."
"Un delinquente. Lo hai detto. Di', non ti fidi a darmi un poco la tua sacca? Tanto sta' certo, coi libri
non scappo... Mi pare che fai fatica..."
"Venti anni di miniera spezzano... Ma perch vuoi faticare tu?"
"Perch il Maestro ci ha insegnato ad amarci come fratelli. Da' qui. E prendi i miei stracci. E'
leggera la mia... Non ci sono storie, n poesie. La mia storia, la mia poesia e quell'altra cosa che hai
detto, Lui, il mio Ges, il nostro Ges."

189. A Naim. Resurrezione del figlio di una vedova.

14 giugno 1945.
Naim doveva avere una certa importanza ai tempi di Ges. Non molto vasta, ma ben costruita,
chiusa dentro la sua cinta di mura, stesa su una bassa e ridente collina, una propaggine del piccolo
Hermon, dominante dall'alto sulla pianura fertilissima che si spiega in direzione nord ovest.
Vi si giunge, venendo da Endor, dopo aver valicato un fiumicello che certo affluente del
Giordano. Per da qui il Giordano non si vede pi, e neppure la sua valle, perch delle colline lo
celano facendo un arco a punto interrogativo verso est.
Ges vi si dirige per una via maestra che congiunge le regioni del lago all'Ermon e ai suoi paesi.
Dietro di Lui camminano molti abitanti di Endor parlando fitto fitto fra di loro.
La distanza che separa il gruppo apostolico dalle mura ormai molto breve: un duecento metri al
massimo. E, posto che la strada maestra va diretta ad immettersi per una porta in citt, e la porta
spalancata essendo giorno pieno, si pu vedere quanto avviene immediatamente al di l delle mura.
E' cos che Ges, che parlava con gli apostoli e col nuovo convertito, vede venire, fra un grande
fracasso di piangenti e simili apparati orientali, un corteo funebre.
"Andiamo a vedere, Maestro?" dicono in molti. E gi fra i cittadini di Endor molti si sono
precipitati a vedere.
"Andiamo pure" dice Ges condiscendente.
"Oh! deve essere un fanciullo, perch vedi quanti fiori e nastri sulla barella?" dice Giuda di Keriot a
Giovanni.
"Oppure sar una vergine" risponde Giovanni.
"No, certo un giovinetto per i colori che vi hanno messo. E poi mancano i mirti..." dice
Bartolomeo.
Il funerale esce oltre le mura. Cosa sia sulla barella, tenuta alta sulle spalle dei portatori, non
possibile vedere. Si intuisce il corpo steso nelle sue bende e coperto del lenzuolo solo per il rilievo
che fa, e si comprende che il corpo di uno che ha gi raggiunto lo sviluppo completo perch
lungo quanto la barella.
Al suo fianco una donna velata, sorretta da parenti o amiche, cammina piangendo. L'unico pianto
vero in tutta quella commedia di piagnone. E quando un sasso incontrato da un portatore, una buca,
un rialzo, fa imprimere una scossa alla barella, la madre geme: "Oh! no! Fate piano! Ha tanto
sofferto il mio bambino!" e alza una mano tremante ad accarezzare l'orlo della barella - di pi non
pu - e non potendo di pi, bacia i veli ondeggianti e i nastri che il vento talora sommuove e che
sfiorano perci la forma immobile.
"E' la madre" dice Pietro compunto e con un luccicore di pianto nell'occhio arguto e buono.
Ma non il solo che abbia il pianto agli occhi per quello strazio. Lo Zelote, Andrea, Giovanni, e
persino il sempre allegro Tommaso, hanno negli occhi del luccicore. Tutti, tutti sono commossi.
Giuda Iscariota mormora: "Fossi io! Oh! povera madre mia..."
Ges, il cui occhio di una dolcezza intollerabile tanto profonda, si dirige verso la barella.
La madre, che singhiozza pi forte perch il corteo sta per torcere verso il sepolcro gi aperto, lo
scansa con violenza vedendo che Ges fa per toccare la bara. Nel suo delirio chiss cosa teme. Urla:
"E' mio!" e con gli occhi folli guarda Ges.
"Lo so, madre. E' tuo"
"E' il mio unico figlio! Perch a lui la morte, a lui che era buono e caro, la gioia di me, vedova?
Perch?". La folla delle piangenti aumenta il suo pagato pianto per fare coro alla madre che
continua: "Perch lui e non io? Non giusto che chi ha generato veda perire il suo seme. Il seme
deve vivere perch altrimenti, perch altrimenti a che serve che queste viscere si squarcino per dare
alla luce un uomo?" e si percuote sul ventre, feroce e disperata.
"Non fare cos! Non piangere, madre." Ges le prende le mani in una stretta potente e le tiene con la
sua sinistra mentre con la destra tocca la bara dicendo ai portatori: "Fermatevi e posate a terra la
barella."
I portatori ubbidiscono abbassando il lettuccio, che resta appoggiato sui suoi quattro piedi al suolo.
Ges afferra il lenzuolo che copre il morto e lo getta indietro scoprendo la salma.

La madre grida il suo dolore con il nome del figlio, credo: "Daniele!"
Ges, sempre tenendo le mani materne nella sua, si raddrizza, imponente nel suo fulgore di sguardi,
col suo viso dei miracoli pi potenti, e abbassando la destra ordina con tutta la forza della voce:
"Giovinetto! Io te lo dico: sorgi!"
Il morto, cos come , fra le fasce, si leva a sedere sulla barella e chiama: "Mamma!" La chiama con
la voce balbettante e spaurita di un piccolo terrorizzato.
"E' tuo, donna. Io te lo rendo in nome di Dio. Aiutalo a liberarsi dal sudario. E siate felici."
E Ges fa per ritirarsi. Ma s! La folla lo inchioda alla bara su cui si rovesciata la madre, che
annaspa fra le bende per fare presto, presto, presto, mentre il lamento infantile, implorante, si ripete:
"Mamma! Mamma!"
Il sudario slegato, slegate le bende, e madre e figlio si possono abbracciare, e lo fanno senza
tenere conto dei balsami che appiccicano e che poi la madre leva dal caro viso, dalle care mani, con
le stesse bende, e poi, non avendo con che rivestirlo, la madre si leva il mantello e ve lo avvolge, e
tutto serve ad accarezzarlo...
Ges la guarda... guarda questo gruppo di amore, stretto sulle sponde del lettuccio non pi funebre,
e piange.
Lo vede Giuda Iscariota questo pianto, e chiede: "Perch piangi, Signore?"
Ges volge il volto verso di lui e dice: "Penso a mia Madre..."
Il breve colloquio richiama la donna al suo Benefattore. Prende per mano il figlio e lo sorregge,
perch come uno che abbia un resto di torpore nelle membra, e si inginocchia dicendo: "Anche tu,
figlio mio. Benedici questo Santo che ti ha reso alla vita e a tua madre" e si china a baciare la veste
di Ges, mentre la folla osanna a Dio e al suo Messia, ormai conosciuto per quello che perch gli
apostoli e i cittadini di Endor si sono presi l'incarico di dire chi Colui che ha operato il miracolo.
E tutta la folla ormai esclama: "Sia benedetto il Dio di Israele. Benedetto il Messia, il suo Inviato!
Benedetto Ges, Figlio di Davide! Un grande Profeta sorto tra noi! Dio ha veramente visitato il
suo popolo! Alleluia! Alleluia!"
Finalmente Ges pu sgusciare dalla stretta e penetrare in citt. La folla lo segue e lo insegue,
esigente nel suo amore.
Accorre un uomo e saluta profondamente. Ti prego sostare nel mio tetto.
Non posso. La Pasqua mi vieta ogni sosta oltre quelle stabilite.
Fra poche ore il tramonto ed venerd...
Appunto che devo prima del tramonto avere raggiunto la mia tappa. Ti ringrazio lo stesso. Ma non
mi trattenere.
Ma io sono il sinagogo.
E con ci vuoi dire che ne hai il diritto. Uomo, bastava che Io tardassi unora che quella madre non
avrebbe riavuto il figlio. Io vado dove altri infelici mi attendono. Non ritardare per egoismo la loro
gioia. Verr, di certo, unaltra volta e star con te, in Naim, pi giorni. Ora lasciami andare.
Luomo non insiste pi. Dice solo: E detto. Ti attendo.
S. La pace sia con te e coi cittadini di Naim. Anche a voi, di Endor pace e benedizione. Tornate
alle case. Dio vi ha parlato attraverso il miracolo. Fate che in voi avvengano, per forza damore,
tante resurrezioni al Bene per quanti sono i cuori.
Un ultimo coro di osanna. Poi la folla lascia andare Ges, che traversa diagonalmente la citt ed
esce verso la campagna, verso Esdrelon.

190. Larrivo nella piana di Esdrelon al tramonto del venerd.


15 giugno 1945.
Il tramonto si inizia con un arrossar di cielo quando Ges giunge in vista dei campi di Giocana.
"Affrettiamo il passo, amici, prima che cali il sole. E tu, Pietro, va' con tuo fratello ad avvisare i
nostri amici, quelli di Doras."

"Ci vado, s, anche per vedere se il figlio proprio via. "Pietro dice quella parola: 'figlio', in un
modo tale che vale per un lungo discorso. E se ne va.
Intanto Ges procede pi adagio, guardandosi intorno per vedere se vede qualche contadino di
Giocana. Ma non ci sono che i campi fertili, con le spighe gi ben formate.
Finalmente, tra il rameggiare del vigneto, sporge un viso sudato e viene un grido: "Oh! Signore
benedetto!" e il contadino corre fuori dal vigneto per venire a prostrarsi davanti a Ges.
"La pace sia con te, Isaia !"
"Oh! anche il mio nome ti ricordi?"
"L'ho scritto in cuore. Alzati. I compagni dove sono?"
"L, nei pometi. Ma ora li avverto. Sei nostro ospite, vero? Non c' il padrone e possiamo farti festa.
E poi... un poco la paura, un poco la gioia, pi buono. Pensa, ci ha concesso l'agnello quest'anno e
di andare al Tempio! Ci ha dato sei giorni soli... ma correremo per la strada... Anche noi a
Gerusalemme... Pensa!... E in grazia di Te". L'uomo ai sette cieli dalla gioia di essere stato trattato
da uomo e da israelita.
"Io non ho fatto nulla, che mi sappia..." dice Ges sorridendo.
"Eh! no! Hai fatto. Doras, e poi i campi di Doras, e questi invece, cos belli quest'anno... Giocana ha
saputo della tua venuta, e non sciocco. Ha paura e... e ha paura."
"Di che ?"
"Paura che gli succeda come a Doras. Nella vita e nelle sostanze. Hai visto i campi di Doras?"
"Vengo da Naim..."
"Allora non li hai visti. Sono tutti rovinati. (L'uomo dice questo a voce bassa e pur marcata, come
che confida una cosa tremenda, in segreto). Tutti rovinati! Non fieni, non biade, non frutta. Viti
seccate, pometi seccati... Morto... tutto morto... come a Sodoma e Gomorra... Vieni, vieni che te li
mostro."
"Non occorre. Vado da quei contadini..."
"Ma non ci sono pi, non lo sai? Li ha sparsi o licenziati tutti Doras, figlio di Doras, e quelli che ha
sparsi per i loro altri luoghi di campagna, hanno l'obbligo di non parlare di Te, pena la frusta... Non
parlare di Te! Sar difficile! Lo ha detto anche Giocana a noi."
"Che ha detto ?"
Ha detto: 'Io non sono cos stolto come Doras, e non vi dico: 'Non voglio che parliate del Nazareno'.
Sarebbe inutile, perch lo fareste lo stesso e non vi voglio perdere uccidendovi come bestie riottose
sotto la frusta. Anzi vi dico: 'Siate buoni come certo il Nazareno vi insegna e diteglielo che io vi
tratto bene'. Non voglio essere maledetto io pure'. Li vede bene che cosa sono questi campi dopo
che Tu li hai benedetti, e cosa sono quelli dopo che li hai maledetti. Oh! ecco quelli che mi hanno
arato il campo..." e l'uomo corre incontro a Pietro e Andrea.
Ma Pietro lo saluta brevemente e prosegue il suo andare, e gi grida: "Oh! Maestro! Ma non c' pi
nessuno! Tutti visi nuovi. E c' tutto devastato! In verit potrebbe fare a meno di tenere contadini
qui. E' peggio che sul Mar Salato!..."
"Lo so. Me lo ha detto Isaia."
"Ma vieni a vedere! Che vista!..."
Ges lo accontenta dicendo prima a Isaia: "Allora sar con voi. Avverti i compagni. E non vi
scomodate. Il cibo l'ho Io. Ci basta un fienile per dormire e il vostro amore. Verr subito."
La vista dei campi di Doras realmente desolante. Campi e prati aridi e nudi, secchi i vigneti,
distrutto il fogliame e il frutto sugli alberi da milioni d'insetti di ogni genere. Anche presso la casa il
giardino-frutteto mostra l'aspetto desolato di un bosco morente.
I contadini vagano qua e l strappando erbacce, schiacciando bruchi, lumache, lombrichi e simili,
scuotendo i rami tenendovi sotto dei catini pieni d'acqua per affogarvi le farfalline, gli afidi e altri
parassiti che coprono le superstiti foglie ed emungono la pianta fino a farla morire. Cercano un
segno di vita nei tralci dei vigneti. Ma questi si spezzano aridi, non appena sono toccati e talora
piegano alla base come se una sega avesse reciso le radici.
Il contrasto coi campi di Giocana, coi vigneti e frutteti di questo, vivissimo, e la desolazione dei
campi maledetti sembra ancor pi violenta se la si paragona alla fertilit degli altri.

"Ha la mano pesante il Dio del Sinai" mormora Simone Zelote.


Ges fa un atto come per dire: "Eccome!" ma non dice nulla. Solo chiede: "Come avvenuto?"
Un contadino risponde tra i denti: "Talpe, cavallette, vermi... ma va' via! Il sorvegliante fedele a
Doras... Non ci fare del male..."
Ges ha un sospiro e se ne va.
Un altro contadino dice, rimanendo curvo per rincalzare un melo, nella speranza di salvarlo: "Ti
raggiungeremo domani... quando il sorvegliante va a Jesrael per la preghiera... in casa di Michea
verremo."
Ges fa un gesto di benedizione e se ne va.
Quando torna al crocicchio vi sono tutti i contadini di Giocana, festosi, felici, e si circondano il loro
Messia portandolo alle povere case.
"Hai visto di l?"
"Ho visto. Domani verranno i contadini di Doras."
"Gi, mentre le iene sono alla preghiera... Facciamo cos ogni sabato... e parliamo di Te, con quello
che sappiamo da Giona, da Isacco che viene a trovarci spesso, e col tuo discorso di tisri. Come
sappiamo parliamo. Perch non si pu non parlare di Te. E tanto pi se ne parla quanto pi si soffre
ed proibito farlo. Quei poveri... bevono la vita ogni sabato... Ma in questa pianura quanti ce ne
sono che hanno bisogno di sapere, almeno sapere di Te, e che non possono venire fin qui..."
"Penser anche a loro. E voi siate benedetti per ci che fate."
Il sole cade mentre Ges entra in una affumicata cucina. Il riposo del sabato ha inizio.

Indice del Volume Quarto


* = in linea
226.
227.
228.
229.
230.

Un buon segno da Maria di Magdala. Morte del vecchio Ismaele.


Un episodio incompiuto
Marziam affidato a Porfirea
Discorso ai cittadini di Betsaida sul gesto di carit di Simon Pietro.
Guarigione dellemorroissa e resurrezione della figlia di Giairo.

231.

A Cafarnao, Ges e Marta parlano della crisi che tormenta Maria di


Magdala.
Guarigione di due ciechi e di un muto indemoniato.
La parabola della pecorella smarrita, ascoltata anche da Maria di
Magdala.
A commento di tre episodi sulla conversione di Maria di Magdala.
Marta ha avuto dalla sorella Maria la certezza della conversione.
La cena in casa di Simone il fariseo e lassoluzione a Maria di
Magdala.
La richiesta di operai per la messe e la parabola del tesoro nascosto
nel campo. Marta teme ancora per la sorella Maria.
Larrivo a Cafarnao, sotto un temporale, di Maria Ss. con Maria di
Magdala.
La parabola dei pesci, la parabola della perla e il tesoro
degli insegnamenti antichi e nuovi.

232.
233.
234.
235.
236.
237.
238.
239.

240.

A Betsaida da Porfirea e Marziam, che insegna alla Maddalena la


preghiera di Ges.

241.

Vocazione della figlia di Filippo. Larrivo a Magdala e la


parabola della dramma perduta.
Discorso sulla Verit al romano Crispo, unico ascoltatore di Ges a
Tiberiade.
A Cana nella casa di Susanna. Le espressioni, i gesti e la voce di
Ges. Disputa tra gli apostoli sulle possessioni.
Giovanni ripete un discorso di Ges sul creato e sui popoli che
attendono la Luce.
Unaccusa dei nazareni a Ges, respinta con la parabola del lebbroso
guarito.
Un apologo per i cittadini di Nazareth, che restano increduli.
Maria Ss. ammaestra la Maddalena sullorazione mentale.
A Betlem di Galilea. Giudizio per un omicidio e parabola delle foreste
pietrificate.
Maria Ss. ammaestra Giuda Iscariota sul dovere preminente della fedelt
a Dio.
Ai discepoli venuti con Isacco, la parabola del fango che
diviene fiamma. Giovanni di Endor anima vittima.

242.
243.
244.
245.
246.
247.
248.
249.
250.
251.
252.
253.
254.
255.
256.
257.
258.
259.
260.
261.
262.
263.
264.
265.
266.
267.
268.
269.

Ai pescatori siro-fenici, la parabola del minatore


perseverante.
Ermasteo di Ascalona.
I1 ritorno da Tiro. Miracoli e parabola della vite e dellolmo.
Maria Ss. svela a Maria dAlfeo il senso della maternit
spiritualizzata.
La Maddalena deve temprarsi soffrendo.
Lincontro con Sintica, schiava greca, e larrivo a Cesarea Marittima.
Partenza delle sorelle Marta e Maria con Sintica. Una lezione a Giuda
Iscariota.
Parabola sulla virt della speranza che sorregge la fede e la carit.
Ges e Giacomo dAlfeo in ritiro sul monte Carmelo.
Ges rivela a Giacomo dAlfeo quale sar la sua missione di apostolo.
Lezione sulla Chiesa e sui Sacramenti a Giacomo dAlfeo, che
opera un miracolo.
Due parabole di Pietro per i contadini della pianura di Esdrelon.
Esortazione ai contadini di Doras, passati alle dipendenze di Giocana.
Una figlia indesiderata e il ruolo della donna redenta.
LIscariota chiede laiuto di Maria.
Guarigione delluomo dal braccio atrofizzato.
Una giornata di Giuda Iscariota a Nazareth.
Istruzioni ai dodici apostoli che iniziano il loro ministero.
I discepoli del Battista vogliono accertarsi che Ges il
Messia. Testimonianza sul Precursore e invettiva contro le citt
impenitenti.
Ges falegname a Corozim.
Lezione sulla carit con la parabola dei nccioli. Il giogo di Ges
leggero.
La disputa con scribi e farisei a Cafarnao. Larrivo della Madre e dei

270.

fratelli.
La notizia delluccisione di Giovanni Battsta.

271.
272.
273.
274.

Partenza alla volta di Tarichea con gli apostoli rientrati a Cafarnao.


Rincarnazione e vita eterna nel dialogo con uno scriba.
La prima moltiplicazione dei pani.
Ges cammina sulle acque. La sua prontezza nel soccorrere chi lo
invoca.
275. Quattro nuovi discepoli. Discorso sulle opere di misericordia
corporale e spirituale.
276. Luomo avido e la parabola del ricco stolto.
Le inquietudini e la vigilanza nei servi di Dio.
277. A Magdala, nei giardini di Maria. Lamore e la correzione tra fratelli.
278. I1 perdono e la parabola del servo iniquo. Il mandato a settantadue
discepoli.
279. Incontro con Lazzaro al campo dei Galilei.
280. Il ritorno dei settantadue. Profezia sui mistici futuri.
281.
282.
283.
284.
285.
286.
287.
288.
289.
290.
291.
292.
293.
294.
295.

Al Tempio nella festa dei Tabernacoli. Le condizioni per


seguire Ges.
La parabola dei talenti e la parabola del buon samaritano.
La delazione al Sinedrio riguardo ad Ermasteo, a Giovanni di Endor e a
Sintica.
Sintica parla del suo incontro con la Verit.
La casetta donata, da Salomon. Quattro apostoli resteranno in Giudea.
Lazzaro offre un rifugio per Giovanni di Endor e Sintica.
Viaggio lieto verso Gerico senza lIscariota.
A Ramot con il mercante Alessandro Misace.
Lezione a Sintica sul ricordo delle anime.
Da Ramot a Gerasa con la carovana del mercante.
Discorso ai cittadini di Gerasa e lode di una donna alla Madre di Ges.
Il sabato a Gerasa. Lo svago di Marziam e il quesito di Sintica
sulla salvezza dei pagani.
Luomo dagli occhi ulcerati. La sosta alla fonte del
Cammelliere. Ancora sul ricordo delle anime.
Marziam scopre perch Ges prega ogni giorno allora nona.
A Bozra linsidia di scribi e farisei.
I1 discorso e i miracoli a Bozra dopo lirruzione di due
farisei. Il dono della fede ad Alessandro Misace.
I1 ricco obolo lasciato dal mercante. Commiato dalla Madre e dalle
discepole.
I1 discorso e i miracoli ad Arbela, gi evangelizzata da Filippo di
Giacobbe.

256. Parabola sulla virt della speranza che sorregge la fede e la carit.

18 agosto 1945.
1Visti da alcuni vignaiuoli che passano per il frutteto, carichi di ceste di unuva bionda come fosse
fatta con lambra, gli apostoli vengono interrogati.
Siete pellegrini o forestieri?.
Galilei siamo e pellegrini verso il Carmelo risponde per tutti Giacomo di Zebedeo, che con i
compagni pescatori si sgranchisce le gambe per finire di vincere un resto di sonnolenza.
LIscariota e Matteo si stanno svegliando sullerba su cui si erano sdraiati, e i vecchi, invece,
stanchi, dormono ancora. Ges parla con Giovanni di Endor ed Ermasteo, mentre Maria e Maria
Cleofe si tengono l vicine, ma stanno zitte.
I vignaiuoli dicono: E venite da lontano?.
Da Cesarea per ultima tappa. Ma prima eravamo a Sicaminon e pi l ancora. Veniamo da
Cafarnao.
Oh! che lunga strada in questa stagione! Ma perch non siete venuti alla nostra casa? l, vedete?
Vi avremmo dato acqua fresca per ristoro alle membra e cibo, paesano ma buono. Venite ora.
Stiamo per partire. Dio vi compensi lo stesso.
Il Carmelo non fugge sul carro di fuoco come il suo profeta dice un contadino semiserio.
Non viene pi nessun carro dal Cielo a rapire i profeti. Non ci sono pi profeti in Israele. Si dice
che Giovanni sia gi morto dice laltro contadino.
Morto? E da quando?.
Cos hanno detto alcuni venuti da oltre Giordano. Lo veneravate?.
Eravamo suoi discepoli.
Perch lo avete lasciato?.
Per seguire lAgnello di Dio, il Messia che egli annunci. Vi ancora questo in Israele, uomini. E
ben pi che un carro di fuoco occorrerebbe per fare degno trasporto di Lui in Cielo! 2Non credete al
Messia?.
Se ci crediamo! Abbiamo deciso che, finito il raccolto, lo andremo a cercare. Si dice che zelante
allubbidienza della Legge e va al Tempio nelle solennit prescritte. Andremo presto ai Tabernacoli
e staremo al Tempio tutti i giorni per vederlo. E se non lo troveremo andremo in cerca di Lui finch
lo abbiamo trovato. Voi che lo conoscete, diteci: vero che sta a Cafarnao quasi sempre? vero
che alto, giovane, pallido, biondo e che ha una voce diversa da tutti gli uomini, la quale tocca i
cuori e fino le bestie e le piante la sentono?.
Tutti i cuori meno quelli dei farisei, Gamala. Quelli si sono fatti pi aspri.
Quelli non sono neppure bestie. Sono dei demoni, compreso quello di cui io porto il nome. Ma
dite: vero che cos e che tanto buono che parla con tutti, consola tutti, guarisce i morbi e
converte i peccatori?.
Questo credete?.
S. Ma vorremmo saperlo da voi che lo seguite. Oh! Se ci conduceste da Lui!.
Ma non avete le vigne da curare?.
Abbiamo anche lanima da curare, ed da pi delle vigne. a Cafarnao? Forzando il cammino, in
dieci giorni potremmo andare e tornare.
3 l Quello che cercate. Ha riposato nel vostro frutteto ed ora parla con quel vecchio e quel
giovane, avendo al fianco la Madre e la sorella della Madre.
Quello! Oh! Che si fa?.
Restano irrigiditi dallo stupore. Sono tutti occhi per guardare. La loro vitalit tutta raccolta nelle
pupille.
Ebbene? Tanto desiderio avevate di vederlo e ora non vi muovete? Siete divenuti di sale?
stuzzica Pietro.
No che Ma cos semplice il Messia?.
Ma che volevate che fosse? Assiso su un trono folgoreggiante e coperto del regio ammanto? Lo
credevate un nuovo Assuero?.
No. Ma Cos semplice, Lui cos santo!.

ben semplice perch santo, uomo. Bene, facciamo cos Maestro! Abbi pazienza, vieni qui a
fare un miracolo. Ci sono qui uomini che ti cercano e che il vederti ha pietrificati. Vieni a rendere
loro moto e parola.
Ges, che si voltato sentendosi chiamare, si alza sorridendo e viene verso i vignaiuoli che lo
guardano tanto stupefatti da parere impauriti.
La pace sia con voi. Mi volevate? Eccomi e ha latto abituale delle braccia che si aprono
tendendosi un poco come per offrirsi.
I vignaiuoli scivolano in ginocchio e stanno zitti.
Non temete. Ditemi ci che volete.
Tendono i cesti colmi duva senza parlare.
Ges ammira la splendida frutta e dicendo: Grazie stende una mano a prendere un grappolo, e
inizia a mangiare i chicchi.
O Dio altissimo! Mangia come noi! sospira quello chiamato Gamala.
impossibile non ridere di questa uscita. Anche Ges ha un sorriso pi marcato, e quasi a scusarsi
dice: Sono il Figlio delluomo!.
4Ma il gesto ha vinto il torpore estatico, e Gamala dice: Non entreresti nella nostra casa, fino al
vespero almeno? Siamo in molti, perch siamo sette fratelli con le spose e i bambini, pi i vecchi
che attendono la morte con pace.
Andiamo. Voi chiamate i compagni e raggiungeteci. Madre, vieni con Maria.
E Ges si avvia dietro ai contadini, che si sono rialzati e camminano un poco di sbieco per vederlo
camminare. Il sentiero piccolo, fra i tronchi degli alberi legati lun collaltro dalle viti.
Giungono presto alla casa, anzi alle case, perch un piccolo quadrato di case con al centro un
comune ampio cortile nel quale un pozzo, e vi si accede da un profondo corridoio che fa da
vestibolo e che certo nella notte viene chiuso col portone pesante.
La pace sia a questa casa e a chi vi abita dice Ges entrando e alzando la mano a benedire, per
poi abbassarla ad accarezzare un puttino seminudo che lo guarda estatico, bellissimo nella sua
camicina senza maniche che scivolata dalla spalla grassoccia, ritto sui piedini nudi, con un ditino
in bocca e una crosta di pane unto dolio nellaltra manina.
Davide, il bambino di mio fratello minore spiega Gamala, mentre un altro dei vignaiuoli entra
nella casa pi prossima a dare lavviso e poi ne esce per entrare in unaltra e cos fa per tutte, di
modo che visi di tutte le et si affacciano e poi si ritirano per ritornare dopo una sommaria toeletta.
5Seduto allombra di una tettoia sporgente, alla quale fa da riparo un fico gigantesco, un vecchio
col bastoncello fra le mani. Non alza neppure il capo, come niente lo interessasse.
nostro padre spiega Gamala. Uno dei vecchi della casa, perch anche la moglie di Giacobbe
ha portato qui il padre rimasto solo, e poi vi la vecchia madre di Lia, la pi giovane sposa. Nostro
padre cieco. Gli si fatto il velo sulle pupille. Tanto sole nei campi! Tanto calore della terra!
Povero padre! molto rattristato. Ma molto buono. Ora attende i nipoti perch sono la sua unica
gioia.
Ges si dirige dal vecchio. Dio ti benedica, padre.
Chiunque tu sia, ti renda Dio la sua benedizione risponde il vecchio alzando il capo in direzione
della voce.
brutta la tua sorte, non vero? chiede Ges dolcemente, e fa segno di non dire chi che parla.
Viene da Dio, dopo tanto bene che mi ha dato nella lunga mia vita. Come ho preso il bene da Dio,
devo prendere anche la sventura della vista. Non eterna, infine. Finir sul seno dAbramo.
Dici bene. Peggio sarebbe se fosse cieca lanima.
Ho cercato di tenerla con la vista sempre.
Come hai fatto?.
Sei giovane tu che parli, la tua voce lo dice. Non sarai come quei giovani di ora che sono tutti
ciechi perch sono senza religione, eh? Bada che grande sventura non credere e non eseguire ci
che Dio ci ha detto. Un vecchio te lo dice, ragazzo. Se abbandonerai la Legge, sarai cieco in terra e
nellaltra vita. Mai pi vedrai Iddio. Perch verr pure un giorno che il Messia redentore ci aprir le
porte di Dio. Io sono troppo vecchio per vedere questo giorno sulla terra. Ma lo vedr dal seno di

Abramo. Per questo non mi lamento di nulla. Perch spero che con queste ombre sconter quello
che posso aver commesso di ingrato a Dio, e di meritarlo per la vita eterna. Ma tu sei giovane. Sii
fedele, figlio, di modo che il Messia tu lo possa vedere. Perch il tempo vicino. Il Battista lo ha
detto. Tu lo vedrai. Ma se avrai lanima cieca sarai come quelli di cui parla Isaia. Avrai occhi e non
vedrai.
Tu lo vorresti vedere, padre? chiede Ges posandogli una mano sulla testa bianca.
Lo vorrei vedere. S. Ma per preferisco andarmene senza vederlo, anzich vederlo io e che i miei
figli non lo riconoscano. Io ho ancora la fede antica e mi basta. Essi Oh! Il mondo dora!.
Padre, vedi dunque il Messia, e sia coronata di giubilo la tua sera e Ges fa scivolare la sua mano
dai capelli bianchi gi per la fronte sino al mento barbuto del vecchio come per una carezza, e
intanto si curva per mettersi allaltezza del suo viso senile.
Oh! Altissimo Signore! Ma io vedo! Vedo Chi sei, con questo volto ignoto eppure famigliare
come gi ti avessi visto? Ma Oh! stolto che sono! Tu che mi hai reso la vista sei il Messia
benedetto! Oh! Oh!.
Il vecchio piange sulle mani di Ges che ha afferrate, coprendole di baci e di lacrime. Tutto il
parentado in subbuglio.
Ges si libera una mano e carezza ancora il vecchio dicendo: S, sono Io. Vieni, che oltre il viso tu
conosca la mia parola.
E si dirige ad una scaletta, che porta ad una terrazza ombrosa per una pergola folta che lombreggia
tutta. E tutti lo seguono.
6Avevo promesso di parlare della speranza ai miei discepoli. La parabola eccola: questo vecchio
israelita. Me lo d il Padre dei Cieli il soggetto per insegnare a voi tutti la grande virt che, come le
braccia di un giogo, sorregge la fede e la carit.
Dolce giogo. Patibolo dellumanit come il braccio traverso della croce, trono della salvezza come
appoggio del serpente salutare alzato nel deserto. Patibolo dellumanit. Ponte dellanima per
spiccare il volo nella Luce. Ed messa in mezzo fra lindispensabile fede e la perfettissima carit,
perch senza la speranza non pu esservi fede, e senza speranza muore la carit.
Fede presuppone speranza sicura. Come credere di giungere a Dio se non si spera nella sua bont?
Come sorreggersi nella vita se non si spera in uneternit? Come poter persistere nella giustizia se
non ci anima la speranza che ogni nostra buona azione da Dio vista e per darci di essa premio?
Ugualmente, come fare vivere la carit se non c speranza in noi? La speranza precede la carit e la
prepara. Perch un uomo ha bisogno di sperare per poter amare. I disperati non amano pi. La scala
questa, fatta di scalini e di ringhiera: La fede i gradini, la speranza la ringhiera; in alto ecco la
carit alla quale si sale mediante le altre due. Luomo spera per credere, crede per amare.
7Questuomo ha saputo sperare. nato. Un bambino di Israele come tutti gli altri. cresciuto con
gli stessi ammaestramenti degli altri. divenuto figlio della Legge come tutti gli altri. Si fatto
uomo, sposo, padre, vecchio, sempre sperando nelle promesse fatte ai patriarchi e ripetute dai
profeti. Nella vecchiaia sono scese le ombre sulle sue pupille ma non nel suo cuore. In esso
rimasta accesa la speranza. Speranza di vedere Iddio. Vedere Iddio nellaltra vita. E, nella speranza
di questa vista eterna, una, pi intima e cara: vedere il Messia. E mi ha detto, non sapendo chi era
il giovane che gli parlava: Se abbandonerai la Legge sarai cieco in terra e in Cielo. Non vedrai Dio
e non riconoscerai il Messia. Ha detto da saggio.
Troppi sono ora in Israele che sono ciechi. Non hanno pi speranza perch lha uccisa in loro la
ribellione alla Legge, che sempre ribellione, anche se velata da paramenti sacri, se non
accettazione integrale della parola di Dio, dico di Dio, non delle soprastrutture che vi sono state
messe dalluomo e che per essere troppe, e tutte umane, vengono trascurate da quelli stessi che le
hanno messe, e fatte macchinalmente, sforzatamente, stancamente, sterilmente, dagli altri. Non
hanno pi speranza. Ma irrisione delle verit eterne. Non hanno perci pi fede e pi carit. Il
divino giogo da Dio dato alluomo perch se ne facesse ubbidienza e merito, la celeste croce che
Dio ha dato alluomo a scongiuro contro i serpenti del Male perch se ne facesse salute, ha perduto
il suo braccio traverso, quello che sorreggeva la fiamma candida e la fiamma rossa: la fede e la
carit; e le tenebre sono scese nei cuori.

Il vecchio mi ha detto: grande sventura non credere e non eseguire ci che Dio ci ha detto.
vero. Io ve lo confermo. peggio della cecit materiale, che ancora pu essere guarita per dare ad
un giusto la gioia di rivedere il sole, i prati, i frutti della terra, i volti dei figli e nipoti, e soprattutto
ci che era la speranza della sua speranza: Vedere il Messia del Signore. Io vorrei che fosse viva
nellanimo di tutto Israele, e specie in quelli che sono i pi istruiti nella Legge. Non basta essere
stato nel Tempio o del Tempio, non basta sapere a memoria le parole del Libro. Occorre saperle
fare vita della nostra vita mediante le tre virt divine. Voi ne avete un esempio: dove esse sono vive
tutto facile, anche la sventura. Perch il giogo di Dio sempre giogo leggero, che preme solo sulla
carne ma non abbatte lo spirito.
8Andate in pace, voi che restate in questa casa da buoni israeliti. Vai in pace, vecchio padre. Che
Dio ti ami ne hai la certezza. Chiudi la tua giusta giornata deponendo la tua saggezza nel cuore dei
pargoli del tuo sangue. Non posso rimanere, ma la mia benedizione resta fra queste mura pingue di
grazie come i grappoli di questa vigna.
E Ges vorrebbe andarsene. Ma deve almeno fermarsi tanto da conoscere questa trib di tutte le et,
e di ricevere quanto gli vogliono dare fino a rendere le sacche da viaggio panciute come otri Poi
pu riprendere il cammino per una scorciatoia fra le viti che gli indicano i vignaiuoli, che non lo
lasciano altro che alla via maestra, gi in vista di un paesello dove Ges e i suoi potranno sostare
per la notte.

257 .Ges e Giacomo dAlfeo in ritiro sul monte Carmelo.


19 agosto 1945.
1Evangelizzate nel piano di Esdrelon fintanto che Io torner fra di voi ordina Ges ai suoi
apostoli in una serena mattina, mentre ai margini del Kison consumano un poco di cibo: pane e
frutta.
Gli apostoli non sembrano molto entusiasti, ma Ges li conforta dando una linea da seguirsi nel loro
modo di regolarsi, e termina: Del resto avete con voi mia Madre. Sar una buona consigliera.
Andate dai contadini di Giocana e cercate, nel sabato, di parlare con gli altri di Doras. Date loro dei
soccorsi e confortate il vecchio parente di Marziam con le notizie del bambino, dicendogli che per i
Tabernacoli glielo porteremo. Date molto, tutto quanto avete, a questi infelici. Tutto quanto sapete,
tutto laffetto di cui siete capaci, tutto il denaro che abbiamo. Non abbiate paura. Come esce, entra.
Di fame non moriremo mai, anche se vivremo di pane e frutta soltanto. E se vedete nudit date le
vesti, anche le mie. Anzi, le mie per prime. Non rimarremo mai nudi. E soprattutto se trovate
miserie che mi cercano, non le sdegnate. Non ne avete il diritto. Addio, Madre. Dio vi benedica tutti
per bocca mia. Andate sicuri. Vieni, Giacomo.
Non prendi neppure la tua borsa? chiede Tommaso vedendo che il Signore si avvia e non la
raccoglie.
Non ce n bisogno. Sar pi libero nel cammino.
Anche Giacomo lascia la sua, nonostante che sua madre si fosse affrettata ad impinzarla di pane,
formaggelle e frutta.
Vanno via seguendo per un poco largine del Kison, poi, attaccando le prime pendici che portano al
Carmelo, scompaiono alla vista dei rimasti.
Madre, siamo nelle tue mani. Guidaci, perch non siamo capaci di nulla confessa umilmente
Pietro.
Maria ha un sorriso rassicurante e dice: molto semplice. Non c che ubbidire ai suoi ordini e
farete tutto bene. Andiamo.
Ma io non vado con loro. [] seguo Ges [].
2Egli sale con il cugino Giacomo e non parla, e laltro pure non parla. Ges concentrato nei suoi
pensieri; Giacomo, che si sente alle soglie di una rivelazione, tutto compreso di un amore
reverenziale, di uno spirituale tremore, e guarda di tanto in tanto Ges che nella sua concentrazione

ha di tanto in tanto una luminosit di sorriso sul volto solenne. Lo guarda come guarderebbe Dio
non ancora incarnato e splendente di tutta la sua immensa maest, e il suo viso tanto simile a quello
di S. Giuseppe, di un brunetto che non disdegna il rosso sul sommo dei pomelli, si fa pallido di
emozione. Ma rispetta sempre il silenzio di Ges.
Per ripide scorciatoie, quasi non vedendo i pastori che fanno pascolare i loro greggi sui verdi
pascoli che sono sotto i boschi di lecci, di roveri, di frassini e altre piante dalto fusto, salgono e
salgono sfiorando coi mantelli i cespugli glauchi dei ginepri e quelli doro delle ginestre, oppure i
ciuffi di smeraldo sparso di perle dei mirti, o le cortine semoventi dei caprifogli e delle vitalbe in
fiore.
Salgono lasciando indietro boscaioli e pastori fino a raggiungere, dopo un instancabile cammino, la
cresta del monte, o meglio un piccolo pianoro addossato ad una cresta incoronata di roveri
giganteschi, limitato da una balaustra di altri fusti ai quali fanno da base le vette degli altri alberi
della costa, di modo che sembra che il praticello sia come appoggiato su questo frusciante sostegno,
isolato dal resto del monte che le fronde sottostanti impediscono di vedere, con alle spalle il picco
che lancia i suoi alberi verso il cielo e, sopra, il cielo aperto e, di fronte, laperto orizzonte che
arrossa nel tramonto e che sconfina sul mare tutto acceso.
Una fessura aperta fra la terra, che non frana solo perch le radici dei roveri giganti la tengono in
una rete di tenaglie, si apre nel balzo, larga appena per quanto possa accogliere un uomo e non
corpulento. Uno scapigliato cespuglio pare prolungarlo protendendosi orizzontalmente dal fianco
del balzo.
Ges apre la bocca per dire: Giacomo, fratello mio, qui sosteremo questa notte e, nonostante che la
stanchezza della carne sia tanta, Io ti prego di passare la notte in preghiera. La notte e tutto il
domani fino a questora. Unintera giornata non di troppo, per ricevere ci che Io ti voglio dare.
Ges, Signore e Maestro mio, io far sempre ci che Tu vuoi risponde Giacomo, che si era fatto
ancora pi pallido quando Ges aveva iniziato a parlare.
Lo so. 3Andiamo ora a cogliere more e mirtilli per il nostro stomaco e a ristorarci ad una fonte che
ho sentita qui sotto. Lascia pure il mantello nello speco. Nessuno lo prender.
E insieme col cugino gira il balzo, cogliendo frutti selvatici dai cespugli del sotto bosco, e poi,
qualche metro pi sotto, nella parte opposta a quella usata per salire, empiono le borracce, unica
cosa che avevano portato seco, ad una chiaccherina sorgente che sbuca da un groviglio di radiconi,
e si lavano per rinfrescarsi dal calore ancora forte nonostante laltezza. Poi risalgono al loro pianoro
e, mentre laria tutta rossa sul cocuzzolo investito dal sole che sta per scomparire ad occidente,
mangiano ci che hanno raccolto e bevono ancora, sorridendosi come due bambini felici o come
due angeli. Poche parole: un ricordo di quelli lasciati in pianura, unesclamazione ammirata per
lestrema bellezza del giorno, il nome delle due mamme Nulla di pi.
Poi Ges attira a S il cugino e questo prende la posa abituale in Giovanni, del capo appoggiato sul
sommo del petto di Ges, una mano abbandonata in grembo, laltra nella mano del Cugino, e stanno
cos, mentre la sera scende in un grande cinguetto di uccelli che si ritirano nel folto, in un tinnulare
di campani che si allontana e si fa sempre pi indistinto, e in un frusciare lieve di vento che carezza
le cime rinfrescandole e animandole dopo il calore immobile del giorno, preludendo le rugiade.
Stanno cos a lungo, e io credo che non sia che un silenzio di labbra, mentre gli spiriti, pi che mai
attivi, intrecciano soprannaturali conversazioni.

258. Ges rivela a Giacomo dAlfeo quale sar la sua missione di apostolo.
20 agosto 1945.
la stessa ora, ma il giorno di poi.
Giacomo, che ancora ritirato nello spacco del monte e seduto tutto in un gomitolo col capo curvo
fin quasi sulle ginocchia alzate e tenute abbracciate dalle braccia, o in profonda meditazione o
dorme. Non capisco bene. Certo insensibile a ci che succede intorno a lui, ossia alla rissa di due

grossi uccelli che per qualche motivo privato si battono ferocemente sul praticello. Direi che sono
galli di montagna o galli cedroni o fagiani, perch hanno la grossezza di un galletto, penne
variegate, ma non hanno cresta, solo un elmetto di carne rossa come un corallo sul sommo del capo
e sulle guance, e le assicuro che se la testa piccola il becco deve essere come uno spunzone
dacciaio. Penne e sangue volano e cadono per laria e per terra, fra uno schiamazzio molto
sensibile che ha fatto tacere fischi, trilli e gorgheggi fra i rami. Forse gli uccellini osservano la
giostra feroce... Giacomo non sente niente.
Ges invece sente e scende dalla vetta dove era salito e, battendo le mani, separa i contendenti che
fuggono sanguinanti, luno verso la costa, laltro in cima a un rovere e di l si ravvia le penne ancora
tutte irte e arruffate.
Giacomo non alza il capo neppure per il rumore fatto da Ges, che sorridendo fa pochi passi ancora,
fermandosi in mezzo al praticello. La sua veste bianca sembra tingersi di rosso sul lato destro, tanto
forte il rosso del tramonto. Sembra proprio che il cielo si incendi. Eppure Giacomo non deve
dormire, perch appena Ges sussurra, proprio sussurra: Giacomo, vieni qui, egli alza il capo dai
ginocchi e scioglie il laccio delle braccia, sorgendo in piedi e venendo verso Ges. Si ferma di
fronte a Lui, a un due passi di distanza, e lo guarda.
Anche Ges lo guarda, serio eppure incoraggiante per un sorriso che non di labbra n di sguardi, e
che pure visibile. Lo guarda fissamente, quasi volesse leggere tutte le minime reazioni ed
emozioni del cugino e apostolo suo che, come ieri, sentendosi alle soglie di una rivelazione, diviene
pallido e ancor pi lo diventa fino ad essere tuttuno con la sua veste di lino quando Ges alza le
braccia e gli appoggia le mani sulle spalle, stando cos a braccia tese. Allora proprio Giacomo
sembra unostia. Solo i miti occhi castano scuri e la barba castana mettono un colore su quel volto
attento.
2Giacomo, fratello mio, sai perch ti ho voluto qui, da solo a solo, per parlarti dopo ore di
preghiera e di meditazione?.
Giacomo pare faccia fatica a rispondere, tanto commosso. Ma infine apre le braccia per rispondere
a bassa voce: Per darmi una lezione speciale, o per il futuro o perch io sono il pi incapace di
tutti. Ti ringrazio fin dora, anche se un rimprovero. Ma credi, Maestro e Signore, che se io sono
tardo ed incapace per deficienza, non per mala volont.
Non un rimprovero ma una lezione, questa s, per il tempo in cui Io non sar pi con voi. Nel tuo
cuore, in questi mesi, tu hai molto pensato a quanto ti ho detto un giorno, ai piedi di questo monte,
promettendoti di venire qui con te, non solo per parlare di Elia profeta e per guardare il mare che
splende l, infinito, ma per parlarti di un altro mare, ancor pi grande, mutevole, infido, di questo
che oggi pare il pi placido dei bacini e forse fra poche ore ingoier navigli e uomini con la sua
fame vorace. E non hai mai disgiunto il pensiero da quanto ti ho detto allora, da quello che la tua
venuta qui avesse un riferimento al tuo destino futuro. Tanto che ora tu impallidisci sempre pi,
intuendo che un grave destino, uneredit piena di una responsabilit tale da far tremare anche un
eroe. Una responsabilit e una missione che vanno eseguite con tutta la santit possibile in un uomo
per non deludere la volont di Dio.
Non avere paura, Giacomo. Io non voglio la tua rovina. Perci, se a questo Io ti destino, segno che
so che da essa non danno, ma soprannaturale gloria ne avrai. Ascoltami, Giacomo. Fai in te la
pace, con un bellatto di abbandono in Me, per potere udire e ricordare le mie parole. Mai pi
saremo cos soli e con lo spirito cos preparato ad intenderci.
3Io me ne andr un giorno. Come tutti gli uomini che hanno un tempo di sosta sulla terra. La mia
sosta cesser in modo diverso da quello degli uomini, ma cesser sempre e voi non mi avrete pi
vicino altro che con il mio Spirito, il quale, te lo assicuro, non vi abbandoner mai. Io me ne andr
dopo aver dato a voi quel tanto che necessario per far progredire la mia Dottrina nel mondo, dopo
aver compiuto il Sacrificio ed avervi ottenuto la Grazia. Con questa e col Fuoco Sapienziale e
settiforme, voi potrete fare ci che ora vi parrebbe pazzia e presunzione anche soltanto immaginare.
Io me ne andr e voi resterete. E il mondo che non ha compreso Cristo non comprender gli
apostoli di Cristo. Perci sarete perseguitati e dispersi come i pi pericolosi al benessere di Israele.
Ma, posto che voi siete i miei discepoli, dovete essere felici di subire le stesse afflizioni del vostro

Maestro.
Ti ho detto un giorno di nisam: Tu sarai quello che rimani dei profeti del Signore. Tua madre, per
ministero spirituale, ha semi intuito il significato di queste parole. Ma, prima ancora che esse si
avverino per i miei apostoli, a te, e per te, si saranno avverate. Giacomo, tutti saranno dispersi
fuorch tu, e ci sino alla chiamata di Dio al suo Cielo. Tu resterai al posto a cui ti avr eletto Dio
per bocca dei fratelli, tu discendente della stirpe regale, nella citt regale, ad alzare il mio scettro ed
a parlare del vero Re. DIsraele Re e del mondo, secondo una regalit sublime che nessuno
comprende fuorch coloro ai quali essa rivelata.
Saranno tempi in cui ti occorrer una fortezza, una costanza, una pazienza, una sagacia senza
confini. Dovrai essere giusto con carit, con una fede semplice e pura come quella di un bambino e
nello stesso tempo erudita, da vero maestro, per sostenere la fede assalita in tanti cuori e da tante
cose nemiche ad essa, e per confutare gli errori dei falsi cristiani e le sottigliezze dottrinarie del
vecchio Israele, il quale, cieco da ora, sar pi che mia cieco dopo aver ucciso la Luce, e piegher le
parole profetiche, e persino i comandi del Padre da cui Io procedo, per persuadere se stesso, onde
darsi pace, e il mondo che Colui di cui si parla da patriarchi e profeti non ero Io. Ma che Io invece
non ero che un povero uomo, un illuso, un folle per i pi buoni, un eretico indemoniato per i meno
buoni del vecchio Israele.
Io ti prego di essere allora un altro Me. No, che non impossibile! Non lo . Tu dovrai avere
presente il tuo Ges, i suoi atti, la sua parola, le sue opere. Come se tu ti adagiassi nella forma di
argilla usata da chi fonde i metalli per dare loro unimpronta, cos tu dovrai colarti in Me. Io sar
sempre presente, tanto presente e vivo a voi, miei fedeli, che voi potrete unirvi a Me, fare un altro
Me, solo che lo vogliate. Ma tu, tu che sei stato con Me dalla pi tenera et e hai avuto il cibo della
Sapienza dalle mani di Maria, prima ancora che dalle mie, tu che sei nipote delluomo pi giusto
che ebbe Israele, tu devi essere un perfetto Cristo.
4Non posso, non posso, Signore! Dllo a mio fratello questo compito. Dllo a Giovanni, dllo a
Simon Pietro, dllo allaltro Simone. Non a me, Signore! Perch a me? Che ho fatto per meritarlo?
Non vedi che sono un ben povero uomo con una capacit sola: quella di volerti tanto bene e di
credere fermamente a tutto quanto Tu dici?.
Giuda ha un temperamento troppo forte. Andr molto bene dove c da abbattere il paganesimo.
Non qui dove c da convincere al cristianesimo coloro che per essere gi popolo di Dio si credono
nel giusto ad ogni costo. Non qui dove c da convincere tutti coloro che pur credendo in Me
saranno delusi dallo svolgimento degli avvenimenti. Convincerli che il mio Regno non di questo
mondo, ma quel Regno, tutto spirituale, dei Cieli, il cui preludio una vita cristiana, ossia una vita
in cui i valori preponderanti sono quelli dello spirito.
La convinzione si ottiene con ferma dolcezza. Guai a chi afferra alla gola per persuadere.
Laggredito dir s al momento, per liberarsi dalla stretta. Ma poi fuggir senza pi voltarsi
indietro e senza pi accettare discussioni, se non un perverso ma soltanto uno fuori strada.
Fuggendo per andare ad armarsi e dare morte al prepotente assertore di dottrine diverse delle sue, se
uno perverso o anche soltanto uno fanatico.
E tu sarai circondato da fanatici. Fanatici fra i cristiani, fanatici fra gli israeliti. I primi vorranno da
te atti di forza o il permesso, almeno, di compierli. Perch il vecchio Israele, con le sue
intransigenze e le sue restrizioni, sar ancora agitante in essi la sua coda venefica. I secondi
marceranno contro te e gli altri come per una guerra santa in difesa della vecchia Fede, dei suoi
simboli, delle sue cerimonie. E tu sarai al centro di questo mare in tempesta. Tale la sorte dei capi.
E tu sarai il capo di quanti saranno della Gerusalemme cristianizzata dal tuo Ges.
5Dovrai saper amare perfettamente per potere essere capo santamente. Non le armi e gli anatemi,
ma il tuo cuore dovrai opporre alle armi e agli anatemi dei giudei. Non permetterti mai di imitare i
farisei col giudicare letame i gentili. Anche per essi Io sono venuto, perch in verit per il solo
Israele sarebbe stato sproporzionato lannichilimento di Dio in una carne passibile di morte. Che se
vero che il mio Amore mi avrebbe fatto incarnare con gioia anche per la salvezza di unanima
sola, la Giustizia, che pure parte di Dio, impone che lInfinito si annichili per uninfinit: il genere
umano.

Dolce, per non respingere, dovrai essere anche con loro, limitandoti ad essere incrollabile nel
dogma, ma condiscendente per altre forme di vita non simili alle nostre, e tutte materiali, senza
lesine allo spirito. Molto avrai a combattere coi fratelli per questo, perch Israele avvolto di
pratiche. Tutte esterne, tutte inutili perch non mutano lo spirito. Tu invece sii, e insegna ad altri ad
esserlo, unicamente preoccupato dello spirito. Non pretendere che i gentili mutino di improvviso le
loro usanze. Tu pure non muterai di colpo le tue. Non stare ancorato al tuo scoglio. Perch, per
raccogliere sul mare i rottami e portarli al cantiere per riformarli a nuova vita, occorre navigare e
non stare fermo. E tu devi andare cercando i rottami. Ve ne sono nel gentilesimo e anche in Israele.
Al termine del mare immenso Dio che apre le braccia a tutti i suoi creati. Siano essi ricchi di
origine santa, come gli israeliti, oppure poveri perch pagani.
Io ho detto: Amerete il prossimo vostro. Prossimo non solo il parente o il patriota. prossimo
anche luomo iperboreo di cui non conoscete laspetto, prossimo anche quello che in questora
guarda unaurora in zone a voi sconosciute, o che percorre i nevai delle catene favolose dellAsia, o
beve ad un fiume che si apre un letto fra le foreste ignote del centro africano. E ti venisse un
adoratore del sole, oppure uno che ha per suo dio il vorace coccodrillo, o uno che si crede il
rincarnato Sapiente che ha saputo intuire la Verit, ma non afferrarne la Perfezione e darla per
Salute ai suoi fedeli, oppure venire chiedendoti: Dammi la cognizione di Dio un nauseato
cittadino di Roma o di Atene, tu non puoi e non devi dir loro: Io vi caccio perch sarebbe
profanazione portarvi a Dio.
Abbi presente che essi non sanno, mentre Israele sa. Eppure in verit molti in Israele sono e saranno
pi idolatri e crudeli del pi barbaro idolatra che nel mondo sia, e non a questo o a quellidolo
sacrificheranno vittime umane, ma a se stessi, al loro orgoglio, avidi di sangue dopo che in loro si
sar accesa una sete inestinguibile che durer fino alla fine dei secoli. Solo il bere nuovamente e con
fede quanto ha acceso quella sete atroce potrebbe estinguerla. Ma allora sar anche la fine del
mondo, perch lultimo a dire: Noi crediamo che Tu sei Dio e Messia sar Israele, nonostante
tutte le prove che ho dato e che dar della mia Divinit.
6Veglierai e sorveglierai perch la fede dei cristiani non sia vana. Vana sarebbe se fosse solo di
parole e di ipocrite pratiche. lo spirito quello che vivifica. Lo spirito manca nellesercizio
macchinale o farisaico, che non che finzione di fede e non vera fede. Che varrebbe alluomo
cantare le lodi a Dio nellassemblea dei fedeli, se poi ogni suo atto imprecazione a Dio, che non si
fa zimbello del fedele, ma, nella sua paternit, conserva sempre le sue prerogative di Dio e Re?
Veglia e sorveglia perch nessuno prenda il posto non suo. La Luce sar data da Dio a seconda dei
gradi che avete. Dio non vi far mancare la Luce, a meno che la Grazia non venga spenta in voi dal
peccato.
Molti ameranno sentirsi dire maestro. Uno solo il Maestro: Colui che ti parla; e una sola
Maestra: la Chiesa che lo perpetua. Nella Chiesa, maestri saranno coloro che saranno consacrati con
incarico speciale allinsegnamento. Per fra i fedeli vi saranno quelli che per volont di Dio e per
santit propria, ossia per loro buona volont, saranno presi dal gorgo della Sapienza e parleranno.
Altri ve ne saranno, di per loro non sapienti, ma docili come strumenti nelle mani dellartiere, ed a
nome dellArtiere parleranno, ripetendo come bambini buoni ci che il Padre loro dice di dire, pur
senza comprendere tutta lestensione di quello che dicono. Vi saranno infine quelli che parleranno
come fossero maestri, e con uno splendore che sedurr i semplici, ma saranno superbi, duri di cuore,
gelosi, iracondi, mentitori e lussuriosi.
Mentre ti dico di raccogliere le parole dei sapienti nel Signore e dei sublimi pargoli dello Spirito
Santo, aiutandoli anzi a comprendere la profondit delle divine parole - perch, se essi sono i
portatori della divina Voce, voi, miei apostoli, sarete sempre i docenti della mia Chiesa, e dovete
soccorrere questi soprannaturalmente stanchi dalla estasiante e grave ricchezza che Dio ha deposta
in loro perch la portassero ai fratelli - cos ti dico: respingi le parole di menzogna dei falsi profeti,
la cui vita non consona alla mia dottrina. La bont della vita, la mansuetudine, la purezza, la carit
e lumilt non mancheranno mai nelle sapienze e nelle piccole voci di Dio. Sempre negli altri.
Veglia e sorveglia perch gelosie e calunnie non siano nellassemblea dei fedeli, e neppure
risentimenti e spirito di vendetta. Veglia e sorveglia perch la carne non prenda il sopravvento sullo

spirito. Non potrebbe sopportare le persecuzioni colui che non ha lo spirito re sulla carne.
7Giacomo, Io so che tu lo farai, ma da al tuo Fratello la promessa che tu non mi deluderai.
Ma Signore, Signore! Io ho solo una paura: quella di non essere capace di fare. Signor mio, io te
ne prego, d ad un altro questo incarico.
No. Non posso.
Simone di Giona ti ama, e tu lo ami.
Simone di Giona non Giacomo di Davide.
Giovanni! Giovanni, langelo dotto, fai lui tuo servo qui.
No. Non posso. N Simone n Giovanni possiedono quel nulla che pure molto presso gli uomini:
la parentela. Tu mi sei parente. Dopo avermi dopo avermi misconosciuto, la parte migliore di
Israele cercher di avere perdono presso Dio e presso se stessa col cercare di conoscere il Signore
che avranno maledetto nellora di Satana, e parr loro di avere perdono, e perci forza di mettersi
nella mia via, se sar al mio posto uno del mio sangue. Giacomo, su questo monte si sono compiute
delle ben grandi cose. Qui il fuoco di Dio consum non solo lolocausto, le legna, le pietre, ma
anche la polvere e persino lacqua che era nella fossa. Giacomo, credi tu che Dio non possa fare pi
simile cosa, accendendo e consumando tutte le materialit delluomo-Giacomo per fare un
Giacomo-fuoco di Dio? Abbiamo parlato mentre il tramonto ha fatto di fiamma persino le nostre
vesti. Cos, non meno fulgente o pi fulgente, credi tu che fosse il fulgore del carro che rap Elia?.
Molto pi fulgente, perch fatto di fuoco celeste.
E pensa allora cosa diventer il cuore divenuto fuoco per avere in s Dio, perch Dio lo vuole
perpetuatore del suo Verbo nel predicare la Novella di Salute.
8Ma Tu, ma Tu, Verbo di Dio, eterno Verbo, perch non rimani?.
Perch sono Verbo e Carne. E col Verbo devo istruire, e con la Carne redimere.
Oh! Mio Ges, ma come redimerai? A che vai incontro?.
Giacomo, ricorda i profeti.
Ma non allegorico il loro dire? Puoi Tu, Verbo di Dio, essere malmenato dagli uomini? Non
vogliono forse dire che alla tua divinit sar dato martirio, alla tua perfezione, ma non di pi, non
pi di cos? Mia madre si preoccupa per me e Giuda, ma io per Te e per Maria, e poi anche per noi,
tanto deboli. Ges, Ges, se luomo ti soverchiasse, non credi Tu che molti di noi ti crederebbero
reo e si allontanerebbero delusi da te?.
Ne sono sicuro. Vi sar uno sconvolgimento in tutti gli strati dei miei discepoli. Ma poi torner
pace, e anzi verr una coesione delle parti migliori, sulle quali, dopo il mio sacrificio e il mio
trionfo, verr lo Spirito fortificatore e sapiente: il divino Spirito.
Ges, perch io non defletta e non abbia scandalo nellora tremenda, dimmi: che ti faranno?.
una grande cosa ci che mi chiedi.
Dimmela, Signore.
Ti sar tormento saperla esattamente.
Non importa. Per quellamore che ci ha uniti.
Non deve essere nota.
Dimmela e poi smemorami fino allora in cui dovr compiersi. Allora riconducila alla mia
memoria insieme a questora. Cos non mi scandalizzer di nulla e non ti diverr nemico nel fondo
del cuore.
Non giover a nulla perch tu pure cederai nella bufera.
Dimmela, Signore!.
Io sar accusato, tradito, preso, torturato, posto a morte di croce.
Noooh! Giacomo urla e si torce come se fosse lui colpito a morte. No! ripete. Se a Te cos,
che faranno a noi? Come potremo continuare la tua opera? Non posso, non posso accettare il posto
che mi destini Non posso! Non posso! Tu morto, sar un morto io pure, senza forza pi. Ges,
Ges! Ascoltami. Non mi lasciare senza di Te. Promettimi, promettimi questo almeno!.
Ti prometto che verr a guidarti col mio Spirito, dopo che la gloriosa Risurrezione mi avr liberato
dalle restrizioni della materia. Io e te saremo ancora una cosa sola, come ora che mi sei fra le
braccia, perch infatti Giacomo si abbandonato a piangere sul petto di Ges.

9Non piangere pi. Usciamo da questora di estasi, luminosa e penosa, come uno che esce dalle
ombre di morte ricordando tutto fuorch cosa latto-morte, spavento agghiacciante che dura un
minuto e che come fatto-morte dura per secoli. Vieni, ti bacio cos, per aiutarti a dimenticare lonere
della mia sorte dUomo. Troverai il ricordo a suo tempo come tu hai chiesto. Tieni, ti bacio sulla
bocca che dovr ripetere le mie parole alle genti dIsraele, e sul cuore che dovr amare come Io ho
detto, e qui, sulla tempia dove cesser la vita insieme allultima parola di amorosa fede in Me.
Come verr, fratello a Me diletto, presso di te, nelle assemblee dei fedeli, nelle ore di meditazione,
in quelle di pericolo e nellora della morte! Nessuno, neppure il tuo angelo, raccoglier il tuo
spirito, ma Io, con un bacio cos.
Restano abbracciati a lungo e Giacomo pare che quasi si assopisca nella gioia dei baci di Dio che lo
smemorano dal suo soffrire. Quando alza il capo tornato il Giacomo dAlfeo, pacato e buono,
tanto simile a Giuseppe, sposo di Maria. Sorride a Ges, un sorriso pi maturo, un poco triste, ma
sempre cos dolce.
Prendiamo il nostro cibo, Giacomo, e poi dormiamo sotto le stelle. Alla prima luce scenderemo a
valle andando fra gli uomini e Ges ha un sospiro Ma termina con un sorriso: e da
Maria.
E a mia madre che dir, Ges? E che ai compagni? Senza domande non mi lasceranno.
Potrai dire loro tutto quanto ti dissi, facendoti considerare Elia nelle sue risposte ad Acab, al
popolo sul monte, e sulla potenza di uno amato da Dio per ottenere ci che si vuole da popoli interi
ed elementi, e il suo zelo, che lo divora, per il Signore, e come ti ho fato considerare che con la pace
e nella pace si intende e si serve Dio. Dirai loro che come Io ho detto a voi: Venite, cos voi,
come Elia fece col suo mantello su Eliseo, voi col mantello della carit potrete catturare nuovi servi
di Dio al Signore. E a quelli che hanno sempre preoccupazioni, di come ti ho fatto notare lallegra
libert delle cose del passato che mostra Eliseo, liberandosi dai buoi e dallaratro. Di loro come ho
ricordato che a chi vuole miracoli mediante Belzeb avviene del male e non del bene, come
avvenne ad Ocozia, secondo la parola di Elia. Di loro, finalmente, come ti ho promesso che a chi
sar fedele fino alla morte verr il fuoco purificatore dellAmore ad ardere le imperfezioni per
portarlo direttamente al Cielo. Il resto per te solo.

259.Lezione sulla Chiesa e sui Sacramenti a Giacomo dAlfeo, che opera


un miracolo.
21 agosto 1945.
1Ges lascia il pianoro del Carmelo e scende per i sentieri rugiadosi, attraverso ai boschi che si
animano sempre pi di trilli e di voci, sotto il primo sole che indora la pendice orientale del monte.
Quando la lieve nebbiolina del caldo si dissolve sotto al sole, tutta la pianura di Esdrelon si
manifesta nella sua bellezza di frutteti e vigneti, stretti intorno alle case. Sembra un tappeto, per lo
pi verde, con rare oasi giallastre, sparse in un turbinio di rosso, che sono i campi del grano segato
dove ora fiammeggiano i papaveri, stretto dal castone triangolare dei monti Carmelo, Tabor,
Hermon (il piccolo Hermon) e dai monti pi lontani, di cui non so il nome, che nascondono il
Giordano e che si uniscono a sud-est coi monti della Samaria.
Ges si arresta a guardare, pensosamente, tutta quella parte di Palestina.
Giacomo lo guarda e dice: Guardi la bellezza di questa zona?.
S, anche quella. Ma pi che altro, penso alle peregrinazioni future e alla necessit di mandarvi, e
mandare senza indugio, i discepoli, non nel limitato lavoro di ora, ma in un vero lavoro missionario.
Abbiamo zone e zone che ancora non mi conoscono, ed Io non voglio lasciare luoghi senza di Me.
il mio affanno sempre presente: andare, fare, mentre posso, e fare tutto.
Ogni tanto intervengono cose che ti rallentano.
Pi che rallentarmi, impongono mutamenti nellitinerario da seguire, perch non sono mai inutili i
viaggi che facciamo. Ma c ancora tanto, tanto da fare Anche perch, dopo unassenza da un

luogo, Io ritrovo molti cuori tornati al punto di prima e devo tornare da capo.
S, accasciante e disgustante questa apatia degli spiriti, questa volubilit e questa preferenza al
male.
Accasciante. Non dire disgustante. Il lavoro di Dio non mai disgustante. Le povere anime devono
farci piet, non disgusto. Noi dobbiamo avere sempre un cuore di padre, di padre buono. Un buon
padre non ha mai disgusto per le malattie dei figli. Non ne dobbiamo avere noi, per nessuno.
2Ges, mi permetti di farti delle domande? Io, anche questa notte, non ho dormito. Ma ho molto
pensato mentre ti guardavo dormire. Nel sonno sembri tanto giovane, Fratello! Sorridevi, con il
capo appoggiato ad un braccio ripiegato sotto la testa, proprio una posa da bambino. Ti vedevo bene
per la luna cos luminosa di questa notte. Io pensavo. E molte domande mi sono venute su dal
cuore.
Dille.
Dicevo: bisogna che io chieda a Ges come potremo noi giungere a questo organismo, che Tu hai
detto Chiesa e nel quale, se ho ben capito, vi saranno gerarchie, con la nostra insufficienza. Ci dirai
Tu tutto quello che dobbiamo fare, o dovremo farlo da noi?.
Io, quando sar lora, vi indicher il capo di essa. Non oltre. Durante la mia presenza fra voi gi vi
indico le diverse classi con le differenze fra apostoli, discepoli e discepole. Perch queste sono
inevitabili. Per Io voglio che, come nei discepoli deve essere rispetto e ubbidienza agli apostoli,
cos gli apostoli abbiano amore e pazienza coi discepoli.
E che dovremo fare? Sempre e solo predicarti?.
Questa la cosa essenziale. 3Poi dovrete in mio nome assolvere e benedire, riammettere alla
Grazia, amministrare i sacramenti che Io istituir.
Che sono queste cose?.
Sono mezzi soprannaturali e spirituali applicati anche con mezzi materiali, usati per persuadere gli
uomini che il sacerdote fa realmente qualche cosa. Tu vedi che luomo se non vede non crede. Ha
sempre bisogno di qualche cosa che gli dica che c qualcosa. Per questo, quando Io faccio miracoli
impongo le mani, o bagno con la saliva, o do un boccone di pane intinto. Potrei fare miracolo anche
col mio solo pensiero. Ma credi tu che allora la gente direbbe: Dio ha fatto il miracolo? Direbbero
guarito perch era lora di guarire. E attribuirebbero il merito al medico, alle medicine, alla
resistenza fisica del malato. Lo stesso sar per i sacramenti: forme del culto per amministrare la
Grazia, o renderla, o fortificarla nei fedeli. Giovanni, per esempio, usava limmersione nellacqua
per dare una figura della mondezza dai peccati. In realt, pi che lacqua che lavava le membra, era
utile la mortificazione di confessarsi immondi per i peccati fatti. Io pure avr il battesimo, il mio
battesimo, che non sar semplicemente una figura, ma sar realmente detersione della macchia di
origine dallanima e restituzione alla stessa dello stato spirituale che possedevano Adamo ed Eva
avanti la loro colpa, qui aumentato ancora perch dato per i meriti dellUomo-Dio.
Ma lacqua non scende sullanima! Lanima spirituale. Chi lafferra nel neonato, o nelladulto,
o nel vecchio? Nessuno.
Vedi che tu ammetti che lacqua un mezzo materiale, nullo su una cosa spirituale? Non sar
dunque lacqua, ma la parola del sacerdote, membro della Chiesa di Cristo, consacrato al suo
servizio, o di altro vero credente che in casi eccezionali lo sostituisca, quella che operer il miracolo
della redenzione dalla colpa di origine del battezzato.
4Va bene. Ma luomo peccatore anche di suo E gli altri peccati chi li lever?.
Sempre il sacerdote, Giacomo. Se un adulto si battezzer, insieme alla colpa di origine si
annulleranno le altre colpe. Se luomo gi battezzato e torna a peccare, il sacerdote lo assolver in
nome del Dio uno e trino e per il merito del Verbo incarnato, cos come faccio Io coi peccatori.
Ma Tu sei santo! Noi.
Voi santi dovete essere perch toccate cose sante e amministrate ci che di Dio.
Allora battezzeremo pi volte lo stesso uomo, come fa Giovanni che concede limmersione
nellacqua quante volte uno viene a lui?.
Giovanni nel suo battesimo non fa che una purificazione attraverso lumilt di colui che si
immerge. Te lho gi detto. Voi non ribattezzerete chi gi battezzato, fuori che nel caso che lo sia

stato con formula non apostolica ma scismatica, nel quale caso amministrabile un secondo
battesimo previa netta domanda del battezzando, se adulto, di volerlo e netta dichiarazione di
voler far parte della vera Chiesa. Le altre volte, per rendere lamicizia e la pace con Dio, userete la
parola del perdono unita ai meriti di Cristo, e lanima, venuta a voi con vero pentimento e umile
accusa, sar assolta.
5E se uno non pu venire perch malato al punto di non poter essere rimosso? Morir allora in
peccato? Alla sofferenza dellagonia unir quella della paura del giudizio di Dio?.
No. Il sacerdote andr dal morente e lo assolver. Anzi gli dar la forma pi ampia di assoluzione,
non complessiva, ma per ogni e singolo organo del senso, per cui luomo generalmente giunge al
peccato. Noi abbiamo in Israele lolio santo, composto secondo la regola data dallAltissimo, e col
quale vengono consacrati laltare, il pontefice, i sacerdoti e i re. Luomo realmente altare. E re
diventa per la sua elezione al seggio del Cielo; pu dunque essere consacrato con lolio
dellunzione. Lolio santo sar preso con altre parti del culto israelitico e incluso nella mia Chiesa,
sebbene con altri usi. Perch non tutto in Israele male e va respinto. Ma anzi molti ricordi del
ceppo antico saranno nella Chiesa mia. Ed uno sar lolio dellunzione, usato anche dalla Chiesa per
consacrare laltare, i pontefici e le gerarchie ecclesiastiche, tutte, e per consacrare i re, ed i fedeli,
quando diverranno i principi-eredi del Regno, oppure quando avranno bisogno del massimo aiuto
per comparire davanti a Dio con le membra e i sensi mondati da ogni colpa. La grazia del Signore
soccorrer lanima ed anche il corpo, se a Dio cos piace per il bene del malato. Il corpo molte volte
non reagisce alla malattia anche per i rimorsi che gli turbano la pace per lopera di Satana che, per
quella morte, spera di guadagnare unanima al suo regno e anche portare disperazione i superstiti. Il
malato passa dalla stretta satanica e dal turbamento interiore alla pace, mediante la certezza del
perdono di Dio che gli ottiene anche lallontanamento di Satana. E posto che il dono della Grazia
aveva a compagno, nei progenitori, quello della immunit dalle malattie e da ogni forma di dolore,
il malato, restituito alla Grazia, grande quanto quella che di un neonato battezzato del mio
battesimo, pu ottenere anche la vittoria sulla malattia. In questo aiutato anche dalla preghiera dei
fratelli di fede, nei quali vi lobbligo della piet verso il malato, piet non solo corporale ma
soprattutto spirituale, tendente ad ottenere salvezza fisica e spirituale del fratello. La preghiera gi
una forma di miracolo, Giacomo. La preghiera di un giusto, tu lo hai visto in Elia, tanto pu fare.
6Ti comprendo poco, ma quello che comprendo mi riempie di riverenza per il carattere sacerdotale
dei tuoi sacerdoti. Se ben comprendo, avremo con Te molti punti in comune: la predicazione,
lassoluzione, il miracolo. Tre sacramenti, dunque.
No, Giacomo. Predicazione e miracolo non sono sacramenti. Ma i sacramenti saranno di pi. Sette
come il candelabro del Tempio e i doni dello Spirito dAmore. E in verit i sacramenti sono doni e
sono fiamme, dati perch luomo arda davanti al Signore nei secoli dei secoli. Vi sar anche il
sacramento per le nozze delluomo. Quello che accennato nel simbolo delle nozze sante di Sara di
Raguele, liberata dal demonio. Esso agli sposi dar tutti gli aiuti per una santa convivenza secondo
le leggi e i desideri di Dio. Anche lo sposo e la sposa divengono ministri di un rito: quello
procreativo. Anche il marito e la moglie divengono sacerdoti di una piccola chiesa: la famiglia.
Devono perci essere consacrati per procreare con benedizione di Dio e per allevare una
discendenza nella quale si benedica il Nome Ss. di Dio.
E noi, i sacerdoti, chi ci consacrer?.
Io prima di lasciarvi. Voi poi consacrerete i successori e quanti vi aggregherete per propagare la
fede cristiana.
Ci insegnerai Tu, non vero?.
Io e Colui che Io vi mander. Anche questa venuta sar un sacramento. Volontario da parte di Dio
Ss. nella sua prima epifania, poi dato da coloro che avranno avuto la pienezza del sacerdozio. Sar
forza e intelligenza, sar affermazione nella fede, sar piet santa e santo timore, sar aiuto di
consiglio e sapienza soprannaturale, e possesso di una giustizia che per sua natura e potenza far
adulto il pargolo che la riceve. Ma non puoi per ora comprendere questo. Egli stesso te lo far
comprendere. Egli, il divino Paraclito, lAmore eterno, quando sarete giunti al momento di riceverlo
in voi. E cos non potete per ora comprendere un altro sacramento. quasi incomprensibile agli

angeli tanto sublime. Eppure voi, semplici uomini, lo comprenderete per virt di fede e di amore.
In verit ti dico che chi lo amer e se ne nutrir lo spirito, potr calpestare il demonio senza averne
danno. Perch Io allora sar con lui. Cerca di ricordare queste cose, fratello. A te spetter di dirle ai
compagni e ai fedeli, molte e molte volte. Voi allora saprete gi per ministero divino, ma tu potrai
dire: Egli me lo ha detto un giorno, scendendo dal Carmelo. Tutto mi ha detto perch io ero fin da
allora destinato ad essere il capo della Chiesa di Israele.
7Ecco unaltra domanda da farti. La pensavo da questa notte. Ma devo essere io a dire ai
compagni: Io sar il capo qui? Non mi piace. Lo far se lo ordini. Ma non mi piace.
Non avere timore. Lo Spirito Paraclito scender su tutti e vi dar i pensieri santi. Tutti avrete gli
stessi pensieri per la gloria di Dio nella sua Chiesa.
E non ci saranno mai pi quelle discussioni cos cos spiacevoli che ci sono ora? Anche Giuda
di Simone non sar pi elemento di disagio?.
Non sar pi, sta tranquillo. Ma divergenze ce ne saranno ancora. per quello che ti ho detto:
veglia e sorveglia senza stancarti mai, facendo il tuo dovere fino in fondo.
Ancora una domanda, mio Signore. In tempo di persecuzione come mi devo comportare? Sembra,
a quello che Tu dici, che io debba a restare solo dei dodici. Gli altri dunque se ne andranno per
sfuggire la persecuzione. Ed io?.
Tu rimarrai al tuo posto. Perch, se necessario che non siate sterminati finch non sia ben
consolidata la Chiesa - e ci giustifica la dispersione di molti discepoli e quasi tutti gli apostoli nulla giustificherebbe la diserzione tua e labbandono da parte tua della Chiesa di Gerusalemme.
Anzi pi essa sar in pericolo e pi tu dovrai vegliarla come fosse la tua creatura pi cara e in
procinto di morte. Il tuo esempio irrobustir lo spirito dei fedeli. Ne avranno bisogno per superare la
prova. Pi deboli li vedrai e pi li dovrai sostenere, con compassione e con sapienza. Se tu sarai
forte, non essere senza piet per i deboli. Ma sostienili pensando: Io tutto ho avuto da Dio per
giungere a questa mia forza. Umilmente devo dirlo e caritatevolmente devo agire per i meno
benedetti dei doni di Dio e dare, dare la tua forza, con la parola, col soccorso, con la calma, con
lesempio.
E se fra i fedeli ce ne fossero di malvagi, causa di scandalo e di pericolo per gli altri, che devo
fare?.
Prudenza nellaccettarli, perch meglio essere pochi e buoni che molti e non buoni. Tu conosci il
vecchio apologo delle mele sane e delle mele malate. Fa che non si ripeta nella tua chiesa. Ma se
troverai tu pure i tuoi traditori, cerca ravvederli in tutti i modi, serbando i modi severi per mezzo
estremo. Ma se si tratter solo di piccole colpe, individuali, non essere di una severit che sgomenta.
Perdona, perdona Fa pi un perdono congiunto a lacrime e a parole damore che un anatema, a
redimere un cuore. Se la colpa grave, ma frutto di un improvviso assalto di Satana, tanto grave che
il colpevole sente il bisogno di fuggire dal tuo cospetto, tu va in cerca del colpevole. Perch egli
agnello sviato e tu sei il pastore. Non temere di avvilire te stesso con lo scendere per le vie fangose,
col frugare per stagni e i precipizi. La tua fronte si incoroner allora della corona del martire
dellamore, e sar la prima delle tre corone E tu stesso sarai tradito, come lo fu il Battista, e tanti
altri, perch ogni santo ha il suo traditore, perdona. Pi a questo che ad alcun altro. Perdona come
Dio ha perdonato agli uomini e come perdoner. Chiama ancora figlio colui che ti dar dolore,
perch il Padre cos vi chiama per bocca mia, e in verit non vi uomo che non abbia dato dolore al
Padre dei Cieli.
8Un lungo silenzio mentre attraversano pascoli sparsi di pecore brucianti.
Infine Ges chiede: Non hai altre domande da farmi?.
No, Ges. E questa mattina ho capito meglio la mia tremenda missione.
Perch sei meno sconvolto di ieri. Quando sar la tua ora, sarai ancora pi in pace e capirai meglio
ancora.
Ricorder tutte queste cose tutte meno.
Che Giacomo?.
Meno quella che non mi lasciava guardarti senza pianto questa note. Quella che non so se me lhai
proprio detta Tu - e dovrei crederla se detta da Te - oppure se stato uno sgomento del demonio.

Ma come puoi essere tanto calmo se se quelle cose ti dovessero proprio accadere?.
E tu saresti calmo se Io ti dicessi: Vi quel pastore che si trascina con fatica per larto storpiato.
Vedi di guarirlo in nome di Dio?.
No, mio Signore. Sarei come fuori di me pensando di essere tentato ad usurpare il tuo posto.
E se te lo comandassi?.
Lo farei per ubbidienza e non avrei pi nessuna agitazione, perch saprei che Tu lo vuoi e sarei
senza tema di non saper fare. Perch certo Tu, nel mandarmi, mi daresti la forza di fare ci che Tu
vuoi.
Tu lo dici, e dici bene. Vedi dunque che Io, facendo ubbidienza al Padre, sono sempre in pace.
Giacomo piange chinando il capo.
Vuoi proprio dimenticare?.
Ci che Tu vuoi, Signore.
Hai due scelte: dimenticare oppure ricordare. Il dimenticare ti liberer dal dolore e dal silenzio
assoluto presso i compagni, ma ti lascer impreparato. Il ricordare ti preparer alla tua missione,
perch non c che ricordare ci che patisce nella sua vita terrena il Figlio delluomo per non
lamentarsi mai e per virilizzarsi spiritualmente, vedendo tutto del Cristo nella pi luminosa luce.
Scegli.
Credere, ricordare, amare. Questo vorrei. E morire, al pi presto, Signore e Giacomo piange
sempre senza rumore. Non fossero le gocce del pianto che brillano sulla sua barba castana, non si
capirebbe che piange.
Ges lo lascia fare
Infine Giacomo dice: E se in futuro Tu farai nuove allusioni al al tuo martirio, devo dire che
so?.
No. Taci. Giuseppe ha saputo tacere sul suo dolore di sposo che si credeva tradito e sul mistero del
concepimento verginale e della mia Natura. Imitalo. Anche quello era un tremendo segreto. Eppure
andava custodito, perch il non custodirlo, o per orgoglio o per leggerezza, sarebbe stato mettere in
pericolo tutta la Redenzione. Satana costante nel vegliare e nellagire. Ricordalo. Il tuo parlare ora
sarebbe danno a troppi, per troppe cose. Taci.
Tacer e sar doppio peso.
Ges non risponde. Lascia che Giacomo, al riparo del suo copricapo di lino, pianga liberamente.
Incontrano un uomo con un bambino infelice legato alle sue spalle.
tuo figlio? chiede Ges.
S. Mi nato, uccidendo la madre, cos. Ora, morta anche mia madre, andando al lavoro me lo
porto dietro per sorvegliarlo. Sono boscaiolo. Me lo sdraio sullerba, sul mantello, e mentre sego le
piante egli si diverte coi fiori, misero figlio mio!.
Hai una grande sventura.
Eh! s! Ma ci che Dio vuole va preso con pace.
Addio, uomo. La pace sia con te.
Addio. A voi pace.
Luomo ascende il monte, Ges e Giacomo scendono ancora.
Quante sventure! Speravo che Tu lo guarissi sospira Giacomo.
Ges non mostra di intendere.
Maestro, se quelluomo avesse saputo che Tu sei il Messia, forse ti avrebbe chiesto il miracolo.
Ges non risponde.
Ges. mi lasci andare dietro a dirlo a quelluomo? Ho piet di quel bambino. Ho il cuore gi tanto
pieno di dolore. Dammi almeno la gioia di vedere quel piccolo guarito.
Vai pure. Ti aspetto qui.
10Giacomo parte di corsa. Raggiunge luomo, lo chiama: Uomo, fermati, ascolta! Quello che era
con me il Messia. Dammi il tuo bambino, ch io glielo porti. Vieni anche tu, se vuoi, per vedere se
il Maestro te lo guarisce.
Vai tu, uomo. Io devo segare tutto questo legname. Ho gi fatto tardi per causa del bambino. E se
non lavoro non mangio. Sono povero e lui mi costa tanto. Io credo nel Messia, ma meglio che tu

gli parli per me.


Giacomo si china a raccogliere il bambino steso sullerba.
Fa piano ammonisce il boscaiolo tutto un dolore.
Infatti, non appena Giacomo fa per alzarlo, il bambino piange lamentosamente.
Oh! che pena! sospira Giacomo.
Una grande pena dice il boscaiolo lavorando di sega in un tronco duro, e aggiunge: Non potresti
guarirlo tu?.
Non sono il Messia, io. Sono un suo discepolo soltanto.
Ebbene? I medici imparano da altri medici. I discepoli dal Maestro. Va l, sii buono. Non lo fare
soffrire. Prova tu. Se il Maestro voleva venire qui, lo faceva. Ha mandato te o perch non lo vuole
guarire o perch vuole che lo guarisca tu.
Giacomo perplesso. Poi si decide. Si raddrizza e prega come vede fare dal suo Ges, e poi intima:
In nome di Ges Cristo, Messia dIsraele e Figlio di Dio, guarisci! e subito dopo si inginocchia
dicendo: Oh! mio Signore, perdono! Ho agito senza il tuo permesso! Ma stata piet di questa
creatura dIsraele. Piet, mio Dio! Per lui e per me, peccatore! e piange di gusto, curvo sul
bambino disteso. Le lacrime cadono sulle gambine contorte e inerti.
11Ges sbuca dal sentiero. Ma nessuno lo vede perch il boscaiolo lavora, Giacomo piange, il
bambino lo guarda curiosamente e poi, carezzoso, chiede: Perch piangi? e stende una manina a
carezzarlo, e senza avvedersene si siede da solo, si alza e abbraccia Giacomo per consolarlo.
il grido di Giacomo quello che fa voltare il boscaiolo, che vede la sua creatura ritta sulle gambe
non pi morte e contorte. E nel volgersi vede Ges. Eccolo! Eccolo! grida accennando dietro le
spalle di Giacomo, che si volta e vede Ges che lo guarda con un viso di luminosa gioia.
Maestro! Maestro! Io non so come fu la piet questuomo questo piccolo Perdono!.
Alzati. I discepoli non sono pi del Maestro ma possono fare ci che fa il Maestro quando lo fanno
con santo motivo. Alzati e vieni con Me. Siate benedetti voi due e ricordatevi che anche i servi di
Dio fanno le opere del Figlio di Dio e se ne va tirandosi dietro Giacomo, che dice sempre: Ma
come ho potuto? Io non capisco ancora. Con che ho fatto miracolo in tuo nome?.
Con la tua piet, Giacomo. Col tuo desiderio di farmi amare da quellinnocente e da quelluomo
che credeva e dubitava insieme. Giovanni presso Jabnia fece miracolo per amore, guarendo un
morente con lungerlo pregando. Tu qui hai guarito col tuo pianto e la tua piet. E con la tua fiducia
nel mio Nome. Vedi come pacifico servire il Signore quando nel discepolo retta intenzione? Ora
andiamo lesti, perch quelluomo ci segue. Non bene che i compagni sappiano di ci, ancora.
Presto vi mander in mio Nome (un gran sospiro di Ges) come Giuda di Simone arde di fare (un
altro sospirone). E farete Ma non per tutti sar un bene. Svelto, Giacomo! Simon Pietro, tuo
fratello, e anche gli altri, soffirebbero di sapere questo, come di una parzialit. Ma non lo .
preparare fra voi dodici qualcuno che sappia guidare gli altri. Scendiamo nel greto di questo torrente
coperto di fogliame. Faremo perdere le nostre tracce Te ne spiace per il bambino? Oh! Lo
ritroveremo.

260. Due parabole di Pietro per i contadini della pianura di Esdrelon.


22 agosto 1945.
1Che cosa fate, amici, presso questo fuoco? chiede Ges, trovando i discepoli intorno ad un ben
nutrito fuoco che splende nelle prime ombre della sera ad un crocevia della pianura di Esdrelon.
Gli apostoli sobbalzano non avendolo veduto venire e dimenticano il fuoco per acclamare il
Maestro. Sembra che sia un secolo che non lo vedono. Poi spiegano: Zitto! Abbiamo composto
una questione fra due fratelli di Jezrael e sono stati cos contenti che ci hanno voluto dare ognuno
un agnello. Abbiamo pensato di cuocerlo per darlo a quelli di Doras. Michea di Giocana li ha
scannati e preparati e ora li mettiamo ad arrostire. Tua Madre con Maria e Susanna sono andate ad
avvertire quelli di Doras di venire alla fine del vespero, quando lintendente chiuso in casa a

sbevazzare. Le donne danno meno nellocchio Noi si cercato di vederli passando come
viandanti per i campi, ma si fatto poco. Questa sera avevamo deciso di riunirci qui e dire
qualche cosa di pi, per lanima, e farli stare bene anche col corpo, come Tu hai fatto le altre volte.
Ma ora ci sei Tu e sar pi bello.
Chi avrebbe parlato?.
Mah! Un poco tutti. Cos alla buona. Non si capaci di pi, molto pi che Giovanni, lo Zelote e
tuo fratello non vogliono parlare, e neppure Giuda di Simone, e anche Bartolomeo cerca di non
parlare Ci siamo anche litigati per questo dice Pietro.
E perch non vogliono parlare quei cinque?.
Giovanni e Simone perch dicono che non sta bene sempre loro Tuo fratello perch vuole che
parli io dicendo che se non comincio mai Bartolomeo perch perch ha paura di parlare troppo
da maestro e di non saperli convincere. Tu vedi che sono scuse.
E tu, Giuda di Simone, perch non vuoi parlare?.
Ma per le stesse ragioni degli altri! Per tutte insieme, perch tutte giuste.
Molte ragioni. E una non detta. 2Ora giudico Io, e con giudizio inappellabile. Tu, Simone di
Giona, parlerai come dice il Taddeo, che dice con saggezza. E tu, Giuda di Simone, anche parlerai.
Cos una delle molte ragioni, quella nota a Dio e a te, cessa di esistere.
Maestro, credi, non c altro cerca di ribattere Giuda.
Ma Pietro lo soverchia dicendo: Oh! Signore! Io parlare Te presente? Non riuscir! Ho paura che
Tu rida.
Tu non vuoi essere solo; tu non vuoi essere con Me Che vuoi allora?.
Hai ragione. Ma che devo dire?.
Guarda tuo fratello che sta venendo con gli agnelli. Aiutalo, e mentre li cuoci pensaci. Tutto serve
a trovare argomenti.
Anche un agnello sulla fiamma? chiede incredulo Pietro.
Anche. Ubbidisci.
Pietro ha un sospirone proprio pietoso, ma non ribatte pi. Va incontro ad Andrea e lo aiuta ad
infilare le bestie su un appuntito bastone che fa da spiedo, e si d a sorvegliare la cottura con una
concentrazione nel viso che lo fa parere un giudice nel momento della sentenza.
Andiamo incontro alle donne, Giuda di Simone ordina Ges. E se ne va verso i campi senza vita
di Doras. Un buon discepolo non disprezza ci che il Maestro non disprezza, Giuda dice dopo
qualche tempo e senza preamboli.
Maestro, io non sprezzo. Ma, come Bartolomeo, sento che non sarei capito e preferisco tacere.
Natanaele lo fa per paura di non eseguire il mio desiderio, ossia di illuminare e sollevare i cuori.
Fa male anche lui, perch manca di fiducia nel Signore. Ma tu fai molto pi male perch in te non
paura di non essere capito, ma disdegno di farti capire da poveri contadini, ignoranti in tutto
fuorch nella virt. In questa veramente superano molti di voi. Non hai ancora capito nulla, Giuda.
Il Vangelo proprio la Buona Novella portata ai poveri, ai malati, agli schiavi, ai desolati. Poi sar
anche degli altri. Ma proprio perch gli infelici di tutte le infelicit abbiano aiuto e conforto, che
essa data.
Giuda curva il capo e non risponde.
3Da un folto di piante sbucano Maria, Maria Cleofe, e Susanna.
Madre, ti saluto! La pace a voi, donne!.
Figlio mio! Ero andata da quei torturati. Ma ho avuto una notizia buona a non farmi soffrire
oltre misura. Doras si liberato di queste terre e le ha prese Giocana. Non un paradiso Ma non
pi quellinferno. Oggi lintendente lo ha detto ai contadini. Lui se ne gi andato, portando via sui
carri fino allultimo chicco di grano e lasciando tutti senza mangiare. E posto che il sorvegliante di
Giocana ha per oggi cibarie solo per i suoi, quelli di Doras avrebbero dovuto stare senza mangiare.
proprio stata una provvidenza avere quegli agnelli!.
Provvidenza anche che non siano pi di Doras. Abbiamo visto le loro case Porcili dice
scandalizzata Susanna.
Sono tutti felici, quei poveretti! termina Maria Cleofe.

Io pure sono contento. Staranno sempre meglio di prima risponde Ges, che torna verso gli
apostoli.
Giovanni di Endor lo raggiunge con brocche dacqua che porta insieme ad Ermasteo. Ce le hanno
date quelli di Giocana spiega dopo aver venerato Ges.
Tornano tutti al posto dove rosolano i due agnelli fra dense nubi di fumo grasso. Pietro continua a
rigirare il suo spiedo, e intanto rimugina i suoi pensieri. Invece Giuda Taddeo, tenendo abbracciato
alla vita il fratello, va avanti e indietro parlando fitto fitto. Gli altri, chi porta altre legna, chi
prepara la tavola, portando grosse pietre per fare da sedile o da tavola. Non so.
4Arrivano i contadini di Doras. Ancor pi magri e laceri. Ma cos felici! Sono una ventina e non c
neppure un bambino n una donna. Poveri uomini soli
La pace a voi tutti e benediciamo insieme il Signore per avervi dato un padrone migliore.
Benediciamolo pregando per la conversione di quello che vi ha fatto tanto soffrire. Non vero? Sei
felice, vecchio padre? Io pure. Potr venire pi spesso col bambino. Ti hanno detto? Piangi di gioia,
vero? Vieni, vieni senza timore... dice parlando col nonno di Marziam, il quale gli bacia le mani
tutto curvo e piangente e mormorante: Non chiedo pi nulla allAltissimo. Mi ha dato pi che non
chiedessi. Ora vorrei morire per paura di vivere ancora tanto da ricadere nel mio soffrire.
Un poco impacciati per essere col Maestro, i contadini si rinfrancano presto e, quando su larghe
foglie, stese sulle pietre portate prima, vengono deposti i due agnelli e vengono fatte le parti,
appoggiandola ognuna su una bassa e larga focaccia che fa anche da piatto, essi sono gi tranquilli,
nella loro semplicit, e mangiano di gusto, saziando tutta la fame che hanno accumulata e
raccontando degli ultimi avvenimenti.
Uno dice: Ho sempre maledetto le locuste, le talpe e le formiche. Ma dora in poi mi
sembreranno tanti messaggeri del Signore. Perch per essi che noi lasciamo linferno. E per
quanto il paragonare le formiche e le locuste alle schiere angeliche sia un po forte, per nessuno
ride, perch tutti sentono la tragicit che celata sotto quelle parole.
La fiamma illumina questa accolta di persone, ma i volti non guardano la fiamma e poco guardano
ci che hanno davanti. Tutti gli occhi convergono sul volto di Ges, distraendosene solo per
qualche momento quando Maria dAlfeo, che si occupa di fare le parti, torna ad appoggiare nuova
carne sulle focacce degli affamati contadini, e termina la sua opera avvolgendo due cosciotti
arrostiti in altre larghe foglie, dicendo al vecchio parente di Marziam: Tieni. Un boccone per uno
lo avrete anche domani. Intanto il sorvegliante di Giocana provveder.
Ma voi.
Noi andiamo pi leggeri. Prendi, prendi, uomo.
Dei due agnelli non restano altro che le ossa spolpate e un persistente odore di grasso colato, che
ancora bruciacchia sulle legna che stanno spegnendosi, surrogate nellilluminare dal chiarore della
luna.
5Anche i contadini di Giocana si uniscono agli altri. lora di parlare.
Gli occhi azzurri di Ges si alzano cercando Giuda Iscariota che si messo vicino ad un albero, un
poco nellombra. E vedendo che egli mostra di non capire quello sguardo, Ges chiama forte:
Giuda!. giuoco forza alzarsi e venire avanti. Non ti appartare. Ti prego di evangelizzare per
Me. Sono molto stanco. E se non fossi giunto questa sera, avreste ben dovuto parlare voi!.
Maestro io non so che dire Fmmi almeno delle domande.
Non sono Io che te le devo fare. A voi: che avete desiderio di udire o di avere spiegato? chiede
poi ai contadini.
Gli uomini si guardano lun laltro sono incerti Infine un contadino chiede: Noi abbiamo
conosciuto la potenza del Signore e la sua bont. Ma ben poco sappiamo della sua dottrina. Forse
ora ne potremo sapere di pi, stando con Giocana. Ma in noi viva la volont di sapere quali sono
le cose indispensabili da farsi per ottenere il Regno che il Messia promette. Con quel nulla che
possiamo fare, potremo ottenerlo?.
Giuda risponde: Certo che voi siete in condizioni molto crucciose. Tutto in voi e intorno a voi
congiura per allontanarvi dal Regno. La libert che non avete di venire al Maestro quando vi pare,
la condizione di servi di un padrone che, se non una iena come Doras, , a quel che ci risulta, un

molosso che tiene ben prigionieri i suoi servi - le sofferenze e lavvilimento in cui siete, sono
altrettante condizioni sfavorevoli alla vostra elezione al Regno. Perch difficilmente in voi non
saranno risentimenti e sentimenti di rancore, di critica e di vendetta verso colui che vi tratta
duramente. E il minimo necessario amare Dio e il prossimo. Senza questo non c salvezza. Voi
dovrete vigilare per contenere il vostro cuore in una sommissione passiva al volere di Dio, che si
palesa nella vostra sorte, e in una paziente sopportazione del padrone, senza neppure permettere al
vostro pensiero la libert di un giudizio, che non potrebbe certo essere benevolo verso il padrone, n
di ringraziamento verso la vostra verso il vostro Insomma, non dovete riflettere per non avere
ribellioni in voi, ribellioni che ucciderebbero lamore. E chi non ha lamore non ha salvezza perch
contravviene al primo precetto. Io per sono quasi certo che voi potrete salvarvi, perch vedo in voi
la buona volont unita ad una mitezza danimo, che d buona speranza che saprete tenere lontano da
voi lodio e lo spirito di vendetta. Del resto, la misericordia di Dio tanto grande che vi condoner
quanto ancora manca alla vostra perfezione.
6Un silenzio. Ges sta a testa molto china e non se ne vede lespressione; ma degli altri sono visibili
i volti. E non sono veramente volti beati. Quelli dei contadini sono pi avviliti di prima, quelli degli
apostoli e delle donne sono stupiti e direi quasi spaventati.
Cercheremo di non far sorgere in noi nessun pensiero che non sia di pazienza e di perdono
risponde il vecchio umilmente.
Un altro contadino sospira: Certo sar difficile giungere alla perfezione dellamore, per noi che
gi molto se non siamo divenuti assassini dei nostri torturatori! Lanimo soffre, soffre, soffre, e se
anche non odia, fa fatica ad amare, come quei bambini macilenti che fanno fatica a crescere.
Ma no, uomo. Io credo che, proprio perch avete tanto sofferto senza giungere ad essere assassini
e vendicativi, voi avete lanimo pi forte del nostro nellamore. Voi amate senza neppure
avvedervene dice Pietro per consolarli. 7E si avvede di avere parlato e si interrompe per dire: Oh!
Maestro! Ma mi hai detto che dovevo parlare e di trovare largomento anche nellagnello
che arrostivo. Io lho continuato a guardare per cercare delle parole buone per questi nostri fratelli,
per il loro caso. Ma, certo perch sono uno stolto, non ho trovato nulla di appropriato e, non so
come, mi sono trovato molto lontano, in pensieri che non so se dire stravaganti, e allora sono certo
miei, o santi, e allora sono certo venuti dal Cielo. Io li dico, cos come sono venuti, e Tu, Maestro,
me ne darai spiegazione o rimprovero, e voi tutti compatimento. Guardavo dunque per prima cosa
la fiamma, e mi venuto questo pensiero: Ecco: di che cosa fatta la fiamma? Dalle legna. Ora la
legna di per s non fiammeggia. Anzi, se non bene asciutta, non fiammeggia affatto, perch
lacqua lappesantisce e impedisce allesca di accenderla. La legna quando morta giunge anche a
imputridire, a sfarinarsi per i tarli, ma da s non si accende. Eppure, ecco che se uno la dispone in
modo atto e le avvicina lesca e lacciarino e poi fa sorgere la scintilla e ne favorisce lapprendersi
col soffiare sulle frasche sottili per aumentare la fiammella - perch si comincia sempre dalle cose
pi sottili - ecco che la fiamma sorge e si fa bella e utile, e tutto investe, anche le grosse legna. E
mi dicevo: Noi siamo le legna. Da soli non ci accendiamo. Ma per ci vuole in noi la cura di non
essere troppo pregni delle pesanti acque di carne e sangue per permettere allesca di apprendersi con
la sua scintilla. E dobbiamo desiderare di essere arsi perch, se rimaniamo inerti, possiamo essere
distrutti dalle intemperie e dai tarli, ossia dallumanit e dal demonio. Mentre, se ci abbandoniamo
al fuoco dellamore, esso comincer ad ardere le ramette pi esili e le distrugger - e le ramette per
me erano le imperfezioni - e poi crescer e attaccher le legna pi grosse, ossia le passioni pi
robuste. E noi legna, cosa materiale, dura, opaca, brutta anche, diventeremo quella bella,
incorporea, agile, splendida cosa ce la fiamma. E tutto perch ci saremo prestati allamore, che
lacciarino e lesca che del nostro misero essere di uomo peccatore fanno langelo del tempo futuro,
il cittadino del Regno dei Cieli. E questo stato un pensiero.
8Ges ha alzato un poco la testa e sta ad ascoltare ad occhi chiusi, con unombra di sorriso sulle
labbra. Gli altri guardano Pietro, ancora stupiti ma non pi spaventati.
Lui continua tranquillo: Un altro pensiero mi venuto guardando le bestie che si cuocevano. Non
dite che sono puerile nei miei pensieri. Il Maestro mi ha detto di cercarli in ci che vedevo E io
ho ubbidito. Dunque guardavo le bestie e dicevo: Ecco. Sono due innocenti, due miti. La nostra

Scrittura piena di dolci allusioni allagnello, e per ricordare Colui che il promesso Messia e
Salvatore fin da quando fu accennato nellagnello mosaico, e per dire che Dio avr piet di noi. Lo
dicono i profeti. Egli viene a radunare le sue pecore, a soccorrere quelle ferite, a portare quelle
fratturate. Quanta bont! dicevo. Come non bisogna avere paura di un Dio che promette tanta
piet per noi miserabili! Ma dicevo ancora, bisogna essere miti, almeno miti, posto che innocenti
non siamo. Miti e desiderosi di essere consumati dallamore. Perch anche il pi bello e puro
agnellino, che diventa, dopo che viene ucciso, se la fiamma non lo cuoce? Una putrida carogna.
Mentre ecco che, se il fuoco lo investe, esso diviene cibo sano e benedetto. E concludevo:
Insomma tutto il bene fatto dallamore. Esso ci spoglia dalle pesantezze dellumanit, ci fa
splendenti e utili, ci rende buoni ai fratelli e grati a Dio. Esso sublima le nostre buone qualit
naturali portandole ad una altezza che prende il nome di virt soprannaturali. E chi virtuoso
santo, chi santo possiede il Cielo. Perci quello che ci apre le vie della perfezione non la scienza
e non la paura. Ma lamore. Esso, molto pi del timore del castigo, ci tiene lontani dal male per il
desiderio di non addolorare il Signore. Esso ci fa compatire i fratelli e amarli perch vengono da
Dio. Perci lamore la salvezza e la santificazione delluomo. Queste erano le cose che pensavo
guardando il mio arrosto e ubbidendo a Ges mio. E perdonate se sono queste sole. Ma a me hanno
fatto bene. Ve le do nella speranza che facciano bene a voi pure.
9Ges apre gli occhi, e sono raggianti. Allunga un braccio e posa la mano sulla palla di Pietro: In
verit tu hai trovato le parole che dovevi. Lubbidienza e lamore te le hanno fatte trovare, e
lumilt e il desiderio di dare consolazione ai fratelli faranno di esse tante stelle nel loro cielo
oscuro. Dio ti benedica, Simone di Giona!.
Dio benedica Te, Maestro mio! E Tu non parli?.
Domani essi entreranno nella nuova dipendenza. Benedir la loro entrata con la mia parola. Ora
andate in pace e Dio sia con voi.

261. Esortazione ai contadini di Doras, passati alle dipendenze di Giocana.


23 agosto 1945.
1Non ancora tutta sorta laurora. Ges ritto in mezzo al rovinato frutteto di Doras. Una sequela
di piante morte o morenti delle quali molte gi abbattute od estirpate dal suolo. Intorno a Lui i
contadini di Doras e di Giocana e gli apostoli, parte in piedi, parte seduti sui tronchi rovesciati.
Ges inizia a parlare:
Un nuovo giorno e una nuova partenza. E non sono solo Io quello che parte. Ma voi pure partite,
se non materialmente, moralmente, passando sotto un altro padrone. Sarete perci uniti ad altri
contadini buoni e pii e farete una famiglia in cui potrete parlare di Dio e del suo Verbo senza
ricorrere a sotterfugi per fare questo. Sostenetevi nella fede luno con laltro, aiutatevi
scambievolmente, compatitevi nei vostri singoli difetti, siate luno allaltro di edificazione.
Questo amore. E, sebbene in diversa maniera, che nellamore sia la salvezza lo avete sentito ieri
sera dai miei apostoli. Simon Pietro, con parola semplice e buona, vi ha fatto riflettere come
lamore cambi la natura pesante in natura soprannaturale, e di un individuo - che senza amore pu
divenire corrotto e corruttore, come una bestia macellata e non cotta, o quanto meno essere inutile,
come legna che imporrisce nellacqua senza essere buona a far fuoco - fare un uomo vivente gi
nella atmosfera di Dio, e perci un essere che esce da corruzione e diviene utile al prossimo suo.
Perch, credetelo, figli, la grande forza delluniverso lamore. Io non mi stancher mai di dirlo.
Tutte le sciagure della terra vengono dal disamore. Cominciando dalla morte e dalle malattie che
sono nate dal non amore di Adamo ed Eva al Signore altissimo. Perch lamore ubbidienza. Chi
non ubbidisce un ribelle. Chi un ribelle non ama colui al quale si ribella. Ma anche le altre
sciagure generali o singolari, come le guerre o le rovine in una o due famiglie fra loro contendenti,
da che vengono? Dallegoismo che disamore. E con le rovine delle famiglie vengono anche rovine

di beni per castigo di Dio. Perch Dio, prima o poi, sempre colpisce colui che vive senza amore.
2Io so che qui circola la leggenda - e per essa Io sono odiato da alcuni, guardato con pauroso cuore
da altri, o invocato come novello castigo, o sopportato per paura di una punizione - so che qui
circola la leggenda che sia stato il mio sguardo a rendere questi campi maledetti. Non il mio
sguardo, ma il punito egoismo di un ingiusto e crudele. Se dovessero i miei sguardi bruciare le terre
di tutti quelli che mi odiano, in verit poco verde rimarrebbe in Palestina!
Io non vendico mai le offese fatte a Me stesso, ma consegno al Padre coloro che cocciutamente
persistono nel loro peccato di egoismo verso il prossimo e sacrilegamente deridono il precetto e, pi
hanno parole per persuaderli e, con le parole, atti per convincerli allamore, pi incrudeliscono. Io
sono sempre pronto ad alzare la mano per dire a chi si pente: Io ti assolvo. Va in pace. Ma non
offendo lAmore col consentire alle inconvertibili durezze. Questo abbiatelo presente sempre, per
vedere le cose nella giusta luce e smentire le leggende che, sia che siano date per venerazione o per
iraconda paura, sono sempre diverse dalla verit.
3Voi passate sotto un altro padrone, ma non lasciate queste terre che, nello stato in cui sono,
sembra pazzia curare. Eppure Io vi dico: fate in esse il vostro dovere. Lo avete fatto fino ad ora per
paura delle punizioni inumane. Fatelo anche ora pur sapendo che non sarete trattati come lo foste.
Anzi vi dico: pi sarete trattati con umanit e pi con ilare solerzia lavorate per rendere, col lavoro,
umanit a chi umanit vi dona. Perch, se vero che i padroni hanno il dovere di essere umani coi
loro dipendenti - ricordando che siamo tutti di un ceppo e che in verit ogni uomo nasce nudo ad
una maniera e muore divenendo marciume in una maniera, tanto il povero che il ricco, e le
ricchezze sono non opera di chi le ha ma di quelli che gliele hanno accumulate, con onest o con
disonest, e non bisogna di esse gloriarsene e per esse opprimere, ma farne buona cosa anche agli
altri collusarle con amore, discrezione e giustizia, onde essere guardati senza severit dal vero
Padrone che Dio, il quale non si compera e seduce con gioielli e talenti doro, ma si rende amico
con le nostre buone azioni - perch, se vero questo, altrettanto vero che i servi hanno il dovere di
essere buoni coi padroni.
4Fate con semplicit e con buona volont la volont di Dio che vi vuole in questa umile condizione.
Voi sapete la parabola del ricco Epulone. Vedete che in Cielo non loro ma la virt quella che ha
premio. La virt e la sommissione alla volont di Dio rendono Dio amico delluomo. So che
molto difficile essere sempre capaci di vedere Dio attraverso le opere degli uomini. Nel buono
facile. Nel cattivo difficile perch pu indurre lanimo a pensare che Dio non buono. Ma voi
superate il cattivo che vi viene fatto dalluomo tentato da Satana e, al di l di questa barriera che
costa lacrime, vedete la verit del dolore e la sua bellezza. Il dolore viene dal Male. Ma Dio, non
potendo abolirlo perch questa forza c, ed saggio delloro spirituale dei figli di Dio, lo costringe
ad estrarre dal suo veleno il succo di una medicina che d vita eterna. Perch il dolore, col suo
mordente, inocula nei buoni reazioni tali che li spiritualizzano sempre pi, facendo di essi dei santi.
5Voi dunque siate buoni, rispettosi, sottomessi. Non giudicate i padroni. Vi gi chi li giudica. Io
vorrei che chi vi comanda divenisse un giusto, per rendervi pi facile la via e per dare ad esso vita
eterna. Ma ricordate che pi penoso il dovere da compiere e pi grande il merito agli occhi di
Dio. Non cercate di frodare il padrone. Il denaro o la derrata presa con frode non arricchiscono e
non saziano. Abbiate pure le mani, le labbra e il cuore. E allora farete i vostri sabati, le vostre feste
di precetto con grazia agli occhi del Signore, anche se sarete costretti alla zolla. In verit avr pi
valore la vostra fatica che non lipocrita preghiera di quelli che vanno a compiere il precetto per
averne lode dal mondo, contravvenendo in realt al precetto col disubbidire alla Legge, che dice di
ubbidire per se stessi e per quanti sono della casa al precetto del sabato e delle solennit dIsraele.
Perch la preghiera non nellatto ma nel sentimento. E se il vostro cuore ama Dio con santit, in
ogni contingenza, esso compier i riti del sabato e delle feste, che altri vi impediscono, meglio di
loro.
Io vi benedico e vi lascio perch il sole si alza e intendo arrivare alle colline prima che il calore sia
troppo forte. Ci rivedremo presto, perch lautunno non pi molto lontano. La pace sia con voi
tutti, nuovi e antichi servi di Giocana, e vi renda tranquillo il cuore.
E Ges si avvia passando fra i contadini e benedicendoli uno ad uno.

6Dietro ad un grande melo disseccato un uomo seminascosto. Ma quando Ges sta per passare
fingendo di non vederlo, egli salta fuori e dice: Sono lintendente di Giocana. Egli mi ha detto: Se
viene il Rabbi dIsraele lascialo sostare nelle mie terre e lascialo parlare ai servi. Ne avremo
maggior lavoro perch Egli non insegna che cose buone. E ieri, con la notizia che da oggi essi (e
indica quelli di Doras) sono con me, e queste terre sono di Giocana, mi ha scritto: Se il Rabbi verr
ascolta ci che dice e regolati. Che non ci avvenga sventura. Ricoprilo di onori, ma vedi se fai
revocare la maledizione dalle terre. Perch sappi che Giocana le ha acquistate per puntiglio. Ma io
credo che ne gi pentito. Molto sar se ne faremo pascoli....
Mi hai sentito parlare?.
S, Maestro.
Allora saprete come regolarvi, tu e il tuo padrone, per avere benedizione da Dio. Riferisci questo
al tuo padrone. E per tuo conto tempera anche gli ordini suoi, tu che vedi cosa praticamente la
fatica delluomo del campo e sei benvoluto dal padrone. Val meglio per che tu perda benevolenza
e posto, anzich perdere la tua anima. Addio.
Ma io ti devo fare onore.
Non sono un idolo. Non ho bisogno di interessati onori per dare grazie. Onorami con il tuo spirito,
mettendo in pratica quanto hai sentito, e avrai servito Dio e il padrone insieme.
E Ges, seguito dai discepoli e dalle donne, e poi da tutti i contadini, traversa i campi e prende la
via per le colline, salutato nuovamente da tutti.

262. Una figlia indesiderata e il ruolo della donna redenta.


LIscariota chiede laiuto di Maria.
24 agosto 1945
1In un sali-scendi di colline sulle quali si snoda la via che conduce a Nazaret, approfittando delle
ombre degli uliveti, e dei frutteti in genere, sparsi in questa regione fertile e coltivata, Ges torna
verso Nazaret.
Arrivato per al crocicchio dove si interseca la via per Tolemaide, si ferma e dice: Sostiamo
presso questa casa, dove gi ho sostato altre volte, prendiamo il nostro ristoro e, mentre il sole fa il
suo cammino, stiamo uniti prima di separarci di nuovo. Noi andiamo verso Tiberiade, mia Madre e
Maria a Nazaret, e Giovanni con Ermasteo a Sicaminon.
Si dirigono attraverso un uliveto ad una casa di contadini larga e bassa, infiocchettata
dallimmancabile fico e inghirlandata dai festoni di una vite che corre su per la scaletta per poi
stendere i suoi rami sulla terrazza.
La pace sia con voi. Sono qui nuovamente.
Vieni, Maestro. Sempre benvenuta la tua presenza. Dio ti renda la pace, a Te e ai tuoi risponde
un uomo vecchiotto che traversava la corte con una bracciata di fascine. E poi chiama: Sara! Sara!
C il Maestro con i suoi discepoli. Aggiungi farina al tuo pane!.
Esce da una stanza una donna tutta imbiancata dalla farina che certo setacciava, perch ha ancora in
mano il setaccio col cruschello dentro, e si inginocchia sorridendo davanti a Ges.
La pace a te, donna. Ti ho accompagnato la Madre come ti avevo promesso. Eccola. E questa sua
cognata, madre di Giacomo e Giuda. Dove sono Dina e Filippo?.
La donna, dopo aver salutato le due Marie, risponde: Dina ha avuto ieri la sua terza bambina.
Siamo un poco tristi perch non ci dato avere un nipote. Ma anche contenti, non vero, Matatia?.
S, perch una bella bambina ed sempre il nostro sangue. Te la mostreremo. Filippo andato a
riprendere Anna e Noemi dai vecchi suoi. Ma presto sar di ritorno.
La donna torna al suo pane mentre luomo, deposte le fascine nel forno, si occupa degli ospiti,
dando loro sedili e latte appena munto per chi lo vuole, frutta ed ulive per chi le preferisce.
2La stanza terrena fresca e ombrosa, cos ampia come e aperta sul davanti e sul dietro della casa,
con le due porte ombreggiate una dal potente fico, laltra da unalta siepe di fiori stellari, specie di

girasoli nella forma ma meno giganteschi di questi nella corolla. Una luce smeraldina entra cos nel
camerone, con grande sollievo degli occhi stanchi dal molto sole. Panche e tavoli sono nella grande
stanza, che forse quella dove le donne filano e tessono e gli uomini aggiustano gli arnesi agricoli
oppure ricoverano le provviste di farine e di frutta, come lo fanno pensare dei travicelli irti di ganci
e delle tavole messe su mensoloni oltre delle lunghe casse panche lungo le pareti. Dei fioccosi
capecchi di lino o canapa sembrano trecce disciolte lungo il muro scialbato a calcina e un tessuto
rosso fuoco, steso su un telaio rimasto scoperto, sembra rallegrare tutto lambiente col suo colore
ridente e pomposo.
Torna la padrona di casa che ha finito il suo panificare e domanda agli ospiti se vogliono vedere la
neonata.
Ges risponde: La benedir certamente.
Maria invece si alza e dice: Vengo a salutare la madre.
Escono tutte le donne.
Si sta bene qui dice Bartolomeo che visibilmente molto stanco.
S. C ombra e silenzio. Finiremo col dormire conferma Pietro gi mezzo insonnolito.
Fra tre giorni saremo per molto tempo nelle nostre case. Vi riposerete perch andrete
evangelizzando nelle immediate vicinanze dice Ges.
E Tu?.
Io star fermo a Cafarnao quasi sempre con soste a Betsaida. Ed evangelizzer quanti mi
raggiungono l. Poi, venuta la luna di tisri, riprenderemo ad andare. Alla sera, intanto, continuer a
migliorarvi.
Ges tace perch vede che il sonno rende inutili le sue parole. Sorride scuotendo il capo nel rimirare
questa accolta di persone che la fatica ha sopraffatto e che in pose pi o meno comode se la dorme.
Il silenzio della casa e della campagna assolata completo. Sembra un posto incantato. Ges si fa
sulla porta, presso la siepe dei fiori, e guarda, attraverso i rami, i dolci colli galilei tutti grigi di ulivi
immobili.
3Uno scalpiccio leggero, unito ad uno stridolino incerto di neonato, suona sulla sua testa. E Ges
alza il volto, sorridendo a sua Madre che scende portando sulle braccia un fagottino bianco dal
quale emergono tre cosette rosse: una testolina e due pugnelli che annaspano.
Guarda, Ges, che bella bambina! Assomiglia un poco a Te quando avevi un giorno. Eri cos
biondo, tanto da parere senza capelli se non fossero stati fin dallora sollevati in ricciolini lievi
come un fiocco di nube, ed eri cos come una rosa nel colore. E, guarda, guarda, ora che apre gli
occhietti in questombra e cerca il capezzolo ha i tuoi occhi azzurro scuri Oh! cara! Ma io non ce
lho il latte, piccolina, rosellina, tortorina mia! e la Madonna cuna la piccola, che calma il suo
vagito in un gorgoglio proprio di tortorina e si addormenta.
Mamma, facevi cos anche con Me? chiede Ges che osserva sua Madre cullare la piccina, stando
con la guancia appoggiata alla testolina bionda.
S, Figlio. Ma a Te dicevo agnellino mio. bella, non vero?.
Molto bella e robusta. La madre pu esserne felice conferma Ges, curvo anche Lui ad osservare
il sonno dellinnocente.
Invece non lo Il marito irritato perch tutti i figli sono femmine. vero che coi campi che
abbiamo sono meglio i maschi. Ma la nostra figlia non ne ha colpa sospira la padrona di casa,
sopraggiunta.
Sono giovani. Si amino e avranno anche maschi dice sicuro il Signore.
4Ecco Filippo Ora si far scuro mormora turbata la donna. E pi forte dice: Filippo, c il
Rabbi di Nazaret.
Molto lieto di vederlo. Pace a Te, Maestro.
E a te, Filippo. Ho visto la tua bella bambina. Anzi la sto ancora guardando perch degna di lode.
Dio ti benedice con bambini belli, sani e buoni.. Gli devi essere moto grato Non rispondi? Sembri
crucciato.
Speravo fosse un maschio, io!.
Non vorrai gi dirmi che sei ingiusto accusando linnocente di essere femmina, e tanto meno

essere duro con la tua sposa? chiede severo Ges.


Volevo un maschio, io! Per il Signore e per me! esclama risentito Filippo.
Ed con una ingiustizia ed una ribellione che credi di ottenerlo? Hai letto forse nel pensiero di
Dio? Sei da pi di Lui per dirgli: Fa cos perch ci giusto?. Questa donna mia discepola non
ha figli, ad esempio. Ed giunta a dirmi: Benedico la mia sterilit, che mi d ali per seguirti. E
questa, madre di quattro maschi, anela che tutti e quattro siano non pi suoi. vero, Susanna e
Maria? Le senti? E tu, sposato da pochi anni ad una donna feconda, benedetto da tre bocci di rose
che chiedono il tuo amore, sei sdegnato? Con chi? Perch? Non lo vuoi dire? Lo dico Io: perch sei
un egoista. Deponi subito il tuo rancore. Apri le braccia a questa creatura nata dal tuo seme ed
amala. Avanti! Prendila! e Ges prende il fagottino di lini e lo depone nelle braccia del giovane
padre. Ges riprende a parlare: Vai da tua moglie che piange e dille che tu lami. O Dio veramente
non ti dar mai pi un maschio. Io te lo dico. Vai!.
Luomo sale nella camera dove la sposa.
Grazie, Maestro! sussurra la suocera. Egli da ieri era molto crudele.
Luomo ridiscende dopo qualche minuto e dice: Lho fatto, Signore. La donna ti ringrazia. E dice
ci chiederti il nome della piccina, perch perch io avevo destinato a lei un nome troppo brutto
nel mio odio ingiusto.
Chiamala Maria. Ha bevuto il pianto amaro insieme alla prima goccia di latte, amaro esso pure per
la tua durezza; pu chiamarsi Maria, e Maria lamer. Non vero, Madre?.
S, certo, povera piccolina. tanto graziosa. E sar certo buona divenendo una stellina del Cielo.
5Tornano nello stanzone dove gli apostoli stanchi, dormono pesantemente, meno lIscariota che
pare sulle spine.
Mi volevi, Giuda? chiede Ges.
No, Maestro, ma non riesco a dormire e vorrei uscire un poco.
Chi te lo vieta? Io pure esco. Salgo su quel poggetto. C tuttombra Riposer pregando. Vuoi
venire con Me?.
No, Maestro. Ti darei disturbo perch non sono in condizione di pregare. Forse forse non mi
sento bene e ci mi turba.
Resta, allora. Non forzo nessuno. Addio. Addio, donne. Madre, quando Giovanni di Endor si
sveglia lo mandi da Me, e da solo.
S, Figlio. La pace sia con Te.
Ges esce, Maria e Susanna si chinano ad osservare la stoffa sul telaio. Maria si siede con le mani
in grembo, stando un poco curva. Forse prega Lei pure. Maria di Alfeo presto si stanca di osservare
il lavoro. Si siede nellangolo pi buio e presto dorme. Susanna pensa bene di imitarla.
Restano svegli Maria e Giuda. Luna tutta raccolta in se stessa. Laltro che la guarda ad occhi ben
aperti non perdendola mai di vista. Infine si alza e le si avvicina lentamente senza fare rumore. Non
so perch, ma nonostante la sua indiscutibile bellezza mi fa pensare ad un felino o ad un serpente
che si avvicini alla preda. Forse lantipatia che ho per lui, che mi fa vedere subdolo e crudele
anche il suo passo... Chiama sottovoce: Maria!.
Che vuoi da me, Giuda? chiede dolcemente Maria, e lo guarda col suo occhio dolcissimo.
Vorrei parlarti.
Parla. Ti ascolto.
Non qui Non vorrei essere sentito Non usciresti un poco l fuori? C ombra anche l.
Andiamo pure. Ma tu vedi Dormono tutti potevi parlare anche qui dice la Vergine. Per si
alza ed esce per la prima, addossandosi allalta siepe di fiori.
Che vuoi da me, Giuda? torna a chiedere fissando acutamente lapostolo, che si turba un poco e
pare stenti a trovare le parole. Ti senti male? O hai fatto del male e non sai come dirlo? O anche ti
senti in procinto di fare del male e ti pesa confessarti tentato? Parla, figlio. Come ti ho curato la
carne, ti curer lanima. Dimmi quello che ti turba, ed io se potr ti rasserener. Se non potr da
sola, lo dir a Ges. Anche tu avessi molto peccato, Egli ti perdoner se io chiedo perdono per te.
Veramente anche Ges ti perdonerebbe subito Ma forse di Lui, Maestro, ti vergogni. Io sono una
mamma Non faccio vergogna.

S. Non fai vergogna perch sei madre e buona tanto. Sei veramente la pace fra noi. 6Io io mi
sento molto turbato. Ho un pessimo carattere, Maria. Io non so cosa ho nel sangue e nel cuore
Ogni tanto io non so pi comandare ad essi e allora farei le cose pi starne e pi cattive.
Anche con Ges vicino non riesci pi a resistere a chi ti tenta?.
Anche. E ne soffro, credilo. Ma cos . Sono un infelice.
Pregher per te, Giuda.
Non basta.
Far pregare senza dire per chi la preghiera ai giusti.
Non basta.
Far pregare i bambini. Ce ne sono tanti che vengono da me, nel mio orto, come uccellini in cerca
di grano. E il grano sono le carezze e le parole che do loro. Parlo di Dio Ed essi, innocenti,
preferiscono questo ai giuochi e alle favole. La preghiera dei bambini grata al Signore.
Mai quanto la tua. Ma non basta ancora.
Dir a Ges di pregare il Padre per te.
Non basta ancora.
Ma di pi non c! La preghiera di Ges vice anche i demoni.
S. Ma Ges non pregherebbe sempre. Ed io tornerei ad essere io Ges, sempre lo dice, se ne
andr un giorno. Io devo pensare a quando sar senza di Lui. Ges ora ci vuole mandare ad
evangelizzare. Io ho paura ad andare con questo mio nemico, che sono io stesso, a spargere la
parola di Dio. Io vorrei essermi formato per questora.
Ma, figlio mio, se neppure Ges ci riesce, chi vuoi che possa?.
Tu, madre! Lasciami stare un poco di tempo con te. Ci sono stati i pagani e le meretrici. Posso
starci io pure. Se non vuoi che io stia dove tu vivi, nella notte, andr a dormire da Alfeo o da Maria
di Cleofa, ma il giorno lo passer con te, con i bambini. Le altre volte ho cercato di fare da me e ho
fatto peggio. Se vado a Gerusalemme ho troppi amici malvagi, e nelle condizioni in cui sono
quando mi prende questa cosa divento il loto zimbello Se vado in altra citt uguale. La
tentazione della via mi si accende insieme con questa che gi ho. Se vado a Keriot, presso mia
madre, la superbia mi fa schiavo. Se vado in solitudine, il silenzio mi dilania con le voci di Satana.
Ma da te oh! da te sento che sar diverso! Lasciami venire! Dillo a Ges che me lo conceda!
Vuoi tu che io mi perda? Hai paura di me? Mi guardi con lo sguardo di una gazzella ferita e che non
ha pi la forza di fuggire i suoi assalitori. Ma io non ti far offesa. Ho una madre anche io e ti
amo pi di mia madre. Abbi piet di un peccatore, Maria! Guarda, piango ai tuoi piedi Se tu mi
respingi, pu essere la mia morte spirituale e Giuda piange proprio, ai piedi di Maria che lo
guarda con uno sguardo di piet e di angoscia misto a paura.
pallidissima. Ma pure fa un passo avanti, perch si era quasi sprofondata nella siepe per sfuggire
Giuda che le si avvicinava troppo, e mette una mano sui capelli bruni dellIscariota. Taci! Che non
ti sentano! Parler a Ges. E se Egli vorr verrai nella mia casa. Del giudizio del mondo non mi
curo. Non lede lanima mia. E solo di essere colpevole io verso Dio avrei orrore. La calunnia mi
lascia indifferente. Ma non sar calunniata perch Nazaret sa che la sua figlia non scandalo alla
sua citt. E poi, avvenga ci che vuole, mi preme che tu ti salvi nel tuo spirito. Vado da Ges. Sta
in pace. E si avvolge nel suo velo, bianco come la sua veste, e va svelta per il sentiero che porta ad
un poggetto coperto di ulivi.
7Cerca il suo Ges e lo trova assorto in meditazione profonda.
Figlio, sono io Ascoltami!.
Oh! Mamma! Vieni a pregare con Me? Che gioia, che sollievo mi dai!.
Che, figlio io? Sei affaticato nello spirito? Triste? Dillo alla tua Mamma!.
Affaticato, lo hai detto, e afflitto. Non tanto per la fatica e le miserie che vedo nei cuori, quanto per
limmutabilit di quelli che sono i miei amici. Ma non voglio essere ingiusto con loro. Uno solo mi
affatica. Ed Giuda di Simone.
Figlio, di lui venivo a parlarti.
Ha fatto del male? Ti ha dato dolore?.
No. Ma mi ha fatto la pena che avrei vedendo uno molto infetto Povero figlio! Quanto malato

nel suo spirito!.


E tu ne hai piet? Non ne hai pi paura? Un tempo lavevi....
Figlio mio, la mia piet ancora pi grande della mia paura. E vorrei aiutare Te e lui a salvare il
suo spirito. Tu tutto puoi e non hai bisogno di me. Ma Tu dici che tutti devono cooperare col Cristo
nel redimere e questo figlio cos bisognoso di redenzione!.
Che devo fare pi che non faccia per lui?.
Tu non puoi fare di pi. Ma potresti lasciarmi fare. Egli mi ha pregata di lasciarlo sostare nella
nostra casa, perch gli pare che l potr liberarsi dal suo mostroTu scuoti il capo? Non vuoi?
Glielo dir.
No, Mamma. Non che non voglia. Scuoto il capo perch so che inutile. Giuda come uno che
affoga e che, nonostante senta di affogare, respinge per orgoglio la fune gettatagli per trarlo a riva.
Manca in lui la volont di venire a riva. Ogni tanto, preso dal terrore di affogare, cerca e invoca
laiuto, ci si attacca e poi, ripreso dallorgoglio, lascia laiuto, lo respinge, vuole fare da s e
sempre pi si appesantisce per lacqua melmosa che inghiotte. Ma perch non si dica che ho
lasciato intentato un rimedio, si faccia anche questo, povera Mamma S, povera Mamma che ti
sottoponi, per amore di unanima, alla sofferenza di avere vicino uno che ti fa paura.
No, Ges. Non lo dire. Io sono una povera donna perch sono ancora soggetta ad antipatie.
Rimproverami. Lo merito. Non dovrei avere ribrezzo di nessuno, per tuo amore. Ma non per altro
sono povera. Oh! potessi renderti Giuda spiritualmente guarito! Darti unanima darti un tesoro. E
chi d tesori non povero, Figlio! Vado a dire a Giuda che s, che Tu concedi? Tu lo hai detto:
Verr un tempo che tu dirai: Come difficile essere la Madre del Redentore! . Una volta gi
lho detto per Aglae Ma cosa mai una volta? Lumanit tanta! E Tu di tutti sei Redentore.
Figlio! Figlio! Come ho tenuto fra le braccia la piccolina, per portarla alla tua benedizione,
lascia che tenga nelle braccia Giuda, per portarlo alla tua benedizione.
Mamma Mamma Egli non ti merita.
Ges mio, quando Tu titubavi a dare Marziam a Pietro io ti ho detto che ci gli avrebbe giovato.
Non puoi negare che Pietro si rinnovato da quel momento Lasciami fare con Giuda.
E sia come tu vuoi! E che tu sia benedetta per la tua intenzione damore per Me e per Giuda! Ora
preghiamo insieme, Mamma. cos dolce pregare con te!
8 il tramonto appena iniziato quando rivedo la partenza dalla casa che li ha ospitati.
Giovanni di Endor con Ermasteo si accomiatano da Ges subito dopo essere giunti sulla via. Maria
con le donne prosegue invece insieme al Figlio per una via fra gli uliveti dei colli. Parlano. E,
naturalmente, dei fatti del giorno.
Pietro dice: Un bel matto quel Filippo! A momenti rinnegava la moglie e la figlia se non ti mettevi
a fargli capire la ragione.
Speriamo per che duri nel pentimento attuale e non gli ripigli subito la mattana del dispregio
verso le femmine. In fondo per le donne che il mondo va avanti dice Tommaso, e molti ridono
alluscita.
Certo. vero. Ma sono pi immonde di noi, e risponde Bartolomeo.
Ma va! Riguardo a immondezza! Anche noi non siamo degli angeli. Ecco, io vorrei sapere se
dopo la Redenzione sar sempre cos per la donna. Ci insegnano ad onorare la madre, ad avere il
massimo rispetto alle sorelle, alle figlie, alle zie, alle nuore, alle cognate e poi Anatema di qua,
anatema di l! Nel Tempio no. Avvicinarle, molte volte, no Ha peccato Eva? Daccordo. Ma ha
peccato anche Adamo. Dio ha dato ad Eva il suo castigo ed ben severo. Non basta?.
Ma Toma! La donna considerata impura anche da Mos.
Il quale senza le donne sarebbe morto affogato Per, abbi pazienza, Bartolmai, per ti ricordo,
anche che io non sia dotto come te, ma solo un battiloro, che Mos cita le impurit carnali della
donna perch noi la si rispetti, non per metterla allanatema.
9La discussione si accende.
Ges che era avanti, proprio con le donne e con Giovanni e Giuda Iscariota, si ferma e si volta, e
interviene: Dio aveva davanti un popolo moralmente e spiritualmente informe, contaminato da
contatti con idolatri. Voleva di esso farne un popolo forte nel fisico e nello spirito. Dette come

precetti le norme salutari alla robustezza fisica e salutari allonest dei costumi. Non poteva fare
diversamente per frenare le cupidigie maschili, acci i peccati per cui fu sommersa la terra e arsa
Sodoma e Gomorra non si ripetessero. Ma nel tempo futuro la donna redenta non sar cos oppressa
come lo ora. Rimarranno i divieti di prudenza fisica, ma saranno levati gli ostacoli al suo venire al
Signore. Io gi li levo per preparare le prime sacerdotesse del tempo futuro.
Oh! ci saranno le donne sacerdoti?! chiede quasi sbalordito Filippo.
Non mi fraintendete. Non saranno sacerdotesse come gli uomini, non consacreranno e non
amministreranno i doni di Dio, quelli che voi non potete per ora sapere. Ma saranno della classe
sacerdotale lo stesso, cooperando con i sacerdoti al bene delle anime, in molto modi.
Predicheranno? chiede incredulo Bartolomeo.
Come gi predica mia Madre.
Faranno pellegrinaggi apostolici? chiede Matteo.
S. Portando la Fede molto lontano, e, devo dirlo, con ancor pi eroismo degli uomini.
Faranno miracoli? chiede ridendo lIscariota.
Qualcuna far anche miracoli. Ma non vi basate sul miracolo come sulla cosa essenziale. Esse, le
donne sante, faranno anche molti miracoli di conversione con la preghiera.
Uhm! Le donne pregare al punto di fare miracoli! borbotta Natanaele.
Non essere chiuso come uno scriba, Bartolomeo. Secondo te cosa la preghiera?.
Il rivolgersi a Dio con le formule che sappiamo.
Questo e pi ancora La preghiera la conversazione del cuore con Dio e dovrebbe essere lo stato
abituale delluomo. La donna, per la sua vita pi ritirata della nostra e per la sua facolt affettiva pi
forte della nostra, portata a questa conversazione con Dio pi di noi. In essa ella trova conforto ai
suoi dolori, sollievo alle sue fatiche, che non sono solo quelle della casa e del generare, ma anche
quelle di sopportare noi uomini; trova ci che asciuga i suoi pianti e riconduce un sorriso nel cuore.
Perch essa sa parlare con Dio e pi ancora lo sapr in futuro. Gli uomini saranno i giganti della
dottrina, le donne saranno sempre quelle che col loro orare sostengono i giganti e anche il mondo,
perch molte sventure saranno evitate per le loro preghiere e molti castighi trattenuti. Perci faranno
miracolo, invisibile per lo pi e conosciuto solo da Dio, ma non perci irreale.
Anche Tu oggi hai fatto un miracolo invisibile ma certo reale. Non vero, Maestro? chiede il
Taddeo.
S, fratello.
Era meglio farlo visibile osserva Filippo.
Volevo che cambiassi la piccola in un pargolo? Il miracolo in realt una alterazione delle cose
destinate, un benefico disordine, perci, che Dio concede per acconsentire alla preghiera delluomo,
onde mostrargli che lo ama, o persuadere che Egli Colui che . Ma dato che Dio ordine, non
viola in maniera esagerata lordine. La bambina nata donna e donna resta.
Ero cos afflitta questa mattina! sospira la Vergine.
Perch? La bambina disamata non era tua dice Susanna. E aggiunge: Io quando vedo qualche
disgrazia in un fanciullo dico: Buon per me che non ne ho!.
Non lo dire, Susanna! Non carit. Io pure potrei dirlo, perch la mia unica Maternit trascesa
dalle leggi naturali. Ma non lo dico perch sempre penso: Se Dio non mi avesse voluta vergine,
forse quel seme sarebbe caduto in me, e madre sarei io di questinfelice, e cos ho piet di tutti
Perch dico: Avrebbe potuto essere mio figlio e come madre vorrei tutti buoni, sani, amati e
amabili, perch cos desiderano le madri per i figli loro risponde dolcemente Maria. E Ges pare
vestirla di luce tanto la guarda con occhio radioso.
per questo che hai piet di me dice lIscariota sottovoce.
Di tutti. Fosse anche dellassassino di mio Figlio. Perch penso che sarebbe il pi bisognoso di
perdono e di amore. Perch tutto il mondo lo odierebbe, certamente.
Donna, dovresti faticare molto a difenderlo per dargli tempo di convertirsi Io lo leverei subito di
mezzo, per il primo dice Pietro.
11Eccoci al luogo di commiato. Madre, Dio sia con te. E con te, Maria. E anche con te, Giuda. Si
baciano e Ges aggiunge ancora: Ricordati che ti ho concesso una grande cosa, Giuda. Fattene un

bene e non un male. Addio.


E Ges con gli undici rimasti e con Susanna vanno lesti verso oriente, mentre Maria, la cognata e
lIscariota vanno diritti.

263. Guarigione delluomo dal braccio atrofizzato.


26 agosto 1945.
1Ges entra nella sinagoga di Cafarnao che si affolla lentamente di fedeli perch sabato. Lo
stupore di vederlo molto grande. Tutti se lo accennano bisbigliando, e qualcuno tira la veste a
questo o quellapostolo per chiedere quando sono tornati in citt, perch nessuno sapeva che erano
giunti.
Siamo sbarcati adesso al pozzo del fico venendo da Bestaida, per non fare un passo fuori del
prescritto, amico risponde Pietro ad Uria il fariseo, e questo, offeso al sentirsi chiamare amico da
un pescatore, se ne va sdegnoso a raggiungere i suoi, in prima fila.
Non li stuzzicare, Simone! avverte Andrea.
Stuzzicarli? Mi ha interrogato e ho risposto dicendo anche che abbiamo evitato di camminare per
rispetto al sabato.
Diranno che abbiamo faticato con la barca.
Finiranno col dire che abbiamo faticato respirando! Stolto! la barca che fatica, il vento e
londa, non noi andando in barca!.
Andrea si prende il rabbuffo e tace.
2Dopo le preghiere preliminari, viene il momento della lettura di un brano e spiegazione dello
stesso. Il sinagogo chiede a Ges di farlo, ma Ges accenna ai farisei dicendo: Lo facciano loro.
Ma, posto che loro non lo vogliono fare, deve parlare Lui.
Ges legge il brano del primo libro dei Re dove narrato come Davide, tradito dagli Zifei, fu
segnalato a Saul che era a Gabaa. Restituisce il rotolo e inizia a parlare.
Violare il precetto della carit, dellospitalit, dellonest, sempre male. Ma luomo non si perita
di farlo con la massima indifferenza. Qui abbiamo un duplice episodio di questa violazione e la
conseguente punizione di Dio. La condotta degli Zifei era subdola. Quella di Saul non lo era da
meno. I primi, vili nellintento di ingraziarsi il pi forte e averne utile. Il secondo, vile nellintento
di levare di mezzo lunto del Signore. Legoismo perci li accomunava. E allindegna proposta il
falso e peccatore re dIsraele osa dare una risposta in cui nominato il Signore: Siate benedetti dal
Signore.
Irrisione della giustizia di Dio! Abituale irrisione! Sulle malvagit delluomo troppe volte si invoca
a premio o a mallevadoria il Nome del Signore e la sua benedizione. detto: Non nominare il
Nome di Dio invano. E vi pu essere cosa pi vana, peggio, pi malvagia di quella di nominarlo
per compiere un delitto contro il prossimo? Eppure peccato comune pi di ogni altro, fatto con
indifferenza anche da quelli che sono sempre i primi nelle adunanze del Signore, nelle cerimonie e
nellinsegnamento. Ricordatevi che peccaminoso indagare, notare, preparare ogni cosa per
nuocere al prossimo. E pure peccaminoso fare indagare, notare e preparare ogni cosa, per nuocere
al prossimo, da altri. indurre gli altri al peccato tentandoli con mercede o minacciandoli di
rappresaglie.
Io vi avverto che peccato. Io vi avverto che egoismo e odio una simile condotta. E voi sapete che
odio ed egoismo sono i nemici dellamore. Ve ne avverto perch mi preoccupo delle vostre anime.
Perch vi amo. Perch non vi voglio in peccato. Perch non vi voglio puniti da Dio come avvenne a
Saul che, mentre inseguiva Davide per prenderlo e ucciderlo, ebbe il paese distrutto dai filistei. In
verit ci avverr sempre a chi nuoce al prossimo. La sua vittoria durer quanto lerba sul prato.
Presto sorger, ma presto seccher e sar tritata dal piede indifferente del passante. Mentre la buona
condotta, la vita onesta, pare stenti a nascere ed affermarsi. Ma formata che sia come abito di vita,
diviene albero potente e fronzuto che neppure il turbine divelle e la canicola non brucia. In verit,

chi fedele alla Legge, ma realmente fedele, diviene un albero potente che non piegato dalle
passioni, n arso dal fuoco di Satana.
Ho detto. 3Se qualcuno vuol dire di pi, lo dica.
Noi ti chiediamo se hai parlato per noi, farisei.
Di farisei forse piena la sinagoga? Voi siete quattro, la folla di cento e cento persone. La parola
per tutti.
Lallusione per era chiara.
In verit non si mai visto che uno, solo indiziato da un parallelo, si accusi da s! E voi lo fate.
Ma perch vi accusate se Io non vi accuso? Sapete forse di agire come ho detto? Io non lo so. Ma se
cos , ravvedetevene. Perch luomo debole e pu peccare. Ma Dio lo perdona se sorge in lui il
pentimento sincero e la voglia di non peccare pi. Ma certo che persistere nel male doppio peccato
e su di esso non scende il perdono.
Noi non abbiamo questo peccato.
E allora non vi affliggete per le mie parole.
Lincidente chiuso. E la sinagoga si empie del canto degli inni. Poi sembra prossima a sciogliersi
ladunanza senzaltri incidenti.
4Ma il fariseo Gioachino scopre un uomo fra la fola e gli intima coi cenni e lo sguardo di venire in
prima fila. un uomo sulla cinquantina ed ha un braccio atrofizzato, reso, anche nella mano, molto
pi piccolo dellaltro perch latrofia ha distrutto i muscoli.
Ges lo vede. E vede tutto larmeggio fatto per farglielo vedere. Ha una mossa di disgusto e di
compatimento sul viso, un lampo di espressione, ma molto chiara. Pure non devia il colpo. Anzi,
affronta la situazione con fermezza.
Vieni qui, nel mezzo ordina alluomo. E quando lo ha davanti si volge ai farisei dicendo: Perch
mi tentate? Non ho cessato ora di parlare contro linsidia e lodio? E voi non avete or ora detto:
Non abbiamo questo peccato? Non rispondete? Rispondete almeno a questo: lecito fare del
bene o del male in sabato? lecito salvare o togliere la vita? Non rispondete? Risponder Io per voi
e al cospetto di tutto il popolo, che giudicher meglio di voi perch semplice e senza odio e
superbia. Non lecito fare nessun lavoro in sabato. Ma come lecito pregare cos lecito fare del
bene, perch il bene orazione pi grande ancora degli inni e dei salmi che abbiamo cantato.
Mentre n in sabato n in altro giorno lecito fare del male. E voi lo avete fatto armeggiando per
avere qui questuomo, che non neppure di Cafarnao e che avete fatto venire da due giorni sapendo
che Io ero a Betsaida e intuendo che sarei venuto alla mia citt. E lo avete fatto per vedere di trarmi
in accusa. E cos commettete anche il peccato di uccidere la vostra anima in luogo di salvarla. Ma
per quanto sta a Me vi perdono e non deluder la fede di questo, al quale voi avete detto di venire
dicendo che lo avrei guarito, mentre lo volevate per farmi un tranello. Egli incolpevole perch vi
venuto senzaltra intenzione che di guarire. E ci sia. Uomo: stendi la tua mano e va in pace.
Luomo ubbidisce e la sua mano sana, uguale allaltra. La usa subito per prendere un lembo del
mantello di Ges per baciarlo dicendogli: Tu lo sai che io non sapevo la vera intenzione di costoro.
Lavessi saputa non sarei venuto, preferendo tenermi la mano secca al servire contro di Te. Perci
non mi volere del male.
Va in pace, uomo. Io so la verit e verso di te non ho che benevolenza.
La folla esce commentando e per ultimo esce Ges con gli undici apostoli.

264. Una giornata di Giuda Iscariota a Nazareth.


27 agosto 1845.
1La casa di Nazaret sarebbe la pi indicata alle elevazioni dello spirito. In essa pace, silenzio,
ordine. La santit pare trasudi dalle pietre di essa, si esali dalle piante dellorto, piova dal cielo
sereno che le fa da cupola celeste. In realt emana da Colei che labita, e che si muove lesta e
silenziosa con le sue movenze giovanili, intatte, il passo leggero che aveva quando vi entr sposa e

lo stesso sorriso mite che placa e accarezza.


Il sole, in questora mattutina, investe la casa sul lato destro, quello che si appoggia alla prima
ondulazione del colle, e solo le cime degli alberi ne beneficiano, per primi gli ulivi messi a fare da
presa alla terra del balzo con le loro radici, i superstiti, contorti, poderosi ulivi dalle rame pi grosse
tutte alzate al cielo come invocassero la sua benedizione o pregassero essi pure da quel luogo di
pace, i superstiti ulivi delluliveto di Gioachino, un tempo numeroso di piante che proseguivano la
loro passeggiata di pellegrini oranti fino ai campi lontani dove luliveto e i campi finivano in
pascoli, ora ridotti a poche piante rimaste nel confine della mutilata propriet di Gioachino. Poi ne
beneficiano il mandorlo e i meli, alti e potenti, che aprono sul brolo lombrello dei loro rami; terzo
ne beve i raggi il melograno; ultimo il fico contro la casa, quando gi il sole carezza i fiori e le
verdure ben curati nelle aiuole rettangolari e lungo le siepi disposte sotto la pergola carica di
grappoli.
Le api ronzano, gocce doro volanti su tutto quanto pu dar loro succhi dolci e profumati. Vi un
piccolo tralcio di caprifoglio che ne preso dassalto, e cos una siepe di fiori a forma di campanule
messe a pannocchia, di cui ignoro il nome, che stanno chiudendosi - devono essere fiori notturni dal profumo intensissimo. Le api si affrettano a suggerli, questi fiori, prima che essi pieghino i
petali nel sonno della corolla.
2Maria va lesta dai nidi dei colombi alla piccola fontana che cola presso la grotticella, da questa alla
casa, nelle sue faccende, e pur nel suo lavoro trova modo di ammirare i fiori o i colombi che
minuettano per i sentieri o fanno un girotondo di voli sopra la casa e lorto.
Rientra Giuda Iscariota, carico di piante e di talee. Ti saluto, Madre. Mi hanno dato tutto quanto
volevo. Ho fatto una corsa perch non soffrano. Ma io spero attecchiranno come il caprifoglio.
Lanno che viene avrai il giardino simile ad un canestro fiorito. E cos ti ricorderai del povero Giuda
e della sua sosta qui dice estraendo con cura da una borsa delle piante colla loro radice avvolta in
terra e in foglie umide e, da unaltra borsa, delle talee.
Io ti ringrazio, Giuda. Proprio tanto. Non puoi credere come io sia felice di avere quel caprifoglio
presso la grotticella. Da piccola, l in fondo a quei campi, allora nostri, ce ne era una ancora pi
bella, ed edere e caprifogli la vestivano di rami e fiori, facendole da cortina e da riparo ai gigli
minuscoli che crescevano fin dentro alla grotta tutta verde del ricamo sottile dei capelvenere. Perch
l era proprio una sorgiva Nel Tempio io pensavo sempre a quella grotta e, te lo dico, quando
pregavo davanti al Velo del Santo, io vergine del Tempio, non sentivo Dio in maniera maggiore.
Anzi, devo dire che l risognavo i dolci colloqui dello spirito mio col mio Signore Il mio
Giuseppe mi fece trovare questa, con un filo dacqua per utile, ma pi per darmi la gioia di una
grotticella copiata su quella Era buono Giuseppe, fino nelle pi minute cose E ci aveva messo
un caprifoglio, e ledera che vive ancora, mentre il primo morto negli anni di esilio Poi ce lo
aveva ripiantato. Ma morto tre anni or sono. Ora tu lo hai rimesso. Ha attecchito, vedi? Sei molto
bravo come giardiniere.
S. Quando ero fanciullo amavo tanto le piante, e la mamma mi insegnava a curarle Ora torno
fanciullo al tuo fianco, Madre, e ritrovo la passata capacit. Per farti piacere. Sei tanto buona con
me! risponde Giuda, lavorando da esperto a collocare le sue piante nei posti pi adatti. E va a
porre, presso la siepe dei fiori notturni, dei grovigli di radici che non so se siano di mughetti o di
altri fiori. Qui ci stanno bene dice ribattendo con uno zappetto la terra sulle radici sepolte. Non
vogliono molto sole. Non me li voleva dare il servo di Eleazar. Ma ho tanto insistito che me li ha
dati.
Anche quei gelsomini dIndia non li volevano dare a Giuseppe. Ma egli fece dei lavori senza
mercede per procurarmeli. Hanno prosperato sempre pi.
Ecco fatto, Madre. Ora li innaffio e tutto andr bene. Innaffia, e poi si lava le mani alla fonte.
3Maria lo guarda, cos diverso da suo Figlio e anche cos diverso dal Giuda di certe ore di burrasca,
lo scruta, pensa, gli va vicino e, posandogli una mano sul braccio, gli chiede dolcemente: Stai
meglio, Giuda? Nel tuo spirito, voglio dire.
Oh! Madre! Tanto meglio! Sono in pace. E tu lo vedi. Trovo gusto e salvezza nelle cose umili e
nello stare con te. Non dovrei mai uscire da questa pace, da questo raccoglimento. Qui come

lontano il mondo da questa casa!. E Giuda guarda lorto, le piante, la casetta Termina: Ma se
stessi qui, non sarei mai lapostolo. Ed io lo voglio essere.
Per quanto, credilo, meglio ti sarebbe essere unanima giusta ad un ingiusto apostolo. Se tu
comprendi che il contatto col mondo ti turba, se tu comprendi che le lodi e gli onori dellapostolo ti
fanno male, rinuncia, Giuda. Meglio per te essere un semplice fedele nel mio Ges, ma un fedele
santo, ad un apostolo peccatore.
Giuda china il capo pensieroso. Maria lo lascia alle sue meditazioni ed entra in casa, alle sue
faccende.
Giuda sta fermo qualche tempo, poi passeggia su e gi sotto la pergola. Ha le braccia conserte, il
capo chino. Pensa, pensa e passa a monologare e gestire da s Un monologo incomprensibile. Ma
i gesti sono di chi in un gran contrasto di idee. Sembra che supplichi e che respinga, o si
compianga, o maledica qualcosa, passando da unespressione interrogativa ad una spaurita,
angosciata, fino a prendere il viso dei momenti peggiori, col quale si ferma di botto a met sentiero
rimanendo cos qualche tempo, con un viso da vero demonio E poi si porta le mani al viso e
fugge sul balzo degli ulivi, fuor dalla vista di Maria, e piange col viso celato fra le mani, finch si
calma e resta seduto colla schiena appoggiata a un ulivo, come sbalordito
4E non pi mattina, ma la fine di un tramonto potente. Nazaret apre le porte delle sue case,
chiuse per tutto il giorno al feroce calore estivo del giorno, e giorno doriente per giunta. E donne,
uomini, bambini escono negli orti o per le vie ancora calde ma non pi assolate, in cerca daria, alla
fonte, ai giuochi, alle loro conversazioni in attesa della cena. Gran saluti, chiacchericcio, risate e
gridi, rispettivamente fra uomini, donne, e bambini.
Anche Giuda esce e si avvia alla fonte con le brocche di rame. visto e indicato dai nazareni col
nomignolo di il discepolo del Tempio. Cosa che, giungendo alle orecchie di Giuda, suona come
una musica. Egli passa salutando con affabilit, ma anche con un che di riserbo, che se non ancora
sussiego superbo, molto prossimo parente di questo.
Sei molto buono con Maria, Giuda gli dice un nazareno barbuto.
Ella merita questo ed altro. veramente una grande donna di Israele. Voi felici che vi
concittadina.
La lode alla donna di Nazaret seduce molto i nazareni, i quali si ripetono lun laltro ci che Giuda
ha detto.
Questo, intanto, giunto alla fonte, attende il suo turno e spinge la sua cortesia a portare le brocche
ad una vecchierella, che non finisce di benedirlo, e a prendere lacqua per due donne impicciate a
farlo per un poppante che hanno fra le braccia. Socchiudendo il loro velo esse mormorano: Dio te
ne compensi.
Lamore di prossimo il primo dovere di un amico di Ges risponde con un inchino lIscariota. E
si empie le sue brocche tornando poi verso casa.
5Lo fermano, mentre torna a casa, il sinagogo di Nazaret con altri invitandolo a parlare il sabato
prossimo. Sono pi di due settimane che sei con noi e non hai fatto altra lezione che quella di una
grande cortesia per noi tutti si lamenta il sinagogo che con gli anziani del paese.
Ma se vi non gradevole il parlare del vostro maggior figlio, pu mai esservi gradevole il mio di
suo discepolo, e giudeo per giunta? risponde Giuda.
Il tuo sospetto ingiusto e ci addolora. Noi siamo schietti nellinvito. Tu sei discepolo e giudeo.
vero. Ma tu sei del Tempio. Perci puoi parlare. Perch nel Tempio dottrina. Il figlio di Giuseppe
solo un legnaiuolo.
Ma il Messia!.
Lo dice Lui Sar poi vero? Oppure sar un suo delirio?.
Ma la sua santit, nazareni! La sua santit!. Giuda scandalizzato dallincredulit dei nazareni.
grande. Ci vero. Ma da questo a essere il Messia!... E poi... Perch ha un parlare cos duro?.
Duro? No! A me non sembra duro. Ma piuttosto, ecco, questo s, troppo sincero e intransigente.
Non lascia coperta una colpa, non esita a denunciare un abuso e ci spiace. Mette il dito proprio
al centro delle piaghe. E ci fa male. Ma per santit. Oh! certo! Per questa sola che fa cos. Io
glielho detto pi volte: Ges, tu ti nuoci!. Ma non vuole darmi retta!.

Tu lo ami molto e, dotto come sei, potresti guidarlo.


Oh! dotto, no... Ma pratico, questo s. Del Tempio, sapete!? So gli usi. Ho amici. Il figlio di Anna
come fratello per me. Anzi, se volete cose dal Sinedrio, dite, dite, Ma ora lasciatemi portare
lacqua a Maria che mi aspetta per la cena.
Torna dopo. Sulla mia terrazza c fresco. Staremo fra amici e parleremo
S. Addio.
6E Giuda va a casa, dove si scusa con Maria di aver tardato perch trattenuto dal sinagogo e dagli
anziani del paese. E termina: Vorrebbero che io parlassi sabato Il Maestro non me lo a ordinato.
Tu che ne dici, Madre? Guidami tu.
Parlare al sinagogo o parlare nella sinagoga?.
Luno e laltro. Io non vorrei parlare con nessuno e a nessuno, perch so che sono contrari a Ges
e anche perch parlare dove solo Lui ha diritto di essere Maestro mi pare sacrilegio. Ma hanno tanto
insistito! Mi vogliono dopo cena Ho quasi promesso. E se tu credi che io possa, parlando, levare
a loro quello spirito di resistenza al Maestro, che cos penoso, io, per quanto mi sia grave, andr e
parler. Cos come so fare, alla buona, cercando di essere molto longanime per le loro caparbiet.
Perch ho proprio capito che essere duri peggio. Eh! non incorrer pi nellerrore fatto ad
Esdrelon! Il Maestro se ne tanto dispiaciuto! Non mi ha detto nulla, ma lho capito. Non lo far
pi. Ma vorrei lasciare Nazaret dopo averla persuasa che il Mastro il Messia e va creduto ed
amato.
Giuda mentre parla, seduto a tavola al posto di Ges, mangia ci che Maria ha preparato. E mi fa
male vedere Giuda seduto a quel posto, di fronte a Maria che lo ascolta e lo serve come una
mamma.
Ora Ella risponde: Sarebbe bene, infatti, che Nazaret comprendesse la verit e laccettasse. Io non
ti trattengo. Va pure. Nessuno pi di te pu dire se Ges meriti amore. Pensa quanto ti ama, e te lo
mostra scusandoti sempre e accontentandoti sol che possa Questa riflessione ti dia parole e atti
santi.
La cena presto finita. Giuda va ad innaffiare i fiori dellorto prima che la luce si infoschi troppo, e
poi esce, lasciando Maria sulla terrazza intenta a ripiegare i panni che aveva steso ad asciugare.
7E Giuda, dopo aver salutato Alfeo di Sara e Maria Cleofe, che parlano insieme sulla porta della
casa di quello, va diretto alla casa del sinagogo. Sono presenti anche i due cugini del Signore oltre
ad altri sei anziani.
Dopo i pomposi saluti, si siedono tutti gravemente su sedili ornati di cuscini e frescheggiano
bevendo acque anisate o alla menta che devono essere belle fresche, perch la brocca di metallo
suda nel divario fra il liquido gelido e laria ancora calda, nonostante la brezza che agita le cime
degli alberi venendo dai colli a settentrione di Nazaret.
Sono contento che tu abbia accettato di venire. Sei giovane. Un poco di svago fa bene dice il
sinagogo che pieno di riguardi per Giuda.
Temevo di importunare venendo prima. Vi so disdegnosi per Ges e i suoi seguaci.
Sdegnosi? No. Increduli e feriti dalle sue ammettiamolo pure, verit troppo crude. Noi
credevamo che tu ci sdegnassi e non ti invitavamo per questo.
Sdegnarvi io? Ma anzi! Vi capisco molto bene! Eh! gi! Ma sono convinto che la pace fra voi e
Lui finir a farsi. A Lui conviene sempre e cos a voi. A Lui perch ha bisogno di tutti, e a voi
perch non vi merita prendere nome di nemici del Messia.
E tu lo credi proprio tale? chiede Giuseppe dAlfeo. In Lui non nulla della figura regale che ci
stata profetizzata. Forse sar perch noi lo ricordiamo falegname Ma Dove in Lui il re
liberatore?.
Anche Davide non pareva che un pastorello. Ma voi vedete che non vi fu re pi grande di Davide.
Neppure Salomone, nella sua gloria, da tanto. Perch, infine, Salomone non fece che continuare
Davide, e non fu mai ispirato come lui. Mentre Davide! Ma considerate la figura di Davide!
gigantesca. Di una regalit che sfiora gi il Cielo. Non giudicate perci le origini del Cristo per
dubitare della sua regalit. Davide re e pastore. O meglio, pastore e poi re. Ges re e falegname. O
meglio, falegname e poi re.

8Tu parli come un rabbi. Si sente in te leducato del Tempio dice il sinagogo. E potresti fare
sapere al Sinedrio che io, il sinagogo, ho bisogno di aiuti del Tempio per una causa privata?.
Ma certo! Ma sicuro! Con Eleazaro! Figurati! E poi Giuseppe lAnziano, sai?, il ricco di Arimatea.
E poi lo scriba Sadoc... e poi... oh! non hai che parlare!.
Allora domani sarai mio ospite. Parleremo.
Ospite? No. Non abbandono quella santa e afflitta donna di Maria. Sono venuto apposta per farle
compagnia.
Che ha la parente nostra? La sappiamo sana e, nella sua povert, felice dice Simone di Alfeo.
S. E noi non la abbandoniamo. Mia madre le sempre vicina. E anche io e mia moglie. Per
quanto Per quanto io non le possa perdonare la sua debolezza verso il Figlio. E anche il dolore di
mio padre, che per causa di Ges mor con due soli figli presso il suo letto. E poi! Ma affanno di
parentela non si bandisce dallalto dei tetti! sospira Giuseppe dAlfeo.
Hai ragione. Si sussurra in fonda cantina, versandolo in un cuore amico. Ma cos di molti dolori!
Anche io ho i miei, di discepolo Ma non ne parliamo!.
Parliamone, anzi. Che c? Del brutto per Ges? Non approviamo la sua condotta. Ma siamo
sempre parenti. E pronti a far causa con Lui contro i nemici. Parla! dice ancora Giuseppe.
Del brutto? Noh! Dicevo cos per dire E poi i dolori del discepolo sono tanti! Non soltanto
dolore per il modo come il Maestro usa con amici e nemici, danneggiandosi, ma anche il vedere che
non amato. Io vorrei che voi tutti lo amaste.
Ma come si fa? Tu lo dici! Ha un modo di fare Non era cos prima di lasciare la Madre si scusa
il sinagogo. Non vero, voi tutti?.
Tutti approvano gravemente dicendo un gran bene del Ges silenzioso, mite, ritirato, di un tempo.
Chi pensava potesse scaturire da quello, uno quale ora? Tutto casa e parenti. E ora? dice un
nazareno molto anziano.
Giuda sospira: Povera donna!.
Ma insomma, che sai? Parla! grida Giuseppe.
Ma nulla pi di quanto tu non sappia. Credi che sia dolce per Lei essere abbandonata?.
Se Giuseppe fosse campato come vostro padre, ci non sarebbe avvenuto sentenzia un altro
nazareno molto vecchio lui pure.
Non te lo pensare, uomo. Sarebbe stato lo stesso. Quando prendono certe idee! dice Giuda.
9Un servo porta delle lucerne e le posa sul tavolo, perch la notte senza luna per quanto il cielo sia
tutto un brillio di stelle. E col lume vengono portate altre bevande, che il sinagogo vuole offrire
subito a Giuda.
Grazie. Non mi trattengo oltre. Ho dei doveri verso Maria dice alzandosi.
Anche i due figli di Alfeo si alzano dicendo: Veniamo con te. la stessa via e con grandi
saluti ladunanza si divide, rimanendo col sinagogo i sei anziani.
Le vie sono ormai deserte e silenziose. Dallalto delle case scendono parlottii sommessi di voci
gravi. I bambini dormono gi nei loro lettini e mancano perci i loro trilli di uccellini allegri. Con le
voci, dallalto delle case pi ricche, scendono piccoli bagliori di lumi ad olio.
I due figli di Alfeo e Giuda camminano per qualche metro in silenzio, poi Giuseppe si ferma
prendendo per un braccio Giuda e dice: Senti. Ho compreso che tu sai qualche cosa ma che non
hai voluto parlare in presenza di estranei. Ma ora con me devi parlare. Io sono lanziano della casa e
ho il diritto e il dovere di sapere tutto.
E io sono venuto qui nellintento di dirvelo e di tutelare il Maestro, Maria, i vostri fratelli e il
vostro nome. una cosa molto penosa a dirsi e ad udirsi. Penosissima a farsi. Perch sembra una
spiata. Ma vi prego di capirmi bene. Tale non . solo amore ed saggezza. Io so molte cose, che
voi pure non ignorate del resto. Le so dai miei amici del Tempio. E so che sono un pericolo per
Ges e anche per il buon nome della famiglia. Io ho cercato di farlo capire al Maestro. Ma non ci
sono riuscito. Anzi! Pi io lo consiglio e pi Lui fa peggio, facendosi criticare e odiare sempre di
pi. Ci perch Lui tanto santo che non pu capire cosa il mondo. Ma insomma triste cosa
vedere perire una cosa santa per limprudenza del fondatore.
Ma insomma, cosa c? Di tutto. E noi provvederemo. Non vero, Simone?.

Certamente. Ma mi pare impossibile che Ges faccia cose imprudenti e contro la sua missione.
Ma se questo bravo giovane, che pure ama Ges, lo dice!? Vedi tu come sei? Sempre cos! Incerto.
Titubante. Mi lasci sempre solo al momento buono. Io contro tutta la parentela. Non hai neppure
piet del nostro nome e del povero fratello nostro che si rovina!.
No! Rovinarsi no! Ma si menoma, ecco.
Parla, parla! insiste Giuseppe, mentre Simone tace perplesso.
Io parlerei Ma vorrei essere sicuro che voi non mi nominerete con Ges Giuratelo!.
Sul santo Velo lo giuriamo. Parla.
E neppure a vostra madre, e tanto meno ai fratelli dovete dire quanto vi dico.
Sta certo del silenzio.
E tacerete con Maria? Per non darle dolore. Come io faccio, in silenzio, dovere di provvedere
anche per la pace di questa povera madre.
Taceremo con tutti. Te lo giuriamo.
10Allora sentite Ges non si limita pi ad avvicinare gentili, pubblicani e meretrici, a offendere
i farisei e gli altri grandi. Ma ora fa proprio delle cose assurde. Pensate che fu in terra filistea e ci
fece peregrinare portandosi dietro un caprone tutto nero. Poi ora si messo un filisteo fra i
discepoli. E prima quel bambino che ha raccolto? Non sapete che commenti ci furono? E proprio
pochi giorni fa una greca, e schiava, e fuggita al padrone romano. E poi discorsi che sono discordi
alla sapienza ben nota. Insomma sembra folle. E si danneggia. In Filistea si anche intrufolato in
una cerimonia di stregoni, mettendosi a tu per tu in gara con essi. Li ha vinti, ma Gi scribi e
farisei lo odiano. Ma se vengono al loro orecchio queste cose, che succede? Voi avete il dovere di
intervenire, di impedire.
Ci grave. Molto grave. Ma come potevamo saperlo? Noi siamo qui E anche ora come
potremo sapere?.
Eppure tocca a voi intervenire e impedire. La Madre madre, ed troppo buona. Voi non lo
dovete abbandonare cos. N per Lui n per il mondo. Anche questo continuare a cacciare i
demoni Circola voce che Egli sia servito da Belzeb. Vedete voi se ci gli pu giovare. E poi!
Ma che re potr mai divenire se le turbe ridono gi da ora o sono scandalizzate?.
Ma... le fa proprio queste cose? chiede incredulo Simone.
Domandatelo a Lui stesso. Vi dir che s. Perch anzi se ne vanta.
Ti ci dovresti avvisare.
S che lo far! Quando vedessi qualcosa di nuovo, vi mander un avviso. Ma mi raccomando!
Silenzio ora e sempre con tutti!.
Lo abbiamo giurato. Quando parti?.
Dopo il sabato. Ormai non c pi scopo a stare qui. Ho fatto il mio dovere.
E noi te ne ringraziamo. Eh! io lo dicevo che Lui era mutato! Tu, fratello, non mi volevi credere
Lo vedi se ho ragione? dice Giuseppe dAlfeo.
Io io stento a crederlo ancora. Giuda e Giacomo, infine, non sono degli stolti. Perch non ci
hanno detto nulla? Perch non provvedono, se queste cose avvengono proprio? dice Simone
dAlfeo.
Uomo, non mi farai il disonore di non credere alle mie parole?! scatta risentito Giuda.
No! ma Basta. Perdona se ti dico: creder quando vedr.
Va bene. Presto vedrai e dovrai dirmi: Avevi ragione. 11Ebbene. Eccoci alla vostra casa. Io vi
lascio. Dio sia con voi.
Dio sia con te, Giuda. E senti. Tu pure non parlare con altri di questo. Per il nostro onore.
Non lo dir neppure allaria. Addio.
E se ne va lesto, rientrando tranquillo in casa e salendo sul terrazzo, dove Maria con le mani in
grembo, contempla il cielo gremito dastri, e al lumicino della lampadetta che Giuda ha acceso per
salire la scala si vedono due righe di pianto luccicare sulle gote di Maria.
Perch piangi, Madre? chiede con premura ansiosa Giuda.
Perch mi pare che il mondo sia gremito dinsidie pi che il cielo di stelle. Insidie per il mio
Ges.

Giuda la fissa attento e turbato.


Ma Lei termina soave: Ma mi rincuora lamore dei discepoli Amatelo tanto il mio Ges
amatelo Vuoi rimanere, Giuda? Io scendo nella mia camera. Gi Maria Cleofe si coricata dopo
aver preparato il lievito per domani.
S. Io resto. Si sta bene qui.
La pace sia con te, Giuda.
La pace sia con te, Maria.

265.Istruzioni ai dodici apostoli che iniziano il loro ministero.


28 agosto 1945.
1Ges con gli apostoli - e ci sono tutti, segno che Giuda Iscariota, compita la sua opera, ha
raggiunto i compagni - sono seduti a tavola nella casa di Cafarnao. sera. La luce del giorno
morente entra dalla porta e dalle finestre spalancate, e queste lasciano vedere il mutarsi della
porpora del tramonto in un rosso paonazzo irreale, il quale agli orli si sfrangia in accartocciamenti
di un color viola ardesia che finisce in grigio. Mi fa pensare ad un foglio di carta gettato sul fuoco,
che si accende come il carbone sul quale stato gettato, ma agli orli, dopo la vampa, si accartoccia e
si spegne in un color piombo bluastro che finisce in un grigio perlaceo quasi bianco.
Caldo sentenzia Pietro, accennando il nuvolone che copre loccidente di quei colori. Caldo. Non
acqua. Quella nebbia, non nuvola. Io questa notte dormo nella barca per avere pi fresco.
No. Questa notte andiamo fra gli uliveti. Ho bisogno di parlarvi. Ormai Giuda tornato. tempo
di parlare. Conosco un posto ventilato. Vi staremo bene. Alzatevi e andiamo.
lontano? chiedono prendendo i mantelli.
No. Molto vicino. A un trar di frombola dallultima casa. Potete lasciare i mantelli. Per prendete
esca e acciarino per vederci nel rientrare.
Escono dalla stanza alta e scendono la scaletta dopo avere salutato il padrone e la moglie che
frescheggiano sul terrazzo.
Ges volta risolutamente le spalle al lago e, traversato il paese, fa un duecento o trecento metri fra
gli ulivi di una prima collinetta che alle spalle del paese. Si ferma su un ciglio che, per la sua
posizione sporgente e libera da ostacoli, gode di tutta laria possibile a godersi in quella notte dafa.
2Sediamo e prestatemi attenzione. venuta lora della vostra evangelizzazione. Sono a met circa
della mia vita pubblica per preparare i cuori al mio Regno. Ora tempo che anche i miei apostoli
prendano parte alla preparazione di questo Regno. I re fanno cos quando hanno deciso la conquista
di un regno. Prima indagano e avvicinano persone per sentire le reazioni e lavorarle allidea che
perseguono. Poi estendono lopera preparatoria con messi fidati, mandati nel paese da conquistare.
E sempre pi ne mandano finch tutto il paese noto nelle sue particolarit geografiche e morali.
Poi, fatto questo, il re porta a compimento lopera proclamandosi re di quel luogo e incoronandosi
tale. E sangue scorre per fare questo. Perch le vittorie costano sempre del sangue.
Noi siamo pronti a combattere per Te e a versare il nostro sangue promettono unanimemente gli
apostoli.
Io non verser altro sangue che quello del Santo dei santi.
Vuoi iniziare dal Tempio la conquista, irrompendo nellora dei sacrifici?.
Non divaghiamo, amici. Il futuro lo saprete a suo tempo. Ma non fremete dorrore. Vi assicuro che
non sconvolger le cerimonie con la violenza di una irruzione. Eppure saranno sconvolte e vi sar
una sera in cui il terrore impedir la preghiera rituale. Il terrore dei peccatori. Ma Io, quella sera,
sar in pace. In pace collo spirito mio e col mio corpo. Una pace totale, beata.
Ges guarda uno per uno i suoi dodici, ed come se guardasse la stessa pagina per dodici volte e vi
leggesse per dodici volte la parola che vi scritta: incomprensione. Sorride e prosegue.
3Dunque ho deciso di mandarvi per penetrare pi avanti e pi ampiamente di quanto possa fare Io
da solo. Per fra il mio modo di evangelizzare e il vostro vi saranno differenze prudenziali che Io

metto per non portarvi a difficolt troppo forti, in pericoli troppo seri per la vostra anima e anche
per il vostro corpo, e per non nuocere allopera mia.
Voi non siete ancora formati al punto da poter avvicinare chicchessia senza averne danno o senza
fargli danno, e tanto meno siete eroici al punto di sfidare il mondo per lIdea andando incontro alle
vendette del mondo. Perci, andando a predicarmi non andate fra i gentili e non entrate nelle citt
dei samaritani, ma andate dalle pecorelle sperdute della casa dIsraele. Vi tanto da fare anche fra
queste, perch in verit vi dico che le turbe che vi paiono tante, intorno a me, sono la centesima
parte di quelle che in Israele ancora attendono il Messia e non lo conoscono n sanno che vivente.
Portate a queste la fede e la conoscenza di Me.
Nel vostro cammino predicate dicendo: Il Regno di Cieli vicino. Sia questo lannuncio base. Su
questo appoggiate tutta la vostra predicazione. Tanto avete sentito parlare del Regno da Me! Non
avete che a ripetere ci che Io vi ho detto. Ma luomo, per essere attirato e convinto sulle verit
spirituali, ha bisogno di dolcezze materiali, come fosse un eterno bambino che non studia una
lezione e non impara un mestiere se non allettato da un dolce della mamma o un premio del
maestro di scuola o del maestro del mestiere. Io, perch voi abbiate il mezzo per essere creduti e
cercati, vi concedo il dono del miracolo....
Gli apostoli scattano in piedi, meno Giacomo dAlfeo e Giovanni, urlando, protestando, esaltandosi,
ognuno a seconda del temperamento. Veramente, che si pavoneggi nellidea del miracolo da fare
non c che lIscariota che, con quel po po di conto che ha sullanima di unaccusa falsa e
interessata, esclama: Era ora che noi pure si facesse questo per avere un minimo di autorit sulle
turbe!.
Ges lo guarda ma non dice nulla. Pietro e lo Zelote che stanno dicendo: No, Signore! Noi non
siamo degni di tanto! Ci spetta ai santi, dnno sulla voce a Giuda, dicendo lo Zelote: Come ti
permetti di fare rimprovero al Maestro, uomo stolto ed orgoglioso?, e Pietro: Il minimo? E che
vuoi fare di pi del miracolo? Diventare Dio tu pure? Hai lo stesso prurito di Lucifero?.
Silenzio! intima Ges. E prosegue:
Vi una cosa che ancor pi del miracolo e che convince ugualmente le folle e con maggiore
profondit e durata: una vita santa. Ma da questa voi siete ancora lontani, e tu, Giuda, pi lontano
degli altri. Ma lasciatemi parlare perch una lunga istruzione.
4Andate perci guarendo gli infermi, mondando i lebbrosi, risuscitando i morti del corpo o dello
spirito, perch corpo e spirito possono essere ugualmente infermi, lebbrosi, morti. E voi anche
sapete come si fa ad operare miracolo: con una vita di penitenza, una preghiera fervente, un sincero
desiderio di far brillare la potenza di Dio, unumilt profonda, una viva carit, una accesa fede, una
speranza che non si turba per difficolt di sorta. In verit vi dico che tutto possibile a chi ha in s
questi elementi. Anche i demoni fuggiranno di fronte al Nome del Signore detto da voi, avendo in
voi quanto ho detto. Questo potere vi viene dato da Me e dal Padre nostro. Non si compera con
nessuna moneta. Solo il nostro volere lo concede e solo la vita giusta lo mantiene. Ma, come vi
stato dato gratis, cos gratuitamente datelo agli altri, ai bisognosi di esso. Guai a voi se avvilirete in
dono di Dio facendolo servire per impinguare la vostra borsa. Non vostra potenza, potenza di
Dio. Usatela, ma non ve ne appropriate dicendo: mia. Come vi viene data, cos vi pu essere
tolta.
Simone di Giona poco fa a detto a Giuda di Simone: Hai tu lo stesso prurito di Lucifero?. Ha
detto una giusta definizione. Dire: Io faccio ci che fa Dio perch io sono come Dio imitare
Lucifero. E il suo castigo noto. Come noto ci che avvenne ai due che nel paradiso terrestre
mangiarono il frutto proibito, per istigazione dellInvidioso, che voleva mettere altri infelici nel suo
Inferno, oltre ai ribelli angelici che gi vi erano, ma anche per prurito loro proprio di superbia
perfetta.
Unico frutto che vi lecito prendere da ci che fate sono le anime che col miracolo conquisterete al
Signore e che al Signore vanno date. Ecco le vostre monete. Non altre. Nellaltra vita ne godrete il
tesoro.
5Andate senza ricchezze. Non portate con voi n oro, n argento, n monete nelle vostre cinture,
non sacca da viaggio con due o pi vesti e doppi calzari, n bastone da pellegrino, n armi da uomo.

Perch le vostre visite apostoliche per ora saranno corte, ed ogni vigilia di sabato ci ritroveremo e
potrete deporre le vesti sudate senza avere bisogno di portarvi dietro il ricambio. Non occorre il
bastone perch qui dolce il cammino, e ci che serve su colli e pianure ben diverso da ci che
serve nei deserti e sui monti alti. Non occorrono armi. Queste sono buone per luomo che non
conosce la santa povert e ignora il divino perdono. Ma voi non avete tesori da tutelare e difendere
dai ladroni. Unico da temere, unico ladrone per voi Satana. Ed esso si vince con la costanza e la
preghiera, non con spade e pugnali.
A chi vi offende perdonate. Se vi spogliassero del mantello, date anche la veste. Rimaneste anche
nudi affatto per mitezza e distacco dalle ricchezze, non scandalizzerete gli angeli del Signore e
neppure linfinita Castit di Dio, perch la vostra carit vestirebbe di oro il vostro corpo nudo, e la
mitezza vi farebbe ornata cintura, e di perdono verso il ladrone vi darebbe manto e corona regale.
Sareste perci vestiti meglio di un re. E non di stoffe corruttibili, ma di materie incorruttibili.
Non abbiate preoccupazioni per il vostro nutrimento. Avrete sempre quanto appropriato alla
vostra condizione e al vostro ministero, perch loperaio degno del nutrimento che gli viene porto.
Sempre. E se gli uomini non provvedessero, Dio provvederebbe al suo operaio. Gi vi ho mostrato
che per vivere e per predicare non necessario avere i ventri colmi del cibo ingurgitato. Ci serve
agli animali immondi, la cui missione quella di ingrassare, per essere uccisi per ingrassare gli
uomini. Ma voi non dovete che impinguare lo spirito vostro e altrui di cibi sapienziali. E la
Sapienza si illumina ad una mente che la crapula non rende ottusa e ad un cuore che si nutre di cose
soprannaturali. Voi non siete mai stati tanto eloquenti come dopo il ritiro sul monte. E allora
mangiaste solo quanto era necessario per non morire. Eppure al termine del ritiro eravate forti e ilari
come non mai. Non forse vero?
6In qualunque citt o luogo entrerete, informatevi che vi sia chi meriti di accogliervi. Non perch
siete Simone, o Giuda, o Bartolomeo, o Giacomo, o Giovanni, e cos via. Ma perch siete i messi
del Signore. Foste anche stati dei rifiuti, degli assassini, dei ladri, dei pubblicani, pentiti ora e al mio
servizio, meritate rispetto perch miei messi. Dico pi ancora. Dico: guai a voi se avete lapparenza
di miei messi e nellinterno siete abbietti e insatanassati. Guai a voi! Linferno ancor poco per
quello che meritate per il vostro inganno. Ma anche foste contemporaneamente messi di Dio in
palese, e rifiuti, pubblicani, ladri, assassini in occulto, o anche un sospetto fosse nei cuori verso di
voi, una quasi certezza, vi va dato ancora onore e rispetto perch siete miei messi. Locchio
delluomo deve sorpassare il mezzo e vedere il messo e il fine, vedere Dio e la sua opera al di l del
mezzo troppo spesso manchevole. Solo in casi di colpa grave, ledente la fede dei cuori, Io per ora,
poi chi mi succeder, provvederanno a recidere il membro guasto. Perch non lecito che per un
sacerdote demonio si perdano anime di fedeli. Non sar mai lecito, per nascondere le piaghe nate
nel corpo apostolico, permettere sopravvivenza in esso di corpi incancreniti che col loro aspetto
ripugnante allontanano e col loro fetore demoniaco avvelenano.
Voi dunque vi informerete quale la famiglia di vita pi retta, l dove le donne sanno stare ritirate e
i costumi sono castigati. E l entrerete e dimorerete finch non partiate dal luogo. Non imitate i
fuchi che, dopo aver succhiato un fiore, passano ad altro pi nutriente. Voi, sia che siate capitati tra
persone di buon letto e ricca mensa, o sia che siate capitati in umile famiglia ricca solo di virt,
rimanete dove siete. Non cercate mai il meglio per il corpo che perisce. Ma, anzi, date ad esso
sempre il peggio, riserbando tutti i diritti allo spirito. E, ve lo dico perch bene lo facciate, date,
sol che lo possiate fare, la preferenza ai poveri per la vostra sosta. Per non umiliarli, per ricordo di
Me che sono e resto povero e di esser povero me ne vanto, e anche perch i poveri sono sovente
migliori dei ricchi. Troverete sempre poveri giusti, mentre raro sar trovare un ricco senza
ingiustizia. Non avete perci la scusa di dire: Non ho trovato bont altro che nei ricchi per
giustificare la vostra smania di benessere.
Nellatto di entrare nella casa salutate col mio saluto, che il pi dolce che vi sia. Dite: La pace sia
con voi. La pace sia in questa casa, oppure la pace venga in questa casa. Infatti voi, messi di
Ges e della Buona Novella, portate con voi la pace, e la vostra venuta in un luogo far venire la
pace in esso. Se la casa ne degna, la pace verr e permarr in essa; se non ne degna, la pace
torner a voi. Per badate di essere voi pacifici onde avere Dio come vostro Padre. Un padre aiuta

sempre. E voi, aiutati da Dio, farete tutto, e tutto bene.


Pu darsi anche, anzi certo avverr, che vi sar citt o casa che non vi ricevono e non vogliono
ascoltare le vostre parole cacciandovi o deridendovi, o anche inseguendovi a colpi di pietra come
profeti noiosi. E qui avrete pi che mai bisogno di essere pacifici, umili, miti per abito di vita.
Perch altrimenti lira prender il sopravvento e voi peccherete scandalizzando e aumentando
lincredulit dei convertendi. Mentre, se riceverete loffesa di essere cacciati, derisi, inseguiti con
pace, voi convertirete con la predica pi bella: quella silenziosa della virt vera. Ritroverete un
giorno i nemici di oggi sul vostro cammino e vi diranno: Vi abbiamo cercato perch il vostro modo
di agire ci ha fatti persuasi della Verit che annunciate. Vogliate perdonarci e accoglierci per
discepoli. Perch noi non vi conoscevamo, ma ora vi conosciamo per santi. Perci, se santi siete,
dovete essere i messi di un santo, e noi crediamo ora in Lui. Ma, nelluscire dalla citt o casa dove
non siete stati accolti, scuotete da voi anche la polvere dei vostri calzari, acci la superbia e la
durezza di quel luogo non si apprenda neppure alle vostre suole. In verit vi dico: nel giorno del
Giudizio, Sodoma e Gomorra saranno trattate meno duramente di quella citt.
7Ecco: Io vi mando come pecore fra i lupi. Siate dunque prudenti come le serpi e semplici come le
colombe. Perch voi sapete come il mondo, che in verit pi di lupi che di pecore, usa anche con
Me che sono il Cristo. Io posso difendermi col mio potere e lo far finch non lora del trionfo
temporaneo del mondo. Ma voi non avete questo potere e vi necessita maggior prudenza e
semplicit. Maggiore accortezza, perci, per evitare per ora carceri e flagellazioni.
In verit voi, per ora, nonostante le vostre proteste di voler dare il sangue per Me, non sopportate
neppure uno sguardo ironico o iracondo. Poi verr un tempo in cui sarete forti come eroi contro
tutte le persecuzioni, forti pi di eroi, di un eroismo inconcepibile secondo il mondo, inspiegabile, e
verr detto follia. No, che follia non sar! Sar limmedesimazione per forza di amore delluomo
con lUomo Dio, e voi saprete fare ci che Io avr gi fatto. Per capire questo eroismo occorrer
vederlo, studiarlo e giudicarlo da piani ultraterreni. Perch cosa soprannaturale che esula da tutte
le restrizioni della natura umana. I re, i re dello spirito saranno i miei eroi, in eterno re ed eroi.
In quel tempo vi arresteranno mettendovi le mani addosso, trascinandovi davanti ai tribunali,
davanti ai presidi ed ai re, onde vi giudichino e vi condannino per il grande peccato, agli occhi del
mondo, di essere i servi di Dio, ministri e tutori del Bene, i maestri delle virt. E per essere questo
sarete flagellati e in mille guise puniti, fino ad essere uccisi. E voi renderete testimonianza di Me ai
re, ai presidi, alle nazioni, confessando col sangue che voi amate Cristo, il Figlio vero di Dio Vero.
Quando sarete nelle loro mani, non vi mettete in pena su ci che avete a rispondere e di quanto
avrete a dire. Nessuna pena abbiate allora che non sia quella dellafflizione verso i giudici e gli
accusatori che Satana travia al punto da renderli ciechi alla Verit. Le parole da dire vi saranno date
in quel momento. Il Padre vostro ve le metter sulle labbra, perch allora non sarete voi che
parlerete per convertire alla Fede e professare la Verit, ma sar lo Spirito del Padre vostro quello
che parler in voi.
8Allora il fratello dar la morte al fratello, il padre al figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e
li faranno morire. No, non tramortite e non vi scandalizzate! Rispondete a Me. Per voi pi grande
delitto uccidere un padre, un fratello, un figlio, o Dio stesso?.
Dio non si pu uccidere dice secco Giuda Iscariota
vero. Spirito imprendibile conferma Bartolomeo. E gli altri, pur tacendo, sono dello stesso
parere.
Io sono Dio, e Carne sono dice calmo Ges.
Nessuno pensa ad ucciderti ribatte lIscariota.
Vi prego: rispondete alla mia domanda.
Ma pi grave uccidere Dio! Si intende!.
Ebbene: Dio sar ucciso dalluomo, nella Carne dellUomo Dio e nellanima degli uccisori
dellUomo Dio. Dunque, come si giunger a questo delitto senza orrore in chi lo compie, parimenti
si giunger al delitto dei padri, dei fratelli, dei figli, contro i figli, i fratelli, i padri.
9Sarete odiati da tutti a causa del mio Nome. Ma chi avr perseverato fino alla fine, sar salvo. E
quando vi perseguiteranno in una citt, fuggite in unaltra. Non per vilt, ma per dare tempo alla

neonata Chiesa di Cristo di giungere ad et non pi di lattante debole e inetto, ma ad una et


maggiore in cui sar capace di affrontare la vita e la morte senza temere Morte. Quelli che lo Spirito
consiglier a fuggire, fuggano. Come Io sono fuggito quando ero pargolo. In verit, nella vita della
mia Chiesa si ripeteranno tutte le vicende della mia vita duomo. Tutte. Dal mistero del suo formarsi
allumilt dei primi tempi, ai turbamenti e insidie date dai feroci, alla necessit di fuggire per
continuare a esistere, dalla povert e dal lavoro indefesso fino a molte altre cose che Io vivo
attualmente, che patir in seguito, prima di giungere al trionfo eterno. Quelli invece che lo Spirito
consiglia di rimanere, restino. Perch, anche se cadranno uccisi, essi vivranno e saranno utili alla
Chiesa. Perch sempre bene ci che lo Spirito di Dio consiglia.
10In verit vi dico che non finirete, voi e chi vi succeder, di percorrere le vie e le citt dIsraele
prima che venga il Figlio delluomo. Perch Israele, per un suo tremendo peccato, sar disperso
come pula investita da un turbine e sparso per tutta la terra, e secoli e millenni, uno dopo un altro
uno, e oltre, si succederanno prima che sia di nuovo raccolto sullaia di Areuna Gebuseo. Tutte le
volte che lo tenter, prima dellora segnata, sar nuovamente preso dal turbine e disperso, perch
Israele dovr piangere il suo peccato per tanti secoli quante sono le stille che pioveranno dalle vene
dellAgnello di Dio immolato per i peccati del mondo. E la Chiesa mia dovr pure, essa che sar
stata colpita da Israele in Me e nei miei apostoli e discepoli, aprire braccia di madre e cercare di
raccogliere Israele sotto il suo manto come una chioccia fa coi pulcini sviati. Quando Israele sar
tutto sotto il manto della Chiesa di Cristo, allora Io verr.
11Ma queste saranno le cose future. Parliamo delle immediate.
Ricordatevi che il discepolo non da pi del Maestro, n il servo da pi del Padrone. Perci basti al
discepolo di essere come il Maestro, ed gi immeritato onore; e al servo di essere come il Padrone,
ed gi soprannaturale bont concedervi che ci sia. Se hanno chiamato Belzeb il Padrone di casa,
come chiameranno i suoi servi? E potranno i servi ribellarsi se il Padrone non si ribella, non odia e
maledice, ma calmo nella sua giustizia continua la sua opera, trasferendo il giudizio ad altro
momento, quando, dopo aver tutto tentato per persuadere, avr visto in essi lostinazione nel Male?
No. Non potranno i servi fare ci che non fa il Padrone, ma bens imitarlo, pensando che essi sono
anche peccatori mentre Egli era senza peccato. Non temete dunque quelli che vi chiameranno:
demoni. La verit verr un giorno che sar nota, e si vedr allora chi era il demonio. Se voi o
loro.
Non c niente di nascosto che non si abbia a rivelare, e niente di segreto che non si abbia a sapere.
Quello che ora Io vi dico nelle tenebre e in segreto, perch il mondo non degno di sapere tutte le
parole del Verbo - non ancora degno di questo, n ora di dirlo anche agli indegni - voi, quando
sar lora che tutto deve essere noto, ditelo nella luce, dallalto dei tetti gridate ci che ora Io vi
sussurro pi allanima che allorecchio. Perch allora il mondo sar stato battezzato dal Sangue, e
Satana avr contro uno stendardo per cui il mondo potr, volendo, comprendere i segreti di Dio,
mentre Satana non potr nuocere altro che su chi desidera il morso di Satana e lo preferisce al mio
bacio. Ma otto parti su dieci del mondo non vorranno comprendere. Solo le minoranze saranno
volenterose di sapere tutto per seguire tutto che mia Dottrina. Non importa. Siccome non si pu
separare queste due parti sante dalla massa ingiusta, predicate anche dai tetti la mia Dottrina,
predicatela dallalto dei monti, sui mari senza confine, nelle viscere della terra. Se anche gli uomini
non lascolteranno, raccoglieranno le divine parole gli uccelli e i venti, i pesci e le onde, e ne
serberanno leco le viscere del suolo per dirlo alle interne sorgenti, ai minerali, ai metalli, e ne
gioiranno tutti, perch essi pure sono creati da Dio per essere di sgabello ai miei piedi e di gioia al
mio cuore.
Non temete coloro che uccidono il corpo ma non possono uccidere lanima, ma temete solo quello
che pu mandare a perdizione la vostra anima e ricongiungere nellultimo Giudizio questa al risorto
corpo, per gettarli nel fuoco dellInferno. Non tenete. Non si vendono forse due passeri per un
soldo? Eppure, se il Padre non lo permette, non uno di essi cadr nonostante tutte le insidie
delluomo. Non temete dunque. Voi siete noti al Padre. Noti gli sono nel loro numero anche i
capelli che avete sul capo. Voi siete dappi di molti passeri! Ed Io vi dico che chi mi riconoscer
davanti agli uomini, anche Io lo riconoscer davanti al Padre mio che nei Cieli. Ma chi mi

rinnegher davanti agli uomini, anche Io lo rinnegher davanti al Padre mio. Riconoscere qui per
seguire e praticare; rinnegare abbandonare la mia via per vilt, per concupiscenza triplice, o per
calcolo meschino, per affetto umano verso uno dei vostri, contrari a Me. Perch ci sar questo.
12Non pensate che Io sia venuto per mettere concordia sulla terra, e per la terra. La mia pace pi
alta delle calcolate paci per il barcamenare di ogni giorno. Non sono venuto a mettere la pace, ma la
spada. La spada tagliente per recidere le liane che trattengono nel fango e aprire le vie ai voli nel
soprannaturale. Perci Io sono venuto a dividere il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora
dalla suocera. Perch Io sono Colui che regna e ha ogni diritto sui suoi sudditi. Perch nessuno pi
grande di Me nei diritti sugli affetti. Perch in Me si accentrano tutti gli amori sublimandosi, ed Io
sono Padre, Madre, Sposo, Fratello, Amico, e vi amo come tale, e come tale vado amato. E quando
dico: Voglio, nessun legame pu resistere e la creatura mia. Io col Padre, lho creata, Io da Me
stesso la salvo, Io ho il diritto di averla.
In verit i nemici delluomo sono gli uomini oltre che i demoni; e i nemici delluomo nuovo, del
cristiano, saranno quelli di casa, coi loro lamenti, minacce o suppliche. Chi per dora in poi amer
il padre o la madre pi di Me non degno di Me; chi ama il figlio o la figlia pi di Me non degno
di Me. Chi non prende la sua croce quotidiana, complessa, fatta di rassegnazioni, di rinunce, di
ubbidienze, di eroismi, di dolori, di malattie, di lutti, di tutto quello che manifesta la volont di Dio
o una prova delluomo, e con essa non mi segue, non degno di Me. Chi tiene conto della sua vita
terrena pi di quella spirituale, perder la Vita vera. Chi avr perduto la sua vita terrena per amore
mio la ritrover eterna e beata.
13Chi riceve voi riceve Me. Chi riceve Me riceve Colui che mi ha mandato. Chi riceve un profeta
come un profeta ricever premio proporzionato alla carit data al profeta, chi un giusto come un
giusto ricever un premio proporzionato al giusto. E ci perch chi riconosce nel profeta il profeta
segno che profeta lui pure, ossia molto santo perch tenuto fra le braccia dallo Spirito di Dio, e chi
avr riconosciuto un giusto come giusto, dimostra di essere lui stesso giusto, perch le anime simili
si riconoscono. Ad ognuno dunque sar dato secondo giustizia.
Ma a chi avr dato anche un solo calice dacqua pura ad uno dei miei servi, fosse anche il pi
piccolo - e sono servi di Ges tutti quelli che lo predicano con una vita santa, e possono esserlo i re
come i mendicanti, i sapienti come coloro che non sanno nulla, i vecchi come i pargoli, perch in
tutte le et e le classi si pu essere miei discepoli - chi avr dato ad un mio discepolo anche un
calice dacqua in mio nome e perch mio discepolo, in verit vi dico che non perder la sua
ricompensa.
13Ho detto. Ora preghiamo e poi andiamo a casa. Allalba partirete e cos: Simone di Giona con
Giovanni, Simone Zelote con Giuda Iscariota, Andrea con Matteo, Giacomo dAlfeo con Tommaso,
Filippo con Giacomo di Zebedeo, Giuda mio fratello con Bartolomeo. Questa settimana cos. Poi
dar il nuovo ordine. Preghiamo.
E pregano ad alta voce

266.I discepoli del Battista vogliono accertarsi che Ges il Messia.


Testimonianza sul Precursore e invettiva contro le citt impenitenti.
29 agosto 1945.
1Ges solo con Matteo che, ferito ad un piede, non potuto andare con gli altri a predicare. Ma
per malati e desiderosi della Buona Novella affollano la terrazza e lo spazio libero dellorto per
udirlo e averne aiuto.
Ges termina di parlare dicendo: Contemplato che abbiamo insieme la grande frase di Salomone:
Nellabbondanza della giustizia sta la somma fortezza, Io vi esorto a possedere questa
abbondanza perch essa moneta per entrare nel Regno dei Cieli. State con la mia pace e Dio sia
con voi. E poi si volge ai poveri e ai malati - e in molti casi sono luno e laltro insieme - e ascolta
con bont i loro racconti, soccorre con denaro, consiglia con parole, sana collimposizione delle

mani e con la parola. Matteo, al suo fianco, provvede a dare le monete.


2Ges sta ascoltando attentamente una povera vedova, che gli narra fra le lacrime della morte
improvvisa del marito legnaiuolo al suo banco di lavoro, avvenuta pochi giorni prima: Sono corsa
a cercarti qui, e tutto il parentado del morto mi accus di essere scomposta e dura di cuore e ora mi
maledice. Ma io ero venuta perch so che risusciti e so che se potevo trovarti il mio uomo sarebbe
risorto. Non ceri Ora egli nel sepolcro da due settimane ed io sono qui con cinque figli I
parenti mi odiano e non mi aiutano. Ho degli ulivi e delle viti. Pochi, ma mi darebbero pane per
linverno se potessi tenerli fino alla raccolta. Ma non ho denaro, perch luomo da tempo era poco
sano e poco lavorava, e per sostenersi mangiava e beveva anche troppo. Diceva che il vino gli
faceva bene invece fece il doppio male di ucciderlo e di consumare i risparmi gi ridotti per il suo
poco lavoro. Stava finendo un carro ed un cofano, e aveva ordinati due letti, delle tavole e mensole.
Ma ora Non sono finiti e mio figlio maschio non ha ancora otto anni. Perder il denaro Dovr
vendere gli arnesi, il legname. Il carro e il cofano non posso neppure venderli per tali, per quanto
quasi ultimati, e li dovr dare come legna da ardere. E non basteranno i denari perch io, mia madre
vecchia e malata, e cinque figli, siamo sette persone Vender il vigneto e gli ulivi Ma tu sai
come il mondo Strozza dove c il bisogno. Dimmi, che devo fare? Io volevo serbare il banco e
i ferri per il figlio che gi sa qualcosa del legno volevo serbare la terra per vivere e per dote alle
figlie.
Sta ascoltando tutto questo quando un rimescolio fra la gente lo avverte che c qualcosa di nuovo.
Si volta per vedere e vede tre uomini che si fanno strada fra la folla. Si torna a voltare per parlare
alla vedova: Dove abiti?.
A Corozim, presso la strada che va alla Fonte calda. Una casa bassa in mezzo a due fichi.
Va bene. Verr ad ultimare il carro ed il cofano, e li venderai a chi li ha ordinati. Aspettami
domani allaurora.
Tu! Tu lavorare per me!. La donna soffocata dallo stupore.
Riprender il lavoro mio e ti dar pace. Intanto, a quelli di Corozim senza cuore impartir la
lezione della carit.
Oh! s! Senza cuore! Ci fosse stato ancora il vecchio Isacco! Non mi avrebbe lasciata morire di
fame! Ma egli tornato ad Abramo.
Non piangere. Va tranquilla. Ecco quanto serve per oggi. Domani verr Io. Va in pace.
La donna si prostra a baciargli la veste e se ne va pi sollevata.
3Maestro tre volte santo, ti posso salutare? chiede uno dei tre sopraggiunti che si sono fermati
rispettosamente dietro a Ges, attendendo che Egli congedasse la donna, e che perci hanno sentito
la promessa di Ges. E questuomo che saluta Mannaen.
Ges si volta con un sorriso e dice: Pace a te, Mannaen! Ti sei dunque ricordato di Me?.
Sempre, Maestro. E avevo divisato di venire da Te in casa di Lazzaro o allOrto degli Ulivi per
stare con Te. Ma prima di Pasqua fu preso il Battista. Fu ripreso con tradimento ed io temevo che,
nellassenza di Erode venuto a Gerusalemme per la Pasqua, Erodiade ordinasse luccisione del
santo. Non voluta andare per le feste a Sionne dicendosi malata. Malata, s. Di odio e lussuria Io
sono stato a Macheronte per controllare e trattenere la perfida donna, che sarebbe capace di
uccidere di sua mano E non lo fa perch teme di perdere il favore di Erode, che per paura o per
convinzione difende Giovanni limitandosi a tenerlo prigioniero. Ora Erodiade fuggita dal caldo
opprimente di Macheronte andando in un castello di sua propriet. Ed io sono venuto con questi
amici miei e discepoli di Giovanni. Egli li mandava perch ti interrogassero. E io mi sono unito a
loro.
4La gente, sentendo parlare di Erode e comprendendo chi che ne parla, si affolla curiosa intorno al
gruppetto di Ges e dei tre.
Che volevate chiedermi? chiede Ges dopo scambievoli saluti coi due austeri personaggi.
Parla tu, Mannaen, che sai tutto e sei pi amico dice uno dei due.
Ecco, Maestro. Tu devi compatire se per troppo amore i discepoli vanno in diffidenza verso Colui
che credono antagonista o soppiantatore del loro maestro. Cos fanno i tuoi, cos quelli di Giovanni.
una comprensibile gelosia, che dimostra tutto lamore dei discepoli per i maestri. Io sono

imparziale, e questi che con me sono lo possono dire, perch conosco Te e Giovanni e vi amo con
giustizia, tanto che, per quanto ami Te per quello che sei, ho preferito fare il sacrificio di stare
presso Giovanni, perch venero lui pure per quello che , ed attualmente perch pi in pericolo di
Te. Ora per questo amore, nel quale soffiano col loro astio i farisei, essi sono giunti a dubitare che
Tu sia il Messia. E lo hanno confessato a Giovanni credendo di dargli gioia col dire: Per noi sei tu
il Messia. Non ci pu essere uno pi santo di te. Ma Giovanni li ha rimproverati per prima cosa
chiamandoli bestemmiatori, e poi, dopo il rimprovero, con pi dolcezza, ha spiegato tutte le cose
che ti indicano come vero Messia. Infine, vedendoli ancora non persuasi, ha preso due di essi,
questi, e ha detto: Andate da Lui e ditegli in mio nome: Sei Tu quello che ha da venire, o
dobbiamo attenderne un altro? . Non ha mandato i discepoli gi pastori, perch essi credono e non
sarebbe giovato mandarli. Ma ha preso fra quelli che dubitano per farteli avvicinare e perch la loro
parola dissipi i dubbi dei loro simili. Io li ho accompagnati per poterti vedere. Ho detto. Tu ora
calma i loro dubbi.
5Ma non ci credere ostili, Maestro! Le parole di Mannaen te lo potrebbero far pensare. Noi
noi Noi conosciamo da anni il Battista e lo abbiamo sempre visto santo, penitente, ispirato. Tu
non ti conosciamo che per parola altrui. E Tu sai cosa la parola degli uomini Crea e distrugge
fama e lodi nel contrasto fra chi esalta e chi abbatte, cos come una nuvola viene formata e disciolta
da due venti contrari.
So, so. Leggo nel vostro animo, e i vostri occhi leggono la verit in quanto vi circonda, cos come
le vostre orecchie hanno sentito il colloquio con la vedova. Questo basterebbe a persuadere. Ma Io
vi dico. Osservate chi mi circonda. Qui non sono ricchi n gaudenti, qui non persone scandalose.
Ma poveri, malati, onesti israeliti che vogliono conoscere la Parola di Dio. E non altro. Questo,
questo, questa donna, e poi quella fanciullina e quel vecchio, sono venuti qui malati ed ora sono
sani. Interrogateli e vi diranno cosa avevano e come li guarii e come stanno ora. Fate, fate. Io
intanto parlo con Mannaen e Ges fa per ritirarsi.
No, Maestro. Noi non dubitiamo delle tue parole. Solo dcci una risposta da dare a Giovanni,
perch egli veda che siamo venuti e perch possa, in base a quella, persuadere i nostri compagni.
Andate a riferire questo a Giovanni: I sordi odono; questa fanciulla era sorda e muta. I muti
parlano; e quelluomo era muto dalla nascita. I ciechi vedono. 6Uomo, vieni qui. Di a costoro ci
che avevi dice Ges prendendo per un braccio un miracolato.
Questo dice: Sono muratore e mi cadde sul viso un secchio pieno di calce viva. Mi bruci gli
occhi. Da quattro anni ero nelle tenebre. Il Messia mi ha bagnato gli occhi seccati con la sua saliva e
sono tornati pi freschi di quando avevo venti anni. Che Egli ne sia benedetto.
Ges riprende: E coi ciechi, sordi, muti guariti, si raddrizzano gli storpiati e corrono gli zoppi.
Ecco l quel vecchio rattrappito poco anzi e ora dritto come una palma del deserto e agile come una
gazzella. Si sanano le malattie pi gravi. Tu, donna, che avevi?.
Un male al seno per il troppo latte dato a bocche voraci. E il male, col seno, mi rodeva la vita. Ora
guardate e si socchiude la veste mostrando intatte le mammelle e aggiunge: Era tutta una piaga, e
lo dimostra la tunica ancor bagnata del marciume. Ora vado a casa per mettere veste monda e sono
forte e felice. Mente solo ieri ero morente, portata qui da pietosi, e tanto infelice per i bambini
prossimi ad essere senza madre. Eterna lode al Salvatore!.
Udite? E potete interrogare il sinagogo di questa citt sulla risurrezione della figlia sua e, tornando
verso Gerico, passate da Naim, chiedete del giovane risuscitato alla presenza di tutta la citt e
mentre stava per essere messo nel sepolcro. Cos potrete riferire che i morti risuscitano. Che molti
lebbrosi siano guariti, potete saperlo da molti luoghi in Israele, ma se volete andare a Sicaminon,
cercatene fra i discepoli, e molti ne troverete. Dite dunque a Giovanni che i lebbrosi sono mondati.
E dite, poich lo vedete, che ai poveri annunziata la Buona Novella. Ed beato chi non si sar
scandalizzato di Me. 7Dite questo a Giovanni. E ditegli che Io lo benedico con tutto il mio amore.
Grazie, Maestro. Benedici noi pure prima della partenza.
Voi non potete partire in queste ore calde. Rimanete perci miei ospiti fino a sera. Vivrete per un
giorno la vita di questo Maestro che non Giovanni, ma che Giovanni ama perch sa Chi . Venite
nella casa. Vi fresco e vi ristorer. Addio, miei ascoltatori. La pace sia con voi e congedate le

turbe entra in casa coi tre ospiti


8Quanto si dicano in quelle ore affocate non so. Ci che vedo ora la preparazione della partenza
per Gerico dei due discepoli. Mannaen pare che resti, perch il suo cavallo non stato portato con i
due robusti asini davanti allapertura del muro del cortile. I due inviati di Giovanni, dopo molti
inchini al Maestro e a Mannaen, montano in sella e ancora si voltano a guardare e a salutare, finch
un angolo di via non li nasconde alla vista.
Molti di Cafarnao si sono affollati per vedere questa partenza, perch la notizia della venuta dei
discepoli di Giovanni e la risposta di Ges a loro hanno fatto il giro del paese, e credo anche di altri
paesi vicini. Vedo persone di Betsaida e Corozim, che si sono presentate ai messi di Giovanni
chiedendo di lui e dicendo di salutarlo - forse sono ex discepoli del Battista - rimanere ora, in
crocchio con quelli di Cafarnao, a commentare. Ges, con a fianco Mannaen, fa per rientrare in casa
parlando. Ma la gente gli si stringe intorno, curiosa di osservare il fratello di latte di Erode e i suoi
modi pieni di ossequio per Ges, e desiderosa di parlare col Maestro.
9C anche Giairo, il sinagogo. Ma, per grazia di Dio, non ci sono farisei. proprio Giairo che dice:
Sar contento Giovanni! Non solo hai mandato esauriente risposta, ma anche, trattenendoli, hai
potuto ammaestrarli e mostrare loro un miracolo.
E non da poco, anche! dice un uomo.
Io avevo portato apposta la mia bambina oggi perch la vedessero. Non mai stata cos bene e per
lei una gioia venire dal Maestro. Avete sentito, eh?, la sua risposta? Io non mi ricordo cosa la
morte. Ma mi ricordo che un angelo mi ha chiamata portandomi ad una luce sempre pi viva, al
termine della quale era Ges. E come lho visto allora, col mio spirito che tornava in me, non lo
vedo neppure ora. Voi ed io ora vediamo lUomo. Ma il mio spirito ha visto il Dio che chiuso
nellUomo. E come si fatta buona da allora! Lo era buona. Ma ora un vero angelo. Ah! per me,
dicano quello che vogliono tutti, non ci sei che Tu di santo!.
Ma anche Giovanni santo per dice uno di Betsaida.
S. Ma troppo severo.
Non lo pi per gli altri che per s.
Ma non fa miracoli e si dice che digiuni perch sia come un mago.
Eppure santo.
Il battibecco fra la folla si estende. 10Ges alza la mano e la stende col gesto abituale che ha quando
chiede silenzio e attenzione perch vuole parlare. Il silenzio si fa subito.
Ges dice:
Giovanni santo e grande. Non guardate il suo modo di fare n lassenza di miracoli. In verit ve
lo dico: Egli un grande del Regno di Dio. L apparir in tutta la sua grandezza.
Molti si lamentano perch egli era ed severo fin ad apparire rude. In verit vi dico che egli ha
lavorato da gigante per preparare le vie del Signore. E chi lavora cos non ha tempo da perdere in
mollezze. Non diceva egli, mentre era lungo il Giordano, le parole di Isaia in cui lui e il Messia
sono profetizzati: Ogni valle sar colmata, ogni monte sar abbassato, e le vie tortuose saranno
raddrizzate e le scabre fatte piane, e ci per preparare le vie al Signore e Re? Ma in verit ha fatto
pi egli che non tutto Israele per prepararmi la via! E chi deve abbattere monti e colmare valli e
raddrizzare vie o rendere dolci le salite penose, non pu che lavorare rudemente. Perch egli era il
Precursore e solo il giro di poche lune lo anticipava da Me, e tutto doveva essere fatto prima che il
Sole fosse alto sul giorno della Redenzione. Il tempo questo, il Sole ascende per splendere su
Sionne e da l su tutto il mondo. Giovanni ha preparato la via. Come doveva.
Che siete andati a vedere nel deserto? Una canna che ogni vento agita in diversa direzione? Ma che
siete andati a vedere? Un uomo vestito mollemente? Ma questi abitano nelle case dei re, avvolti in
morbide vesti e ossequiati da mille servi e cortigiani, cortigiani essi pure di un povero uomo. Qui ve
ne uno. Interrogatelo se in lui non il disgusto della vita di Corte e ammirazione per la rupe
solitaria e scabra, sulla quale invano si avventano fulmini e gragnuole e i venti stolti giostrano per
svellerla, mentre essa sta solida con lo slancio di tutte le sue parti verso il cielo, con la punta che
predica la gioia dellalto tanto eretta, puntuta come una fiamma che sale. Questo Giovanni. Cos
lo vede Mannaen, perch ha compreso la verit della vita e della morte, e vede grandezza l dove ,

anche se nascosta sotto le apparenze selvagge.


E voi, che avete visto in Giovanni quando siete andati a vederlo? Un profeta? Un santo? Io ve lo
dico: Egli da pi di un profeta. Egli da pi di molti santi, da pi dei santi perch colui del quale
sta scritto: Ecco, Io mando dinnanzi a voi il mio angelo a preparare la tua via dinnanzi a Te.
11Angelo. Considerate. Voi sapete che gli angeli sono spiriti puri, creati da Dio a sua somiglianza
spirituale, messi a congiunzione fra luomo: perfezione del creato visibile e materiale, e Dio:
Perfezione del Cielo e della terra, Creatore del Regno spirituale e del regno animale. Nelluomo
anche pi santo vi sempre la carne e il sangue a porre un abisso fra lui e Dio. E labisso si
sprofonda per il peccato che appesantisce anche ci che spirituale nelluomo. Ecco allora Dio
creare gli angeli, creature che toccano il vertice della scala creativa cos come i minerali ne segnano
la base; i minerali, la polvere che compone la terra, le materie inorganiche in genere. Specchi tersi
del Pensiero di Dio, fiamme volenterose operanti per amore, pronti a comprendere, solleciti ad
operare, liberi nel volere come noi, ma di un volere tutto santo che ignora le ribellioni e i fomiti del
peccato. Questo sono gli angeli adoratori di Dio, suoi messaggeri presso gli uomini, protettori
nostri, datori a noi della Luce che li investe e del Fuoco che essi raccolgono adorando.
Giovanni detto angelo dalla parola profetica. Ebbene Io vi dico: Tra i nati di donna non ne
mai sorto uno pi grande di Giovanni Battista. Eppure, il pi piccolo del Regno dei Cieli sar pi
grande di lui-uomo. Perch uno del Regno dei Cieli figlio di Dio e non figlio di donna. Tendete
dunque tutti a divenire cittadini del Regno.
12Che vi chiedete lun laltro?.
Dicevamo: Ma Giovanni sar nel Regno? E come vi sar?.
Egli nel suo spirito gi del Regno e vi sar dopo la morte come uno dei soli pi splendidi
dellEterna Gerusalemme. E ci per la Grazia che senza incrinatura in lui e per la sua volont
propria. Perch egli fu ed violento anche con se stesso per fine santo. Dal Battista in poi, il Regno
dei Cieli di coloro che sanno conquistarselo con la forza opposta al Male, e se lo acquistano i
violenti. Perch ora sono note le cose da farsi e tutto dato per questa conquista. Non pi il tempo
che parlavano solo la Legge ed i Profeti. Questi hanno parlato sino a Giovanni. Ora parla la Parola
di Dio e non nasconde un iota di quanto da sapersi per questa conquista. Se credete in Me, dovete
perci vedere Giovanni come quellElia che deve venire. Chi ha orecchi da intendere, intenda. Ma a
chi paragoner questa generazione? simile a quella che descrivono quei ragazzi, che seduti sulla
piazza gridano ai loro compagni: Abbiamo suonato e non avete ballato; abbiamo intonato lamenti e
non avete pianto. Difatti venuto Giovanni che non mangia e non beve, e questa generazione dice:
Pu fare cos perch ha il demonio che lo aiuta. venuto il Figlio delluomo che mangia e beve, e
dicono: Ecco un mangione e un beone, amico di pubblicani e peccatori. Cos alla Sapienza viene
resa giustizia dai suoi figli! 13In verit vi dico che solo i pargoli sanno riconoscere la verit, perch
in essi non malizia.
Bene hai detto, Maestro dice il sinagogo. Ecco perch mia figlia, ancor senza malizia, ti vede
quale noi non giungiamo a vederti. Eppure questa citt e quelle vicine traboccano della tua potenza,
sapienza e bont e, devo confessarlo, non procedono che in cattiveria verso di Te. Non si
ravvedono. E il bene, che Tu dai loro, fermenta in odio verso di Te.
Come parli, Giairo? Tu ci calunni! Noi siamo qui perch fedeli al Cristo dice uno di Betsaida.
S. Noi. Ma quanti siamo? Meno di cento su tre citt che dovrebbero essere ai piedi di Ges. Fra
quelli che mancano, e parlo degli uomini, la met nemica, un quarto indifferente, laltra voglio
mettere non possa venire. Non questo colpa agli occhi di Dio? E non sar punito tutto questo
livore e questa pertinacia nel male? Parla Tu, Maestro che sai, e che se taci per la tua bont, non
gi perch Tu ignori. Longanime sei, e ci preso per ignoranza e debolezza. Parla dunque e possa
il tuo parlare scuotere almeno gli indifferenti, posto che i malvagi non si convertono ma sempre pi
malvagi divengono.
S. colpa e sar punita. Perch il dono di Dio non va mai sprezzato o usato per fare del male.
Guai a te, Corozim, guai a te, Betsaida, che fate maluso dei dono di Dio. Se in Tiro e in Sidone
fossero gi avvenuti i miracoli avvenuti in mezzo a voi, gi da gran tempo, vestiti di cilizio e aspersi
di cenere, avrebbero fatto penitenza e sarebbero venuti a Me. E perci vi dico che a Tiro e a Sidone

sar usata maggiore clemenza che a voi nel giorno del Giudizio. E tu, Cafarnao, credi che per
avermi ospitato soltanto sarai esaltata fino al Cielo? Tu scenderai fino allinferno. Perch se in
Sodoma fossero stati fatti i miracoli che Io ti ho dati, essa ancora sarebbe fiorente, perch in Me
avrebbe creduto e si sarebbe convertita. Perci sar usata maggior clemenza a Sodoma nellultimo
Giudizio, perch essa non ha conosciuto il Salvatore e la sua Parola, e perci meno grande la sua
colpa di quanto non ne verr usata a te, che hai conosciuto il Messia e udita la sua parola e non ti sei
ravveduta. Per, siccome Dio giusto, a quelli di Cafarnao, Betsaida e Corozim che hanno creduto
e che si santificano ubbidendo alla mia parola, sar usata misericordia grande. Perch non giusto
che i giusti siano coinvolti nella rovina dei peccatori. 14Riguardo a tua figlia, Giairo, e alla tua,
Simone, e al tuo bambino, Zaccaria, ai tuoi nipoti, Beniamino, Io vi dico che essi, essendo senza
malizia, gi vedono Dio. E voi lo vedete come la loro fede pura e operosa in essi, unita a sapienza
celeste, a aneliti di carit quali gli adulti non hanno.
E Ges, alzando li occhi al cielo che incupisce nella sera, esclama: Io ti ringrazio, o Padre, Signore
del Cielo e della terra, perch hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai
piccoli. Cos, o Padre, perch cos ti piaciuto. Tutto stato affidato a me dal Padre mio, e nessuno
lo conosce tranne il Figlio e coloro ai quali il Figlio avr voluto rivelarlo. Ed Io lho rivelato ai
piccoli, agli umili, ai puri, perch Dio si comunica ad essi, e la verit scende come seme nei terreni
liberi, e su essa il Padre fa piovere le sue luci perch getti radice e faccia pianta. Anzi, che in verit
il Padre prepara questi spiriti di pargoli per et o pargoli di volere, perch essi conoscano la Verit
ed Io abbia gioia dalla loro fede

267. Ges falegname a Corozim.


31 agosto 1945.
1Ges lavora di gusto in una officina da falegname. Sta completando una ruota. Un bambino
gracilino e triste lo aiuta porgendogli questo o quello. Mannaen, testimone inutile ma ammiratore,
sta seduto su un pancone presso il muro.
Ges si levata la bella veste di lino e ne ha indossata una scura, che per essere non sua gli giunge a
met degli stinchi. Una veste da lavoro, pulita ma rattoppata, forse del falegname morto.
Ges incoraggia con sorrisi e parole buone il fanciullo, insegnandogli ci che deve fare per portare
la colla al punto giusto, per tirare a pulimento le pareti del cofano.
Hai fatto presto a finirlo, Maestro dice Mannaen alzandosi e andando a passare un dito sulle
modanature del cofano ultimato, che il bambino lucida con un liquido.
Era quasi ultimato!.
Vorrei averlo io questo tuo lavoro. Ma gi venuto il compratore, che pare abbia dei diritti Lo
hai deluso. Sperava di potere prendere tutto per rifarsi dei pochi denari prestati. Invece si prende i
suoi oggetti e basta. Fosse almeno uno che ti crede Avrebbero un valore infinito per lui. Ma hai
sentito?.
Lascialo fare. 2Del resto qui c del legno, e la donna sar ben felice di usarlo avendone guadagno.
Ordinami un cofano e te lo far.
Davvero, Maestro? Ma intendi lavorare ancora?.
Finch non c pi legno. Sono un operaio coscienzioso dice sorridendo pi apertamente.
Un cofano fatto da Te! Oh! che reliquia! Ma che ci metter dentro?.
Tutto quello che vuoi, Mennaen. Non sar che un cofano.
Ma Tu lo avrai fatto!.
Ebbene? Anche il Padre ha fatto luomo, ha fatto tutti gli uomini. Eppure che ha messo in s
luomo e che vi mettono gli uomini?.
Ges parla e lavora, andando qua e l in cerca di ferri necessari, stringendo morse, trivellando,
piallando, tornendo, a seconda del bisogno.
Il peccato ci abbiamo messo. vero.

Tu vedi! E credi pure che luomo creato da Dio molto di pi di un cofano fatto da me. Non
confondere mai loggetto con lazione. Di un lavoro mio fattene solo una reliquia per lo spirito.
Ossia?.
Ossia d al tuo spirito linsegnamento tratto da quanto faccio.
La tua carit, la tua umilt, la tua operosit, allora Queste virt, non vero?.
S. E fa similmente tu in avvenire.
S, Maestro. Ma me lo fai il cofano?.
Te lo faccio. Ma guarda che, posto che tu lo vedi sempre come una reliquia, te lo far pagare per
tale. Almeno si potr dire che una volta tanto fui ingordo anche Io di denaro Ma tu sai per chi
quel denaro Per questi orfanelli.
Chiedimi ci che vuoi. Te lo dar. Almeno sar giustificato il mio oziare mentre Tu, Figlio di Dio,
lavori.
3 detto: Mangerai il tuo pane bagnato col sudore della tua fronte.
Ma questo detto per luomo colpevole. Non per Te!.
Oh! Un giorno Io sar il Colpevole e avr su Me tutti i peccati del mondo. Li porter via con Me,
nella mia prima dipartita.
E credi che il mondo non peccher pi?.
Dovrebbe Ma peccher sempre. Per questo, il peso che avr su Me sar tale che mi far
spezzare il cuore. Perch avr i peccati fatti da Adamo fino a quellora e quelli da quellora fino alla
fine dei secoli. Tutto Io sconter per luomo.
E luomo non ti capir e non ti amer ancora Credi tu che Corozim si converta per questa
lezione silenziosa e santa che stai dando col tuo lavoro, fatto per soccorrere una famiglia?.
Non lo far. Dir: Ha preferito lavorare per ingannare il tempo e per tenersi del denaro. Ma Io
non avevo pi denaro. Avevo dato tutto. Do sempre tutto quanto ho, fino allultimo spicciolo, e ho
lavorato per dare denaro.
E per mangiare per Te e Matteo?.
Dio avrebbe provveduto.
Ma a noi hai dato da mangiare.
Gi.
Come hai fatto?.
Chiedilo al padrone di casa.
Glielo chieder certo, appena torniamo a Cafarnao.
Ges ride pacatamente fra il biondo della barba.
4Un silenzio in cui solo il rumore di cigolio della morsa stretta intorno a due pezzi di ruota.
Poi Mannaen chiede: Che conti di fare prima del sabato?.
Andare a Cafarnao in attesa degli apostoli. convenuto di riunirci ogni sera di venerd e stare
insieme per tutto il sabato. Poi dar gli ordini e, se Matteo guarito, saranno sei le coppie che
vanno evangelizzando. Se no Vuoi andare con loro?.
Preferisco stare con Te, Maestro Mi lasci per darti un consiglio?.
Dillo. Se giusto lo accetter.
Non rimanere mai tutto solo. Hai molti nemici, Maestro.
Lo so. Ma credi che gli apostoli farebbero molto, in caso di pericolo?.
Ti amano, credo.
Certamente. Ma non servirebbe. I nemici, se di idea di catturarmi, verrebbero in forze molto pi
forti di quelle degli apostoli.
Non importa. Non stare solo.
Fra due settimane sar raggiunto da molti discepoli. Li preparo per mandarli essi pure ad
evangelizzare. Non sar pi solo. Sta quieto.
Mentre parlano cos, molti curiosi di Corozim vengono a sbirciare e poi se ne vanno senza parlare.
Li stupisce vedere Te al lavoro.
S. Ma non sanno essere umili al punto di dire: Egli ci ammaestra cos. I migliori che qui avevo
sono coi discepoli, meno un vecchio che morto. Non importa. La lezione sempre lezione.

Che diranno gli apostoli sapendoti operaio?.


Sono undici, perch Matteo si gi pronunciato. Saranno undici pareri diversi. E per lo pi
contrari. Ma mi servir per ammaestrarli.
Mi lasci assistere alla lezione?.
Se tu vuoi rimanere.
Ma io sono un discepolo ed essi degli apostoli!.
Quanto far bene agli apostoli lo far anche al discepolo.
Essi se ne avranno a male di essere richiamati alla giustizia in mia presenza.
Servir alla loro umilt. Resta, resta, Mannaen. Ti tengo volentieri con Me.
Ed io volentieri rimango.
5Si affaccia la vedova e dice: Il pasto pronto, Maestro. Ma Tu troppo lavori.
Guadagno il mio pane, donna. E poi Ecco qui un altro cliente. Vuole un cofano anche lui. E
paga bene. Ti rimarr vuoto il posto del legname dice Ges, levandosi un lacero grembiule che
aveva davanti e avviandosi fuori dalla stanza per lavarsi ad un bacile che la donna gli ha portato
nellorto.
E lei, con uno degli incerti sorrisi che riaffiorano dopo molto tempo di pianto, dice: Vuoto il posto
del legname, piena la casa della tua presenza e il cuore di pace. Non ho pi paura del domani,
Maestro. E Tu non avere paura che noi ti si possa mai dimenticare.
Entrano in cucina e tutto ha fine.

268.Lezione sulla carit con la parabola dei noccioli.


Il giogo di Ges leggero.
1 settembre 1945.
1Ges con a fianco Mannaen esce dalla casa della vedova dicendo: La pace a te ed ai tuoi. Dopo il
sabato ci ritroveremo. Addio, piccolo Giuseppe. Domani riposa e giuoca, poi mi aiuterai ancora.
Perch piangi?.
Ho paura che Tu non torni pi.
Io dico sempre la verit. Ma tanto ti spiace che Io me ne vada?.
Il bambino accenna di s col capo.
Ges lo carezza e dice: Un giorno passa presto. Domani stai con la mamma e i fratelli. E Io sto coi
miei apostoli e parlo a loro. In questi giorni ho parlato a te per insegnarti a lavorare, adesso vado da
loro per insegnar loro a predicare e a essere buoni. Non ti divertiresti con Me, bambino solo fra tanti
uomini.
Oh! Mi divertirei perch sarei con Te.
Ho capito, donna! Tuo figlio fa come molti, e sono i migliori. Non mi vuole lasciare. Ti fidi a
lasciarmelo fino a dopodomani?.
Oh! Signore! Ma tutti te li darei! Con Te sono sicuri come in Cielo E questo bambino, che era
quello che stava pi di tutti col padre, ha troppo sofferto. Ci si trovato lui al momento Vedi?
Non fa che piangere e languire. Non piangere, figlio mio. Chiedi al Signore se non vero ci che
dico. Maestro, io per consolarlo gli dico sempre che il padre non perduto, ma solo andato lontano
da noi momentaneamente.
verit. proprio come dice tua madre, piccolo Giuseppe.
Ma finch io non muoio non lo ritrovo. E io sono piccolo. E se divento vecchio come era Isacco,
quanto devo aspettare?.
Povero bambino! Ma il tempo veloce!.
No, Signore. Sono tre settimane che non ho il padre, e mi pare tanto, tanto! Io non ce la faccio
pi senza di lui e piange senza rumore ma con profonda pena.
Lo vedi? Fa sempre cos. E specie quando non occupato in cose che lassorbono. Il sabato un

tormento. Io ho paura che mi muoia....


No. Ho un altro fanciullo senza padre e senza madre. Era macilento e triste. Ora, presso una buona
donna di Betsaida, e con la certezza di non essere separato di genitori, rifiorito nella carne e nello
spirito. Cos sar del tuo. E per quello che gli dir, e perch il tempo un grande medico, e anche
perch quando ti vedr pi tranquilla per il pane quotidiano, sar pi quieto lui pure. 2Addio,
donna. Il sole cala e devo andare. Vieni, Giuseppe. Saluta la mamma, i fratellini e la vecchia madre,
e poi raggiungimi di corsa.
E Ges se ne va.
E ora che dirai agli apostoli?.
Che ho un vecchio discepolo e uno nuovo.
Camminano per Corozim che si anima di gente.
Un gruppo di uomini ferma Ges: Te ne vai? Non resti di sabato?.
No. Vado a Cafarnao.
Senza dire una parola in tutta la settimana. Non siamo degni della tua parola?.
Non vi ho dato per sei giorni la parola migliore?.
Quando? E a chi?.
A tutti. Dal banco del falegname. Per dei giorni ho predicato che il prossimo va amato ed aiutato in
tutti i modi, specie dove fatto di deboli come sono le vedove e gli orfani. Addio, voi di Corozim.
Meditate nel sabato questa mia lezione. E Ges si avvia di nuovo, lasciando interdetti i cittadini.
Ma il bambino, che lo raggiunge di corsa, fa s che questi cittadini si risveglino nella loro curiosit e
dicano di nuovo a Ges, che tornano a fermare: Porti via il maschio della vedova? Perch?.
Per insegnargli a credere che Dio Padre e che in Dio trover anche il padre perduto. E anche
perch ci sia uno che crede, qui, al posto del vecchio Isacco.
Con i tuoi discepoli ci sono tre di Corozim.
Con i miei. Non qui. Questo sar qui. Addio.
E, tenendo il bambino in mezzo fra Lui e Mannaen, va svelto per la campagna verso Cafarnao,
parlando con Mannaen.
3Giungono a Cafarnao quando gli apostoli sono gi arrivati. Seduti sul terrazzo, allombra della
pergola, intorno a Matteo, narrano le loro gesta al compagno che non ancora guarito. Si voltano al
lieve scalpiccio dei sandali sulla scaletta e vedono la testa bionda di Ges emergere sempre pi dal
muretto della terrazza. Corrono a Lui che sorride e restano di stucco vedendo che dietro a Ges
un povero bambino. La presenza di Mannaen, che sale pomposo nella sua veste di lino candido resa ancor pi bella dalla cintura preziosa, dal mantello rosso fiamma di lino tinto, cos lucido da
parer seta, appena appoggiato alle spalle a fargli quasi strascico dietro le spalle, e dal copricapo di
bisso tenuto da un sottile diadema doro, una lamina bulinata che gli taglia a met la fronte spaziosa
dandogli quasi unaria da re egizio - trattiene una valanga di domande che gli occhi per esprimono
ben chiare. Ma dopo i saluti reciproci, seduti ormai presso Ges, gli apostoli chiedono: E questo?
accennando al bambino.
E questo la mia ultima conquista. Un piccolo Giuseppe, legnaiuolo come il grande Giuseppe che
mi fu padre. Perci a Me carissimo, come Io carissimo a lui. Non vero, bambino? Vieni qui, che ti
faccio conoscere questi miei amici dei quali hai tanto sentito parlare. Questo Simon Pietro, luomo
pi buono coi bambini che ci sia. E questo Giovanni, un grande fanciullo che ti parler di Dio
anche giocando. E questo Giacomo suo fratello, serio e buono come un fratello maggiore. E
questo Andrea, fratello di Simon Pietro: andrai subito daccordo con lui perch mite come un
agnello. E poi ecco Simone lo Zelote: questo ama tanto i bambini senza padre che credo girerebbe
tutta la terra, se non fosse con Me, per cercarli. Poi ecco qui Giuda di Simone e con lui Filippo di
Betsaida e Natanaele. Vedi come ti guardano? Hanno bambini anche loro ed amano i bambini. E
questi sono i miei fratelli Giacomo e Giuda. Essi amano tutto ci che Io amo, perci ti ameranno.
Ora andiamo noi da Matteo, che spasima per il suo piede eppure non ha rancore per i bambini che,
giocando sventatamente, lo hanno colpito con una selce aguzza. Non vero, Matteo?.
Oh! no, Maestro. figlio della vedova?.
S. molto bravo, ma rimasto molto triste.

Oh! povero bambino! Ti far chiamare Giacomino e giocherai con lui e Matteo lo carezza
attirandoselo con una mano vicino.
Ges termina la presentazione con Tommaso che, pratico, la completa offrendo al bimbo un
grappolo duva staccata dalla pergola.
Ora siete amici conclude Ges, sedendo di nuovo mentre il bambino succhia la sua uva
rispondendo a Matteo, che se lo tiene vicino.
4Ma dove sei stato tutto solo per tutta la settimana?.
A Corozim, Simone di Giona.
Questo lo so. Ma che ci hai fatto? Sei stato da Isacco?.
Isacco lAdulto morto.
E allora?.
Non te lo ha detto Matteo?.
No. Ha detto soltanto che eri a Corozim dal giorno dopo la nostra partenza.
Matteo pi bravo di te. Egli sa tacere, e tu non sai frenare a tua curiosit.
Non la mia, quella di tutti.
Ebbene, sono andato a Corozim per predicare la carit in atto.
La carit in atto? Che vuoi dire? chiedono in molti.
A Corozim c una vedova con cinque bambini ed una vecchia malata. Luomo morto
allimprovviso al banco di lavoro, lasciando dietro di s miseria e lavori incompiuti. Corozim non
ha saputo trovare un briciolo di piet per questa famiglia infelice. Io sono andato a finire i lavori
e.
Avviene un pandemonio. Chi domanda, chi protesta, chi brontola Matteo per averlo permesso, chi
ammira e chi critica. E, purtroppo, chi protesta o critica la maggioranza.
Ges lascia che la burrasca si quieti cos come si formata e per tutta risposta dice:
E ci torner dopodomani. E cos far finch ho finito. E voglio sperare che almeno voi
comprendiate. 5Corozim un ncciolo serrato e mancante del germe. Siate almeno voi nccioli col
germe.
Tu, bambino, dmmi la noce che Simone ti ha dato e ascolta anche tu.
Vedete questa noce? E prendo questa perch non ho altri gusci sotto le mani, ma per capire la
parabola pensate ai nccioli dei pinoli o delle palme, ai pi duri, a quelli delle ulive, per esempio.
Sono astucci serrati, senza fessure, durissimi, di un legno compatto. Sembrano scrigni magici che
solo una violenza pu aprire. Eppure, se uno di essi viene gettato nella terra, anche semplicemente a
terra e il passante lo affonda, col passarvi sopra, quel tanto che esso si adagi nel suolo, che avviene?
Che il forziere si apre e fa radici e foglie. Come avviene da s? Noi dobbiamo battere molto col
martello per riuscirvi e invece, senza colpi, il ncciolo si apre da s. dunque magico quel seme?
No. Ha dentro una polpa. Oh! una cosa debole rispetto al duro guscio! Eppure, essa nutre una
ancora pi piccola cosa: il germe. E questo la leva che sforza, apre, d pianta con fronde e radici.
Provate a seppellire dei nccioli e poi attendete. Vedrete che alcuni nascono, altri no. Estraete quelli
che non sono nati. Apriteli col martello e vedrete che sono semivuoti. Non dunque lumido del
suolo n il calore quelli che fanno aprire il ncciolo. Ma la polpa, e pi: lanima della polpa, il
germe che, gonfiando fa da leva e apre.
6Questa la parabola. Ma applichiamola a noi.
Che ho fatto che non andasse fatto? Ci siamo ancora capiti cos poco da non comprendere che
lipocrisia peccato e che la parola vento se non convalidata dallazione? Che vi ho sempre
detto Io? Amatevi gli uni con gli altri. Lamore il precetto e il segreto della gloria. E Io, che
predico, dovrei essere senza carit? Darvi lesempio di un maestro menzognero? No, mai!
Oh! amici miei. Il nostro corpo il ncciolo duro; nel ncciolo duro chiusa la polpa: lanima; in
essa il germe che Io ho deposto. Esso fatto di molti elementi. Ma il principale la carit. Essa
che fa da leva per schiudere il ncciolo e liberare lo spirito dalle costrizioni della materia
ricongiungendolo a Dio, che Carit .
La carit non si fa solo di parole o di denaro. Si fa la carit con la sola carit. E non vi paia uno
scherzo di parole. Io non avevo denaro, e le parole non bastavano per questo caso. Qui vi erano

sette persone sulle soglie della fame e dellangoscia. La disperazione avanzava le sue branche nere
per ghermire ed affogare. Il mondo si ritirava duro ed egoista davanti a questa sventura. Il mondo
mostrava di non avere capito il Maestro nelle sue parole. Il Maestro ha evangelizzato con le opere.
Io avevo capacit e libert di farlo. E avevo il dovere di amare per tutto il mondo questi meschini
che il mondo disama. Io ho fatto tutto questo.
Potete criticarmi ancora? O devo essere Io che - alla presenza di un discepolo che non si
scandalizzato di portare la sua persona fra la segatura e i trucioli per non abbandonare il Maestro e
che, ne sono convinto, si sar fatto pi persuaso di Me vedendomi curvo sul legno di quanto non
sarebbe stato persuaso vedendomi in trino, e di un bambino che a sentito Me per quello che sono,
nonostante la sua ignoranza, la sventura che lottunde, e la sua assoluta verginit di conoscenza col
Messia quale esso in realt - o devo essere Io che vi critico? Non parlate? Non vi mortificate
soltanto, mentre Io alzo la voce a raddrizzare idee errate. E per amore lo faccio. Ma mettete in voi il
germe che santifica e apre il ncciolo. O sarete sempre degli esseri inutili.
Quello che Io ho fatto, voi dovete essere pronti a fare. Per amore del prossimo, per portare a Dio
unanima, nessun lavoro vi deve pesare. Il lavoro, quale esso sia, non mai umiliante. Mentre
umilianti sono le azioni basse, le falsit, le denunce bugiarde, le durezze, i soprusi, gli strozzinaggi,
le calunnie, le lussurie. Queste mortificano luomo. Eppure si fanno senza vergognarsene, anche da
parte di quelli che vogliono dirsi perfetti e che certo si sono scandalizzati di vedermi lavorare di
sega e di martello.
Oh! Oh! Il martello! Lindegno martello, se per mettere chiodi in un legno a formare un oggetto
atto a dar da mangiare a degli orfanelli, come diverr nobile! Il martello, ignobile se nelle mie mani
e per fine santo, come non apparir pi tale, e come lo vorranno avere tutti quelli che ora si
darebbero a gridare il loro scandalo per esso! Oh! uomo, creatura che dovresti essere luce e verit,
come sei tenebra e menzogna!
Ma voi, voi almeno, comprendete cosa il bene! Cosa la carit. Cosa lubbidienza. In verit vi
dico che molti sono i farisei. E che non sono assenti fra quelli che mi circondano.
No, Maestro. Non lo dire! Noi perch ti amiamo che non vogliamo certe cose!.
perch non avete ancora capito nulla. 7Vi ho parlato della fede e della speranza, e credevo che
non necessitasse parola novella per parlarvi della carit, perch Io tanto lemano che dovreste
esserne saturi. Ma vedo che la conoscete solo di nome, senza saperne la natura e la forma. Cos
come conoscete la luna.
Vi ricordate quando ho detto che la speranza come il braccio trasverso del dolce giogo che
sorregge la fede e la carit, ed il patibolo dellumanit e il trono della salvezza? Si? Ma non avete
compreso le mie parole nel loro significato. E perch non me ne avete chiesto la spiegazione? Ve la
do Io. giogo perch obbliga luomo a tenere bassa la sua superbia stolta sotto il peso delle verit
eterne. Ed patibolo di questa superbia. Luomo che spera in Dio suo Signore, di necessit umilia il
suo orgoglio, che vorrebbe proclamarsi dio, e riconosce che egli nulla e Dio tutto, che egli pu
nulla e Dio pu tutto, che egli-uomo polvere che passa e Dio eternit che eleva la polvere a
superiore grado, dandogli premio di eternit. Luomo si inchioda alla sua croce santa per
raggiungere la Vita. E ve lo configgono le fiamme della fede, della carit, ma lo alza verso il Cielo
la speranza che fra questa e quella. Per, ritenete la lezione: se manca la carit, il trono senza
luce, e il corpo, schiodato da un lato, pende verso il fango, non vedendo pi il Cielo. Annulla cos
gli effetti salutari della speranza, e finisce col rendere sterile anche la fede perch, staccati da due
delle tre teologali virt, si cade in languore e in gelo mortale.
Non rifiutate Dio neppure nelle minime cose. Ed rifiutare Iddio respingere un aiuto al prossimo
per orgoglio pagano.
8La mia dottrina un giogo che piega lumanit colpevole ed un maglio che rompe la scorza dura
per liberarne lo spirito. un giogo ed un maglio, s. Ma pure chi la accetta non sente la stanchezza
che dnno tutte le altre dottrine umane e tutte le altre cose umane. Ma pure chi se ne fa colpire non
sente il dolore di essere frantumato nellio umano, ma prova un senso di liberazione. Perch cercate
di liberarvene per sostituirla da tutto ci che piombo e dolore?
Voi tutti avete i vostri dolori e le vostre fatiche. Tutta lumanit ha dolori e fatiche, superiori alle

forze umane talora. Dal bambino come questo, che gi porta sulle piccole spalle un grande peso che
lo fa piegare e che leva il sorriso del fanciullo alle sue labbra e la spensieratezza alla sua mente che,
sempre umanamente parlando, non sar perci mai pi stata fanciulla, al vecchio che piega alla
tomba con tutti i disinganni e le fatiche, e i pesi, e le ferite della sua lunga vita. Ma nella mia
dottrina e nella mia fede il sollievo da questi pesi accascianti. Perci detta la Buona Novella. E
chi laccetta e lubbidisce sar beato dalla terra, perch avr Dio a suo sollievo e le virt a rendergli
facile e luminoso il cammino, quasi fossero buone sorelle che, tenendolo per mano, con le lampade
accese ne rischiarano la via e la vita e gli cantano le eterne promesse di Dio, fino a quando,
piegando in pace il corpo stanco sulla terra, si risveglia in Paradiso.
Perch volete, o uomini, essere affaticati, desolati, stanchi, disgustati, disperati, quando potete
essere sollevati e confortati? Perch anche voi, miei apostoli, volete sentire la stanchezza della
missione, la sua difficolt, la sua severit, mentre avendo la fiducia di un bambino potete solo avere
ilare solerzia, luminosa facilit a compierla e comprendere e sentire che essa severa solo agli
impenitenti che non conoscono Dio, ma per i fedeli suoi come mamma che sorregge sul cammino,
indicando ai piedi incerti del pargolo i sassi e i pruni, i nidi di serpi ed i fossati, perch egli li
conosca e non vi pericoli?
9Voi ora siete desolati. La vostra desolazione ha avuto un inizio ben miserabile! Voi siete desolati
prima della mia umilt come di un delitto contro Me stesso. Ora siete desolati perch avete capito di
avermi addolorato e di essere cos lontani ancora dalla perfezione. Ma in pochi questa seconda
desolazione priva di superbia. Della superbia ferita dalla constatazione di essere ancora nulla,
mentre per orgoglio vorreste essere perfetti. Abbiate solo lumilt volenterosa di accettare il
rimprovero e di confessare che avete sbagliato, promettendo in cuor vostro di volere la perfezione
per un fine sopraumano. E poi venite a Me. Io vi correggo, ma vi comprendo e compatisco.
Venite a Me, voi apostoli, e venite a Me voi tutti, uomini che soffrite per dolori materiali, per dolori
morali, per dolori spirituali. Questi ultimi dati dal dolore di non sapervi santificare come vorreste
per amore di Dio e con sollecitudine e senza ritorni al Male. La via della santificazione lunga e
misteriosa e talora si compie allinsaputa del camminatore, che procede fra le tenebre, col sapore
del tossico in bocca, e crede di non procedere e di non bere liquido celeste, e non sa che anche
questa cecit spirituale un elemento di perfezione.
Beati quelli, tre volte beati quelli che continuano a procedere senza godimenti di luce e di dolcezze
e non si arrendono perch nulla vedono e sentono, e non si fermano dicendo: Finch Dio non mi d
delizie io non procedo. Io ve lo dico: la strada pi oscura diverr luminosissima dimprovviso
aprendosi su paesaggi celesti. Il tossico, dopo aver levato ogni gusto per le cose umane, si muter in
dolcezza di Paradiso per questi coraggiosi che stupiti diranno: Come ci? Perch a me tanta
dolcezza e letizia? Perch avranno perseverato e Dio li far esultanti dalla terra di ci che il
Cielo.
Ma intanto, per resistere, venite a Me voi tutti che siete affaticati e stanchi, voi apostoli e, con voi,
tutti gli uomini che cercano Dio, che piangono per causa del dolore della terra, che si sfiniscono da
soli, ed Io vi ristorer. Prendete su voi il mio giogo. Non un peso. un sostegno. Abbracciate la
mia dottrina come fosse una amata sposa. Imitate il Maestro vostro che non si limita a bandirla ma
fa ci che insegna. Imparate da Me che sono mite ed umile di cuore. Troverete il riposo delle vostre
anime, perch mitezza ed umilt concedono il regno sulla terra e nei Cieli. Gi ve lho detto che i
trionfatori veri fra gli uomini sono coloro che li conquistano con lamore, e lamore sempre mite e
umile. Io non vi darei mai da fare delle cose superiori alle vostre forze, perch vi amo e vi voglio
con Me nel mio Regno. Prendete dunque la mia insegna e la mia assisa, e sforzatevi ad essere simili
a Me e quali la mia dottrina insegna. Non abbiate paura, perch il mio giogo dolce e il suo peso
leggero, mentre infinitamente potente la gloria di cui godrete se a Me fedeli. Infinita ed eterna
10Vi lascio per qualche tempo. Vado col bambino presso il lago. Trover degli amici Poi
spezzeremo il pane insieme. Vieni, Giuseppe. Ti far conoscere i piccoli che mi amano.

269.La disputa con scribi e farisei a Cafarnao.


Larrivo della Madre e dei fratelli.
2 settembre 1945.
1La stessa scena della passata visione. Ges si accomiata dalla vedova, tenendo per gi per mano il
piccolo Giuseppe, e dice alla donna: Non verr nessuno prima del mio ritorno, a meno che non sia
un gentile. Ma chiunque venga trattienilo fino a dopo domani dicendo che verr senza fallo.
Lo dir, Maestro. E se vi saranno malati li ospiter come Tu mi hai insegnato.
Addio, allora, e la pace sia con voi. Vieni, Mannaen.
Da questo breve spunto comprendo che malati e infelici in genere lo hanno raggiunto a Corozim e
che allevangelizzazione del lavoro Ges ha unito quella del miracolo. E se Corozim resta sempre
indifferente proprio segno che terreno selvaggio e incoltivabile. Pure Ges la traversa, salutando
quelli che lo salutano, come nulla fosse, e poi riprendendo a parlare con Mannaen, che incerto se
ripartire per Macheronte o rimanere ancora una settimana
2Nella casa di Cafarnao intanto si preparano al sabato. Matteo, un poco zoppicante, riceve i
compagni, li soccorre di acqua e di frutta fresche, chiedendo delle loro missioni.
Pietro arriccia il naso vedendo che gi dei farisei bighellonano presso la casa: Hanno voglia di
avvelenarci il sabato. Quasi direi di andare incontro al Maestro e dirgli di andare a Betsaida
lasciando costoro delusi.
E credi che il Maestro, lo farebbe? chiede suo fratello.
E poi c nella stanza bassa quel povero infelice che aspetta osserva Matteo.
Si potrebbe portarlo con la barca a Betsaida, e io, o qualche altro, andare incontro al Maestro dice
Pietro.
Quasi quasi dice Filippo che, avendo famiglia a Betsaida, ci andrebbe volentieri.
Molto pi che, vedete, vedete! Oggi la guardia rinforzata con degli scribi. Andiamo senza
perdere tempo. Voi, col malato, passate dallorto, e via per il dietro della casa. Io porto la barca al
pozzo del fico e Giacomo fa la stessa cosa. Simone Zelote e i fratelli di Ges vanno incontro al
Maestro.
Io non vado via con lindemoniato proclama lIscariota.
Perch? Hai paura che ti si attacchi il demonio?.
Non m inquietare, Simone di Giona. Ho detto che io non vado e non vado.
Va coi cugini incontro a Ges.
No.
Auf! Vieni in barca!.
No.
Ma insomma che vuoi? Sei sempre quello degli ostacoli.
Voglio rimanere dove sono: qui. Non ho paura di nessuno e non scappo. E del resto il Maestro non
vi sarebbe grato della trovata. E sarebbe unaltra predica di rimprovero, e io non voglio averla per
colpa vostra. Voi andate. Io rester a riferire.
No proprio! O tutti o nessuno! urla Pietro.
Allora nessuno, perch il Maestro qui. Eccolo che si avanza dice serio lo Zelote che guardava
sulla via.
Pietro, malcontento, borbotta fra la barba. Ma va incontro a Ges con gli altri. 3Dopo i primi saluti
gli dicono di un indemoniato, cieco e muto, che attende coi parenti la sua venuta da molte ore.
Matteo spiega: come inerte. Si gettato su dei sacchi vuoti e non si pi mosso. I parenti
sperano in Te. Vieni a ristorarti e poi lo soccorrerai.
No. Vado subito da lui. Dove ?.
Nella stanza bassa presso al forno. Lho messo l con i parenti perch ci sono molti farisei, a anche
scribi, che sembrano in agguato.
S, e sarebbe meglio non farli contenti brontola Pietro.
Giuda di Simone non c? chiede Ges.
rimasto in casa. Lui deve fare ci che gli altri non fanno brontola ancora Pietro.

Ges lo guarda ma non lo rimprovera. Si affretta alla casa affidando il bambino proprio a Pietro,
che se lo carezza tirando subito fuori dallalta cintura un fischietto dicendo: Uno a te e uno a mio
figlio. Domani sera ti ci porto a vederlo. Me li sono fatti fare da un pastore al quale ho parlato di
Ges.
Ges entra in casa, saluta Giuda che sembra tutto occupato ad ordinare le stoviglie, e poi tira dritto
fino ad una specie di dispensa bassa e scura che addossata al forno.
Fate uscire il malato ordina Ges.
Un fariseo che non di Cafarnao, ma che ha una mtria peggiore ancora a quelle dei farisei locali,
dice: Non un malato. un indemoniato.
sempre una malattia dello spirito.
Ma lui ha legati gli occhi e la favella.
sempre una malattia dello spirito, che estende alle membra e agli organi, la possessione. Se mi
avessi lasciato terminare avresti saputo che volevo dire questo. Anche la febbre nel sangue quando
si malati, ma dal sangue attacca poi questa o quella parte del corpo.
Il fariseo non sa che ribattere e tace.
4Lindemoniato stato condotto di fronte a Ges. Inerte. Ha detto bene Matteo. Molto impedito dal
demonio.
La gente intanto si affolla. incredibile come, specie nelle ore, dir cos, di svago, facesse presto
un tempo ad accorrere gente dove cera da vedere qualche cosa. Vi sono ora i notabili di Cafarnao,
fra i quali i quattro farisei, vi Giairo, e in un angolo, con la scusa di sorvegliare lordine, vi il
centurione romano, e con lui cittadini di altre citt.
In nome di Dio, lascia le pupille e la lingua di costui! Lo voglio! Libera di te questa creatura! Non
ti pi lecito tenerla. Via! grida Ges tendendo le mani nel comando.
Il miracolo si inizia con un urlo di rabbia del demonio e finisce con un urlo di gioia del liberato che
grida: Figlio di Davide! Figlio di Davide! Santo e Re!.
5Come fa costui a sapere chi colui che lo ha guarito? chiede uno scriba.
Ma tutta una commedia! Questa gente pagata per fare ci! dice alzando le spalle un fariseo.
Ma da chi, se lecito chiedervelo? interroga Giairo.
Anche da te.
E a che scopo?.
Per rendere celebre Cafarnao.
Non umiliare la tua intelligenza dicendo stoltezze e la tua lingua sporcandola di menzogne. Tu sai
che ci non vero, e dovresti capire che dici una stoltezza. Ci che qui avviene avvenuto in molte
parti dIsraele. Allora dovunque vi sar chi paga? In verit io non sapevo che in Israele la plebe
fosse molto ricca! Perch voi, e con voi i grandi tutti, non pagate certo per questo. Allora paga la
plebe, che lunica che ami il Maestro.
Tu sei sinagogo e lo ami. L Mannaen. E a Betania Lazzaro di Teofilo. Questi non sono
plebe.
Ma sono essi, e sono io, onesti. E non truffiamo nessuno, in niente. E tanto meno nelle cose di
fede. Non ce lo permettiamo noi, temendo Dio e avendo capito ci che a Dio piace: lonest.
I farisei voltano le spalle a Giairo e attaccano i parenti del guarito: Chi vi ha detto di venire qui?.
Chi? Molti. Gi guariti o parenti di guariti.
Ma che vi hanno dato?.
Dato? Le assicurazioni che Egli ce lo avrebbe guarito.
Ma era proprio malato?.
Oh! Menti subdole! Credete che sia finto tutto ci? Andate a Gadara e chiedete, se non credete,
della sventura della famiglia di Anna di Ismaele.
La gente di Cafarnao, sdegnata, tumultua, mentre dei galilei, venuti da presso Nazaret, dicono:
Eppure costui figlio di Giuseppe legnaiuolo!.
I cittadini di Cafarnao, fedeli a Ges, urlano: No. quello che Lui dice e che il guarito ha detto:
Figlio di Dio e figlio di Davide.
Ma non aumentate lesaltazione del popolo con le vostre asserzioni! dice sprezzante uno scriba.

E che allora, secondo voi?.


Un Belzeb!.
Uh! Lingue di vipere! Bestemmiatori! Posseduti voi! Ciechi di cuore! Rovina nostra. Anche la
gioia del Messia vorreste levarci, eh!? Strozzini! Selci aride! Un bel baccano!
Ges, che si era ritirato in cucina per bere un poco dacqua, si affaccia sulla soglia in tempo per
sentire una volta ancora la trita e ritrita e stolta accusa farisaica: Costui non che un Belzeb,
perch i demoni lo ubbidiscono. Il grande Belzeb suo padre lo aiuta, ed Egli caccia i demoni non
con altro che con lopera di Belzeb principe dei demoni.
6Ges scende i due piccoli scalini della soglia e viene avanti, diritto, severo e calmo, fermandosi
proprio di fronte al gruppo scribo-farisaico, e fissatili acutamente dice loro:
Anche sulla terra noi vediamo che un regno diviso in partiti contrari fra di loro diviene debole
allinterno e facile ad essere aggredito e devastato dagli stati vicini che lo rendono suo schiavo.
Anche sulla terra vediamo che una citt divisa in parti contrarie non ha pi benessere, e cos lo di
una famiglia i cui componenti siano divisi dallastio fra di loro. Essa si sgretola, diviene un inutile
sbocconcellamento che non serve a nessuno e che fa ridere i concittadini. La concordia, oltre che
dovere, furbizia. Perch mantiene indipendenti, forti e amorosi. Questo dovrebbero riflettere i
patriotti, i cittadini, i familiari, quando per luzzolo di un utile singolo vengono tentati a separazioni
e a sopraffazioni che sono sempre pericolose, essendo alterne nei partiti, essendo distruttrici negli
affetti. E questa furbizia infatti esercitano coloro che sono i padroni del mondo. Osservate Roma
nella sua innegabile potenza, a noi tanto penosa. Domina il mondo. Ma unita in un unico parere, in
una sola volont: dominare. Anche fra di loro ci saranno certo contrasti, antipatie, ribellioni. Ma
questo sta nel fondo. Alla superficie un blocco solo, senza incrinature, senza turbamenti. Vogliono
tutti la stessa cosa e riescono perch vogliono. E riusciranno finch vorranno la stessa cosa.
Guardate questo esempio umano di furbizia coesiva e pensate: se questi figli del secolo sono cos,
cosa non sar Satana? Essi sono per noi dei satana. Ma la loro satanicit pagana nulla rispetto alla
satanicit perfetta di Satana e dei suoi demoni. L, in quel regno eterno, senza secolo, senza fine,
senza limite di astuzia e di cattiveria, l dove si gode di nuocere a Dio e agli uomini - ed loro
respiro il nuocere, loro doloroso godimento, unico, atroce - con perfezione maledetta, si raggiunta
la fusione degli spiriti, uniti in un solo volere: nuocere. Ora se, come voi volete sostenere per
insinuare dubbi sul mio potere, Satana colui che mi aiuta perch Io sono un Belzeb minore, non
avviene che Satana in discordia con se stesso e coi suoi demoni, se caccia questi dai suoi possessi?
E se in discordia , potr mai durare il suo regno? No, che ci non . Satana furbissimo e non si
nuoce. Egli mira ad estendere non a ridurre il suo regno nei cuori. La sua vita rubare nuocere
mentire offendere turbare. Rubare anime a Dio e pace agli uomini. Nuocere alle creature del
Padre dando dolore allo stesso. Mentire per traviare. Offendere per godere. Turbare perch egli il
Disordine. E non pu mutare. eterno nel suo essere e nei suoi metodi.
7Ma rispondete a questa domanda: se Io caccio i demoni in nome di Belzeb, in nome di chi li
cacciano i vostri figli? Vorrete confessare allora che essi pure sono Belzeb? Ora, se voi lo dite, essi
vi giudicheranno calunniatori. E se la loro santit sar tale da non reagire allaccusa, vi giudicherete
da voi stessi confessando che credete di avere molti demoni in Israele, e vi giudicher Iddio in nome
dei figli dIsraele accusati di essere demoni. Perci, da qual che venga il giudizio, essi in fondo
saranno i vostri giudici, l dove il giudizio non subornato da pressioni umane.
Se poi, come verit, Io caccio i demoni per lo Spirito di Dio, dunque prova che giunto a voi il
Regno di Dio e il Re di questo Regno. Il quale Re ha un potere tale che nessuna forza contraria al
suo Regno pu resistere. Onde Io lego e costringo gli usurpatori dei figli del mio Regno ad uscire
dai luoghi occupati ed a restituirmi la preda perch Io ne prenda possesso. Non fa forse cos uno che
voglia entrare in una casa abitata da un forte per levargli i beni, bene o male acquistati? Cos fa.
Entra, e lo lega. E dopo averlo fatto pu spogliare la casa. Io lego langelo tenebroso che si preso
ci che mio, e gli levo il bene che mi ha rubato. E Io solo posso farlo, perch Io solo sono il Forte,
il Padre del secolo futuro, il Principe della pace.
8Spiegaci cosa vuoi dire dicendo: Padre del secolo futuro. Credi Tu di vivere fino al nuovo
secolo e, pi stoltamente ancora, pensi di creare il tempo, Tu, povero uomo? Il tempo di Dio

chiede uno scriba.


E tu, scriba, me lo chiedi? Non sai dunque che vi sar un secolo che avr inizio ma fine non avr, e
che sar il mio? In esso Io trionfer radunando intorno a Me coloro che sono figli di esso, ed essi
vivranno eterni come quel secolo che Io avr creato, e gi lo sto creando mettendo lo spirito in
valore, sulla carne e sul mondo e sugli inferi che Io scaccio perch tutto Io posso. Per questo vi dico
che chi non con Me contro di Me, e chi con Me non raccoglie disperde. Perch Io sono Colui
che sono. E chi non crede questo, gi profetizzato, pecca contro lo Spirito Santo, la cui parola fu
detta dai Profeti e non menzogna n errore, e va creduta senza resistenza.
Perch Io ve lo dico: tutto sar perdonato agli uomini, ogni loro peccato e bestemmia. Perch Dio sa
che luomo non solo spirito ma carne, e carne tentata che soggiace ad improvvise debolezze. Ma
la bestemmia contro lo Spirito Santo non sar perdonata. Chi avr parlato contro il Figlio delluomo
sar ancora perdonato, perch la pesantezza della carne, che avvolge la mia Persona e avvolge
luomo che contro Me parla, pu ancora trarre in errore. Ma chi avr parlato contro lo Spirito Santo
non sar perdonato n in questa n nella vita futura, perch la Verit quella che : netta, santa,
innegabile, ed espressa allo spirito e in maniera che non induce ad errore. Altro che in coloro che
volutamente vogliono lerrore. Negare la Verit detta dallo Spirito Santo negare la Parola di Dio e
lAmore che quella parola ha dato per amore degli uomini. E il peccato contro lAmore non
perdonato.
9Ma ognuno d i frutti della sua pianta. Voi date i vostri, e frutti buoni non sono. Se voi date un
albero buono perch sia messo nel verziere, esso dar buoni frutti; ma se date un albero cattivo,
cattivo sar il frutto che da esso sar colto, e tutti diranno: Questo albero non buono. Perch
dal frutto che si conosce lalbero. E voi credete di poter parlare bene, voi che siete cattivi? Perch la
bocca parla di ci che gli riempie il cuore. dalla sovrabbondanza di ci che abbiamo in noi che
noi traiamo i nostri atti e i nostri discorsi. Luomo buono trae dal suo buon tesoro cose buone; il
malvagio dal suo cattivo tesoro leva le male cose. E parla e agisce secondo il suo intimo.
E in verit vi dico che lozio colpa. Ma meglio oziare che fare opere malvagie. E anche vi dico
che meglio tacere che parlare oziosamente e malvagiamente. Anche se il tacere ozio, fatelo
piuttosto che peccare con la lingua. Io vi assicuro che di ogni parola detta oziosamente agli uomini
sar chiesta la giustificazione nel giorno del Giudizio, e che per le parole dette saranno gli uomini
giustificati, e dalle parole stesse saranno condannati. Attenti, perci, voi che tante ne dite di pi che
oziose, perch sono non solo oziose ma operanti nel male e allo scopo di allontanare i cuori dalla
Verit che vi parla.
10I farisei si consultano con gli scribi e poi tutti insieme, fingendo cortesia, chiedono: Maestro, si
crede meglio a quello che si vede. Dcci dunque un segno perch noi si possa credere che Tu sei ci
che dici dessere.
Vedete che in voi il peccato contro lo Spirito Santo, che per il Verbo incarnato mi ha indicato pi
volte? Verbo e Salvatore, venuto nel tempo segnato, preceduto e seguito dai segni profetizzati,
operante ci che lo Spirito dice.
Essi rispondono: Allo Spirito crediamo, ma come possiamo credere a Te se non vediamo un segno
coi nostri occhi?.
Come potete credere allo Spirito le cui azioni sono spirituali, se non credete alle mie che sono
sensibili ai vostri occhi? La mia vita ne piena. Non basta ancora? No. Io stesso rispondo che no.
Non basta ancora. A questa generazione adultera e malvagia, che cerca un segno, sar dato un segno
soltanto: quello del profeta Giona. Infatti, come Giona stette per tre giorni nel ventre della balena,
cos il Figlio delluomo star tre giorni nelle viscere della terra. In verit vi dico che i Niniviti
risorgeranno nel giorno del Giudizio come tutti gli uomini e insorgeranno contro questa generazione
e la condanneranno. Perch essi fecero penitenza alla predicazione di Giona e voi no. E qui vi Uno
che da pi di Giona. E cos risorger e insorger contro di voi la Regina del Mezzogiorno e vi
condanner, perch essa venne dagli ultimi confini della terra per udire la sapienza di Salomone. E
vi qui Uno da pi di Salomone.
11Perch dici che questa generazione adultera e malvagia? Non lo sar da pi delle altre. In essa
vi sono gli stessi santi che vi erano nelle altre. La compagine di Israele non mutata. Tu ci offendi.

Voi vi offendete da voi stessi nuocendovi nelle vostre anime, perch le allontanate dalla Verit, e
dalla Salvezza perci. Ma Io vi rispondo lo stesso. Questa generazione non santa che nelle vesti e
nellesterno. Dentro, santa non . Vi sono in Israele gli stessi nomi per significare le stesse cose. Ma
non c la realt delle cose. Vi sono gli stessi usi, vesti, riti. Ma manca lo spirito di essi. Siete
adulteri perch avete respinto il soprannaturale maritaggio con la Legge divina e avete sposato, in
seconda adultera unione, la legge di Satana. Non siete circoncisi che in un membro caduco. Il cuore
non pi circonciso. E malvagi siete perch vi siete venduti al Maligno. Ho detto.
Tu troppo ci offendi. Ma perch, se cos , Tu non liberi Israele dal demonio acci diventi santo?.
Ha Israele questa volont? No. Lhanno quei poveri che vengono per essere liberati dal demonio
perch lo sentono in loro come un peso e una vergogna. Voi questo non lo sentite. E inutilmente voi
ne sareste liberati, perch non avendo volont di esserlo, subito sareste ripresi ed in maniera ancora
pi forte. Perch quando uno spirito immondo uscito da un uomo, vagola per luoghi aridi in cerca
di una riposo e non lo trova. Luoghi aridi non materialmente, notate. Aridi perch gli sono ostili non
accogliendolo, cos come la terra arida ostile al seme. Allora dice: Torner alla casa mia da dove
sono stato cacciato a forza e contro la sua volont. E certo sono che mi accoglier e mi dar riposo.
Infatti torna a colui che era suo, e molte volte lo trova disposto ad accoglierlo, perch in verit ve lo
dico che luomo ha pi nostalgia di Satana che di Dio, e se Satana non gli opprime le membra per
nessunaltra possessione si lamenta. Va dunque e trova la casa vuota, spazzata, adorna, odorosa di
purezza. Allora va a prendere altri sette demoni perch non vuole pi perderla, e con questi sette
spiriti peggiori di lui, entra in essa e vi si stabiliscono tutti. E questo secondo stato, di uno
convertito una volta e che si pervertisce una seconda, peggiore del primo. Perch il demonio ha la
misura di quanto quelluomo sia amante di Satana e ingrato a Dio, ed anche perch Dio non ritorna
l dove si calpestano le sue grazie e, gi esperti di una possessione, si riaprono le braccia ad una
maggiore. La ricaduta nel satanismo peggio di una ricaduta in etisia mortale gi sanata una volta.
Non pi passibile di miglioramento e guarigione. Cos accadr anche di questa generazione che,
convertita dal Battista, ha rivoluto essere peccatrice perch amante del Malvagio e non di Me.
12Un brusio, che non n di approvazione n di protesta, scorre per la folla, che si pigia ormai
tanto numerosa che anche la via ne stipata, oltre lorto e la terrazza. Vi gente a cavalcioni del
muretto, arrampicata sul fico dellorto e sulle piante degli orti vicini, perch tutti vogliono sentire la
disputa fra Ges e i suoi nemici. Il brusio, come unonda che dal largo giunge al lido, arriva di
bocca in bocca fino agli apostoli che pi sono vicino a Ges, ossia Pietro, Giovanni, lo Zelote e i
figli di Alfeo. Perch gli altri sono parte sulla terrazza e parte nella cucina. Meno Giuda Iscariota
che sulla via, fra la folla.
E Pietro, Giovanni, lo Zelote, i figli dAlfeo lo raccolgono questo brusio e dicono a Ges:
Maestro, c tua Madre e i tuoi fratelli. Sono l fuori, sulla via, e ti cercano perch ti vogliono
parlare. Da ordine che la folla si allontani perch essi possano venire a Te, perch certo un gran
motivo li ha portati fin qui a cercarti.
Ges alza il capo e vede in fondo alla gente il viso angosciato di sua Madre che lotta per non
piangere, mentre Giuseppe di Alfeo le parla concitatamente, e vede i segni di diniego di Lei,
ripetuti, energici, nonostante linsistenza di Giuseppe. Vede anche il viso imbarazzato di Simone,
palesemente addolorato, disgustato Ma non sorride e non ordina nulla. Lascia lAfflitta nel suo
dolore e i cugini l dove sono.
Abbassa gli occhi sulla folla e, rispondendo agli apostoli vicini, risponde anche a quelli lontani che
tentano di far valere il sangue pi del dovere. Chi mia Madre? Chi sono i miei fratelli?. Gira
locchio, severo nel volto che impallidisce per questa violenza che si deve fare, per mettere il
dovere al disopra dellaffetto e del sangue e per fare questa sconfessione del suo legame alla Madre
per servire il Padre, e dice, accennando con un largo gesto la folla che si pigia intorno a Lui al lume
rosso delle torce e alla luce argentea della luna quasi piena: Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli.
Coloro che fanno la volont di Dio sono i miei fratelli e sorelle, sono mia madre. Non ne ho altri. E
i miei saranno tali se, per primi e con maggior perfezione di ogni altro, faranno la volont di Dio
fino al sacrificio totale di ogni altra volont o voce di sangue e di affetto.
La folla ha un mormorio pi forte, come se fosse un mare sconvolto da un subito vento.

Gli scribi iniziano la fuga dicendo: un demonio! Rinnega persino il suo sangue!.
I parenti avanzano dicendo: un folle! Tortura persino sua Madre!.
Gli apostoli dicono: In verit che in questa parola c tutto leroismo!.
La folla dice: Come ci ama!.
13A fatica Maria con Giuseppe e Simone fendono la folla. Lei tutta dolcezza, Giuseppe tutto furia,
Simone tutto imbarazzo. Giungono presso Ges.
E Giuseppe lo investe subito: Sei folle! Offendi tutti. Non rispetti neppure tua Madre. Ma ora sono
qui io e te lo impedir. vero che vai come lavorante qua e l? E allora, se vero , perch non
lavori nella tua bottega, sfamando tua Madre? Perch menti dicendo che il tuo lavoro la
predicazione, ozioso e ingrato che sei, se poi vai al lavoro prezzolato in casa estranea? Veramente
mi sembri preso da un demonio che ti travia. Rispondi!.
Ges si volta e prende per mano il bambino Giuseppe, se lo tira vicino e poi lo alza tenendolo per
le ascelle e dice: Il mio lavoro fu sfamare questo innocente e i suoi parenti e persuaderli che Dio
buono. stato predicare a Corozim lumilt e la carit. E non a Corozim soltanto. Ma anche a te
Giuseppe, fratello ingiusto. Ma Io ti perdono perch ti so morso da denti di serpe. E perdono anche
a te, Simone incostante. Non ho nulla da perdonare n da farmi perdonare da mia Madre, perch
Ella giudica con giustizia. Il mondo faccia ci che vuole. Io faccio ci che Dio vuole. E con la
benedizione del Padre e della Madre mia sono felice pi che se tutto il mondo mi acclamasse re
secondo il mondo. Vieni, Madre. Non piangere. Essi non sanno ci che fanno. Perdonali.
Oh Figlio mio! Io so. Tu sai. Non c altro da dire....
Non c altro da dire fuorch alla gente, questo: Andate in pace.
E Ges benedice la folla e poi, tenendo con la destra Maria, con la sinistra il bambino, si avvia alla
scaletta e la sale per il primo.

270.La notizia delluccisione di Giovanni Battista.


4 settembre 1945.
1Ges sta guarendo dei malati senzaltra assistenza di quella di Mannaen. Sono nella casa di
Cafarnao, nellorto ombroso in questa ora mattutina. Mannaen non ha pi n cintura preziosa n
lamina doro alla fronte. Il vestito tenuto raccolto da un cordone di lana e il copricapo da una
strisciolina di tela. Ges a testa nuda, come sempre quando in casa.
Finito di guarire e di consolare i malati, Ges sale con Mannaen nella stanza alta e si siedono
ambedue sul davanzale della finestra che guarda il monte, perch la parte del lago tutta presa dal
sole che ancora ben caldo, nonostante che la canicola debba essere superata da qualche tempo.
Fra poco hanno inizio le vendemmie dice Mannaen.
Gi. E poi verranno i Tabernacoli e sar presto linverno. Tu quando conti di partire?.
Uhm! Io non partirei mai Ma penso al Battista. Erode un debole. Saputo suggestionare in
bene, se non diventa buono, rimane per lo meno non sanguinario. Ma sono pochi quelli che lo
consigliano bene. E quella donna! Quella donna! Ma vorrei stare qui finch non tornano i tuoi
apostoli. Non che io presuma molto di me ma qualche cosa valgo ancora bench il mio auge
sia molto diminuito da quando hanno capito che seguo le vie del Bene. Ma non me ne importa.
2Vorrei avere il vero coraggio di sapere abbandonare tutto per seguire Te completamente, come
quei discepoli che Tu aspetti. Ma ci riuscir mai? Noi che non siamo del popolo siamo pi duri a
seguirti. Perch?.
Perch avete i tentacoli delle povere ricchezze che vi trattengono.
Veramente so anche di alcuni che non sono propriamente ricchi, ma dotti o sulla via di essere
dotti, ed essi pure non vengono.
Anche essi hanno i tentacoli delle povere ricchezze che li trattengono. Non si ricchi solo di
denaro. Vi anche la ricchezza del sapere. Pochi giungono alla confessione di Salomone: Vanit
delle vanit, tutto vanit, ripresa e ampliata non tanto materialmente quanto in profondit nel

Cioelet. Lhai presente? La scienza umana vanit, perch aumentare soltanto lumano sapere
affanno e afflizione di spirito, e chi moltiplica la scienza moltiplica gli affanni. In verit te lo dico
che cos . E anche dico che cos non sarebbe se lumana scienza fosse sostenuta e imbrigliata dalla
soprannaturale sapienza e dal santo amore di Dio. Il piacere vanit perch il piacere non dura, ma
rapido dilegua dopo aver arso lasciando cenere e vuoto. I beni accumulati con svariate industrie
sono vanit per luomo che nuore, perch ad altri li lascia e coi beni non pu respingere la morte. La
donna, contemplata come femmina e come tale appetita, vanit. Onde si conclude che lunica cosa
che vanit non sia la santa temenza di Dio e lubbidienza ai suoi comandi, ossia la sapienza
delluomo, che non solo carne ma possiede la seconda natura: quella spirituale. Chi sa cos
concludere e volere, sa staccarsi da ogni tentacolo di povero possesso e andare libero incontro al
Sole.
Mi voglio ricordare queste parole. Quanto mi hai dato in questi giorni! Ora posso andare alla
bruttura della Corte, che pare luminosa solo agli stolti, che pare potente e libera, e non che
miseria, carcere e tenebra, e andarvi con un tesoro che mi permetter di vivervi meglio in attesa del
meglio. Ma vi giunger mai io a questo meglio, che lessere tuo totalmente?.
Vi giungerai.
Quando? Lanno prossimo? O pi in l? O quando la vecchiaia mi far saggio?.
Vi giungerai raggiungendo maturit di spirito e perfezione di volere nel volgere di poche ore.
Mannaen lo guarda pensoso, indagatore Ma non chiede altro.
Un silenzio. Poi Ges dice: Hai mai avvicinato Lazzaro di Betania?.
No, Maestro. Posso dire di no. Che se ci fu qualche incontro non pu dirsi amicizia. Sai Io con
Erode, e Erode contro di lui Perci.
Lazzaro ora ti vedrebbe oltre le cose, in Dio. Devi cercare di avvicinarlo come condiscepolo.
Lo far se Tu lo vuoi.
3Delle voci agitate si sentono nellorto. Chiedono con ansia: Il Maestro! Il Maestro! Qui ?.
Risponde la voce cantante della padrona di casa: Nella stanza alta . Chi siete? Malati?.
No. Discepoli di Giovanni e vogliamo Ges di Nazaret.
Ges si affaccia dalla finestra dicendo: La pace sia a voi Oh! Voi siete? Venite! Venite!.
Sono i tre pastori, Giovanni, Mattia e Simeone. Oh! Maestro! dicono alzando il capo e mostrando
un volto addolorato. Neppure la vista di Ges li rasserena.
Ges lascia la stanza andando loro incontro sulla terrazza. Mannaen lo segue. Si incontrano proprio
l dove la scaletta sbocca sul terrazzo assolato.
I tre si inginocchiano baciando il suolo. E poi Giovanni per tutti dice: Ed ora raccoglici, Signore,
perch noi siamo la tua eredit! e delle lacrime scendono sul volto del discepolo e dei compagni.
Ges e Mannaen hanno un solo grido: Giovanni!?.
stato ucciso.
La parola cade come fosse un enorme fragore che copra ogni rumore del mondo. Eppure stata
detta molto piano. Ma pietrifica chi la dice e chi la sente. E sembra che la terra, per raccoglierla e
per raccapricciarne, sospenda ogni suo rumore, tanto vi un periodo di silenzio profondo e di
profonda immobilit negli animali, nelle fronde, nellaria. Sospeso le sgrugolio dei colombi,
troncato il flauto di un merlo, ammutolito il coro dei passeri e, quasi gli si fosse spezzato di colpo
lordigno, una cicala frinente tace improvvisamente, mentre si sospende il vento che carezzava
pampini e foglie facendo fruscio di seta e cigolio di pali.
4Ges diventa di un pallore di avorio mentre gli occhi gli si dilatano invetrandosi di pianto. Apre le
braccia dicendo, e la voce profonda per lo sforzo di renderla sicura: Pace al Martire della
giustizia ed al mio Precursore. Poi raccoglie le braccia e lo spirito e certo prega, comunicando con
lo Spirito di Dio e del Battista.
Mannaen non osa un gesto. Al contrario di Ges, egli arrossato vivamente ed ha avuto un moto
dira. Poi si irrigidito, e tutto il suo turbamento si rivela dal movimento meccanico della destra,
che cincischia il cordone della veste, e della sinistra che involontariamente cerca il pugnale e
Mannaen scuote il capo commiserando la sua debolezza di mente che non ricorda di essersi
disarmato per essere il discepolo del Mite, presso il Mite.

Ges riapre le bocca e gli occhi. Il suo viso, il suo sguardo, la sua voce, hanno ripreso la maest
divina che gli sono abituali. Solo permane una grave mestizia temperata di pace.
Venite. Mi racconterete. Da oggi siete miei. E li conduce nella stanza chiudendo la porta,
socchiudendole tende, a temperare la luce, a far raccoglimento intorno al dolore e alla bellezza della
morte del Battista, a far separazione fra questa perfezione di vita e il mondo corrotto.
Parlate ordina.
Mannaen sembra sempre di pietra. vicino al gruppo. Ma non dice parola.
5Fu la sera della festa Imprevedibile levento Solo due ore prima Erode si era consigliato con
Giovanni, licenziandolo poi con benignit E poco, poco prima che avvenisse lomicidio, il
martirio, il delitto, la glorificazione, aveva mandato un servo con frutta gelate e vini rari al
prigioniero. Giovanni aveva distribuito a noi quelle cose Lui non ha mai mutato la sua austerit
Noi soli ceravamo, perch per merito di Mannaen noi eravamo nel palazzo come servi alle cucine e
alle scuderie. E questa era grazia che ci permetteva di vedere sempre il nostro Giovanni Eravamo
alle cucine io e Giovanni, mentre Simeone sorvegliava i servi di scuderia perch trattassero con cura
le cavalcature degli ospiti Il palazzo era pieno di grandi, di capi militari e di signori di Galilea.
Erodiade si era chiusa nelle sue stanze dopo una violenta scena avvenuta al mattino fra lei ed
Erode.
Mannaen interrompe: Ma quando era venuta la iena?.
Due giorni avanti. Inaspettata Dicendo al monarca che non poteva vivere lontana da lui ed
essere assente nel d della sua festa. Vipera e maga come sempre, lo aveva reso uno zimbello Ma
Erode al mattino di quel giorno si era rifiutato, bench gi ebbro di vino e di lussuria, di concedere
alla femmina ci che chiedeva con alte grida E nessuno pensava fosse la vita di Giovanni! Era
nelle sue stanze, sdegnosa. Aveva respinto i cibi regali mandati da Erode su vassoi preziosi. Solo
aveva trattenuto un vassoio prezioso colmo di frutta, ricompensando il dono con unanfora di vino
drogato per Erode Drogato Ah! che bastava la sua natura ebbra e viziosa a drogarlo al delitto!
Dai servi di mensa seppimo che dopo la danza delle mime di corte, anzi a met della stessa, era
irrotta nella sala del convito Salom, danzando. E le mime, davanti alla fanciulla regale, si erano
ritirate contro le pareti. La danza era perfetta, ci hanno detto. Lubrica e perfetta. Degna degli
ospiti Erode Oh! che forse un nuovo gusto di incesto gli fermentava dentro! Erode, al
termine di questa danza, entusiasta, disse a Salom: Bene hai ballato! Io lo giuro che meriti un
premio. Io lo giuro che te lo dar. Io lo giuro che ti dar qualunque cosa che tu mi possa chiedere.
Alla presenza di tutti lo giuro. E parola di re fedele anche senza giuramenti. Chiedi dunque che
vuoi. E Salom, fingendo perplessit, innocenza e modestia, raccogliendosi nei veli, con mossa
pudica dopo tanta impudicizia, disse: Permettimi, o grande, di riflettere un momento. Mi ritiro e
poi verr, perch la tua grazia mi ha turbata E si ritir andando dalla madre. Selma mi ha detto
che entr ridendo, dicendo: Madre, hai vinto! Dmmi il vassoio. Ed Erodiade con un grido di
trionfo ordin alla schiva di dare alla fanciulla il vassoio trattenuto prima, dicendo: Va e torna con
la testa odiata, e ti vestir di perle e oro. E Selma, inorridendo, ubbid Salom rientr danzando
nella sala, e danzando and a prostrarsi ai piedi del re dicendo: Ecco. Su questo bacile che tu hai
mandato alla madre, in segno che lami e che mi ami, io voglio la testa di Giovanni. E poi danzer
ancora, se tanto ti piaccio. Danzer la danza della vittoria. Perch io ho vinto! Ho vinto te, re! Ho
vinto la vita, e felice sono!. Questo disse, e a noi lo ripet un coppiere amico. E Erode si turb,
preso tra due voglie: esser fedele alla parola, essere giusto. Ma non seppe essere giusto, perch un
ingiusto . Fece cenno al carnefice, che era dietro al sedile reale, e quello, preso dalle mani alzate di
Salom il vassoio, scese dalla sala del convito verso le stanze basse. Lo vedemmo traversare la corte
io e Giovanni e poco dopo udimmo il grido di Simeone: Assassini! e poi lo vedemmo ripassare
con la testa sul vassoio Giovanni, il tuo Precursore, era morto.
6Simeone, puoi dirmi come mor? chiede dopo qualche tempo Ges.
S. Era in preghiera Mi aveva detto prima: Fra poco torneranno i due mandati, e chi non crede
creder. Ma per ricorda che, se io pi non vivessi al loro ritorno, io, come uno che presso alla
morte, ancor ti dico, perch tu a loro lo ridica: Ges di Nazaret il vero Messia . Pensava sempre
a Te Entr il carnefice. Io gridai forte. Giovanni alz il capo e lo vide. Si alz in piedi. Disse:

Non puoi che troncarmi la vita. Ma la verit, che dura, che non lecito fare il male. E stava per
dirmi qualcosa quando il carnefice rote la spada pesante, mentre ancora Giovanni era il piedi, e la
testa cadde dal busto con un gran fiotto di sangue, che fece rossa la pelle caprina e di cera il volto
magro in cui rimasero vivi, aperti, accusatori, gli occhi. Mi rotol ai piedi Io caddi insieme al
corpo di lui, per debolezza di dolore. Dopo dopo Dopo che Erodiade lebbe sfregiato, fu
gettato il capo ai cani. Ma noi lo raccogliemmo pronti ed in un velo prezioso lo legammo insieme al
tronco, ricomponendo nella notte il corpo e trasportandolo fuori Macheronte. Lo imbalsamammo in
un folto di acacie l presso, al primo sole, con laiuto di altri discepoli Ma ancora ci fu preso per
altri sfregi. Perch ella non pu distruggerlo e non pu perdonarlo E i suoi schiavi, temendo la
morte, furono pi feroci di sciacalli nel levarci quel capo. 7Se tu ceri Mannaen!.
Se io cero Ma la sua maledizione quel capo Nulla si leva alla gloria del Precursore, anche
se incompleto il corpo. Non vero, Maestro?.
vero. Anche lo avessero distrutto i cani, non sarebbe mutata la gloria.
E non mutata la parola, Maestro. I suoi occhi, bench sfregiati sotto una gran ferita, dicono
ancora: Non ti lecito. Ma noi lo abbiamo perduto! dice Mattia.
E ora siamo tuoi, perch cos egli ha detto, dicendo anche che Tu sai gi.
S. Da mesi siete miei. Come veniste?.
A piedi, a tappe. Lungo, penoso cammino fra rovente di sabbie e di sole e ancor pi rovente di
dolore. Sono quasi venti giorni che camminiamo
Ora riposerete.
Mannaen chiede: Dite: Erode non si stup della mia assenza?.
S. E fu inquieto prima e furente poi. Ma passato il furore disse: Un giudice di meno. Cos ci
rifer il coppiere amico.
Ges dice: Un giudice di meno! Ha Dio per giudice e basta quello. Venite dove dormiamo. Siete
stanchi e polverosi. Troverete vesti e sandali dei compagni vostri. Prendeteli, ristoratevi. Ci che
di uno di tutti. Tu, Mattia, che alto sei, puoi prendere una mia veste. Poi provvederemo. Entro
sera, poich vigilia del sabato, verranno gli apostoli miei. Nella settimana prossima verr Isacco
coi discepoli e poi verranno Beniamino e Daniele; dopo i Tabernacoli, Elia, Giuseppe e Levi
verranno pure. tempo che ai dodici si uniscano altri. Andate ora al riposo.
Mannaen li accompagna e poi torna. 8Ges resta con Mannaen. Si siede pensieroso, visibilmente
triste, col capo reclinato sulla mano, il gomito puntato sul ginocchio a far da sostegno. Mannaen
seduto presso la tavola e non si muove. Ma cupo. Il suo volto una tempesta.
Dopo molto Ges alza il capo, lo guarda e chiede: E tu? Che farai ora?.
Non lo so ancora. Lo scopo di rimanere a Macheronte finito. Ma vorrei ancora rimanere presso
la Corte per sapere per proteggere Te, sapendo.
Ti converrebbe meglio seguirmi senza indugio. Ma non ti forzo. Verrai quando sar disfatto,
molecola a molecola, il vecchio Mannaen.
Vorrei anche levare quella testa a quella donna. Non degna di averla.
Ges ha un pallido accenno di sorriso e, schietto, dice: E poi non sei ancora morto alle ricchezze
umane. Ma mi sei caro ugualmente. So che non ti perdo, anche se attendo. Io so attendere.
Maestro, io vorrei darti la mia generosit per consolarti... Perch Tu soffri. Lo vedo.
vero. Io soffro. Molto! Molto!.
Solo per Giovanni? Non credo. Tu lo sai in pace.
Lo so in pace e non lo sento lontano.
E allora?.
E allora! Mannaen, lalba che cosa precede?.
Il giorno, Maestro. Perch lo chiedi?.
Perch la morte di Giovanni precede il giorno in cui sar il Redentore. E la parte umana di Me
freme di fronte a questa idea Mannaen, Io vado sul monte. Resta tu a ricevere chi viene, a
soccorrere quelli che sono gi venuti. Resta fino al mio ritorno. Poi farai ci che vorrai. Addio.
E Ges esce dalla stanza. Scende piano la scaletta, traversa lorto e, per la parte posteriore di esso, si
imbuca in un sentierucolo fra orti scapigliati e frutteti di ulivi, meli, viti e fichi, e prende il pendio di

un piccolo colle dove mi scompare alla vista.

Indice del Volume Quinto


* = in linea
296. Larrivo ad Aera sotto la pioggia e la guarigione dei malati in attesa.
297. Con il discorso ad Aera termina il secondo grande viaggio apostolico.
298. Il soccorso agli orfanelli Maria a Mattia e gli insegnamenti che ne derivano.
299. Laffidamento degli orfanelli Maria a Mattia a Giovanna di Cusa.
300. Con scribi a farisei in casa del risuscitato di Naim.
301.
302.
303.
304.
305.
306.
307.

Parabola delle fronti detronizzate e spiegazione della parabola sullimpurit.


A Magdala, prima di mandare tutti in famiglia per le Encenie.
Ges dalla Madre a Nazareth.
Con Giovanni di Endor, Sintica a Marziam. Maria Madre e Maestra.
Ges conforta Marziam con la parabola degli uccellini.
Anche Simone Zelote a Nazareth. Lezione sui danni dellozio.
Nella casa di Nazareth si discute delle colpe dei nazareni.
Lezione sulla tendenza al peccato malgrado la Redenzione.

308.

Guarigione del figlio di Simone dAlfeo.


Marziam il primo dei bambini discepoli.
309. Sacrificio di Marziam per la guarigione di una bambina.
Ravvedimento di Simone dAlfeo.
310. Con Pietro, a Nazareth, Ges organizza la partenza di Giovanni di Endor e Sintica.
311. La rinuncia di Marziam provoca una lezione sui sacrifici fatti per amore.
312. Ges comunica a Giovanni di Endor la decisione di mandarlo ad Antiochia.

Fine del secondo anno.


TERZO ANNO DELLA VITA PUBBLICA DI GES
313. Preparativi di partenza da Nazareth dopo la visita di Simone dAlfeo con
terzo anno Ges sar il Giusto.
314. La cena nella casa di Nazareth e la dolorosa partenza.
315. Il viaggio verso Jiftael e le riflessioni di Giovanni di Endor.
316. Laddio di Ges a Giovanni di Endor e a Sintica.
317. La preghiera di Ges per la salvezza di Giuda Iscariota.
318. In barca da Tolemaide a Tiro.
319. Partenza da Tiro sulla nave del cretese Nicomede.
320. Prodigi sulla nave nel mare in tempesta.

la famiglia. Nel

321.
322.
323.
324.
325.
326.
327.
328.
329.
330.

Sbarco a Seleucia a commiato da Nicomede.


Partenza da Seleucia su un carro a arrivo ad Antiochia.
La visita ad Antigonio.
I discorsi degli otto apostoli prima di ripartire da Antiochia. Laddio a Giovanni di Endor e a
Sintica.
Gli otto apostoli si riuniscono a Ges presso Aczib.
Una sosta ad Aczib.
Ai confini della Fenicia. Discorso sulla uguaglianza dei popoli a parabola del lievito.
Ad Alessandroscene, dai fratelli di Ermione.
Al mercato di Alessandroscene. La parabola degli operai della vigna.
Giacomo a Giovanni figli del tuono. Verso Aczib con il pastore Anna.
*

331. La fede della donna cananea a altre conquiste. Arrivo ad Aczib.


332. La sofferta separazione di Bartolomeo, che con Filippo si ricongiunge al Maestro.
333. Con dieci apostoli verso Sicaminon.
334. Anche Tommaso e Giuda Iscariota si riuniscono al gruppo apostolico.
335. La falsa amicizia di Ismael ben Fabi e lidropico guarito in giorno di sabato.
336. A Nazareth con quattro apostoli. Lamore di Tommaso per Maria Ss.
337. Il sabato a Corozim.
Parabola sui cuori inlavorabili e guarigione di una donna curva.
338. Giuda Iscariota perde il potere del miracolo. La parabola del coltivatore.
339. La notte peccaminosa di Giuda Iscariota.
340. Ravvedimento di Giuda Iscariota e scontro con i rabbi al sepolcro di Hillele.
341.
342.
343.
344.
345.
346.
347.
348.

La mano ferita di Ges. Guarigione di un sordomuto ai confini siro-fenici.


A Cds. Il segno chiesto dai farisei e la profezia di Abacuc.
Il lievito dei farisei. Il Figlio delluomo. Il primato a Simon Pietro.
Incontro con i discepoli a Cesarea di Filippo e spiegazione del segno di Giona.
Miracolo al castello di Cesarea Paneade.
Primo annuncio della Passione e il rimprovero a Simon Pietro.
A Betsaida. Profezia sul martirio degli apostoli e guarigione di un cieco.
Mannaen riferisce su Erode Antipa e da Cafarnao va con Ges a Nazareth. Svelate le
trasfigurazioni della Vergine.
349. La Trasfigurazione sul monte Tabor e lepilettico guarito ai piedi del monte. Un commento
per i prediletti.
350. Lezione ai discepoli sul potere di vincere i demoni.
351. Il tributo al Tempio pagato con la moneta trovata in bocca al pesce.
352. Un convertito da Maria di Magdala. Parabola per il piccolo Beniamino e lezione su chi
grande nel regno dei Cieli.
353. La seconda moltiplicazione dei pani e il miracolo della moltiplicazione della Parola.
354. Il discorso sul Pane del Cielo nella sinagoga di Cafarnao.
355. Il nuovo discepolo Nicolai di Antiochia e il secondo annuncio della Passione.
356. Verso Gadara. Le eresie di Giuda Iscariota e le rinunce di Giovanni che vuole solo amare.
357. Giovanni a le colpe di Giuda Iscariota. I farisei e la questione del divorzio.
358. A Pella. Il giovinetto Jaia e la madre di Marco di Giosia.
359. Nella capanna di Mattia presso Jabes Galaad.
360. Il malumore degli apostoli a il riposo in una grotta.
Lincontro con Rosa di Gerico.
361. I due innesti che trasformeranno gli apostoli. Maria di Magdala avverte Ges di un pericolo.
Miracolo sul fiume Giordano in piena.

362. La missione delle voci nella Chiesa futura.


Lincontro con la Madre e con le discepole.
363. A Rama, in casa della sorella di Tommaso.
Discorso sulla salvezza e apostrofe a Gerusalemme.

321. Sbarco a Seleucia e commiato da Nicomede.


6 novembre 1945.
1In un bellissimo tramonto si delinea la citt di Seleucia come un grande ammasso bianco al limite
delle acqua azzurre del mare, che placido e ridente, tutto uno scherzar di ondette sotto il cielo che
fonde il suo cobalto senza nubi con le porpore del tramonto. La nave a vele spiegate punta veloce
sulla citt lontana, e pare incendiarsi con fuochi di gioia per la festa del prossimo arrivo, tanto
investita dagli splendori del sole calante.
Sul ponte, fra i marinai, non pi indaffarati e inquieti, sono i passeggeri che vedono avvicinarsi la
meta. E seduto presso Giovanni di Endor, ancor pi macilento di quando partito, il marinaio
ferito. Ha ancora la testa fasciata da una lieve benda, di un pallore davorio per il molto sangue
perduto. Ma per sorridente e parla con i suoi salvatori o coi compagni che, passando, si felicitano
con lui di rivederlo sul ponte.
2Lo nota anche il cretese e lascia per un poco il suo posto, affidandolo al capo ciurma, per venire a
salutare il suo ottimo Demete, ritornato sul ponte per la prima volta dopo la ferita. E grazie a voi
tutti dice agli apostoli. Non credevo proprio potesse vivere ancora, colpito come fu dal trave
pesante e dal ferro che ancor pi pesante lo faceva. Veramente, o Demete, costoro ti hanno
ripartorito alla vita, perch tu eri gi morto una e una volta. La prima giacendo qual merce sul
ponte dove, e per sangue che si sperdeva e per onde che al mare portato ti avrebbero, saresti perito
scendendo nel regno di Nettuno tra Nereidi e Tritoni. E la seconda per averti curato con quei
meravigliosi unguenti. Fmmi dunque vedere la ferita!.
Luomo si scioglie la benda e mostra la cicatrice ben chiusa, liscia, simile ad un segno rosso dalla
tempia alla nuca, al limite dei capelli che appaiono tagliati, forse da Sintica, perch non entrassero
nella ferita.
Nicomede sfiora leggermente quel segno: Anche losso saldato! Ti am Venere marina! E non
volle averti che alla superficie del mare e sulle sponde di Grecia. Ti sia dunque propizio Eros, ora
che a terra scendiamo, e giovi a levarti il ricordo della sciagura e il terrore di Tanatos nelle cui
strette gi eri.
Il viso di Pietro un panorama di espressioni, mentre sente tutte queste frange mitologiche.
Appoggiato ad un albero di vela, con le mani dietro la schiena, non parla, ma tutto in lui parla per
applicare un epiteto salato al pagano Nicomede e al suo paganesimo, e per significare il suo schifo
per tutto ci che gentilesimo.
Anche gli altri non sono da meno Giuda dAlfeo ha il viso chiuso dei momenti peggiori, suo
fratello si gira su se stesso mostrando un grande interesse al mare. Giacomo di Zebedeo e Andrea
pensano bene di lasciare in asso tutti e di scendere a prendere le sacche e il telaio, Matteo
giocherella con la sua cintura e lo Zelote lo imita occupandosi a dismisura dei suoi sandali come
fossero una cosa nuova, e Giovanni di Zebedeo si ipnotizza guardando il mare.
Tanto manifesto lo sprezzo e la noia degli otto - e non lo meno il mutismo dei due discepoli seduti
presso il ferito - che il cretese se ne accorge e si scusa: la nostra religione, sapete? Come voi
credete alla vostra, io e noi tutti crediamo alla nostra.
Nessuno risponde 3e il cretese pensa bene di lasciare in pace i suo di e scendere dallOlimpo sulla
terra, anzi sul mare, sulla sua nave, invitando gli apostoli a venire a prua per vedere bene la citt che
si avvicina. Ecco, vedete? Ci siete mai stati qui?.
Io, una volta. Ma venendo per via di terra dice lo Zelote serio e reciso.
Ah! bene! Ma allora almeno sai che il vero porto di Antiochia Seleucia, sul mare, alle foci

dellOronte, che graziosamente si presta esso pure ad accogliere i navigli e, nei tempi di acque
fonde, pu essere risalito da barche leggere fino ad Antiochia. Quella che voi vedete Seleucia, la
pi grande. Laltra, verso il mezzogiorno, non citt, ma rovine di un posto devastato. Illudono, ma
paese morto. Quella catena il Pierio, che fa chiamare la citt Seleucia Pieria. Quel picco pi in
dentro, oltre la pianura, il monte Casio, che sovrasta come un gigante la pianura dAntiochia.
Laltra catena a settentrione quella dell'Amano. Oh! vedrete che lavori in Seleucia e in Antiochia
hanno fato i romani! Di pi grandi non potevano. Un porto a tre bacini che uno dei migliori, e
canali, e gettate, e dighe. Tanto non c in Palestina. Ma la Siria pi buona di altre province
dellImpero.
Le sue parole cadono in un silenzio glaciale. Anche Sintica, che per essere greca meno schifiltosa
degli altri, serra le labbra, e il suo viso prende pi che mai lincisivit di un volto scolpito su una
medaglia o un bassorilievo: un volto da da, sdegnosa dei contatti terreni.
Il cretese se ne accorge e si scusa: Che volete! In fondo io guadagno coi romani!.
La risposta di Sintica netta come una sciabolata: E loro leva il filo alla spada dellonor nazionale
e della libert, e lo dice in maniera tale e con un latino cos puro che laltro resta di stucco
Poi osa chiedere: Ma non sei greca?.
Greca sono. Ma tu ami i romani. Ti parlo con la lingua dei tuoi padroni, non con la mia, quella
della Patria martire.
Il cretese confuso e gli apostoli sono mutuamente entusiasti per la lezione data allelogiatore di
Roma.4Il quale pensa bene di girare il discorso chiedendo con che mezzo andranno da Seleucia ad
Antiochia.
Con le gambe, uomo risponde Pietro.
Ma sera. Sar notte quando sbarcherete.
Ci sar dove dormire.
Oh! certo. Ma potreste dormire anche qui fino a domani.
Giuda Taddeo, che ha visto portare gi tutto loccorrente per un sacrificio agli di, forse da farsi
allarrivo in porto, dice: Non occorre. Ti siamo grati della tua bont, ma preferiamo scendere. Non
vero, Simone?.
S, s. Anche noi dobbiamo fare le nostre preghiere e o tu e i tuoi di, o noi e il nostro Dio.
Fate come credete. Avevo piacere fare cosa grata al figlio di Teofilo.
Anche noi al Figlio di Dio facendoti persuaso che vi un solo Dio. Ma tu sei scoglio che non si
smuove. Come vedi, siamo pari. Ma chiss che un giorno non ci si ritrovi e che tu sia meno
tenace dice serio lo Zelote.
Nicomede fa un atto come dire: Chiss quando!. Un atto di noncuranza ironica circa linvito a
riconoscere il Dio vero e ad abbandonare il falso. Poi va al suo posto di pilota, perch ormai il porto
vicino.
Scendiamo a prendere i cofani. Facciamo da noi. Non vedo lora di allontanarmi da questo puzzo
pagano dice Pietro. E, meno Sintica e Giovanni, se ne vanno tutti abbasso.
5Loro, i due esiliati, sono vicini e guardano le dighe che si avvicinano sempre pi.
Sintica, un altro passo verso lignoto, un altro strappo dal dolce passato, unaltra agonia, Sintica
Non ce la faccio pi.
Sintica gli prende la mano. pallida molto, addolorata. Ma sempre la forte donna che sa dare
forza.
S, Giovanni, un altro strappo, unaltra agonia. Ma non dire: un altro passo verso lignoto Non
giusto. Noi sappiamo la nostra missione qui. Ges lha detta. Dunque noi non andiamo allignoto,
ma anzi sempre pi ci fondiamo con ci che sappiamo, con la volont di Dio. Non neppur giusto
dire: un altro strappo. Noi ci uniamo alla sua volont. Lo strappo separa. Noi ci uniamo. Perci
non ci strappiamo. Ci liberiamo unicamente da tutte le delizie sensibili del nostro amore per Lui, il
Maestro nostro, riserbandoci tutte le delizie soprasensibili, trasportando lamore e il dovere ad un
piano ultraterreno. Ne sei persuaso che cos? S? E allora non devi dire neppure: unaltra agonia.
Agonia presuppone prossima morte. Ma noi, raggiungendo i piani spirituali, per nostra dimora, aura
e cibo, non moriamo, ma viviamo. Perch lo spirituale eterno. Perci noi saliamo ad una vita

pi viva, anticipo della grande vita dei Cieli. Su, dunque! Dimentica di essere luomo-Giovanni, e
ricordati di essere il desinato al Cielo. Ragiona, agisci, pensa e spera solo da cittadino di questa
Patria immortale.
6Tornano gli altri con i loro carichi proprio mentre la nave entra maestosa nellampio porto di
Seleucia.
E ora filiamo, al pi presto, al primo albergo che vediamo. Certo ve ne sono vicini, e domani o
per barca o per carro andremo a destino.
Fra fischi secchi di comando la nave attracca e viene calata la passerella. Nicomede si fa vicino ai
partenti.
Addio, uomo. E grazie dice per tutti Pietro.
Salve, ebrei. E grazie anche da me. Se farete quella via, subito troverete alloggio. Addio.
Gli apostoli scendono di qua, lui si allontana di l verso il suo altare e, mentre Pietro con gli altri,
carichi come facchini, vanno al riposo, il pagano inizia il suo inutile rito

322. Partenza da Seleucia su un carro e arrivo ad Antiochia.


[senza data]
1Sui mercati troverete certo un carretto. Ma se volete il carro mio ve lo do, in ricordo di Teofilo.
Se sono un uomo tranquillo, a lui lo devo. Mi difese perch era giusto. E certe cose non si
dimenticano dice il vecchio albergatore, ritto davanti agli apostoli nel primo sole del mattino.
che il tuo carro te lo terremmo via per dei giorni... E poi chi lo conduce? Io arrivo allasino... Ma
i cavalli....
Ma uguale, uomo! Non ti dar un puledro indomito, ma un prudente cavallo da tiro, buono come
un agnello. Ma farete presto a senza fatica. A nona sarete ad Antiochia, molto pi che il cavallo ben
conosce la strada a va da s. Me lo renderai quando vorrai, senza interesse da parte mia, eccettuato
quello di far cosa grata al figlio di Teofilo, al quale direte che ancora io sono debitore di tanto, e lo
ricordo, e servo suo mi sento.
Che facciamo? chiede Pietro ai compagni.
Quello che credi meglio. Tu giudica e noi ubbidiamo....
Tentiamo il cavallo? Per Giovanni lo dico... a anche per fare presto... Mi sembra di condurre uno a
morte a non vedo lora che sia tutto passato....
Hai ragione dicono tutti.
Allora, uomo, accetto.
Ed io con gioia dono. Vado ad apparecchiare il veicolo.
2Lalbergatore se ne va. Pietro sfoga il suo pensiero per intero: Io ho consumato met del tempo
vitale che avevo in questi pochi giorni. Una pena! Una pena! Avrei voluto avere il carro di Elia, il
manto preso da Eliseo, tutto ci che rapido per fare presto... e soprattutto avrei voluto, a costo di
soffrire la morte, dare un che, che consolasse quei poverini, li smemorasse, li... Non so, ecco!!
Qualcosa, insomma, che non li facesse soffrire tanto... Ma se riesco a sapere chi la causa
principale di questo dolore, non sono pi Simone di Giona se non lo torco come un panno da
strizzare. Non gi dico di ucciderlo, ohib! Ma spremerlo come lui ha spremuto gioia a vita a quei
due poverini....
Hai ragione. una grande pena. Ma Ges dice che si deve perdonare le offese... dice Giacomo
dAlfeo.
Le avessero fatte a me, dovrei perdonare. E potrei. Io sono sano a forte, e se qualcuno mi offende
ho forza da reagire anche al dolore. Ma quel povero Giovanni! No, non posso perdonare loffesa
fatta al redento del Signore, ad uno che muore afflitto cos....
Io penso allora in cui lo lasceremo del tutto... sospira Andrea.
Io pure. un pensiero fisso a che cresce pi si avvicina il momento... mormora Matteo.
Facciamolo presto, per piet dice Pietro.

No, Simone. Perdona se ti faccio considerare che hai torto a volerlo. Il tuo sta divenendo un amor
di prossimo devialo, e non deve in te, sempre retto, avvenire tal cosa dice pacalo lo Zelote,
mettendo una mano sulla spalla di Pietro.
Perch, Simone? Tu sei collo a buono. Mostrami il mio torto ed io, se lo vedo tale, ti dir: hai
ragione.
Il tuo amore sta divenendo malsano perch sta per cangiarsi in egoismo.
Come? Mi affliggo per loro a sono egoista?.
S, fratello, perch tu per eccesso di amore - ogni eccesso disordine, e perci induce al peccato divieni vile. Vuoi non soffrire tu di veder soffrire. Ci egoismo, fratello nel nome del Signore.
vero! Hai ragione. E ti ringrazio di avermi avvertilo. Cos va fatto fra buoni compagni. Bene.
Allora non avr pi fretta... Ma per, dite il vero, non una piet?.
Lo , lo ... dicono tutti.
3Come faremo a lasciarli?.
Io direi di farlo dopo che Filippo li ha ospitati, restando magari nascosti in Antiochia per qualche
tempo, andando a sentire da Filippo come si adattano... suggerisce Andrea.
No. Sarebbe farli soffrire troppo con uno strappo cos reciso dice Giacomo dAlfeo.
Allora, ecco, prendiamo il consiglio di Andrea per met. Rimaniamo ad Antiochia, ma non in casa
di Filippo. E per un po di giorni si va a trovarli, sempre meno, sempre meno finch... non ci si va
pi dice laltro Giacomo.
Dolore sempre rinnovato, e crudele delusione. No. Non va fatto dice il Taddeo.
Che facciamo, Simone?.
Ah! per me! Vorrei essere al loro posto piuttosto che dover dire: vi saluto dice Pietro avvilito.
Io propongo una cosa. Andiamo con loro da Filippo a vi stiamo. Poi, sempre insieme, andiamo ad
Antigonio. luogo rallegrante... E vi stiamo. Quando essi sono acclimatati, ci ritiriamo, con dolore,
ma con virilit. Ci direi. A meno che Simon-Pietro non abbia ordini diversi dal Maestro dice
Simone Zelote.
Io? No. Mi ha detto: Fa tutto bene, con amore, senza pigrizie e senza frette, e nel modo che
giudichi il migliore. Fino ad ora mi pare di averlo fatto. C quel che di aver detto che ero
pescatore!... Ma se non dicevo cos non mi lasciava sul ponte.
Non ti fare degli scrupoli stolti, Simone. Sono insidie del demonio per turbarti conforta il
Taddeo.
Oh! s. Proprio cos. Credo che ci stia intorno come non mai, creandoci ostacoli e paure per indurci
a vilt dice Giovanni apostolo, a termina sottovoce: Credo che volesse indurre a disperazione
quei due col tenerli in Palestina... ed ora che essi sfuggono alla sua insidia, esso si vendica su di
noi... Me lo sento attorno come un serpe nascosto fra lerbe... E sono mesi che me lo sento intorno
cos... Ma ecco lalbergatore da un lato e Giovanni con Sintica dallaltro. Vi dir il resto quando
saremo soli, se vi interessa.
Infatti da un lato del cortile viene avanti il carro robusto al quale attaccalo un robusto cavallo
guidalo dalloste, mentre dallaltro lato vengono verso loro i due discepoli.
ora di andare? chiede Sintica.
S. lora. Sei coperto bene, Giovanni? Vanno meglio i tuoi dolori?.
S. Sono avvolto nelle lane e mi ha giovalo lunzione.
Allora sali, che ora veniamo noi pure.
4 E, ultimalo il carico, saliti tutti, escono dallampio portone dopo ripetute assicurazioni
delloste sulla docilit del cavallo. Traversano una piazza che stata loro indicata a prendono una
strada presso le mura, finch escono da una porta costeggiando prima un fondo canale a poi il fiume
stesso. una bella via ben tenuta, in direzione nord-est, ma seguente le giravolte del fiume.
Dallaltro lato sono dei monti molto verdi nelle loro coste, insenature e burroni, e gi si vedono sui
cespugli del sotto bosco, nei posti pi soleggiati, gonfiare le gemme di mille arbusti.
Quanti mirti! esclama Sintica.
E lauri! aggiunge Matteo.
Presso Antiochia un luogo sacro ad Apollo dice Giovanni di Endor.

Forse i venti hanno portato i semi sin qui....


Forse. Ma tutto un luogo pieno di belle piante questo dice lo Zelote.
Tu che ci sei stato, credi che passeremo presso Dafne?.
Per forza. Vedrete una delle valli pi belle del mondo. A parte il cullo osceno a degeneralo in orgie
sempre pi luride, una valle di paradiso terrestre, e se vi entrer la Fede diverr un paradiso vero.
Oh! quanto bene potrete fare qui! Vi auguro fertili i cuori come fertile il suolo... dice lo Zelote
per suscitare pensieri di consolazione nei due.
Ma Giovanni china il capo a Sintica sospira.
5Il cavallo trotta cadenzato e Pietro non parla, tutto teso nello sforzo del guidare, bench la bestia
vada sicura senza richiedere guida o stimolo. La strada scorre perci abbastanza rapida, finch
sostano presso un ponte per mangiare e per fare riposare il cavallo. Il sole a mezzogiorno, e il
bello della bellissima natura tutto visibile.
Per... preferisco qui che sul mare... dice Pietro osservando intorno.
Ma che tempesta!.
Il Signore ha pregalo per noi. Io lho sentito vicino quando pregavamo sul ponte. Vicino come
fosse fra noi... dice sorridendo Giovanni.
Dove sar mai? Io non ho pace pensando che senza vesti... Se si bagna? E che manger?
capace di digiunare....
Puoi essere certo che lo fa per aiutare noi dice sicuro Giacomo dAlfeo.
E per altro ancora. Nostro fratello mollo afflitto da qualche tempo. Credo si mortifichi
continuamente per vincere il mondo dice il Taddeo.
Vorrai dire: il demonio che nel mondo dice Giacomo di Zebedeo.
lo stesso.
Ma non vi riuscir. Io ho il cuore stretto da mine paure... sospira Andrea.
Oh! ora che noi siamo lontani, tutto andr meglio! dice un po amaro Giovanni di Endor.
Non te lo pensare. Tu a lei non eravate nulla rispetto ai grandi torti del Messia secondo i grandi
dIsraele dice reciso il Taddeo.
Ne sei sicuro? Io, nel mio soffrire, ho anche questo chiodo nel cuore: di essere stato causa di male
a Ges con la mia venuta. Se fossi sicuro che cos non , soffrirei meno dice Giovanni di Endor.
Mi credi veritiero, Giovanni? domanda il Taddeo.
S che lo credo!.
Ebbene, allora in nome di Dio e mio ti assicuro che lo non hai dato che una pena a Ges: quella di
doverti mandare qui in missione. In tutte le altre sue pene passate, presenti e future, tu non centri.
Il primo sorriso, dopo tanti giorni di malinconia tetra, illumina il volto scavato di Giovanni di
Endor, che dice: Che sollievo mi dai! Mi pare pi luminoso il giorno, pi leggero il mio male, pi
consolato il cuore. Grazie, Giuda di Alfeo! Grazie!.
6Rimontano sul carro e passando sul ponte prendono laltra riva del fiume, laltra strada che va
diritta verso Antiochia, attraverso una zona fertilissima.
Ecco l! In quella valle poetica Dafne col suo tempio e i suoi boschetti. E l, in quella pianura,
ecco Antiochia a le sue torri sulle mura. Entreremo per la porta che presso il fiume. La casa di
Lazzaro non mollo lontana dalle mura. Le pi belle case sono state vendute. Resta questa, un
tempo luogo di sosta dei servi e clienti di Teofilo, con molte scuderie e granai. Ora ci vive Filippo.
Un buon vecchio. Un fedele di Lazzaro. Vi troverete bene. E insieme andremo ad Antigonio, dove
era la casa abitata da Eucheria a dai suoi figli, allora bambini....
Molto fortificata questa citt, eh? chiede Pietro, che ripiglia fiato ora che vede che il suo primo
saggio di auriga andato bene.
Molto. Muraglie di altezza a larghezza grandiosa, oltre cento torri che, le vedete, sembrano giganti
diritti sulle mura, e fossati invalicabili al loro piede. Anche il Silpio ha messo le sue cime ad aiuto
della difesa e a contrafforte delle mura nella parte pi delicata... Ecco la porta. Meglio che lo
fermi ed entri tenendo al morso. Io ti conduco perch so la via...
Passano la porta, guardata da romani.
Giovanni apostolo dice: Chiss se qui quel soldato della porta dei Pesci... Ges avrebbe gioia di

saperlo....
Lo cercheremo. Ma ora cammina lesto ordina Pietro, turbato allidea di andare in una casa
sconosciuta.
Giovanni ubbidisce senza parlare; solo guarda attentamente ogni milite che vede.
7Una breve via, poi una robusta e semplice casa, ossia un alto muro senza finestre. Solo un portone
al centro del muro.
Ecco. Ferma dice lo Zelote.
Oh! Simone! Sii buono! Parla tu, ora.
Ma s, se ti deve fare piacere parler io, e lo Zelote bussa al pesante portone.
Si fa riconoscere per un messo di Lazzaro. Entra solo. Esce con un vecchio alto a dignitoso, che si
sprofonda in inchini a che d ordine ad un servo di aprire il portone per lasciare entrare il carro. E si
scusa di farli passare tutti di l anzich dalla porta di casa.
Il carro si arresta in un ampio cortile porticato, ben tenuto, con quattro grossi platani ai quattro
angoli a due al centro, a difesa di un pozzo e di una vasca per abbeverare i cavalli.
Provvedi al cavallo ordina lintendente al servo. E poi, agli ospiti: Vi prego, venite e sia
benedetto il Signore che mi manda servi suoi e amici del padrone mio. Ordinate, che il vostro servo
vi ascolta.
Pietro si fa rosso, perch specie a lui sono rivolte quelle parole e quegli inchini, e non sa che dire...
Lo soccorre lo Zelote. I discepoli del Messia dIsraele, di cut ti parla Lazzaro di Teofilo, che dora
in poi abiteranno la tua casa per servire il Signore, non necessitano che di riposo. Vuoi mostrarci
dove possono abitare?.
Oh! sono sempre pronte stanze per pellegrini, come era uso della padrona mia. Venite, venite....
E seguito da tutti prende un corridoio, poi un piccolo cortile in fondo al quale la vera casa. Apre la
porta, va per un andito, piega a destra. Ecco una scala. Salgono. Un nuovo corridoio con stanze ai
due lati.
Ecco. E dolce vi sia la dimora. Ora vado a ordinare acqua e biancherie. Dio sia con voi dice il
vecchio e se ne va.
Aprono le imposte delle camere che scelgono. Le mura e i forti di Antiochia sono di fronte a quelle
di un lato; il quieto cortile decorato di rosai rampicanti, per ora miseri per via della stagione,
visibile dalle altre dellaltro lato.
E, dopo tanto andare, ecco finalmente una casa, una stanza, un letto... La sosta per alcuni, la mta
per gli altri...

323. La visita ad Antigonio.


7 novembre 1945.
1Mio figlio Tolmai venuto per i mercati. Oggi a sesta torna ad Antigonio. Tiepido il giorno.
Volete andare, secondo che desideravate? chiede il vecchio Filippo mentre serve agli ospiti del
latte fumante.
Andremo senza fallo. Quando hai detto?.
A sesta. Potrete tornare domani, se volete, oppure la sera avanti il sabato, se pi vi piace. Allora
tutti i servi ebrei, o entrati nella fede, vengono per le funzioni del sabato.
Cos faremo. 2E non detto che non sia scelto quel luogo per dimora a questi.
Ne avr sempre piacere, anche se li perdo. Perch luogo salubre. E molto bene potreste fare fra i
servi che, alcuni, sono ancora i servi lasciati dal padrone. E alcuni sono bont della padrona
benedetta che li ha riscattati da padroni crudeli. Perci non sono tutti israeliti. Ma ormai non sono

pi neppure pagani. Parlo delle donne. Gli uomini sono tutti circoncisi. Non ne abbiate ribrezzo
Ma sono molto lontani ancora dalla giustizia dIsraele. I santi del Tempio se ne scandalizzerebbero,
loro che perfetti sono.
Eh! gi! gi! gi! Bene! Ora potranno progredire aspirando sapienza e bont dei messi del
Signore Sentite quanto avete da fare? termina Pietro rivolgendosi ai due.
Lo faremo. Non deluderemo il Maestro promette Sintica. Ed esce per preparare ci che crede
opportuno.
Giovanni di Endor chiede a Filippo: Credi che ad Antigonio potrei fare un poco di bene anche ad
altri, insegnando come pedagogo?.
Molto bene. Il vecchio Plauto morto da tre lune e i fanciulli gentili non hanno scuola. Quanto
agli ebrei non c maestro, perch tutti i nostri fuggono da quel luogo prossimo a Dafne. Ci vuole
uno che sia che sia come era Teofilo Senza rigidezze per per.
S, insomma, senza fariseismo, vuoi dire termina Pietro spicciativo.
Ecco s Non voglio criticare Ma penso Maledire non serve. Meglio sarebbe aiutare
Come faceva la padrona che col suo sorriso portava alla Legge pi e meglio di un rabbi.
3Ecco perch mi ha mandato qui il Maestro! Io sono proprio luomo che ha i requisiti giusti Oh!
far la sua volont. Fino allultimo respiro. Ora credo, credo proprio che non altro che una
missione di predilezione la mia. Lo vado a dire a Sintica. Vedrete che ci fermiamo l Vado, vado
a dirglielo ed esce, animato come da tempo non era.
Altissimo Signore, io ti ringrazio e benedico! Soffrir ancora, ma non come prima Ah! che
sollievo! esclama Pietro. E poi sente il dovere di spiegare a Filippo un poco, e come lo pu fare, il
perch della sua gioia: Devi sapere che Giovanni stato preso di mira dai rigidi di Israele. Tu
li chiami: rigidi
Ah! comprendo! Perseguitato politico come come e guarda lo Zelote.
S, come me e pi, per altro ancora. Perch, oltre che per la casta diversa, egli li eccita con il suo
essere del Messia. Onde, e sia detto una volta per tutte, alla tua fedelt sono affidati lui e lei
Comprendi?.
Comprendo. E mi sapr regolare.
Come li chiamerai presso gli altri?.
Due pedagoghi raccomandati da Lazzaro di Teofilo, lui per i fanciulli, ella per le bambine. Vedo
che ha ricami e telai Molti lavori donneschi si fanno e si vendono ad Antiochia, da gente
straniera. Ma sono lavori rozzi e pesanti. Ieri le ho visto un lavoro che mi ha ricordato la buona
padrona mia Saranno molto ricercati.
E una volta di pi sia lodato il Signore dice Pietro.
S. Ci diminuisce in noi il dolore della prossima partenza.
Gi volete partire?.
Dobbiamo. Ci ha ritardato la tempesta. Ai primi di scebat dobbiamo essere col Maestro. Ci attende
gi, ch in ritardo siamo spiega il Taddeo.
4Si separano andando ognuno per le sue incombenze, ossia Filippo dove lo chiama una donna, gli
apostoli al sole, sullaltana.
Potremmo partire il giorno dopo il sabato. Che dite? chiede Giacomo dAlfeo.
Per me! Figurati! Tutti i giorni mi alzo col tormento di Ges solo, senza vesti, senza cure, e tutte
le notti mi corico con questo tormento. Ma oggi decideremo.
Dite un po. Ma il Maestro sapeva tutto ci? Io mi chiedo da giorni come sapeva che avremmo
trovato il cretese, come ha preveduto il lavoro di Giovanni e Sintica, come, come Tante cose,
insomma dice Andrea.
Veramente credo che il cretese abbia epoche fisse di sosta a Seleucia. Forse Lazzaro lo disse a
Ges, e Lui perci ha deciso di partire senza attendere la Pasqua spiega lo Zelote.
Gi! Giusto! E per la Pasqua come far Giovanni? chiede Giacomo dAlfeo.
Ma come tutti gli israeliti dice Matteo.
No. Sarebbe cadere in bocca al lupo!.
Macch. Fra tanta gente, chi lo pesca?.

LIscar Oh! che ho detto! Non ci pensate. uno scherzo della mia mente. Pietro rosso,
afflitto di avere parlato.
Giuda dAlfeo gli mette una mano sulla spalla, sorridendo del suo sorriso severo, e dice: Va l!
Pensiamo tutti la stessa cosa Ma non diciamola a nessuno. E benediciamo lEterno che ha deviato
da questo pensiero la mente di Giovanni.
Tacciono tutti, assorti. Ma per loro, veri israeliti, un pensiero il come potr fare la Pasqua in
Gerusalemme il discepolo esiliato e tornano a parlare di questo.
Io credo che Ges provveder. Forse Giovanni lo sa. Non c che chiederglielo dice Matteo.
Non lo fate. Non mettete desideri e spine dove appena si rif pace supplica Giovanni apostolo.
S. meglio chiederlo al Maestro stesso conferma Giacomo dAlfeo.
Quando lo vedremo? Che dite? chiede Andrea.
Oh! Se partiamo il giorno dopo sabato, per la fine della luna saremo certo a Tolemaide dice
Giacomo di Zebedeo.
Se troviamo naviglio osserva Giuda Taddeo. E suo fratello aggiunge: E se non c tempesta.
Per il naviglio ce n sempre in partenza per la Palestina. E pagando faremo fare scalo a Tolemaide
anche se nave diretta a Joppe. Ne hai ancora, Simone? chiede lo Zelote a Pietro.
S. Per quanto quel ladro ded cretese mi abbia pelato a dovere, nonostante le sue proteste di volere
parco e fare gentilezza a Lazzaro. Ma ho da pagare la sosta della barca e quella di Antonio E i
denari dati per Giovanni e per Sintica, non li tocco. Sacri. A costo di non mangiare, li lascio intatti.
Fai bene. Quelluomo molto malato. Lui crede di poter fare il pedagogo. Credo far solo
linfermo, presto giudica lo Zelote.
S, lo penso io pure. Sintica, pi che i lavori, dovr fare gli unguenti conferma Giacomo di
Zebedeo.
Ma quellunguento, eh? Che prodigio! Sintica mi ha detto che lo vuole rifare e usarlo per poter
penetrare in famiglie di qui dice Giovanni
Buona idea! Uno, malato, che guarisce sempre un discepolo acquistato, e con lui i suoi
proclama Matteo.
Ah! questo no! esclama Pietro.
Come? Vuoi dire che il miracolo non attira al Signore? gli chiede Andrea e con lui due o tre altri.
Oh! pargoletti! Sembra che veniate ora dal Cielo! Ma non vedete come fanno a Ges? Si
convertito Eli di Cafarnao? E Doras? E Osea di Corozoim? E Melchia di Betsaida? E - scusate, voi
di Nazaret - e tutta Nazaret per i cinque, sei, dieci miracoli fatti, fino allultimo, quello di vostro
nipote? chiede Pietro.
Nessuno replica perch lamara verit
Non abbiamo trovato ancora il soldato romano. Ges lo aveva fatto capire dice Giovanni dopo
un poco.
Lo diremo a quelli che restano. Anzi sar uno scopo di pi nella loro vita risponde lo Zelote.
5Ritorna Filippo: Mio figlio pronto. Ha fatto presto. con la madre che prepara regali per i
nipoti.
buona tua nuora, non vero?.
Buona. Mi ha consolato della perdita del mio Giuseppe. Come una figlia . Era ancella di
Eucheria, educata da lei. Venite a prendere ristoro avanti la partenza. Gli altri lo stanno facendo
gi.
E preceduti dal carro di Tolmai, nipote di Filippo, trottano verso Antigonio
La cittadina presto raggiunta. Seppellita nellubertosit dei suoi giardini, riparata dalle correnti
per le catene di monti che ha intorno, abbastanza lontane per non opprimerla ma abbastanza vicine
per proteggerla e per versare su di essa gli effluvi dei suoi boschi di piante resinose ed essenziali,
tutta piena di sole, rallegra vista e cuore solo a traversarla.
6I giardini di Lazzaro sono al sud della citt e sono preceduti da un viale per ora spoglio, lungo il
quale sono le case degli addetti ai giardini. Casette basse, ma ben tenute, sulle soglie delle quali si
affacciano visi di bimbi e di donne che osservano curiosi e salutano sorridendo. Le razze diverse
appaiono nella diversit dei volti.

Tolmai, non appena superato il cancello che inizia la propriet, fa, passando davanti ad ogni casa,
uno schiocco di frusta speciale; deve essere come un segno. E gli abitanti di ogni casa, dopo avere
osservato, entrano nelle dimore ed escono poi chiudendo le porte e camminando per il viale, dietro
ai due carri, che camminano al passo e che si fermano poi al centro di una raggiera di sentieri diretti
in ogni senso come i raggi di una ruota, fra campi e campi messi ad aiuole, quali spoglie, quali
perenni nel loro verde, vegliate da lauri, da acacie o piante simili, da altre piante che da tagli fatti
nel tronco esprimono latte odorifero e resine. Un odore misto di aromi balsamici, resinosi,
aromatici, nellaria. Alveari per ogni dove. E vasche di irrigazione dove bevono colombi
bianchissimi. E in speciali zone, della terra nuda, zappate di fresco, razzolano gallinelle pure
bianche sorvegliate da fanciulle.
7Tolmai schiocca la sua frusta ripetutamente, finch tutti i sudditi del piccolo regno sono riuniti
intorno ai sopraggiunti. E allora inizia il suo discorsetto:
Ecco. Filippo, capo nostro e padre del padre mio, manda e raccomanda questi santi di Israele, qui
venuti per volont del padrone nostro, che Dio sia sempre con lui e la sua casa. Molto ci
lamentavamo perch qui mancavano le voci dei rabbi santi. Ecco che la bont del Signore e del
padrone nostro, lontano ma tanto di noi amoroso - gli renda Dio il bene che egli d ai suoi servi - ci
procurano ci che il nostro cuore sognava. In Israele sorto il Promesso alle genti. Ce lo avevano
detto nelle feste al Tempio e nella casa di Lazzaro. Ma ora realmente venuto per noi il tempo della
grazia, perch il Re dIsraele ha pensato ai minimi tra i suoi servi ed ha mandato i suoi ministri a
portarci le sue parole. Questi sono i suoi discepoli, e due di questi vivranno fra noi, qui o in
Antiochia, insegnando la sapienza per essere dotti al Cielo e laltra che necessita per la terra.
Giovanni, pedagogo e discepolo di Cristo, insegner ai nostri bambini luna e laltra sapienza.
Sintica, discepola e maestra dago, insegner la scienza dellamor di Dio e larte del lavoro
donnesco alle fanciulle. Riceveteli come benedizione del Cielo e amateli come li ama Lazzaro di
Teofilo ed Eucheria - gloria alle loro anime e pace - e come li amano le figlie di Teofilo: Marta e
Maria, nostre amate padrone e discepole di Ges di Nazaret, il Rabbi dIsraele, il Promesso, il Re.
Il piccolo popolo di uomini, dalle corte tuniche, dalle mani terrose che sorreggono arnesi di
giardinaggio, di donne, di fanciulli dogni et, ascolta stupito, poi bisbiglia, infine si inchina
profondamente.
Tolmai inizia le presentazioni: Simone di Giona, il capo dei messi del Signore; Simone il Cananeo,
amico del padrone nostro; Giacomo e Giuda, fratelli del Signore; Giacomo e Giovanni, Andrea e
Matteo; e poi agli apostoli e discepoli: Anna, mia moglie, della trib di Giuda, come mia madre,
daltronde, perch puri siamo, venuti con Eucheria di Giuda. Giuseppe, il maschio sacro al Signore,
e Teocheria, primogenita, che nel nome ha il ricordo dei giusti padroni, saggia figlia e amante di
Dio da vera israelita; Nicolai e Dositeo. Nicolai nazareo; Dositeo, terzogenito, gi sposo (e un
grosso sospirone accompagna lannuncio) da pi anni ad Ermione. 8Vieni qui, donna.
Si avanza una giovanissima brunetta con un bambino lattante in braccio.
Eccola. figlia di un proselite e di una greca. Mio figlio la vide ad Alessandroscene di Fenicia
quando vi fu per commerci e la volle e Lazzaro non si oppose, ma anzi mi disse: Meglio cos
che al male. E male non . Ma volevo un sangue dIsraele io.
La povera Ermione sta a testa china come unaccusata. Dositeo freme e soffre. Anna, la madre e
suocera, guarda con occhi dolenti
Giovanni, per quanto pi giovane di tutti, sente la necessit di rialzare gli spiriti umiliati e dice:
Nel Regno del Signore non sono pi greci o israeliti, romani o fenici, ma solo figli di Dio. Quando
da questi che sono qui venuti conoscerai la parola di Dio, ti si sollever il cuore a nuove luci, e
costei non sar pi la straniera ma la discepola, come te e come tutti, del Signore nostro Ges.
Ermione alza il capo avvilito e sorride con gratitudine a Giovanni, e nel volto di Dositeo e di Anna
la stessa espressione di riconoscenza.
Tolmai risponde austero: E cos voglia Dio che avvenga, perch, fuor che lorigine, nulla ho da
rimproverare alla nuora. 9Quello che nelle sue braccia Alfeo, lultimo nato, che dal padre di lei,
proselite, ha preso il nome. La piccola dagli occhi di cielo sotto i ricci debano Mirtica, dal nome
della madre dErmione, e questo, il primogenito, Lazzaro, perch il padrone cos volle, e laltro

Erma.
Il quinto si deve chiamare Tolmai e la sesta Anna, per dire al Signore e al mondo che il tuo cuore
si aperto a nuove comprensioni dice ancora Giovanni.
Tolmai si inchina senza parlare. Poi riprende le presentazioni: Questi sono due fratelli dIsraele:
Miriam e Silvano, della trib di Neftali. E questi sono Elbonide Danita e Simeone giudeo. Poi ecco
i proseliti, gi romani, o almeno di romani, carit di Eucheria fatta opera, da lei strappati al giogo e
al gentilesimo: Lucio, Macello, Solone figlio di Elateo.
Nome greco osserva Sintica.
Di Tessalonica. Schiavo di un servo di Roma, e lo sprezzo palese nel dire servo di Roma.
Eucheria lo prese insieme col padre morente, in unora torbida, e se il padre mor pagano, Solone
proselite ... Priscilla, vieni avanti coi figli.
Una donna alta e sottile, dal volto aquilino, si fa avanti spingendo una fanciulla e un fanciullo, alle
gonne ha due frugoline.
Ecco la moglie di Solone, gi liberta di una romana ora morta, e Mario, Cornelia, Maria, e
Martilla, gemelle. Priscilla esperta in essenze. Amiclea, vieni tu con i figli. Costei figlia di
proseliti. E proseliti sono i due fanciulli Cassio e Teodoro. Tecla, non ti nascondere. la moglie di
Marcello. Il suo dolore essere sterile. Figlia di proseliti essa pure. Questi i coloni. 10Ora ai
giardini. Venite.
E li conduce per la vasta possessione, seguito dai giardinieri che spiegano le colture e i lavori,
mentre le fanciulle tornano alle loro gallinelle che hanno approfittato dellassenza delle guardiane
per sconfinare altrove.
Tolmai spiega: Vengono condotte qui per liberare la terra dai bruchi prima della semina delle
culture annue.
Giovanni di Endor sorride alle gallinelle croccolanti e dice: Sembrano le mie di un tempo, e si
curva gettando minuzzoli di pane preso nella sacca, finch circondato da pollastrelle e ride perch
una, petulante, gli strappa il pane dalle dita.
Meno male! esclama Pietro, dando di gomito a Matteo e accennando a Giovanni che scherza coi
polli e a Sintica che parla greco con Solone ed Ermione.
Poi tornano verso la casa di Tolmai, che spiega; Questo il luogo. Ma se vorrete insegnare vi
modo di fare posto. Rimanete qui o.
S, Sintica! Qui! pi bello! Antiochia mi opprime di ricordi prega piano Giovanni alla
compagna.
Ma s Come vuoi. Purch tu stia bene. Per me tutto mi uguale. Non guardo pi indietro io
Solo avanti, avanti Su, Giovanni! Qui staremo bene. Bambini, fiori, colombi e gallinelle per noi,
povere creature. E per lanima nostra la gioia di servire il Signore. Che ne dite voi? interroga
volgendosi agli apostoli.
Noi pensiamo come te, donna.
Allora detto cos.
Molto bene. Partiremo contenti.
Oh! non partite! Non vi vedr pi! Perch cos presto? Perch?. Giovanni ricade nel suo
dolore.
Ma non andiamo via ora! Stiamo qui fino fino che tu sei. Pietro non dire cosa sar Giovanni
e, per non far vedere che gonfio anche lui di lacrime, abbraccia il piangente Giovanni e cerca di
consolarlo cos.

324. I discorsi degli otto apostoli prima di ripartire da Antiochia.


Laddio a Giovanni di Endor e a Sintica.
8 novembre 1945.
1Gli apostoli sono da capo nella casa di Antiochia e con loro sono i due discepoli e tutti gli uomini
di Antigonio non gi vestiti di vesti succinte e da lavoro, ma di abiti lunghi, festivi. Da questo
arguisco che sia il sabato.
Filippo prega gli apostoli di parlare almeno una volta a tutti, avanti la partenza, ormai imminente.
Su che?.
Su quanto volete. Avete udito in questi giorni i nostri discorsi. Regolatevi su quello.
Gli apostoli si guardano lun laltro. A chi tocca? A Pietro, naturale. il capo! Ma Pietro non
vorrebbe parlare, deferendo a Giacomo dAlfeo o a Giovani di Zebedeo lonore di farlo. E solo
quando li vede inesorabili si decide a parlare.
Oggi abbiamo sentito nella sinagoga spiegare il capo 52 di Isaia. Dottamente secondo il mondo,
manchevolmente secondo la Sapienza, fu fatto il commento. Ma non da farne rimprovero al
commentatore, il quale ha dato ci che poteva con la sua sapienza mutilata della parte migliore: la
conoscenza del Messia e del tempo nuovo portato da Lui. Non facciamo per critiche ma preghiere,
perch egli venga a conoscenza di queste due grazie e le possa accettare senza ostacolo. Voi mi
avete detto che nella Pasqua sentiste parlare con fede e con scherno del Maestro. E che solo per la
grande fede che riempie i cuori della casa di Lazzaro, tutti i cuori, avevate potuto resistere al disagio
che le insinuazioni di altri vi metteva nel cuore, molto pi che questi altri erano proprio i rabbi di
Israele. Ma essere dotti non vuole dire essere santi n possedere la Verit. La Verit questa: Ges
di Nazaret il promesso Messia, il Salvatore del quale parlano i Profeti, lultimo dei quali da poco
riposa nel seno di Abramo dopo il glorioso martirio sofferto per la giustizia. Giovanni Battista ha
detto, e qui sono presenti quelli che hanno udito, queste parole: Ecco lAgnello di Dio che leva i
peccati del mondo. Le sue parole sono state credute dai pi umili fra i presenti, perch lumilt
aiuta a giungere alla Fede, mentre ai superbi difficile il cammino - carichi come sono di zavorra per giungere in cima al monte dove vive casta e luminosa la Fede. Questi umili, perch erano tali e
per aver creduto, hanno meritato di essere i primi nellesercito del Signore Ges. Vedete dunque
quanto necessaria lumilt per avere fede pronta, e quanto sia premiato il saper credere anche
contro le apparenze contrarie. Io vi esorto e stimolo ad avere queste due qualit in voi, e allora voi
sarete dellesercito del Signore e conquisterete il Regno dei Cieli 2A te, Simone Zelote. Io ho
detto. Tu continua.
Lo Zelote, preso cos allimprovviso e cos chiaramente indicato come secondo oratore, deve farsi
avanti senza indugio n recriminazione. E lo fa dicendo:
Continuer il discorso di Simon Pietro, capo di noi tutti per volont del Signore. E continuer
sempre prendendo largomento dal capo 52 di Isaia, visto da uno che conosce la Verit incarnata di
cui servo per sempre. detto: Sorgi, rivestiti della tua forza, o Sion, vestiti a festa, citt del
Santo. Cos veramente dovrebbe essere. Perch quando una promessa si compie, una pace si fa,
cessa una condanna e viene il tempo della gioia, i cuori e le citt dovrebbero vestirsi a festa e
rialzare le fronti abbattute, sentendo che non pi odiati, vinti, percossi, ma amati e liberati sono.
Non stiamo qui a fare il processo a Gerusalemme. La carit, prima fra tutte le virt, lo vieta.
Lasciamo dunque di osservare i cuori degli altri e guardiamo il nostro. Rivestiamo di forza il nostro
cuore con quella fede della quale ha parlato Simone, e vestiamoci a festa, perch la nostra fede
secolare nel Messia ora si incorona della realt della cosa. Il Messia, il Santo, il Verbo di Dio
realmente fra noi. E ne hanno la prova non soltanto le anime che si sentono dire parole di sapienza
che le fortificano e infondono santit e pace, quanto anche i corpi che per opera del Santo, al quale
tutto dal Padre concesso, si vedono liberati dai morbi pi atroci e persino dalla morte, perch le
terre e le valli della nostra Patria di Israele risuonino degli osanna al Figlio di Davide e
allAltissimo che ha mandato il suo Verbo, siccome aveva promesso ai Patriarchi ed ai Profeti. Io

che vi parlo ero lebbroso, desinato a morire, dopo anni di angoscia crudele, nella solitudine da belva
propria dei lebbrosi. Un uomo mi disse: Va a Lui, al Rabbi di Nazaret, e tu sarai guarito. Ho
avuto fede. Sono andato. Sono stato guarito. Nel corpo. Nel cuore. Sulluno non ho pi il morbo che
separa dagli uomini. Nellaltro non ho pi il rancore che separa da Dio. E con animo nuovo, da
proscritto, malato, inquieto, sono divenuto il suo servo, chiamato alla felice missione di andare fra
gli uomini, amandoli in nome suo, istruendoli nella sola necessaria conoscenza: quella che Ges di
Nazaret il Salvatore e che beati sono coloro che credono in Lui. 3Parla tu, ora, Giacomo dAlfeo.
Io sono il fratello del Nazareno. Mio padre e suo padre erano fratelli nati da un seno. Ma pure non
mi posso dire fratello, ma servo. Perch la paternit di Giuseppe, fratello a mio padre, fu una
spirituale paternit, ed in verit vi dico che il vero Padre di Ges, Maestro nostro, lAltissimo che
noi adoriamo. Il quale ha permesso che la sua Divinit, Una e Trina, si incarnasse nella seconda
Persona e venisse sulla terra pur rimanendo sempre unita con Quelle che abitano il Cielo. Perch ci
Dio pu fare, linfinitamente Potente. E lo fa per lAmore che la sua natura. Ges di Nazaret il
nostro fratello, o uomini, perch nato da donna e simile a noi per lumanit sua. il nostro Maestro
perch il Sapiente, la Parola stessa di Dio venuta a parlarci per farci di Dio. Ed il nostro Dio,
uno essendo col Padre e con lo Spirito Santo, coi quali sempre in unione di amore, potenza e
natura. Questa verit, che con manifeste prove fu concesso conoscesse il Giusto che mi fu parente,
sia pure vostro possesso. E contro al mondo che cercher di strapparvi al Cristo dicendo: un
uomo qualunque, rispondete: No. il Figlio di Dio, la Stella nata da Giacobbe, la Verga che si
leva l in Israele, il Dominatore. Non lasciatevi smuovere da nessuna cosa. Questa la Fede. 4A
te, Andrea.
Questa la Fede. Io sono un povero pescatore del lago di Galilea, e nelle silenziose notti di pesca,
sotto la luce degli astri, avevo muti colloqui con me stesso. Dicevo: Quando verr? Sar io vivo
ancora? Molti anni ancora mancano, secondo la profezia. Per luomo dalla vita limitata anche
poche decine danni, sono secoli Mi chiedevo: Come verr? Dove? Da chi?. E la mia ottusit
umana mi faceva sognare regali splendori, regali dimore e cortei e clangori e potenza e insostenibile
maest E dicevo: Chi potr guardare questo grande Re?. Lo pensavo pi terrorizzante, nella sua
manifestazione, dello stesso Jeov sul Sinai. Mi dicevo: Gli ebrei videro l il monte lampeggiare,
ma non rimasero inceneriti perch lEterno era oltre i nembi. Ma qui ci guarder con occhi mortali e
noi morremo. Ero discepolo del Battista. E nelle pause della pesca andavo da lui, con altri
compagni. Era un giorno di questa luna Le rive del Giordano erano piene di folla che tremava
sotto le parole del Battista. Avevo notato un giovane bello e calmo venire per un sentiero verso di
noi. Umile la veste, dolce laspetto. Pareva chiedesse amore e desse amore. Il suo occhio azzurro si
pos un momento su di me, ed io provai una cosa non mai pi provata. Mi parve di essere carezzato
sullanima, di essere sfiorato da ali dangelo. Mi sono per un momento sentito cos lontano dalla
terra, cos diverso, che ho detto: Ora muoio! Questo lappello di Dio al mio spirito. Ma non
sono morto. Sono rimasto affascinato nel contemplare il giovane ignoto che, a sua volta, aveva
fissato il suo sguardo azzurro sul Battista. E il Battista si volse, corse a Lui, lo inchin. Si parlarono.
E poich la voce di Giovanni era un tuono continuo, le misteriose parole giunsero fino a me che
ascoltavo, teso nel desiderio di conoscere chi era il giovane ignoto. La mia anima lo sentiva diverso
da tutti. Diceva: Io dovrei essere battezzato da Te. Lascia fare per ora. Conviene adempiere
ogni giustizia Giovanni gi aveva detto: Verr Colui al quale io non sono degno di sciogliere i
lacci dei sandali. Aveva gi detto: Fra di voi, in Israele, sta Uno che non conoscete. Egli tiene gi
in mano il ventilabro e netter la sua aia bruciando le paglie col fuoco inestinguibile. Io avevo
davanti un giovane del popolo, dallaspetto mite ed umile, eppure ho sentito che Egli era Colui al
quale neppure il Santo di Israele, lultimo Profeta, il Precursore, era degno di sciogliere i calzari. Ho
sentito che era Colui che noi non conoscevamo. Ma non ne ebbi paura. Anzi, quando Giovanni,
dopo il superestasiante tuono di Dio, dopo linconcepibile splendore della Luce in forma di colomba
di pace, disse: Ecco lAgnello di Dio, io, con la voce dellanima, giubilante di avere presentito il
Re Messia nel giovane mite ed umile daspetto, ho gridato con la voce dello spirito: Credo!. Per
questa fede sono il suo servo. Siatelo voi pure e avrete pace. 5Matteo, a te narrare le altre glorie del
Signore.

Io non posso usare le parole serene di Andrea. Egli era un giusto, io ero un peccatore. Perci non
ha note di festa la mia parola, ma per ha la pace confidente di un salmo. Ero un peccatore. Un
grande peccatore. Vivevo nellerrore completo. Mi ci ero indurito e non ne sentivo disagio. Se
qualche volta i farisei o il sinagogo mi sferzavano dei loro insulti o dei loro rimproveri,
ricordandomi Dio Giudice inesorabile, avevo un momento di terrore e poi mi adagiavo nella
stolta idea: Tanto ormai sono un dannato. Godiamo perci, o sensi miei, finch lo possiamo. E
pi che mai sprofondavo nel peccato. Due primavere fa venne un Ignoto a Cafarnao. Anche per me
era un ignoto. Lo era per tutti poich era allinizio della sua missione. Solo pochi uomini lo
conoscevano per ci che era realmente. Questi che vedete e pochi altri ancora. Mi stup la sua
splendida virilit, casta pi della castit di una vergine. Questa la prima cosa che mi colp. Lo
vedevo austero eppure pronto ad ascoltare i bambini che andavano da Lui come le api al fiore.
Unico suo svago i loro giuochi innocenti e le loro parole senza malizia. Poi mi stup la sua potenza.
Faceva miracoli. Dissi: un esorcista. Un santo. Ma mi sentivo talmente obbrobrio rispetto a Lui,
che lo sfuggivo. Ma Egli mi cercava. O ne avevo limpressione. Non passava una volta vicino al
mio banco senza guardarmi col suo occhio dolce e un poco mesto. E ogni volta era come un
soprassalto della coscienza intorpidita, che non tornava pi allo stesso livello di torpore. Un giorno la gente magnificava sempre la sua parola - ebbi voglia di udirlo. E nascondendomi dietro uno
spigolo di casa lo sentii parlare ad un gruppetto di uomini. Parlava alla buona, sulla carit che
come una indulgenza per i nostri peccati Da quella sera io, lesoso e duro di cuore, volli farmi
perdonare da Dio molti peccati. Facevo le cose in segreto Ma Egli sapeva che ero io, perch Egli
sa tutto. Unaltra volta lo sentii spiegare proprio il capo 52 dIsaia. Diceva che nel suo Regno, nella
Gerusalemme celeste, non saranno gli immondi e gli incirconcisi di cuore, e prometteva che quella
Citt celeste della quale diceva le bellezze con tale persuasiva parola che nostalgia di essa mi venne,
sarebbe stata di chi fosse venuto a Lui. E poi, e poi Oh! quel giorno non fu uno sguardo di
mestizia, ma di imperio. Mi lacer il cuore, mise a nudo lanima mia, la cauterizz, la prese in
pugno questa povera anima malata, la tortur col suo amore esigente ed ebbi unanima nuova.
Sono andato verso di Lui con pentimento e desiderio. Non attese che gli dicessi: Signore, piet!.
Disse Lui: Seguimi!. Il Mite aveva vinto Satana nel cuore del peccatore. Questo vi dica, se alcuno
fra voi turbato da colpe, che Egli il Salvatore buono e che non bisogna fuggirlo ma, quanto pi
si peccatori, andare a Lui con umilt e pentimento per essere perdonati. 6Giacomo di Zebedeo,
parla tu.
Veramente non so cosa dire. Voi avete parlato e detto ci che io avrei detto. Perch la verit
questa, e non pu mutare. Io pure ero con Andrea al Giordano, ma non mi accorsi di Lui altro che
quando me lo indic il richiamo del Battista. Pure ho subito creduto e quando Egli fu partito, dopo
la sua luminosa manifestazione, io rimasi come uno che da una vetta piena di sole viene incarcerato
in buia carcere. Smaniavo di ritrovare il Sole. Il mondo era tutto senza luce, dopo che mera apparsa
la Luce di Dio e poi mera scomparsa. Fra gli uomini ero solo. Mentre mi saziavo avevo fame. Nel
sonno vegliavo con la parte migliore, e denaro, mestiere, affetti, tutto, erano passati dietro questa
mia smania di Lui, lontani, senza pi attrattiva. Come un bambino che ha perduto la madre,
gemevo: Torna, Agnello del Signore! Altissimo, come mandasti Raffaele a guidare Tobia, manda
il tuo angelo a condurmi sulle vie del Signore perch io lo trovi, lo trovi, lo trovi!. Eppure quando
dopo diecine di giorni di inutile attesa, di ricerche affannose - che per la loro inutilit ci facevano
pi crudele la perdita del nostro Giovanni, arrestato per una prima volta - Egli ci apparve sul
sentiero, venendo dal deserto, io non lo riconobbi subito. E qui, fratelli nel Signore, io vi voglio
insegnare unaltra via per andare a Lui e riconoscerlo. Simone di Giona ha detto che occorre fede e
umilt per riconoscerlo. Simone Zelote ha riconfermato lassoluta necessit della fede per
riconoscere in Ges di Nazaret Colui che , in Cielo e in terra, secondo quanto detto. E Simone
Zelote necessitava di una fede ben grande, anche per sperare per il suo corpo inesorabilmente
malato. Perci Simone Zelote dice che fede e speranza sono i mezzi per avere il Figlio di Dio.
Giacomo, fratello del Signore, dice del potere della fortezza per conservare ci che si trovato. La
fortezza che impedisce che le insidie del mondo e di Satana scalzino la nostra fede. Andrea mostra
tutta la necessit di unire alla fede una santa sete di giustizia, cercando di conoscere e di ritenere la

verit, quale che sia la bocca santa che lannuncia, non per orgoglio umano dessere dotti, ma per
desiderio di conoscere Iddio. Chi si istruisce nelle verit trova Dio. Matteo, un tempo peccatore, vi
indica unaltra via per la quale si raggiunge Dio: spogliarsi del senso per spirito di imitazione, direi
per riflesso di Dio che Purezza infinita. Egli, il peccatore, per prima cosa colpito dalla virilit
casta dellIgnoto venuto a Cafarnao e, quasi questa avesse il potere di risuscitare la sua morta
continenza, egli si interdice per prima cosa il senso carnale, sgombrando cos la via alla venuta di
Dio, e alla risurrezione delle altre morte virt. Dalla continenza passa alla misericordia, da questa
alla contrizione, dalla contrizione al superamento di tutto se stesso e allunione con Dio. Seguimi,
Vengo. Ma la sua anima aveva gi detto: Vengo, e il Salvatore aveva gi detto: Seguimi, da
quando per la prima volta la virt del Maestro aveva attirato l'attenzione del peccatore. Imitate.
Perch ogni esperienza altrui, anche se penosa, guida ad evitare il male e a trovare il bene in
coloro che sono di buona volont. Io, per me, dico che pi luomo si sforza di vivere per lo spirito e
pi atto a riconoscere il Signore, e la vita angelica favorisce ci al sommo. Fra noi, discepoli di
Giovanni, colui che lo riconobbe, dopo lassenza, fu lanima vergine. Pi ancora di Andrea egli lo
riconobbe, nonostante la penitenza avesse mutato il volto dellAgnello di Dio. Onde dico: siate casti
per poterlo riconoscere. 7Giuda, vuoi parlare tu, ora?.
S. Siate casti per poterlo riconoscere. Ma siatelo anche per poterlo conservare in voi con la sua
Sapienza, col suo Amore, con tutto Se stesso. ancora Isaia che dice, nel 52 capo: Non toccate
ci che impuro,... purificatevi voi che portate i vasi del Signore. Veramente che ogni anima che
si fa sua discepola simile ad un vaso colmo del Signore, ed il corpo che la contiene come colui
che porta il vaso sacro al Signore. Non pu Dio stare dove impurit. Matteo ha detto come il
Signore spiegasse che nulla di immondo e di separato da Dio sar nella Gerusalemme celeste. S.
Ma occorre non essere immondi quaggi, n da Dio separati, per potervi entrare. Infelici coloro che
si rimettono allestrema ora per pentirsi. Non sempre avranno tempo di farlo. Cos come coloro che
ora lo calunniano non avranno tempo di rifarsi un cuore al momento del suo trionfo e non godranno
perci dei frutti di esso. Coloro che nel Re santo e umile sperano di vedere un monarca terreno, e
pi ancora quelli che temono di vedere in Lui un monarca terreno, saranno impreparati per
quellora; tratti in inganno e delusi nel loro pensiero, che non il pensiero di Dio ma un povero
pensiero umano, peccheranno vieppi. Lumiliazione di esser lUomo su di Lui. Questo dobbiamo
ricordarlo. Isaia lo dice che tutti i nostri peccati tengono mortificata la Persona Divina sotto
unapparenza comune. Quando io penso che il Verbo di Dio ha intorno a S, come una crosta
sudicia, tutta la miseria dellumanit da quando essa , penso con profonda compassione e con
profonda comprensione alla sofferenza che deve averne la sua anima senza colpa. Il ribrezzo di un
sano che venisse ricoperto dei cenci e delle lordure di un lebbroso. veramente il trafitto dai nostri
peccati, il piagato da tutte le concupiscenze delluomo. La sua anima, vivente fra noi, deve tremare
nei contatti come per ribrezzo di febbre. Eppure Egli non parla. Non apre bocca per dire: Mi fate
orrore. Ma la apre solo per dire: Venite a Me, che Io vi levi le vostre colpe. il Salvatore. Nella
sua infinita bont ha voluto velare la sua insostenibile bellezza. Quella che, se fosse apparsa quale
nel Cielo, ci avrebbe inceneriti, come disse Andrea. Quella ora si fatta attraente, come di Agnello
mansueto, per poterci avvicinare e salvare. La sua oppressione, la sua condanna durer finch,
consumato dallo sforzo di essere lUomo perfetto fra gli uomini imperfetti, sar innalzato sopra la
moltitudine dei riscattati, nel trionfo della sua regalit santa. Dio che conosce la morte, per salvare
noi alla Vita! Questi pensieri ve lo facciano amare sopra ogni cosa. Egli il Santo. Io lo posso
dire, io che con Giacomo sono cresciuto con Lui. E lo dico e lo dir, pronto a dare la mia vita per
firmare questa confessione, perch gli uomini credano in Lui ed abbiano la Vita Eterna. 8Giovanni
di Zebedeo, a te sta di parlare.
Quanto sono belli sui monti i piedi del messaggero! Del messaggero di pace, di Colui che
annunzia la felicit e predica la salute, di Colui che dice a Sion: Regner il tuo Dio!. E questi
piedi vanno instancabili da due anni per i monti dIsraele chiamando a raccolta le pecore del gregge
di Dio, confortando, sanando, perdonando, danno pace. La sua pace. Veramente mi stupore vedere
che non ne trasalgano di gioia i colli e non esultino le acque della patria alla carezza del suo piede.
Ma ci che pi mi stupisce di vedere che non trasalgano di gioia i cuori e non esultino dicendo:

Lode al Signore! LAtteso venuto! Benedetto Colui che viene nel nome del Signore!, Colui che
sparge grazie e benedizioni, pace e salute, e chiama al Regno aprendocene la via; Colui, soprattutto,
che effonde amore da ogni suo atto o parola, da ogni sguardo, da ogni respiro. Che dunque questo
mondo per essere cieco alla Luce che vive fra noi? Quali lastre, spesse pi della pietra che alle
porte dei sepolcri, ha dunque murate sulla vista dellanima per non vedere questa Luce? Quali
montagne di peccati ha su se stesso per essere cos oppresso, separato, acciecato, assordito,
incatenato, paralizzato, di modo da rimanere inerte davanti al Salvatore? Cosa il Salvatore? la
Luce fusa con lAmore. La bocca dei miei fratelli ha magnificato le lodi del Signore, rievocato le
sue opere, indicato le virt da praticare per giungere alla sua via. Io vi dico: amate. Non c altra
virt pi grande e pi simile alla sua Natura. Se voi amerete, tutte le virt praticherete senza fatica,
cominciando dalla castit. N vi sar di peso essere casti, perch amando Ges niunaltro amerete
smodatamente. Sarete umili perch vedrete in Lui le sue infinite perfezioni con occhi damante, e
perci non insuperbirete delle vostre, minime. Sarete credenti. E chi non crede in chi ama? Sarete
contriti dal dolore che salva, perch il vostro sar retto dolore, ossia dolore per la pena a Lui data
non per quella da voi meritata. Sarete forti. Oh! s! Uniti a Ges si forti! Forti contro ogni cosa.
Sarete pieni di speranza perch non dubiterete del Cuor dei cuori che vi ama con tutto Se stesso.
Sarete sapienti. Tutto sarete. Amate Colui che annunzia la felicit vera, che predica la salute, che va
instancabile per monti e valli, chiamando il gregge a raccolta, e sulla sua via la Pace, e pace nel
suo Regno che non di questo mondo, ma che vero come vero Dio. Lasciate ogni strada che la
sua non sia. Liberatevi da ogni nebbia. Andate alla Luce. Non siate come il mondo che non vuole
vedere la Luce, che non la vuole conoscere. Ma andate al Padre nostro che il Padre delle luci, che
Luce senza misura , attraverso al Figlio che la Luce del mondo, per godere Dio nellabbraccio
del Paraclito che il folgoreggiare delle Luci in una sola beatitudine damore, che i Tre accentra in
Uno. Infinito oceano dellAmore, senza tempeste, senza tenebre, accoglici! Tutti! Gli innocenti
come i convertiti. Tutti! Nella tua pace! Tutti! Per leternit. Tutti, sulla terra, perch amiamo Te,
Dio, e il prossimo come Tu vuoi. Tutti, nel Cielo, perch ancora e sempre amiamo non solo Te e i
celesti abitanti, ma anche, e ancora, i fratelli militanti sulla terra in attesa della pace, e come angeli
di amore li difendiamo e sorreggiamo nelle lotte e nelle tentazioni, perch poi possano essere teco
nella tua pace, a gloria eterna del Signore nostro Ges, Salvatore, Amatore delluomo, fino al limite
senza limite dellannichilimento sublime.
9Come sempre, Giovanni, salendo nei suoi voli damore, porta seco le anime dove rarefazione
damore e silenzio mistico.
Solo dopo qualche tempo ritorna sulle labbra degli ascoltatori la parola. E il primo a dirla Filippo,
rivolgendosi a Pietro. E Giovanni pedagogo, non parla?.
Egli vi parler per noi continuamente. Ora lasciatelo nella sua pace e lasciateci con lui alquanto.
Tu, Saba, fa ci che ti ho detto prima, e cos pure tu, buona Berenice.
10Tutti escono, rimanendo nella vasta stanza gli otto coi due. Vi un silenzio grave. Sono tutti un
poco pallidi, gli apostoli perch sanno ci che sta per accadere, e i due discepoli perch lo
presentono.
Pietro apre la bocca, ma non trova che questa parola: Preghiamo, e intona il Pater noster. Poi,
ed proprio pallido come forse non sar nella morte, dice, andando fra i due e mettendo loro una
mano sulla spalla: lora del commiato, figli. Che devo dire al Signore a nome vostro? A Lui che
certo ansioso sar di sapere la santit vostra?.
Sintica scivola in ginocchio coprendosi il volto con le mani e Giovanni la imita. Pietro li ha ai piedi
e macchinalmente li carezza, mentre si morde le labbra per non cedere allemozione.
Giovanni di Endor alza un volto straziato e dice: Dirai al Maestro che noi facciamo la sua
volont. E Sintica: E che ci aiuti a compierla fino alla fine. Ma il pianto impedisce pi
lunghe frasi.
Sta bene. Diamoci il bacio di addio. Questora doveva venire. Anche Pietro si ferma, strozzato
da un nodo di pianto.
Prima benedicici prega Sintica.
No. Non io. Meglio uno dei fratelli di Ges.

No. Tu sei il capo. Noi li benediremo col bacio. Benedicici tutti, sia noi che partiamo come essi
che restano dice il Taddeo, inginocchiandosi per primo.
E Pietro, il povero Pietro, che ora rosso dallo sforzo di tenere ferma la voce e dallorgasmo di
benedire a mani tese verso il piccolo nucleo prono ai suoi piedi, dice, con voce fatta ancor pi aspra
dal pianto, una voce quasi di vecchio, la benedizione mosaica Poi si china, bacia sulla fronte la
donna come fosse una sorella, alza e abbraccia, baciandolo forte, Giovanni e scappa
coraggiosamente fuori della stanza, mentre gli altri imitano il suo atto con i due che restano
Fuori il carro gi pronto. Non presente che Filippo e Berenice, e il servo che tiene il cavallo.
Pietro gi sul carro
Dirai al padrone che abbia pace circa i suoi raccomandati dice Filippo a Pietro.
Dirai a Maria che io sento la pace di Eucheria da quando ella la discepola dice piano Berenice
allo Zelote.
Direte al Maestro, a Maria, a tutti, che li amiamo, e che Addio! Addio! Oh! Non lo vedremo
pi! Addio, fratelli! Addio!.
Corrono fuori, sulla via, i due discepoli Ma il carro, che partito al trotto, ha ormai svoltato
langolo Sparito
Sintica!.
Giovanni!.
Siamo soli!.
Dio con noi! Vieni, povero Giovanni. Il sole cala, ti fa male restar qui.
Il sole calato per sempre per me Solo in Cielo risorger.
Ed entrano dove prima erano gli altri, abbandonandosi su un tavolo, piangendo senza pi freno
11Dice Ges:
E il tormento causato da un uomo, non voluto altro che dalluomo cattivo, fu compto, fermandosi
come corso dacqua che si ferma in un lago dopo aver fatto il suo corso
Ti faccio osservare come anche Giuda dAlfeo, per quanto nutrito di sapienza pi degli altri, dia al
brano di Isaia, sulle mie sofferenze di Redentore, una spiegazione umana. E cos era tutto Israele,
che si rifiutava di accettare la realt profetica e contemplativa le profezie sui miei dolori come
allegorie e simboli. Il grande errore per cui, nellora della Redenzione, ben pochi in Israele seppero
ancora vedere il Messia nel Condannato.
La Fede non solo una corona di fiori. Ha spine anche. Ed santo colui che sa credere nelle ore di
gloria come nelle ore tragiche, e sa amare sia che Dio lo copra di fiori o lo adagi sulle spine.

325. Gli otto apostoli si riuniscono a Ges presso Aczib.


10 novembre 1945.
1Ges - un Ges molto magro e pallido, molto mesto, direi sofferente - sulla cima, proprio sulla
cima pi alta di un monticello sul quale anche un paese. Ma Ges non nel paese che in vetta,
s, ma volto sulla pendice sud-est. Ges, invece, su uno speroncello, il pi alto, volto a nord-ovest.
Pi ovest che nord, veramente.
Ges, guardando come fa da pi lati, vede perci una catena ondulata di monti che allestremo
nord-ovest e sud-ovest tuffa lultima propaggine in mare: a sud-ovest col Carmelo, che sfuma
lontano nella giornata serena; a nord-ovest con un capo tagliente come uno sperone di nave, molto
simile alle nostre Apuane per vene rocciose biancheggianti al sole. Da questa catena ondulata di
monti scendono torrenti e fiumicelli, tutti ben colmi dacque in questa stagione, che per la pianura
costiera corrono a gettarsi nel mare. Presso lampia baia di Sicaminon, il pi rigoglioso di essi, il
Kison, sfocia a mare dopo aver quasi fatto uno specchio dacqua alla confluenza di un altro
fiumiciattolo, presso a foce. Il sole meridiano di una giornata serena trae luccichii di topazi o di
zaffiri dai corsi dacqua, mentre il mare un immenso zaffiro venato di leggere collane di perle.

La primavera del sud si delinea gi con le foglie novelle che erompono dalle gemme dischiuse,
tenere, lucide, direi verginali tanto sono novelle, ignare di polvere e di tempeste, di morsi di insetti e
di contatti duomo. E i rami dei mandorli sono gi fiocchi di spuma bianco-rosata, cos soffici, cos
aerei, che dnno limpressione abbiano a staccarsi dal tronco natale e veleggiare per laria serena
come piccole nubi. Anche i campi della pianura, non vasta ma fertile, compresa fra il capo a nordovest e quello a sud-ovest, mostrano un tenero verzicare di grani che levano ogni tristezza ai campi,
solo poco tempo prima nudi.
Ges guarda. Dal punto dove , vede tre strade. Quella che esce dal paese e viene a finire l, una
stradetta adatta solo a persone, e altre due che dal paese scendono biforcandosi in direzione opposta:
verso nord-ovest, verso sud-ovest.
Che Ges patito mai! Segnato dalla penitenza molto pi di quando digiun nel deserto. Allora era
luomo impallidito ma ancora giovane e gagliardo. Ora luomo emunto da un complesso soffrire
che accascia tanto le forze fisiche come le forze morali. Il suo occhio moto mesto, una mestizia
dolce e severa insieme. Le gote, assottigliate, fanno ancor pi risaltare la spiritualit del suo profilo,
della fronte alta, del naso lungo e diritto, della bocca dalle labbra assolutamente prive di sensualit.
Un viso angelico, tanto esclude la materialit. Ha la barba pi lunga del solito, cresciuta anche sulle
guance fino a confondersi con i capelli che cadono sulle orecchie, di modo che del suo volto sono
visibili solo la fronte, gli occhi, il naso e gli zigomi sottili e di un color avorio senzombra di roseo.
Ha i capelli ravviati rudimentalmente, resi opachi e conservanti, per ricordo dellantro dove stato,
tante piccole parti di foglie secche e di stecchi rimasti aggrovigliati nella lunga capigliatura. E la
veste e il mantello, spiegazzati e polverosi, denunciano, pure loro, il luogo selvaggio in cui furono
portati e usati senza sosta.
2Ges guarda Il sole del mezzod lo scalda, e sembra che Egli ne abbia piacere perch sfugge
lombra di alcuni roveri per venire proprio al sole, ma per quanto sia un sole netto, splendente, non
accende splendori nei suoi capelli polverosi, nei suoi occhi stanchi, n d colore al suo viso
smagrito.
Non il sole che lo ristora e avviva nei colori. Ma la vista dei suoi cari apostoli, che salgono
gesticolando e guardando verso il paese dalla strada che viene da nord-ovest, la pi piana. Allora
avviene la metamorfosi. Locchio gli si avviva e il viso pare divenire meno macilento per una
sfumatura di roseo che si stende sulle gote e pi per il sorriso che lo illumina. Disserra le braccia
che aveva conserte ed esclama: I miei cari!. Lo dice alzando il volto, girando locchio sulle cose,
quasi a comunicare a steli e piante, al cielo sereno, allaria che gi sa di primavera, la sua gioia.
Raccoglie il mantello ben stretto intorno al corpo, perch non si impigli nei cespugli, e scende
rapido per una scorciatoia incontro a loro che salgono e che non lo hanno ancora visto. Quando a
portata di voce li chiama, per arrestarli nel loro andare verso il paese.
Essi sentono il richiamo lontano. Forse dal punto dove sono non possono vedere Ges, il cui abito
scuro si confonde col folto del bosco che copre la pendice. Si guardano incontro, gestiscono Ges
li chiama di nuovo Infine una radura nel bosco lo mostra ai loro occhi, nel sole, con le braccia un
po tese, come li volesse abbracciare. Allora un grande grido che si ripercuote sulla costa: Il
Maestro!, e una grande corsa su per i greppi, lasciando la via, graffiandosi, inciampando, ansando,
senza sentire il peso delle sacche, la fatica dellandare portati dalla gioia di rivederlo.
3Naturalmente i primi ad arrivare sono i pi giovani e i pi agili, ossia i due figli di Alfeo dal passo
sicuro di chi nato sui colli, e Giovanni e Andrea che corrono come due cerbiatti, ridendo felici. E
gli cadono ai piedi, amorosi e riverenti, felici, felici, felici Poi arriva Giacomo di Zebedeo; ultimi,
quasi insieme, i tre meno esperti di corse e di montagne, Matteo e lo Zelote; e ultimo, proprio
ultimo, Pietro.
Ma si fa largo - oh! se si fa largo! - per giungere al Maestro stretto alle gambe dai primi arrivati, che
non si stancano di baciargli le vesti o le mani che Egli ha abbandonato a loro. Prende energicamente
Giovanni e Andrea, attaccati, come ostriche ad uno scoglio, alle vesti di Ges, e ansando per la
fatica fatta li scansa tanto da poter cadere lui ai piedi di Ges dicendo: Oh! Maestro mio! Ora torno
a vivere, finalmente! Non ne potevo pi. Sono invecchiato e smagrito come fossi stato malato forte.
Guarda se non vero, Maestro, e alza il capo per farsi guardare da Ges. Ma nel farlo vede lui il

mutamento di Ges e sorge in piedi gridando: Maestro!? Ma che hai fatto? Stolti! Ma guardate!
Non vedete niente voi? Ges stato malato! 4Maestro, Maestro mio, che hai avuto? Dillo al tuo
Simone!.
Nulla, amico!.
Nulla? Con quel viso? Allora ti hanno fatto del male?.
Ma no, Simone.
Non possibile! O malato o perseguitato sei stato! Ho gli occhi io!.
Io pure. E vedo te smagrito e invecchiato, infatti. Perch, allora, sei cos? chiede sorridendo il
Signore al suo Pietro, che lo scruta come volesse leggere la verit dai capelli, dalla pelle, dalla barba
di Ges.
Ma io ho sofferto, io! E non lo nego. Credi che sia stato piacevole vedere tanto dolore?.
Lo hai detto! Io pure ho sofferto per lo stesso motivo.
Proprio solo per quello, Ges? chiede impietosito e affettuoso Giuda dAlfeo.
Per il dolore, s, fratello mio. Per il dolore causato dalla necessit di mandare via.
E per il dolore di esservi stato costretto da.
Ti prego! Silenzio! Mi pi caro il silenzio sulla mia ferita di ogni parola che voglia consolare
dicendomi: Io so perch hai sofferto. Del resto, sappiatelo tutti, ho sofferto di molte cose, non di
quella sola. E se Giuda non mi avesse interrotto ve lo avrei detto. Ges austero nel dire questo.
Tutti ne restano intimoriti.
Ma Pietro il primo a riprendersi e chiede: E dove sei stato, Maestro? Che hai fatto?.
Sono stato in una grotta a pregare a meditare a fortificare lo spirito mio, a ottenervi
fortezza, a voi nella vostra missione, a Giovanni e Sintica nel loro soffrire.
Ma dove, dove? Senza vesti, senza denaro! Come hai fatto?. Simone agitato.
In una grotta non necessitavo di nulla.
Ma il cibo? Ma il fuoco? Ma il letto? Ma tutto insomma! Io ti speravo almeno ospite, come un
pellegrino smarrito, a Jiftael, altrove, in una casa insomma. E questo mi dava un poco di pace. Ma
per, eh? Ditelo voi se non era il mio tormento il pensiero che Lui era senza vesti, senza cibo, senza
modo di procurarselo,senza, soprattutto questo, senza volont di procurarselo. Ah! Ges! Questo
non lo dovevi fare! E non me lo farai mai pi! Non ti lascer pi per unora. Mi cucir alla tua
veste, per venirti dietro come unombra, sia che Tu voglia o che Tu non voglia. Solo se muoio sar
separato da Te.
O se Io muoio.
Oh! Tu no. Tu non devi morire prima di me. Non lo dire. Mi vuoi rattristare del tutto?.
No. Anzi mi voglio con te, con tutti, rallegrare in questa bellora che mi riporta i miei cari,
prediletti amici. Vedete! Sto gi meglio perch il vostro amore sincero mi nutre, mi scalda, mi
consola di tutto.
E li carezza, uno per uno, mentre i loro volti splendono in un sorriso beato e gli occhi luccicano e
tremano le labbra per lemozione di queste parole, mentre chiedono: Davvero, Signore?, Proprio
cos, Maestro?, Tanto cari ti siamo?.
S. Tanto cari. 5Avete cibo con voi?.
S. Me lo sentivo che Tu eri sfinito e lho preso per via. Ho pane e carne arrostita, ho latte e
formaggi e mele, pi una borraccia con vino generoso ed uova per Te. Purch non si siano rotte.
Ebbene, sediamo allora qui, a questo bel sole, e mangiamo. Mentre mangiamo mi direte.
Si siedono al sole su un balzo e Pietro apre la sua sacca, osserva i suoi tesori: Tutto salvo!
esclama. Anche il miele di Antigonio. Macch! Se lho detto io! Anche se al ritorno ci fossimo
messi in una botte e fatti rotolare da un matto, o su una barca senza remi, bucata magari, in ora di
tempesta, saremmo arrivati sani e salvi... Ma nell'andare! Sempre pi mi convinco che prima era il
Demonio che ci ostacolava. Per non farci andare con quei poverini.
Gi! ora non aveva pi scopo conferma lo Zelote.
Maestro, hai fatto penitenza per noi? chiede Giovanni che si dimentica di mangiare per
contemplare Ges.
S, Giovanni. Vi ho seguiti col pensiero. Ho sentito i vostri pericoli e le vostre afflizioni. Vi ho

aiutato come ho potuto.


Oh! io lho sentito! Ve lho anche detto. Ve lo ricordate?.
S. vero confermano tutti.
Ebbene, ora voi mi rendete ci che vi ho dato.
Hai digiunato, Signore? chiede Andrea.
Per forza! Anche se avesse voluto mangiare, senza denaro, in una grotta, come volevi che
mangiasse? gli risponde Pietro.
Per causa nostra! Come ne ho dolore! dice Giacomo dAlfeo.
Oh! no! Non ve ne affliggete! Non per voi soli. Anche per tutto il mondo. 6Come ho fatto quando
iniziai la missione, cos ho fatto ora. Allora fui, alla fine, soccorso dagli angeli. Ora lo sono da voi.
E, credetelo, mi duplice gioia. Perch negli angeli inderogabile il ministero della carit. Ma negli
uomini meno facile a trovarsi. Voi lo esercitate. E da uomini siete, per mio amore, divenuti
angeli, avendo scelto la santit contro ogni cosa. Perci mi fate felice come Dio e come Uomo-Dio.
Perch mi date ci che di Dio: la Carit; e mi date ci che del Redentore: la vostra elevazione
alla Perfezione. Questo mi viene da voi ed pi nutriente dogni cibo. Anche allora, nel deserto, fui
nutrito di amore dopo il digiuno. E ne fui ristorato. Cos ora, cos ora! Abbiamo tutti sofferto. Io e
voi. Ma non stata inutile sofferenza. Io credo, Io so che essa vi ha giovato pi di un anno intero di
ammaestramento. Il dolore, la meditazione di ci che pu fare luomo di male ad una suo simile, la
piet, la fede, la speranza, la carit che avete dovuto esercitare, e da soli, vi hanno maturati come
fanciulli che divengono uomini.
Oh! s! Sono diventato vecchio, io. Non sar mai pi il Simone di Giona che ero alla partenza. Ho
capito come dolorosa, faticosa, nella sua bellezza, la nostra missione sospira Pietro.
Ebbene, ora siamo qui insieme. 7Narrate dunque.
Parla tu, Simone. Sai dire meglio di me dice Pietro allo Zelote.
No. Tu, da bravo capo, riferisci per tutti risponde laltro.
E Pietro comincia, dicendo a premessa: Ma voi aiutatemi. Racconta con ordine fino alla partenza
da Antiochia. Poi inizia il racconto del ritorno: Soffrivamo tutti, sai? Non dimenticher mai le
ultime voci di quei due. Pietro si asciuga col dorso della mano due lacrimoni che rotolano
improvvisi Mi sono sembrati lultimo grido di uno che affoga Mah! Insomma, dite voi io non
posso, e si alza andando un po in l per domare la sua emozione.
Parla Simone Zelote: Non abbiamo parlato, nessuno, per molta via Non potevamo parlare La
gola ci doleva per tanto che era gonfia di pianto E non volevamo piangere perch se avessimo
cominciato, anche uno solo, sarebbe stata finita. Avevo preso le redini io perch Simone di Giona,
per non far vedere che soffriva, si era messo in fondo al carro rovistando nelle sacche. Ci siamo
fermati ad un paesino a mezza via fra Antiochia e Seleucia. Per quanto la luna si facesse chiara pi
la notte si faceva alta, pure, non pratici come eravamo, ci siamo fermati l. E abbiamo sonnecchiato
fra le nostre robe. Non abbiamo mangiato, nessuno, perch non potevamo. Pensavamo a quei
due Alla prima luce dellalba abbiamo passato il ponte e siamo arrivati prima dellora di terza a
Seleucia. Abbiamo riportato il carro e il cavallo allalbergatore e - era tanto un buon uomo - ci
siamo consigliati con lui per la nave. Ha detto: Vengo al porto io. Sono conosciuto e conosco. E
cos ha fatto. Ha trovato tre navigli in partenza per questi porti. Ma su uno erano certi esseri che
non abbiamo voluto avere vicini. Ce lo ha detto luomo, che lo aveva saputo dal padrone della nave.
La seconda era di Ascalona, e non voleva fare scalo per noi a Tiro, a meno di una somma che non
avevamo pi. La terza era un navicello ben meschino, carico di legname greggio. Una povera barca,
con poca ciurma e, credo, con molta miseria. Per questo, pure essendo diretta a Cesarea, acconsent
a fermarsi a Tiro, previo sborso di una giornata di vitto e di paga per tutta la ciurma. Ci conveniva.
Io, veramente, e con me Matteo, avevo un poco paura. tempo di tempeste e Tu sai cosa si trov
nellandare. Ma Simon Pietro disse: Non accadr nulla. E vi montammo. Pareva che gli angeli
fossero le vele della nave, tanto andava liscia e veloce. Meno della met del tempo impiegato
nellandare ci tenemmo a giungere a Tiro, e l fu cos buono il padrone che ci concesse di
rimorchiare la barca fino presso a Tolemaide. Dentro vi scesero Pietro e Andrea con Giovanni, per
le manovre. Ma era molto semplice Non come nellandare A Tolemaide ci separammo. Ed

eravamo cos contenti che gli abbiamo dato ancora denaro oltre il pattuito, prima di scendere tutti
nella barca dove erano gi le nostre cose. A Tolemaide abbiamo sostato un giorno, poi siamo venuti
qui Ma non dimenticheremo mai il sofferto. Simone di Giona ha ragione.
Non abbiamo ragione, anche, di dire che il Demonio ci ostacolava solo nellandare? chiedono pi
duno.
Avete ragione. 8Ora ascoltate. La vostra missione finita. Ora torneremo verso Jiftael, in attesa di
Filippo e Natanaele. E occorre farlo presto. Poi verranno gli altri Intanto evangelizzeremo qui, ai
confini della Fenicia, nella Fenicia stessa. Per quanto avvenuto seppellito per sempre nei nostri
cuori. A nessuna domanda sar data risposta.
Neppure a Filippo e Natanaele? Essi sano che siamo venuti con Te.
Parler Io. Ho sofferto, amici, e voi lo avete visto. Ho pagato con la mia sofferenza la pace di
Giovanni e Sintica. Fate che il mio soffrire non sia inutile. Non aggravate le mie spalle di un peso.
Ne ho gi tanti! E il loro peso cresce giorno per giorno, ora per ora Dite a Natanaele che ho
molto sofferto. Ditelo a Filippo, e che siano buoni. Ditelo agli altri due. Ma non dite di pi. Dire che
avete capito che ho sofferto, e che ve lho confermato, verit. Non occorre di pi.
Ges parla stancamente Gli otto lo guardano dolenti, e Pietro osa accarezzarlo sulla testa,
standogli alle spalle. Ges alza il capo e guarda il suo onesto Simone con un sorriso di una mestizia
affettuosa.
Oh! Non posso vederti cos! Mi sembra, ho la sensazione che la gioia della nostra unione sia
cessata e che di essa resti la santit, solo quella! Intanto! Andiamo ad Aczib. Ti muterai la veste,
ti raderai le guance ed ordinerai i capelli.. Cos no, non cos! Non ti posso vedere cos Mi
sembri uno sfuggito da mani crudeli, un percosso, un esausto Mi sembri Abele di Betlemme di
Galilea, liberato dai suoi nemici.
S, Pietro. Me il cuore del tuo Maestro che malmenato e quello non guarir mai pi
Sempre pi, anzi, sar ferito. Andiamo.
9Giovanni sospira: Mi spiace Avrei voluto raccontare a Toma, tanto amante della Madre tua, il
miracolo della canzone e dellunguento.
Lo dirai un giorno Non ora. Tutto direte un giorno. Allora potrete parlare. Io stesso vi dir:
Andate a dire tutto ci che sapete. Ma intanto sappiate vedere nel miracolo la verit. Questa: la
potenza della fede. Tanto Giovanni come Sintica hanno calmato il mare e guarito luomo non per le
parole, non per lunguento. Ma per la fede con la quale hanno usato il nome di Maria e lunguento
fatto da Lei. E anche: ci avvenne perch intorno alla loro fede era la vostra, di tutti voi, e la vostra
carit. Carit verso il ferito. Carit verso il cretese. Alluno voleste conservare la vita, allaltro dare
la fede. Ma se ancora facile curare i corpi, ben dura cosa curare gli animi Non vi morbo pi
difficile a debellare di quello spirituale, e Ges sospira forte.
Sono in vista di Aczib. Pietro va avanti con Matteo per trovare alloggio. Lo seguono gli altri, stretti
intorno a Ges. Il sole cala rapidamente, mentre entrano in paese

326. Una sosta ad Aczib.


11 novembre 1945.
1Signore, questa notte ho pensato Perch vuoi venire Tu tanto lontano, per poi tornare ai confini
fenici? Lascia andare me con un altro. Vender Antonio Me ne dispiace ma ora non serve pi e
darebbe nellocchio. E andr incontro a Filippo e Bartolomeo Non possono fare che quella strada e
li incontrer di certo. E Tu puoi stare certo che io non parler. Non voglio darti dolori, io Tu
riposi qui, con gli altri, ci risparmiamo tutta quella strada di Jiftael e facciamo pi presto dice
Pietro mentre escono dalla casa dove hanno dormito. E sembrano meno sparuti perch hanno vesti
fresche, e barbe e capelli sono stati aggiustati da mano esperta.
Il tuo pensiero buono. Non ti impedisco di farlo. Va pure con chi vuoi dei compagni.
Con Simone, allora. Signore, benedicici.

Ges li abbraccia dicendo: Con un bacio. Andate.


Li guardano andare, scendendo lesti verso la pianura.
Come buono Simone di Giona! In questi giorni lho apprezzato come mai avevo fatto prima
dice Giuda Taddeo.
Anche io dice Matteo. Mai egoista, mai superbo, mai esigente.
Non si mai prevalso di essere il capo. Anzi! Sembrava lultimo di noi, pure serbando il suo
posto aggiunge Giacomo dAlfeo.
A noi non fa stupore. Lo conosciamo da anni. Focoso, ma tutto cuore. E cos onesto, poi! dice
Giacomo di Zebedeo.
Mio fratello buono, anche se rude. Ma da quando poi con Ges si fatto buono il doppio. Io
ho un carattere tutto diverso, e delle volte lui ci si inquietava. Ma era perch capiva che io soffrivo
di quel carattere. Per mio bene si inquietava. Quando lo si capito, si va daccordo con lui dice
Andrea.
2In questi giorni ci siamo sempre capiti e siamo stati un sol cuore asserisce Giovanni.
Ma gi! Lho notato anche io. In tutta una luna, e in momenti anche dorgasmo, non abbiamo mai
avuto malumori Mentre delle volte non so perch monologa Giacomo di Zebedeo.
Perch? Ma facile a capirsi! Perch siamo retti nella nostra intenzione. Perfetti no. Ma retti s. E
perci accettiamo il bene che uno propone, o scartiamo il male che uno di noi ci indica per tale,
mentre prima non lo avevamo intuito da noi. Perch? Ma facile dirlo. Perch noi otto abbiamo un
solo pensiero: fare le cose in modo da dare gioia a Ges. Ecco tutto! esclama il Taddeo.
Non credo che gli altri abbiano altro pensiero dice conciliante Andrea.
No. Non Filippo, non Bartolomeo, sebbene questo molto anziano e molto Israele e neppure
Toma, per quanto molto pi uomo che spirito. Farei torto a questi se li accusassi di Ges, hai
ragione. Perdona. Ma se sapessi cosa per me vedere che Tu soffri. E per lui! Io ti sono discepolo
come tutti gli altri. Ma in pi ti sono fratello e amico, e il focoso sangue dAlfeo in me. Ges, non
mi guardare cos severo n triste. Tu sei lAgnello e io il leone. E credi che stento a trattenermi
dal lacerare con una zampata la rete di calunnie che ti avvolge e dallabbattere il riparo nel quale si
cela il vero nemico. Vorrei vedere la realt del suo viso spirituale, al quale do un nome e forse
calunnio cos; ed al quale darei un segno, se riuscissi a conoscerlo senza sbaglio possibile, che gli
leverei per sempre la voglia di nuocerti dice veemente il Taddeo, che stato trattenuto, al principio
del suo dire, da unocchiata di Ges.
Giacomo di Zebedeo gli risponde: Dovresti segnare met Israele! Ma Ges proceder lo stesso.
Lo hai visto in questi giorni se nulla pu contro Ges. 3Che facciamo, ora, Maestro? Hai parlato
qui?.
No. Ero giunto su queste pendici da men di un giorno. Ho dormito nella selva.
Perch non ti hanno voluto?.
Il loro cuore respinse il Pellegrino Ero senza denaro.
Sono cuori di pietra, allora! Di che temevano?.
Che io fossi un ladrone Ma non importa. Il Padre che nei Cieli mi fece trovare una capra,
smarrita o fuggita. Venite, ve la mostro. Vive nel folto col suo capretto. Ma non fuggita
vedendomi arrivare. Anzi mi lasci spremere il suo latte nella mia bocca come fossi un suo nato
Io pure. E ho dormito vicino ad essa, col caprettino quasi sul cuore. Dio buono col suo Verbo!.
Vanno verso il luogo di ieri, in una macchia folta e spinosa. Un rovere secolare, che non so come
possa vivere cos fenduto alla base come se il terreno si fosse aperto e lo avesse divaricato nel
tronco poderoso, tutto fasciato di edere verdi e di rovi, per ora privi di foglie, sta in mezzo ad essa.
E l presso pascola la capra col suo capretto, e vedendo tanti uomini punta le corna in difesa. Ma poi
riconosce Ges e si calma. Le buttano croste di pane e si ritirano.
Ho dormito l spiega Ges. E vi sarei rimasto se non foste venuti. Ormai avevo fame. Lo scopo
del digiuno era finito Non occorreva insistere per altre cose che non sono mutabili pi Ges
di nuovo mesto
I sei si sbirciano, ma non dicono niente.
E ora? Dove andiamo?

Rimaniamo qui, per oggi. Domani scenderemo a predicare sulla via di Tolemaide e poi andremo
verso i confini fenici per tornare qui avanti il sabato.
E lentamente tornano in paese.

327 .Ai confini della Fenicia. Discorso sulla uguaglianza dei popoli e parabola del lievito.
[senza data]
1La strada che dalla Fenicia viene verso Tolemaide una bella strada che taglia, diritta diritta, la
pianura fra il mare e i monti. E per il modo come mantenuta, molto frequentata. Sovente tagliata
da strade minori, che dai paesi dellinterno vanno a quelli della costa, offre numerosi crocivia
presso i quali generalmente una casa, un pozzo e una rudimentale mascalcia per i quadrupedi che
possono aver bisogno di ferri.
Ges, coi sei rimasti con Lui, percorre un bel tratto di strada, due chilometri e pi, sempre vedendo
le stesse cose. Infine si ferma presso una di queste case con pozzo e mascalcia, ad un bivio presso
un torrente sormontato da un ponte che, per essere robusto, ma largo appena quanto basta al
passaggio di un carro, fa s che vi sia sosta forzata di chi va e di chi viene, perch le due correnti
opposte non potrebbero passare insieme. E ci d modo ai passeggeri, di razze diverse, da quel che
riesco a capire, ossia fenici ed israeliti veri e propri, in odio fra di loro, di accumunarsi in un unico
intento: quello di imprecare a Roma Senza Roma essi non avrebbero neanche quel ponte, e col
torrente colmo non so come avrebbero potuto passare. Ma tant! Loppressore sempre odiato
anche se fa cose utili!
Ges si ferma presso il ponte, nellangolo pieno di sole dove la casa che sul lato lungo il torrente
ha la maleodorante mascalcia, nella quale si stanno forgiando ferri per un cavallo e due asinelli che
li hanno perduti. Il cavallo attaccato ad un carro romano, sul quale sono militi che si dilettano di
fare boccacce agli ebrei imprecanti. E ad un vecchio nasuto, astioso pi di tutti, una vera e propria
bocca viperina che credo morderebbe volentieri i romani pur di avvelenarli, tirano addosso una
manciata di letame equino
Figurarsi quello che avviene! Il vecchio ebreo scappa urlando come lo avessero infettato di lebbra, e
a lui si uniscono in coro altri ebrei. I fenici gridano ironici: Vi piace la manna nuova? Mangiate,
mangiate, per aver lena a gridare contro quelli che sono troppo buoni con voi, ipocrite vipere. I
soldati sghignazzano Ges tace.
Il carro romano parte finalmente, salutando il maniscalco col grido: Salve, o Tito, e prospero
soggiorno!. Luomo, gagliardo, anziano, dal collo taurino, il volto sbarbato, gli occhi nerissimi ai
lati di un naso robusto e sotto la tettoia di una fronte sporgente e ampia, un poco stempiata per
mancanza di capelli che, l dove sono, sono corti e alquanto cresputi, alza il pesante martello con
gesto di addio e poi si volge da capo allincudine, sulla quale un giovane ha posto un ferro rovente,
mentre un altro ragazzo brucia lo zoccolo di un somarello per regolarlo alla prossima ferratura.
2Sono quasi tutti romani questi maniscalchi lungo le strade. Soldati rimasti qui dopo il servizio. E
ci guadagnano Non hanno mai impedimenti a curare le bestie E un asino pu sferrarsi anche
avanti al tramonto del sabato o in tempo di Encenie osserva Matteo.
Quello che ci ha ferrato Antonio era sposato ad una ebrea dice Giovanni.
Le donne stolte sono pi delle donne savie sentenzia Giacomo di Zebedeo.
E i figli di chi sono? Di Dio o del paganesimo? chiede Andrea.
Sono del coniuge pi forte, generalmente risponde Matteo. E, solo che la donna non sia lei una
apostata, sono ebrei, perch luomo, questi uomini, lasciano fare. Non sono molto fanatici
neppure del loro Olimpo. Credo che ormai non credano altro che al bisogno del guadagno. Sono
pieni di figli.
Spregevoli unioni, per. Senza una fede, senza una vera patria invisi a tutti dice il Taddeo.

No. Ti sbagli. Roma non li disprezza. Anzi li aiuta sempre. Servono pi cos che quando portavano
le armi. Penetrano in noi con la corruzione del sangue pi che con la violenza. Chi soffre, se mai,
la prima generazione. Poi si spargono e il mondo dimentica dice Matteo, che pare molto
pratico.
S, sono i figli quelli che soffrono. Ma anche le donne ebree, congiunte cos Per loro stesse e per
i loro figli. Mi fanno piet. Nessuno parla loro pi di Dio. Ma ci non sar pi in avvenire. Allora
non saranno pi queste separazioni di creature e di nazioni, perch le anime saranno unite in una
sola Patria: la mia dice Ges, fino allora silenzioso.
Ma allora saranno morte! esclama Giovanni.
No. Saranno raccolte nel mio Nome. Non pi romani o libici, greci o pontici, iberi o gallici, egizi o
ebrei, ma anime di Cristo. E guai a coloro che vorranno distinguere le anime, tutte da Me
ugualmente amate e per le quali in uguale modo avr sofferto, a seconda delle loro patrie terrene.
Colui che cos facesse dimostrerebbe di non aver compreso la Carit, che universale.
Gli apostoli sentono il velato rimprovero e curvano il capo tacendo
3Il fragore del ferro battuto sullincudine si taciuto, e gi rallentano i colpi sullultimo zoccolo
asinino. Ges ne approfitta per alzare la voce e farsi sentire dalla folla. Pare continui il discorso ai
suoi apostoli. In realt parla ai passanti e forse anche a chi nella casa, delle donne certo, perch
richiami di voci femminee vanno per laria tiepida.
Anche se pare inesistente, una parentela sempre negli uomini. Quella della provenienza da un
unico Creatore. Ch, se poi i figli di un unico Padre si sono separati, non per questo si mutato il
legame dorigine, cos come non si muta il sangue di un figlio quando ripudia la paterna casa. Nelle
vene di Caino fu il sangue di Adamo anche dopo che il delitto lo mise in fuga per il vasto mondo. E
nelle vene dei figli nati dopo il dolore di Eva, gemente sul figlio ucciso, era lo stesso sangue che
bolliva in quelle del lontano Caino.
Lo stesso, e con pi pura ragione, delluguaglianza fra i figli del Creatore. Sperduti? S. Esiliati?
S. Apostati? S. Colpevoli? S. Parlanti e credenti lingue e fedi a noi aborrite? S. Corrotti per
unioni con pagani? S. Ma lanima loro venuta da Un solo, ed sempre quella, anche se lacerata,
sperduta, esiliata, corrotta Anche se oggetto di dolore al Padre Iddio, sempre anima da Lui
creata.
4I figli buoni di un Padre buonissimo devono avere sentimenti buoni. Buoni verso il Padre, buoni
verso i fratelli, quale che siano divenuti, perch figli di uno Stesso. Buoni verso il Padre col cercare
di consolarlo del suo dolore riportandogli i figli, che sono il suo dolore, o perch peccatori, o perch
apostati, o perch pagani. Buoni verso gli stessi perch essi hanno lanima venuta dal Padre chiusa
in un corpo colpevole, bruttata, ebete per errata religione, ma sempre anima del Signore e uguale
alla nostra.
Ricordate, o voi dIsraele, che non vi alcuno, fosse pure lidolatra pi lontano, con la sua
idolatrica religione, da Dio, fosse pure il pi pagano tra i pagani, o il pi ateo fra gli uomini, che sia
assolutamente privo di una traccia della sua origine. Ricordate, o voi che avete sbagliato
staccandovi dalla giusta religione, scendendo a mescolanza di sessi che la nostra religione
condanna, che anche se vi pare che tutto ci che era Israele sia morto in voi, soffocato dallamore
per un uomo di diversa fede e di diversa razza, morto non . Uno che vive ancora. Ed Israele. E
voi avete il dovere di soffiare su quel fuoco morente, di alimentare la scintilla che sussiste per
volont di Dio, per farla crescere al disopra dellamore carnale. Questo cessa con la morte. Ma la
vostra anima non cessa con la morte. Ricordatelo. E voi, voi, chiunque siate, che vedete, e molte
volte inorridite di vedere gli ibridi connubi di una figlia di Israele con uno di altra razza e fede,
ricordate che avete lobbligo, il dovere, di aiutare caritatevolmente la sorella smarrita a ritrovare le
vie del Padre.
Questa la nuova Legge, santa e gradita al Signore: che i seguaci del Redentore redimano l
ovunque da redimere, perch Dio sorrida delle anime tornate alla Casa paterna, e perch non sia
reso sterile o troppo meschino il sacrificio del Redentore.
5Per fare fermentare molta farina, la donna di casa prende un pezzettino della pasta fatta la
settimana avanti. Oh! una briciola levata alla grande massa! E la seppellisce nel mucchio di farina, e

tiene ci al riparo dai venti ostili, nel tepore previdente della casa.
Fate voi cos, veri seguaci del Bene, e fate voi cos, creature che vi siete allontanate dal Padre e dal
suo Regno. Date voi, i primi, una briciola del vostro lievito ad aggiunta e a rinforzo alle seconde,
che lo uniranno alla molecola di giustizia che sussiste in esse. E voi ed esse tenete al riparo dei venti
ostili del Male, nel tepore della Carit - che , a seconda di ci che siete, signora vostra, o tenace
superstite in voi, anche se ormai languente - il lievito novello. Serrate ancora le pareti della casa,
della correligione, intorno a ci che lievita nel cuore di una correligionaria smarrita, che si senta
amata ancora da Israele, ancora figlia di Sionne e sorella vostra, perch fermentino tutte le buone
volont e venga nelle anime e per le anime, tutte, il Regno dei Cieli.
6Ma chi ? Ma chi ? si chiede la gente, che non sente pi fretta di passare nonostante il ponte sia
sgombro, n di proseguire se lo ha superato.
Un rabbi.
Un rabbi dIsraele.
Qui? Ai confini della Fenicia? la prima volta che ci accade!.
Eppure cos. Aser mi ha detto che quello che dicono il Santo.
Allora forse si rifugia fra noi perch di l lo perseguitano.
Sono certi rettili!.
Bene se viene da noi! Far prodigi.
Intanto Ges si allontanato, prendendo un sentiero nei campi, e se ne va

328.Ad Alessandrocene, dai fratelli di Ermione.


12 novembre 1945.
1La strada nuovamente raggiunta dopo un ungo giro per i campi e dopo aver superato il torrente
su un ponticello di tavole cigolanti, capace proprio di servire solo al passaggio di persone: una
passerella pi che un ponte.
E la marcia continua per la pianura, che si restringe sempre pi per lavanzarsi delle colline verso il
litorale, tanto che dopo un altro torrente, con lindispensabile ponte romano, la strada in pianura
diviene strada nel monte, biforcandosi al ponte con una meno ripida che si dilunga verso nord-est
per una valle, mentre questa, scelta da Ges, secondo lindicazione del cippo romano:
Alessandroscene - m.V, una vera e propria scala nel monte roccioso ed erto che tuffa il muso
aguzzo nel Mediterraneo, che sempre pi si spiega alla vista man mano che si sale. Solo pedoni e
somarelli percorrono quella via, quella gradinata, sarebbe meglio detto. Ma, forse perch
raccorciante di molto, la strada anche molto battuta e la gente osserva curiosa il gruppo galileo,
cos insolito, che la percorre.
Questo deve essere il capo della Tempesta dice Matteo indicando il promontorio che si spinge in
mare.
S, ecco l sotto il paese dal quale ci parl il pescatore conferma Giacomo di Zebedeo.
Ma chi avr fatto questa strada?.
Chiss da quando c! Opera fenicia, forse.
Dalla vetta vedremo Alessandroscene oltre la quale il capo Bianco. Vedrai molto mare, Giovanni
mio! dice Ges ponendo un braccio intorno alle spalle dellapostolo.
Ne sar contento. Ma fra poco notte. Dove sosteremo?.
Ad Alessandroscene. Vedi? La strada gi scende. Gi pianura fino alla citt che si vede l, in
basso.
2 la citt della donna di Antigonio Come potremmo fare ad accontentarla? dice Andrea.
Sai Maestro? Ella ci ha detto: Andate in Alessandroscene. I fratelli miei hanno empori l e
proseliti sono. Fate che sappiano del Maestro. Siamo figli di Dio anche noi, e piangeva perch
poco sopportata come nuora di modo che mai i fratelli vanno a lei e lei non sa di loro spiega
Giovanni.

Cercheremo i fratelli della donna. Se ci accoglieranno come pellegrini avremo modo di


accontentarla.
Ma come si fa a dire che labbiamo vista?.
dipendente di Lazzaro. Noi siamo amici di Lazzaro dice Ges.
vero. Parlerai Tu.
S. Ma affrettate il passo per trovare la casa. Sapete dove ?
S, presso il Castro. Hanno molto contatto coi romani, ai quali vendono tante cose.
Sta bene.
3Fanno velocemente la strada tutta piana, bella, una vera strada consolare che certo si congiunge
con quelle dellinterno, o meglio, che certo prosegue verso linterno dopo aver lanciato la sua
propaggine rocciosa, a gradinate, lungo la costa, a cavaliere del promontorio.
Alessandroscene una citt pi miliare che civile. Deve avere una importanza strategica che io non
conosco. Accucciata come fra i due promontori, sembra una sentinella messa a guardia di quel
pezzo di mare. Ora che locchio pu guardare luno e laltro capo, si vede che spesseggiano su essi
le torri militari formanti catena con quelle del piano, delle citt, dove, verso la marina, troneggia il
Castro imponente.
Entrano nella citt dopo aver superato un altro torrentello, sito proprio alle porte, e si dirigono verso
la mole arcigna della fortezza guardandosi intorno curiosi ed essendo curiosamente osservati. I
soldati sono molto numerosi e, sembra, anche in buoni rapporti con i cittadini, cosa che fa
borbottare fra i denti gli apostoli: Gente fenicia! Senza onore!.
4Giungono ai magazzini dei fratelli di Ermione mentre gli ultimi avventori ne escono carichi delle
pi svariate merci, che vanno dai panni tessuti alle stoviglie e da queste a fieni e granaglie, oppure
olio e cibarie. Odore di cuoi, di spezie, di pagliai, di lane grezze, empie lampio androne per il quale
si accede nel cortile vasto come una piazza, sotto i portici del quale sono i diversi depositi.
Accorre un uomo barbuto e bruno. Che volete? Cibarie?.
S e anche alloggio, se non ti sdegni alloggiare pellegrini. Veniamo da lontano e qui non fummo
mai. Accoglici in nome del Signore.
Luomo guarda attentamente Ges, che parla per tutti. Lo scruta Poi dice: Veramente io non do
alloggio. Ma Tu mi piaci. Sei galileo, non vero? Meglio i galilei dei giudei. Troppa muffa in loro.
Non ci perdonano di avere sangue non puro. Farebbero meglio ad avere loro lanima pura. Vieni,
entra qui, ch ora vengo subito. Chiudo, ch ormai notte.
Infatti la luce ormai crepuscolare, e lo ancor pi nel cortile dominato dal Castro potente.
Entrano in una stanza e si siedono stanchi su dei sedili sparsi qua e l
Torna luomo con altri due, uno pi vecchio, laltro pi giovane, e addita gli ospiti, che si alzano
salutando, dicendo: Ecco. Che ve ne pare? Mi sembrano onesti.
S. Bene hai fatto dice il pi vecchio al fratello; e poi, rivolto agli ospiti, meglio, a Ges che
appare chiaramente essere il capo, chiede: Come vi chiamate?.
Ges di Nazaret, Giacomo e Giuda pure di Nazaret, Giacomo e Giovanni di Betsaida e cos
Andrea, pi Matteo di Cafarnao.
Come mai qui siete? Perseguitati?.
No. Evangelizzanti. Abbiamo percorso pi di una volta la Palestina dalla Galilea alla Giudea,
dalluno allaltro mare. E fin nellOltre Giordano, allAuranite, fummo. Ora siamo venuti qui ad
ammaestrare.
Un rabbi qui? Ci stupore, non vero, Filippo e Elia? chiede il pi vecchio.
Molto. Di che casta sei?.
Di nessuna. Sono di Dio. Credono in Me i buoni del mondo. Sono povero, amo i poveri, ma non
disprezzo i ricchi ai quali insegno lamore alla misericordia e il distacco dalle ricchezze, cos come
insegno ai poveri ad amare la loro povert fidando in Dio che non lascia perire nessuno. 5Fra gli
amici ricchi e discepoli miei Lazzaro di Betania.
Lazzaro? Abbiamo una sorella sposata ad un suo servo.
Lo so. Per questo anche sono venuto. Per dirvi che ella vi saluta e vi ama.
Lhai vista?.

Non Io. Ma questi che sono con Me, mandati da Lazzaro ad Antimonio.
Oh! dite! Che fa Ermione? proprio felice?.
Lo sposo e la suocera lamano molto. Il suocero la rispetta dice Giuda Taddeo.
Ma non le perdona il sangue materno. Dillo.
Sta per perdonarglielo. Ci ha detto di lei grandi lodi. E ha quattro fanciulli molto belli e buoni. Ci
la fa felice. Ma vi ha sempre nel cuore e ha detto di venire a portarvi il Maestro divino.
Ma come Sei il quello che chiamano il Messia, Tu?.
Lo sono.
Sei veramente il Ci hanno detto a Gerusalemme che sei, che ti chiamano il Verbo di Dio.
vero?.
S.
Ma lo sei per quelli di l o per tutti?.
Per tutti. Potete credere che Io sono quello?.
Credere non costa nulla, molto pi quando si spera che la cosa creduta possa levare ci che fa
soffrire.
vero. Elia. Ma non dire cos. pensiero impuro molto, molto pi del sangue misto. Rallegrati
non nella speranza che cada ci che ti fa soffrire come uomo del disprezzo altrui, ma rallegrati per
la speranza di conquistare il Regno dei Cieli.
Hai ragione. Sono un mezzo pagano, Signore.
Non te ne avvilire. Io amo anche te e anche per te sono venuto.
6Saranno stanchi, Elia. Tu li trattieni in discorsi. Andiamo alla cena e poi conduciamoli al riposo.
Non ci sono donne qui Nessuna dIsraele ci ha voluti e noi volevamo una di esse Perdona
perci se la casa ti parr fredda e spoglia.
Il vostro buon cuore me la far ornata e calda.
Quanto ti trattieni?.
Non pi di un giorno. Voglio andare verso Tiro e Sidone e vorrei essere ad Aczib avanti il sabato.
Non puoi, Signore! Lontana Sidone!.
Domani vorrei parlare qui.
La nostra casa come un porto. Senza uscire da essa avrai uditorio a tuo piacere, tanto pi che
domani mercato grosso.
Andiamo, allora, e il Signore vi compensi della vostra carit.

329. Al mercato di Alessandrocene. La parabola degli operai della vigna.


13 novembre 1945.
1Il cortile dei tre fratelli per met in ombra, per met luminoso di sole. Ed pieno di gente che va
e viene per i suoi acquisti, mentre fuori dal portone, sulla piazzetta, vocia il mercato di
Alessandroscene in un confuso andare e venire di acquirenti e di compratori, di asini, di pecore, di
agnelli, di pollame; perch si capisce che qui hanno meno storie, e anche i polli vengono portati al
mercato senza temere contaminazioni di sorta. Ragli, belati, croccolio di galline e trionfali
chicchirich di galletti si mescolano alle voci degli uomini in un allegro coro, che ogni tanto prende
note acute e drammatiche per qualche alterco.
Anche nel cortile dei fratelli brusio e non manca qualche alterco, o per il prezzo, o perch un
avventore ha preso ci che un altro aveva in cuor suo prescelto. Non manca il lamento querulo dei
mendicanti che dalla piazza, presso il portone, fanno la litania delle loro miserie con una gorga
cantante e triste come un ululo di morente.
Soldati romani vanno e vengono da padroni per il fondaco e per la piazza. Suppongo in servizio
dordine, perch li vedo armati, e mai soli, fra i fenici tutti armati.
Anche Ges va e viene per il cortile, passeggiando coi sei apostoli come in attesa del momento
buono per parlare. E poi esce un momento sulla piazza, passando presso ai mendicanti ai quali d

un obolo. La gente si distrae per qualche minuto a guardare il gruppo galileo e si domanda chi sono
quegli uomini stranieri. E c chi informa, perch ha chiesto notizie ai tre fratelli, chi siano i loro
ospiti.
Un brusio segue i passi di Ges che va tranquillo, accarezzando i bambini che trova sulla sua strada.
Nel brusio non mancano i sogghigni e gli epiteti poco lusinghieri per gli ebrei, come non manca il
desiderio onesto di sentire questo Profeta, questo Rabbi, questo Santo, questo Messia
dIsraele, ch con tali nomi se lo indicano, a seconda del loro grado di fede e della loro rettezza
danimo.
2Sento due madri: Ma vero?.
Me lo ha detto Daniele, proprio a me. Lui ha parlato a Gerusalemme con gente che ha veduto i
miracoli del Santo.
S, daccordo! Ma sar poi questo luomo?.
Oh! Mi ha detto Daniele che non pu essere che Lui per quello che dice.
Allora che dici? Mi far grazia anche se sono soltanto proselite?.
Io direi di s Prova. Forse non torner pi qui da noi. Prova, prova! Male non ti far certo!.
Vado dice la donnetta, lasciando in asso un venditore di stoviglie col quale contrattava delle
scodelle, il quale venditore, che ha sentito il discorso delle due, deluso, irritato del buon affare
andato in fumo, si scaraventa sulla donna superstite, coprendola di improperi quali: Maledetta
proselite. Sangue debrea. Donna venduta, ecc. ecc.
Sento due uomini gravi e barbuti: Mi piacerebbe sentirlo. Dicono che un grande Rabbi.
Un Profeta, devi dire. Pi grande del Battista. Mi ha detto Elia certe cose! Certe cose! Lui le sa
perch ha una sorella sposata ad un servo di un grande ricco dIsraele e per sapere di lei va a
chiederne ai conservi. Questo ricco molto amico del Rabbi.
Un terzo, un fenicio forse, che essendo l vicino ha sentito, insinua la sua faccia sottile, satirica, fra i
due, e sghignazza: Bella santit! Condita di ricchezze! Per quello che so, il santo dovrebbe vivere
poveramente!.
Taci Doro, lingua maledica. Non sei degno, tu, pagano, di giudicare queste cose.
Ah! ne siete degni voi, tu in specie, Samuele! Faresti meglio a pagarmi quel debito.
Toh! e non mi girare pi attorno, vampiro dalla faccia di fauno!
Sento un vecchio semicieco, accompagnato da una fanciullina, che chiede: Dove , dove il
Messia?; e la bimba: Fate largo al vecchio Marco! Vogliate dire dove il Messia al vecchio
Marco!.
Le due voci - la senile fioca e tremante; la fanciulla, argentina e sicura - si spandono sulla piazza
inutilmente, finch un altro uomo dice: Volete andare dal Rabbi? tornato verso la casa di
Daniele. Eccolo l fermo, che parla coi mendicanti.
3Sento due soldati romani: Deve essere quello che perseguitano i giudei, buone pelli! Si vede solo
a guardarlo che migliore di loro.
Per quello che d loro noia!.
Andiamo a dirlo allalfiere. Questo lordine.
Molto stolto, o Caio! Roma si guarda dagli agnelli e sopporta, direi carezza, le tigri (Scipione).
Non mi pare, Scipione! Ponzio facile ad ammazzare! (Caio).
S ma non chiude la sua dimora alle striscianti iene che lo adulano (Scipione).
Politica, Scipione! Politica! (Caio).
Vilt, Caio, e stoltezza. Di questo dovrebbe farsi amico. Per avere un aiuto a tenere ubbidiente
questa marmaglia asiatica. Non serve bene Roma, Ponzio, trascurando questo buono e adulando i
malvagi (Scipione).
Non criticare il Proconsole. Noi siamo soldati e il superiore sacro come un dio. Abbiamo giurato
ubbidienza al divo Cesare e il Proconsole una rappresentanza di lui (Caio).
Va bene ci per quanto riguarda il dovere verso la Patria, sacra e immortale. Ma non per il giudizio
interno. (Scipione).
Ma ubbidienza viene da giudizio. Se il tuo giudizio si ribella ad un ordine e lo critica, non
ubbidirai pi totalmente. Roma si appoggia sulla nostra ubbidienza cieca per tutelare le sue

conquiste (Caio).
Sembri un tribuno, e dici bene. Ma ti faccio osservare che se Roma regina, noi schiavi non
siamo. Ma sudditi. Roma non ha, non deve avere cittadini schiavi. schiavit imporre un silenzio
alla ragione dei cittadini. Io dico che la mia ragione giudica che Ponzio fa male a non curare questo
israelita, chiamalo Messia, Santo, Profeta, Rabbi, ci che ti pare. E sento che lo posso dire perch
con questo non viene meno la mia fede a Roma, n il mio amore. Ma anzi questo vorrei, perch
sento che Egli, insegnando rispetto alle leggi e ai Consoli, come fa, coopera al benessere di
Roma (Scipione).
Tu sei colto, Scipione Farai strada. Gi avanti sei! Io sono un povero soldato. Ma, intanto, vedi
l? Vi assembramento intorno allUomo. Andiamo dai capi militari a dirlo (Caio)
4Infatti presso il portone dei tre fratelli vi un mucchio di gente intorno a Ges, che per la sua alta
statura si vede bene. Poi tutto ad un tratto si leva un urlo e la gente si agita. Altri accorrono dal
mercato, mentre alcuni del mucchio corrono verso la piazza e oltre. Domande risposte
Che accaduto?.
Che c?.
LUomo dIsraele ha guarito il vecchio Marco!.
Il velo dei suoi occhi si dileguato.
Ges, intanto, entrato nel cortile, seguito da un codazzo di gente. Arrancando, in coda, c uno dei
mendicanti, uno sciancato che si trascina pi con le mani che con le gambe. Ma se le gambe sono
storte e senza forza, per cui senza i bastoni non verrebbe avanti, la voce ben robusta! Sembra una
sirena, lacerante laria solare del mattino: Santo! Santo! Messia! Rabbi! Piet di me!. Urla a
perdifiato e senza tregua.
Si voltano due o tre persone: Serba il fiato! Marco ebreo, tu no, Grazie per gli israeliti veri fa,
non per i nati da un cane!.
Era ebrea mia madre.
E Dio lha percossa dandole te, mostro, per il suo peccato. Via, figlio di una lupa! Torna al tuo
posto, fango nel fango.
Luomo si addossa al muro, avvilito, spaurito dalla minaccia dei pugni tesi
Ges si ferma, si volge, guarda. Ordina: Uomo, vieni qui!.
Luomo lo guarda, guarda coloro che lo minacciano e non osa venire avanti.
Ges fende la piccola folla e va da lui. Lo prende per mano, ossia, gli posa la mano sulla spalla e
dice: Non avere paura. Vieni avanti con Me, e guardando i crudeli dice severo: Dio di tutti gli
uomini che lo cercano e che sono misericordiosi.
Quelli capiscono lantifona e ora sono loro che restano in coda, anzi, che si arrestano dove sono.
Ges torna a voltarsi. Li vede l, confusi, prossimi ad andarsene, e dice loro: No, venite voi pure.
Far bene anche a voi, raddrizzando e fortificando la vostra anima cos come Io raddrizzo e fortifico
costui perch ha saputo aver fede. Uomo, Io te lo dico, sii guarito dalla tua infermit. E lascia di
tenere la mano sulla spalla dello sciancato, dopo che questo ha avuto come una scossa.
Luomo si raddrizza sicuro sulle sue gambe, getta le stampelle consumate dalluso e grida: Egli mi
ha guarito! Sia lode al Dio di mia madre!, e poi si inginocchia a baciare gli orli della veste di Ges.
5Il tumulto di chi vuol vedere, o che ha visto e commenta, al colmo. Nel fondo androne, che dalla
piazza conduce al cortile, le voci risuonano con sonorit di pozzo e fanno eco contro le muraglie del
Castro.
Le milizie devono temere che sia accaduta una rissa - deve essere facile in questi luoghi, con tanti
contrasti di razze e di fedi - e accorre un drappello che si fa largo rudemente chiedendo che avviene.
Un miracolo! un miracolo! Giona, lo storpio, stato guarito. Eccolo l, vicino allUomo galileo.
I soldati si guardano tra loro. Non parlano finch la folla non tutta passata e dietro ad essa se ne
accatastata altra di quella che era nei magazzini o sulla piazza, nella quale si vedono rimasti solo i
venditori pieni di stizza per limpensato diversivo che fa fallire il mercato di quel giorno. Poi,
vedendo passare uno dei tre fratelli chiedono: Filippo, sai cosa faccia ora il Rabbi?.
Parla, ammaestra, e nel mio cortile! dice Filippo tutto gongolante.
I soldati si consultano. Rimanere? Andare via?

Lalfiere ci ha detto di sorvegliare.


Chi? LUomo? Ma per Lui potremmo andare a giocare ai dadi unanfora di vino di Cipro dice
Scipione, il milite che prima difendeva Ges presso il compagno.
Io direi che Lui che ha bisogno di essere protetto, non il diritto di Roma! Lo vedete l? Fra i
nostri di non c alcuno di cos mite e pur di cos virile aspetto. Non degna la marmaglia di
averlo. E gli indegni sempre cattivi sono. Rimaniamo a tutelarlo. Alloccorrenza gli salveremo le
spalle e le carezzeremo a questi galeotti dice, mezzo sarcastico, mezzo ammirato, un altro.
Bene dici, Pudente. Anzi, acci Procoro, lalfiere, che sempre sogna complotti contro Roma e
promozioni per s, in grazia e merito del suo acuto vegliare alla salute del divo Cesare e della dea
Roma, madre e signora del mondo, si persuada che qui non acquister bracciale o corona, vallo a
chiamare, Azio.
6Un giovane milite parte di corsa e di corsa torna dicendo: Procoro non viene. Manda il triario
Aquila.
Bene! Bene! Meglio lui dello stesso Cecilio Massimo. Aquila ha servito in Africa, in Gallia, e fu
nelle foreste crudeli che ci tolsero Varo e le sue legioni. Conosce greci e britanni e ha fiuto buono a
distinguere Oh! Salve! Ecco qua il glorioso Aquila! Vieni, insegna a noi miserelli a comprendere
il valore degli esseri!.
Viva Aquila, maestro delle milizie! gridano tutti, dando affettuose scrollate al vecchio soldato dal
volto segnato da cicatrici, e come ha il volto cos ha le braccia nude ed i polpacci nudi.
Egli sorride bonario ed esclama: Viva Roma, maestra del mondo! Non io, povero soldato. Che c
dunque?.
Da sorvegliare quelluomo alto e biondo come il rame pi chiaro.
Bene. Ma chi ?.
Lo dicono il Messia. Si chiama Ges, ed di Nazaret. quello, sai, per cui fu diramato
lordine.
Uhm! Sar Ma mi sembra che corriamo dietro alle nuvole.
Dicono che vuol farsi re e soppiantare Roma. Lo hanno denunciato il Sinedrio e i farisei, sadducei,
erodiani, a Ponzio. Tu lo sai che hanno questo baco nella testa gli ebrei, e ogni tanto salta fuori un
re.
S, s Ma se per questo! Ad ogni modo ascoltiamo ci che dice. Mi pare si appresti a
parlare.
Ho saputo dal milite che sta col centurione che Publio Quintilliano gliene ha parlato come di un
filosofo divino Le donne imperiali ne sono entusiaste dice un altro soldato, giovane.
Lo credo! Ne sarei entusiasta anchio se fossi una donna e lo vorrei nel mio letto dice ridendo
di gusto un altro giovane milite.
Taci, impudico! La lussuria ti mangia! scherza un altro.
E tu no, Fabio! Anna, Sira, Alba, Maria
Silenzio, Sabino. Egli parla e voglio ascoltare ordina il triario. E tutti tacciono.
7Ges salito su una cassa messa contro una parete. perci ben visibile a tutti. Il suo dolce saluto
si gi sparso nellaria ed stato seguito dalle parole: Figli di un unico Creatore, udite; poi
prosegue nel silenzio attento della gente.
Il Tempo della Grazia per tutti venuto non solo ad Israele ma per tutto il mondo. Uomini ebrei,
qui per ragioni diverse, proseliti, fenici, gentili, tutti, udite la Parola di Dio, comprendete la
Giustizia, conoscete la Carit. Avendo Sapienza, Giustizia e Carit, avrete i mezzi di giungere al
Regno di Dio, a quel Regno che non esclusivit dei figli dIsraele, ma di tutti coloro che
ameranno dora in poi il vero, unico Dio, e crederanno nella parola del suo Verbo.
8Udite. Io sono venuto da tanto lontano non con mire di usurpatore n con violenza da
conquistatore. Sono venuto solamente per essere il Salvatore delle anime vostre. I domni, le
ricchezze, le cariche non mi seducono. Sono nulla per Me e non le guardo neppure. Ossia le guardo
per commiserarle, perch mi fanno compassione, essendo tante catene per tenere prigioniero il
vostro spirito impedendogli di venire al Signore eterno, unico, universale, santo e benedetto. Le
guardo e le avvicino come le pi grandi miserie. E cerco di guarirle del loro affascinante e crudele

inganno che seduce i figli delluomo, perch essi possano usarle con giustizia e santit, non come
armi crudeli che feriscono e uccidono luomo, e per primo sempre lo spirito di chi non santamente
le usa.
Ma, in verit vi dico, mi pi facile guarire un corpo deforme che unanima deforme; mi pi
facile dare luce alle pupille spente, sanit ad un corpo morente, che non luce agli spiriti e salute alle
anime malate. Perch ci? Perch luomo ha perso di vista il vero fine della sua vita e si occupa di
ci che transitorio.
Luomo non sa o non ricorda o, ricordando, non vuole ubbidire a questa santa ingiunzione del
Signore e - dico anche per i gentili che mi ascoltano - del fare il bene, che bene in Roma come in
Atene, in Gallia come in Africa, perch la legge morale esiste sotto ogni cielo e in ogni religione, in
ogni retto cuore. E le religioni, da quella di Dio a quella della morale singola, dicono che la parte
migliore di noi sopravvive, e a seconda di come ha agito sulla terra avr sorte dallaltra parte. Fine
dunque delluomo la conquista della pace nellaltra vita, non la gozzoviglia, lusura, la
prepotenza, il piacere, qui, per poco tempo, scontabili per una eternit con tormenti ben duri.
Ebbene luomo non sa, o non ricorda, o non vuole ricordare questa verit. Se non lo sa, meno
colpevole. Se non la ricorda, colpevole alquanto, perch la verit deve essere tenuta accesa come
fiaccola santa nelle menti e nei cuori. Ma, se non la vuole ricordare, e quando essa gli fiammeggia
egli chiude gli occhi per non vederla, avendola odiosa come la voce di un retore pedante, allora la
sua colpa grave, molto grave.
9Eppure Dio la perdona, se lanima ripudia il suo male agire e propone di perseguire, per il resto
della vita, il fine vero delluomo, che conquistarsi la pace eterna nel Regno del Dio vero. Avete
fino ad ora seguito una mala strada? Avviliti, pensate che tardi per prendere la via giusta?
Desolati, dite: Io non sapevo nulla di questo! Ed ora sono ignorante e non so fare? No. Non
pensate che sia come nelle cose materiali e che occorra molto tempo e molta fatica per rifare il gi
fatto ma con santit. La bont delleterno, vero Signore Iddio, tale che non vi fa certo ripercorrere
a ritroso la via fatta, per rimettervi al bivio dove voi, errando, avete lasciato il giusto sentiero per
lingiusto. tanta che, dal momento che voi dite: Io voglio essere della Verit, ossia di Dio
perch Dio Verit, Dio, per un miracolo tutto spirituale, infonde in voi la Sapienza, per cui voi da
ignoranti divenite possessori della scienza soprannaturale, ugualmente a quelli che da anni la
possiedono.
Sapienza volere Dio, amare Dio, coltivare lo spirito, tendere al Regno di Dio ripudiando tutto
ci che carne, mondo e Satana. Sapienza ubbidire alla legge di Dio che legge di carit, di
ubbidienza, di continenza, di onest. Sapienza amare Dio con tutti se stessi, amare il prossimo
come noi stessi. Questi sono i due indispensabili elementi per essere sapienti della Sapienza di Dio.
E nel prossimo sono non solo quelli del nostro sangue o della nostra razza e religione, ma tutti gli
uomini, ricchi o poveri, sapienti o ignoranti, ebrei, proseliti, fenici, greci, romani.
10Ges interrotto da un minaccioso urlo di certi scalmanati. Li guarda e dice: S. Questo
lamore. Io non sono un maestro servile. Io dico la verit perch cos devo fare per seminare in voi
il necessario alla Vita eterna. Vi piaccia o non vi piaccia ve lo devo dire, per fare il mio dovere di
Redentore. A voi fare il vostro di bisognosi di Redenzione. Amare il prossimo, dunque. Tutto il
prossimo. Di un amore santo. Non di un losco concubinaggio di interessi, per cui anatema il
romano, il fenicio o il proselite, o viceversa, finch non c di mezzo il senso o il denaro, mentre, se
brama di senso o utile di denaro sorgono in voi, anatema pi non .
Altro rumoreggiare della folla, mentre i romani, dal loro posto nellatrio, esclamano: Per Giove!
Parla bene, costui!.
Ges lascia calmare il rumore e riprende:
Amare il prossimo come vorremmo essere amati. Perch a noi non fa piacere essere maltrattati,
vessati, derubati, oppressi, calunniati, insolentiti. La stessa suscettibilit nazionale o singola hanno
gli altri. Non facciamoci dunque a vicenda il male che non vorremmo che ci fosse fatto.
Sapienza ubbidire ai dieci Comandi di Dio:
Io sono il Signore Iddio tuo. Non avere altro dio allinfuori di Me. Non avere idoli, non dare loro
culto.

Non usare il Nome di Dio invano. il Nome del Signore Iddio tuo, e Dio punir chi lo usa senza
ragione o per imprecazione o per convalida ad un peccato.
Ricordati di santificare le feste. Il sabato sacro al Signore che in esso si ripos della Creazione e lo
ha benedetto e santificato.
Onora il padre e la madre affinch tu viva in pace lungamente sulla terra ed eternamente in Cielo.
Non ammazzare.
Non fare adulterio.
Non rubare.
Non dire il falso contro il tuo prossimo.
Non desiderare la casa, la moglie, il servo, la serva, il bue, lasino, n altra cosa che appartenga al
tuo prossimo.
Questa la Sapienza. Chi fa ci sapiente e conquista la Vita e il Regno senza fine. Da oggi,
dunque, proponete di vivere secondo Sapienza, anteponendo questa alle povere cose della terra.
11Che dite? Parlate. Dite che tardi? No. Udite una parabola.
Un padrone, allo spuntare di un giorno, usc per assoldare degli operai per la sua vigna e pattu con
loro un denaro al giorno.
Uscito allora di terza nuovamente e pensando che i lavoratori presi ad opra erano pochi, vedendo
sulla piazza altri sfaccendati in attesa di chi li prendesse, li prese e disse: Andate nella mia vigna e
vi dar quello che ho promesso agli altri. E quelli andarono.
Uscito a sesta e a nona ne vide altri ancora e disse loro: Volete lavorare alle mie dipendenze? Io do
un denaro al giorno ai miei lavoratori. Quelli accettarono e andarono.
Uscito infine verso lundecima ora, vide altri stare dimessi allultimo sole. Che fate qui, cos
oziosi? Non vi fa vergogna stare senza fare nulla per tutto il giorno? chiese loro.
Nessuno ci ha presi a giornata. Avremmo voluto lavorare e guadagnarci il cibo. Ma nessuno ci
chiam alla sua vigna.
Ebbene, io vi chiamo alla mia vigna. Andate ed avrete la mercede degli altri. Cos disse, perch
era un buon padrone ed aveva piet dellavvilimento del suo prossimo.
Venuta la sera e finiti i lavori, luomo chiam il suo fattore e disse: Chiama i lavoratori e paga la
loro mercede, secondo che ho fissato, cominciando dagli ultimi, che sono i pi bisognosi non
avendo avuto nel giorno cibo che gli altri hanno una o pi volte avuto e che, anche, sono quelli che
per riconoscenza verso la mia piet hanno pi di tutti lavorato; io li osservavo, e licenziali, che
vadano al riposo meritato, godendo con i famigliari i frutti del loro lavoro. E il fattore fece come il
padrone ordinava, dando ad ognuno un denaro.
Venuti per ultimi quelli che lavoravano dalla prima ora del giorno, rimasero stupiti di avere essi
pure un solo denaro e fecero delle lagnanze fra di loro e col fattore, il quale disse: Ho avuto
questordine. Andate a lagnarvi dal padrone e non da me. E quelli andarono e dissero: Ecco, tu
non sei giusto! Noi abbiamo lavorato dodici ore, prima fra la guazza e poi al sole cocente e poi
daccapo allumido della sera, e tu ci hai dato come a quei poltroni che hanno lavorato una sola ora!
Perch ci?. E uno specialmente alzava la voce, dicendosi tradito e sfruttato indegnamente.
Amico, e in che ti fo torto? Cosa ho pattuito con te allalba? Una giornata di continuo lavoro e per
mercede di un denaro. Non vero?.
S, vero. Ma tu lo stesso hai dato a quelli, per tanto lavoro di meno.
Tu hai acconsentito a quella mercede parendoti buona?.
S. Ho acconsentito perch gli altri davano anche meno.
Fosti seviziato qui da me?.
No, in coscienza no.
Ti ho concesso riposo lungo il giorno e cibo, non vero? Tre pasti ti ho dato. E cibo e riposo non
erano pattuiti. Non vero?.
S, non erano pattuiti.
Perch li hai accettati?.
Ma... Tu hai detto: Preferisco cos per non farvi stancare tornando alle case. E a noi non parve
vero Il tuo cibo era buono, era un risparmio, era.

Era una grazia che vi davo gratuitamente e che nessuno poteva pretendere. Non vero?.
vero.
Dunque vi ho beneficati. Perch allora vi lamentate? Io dovrei lamentarvi di voi che,
comprendendo di avere a che fare con un padrone buono, lavoravate pigramente, mentre costoro,
venuti dopo di voi, con beneficio di un solo pasto, e gli ultimi di nessun pasto, lavorarono con pi
lena, facendo in meno tempo lo stesso lavoro fato da voi in dodici ore. Traditi vi avrei se vi avessi
dimezzata la mercede per pagare anche questi. Non cos. Perci piglia il tuo e vattene. Vorresti in
casa mia venirmi ad imporre ci che ti pare? Io faccio ci che voglio e ci che giusto. Non volere
essere maligno e tentarmi allingiustizia. Buono io sono.
12O voi tutti che mi ascoltate, in verit vi dico che il Padre Iddio a tutti gli uomini fa lo stesso patto
e promette luguale mercede. Chi con solerzia si mette a servire il Signore sar trattato da Lui con
giustizia, anche se poco sar il suo lavoro per prossima morte. In verit vi dico che non sempre i
primi saranno i primi nel Regno dei Cieli, e che l vedremo degli ultimi essere primi e dei primi
essere ultimi. L vedremo uomini, non dIsraele, santi pi di molti di Israele. Io sono venuto a
chiamare tutti, in nome di Dio. Ma se molti sono i chiamati pochi sono gli eletti, perch pochi sono
coloro che vogliono la Sapienza. Non sapiente chi vive del mondo e della carne e non di Dio. Non
sapiente n per la terra, n per il Cielo. Perch sulla terra si crea nemici, punizioni, rimorsi. E per
il Cielo perde lo stesso in eterno.
Ripeto: siate buoni col prossimo quale esso sia. Siate ubbidienti, rimettendo a Dio il compito di
punire chi non giusto nel comandare. Siate continenti nel sapere resistere al senso e onesti nel
sapere resistere alloro, e coerenti nel dire anatema a ci che merita, non anatema quando vi pare,
salvo poi stringere contatti con loggetto prima maledetto come idea. Non fate agli altri ci che per
voi non vorreste, e allora.
13Ma va via, noioso profeta! Ci hai danneggiato il mercato! Ci hai levato i clienti! urlano i
venditori, irrompendo nel cortile E quelli che avevano rumoreggiato nel cortile, ai primi
insegnamenti di Ges - e non sono tutti fenici, ma anche ebrei, presenti per non so che motivo in
questa citt - si uniscono ai venditori per insultare e minacciare, e soprattutto per cacciare Ges
non piace perch non consiglia al male
Egli incrocia le braccia e guarda. Mesto. Solenne.
La gente, divisa in due partiti, si azzuffa, in difesa e in offesa del Nazareno. Improperi, lodi,
maledizioni, benedizioni, grida di: Hanno ragione i farisei. Sei un venduto a Roma, un amante dei
pubblicani e meretrici, o di Tacete, lingue lasfeme! Voi venduti a Roma, fenici dinferno!,
Satana siete!, Vi inghiotta linferno!, Via, via!, Via voi, ladri che venite a far mercato qui,
usurai, e cos via.
Intervengono i soldati dicendo: Altro che sobillatore! sobillato!. E colle aste cacciano fuori tutti
dal cortile e chiudono il portone.
Restano i tre fratelli proseliti e i sei discepoli con Ges.
Ma come vi venuto in mente di farlo parlare? chiede il triario ai tre fratelli.
Parlano in tanti! risponde Elia.
S. E non succede nulla perch insegnano ci che piace alluomo. Ma questo ci non insegna. Ed
indigesto. Il vecchio soldato guarda attento Ges che sceso dal suo posto e che sta zitto, come
astratto.
Di fuori la folla continua ad azzuffarsi. Tanto che dalla caserma escono altre milizie e con esse lo
stesso centurione. Bussano e si fanno aprire, mentre altri restano a respingere tanto chi grida: Viva
il Re dIsraele, come chi lo maledice.
Il centurione viene avanti, inquieto. Assale con la sua collera il vecchio Aquila: Cos tuteli Roma,
tu? Lasciando acclamare un re straniero nella terra soggetta?.
Il vecchio saluta con rigidezza e risponde: Egli insegnava rispetto e ubbidienza e parlava di un
regno non di questa terra. Per quello lo odiano. Perch buono e rispettoso. Non ho trovato motivo
di imporre il silenzio a chi non offendeva la nostra legge.
Il centurione si calma e borbotta: Allora una nuova sedizione di queste fetide marmaglie Bene.
Date ordine alluomo di andarsene subito. Non voglio noie, qui. Eseguite e scortate fuori citt non

appena sar sgombra la via. Vada dove gli pare. Agli inferi, se vuole. Ma mi esca dalla
giurisdizione. Compreso?.
S. Faremo.
Il centurione volta le spalle con un gran splendere di corazza e ondeggiare di mantello porporino, e
se ne va senza neppur guardare Ges.
14I tre fratelli dicono al Maestro: Ci spiace.
Non ne avete colpa. E non temete. Non ve ne verr male. Io ve lo dico.
I tre mutano colore Filippo dice: Come sai questa nostra paura?.
Ges sorride dolcemente, un raggio di sole sul viso mesto: Io so ci che nei cuori e nel futuro.
I soldati si sono messi al sole, in attesa, e sbirciano, commentando
Possono mai amare noi, se odiano anche quello l che non li opprime?.
E che fa miracoli, devi dire.
Per Ercole! Chi era quello di noi che era venuto ad avvisare che cera lindiziato da sorvegliare?.
Caio, fu!.
Lo zelante! Intanto abbiamo perduto il rancio e prevedo che perder il bacio di una fanciulla!
Ah!.
Epicureo! Dove la bella?.
Non lo dir certo a te, amico!.
Sta dietro al cocciao, alle Fondamenta. Lo so. Ti ho visto sere sono dice un altro.
15Il triario, come passeggiando, va verso Ges e gli gira intono, lo guarda, lo guarda. Non sa che
dire Ges gli sorride per incoraggiarlo. Luomo non sa chefare Ma si accosta di pi.
Ges accenna alle cicatrici: Tutte ferite? Sei un prode e un fedele, allora.
Il vecchio milite si fa di porpora per lelogio.
Hai sofferto molto per amore della tua patria e del tuo imperatore Non vorresti soffrire qualcosa
per una pi grande patria: il Cielo? Per un eterno imperatore: Dio?.
Il soldato scuote il capo e dice: Sono un povero pagano. Ma non detto che non arrivi anche io
allundecima ora. Ma chi mi istruisce? Tu vedi!... Ti cacciano. E queste s che sono ferite che fanno
male, non le mie! Almeno io le ho rese ai nemici. Ma Tu, a chi ti ferisce che di?.
Perdono, soldato. Perdono e amore.
Ho ragione io. Il sospetto su Te stolto. Addio, Galileo.
Addio, romano.
16Ges resta solo finch tornano i tre fratelli e i discepoli con delle cibarie. Che offrono, i fratelli, ai
soldati, mentre i discepoli le offrono a Ges. Mangiano svogliatamente, al sole, mentre i militi
mangiano e bevono allegramente.
Poi un soldato esce a sbirciare sulla piazza silenziosa. Possiamo andare urla. Sono tutti andati
via. Non ci sono che le pattuglie.
Ges si alza docilmente, benedice e conforta i tre fratelli, ai quali d appuntamento per a Pasqua al
Getsemani, ed esce, inquadrato fra i soldati coi suoi discepoli mortificati che gli vengono dietro. E
percorrono le strade vuote, fino alla campagna.
Salve, galileo dice il triario.
Addio, Aquila. Ti prego, non fate del male a Daniele, Elia, e Filippo. Io solo sono il colpevole.
Dillo al centurione.
Non dico nulla. A questora non se lo ricorda neanche pi, e i tre fratelli ci forniscono bene, specie
di quel vino di Cipro che il centurione ama pi della vita. Sta in pace. Addio.
Si separano. Tornano i soldati oltre le porte, Ges e i suoi avviandosi per la campagna silenziosa, in
direzione est.

330. Giacomo e Giovanni figli del tuono. Verso Aczib con il pastore Anna.
14 novembre 1945.
1Ges cammina per una zona molto montagnosa. Non sono monti alti, ma un continuo salire e
scendere di colli e un fluire di torrenti, allegri in questa stagione fresca e nuova, limpidi come il
cielo, giovinetti come le prime foglie sempre pi numerose sui rami. Ma, per quanto la stagione sia
bella, allegra, tale da sollevare il cuore, non sembra che Ges sia molto sollevato di spirito, e meno
di Lui lo sono gli apostoli. Vanno, zitti zitti, per il fondo di una valle. Solo pastori e greggi si
presentano ai loro occhi. Ma Ges neppure pare vederli.
il sospiro sconfortato di Giacomo di Zebedeo e le sue parole improvvise, frutto di un pensiero
cruccioso, quello che richiama Ges Giacomo dice: E sconfitte! e sconfitte! Sembra di
essere dei maledetti.
Ges gli posa la mano sulla spalla: Non sai che questa la sorte dei migliori?.
Eh! lo so da quando sono con Te! Ma ogni tanto ci vorrebbe qualcosa di diverso, e prima lo
avevamo, per risollevare cuore e fede.
2Dubiti di me, Giacomo?. Quanto dolore trema nella voce del Maestro!
Nooo! Il no non molto sicuro, in verit.
Ma dubitare, dubiti. Di che allora? Non mi ami pi come prima? Il vedermi cacciato, o deriso, o
anche solo trascurato in questi confini fenici ti ha affievolito lamore?. Vi un pianto che trema
nelle parole di Ges, per quanto non vi siano singhiozzi o lacrime. proprio la sua anima che
piange.
Questo no, Signore mio! Anzi il mio amore per Te cresce pi ti vedo non compreso, non voluto,
avvilito, afflitto. E per non vederti cos, per poter mutare il cuore agli uomini, sarei pronto a dare la
mia vita in sacrificio. Mi devi credere. Non mi stritolare il cuore gi tanto afflitto, con il dubbio che
Tu pensi che io non tami Altrimenti Altrimenti io andr in eccessi. Torner indietro e far
vendetta di chi ti addolora, per provarti che ti amo, per levarti questo dubbio, e se sar preso e
ucciso non mi importer nulla. Mi baser averti dato una prova damore.
Oh! Figlio del tuono! Donde tanta irruenza! Vuoi dunque essere un fulmine sterminatore?. Ges
sorride per la foga e i propositi di Giacomo.
Oh almeno ti vedo sorridere! Questo gi un frutto di questi miei propositi. Che ne dici,
Giovanni? Dobbiamo mettere in pratica il mio pensiero per sollevare il Maestro avvilito da tante
ripulse?.
Oh! s. Andiamo noi. Torniamo a parlare. E se lo insultano ancora come re di parole, re zimbello,
re senza denaro, re pazzo, pestiamo sodo finch si accorgano che il re ha pure un esercito di fedeli e
che questi non sono disposti allo scherno. La violenza utile in certe cose. Andiamo, fratello! gli
risponde Giovanni, e non pare pi lui, sempre dolce, cos irato come .
3Ges si pone tra i due, li afferra alle braccia per trattenerli e dice: Ma uditeli! Ed Io, che ho
predicato per tanto tempo? Oh! sorpresa delle sorprese! Anche Giovanni, la mia colomba, mi
divenuto sparviero! Guardatelo, voi, come brutto, torbo, rabbuffato, svisato dallodio. Oh!
vergogna! E vi stupite se dei fenici restano indifferenti, se degli ebrei sono astiosi, se dei romani mi
intimano lo sfratto, quando voi, i primi, non avete ancora capito niente dopo due anni che siete con
Me, quando voi siete fatti di fiele per lastio che avete in cuore, quando voi mettete fuori dai vostri
cuori la mia dottrina damore e perdono, la sfrattate come cosa stolta e accogliete come buona
alleata la violenza! Oh! Padre santo! Questa s che una sconfitta! Invece di essere come tanti
sparvieri arrotanti rostro e unghioni, non sarebbe meglio foste angeli oranti il Padre di dare conforto
al Figlio suo? Quando mai si visto che un temporale faccia del bene colle sue folgori e le sue
grandinate? Ebbene, a ricordo di questo vostro peccato contro la carit, a ricordo di quando ho visto
affiorare sul vostro viso lanimale-uomo al posto delluomo-angelo che voglio sempre veder in voi,
vi soprannominer i figli del tuono.

Ges semiserio mentre parla ai due infiammati figli di Zebedeo. Ma il suo rimprovero non dura
davanti al loro pentimento, e con viso luminoso di amore se li stringe al cuore dicendo: E mai pi
brutti cos. E grazie del vostro amore. E anche del vostro, amici dice rivolto ad Andrea, Matteo ed
i due cugini. Venite qui, che abbracci voi pure. Ma non sapete che, non avessi altro che la gioia di
fare la volont del Padre mio e il vostro amore, sarei sempre felice, anche se tutto il mondo mi
schiaffeggiasse? Sono triste, non per Me, per le mie sconfitte, come voi le dite, ma per piet delle
anime che respingono la Vita. Ecco, ora siamo tutti contenti, non vero, o grandi bambini che
siete? Su, allora. 4Andate da quei pastori che mungono il gregge e chiedete un poco di latte in nome
di Dio. Non abbiate paura dice vedendo lo sguardo desolato degli apostoli. Ubbidite con fede.
Avrete latte e non legnate, anche se luomo fenicio.
E i sei vanno mentre Ges li attende sulla via. E prega intanto, il mesto Ges che nessuno vuole
Tornano gli apostoli con un piccolo secchiello di latte e dicono: Ha detto luomo che Tu vada l, ti
deve parlare, ma non pu lasciare le capre ghiribizzose ai piccoli pastori.
Ges dice: Allora andiamo l a mangiare il loro pane.
E vanno tutti sul greppo dal quale si spenzolano le capre capricciose.
5Io ti ringrazio del latte che mi hai dato. Che vuoi da Me?
Tu sei il Nazareno, vero? Quello che fa miracoli?.
Sono quello che predica la Salute eterna. Sono la Via per andare al Dio vero, la Verit che si dona,
la Vita che vi vivifica. Non sono il fattucchiere che fa prodigi. Quelli sono la manifestazione della
mia bont e della vostra debolezza, che ha bisogno di prove per credere. Ma che vuoi da Me?
Ecco Tu eri due giorni sono ad Alessandroscene?.
S. Perch?.
Io pure cero coi miei capretti e quando ho capito che accadeva zuffa me la sono filata, perch
costume suscitarle per rubare ci che sui mercati. Sono ladri tutti, i fenici come gli altri. Io non
dovrei dirlo perch sono di padre proselite e di madre siriana, proselite io pure. Ma verit. Bene.
Torniamo al racconto. Mi ero messo in uno stallazzo con le mie bestie, in attesa del carro di mio
figlio. E a sera, nell'uscire dalla citt, incontrai una donna piangente con una figlioletta fra le
braccia. Aveva fatto otto miglia per venire da Te. Perch sta fuori, nelle campagne. Le ho chiesto
che avesse. una proselite. Era venuta per vendere e comprare. Aveva sentito di Te. E la speranza
le era venuta in cuore. Era corsa a casa, aveva preso la bambina. Ma con un peso si cammina lenti!
Quando fu allemporio dei fratelli, Tu non ceri pi. Loro, i fratelli, le hanno detto: Lo hanno
cacciato via. Ma ci ha detto ieri sera che rifar la scala di Tiro. Io - sono padre anche io - le ho
detto: E allora vai l. Ma lei mi ha risposto: E se dopo quanto accaduto Egli passa da altre vie
per tornare in Galilea? Le ho detto: Oh! senti. O quella o laltra dei confini. Io pascolo tra Rohob
e Lesemdan, proprio sulla strada che di confine fra qui e Neftali. Se lo vedo glielo dico, parola di
proselite. E te lho detto.
E Dio te ne remuneri. Io andr dalla donna. 6Devo tornare ad Aczib.
Ad Acziba vai? Allora possiamo fare strada insieme, se non sdegni un pastore.
Non sdegno nessuno. Perch vai ad Aczib?.
Perch l ho gli agnelli. A meno che non li abbia pi.
Perch?.
Perch c il male Non so se fu stregoneria o che altro. So che la mia bella mandra mi si
ammalata. Per questo ho portato qui le capre, ancora sane, per separarle dalle pecore. Qui staranno
con due figli. Ora sono in citt, alle spese. Ma torno l a vederle morire, le mie belle pecore
lanute. Luomo sospira Guarda Ges e si scusa: Parlare a Te, che sei Chi sei, di queste cose,
e affliggerti, Tu gi certamente afflitto di come ti trattano, stoltezza. Ma le pecore sono affetto e
denaro, sai?, per noi.
Capisco. Ma guariranno. Non le hai fatte vedere a chi se ne intende?.
Oh! mi hanno detto tutti la stessa cosa: Uccidile e vendi le pelli. Non c altro da fare, e anche
mi hanno minacciato se le faccio girare Hanno paura della malattia per le loro. Le devo cos
tenere chiuse e muoiono di pi. Sono cattivi, sai?, quelli di Acziba.
Ges dice semplicemente: Lo so.

Io dico che me le hanno stregate.


No. Non credere certe storie Quando verranno i tuoi figli, parti subito?.
Subito. A momenti saranno qui. 7Sono i tuoi discepoli questi? Sono questi soli?.
No. Ne ho altri ancora.
E perch non vengono qui? Una volta vicino a Meron, incontrai un gruppo di essi. Cera a capo un
pastore. Cos si diceva. Uno alto, robusto, di nome Elia. Fu in ottobre, mi pare. Prima o dopo i
Tabernacoli. Ora ti ha lasciato?.
Nessun discepolo mi ha lasciato.
Mi era stato detto che.
Che cosa?
Che Tu che i farisei Insomma che i discepoli ti avevano lasciato per paura, e perch Tu eri
un.
Demonio. Dillo pure. Lo so. Doppio merito in te che credi lo stesso.
E per questo merito non potresti ma forse chiedo cosa sacrilega.
Dilla. Se malvagia te lo dir.
Non potresti, passando, benedire il mio gregge? luomo tutto ansia
Benedir il tuo gregge. Questo e alza la mano benedicendo le caprette sperse, e quello delle
pecore. Credi che la mia benedizione le salvi?.
Come salvi gli uomini dalle malattie, cos potrai salvare le bestie. Dicono che sei il Figlio di Dio.
Le pecore le ha create Dio. Perci sono cose del Padre. Io non sapevo se era rispetto chiedertelo.
Ma, se si pu, fallo, Signore, ed io porter al Tempio grandi offerte di lode. Anzi, no! Dar a Te.
Per i poveri. E sar meglio.
Ges sorride e tace.
8Giungono i figli del pastore e, dopo poco, Ges coi suoi e il vecchio partono, lasciando i
giovanotti a custodia delle capre.
Vanno lesti, volendo giungere presto a Chedes per uscirne subito cercando raggiungere la strada che
dal mare viene verso linterno. Deve essere la stessa che si biforca ai piedi del promontorio, fatta
nellandare ad Alessandroscene. Almeno cos comprendo dai discorsi del pastore coi discepoli.
Ges avanti solo.
Ma non avremo altre noie? chiede Giacomo dAlfeo.
Chedes non dipende da quel centurione. fuori dei confini fenici. I centurioni basta non
stuzzicarli che si disinteressano di religione.
E poi non ci fermiamo.
Ce la farete a fare oltre trenta miglia in un giorno? chiede il pastore.
Oh! siamo pellegrini perpetui!.
Vanno e vanno Chedes raggiunta. Ed sorpassata senza incidenti. Prendono la strada diretta.
Sul cippo segnalata Acziba. Il pastore lo segnala dicendo: Domani vi saremo. Questa notte
verrete con me. Conosco contadini delle valli, ma molti sono nei confini fenici Bene!
Sconfineremo. E certo non saremo subito scoperti Oh! la vigilanza! Farebbero meglio a farla per i
ladroni!.
Il sole cade e le valli non giovano certo a mantenere la luce, boscose poi come sono. Ma il pastore
molto pratico e va sicuro.
9Giungono ad un villaggetto, proprio un pugnello di case.
Se ci ospitano qui, sono israeliti. Siamo proprio sui confini. Se non ci vorranno, andremo ad altro
paese che fenicio.
Non ho prevenzioni, uomo.
Bussano ad una casa.
Tu, Anna? Con amici? Vieni, vieni, e Dio sia con te dice una donna molto anziana.
Entrano in una vasta cucina, allegra di fuoco. Una numerosa famiglia di tutte le et riunita al
desco, ma cortesemente fa posto ai sopraggiunti.
Questo Giona. Questa sua moglie e i figli e i nipoti e nuore. Una famiglia di patriarchi fedeli al
Signore dice il pastore Anna a Ges. E poi, volgendosi al vecchio Giona: E questi che con me

il Rabbi dIsraele. Quello che desideravi conoscere.


Benedico Dio di essere ospitale e di avere poso questa sera. E benedico il Rabbi venuto nella mia
casa, chiedendo benedizione.
Anna spiega che la casa di Giona quasi un albergo per i pellegrini che dal mare vanno
nellinterno.
Si siedono tutti nella cucina calda e le donne servono i sopraggiunti. Vi un rispetto tale che
persino paralizzante. Ma Ges risolve la situazione prendendosi intorno, subito dopo il pasto, i
molti bambini e interessandosi di loro che subito fraternizzano. E dietro a loro, nel breve spazio di
tempo che separa la cena dal riposo, si fanno arditi gli uomini della casa, narrando ci che hanno
saputo del Messia, chiedendo nuove cose. E Ges rettifica, conferma, spiega, benigno, in una pacata
conversazione, finch pellegrini e famigliari vanno al riposo, dopo che Ges ha benedetto tutti.

Indice del Volume Sesto


* = in linea
364. Al Tempio. Preghiera universale e parabola del figlio vero e dei figli bastardi
365. Linsidia dellIscariota allinnocenza di Marziam. Un nuovo discepolo, fratello di latte di
Ges. A Betania, da Lazzaro malato.
366. Anastatica tra le discepole. Le lettere da Antiochia.
367. Gioved avanti Pasqua. Preparativi nel Getsemani.
368. Gioved avanti Pasqua. A Gerusalemme a nel Tempio.
369. Gioved avanti Pasqua. Parabola della lebbra delle case.
370. Gioved avanti Pasqua. A1 convito dei poveri nel palazzo di Cusa.
371.
372.
373.
374.
375.
376.
377.
378.
379.
380.

Gioved avanti Pasqua. A sera nel palazzo di Lazzaro.


Giorno di Parasceve. Il risveglio nel palazzo di Lazzaro.
Giorno di Parasceve. Al Tempio.
Giorno di Parasceve. Per le vie di Gerusalemme a nel sobborgo di Ofel.
La cena rituale in casa di Lazzaro e il banchetto sacrilego in casa di
Samuele.
Lezione sulla salvezza operata dai santi e condanna per il Tempio
corrotto.
Parabola dellacqua a del giunco per Maria di Magdala, che ha scelto la
parte migliore.
La parabola degli uccelli, contestata da giudei nemici che tendono un
tranello.
Una premonizione dellapostolo Giovanni.
Lamore degli apostoli dalla contemplazione allazione.

381. La parabola del fattore infedele e accorto. Ipocrisia dei


farisei e conversione di un esseno.
382. Una sosta in casa di Niche.
383. Discorso sulla morte presso il guado del Giordano.
384. Il vecchio Anania, custode della casetta di Salomon.
385. Parabola del quadrivio e miracoli presso il paese di Salomon.
386. Verso la sponda occidentale del Giordano.
387. A Galgala. Il mendico Ogla e gli scribi tentatori. Gli apostoli

paragonati alle dodici pietre del prodigio di Giosu.


388. Esortazione a Giuda Iscariota che andr a Betania con Simone Zelote.
389. Arrivo ad Engaddi con dieci apostoli.
390. La fede di Abramo dEngaddi e la parabola del seme di palma.
391.
392.
393.
394.
395.
396.
397.
398.
399.
400.

Guarigione del lebbroso Eliseo dEngaddi.


Lostilit di Masada, citt-fortezza.
Nella casa di campagna di Maria di Keriot.
Parabola delle due volont e commiato dai cittadini di Keriot.
Le due madri infelici di Keriot. Addio alla madre di Giuda.
A Jutta, con i bambini. La mano risanatrice di Ges.
Commiato dai fedeli di Jutta.
Discorso di commiato a Ebron e le illusioni di Giuda Iscariota.
Discorso di commiato a Betsur e amore materno di Elisa.
A Btr da Giovanna di Cusa, che parla del danno provocato dallIscariota
presso Claudia.

401. Pietro e Bartolomeo a Btr per un grave motivo. Estasi della scrittrice.
402. Giuda Iscariota si sente scoperto nel discorso di commiato a Btr.
403. Simone di Giona in una sua lotta e vittoria spirituale.
404. In cammino verso Emmaus della pianura.
405. Il riposo in un fienile e il discorso presso Emmaus della pianura.
Il piccolo Micael.
406. A Joppe. Predica inutile a Giuda di Keriot e dialogo sullanima con
alcuni Gentili.
407. Nelle campagne di Nicodemo. La parabola dei due figli.
408. Moltiplicazione del grano nelle campagne di Giuseppe dArimatea.
409. Il dramma familiare del sinedrista Giovanni.
410. Provocazioni di Giuda Iscariota nel gruppo apostolico.
*
411. Una lezione tratta dalla natura e spigolatura miracolosa per una
vecchietta. Come aiutare chi si ravvede.
412. Elogio del giglio delle convalli, simbolo di Maria, e sacrificio di
Pietro per il bene di Giuda.
413. Arrivo a Gerusalemme per la Pentecoste e disputa con i dottori nel Tempio.
414. Invettiva contro farisei e dottori al convito in casa del sinedrista
Elchia.
415. Breve sosta a Betania.
416. Un mendico samaritano sulla via di Gerico.
417. Storia di Zaccaria lebbroso 2 conversione di Zaccheo pubblicano.
418. Guarigione del discepolo Giuseppe, ferito al capo e ricoverato nella
casetta di Salomon.
419. Guarigioni in un paesello della Decapoli. Parabola dello scultore e
delle statue.
420. Guarigione di un indemoniato completo. La vocazione della donna allamore.
421. Lindemoniato guarito, i farisei e la bestemmia contro lo Spirito Santo.
422. Malumori dellIscariota, che provoca la lezione sui doveri e sui servi
inutili.
423. Partenza dellIscariota, che provoca la lezione sullamore a sul perdono.
424. Pensieri di gloria a di martirio alla vista della costa mediterranea.
425. A Cesarea Marittima. Romani gaudenti e parabola dei figli che hanno

426.
427.
428.
429.
430.

sorti diverse.
Con le romane a Cesarea Marittima. Profezia in Virgilio. La giovane
schiava salvata.
Aurea Galla istruita da Bartolomeo.
Parabola della vigna e del vignaiolo, figure dellanima e del libero
arbitrio.
Con Giuda Iscariota nella pianura di Esdrelon.
Il nido caduto e lo scriba crudele. La lettera e lo spirito della Legge.

431. Tommaso prepara lincontro di Ges con i contadini di Giocana.


432. Con i contadini di Giocana, presso Sefori.

396. A Jutta, con i bambini. La mano risanatrice di Ges.


7 febbraio 1944, ore 18.
1La mia gioia doggi.
Vedo un luogo di montagna. Dove sia non lo so*. Vi una gola di monti che entrano ed escono con
le loro propaggini da una valle, nel cui letto scorre un fiumiciattolo torrentizio tutto a balzi e spume.
stretto, ma come tutti i corsi dacqua montani rapido, tutto cascatelle sonanti. Va in direzione
sud rispetto a me. Altri monti pi lontani sono oltre un altro scoscendere di costa, oltre unaltra
valle.
Comprendo dessere in un gruppo di monti, non eccessivamente alti, ma gi monti, non colline.
Cos come il nostro Appennino in tanti luoghi, come per esempio nella valle della Magra o verso
Porretta. La vegetazione pi atta alla pastorizia che ad altre colture. Vedo prati verdi digradare o
salire su e gi per i greppi che, nellora che mi sembra volgente al tramonto, sembrano farsi, nelle
parti pi basse, dun viola indaco. La stagione deve essere di un principio destate, perch lerba
bella. Gi alta ma non ancora arsa dal sole.
Vedo, dal punto in cui mi trovo, una strada mulattiera salire verso un paese ed entrare fra le case
dello stesso. Una caratteristica strada di montagna, ciottolosa e a dislivelli continui. Sale da sud a
nord (sempre rispetto a me) di modo che io la vedo entrare in quella direzione nel paese e correre
incontro al fiumiciattolo che va in direzione opposta, ma non nel paese: gi nella valle.
Vi anche unaltra stradetta che dalla valle si inerpica su questo sperone dove annidato il paese.
Una stradetta che pi un sentiero che una stradetta e che costeggia proprio il crinale del monte.
Gi, oltre essa, la montagna degrada ripidamente con dei pascoli verdi fino al torrentello
spumeggiante, oltre il quale sono altri pascoli che dnno lassalto ad altri monti che si aggruppano
ad est.
2Dal sentiero sale Ges insieme ai discepoli. Non tutti. Vedo Pietro e Andrea, Giovanni e Giuda
Iscariota. Non vedo gli altri. Ges vestito di bianco ed avvolto in un manto azzurro cupo, pi blu
mare che azzurro. a testa nuda e sale agilmente, solo. Dietro, in gruppo, i quattro apostoli che
parlano fra loro. Ges, che li precede di qualche metro, non parla. Pensa. Si guarda intorno ma non
parla mai.
______________________
* Dove sia non lo so. La presente visione, infatti, anteriore a quelle delle due precedenti visite di
Ges a Jutta, scritte nel 1945 ma riportate nei capitoli 76 e 212.
Ad un certo punto la stradina costeggia un muretto a secco che delimita (almeno mi pare) una
propriet, come per impedire che la terra di questa frani a valle. Ges entra in questa propriet dai
pascoli molto ben curati, sui quali sono sparsi alberi di melo e noci e fichi. Tutti molto ben tenuti e,

gi pieni di frutti.
Ges si ferma un istante proprio sul punto dove lo sperone del monte forma come un triangolo
pontuto, simile al tagliamare di una nave. Si appoggia al muretto e guarda gi, su, intorno a S.
Attende gli apostoli che salgono, specie Pietro, piuttosto lentamente. Poi, quando sono insieme, dice
loro qualche parola che non afferro. Lo vedo curvarsi lievemente per parlare, perch Egli molto
pi alto di loro. Non capisco le parole ma intuisco il loro significato, perch vedo lIscariota
dirigersi sveltamente verso una casa che sorge al termine del muretto.
una casa molto diversa da quella di Cana. Questa non ha terrazza sul tetto, ma sormontata da
una specie di cupola ricurva, forse per impedire alle nevi invernali di stagnare sul tetto, perch, data
la localit, linverno deve essere certo nevoso, o per lo meno molto piovoso. In cambio della
terrazza che manca, ha unala sporgente da un lato, ala in cui sbocca la scala, esterna sempre ma
riparata come da un tetto sporgente. Questala , al terreno, un portico e, sopra, un loggiato coperto.
La casa tutta bianca e spicca sul verde che la circonda. Ha sul davanti un largo spiazzo erboso con
al centro un pozzo circondato da alberi da frutto, messi gi con pretesa di fare un giardino, perch
dei fioretti sono seminati intorno ad essi formando tonde aiuole. Ho limpressione sia casa di
persone benestanti e pi raffi- nate che non quelle della casa di Cana.
La strada mulattiera passa sul davanti della casa, di modo che si pu accedere a questa tanto dalla
scorciatoia che dalla mulattiera. La siepe di rovi non una barriera insormontabile, molto pi che i
due rustici cancelli che si aprono in essa sono appena accostati.
3Giuda entra liberamente in casa, come se conoscesse molto bene chi vi abita. Ne esce subito una
fiorente mamma circondata da tre bambini e con in braccio il pi piccino. Essa va sorridendo
incontro a Ges, che nel frattempo venuto fin verso il pozzo.
Noto che questa donna molto bruna e formosa, sulla trentina. Ha i capelli, nerissimi e piuttosto
ricci, stretti in due trecce che le circondano il capo. Anche gli occhi sono neri e grandi, naso
aquilino, bocca dalle labbra piuttosto grosse e molto rosse. alta e ben fatta. Noto anche che
vestita diversa da come vestono* Maria e le altre donne viste a Cana. Ha anche lei una lunga veste
di un azzurro quasi bianco, ma poi tutta avvolta in una specie di scialle azzurro cupo che le si
stringe addosso modellandola. Esso passa sotto le ascelle, da tutte e due le parti, e un lembo, quello
superiore, gira poi dietro la spalla sinistra e sale sul capo che vela colla punta frangiata sino sulla
fronte. Il tutto mi fa pensare che non sia galilea,
________________________
vestono, invece di veste, e, otto righe pi sotto, sono differenti, invece di differente, sono
correzioni di C.
perch i caratteri somatici e la veste sono differenti da quelli notati nelle donne galilee.
Il piccolino che ha in braccio, un morettino come lei, avr un due anni al massimo. un bel
bambino vestito di una specie di camicina di lana bianca. Gli altri bambini sono una fanciullina di
un sei anni circa, tutta riccia, di un biondo castano, vestita di un rosa pallido, e due maschietti pi
piccoli, anche loro con due tunichette di lana azzurrina come la mamma. Devono conoscere molto
bene Ges, perch gli si affollano intorno ridenti.
4La giovane mamma lo saluta: Entra, Maestro, che la mia casa tua, e sorride.
Ges le risponde: Il Signore ti compensi, e poi allunga il braccio destro - il sinistro piegato sul
petto e tiene con la mano raccolto un lembo del manto - a carezzare il piccino. Vedo la bella mano
del mio Ges toccare la fronte del piccolino, che fa il vezzoso e che nasconde la testina, ridendo,
contro il collo della mamma, e da quel nido guarda Ges e ride, ride per invitarlo a ripetere la
carezza.
Presso il pozzo, sotto un albero di melo, carico di frutta che cominciano a maturare, vi un banco di
pietra, un sedile. Ges si siede l mentre la donna entra in casa e ne esce con una brocca. Ges le
dice di dargli il piccino e se lo siede in grembo, mentre la donna attinge lacqua e poi torna con una
coppa colma di acqua e una di latte e le d a Ges, e gli sceglie delle mele, mature, fra le altre
ancora acerbe, e gli offre anche queste, mettendo tutto su un vassoio posto sul banco, a fianco di
Ges. Si capisce che gi altre volte ha fatto cos. Sa ci che piace a Ges.

Gli apostoli hanno seguito Giuda e bevono loro pure sotto al porticato.
Ges beve prima lacqua; ha sempre il piccino in grembo e ride perch questo gli prende i capelli e
la barba. Gli altri tre sono intorno a Ges. Ges prende le mele e ne d una per una ai tre pi grandi,
e per ultimo ne prende e mangia una Lui pure. Al piccino d invece da bere del latte che nella
coppa e poi beve Lui pure. contento Ges. Ride come non lho mai visto ridere.
La bambina gli va fin contro i ginocchi e confidenzialmente gli mette la testolina in grembo. Ges
la carezza sui ricci. I due maschietti, che serano allontanati correndo, tornano uno con un
colombino stretto sul petto, laltro trascinando per un orecchio un agnellino di pochi giorni che bela
disperatamente. Mostrano a Ges i loro tesori.
Ges si interessa ma, impietosito della condizione delle due povere bestie, si fa dare il colombino e,
dopo averlo ammirato, lo lascia volare al suo nido, e alza lagnellino sul sedile carezzandolo e
tenendolo al sicuro finch la mamma dei bambini torna e lo riporta al suo posto.
La bambina, che non possiede altro, si curva e fa un mazzetto di fiori e lo d a Ges.
5I1 Maestro maestro anche con questi piccini e, sempre tenendo in braccio il pi piccolo, parla ai
pi grandi dei fiori tanto belli fatti dal Padre celeste, dai pi grandi ai pi piccoli, i fiori che sono
agli occhi di Dio belli come i bambini quando sono buoni. E per essere buoni bisogna essere come i
fiori, che non fanno del male a nessuno, ma anzi a tutti dnno profumo e letizia e fanno sempre la
volont del Signore nel nascere dove Egli vuole, nel fiorire quando Egli vuole, nel lasciarsi cogliere
se a Lui cos piace.
Parla dei colombi cos fedeli al loro nido e cos puliti che non si posano mai sulle cose brutte, che
ricordano sempre la loro casa e che Dio ama perch sono fedeli e puri. Anche i figli di Dio devono
essere cos: come tortorelle che amano la casa del Signore ed in essa fanno il loro nido damore e
che per essere degni di essa sanno conservarsi puri.
Parla degli agnellini cos miti, cos pazienti, cos rassegnati, che dnno lana e latte e carne e si
lasciano immolare per il nostro bene, dandoci tanto esempio di amore e di mansuetudine. Gli
agnellini cos tanto amati da Dio che Egli chiamer Agnello il Figlio suo. Il buon Dio ama come
figli prediletti coloro che sanno conservare anima dagnello sino alla morte.
Mentre Ges parla, altri bambini entrano nel recinto e si affollano. E non bambini soltanto. Ma
anche adulti che ascoltano. Vi sono altre mamme che offrono i pi piccini e alcuni sofferenti a Ges
perch li carezzi, li prenda in grembo un momento. I pi grandicelli ci pensano da loro.
6Ges circondato da una nidiata di bambini. Ne ha davanti, ai fianchi, alle spalle, fra le gambe.
Non pu muoversi. Ma ride in mezzo a quella siepe irrequieta e anche un po rissosa.
Tutti vorrebbero il primo posto, e i padroncini di casa non intendono cederlo, cosa che d modo a
Ges desser maestro una volta ancora: Non bisogna essere egoisti neppure nel bene. Io lo so che
mi amate e ne ho gioia. Anche Io vi amo, ma vi amer di pi se ora lascerete gli altri venire a Me.
Un poco per uno. Da buoni fratelli. Siete tutti fratelli e uguali agli occhi di Dio e miei. Tutti uguali.
Anzi, coloro che sono ubbidienti e amorosi verso i loro compagni, sono i pi amati da Me e da
Dio.
Lo sciame, per mostrare che ubbidiente e amoroso, si allontana di colpo. Sono tutti buoni (!).
Ges ride.
Ma poi torna lo sciame innocente. Torna a dispetto delle mamme che non vorrebbero tanta
invadenza irrispettosa, e soprattutto dei discepoli. LIscariota il pi intransigente, Giovanni il
meno. Si seduto sullerba e ride anche lui, circondato di bambini. Ma Giuda fa gli occhiacci e
brontola. Anche Pietro si lamenta.
Ma i bambini, stretti intorno a Ges, non se ne curano. Guardano con sfida i brontoloni e solo il
rispetto di Ges li trattiene da fare qualche smorfia ai due. Si sentono protetti da Ges, che ha aperto
le braccia e attratto a S quanti pi bambini poteva: un mazzo di fiori vivi.
Vi sono dei bambini che mostrano a Ges dei giocattoli rotti. E Ges, con un pezzetto di ramo,
rimette lasse alle ruote di un carrettino e aggiusta, con una cordicella e il rinforzo di un legno, la
gamba ad un cavallino di legno che un morettino gli mostra. Vi sono pastorelli che, lasciato un
momento il gregge sulla via - ormai la sera scende - si accostano a Ges che li carezza e benedice.
Uno gli porta una agnellina ferita e Ges, che non vuole che il suo piccolo amico sia sgridato dal

padrone, stagna il sangue dellagnellina e la rende.


7Entra una mamma e si fa largo. Ha in braccio un bambino malato. molto ammalato. Sta tutto
abbandonato sul petto della madre. Ges, che ha gi toccato altri bambini malaticci che le madri gli
avevano presentato, apre le braccia e prende in grembo il quasi morticino. La madre si raccomanda
piangendo.
Ges lascolta e la guarda. Poi guarda la povera creaturina scarna ed esangue. La carezza e la bacia
ninnandola un poco perch piange. Il bambino, o bambina - non capisco che sia perch ha i
capellucci lunghi sino alle orecchie - apre gli occhi e guarda Ges con un triste sorriso. Ges gli
parla piano. Non capisco ci che gli dice perch sussurrato. Il malatino sorride ancora.
Ges lo rende alla mamma piangente e la fissa coi suoi occhi dominatori: Donna, abbi fede.
Domani mattina il tuo bambino giuocher insieme a questi. Va in pace. E traccia ancora un segno
di benedizione sulla faccina cerea.
8E qui, o Padre! E qui mi pare di accostarmi al mio Ges e di dirgli: Maestro, che c nella tua
mano che tutto si aggiusta o guarisce o muta aspetto quando la tocchi?.
Domanda molto sciocca, in verit, ma alla quale il mio Ges risponde con divina bont: Nulla,
figlia, fuorch il fluido del mio immenso amore. Guarda la mia mano, osservala. E mi porge la
destra.
La prendo con venerazione, con la punta delle dita, sulla punta delle dita. Non oso di pi mentre il
cuore mi batte forte forte. Non ho mai toccato Ges. Ne sono stata toccata, ma io non avevo mai
osato. Ora lo tocco. Sento il tepore delle sue dita. Sento la sua epidermide liscia, le unghie molto
lunghe (lunghe non in sporgenza, in forma sullultima falange). Vedo le lunghe dita sottili, la palma
fortemente concava, noto che il metacarpo molto pi corto delle dita, osservo allinizio del polso il
ricamo delle vene.
Ges mi lascia la sua mano con benignit. Ora si alzato in piedi ed io sono in ginocchio. Non lo
vedo perci in volto, ma sento che sorride perch il sorriso nella sua voce:
Lo vedi, anima che amo, che non vi nulla. I miei anni di lavoro mi hanno lasciato capacit di
aggiustare i giocattoli dei bambini, ed uso di questa mia capacit perch anche essa serve ad attirare
a Me le creature che prediligo: i bambini. La mia umanit, che si ricorda desser stata operaia, opera
in questo. La mia divinit opera in questaltro di guarire i bambini malati, cos come guarisco i
giocattoli malati e gli agnellini. Non ho nulla fuorch il mio amore ed il mio potere di Dio. E su
nessuno lo effondo con pari gioia come su questi innocenti che vi do a modello per entrare nel
Regno dei Cieli. Mi riposo in mezzo ad essi. Sono semplici e schietti. Ed Io che sono il Tradito*,
ed ho ribrezzo di chi tradisce, trovo pace
_______________________
* Ed Io che sono il Tradito In calce alla pagina autografa MV annota: qui, quella intuizione
interna mi fa capire che Ges dice sono, e pi oltre sar, perch il tradimento di Giuda
fermentava gi dagli inizi e Cristo lo sapeva.
presso questi che non sanno tradire; ed Io che sar Colui di cui tanti diffideranno, trovo gioia presso
questi che non sanno diffidare. Ed Io che sar rinnegato da chi, con riflessione di adulto, penser a
mettersi al sicuro in ore di burrasca, trovo conforto presso questi che credono in Me senza pensare
se da questo credere pu loro venire un bene o un male. Credono perch mi amano. Sii tu pure
come una bambina. Come una di queste, e avrai il Regno dei Cieli che si apre sotto la spinta
impaziente di Ges, che arde di avere presso di s quelli che pi ha amato perch lhanno pi
amato. Va in pace, ora. Ti carezzo come uno di questi piccini per farti felice. Va in pace.
9Noti che la visione venuta mentre, disgustata da una risposta sgarbata - non la prima di oggi piangevo sconfortata e desolata e piena di rimpianto e di disgusto per le constatazioni che faccio
dellaltrui animo. La visione mha calmata sin dal suo inizio e poi mha rallegrata. Ma quando poi
ho potuto avere la gioia di sentire le dita di Ges, io ho sentito il dolce dellestasi soverchiare ogni
amarezza.
Mi guardo la mano che scrive* e che conserva la sensazione di aver toccato quella di Ges, e mi
pare santa come cosa che ha toccato una reliquia. Che il mio Ges sia benedetto!

397. Commiato dai fedeli di Jutta.


5 marzo 1946.
1Ges parla in una quieta mattina al popolo di Jutta. Oh! si pu proprio dire che tutta Jutta ai suoi
piedi. Anche i pastorelli, di solito sparsi per i dossi dei monti, sono l, ai margini della folla con le
loro pecorelle. Anche quelli che di solito vanno altrove, ai campi, ai boschi, ai mercati, sono l. E l
sono i vecchi cadenti, e l, proprio intorno a Ges, i piccoli ridenti, e l le fanciulle, e l le spose
novelle, e l le prossime a dare alla luce una creatura, e l quelle che lhanno al seno. Tutta Jutta.
Lo sperone di monte che si protende verso il sud lanfiteatro che accoglie questa serena accolta di
gente. Seduti sullerba o a cavalcioni del muretto a secco, con lampio orizzonte intorno, il cielo
sconfinato sopra, il torrente in basso, che ride e scintilla al sole mattutino, la bellezza dei monti
erbosi, boschivi, che sorgono da ogni lato, essi, quei di Jutta, ascoltano il Maestro che parla, ritto in
piedi, addossato ad un noce altissimo, bianco nella veste di lino contro il tronco scuro, sorridente
nel volto, gli occhi accesi della gioia dessere amato, i capelli accesi dal
_________________
* la mano che scrive, cio la mano destra, alla morte della scrittrice rester candida e bella, a
differenza della sinistra illividita.
sole che lo carezza da oriente. In un silenzio riverente, attento, rotto solo dai canti degli uccelli e
dalla voce del torrente l in basso, le sue parole scendono lente nei cuori, e la voce perfetta empie
laria tranquilla della sua musicalit.
Sta ripetendo, mentre io scrivo, ancora una volta la necessit di ubbidire al Decalogo, perfezionato,
nella sua applicazione nei cuori, dalla sua dottrina damore per edificare negli spiriti la dimora
dove il Signore abiter fino al giorno in cui coloro che hanno vissuto fedeli alla Legge andranno ad
abitare in Lui nel Regno dei Cieli. Cos dice. E prosegue:
Perch cos . La inabitazione di Dio negli uomini e degli uomini in Dio si fa con lubbidienza alla
sua Legge, che si inizia con un comando damore e che tutta amore dal primo allultimo precetto
del Decalogo. Questa la vera casa che Dio vuole, in cui Dio abita, e il premio del Cielo, avuto per
lubbidienza alla Legge, la vera casa in cui voi abiterete con Dio, in eterno. Perch - ricordate
Isaia nel suo 56 capo* - Dio non ha dimora sulla terra, che sgabello, solo sgabello alla sua
immensit, e ha per suo trono il cielo che sempre piccolo, un nulla, a contenere lInfinito, ma lha
nel cuore degli uomini.
Solo la perfettissima bont del Padre di ogni amore pu concedere ai suoi figli di accoglierlo; ed
infinito mistero, che sempre pi si perfeziona, questo potere essere il Dio uno e trino, il purissimo
triniforme Spirito, nel cuore degli uomini. Oh! quando, quando, o Padre santo, Tu mi darai di fare,
di questi che ti amano, non pi, non pi solo un tempio allo Spirito nostro, ma, per la tua perfezione
damore e di perdono, un tabernacolo, facendo di ogni cuore fedele larca in cui sia il vero Pane del
Cielo, come lo fu nel seno della Benedetta fra tutte le donne?
2Oh! amatissimi discepoli di Jutta che mi fu preparata da un giusto, abbiate alla mente il profeta e
ci che dice, ed il Signore che parla, rivolgendosi a coloro che edificano vuoti templi di pietra, in
cui non giustizia e amore, e non sanno edificare in s il trono del loro Signore collubbidienza ai
suoi comandi. Dice il profeta: Che questa casa che voi mi edificherete, e che questo luogo del
mio riposo?. E vuoI dire: Credete di avermi perch mi erigete delle povere mura? Credete di
darmi gioia con le menzognere pratiche alle quali non fa riscontro santit di vita?. No. Dio non si
ha per delle esteriorit che celano piaghe e vuoto, come il manto doro gettato su un lebbroso o su
una statua dargilla vuota nel suo interno, senza la vita dellanima. E dice il Signore confessando,
Egli, il Padrone del mondo, la sua povert di Re con troppi pochi sudditi, di Padre di troppi figli
fuggiaschi dalla sua dimora: A chi volger lo sguardo se non al poverello, al contrito di cuore che
trema alla mia parola?. Perch trema? Per sola paura di Dio? No. Per profondo rispetto, per vero

amore. Per umilt di suddito, di figlio, che dice, che riconosce, che il Signore il Tutto ed egli
il nulla, e trema di emozione
______________________
* Isaia nel suo 56 capo: il discorso sembra invece richiamarsi al capitolo 66 fin dal suo inizio, che
corrisponde a Isaia 66, 1-2. Pi sotto MV annota, su una copia dattiloscritta, due rinvii al libro di
Isaia: il primo, alle parole Mostri il Signore la sua gloria, lo mette errato come 46 (invece di
66), 5 e seguenti; il secondo, alle parole Voi la succhierete, lo mette esatto come 66, 11-13 ecc.
sentendosi amato, perdonato, sovvenuto dal Tutto.
Oh! non cercate Dio fra i superbi! L non c. Non cercatelo fra i duri di cuore. L non c. Non
cercatelo fra gli impenitenti. L non c. Egli nei semplici, nei puri, nei misericordiosi, nei poveri
di spirito, nei miti, in quelli che piangono senza imprecare, nei cercatori di giustizia, nei
perseguitati, nei pacifici. L Dio. Ed in coloro che si pentono e vogliono perdono e chiedono
espiazione. E non fanno, tutti questi, il sacrificio di un bue o di una pecora, loblazione di questo o
quello, per essere applauditi, per superstizioso terrore di un castigo, per superbia di apparire perfetti.
Ma fanno il sacrificio del loro cuore contrito e umiliato, se peccatori; del loro cuore ubbidiente fino
alleroismo, se giusti. Ecco ci che il Signore gradisce. Ecco per quali offerte si dona coi suoi
ineffabili tesori damore e di delizie soprannaturali. Agli altri non si dona. Essi hanno gi le loro
povere delizie nelle abominazioni, ed inutile che Dio li chiami per le sue vie, posto che essi hanno
gi scelta la loro. A loro non mander che abbandono, spavento e punizione, perch non hanno
risposto al Signore, non hanno ubbidito, hanno fatto il male sotto gli occhi di Dio con scherno e con
scelta malvagia.
3Ma voi, voi, miei diletti di Jutta, voi che tremate damore nella conoscenza di Dio, voi che per Me
siete scherniti come stolti dai potenti, e persistete ad amarmi nonostante gli scherni, voi che siete
respinti, e pi, sempre pi lo sarete per causa del mio Nome e di Me, ripudiati come bastardi
dIsraele, come bastardi di Dio, mentre proprio in voi e in chi come voi innestato il tralcio della
Vite eterna, di Colui che ha radice nel Padre, e perci di Dio siete parte, di Dio, del suo succo
vivete, voi che si vorrebbe persuadere che siete in errore, ai cui occhi, semplici ma illuminati dalla
Grazia, ci si vorrebbe giustificare per non apparire sacrileghi e malfattori, voi a cui detto: Mostri
il Signore la sua gloria e lo riconosceremo con la vostra stessa gioia, voi soli avrete la gioia. Essi
saranno confusi.
Oh! Io gi sento, dopo la confusione che li schiaccer ma non li far pi buoni, Io gi sento le
vipere che non cessano di esser nocive altro che quando loro schiacciato il capo esecrando, e
mordono e uccidono anche se spezzate in due, anche se emergenti solo con la testa da una
schiacciante manifestazione di Dio, gi le sento gridare: Come pu avere partorito il Signore, di un
subito, il nuovo suo popolo, se noi, da tanto tempo portati nel suo seno, ancora non siamo nati alla
Luce? Pu una partorire senza che il suono delle doglie empia la casa? Prima del tempo ha mai
potuto partorire il Signore? Pu mai la terra partorire in un sol giorno e pu mai essere partorito
tutto insieme un popolo?.
Io rispondo, e ricordatela questa risposta per darla a coloro che vi perseguiteranno schernendovi:
Mai avrebbero potuto essere nati alla Luce coloro che sono frutto morto nel seno di Dio, frutto che
s seccato perch si staccato dalla matrice rimanendo inerte, come male nascosto nel seno
anzich come embrione che si completa. E per espellere il seme morto dal suo seno e avere figli,
onde non muoia il suo Nome sulla terra, Dio si reso fecondo di nuovi figli, segnati del suo Tau, e
nel segreto, nel silenzio, onde Satana e i satana che servono Lucifero non potessero nuocere, con
anticipo dato da ardore damore, ha partorito il suo Maschio e partorisce insieme il nuovo suo
popolo, perch tutto pu il Signore. Oh! Egli lo dice per bocca del profeta Isaia: E che forse non
potr partorire Io che faccio partorire gli altri? Io, che concedo agli altri fecondit, sar sterile?.
Rallegratevi con la Gerusalemme dei Cieli, esultate con lei, voi tutti che amate il Signore!
Rallegratevi con lei di vera gioia, voi che attendete, voi che sperate, voi che soffrite!
4Oh! tornate, tornate a Me, parole! Parole venute dal Verbo di Dio. Parole dette dal portavoce di
Dio, Isaia, suo profeta. Venite, tornate alla Fonte, o parole eterne, per esser sparse su questa aiuola
di Dio, su questo gregge, su questa prole! Oh! Venite! Questa una delle ore e delle adunanze per

le quali siete state date, o profetiche parole, o suono damore, o voci di verit! Ecco che vengono!
Ecco che tornano a Chi le ha ispirate! Ecco che Io, in nome del Padre, del mio Essere, e dello
Spirito, le dico a questi amati da Dio, gli scelti fra il gregge di Dio, che tutto dagnelli doveva
essere, e s corrotto con arieti e bestie anche pi immonde. Voi succhierete e sarete saziati alle
mammelle della Consolazione divina e trarrete abbondanti delizie dalla molteplice gloria di Dio.
Ecco! Vi dice il Signore: Io riverser su di voi come un fiume di pace e, come un torrente che
inonda, su voi sar molto pi che la gloria delle nazioni. La gloria del Cielo vi inonder. Voi la
succhierete, portati sul suo seno, e sulle sue ginocchia sarete accarezzati. S, come una madre
accarezza il bambino, come Io accarezzo questo pargolo a cui ho messo il mio nome (e realmente
Ges prede il piccolo Jesai dalle braccia della madre, che quasi ai suoi piedi fra i suoi tre figli),
cos Io consoler voi che mi amate e continuerete ad amarmi, e presto sar che voi siate consolati
per sempre nel mio Regno. Voi lo vedrete e il vostro cuore sar nella gioia, e le vostre ossa come
erba rinverdiranno, o liberi da ogni paura perch a Me fedeli, quando il Signore verr nel fuoco,
sopra un cocchio simile al turbine, a guidare nel fuoco dellamore e della giustizia, e a punire o ad
esaltare, dividendo gli agnelli dai lupi, ossia da quelli che credevano santificarsi e farsi puri e invece
idolatri si facevano.
Il Signore, che ora parte, verr, e beati quelli che trover perseveranti sino alla fine. Questo il mio
addio e con esso la mia benedizione. Inginocchiatevi, che Io vi fortifichi con essa. Il Signore vi
benedica e vi custodisca. Il Signore vi mostri la sua faccia e abbia di voi misericordia. Il Signore vi
dia la sua pace. Andate! Lasciate che lo mi accomiati dai buoni fra i buoni di Jutta.
5La gente se ne va a malincuore. Ma quando un fanciullo per primo dice: Signore, lascia che io ti
baci la mano, e Ges consente, tutti vogliono dare un bacio sulle carni sante dellAgnello di Dio, e
anche chi gi avviato verso il paese torna indietro, e baci di fanciulli sul volto, e baci di vecchi
sulle mani, e baci di donne sui piedi nudi fra lerba, cadono, con lacrime e parole di addio e di
benedizione. Ges paziente li accoglie e ha per tutti un particolare saluto.
Finalmente tutti sono accontentati Resta la famiglia ospitale... E si stringe a Ges. E Sara dice:
Non tornerai proprio pi?.
No, donna. Mai pi. Ma non saremo divisi. Il mio amore sar sempre con te, con voi, e il vostro
con Me. Non mi dimenticherete, lo so. Ma vi dico: anche nelle ore pi tremende, che verranno, non
accogliete la Menzogna neppure come ospite di passaggio o come invasore improvviso Dmmi il
fanciullino, Sara.
La donna gli d Jesai e Ges si siede sullerba col piccolo in grembo e parla col viso curvo sui
capellucci del piccolo: Ricordatevi sempre che Io sono lAgnello che Isacco vi ha fatto amare
anche prima che mi conosceste. E che un agnello sempre innocente, come questo fanciullino,
anche se viene coperto di pelle di lupo per farlo passare per malfattore. Ricordate che Io sono ancor
pi innocente di questo pargolo che, lui beato! per la sua innocenza e puerizia non potr
comprendere la calunnia degli uomini sul suo Signore e perci non ne sar turbato e continuer
ad amarmi cos, come ora Abbiate il suo cuore, abbiatelo per lAgnello, per lAmico, per
lInnocente, per il Salvatore, che vi ama e benedice in maniera tutta speciale. Addio, Maria! Vieni a
darmi un bacio Addio, Emanuele! Vieni tu pure Addio, Jesai, agnellino dellAgnello... Siate
buoni Amatemi....
Tu piangi, Signore!? chiede stupita la bimba, vedendo brillare una lacrima fra i capellucci di
Jesai.
Piange? chiede il marito di Sara.
Tu piangi, o Maestro! Perch? chiede la donna.
Non vi dolete del mio pianto. amore e benedizione. Addio, Sara. Addio, uomo. Venite, come gli
altri, a baciare il vostro Amico che parte; e, ricevuto sulle mani il bacio dei due sposi, rimette il
piccolo nelle braccia della madre, benedice ancora, e poi svelto inizia la discesa per la stessa
stradetta usata per venire.
Le voci di addio dei rimasti lo seguono: profonda quella delluomo, commossa quella della donna,
trillanti quelle dei fanciulli, fino al basso del colle. Poi solo il torrente, risalito verso nord, quello
che saluta ancora il Maestro che lascia per sempre la terra di Jutta.

398. Discorso di commiato a Ebron e le illusioni di Giuda Iscariota.


7 marzo 1946.
1Ed ecco Ebron fra i suoi monti selvosi e prativi. Lentrata di Ges in essa salutata con gridi di
osanna dai primi che lo vedono e che, in parte, corrono via a darne lannuncio per tutto il paese.
Accorre il sinagogo, accorrono i miracolati dellanno avanti, accorrono i notabili. Ognuno vuole
ospite il Signore.
Ma Ges, ringraziando tutti, dice: No, non sosto che il tempo di parlarvi Andiamo perci alla
povera, santa casa del Battista. Che Io saluti anche quella... terra di miracolo. Voi non sapete.
Oh! sappiamo, Maestro. I guariti col sono fra noi! dicono in molti.
Molto prima di or un anno fu terra di miracolo. Lo fu trentatr anni fa per la prima volta,
quando la grazia del Signore rinverd le seccate viscere per farle albero al dolce pomo del
Precursore mio. Lo fu trentadue anni sono, quando, per opera misteriosa, Io lo presantificai, essendo
Io e lui due frutti che maturavano in profondo seno. E poi quando al padre di Giovanni Io sciolsi la
favella legata. Ma, alle segrete operazioni dellIncarnato non ancor nato, or sono due anni si allaccia
un grande miracolo che voi tutti ignorate. Ricordate la donna che abitava l dentro?.
Chi? Aglae? chiedono in molti.
Essa. Io lho rinverdita, non nelle viscere ma nellanima essiccata dal paganesimo e dal peccato, e
lho fatta feconda di giustizia, liberandola da ci che la teneva, aiutato dalla sua buona volont. E ve
la propongo a modello. Non vi scandalizzate. In verit vi dico che ella da citarsi ad esempio e da
imitarsi, perch pochi in Israele hanno fatto tanta via quanto la pagana e peccatrice per raggiungere
le fonti di Dio.
Noi la credevamo fuggita con altri amanti Cera chi diceva che era mutata, che era buona Ma
dicevamo: un capriccio!. Cera anche chi diceva che era venuta da Te per peccare spiega
il sinagogo.
venuta infatti da Me. Ma per essere redenta.
Abbiamo peccato di giudizio....
Per questo Io dico: Non giudicate.
E dove ora?.
Solo Dio lo sa. In aspra penitenza certo. Pregate per sostenerla... Ti saluto, o casa santa dal mio
Parente e Precursore! La pace a te! Per quanto ora tu sia sola e desolata, sempre la pace a te, o santa
dimora di pace e di fede!.
Ges pone piede, benedicendo, nel giardino divenuto selvaggio, e si inoltra fra le erbe invadenti e
costeggiando quelle che una volta erano pergole od ordinate spalliere di lauri e bossi, e che ora sono
una scapigliata famiglia di piante fasciate di edere, di vitalbe, di convolvoli che le opprimono; va in
fondo, ai resti di ci che era il sepolcro, e sosta l. 2La gente si pigia, ordinata e silenziosa, in
cerchio intorno a Lui.
Figli di Dio, popolo di Ebron, ascolta!
Perch voi non siate turbati e tratti in inganno di giudizio sul vostro Salvatore, come lo foste per la
peccatrice, Io vengo a confermarvi e fortificarvi nella fede. Vengo a darvi il viatico della mia
parola, perch essa resti luminosa in voi nellora delle tenebre e non vi faccia Satana smarrire la via
del Cielo.
Presto verranno ore in cui i vostri cuori gemeranno le parole del salmo* di Asaf cantore profetico, e
direte: Perch, o Dio, ci hai rigettati per sempre? Perch il tuo furore divampa contro le pecorelle
da Te pascolate?; e veramente potrete allora alzare, come un diritto di protezione, la redenzione
ormai compiuta e gridare:
______________________
*Il salmo nella volgata il 73 (numero che MV aggiunge posteriormente sul manoscritto) e
corrisponde allattuale Salmo 74.

Questo tuo popolo e Tu lo redimesti! per invocare protezioni contro i nemici, che ogni male
avranno fatto nel vero Santuario dove Dio come in Cielo, nel Cristo del Signore, e, abbattuto il
Santo per prima cosa, cercheranno poi di abbattere le mura di esso, i suoi fedeli. Veri profanatori e
persecutori di Dio, pi di Nabucodonosor e di Antioco, pi dei futuri, essi alzano gi le mani ad
abbattermi nella loro superbia senza limiti, che non vuole esser convertita, che non vuole aver fede,
carit, giustizia e che, come lievito in un mucchio di farina, gonfia e trabocca dal Santuario,
divenuto cittadella dei nemici di Dio.
Figli, ascoltate! Quando sarete perseguitati per avermi amato, fortificate il cuore pensando che
prima di voi Io fui il Perseguitato. Ricordate che essi hanno gi nella strozza lululo delle loro grida
di trionfo e preparano le bandiere perch sventolino in unora di vittoria, e su ogni bandiera sar una
menzogna contro di Me, che sembrer il Vinto, il Malfattore, il Maledetto.
3Scuotete il capo? Non credete? Il vostro amore vi ostacolo al credere Grande cosa lamore!
Grande forza e grande pericolo! S, pericolo. Lurto della realt nellora delle tenebre sar
violento in maniera sovrumana nei cuori che lamore, non ancora ordinato in perfezione, fa ciechi.
Non potete credere che Io, il Re, il Potente, possa essere dato in bala dei nulla. Non lo potrete
credere soprattutto allora, e sorger il dubbio: Era proprio Lui? E se lo era, come pot essere
vinto?.
Rafforzate il cuore per quellora! Sappiate che se in un momento i nemici del Santo hanno
spezzato le porte, atterrando ogni cosa, e dato fuoco dodio al Santo di Dio, se hanno abbattuto e
atterrato il Tabernacolo del Nome Ss., dicendo in cuor loro: Facciamo cessare sulla terra tutte le
feste di Dio, perch festa avere Dio fra voi, dicendo: Non si vedano pi le sue insegne, non ci
sia pi alcun profeta che ci conosca per quello che siamo, presto, pi presto ancora, Colui che ha
dato saldezza al mare e stritolato nelle acque le immonde teste dei coccodrilli sacri e dei loro
adoratori, Colui che ha fatto scaturire fonti e torrenti e seccare fiumi perenni, Colui di cui il giorno
e la notte, lestate e la primavera, la vita e la morte, tutto, far risorgere, come detto, il suo Cristo,
e Re sar. Re in eterno. E coloro che saranno stati fermi nella fede con Lui regneranno in Cielo.
Questo ricordate. E quando mi vedrete innalzato e vilipeso, non vacillate. E quando sarete innalzati
e vilipesi, non vacillate.
4Oh! Padre! Padre mio! Io, a nome di questi che ti sono e mi sono cari, ti prego. Esaudisci il tuo
Verbo, ascolta il Propiziatore! Non abbandonare alle bestie le anime di quelli che ti lodano
amandomi, non dimenticare per sempre le anime dei tuoi piccoli. Abbi riguardo, o Dio buono, al
tuo patto, perch i luoghi oscuri della terra sono covi di iniquit dai quali esce il terrore per
sgomentare i tuoi piccoli. Padre! Oh! Padre mio! Lumile che spera in Te non torni via confuso! Il
povero e il bisognoso dian lode al tuo Nome per laiuto che Tu darai loro! Sorgi, o Dio! Per
quellora, per quelle ore, ti prego! Sorgi, o Dio! Per il sacrificio di Giovanni e la santit dei tuoi
patriarchi e profeti! Per il sacrificio mio, o Padre, difendi questo tuo e mio gregge! Dgli luce nelle
tenebre, fede e fortezza contro i seduttori! Dgli Te, o Padre! Dgli Noi, ora, domani e sempre, fino
allentrata nel tuo Regno! Noi nel loro cuore fino allora in cui dove Noi siamo essi siano nei secoli
dei secoli. E cos sia.
E Ges, posto che non ci sono miracoli da compiere, passa fra le file della folla quasi estatica e
benedice, uno per uno, i suoi ascoltatori. E riprende ad andare, sotto il sole gi alto che gli alberi
fronzuti e laria montanina rendono sopportabile.
5Dietro, in gruppo, parlano gli apostoli. Parlano fitto fitto.
Che discorsi! Fanno fremere! dice Bartolomeo.
Ma come sono tristi! Fanno piangere! sospira Andrea.
Eh! il suo commiato. Ho ragione io. Egli va proprio verso il trono esclama Giuda Iscariota.
Trono? Uhm! Mi pare che parlino di persecuzioni invece che di onori! osserva Pietro.
Macch! Il tempo delle persecuzioni finito! Ah! io sono felice! grida lIscariota.
Buon per te! Io vorrei essere ancora ai giorni in cui eravamo ignoti, due anni fa o allAcqua
Speciosa Io tremo dei giorni futuri dice Giovanni.
Perch sei un cuor di cerbiatto Ma io! Io vedo gi nel futuro Cortei! Cantori! Popolo
prostrato! Onori di altre nazioni! Oh! lora! Veramente i cammelli di Madian e le turbe di

ogni dove verranno e non saranno i tre poveri Magi ma una moltitudine... Israele grande come
Roma. Pi di Roma Superate le glorie dei Maccabei, di Salomone tutte le glorie Egli, il Re
dei re e noi i suoi amici Oh! Dio altissimo! Chi mi dar forza per quellora? Se ci fosse mio
padre ancora!. Giuda esaltato. Splende evocando il futuro che sogna di vivere
6Ges molto avanti. Ma si ferma, il futuro re secondo Giuda, e, assetato, fa giumella delle mani
per attingere acqua a un ruscelletto e bere come luccello del bosco o lagnello pascolante, e poi
si volge e dice: Qui vi sono dei frutti selvatici. Cogliamone per la nostra fame.
Hai fame, Maestro? chiede lo Zelote.
S confessa umilmente Ges.
Sfido io! Ieri sera hai dato tutto a quel miserello! esclama Pietro.
Ma perch non hai poi voluto sostare a Ebron? chiede Filippo.
Perch Dio mi chiama altrove. Voi non sapete.
Gli apostoli si stringono nelle spalle e si danno a cogliere frutticini ancora acerbi da piante
selvatiche sparse sui dossi montani. Sembrano meline selvatiche. E il Re dei re se ne nutre insieme
ai compagni, che fanno boccacce per lasprezza del frutto selvatico e acerbo. Ges, assorto, mangia
e sorride.
Mi fai quasi rabbia! esclama Pietro.
Perch ?.
Perch potevi stare bene e fare felici quelli di Ebron, e invece ti sciupi ventre e denti su questo
veleno amaro e acido pi dellerba vetriola!.
Oh! Ho voi che mi amate! Quando sar innalzato e avr sete e fame, penser con desiderio a
questora, a questo cibo, a voi che ora siete con Me e che allora.
Ma allora non avrai n sete, n fame! Un re ha di tutto! E noi ti saremo pi ancora vicini! esclama
lIscariota.
Tu lo dici.
E Tu pensi che ci non sar, Maestro? chiede Bartolomeo.
No, Bartolmai. Quando ti ho visto sotto al fico, i suoi frutti erano tanto acerbi che chi li avesse
colti ne avrebbe avuto arse lingua e fauci Ma pi dolci di favo di miele sono gli acerbi frutti del
fico o di questi alberi rispetto a ci che sar per Me la mia assunzione Andiamo. E si rimette
in marcia per primo, avanti a tutti, meditabondo, mentre dietro i dodici bisbigliano, bisbigliano.

399. Discorso di commiato a Betsur e amore materno di Elisa.


9 marzo 1946.
1 appena fatto giorno quando gli infaticabili camminatori giungono alle viste di Betsur. Stanchi,
sgualciti nelle vesti per un riposo certo molto scomodo nei boschi, guardano con gioia la cittadina
ormai prossima, dove sono certi di trovare ospitalit.
I contadini che si recano ai loro lavori sono i primi ad incontrare Ges, e pensano sia bene lasciare
in asso i lavori per tornare in citt ad ascoltare il Maestro. E cos fanno dei pastori dopo avere
chiesto se si trattiene o se non lo fa.
Lascer Betsur a sera risponde Ges.
E parlerai, Maestro?.
Certamente .
Quando?.
Subito.
Noi abbiamo i greggi Non potresti parlare qui, nelle campagne? Le pecore brucherebbero lerba
e noi non perderemmo la tua parola.
Seguitemi. Lo far sui pascoli a settentrione. Devo prima vedere Elisa.
I pastori col loro bastone fanno volgere le pecore, e dietro agli uomini si mettono loro e le loro

pecore belanti. Traversano il paese.


2Ma la notizia gi arrivata alla casa di Elisa. Ed sulla piazza, che sta davanti alla casa, che Elisa
con Anastasica rendono il loro omaggio di discepole al Maestro che le benedice.
Entra nella mia casa, Signore. Tu lhai liberata dal dolore, ed essa ti vuole essere conforto in ogni
suo abitante e suppellettile dice Elisa.
S, Elisa. Ma vedi quanto popolo ci segue? Ora parler a tutti e poi, dopo lora di terza, verr e
soster nella tua casa per ripartire a sera. E parleremo fra noi promette per consolare Elisa, che
sperava un pi lungo soggiorno e che fa un viso deluso sentendo le intenzioni di Ges.
Ma Elisa buona discepola e non fa obbiezioni. Chiede solo licenza di dare ordine ai servi prima di
andare con gli altri dove Ges si dirige. E lo fa sollecita, ben diversa dalla inerte donna dello scorso
anno
Ges gi fermo in un vasto prato su cui scherza il sole filtrando dalle fronde leggere di alberi
dalto fusto, che, se non erro, sono frassini, e sta guarendo un bambino e un vecchio, malato il
primo di qualche malattia interna, laltro agli occhi. Non ci sono altri malati e Ges benedice i
piccoli che le madri gli offrono, attendendo paziente che Elisa lo raggiunga insieme ad Anastasica.
Eccole, infine.
3Ges inizia subito a parlare.
Popolo di Betsur, ascolta. Lo scorso anno vi ho detto cosa occorre fare per guadagnare il Regno di
Dio. Ora ve lo confermo perch non abbiate a perdere ci che avete guadagnato. lultima volta
che il Maestro vi parla cosi, ad unassemblea nella quale non manca alcuno. Dopo potr incontrarvi
ancora, per caso, ad uno ad uno, o a piccoli gruppi, sulle vie della nostra patria terrena. Dopo, pi
tardi ancora, potr vedervi nel mio Regno. Ma non sar mai pi come ora.
In futuro tante cose vi verranno dette di Me, contro di Me, di voi e contro di voi. Vi vorranno
terrorizzare. Io con Isaia vi dico*: non temete, perch Io vi ho redento e vi ho chiamato a nome.
Solo coloro che vorranno abbandonarmi avranno ragione di temere. Non coloro che, essendo fedeli,
sono miei. Non temete! Siete miei ed Io sono vostro. N le acque dei fiumi, n le fiamme dei roghi,
n le pietre, n le spade, potranno separarvi da Me se in Me perseverate, anzi sempre pi le fiamme,
le acque, le spade e le pietre, a Me vi uniranno, e altri Me sarete e il mio premio avrete. Io sar con
voi nelle ore dei tormenti, con voi nelle prove, con voi fino alla morte; e dopo, nulla pi ci potr
separare.
Oh! popolo mio! Popolo che lo ho chiamato e radunato, e chiamer e raduner pi ancora quando
sar innalzato, traendoti tutto a Me, o popolo scelto, popolo santo, non temere, perch lo sono e sar
teco e tu mi annuncerai, popolo mio, e perci voi che lo componete sarete detti i miei ministri e a
voi dar, do fin da ora lordine di dire al settentrione, alloriente, alloccidente e al mezzogiorno, di
rendere i figli e le figlie del Dio Creatore, anche quelli degli estremi confini del mondo, perch tutti
mi conoscano per loro Re e mi invochino secondo il mio vero Nome, ed abbiano quella gloria per
cui sono stati creati e siano la gloria di chi li ha fatti e formati.
Isaia lo dice che le trib e le nazioni per credere invocheranno dei testimoni della mia gloria. E dove
trover dei testimoni se il Tempio e la Reggia, se le caste potenti mi odiano e mentono per non
voler dire che Io sono chi sono? Dove li trover? Eccoli, o Dio, i miei testimoni! Questi che ho
istruiti nella Legge, questi che ho guariti nel corpo e nello spirito, questi che erano ciechi e ora
vedono, sordi e ora odono, muti e ora sanno dire il tuo Nome, questi che erano oppressi e sono
liberati, tutti, tutti questi ai quali il tuo Verbo stato Luce, Verit, Via, Vita. Voi
___________________
* con Isaia vi dico: il discorso che segue sembra basarsi su Isaia 43.
siete i miei testimoni, i servi da Me eletti affinch conosciate e crediate e comprendiate che sono
proprio Io.
4Sono Io il Signore, il Salvatore. Credetelo per vostro bene. Allinfuori di Me non vi altro
salvatore. Sappiate credere questo contro ogni umana o satanica insinuazione. Dimenticate ogni
altra cosa che vi sia stata detta da bocca che non la mia e che sia disforme alla mia parola.
Respingete ogni altra cosa che vi possa essere detta nel futuro. Dite, a chiunque vorr farvi abiurare

il Cristo, dite: Le sue opere parlano al nostro spirito, e siate perseveranti nella fede.
Molto ho fatto per darvi una fede intrepida. Ho curato i vostri malati e sollevato i vostri dolori,
come un Maestro buono vi ho istruiti, e come un Amico ascoltati, ho spezzato con voi il pane e
spartita la bevanda. Ma queste sono ancora opere di santo e profeta. Altre ne far, e tali da levare
ogni dubbio che le tenebre possano suscitare come il turbine suscita nuvole di tempesta nel sereno
di un cielo estivo. Lasciate passare il nembo stando fermi nella carit per il vostro Ges, per questo
Ges che ha lasciato il Padre per venire a salvarvi e che lascer la vita per darvi la salute.
Voi, voi che ho amato ed amo ben pi di Me stesso, perch non c amore pi grande di quello di
immolarsi per il bene di coloro che si ama, non vogliate essere inferiori a coloro che nella profezia
dIsaia sono detti bestie selvatiche, dragoni e struzzi, ossia gentili, idolatri, pagani, immondi, i quali,
quando da Me stesso avr testimoniato la potenza del mio amore e della mia Natura, vincendo da
solo anche la Morte - che cosa che si pu constatare e che nessuno, che non sia menzogna, potr
negare - diranno: Egli era il Figlio di Dio!, e vincendo ostacoli, in apparenza insormontabili, di
secoli e secoli di paganesimo immondo, di tenebre, di vizio, verranno alla Luce, alla Fonte, alla
Vita. Non siate, non siate come troppo Israele che non moffre olocausto, che non mi onora con le
vittime, ma anzi mi d pena con le sue iniquit e mi fa vittima del suo animo duro, e al mio amore
che perdona risponde con lodio sotterraneo che mi scalza il terreno per farmi cadere, onde poter
dire: Vedete? caduto perch Dio lha fulminato.
Cittadini di Betsur, siate forti. Amate la mia Parola perch vera e il mio Segno perch santo. Il
Signore sia sempre con voi, e voi siate con i servi del Signore, tutti uniti, perch ognun di voi sia l
dove Io vado e sia fatta uneterna dimora in Cielo per tutti quelli che, superata la tribolazione e
vinta la battaglia, muoiono nel Signore e nel Signore risorgono, in eterno!.
5Signore, ma che hai voluto dire? Gridi di trionfo e gridi di dolore sono stati nel tuo parlare!
dicono alcuni cittadini.
S. Sei simile a colui che si sa attorniato da nemici dicono altri.
E quasi ci dici che noi pure lo saremo, e altri.
Che c nel tuo domani, o Signore?, e altri ancora.
La gloria! grida Giuda di Keriot.
La morte! sospira Elisa piangendo.
La Redenzione. Il compimento della mia missione. Non temete. Non piangete. Amatemi. Io sono
felice di essere il Redentore. Vieni, Elisa. Andiamo alla tua casa, e si avvia per il primo
fendendo la gente che turbata da opposte emozioni.
Ma perch, Signore, sempre questi discorsi?! brontola, interrogando e rimproverando, Giuda. E
aggiunge: Non sono da re.
Ges non gli risponde. Risponde invece a suo cugino Giacomo, che gli chiede con locchio lucido
di pianto: Perch, o fratello, citi sempre brani del Libro nei tuoi commiati?.
Onde chi mi accusa non dica che Io farnetico e bestemmio, e onde chi non si vuole arrendere alla
realt delle cose capisca che da sempre la Rivelazione mi ha mostrato Re di un regno non umano,
che si disegna, si costruisce e cementa collimmolazione della Vittima, dellunica Vittima che pu
ricreare il Regno dei Cieli, distrutto da Satana e dai progenitori. Superbia, odio, menzogna, lussuria,
disubbidienza, hanno distrutto. Umilt, ubbidienza, amore, purezza, sacrificio, ricostruiranno Non
piangere, donna. Coloro che ami e che attendono, sospirano lora della mia immolazione....
6Entrano in casa e, mentre ancora gli apostoli si occupano di ristorarsi membra e stomaco, Ges va
nel giardino, ordinato, fiorito, e, solo con Elisa, lascolta parlare.
Maestro, io sola so che Giovanna ti vuole parlare, in segreto. Mi ha mandato Gionata. Ha detto:
Per cose molto gravi. Neppure la figlia che Tu mi hai dato - e che Tu ne sia benedetto - lo sa.
Giovanna ha mandato servi in ogni direzione a cercarti. Ma non ti hanno trovato.
Ero molto lontano, e sarei andato ancor pi lontano se non mi avesse spronato lo spirito a
tornare Elisa, tu verrai con Me e con lo Zelote da Giovanna. Gli altri rimarranno qui per due
giorni in riposo e poi verranno a Btr. Tu ritornerai con Gionata.
S, mio Signore. Elisa lo guarda, materna, lo scruta Non sa trattenere una parola: Tu
soffri?.

Ges crolla il capo senza un vero cenno di diniego ma con chiaro sconforto.
Sono una madre Tu sei il mio Dio... ma Oh! mio Signore! Che pensi che voglia Giovanna?
Parlavi di morte ed io lho capito, perch nel Tempio le vergini molto leggevano le Scritture dove
parlano di Te Salvatore, e mi ricordo quelle parole. Parlavi di morte e il tuo viso splendeva di gioia
celeste Ora non splende il tuo volto Maria mi fu come una figlia... e Tu sei il Figlio di Lei...
Perci, se non peccato dirlo, ti vedo un poco come figlio mio... Tua Madre lontana Ma una
madre al tuo fianco. Benedetto di Dio, non posso sollevare la tua pena?.
Gi la sollevi perch mi ami. Che penso su quanto Giovanna ha da dirmi? La mia vita come
questo roseto. Le rose siete voi, discepole buone. Ma, levate le rose, che restano? Spine.
Ma noi ti resteremo fino alla morte.
vero. Fino alla morte! Ed il Padre vi benedir per il conforto che mi darete. Entriamo in casa.
Riposiamo. Al tramonto partiremo per Btr.

400 .A Btr da Giovanna di Cusa, che parla del danno provocato


dallIscariota presso Claudia.
12 marzo 1946.
1Ges, seguito dallo Zelote che conduce per la briglia lasinello cavalcato da Elisa, batte alla porta
del guardiano di Btr. Non hanno fatto la strada dellaltra volta e sono giunti ai possedimenti di
Giovanna dal paesello sparso per le chine occidentali del monte su cui sorge il castello.
Il guardiano, che riconosce il Signore, si affretta a spalancare il cancello che a fianco della sua
casetta e che immette nel giardino che precede labitazione, e che costituisce il principio di quel
luogo di sogno che sono i giardini a roseto di Giovanna. Un intenso odore di rose fresche e di
essenza di rose stagna nellaria calda del crepuscolo, e quando il primo vento della sera, venendo da
oriente, passa, facendo ondulare i roseti in fiore, pi acuto si fa il profumo, pi fresco, pi vero,
perch veniente dai poggi messi a roseto e vincente il pesante profumo dellessenza, che esce da
una bassa e larga tettoia posta contro il muraglione occidentale del possesso.
Il guardiano spiega: La mia padrona l. Ogni sera va l, dove a questora si raccolgono i coglitori
e gli essenzieri, e parla loro, li interroga, li medica, li conforta. Oh! buona la nostra padrona. Lo
sempre stata. Ma da quando poi tua discepola! Ora la chiamo Sono tempi di molto lavoro
questi, e i coglitori abituali non bastano, bench siano da Pasqua aumentati coi nuovi servi e serve
che ella ha preso. Attendimi, o Signore.
No, vado Io da lei. Dio ti benedica e ti dia pace dice Ges alzando la mano a benedire il vecchio
guardiano che, fino allora, ha ascoltato parlare pazientemente. E, lasciatolo, se ne va verso la bassa
e larga tettoia.
2Ma il rumore dei passi sulla terra dura del sentiero fa sporgere il capo a Mattia, curiosetto
alquanto, e con uno strillo il bambino si precipita fuori, a braccia gi aperte e alte, in invito e
desiderio di abbraccio. C Ges! C Ges! grida correndo. E quando egli gi fra le braccia del
Signore che lo bacia, si affaccia Giovanna in mezzo ai suoi servi.
Il Signore! grida a sua volta, e cade in ginocchio per venerarlo subito, dal luogo dove si trova. Si
prostra e poi si alza, con un volto che lemozione tinge di un porporino simile a petalo di rosa
accesa. E poi viene verso Ges. E si prostra ancora a baciarne i piedi.
La pace a te, Giovanna. Mi volevi? Sono venuto.
Ti volevo S, Signore. Giovanna torna pallida e seria.
Ges lo nota. Alzati, Giovanna. Cusa sta bene?.
S, mio Signore.
E la piccola Maria, che non vedo qui?.
Anche, Signore andata con Ester a portare medicamenti ad un servo malato.

Per questo servo mi hai chiamato?.


No, Signore Per Te. Giovanna, ben visibile, non vuole parlare alla presenza di tutti, che si
sono affollati intorno.
Ges lo comprende e dice: Va bene. Andiamo a vedere i tuoi roseti.
Sarai stanco, Signore. Dovrai mangiare Avrai sete.
No. Abbiamo sostato nelle ore calde in una casa di discepoli dei pastori. Non sono stanco.
Allora andiamo... Gionata, preparerai tutto per il Signore e per chi con Lui Scendi, Mattia
ordina allintendente, che le sta presso rispettoso, e al piccolo, che si fatto un nido fra le braccia di
Ges e, carezzoso, tiene la testolina bruna nellincavo del collo di Ges, come un tortorino sotto
lala paterna. Il bambino ha un sospirone di pena, per si appresta a ubbidire.
Ma Ges dice: No. Verr con noi e non dar noia. Sar il piccolo angelo davanti al quale non pu
esser fatto atto o parola scandalosa, e che impedir che il pi lieve sospetto sorga nei cuori.
Andiamo.
Maestro, io ed Elisa entriamo in casa, o ci vuoi vicini? chiede lo Zelote.
Andate pure.
3Giovanna conduce Ges per il largo viale che divide il giardino, dirigendosi ai roseti che scendono
e risalgono le chine opposte che costituiscono i possessi fioriti della discepola. E prosegue,
Giovanna. Quasi voglia proprio isolarsi l dove soltanto sono roseti e piante, e uccellini fra i rami,
nelle ultime risse per trovare un posto per il sonno, o nelle ultime cure ai nidiaci. Le rose, questa
sera ancora in boccio socchiuso, e che domani, sbocciate, cadranno sotto le cesoie, olezzano
fortemente prima di riposare sotto le rugiade. Si fermano in una valletta fra due rughe di terreno, su
cui a festoni ridono da una parte rose carnicine, dallaltra rose rosse come macchie di sangue che
stia rapprendendo. Vi l un masso a far da sedile, o da appoggio ai cesti dei coglitori. Rose e petali
sgualciti sono fra lerba e sul masso, testimonianza del lavoro del giorno.
Giovanna, con la mano inanellata, spazza via quegli scarti dal sedile e dice: Siedi, Maestro. Ti
devo parlare a lungo.
Ges si siede e Mattia si pone a correre qua e l sullerbetta, finch trova un grande interesse
nellinseguire un grosso rospo venuto a prendere il fresco della sera, e si allontana con gridi e salti
di gioia, andando, venendo, dietro al povero rospo, finch lo distrae la tana di un grillo dentro la
quale si pone a frugare con uno steccolino.
Giovanna, Io sono qui per ascoltarti Non parli? chiede Ges dopo qualche tempo di silenzio, e
lascia di osservare il bambino per guardare la discepola che gli sta ritta davanti seria e silenziosa.
S, Maestro. Ma molto difficile e credo sia penoso ad udirsi.
Parla con semplicit e fiducia.
4Giovanna si lascia scivolare sullerba e, semiseduta sui calcagni, in basso rispetto a Ges che
seduto pi in alto, sul suo sedile, austero e rigido nella posa, distante come uomo pi che se fosse
separato da metri e metri e da ostacoli e ostacoli, vicino come Dio e Amico per la bont dello
sguardo e del sorriso. E lo guarda, lo guarda Giovanna, nel crepuscolo dolce della sera di maggio.
Infine parla: Mio Signore prima di parlare io ho bisogno di interrogarti di conoscere il tuo
pensiero di comprendere se io mi sono sempre sbagliata nel comprendere le tue parole Sono
donna, una stolta donna forse ho sognato e solo ora io so realmente le cose le cose come le
hai dette, come le hai preparate, come le vuoi per il tuo Regno... Forse ha ragione Cusa e io
torto.
Cusa ti ha rimproverata?.
S e no, Signore. Soltanto mi ha detto, con possanza di marito, che se come i fatti ultimi lo fanno
pensare, io devo lasciarti perch egli, dignitario di Erode, non pu permettere che sua moglie cospiri
contro Erode.
E quando mai fosti cospiratrice? Chi pensa di danneggiare Erode? Il suo povero trono, cos sozzo,
inferiore a questo sedile fra i roseti. Qui mi siedo, l non mi sederei. Si rassicuri Cusa! Non il
trono di Erode, ma neppur quello di Cesare mi suscitano voglia. Non sono questi i miei troni, n
questi i miei regni.
Oh! S, Signore?! Te benedetto! Quanta pace mi di! Sono giorni che soffro per questo! Maestro

mio, santo e divino, il mio caro Maestro, il mio Maestro di sempre quale ti ho capito, visto, amato,
quale ti ho creduto, cos alto, cos alto sopra la terra, cos cos divino, o mio Signore e Re
celeste!, e Giovanna, presa la mano di Ges, ne bacia rispettosamente il dorso stando a ginocchi,
come in adorazione.
Ma che, dunque, avvenuto? Cosa, che Io ignoro, capace di turbarti cos, di offuscare in te la
limpidit della mia figura morale e spirituale? Parla!.
Che? Maestro, i fumi dellerrore, della superbia, della avidit, della cocciutaggine si sono elevati
come da fetidi crateri e ti hanno offuscato nel concetto di alcuni, di alcune e tentavano fare lo
stesso in me. Ma io sono la tua Giovanna, la tua grazia, o Dio. E non mi sarei perduta. Almeno lo
spero, conoscendo quanto buono Iddio. Ma chi non che un embrione di anima che lotta per
formarsi pu ben morire per un disinganno. Ma chi non che uno che da mare fangoso, turbato da
correnti violente, tenta raggiungere il lido, il porto, purificarsi, conoscere altri luoghi di pace, di
giustizia, pu ben essere sopraffatto da stanchezza, se perde la fiducia in questo lido, in questi
luoghi, e lasciarsi riprendere dalle correnti, dal fango. Ed io di questa rovina di anime, per le quali
impetro la tua luce, mi dolevo, mi torturavo. Le anime che formiamo alla Luce eterna ci sono ancor
pi care dei corpi che diamo alla luce terrena. Ora lo comprendo cosa essere madri di una carne e
madri di unanima. Si piange per la creaturina nostra che muore. Ma solo nostro dolore. Per uno
spirito che abbiamo cercato di crescere nella tua luce e che muore, si soffre non per noi sole. Ma
con Te, con Dio perch nel nostro dolore per la morte spirituale di unanima anche il tuo dolore,
infinito dolore di Dio Non so se mi spiego bene.
Oh! molto bene. 5Ma racconta con ordine, se vuoi che Io ti consoli.
S, Maestro. Tu hai mandato Simone Zelote e Giuda di Keriot a Betania, non vero? Per quella
fanciulla ebrea che le romane ti hanno dato e che Tu hai mandata a Niche.
S. Ebbene?.
Ed essa volle salutare le buone padrone, e Simone e Giuda laccompagnarono allAntonia. Lo
sai?.
Lo so. Ebbene?.
Maestro ti devo dare un dolore Maestro, Tu proprio non sei che un Re dello spirito? Non
pensi a regni terreni?.
Ma no, Giovanna! Come lo puoi ancora pensare?.
Maestro, per riavere la gioia di vederti divino, solo divino. Ma a Te, proprio perch sei tale, devo
dare un dolore Maestro, luomo di Keriot non ti capisce, e non capisce chi ti rispetta come
sapiente, come grande filosofo, come Virt sulla terra, ma solo per questo ti ammira e ti si professa
protettrice. strano che delle pagane comprendano ci che un tuo apostolo non comprende, dopo
essere con Te da tanto.
Lo acceca lumanit, lamore umano.
Tu lo scusi Ma ti nuoce, Maestro. Mentre Simone parlava con Plautina, Lidia e Valeria, Giuda
ha parlato con Claudia, in tuo nome, come tuo ambasciatore. Le voleva strappare promesse per una
restaurazione del regno dIsraele. Claudia lo ha molto interrogato Egli molto ha parlato. Certo
pensa di essere alle soglie del suo folle sogno, l dove il sogno si muta in realt. Maestro, Claudia si
sdegnata di questo. figlia di Roma Ha limpero nel sangue Vuoi mai che ella, proprio lei,
figlia dei Claudi, vada contro Roma? Ne ha avuto un urto cos profondo che ha dubitato di Te e
della santit della tua dottrina. Ella ancora non pu concepire, capire la santit della tua origine...
Ma vi perverr, perch in lei la buona volont. Vi perverr quando si sar rassicurata su di Te. Per
ora le appari come ribelle, usurpatore, avido, falso Plautina e le altre hanno cercato di
rassicurarla Ma lei vuole una risposta immediata, da Te.
6Dille che non tema. Io sono il Re dei re, Colui che li creo e li giudico, ma non avr altro trono
che non sia quello di Agnello, immolato prima e poi trionfante in Cielo. Faglielo sapere subito.
S, Maestro. Andr io, personalmente. Prima che lascino Gerusalemme, perch Claudia tanto
sdegnata che non resta oltre allAntonia... per non vedere i nemici di Roma, dice.
Chi ti ha detto ci?.
Plautina e Lidia. Sono venute e Cusa era presente e dopo mi ha posto il dilemma. O Tu sei

il Messia spirituale o lasciarti per sempre.


Ges ha un sorriso stanco sul volto, che impallidito di dolore per il racconto di Giovanna, e dice:
Cusa non viene qui?.
Domani sabato e vi sar.
Ed Io lo rassicurer. Non temere. Nessuno tema. Non Cusa per il suo posto a Corte, non Erode per
eventuali usurpazioni, non Claudia per amore di Roma, non tu per tema di esserti ingannata, di
poter essere separata Nessuno tema Io solo devo temere e soffrire.
Maestro, questo dolore non te lo avrei voluto dare. Ma tacere sarebbe stato inganno Maestro,
come ti comporterai con Giuda? Io ho paura delle sue reazioni... per Te, sempre per Te.
Con verit. Facendogli capire che so e che disapprovo il suo atto e la sua caparbiet.
Mi odier perch capir che per me Tu sai.
Te ne duoli?.
Il tuo odio mi darebbe dolore. Non il suo. Sono donna. Ma pi virile di lui nel servirti. Ti servo
perch tamo, non per avere onori da Te. Se domani per Te perdessi ricchezze, amore di sposo e
anche libert e vita, ti amerei pi ancora. Perch allora non avrei che Te da amare e ad amarmi
dice Giovanna, con impeto, alzandosi in piedi.
7Anche Ges si alza, e dice: Sii benedetta, Giovanna, per questa parola. E sta in pace. N lodio
n lamore di Giuda possono alterare ci che scritto in Cielo. La mia missione sar compiuta come
deciso. Non avere rimorsi, mai. Sii tranquilla come il piccolo Mattia, che dopo aver lavorato a fare
una casa, secondo lui pi bella, al suo grillo, si addormentato con la fronte contro dei petali di
rosa, e sorride credendo averla sulle rose. Perch bella la vita quando si innocenti. Anche Io
sorrido, anche se la mia vita umana non ha fiori, ma petali sfogliati, appassiti. Ma in Cielo avr tutte
le rose dei salvati Vieni. La notte scende. Fra poco non vedremmo pi il sentiero.
Giovanna fa per prendere il bimbo in braccio.
Lascia Lo prendo Io. Guarda come sorride! Certo sogna il Cielo. La mamma. E te Anche Io,
nelle mie pene di ogni ora, sogno il Cielo, la Mamma e le buone discepole.
E lentamente si avviano verso la casa

401. Pietro e Bartolomeo a Btr per un grave motivo. Estasi della scrittrice.
13 marzo 1946.
1Ges passeggia per i boschetti di rose, dove ferve il lavoro dei coglitori. Trova cos modo di
parlare con questo e quello, e anche con la donna vedova e i suoi figli, che Giovanna ha, per suo
amore, preso come serva a Pasqua, dopo il banchetto dei poveri. Non sembrano pi quelli. Rifioriti,
sereni, compiono il loro lavoro giulivi, ognuno secondo le proprie capacit, e i pi piccoli, che
proprio ancora non sanno neppur distinguere una rosa dallaltra, nel colore, o nella freschezza, per
la cernita, giuocano con altri piccini nei posti pi quieti, e i loro cinguettii di nidiaci umani si
confondono a quelli dei pigolanti implumi, che stridono fra le fronde degli alberi per salutare i
genitori che tornano con limboccata.
Ges si dirige a queste piccole nidiate umane, e si curva, si interessa, carezza, placa piccole risse,
rialza chi caduto e frigna, sporco di terra, con la fronte o le manine graffiate, dal suolo. E i pianti,
le risse, le gelosie, cessano di colpo sotto la carezza e la parola dellInnocente agli innocenti, si
mutano magari nellofferta delloggetto causa della contesa o della caduta, ossia dello scarabeo
dorato, del sassolino colorato o brillante, del fiore colto Ges ne ha piene le mani e la cintura, e
non si fa vedere quando depone scarabei e coccinelle sulle fronde, rendendoli alla libert.
Quante volte ho ormai notato il perfetto tatto di Ges anche verso i piccini*, per non mortificarli,
per non deluderli! Egli ha larte e il fascino per saperli migliorare e farsi amare con dei nonnulla, in
apparenza, che in realt sono perfezioni damore adattato alla piccolezza del fanciullo...
Come a me. 2Oh! mi ha proprio sempre trattato da pargolo per migliorare la miseria mia, per

farsi amare! Dopo, quando lho amato con tutta me stessa, ha premuto la mano, mi ha trattato da
adulta, sordo alle mie suppliche: Ma non vedi che sono una buona da nulla?. Ha sorriso e mi ha
obbligato a fare opere da adulti Oh! solo quando la povera Maria proprio tutta afflitta, allora
torna ad essere il Ges dei fanciulli per la povera mia anima, cos incapace, e si accontenta dei...
miei scarabei, sassolini... fioretti di ci che riesco a dargli e mi mostra che li trova belli... e che
mi ama perch sono il nulla che si affida, si perde nel Tutto.
Caro il mio Ges! Amato, amato fino alla follia! Amato con tutta me stessa! S, lo posso
proclamare! Alla vigilia del mio 49 anno, esaminandomi attentamente, alla vigilia della sentenza
umana sullopera di me portavoce, scrutando attentamente il mio spirito, tutta me stessa per
decifrare le parole vere che sono in
________________
* Lespressione Quante volte ho ormai notato il perfetto tatto di Ges anche verso i piccini stata
modificata da MV, sul manoscritto originale e su una copia dattiloscritta, in Il perfetto tatto di Ges
anche verso i piccini lo fa agire cos. Allo stesso modo, lespressione Ma riprendiamo la visione,
posto che vedo avanzarsi, di sette capoversi pi sotto, stata modificata in Ecco avanzarsi.
me, posso dire che ora amo, capisco di amare con tutta me stessa il mio Dio. Ci ho tenuto 48 anni ad
arrivare a questo amore totale, tanto totale da non avere un pensiero di personale timore in
previsione di una condanna, ma solo uno spasimo per la ripercussione che essa potrebbe avere su
anime che io ho portato a Dio, che sono convinta di essere state redente da Ges vivente in me, e
che si staccherebbero dalla Chiesa, anello di congiunzione fra lumanit e Dio.
Diranno alcuni: Non te ne vergogni di averci tenuto tanto?. No, affatto. Ero tanto debole, tanto
niente, che ci ho tenuto tutto questo tempo. E del resto sono convinta che ci ho tenuto esattamente il
tempo che Ges ha voluto. Non un minuto di pi, non uno di meno; perch, questo lo posso dire, da
quando ho cominciato a capire cosa Iddio non ho mai rifiutato a Dio nulla. Da quando, quattrenne,
lo sentivo tanto onnipresente che lo credevo persino nel legno della spalliera della seggiola su cui
mi sedevo e gli chiedevo scusa di voltargli le spalle e di appoggiarmi a Lui, da quando, sempre
quattrenne, fin nel sonno meditavo che i nostri peccati lo avevano ferito e ucciso, e sorgevo in piedi,
sul letto, supplicando, nel mio camicione da notte, senza guardare nessun quadro sacro ma
volgendomi al mio Amato ucciso per noi, supplicando: Non io! Non io! Fammi morire ma non
dirmi che io ti ho ferito!. E s s
Tu li sai, o Amore mio, i miei ardori. Non te ne ignoto uno Tu lo sai che solo il baleno di una
tua proposta diveniva accettazione subito per la tua Maria. Anche se mi proponevi di darti lamore
di fidanzata - anzi, proprio allora, nel Natale del 21, si ribadito il mio amore per Te - lamore dei
parenti, la vita, la salute, lagiatezza... e di divenire sempre pi un niente nella vita sociale, un
relitto che il mondo guarda con compassione o con scherno, una che non pu prendersi un bicchiere
dacqua se ha sete e se non c chi glie lo porge, una inchiodata come Te, come Te, e come ho tanto
desiderato di esserlo, e come vorrei subito ritornare ad esserlo se Tu mi guarissi. Tutto! Il nulla ha
dato tutto, il suo tutto di creatura Ebbene, anche ora, anche ora, che posso essere giudicata male e
interdetta, colpita, che ti dico? Lasciami Te, la tua Grazia. Tutto il resto nulla. Solo ti prego di
non levarmi il tuo amore e di non permettere che coloro che ti ho donato ricadano nelle tenebre.
Ma dove sono andata, o mio Sole, mentre Tu ti aggiri fra i roseti? Dove il mio cuore, che si
sforzato damore per Te, mi porta. E palpita, e mi accende il sangue nelle vene. E la gente dir: Ha
febbre e cardiopalmo. No. che questa mattina Tu ti riversi in me con la forza di un divino
uragano damore, ed io ed io mi annullo in Te che mi penetri, e non connetto pi come creatura,
ma provo ci che deve essere il vivere dei serafini e ardo e deliro e ti amo, ti amo, ti amo. Piet,
nel tuo amore! Piet se vuoi che io viva ancora per servirti, o Amore divinissimo, eterno, o Amore
dolcissimo, o Amore dei Cieli e del Creato, Dio, Dio, Dio
Ma no! Non piet! Anzi pi ancora! Pi ancora! Fino alla morte sul rogo dellamore! Fondiamoci!
Amiamoci! Affinch si sia nel Padre, come Tu hai detto pregando per noi: Siano (quelli che mi
amano) dove Noi siamo. Una cosa sola. Una cosa sola! Ecco una delle parole del Vangelo che mi
hanno sempre fatto sprofondare in un abisso di adorazione amorosa. Cosa hai chiesto per noi, o mio
divino Maestro e Redentore! Cosa hai chiesto, o mio Divino folle damore! Che noi si sia una sola

cosa con Te, col Padre, con lo Spirito Santo, poich chi in Uno nei Tre, o inscindibile e pur
libera Trinit del Dio uno e trino! Benedetto! Benedetto! Benedetto con ogni mio palpito e respiro!

3Ma riprendiamo la visione, posto che vedo avanzarsi a passo veloce, tanto che le sue vesti si
agitano come una vela che il vento scuote, Pietro, seguito da Bartolomeo che procede pi calmo.
Piomba alle spalle del Maestro, che sta curvo a vezzeggiare dei poppanti, certo figli di coglitrici,
messi su strapuntini al rezzo delle piante. Maestro!.
Simone! Come mai qui? E tu, Bartolomeo? Dovevate partire domani sera, dopo il tramonto del
sabato.
Maestro, non ci rimproverare Ascoltaci prima.
Vi ascolto. E non vi rimprovero perch penso che abbiate disubbidito per un grave motivo.
Rassicuratemi solo che nessuno di voi malato o ferito.
No, no, Signore. Nessun male ci incolse si affretta a dire Bartolomeo.
Ma Pietro, sincero e irruente sempre, dice: Uhm! Per me dico che era meglio se eravamo tutti con
le gambe rotte, rotta la testa magari, anzich.
Cosa accaduto allora?.
Maestro, abbiamo pensato che era meglio venire per porre fine a sta dicendo Bartolomeo
quando lo interrompe Pietro: Ma di pi in fretta!. E termina: Giuda diventato un demonio da
quando sei partito. Non si poteva pi parlare, non ragionava pi. Ha litigato con tutti E ha
scandalizzato tutti i servi di Elisa e altri ancora.
Forse si ingelosito perch Tu hai preso Simone con Te scusa Bartolomeo, vedendo che il viso
di Ges si fa molto severo.
Macch gelosia! Finiscila di scusarlo! O litigo con te per sfogarmi di non avere potuto litigare
con lui Perch, Maestro, sono riuscito a tacere! Pensa! A tacere! Proprio per ubbidienza e per
amore a Te Ma che fatica! Bene. In un momento che Giuda si allontanato sbatacchiando le
porte, ci siamo consigliati... e abbiamo pensato che era meglio partire per porre fine allo scandalo in
Betsur e evitare di di prenderlo a schiaffi E io con Bartolomeo siamo partiti subito. Ho
pregato gli altri di lasciarmi andare via subito, prima che egli tornasse perch perch proprio
sentivo che non mi sarei contenuto pi Ecco. Ho detto. Ora rimproverami se ti pare che ho
sbagliato.
Hai fatto bene. Avete fatto tutti bene.
Anche Giuda? A no, Signor mio! Non lo dire! Ha dato un indegno spettacolo!.
No. Lui non ha fatto bene. Ma non giudicarlo tu.
No, Signore. Il no esce con molto sforzo.
4Un silenzio. Poi Pietro chiede: Ma almeno me lo dici perch Giuda divenuto cos, tutto dun
tratto? Pareva diventato cos buono! Si stava cos bene! Io avevo fatto preghiere e sacrifici perch
durasse Perch non posso vederti afflitto. E Tu sei afflitto quando noi si fa male E dallEncenie
so che anche il sacrificio di un cucchiaio di miele ha valore... Me lha dovuta insegnare un
discepolo, il pi piccolo discepolo, un povero bambino, questa verit*, a me, tuo apostolo stolido.
Ma non lho trascurata. Perch ne ho visto il frutto. Perch ho capito anche io, zuccone, qualche
cosa per lume di Sapienza che si piegata benigna su me, che scesa fino a me, al rozzo pescatore,
alluomo peccatore. Ho capito che bisogna amarti non solo con le parole. Ma col salvarti le anime
col nostro sacrificio. Per darti una gioia. Per non vederti cos come sei ora, come eri a scebat. Cos
pallido e mesto, mio Maestro e Signore che non siamo degni di avere, che non ti comprendiamo,
noi vermi presso Te, Figlio di Dio, noi fango presso Te, Stella, noi tenebre presso Te, Luce. Ma non
giovato a nulla! A nulla! vero. Le mie povere offerte cos povere cos malfatte A che
dovevano servire? Fu superbia la mia credere che potessero servire Perdonami. Ma ti ho dato
quanto avevo. Mi sono offerto per darti tutto quanto ho. E credevo essere giustificato perch ti ho
amato, o mio Dio, con tutto me stesso, con tutto il mio cuore, con tutta la mia anima**, con tutte le
mie forze, cos come detto. E, ora capisco anche questo e lo dico io pure come dice sempre
Giovanni, il nostro angelo, e ti prego (e si inginocchia ai piedi di Ges) di aumentare il tuo amore
nel tuo povero Simone, perch aumenti il mio amore per Te, o mio Dio. E Pietro si curva a baciare

i piedi di Ges, rimanendo cos. Bartolomeo, che ha ascoltato, ammirato e assentito, lo imita.
Alzatevi, amici. Il mio amore cresce sempre in voi, e sempre pi crescer. E siate benedetti per il
cuore che avete. 5Quando verranno gli altri?.
Prima del tramonto.
Sta bene. Anche Giovanna con Elisa e con Cusa torneranno prima del tramonto. Passeremo il
sabato qui, e poi partiremo.
S, Signore. Ma perch ti ha chiamato Giovanna con tanta urgenza? Non poteva aspettare? Era
fissato che si sarebbe venuti qui! Con la sua imprudenza ha causato un bel fatto!.
Non la rimproverare, Simone di Giona. Ella ag per prudenza e per amore. Mi ha chiamato perch
cerano anime da raffermare nella buona volont.
Ah! Allora non parlo pi Ma, Signore, perch Giuda si alterato cos?.
Non ci pensare! Non ci pensare! Godi di questo Eden tutto fiori e pace. Godi del tuo Signore. E
lascia e dimentica lumanit in tutte le sue forme peggiori, nei suoi assalti sullo spirito del tuo
povero compagno. Ricorda solo di pregare per lui, molto, molto. Venite. Andiamo da quei piccoli
che ci guardano stupiti. Parlavo loro di Dio poco fa, da anima ad anima, con lamore, e ai pi
grandicelli con le bellezze di Dio.... E abbraccia alla vita i suoi due apostoli, dirigendosi ad un
cerchio di bambini che lo attendono.
________________________
* Me lha dovuta insegnare un povero bambino, questa verit, in 311.3/5.
** la mia anima, invece di la tua anima, la corretta trascrizione dattiloscritta; dico io pure come
dice Giovanni, in 149.6.

402. Giuda Iscariota si sente scoperto nel discorso di commiato a Btr.


16 marzo 1946.
1Non so come far a scrivere, sfinita come sono dai continui attacchi cardiaci diurni e notturni
Ma vedo e devo scrivere.
Vedo Ges sul davanti del palazzo di Giovanna a Btr. L, il giardino che precede la casa si
allarga, facendo come due ali verdi a tenaglia, formando cos un piazzaletto semicircolare, nudo di
piante nel centro, limitato ai contorni da alberi molto alti e annosi, fronzuti, che frusciano
lievemente alla brezza che scorre su questa cima di colle e che gettano una propizia ombra a riparo
del sole quando ad occidente. Sotto gli alberi, una siepe di rose mette un semicerchio di colori e
fragranze a confine del piazzale.
verso il tramonto perch il sole, che si vede nitidamente scendere per un buon arco di orizzonte,
essendo questo castello su un luogo elevato, sta per nascondersi dietro ai monti che sono ad
occidente e che Andrea accenna a Filippo ricordando la loro paura, l a Betginna, di dover
annunziare il Signore. Si capisce che su quei monti Betginna dove il Signore, or un anno, guar
la figlia dellalberghiere, allinizio della sua peregrinazione verso le sponde mediterranee, se ricordo
bene. Sono sola, non posso farmi dare i fascicoli di mesi fa per confrontare, e la mia testa non riesce
a ricordare.
Gli apostoli sono tutti presenti. Non so come si svolto lincontro di Ges con Giuda. In apparenza
pare nel migliore dei modi, perch non noto sostenutezze n alterazioni nelle fisionomie, e Giuda
disinvolto, allegro, come nulla fosse. Tanto che tutto gentilezza anche coi servi pi umili, cosa
non molto facile in lui, e che scompare del tutto quando inquieto.
Vi ancora Elisa e, certo venuta con gli apostoli e la servente di Elisa, c Anastasica. E vi Cusa,
tutto ossequioso, con Mattia per mano; e Giovanna presso Elisa con la piccola Maria al fianco. E
Gionata dietro alla sua padrona.
Di fronte a Ges - al quale fa da riparo al sole, che ancora batte sulla facciata doccidente, questa,

una tenda tesa su delle corde e dei pali, come un baldacchino - sono tutti i servi e giardinieri di
Btr e certo non solo quelli abituali, ma anche gli avventizi, presi nel paese che dipende dal
castello. Stanno al rezzo del semicerchio fronzuto, riparati dal sole, silenziosi, allineati, aspettando
la benedizione di Ges che pare prossimo a partire, in attesa solo che il tramonto segni la fine del
sabato.
2Ges ora sta parlando con Cusa un poco in disparte. Non so cosa gli dice, perch parlano
sottovoce. Ma vedo che Cusa si profonde in inchini e in assicurazioni, mettendosi la mano destra sul
petto come per dire: In parola mia, sta sicuro che per mio conto ecc. ecc.
Gli apostoli, discreti, si sono radunati in un angolo. Ma nessuno pu impedire loro di osservare e, se
sul viso di Pietro e Bartolomeo semplice sguardo di chi sa gi un poco di che si tratta, sul volto
degli altri, meno Giuda, vi apprensione, una mesta espressione, specie nei volti di Giacomo
dAlfeo, Giovanni e Simone e Andrea, mentre Giuda dAlfeo pare quasi inquieto e severo, e laltro
Giuda, che vuol essere disinvolto, guarda pi di tutti e sembra voglia decifrare dai segni delle mani,
delle labbra, ci che Ges e Cusa dicono.
Le discepole, zitte, rispettose, osservano pure loro, e Giovanna ha un involontario sorriso, un poco
ironico nella sua mestizia, e sembra compassionare lo sposo quando Cusa, alzando la voce al
termine del colloquio, proclama: Il mio debito di riconoscenza tale che in nessun modo me ne
potr mai disobbligare. Perci ti concedo quanto ho di pi caro: Giovanna mia Ma devi
comprendere il mio previdente amore per lei Lo sdegno di Erode la sua legittima difesa si
sarebbero sfogati in rappresaglie sui beni nostri, su sulla nostra potenza e Gio- vanna abituata
a queste cose, delicata ne ha bisogno Io tutelo i suoi interessi. Ma ti giuro che, ora che sono
sicuro che Erode non avr a sdegnarsi verso di me come di un suo servo complice di un suo nemico,
non far che servirti con assoluta gioia, concedendo a Giovanna ogni libert....
Sta bene. Ma ricorda che barattare i beni eterni per un breve onore umano come barattare la
primogenitura con un piatto di lenticchie*. E molto peggio ancora.
Le parole le hanno sentite le discepole. Ma anche gli apostoli. E mentre ai pi fanno leffetto di un
discorso accademico, Giuda di Keriot vi sente un sapore speciale e cambia colore e fisionomia,
gettando uno sguardo fra spaventato e irritato su Giovanna Intuisco che fino ad ora Ges non
abbia parlato di quanto avvenuto, e che solo adesso Giuda abbia il primo sospetto che il suo
giuoco scoperto.
3Ges si volge a Giovanna dicendole: Ebbene, ora facciamo contenta la buona discepola. Parler,
come lo hai desiderato, ai tuoi servi prima di partire.
Viene avanti, fino al limite dombra che sempre pi si allunga per il sole che cala, cala lentamente,
e che pare gi una arancia mutilata nella base, e sempre pi si fa larga la mutilazione mentre lastro
scende dietro i monti di Betginna lasciando un rossore di fuoco sul cielo terso.
Amici diletti Cusa e Giovanna, e voi, buoni servi di essa, che gi conoscete il Signore per la bocca
del mio discepolo Gionata, da molti anni, e per bocca di Giovanna da quando m discepola fedele,
udite.
Mi sono accomiatato da tutti i paesi giudei dove pi numerosi ho discepoli per opera dei discepoli
primi, i pastori, e per loro rispondenza al Verbo che passato istruendo per salvare. Ora mi
accomiato da voi perch mai pi Io torner in questo Eden, bello tanto, ma non bello solo per i
roseti e la pace che vi regnano, non solo per la buona padrona che vi regina, ma quanto perch qui
si crede nel Signore e si vive secondo la sua Parola. Un paradiso! S. Che era il paradiso di Adamo
ed Eva? Uno splendido giardino dove si viveva senza peccato e dove risuonava la voce di Dio,
amata, accolta con gioia dai suoi primi due figli...
_______________________
* barattare la primogenitura con un piatto di lenticchie unallusione allepisodio riferito in Genesi
25, 29-34.
4Orbene, Io vi esorto a vegliare acci non vi accada ci che avvenne nellEden: che si insinui il
serpente della menzogna, della calunnia, del peccato, e vi morda nel cuore separandovi da Dio.
Vegliate e state fermi nella Fede Non vi agitate. Non fate atti di incredulit. Ci potrebbe
avvenire perch il Maledetto entrer, cercher entrare dovunque, come gi entrato in molti luoghi,

per distruggere lopera di Dio. E finch entra nei luoghi, il Sottile, lAstuto, lInstancabile, e scruta,
origlia, insidia, sbava, tenta sedurre, poco male ancora . Nulla e nessuno pu impedirgli di farlo.
Lo ha fatto nel Paradiso terrestre Ma male pi grande lasciarvelo sostare senza scacciarlo. Il
nemico che non si scaccia finisce a divenire padrone del luogo, perch vi si insedia e vi si costruisce
i suoi ripari e le sue offese. Dategli subito la caccia, mettetelo in fuga usando larma della fede,
della carit, della speranza nel Signore. Male sommo, malissimo, poi, quando non solo viene
lasciato vivere indisturbato fra gli uomini, ma quando viene lasciato penetrare dallesterno
allinterno, e lasciato a farsi nido nel cuore delluomo. Oh! allora!!
Eppure gi molti uomini lo hanno accolto nel loro cuore, contro il Cristo. Hanno accolto Satana con
le sue malvagie passioni cacciando il Cristo. E se non avessero conosciuto ancora Cristo nella sua
verit, se la loro conoscenza fosse stata superficiale, cos come ci si conosce fra viandanti,
incontrandosi per caso su una via, molte volte solo guardandosi per un momento, sconosciuti che si
vedono per la prima e ultima volta, altre volte scambiandosi soltanto qualche parola per chiedere la
via giusta, per chiedere un pizzico di sale, per chiedere lesca per accendere il fuoco o il coltello per
preparare le carni, se cos fosse stata la conoscenza del Cristo in questi cuori che ora, e pi domani,
sempre pi, scacciano il Cristo per far posto a Satana, ancora potrebbero essere compatiti e trattati
con misericordia, perch ignoranti sul Cristo. Ma guai a coloro che mi conoscono per quello che
sono, realmente, che della mia parola e del mio amore si sono nutriti, e adesso mi scacciano,
accogliendo Satana che li seduce con bugiarde promesse di trionfi umani la cui realt sar leterna
dannazione.
Voi, voi che siete umili e non sognate troni e corone, voi che non cercate le glorie umane, ma la
pace e il trionfo di Dio, il suo Regno, il suo amore, la vita eterna, e questo solo, non imitateli mai.
Vegliate! Vegliate! Serbatevi puri da corruzioni, forti contro le insinuazioni, contro le minacce,
contro tutto.
Giuda, che ha capito che Ges sa qualcosa, divenuto una maschera terrea di bile I suoi occhi
saettano lampi cattivi sul Maestro e su Giovanna Si ritira dietro alle spalle dei compagni, come
per appoggiarsi al muro. In realt lo fa per non essere visto nel suo disappunto.
5Ges prosegue dopo una breve interruzione, messa come per dividere la prima parte del discorso
dalla seconda. Dice:
Vi fu un tempo* in cui il jezraelita Nabot aveva una vigna presso la reggia di Acab, re di Samaria.
Una vigna dei suoi padri, carissima perci al suo cuore, quasi sacra per lui perch era leredit
che il padre gli aveva lasciato dopo averla
__________________________
* Vi fu un tempo... linizio dellepisodio riportato in 1 Re 21.
ereditata a sua volta dal suo padre, e questo dal suo, e cos via. Generazioni di parenti avevano
sudato in quella vigna per farla sempre pi florida e bella. Nabot lamava molto. Acab gli disse:
Cedimi la tua vigna, che vicina alla mia casa e perci molto mi servir a farne un orto per me e
chi con me. In cambio io ti dar una vigna migliore o del denaro, se lo preferisci. Ma Nabot
rispose: Mi spiace disgustare te, re. Ma non posso accontentarti. Quella vigna mi viene in eredit
dai miei padri e sacra mi . Dio mi guardi dal darti leredit dei miei padri.
Meditiamo questa risposta. Troppo poco meditata, da troppo pochi in Israele. Gli altri, i pi,
quelli che ho detto prima, facili a scacciare il Cristo per accogliere Satana, non hanno molto
riguardo alleredit dei padri e, pur di avere molto denaro o molto terreno, ossia onori e sicurezza di
non essere soppiantati, con facilit aderiscono a cedere leredit dei padri. Ossia lidea messianica
per quello che essa , in verit, cos come stata rivelata ai santi dIsraele e che sacra dovrebbe
essere nei suoi minimi particolari, non manomessa, non alterata, non avvilita con limitazioni umane.
Quanti, quanti, quanti barattano la luminosa idea messianica, tutta santa e spirituale, con un
fantoccio di regalit umana, agitata a spauracchio, a danno, a bestemmia contro le autorit e contro
la verit!
6Io, Misericordia, non giungo a maledire questi con le tremende maledizioni di Mos ai trasgressori
della Legge. Ma dietro alla Misericordia la Giustizia. Ognun lo ricordi! Io, per mio conto, ricordo
a questi - e, se fra i presenti ve ne alcuno, prenda con cuore buono lammonimento - Io ricordo

altre parole* di Mos, dette a coloro che volevano essere pi che Dio non avesse per loro stabilito.
Disse Mos a Core, Datan e Abiron, che si dicevano santi come Mos e Aronne e si ribellavano ad
esser solo figli di Levi nel popolo di Israele: Domani il Signore far conoscere chi gli appartenga e
far accostare a S i santi, quelli che avr eletti si appresseranno a Lui. Mettete fuoco nel vostro
incensiere e, sul fuoco, incenso davanti al Signore, e venite voi e i vostri con Aronne. E vedremo
chi elegge il Signore. Vi innalzate un po troppo, o figli di Levi!.
Voi, buoni israeliti, conoscete quale fu la risposta di Dio a coloro che si volevano innalzare un po
troppo, dimenticando che solo Dio Colui che destina i posti dei suoi figli, ed elegge, ed elegge con
giustizia, ed elegge fino al punto giusto. Anche Io devo dire: Vi sono alcuni che si vogliono
innalzare un po troppo, e saranno puniti in modo che i buoni comprenderanno che essi hanno
bestemmiato il Signore.
Coloro che barattano lidea messianica, come lha rivelata lAltissimo, con la povera idea loro,
umana, pesante, limitata, vendicativa, non sono forse simili a quelli che volevano giudicare il santo
che era in Mos e Aronne? Coloro che, pur di raggiungere il loro scopo, lattuazione della povera
loro idea, vogliono prendere iniziative loro, da loro, superbamente dicendole pi giuste di quelle di
Dio, non vi pare che vogliano innalzarsi troppo e, da stirpe di Levi, divenire stirpe dAronne,
___________________________
* altre parole di Mos sono quelle di Numeri 16, 4-7 (nel contesto dellepisodio che occupa lintero
capitolo 16) come annota MV su una copia dattiloscritta.
illegalmente? Coloro che sognano un povero re dIsraele e lo preferiscono al Re dei re spirituale,
coloro ai quali fan da malate pupille la superbia e lavidit, per cui vedono deformate le verit
eterne scritte nei libri santi, e ai quali la febbre di una umanit concupiscente rende incomprensibili
le parole chiarissime della Verit rivelata, non sono forse coloro che barattano per un nulla senza
valore la eredit di tutta la stirpe? La pi sacra eredit?
Ma, se essi lo fanno, Io non baratter la eredit del Padre e dei padri, e morir fedele a questa
promessa che vive da quando fu necessit di redimere, a questubbidienza che da sempre, perch
Io non ho deluso mai il Padre mio e mai lo deluder per timore di morte, per orrenda che sia.
Procurino i nemici i falsi testimoni, fingano zelo e pratiche perfette. Non muter questo il loro
delitto e la mia santit. Ma colui e quelli che, suoi complici dopo esserne stati corruttori, crederanno
poter stendere la mano su ci che mio, troveranno i cani e gli avvoltoi a pascersi del loro sangue,
del loro corpo sulla terra, e i demoni a pascersi del loro sacrilego spirito, sacrilego e deicida,
nellInferno.
7Questo vi ho detto perch sappiate. Perch ognuno sappia. E chi malvagio possa pentirsi, mentre
ancora lo pu fare, imitando Acab, e chi buono non sia turbato nellora delle tenebre.
O figli di Btr, addio. Il Dio dIsraele sia sempre con voi e la Redenzione faccia scendere le sue
rugiade su un campo mondo, perch si aprano in esso tutti i semi sparsi nei vostri cuori dal Maestro
che vi ha amato fino alla morte.
Ges li benedice e li guarda andare, lentamente.
Il tramonto avvenuto. Solo un rosso, che si smorza lentamente in violaceo, resta a ricordo del sole.
Il riposo sabatico finito.
Ges pu partire. Bacia i piccoli, saluta le discepole, saluta Cusa. E sulla soglia del cancello si
volge ancora e dice forte, perch tutti odano: Io parler, quando potr farlo, a quelle creature. Ma
tu, o Giovanna, provvedi a far loro sapere che in Me non c che il nemico della colpa e il re dello
spirito. E ricordalo tu pure, o Cusa. E non tremare. Nessuno deve tremare di Me. Neppure i
peccatori, perch Io sono la Salute. Solo gli impenitenti fino alla morte dovranno tremare del Cristo,
Giudice dopo essere stato il Tutto Amore La pace sia con voi. Ed esce per primo, iniziando la
discesa

403. Simone di Giona in una sua lotta e vittoria spirituale.


25 marzo 1946. In Nomine Domini.
1E ti ripiglio finalmente, dolce Evangelo, santa sequela del mio Maestro per le vie di Palestina!
Fatte tutte le ubbidienze, ti riprendo. Meglio detto: Mi riprendi.
Non so se c chi riflette sulla lezione muta, ma tanto formativa, che d il Signore coi suoi silenzi,
causati da tre motivi diversi: I la piet per la debolezza del portavoce malato e delle volte
tuttaffatto morente; II la punizione del silenzio per chi non si comporta bene verso il suo dono; III
la lezione che mi d, ed quella di cui voglio parlare, del dovere di ubbidire sempre, anche se
unubbidienza che ci pu parere inferiore al lavoro che sospendiamo per essa.
Oh! non facile essere voci! Si vive sempre in un esercizio continuo di vigilanza e ubbidienza. E
Ges, Lui che il Padrone del mondo, non si permette di far trasgredire lubbidienza che sta
compiendo il suo strumento, quando ubbidienza data da chi in veste di poterla dare.
Io, in questi giorni, dovevo ubbidire alle cose che mi aveva detto di fare P. Migliorini. Erano
burocratiche alquanto, e perci noiose alquanto. Ma Ges non mai intervenuto, perch dovevo
fare lubbidienza. E esatta, totale, come ieri ha detto Azaria* nella sua spiegazione della S. Messa.
Ma ora, fatto tutto, ti posso contemplare, o mio Signore che scendi per strade scoscese verso una
fertile valle, lasciando dietro alle tue spalle il castello di Btr, ancora luminoso nel giorno morente,
lass in cima al suo colle fiorito... Lasciando lass lamore delle discepole, dei piccoli, degli umili,
e scendendo verso le vie che vanno a Gerusalemme, verso il mondo, verso il basso E non sono
pi oscure delle vette soltanto perch sono valle - e perci il sole, la luce, da tempo lhanno
lasciata - ma perch, soprattutto perch in basso, nel mondo, c lagguato, c lastio, tanto male
c ad attenderti, mio Signore
2Ges in testa a tutti. Forma bianca e silenziosa che incede maestosa anche nello scendere per i
sentieri malagevoli e diruti, presi per abbreviare la via. Nella discesa la lunga veste, lampio
mantello strusciano sulla china, e Ges pare gi avvolto in manto regale che faccia strascico dietro
ai suoi passi.
Dietro a Lui, meno maestosi, ma ugualmente silenziosi, gli apostoli Ultimo Giuda, un poco
distanziato, nel suo rovello cupo che lo fa brutto. Qualche volta i pi semplici - Andrea, Tommaso si voltano a guardarlo, e Andrea anche gli dice: Perch stai cos solo, indietro di tanto? Ti senti
male?. Il che provoca un aspro: Pensa a te, che stupisce Andrea, molto pi che accompagnato
da un basso epiteto.
Pietro il secondo della fila degli apostoli, dietro a Giacomo dAlfeo che segue immediatamente il
Maestro. E Pietro sente, nel grande silenzio della sera fra i monti. E si volta, di scatto. E di scatto sta
per tornare indietro, andare da Giuda. Poi
________________________
* come ieri ha detto Azaria in uno dei commenti alle Messe festive, che fanno parte del Libro di
Azaria.
si arresta sui due piedi. Pensa un momento, poi corre da Ges. Lo prende rudemente per un braccio
e lo scuote dicendo con ansia: Maestro, mi assicuri che proprio come mi hai detto laltra sera?
Che sacrifici e preghiere non sono mai senza riuscita, anche se sembra che non servano?.
Ges, mite, triste, pallido, guarda il suo Simone che suda nello sforzo di non reagire subito
allinsulto, che paonazzo, che trema persino, che forse gli fa male, tanto lo tiene rudemente al
braccio, e risponde con un sorriso di mesta pace: Non sono mai senza premio. Siine sicuro.
3Pietro lo lascia e va, non al suo posto, ma sulla china del monte, fra gli alberi, e si sfoga a rompere,
a rompere arbusti e giovani piante, con una violenza che era diretta altrove e che si scarica qui,

sopra dei tronchi.


Ma che fai? Sei matto? gli chiedono in diversi.
Pietro non risponde. Rompe, rompe, rompe. Si lascia sorpassare da tutta la fila degli apostoli, da
Giuda e rompe, rompe, rompe. Pare lavori a cottimo, tanto va con velocit. Ai suoi piedi un
fastello che basterebbe ad arrostire un vitello. Se lo carica a fatica e si d a raggiungere i compagni.
Non so come faccia, cos impicciato dal manto, dal peso, dalla bisaccia, dal sentiero malagevole.
Ma tanto va, curvo molto, come sotto un giogo
E Giuda ride vedendolo venire e dice: Sembri uno schiavo!.
Pietro torce a fatica il capo da sotto il suo giogo e sta per dire qualcosa. Ma tace, stringe i denti e va
avanti.
Ti aiuto, fratello dice Andrea.
No.
Ma per un agnello troppa questa legna osserva Giacomo di Zebedeo.
Pietro non risponde. Va avanti cos. E non deve poterne pi. Ma non cede.
4Infine, presso una grotta quasi in fondo alla scesa, Ges si ferma, e con Lui tutti. Staremo qui, per
partire alle prime luci ordina il Maestro. Preparate la cena.
Allora Pietro butta a terra il suo carico e ci si siede sopra, senza spiegare ad alcuno il motivo di
quella sua grande fatica, mentre legna da per tutto.
Ma quando chi va qui e chi l per prendere acqua da bere, per pulire il suolo della grotta, per lavare
lagnello da cuocere, e Pietro resta solo col suo Maestro, Ges, in piedi, posa la mano sul capo
brizzolato del suo Simone e carezza quel capo onesto
Allora Pietro afferra quella mano e la bacia, e se la tiene contro la guancia e la ribacia, la carezza
Una goccia scende sulla mano bianca, una goccia che non sudore del rude e onesto apostolo, ma
il suo pianto silenzioso di amore e di pena, di vittoria dopo lo sforzo.
E Ges si china, e lo bacia dicendogli: Grazie, Simone!.
Ecco, Pietro non certo un belluomo. Ma quando rovescia indietro il capo per guardare il suo
Ges, che lo ha baciato e ringraziato perch Egli, solo Egli ha capito, la venerazione, la gioia lo
fanno bello
E su questa trasformazione mi cessa la visione.

404. In cammino verso Emmaus della pianura.


27 marzo 1946.
1Lalba mette una luminosit verde lattea sulla volta del cielo, alto sulla valle fresca e silenziosa. E
poi il suo chiarore cos indefinibile, che gi luce e non ancora luce, bagna il sommo delle due
pendici. Pare carezzi lievemente le parti pi alte dei monti giudei, dica alle piante annose che le
incoronano: Eccomi, scendo dal cielo, vengo da oriente, precedo laurora, caccio le ombre, porto
la luce, loperosit, la benedizione di un nuovo giorno che Dio vi concede, e le cime si svegliano
con un sospiro di fronde, con il zirlo dei primi uccelli risvegliati da quel lieve fremere di frasche, da
quel primo chiarore. E scende lalba pi gi, ai cespugli del sottobosco, poi alle erbe, poi alle chine,
sempre pi in basso, e la salutano sempre pi numerosi cinguettii fra le fronde e fruscii fra le erbe
dei ramarri risvegliati. E poi raggiunge il torrentello del fondo, ne muta le acque cupe in un opaco
scintillio dargento, che sempre pi si monda e si fa brillante. E lass, intanto, nel cielo, che aveva
appena schiarito lindaco notturno in un celestrino verdastro dalba, si spennella il primo annuncio
daurora e lo fa celeste con note di rosa E poi ecco un cirro, minuto, fioccoso, veleggiare, gi
tutto di spuma rosata
Ges esce dalla grotta e guarda Poi si lava al torrente, si ravvia, si riveste, occhieggia nella
grotta Non chiama Sale il monte, invece, e va a pregare su un picco sporgente e gi tanto

elevato da concedere un largo raggio di visuale sulloriente tutto roseo daurora, sulloccidente
ancora infuso di indaco. Prega ardentemente prega, in ginocchio, i gomiti a terra, quasi prono
E prega cos finch dal basso salgono le voci dei dodici risvegliati che lo chiamano.
Si alza, risponde: Vengo!. E leco della stretta valle ripercuote pi volte leco della voce perfetta.
Pare che la valle propaghi alla pianura, che si intravvede ad occidente, la promessa del Signore:
Vengo, perch la pianura ne giubili in anticipo.
Ges si avvia con un sospiro e una frase, che compendia il suo lungo pregare e lo spiega: E Tu,
Padre, dmmi conforto.
Scende svelto e, giunto al basso, saluta con un sorriso dolcissimo i suoi apostoli e con le parole
usuali: La pace sia con voi nel nuovo giorno.
E a Te, Maestro rispondono gli apostoli. Tutti.
2Anche Giuda che, non so se rassicurato del silenzio avuto da Ges che non lo ha rimproverato e
che lo tratta come tutti gli altri, o se perch abbia nella notte meditato un piano a suo pro, meno
torvo e meno appartato, e anzi proprio quello che interroga per tutti: Andiamo a Gerusalemme?
Se s, occorre tornare un poco indietro e prendere quel ponte. Oltre c una via che va diretta a
Gerusalemme.
No. Andiamo ad Emmaus della pianura.
Ma perch? E le Pentecoste?.
Vi tempo. Voglio andare da Nicodemo e da Giuseppe, per le pianure verso il mare.
Ma perch?.
Perch non ci sono ancora stato e quel popolo mi aspetta E perch i buoni discepoli lo hanno
desiderato. Avremo tempo a tutto.
Questo ti ha detto Giovanna? Per questo ti ha chiamato?.
Non ce ne era bisogno. A Me, direttamente a Me, lo hanno detto nei giorni di Pasqua. E
mantengo.
Io non ci andrei Forse saranno gi a Gerusalemme La festa vicina E poi Potresti
incontrare nemici, e.
Nemici ne incontro dovunque, e li ho sempre vicini, e Ges dardeggia uno sguardo
sullapostolo che il suo dolore
Giuda non parla pi. Troppo pericoloso addentrarsi oltre! Egli lo sente e tace.
3Tornano Giovanni e Andrea con delle piccole frutta, sembrano della famiglia dei lamponi, o
fragoloni, ma pi scure, quasi come more immature, e le offrono al Maestro: Ti piacciono. Le
abbiamo occhiate ieri sera e siamo saliti a coglierle per Te. Mangiale, Maestro. Son buone..
Ges carezza i due buoni e giovani apostoli, che gli offrono i loro frutti su una larga foglia lavata al
torrente e che, pi che i frutti, gli offrono il loro amore, e sceglie le pi belle frutticine e ne d un
poco a tutti, che le mangiano col pane.
Ti abbiamo cercato latte. Ma non c ancora un pastore si scusa Andrea.
Non importa. Andiamo presto per essere ad Emmaus avanti il grande calore.
Vanno, e i pi dappetito mangiano ancora, andando per la valle fresca che sempre pi allarga,
finendo a sboccare in unubertosa pianura dove gi ferve lopera dei mietitori.
Non sapevo che Nicodemo avesse case ad Emmaus osserva Bartolomeo.
Non a Emmaus. Oltre. Campi di parenti ereditati da lui spiega Ges.
Che bella campagna! esclama il Taddeo.
Infatti un mare di spighe doro tramezzato da frutteti di sogno, da vigne che gi promettono una
gloria di grappoli. Irrigua come , per i prossimi monti che vi riversano i cento e cento torrentelli
nei mesi pi necessari di irrigazione, certo dotata di vene dacqua sotterranee, un vero eden
agricolo.
Uhm! pi bella di quella dello scorso anno brontola Pietro. Almeno c acqua e frutta.
Quella di Saron anche pi bella gli risponde lo Zelote.
Ma non gi questa?.
No. Viene dopo questa. Ma questa gi ne risente.
I due apostoli si mettono a parlare fra loro, allontanandosi un poco.

4Roba di farisei, eh? interroga Giacomo di Zebedeo, accennando la bella campagna.


Di giudei certo. Hanno preso i luoghi migliori usurpandoli, con mille maniere, ai primi possessori
gli risponde il Taddeo, che forse ricorda i beni paterni di Giudea, dai quali furono cacciati perdendo
molto benessere.
Se ne risente lIscariota: Se vi sono stati presi perch voi, galilei, siete meno santi, inferiori.
Ti prego ricordare che Alfeo e Giuseppe erano della stirpe di Davide. Tanto che leditto li fece
andare a segnarsi a Betlem di Giuda. Ed Egli nato l per questo risponde calmo Giacomo
dAlfeo, prevenendo la risposta mordente del suo focoso fratello e indicando il Signore, che sta
parlando con Matteo e Filippo.
Oh! bene! Io per me dico che il buono e il cattivo c in ogni luogo. Nel nostro commercio
abbiamo avvicinato persone dogni razza e vi assicuro che ho trovato onesti e disonesti in ogni
razza. E poi Perch vantarsi dessere giudei? Labbiamo forse voluto noi? Uhm! Sapevo assai,
quando ero nel seno di mia madre, cosa era essere giudeo o galileo! Ero l... e ci stavo. E nato che
fui stavo nelle fasce, bello caldo, senza chiedermi se laria che respiravo era giudea o galilea... Non
conoscevo che il capezzolo materno E come me noi tutti. Ora perch prendersela cos, perch uno
nato pi su, laltro pi gi? Non siamo ugualmente di Israele? dice, bonario e giusto, Tommaso.
Hai ragione, Toma risponde Giovanni. E conclude: E poi ora siamo di ununica stirpe, quella di
Ges.
S, il quale - e credo sia stato voluto dallAltissimo, per insegnarci che le divisioni sono contro
lamor di prossimo e che Egli mandato a raccogliere tutti come lamorosa chioccia di cui parlano i
libri santi - il quale di stirpe giudea, ma concepito e residente in Galilea, dopo essere nato a
Betlemme, quasi a dirci, con la voce dei fatti, che Egli il Redentore di tutto Israele, dal
settentrione a mezzogiorno. Solo perch Egli detto il Galileo, non si dovrebbe avere dispregio
per i galilei dice, dolce e fermo, Giacomo di Alfeo.
Ges, che pareva distratto a parlare con Matteo e Filippo, avanti di qualche metro, si volge e dice:
Bene hai detto, Giacomo dAlfeo. Tu comprendi la Verit e le verit, e le giustizie di ogni atto di
Dio. Perch Dio, ricordatevelo tutti e sempre, non fa mai nulla senza scopo, cos come non lascia
senza premio nulla di quanto fanno* coloro che hanno retto cuore. Beati quelli che sanno vedere le
ragioni di Dio negli avvenimenti anche pi lievi e le risposte di Dio ai sacrifici degli uomini.
Pietro si volge e fa per parlare. Poi rinchiude la bocca e si limita a sorridere al suo Maestro, che ora
si imbranca coi suoi apostoli essendo il luogo, dove camminano adesso, una larga via maestra fra
campi doro.
5Procedono verso Emmaus che gi vicina, un mucchio di un bianco accecante fra il biondo dei
grani maturi e il verde degli opimi frutteti.
Maestro! Maestro! Fermati! I tuoi discepoli! gridano voci lontane, e un pugno duomini,
lasciando in asso dei contadini che riposano un poco allombra di un pometo, corrono verso Ges
per una viottola assolata. Sono Mattia e Giovanni, ex pastori, e discepoli poi del Battista, e con loro
Nicolai, Abele ex lebbroso, Samuele, Ermasteo e altri ancora.
________________________
* quanto fanno unaggiunta di MV su una copia dattiloscritta.
La pace a voi. Qui siete?.
S, Maestro. Abbiamo fatto tutte le sponde del mare. Ora veniamo verso Gerusalemme. Pi su
sono Stefano con altri. E pi su ancora Erma e altri. E poi Isacco, il piccolo maestro di tutti noi,
ancora pi su. Almeno cera. Come era Timoneo nellOltre Giordano. Ma ormai staranno tutti per
venire alla festa di Pentecoste. Ci siamo divisi cos, in tanti gruppi, piccoli ma non inerti. Cos, se ci
perseguitano, potranno catturare alcuni, ma non tutti spiega Mattia.
Avete fatto bene. Mi stupivo non avervi trovato per tutta la Giudea meridionale....
Maestro Tu ci andavi Chi meglio di Te? E poi Oh! essa ha avuto pi che non occorra a
divenire santa! E invece! D pietre a chi porta la parola del Cielo. Elia e Giuseppe, nelle gole
del Cedron, furono percossi e sono andati nellOltre Giordano in casa di Salomon. Giuseppe fu
quasi ucciso con una pietra al capo. Per otto giorni vissero in una grotta profonda, con uno da Te
mandato che conosceva tutti i segreti dei monti. Poi, di notte, lentamente, andarono dallaltra parte

.
I discepoli e gli apostoli sono agitati nel rievocare e nel conoscere queste persecuzioni. Ma Ges li
calma dicendo: Gli Innocenti hanno tinto della porpora del loro sangue innocente la via del Cristo.
Ma quella via deve sempre essere rimporporata, per cancellare le impronte del Male sulla via di
Dio. strada regale. La imporporano i martiri per amor mio. Beati fra i beati coloro che per Me
soffrono persecuzione.
Maestro, noi parlavamo a quei contadini. Non parlerai Tu, ora? domanda lex-pastore Giovanni.*
Andate a dire che al tramonto parler presso alla porta di Emmaus. Ora il sole lo impedisce.
Andate. E Dio sia con voi. Sar sul termine di questa via.
Li benedice e riprende ad andare cercando ombra, perch il sole cocente sulla strada bianca, sulla
quale sono solo due esili fili dombra per dei platani messi a far da riparo ai limiti della strada.

405. Il riposo in un fienile e il discorso presso Emmaus della pianura.


Il piccolo Micael.
28 marzo 1946.
1Presso la porta di Emmaus vi una casa di contadini. Silenziosa, perch tutti sono nei campi, al
lavoro. Sullaia gi sono ammucchiati i covoni del giorno avanti. E vi sono fieni nei rustici fienili. Il
sole cocente del mezzod trae un odore caldo dai fieni e dai covoni. Non c alcun rumore fuorch
lo sgrugolio dei colombi e il chiacchiericcio dei passeri, sempre pettegoli e rissosi. Gli uni e gli altri
_____________________
* domanda lex-pastore Giovanni unaggiunta di MV su una copia dattiloscritta.
vanno senza tregua dal tetto o dagli alberi vicini ai mucchi di covoni e di fieni e, primi fra tutti
coloro che gusteranno di quei prodotti, sbeccuzzano fra le spighe erette, si azzuffano con colpi
dala, giostrano per carpire pi semi, per rubare i fili pi morbidi di fieno, avidi, battaglieri,
spregiudicati.
Gli unici ladri comuni in Israele, dove, lho notato, vi un massimo rispetto della propriet altrui.
Le case hanno voglia di rimanere aperte e le aie o le vigne incustodite! Meno i rarissimi predoni di
mestiere, i veri briganti che assalgono nelle gole dei monti, non ci sono i ladruncoli, o anche
semplicemente i golosi che allungano la mano alla pianta da frutto o al piccioncino altrui.
Ognuno va per la sua via e, anche traversando le propriet del prossimo, come non avesse occhi e
mani. Vero che lospitalit cos largamente esercitata che non vi necessit di rubare per poter
mangiare. Solo per Ges, e per causa di un odio che tanto grande da far trascurare labitudine
secolare di essere ospitali al pellegrino, solo per Lui si verifica il fatto di case che negano ospitalit
e cibo. Ma per gli altri, generalmente, vi sempre piet, e specie nelle classi pi umili.
Cos che senza paura gli apostoli, dopo avere bussato alla casa chiusa e non avere trovato nessuno,
si sono messi al riparo di una tettoia sotto la quale sono attrezzi agricoli e orci vuoti, e da padroni si
sono serviti dei fieni per sedile, delle secchie per attingere al pozzo, degli orcioli per bere e bagnare
cos i bocconi di pane stantio e di agnello freddo, che mangiano quasi in silenzio, tanto sono
assonnati e sbalorditi dal sole. E, con la stessa libert con cui si sono serviti dei fieni e degli orcioli,
si sdraiano poi sui fieni odorosi, e presto un coro di russamenti vari di tono e di durata.
Anche Ges stanco. Pi che stanco, mesto. Guarda per qualche tempo i dodici addormentati.
Prega. Pensa Pensa seguendo macchinalmente con gli occhi le lotte dei passeri e dei colombi e il
saettare delle rondini sullaia assolata. Sembra che gli stridi di queste veloci padrone del volo
mettano affermazioni recise agli interrogativi penosi che si pone Ges. Poi Lui pure si sdraia sul
fieno, e presto i dolci e tristi occhi di zaffiro si velano sotto le palpebre, mentre il viso si compone
nel sonno e, forse perch nel sonno sprofonda con la mestizia nel cuore, il suo volto prende molto
dellespressione stanca e dolorosa che avr nella morte
2Tornano i contadini proprietari della casa. Uomini, donne, fanciulli. E con loro sono i discepoli
visti prima. Vedono Ges e i suoi dormenti sui fieni e spengono le voci in un sussurro per non

risvegliarli. Qualche mamma allunga uno scappellotto al bimbo che non vuole tacere. O almeno ne
fa latto.
Un piccolo va con passetti di tortorino e un ditino in bocca ad osservare Ges, il pi bello dice,
che dorme col capo appoggiato sul braccio ripiegato a far da guanciale. E tutti, scalzi, in punta di
piedi, finiscono ad imitarlo, primi fra tutti Mattia e Giovanni, i quali si commuovono vedendolo
cos dormiente sul fieno, e Mattia osserva: Come nel suo primo sonno anche ora, il nostro
Maestro, e meno felice di allora... Anche la Madre gli manca.
S. Non ha che la persecuzione vicina sempre. Ma noi lo ameremo sempre, lo amiamo sempre
come in quellora risponde Giovanni.
Pi ancora, Mattia. Pi ancora. Allora amavamo solo per fede e perch dolce amare un bambino.
Ma ora noi amiamo anche per conoscenza.
stato odiato fin da piccino, Giovanni. Ricorda che avvenne per colpire Lui!, e Mattia
sbiadisce nel ricordo.
vero Ma sia benedetto quel dolore! Abbiamo tutto perduto, meno Lui. E ci conta. Che ci
avrebbe giovato avere ancora i parenti, la casa, il nostro piccolo benessere, se Egli fosse morto?.
vero. Hai ragione, Mattia. E che ci giover avere anche tutto il mondo quando Egli non sar pi
nel mondo?.
Non me ne parlare Allora saremo proprio derelitti... Andate voi. Noi restiamo presso il
Maestro dice poi Giovanni congedando i contadini.
Ci spiace non avere pensato a dar loro la chiave. Potevano entrare in casa, stare meglio... dice
luomo pi anziano della casa.
Glielo diremo Ma Egli sar felice anche per il vostro amore. Andate, andate.
I contadini vanno in casa, e presto un fumo che si alza dal camino dice che stanno preparando il
cibo. Ma lo fanno con garbo, trattenendo i piccoli, facendo poco rumore e ugualmente senza
rumore portano poi le vivande ai discepoli e mormorano: Per loro le abbiamo tenute in disparte
Per quando si desteranno
Poi il silenzio riavvolge la casa. Forse i mietitori, al lavoro dallalba, si sono gettati sui letti per
riposare in queste ore in cui sarebbe impossibile stare nei campi sotto il sole rovente.
Sonnecchiano anche i discepoli... Anche i colombi e i passeri sono a sosta Solo le rondini
saettano instancabili e il loro volo rapido scrive parole azzurre negli spazi e parole dombra sullaia
bianca
3I1 piccoletto di prima, bellissimo nella breve tunichella* alla quale si ridotto in questora torrida
il suo vestimento, mette il capino bruno fuori dalluscio di cucina, sbircia, viene avanti cauto coi
piedini tenerelli, che soffrono sul suolo bollente di sole. La tunichella, slegata, scivola quasi gi
dalla spalla grassoccia. Raggiunge i discepoli e fa per scavalcarli, per andare da capo a guardare
Ges. Ma le sue gambette sono troppo corte per poter superare i corpi muscolosi degli adulti e
incespica cadendo addosso a Mattia, che si sveglia e vede il visetto mortificato, prossimo al pianto,
del piccolino. Sorride e dice, intuendo la manovra del bambino: Vieni qui, ti metter fra me e
Ges. Ma sta zitto e fermo. Lascialo fare la nanna, ch stanco.
E il piccolo, felice, si siede in adorazione del bel viso di Ges. Lo guarda, lo studia, ha una grande
voglia di fargli una carezza, di toccargli i capelli doro. Ma
_______________________
* tunichella, invece di camicina, qui e quattro righe pi sotto correzione di MV su una copia
dattiloscritta, a conferma che la tunica era lindumento pi intimo, come nella correzione riportata
in 45.5.
Mattia veglia sorridendo e non lo permette. Allora il piccolino chiede piano: Fa la nanna sempre
cos?.
Sempre cos risponde Mattia.
stanco? Perch?.
Perch cammina tanto e parla tanto.
Perch parla e cammina?.

Per insegnare ai bambini ad essere buoni, ad amare il Signore per andare con Lui in Cielo.
Lass? Come si fa? lontano.
Lanima, lo sai cosa lanima?.
Nooo!.
la cosa pi bella che in noi, e.
Pi degli occhi? La mamma mi dice che ho per occhi due stelle. Sono belle le stelle, sai?!.
Il discepolo sorride e risponde: pi bella delle stelline dei tuoi occhi, perch lanima buona pi
bella del sole.
Oh! E dove ? Dove ce lho?.
Qui. Nel cuoricino. E vede, sente tutto, e non muore mai. E quando uno non fa mai il cattivo e
muore da giusto, lanima vola lass, col Signore.
Con Lui?, e il piccolo accenna a Ges.
Con Lui.
Ma Lui ce lha lanima?.
Lui ha lanima e la divinit. Perch Dio quellUomo che tu guardi.
Come lo sai tu? Chi te lo ha detto?.
Gli angeli.
Il bambino, che si era seduto del tutto addosso a Mattia, non pu ricevere tranquillamente questa
notizia e scatta in piedi dicendo: Tu hai visto gli angeli?, e guarda Mattia sbarrando gli occhioni.
Tanto stupefacente la notizia, che per un istante dimentica Ges e perci non vede che Egli
socchiude gli occhi, destato dal grido leggero del fanciullino, e poi con un sorriso li rinchiude
girando il capo di l.
Zitto! Vedi? Lo svegli... Ti mando via.
Sto buono. Ma come sono gli angeli? Quando li hai visti?. La vocina tornata un sussurro.
E Mattia, paziente, racconta la notte di Natale al piccolino, che si tornato a sedere sul suo petto,
estatico. E paziente risponde a tutti i perch: Perch era nato in una stalla? Non aveva casa?
Povero tanto da non trovare una casa? E ora non ha casa? Non ha la mamma? Dove la mamma?
Perch lo lascia solo, lei che sa che gi lhanno voluto uccidere? Non gli vuole bene?.
Una pioggia di domande e una di risposte. E lultima - alla quale Mattia risponde: Gli vuole molto
bene quella Mamma santa al suo divino Figlio. Ma fa il sacrificio del suo dolore di lasciarlo andare
perch gli uomini si salvino. Per consolarsi pensa che ci sono ancora uomini buoni capaci
damarlo - suscita questa risposta: E che ci sono bambini buoni che lo amano non lo sa? Dove
sta? Dimmelo, che io ci ander e le dir: Non avere del pianto. Al tuo Figlio ci do io lamore. Che
dici? Sar contenta?.
Tanto, fanciullo dice Mattia baciandolo.
E Lui sar contento?.
Tanto, tanto. Glielo dirai quando si sveglia.
Oh! s! Ma quando si sveglia?. Il bambino ansioso
4Ges non resiste pi. Si rivolge, con gli occhi bene aperti e col sorriso luminoso, e dice: Me lo
hai gi detto, perch ho sentito tutto. Vieni qui, fanciullo.
Oh! non se lo fa dire due volte il bambino e si rovescia addosso a Ges carezzandolo, baciandolo,
toccandogli col ditino la fronte, le sopracciglia, le ciglia doro, specchiandosi negli occhi azzurri,
strofinandosi sulla barba morbida e sui capelli setosi, dicendo ad ogni scoperta: Come sei bello!
Bello! Bello!. Ges sorride e sorride Mattia.
E poi, man mano che si svegliano gli altri, perch ora il piccolo non ha pi tanti riguardi, sorridono
discepoli e apostoli nel vedere quellesame accurato, ripetuto dallometto in miniatura, seminudo,
grassoccio, che se la passeggia beatamente sul corpo di Ges per osservarlo dalla testa ai piedi, e
finisce col dire: Vltati!, e spiega poi: per vedere le ali, e chiede deluso: Perch non le hai?.
Non sono un angelo, bambino.
Ma sei Dio! Come fai a essere Dio se non sei pieno dali? Come farai ad andare in Cielo?.
Sono Dio. Appunto perch Dio, non ho bisogno di ali. Faccio ci che voglio e tutto posso.
Allora fammi gli occhi come i tuoi. Sono belli.

No. Quelli che hai te li ho dati Io e mi piacciono cos. Di piuttosto di farti unanima di giusto per
amarmi sempre pi.
Anche quella me lhai data Tu e allora ti piacer come ce lho dice con logica infantile il piccolo.
S, ora mi piace tanto perch innocente. Ma mentre i tuoi occhi saranno sempre di questo colore
di uliva matura, la tua anima da bianca pu divenire nera se diventi cattivo.
Cattivo no. Ti voglio bene e voglio fare come dicevano di fare gli angeli quando sei nato: Pace a
Dio in Cielo e gloria agli uomini di buona volont dice il fanciullino sbagliando, il che provoca
una fragorosa risata negli adulti, cosa che lo mortifica e ammutolisce.
Ma Ges lo consola pur correggendolo: Dio sempre Pace, fanciullo. la Pace. Ma gli angeli gli
davano gloria per lavvenuta nascita del Salvatore, e davano agli uomini la prima regola per
ottenere la pace che dalla mia nascita sarebbe venuta: avere buona volont. Quella che tu vuoi.
S. Allora dammela. Mettimela qui dove quelluomo dice che ho lanima, e coi due indici picchia
pi volte sul piccolo petto.
S, piccolo amico. Come ti chiami? .
Micael!.
Nome del potente arcangelo. Allora la buona volont a te, Micael. E che tu sia un confessore del
Dio vero, dicendo ai persecutori come il tuo angelico patrono: Chi come Dio?. Sii benedetto ora e
sempre, e gli impone le mani.
Ma il piccolo non persuaso. Dice: No. Bacia qui. Sullanima. E dentro centrer la tua
benedizione e ci rester chiusa, e scopre il piccolo petto per essere baciato senza che nessun
ostacolo si frapponga tra il suo corpicino e le labbra divine.
Sorridono e sono commossi insieme i presenti. E c di che! La fede meravigliosa dellinnocente,
che per istinto, direbbero alcuni, io dico per sprone di spirito, andato a Ges, veramente
commovente, e Ges lo fa notare dicendo: Eh! se tutti avessero il cuore dei fanciulli!....
5Le ore sono passate intanto. La casa si rianima. Voci di donna, di bimbi, di uomini si fanno sentire.
E una madre chiama: Micael! Micael! Dove sei?, e si affaccia spaurita, guardando il pozzo basso
con un atroce pensiero in cuore.
Non temere, donna. Tuo figlio con Me.
Oh! temevo Tanto gli piace lacqua.
infatti venuto allAcqua viva che dal Cielo discende a dare Vita agli uomini.
Ti ha disturbato Mi scivolato via cos piano che non ho sentito si scusa la donna.
Oh! no! Non mha disturbato. Consolato mi ha! I bambini non dnno mai dolore a Ges.
Si accostano gli uomini, le altre donne. Il capo famiglia dice: Entra e ristorati. E perdona se non ti
abbiamo fatto padrone della nostra casa da quando ti vedemmo.
Non ho nulla da perdonare. Qui sono stato, e bene. Il tuo rispetto mi d ogni onore. Avevamo cibo
e il tuo pozzo fresco, morbidi i fieni. Pi che non occorra per il Figlio delluomo. Non sono un
satrapo siriano.
E Ges, seguito dai suoi, entra nellampia cucina per prendere il cibo, mentre sullaia gli uomini
preparano in modo che vi sia posto per quelli che gi vengono da ogni parte per sentire il Maestro, e
altri si affrettano a preparare bevande, cibarie e a scuoiare un agnelletto per darlo di viatico agli
evangelizzatori, e le donne portano uova e burro. Ci che provoca le proteste di Pietro, che
giustamente dice non potersi portare nelle bisacce quellalimento cos facile a sciogliersi in quei
calori. Ma gli orcioli ci sono per qualcosa Ed esse ne colmano uno di burro, lo chiudono e lo
calano nel pozzo perch raffreddi pi che mai.
Ges ringrazia e vorrebbe limitare quelle offerte. Ma s! Parole sprecate. Altri doni vengono da ogni
parte e ognuno si scusa di dare poco
Pietro mormora: Si vede che qui ci sono stati i pastori. Terreno bonificato terreno buono.
Laia piena di gente, imperterrita nonostante ancor non sia rinfrescato il giorno e ancora un
superstite raggio di sole sfiori laia.
6Ges inizia a parlare: La pace sia con voi! Non sto, qui dove vedo che gi conosciuta la dottrina
del Maestro dIsraele per opera dei discepoli buoni, a ripetere ci che gi voi sapete. Lascio ai buoni
discepoli la gloria e il compito di avervi istruito e di farlo sempre pi fino a darvi la sicurezza

perfetta che Io sono il Promesso di Dio e che la mia Parola da Dio.


E i tuoi miracoli sono da Dio, Te benedetto! grida una voce di donna dal mezzo alla folla, e molti
si volgono a guardare in quella direzione. La donna alza sulle braccia un fanciullo florido e ridente e
grida: Maestro, il piccolo Giovanni che Tu guaristi allAcqua Speciosa. Il bambinello dalle anche
spezzate, che nessun medico poteva guarire e che io ti portai con fede e che Tu guaristi tenendolo
seduto sul tuo grembo.
Ricordo, donna. La tua fede meritava miracolo.
cresciuta, Maestro. Tutta la mia parentela crede in Te. Vai, figlio, a ringraziare il Salvatore.
Lasciatelo andare a Lui prega la donna.
E la folla si fende lasciando passare il fanciullo, che va svelto a Ges tendendo le braccia per
poterlo abbracciare. Il che avviene fra gli osanna e i commenti della gente della citt o avventizia.
Perch quelli della campagna sanno gi il fatto e non ne hanno stupore. Ges riprende a parlare
tenendo per mano il fanciullo.
Ed ecco confermata da una madre riconoscente la mia Natura e confermato il potere della fede sul
cuore di Dio, che non delude mai le fidenti e giuste richieste dei suoi figli.
7Vi invito a ricordare Giuda Maccabeo* quando si affacci su questa pianura a studiare il
formidabile accampamento di Gorgia, forte di cinquemila fanti e di mille cavalieri addestrati alla
battaglia, ben protetti da corazze e da armi e torri di guerra. Giuda guardava coi suoi tremila fanti,
senza scudo n spada, e sentiva il timore insinuarsi nei cuori dei suoi soldati. Allora parl, forte del
suo diritto che Dio approvava, perch volto non a soprusi ma a difesa della Patria invasa e
profanata. E disse: Non vi spaventi il loro numero, non abbiate paura del loro attacco. Ricordate
come i nostri padri furono salvati nel mar Rosso, quando Faraone linseguiva con grande esercito.
E, rianimata la fede nella potenza di Dio, che sempre coi giusti, insegn ai suoi i mezzi per
ottenere aiuto. Disse: Or dunque alziamo la voce al Cielo e il Signore avr piet di noi e,
ricordandosi dellalleanza fatta coi padri nostri, oggi distrugger dinanzi a noi questesercito, e tutte
le genti conosceranno che vi un Salvatore che libera Israele.
Ecco. Io vi indico due punti capitali per avere Dio con s, ad aiuto nelle giuste imprese.
La prima: per averlo alleato, avere lanimo giusto dei nostri padri. Ricordate la santit, la prontezza
dei patriarchi nellubbidire al Signore, sia che la cosa richiesta
_________________________
* Vi invito a ricordare Giuda Maccabeo nellepisodio della battaglia di Emmaus riferito in
1
Maccabei 4, 1-25. Fanno parte di tale brano due riferimenti biblici (versetti 6-11 e 14-25) annotati
da MV su una copia dattiloscritta.
fosse di poco o di sommo valore. Ricordate con che fedelt essi rimasero fedeli al Signore. Molto ci
lamentiamo in Israele di non avere pi il Signore con noi, benigno come lo era un tempo. Ma Israele
ha pi lanimo dei suoi padri? Chi ruppe e rompe continuamente lalleanza col Padre?
Seconda cosa capitale per avere Dio con se: lumilt. Giuda Maccabeo era un grande israelita ed era
un grande soldato. Ma non dice: Io oggi distrugger questesercito e le genti conosceranno che io
sono il salvatore di Israele. No. Dice: E il Signore distrugger questesercito davanti a noi,
incapaci di farlo, deboli come siamo. Perch Dio Padre ed ha cura dei suoi piccoli e, per non farli
perire, manda le sue potenti schiere a combattere con armi sovrumane i nemici dei figli suoi.
Quando Dio con noi, chi pu vincerci? Questo ditevi sempre ora e pi in futuro, quando vorranno
vincervi e non gi per cosa relativa come una battaglia nazionale, ma in una cosa molto pi vasta
nel tempo e nelle conseguenze come per la vostra anima. Non lasciatevi prendere da sgomento o
da superbia. Ambedue sono dannosi. Dio sar con voi se sarete perseguitati a causa del mio Nome e
vi dar forza nelle persecuzioni. Dio sar con voi se sarete umili, se riconoscerete che voi, per voi,
non siete capaci di nulla, ma tutto potete se uniti al Padre.
Giuda non si pompeggia ornandosi del titolo di salvatore di Israele. Ma d quel titolo al Dio eterno.
Infatti inutilmente gli uomini si agitano se Dio non coi loro sforzi. Mentre senza agitarsi vince
colui che fida nel Signore, il quale sa quando giusto premiare con vittorie e quando giusto punire
con sconfitte. Stolto quelluomo che vuole giudicare Dio, consigliarlo o criticarlo. Ve la immaginate

una formica che, osservando lopera di un tagliatore di marmo, dicesse: Tu non sai fare. Io farei
meglio e pi presto di te? Uguale figura fa luomo che vuole fa- re da maestro a Dio. E alla figura
ridicola unisce quella di un ingrato e prepotente, dimentico di ci che : creatura, e di ci che Dio:
Creatore. Or dunque, se Dio ha creato un essere tanto ben creato che egli pu credersi capace di
consigliare lo stesso Dio, quale sar la perfezione dellAutore di ogni creatura? Questo solo
pensiero dovrebbe bastare a tenere bassa la superbia, a distruggerla, questa malvagia e satanica
pianta, questo parassita che, insinuatosi che sia in un intelletto, lo invade e soppianta, soffoca,
uccide ogni albero buono, ogni virt che fa luomo grande sulla terra, veramente grande, non per
censo n per corone ma per giustizia e sapienza soprannaturale, e beato nel Cielo per tutta leternit.
8E guardiamo un altro consiglio che ci dnno il grande Giuda Maccabeo e gli avvenimenti di quel
giorno in questa pianura. Appiccatasi la battaglia, le schiere di Giuda, con le quali era Dio, vinsero e
sgominarono i nemici, parte mettendoli in fuga fino a Jezeron, Azoto, Idumea e Jamnia, dice la
storia, e parte trapassandoli di spada, lasciandone morti per i campi oltre tremila. Ma ai suoi armati,
ebbri di vittoria, Giuda dice: Non vi fermate a far preda, perch la guerra non finita e Gorgia col
suo esercito nella montagna vicino a noi. Or dobbiamo combattere ancora contro i nostri nemici e
vincerli completamente, e dopo, tranquillamente, fare la preda. E cos fecero. Ed ebbero sicura
vittoria e preda opima e liberazione e, tornando, cantavano benedizioni a Dio perch buono,
perch la sua misericordia eterna.
Anche luomo, ogni uomo, come i campi intorno alla citt santa dei giudei. Circondato di nemici
esterni e interni, e tutti crudeli, tutti speranzosi di dare battaglia alla citt santa del singolo uomo - il
suo spirito - e darla allimprovviso per prendere di sorpresa con mille astuzie e distruggerla. Le
passioni, che Satana coltiva e aizza, e che luomo non sorveglia con tutta la sua volont per tenerle a
freno, pericolose se non riesce a domarle, ma innocue se sorvegliate come ladrone incatenato, e il
mondo che dallesterno congiura con esse con le sue seduzioni di carne, di censo, di orgoglio, sono
ben simili ai potenti eserciti di Gorgia, corazzati, dotati di torri di guerra, di arcieri buoni frecciatori,
di cavalieri veloci, sempre pronti ad iniziare lattacco agli ordini del Male. Ma che pu il Male se
Dio con luomo che vuole essere giusto? Luomo soffrir, rester ferito, ma avr salva libert e
vita, e conoscer vittoria dopo la buona battaglia. La quale per non avviene una volta, ma sempre
si rinnova finch la vita dura, o finch luomo tanto si spoglia della sua umanit e diviene spirito pi
che carne, spirito fuso a Dio, che le frecce, i morsi, i fuochi di guerra non possono pi fargli male
nel profondo e cadono, dopo averlo percosso superficialmente come pu fare una goccia su un duro
e lucente diaspro.
Non fermatevi a far preda, non distraetevi finch non siete alle soglie della vita. Non di questa vita
della terra, ma della vera Vita dei Cieli. Allora, vittoriosi, raccogliete le vostre prede ed entrate, e
inoltrate, gloriosi, davanti al Re dei re e dite: Ho vinto. Ecco le mie prede. Le ho fatte col tuo aiuto
e con la mia buona volont e ti benedico, Signore, perch sei buono e la tua misericordia eterna.
9Questo per la vita in generale, per tutti. Ma per voi, per voi che in Me credete c in agguato
unaltra battaglia. Pi battaglie. Quella contro il dubbio. Quella contro le parole che vi verranno
dette. Quella contro le persecuzioni.
Io sto per essere assunto al luogo per il quale sono venuto dal Cielo. Questo luogo vi far paura, vi
parr smentita alle mie parole. No. Guardate con occhio spirituale levento. E vedrete che quello
che avverr sar la conferma di ci che realmente Io sono. Non il povero re di un povero regno. Ma
il Re predetto dai profeti, ai piedi del cui trono unico, immortale, come fiumi alloceano, verranno
tutte le genti della terra, dicendo: Ti adoriamo, o Re dei re e Giudice eterno, perch per il tuo santo
Sacrificio hai redento il mondo.
Resistete al dubbio. Io non mento. Io sono Colui di cui parlano i profeti. Come la madre di
Giovanni poco fa, alzate il ricordo di ci che Io vi ho fatto e dite: Queste opere sono da Dio. Egli
ce le ha lasciate a ricordo, a conferma, ad aiuto per credere, e credere proprio in questora. Lottate
e vincerete contro il dubbio che strozza il respiro delle anime. Lottate contro le parole che vi
verranno dette. Ricordate i profeti e le mie opere. E alle parole nemiche rispondete con i profeti e
con i miracoli che mi avete visto fare. Non abbiate paura. E non siate ingrati per paura tacendo ci
che vi ho fatto. Lottate contro le persecuzioni. Ma non lottate dando persecuzione a chi vi

perseguita. Ma dando eroismo di confessione a chi vorr con minacce di morte persuadervi a
rinnegarmi. Lottate sempre contro i nemici. Tutti. Contro la vostra umanit, le vostre paure, i
compromessi indegni, le alleanze utilitarie, le pressioni, le minacce, le torture, la morte.
10La morte! Io non sono il capo di un popolo che dice al suo popolo: Soffri per me mentre io
godo. No. Io soffro per il primo per darvi lesempio. Io non sono un duce deserciti che dice agli
eserciti: Combattete per difendermi. Morite per darmi la vita. No. Io combatto per il primo. Io
morir per il primo per insegnarvi a morire. Cos come ho sempre fatto ci che ho detto di fare, e
predicando la povert sono rimasto povero, la continenza casto, la temperanza temperante, la
giustizia giusto, il perdono e ho perdonato e perdoner, come ho fatto tutto questo far anche
lultima cosa. Vi insegner come si redime. Ve lo insegner non a parole ma con i fatti. Vi
insegner a ubbidire ubbidendo alla pi dura ubbidienza, quella della mia morte
Vi insegner a perdonare, perdonando fra gli ultimi strazi come ho perdonato sulla paglia della mia
cuna, allUmanit che mi aveva strappato dai Cieli. Perdoner come ho sempre perdonato. A tutti.
Per mio conto a tutti. Ai piccoli nemici, agli inerti, indifferenti, volubili, e ai grandi nemici che non
solo mi danno il dolore di essere apatici al mio potere e al mio desiderio di salvarli, ma che mi
danno e daranno lo spasimo di essere i deicidi. Perdoner. E poich ai deicidi impenitenti non potr
dare assoluzione, pregher ancora, con gli ultimi spasimi, il Padre per loro perch li perdoni
essendo ebbri di un satanico liquore Perdoner E voi perdonate in mio nome. E amate. Amate
come Io amo, come Io vi amo e vi amer, in eterno.
11Addio. La sera scende. Preghiamo insieme e poi ognuno torni alle sue case con la parola del
Signore nel cuore, e vi faccia essa granita spiga per le vostre fami future, quando desidererete di
udire ancora lAmico, il Maestro, il Salvatore vostro, e solo lanciando lo spirito nei Cieli potrete
trovare Colui che vi ha amati pi di Se stesso. Padre nostro che sei nei Cieli....
E Ges, a braccia aperte, alta e candida croce contro il muro scuro della facciata di settentrione, dice
lentamente il Pater. Poi benedice con la benedizione mosaica. Bacia i bimbi. Li benedice ancora. Si
accomiata e va verso il nord, costeggiando la cinta di Emmaus senza entrarvi. Le tinte violacee del
crepuscolo assorbono lentamente la dolce visione del Maestro che va, sempre pi va verso il suo
destino.
Nella corte semioscura un silenzio di pace dolorosa... Quasi di attesa. Poi il pianto del piccolo
Micael, un pianto di agnellino che si trova solo, rompe lincanto, e molti occhi si bagnano di
lacrime e molte labbra ripetono le innocenti parole del piccolo: Oh! perch sei andato via? Torna!
Torna! Fallo tornare, Signore!. E quando Ges proprio scomparso, il desolato riconoscimento
del fatto compiuto: Non c pi Ges!, inutilmente cercato di consolare dalla madre del piccolo
Micael, che piange come avesse perduto pi della madre, e dalle braccia di lei non ha occhi che per
il punto dove sparito Ges, e tende le braccia, chiamando: Ges! Ges!.
12...Ges attende di essere alquanto lontano, poi dice: Andremo a Joppe. I discepoli vi hanno
molto lavorato e attende la parola del Signore.
Non c molto entusiasmo per la prospettiva di allungare ancora la via, ma Simone Zelote fa
osservare che da Joppe ai poderi di Nicodemo e Giuseppe ci si va presto e per belle strade, e
Giovanni contento di andare verso il mare. E gli altri, trascinati da queste considerazioni,
finiscono collandare con pi volont per la strada che si dirige al mare.
Dice Ges: Metterete qui la visione del 20 settembre 1944: Ges e i Gentili in una citt di mare,
che intitolerete*: Ges a Joppe parla a Giuda di Keriot e a dei Gentili, perch quellepisodio l
avvenne dopo un giorno di miracoli e di predicazione.

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* intitolerete... Il suggerimento del titolo, per il capitolo che segue, ha lo scopo evidente di fare
includere in esso il nome della citt, Joppe, perch quellepisodio l avvenne e perch MV aveva

scritto alla fine del capitolo: Che citt sia non so. Tuttavia, il titolo che metteremo al capitolo 406
include anche gli altri elementi del titolo suggerito.
Sul manoscritto originale MV introduce ogni capitolo con la data della stesura. A cominciare dal
capitolo che nella presente edizione prende il numero dordine 187, MV aggiunge quasi sempre alla
data, e forse dopo aver finito di scrivere il capitolo, un titolo breve e assolutamente inadeguato.
Pertanto, nella presente edizione tutti i titoli dei capitoli, tranne qualcuno, sono di C.
Sono anche di C la numerazione progressiva dei capitoli e la scomposizione di ogni capitolo in
brani numerati, chiamati paragrafi, ciascuno dei quali esprime una completezza narrativa o
concettuale.

406 .A Joppe. Predica inutile a Giuda di Keriot e dialogo sullanima con


alcuni Gentili.
20 settembre 1944.
1Vedo Ges seduto in un cortile interno di una casa di decente aspetto pur senza essere lussuosa.
Pare molto stanco. Sta seduto su una banchina di pietra messa presso ad un pozzo, basso di sponda,
sul quale fa arco una pergola verde. I grappoli sono appena una larva. Da poco deve essere caduto il
fiore, e gli acinelli sembrano chicchi di miglio sospesi a peduncolini verdi.
Ges tiene sul ginocchio destro puntato il gomito destro e appoggia il mento nel cavo della mano.
Delle volte, come per trovare maggior riposo, appoggia il braccio ripiegato sullorlo del pozzo e sul
braccio il capo. Come volesse dormire. I capelli allora gli scendono a far velo al viso stanco, che
altrimenti appare, pallido e serio, fra le bande ondulate delle ciocche biondo-rosse.
Una donna va e viene con le mani infarinate, passando da una stanza della casa ad un bugigattolo
posto al lato opposto del cortile e che deve essere il forno. Guarda Ges tutte le volte. Ma non ne
turba il riposo. Deve esser prossima la sera, perch il sole sfiora appena il culmine della terrazza sul
tetto, sempre meno, sempre meno, finch labbandona.
2Una decina di colombi fa per scendere sgrugolando nel cortile per lultimo pasto. Roteano intorno
a Ges, come per rendersi conto chi quello sconosciuto, e diffidenti non osano posarsi al suolo.
Ges si toglie ai suoi pensieri e sorride, tende una mano, a palma volta in su, e dice: Avete fame?
Venite, come parlasse a degli umani. Il pi audace si posa su quella mano e, dopo questo, un altro
e un altro. Ges sorride. Non ho nulla, Io dice davanti al loro richiedere tubante. E poi chiama a
voce alta: Donna! I tuoi colombi hanno fame. Hai grano per essi?.
S, Maestro. nel sacco sotto al portico. Ora vengo.
Lascia. Do Io. Mi piace.
Non verranno. Non ti conoscono.
Oh! ne ho sulle spalle e fin sulla testa!.
Ges cammina infatti col suo strano cimiero, fatto da un colombo plumbeo, dal petto che pare una
corazza preziosa tanto cangiante.
La donna incredula si affaccia e dice: Oh!.
Lo vedi? I colombi sono meglio degli uomini, donna. Sentono chi li ama. Gli uomini... no.
Non ci pensare, Maestro, allaccaduto. Sono pochi quelli che qui ti odiano. Gli altri, se non tutti,
tamano, ti rispettano almeno.
Oh! non mi accascio per questo. Dico per farti notare come sovente le bestie siano migliori degli
uomini.
Ges ha aperto il sacco e immerso in esso la lunga mano e estratto grano biondo che pone nel lembo
del mantello. Richiude e torna in mezzo al cortile, difendendosi dallinvadenza dei colombi che
vogliono servirsi da loro. Apre il suo fagottino e sparge al suolo i chicchi, e ride per la giostra e le
risse dei pennuti ingordi. Il pasto presto consumato. I colombi bevono ad un piatto cavo che
presso il pozzo e guardano ancora Ges.

Ora andate. Non c pi nulla.


Le bestiole svolazzano ancora un poco sulle spalle e le ginocchia di Ges e poi tornano ai nidi.
Ges ricade nella sua meditazione.
3Dei picchi robusti alla porta. La donna corre ad aprire. Sono i discepoli.
Venite dice Ges. Avete distribuito il denaro ai poveri?.
S, Maestro.
Fino allultimo picciolo? Ricordatevi che ci che ci viene dato non per noi, ma per la carit. Noi
siamo poveri e dellaltrui misericordia si vive. Misero lapostolo che sfrutta la sua missione per fini
umani!.
E se un giorno si senza pane e si accusati di violare la Legge perch si imitano i passeri
schiccolando spighe?.
Ti mai mancato nulla, Giuda? Nulla di essenziale da quando sei con Me? Sei caduto languente
per via, qualche volta?.
No, Maestro.
Quando ti ho detto: Vieni, ti ho promesso comodi e ricchezze? E nelle mie parole a chi mi
ascolta ho detto mai che Io dar ai miei utile sulla terra?.
No, Maestro.
E allora, Giuda? Perch sei tanto mutato? Non sai, non senti che il tuo scontento, il tuo raffreddarti
mi d dolore? Non vedi che esso scontento si comunica ai tuoi fratelli? Perch, Giuda, amico, tu
chiamato a tanta sorte, tu venuto con tanto entusiasmo al mio amore e alla mia luce, or mi
abbandoni?.
Maestro, io non ti abbandono. Sono quello che pi mi curo di Te, dei tuoi interessi, della tua
riuscita. Vorrei vederti trionfare ovunque, credilo.
Lo so. Umanamente tu vuoi questo. gi molto. Ma non voglio questo, Giuda, amico mio Sono
venuto per ben altro che per un trionfo umano e un regno umano Sono venuto non per dare ai
miei amici briciole di un umano trionfo. Ma per darvi una mercede larga, premuta, copiosa, una
mercede che non pi mercede tanto piena: compartecipazione nel mio Regno eterno, unione
nei diritti di figli di Dio... Oh! Giuda! Perch non tesalta questo sublime retaggio, a cui si accede
per rinunzia, ma che non conosce tramonto?
4Vienimi ancor pi vicino, Giuda. Lo vedi? Siamo soli. Gli altri hanno capito che volevo parlare a
te, distributore delle mie... ricchezze, delle elemosine che il Figlio delluomo, che il Figlio di Dio
riceve per darle in nome di Dio e dellUomo alluomo. E si sono ritirati in casa. Siamo soli, Giuda,
in questora cos dolce della sera, nella quale il nostro cuore vola alle nostre case lontane, alle nostre
mamme che certo, preparando la loro cena solitaria, pensano a noi e carezzano con la mano quel
posto dove noi sedevamo prima di questora di Dio, in cui il Volere santissimo ci ha presi per farlo
amare in spirito e in verit.
Le nostre mamme! La mia, cos santa e pura, che vi vuole tanto bene e prega per voi, amici del suo
Ges La mia, che non ha che questa pace, nellaffanno della sua maternit di Madre del Cristo:
quella di sapermi circondato dal vostro affetto Non deludete, non ferite questo cuore di Madre,
amici. Non spezzatelo con una vostra mala azione! La tua mamma, Giuda. La tua mamma che,
lultima volta che siamo passati da Keriot, non finiva di benedirmi e voleva baciarmi i piedi, perch
felice che il suo Giuda sia nella luce di Dio, e mi diceva: Oh! Maestro! Fllo santo il mio Giuda!
Che vuole un cuore di madre se non il bene del suo bambino? E quale bene che sia pi bene del
Bene eterno?. Infatti! Qual bene pi grande, Giuda, di quello a cui vi voglio portare e al quale si
giunge seguendo la mia via? Santa donna tua madre, Giuda. Una vera figlia dIsraele. Io non ho
voluto che mi baciasse i piedi. Perch voi siete i miei amici e perch in ogni madre vostra, in ogni
madre buona, Io vedo la mia, Giuda. E vorrei che voi, nella vostra, vedeste la mia col suo tremendo
destino di Corredentrice, e non voleste, no, non voleste ucciderla perch perch vi parrebbe di
uccidere la vostra.
5Giuda, non piangere. Perch piangere? Se nulla hai sul cuore che ti rimorde verso la tua e la mia
madre, perch ti sgorga quel pianto? Vieni qui, metti il capo sulla mia spalla e di allAmico tuo il
tuo affanno. Hai mancato? Ti senti prossimo a mancare? Oh! non restare solo! Vinci Satana con

laiuto di chi ti ama. Sono Ges, Giuda. Sono il Ges che sana i morbi e caccia i demoni. Sono il
Ges che salva e che ti vuole tanto bene, che si cruccia di vederti cos indebolito. Sono il Ges
che insegna di perdonare settanta volte sette. Ma Io, Io di mio, non settanta ma settecento, settemila
volte sette vi perdono e non vi colpa, Giuda, non vi colpa, Giuda, non vi colpa, Giuda, che
Io non perdoni, che Io non perdoni, che Io non perdoni, se, pentito, il colpevole mi dice: Ges, ho
peccato. Meno ancora, se dice solo: Ges!. Ancor meno, se mi guarda solo, supplicante. E le
prime colpe che perdono, sai, amico, a chi le perdono? Ai pi colpevoli e ai pi pentiti. E le
primissime fra le prime che Io perdono, sai quali sono? Quelle fatte a Me.
Giuda! Non trovi una parola di risposta per il tuo Maestro?Tanto grave il tuo affanno che ti
mozza la parola? Temi che Io ti denunci? Non lo temere! tanto che ti voglio parlare cos,
tenendoti sul Cuore, come due fratelli nati in una cuna, da un unico parto, quasi una carne sola, due
che si sono scambiati a vicenda il capezzolo tiepido e sentito il sapore della saliva fraterna in uno
col dolciore del latte materno. Ora ti ho e non ti lascio, finch tu non mi dici che tho guarito. Non
temere, Giuda. una confessione che voglio. Ma i tuoi compagni penseranno che un colloquio
damore, tanto raggeranno di reciproca pace, di reciproco amore i nostri volti dopo questo
colloquio. Ed Io far che sempre pi lo credano, tenendoti contro il mio petto questa sera a cena,
intingendoti il mio stesso pane e porgendotelo con predilezione, e ti dar la coppa per il primo,
dopo averne reso grazie a Dio. Sarai il re del convito, Giuda. E realmente lo sarai. Sposa dello
Sposo sarai, o anima che amo, se ti farai monda e libera, deponendo la tua polvere nel mio seno
purificatore. 6Ancora non parli per dirmi il tuo pianto?.
Mi hai parlato cos dolce della mamma della casa del tuo amore Un momento di
debolezza Sono tanto stanco! E mi pareva Tu non mi amassi pi cos da tempo.
No. Non questo. Nelle tue parole non c che una verit. Ed che sei stanco. Ma non della
strada, della polvere, del sole, del fango, della folla. Sei stanco di te. La tua anima stanca della tua
carne e della tua mente. Tanto stanca che finir spenta di stanchezza mortale. Povera anima che Io
chiamai ai fulgori eterni! Povera anima che sa che ti amo e ti rimprovera di strapparla al mio amore!
Povera anima che ti rimprovera, inutilmente, come Io inutilmente ti carezzo col mio amore, di agire
subdolamente col tuo Maestro. Ma non sei tu che agisci. colui che ti odia e mi odia. Per questo ti
dicevo: Non restare solo. Ebbene, ascolta. Tu sai che le mie notti passano in gran parte in
preghiera. Se un giorno sentirai in te il coraggio di esser uomo e la volont di esser mio, vieni a Me
mentre i compagni dormono. Le stelle, i fiori, gli uccelli sono testimoni prudenti e buoni. Segreti.
Pietosi. Inorridiscono per il delitto che avviene sotto il loro raggio, ma non prendono voce per dire
agli uomini: Costui un Caino del suo fratello. Hai inteso, Giuda?.
S, Maestro. Ma credi, non ho altro che stanchezza ed emozione. Io ti amo con tutto il cuore e.
Va bene. Basta cos.
Mi dai un bacio, Maestro?.
S, Giuda. Questo e altri te ne dar.
Ges sospira profondamente, con pena. Ma bacia Giuda sulla guancia. E poi gli prende il capo fra le
palme e tenendolo ben stretto fra la morsa delle mani, di fronte a S, alla distanza di pochi
decimetri, lo fissa, lo studia, lo trivella col suo sguardo magnetico. E Giuda, questo sciagurato, non
trasale. Resta in apparenza imperterrito sotto quellesame. Solo diviene un poco pallido e per un
attimo chiude gli occhi. E Ges lo bacia sulle palpebre abbassate e poi sulla bocca e poi sul cuore,
chinando il capo a cercare il cuore del discepolo e dice: Ecco: per cac-ciare le nebbie, per farti
sentire la dolcezza di Ges, per fortificarti il cuore. E poi lo lascia andare e si avvia verso casa,
seguito da Giuda.
7Bene vieni, Maestro! Tutto pronto. Si attendeva Te solo dice Pietro.
Gi. Parlavo con Giuda di tante cose Vero, Giuda? Bisogner provvedere anche a quel povero
vecchio che ebbe il figlio ucciso.
Ah!. Giuda prende la buona occasione a volo per finire di rimettersi e per deviare, se mai vi
fossero, i sospetti degli altri. Ah! Sai, Maestro? Oggi siamo stati fermati da un gruppo di gentili
mescolati a giudei delle colonie romane di Grecia. Volevano sapere molte cose. Abbiamo risposto
come abbiamo potuto. Ma non li abbiamo certo persuasi. Per furono buoni e ci hanno dato molta

moneta. Eccola, Maestro. Potremo fare molto bene. E Giuda pone una grossa sacca di morbida
pelle che, battendo sul tavolo, suona con suon dargento. grossa come una testa di bambino.
Va bene, Giuda. Distribuirai il denaro con equit. Che volevano sapere quei gentili?.
Cose sulla vita futura se luomo ha lanima e se immortale. Facevano nomi di loro maestri. Ma
noi che si poteva dire?.
Dovevate dir loro di venire.
Lo abbiamo detto. Verranno forse.
Il pasto prosegue. Ges ha vicino Giuda e gli d il pane bagnato nel sugo che sul piatto della carne
arrostita.
Stanno mangiando delle piccole ulive nere quando si ode picchiare alla porta. E dopo poco entra la
donna di casa e dice: Maestro, vogliono Te.
Chi sono?.
Uomini stranieri.
Ma impossibile!, Il Maestro stanco!, tutto il giorno che cammina e parla!, E poi!
Gentili in casa! Ohib!. I dodici sono tutti in subbuglio come un alveare disturbato.
Sss! Pace! Non m fatica ascoltare chi mi cerca. mio riposo.
Potrebbe essere un tranello! A questora!.
No. Non . State quieti e riposate voi. Io ho gi avuto riposo mentre vi attendevo. Io vado. Non vi
chiedo di venire meco per quanto per quanto vi dico che proprio fra i gentili dovrete portare il
vostro giudaismo che non sar pi che cristianesimo. Attendetemi qui.
Vai solo? Ah! questo mai! dice Pietro, e si alza.
Resta dove sei. Vado solo.
8Esce. Si affaccia alla porta di strada. Nel crepuscolo sono molti uomini che attendono.
La pace sia con voi. Mi volete?.
Salve, Maestro. Parla un vecchio imponente, avvolto in una veste romana che sporge da un
mantelletto tondo con cappuccio rialzato sul capo. Oggi parlammo coi tuoi discepoli. Ma non ci
seppero dire molto. Vorremmo parlare con Te.
Siete quelli del ricco obolo? Grazie per i poveri di Dio. Ges si volge alla padrona di casa e dice:
Donna, Io esco con questi. Di ai miei che vengano a raggiungermi presso la riva perch, se ben
vedo, costoro sono commercianti degli empori.
E navigatori, Maestro. Bene vedi.
Escono tutti insieme nella via, a cui fa lume un bel chiaro di luna.
Venite da lontano?. Ges al centro del gruppo, con a fianco il vecchio che ha parlato per primo,
un bel vecchio dal tagliente profilo latino. Dallaltro lato ha un altro attempato, dal volto nettamente
ebraico, e poi intorno due o tre magrolini e olivastri, occhi aguzzi e un poco ironici, e altri pi
robusti di et diverse. Una diecina di persone.
Siamo delle colonie romane di Grecia e dAsia. Parte giudei e parte gentili Non osavamo venire
per questo Ma ci hanno assicurato che Tu non sprezzi i gentili come fanno gli altri I giudei
osservanti, volevo dire, quelli dIsraele, perch altrove anche i giudei sono meno rigidi. Tanto che
io, romano, ho per moglie una giudea di Licaonia, mentre costui ha per moglie una romana, lui,
ebreo dEfeso.
Non sprezzo nessuno Ma bisogna compatire coloro che ancora non sanno pensare che, Uno
essendo il Creatore, sono tutti gli uomini di un sangue solo.
Lo sappiamo che sei grande fra i filosofi. E quanto dici lo conferma. Grande e buono.
Buono chi fa il bene. Non chi bene parla.
Tu parli bene e bene fai. Sei perci buono.
9Che volevate sapere da Me?.
Oggi, perdona Maestro se ti stanchiamo con le nostre curiosit. Ma sono curiosit buone, perch
cercano con amore la Verit Oggi volevamo sapere dai tuoi la verit su una dottrina che fu gi
accennata da filosofi antichi di Grecia e che Tu, ci si dice, torni a predicare pi vasta e bella.
Eunica, mia moglie, ha parlato con giudei che ti udirono e mi ha ripetuto quelle parole. Sai, Eunica,
greca, colta e conosce le parole dei saggi della sua patria. Ha trovato riscontro fra le parole tue e

quelle di un grande filosofo greco. E anche a Efeso sono giunte quelle tue parole. Onde venuti, chi
per commercio e chi per rito, in questo porto, ci siamo ritrovati fra amici e abbiamo parlato. Gli
affari non distolgono dal pensare anche ad altre pi alte cose. Empiti gli empori e le stive, abbiamo
tempo di risolvere questo dubbio. Tu dici che lanima eterna. Socrate disse che essa immortale.
Conosci le parole del maestro greco?.
No. Non ho studiato nelle scuole di Roma e Atene. Ma parla pure. Ti intendo ugualmente. Non
ignoro il pensiero del filosofo greco.
Socrate, contrariamente a ci che crediamo noi di Roma, e anche a ci che credono i vostri
sadducei, ammette e sostiene che luomo abbia lanima e che questa sia immortale. Dice che, tale
essendo, la morte non che liberazione per lanima e passaggio di questa da una carcere ad un
libero luogo in cui si ricongiunge a quelli che am, e l conosce i saggi del cui senno ud parlare e i
grandi, gli eroi, i poeti, e non trova pi ingiustizie n dolore. Ma felicit eterna in un soggiorno di
pace, aperto alle anime immortali che vissero con giustizia. Tu che ne dici, Maestro?.
In verit ti dico che il maestro greco, pur essendo nellerrore di una religione non vera, era nella
verit dicendo lanima immortale. Ricercatore del Vero e cultore della Virt, sentiva nel fondo dello
spirito mormorare la voce del Dio ignoto, del vero Dio, del Dio unico: laltissimo Padre da cui lo
vengo per portare gli uomini alla Verit. 10Luomo ha unanima. Una. Vera. Eterna. Signora.
Meritevole di premio e castigo. Tutta sua. Creata da Dio. Destinata, nel Pensiero creativo, a tornare
a Dio. Voi, gentili, troppo vi dedicate al culto della carne. Mirabile opera, in verit, su cui sta il
segno del Pollice eterno. Troppo ammirate la mente, gioiello chiuso nello scrigno del vostro capo e
di l emanante i suoi raggi sublimi. Grande, superno dono di Dio Creatore che vi ha fatto secondo il
suo Pensiero come forme, ossia opera perfetta dorgani e membra, e vi ha dato la sua somiglianza
col Pensiero e con lo Spirito. Ma la perfezione della somiglianza nello spirito. poich Dio non ha
membra e opacit di carne, come non ha senso e fomite di lussuria. Ma Spirito purissimo, eterno,
perfetto, immutabile, instancabile nelloperare, continuamente rinnovantesi nelle sue opere, che
paternamente adegua al cammino ascensionale della sua creatura. Lo spirito*, creato per tutti gli
uomini da una stessa Fonte di potenza e bont, non conosce variazioni di perfezioni iniziali. Uno
solo lo spirito creato perfetto e rimasto tale. Tre sono gli spiriti creati perfetti.
Uno sei Tu, Maestro.
Non Io. Io nella mia Carne ho lo Spirito che non fu creato ma che stato generato dal Padre per
esuberanza dAmore.
Quali, dunque?.
I due progenitori da cui venne la razza, creati perfetti e poi caduti, volontariamente, in
imperfezione. Il terzo, creato per delizia di Dio e delluniverso, troppo superiore alla possibilit di
pensiero e di fede del mondo dora perch Io ve lo indichi. Gli spiriti, dicevo, creati da una stessa
Fonte con ugual misura di perfezione, subiscono poi, per loro merito e volont, una duplice
metamorfosi .
Allora Tu ammetti seconde vite?.
Non vi che una vita. In questa lanima, che ebbe la somiglianza iniziale con Dio, passa, per la
giustizia fedelmente praticata in tutte le cose, ad una pi perfetta somiglianza, ad una, direi, seconda
creazione di se stessa, per cui evolve ad una doppia somiglianza col suo Creatore, facendosi capace
di passare a possedere la santit, la quale perfezione di giustizia e somiglianza di figli col Padre.
Questa nei beati, ossia in quelli che il vostro Socrate dice abitino lAde. Mentre Io vi dico che,
quando la Sapienza avr detto le sue parole e col sangue le avr firmate, costoro saranno i beati del
Paradiso, del Regno, cio, di Dio.
E dove sono ora costoro?.
Nellattesa.
Di che?.
Del Sacrificio. Del Perdono. Della Liberazione.
Si dice che sar il Messia il Redentore, e che Tu sei tale vero?.
vero. Io son che vi parlo.
______________________

*Il brano che inizia con Lo Spirito e termina con gli spiriti creati perfetti stato riscritto da MV,
su una copia dattilografata, nel modo seguente: Lo spirito, creato a tutti gli uomini da una stessa
Fonte di potenza e bont, non conosce variazione di perfezione iniziale, ma ne conosce molte da
quando infuso alla carne. Uno solo lo Spirito increato e perfettissimo, sempre rimasto tale. Tre
sono stati gli spiriti creati perfetti e
La successiva risposta di Ges, che inizia con Non Io, stata interamente riscritta da MV, sulla
copia dattilografata, nel modo seguente: Nella mia Carne Io ho lo Spirito divino, non creato ma
generato dal Padre per esuberanza damore. E ho lanima creatami dal Padre essendo Io, ora,
lUomo. Anima perfetta quale allUomo Dio si conviene. Ma daltri spiriti Io parlo.
Sempre sulla stessa copia dattilografata, MV ha aggiunto la seguente nota: Parla qui come DioVerbo per cui tutte le cose sono state fatte, anche la sua anima dUomo. Se parlasse come Uomo
direbbe che Dio, ossia ancora Lui, ha creato lunico spirito perfettissimo per unirlo alla sua Carne
di Verbo incarnato nel quale tutte le perfezioni si accentrano. E parla a dei Gentili, perci in
maniera adatta alla loro ignoranza pagana.
11Allora Tu dovrai morire? Perch, Maestro? Il mondo ha tanto bisogno di Luce e Tu vuoi
lasciarlo?.
Tu, greco, mi chiedi questo? Tu, in cui le parole di Socrate hanno trono?.
Maestro, Socrate era un giusto. Tu santo sei. Guarda quanto bisogno di santit ha la terra.
Essa aumenter di diecimila potenze per ogni dolore, per ogni ferita, per ogni stilla del mio
Sangue.
Per Giove! Mai stoico fu pi grande di Te, che non ti limiti a predicare il disprezzo della vita, ma ti
appresti a gettarla.
Io non disprezzo la vita. La amo come la cosa pi utile per comperare la salvezza del mondo.
Ma sei giovane, Maestro, per morire!.
Il tuo filosofo dice che caro agli di ci che santo, e tu mi hai chiamato santo. Se santo sono,
devo aver sete di tornare alla Santit da cui venni. Mai abbastanza giovane, perci, per non aver
questa sete. Dice anche Socrate che chi santo ama far cose gradite agli di. Qual cosa pi gradita
di rendere allamplesso del Padre i figli che la colpa ha allontanati e dare alluomo la pace con Dio,
fonte di ogni bene?.
Tu dici che non conosci le parole socratiche. Come allora sai queste che dici?.
Tutto Io so. Il pensiero degli uomini - quanto pensiero buono - non che la riflessione di un mio
pensiero. Quanto buono non , non mio, ma Io lho letto negli vi e ho saputo, so e sapr, quando
fu, viene e verr detto. Io so.
12Signore, vieni a Roma, faro del mondo. Qui lodio ti circonda. L ti circonder venerazione.
Alluomo. Non al Maestro del soprannaturale. Io sono venuto per il soprannaturale. Lo devo
portare ai figli del popolo di Dio, per quanto siano i pi duri col Verbo.
Roma e Atene non ti avranno, allora?.
Mi avranno. Non temete. Mi avranno. Coloro che mi vorranno mi avranno.
Ma se ti uccideranno.
Lo spirito immortale. Quello di ogni uomo. Non lo sar il mio, Spirito del Figlio di Dio? Verr
col mio Spirito operante Verr Vedo le turbe infinite e le case levate al mio Nome Sono
ovunque Parler nelle cattedrali e nei cuori Non avr sosta il mio evangelizzare LEvangelo
scorrer la terra i buoni tutti a Me ed ecco Io passo alla testa del mio esercito di santi e lo
porto al Cielo. Venite alla Verit.
Oh! Signore! Abbiamo lanima fasciata di formule e di errori. Come faremo ad aprirle le porte?.
Io disserrer le porte dInferno, aprir le porte del vostro Ade e del mio Limbo. E non potr aprire
le vostre? Dite: Voglio e, come serrame fatto dali di farfalla, esse cadranno polverizzate sotto il
passare del mio Raggio .
Chi verr in tuo Nome?.
Vedete quelluomo che viene a questa volta insieme ad un poco pi che adolescente? Quelli
verranno a Roma e alla Terra. E con essi molti ancora. Cos solleciti, come ora, per lamor di Me

che li sprona e che non fa loro trovar riposo che al mio fianco, verranno, per lamor dei redenti dal
Sacrificio mio, a cercare voi, a radunarvi, a portarvi alla Luce. Pietro! Giovanni! Venite. Ho finito,
credo, e son con voi. Avete altro a dirmi?.
Altro, Maestro. Andiamo portando seco noi le tue parole.
Germoglino in voi con radici eterne. Andate. La pace sia con voi.
Salve a Te, Maestro.
E la visione ha fine
13Ma dice ancora Ges: Sei sfinita? Dettato pesante. Pi dettato che visione. Ma argomento
desiderato da alcuni. Chi? Lo saprai nel mio Giorno. Ora va in pace tu pure.
Di mio aggiungo che il discorso fra Ges e i gentili accadeva lungo un lungomare di citt marittima.
Ben visibili al chiaro di luna erano le placide onde, che andavano a morire con risucchio sugli scogli
dellantemurale di un porto capace pieno di navigli. Non ho potuto dirlo prima perch il gruppo ha
sempre parlato e, se descrivevo il luogo, perdevo il filo delle parole. Parlano andando avanti e
indietro per un pezzo del lungo mare presso il porto. La via solitaria perch passeggeri non ce ne
sono e i naviganti sono tutti tornati alle loro navi, di cui si vedono i fanali rossi splendere come
stelle di rubino nella notte. Che citt sia non so. Certo bella e importante.

407. Nelle campagne di Nicodemo. La parabola dei due figli.


29 marzo 1946.
1Ges vi arriva in una fresca aurora. E sono belle queste fertili campagne del buon Nicodemo in
queste prime luci del sole. Belle nonostante che molti campi siano gi segati e mostrino laspetto
stanco dei campi dopo la morte dei grani che, a biche doro, oppure ancor stesi come salme al suolo,
aspettano di essere portati sulle aie. E con loro muoiono i fiordalisi stellari e zaffirei, le violacee
bocche di leone, le corolle minute delle scabiose, il labile calice delle campanelle, le ridenti raggiere
delle camomille e margheritoni, i violenti papaveri e i cento altri fiori che, a stelle, a pannocchie, a
grappoli, a raggiere, ridevano prima l dove ora giallore di stoppie. Ma, a consolare il duolo della
terra spogliata dei grani, stanno le fronde degli alberi da frutto, sempre pi festose per i frutti che
crescono e si spennellano di sfumature e che, in questora, brillano di uno spolvero diamantifero per
le rugiade non ancora arse dal sole.
I contadini sono gi al lavoro. Lieti di essere prossimi alla fine del penoso lavoro della mietitura. E
cantano falciando, e ridono allegri, incitandosi a chi pi svelto e chi pi esperto nel menare la
falce o stringere i covoni Schiere e schiere di contadini ben pasciuti, che sono lieti di lavorare per
il padrone buono. E, ai margini dei campi, o dietro ai legatori, dei bimbi, delle vedove, dei vecchi,
che attendono di spigolare e che attendono senza ansia, perch sanno che ce ne sar per tutti, come
sempre, per ordine di Nicodemo come spiega una vedova a Ges che linterroga.
Egli sorveglia dice perch di proposito siano lasciati steli e steli fuor dei covoni, per noi. E non
contento ancora di tanta carit, dopo aver preso il giusto frutto in proporzione al seme, distribuisce
il resto a noi. Oh! non aspetta gi a far questo nellanno sabatico!* Ma sempre lo fa di beneficare il
povero con le sue biade, e cos fa con le ulive e coi vigneti. Per questo Dio lo benedice con raccolti
di miracolo. Le benedizioni dei poveri sono come rugiade sui semi e sui fiori, e fanno che ogni
seme dia pi spighe e non un fiore cada senza allegare a frutto. 2Questanno, poi, ci ha fatto sapere
che tutto nostro, perch anno di grazia. Di che grazia parli non so. Se non perch si dice fra noi
poveretti e fra i suoi servi felici che egli , in segreto, discepolo di Quello che si dice il Cristo, il
quale predica lamore ai poveri per mostrare amore a Dio Forse Tu lo conosci, se sei amico di
Nicodemo Perch gli amici di solito hanno gli stessi affetti Giuseppe dArimatea, ad esempio,
grande amico di Nicodemo, e anche di lui si dice che sia amico del Rabbi Oh! che ho detto! Dio
mi perdoni! Ho nuociuto ai due buoni della pianura!. La donna costernata.
Ges sorride e chiede: Perch, donna?.

Perch Oh! dimmi, sei Tu vero amico di Nicodemo e di Giuseppe, o sei uno del Sinedrio, uno
dei falsi amici che nuocerebbero ai due buoni se avessero certezza che sono amici del Galileo?.
Rassicurati. Sono vero amico dei due buoni. Ma tu sai molte cose, o donna! Come le sai?.
Oh! tutti le sappiamo! In alto, con odio. In basso, con amore. Perch, anche se non lo conosciamo,
noi amiamo il Cristo, noi derelitti che Egli solo ama e che insegna ad amare. E tremiamo per Lui
Cos perfidi i giudei, farisei, scribi e sacerdoti! Ma io ti do scandalo Perdona. lingua di
donna e non sa tacere Ma perch tutto il dolore ci viene da essi, i potenti che ci opprimono
senza piet e che ci obbligano a digiuni non prescritti dalla Legge, ma imposti dalla necessit di
trovare denari a pagare tutte le decime che essi, i ricchi, hanno messo sui poveri Ed perch tutta
la speranza nel regno di questo Rabbi che, se tanto buono ora che perseguitato, che sar mai
quando potr essere re?.
________________________
* Lanno sabatico era lultimo anno di una serie di sette e in esso doveva cessare, ad esempio, uno
stato di schiavit o il pagamento di un debito. Per la terra, cessava il lavoro delluomo, e i prodotti
spontanei erano riservati ai poveri e agli animali, come prescritto in Esodo 23, 10-11; Levitico 25,
3-7. Listituzione dellanno sabatico si collega a quella del sabato, cio del riposo del settimo
giorno, ricordato con frequenza nellOpera valtortiana e che si trova prescritto in Esodo 20, 8-11;
23, 12; 31, 12-17; Levitico 23, 3; 25, 1-2.
3Il suo Regno non di questo mondo, o donna. Egli non avr n regge n armati. Non imporr
leggi umane. Non elargir denari. Ma insegner ai migliori a fare ci. E i poveri troveranno non due
o dieci, o cento amici fra i ricchi, ma tutti coloro che credono nel Maestro uniranno i loro beni per
aiutare i fratelli senza beni. Perch dora in poi non pi sar detto prossimo il proprio simile, ma
fratello, in nome del Signore.
Oh!. La donna stupita, sognante questra di amore. Carezza i suoi bambini, sorride, poi alza
il capo e dice: Allora mi assicuri che non ho nuociuto a Nicodemo parlando con Te? Mi
venuto cos spontaneo I tuoi occhi sono cos dolci! Cos sereno il tuo aspetto! Non so Mi
sento sicura come fossi presso un angelo di Dio Ho parlato per questo.
Non hai nuociuto. Sta certa. Anzi hai dato al mio amico una grande lode, per cui Io lo elogier, e
pi caro che mai mi sar Sei di questi luoghi?.
Oh! no, Signore. Son di fra Lida e Bettegon. Ma quando c da aver sollievo si corre, Signore,
anche se lunga la via! Pi lunghi sono i mesi dinverno e di fame.
E pi lunga della vita leternit. Occorrerebbe avere per lanima la sollecitudine che si ha per la
carne, e correre dove sono parole di vita.
E lo faccio coi discepoli del Rabbi Ges, quello buono, sai? Lunico buono dei troppi rabbi che
abbiamo.
Bene fai, donna dice Ges sorridendo, ma facendo cenno ad Andrea e Giacomo di Zebedeo, che
sono con Lui mentre gli altri sono andati verso la casa di Nicodemo, di smetterla di fare tutto un
armeggio per significare alla donna che il Rabbi Ges quello che le parla.
Certo che faccio bene. Io voglio essere senza il peccato di non averlo amato e creduto Dicono
che il Cristo Io non lo conosco. Ma credere voglio. Perch penso che guai verranno a quelli che
non lo vogliono accettare per tale.
E se i discepoli suoi fossero in inganno? tenta Ges.
Non pu essere, Signore. Sono troppo buoni, umili e poveri, per pensare che siano seguaci di uno
non santo. E poi Ho parlato con gente guarita da Lui. Non fare il peccato di non credere, Signore!
Ti danneresti lanima Infine io penso che, se anche fossimo tutti ingannati ed Egli non fosse il
Re promesso, certo santo e amico di Dio , se dice quelle parole e guarisce anime e corpi E
stimare i buoni fa sempre bene.
Bene hai detto. Persisti nella tua fede 4Ecco l Nicodemo.
S. Con dei discepoli del Rabbi. Sono per le campagne, infatti, evangelizzando i mietitori. Anche
ieri noi mangiammo il loro pane.
Nicodemo, in veste succinta, viene intanto avanti senza scorgere il Maestro e ordina ai contadini di

non levare una spiga di quelle segate. Per noi ne abbiamo, del pane Diamo il dono di Dio a chi
ne privo. E diamolo senza timore. Potevamo avere le biade distrutte dal gelo tardivo. Non s
perduto un seme. Rendiamo a Dio il suo pane dandolo ai suoi figli infelici. E vi assicuro che ancor
pi fruttuoso, al mille per cento, sar il raccolto dellanno prossimo perch, Egli lo ha detto, misura
traboccante sar data a chi ha dato.
I contadini, deferenti e lieti, ascoltano il padrone annuendo. E Nicodemo, da campo a campo, da
schiera a schiera, ripete il suo ordine buono.
Ges, semicelato da una cortina di canne presso un fossato divisorio, approva e sorride. Sempre pi
sorride quanto pi Nicodemo si avvicina ed imminente lincontro e la sorpresa.
Eccolo che salta il fossatello per passare ad altri campi Ed eccolo restare pietrificato di fronte a
Ges, che gli tende le braccia. Infine ritrova la parola: Maestro santo, e come, Tu benedetto, a
me?.
Per conoscerti, se ce ne fosse stato ancor bisogno, dalle parole dei pi veri testimoni: coloro che tu
benefichi.
Nicodemo in ginocchio, curvo fino al suolo, e in ginocchio sono i discepoli capitanati da Stefano e
Giuseppe dellEmmaus montana. I contadini intuiscono. Intuiscono i poveri e tutti sono a terra,
nello stupore venerabondo.
Alzatevi. Fino a poco fa ero il Viandante che ispira fiducia Ancora per tale vedetemi. E amatemi
senza paure. 5Nicodemo, ho mandato i dieci che mancano alla tua casa.
Ho pernottato fuori per sorvegliare che fosse fatto un ordine.
S. Per il quale ordine Dio ti benedice. Quale voce ti ha detto che questo anno di grazia, e non
lanno veniente, ad esempio?.
Non so E so Non sono profeta. Ma stolto non sono. E alla mia intelligenza si unita una
luce del Cielo. Maestro mio... volevo che i poveri godessero dei doni di Dio mentre Dio ancora fra
i poveri E non osavo sperare di averti, a dar sapore soave e potenza santificatrice a queste biade, e
alle mie ulive, e alle vigne e ai frutteti che saranno per i poveri figli di Dio, miei fratelli Ma ora
che ci sei, alza la tua mano benedetta e benedici, acci, col nutrimento alla carne, scenda in quelli
che se ne pasceranno la santit che da Te emana.
S, Nicodemo. Giusto desiderio che il Cielo approva. E Ges apre le braccia per benedire.
Oh! Attendi! Che io chiami i contadini, e con uno zufolo fischia tre volte, un fischio acuto che si
spande per laria cheta e che provoca una corsa di mietitori, spigolatori, curiosi, da ogni parte. Una
piccola folla
Ges apre le braccia e dice: Per la virt del Signore, per il desiderio del suo servo, la grazia della
salute dello spirito e della carne scenda in ogni granello, in ogni acino, uliva o frutto, e prosperi e
santifichi coloro che se ne pascono con spirito buono, puro da concupiscenze e da odii, e desideroso
di servire il Signore con lubbidienza alla sua divina e perfetta Volont.
Cos avvenga rispondono Nicodemo, Andrea, Giacomo, Stefano e gli altri discepoli Cos
avvenga ripete la piccola folla sorgendo in piedi, perch si era inginocchiata per essere benedetta.
6Sospendi i lavori, amico. Voglio parlare a costoro.
Dono nel dono. Grazie per essi, o Maestro!.
Vanno sotto lombra di un folto frutteto e attendono di essere raggiunti dai dieci mandati alla casa,
che accorrono trafelati e delusi di non avere trovato Nicodemo.
Poi Ges parla:
La pace sia con voi. A voi tutti che mi state dattorno Io voglio proporre una parabola. E ognuno
ne colga quellinsegnamento e quella parte che a lui pi si conviene. Udite.
Un uomo aveva due figli. Avvicinatosi al primo, disse: Figlio mio, vieni a lavorare oggi nella
vigna del padre tuo. Un grande segno di onore era quello del padre! Egli giudicava il figlio capace
di lavorare l dove fino ad allora il padre aveva lavorato. Segno che vedeva nel figlio buona
volont, costanza, capacit, esperienza e amore per il padre. Ma il figlio, un poco distratto da cose
del mondo, timoroso di apparire in veste di servo - Satana fa uso di questi miraggi per allontanare
dal Bene - temendo beffe e forse anche rappresaglie da nemici del padre, che su di lui non osavano
alzare la mano, ma meno riguardi avrebbero avuto col figlio, rispose: Non ci vado. Non ne ho

voglia. Il padre and allora dallaltro figlio, dicendogli ci che aveva detto al primo. E il secondo
figlio rispose subito: S, padre. Vado subito.
Per, che avvenne? Che il primo figlio, essendo di animo retto, dopo un primo momento di
debolezza nella tentazione, di ribellione, pentitosi di avere disgustato il padre, senza parlare and
alla vigna e lavor tutto il giorno fino alla pi tarda sera, tornando poi soddisfatto alla sua casa con
la pace nel cuore per il dovere compiuto. Il secondo, invece, menzognero e debole, usc di casa,
vero, ma poi si perse a vagabondare per il paese in inutili visite ad amici influenti, dai quali sperava
avere utili. E diceva in cuor suo: Il padre vecchio e non esce di casa. Dir che gli ho ubbidito ed
egli lo creder. Ma, venuta la sera anche per lui e tornato alla casa, il suo aspetto stanco di
ozioso, le vesti senza sgualciture e linsicuro saluto dato al padre, che losservava e lo confrontava
col primo - tornato stanco, sporco, scarmigliato, ma gioviale e sincero nello sguardo umile, buono,
che, senza volere vantarsi del dovere compiuto, voleva per dire al padre: Ti amo. E con verit.
Tanto che per farti contento ho vinto la tentazione - parlarono chiaramente allintelletto del padre.
Il quale, abbracciato il figlio stanco, disse: Te benedetto, perch hai compreso lamore!.
Infatti, che ve ne pare? Quale dei due aveva amato? Certo voi dite: Colui che aveva fatto la volont
del padre suo. E chi laveva fatta? Il primo o il secondo figlio?.
Il primo risponde la folla unanime.
Il primo. S. 7Anche in Israele, e voi ve ne lamentate, non sono quelli che dicono: Signore!
Signore!, battendosi il petto senza avere nel cuore il vero pentimento dei loro peccati - tanto vero
che sempre pi duri di cuore si fanno - non sono quelli che ostentano devoti riti per esser detti santi,
ma in privato sono senza carit e giustizia, non sono questi, che si ribellano, in verit, alla volont di
Dio che mi manda, e limpugnano come fosse volont di Satana - e ci non sar perdonato - non
sono questi quelli che sono i santi agli occhi di Dio. Ma sono quelli che, riconoscendo che Dio tutto
bene fa ci che fa, accolgono il Messo di Dio e ne ascoltano la parola per saper fare meglio, sempre
meglio ci che il Padre vuole, sono questi quelli che sono santi e cari allAltissimo.
In verit vi dico: gli ignoranti, i poveri, i pubblicani, le meretrici andranno avanti a molti che sono
detti maestri, potenti, santi, ed entreranno nel Regno di Dio.
E giustizia sar. Perch venuto Giovanni ad Israele per condurlo sulle vie della Giustizia, e troppo
Israele non gli ha creduto, lIsraele che si chiama da se stesso dotto e santo, ma i pubblicani e le
meretrici gli hanno creduto. Ed Io sono venuto, e i dotti e santi non mi credono, ma credono in Me i
poveri, gli ignoranti, i peccatori. Ed ho fatto miracoli; e neppure a questo si creduto, n viene
pentimento di non credere in Me. Anzi, odio viene su Me e su chi mi ama.
Ebbene Io dico: Benedetti coloro che sanno credere in Me e fare questa volont del Signore in cui
salute eterna. Aumentate la vostra fede e siate costanti. Possederete il Cielo perch avrete saputo
amare la Verit.
Andate. Dio sia con voi, sempre.
Li benedice e congeda e poi, a fianco di Nicodemo, va verso la casa del discepolo per sostarvi
mentre il sole cocente

408. Moltiplicazione del grano nelle campagne di Giuseppe dArimatea.


31 marzo 1946.
1Anche qui ferve lopera dei mietitori. Anzi, meglio detto, stata fervida lopera dei mietitori.
Ormai le falci sono inutili perch non c pi ritta una spiga, in questi campi ancor pi prossimi alla
sponda mediterranea di quelli di Nicodemo. Perch Ges non andato ad Arimatea, ma nei poderi
che Giuseppe ha nel piano, verso il mare e che, avanti la mietitura, dovevano essere un altro piccolo
mare di spighe, tanto sono estesi.
Una casa bassa, larga, bianca, l, al centro dei campi spogli. Una casa di campagna, ma ben
tenuta. Le sue quattro aie stanno riempiendosi di covoni e covoni, messi a fasci come fanno i soldati

con le salmerie durante le soste al campo. Carri e carri portano quel tesoro dai campi alle aie, e
uomini e uomini scaricano e ammucchiano, e Giuseppe gira da unaia allaltra, e sorveglia che tutto
sia fatto, e fatto bene.
Un contadino, dallalto del mucchio affastellato su un carro, annuncia: Abbiamo finito, padrone.
Tutto il grano sulle tue aie. Questo lultimo carro dellultimo podere.
Sta bene. Scarica e poi stacca i bovi e conducili alle vasche e alle stalle. Hanno ben lavorato e
meritano riposo. E anche voi tutti avete ben lavorato e meritate riposo. Ma lultima fatica sar lieve,
perch ai cuori buoni sollievo la gioia altrui. 2Ora faremo venire i figli di Dio e daremo loro il
dono del Padre. Abramo, va a chiamarli dice poi volgendosi ad un patriarcale contadino, che forse
il primo dei servi contadini di questa tenuta di Giuseppe. Lo penso perch vedo che il rispetto
degli altri servi molto palese per questo vegliardo, che non lavora ma sorveglia e consiglia
aiutando il padrone.
E il vecchio va Lo vedo dirigersi ad una vasta e molto bassa costruzione, pi simile ad una tettoia
che ad una casa, munita di due portoni giganteschi che toccano la grondaia. Penso sia una specie di
magazzino dove stiano ricoverati i carri e gli altri attrezzi agricoli. Entra l dentro e ne esce seguito
da una eterogenea e misera folla di tutte le et e di tutte le miserie Vi sono esseri macilenti ma
senza sventure fisiche e vi sono storpi, ciechi, monchi, malati docchi Molte vedove coi molti
orfanelli intorno, o anche delle mogli di qualche malato, tristi, dimesse, scarnite dalle veglie e dai
sacrifici per curare il malato.
Vengono avanti con quellaspetto particolare dei poveri quando vanno ad un luogo in cui saranno
beneficati: timidezza di sguardi, ritrosia del povero onesto, eppure un sorriso che affiora sopra la
tristezza che giorni di dolore hanno impresso sui volti smunti, eppure una scintilla minima di
trionfo, quasi una risposta allaccanirsi del destino in giorni tristi, continui, un dirgli: Oggi, un
giorno c anche per noi di festa, oggi festa, allegria, sollievo per noi!.
I piccoli sgranano gli occhi davanti ai mucchi dei covoni, pi alti della casa, e dicono accennandoli
alle mamme: Per noi? Oh! belli!. I vecchi mormorano: Il Benedetto benedica il pietoso!. I
mendichi, storpi, o ciechi, o monchi, o malati docchi: Avremo pane, infine, anche noi, senza
sempre dovere stendere la mano!. E i malati ai parenti: Almeno potremo curarci sapendo che voi
non soffrite per noi. Le medicine ci faranno bene, ora. E i parenti ai malati: Vedete? Ora non
direte pi che noi digiuniamo per lasciare a voi il boccone. Ora state dunque lieti!. E le vedove
agli orfanelli: Creature mie, occorrer benedire molto il Padre dei Cieli che vi fa da padre, e il
buon Giuseppe che il suo amministratore. Ora non vi sentiremo pi piangere per fame, o figli che
non avete che le vostre mamme a darvi aiuto le povere mamme che di ricco non hanno che il
cuore. Un coro e uno spettacolo che allietano ma portano anche lacrime agli occhi...
3E Giuseppe, avuti davanti questi infelici, si d a scorrere le file, a chiamare uno per uno,
domandando quanti sono in famiglia, da quanto tempo vedove, o da quanto malati, e cos via e
prende appunto. E per ogni caso ordina ai servi contadini: Di dieci. Di trenta.
Di sessanta dice dopo avere ascoltato un vegliardo semicieco che gli viene davanti con
diciassette nipoti, tutti sotto i dodici anni, figli di due suoi figli, morti uno nella mietitura dellanno
prima, laltra di parto e dice il vecchio: lo sposo s consolato e ad altre nozze andato dopo un
anno, rimandandomi i cinque figli, dicendo che ci avrebbe pensato. Mai un denaro, invece! Ora
mi morta anche la donna e sono solo con questi.
Di sessanta al vecchio padre. E tu, padre, resta, ch dopo ti dar vesti per i piccoli.
Il servo fa notare che, se si va a sessanta covoni per volta, non baster il grano per tutti
E dove la tua fede? Per me accumulo forse i covoni e li spartisco? No. Per i figli pi cari al
Signore. Il Signore stesso provveder a che basti per tutti risponde Giuseppe al servo.
S, padrone. Ma il numero numero.
Ma la fede fede. Ed io, per mostrarti che la fede pu tutto, ordino che sia raddoppiata la misura
gi data ai primi. Chi ebbe dieci abbia altri dieci, e chi venti altri venti, e centoventi siano dati al
vecchio. Fa! Fate!.
I servi si stringono nelle spalle ed eseguiscono. E la distribuzione continua fra lo stupore gioioso dei
beneficati, che si vedono dare una misura al disopra di tutte le loro pi folli speranze. E Giuseppe ne

sorride, carezzando i piccoli che si affan-nano ad aiutare le mamme, o aiuta gli storpi che fanno il
loro piccolo mucchio, aiuta i vecchi troppo cadenti per farlo, o le donne troppo macilente, e fa
mettere da un lato due malati per beneficarli con altri aiuti, come ha fatto col vecchio dai diciassette
nipoti. I cumuli, alti pi della casa, sono ora molto bassi, quasi a terra. Ma tutti hanno avuto il loro e
in misura abbondante.
Giuseppe domanda: Quanti covoni restano ancora?.
Cento dodici, padrone dicono i servi dopo avere contato i residui.
Bene. Ne prenderete. Giuseppe scorre la lista dei nomi che ha segnato e poi dice: Ne
prenderete cinquanta. Li riporrete per semente, perch seme santo. E il resto sia dato, uno per uno,
ad ogni capo di famiglia qui presente. Sono esatta- mente sessantadue capi .
I servi ubbidiscono. Portano sotto un portico i cinquanta covoni e dnno il resto. Ora le aie non
hanno pi i grossi mucchi doro. Ma per terra sono sessantadue mucchietti di diversa misura, e i
loro proprietari si affannano a legarli e a caricarli su primordiali carriole, oppure su stenti asinelli
che sono andati a slegare da una staccionata sul dietro della casa.
4Il vecchio Abramo, che ha confabulato coi principali fra i servi contadini, si avvicina con questi al
padrone che li interroga: Ebbene? Avete visto? Ce ne stato per tutti! E con avanzo!.
Ma padrone! Qui c un mistero! I nostri campi non possono aver dato il numero dei covoni che tu
hai distribuito. Io sono nato qui e ho settantotto anni. Sego da sessanta sei anni. E so. Mio figlio
aveva ragione. Senza un mistero non avremmo potuto dare tanto!.
Ma realt che abbiamo dato, Abramo. Tu eri al mio fianco. I covoni sono stati dati dai servi. Non
c sortilegio. Non irrealt. I covoni si possono ancora contare. Sono ancora l, sebbene divisi in
tante parti.
S, padrone. Ma Non possibile che i campi ne abbiano dati tanti!.
E la fede, figli miei? E la fede? Dove mettete la fede? Poteva smentire il Signore il suo servo che
prometteva in suo Nome e per santo fine?.
Allora tu hai fatto miracolo?! dicono i servi, pronti gi allosanna.
Non sono uomo da miracoli io. Sono un povero uomo. Il Signore lo ha fatto. Mi ha letto nel cuore
e vi ha visto due desideri: il primo era quello di portarvi alla mia stessa fede. Il secondo era quello
di dare tanto, tanto, tanto a questi miei fratelli infelici. Dio ha annuito ai miei desideri ed ha fatto.
Che Egli ne sia benedetto! dice Giuseppe con un inchino riverente come fosse davanti ad un altare.
E il suo servo con Lui dice Ges, che rimasto fino ad allora celato dietro lo spigolo di una
casetta cinta da una siepe, non so se forno o frantoio, e che adesso appare apertamente sullaia dove
Giuseppe.
Maestro mio e mio Signore!! esclama Giuseppe, cadendo in ginocchio per venerare Ges.
La pace a te. Sono venuto a benedirti in nome del Padre. Per premiare la tua carit e la tua fede.
5Sono tuo ospite per questa sera. Mi vuoi? .
Oh! Maestro! Lo chiedi? Soltanto Soltanto qui non potr farti onore Sono fra servi
contadini nella mia casa di campagna Non ho stoviglie fini, non ho maestri di mensa n servi
capaci Non ho cibi raffinati Non ho vini scelti Non ho amici Sar una ben povera
ospitalit Ma Tu compatirai Perch, Signore, non mi hai fatto avvisato? Avrei provveduto
Ma ier laltro Erma, coi suoi, fu qui Anzi me ne sono servito per fare avvisati questi ai quali
volevo dare, rendere, ci che di Dio Ma non mi ha detto nulla, Erma! Avessi saputo!
Permetti, Maestro, che dia ordini, che cerchi di rimediare... Perch sorridi cos? chiede infine
Giuseppe, che tutto sossopra per la gioia improvvisa e per la situazione che egli giudica
disastrosa.
Sorrido per le tue inutili pene. Ma, o Giuseppe, che cerchi? Ci che hai?.
Che ho? Non ho nulla.
Oh! come sei uomo ora! Perch non sei pi lo spirituale Giuseppe di poco fa, quando parlavi da
sapiente? Quando promettevi, sicuro, per la fede e per dare la fede?.
Oh! hai sentito?.
Sentito e visto, Giuseppe. Quella siepe di lauri molto utile a vedere che ci che ho seminato non
morto in te. E per questo ti dico che ti di delle inutili pene. Non hai maestri di tavola n servi

capaci? Ma dove si esercita carit l Dio, e do- ve Dio l sono i suoi angeli. E che maestri di
casa vuoi avere pi capaci di quelli? Non hai cibi ne vini prelibati? E quale cibo vuoi darmi e quale
bevanda pi prelibata dellamore che hai avuto per costoro e che hai per Me? Non hai amici per
farmi onore? E questi? Quali amici pi diletti dei poveri e degli infelici per il Maestro che ha nome
Ges? Suvvia, Giuseppe! Neppure se Erode si convertisse e mi aprisse le sue sale per ospitarmi e
darmi onore, in una reggia purificata, e con lui fossero i capi di tutte le caste ad onorarmi, Io avrei
una corte pi scelta di questa alla quale voglio Io pure dire una parola e dare un dono. Permetti?.
Oh! Maestro! Ma tutto ci che Tu vuoi io voglio! Ordina.
Di loro che si radunino, e cos si radunino i servi. Per noi ci sar sempre un pane Meglio che
ora ascoltino la mia parola anzich correre qua e l, indaffarati in povere cure.
La gente si accalca sollecita, stupita
6Ges parla: Qui avete gi conosciuto che la fede pu moltiplicare il grano quando questo
desiderio viene da desiderio damore. Ma non limitate la vostra fede alle necessit materiali. Dio
cre il primo chicco di frumento e dallora spighisce il frumento per il pane degli uomini. Ma Dio
cre anche il Paradiso ed esso attende i suoi cittadini. stato creato per coloro che vivono nella
Legge e restano fedeli nonostante le prove dolorose della vita. Abbiate fede e riuscirete a
conservarvi santi con laiuto del Signore, cos come Giuseppe riusc ad assegnare il grano in misura
doppia per farvi felici due volte e confermare nella fede i suoi servi. In verit, in verit vi dico che
se luomo avesse fede nel Signore, e per un giusto motivo, neppur le montagne, confitte con le loro
viscere di roccia nel suolo, potrebbero resistere, e al comando di chi ha fede nel Signore si
sposterebbero. Avete voi fede in Dio? chiede rivolgendosi a tutti.
S, o Signore!.
Chi Dio per voi?.
Il Padre Ss., come i discepoli del Cristo insegnano.
E il Cristo chi per voi?.
Il Salvatore. Il Maestro. Il Santo!.
Questo solo?.
Il Figlio di Dio. Ma non bisogna dirlo, perch i farisei ci perseguitano se lo diciamo.
Ma voi credete che Egli lo sia?.
S, o Signore.
Orbene, crescete nella vostra fede. Anche se voi tacerete, le pietre, le piante, le stelle, il suolo, tutte
le cose, proclameranno che il Cristo il vero Redentore e Re. Lo proclameranno nellora della sua
assunzione, quando Egli sar nella porpora santissima e col serto di Redenzione. Beati quelli che
sapranno credere questo fin da ora, e pi ancora lo crederanno allora, e avranno fede nel Cristo e
vita eterna perci. Lavete voi questa fede incrollabile in Cristo?.
S, o Signore. Insegnaci dove Egli , e noi lo pregheremo di aumentare la nostra fede per essere
beati cos. E lultima parte di preghiera la fanno non solo i poveri, ma anche i servi, gli apostoli e
Giuseppe.
Se avrete tanta fede quanto un granello di senapa e questa fede, perla preziosa, terrete nel cuore
senza farvela rapire da nessuna cosa umana, o soprumana e malvagia, potrete tutti anche dire a quel
gelso potente che ombreggia il pozzo di Giuseppe: Sbarbati di l e trapiantati fra le onde del
mare.
7Ma Cristo dove ? Noi lo attendiamo per essere guariti. I discepoli non ci hanno guariti, ma ci
hanno detto: Egli lo pu. Vorremmo guarire per lavorare, noi dicono degli uomini malati o
inabili.
E credete che Cristo lo possa? dice Ges, facendo cenno a Giuseppe di non dire che il Cristo
Lui.
Lo crediamo. Egli il Figlio di Dio. Tutto pu.
S. Tutto pu e tutto vuole! grida Ges, stendendo con impero il braccio destro e abbassandolo
come per giurare. E termina con un grido potente: E cos sia fatto, a gloria di Dio!.
E fa per volgersi verso la casa. Ma i guariti, una ventina, urlano, accorrono e lo serrano in un
groviglio di mani stese a toccare, a benedire, a cercare le sue mani, le sue vesti, per baciare, per

carezzare. Lo isolano da Giuseppe, da tutti


E Ges sorride, carezza, benedice Si libera lentamente e, ancora inseguito, scompare nella casa,
mentre gli osanna salgono nel cielo che si fa violaceo nel primo crepuscolo.

409. Il dramma familiare del sinedrista Giovanni.


2 aprile 1946.
1Giuseppe dArimatea in riposo in una stanza semioscura perch tutte le tende sono calate per
riparo del sole. Un silenzio assoluto per tutta la casa. Giuseppe sonnecchia su un basso sedile
coperto di stuoie Entra un servo, si dirige al padrone, lo tocca per svegliarlo. Giuseppe apre gli
occhi assonnati e guarda il servo interrogativamente.
Padrone, c il tuo amico Giovanni.
II mio amico Giovanni?! Come qui, anche se non finito il sabato?!. Giuseppe si destato di
colpo sotto la sorpresa della visita di un sinedrista in giorno di sabato. E ordina: Fllo subito
entrare.
Il servo esce e Giuseppe, mentre attende, passeggia pensieroso per la stanza semioscura e fresca
Dio sia con te, Giuseppe! dice il sinedrista Giovanni, quello che vedemmo gi nel primo
banchetto dato ad Arimatea a Ges e anche in casa di Lazzaro allultima Pasqua, sempre in veste, se
non di discepolo, almeno di non astioso per Ges.
E con te, Giovanni! Ma sapendoti giusto, mi stupisco vederti avanti il tramonto.
vero. Ho infranto la legge sabatica. E ho peccato sapendo di peccare. Dunque grande peccato il
mio... E grande sar il sacrificio che consumer per essere perdonato. Ma anche molto grande il
motivo che mi ha incitato a questo peccato Jaav, che giusto, compatir il suo servo colpevole
in vista del grande motivo che mi ha spinto alla colpa.
Una volta non parlavi cos. Per te lAltissimo era soltanto rigore, inflessibilit. Ed eri perfetto
perch lo temevi come un Dio inesorabile.
Oh! perfetto! Giuseppe, a te non ho mai confessato le mie colpe segrete Ma vero. Giudicavo
Dio inesorabile. Come molti in Israele. Ci hanno insegnato a crederlo cos: il Dio delle vendette.
E tu hai continuato a crederlo anche dopo che il Rabbi venuto a far conoscere al suo popolo il
vero Volto di Dio, il suo vero Cuore Un volto, un cuore di Padre.
vero. vero. Ma non lo avevo ancora sentito parlare a lungo Per lo ricorderai, fin dalla
prima volta che lo vidi al convito in casa tua, ho assunto un atteggiamento di rispetto, se non
damore, per il Rabbi.
vero Ma per il bene che ti voglio vorrei che tu passassi ad un atteggiamento damore per Lui.
troppo poco il rispetto.
Tu lo ami, vero, Giuseppe?.
S. E te lo dico bench sappia che i principi dei sacerdoti odiano coloro che amano il Rabbi. Ma tu
non sei capace di delazione.
No. Non ne sono capace E vorrei essere come te. Ma ci riuscir mai? .
Io pregher perch tu ci riesca. Sarebbe la tua salute eterna, amico.
2Un silenzio pieno di riflessioni
Poi Giuseppe interroga: Mi hai detto che un grande motivo ti ha spinto a violare il sabato. Quale
mai? Posso chiedertelo senza essere troppo indiscreto? Penso che sei venuto per avere aiuto
dallamico tuo E per aiutarti devo sapere.
Giovanni si passa la mano sulla fronte, se la stringe, questa fronte ampia lievemente stempiata di
uomo nella completa virilit, si carezza macchinalmente i capelli che appena cominciano a
brizzolare, la barba folta e quadrata Poi alza il capo e fissa Giuseppe dicendo: S. Un grande
motivo. E un penoso motivo. E e una grande speranza.
Quali?.
Giuseppe, lo pensi che la mia casa un inferno e presto non sar pi una casa ma ma una cosa

devastata, dispersa, distrutta, finita?.


Che? Che dici? Vaneggi?.
No. Non vaneggio Mia moglie vuole andarsene Sei stupito?
S perch lho sempre conosciuta buona e perch la vostra mi pareva una famiglia
esemplare tu tutto bont lei tutta virt.
Giovanni si siede con la testa fra le mani
Giuseppe prosegue: Ora questa questa decisione Io Ecco non posso credere che Anna
abbia mancato o che tu abbia mancato Ma ancora meno lo credo di lei tutta casa, tutta
figli No! In lei non ci pu essere colpa!.
Ne sei sicuro? Proprio sicuro?.
Oh! povero amico! Io non ho locchio di Dio. Ma per quanto posso giudicare, giudico cos.
Non pensi che Anna sia infedele?.
Anna?! Ma, amico! Il sole estivo ti ha ammalato il capo? Infedele con chi? Non esce mai dalla
casa, preferisce la campagna alla citt. Lavora come la prima delle serve, non fa che essere umile,
schiva, operosa, amorosa per te, per i bambini. La donna leggera non ama queste cose. Credilo. Oh!
Giovanni, ma su che fondi i sospetti? Da quando?.
Da sempre.
Da sempre? Ma allora la tua una malattia!.
S. E Giuseppe, io ho molti torti. Ma non li voglio confessare a te solo. Ier laltro sono passati
dei discepoli da casa mia e dei poveri. Dicevano che il Rabbi era alla volta della tua casa. E ieri
ieri fu un giorno di grande tempesta per la mia casa tanto che Anna ha preso la decisione che ho
detto Nella notte, e che notte, molto ho pensato E ho concluso che solo Lui, il Rabbi
perfetto.
Divino, Giovanni, divino!.
Come vuoi Che solo Lui pu guarirmi e riparare ricostruire la mia casa, ridarmi la mia
Anna i miei figli tutto. Luomo piange e fra le lacrime continua: Perch solo Lui vede e
dice la verit e a Lui creder 3Giuseppe, amico mio, lasciami stare qui ad attenderlo.
Il Maestro qui. Partir dopo il tramonto. Te lo vado a chiamare, e Giuseppe esce
Pochi minuti di attesa e poi la tenda si scosta nuovamente per far passare Ges Giovanni si alza
in piedi e si curva in deferente saluto.
La pace a te, Giovanni. Per quale motivo mi hai cercato?.
Perch Tu mi aiuti a vedere e perch Tu mi salvi. Sono molto infelice. Ho peccato contro Dio e
contro la mia carne gemella. E di peccato in peccato sono giunto a violare la legge del sabato.
Assolvimi, Maestro.
La legge del sabato! Grande, santa legge! E lungi da Me il pensiero di giudicarla piccola e
sorpassata. Ma perch la anteponi al primo dei comandamenti? E che? Tu chiedi assoluzione per
avere violato il sabato e non la chiedi per avere mancato allamore e torturato uninnocente, e
portata alla disperazione e alla soglia del peccato lanima della tua sposa? Ma di questo ti devi
angustiare pi di ogni altra cosa! Della calunnia che le hai fatta.
Signore, solo con Giuseppe, poco fa, ne ho parlato. Con nessun altro, credilo. Tanto tenevo
nascosto il mio dolore che Giuseppe, buon amico mio, non si era accorto di nulla e se ne stupito.
Ora egli te lo ha detto. Ma per venirmi in aiuto. Con nessunaltra persona parler il giusto
Giuseppe.
Con Me non ha parlato. Mi ha detto soltanto che tu mi cercavi.
Oh! E allora come sai?.
Come so? Come sa Dio i segreti dei cuori. Vuoi che ti dica lo stato del tuo?
Giuseppe fa per ritirarsi discretamente. Ma lo stesso Giovanni lo ferma dicendo: Oh! resta. Tu mi
sei amico! Tu puoi aiutarmi presso il Rabbi, tu, paraninfo delle mie nozze!, e Giuseppe torna
presso i due.
Vuoi che te lo dica? Vuoi che ti aiuti a conoscerti? Oh! Non temere! Non ho mano crudele. So
scoprire le ferite, ma non le faccio sanguinare per curarle. So capire e compatire. E so curare e
guarire, solo che si voglia essere guariti. Tu questa voglia ce lhai. Tanto che mi hai cercato. Siedi

qui, al mio fianco, fra Me e Giuseppe. Egli stato il paraninfo delle tue nozze terrestri. Io vorrei
essere il paraninfo delle tue nozze spirituali Oh! se lo vorrei!... Cos! 4E ora ascolta bene. E
rispondi con schiettezza, a tutto. Tu come pensi che sia latto di Dio di creare luomo e la donna
perch fossero uniti? Un atto buono o un atto cattivo?.
Buono, Signore. Come tutte le cose fatte da Dio.
Bene hai risposto. Ora dimmi: se latto era buono, quali dovevano essere le sue conseguenze?.
Buone parimenti, o Signore. E buone furono, nonostante che Satana sia entrato a turbarle, perch
Adamo ebbe sempre conforto da Eva, ed Eva da Adamo. Anzi ancor pi fu sensibile il conforto
quando soli, esuli sulla terra, furono luno allaltra di sostegno. E buone le conseguenze materiali,
ossia i figli per i quali si propag luomo, e attraverso ai quali brill la potenza e la bont di Dio.
Perch? Quale potenza e bont?.
Ma quella svolta a favore degli uomini. Se guardiamo indietro s vi sono giuste punizioni
ma vi sono, e pi numerose, le bont E bont infinita il patto stretto con Abramo, ripetuto a
Giacobbe e su, su fino fino al giorno doggi. E ripetuto da bocche senza menzogna: i profeti
fino a Giovanni.
E da quella del Rabbi, Giovanni interrompe Giuseppe.
Quella non bocca di profeta Quella non bocca di maestro di pi.
Ges fa un sorriso appena accennato davanti alla professione, di fede ancora legata del sinedrista,
che non giunge a dire: E bocca divina, ma gi lo pensa.
Dunque Dio ha fatto bene ad unire uomo e donna. detto. Ma come volle che fossero uomo e
donna? chiede Ges.
Una carne sola.
Va bene. Allora pu la carne odiare se stessa?.
No.
Pu un membro odiare laltro membro?.
No.
Pu un membro separarsi dallaltro membro?.
No. Solo una cancrena, o una lebbra, o una sventura possono recidere un membro dal resto del
corpo.
Benissimo. Perci solo una cosa dolorosa o malvagia pu separare ci che per volere di Dio non
che una unit?.
Cos , Maestro.
5E allora perch tu, convinto di queste cose, non ami la tua carne, e tanto la odi da far sorgere una
cancrena fra luno e laltro membro per cui, cadendo in mortificazione, il membro pi debole si
separa e ti lascia solo?.
Giovanni curva il capo tacendo e tormentando le frange della veste.
Io te lo dir il perch. Perch Satana entrato, turbatore come sempre, fra te e la moglie. Anzi,
entrato in te con un amore disordinato per la moglie. Lamore quando disordinato diventa odio,
Giovanni. Satana ha lavorato sulla tua sensualit di maschio per giungere a farti peccare. Perch da
qui cominciato il tuo peccato. Da un disordine che ha generato sempre pi nuovi e grandi
disordini. Nella moglie tu non hai visto soltanto la buona compagna e la madre dei tuoi figli. Ma
anche loggetto di piacere. E questo ti ha fatto venire pupille come quelle del bue che tutto vede
alterato. Hai visto come tu vedevi. Cos hai visto tua moglie. Oggetto di piacere per te, lhai
giudicata tale anche per gli altri, donde la tua gelosia febbrile, la tua paura senza ragione, la tua
prepotenza peccaminosa che di lei ha fatto una spaurita, una carcerata, una torturata, una calunniata.
E che importa se tu non la bastoni, se tu non la vituperi pubblicamente? Ma il tuo sospetto
bastone! Ma il tuo dubbio calunnia! Tu la calunni pensandola capace di giungere a tradire. Che
importa se tu la tratti come il suo rango ti impone? Ma peggio di schiava nellintimo della casa ella
ti , per la tua bestialit di lussuria che lavvilisce oltre misura, che lei ha sopportato sempre in
silenzio e con docilit sperando persuaderti, calmarti, farti buono, e che non giovato che ad
esasperarti sempre pi, fino a fare della tua casa un inferno in cui ruggono i demoni della lussuria e
della gelosia. La gelosia! Ma cosa vuoi di pi calunnioso, per una moglie, della gelosia? E che di

pi chiaramente indicatore, dello stato reale di un cuore, della gelosia? Credi pure che dove essa si
annida, e cos stolta e irragionevole, infondata, offensiva, ostinata, no, non c amore di prossimo n
di Dio. Ma c legoismo. Di questo, non di uno scorcio di sabato violato ti devi angustiare! E per
essere perdonato devi riparare alla devastazione che hai provocata.
6Ma Anna se ne vuole andare, ormai Vieni a persuaderla Tu Tu solo puoi, sentendola parlare,
giudicare se proprio ella innocente e.
Giovanni!! Vuoi guarire e non vuoi credere a ci che dico?.
Hai ragione, Signore. Mutami il cuore. vero. Non ho motivo di fondato sospetto. Ma lamo
tanto lussuriosamente, vero Tu hai visto bene E tutto mi ombra.
Entra nella luce. Esci dal viluppo ardente del senso cos feroce. Ti coster sul principio... Ma
molto pi ti costerebbe perdere una buona moglie e guadagnarti linferno scontando il tuo peccato
di disamore, calunnia e adulterio, e il suo, perch ti ricordo che chi spinge una donna al.divorzio si
mette e la mette sulla via delladulterio. Se saprai resistere per una luna, almeno per una luna al tuo
demone, Io ti prometto che lincubo sar finito. Me lo prometti?.
Oh! Signore! Signore! Vorrei Ma un fuoco Spegnimelo Tu. Tu potente!. Il sinedrista
Giovanni scivolato in ginocchio davanti a Ges e piange col capo sulle mani appoggiate al suolo.
Ed Io te lo sopir. Te lo circoscriver. Metter freni e limiti a questo demone. Ma tu hai molto
peccato, Giovanni, e devi lavorare da te stesso al tuo risorgere. I convertiti da Me sono venuti a Me
col pieno volere di divenire nuovi, liberati Avevano gi operato, con le loro sole forze, il
principio della loro redenzione. Cos Matteo, cos Maria di Lazzaro e altri ancora. Tu sei venuto qui
solo per sapere se ella era colpevole e perch ti aiutassi a non perdere la fonte alla quale si abbevera
il tuo piacere. Io circoscrivo il potere del tuo demone non per una, ma per tre lune. Durante questo
tempo medita ed elevati. Proponi di prendere una nuova vita di sposo. Una vita di uomo dotato
danima. E non la vita di bruto condotta fino ad ora. E fortificato dalla preghiera e dalla
meditazione, dalla pace che ti dono per tre mesi, sappi lottare e conquistarti la Vita eterna e
riconquistarti lamore e la pace della sposa e della casa. Va.
7Ma che dir ad Anna? Forse la trover gi pronta alla partenza Che parole, dopo tanti anni
di offese, per persuaderla che lamo e che non voglio perderla? Vieni Tu.
Non posso. Ma cos semplice Sii umile. Chiamala in disparte e confessa il tuo tormento. Dille
che sei venuto da Me perch vuoi essere perdonato da Dio. E dille di perdonarti, perch il perdono
di Dio ti sar dato solo se lei te lo invoca e per prima te lo d Oh! infelice! Quanto bene, quanta
pace hai disperso con la tua febbre! Quanto male crea lindisciplina dei sensi, il disordine negli
affetti! Su, sorgi! E va tranquillo. Ma non capisci che ella, perch buona e ti fedele, pi
straziata di te per il pensiero di lasciarti e non attende che una parola tua per dirti: Tutto ti
perdonato? Su, va. Il tramonto si compiuto ormai. Non fai dunque peccato nel tornare alla tua
casa E di averlo fatto per venire al tuo Salvatore, il tuo Salvatore ti assolve. Va in pace. E non
peccare pi.
Oh! Maestro! Maestro Io non merito queste parole! Maestro io Io vorr amarti dora in
poi.
S, s. Va. Non tardare. E ricorda questora nellora in cui Io sar lInnocente calunniato.
Che vuoi dire?.
Nulla. Va. Addio, e Ges si ritira, lasciando i due sinedristi commossi e accalorati nel giudicarlo
veramente santo e sapiente come solo Dio pu esserlo.

410. Provocazioni di Giuda Iscariota nel gruppo apostolico.


5 aprile 1946.
1Non vedo lora di essere sui monti! esclama Pietro, sbuffando e asciugandosi il sudore che gli
cola lungo le guance e il collo.

Come? Tu che li odiavi i monti, ora li desideri? chiede sarcastico Giuda Iscariota che, vista
terminare in nulla la sua paura di essere scoperto, si rifatto prepotente e spavaldo.
S, proprio. Ora li desidero. Di questa stagione sono propizi. Mai come il mio mare Quello, ah!
Ma per Io non so perch i campi siano pi caldi dopo la mietitura. Il sole sempre quello,
eppure.
Non che siano pi caldi. che sono pi tristi, e ci si stanca a vederli cos pi di quando hanno i
grani risponde con buon senso Matteo.
No. Simone ha ragione. Sono caldi in una maniera insopportabile dopo la segatura. Mai sentito un
caldo cos dice Giacomo di Zebedeo.
Mai? E dove metti quello che abbiamo sentito andando da Niche? rimbecca Giuda di Keriot.
Mai come questo gli risponde Andrea.
Sfido! Lestate pi avanzata di quaranta giorni e il sole scotta di conseguenza insiste Giuda.
un fatto che le stoppie emanano pi calore dei campi a spiga, e si spiega anche. Il sole, che
prima si arrestava sullalto delle spighe, ora arroventa direttamente il suolo nudo e arso, e questo
riverbera i suoi calori verso lalto, in risposta del sole che dallalto scende al basso, e luomo si
trova fra due fuochi sentenzia Bartolomeo.
LIscariota ride ironico e fa un gran saluto al compagno dicendo: Rabbi Natanael, ti saluto e
ringrazio della dotta lezione. offensivo quanto mai.
Bartolomeo lo guarda e tace. Ma Filippo lo difende: C poco da fare ironia! Ha detto giusto!
Non vorrai certo negare una verit che milioni di cervelli di buon senso hanno giudicato vera,
logica, constatabile.
Ma s, ma s! Lo so, lo so che voi siete dotti, esperti, sensati, buoni, perfetti Tutto siete! Tutto!
Solo io sono la pecora nera del gregge bianco! Solo io sono lagnello bastardo, lobbrobrio che si
disvela e mette corna da ariete Solo io sono il peccatore, limperfetto, la causa di tutto il male fra
noi, in Israele, nel mondo forse anche nelle stelle Non ne posso pi! Pi di vedere che sono
lultimo, di vedere che delle nullit, come quei due stolti che parlano col Maestro, sono ammirati
come due oracoli santi, stanco di.
Senti, ragazzo comincia a dire Pietro, che rosso pi nello sforzo di contenersi che per il
caldo.
Ma Giuda Taddeo lo interrompe: Misuri gli altri colla tua misura? Cerca di essere tu nullit,
come lo sono Giacomo mio fratello e Giovanni di Zebedeo, e non vi saranno pi imperfezioni nel
gruppo apostolico.
Ma ecco se non ho ragione! Limperfezione sono io! Ah! ma troppo! Ma .
S, credo che infatti stato troppo il vino che ci ha fatto bere Giuseppe e con questo caldo ti fa
male Scherzi del sangue dice calmo calmo Tommaso per volgere in burla la disputa che si
accende.
2Ma Pietro ha esaurito la sua sopportazione, e a denti stretti, a pugni chiusi per dominarsi ancora,
dice: Senti, ragazzo. Per te consigliabile una cosa. Seprati per un poco.
Io? Io separarmi? Per tuo ordine? Solo il Maestro pu ordinarmi e a Lui solo ubbidisco. Chi sei tu?
Un povero.
Pescatore, ignorante, rozzo, buono a nulla. Hai ragione Me lo dico io prima di te. E davanti
allonnipresente e onniveggente nostro Jeov testifico che preferirei essere lultimo al primo,
testifico che vorrei vedere te, chiunque altro al mio posto, ma te pi di tutti, perch tu fossi liberato
dal mostro della gelosia che ti fa ingiusto, e non avere che da ubbidire, ubbidirti, ragazzo E credi
che mi costerebbe meno fatica di questo doverti parlare come primo. Ma Egli, il Maestro, mi ha
fatto primo fra voi E a Lui devo ubbidire per prima cosa, e a Lui pi che a ogni altro E tu
devi ubbidire. E col mio buon senso di pescatore ti dico non di separarti, come tu, vedendo fuoco
nelle parole pi fresche, hai compreso, ma di allontanarti per un poco, stare solo, riflettere Ci
stavi pure in coda a tutti, da Btr alla valle? Fa cos anche ora Il Maestro in testa tu in coda
In mezzo noi le nullit Non c che stare soli per capire e per calmarsi Da retta meglio
per tutti, per te per il primo. E lo prende per un braccio e lo tira fuori dal gruppo, dicendo: L,
sta l mentre noi raggiungiamo il Maestro. E poi vieni su adagio adagio e vedrai che ti passa

il temporale, e lo pianta in asso raggiungendo i compagni che sono gi oltre di qualche metro.
3Auf! Ho sudato pi parlandogli che camminando Che temperamento! Ma si potr mai ottenere
qualcosa da lui?.
Mai, Simone. Mio fratello si ostina a tenerlo. Ma non ne far mai nulla di buono gli risponde
Giuda Taddeo.
un bel castigo che abbiamo fra noi! mormora Andrea, e termina: Io e Giovanni ne abbiamo
quasi paura e si tace sempre per tema di altre dispute.
la misura migliore, infatti dice Bartolomeo.
Io non riesco a tacere confessa il Taddeo.
Ci riesco male anche io Ma ho trovato il segreto per farlo dice Pietro.
Quale? Quale? Insegnacelo dicono tutti.
Lavorando come un bue allaratro. Un lavoro inutile, magari Ma che serva a farmi riversare ci
che mi bolle dentro su qualcosa che non sia Giuda.
Ah! ho capito! Ecco perch hai fatto quel rovinio di piante nella discesa della valle! Per questo,
eh? gli chiede Giacomo di Zebedeo.
S, per questo Ma oggi qui non avevo cosa spezzare senza far danno. Non ci sono che
alberi da frutto ed era peccato rovinarli Ho faticato tre volte di pi a spezzarmi io stesso per
non per non essere il vecchio Simone di Cafarnao Ne ho le ossa indolorite.
Bartolomeo e lo Zelote hanno lo stesso movimento e le stesse parole, abbracciano Pietro
esclamando: E ti stupisci che Egli ti abbia fatto il primo fra noi? Tu ci sei maestro.
Io? Per questo? Inezie! Sono un povero uomo Ma vi chiedo soltanto di volermi bene
dandomi i dotti consigli, gli amorosi e semplici consigli. Amore e semplicit perch io diventi come
voi E unicamente per amore di Lui che ha gi tante pene.
Hai ragione. Almeno noi a non dargliene! esclama Matteo.
Io ho avuto una grande paura per la chiamata di Giovanna. Voi non sapete proprio nulla, voi due
che siete andati avanti? interroga Tommaso.
No, di sicuro no. Ma dentro di noi abbiamo pensato che sia stato quello l dietro che ne ha
combinata qualcuna risponde Pietro.
Taci! Ho avuto lo stesso pensiero udendo parlare il Maestro nel sabato confessa Giuda Taddeo.
Io pure soggiunge Giacomo di Zebedeo.
Toh! Non ci avevo pensato neppure vedendo Giuda cos cupo quella sera, e cos villano,
bisogna dirlo dice Tommaso.
Bene. Non parliamone pi. E cerchiamo di farlo migliore con tanto amore, tanto sacrificio.
Come ci ha insegnato Marziam dice Pietro.
4Che far Marziam? domanda sorridendo Andrea.
Mah! Presto saremo con lui. Non ne vedo lora Mi costano proprio queste separazioni.
Chiss perch il Maestro le vuole. Ormai Potrebbe stare con noi anche Marziam. Non pi un
fanciullo n un gracile osserva Giacomo di Zebedeo.
E poi Se ha fatto tanta via lo scorso anno quando era cos esile, con pi ragione potrebbe
camminare adesso dice Filippo.
Io penso che sia per non farlo trovare presente a certe birbonate dice Matteo.
O con certi contatti borbotta il Taddeo, che proprio non sopporta lIscariota.
Forse avete ragione tutti e due dice Pietro.
Ma no! Far per finire di farlo irrobustire! Vedrete che il prossimo anno con noi afferma
Tommaso.
Il prossimo anno! Ci sar ancora il Maestro con noi il prossimo anno? chiede pensieroso
Bartolomeo. A me i suoi discorsi sembrano cos indicatori.
Non lo dire! supplicano gli altri.
Non lo vorrei dire. Ma non dire non serve ad allontanare ci che segnato.
Ebbene Ragione di pi per noi di migliorarci molto in questi mesi Per non dargli dei dolori ed
essere pronti. Voglio dirgli che ora, quando saremo in riposo in Galilea, ci istruisca molto, molto,
proprio noi dodici Tanto presto ci saremo.

S. E non ne vedo lora. Sono anziano e queste marce con questo caldo mi danno molti incomodi
segreti confessa Bartolomeo.
A me pure. Sono stato un vizioso e sono pi vecchio che non si pensi numerando gli anni. Gli
stravizi eh! Ora li sento tutti nelle ossa Poi noi, figli di Levi, soffriamo di dolori proprio per
natura.
5E io? Sono stato malato per anni e quella vita, nelle spelonche, con poco cibo e miserevole. Si
ritrovano queste cose! dice lo Zelote.
Ma se hai sempre detto che da quando sei stato guarito ti sei sentito sempre forte? chiede alle sue
spalle Giuda, che li ha raggiunti. Ti forse finito leffetto del miracolo?.
Lo Zelote ha una mossa tipica sul volto brutto ed espressivo, sembra dica: qui! Signore, dmmi
pazienza!. Ma risponde con somma cortesia: No. Non finito leffetto del miracolo. E lo si vede.
Non mi sono pi ammalato. Sono forte. Resistente. Ma gli anni sono anni e le fatiche fatiche. E
questi calori che ci mettono in sudore come fossimo caduti in un fossato, e poi queste notti direi
gelide rispetto al calore del giorno e che ci ghiacciano il sudore addosso mentre la guazza finisce di
inumidire le vesti gi zuppe di sudore, non mi fanno certo bene. E non vedo lora di essere a riposo
per riguardarmi un poco. Alla mattina, specie se si dorme a ciel sereno, sono tutto indurito. Se mi
infermo del tutto, a che servo?.
A soffrire. Egli dice che la sofferenza vale lavoro e preghiera gli risponde Andrea.
Va bene. Ma io preferirei servirlo apostolicamente e.
E sei stanco anche tu. Confessalo. Sei stanco di continuare questa vita senza prospettiva di ore
buone, ma anzi con prospettiva di persecuzioni e sconfitte. Cominci a riflettere che risichi di
tornare ad essere il proscritto dice Giuda di Keriot.
Non rifletto niente. Dico che sento che mi ammalo.
Oh! come ti ha guarito una volta!, e Giuda ride ironico.
6Bartolomeo sente prossimo un altro battibecco e lo storna chiamando Ges. Maestro! Per noi non
c nulla? Sei sempre avanti!.
Hai ragione, Bartolmai. Ma adesso ci fermiamo. Vedi quella casetta? Andiamo l perch il sole
troppo forte. A sera torneremo ad andare. Bisogna affrettarsi nel ritorno verso Gerusalemme, perch
la Pentecoste alle porte.
Di che parlavate fra voi? chiede Giuda Taddeo al fratello.
Ma figurati! Avevamo cominciato a parlare di Giuseppe dArimatea e abbiamo finito a parlare
dellantico podere di Gioacchino a Nazaret e del suo costume, finch pot farlo, di prendere met
raccolti per s e dare il resto ai poveri, cosa che i vecchi di Nazaret ricordano cos bene. Quante
astinenze quei due giusti di Anna e Gioacchino! Per forza hanno ottenuto il miracolo della Figlia, di
quella Figlia!... E con Ges rievocavo quando si era bambini.
Il racconto prosegue mentre procedono verso la casa fra i campi assolati.
7Dice Ges: Qui metterete la visione del miracolo della spigolatura per la vecchietta (nella pianura
fra Emmaus della pianura e i monti che portano a Gerusalemme) avuta il 27 settembre 1944.

INDICE DEL VOLUME SETTIMO


Terzo anno della Vita pubblica di Ges.
(continuazione)
* = in linea

433. Arrivo a Nazareth. Lodi alla Vergine. Guarigione di Aurea.


434. Lavori manuali a Nazareth e parabola del legno verniciato.
435. Inizio del terzo sabato a Nazareth e arrivo di Pietro con altri apostoli.
436. Svelato il costo della Redenzione ad apostoli e discepole nellorto di
Nazareth.
437. Ges e la Madre a colloquio.
438. Maria Ss. con Maria dAlfeo a Tiberiade per farsi cedere Aurea.
Un incontro con Giuda Iscariota.
439. Maria Ss. riferisce sulla missione compiuta a Tiberiade.
Aurea impara a fare la volont di Dio.
440. Un altro sabato a Nazareth. Ostinatezza di Giuseppe dAlfeo.
441. Un dono di Tommaso alla Vergine E partenza da Nazareth.
Miracolo su un incendio che diventa il tema di due parabole.
442. Giuda Iscariota a Nazareth da Maria.
443. La morte del nonno di Marziam.
444. Elogio di Marziam. Lezione sullunico precetto dellamore, sulla salvezza
dei pagani virtuosi e sui meriti dellUomo-Dio.
445. A Tiberiade, durante una tempesta, il ritorno dellIscariota e due
parabole.
Larrivo di Maria Ss., che intercede per Samuele di Ester.
446. Arrivo e accoglienze a Cafarnao.
447. Discorso sulla misericordia nella sinagoga di Cafarnao.
Un affronto di Eli il fariseo, minacciato dal centurione.
448. Raduno di barche sul lago e parabola provocata da Pietro, che subisce un
giudizio.
449. Il piccolo Alfeo disamato dalla madre.
450. Miracoli nel borgo presso Ippo e guarigione del lebbroso Giovanni.
451. Discorso, nel borgo presso Ippo, sui doveri dei coniugi e dei figli.
452. Lex-lebbroso Giovanni diventa discepolo. Parabola dei dieci monumenti.
453. Arrivo a Ippo e discorso in favore dei poveri che vengono sanati.
Guarigione dello schiavo Aquila.
454. Maria Ss. e il suo amore di fusione con Dio. Ira dellIscariota contro il
piccolo Alfeo.
455. Affidamento della Chiesa alla maternit di Maria. Discorso, presso Gamala,
in favore dei forzati.
456. Commiato da Gamala e arrivo ad Afeca. Monito alla vedova Sara e miracolo
nella sua casa.
457. Discorso, ad Afeca, dopo una disputa tra credenti e non credenti.
Sara diviene discepola.
458. Una guarigione spirituale a Gherghesa e lezione sulluso dei doni di Dio.
Rientro a Cafarnao.
459. Il perdono a Samuele di Nazareth e lezione sulle cattive amicizie.
460. Farisei a Cafarnao con Giuseppe a Simone dAlfeo.
Ges non nasconder alla Madre lora del Sacrificio.
*
461. Un complotto per lelezione di Ges a re. Il greco Zenone e la lettera di
Sintica con la notizia della morte di Giovanni di Endor.
462. Discorso e guarigioni alle sorgenti termali di Emmaus di Tiberiade.

463. A Tarichea, discorso sulla natura del regno messianico e conversione di una
meretrice. Ges cede ad un invito di Cusa vincendo lopposizione di
Pietro.
464. Nella casa di campagna di Cusa la tentata elezione di Ges a re.
La testimonianza del Prediletto.
465. A Betsaida per un incarico segreto a Porfirea e partenza affrettata da
Cafarnao.
466. La sosta presso gli anziani coniugi Giuda e Anna.
467. Parabola della distribuzione delle acque. Perdono condizionato per il
contadino Giacobbe. Avvertimenti agli apostoli mentre vanno a Corozim.
468. Un ravvedimento di Giuda Iscariota e gli episodi che illustrano la sua
figura.
469. Commiato dai pochi fedeli di Corozim.
470. Lezione sul matrimonio ad una suocera che scontenta della nuora.
471. Filippo si esalta pensando allra messianica. Respinto linvito ad andare
a Giscala, Ges illustra la nozione del peccato al levita Giuseppe detto
Barnaba.
472. La nuova Legge e la richiesta insidiosa di un giudizio su un fatto accaduto
a Giscala.
473. Guarigione di un bambino cieco di Sidone e un insegnamento per le mogli di
oggi.
474. Una visione che si perde in un rapimento damore.
475. Un sospetto di Pietro e digressione sugli ebrei.
La piet di Abele di Betlemme per i propri nemici.
476. Lezione sul modo di curare le anime e il perdono ai due peccatori divenuti
lebbrosi.
477. A colloquio con la Madre nel bosco di Matatia. Le sofferenze morali di Ges e di Maria.
478. A colloquio con Giuseppe a Simone dAlfeo che vanno alla festa dei
Tabernacoli.
479. Con Giovanni presso la torre di Jezrael in attesa dei contadini di Giocana.
480. Partenza da Jezrael dopo la visita notturna dei contadini di Giocana.
*
481. Arrivo ad Engannim. Macchinazioni di Giuda Iscariota per sventare
uninsidia.
482. In cammino con un pastore samaritano la cui fede viene premiata.
483. Gli apostoli discutono sullodio dei giudei. I dieci lebbrosi guariti in
Samaria.
484. Sosta obbligata presso Efraim e parabola della melagrana.
485. Larrivo con gli apostoli a Betania, dove sono gi alcuni discepoli con
Marziam. Astuzie dellIscariota.
486. Al Tempio per la festa dei Tabernacoli. Discorso sulla natura del Regno.
487. Al Tempio per la festa dei Tabernacoli. Discorso sulla natura del Cristo.
488. Al Tempio per la festa dei Tabernacoli. Partenza segreta per Nobe dopo
la preghiera.
489. A Nobe. Parabola del re incompreso dai sudditi e miracolo sul vento.
490. Al campo dei Galilei con i cugini apostoli.
Dubbi sullIscariota e conversione del levita Zaccaria.
491. Al Tempio nellultimo giorno della festa dei Tabernacoli.
Discorso sullAcqua viva.
492. A Betania viene ricordato Giovanni di Endor.

493. Discorso presso la fonte di En Rogel, che fu luogo di sosta dei tre Savi.
494. La donna adultera e lipocrisia dei suoi accusatori. Vari insegnamenti.
495. Lezione sulla misericordia in risposta alle obiezioni sul perdono
alladultera.
Congedo ai discepoli sulla via di Betania.
496. Turbamento improvviso di Giuda Iscariota durante una sosta nella casetta di
Salomon.
497. Unora di sconforto di Simon Pietro.
498. Esortazione al Taddeo e a Giacomo di Zebedeo a seguito di un diverbio con
lIscariota.
499. Fuga da Esebon e incontro con un mercante di Petra.
500. Riflessioni di Bartolomeo e Giovanni dopo un ritiro sul monte Nebo.
(continua il Terzo anno nel volume ottavo)

461. Un complotto per lelezione di Ges a re. Il greco Zenone e la lettera di


Sintica con la notizia della morte di Giovanni di Endor.
23 luglio 1946.
1Tiberiade ha riversato tutti i suoi abitanti sulle rive del lago o sul lago stesso per trovare refrigerio
nella brezza, che scorre sulle acque e scuote le piante dei giardini lungo la sponda. Mentre i ricchi di
questa citt, in cui si mescolano molte razze per molti motivi l riunite, si danno conforto su comode
barche da diporto, o dalle ombre verdi dei giardini guardano le evoluzioni delle barche sulle acque
di turchese, gi depurate dal giallore che vi aveva messo lacquazzone della sera avanti, i poveri,
specie i bambini, ruzzano sulla spiaggia, l dove le ondette vengono a morire, e i loro stridetti per il
freddo dellacqua, che li colpisce pi su che non vogliano, sembrano gridi di rondine.
Le barche di Pietro e di Giacomo si accostano a riva e dirigono verso il moletto.
No. Al giardino di Giovanna, ordina Ges.
Pietro ubbidisce senza parlare e la barca, seguita dalla gemella, con una virata perfetta che fa una
scia spumeggiante in forma di interrogativo ripiega verso lapprodo del giardino di Cusa e vi si
accosta e ferma. Ges scende per primo e d la mano alle due Marie per aiutarle a scendere sul
piccolo moletto.
Ora voi andate al molo grande e mettetevi a predicare il Signore. Vedrete un uomo che si
avviciner chiedendovi dove sono. luomo di Antiochia. Conducetemelo dopo avere licenziato la
folla.
S... ma... Che dobbiamo dire alla gente? Predicare la tua venuta o predicare la tua dottrina?.
La mia venuta. Dire che allaurora Io parler a Tarichea e curer i malati. Uno di voi sorvegli le
barche, o mettete qualche discepolo a farlo, perch siano pronte alla partenza. Andate e la pace sia
con voi. E si avvia verso il cancello che si chiude sul pontile. Le due Marie lo seguono silenziose.
2Nellampio giardino, dove delle pertinaci rose fioriscono ancora sebbene molto rade, non si vede
nessuno. Ma si sentono i gridi felici dei due piccoli che giuocano.
Ges cerca con la mano passata fra i rabeschi del cancello di far scorrere il paletto. Ma non vi
riesce. Cerca se c qualcosa che possa far rumore e richiamare lattenzione. Ma non c. Allora,
sentendo pi vicine le vocette dei due bambini, chiama forte: Maria!. Le due voci si
ammutoliscono di colpo... Ges ripete: Maria!
Ecco l, in mezzo al prato, tenuto rasato come un tappeto dal quale si alzino i cespi ben tenuti dei
roseti, spunta a passetti brevi, circospetti, un ditino sulle labbra, gli occhi indagatori scrutanti in
ogni senso, la fanciullina, e poi, qualche passo indietro, seguito da un agnellino bianco come una
spuma, ecco Mattia.

Maria! Mattia!, grida forte Ges.


La voce guida gli sguardi innocenti. I due fanciulli volgono gli occhi verso il cancello e vedono
Ges col viso contro le sbarre che sorride loro.
Il Signore! Corri, Mattia, dalla mamma... Chiama Elia o Michea... Che vengano ad aprire....
Va te. Io vado dal Signore..., e corrono tutti e due a braccia tese, due farfalle, una bianca, una
rosata dal capino bruno.
Ma per fortuna, nel correre, chiamano i servi e questi, armati di innaffiatoi e rastrelli, accorrono, di
modo che finalmente il cancello si apre e i due bambini si rifugiano nelle braccia di Ges, che li
bacia e varca la soglia tenendoli per mano.
3La mamma in casa con le sue amiche. Noi ci mandano via, allora, perch non ci vogliono,
spiega spicciativo Mattia.
Non dire cos male. Ci manda via la mamma perch quelle dame sono romane e parlano ancora dei
loro di e noi, i salvati di Ges, dobbiamo conoscere Lui solo. per questo, Signore. Mattia
troppo piccolo e non capisce, dice, graziosa nella sua assennatezza di creatura che ha sofferto e che
perci pi matura, pi adulta che non let comporti.
Ci manda via anche il padre quando vengono quelli della Corte. E mi piacerebbe perch sono
quasi tutti soldati... guerrieri... La guerra! bella la guerra! Fa vincere! Manda via i romani.
Abbasso Roma! Viva il regno dIsraele, grida fieramente il piccolo.
Non bella la guerra, Mattia, e tante volte non si vince la guerra, e allora da soggetti si diventa
schiavi.
Ma il tuo Regno deve venire. E per farlo venire si far la guerra. E si mander via tutti, anche
Erode, e Tu sarai re.
Ma taci, stolto. Lo sai che non devi ripetere ci che senti. Fanno bene a cacciarti. Non sai che puoi
fare del male al padre, alla madre e anche a Ges dicendo cos?, dice Maria. E poi spiega:
venuto un giorno quello che come un principe e parente di Erode e che tuo discepolo, a parlare
col padre. E gridavano tanto, non erano soli ma con molti altri....
Tutti belli, con belle spade e parlavano di guerra..., interrompe Mattia.
Taci, dico! E gridavano tanto che si sentito, e questo stolto da allora non fa che parlare di ci.
Diglielo Tu che non deve... La mamma lo ha detto e il padre ha minacciato di portarlo in cima al
grande Ermon, in una grotta, con uno schiavo sordo e muto, finch non ha imparato a tacere. E l
dovrebbe tacere perch, se parla con lo schiavo, quello non sente e non risponde, se urla vengono le
aquile e i lupi a mangiarlo....
Un castigo veramente terribile, dice Ges sorridendo, e carezza il fanciullo che ha perduto la
baldanza e si stringe a Ges, come se gi vedesse le aquile e i lupi pronti a divorarlo tuttintero,
compresa la linguetta imprudente. Un castigo veramente terribile!, ripete.
Eh! s, e io ho paura che gli tocchi e di rimanere senza Mattia, e piango... Ma lui non ha piet n di
me n della mamma e ci far morire di dolore....
Non lo faccio apposta... Ho sentito... e dico... tanto bello... pensare che i romani siano vinti e
cacciato Erode e Filippo, e Ges sia Re dIsraele, termina in un sussurro, nascondendo il viso
contro le vesti di Ges per smorzare ancor pi il suono della sua voce.
4Mattia non dir queste cose mai pi. A Me lo promette e lo manterr. Non vero? Cos lui non
sar divorato, Giovanna e Maria non moriranno di dolore, Cusa non sar inquieto e Io non sar
odiato. Perch, vedi, Mattia? Tu mi fai odiare dicendo queste cose. Hai piacere che Ges sia
perseguitato? Pensa che rimorso se un giorno dovessi dire a te stesso: Io ho fatto perseguitare Ges
che mi ha salvato, e tutto per aver ripetuto quanto ho sentito per caso. Quelli erano uomini. E gli
uomini perdono sovente la vista di Dio perch sono peccatori. Non vedendo Dio, non vedono la
Sapienza e fanno degli errori anche a scopo buono, o che credono tale. Ma i fanciulli sono buoni. I
loro spiriti vedono Dio e Dio riposa nel loro cuore. Perci devono capire le cose con sapienza e dire
che il mio Regno non si far con la violenza, sulla Terra, ma con lamore, nei cuori. E devono
pregare perch gli uomini capiscano questo mio Regno come lo capiscono i fanciulli. Le preghiere
dei bambini vengono portate dai loro angeli in Cielo e lAltissimo le converte in grazie. E Ges ha
bisogno di queste grazie per fare, degli uomini che pensano alla guerra e al regno temporale, degli

apostoli che comprendono che Ges pace e che il suo Regno spirituale e celeste. Vedi questo
agnelletto? Potrebbe mai sbranare?.
Eh! no! Se potesse farlo, il padre non ce lo avrebbe regalato per non farci sbranare.
Ecco, hai detto bene. Anche il Padre che nei Cieli non mi avrebbe mai mandato se Io avessi
avuto potenza e volont di sbranare. Io sono lAgnello e il Pastore. E sono mite e mansueto come
lagnello e sono Colui che riunisce con amore, con verga di Pastore buono e non con lancia e spada
di guerriero. Hai capito? E prometti a Me, proprio a Me, di non parlare mai pi di queste cose?.
S, Ges. Ma... aiutami Tu... perch da solo....
Ti aiuter. Guarda, ti carezzo le labbra e cos sapranno stare chiuse.
5Maestro mio. Santa questa sera che mi concede di vederti!, dice Gionata accorrendo dalla casa e
prostrandosi ai piedi di Ges.
Pace a te, Gionata. Posso vedere Giovanna?.
Ella sta venendo. Ha licenziato le romane per venire da Te.
Ges lo guarda interrogativamente, ma non chiede nulla. Cammina in direzione della casa,
ascoltando Gionata che parla di Cusa molto disgustato con Erode e che dice: Per amore della
mia padrona ti prego di frenarlo, perch vuole fare cose che... non farebbero bene n a Te n a lui,
ma a Te soprattutto.
6Giovanna, in una splendida veste bianca, sulla quale scende dal capo un velo che pare una filigrana
dargento tanto trapunto in argento - e non so come la leggerezza della stoffa regga quel ricamo a
broccato dargento - cinta del diadema sottile fatto un poco a punta sul davanti, come una mitria
tempestata di perle, perle agli orecchi in pesanti orecchini, perle alla base del collo, perle ai polsi e
alle dita - unapparizione di bellezza, purezza e grazia - viene lesta verso il Signore e, incurante
della sua bella veste, si prostra sulla polvere del vialetto e bacia i piedi di Ges.
La pace a te, Giovanna.
Quando Tu sei con me sempre pace in me e nella mia casa... Madre!..., e fa per baciare i piedi
di Maria, ma questa laccoglie fra le braccia baciandola. Il bacio viene scambiato anche con Maria
di Alfeo.
Ges, dopo i saluti, dice: Devo parlarti, Giovanna.
Eccomi, Maestro. Maria, la mia casa tua. Ordina ci che vi occorre. Io vado col Maestro....
Ges si gi spostato andando nel prato, ben in vista di tutti, ma isolato tanto che nessuno lo possa
ascoltare. Giovanna lo raggiunge.
Giovanna, devo accogliere un messo da Antiochia, da Sintica certo. Ho pensato di farlo nella tua
casa. Qui, nel tuo giardino....
Tu sei il padrone di tutto quanto di Giovanna.
Anche del tuo cuore?. Ges la fissa acutamente.
Tu sai gi, Maestro! Ne ero quasi certa. Ora lo sono del tutto. Cusa... lincoerenza degli uomini
ben grande! Il loro spirito di interesse ben forte! E la loro piet per le mogli tanto poca! Noi
siamo... Che siamo mai, anche noi mogli dei migliori? Un gioiello che si ostenta o si nasconde a
seconda che pu fare utile... Una mima che deve ridere o piangere, attirare o respingere, parlare o
tacere, mostrarsi o stare nascosta secondo che luomo vuole... sempre per suo interesse... triste la
nostra sorte, Signore! E degradante, anche!.
In compenso vi dato di saper salire pi in alto nello spirito.
Questo vero. Hai saputo da Te o te ne hanno parlato? Hai visto Mannaen? Ti cercava....
No. Non ho visto alcuno. qui?.
S. Tutti siamo qui. ..Voglio dire: tutti i cortigiani di Erode... e molti per odiarlo. Fra questi anche
Cusa da quando, per volere di Erodiade, Erode si compiace di mortificare il suo intendente...
Signore, ti ricordi che a Betr ti dissi che egli mi voleva separare da Te perch temeva lo sfavore di
Erode? Non sono passati che pochi mesi... E gi egli vuole ora che io... che io... S, Signore. Egli
vorrebbe che io ti persuadessi ad accettare il suo aiuto per diventare re al posto del Tetrarca... Io lo
devo dire perch sono donna, soggetta perci alluomo, e donna ebrea per giunta, perci pi che
mai soggetta al volere dello sposo. E lo dico... E non ti consiglio... perch spero di conoscere gi
che Tu... oh! Tu non ti farai re col favore delle lance prezzolate. Oh!... che ho detto! Non dovevo

parlare cos... Dovevo lasciarti prima ascoltare Cusa e Mannaen e altri... E se tacevo, non facevo
male?... Signore, aiutami a vedere il giusto....
7Il giusto nel tuo cuore, Giovanna. N con le coorti romane, n con le lance israelite, Io mi far
re, anche se Roma e Israele volessero pacificare questa regione col mio mezzo. Ho gi capito
abbastanza per ricostruire le cose. Mattia ha avuto imprudenti parole. Gionata ha accennato a
disgusti. Tu dici il resto. Io completo cos: una folle idea del regno mio spinge i buoni, non ancora
giusti, come Mannaen, a creare moti capaci di instaurare il regno dIsraele secondo lidea fissa dei
pi. Un pungente, ardente bisogno di vendicarsi di un affronto spinge altri, fra i quali il tuo sposo,
alla stessa cosa. Su questi due motivi fa leva lastuzia farisaica, sadducea, scriba e anche erodiana,
per riuscire a disfarsi di Me facendomi apparire agli occhi di chi ci domina quale non sono. Tu hai
licenziato le romane per dirmi questo, per non tradire Cusa, n Mannaen, n altri. Ma ti dico in
verit che chi mi ha capito pi di tutti sono i gentili. Mi chiamano il filosofo, forse mi giudicano un
sognatore, un irrealista, un infelice, secondo loro per i quali tutto nella violenza. Ma hanno capito,
almeno essi lo hanno capito, che Io non sono di questa Terra e che il mio Regno non di questa
Terra. Non temono di Me, ma dei miei seguaci. Hanno ragione. Essi, chi per amore, chi per
orgoglio, sarebbero capaci di qualunque atto pur di raggiungere la loro idea: fare di Me - il Re dei
re, il Re universale - un povero re di un piccolo stato... E in verit Io devo pi guardarmi da questa
insidia che lavora nellombra, aizzata dai miei veri nemici, che non sono nel palazzo proconsolare
di Cesarea, n in quello del Legato in Antiochia, e neppure nellAntonia, ma sono sotto i tefilim, le
fimbrie e gli zizit* delle vesti ebraiche e specie sotto gli ampi tefilim ed i fioccosi zizit messi alle
ampie vesti dei farisei e scribi per dimostrare ancor pi ampia aderenza alla Legge. Ma la Legge
nel cuore, non sulle vesti... Se fosse nel cuore, costoro che si odiano, ma che ora si riuniscono
dimenticando lodio per nuocere - lodio che scavava profondi burroni fra luna e laltra casta
dIsraele e che ora non separato pi ma livellato, perch i burroni sono colmi dellodio per Me se fosse nel cuore di costoro la Legge, e non appesa e legata alle vesti, alla fronte, alla mano, cos
come un selvaggio si attacca amuleti, conchiglie, ossa, rostri davvoltoi per superstizione e
ornamento, se fosse nel cuore questa Legge, se la Sapienza non fosse scritta dentro i tefilim ma
sulle fibre del cuore, essi comprenderebbero chi Io sono e che contro di Me, per distruggermi come
Verbo e come Uomo, non possono andare. Io devo perci difendermi dagli amici e dai nemici,
ingiusti ugualmente nei loro odi come nei loro amori. Io devo cercare di guidare gli amori e sopire
gli odi. Io lo faccio, per fare il mio dovere. E lo far sinch avr edificato il Regno, bagnando le
pietre col mio Sangue perch si cementino. Quando vi avr aspersi del mio Sangue, i vostri cuori
non vacilleranno pi. Parlo dei cuori a Me fedeli. Del tuo, Giovanna, cos in lotta fra le due forze e i
due amori che sono su te e in te: Io - Cusa.
Ma vincerai Tu, Signore.
Vincer Io. S.
Cerca per di salvare anche Cusa... Ama chi amo.
Amo chi ti ama.
__________
* i tefilim, le fimbrie e gli zizit potrebbero essere vari nomi degli ornamenti che la legge prescriveva
agli israeliti perch si ricordassero dei comandi del Signore, come detto in: Numeri 15, 37-41;
Deuteronomio 6, 6-8; 11, 18; 22, 12. Li incontriamo anche in 40.7 (sotto forma di striscioline),
201.5 (come frange e striscioline), 381.7.9 e 501.4.
Ama Cusa che ti ama....
La menzogna non per quella fronte, pura come le perle che la cingono e che ora arrossa nello
sforzo di volersi e volermi persuadere di un amore di Cusa.
Eppure egli ti ama.
S. Per il suo interesse. Come per il suo interesse non mi amava a zio e a sivam... 8Ma ecco
Simone di Giona con lo straniero. Andiamo da loro....
Vanno sino allampio vestibolo che sul dietro della casa, pi un portico semitondo aperto sul
parco che un vestibolo; e il parco si prolunga nella casa, in questo vestibolo a semicerchio, aperto

sul giardino e ornato di colonne con rami di roseti ora senza fiori e ramaglie gentili di gelsomini,
stellate di fiori e di altri arrampicanti porpurei dei quali ignoro il nome.
La pace sia con te, straniero. Mi volevi?.
Salute e gloria, Signore. Ti volevo. Ho una lettera per Te. Me lha data una donna greca ad
Antiochia. Sono... No, non sono pi greco perch ho preso cittadinanza romana per continuare il
mio appalto. Sono fornitore delle milizie romane. Li odio. Ma vettovagliarli fruttuoso. Per quanto
ci hanno fatto, cicuta dovrei mescolare alle farine. Ma bisognerebbe avvelenarli tutti. Pochi non
serve. Farebbero peggio... Si credono lecito tutto perch sono forti. Dei barbari sono, rispetto ai
greci. Ci hanno rubato tutto per ornarsi del nostro e fingersi civili. Ma gratta la crosta, che tinta
della nostra civilt, e scopri sempre un Amulio, un Romolo, un Tarquinio... Scopri sempre un Bruto
uccisore di chi lo benefica. Ora hanno Tiberio! Poco ancora per loro! Hanno Seiano. Hanno ci che
sta loro bene. Il ferro, le catene, i delitti che hanno fatto si rivoltano contro loro stessi e mordono le
carni dei bruti romani. Poco, ancor troppo poco. Ma ci che legge avverr. Quando il mostro sar
divenuto enorme per suo proprio peso, precipiter e imputridir. E i vinti rideranno sullenorme
cadavere e diventeranno di nuovo i vincitori. Cos sia. Tutti i piedi dei conquistatori a premere colei
che ha tutto schiacciato con la sua espansione brutale... Ma perdona, Signore. Il perpetuo dolore mi
ha travolto ancora una volta... 9Dicevo che una greca mi ha dato una lettera per Te e mi ha detto che
Tu sei il Virtuoso perfetto. Virtuoso... Sei giovane per esserlo... I grandi spiriti dellEllade spesero
la vita per diventarlo un poco... Eppure la donna mi ha detto la tua Idea. Se veramente credi in ci
che insegni, Tu sei grande... vero che Tu vivi per prepararti alla morte per dare al mondo la
sapienza del vivere da di e non da bruti, siccome ora gli uomini fanno? vero che Tu asserisci
esservi solo una ricchezza degna di essere raggiunta: quella delle virt? vero che sei venuto per
redimere, ma che la redenzione si inizia in noi stessi, seguendo i tuoi insegnamenti? vero che noi
possediamo lanima e dobbiamo averne cura essendo cosa divina, imperitura, incorruttibile per sua
natura, ma che noi, noi soli vivendo da bruti possiamo sdivinizzare pur non potendola distruggere?
Rispondi, o Grande!.
vero. Tutto vero.
Per Zeus! Questo diceva anche il sommo Nostro. Ma pareva una musica alla quale mancasse una
nota, una lira alla quale mancasse una corda. Ogni tanto si sentiva un vuoto, invalicato dal filosofo.
Tu lo hai colmato, se realmente sei venuto non soltanto per insegnare ma anche per morire, non
costretto a ci da alcuno, ma per volont propria di ubbidienza al Dio, ci che cambia la tua morte
da suicidio in sacrificio... Per la divina Pallade! Nessuno dei nostri di fece mai questo. Dunque
deduco esser Tu pi di essi. La greca dice che essi non sono, e Tu solo sei... Parlo io dunque ad un
dio? E pu un dio ascoltare cos un vettovagliatore ladro e astioso del nemico, un miserabile uomo?
Perch mi ascolti?.
Perch vedo la tua anima.
La vedi?!!! Come ?.
Contorta, sporca, anguicrinita, amara, ignorante, nonostante che il tuo intelletto sia ben diverso da
quello di un barbaro. Ma dentro del tempio brutto hai un altare che attende, come quello che
nellAreopago e attende la stessa cosa. Attende il Dio vero.
Te allora, perch la greca dice che Tu sei il Dio vero. Ma, per Zeus, vero ci che dici della mia
anima. Sei pi chiaro e sicuro delloracolo delfico. Ma Tu predichi pace e amore e perdono.
Difficili virt. E continenza predichi, e onest dogni specie... Esser ci esser di pi grandi degli
di, perch essi... oh! non sono pacifici, onesti, magnanimi!... Essi sono la perfezione delle passioni
male delluomo, eccetto Minerva che almeno sapiente... La stessa Diana!... Pura, ma crudele... S,
esser ci che Tu predichi esser pi degli di. Se lo divenissi... per il bellissimo Ganimede! Lui, da
giovanetto ad aquila olimpica e divo coppiere. Ma Zenone, da fornitor di biade ai barbari padroni a
dio... 10Ma lascia che io mi ci interni in questo pensiero, e leggi la lettera della donna, intanto..., e
luomo si d a passeggiare come un peripatetico.
Pietro, stanco, vedendo che il discorso era lungo, si era comodamente seduto su un sedile dellatrio
e nel fresco dellambiente, nel morbido dei cuscini gettati sul sedile, si messo tranquillamente a
sonnecchiare... Per deve aver tenuto un orecchio vigile, perch lo desta il rumore del sigillo

spezzato e della pergamena svoltolata, e sorge in piedi, strofinandosi gli occhi assonnati. Si accosta
al Maestro che legge, ritto in piedi sotto un lampadario di lastre di mica delicatamente violacea. La
luce essendo tenue, adatta a illuminare il luogo senza levargli lincanto della luna nelle notti serene,
Ges tiene alto il foglio per leggere le parole, e Pietro, molto pi basso del Maestro, standogli al
fianco, cerca di allungare il collo, di alzarsi in punta di piedi per vedere, ma non pu.
Sintica, eh? Che dice?, chiede due volte e supplica: Leggi forte, Maestro!.
Ma Ges risponde: S. lei... Dopo..., e legge, legge e finito il primo foglio lo piega e se lo mette
nelle pieghe della cintura e riprende la lettura sul secondo foglio.
Quanto ha scritto, eh?! Come sta Giovanni? E chi quelluomo?. Pietro insistente come un
bambino.
Ges talmente assorto che non lo ascolta pi. Anche il secondo foglio finito e segue la sorte del
primo.
Si sciupano l. Dlli a me da tenere, e certo pensa: e da sbirciare. Ma, alzando gli occhi per
seguire le mani del Maestro che svolgono il terzo e ultimo foglio, vede brillare una lacrima sospesa
sulle ciglia bionde di Ges. Maestro?! Piangi?! Perch, Maestro mio?, dice e gli si stringe contro
abbracciandolo alla vita col suo braccio muscoloso e corto.
morto Giovanni....
Oh! poveretto! Quando?.
Ai primi grandi calori... desiderandoci tanto....
Oh! povero Giovanni!... Ma gi... era finito!... E il dolore di separarsi... Tutto per dei serpenti! Li
conoscessi per nome!... Leggi forte, Signore. Volevo bene, io, a Giovanni!.
Dopo. Dopo legger. Taci ora.
Ges legge attento... Pietro si allunga ancor pi per vedere... La lettura finita. Ges ripiega il
foglio e dice: Chiama mia Madre.
Non leggi?.
Attendo gli altri... Intanto congeder quelluomo.
11E mentre Pietro entra in casa, dove sono le discepole con Giovanna, Ges va dal greco: Quando
parti?.
Oh! devo andare a Cesarea dal Proconsole e poi a Joppe dopo aver acquistato merci. Partir fra un
mese, in tempo per evitare le tempeste di novembre. Partir per mare. Hai bisogno di me?.
S, per rispondere. La greca dice che mi posso fidare di te.
Ci dicono falsi. Ma abbiamo anche la capacit di non esserlo. Fidati di me. Puoi preparare lo
scritto e cercarmi per i Tabernacoli presso Cleante, quello che mi fornisce di formaggi di Giudea
per le tavole dei romani. Terza casa dopo la fonte del villaggio di Betfage. Non puoi sbagliare.
Anche tu non puoi sbagliare se prosegui la via in cui hai messo piede. Addio, uomo. La civilt
greca ti porti a quella cristiana.
Non mi rimproveri di odiare?.
Senti che dovrei farlo?.
S. Perch Tu riprovi lodio come passione indegna e abborri la vendetta.
E tu che ne pensi?.
Che colui che non odia e perdona pi grande di Giove.
Raggiungi allora quella grandezza... Addio, uomo. La tua famiglia ami Sintica e nellesilio in cui
siete prendete le vie della Patria immortale: il Cielo. Chi crede in Me e pratica le mie parole avr
quella Patria. La Luce ti illumini. Va in pace.
Luomo saluta e si avvia. Poi si ferma, torna indietro, chiede: Non ti sentir parlare?.
Allaurora parler a Tarichea. Ma dopo vado verso la Siro-fenicia e poi, non so per che strada, a
Gerusalemme.
Ti cercher. E domani sar a Tarichea per giudicare se sei eloquente come saggio. Se ne va
definitivamente.
12Le donne sono nellatrio e con Pietro commentano la morte di Giovanni. Ma sono venuti anche
gli altri rimasti per la citt ad avvisare che domani mattina il Rabbi sar a Tarichea. E tutti parlano
del povero Giovanni di Endor e sono ansiosi di sapere.

Egli morto, Figlio?, domanda Maria.*


S. nella pace.
Veramente ha finito di soffrire, sospira Pietro.
uscito dalla carcere definitivamente.
Sarebbe stato giusto non avesse sofferto lultimo dolore dellesilio, osserva con impeto Giuda
dAlfeo.
Una purificazione di pi.
Oh! io non vorrei per me questa purificazione. Ogni altra, ma non morire lontano dal Maestro!,
grida Giacomo di Zebedeo.
Eppure... moriremo tutti cos... Maestro... portaci via con Te!, dice Andrea dopo gli altri.
Non sai ci che chiedi, Andrea. Questo il posto vostro fino alla mia chiamata. 13Ma sentite ci
che scrive Sintica.
Sintica di Cristo al Cristo Ges, salute.
Luomo che ti porter questi fogli un mio connazionale, mi ha promesso di cercarti sinch non ti
ha trovato, riserbando per ultimo luogo Betania dove lascer la lettera presso Lazzaro se non avesse
potuto trovarti in nessun luogo. Egli uno che si rif come pu di tutto il male che ha ricevuto, egli
e i suoi avi, da parte di Roma. Per tre volte Roma li ha colpiti, e in molti modi, e sempre coi suoi
metodi. Egli, con arguzia greca, dice che ora munge le vacche tiberine per far loro sputare le capre
elleniche. fornitore della casa del Legato e di molte case romane di questa piccola Roma, e grande
citt regina dOriente. Inoltre, dopo le raffinatezze per i ricchi, riuscito a carpire, con astuta
maniera fatta di omaggi servili che coprono odio insanabile, le forniture per le coorti dOriente. Il
suo metodo non lo approvo. Ma ognuno ha il suo modo. Io avrei preferito il pane mendicato per la
via agli scrigni doro avuti dalloppressore. E cos avrei fatto sempre se ora un altro motivo, che non
lutile per me, non mi avesse spinta ad imitare il greco per il mio scopo.
Ma in fondo un buon uomo, e buona sua moglie e le tre figlie e un figlio. Li ho conosciuti nella
piccola scuola di Antigonio, ed essendosi ammalata allinizio della primavera la madre, lho curata
col balsamo e cos sono entrata in casa loro. Molte case mi avrebbero ricevuta con piacere come
maestra e ricamatrice. Case nobili e case commerciali, ma io ho preferito questa per un motivo che
non lessere casa di greci. Ora ti spiegher.
_____________
* domanda Maria e i successivi sospira Pietro, osserva con impeto Giuda dAlfeo, grida Giacomo di
Zebedeo, sono delle aggiunte di MV su una copia dattiloscritta.
Io ti prego di compatire Zenone anche se Tu non puoi approvare il suo pensiero. Egli come certi
terreni aridi, quarziferi alla superficie ma ottimi sotto la crosta dura. Io spero riuscire a levare questa
crosta creata da tanto dolore e mettere a nudo il buon terreno. Sarebbe un grande aiuto per la tua
Chiesa, essendo Zenone noto e collegato con tanti dellAsia minore e della Grecia, oltre Cipro,
Malta, e persino in Iberia, dove in ogni luogo ha parenti e amici, come lui greci e perseguitati,
oppure anche romani delle milizie, o delle magistrature, utilissimi un giorno alla tua causa.
14Signore, mentre scrivo, da una delle terrazze della casa vedo Antiochia coi suoi moli sul fiume, il
palazzo del Legato nellisola, le sue vie regali, le sue mura dalle cento e cento torri poderose, e se
mi volgo vedo la cresta del Sulpio che mi sovrasta con le sue caserme, e laltro palazzo del Legato.
Sono cos fra le due manifestazioni della potenza romana, io povera donna soggetta, sola. Ma non
mi dnno paura. Anzi penso che ci che non pu lira degli elementi e la forza di tutto un popolo in
rivolta, far la debolezza che non d ombra, la apparente debolezza, spregevole ai potenti, di chi
una forza perch possiede Dio: Te.
Penso, e te lo dico, che questa forza romana sar la forza cristiana quando ti avr conosciuto, e che
dalle cittadelle della romanit pagana occorrer iniziare il lavoro, perch esse saranno sempre le
padrone del mondo e una romanit cristiana vorr dire una cristianit universale. Quando questo?
Non so. Ma sento che sar. Onde guardo con un sorriso queste testimonianze di potenza romana,
pensando a quel giorno che metteranno le insegne e la loro forza a servizio del Re dei re. Le guardo

come si guardano amici utili che ancora non sanno di esserlo, che faranno soffrire prima di essere
conquistati, ma che, conquistati che siano, porteranno Te, la conoscenza di Te sino ai confini del
mondo.
Io, povera donna, oso dire ai miei grandi fratelli in Te che, quando sar lora della conquista del
mondo al tuo Regno, non da Israele, troppo chiuso nel suo rigorismo mosaico inasprito da quello
fariseo e delle altre caste per essere conquistato, ma da qui, dal mondo romano, dalle propaggini di
esso - i tentacoli con cui essa Roma strozza ogni fede, ogni amore, ogni libert che non sia quale
essa vuole, ad essa utile - da qui dovr iniziarsi la conquista degli spiriti alla Verit.
Tu lo sai, Signore. Ma io parlo per i fratelli che non possono credere che anche noi, i gentili, si
abbia anelito al Bene. Ai fratelli dico che sotto la corazza pagana vi sono cuori delusi del vuoto
pagano, nauseati della vita che conducono perch cos si usa, stanchi di odio, di vizio, di durezza.
Vi sono spiriti onesti ma che non sanno dove appoggiarsi per trovare appagamento al loro anelito al
Bene. Date ad essi una Fede che li appaghi. Morranno per essa portandola sempre pi avanti come
un. fiaccola fra le tenebre, come gli atleti dei giuochi ellenici.
15Ges ripiega il primo foglio e, mentre gli ascoltatori commentano lo stile, la forza, le idee di
Sintica, e si chiedono perch non pi ad Antigonio, Ges svolge il secondo foglio.
Pietro, finora rimasto seduto, si torna ad avvicinare come per sentire meglio e riprende a sollevarsi
sulle punte dei piedi per vedere, stringendosi a Ges.
Simone, fa tanto caldo e tu mi opprimi, dice sorridendo Ges. Torna al tuo posto. Non hai
sentito fino ad ora?.
Sentito? S. Ma non ho veduto. E ora voglio vedere, perch Tu da quel foglio l che sei mutato e
hai pianto... E non solo per Giovanni... Che era morente si sapeva....
Ges sorride ma, per impedire a Pietro di sbirciare da dietro le spalle sullo scritto, si addossa alla
pi vicina colonna, incurante di allontanarsi dalla luce del lampadario che, in compenso, se non
illumina il foglio illumina molto il viso di Ges.
Pietro, ben deciso a vedere, a capire, trascina uno sgabello di fronte a Ges e si siede tenendo gli
occhi fissi sul volto del Maestro.
Tanto sono convinta di questo che, rimasta sola, ho lasciato Antigonio per Antiochia, certa di
potere lavorare pi in questo terreno, dove come a Roma tutte le razze si fondono e mescolano, che
l dove impera Israele... Non posso, io, donna, partire alla conquista di Roma. Ma se lUrbe mi
irraggiungibile, sulla figlia pi bella dellUrbe, la pi somigliante alla madre in tutto lOrbe, io getto
il seme... Su quanti cuori cadr? In quanti germoglier? In quanti verr trasportato altrove e
attender gli apostoli per germinare? Non so. Non chiedo di sapere. Faccio. Offro al Dio che ho
conosciuto, e che appaga il mio spirito e il mio intelletto, il lavoro. In questo Dio credo come a Dio
unico e onnipotente. So che non delude chi di buona volont. Questo mi basta e mi sorregge nel
fare.
16Maestro, Giovanni morto il sesto giorno avanti le none di giugno secondo i romani, quasi alla
neomenia di tamuz secondo gli ebrei. Signore... A che dirti ci che sai? Eppure lo dico per i fratelli.
Giovanni mor da giusto e, per la verit sulle sue sofferenze, dovrei dire da martire. Io lho assistito
con tutta la piet che una donna pu avere, con tutto il rispetto che si ha per un eroe, con tutto
lamore che si ha per un fratello. Ma ci non ha impedito una sofferenza tale che io, non per
disgusto o stanchezza ma per compassione, pregavo lEterno di chiamarlo alla pace. Egli diceva:
alla libert.
Che parole uscivano dalla sua bocca! Pu mai un uomo che sceso fino in fondo, come egli diceva,
salire a tanta luce di sapienza? Oh! la morte proprio il mistero che rivela la nostra origine, e la vita
lo scenario che nasconde il mistero. Uno scenario che ci viene dato senza disegni e sul quale noi
possiamo lavorare ci che vogliamo. Egli vi aveva scritto molte cose, non tutte belle. Ma le ultime
furono sublimi. Dal cielo fosco del basso, su cui erano disegni di dolore umano e di umana
violenza, come sapiente artefice era passato a sempre pi luminosi segni, decorando di virt lo
scorcio della sua vita cristiana e finendo in una luminosit fulgida di anima perduta in Dio. Io te lo
dico: non parl, ma cant il suo ultimo poema. Non mor, ma assurse. N io potei distinguere con
esattezza quando era ancora luomo che parlava o quando gi parlava lo spirito figlio di Dio.

Signore, ho letto, Tu lo sai, tutte le opere dei filosofi per cercare un pascolo allanima legata dalle
doppie catene della schiavit e del paganesimo. Ma quelle erano opere duomo Qui non erano pi
voci duomo, erano parole di super-uomo, di spirito regale, pi, di spirito semidivino. Io ho vegliato
sul mistero, che non sarebbe stato capito daltronde da quelli che ci ospitavano, buoni con luomo
ma israeliti nel pi ampio e completo senso del nome... E quando negli ultimi tocchi dellamore
Giovanni non fu pi che un amore parlante, io ho allontanato ognuno e ho raccolto io sola ci che
Tu certo sai...
Signore... quelluomo morto, uscito finalmente dalla carcere, andato nella libert, come egli
diceva col filo di voce degli ultimi giorni e con lo sguardo acceso destasi, stringendomi la mano e
svelandomi il Paradiso con le sue parole. Quelluomo morto insegnandomi a vivere, perdonare,
credere, amare. morto preparandomi allultimo tempo della tua vita. Signore, tutto so. Mi aveva
istruito sui profeti nelle sere dinverno. Conosco il Libro come una vera israelita. Ma so anche ci
che il Libro non specifica... Maestro mio e mio Signore... io lo imiter. E io vorrei lo stesso favore,
ma penso che sia pi eroico non chiederlo, e fare la tua volont....
17Ges ripiega il foglio e fa per prendere il terzo.
No, no, Maestro! Non pu essere... C dellaltro. Non pu essere finito cos presto il foglio!,
esclama Pietro. Tu non leggi tutto! Perch, Signore? Voi! Protestate. Sintica ha scritto pi per noi
che per Lui, e Lui non ci legge.
Non insistere, Pietro!.
S che insisto! Eccome se insisto! Ho visto, sai, che il tuo occhio andava pi in basso di colpo e
che, c trasparenza, non hai letto le ultime righe. Non star quieto che finch rileggi la fine di quel
foglio. Piangevi prima!... E che? C forse da piangere in quello che hai letto? Dispiace, s, saperlo
morto... ma una morte cos non fa piangere! Io credevo che fosse morto male, perdendo il suo
spirito... Invece... Leggi, su! Madre! Giovanni! Voi che ottenete tutto....
Ascoltalo, Figlio mio, e se anche cosa penosa a sapersi berremo tutti il calice....
Sia come volete...
Conosco il Libro come una vera israelita. Ma so anche ci che il Libro non specifica, ossia che
ormai la tua Passione non tarder a compiersi, poich Giovanni morto e Tu gli hai promesso breve
sosta nel Limbo. Egli me lo ha detto. Egli mi ha detto che Tu avevi promesso di levarlo prima che
conoscesse come e dove pu giungere lodio dIsraele verso Te, e ci per impedire che per amore di
Te egli odiasse i tuoi torturatori. Ora egli morto... e Tu sei dunque prossimo a morire... No. A
vivere. Veramente a vivere con la tua Dottrina, con Te stesso in noi, con la Divinit in noi dopo che
il tuo Sacrificio ci render la vita dellanima, la Grazia, lunione col Padre, col Figlio, con lo Spirito
Santo.
Maestro, mio Salvatore, mio Re, mio Dio... forte la mia tentazione, anzi stata forte, di
raggiungerti ora che Giovanni dorme col corpo nel sepolcro e riposa con lo spirito nellattesa.
Raggiungerti per essere con le altre presso la tua ara. Ma le are vanno ornate non solo della vittima,
ma di ghirlande in onore del Dio per il cui onore si celebra il sacrificio. Io metto la mia violacea
ghirlanda di discepola lontana ai piedi della tua ara. Vi metto lubbidienza, il lavoro, il sacrificio di
non vederti e ascoltarti... Ah! sar ben duro! ben duro ora che sono finiti i tuoi colloqui
soprannaturali con Giovanni e io non ne godo pi!... Signore, alza la tua mano sulla tua serva
perch ella sappia fare solo la tua volont e ti sappia servire.
18Ges piega il foglio e guarda i volti degli ascoltatori. Sono pallidi. Ma Pietro mormora: Non
capisco perch piangevi... Credevo ci fosse altro....
Piangevo perch confrontavo luxoricida, il galeotto di un tempo e la schiava pagana con troppi in
Israele.
Ho capito! Ti angoscia che gli ebrei siano inferiori ai gentili, e i sacerdoti e principi ai galeotti. Hai
ragione. Ero stolto! Che donna questa donna! Peccato che abbia dovuto andar via!....
Ges spiega il terzo foglio.
E sappia imitare in tutto il discepolo e fratello che gi nella pace, che vi andato dopo aver
compiuto ogni purificazione... in tuo onore e per alleviare le tue sofferenze.
Ah! no, poi!. Pietro saltato con agilit sul sedile prima che Ges possa scostarsi e vede che non

possibile esser gi l dove Ges guarda. Occorre tenere presente che la cartapecora si arrotola su
se stessa man mano che lasciata libera in alto, e perci molte righe sono ormai nascoste nellalto
del foglio.
Ges alza la testa e, con volto pi mesto che triste, dolce ma fermo, respinge il suo apostolo e dice:
Pietro, il tuo Maestro sa ci che ti fa bene! Lascia che Io ti dia ci che ti buono....
Pietro tocco da quelle parole, e pi dallo sguardo di Ges, cos implorante, lucido di una lacrima
che sta per cadere. Scende dal sedile dicendo: Ubbidisco... Ma che ci sar mai?!.
19Ges riprende a leggere:
Ed ora che ho parlato di altri, parlo di me. Ho lasciato Antigonio dopo la sepoltura di Giovanni.
Non perch mi trattassero male. Ma perch sentivo che non era il mio posto. Perch lo sentivo? Non
so. Lo sentivo. Come ti ho detto, avevo conosciuto molte famiglie perch molti erano venuti a noi.
Ho preferito sistemarmi presso quella di Zenone, proprio perch nellambiente dove conto
lavorare.
Una donna romana mi voleva nella sua splendida casa presso i Colonnati di Erode. Una ricchissima
siriana mi invitava a maestra nel laboratorio di stoffe che il marito, di Tiro, ha impiantato in
Seleucia. Una vedova proselite, madre di sette fanciulle, abitante presso il ponte Seleucio, mi voleva
per rispetto a Giovanni, maestro dei fanciulli. Una famiglia greco-assira, con empori in una via
presso il Circo, chiedeva che io andassi da essa perch nel tempo dei giuochi potevo essere utile.
Infine un romano, gi centurione, credo, certo militare, qui rimasto con non so quale preciso
impegno, guarito lui pure con il balsamo, insisteva per avermi. No. Non volevo i ricchi, non i
mercanti. Volevo anime, e anime greche e romane, perch sento che da queste deve iniziarsi
lespansione della tua Dottrina nel mondo.
Ed eccomi in casa di Zenone sulle pendici del Sulpio, presso le caserme. La cittadella incombe
minacciosa dalla vetta. Eppure, cos arcigna come , migliore dei ricchi palazzi dellOnfolo e del
Ninfeo, e vi ho amici. Un milite che ti conosce, di nome Alessandro. Un semplice cuore di fanciullo
chiuso in un gran corpo di soldato. E lo stesso tribuno, da poco giunto qui da Cesarea, sotto la sua
clamide ha un retto cuore. Nella sua semplicit rozza si avvicina pi alla Verit Alessandro. Ma
anche il tribuno, che ti ammira come un retore perfetto, un filosofo divino, come egli dice, non
ostile alla Sapienza, se anche ancora non pu accogliere la Verit. Ma conquistare questi e le loro
famiglie con un minimo di tua conoscenza vuol dire gettare il seme di questa conoscenza a
settentrione e mezzogiorno, a oriente e occidente, perch le milizie sono come dei grani agitati dal
ventilabro, meglio, delle pule che il mulinello del vento, in questo nostro caso il volere dei Cesari e
le necessit di dominio, sparge per ogni dove.
Quando verr un giorno che i tuoi apostoli, come uccelli lanciati a volo, si spargeranno sulla Terra,
grande aiuto sar per loro trovare nei luoghi di apostolato uno, uno solo, anche uno solo che non
ignori che Tu fosti. Per questa idea curo anche le membra dolenti dei vecchi gladiatori e quelle
ferite dei giovani gladiatori. Per questo non sfuggo pi le donne romane, per questo sopporto quelli
che mi erano dolore... Tutto. Per Te. Se sbaglio, consigliami con la tua sapienza. Sappi solo, ma lo
sai, che i miei sbagli vengono da incapacit, ma non da malizia.
Signore, la tua serva ti ha detto tanto... un niente del tanto che ho in cuore. Ma Tu vedi il mio
spirito. Signore... Quando vedr il tuo volto? Quando rivedr tua Madre, i fratelli?... La vita un
sogno che passa. Passer la separazione. Sar in Te, e con loro, e sar la gioia e la libert per me,
anche per me, come per Giovanni.
Mi prostro ai tuoi piedi, mio Salvatore. Benedicimi con la tua pace. A Maria di Nazaret, alle
discepole, pace e benedizione. Agli apostoli e ai discepoli, pace e benedizione. A Te, Signore,
gloria e amore.
20Ho letto. Madre, vieni con Me. Voi attendetemi, oppure riposate. Io non rientro. Resto in
preghiera con mia Madre. Giovanna, se alcuno mi cerca, sono nel chiosco presso il lago.
Pietro ha tratto in disparte Maria e le parla concitato ma sotto voce. Maria gli sorride e mormora
qualcosa. Poi raggiunge suo Figlio che segue il sentiero appena visibile nella notte.
Che voleva Simone di Giona?.
Sapere, Figlio mio. come un bambino... un grosso bambino... Ma tanto buono.

S, molto buono. E ha pregato te, che sei buonissima, per sapere... Ha scoperto il punto debole: te
e Giovanni. Lo so. Mostro di non saperlo, ma lo so. Ma non posso sempre cedere per farlo
contento... Non occorreva, Gionata. Stavamo anche al buio, dice vedendo Gionata accorrere con
una lucerna dargento e dei cuscini che dispone sulla tavola e sui sedili del chiosco.
Lo ha ordinato Giovanna. La pace a Te, Maestro.
E a te.
Restano soli.
Dicevo che non sempre posso accontentarlo. Questa sera non potevo. Tu sola puoi sapere i punti
che ho taciuto. Ti ho voluta per questo e anche per stare con te, Mamma... Stare con te nelle ultime
ore prima di una separazione radunare tanta dolce forza da esserne ricco per molte ore di
solitudine fra il mondo, che non mi capisce o mi capisce male. E stare con te nelle prime ore di un
ritorno ritemprarsi subito nella tua dolcezza di tutti i calici che devo bere nel mondo... e che sono
cos disgustosi e amari.
Maria lo carezza senza parlare. Ritta in piedi presso Lui seduto, la Madre che conforta il Figlio.
Ma Egli la fa sedere e dice: Ascolta...; e allora Maria, nella posa attenta, seduta di fronte a Lui,
diviene la discepola che pende dalle labbra di Ges Maestro.
21Sintica scrive parlando di Antiochia: Qui il volere - non so distinguere dove cessa quello degli
uomini e ha inizio quello di Dio, perch non sono saggia - qui il volere, pi forte del mio desiderio,
mi ha portata, e chiss che ci non sia stato tutto volere di Dio. Certo che, quasi di sicuro per una
grazia del Cielo, io amo ormai questa citt che, con le vette del Casio e dellAmano a vegliarla da
due lati e le creste verdi delle Montagne nere pi lontano, molto mi ricorda la patria perduta. E mi
pare che questo sia il primo passo di ritorno verso la mia terra, e non gi passo di pellegrina stanca
che torna per morire, ma di messaggera di vita che viene a dare vita a chi le fu madre. Mi pare che
da qui, rondine riposata al volo e nutrita di Sapienza, io debba volare l, alla citt dove vidi la luce e
dalla quale voglio, vorrei salire alla Luce dopo aver dato la Luce che mi fu data.
I miei fratelli in Te, lo so, non approverebbero questo pensiero. Vogliono solo per loro la tua
sapienza. Ma sbagliano. Un giorno capiranno che il mondo aspetta, e che il mondo sprezzato sar il
migliore. Io preparo loro la via. Non qui soltanto, ma con quanti qui fanno capo e poi tornano ad
altri paesi, e non distinguo tanto se sono gentili o proseliti, greci o romani, o di altre colonie
dellImpero e della Diaspora. Parlo, suscito volont di conoscerti... Il mare non fatto di una nuvola
che si svuota. fatto di nuvole, nuvole, nuvole che si svuotano sulla terra e si riversano in mare. Io
sar una nuvola. Il mare sar il cristianesimo. Voglio moltiplicare la conoscenza di Te per
contribuire a formare il mare del cristianesimo. Io, greca, so parlare ai greci, non tanto con lidioma
quanto con la comprensione... Io, gi schiava dei romani, so lavorare i romani di cui conosco i punti
sensibili. E, per quanto ho vissuto fra gli ebrei, so anche come trattare costoro, specie qui dove i
proseliti sono numerosi. Giovanni morto per la tua gloria. Io vivr per la tua gloria. Benedici i
nostri spiriti.
22E pi oltre, l dove parla della morte di Giovanni, l dove non ho lasciato che Simone leggesse,
scritto: Giovanni morto dopo aver compiuto ogni purificazione, anche lestrema, del perdono a
coloro che col loro modo di fare lo hanno ucciso e ti hanno costretto ad allontanarlo. So il nome di
costoro, almeno del principale di costoro. Giovanni me lo ha rivelato dicendo: Diffida sempre di
lui. un traditore. Ha tradito me, tradir Lui e i compagni. Ma io perdono allIscariota come Egli
perdoner. gi tanto grande labisso in cui lui giace che non voglio farlo pi profondo col mio non
perdonargli di avermi ucciso separandomi da Ges. Il mio perdono non lo salver. Nulla lo salver,
perch un demonio. Non lo dovrei dire, io che fui assassino, ma io avevo almeno unoffesa a
farmi folle. Egli inveisce su chi non gli ha fatto del male e finir col tradire il suo Salvatore. Ma gli
perdono perch la bont di Dio ha fatto del suo livore verso di me il mio bene. Vedi? Tutto ho
espiato. Egli, il Maestro, me lo ha detto ieri sera. Ho tutto espiato. Ora esco dalla carcere. Ora entro
veramente nella libert, libero anche dal peso del ricordo del peccato di Giuda di Keriot verso un
infelice che aveva trovato la pace presso il suo Signore.
Io pure, a suo esempio, lo perdono di avermi strappata a Te, alla Madre benedetta, alle sorelle
discepole, alludirti, al seguirti sino alla morte, per essere presente al trionfo tuo di Redentore. E lo

faccio per Te, in tuo onore e per alleviare le tue sofferenze. Sta in pace, mio Signore. Il nome
dellobbrobrio che fra le file dei tuoi seguaci non uscir dalle mie labbra, e con questo non uscir
niente di quanto ho sentito da Giovanni quando il suo io parlava con la tua invisibile, letificante
Presenza. Sono stata in forse se venire da Te prima di sistemarmi nella nuova dimora. Ma ho sentito
che mi sarei tradita col ribrezzo per lIscariota e che ti avrei nuociuto presso i tuoi nemici. Ho
sacrificato cos anche questo conforto... certa che il sacrificio non sar senza frutto e senza premio.
23Ecco, Madre. Potevo leggere questo a Simone?.
No. Non a lui, non agli altri. Nel mio dolore ho la gioia di questa morte santa di Giovanni... Figlio,
preghiamo perch egli senta il nostro amore e... e perch Giuda non sia lobbrobrio... Oh!
orrendo!... Eppure... noi perdoneremo....
Preghiamo.... Si alzano in piedi e pregano nella luce tremula della lampada, fra cortine di rami
penduli, mentre la risacca ha un respiro sincopato contro la sponda...

462. Discorso e guarigioni alle sorgenti termali di Emmaus di Tiberiade.


26 luglio 1946.
1Il lago non che un enorme sardonico fra il castone dei colli, appena visibile sotto il chiarore delle
stelle, essendo gi tramontata la luna. Ges solo nel chiosco verde, col capo reclinato sugli
avambracci posati sul tavolo presso la lampada, che d gli ultimi guizzi. Ma non dorme. Ogni tanto
alza il capo guarda ancora i fogli spiegati sul tavolo, tenuti stesi dalla lampada messa sullalto del
foglio e dagli avambracci messi sul basso del foglio, e poi reclina nuovamente il capo.
Il silenzio assoluto. Sembra dormire anche il lago nella calmeria afosa. Poi ecco, contemporanei,
un fruscio di vento fra le fronde, un solitario schiaffo donda sulla riva, un mutamento nella natura,
direi uno scricchiolio di elementi che si ridestano. La non-luce della primissima alba gi una luce,
per quanto locchio non se ne avveda ancora girando lo sguardo sul giardino deserto. lo specchio
del lago che d indizio di questo rinascere della luce, perch il suo sardonico nero, plumbeo, si fa
pi chiaro, e lentamente, riflettendo il cielo che inalba, da plumbeo si fa grigio-ardesia e poi grigioferro, poi diviene un opale e infine eccolo riflettere il cielo con un azzurreggiare dacque
paradisiaco.
2Ges si alza in piedi, raccoglie i fogli, prende la lampada, spentasi al primo soffio di brezza, e si
dirige verso la casa. Incontra una serva che si inchina. Poi un giardiniere che si dirige alle aiuole,
col quale scambia il saluto. Entra nellatrio dove altri servi compiono le prime faccende.
La pace a voi. Potreste chiamare i miei?.
Sono gi alzati, Signore. E il carro per le donne gi pronto. Anche Giovanna alzata. nellatrio
interno.
Ges va, attraverso la casa, allatrio che dalla parte della via. L infatti sono tutti raccolti.
Andiamo. Madre, il Signore sia con te. Maria, con te pure, e la mia pace vi accompagni. Addio,
Simone. Porta la mia pace a Salome e ai bambini .
Gionata apre il pesante portone. Nella via il carro coperto. La via fra le case non ancor molto in
luce ed deserta affatto. Le donne salgono col parente e il carro si avvia.
Andiamo subito noi pure. Andrea, corri avanti, dove sono le barche, e di ai garzoni di
raggiungerci a Tarichea.
Come? Andiamo a piedi? Faremo tardi....
Non importa. Precedetemi mentre mi accomiato da Giovanna.
Gli apostoli si avviano...
Io ti seguo, Signore. O, meglio, ti precedo, perch verr con la barca.
Dovrai attendere a lungo....
Non conta. Lasciami venire.
Sia come tu vuoi. Cusa non c?.
Non rincasato, Signore.

Gli dirai che lo saluto e lo esorto ad essere giusto. Carezza per Me i bambini. E... tu che hai
compreso il tuo Maestro convinci Cusa che in errore, e con lui tutti quelli che vogliono fare del
Cristo un re temporale.
Anche Ges esce nella via e raggiunge lesto gli apostoli.
Andiamo per la via di Emmaus. Molti infelici vanno alle sorgenti, chi per ottenere guarigione, chi
per ottenere soccorsi.
Ma noi non abbiamo uno spicciolo..., obbietta Giacomo di Zebedeo. Ges non risponde.
3Le vie si popolano di minuto in minuto e di due classi di persone molto diverse. Ossia di ortolani,
venditori, servi, schiavi, popolani che si affrettano ai mercati, e di ricchi gaudenti che in lettighe o
su cavalcature vanno essi pure verso le sorgenti, suppongo termali se devono dare guarigione.
Tiberiade deve essere proprio un poco cosmopolita, perch fra i gitanti si vedono persone di nazioni
diverse. Romani appesantiti dalla vita oziosa e viziosa, greci azzimati e certo non meno licenziosi
dei romani, ma con una maschera lasciata dal vizio diversa nellespressione da quella dei latini,
gente della costa fenicia, ebrei per lo pi anziani, cadenze, lingue, vesti diverse, e qualche pallido
volto di malato e di malata, o stanchi volti di patrizie... e anche volti di gaudenti dei due sessi che
procedono in gruppi, chi a cavallo presso le lettighe, chi in lettiga, scherzando, discutendo di futili
argomenti, facendo scommesse...
La via bella. Un viale ombroso che fra gli intercolunni dei fusti lascia vedere il lago da un lato, la
campagna dallaltro. Il sole, ormai sorto, ravviva le tinte delle acque e dei vegetali.
Molti si volgono a guardare Ges e un sussurro lo segue. Parole ammirative di donne, satire di
uomini, scherni talora, brontolii altre volte, qualche supplica di sofferente che Ges raccoglie, le
uniche raccolte fra le molte, e che esaudisce.
Quando rende agili le membra anchilosate dallartrite di uno di Tiro, lindifferenza ironica di molti
gentili si scuote.
Euh!, esclama un vecchio romano dal volto borsuto di gozzovigliatore. Euh! Guarire cos
bello. Io lo chiamo.
Non fa per te, vecchio Sileno. Che vorresti fare, guarito che fossi?.
Tornare a godere!.
Allora inutile andare dal triste Nazareno.
Io vado, e scommetto ci che ho che....
Non scommettere. Perdi.
Lascialo scommettere. ancor ubbriaco. Ci godremo i suoi denari.
4Il vecchio traballante scende di lettiga e raggiunge Ges, che ascolta una madre ebrea che gli parla
di sua figlia, unesangue fanciulla che conduce per mano.
Non temere, donna. Tua figlia non morir. Torna a casa. Non la condurre alle sorgenti. Non vi
acquisterebbe la salute del corpo e perderebbe la purezza dellanima. Sono luoghi di licenza
degradante, e lo dice ben forte, in modo che tutti sentano.
Ho fede, Rabbi. Torno a casa mia. Benedici le tue serve, Maestro.
Ges le benedice e fa per avviarsi. Il romano lo tira per la veste: Guariscimi, ordina.
Ges lo guarda e chiede: Dove?.
I romani, e con essi dei greci e dei fenici, si sono radunati e sogghignano e scommettono. Degli
israeliti, che si sono scostati mormorando: Profanazione! Anatema!, e altre parole del genere, si
fermano, per, curiosi...
Dove?, chiede Ges.
Da per tutto. Sono malato... ih! ih! ih!. Non so se rida o pianga, tanto strano il verso che gli esce
dalla bocca. Sembra che il grasso flaccido, lasciatogli da anni di vizi, opprima persino le corde
vocali. Luomo enumera i suoi malanni e dice la sua paura di morire.
Ges lo guarda severo e risponde: Devi infatti temere la morte poich hai ucciso te stesso, e gli
volge le spalle. Laltro cerca di riprenderlo per le vesti, mentre i presenti sghignazzano. Ma Ges si
libera dalla stretta e va via.
Pollice verso, Appio Fabio! Pollice verso! Il detto re degli ebrei non ti ha graziato. Dcci la borsa.
Scommessa perduta.

Greci e romani fanno un baccano attorniando il deluso, che con un urtone li scansa e si d a correre,
per quanto pu, cos obeso, tenendosi alta la veste, traballando con tutta la sua massa segosa. Ma
inciampa e cade nella polvere fra le risa altissime dei suoi amici, che lo strascicano presso un albero
contro il cui tronco lebbro si stringe, piangendo del pianto sciocco degli ubbriachi.
5Le sorgenti sono prossime certo, perch la folla folta sempre pi, rifluendo da molte vie verso un
luogo solo. Odor di acque solforose stagna nellaria.
Scendiamo verso riva per evitare questi immondi?, chiede Pietro.
Non sono tutti immondi, Simone. Anche molti di Israele sono fra essi, dice Ges.
Le terme sono raggiunte. Una serie di edifici bianchi di marmi, separati da viali, in faccia al lago,
separati da esso da una specie di vasto piazzale alberato, sotto il quale passeggiano i convenuti in
attesa del bagno, o per reazione dopo lo stesso. Delle teste di medusa in bronzo, sporgenti dal muro
di un edificio, gettano acque fumanti in una vasca di marmo che, bianca allesterno, rossastra nel
suo interno come se fosse ricoperta di ferro rugginoso. Molti ebrei vanno alle fonti e con dei calici
bevono lacqua minerale. Non vedo che ebrei fare questo e a questo padiglione. Credo indovinare
che gli israeliti osservanti abbiano voluto un loro proprio luogo per evitare contatti con i gentili.
Molti malati sono nelle portantine in attesa della cura e vedendo Ges molti gridano: Ges, Figlio
di Davide, abbi piet di me.
Ges si dirige a questi. Paralitici, artritici, anchilosati, fratturati le cui ossa non si saldano, malati di
anemie, di ghiandole, donne avvizzite avanti tempo, fanciulli anzitempo adulti. E poi, sotto agli
alberi, mendichi che si lagnano chiedendo lobolo.
Ges si ferma presso i malati. Si sparge la voce che il Rabbi parler e guarir. La gente, anche
quella delle altre razze, si avvicina per vedere.
Ges si volge intorno. Sorride vedendo uscire, con ancora i capelli umidi della doccia fatta, il greco
mandato da Sintica. Alza subito la voce per farsi sentire: La misericordia apre le porte alla grazia.
Siate misericordiosi per ottenere misericordia. Tutti gli uomini sono poveri in qualche cosa: chi
nelle monete, chi negli affetti, chi nella libert, chi nella salute. E tutti gli uomini hanno bisogno di
aiuto dal Dio che ha creato luniverso e che pu, unico Padre, soccorrere i suoi figli.
Fa una pausa come per dare tempo alla gente di scegliere se venire ad ascoltare o se recarsi ai bagni.
Ma i bagni sono dimenticati dai pi. Israeliti o gentili si affollano a sentire, e dei romani, scettici,
nascondono la loro curiosit sotto lo scherzo: Oggi non manca il retore a fare di questo luogo una
terme romana, dicono.
Il greco Zenone fende la folla gridando: Per Zeus! Stavo per recarmi a Tarichea e qui ti trovo!.
6Ges prosegue:
Ieri mi fu detto: difficile eseguire ci che Tu fai. No. Non difficile. La mia dottrina si fonda
sullamore, e lamore non mai difficile ad eseguirsi. Cosa predica la mia dottrina? Il culto di un
vero Dio, lamore al prossimo nostro. Luomo, eterno fanciullo, ha paura delle ombre e segue le
chimere perch non conosce lamore. Lamore sapienza e luce. sapienza perch scende ad
istruire. luce perch viene a illuminare. L dove luce cessano le ombre, e dove sapienza
muoiono le chimere. Fra chi mi ascolta sono dei gentili. Essi dicono: Ove Dio?. Dicono: Chi ci
assicura che il tuo Dio sia il vero?. Dicono: Con che ci assicuri di essere veritiero nella tua
parola?. Non sono soltanto i gentili a dire questo. Anche altri mi chiedono: Con che potere fai
queste cose?. Col potere che mi viene dal Padre, da quel Padre che ha messo tutte le cose a
servizio delluomo sua creatura prediletta e che mi manda ad istruire gli uomini miei fratelli. Pu il
Padre, che ha dato potere alle viscere del suolo di fare medicamentose le acque delle sorgenti, aver
limitato il potere al suo Cristo? E chi, quale Dio, se non il Dio vero, pu concedere al Figlio
delluomo di fare i prodigi che ricreano le membra distrutte? In quale tempio di idoli si vede che i
ciechi ricuperino la vista e i paralitici il moto, in quale i morenti, ad un voglio di un uomo,
sorgono sani pi dei sani? Ebbene Io, per dar lode al Dio vero e per fare che sia da voi conosciuto e
lodato, dico a questi qui adunati, quale che sia la loro razza e religione, che avranno la salute che
chiedono a delle acque, e lavranno da Me, Acqua viva, che do la vita del corpo e dello spirito a chi
crede in Me e opera misericordia con retto cuore. Io non chiedo cose difficili. Chiedo un movimento
di fede ed uno di amore. Aprite il cuore alla fede. Aprite il cuore allamore. Date per avere. Date le

povere monete per avere aiuto da Dio. Cominciate ad amare i fratelli. Sappiate avere misericordia. I
due terzi fra voi sono malati perch egoisti e concupiscenti. Abbattete legoismo, frenate le
concupiscenze. Acquisterete in salute fisica e in sapienza. Abbattete la superbia. E sarete beneficati
dal vero Dio. Io vi chiedo lobolo per i poveri e poi vi far il dono della salute.
7E Ges alza un lembo del manto e lo tende per accogliere le monete. Le molte monete che pagani
e israeliti si affrettano a gettarvi. E non sono solo monete che vengono date, ma anche anelli o altri
gioielli gettati con noncuranza dalle donne romane, che nel giungere a Ges lo guardano, e
qualcuna mormora qualche parola alla quale Ges assente o risponde brevemente.
Lofferta finita. Ges chiama gli apostoli perch gli conducano i mendichi e, con la stessa rapidit
con cui il gruzzolo si era formato, ecco che si disfa sino allultimo picciolo. Restano dei gioielli che
Ges rende alle donatrici, non essendovi sul luogo nessuno che li acquisti per mutarli in monete. E
per consolare le donatrici dice loro: Il desiderio equivale allatto. Lofferta data preziosa come
fosse stata distribuita, perch Dio vede il pensiero delluomo.
Poi si raddrizza e grida: Da chi mi viene il potere? Dal vero Dio. Padre, fa risplendere Te nel
Figlio tuo. In tuo nome Io ordino ai morbi: andate!.
Ed lormai molte volte visto risorgere di malati, raddrizzarsi di storpiati, muoversi di paralitici, ed
il colorirsi di volti, lo splendere di occhi, il gridio degli osanna, le felicitazioni fra loro dei romani,
fra i quali vi sono due donne e un uomo risanati e che vogliono imitare i guariti dIsraele e, non
giungendo ancora ad umiliarsi come gli ebrei nel bacio sui piedi del Cristo, si chinano, prendono un
lembo del manto e lo baciano.
E poi Ges si avvia sottraendosi alla folla. Ma non vi si sottrae perch, meno qualche ostinato
gentile o qualche ebreo ancor pi colpevolmente ostinato, tutti lo seguono per la strada che va a
Tarichea.

463. A Tarichea, discorso sulla natura del regno messianico e conversione di


una meretrice. Ges cede ad un invito di Cusa vincendo lopposizione
di Pietro.
27 luglio 1946.
1La penisoletta di Tarichea si protende nel lago facendo una profonda insenatura a sud-ovest, di
modo che non errato dire che, pi che una penisola, un istmo circondato dalle acque per quasi
tutto il suo perimetro, rimanendo congiunto alla terra solo per una piccola parte. Almeno cos era ai
tempi di Ges, nei quali io la vedo. Non so se poi, nel corso di venti secoli, le arene e i ciottoli,
portati da un torrentello che sbocca proprio nellinsenatura di sud-ovest, abbia potuto modificare
laspetto del luogo, insabbiando la piccola baia e allargando perci la lingua di terra dellistmo. La
baia quieta, azzurrina con striature di giada l dove rispecchia il verde degli alberi, che si
protendono dalla costa verso il lago. Molte barche ondulano lievemente sulle acque appena mosse.
Quello che mi colpisce una bizzarra diga che, tutta ad archi posati sulle ghiaie della riva, fa come
una passeggiata, un molo, che so io, diretto verso ovest. Non capisco se stata fatta per ornamento
o se per qualche utile scopo che non capisco. Questa passeggiata, diga o molo, ricoperta da uno
spesso strato di terra, sul quale sono stati messi degli alberi tanto fitti, sebbene non grandi, che
formano una galleria di verde sopra la strada. Molta gente ozia passeggiando sotto quella galleria
stormente, che dalla brezza, dalle acque e dalle fronde trae un coefficiente gradito di frescura.
Si vede nettamente limboccatura del Giordano e il defluire delle acque del lago nel letto del fiume,
facendo qualche mulinello, qualche ingorgo presso i piloni di un ponte, direi romano per la sua
architettura a robusti piloni, messi a tagliamare (non so se dico bene, voglio dire fatti cos O) contro
gli spigoli dei quali si frange la corrente delle acque con tutto un giuoco madreperlaceo di luci sotto
al sole che le percuote cos frante, e soverchiantesi per defluire nella gola del fiume, incassato, dopo
aver avuto tanta ampiezza nel lago. Quasi al termine del ponte, sullaltra riva, una cittadina bianca,
sparsa fra il verde di campagne ubertose. E pi su, verso il nord, ma sulla costa orientale del lago, il

borgo che precede Ippo e i boschi, alti sulla scogliera, oltre i quali Gamala, ben visibile in cima
del suo colle.
Ges, seguito da un codazzo di gente che lo segue da Emmaus e che si aumentata con quelli che
gi lo attendevano a Tarichea - e fra questi Giovanna, venuta nella sua barca - si dirige proprio
alla diga alberata. E si ferma al centro di essa, avendo le acque alla destra, la spiaggia alla sinistra.
Chi pu si pone sulla via alberata; chi non pu trovare posto sulla via si mette gi sulla spiaggia,
ancora un poco umida per lalta marea notturna o per qualche altra ragione e parzialmente
ombreggiata dalle fronde degli alberi della diga, oppure fa accostare le barche e vi prende posto
allombra delle vele.
2Ges fa cenno di parlare e tutti fanno silenzio.
detto:* Ti movesti per salvare il tuo popolo, per salvarlo col tuo Cristo. detto: Ed io mi
rallegrer nel Signore ed esulter in Dio mio Ges.
Il popolo di Israele ha preso per s questa parola e ha dato ad essa un significato nazionale,
personale, egoista, che non corrisponde alla verit sulla persona del Messia. Ha dato un significato
limitato, che avvilisce la grandezza dellidea messianica ad una comune manifestazione di potenza
umana e di sopraffazione vittoriosa sui dominatori trovati in Israele dal Cristo.
Ma la verit diversa. grande, illimitata. Viene dal Dio vero, dal Creatore e Signore del Cielo e
della Terra, dal Creatore dellUmanit, da Quello che, come ha moltiplicato gli astri nel firmamento
e ha coperto di piante dogni specie la Terra e lha popolata di animali e messo pesci nelle acque e
uccelli nellaria, cos ha moltiplicato i figli dellUomo da Lui creato perch fosse re del Creato e sua
creatura prediletta. Ora, come potrebbe il Signore, Padre di tutto il genere umano, essere ingiusto
per i figli dei figli dei figli di quelli nati dallUomo e dalla Donna, da Lui formati con la materia:
terra, e con lanima: il suo alito divino? E come trattare questi diversamente da quelli, quasi che non
venissero da ununica sorgente, quasi che non da Lui, ma da qualche altro essere soprannaturale e
antagonista ne fossero stati creati degli altri rami, e perci stranieri fossero, bastardi, spregevoli?
Il vero Dio non un povero dio di questo o quel popolo, un idolo, una figura irreale. la sublime
Realt, la Realt universale, lEssere Unico, Supremo, Creatore di tutte le cose e di tutti gli
uomini. perci il Dio di tutti gli uomini. Egli li conosce anche se essi non lo conoscono. Egli li
ama anche** se essi, non conoscendolo, non lo amano, o anche se lo conoscono male e lo amano
male, o pur conoscendolo non lo sanno amare. La paternit non cessa quando un figlio ignorante,
stolto o malvagio. Il padre si studia di istruire il figlio perch istruirlo
________________
* detto, in: Abacuc 3, 13.18. Le parole tuo Cristo (del versetto 13) e mio Ges (del versetto 18),
presenti nella volgata, sono diventate tuo consacrato (o tuo messia) e mio salvatore nella neovolgata.
** anche stato aggiunto da noi per maggiore chiarezza.
amore. Il padre si affatica a rendere meno stolto il figlio deficiente. Il padre con lacrime, con
indulgenze, con castighi salutari, con perdoni misericordiosi, cerca di correggere il figlio malvagio e
farlo buono. Questo il padre-uomo. E il Padre-Dio sar forse da meno di un padre-uomo? Ecco
allora che il Padre-Dio ama tutti gli uomini e vuole la loro salvezza. Egli, Re di un regno infinito,
Re eterno, guarda il suo popolo, fatto di tutti i popoli sparsi sulla Terra, e dice: Ecco il popolo dei
miei creati, il popolo che va salvato col mio Cristo. Ecco il popolo per il quale stato creato il
Regno dei Cieli. Ed ecco lora di salvarlo col Salvatore.
3Chi il Cristo? Chi il Salvatore? Chi il Messia? Molti sono i greci qui presenti e molti, anche non
greci, sanno ci che vuol dire la parola Cristo. Cristo dunque il consacrato, lunto di olio regale
per compiere la sua missione. Consacrato a che? Forse alla piccola gloria di un trono? Forse a
quella pi grande di un sacerdozio? No. Consacrato a riunire sotto un unico scettro, in un unico
popolo, sotto ununica dottrina, tutti gli uomini, perch siano fratelli fra loro e figli di un unico
Padre, figli che conoscono il Padre e che ne seguono la Legge per aver parte nel suo Regno.
Re, in nome del Padre che lo ha mandato, il Cristo regna come a sua natura conviene, ossia

divinamente, perch da Dio. Dio ha messo tutto a sgabello dei piedi del Cristo suo, ma non gi
perch Egli opprima, sibbene perch Egli salvi. Infatti il suo nome Ges, che in lingua ebraica
vuol dire Salvatore. Quando il Salvatore salver dalla insidia e ferita pi fiera, un monte sar sotto i
suoi piedi e una moltitudine di ogni razza coprir il monte, a simboleggiare che Egli regna e si
innalza su tutta la Terra e su tutti i popoli. Ma il Re sar nudo, senza altra ricchezza che il suo
Sacrificio, per simboleggiare che Egli non tende che alle cose dello spirito, e che le cose dello
spirito si conquistano e si redimono con i valori dello spirito e leroicit del sacrificio, e non con la
violenza e loro. Lo sar per rispondere - a quelli che lo temono come a quelli che per un falso
amore lo esaltano e lo deprimono insieme, volendolo re secondo il mondo, come a quelli che lo
odiano senzaltra ragione che il tremore di esser spogliati di ci che a loro caro - che Egli Re
spirituale, questo solo, mandato per insegnare agli spiriti a conquistare il Regno, lunico Regno che
Io sono venuto a fondare.
Io non vi do leggi nuove. Agli israeliti confermo la Legge del Sinai; ai gentili dico: la legge per
possedere il Regno non che la legge di virt che ogni creatura di morale elevata da se stessa si
impone, e che, per la fede nel Dio vero, diviene, da legge di morale e di virt umana, legge di
morale soprumana.
4O gentili! Voi usate proclamare di i grandi uomini delle vostre nazioni e li mettete fra le schiere
dei numerosi e irreali di, di cui popolate lOlimpo che vi siete creato per avere qualcosa in cui
credere, perch la religione, una religione necessaria alluomo, cos come necessaria una fede,
essendo la fede lo stato permanente delluomo e lincredulit lanormalit accidentale. E non
sempre questi uomini elevati a deit valgono neppur come uomini, essendo grandi talora per forza
bruta, tal altra per astuzia potente, altra ancora per potenza in qualche modo acquistata. Cosicch
portano seco loro, come doti di superuomini, delle miserie che luomo saggio vede per quello che
sono: marciume di passioni scatenate.
Che Io dica il vero lo mostra il fatto che nel vostro Olimpo chimerico voi non avete saputo mettere
uno solo di quei grandi spiriti che hanno saputo intuire lEnte supremo e sono stati agenti intermedi
fra luomo animale e la Divinit, che hanno istintivamente sentita col loro spirito meditativo e
virtuoso. Dallo spirito che ragiona del filosofo, del vero grande filosofo, allo spirito del vero
credente che adora il vero Dio, il passo breve, mentre dallo spirito del credente allio dellastuto,
del prepotente, o del materialmente eroe, un abisso. Eppure nel vostro Olimpo non sono stati da
voi collocati coloro che, per la virt della vita, si alzarono tanto sulla massa umana sino ad
avvicinarsi ai regni dello spirito, ma sono coloro che avete temuto come padroni crudeli, o che avete
adulato per servilismo di schiavi, oppure ammirato come esemplare vivente di quelle libert di
istinti animali che ai vostri appetiti anormali paiono scopo e meta nella vita. E avete invidiato
coloro che sono stati ascritti fra gli di, trascurando quelli che pi si sono accostati alla divinit con
la pratica e la dottrina insegnata e vissuta di una vita virtuosa.
Ora in verit Io vi do modo di divenire di*. Colui che fa ci che Io dico e crede in ci che Io
insegno, colui salir nel vero Olimpo e dio sar, dio figlio di Dio in un Cielo dove non corruzione
di sorta e dove lAmore lunica legge. In un Cielo dove ci si ama spiritualmente, senza lottusit e
senza le insidie dei sensi a far nemici lun laltro gli abitanti, cos come avviene nelle vostre
religioni. Io non vengo a chiedere atti rumorosamente eroici. Vengo a dirvi: vivete da creature
dotate di anima e ragione, e non da bruti. Vivete in modo da meritare di vivere, realmente vivere,
con la parte immortale di voi nel Regno di Colui che vi ha creati.
5Io sono la Vita. Vengo a insegnarvi la Via per andare alla Vita. Vengo a dare la vita per voi tutti, e
a darvela per darvi la risurrezione dalla vostra morte, dal vostro sepolcro di peccato e di idolatria. Io
sono la Misericordia. Vengo a chiamarvi, a radunarvi tutti. Io sono il Cristo Salvatore. Il mio Regno
non di questo mondo. Eppure, a chi crede in Me e nella mia parola, un regno nasce nel cuore sin
dai giorni del mondo, ed il Regno di Dio, il Regno di Dio in voi.
Di Me detto** che sono Colui che porter la giustizia fra le nazioni. vero. Perch, se i cittadini
di ogni nazione facessero ci che Io insegno, odi, guerre,
________________
* divenire di e, due righe pi sotto, dio sar (cui segue lappropriata precisazione: dio figlio di Dio)

sono espressioni simili a quella del Salmo 82, 6, richiamato in Giovanni 10,34. Daltronde, luso
della minuscola nella parola dio e tutto il contesto (specialmente l dove dice nel Regno di Colui
che vi ha creati) fanno escludere che possa essere attribuita alluomo la stessa natura di Dio. Lo
spiega MV nelle note che mettiamo in 170.4, 365.16 e 537.11; e lo evidenzia spesso il testo
dellopera, come in 58.5 (dove i fedeli sono detti minori di), in 470.4 (dove Adamo in grazia
detto di poco inferiore a Dio suo Creatore), in 506.2 (dove si parla delluomo che dio diventa per
partecipazione e per grazia). Allo stesso modo devono essere interpretate altre analoghe
affermazioni, come quelle di: 515.3 (i veri ubbidienti diverranno di) - 516.5 - 524.7 - 600.36 606.14.
** detto, in: Isaia 42, 1-9.
sopraffazioni avrebbero fine. detto di Me che Io non alzerei la voce a maledire i peccatori, n la
mano a distruggere coloro che sono come canne fesse e lucignoli fumiganti per la loro maniera di
vivere indecorosa. vero. Io sono il Salvatore e vengo ad irrobustire coloro che sono lesionati, a
dare umore a coloro la cui luce fumosa per mancanza di succhi necessari. detto di Me che sono
Colui che apre gli occhi ai ciechi e trae dal carcere i prigionieri e porta alla luce quelli che erano
nelle tenebre della carcere. vero. I ciechi pi ciechi sono coloro che neppur con la vista
dellanima vedono la Luce, ossia il vero Dio. Io vengo, Luce del mondo, perch vedano. I
prigionieri pi prigionieri sono coloro che hanno per catene le loro passioni malvagie. Ogni altra
catena diviene nulla con la morte del prigioniero. Ma le catene dei vizi durano e incatenano anche
oltre la morte della carne. Io vengo a scioglierle. Io vengo a levare dalle tenebre del sotterraneo
carcere dellignoranza di Dio tutti coloro che il paganesimo soffoca sotto il cumulo delle sue
idolatrie.
6Venite alla Luce ed alla Salvezza. Venite a Me, perch il mio Regno il vero e la mia Legge
buona. Non vi chiede che di amare lunico Dio e il prossimo vostro, e perci di ripudiare gli idoli e
le passioni che vi fanno duri di cuore, aridi, sensuali, ladri, omicidi. Il mondo dice:* Opprimiamo
il povero, il debole, il solo. Sia la forza il nostro diritto, la durezza il nostro abito, lintransigenza,
lodio, la ferocia, le nostre armi. Il giusto, perch non reagisce, sia conculcato, e oppressi la vedova
e lorfano che hanno debole voce. Io dico: siate dolci e mansueti, perdonate ai nemici, soccorrete i
deboli, siate giusti nel vendere e nellacquistare, anche nel diritto siate magnanimi, non
approfittandovi del vostro poter premere sugli oppressi. Non vendicatevi. Lasciate a Dio la cura di
tutelarvi. Siate morigerati in ogni tendenza, perch la temperanza prova di forza morale, mentre la
concupiscenza prova di debolezza. Siate uomini e non bruti, e non temete di essere troppo
decaduti e di non poter risorgere.
In verit vi dico che, come un fango pu tornare acqua pura evaporando al sole, purificandosi nel
lasciarsi ardere ed elevandosi al cielo per ricadere in pioggia o in rugiada scevra di inquinamento e
salutare, purch sappia farsi colpire dal sole, cos gli spiriti che si accosteranno alla gran Luce che
Dio e grideranno a Lui: Ho peccato, sono fango, ma anelo a Te, Luce diverranno spiriti che
ascendono purificati al loro Creatore. Levate alla morte lorrore, facendo della vostra vita una
moneta per acquistare la Vita. Spogliatevi del passato come di una veste sozza e rivestitevi di virt.
Io sono la Parola di Dio e in suo Nome vi dico che chi avr fede in Lui e buona volont, chi avr
pentimento del passato e proposito retto per lavvenire, sia che sia ebreo o gentile, diverr figlio di
Dio e possessore del Regno dei Cieli.
_____________
* dice, come in: Sapienza 2, 10-12.

Vi ho detto in principio: Chi il Messia?. Vi dico ora: Io sono che vi parlo, e il mio Regno nei
vostri cuori se lo accogliete e poi sar nel Cielo, che Io vi aprir se saprete perseverare nella mia
Dottrina. Questo il Messia e nulla pi. Re di un regno spirituale, del quale col suo Sacrificio aprir

le porte a tutti gli uomini di buona volont.


7Ges ha finito di parlare e fa per avviarsi verso una scaletta che dalla diga conduce alla riva. Forse
vuole raggiungere la barca di Pietro, che beccheggia presso un rudimentale approdo. Ma si volge di
colpo e guarda fra la folla e grida: Chi mi ha invocato per lo spirito e per la carne?.
Nessuno risponde. Egli ripete la domanda e gira i suoi splendidi occhi sulla folla che si assiepa
dietro alle sue spalle, non solo sulla via ma anche gi, sulla rena. Ancora silenzio.
Matteo osserva: Maestro, chiss quanti in questo momento hanno sospirato a Te sotto lemozione
delle tue parole....
No. Unanima ha gridato: Piet, e Io lho sentita. E per dirvi che vero rispondo: Ti sia fatto
secondo che chiedi, perch giusto il moto del tuo cuore. E alto, splendido, stende
imperiosamente la mano verso il lido.
Tenta avviarsi ancora verso la scaletta, ma gli si pone di fronte Cusa, sceso, si capisce, da qualche
barca, e lo saluta profondamente. Ti cerco da molti giorni. Ho fatto il giro del lago sempre
inseguendoti, Maestro. Urge che io ti parli. Sii mio ospite. Ho molti amici con me.
Ieri ero a Tiberiade.
Me lo hanno detto. Ma non sono solo. Vedi quelle barche dirette allaltra riva? L sono molti che ti
vogliono. Fra questi anche dei tuoi discepoli. Vieni, ti prego, nella mia casa oltre il Giordano.
inutile, Cusa. So ci che vuoi dirmi.
Vieni, Signore.
Malati e peccatori mi attendono; lasciami....
Anche noi ti attendiamo, malati di ansia per il tuo bene. E vi sono anche dei malati nella carne,
anche....
Hai sentito le mie parole? A che insisti dunque?.
Signore, non ci respingere, noi....
8Una donna si fatta largo fra la folla. Sono ormai abbastanza pratica di vesti ebraiche per capire
che non ebrea, e di vesti... oneste per capire che costei una disonesta. Ma, a velare le sue fattezze
e le sue grazie, forse troppo procaci, si avviluppata tutta in un velo, ceruleo come la veste ampia,
eppure provocante nella forma che le lascia scoperte le braccia bellissime. Si getta a terra e striscia
fra la polvere sino a giungere a toccare la veste di Ges, che prende fra le dita e bacia proprio
sullorlo, e piange, tutta scossa da singhiozzi.
Ges, che stava per rispondere a Cusa con un: Voi siete in errore e..., china lo sguardo e dice:
Eri tu quella che mi invocavi?.
S... e non sono degna della grazia che mi hai fatto. Non avrei dovuto neppure chiamarti con lo
spirito. Ma la tua parola... Signore... io sono peccatrice. Se mi scoprissi il volto, molti ti direbbero il
mio nome. Sono... una cortigiana... e una infanticida... e il vizio mi aveva resa malata... Ero ad
Emmaus, ti ho dato un gioiello, ...me lo hai reso... e un tuo sguardo... mi sceso in cuore... Ti ho
seguito... Hai parlato. Io ho detto in me le tue parole: Sono fango, ma anelo a Te, Luce. Ho detto:
Guariscimi lanima e poi, se vuoi, la carne. Signore, sono guarita nella carne... e lanima?....
Lanima ti guarita per il pentimento. Va e non peccare mai pi. Ti sono rimessi i tuoi peccati.
La donna bacia di nuovo il lembo della veste e si alza. Nel farlo le scivola il velo.
La Galazia! La Galazia!, gridano in molti e urlano contumelie, e anche raccolgono ghiaia e rena e
la gettano sulla donna che si curva e resta intimorita.
9Ges alza la mano severo. Impone silenzio. Perch la insultate? Non lo facevate quando era
peccatrice. Perch ora che si redime?.
Lo fa perch vecchia e malata. Urlano in molti e hanno voci di scherno. Veramente la donna,
sebbene non pi giovanissima, ancora ben lungi da essere vecchia e brutta come dicono. Ma la
folla cos.
Passa avanti a Me e scendi in quella barca. Ti riaccompagner a casa per altra via, ordina Ges, e
dice ai suoi: Mettetela in mezzo a voi e accompagnatela.
Lira della folla, aizzata da qualche intransigente israelita, si rovescia tutta su Ges, e fra urli di:
Anatema! Falso Cristo! Protettore di prostitute! Chi le protegge le approva. Pi! Le approva
perch le gode, e simili frasi urlate, meglio, abbaiate e latrate soprattutto da un gruppetto di

energumeni ebrei, non so di che casta, fra questi urli, delle ben lanciate manate di sabbia umida
raggiungono il viso di Ges e lo bruttano.
Egli alza il braccio e si deterge la guancia senza protestare. Non solo, ma ferma col gesto Cusa e
qualche altro che vorrebbero reagire in sua difesa e dice: Lasciateli fare. Per la salvezza di
unanima soffrirei ben di pi! Io perdono!.
Zenone, quello di Antiochia, che non si era mai allontanato dal Maestro, esclama: Ora veramente
so chi sei! Un vero dio e non un retore falso! La greca ha detto il vero! Le tue parole alle terme mi
avevano deluso. Queste conquistato. Il miracolo mi ha stupito. Il tuo perdono agli offensori
conquistato. Addio, Signore! Penser a Te e alle tue parole.
Addio, uomo. La Luce ti illumini il cuore.
10Cusa insiste di nuovo mentre vanno verso lapprodo, mentre sulla diga succede una gazzarra fra
romani e greci da un lato e israeliti dallaltro.
Vieni! Per poche ore soltanto. necessario. Ti riaccompagner io stesso. Sei benigno alle
meretrici e vuoi esser inesorabile con noi?.
Va bene. Verr. necessario, infatti.... Si volge agli apostoli gi nelle barche: Andate avanti. Io
vi raggiunger....
Vai solo?, chiede Pietro poco contento.
Sono con Cusa.
Uhm! E noi non si pu venire? Per cosa ti vuole coi suoi amici? Perch non venuto a
Cafarnao?.
Ci siamo venuti. Non ceravate.
Ci aspettavate. Ecco tutto!.
Invece siamo venuti sulle vostre tracce.
Venite adesso a Cafarnao. Deve essere il Maestro che viene da voi?.
Simone ha ragione, dicono gli altri apostoli.
Ma perch non volete che venga con me? forse la prima volta che viene in casa mia? Non mi
conoscete forse?.
S che ti conosciamo. Ma non conosciamo gli altri, ecco.
E di che temete? Che io sia amico dei nemici del Maestro?
Non so niente io! Mi ricordo la fine di Giovanni profeta io!.
Simone! Tu mi fai offesa. Sono uomo donore. Ti giuro che prima che venisse torto un capello al
Maestro mi farei trafiggere. Mi devi credere! La mia spada al suo servizio....
Eh!... Che trafiggano te... Che servirebbe? Dopo... S, lo credo, ti credo... Ma, tu morto, sarebbe la
sua volta. Preferisco il mio remo alla tua spada, la mia povera barca e soprattutto i nostri semplici
cuori a suo servizio.
Ma con me Mannaen. Credi a Mannaen? E c anche il fariseo Eleazar, quello che tu conosci, e il
sinagogo Timoneo, e Natanael ben Fada. Tu non lo conosci questo. Ma un capo importante e
vuole parlare col Maestro. E c Giovanni detto lAntipa di Antipatride, favorito da Erode il
Grande, ora vecchio e potente, padrone di tutta la valle del Gahas, e....
Basta, basta! Tu fai dei gran nomi, a me nulla dicono, meno due... e vengo anche io....
No. Vogliono parlare col Maestro....
Vogliono! E chi sono? Vogliono?! Ed io non voglio. Sali qui, Maestro, e andiamo. Non voglio
sapere di nessuno io, non mi fido che di me stesso io. Su, Maestro. E tu va in pace a dire a costoro
che non siamo randagi. Sanno dove trovarci, e spinge Ges senza tanti riguardi, mentre Cusa
protesta a gran voce.
11Ges interviene definitivamente: Non temere, Simone. Nulla mi accadr di male. Lo So. Ed
bene che Io vada. Bene per Me. Intendimi..., e lo fissa con i suoi occhi splendidi come per dirgli:
Non insistere. Capiscimi. Vi sono ragioni che consigliano che Io vada.
Simone cede a malincuore. Ma cede, come dominato... Per borbotta fra i denti malcontento.
Va tranquillo, Simone. Io stesso ti riaccompagner il Signore mio e tuo, promette Cusa.
Quando?.
Domani.

Domani?! Tanto ci vuole per dire due parole? Siamo fra terza e sesta... Prima di sera, se non con
noi, veniamo noi da te, ricordalo. E non noi soli..., e lo dice con un tono che non lascia dubbi
sullintenzione.
Ges posa la mano sulla spalla di Pietro. Ti dico, Simone, che non mi faranno male. Mostra che
credi nella mia vera natura. Io te lo dico. Io so. Non mi faranno nulla. Vogliono soltanto spiegarsi
con Me... Va... Conduci la donna a Tiberiade, sosta pure da Giovanna, potrai vedere che non mi
rapiscono con barche e armati....
Gi, ma la sua casa (e accenna a Cusa) la conosco. So che dietro c la terra, non unisola, c
dietro Galgala e Gamala, Aera, Arbela, Gerasa, Bozra, e Pella e Ramot e quante mai citt.
Ma non temere, dico! Ubbidisci. Dammi un bacio, Simone. Va! Anche a voi. Li bacia e li
benedice. Quando vede la barca andare grida loro: Non la mia ora. E finch non , nulla e
nessuno potr alzare la mano su Me. Addio, amici.
Si volge a Giovanna, che appare visibilmente turbata e pensierosa, e dice anche a lei: Non temere.
bene che ci avvenga. Va in pace. E a Cusa: Andiamo. Per mostrarti che non ho paura. E per
guarirti....
Non sono malato, Signore....
Tu lo sei. Io te lo dico. E molti con te. Andiamo.
Sale sulla barca snella e ricca e si siede. I rematori iniziano la voga sulle acque chete, facendo un
arco per sfuggire alla corrente sensibile l verso il termine del lago, presso lo sbocco di esso nel
fiume.

464. Nella casa di campagna di Cusa la tentata elezione di Ges a re.


La testimonianza del Prediletto.
30 luglio 1946.
1Sullaltra sponda, presso al passaggio costituito dal ponte, attende gi un carro coperto.
Sali, Maestro. Non ti affaticherai per quanto sia lungo* il tragitto, non tanto per lunghezza di via
quanto perch ho ordinato di tenere qui sempre delle coppie di buoi, per non dare ombra agli ospiti
pi ligi alla Legge... Vanno compatiti....
Ma dove sono essi?.
Ci hanno preceduti su altri carri. Tobiolo!.
Padrone!, dice il conducente che sta aggiogando i buoi.
Gli altri ospiti dove sono?.
Oh! molto avanti. Staranno per arrivare alla casa.
Lo senti, Maestro?.
Ma se non fossi venuto?.
Oh! Eravamo certi che saresti venuto. Perch non avresti dovuto venire?.
________________
* lungo in senso qualitativo, lunghezza in senso quantitativo. Cusa intendeva dire che Ges non si
sarebbe affaticato non solo perch il tragitto era di breve lunghezza, ma anche perch lo avrebbe
fatto su un carro.
Perch!! Cusa, Io sono venuto per mostrarti che non sono un vile. Vili sono unicamente i malvagi,
coloro che hanno delle colpe per cui temono la giustizia... La giustizia degli uomini, purtroppo.
Mentre dovrebbero temere per prima, per unica, quella di Dio. Ma Io non ho colpe e non ho paura
degli uomini.
Ma Signore! Quelli che sono con me ti venerano tutti! Come me. E non ti dobbiamo fare paura per
niente! Ti vogliamo dare onore, non insulto!. Cusa addolorato e quasi sdegnato.
Ges, seduto di fronte a lui, mentre il carro procede lento, cigolando, fra le verdi campagne,
risponde: Pi che laperta guerra dei nemici Io devo temere quella subdola dei falsi amici, o
lingiusto zelo di amici veri ma che ancora non mi hanno capito. E tu sei di questi. Non ricordi ci

che dissi* a Betr?.


Io ti ho capito, Signore, mormora Cusa, ma non molto sicuro e senza rispondere direttamente alla
domanda.
S. Mi hai capito. Sotto la ventata del dolore e della gioia, il tuo cuore si era fatto limpido come,
dopo un temporale e un arcobaleno, limpido lorizzonte. E vedevi giusto. Poi... Volgiti, Cusa, a
guardare il nostro mar di Galilea. Pareva cos limpido allaurora! Nella notte le guazze avevano
deterso latmosfera e il fresco notturno aveva calmato levaporar delle acque. Cielo e lago erano due
specchi di zaffiro chiaro che si riflettevano le singole bellezze, e i colli, intorno, erano freschi e
mondi come li avesse creati Dio nella notte. Ora guarda. La polvere delle strade costiere, percorse
da persone e animali, lardore del sole che fa fumare i boschi e i giardini come caldaie sopra un
focolare e incendia il lago facendone evaporar le acque, guarda come hanno turbato lorizzonte.
Prima le sponde parevano vicine, nitide come erano nel gran nitore dellaria; ora, guarda... Paiono
tremolare offuscate, confuse, simili a cose che si vedono attraverso un velo dacque impure. Cos
successo in te. Polvere: umanit. Sole: orgoglio. Cusa, non turbare te stesso....
Cusa china il capo, giocherellando macchinalmente con gli ornamenti della sua veste e la fibbia
della ricca cintura che sorregge la spada.
Ges tace, stando quasi ad occhi chiusi come preso da sonno. Cusa ne rispetta il riposo, o ci che
egli crede tale.
2Il carro va lento in direzione sud-est, verso delle lievi ondulazioni che sono, almeno credo, il
primo scaglione dellaltipiano che limita la valle del Giordano da questo lato orientale. Certo per
ricchezza di acque sotterranee, o di qualche corso dacqua, le campagne sono fertilissime e belle;
grappoli e frutti appaiono da ogni fronda.
Il carro devia su una strada privata, lasciando quella maestra, e si interna sotto un viale foltissimo,
sotto il quale ombra e frescura, almeno relativa, rispetto alla fornace che lassolata via maestra.
Una casa bassa, bianca, di signorile aspetto, in fondo al viale. Casette pi umili sono sparse qua e
l per i campi e i vigneti. Il
_________________
* dissi, in 402.2/7.
carro supera un ponticello e un limite oltre il quale il frutteto si muta in giardino dal viale sparso di
ghiaia. Al rumore diverso delle ruote sul ghiaino Ges apre gli occhi.
Siamo arrivati, Maestro. Ecco gli ospiti che ci hanno sentiti e accorrono, dice Cusa.
...E infatti molti, tutti di ricca condizione, si affollano allinizio del viale e salutano con pomposi
inchini il Maestro che giunge. Vedo e riconosco Mannaen, Timoneo, Eleazaro, e mi pare di vedere
altri non nuovi ma dei quali non so dire il nome. E poi molti e molti mai visti, o per lo meno mai
notati particolarmente. Vi sono molti con spade, e vi sono altri che in luogo delle spade ostentano
gli abbondanti fronzoli farisaici e sacerdotali o rabbinici.
Il carro si arresta e Ges scende per il primo, inchinandosi in un saluto cumulativo. I discepoli
Mannaen e Timoneo si fanno avanti scambiando un saluto particolare. E poi si avanza Eleazaro (il
fariseo buono del convito in casa di Ismael) e con lui si fanno largo due scribi che ci tengono a farsi
riconoscere. Sono quello che a Tarichea ebbe guarito il figlioletto il giorno della prima
moltiplicazione dei pani, e laltro che ai piedi del monte delle Beatitudini dette cibo a tutti. E un
altro ancora si fa largo: il fariseo che in casa di Giuseppe, al tempo dei grani, fu istruito da Ges sul
vero movente della sua ingiusta gelosia.
Cusa procede alle presentazioni e le risparmio a tutti. Perch c da perdere la testa fra i molti
Simone, Giovanni, Levi, Eleazar, Natanaele, Giuseppe, Filippo, ecc. ecc.; sadducei, scribi,
sacerdoti, erodiani per la pi parte, anzi dovrei dire che gli ultimi sono i pi, e qualche pizzico di
proseliti e di farisei, due sinedristi e quattro sinagoghi e, sperduto non so come qui dentro, un
esseno.
Ges si inchina ad ogni nome, dando un acuto sguardo ad ogni viso e talora avendo un lieve sorriso,
come quando qualcuno, a rendere pi chiara la sua identit, specifica qualche fatto che lo mise in
rapporto con Ges.

Cos un certo Gioacchino di Bozra dice: Mia moglie Maria fu da Te guarita dalla lebbra. Te
benedetto.
E lesseno: Ti udii quando parlasti presso Gerico e un fratello nostro lasci le rive del mar Salato
per seguirti. E ancora seppi di Te per il miracolo di Eliseo di Engaddi. In quelle terre noi puri
viviamo attendendo....
Cosa attendano non so. So che, dicendolo, costui guarda con unaria di superiorit un po esaltata
gli altri, che non posano certo a mistici ma, per la pi parte, paiono usufruire allegramente dei
benesseri che la loro posizione concede loro.
3Cusa sottrae il suo Ospite alle cerimonie dei saluti e lo conduce in una comoda stanza da bagno,
dove lo lascia alle abluzioni duso, certo gradite con quel caldo, e torna dai suoi ospiti, coi quali
confabula animatamente, e giungono quasi ad una disputa perch i presenti sono di pareri diversi.
Chi vuole intavolare subito il discorso. Quale? Chi invece propone di non assalire subito il Maestro,
ma di persuaderlo avanti del loro rispetto profondo. Vince questultima parte che la pi numerosa,
e Cusa, da padrone di casa, chiama i servi per ordinare un banchetto da farsi verso sera, lasciando
tempo a Ges, che stanco e lo si vede, di riposare, cosa che viene accettata da tutti, tanto che,
quando Ges riappare, gli ospiti si accomiatano con grandi inchini lasciandolo con Cusa, che lo
conduce in una stanza ombrosa dove un basso giaciglio coperto di ricchi tappeti.
Ma Ges, rimasto solo dopo aver consegnato ad un servo i sandali e la veste, perch fossero ripuliti
dalla polvere e dai segni delle peregrinazioni del giorno avanti, non dorme. Seduto sulla sponda del
lettuccio, i piedi scalzi sulla stuoia del pavimento, la corta tunica o sottoveste che gli copre il corpo
sino ai gomiti e ai ginocchi, pensa intensamente. E se labbigliamento cos ridotto lo fa apparire pi
giovane nella splendida e perfetta armonia del corpo virile, lintensit del pensiero, che non certo
lieto, gli incide rughe e gli appesantisce il viso in una espressione di stanchezza dolorosa che lo
invecchia.
Nessun rumore nella casa, nessuno nella campagna dove maturano i grappoli nel calore pesante. Le
tende oscure che cadono davanti alle porte e alle finestre non hanno il minimo ondulare.
4Passano le ore cos... La penombra cresce col decrescere del sole. Ma il caldo persiste. E persiste la
meditazione di Ges.
Infine la casa d segni di risveglio. Si sentono delle voci, degli scalpiccii, degli ordini.
Cusa muove piano la tenda per vedere senza disturbare.
Entra! Non dormo, dice Ges.
Cusa entra: gi nella veste ornata del banchetto. Guarda e vede che il lettuccio non mostra segno
di aver accolto un corpo. Non hai dormito? Perch? Sei stanco....
Ho riposato nel silenzio e nellombra. Mi basta.
Ti far portare una veste....
No. La mia certo asciugata. Preferisco quella. Intendo partire non appena ha termine il banchetto.
Ti prego provvedere acci Io abbia il carro e la barca.
Come vuoi, Signore... Avrei voluto trattenerti sino a domani allaurora....
Non posso. Devo andare....
Cusa esce con un inchino... Si sente un gran parlottio...
Passa dellaltro tempo. Torna il servo con la veste di lino fresca di lavatura, odorosa di sole, e coi
sandali nettati dalla polvere e ammorbiditi con dellolio o del grasso che li fa lucidi e flessuosi. Un
altro lo segue con un catino, unanfora e degli asciugamani, e depone tutto su un basso tavolo.
Escono...
5...Ges raggiunge gli ospiti nellatrio che divide la casa da nord a sud, creando un luogo ventilato e
gradevole, sparso di sedili e ornato di tende leggere, variegate, che modificano la luce senza
ostacolare laria. Ora, tirate da parte, lasciano vedere la verde cornice che circonda la casa.
Ges imponente. Nonostante non abbia dormito, sembra essersi nutrito di forza ed regale
nellincesso. Il lino della veste appena indossata candidissimo e i capelli, fatti lucidi dal bagno del
mattino, splendono dolcemente incorniciando il volto del loro color dorato.
Vieni, Maestro. Attendevamo Te soltanto, dice Cusa e lo conduce per il primo nella stanza dove
sono le mense.

Si siedono dopo la preghiera e una supplementare abluzione alle mani, e il pranzo ha inizio,
pomposo come sempre e silenzioso sul principio. Poi il ghiaccio si rompe.
Ges vicino a Cusa, e Mannaen dallaltro suo lato avendo per compagno Timoneo. Gli altri sono
distribuiti da Cusa, con esperienza di cortigiano, sui lati della tavola fatta a U. Soltanto lesseno si
ostinatamente rifiutato di prendere parte al banchetto e di sedersi alla tavola con gli altri, e soltanto
quando un servo, per ordine di Cusa, gli offre un cestello prezioso colmo di frutta, accetta di sedere
davanti ad una bassa tavola, dopo non so quante abluzioni e dopo essersi rialzate le larghe maniche
della sua veste candida per tema di macchiarle o per rito, non so.
un bizzarro convito, dove si procede pi per sguardi che per discorsi. Appena brevi frasi di
cortesia e uno studiarsi reciprocamente, ossia Ges studia i presenti e questi studiano Lui.
6Infine Cusa fa cenno ai servi di ritirarsi dopo aver posato larghi vassoi di frutta fresche, per essere
state tenute forse nel pozzo, bellissime, direi quasi ghiacciate tanto mostrano quella brinatura
caratteristica delle frutta tenute in ghiacciaia. I servi escono dopo avere acceso anche le lampade,
per ora inutili, perch ancora il giorno luminoso nel lungo tramonto estivo.
Maestro, inizia Cusa, Tu ti devi essere chiesto il perch di questo ritrovo e di questo nostro
silenzio. Ma ci che ti dobbiamo dire molto grave, e orecchie imprudenti non lo devono sentire.
Ora siamo soli e possiamo parlare. Tu lo vedi. Il massimo rispetto in tutti i presenti verso di Te.
Sei fra uomini che ti venerano come Uomo e come Messia. La tua giustizia, la tua sapienza, i doni
dei quali Dio ti ha fatto padrone, sono noti e ammirati fra noi. Tu per noi sei il Messia dIsraele.
Messia secondo lidea spirituale e secondo quella politica. Sei lAtteso a por fine al dolore,
allavvilimento di tutto un popolo. E non solo di questo popolo rinchiuso nei confini dIsraele,
meglio, della Palestina, ma al popolo di tutto Israele, delle mille e mille colonie della Diaspora,
sparse per tutta la Terra e facenti echeggiare il Nome di Jeov sotto ogni cielo e facenti conoscere le
promesse e le speranze, che ora si compiono, di un Messia restauratore, di un Vendicatore, di un
Liberatore e creatore della vera indipendenza e della patria dIsraele, ossia della Patria pi grande
che sia nel mondo, la Patria, regina e dominatrice, annullatrice di ogni passato ricordo e di ogni
segno vivente di servaggio, lEbraismo trionfante su tutto e su tutti, e per sempre, perch cos stato
detto e cos si compie. Signore, qui, davanti a Te, Tu hai tutto Israele nei rappresentanti delle
diverse classi di questo popolo eterno, castigato ma beneamato dallAltissimo che lo proclama
suo. Hai il cuore pulsante e sacro dIsraele coi membri del Sinedrio ed i sacerdoti, hai la potenza e
la santit con i farisei e i sadducei, hai la sapienza con gli scribi e i rabbi, hai la politica e il valore
con gli erodiani, hai il censo con i ricchi, il popolo coi mercanti e possidenti, hai la Diaspora coi
proseliti, hai persino i separati che ora si sentono di riunirsi perch vedono in Te lAtteso: gli esseni,
gli irraggiungibili esseni. Guarda, o Signore, questo primo prodigio, questo grande segno della tua
missione, della tua verit. Tu, senza violenza, senza mezzi, senza ministri, senza milizie, senza
spade, raduni tutto il tuo popolo come un serbatoio raduna le acque di mille sorgenti. Tu, quasi
senza parole, senza, assolutamente senza imposizioni, ci riunisci, noi popolo diviso da sventure, da
odi, da idee politiche e religiose, e ci pacifichi. O Principe della pace, giubila di aver redento e
restaurato prima ancora di aver preso scettro e corona. Il tuo Regno, latteso Regno dIsraele
sorto. Le nostre ricchezze, le nostre potenze, le nostre spade, sono ai tuoi piedi. Parla! Ordina! Lora
venuta.
7Tutti approvano il discorso di Cusa. Ges, le braccia conserte sul petto, tace.
Non parli? Non rispondi, o Signore? Forse ti ha stupito la cosa... Forse ti senti impreparato e dubiti
soprattutto che sia impreparato Israele. Ma non . Ascolta le nostre voci. Io parlo, e con me
Mannaen, per la Reggia. Essa non merita pi di esistere. lobbrobrio marcioso dIsraele. la
tirannia vergognosa che opprime il popolo e si curva servile ad adulare lusurpatore. La sua ora
venuta. Sorgi, o Stella di Giacobbe, e fuga le tenebre di quel coro di delitti e di vergogne. Qui sono
quelli che, detti erodiani, sono i nemici dei profanatori del nome per loro sacro degli Erodei. Parlate,
voi.
Maestro. Io sono vecchio e mi ricordo ci che era lo splendore di un tempo. Come nome di eroe
messo ad una sitente carogna, tale il nome di Erode portato dai degeneri discendenti, avvilenti il
nostro popolo. lora di ripetere il gesto pi volte fatto da Israele, quando degli indegni monarchi si

sedevano sui dolori del popolo. Tu solo sei degno di fare questo gesto.
Ges tace.
Maestro, ti pare che noi si possa dubitare? Abbiamo scrutato le Scritture. Tu sei quello. Tu devi
regnare, dice uno scriba.
Tu devi essere Re e Sacerdote. Novello Nehemia, pi grande di questo* devi venire e purificare.
Laltare profanato. Lo zelo dellAltissimo ti sproni, dice un sacerdote.
Molti di noi ti hanno combattuto. Quelli che temono il tuo regnare sapiente. Ma il popolo con Te
e i migliori di noi col popolo. Abbiamo bisogno di un sapiente.
Di un puro abbisognamo.
Di un vero re.
Di un santo.
Di un redentore. Sempre pi siamo schiavi, e di tutto e di tutti. Difendici, Signore!.
Nel mondo siamo calpestati perch, nonostante il numero e la ricchezza, siamo come pecore senza
pastore. Chiama a raccolta col vecchio grido: Alle tue
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* questo, del quale si parla nel libro di Neemia. Seguiranno altre allusioni bibliche: Deuteronomio
5, 30; Giudici 4, 4-16; 1 Samuele 10, 1; 16, 1-13; 2 Samuele 2, 1-4; 5, 1-3; 1 Re 1, 32-40; 1
Maccabei 2, 42-44; 3, 1-9.
tende, o Israele!, e da ogni punto della Diaspora come leva sorgeranno i tuoi sudditi, ribaltando i
vacillanti troni dei potenti che non sono amati da Dio.
Ges tace sempre. Unico seduto, calmo, come non si trattasse di Lui, in mezzo a questa quarantina
di scalmanati, dei quali raccolgo appena un decimo delle ragioni perch parlano tutti insieme in una
confusione da mercato, Egli conserva la sua posa e il silenzio.
Tutti urlano: Di una parola! Rispondi!.
Ges si alza in piedi lentamente, puntando le mani sullorlo della tavola. Si fa un silenzio profondo.
Bruciato dal fuoco di ottanta pupille. Egli apre le labbra e gli altri laprono come per aspirare la sua
risposta. E la risposta breve, ma netta: No.
Ma come? Ma perch? Ci tradisci? Tradisci il tuo popolo! Rinnega la sua missione! Ripudia
lordine di Dio!.... Un baccano! Un tumulto! Visi che si fanno cremisi, occhi che si accendono,
mani che quasi minacciano... Pi che dei fedeli sembrano dei nemici. Ma cos : quando unidea
politica domina i cuori, anche i miti divengono fiere per chi contrasta quella loro idea.
8Al tumulto succede un silenzio strano. Sembra che, esaurite le forze, tutti si sentano esausti,
sopraffatti. Si guardano interrogativamente, desolati i pi... alcuni inquieti...
Ges volge lo sguardo intorno. Dice: Sapevo che per questo mi volevate qui. E sapevo linutilit
del vostro passo. Cusa pu dire che lho detto a Tarichea. Sono venuto per mostrarvi che non temo
insidia alcuna, perch non lora. E non la temer quando lora dellinsidia sar su Me, perch per
questo sono venuto. E sono venuto per persuadervi. Voi, non tutti, ma molti fra voi, siete in buona
fede. Ma Io devo correggere lerrore nel quale in buona fede siete caduti. Vedete? Io non vi
rimprovero. Non rimprovero nessuno, neppure quelli che, per essere miei discepoli fedeli,
dovrebbero sapere con giustizia e regolare le proprie passioni con giustizia. Non rimprovero te,
giusto Timoneo, ma ti dico che in fondo al tuo amore che mi vuole onorare ancora il tuo io, che si
agita e sogna un tempo migliore in cui tu possa vedere colpiti coloro che ti colpirono. Non
rimprovero te, Mannaen, per quanto tu mostri di avere dimenticato la sapienza e lesempio tutti
spirituali che avesti da Me, e dal Battista prima di Me; ma ti dico che anche in te una radice di
umanit che risorge dopo lincendio del mio amore. Non rimprovero te, Eleazaro, uomo giusto tanto
per la vecchia che ti fu lasciata, giusto sempre, e ora non giusto; e non rimprovero te, Cusa, bench
lo dovrei perch in te pi che in tutti quelli che mi volete re in buona fede vivo il tuo io. Re, s, mi
vuoi. Non c insidia nel tuo dire. Non vieni per cogliermi in fallo, per denunciarmi al Sinedrio, al
re, a Roma. Ma pi che lamore - tu credi che sia tutto amore e non - pi che lamore tu operi per
vendicarti di offese che la reggia ti ha date. Io sono tuo ospite. Dovrei tacere la verit sui tuoi
sentimenti. Ma Io sono la Verit in tutte le cose. E parlo. Per tuo bene. E cos di te, Gioacchino di
Bozra, e di te, scriba Giovanni, e di te pure, e di te, e di te, e di te.

Indica questo, quello, senza rancore, ma con tristezza... e prosegue: Non vi rimprovero. Perch so
che non siete voi che volete questo, spontaneamente. lInsidia, lAvversario che lavora, e voi...
voi siete, senza saperlo, dei succubi nelle sue mani. Anche lamore, anche del vostro amore, o
Timoneo, o Mannaen, o Gioacchino, o voi che realmente mi amate, anche della vostra venerazione,
o voi che in Me sentite il Rabbi perfetto, anche di questo egli, il Maledetto, si serve per nuocere e
nuocermi. Ma Io dico a voi, come a chi non nei vostri sentimenti e con scopi che scendono sempre
pi in basso, fino ad essere tradimenti e delitti, vorrebbe che Io accettassi desser re, Io dico: No. Il
mio Regno non di questo mondo. Venite a Me, ch Io instauri il mio Regno in voi, non altro. 9Ed
ora lasciatemi andare.
No, Signore. Noi siamo ben decisi. Noi abbiamo gi messo in moto ricchezze, preparato piani,
deciso di uscire da questa incertezza che tiene inquieto Israele e della quale se ne approfittano gli
altri per nuocere a Israele. Tu sei insidiato. vero. Hai nemici nel Tempio stesso. Io, uno degli
Anziani, non lo nego. Ma per porre fine a questo c questo: la tua unzione. E noi siamo pronti a
dartela. Non la prima volta che in Israele uno proclamato re cos, per porre fine a sciagure
nazionali e a discordie. Qui c chi in nome di Dio lo pu fare. Lasciaci fare, dice uno dei
sacerdoti.
No. Non vi lecito. Non ne avete lautorit.
Il Sommo Sacerdote il primo a volere questo, anche se non appare. Non pu pi permettere lo
stato attuale di dominazione romana e di scandalo regale.
Non mentire, sacerdote. Sulle tue labbra doppiamente impura la bestemmia. Tu forse non sai e
sei ingannato. Ma nel Tempio ci non si vuole.
La credi dunque una menzogna la nostra asserzione?.
S. Se non di tutti voi, di molti fra voi. Non mentite. Io sono la Luce e illumino i cuori....
A noi ci puoi credere, gridano gli erodiani. Noi non amiamo Erode Antipa n alcun altro.
No. Voi amate voi soli. vero. E non potete amare Me. Vi farei da leva per ribaltare il trono per
aprirvi la via ad un pi potente potere e per aggravare il popolo di peggiore oppressione. Un
inganno a Me, al popolo e a voi stessi. Roma schiaccerebbe tutti, dopo che voi aveste schiacciato.
Signore, fra le colonie della Diaspora vi sono uomini pronti a insorgere... le nostre sostanze per
questo, dicono i proseliti.
E le mie e tutto lappoggio della Auranite e Traconite, urla quello di Bozra. So ci che mi dico. I
nostri monti possono coltivare un esercito, e salvo da insidie, per lanciarlo poi come stormo
daquile al tuo servizio.
Anche la Perea.
Anche la Gaulanite.
La valle del Gahas con Te!.
E con Te le rive del mar Salato coi nomadi che ci credono di, se Tu consenti di unirti a noi, urla
lesseno e prosegue con uno sproloquio da esaltato che si perde nel clamore.
I montanari della Giudea sono della razza dei re forti.
E quelli dellAlta Galilea sono eroi della tempra di Debora. Anche le donne, anche i bambini
eroi!.
Ci credi pochi? Siamo schiere e schiere. Il popolo tutto con Te. Tu sei il re della stirpe di Davide,
il Messia! Questo il grido sulle labbra di sapienti e di ignoranti, perch questo il grido dei cuori. I
tuoi miracoli... le tue parole... I segni....
Una confusione che non riesco a seguire. Ges, come roccia ben salda avvolta da un turbine, non si
muove, neppure reagisce. impassibile. E la ridda delle preghiere, imposizioni, ragioni, continua.
Tu ci deludi! Perch vuoi la nostra rovina? Vuoi fare da Te? Non puoi. Matatia Maccabeo non
rifiut laiuto degli Assidei e Giuda liber Israele con laiuto di questi... Accetta!!!.
Ogni tanto lurlo si accomuna su questa parola. Ges non cede.
10Uno degli Anziani, molto anziano anche det, parlotta con un sacerdote e uno scriba pi vecchi
di lui. Si fanno avanti. Impongono silenzio. Parla il vecchio scriba, che ha chiamato a s anche
Eleazaro e i due scribi Giovanni: Signore, perch non vuoi cingere il serto di Israele?.
Perche non mio. Non sono figlio di principe ebreo.

Signore, Tu forse non sai. Io, con questo e questo, fummo chiamati un giorno perch tre Sapienti
vennero chiedendo dove era Colui che era nato re degli ebrei. Capisci? Nato re. Fummo riuniti
noi, principi dei sacerdoti e scribi del popolo, da Erode il Grande, per la risposta. E con noi era
Hillele il Giusto. La risposta nostra fu: A Betlem di Giuda. Tu, ci consta, l sei nato e grandi
segni accompagnarono la tua nascita. Fra i tuoi discepoli sono dei testimoni di essa. Puoi Tu negare
che fosti adorato Re dai tre Sapienti?.
Non nego.
Puoi negare che il miracolo ti precede e ti accompagna e ti segue come segno del Cielo?.
Non nego.
Puoi negare di essere il Messia promesso?.
Non nego.
E allora, in nome del Dio vivo, perch vuoi defraudare le speranze di un popolo?.
Io vengo a compire le speranze di Dio.
Quali?.
Quelle della redenzione del mondo, della formazione del Regno di Dio. Il mio Regno non di
questo mondo. Riponete le vostre sostanze e le vostre armi. Aprite gli occhi e lo spirito a leggere le
Scritture e i Profeti e ad accogliere la mia Verit, e avrete il Regno di Dio in voi.
No. Le Scritture parlano di un re liberatore.
Dalla schiavit satanica, dal peccato, dallerrore, dalla carne, dal gentilesimo, dallidolatria. 11Oh!
che vi ha fatto Satana, o ebrei, popolo sapiente, per farvi cos cadere in errore sulle verit
profetiche? Che vi fa, o ebrei, fratelli miei, per farvi cos ciechi? Che, che vi fa, o miei discepoli,
perch anche voi pi non comprendiate? La pi grande sventura di un popolo e di un credente
quella di cadere in una falsa interpretazione dei segni. E qui si compie questa sventura. Interessi
personali, preconcetti, esaltazioni, malo amore di patria, tutto serve a creare il baratro... il baratro
dellerrore in cui un popolo perir misconoscendo il suo Re.
Tu ti misconosci.
Voi vi misconoscete e mi misconoscete. Io non sono il re umano. E voi... Voi, tre quarti di voi qui
adunati lo sapete e volete il mio male, non il mio bene. Fate per astio, non per amore. Vi perdono.
Dico ai retti di cuore: Tornate in voi, non siate i servi inconsci del male. Lasciatemi andare. Non
c altro da dire.
Un silenzio pieno di stupore. ..
Eleazaro dice: Io non ti sono nemico. Credevo fare bene. E non sono solo... Amici buoni pensano
come me.
Lo so. Ma dimmi, tu, e sii sincero: che dice Gamaliele?.
Il rabbi? Dice... S, dice: LAltissimo dar il segno se questo il suo Cristo.
Dice bene. E che Giuseppe lAnziano?.
Che Tu sei il Figlio di Dio e regnerai da Dio.
Giuseppe un giusto. E Lazzaro di Betania?.
Soffre... Poco parla... Ma dice... che Tu regnerai soltanto quando i nostri spiriti ti accoglieranno.
Lazzaro saggio. Quando i vostri spiriti mi accoglieranno. Per ora voi, anche quelli che credevo
spiriti accoglienti, non accogliete il Re e il Regno, e in ci il mio dolore.
12Insomma Tu rifiuti?, urlano in tanti.
Lavete detto.
Ci hai fatto compromettere, ci danneggi, ci..., urlano altri: erodiani, scribi, farisei, sadducei,
sacerdoti...
Ges lascia la tavola e va verso questo gruppo, dardeggiandolo con i suoi sguardi. Che occhi! Essi,
involontariamente, si ammutoliscono, si restringono al muro... Ges va proprio viso a viso, e dice,
piano, ma con unincisivit che taglia come una sciabolata: detto*: Maledetto chi colpisce di
nascosto il suo prossimo e accetta doni per condannare a morte un innocente. Io a voi dico: vi
perdono. Ma il vostro peccato noto al Figlio delluomo. Se non vi perdonassi Io... Per molto meno
furono inceneriti da Jeov molti dIsraele. Ma tanto terribile nel
________________

* detto, in: Deuteronomio 27, 24-25.


dire questo che nessuno osa muoversi, e Ges alza la pesante doppia cortina ed esce nellatrio senza
che nessuno osi un gesto.
Solo quando la tenda cessa di agitarsi, ossia dopo qualche minuto, essi si riscuotono.
Bisogna raggiungerlo... Bisogna tenerlo..., dicono i pi inferociti.
Bisogna farsi perdonare, sospirano i migliori, ossia Mannaen, Timoneo, dei proseliti, quello di
Bozra, i retti di cuore, insomma.
Si affollano fuori della sala. Cercano, interrogano i servi: Il Maestro? Dove ?.
Il Maestro? Nessuno lo ha visto, neppure quelli che erano alle due porte dellatrio. Non c... Con
torce e fanali lo cercano fra le ombre del giardino, nella stanza dove aveva riposato. Non c, e non
c il suo mantello lasciato sul letto, la sua borsa lasciata nellatrio...
Ci sfuggito! un satana! No. Dio. Fa ci che vuole. Ci tradir! No. Ci conoscer per quello
che siamo. Un clamore di pareri e di reciproci insulti. I buoni gridano: Voi ci avete sedotti.
Traditori! Dovevamo immaginarlo!. I malvagi, ossia i pi, minacciano, e la zuffa, perduto il capro
espiatorio su cui volgersi, volge le sue due parti in se stesse...
13E Ges dove ? Io lo vedo, per suo volere, molto lontano, verso il ponte sullimbocco del
Giordano. Va veloce come portato dal vento. I capelli ondeggiano intorno al volto pallido, la veste
sbatte come una vela nel rapido andare. Poi, quando sicuro che si distanziato, si inselva nei
falaschi della sponda e prende la riva di oriente e, appena trova i primi scogli dellalta scogliera, vi
sale, incurante della poca luce che rende pericoloso il salire sulla costa scoscesa. Sale, sale sino ad
uno scoglio proteso sul lago, vegliato da una quercia secolare, e l si siede, pone un gomito sul
ginocchio, sulla palma della mano puntella il mento e, con lo sguardo fisso nella vastit che
imbruna, appena visibile pi per il chiarore della veste e il pallore del volto, sta...
14Ma c chi lo ha seguito. Giovanni. Un Giovanni seminudo, ossia con la sola corta veste di
pescatore, con i capelli tesi di chi stato in acqua, affannato eppure pallido. Si accosta piano al suo
Ges. Pare unombra che scivoli sulla scogliera scabra. Si ferma poco lontano. Sorveglia Ges...
Non si muove. Pare un masso aggiunto al masso. La tunica scura lo annulla ancor pi, solo il viso e
le gambe e braccia nude sono un poco visibili nellombra notturna.
Ma quando, pi che vedere, sente piangere Ges, allora non resiste pi e si accosta finch lo
chiama: Maestro!.
Ges sente il sussurro e alza il capo; pronto a fuggire, si raccoglie la veste.
Ma Giovanni grida: Che ti hanno fatto, Maestro, perch Tu pi non conosca Giovanni?.
E Ges riconosce il suo Prediletto. Gli tende le braccia e Giovanni vi si lancia, e i due piangono per
due diversi dolori e un unico amore.
Ma poi il pianto calma e Ges per il primo torna alla netta visione delle cose. Sente e vede Giovanni
seminudo, con la tunica umida, le carni ghiacce, scalzo. Come sei qui, in questo stato? Perch non
sei con gli altri?.
Oh! non mi sgridare, Maestro. Non potevo stare... Non potevo lasciarti andare... Mi sono spogliato
della veste, di tutto meno questo, e mi sono gettato a nuoto tornando a Tarichea e da l, per la riva, a
corsa al ponte e poi via, via, dietro di Te, e sono rimasto nascosto nel fosso presso la casa, pronto a
venire in tuo aiuto, almeno a sapere se ti rapivano, se ti nuocevano. E ho sentito molte voci in
contesa e poi ho visto Te passarmi veloce davanti. Parevi un angelo. Per seguirti senza perderti di
vista sono caduto in fossi e acquitrini e sono tutto fangoso. Ti avr macchiato la veste... Ti guardo
da quando sei qui... Tu piangevi? 15Che ti hanno fatto, mio Signore? Ti hanno insultato?
Percosso?.
No. Mi volevano fare re. Un povero re, Giovanni! E molti volevano farlo in buona fede, per vero
amore, per scopo buono... I pi... per potermi denunziare e levarmi di mezzo....
Chi sono costoro?.
Non chiederlo.
E gli altri?.
Non chiedere neppure il nome di questi. Non devi odiare e non devi criticare... Io perdono....

Maestro... cerano discepoli? Dimmi questo solo.


S.
E apostoli?.
No, Giovanni. Nessun apostolo.
Veramente, Signore?.
Veramente, Giovanni.
Ah! Lode a Dio di ci... Ma perch piangi ancora, Signore? lo sono con Te. Io ti amo per tutti. E
anche Pietro, e Andrea e gli altri... Quando hanno visto che mi gettavo nel lago, mi hanno dato del
pazzo, e Pietro era furente, e mio fratello diceva che volevo morire nei gorghi. Ma poi hanno capito
e mi hanno urlato: Dio sia con te. Va. Va.... Ti amiamo noi. Ma nessuno come me, povero
fanciullo.
S. Nessuno come te. Hai freddo, Giovanni! Vieni qui sotto il mio mantello....
No, ai tuoi piedi, cos... Maestro mio! Perch tutti non ti amano come il povero fanciullo che io
sono?.
Ges se lo attira sul cuore sedendosi al suo fianco. Perch non hanno il tuo cuore di fanciullo....
Ti volevano far re? Ma non hanno capito ancora che il tuo Regno non di questa Terra?.
Non hanno capito!.
16Senza far nomi, racconta, Signore....
Ma tu non lo dirai ci che Io ti ho detto?.
Se Tu non vuoi, Signore, non lo dir....
Non lo dirai altro che quando gli uomini vorranno mostrarmi come un comune capo popolo. Un
giorno questo verr. Tu ci sarai. E dirai: Egli non fu re della Terra perch non volle. Perch il suo
Regno non era di questo mondo. Egli era il Figlio di Dio, il Verbo incarnato, e non poteva accettare
ci che terreno. Volle venire nel mondo e vestire una carne per redimere le carni e le anime e il
mondo, ma non soggiacque alle pompe del mondo e ai fomiti del peccato, e nulla di carnale e
mondano fu in Lui. La Luce non si fasci di Tenebre, lInfinito non accolse cose finite, ma delle
creature, limitate per la carne e il peccato, fece delle creature che pi gli fossero uguali, portando i
credenti in Lui alla regalit vera e instaurando il suo Regno nei cuori, avanti di instaurarlo nei Cieli,
dove sar completo ed eterno con tutti i salvati. Questo dirai, Giovanni, a chi mi vorr tutto uomo,
a chi mi vorr tutto spirito, a chi negher che Io abbia subito tentazione... e dolore. Dirai agli uomini
che il Redentore ha pianto... e che essi, gli uomini, sono stati redenti anche dal mio pianto....
S, Signore. Come soffri, Ges!....
Come redimo! Ma tu mi consoli del soffrire. Allalba partiremo di qua. Troveremo una barca. Tu
credi se dico che potremo andar senza remi?.
Io crederei anche se Tu dicessi che andremmo senza barca....
Restano abbracciati, avvolti nellunico mantello di Ges, e Giovanni, nel tepore, finisce ad
addormentarsi, stanco, come un bambino fra le braccia della mamma.
31 luglio 1946.
17Dice Ges:
Ecco che, per i retti di cuore, stata data questa pagina evangelica sconosciuta e tanto, tanto
illustrativa. Giovanni, scrivendo dopo molti lustri il suo Vangelo, ha una breve allusione* al fatto.
Ubbidiente al desiderio del suo Maestro, del quale illustra pi di ogni altro evangelista la natura
divina, svela agli uomini questo particolare ignorato, e lo svela con quel suo ritegno verginale che
fasciava tutte le sue azioni e parole di un pudore umile e ritroso.
Giovanni, il mio confidente dei fatti pi gravi della mia vita, non si mai pomposamente
ammantato di questi miei favori. Ma anzi, leggete bene, pare che soffra nel rivelarli e che dica:
Devo dire ci perch verit che esalta il mio Signore, ma vi chiedo perdono di dovermi mostrare
unico nel saperla, e con concise parole accenna al particolare solo a lui noto.
_____________________
* breve allusione, cio quella di Giovanni 6, 14-15, posta al termine dellepisodio della prima
moltiplicazione dei pani, che occupa i precedenti versetti 1-13. La moltiplicazione dei pani, che

nellopera si trova al capitolo 273, non fu contemporanea alla tentata proclamazione di Ges a re
(come sembrerebbe dal Vangelo di Giovanni) ma era servita a suscitarne lidea, tanto che
levangelista unisce nella narrazione i due fatti distanti nel tempo, come si dir pi sotto, in 464.20.
Della cronologia dei Vangeli parler ancora Ges in 468.1; e dei fatti taciuti dagli Evangelisti in
594.9.
18Leggete il primo capitolo del suo Vangelo, dove narra il suo incontro con Me: Giovanni Battista
si trovava di nuovo con due suoi discepoli... I due discepoli, udite queste parole... Andrea, fratello
di Simon Pietro, era uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e avevano seguito Ges. Il
primo in cui Andrea si imbatt.... Egli non si nomina, anzi egli si offusca dietro Andrea che pone
in luce.
A Cana era con Me, e dice: Ges era coi suoi discepoli... e i suoi discepoli credettero in Lui.
Erano gli altri che avevano bisogno di credere. Egli gi credeva. Ma si unifica agli altri come
creatura bisognosa di vedere miracoli per credere.
Testimone alla prima cacciata dei mercanti dal Tempio, al colloquio con Nicodemo, allepisodio
della Samaritana, non dice mai: Io cero, ma conserva la linea di condotta presa a Cana e dice: I
suoi discepoli anche quando era lui solo o lui e un altro. E cos continua, non nominandosi mai,
mettendo anzi sempre avanti i compagni, quasi non fosse stato il pi fedele, il sempre fedele, il
perfettamente fedele.
Ricordate la delicatezza con cui accenna allepisodio della Cena, dal quale risulta che egli era il
prediletto riconosciuto tale anche dagli altri, che a lui ricorrono quando vogliono sapere i segreti del
Maestro: Cominciarono perci i discepoli a guardarsi lun laltro, non sapendo a chi il Maestro
alludesse. Stava uno di loro, quello da Ges prediletto, posando sul petto di Lui. A questo fe cenno
Simon Pietro e chiese: Di chi parla?. E quello, posato come era sul petto di Ges, chiese a Lui:
Chi mai, Signore? .
Neppur si nomina come chiamato nel Getsemani con Pietro e Giacomo. Neppur dice: lo seguii il
Signore. Dice: Lo segu Simon Pietro e un altro discepolo, e questaltro, essendo noto al
Pontefice, entr con Ges nellatrio del Pontefice. Senza Giovanni Io non avrei avuto il conforto di
vedere lui e Pietro nelle prime ore della cattura. Ma Giovanni non se ne vanta.
Personaggio fra i principali nelle ore della Passione, lunico apostolo sempre presente ad essa
amorosamente, pietosamente, eroicamente presente presso il Cristo, presso la Madre, di fronte a
Gerusalemme scatenata, tace il suo nome anche nellepisodio saliente della Crocifissione e delle
parole del Morente: Donna, ecco tuo figlio, Ecco tua madre. il discepolo, il senza nome,
senza altro nome che quello che la sua gloria dopo essere stato la sua vocazione: il discepolo.
Divenuto il figlio della Madre di Dio, neppur dopo questo onore si esalta, e nella Risurrezione
dice ancora: Pietro e laltro discepolo (ai quali Maria di Lazzaro aveva detto del sepolcro vuoto)
uscirono e andarono... Correvano... ma quellaltro discepolo corse pi di Pietro e arriv primo e
chinatosi vide... ma non entr.... Tratto di umilt soave! Lascia, egli, il prediletto, il fedele, che
Pietro, il capo, bench peccatore per vilt, entri per primo. Non lo giudica. il suo Pontefice. Lo
soccorre anzi con la sua santit, perch anche i capi possono, hanno anzi bisogno dei sudditi per
esser sorretti.
Quanti sudditi migliori dei capi! Non negate mai la vostra piet, o sudditi santi, ai capi che
flettono sotto il peso che non sanno portare, o ai quali il fumo dellonore d cecit ed ebbrezza.
Siate, o sudditi santi, i cirenei dei vostri Superiori; siate, sii, o mio piccolo Giovanni, perch a te per
tutti parlo, i Giovanni che corrono avanti e guidano i Pietri, e poi si fermano lasciandoli entrare,
per il rispetto alla loro carica, e che - oh! capolavoro di umilt! - e che, per non mortificare i Pietri
che non sanno comprendere e credere, giungono a mostrarsi, a lasciar credere, che sono ottusi e
increduli essi pure come i Pietri.
Leggete lultimo episodio sul lago di Tiberiade. ancor Giovanni che, ripetendo latto fatto altre
volte, riconosce il Signore nellUomo ritto sulla riva e, dopo aver spartito il cibo insieme, nella
domanda di Pietro: E di costui che ne sar? sempre il discepolo, nulla pi.
Per quanto riguarda lui, si annulla. Ma, quando da dire cosa che faccia risplendere di luce sempre
pi divina il Verbo di Dio incarnato, ecco che Giovanni alza i veli e rivela un segreto.

19Nel sesto capitolo del Vangelo egli dice: Accortosi che volevano rapirlo per farlo re, fugg di
nuovo solo sul monte. Ed resa nota ai credenti questa ora del Cristo, perch i credenti sappiano
che molteplici e complesse furono le tentazioni e le lotte mosse al Cristo nelle sue diverse
caratteristiche di Uomo, di Maestro, di Messia, di Redentore, di Re, e che gli uomini e Satana leterno istigatore degli uomini - non risparmiarono nessuna insidia al Cristo per sminuirlo,
abbatterlo, distruggerlo. AllUomo, alleterno Sacerdote, al Maestro come al Signore si mossero in
assalto le malizie sataniche e umane, larvate dei pretesti pi accettabili come buoni, e le passioni del
cittadino, del patriota, del figlio, delluomo, furono tutte stuzzicate o tentate per scoprire un punto
debole sotto cui far leva.
Oh! figli miei che non riflettete che alla tentazione iniziale e alla tentazione ultima, e delle mie
fatiche di Redentore vi paiono fatiche solo le ultime, e dolorose solo le ore estreme, e amare e
disilludenti solo le estreme esperienze, sostituitevi per unora a Me, fate conto di essere voi quelli ai
quali viene prospettata pace coi compatrioti, aiuto degli stessi, possibilit di compiere le
purificazioni necessarie per rendere santo il Paese diletto, le possibilit di restaurare, riunire le
sparse membra dIsraele, di por fine al dolore, al servaggio, al sacrilegio. E non dico: sostituitevi a
Me, pensandovi offerta una corona. Dico solo di avere il mio cuore di Uomo per unora, e dite: la
seducente proposta, come vi avrebbe lasciati? Trionfatori fedeli alla divina Idea, o non piuttosto
vinti? Ne sareste usciti pi che mai santi e spirituali, o avreste distrutto voi stessi colladerire alla
tentazione o col cedere alle minacce? E con che cuore ne sareste usciti, dopo aver constatato sino a
che punto Satana spingeva le sue armi per ferirmi nella missione e negli affetti, traviandomi su
errata via i discepoli buoni, e mettendomi in lotta aperta coi nemici ormai smascherati, resi feroci
dallessere stati scoperti nelle loro trame?
20Non state col compasso e misurino, col microscopio e la scienza umana, non state con
argomentazioni pedanti da scriba a misurare, a confrontare, a confutare se Giovanni ha detto bene,
fino a quanto vero questo o quello. Non sovrapponete la frase di Giovanni allepisodio dato ieri
per vedere se i contorni combacino. Non ha sbagliato Giovanni per debolezza di vecchio e non ha
sbagliato il piccolo Giovanni per debolezza di malata. Questo ha detto ci che ha visto. Il grande
Giovanni, dopo molti lustri dal fatto, ha narrato ci che sapeva e, con fine concatenazione dei
luoghi e dei fatti, ha svelato il segreto noto a lui solo della tentata, e non senza malizia,
incoronazione del Cristo.
A Tarichea, dopo la prima moltiplicazione dei pani, sorge nel popolo lidea di fare del Rabbi
nazareno il re dIsraele. Sono presenti Mannaen, lo scriba e altri molti che, imperfetti ancora nello
spirito ma onesti nel cuore, raccolgono lidea e se ne fanno fautori per dare onore al Maestro, per
porre fine alla lotta ingiusta contro Lui, per errore nellinterpretazione delle Scritture, errore diffuso
per tutto Israele, acciecato da sogni di regalit umana, e per speranza di santificare la patria
contaminata da molte cose.
E molti, come era naturale, aderiscono allidea semplicemente. E molti fingono subdolamente di
aderirvi per nuocermi. Uniti questi ultimi dallodio per Me, dimenticano i loro odi di casta, che li
avevano sempre tenuti divisi, e si alleano per tentarmi onde poi dare unapparenza legale al delitto
che gi era deciso dai loro cuori. Sperano in una mia debolezza, in un mio orgoglio. Essi, orgoglio e
debolezza, e la mia conseguente accettazione della corona offerta, avrebbero dato una
giustificazione alle accuse che volevano lanciare contro di Me. E dopo... Dopo sarebbero serviti a
dar pace alloro spirito subdolo e preso dai rimorsi, perch si sarebbero detti, sperando di poterlo
credere: Roma, non noi, ha punito il Nazareno agitatore. Leliminazione legale del loro Nemico.
Tale era per loro il loro Salvatore...
Ecco le ragioni della tentata proclamazione. Ecco la chiave dei pi forti odi successivi. Ecco, infine,
lalta lezione del Cristo. La comprendete? lezione di umilt, di giustizia, di ubbidienza, di
fortezza, di prudenza, di fedelt, di perdono, di pazienza, di vigilanza, di sopportazione, verso Dio,
verso la propria missione, verso gli amici, verso gli illusi, verso i nemici, verso Satana, verso gli
uomini suoi strumenti di tentazione, verso le cose, verso le idee. Tutto deve essere contemplato,
accettato, respinto, amato o no, guardando il fine santo delluomo: il Cielo, la volont di Dio.
21Piccolo Giovanni. Questa stata una delle ore di Satana per Me. Come le ha avute il Cristo cos

le hanno i piccoli Cristi. Bisogna subirle e superarle senza superbie e senza sfiducie. Non sono
senza scopo. E scopo buono. Non temere per. Dio, durante queste ore, non abbandona, ma
sorregge chi fedele. E dopo scende lAmore a fare, dei fedeli, dei re. E, oltre ancora, finita lora
della Terra, salgono i fedeli al Regno, in pace per sempre, vittoriosi per sempre...
La mia pace, piccolo Giovanni, coronato di spine. La mia pace....

465.A Betsaida per un incarico segreto a Porfirea e partenza affrettata da


Cafarnao.
1 agosto 1946.
1Dirigi la barca a Betsaida, ordina Ges che con Giovanni in una piccola barca, proprio un
guscio di noce, a met del lago che schiarisce lentamente col crescere* del giorno.
Giovanni ubbidisce senza parlare. Un venticello piuttosto vibrato fa tendere la piccola vela e
scorrere veloce la barca, che piega persino su un lato, tanto veloce il suo andare. La costa orientale
scorre rapidamente e la curva del lato settentrionale del lago si fa sempre pi vicina.
Approda prima del paese. Voglio andare da Porfirea senza che altri mi veda, e tu raggiungimi poi
al luogo solito e attendimi nella barca.
S, Maestro. E se alcuno mi vede?.
Trattieni tutti senza dire dove sono. Far presto.
Giovanni osserva sulla spiaggia un punto buono per approdare e lo trova in un ricordo, proprio un
ricordo di torrente sabbioso, nel quale gli uomini hanno levato delle sabbie per qualche loro
bisogno, di modo che fa un golfettino di pochi metri, ma nel quale una barca pu accostare alla
sponda alta un cinquanta centimetri dallacqua. Va l. La barca striscia un poco sul greto ma riesce
ad accostare, e Giovanni la tiene ferma alla sponda afferrando una radica che sporge fuor dalla rena.
Ges salta sulla sponda. Giovanni punta il remo contro la stessa, fa forza per spingere la barca di
nuovo nel lago. Vi riesce. Alza il volto luminoso del suo sorriso buono e dice: Addio, Maestro.
Addio, Giovanni, e Ges si avvia fra le piante mentre Giovanni bordeggia con la sua barchetta.
2Ges piega verso linterno, passa fra ortaglie alle spalle di Betsaida. Va lesto per evitare di entrare
in paese quando questo si anima. Giunge senza fare incontri alla casa di Pietro. Bussa alla porta
della cucina. Dopo qualche secondo la testa di Porfirea si affaccia guardinga al disopra del muretto
del tetto. Vede e fa un Oh! di stupore. Raccoglie con una mano i suoi splendidi capelli - lunica
sua bellezza - che ha sciolti sulle spalle e corre gi dalla scaletta, scalza come , nellaffrettata
toletta del mattino.
Signore! Tu! Solo?.
S, Porfirea. Marziam dove ?.
Dorme. Dorme ancora. rimasto un poco triste, un poco languido il fanciullo... e lo risparmio un
poco. anche let... la crescita... Mentre dorme non pensa e non piange....
Piange sovente?.
_________________
* col cresce, invece di col schiarire, correzione di MV su una copia dattiloscritta.
S, Maestro. Io credo che sia la sua debolezza attuale. E cerco irrobustirlo... e consolarlo... Ma egli
dice: Io resto solo. Tutti quelli che amo se ne vanno. Quando non ci sar pi Ges..., e lo dice
come Tu fossi per lasciarci... Certo... ha avuto molto dolore nella sua vita... Ma io, ma Simone, lo
amiamo... Tanto, credilo, Maestro.
Lo so. Ma la sua anima sente... Porfirea, ho bisogno di parlarti proprio di queste cose. Per questo
sono venuto, senza Simone, a questora. Dove possiamo andare per parlare in modo che Marziam

non ci senta e che nessuno disturbi?.


Signore... Non ho che... la mia stanza nuziale, oppure la stanza delle reti... Sopra c Marziam,
cero io pure perch, per sfuggire il calore, siamo andati a dormire l sopra....
Andiamo nella stanza delle reti. pi lontana e Marziam non ci sentir anche se si sveglia.
Vieni, Signore, e Porfirea lo guida nel rustico stanzone ingombro di un po di tutto: reti, remi,
provviste, fieno per le pecore, un telaio...
Porfirea si affretta a sgombrare una specie di tavola addossata alla parete e spolverarla con un
batuffolo di stoppa perch il Maestro si sieda.
Non importa, donna. Non sono stanco.
Porfirea alza i suoi miti occhi al viso sbattuto, affaticato di Ges, e sembra voglia dire: S, che lo
sei. Ma, abituata a tacere, non parla.
3Ascolta, Porfirea. Tu sei una buona donna e una buona discepola. Io ti ho molto amata da quando
ti conobbi e con molta gioia ti ho accolta discepola e ti ho affidato il fanciullo. Ti so prudente e
virtuosa come poche. E so che sai tacere. Virt rarissima nelle donne. Per tutte queste cose Io sono
venuto a parlarti in segreto e a confidarti una cosa che nessuno sa, neppure gli apostoli, neppure
Simone. Te la confido perch ti devo dire come ti devi regolare in futuro con Marziam... e con
tutti... Sono sicuro che tu accontenterai il Maestro tuo in ci che ti chiede e sarai prudente come
sempre....
Porfirea, che divenuta proprio di porpora sentendo lencomio del suo Signore, non fa che assentire
col capo, troppo commossa - lei cos timida e abituata ad essere premuta sempre da volont
prepotenti, che impongono senza sapere se lei disposta ad acconsentire... - troppo commossa per
poter dire, con le parole, che acconsente.
Porfirea... Io non torner mai pi da queste parti. Mai pi sino a che tutto sia compiuto... Tu sai,
non vero, ci che devo compiere?.
Porfirea, a queste parole, ha lasciato andare i suoi capelli che ancora teneva raccolti sulla nuca con
la sinistra e ha, pi che un grido, un singhiozzo che soffoca portandosi le due mani al volto, mentre
scivola in ginocchio gemendo: Lo so, Signore, mio Dio..., e piange con silenzioso pianto, che non
si accusa che per le lacrime che stillano a terra dalle dita compresse sul volto.
Non piangere, Porfirea. Per questo sono venuto. Io sono pronto... e pronti sono coloro che,
servendo il Male, serviranno il Bene, in verit, perch faranno sorgere lora della Redenzione.
Potrebbe compiersi anche ora, perch tanto Io che essi siamo preparati... e ogni altra ora che scorre
o evento che avverr non saranno che... perfezionamento al loro delitto... e al mio Sacrificio. Ma
anche queste ore, ancora numerose, che succederanno prima di quellora, serviranno... Vi ancora
qualche cosa da compiere e da dire, perch tutto ci che era da compiersi per la mia conoscenza sia
fatto... Ma Io non torner pi qui... Guardo per lultima volta questo luogo... ed entro per lultima
volta in questa casa onesta... Non piangere... Non ho voluto andarmene senza darti laddio e la
benedizione del tuo Maestro. Porter con Me Marziam. Lo porter con Me andando ora verso i
confini fenici e poi quando scender in Giudea per i Tabernacoli. Non mi mancher modo di
rimandarlo prima del pieno inverno. Povero fanciullo! Godr di Me per qualche tempo. 4E poi...
Porfirea, non bene che Marziam sia presente nella mia ora. Perci tu non lo lascerai partire per la
Pasqua....
Il precetto, Signore....
Io lo assolvo dal precetto. Sono il Maestro, Porfirea, e sono Dio, tu lo sai. Come Dio posso
assolvere, in anticipo, da una omissione che non neppur tale, perch Io la ordino per un motivo di
giustizia. Lubbidienza al mio comando gi di suo assoluzione allomissione del precetto, perch
lubbidienza a Dio - e questa anche un sacrificio per Marziam - sempre superiore a ogni altra
cosa. E sono Maestro. Non buon Maestro chi non sa misurare le qualit e le reazioni di un suo
discepolo e non sa meditare sulle conseguenze che uno sforzo, superiore a ci che il discepolo pu
sopportare, pu produrre nello stesso. Anche nellimporre la virt bisogna essere prudenti e non
pretendere un massimo, che la formazione spirituale o le forze generali dellessere non possono
dare. Esigendo una virt o un dominio spirituale troppo forti rispetto al grado di forze spirituali,
morali e anche fisiche raggiunto dalla creatura, si pu produrre una dispersione delle forze gi

accumulate e un frantumamento dellessere nei suoi tre gradi: spirituale, morale, fisico. Marziam,
povero bambino, ha troppo sofferto gi e ha troppo conosciuto la brutalit dei suoi simili, sino a
rasentare lodio per essi. Non potrebbe sopportare ci che sar la mia Passione: mare di amor
doloroso in cui laver i peccati del mondo, e mare di odio satanico che cercher di sommergere tutti
coloro che Io ho amato e annullare tutto il mio lavoro di Maestro. In verit ti dico che anche i pi
forti piegheranno sotto la marea di Satana, almeno per breve tempo... Ma Io non voglio che
Marziam pieghi e beva quellonda desolante... un innocente... e mi caro... Io ho piet, molta, di
chi ha gi sofferto pi che le forze proprie non consentano... Ho richiamato allal di l lo spirito di
Giovanni di Endor....
morto Giovanni? Oh! Marziam aveva scritto molti rotoli per lui... Un altro dolore per il
fanciullo!....
Gli dir Io della morte di Giovanni... Dicevo che lho levato dalla vita per preservare lui pure
dallurto di quellora. Anche Giovanni aveva troppo sofferto dagli uomini. Perch risvegliare i
sentimenti sopiti? Dio buono. Prova i suoi figli. Ma non un incauto esperimentatore... Oh! se gli
uomini sapessero fare altrettanto! Quante meno rovine di cuori, o anche semplicemente quante
meno burrasche pericolose nei cuori!... Ma, tornando a Marziam, egli non deve venire alla Pasqua
futura. Per ora tu non parlerai. Quando sar il momento gli dirai cos: Il Maestro mi ha dato ordine
di non mandarti a Gerusalemme. E ti promette un premio singolare se tu gli ubbidirai. Marziam
buono e ubbidir... 5Porfirea, questo Io voglio da te. Il tuo silenzio, la tua fedelt, il tuo amore.
Tutto ci che vuoi, mio Signore. Tu onori troppo la tua povera serva... Non merito tanto... Va in
pace, Maestro e Dio. Io far ci che Tu vuoi.... Ma il dolore la vince e si abbatte col viso a terra prima era sempre rimasta in ginocchio, rilassata sui calcagni, cogli occhi fissi sul volto di Ges - si
abbatte a terra, tutta coperta dal mantello dei suoi capelli corvini, e singhiozza forte: Ma che
dolore, Maestro! Oh! che dolore! Cosa finisce! Cosa finisce per il mondo! Cosa per noi che ti
amiamo! Cosa per la tua serva! LUnico! LUnico che mi ha proprio amata! che non mi ha mai
sprezzata! che non ha fatto il prepotente con me! che mi ha trattata come le altre, io cos ignorante,
povera, stolta! Oh! io e Marziam, perch a me lo ha detto Marziam per il primo, ci eravamo poi
messi in pace... Tutti dicevano che non poteva esser vero... Tutti: Simone, Natanaele, Filippo... le
loro donne... e loro sanno, loro sono sapienti... e Simone... eh! il mio Simone, se Tu lo hai scelto
deve valere qualcosa!... e tutti! tutti dicevano che non pu essere... Ma ora Tu lo dici, Tu lo dici... e
non si pu dubitare della tua parola.... proprio desolata e commovente nel suo dolore.
Ges si curva sino a metterle una mano sul capo: Non piangere cos... Marziam sentir... Lo so...
Nessuno ci crede, nessuno vuol giungere a credere... e la stessa loro sapienza e lo stesso loro amore
sono causa del loro non credere... Ma cos ... Porfirea, Io me ne vado. Prima di lasciarti ti benedico
per ora e per sempre. Pensa sempre che ti ho amata e che sono stato contento del tuo amore per Me.
Non ti dico: persevera in esso. So che lo farai, perch il ricordo del tuo Maestro sar sempre la tua
dolcezza e in essa ti rifugerai. La tua dolcezza e la tua pace, anche nellora della morte. Pensa allora
che il tuo Maestro morto per aprirti il Paradiso e che ti attende l... Su, alzati. Io vado a svegliare
Marziam e a trattenerlo. Tu cancella le tracce del tuo pianto e poi raggiungici. Giovanni mi attende
per portarmi a Cafarnao. Se hai cose da mandare a Simone, preparale. Ricordati che egli necessiter
delle sue vesti pesanti....
Porfirea, vera creatura di sommissione e pronta ubbidienza, bacia i piedi di Ges e fa latto di
alzarsi; poi unonda di amore le fa perdere la testa e, arrossendo vivamente, prende le due mani di
Ges e le bacia una, due, dieci volte. Poi si alza e lo lascia andare...
6Ges esce, sale sulla terrazza, penetra sotto una specie di padiglione fatto di vele tese su corde,
sotto il quale sono i due giacigli. Marziam dorme ancora quasi a viso in gi, premuto sul piccolo
guanciale. Non si vede che uno zigomo del viso brunetto e un braccio lungo e magro uscire dal
lenzuolo che lo copre. Ges si siede in terra presso il lettuccio e carezza lievemente le ciocche
scomposte che ricadono sulla guancia pallida del dormente, il quale fa un movimento ma non si
sveglia ancora. Ges ripete latto e poi si china a baciare sulla fronte il volto che ora scoperto.
Marziam apre gli occhi e vede Ges al suo fianco, curvo su di lui. Quasi non crede, forse pensa di
sognare, ma Ges lo chiama e allora il giovinetto sorge a sedere e si getta fra le braccia di Ges, vi

si rifugia...
Tu qui, Maestro?.
Sono venuto a prenderti per portarti con Me per qualche mese. Sei contento?.
Oh! E Simone?.
a Cafarnao. Sono venuto Io e Giovanni....
tornato anche lui? Sar felice! Gli dar ci che ho scritto.
Non parlo di Giovanni di Endor, ma di Giovanni di Zebedeo. Non sei contento?.
S. Gli voglio bene. Ma anche allaltro... quasi di pi....
Perche, Marziam? Giovanni di Zebedeo tanto buono.
S, ma laltro tanto infelice e io pure lo sono stato e un poco lo sono ancora... Fra gente che
soffre ci si intende e ci si ama....
Saresti contento di sapere che non soffre pi e che molto felice?.
S che lo sarei. Ma egli non pu essere felice altro che se con Te. Oppure... forse morto,
Signore?.
nella pace e bisogna essere contenti di questo, senza egoismi, perch egli morto da giusto e
perch ora non c pi separazione fra il suo spirito e il nostro. Abbiamo un amico di pi che prega
per noi.
Marziam ha due lacrimoni sul viso, veramente molto smagrito e pallido, ma mormora: vero.
Ges non dice altro in merito, n fa osservazioni sullo stato fisico e morale di Marziam, che
visibilmente indebolito. Ma anzi dice: Su, andiamo. Ho gi parlato con Porfirea. Certo ha
preparato le tue vesti. Mettiti in ordine tu pure, ch Giovanni ci attende. Faremo una sorpresa a
Simone. Non quella la sua barca che torna a Cafarnao? Forse ha pescato nel ritorno....
quella, s. Dove andiamo, Signore?.
A settentrione e poi in Giudea.
Per tanto?.
Per tanto.
Marziam, animato dallidea di stare con Ges, si alza lesto e scende di corsa a lavarsi nel lago, e
torna con ancora i capelli umidi, gridando: Ho visto Giovanni. Mi ha fatto un cenno di saluto.
alla foce, fra le canne....
Andiamo.
7Scendono. Porfirea sta finendo di chiudere due sacche e spiega: Ho pensato di mandare poi le
vesti pesanti. Per mio fratello, per i Tabernacoli, al Getsemani. Camminerete pi spediti tanto te che
il padre, e mentre finisce di legare le cinghie accenna a quanto ha preparato: latte, pane, frutta...
Prenderemo tutto e mangeremo in barca. Voglio andare prima che la riva si affolli. Addio,
Porfirea. Dio ti benedica sempre e la pace dei giusti sia sempre in te. Vieni, Marziam...
Traversano presto il breve tratto di strada e, mentre Marziam va da Giovanni, Ges va alla barca,
subito raggiunto dai due che corrono fra i canneti e saltano in barca puntando subito il remo per
mettersi in acqua fonda.
Il breve tragitto presto compiuto e si fermano sulla spiaggetta di Cafarnao, in attesa della barca di
Pietro che sta per giungere. Lora li salva dallassedio della gente e possono mangiare in pace il loro
pane e frutta, stesi sulla rena allombra della barca.
Simone non conosce la barchetta e perci, solo quando mette piede sulla riva e vede alzarsi da
dietro la barca Ges, si accorge di Lui.
Maestro! e tu, Marziam! Ma da quando?.
Da ora. Sono passato da Betsaida. Fa presto. Bisogna partire subito....
Pietro lo guarda e non dice nulla. Lui e i compagni scaricano la barca del pesce preso, delle sacche
delle vesti, compresa quella di Giovanni che si pu finalmente rivestire. E Simone chiede qualcosa
al compagno, che gli fa cenno come dire: Aspetta....
Vanno alla casa. Entrano. Gli apostoli rimasti accorrono.
Fate presto. Si va via subito. Prendete tutto perch non si torna qui, ordina Ges.
Gli apostoli si sbirciano fra loro e c una mimica di segni fra luno e laltro gruppo. Ma
ubbidiscono. Anzi io credo che lo facciano sollecitamente per poter parlare fra loro nelle altre

stanze...
8Ges resta nella cucina con Marziam e si accomiata dai padroni di casa. Ma non dice loro: Non
torno pi, e neppure lo dice, passando per la via, a chi di Cafarnao lo vede e saluta. Li saluta
semplicemente, come fa tutte le volte che se ne va. Si ferma soltanto alla casa di Giairo. Ma Giairo
non ancora tornato...
Incontra presso la fonte la vecchietta che abita vicino alla casa della madre del piccolo Alfeo, e le
dice: Fra poco verr qui una vedova. Ti cercher. Si stabilisce qui. Siile amica e amate molto il
bambino e i suoi fratelli... Fatelo santamente, in nome mio....
Riprende ad andare dicendo: Avrei voluto salutare tutti i bambini....
Puoi farlo, Maestro. Perch non ti sei riposato? Sei molto stanco. Il tuo volto pallido e hai
locchio stanco. Ti far male... Fa ancora caldo e Tu non hai certo dormito n a Tiberiade n l da
Cusa....
Non posso, Simone. Devo andare in alcuni luoghi e poco tempo c....
Sono presso la riva. Ges chiama i garzoni di Pietro e li saluta, dando ordine che la barchetta sia
riportata nel paese avanti Ippo e resa a Saul di Zaccaria.
Prende la via ombrosa che costeggia il fiume. La segue sino ad un bivio e si inoltra per questa parte.
Dove andiamo, Signore?, chiede Simone che aveva parlato sottovoce sino allora con i compagni.
Da Giuda e Anna, e poi a Corozim. Voglio salutare i miei buoni amici....
Altra occhiata degli apostoli fra loro e altro parlottio sottovoce.
9Infine Giacomo dAlfeo si fa avanti e raggiunge Ges, che avanti a tutti con Marziam. Fratello,
non torniamo pi da queste parti, che dici che vuoi salutare gli amici? Noi desideriamo saperlo.
Certo che ci tornerete. Ma fra molti mesi.
E Tu?.
Ges fa un gesto evasivo... Marziam si ritira discretamente, riunendosi agli altri. Ossia a tutti meno
Giacomo dAlfeo che con Ges e allIscariota che solo, in coda, piuttosto cupo, come svogliato.
Fratello, che ti accaduto?, dice Giacomo posando una mano sulla spalla di Ges.
Perch lo chiedi?.
Perch... Non so. Tutti ce lo chiediamo. Ci sembri diverso... Sei venuto solo con Giovanni...
Simone ha detto che eri stato ospite di Cusa... Non riposi... Non saluti che pochi... Sembra che Tu
non voglia tornare qui... E il tuo volto... Non meritiamo pi di sapere? Neppure io... Tu mi amavi...
Mi hai detto cose che solo io so....
Ti amo ancora. Ma non ho nulla da dire. Ho perduto un giorno pi del previsto. Lo riguadagno.
Era necessario andare al settentrione?.
S, fratello.
Allora... Oh! Tu hai sofferto. Lo sento....
Ges lo abbraccia, passando un braccio dietro le spalle del cugino: morto Giovanni di Endor. Lo
sai?.
Me lo ha detto Simone mentre preparavo le vesti. E poi?....
Mi sono separato da mia Madre.
E poi?.
Giacomo, pi basso di Ges, lo guarda da sotto in su, insistente, indagatore.
E poi sono contento di essere con te, con voi, con Marziam. Lo terr con Me qualche mese. Ne ha
bisogno. triste e sofferente. Lo hai visto?.
S. Ma non nulla di questo... Non lo vuoi dire. Non importa. Ti voglio bene anche se non mi tratti
da amico.
Giacomo, tu mi sei pi che amico. Ma il mio cuore ha bisogno di riposare....
E perci di non parlare di ci che ti dolore. Ho capito. Giuda che ti addolora?.
Giuda? Tuo fratello?.
No. Laltro.
Perch questa domanda?.
Non so. Mentre Tu eri via, Giuda stato cercato pi volte da un messo di non sappiamo chi. Egli
lo ha sempre respinto, ma....

In voi ogni atto di Giuda sempre un delitto. Perch mancare alla carit?....
Perch egli cos torvo, turbato. Sfugge i compagni. svogliato....
Lascialo fare. Da pi di due anni con noi e sempre stato cos... Pensa come saranno felici i due
vecchi. E sai perch vado l? Voglio raccomandare loro il piccolo falegname di Corozim....
Si allontanano parlando. Dietro di loro, in gruppo, vengono gli apostoli, che hanno atteso Giuda per
non lasciarlo indietro solo, nonostante sia cos palesemente annoiato da non incitare proprio ad
averlo seco.

466. La sosta presso gli anziani coniugi Giuda e Anna.


3 agosto 1946.
1Vi giungono accaldati, nonostante abbiano camminato fra i frutteti folti che piegano sotto il peso
delle frutta mature. Dai vigneti, numerosi e bellissimi, viene il caratteristico odore delle viti quando
i grappoli gi sono maturi e le foglie cominciano il loro appassimento autunnale.
Si vedono giungere per primi due contadini che tornano dai frutteti carichi di cesti di mele
bellissime, e dnno lavviso ad un servo che passa la voce. Intanto i due contadini salutano Ges e
annunciano che molti discepoli sono a sosta nella casa, venendo dai monti della Gaulanite e
dallIturea diretti a Gerusalemme e che i loro padroni hanno deciso di andare con essi ai
Tabernacoli per la Decapoli e la Perea. Ma non fanno a tempo a finire le loro informazioni che gi
i padroni, preceduti e seguiti da molti discepoli, accorrono fuor della casa incontro al Maestro.
Fra i discepoli sono quasi tutti quelli che erano i pastori a Betlemme, e con loro sono altri, come il
primo lebbroso guarito e lo storpio risanato, suo amico e altri ancora, ossia quelli dellOltreGiordano, meno Timoneo. Non vedo Isacco, non Stefano n Erma, non Ermasteo e Giuseppe di
Emmaus, non Abele di Betlemme n Nicolai di Antiochia, e neppure Giovanni dEfeso. Ad essi si
mescolano servi e contadini, fra i quali il fanciullo miracolato* dalla paralisi nellaltra vendemmia e
sua madre.
2La pace sia con tutti voi e a questa casa, dice Ges alzando la mano a benedire.
Entra, Maestro, e riposa sotto il nostro tetto. ancor calda la stagione per camminare in queste
ore. Ma ti daremo ristoro, e fresche sono le stanze per la notte.
Non soster qui che poche ore. A sera vado via. Poco c ai Tabernacoli e devo ancora andare in
pi luoghi.
I padroni sono delusi, ma non insistono. Dicono soltanto: Speravamo che ci attendessi. Domani ha
luogo la vendemmia, e la raccolta delle frutta gi iniziata. E dopo la pigiatura saremmo tutti partiti
con questi tuoi discepoli. Siamo vecchi e
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* miracolato, in 108.7.
molto insicure sono le strade da quando delle bande di ladroni sono venuti, non sappiamo da dove, a
infestare questa riva del Giordano. Si annidano nei monti di Rabatamon e di Galaad, lungo la valle
del Jaboc, e piombano sulle carovaniere. I legionari di Roma danno loro caccia... Ma... Sono forse
buoni gli incontri con loro? Preferiamo essere con questi. Sono i tuoi discepoli e Dio li protegge
certo.
Ges ha un sorriso arguto ma non dice nulla in merito. Entra nella casa gradendo i rinfreschi che gli
ospiti offrono alle membra e alle gole assetate, e dopo ascolta i discepoli che raccontano del lavoro
fatto sui monti: Ma con poco frutto, Maestro. Poco anche a Cesarea di Filippo, dove, per, non
fummo molestati. Ma ci torneremo con Te. E allora!.
Ges li guarda, non li disillude, risponde: Perseverando, certo li convertirete. Dio aiuta sempre i
suoi servi.
3E poi Ges li lascia, raggiungendo la padrona di casa che personalmente prepara le mense, e
linvita ad uscire con Lui perch le deve parlare. La buona vecchietta non se lo fa dire due volte e,
per non andare nel caldo, fuori di casa, conduce Ges in una stanza lunga, fresca, a settentrione.

Anna, tu sempre dici che vorresti servirmi in tutti i modi....


S, mio Signore. Io e Giuda. Ma Tu non ricorri mai a noi. gran festa ora per noi, perch i tuoi
discepoli sono un poco di Te e averli in casa ci sembra servirti.
Lo infatti, perch ci che fatto ad un discepolo fatto al Maestro, e anche un solo calice
dacqua o un pane dato in soccorso di chi si affatica per Me trover compenso da Dio stesso. I
discepoli curano lo spirito dei fedeli, e i fedeli devono aver amore ai discepoli e sovvenirli,
pensando che essi hanno rinunciato a tutto, pronti anche a rinunciare alla vita pur di dare ai fedeli la
Via, la Vita e la Verit, che il loro Maestro ha dato loro col comando di darla ai fedeli.
Oh! Signore, lascia che io chiami il mio Giuda. cos santa la tua parola!....
Chiama il tuo Giuda, consente sorridendo Ges. E la donna esce per tornare col marito, al quale
sta ripetendo le parole del Maestro.
Noi, credilo, lo faremmo volentieri. Ma siamo fuori strada e, certo per questo, i tuoi discepoli
poco vengono qui, dice il vecchio e si sente un rimpianto per questo essere lasciato in disparte.
Dir loro di venire sovente. 4E intanto Io vi chiedo una grazia....
Tu? Ma grazia per noi servirti! Ordina, Signore. Siamo vecchi e non possiamo seguirti come
molti fanno. Ma di servirti abbiamo desiderio. Che vuoi? Fossero, anche questi vigneti e questa
casa, tanto cari perch del padre mio e perch qui sono nati i figli nostri, di tuo gradimento, se Tu li
vuoi te li diamo. Promettici soltanto la misericordia divina sui nostri spiriti.
Non dubitate che essa vi possa mancare. Ma non chiedo tanto sacrificio. Udite. Io vado in Giudea
e linverno viene. A Corozim una vedova con molti figli, e il maggiore poco pi che fanciullo.
Suo padre era falegname....
Ah! Il falegname! Oh! tutti ne hanno parlato del tuo atto... Ma Corozim non si convertita, bench
pi che la parola il tuo atto doveva farlo. La madre ha lavorato ai grani... Ma di poca salute...
Sappiamo, sappiamo.
Ebbene, Io non vi chiedo di farne degli oziosi, ma di aiutarli. Non vi mancher bisogno di
aggiustare questo o quello. Pensate a Giuseppe e il compenso doveroso sia completato dalla piet
amorosa.
Oh! Maestro! Cos poco? Io direi, che dici, donna? Io direi di prendere le due fanciulline che
spigolarono da noi. La casa grande, e tu sei vecchia, e vecchie sono Maria e Noemi... Per le
piccole cose....
Cos faremo, Giuda. In ricordo della piccola nostra... Dellunica figlia, Signore... Fior tre
primavere... e poi... Tanti gli anni passati... ma il dolore qui... Se Tu eri gi fra noi, ella non
sarebbe morta... Io non lavrei perduta... Una figlia sempre un sorriso.... La vecchia commossa
e il vecchio sospira.
Non perduta... Vi attende... uno spirito innocente e siate certi di ritrovarlo. Pi bisogna temere
per quei figli che sono adulti e che non sono completamente nelle vie del Signore....
vero! vero!... Tu sai, Signore... Tutto Tu sai. In questa casa cos quieta c questo dolore...
Maestro, il sacrificio pu ottenere grazia talora?.
Non talora. Sempre.
Ah! questo dolce sentirselo dire. Va in pace, Maestro. La vedova di Corozim sar aiutata e Tu li
troverai contenti a primavera. Perch, se li raccomandi per linverno, segno che non torni sino a
primavera.
Non torno... Scendo in Giudea e non torno.
5E viene in Giudea anche il piccolo discepolo?.
S. Marziam viene in Giudea....
Lungo viaggio, Maestro. molto patito....
Ha perso lultimo parente. Voi sapete la sua storia... e questo nuovo dolore lo ha indebolito.
anche let e la crescita... Ma sappiamo... e sappiamo anche il bene che fa. Un piccolo maestro,
proprio un piccolo maestro... Il parente stava nella piana di Esdrelon, non vero? Ed morto l? E
lui l ha sofferto?.
S, donna. Perch lo chiedi?.
Perch... Maestro, non dovrei dirlo io a Te che sei Maestro. Ma io sono donna e madre, e ho

pianto... Ti dico: perch lo vuoi portare verso quei luoghi? Lascialo a me sino a Gerusalemme... Mi
sembrer di scendere alla Citt santa ancora con i figli giovinetti... ed egli non si affaticher n
soffrir pi ancora. Vengono anche gli altri discepoli....
Ges pensa. Obbietta: Marziam felice di esser con Me, ed Io con lui.
S. Ma, se Tu glielo dici, egli ubbidir contento. Non saranno che pochi giorni di separazione.
Cosa sono poco pi di due settimane per chi giovane tanto? Ha tempo di goderti....
Ges la guarda, guarda il vecchio, cos ignari che non sia molto il tempo che resta da godere il
Salvatore. Ma non dice nulla. Apre le braccia come dire: Sia fatto come volete, e dice soltanto:
Allora chiamate Marziam e Simone.
Il vecchio esce e torna coi due. Simone ha lo sguardo indagatore. Sembra in sospetto di chiss che.
Ma quando sente il motivo si calma e dice: Dio vi dia bene! Il figlio molto sciupato e, dico il
vero, mi pareva imprudenza farlo camminare tanto....
Ma io venivo volentieri! Ero col Maestro e, se il Maestro mi portava seco, segno era che potevo
andare... Lui fa tutto bene..., e quasi Marziam ha le lacrime nella voce.
vero, Marziam. Ma bisogna essere anche condiscendenti. Questi sono due buoni amici. Per Me e
per i miei amici tutti. Io acconsento a questo loro desiderio e tu....
Come Tu vuoi, Maestro mio. Ma a Gerusalemme per....
A Gerusalemme vieni con Me, promette Ges. E Marziam, buono, non ribatte nulla.
6Escono dalla stanza e Ges si riunisce ai discepoli, che sono felici di questincontro impensato.
Il vecchio padrone ronza intorno al gruppo. Ges lo nota. Lo interroga.
Ecco, che vorrei una tua parola. Sei stanco. Lo vedo. Ma, avanti le mense, prima del riposo,
perch almeno fino a sera riposerai, non dirai nulla?.
Parler avanti di partire. Cos anche i servi della casa e dei campi potranno sentirmi. Ora tua
moglie ci chiama. Lo vedi?....
E Ges si alza entrando nella stanza dove sono preparate le tavole per gli ospiti benedetti.

467. Parabola della distribuzione delle acque. Perdono condizionato per il


contadino Giacobbe. Avvertimenti agli apostoli mentre vanno a
Corozim.
5 agosto 1946.
1Certo si diffusa la notizia che c il Maestro e che parler avanti sera, e i dintorni della casa sono
formicolanti di gente che bisbiglia, perch sa che il Maestro riposa e non lo vuole destare.
Aspettano pazienti sotto le piante, difesi dal sole ma non dal calore, che forte ancora. Non ci sono
malati, almeno cos mi pare, ma, come sempre, ci sono bambini, e Anna per tenerli quieti fa
distribuire delle frutta.
Ma Ges non ha sonno lungo, ed ancor alto il sole quando appare scostando la tenda e sorridendo
alla folla. solo. Gli apostoli probabilmente continuano a dormire. Ges si avvia verso la gente,
andando a mettersi verso la sponda bassa di un pozzo che certo serve ad irrigare le piante di questo
frutteto, perch canaletti di irrigazione partono a raggiera dal pozzo allungandosi poi fra tronco e
tronco. Si siede sullorlo basso e inizia subito a parlare.
2Udite questa parabola.
Un ricco signore aveva molti dipendenti sparsi in molti luoghi dei suoi possedimenti, i quali non
erano tutti ricchi di acque e di terre feconde. Cerano anche dei luoghi che pativano per mancanza
dacque, e pi dei luoghi pativano le persone, perch, se il terreno era coltivato con piante che
resistevano allasciuttore, la gente soffriva molto per le acque scarse. Il ricco signore aveva invece,
proprio nel luogo dove lui abitava, un lago ricco dacque, che vi sgorgavano da sotterranee sorgenti.
Un giorno il signore volle fare un viaggio per tutti i suoi possedimenti e vide che alcuni, i pi vicini
al lago, erano ricchi di acque; gli altri, lontani, ne erano privi: solo quella poca che Dio mandava
con le piogge. E vide anche che quelli che avevano acque abbondanti non erano buoni coi fratelli

privi dacque e lesinavano anche una secchia dacqua con la scusa di temere di rimanere privi di
acque. Il signore pens. E decise cos: Far deviare le acque del mio lago a quelli pi vicini, dando
loro lordine di non rifiutare pi lacqua ai miei servi lontani e che sono sofferenti per la siccit del
suolo.
E intraprese i lavori subito, facendo scavare canali che portavano lacqua buona del lago ai possessi
pi vicini, dove fece scavare grandi cisterne, di modo che lacqua si adunasse abbondante,
aumentando la ricchezza dacque che gi era nel luogo, e da queste fece partire canali minori per
alimentare altre cisterne pi lontane. E poi chiam coloro che vivevano in questi luoghi e disse:
Ricordatevi che ci che ho fatto non lho fatto per dare a voi il superfluo, ma per favorire
attraverso voi quelli che mancano anche del necessario. Siate perci misericordiosi come io lo
sono, e li conged.
3Pass del tempo e il ricco signore volle fare un nuovo viaggio per tutti i suoi possessi. Vide che
quelli pi prossimi si erano abbelliti e non solo erano ricchi di piante utili, ma anche di piante
ornamentali, di vasche e piscine e fontane, messe per ogni dove delle case e presso le case.
Avete fatto di queste dimore delle case di ricchi, osserv il signore. Neppure io ho tante bellezze
superflue; e chiese ancora: Ma gli altri vengono? Avete dato a loro con abbondanza? I canali
minori sono nutriti?.
S. Quanto hanno chiesto hanno avuto. E sono anche esigenti, non sono mai contenti, non hanno
prudenza e misura, vengono a tutte le ore a chiedere, come se noi fossimo i loro servi, e ci
dobbiamo difendere per tutelare le cose nostre. Non si contentavano pi dei canali e delle piccole
cisterne. Venivano fino alle grandi.
per questo che avete cintato i luoghi e messo in ognuno questi cani feroci?.
Per questo, signore. Entravano senza riguardo e pretendevano levarci tutto e sciupavano....
Ma voi avete realmente dato? Lo sapete che per essi ho fatto questo, e voi vi ho fatti intermediari
fra il lago e le loro terre aride. Non capisco... Avevo fatto prendere dal lago tanto da averne per tutti,
ma senza sciupio.
Eppure, credi che noi non abbiamo mai negato lacqua.
Il signore si diresse ai possessi pi lontani. Le alte piante adatte al suolo arido erano verdi e
fronzute. Hanno detto il vero, disse il signore vedendole fremere al vento da lontano. Ma, come si
avvicin ad esse e poi si inoltr sotto di esse, vide il terreno arso, morte quasi le erbe che brucavano
a fatica pecore anelanti, sabbiose le ortaglie presso le case, e poi vide i primi coltivatori, patiti,
locchio febbrile e avviliti... Lo guardavano e abbassavano il capo ritirandosi come per paura.
Egli, stupito di quel contegno, li chiam a s. Si accostarono tremanti. Di che temete? Non sono
pi il vostro signore buono che ha avuto cura di voi e con provvidente lavoro vi ha sollevato dalla
miseria dacque? Perch quei volti di malati? Perch queste terre aride? Perch i greggi sono cos
sparuti? E voi perch sembrate paurosi di me? Parlate senza timore. Dite al vostro signore ci che vi
fa soffrire.
Un uomo parl per tutti. Signore, noi abbiamo avuto una grande delusione e molta pena. Tu ci
avevi promesso soccorso e noi abbiamo perduto anche quello che avevamo prima e abbiamo
perduto la speranza in te.
Come? Perch? Non ho fatto venire lacqua abbondante ai pi vicini dando ordine che
labbondanza fosse per voi?.
Cos hai detto? Proprio?.
Cos. Certamente. Non potevo, per ragioni di suolo, far giungere sin qui lacqua direttamente. Ma
con buona volont potevate andare ai piccoli canali delle cisterne, andarvi con otri e asini a
prenderne quanta volevate. Non vi bastavano gli asini e gli otri? E io non cero per darveli?.
Ecco! Io lo avevo detto! Ho detto: Non pu essere il signore che ha dato lordine di negarci
lacqua. Se eravamo andati!.
Abbiamo avuto paura. Ci dicevano che lacqua era un premio per loro e noi eravamo castigati.
E raccontarono al buon padrone che i conduttori dei possessi beneficati avevano detto loro che il
signore, per punire i servi delle terre aride che non sapevano produrre di pi, aveva dato lordine di
misurare non solo lacqua delle cisterne ma quella dei primitivi pozzi, di modo che, se prima ne

avevano anche duecento bati* al giorno per loro e le terre, presi con gran fatica di strada e di peso,
ora pi neppur cinquanta ne avevano, e per averne tanto per gli uomini e gli animali dovevano
andare nei rigagnoli di confine ai luoghi benedetti, l dove traboccavano le acque dei giardini e dei
bagni, e prendere quellacqua motosa, e morivano. Morivano di malattia e di sete, e morivano gli
ortaggi e le pecore...
Oh! questo troppo! E deve finire. Prendete le vostre masserizie e i vostri animali e seguitemi.
Faticherete un poco, esausti come siete, ma poi sar la pace. Io andr piano per permettere alla
vostra debolezza di seguirmi. Io sono un padrone buono, un padre per voi, e ai miei figli provvedo.
E si pose in cammino lentamente, seguito dalla triste turba dei suoi servi e degli animali, che per
gi giubilavano per il ristoro dellamore del buon padrone.
4Giunsero alle terre ricchissime dacque. Ai confini di esse. Il padrone prese qualcuno fra i pi forti
e disse: Andate in mio nome a chiedere ristoro.
E se ci lanciano contro i cani?.
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* bati sta per bat, misura di capacit per i liquidi (menzionata, ad esempio, in 1Re 7, 26.38) che
poteva corrispondere a 36,44 litri. Altra misura log, vista in 382.6.
Io sono dietro voi. Non temete. Andate dicendo che io vi mando e che non chiudano il cuore alla
giustizia, perch le acque sono di Dio e tutti gli uomini sono fratelli. Che aprano subito i canali.
Andarono. E il padrone dietro. Si presentarono ad un cancello. E il padrone rimase nascosto dietro il
muro di cinta. Chiamarono. Accorsero i conduttori.
Che volete?.
Abbiate misericordia di noi. Moriamo. Ci manda il padrone collordine di prendere le acque che ha
fatto venire per noi. Dice che le acque a lui le ha date Dio ed egli a voi per noi, perch siamo
fratelli, e di aprire subito i canali.
Ah! Ah!, risero i crudeli. Fratelli questa turba di cenciosi? Morite? Tanto meglio. Prenderemo i
vostri luoghi, vi porteremo l le acque. Allora s che le porteremo! E faremo quei luoghi buoni. Le
acque per voi? Stolti siete! Le acque sono nostre.
Piet. Moriamo. Aprite. Lo ordina il padrone.
I cattivi conduttori si consultarono fra loro, poi dissero: Attendete un momento, e corsero via. Poi
tornarono e aprirono. Ma avevano i cani e pesanti randelli... I poveri ebbero paura. Entrate,
entrate... Non entrate ora che vi abbiamo aperto? Poi direte che non fummo generosi.... Un incauto
entr e una grandine di bastonate gli piovve addosso mentre i cani, levati di catena, si avventavano
sugli altri.
Il padrone usc da dietro al muro. Cosa fate, crudeli? Ora vi conosco, voi e i vostri animali, e vi
colpisco, e con le frecce frecci i cani ed entr poi, severo e irato. Cos che eseguite i miei
ordini? Per questo vi ho dato queste ricchezze? Chiamate tutti i vostri. Vi voglio parlare. E voi,
disse rivolto ai servi assetati, entrate con le vostre donne e bambini, pecore e asini, colombi e ogni
animale, e bevete, e rinfrescatevi, e cogliete queste frutta succose, e voi, piccoli innocenti, correte
fra i fiori. Godete. Giustizia nel cuore del buon padrone e giustizia sar per tutti. E mentre gli
assetati correvano alle cisterne, si tuffavano nelle piscine, e il bestiame alle vasche, e tutto era
tripudio per essi, gli altri accorrevano da ogni parte paurosi.
5Il padrone sal sullorlo di una cisterna e disse: Avevo fatto questi lavori e vi avevo fatto
depositari del mio comando e di questo tesoro perch vi avevo eletti a miei ministri. Nella prova
avete fallito. Parevate buoni. Dovevate esserlo, perch il benessere dovrebbe rendere buoni,
riconoscenti verso il benefattore, ed io vi avevo sempre beneficato dandovi la conduzione di queste
terre irrigue. Labbondanza e lelezione vi ha fatti duri di cuore, aridi pi delle terre che avete reso
del tutto aride, malati pi di questi arsi di sete. Perch essi con lacqua possono guarire, mentre voi
con legoismo avete arso il vostro spirito e difficilmente guarir e con molta fatica torner in voi
lacqua della carit. Ora io vi punisco. Andate nelle terre di questi e soffrite ci che essi soffrirono.
Piet, signore! Piet di noi! Ci vuoi dunque far perire? Meno pietoso tu per noi uomini che noi per
gli animali?.
E questi che sono? Non sono uomini vostri fratelli? Che piet aveste? Vi chiedevano acqua, deste

colpi di bastone e sarcasmo. Vi chiedevano ci che mio e che io avevo dato, e voi lo negaste
dicendolo vostro. Di chi le acque? Neppur io dico che lacqua del lago mia se anche mio il
lago. Lacqua di Dio. Chi di voi ha creato una sola goccia di rugiada? Andate!... E a voi dico, a
voi che avete sofferto: siate buoni. Fate loro ci che avreste voluto a voi fatto. Aprite i canali che
essi hanno chiuso e fate defluire le acque ad essi, non appena potrete. Vi faccio i miei distributori a
questi colpevoli fratelli, ai quali lascio il modo e il tempo di redimersi. E il Signore altissimo pi di
me vi affida la ricchezza delle sue acque, perch voi diveniate la provvidenza di chi ne privo. Se
saprete far questo con amore e giustizia, accontentandovi del necessario, dando il superfluo ai
miseri, essendo giusti, non dicendo vostro ci che dono avuto, e pi che dono deposito, grande
sar la vostra pace, e lamore di Dio e il mio saranno sempre con voi.
6La parabola finita e ognuno la pu capire. Vi dico solo che chi ricco il depositario di questa
ricchezza che Dio gli concede con lordine di essere distributore di essa a chi soffre. Pensate quale
onore vi fa Dio chiamandovi a soci nellopera della Provvidenza in favore dei poveri, malati,
vedove, orfani. Dio potrebbe far piovere denaro, vesti, cibi sui passi del povero. Ma allora leverebbe
alluomo ricco dei grandi meriti: quelli della carit ai fratelli. Non tutti i ricchi possono essere dotti,
ma tutti possono essere buoni. Non tutti i ricchi possono curare i malati, seppellire i morti, visitare
gli infermi e i carcerati. Ma tutti i ricchi, o anche semplicemente chi non povero, pu dare un
pane, un sorso dacqua, una veste smessa, accogliere presso la fiamma chi trema, sotto il tetto chi
non ha casa ed nella pioggia o nel solleone. Il povero chi manca del necessario per vivere. Gli
altri non sono poveri, sono di mezzi ristretti, ma sempre ricchi rispetto a chi muore di fame, di
stenti, di freddo.
Io me ne vado. Io non posso pi beneficare i poveri di questi luoghi. E il mio cuore soffre pensando
che essi perdono un amico... Ebbene, Io che vi parlo, e voi sapete chi sono, vi chiedo di essere la
provvidenza dei poveri che restano senza il loro Amico misericordioso. Fate elemosina e amateli in
mio Nome, per mio ricordo... Siate i miei continuatori. Sollevate il mio cuore accasciato con questa
promessa: che nei poveri vedrete sempre Me e che li accoglierete come i pi veri rappresentanti di
Cristo, che povero, che volle essere povero per amore dei pi infelici della Terra e per espiare con
le sue ristrettezze e col suo struggente amore le prodigalit ingiuste e gli egoismi degli uomini.
Ricordate! La carit, la misericordia premiata in eterno. Ricordate! La carit, la misericordia
assoluzione dalle colpe. Dio molto perdona a chi ama. E lamore agli indigenti che non possono
ricambiare lamore pi meritorio agli occhi di Dio. Ricordate queste mie parole sino allestremo
della vita, e sarete salvi e beati nel Regno di Dio.
La mia benedizione scenda su chi accetta la parola del Signore e la fa azione.
7Gli apostoli e Marziam coi discepoli sono usciti pian piano di casa mentre Egli parlava e sono in
un mucchio compatto dietro alla gente. Ma si fanno avanti quando Ges ha finito di parlare,
raccogliendo nel passare lobolo che molti offrono. E portano questi denari a Ges.
Dietro a loro si insinua un uomo patito e di ben povero aspetto. Procede cos a capo chino che non
posso vederlo in viso. Va ai piedi di Ges e, battendosi il petto, geme: Io ho peccato, Signore, e Tu
mi hai punito. Lho meritato. Ma almeno dmmi il tuo perdono prima di partire. Abbi piet di
Giacobbe peccatore!. Alza il viso e riconosco, pi perch si nomina che per laspetto distrutto, il
contadino beneficato* una volta, punito unaltra per la sua durezza verso i due orfanelli.
Il mio perdono! Tu volevi guarigione da questo, un tempo. E ti crucciavi perch i grani erano
sciupati. Questi seminarono per te. Sei forse senza pane?.
Ho il sufficiente.
E non forse perdono?. Ges molto severo.
No. Vorrei morire di fame ma sentire che lanimo in pace. Ho cercato nel mio poco di riparare...
Ho pregato e pianto... Ma Tu solo puoi perdonare e dare pace al mio spirito. Signore, non ti chiedo
che perdono....
Ges lo guarda fissamente... Gli fa alzare il volto che luomo ha reclinato e lo trivella con i suoi
occhi splendenti, stando un poco curvo su di lui... Poi dice: Va. Avrai o non avrai il perdono a
seconda di come vivrai nel tempo che ti resta.
Oh! Signor mio! Non cos! Hai perdonato a colpe pi grandi....

Non erano persone beneficate come tu eri stato e non avevano peccato contro gli innocenti.
Sempre sacro il povero, ma sacri pi di tutti lorfano e le vedove. Non conosci la Legge?....
Luomo piange. Voleva un subito perdono.
Ges resiste: Sei sceso due volte e non hai avuto fretta di risalire... Ricorda. Ci che ti sei
permesso, tu, uomo, pu permettersi Dio. E sempre molto buono Dio se ti dice che non ti nega il
perdono assolutamente, ma lo condiziona al tuo modo di vivere sino alla morte. Va.
Benedicimi almeno... Perch io abbia pi forza di esser giusto.
Ho benedetto gi.
No, cos no. A me in particolare. Vedi il mio cuore....
Ges gli posa la mano sul capo e dice: Ho detto. Ma questa carezza ti persuada che, se sono
severo, non ti odio. Il mio amore severo per salvarti, per trattarti da amico infelice, non perch
sei povero, ma perch fosti cattivo. Ricorda che ti ho amato, che ho avuto compassione del tuo
spirito, e questo ricordo ti faccia voglioso di avermi amico non pi severo.
Quando, Signore? Dove ti trover se Tu dici che vai via?.
Nel mio Regno.
Quale? Dove lo fondi? Io ci verr....
Il mio Regno sar nel tuo cuore se lo farai buono, e poi sar in Cielo. Addio. Devo partire perch
cala la sera e devo benedire chi lascio, e Ges lo congeda rivolgendosi poi ai discepoli e ai padroni
di casa, che benedice uno a uno.
________________
* beneficato, in 110.5/6; punito, in 298.2/6 e 338.1; da questo, cio dal perdono.
8Poi riprende il cammino dopo aver dato a Giuda i denari... Il verde della campagna lo inghiotte,
mentre cammina verso sud-ovest in direzione di Cafarnao...
Cammini troppo, Maestro!, esclama Pietro. Noi siamo stanchi. Tanti stadi abbiamo gi fatto....
Sii buono, Simone. Presto saremo alle viste di Corozim. Voi ci entrerete andando in quelle poche
case che ci sono amiche e specialmente nella casa della vedova. E direte al piccolo Giuseppe che lo
voglio salutare allalba. Me lo condurrete sulla via che sale verso Giscala....
Ma Tu non vieni in Corozim?.
No. Vado a pregare sul monte.
Sei sfinito. Sei pallido. Perch ti trascuri? E perch non vieni con noi? Perch non entri in citt?.
Lo subissano di domande. Il loro affetto talora pesante.
Ma Ges paziente... e pazientemente risponde: Voi lo sapete! Per Me lorazione riposo. Fatica
stare fra la gente quando non vi sto per guarire o per evangelizzare. Andr dunque sul monte. L
dove altre volte sono andato. Voi sapete il luogo.
Sul sentiero che va da Gioacchino?.
S. Sapete dove trovarmi. Allalba vi verr incontro....
E... andremo verso Giscala?.
la via giusta per andare verso i confini siro-fenici. Ho detto ad Afec che vi sarei andato. Vi
andr.
perch... Non ricordi laltra volta?.
Non temere, Simone. Hanno cambiato modi. Al momento mi onorano....
Oh! Ti amano allora?.
No. Mi odiano pi di prima. Ma, non potendo abbattermi con le loro forze, cercano di farlo coi
loro inganni. Tentano sedurre lUomo... E per sedurre si usano gli onori, anche se falsi. Anzi...
9Venite tutti qui vicino, dice poi agli altri, che procedevano in gruppo vedendo che Ges parlava
con Pietro in privato.
Si riuniscono. Ges dice: Dicevo a Simone - e lo dico a tutti, perch non ho segreti per i miei
amici - dicevo a Simone che coloro che mi sono nemici hanno mutato maniera per nuocermi, ma
non hanno mutato il loro pensiero verso di Me. Perci, come prima usavano linsulto e la minaccia,
ora usano gli onori. Per Me, e certo anche per voi. Siate forti e sapienti. Non vi lasciate ingannare
dalle parole bugiarde, non dai doni, e non dalle seduzioni. Ricordate ci che dice* il Deuteronomio:
I donativi accecano gli occhi dei savi ed alterano le parole dei giusti. Ricordate Sansone. Era

nazareo di Dio sino dalla nascita, sin dal seno della madre, che lo concep e form in astinenza per
ordine dellangelo, onde fosse un giusto giudice di Israele. Ma tanto bene dove fin? E come? E per
chi? E non altre volte, con onori e monete, e con donne prezzolate, fu abbattuta la virt per fare il
giuoco dei nemici? Ora voi siate accorti e vigilate per non essere presi dinganno e servire i nemici
anche inconsciamente. Sappiate tenervi liberi come gli uccelli, che
____________
* dice, in: Deuteronomio 16, 19.
preferiscono il cibo parco e la frasca per il riposo alle dorate gabbie, dove il cibo molto, e comodo
il giaciglio, ma dove sono prigionieri del capriccio degli uomini. Pensate che voi siete i miei
apostoli, servi perci solo a Dio, cos come Io sono servo solo alla volont del Padre. Cercheranno
di sedurvi, forse lo hanno gi fatto, prendendovi ognuno per il punto pi debole, perch i servi del
Male sono astuti essendo istruiti dal Maligno. Non credete alle loro parole. Non sono sincere. Se lo
fossero, Io vi direi per il primo: Salutiamo costoro come nostri buoni fratelli. Invece bisogna
diffidare delle loro azioni e pregare per loro, perch buoni diventino. Io lo faccio. Prego per voi, che
non siate tratti in inganno dalla nuova guerra, e per essi. Perch cessino di ordire inganni al Figlio
delluomo e offese a Dio suo Padre. E voi imitatemi. Pregate molto lo Spirito Santo. Egli vi dia luci
per vedere. E siate puri se volete averlo amico. Io, prima di lasciarvi, vi voglio fortificare. Vi
assolvo se avete fin qui peccato. Di tutto vi assolvo. Siate buoni in avvenire. Buoni, sapienti, casti,
umili e fedeli. La grazia della mia assoluzione vi fortifichi... 10Perch piangi, Andrea? E tu perch
ti turbi, fratello mio?.
Perch questo mi sembra un addio..., dice Andrea.
E credi che con cos poche parole vi saluterei? Non che un consiglio per questi tempi. Vedo che
siete tutti turbati. Ci non vi deve accadere. Il turbamento turba la pace. La pace deve essere sempre
in voi. Voi siete a servizio della Pace, ed Essa vi ama tanto che vi ha eletti come primi suoi servi. Vi
ama. Dovete perci pensare che vi aiuter sempre, anche quando sarete rimasti soli. La Pace Dio.
Se voi sarete fedeli a Dio, Egli sar in voi. E con Lui in voi, di che avete a temere? E chi potr
separarvi da Dio se voi non vi mettete in condizioni di perderlo? Solo il peccato separa da Dio. Ma
il resto: tentazioni, persecuzioni, morte, neppur la morte, separano da Dio. Ma anzi a Lui pi
uniscono, perch ogni tentazione vinta alza di un gradino verso il Cielo, perch le persecuzioni vi
ottengono un raddoppiato amore protettivo di Dio, e la morte del santo o del martire non che
fusione con il Signore Iddio. In verit vi dico* che, meno i figli della perdizione, nessuno dei miei
grandi discepoli morr pi prima che Io abbia aperto le porte dei Cieli. Perci nessuno dei miei
discepoli fedeli dovr attendere labbraccio di Dio dopo esser trapassato da questo esilio caliginoso
alle luci dellaltra vita. Non vi direi questo se non fosse vero. Voi vedete. Anche oggi avete visto
uno che, dopo un traviamento, tornato nelle vie della giustizia. Non bisognerebbe peccare. Ma Dio
misericordioso e perdona a chi si pente. E chi si pente pu superare anche chi non ha peccato, se il
suo pentimento assoluto ed eroica la sua virt susseguente al pentimento. Sar cos dolce
trovarci lass! Vedervi salire a Me, e corrervi Io incontro ad abbracciarvi, portandovi dal Padre mio
dicendo: Ecco un mio diletto. Egli mi ha sempre amato e perci ti ha sempre amato da quando Io
gli ho detto di Te. Ora venuto. Benedicilo, Padre mio, e la tua benedizione sia la sua corona
splendente. Amici miei... Amici qui e amici in Cielo. Non vi pare che ogni sacrificio sia leggero
per ottenere questa eterna gioia? 11Siete rasserenati, ormai.
______________
* vi dico, come gi in 346.10.
Dividiamoci qui. Io salgo lass e voi siate buoni... Diamoci un bacio.... E li bacia uno per uno.
Giuda piange nel baciarlo. Ha atteso di essere lultimo, lui che cerca sempre di essere il primo, e sta
avviticchiato a Ges, baciandolo pi volte e sussurrandogli fra i capelli, presso lorecchio: Prega,
prega, prega per me....
Si separano, andando Ges verso il colle e gli altri proseguendo verso Corozim, che gi biancheggia
fra il verde degli alberi.
12Dice Ges: Qui metterete la visione del 23 settembre 1944: Non ho riposo migliore che dire:

Ho salvato uno che periva, e il dettato che segue.

468.

Un ravvedimento di Giuda Iscariota e gli episodi che illustrano la sua


figura.
23 settembre 1944.

1Dice Ges:
Intanto ti dico che lepisodio di mercoled (20-9)*, se farete unopera regolare, lo dovete collocare
un anno avanti la mia morte, perch accadde al tempo della messe del mio 32 anno. Necessit di
conforto e istruzione per te, diletta, e per altri, mi hanno costretto a seguire un ordine speciale nel
dare le visioni e i dettati relativi. Ma vi indicher, a suo tempo, come distribuire gli episodi dei tre
anni di vita pubblica.
Lordine dei Vangeli buono, ma non perfetto come ordine cronologico. Un osservatore attento lo
nota. Colui che avrebbe potuto dare lesatto ordine dei fatti, per esser stato meco dallinizio della
evangelizzazione alla mia ascesa, non lo ha fatto, perch Giovanni, figlio vero della Luce, si
occupato e preoccupato di far rifulgere la Luce attraverso la sua veste di Carne agli occhi degli
eretici, che impugnavano la verit della Divinit chiusa in carne umana. Il Vangelo sublime di
Giovanni ha raggiunto il suo scopo soprannaturale, ma la cronaca della mia vita pubblica non ne ha
avuto aiuto. Gli altri tre evangelisti mostrano uguaglianze fra loro, come fatti, ma ne alterano
lordine di tempo, perch di tre uno solo era stato presente a quasi tutta la mia vita pubblica: Matteo,
e non laveva scritta che quindici anni dopo, mentre gli altri li scrissero pi oltre ancora, e per
averne udito il racconto da mia Madre, da Pietro, da altri apostoli e discepoli.
Vi voglio dare una guida nel riunire i fatti del triennio, anno per anno. Ed ora vedi e scrivi.
Lepisodio segue quello di mercoled (20-9).
_______________
* lepisodio di mercoled (20-9) riportato al capitolo 406. Quello del presente capitolo lo segue
(come si legge pi sotto) nella serie di alcuni episodi dati per illustrare la figura di Giuda Iscariota,
ma non lo segue immediatamente nella narrazione completa dei fatti della vita pubblica di Ges.
Della personalit di Giuda si parla, per esempio, in: 70.8 - 81.7 - 85.5 - 101.2/3 - 113.4 - 121.4 122.3 - 139.2 - 214.6 - 216.4 - 262.7 - 296.4 - 313.3 - 365.16 - 565.16.
2Vedo Ges che lentamente passeggia avanti e indietro per un sentieruolo campestre luminoso di
luna. luna piena. E splende col suo faccione ridente in un cielo serenissimo. Ma per la sua
posizione nel cielo, nel quale inizia il tramonto, arguisco che deve esser oltre la mezzanotte.
Ges cammina pensando e pregando certo, per quanto io non oda parola. Ma non perde di vista le
cose che gli sono intorno. Una volta si ferma ad ascoltare sorridendo il gran canto di un usignolo
innamorato, che fa tutta una melodia di arpeggi e trilli e note da a-solo, ben tenute, cos forti e
lunghe che pare impossibile escano da quel piccolo essere tutto piuma. Per non turbarlo neppure col
fruscio dei sandali sui piccoli ciottoli del sentiero e della veste sullerba, Ges si fermato a braccia
conserte e volto alzato e sorridente. Socchiude persino gli occhi per concentrarsi meglio nelludire,
e quando lusignolo termina con un acuto che sale, che sale, sale per scala di terza (se dico bene,
ricordando, non so) e finisce con una nota acutissima, tenuta finch il fiato regge, Egli approva e
applaude mutamente curvando due o tre volte il capo con un sorriso contento.
Ora invece si curva su un ciuffo di madreselva in fiore, che odora acutamente dai suoi mille e mille
calici bianchi, simili a bocche sbadiglianti di serpe, nelle quali tremola la lingua dei pistilli
giallognoli e brilla la ditata doro sul petalo inferiore. I fiori, sotto la luna, paiono ancor pi bianchi,
argentei quasi. Ges li ammira e odora e li carezza con la mano.
Torna sui suoi passi. Il luogo deve essere lievemente elevato, perch il chiaro di luna mostra a sud
qualcosa che luccica come vetro bagnato di luna, uno spicchio di lago, certo, perch fiume non e
non mare, dato che si vede che delle colline lo bordano al lato opposto a quello dove Ges. Ges
guarda quel placido brillio dacque quiete nella calma della notte estiva. Poi fa un mezzo giro su Se

stesso, da sud a ovest, e guarda un biancheggiare di paese, lontano al massimo un due chilometri,
pi meno che pi. Un bel paesone. Si ferma a guardarlo e scuote il capo seguendo un pensiero che
lo affligge molto.
Poi riprende la sua passeggiata lenta ed il suo orare. Finch si siede su un grosso sasso, ai piedi di
un albero molto alto, e prende la sua posizione solita, coi gomiti sulle ginocchia e gli avambracci in
fuori, con le mani unite in preghiera.
3Sta cos qualche tempo e vi starebbe di pi se un uomo, unombra, non avanzasse dal folto verso
di Lui e lo chiamasse: Maestro?.
Ges si volge, poich chi avanza viene da dietro a Ges, e dice: Giuda? Che vuoi?.
Dove sei, Maestro?.
Ai piedi del noce. Vieni avanti. E Ges si alza e si fa sul sentiero, nel chiaro di luna, perch
Giuda lo possa vedere. Sei venuto, Giuda, a fare un poco di compagnia al tuo Maestro?. Ora sono
vicini, e Ges pone con affetto un braccio sulla spalla del discepolo. Oppure vi bisogno di Me in
Corazim?.
No, Maestro. Nessun bisogno. Ho avuto desiderio di venire da Te.
Vieni allora. C posto per tutti e due su questo sasso.
Si siedono ben vicini. Silenzio. Giuda non parla. Guarda Ges. Lotta. Ges lo vuole aiutare. Lo
guarda dolcemente, ma acutamente.
Che bella notte, Giuda! Guarda come tutto puro! Io credo che pi pura non fu la prima notte che
rise sulla Terra e sul sonno di Adamo nel terrestre Paradiso. Senti come odorano quei fiori. Fiutali.
Ma non ne cogliere. Sono tanto belli e puri! Me ne sono astenuto Io pure, perch coglierli
profanarli. sempre male usare violenza. Alla pianta come allanimale. Allanimale come
alluomo. Perch levare la vita? Cos bella la vita quando spesa bene!... E quei fiori la spendono
bene perch odorano, rallegrano coi loro aspetti e profumi, dnno miele alle api e alle farfalle e
cedono a queste loro dei loro pistilli per mettere delle piccole gocce di topazio sulla perla delle ali,
e fanno da letto ai nidi... Se eri qui poco fa sentivi un usignolo cantare cos dolcemente la sua gioia
di vivere e di lodare il Signore. Cari uccellini! Come sono desempio agli uomini! Di poco si
appagano, e solo di ci che lecito e santo. Un granello e un vermolino perch il Padre Creatore lo
d loro; e se non c non sentono ira o sdegno, ma ingannano la fame della carne collempito del
cuore, che li fa cantare le lodi del Signore e le gioie della speranza. Son felici di esser stanchi per
aver volato dallalba a sera per farsi un nido, tepido, morbido, sicuro, non per egoismo, ma per
amor di prole. E cantano per la gioia di amarsi con onest. Lusignolo per lusignola e ambi per i
figli. Gli animali sono sempre felici, perch non hanno rimorsi e rimproveri nel loro cuore. Noi li
facciamo infelici perch luomo cattivo, irrispettoso, prepotente, crudele. E non gli basta esserlo
coi suoi simili. Trabocca la sua cattiveria sugli inferiori. E pi ha dentro dei rimorsi, pi la sua
coscienza lo punge, e pi incrudelisce sugli altri. Sono certo, per esempio, che quel cavaliere che
oggi spronava a sangue il suo cavallo cos sudato e stanco, e lo frustava sino a fargli alzare il pelo a
righe sul collo e sui fianchi, e fin su quelle cos morbide froge e sulle scure palpebre che si
chiudevano dolenti sugli occhi cos rassegnati e dolci, non aveva lanima tranquilla. O andava a un
delitto verso lonest o ne veniva. Ges tace e pensa.
4Giuda tace. Pensa anche lui. Poi parla: Come bello, Maestro, udirti parlare cos! Tutto si
illumina agli occhi, alla mente, al cuore... e tutto torna facile. Anche dire: Voglio esser buono!.
Anche dirti... anche dirti... dirti: Maestro, io pure sono con lanima turbata! Non aver ribrezzo di
me, Maestro, Tu che ami tanto chi puro!.
Oh, mio Giuda! Io ribrezzo? Amico, figlio, che hai che ti turba?.
Tienimi con Te, Maestro. Tienimi stretto... Ho giurato desser buono dopo che Tu mi hai cos
dolcemente parlato. Ho giurato di tornare il Giuda dei primi giorni, che ti seguivo e che ti amavo
come sposo ama la sua sposa, e non vagheggiavo che Te, trovando in Te ogni appagamento. Ti
amavo cos, Ges....
Lo so... e ti ho amato per questo... Ma ti amo ancora, o mio povero amico ferito....
Come sai che lo sono? Sai di che?....
Silenzio. Ges guarda Giuda con un occhio cos dolce... Pare che un pianto lo faccia pi largo e

dolce, temperandone il fulgore. Un occhio di bimbo innocente e inerme che si dona tutto
nellamore.
Giuda gli scivola ai piedi, col volto sulle ginocchia e le braccia strette ai fianchi, e geme: Tienimi
con Te, Maestro... tienimi... La mia carne urla come un demonio... e se cedo ecco che viene tutto il
male... So che Tu sai e che per attendi che io dica... Ma duro, Maestro, dire: Ho peccato.
Lo so, amico. Per questo bisognerebbe agire bene. Per non dover poi avvilirsi a dire: Ho
peccato. Ma per, Giuda, anche in questo una grande medicina. Il dover fare sforzo nel dire la
colpa trattiene dalla stessa; e se si compiuta, la pena dellaccusarsi gi penitenza che redime. Se
poi uno soffre non tanto per orgoglio di s e per paura del castigo, ma perch sa che mancando ha
dato dolore, allora, Io te lo dico, la colpa si annulla. lamore che salva.
Io ti amo, Maestro. Ma sono tanto debole... Oh! Tu non mi puoi amare! Tu sei puro e ami i puri...
Non mi puoi amare, perch io sono... io sono... 5Oh! Ges, levami la fame del senso! Lo sai che
demonio ?.
Lo so. Non lho esaudita, ma so che voci ha.
Lo vedi? Lo vedi? Ne hai tanto ribrezzo che solo nel dirlo il tuo volto si sconvolge Oh! non mi
puoi perdonare!.
Giuda. E non ricordi Maria? E non Matteo? E non quel pubblicano divenuto lebbroso? E non
quella donna, meretrice romana, alla quale profetizzai sorte nel Cielo, perch dopo il mio perdono
avr forza di vita santa?.
Maestro... Maestro... Maestro... Oh! che male ho in cuore... Questa sera sono fuggito... fuggito da
Corazim... perch se rimanevo... se rimanevo... ero perduto. Sai... come chi beve e diviene
malato... Il medico gli leva il vino e ogni bevanda inebbriante, e colui guarisce e sta sano finch non
risente quel sapore... Ma se cede, una volta sola, e ne risente sapore... gli viene una sete... una sete
di quel bere... che non resiste pi... e beve e beve... e torna malato... malato per sempre... folle...
posseduto... posseduto da quel suo demone... da quel suo demone... Oh! Ges, Ges, Ges!... Non
lo dire agli altri... Non lo dire... Ho vergogna di tutti....
Ma non di Me.
Giuda capisce male. vero! Perdono! Dovrei aver pi vergogna di Te che dogni altro, perch Tu
sei perfetto....
No, figlio. Non dicevo questo. Il tuo dolore, la tua angoscia, il tuo avvilimento non ti facciano
velo. Ho detto che di tutti ti puoi vergognare. Ma non di Me. Un figlio non ha paura e vergogna del
padre buono, e un malato di un medico valente. E alluno e allaltro va la confessione senza timore,
poich uno ama e perdona, laltro capisce e guarisce. Io ti amo e capisco. Perci ti perdono e
guarisco. Ma dimmi, Giuda. Cosa che ti d nelle mani del tuo demone? Io? I fratelli? Le donne di
vizio? No. la tua volont. Ora Io ti perdono e guarisco... Che gioia mi hai data, o mio Giuda! Gi
tanto gioivo di questa notte serena, profumata, lieta di canti, e ne lodavo il Signore. Ma ora la gioia
che tu mi di supera questo chiaro di luna, questi profumi, questa pace, questi canti. Senti?
Lusignolo pare si unisca per dirti con Me che felice del tuo buon volere, lui, il piccolo canoro,
cos pieno di buon volere per fare ci per cui fu creato. E anche questo primo vento del mattino, che
passa sui fiori e li desta, facendo scivolare nel cavo del calice un diamante di rugiada perch la
trovino fra poco la farfalla e il raggio di sole, ed una se ne faccia ristoro e laltro esiguo specchio al
suo gran fulgore. Guarda: la luna tramonta. Lalba si annuncia con questo canto lontano di gallo. Le
tenebre della notte e le fantasime della notte dileguano. Vedi come passato veloce e dolce il tempo
che, se non fossi venuto a Me, sarebbe passato fra disgusto e rimorso? Vieni sempre, quando hai
paura di te. Il proprio io!!! Grande amico, grande tentatore, grande nemico e grande giudice, Giuda!
E, vedi? Mentre amico sincero e fedele se fosti buono, sa essere amico insincero se buono non sei,
e dopo esserti stato complice si eleva a giudice inesorabile e ti tortura coi suoi rimproveri... Lui
feroce nel rimproverare... Non Io! 6Ebbene, andiamo. La notte passata....
Maestro, io non ti ho lasciato riposo... e oggi dovrai tanto parlare....
Ho riposato nella gioia che tu mi hai dato. Non ho riposo migliore di quello di dire: Oggi ho
salvato un che periva. Vieni, vieni... Scendiamo a Corazin! Oh! se questa citt sapesse imitarti,
Giuda!.

Maestro... che dirai ai miei compagni?.


Nulla se non chiedono... Se chiedono dir che parlammo delle misericordie di Dio... argomento
vero e cos sconfinato che la pi lunga vita non basta a svolgerlo. Andiamo....
E scendono, alti, diversamente belli ma ugualmente giovani, lUno presso laltro, e scompaiono
dietro ad un gruppo dalberi...
7Dice Ges:
episodio di misericordia come quelli* della Maddalena. Ma, se farete un libro, meglio sar se
mettete ordinatamente di fila le epoche anzich le categorie, limitandovi a dire in testa o in calce ad
ogni episodio a quale categoria appartiene.
Perch illustro la figura di Giuda? Molti se lo chiederanno. Rispondo.
La figura di Giuda stata troppo svisata nei secoli. E ultimamente snaturata del tutto. Ne hanno, in
certe scuole, fatto quasi lapoteosi come dellartefice secondo e indispensabile della Redenzione.
Molti, poi, pensano che egli pieg ad un improvviso, feroce assalto del Tentatore. No. Ogni caduta
ha premesse nel tempo. Pi la caduta grave e pi ha una preparazione. Gli antefatti spiegano il
fatto. Non si precipita e non si sale dimprovviso. N nel bene. N nel male. Vi sono coefficienti
lunghi e insidiosi alle discese, e pazienti e santi alle ascese. E lo sventurato dramma di Giuda pu
darvi tanti insegnamenti per salvarvi, e conoscere il metodo di Dio e le sue misericordie per salvare
e perdonare coloro che scendono verso lAbisso. Non si arriva al delirio satanico, in cui hai visto
dibattersi Giuda dopo il Delitto, se non si tutti corrotti da aliti di Inferno, aspirati per anni con
volutt. Quando uno compie anche un delitto,
_______________
* quelli, che sono segnalati in nota a 174.11.
ma tratto ad esso da un improvviso evento che ne sconvolge ragione, soffre ma sa espiare; perch
ancor delle parti del cuore sono sane da veleno infernale.
Al mondo che nega Satana, perch lha tanto in s da non accorgersi pi di esso, lha aspirato ed
divenuto parte dellio, Io mostro che Satana . Eterno e immutabile nel metodo usato per fare di voi
le sue vittime.
Basta ora. Tu sta con la mia pace.

469. Commiato dai pochi fedeli di Corozim.


6 agosto 1946.
1Non ancora laurora quando Ges si incontra con gli undici, che hanno in mezzo a loro il piccolo
falegname Giuseppe, il quale parte come una freccia appena vede Ges e gli si stringe ai ginocchi
con la semplicit di chi ancora fanciullo. Ges si china a baciarlo in fronte e poi, tenendolo per
mano, va dove sono Pietro con gli altri.
La pace a voi. Non credevo trovarvi gi qui.
Il fanciullo si svegliato che ancora era notte ed voluto venire per paura di giungere in ritardo,
spiega Pietro.
La madre sar qui fra poco con gli altri figli. Ti vuole salutare, aggiunge Giuda dAlfeo.
E cos la donna che era rattrappita, la figlia di Isacco, la madre di Elia e altri che hai guariti. Ci
hanno ospitato....
E gli altri?.
Signore....
Corozim conserva il suo spirito duro. Comprendo. Non importa. 2Il buon seme gettato e
germiner un giorno... per merito di questi..., e guarda il fanciullo.
Sar discepolo e convertir?.
Discepolo , non vero, Giuseppe?.
S. Ma non so parlare, e per quel che so non mi ascoltano.

Non importa. Tu parlerai con la tua bont.


Ges prende fra le sue lunghe mani il visetto del fanciullo e gli parla stando un poco curvo sul
visetto alto levato.
Io me ne vado, Giuseppe. Sii buono. Sii lavoratore. Perdona a chi non vi ama. Sii riconoscente a
chi ti benefica. Pensa sempre questo: che in chi ti benefica presente Dio, e perci accogli con
rispetto ogni benefizio senza pretenderlo, senza dire: Ozier perch c chi pensa a me, senza
sciupare il soccorso avuto. Lavora perch il lavoro santo, e tu, fanciullo, sei lunico uomo nella
tua famiglia. Ricorda che aiutare la madre onorarla. Ricorda che dare buon esempio ai fratellini e
vegliare allonore delle sorelle un dovere. Desidera di avere il giusto e lavora per averlo, ma non
invidiare il ricco e non avere desideri di ricchezze per poter godere molto. Ricordati che il tuo
Maestro ti insegn non solo la parola di Dio ma lamore al lavoro, lumilt e il perdono. Sii sempre
buono, Giuseppe, e torneremo a stare insieme un giorno.
Ma non torni pi? Dove vai, Signore?.
Vado dove la volont del Padre dei Cieli vuole. La sua volont deve sempre essere pi forte della
nostra e pi cara a noi della nostra, perch sempre volont perfetta. Anche tu, nella vita, non
mettere la tua volont avanti a quella di Dio. Tutti gli ubbidienti si ritroveranno in Cielo e sar gran
festa allora. 3Dmmi un bacio, fanciullo.
Un bacio! Molti baci e lacrime gli d il fanciullo, e cos avvinghiato al collo di Ges lo trova la
madre che sopraggiunge fra la nidiata dei figli e gli altri pochissimi, sette in tutto, di Corozim.
Perch piange mio figlio?, chiede la donna dopo aver salutato il Maestro.
Perch ogni addio dolore. Ma, se anche saremo divisi, sempre uniti saremo se il vostro cuore
continuer ad amarmi. Voi sapete come e in che consiste lamore per Me. Nel fare ci che vi ho
insegnato, perch chi fa ci che uno gli ha insegnato dimostra di avere stima - e stima sempre
amore - di quella persona. Fate dunque quello che vi ho insegnato con la parola e lesempio, e fate
quello che vi insegneranno i miei discepoli in mio Nome. Non piangete. Il tempo breve, e presto
saremo riuniti e in modo migliore. E anche non piangete per egoismo. Pensate a quanti ancora mi
attendono, a quanti dovranno morire senza avermi visto, a quanti dovranno amarmi senza avermi
mai conosciuto. Voi mi avete avuto pi di una volta e potete avere facilitata la fede e la speranza
dalla carit che fra noi. Essi invece dovranno avere una grande, una cieca fede per poter giungere
a dire: Egli veramente il Figlio di Dio, il Salvatore, e la sua parola veritiera. Una grande fede
per potere avere la grande speranza della vita eterna e dellimmediato possesso di Dio dopo una vita
di giustizia. Dovranno amare chi non hanno conosciuto, chi non hanno udito, chi non hanno visto
operare prodigi. Eppure, solo se ameranno cos, avranno la vita eterna. Voi benedite il Signore che
vi ha beneficato dandovi la conoscenza di Me. Ora andate. Siate fedeli alla Legge del Sinai e al mio
comando nuovo di amarvi tutti come fratelli, perch nellamore Dio. Amare anche chi vi odia,
perch Dio vi ha per primo dato lesempio di amare gli uomini che col peccato mostrano odio a
Dio. Perdonate sempre come Dio ha perdonato agli uomini mandando il suo Verbo Redentore a
cancellare la Colpa, motivo di rancore e separazione. Addio. In voi sia la mia pace. Ricordate le mie
azioni, nei vostri cuori, per fortificare gli stessi contro le parole di chi vorr persuadervi che Io non
sono il vostro Salvatore. Conservate la mia benedizione per vostra forza nelle prove della vita
futura.
Ges stende le mani dicendo la benedizione mosaica sul piccolo gregge prostrato ai suoi piedi. Poi
si volge e se ne va...

470.

Lezione sul matrimonio ad una suocera che scontenta della nuora.


7 agosto 1946.

1I monti selvosi e fertili dove si trova Giscala offrono ristoro di verde, di brezze, di acque, e
orizzonti sempre variati e bellissimi a seconda che la via si volge a questo o a quel punto cardinale.
A nord un susseguirsi di cime boscose dai pi variati verdi, direi un ascendere della terra verso

lazzurro firmamento al quale pare offrire, in omaggio riconoscente delle acque e dei raggi che esso
le dona, tutte le sue bellezze vegetali. A nord-est locchio, dopo essersi soffermato affascinato sul
gioiello trascolorante, a seconda delle ore e della luce, del grande Hermon che alza il suo cono pi
alto, simile a gigantesco obelisco di diamante, di opale, di pallidissimo zaffiro, o di tenuissimo
rubino, o dacciaio appena temprato - a seconda che il sole lo bacia o lo lascia e le scapigliate
nuvole portate dai venti fanno giuochi di luce sulle sue nevi eterne - scende lungo le chine
smeraldine dei suoi pianori, e creste, e gole e picchi, che sono a base del gigante regale. E poi ecco
che, girando sempre pi a est, si stende il vasto altipiano verde della Gaulanite e Auranite, limitato
al suo estremo oriente dai monti sfumanti nelle nebbie delle lontananze, e nel suo occidente dal
verde diverso che lungo il Giordano e ne segna la valle. E pi vicini, splendidi come due zaffiri, i
due laghi di Meron, nel suo cerchio basso di irrigua pianura, e di Tiberiade, vago come un delicato
pastello fra i suoi colli che lo cingono, diversi di aspetto e di tinte, e le sue rive eternamente fiorite:
sogno doriente per i ciuffi di palmizi ondulanti la cima alla brezza dei vicini monti, poesia dei
nostri pi bei laghi per la pace delle acque e le culture delle rive. E poi, a sud, il Tabor dalla
caratteristica vetta, e il piccolo Hermon tutto verde a vegliare sulla piana di Esdrelon, di cui si
intuisce la distesa per una vastit di orizzonte non interrotto da elevazioni montuose, e ancor pi
gi, a mezzogiorno, gli alti potenti monti della Samaria, che si dilungano oltre la vista delluomo
verso la Giudea. Unico che non appare il lato ovest, dove deve essere il Carmelo e la pianura
risalente verso Tolemaide, nascosti da una catena pi alta di questa, di modo che ne impedita la
vista.
Mi sforzo a dare la visione topografica, perch credo di non aver mai data questa dai monti dove
Giscala.
Una delle viste pi belle della Palestina (e non rida nessuno alle spalle della povera disegnatrice, se
ne ha fatto uno schizzo orrendo...).
2Ges procede seguendo la strada fra i monti, talora solo, talaltra raggiunto da questo o da quello
fra i suoi apostoli.
Si ferma una volta ad accarezzare i bambini di un pastore che giuocano vicino al gregge, e accetta il
latte che il pastore, che lo ha riconosciuto come il Rabbi descritto a lui da altri che lo hanno visto,
gli vuole dare per Te e per i tuoi.
3Unaltra volta ascolta una vecchietta che, non sapendo chi Egli , gli racconta le sue pene
famigliari per una nuora che bisbetica e senza rispetto.
Pur compatendo la vecchietta, Ges la esorta ad essere paziente, a persuadere alla bont con la
bont: Devi essere madre anche se lei non ti figlia. Sii veritiera: se invece che nuora ti fosse
figlia, i suoi difetti ti parrebbero cos gravi?.
La vecchietta pensa... e poi confessa: No... Ma una figlia sempre una figlia....
E se una tua figlia ti dicesse che nella casa dello sposo la madre di lui la maltratta, che diresti?.
Che cattiva. Perch dovrebbe insegnare gli usi della casa - ogni casa ha i suoi - con bont, specie
se la sposa giovane. Direi che dovrebbe ricordarsi di quando fu sposa novella, e come aveva
piacere per lamore della suocera se aveva avuto grazia tanta da trovarla buona, e come aveva
sofferto se aveva avuto una suocera cattiva. E non far soffrire ci che non aveva sofferto, o non far
soffrire perch sa cosa soffrire. Oh! la difenderei la figlia mia!.
Quanti anni ha tua nuora?.
Diciotto, Rabbi. Sposata a Giacobbe da tre.
Molto giovane. fedele al marito?.
Oh! s. Sempre in casa e tutta amore per lui e il piccolo Levi e la piccola, piccola tuttaffatto,
Anna, come me. nata a Pasqua... Tanto bella !....
Chi ha voluto che si chiamasse Anna?.
Maria, eh! Levi era il nome del suocero e lo ha messo Giacobbe al primogenito, e Maria, quando
ha avuto la bambina, ha detto: A questa il nome della madre.
E non ti pare amore e rispetto questo?.
La vecchia pensa... Ges incalza: Lei onesta, lei tutta casa, lei amorosa sposa e madre, lei
premurosa di darti una gioia... Poteva mettere alla figlia il nome di sua madre: ha messo il tuo... lei

onora la tua casa con la sua condotta....


Oh! questo s! Non come quella sciagurata di Jisabel.
E allora? Perch ti lamenti e porti querele su di lei? Non ti pare di fare due misure nel giudicare la
nuora diversamente da come giudicheresti per una figlia?.
che... che... ella mi ha preso lamore del figlio. Prima era tutto per me, ora ama lei pi di
me.... Leterna vera ragione dei preconcetti delle suocere trabocca finalmente dal cuore della
vecchietta insieme alle lacrime dagli occhi.
Ti fa mancare qualcosa tuo figlio? Ti trascura da quando sposo?....
No. Non lo posso dire. Ma insomma ora della moglie..., e il pianto geme pi forte.
4Ges ha un pacato sorriso di compatimento per la gelosa vecchietta. Ma, dolce come sempre, non
rimprovera. Compatisce la sofferenza della madre e cerca di medicarla. Appoggia la sua mano sulla
spalla della vecchietta come per guidarla perch le lacrime laccecano, forse per farle sentire col suo
contatto tanto amore che ella ne sia consolata e guarita, e le dice:
Madre, e non bene che ci sia? Tuo marito lo ha fatto con te, e sua madre lo ha, non perso, come
tu dici e pensi, ma lo ha avuto meno suo perch il tuo sposo divideva il suo amore fra la madre e te.
E il padre di tuo marito, a sua volta, ha lasciato di essere tutto della madre per amare la madre dei
suoi figli. E cos via di generazione in generazione, risalendo nei secoli sino ad Eva, la prima madre
che vide i figli suoi dividere lamore che avevano, prima tutto esclusivamente per i genitori, con le
loro spose. Ma non dice la Genesi: Ecco finalmente losso delle mie ossa e la carne della mia
carne... Luomo lascer per lei suo padre e sua madre e si unir alla sua moglie e i due saranno una
sola carne? Tu dirai: Fu parola duomo. S. Ma di che uomo? Egli era in stato di innocenza e
grazia. Rispecchiava perci senza ombre la Sapienza che lo aveva creato e ne conosceva le verit.
Per la Grazia e linnocenza possedeva anche gli altri doni di Dio in misura piena. Col senso
sottomesso alla ragione aveva una mente non offuscata da vapori concupiscenti. Per la scienza
proporzionata al suo stato diceva parole di verit. Profeta era dunque. Perch tu sai che profeta vuol
dire chi parla in nome di un altro. E poich i profeti veri parlano sempre di cose attinenti allo spirito
e al futuro, anche se apparentemente attinenti al tempo presente e alla carne - perch nei peccati
della carne e nei fatti del tempo presente sono i semi delle punizioni future, o i fatti del futuro hanno
radice in un evento antico; ad esempio, la venuta del Salvatore ha origine dalla colpa di Adamo, e le
punizioni dIsraele, predette dai profeti, hanno seme dalla condotta di Israele - cos Colui che
muove le loro labbra a dire cose dello spirito non pu che essere lo Spirito eterno, che tutto vede in
un eterno presente. E lo Spirito eterno parla nei santi, ch non pu abitare nei peccatori. Adamo era
santo, ossia la giustizia era piena in lui, ed era in lui la presenza di tutte le virt, perch Dio alla sua
creatura aveva infuso la pienezza dei suoi doni. Adesso, per giungere alla giustizia e al possesso
delle virt, molto deve faticare luomo, perch i fomiti del male sono in lui. Ma in Adamo non
erano quei fomiti, anzi era la Grazia a farlo di poco inferiore a Dio suo Creatore. Perci parole di
grazia dicevano le sue labbra. Parola di verit dunque questa: Luomo lascer per la donna il
padre e la madre e si unir alla moglie e saranno una carne sola. Tanto assoluto e vero questo, che
il Buonissimo, a confortare le madri e i padri, mise poi nella Legge il quarto comando: Onora il
padre e la madre. Comando che non termina con le nozze delluomo, ma dura oltre le nozze.
Prima, istintivamente, i buoni onoravano i parenti anche dopo averli lasciati per fare una nuova
famiglia. Da Mos in poi obbligo di Legge. E ci per temperare i dolori dei genitori, che troppe
volte venivano dimenticati dai figli dopo le loro nozze. Ma la Legge non ha annullato il profetico
detto di Adamo: Luomo lascer per la donna padre e madre. Era parola giusta, e vive.
Rispecchiava il pensiero di Dio. E il pensiero di Dio immutabile perch perfetto. 5Tu, madre, devi
dunque accettare senza egoismi lamore del figlio tuo per la sua donna. E santa sarai tu pure. Del
resto, ogni sacrificio ha un compenso sin dalla Terra. Non ti dolce baciare i nipoti, figli del tuo
figlio? E non ti sar placida la sera e il tuo ultimo sonno con un delicato amore di figlia vicino, a
tenere il posto di quelle che non hai pi nella casa?.
Come sai che le figlie mie, tutte maggiori al maschio, sono sposate e lontane? Sei Tu pure profeta?
Rabbi sei. Lo dicono i fiocchi della tua veste e, anche non li avessi, lo dice la tua parola. Perch
parli da grande dottore. Sei forse amico di Gamaliele? Egli era qui solo ieri laltro. Ora non so... E

molti rabbi erano con lui, e molti fra i suoi discepoli prediletti. Ma Tu forse giungi tardi.
Conosco Gamaliele. Ma non vado da lui. Non entro neppure in Giscala....
Ma chi sei? Un rabbi certo. E parli meglio ancora di Gamaliele....
E allora fa ci che ti ho detto. E la pace sar in te. Addio, madre. Io proseguo. Tu certo entri in
citt.
S... Madre!... Gli altri rabbi non sono umili cos per una povera donna... Certo Colei che ti ha
portato santa pi di Giuditta, se ti ha dato questo dolce cuore per ogni creatura.
Santa , in verit.
Dimmi il suo nome.
Maria.
E il tuo?.
Ges.
Ges!.... La vecchietta trasecolata dallo stupore. La notizia la paralizza e inchioda l dove lha
udita.
Addio, donna. La pace sia con te, e Ges va via lesto, quasi di corsa, prima che ella si rinvenga
dal suo riflettere.
6E gli apostoli lo seguono con lo stesso passo, fra un grande svolazzio di vesti, invano inseguiti dai
gridi della donna che supplica: Fermatevi! Rabbi Ges! Fermati! Voglio dirti una cosa....
Rallentano quando ormai il folto dei monti selvosi li ha nuovamente nascosti, n pi si vede la via
che conduce a Giscala partendo da questa mulattiera.
Come hai parlato bene alla donna, dice Bartolomeo.
Una lezione da dottore! Male che era lei sola..., osserva Giacomo dAlfeo.
Voglio ricordarmi queste parole..., esclama Pietro.
La donna ha capito, o quasi, dopo il tuo Nome... Ora andr dicendo di Te nella citt..., dice
Tommaso.
Purch non stuzzichi le vespe e ce le scagli!, mormora Giuda di Keriot.
Oh! siamo lontani ormai!... E fra queste selve non si lascia traccia e non avremo disturbi, dice
ottimista Andrea.
Anche li avessimo!... la pace in una famiglia che ho ricostruita, risponde Ges a tutti.
Ma come sono! Tutte uguali le suocere!, dice Pietro.
No. Ne abbiamo conosciute di buone. Ti ricordi la suocera di Jerusa di Doco? E la suocera di
Dorca* di Cesarea di Filippo?.
Ma s, Giacomo... Qualcuna buona c..., consente Pietro; ma certo pensa che la sua un
tormento.
_____________
* di Jerusa, in 131.6 e 134; di Dorca, in 345.3/5, 368.6/11 e 370.11.
Fermiamoci e mangiamo. Riposeremo dopo per giungere al paese della valle per la notte, ordina
Ges.
E sostano in una verde e piccola conca, pare linterno di una grande conchiglia smeraldina
incrostata al monte e aperta ad accogliere nella sua pace i pellegrini. La luce dolce, nonostante
lora, per gli alberi che, alti e potenti, fanno una volta frusciante al prato. La temperatura mite per
la brezza che scorre sui monti. Una piccola sorgiva mette un filo dargento fra due macigni scuri e
canta sottovoce perdendosi fra le erbe folte, in un minuscolo letto che si scavato, largo un palmo e
tutto coperto dagli steli delle rive, ondulanti al venticello, e scendendo poi, con una cascatella di
bambola, al sottoposto balzo. Lorizzonte, fra due tronchi poderosi, presenta una vaporosit di
orizzonte lontano, verso i monti del Libano, che meravigliosa...

471.Filippo si esalta pensando allra messianica.

Respinto linvito ad andare a Giscala, Ges illustra la nozione del


peccato al levita Giuseppe detto Barnaba.
10 agosto 1946.
1 dolce la sosta sul piccolo pianoro. Ma prudente scendere a valle mentre dura il giorno, perch
la notte sarebbe precoce e oscura sotto quel folto dalberi che copre il monte.
Ges si alza per il primo e va a rinfrescarsi il volto, le mani e i piedi nel minuscolo rio che crea la
piccola sorgiva. Poi chiama i suoi apostoli, addormentati fra lerba, invitandoli a prepararsi ad
andare. E mentre essi lo imitano, uno dopo laltro, lavandosi nel fresco rio e riempiendo le borracce
al filo dacqua che sgorga dal masso, Egli va ad attenderli al limite del praticello, presso i due alberi
secolari che lo limitano ad est, e guarda lorizzonte lontano.
Lo raggiunge per primo Filippo e, guardando l dove il suo Maestro guarda, gli dice: Bella questa
vista! Tu lammiri....
S. Ma non guardavo soltanto la sua bellezza.
E che, allora? Forse pensavi a quando sar grande Israele, di quei luoghi oltre il Libano e lOronte,
che nei secoli ci afflissero e ancora sono afflizione, perch l risiede il cuore della potenza che ci
opprime col Legato? Tremenda infatti la profezia su loro di uno e pi profeti: Schiaccer lassiro
nella mia terra, lo calpester sulle mie montagne... Questa la mano stesa sulle nazioni... E chi
potr trattenerla? Ecco, Damasco cesser di essere e rester come un mucchio di pietre di una
rovina... Questo ci che toccher a coloro che ci hanno saccheggiati. Isaia parla!* E parla
Geremia: Metter il fuoco sulle mura di Damasco e divorer le mura di Benadab. E ci avverr
quando il Re dIsraele, il Promesso, prender il suo scettro, e Dio avr perdonato al suo popolo col
dargli il Re Messia... Oh! lo dice Ezechiele! Voi, montagne dIsraele, gettate i vostri rami, portate i
vostri frutti per il mio popolo dIsraele, perch vicino a tornare... A voi ricondurr il mio popolo
ed essi ti avranno in possesso ereditario... Non far pi sentire contro te gli oltraggi delle nazioni....
Ed i salmi cantano con Etan Esraita: Ho trovato il mio servo Davide e lho unto col mio olio santo.
La mia mano lassister... Nulla potr contro lui il nemico... Nel mio nome crescer in potenza...
Stender sul mare la sua mano, sopra i fiumi la sua destra... E Io lo far primogenito, il sovrano fra i
re della Terra. E Salomone canta: Durer quanto il sole e la luna... Dominer da mare a mare, e
dal fiume sino allestremit della Terra... Lo adoreranno tutti i re della Terra, tutti i popoli gli saran
soggetti.... Tu, Messia perch in Te sono tutti i segni dello spirito e della carne, tutti i segni dati dai
profeti. Alleluia a Te, Figlio di Davide, Re Messia, Re santo!.
_____________
* Isaia parla, in Isaia 14, 25-27; 17, 1.14; parla Geremia, in Geremia 49, 27; dice Ezechiele, in
Ezechiele 36, 8.12.15. Seguono, sempre per bocca di Filippo, citazioni da: Salmo 89, 21-28; Salmo
72, 5-11; e per bocca di Ges: Salmo 69, 22; Isaia 63, 1-3.
Alleluia!, gridano in coro gli altri, che si sono riuniti a Ges e a Filippo e hanno sentito le parole
di questo. E lalleluia si ripercuote, per eco, di gola in gola, di colle in colle...
Ges li guarda, mestissimo... E dice in risposta: Ma non ricordate ci che dice Davide del Cristo, e
ci che del Cristo dice Isaia... Prendete il dolce miele, linebbriante vino dai profeti... ma non
pensate che per essere Re dei re il Figlio delluomo dovr bere il fiele e laceto e vestirsi con la
porpora del suo Sangue... Ma non colpa vostra se non capite... E il vostro errore nel capire
amore. Vorrei in voi un altro amore. Ma per ora non potete... Secoli di peccato sono contro gli
uomini a impedire in loro la Luce. Ma la Luce abbatter le muraglie ed entrer in voi... 2Andiamo.
Ritornano sulla mulattiera, che avevano lasciata per salire al remoto pianoro, e scendono lesti verso
la valle. Gli apostoli parlano fra loro sottovoce...
Poi Filippo corre avanti, raggiunge il Maestro, chiede: Ti ho spiaciuto, Signore? Non volevo... Sei
in rancore con me?.
No, Filippo. Ma vorrei che almeno voi comprendeste....
Guardavi l con tanto desiderio....
Perch pensavo a quanti luoghi non mi hanno ancora avuto. E non mi avranno... perch il mio
tempo fugge... Come breve il tempo delluomo! E come lento luomo nel fare!... Come lo spirito

sente queste limitazioni della Terra!... Ma... Padre, sia fatta la tua volont!.
Per tutte le regioni delle vecchie trib le hai percorse, Maestro mio. Almeno una volta le hai
santificate, onde si pu dire che hai raccolto in pugno le dodici trib....
Ci vero. Voi, poi, farete ci che il tempo non mi ha lasciato fare.
Tu che fermi i fiumi e calmi i mari, non potresti rallentare il tempo?.
Potrei. Ma il Padre in Cielo, il Figlio in Terra, lAmore in Cielo e in Terra ardono di compiere il
Perdono..., e Ges si immerge in una meditazione profonda, che Filippo rispetta lasciandolo solo e
riunendosi ai compagni, ai quali riferisce il suo dialogo.
3...La valle ormai prossima e gi si vede una strada, una vera strada maestra che venendo da sud
procede verso ovest, facendo curva proprio ai piedi del monte per seguirne la base e proseguire poi
diritta verso un bel paese adagiato fra il verde presso un fiumiciattolo, che presentemente non che
una sassaia che fra sasso e sasso drizza qualche resistente canneto, specie al centro dove un filo,
proprio un filo dacqua, si ostina a scorrere verso mare.
Si riuniscono tutti prima di prendere la via maestra, ma non hanno fatto che pochi metri quando due
uomini vengono loro incontro con cenni di saluto.
Due discepoli dei rabbi, e uno levita. Che vogliono?, dicono fra loro gli apostoli per nulla
contenti dellincontro. Io non so da che deducano che sono discepoli e che uno levita. Non capisco
ancora bene il linguaggio dei fiocchi e delle frange e altri segreti del vestiario israelita.
Ges, quando a due metri circa dai due e quando non possibile nessun equivoco, perch la via
ormai libera dei viandanti che a piedi o su cavalcature si affrettavano verso il paese, risponde al
saluto ripetuto e si ferma in attesa.
La pace a Te, Rabbi, dice ora a voce il levita che prima si era limitato a profondi inchini.
La pace a te. E a te, dice Ges rivolgendosi allaltro.
Sei Tu il Rabbi di nome Ges?.
Lo sono.
Una donna entrata avanti sesta in citt e ha detto di aver parlato per via con un rabbi pi grande
di Gamaliele, perch oltre che sapiente buono. La cosa giunta a noi e i maestri ci hanno
mandato, tutti quanti eravamo e sospendendo la partenza verso Gerusalemme, per trovarti. Due ad
ogni strada che da Giscala scende sulle vie del piano. A loro nome e a nostro mezzo ti dicono:
Vieni nella citt, che ti vogliamo interrogare.
E per qual motivo?.
Perch Tu sentenzi su un fatto accaduto in Giscala, del quale durano le conseguenze.
E non avete i grandi dottori dIsraele per sentenziare? Perch rivolgersi al Rabbi sconosciuto?.
Se sei Colui che dicono i rabbi, Tu non sei sconosciuto. Non sei Tu Ges di Nazaret?.
Lo sono.
La tua sapienza nota ai rabbi.
E a Me noto il loro astio verso di Me.
Non in tutti, Maestro. Il pi grande e giusto non ti odia.
Lo so. Neppure mi ama. Mi studia. Ma rabbi Gamaliele in Giscala?.
No. gi partito per essere a Sefori avanti il sabato. Partito subito dopo il giudizio.
E allora perch mi cercate? Io pure devo rispettare il sabato e appena posso giungere in tempo a
quel luogo. Non mi trattenete oltre.
Hai paura, Maestro?.
Non ho paura, perch so che nessuna potest data per ora ai miei nemici. Ma lascio ai sapienti la
gioia di giudicare.
Che vuoi dire?.
Che Io non giudico. Io perdono.
Tu sai giudicare meglio dogni altro. Gamaliele lo ha detto. Ha detto: Solo Ges di Nazaret
giudicherebbe con giustizia qui.
Sta bene. Ma ormai avete giudicato. E la cosa non ha pi riparo. Io avrei dato giudizio di far
calmare le passioni prima di colpire. Se cera colpa, il colpevole poteva pentirsi e redimersi. Se
colpa non cera, non sarebbe accaduto il supplizio che per qualcuno , agli occhi di Dio, uguale ad

omicidio premeditato.
Maestro! Ma come sai? La donna ha giurato che hai parlato con lei solo delle sue cose... e... Tu
sai... Sei allora veramente profeta?.
Io son chi sono. Addio. La pace a te. Il sole si curva verso occidente, e gli volge le spalle andando
verso il paese.
Bene hai fatto, Maestro! Certo ti insidiavano!. Gli apostoli sono solidali col Maestro.
4Ma le loro lodi, le loro ragioni sono troncate dai due di prima, che li raggiungono supplicando
Ges di risalire a Giscala.
No. Il tramonto mi coglierebbe per via. Dite a chi vi manda che Io osservo la Legge, sempre,
quando losservarla non lede il comandamento pi grande di quello sabatico: quello dellamore.
Maestro, Maestro, te ne supplichiamo. Qui proprio caso di amore e giustizia. Vieni con noi,
Maestro.
Non posso. E neppur voi potete risalire in tempo.
Abbiamo licenza di farlo per questo caso.
E che? Si alzata la voce se Io guarivo un malato e lo assolvevo in sabato, e a voi concesso di
violare il sabato per unoziosa disputa? Ci sono forse due misure in Israele? Andate! Andate! E
lasciatemi andare.
Maestro, Tu sei profeta. Tu sai perci. Io lo credo e costui lo crede. Perch ci respingi?.
Perch!.... Ges li guarda fisso fisso, fermandosi. I suoi occhi severi, che trafiggono e penetrano
oltre i veli della carne a leggere i cuori, guardano dominatori i due che ha davanti. E poi i suoi
occhi, cos insostenibili nel rigore, cos dolci nellamore, cambiano sguardo e prendono una
espressione cos amorosa, cos misericordiosa che, se prima il cuore tremava di timore per lo
sguardo potente, ora trema di emozione davanti al brillare dellamore del Cristo. Perch!, ripete...
Non Io, ma gli uomini respingono il Figlio delluomo, e questo deve diffidare dei suoi fratelli. Ma
a chi non ha malizia nel cuore Io dico: Venite , e dico anche: Amatemi a coloro che mi
odiano....
E allora, Maestro....
E allora Io vado al paese per il sabato.
Attendici, almeno.
Al tramonto del sabato parto. Non posso attendere.
5I due si guardano, si consultano restando indietro; poi uno, quello dal volto pi aperto e che ha
quasi sempre parlato lui, torna di corsa. Maestro, io resto con Te sino a dopo il sabato.
Pietro, che a fianco di Ges, gli tira la veste obbligandolo a voltarsi dalla sua parte e gli sussurra:
No. Una spia. Giuda Taddeo alle spalle del cugino sibila: Diffida. Natanaele, che andato
avanti con Simone e Filippo, si volta e fa gli occhiacci per dire: No. Persino i due pi fidenti,
Andrea e Giovanni, fanno cenno di no col capo da dietro le spalle dellimportuno.
Ma Ges non tiene conto delle loro sospettose paure e risponde brevemente: Resta, e gli altri si
devono rassegnare.
Luomo, contento, si sente meno estraneo, sente il bisogno di dire il suo nome, chi , perch in
Palestina, lui nato nella Diaspora, ma consacrato a Dio dalla nascita perch fu consolazione ai
parenti che, grati al Signore daverlo, lo affidarono ai parenti in Gerusalemme perch fosse del
Tempio, e l, servendo la Casa di Dio, conobbe il rabbi Gamaliele e ne divenne discepolo attento e
amato: Mi hanno chiamato Giuseppe perch come lantico* ho levato alla madre la pena di esser
sterile. Ma la madre sempre mi diceva mia consolazione mentre mi nutriva, e Barnaba son
divenuto, per tutti. Anche il grande rabbi mi chiama cos, perch egli si consola nei discepoli
migliori.
Fa che tale ti dica anche Dio, anzi soprattutto ti chiami cos Dio, dice Ges.
6Entrano in paese.
Sei pratico?, chiede Ges.
No. Non ci sono mai stato. la prima volta che vengo qui, in Neftali. Mi ha portato seco, con altri,
il rabbi, perch sono rimasto solo....
Hai Dio ad amico?.

Lo spero. Cerco di servirlo come meglio posso.


Allora non sei solo. Solo il peccatore.
Posso peccare io pure....
Tu, discepolo di un grande rabbi, sai certo le condizioni per cui unazione diviene peccato.
Tutto, Signore, peccato. Luomo pecca continuamente. Perch sono pi i precetti dei momenti
del giorno. E non sempre il pensiero e le circostanze ci aiutano a non peccare.
In verit anzi le circostanze, soprattutto esse, sovente ci inducono a peccare. Ma hai chiaro il
concetto del principale attributo di Dio?.
Giustizia.
No.
Potenza.
Neppure.
...Rigore.
Men che mai .
Eppure... ci fu sul Sinai e poi ancora....
Allora fu visto lAltissimo fra i fulmini. Essi cingevano di aureole tremende il volto del Padre e
Creatore. In verit voi non conoscete il vero volto di Dio. Se lo conosceste, e se ne conosceste lo
spirito, sapreste che il principale attributo di Dio lAmore, e Amore misericordioso.
So che lAltissimo ci ha amati. Siamo il popolo eletto. Ma servirlo tremendo!.
Se tu conosci che Dio Amore, come puoi dirlo tremendo?.
Perch peccando noi perdiamo il suo amore.
Ti ho chiesto avanti se tu sai le condizioni per cui unazione diviene peccato.
_________________
* lantico, cio il Giuseppe di Genesi 30, 22-24; Barnaba son divenuto, come si legge in Atti 4, 36.
Quando non azione dei seicentotredici precetti, delle tradizioni, delle decisioni, consuetudini,
benedizioni e preghiere, oltre le dieci imposizioni della Legge, oppure non come gli scribi
insegnano queste cose, allora peccato.
Anche se luomo non lo fa con piena avvertenza e perfetto consenso della volont?.
Anche. Perci chi pu dire: io non pecco? Chi pu sperare di aver pace in Abramo alla sua
morte?.
7Sono gli uomini perfetti nello spirito?.
No. Perch Adamo pecc e noi abbiamo quella colpa in noi. Essa ci fa deboli. Luomo ha perduto
la Grazia del Signore, unica forza per reggerci....
E il Signore lo sa?.
Egli tutto sa.
E allora credi tu che Egli non abbia misericordia tenendo conto di ci che indebolisce l uomo?
Credi tu che Egli esiga dai colpiti ci che poteva esigere dal primo Adamo? In ci sta la differenza
che voi non considerate. Dio Giustizia, s. Potenza, s. Pu essere anche Rigore per
limpenitente che continua nel suo peccare. Ma quando Egli vede che un suo fanciullo - tutti
fanciulli sulla Terra, che unora di eternit per lo spirito, il quale si fa adulto al suo esame
spirituale di maggiorenne eterno nel giudizio particolare - quando Egli vede che un suo fanciullo
manca perch svagato, perch tardo nel saper discernere, perch poco istruito, perch debole tanto
in una o in pi cose, pensi tu che il Padre Ss. lo possa giudicare con inesorabile rigore? Tu lo hai
detto. Luomo ha perduto la Grazia, forza per reagire alla Tentazione e agli appetiti. E Dio lo sa. E
non bisogna tremare di Dio e fuggirlo come Adamo dopo la colpa. Ma ricordarsi che Egli Amore.
Il suo volto splende sugli uomini, ma non per incenerirli. Bens per confortarli come il sole conforta
coi suoi raggi. Lamore, non il rigore raggia da Dio. Raggi di sole, non saettar di fulmini. E del
resto... Cosa, di suo, ha imposto lAmore? Una soma che non si pu portare? Un codice dagli
innumerabili capitoli che si possono dimenticare? No. Dieci soli comandi. Per tenere lanimale
uomo imbrigliato come puledro che senza briglie va a rovina. Ma quando luomo sar salvato,
quando gli sar resa la Grazia, quando sar il Regno di Dio, ossia il Regno dellamore, ai figli di

Dio e sudditi del Re sar dato un solo comando e in esso tutto sar: Ama il tuo Dio con tutto te
stesso e il tuo prossimo come te stesso. Perch credi, o uomo, che Dio-Amore non pu che
alleggerire il giogo e renderlo dolce, e lamore render dolce il servire Dio, non pi temuto, ma
amato. Amato soltanto, amato per Se stesso e amato nei fratelli nostri. Come sar semplice la Legge
ultima! Cos come Dio, che perfetto nella sua semplicit. Senti: ama Dio con tutto te stesso, ama
il tuo prossimo come te stesso. Medita. I pesanti seicentotredici precetti e tutte le preghiere e
benedizioni non sono gi enumerate in queste due frasi, spogliandosi dei cavilli inutili che non sono
religione, ma schiavit verso Dio? Se ami Dio, certo lo onori a tutte le ore. Se ami il prossimo, certo
non fai cosa a lui dolorosa. Non menti, non rubi, non uccidi o ferisci, non sei adultero. Non
cos?.
8Cos ... Maestro giusto, io vorrei stare con Te. Ma Gamaliele ha gi perso per Te i migliori
discepoli... Io....
Non ancora lora che tu venga a Me. Quando essa sar, il tuo stesso maestro te lo dir, perch
egli un giusto.
Lo , vero? Tu lo dici?.
Lo dico perch verit. Non sono uno che abbatte per alzarsi sullabbattuto. Riconosco ad ognuno
il suo... Ma ci chiamano... Certo hanno trovato gli alloggi per noi. Andiamo....

472.La nuova Legge e la richiesta insidiosa di un giudizio su un fatto


accaduto a Giscala.
12 agosto 1946.
1Non mi piace per niente questa sosta con quelluomo che si unito a noi..., brontola Pietro che
con Ges in un folto orto-frutteto. Deve essere gi il pomeriggio del sabato, perch il sole ancora
alto, mentre era gi crepuscolo quando erano arrivati al paese.
Dopo le preghiere partiremo. sabato. Non si poteva camminare. E ci ha fatto bene questo riposo.
Non sosteremo pi sino al prossimo sabato.
Ma Tu hai poco riposato. Tutti quei malati!....
Tanti che ora lodano il Signore. Per risparmiarvi tanta strada avrei sostato qui due giorni per dar
tempo ai guariti di portare la notizia oltre confine. Ma non avete voluto.
No! No! Vorrei gi essere lontano. E... non ti fidare troppo, Maestro. Tu parli! Tu parli! Ma sai
che ogni tua parola in certe bocche si muta in veleno per Te? Perch ce lo hanno mandato?.
Tu lo sai.
S. Ma perch c rimasto?.
Non il primo che rimane dopo avermi avvicinato.
Pietro scuote il capo, non persuaso. E mastica: Una spia! Una spia!.
Non giudicare, Simone. Potresti pentirti un giorno del tuo giudizio attuale....
Non giudico. Ho paura. Per Te. E questo amore. E lAltissimo non mi pu punire di amarti.
Non dico che ti pentiresti di questo, ma di aver pensato male di un tuo fratello.
Lui fratello di quelli che ti odiano. Perci non mio fratello.
La logica, umanamente, giusta, 2ma Ges osserva: discepolo di Gamaliele. Gamaliele non
contro Me.
Ma neppure con Te.
Chi non contro con Me, anche se non sembra. Non si pu pretendere che un Gamaliele, il pi
grande dottore che abbia Israele, oggi, un pozzo di sapere rabbinico, una vera miniera nella quale
sono tutte le... sostanze della scienza rabbinica, possa prontamente ripudiare tutto per prendere...
Me. Simone, difficile anche a voi prendere Me lasciando tutto il passato....
Ma noi ti abbiamo preso!.
No. Sai cosa prendere Me? Non amarmi e seguirmi soltanto. Questo molto merito dellUomo
che sono e che attira le vostre simpatie. Prendere Me prendere la mia dottrina, che uguale

allantica nella Legge divina, ma che completamente diversa da quella legge, da quellammasso di
leggi umane che sono venute accumulandosi nei secoli, formando tutto un codice e un formulario
che di divino non ha nulla. Voi, tutti gli umili in Israele, e anche qualche grande molto giusto, vi
lamentate e criticate le sottigliezze formalistiche degli scribi e farisei, le loro intransigenze e
durezze... ma non ne siete immuni voi pure. Non colpa vostra. In secoli e secoli avete, voi ebrei,
assimilato lentamente le... esalazioni umane dei maneggiatori della pura e sovrumana Legge di Dio.
Tu sai. Quando uno continua per anni e anni a vivere in un certo modo diverso da quello natio,
perch in paese non suo, e ci vivono i suoi figli e i figli dei figli, avviene che la sua progenie finisce
per divenire come quella del luogo in cui si trova. Si acclimata tanto da perdere persino laspetto
fisico nazionale, oltre che le abitudini morali e, purtroppo, anche da perdere la religione dei padri...
3Ma ecco gli altri. Andiamo alla sinagoga.
Parli Tu?.
No. Sono un semplice fedele. Ho parlato coi miracoli questa mattina....
Purch ci non sia stato nocivo.... Pietro proprio scontento e impensierito, ma segue il Maestro,
che si unito agli altri apostoli e che viene raggiunto per via dalluomo di Giscala e da altri, forse
del paese.
Nella sinagoga il sinagogo, con deferenza, si volge a Ges dicendo: Vuoi spiegare, o Rabbi, la
Legge?.
Ma Ges ricusa e, come un semplice fedele, segue tutte le cerimonie, baciando come gli altri il
rotolo che porge il vice sinagogo (dico cos perch non so come si chiami questo aiutante del
sinagogo) ed ascoltando la spiegazione del punto scelto dal sinagogo. Certo per che, se anche non
parla, il suo aspetto gi una predica per il modo come prega... Molti lo guardano. Il discepolo di
Gamaliele non lo perde docchio un minuto. E gli apostoli non perdono docchio il discepolo,
sospettosi come sono.
Ges non si volge neppure quando su una soglia della sinagoga succede del brusio che fa distrarre
molti. Ma il rito ha fine e la gente esce sulla piazza dove la sinagoga. Ges, per quanto fosse pi
verso il fondo che verso la cima della sinagoga, esce uno degli ultimi e si dirige verso la casa per
prendere la sacca e partire.
4Molti del luogo lo seguono e fra essi il discepolo di Gamaliele, che viene chiamato, un certo
momento, da tre addossati ad una casa. Parla con essi e con essi si fa largo verso Ges.
Maestro, costoro ti vogliono parlare, dice richiamando lattenzione di Ges che parlava con
Pietro e suo cugino Giuda.
Scribi! Lavevo detto!, esclama Pietro gi turbato.
Ges saluta profondamente i tre che lo salutano e chiede: Che volete?.
Parla il pi anziano: Non sei venuto. Noi veniamo. E perch nessuno pensi che abbiamo peccato
nel sabato, diciamo a tutti che abbiamo diviso la strada in tre tempi. Il primo sinch lultima luce del
tramonto ebbe vita. Il secondo, di sei stadi, mentre la luna illuminava i sentieri. Il terzo ha termine
ora e non ha superato la misura legale. Questo per le nostre e vostre anime. Ma per il nostro
intelletto ti chiediamo la tua sapienza. Sei a conoscenza di quanto accaduto nella citt di
Giscala?.
Vengo da Cafarnao. Nulla so.
Odi. Un uomo, che si era assentato per lunghi affari dalla sua casa, tornando seppe che nella sua
assenza la moglie lo aveva tradito e sino al punto da partorire un figlio, che non poteva essere del
marito perch egli stato assente per quattordici mesi. Luomo ha ucciso occultamente la moglie.
Ma, denunciato da uno che seppe dalla serva, secondo la legge dIsraele stato ucciso. Lamante,
che secondo la legge dovrebbe essere lapidato,* si rifugiato a Cds e certamente cercher di
raggiungere da l altri luoghi. Il bastardo, che il marito voleva, per uccidere esso pure, non fu
consegnato dalla donna che lo allattava, la quale andata a Cds per commuovere il vero padre del
lattante a occuparsi di suo figlio, perch il marito della nutrice si oppone a tenere il bastardo in casa.
Ma luomo lha respinta insieme al figlio, dicendo che esso gli sarebbe di ostacolo nella fuga.
Secondo Te, come giudichi il fatto?.
Non trovo che sia pi giudicabile. Ogni giudizio, giusto od ingiusto, gi stato dato.

Quale, secondo Te, il giudizio giusto e quale lingiusto? sorta divergenza fra di noi circa il
supplizio dellomicida.
5Ges li guarda fisso fisso uno dopo laltro. Poi dice: Io parler. Ma prima rispondete alle mie
domande, quale che sia il loro peso. E siate sinceri. Luomo omicida della moglie era del luogo?.
No. Vi si era stabilito da quando aveva sposato la donna, che era del luogo.
Ladultero era del luogo?.
S.
Come luomo tradito seppe di esserlo? Era pubblica la colpa?.
No, veramente, e non si capisce come luomo pot saperlo. La donna si era assentata da mesi,
dicendo che per non stare sola andava a Tolemaide da parenti suoi, e torn dicendo che aveva preso
seco il figliolino di una parente morta.
Quando era in Giscala era sfacciata la sua condotta?.
__________________
* lapidato, come prescritto in: Levitico 20, 10; Deuteronomio 22, 22-24. Di lapidazione degli
adulteri si parla anche in: 26.6 - 357.11 - 494.1 - 495.2.
No. Anzi, tutti stupimmo che Marco fosse in relazione con lei.
Il mio parente non peccatore. uno accusato innocente, dice uno dei tre, che non ha ancora mai
parlato.
Era tuo parente? Chi sei?, chiede Ges.
Il primo degli Anziani di Giscala. Per questo ho voluto morto lomicida, perch uccise non solo,
ma uccise un innocente, e guarda bieco il terzo, che sui quarantanni e che ribatte: La Legge
dice che sia ucciso lomicida.
Tu volevi morta la donna e ladultero.
Cos la Legge.
Se non cera altra ragione, nessuno avrebbe parlato.
La disputa si accende fra i due antagonisti, che quasi dimenticano Ges. Ma quello che ha parlato
per primo, il pi vecchio, impone silenzio dicendo, imparziale: Non si pu negare che lomicidio
sia stato consumato, come non si pu negare che la colpa ci sia stata. La donna lha confessata al
marito. Ma lasciamo parlare il Maestro.
Io dico: come il marito lo seppe? Non mi avete risposto.
Quello che difende la donna dice: Perch ci fu chi parl non appena il marito fece ritorno.
E allora Io dico che costui non era puro nel suo animo, dice Ges abbassando le palpebre a velare
il suo sguardo perch non accusi.
Ma quello di quarantanni, e che voleva la morte della donna e delladultero, scatta: Io non avevo
nessuna fame di lei.
Ah! ora chiaro! Sei stato tu che hai parlato! Lo sospettavo, ma ora ti sei tradito! Assassino!.
E tu favoreggiatore delladultero. Se tu non lo avessi avvertito, non ci sarebbe sfuggito. Ma tuo
parente! Cos si fa la giustizia in Israele! Per questo difendi anche la memoria della donna: per
difendere il parente. Di lei sola non ti preoccuperesti.
E tu, allora? Tu, che hai gettato luomo contro la donna per vendicarti delle sue ripulse?.
E tu che, unico, hai testimoniato contro luomo? Tu che pagavi una serva in quella casa perch ti
favorisse? Non valido il testimonio unico. Lo dice* la Legge.
Un baccano da mercato! Ges e il vecchione cercano calmare i due che rappresentano due interessi
e due correnti opposte e che svelano un odio insanabile fra due famiglie. Ci riescono a fatica 6e ora
parla Ges, calmo, solenne, e per prima cosa si difende dallaccusa venuta da uno dei contendenti:
Tu che proteggi le prostitute....
______________
* Lo dice, in Numeri 35, 30.
Io non solo dico che ladulterio consumato delitto contro Dio e il prossimo, ma dico: anche colui

che ha desideri impuri per la moglie di un altro adultero nel suo cuore e commette peccato. Guai
se ogni uomo che ha desiderato la donna daltri dovesse venire messo a morte! I lapidatori
dovrebbero avere sempre le selci in mano. Ma se il peccato resta molte volte impunito dagli uomini
sulla Terra, il peccato sar scontato nellaltra vita, perch lAltissimo ha detto: Non fornicherai e
non desidererai la donna daltri, e parola di Dio va ubbidita. Per anche dico: Guai a colui per il
quale si commette uno scandalo e guai al delatore del suo prossimo. Qui si mancato da parte di
tutti. Del marito. Aveva proprio necessit di abbandonare la moglie per tanto tempo? Laveva
trattata sempre con quellamore che conquista il cuore della compagna? Ha esaminato se stesso per
vedere se, prima di lui dalla donna, non era stata offesa la donna da lui? La legge del taglione dice:
Occhio per occhio, dente per dente. Ma se lo dice per esigere riparazione, deve questa esser data
da un solo? Io non difendo ladultera. Ma dico: quante volte ella avrebbe potuto accusare di questo
peccato il suo consorte?.
La gente sussurra: vero! vero!, e approvano anche il vecchio di Giscala e il discepolo di
Gamaliele.
Ges prosegue: ...Io dico: come non ha temuto Dio colui che per vendetta ha causato tanta
tragedia? Lavrebbe voluta in seno alla sua famiglia? Io dico: luomo che fuggito e che, dopo aver
goduto e causato rovine, ora ripudia anche linnocente, crede fuggendo di salvarsi dal Vendicatore
eterno? Questo Io dico. 7E dico ancora. La Legge esigeva la lapidazione degli adulteri e luccisione
dellomicida. Ma un giorno verr che la Legge, necessaria per trattenere la violenza e la lussuria
degli uomini non fortificati dalla Grazia del Signore, sar modificata, e se resteranno i
comandamenti: Non ammazzare e non commettere adulterio, le sanzioni contro questi peccati
saranno rimesse ad una giustizia pi alta che non quella dellodio e del sangue. Una giustizia
rispetto alla quale la superstite e sempre fallace e immeritevole giustizia dei giudici umani, tutti e
forse pi volte adulteri, se non omicidi, sar meno che nulla. Parlo della giustizia di Dio, che
chieder ragione agli uomini anche dei desideri impuri dai quali vengono le vendette, le delazioni,
gli omicidi, e soprattutto chieder ragione del perch vengono negate ai colpevoli le ore per
redimersi, e perch agli innocenti viene imposto di portare il peso delle colpe altrui. Tutti colpevoli
qui. Tutti. Anche i giudici mossi da opposti moti di vendetta personale. Uno solo linnocente. E a
questo va la mia piet. Io non posso tornare indietro. Ma chi di voi sar caritatevole al pargolo ed a
Me che soffro per lui?.
Ges guarda la folla con occhi di mesta preghiera.
In molti dicono: Che vuoi? Per ricorda: un bastardo.
A Cafarnao vi una donna di nome Sara. di Afec. Una mia discepola. Portatele il fanciullo e
ditele: Ges di Nazaret te lo affida. Quando il Messia che attendete avr fondato il suo Regno e
messo le sue leggi, che non annullano la Parola del Sinai ma ne danno il compimento con la carit, i
bastardi non saranno pi senza madre, perch Io sar il Padre di quelli che non hanno padre e dir ai
miei fedeli: Amate questi per amore di Me. E altre cose saranno mutate, perch la violenza verr
sostituita dallamore.
8Voi credevate forse che, interrogandomi, Io negassi la Legge. E per questo mi avete cercato. Dite a
voi stessi e a chi vi ha mandato che Io sono venuto a perfezionare la Legge, non mai a negarla. Dite
a voi e agli altri che Colui che predica il Regno di Dio non pu certo insegnare ci che nel Regno di
Dio sarebbe orrore e non potrebbe essere accolto perci. Dite anche a voi e agli altri di ricordare* il
Deuteronomio: Il Signore Dio tuo ti susciter della tua nazione, dei tuoi fratelli, un profeta.
Ascoltalo. Cos chiedesti al Signore Dio tuo presso lOreb e dicesti: Che io non senta pi la voce
del Signore mio Dio e non vegga pi questo grandissimo fuoco e non muoia. E il Signore mi disse:
Hanno detto bene, ed Io susciter loro, di mezzo ai loro fratelli, un profeta simile a te, e porr le
mie parole nella sua bocca, ed egli dir loro tutto quello che Io gli avr comandato. E se qualcuno
non vorr ascoltare le parole che egli dir in mio nome, Io ne far vendetta .
Dio vi ha mandato il suo Verbo perch parlasse senza che la sua voce vi uccidesse. Tanto era stato
gi detto da Dio alluomo, gi pi che luomo non meritasse di udire da Dio. Tanto con la Legge del
Sinai e coi profeti. Ma tanto ancora andava detto, e Dio lo ha serbato per il suo profeta del tempo di
Grazia, per il Promesso al suo popolo, nel quale la Parola di Dio e nel quale sar compito il

perdono. Fondatore del Regno di Dio, Egli codificher la Legge coi nuovi precetti di amore, perch
il tempo dellamore venuto. E non chieder vendetta allAltissimo per chi non lo ascolta, ma solo
che il fuoco di Dio sciolga il granito dei cuori e la Parola di Dio possa penetrarli e fondarvi il
Regno, che Regno dello spirito come il Re di esso Re spirituale. A chiunque amer il Figlio
delluomo, il Figlio delluomo dar Via, Verit, Vita per andare a Dio, conoscerlo e vivere la Vita
eterna. A chiunque accetter la mia parola si apriranno in lui sorgenti di luce, per cui conosceranno
il senso nascosto delle parole della Legge e vedranno che i divieti non sono minacce ma inviti di
Dio, che vuole gli uomini beati e non dannati, benedetti e non maledetti.
9Una volta di pi, di una cosa ormai risolta, come la santit non lavrebbe risolta, voi avete fatto
strumento inquisitore per cogliermi in peccato. Ma Io so di non peccare. E non temo dicendo il mio
pensiero che questo: luomo omicida ha scontato, con il disonore prima e la morte poi, laver fatto
del guadagno la mta della sua vita. La donna ha scontato con la morte il suo peccato e - ci vi far
stupore ma cos - e la sua confessione, nellintento di piegare il marito a piet per linnocente, ha
diminuito il suo peso presso Dio. Gli altri - tu e tu, e chi fuggito senza piet neppure per la sua
creatura - siete maggiormente colpevoli dei due primi. Mormorate? Voi non avete espiato con la
morte, e in voi non erano le attenuanti del marito tradito e non sono le attenuanti dellessere
trascurata e della
_______________
* ricordare quanto detto in: Deuteronomio 18, 15-19.
confessione della donna. E tutti avete un peccato, tutti meno la nutrice dellinnocente. Quello di
respingere questo innocente come un male vergognoso. Avete saputo uccidere lomicida. Avreste
saputo uccidere anche gli adulteri. Ci che giustizia severa lavete saputo fare e lavreste saputo
fare. Ma non uno ha saputo e sa aprire le braccia alla piet per linnocente. Ma non siete
responsabili completamente. Non sapete... Non sapete mai di preciso quello che fate e quello che
andrebbe fatto. E in ci la vostra scusante.
Quando questo discepolo di Gamaliele venuto a Me, mi ha detto: Vieni. Ti vogliono interrogare
su un fatto di cui durano le conseguenze. Le conseguenze sono linnocente. Ebbene? Ora che
sapete il mio pensiero, mutate forse il vostro giudizio l dove ancora mutabile? A costui Io ho
detto: Io non giudico. Io perdono. Gamaliele ha detto: Solo Ges di Nazaret giudicherebbe con
giustizia qui. Io, come ho detto a costui, avrei consigliato tutti, dico tutti, di attendere a colpire
dopo un attento esame e dopo che le passioni fossero calmate. Molte cose potevano essere mutate
senza offendere la Legge. 10La cosa avvenuta, ormai. E Dio perdoni a chi si pentito o si pentir
di essa. Non ho altro da dire. Ossia ho ancora una cosa: Dio vi perdoni una volta ancora di aver
tentato il Figlio delluomo.
Non io, Maestro! Non io! Io... Amo rabbi Gamaliele come un discepolo deve amare il suo
maestro: pi di un padre. Pi, perch un rabbi forma lintelletto, che pi grande cosa della carne.
E... non posso lasciare il mio rabbi per Te. Ma ecco. Per salutarti non trovo che le parole* del
cantico di Giuditta. Fioriscono dal fondo del cuore, perch ho sentito giustizia e sapienza in tutte le
tue parole. Adonai, Signore, Tu sei grande e magnifico nella tua possanza. Nessuno pu superarti.
Nessuno pu resistere alla tua voce. Quelli che ti temono saranno innanzi a Te in tutto!... Signore,
io scender a Cafarnao dalla donna che Tu dici... E tu prega per me, perch il mio granito si sciolga
e vi penetri la Parola che fonda il Regno di Dio in noi... Ora ho capito. Noi ci inganniamo. E noi
discepoli siamo i meno colpevoli....
Che dici, o stolto?, interrompe violento lAnziano di Giscala volgendosi al discepolo di
Gamaliele.
Che dico? Dico che ha ragione il mio maestro. E chi tenta Costui al regno temporale un satana,
perch Costui un vero Profeta dellAltissimo e la Sapienza parla sulle sue labbra. Dimmi,
Maestro, che devo fare?.
Meditare.
Ma....
Meditare. Sei un frutto acerbo. E vai innestato anche. Pregher per te. Venite voi....

E, con gli apostoli carichi delle sacche, inizia il suo cammino lasciando dietro S i commenti.
_______________
* parole prese da: Giuditta 16, 13-15.
11Dice Ges: Qui metterete la visione del 15 agosto 1944: Ges guarisce il bambino nato cieco di
Sidone.

473.Guarigione di un bambino cieco di Sidone e un insegnamento per le


mogli di oggi.
15 agosto 1944.
[...]
1Vedo Ges che, circondato dagli apostoli e da popolo, esce da una sinagoga. Capisco che una
sinagoga perch dalla porta spalancata vedo lo stesso ammobigliamento che ho visto in quella di
Nazareth, in una delle visioni preparatorie alla Passione.
La sinagoga sulla piazza centrale del paese. Una piazza nuda, senza altro che case intorno, una
vasca al centro, alimentata da una fontana che getta una bellacqua limpida da ununica bocca fatta
di una pietra scavata a tegolo. La vasca serve ad abbeverare i quadrupedi e i molti colombi che
svolazzano da casa a casa, la fonte ad empire le brocche delle donne, belle anfore di rame, molte
lavorate a martello, altre lisce, che splendono al sole. Perch vi sole e caldo. La terra della piazza
asciutta, giallognola come quando un gran sole la secca. Non vi neanche un albero sulla
piazza. Ma ciuffi di fichi e tralci duva traboccano dai muretti degli orti, che si allungano nelle
quattro vie che sboccano sulla piazza. Deve essere una fine destate e una fine di giornata. Perch
sulle pergole vi uva matura e il sole non cade a perpendicolo ma ha i raggi obliqui del tramonto.
Sulla piazza dei malati attendono Ges. Non vedo per fra questi nessun miracolo. Egli passa, si
curva su loro, li benedice e conforta, ma non li risana, almeno in quel momento. Vi sono anche
donne con dei bambini e uomini di ogni et. Paiono noti al Salvatore, perch Egli li saluta a nome
ed essi gli si affollano intorno con confidenza. Ges carezza i bambini curvandosi amorosamente su
loro.
2In un angolo della piazza una donna con un bambino o bambina (sono vestiti tutti di una uguale
tunichella a colori chiari). Non pare del luogo. Direi che di condizione sociale pi elevata degli
altri. La veste pi lavorata, con galloni e pieghe; non la semplice tunica delle popolane, che ha
un cordone alla vita per unico ornamento e modellatura della veste. Questa donna ha invece un
abito pi complicato che, senza essere il capolavoro di vestiario che erano quelli della Maddalena,
gi molto aggraziato. In testa un velo leggero, molto pi di quello che hanno le altre, il quale non
che un lino sottile, mentre questo invece quasi una mussola tanto lieve. Esso appuntato a met
testa, con grazia, e lascia vedere e intravvedere la capigliatura castana ben pettinata, con ciocche
intrecciate semplicemente ma con una cura pi esperta di quella delle altre donne, che hanno delle
trecce in groppo sulla nuca o passate a cerchio sul capo. Sulle spalle un mantello vero e proprio,
ossia una stoffa non so se cucita o tessuta in tondo, che intorno al collo ha un gallone finito in una
fermatura dargento. La stoffa del mantello cade ampia sino al malleolo con belle pieghe.
La donna ha per mano il bambino o bambina che ho detto. Un bel bambino di un sette anni circa.
anche robusto, ma per niente vivace. Sta quieto quieto, a capo chino, per mano della mamma, senza
occuparsi di quanto avviene.
La donna guarda, ma non osa avvicinarsi al gruppo che si stretto intorno a Ges. Pare indecisa, in
contrasto fra la voglia di andare e la tema di farsi avanti. Ma poi decide una cosa di mezzo: attirare
lattenzione di Ges. Vede che Questo ha preso fra le braccia un bambolone tutto roseo e ridente
che una madre gli ha offerto e che, parlando ad un vecchietto, se lo stringe al cuore con moto di
cuna. Si curva sul suo bambino e gli dice qualche cosa.
Il bambino alza il capo. Vedo allora un visetto triste, dagli occhi chiusi. cieco. Piet di me,

Ges!, dice. La vocina infantile incrina laria ferma della piazza e va, col suo lamento, sino al
gruppo.
3Ges si volge e vede. Si muove subito. Con una sollecitudine amorosa. Non consegna neppure il
pargolo, che ha in braccio, alla madre. Va, alto e bellissimo, verso il povero ciechino, che dopo il
suo grido ha riabbassato il capo, inutilmente sollecitato dalla madre a ripetere il grido.
Ges di fronte alla donna. La guarda. Anche lei lo guarda; poi, timidamente, china lo sguardo.
Ges laiuta. Ha reso linfante, che aveva in braccio, alla donna che glielo aveva porto.
Donna, tuo questo figlio?.
S, Maestro, il mio primogenito.
Ges lo accarezza sulla testolina chinata. Ges pare non abbia visto la cecit del piccolo. Ma penso
che lo faccia di proposito per far formulare alla madre la sua richiesta.
LAltissimo ha dunque benedetto la tua casa con numerosa prole e dandoti per primo il maschio
sacro al Signore.
Ho un maschio solo, questo, e tre altre bambine. E non ne avr altri.... Un singhiozzo.
Perch piangi, donna?.
Perch il mio maschio cieco, Maestro!.
E tu vorresti che egli vedesse. Puoi credere?.
Credo, Maestro. Mi hanno detto che Tu hai aperto gli occhi che erano chiusi. Ma il mio bambino
nato con occhi seccati. Guardalo, Ges. Sotto le palpebre non c nulla....
Ges alza verso di s il visetto precocemente serio e guarda sollevando col pollice le palpebre. Un
vuoto di sotto. Torna a parlare tenendo alzato con una mano il visetto verso di S.
Perch sei venuta, allora, donna?.
Perch... lo so che pi difficile per il mio bambino... ma se vero che Tu sei lAtteso, Tu lo puoi
fare. Il Padre tuo ha fatto i mondi... Non potresti Tu fare due pupille alla mia creatura?.
Tu credi che Io vengo dal Padre, Signore altissimo?.
Credo questo e che Tu tutto possa.
4Ges la guarda come per valutare quanta fede sia in lei e di che purezza sia tal fede. Ha un sorriso.
Poi dice: Bambino, vieni a Me, e lo conduce per mano su un muretto alto un mezzo metro, che si
alza dalla strada a una casa, una specie di spalletta per riparare questa dalla via che ha una svolta in
quel punto.
Quando il bambino ben sicuro su quel rialzo, Ges si fa serio, imponente. La folla si accalca
intorno a Lui, al bambino e alla madre trepidante. Io vedo Ges di lato, di profilo. Tutto paludato
nel suo mantello blu scurissimo sulla veste appena un poco pi chiara, ha un viso ispirato. Pare pi
alto e fin pi robusto, come sempre quando sprigiona una potenza di miracolo. E questa volta una
delle volte che mi pare pi imponente. Pone le mani sul capo del bambino, le mani aperte, ma coi
due pollici si appoggia alle orbite vuote. Alza il capo e prega intensamente ma senza muovere
labbro. Un colloquio, certo, col Padre suo. Poi dice: Vedi! Lo voglio! E loda il Signore!, e alla
donna: Sia premiata la tua fede. Eccoti il figlio che sar il tuo onore e la tua pace. Mostralo a tuo
marito. Egli torner al tuo amore e nuovi giorni felici conoscer la tua casa .
5La donna, che ha gi avuto un grido acutissimo di gioia vedendo che, levati i pollici divini, dalle
occhiaie vuote due splendidi occhi azzurro cupo come quelli del Maestro la fissano stupiti e felici
sotto la frangia dei morati capelli, ha un altro grido e, pur tenendo il figlio serrato contro il cuore, si
inginocchia ai piedi di Ges dicendo: Anche questo sai? Ah! Tu sei veramente il Figlio di Dio, e
gli bacia la veste e i sandali, e poi si alza trasfigurata di gioia e dice: Udite tutti. Io vengo dalla
lontana terra di Sidone. Sono venuta perch unaltra madre mi ha parlato del Rabbi di Nazareth.
Mio marito, giudeo e mercante, ha in quella citt i suoi empori per il commercio con Roma. Ricco e
fedele alla Legge, non mi am pi da quando io, dopo avergli dato un maschio infelice, gli ho
partorito tre femmine e poi sono divenuta sterile. Egli si allontanato dalla sua casa ed io, senza
essere ripudiata, ero nelle stesse condizioni di una ripudiata, e gi sapevo che egli voleva disfarsi di
me per avere da altra donna un erede capace di continuare il commercio e godere delle ricchezze
paterne. Prima di partire sono andata dallo sposo e gli ho detto: Attendi, signore. Attendi che io
torni. Se torner col figlio ancor cieco, ripudiami. Ma altrimenti non ferire a morte il cuor mio e

negare un padre ai figli tuoi. Ed egli mi ha giurato: Per la gloria del Signore, donna io ti giuro che
se mi riporti il figlio sano - non so come potrai fare, poich il tuo ventre non seppe dargli occhi - io
torner a te come ai giorni del primo amore. Il Maestro non poteva sapere nulla del mio dolore di
sposa, eppure mi ha consolata anche in questo. Gloria a Dio e a Te, Maestro e Re. La donna
daccapo in ginocchio e piange di gioia.
6Va. Di a Daniele, tuo marito, che Colui che ha creato i mondi ha dato due chiare stelle per
pupille al piccolo sacro al Signore. Perch Dio fedele alle sue promesse ed ha giurato che chi
crede in Lui vedr ogni sorta di prodigio. Sia ora fedele lui al giuramento che ha fatto e non
commetta peccato di adulterio. Di questo a Daniele. Va. Sii felice. Benedico te e questo fanciullo,
e con te chi ti caro.
La folla ha un coro di lodi e di felicitazioni, e Ges entra in una casa vicina come per riposare.
La visione cessa cos. E le assicuro che mi ha profondamente colpita.
17 agosto 1944.
7Dice Ges:
Dio, per coloro che hanno fede in Lui, supera sempre le richieste dei figli e d pi ancora. Credilo
questo e credetelo tutti. Alla donna che da Sidone era venuta a Me con le due spade infisse nel
segreto del cuore e, poich svelare certe intime sventure pi penoso che dire: Sono malato, non
osa che dirmene il nome di una, Io do anche il secondo miracolo.
Agli occhi del mondo sar parso, e sembrer tuttora, che sia molto pi facile rendere concordia a
due sposi separati da un motivo che ormai superato, e felicemente, che non dare due pupille a due
occhi nati senza pupilla. Ma no. Non cos. Fare due pupille per il Signore e Creatore cosa
semplicissima, come rendere ad un cadavere il soffio della vita. Il Padrone della vita e della morte,
il Padrone di tutto quanto nel creato, non manca certo di soffio vitale da riinfondere ai morti e di
due gocce dumore per un occhio essiccato. Basta che voglia, che pu. Perch ci dipende dal
volere di Lui solo. Ma, quando si tratta di concordia fra uomini, ci vuole la volont degli uomini
unita al desiderio di Dio. Dio non violenta che raramente la libert umana. In via di massima vi
lascia liberi di agire come volete.
Quella donna, vivente in paese di idolatri e rimasta credente come lo sposo nel Dio dei suoi padri,
merita gi benignit da Dio. Spingendo poi la sua fede oltre il limite delle misure umane, superando
i dubbi e le negazioni della maggioranza dei credenti giudei - e lo prova il suo dire allo sposo:
Attendi il mio ritorno, certa di tornare col figlio guarito - merita doppio miracolo. Merita anche
questo difficile miracolo di aprire gli occhi dello spirito al suo consorte, occhi che si erano spenti a
vedere lamore e il dolore della sposa, e facevano a lei colpa di ci che colpa non .
8Voglio anche, e questo per le spose, che si rifletta allumilt rispettosa di questa loro sorella.
Sono andata dallo sposo e gli ho detto: attendi, signore.
Ella era dalla parte della ragione, perch fare colpa ad una madre di un difetto di nascita stoltezza
e crudelt. Gi il suo cuore franto dalla vista della sua creatura infelice. Doppiamente dalla parte
della ragione, perch trascurata dal marito da quando sterile, ed a conoscenza della sua
intenzione di divorzio, eppure rimane la moglie. Ossia la compagna fedele e sottomessa al
compagno, come voluto da Dio e insegnato dalla Scrittura. Non ribellione n sete di vendetta o
intenzione di trovare altro uomo per non essere la donna sola.
Se non torner col figlio guarito, ripudiami. Ma, altrimenti, non ferire a morte il cuor mio e non
negare un padre ai tuoi figli. Non sembra di sentire parlare Sara e le antiche donne ebree? Come
diverso, o mogli, il vostro linguaggio di ora! Ma, anche, come diverso quello che voi ottenete da
Dio e dallo sposo. E le famiglie si distruggono sempre pi.
9Come sempre, nel compiere il miracolo, ho dovuto dare un segno che lo rendesse ancor pi
incisivo. Avevo da persuadere tutto un mondo, chiuso nelle barriere di tutta una secolare maniera di
pensare e guidato da una setta che mi era nemica. Ecco la necessit di far splendere chiaramente il
mio potere soprannaturale. Ma linsegnamento della visione non in questo. nella fede, nella
umilt, ma fedelt al coniuge, nella giusta via presa, o mogli e madri che avete trovato spine dove vi
promettevate delle rose, per vedere nascere sugli aculei che vi feriscono nuovi rami fioriti.

Volgetevi al Signore Iddio vostro, che ha creato il coniugio perch luomo e la donna non fossero
soli e si amassero formando una carne sola e indissolubile, posto che fu insieme congiunta, e che vi
ha dato il Sacramento perch sulle nozze scendesse la benedizione sua, e per i meriti miei voi aveste
quanto vi necessario nella nuova via di coniugi e di procreatori. E, per volgervi a Lui con volto e
animo sicuri, siate oneste, buone, rispettose, fedeli, vere compagne dello sposo, non semplici ospiti
della sua casa, o, peggio ancora, estranee che un caso riunisce sotto un tetto come due che il caso
riunisce in un albergo di pellegrini.
Troppe volte questo avviene ora. Luomo manca? Male fa. Ma questo non giustifica la maniera di
agire di troppe mogli. Ancor meno la giustifica quando ad un buon compagno voi non sapete
rendere bene per bene e amore per amore. Non voglio neppure contemplare il troppo comune caso
di vostre carnali infedelt, che non vi fanno dissimili dalle meretrici, con laggravante di fare del
vizio ipocritamente e di sporcare laltare della famiglia intorno al quale sono le anime angeliche dei
vostri innocenti. Ma parlo della vostra infedelt morale al patto damore giurato davanti al mio
altare.
Ebbene, Io ho detto:* Colui che guarda una donna con desiderio commette adulterio nel suo
cuore; Io ho detto: Colui che rimanda la moglie con libello di divorzio lespone alladulterio. Ma
ora, ora che troppe mogli sono delle estranee al marito, Io dico: Coloro che non amano in anima,
mente e carne il loro compagno, lo spingono alladulterio, e se a costui Io chieder il perch del suo
peccato, non lo far da meno per colei che non ne lesecutrice, ma la creatrice. La Legge di Dio
occorre saperla comprendere in tutta la sua estensione e profondit, e occorre saperla vivere in piena
verit.
Sta con la mia pace, tu cui questo non tocca, e tieni il tuo cuore fisso in Me.

____________
* ho detto, in 174.13.18.19.
474. Una visione che si perde in un rapimento damore.
15 agosto 1946.
1Come sovente fanno mentre camminano, forse per alleggerire con questa distrazione la monotonia
del continuo camminare, gli apostoli parlano fra loro, riepilogando e commentando gli ultimi
avvenimenti, interrogando ogni tanto il Maestro, che generalmente parla poco, tanto per non essere
scortese, riserbando questa fatica solo quando il caso di ammaestrare la gente o i suoi apostoli,
correggendo idee storte, confortando degli infelici.
Ges era la Parola, ma non era certo la chiacchiera! Paziente e gentile come nessuno, senza
mostrare mai di aver noia per dovere ripetere un concetto una, due, dieci, cento volte, per farlo
entrare nelle teste corazzate dai precetti farisaici e rabbinici, incurante della sua stanchezza, che
talora tanta da essere certo anche sofferenza, pur di levare la sofferenza morale o fisica ad una
creatura. Ma palese come preferisca tacere, isolarsi in un silenzio meditativo capace di durare
molte ore, se non ne viene strappato da qualcuno che lo interroga. Generalmente e sempre un poco
pi avanti dei suoi apostoli, va allora a testa un poco china, alzandola di tanto in tanto a guardare il
cielo, la campagna, le persone, gli animali. Guardare ho detto. Ma ho detto male. Devo dire: amare.
Perch sorriso, sorriso di Dio, quello che da quelle pupille si riversa a carezzare il mondo e le
creature, sorriso-amore. Perch amore che traluce, che si espande, che benedice, che purifica la
luce del suo sguardo, sempre intenso, ma intensissimo quando esce da un raccoglimento...
2Cosa saranno i suoi raccoglimenti? Io penso - e sono certa di non sbagliare, perch basta osservare
lespressione del suo viso per vedere ci che sono - io penso che sono ben pi delle nostre estasi,
nelle quali la creatura gi vive in Cielo. Sono la riunione sensibile di Dio con Dio. Sempre

presente e unita la Divinit al Cristo, che era Dio come il Padre. In Terra come in Cielo il Padre
nel Figlio e il Figlio nel Padre, che si amano e amandosi generano la Terza Persona. La potenza
del Padre la generazione del Figlio, e latto di generare e di essere generato crea il Fuoco, ossia lo
Spirito dello Spirito di Dio. La Potenza si volge alla Sapienza che ha generata, e questa si volge alla
Potenza nella gioia di essere lUno per lAltro e di conoscersi per ci che sono. E, posto che ogni
conoscenza buona reciproca crea amore - anche le nostre conoscenze imperfette - ecco lo Spirito
Santo... Ecco Quello che, se fosse possibile mettere una perfezione nelle perfezioni divine, sarebbe
da chiamarsi la Perfezione della Perfezione. Lo Spirito Santo! Colui che al solo pensarlo empie di
luce, di gioia, di pace...
Nelle estasi del Cristo, quando lincomprensibile mistero dellUnit e Trinit di Dio si rinnovava
nel Ss. Cuore di Ges, quale completa, perfetta, incandescente, santificante, gaudiosa, pacifica
produzione di amore doveva generarsi ed effondersi come calore da una ardente fornace, come
incenso da ardente turibolo, a baciare col bacio di Dio le cose create dal Padre, fatte per mezzo del
Figlio-Verbo, fatte per lamore, per il solo Amore, ch tutte le operazioni di Dio sono Amore? E
questo lo sguardo dellUomo-Dio quando, da Uomo e da Dio, alza gli occhi, che hanno
contemplato in s il Padre, Se stesso e lAmore, a guardare lUniverso, ammirando la potenza
creativa di Dio, come Uomo; giubilando di poterla salvare nelle creature regali di essa creazione, gli
uomini, come Dio.
3Oh! non si pu, nessuno potr, n poeta, n artista, n pittore, rendere visibile alle folle quello
sguardo di Ges uscente dallabbraccio, dalla riunione sensibile con la Divinit, unita
ipostaticamente allUomo sempre, ma non sempre cos profondamente sensibile allUomo che era
Redentore e che perci ai suoi molti dolori, ai suoi molti annichilimenti doveva aggiungere anche
questo, grandissimo, di non poter pi essere sempre nel Padre, nel gran vortice dellAmore come
era in Cielo: onnipotente... libero... gioioso. Splendida la potenza del suo sguardo di miracolo,
dolcissima lespressione del suo sguardo duomo, mestissima la luce di dolore nelle ore di dolore...
Ma sono sguardi ancora umani, sebbene perfetti despressione. Questo, questo sguardo di Dio che si
contemplato e amato nella Triniforme Unit, non pi paragonabile, non c aggettivo per esso...
E lanima gli si prostra davanti, adorando, resa nulla nella conoscenza di Dio, resa beata dal
contemplare il suo infinito amore. I torrenti di delizie si versano nellanima mia... Io sono beata!
Ogni dolore, ogni ricordo si annulla sotto le onde dellamore di Ges Dio... e queste onde mi alzano
al Cielo, al Cielo, a Te!...
4Grazie, mio adorabile Amore!... Grazie!... Ora ti servo ancora... La creatura tornata donna,
tornata il portavoce dopo essere stata per un attimo serafino. Torna donna, torna creaturamartire, forse un altro tormento le gi alle spalle... Ma nel mio spirito brilla la luce che Tu mi hai
data, la beatifica luce di averti contemplato; n torrenti di lacrime, n torture crudeli potranno
spegnerla. Grazie, mio Benedetto! Tu solo mi ami!
Comprendo Paolo* come mai finora! Chi potr separarci dallamore di Cristo? Di queste cose
siamo vincitori in virt di Colui che ci ha amati... Io sono sicuro che n la morte, n la vita, n gli
angeli, n i principati, n le virt, n le cose presenti n le future, n la potenza, n laltezza, n la
profondit, n altra cosa creata potr separarci dalla carit di Dio che in Ges Cristo Signor
nostro. il peana vittorioso, giubilante, che squilla dalle schiere dei vittoriosi, degli amatori, dei
salvati dallamore, perch questa la santit: la salvezza avuta perch si stati amati e si amato.
Che gi squilla! E lo spirito, ancor qui, prigioniero sulla Terra, lo sente e canta la sua gioia, la sua
fiducia, la sua certezza... E luce, pi ancora luce viene, e le parole luminose dellApostolo si
illuminano ancor pi, ancor pi... ...la carit di Dio che in Ges Cristo Signor nostro.
Ecco, ora comprendo le parole di Azaria, di questo inverno: Ges il compendio dellamore dei
Tre. Ecco! Tutto lAmore in Lui. Noi possiamo trovare questo Amore di Dio, noi uomini, senza
attendere il ritorno a Dio, senza attendere il Cielo, amando Ges. Ecco! A chi crede si aprono dentro
fonti dacqua
________________
* Paolo, nel brano di Romani 8, 35-39; le parole di Azaria, scritte il 20 gennaio 1946 e riportate nel
volume I quaderni dal 1945 al 1950.

viva, fonti di luce, fonti di amore, perch chi crede va a Ges, perch chi crede, crede che Ges
nellEucarestia con il suo Corpo, Sangue, Anima, Divinit, come era in Terra, come in Cielo, col
suo Cuore, col suo Cuore! E nel Cuore di Ges la carit di Dio. E quando luomo riceve il Corpo
Ss. di Ges accoglie in s il Cuore di Ges. Ha perci in s non solo Ges, ma ha la Carit di Dio,
ossia ha Dio Padre, Figlio, Spirito Santo, perch la Carit di Dio la Ss. Trinit che ununica
cosa: lAmore. LAmore che si spartisce in tre fiamme per farci triplicemente felici. Felici di avere
un Padre, un Fratello, un Amico. Felici di avere chi provvede, chi ammaestra, chi ama. Felici di
avere Dio!
5Oh! non posso pi!... Signore, troppo grande il tuo dono! Chi me lo ottiene dai Cieli? Sei tu,
Beatissima Madre, contemplata nel tuo fulgore di Assunta Regina del Cielo? Sei tu, amoroso di
Cristo, dolce Giovanni di Betsaida, amico mio? Sei tu, amabile Patriarca protettore dei perseguitati,
sollecito provveditore di conforti, Giuseppe veneratissimo? Sei tu, mia grande sorellina Teresa del
B. G., che mi ottieni ci che da ventuno anni chiedo: che trabocchino nellanima mia le onde
dellAmore? Oh! se tu sei, compi lopera. Ottienimi di morire non in uno di questi assalti damore.
Sono anche io una piccola anima e non desidero cose straordinarie. Ma di morire dopo uno di questi
assalti damore, quando sono tornata piccola anima, piccolissima, fatta ancor pi piccola dalla
conoscenza di ci che lInfinito Amore, dopo uno di questi assalti, perch dopo si come
ribattezzati dallamore e non restano ombre di macchie in noi. Lamore arde... O sei tu, Azaria,
buon amico, che per tutte le lacrime che hai raccolte dal mio ciglio e portate in Cielo mi hai ottenuta
questora di beatitudine? Se tu sei, che tu ne sia benedetto!
Per a te, a Teresa, a Giuseppe, a Giovanni e Maria Ss., io non chiedo che questa estasi mi torni
ancora, ad empirmi di gaudio e di fuoco. Ma vi chiedo, vi supplico, che vada ad altri cuori, e specie
a quelli che voi sapete, a quei cuori che torturano il mio e dispiacciono a Dio, che non sanno sentire
e non sanno ubbidire. Se quei cuori avranno anche un attimo solo di questi assalti damore, si
convertiranno allAmore, al vero Amore. Ameranno. Con tutti se stessi. Con lintelletto soprattutto,
dal quale cadranno le muraglie del razionalismo, della scienza umana, che negano e che ostacolano
la fede semplice e buona e mettono confini al potere di Dio. E col cuore dove si fonderanno, come
cera al fuoco, le croste dellegoismo, dellinvidia, dellastio...
Fatelo, miei carissimi. Io accetto di non porre mai pi le labbra sul calice ristoratore dellamore,
accetto di bere sempre, sino al ritorno a Dio, al calice amaro di tutte le rinunzie, ma che essi tornino
sul sentiero luminoso, che essi si santifichino in ogni loro azione per meritare lo sguardo di GesDio, cos come mi fu concesso di goderlo oggi. Meritarlo qui, possederlo per sempre in Cielo, cos
come, sperando nel mio Signore, confido possederlo io pure...

Alle 12 dello stesso giorno.


6Rileggo. Penso ai teologi che leggeranno queste pagine. Forse troveranno degli errori nel mio
parlare sullestasi, sui raccoglimenti di Ges. Ricordino che io sono una povera ignorante, che non
so di teologia n di termini teologici, e che mi sforzo di dire ci che vedo cos come posso e con
quelle frasi che la mia povera mente pu formare...
16 agosto 1946.
7Dico a Ges: Signore, ieri Tu mi hai travolta e tutto si smarrito in Te. La visione....
Sorride con dolce e divina letizia e risponde accarezzandomi: Hai cantato invece che raccontato.
Hai cantato. Tutto il Paradiso cantava ieri le glorie di mia Madre, e tu hai cantato insieme al
Paradiso, e il Paradiso ha ascoltato ad un certo momento il tuo a solo. Sai quando? Quando tu hai
chiesto di non godere, ma che essi siano invasi dallamore per essere salvati. Il Cielo amante ha
ascoltato te, perch rinunciare alla beatitudine perch altri abbiano la Vita concesso solo a chi
sulla Terra essendo gi cittadino dei Cieli. I Santi per il tuo canto si sono ricordati di quando essi
erano i cantori sulla Terra. Gli Angeli hanno ascoltato guardando con fraterno compiacimento il tuo
Azaria. Maria ha sorriso offrendo il tuo canto allAmore. E lAmore, oh! mia Maria! e lAmore ti

ha baciata... e ti bacia ancora. Sta nel gaudio. Tu hai compreso lAmore. Io sono in te, e in Me c
Dio Uno e Trino come hai compreso. Percorri le vie della gioia soprannaturale oggi, invece delle
strade di Palestina incontro al dolore di Ges... Maria, non sei felice di essere nelle condizioni che
erano le mie nellultimo mio anno? un dono anche questo, e una luce per capirmi. Senza
unesperienza propria, e proporzionata, la creatura non potrebbe capire ci che fu la mia lunga
Passione. Ma oggi, come ieri, percorri le vie della gioia celeste. Dio con te. Sta in pace.
8E cos, i discorsi degli apostoli sullepisodio di Giscala, sul miracolo del bambino cieco, su
Tolemaide alla quale sono diretti, sulla strada a gradini tagliati nella roccia, dove si sono spinti per
giungere allultimo paese di confine fra la Siro-Fenicia e la Galilea - e deve essere quella vista* da
me quando andavano ad Alessandroscene - su Gamaliele ecc., se ne sono andati. Ossia sono rimasti,
per quanto ne ho sentito, nel mio cuore.
Dico solo che volevo dire questo. Che gli apostoli, che nei primi tempi, meno spiritualmente
formati, disturbavano il Maestro facilmente, ora, pi spiritualmente evoluti, rispettano i suoi
isolamenti e preferiscono parlare fra loro, pi indietro di due o tre metri. Soltanto quando necessita
loro uninformazione, un giudizio, oppure diventa imperioso il loro amore per il Maestro, allora si
accostano a Lui.
_______________
* vista, in 328.1. la cosiddetta scala di Tiro, menzionata anche in 330.5 e 331.9.

475. Un sospetto di Pietro e digressione sugli ebrei.


La piet di Abele di Betlemme per i propri nemici.
17 agosto 1946.
1Alzatevi e andiamo, ordina Ges ai suoi che dormono pesantemente su dei fieni, pi falaschi
che fieni, accatastati su un campo prossimo ad un fiumiciattolo che attende le piogge dautunno per
nutrire il suo alveo di acque.
Gli apostoli ubbidiscono senza parlare, ancor mezzo assonnati. Raccolgono le sacche, si mettono i
mantelli che avevano usato per coperte nella notte e si incamminano con Ges.
Andiamo per il Carmelo?, chiede Giacomo dAlfeo.
No. Per Sefori. E poi prenderemo la via per Mageddo. Il tempo basta appena..., risponde Ges.
S. E le notti si fanno troppo umide e fredde per dormire nei campi, quando per qualche motivo
non ci accoglie una casa, osserva Matteo.
Gli uomini! Ma come sono facili a dimenticare!... Signore? Ma sar sempre cos?, domanda
Andrea.
Sempre.
E allora! Se cos con Te, quando faremo noi, appena voltate le spalle, sar cancellato tutto, dice
sconfortato Tommaso.
2Io dico per che qui c qualcuno che fa dimenticare. Perch gli uomini, s, dimenticano con
facilit. Per non sempre dimenticano. Io vedo che fra noi, fra noi uomini, ci si ricorda delle cose
avute e date. Per Te, invece... No, sono sempre quei tali che lavorano a cancellare il ricordo di Te,
dice Pietro.
Non fare giudizi senza una base sicura, dice Ges.
Maestro, che la base ce lho!.
Ce lhai? Cosa hai scoperto?, chiede lIscariota molto interessato, e con lui anche altri chiedono
uguale. Ma linteresse di Giuda il pi vivo, direi affannoso.
Pietro, che guardava Ges, si volta e guarda lIscariota... uno sguardo attento, svegliato, sospettoso,
e tace, guardandolo, per qualche momento. Poi dice: Oh! niente... e tutto, se non ti dispiace

saperlo. Tanto da, se fossi uno che ha voglia di usare tutti i mezzi per riuscire, tanto da correre a
denunciare molte cose a chi ci governa, e sono sicuro che qualcuno passerebbe dei guai. Ma io
preferisco non riuscire, anzich avere degli aiuti da quella parte. Nelle cose di Dio non metto che
laiuto di Dio, e mi sembrerebbe di portare profanazione nelle cose di Dio a mettere loro a... loro
per... aiuto a schiacciare i rettili. Sono rettili anche loro... e... non mi fiderei... Capaci di schiacciare i
denunciati e i denunciatori insieme... Cos... faccio da me. Ecco!.
Ma non ti accorgi di fare offesa al Maestro?.
Io? Perch?.
Perch Lui li avvicina.
Lui Lui, e se li avvicina non lo fa per averne utile ma per portarli a Dio. Lui capace di farlo... e
lo fa. Ma non corre dietro a loro... Vedi che... devono essere loro a venire a Lui per sentire il
filosofo, come dicono. Ma ora non ne hanno pi tanta voglia, mi pare. E io non piango.
Parevi contento anche tu per Pasqua!.
Pareva. Luomo stolto molte volte. Ora non pare pi, e non pi. E ho ragione.
Come creatura che non mescola lutile umano alle cose spirituali hai ragione, Simone. Ma come
apostolo che si rallegra che altri si allontanino dalla Luce, no. Non hai ragione. Se pensassi che ogni
anima conquistata alla Luce una gloria per il tuo Maestro, non parleresti cos, dice Ges.
Giuda Iscariota guarda Pietro con un sorriso sarcastico. E Pietro lo vede... ma si domina e non dice
niente.
Ges anche vede e dice, accennando a Pietro, ma come parlasse a tutti: Sappiate per che pi
scusabile un eccesso di scrupolo religioso, a fine buono, che non un incurante passare sopra tutto
pur di raggiungere un fine umano. Ve lho detto pi volte: la volont buona o non buona quella
che d peso allazione. E in questo caso volont buona, anche se imperfetta nella forma, opporsi a
portare lumano nel sovrumano e ci che uno reputa immondo presso Dio. Non giusta la sua
intransigenza perch Io sono venuto per tutti. Ma molto vicino alla perfezione il suo giudizio che
nelle cose di Dio si deve ricorrere solo al suo aiuto soprannaturale, senza mendicare aiuti umani,
interessati o utilitari. E con questa sentenza equanime Ges pone fine alla discussione.
3Hanno superato a piedi asciutti un altro letto fluviale arso dallestate e raggiunto la via maestra che
va da Sicaminon verso la Samaria, credo, se ben mi ricordo il luogo visto altra volta. La via molto
frequentata nellimminenza della festa ed ha gi preso laspetto caratteristico delle strade palestinesi
nelle epoche di pellegrinaggi obbligatori al Tempio. Viandanti, asini, carri con persone sopra, con
tende, suppellettili per le soste fra tappa e tappa e nella stessa Gerusalemme, sempre sopraffollata
nelle solennit, tanto da consigliare di accamparsi sui colli che la cingono, sol che la stagione lo
conceda. In questa, poi, dei Tabernacoli, ancor pi sensibile questa emigrazione di intere famiglie,
non perch siano pi numerosi i pellegrini che non per Pasqua e Pentecoste, ma perch, dovendo
obbligatoriamente vivere sotto le capanne per qualche giorno, hanno le suppellettili che nelle altre
solennit tutti cercano di non trascinarsi dietro. veramente lesodo di un popolo che si riversa da
tutte le vie verso la capitale, come il sangue da ogni vena affluisce al cuore.
4Per capire anche ora lostinata religione dIsraele, cos tenace, cos compatta - per cui i
correligionari si aiutano fra loro in qualunque posto si trovino spinti dalla sorte e, qual che si sia la
nazione dove sono nati, non questa cosa ostacolo perch altro ebreo di altra nazione si senta
sempre fratello e compatriota del correligionario che incontra - bisogna tenere presente che essi,
dispersi, perseguitati, scherniti, apparentemente senza una vera patria, non si sentono nulla di tutto
ci. Hanno la loro Patria, quella che il loro Jeov ha loro dato; hanno la loro capitale, Gerusalemme,
e l, da ogni parte del mondo, converge il meglio dei loro esseri: lo spirito, il cuore. Hanno peccato?
Dio li ha puniti? Le profezie si sono avverate? S, vero. Ma resta quella, luminosa, causa per loro
di luminosa speranza, della ricostruzione del regno dIsraele... di questo Messia che deve venire... E
in un dolore che trema di aver demeritato da Dio, e in un perpetuo interrogativo: Ma era Ges di
Nazaret il vero Messia?, essi cercano di ricostituirsi a Nazione per averlo, questo Messia, essi
cercano di conservare questa tenace fede alla loro religione per meritare perdono da Dio e vedere
compiersi la promessa.
Io sono una povera donna, non so di problemi politici, non mi sono mai interessata degli ebrei

attuali e dei loro guai, qualche volta anche ho riso di loro che aspettano ancora Chi venuto e hanno
crocifisso, il loro pianto mi parso coccodrillesco alquanto, le loro azioni non mi sono sembrate n
mi sembrano tali da meritare ci che sperano da Dio, non il Cristo che ormai verr solo allUltimo
Giorno, ma neppure la ricostruzione della razza ebrea, dispersa, in Nazione indipendente. Ma per,
ora che vedo, spiritualmente, i padri degli ebrei attuali, comprendo il loro dramma secolare e la loro
tenacia, la fonte di questa loro tenacia. ancora il Popolo di Dio che per volere di Dio converge
verso la Terra promessa ai Padri, ai Patriarchi, il popolo che da centinaia di secoli compie il rito
mosaico, pensando a Gerusalemme, al suo Tempio splendente sul Moria. Impediti ad andarvi? S.
Ma ci va lo spirito.
Le baionette, i cannoni, le carceri servono contro luomo, non contro lo spirito. Israele non pu
perire perch rimasto nella sua religione. Teorica, farisaica, rituale e priva di ci che vita vera di
una religione: la corresponsione dello spirito al rito materiale? Tutto quello che volete. Ma intorno
allo sbriciolato corpo che fu Nazione, ed ora infiniti frammenti sparsi su tutta la Terra, stanno a
tenerlo raccolto le fasce di idee, riti, precetti secolari, venuti da profeti e rabbi e, come faro visibile
da tutte le parti del mondo, splende un luogo, Gerusalemme, e il suo nome come un grido a
raccolta, come un vessillo sventolato a richiamo, a memento, a promessa. No. Non pu essere
questo popolo messo a tacere da nessuna forza umana. Una forza pi grande dellumana in lui.
Tutto questo si capisce quando si osserva questo popolo andare per vie impervie, in stagioni
disagiose, incurante di tutto ci che pena, ilare della gioia di andare alla Citt Santa. Tutto ci si
capisce vedendoli andare ricchi con poveri, fanciulli con vecchi, dalla Palestina o dalla Diaspora,
verso il loro cuore: Gerusalemme. Tutto ci si capisce sentendoli cantare i loro canti... E, lo
confesso, e io vorrei che noi, i cristiani e cattolici, fossimo come loro, avessimo per il cuore del
cattolicesimo, Roma, la Chiesa, e per chi vive in esso, il Pietro attuale, il sentimento di questi che
vedo andare, andare, andare; vorrei avessimo ci che essi hanno, pi la nostra Fede perfetta perch
cristiana.
Mi diranno: Sono pieni di difetti. E noi? Ne siamo senza? Senza, noi fortificati dalla Grazia e dai
Sacramenti? Noi che dovremmo essere perfetti come lo il Padre che nei Cieli?
5Ho fatto una digressione. Ma, seguendo la marcia degli apostoli confusi con le altre turbe
dIsraele, il pensiero lavora
E lavora finch ad un incrocio di via un gruppo di discepoli non vede il Maestro e gli si affolla
intorno. Fra essi Abele di Betlemme, che si getta subito ai piedi di Ges dicendo: Maestro, ho
tanto pregato lAltissimo perch mi facesse incontrare con Te. E non lo speravo pi. Ma Egli mi ha
esaudito. Ora Tu esaudisci il tuo discepolo.
Che vuoi, Abele? Vieni l, al limitare del campo. Qui vi troppa gente e diamo noia.
Vanno in massa dove Ges indica, e l Abele dice ci che vuole. Maestro, Tu mi hai salvato* da
morte e da calunnia e hai fatto di me un tuo discepolo. Dunque Tu mi ami molto?.
Lo puoi chiedere? .
Lo chiedo per essere certo che Tu esaudisci la mia preghiera. Quando Tu mi hai salvato, hai
castigato i miei nemici con orribile castigo. Tu lo hai dato, giusto certo. Ma, oh! Signore! molto
orribile! Io ho cercato quei tre. Ogni volta che venivo da mia madre li cercavo. Sui monti, nelle
caverne presso la mia citt. E non li trovavo mai.
Perch li cercavi?.
Per parlare loro di Te, Signore. Perch, credendo in Te, ti invocassero e ottenessero perdono e
guarigione. Solo nellestate li ho trovati, e non insieme. Uno, quello che mi odiava per causa di mia
madre, si separato dagli altri che sono andati pi su, verso i monti pi alti di Jiftael. Loro mi
hanno detto dove egli ... E di loro mi hanno dato la traccia dei pastori di Betlemme, quelli che ti
hanno ospitato quella sera. I pastori coi loro greggi girano tanto e sanno tante cose. Loro sapevano
che nel monte della Bella Sorgente erano i due lebbrosi che cercavo. Sono andato. Oh!.... Lorrore
si dipinge sul viso del giovane uomo, quasi ancor giovinetto.
Continua.
Essi mi hanno riconosciuto. Io non potevo riconoscere in quei due mostri i miei concittadini... Mi
hanno chiamato... e mi hanno pregato, come fossi un dio... Il servo pi di tutti mi ha fatto piet. Per

il suo puro pentimento. Non vuole che il tuo perdono, Signore... Aser vuole anche la guarigione. Ha
una vecchia madre, Signore, una vecchia madre che muore di dolore in citt....
E laltro? Perch si diviso?.
Perch un demonio. Principale colpevole, adultero gi quando divenne omicida, eccitatore di
Aser, corruttore del servo di Gioele, che un poco stolto e facilmente dominabile, continua ad
essere un demonio. Dalla sua bocca odio e bestemmie, dal suo cuore odio e crudelt. Ho visto anche
lui... Volevo farlo buono. Rovin su me come un avvoltoio e solo nella fuga, in me rapida e
resistente perch
_____________
* mi hai salvato, in 248.5/11. Allo stesso episodio rimandano gli accenni che leggeremo in 476.6/7.
giovane e sano, ebbi salvezza. Ma non dispero di salvarlo. Torner... Una, due, tante volte con
soccorsi, con amore. Mi far amare. Egli crede che io vada a schernire la sua rovina. Io vado per
riedificarla. Se pu giungere ad amarmi, mi ascolter; se mi ascolter, finir per credere in Te.
Questo voglio. Gli altri, oh!, fu facile perch da loro hanno meditato e compreso. E il servo
divenuto il semplice maestro dellaltro, perch nel servo tanta fede, tanto desiderio di perdono.
6Vieni, Signore! Io ho promesso loro di condurti a loro quando ti avessi incontrato.
Abele, il loro delitto era grande, molti delitti in uno. Poco il tempo che hanno espiato....
Grande stato il tormento e il pentimento loro. Vieni.
Abele, essi ti volevano morto.
Non importa, Signore. Io voglio per loro la vita.
Quale vita?.
Quella che Tu di, quella dello spirito, il perdono, la redenzione.
Abele, erano i tuoi Caini e ti hanno odiato come pi non si pu. Ti volevano levare tutto: vita,
onore e madre....
Sono stati i miei benefattori, perch per essi ho avuto Te. Io li amo per questo loro dono e ti chiedo
che siano dove io sono, al tuo seguito. Voglio la loro salvezza come la mia, pi della mia, perch
pi grande il loro peccato.
Cosa offriresti a Dio in cambio della loro salvezza, se ti chiedesse unofferta?.
Abele pensa un momento... poi dice sicuro: Anche me stesso. La mia vita. Perderei un pugno di
fango per possedere il Cielo. Una perdita felice. Un acquisto grande, infinito: Dio, il Cielo. E due
peccatori salvati: i primogeniti del gregge che spero condurti e offrirti, o Signore .
Ges fa un atto che non fa mai cos in pubblico. Si china, perch molto pi alto di Abele, e
prendendogli il capo fra le mani lo bacia sulla bocca dicendo: Cos sia, almeno credo che cos
voglia dire il suo Maranata. E aggiunge: Per i tuoi sentimenti ti sia fatto secondo che chiedono
le tue parole. Vieni con Me. Mi condurrai. Giovanni, vieni con Me. E voi andate avanti. Per la via
di Mageddo ad Engannim. L mi attenderete, se ancora non mi avrete incontrato.
E predicheremo Te e la tua dottrina, dice lIscariota.
No. Mi attenderete. Semplicemente. Tenendo condotta di giusti e umili pellegrini e nulla pi.
Essendo fra voi come fratelli. E passerete, nellandare, dai contadini di Giocana, dando loro ci che
avete e dicendo che il Maestro, se potr, passer da Jezrael allaurora di due giorni da oggi. Andate.
La pace sia con voi.

476.Lezione sul modo di curare le anime e il perdono ai due peccatori


divenuti lebbrosi.
19 agosto 1946.
1Laspro nodo di Jiftael domina a nord precludendo lorizzonte. Ma l dove le coste dirute di questo
gruppo montano hanno inizio, e si mostrano quasi a picco sulla via carovaniera che da Tolemaide
va verso Sefori e Nazaret, sono molte caverne fra blocchi rocciosi sporgenti dal monte, sospesi sugli

abissi, messi a far da tetto e da base a questi antri.


Come sempre presso le strade pi importanti, isolati ma nello stesso tempo prossimi tanto da essere
visti e soccorsi dai viandanti, stanno dei lebbrosi. Una piccola colonia di lebbrosi, i quali gettano il
loro grido di avviso e quello di invocazione, vedendo passare Ges con Giovanni e Abele. E Abele
alza il viso verso di loro dicendo: Questo Colui del quale vi ho parlato. Lo conduco dai due che
sapete. Non avete nulla da chiedere al Figliol di Davide?.
Ci che a tutti chiediamo: pane, acqua, a satollarsi mentre i pellegrini passano. Dopo, nellinverno,
fame....
Non ho cibo, oggi. Ma ho con me la Salute....
Ma il suggestionante invito a ricorrere alla Salute non viene accolto. I lebbrosi si ritirano dal balzo,
volgendo le spalle e girando lo sperone del monte per vedere se altri pellegrini vengono dallaltra
via.
2Credo siano dei marinai gentili o idolatri affatto. Sono venuti da poco, cacciati da Tolemaide.
Venivano dallAfrica. Non so come si siano ammalati. So che, partiti sani dai loro paesi e dopo
lungo giro intorno alle coste africane per prendere avorio, e credo anche perle per venderle ai
mercanti latini, sono arrivati qui malati. E i magistrati del porto li hanno isolati e hanno bruciato
persino la nave. Chi andato verso le vie della Siro-Fenicia e chi qui. I pi malati questi, perch
quasi non camminano pi. Ma hanno lanima pi malata ancora. Ho cercato di dare un poco di
fede... Non chiedono che cibo....
Nelle conversioni bisogna avere costanza. Ci che non riesce in un anno riesce in due o pi.
Insistere a parlare di Dio, anche se paiono come le rocce che li ricoverano.
Faccio male allora a pensare al loro cibo?... Mi ero messo a portare prima del sabato sempre del
cibo, perch di sabato gli ebrei non viaggiano e nessuno pensa a loro....
Hai fatto bene. Tu lo hai detto. Sono pagani. Perci pi premurosi della carne e del sangue che
dellanima. Lamorosa premura che tu hai per la loro fame risveglia la loro affezione verso lo
sconosciuto che pensa a loro. E quando ti ameranno ti ascolteranno anche se parli di altro che non
sia cibo. Lamore prelude sempre ad un seguire colui che si imparato ad amare. Essi ti seguiranno
un giorno nelle vie dello spirito. Le opere di misericordia corporale spianano la via a quelle
spirituali, le quali la fanno tanto libera e piana che lentrata di Dio in un uomo, preparato in tal
modo al divino incontro, avviene ad insaputa dello stesso individuo. Egli si trova in s Dio e non sa
da dove entrato. Da dove! Talora dietro un sorriso, dietro una parola di piet, dietro un pane, si
iniziata lapertura della porta di un cuore chiuso alla Grazia e si iniziato il cammino di Dio per
entrare in quel cuore.
3Le anime! Esse sono la cosa pi varia che ci sia. Nessuna materia, e sono tante le materie che sono
sulla Terra, cos variata nei suoi aspetti quanto lo sono le anime nelle loro tendenze e reazioni.
Vedete questo potente terebinto? in mezzo a tutto un bosco di terebinti, simili ad esso nella
specie. Quanti sono? Cento e cento, mille forse, forse pi. Coprono questo aspro fianco di monte,
soverchiando col loro profumo aspro e salutare di resine ogni altro odore della valle e del monte.
Ma guardate. Mille e pi, e non uno in grossezza, altezza, potenza, pendenza, disposizione, che sia
uguale allaltro, se si osserva bene. Chi dritto come una lama, chi volto a settentrione o
mezzogiorno, a oriente od occidente. Chi nato in piena terra, chi l su uno scrimolo che non si sa
come possa reggerlo e come possa esso sostenersi cos proteso nel vuoto, quasi a far ponte con
laltro versante, alto sopra quel torrente, ora asciutto ma cos turbinoso nelle epoche di pioggia. Chi
contorto come se un crudele lo avesse oppresso mentre era tenera pianta, chi senza difetti. Chi
chiomato sino quasi alla base, chi schiomato e avente appena un ciuffetto sulla cima. Quello con
rami solo a destra. Laltro l fronzuto in basso e arso nella vetta bruciata da.un fulmine. Questo
morto che sopravvive in un ostinato ramo, unico, che sorto quasi alla radice, raccogliendo la
superstite linfa che era morta nellalto. E questo che vi ho indicato per primo, bello come pi non
potrebbe, ha forse un ramo, un rametto, una foglia - che dico dicendo una foglia sulle migliaia che
porta? - che sia simile allaltra? Sembra che lo siano. Ma non lo sono. Guardate questo ramo, il pi
basso. Osservate in esso la cima, solo la cima del ramo. Quante foglie saranno su quella cima?
Forse duecento aghetti verdi e sottili. Eppure, guardate! Ve ne una simile allaltra in colore,

robustezza, freschezza, flessibilit, portamento, et? Non vi .


Cos le anime. Tante quante sono, tante le loro diversit di tendenze e reazioni. 4E non buon
maestro e medico di anime chi non le sa conoscere e lavorare a seconda delle diverse loro tendenze
e reazioni. Non un lavoro facile, amici miei. Ci vuole studio continuo, abitudine alla meditazione
che illumina pi di ogni lunga lettura su testi fissi. Il libro che deve studiare un maestro e medico di
anime sono le anime stesse. Tanti fogli quante anime, e in ogni foglio molti sentimenti e passioni
passate, presenti e in embrione. Perci studio continuo, attento, meditativo, pazienza costante,
sopportazione, fortezza nel saper medicare le piaghe pi putride per risanarle senza mostrare schifo,
che avvilisce il piagato, e senza una falsa piet che, per non mortificare collo scoprire il marciume e
non nettare per tema di far soffrire la parte marcia, lascia incancrenire il male corrompendo tutto
lessere; prudenza, nel contempo, per non esacerbare con modi troppo rudi le ferite dei cuori e per
non infettarsi al loro contatto, volendo fare i sicuri che non temono di infettarsi trattando coi
peccatori.
E tutte queste virt, necessarie al maestro e medico di anime, dove trovano la loro luce per vedere e
capire, la loro pazienza, talora eroica, per perseverare ricevendo freddezze, qualche volta offese, la
loro fortezza per medicare saggiamente, la loro prudenza per non nuocere al malato e a se stessi?
Nellamore. Sempre nellamore. Esso d luce a tutto, d saggezza, d fortezza e prudenza. Preserva
dalle curiosit, che sono via ad assumere le colpe che si sono curate. Quando uno tutto amore, non
pu entrare in lui altro desiderio e altra scienza che non quella damore.
Vedete? I medici dicono che, quando uno fu morente per una malattia, difficilmente di essa si
ammala mai pi, perch ormai il suo sangue lha ricevuta e lha vinta. Il concetto non perfetto, ma
non neppure in tutto errato. Ma lamore, che salute invece che malattia, fa ci che dicono i
medici e per tutte le passioni non buone. Chi ama fortemente Dio e i fratelli non fa cosa che possa
dare dolore a Dio e ai fratelli; perci, anche avvicinando i malati dello spirito e venendo a
conoscenza di cose che lamore aveva sino allora velate, non se ne corrompe, perch resta fedele
allamore e il peccato non entra. Che volete che sia il senso per uno che ha vinto il senso con la
carit? Che le ricchezze per chi nellamore di Dio e delle anime trova ogni tesoro? Che la gola, che
lavarizia, che lincredulit, che laccidia, che la superbia per chi non appetisce che a Dio, per chi d
se stesso, anche se stesso per servire Dio, per chi nella sua Fede trova ogni suo bene, per chi
pungolato dalla fiamma instancabile della carit e opera instancabilmente per dare gioia a Dio, per
chi conosce Dio - amarlo conoscerlo - e non pu pi insuperbire perch si vede quale rispetto a
Dio?
5Un giorno voi sarete sacerdoti della mia Chiesa. Sarete perci i medici e maestri di spiriti.
Ricordate queste mie parole. Non sar il nome che porterete, n la veste, n le funzioni che
eserciterete che vi faranno sacerdoti, ossia ministri di Cristo, maestri e medici di anime, ma sar
lamore che possederete che vi far tali. Esso vi dar tutto quanto occorre per esserlo, e le anime,
tutte diverse fra loro, giungeranno ad ununica somiglianza: quella del Padre, se voi le saprete
lavorare con lamore.
Oh! che bella lezione, Maestro!, dice Giovanni.
Ma ci riusciremo mai noi ad essere cos?, aggiunge Abele.
Ges guarda luno e laltro, e poi passa un braccio sul collo di entrambi e se li attira a S, luno a
destra, laltro a sinistra, e li bacia sui capelli dicendo: Voi ci riuscirete perch avete compreso
lamore.
6Camminano ancora per qualche tempo, sempre pi difficilmente per lasperit del sentiero inciso
quasi sul ciglio del monte. Sotto, lontana, una via, e si vede la gente in cammino su essa.
Fermiamoci, Maestro. L, vedi, da quella piattaforma di roccia, i due calano con una fune un cesto
ai passanti, e oltre quella piattaforma la loro grotta. Ora li chiamo. E getta un grido facendosi
avanti, mentre Ges e Giovanni restano indietro, nascosti da arbusti folti.
Pochi istanti e poi un volto... - chiamiamolo volto perch messo al sommo di un corpo, ma
potrebbe chiamarsi anche muso, mostro, incubo... - si affaccia da sopra un macchione di more.
Tu? Ma non eri partito per i Tabernacoli?.
Ho trovato il Maestro e sono tornato indietro. Egli qui!.

Se Abele avesse detto: Jeov si libra sul vostro capo, io credo che* sarebbe stato meno subitaneo
e reverente il grido, latto, lo slancio dei due lebbrosi - perch mentre Abele parlava si era affacciato
anche laltro - nel gettarsi fuori, sulla piattaforma, in pieno sole, e nel prostrarsi viso a terra
gridando: Signore, noi abbiamo peccato. Ma la tua misericordia pi grande del nostro peccato!.
Lo gridano senza neppure assicurarsi se Ges veramente l, o se ancora lontano, in cammino
verso di loro. La loro fede tale che fa vedere anche ci che gli occhi, per le piaghe delle palpebre e
la rapidit del gettarsi a terra, non hanno certo visto.
Ges avanza mentre essi ripetono: Signore, il nostro peccato non merita perdono, ma Tu sei la
Misericordia! Signore Ges, per il tuo Nome salvaci. Tu sei lAmore che pu vincere la Giustizia.
Io Sono l Amore. vero. Ma su Me il Padre. Ed Egli la Giustizia, dice severo Ges
facendosi con Giovanni in avanti sul sentiero.
7I due alzano gli sfigurati volti e lo guardano fra le lacrime che scorrono unite a sostanze marciose.
Orribili a vedersi quei volti! Vecchi? Giovani? Chi il servo? Chi Aser? Impossibile dirlo. La
malattia li ha uguagliati, facendone due forme di orrore e nausea.
Come deve loro apparire Ges, ritto in mezzo al sentiero, col sole che lo fascia di raggi e ne
accende il biondo dei capelli, non so. So che lo guardano e poi si coprono il volto gemendo: Jeov!
La Luce!. Ma poi gridano ancora: Il Padre ti ha mandato per salvare. Egli ti chiama la sua
dilezione. Egli in Te si compiace. Egli non ti negher di darci il perdono.
Il perdono o la salute?.
Il perdono, grida uno. E laltro: ...e poi la salute. Mia madre muore di dolore per me.
Se Io vi perdono resta sempre la giustizia degli uomini, per te soprattutto. Che vale allora il mio
perdono per fare felice tua madre?, tenta Ges per fare dire le parole che attende per operare il
miracolo.
Vale. Ella una vera israelita. Vuole per me il seno dAbramo. E per me non vi quel luogo in
attesa del Cielo, perch io ho peccato troppo.
Troppo. Lo hai detto.
Troppo!... vero... Ma Tu... Oh! quel giorno cera tua Madre... Dove tua Madre ora? Ella aveva
piet della madre di Abele. Lho visto. E se ora sentisse avrebbe piet della mia. Ges, Figlio di
Dio, piet in nome di tua Madre!....
_______________
* io credo che stato corretto da MV sia sul manoscritto originale che sulla copia dattiloscritta, in
molto probabilmente. Il motivo di siffatta correzione spiegato in una nota a 335.7, al punto a.
E che fareste dopo?.
Dopo?. Si guardano sgomenti. Il dopo la condanna degli uomini, lo sprezzo, o la fuga,
lesilio. Davanti alla prospettiva della guarigione essi tremano come della perdita di una salvezza.
Come ci tiene luomo alla vita! I due, presi nel dilemma di guarire ed essere condannati dalla legge
degli uomini, o vivere lebbrosi, quasi preferiscono vivere lebbrosi. Lo dicono, lo confessano con
queste parole: Il supplizio orrendo!. Lo dice soprattutto quello che capisco essere Aser, uno dei
due omicidi...
orrendo. Ma almeno giustizia. Voi lo davate a questo innocente, per loschi fini tu, per un
pugno di monete tu.
vero! O Dio mio! Ma egli ci ha perdonato. Perdona Tu pure. Vuol dire che moriremo. Ma
lanima sar salva.
La donna di Gioele fu lapidata perch adultera. I quattro figli stentano la vita con la madre di lei,
perch i fratelli di Gioele li hanno scacciati come bastardi impadronendosi dei beni del fratello. Lo
sapete?.
Ce lo disse Abele....
E chi ripara alla loro sventura?.
La voce di Ges un tuono, veramente voce di Dio Giudice e fa paura. Solo nel sole, dritto e
rigido, figura di spavento. I due lo guardano con paura. Bench il sole debba inviperire le loro
piaghe, non si muovono, come non si muove Ges che ne tutto avvolto. Gli elementi perdono
valore in queste ore di anime

Aser dice dopo qualche tempo: Se Abele vuole amarmi sino in fondo, vada da mia madre e le dica
che Dio mi ha perdonato e....
Io non ti ho perdonato ancora.
Ma lo farai perch vedi il mio cuore... E le dir che tutto quanto mio vada ai figli di Gioele per
mio volere. Sia che io muoia, sia che io viva, rinuncio alla ricchezza che mi ha fatto vizioso.
8Ges sorride. Si trasfigura nel sorriso passando dal volto severo al volto pietoso, e con voce
mutata dice: Vedo il vostro cuore. Alzatevi. E alzate il vostro spirito a Dio benedicendolo. Recisi
come siete dal mondo, potete andarvene senza che il mondo sappia di voi. E il mondo vi attende per
darvi modo di soffrire e di espiare.
Ci salvi, Signore?! Ci perdoni?! Ci guarisci?!.
S. Vi lascio la vita, perch la vita sofferenza specie per chi ha dei ricordi come i vostri. Ma ora
non potete uscire di qui. Abele deve venire con Me, deve andare come tutti gli ebrei a
Gerusalemme. Attendete il suo ritorno. Esso coincider con la vostra guarigione. Egli penser a
portarvi al* sacerdote e ad avvisare tua madre. Io dir ad Abele ci che deve e come deve fare.
Potete credere alle mie parole, anche se me ne vado senza guarirvi?.
________________
* al potrebbe essere il, poich MV scrive tra le righe del testo autografo: (o il?), mostrandosi
indecisa.
S. Signore. Per ripetici che perdoni allo spirito nostro. Questo s. Poi tutto verr quando vorrai.
Io vi perdono. Rinascete con uno spirito nuovo e non vogliate pi peccare. Ricordate che, oltre
allastenervi dal peccare, dovete compiere atti di giustizia volti ad annullare completamente il
vostro debito agli occhi di Dio, e che perci la vostra penitenza deve essere continua perch grande
il debito vostro, ben grande! Il tuo in specie coinvolge tutti i comandamenti del Signore. Pensaci e
vedrai che non uno ne escluso. Ti sei dimenticato di Dio, hai messo il senso a tuo idolo, hai fatto
delle feste giorni di deliri oziosi, hai offeso e disonorato tua madre, hai contribuito a uccidere e a
voler uccidere, hai rubato lesistenza e volevi rubare un figlio a una madre e hai privato di padre e
madre quattro fanciulli, sei stato lussurioso, hai detto falsa testimonianza, desideravi impudicamente
la donna che era fedele allo sposo defunto, hai desiderato ci che era di Abele tanto da voler
sopprimere Abele per impadronirti del suo.
Aser geme ad ogni proposizione: vero, vero!.
Come vedi, Dio avrebbe potuto incenerirti senza ricorrere ai castighi degli uomini. Ti ha
risparmiato perch Io potessi salvare uno di pi. Ma locchio di Dio ti sorveglia e la sua intelligenza
ricorda. Andate, e si volge tornando nel folto presso Abele e Giovanni, che si erano messi al riparo
sotto le piante della costa.
9E i due, ancor sfigurati, forse sorridenti - ma chi pu dire quando sorride un lebbroso? - con la
voce caratteristica dei lebbrosi, stridula, metallica, mancante di continuit, con brusche
disuguaglianze, intonano, mentre Egli scende il monte per il sentiero pauroso, il salmo 114... *
Essi sono felici!, dice Giovanni.
Io pure, dice Abele.
Credevo che li guarissi subito, dice ancora Giovanni.
Io pure, come sempre fai.
Sono stati grandi peccatori. Questa attesa giusta per chi ha tanto peccato. Ora ascolta, Anania....
Mi chiamo Abele, Signore, dice stupito il giovane e guarda Ges come per chiedersi: Perch si
sbaglia?.
Ges sorride: Per Me sei Anania, perch veramente sembri nato dalla bont del Signore. Siilo
sempre pi. E ascolta. Al ritorno dai Tabernacoli andrai nella tua citt dicendo alla madre di Aser di
fare ci che il figlio vuole e che col pi sollecito dei modi sia eseguito, dando tutto in riparazione
meno un decimo. E ci per piet della vecchia madre, la quale insieme a te lasci Betlemme di
Galilea e vada a Tolemaide, ad attendere il figlio che con te la raggiunger col compagno. Tu,
sistemata la donna presso qualche discepolo della citt, andrai a prendere quanto occorre per la
purificazione dei lebbrosi e non li lascerai altro che quando sar tutto fatto. Il sacerdote non sia di

quelli che sanno del passato, ma uno di altri luoghi.


_________________
* il salmo 114, qui richiamato secondo la volgata, diventato la prima parte del salmo 116 nella
neo-volgata: Amo il Signore perch ascolta il grido della mia preghiera...
E dopo?.
Dopo tu torni alla tua casa o ti riunisci ai discepoli. Ed essi, i guariti, prenderanno le vie
dellespiazione. Io dico lindispensabile. E lascio luomo libero di agire in seguito....
10E scendono, scendono, instancabili, nonostante le asperit della via e del calore del sole...
Instancabili, ma silenziosi per molto tempo.
Poi Abele rompe il silenzio dicendo: Signore, ti posso chiedere una grazia ?.
Quale?.
Di lasciarmi andare nella mia citt. Mi spiace di lasciarti. Ma quella madre....
Vai. Ma non ti attardare. Farai appena in tempo a raggiungere Gerusalemme.
Grazie, Signore! Non trover che lei, povera vecchia, vergognosa di tutto da quando Aser pecc.
Ma ora sorrider ancora. Che le devo dire in tuo nome?.
Che le sue lacrime e le sue preghiere hanno ottenuto grazia e che Dio la conforta a sperare sempre
pi e la benedice. Ma prima di lasciarci sostiamo per unora. Non di pi. Non tempo di sostare. E
poi tu andrai per la tua parte, Io e Giovanni per la mia, e per scorciatoie. E tu, Giovanni, andrai
avanti. Da mia Madre. Le porterai questa sacca con le vesti di lino e verrai con quelle di lana.
Andrai a dirle che la voglio vedere e che lattendo nel bosco di Matatia, quello della moglie. Lo sai.
Parla con Lei sola e vieni presto.
Lo so dove il bosco. E Tu? Solo? Resti solo?.
Resto col Padre mio. Non temere, dice Ges alzando la mano e posandola sulla testa del
discepolo prediletto, seduto sullerba al suo fianco. E gli sorride dicendo: Ma dovremmo esserci a
sera....
Maestro, quando ti devo far contento non sento stanchezza, lo sai. E andare dalla Madre!... come
se gli angeli portassero. Non poi molto lontano.
Non mai lontano ci che si fa con gioia... Ma tu sosterai la notte a Nazaret.
E Tu?.
E Io... Star col Padre mio dopo esser stato con mia Madre un poco. E poi mi incamminer
allalba, prendendo la strada del Tabor senza entrare a Nazaret. Lo sai che devo essere a Jezrael
allaurora di dopodomani.
Ti stancherai molto, Maestro. Lo sei gi.
Avremo tempo di riposarci nellinverno. Non temere. E non sperare di poter andare, con pace
come qui, sempre evangelizzando. Conosceremo molte soste....
Ges china il capo pensoso, sbocconcellando il suo pane pi per fare compagnia ai due che, giovani
e lieti di essere col Maestro, mangiano di gusto, che per voglia di cibo. Tanto che smette di farlo e si
assorbe in uno dei suoi silenzi, che i due rispettano tacendo, riposando al rezzo del monte, i piedi
scalzi a cercar frescura sullerba nata ai piedi dei tronchi potenti. E sonnecchierebbero anche, ma
Ges alza il capo e dice: Andiamo. Al bivio ci lasceremo.
E, riallacciati i sandali, si mettono in cammino. Lombra del bosco e il vento che viene da
settentrione li aiuta a sopportare la pesantezza dellora ancora calda, sebbene non pi torrida come
nei mesi di piena estate.

477. A colloquio con la Madre nel bosco di Matatia.


Le sofferenze morali di Ges e di Maria.
21 agosto 1946.

1Ges solo. Solo su un pianoro un poco fatto a conca, che con una lieve e pur continua
ondulazione sale per il versante dei colli che cingono certo il lago di Galilea, perch lo vedo in
basso, a destra, incupire il suo azzurro bellissimo per il sopraggiungere del tramonto, che ritira da
molta parte di lago il folgorante saettare dei raggi solari. Dietro alla conca, a nord, le montagne di
Arbela e oltre, pi alte, quelle di oltre lago dove sorgono Meieron e Giscala, e a nord est, lontano,
ma potente e regale sempre da qualunque parte lo si veda, il Grande Ermon, che il sole al tramonto
percuote bizzarramente nel picco maggiore, facendolo di un topazio rosa ad occidente e lasciandolo
al suo colore opalino, tendente a quellindefinibile sfumatura di un niveo azzurrino che ho visto
qualche volta sulle vette delle nostre Alpi di confine.
Io guardo a nord, e questo vedo, come vedo senza fatica a destra, in basso, il lago, a sinistra e pi
alti i colli che impediscono di vedere la pianura della costa. Ma se mi volgo a mezzogiorno vedo il
Tabor oltre dolci colline, che sono certo quelle che cingono Nazaret. Una cittadina gi, in basso,
presso una via di grande transito, dove la gente si affretta per raggiungere i luoghi di tappa.
Ges non guarda nulla di ci che guardo io. Cerca soltanto un posto per sedere e lo elegge ai piedi
di un poderosissimo leccio, che con le sue fronde ha riparato le erbe del suolo dal solleone, per cui
esse sono ancora fresche e folte come se lestate non fosse passata bruciando. Ges ha cos di fronte
il lago, al fianco il sentiero fra le piante per il quale salito, allaltro lato le ondulazioni che
recingono a nord la conca prativa e boschiva dove si trova, e tutta verde, perch le piante sono per
lo pi lecci e altre, ossia piante perenni, che lautunno non tocca. Soltanto qua e l mostrano un
punto rosso sangue per una foglia che trascolora prima di cadere, cedendo il posto a quella
embrionale che gi nasce vicina a quella che muore.
Ges, molto stanco, si appoggia al tronco potente e sta qualche tempo ad occhi chiusi, come per
riposare. Ma poi prende la sua posa abituale, staccandosi dal tronco, piegandosi un poco in avanti,
con i gomiti sui ginocchi, gli avambracci sporti in avanti, le mani unite con le dita intrecciate. E
pensa. E prega certo. Ogni tanto, per qualche rumore che avviene vicino a Lui - uccelli che rissano
cercando il posto per la notte, qualche animale fra lerba che fa precipitare un sasso per la china, un
ramo che urta contro un altro per un soffio solitario di vento - alza gli occhi e, con uno sguardo
assorto che certo non vede, li volge in direzione del rumore, specie se in direzione della stradina
che sale fra i lecci. Poi li riabbassa di nuovo concentrandosi in Se stesso. Due volte guarda con
attenzione il lago che ora gi in ombra, e poi volge il capo a guardare ad occidente, dove il sole
scomparso dietro i colli boscosi, e la seconda volta si alza e va proprio sul sentiero e guarda se sale
qualcuno, poi torna al suo posto.
2Infine ecco un rumore di passi e due figure che spuntano: Maria vestita di azzurro cupo e Giovanni
carico di sacche. E Giovanni chiama due volte: Maestro!, e appena Ges si volge dice: Ecco tua
Madre, e laiuta a valicare un piccolo rio e alcuni ciottoloni, messi sul sentiero con lintenzione di
rassodarlo e renderlo comodo a chi sale o scende, in realt con lutile di farne dei veri trabocchetti
per il piede semiscalzo.
Ges si alza subito per venire incontro alla Madre e laiuta con Giovanni a salire la macia franata,
che dovrebbe trattenere il pianoro. In realt solo i radiconi dei lecci fanno questo ufficio. Ora Maria
sorretta dal Figlio che losserva e le chiede: Sei stanca?.
No, Ges, e gli sorride.
Mi sembra invece che tu lo sia. Mi spiace averti fatta venire. Ma non potevo venire Io....
Oh! non nulla, Figlio mio. Un poco accaldata sono. Ma qui si sta bene... Tu piuttosto sei tanto
stanco e anche il povero Giovanni....
Ma Giovanni scuote il capo ridendo e deponendo la sacca, nuova e ben gonfia, di Ges e la sua
sullerba, ai piedi del leccio, e si ritira dicendo: Vado gi. Ho visto una fonticella. Mi rinfresco un
poco in quellacqua. Ma sentir se mi chiamate, e si ritira lasciando liberi i Due.
3Maria si allenta il manto e si leva il velo asciugandosi il sudore che le imperla la fronte. E guarda
Ges e gli sorride e ne beve il sorriso, perch Egli pure le sorride mentre le carezza la mano e se la
appoggia sulla guancia per averne la carezza. Cos figlio in quellatto che gli ho visto fare altre
volte! Maria libera la mano e gli ravvia i capelli, levandone un pezzettino di corteccia dalbero
rimasta fra le ciocche, ed ogni mossa delle dita una carezza tanto lamore con cui fatta. E

parla: Sei tutto sudato, Ges. Il manto sulle spalle umido come ti fosse piovuto addosso. Ma ora
potrai prenderne un altro. Questo lo ritiro io. stinto dal sole e dalla polvere. Avevo tutto pronto,
e... Aspetta! So che hai appena mangiato e una crosta di vecchio pane con un pugno di ulive, salate
tanto da morderti le fauci. Me lo ha detto Giovanni, che non faceva che bere appena arrivato. Ma io
ti ho portato pane fresco. Lavevo appena sfornato, e un favo di miele che avevo tolto ieri
dallalveare per darlo ai bambini di Simone. Ma per loro ne ho altri favi. Prendilo, Figlio mio.
della nostra casa..., e si curva ad aprire la sacca che ha, sopra a tutte le cose che contiene, un basso
cestino di vimini con delle frutta e, sopra a queste, un favo avvolto in lunghe foglie di vite, e offre
tutto al Figlio con del pane fresco e croccante.
E, mentre Ges mangia, Ella leva dalla sacca gli indumenti che ha preparato per i mesi invernali,
solidi, caldi, atti a riparare dal freddo e dallacqua, e li mostra a Ges che le dice: Quanto lavoro,
Mamma! Avevo ancora quelli dello scorso inverno....
Gli uomini, quando stanno lontani dalle donne loro, devono avere tutto di nuovo per non avere
bisogno di riparare niente per essere ordinati. Ma non ho sciupato nulla. Questo mio mantello il
tuo accorciato e ritinto. Per me va bene ancora. Ma per Te non andava pi. Tu sei Ges....
Dire cosa c in questa frase impossibile. Tu sei Ges. Una frase semplice. Ma tutto lamore
della Madre, della discepola, dellebrea antica per il Promesso Messia e dellebrea del tempo
benedetto che possiede Ges, in quelle poche parole. Se la Madre si fosse prostrata adorando suo
Figlio come Dio, non avrebbe avuto che una forma ancor limitata nella sua forma venerabonda. Ma
in queste parole pi di unadorazione formale delle ginocchia che si piegano, della schiena che si
curva, della fronte che tocca il suolo: qui tutto lessere di Maria, la sua carne, il suo sangue, la sua
mente, il suo cuore, il suo spirito, il suo amore, che adora totalmente, perfettamente il Dio-Uomo.
Io non ho mai visto cosa pi grande, pi assoluta, di queste adorazioni di Maria al Verbo di Dio che
le Figlio, ma che Ella sempre ricorda che le Dio. Nessuna delle creature che, guarite o convertite
da Ges, vedo adorare il loro Salvatore, neppure le pi ardenti, neppure quelle inavvertitamente
teatrali sotto limpeto dellamore, hanno un che che assomigli a questo. Esse amano totalmente,
ma sempre da creature alle quali manca sempre qualcosa per essere perfette. Maria ama, oso dire,
divinamente. Ama pi che creatura. Oh! proprio la Figlia di Dio immune da colpa! Per questo pu
amare cos!... E penso a cosa ha perduto luomo col Peccato dorigine... Penso a cosa ci ha rubato
Satana col suo travolgere i Progenitori. Ci ha levato questa potenza di amare Dio come lo ha amato
Maria... Ci ha levato la potenza di amare bene.
4Intanto che io considero queste cose guardando la Coppia perfetta, Ges, finito il suo pasto,
scivolato a sedere sullerba ai piedi della Madre, posandole il capo sui ginocchi come un fanciullo
stanco e anche triste che si rifugia dallunica che lo pu confortare. E Maria lo carezza sui capelli,
sfiora la fronte liscia del suo Ges. Sembra che voglia fugare tutte le stanchezze e tutte le pene che
sono in quel suo Figlio, con quella carezza. Ges chiude gli occhi e Maria sospende la carezza,
rimanendo con la mano posata sui capelli, guardando davanti a Lei, pensosa, immobile. Crede forse
che Ges si addormenti. tanto stanco...
Ma Ges riapre gli occhi quasi subito, vede che la sera viene, vede che non concesso prolungare
quellora di conforto e allora alza il capo, rimanendo seduto dove , e parla.
Lo sai, Mamma, da dove vengo?.
Lo so. Me lo ha detto Giovanni. Due anime che tornano a Dio. Una gioia per Te e per me.
S. Scendo a Gerusalemme con questa gioia.
A conforto della delusione che hai avuta lo stesso giorno che ci siamo lasciati.
Come lo sai? Te lo ha detto Giovanni? Egli solo sa....
No. Io gliene ho chiesto. Ma Giovanni ha risposto: Madre, fra poco tu lo vedrai. Chiedine a
Lui.
Ges sorride dicendo: Giovanni fedele sino allo scrupolo. 5Una sosta. Poi Ges chiede: Chi
dunque te ne ha parlato?.
Non a me. Sono venuti dei... degli uomini da Giuseppe tuo fratello. E... egli venuto da me. Era
ancora un poco... S, Figlio mio. sempre meglio dire la verit. Un poco inquieto dopo il tuo
incontro con lui a Cafarnao, e specialmente dopo il discorso che fu tra Giuseppe e Giuda e

Giacomo. Si sono visti in tua assenza e anche Giacomo, anzi, soprattutto Giacomo fu severo...
Molto... Direi troppo. Per lEterno, sempre buono, ha tratto da questo dissapore un bene. Certo
perch stato un dissapore venuto da due fonti damore. Diverse, vero, ma sempre amore.
Imperfette, vero. Perch, se fossero perfette, se almeno una fosse perfetta, non sarebbe trascesa
allira... Dire ira forse troppo forte per dare un nome allo stato danimo di Giacomo, ma certo egli
fu molto, molto severo... Tu lo avresti certamente richiamato alla carit. Io... non ho approvato, ma
ho compatito perch ho compreso ci che rendeva cos inquieto il sempre paziente Giacomo. Non si
pu pretendere che sia perfetto... un uomo. ancora molto uomo lui pure. Oh! ce ne della via da
percorrere ancora perch Giacomo giunga ad essere un giusto come era il mio Giuseppe! Egli...
sapeva dominarsi sempre... ed essere sempre buono...
Ma io divago! Dicevo che lamore imperfetto dei due per Te - perch ti amano, oh! tanto. Anche
Giuseppe, bench non sembri a prima vista. Ma proprio amore per Te tutte le cure che si prende
anche per questa povera donna. Ed amore per Te il suo modo di pensare, da vecchio israelita fisso
nelle sue idee come suo padre. Cosa darebbe per vederti amato da tutti! A modo suo... Certo... -.
Ma, venendo al fatto, ti devo dire che Giuseppe, al quale non ha fatto male il contegno sicuro di
Giacomo, si messo a venire da me ogni giorno, e sai perch? Perch gli spieghi le Scritture, come
tu e tuo Figlio le capite ha detto. Spiegare le Scritture alla luce della Verit!... difficile quando
chi ci ascolta un Giuseppe dAlfeo, ossia uno che crede fermamente al regno temporale del
Messia, alla sua nascita regale e a tante altre cose!
Ma a fargli accettare lidea che il Re dIsraele deve essere di stirpe regale, di Davide s, ma non
occorre che sia nato in una reggia, mi ha servito lorgoglio suo stesso. Egli... oh! come ci tiene ad
esser della stirpe di Davide! Gli ho detto dolcemente tante cose... e questa idea lho raddrizzata in
lui. Egli ammette, ora, per concordanza con le profezie, che Tu sei il profetizzato. Ma non sarei
riuscita, oh! non sarei, a farlo convinto che Tu, che la tua grandezza vera proprio nellessere Re
nello spirito, unica cosa che ti possa fare Re universale ed eterno, se non fosse venuta in due riprese
della gente a cercarlo... I primi, ancora quelli di Cafarnao e altri con loro, dopo averlo nuovamente
sedotto con abbacinanti promesse di grandezza per tutta la casa, vedendolo meno propenso a cedere
in loro favore - essi pretendevano che egli ti forzasse e mi forzasse a farti accettare una corona - si
sono traditi passando a minacce... Le solite velate minacce che essi usano. Coltelli taglienti avvolti
in morbida lana per farli parere innocui... E Giuseppe ha reagito dicendo: Io sono il pi vecchio,
ma Egli maggiorenne e nella nostra famiglia non mi risulta siano mai stati degli stolti o dei pazzi.
Come maggiorenne gi da quattro lustri, Egli sa ci che si fa. Andate dunque e interrogatelo, e se
Egli ricusa lasciatelo stare. responsabile delle sue azioni.
Ma poi, e proprio la vigilia del sabato, sono venuti dei tuoi discepoli... Mi guardi, Figlio? Lascia che
io non ti dica il loro nome, ma lascia che ti dica di perdonarli... Un figlio che avesse alzato le mani
sulla canizie del padre, un levita che avesse profanato laltare e temesse lira di Jeov, non
sarebbero come essi erano... Venivano da Cafarnao dove ti avevano cercato... Avevano fatto le vie
del lago da Cafarnao a Magdala e poi a Tiberiade sperando trovarti. E si erano incontrati con Erma
e Stefano, che scendevano con altri a Gerusalemme dopo essere stati ospiti di Gamaliele qualche
giorno. Io non voglio dire ci che essi hanno detto, ci che ti vogliono dire, e ardono di dirtelo. Ma
le loro parole avevano aumentato ancor pi il dolore dei discepoli che furono traviati tanto da unirsi
a chi ti voleva tradire con una bugiarda unzione. Quando vennero era da me Giuseppe. E bene fu.
Oh! Giuseppe non ancora giunto alla Luce, ma gi nel crepuscolo della sua aurora. Giuseppe ha
capito linsidia e... ti ama molto, ora, Giuseppe nostro. Ti ama, non oso dire giustamente, ma
almeno da parente anziano che soffre del tuo soffrire, che veglia sulla tua incolumit, che conosce i
tuoi nemici...
Ecco perch so cosa ti hanno fatto, Figlio mio. Un dolore... E una gioia, perch in pi di uno ti ha
riconosciuto per ci che sei. Per Te e per me, questo dolore e questa gioia. E perdoniamo a tutti, non
vero? Io ho gi perdonato i pentiti, per quanto mi era concesso.
Mamma, potevi dare ogni perdono anche per Me. Perch Io avevo gi perdonato vedendo il loro
cuore. Sono uomini... Hai detto bene tu!... 6Ma Io ho anche la gioia di vedere Giuseppe procedere
verso laurora della vera Luce....

S. Egli sperava vederti. Era bene che lo vedessi. Oggi era assente sino al tramonto. E avr dolore a
non vederti. Ma lo potr fare a Gerusalemme.
No, Madre. Io non star a Gerusalemme in modo da esser visto. Ho bisogno di evangelizzare la
citt e i posti ad essa vicini, e ne sarei subito cacciato se mi scoprissero. Dovr dunque agire come
uno che fa il male, mentre voglio fare solo del bene... Ma cos .
Allora non vedrai Giuseppe? Egli parte domani per i Tabernacoli. Potevate fare il viaggio
insieme....
Non posso....
Tanto ti perseguitano gi, Figlio mio?. Che affanno nella voce della Madre!
No, Madre. No. Non pi di prima. Rassicurati. Anzi... Spiriti buoni vengono a Me. Altri, che buoni
non sono, si arrestano meditando mentre prima colpivano senza ragione, i discepoli aumentano,
quelli anziani sempre pi si formano, gli apostoli si perfezionano. Non dico di Giovanni, egli stato
sempre una grazia che il Padre mi ha fatta; ma dico di Simone di Giona e degli altri. Simone, che
posso dire giorno per giorno si muta da uomo qual era in apostolo, e tu sai ci che voglio dire. E mi
d tanta gioia. E Natanaele e Filippo che si sciolgono dai legami delle loro idee. E Tommaso e... Ma
che dico! Tutti. S, credilo. Tutti in questora sono buoni: la mia gioia. Tu devi stare quieta
sapendomi con loro: amici, consolatori, difensori del tuo Figlio. Fossi tu cos difesa e amata!.
Oh! io ho Maria, ho le mogli di Giuseppe e Simone e loro stessi e i bambini. Ho il buon Alfeo. E
poi chi non vuol bene a Maria di Nazaret, a Nazaret? Tu devi stare tranquillo... Un intero paese ama
la tua Mamma .
Ma non mi ama ancora, meno pochi. Lo so, e so che il loro amore per te intriso della
compassione che si ha per la madre di un folle e di un vagabondo. Ma tu sai che non lo sono e che ti
amo. 7Tu sai che il separarmi da te lubbidienza, non dico pi grande, ma pi amorosamente
dolorosa che il Padre mi chiede....
S, Figlio mio! S. Lo so. Io non mi rammarico di nulla. Certo vorrei essere, preferirei essere con
Te, fra il fango, nel vento, alladdiaccio, perseguitata, stanca, senza tetto e fuoco, senza pane, come
Te tante volte, anzich nella mia casa, mentre Tu sei lontano e non so come sei mentre ti penso. Tu
con me, e io con Te, soffriresti meno, ed io meno soffrirei... Perch sei mio Figlio e ti potrei sempre
tenere fra le braccia e difenderti dal freddo, dal duro delle pietre e soprattutto dal duro dei cuori col
mio amore, col mio petto, con le mie braccia. Sei mio Figlio. Ti ho tenuto tanto sul cuore nella
grotta, nel viaggio in Egitto e al ritorno, sempre, quando le insidie della stagione e degli uomini
potevano nuocerti. Perch non potrei farlo ora? Non sono forse pi tua Madre perch ora Tu sei
lUomo? Non pu dunque pi una madre essere tutto per il figlio perch egli non pi piccino? Io
penso che se sar con Te non potranno farti male... perch nessuno... No. Sono stolta... Tu sei il
Redentore... e gli uomini, lho visto, non hanno piet neppure della loro stessa madre... Ma lasciami
venirti vicino. Tutto meglio per me ad esserti lontana.
Se gli uomini fossero pi buoni sarei tornato a Nazaret ancora. Ma anche Nazaret... Non importa.
Verranno a Me. Per ora Io vado ad altri... E non posso portarti con Me. Non torner qui che quando
essi sapranno chi sono. 8Ora vado in Giudea... Salgo al Tempio... Poi rester per quelle contrade...
Percorrer ancora una volta la Samaria. Lavorer dove c pi da lavorare. Per questo, o Madre, ti
consiglio a prepararti a raggiungermi al principio di primavera e a stabilirti presso Gerusalemme. Ci
vedremo con pi facilit. Io risalir sino alla Decapoli ancora qualche volta e ci vedremo ancora...
Lo spero. Ma generalmente rester in Giudea. Gerusalemme la pecora pi bisognosa di cure,
perch in verit pi cocciuta di un vecchio montone e pi rissosa di un capro inselvatichito. Vado
ad effondervi la Parola come rugiada che non si stanca di cadere sulla sua aridit....
Ges si alza in piedi, si arresta, guarda sua Madre che lo fissa attenta. Apre la bocca, poi scuote il
capo dicendo: C ancor questo da dire prima dellultima cosa... Madre, se Giuseppe vuole
parlarmi, sia verso lalba di dopodomani sulla strada che da Nazaret per il Tabor va a Jezrael. Vi
sar solo o con Giovanni.
Lo dir, Figlio mio.
9Un silenzio, un alto silenzio, perch gli uccelli hanno finito di rissare fra le fronde e anche il vento
tace mentre il crepuscolo infittisce. Poi Ges, che pare avere cercato a fatica le parole da dire per

ultime, dice: Mamma, la sosta finita... Un bacio, Mamma. E la tua benedizione.


Si baciano e benedicono a vicenda.
Poi Ges, chinandosi a raccogliere il velo di sua Madre e chiamando Giovanni come per rendere
meno gravi le parole, dice: Quando verrai in Giudea portami la mia veste pi bella. Quella che mi
hai tessuta per le feste solenni. A Gerusalemme devo essere Maestro nel senso pi vasto, e anche
pi sensibilmente umano, poich quegli spiriti chiusi e ipocriti guardano pi lesterno, la veste, che
linterno, la dottrina. E cos anche Giuda di Keriot sar contento... e contento Giuseppe che mi
vedr proprio in veste regale. Oh! sar un trionfo! E la veste tessuta da te vi contribuir..., e sorride
scuotendo il capo per smorzare la verit tagliente che celano quelle parole.
Ma Maria non si inganna. Sorge in piedi e si appoggia al braccio di Ges esclamando: Figlio!, e
con uno strazio che mi fa soffrire.
Ges la raccoglie sul cuore ed Ella gli piange sul cuore...
Mamma, ti ho voluto parlare in questora di pace per questo... Ti affido il mio segreto e quanto ho
di caro quaggi. Nessuno dei discepoli sa che non torneremo da queste parti altro che quando tutto
sar compiuto. Ma tu... Per te non ci sono segreti... Te lo avevo promesso,* Mamma. Non piangere.
Ancora molte ore abbiamo da stare insieme. Per questo ti dico: Vieni in Giudea. Laverti vicina
mi compenser della fatica della pi difficile evangelizzazione a quei duri di cuore che fanno
ostacolo alla Parola di Dio. Vieni con le discepole galilee. Mi sarete tanto utili. Giovanni
provveder allasilo per te e per loro. Ora, prima che egli torni, preghiamo insieme. Poi tu tornerai
al paese, ed Io pure verr nella notte....
10Pregano insieme, e sono alle ultime parole del Pater quando appare Giovanni che alla semiluce,
quando vicino, vede e resta stupito per il segno del pianto sul volto di Maria. Ma non dice nulla in
merito. Saluta il Maestro e gli dice: Sar allaurora sulla via fuori Nazaret... Vieni, Madre. Fuori
dal bosco c ancora luce, e gi la strada luminosa affatto per le lanterne messe ai carri in
cammino....
Maria bacia ancora Ges, piangendo nel suo velo, e poi, sorretta da Giovanni che la tiene per il
gomito, scende sul sentiero, e poi gi, verso la valle.
Ges resta solo, a pregare, a pensare, a piangere. Perch piange Ges guardando scendere sua
Madre. E poi torna dove era prima e riprende la posizione di prima, mentre lombra e il silenzio si
fanno sempre pi folti intorno a Lui.

___________
* promesso in 460.10.
14 febbraio 1944.
[...]
11Dice Ges:*
Anche questo non ho dimenticato dei dolori di Maria, mia Madre. Lavere dovuto straziarla con
lattesa del mio soffrire, lavere dovuto vederla piangere. per questo che non le nego nulla. Ella
mi ha dato tutto. Io le do tutto. Ella ha sofferto tutto il dolore. Io le do tutta la gioia.
Vorrei che, quando pensate a Maria, meditaste questa sua agonia durata trentatr anni e culminata ai
piedi della Croce. Ella lha sofferta per voi. Per voi le derisioni della folla che la giudicava madre di
un pazzo. Per voi i rimproveri dei parenti e delle persone dimportanza. Per voi la mia apparente
sconfessione:** Mia Madre ed i miei fratelli sono coloro che fanno la volont di Dio. E chi pi di
Lei la faceva, ed una Volont tremenda, che le imponeva la tortura di vedere suppliziare il Figlio?
Per voi le fatiche di raggiungermi qua e l. Per voi i sacrifici, da quello di lasciare la sua casetta e

mescolarsi alle folle, a quello di lasciare la sua piccola patria per il tumulto di Gerusalemme. Per
voi il dovere essere a contatto con colui che covava in cuore il tradimento. Per voi il dolore di
sentirmi accusato di possessione diabolica, di eresia. Tutto, tutto per voi.
12Voi non sapete quanto lho amata la Madre mia. Voi non riflettete come il cuore del Figlio di
Maria fosse sensibile agli affetti. E credete che la mia tortura sia stata puramente fisica, al massimo
vi aggiungete la tortura spirituale dellabbandono finale del Padre.
No, figli. Anche le passioni delluomo Io le ho provate. Ho sofferto di veder soffrire mia Madre, di
doverla condurre, come agnella mansueta, al supplizio, di doverla straziare coi successivi addii, a
Nazareth prima dellevangelizzazione, in questo che vi ho mostrato e che precede la mia imminente
Passione, in quello - quando gi essa in atto col tradimento dellIscariota - prima della Cena, in
quello atroce sul Calvario.
Ho sofferto di vedermi schernito, odiato, calunniato, circuito da curiosit malsane che non
evolvevano in bene ma anzi in male. Ho sofferto di tutte le menzogne che ho dovuto udire o vedere
agenti al mio fianco. Quelle dei farisei ipocriti, che mi chiamavano maestro e mi facevano domande
non per fede nella mia intelligenza ma per tendermi tranelli; quelle dei beneficati da Me e che mi si
volsero in accusatori nel Sinedrio e nel Pretorio; quella, quella premeditata, lunga, sottile di Giuda,
che mha venduto ed ha continuato a fingersi discepolo, che mha indicato ai carnefici col segno
dellamore. Ho sofferto della menzogna di Pietro, preso da paura umana.
_______________
* Dice Ges... segue ad un episodio scritto in base ad una visione del 14 febbraio 1944 e che
riportato nel volume I quaderni del 1944. Lo stesso episodio, riscritto pi estesamente in base alla
visione del 21 agosto 1946, quello che precede qui.
** apparente sconfessione, che in 269.12.
Quanta menzogna, e tanto rivoltante per Me che sono Verit! Quanta, anche ora, ve ne rispetto a
Me! Dite di amarmi, ma non mi amate. Avete il mio Nome sulle labbra, e in cuore adorate Satana e
seguite una legge contraria alla mia.
Ho sofferto pensando che davanti al valore infinito del mio Sacrificio - il Sacrificio di un Dio troppo pochi si sarebbero salvati. Tutti, dico: tutti coloro che nei secoli dei secoli della Terra
avrebbero preferito la morte alla vita eterna, rendendo vano il mio Sacrificio, Io li ho avuti presenti.
E con questa cognizione sono andato incontro alla morte.
13Vedi, piccolo Giovanni, che il tuo Ges e la Madre sua hanno sofferto acutamente nel loro io
morale. E lungamente. Pazienza, dunque, se dovrai soffrire. Nessun discepolo da pi del
Maestro. Io lho detto.*
Domani parler dei dolori dello spirito. Ora riposa. La pace sia con te.

478.A colloquio con Giuseppe e Simone dAlfeo che vanno alla festa dei
Tabernacoli.
22 agosto 1946.
1Sorge appena il sole sulla natura rorida di una breve pioggia, caduta certo da poco perch la
polvere della via ne ancora bagnata senza peraltro essere divenuta fango. Ecco perch dico che
piovuto da poco e che la pioggia stata breve. Una prima acqua dautunno, unavvisaglia delle
piogge novembrine che muteranno le strade palestinesi in un viscido nastro di mota. Ma questa,
leggera, propizia ai viandanti, non ha fatto che bagnare la polvere - laltro flagello di Palestina,
riserbato ai mesi estivi, come il fango a quelli invernali - e lavare latmosfera e le foglie e le erbe,
che brillano tutte, deterse, al primo raggio del sole. Un venticello dolce, puro, scorre per gli uliveti
che coprono i colli nazareni, e sembra che un volo dangeli scorra fra le piante pacifiche, tanto le
fronde hanno nel loro frusciare un suono di grandi penne mosse in volo, e brillano nel loro argento
imbrillantato, piegandosi tutte da un lato, come se dietro allangelico volo rimanesse una scia di

paradisiaca luce.
La citt gi sorpassata di qualche stadio quando Ges, che ha camminato per delle scorciatoie fra i
colli, entra nella strada maestra che da Nazaret va verso la piana di Esdrelon, la strada carovaniera
che di minuto in minuto si anima di pellegrini. Fa pochi altri stadi sulla via quando ad un bivio dove essa biforca presso una pietra miliare che sui due lati opposti porta scritto Jafia Simonia Betlem Carmelo a ovest, e Xalot - Naim scytopolis - Engannim ad est - vede fermi sul ciglio
della strada i suoi cugini Giuseppe e Simone, insieme a Giovanni di Zebedeo, che lo salutano
subito.
____________
* lho detto, in 265.11.
La pace a voi! Gi qui siete? Io contavo di fermarmi qui aspettandovi e di essere il primo... e gi vi
trovo, e li bacia visibilmente contento di vederli.
Non potevi giungere per primo. Per tema che Tu passassi prima che noi qui fossimo, siamo partiti
al lume delle stelle, subito offuscate dalle nubi.
Vi avevo detto che mi avreste visto. Allora tu, Giovanni, non hai dormito.
Poco, Maestro, ma sempre pi di Te certo. Ma non fa nulla, e il sereno viso di Giovanni sorride,
vero specchio del suo felice carattere sempre contento di tutto.
2Ebbene, fratello mio. Mi volevi parlare?, dice Ges a Giuseppe.
S... Vieni un poco dentro quel vigneto. Saremo pi in pace, e per primo Giuseppe dAlfeo si
inoltra fra due filari di viti gi dispogliate del loro frutto. Solo qualche racimolo resta ancora sui
tralci, fra le foglie che biondeggiano prossime a cadere, per la fame del povero e del pellegrino,
secondo le prescrizioni mosaiche.
Ges lo segue con Simone. Giovanni resta sulla via, ma Ges lo chiama dicendo: Puoi venire,
Giovanni. Tu sei il mio testimonio.
Ma..., dice lapostolo guardando interdetto i due figli dAlfeo.
No, no. Vieni pure. Anzi, vogliamo che tu senta le nostre parole, dice Giuseppe e allora Giovanni
scende a sua volta nel vigneto, dove tutti insieme si inoltrano tanto, seguendo la curva dei filari, da
essere non visti dalla via.
3Ges, io ho avuto gioia vedendo che mi ami, dice Giuseppe.
E lo potevi dubitare? Non ti ho sempre amato?.
Io pure ti ho sempre amato. Ma... nel nostro amore da qualche tempo non ci comprendevamo pi.
Io... non potevo approvare ci che facevi. Perch mi pareva la tua rovina, quella di tua Madre e la
nostra. Tu sai... Tutti noi galilei anziani ricordiamo come fu percosso Giuda il galileo e come furono
dispersi i suoi parenti e seguaci e confiscati i loro beni. Chi non fu ucciso fu mandato alle galere e i
suoi beni confiscati. Io non volevo questo per noi. Perch... S, mi pareva che non dovesse essere
vero che proprio da noi, della stirpe di Davide, s, ma cos... Non ci manca il pane, questo no, e ne
venga data lode allAltissimo. Ma dove la grandezza regale che tutte le profezie attribuiscono a
colui che sar Messia? E sei Tu la verga* che percuote per dominare? Luce non fosti al sorgere.
Neppure nella tua casa nascesti!... Oh! le so bene le profezie! Noi, legno secco ormai. Ma nulla
diceva che lo avesse il Signore rivestito di fronde. E Tu che sei, se non un giusto? Questi i pensieri
per cui ti combattevo, gemendo sulla nostra rovina. E su questo mio gemere ecco venire dei
tentatori a far divampare ancor pi le mie idee di grandezza, di regalit... Ges, tuo fratello fu stolto.
Ho creduto ad essi e ti ho dispiaciuto. duro confessarlo, ma lo devo dire. E Tu pensa che tutto
Israele era in me, come me stolto, come me sicuro che la forma del Messia non fosse quale Tu ce la
dai... duro dire: Ho sbagliato! Abbiamo sbagliato e sbagliamo! Da secoli. Ma tua Madre mi ha
spiegato le parole dei profeti. Oh! s! Ha ragione Giacomo. E ha ragione Giuda. Sentite da Lei, cos
come essi le sentirono da fanciulli, si vede
______________
* la verga, come in: Michea 7, 14.
che Tu sei il Messia. Ecco. I miei capelli imbiancano perch non sono pi un fanciullo, e non lo ero

neppure quando Maria torn dal Tempio sposata a Giuseppe. E ricordo quei giorni. E la
riprovazione* stupita di mio padre quando vide che il fratello non compiva le nozze in breve tempo.
Stupore suo, stupore di Nazaret. E anche mormorazione. Perch non duso lasciar scorrere tanti
mesi avanti le nozze, mettendosi in condizioni di peccare e di... Ges, io ho stima di Maria e onoro
la memoria del parente mio. Ma il mondo... Per il mondo non stato un buon momento... Tu... Oh!
ora io so. Tua Madre mi ha spiegato le profezie. Ecco perch Dio volle che avessero ritardo le
nozze. Perch la tua nascita coincidesse col grande editto e Tu nascessi in Betlem di Giuda**. E...
tutto, s, mi ha spiegato Maria, ed stato come una luce a capire quanto Ella per umilt ha taciuto. E
dico: sei il Messia. Cos ho detto, cos dir. Ma dirlo non era ancora cambiare la mente... perch la
mia mente pensa re il Messia. Le profezie parlano... ed difficile poter capire altro carattere nel
Messia che non sia di re... 4Mi segui? Sei stanco?.
No, ascolto.
Ebbene... Quelli che seducevano il mio cuore sono tornati e volevano che io ti forzassi... E, perch
non ho voluto, dal loro volto caduto il velo e sono apparsi qual sono. I falsi amici: i veri nemici...
E altri sono venuti, piangenti come peccatori, e li ho uditi. Hanno ripetuto le tue parole nella casa di
Cusa... Ora io so che Tu regnerai sugli spiriti, ossia sarai Colui in cui tutta la sapienza dIsraele si
accentra per dare leggi nuove e universali. In Te la sapienza dei patriarchi e quella dei giudici, e
quella dei profeti, e quella dei nostri avi Davide e Salomone, in Te la sapienza che guid i re,
Neemia ed Esdra, in Te quella che resse i Maccabei. Tutta la sapienza di un popolo, del nostro
popolo, del Popolo di Dio. Capisco che Tu darai al mondo, tutto soggetto al tuo potere, le tue leggi
sapientissime. E veramente popolo di santi sar il tuo popolo. 5Ma, fratello mio, Tu non puoi far
questo da solo. Mos, per tanto meno, si scelse degli aiuti. E non era che un popolo! Tu... Tutto il
mondo! Tutto ai tuoi piedi!... Ah! Ma per far questo Tu devi farti conoscere... Perch sorridi con le
labbra, stando ad occhi chiusi?.
Perch ascolto e perch mi chiedo: Il mio fratello dimentica di avermi rimproverato perch mi
facevo conoscere, dicendo che avrei nuociuto a tutta la famiglia!. Ecco perch sorrido. E anche
penso che da due anni e sei mesi Io non faccio che farmi conoscere.
vero. Ma... Chi ti conosce? Dei poveri. Dei contadini. Dei pescatori. Dei peccatori. E delle
donne! Bastano le dita della mano a contare, fra chi ti conosce, chi non una nullit senza valore. Io
dico che Tu devi farti conoscere dai grandi dIsraele. Dai Sacerdoti, dai Principi dei Sacerdoti, dagli
Anziani, dagli Scribi, dai grandi Rabbi dIsraele, da tutti quelli che sono pochi ma valgono una
moltitudine.
_______________________
* riprovazione, come si visto in 14.6.
** nascessi in Betlem di Giuda, secondo la profezia di Michea 5,1.
Questi ti devono conoscere! Essi, quelli che non ti amano, fra le loro accuse che, ora lo capisco,
sono false, una ne hanno di vera, di giusta: quella che Tu li trascuri. Perch non vai per quello che
sei e li conquisti colla sapienza tua? Sali al Tempio e insediati nel Portico di Salomone - sei della
stirpe di Davide e profeta, quel posto ti spetta, a nessuno come a Te spetta, di diritto - e parla.
Ho parlato. Mi hanno odiato per questo.
Insisti. E parla da re. Non ricordi la potenza, la maest degli atti di Salomone? Se (splendido
questo se!) Tu sei proprio il profetizzato dai profeti, come le profezie viste con gli occhi dello
spirito illustrano, Tu sei pi che uomo. Egli, Salomone, non era che uomo. E allora mostrati per ci
che sei, ed essi ti adoreranno.
Mi adoreranno i Giudei, i Principi e i Capi delle famiglie e trib dIsraele? Non tutti, ma qualcuno
che non mi adora mi adorer in spirito e verit. Ma non sar ora. Prima devo cingere la corona e
prendere lo scettro e vestire la porpora.
Ah! Allora sei re, lo sarai presto! Tu lo dici! come io pensavo! come molti pensano!.
In verit tu non sai come Io regner. Solo Io e lAltissimo, e poche anime alle quali lo Spirito del
Signore si compiaciuto di rivelarlo, ora e nei tempi passati, sappiamo come regner il Re
dIsraele, lUnto di Dio.

6Per, ascolta anche me, fratello. Per Giuseppe ha ragione. Come vuoi che ti amino o che ti
temano se Tu sfuggi sempre di sbalordirli? Non vuoi chiamare Israele alle armi? Il vecchio grido di
guerra e vittoria non lo vuoi dire? Ma almeno - non la prima volta che cos avvengono le
acclamazioni al trono in Israele - ma almeno per osanna di popolo, ma almeno per avere saputo
strappare questo osanna colla tua potenza di Rabbi e Profeta, diventa re, dice Simone dAlfeo.
Gi lo sono. Da sempre.
S. Ce lo ha detto un capo del Tempio. Sei nato re dei giudei. Ma Tu non ami la Giudea. Sei un re
disertore perch ad essa non vai. Sei un re non santo se non ami il Tempio dove il volere di un
popolo ti unger re. Senza il volere di un popolo, se ad esso non vuoi importi con violenza, Tu non
puoi regnare, ribatte Simone.
Senza il volere di Dio, vuoi dire, Simone. Che il volere del popolo? Che il popolo? Per chi
popolo? Chi lo regge tale? Dio. Non dimenticarlo, Simone. E Io sar ci che Dio vuole. Per suo
volere sar ci che devo essere. E nulla potr impedire che Io lo sia. Non avr da gettare Io il grido
a raccolta. Israele sar tutto presente alla mia proclamazione. Non avr Io da salire al Tempio per
essere acclamato. Mi ci porteranno. Tutto un popolo mi ci porter, perch Io salga sul mio trono. Mi
accusate di non amare la Giudea... Nel cuore di essa, in Gerusalemme, Io diverr il Re dei Giudei.
Saul non fu proclamato re a Gerusalemme, e Davide neppure, e neppure Salomone. Ma Io sar unto
Re in Gerusalemme. Ma ora Io non andr pubblicamente al Tempio e non mi ci insedier, perch
non la mia ora.
7Giuseppe riprende la parola. Tu fai passare la tua ora. Io te lo dico. Il popolo stanco degli
oppressori stranieri e dei nostri capi. Questa lora. Io te lo dico. Tutta la Palestina, meno la
Giudea, e non tutta, ti segue come Rabbi e pi ancora. Sei come un vessillo alzato su una vetta.
Tutti ti guardano. Sei come unaquila e tutti seguono il tuo volo. Sei come un vendicatore. E tutti
attendono che Tu scocchi la freccia. Va. Lascia la Galilea, la Decapoli, la Perea, le altre regioni, e
va nel cuore dIsraele, nella cittadella dove tutto il male racchiuso e da dove deve venire tutto il
bene, e conquistala. Anche l hai discepoli. Ma tiepidi, perch poco ti conoscono. Ma pochi, perch
non vi sosti. Ma dubbiosi, perch non hai fatto l le opere che hai fatto altrove. Vattene in Giudea,
affinch anche quelli vedano ci che Tu sei attraverso le tue opere. Tu rimproveri i giudei di non
amarti. Ma come puoi pretendere di esserlo se stai nascosto a loro? Nessuno, che cerchi e desideri
di essere acclamato in pubblico, fa di nascosto le sue opere, ma le fa in modo che il pubblico le
veda. Se Tu dunque puoi fare prodigi sui cuori, sui corpi e sugli elementi, va l e fatti conoscere al
mondo.
Ve lho detto: non la mia ora. Non ancor venuto il mio tempo. A voi sembra sempre il tempo
giusto, ma cos non . Io devo prendere il tempo mio. Non prima. Non poi. Prima sarebbe inutile.
Mi farei cancellare dal mondo e dai cuori prima di aver compiuto la mia opera. E il lavoro gi fatto
non darebbe frutto, perch non compito e non aiutato da Dio, il quale vuole che Io lo compia senza
tralasciarne una parola o unazione. Io devo ubbidire al Padre mio. E non far mai ci che sperate,
perch ci servirebbe a nuocere al disegno del Padre mio.
Io vi capisco e vi compatisco. Non ho rancore per voi. Non ho neppure stanchezza, tedio per la
vostra cecit... Non sapete. Ma Io so. Voi non sapete. Voi vedete la superficie del volto del mondo.
Io vedo il profondo. Il mondo mostra a voi un volto ancor buono. Non vi odia, non perch vi ami
ma perch non meritate il suo odio. Siete troppo poca cosa. Ma odia Me, perch Io sono un pericolo
per il mondo. Un pericolo per la falsit, per la cupidigia, per la violenza che il mondo.
8Io sono la Luce, e la luce illumina. Il mondo non ama la luce, perch essa disvela le azioni del
mondo. Il mondo non mi ama, non mi pu amare, perch sa che Io sono venuto a vincerlo nel cuore
degli uomini e nel re tenebroso che lo domina e lo travia. Il mondo non si vuole convincere che Io
sono il suo Medico e Medicina e, come un folle, vorrebbe abbattermi per non essere guarito. Il
mondo ancora non vuole persuadersi che Io sono il Maestro, perch ci che Io dico contrario a ci
che esso dice. E allora cerca di strozzare la Voce che parla al mondo per ammaestrarlo a Dio, per
mostrargli la vera natura delle sue azioni che sono malvagie.
Fra Me e il mondo un abisso. E non per mia colpa. Io sono venuto per dare al mondo la Luce, la
Via, la Verit, la Vita. Ma il mondo non mi vuole accogliere, e la mia luce per esso diviene tenebre,

perch sar la causa della condanna di coloro che non mi vollero. Nel Cristo tutta la Luce per
coloro fra gli uomini che lo vogliono accogliere, ma sono anche nel Cristo tutte le tenebre per
coloro che mi odiano e mi respingono. Per questo, allinizio dei miei giorni mortali, Io sono stato
profeticamente indicato come segno di contraddizione. Perch, a seconda di come sar accolto,
sar salute o condanna, morte o vita, luce o tenebre. Ma coloro che mi accolgono, in verit in verit
vi dico che diverranno figli della Luce, ossia di Dio, nati, per avere accolto Dio, a Dio.
9Perci, se Io sono venuto per fare degli uomini dei figli di Dio, come posso Io fare di Me un re,
come, per amore o per odio, per semplicit o malizia, molti in Israele volete fare? Non comprendete
che distruggerei Me stesso, il vero Me stesso, ossia il Messia, non il Ges di Maria e Giuseppe di
Nazaret? Distruggerei il
Re dei re, il Redentore, il Nato da una Vergine chiamato* Emmanuele, chiamato lAmmirabile, il
Consigliere, il Forte, il Padre del secolo futuro, il Principe della pace, Dio, Colui il cui impero e la
cui pace non avranno confini, sedendo sul trono di Davide per la discendenza umana, ma avendo il
mondo a sgabello ai suoi piedi, a sgabello ai suoi piedi tutti i suoi nemici e il Padre al suo fianco,
come detto** nel libro dei Salmi, per diritto sovrumano di origine divina? Non capite che Dio non
pu essere Uomo altro che per perfezione di bont, per salvare luomo, ma non pu, non deve
avvilire Se stesso a povere cose umane? Non capite che se Io accettassi la corona, questo regno
come voi lo concepite, confesserei che sono un falso Cristo, mentirei a Dio, rinnegherei Me stesso e
il Padre, e peggio di Lucifero sarei, perch priverei Dio della gioia di avervi, sarei peggio di Caino
per voi, perch vi condannerei ad un perpetuo esilio da Dio in un Limbo senza speranza di
Paradiso?
Tutto questo non capite? Non capite il tranello degli uomini per farmi cadere? Il tranello di Satana
per colpire lEterno nel suo Diletto e nelle sue creature: gli uomini? Non capite che questo il
segno che Io sono pi che uomo, che Io sono lUomo-Dio? Questo mio non appetire che a cose
spirituali per darvi il Regno spirituale di Dio? Non capite che il segno che Io....
Le parole di Gamaliele!, esclama Simone.
...che Io non sono un re, ma il Re, questo odio di tutto lInferno e di tutto il mondo verso di Me?
Io devo insegnare, soffrire, salvarvi. Questo devo. E questo Satana non vuole e non vogliono i
satana. 10Uno di voi ha detto: Le parole di Gamaliele. Ecco. Egli non mio discepolo e non lo
sar mai mentre Io sar di questo mondo. Ma egli un giusto. Ebbene, fra quelli che mi tentano e
che vi tentano al povero regno umano, forse Gamaliele?.
Oh! no! Stefano ha detto che il rabbi, saputo ci che avvenuto da Cusa, ha esclamato: Il mio
spirito trasale domandandosi se Egli possa essere veramente ci che dice. Ma ogni domanda
sarebbe morta prima di formarsi nella mente, e per sempre, se Egli avesse acconsentito a questa
cosa. Il Fanciullo che io ho sentito ha detto che la schiavit come la regalit non saranno quali le
credevamo, mal comprendendo i profeti, ossia materiali, ma dello spirito, per opera del Cristo,
Redentore dalla colpa e fondatore del Regno di Dio negli spiriti. Io ricordo quelle parole. E
misuro il Rabbi su quelle. Se nel misurarlo Egli fosse inferiore a
_______________
* chiamato, come in: Isaia 7, 14; 9, 5 -6.
** detto, in: Salmo 110, 1.
quellaltezza, io lo respingerei come peccatore e mentitore. E ho tremato di vedere disciogliersi nel
nulla la speranza che quel Fanciullo vi ha messa, dice Simone.
S, ma intanto non lo dice il Messia, ribatte Giuseppe.
Attende un segno, dice, risponde Simone.
E Tu daglielo allora! E che sia potente.
Gli dar ci che gli ho promesso. Ma non ora. 11Andate voi intanto a questa festa. Io non ci vengo
pubblicamente, come rabbi, come profeta, per impormi, perch non ancora il mio tempo.
Ma almeno in Giudea ci andrai? Darai ai giudei delle prove che li facciano convinti? Perch non
possano dire....
S. Ma credi che gioveranno alla mia pace? Fratello, pi Io far e pi sar odiato. Ma ti

accontenter. Dar loro delle prove che pi grandi non potranno essercene... e dir loro parole
capaci di mutare i lupi in agnelli, le dure pietre in molle cera. Ma non gioveranno.... Ges triste.
Ti ho dato dolore? Dicevo per tuo bene.
Non tu mi di dolore... Vorrei per che tu mi capissi, che tu, fratello mio, mi vedessi per ci che
sono... Vorrei andarmene con la gioia di saperti mio amico. Lamico comprende e tutela gli interessi
dellamico....
E io ti dico che lo far. So che ti odiano. Ormai lo so. Per questo sono venuto. Ma Tu lo sai.
Veglier su Te. Sono il maggiore. E rintuzzer le calunnie. E penser a tua Madre, promette
Giuseppe.
Grazie, Giuseppe. grande il mio peso, e tu lo sollevi. Il dolore, un mare, si avanza con le sue
onde a sommergermi, e con esso lodio... Ma, se ho il vostro amore, nulla . Perch il Figlio
delluomo ha un cuore... e questo cuore ha bisogno di amore....
E io te lo do. S. Per locchio di Dio che mi vede, io ti dico che te lo do. Va in pace, Ges, al tuo
lavoro. Io ti aiuter. Ci volevamo bene. Poi... Ma ora torniamo quelli di un tempo. Uno per laltro.
Tu: il Santo, io: luomo, ma uniti per la gloria di Dio. Addio, fratello.
Addio, Giuseppe.
Si baciano, e poi la volta di Simone che chiede: Benedicici perch si aprano i nostri cuori a tutta
la luce.
Ges li benedice e prima di lasciarli dice ancora: Vi affido mia Madre....
Va in pace. Due figli avr in noi.
Si lasciano.
12Ges torna sulla via e con Giovanni al fianco si d a camminare svelto svelto.
Dopo un bel poco di tempo Giovanni rompe il silenzio per chiedere: Ma Giuseppe dAlfeo o non
convinto ormai?.
Non ancora.
E allora Tu cosa sei per lui? Messia? Uomo? Re? Dio? Non ho capito bene. Mi pare che egli....
Giuseppe come in uno di quei sogni del mattino, in cui la mente gi si accosta alla realt
alleggerendosi del sonno pesante che dava irreali sogni talora dincubo. I fantasmi della notte
recedono, ma ancora la mente fluttua nel sogno che non si vorrebbe avesse fine, perch bello... Cos
lui. Si avvicina al risveglio. Ma per ora carezza ancora il sogno. Lo trattiene quasi. Perch per lui
bello... Ma bisogna saper prendere ci che luomo pu dare. E lodare lAltissimo per la
trasformazione sin qui avvenuta. Beati i fanciulli! Cos facile per loro credere!, e Ges passa un
braccio alla cintura di Giovanni, che sa esser fanciullo e credere, per fargli sentire il suo amore.

479.Con Giovanni presso la torre di Jezrael in attesa dei contadini di


Giocana.
24 agosto 1946.
1Sei molto stanco, Giovanni. Eppure bisognerebbe giungere ad Engannim avanti il tramonto di
domani.
Ci arriveremo, Signore, dice Giovanni e sorride, bench sia persino pallido di stanchezza, lui che
ha camminato pi di tutti. E cerca di prendere un passo pi spedito per persuadere il Maestro che
non molto stanco. Ma presto ricade nellandatura di chi non ne pu pi, spalle curve, capo che
pende in avanti come fosse oppresso da un giogo, piedi che trascinano e incespicano sovente.
Dammi almeno le sacche. La mia pesante.
No, Maestro. Tu non sei meno stanco di me.
Tu lo sei di pi, perch da Nazaret sei venuto nel bosco di Matatia e poi sei tornato a Nazaret.
E ho dormito in un letto. Tu no. Tu hai vegliato nel bosco e presto sei partito.
Anche tu. Lo ha detto Giuseppe. Siete partiti con le stelle.

Oh! ma le stelle durano sino allalba!..., sorride Giovanni. 2Poi aggiunge, facendosi serio: E non
il poco sonno che d dolore....
Che altro, Giovanni? Che ti ha dato dolore? Forse che i miei fratelli....
Oh! no, Signore! Anche quelli... Ma ci che mi fa pesante... no, non pesante... Ci che mi fa
vecchio che ho visto piangere tua Madre... Non mi ha detto perch piangeva e io non glielho
chiesto, bench ne avessi voglia. Ma lho tanto guardata che mi ha detto: A casa ti parler. Ora no,
perch piangerei pi forte. E a casa mi ha parlato cos dolce e cos triste che ho pianto anche io.
Che ti ha detto?.
Mi ha detto di volerti un gran bene, di non darti mai neanche un piccolo dolore, perch dopo ne
avrei tanto rimorso. Mi ha detto: Facciamo tutto il nostro dovere nei mesi che ci restano, e pi che
il dovere. Perch il dovere soltanto poco per Te che sei Dio. E mi ha detto anche - e questo mi ha
fatto soffrire tanto e, non lo avesse detto Lei, non potrei crederlo - e mi ha detto: Ed anche poco
fare soltanto il dovere verso uno che se ne va, che non potremo poi pi servire... Per poter stare
rassegnati poi, quando Egli non sar pi fra noi, bisogna aver fatto pi che il dovere. Bisogna aver
dato tutto, tutto lamore, le cure, lubbidienza, tutto, tutto. Allora nello strazio della separazione si
dice: Oh! io posso dire che, finch fu volont di Dio che io lo avessi, io non ho trascurato un attimo
di amarlo e servirlo . E io ho detto: Ma proprio se ne va il Maestro? Ha ancora tanto da fare! Ci
sar tempo.... E Lei ha scosso il capo dicendo, e due grandi lacrime le scendevano dagli occhi: La
Manna vera, il vivo Pane torner al Padre quando luomo si felicita di rigustare il sapore del grano
novello... E noi saremo soli, allora, Giovanni. Io, per confortarla, ho detto: Un gran dolore. Ma se
Egli torna al Padre noi ne dobbiamo gioire. Nessuno gli potr fare pi del male. E Lei ha gemuto:
Oh! ma prima!, e io ho creduto di capire. 3Ma sar proprio cos, Signore? Proprio, proprio? Vedi,
non che noi non si creda alle tue parole. Ma che noi ti amiamo e... Io non ti dir come Simone*
un giorno: questo non ti pu accadere. Io credo, tutti crediamo... Ma ti amiamo e... Oh! Signor mio!
I peccati dellamore sono proprio peccati?.
Lamore non pecca mai, Giovanni.
E allora noi, che ti amiamo, siamo pronti a combattere e uccidere per difenderti. I galilei non sono
amati dagli altri proprio perch ci dicono rissosi. Ebbene, giustificheremo la fama che abbiamo
difendendoti. Siamo sui luoghi** dove, al tempo di Debora, Barac distrusse lesercito di Sisara, coi
suoi diecimila. E quei diecimila erano di Neftali e Zabulon. E noi veniamo da quelli. Il nome ora
diverso, ma il cuore uguale.
Erano diecimila... Ma ora, foste anche dieci volte diecimila, che potreste?.
Che? Temi le coorti? Non sono tante, e poi... Essi non ti odiano. Non di noia. Non pensi al regno,
ad un regno che strappi una preda alle aquile romane. Non interverranno fra noi e i tuoi nemici, ed
essi saranno presto vinti.
Mille, diecimila, centomila foste, che sarebbe contro la volont del Padre? Io la devo compire....
Giovanni, accasciato, non parla pi. strana questa cocciutaggine, questa incapacit mentale, anche
nei migliori seguaci di Ges, a comprendere la sua pi grande missione! Lo accettano come
Maestro, come Messia. Credono alla sua facolt di salvare e redimere. Ma quando si trovano di
fronte al modo come redimer, ecco che il loro intelletto si chiude. Sembra persino che per loro
perdano valore le profezie. Ed tutto dire in israeliti, che si pu dire che respirano e camminano e si
nutrono e vivono per mezzo delle profezie! Tutto vero di ci che portano i libri sacri, meno
questo: che il Messia debba patire e morire, essere vinto dagli uomini. Questo non lo possono
accettare. Mi sembrano dei ciechi e dei sordi ai quali Ges si affanni a mostrare quadri della sua
futura Passione perch vi possano leggere ci che essa sar. Ma essi chiudono gli occhi. Non
vedono e non
______________
* come Simone, in 346.6.
** luoghi, dove avvennero i fatti narrati in: Giudici 4, 1-16.
capiscono perci.
4La sera, un poco fosca, si avanza mentre giungono in vista di Jezrael.

Ges conforta Giovanni - che non ha pi parlato e che va come un sonnambulo, tanto stanco dicendo: Presto vi saremo. Tu vi entrerai a cercare un ricovero per te.
E per Te.
No, Giovanni. Io rester presso la via che viene dalla pianura. Penso che essi verranno a notte, e
voglio consolarli e rimandarli prima dellalba.
Sei cos stanco... e forse piover come la notte passata. Vieni almeno sino a met della vigilia del
gallo.
No, Giovanni.
Allora resto con Te. Siamo vicini alle terre dei farisei e... E poi lho promesso a tua Madre e a me
stesso. Non voglio avere da farmi rimproveri io....
Delle torri, adibite non so a che uso, sono ai quattro angoli di Jezrael. Devono essere antiche gi da
quando le vedo io. Sembrano quattro arcigni giganti messi a far da carcerieri alla cittadina, posta su
unaltura dominante la pianura, che si sta annullando nellombra precoce di una sera nuvolosa.
Saliamo su quel pendio presso la torre. Vedremo tutta la via senza essere visti. Vi erba per
stendersi, e lo scalino davanti alla porta ci accoglier se verr lacqua, dice Ges.
Salgono. Si siedono su un bassissimo muretto, semirovinato, che a un dieci metri dalla torre. Si
direbbe un riparo che in antico fosse messo intorno a questo torrione. Ora quasi tutto crollato e
lerba folta ne ricopre i ruderi con grandi cascate di convolvoli selvatici e un erigersi di altre erbe,
proprie delle rovine, dalle larghe foglie pelose, delle quali non conosco il nome.
Sbocconcellano allultima luce un poco di pane. Non hanno altro. Giovanni, bench stanchissimo,
sbircia fra i rami di un fico nato fra le pietre, tutto storto e spettinato, e scopre fra le foglie che
tendono a ingiallire qualche ficuzzo risparmiato dagli uccelli e dai ragazzi. Li mangiano
completando cos il pasto. Lacqua lhanno nelle fiaschette. Il pasto presto finito.
5Sar abitata la torre?, chiede assonnato Giovanni.
Non credo. Non trapela n luce n voce da essa. Volevi chiedere ricovero? Non ne puoi pi....
Oh! no. Dicevo per dire... Ma si sta bene qui....
Stenditi almeno, Giovanni. Lerba folta e qui non deve aver piovuto ancora. Il suolo asciutto.
...No... No... Signore. Non ho sonno Parliamo dimmi qualche cosa... Una parabola... Mi siedo
qui ai tuoi piedi. Mi basta di mettere la testa sulle tue ginocchia, e si siede appoggiando il capo,
col volto verso il cielo, sui ginocchi di Ges.
Fa sforzi eroici per non dormire. Cerca parlare per vincere il sonno... Cerca di interessarsi a ci che
vede... stelle in cielo, lumi sulla via. Sempre pi numerose le prime, perch il vento ha soffiato via
le nubi; sempre pi rari i secondi, perch la notte ha sospeso il cammino dei pellegrini. Solo qualche
ostinato persiste ad andare col suo carro munito di una lanterna, che sballonzola legata al tetto di
stuoie o di coperte steso sugli archi del carro. Ma lo stesso silenzio sempre pi fondo concilia il
sonno...
Giovanni, con una voce sempre pi lontana, dice: Quante luci in cielo! E guarda: sembra che
qualcuna sia scesa sulla terra e trema e palpita come lass... Ma sono pi piccole e brutte... Noi non
possiamo fare le stelle... Nelle nostre c fumo, c odor di lucignolo... e tutto le pu spegnere... Lo
hai detto* Tu, una volta, che per spegnere la luce in noi basta una farfalla e paragonavi le farfalle
alle seduzioni del mondo... E poi dicevi che... mentre le farfalle possono spegnere un lume, lala
degli angeli, e chiamavi angeli le cose spirituali, fanno pi viva la luce che in noi... Io... langelo...
la luce....
Giovanni scivola piano piano nel sonno e si stende senza volere, atterrato dalla fatica. Ges aspetta
che sia proprio adagiato e poi gli insinua la sacca sotto la testa, gli stende il mantello addosso con
mosse paterne. In un ultimo guizzo di lucidit Giovanni mormora ancora: Non dormo, sai,
Maestro?... solo che cos vedo pi stelle e ti vedo meglio..., e passa a vedere meglio Ges e il
cielo stellato, sognandoli in un sonno profondo.
Ges torna a sedersi sul suo verde sedile. Appoggia il gomito destro al ginocchio, appoggia la
guancia sulla palma della mano e pensa, prega, guardando la via deserta ormai, mentre ai suoi piedi
il Prediletto, un braccio ripiegato sotto il capo, dorme con la placidit di un fanciullo.

480. Partenza da Jezrael dopo la visita notturna dei contadini di Giocana.


26 agosto 1946.
1Giovanni, laurora. Alzati e andiamo, dice Ges scuotendo lapostolo perch si risvegli.
Maestro! gi sorto il sole! Quanto ho dormito! E Tu?.
Anche Io, al tuo fianco sotto i nostri mantelli.
Ah! Ti sei persuaso che i contadini non venivano e ti sei adagiato! Lo avevo previsto....
Ges sorride e risponde: Essi sono venuti quando la posizione delle stelle dellOrsa diceva che si
iniziava il gallicinio.
Oh! Non ho sentito nulla!.... Giovanni mortificato. Perch non mi hai tenuto desto?.
Eri tanto stanco. Parevi un fanciullo che dormisse in una cuna. Perch svegliarti?.
Ma per farti compagnia!.
_____________
* hai detto, qualcosa di simile in 281.6 e 411.3.
Me la facevi con il tuo sonno sereno. Ti sei addormentato parlando di angeli, di stelle, di anime, di
luce... e certo hai continuato nel sonno a vedere angeli, stelle, e il tuo Ges... Perch riportarti alle
nequizie del mondo quando ne eri cos lontano?.
E se... se invece dei contadini fossero saliti qui dei malviventi?.
Ti avrei chiamato, allora. Ma chi doveva venire?.
Ma... Non so... Giocana ad esempio... Ti odia....
Lo so. Ma sono venuti soltanto i suoi servi. Nessuno ha tradito... perch tu pensi anche questo: che
qualcuno abbia parlato per nuocere a Me e a loro. Ma nessuno ha tradito. E ho fatto bene ad
attenderli qui. Il nuovo intendente degno del padrone e ha ordini severissimi. Non manco alla
carit dicendoli crudeli. Un altro nome sarebbe menzogna... Sono corsi via appena stata sera
scura, pregando il Signore che li facesse incontrare con Me. Dio premia sempre la fede e conforta i
suoi figli infelici. Se non mi avessero trovato, sarebbero stati qui sino a mattutino e poi sarebbero
tornati indietro per farsi trovare allaurora sui campi... 2E cos li ho visti e benedetti....
E sei triste di averli visti cos oppressi.
vero. Tante tristezze... Per ci che dici, per non avere avuto nulla da dare al loro corpo sfinito,
per il pensiero che non li vedr pi....
Lo hai detto a loro?.
No. Perch mettere un dolore l dove gi tutto dolore?.
Li avrei salutati volentieri anche io per unultima volta.
Per te non lultima volta. Tu, anzi, insieme ai condiscepoli, molto ti occuperai di loro quando Io
me ne sar andato. Affido a voi tutti i miei seguaci, e specie coloro che sono i pi infelici e che
nella fede hanno il loro unico sostegno e lunica gioia nella speranza del Cielo.
Oh! Maestro mio! Dir anche io come tuo fratello Giuseppe: va in pace, Maestro. Io, cos come
so fare, ti continuer. Credilo.
Ne sono sicuro. 3Andiamo... La via si anima. Le nubi si accavallano in cielo e la luce scema
anzich crescere. Oggi piover e tutti si affrettano verso la nuova tappa. Ma le nubi sono state
buone con noi. La notte fu tiepida e non c stata pioggia per noi che eravamo allaperto. Il Padre
sempre veglia sui suoi figli diletti.
Diletto Tu, Maestro. Io....
Tu gli sei diletto perch mi ami.
Oh! questo s. Sino alla morte....
E, mescolati fra la folla, si allontanano verso il sud...

INDICE DEL VOLUME OTTAVO


Terzo anno della Vita pubblica di Ges.
(continuazione e fine)
* = in linea
501. Parabola dei figli lontani. Guarigione dei due figli ciechi delluomo di
Petra.
502. Altro sconforto di Pietro e lezione sulle possessioni, sia divine che
diaboliche.
503. Gli apostoli indagano sul Traditore. Un sadduceo e linfelice moglie di un
negromante. Saper distinguere il soprannaturale dallocculto.
504. Marziam preparato al distacco. Ritorno al villaggio di Salomon e morte di
Anania.
505. Nel Tempio, una grazia ottenuta con la preghiera incessante e la parabola
del giudice e della vedova.
506. Nel Tempio, il contestato discorso che rivela in Ges la Luce del mondo.
507. La grande disputa con i Giudei e fuga dal Tempio con laiuto del levita
Zaccaria.
508. Giovanni sar la luce del Cristo fino alla fine dei tempi. Il piccolo
Marziale-Manasse accolto da Giuseppe di Sefori.
509. Il vecchio sacerdote Matan, accolto con gli apostoli e i discepoli fuggiti
dal Tempio. Il piccolo Marziale e la nuova circoncisione.
510. La guarigione di un cieco nato, provocata da una manovra di Giuda
Iscariota.
511. In casa di Giovanni di Nobe, ancora una lode alla Corredentrice.
Menzogne di Giuda Iscariota.
512. Profezia dinanzi ad un paese distrutto.
513. A Emmaus Montana, una parabola sulla vera sapienza e un monito ad
Israele.
514. Consigli sulla santit ad un giovane indeciso. Rimprovero ai cittadini di
Beteron dopo la guarigione di un romano e di una giudea.
515. Le ragioni del dolore salvifico di Ges. Elogio dellubbidienza e lezione
sullumilt.
516. A Gabaon, miracolo del mutolino ed elogio della sapienza come amore a
Dio.
517. Verso Nobe, resipiscenza di Giuda Iscariota dopo una discussione.
518. A Gerusalemme, lincontro con il cieco guarito e il discorso che rivela in
Ges il buon Pastore.
519. Inspiegabile assenza di Giuda Iscariota e sosta a Betania, da Lazzaro che
non lebbroso.
520. Discorsi sullIscariota assente e arrivo a Tecua con il vecchio Elianna.
*
521. A Tecua, commiato dai cittadini e dal vecchio Elianna, il primo dei

perseguitati per causa di Ges.


522. Arrivo a Gerico. Lamore terreno della folla e lamore soprannaturale del
convertito Zaccheo.
523. A Gerico. La richiesta a Ges di giudicare su una donna. La parabola del
fariseo e del pubblicano dopo un paragone tra peccatori e malati.
524. A Gerico. In casa di Zaccheo con i peccatori convertiti.
525. Profezie di Sabea di Betlechi e giudizio su di lei.
526. Guarigioni presso il guado di Betabara e discorso nel ricordo di Giovanni
Battista.
527. Ignoranze e tentazioni nella natura umana del Cristo.
528. A Nobe, il conforto materno di Elisa e il ritorno inquietante di Giuda
Iscariota.
529. Ammaestramenti agli apostoli mentre fanno lavori manuali in casa di
Giovanni di Nobe.
530. Unaltra notte di peccato di Giuda Iscariota.
531. A Nobe, malati e pellegrini da ogni regione. Valeria e il divorzio.
Guarigione del piccolo Levi.
532. Preparativi per le Encenie. Una prostituta mandata a tentare Ges, che
lascia Nobe.
533. Verso Gerusalemme con Giuda Iscariota, che sembra prendere una
decisione.
534. Ammaestramenti e guarigioni nella sinagoga dei liberti romani. Un
mandato per i Gentili.
535. Giuda Iscariota chiamato a riferire in casa di Caifa.
536. Guarigione di sette lebbrosi e arrivo a Betania con gli apostoli riuniti.
Marta e Maria preparate da Ges alla morte di Lazzaro.
537. Al Tempio nella festa della Dedicazione, Ges si manifesta ai Giudei, che
tentano di lapidarlo.
538. Ges orante nella grotta della Nativit, contemplato dai discepoli
ex-pastori.
539. La perfezione spiegata a Giovanni di Zebedeo che si accusato di colpe
inesistenti.
540. Giovanni sar figlio per la Madre di Ges. Incontro con Mannaen e
lezione sullamore per gli animali. Conclusione del terzo anno.
Preparazione alla Passione di Ges.
541. Giudei in visita a Betania.
542. I giudei nella casa di Lazzaro.
543. Marta manda un servo a chiamare il Maestro.
544. Delirio e morte di Lazzaro.
545. Il servo di Betania riferisce a Ges il messaggio di Marta. Predizione a
Simon Pietro su Roma cristiana.
546. Il giorno dei funerali di Lazzaro.
547. Ges decide di andare a Betania.
548. La risurrezione di Lazzaro.
549. Seduta del Sinedrio e udienza da Pilato.
550. Euforia tra gli apostoli. Missione damore per Lazzaro e di
contemplazione assoluta per la sorella Maria. Ges deve fuggire in
Samaria.

551. Gli apostoli informati, dopo una sosta da Niche, del bando emesso dal
Sinedrio. Larrivo ai confini della Giudea.
552. Preparativi e accoglienze ad Efraim.
553. Inizio del sabato ad Efraim. I ladroni dellAdomin e il soccorso a tre
bambini.
554. Il sabato ad Efraim, su unisoletta nel torrente. Il peccato originale
spiegato in parabola ai tre bambini.
521. A Tecua, commiato dai cittadini e dal vecchio Elianna, il primo dei
perseguitati per causa di Ges.
31 ottobre 1946.
1La parte posteriore della casa di Simone di Tecua non che una piazza alla quale fanno ala i lati
della casa fatta cos U. Dico piazza perch nei giorni di mercato, come quello che vedo io, viene
aperto in tre posti il robusto cancello che la separa da una pi grande piazza pubblica, e molti
venditori invadono colle loro bacheche i porticati che sono sui tre lati della casa, e dei quali
comprendo adesso lutilit... finanziaria, perch Simone, da buon ebreo, passa esigendo da ogni
mercante il nolo del luogo occupato. E si tira dietro il vecchierello, rivestito di una veste decente, e
a tutti lo presenta dicendo: Ecco, da oggi in poi voi pagherete a lui la somma stabilita. Poi, fatto
tutto il giro dei porticati, dice a Elianna: Ecco il tuo lavoro. Qui, e dentro, con lalbergo e le stalle.
N difficile n faticoso, ma che ti dimostra quanta stima ho di te. Ho cacciato, luno dopo laltro, tre
che mi aiutavano, perch non erano onesti. Ma tu mi piaci. E poi Egli ti ha portato. E il Maestro sa
conoscere i cuori. Andiamo da Lui, ora, a dirgli che, se vuole, lora buona per parlare. E se ne va,
seguito dal vecchietto...
La gente sempre pi affolla la piazza, e il rumore aumenta sempre pi. Donne per gli acquisti,
mercanti di bestiame, acquirenti di buoi da aratro o di altri animali, contadini curvi sotto il peso di
cesti di frutta e decantanti la loro merce; e coltellinai, con tutto quanto tagliente bene esposto sulle
stuoie, che con un baccano dinferno battono le scuri su ceppi di legno per mostrare la sodezza della
lama, oppure con un martello picchiano su falci tenute sospese su dei cavalletti per far vedere la
perfetta tempratura della lama, o che alzano vomeri e a due mani li picchiano nel terreno, che si
apre ferito, per dare una prova della robustezza del vomere al quale nessun terreno resiste; e ramai
con anfore e secchi, padelle e lampade che picchiano fino a stordire sul metallo sonoro per far
vedere che massiccio, o urlano a tutta gola offrendo lucerne e lucerne a una o pi fiamme per le
prossime feste di casleu; e su tutti, monotono e penetrante come lamento di civetta notturna, il grido
dei mendicanti sparsi nei punti strategici del mercato.
2Ges viene dalla casa insieme con Pietro e con Giacomo di Zebedeo. Non vedo gli altri. Penso
per che siano in giro per la citt annunciando il Maestro, perch vedo che la folla lo riconosce
subito e molti accorrono mentre il voco si fa meno intenso e il rumore ugualmente. Ges fa dare
lobolo ad alcuni mendicanti e si ferma a salutare due uomini che, seguiti dai servi, stavano per
lasciare il mercato dopo gli acquisti. Ma ora si fermano anche loro per sentire il Maestro. E Ges
inizia a parlare prendendo largomento da ci che vede:
Ogni cosa a suo tempo, ogni cosa a suo luogo. Non si tiene mercato nel sabato, n si commercia
nelle sinagoghe e neppure si lavora nella notte, ma bens mentre giorno. Soltanto chi peccatore
mercanteggia nel giorno del Signore, o profana i luoghi destinati alla preghiera con commerci
umani, o ladroneggia nella notte commettendo furti e delitti. Ugualmente: chi commercia
onestamente si affanna a provare ai suoi compratori la bont delle sue derrate e la saldezza dei suoi
strumenti, e chi compra se ne va contento del buon acquisto fatto. Ma se, ad esempio, con molta
astuzia, il venditore riuscisse ad ingannare il compratore, e lutensile o la derrata risultasse a questi
non buona, inferiore al prezzo pagato, non ricorrerebbe il compratore a misure di difesa, che vanno
da un minimo di non comperare mai pi da quel venditore, ad un massimo di ricorrere al giudice

per riavere il suo denaro? Cos accadrebbe, e giusto sarebbe. Eppure, non vediamo noi in Israele il
popolo illuso da chi vende merci avariate per buone, e denigra chi d merci buone essendo il Giusto
del Signore? S. Tutti lo vediamo.
Ieri sera molti di voi sono venuti a raccontare le arti dei mali venditori ed Io ho detto: Lasciateli
fare. Tenete fermi i vostri cuori e Dio provveder. Questi che vendono cose non buone, a chi fanno
loffesa? A voi? A Me? No. A Dio stesso. Non tanto colpevole colui che resta ingannato, quanto
colui che inganna. Non tanto fatto peccato contro luomo, quanto contro Dio, cercando di
smerciare cose non buone perch chi ha desiderio di acquistare non venga alle cose buone. Io non vi
dico: reagite, vendicatevi. Non parola che possa uscire da Me. Dico soltanto: ascoltate il suono
vero delle parole, osservate bene, nella gran luce, le azioni di chi vi parla, gustate il primo sorso o il
primo boccone che vi viene offerto, e se sentite un suono di asprezza, se lagire altrui ha del
tenebroso, se il sapore che vi resta nel cuore turbatore, respingete ci che vi viene offerto come
cosa non buona. La sapienza, la giustizia, la carit non sono mai aspre, turbatrici e amanti di agire
nellombra.
3So che sono stato preceduto da discepoli miei, e vi lascio due miei apostoli; inoltre ieri sera, con le
azioni pi che con le parole, ho testimoniato da dove vengo e con che missione. Non occorrono
dunque lunghi discorsi per attirarvi alla mia via. Pensate e vogliate stare in essa. Imitate i fondatori
di questa citt ai limiti dellarido deserto. Pensate sempre che fuor della mia dottrina aridume di
deserto, mentre nella mia dottrina sono le fonti della Vita. E, per quanti eventi possano accadere,
non turbatevi, non vi scandalizzate. Ricordate le parole* del Signore in Isaia. Non sar mai
accorciata e divenuta piccola la mia mano per beneficare coloro che seguono le mie vie, cos come
non sar mai ridotta a nulla la mano dellAltissimo per colpire coloro che a Me - che venni, e ben
pochi ho trovato ad accogliermi; chiamai, e pochi mi risposero - danno offesa e dolore. Perch,
come chi fa onore a Me onora il Padre che mi ha mandato, ugualmente chi a Me fa spregio spregia
Colui che mi ha mandato. E, per legge antica di taglione, a chi mi ripudia sar dato ripudio.
Ma voi, che avete accolto la mia parola, non temete gli obbrobri degli uomini, n tremate per i loro
oltraggi, prima fatti a Me e poi fatti a voi perch mi amate. Io, sebbene sembri perseguitato e
sembrer colpito, Io vi consoler e protegger. Non temete, non temete luomo mortale che oggi e
domani non che un ricordo e
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* parole, simili a quelle che sono in: Isaia 50, 2.
polvere. Ma temete il Signore, temete di un santo amore, non con paura, temete di non saperlo
amare con misura proporzionata al suo amore infinito. Io non vi dico: fate questo o quello. Ci che
da farsi lo sapete. Vi dico: amate. Amate Dio e il suo Cristo. Amate il prossimo vostro come Io vi
ho insegnato. E tutto farete se saprete amare.
4Io vi benedico, cittadini di Tecua, citt ai margini del deserto ma oasi di pace per il perseguitato
Figlio delluomo, e la mia benedizione sia nei vostri cuori e nelle vostre case, ora a sempre.
Resta, Maestro! Resta con noi. Il deserto fu sempre buono ai santi dIsraele!.
Non posso. Ho altri che mi attendono. Voi siete in Me, Io in voi, poich ci amiamo.
Ges passa a fatica fra la gente, che lo segue dimentica dei commerci e di ogni altra cosa. Malati
guariti che lo benedicono ancora, cuori consolati che lo ringraziano, mendichi che lo salutano:
Vivente Manna di Dio...
5I1 vecchierello ai suoi fianchi e ci sta sino ai limiti della citt. E soltanto quando Ges benedice
Matteo e Filippo, che restano a Tecua, si decide a lasciare il suo Salvatore, e lo fa con baci sui piedi
nudi del Maestro e pianti e parole di riconoscenza.
Alzati, Eli-anna, e vieni ch Io ti baci. Un bacio di figlio a padre, e questo ti compensi di tutto. A
te applico le parole* del profeta: Tu che piangi non piangerai pi, perch il Misericordioso ha
avuto piet di te. Il Signore ti dar pane ristretto e pocacqua. Di pi non ho potuto fare. Se tu sei
stato scacciato da uno solo, Io ho tutti i potenti di un popolo che mi scacciano, ed molto se trovo
cibo e ricovero per Me e i miei apostoli. Ma i tuoi occhi hanno visto Colui che desideravi e le tue
orecchie hanno sentito le mie parole, cos come il tuo cuore deve sentire il mio amore. Va a sii in

pace, perch sei un martire della giustizia, uno dei precursori di tutti quelli che saranno perseguitati
per causa di Me. Non piangere, padre!. E lo bacia sulla testa canuta.
Il vecchietto gli rende il bacio sulla guancia e gli mormora allorecchio: Diffida dellaltro Giuda,
mio Signore. Io non voglio sporcare la mia lingua... Ma Tu diffida. Non viene con pensiero buono
dal figlio mio....
S. Ma non pensare pi al passato. Presto tutto sar finito e nessuno mi potr pi nuocere. Addio,
Eli-anna. Il Signore con te.
Si separano...
6Maestro, che ti ha detto il vecchio con voce cos lieve?, chiede Pietro che cammina al fianco di
Ges e con fatica, perch Ges fa lunghi passi con le sue lunghe gambe, cosa interdetta a Pietro,
cos bassotto.
Povero vecchio! Che vuoi che mi dicesse che gi non sapessi?, risponde Ges eludendo una
risposta precisa.
Parlava del figlio, eh? Ti ha detto chi ?.
________________________
* parole, che sono in: Isaia 30, 19-20.
No, Pietro. Te lo assicuro. Si tenuto quel nome in cuore.
Ma Tu lo conosci per?.
Lo conosco. Ma non te lo dir.
Un silenzio per molto tempo. Poi, affannosa, la domanda di Pietro e la sua confessione. Maestro,
ma perch, a che fare va lIscariota in casa di un pessimo uomo quale il figlio di Elianna? Io ho
paura, Maestro! Non ha buoni amici costui. Non ci va apertamente. Non in lui forza di resistere al
male. Ho paura, Maestro. Perch? Perch va Giuda da costoro, e di nascosto?. Il volto di Pietro
una espressiva maschera di interrogazione accorata.
Ges lo guarda e non risponde. Che deve rispondere infatti? Che, per non mentire e per non
scagliare il fedele Pietro contro linfedele Giuda? Preferisce lasciar parlare Pietro.
Non rispondi? Io, da ieri, da quando il vecchio ha creduto riconoscere fra noi Giuda, non ho pace.
come quel giorno che Tu parlasti con la moglie del sadduceo. Ricordi? Ricordi il mio
sospetto*?.
Lo ricordo. E tu ricordi le mie parole di allora?.
S, Maestro.
Non c altro da dire, Simone. Le azioni delluomo hanno apparenze diverse dalla realt. Ma Io
sono contento di aver provveduto a quel vecchio. come se Anania fosse ritornato. E realmente, se
Simone di Tecua non lo avesse accolto, lo avrei condotto nella casetta di Salomon, per avere l un
padre sempre ad attenderci. Ma per Eli meglio cos. Simone buono, ha molti nipoti. Eli ama i
bambini... E i bambini fanno dimenticare tante cose dolorose....
Con la sua abituale scienza di distrarre linterlocutore e condurlo verso altri argomenti, quando non
trova conveniente rispondere a domande pericolose, Ges ha distratto Pietro dal suo pensiero. E
continua a parlargli di bambini, conosciuti qua o l, fino a giungere a ricordare Marziam, che forse a
quellora ritira le reti dopo la pesca nel bel lago di Genezaret.
E Pietro, ormai lontano col pensiero da Eli e da Giuda, sorride e domanda: Ma dopo la Pasqua ci
andiamo, non vero? cos bello. Oh! molto pi che qui. Noi galilei siamo peccatori per quelli di
Giudea... Ma a vivere qui! Oh! Misericordia eterna! Se saremo castigati noi, no che qui non sar
certo premio.
Ges chiama gli altri rimasti indietro e si allontana con essi per la via scaldata dal sole decembrino.

__________________

* il mio sospetto... le mie parole..., in 503.3/4.

522.Arrivo a Gerico. Lamore terreno della folla e lamore soprannaturale


del convertito Zaccheo.
1 novembre 1946.
1Ges vi molto atteso. Gente e gente sosta nelle campagne prossime alla citt in attesa, e non
appena una vedetta, arrampicata su un alto noce, getta il grido: Eccolo lAgnello di Dio!, la gente
si alza in piedi e accorre verso Ges, che viene avanti nelle prime nebbie crepuscolari.
Maestro! Maestro! Noi ti attendiamo da tanto! I nostri malati! I nostri bambini! La tua
benedizione! I vecchi ti attendono per spegnersi in pace! Se Tu ci benedici, Signore, noi saremo
preservati dalla sventura!, parlano tutti insieme mentre Ges alza la mano in ripetuti gesti di
benedizione e ripete: Pace, pace, pace a voi tutti!. Gli apostoli che sono ancora con Lui sono presi
e travolti fra la folla, separati da Ges che quasi impedito di camminare da quelli stessi che si
lamentano dolcemente di tanta attesa.
2Il povero Zaccheo lotta convulsamente per giungere a Ges, per farsi sentire da Lui, per farsi
almeno vedere. Ma, cos basso come , e non molto agile n forte, viene sempre respinto da nuove
ondate di folla, e il suo grido si perde nel clamore, e nella confusione di teste, di braccia, di vesti
che si agitano, si perde la sua persona. Inutilmente supplica e qualche volta rimprovera per ottenere
un poco di piet. La gente sempre egoista per quello che le d godimento ed crudele coi pi
deboli. Il povero Zaccheo, sfinito per gli sforzi fatti, convinto dellinutilit di essi, perde la volont
di lottare e si rassegna mortificato. Infatti, come poter riuscire pi se da ogni via sbuca altra gente e
le vie sembrano tanti rivoli che sfocino tutti ad un unico fiume: la strada percorsa da Ges? E ogni
nuovo affluente, con una nuova ondata che fa sempre pi fitta la folla sino a rendere pauroso il
trovarcisi, respinge indietro il povero Zaccheo.
Il Taddeo lo vede e cerca di farsi largo per strapparlo dallangolo di via in cui lo ha respinto e
inchiodato la folla. Ma a sua volta Giuda dAlfeo viene sospinto da chi lo preme alle spalle, e il
tentativo fallisce. Tommaso, facendo arma della sua robusta persona, lavora di gomiti e urla col suo
vocione potente: Fate largo!, nello stesso tentativo... Macch! La gente una muraglia salda pi
di roccia, e nello stesso tempo pieghevole come il caucci. Si piega ma non si spezza. Il suo non
pi un abbraccio: una catena infrangibile. Anche Tommaso si rassegna.
E Zaccheo perde ogni speranza, perch Didimo lultimo degli apostoli presi dalla fiumana. E
questa passa finalmente... passata... Lembi di stoffe, fiocchi, frange, forcine da donna, fermagli di
vesti, restano al suolo a testimoniare della sua violenza. C persino un piccolo sandalo di bambino,
tutto calpestato, e pare aspetti tristemente il piccolo piede che lo ha perduto... Zaccheo si mette in
coda a tutti, triste lui pure come quel piccolo calzare strappato dalla folla al suo piccolo proprietario.
3Ges non si vede neanche pi. Una svolta di via lo ha nascosto agli occhi del povero Zaccheo...
Ma quando, ultimo della folla, egli giunge sulla piazza dove un tempo aveva il suo banco, vede che
la gente si fermata vociando, pregando, supplicando. E vede che Ges, montato sulla piccola
gradinata di una casa, fa con le braccia e col capo cenno di no. E dice qualcosa che non si pu
comprendere nel muggito della folla. E infine vede che Ges, scendendo a fatica dal suo piedestallo,
riprende ad andare e svolta, s, svolta proprio per la parte dove la sua casa. Allora Zaccheo
riprende ogni ardire. La gente molta, ma la piazza larga, e perci la gente meno compatta e
pu essere... forata come una siepe non molto folta da uno che abbia volont di farlo e non abbia
paura di rimanere ferito. E Zaccheo, divenuto un cuneo, una catapulta, un ariete, d di cozzo, urta, si
insinua, distribuisce e riceve pugni in viso e gomitate nello stomaco e calci negli stinchi, ma si fa
largo, avanza... Eccolo al lato opposto... Ma qui il largo cessa, ed ecco di nuovo la muraglia
impenetrabile. Pochi passi lo separano da Ges gi fermo presso la sua casa. Ma, se lo separassero
deserti a fiumi, potrebbe sperare di pi di riuscire a raggiungerlo. Si inquieta, sbraita, impone:

Devo andare a casa mia! Lasciatemi passare! Non vedete che Egli vuol venire da me?.
Mai lavesse detto! Ci rinfocola la folla nella sua volont di avere in altre case il Maestro. Chi ride
burlandosi del povero Zaccheo, chi gli risponde malamente. Non c uno che abbia piet. Anzi si
danno a urlare e ad agitarsi perch il Maestro non veda e non senta Zaccheo. E alcuni gridano: Hai
avuto gi fin troppo da Lui, vecchio peccatore!. Credo che a tanto malanimo non sia esente il
ricordo delle antiche esazioni e vessazioni... Luomo anche maggiormente disposto al
soprannaturale serba quasi sempre un cantuccino in cui vivo lamore per il suo peculio a nel quale
ancor pi vivo il ricordo di chi ha leso questo peculio...
4Ma lora della prova per Zaccheo passata, e Ges lo premia della sua costanza. Grida Ges con
tutta la forza della sua voce: Zaccheo! Vieni a Me. Lasciatelo passare, ch voglio entrare nella sua
casa.
giocoforza ubbidire. La folla si pigia per aprirsi e Zaccheo si fa avanti, rosso di fatica, rosso di
gioia, e cerca ravviarsi i capelli spettinati, la veste sbottonata, la cintura andata coi fiocchi sulle reni
anzich sul davanti. Cerca il mantello... Il mantello chiss dove !... Non importa. Egli davanti a
Ges ormai, semicurvo per ossequiarlo. Non pu far di pi perch ha appena spazio per curvarsi un
poco.
Pace a te, Zaccheo. Vieni, dunque, che ti dia il bacio di pace. Lo hai ben meritato, dice Ges
sorridendo di un sorriso veramente allegro, giovanile, che lo fa infatti apparire ringiovanito.
Oh! s, Signore. Lho ben meritato. Come difficile raggiungerti, Signore, dice Zaccheo
alzandosi pi che pu per mettersi a livello di Ges, che si curva per baciarlo, e nel fare cos mette
in luce un viso che sanguina per uno sgraffio sulla guancia destra, e che ha livido un occhio per
qualche gomitata presa nellorbita.
Ges lo bacia, poi dice:
Ma Io non ti premio per questa fatica. Ma per le altre, segrete a tanti, ma a Me note. S, vero.
Raggiungermi difficile, e non la folla lostacolo unico, non neppure lostacolo pi difficile che
si trova per raggiungermi. Ma, o popolo che mi hai quasi portato in trionfo, lostacolo pi difficile,
il pi composto, il sempre ricomposto dopo che si. tentato di romperlo o superarlo, il proprio io.
5Io pareva che non vedessi, ma tutto ho visto. E tutto ho valutato. E che ho visto? Ho visto un
peccatore convertito, uno che era duro di cuore, che era amante dei comodi, che era superbo,
vanitoso, lussurioso e avaro. E lho visto spogliarsi del suo io antico anche nelle cose minori, e
mutarsi nei modi e affetti come in quelli, per accorrere dal suo Salvatore, di lottare per
raggiungerlo, e supplicare umilmente, e ricevere frizzi e rimproveri pazientemente, e soffrire nel
corpo per gli urti della folla e nel cuore per vedersi respinto in coda a tutti, senza poter neppure
raccogliere un mio sguardo. E ho visto altre cose in lui. Cose che voi pure conoscete, ma delle quali
non volete tenere conto per quanto da esse abbiate avuto sollievo.
Voi direte: E come le conosci Tu che non abiti fra noi?. Vi rispondo: come leggo nel cuore degli
uomini, cos non ignoro le azioni degli uomini, e so essere giusto e premiare in proporzione del
cammino fatto per raggiungermi, degli sforzi fatti per sbarbare la foresta selvaggia che copriva lo
spirito, bonificarlo, cacciarne tutto che non fosse lalbero vitale, e metterlo re nellio, circondandolo
di piante di virt perch sia onorato, vegliando acci nessun animale immondo, perch strisciante,
perch ingordo di corruzione, o lascivo, o ozioso - le diverse passioni malvagie - si annidasse nel
folto, ma solo lo abitasse, questo spirito vostro, ci che buono e capace di lodare il Signore, ossia
gli affetti soprannaturali, altrettanti uccelli canori e miti agnelli, disposti ad essere immolati, disposti
alla lode perfetta per amore di Dio.
6E come non ho ignorato le opere di Zaccheo, i suoi pensieri, le sue fatiche, cos non ho ignorato
che in molti di questa citt, che mi hanno acclamato, pi un amore sensibile che uno spirituale. Se
mi amaste in giustizia sareste stati pietosi al vostro concittadino, non lo avreste mortificato
ricordandogli il passato. Quel passato che egli ha annullato e che Dio non ricorda*, perch su
perdono concesso non si ritorna sopra altro che se la creatura torna a peccare. E si ritorna a
giudicarlo per il peccato nuovo, non gi per quello che stato perdonato.
Ora Io vi dico, e ve lo do per vostro compagno nelle meditazioni della notte, che non consiste
nellacclamarmi lamarmi in verit, ma nel fare ci che Io faccio e insegno, nel praticare lamore

reciproco, nellessere umili e misericordiosi, ricordando che un unico fango vi ha composti per la
parte materiale, e che il fango ha sempre attrattiva per il pantano, e che perci, se fino ad ora ci che
in voi forza che vi ha tenuti sollevati sul pantano, lo spirito, non ha mai conosciuto disfatte - ed
cosa impossibile, perch luomo peccatore e solo Dio senza peccato - domani il vostro spirito
potrebbe conoscerle, e in numero e portata ancor maggiore di quelle del vecchio peccatore ormai
rinato alla Grazia, rifatto da essa
__________________________
* non ricorda, nel senso espresso in: Ezechiele 18, 21-22; 33, 14-I6.
giovanile e nuovo come un fanciullo test nato, con in suo favore lumilt che gli viene dal ricordo
di essere stato peccatore, e la volont accesa di fare, nel resto di vita, tanto bene quanto sia
sufficiente ad empire una vita longeva e tutta consacrata al bene, tanto da riparare, e con misura
piena e traboccante, ogni male che possa aver fatto.
Domani vi parler. Per questa sera ho detto. Andate col mio monito e benedite Dio, che vi manda il
Medico che recide le vostre sensualit celate sotto un velo di sanit spirituale, come malattie
nascoste che rodano la vita sotto un velo di apparente salute. 7Vieni, Zaccheo.
S, mio Signore. Non ho pi che un vecchio servo e io stesso apro la mia porta, e con essa il mio
cuore commosso, oh! quanto! per la tua infinita bont.
E aperto il cancello fa entrare Ges e gli apostoli, e lo guida verso la casa, per il giardino mutato in
ortaglia... Anche la casa spoglia di ogni superfluo. Zaccheo accende un lume e chiama il servo.
Ecco. Il Maestro qui. Dorme qui coi suoi e cena qui. Hai preparato come ho detto?.
S. Meno le verdure, che getter ora nellacqua bollente, tutto pronto.
Allora mutati veste e va a dire a quelli che sai che Egli qui, e che vengano.
Vado, padrone. Benedetto Te, Maestro, che mi fai morire contento!. Se ne va.
il servo di mio padre, rimasto con me. Gli altri li ho licenziati tutti. Ma egli mi caro. stata la
voce che non taceva mai quando peccavo. E lo maltrattavo perci. Ora, dopo Te, quello che amo
pi di ogni altro... Venite, amici. L vi fuoco e quanto pu dare ristoro a membra stanche e gelate.
Tu, Maestro, nella mia stessa stanza..., e lo guida verso una camera in fondo ad un corridoio.
8Entra, chiude la porta, mesce acqua fumante in una brocca, scalza Ges, lo serve. Prima di
ricalzargli i sandali, bacia il piede nudo e se lo mette sul collo dicendo: Cos! Perch schiacci i
residui del vecchio Zaccheo!. Si alza. Guarda Ges con un sorriso che trema sul labbro, un sorriso
umile, fatto un poco di pianto. Ha un gesto per indicare tutto lambiente. Dice: Ho tanto peccato
qui dentro! Ma ho tutto mutato. Perch ci che sapeva quel sapore non mi fosse pi presente... I
ricordi... Io sono debole... Ho lasciato soltanto che vivesse il ricordo della conversione in queste
pareti spoglie, in questo letto duro... Il resto... Ne ho fatto denaro, perch ne ero rimasto privo e
volevo fare del bene. Siedi, Maestro....
Ges siede su un sedile di legno e Zaccheo si mette per terra, ai suoi piedi, mezzo seduto, mezzo
inginocchiato. Riprende a parlare.
Non so se ho fatto bene. Se Tu puoi approvare il mio operato. Forse ho principiato da dove dovevo
finire. Ma anche essi ci sono. E solo un vecchio pubblicano pu non avere ribrezzo di essi in
Israele. No. Ho detto male. Non soltanto un vecchio pubblicano, ma anche Tu, anzi sei Tu che mi
hai insegnato ad amarli veramente. Prima erano i miei complici nel vizio, ma non li amavo. Ora li
reprimo ma li amo. Tu e io. Il tutto Santo, il peccatore convertito. Tu perch non hai mai peccato e
vuoi darci la gioia che tua, di Uomo senza colpa. E io perch ho tanto peccato, e so come dolce
la pace che viene dallesser perdonati, redenti, rinnovati... Lho voluta per loro. Li ho cercati. Oh!
stato duro da principio! Volevo fare buoni loro e avevo me da fare buono... Che fatica!
Sorvegliarmi perch sentivo che mi sorvegliavano. Sarebbe bastato un niente per farli allontanare...
E poi... Molti peccavano per bisogno, per necessit di mestiere. Ho venduto tutto per avere denaro e
mantenerli, sinch non trovavano altri mestieri meno fruttuosi, pi faticosi, ma onesti. E c sempre
qualcuno di essi che viene, per met curioso, per met volonteroso di essere un uomo e non soltanto
un animale. E li devo ospitare, questi, finch non si fanno mansi al nuovo giogo. Molti si sono

circoncisi. Il primo passo verso il vero Dio. Ma non lo impongo. Ho larghe le braccia
nellabbracciare le miserie, io che non posso averne schifo. Vorrei dare io pure a questi ci che Tu
vorresti dare a tutti: la gioia di essere senza pi rimorsi, dato che non possiamo come Te essere
senza colpa. Ora dimmi, o mio Signore, se ho troppo osato.
Hai bene operato, Zaccheo. Tu di ad essi pi di ci che speri e di ci che pensi che Io voglia dare
agli uomini. Non soltanto la gioia di essere perdonati, senza rimorsi, ma quella di essere presto
cittadini del mio Regno celeste. Io non ignoravo queste tue opere. Ti seguivo nel tuo procedere per
la via ardua ma gloriosa della carit; perch questa carit, e della pi schietta. Tu hai compreso la
parola del Regno. Pochi lhanno compresa, perch sopravvive in loro la concezione antica e la
convinzione di essere gi santi e dotti. Tu, levato dal cuore il passato, sei rimasto vuoto, e hai
potuto, hai voluto, anzi, mettere dentro di te le parole nuove, il futuro, leterno. Continua cos,
Zaccheo, e sarai lesattore del Signor tuo Ges, termina Ges sorridendo e posando la sua mano
sul capo di Zaccheo.
Tu mi approvi, Signore? In tutto?.
In tutto, Zaccheo. 9Lho detto anche a Niche che di te mi parlava. Niche ti capisce. aperta alla
piet universale.
Niche mi aiutava molto. Ma ora la vedo soltanto ad ogni nuova luna... Avrei voluto seguirla. Ma
Gerico propizia al mio nuovo lavoro....
Non star a lungo a Gerusalemme... Ti sposteresti per nulla. Dopo Niche torner qui....
Dopo quando, Signore?.
Dopo che il mio Regno sar proclamato.
Il tuo Regno... Ho paura di quel momento. Quelli che ora si dicono tuoi fedeli lo sapranno essere
allora? Perch certo ci saranno delle sommosse e lotte fra chi ti ama a chi ti odia... Lo sai, Signore,
che i tuoi nemici assoldano persino dei ladroni, la feccia del popolo, per avere dei seguaci pronti a
far grosso per imporsi agli altri? Io lho saputo da uno dei miei poveri fratelli... Oh! fra chi ruba
legalmente, fra chi ruba lonore e chi spoglia un viandante, c molta differenza forse? Ho rubato
anche io legalmente finch Tu non mi hai salvato, ma non avrei, neppur allora, secondato chi ti
odia... Questo un giovane. Un ladro. S. Un ladro. Una sera che mi ero spinto verso lAdomin in
attesa di tre miei pari, che venivano da Efraim con del bestiame comperato a meno prezzo, lho
trovato appostato in una gola. Gli ho parlato... Non ho mai avuto famiglia, eppure credo che se
avessi avuto dei figli avrei parlato loro cos per persuaderli a cambiare vita. Mi ha spiegato il come
e il perch era divenuto ladro... Eh! quante volte i veri colpevoli sono quelli che sembra non
facciano nulla di male!... Gli ho detto: Non rubare pi. Se hai fame, un pane c anche per te. Ti
trover lavoro onesto. Giacch ancora non sei divenuto omicida, fermati, salvati. E lho persuaso.
Egli mi ha detto di essere rimasto solo perch gli altri erano stati comperati con molto denaro da chi
ti odia, e ora stanno pronti a fomentare sommosse e a dirsi tuoi per scandalizzare il popolo, nascosti
nelle grotte del Cedron, nei sepolcri, verso il Faselo, nelle caverne a settentrione della citt, fra le
tombe dei Re e dei Giudici, dovunque... Che vogliono fare, o Signore?.
Giosu pot fermare il sole, ma essi, nonostante ogni mezzo, non potranno arrestare il volere di
Dio.
Hanno il denaro, Signore! Il Tempio ricco, e non corban per essi loro offerto al Tempio se
serve loro per trionfare.
Nulla hanno. La forza mia. Il loro edificio cadr come fosse di foglie seccate dai venti di autunno
e composte a castello da un bambino. Non temere, Zaccheo. Il tuo Ges sar Ges.
Dio lo voglia, Signore!... Ci chiamano. Andiamo...

523.A Gerico. La richiesta a Ges di giudicare su una donna. La parabola


del fariseo e del pubblicano dopo un paragone tra peccatori a malati.
2 novembre 1946.

1Ges esce dalla casa di Zaccheo. mattina inoltrata. con Zaccheo, Pietro e Giacomo di Alfeo.
Gli altri apostoli sono forse gi sparsi per la campagna per annunciare che il Maestro in citt.
Dietro al gruppo di Ges con Zaccheo e gli apostoli ve ne un altro, molto... variato per fisionomie,
et, vesti. Non difficile dichiarare con sicurezza che questi uomini appartengono a razze diverse,
forse anche antagoniste fra di loro. Ma gli eventi della vita hanno portato questi in questa citt
palestinese e li hanno riuniti perch dal loro profondo risalissero verso la luce. Sono per lo pi volti
appassiti di chi ha usato e abusato della vita in pi modi, occhi stanchi per la pi parte; in altri,
sguardi che la lunga abitudine ad occupazioni di... rapina fiscale o di
____________________________
* corban lofferta sacra da darsi al Tempio e quindi sottratta alluso profano. I farisei ne facevano
un abuso, che Ges condanna in 300.8 cos come in Marco 7, 11.
comando brutale ha fatto rapaci o duri, e ogni tanto questo loro antico sguardo riaffiora da sotto un
velo dimesso e pensoso che vi ha messo la nuova vita. E ci avviene specialmente quando qualcuno
di Gerico li guarda con sprezzo o borbotta qualche insolenza a loro carico. Poi locchio torna
stanco, dimesso, e le teste si riabbassano avvilite.
Ges si volta per due volte ad osservarli e, vedendoli indietro, rallentanti il loro passo pi si
avvicinano al luogo prescelto per parlare, e gi pieno di gente, rallenta il suo per attenderli, e infine
dice loro: Passatemi avanti e non temete. Avete sfidato il mondo quando facevate il male; non
dovete temerlo ora che vi siete spogliati di esso. Ci che avete usato per domarlo allora lindifferenza al giudizio del mondo, unica arma per stancarlo di giudicare - usatelo anche ora, ed
esso si stancher di occuparsi di voi, e vi assorbir, seppure lentamente, annullandovi nella grande
massa anonima che questo misero mondo, al quale in verit si d troppo peso.
Gli uomini, quindici, ubbidiscono e passano avanti.
2Maestro, l sono i malati della campagna, dice Giacomo di Zebedeo andando incontro a Ges e
indicando un angolo tiepido di sole.
Vengo. Gli altri dove sono?.
Fra la gente. Ma gi ti hanno visto e stanno venendo. Con loro sono anche Salomon, Giuseppe di
Emmaus, Giovanni dEfeso, Filippo di Arbela. Sono diretti alla casa di questultimo e vengono da
Joppe, Lidda e Modin. Hanno seco loro uomini della costa del mare e donne. Ti cercavano, anzi,
perch discordia fra loro sul giudicare una donna. Ma parleranno con Te....
Ges infatti presto circondato dagli altri discepoli e salutato con venerazione. Dietro ad essi sono i
nuovi attirati alla dottrina di Ges. Ma non c Giovanni dEfeso, e Ges ne chiede la ragione.
Si fermato con una donna e con i parenti della stessa in una casa lontana dalla gente. La donna
non si sa se indemoniata o profetessa. Dice cose meravigliose, a detta di quelli del suo paese. Ma
gli scribi che lhanno ascoltata lhanno giudicato posseduta. I parenti hanno chiamato gli esorcisti*
pi volte, ma essi non poterono cacciare il demonio parlante che la tiene. Per un di loro disse al
padre della donna ( una vedova vergine rimasta in famiglia): Per tua figlia ci vuole il Messia
Ges. Egli capir le sue parole e sapr donde vengono. Io ho provato di imporre allo spirito che
parla in lei di andarsene in nome di Ges detto il Cristo. Sempre gli spiriti tenebrosi sono fuggiti
quando ho usato questo Nome. Questa volta no. Da questo io dico che, o lo stesso Belzeb che
parla e riesce a
______________________
* gli esorcisti avevano la funzione di scacciare demoni e la esercitavano secondo Israele, come
detto in 352.15. Alcuni scribi (in 349.10) dichiarano di non essere esorcisti, mentre uno scriba (in
387.7) dice: noi, ornati dei segni desorcismo. La presenza e lazione di esorcisti in Israele sono
affermate da Ges in 137.5 e confermate in una famosa disputa con scribi e farisei, segnatamente in
269.7. Di scribi che fanno esorcismi usando formule si parla nel breve capitolo 350, dove Ges
avverte che bisogna distinguere il posseduto dal malato, pur non essendo il demonio estraneo alle
malattie, e assicura che i demoni si vincono con la preghiera e il digiuno.

resistere anche a quel Nome detto da me, o lo stesso Spirito di Dio, e perci non teme essendo che
una cosa sola col Cristo. Io sono convinto pi di questo che del primo caso. Ma, per esserne certi,
solo il Cristo pu giudicare. Egli conoscer le parole e la loro origine. E fu malmenato dagli scribi
presenti, che lo dissero posseduto lui pure come la donna e come Te. Perdona se dobbiamo dirlo... E
degli scribi non ci hanno pi lasciati, e sono di guardia alla donna perch vogliono stabilire se pu
essere avvisata del tuo arrivo. Perch essa dice che conosce il tuo volto e la tua voce, e fra mille e
mille ti riconoscerebbe, mentre provato che essa mai uscita dal paese, anzi, dalla sua casa da
quando, quindici anni or sono, le mor lo sposo la vigilia della festa nuziale; ed anche provato che
mai Tu sei passato dal suo paese che Betlechi. E gli scribi attendono questa ultima prova per dirla
indemoniata. 3Vuoi vederla subito?.
No. Devo parlare alla gente. E sarebbe troppo chiassoso lincontro qui, fra le turbe. Va a dire a
Giovanni dEfeso e ai parenti della donna, e anche agli scribi, che li attendo tutti allinizio del
tramonto nei boschi lungo il fiume, sul sentiero del guado. Va.
E Ges, congedato Salomon, che ha parlato per tutti, va dai malati invocanti guarigione e li
guarisce. Sono una donna anziana anchilosata dallartrite, un paralitico, un giovanetto ebete, una
fanciulla che direi etica a due malati agli occhi. La gente ha i suoi trillanti gridi di gioia.
Ma non finita ancora la serie dei malati. Una madre si avanza, sfigurata dal dolore, sorretta da due
amiche o parenti, e si inginocchia dicendo: Ho il figlio morente. Non pu essere portato qui... Piet
di me!.
Puoi credere senza misura?.
Tutto, o mio Signore!.
E allora torna a casa tua.
A casa mia?... Senza Te?.... La donna lo guarda un momento con affanno, poi comprende. Il
povero viso si trasfigura. Grida: Vado, Signore. E benedetto Te e lAltissimo che ti ha mandato!.
E corre via, pi svelta delle stesse sue compagne...
Ges si volge ad uno di Gerico, ad un dignitoso cittadino. Quella donna ebrea?.
No. Di nascita almeno, no. Viene da Mileto. Sposa per a uno di noi e da allora nella nostra fede.
Ha saputo credere meglio di molti ebrei, osserva Ges.
4Poi, salendo sullalto gradino di una casa, fa il gesto abituale, di aprire le braccia, che
precede il suo parlare e serve ad imporre silenzio. Ottenutolo, raccoglie le pieghe del manto,
apertosi sul petto nel gesto, e lo tiene fermo con la sinistra mentre abbassa la destra nellatto di chi
giura, dicendo:
Ascoltate, o cittadini di Gerico, le parabole del Signore, e ognuno poi le mediti nel suo cuore e ne
tragga la lezione per nutrire il suo spirito. Lo potete fare perch non da ieri, n dalla passata luna, e
neppure dallaltro inverno, conoscete la Parola di Dio. Prima che Io fossi il Maestro, Giovanni, mio
Precursore, vi aveva preparato al mio venire e, dopo che lo fui, i miei discepoli hanno arato questo
suolo sette e sette volte per seminarvi ogni seme che Io avevo loro dato. Dunque potete capire la
parola e la parabola.
5A che paragoner Io coloro che, dopo essere stati peccatori, poi si convertono? Li paragoner a
malati che guariscono. A che paragoner gli altri che non hanno pubblicamente peccato, o che, rari
pi di perle nere, non hanno fatto mai, neppur nel segreto, colpe gravi? Li paragoner a delle
persone sane. Il mondo composto di queste due categorie. Sia nello spirito che nella carne e
sangue. Ma, se uguali sono i paragoni, diverso il modo del mondo di usare coi malati guariti, che
erano malati nella carne, da quello che esso usa coi peccatori convertiti, ossia coi malati dello
spirito che tornano in salute.
Noi vediamo che quando anche un lebbroso, che il malato pi pericoloso e pi isolato perch
pericoloso, ottiene la grazia di guarigione, dopo essere stato osservato dal sacerdote e purificato,
viene riammesso nel consorzio delle genti, e anzi quelli della sua citt lo festeggiano perch guarito,
perch risuscitato alla vita, alla famiglia, agli affari. Gran festa in famiglia e in citt, quando uno
che era lebbroso riesce ad ottenere grazia e a guarire! una gara fra i famigliari e i cittadini a
portargli questo e quello e, se solo e senza casa o mobili, a offrirgli tetto o mobiglia, e tutti dicono:
uno prediletto da Dio. Il suo dito lo ha sanato. Facciamogli dunque onore, e onoreremo Colui

che lo ha creato e ricreato. giusto di fare cos. E quando, sventuratamente invece, uno ha i primi
segni di lebbra, con che amore angoscioso parenti e amici lo colmano di tenerezze, finch
possibile ancora farlo, quasi per dargli, tutto in una volta, il tesoro di affetti che gli avrebbero dato
in molti anni, perch se lo porti seco nel suo sepolcro di vivo.
Ma perch allora per gli altri malati non si fa cos? Un uomo comincia a peccare, e famigliari e
soprattutto concittadini lo vedono? Perch allora non cercano con amore di strapparlo al peccare?
Una madre, un padre, una sposa, una sorella ancora lo fanno. Ma gi difficile che lo facciano i
fratelli, e non dico poi che lo facciano i figli del fratello del padre o della madre. I concittadini,
infine, non sanno che criticare, schernire, insolentire, scandalizzarsi, esagerare i peccati del
peccatore, segnarselo a dito, tenerlo discosto come un lebbroso quelli che sono pi giusti, farsi suoi
complici, per godere alle sue spalle, quelli che giusti non sono. Ma non c che ben raramente una
bocca, e soprattutto un cuore, che vada dallinfelice con piet e fermezza, con pazienza e amore
soprannaturale, e si affanni a frenarne la discesa nel peccato. E come? Non forse pi grave,
veramente grave e mortale la malattia dello spirito? Non priva essa, e per sempre, del Regno di
Dio? La prima delle carit verso Dio e verso il prossimo non deve essere questo lavoro di sanare un
peccatore per il bene della sua anima e la gloria di Dio?
E quando un peccatore si converte, perch quellostinatezza di giudizio su di lui, quel quasi
rammaricarsi che egli sia tornato alla salute spirituale? Vedete smentiti i vostri pronostici di certa
dannazione di un vostro concittadino? Ma dovreste esserne felici, perch Colui che vi smentisce il
misericordioso Iddio, che vi d una misura della sua bont a rincuorarvi nelle vostre colpe pi o
meno gravi. E perch quel persistere a voler vedere sporco, spregevole, degno di stare
nellisolamento, ci che Dio e la buona volont di un cuore hanno fatto netto, ammirevole, degno
della stima dei fratelli, anzi della loro ammirazione? Ma ben giubilate anche se un vostro bue, un
vostro asino o cammello, o la pecora del gregge, o il colombo preferito guariscono da una malattia!
Ben giubilate se un estraneo, che appena ricordate a nome per averne sentito parlare al tempo in cui
fu isolato perch lebbroso, torna guarito! E perch allora non giubilate per queste guarigioni di
spirito, per queste vittorie di Dio? Il Cielo giubila quando un peccatore si converte. Il Cielo: Dio, gli
angeli purissimi, quelli che non sanno cosa peccare. E voi, voi uomini, volete essere pi
intransigenti di Dio?
6Fate, fate giusto il vostro cuore e riconoscete il Signore non soltanto come presente fra le nuvole
dincenso e i canti del Tempio, nel luogo dove solamente la santit del Signore, nel Sommo
Sacerdote, deve entrare, e dovrebbe essere santa come il nome lo indica. Ma anche nel prodigio di
questi spiriti risorti, di questi altari riconsacrati, sui quali lAmore di Dio scende coi suoi fuochi ad
accendere il sacrificio.
Ges viene interrotto dalla madre di prima, che con gridi di benedizione lo vuole adorare. Ges la
ascolta e benedice e la rimanda a casa, riprendendo il discorso interrotto.
E se da un peccatore, che un tempo vi ha dato spettacolo di scandalo, ricevete ora spettacoli di
edificazione, non vogliate schernire ma imitare. Perch nessuno mai tanto perfetto da essere
impossibile che un altro lo ammaestri. E il Bene sempre lezione che va accolta, anche se colui che
lo pratica un tempo era oggetto di riprovazione. Imitate e aiutate. Perch, cos facendo,
glorificherete il Signore e dimostrerete che avete capito il suo Verbo. Non vogliate essere come
quelli che in cuor vostro criticate perch le loro azioni non corrispondono alle loro parole. Ma fate
che ogni vostra buona azione sia il coronamento di ogni vostra buona parola. E allora veramente
sarete guardati e ascoltati benevolmente dallEterno.
7Udite questaltra parabola, per comprendere quali sono le cose che hanno valore agli occhi di Dio.
Essa vi insegner a correggervi da un pensiero non buono che in molti cuori. I pi degli uomini si
giudicano da se stessi e, posto che solo un uomo su mille veramente umile, cos avviene che
luomo si giudica perfetto, lui solo perfetto, mentre nel prossimo nota cento e cento peccati.
Un giorno due uomini, andati a Gerusalemme per affari, salirono al Tempio, come si conviene ad
ogni buon israelita ogni qualvolta pone piede nella Citt Santa. Uno era un fariseo. Laltro un
pubblicano. Il primo era venuto per riscuotere il fitto di alcuni empori e per fare i conti con i suoi
fattori, che abitavano nelle vicinanze della citt. Laltro per versare le imposte riscosse e per

invocare piet in nome di una vedova che non poteva pagare la tassazione della barca e delle reti,
perch la pesca, fatta dal figlio maggiore, le era appena sufficiente per dare da mangiare ai molti
altri figli.
Il fariseo, prima di salire al Tempio, era passato dai tenutari degli empori e, gettato uno sguardo in
essi empori, vistili pieni di merci e di compratori, si era compiaciuto in se stesso e poi aveva
chiamato il tenutario del luogo e gli aveva detto: Vedo che i tuoi commerci vanno bene.
S, per grazia di Dio. Sono contento del mio lavoro. Ho potuto aumentare le merci e spero di farlo
ancora di pi. Ho migliorato il luogo, e lanno veniente non avr le spese dei banchi e scaffali, e
perci avr pi guadagno.
Bene! Bene! Ne sono felice! Quanto paghi tu per questo luogo?.
Cento didramme al mese. caro, ma la posizione buona....
Lo hai detto. La posizione buona. Perci io ti raddoppio il fitto.
Ma signore, esclam il negoziante. In tal maniera tu mi levi ogni utile!.
giusto. Devo forse io arricchire te? E sul mio? Presto. O tu mi dai duemilaquattrocento
didramme, e subito, o ti caccio fuori e mi tengo la merce. Il luogo mio e ne faccio ci che
voglio .
Cos al primo, cos al secondo e al terzo dei suoi affittuari, ad ognuno raddoppiando il prezzo, sordo
ad ogni preghiera. E perch il terzo, carico di figli, volle fare resistenza, chiam le guardie e fece
porre i sigilli di sequestro, cacciando fuori linfelice.
Poi, nel suo palazzo, esamin i registri dei fattori, trovando di che punirli come fannulloni e
sequestrando loro la parte che si erano tenuta di diritto.
Uno aveva il figlio morente, e per le molte spese aveva venduto una parte del suo olio per pagare le
medicine. Non aveva dunque che dare allesoso padrone. Abbi piet di me, padrone. Il mio povero
figlio sta per morire, e dopo far dei lavori straordinari per rifonderti ci che ti sembra giusto. Ma
ora, tu lo comprendi, non posso.
Non puoi? Io ti far vedere se puoi o non puoi. E, andato col povero fattore nel frantoio, lo priv
anche di quel resto dolio che luomo si era tenuto per il misero cibo e per alimentare la lampada
che permetteva di vegliare il figlio nella notte.
Il pubblicano invece, andato dal suo superiore e versate le imposte riscosse, si sent dire: Ma qui
mancano trecentosettanta assi. Come mai ci?.
Ecco, ora ti dico. Nella citt una vedova con sette figli. Il primo solo in et di lavorare. Ma non
pu andare lontano da riva con la barca, perch le sue braccia sono deboli ancora per il remo e la
vela, e non pu pagare un garzone di barca. Stando vicino a riva, poco pesca, e il pescato basta
appena a sfamare quelle otto infelici persone. Non ho avuto cuore di esigere la tassa.
Comprendo. Ma la legge legge. Guai se si sapesse che essa pietosa! Tutti troverebbero ragioni
per non pagare. Il giovinetto cambi mestiere e venda la barca se non possono pagare .
il loro pane futuro... ed il ricordo del padre.
Comprendo. Ma non si pu transigere.
Va bene. Ma io non posso pensare otto infelici privati dellunico bene. Pago io i trecentosettanta
assi.
8Fatte queste cose, i due salirono al Tempio e, passando presso il gazofilacio, il fariseo trasse con
ostentazione una voluminosa borsa dal seno e la scosse sino allultimo picciolo nel Tesoro. In quella
borsa erano le monete prese in pi ai negozianti e il ricavato dellolio levato al fattore e subito
venduto ad un mercante. Il pubblicano invece gett un pugnello di piccioli, dopo aver levato quanto
gli era necessario al ritorno al suo luogo. Luno a laltro dettero perci quanto avevano. Anzi, in
apparenza, il pi generoso fu il fariseo, perch dette fino allultimo dei piccioli che aveva seco. Per
occorre riflettere che nel suo palazzo egli aveva altre monete e aveva crediti aperti presso dei ricchi
cambiavalute.
Indi andarono davanti al Signore. Il fariseo proprio avanti, presso il limite dellatrio degli Ebrei,
verso il Santo; il pubblicano in fondo, quasi sotto la volta che portava nel cortile delle Donne, e
stava curvo, schiacciato dal pensiero della sua miseria rispetto alla Perfezione divina. E pregavano
luno e laltro.

Il fariseo, ben ritto, quasi insolente, come fosse il padrone del luogo e fosse lui che si degnasse di
ossequiare un visitatore, diceva: Ecco che sono venuto a venerarti nella Casa che la nostra gloria.
Sono venuto bench senta che Tu sei in me, perch io sono giusto. So esserlo. Per, per quanto
sappia che soltanto per mio merito sono tale, ti ringrazio, come legge, di ci che sono. Io non sono
rapace, ingiusto, adultero, peccatore come quel pubblicano che ha gettato contemporaneamente a
me un pugnello di piccioli nel Tesoro. Io, lo hai visto, ti ho dato tutto quanto avevo meco.
Quellesoso, invece, ha fatto due parti e a Te ha dato la minore. Laltra, certamente, la terr per le
gozzoviglie e le femmine. Ma io sono puro. Non mi contamino io. Io sono puro e giusto, digiuno
due volte alla settimana, pago le decime di quanto possiedo. S. Sono puro, giusto e benedetto,
perch santo. Ricrdatelo, o Signore.
Il pubblicano, dal suo angolo remoto, senza osare di alzare lo sguardo verso le porte preziose
dellhecal* e battendosi il petto, pregava cos: Signore, io non son degno di stare in questo luogo.
Ma Tu sei giusto e santo, e me lo concedi ancora perch sai che luomo peccatore e, se non viene
da Te, diviene un demonio. Oh! mio Signore! Vorrei onorarti notte e giorno, e devo per tante ore
essere schiavo del mio lavoro. Lavoro rude che mi avvilisce, perch dolore al mio prossimo pi
infelice. Ma devo ubbidire ai miei superiori, perch il mio pane. Fa, o mio Dio, che io sappia
temperare il dovere verso i superiori con la carit verso i miei poveri fratelli, perch nel mio lavoro
non trovi la mia condanna. Ogni lavoro santo se operato con carit. Tieni la tua carit sempre
presente al mio cuore perch io, miserabile qual sono, sappia compatire i miei soggetti, come Tu
compatisci me, gran peccatore. Avrei voluto onorarti di pi, o Signore. Tu lo sai. Ma ho pensato che
levare il denaro destinato al Tempio per sollevare otto cuori infelici fosse cosa migliore che versarlo
nel gazofilacio e poi far versare lacrime di desolazione a otto
___________________________
* hecal significa luogo santo ed era la sala che nel Tempio di Gerusalemme precedeva il debir (sar
menzionato in 534.4) o Santo dei santi (menzionato spesso), dove era custodita lArca e dove
poteva entrare soltanto il Sommo Sacerdote una volta allanno.
innocenti infelici. Per se ho sbagliato fammelo comprendere, o Signore, e io ti dar fino allultimo
picciolo, e torner al paese a piedi mendicando un pane. Fammi capire la tua giustizia. Abbi piet di
me, o Signore, perch io sono un gran peccatore.
9Questa la parabola. In verit, in verit vi dico che, mentre il fariseo usc dal Tempio con un nuovo
peccato aggiunto a quelli gi fatti avanti di salire al Moria, il pubblicano usc di l giustificato, e la
benedizione di Dio lo accompagn a casa sua e rest in essa. Perch egli era stato umile e
misericordioso, e le sue azioni erano state ancor pi sante delle sue parole. Mentre il fariseo solo a
parole e allesterno era buono, mentre nel suo interno era e faceva opere da satana per superbia e
durezza di cuore, e Dio lo odiava perci.
Chi si esalta sar sempre, prima o poi, umiliato. Se non qui nellaltra vita. E chi si umilia sar
esaltato, specie lass nel Cielo, ove si vedono le azioni degli uomini nella loro vera verit.
Vieni, Zaccheo. Venite voi che siete con lui. E voi, miei apostoli e discepoli. Vi parler ancora in
privato.
E, avvolgendosi nel mantello, torna alla casa di Zaccheo.

524. A Gerico. In casa di Zaccheo con i peccatori convertiti.


3 novembre 1946.
1Sono tutti raccolti in una stanza vasta e spoglia. Un tempo era certo bella. Ora non pi che un
grande ambiente. Vi hanno portato i sedili e i lettucci presi nelle altre stanze dei pasti o da letto e si
sono seduti tutti intorno al Maestro, che hanno fatto sedere su una specie di poltrona tutta di legno
scolpito, coperta di un tappeto ad alto liccio. Il mobile pi lussuoso della casa.
Zaccheo parla di un podere preso con i denari raccolti fra di loro: Qualche cosa dovevamo pur
fare! Lozio non una buona medicina per non peccare. un luogo poco fertile ancora, perch era

trascurato, come noi, e come noi pieno di triboli, pietre, aridume ed erbe nocive. Niche ci ha
prestato i suoi servi contadini per insegnarci come fare ad aprire i pozzi trascurati, a mondare i
campi, a potare i pochi alberi che cerano e a piantarne di nuovi. Noi sapevamo tante cose... ma non
le sante opere delluomo. Ma in questo lavoro, cos nuovo per noi, noi troviamo proprio una vita
nuova. Niente ricorda il passato intorno a noi. Solo la coscienza lo ricorda. Ma ci bene... Siamo
dei peccatori... Verrai a vederlo?.
Usciremo insieme di qui per dirigerci verso il Giordano e mi fermer in quel luogo. Mi dici che
proprio sulla via che va al fiume....
S, Maestro. Ma brutto. La casa cadente. E vuota di mobili. Non avevamo denaro per tutto...
dopo che abbiamo, sol che lo si sia potuto fare, riparato ai nostri delitti verso il prossimo. Costoro,
meno Demete, Valente e Levi, troppo vecchi per certe privazioni, i quali dormono qui, si adattano
su del fieno, Signore.
Molte volte Io non ho neppure quello. Dormir sul fieno Io pure, Zaccheo. Vi ho dormito i primi
sonni, ed erano dolci perch vegliati dallamore. Posso dormirvi anche questo a non sar
tormentato, perch preso fra uomini nei quali risorta la buona volont. E guarda con uno sguardo
che una carezza queste primizie di redenti dogni paese.
Ed essi lo guardano... Non sono uomini dal pianto facile. Chiss mai, anzi, quanto pianto hanno
fatto versare. I loro volti sono altrettanti libri sui quali scritto il loro sciagurato passato e, se ora la
nuova vita vela la brutalit di quelle parole, esse sono per ancora decifrabili tanto da permettere di
intuire da quali baratri risorgono verso la Luce. Eppure il loro viso si schiarisce, si illumina, si fa
rinfrancato il loro sguardo, una luce di speranza soprannaturale, di soddisfazione morale vi splende,
sentendo che il Maestro li dice risorti alla buona volont.
2Zaccheo dice: Allora Tu approvi tutto quanto ho fatto? Vedi, Maestro. Avevo detto quel giorno:
Io ti seguir, e volevo seguirti proprio materialmente. Ma anche proprio quella sera venne da me
Demete per una di quelle... per uno di quegli infami suoi mercati... e aveva bisogno di denaro.
Veniva da Gerusalemme... perch detta santa, ma ogni vergogna in essa e i primi a volerle
queste vergogne sono quelli che poi lapidano noi come fossimo lebbrosi... Ma io devo dire i nostri
peccati, non i loro. Io non avevo pi denaro. Te lo avevo dato. Tutto. Anche quello che era ancora
in casa era gi come dato, perch ne avevo gi fatto le parti da rendere a quelli ai quali lo avevo
carpito con usura. Gli ho detto: Non ho denaro. Ma ho pi di ogni tesoro. E gli ho narrato la mia
conversione, le tue parole, la pace che era in me... Ho parlato tanto che la luce del nuovo giorno
entrata a far bianchi i volti e inutili le lampade mentre parlavo ancora. Cosa ho detto di preciso non
so. So che lui ha dato un gran pugno sul tavolo al quale eravamo seduti ed ha esclamato: Mercurio
ha perduto un seguace e i satiri un compagno. Prendi anche queste monete, insufficienti al delitto,
ma buone per un pane al mendico, e prendimi con te. Voglio conoscere un profumo dopo tanti
fetori. Ed rimasto. Siamo andati insieme a Gerusalemme, io per vendere oggetti, lui per liberarsi
da ogni... impegno. E nel ritorno ho detto... - avevo pregato al Tempio, dopo tanto, col cuore puro e
pacificato di un fanciullo - ho detto a me stesso: Non seguire anche questo il Maestro, e forse
seguirlo meglio, restando a Gerico dove i miei disgraziati amici pubblicani come me, biscazzieri,
lenoni, usurai, dopo essere stati sopraintendenti di galeotti e forzati, di schiavi, torturatori dogni
miseria, soldati senza legge n piet, gozzovigliatori per dimenticare i rimorsi nelle ubbriachezze,
vengono a trovarmi per impiegare i loro denari maledetti, o propormi affari, o invitarmi a conviti e
ad altre sozzure infami? La citt mi sprezza. Gli ebrei mi terranno sempre come un peccatore. Ma
essi no. Essi sono come me. Essi sono immondezza, ma possono avere qualcosa in loro che li
spinge al bene e non trovano chi dia loro una mano per aiutarli. Io li ho aiutati nel male. Forse
hanno peccato anche per i miei consigli, per ci che ho loro chiesto talora. Ho il dovere di aiutarli
per venire al bene. Cos come ho reso a quelli che avevo danneggiato, cos come ho riparato per i
miei concittadini, altrettanto devo cercare di riparare con essi. E sono rimasto qui. Ora uno, ora
laltro, sono venuti da questa e quella citt, e ho parlato. Non tutti furono come Demete. Alcuni
sono fuggiti dopo avermi schernito. Altri hanno tergiversato. Altri si sono fermati, ma dopo qualche
tempo sono tornati al loro inferno. Questi sono rimasti. E ormai sento che devo seguirti cos, che
dobbiamo seguirti cos, lottando con noi stessi, sopportando gli sprezzi del mondo che non ci sa

perdonare. 3Non mancano le lacrime del cuore quando vediamo che il mondo non perdona, quando
i ricordi tornano... e sono tanti e penosi... In alcuni sono....
La Nemesi orrenda che rinfaccia i nostri delitti e che ci promette la vendetta oltre tomba, dice
uno.
Sono i lamenti di quelli che, sfiniti, ho percosso per farli lavorare.
Sono le maledizioni di quelli che ho fatto schiavi dopo aver preso con usura tutto il loro.
Sono le suppliche di vedove e orfani che non potevano pagare e ai quali ho sequestrato in nome
della legge gli ultimi averi.
Sono le ferocie compiute nei paesi di conquista su inermi terrorizzati dalla sconfitta.
Sono le lacrime di mia madre, di mia moglie, di mia figlia, morte di stenti mentre io sprecavo tutto
nei festini.
Sono... oh! il mio il delitto senza nome! Signore, io non ho sangue sulle mani, non ho rubato
monete, non ho imposto gabelle esose, non interessi strozzatori, non ho percosso i vinti, ma ho
sfruttato tutte le miserie, e su fanciulle innocenti di vinti, su orfane, su vendute come merce per un
pane, ho fatto denaro. Ho girato il mondo cogliendo queste occasioni, dietro gli eserciti, l dove era
una carestia, l dove lo straripare di un fiume aveva levato ogni cibo, l dove una moria aveva
lasciato giovani vite senza protezione, e ne ho fatto merce, infame e pur innocente merce. Infame
per me che ne traevo denaro, innocente perch ancor non sapeva lorrore. Signore, sulle mie mani
sono le verginit di fanciulle disonorate e lonore di giovani spose prese in citt di conquista. I miei
empori... e i miei lupanari erano celebri, Signore... Non mi maledire, ora che sai!....
4Gli apostoli si sono involontariamente scansati dallultimo che ha parlato. Ges si alza e gli va
vicino. Gli pone la mano sulla spalla e dice: vero! Il tuo un grande delitto. Hai molto da
riparare. Ma Io, la Misericordia, ti dico che, anche fossi lo stesso demonio e avessi su di te tutti i
delitti della Terra, se tu vuoi, puoi riparare a tutto ed essere perdonato da Dio, dal vero, grande,
paterno Iddio. Se tu vuoi. Unisci la tua volont alla mia. Io pure voglio che tu sia perdonato.
Unisciti a Me. Dammi il tuo povero spirito infamato, rovinato, rimasto pieno di cicatrici e di
avvilimento dopo che hai lasciato il peccato. Io lo metter nel mio cuore, l dove metto i pi grandi
peccatori, e lo porter con Me nel sacrificio redentore. Il Sangue pi santo, quello del mio cuore,
lultimo Sangue del Consumato per gli uomini, si sparger sulle pi grandi rovine e le rigenerer.
Per ora abbi speranza. Una speranza pi grande del tuo immenso delitto, nella misericordia di Dio,
perch essa senza confine, o uomo, per chi sa confidare in essa.
Luomo quasi vorrebbe prendere e baciare quella mano posata sulla sua spalla, cos pallida e scarna
sulla sua veste bruna e sulla spalla robusta. Ma non osa. Ges comprende e gli porge la mano
dicendo: Baciane il palmo, uomo. Ritrover quel bacio a medicarmi una tortura. Mano baciata,
mano ferita. Baciata per amore. Ferita per lamore. Oh! se tutti sapessero baciare la gran Vittima, ed
Essa morisse nella sua veste di piaghe sapendo che in ognuna sono i baci, gli amori di tutti gli
uomini redenti!, e tiene premuta la sua palma sulle labbra rasate delluomo, che dal tutto insieme
direi romano. Ve la tiene finch luomo se ne stacca come sazio, dopo aver estinto larsura dei suoi
rimorsi bevendo la misericordia del Signore nel cavo della mano divina.
5Ges torna al suo posto e, nel passare, posa la mano sul capo ricciuto di uno molto giovane. Direi
che ha appena ventanni, se pure li ha. Uno che non ha mai parlato. Uno certo di razza ebrea. Ges
lo interroga: E tu, figlio mio, non dici nulla al tuo Salvatore?.
Il giovane alza il capo e lo guarda... Tutto un discorso in quello sguardo. Una storia di dolore, di
odio, di pentimento, di amore.
Ges, un poco curvo su lui, gli occhi fissi negli occhi, legge qualche storia muta e poi dice: per
questo che ti chiamo figlio. Non sei pi solo. Perdona a tutti del tuo sangue ed estranei, come Dio
ti perdona. E ama lAmore che ti ha salvato. Vieni un momento con Me. Ti voglio dire una parola
in disparte.
Il giovane si alza e lo segue. Quando sono soli, Ges dice: Voglio dirti questo, figlio. Il Signore ti
ha molto amato, bench cos non sembri ad un giudizio superficiale. La vita ti ha molto provato. Gli
uomini ti hanno molto nuociuto. Luna e gli altri potevano fare di te una rovina irreparabile. Dietro
ad essi era Satana, invidioso della tua anima. Ma sopra te era locchio di Dio. E quellocchio

benedetto ha arrestato i tuoi nemici. Il suo amore ha mandato per il tuo sentiero Zaccheo. E, con
Zaccheo, Io che ti parlo. Ora Io che ti parlo ti dico che devi in questo amore trovare tutto quanto
non hai avuto, devi dimenticare tutto quanto ti ha inasprito, e perdonare, perdonare a tua madre,
perdonare al padrone infame, perdonare a te stesso. Non ti odiare malamente, figlio. Odia il tuo
tempo di peccato, ma non il tuo spirito che ha saputo lasciarlo questo peccato. Il tuo pensiero sia
buon amico del tuo spirito, e insieme raggiungano la perfezione.
Perfetto, io!.
Hai sentito cosa ho detto a quelluomo? Eppure egli stato nel fondo dellabisso!... 6E grazie,
figlio!.
Di che, mio Signore? Sono io che ti devo dire grazie....
Di non essere voluto andare da chi compera uomini per tradirmi.
Oh! Signore! E potevo farlo se sapevo che Tu non disprezzi neppure noi ladroni? Ero anche io fra
quelli che ti hanno portato lagnello al Carit*. E uno di
____________________
* quelli che ti hanno portato lagnello al Carit, come risulta in 380.3; le tue parole... presso Modin,
in un episodio precedente, in 223.6/8.
noi, che ora stato preso dai romani - almeno cos si dice, certo che da prima dei Tabernacoli non
si pi visto nei rifugi dei ladroni - mi ha detto le tue parole in una valle presso Modin... Perch io
allora non ero ancora coi ladroni. Vi sono andato alla fine dellultimo adar e li ho lasciati allinizio
di etanim. Ma non ho fatto nulla che meriti il tuo grazie. Tu eri buono. Ho voluto essere buono. E
avvertire un tuo amico... posso dire cos di Zaccheo?.
S, lo puoi dire. Tutti quelli che mi amano sono miei amici. Anche tu lo sei.
Oh!... Ho voluto avvertire perch Tu ti guardassi. Ma un avvertimento non merita grazie....
Ti ripeto: perch non ti sei venduto contro di Me che ti ringrazio. Questo ha valore.
E lavvertimento no?.
Figlio mio, nulla potr impedire allOdio di assalirmi. Hai mai visto un torrente che straripa?.
S. Ero presso Jabes Galaad e ho visto la rovina del fiume uscito di letto prima del Giordano.
E che, ha potuto alcuna cosa fermare le acque?.
No. Esse hanno tutto coperto e rovinato. Persino delle case hanno travolto.
Cos lOdio. Ma non mi travolger. Ne sar sommerso, ma non distrutto. E nellora amarissima
lamore di chi non volle odiare lInnocente sar il mio conforto, la mia luce nelle tenebre di
quellora di Tenebre, la mia dolcezza nel calice del vino col fiele e la mirra.
Tu?... Tu parli di Te come se... per i ladroni quel calice, per chi va alla morte di croce. Ma Tu
non sei un ladro! Tu non sei colpevole! Tu sei....
Il Redentore. Dammi un bacio, figlio.
Gli prende il capo fra le mani e lo bacia in fronte e poi si china per ricevere il bacio del giovane. Un
bacio timido, sfiorante appena la guancia scarna... E poi il giovane si abbatte piangendo sul petto di
Ges.
Non piangere, figlio mio! Io sono sacrificato dallamore. Ed sempre dolce sacrificio, anche se
tormentoso alla natura umana.
Lo tiene fra le braccia finch il pianto cessa, e poi torna di l tenendolo per mano, vicino, al posto
che aveva prima Pietro.
7Riprende a parlare: Mentre prendevamo il cibo, uno di voi, non dIsraele, disse di volermi
chiedere una spiegazione. Lo faccia ora, perch presto dovremo tornare fra la gente e poi lasciarci.
Sono io che ho detto questo. Ma in molti lo desiderano di sapere. Zaccheo non sa spiegare bene
questo, e neppure altri fra noi della tua religione. Abbiamo chiesto ai tuoi discepoli, quando sono
passati di qui. Ma non ci hanno detto con chiarezza.
Cosa vuoi sapere, dunque?.
Noi non sapevamo neppur di averla lanima. Ossia... noi almeno avremmo dovuto saperlo, perch
gli antichi nostri... Ma noi non leggevamo gli antichi. Eravamo bestie... E non sapevamo pi cosa
questanima. Neppur ora lo sappiamo. Cosa lanima? La ragione nostra, forse? Non crediamo,

perch in tal caso noi saremmo stati senza di lei e abbiamo sentito dire che senza anima non c
vita. Che dunque lanima che ci dicono incorporea, che ci dicono immortale, se non la ragione?
Il pensiero incorporeo. Ma non immortale, perch cessa con la vita nostra. Anche il pi sapiente
non pensa pi dopo la morte.
Lanima non il pensiero, uomo. Lanima lo spirito, il principio immateriale della vita, il
principio impalpabile, ma vero, che anima tutto luomo e che dura dopo luomo. Perci detta
immortale. tanto sublime cosa che il pensiero anche pi potente un nulla rispetto ad essa. Il
pensiero ha fine. Mentre lanima ha bens un principio, ma non ha pi fine. Beata o dannata,
continua ad essere. Beati quelli che sanno conservarla pura, o ritornarla pura dopo averla resa
impura, per renderla al suo Creatore cos come Egli la diede alluomo per animare la sua umanit.
Ma essa in noi, o sopra noi, come locchio di Dio?.
In noi.
Prigione in noi sino alla morte, allora? Schiava?.
No. Regina. Nel pensiero eterno lanima, lo spirito, la cosa che regna nelluomo, nellanimale
creato detto uomo. Essa, venuta dal Re e Padre di tutti i re e padri, sua parte* e sua immagine, suo
dono e suo diritto, avente per missione quella di fare della creatura detta uomo un re del gran regno
eterno, di fare della creatura detta uomo un dio oltre la vita, un vivente nella Dimora del
sublimissimo, unico Dio, creata regina, e con autorit e destino di regina. Sue ancelle tutte le virt
e le facolt delluomo, sua ministra la buona volont delluomo, suo servo il pensiero, servo e
alunno il pensiero delluomo. dallo spirito che il pensiero acquista potenza e verit, acquista
giustizia e sapienza, e pu assurgere a perfezione regale. Un pensiero privo della luce dello spirito
sar sempre con lacune e tenebre, non potr mai darsi ragione di verit che, per chi scisso da Dio
avendo perduto la regalit dellanima, sono pi incomprensibili di misteri. Sar cieco il pensiero
delluomo, ebete sar, se mancher del punto base, della leva indispensabile per comprendere, per
alzarsi lasciando la terra e lanciandosi allalto, incontro allIntelligenza, alla Potenza, alla Divinit
in una parola. 8Parlo cos a te, Demete, perch tu non sei sempre stato solamente un cambiavalute, e
puoi capire a spiegare agli altri.
Sei veramente un veggente, Maestro. No, non sono stato soltanto un cambiavalute... Anzi questo
stato lultimo scalino della mia discesa... Dimmi, Maestro. Ma se lanima regina, perch allora
non regna e non doma il mal pensiero e la mala carne delluomo?.
Domare non sarebbe n libert n merito; sarebbe oppressione.
______________________________
* sua parte e, tre capoversi pi sotto, parte di Dio sono stati corretti in suo soffio e soffio di Dio da
MV su una copia dattiloscritta, a seguito della spiegazione data in nota a 167.9.
Ma il pensiero e la carne sopraffanno pure lanima, parlo di me, di noi, e la fanno schiava troppe
volte. Per questo dicevo se era in noi in forma di schiava. Come pu Dio permettere che cosa tanto
sublime - Tu lhai definita parte di Dio e sua immagine - sia avvilita da ci che inferiore?.
Nel Pensiero divino era che lanima non conoscesse schiavit. Ma dimentichi tu il nemico di Dio e
delluomo? Gli spiriti inferi sono noti a voi pure.
S, e tutti con voglie crudeli. E io posso dire che, ricordando il fanciullo che ero, soltanto a questi
spiriti inferi posso attribuire luomo che divenni e fui sino alle soglie della vecchiezza. Ora ritrovo il
fanciullino smarrito di allora. Ma potr farmi tanto fanciullo da ritornare alla purezza di allora? Il
cammino a ritroso nel tempo forse concesso?.
Non occorre camminare a ritroso. Non lo potresti fare. Tempo passato non torna pi, non si pu
farlo tornare, n si pu ritornare in esso. Ma non necessario.
9Alcuni fra voi sono di luoghi dove nota la teoria della scuola pitagorica. Teoria di errore. Le
anime, superata la sosta sulla Terra, non tornano mai pi sulla Terra in nessun corpo. Non di
animale, non essendo conveniente che cosa tanto soprannaturale, quale , abiti entro un bruto. Non
di uomo, perch come sarebbe dato premio al corpo riunito allanima nellestremo Giudizio se
quellanima avesse avuto molti corpi per veste? Si dice, da chi crede nella teoria suddetta, che
1ultimo corpo che gode perch, per successive purificazioni, in successive vite, lanima soltanto

nellultima reincarnazione raggiunge la perfezione degna di premio. Errore e offesa! Errore e offesa
verso Dio, ammettendo che Egli non abbia potuto creare che un numero limitato di anime. Errore e
offesa verso luomo, giudicandolo cos corrotto che difficilmente meriti premio. Non sar subito
premio, dovr subire una purificazione oltre vita il novantanove volte su cento. Ma purificazione
preparazione a gaudio. Perci chi si purifica gi uno che si salvato. E salvato che sia, godr,
dopo lultimo Giorno, col suo corpo. Non potr avere altro che un corpo per la sua anima, che una
vita qui, e con il corpo che gli fecero i suoi procreatori, e con lanima che il Creatore gli ha creata
per vivificare la carne, godr il premio.
10Rincarnarsi non concesso, come non concesso retrocedere nel tempo. Ma ricrearsi con moto
di libera volont s, concesso e Dio benedice a queste volont e le aiuta. Voi tutti le avete avute.
Ecco allora luomo peccatore, vizioso, sozzo, delinquente, ladro, corrotto, corruttore, omicida,
sacrilego, adultero, sotto il lavacro del pentimento rinascere spiritualmente, distruggere la polpa
corrotta del vecchio uomo, disperdere lio mentale ancor pi corrotto, quasi che la volont di
redimersi sia un acido che attacca e distrugge linvolucro malsano dove si cela un tesoro e, messo a
nudo il proprio spirito, purificatolo, risanatolo, rivestirlo di un nuovo pensiero, di una nuova veste
pura, buona, fanciulla. Oh! una veste che pu accostarsi a Dio, che pu coprire degnamente lanima
ricreata, e custodirla e aiutarla sino alla supercreazione di essa che la santit compiuta che domani
- in un domani forse lontano, se visto con mente e misura di tempo umane; vicinissimo, se
contemplato con pensiero di eternit - sar gloriosa nel Regno di Dio. E tutti possono, volendo,
ricreare in s il puro fanciullo dei giorni infantili, il fanciullo amoroso, umile, schietto, buono, che
la madre serrava sul seno, che il padre guardava gloriandosene, che langelo di Dio amava e che
Dio mirava con amore.
Le vostre madri! Forse erano donne di grande virt... Dio non lascer senza premio la loro virt.
Fate dunque di averne una uguale, per riunirvi ad esse quando sar per tutti i virtuosi una sola cosa:
il Regno di Dio per i buoni. Forse non erano buone e hanno contribuito alla vostra rovina. Ma se
esse non vi hanno amato, se voi non conoscete lamore, se questa mancanza vi ha fatto cattivi, ora
che un Amore divino vi ha raccolti siate santi per potere in un gaudio celeste godere dellAmore che
ogni amore supera.
11Avete altro da chiedere?.
No, Signore. Tutto abbiamo da imparare. Ma al momento non troviamo altro....
Vi lascer Giovanni e Andrea per qualche giorno. Dopo mander qui dei discepoli buoni e
sapienti. Voglio che i puledri selvaggi sappiano le vie del Signore e i suoi pascoli cos come quelli
dlsraele, perch sono venuto per tutti e amo tutti ad un modo. Alzatevi e andiamo.
E per primo esce nel mutato giardino, seguito alle calcagna dai suoi che si lamentano dolcemente:
Maestro, hai parlato a questi come poche volte parli ai tuoi eletti....
E ve ne dolete? Non sapete che cos si fa anche nel mondo quando si vuole conquistare uno che si
ama? Ma con quelli che sappiamo che ci amano con tutti loro stessi e sono ormai della nostra
famiglia, non c bisogno di arte di conquista. Basta il vederci per essere gli uni negli altri con
gaudio e pace, dice Ges con un sorriso divino, veramente divino tanto comunicante gioia.
E gli apostoli non si lamentano pi, anzi beati lo guardano perdendosi nel tripudio dellamarsi.

525. Profezie di Sabea di Betlechi e giudizio su di lei.


5 novembre 1946.
1 un ben povero podere quello che alimenta laccolta eterogenea degli amici di Zaccheo. Specie
ora che inverno, non rallegra certo il cuore. Ma pure essi lo amano e lo mostrano con orgoglio a
Ges. I tre campi a grano, arati e bruni, il frutteto con pochi alberi produttivi e gli altri ancora
troppo giovani per sperare che lo siano, qualche striminzito filare di viti, lortaglia... una stalletta
con una vaccherella e un asino per il bindolo, un recinto con poche galline e cinque coppie di
colombi, sei pecore, una stamberga con una cucina e tre camere, una tettoia che fa da legnaia,

ripostiglio e fienile, un pozzo dalla bocca sbrecciata e una cisterna dallacqua melmosa. Nulla pi.
Se ci aiuter la stagione..., Se le bestie figlieranno..., Se gli alberelli attecchiranno.... Tutto
al condizionale... Speranze molto precarie...
Ma uno si ricorda di ci che ha sentito dire anni prima - del prodigioso raccolto avuto da Doras per
una benedizione data dal Maestro perch Doras fosse umano con i suoi servi contadini - e dice: E
se Tu benedicessi questo luogo... Anche Doras era peccatore....
Hai ragione. Ci che ho fatto sapendo che non avrebbe mutato quel cuore, lo far anche per voi dal
cuore mutato. E apre le braccia a benedire, dicendo: Lo faccio subito, perch voglio persuadervi
che vi amo.
Poi proseguono la strada verso il fiume, costeggiando campi arati, dalla grassa terra scura, e frutteti
spogliati dalla stagione.
2Ad una curva ecco alcuni scribi farsi avanti. La pace a Te, Maestro. Ti abbiamo atteso qui per...
venerarti.
No. Per essere sicuri che non faccio frode. Avete fatto bene. Persuadetevi che non ho avuto modo
di vedere la donna n alcuno di quelli che sono con lei. Voi, tu e tu, eravate di guardia alla casa di
Zaccheo e avete visto che nessuno di noi uscito. Voi mi avete preceduto sulla via e avete visto che
nessuno di noi andato avanti. Voi avete in cuore di impormi delle clausole allincontro con quella
donna, ed Io vi dico che le accetto prima ancora che le facciate.
Ma... se non le sai... .
Non forse vero che me le volete fare?.
vero.
Come dunque so questa vostra intenzione, nota a voi soli, cos so ci che mi direte. Ed Io vi dico
che accetto ci che volete propormi, perch servir a dar gloria alla Verit. Parlate.
Sai come sono le cose? .
So che la donna giudicata da voi indemoniata e che per nessun esorcista pot cacciarle il
demonio. E so che per essa non dice parole di demonio. Cos dicono quelli che lhan sentita
parlare.
Puoi giurare che non lhai mai vista?.
Il giusto non giura mai, perch sa che ha diritto di essere creduto sulla sua parola. Io vi dico che
non lho mai vista e che non sono mai passato dal suo paese, e tutto il paese pu confermarlo .
Eppure lei pretende di conoscere il tuo volto a la tua voce.
La sua anima infatti mi conosce per volere di Dio.
Tu dici per volere di Dio. Ma come lo puoi asserire?.
Mi stato detto che dice parole ispirate .
Anche il demonio parla di Dio.
Ma con errori mescolati ad arte, per traviare gli uomini in pensieri di errore.
3Ebbene... noi vorremmo che Tu ci lasciassi provare la donna.
In che modo?.
Tu non la conosci proprio? .
Vi dico di no.
Ecco, allora. Mandiamo avanti qualcuno gridando: Ecco il Signore e vediamo se lei saluta chi
con costui come Tu fossi.
Povera prova! Ma pure accetto. Scegliete voi, fra quelli che mi accompagnano, coloro da mandare
avanti. E Io vi seguir con gli altri. Per se la donna parler voi la dovete lasciar parlare, perch Io
giudichi le sue parole.
giusto. Il patto fatto e lo manterremo lealmente.
Cos avvenga, e serva a toccarvi il cuore.
Maestro, non tutti siamo avversari. Alcuni fra noi sono su posizione di attesa... e con sincera
volont di vedere il vero per seguirti, dice uno scriba.
vero. E costoro saranno amati ancora da Dio.
Gli scribi esaminano gli apostoli e si stupiscono dellassenza di molti, e specie dellIscariota, e poi
scelgono Giuda Taddeo e Giovanni. In pi prendono il giovane ladro convertito, che pallido e

magro e con i capelli tendenti al rossiccio. Quelli insomma che, per et e fisionomia, hanno punti
uguali col Maestro.
Noi andiamo avanti con costoro. Tu resta qui con i nostri compagni e coi tuoi, e seguici fra
qualche tempo.
Cos fanno.
4Sono gi in vista i boschi che costeggiano il fiume. Un sole dinverno al tramonto indora le vette
delle piante e sparge una luce gialla e vivida sulle persone raccolte presso gli alberi.
Ecco! Ecco il Messia! Alzatevi! Venitegli incontro!, gridano gli scribi andati avanti, deviando
verso un sentiero che termina contro un rovere colossale dalle radici potenti semi scoperte a far da
sedile a chi si ricovera presso il suo tronco.
Il gruppo di persone raccolte l intorno si volge, si alza, si apre e si scioglie per venire incontro a
quelli che vengono. E presso il tronco restano soltanto tre scribi, Giovanni dEfeso e un uomo e una
donna anziani, pi unaltra donna che sta seduta su una radice sporgente, le spalle al tronco, la testa
china sui ginocchi stretti fra le braccia allacciate, tutta coperta da un velo di un viola tanto carico da
parere nero. Sembra estranea a tutto. Non si scuote per il gridio.
Uno scriba la tocca sulla spalla: qui il Maestro, Sabea. Sorgi e salutalo.
La donna non risponde e non si muove.
I tre scribi si guardano e sorridono ironici, facendo un cenno dintesa agli altri che vengono avanti.
E, posto che quelli che erano in attesa, non vedendo Ges, si erano zittiti, gridano essi pi forte che
mai, essi e i compari, perch la donna non si avveda dellinganno.
Donna, dice uno scriba alla vecchia madre che con la figlia, almeno tu saluta il Maestro a di a
tua figlia di farlo.
La donna si prostra, insieme al marito, davanti al Taddeo e Giovanni e al ladro pentito e poi,
alzandosi, dice alla figlia: Sabea, il tuo Signore qui. Veneralo.
La giovane non si muove.
Il sorriso ironico degli scribi si accentua, e uno, magro e nasuto, dice con voce nasale e strascicata:
Non te laspettavi questa prova, non vero? E il tuo cuore trema. Senti che la tua fama di
profetessa in pericolo e non tenti la sorte... Mi pare che ci basti a definirti per menzognera....
La donna alza la testa di colpo. Getta indietro il velo e guarda con occhi bene aperti mentre dice:
Non mento, scriba. E non ho paura, perch sono nella verit. Dove il Signore?.
Come? Dici che lo conosci e non lo vedi? Lo hai davanti.
Nessuno di questi il Signore. Per questo non mi movevo. Nessuno di questi.
Nessuno di questi? Come? Quel galileo biondo non il Signore? Io non lo conosco, ma so che
biondo e con occhi di cielo.
Non il Signore.
Allora quello alto e severo. Guarda che tratti da re. Lui certo.
Non il Signore. Non fra questi il Signore, e la donna riabbassa il capo fra le ginocchia come
prima.
5Qualche tempo passa. Poi ecco avanzarsi Ges. Gli scribi hanno imposto silenzio alla poca gente.
Perci il suo venire non accusato da nessun osanna. Ges viene avanti fra Pietro e Giacomo suo
cugino. Cammina lentamente... Silenziosamente... Lerba folta attutisce ogni fruscio di passi.
Mentre la vecchia si asciuga delle lacrime col suo velo e uno scriba ferisce dicendo: Vostra figlia
folle e mentitrice, mentre il padre sospira e anche rimprovera la figlia, Ges giunge ai limiti del
sentiero e si ferma.
La giovane, che non ha potuto sentire niente, che non ha potuto vedere nulla, balza in piedi, getta il
velo, scopre cos tutto il capo, stende le braccia con un grido potente: Eccolo che a me viene il mio
Signore! Questo il Messia, o uomini che mi volete ingannare e avvilire. Io vedo su Lui la luce di
Dio che me lo indica, e lo onoro!, e si getta a terra ma rimanendo al suo posto, a un due metri circa
da Ges. Volto a terra, fra lerba, ella grida: Io ti saluto*, o Re dei popoli, o Ammirabile, o
Principe di pace, Padre del secolo senza fine, Duce del popolo nuovo di Dio!, e resta prostrata
sotto il suo ampio mantello scuro, di un viola quasi nero come il velo.
Ma nel momento che si alzata in piedi contro il tronco nero - e dopo aver gettato il velo rimasta

con le braccia tese in avanti, come una statua - ho potuto notare che sotto il manto vestita di una
veste di pesante lana di un bianco avoriato, stretta semplicemente da un cordone al collo e alla
cintura. E soprattutto ho potuto ammirare la sua bellezza di donna matura. Avr un trentanni. E
trentanni in Palestina equivalgono almeno a quaranta dei nostri, generalmente, ch se per Maria Ss.
questa regola ha uneccezione, per le altre donne la maturit viene presto, e specie per quelle brune
di capelli e di viso e formose come questa. Essa il tipo classico della donna ebrea. Io credo che
cos saranno state Rachele e Rut e Giuditta, celebri per la loro bellezza. Alta, formosa eppure
slanciata, dalla pelle liscia e di un pallore brunetto, bocca piccola e dalle labbra un poco tumide e
_____________________
* ti saluto, e lo fa con le parole di: Isaia 9, 5.
vivamente rosse, naso diritto, lungo, sottile, due occhi profondi, scuri, vellutati fra un arco di ciglia
lunghe e folte, fronte alta, liscia, regale, un ovale piuttosto allungato e delle chiome debano
splendide come un serto donice. Non un gioiello, ma un corpo statuario e unimponenza da regina.
6Ecco che si alza puntando le mani lunghe, brunette, bellissime, congiunte al braccio da un polso
sottile. Eccola di nuovo in piedi, contro il tronco scuro. Guarda in silenzio, ora, il Maestro, e scrolla
il capo perch degli scribi le dicono: Ti sbagli, o Sabea. Non Lui il Messia, ma quello che hai
visto prima senza riconoscere. Ella scrolla il capo ferma, severa, e non toglie gli occhi dal Signore.
E poi il suo viso si trasfigura in unespressione che non so dire se di gioia fervida o di sonnolenza
estatica. Ha delluna e dellaltra cosa, perch pare trascolorare come in chi prossimo a svenire,
mentre tutta la vita si concentra negli occhi che si fanno luminosi di una luce di gioia, di trionfo,
damore... Non so. Ridono quegli occhi? No, non ridono, come non ride la bocca severa. Eppure
una luce di gioia in loro, e sempre pi quegli occhi acquistano una potenza di intensit che colpisce.
Ges la guarda con il suo sguardo mite, un poco mesto. Lo vedi che una folle?, gli sussurra uno
scriba. Ges non ribatte parola. La mano sinistra pendente lungo il fianco, la destra a tenersi
raccolto il mantello sul petto, guarda e tace.
E la donna apre la bocca e stende le braccia come prima. Sembra unenorme farfalla dalle ali viola e
il corpo davorio vecchio. E un nuovo grido esce dalle sue labbra: O Adonai, Tu sei grande! Tu
solo sei grande, o Adonai! Grande Tu sei e in Cielo e in Terra, e nel tempo e nei secoli dei secoli, e
oltre il tempo, da sempre e per sempre, o Signore, Figlio del Signore. Sotto ai tuoi piedi sono i tuoi
nemici, e regge il tuo trono lamore di quelli che ti amano.
La voce si fa sempre pi sicura e forte, mentre gli occhi si staccano dal volto di Ges e guardano in
un punto lontano, un poco al disopra delle teste che le stanno intorno attente e che ella, stando ritta
contro il tronco del rovere, che su un rialzo del suolo come fosse su un basso argine, domina senza
fatica.
Dopo una pausa riprende: Il trono del mio Signore ornato* delle dodici pietre delle dodici trib
dei giusti. Nella grande perla che il trono, il bianco prezioso trono splendente del santissimo
Agnello, sono incastonati topazi con ametiste, smeraldi con zaffiri, e rubini con sardonici, e agate e
crisoliti e berilli, onici, diaspri, opali. Quelli che credono, quelli che sperano, quelli che amano,
quelli che si pentono, quelli che vivono e muoiono nella giustizia, quelli che soffrono, quelli che
lasciano lerrore per la Verit, quelli che erano duri di cuore e miti si sono fatti in suo Nome, gli
innocenti, i pentiti, quelli che si spogliano di ogni cosa per essere agili a seguire il Signore, i vergini
dallo spirito splendente di luce simile ad unalba del Cielo di Dio... Gloria al Signore! Gloria a
Adonai! Gloria al Re assiso sul suo trono!.
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* ornato, come in: Esodo 28, 15-21; 39, 8-14.
La voce uno squillo. La gente scossa da un fremito. La donna sembra veramente vedere quello
che dice, quasi che la nube dorata, che naviga in un cielo sereno e che ella sembra seguire con lo
sguardo rapito, le fosse lente per vedere le glorie celesti.
7Si riposa come stanca ma senza cambiare attitudine. Soltanto il suo viso si fa ancor pi trasfigurato
in pallore di epidermide e in fulgore di occhi. E poi riprende a parlare abbassando lo sguardo su
Ges, che lascolta attento fra una cerchia di scribi, che crollano il capo scettici e schernitori, e di

apostoli e seguaci pallidi di emozione sacra. Riprende a parlare a voce distinta ma meno alta: Io
vedo! Io vedo nellUomo ci che si cela nellUomo. Santo lUomo, ma il mio ginocchio si piega
davanti al Santo dei Santi chiuso nellUomo.
La voce torna forte, imperiosa come un comando: Guarda il tuo Re, o popolo di Dio! Conosci il
suo Volto! La Bellezza di Dio ti davanti. La Sapienza di Dio ha preso una bocca per istruirti. Non
sono pi i profeti, o popolo dIsraele, quelli che ti parlano dellInnominabile. Lui stesso. Lui, che
conosce il Mistero che Dio, che ti parla di Dio. Lui, che conosce il Pensiero di Dio, che ti accosta
al suo seno, o popolo ancor pargolo dopo tanti secoli, e ti nutre col latte della Sapienza di Dio per
farti adulto in Dio. Per fare questo si incarnato in un seno. In un seno di donna dIsraele, grande
pi al cospetto di Dio e degli uomini di ogni altra donna. Ella ha rapito il cuore di Dio con uno solo
dei suoi palpiti di colomba. La bellezza del suo spirito ha sedotto lAltissimo ed Egli di Lei ha fatto
il suo trono. Maria dAronne pecc perch in lei era il peccato. Debora giudic ci che era da farsi,
ma non oper con le sue mani. Giaele fu forte, ma si sporc di sangue. Giuditta era giusta e temeva
il Signore, e Dio fu nelle sue parole e le permise latto perch fosse salvato Israele, ma per amor di
patria us astuzia omicida. Ma la Donna che lo ha generato supera queste donne, perch lAncella
perfetta di Dio e lo serve senza peccare. Tutta pura, innocente e bella, il bellAstro di Dio, dal suo
sorgere al suo tramontare. Tutta bella, splendente e pura per essere Stella e Luna, Luce agli uomini
per trovare il Signore. Non precede e non segue lArca santa come Maria dAronne, perch Arca
Ella stessa. Sulla torbida onda della Terra, coperta dal diluvio delle colpe, Ella scorre e salva,
perch chi entra in Lei trova il Signore. Colomba senza macchia, esce e porta lulivo*, lulivo di
pace agli uomini, perch Ella Uliva speciosa. Tace, e nel suo silenzio parla e opera pi di Debora,
Giaele e Giuditta, e non consiglia battaglia, non incita a stragi, non sparge altro sangue che il suo
pi eletto, quello col quale ha fatto il suo Figlio, Misera Madre! Madre sublime!... Temeva Giuditta
il Signore, ma di un uomo era stato il suo fiore. Questa il suo fiore inviolato ha dato allAltissimo, e
il Fuoco di Dio sceso nel calice del giglio soave, e un seno di donna ha contenuto e portato la
Potenza, la Sapienza e lAmore di Dio. Gloria alla Donna! Cantate, o donne dIsraele, le lodi di
Lei!.
_________________________
* esce e porta lulivo, come in: Genesi 8, 8-12.
8La donna tace come fosse spossata la sua voce. Infatti non so come faccia a tenere quel timbro cos
forte.
Gli scribi dicono: pazza! pazza! Falla tacere. Pazza o posseduta. Imponi allo spirito che la
tiene che se ne vada.
Non posso. Non c che spirito di Dio, e Dio non scaccia Se stesso.
Non lo fai perch ella loda Te e la Madre tua, a ci solletica il tuo orgoglio.
Scriba, rifletti a ci che sai di Me e vedrai che Io non conosco lorgoglio.
Eppure solo un demonio pu parlare in lei per celebrare cos una donna!... La donna! E che in
Israele e per Israele la donna? E che, se non peccato agli occhi di Dio? La sedotta e seduttrice! Se
non fosse fede, si stenterebbe a pensare unanima nella femmina. Le interdetto di accostarsi al
Santo per la sua immondezza. E costei dice che Dio scese in lei!..., dice un altro scriba,
scandalizzato, e i suoi compari gli fanno bordone.
Ges dice senza guardare nessuno in volto, pare che parli a Se stesso: La Donna schiaccer la
testa del Serpente... La Vergine concepir e partorir un Figlio che sar chiamato Emmanuele... Un
germoglio spunter dalla radice di Jesse, un fiore verr da questa radice e su Lui si riposer lo
Spirito del Signore. Questa Donna. Mia Madre. Scriba, per onore del tuo sapere, ricorda e
comprendi le parole* del Libro.
Gli scribi non sanno che rispondere. Quelle parole sono state mille volte lette da loro e dette vere.
Possono ora negarlo? Tacciono.
9Uno ordina di accendere dei fuochi, perch il freddo si fa sentire presso le rive dove scorre il vento
della sera. Ubbidiscono e dei fal di frasche fiammeggiano a corona intorno al gruppo serrato.
La luce danzante del fuoco pare riscuotere la donna, che si era azzittita e che stava ad occhi chiusi

come raccolta in se stessa. Riapre gli occhi, si scuote. Guarda di nuovo Ges e grida di nuovo:
Adonai! Adonai, Tu sei grande! Cantiamo al Divino un cantico nuovo! Shalem! Shalem!
Malchich!!... (scrivo cos, ma lh aspirata come quasi un c detto da toscani). Pace! Pace! o Re al
quale nulla resiste!....
La donna tace di colpo. Gira gli occhi, per la prima volta da quando parla, su quelli che circondano
Ges, e fissa gli scribi come li vedesse per la prima volta, e senza un motivo apparente delle lacrime
si formano nei suoi grandi occhi e il viso si fa triste e senza splendore.
Parla lentamente, ora, e con voce profonda come chi parla di cose di dolore: No. Vi chi ti resiste!
O popolo, ascolta! Da dopo il mio dolore, o popolo di Betlechi, mi hai sentito parlare. Dopo anni di
silenzio e di dolore ho sentito e ho detto ci che sentivo. Ora non sono pi fra i verdi boschi di
Betlechi, vergine vedova che trova nel Signore la sua unica pace. Non ho intorno soltanto i miei
concittadini ai quali dire: Temiamo il Signore perch lora giunta di esser pronti alla sua
chiamata. Facciamo bella la veste del cuore per non essere indegni al suo
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* parole, che sono prese da: Genesi 3, 15; Isaia 7, 14; 11, 1-2.
cospetto. Cingiamoci di fortezza perch lora del Cristo ora di prova. Purifichiamoci come ostie
per laltare perch si possa essere accolti da Colui che lo manda. Chi buono si faccia pi buono.
Chi superbo si faccia umile. Chi patisce lussuria si cavi la carne per potere seguire lAgnello.
Lavaro diventi benefattore perch Dio ci benefica nel suo Messia, e ognuno pratichi giustizia per
poter appartenere al Popolo del Benedetto che viene. Ora io parlo davanti a Lui e davanti a chi
crede in Lui, e anche davanti a chi non crede e deride il Santo e quelli che parlano e credono nel suo
Nome e in Lui. Ma non ho paura. Voi dite che io sono folle, voi dite che in me parla un demonio. Io
so che potreste farmi lapidare come bestemmiatrice. So che ci che dir vi parr insulto e
bestemmia, e mi odierete. Ma non ho paura. Ultima, forse, delle voci che parlano di Lui prima della
sua Manifestazione, avr forse la sorte di molte altre voci, e non ho paura. Troppo lungo lesilio
nel freddo e nella solitudine della Terra, per chi pensa al seno dAbramo, al Regno di Dio che il
Cristo ci apre, pi santo del santo seno di Abramo. Sabea di Carmel della stirpe di Aronne non teme
la morte. Ma teme il Signore. E parla quando Egli la fa parlare per non disubbidire al suo volere. E
dice il vero perch parla di Dio con le parole che Dio le d. Non temo la morte. Anche se mi direte
demonio e mi lapiderete come bestemmiatrice, anche se il padre e la madre e i fratelli miei per
questo disonore moriranno, io non tremer di paura e di pena. So che il demonio non in me perch
in me tace ogni fomite, e tutta Betlechi lo sa. So che le pietre non potranno che mettere una sosta
pi breve di un respiro al mio canto, e dopo al mio canto sar dato pi ampio respiro nella libert
doltre Terra. So che il dolore di quelli del mio sangue Dio lo conforter, e sar breve, mentre
eterno sar poi il loro gaudio di parenti martiri di una martire. Non temo la vostra morte, ma quella
che mi verrebbe da Dio se non lubbidissi. E parlo. E dico ci che mi vien detto. O popolo ascolta, e
ascoltate voi, scribi dIsraele.
10Alza di nuovo la voce accorata e dice: Una voce, una voce viene dallalto e grida nel mio cuore.
E dice: Lantico Popolo di Dio non pu cantare il nuovo cantico perch non ama il suo Salvatore.
Canteranno il cantico nuovo i salvati di ogni nazione, quelli del Popolo nuovo del Cristo Signore,
non quelli che odiano il mio Verbo... Orrore! (d veramente un urlo che fa rabbrividire). La voce
d luce, la luce d vista! Orrore! Io vedo!.
Lurlo quasi un ululo. Ella si torce come fosse tenuta fissa davanti ad uno spettacolo tremendo che
le torturasse il cuore e cercasse di porvi termine con la fuga. Il mantello le scivola dalle spalle ed
ella rimane nella sua veste bianca contro il gran tronco nero. Nella luce, che si riduce lentamente nel
riflesso verde del bosco e in quello rossastro e danzante delle fiamme, il suo viso acquista una
tragicit potente. Delle ombre si formano sotto gli occhi, intorno alle narici, sotto il labbro. Pare un
volto scavato dal dolore. Si torce le mani ripetendo pi piano: Io vedo! Io vedo!, e beve le sue
lacrime mentre continua: Io vedo i delitti di questo mio popolo. E sono impotente a fermarli. Io
vedo il cuore dei miei compatrioti e non lo posso mutare. Orrore! Orrore! Satan ha lasciato i suoi
luoghi ed venuto a prender dimora nel cuore di questi.
Falla tacere!, ordinano gli scribi a Ges.

Avete promesso di lasciarla parlare..., risponde Ges.


La donna continua: Volto a terra, nel fango, o Israele che ancora sai amare il Signore. Copriti di
cenere, vestiti di cilicio. Per te! Per loro! Gerusalemme! Gerusalemme, salvati! Io vedo una citt
che tumultua chiedendo un delitto. Io sento, io sento lurlo di quelli che invocano con odio un
sangue su loro. Io vedo innalzare la Vittima nella Pasqua di Sangue e fluire quel Sangue, e gridare
quel Sangue pi del sangue dAbele, mentre si aprono i cieli e la terra si scuote e il sole si oscura. E
quel Sangue non grida vendetta, ma prega piet per il suo Popolo uccisore, piet per noi!
Gerusalemme!!! Convertiti! Quel Sangue! Quel Sangue! Un fiume! Un fiume che lava il mondo
guarendo ogni male, cancellando ogni colpa... Ma per noi, per noi dIsraele, quel Sangue fuoco,
per noi scalpello che scrive sui figli di Giacobbe il nome di deicidi e la maledizione di Dio.
Gerusalemme! Abbi piet di te stessa e di noi!....
11Ma falla tacere, ti ordiniamo!, urlano gli scribi mentre la donna singhiozza coprendosi il volto.
Non posso imporre alla Verit di tacere.
Verit! Verit! una folle che delira! Che Maestro sei, se prendi per verit le parole di una
delirante?.
E che Messia sei se non sai far tacere una donna?.
E che Profeta sei se non sai porre in fuga il demonio? Eppure altre volte to hai fatto!.
Lo ha fatto, s. Ma ora non gli conviene. tutto un ben congegnato giuoco per intimorire le
turbe!.
E avrei scelto questora, questo luogo e questo pugno duomini per farlo, quando potevo farlo in
Gerico, quando ho avuto cinque e pi di cinque mila persone che mi hanno seguito e circondato pi
volte, quando il recinto del Tempio stato ristretto per accogliere tutti quelli che mi volevano
sentire? E pu forse il demonio dire parole di sapienza? Chi di voi, in coscienza, pu dire che un
errore uscito da quelle labbra? Non risuonano sulle sue labbra, con voce di donna, le terribili
parole dei profeti? Non sentite lululo di Geremia e il pianto di Isaia e degli altri profeti? Non
sentite la voce di Dio attraverso alla creatura, la Voce che cerca di farsi accogliere per vostro bene?
Me, non mi ascoltate. Parlo, potete pensarlo, in mio favore. Ma costei, che mi ignota, quale favore
spera da queste parole? Che ne avr, se non il vostro disprezzo, le vostre minacce, forse la vostra
vendetta? No, che non le impongo silenzio! Anzi, perch questi pochi la sentano, e voi pure sentiate
e possiate ravvedervi, le ordino: Parla! Parla, ti dico, in nome del Signore!..
Ora Ges che imponente, il Cristo potente delle ore di miracolo, dai grandi occhi magnetici nel
loro splendore di stella azzurra, che la fiamma di un fal, acceso fra la donna e Lui, avviva ancor di
pi. La donna, invece, oppressa dal dolore, meno regale e sta a capo chino col viso velato dalle
mani e dai capelli neri, che si sono disciolti e le piovono sulle spalle e in avanti, come un velo di
lutto sulla veste bianca.
Parla, ti dico. Non sono senza frutto le tue dolorose parole. Sabea, della stirpe dAronne, parla!.
12La donna ubbidisce. Ma parla piano, tanto che tutti si stringono pi vicino per sentirla meglio.
Pare che parli a se stessa, guardando verso il fiume che scorre frusciando alla sua destra con un
ultimo sfaccettio dacque, nelle ultime luci del giorno. E pare che parli al fiume: O Giordano,
sacro fiume dei padri, che hai londa cerula e cresputa come un bisso prezioso, e vi rifletti le pure
stelle e la candida luna, e carezzi i salici delle tue rive, e fiume di pace sei, e pur conosci tanto
dolore; o Giordano, che nelle ore di tempesta sullonde gonfie e turbate trasporti le arene di mille
torrenti e le loro rapine, e talvolta tronchi un tenero arbusto su cui un nido e lo trasporti vorticoso
verso labisso mortale del mar Salato, e non hai piet della coppia di uccelli che seguono a volo,
stridendo di dolore, il loro nido distrutto dalla tua rapina; cos vedrai, o sacro Giordano, percosso
dallira divina, strappato alle case e allaltare, andare alla rovina, perendo nella morte pi grande,
andare il popolo che non volle il Messia. 13Popolo mio, salvati! Credi nel tuo Signore! Segui il tuo
Messia! Riconoscilo per ci che . Non re di popoli e milizie. Re delle anime, delle tue anime, di
tutte le anime . Disceso a raccogliere le anime giuste, risalir per condurle nel Regno eterno. O voi
che ancora potete amare, stringetevi al Santo! O voi che avete a cuore le sorti della Patria, unitevi al
Salvatore! Che tutto non muoia il seme dAbramo! Fuggite i falsi profeti dalle bocche di menzogna
e i cuori di rapina che vogliono strapparvi alla Salvezza. Uscite dalle tenebre che vi innalzano

intorno. Ascoltate la voce di Dio! I grandi che oggi temete sono gi polvere, nel decreto di Dio. Uno
solo il Vivente. I luoghi nei quali regnano e dai quali opprimono sono gi rovine. Uno solo dura.
Gerusalemme! Dove sono gli orgogliosi figli di Sion dei quali ti vanti? Dove i rabbi e i sacerdoti dei
quali ti orni e nei quali ti ammiri? Guardali! Oppressi, in catene, vanno verso lesilio, fra le macerie
dei tuoi palazzi, fra il fetore dei morti di spada e di fame. Su te il furore di Dio, o Gerusalemme
che respingi il tuo Messia e lo colpisci nel volto e nel cuore. Ogni bellezza in te distrutta. Ogni
speranza per te morta. Profanato il Tempio e laltare....
Falla tacere! Bestemmia! Falla tacere, diciamo.
...strappato lefod. Non serve pi....
Sei colpevole se non le imponi silenzio!.
...perch non regna pi. Vi un altro, eterno Pontefice, ed santo, e messo da Dio: Re e Sacerdote
in eterno, da Colui che fa sue le offese fatte al Cristo e ne fa le vendette. Un altro Pontefice. Il vero,
il santo, unto da Dio e dal suo Sacrificio, al posto di quelli sulla cui fronte un disdoro la tiara,
perch copre pensieri dorrore!....
Taci, maledetta! Taci, o ti colpiamo!, e gli scribi la malmenano rudemente. Ma lei pare non senta.
14Il popolo tumultua: Lasciatela parlare, voi che parlate tanto. Dice il vero. Cos . Non c pi
santit fra voi. Uno solo il Santo e voi lo angariate.
Gli scribi reputano prudente tacere, e la donna prosegue con la sia voce stanca e dolente: Era
venuto a portarti la pace. E guerra gli hai dato... Salute. E tu lo hai schernito... Amore. E lo hai
odiato... Miracolo. E lo hai detto demonio... Le sue mani hanno guarito i tuoi malati. E tu le hai
trafitte. Ti portava la Luce. E tu hai coperto di sputi e lordure il suo volto. Ti portava la Vita. E tu
gli hai dato la morte. Israele, piangi il tuo fallo e non imprecare al Signore mentre vai verso il tuo
esilio, che non avr termine come quelli di un tempo. Tutta la Terra scorrerai, Israele, ma come
popolo vinto e maledetto, inseguito dalla voce di Dio, e con le stesse parole dette a Caino. E qui non
potrai tornare a ricostruire un solido nido se non quando riconoscerai con gli altri popoli che questo
Ges, il Cristo, il Signore Figlio del Signore....
La voce della donna bianca di pena e fatica, stanca come la voce di uno che muore. Ma non tace
ancora, anzi si rianima per un ultimo comando: A terra, popolo che sai ancora amare. Copriti di
cenere, vestiti di cilicio. Il furore di Dio sospeso su noi come nube gravida di grandine e folgori su
un campo maledetto.
La donna crolla in ginocchio, a braccia tese verso Ges, e grida: Pace, pace, o Re di giustizia e di
pace! Pace, o Adonai grande e potente, al quale neppure il Padre resiste! Impetra per noi pace, per il
tuo Nome, o Ges, Salvatore e Messia, Redentore e Re, e Dio, tre volte santo!, e si abbatte, scossa
dai singhiozzi, col viso sullerba.
15Gli scribi circondano Ges tirandolo in disparte e allontanano ogni altro con sguardi e parole
minacciose, e uno di essi dice: Il meno che Tu possa fare di guarirla. Perch, se proprio vuoi
dirla libera da un demonio, non puoi negare che sia una malata. Donne!... E donne sacrificate dal
destino... La loro vitalit deve bene effondersi da qualche parte... a divagano... e vedono cose
irreali... e soprattutto vedono Te che sei giovane e bello... e....
Taci, bocca di serpente! Tu stesso non credi a ci che dici, scatta Ges con un impero che tronca
le parole sulle labbra dello scriba magro e nasuto, che allinizio del fatto aveva schernito la donna
come falsa profetessa.
Non offendiamo il Maestro. Lo abbiamo eletto a giudice di un caso che noi non riusciamo a
giudicare..., dice un altro scriba, quello che, andato con gli altri incontro a Ges sulla via, ha detto
a Ges che non tutti gli scribi gli sono avversi, ma alcuni losservano anche per giudicare e con
sincera volont di seguirlo se giudicato Dio.
Ma taci, Gioele detto Alamot, figlio di Abia! Solo un mal nato come te pu dire queste parole, lo
investono gli altri.
Lo scriba diventa congestionato sotto linsulto. Ma si domina e risponde con dignit: Se natura mi
stata nemica nella persona, ci non ha reso monco il mio intelletto. Anzi, precludendomi molti
piaceri, ha fatto di me luomo di sapienza. E se voi foste santi non avvilireste luomo, ma
rispettereste il sapiente.

Bene! Parliamo di ci che ci preme. Tu hai il dovere di guarirla, Maestro, perch nel suo delirio
spaventa la gente e offende il sacerdozio, i farisei e noi.
Se vi avesse lodato, mi direste di guarirla?, domanda Ges dolcemente.
No. Perch servirebbe a rendere la gente rispettosa di noi, questo popolo caprino che ci odia nel
suo cuore e ci schernisce sol che possa, risponde uno scriba senza avvedersi di cadere in una
trappola.
Ma non sarebbe ancora una malata? Non avrei dovere di guarirla?, chiede ancora dolcemente
Ges. Sembra uno scolaro che chieda al pedagogo ci che deve fare.
E gli scribi, acciecati da superbia, non capiscono che stanno confessando se stessi... In quel caso,
no. Anzi! Lasciarla, lasciarla nel suo delirio! Fare quanto si pu perch la gente la creda profetessa.
Onorarla! Indicarla....
Ma se fossero cose non vere?!....
Oh! Maestro! Tolto il punto nel quale dice cose contro noi, il resto servirebbe molto a rialzare
lorgoglio dIsraele contro il romano, a tenere basso lorgoglio del popolo verso di noi!.
Ma non si potrebbe dirle: Parla cos, ma non dire questo, dice fermamente Ges.
E perch?.
Perch chi delira parla senza sapere ci che dice.
Oh! con delle monete e qualche minaccia... si otterrebbe tutto. Si regolavano anche i profeti....
Non mi risulta, in verit....
Eh! perch non sai leggere fra le righe e perch non tutto stato lasciato scritto.
Ma lo spirito profetico non conosce imposizioni, o scriba. Esso viene da Dio, e Dio non si
compera e non si spaurisce, dice Ges cambiando tono. linizio del suo contrattacco.
Ma costei non profetessa. 16Non pi tempo di profeti.
Non pi tempo di profeti? E perch?.
Perch non ce li meritiamo. Siamo troppo corrotti.
Veramente? E tu lo dici? Tu che pocanzi la giudicavi degna di castigo perch diceva la stessa
cosa?.
Lo scriba resta disorientato. Lo aiuta un altro: Il tempo dei profeti cessato con Giovanni. Non
servono pi.
E perch mai?.
Perch Tu ci sei a dire la Legge e a parlare di Dio.
Anche al tempo dei profeti cera la Legge e la Sapienza parlava di Dio. Eppure essi pure cerano.
Ma che profetizzavano? La tua venuta. Venuto sei. Essi non servono pi.
Cento a cento volte mi sono sentito chiedere da voi, da sacerdoti e farisei, se ero o non ero il
Cristo, e poich lo affermavo fui detto bestemmiatore e folle, e furono prese pietre per lanciarmele
contro. Non sei tu Sadoc, detto lo scriba doro?, dice Ges indicando lo scriba nasuto che ha
malmenato la donna dopo averla tentata allo sbaglio.
Lo sono. Ebbene?.
Ebbene, tu, proprio tu, sei sempre stato il primo, a Giscala come al Tempio, ad iniziare la violenza
contro di Me. Ma Io ti perdono. Ti ricordo soltanto che tu lo facevi dicendo che non potevo essere il
Cristo, mentre ora lo sostieni. E ti ricordo anche la sfida che ti ho data a Cdes*. Fra poco vedrai
compiersi una parte di essa. Quando la luna sar tornata alla fase con cui ora splende nel cielo, Io te
la dar la prova. La prima. Laltra lavrai quando il grano, che ora dorme nella terra, scuoter le
spighe ancor verdi ai venticelli di nisam. 17Ma a quelli che dicono che sono inutili i profeti,
rispondo: E chi potr mettere limiti al Signore altissimo?. In verit, in verit vi dico che i profeti
sempre ci saranno fino a che ci saranno gli uomini. Sono le fiaccole fra le tenebre del mondo. Sono
i focolari fra il gelo del mondo. Sono gli squilli di tuba che sveglieranno gli assonnati. Sono le voci
che ricordano Dio e le sue verit cadute in dimenticanza e trascuranza col tempo, e portano
alluomo la voce diretta di Dio, suscitando fremiti di emozione nei dimentichi, negli apatici figli
delluomo. Avranno altri nomi, ma uguale missione e uguale sorte di umano dolore e di sovrumano
godere. Guai se non ci fossero questi spiriti che il mondo odier e Dio sovramer! Guai se non ci
fossero a patire e perdonare, amare e operare in obbedienza al Signore! Il mondo perirebbe fra le

tenebre, il gelo, in un sopore di morte, in una ebetudine, in una ignoranza selvaggia e abbrutente. E
perci Dio li susciter, e sempre ci saranno. E chi potr imporre a Dio di non farlo? Tu, Sadoc? o
tu? o tu? In verit vi dico che neppur gli spiriti di Abramo, Giacobbe e Mos, di Elia ed Eliseo
potrebbero imporre a Dio questa limitazione, e solo Dio sa quanto erano santi e quali luci eterne essi
siano.
Allora Tu non vuoi guarire la donna e neppure condannarla?.
No.
E la giudichi profetessa? .
Ispirata, s.
Sei un demonio come lei. Andiamo. Non ci conviene perdere altro tempo con dei demoni, dice
Sadoc dando un urtone da... facchino a Ges, per scansarlo.
Molti lo seguono. Alcuni restano. Fra questi, quello che hanno chiamato Gioele Alamot.
E voi non li seguite?, chiede Ges indicando quelli che se ne vanno.
No, Maestro. Andremo via perch notte. Ma vogliamo dirti che crediamo nel tuo giudizio. Dio
pu tutto, vero. E per noi, che cadiamo in molte colpe, pu suscitare degli spiriti che ci richiamino
alla giustizia, dice uno molto anziano.
Hai detto bene. E questa tua umilt pi grande agli occhi di Dio del tuo sapere .
Allora ricordati di me quando sarai nel tuo Regno.
S, Giacobbe.
______________________
* data a Cdes, in 342.6/7.
Come sai il mio nome?.
Ges sorride senza rispondere.
Maestro, anche di noi ricordati, dicono gli altri tre. E lultimo a parlare, Gioele Alamot, dice
anche: E benediciamo il Signore che ci ha dato questora.
Benediciamo il Signore!, risponde Ges.
Si salutano. Si separano.
18Ges si riunisce ai suoi apostoli e va con essi presso la donna, che ha ripreso ancora la posizione
che aveva allinizio: raggomitolata in se stessa sulla radice sporgente.
La madre e il padre di lei affannosamente chiedono al Maestro: dunque un demonio nostra
figlia? Essi prima di andarsene lo hanno detto.
Non lo . Abbiate pace. E amatela perch la sua sorte molto dolorosa. Come tutte le sorti simili
alla sua.
Ma essi hanno detto che cos Tu hai giudicato....
Essi hanno mentito. Io non mento. Abbiate pace.
Giovanni dEfeso si fa avanti con Salomon e gli altri discepoli: Maestro, Sadoc ha minacciato
costoro. Io te lo dico.
Costoro o costei?.
Costoro e costei. Non vero, voi due?.
S. Ci hanno detto, a me e alla madre, che se non sapremo far tacere la figlia nostra, guai a noi. E a
Sabea hanno detto: Se parlerai ti denunceremo al Sinedrio. Giorni cattivi prevediamo per noi!...
Ma il cuore in pace per quello che Tu ci hai detto... e sopporteremo il resto. Ma per lei... Che
dobbiamo fare? Consigliaci, Signore.
Ges pensa e risponde poi: Non avete parenti lontani da Betlechi?.
No, Maestro .
...Ges pensa e poi alza il volto e guarda Giuseppe, Giovanni dEfeso e Filippo di Arbela. Ordina:
Vi metterete in viaggio con costoro e poi da Betlechi con costei e il corredo di costei andrete ad
Aera. Direte alla madre di Timoneo che la custodisca in mio nome. Ella sa cosa avere un figlio
perseguitato.
Faremo, Signore. Ben deciso. Aera lontana e fuori mano, dicono i tre.
Il padre e la madre di Sabea baciano le mani al Maestro e lo ringraziano e benedicono.
Ges si curva sulla donna e la tocca sul capo velato chiamandola con dolcezza: Sabea,

ascoltami!.
La donna alza il capo e lo guarda e poi scivola in ginocchio.
Ges le tiene la mano sul capo: Ascolta, Sabea. Tu andrai dove ti mando. Da una madre. Avrei
voluto mandarti dalla mia. Ma non m concesso. E continua a servire il Signore in giustizia e
ubbidienza. Io ti benedico, donna. Va in pace.
S, mio Signore e Dio. Ma quando dovr parlare, potr?....
Lo Spirito che ti ama ti guider a seconda dellora. Non temere del suo amore. Sii umile, casta,
semplice e sincera, ed Egli non ti abbandoner. Va in pace!.
19Si riunisce di nuovo agli apostoli ed a Zaccheo coi suoi, che si erano fermati lontano qualche
passo trattenendo anche altri curiosi.
Andiamo. notte. Non so come farete a tornare a Gerico, voi che dovete andare l.
Piuttosto la donna e i suoi parenti, diciamo. Ma, se Tu lo giudichi buono, noi staremo fuori della
casa, e Tu e loro potrete dormire in essa sino al mattino, propone uno degli amici di Zaccheo.
Buona proposta. Andate a dire a Sabea di venire con i suoi e con i discepoli. Essi dormiranno. Io
star con voi. Non notte ventosa. Faremo dei fuochi e attenderemo lalba cos, istruendovi Io,
ascoltandomi voi.
E lentamente si mette in cammino nel primo chiarore di luna...

526.Guarigioni presso il guado di Betabara e discorso nel ricordo di


Giovanni Battista.
7 novembre 1946.
1Pace a Te, Maestro!, salutano i discepoli pastori, andati avanti giorni prima e in attesa oltre il
guado insieme ai malati che hanno raccolto e ad altri desiderosi di sentire il Maestro.
Pace a voi. Da molto mi attendete?.
Da tre giorni.
Sono stato trattenuto per via. Andiamo dai malati.
Abbiamo fatto drizzare delle tende per ricoverarli senza andare avanti e indietro dai paesi vicini.
Latte ce ne hanno dato per essi dei nostri amici pastori, che ora sono l col gregge in attesa di Te,
dicono i discepoli mentre guidano Ges sotto un folto, che da se stesso farebbe tetto a chi si
rifugiasse sotto di esso.
L sono una ventina di piccole tende stese su paletti, o da tronco a tronco, e sotto di esse il triste,
piccolo popolo di malati che attendono e che, appena comprendono Chi che viene, gridano il
solito grido: Ges, Figlio di Davide, abbi piet di noi.
Ges non li vuole tenere molto in attesa e affacciandosi, anzi, curvandosi da tenda a tenda, perch la
sua alta statura non gli permette di entrarvi stando ritto, mette in ognuna il suo volto e il suo sorriso,
che gi una grazia. Il sole alle sue spalle getta la sua ombra sui giacigli e sui volti emaciati o sulle
membra inerti. Non dice che una breve frase: Pace a voi che credete, e poi passa alla tenda vicina.
E lo segue un grido. Un grido ripetuto come ripetuta la sua frase, un grido che si ripete nella tenda
appena lasciata, come fosse leco di quello uscito dalla tenda che viene prima: Io sono guarito.
Osanna al Figlio di Davide!. E il piccolo popolo di malati, prima steso sotto le tende oscure, esce e
si riforma dietro i passi del Maestro, un piccolo popolo tutto festoso che getta i bastoni e le
stampelle, che si avvolge nelle coperte della barellina abbandonata, che si leva le bende ormai
inutili a che soprattutto tripudia nella gioia della guarigione.
Sono tutti guariti, ormai. E Ges si volge col suo sorriso pi dolce a dire: Il Signore ha premiato la
vostra fede. Benediciamo insieme la sua bont, e intona il salmo*: Cantate con giubilo a Dio da
tutta la Terra, servite il Signore con allegrezza. Venite al suo cospetto giubilando. Riconoscete che
il Signore Dio, ci ha fatto Lui, ecc..
La gente lo segue come pu. Alcuni, forse non dIsraele, seguono il canto con un mugolio fra le

labbra. Ma il loro cuore canta, e la luce dei volti lo dice. Dio certo accoglier quel povero mugolio
meglio del canto perfetto e arido di qualche fariseo.
2Mattia dice a Ges: O Signore, parlando a quelli che aspettano la tua parola, ricorda il nostro
Giovanni.
Pensavo di farlo, perch questo luogo ancor pi vivamente mi riporta in cuore la figura del
Battista, e circondato dalla gente sale su una zolla di terra sopraelevata, coperta di erba sottile, e
inizia a parlare.
Che siete voi venuti a cercare in questo luogo? La salute del corpo, o malati, e vi fu data. La parola
che evangelizza e lavete trovata. Ma la salute del corpo deve essere la preparazione alla ricerca
della salute dello spirito, cos come la parola che evangelizza deve essere preparazione alla vostra
volont di giustizia. Guai se la salute del corpo si limitasse a gioia della carne e del sangue,
rimanendo inerte riguardo allo spirito! Io vi ho fatto lodare il Signore che vi ha beneficati con la
salute. Ma, passato il momento del giubilo, non deve cessare la vostra riconoscenza al Signore. Ed
essa si manifesta nella buona volont di amarlo. Ogni dono di Dio nullo, per quanto sia carico di
forze attive, se manca nelluomo la volont di ricompensarlo con il dono del proprio spirito a Dio.
3Questo luogo ha sentito la predicazione di Giovanni. Molti di voi certo lavete sentita. Tanti di
Israele lhanno sentita, ma non in tutti ha prodotto gli stessi risultati, nonostante che il Battista
dicesse ad ognuno le stesse parole. Come dunque tanta differenza? Da che? Dalla volont diversa
degli uomini che hanno raccolto quelle parole. Ad alcuni esse furono reale preparazione a Me, e
conseguentemente alla loro santit. Per altri furono invece preparazione contro Me, e
conseguentemente alla loro ingiustizia. Come grido di una scolta, esse hanno risuonato, e lesercito
degli spiriti si diviso, nonostante unico fosse il grido. Parte di essi si sono preparati per seguire il
loro Duce. Parte si sono armati ed hanno studiato piani per combattere Me e i miei seguaci. E per
questo Israele sar vinto, perch un regno diviso in se stesso non pu essere forte, e gli stranieri se
ne approfittano per soggiogarlo.
Ugualmente per nei singoli spiriti. In ogni uomo sono forze buone e forze non buone. La
Sapienza parla a tutto luomo, ma sono pochi gli uomini che sanno voler fare regnare una sola parte:
la buona. In questo volere scegliere una parte sola
_______________________
* il salmo, in rendimento di grazie, Salmo 100.
e farla regina sono pi capaci i figli del secolo. Essi sanno essere completamente malvagi quando
vogliono esserlo, e gettano come vesti inutili le parti buone che potrebbero resistere in loro. Invece
gli uomini che non sono del loro secolo, e che hanno impulso verso la Luce, non sanno che
difficilmente imitare i figli del secolo e gettare da s, come vesti ripudiate, le parti malvagie che
tentano resistere in loro.
4Io ho detto* che se un occhio scandalo venga strappato, se una mano scandalo venga mozzata,
perch meglio entrare nella Luce eterna mutilati, che nelle Tenebre eterne con tutti e due gli occhi
o con ambe le mani.
Il Battista era uomo del nostro tempo. Molti fra voi lo avete conosciuto. Imitate il suo esempio
eroico. Egli, per amore del Signore e della sua anima, gett ben pi che un occhio ed una mano, ma
la vita stessa, per essere fedele alla Giustizia. Molti fra voi saranno forse stati suoi discepoli e
ancora diranno di amarlo. Ma ricordate che lamore a Dio, e lamore ai maestri che portano a Dio, si
dimostra facendo ci che essi hanno insegnato, imitando le loro opere di giustizia e amando Dio con
tutti se stessi, sino alleroismo. Ecco allora che, cos facendo, i doni di salute e sapienza che Dio ha
concessi non restano inattivi e non divengono condanna, ma anzi sono scala a salire alla dimora del
Padre mio e vostro che tutti attende nel suo Regno.
Fate, per il vostro bene, fate che il sacrificio del Battista - tutta una vita di sacrificio terminata col
martirio - e il sacrificio mio - tutta una vita di sacrificio e terminante in un martirio cento volte e
cento pi grande di quello del mio Precursore - non restino inattivi per voi. Siate giusti, abbiate
fede, abbiate ubbidienza alla parola del Cielo, rinnovatevi nella Legge nuova. La Buona Novella sia
per voi veramente buona, facendovi buoni e meritevoli di godere della Bont, ossia del Signore
altissimo, in un Giorno eterno. Sappiate distinguere i veri dai falsi pastori e seguite quelli che vi

danno parole di Vita imparate da Me.


5 prossima la festa delle Luci, la celebrazione della Dedicazione del Tempio. Ricordatevi che
nulla sono le luci di molte lampade in onore della festa e del Signore, se resta senza luce il vostro
cuore. luce la carit, e portalampada la volont di amare il Signore con le opere buone. Ricordare
la Dedicazione del Tempio buona cosa, ma molto pi grande e buona e accetta al Signore
dedicare a Dio il proprio spirito e riconsacrarlo con lamore. Spiriti giusti in corpi giusti, perch il
corpo simile alle mura che cingono laltare, e lo spirito laltare sul quale scende la gloria del
Signore. Dio non pu scendere su altari profanati da peccati propri o da contatti con carni morse
dalla lussuria e da pensieri malvagi.
Siate buoni. La fatica di esserlo nelle continue prove della vita compensata ad usura dal premio
futuro e, sin da ora, dalla pace che consola i cuori dei giusti al termine di ogni loro giornata, quando
si stendono per il riposo e trovano il loro guanciale spoglio dei rimorsi, che sono lincubo di quelli
che vogliono godere illecitamente e non riescono che a darsi una smania senza pace. Non invidiate i
ricchi, non odiate alcuno, non desiderate ci che vedete ad altri. State contenti del
__________________________
* ho detto, in 174.18 e in 352.13.
vostro stato, pensando che nel fare la volont di Dio in ogni cosa la chiave che apre le porte della
Gerusalemme eterna.
6Io vi lascio. Molti fra voi non mi vedranno pi, perch Io sto per andare a preparare i posti dei miei
discepoli... Benedico specialmente i vostri bambini, le vostre donne che non vedr pi. E poi voi, o
uomini... S. Voglio benedirvi... La mia benedizione servir a non far cadere i pi forti e a far
risorgere i pi deboli. Soltanto per quelli che mi tradiranno, odiandomi, la mia benedizione non avr
valore.
Li benedice in massa e poi benedice le donne e bacia i bambini, e lentamente torna verso il guado
coi cinque apostoli che sono ancora con Lui e con i discepoli ex-pastori.

527. Ignoranze a tentazioni nella natura umana del Cristo.


8 novembre 1946.
1Sono gi sulle pendici dellUliveto e le tre coppie di apostoli lasciate a Gerico, a Tecua e a Betania
sono di nuovo riunite al Maestro. Ma Giuda di Keriot sempre assente e sottovoce gli apostoli ne
parlano...
Ges di una tristezza infinita. Gli apostoli, che lo notano, dicono fra loro: certo per Lazzaro.
proprio un uomo finito... E le sorelle fanno tanta pena... Il Maestro non si pu neppure fermare in
quella casa, con tanto astio che lo perseguita. Sarebbe stato un conforto per il malato e le sorelle, e
anche per il Maestro.
Io non so capire perch non lo guarisce!, esclama Tommaso.
Sarebbe anche giusto. Un amico... Tanto aiuto che d... Un giusto..., mormora Bartolomeo.
Ah! per giusto proprio un giusto. In questi giorni io credo che tu te ne sia reso persuaso..., dice
lo Zelote a Bartolomeo .
S, vero. Ed vero anche ci che tu sottintendi. Non ero molto persuaso della sua giustizia... Con
quella loro dimestichezza con i gentili, con leducazione avuta dal padre che era molto, molto... dir
condiscendente a nuove forme di vita disformi dalle nostre....
La madre era un angelo, dice reciso Simone Zelote.
Forse per questo essi sono dei giusti... Sorvoliamo sul passato di Maria. Ormai si redenta...,
dice Filippo.
S. Ma tutto questo mi faceva sospettoso. Ora sono proprio persuaso, e stupisco che il Maestro....
2Mio fratello sa valutare i valori delle creature. Ne abbiamo sofferto noi pure per molto
tempo, di una naturale, umana gelosia, vedendo esauditi pi gli estranei che noi di famiglia. Ma

adesso abbiamo capito che lerrore era nel nostro pensiero e la giustizia nel suo. Noi giudicavamo il
suo modo di fare come indifferenza, e anche come svalutazione, incomprensione del nostro valore.
Ora si compreso. Egli preferisce attirarsi i deformi e gli informi. Egli... seduce, con i suoi mezzi
infiniti, le anime pi meschine, pi lontane, pi in pericolo. Vi ricordate la parabola* della pecorella
smarrita? La verit, la chiave del suo modo di agire in quella parabola. Quando Egli vede le sue
pecore fedeli seguirlo o stare dove e come Egli vuole, il suo spirito riposa. Ma del suo riposo si
serve per correre dietro alle smarrite. Lo sa che noi lo amiamo, che Lazzaro e le sorelle lo amano,
che le discepole e i pastori lo amano, e perci non perde il suo tempo con noi, in speciali prove
damore. Ci ama sempre, noi. Ci ha sempre nel cuore. Noi stessi ci entriamo e non ci vogliamo
uscire. Ma gli altri... i peccatori, gli smarriti!... Deve correre dietro ad essi, deve attirarli con
lamore e col miracolo, con la potenza sua. E lo fa. Lazzaro, Maria e Marta continueranno ad
amarlo, anche senza miracolo..., dice Giacomo dAlfeo.
Questo vero. Per... Cosa avr voluto dire col suo ultimo saluto? Avete sentito: Lamore del
Signore per voi si manifester in proporzione del vostro amore. E ricordatevi che lamore ha due ali
per essere perfetto, due ali tanto pi smisurate quanto pi perfetto: la fede e la speranza, dice
Andrea.
Gi! Che avr voluto dire?, domandano in diversi.
3Un silenzio. Poi Tommaso, con un grande sospiro, conclude un suo discorso interiore: ...Per non
sempre la sua pazienza buona ottiene redenzioni. Anche io ho sofferto talora per la predilezione che
mostra a Giuda di Keriot....
Predilezione? Non mi pare. Lo rimprovera come ogni altro di noi..., dice Andrea.
Per giustizia, s. Ma considera quanto pi rigore meriterebbe quelluomo....
Questo vero.
Ebbene, io ne ho sofferto delle volte. Ma ora capisco che lo fa certo perch... il pi informe fra
noi.
Il pi sciagurato, devi dire, Tommaso! Il pi sciagurato. Voi credete che quella tristezza (e accenna
a Ges che se ne va avanti solo, assorto nella sua pena) sia data dalla malattia di Lazzaro e dalle
lacrime delle sorelle. Io dico che viene dallassenza di Giuda. Egli sperava di essere raggiunto per
via da lui mentre andava a Betabara. Sperava almeno di ritrovarlo a Gerico, Tecua o a Betania al
ritorno. Adesso non spera pi. Ha la certezza del malfare di Giuda. Io lho sempre osservato... e ho
visto che il suo viso ha preso quellaspetto di assoluta derelizione quando tu, Bartolmai, hai detto:
Giuda non venuto, dice il Taddeo.
4Ma Egli sa le cose avanti che siano, ne sono certo!, esclama Giovanni.
Molte. Non tutte. Io penso che il Padre suo gliene tenga occulte alcune per piet, dice lo Zelote.
Gli undici si dividono in due partiti, chi accetta una versione e chi laltra, e ognuno porta le sue
ragioni a sostegno della propria.
_______________________
* parabola, narrata in 233.1/4.
Giovanni esclama: Oh! io non voglio ascoltare n luno, n laltro, neppure me stesso! Siamo tutti
poveri uomini e non possiamo vedere giusto. Vado da Ges e glielo domando.
No. Potrebbe pensare ad altro e con questa domanda ricordare Giuda e soffrire di pi, dice
Andrea.
Ma no. Non gli dir certo che parlavamo di Giuda. Dir cos... senza riferimenti.
Vai, vai! Gli servir a distrarsi. Non vedete come afflitto?, dice Pietro spingendo Giovanni.
Vado. Chi viene con me?.
Va, va da solo. Con te parla senza ritegno. E poi ci dici....
5Giovanni va.
Maestro! .
Giovanni! Che vuoi?, e Ges, con una luce di sorriso sul volto, cinge con un braccio il suo
prediletto tenendolo vicino a S nel camminare.
Si parlava fra noi e si era incerti su una cosa. Questa: se Tu sai tutto il futuro, o se ti in parte
nascosto. Chi diceva una cosa e chi laltra

E tu che dicevi?.
Dicevo che era meglio di tutto chiederlo a Te.
E cos sei venuto. Hai fatto bene. Questo almeno serve a Me e a te a godere un momento di
amore... tanto raro, ormai, poter avere un poco di pace!....
vero! Come erano belli i primi tempi!....
S. Per luomo che siamo noi, erano pi belli. Ma per lo spirito che in noi sono migliori questi.
Perch ora pi conosciuta la Parola di Dio e perch soffriamo di pi. Pi si soffre e pi si redime,
Giovanni... Per questo, pur ricordando i tempi sereni, dobbiamo amare maggiormente questi che ci
dnno dolore, e col dolore ci dnno anime. 6Ma rispondo alla tua domanda. Ascolta. Io non ignoro,
come Dio. E non ignoro, come Uomo. Conosco il futuro degli avvenimenti, perch sono col Padre
da prima del tempo e vedo oltre il tempo. Come Uomo esente da imperfezioni e limitazioni
congiunte alla Colpa e alle colpe, ho il dono dellintrospezione dei cuori. Esso dono non limitato
al Cristo. Ma in diversa misura di tutti quelli che, avendo raggiunto la santit, sono talmente uniti
a Dio da potersi dire che non per s operano, ma con la Perfezione che in loro. Perci posso
risponderti che non ignoro come Dio il futuro dei secoli, e non ignoro come Uomo giusto lo stato
dei cuori.
Giovanni riflette e tace.
Ges lo lascia stare qualche momento. E poi dice: Ad esempio, ora Io vedo in te questo pensiero:
Ma allora il mio Maestro sa esattamente lo stato di Giuda di Keriot!.
Oh! Maestro!.
S. Lo so. Lo so e proseguo ad essere il suo Maestro, e vorrei che voi proseguiste ad essere i suoi
fratelli.
Maestro santo!... Ma proprio sempre conosci tutto? Vedi, talora noi ci diciamo che ci non ,
perch Tu vai in luoghi dove trovi nemici. Prima di andarvi lo sai di trovarceli, e ci vai per
combatterli col tuo amore, per vincerli allamore, oppure... non lo sai e vedi i nemici soltanto
quando li hai di fronte e ne leggi il cuore? Una volta Tu mi hai detto - eri tanto triste anche allora, e
sempre per la stessa causa - che eri come uno che non vede....
Ho provato anche questo martirio delluomo: il dover procedere senza vedere, affidandosi
totalmente alla Provvidenza. 7Io devo conoscere tutto delluomo. Meno la colpa consumata. E ci
non per barriera messa dal Padre mio alla carne, al mondo e al demonio, ma dalla mia volont di
uomo. Io sono come voi. Ma so volere pi di voi. Perci subisco le tentazioni, ma non cedo alle
tentazioni. E in questo sta, come per voi, il mio merito.
Tentazioni Tu!... Mi pare quasi impossibile....
Perch tu ne soffri poche. Sei puro e pensi che, essendolo Io pi di te, non debba conoscere la
tentazione. Infatti quella carnale cos debole rispetto alla mia castit, che non giammai sensibile
allio. come se un petalo percuotesse un granito senza fessure. Scorre via... Se ne stancato
persino il demonio di avventarmi contro questo dardo. Ma, o Giovanni, non pensi quante altre
tentazioni sono intorno a Me?.
A Te? Tu non sei avido di ricchezze, non di onori... Quali dunque?....
E non pensi che ho una vita, degli affetti, e dei doveri anche, verso mia Madre, e che queste cose
mi tentano a sfuggire il pericolo? Esso, il Serpente, lo chiama pericolo. Ma il suo vero nome
Sacrificio. E non pensi che ho dei sentimenti Io pure? Lio morale non assente in Me, e soffre
delle offese, degli scherni, delle doppiezze. Oh! mio Giovanni! Non ti chiedi che schifo sia per Me
la menzogna e il menzognero? Sai quante volte il demonio mi tenta a reagire a queste cose, che mi
danno dolore, uscendo dalla mansuetudine, divenendo duro, intransigente? E infine, non pensi
quante volte soffia il suo bruciante fiato di superbia e dice: Gloriati di questo o quello. Sei grande.
Il mondo ti ammira. Gli elementi ti servono!. La tentazione di compiacersi di essere santo! La pi
sottile! Quanti perdono la santit gi acquistata per questa superbia! Con che Satana ha corrotto
Adamo? Con la tentazione al senso, al pensiero e allo spirito. E Io non sono lUomo che deve
ricreare 1uomo? Da Me la nuova Umanit. Ed ecco che Satana cerca le stesse vie per distruggere, e
per sempre, la razza dei figli di Dio. 8Ora va dai compagni e ripeti le mie parole. E non pensare se
Io so o non so ci che fa Giuda. Pensa che ti amo. Non sufficiente questo pensiero ad occupare un

cuore?.
Lo bacia e lo congeda. E rimasto solo di nuovo, alza gli occhi al cielo che si vede fra il fogliame
degli ulivi e geme: Padre mio! Fa che almeno, sino allultima ora, Io possa tenere occulto il
Delitto. Ad impedire che questi miei diletti si sporchino di sangue. Piet di loro, Padre mio! Sono
deboli troppo per non reagire alloffesa! Che essi non abbiano odio in cuore nellora della Carit
perfetta!, e si asciuga delle lacrime che solo Dio vede...

528.A Nobe, il conforto materno di Elisa e il ritorno inquietante di Giuda


Iscariota.
9 novembre 1946.
1S, Maestro! Giuda di Keriot qui da molti giorni. venuto una sera che era sabato. Pareva
stanco e trafelato. Diceva di averti perduto per le vie di Gerusalemme e di essere corso a cercarti in
tutte le case dove solitamente vai. Qui veniva ogni sera. Fra poco qui sar. Al mattino se ne va, e
dice di andare nelle vicinanze a predicarti.
Va bene, Elisa... E tu lo hai creduto?.
Maestro, Tu sai che non amo quelluomo. Se avessero dovuto essere cos i miei figli, avrei pregato
lAltissimo di prendermeli. Non ho creduto, no, alle sue parole. Ma per amor tuo ho tenuto in me il
mio giudizio... E sono stata materna con lui. Almeno cos ho ottenuto che tornasse qui ogni sera.
Hai fatto bene. Ges la guarda molto fissamente e chiede improvvisamente: Dove
Anastasica?.
Elisa si copre di un rossore violaceo, di persona anziana, ma con franchezza risponde: A Betsur.
Hai fatto bene anche per questa cosa. E, ti prego, compatisci luomo.
perch lo compatisco che ho voluto smorzare lincendio prima che divampasse con scandalo o,
quanto meno, impaurendo la figlia.
Dio ti benedica, donna giusta....
2Soffri molto, Maestro?.
Soffro. vero. Ad una madre lo posso dire.
Ad una madre lo puoi dire... Se non fossi Ges, il Signore, vorrei raccogliere il tuo capo stanco
sulla mia spalla e stringere il tuo cuore afflitto sul mio cuore. Ma Tu sei tanto santo che non pu una
donna, che non sia tua Madre, toccarti....
Elisa, buona amica di mia Madre e madre buona, il tuo Signore presto sar toccato da mani molto
meno sante delle tue, e baciato... oh!... E dopo, altre mani... Elisa, se ti fosse concesso di toccare il
Santo dei Santi, con quale spirito lo faresti? Te ne asterresti forse, se la voce di Dio, fra la nuvola
degli incensi, ti chiedesse amore per avere finalmente una carezza damore dopo tanti che lo
accostano senza amore?.
Mio Signore! Ma se Dio me lo chiedesse, a ginocchioni andrei a coprire di baci il luogo santo, e
volesse Iddio essere soddisfatto, consolato dellamor mio!.
E allora, Elisa, buona amica di mia Madre, e fedele e buona discepola del tuo Salvatore afflitto,
lasciami appoggiare il capo sul tuo cuore, perch il mio cuore afflitto fino a provare pene di
morte.
E Ges, stando seduto dove , presso Elisa che gli vicina, in piedi, appoggia realmente la fronte
contro il petto della vecchia discepola, e delle lacrime silenziose scivolano lungo la veste scura della
donna, che non pu trattenersi dallappoggiare la mano sul capo reclinato sul suo cuore, e poi,
sentendo cadere lacrime sui suoi piedi, nudi nei sandali, si china a sfiorare con un bacio i capelli di
Ges, e piange silenziosamente a sua volta, alzando gli occhi verso il cielo in una muta preghiera.
Sembra lei una molto anziana Madre Dolorosa. Non tenta altre parole n altri gesti. Ma cos
madre in quel suo atto che pi non potrebbe esserlo.

Ges alza il volto e la guarda. Ha un pallido sorriso e dice: Dio ti benedica per la tua piet. Oh!
ben necessaria una madre quando il dolore soverchia le forze delluomo!.
Si alza in piedi. Guarda ancora la discepola e dice: Questora resta fra Me a te, in tutte le sue parti.
Sono venuto avanti da solo, per questo.
S, Maestro. Ma Tu non puoi pi rimanere solo. Fa venire tua Madre.
Fra due lune sar con Me..., 3e sta per dire qualche altra cosa quando abbasso, nella cucina,
risuona la voce forte, sempre un poco spavalda e ironica, di Giuda di Keriot: Ancora al tuo
intaglio, vecchio? Fa freddo! E qui non c fuoco. Ho fame. E nulla preparato. Elisa dorme, forse?
Ha voluto fare da s. Ma i vecchi sono lenti e la loro memoria debole. Ehi! Non parli? Sei sordo
del tutto questa sera?.
No. Ma ti lascio parlare, ch tu sei apostolo e non si conviene a me farti rimprovero, risponde il
vecchio.
Rimprovero? Perch?.
Cerca in te stesso e troverai.
La mia coscienza non ha voce....
Segno che deforme, o che tu lhai storpiata.
Ah! Ah! Ah!, e Giuda deve uscire dalla cucina perch si sente prima sbattere una porta e poi delle
pedate sulla scala.
Io scendo a preparare, Maestro.
Va, Elisa.
Elisa esce dalla stanza alta e trova presto Giuda che sta per porre piede sulla terrazza.
Ho freddo e fame io.
E non altro? Allora hai molto poco ancora, uomo.
E che dovrei avere in pi?.
Eh! tante cose!.... La voce di Elisa si allontana.
Sono tutti vecchi stolti. Uf!.... 4Spinge la porta a si trova di fronte Ges. Fa un passo indietro
dallo stupore. Si riprende per dire: Maestro! ! La pace a Te!.
La pace a te, Giuda. Ges riceve il bacio dellapostolo, ma non lo rende.
Maestro. Hai... Non mi baci?.
Ges lo guarda e tace.
vero. Ho sbagliato. E non baciarmi il minimo che Tu mi possa fare. Per non giudicarmi
troppo severamente. Quel giorno mi hanno preso in mezzo alcuni che... non ti amavano e ho
disputato con loro fino ad essere roco. Dopo... Ho detto: Chiss dove andato?!, e sono tornato
qui ad attenderti. Non la tua casa questa, ormai?.
Finch me lo concedono.
Non vorrai serbarmi rancore per questo?.
No. Ti faccio soltanto considerare lesempio che hai dato agli altri.
Eh! Sento gi le loro parole. Ma ho di che giustificarmi presso di loro. Con Te non lo faccio
neppure, perch so che mi hai gi perdonato.
Ti ho gi perdonato. vero.
Giuda: sarebbe da attendersi da lui un atto di umilt, di amore per tanta bont. Invece ne ha uno
tutto opposto, un atto di stizza mentre esclama: Ma non c dunque modo di vederti irato?! Che
uomo sei?.
Ges tace. E Giuda lo guarda, lui in piedi, Ges seduto a capo chino, e scrolla la testa con un sorriso
cattivo sul labbro. E lincidente superato per lui. Si mette a parlare di questo e quello, come fosse
il pi a posto di tutti.
Annotta. I rumori della via cessano. Scendiamo, ordina Ges.
Entrano nella cucina, dove splende il fuoco e arde una lampada a tre becchi. Ges, stanco, si siede
presso il focolare e pare sonnecchiare nel calduccio...
5Bussano. Il vecchio apre. Sono gli apostoli. Pietro, primo ad entrare, vede Giuda e lo investe: Si
pu sapere dove sei stato?.
Qui. Semplicemente qui. Era stolto correre qua e l dietro esseri scomparsi. Sono venuto qui, dove

ero certo che sareste tornati.


Bel modo di agire!.
Il Maestro non me ne ha rimproverato. E del resto sappi che non ho perso il mio tempo. Ho
evangelizzato ogni giorno e ho anche fatto miracoli, e ci buono.
E chi te ne aveva autorizzato?, dice severo Bartolomeo.
Nessuno. Non te, n nessuno. Ma basta di essere dei... della... Insomma, la gente si stupisce e
mormora e ride di noi, apostoli che non facciamo nulla. E io, che lo so, ho fatto per tutti. E pi
ancora ho fatto. Sono andato da Elchia e gli ho dimostrato che non si agisce male quando si santi.
Cerano in molti. Li ho persuasi. Vedrete che qui non ci disturbano pi. E ora sono contento.
Gli apostoli si guardano. Guardano Ges. Il suo volto impenetrabile. Sembra velato da una grande
stanchezza fisica. Questa sola si vede.
Potevi per fare questo con licenza del Maestro, osserva Giacomo dAlfeo. Siamo stati sempre in
pensiero per causa tua.
Oh! bene! Ora vi calmate di ogni affanno. Egli non mi avrebbe mai dato licenza. Ci... tutela
troppo. Tanto che la gente mormora che geloso di noi, che teme che si faccia pi di Lui, e anche
che siamo puniti da Lui. La gente ha lingua mordente. La verit, invece, che Egli ci ha pi cari
della pupilla del suo occhio. Non vero, Maestro? E teme che noi si incorra in pericoli o si
facciano... brutte figure. E anche noi, dentro noi, pensavamo di essere come puniti e che Lui fosse
geloso....
Questo poi no! Io non lho mai pensato!, interrompe Tommaso. E gli altri fanno eco.
Meno il Taddeo, che pianta i suoi occhi schietti e bellissimi negli occhi anche bellissimi ma
sfuggenti di Giuda, e dice: E come hai potuto fare miracoli tu? In nome di chi?.
Come? In che nome? Ma non ti ricordi che Egli ci ha dato questo potere? Ce lo ha forse tolto? No,
che io sappia. E perci....
E perci io non mi permetterei mai di fare cosa alcuna senza il suo consenso e ordine.
Ebbene, io lho voluto fare. Temevo di non sapere pi fare. Ho fatto. Sono felice!, e tronca la
discussione uscendo nellorto buio.
Gli apostoli si tornano a guardare. Sono sbalorditi da tanta audacia. Ma nessuno ha cuore di dire
cosa atta ad addolorare pi ancora il loro Maestro, dal volto persino sofferente.
Si sbarazzano delle sacche, che Giovanni, Andrea e Tommaso portano di sopra. E Bartolomeo,
curvandosi per raccogliere un ramo secco sfuggito ad una fascina, sussurra a Pietro: Non voglia
Iddio che tu abbia aiutato il demonio!.
Pietro ha un atto delle mani come per dire: Misericordia!, ma non ribatte parola. Va da Ges, gli
posa una mano sulla spalla chiedendogli: Sei stanco tanto?.
Tanto, Simone.
6 pronto, Maestro. Vieni a tavola. Oppure... No. Sta l, presso al focolare. Ti porter il latte e il
pane, dice Elisa. E infatti, messi in un vassoio una capace scodella di latte fumante e del pane
coperto di miele, lo porta a Ges e attende che Egli preghi in piedi offrendo il cibo. Poi si accoccola
per terra, buona, vecchia, materna, tutta presa dal desiderio di consolarlo, e gli sorride incitandolo a
mangiare, rispondendo a Ges che dolcemente la rimprovera del miele sparso sul pane: Ti darei il
mio sangue per corroborarti, Maestro mio! Questo non che il povero miele del mio orto di Betsur
e non pu che confortarti il corpo. Ma il mio cuore....
Gli altri mangiano intorno al tavolo, col forte appetito di chi ha camminato molto. E Giuda,
tranquillo, quasi spavaldo, mangia con loro e non parla altro che lui...
Parla ancora quando Ges ordina: Ognuno alle case che vi ospitano. Andate. La pace sia con voi.
Restano con Lui Giuda, Bartolomeo, Pietro e Andrea. E Ges ordina subito il riposo. stanco
mortalmente, tanto da non potere pi sostenere la fatica di parlare e sentire parlare e, penso io,
quella di sopportare lo sforzo di dominarsi riguardo a Giuda di Keriot.

529.Ammaestramenti agli apostoli mentre fanno lavori manuali in casa di


Giovanni di Nobe.
12 novembre 1946.
1Sono fredde e serene giornate dinverno. Sulla vetta del monticello dove costruita Nobe il vento
non manca quasi mai, temperato per dal sole che dallaurora al tramonto carezza dei suoi raggi le
case e gli orti verzicanti di verdure invernali. Piccoli orti a ridosso delle case, dalle piccole aiuole
verdi di erbaggi e altre del colore della terra quando ben nutrita, nude aiuole gi pronte alle
semine dei legumi. Locchio, guardandosi intorno, dove non vede grigiore di ulivi o serpentino e
scheletrico correre di viti spoglie, vede piccoli campi arati, certo gi seminati a cereali, pronti a
germinare ai primi tepori della precoce primavera palestinese, piena di tepori di sole. Quasi direi
che nelle giornate serene, quale quella che contemplo, vi gi un tepore di primavera, un tepore
germinativo, tanto che nei mandorli addossati alle case le gemme si gonfiano sui rami, che soltanto
pochi giorni prima erano aridi affatto. Gemme appena rilevate sui rametti scuri, scure ancora esse
pure, ma gi attestanti che la vita sale, il risveglio prossimo nel tronco robusto.
Nel piccolo orto di Giovanni, sul dietro della casa, vi una strisciolina di terreno coltivato, mentre
quello che la costeggia vegliato dal noce. E nella strisciolina si alza appunto un grosso mandorlo,
forse vecchio pi del padrone, addossato tanto alla casa da aver dovuto per un bel tratto di tronco
gettare i rami soltanto da tre parti, perch sulla quarta il muro della casetta lo impediva. Ma pi su
la pianta si scapiglia in un intreccio di rami, che quando saranno in fiore devono fare una nuvola
leggera sopra la povera terrazza, una preziosa tenda bella pi di baldacchino regale.
Tanto per non rimanere in ozio, Ges e gli apostoli lavorano nel solicello che rallegra e scalda. In
vesti succinte, quelli che si intendono di falegnameria e di serrature aggiustano o fanno di nuovo
utensili e infissi. Altri zappettano il terreno, rincalzano delle verdure trapiantate, rinforzano una
siepe di canne secche e di biancospino verde che chiude da due parti lorticello, oppure potano il
mandorlo e il noce, e legano dei tralci di vite che il vento dellinverno ha slegati. Ho notato che
dove Ges mai si ozia. Egli per primo insegna la bellezza delloperosit manuale, quando altre
operosit evangeliche sono sospese. Anche oggi Ges, insieme ai cugini, sta aggiustando una porta
che nel basso si era marcita e che aveva il chiavistello a met sconficcato. Invece Filippo e
Bartolomeo lavorano di cesoie e falcetto sulle vecchie piante da frutto, mentre i pescatori
armeggiano con delle funi e delle vecchie coperte, chi aggiustandole con dei punti... molto maschili,
e chi mettendo anelli e carrucole, forse nellintento di creare sulla terrazza un velario utile
nellestate.
2Ci starai benissimo qui, Elisa, promette Pietro spenzolandosi dal muretto del terrazzo a parlare
alla vecchia discepola, che fila della lana, seduta contro il muro soleggiato.
S. Quando la vite sar tesa e il mandorlo aggiustato, sar proprio un luogo buono nellestate,
dice Filippo fra i denti, perch ha in bocca dei giunchi coi quali lega i tralci ai sostegni.
Ges alza il capo a guardare, mentre Elisa lo alza a guardare il Maestro e dice: Chiss se saremo
qui nellestate....
Perch non ci si dovrebbe essere, donna?, chiede Andrea.
Ma... non so... Io non faccio pi dei conti sul futuro da quando... Da quando ho visto che ogni mio
pronostico finiva con un sepolcro.
Eh! ma dovrebbe morire il Maestro perch noi non si fosse pi qui! Ormai il Maestro ha eletto
questo luogo a suo domicilio. Non vero, Maestro?, chiede Tommaso.
vero. Ma anche vero ci che dice Elisa..., risponde Ges lavorando di pialla sulla costa della
porta che aggiusta.
Ma Tu sei giovane. E sano soprattutto! .
Non si muore di malattia soltanto, dice ancora Ges.
Chi parla di morte? Tu, Maestro? Per Te?... 3Veramente da qualche tempo sembra calmato lastio.
Guarda, non ci disturba pi nessuno. Lo sanno che siamo qui. Anche ieri ci hanno incontrati, mentre

si tornava dalla citt con gli acquisti, e non ci hanno disturbato, dice Bartolomeo.
S. Anche noi, mentre andavamo per i paesi vicini ad avvisare che Tu sei qui. Mai nessun disturbo.
Eppure si sono incontrati Elchia e Simone, e poi Sadoc e Samuele, e ancora Nahum proprio con
Doras. Anzi ci hanno salutato. Vero, Giacomo?, dice Giovanni rivolto a suo fratello.
Si. Si deve convenire che Giuda di Keriot ha veramente lavorato in bene mentre noi in cuor nostro
lo criticavamo. Tornati qui, non pi un disturbo! I fatti hanno confermato le sue parole. Sembra di
essere tornati ai bei tempi dellAcqua Speciosa. Ai primi di quei tempi... Oh! fosse vero!, dice
Giacomo di Zebedeo.
Fosse proprio vero!, sospira Pietro.
Non sempre sereno quando non romba la folgore, sentenzia Elisa prillando il suo fuso.
Che vorresti dire con ci?, chiede Pietro.
Dico che delle volte la gran pace, dove luogo di burrasche, preparazione a bufera pi
pericolosa che mai. Tu lo dovresti sapere, che sei pescatore.
Eh! lo so, donna! Il lago un enorme tino pieno di olio azzurro, talora. Ma quasi sempre, quando
pende la vela e lacqua ferma cos, pronta la burrasca, e delle pi brutte. Vento di calmeria,
vento di sepolcro per i naviganti.
Uhm! Gi. Per questo io, se fossi in voi, diffiderei di tanta pace. Troppa pace!.
Ma allora! Se quando guerra si soffre perch guerra, e quando pace si soffre perch pu
venire guerra pi crudele ancora, quando che si ha gioia?, chiede Tommaso.
Nellaltra vita. Qui sempre pronto il dolore.
Uh! come sei lugubre, donna! molto lontano il mio tempo di gioia, allora! Sono uno dei pi
giovani! Rallegrati tu, Bartolmai, tu sei il pi vicino a goderlo. Tu e lo Zelote, scherza Giacomo di
Zebedeo.
Lugubre e astuta, donna! Eh! le donne anziane! Per ci indovinano qualche volta. Anche mia
madre, quando dice a un di noi: Bada! Sei sulla via di fare una stoltezza per questo e quello,
indovina sempre, dice Tommaso, curvo a raspare fra la terra.
Le donne sono maligne o furbe pi di volpi. Non si vale nulla noi, rispetto a loro, per capire certe
cose che si vorrebbe non capissero, sentenzia Pietro.
Tu taci. A te capitata una donna che crederebbe anche se tu le dicessi che il Libano si fatto di
burro. Ci che dici tu legge per lei. Ascolta, crede e tace, dice Andrea al fratello.
S... ma sua madre vale anche per lei e per altre cento donne. Che serpente!.
Ridono tutti, compresa Elisa e il vecchio che aiuta i giovani a zappettare.
4Rientrano lo Zelote, Matteo e Giuda di Keriot.
Fatto tutto, Maestro. Siamo stanchi. Che giro lungo! Ma domani mi riposo. Tocca a voi domani,
dice lIscariota parlando a quelli che zappettano il terreno. E va da loro, prendendo una zappa per
lavorare.
Ma se sei stanco perch lavori?, gli chiede Tommaso.
Perch ho da mettere a dimora delle pianticelle. Questo luogo pelato come il cranio di un
vecchio, ed un peccato, sentenzia sprofondando la zappa nel suolo con energici colpi di piede.
Non era cos ai bei tempi! Ma poi... Troppe cose sono morte, e per me non valeva la pena che
lavorassi a rifare. Sono vecchio e, pi che vecchio, ero desolato, risponde il vecchio.
Ma che buche fai? Da albero sono, non da pianticelle come dici, osserva Filippo che scende dopo
avere legato le viti.
Quando un albero giovane sempre pianticella. Le mie sono tali. Il tempo buono. Me lo ha
assicurato chi me le ha date. Sai chi, Maestro? Quel parente di Elchia che coltivatore. E coltiva
bene. Un frutteto! E degli ulivi! Stava rinnovando un pezzo di uliveto. Gli ho detto: Dammi di
queste piante. Per chi?, ha chiesto. Per un vecchietto di Nobe che ci ospita. Serviranno a farmi
perdonare tutti gli scandali che gli ho dato.
No, figliuolo. Non con le piante, ma con una buona condotta ci pu avvenire. E con Dio. Io... io
guardo, prego e perdono. Ma il mio perdono... Per delle piante ti son grato... Bench... Credi tu che
possa mangiarne i frutti?.
Perch no? Bisogna sempre sperare. Anzi, volere trionfare... E si trionfa allora .

Sulla vecchiaia non c trionfo! E non lo desidero.


Anche su molte altre cose non c trionfo. Se servisse volere per avere! Io avrei i miei figli,
sospira Elisa.
5Maestro, il discorso di Elisa mi fa ricordare una domanda che ci hanno fatto oggi alcuni sulla via.
Dicevano, perch cera stato un fatto in un paese, se vero che il miracolo sempre prova di
santit. Io dicevo di s. Ma loro di no, perch in questo paese, ai confini della Samaria, chi aveva
fatto cose straordinarie non era certo un giusto. Io li ho fatti tacere dicendo che luomo giudica
sempre male e che quello che essi dicevano non giusto forse lo era pi di loro. Tu che dici?, chiede
Matteo.
Dico che avevate ragione tutti. Ognuno per la sua parte. Tu dicendo che il miracolo sempre
prova di santit. Generalmente cos. E ancora dicendo che non si deve giudicare per non errare.
Ma avevano ragione anche essi di sospettare altre fonti allo straordinario delluomo.
Quali fonti?, chiede lIscariota.
Quelle tenebrose. Vi sono creature, gi adoratrici di Satana perch hanno il culto della superbia,
che pur di imporsi agli altri vendono se stesse al Tenebroso per averlo amico, gli risponde Ges.
Ma si pu? Non leggenda di paesi pagani che luomo possa fare contratti col demonio o con
spiriti infernali?, chiede stupefatto Giovanni.
Si pu. Non come narrato nelle leggende pagane. Non con monete e contratti materiali. Ma con
ladesione al Male, ma con la scelta, con la donazione di s al Male pur di avere unora di trionfo
purchessia. In verit vi dico che coloro che si vendono al Maledetto, pur di riuscire a un loro scopo,
sono pi numerosi di quanto non si creda .
E riescono? Hanno proprio ci che chiedono?, interroga Andrea.
Non sempre e non tutto. Ma qualcosa hanno.
E come si pu? Tanto potente il demonio da poter simulare Iddio?.
Tanto... e niente, se luomo fosse santo. Ma che molte volte luomo di suo un demonio. Noi
combattiamo le possessioni evidenti, rumorose, vistose. Di esse tutti se ne accorgono... Sono... poco
comode a famigliari e cittadini, e sono soprattutto con forme materiali. Luomo sempre colpito da
ci che pesante, che urta i suoi sensi. Ci che immateriale e percepibile soltanto con
limmateriale - ragione e spirito - non lo avverte e, se pur lo avverte, non se ne cura, specie se a lui
non nuoce. Queste possessioni occulte sfuggono dunque al nostro potere di esorcizzatori! E sono le
pi dannose, perch lavorano nella parte pi eletta, con la parte pi eletta e verso altre parti elette:
da ragione a ragione, da spirito a spirito. Sono come miasmi corruttori, impalpabili, inavvertibili,
sino a che la febbre della malattia non avverte chi ne colpito di essere colpito.
6E Satana aiuta? Proprio? Perch? E perch Dio lo lascia fare? E lo lascer sempre fare? Anche
dopo che Tu regnerai?.
Tutti chiedono.
Satana aiuta per finire di asservire. Dio lo lascia fare, perch da questa lotta fra lAlto e il Basso, il
Bene a il Male, emerge il valore della creatura. Il valore e il volere. Lo lascer sempre fare. Anche
dopo che Io sar assunto. Per allora Satana avr contro un nemico ben grande e luomo avr
unamica ben potente.
Chi? Chi?.
La Grazia.
Oh! bene! Allora per quelli del nostro tempo, senza grazia, sar pi facile essere asserviti, ma sar
anche meno grave la caduta, dice lIscariota sempre zappando.
No, Giuda. Il giudizio sar uguale.
Cosa ingiusta allora perch, se siamo meno aiutati, di conseguenza dovremmo essere meno
condannati.
Non hai tutti i torti, dice Tommaso.
Ha invece torto, Toma. Perch noi di Israele abbiamo gi tanto di fede, speranza, carit, e tante
luci di Sapienza, da non poter avere scusa di ignoranza. Voi, poi, voi che avete gi la Grazia a
Maestra vostra da quasi tre anni, sarete gi giudicati come quelli del tempo nuovo, dice Ges
marcando molto le parole e guardando Giuda, che ha alzato il capo ed pensieroso mentre fissa il

vuoto.
Poi Giuda di Keriot crolla il capo, come a conclusione di un suo interno ragionamento, e
riaffondando la zappa nel suolo chiede: E chi si d cos al demonio, che diviene?.
Un demonio.
Un demonio! In tal modo se io, ad esempio, pur di affermare che il tuo contatto d un potere
soprannaturale, facessi cose... che Tu censuri, sarei un demonio?.
Lo hai detto.
Spero bene che tu non le faccia, per..., dice Andrea quasi spaventato.
Io? Ah! Ah! 7Io pianto gli alberelli al nostro vecchio, e corre sullaltro lato dellorto, torna con
cinque pianticelle che la zolla di terra avvolta intorno alle radici rende certo pesanti.
Ma sei venuto da Beteron con quel carico sulle spalle?, chiede Pietro.
Da oltre Gabaon, devi dire! l che ci sono parte dei frutteti di Daniele. Che terra magnifica.
Guardate!..., e sbriciola fra le dita la terra che avvolge le radici. Poi scioglie il laccio che tiene i
cinque fusticini grossi gi quanto un braccio. Due soli hanno in cima un po di fronda. Ed fronda
dulivo. Ecco. Questo per Ges e questo per Maria. Che sono la pace del mondo. Li metto a
dimora per primi perch io sono uomo di pace. Qua... e qua, e li sistema ai due estremi della
striscetta di terra. E qui un melo, giovane e buono come quello dellEden, a ricordarti, o Giovanni,
che tu pure vieni da Adamo e non ti devi stupire se... io posso essere peccatore. Attento, tu, al
Serpente... E qui... No, qui non ci sta bene. L, sul davanti, presso il muro, questo giovane fico.
Come si fa a non avere un fico nellorto, quando qui nascono come gramigna? E alla buca del
centro metteremo questo giovane mandorlo. Imparer da quello centenario la virt del produrre.
Ecco fatto! Il tuo orticello sar bello in avvenire... e guardandolo ti ricorderai di me .
Ti ricorderei ugualmente perch tu sei stato qui col Maestro. 8Tutto mi parler di questo tempo. E
guardando le cose dir: Come un figlio Egli mi ha voluto riassettare la casa!. Per... se potessi
avere un volere diverso da quello che forse gi scritto in Cielo, vorrei non avere a ricordare questo
tempo cos bello per me, pi bello di quando questi alberi, ora vecchi, erano giovani, e giovane ero
io e la sposa mia, e qui giocava la piccola figlia... e cera gusto a curare il melo e il melograno, il
fico e la vite, perch avide erano le manine della figlia mia, e bello era vedere la sposa, seduta
allombra verde delle piante, a tessere o a filare... Dopo... partita la figlia... e cos dimentica!...
Inferma e poi morta la sposa... Perch e per chi curare ci che un tempo era bello? E tutto morto,
meno i due vecchioni che si ricordano della mia infanzia... Vorrei morire prima di avere a ricordare,
e mentre qui c una donna giusta come era Lia. Io ti ringrazio delle piante, del lavoro, di tutto.
Ringrazio tutti. Ma prego il mio Signore di svellere la mia vecchia pianta da queste zolle prima che
tramonti questora di pace per il vecchio Giovanni....
Ges gli va vicino e gli mette la mano sulla spalla, dolce e austero insieme: Tante cose hai saputo
fare nella tua lunga vita. Una ti manca ancora: quella di accettare da Dio lora della morte senza
chiedere che sia anticipata o posticipata di un minuto. Ti sei rassegnato a tante cose. Perci Dio ti
ama. Sappi rassegnarti alla pi difficile: a vivere quando si desidererebbe soltanto di morire. Ed ora
rientriamo. Il sole scende dietro i monti e il freddo cresce subito. Il sabato ha inizio. Dopo di esso
finiremo i lavori..., e raccogliendo sega, pialla e martello, rientra in casa, mentre gli altri finiscono
di affastellare i rami potati, di inaffiare le piante messe a dimora e di sistemare sui suoi gangheri la
porta rimessa a nuovo.

530. Unaltra notte di peccato di Giuda Iscariota.


14 novembre 1946.
1Tutta Nobe dorme ancora. il primo schiarir del giorno. Lalba, nelle luci pacate dellinverno, di
una delicatezza di tinte irreali. Non la luce verdargento delle albe estive, cos rapida ad affermarsi e
a mutarsi in oro pallido e poscia in un rosa sempre pi acceso. Ma un verde giada, stemperato in un
grigio azzurro tenuissimo, la indica alloriente in un semicerchio piccolo, basso al limite
dellorizzonte. Un punto di una luminosit velata e come stanca, simile a* pallida fiamma di zolfi
accesi dietro cortine di fumo biancastro. E stenta ad allargarsi sul cielo, che bigio ancora, pur
essendo sereno e con ancora le stelle ad occhieggiare sul mondo. Stenta a respingere il grigiore per
far luogo al suo prezioso colore di pallida giada e al puro cobalto del cielo palestinese. Pare, timida
e freddolosa, soffermarsi al balzo doriente. Vi si attarda ancora, appena un poco dilatata nel suo
semicerchio di luminosit solfurea e appena un poco diluita dal verdolino al bianco intriso di un
ricordo di giallo, quando viene annullata da un subito rosa, che libera il cielo dallultimo velo
notturno e lo fa terso e prezioso come un baldacchino di raso zaffireo, e un fuoco si accende
allestremo orizzonte, quasi che fosse caduta una parete e fosse messa allo scoperto una fornace
ardente. Ma fuoco od un rubino acceso da un fuoco nascosto? No. il sole che emerge. Eccolo.
Appena spunta da dietro le curve dellorizzonte, che gi ha trovato da pennellare di corallo rosa un
bioccolo di nube e da mutare in diamanti le gocce della rugiada sulle cime degli alberi a fogliame
perenne. Un alto rovere, allestremit del paese, ha un velo di diamanti sulle bronzee foglie volte ad
oriente. Sembrano tante stellucce palpitanti fra i rami di questo gigante che si immerge, con il suo
sommo, nellazzurro.
Forse, nella notte, delle stelle si sono troppo abbassate sul paese per mormorare segreti celesti ai
cittadini di Nobe, o forse per consolare con la loro luce pura lUomo che, insonne, cammina
silenziosamente lass, sul terrazzo di Giovanni. S, perch, unico in tutta Nobe dormente, Ges
sveglio, e va lentamente avanti e indietro sul terrazzo della casetta con le braccia conserte sotto al
mantellone che lo copre tutto strettamente a difesa dal freddo, serrandosi a cappuccio anche sulla
testa. Ges, ad ogni giungere ad un estremo della terrazza, guarda fuori, sporgendosi per vedere la
via che passa per il centro del paese. Via ancora semioscura, vuota, silenziosa. E poi riprende ad
andare avanti e indietro, avanti e indietro lentamente, silenziosamente, per lo pi a capo chino,
meditabondo, qualche volta osservando il cielo sempre pi luminoso e i vaghi colori dellalba e
______________________
* simile a, invece di come di, correzione di MV su una copia dattiloscritta per togliere la
ripetizione di come; ardente, di tredici righe pi sotto, correzione di MV, sempre sulla copia
dattiloscritta, al posto delloriginale fervente. (La precedente notte di peccato dellIscariota
nellepisodio del capitolo 339).
dellaurora, o seguendo con lo sguardo il volo frullante del primo passero, ridestato dalla luce, che
lascia lembrice ospitale di un tetto vicino per scendere a beccuzzare ai piedi del vecchio melo di
Giovanni e poi sfrulla via di nuovo, avendo visto Ges, con un cip-cip spaurito che ridesta altri
uccellini annidati qua a l.
2Da un chiuso viene un belato di pecora e si perde tremolando nellaria. Dalla via viene uno
scalpiccio frettoloso. Ges si sporge a guardare. E poi corre lesto gi dalla scaletta, entra nella
cucina oscura, rinchiude luscio dietro di S. Il passo si avvicina, suona ormai nella striscia dorto a
lato della casa, si arresta davanti alluscio di cucina; una mano tenta la serratura, sente che non c
la chiave, fa allora agire il catenaccio che si pu muovere tanto dal di fuori che dal di dentro; una
voce dice contemporaneamente: Che sia gi alzato qualcuno?. Ancora una mano apre cautamente
luscio senza farlo cigolare. La testa di Giuda di Keriot si insinua per la fessura... Guarda... Buio

assoluto. Freddo. Silenzio.


Si sono dimenticati aperta la porta... Eppure... Mi pareva chiusa... Del resto, cosa senza
importanza!... Ai poveri non rubano i ladri. E pi miserabili di noi... Eh!... Ma speriamo che... non
duri cos. Dove quel maledetto acciarino?... Non lo trovo... Se riesco ad accendere il fuoco...
perch ho fatto tardi, s, proprio troppo tardi... Ma dove sar? Troppe mani a toccare! Sul focolare?
No... Sul tavolo? No... Sulle panche? No... Sulla mensola?... Neppure... Quelluscio tarlato stride ad
aprirlo... Legno tarlato... gangheri ruggini... Tutto vecchio, muffoso, orribile qui. Ah! povero Giuda!
E non c... Mi toccher proprio entrare dal vecchio....
Sempre parlando andato tastando qua a l, invisibile nellombra, cauto come un ladro o un uccello
notturno nello scansare gli inciampi che potrebbero fare rumore... 3Urta contro un corpo e ha un
urlo soffocato di spavento.
Non temere. Sono Io. E lacciarino in mia mano. Eccolo. Accendi, dice Ges pacatamente.
Tu, Maestro? Che facevi qui solo, nel buio, nel freddo... Ci saranno molti malati certo oggi, dopo
un sabato e due giorni di tempo piovoso, ma non saranno qui cos presto. Essi si muoveranno dalle
citt vicine appena ora, perch soltanto ora si comprende che oggi non piover. Il vento della notte
ha gi asciugato le vie.
Lo so. Ma accendi un lume. Non da onesti parlare cos nelle tenebre, ma da ladri, da bugiardi, da
lussuriosi e da assassini. I complici nelle male azioni amano le tenebre. Io non sono complice a
nessuno.
Neppure io, Maestro. Volevo preparare un buon fuoco. E per questo mi sono alzato per primo...
Cosa dici, Maestro? Hai mormorato fra le labbra e non ho compreso.
Accendi, dunque.
Ah!... Ho visto cos che sereno. Ma fa freddo. Tutti avranno piacere di trovare un buon fuoco...
Ti sei alzato sentendomi muovere qui o per il vecchio che... Ha ancora i dolori?... Ecco!
Finalmente! Parevano umidi lesca e lacciarino, tanto non volevano fare scintilla... Si sono
ammollati....
4Una fiammella si alza dal lucignolo di una lucerna. Una sola fiammella, piccola, tremolante... ma
sufficiente a vedere i due volti: il pallido volto di Cristo, il brunetto e imperterrito volto di Giuda.
Ora accendo il fuoco... Sei pallido come un morto. Non hai dormito! E per quel vecchio! Sei
troppo buono.
vero. Sono troppo buono. Con tutti. Anche con quelli che non lo meritano. Ma il vecchio lo
merita. un onesto, uno dal cuore fedele. Ciononostante, non ho vegliato per lui, ma per un altro.
vero. Lesca e lacciarino erano umidi, ma non per causa di una tazza rovesciata o di altro liquido
sparso per un incidente, bens per il mio pianto che vi gocciato sopra. vero. sereno, ma fa
freddo e il vento ha riasciugato le strade, e verso lalba, per, la guazza caduta. Senti il mio
mantello. Ne umido... E poi venuta lalba a mostrare il sereno, venuta la luce a mostrare un
posto vuoto, venuto il sole dellaurora a far brillare le rugiade sulle foglie e le lacrime sulle ciglia.
vero. Oggi ci saranno molti malati, ma Io non attendevo loro. Attendevo te. Perch per te che ho
vegliato tutta la notte. Per te che, non potendo star chiuso qui ad attenderti, sono salito sul terrazzo,
a gettare nel vento il mio richiamo, e mostrare alle stelle il mio dolore, allaurora il mio pianto. Non
il vecchio malato, ma il giovane scapestrato, il discepolo che fugge il Maestro, lapostolo di Dio che
preferisce la cloaca al Cielo e la menzogna alla Verit, mi hanno tenuto in piedi tutta la notte ad
attenderti. E quando ho sentito la tua pedata sono sceso qui... ad attenderti ancora. Non pi con la
tua persona, che ormai avevo vicina e vagante con mosse da ladro per la cucina oscura, ma con il
tuo sentimento... Ho atteso una parola... E non lhai saputa dire quando mi hai sentito ritto contro a
te. Colui al quale stai vendendo il tuo spirito non ti ha dunque avvertito che Io sapevo? Ma no! Non
poteva avvertirti n suggerirti lunica parola che potevi, che dovevi dire, se fossi un giusto. E ti ha
suggerito le menzogne non chieste, inutili, offensive pi ancora della tua fuga notturna. Te le ha
suggerite ghignando, contento di aver fatto scendere un altro gradino a te e di aver dato un altro
dolore a Me. vero. Verranno molti malati. Ma il pi grande malato non verr al suo Medico. E il
Medico stesso malato di dolore per questo malato che non vuole guarire. vero. Tutto vero.
Anche che ho mormorato una parola che tu non hai capita. Dopo quanto ti ho detto, lindovini?.

Ges ha parlato a voce bassa, ma cos incisiva e dolorosa e nello stesso tempo cos severa che
Giuda, che era, alle prime parole, sorridente, eretto, sfrontato, tutto presso a Ges, si piano piano
ritratto e rattratto come se ogni parola fosse una percossa, mentre Ges si sempre pi eretto,
veramente giudice e veramente tragico nella sua effigie addolorata.
Giuda, confinato ormai fra una madia e un angolo di muro, mormora: Ma... Non saprei....
No? Ebbene Io te la dico, perch non temo di dire ci che verit. Bugiardo! Ecco cosa ti ho detto.
E se il bambino menzognero si sopporta ancora, perch non sa il valore di una menzogna e gli si
insegna a non dirla pi, in un uomo ci non si sopporta; in un apostolo, discepolo della Verit
stessa, fa schifo. Assolutamente schifo. Ecco perch ti ho atteso tutta la notte e ho pianto bagnando
il tavolo, l, dove era lacciarino, e poi ho pianto vegliando e chiamandoti con tutta lanima al lume
delle stelle, ecco perch sono bagnato di guazza come lamatore* dei Cantici. Ma inutilmente il mio
capo pieno di rugiada e i miei riccioli delle gocce della notte, inutilmente Io picchio alla porta
della tua anima e le dico: Aprimi, perch ti amo per quanto tu non sia immacolata. Anzi, proprio
perch macchiata che Io voglio entrare in lei e mondarla. proprio perch malata che voglio
entrare a guarirla. Sta attento, Giuda! Attento che lo Sposo non si allontani, e per sempre, e che tu
non lo possa pi trovare... 5Giuda, non parli?....
tardi per parlare, ormai! Tu lo hai detto: ti faccio schifo. Cacciami....
No. Anche i lebbrosi mi fanno schifo. Ma ne ho piet. E se mi chiamano accorro e li mondo. Non
vuoi essere mondato?.
tardi... ed inutile. Non so essere santo. Cacciami, ti dico.
Non sono uno dei tuoi amici farisei, che chiamano immonde infinite cose e le fuggono o le
scacciano duramente, mentre potrebbero mondarle con carit. Io sono il Salvatore e non discaccio
nessuno....
Un lungo silenzio. Giuda sta nel suo angolo, Ges sta appoggiato di schiena al tavolo e pare
sorreggersi ad esso, stanco e sofferente... Giuda alza il capo. Lo guarda titubante e mormora: E se
io ti lasciassi, che faresti?.
Nulla. Rispetterei la tua volont. Pregando per te. Per a mia volta ti dico che, se anche tu mi lasci,
ormai troppo tardi.
A che, Maestro?.
A che? Tu lo sai come Me... Accendi il fuoco, ora. Di sopra si cammina. Soffochiamo lo scandalo
qui, fra noi. Per tutti avremo avuto breve il sonno... e ci avr riuniti qui un desiderio di calore...
Padre mio!....
E mentre Giuda avvicina la fiamma alle fascine gi poste sul focolare e soffia perch la fiamma si
apprenda a dei trucioli leggeri, Ges alza le mani sopra il suo capo e poi se le preme sugli occhi...
_____________________
* come lamatore di: Cantico dei cantici 5, 2-6.

Indice del Volume Nono


Preparazione alla Passione di Ges.
(continuazione a fine)
* = in linea
555.
555.

Lezione notturna a Simon Pietro sullesame dei peccati e sul dolore dei
buoni e degli innocenti.
Un altro sabato ad Efraim. Discorso ai samaritani sul vero Tempio e

556.
557.
559.
560.

sul tempo nuovo.


Larrivo, da Sichem, dei parenti dei tre fanciulli strappati ai
ladroni.
Con la comitiva che fa ritorno a Sichem.
Parabola della goccia che scava il masso.
Ad Efraim, pellegrini dalla Decapoli e missione segreta di Mannaen.
Colloquio nella notte, presso Gofen, con Giuseppe dArimatea, Nicodemo
e Mannaen.

561. Il saforim Samuele, da sicario a discepolo.


562. Dicerie a Nazaret.
563. Falsi discepoli a Sichem.
Risanato ad Efraim lo schiavo muto di Claudia Procula.
564. Luomo di Jabnia e la fine di Ermasteo.
Rimprovero ai samaritani che mancano di carit.
565. Samuele turbato da Giuda Iscariota, che non comprende la natura
del dolore salvifico. Il modello delle api per gli operai di Dio.
566. Ad Efraim, il giorno dellarrivo della Madre con Lazzaro e le
discepole. Il carattere di Pilato.
567. Parabola della stoffa strappata e miracolo su una partoriente.
Lungo discorso a Giuda di Keriot sorpreso a rubare.
568. Inizio del viaggio per la Samaria partendo da Efraim alla volta di Silo.
569. A Silo, la parabola dei cattivi consiglieri.
570. A Lebona, la parabola dei mal consigliati.
*
571.
572.
573.
574.
575.
576.
577.
578.
579.
580.
581.
582.
583.
584.

Arrivo a Sichem e accoglienze.


A Sichem, lultima parabola sui consigli dati e ricevuti.
Partenza per Enon dopo un battibecco tra lIscariota ed Elisa, che
restano a Sichem.
Andando da Enon a Tersa, Ges riscatta e accoglie un pastorello
dopo aver dato la cecit ad un crudele e la vista ad un cieco.
Cattive accoglienze a Tersa. Estremo tentativo di redimere Giuda
Iscariota.
Verso Doco lincontro con il giovane ricco.
Terzo annuncio della Passione. Maria dAlfeo rievoca la figura
di Giuseppe. Linsensata richiesta dei figli di Zebedeo.
Incontro con discepoli e uomini di valore condotti da Mannaen.
Arrivo a Gerico.
Sconosciuti giudei riferiscono sulle accuse raccolte dal Sinedrio.
Allegoria per Gerusalemme.
Delazioni dellIscariota e profezie su Israele.
Miracoli sulla via da Gerico a Betania.
A Betania nella casa di Lazzaro.
Vigilia del sabato avanti lentrata in Gerusalemme.
Offerta estrema per la salvezza di Giuda Iscariota.
Vigilia del sabato avanti lentrata in Gerusalemme.
Commiato alle discepole. Linfelice nipote di Nahum.
Il sabato avanti lentrata in Gerusalemme. Parabola dei due lumi e
parabola vivente del piccolo deforme risanato.

585.
586.
587.
588.
589.
590.

Il dolore nel futuro dellUmanit.


Il sabato avanti lentrata in Gerusalemme.
Giudei e pellegrini a Betania. Il Sinedrio ha deciso.
Il sabato avanti lentrata in Gerusalemme. La cena di Betania.
Giuda di Keriot ha deciso.
Laddio a Lazzaro.
Giuda Iscariota dai Capi del Sinedrio.
Da Betania a Gerusalemme, predisponendo gli apostoli alla Passione
imminente.
Il pianto su Gerusalemme e lentrata trionfale nella Citt santa.
Morte di Annalia.

591.

La sera al Getsemani.
Gli apostoli richiamati alla realt dopo lebbrezza del trionfo.
592. Luned santo. Conforto alla madre di Annalia a incontro con il
milite Vitale. Il fico sterile e la parabola dei vignaioli perfidi.
Le domande sullautorit di Ges e sul battesimo di Giovanni.
593. Luned notte al Getsemani con gli apostoli.
594. Marted santo. Lezioni dal fico seccato.
I quesiti sul tributo a Cesare e sulla risurrezione.
595. Marted notte al Getsemani con gli apostoli.
596. Mercoled santo. Il maggiore dei comandamenti, lobolo della vedova,
linvettiva contro scribi e farisei. Pausa di riposo con la
Madre e le discepole. Ledificazione della Chiesa e i tempi ultimi.
597. Mercoled notte al Getsemani con gli apostoli.
598. Gioved santo. Preparativi per la Cena pasquale. La voce del
Padre. Il segno convenuto con il Traditore. Lossequio di persone
ragguardevoli.
599. Larrivo al Cenacolo e laddio di Ges alla Madre.
600. Lultima Cena pasquale.

571. Arrivo a Sichem e accoglienze.


1 marzo 1947.
1Ecco Sichem bella e ornata. Piena di gente della Samaria diretta al tempio samaritano. Piena di
pellegrini di ogni luogo diretti al Tempio di Gerusalemme. Il sole la inonda tutta, stesa come sulle
pendici est del Garizim che la sovrasta dal lato ovest, tutto verde quanto essa bianca. Al suo nordest lEbal, ancor pi selvaggio nel suo aspetto, pare vegliarla contro i venti del nord. La fertilit del
luogo, ricco delle acque che scendono dal displuvio dei monti e che si avviano in due fiumiciattoli
ridenti, nutriti da cento rivi, verso il Giordano, magnifica, e trabocca fuor dalle mura dei giardini e
dalle siepi degli orti. Ogni casa si inghirlanda di verde, di fiori, di rami, che gonfiano i frutticini, e
locchio, girando sui dintorni ben visibili, data la configurazione del suolo, non vede che verde di
uliveti, di vigneti, di frutteti e biondeggiar di campi che lasciano, ogni d pi, il glauco del grano in
erba per farsi di un giallor delicato di paglia, di spighe mature, che il sole e il vento, piegando e
investendo, fanno quasi di un bianco doro bianco.
Veramente i grani biondeggiano, come dice Ges, ora veramente biondi, dopo esser stati
biancheggianti nel nascere, poi di un verde di prezioso gioiello mentre crescevano e spighivano.
Ora il sole li prepara al morire dopo averli preparati al vivere. N si sa se benedirlo di pi ora che li
conduce al sacrificio, o se quando, paterno, scaldava le zolle per far germinare il grano e dipingeva
il pallore dello stelo, pur mo spuntato, del bel verde, pieno di vigoria e di promesse.

2Ges, che ha parlato di questo entrando in citt ed accennando al luogo dellincontro* con la
Samaritana e a quel discorso lontano, dice ai suoi apostoli, a tutti meno Giovanni che ha gi preso il
suo posto di consolatore presso Maria, tanto afflitta: E non si compie ora ci che allora ho detto?
Entrammo qui ignoti e soli. Seminammo. Ora, guardate! Molta messe nata da quel seme. E
crescer ancora e voi mieterete. E altri pi di voi mieteranno....
E Tu no, Signore?, domanda Filippo.
Io ho mietuto dove aveva seminato il mio Precursore. E poi ho seminato perch voi mieteste e
seminaste col seme che vi avevo dato. Ma come Giovanni non miet il seminato, cos Io non
mieter questa messe. Noi siamo....
Che, Signore?, chiede turbato Giuda dAlfeo.
Le vittime, fratello mio. Ci vuole del sudore per rendere fertili i campi. Ma ci vuol sacrificio per
rendere fertili i cuori. Noi si sorge, si lavora, si muore. Uno, dopo di noi, subentra, sorge, lavora,
muore... E c chi miete ci che noi abbeverammo col nostro morire.
Oh! no! Non lo dire, Signor mio!, esclama Giacomo di Zebedeo.
________________
* incontro, di cui si narra nel capitolo 143.

E tu, discepolo di Giovanni prima che mio, dici questo? Non ricordi le parole del tuo primo
maestro? Bisogna che Egli cresca ed io diminuisca. Egli capiva la bellezza e giustizia del morire
per dare ad altri la giustizia. Io non gli sar inferiore.
Ma Tu, Maestro, sei Tu: Dio! Egli era un uomo.
Io sono il Salvatore. Come Dio devo essere pi perfetto delluomo. Se Giovanni, uomo, seppe
diminuire per far sorgere il vero Sole, Io non devo offuscare la luce del mio sole con nebbie di vilt.
Devo lasciarvi limpido ricordo di Me. Perch voi procediate. Perch il mondo cresca nellIdea
cristiana. 3Il Cristo se ne andr, torner donde venuto, e di l vi amer seguendovi nel vostro
lavoro, preparandovi il posto che sar il vostro premio. Ma il Cristianesimo resta. Il Cristianesimo
crescer per il mio andare... e per quello di tutti coloro che, senza attaccamenti al mondo e alla vita
terrena, sapranno, come Giovanni e come Ges, andarsene... morire per far vivere.
Allora Tu trovi giusto che ti sia data la morte?, chiede quasi con affanno lIscariota.
Non trovo giusto che mi sia data la morte. Trovo giusto il morire per ci che porter il mio
sacrificio. Lomicidio sar sempre omicidio per chi lo compie, anche se ha valore e aspetto diverso
per colui che ucciso.
Che vuoi dire?.
Voglio dire che, se colui che omicida comandato o forzato, quale un soldato in battaglia o un
carnefice che deve ubbidire al magistrato o uno che si difende da un ladrone, non ha affatto
sullanima il crimine o ha un relativo crimine di uccisione di un suo simile, colui che senza ordine e
necessit uccide un innocente, o coopera alla sua uccisione, va davanti a Dio col volto orrendo del
Caino.
Ma non potremmo parlare daltro? Il Maestro ne soffre, tu fai gli occhi di un tormentato, noi si
sembra allagonia, se la Madre sente piange. Gi ne fa del pianto dietro il suo velo! C tanto da
parlare!... 4Oh! ecco! Vengono i notabili. Questo vi far tacere. La pace a voi! La pace a voi!.
Pietro, che era un poco avanti e si era voltato per parlare, si inchina in saluti verso un folto gruppo
di sichemiti pomposi che vengono verso Ges.
La pace a Te, Maestro. Le case che ti hanno ospitato laltra volta sono pronte a riceverti, e molte
altre con queste, per le discepole e chi con Te. Verranno quelli che Tu hai beneficato di recente e
la prima volta. Una sola mancher, perch si allontanata dal luogo per condurre vita di espiazione.
Cos disse, ed io lo credo, perch quando una donna si spoglia di tutto ci che amava e respinge il
peccato e d i suoi beni ai poveri, segno che veramente vuole seguire una vita nuova. Ma non
saprei dirti dove . Nessuno pi la vide da quando lasci Sichem. A un di noi sembr vederla in
veste di serva in un paese presso il Fial. Un altro giura di averla riconosciuta vestita miseramente a

Bersebea. Ma non sicuro il loro dire. Chiamata col suo nome, non rispose, e fu sentita chiamar la
donna Giovanna in un luogo, nellaltro Agar.
Non necessario sapere di pi, fuorch che ella si redenta. Ogni altra cognizione vana e ogni
ricerca indiscreta curiosit. Lasciate la vostra concittadina nella sua pace segreta, paghi solo che ella
non sia pi scandalo. Gli angeli del Signore sanno dove per darle lunico soccorso di che ella
abbisogna, lunico che non possa farle male allanima... 5Usate carit alle donne, ch stanche sono,
di condurle alle case. Domani Io vi parler. Oggi ascolter voi tutti e accoglier i malati.
Non resti molto con noi? Non farai qui il sabato?.
No. Il sabato lo far altrove, in preghiera.
Speravamo averti a lungo con noi....
Appena ho il tempo di tornare in Giudea per le feste. Vi lascer gli apostoli e le donne, se
vorranno rimanere, sino alla sera del sabato. Non guardatevi cos. Voi lo sapete che Io devo onorare
il Signore Iddio nostro pi di ogni altro, perch lessere ci che Io sono non mi esenzione
dallessere fedele alla Legge dellAltissimo.
Si dirigono alle case, dove in ognuna entrano due discepole e un apostolo: Maria dAlfeo e Susanna
con Giacomo dAlfeo, Marta e Maria con lo Zelote, Elisa e Niche con Bartolomeo, Salome e
Giovanna con Giacomo di Zebedeo. Poi, in gruppo, vanno insieme Tommaso, Filippo, Giuda di
Keriot e Matteo in unaltra casa; e Pietro, Andrea in unaltra; e Ges con Giuda dAlfeo e Giovanni
entra con Maria, sua Madre, in quella delluomo che ha sempre parlato a nome dei cittadini. I
seguaci e quelli di Efraim, Silo e Lebona, oltre altri che, pellegrini gi diretti a Gerusalemme, si
sono messi al seguito di Ges, troncando il viaggio iniziato, si spargono in cerca di alloggio.

572. A Sichem, lultima parabola sui consigli dati e ricevuti.


2 marzo 1947.
1La maggior piazza di Sichem gremita inverosimilmente. Credo che tutta la citt sia l e siano
convenuti l anche gli abitanti delle campagne e dei paesi vicini. Quelli di Sichem, nel pomeriggio
del primo giorno, si devono essere sparsi a dar lavviso in ogni luogo e tutti sono accorsi: sani e
malati, peccatori e innocenti. Empita la piazza, gremite le terrazze sui tetti, la gente si appollaiata
persino sulle piante che ombreggiano la piazza.
In prima fila, verso il luogo tenuto sgombro per Ges, contro una casa che sopraelevata su quattro
scalini, sono i tre bambinelli che Ges ha levato ai ladroni e i loro parenti. Come sono ansiosi di
vedere il loro Salvatore i tre piccoli! Ogni grido li fa volgere cercando Lui. E quando si apre la porta
della casa e appare nel vano di essa Ges, i tre fanciullini volano avanti con un grido: Ges! Ges!
Ges!, e salgono gli alti scalini senza neppur aspettare che Egli scenda ad abbracciarli. E Ges si
china e li abbraccia alzandoli poi - un vivo mazzo di fiori innocenti - e li bacia sui visucci e ne
baciato.
La gente ha un mormorio commosso e qualche voce dice: Non c che Lui che sappia baciare i
nostri innocenti. E altre voci: Vedete come li ama? Li ha salvati dai ladroni, ha dato loro una casa
dopo averli sfamati e vestiti, ed ora li bacia come fossero i figli delle sue viscere.
2Ges, che ha posato i bimbi a terra, sul pi alto scalino, vicino al suo corpo, risponde a tutti
rispondendo a questultime anonime parole:
In verit, pi che figli delle mie viscere essi sono per Me. Perch Io sono a loro padre per lanima
e questa mia, non per il tempo che passa, ma per leternit che resta. Cos potessi dire di ogni
uomo che da Me, Vita, traesse vita ad uscir dalla sua morte!
Io vi ho invitato a questo quando venni per la prima volta fra voi, e voi pensaste che vi era molto
tempo per decidersi a far questo. Una sola fu sollecita a seguir la chiamata e ad andare sulla via
della Vita: la creatura pi peccatrice fra voi. Forse, appunto perch si sent morta, si vide morta,
putrida nel suo peccato, ella ebbe fretta ad uscir dalla morte. Voi non vi sentite e vedete morti, e
quella sua fretta non lavete. Ma quale quel malato che attende di esser morto per prendere i

farmaci di vita? Il morto ha sol bisogno di sindone e aromi e di un sepolcro in cui giacere per
tornare polvere dopo esser stato marciume. Ch se, per suoi sapienti fini, la putredine di Lazzaro, da
voi guardato con occhi dilatati dal timore e dallo stupore, fu dallEterno ricomposta in salute, ci
non deve tentare alcuno a giungere alla morte dello spirito dicendo: LAltissimo mi render alla
vita dellanima. Non tentate il Signore Dio vostro.
3Venite voi alla Vita. Non c pi tempo di attendere. La Vite sta per esser colta e premuta.
Preparate lo spirito vostro al vino della Grazia che sta per esservi dato. Non fate voi cos quando
dovete prender parte ad un gran convito? Non preparate il vostro ventre ad accogliere i cibi e i vini
prelibati, facendo precedere al banchetto una prudente astinenza che fa netto il gusto e gagliardo lo
stomaco per gustare e desiderare il cibo e le bevande? E non fa anche cos il vignaiuolo per
assaggiare il vino test formato? Non corrompe il suo palato, in quel giorno che vuol assaggiare il
nuovo vino. Non lo fa, perch vuol sentirne con esattezza i pregi e i difetti, per correggere questi e
vantare quelli e vender bene la sua merce. Ma se ci sa fare linvitato al convito per gustare con
maggior piacere le vivande e i vini, e cos fa il vignaiuolo per poter vendere bene il suo vino, o
rendere vendibile quello che, dato con difetto, verrebbe respinto dal compratore, non dovrebbe
saperlo fare luomo per il suo spirito, per gustare il Cielo, per guadagnare il tesoro per poter entrare
in Cielo?
Ascoltate il mio consiglio. Questo s, ascoltatelo. consiglio buono. consiglio giusto del Giusto,
che invano mal consigliato e che vuol salvarvi dai frutti dei cattivi consigli che avete avuti. Siate
giusti come Io sono. E sappiate dare giusto valore ai consigli che vi sono dati. Se saprete farvi
giusti, darete giusto valore.
4Udite una parabola. Essa chiude il ciclo di quelle dette a Silo e a Lebona, e sempre parla sui
consigli che vengono dati e ricevuti.
Un re mand il suo figlio diletto a visitare il suo regno. Il regno di questo re era diviso in molte
provincie, essendo vastissimo. Queste provincie avevano diversa conoscenza del loro re. Alcune lo
conoscevano tanto da ritenersi le predilette e da andare in superbia per questo. Secondo queste, esse
solo erano perfette e a conoscenza del re e di ci che il re voleva. Altre lo conoscevano ma, senza
pensarsi sapienti per questo, si industriavano di conoscerlo sempre pi. Altre avevano la conoscenza
del re ma lo amavano a modo loro, essendosi date un codice speciale che non era il vero codice del
regno. Del vero codice avevano preso ci che ad esse piaceva e sin dove piaceva, e poi avevano
lesionato anche quel poco con mescolanze di altre leggi prese da altri reami, o datesi da loro stesse,
e non buone. No. Non buone. Altre ancora erano ancor pi ignoranti del loro re, e alcune sapevano
solo che cera un re. Non pi di questo. Ma credevano anche questo poco una favola.
Il figlio del re venne a visitare il regno del padre suo per dare a tutte le diverse regioni una esatta
conoscenza del re, qui correggendo le superbie, l rialzando gli avvilimenti, altrove raddrizzando
concetti sbagliati, pi oltre persuadendo a levare gli elementi impuri dalla legge pura, qui
insegnando per colmar le lacune, l istruendo per dare un minimo di cognizione e di fede in questo
re reale di cui ogni uomo era suddito. Questo figlio del re pensava per che, prima lezione per tutti,
era lesempio di una giustizia conforme al codice sia nelle parti gravi che nelle cose minori. Ed era
perfetto. Tanto che la gente di buona volont migliorava se stessa perch seguiva sia le azioni che le
parole del figlio del re, essendo le sue parole e le sue azioni ununica cosa, tanto le une
corrispondevano alle altre senza dissonanza.
5Quelli per delle provincie che si sentivano perfette, solo perch sapevano alla lettera le lettere del
codice, ma non ne possedevano lo spirito, vedevano che dallosservanza di ci che faceva il figlio
del re e di ci che egli esortava a fare, troppo chiaramente risultava che essi conoscevano le lettere
del codice ma non possedevano lo spirito della legge del re, e che perci veniva smascherata la loro
ipocrisia. Allora pensarono di levare di mezzo ci che li faceva apparire quali erano. E per far
questo usarono due vie. Una contro il figlio del re, laltra contro i suoi seguaci. Al primo, mali
consigli e persecuzioni. Ai secondi, mali consigli e intimidamenti.
Sono mali consigli tante cose. mal consiglio il dire: Non fare questo che ti pu nuocere,
fingendo interessamento buono, ed mal consiglio il perseguitare, per persuadere colui che si vuol
traviare a mancare alla sua missione. mal consiglio il dire ai seguaci: Difendete ad ogni costo e

con ogni mezzo il giusto perseguitato, ed mal consiglio il dire ai seguaci: Se voi lo proteggete,
incontrerete il nostro sdegno. Ma non parlo qui dei consigli dati ai seguaci. Parlo dei consigli dati
al figlio del re e fatti dare. Con falsa bonomia, con livido odio, o per la bocca di ignari strumenti,
mossi a nuocere credendo di esser mossi a giovare.
Il figlio del re li ascolt questi consigli. Aveva orecchi, occhi, intelletto e cuore. Non poteva perci
non sentirli, non vederli, non intenderli e misurarli. Ma il figlio del re aveva soprattutto uno spirito
retto di vero giusto e ad ogni consiglio, dato scientemente o incoscientemente per farlo peccare
dando cattivo esempio ai sudditi del padre suo e infinito dolore al padre suo, rispose: No. Io faccio
ci che vuole il padre mio. Io seguo il suo codice. Lesser figlio del re non mi esime dallessere il
pi fedele dei suoi sudditi nellosservanza della legge. Voi che mi odiate e mi volete impaurire,
sappiate che nulla mi far violare la legge. Voi che mi amate e mi volete salvare, sappiate che io vi
benedico per questo vostro pensiero, ma sappiate anche che il vostro amore e lamore che vi voglio,
perch a me pi fedeli di quelli che si dicono sapienti non mi deve fare ingiusto nel mio dovere
verso il pi grande amore, che quello che va dato al padre mio.
6Questa la parabola, figli miei. E la stessa cos chiara che ognun di voi pu averla compresa. E
negli spiriti retti non pu sorgere che una voce: Egli realmente il Giusto, perch nessun consiglio
umano lo pu trarre su via di errore. S, figli di Sichem. Nulla mi pu trarre nellerrore. Guai se
andassi nellerrore! Guai a Me e guai a voi. In luogo di essere il vostro Salvatore, sarei il vostro
traditore, e avreste ragione di odiarmi. Ma non lo far.
Non vi rimprovero per avere accettato suggestioni e pensato provvedimenti contro la giustizia. Non
siete colpevoli, posto che lo avete fatto per spirito damore. Ma vi dico ci che ho detto al principio
e alla fine, a voi lo dico: voi mi siete pi cari che se foste figli delle mie viscere, perch siete i figli
del mio spirito. Il vostro spirito Io lho portato alla Vita e ancor pi lo far. Sappiate, e sia il ricordo
di Me, sappiate che Io vi benedico per il pensiero che avete avuto in cuore. Ma crescete nella
giustizia, volendo soltanto quello che onore al Dio vero, verso il quale bisogna avere un amore
assoluto quale a nessunaltra creatura va dato. Venite a questa perfetta giustizia che Io vi do ad
esempio, giustizia che calpesta gli egoismi del proprio benessere, le paure dei nemici e della morte,
tutto calpesta, per fare la volont di Dio.
Preparate lo spirito vostro. Lalba della Grazia sorge. Il banchetto della Grazia si appresta. Le vostre
anime, le anime di quelli che vogliono venire alla Verit, sono alla vigilia delle loro nozze, della
loro liberazione, della loro redenzione. Preparatevi in giustizia alla festa della Giustizia.
7Ges fa un cenno ai parenti dei bambini, prossimi ad essi, di entrare nella casa con Lui, e si ritira
dopo aver preso fra le braccia i tre fanciulli come allinizio.
Sulla piazza si incrociano i commenti. Molto diversi.
I migliori dicono: Egli ha ragione. Noi fummo traditi da quei falsi messi.
I meno buoni dicono: Per allora non doveva lusingarci. Ci fa odiare ancora di pi. Ci ha beffati.
un vero giudeo.
Non lo potete dire. I nostri poveri conoscono i suoi soccorsi. I nostri malati la sua potenza. I nostri
orfani la sua bont. Non possiamo pretendere che Egli pecchi per fare contenti noi.
Ha gi peccato, perch ci ha odiati facendoci odiare....
E da chi?.
Da tutti. E ci ha beffati. S. Ci ha beffati.
I diversi pareri empiono la piazza. Ma non turbano linterno della casa dove Ges insieme ai
notabili e ai fanciulli coi loro parenti.
Una volta di pi si conferma la parola profetica*: Egli sar pietra di contraddizione.

573 .Partenza per Enon dopo un battibecco tra lIscariota ed Elisa, che
restano a Sichem.
3 marzo 1947.

1Ges, solo, medita seduto sotto un elce gigantesco, nato su una pendice del monte che sovrasta
Sichem. La citt, bianco rosata nel primo sole, gi, in basso, stesa sulle chine pi basse del monte.
Sembra, vista dallalto, una manciata di grandi cubi bianchi rovesciati da un grande bambino su un
verde prato in declivio. I due corsi dacqua presso i quali sorge fanno un semicerchio blu-argento
intorno alla citt, poi uno vi penetra e mette il suo canto e il suo luccicare fra le case bianche per poi
uscirne e correre fra il verde, apparendo e sparendo da sotto uliveti e frutteti rigogliosi, verso il
Giordano. Laltro, pi modesto, sta fuor delle mura, le lambe quasi, irrigando le fertili ortaglie, e
poi corre via ad abbeverare greggi di pecore bianche pascolanti su dei prati, che il fiore del trifoglio
insanguina dei suoi capolini rossi.
Lorizzonte sapre vasto di fronte a Ges. Dopo un ondular di colli sempre pi bassi, si vede, per
uno scorcio, la valle verde del Giordano, e oltre ad essa i monti dellOltre Giordano, finenti a nordest nelle vette caratteristiche dellAuranite. Il sole, che sorto da dietro ad essi, ha colpito tre
bizzarre nubi simili a tre nastri di garza lieve, messi orizzontalmente sul velo turchese del
firmamento, e la garza lieve delle tre nubi lunghe e strette si fatta tutta di un rosa arancione come
certi preziosi coralli. Il cielo sembra sbarrato da questa cancellata aerea, bellissima. Ges la fissa,
ossia guarda in quella direzione, assorto. Chiss se neppure la vede. Col gomito puntato sul
ginocchio, la mano sorreggente il mento poggiato nellincavo della palma, guarda, pensa, medita.
Sopra di Lui, gli uccelli fanno gazzarra stridendo in una gioiosa giostra di voli.
Ges abbassa gli occhi su Sichem, che si desta sempre pi nel sole del mattino. Ora ai pastori e ai
greggi, che prima erano gli unici ad animare il panorama, si uniscono i gruppi dei pellegrini, e al
tinnulare dei campani degli armenti si fondono quello delle sonagliere dei ciuchi, e voci, e brusio di
passi e parole. Il vento porta a ondate sino a Ges il rumore della citt che si ridesta, della gente che
lascia il riposo notturno.
________________
* parola profetica, quella di Simeone in 32.5 (Luca 2, 34).
2Ges si alza in piedi. Con un sospiro lascia il posto quieto e scende svelto, per una scorciatoia,
verso la citt. Vi entra fra carovane di ortolani e di pellegrini che si affrettano, i primi, a scaricare le
loro derrate, i secondi a comperarne prima di mettersi in cammino.
In un angolo della piazza del mercato sono gi, in gruppo e in attesa, gli apostoli e le discepole, e
intorno a loro quelli di Efraim, Silo e Lebona e molti di Sichem.
Ges va da loro. Li saluta. Poi dice a quelli di Samaria: Ed ora lasciamoci. Tornate alle vostre
case. Ricordatevi le mie parole. Crescete nella giustizia. Si volge a Giuda di Keriot: Hai dato,
come ho detto, per i poveri di ogni luogo?.
Ho dato. Meno che a quelli di Efraim, perch essi hanno gi avuto.
Allora andate. Fate che ogni povero abbia un sollievo.
Noi ti benediciamo per essi.
Benedite le discepole. Sono esse che mi hanno dato il denaro. Andate. La pace sia con voi.
Quelli se ne vanno a stento, con pena. Ma ubbidiscono.
3Ges resta con gli apostoli e le discepole. Dice loro: Io vado a Enon. Voglio salutare il luogo del
Battista. Poi scender alla via della valle. pi comoda per le donne.
Non sarebbe meglio fare la via di Samaria, invece?, chiede lIscariota.
Noi non abbiamo a temere ladroni, anche se siamo su strada vicina alle loro spelonche. Chi vuol
venire con Me venga. Chi non si sente di venire sino ad Enon resti qui sino al d dopo il sabato. In
quel giorno Io andr a Tersa, e chi resta qui mi raggiunga in quel luogo.
Io veramente... preferirei rimanere. Non sono molto sano... Stanco sono..., dice lIscariota.
Lo si vede. Sei come chi malato. Cupo e di sguardi e dumore e di pelle. Ti guardo da qualche
tempo..., dice Pietro.
Ma nessuno mi chiede se soffro, per....
Ti avrebbe fatto piacere? Io non so mai ci che ti piace. Ma se ti fa piacere te lo chiedo ora, e son
disposto a rimanere con te per curarti..., gli risponde pazientemente Pietro.
No, no! Solo stanchezza. Vai, vai. Io resto dove sono.
4Resto anche io. Sono vecchia. Riposer facendoti da madre, dice allimprovviso Elisa.

Tu resti? Avevi detto..., interrompe Salome.


Se tutti andavamo venivo io pure, per non rimanere qui sola. Ma gi che Giuda resta....
Ma allora vengo. Non ti voglio sacrificare, donna. Certo tu vai volentieri a vedere il rifugio del
Battista....
Sono di Betsur e non ho mai sentito il bisogno di andare a Betlemme a vedere la grotta dove il
Maestro nato. Cose che far quando non avr pi il Maestro. Pensa tu se ardo di vedere dove fu
Giovanni... Preferisco esercitare la carit, sicura che essa ha pi valore di un pellegrinaggio.
Tu fai rimprovero al Maestro. Non te ne accorgi?.
Io parlo per me. Egli va l e fa bene. Egli il Maestro. Io sono una vecchia alla quale i dolori
hanno levato ogni curiosit e alla quale lamore per il Cristo ha levato desiderio di ogni altra cosa
che non sia servirlo.
Per te servizio spiarmi, allora.
Fai cose riprovevoli? Si sorveglia chi fa cose dannose. Ma io non ho mai spiato alcuno, uomo.
Non appartengo alla famiglia delle serpi. E non tradisco.
Neppur io.
Dio lo voglia per il tuo bene. Ma non riesco a capire perch tu abbia cos odioso che io resti in
riposo qui....
5Ges, sino allora muto, in ascolto, in mezzo agli altri stupiti del battibecco, alza il capo che teneva
un poco chino e dice: Basta. Il desiderio che tu hai lo pu, con pi ragione, avere una donna,
vecchia per di pi. Voi resterete qui sino allaurora del d dopo il sabato. Poi mi raggiungerete.
Intanto tu va a comperare quanto ci pu necessitare per questi giorni. Va e sii sollecito.
Giuda se ne va di mala voglia ad acquistare le cibarie.
Andrea fa per seguirlo, ma Ges lo prende per un braccio dicendo: Resta. Pu fare da s. Ges
molto severo.
Elisa lo guarda e poi gli va vicino dicendo: Perdona, Maestro, se ti ho dispiaciuto.
Non ho nulla da perdonarti, donna. E tu, piuttosto, perdona a quelluomo. Come ti fosse un figlio.
Con questo sentimento gli resto vicina... anche se egli crede il contrario... Tu mi comprendi....
S. E ti benedico. E ti dico che hai detto bene dicendo che i pellegrinaggi ai luoghi miei saranno
una necessit che verr dopo che Io non sar pi fra voi... una necessit di conforto per lo spirito
vostro. Per ora soltanto servire i desideri del vostro Ges. E tu hai compreso un mio desiderio,
poich ti sacrifichi per tutelare uno spirito imprudente....
Gli apostoli si guardano fra di loro... Le discepole anche. Soltanto Maria sta tutta velata e non alza il
capo per scambiare sguardi con nessuno. E Maria di Magdala, eretta come una regina che giudichi,
non ha mai perso docchio Giuda che si aggira fra i venditori, ed ha un corruccio negli occhi e una
punta di sprezzo sulla bocca serrata. Parla con la sua espressione pi che se parlasse...
6Giuda torna. D ci che ha comperato ai compagni. Si riassetta il mantello, che aveva usato per
portare gli acquisti fatti, e fa latto di dare la borsa a Ges.
Ges la respinge con la mano: Non occorre. Per le elemosine c ancora Maria. Tu provvedi ad
essere benefico qui. Molti sono i mendichi che da ogni luogo scendono per andare verso
Gerusalemme in questi giorni. Da, senza prevenzioni e con carit, ricordando che tutti siamo
mendichi a Dio della sua misericordia e del suo pane... Addio. Addio, Elisa. La pace sia con voi. E
si volta rapidamente, dandosi a camminare svelto per la strada che aveva vicina, senza dar tempo a
Giuda di salutarlo...
Tutti lo seguono in silenzio. Escono dalla citt dirigendosi a nord-est per la bellissima campagna...

574.Andando da Enon a Tersa, Ges riscatta e accoglie un pastorello dopo


aver dato la cecit ad un crudele e la vista ad un cieco.
4 marzo 1947.
1Enon, un pugno di case, pi su, verso nord. Qui il luogo dove era il Battista: una grotta fra un

rigoglio di vegetazione. Poco lungi, delle sorgive chioccolano, formando poi un rio ben nutrito
dacque che vanno verso il Giordano. Ges seduto fuor della grotta. L dove era quando salut il
cugino*. solo. Laurora tinge appena di roseo loriente e le selve si ridestano con i cinguettii degli
uccelli che si svegliano. Dei belati vengono dagli ovili di Enon. Un raglio squarcia laria cheta.
Un trepestio di passetti sul sentiero. Passa un gregge di capre guidate da un adolescente, che si
ferma per un attimo, incerto, a guardare Ges. Poi se ne va. Ma dopo poco ritorna, perch una
capretta si impuntata di stare l, ad osservare luomo che non era solita a vedere in quel luogo e
che stende la sua lunga mano per offrirle uno stelo di maggiorana e la carezza sulla testa
intelligente. Il pastorello resta interdetto. Non sa se allontanare la bestia o lasciare che Ges la
carezzi sorridendo, come fosse contento che essa senza timore venga ad accosciarsi ai suoi piedi,
posandogli la testa sui ginocchi. Anche le altre capre tornano indietro, brucando lerba sparsa di
fioretti.
Il pastorello chiede: Vuoi del latte? Non ho ancora munto due capre restie, che se non sono satolle
cozzano chi le preme nel petto. Uguali al loro padrone, che se non satollo di guadagno ci
bastona.
Sei servo pastore?.
Sono orfano. Solo sono. E sono servo. Egli mi parente, perch marito della sorella della madre
di mia madre. E sinch ci fu Rachele... Ma morta da molti mesi... Ed io sono molto infelice...
Prendimi con Te! Sono abituato a vivere di nulla... Ti sar servo... un poco di pane mi basta per
paga. Anche qui non ho nulla... Se mi pagasse, me ne andrei. Ma dice: Questi i denari tuoi? Me li
tengo perch ti vesto e sfamo. Mi veste!... Lo vedi? Mi sfama!... Guardami... E queste sono
percosse... Il mio pane di ieri, questo.... Mostra delle lividure sulle braccia e spalle magrissime.
Che avevi fatto?.
_______________
* quando salut il cugino, come si narra nel capitolo 148.
Nulla. I tuoi compagni, i discepoli voglio dire, parlavano del Regno dei Cieli e io li ascoltavo...
Era sabato. Anche se non lavoravo, non ero ozioso perch era sabato... Mi picchi forte, tanto che...
che io non voglio pi stare con lui. Prendimi. O io fuggir... Sono venuto apposta qui, questa
mattina. Avevo paura a parlare. Ma sei buono. Parlo.
E il gregge? Non vorrai certo fuggire con esso....
...Lo riporter allovile... Luomo fra poco andr al bosco per segare legna... Io riporter il gregge
e fuggir. Oh! Prendimi!.
2Ma tu sai chi sono?.
Sei il Cristo! Il Re del Regno dei Cieli. Chi ti segue beato nellaltra vita. Non ho mai avuto gioia
qui... ma, non mi respingere... che io labbia di l.... Piange gettato ai piedi di Ges, vicino alla
capretta.
Come mi conosci cos bene? Mi hai forse sentito parlare?.
No. So da ieri che qui, dove era il Battista, sei Tu. Ma da Enon qualche volta passavano dei tuoi
discepoli. Ho sentito loro. Si chiamano Mattia, Giovanni, Simeone, ed erano spesso qui, perch il
Battista era il loro maestro prima di Te. E poi Isacco... In Isacco io ritrovavo padre e madre. Isacco
mi voleva anche levare al padrone e dette denaro. Ma lui! Lo prese, s, il denaro, ma poi non mi
dette, schernendo il tuo discepolo.
Tu sai molto. Ma sai dove Io vado?.
A Gerusalemme. Ma non porto scritto sul volto che sono di Enon*.
Vado pi lontano. Presto me ne vado. Non ti posso prendere.
Prendimi per questo poco che puoi.
E poi?.
E poi... Pianger, ma andr con quelli di Giovanni, che per primi hanno detto al povero fanciullo
che la gioia che gli uomini non danno in Terra, la d Dio nel Cielo a chi ha avuto buona volont. Io,
per averla, ho preso tante percosse e fatta tanta fame, chiedendo a Dio di darmi questa pace. Vedi
che ho avuto buona volont... Ma ora, se mi respingi, io... non potr pi sperare.... Piange

chetamente, supplicando Ges con gli occhi piangenti pi che con le labbra.
3Non ho denaro per il tuo riscatto. N so se il tuo padrone consentirebbe, anche, ad esso.
Ma io sono gi stato pagato. Ho testimoni. Eli, Levi e Giona hanno visto e rimproverato luomo. E
sono i pi grandi di Enon, sai, loro!.
Se cos... Andiamo. Alzati e vieni.
Dove?.
Dal tuo padrone.
Ho paura! Va solo. la su quel monte, fra le piante che sega. Io aspetto qui.
_____________
* di Enon, cio samaritano.

Non temere. Guarda, vengono qui i miei discepoli. Saremo in tanti contro di lui. Non ti far male.
Alzati. Andremo a Enon a cercare dei tre testimoni e andremo dal tuo padrone. Dammi la mano.
Dopo ti consegner ai discepoli che conosci. Come ti chiami?.
Beniamino.
Ho due altri piccoli amici di questo nome. Tu sarai il terzo.
Amico? Troppo! Servo sono.
Del Signore altissimo. Di Ges di Nazaret tu sei lamico. Vieni. Raccogli il gregge e andiamo.
4Ges si alza e, mentre il pastorello raduna e spinge le capre restie sulla via del ritorno, Ges fa
cenno agli apostoli, che avanzano sul sentiero e guardano verso Ges, di venire presto. Quelli
affrettano il passo. Ma il gregge ormai in cammino e Ges col pastorello per mano va verso di
loro...
Signore! Pastore di capretti ti sei fatto? Veramente la Samaria pu essere chiamata la capra... Ma
Tu....
Ma Io sono il Buon Pastore e muto anche i capretti in agnelli. I fanciulli poi sono tutti agnelli, e
costui poco pi che fanciullo .*
Non forse il fanciullo che ieri quelluomo port via con cos mal modo?, dice Matteo
osservandolo.
Io credo che sia lui. Sei quello?.
Lo sono.
Oh! povero ragazzo! Tuo padre non ti ama certo!, dice Pietro.
Il mio padrone. Non ho altro padre che Dio.
S. I discepoli di Giovanni istruirono la sua ignoranza e confortarono il suo cuore, e allora giusta
il Padre di tutti ci fece incontrare. Andiamo ad Enon per prendere con noi tre testimoni e poi
andiamo dal suo padrone..., dice Ges.
Per farsi dare il fanciullo? E dove sono i denari? Maria ha distribuito gli ultimi che aveva...,
osserva Pietro.
Non c bisogno di denaro. Non schiavo ed gi stato dato denaro per averlo dal padrone. Lo ha
dato Isacco, al quale il fanciullo fece pena.
E perch non lebbe?.
Perch molti sono gli schernitori di Dio e del prossimo. Ecco mia Madre con le donne. Andate a
dir loro che non vengano oltre.
__________________
* fanciullo . Sono queste le ultime parole scritte sullultima pagina del quaderno autografo n. 93,
e ad esse segue lannotazione: Qui vanno inseriti fogli che mander poi. Infatti MV ha continuato a
scrivere il presente capitolo su due fascicoli di foglio protocollo (quindi di formato pi grande di
quello del quaderno) per un totale di 60 facciate, che comprendono anche la stesura dei sei capitoli
successivi; e il testo dellultimo capitolo termina sul risguardo del quaderno. Oltre che sui risguardi
bianchi, MV scriveva qualche volta sul frontespizio interno che stampato e sulle pagine interne
della copertina del quaderno. Altre volte ha continuato a scrivere su fogli previamente aggiunti da

lei e cuciti con filo di cotone allinterno di un quaderno.


Giacomo di Zebedeo e Andrea corrono via svelti come gazzelle. Ges si affretta verso la Madre e le
discepole, e le raggiunge quando gi sanno e osservano impietosite il giovinetto.
5Ritornano svelti verso Enon. Vi entrano. Vanno, guidati dal ragazzo, alla casa di Eli, che un
vecchione dagli occhi appannati dagli anni ma ancor vigoroso. Da giovane deve essere stato robusto
come una quercia di questi luoghi.
Eli, il Rabbi di Nazaret mi prende se.
Ti prende? Bont pi grande non potrebbe fare. Tu finiresti a divenir malvagio stando qui. Il cuore
si indura quando lingiustizia troppo dura. E troppo dura. Lo hai trovato? L Altissimo ascolta
dunque il tuo pianto, anche se di fanciullo samaritano. Te felice, allora, che per let sei spoglio di
ogni catena e puoi seguire la Verit senza che nulla ti trattenga dal seguirla, neppur il volere di un
padre o duna madre. Provvidenza appare ora ci che per tanti anni sembr castigo. Dio buono.
Ma che vuoi da me che sei qui venuto? La mia benedizione? Te la do come lAnziano del luogo.
La tua benedizione voglio. Perch sei buono. E poi sono venuto perch tu con Levi e Giona
andaste, insieme al Rabbi, dal mio padrone perch non richieda altro denaro.
Ma dove il Rabbi? Io son vecchio e non vedo che poco, e non riconosco che coloro che molto
conosco. Io non conosco il Rabbi.
Qui . Ti davanti.
Qui? Potenza eterna!. Il vecchio si alza e si inchina a Ges dicendo: Perdona al vecchio dagli
occhi ottenebrati. Io ti saluto, perch uno solo giusto in tutto Israele. E Tu sei quello. 6Andiamo.
Levi nel suo orto intorno a un tino, e Giona ai suoi formaggi. Il vecchione si rialza - alto
come Ges, nonostante che let lo curvi - e si avvia costeggiando il muro, schivando con laiuto
del suo bastone gli inciampi della via.
Ges, che lo ha salutato con la sua pace, lo soccorre in un punto in cui tre rudimentali scalini
rendono pericoloso ad un semicieco landare. Prima di mettersi in cammino, Ges aveva detto alle
discepole di attenderlo in quel luogo. Beniamino intanto va al suo ovile.
Il vecchione dice: Tu sei buono. Ma Alessandro una belva. Un lupo . Non so se... Ma io sono
ricco quel tanto che basti a darti denaro per Beniamino, se Alessandro ne vorr ancora. I miei figli
non hanno bisogno dei denari miei. Io sono vicino al secolo, e il denaro non serve per laltra vita.
Unazione di umanit s, ha valore....
Perch non lhai fatto prima?.
Non mi rimproverare, Rabbi. Io sfamavo il fanciullo e lo confortavo perch non divenisse
malfattore. Alessandro tale da far diventare feroce una tortorina. Ma non potevo, nessuno poteva
levargli il fanciullo. Tu... te ne vai lontano. Ma noi... qui si resta, e le sue vendette sono temute. Un
giorno uno di Enon si interpose perch, ubriaco, batteva a morte il fanciullo, ed egli, non so come
fece, riusc ad avvelenargli il gregge.
Non mal pensiero?.
No. Attese molti mesi. Linverno. Quando le pecore stanno nel chiuso, e avvelen le acque della
vasca. Bevvero. Gonfiarono. Morirono. Tutte. Siamo tutti pastori qui, e si comprese... Per sicurezza
fu fatto mangiare di quelle carni ad un cane, e il cane mor. E ci fu chi vide Alessandro entrar
furtivo nel chiuso... Oh! egli un malfattore! Noi lo temiamo... Crudele, sempre ebbro la sera.
Spietato con tutti i suoi. Ora, morti tutti, tortura il ragazzo.
E allora non venire se....
Oh! no. Io vengo. La verit va detta. 7Ecco. Sento battere il martello. Questo Levi. E chiama
forte presso una siepe: Levi! Levi!.
Viene fuori un vecchio meno vecchio del primo, in veste succinta, un mazzuolo in mano. Saluta Eli
e gli chiede: Che vuoi, amico?.
Al mio fianco il Rabbi di Galilea. venuto a prendere Beniamino. Vieni, ch nel bosco c
Alessandro. A testimoniare che gi per lui egli ebbe, da quel discepolo, quei denari.
Vengo. Mi dissero sempre che il Rabbi era buono. Ora lo credo. La pace a Te!. Depone il
mazzuolo, grida a non so chi di attenderlo e se ne va con Eli e Ges.

Presto arrivano allovile di Giona. Lo chiamano, spiegano...


Vengo. Tu, ordina ad un garzone, va avanti col lavoro. Si asciuga le mani in un panno, che
getta poi su un piolo, e segue Ges, dopo averlo salutato, insieme a Levi ed Eli.
Ges parla intanto col vecchione. Gli dice: Sei un giusto. Dio ti dar pace.
Lo spero. giusto il Signore! Io non ne ho colpa desser nato in Samaria....
Non ne hai colpa. Nellaltra vita non ci sono confini per i giusti. Solo la colpa drizza confine fra il
Cielo e lAbisso.
vero. Come ti vedrei volentieri! La tua voce dolce, e dolce la tua mano nel guidare il vecchio
cieco. Dolce e forte. Sembra quella del figlio mio prediletto, Eli come me, figlio di Giuseppe mio
figlio. Se il tuo aspetto come la tua mano, beato chi ti vede.
Meglio sentirmi che vedermi. Fa pi santo lo spirito.
vero. Io ascolto quelli che parlano di Te. Ma passano di rado... 8Ma non rumore di scure su dei
tronchi questo?.
Lo .
Allora... Qui vicino Alessandro... Chiamalo.
S. Voi rimanete qui. Se potr fare da Me non vi chiamer: Non vi mostrate se non vi chiamo. Va
avanti e chiama forte.
Chi mi vuole? Chi sei?, dice un uomo anziano, robustissimo, dal profilo duro e dal torace e le
membra di lottatore. Un colpo di quelle mani deve essere come un colpo di clava: brutale.
Sono Io. Uno sconosciuto che ti conosce. Vengo a prendere ci che mio.
Tuo? Ah! Ah! Cosa tuo in questo bosco mio?.
Nel bosco nulla. Nella tua casa, mio Beniamino.
Tu sei pazzo! Beniamino il mio servo.
E parente. E tu sei il suo aguzzino. E un mio messo ti dette il denaro che chiedevi per avere il
fanciullo. E tu prendesti il denaro e negasti il fanciullo. Il mio messo, uomo di pace, non reag. Io
vengo per la giustizia.
Il tuo messo si sar bevuto il denaro. Io non ho avuto nulla. E mi tengo Beniamino. Gli voglio
bene.
No. Lo odi. Vuoi bene alla mercede che non gli di. Non mentire. Dio punisce i mentitori.
Io non ho avuto denaro. Se Tu hai parlato con il mio servo, sappi che egli un astuto mentitore. E
io lo percuoter perch mi calunnia. Addio!, gli volta le spalle e fa per andarsene.
Bada, Alessandro, che Dio presente. Non sfidare la sua bont.
Dio! Ha forse da tutelare i miei interessi Dio? Io solo li devo tutelare e li tutelo.
Bada!.
9Ma chi sei, miserabile galileo? Come ti permetti di rimproverarmi? Io non ti conosco.
Tu mi conosci. Sono il Rabbi di Galilea e....
Ah! s! E credi di farmi paura. Non temo n Dio n Belzeb, io. E vuoi che io tema Te? Un pazzo?
Va, va! Lasciami al lavoro. Va, ti dico. Non mi guardare. Credi che i tuoi occhi mi possano far
paura? Cosa vuoi vedere?.
I tuoi delitti no, perch li conosco tutti. Tutti. Anche quelli che nessuno conosce. Ma voglio vedere
se neppur comprendi che questa lultima ora di misericordia che Dio ti d per pentirti. Voglio
vedere se il rimorso non sorge a fenderti il cuore di pietra, se....
Luomo, che ha in mano la scure, la lancia verso Ges, che si china rapido. La scure fa un arco
sopra il suo capo e va a percuotere un giovane leccio, che viene spezzato di netto e che cade con
gran fruscio di fogliame e frullo di uccelli spaventati.
10I tre, nascosti poco lontano, balzano fuori urlando, paurosi che anche Ges sia stato colpito, e
colui che non vede grida: Oh! vedere! Vedere se Egli realmente senza ferita! Per questo solo la
vista, o Dio eterno!. E, sordo a tutte le assicurazioni altrui, si avanza brancolando, perch ha perso
il bastone e vuole toccare Ges per sentire se non sanguina in alcun posto del corpo, e geme: Un
raggio di luce chiara, e poi le tenebre. Ma vedere, vedere, senza questo velo che appena mi concede
di indovinare gli ostacoli....
Non ho nulla, padre, sentimi, dice Ges toccandolo e facendosi toccare.

Intanto gli altri due hanno parole dure per il violento e gli rinfacciano colpe e menzogne, ed egli,
privo della sua scure, trae fuori un coltello e si avventa per colpire, bestemmiando Dio, schernendo
il cieco, minacciando gli altri, veramente simile ad una belva infuriata. Ma barcolla, si arresta, lascia
cadere il pugnale, si strofina gli occhi, li apre, li chiude, poi ha un urlo tremendo: Non ci vedo pi!
Aiuto! I miei occhi... Le tenebre... Chi mi salva?.
Gridano anche gli altri. Di stupore. E anche lo irridono dicendo: Dio ti ha ascoltato. Infatti, fra le
sue bestemmie, erano queste: Che Dio mi acciechi se mento e se ho peccato. E che io mi acciechi
piuttosto di adorare un pazzo nazareno! Riguardo a voi, far le vendette e spezzer Beniamino
come quella pianta.... E lo irridono anche, dicendo: Or fa le vendette....
Non siate come lui. Non odiate, consiglia Ges e carezza il vecchione, che non si preoccupa di
nulla che non sia la incolumit di Ges, e per rassicurarlo dice: Alza il volto! Guarda!.
Il miracolo si compie. Come l, al violento, le tenebre, cos qui al giusto la luce. Ed un grido,
diverso, beato, che si alza sotto le piante robuste: Io vedo! I miei occhi! La luce! Te benedetto!, e
il vecchio fissa Ges con occhi ben lucenti di nuova vita, e poi si prostra a baciarne i piedi.
Andiamo noi due. Voi ricondurrete in Enon quel disgraziato. E siate pietosi, perch gi Dio lo ha
punito. E basta Dio. Luomo sia buono con ogni sciagura.
Prenditi il fanciullo, le pecore, il bosco, la casa, i denari. Ma rendimi la vista. Non posso rimanere
cos.
Non posso. Ti lascio tutto ci per cui divenisti peccatore. Mi prendo linnocente perch ha gi
patito il martirio. Nelle tenebre possa la tua anima aprirsi alla Luce.
11Ges saluta Levi e Giona e scende svelto col vecchione, che pare ringiovanito e che, giunto alle
prime case, grida la sua gioia... Tutta Enon si sommuove...
Ges si fa largo, va dal pastorello che presso gli apostoli e, dice: Vieni! Andiamo, ch a Tersa ci
attendono.
Libero? Libero? Con Te? Oh! Non credevo! Saluto Eli. E gli altri?. Il ragazzo agitato...
Eli lo bacia e benedice e gli dice: E perdona allinfelice.
Perch? Perdonare s. Ma perch infelice?.
Perch bestemmi il Signore e la luce si spense nei suoi occhi. Nessuno di noi lo potr pi temere.
Egli nelle tenebre e nellinfermit. Tremenda potenza di Dio!.... Il vecchio pare un profeta
ispirato, cos a braccia alte, volto al cielo, meditabondo su ci che ha visto.
Ges lo saluta e fende la piccola folla agitata; se ne va, e dietro Lui se ne vanno apostoli e
discepole, e se ne va Beniamino, salutato dalle donne, le quali vogliono dare un pegno al prediletto
dal Signore: un frutto, una borsa, un pane, una veste, ci che trovano l per l. Ed egli, felice, le
saluta, le ringrazia, dice: Sempre buone con me! Lo ricorder. Pregher per voi. Mandate i vostri
figli al Signore. bello stare con Lui. la Vita. Addio! Addio!....
12Enon superata. Scendono verso il Giordano, verso la pianura della valle giordanica, verso i
nuovi avvenimenti, sconosciuti ancora...
Ma il fanciullo non si volge a guardare. Non commenta. Non pensa. Non sospira. Sorride. Guarda
Ges, l, avanti a tutti, vero Pastore seguito dal suo gregge. Dal gregge nel quale ora anche lui, il
povero fanciullo... e dimprovviso canta. A voce spiegata...
Sorridono gli apostoli dicendo: Il ragazzo felice.
Sorridono le donne dicendo: Luccello prigioniero ha ritrovato libert e nido.
Sorride Ges, volgendosi a guardarlo, e il suo sorriso, come sempre, pare far pi luminoso tutto, e
lo chiama dicendo: Vieni qui, agnellino di Dio. Ti voglio insegnare un bel canto. E intona,
seguito dagli altri, il salmo: Il Signore il mio Pastore. Non mi mancher di nulla. Egli mi ha
posto in luogo di abbondanti pascoli, ecc. (22 salmo*)... La bellissima voce di Ges si sparge per
la campagna ubertosa, primeggia sulle altre, anche sulle migliori, tanto potente nella sua gioia.
13 felice tuo Figlio, Maria, dice Maria dAlfeo.
S. felice. Ha ancora qualche cosa di gioia....
Nessun viaggio senza frutto. Egli passa spargendo le grazie, e sempre vi qualcuno che
veramente incontra il Salvatore. Ti ricordi di quella sera** a Betlemme di Galilea?, chiede Maria
di Magdala.

S. Ma non vorrei ricordare quei lebbrosi e questo cieco....


Tu perdoneresti sempre. Sei tanto buona! Ma anche necessaria la giustizia, osserva Maria
Salome.
necessaria. Ma buon per noi che pi grande la misericordia, dice ancora Maria Maddalena.
Tu lo puoi dire. Ma Maria..., risponde Giovanna.
Maria non vuole che perdono, anche se Essa di perdono non ha bisogno. Non vero, Maria?, dice
Susanna.
Non vorrei che perdono. S. Quello solo. Esser cattivi deve essere gi un terribile soffrire....
Sospira nel dirlo.
Tu perdoneresti a tutti, proprio a tutti? Sarebbe giusto, poi, farlo? Vi sono gli ostinati nel male, che
sciupano ogni perdono col deriderlo come debolezza, dice Marta.
Io perdonerei. Per me perdonerei. Non per stoltezza. Ma perch vedo ogni anima come un pargolo
pi o meno buono. Come un figlio... Una madre sempre perdona... anche se dice: Giustizia vuole
un giusto castigo. Oh! se una madre potesse morire per generare un cuor nuovo, buono, al figlio
malvagio, credete voi che non lo farebbe? Ma non si pu. Vi sono cuori che respingono ogni aiuto...
E io penso che anche ad essi la piet deve dare perdono. Perch gi tanto il peso che hanno sul
cuore: delle loro colpe, del rigore di Dio... Oh! perdoniamo, perdoniamo ai colpevoli... E volesse
Iddio accogliere il nostro assoluto perdono per diminuire il loro debito....
Ma perch sempre piangi, Maria? Anche ora che tuo Figlio ebbe unora di gioia!, si lamenta
Maria dAlfeo.
Non fu tutta gioia, poich il colpevole non si pent. Ges in completa gioia quando pu
redimere....
________________
* 22 salmo, che nella neo-volgata diventato Salmo 23.
** quella sera, in 248.5/10.
Chiss perch Niche, che non ha mai parlato, dice allimprovviso: Fra poco saremo di nuovo con
Giuda di Keriot.
Le donne si guardano, come se la semplice frase fosse una cosa straordinaria, come dietro essa si
celasse chiss quale grande cosa. Ma nessuna risponde parola.
14Ges si fermato in un uliveto bellissimo. Si fermano tutti. Ges benedice e spezza il cibo e lo
spartisce.
Beniamino guarda e ordina ci che gli hanno dato: vesti troppo lunghe o troppo larghe, sandali non
adatti al suo piede, mandorle ancora nel mallo, le ultime noci, una formaggella, qualche mela
rugosa, un coltelluccio. felice dei suoi tesori. Vuole offrire le cibarie. E piega le vesti dicendo:
Metter la pi bella per Pasqua.
Maria dAlfeo promette: A Betania te la riordiner tutta. Lascia intanto fuori questa. A Tersa ci
sar acqua per rinfrescarla, e pi l ci sar filo per aggiustarla. Per i sandali poi... non so come
fare.
Si danno questi al primo povero che si incontra e che abbia s capace piede, e se ne compra a Tersa
un paio di nuovi, dice Maria di Magdala tranquillamente.
Con che denari, sorella?, le chiede Marta.
Ah! vero! Non abbiamo pi un picciolo... Ma Giuda ha denaro... Cos Beniamino non pu far
lunga strada. E poi, povero fanciullo! La sua anima ha avuto la grande gioia, ma anche la sua
umanit deve avere un sorriso... Fanno piacere certe cose.
Susanna, giovane e allegra, ride dicendo: Parli come se tu conoscessi per esperienza che un paio di
sandali nuovi fanno la gioia di chi non ne ha mai posseduti di tali!.
vero. Ma perch infatti so come pu far piacere una veste asciutta quando si bagnati ed una
fresca quando non se ne ha che una. Io ricordo*.... E curva la sua testa sulla spalla di Maria Ss.
dicendo: Ti ricordi, o Madre?, e la bacia con tenerezza.
15Ges d lordine di andare, per essere a Tersa prima di sera: Saranno in pensiero quei due che

non sanno....
Vuoi che si vada avanti, a dir loro che Tu stai per venire?, propone Giacomo dAlfeo.
S. Andate tutti, meno Giovanni e Giacomo e mio fratello Giuda. Tersa non lontana, ormai...
Andate, dunque. Cercate di Giuda e di Elisa e preparate intanto i posti per noi perch, avendo
tardato tanto e avendo con noi le donne, bene sostare nella notte... Noi vi seguiremo intanto.
Fatevi trovare presso le prime case....
Gli otto apostoli se ne vanno svelti, e Ges pi lentamente li segue.

_______________
* ricordo larrivo a Cafarnao sotto il temporale, in 238.3/6.

575. Cattive accoglienze a Tersa.


Estremo tentativo di redimere Giuda Iscariota.
5 marzo 1947.
1Tersa talmente circondata da uliveti rigogliosi che occorre esserle ben vicino per accorgersi che
la citt l. Una cinta di ortaglie di una fertilit splendida fa da ultimo paravento alle case. Negli
orti radicchi, insalate, legumi, giovani piante di cucurbitacee, alberi da frutto, pergole, fondono e
intrecciano i loro verdi diversi e i loro fiori promettenti frutto, o i frutticini promettenti delizie. Il
piccolo fior della vite e quello degli ulivi pi precoci piovono, sotto il passar di un venticello
piuttosto vibrato, a spruzzar di una neve bianco-verde il suolo.
Da dietro un velario di canne e di salci, cresciuti presso una gora priva dacqua ma dal fondo umido
ancora, udendo lo scalpiccio dei sopravvenuti emergono gli otto apostoli mandati avanti prima.
Sono visibilmente inquieti e addolorati, e fanno cenno di fermarsi. Intanto corrono avanti. Quando
sono vicini tanto da poter essere sentiti senza aver bisogno di urlare, dicono: Via! Via! Indietro,
per la campagna. Non si pu entrare nella citt. Per poco ci lapidano. Venite via. L, in quel folto
parleremo.... Spingono indietro, gi per la gora asciutta, Ges, i tre apostoli, il ragazzo, le donne,
smaniosi di allontanarsi senza esser visti, e dicono: Che non ci vedano qui. Andiamo! Andiamo.
Inutilmente Ges, Giuda e i due figli di Zebedeo cercano di sapere cosa accaduto. Inutilmente
dicono: Ma Giuda di Simone? Ma Elisa?. Gli otto sono inesorabili. Camminando fra lintrico di
steli e di piante acquatiche, segati nei piedi dai falaschi, urtati nel viso dai salci e dalle canne,
scivolando sulla moticcia del fondo, aggrappandosi alle erbe, puntellandosi ai margini e
infangandosi a dovere, si allontanano cos, premuti alle spalle dagli otto, che camminano con il capo
quasi allindietro per vedere se da Tersa esce qualcuno ad inseguirli. Ma sulla via non c che il
sole, che inizia il tramonto, e un magro cane vagante.
2Finalmente sono presso un macchione di rovi che delimitano una propriet. Dietro al macchione,
un campo di lino ondula al vento i suoi alti steli che si incielano dei primi fiori.
Qui, qui dentro. Stando seduti nessuno ci vedr, e quando sar sera andremo..., dice Pietro
asciugandosi il sudore...
Dove?, chiede Giuda dAlfeo. Abbiamo le donne.
In qualche luogo andremo. Del resto i prati sono pieni di fieni segati. Sar un letto anche questo.
Faremo tende alle donne coi nostri mantelli e noi veglieremo.
S. Basta non esser visti e allalba scendere al Giordano Avevi ragione, Maestro, a non volere la
strada di Samaria. Meglio i ladroni, per noi poveri, ai samaritani!..., dice Bartolomeo affannato
ancora.
Ma che successo insomma? Giuda che ha fatto qualche..., dice il Taddeo.

Lo interrompe Tommaso: Giuda le ha prese di certo. Mi spiace per Elisa....


Hai visto Giuda?.
Io no. Ma facile esser profeti. Se si detto tuo apostolo, certo stato picchiato. 3Maestro, non ti
vogliono.
S. Sono tutti rivoltati contro Te.
Veri samaritani sono.
Parlano tutti insieme.
Ges impone silenzio a tutti e dice: Uno solo parli. Tu, Simone Zelote, che sei il pi calmo.
Signore, presto detto. Noi entrammo in citt e nessuno ci disturb sinch non seppero chi siamo,
sinch ci credettero pellegrini di passaggio. Ma quando chiedemmo - lo dovevamo pur fare! - se un
uomo giovane, alto, bruno, vestito di rosso e con un talet a righe rosse e bianche, e una donna
anziana, magra, coi capelli pi bianchi che neri e una veste bigia molto scura, erano entrati in citt e
avevano cercato del Maestro galileo e dei suoi compagni, allora si inquietarono subito... Forse non
dovevamo parlare di Te. Abbiamo certo sbagliato... Ma negli altri luoghi fummo accolti sempre cos
bene che... Non si capisce cosa accaduto!... Sembrano vipere, quelli che soltanto tre giorni fa
erano verso Te deferenti!....
Lo interrompe il Taddeo: Lavoro di giudei....
Non credo. Non lo credo per i rimproveri che ci fecero e per le minacce. Io credo... Anzi sono,
siamo sicuri che causa dellira samaritana Ges che ha respinto la loro offerta di protezione.
Urlavano: Via! Via! Voi e il vostro Maestro! Vuole andare ad adorare sul Moria. E vada, e muoia
Lui e tutti i suoi. Non c posto fra noi per quelli che non ci tengono per amici, ma soltanto per
servi. Non vogliamo altre noie se non c compenso di utili. Pietre e non pane per il Galileo. I cani
ad assalirlo, non le case ad accoglierlo. Cos, e pi di cos, dicevano. E poich noi insistevamo per
sapere almeno che era stato di Giuda, hanno preso pietre per colpirci e veramente hanno lanciato i
cani. E urlavano fra loro: Mettiamoci presso a tutte le entrate. Se Egli viene ci vendicheremo. Noi
siamo fuggiti. Una donna - c sempre chi buono anche fra i malvagi - ci spinse nel suo orto e da
l ci condusse per una viottola fra gli orti sino alla gora che era senza lacqua, avendo irrigato avanti
il sabato. E ci nascose l. E poi ci promise di farci sapere di Giuda. Ma non pi venuta.
Attendiamola per qui. Perch ha detto che, se non ci trover nella gora, qui verr.
4I commenti sono molti. Chi continua ad accusare i giudei. Chi fa un lieve rimprovero a Ges, un
rimprovero nascosto nelle parole: Tu hai parlato troppo chiaramente a Sichem e poi ti sei
allontanato. In questi tre giorni essi hanno deciso che inutile illudersi e danneggiarsi per uno che
non li accontenta... ti cacciano....
Ges risponde: Non mi pento di aver detto la verit e di fare il mio dovere. Ora non comprendono.
Fra poco comprenderanno la giustizia mia e mi venereranno pi che se non lavessi avuta, e pi
grande dellamore per loro.
Ecco! Ecco la donna l sulla strada. Osa farsi vedere, dice Andrea.
Non ci tradir, eh?, dice sospettoso Bartolomeo.
sola!.
Potrebbe esser seguita da gente nascosta nella gora....
Ma la donna, che avanza con un cesto sul capo, prosegue superando i campi di lino, dove sono in
attesa Ges e gli apostoli, e poi prende un sentierino e sparisce dalla vista... riapparendo improvvisa
alle spalle degli attendenti, che si voltano quasi impauriti sentendo frusciare gli steli.
La donna parla agli otto che conosce: Ecco! Perdonate se ho fatto attendere molto... Non volevo
essere seguita. Ho detto che andavo da mia madre... So... E qui ho portato ristoro per voi. Il
Maestro... Quale ? Vorrei venerarlo.
Quello il Maestro.
La donna, che ha deposto il suo cesto, si prostra dicendo: Perdona alla colpa dei miei concittadini.
Se non ci fosse stato chi ha aizzato... Ma sul tuo rifiuto hanno lavorato in molti....
Non ho rancore, donna. 5Alzati e parla. Sai del mio apostolo e della donna che era con lui?.
S. Cacciati come cani, sono fuor dalla citt, dallaltro lato, in attesa della notte. Volevano tornare
indietro, verso Enon, a cercarti. Volevano venire qui, sapendo che qui erano i compagni. Ho detto

che no, non lo facessero. Che stessero quieti, che io vi condurr a loro. E lo far, sol che cali il
crepuscolo. Per buona sorte lo sposo mio assente e sono libera di lasciar la casa. Vi condurr da
una mia sorella sposata nelle terre del piano. Dormirete l, senza dire chi siete, non per Merod ma
per gli uomini che sono con lei. Non sono samaritani, della Decapoli sono, qui stabiliti. Ma
sempre bene....
Dio ti compensi. I due discepoli hanno avuto ferite?.
Un poco luomo. Nulla la donna. E certo lAltissimo la protesse perch ella, fiera, protesse suo
figlio della sua persona quando i cittadini dettero mano alle pietre. Oh! che forte donna! Gridava:
Cos colpite un che non vi ha offeso? E non rispettate me, che lo difendo e che madre sono? Non
avete madri voi tutti, che non rispettate chi ha generato? Siete nati da una lupa o vi siete fatti col
fango ed il letame?, e guardava gli assalitori tenendo aperto il mantello a difesa delluomo, e
intanto arretrava, spingendolo fuor dalla citt... E anche ora lo conforta dicendo: Voglia
lAltissimo, o mio Giuda, di questo tuo sangue sparso per il Maestro farne il balsamo del tuo
cuore. Ma poca ferita. Forse luomo pi spaurito che dolente. Ma ora prendete e mangiate. Qui
latte munto da poco, per le donne, e pane con formaggi e frutta. Non ho potuto cuocere carni.
Avrei tardato troppo. E qui vino per gli uomini. Mangiate mentre scende la sera. Poi andremo per
vie sicure dai due, e poi da Merod.
Dio ti compensi ancora, dice Ges e offre e spartisce il cibo mettendone da parte per i due
lontani.
No. No. Ad essi ho pensato io, portando uova e pane sotto le vesti e un poco di vino e olio per le
ferite. Questo per voi. Mangiate, ch io veglio la via....
6Mangiano, ma lo sdegno divora gli uomini e laccasciamento fa svogliate le donne. Tutte, meno
Maria di Magdala, alla quale ci che per le altre paura o avvilimento fa sempre leffetto di un
liquore sferzante i nervi e il coraggio. I suoi occhi lampeggiano verso la citt ostile. Solo la
presenza di Ges, che ha gi detto di non aver rancore, la trattiene da parole fiere. E non potendo
parlare n agire, scarica la sua ira sullinnocente pane, che addenta in maniera cos significativa che
lo Zelote non pu trattenersi dal dirle sorridendo: Buon per quei di Tersa che non possano cader
fra le tue mani! Sembri una fiera tenuta in catene, Maria!.
Lo sono. Hai visto giusto. E davanti agli occhi di Dio ha pi valore questo mio trattenermi
dallentrare l, come essi meritano, che non quanto feci sin qui per espiare.
Buona, Maria! Dio ti ha perdonato colpe pi grandi della loro.
vero. Essi hanno offeso Te, mio Dio, una volta e per suggestione altrui. Io molte... e per volont
mia propria... e non posso essere intransigente e superba.... Riabbassa gli occhi sul suo pane e due
lacrime cadono sul suo pane.
Marta le posa la mano in grembo dicendole sottovoce: Dio ti ha perdonata. Non ti avvilire pi...
Ricorda ci che avesti: Lazzaro nostro....
Non avvilimento. riconoscenza. emozione... Ed anche constatazione che io sono ancor
priva di quella misericordia che pur ricevetti cos ampia... Perdonami, Rabboni!, dice alzando i
suoi splendidi occhi, che lumilt rif dolci.
Il perdono mai negato a chi umile di cuore, Maria.
7La sera scende, tingendo laria di un delicato sfumar di viola. Le cose un poco lontane si
confondono. Gli steli del lino, prima visibili nella loro grazia, ora si unificano in ununica massa
scura. Tacciono gli uccelli fra le fronde. Si accende la prima stella. Frinisce il primo grillo fra
lerba. sera.
Possiamo andare. Qui, fra i campi, non saremo visti. Venite sicuri. Non tradisco. Non faccio per
compenso. Chiedo solo piet dal Cielo, ch tutti di piet abbiamo bisogno, dice la donna
sospirando.
Si alzano. Si avviano dietro di lei. Passano al largo di Tersa, fra campi e ortaglie semioscure, ma
non tanto da non vedere uomini allimbocco delle strade, intorno a dei fuochi...
Sono in agguato di noi..., dice Matteo.
Maledetti!, fischia fra i denti Filippo.
Pietro non parla, ma agita le braccia verso il cielo in una muta invocazione o protesta.

Ma Giacomo e Giovanni di Zebedeo, che si sono parlati fitto fitto, l, un poco avanti degli altri,
tornano indietro e dicono: Maestro, se Tu per la tua perfezione damore non vuoi ricorrere al
castigo, vuoi che noi lo si faccia? Vuoi che diciamo al fuoco del Cielo di discendere e consumarli
questi peccatori? Tu ci hai detto che tutto possiamo di ci che chiediamo con fede e....
Ges, che camminava un poco curvo, come stanco, si raddrizza di scatto e li fulmina con due
sguardi che balenano alla luce della luna. I due arretrano, tacendo impauriti davanti a quello
sguardo. Ges, sempre fissandoli cos, dice: Voi non sapete di quale spirito siete. Il Figlio
delluomo non venuto a perdere le anime, ma a salvarle. Non ricordate ci che vi ho detto? Ho
detto nella parabola* del
_____________
* parabola, che in 181.3/4.
grano e del loglio: Lasciate per ora che il grano e il loglio crescano insieme. Perch, a volerli
separare ora, rischiereste di sbarbare col loglio anche il grano. Lasciateli perci sino alla mietitura.
Al tempo della messe dir ai mietitori: raccogliete ora il loglio e legatelo in fasci per bruciarlo, e
riponete il buon grano nel mio granaio.
8Ges ha gi temperato il suo sdegno verso i due che, per una ira suscitata da amore per Lui,
chiedevano di punire quelli di Tersa e che ora stanno a capo basso davanti a Lui. Li prende, uno a
destra, uno a sinistra, per i gomiti, e si rimette in cammino guidandoli cos e parlando a tutti, che si
sono stretti intorno a Lui che si era fermato. In verit vi dico che il tempo del mietere vicino. La
mia prima mietitura. E per molti non ci sar la seconda. Ma - lode diamone allAltissimo - qualcuno
che non seppe divenire nel mio tempo spiga di buon grano, dopo la purificazione del Sacrificio
pasquale rinascer con unanima nuova. Sino a quel giorno Io non infierir su alcuno... Dopo sar la
giustizia....
Dopo la Pasqua?, chiede Pietro.
No. Dopo il tempo. Non parlo di questi uomini, di ora. Io guardo i secoli futuri. Luomo sempre si
rinnova come le messi sui campi. E le raccolte si susseguono. E Io lascer quel che abbisogna
perch i futuri possano farsi grano buono. Se non lo vorranno, alla fine del mondo i miei angeli
separeranno i logli dai grani buoni. Allora sar leterno Giorno di Dio solo. Per ora, nel mondo il
giorno di Dio e di Satana. Il Primo seminante il Bene, il secondo gettando fra i semi di Dio i suoi
dannati logli, i suoi scandali, le sue iniquit, i suoi semi suscitatori di iniquit e scandali. Perch
sempre vi saranno quelli che eccitano contro Dio, come qui, con questi che, in verit, sono meno
colpevoli di coloro che li eccitano al male.
Maestro, ogni anno ci si purifica a Pasqua dAzzimi, ma sempre si resta ci che si era. Sar forse
diverso questanno?, chiede Matteo.
Molto diverso.
Perch? Spiegacelo.
Domani... Domani, o quando saremo per la strada e con noi sar anche Giuda di Simone, ve lo
dir.
Oh! s. Ce lo dirai e noi ci faremo pi buoni... Intanto perdonaci, Ges, dice Giovanni.
Ben vi ho chiamati col giusto nome*. Ma il tuono non fa male. La saetta, s, pu uccidere. Per il
tuono molte volte preannuncia le saette. Cos avviene a chi non leva ogni disordine contro lamore
dal suo spirito. Oggi domanda di poter punire. Domani punisce senza chiedere. Dopo domani
punisce anche senza ragione. Il discendere facile... Perci vi dico di spogliarvi di ogni durezza
verso il prossimo vostro. Fate come Io faccio e sarete sicuri di non sbagliare mai. Avete forse mai
visto che Io mi vendichi di chi mi addolora?.
________________
* chiamati col giusto nome, quello di figli del tuono, in 330.3.
No, Maestro. Tu....
9Maestro! Maestro! Siamo qui. Io ed Elisa. Oh! Maestro, quanto affanno per Te! E quanta paura di
morire..., dice Giuda di Keriot sbucando da dietro dei filari di vite e correndo a Ges. Una benda
gli fascia la fronte. Elisa lo segue pi calma.

Hai patito? Hai temuto di morire? Tanto ti cara la vita?, chiede Ges liberandosi da Giuda che
lo abbraccia e piange.
Non la vita. Temevo Dio. Morire senza il tuo perdono... Io ti offendo sempre. Tutti offendo. Anche
questa... E lei mi ha risposto facendomi da madre. Colpevole mi sentivo e temevo la morte....
Oh! salutare timore se pu farti santo! Ma Io ti perdono, sempre, tu lo sai, sol che tu abbia volont
di pentimento. E tu, Elisa? Hai perdonato?.
un grande fanciullo sfrenato. So compatire.
Sei stata forte, Elisa. Lo so.
Se essa non cera! Non so se ti avrei rivisto, Maestro!.
Tu vedi dunque che non per odio ma per amore ella era rimasta al tuo fianco... Non hai patito
ferita, Elisa?.
No, Maestro. Le pietre mi cadevano intorno senza farmi danno. Ma il cuore ha avuto molta
ambascia pensando a Te....
Tutto finito ormai. Seguiamo la donna che ci vuole condurre in una casa sicura.
Si rimettono in cammino, prendendo una stradetta bianca di luna che va verso oriente.
10Ges ha preso per un braccio lIscariota ed avanti con lui. Dolcemente gli parla. Cerca di
lavorare sul cuore scosso dalla passata paura del giudizio di Dio: Tu vedi, Giuda, come facile il
morire. Sempre in agguato la morte intorno a noi. Tu vedi come ci che pare trascurabile cosa
quando siamo pieni di vita divenga grande, paurosamente grande cosa quando la morte ci sfiora. Ma
perch voler avere queste paure, crearsele per trovarsele di fronte nel momento del morire, quando
con una vita santa si pu ignorare lo spavento del prossimo giudizio divino? Non ti pare che meriti
vivere da giusti per avere un placido morire? Giuda, amico mio. La divina, paterna misericordia ha
permesso questo avvenimento perch fosse un richiamo al tuo cuore. Sei ancora in tempo, Giuda...
Perch non vuoi dare al tuo Maestro che sta per morire la gioia grande, grandissima di saperti
tornato al Bene?.
Ma mi puoi ancora perdonare, Ges?.
E cos ti parlerei se non lo potessi? Come mi conosci ancora poco! Io ti conosco. So che sei come
chi abbrancato da una piovra gigante. Ma, se tu volessi, potresti liberarti ancora. Oh! soffriresti,
certo. Strapparsi di dosso quelle catene che ti mordono e ti avvelenano, sarebbe dolore. Ma, dopo,
quanta gioia, Giuda! Temi di non aver forza di reagire ai tuoi suggestionatori? Io posso assolverti in
anticipo del peccato di trasgressione al rito pasquale... Tu sei un malato. Per i malati la Pasqua non
obbligatoria. Nessuno pi malato di te. Tu sei come un lebbroso. I lebbrosi non salgono a
Gerusalemme, sinch sono tali. Credi, Giuda, che il comparire davanti al Signore con lo spirito
immondo, quale lo hai tu, non onorarlo, ma offenderlo. Bisogna prima....
11Perch allora non mi purifichi e guarisci?, chiede gi duro, riottoso, Giuda.
Non ti guarisco! Quando uno malato cerca da s la guarigione. A meno che non sia un
fanciullino o uno stolto, che non sanno volere....
Trattami come tali persone. Trattami da stolto e provvedi Tu, a mia stessa insaputa.
Non sarebbe giustizia, perch tu puoi volere. Tu sai ci che bene e ci che male per te. E non
gioverebbe il mio guarirti senza la tua volont di rimanere guarito.
Dammi anche questa.
Dartela? Importela, allora, una volont buona? E il tuo libero arbitrio? Che diverrebbe, allora? Che
sarebbe il tuo io di uomo, creatura libera? Succube?.
Come sono succube di Satana, potrei esserlo di Dio!.
Come mi ferisci, Giuda! Come mi trapassi il cuore! Ma per quello che mi fai, Io ti perdono...
Succube di Satana, hai detto. Io non dicevo questa tremenda cosa....
Ma la pensavi, perch vera e perch Tu la conosci, se vero che Tu leggi nei cuori degli uomini.
Se cos , Tu sai che io non sono pi libero di me... Esso mi ha preso e....
No. Esso si a te accostato, tentandoti, assaggiandoti, e tu lo hai accolto. Non c possessione se
non c allinizio unadesione a qualche tentazione satanica. Il serpente insinua il capo fra le sbarre
fitte messe a difesa dei cuori, ma non entrerebbe se luomo non gli allargasse un varco per
ammirarne laspetto seduttore, per ascoltarlo, per seguirlo... Solo allora luomo diviene succube,

posseduto, ma perch lo vuole. Anche Dio saetta dai Cieli le luci dolcissime del suo paterno amore,
e le sue luci penetrano in noi. Meglio: Dio, a cui tutto possibile, scende nel cuore degli uomini.
il suo diritto. Perch allora luomo, che sa divenire schiavo, succube dellOrrendo, non sa farsi
servo di Dio, anzi figlio di Dio, e scaccia il Padre suo santissimo? Non mi rispondi? Non mi dici
perch hai preferito, voluto Satana a Dio? Ma pure saresti ancora in tempo a salvarti! 12Tu lo sai
che Io vado a morire. Nessuno come te lo sa... Io non mi rifiuto dal morire... Vado. Vado alla morte
perch la mia morte sar la Vita per tanti. Perch non vuoi essere fra questi? Solo per te, amico mio,
mio povero, malato amico, sar inutile il mio morire?.
Sar inutile per tanti, non ti illudere. Faresti meglio a fuggire e a vivere lontano di qui, godere la
vita, insegnare la tua dottrina, perch buona, ma non sacrificarti.
Insegnare la mia dottrina! Ma cosa insegnerei pi di vero, se facessi il contrario di ci che
insegno? Che Maestro sarei se predicassi lubbidienza alla volont di Dio e non la facessi, lamore
per gli uomini e poi non li amassi, la rinuncia alla carne e al mondo e poi amassi la carne mia e gli
onori del mondo, il non dare scandalo e poi scandalizzassi non solo gli uomini ma gli angeli, e cos
via? Per te parla Satana in questo momento. Come ha parlato a Efraim. Come tante volte ha parlato
e agito, attraverso a te, per turbare Me. Io le ho riconosciute tutte queste azioni di Satana, compiute
con tuo mezzo, e non ti ho odiato, non ho avuto stanchezza di te, ma soltanto pena, infinita pena.
Come una madre che sorvegli i progressi di un male che porta alla morte il suo figlio, Io ho
guardato il progredire del male in te. Come un padre che non si fa rincrescere cosa alcuna pur di
trovare i farmachi al suo figlio malato, Io non mi sono fatto rincrescere nulla per salvarti, ho
superato ripugnanze, sdegni, amarezze, sconforti... Come un padre e una madre desolati, disillusi su
ogni potere terreno, si volgono al Cielo per ottenere la vita del figlio, cos Io ho gemuto e gemo
implorando un miracolo che ti salvi, ti salvi, ti salvi sullorlo dellabisso che gi frana sotto i tuoi
piedi. 13Giuda, guardami! Fra poco il mio Sangue sar sparso per i peccati degli uomini. Non me
ne rester goccia. Lo beveranno le zolle, le pietre, le erbe, le vesti dei miei persecutori e le mie..., il
legno, il ferro, le funi, le spine del nabac... e lo beveranno gli spiriti che attendono salute... Solo tu
non ne vuoi bere? Io, per te soltanto, lo darei tutto questo mio Sangue. Tu sei lamico mio. Come si
muore volentieri per lamico! Per salvarlo! Si dice: Io muoio. Ma io continuer a vivere nellamico
al quale ho dato la vita. Come una madre, come un padre che continuano a vivere nella loro prole
anche dopo che sono spenti. Giuda, Io te ne supplico! Non chiedo altro in questa mia vigilia di
morte. Al condannato anche i giudici, anche i nemici concedono unultima grazia, esaudiscono
lultimo desiderio. Io ti chiedo di non dannarti. Non lo chiedo tanto al Cielo quanto a te, alla tua
volont... Pensa a tua madre, Giuda. Che sar tua madre, dopo? Che, il nome della tua famiglia?
Invoco al tuo orgoglio, questo pi che mai fiero, di difenderti contro il tuo disonore. Non
disonorarti, Giuda. Pensa. Passeranno gli anni e i secoli, cadranno i regni e gli imperi, si
illanguidiranno le stelle, muter la configurazione della Terra, e tu sarai sempre Giuda, come Caino
sempre Caino, se tu persisti nel tuo peccato. Finiranno i secoli. E rester soltanto Paradiso e
Inferno, e in Paradiso e nellInferno, per gli uomini risorti e accolti con anima e corpo, in eterno, l
dove giusto che siano, tu sarai sempre Giuda, il maledetto, il colpevole pi grande, se non ti
ravvedi. Io scender a liberare gli spiriti dal Limbo, li trarr a schiere dal Purgatorio, e tu... non ti
potr trarre dove Io sono... Giuda, Io vado a morire, felice vado, perch venuta lora che da
millenni attendevo, lora di riunire gli uomini al Padre loro. Molti non li riunir. Ma il numero dei
salvati che contempler nel morire mi consoler dello strazio del morire inutilmente per tanti. Ma,
Io te lo dico, sar tremendo vederti fra questi, tu, mio apostolo, amico mio. Non mi dare linumano
dolore!... Ti voglio salvare, Giuda! Salvare. 14Guarda. Noi scendiamo al fiume. Domani allalba,
quando ancora tutti dormono, noi lo passeremo, noi due, e tu andrai a Bozra, ad Arbela, ad Aera,
dove vuoi. Tu sai le case dei discepoli. A Bozra cerca di Gioacchino e di Maria, la lebbrosa da Me
guarita. Ti dar uno scritto per loro. Dir che per la tua salute si esige un riposo quieto in aria
diversa. la verit, purtroppo, poich tu sei malato nello spirito e laria di Gerusalemme ti sarebbe
letale. Ma essi crederanno che tu lo sia nel corpo. Starai l sinch Io non te ne venga a trarre. Ai tuoi
compagni penser Io... Ma non venire a Gerusalemme. Vedi? Non ho voluto le donne, meno le pi
forti fra esse, e quelle che per diritto di madri devono essere presso i figli loro.

Anche la mia?.
No. Maria non sar a Gerusalemme....
madre di un apostolo essa pure e ti ha sempre onorato.
S. E avrebbe diritto come le altre di stare vicino a Me, che ama con perfetta giustizia. Ma appunto
per questo non ci sar. Perch Io le ho detto di non esserci, ed ella sa ubbidire.
Perch non deve esserci? Cosa in lei di diverso dalla madre dei tuoi fratelli e dei figli di
Zebedeo?.
Tu. E tu lo sai perch dico questo. Ma se tu mi ascolti, se vai a Bozra, Io mander ad avvisare tua
madre e te la far accompagnare, perch ella, che tanto buona, ti aiuti a guarire. 15Credilo, noi
soli ti amiamo cos, senza misura. Tre sono che ti amano in Cielo: il Padre, il Figlio, lo Spirito
Santo, che ti hanno contemplato e che attendono il tuo volere per fare di te la gemma della
Redenzione, la preda pi grande strappata allAbisso; e tre in Terra: Io, tua madre e mia Madre.
Facci felici, Giuda! Noi del Cielo, noi della Terra, questi che ti amano di vero amore.
Tu lo dici: tre soli sono che mi amano; gli altri... no.
Non come noi. Ma tanto ti amano. Elisa ti ha difeso. Gli altri erano in affanno per te. Quando tu ci
sei lontano, tutti ti hanno in cuore e il tuo nome sulle labbra. Tu non conosci tutto lamore che ti
circonda. Il tuo oppressore te lo nasconde. Ma credi alla mia parola.
Ti credo. E cercher di farti contento. Ma voglio fare da me. Da me ho sbagliato, da me devo
sapermi guarire dal male.
Unicamente Dio pu fare da s. Questo tuo pensiero di superbia. Nella superbia ancora Satana.
Sii umile, Giuda. Afferra questa mano che ti si offre amica. Rifugiati su questo cuore che ti si apre
protettore. Qui, con Me, non ti potrebbe far del male Satana.
Ho provato a stare con Te... Sono sempre pi disceso... inutile!.
Non lo dire! Non lo dire! Respingi lo sconforto. Dio pu tutto. Stringiti a Dio. Giuda! Giuda!.
Taci! Che gli altri non sentano....
E ti preoccupi degli altri e non del tuo spirito? Misero Giuda!....
16Ges non parla pi. Ma continua a stare al fianco dellapostolo sinch la donna, che era avanti
qualche metro, entra in una casa emersa da un folto dulivi. Allora dice Ges al suo discepolo: Io
non dormir questa notte. Pregher per te e ti attender... Dio parli al tuo cuore. E tu ascoltalo...
Rester qui, dove sono ora, a pregare. Sino allalba... Ricordalo.
Giuda non gli risponde. Sono sopraggiunti gli altri e le donne, e sostano tutti insieme in attesa che la
samaritana ritorni. Non sta molto a tornare. insieme ad unaltra donna che le somiglia e che li
saluta dicendo: Non ho molte stanze, perch gi sono qui i segatori che per ora lavorano agli ulivi.
Ma ho grande il granaio e molta paglia in esso. Per le donne ho posto. Venite.
Andate! Io resto qui in preghiera. La pace a voi tutti, dice Ges. E mentre gli altri se ne vanno,
Egli trattiene sua Madre dicendole: Io resto a pregare per Giuda, Madre mia. Aiutami tu pure....
Ti aiuter, Figlio mio. Rinasce forse in lui il volere?.
No, Mamma. Ma noi dobbiamo fare come se... Il Cielo pu tutto, Mamma!.
S. E io posso ancora illudermi. Non Tu, Figlio mio. Tu sai. Santo Figlio mio! Ma io ti imiter
sempre. Va tranquillo, amor mio! Anche quando Tu non potrai pi parlargli, perch egli ti fuggir,
io cercher di condurtelo. E sol che il Padre santissimo ascolti il mio dolore... Mi lasci stare con Te,
Ges? Pregheremo insieme... e saranno tante ore da averti per me sola....
Resta, Mamma. Ti attendo qui.
Maria va lesta e lesta torna. 17Si siedono sulle loro sacche, ai piedi degli ulivi. Nel gran silenzio si
sente il fruscio del fiume poco lontano, e il canto dei grilli sembra forte nel gran tacere della notte.
Poi cantano gli usignoli. E ride una civetta. E piange un assiolo. E le stelle trasmigrano lente nel
firmamento, regine, ora che la luna pi non le offusca essendo gi tramontata. E poi un gallo rompe
laria cheta col suo squillante richiamo. Molto pi lontano, appena percepibile, un altro gallo
risponde. Poi di nuovo il silenzio, rotto da un arpeggiar di guazze, che cadono dalle tegole della
prossima casa sul selciato che la contorna. E poi un fruscio nuovo fra le fronde, come perch
scuotano lumido notturno, e un isolato pispolio di uccello che si ridesta, e contemporaneamente un
mutar del cielo, un ridestarsi della luce. lalba. E Giuda non venuto...

Ges guarda la Madre, bianca come un giglio contro lulivo scuro, e le dice: Abbiamo pregato,
Madre. La preghiera nostra Dio la user....
S, Figlio mio. Sei pallido come la morte. Veramente la tua vitalit si esalata tutta in questa notte
per premere sulle porte dei Cieli e sui decreti di Dio!.
Tu pure sei pallida, Madre. Grande la tua fatica.
Grande il mio dolore per il tuo dolore.
18La porta della casa si apre cauta... Ges trasale. Ma non che la donna che li ha condotti, quella
che esce senza fare rumore. Ges sospira: Ho sperato di essermi potuto sbagliare!.
La donna viene avanti col suo cesto vuoto. Vede Ges. Lo saluta e proseguirebbe. Ma Egli la
chiama. Le dice: Il Signore di tutto ti compensi. Io pur vorrei, ma non ho nulla con Me.
Nulla vorrei, Rabbi. Nessun compenso. Ma una cosa vorrei, pur non volendo denaro. E questa me
la puoi dare!.
Che, donna?.
Che il cuore del mio sposo mutasse. E questo Tu lo puoi fare, perch Tu sei veramente il Santo di
Dio.
Va in pace. Ti sar fatto come tu chiedi. Addio.
La donna se ne va lesta verso la sua casa, che deve essere ben triste.
Maria commenta: Unaltra infelice. Per questo buona!....
19Si affaccia dal granaio la testa arruffata di Pietro e, dietro la sua, quella luminosa di Giovanni, e
poi il profilo severo del Taddeo, e il volto brunastro dello Zelote, e il viso magro del giovinetto
Beniamino... Tutti sono desti. Ecco dalla casa uscire prima di tutte Maria di Magdala, e dietro lei
Niche, e poi le altre. Quando tutti sono riuniti e la donna che li ha ospitati ha gi portato un
secchiello di latte ancor schiumoso, appare lIscariota. Non ha pi la benda. Ma il livido della
percossa gli tinge met della fronte, e locchio ancor pi cupo nel cerchio violaceo.
Ges lo guarda. Giuda guarda Ges e poi volge il capo altrove. Ges gli dice: Acquista dalla
donna quanto pu darci. Noi andiamo avanti. Raggiungici.
E veramente Ges, salutata la donna, si avvia. Tutti lo seguono.

576. Verso Doco lincontro con il giovane ricco.


7 marzo 1947.
1 unaltra mattina bellissima daprile. La terra e il firmamento spiegano tutte le loro primaverili
bellezze. Si respira luce, canto, profumo, tanto laria satura di luminosit, di voci di festa e
damore, di fragranze. Deve esser scesa nella notte una breve pioggia che ha reso scure e senza
polvere le strade, senza con ci farle fangose, ed ha pulito steli e foglie che ora tremolano, tutte
scintillanti e monde, ad una dolce brezza che scende dai monti verso questa fertile piana, che
preannuncia Gerico.
Dalle rive del Giordano salgono continuamente persone che hanno traghettato dallaltra sponda,
oppure hanno seguito la strada che costeggia il fiume, venendo su questa che punta direttamente su
Gerico e su Doco, come indicano i segnali stradali. E ai molti ebrei, che si dirigono da ogni parte a
Gerusalemme per il rito, si mescolano mercanti di altri luoghi, e pastori e pastori con gli agnelli dei
sacrifici, belanti ignari. Molti riconoscono e salutano Ges. Sono, questi, ebrei della Perea e
Decapoli e di luoghi anche pi lontani. Ve ne un gruppo di Cesarea Paneade. E sono pastori che,
per essere piuttosto nomadi dietro i greggi, hanno conoscenza del Maestro, incontrato o annunciato
a loro dai discepoli.
2Uno si prostra e gli dice: Posso offrirti lagnello?.
Non te lo levare, uomo. il tuo guadagno questo.
Oh! la mia riconoscenza. Tu non ti ricordi di me. Io s. Sono uno che Tu hai guarito guarendo
tanti. Mi hai rinsaldato losso della coscia che nessuno guariva e mi teneva infermo. Te lo do
volentieri lagnello. Il pi bello. Questo. Per il banchetto di letizia. Lo so che per lolocausto sei

tenuto alla spesa. Ma per la letizia! Tanta ne hai data a me. Prendilo, Maestro.
Ma s, prendilo. Saranno denari che risparmieremo. O meglio, sar possibilit di mangiare, perch
con tutte le prodigalit che si fanno io non ho pi denaro, dice lIscariota.
Prodigalit? Ma se da Sichem non si pi speso uno spicciolo!, dice Matteo.
Insomma, io non ho pi denaro. Gli ultimi li detti a Merode.
Uomo, ascolta, dice Ges al pastore per porre fine alle parole di Giuda. Io non vado per ora a
Gerusalemme e non posso portare con Me lagnello. Altrimenti lo accetterei per mostrarti che
gradisco il tuo dono.
Ma poi andrai in citt. Ti fermerai per le feste. Avrai un ricovero. Dimmi dove ed io consegner ai
tuoi amici....
Non ho nulla di questo... Ma a Nobe ho un vecchio e povero amico. Ascoltami bene: il d dopo il
sabato pasquale tu andrai allalba a Nobe e dirai a Giovanni, lanziano di Nobe (tutti te lo
indicheranno): Questo agnello te lo manda Ges di Nazaret, tuo amico, perch tu festeggi questo
giorno con banchetto di letizia, perch pi grande letizia di oggi non c per i veri amici del Cristo.
Lo farai?.
Se cos vuoi, lo far.
E mi farai felice. Non prima del d dopo il sabato. Ricorda bene. E ricorda le parole che ti ho detto.
Ora va e la pace sia con te. E serba il tuo cuore stabile in essa pace nei giorni futuri. Ricorda anche
questo e continua a credere nella mia Verit. Addio .
3Della gente si accostata ad ascoltare il dialogo e si dirada solo quando il pastore, rimettendo in
moto il suo gregge, la obbliga a sparpagliarsi. Ges segue il gregge, approfittando della scia aperta
da esso.
La gente bisbiglia: Ma allora va proprio a Gerusalemme? Ma non sa che c il bando per Lui?.
Eh! ma nessuno pu vietare ad un figlio della Legge di presentarsi al Signore per la Pasqua.
colpevole forse di pubblico reato? No. Perch, se lo fosse, il Preside lo avrebbe fatto imprigionare
come Barabba.
E altri: Hai sentito? Non ha ricovero n amici a Gerusalemme. Che tutti lo abbiano abbandonato?
Anche il risorto? Bella riconoscenza!.
Taci l! Quelle due sono le sorelle di Lazzaro. Io sono delle campagne di Magdala e le conosco
bene. Se le sorelle sono con Lui, segno che la famiglia di Lazzaro gli fedele.
Forse non osa entrare in citt.
Ha ragione.
Dio lo perdoner se sta fuori di essa.
Non colpa sua se non pu salire al Tempio.
La sua prudenza saggia. Se venisse preso, tutto sarebbe finito prima della sua ora.
Certo non ancor pronto per la sua proclamazione a re nostro, ed Egli non vuole essere preso.
Si dice che, mentre lo si sapeva ad Efraim, Egli sia andato in ogni luogo, sin presso le trib
nomadi, per prepararsi i seguaci e le milizie e cercare protezioni.
Chi te lo ha detto?.
Sono le solite menzogne. Egli il Re santo e non il re da milizie.
Forse far la Pasqua supplementare. Allora pi facile passare inosservato. Il Sinedrio sciolto
dopo le feste, e tutti i sinedristi vanno alle loro case per la mietitura. Sino a Pentecoste non si raduna
di nuovo.
E, via che siano i sinedristi, chi volete che gli faccia del male? Sono loro gli sciacalli!.
Uhm! che Egli si usi tanta prudenza? Cosa troppo da uomo! Egli da pi che un uomo e non avr
prudenza vile.
Vile? Perch? Nessuno pu dir vile chi si risparmia per la sua missione.
Vile sempre, perch ogni missione sempre inferiore a Dio. Perci il culto a Dio deve avere la
precedenza su ogni altra cosa.
Queste le parole che vanno da bocca a bocca. Ges mostra di non sentire.
4Giuda dAlfeo si ferma per attendere le donne e, sopraggiunte che siano - esse erano col ragazzo,
indietro una trentina di passi - dice a Elisa*: Avete dato molto a Sichem dopo che partimmo!.

Perch?.
Perch Giuda non ha pi un picciolo. I tuoi sandali, o Beniamino, non verranno. destino cos. A
Tersa non si pot entrare e, anche avessimo potuto, il non aver denaro avrebbe impedito ogni
acquisto... Dovrai entrare a Gerusalemme cos....
Prima c Betania, dice Marta con un sorriso.
E prima c Gerico e la mia casa, dice Niche pure sorridendo.
E prima di tutto ci sono io. Io ho promesso e io far. Viaggio di esperienze questo! Ho provato
cosa non avere una didramma. E ora prover cosa dover vendere un oggetto per bisogno, dice
Maria di Magdala.
E che vuoi vendere, Maria, se non porti pi gioielli?, chiede Marta alla sorella.
Le mie grosse forcine dargento. Sono tante. Ma per tenere a posto questo inutile peso possono
bastare quelle di ferro. Le vender. Gerico piena di gente che compra queste cose. E oggi giorno
di mercato, e cos domani e sempre per queste ricorrenze.
Ma sorella!.
Che? Ti scandalizzi pensando che mi si possa credere povera tanto da dover vendere le forcine
dargento? Oh! vorrei averti dato sempre di questi scandali! Peggio era quando, senza bisogno,
vendevo me stessa al vizio altrui e mio.
Ma taci! C il ragazzo, che non sa!.
_______________
* Elisa, invece di Niche, correzione nostra. A Sichem con Giuda di Keriot era rimasta Elisa di
Betsur.
Non sa ancora. Forse non sa ancora che io ero la peccatrice. Domani lo saprebbe da chi mi odia
perch non sono pi tale, e certo con particolari quali il mio peccato non ebbe pur essendo tanto
grande. Meglio dunque che lo sappia da me e veda quanto pu il Signore che lo ha accolto: fare di
una peccatrice una pentita, di un morto un risorto, di me morta nello spirito, di Lazzaro morto nel
corpo, due viventi. Perch questo ha fatto a noi il Rabbi, o Beniamino. Ricordalo sempre e amalo
con tutto il tuo cuore, perch Egli veramente il Figlio di Dio.
5Un intoppo lungo la via ha fermato Ges e gli apostoli, e le donne li raggiungono. Ges dice:
Andate avanti voi, verso Gerico, ed anche entrateci, se volete. Io vado a Doco con questi. Al
tramonto sar con voi.
Oh! perch ci allontani? Non siamo stanche, protestano tutte.
Perch vorrei che voi intanto, almeno alcune, avvisaste i discepoli che Io sar da Niche domani.
Se cos, Signore, noi andiamo. Vieni Elisa, e tu Giovanna, e tu Susanna e Marta. Prepareremo
ogni cosa, dice Niche.
E io e il ragazzo. Faremo i nostri acquisti. Benedicici, Maestro. E vieni presto. Tu, Madre, resti?,
dice Maria di Magdala*.
S. Col Figlio mio.
Si separano. Con Ges restano soltanto le tre Marie: la Madre, sua cognata Maria Cleofe e Maria
Salome. E Ges lascia la via di Gerico per una via secondaria che va a Doco.
6E da poco per essa quando, da una carovana che viene non so da dove - una ricca carovana che
certo viene da lontano perch ha le donne montate sui cammelli, chiuse nelle tremolanti berline o
palanchini legati sulle schiene gibbute, e gli uomini a cavallo di focosi cavalli o di altri cammelli si stacca un giovane e facendo inginocchiare il suo cammello scivola gi di sella, andando verso
Ges. Un servo, accorso, gli tiene la bestia per le briglie.
Il giovane si prostra davanti a Ges e, dopo il profondo saluto, gli dice: Filippo di Canata, figlio di
veri israeliti e rimasto tale, io sono. Discepolo di Gamaliele sinch la morte del padre mio non mi
fece capo dei suoi commerci. Ti ho sentito pi di una volta. So le tue azioni. Aspiro ad una vita
migliore per avere quella vita eterna che Tu assicuri possesso di chi crea il tuo Regno in s. Dimmi
dunque, Maestro buono, che dovr fare per avere la vita eterna?.
Perch mi chiami buono? Solo Dio buono.
Tu sei il Figlio di Dio, buono come il Padre tuo. Oh! dimmi, che devo fare?.

Per entrare nella vita eterna osserva i comandamenti.


Quali, mio Signore? Gli antichi o i tuoi?.
Negli antichi sono gi i miei, i miei non mutano gli antichi. Essi sono sempre: adorare di amor
vero lunico vero Dio e rispettare le leggi del culto, non uccidere, non rubare, non commettere
adulterio, non attestare il falso, onorare padre e madre, non danneggiare il prossimo ma anzi amarlo
come ami te stesso. Facendo cos,
________________
* dice Maria di Magdala unaggiunta di MV su una copia dattiloscritta.
avrai la vita eterna.
Maestro, tutte queste cose le ho osservate dalla mia fanciullezza.
Ges lo guarda con occhio damore e dolcemente gli chiede: E non ti paiono sufficienti ancora?.
No, Maestro. Cosa grande il Regno di Dio in noi e nellaltra vita. Infinito dono Dio che a noi si
dona. Io sento che tutto poco, di ci che dovere, rispetto al Tutto, allInfinito perfetto che si dona
e che penso si debba ottenere con cose pi grandi di quelle che sono comandate per non dannarsi ed
essergli graditi.
Tu dici bene. Per essere perfetto ti manca ancora una cosa. Se vuoi essere perfetto come vuole il
Padre nostro dei Cieli, va, vendi quanto hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in Cielo che ti far
diletto al Padre, che ha dato il suo Tesoro per i poveri della Terra. Poi vieni e seguimi.
Il giovane si rattrista, si fa pensieroso. Poi si alza in piedi dicendo: Ricorder il tuo consiglio..., e
si allontana tristemente.
7Giuda ha un sorrisetto ironico e mormora: Non sono io solo ad amare il denaro!.
Ges si volge e lo guarda... e poi guarda gli altri undici visi che gli sono intorno, poi sospira:
Come difficilmente un ricco entrer nel Regno dei Cieli, la cui porta stretta, ed erta la via, e
non possono percorrerla ed entrare coloro che sono caricati dei pesi voluminosi delle ricchezze! Per
entrare lass non ci vogliono che tesori di virt, immateriali, e sapersi separare da tutto quanto
attaccamento alle cose del mondo e vanit. Ges molto triste...
Gli apostoli si sogguardano fra loro...
Ges riprende, guardando la carovana del giovane ricco che si allontana: In verit vi dico che pi
facile che un cammello passi per una cruna dago che non per un ricco di entrare nel Regno di Dio.
Ma allora chi mai potr salvarsi? La miseria fa sovente peccatori, per invidie e poco rispetto a ci
che daltri, e per sfiducia verso la Provvidenza... La ricchezza di ostacolo alla perfezione... E
allora? Chi potr salvarsi?.
Ges li guarda e dice loro: Quello che impossibile agli uomini possibile a Dio, perch a Dio
tutto possibile. Basta che luomo lo aiuti, il suo Signore, con la sua buona volont. buona
volont accettare il consiglio avuto e sforzarsi di giungere alla libert dalle ricchezze. Ad ogni
libert, per seguire Dio. Perch la vera libert delluomo questa: seguire le voci che Dio gli
sussurra al cuore e i suoi comandi, non essere schiavo n di se stesso, n del mondo, n del rispetto
umano, e perci non schiavi di Satana. Usare della splendida libert di arbitrio che Dio ha dato
alluomo per volere liberamente e solamente il Bene, e conseguire cos la vita eterna luminosissima,
libera, beata. Neppur della propria vita bisogna essere schiavi, se per secondare la stessa noi si deve
fare resistenza a Dio. Ve lho detto*: Colui che perder la sua vita per amor mio e per servire
Iddio, costui la salver in eterno.
______________
* lho detto, in 265.12.
8Ecco! Noi abbiamo lasciato ogni cosa per seguirti, anche le pi lecite. Che ce ne verr dunque?
Entreremo allora nel tuo Regno?, chiede Pietro.
In verit, in verit vi dico che coloro che mi avranno seguito in tal modo e che mi seguiranno perch c sempre tempo a riparare alle accidie e alle colpe sin qui fatte, sempre tempo sinch si
sulla Terra e si hanno davanti dei giorni nei quali poter riparare al mal fatto - costoro saranno con
Me nel Regno mio. In verit vi dico che voi, che mi avete seguito nella rigenerazione, siederete
sopra i troni a giudicare le trib della Terra insieme al Figlio delluomo seduto sul trono della sua
gloria. In verit ancora vi dico che non vi sar nessuno che, avendo per amor del mio Nome lasciato

casa, campi, padre, madre, fratelli, sposa, figli e sorelle, per spargere la Buona Novella e
continuarmi, non riceva il centuplo in questo tempo e la vita eterna nel secolo futuro.
Ma se perdiamo tutto, come possiamo centuplicare il nostro avere?, chiede Giuda di Keriot.
Torno a dire: ci che impossibile agli uomini possibile a Dio. E Dio dar il centuplo di gaudio
spirituale a coloro che da uomini del mondo seppero farsi figli di Dio, ossia uomini spirituali. Essi
godranno il vero gaudio, qui e oltre la Terra. E ancor vi dico che non tutti quelli che sembrano i
primi, e primi dovrebbero essere avendo pi di tutti ricevuto, saranno tali. E non tutti quelli che
sembrano ultimi, e men che ultimi, non essendo in apparenza miei discepoli e neppur del Popolo
eletto, saranno gli ultimi. In verit molti da primi diverranno ultimi, e molti ultimi, infimi,
diverranno primi... 9Ma ecco l Doco. Andate avanti tutti, meno Giuda di Keriot e Simone Zelote.
Andate ad annunciarmi a quelli che possono aver bisogno di Me.
E Ges attende con i due trattenuti di unirsi alle tre Marie, che li seguono a qualche metro di
distanza.

577.

Terzo annuncio della Passione. Maria dAlfeo rievoca la figura di


Giuseppe. Linsensata richiesta dei figli di Zebedeo.
8 marzo 1947.

1Lalba appena schiarisce il cielo e rende ancora difficile il cammino quando Ges lascia Doco
ancora dormente. Lo scalpiccio dei passi non certo udito da alcuno, perch cauto e perch la
gente dorme ancora nelle case chiuse. Nessuno parla sinch sono fuori della citt, nella campagna
che si ridesta lentamente nella parca luce tutta fresca dopo il lavacro delle rugiade.
Allora lIscariota dice: Strada inutile, riposo negato. Era meglio non venire sin qui.
Non ci hanno trattato male quei pochi che abbiamo trovato! Hanno perso la notte per ascoltarci e
per andare a prendere i malati delle campagne. stato proprio bene, anzi, di essere venuti. Perch
coloro che, per malattia o altra causa, non potevano sperare di vedere il Signore a Gerusalemme, lo
hanno visto qui e sono stati consolati con la salute o con altre grazie. Gli altri, si sa, sono andati gi
alla citt... uso di noi tutti andarvi, sol che si possa, qualche giorno prima della festa, dice
Giacomo di Alfeo dolcemente, perch egli sempre mite, tutto allopposto di Giuda di Keriot, che
anche nelle ore buone sempre violento e imperioso.
Appunto perch si va anche noi a Gerusalemme, era inutile venire qui. Ci avrebbero sentiti e visti
l....
Ma non le donne e i malati, ribatte interrompendolo Bartolomeo, in aiuto di Giacomo dAlfeo.
Giuda finge di non sentire e dice, come continuando il discorso: Almeno credo che noi si vada a
Gerusalemme, bench ora non ne sono pi sicuro dopo il discorso fatto a quel pastore....
E dove vuoi che si vada se non l?, chiede Pietro.
Mah! Non so. tutto cos irreale ci che facciamo da qualche mese, tutto cos contrario al
prevedibile, al buon senso, alla giustizia anche, che....
Oh! Ma io ti ho visto bere del latte a Doco, eppure tu parli da ebbro! Dove le vedi le cose
contrarie alla giustizia?, chiede Giacomo di Zebedeo con occhi che promettono poco bene. E
rincara: Basta di rimproveri al Giusto! Hai capito che basta? Non hai il diritto, tu, di rimproverarlo.
Nessuno ha questo diritto, perch Egli perfetto, e noi... Nessuno di noi lo , e tu meno di tutti.
Ma s! Se sei malato curati, ma non affliggerci con le tue querele. Se sei lunatico, l il Maestro.
Fatti guarire e smettila!, dice Tommaso che perde la pazienza.
2Infatti Ges dietro, insieme a Giuda dAlfeo e Giovanni, e aiutano le donne che, meno use al
camminare in penombra, fanno fatica a procedere per il sentiero non buono e anche pi oscuro dei
campi, perch tagliato in un folto uliveto. E Ges parla fitto con le donne, estraniandosi da ci che
succede pi avanti e che pure sentito da chi con Lui, perch, se le parole giungono male, il tono

di esse denota che non sono parole piane, ma che gi hanno sapore di disputa.
I due apostoli, il Taddeo e Giovanni, si guardano... ma non parlano. Guardano Ges e Maria. Ma
Maria tanto velata dal suo manto che quasi non se ne vede il volto, e Ges sembra non aver
sentito. Per, finito il suo discorso - parlavano di Beniamino e del suo futuro, e parlano della
vedova Sara di Afec, che si stabilita a Cafarnao ed madre amorosa non soltanto dellinfante di
Giscala ma anche dei piccoli figli della donna di Cafarnao* che, passata a seconde nozze, non
amava pi i figli del primo letto e che morta poi cos male che veramente si vista la mano di
Dio nella sua morte, dice Salome - Ges va avanti insieme con Giuda Taddeo e si unisce agli
apostoli dicendo nellandarsene: Resta pure, Giovanni, se vuoi farlo. Io vado a rispondere
allinquieto e a metter pace.
Ma Giovanni, fatti ancor pochi passi con le donne, visto che ormai il sentiero si fa pi aperto e
luminoso, raggiunge di corsa Ges proprio mentre dice: Rassicurati, dunque, Giuda. Nulla faremo,
come nulla abbiamo mai fatto, di irreale. Anche ora non facciamo cosa contro il prevedibile. Questo
il tempo in cui prevedibile che ogni vero israelita, non impedito da malattie o cause gravissime,
salga al Tempio. E noi al Tempio saliamo.
Non tutti per. Marziam ho sentito che non ci sar. forse malato? Per qual motivo non viene? Ti
pare di poterlo sostituire col samaritano?. Il tono di Giuda insopportabile...
Pietro mormora: O prudenza, incatena la lingua a me che sono uomo!, e stringe fortemente le
labbra per non dire di pi. I suoi occhi, un poco bovini, hanno uno sguardo che commuove, tanto
sono visibili in essi lo sforzo che fa luomo per frenare il suo sdegno e lafflizione di sentire Giuda
parlare a quel modo.
3La presenza di Ges tiene ferma ogni lingua. solo Lui che parla, dicendo con una calma
veramente divina:
Venite avanti un poco. Che le donne non sentano. Ho da dirvi una cosa da qualche giorno. Ve lho
promessa** nelle campagne di Tersa. Ma volevo ci foste tutti a sentirla. Tutti voi. Non le donne.
Lasciamole nella loro umile pace... In quello che vi dir sar anche la ragione per la quale Marziam
non sar con noi, e non tua madre, Giuda di Keriot, e non le tue figlie, Filippo, e non le discepole di
Betlemme di Galilea con la fanciulla. Vi sono cose che non tutti possono sopportare. Io, Maestro, so
cosa bene per i miei discepoli e quanto essi possono o non possono sopportare. Neppur voi siete
forti per sopportare la prova. E grazia sarebbe per voi esserne esclusi. Ma voi dovrete continuarmi e
dovete sapere quanto siete deboli per essere in seguito misericordiosi con i deboli. Perci voi non
potete essere esclusi da questa tremenda prova, che vi dar la misura di ci che siete, di ci che siete
restati dopo tre anni che siete con Me e di ci che siete divenuti dopo
_____________
* donna di Cafarnao, di nome Meroba, incontrata in 449.6/8.
** lho promessa, in 575.8. Si tratta dellannuncio (il terzo dopo quelli dei capitoli 346 e 355) della
Passione, ormai imminente.
tre anni che siete con Me. Siete dodici. Siete venuti a Me quasi contemporaneamente. Non sono i
pochi giorni che vanno dal mio incontro con Giacomo, Giovanni e Andrea, al giorno nel quale
anche tu sei stato accolto fra noi, Giuda di Keriot, n a quello che tu, Giacomo fratello mio, e tu,
Matteo, siete venuti con Me, quelli che possano giustificare tanta differenza di formazione fra voi.
Eravate tutti, anche tu, dotto Bartolmai, anche voi, fratelli miei, molto informi, assolutamente
informi rispetto a quanto formazione nella mia dottrina. Anzi, la vostra formazione, migliore a
quella di altri fra voi nella dottrina del vecchio Israele, vi era di ostacolo al formarvi in Me. Eppure,
nessuno di voi ha percorso tanta strada quale sarebbe stata sufficiente a portarvi tutti ad un unico
punto. Uno lo ha raggiunto, altri vi sono vicini, altri pi lontani, altri molto indietro, altri... s, devo
dire anche questo, in luogo di venire avanti sono arretrati. Non vi guardate! Non cercate fra voi chi
il primo e chi lultimo. Colui che, forse, si crede il primo ed creduto primo, ha ancora da
saggiare se stesso. Colui che si crede ultimo sta per risplendere nella sua formazione come una
stella del cielo. Perci, una volta di pi, vi dico: non giudicate. I fatti giudicheranno con la loro
evidenza. Per ora non potete capire. Ma presto, molto presto ricorderete queste mie parole e le

capirete.
Quando? Ci hai promesso di dirci, di spiegarci anche perch la purificazione pasquale sar diversa
questanno, e non ce lo dici mai, si lamenta Andrea.
di questo che vi ho voluto parlare. Perch tanto quelle parole che questa sono ununica cosa,
avendo radice in ununica cosa. 4Noi, ecco, stiamo ascendendo a Gerusalemme per la Pasqua. E l
si compiranno tutte le cose dette dai profeti* riguardo al Figlio delluomo. In verit, cos come
videro i profeti, come gi detto nellordine** dato agli ebrei di Egitto, come fu ordinato a Mos
nel deserto, lAgnello di Dio sta per essere immolato e il suo Sangue sta per bagnare gli stipiti dei
cuori, e langelo di Dio passer senza percuotere coloro che avranno su di loro, e con amore, il
Sangue dellAgnello immolato, che sta per essere innalzato come il serpente di prezioso metallo
sulla barra trasversa, ad essere segno ai feriti dal serpente infernale, per essere salute a coloro che lo
guarderanno con amore. Il Figlio delluomo, il vostro Maestro Ges, sta per essere dato nelle mani
dei principi dei sacerdoti, degli scribi e degli anziani, che lo condanneranno a morte e lo
consegneranno ai gentili perch venga schernito. E sar schiaffeggiato, percosso, sputacchiato,
trascinato per le vie come un cencio immondo, e poi i gentili, dopo
_______________
* cose dette dai profeti, riguardo al Messia, sono citate e ripetute in: 7.3 - 10.5 - 27.3 - 41.3 - 66.2 73.6 - 74.7 - 77.5 - 78.6 - 108.4 - 111.6 - 144.3 - 155.8 - 176.3 - 177.4 - 194.5 - 207.8 - 225.11 260.8 - 266.10 - 291.4 - 293.4/5 - 324.4.8 - 340.9 - 342.8 - 348.12 - 354.12 - 378.5 - 382.7 - 390.6 399.5 - 405.9 - 414.3 - 436.2.5 - 463.2.5 - 464.10/11 - 471.1 - 478.3.9 - 482.5 - 483.8 - 486.4 487.6/8 - 506.3 - 507.6 - 518.6.7 - 520.7 - 525.5.8 - 536.2 - 549.9 - 554.8 - 556.7 - 560.5 - 561.11 566.19 - 579.8.10 - 580.3 - 588.9 - 589.3 - 591.5/6 - 592.9 - 593.1 - 595.4 - 596.38 - 597.5.7/11 598.7 - 600.9.13 - 601.1 - 604.4.10.25 - 609.3. Sono in un certo modo riepilogate in 625.6/9 e si
ritrovano ancora in 639.3, 645.5 e 647.5.
** ordine, che in Levitico 12, 1-14 e che riguarda la Pasqua.
averlo flagellato e coronato di spine, lo condanneranno alla morte di croce propria dei malfattori,
volendo il popolo ebreo, radunato in Gerusalemme, la sua morte al posto di quella di un ladrone, ed
Egli sar cos ucciso. Ma, cos come detto nei segni delle profezie, dopo tre giorni risorger.
Questa la prova che vi attende. Quella che mostrer la vostra formazione. In verit vi dico, a voi
tutti che vi credete tanto perfetti da sprezzare quelli che non sono dIsraele, e anche da sprezzare
molti dello stesso popolo nostro, in verit vi dico che voi, mia parte eletta del gregge, preso il
Pastore, sarete percossi da paura e vi sbanderete fuggendo, quasi che i lupi, che mi azzanneranno da
ogni parte, fossero contro di voi rivolti. Ma, ve lo dico: non temete. Non vi sar torto un capello.
Baster Io a saziare i lupi feroci....
5Gli apostoli, man mano che Ges parla, sembrano creature sotto un grandinare di pietre. Si
curvano persino, sempre pi mano a mano che Ges parla. E quando Egli termina: E quanto vi
dico ormai imminente. Non come le altre volte, che del tempo era davanti allora. Adesso lora
venuta. Io vado per essere dato ai miei nemici e immolato per la salute di tutti. E questo bocciolo di
fiore non avr ancora perduto i suoi petali, dopo esser fiorito, che Io sar gi morto, chi si ripara il
volto con le mani e chi geme come se venisse ferito. LIscariota livido, letteralmente livido...
Il primo a riprendersi Tommaso, che proclama: Questo non ti accadr, perch noi ti difenderemo
o moriremo insieme a Te, e cos dimostreremo che ti avevamo raggiunto nella tua perfezione e che
eravamo perfetti nellamore di Te.
Ges lo guarda senza parlare.
Bartolomeo, dopo un lungo silenzio meditabondo, dice: Hai detto che sarai dato... Ma chi, chi pu
darti in mano ai tuoi nemici? Ci non detto nelle profezie. No. Non detto. Sarebbe troppo
orribile se un tuo amico, un tuo discepolo, un tuo seguace, anche lultimo di tutti, ti desse a quelli
che ti odiano. No! Chi ti ha udito con amore, anche una volta sola, non pu commettere questo
delitto. Sono uomini, non belve, non satana... No, mio Signore. E neppure quelli che ti odiano
potranno... Hanno paura del popolo, e il popolo sar tutto intorno a Te!.
Ges guarda anche Natanaele e non parla.

Pietro e lo Zelote parlano fitto fitto fra loro. Giacomo di Zebedeo malmena, a parole, il fratello
perch lo vede calmo, e Giovanni risponde: perche da tre mesi io so questo*, e due lacrime gli
scendono sul volto. I figli di Alfeo parlano con Matteo, che scrolla il capo sconfortato.
Andrea si volge allIscariota: Tu che hai tanti amici nel Tempio....
Giovanni conosce lo stesso Anna, ribatte Giuda e termina: Ma che ci vuoi fare? Che vuoi che
possa parola duomo se cos segnato?.
Tu credi proprio?, domandano insieme Tommaso e Andrea.
________________
* da tre mesi io so questo, confidatogli dal Maestro in 540.3.
No. Io non credo niente. Sono allarmi inutili. Dice bene Bartolomeo. Tutto il popolo sar intorno a
Ges. Gi lo si vede da questi che si incontrano. E sar un trionfo. Vedrete che sar cos, dice
Giuda di Keriot.
Ma allora perch Egli..., dice Andrea accennando a Ges che si fermato per attendere le donne.
Perch lo dice? Perch impressionato... e perch ci vuole provare. Ma non accadr nulla. Del
resto io andr....
Oh! s. Va a sentire!, supplica Andrea.
6Tacciono perch Ges li segue di nuovo, stando fra la Madre e Maria dAlfeo.
Maria ha un pallido sorriso perch la cognata le mostra dei semi, presi non so dove, e le dice che
vuol seminarli a Nazaret dopo la Pasqua, proprio presso la grotticella a Maria tanto cara: Quando
eri bambina io ti ricordo sempre con questi
fiori nelle manine. Li chiamavi i fiori della tua venuta. Infatti, quando nascesti, il tuo orto ne era
pieno, e quella sera, quando tutta Nazaret corse a vedere la figlia di Gioacchino, i ciuffi di queste
stelline erano tutti un diamante per lacqua che era scesa dal cielo e per lultimo raggio di sole che
da ponente li colpiva, e posto che ti chiamavi Stella, tutti dicevano, guardando quelle tante
piccole stelle brillanti: I fiori si sono ornati a far festa al fior di Gioacchino e le stelle hanno
lasciato il cielo per venir dalla Stella, e sorridevano tutti, felici del presagio e della gioia di padre.
7E Giuseppe, il fratello del mio sposo, disse: Stelle e stille. veramente Maria*!. Chi glielo
avrebbe detto allora che la sua stella avresti dovuto divenire? Quando torn da Gerusalemme eletto
a tuo sposo! Tutta Nazaret gli voleva far festa, perch era grande il suo onore venuto dal Cielo e
venuto dagli sponsali con te, figlia di Gioacchino e Anna, e tutti lo volevano a festino. Ma egli con
il suo dolce ma fermo volere respinse ogni festa, stupendo tutti, perch quale quelluomo,
destinato a onorevoli nozze e con tal decreto dellAltissimo, che non festeggi la sua felicit danima
e di carne e sangue? Ma egli diceva: A grande elezione grande preparazione. E con continenza
anche di parole e di cibo, ch ogni altra continenza era sempre stata in lui, pass quel tempo
lavorando e pregando, perch credo che ogni colpo di martello, ogni segno di scalpello divenisse
orazione, se orare si pu col lavoro. Il suo viso era come estatico. Io andavo a riordinare la casa,
imbiancare lenzuoli e ogni altro lasciati da tua madre e divenuti gialli nel tempo, e lo guardavo
mentre lavorava nellorto e nella casa a rifarli belli come mai fossero rimasti in abbandono, e gli
parlavo anche... ma era come assorto. Sorrideva. Ma non a me o ad altri, ad un suo pensiero che non
era, no, il pensiero di ogni uomo
__________________
* Maria, nome della Madre di Ges e molto comune tra le donne ebree del suo tempo, ha numerose
interpretazioni, ma nessuna di derivazione certa. I significati di stella (gi in 4.4) e di stilla (gi in
198.8), evocanti rispettivamente la luce e il dolore (come in 5.6, 22.13, 262.4), sono riconducibili ad
una interpretazione di san Girolamo, cui si aggiunge (in 168.4 e 244.9) un riferimento al mare. Per
la radice del nome potrebbe essere illuminante la dotta osservazione dellIscariota in 199.2. Tuttavia
Ges dice, in 346.3, che solo coloro che uniranno perfetta fede a perfetto amore giungeranno a
sapere il vero significato del nome Maria, della Madre del Figlio di Dio.
prossimo a nozze. Quello sorriso di letizia maliziosa e carnale... Lui... pareva sorridesse agli
invisibili angeli di Dio, e con essi parlasse e si consigliasse... Oh! che io ne sono certa che essi lo

istruissero sul come trattare te! Perch dopo, altro stupore di tutta Nazaret, e quasi sdegno del mio
Alfeo, procrastin le nozze a quanto pi pot, e non si cap mai come dimprovviso si decidesse
prima del tempo fissato. E anche quando ti si seppe madre, come stup Nazaret della sua gioia
assorta!... Ma anche il mio Giacomo un poco cos. E sempre pi lo diventa. Ora che lo osservo
bene - non so perch, ma da quando venimmo ad Efraim mi pare tutto nuovo - lo vedo cos...
proprio come Giuseppe. Guardalo anche ora, Maria, or che si volge di nuovo a guardarci. Non ha
laspetto assorto, tanto abituale in Giuseppe, tuo sposo? Sorride di quel sorriso che non so dire se
mesto o lontano. Guarda e ha lo sguardo lungo, oltre noi, che aveva Giuseppe tante volte. Ti ricordi
come lo stuzzicava Alfeo? Diceva: Fratello, vedi ancor le piramidi?. Ed egli scoteva il capo senza
parlare, paziente e segreto sui suoi pensieri. Poco ciarliero sempre. Ma da quando tornasti da Ebron!
Neppur pi veniva solo alla fontana, come prima faceva e come tutti fanno. O con te o al suo
lavoro. E men che il sabato alla sinagoga o quando si recava per affari altrove, nessuno pu dire di
aver visto Giuseppe a zonzo in quei mesi. Poi partiste... Che affanno non saper pi nulla di voi dopo
la strage! Alfeo si spinse sino a Betlemme... Partiti, dissero. Ma come credere se vi odiavano a
morte nella citt dove ancora rosseggiava il sangue innocente e fumavano le rovine e vi si faceva
accusa che per voi quel sangue era scorso? And a Ebron e poi al Tempio, perch Zaccaria aveva il
suo turno. Elisabetta non gli dette che lacrime, Zaccaria parole di conforto. Luna e laltro, in
affanno per Giovanni, temendo nuove ferocie, lavevano nascosto e trepidavano per lui. Di voi nulla
sapevano, e Zaccaria disse ad Alfeo: Se sono morti, il loro sangue su me, perch io li persuasi a
rimanere a Betlemme. 8La mia Maria! Il mio Ges visto cos bello alla Pasqua che segu la sua
nascita! E non saperne nulla. Per tanto! Ma perch mai una notizia?.
Perch bene era tacere. L dove eravamo, molte erano le Marie e i Giuseppe, e bene era passar per
una coppia qualunque di sposi, risponde quieta Maria e sospira: Ed erano, nella loro tristezza,
giorni ancor felici. Il male era cos lontano ancora! Se tanto mancava alle nostre persone umane, lo
spirito si saziava della gioia di averti, Figlio mio!.
Anche ora ce lhai, Maria, il Figlio tuo. Manca Giuseppe, vero! Ma Ges qui e col suo
completo amore di adulto, osserva Maria dAlfeo.
Maria alza il capo a guardare il suo Ges. E lo strazio nel suo sguardo anche se la bocca sorride
lievemente. Ma non aggiunge parola.
9Gli apostoli si sono fermati ad attenderli e si riuniscono tutti, anche Giacomo e Giovanni che erano
indietro a tutti con la madre loro. E mentre riposano dal cammino fatto e alcuni mangiano un
poco di pane, la madre di Giacomo e
Giovanni si avvicina a Ges e si prostra davanti a Lui* che non si neppur seduto, frettoloso di
riprendere il cammino.
Ges la interroga, perch palese in lei il desiderio di chiedere qualcosa: Che vuoi, donna? Parla.
Concedimi una grazia, prima che Tu te ne vada cos come dici.
E quale?.
Quella di ordinare che questi miei due figlioli, che per Te tutto hanno lasciato, seggano uno alla
tua destra e laltro alla tua sinistra quando Tu sarai seduto, nella tua gloria, nel tuo Regno.
Ges guarda la donna e poi guarda i due apostoli e dice: Voi avete suggerito** questo pensiero a
vostra madre, interpretando molto male le mie promesse di ieri. Il centuplo per ci che avete
lasciato non lo avrete in un regno della Terra. Anche voi dunque divenite avidi e stolti? Ma non voi.
gi il crepuscolo mefitico delle tenebre che avanza e laria inquinata di Gerusalemme che si
avvicina e vi corrompe e accieca... Io vi dico che voi non sapete ci che chiedete! Potete voi forse
bere il calice che berr Io?.
Noi lo possiamo, Signore.
Come potete dirlo se ancor non avete compreso di quale amaritudine sar il mio calice? Non sar
solamente lamarezza che vi descrissi ieri, la mia di Uomo di tutti i dolori. Vi saranno torture che,
anche se lo ve le descrivessi, voi non sareste in condizioni di capire... Eppure, s, poich - per
quanto ancor come due bambini che non conoscono il valore di ci che chiedono - poich voi siete

due spiriti giusti e amanti di Me, voi certo berrete al mio calice. Per sedere alla mia destra o alla
mia sinistra non sta a Me di concedervelo. Essa cosa concessa a quelli ai quali stato preparato
dal Padre mio.
10Gli altri apostoli, mentre ancora Ges parla, sono acerbi nel criticare la richiesta dei figli di
Zebedeo e della loro madre.
Pietro dice a Giovanni: Tu poi! Non ti riconosco pi per quel che eri!.
E lIscariota, con il suo sorriso da demonio: Veramente i primi sono gli ultimi! Tempo di sorprese
e di cognizioni..., e ride verde.
Abbiamo forse seguito per gli onori il Maestro nostro?, rimprovera Filippo.
Tommaso, invece che ai due, si volge a Salome dicendo: Perch far mortificare i tuoi figli? Se non
loro, tu dovevi riflettere e impedire questo.
vero. Nostra madre non lo avrebbe fatto, dice il Taddeo.
Bartolomeo non parla, ma il suo volto tutto una disapprovazione.
Simone Zelote dice, a calmare lo sdegno: Tutti possiamo errare....
Matteo, Andrea e Giacomo di Alfeo non parlano, anzi visibilmente soffrono dellincidente che
incrina la bella perfezione di Giovanni.
__________________
* a Lui, invece di a Ges, la differente trascrizione dattiloscritta che elimina una ripetizione.
** avete suggerito, pur avendo trovato la condiscendenza della madre, che tuttavia non riduce la
responsabilit dei due figli (come si legge in 106.7.12) per la richiesta insensata.
Ges fa un gesto per imporre silenzio e dice: E che? Da un errore ne verranno molti? Voi, che
rimproverate indignati, non vi accorgete di peccare voi pure? Lasciate stare questi vostri fratelli. Il
mio rimprovero sufficiente. Il loro avvilimento palese, il loro pentimento umile e sincero.
Dovete amarvi fra voi, sorreggervi a vicenda. Perch, in verit, nessuno di voi perfetto ancora.
Voi non dovete imitare il mondo e gli uomini di esso. Nel mondo, voi lo sapete, i principi delle
nazioni le signoreggiano e i loro grandi esercitano su di esse il potere in nome dei principi. Ma tra
voi cos non deve essere. Non deve essere in voi smania di signoreggiare sugli uomini, n sui
compagni. Anzi, chi tra voi vorr diventare maggiore si faccia vostro ministro e chi vuol essere
primo si faccia servo di tutti. Cos come ha fatto il Maestro vostro. Son forse venuto per opprimere
e signoreggiare? Per essere servito? No, in verit, no. Io sono venuto per servire. E cos, come il
Figlio delluomo non venuto ad essere servito, ma per servire e per dare la vita sua in redenzione
di molti, cos voi dovrete saper fare, se vorrete essere come Io sono e dove Io sono. Ora andate. E
siate in pace fra voi come Io lo sono con voi.
11Mi dice Ges:
Segna molto il punto: ...voi certo berrete al* mio calice. Nelle traduzioni si legge: il mio
calice. Ho detto al mio, non il mio. Nessun uomo avrebbe potuto bere il mio calice. Io solo,
Redentore, lho dovuto bere tutto il mio calice. Ai miei discepoli, ai miei imitatori e amanti, certo
concesso bere a quel calice dove Io bevvi, per quella stilla, quel sorso, o quei sorsi, che la
predilezione di Dio concede loro di bere. Ma mai nessuno lo berr tutto il calice come Io lo bevvi.
Dunque giusto dire al mio calice e non il mio calice.

_______________
* al, preposizione in corsivo nella terzultima riga di 577.9, evidenziata con vistosi segni sul
manoscritto originale. Lespressione bere il calice sembra tradotta correttamente dal testo greco
degli evangelisti Matteo e Marco; ma potrebbe essere interpretata anche come bere al calice se
detta in aramaico, la lingua parlata da Ges, nella quale non vi sarebbe distinzione di forma tra
bere il calice e bere al calice.

578. Incontro con discepoli e uomini di valore condotti da Mannaen.


Arrivo a Gerico.
11 marzo 1947.
1Gi le bianche mura delle case di Gerico e i suoi palmizi si stagliano contro il cielo, di un azzurro
intenso di ceramica o di smalto, quando, presso un boschetto di tamerici scapigliate, di mimose
sensitive, di biancospini dalle lunghissime spine, di altre piante per lo pi spinose, che sembrano
essere state rovesciate l dalla montagna aspra che alle spalle di Gerico, Ges si incontra con un
folto gruppo di discepoli capitanati da Mannaen. Sembrano in attesa. Lo sono, infatti, e lo dicono
dopo aver salutato il Maestro, aggiungendo che altri si sono spinti su altre strade per sapere, dato
che il ritardo di tutta una notte nel giungere a Gerico li aveva impressionati.
Io sono venuto qui con questi. E non ti lascer pi sinch non ti sapr in salvo presso Lazzaro,
dice Mannaen.
Perch? C pericolo di qualche cosa?..., chiede Giuda Taddeo.
Siete in Giudea... Il decreto lo conoscete. E lodio anche. Tutto perci da temersi, risponde
Mannaen e, rivolto a Ges, spiega: Ho preso con me i pi forti, perch era presumibile che, se non
ti avevano preso, di qua saresti passato. E come valor di discepoli e di uomini confidiamo poter
impressionare i malvagi e farti rispettare.
Infatti sono con lui gli ex discepoli di Gamaliele, il sacerdote Giovanni, Nicolai dAntiochia,
Giovanni dEfeso e altri vigorosi uomini nel fior della vita, di aspetto signorile pi del comune, che
non conosco. Di alcuni di questi Mannaen fa le presentazioni velocemente, mentre altri non li
presenta. Uomini di tutte le regioni palestinesi, fra questi due della corte di Erode Filippo. Nomi
delle pi antiche famiglie di Israele risuonano cos sulla via presso il boschetto scapigliato, nel
quale il vento fa tremolare le fogliuzze delle mimose e curva i virgulti novelli dei biancospini.
2Andiamo. Non nessuno con le donne, da Niche?, chiede Ges.
I pastori. Tutti meno Gionata, che attende Giovanna nel palazzo di Gerusalemme. Ma sono
cresciuti a dismisura i tuoi discepoli. Ieri erano circa cinquecento in tua attesa in Gerico. Tanto che
se ne erano impressionati i servi di Erode e lo avevano riferito a lui. Ed egli non sapeva se tremare o
infierire. Ma ossessionato dal ricordo di Giovanni e non osa pi alzare la mano su alcun
profeta....
Bene! Questo non ti far male!, esclama Pietro e si sfrega le mani contento.
quello che ha meno valore, per. un idolo che ognuno pu muovere a suo piacere, e chi lo
tiene in mano sa muoverlo.
E chi lo tiene? Pilato forse?, domanda Bartolomeo.
Pilato per fare non ha bisogno di Erode. un servo, Erode. Ai servi non ci si rivolgono i potenti,
risponde Mannaen.
E chi allora?, interroga Bartolomeo.
Il Tempio, dice sicuro uno che con Mannaen.
Ma per il Tempio Erode anatema. Il suo peccato....
Sei molto ingenuo con tutto il tuo sapere e i tuoi anni, o Bartolomeo! Non sai dunque che molte,

troppe cose sa superare il Tempio pur di raggiungere i suoi scopi? Per questo esso non pi degno
di essere, dice con atto di severo sprezzo Mannaen.
Tu sei israelita. Non devi parlare cos. Il Tempio sempre il Tempio per noi, ammonisce
Bartolomeo.
No. il cadavere di ci che era. E un cadavere si muta in carogna immonda quando da tempo
morto. Per questo Dio ha mandato il Tempio vivo. Perch potessimo prostrarci al Signore senza che
fosse una pantomima immonda.
3Taci!, sussurra a Mannaen un altro che con lui, perch parla troppo chiaramente. uno di
quelli non presentati e che sta tutto coperto.
E perch dovrei tacere se cos parla il mio cuore? Pensi che il mio parlare possa nuocere al
Maestro? Se cos , io tacer. Non per altra ragione. Anche mi condannassero, sapr dire: Questo
mio pensiero, e non castigate altri che me.
Mannaen ha ragione. Basta di tacere per paura. lora che ognuno prenda il suo posto pro o contro
e dica ci che ha in cuore. Io penso come te, fratello in Ges. E se ci pu causarci la morte,
morremo insieme confessando ancora la verit, dice Stefano con impeto.
Siate prudenti! Prudenti siate!, esorta Bartolomeo. Il Tempio sempre il Tempio. Fallir, certo
non perfetto, ma ... ... Dopo Dio non vi sono persone pi grandi e forze pi grandi del Sommo
Sacerdote e del Sinedrio... Rappresentano Dio, e dobbiamo vedere ci che rappresentano, non ci
che sono. Sbaglio forse, Maestro?.
Non sbagli. In ogni costituzione occorre saper vedere lorigine di essa. In questo caso lEterno
Padre, che ha costituito il Tempio e le gerarchie, i riti e lautorit degli uomini preposti a
rappresentarlo. Occorre saper deferire al Padre il giudizio. Egli sa quando e come intervenire. Come
provvedere perch la corruzione, dilagando, non corrompa tutti gli uomini e li faccia dubitosi di
Dio... E in questo ha saputo veder giusto Mannaen, vedendo la ragione della mia venuta in
questora. Occorre infine temperare la staticit tua, Bartolmai, con lo spirito innovatore di Mannaen,
acci sia giusta la misura e perci perfetto il sentire. Ogni eccesso sempre dannoso. A chi lo
compie, a chi lo subisce, o a chi lo nota scandalizzandosene e, se non anima onesta, servendosene
per denunce contro i fratelli. Ma questa azione da Caino. E non sar fatta dai figli della Luce,
essendo opera di Tenebre.
4Quello che, tutto ammantellato, di modo che se ne vedono appena gli occhi neri, vivissimi, ha
ammonito Mannaen a non parlare troppo, si inginocchia e prende la mano di Ges dicendo: Tu sei
buono, Maestro. Troppo tardi ti ho conosciuto, o Parola di Dio! Ma ancora in tempo per amarti
come meriti, se non per servirti a lungo come avrei voluto, come ora vorrei.
Non mai troppo tardi per lora di Dio. Essa viene al giusto momento. E concede tanto di tempo
per servire, come volont vuole, la Verit.
Ma chi ?, bisbigliano fra loro gli apostoli, e lo chiedono ai discepoli. Inutilmente. Nessuno sa
chi o, sapendolo, vuol dirlo.
Chi , Maestro?, chiede Pietro quando pu accostarsi a Ges, che cammina al centro del gruppo,
avendo dietro le donne, davanti i discepoli, ai fianchi i cugini e intorno gli apostoli.
Unanima, Simone. Nulla pi di questo.
Ma... te ne fidi anche se non sai chi sia?.
Io so chi . E so il suo cuore.
Ah! ho capito! come per la Velata dellAcqua Speciosa... Non chieder pi altro..., e Pietro
felice perch Ges, scostandosi da Giacomo, se lo prende vicino.
5Gerico ormai raggiunta. Dalla porta delle mura erompe la gente osannante, e a fatica Ges pu
procedere per traversare la citt andando da Niche, che fuori Gerico dal lato opposto. Suppliche
perch parli. Bimbi alzati in alto, quasi per farne siepe viva e invalicabile, calcolando sullamore di
Ges ai piccoli. Grida di: Puoi parlare. Colui gi fuggito a Gerusalemme, e cenni con queste
parole verso lo splendido e chiuso palazzo di Erode.
Mannaen conferma: vero. Se ne andato nella notte, silenziosamente. Ha paura.
Ma niente ferma Ges. Egli va dicendo: Pace! Pace! Chi ha pene o dolori venga da Niche. Chi mi
vuole udire venga a Gerusalemme. Qui sono il Pellegrino. Come voi tutti. Nella casa del Padre Io

parler. Pace! Pace e benedizione! Pace!.


gi un piccolo trionfo, un preludio della entrata in Gerusalemme, ormai prossima tanto.
Mi stupisce lassenza di Zaccheo sinch non lo vedo, ritto sul limitare del podere di Niche, in
mezzo ai suoi amici e coi pastori e le discepole. Tutti corrono incontro a Ges e si prostrano e fanno
ala mentre Egli, benedicendo, inoltra sotto il frutteto, verso la casa ospitale.

579. Sconosciuti giudei riferiscono sulle accuse raccolte dal Sinedrio.


Allegoria per Gerusalemme.
15 marzo 1947.
1Grande numero di persone sono affollate sui prati di Niche, dove i fieni si asciugano al sole. E due
carri pesanti e coperti sono presso questi prati, in attesa. E comprendo la ragione dellattesa quando
vedo condurre ad essi tutte le discepole e salirvi dopo che il Maestro le licenzia e benedice. Anche
Maria Ss. se ne va con le altre discepole, se ne va anche il giovanetto di Enon, e molti discepoli si
pongono ai lati dei carri e, quando questi si muovono al passo lento dei bovi, anche i discepoli si
incamminano. Sui prati restano gli apostoli, Zaccheo e i suoi amici, e un gruppetto di personaggi
molto ammantellati, quasi non volessero esser molto riconosciuti.
2Ges torna lentamente sui suoi passi, al centro del prato, e si siede su un mucchio di fieno gi
semisecco che presto sar portato al fienile. assorto, e tutti rispettano questa sua concentrazione in
Se stesso, stando, in tre gruppi distinti, un poco scosti da Lui e lun dallaltro.
La meditazione si prolunga. E si prolunga lattesa. Il sole si fa sempre pi forte e picchia sul prato,
che odora forte di steli che asciugano. Chi attende si rifugia ai margini del prato, l dove le ultime
piante del frutteto gettano unombra refrigerante.
Ges resta solo. Solo sotto al sole gi forte, tutto bianco nella veste di lino e nel copricapo di bisso
leggero, che si smuove leggermente al passar della brezza. Forse quello tessuto da Sintica. Da
qualche stalla vicina viene un mugghiar lento, lamentoso di vaccine, e un pigolio di nidiaci viene
dai rami del frutteto e dalle aie. Uccelli implumi e pulcini petulanti. La vita che continua,
rinnovandosi ad ogni primavera. I colombi roteano alti, prima di tornare ai nidi sotto la gronda con
un volo fermo e sicuro. Non so se nella vicina casa di Niche, o se da qualche campo, una voce di
donna canta una cullante ninnananna, e la vocina dellinfante, prima alta e tremula come un belar di
agnellino, si abbassa e poi tace... Ges pensa. Pensa ancora. Sempre. Insensibile al sole.
3Lho notata pi volte la resistenza superiore di Ges benedetto ai rigori delle stagioni. Non ho mai
capito se Egli sentisse caldo e freddo fortemente, e li sopportasse senza lamentarsene per spirito di
mortificazione, oppure se, come signoreggiava sugli elementi scatenati, cos signoreggiasse il
freddo o il caldo eccessivo. Non so. So che, pur vedendolo bagnato a dovere sotto gli acquazzoni,
sudato a dovere sotto i solleoni, mai ho notato in Lui atti di disagio per freddo o caldo, n gli ho
visto prendere quelle misure preventive che luomo solitamente prende contro gli eccessi del sole o
del gelo.
Mi fu osservato un giorno che in Palestina non si sta a capo scoperto e che perci io dicevo male
dicendo che la testa bionda di Ges splende scoperta sotto al sole. Sar benissimo che in Palestina
non si possa andare a capo scoperto. Io non ci sono stata e non so. Ci che so che Ges
solitamente andava senza nulla in capo. E, se ha il copricapo allinizio dellandare, presto se lo leva,
come insofferente di impicci, e lo porta in mano, usandolo pi che altro per levarsi dal volto la
polvere e il sudore. Se piove, alza un lembo del mantello sul capo. Se c il sole, specie se in
cammino, cerca un filare dombra, anche intermittente, a riparo dai raggi solari. Ma difficilmente
ha, come oggi, un velo leggero sul capo.
questa una osservazione che a taluni potr sembrare inutile. Ma anche questa fa parte di ci che
vedo, e la dico mentre Ges pensa...
4Ma gli far male a stare l tanto!, esclama uno del gruppo, che non il gruppo apostolico e non

quello di Zaccheo.
Andiamolo a dire ai suoi discepoli... Inoltre... io vorrei... Vorrei non attardarmi troppo, risponde
un altro.
Eh! s. I monti Adomin sono poco sicuri la notte....
Vanno presso gli apostoli e parlano con loro.
Va bene. Ander a dir loro che ve ne volete andare, dice lIscariota.
No. Non cos. Vorremmo essere almeno ad Ensemes avanti la sera.
Giuda se ne va sorridendo ironico. Si curva sul Maestro e gli dice: Dicono che perch ti pu far
male il sole - ma il vero che a loro pu far male esser troppo visti - ma i giudei vogliono essere
licenziati.
Vengo... Pensavo... Hanno ragione, e Ges si alza.
Tutti, meno che io..., borbotta lIscariota.
Ges lo guarda e tace. Vanno insieme presso questi uomini che Giuda ha chiamato giudei.
Vi avevo gi congedati tutti. Lho detto da ieri. Non parler che a Gerusalemme....
vero. Ma che noi ti vorremmo parlare, noi che... 5Possiamo parlarti in disparte?.
Accontentali. Hanno paura di noi, o di me pi propriamente, dice ancora Giuda di Keriot con
quel sorriso da serpente.
Non abbiamo paura di alcuno. Se volevamo, sapevamo come fare per tutelare la nostra tranquillit.
Ma ancora tutti non sono vili in Palestina. Siamo discendenti dei prodi di Davide e, se tu sei non
schiavo e sprezzato ancora, alle nostre stirpi devi fare omaggio. Prime al fianco del re santo, prime
al fianco dei Maccabei. E prime anche ora, quando c da dare onore al Figlio di Davide e consiglio.
Perch grande Egli . Ma ogni creatura, per grande che sia, pu aver bisogno di un amico nelle ore
decisive della vita, risponde con veemenza uno tutto vestito di lino anche nel manto e nel
copricapo, che poco lascia scoperto del suo volto severo.
Ha noi per amici. Lo siamo da tre anni, da quando voi....
Non lo conoscevamo. Troppe volte fummo ingannati coi falsi Messia per credere facilmente ad
ogni asserzione. Ma gli ultimi eventi ci hanno illuminati. Le sue opere sono da Dio, e noi lo diciamo
Figlio di Dio.
E pensate che abbia bisogno di voi?.
Come Figlio di Dio, no. Ma come Uomo, s. Egli venuto per essere lUomo. E lUomo ha
sempre bisogno di uomini suoi fratelli. Del resto, perch temi? Perch non vuoi che noi si parli? Te
lo chiediamo.
Io? Parlate! Parlate! I peccatori sono pi ascoltati dei giusti.
Giuda! Io credevo che tali parole dovessero parerti fuoco alle labbra! Come osi giudicare l dove
non giudica il tuo Maestro? detto*: Se i vostri peccati fossero come scarlatto diventeranno
bianchi come la neve e se fossero vermigli come la cocciniglia diverranno bianchi come la lana.
_______________
* detto, in: Isaia 1, 18.
Ma non sai Tu che fra questi....
Silenzio! 6Parlate voi.
Signore, noi lo sappiamo. pronta per Te laccusa. Ti si accusa di violare la Legge e i sabati, di
amare pi quelli di Samaria che noi, di difendere pubblicani e meretrici, di ricorrere a Belzeb e ad
altre forze tenebrose, di magia nera, di odiare il Tempio e volerne la distruzione, di....
Basta. Accusare ognuno pu. Provare laccusa pi difficile.
Ma essi hanno fra loro chi la sostiene. Credi forse che giusti siano l dentro?.
Vi risponder con le parole* di Giobbe, che una figura del Paziente che Io sono: Lungi da me il
pensiero di stimarvi giusti tutti. Ma fino allultimo sosterr la mia innocenza, non rinuncer alla mia
giustificazione che ho cominciata, perch il mio cuore non mi rimprovera nulla in tutta la mia vita.
Ecco, tutto Israele pu testimoniare, perch da Me non mi giustifico, con le parole che anche il
mentitore pu dire, tutto Israele pu testimoniare che Io ho sempre insegnato il rispetto alla Legge,
anzi pi, che ho perfezionato lubbidienza alla Legge, e i sabati non sono stati violati da Me... 7Che

vuoi dire? Parla! Hai fatto un gesto e poi ti sei trattenuto. Parla!.
Uno del gruppetto... misterioso dice: Signore, allultima seduta del Sinedrio fu letta una denuncia
contro di Te. Veniva dalla Samaria, da Efraim dove Tu eri, e diceva che pi e pi volte era provato
che Tu violavi il sabato e....
E ancor ti rispondo con Giobbe: E quale la speranza dellipocrita, se rapisce per avarizia e Dio
non libera lanima di lui?. Questo infelice, che finge un volto e sotto ha un altro cuore e vuole
commettere la grande rapina per avarizia del mio bene, gi cammina sulla strada dInferno, e vano
gli sar aver denaro, e sperare onori, e sognare di salire l dove Io non volli per non tradire il
decreto santo. Ma ci occuperemo forse di lui, se non per pregare per lui?.
Il Sinedrio per ti ha deriso dicendo: Ecco lamor dei samaritani per Lui! Lo accusano per
ingraziarsi noi tutti.
E siete voi certi che fosse mano samaritana che scrisse quelle parole?.
No. Ma Samaria in questi giorni ti fu dura....
Perch i messi del Sinedrio lhanno sovvertita ed eccitata con falsi consigli, suscitando speranze
folli che Io ho dovuto stroncare. Del resto detto**, e di Efraim e di Giuda, e dir si pu di ogni
luogo, perch volubile il cuor delluomo che scorda i benefizi e si piega alle minacce: La vostra
bont come nuvola mattutina, come rugiada che al mattino sparisce. Ma questo non prova che
essi, i samaritani, sono gli accusatori dellInnocente. Uno sbagliato amore me li gett contro feroci,
ma amore che delira. 8Quale altra prova, prova laccusa di preferenza per i samaritani?.
______________________________
* le parole, che sono in: Giobbe 27, 5-8.
* detto, in: Osea 6, 4.
Ti si accusa che tanto li ami da sempre dire: Ascolta, Israele, anzich dire: Ascolta, Giuda. E
che non puoi rimproverare Giuda....
In verit? La sapienza dei rabbi qui si perde? E non sono Io il Germe di giustizia spuntato da
Davide per il quale, come dice Geremia, Giuda* sar salvato? Allora il Profeta prevede che Giuda,
soprattutto Giuda, avr bisogno di salvezza. E questo Germe, dice sempre il Profeta, sar chiamato
il Signore, il nostro Giusto, perch, dice il Signore, non mancher mai a Davide un discendente
assiso sul trono della casa di Israele. E che? Ha errato il Profeta? Era ebbro forse? Di che? Certo di
penitenza e non daltro. Perch, per accusare Me, nessuno potr sostenere che Geremia fosse uomo
di crapula. Eppure egli dice che il Germe di Davide salver Giuda e sieder sul trono di Israele.
Dunque si direbbe che, per i suoi lumi, il Profeta vede che pi che Giuda sar eletto Israele, che il
Re andr ad Israele, e gi grazia sar se Giuda avr unicamente salvezza. Il Regno sar dunque
detto di Israele? No. Di Cristo sar detto. Di Colui che unisce le parti disperse e ricostruisce nel
Signore dopo avere, secondo laltro Profeta, in un mese - che dico in un mese? - in men di un
giorno, giudicato e condannato i tre falsi pastori e chiusa a loro la mia anima, perch la loro rest
chiusa a Me e, desiderandomi in figura, non seppero amarmi in natura. Or dunque, Colui che mi
manda e che mi ha dato le due verghe spezzer luna e laltra, perch la Grazia sia persa per i
crudeli, perch il Flagello non pi dal Cielo ma dal mondo venga. E nulla pi duro dei flagelli che
gli uomini dnno agli uomini. Cos sar. Oh! cos! Io sar percosso e le pecore saran disperse per
due terzi. Solo un terzo, sempre solo un terzo se ne salveranno e persevereranno sino alla fine. E
questa terza parte passer per il fuoco per il quale Io passo per primo, e sar purificata e provata
come argento e oro, e ad essa verr detto: Tu sei il mio popolo ed essa mi dir: Tu sei il mio
Signore. E ci sar chi avr pesato i trenta denari, prezzo dellorrenda opera, infame mercede. E l
da dove uscirono non potranno pi entrare, perch griderebbero dorrore anche le pietre vedendo
quelle monete, lorde di sangue dellInnocente e del sudore del perseguitato dalla disperazione pi
atroce, e serviranno, cos come detto, a comperare, dagli schiavi di Babilonia, il campo per gli
stranieri. Oh! il campo per gli stranieri! Sapete chi sono essi? Quei di Giuda e Israele, quelli che
presto, in secoli e secoli, non avranno pi patria. E neppur la terra del loro antico suolo li vorr

accogliere. Li vomiter da s anche morti, posto che essi vollero rigettare la Vita. Orrore
infinito!....
9Ges tace come oppresso, a capo chino. Poi lo alza e gira lo sguardo, vede i presenti: gli apostoli, i
discepoli occulti, Zaccheo con i suoi. Sospira come chi si desta da un incubo. Dice: Che altro
dicevate? Ah! che mi si accusa di amare pubblicani e meretrici. vero. Sono i malati, i morenti. Io,
Vita, mi do ad essi come vita. Venite, redenti del mio gregge, ordina a Zaccheo e ai suoi. Venite e
ascoltate il mio comando. A molti, ed erano pi bianchi di voi, ho detto: Non
_______________
* Giuda (come in 84.6 e in altri punti) il nome del regno che poi fu chiamato Giudea. Le citazioni
sono da: Geremia 32, 6-9; 33, 15-17; Zaccaria 11, 4-17.
venite a Gerusalemme. A voi dico: Venite. Potr parere ingiustizia questa....
Lo , infatti, interrompe lIscariota.
Ges come non udisse. Continua parlando a Zaccheo e ai suoi compagni: Ma vi dico: venite,
appunto perch voi siete piante pi bisognose daltre di rugiada, perch la vostra buona volont sia
sovvenuta dal Potente e voi cresciate ormai liberamente nella Grazia. Sulle altre cose... risponder il
Cielo stesso con segni inconfondibili. In verit potr essere distrutto il Tempio vivo e in tre giorni
essere riedificato, ed in eterno. Ma il Tempio morto, che sar soltanto scosso e creder di aver vinto,
perir per non pi risorgere. Andate! E non temete. In penitenza attendete il mio Giorno e laurora
di esso vi porter definitivamente alla Luce, dice rivolto a quelli ammantellati. E poi a Zaccheo:
E anche voi andate. Ma non ora. Siate in Gerusalemme per laurora del d dopo il sabato. A fianco
dei giusti voglio i risorti, perch nel Regno del Cristo infiniti sono i posti. Quanti sono gli uomini di
buona volont. E si avvia verso la casa di Niche attraverso il folto frutteto ombroso.
10Un piccolo sentiero getta un nastro gialliccio fra il verde del suolo, e una chioccia croccolante lo
traversa, seguita dai suoi pulcini color delloro, e davanti a tanti ignoti la madre trepida, si
accovaccia e stende le ali a difesa, croccolando pi forte, timorosa di insidie ai suoi nati. Ed essi,
con un pigolio che si spegne al sicuro, accorrono e si nascondono nella piuma materna, e sembra
non siano pi...
Ges si ferma a contemplarla... e delle lacrime scendono dai suoi occhi.
Piange! Perch piange? Egli piange!, mormorano tutti: apostoli, discepoli, peccatori redenti. E
Pietro dice a Giovanni: Chiedigli il perch del suo pianto.... E Giovanni, nel suo atto solito, un
poco curvo in ossequio, il volto levato da sotto in su a guardarlo nel volto, chiede: Perch piangi,
Signor mio? Forse per quanto ti fu detto e dicesti prima?.
Ges si scuote, ha un mesto sorriso e, accennando la chioccia che continua a tutelare amorosamente
la sua prole, dice: Io pure, Uno col Padre mio, vidi Gerusalemme, cos come detto* da Ezechiele,
nuda e piena di vergogna. E vidi e le passai vicino e, venuto il tempo, il tempo del mio amore, stesi
il mio manto sopra di lei e copersi la sua nudit. Volevo farla regina dopo esserle stato padre e
proteggerla, cos come quella chioccia i suoi nati... Ma, mentre dei piccoli figli della gallina hanno
riconoscenza per le premure della madre e si rifugiano sotto le sue ali, Gerusalemme respinge il mio
manto... Ma Io manterr il mio disegno damore... Io... Il Padre mio, poi, far secondo la sua
volont.
E Ges scende fra lerba per non turbare la chioccia, e passa, e lacrime scendono ancora sul volto
affilato e pallido.
Tutti lo imitano, seguendolo e bisbigliando, sino al limite della casa di Niche. E l Ges solo entra
con gli apostoli in casa, e gli altri proseguono verso le loro mte...

580. Delazioni dellIscariota e profezie su Israele.


Miracoli sulla via da Gerico a Betania.
17 marzo 1947.

1 unalba che appena sfuma il suo candore in un primo roseo daurora. Il silenzio fresco della
campagna si rompe sempre pi, ornandosi dei trilli degli uccelli ridesti.
Ges esce per il primo dalla casa di Niche, accosta silenziosamente la porta e si dirige al verde
frutteto, dove si sgranano le note limpide dei capineri e flautano i merli il loro canto.
Ma non vi ancora giunto quando da esso vengono avanti quattro persone. Quattro di quelli che
erano ieri nel gruppo sconosciuto e che non si erano mai scoperti il volto. Si prostrano sino a terra e,
al comando e alla domanda che Ges fa loro dopo averli salutati col suo saluto di pace: Alzatevi!
Che volete da Me?, si alzano e gettano indietro i mantelli e i copricapi di lino, nei quali avevano
tenuto celato il volto come tanti beduini.
Riconosco il viso pallido e magro dello scriba Gioele di Abia, visto nella visione di Sabea.** Gli
altri mi sono sconosciuti, sinch non si nominano: Io, Giuda di Beteron, ultimo dei veri Assidei,
amici di Matatia Asmoneo; Io, Eliel, e mio fratello Elcana di Betlem di Giuda, fratelli di
Giovanna, la tua discepola, e non c per noi titolo pi grande di questo. Assenti quando eri forte,
presenti ora che sei perseguitato; Io, Gioele di Abia, dagli occhi ciechi per tanto tempo, ma ora
aperti alla Luce.
Vi avevo gi congedati. Che volete da Me?.
Dirti che... se stiamo coperti non per Te, ma..., dice Eliel.
Avanti! Parlate!.
Ma... Parla tu, Gioele. Perch tu sei quello che pi di tutti sai....
2Signore... Ci che io so cos... orrendo... Vorrei che neppure le zolle sapessero, sentissero ci
che sto per dire....
Le zolle in verit trasaliranno. Non Io. Perch so ci che vuoi dire. Ma parla ugualmente....
Se lo sai... lascia che le mie labbra non fremano nel dire questa orrenda cosa. Non che io pensi che
Tu menti dicendo che sai e che vuoi che io dica per sapere, ma proprio perch....
S. Perch cosa che grida al Signore. Ma la dir per persuadere tutti che Io conosco il cuore degli
uomini. Tu, membro del Sinedrio e conquistato alla Verit, hai scoperto cosa che non hai saputo
portare da te solo. Perch troppo grande. E sei andato da questi, veri giudei nei quali
unicamente spirito buono, per
________________
* detto, in: Ezechiele 16. Il paragone che segue simile a quello contenuto nellapostrofe a
Gerusalemme, in 363.10 e in 596.21. Una profezia su Gerusalemme in 590.8.
** visione di Sabea, che nel capitolo 525. A questo punto nel manoscritto MV aggiunge tra
parentesi la data di quella visione: 5-11-46.
consigliarti con essi. Bene hai fatto, anche se a nulla giova ci che hai fatto. Lultimo degli Assidei
sarebbe pronto a ripetere il gesto* dei suoi padri per servire il Liberatore vero. E non solo. Anche
suo parente Barzelai lo farebbe e molti con lui. E i fratelli di Giovanna, per amore di Me e della
sorella loro, oltre che della Patria, sarebbero con lui. Ma Io non trionfer per lance n per spade.
Entrate del tutto nella Verit. Io trionfer con trionfo celeste. 3Tu, ecco ci che ti fa ancor pi
pallido e smunto del consueto, sai chi che ha presentato i testi di accusa contro di Me, i testi che,
se falsi sono nel loro spirito, veri sono nella realt delle loro parole, perch Io in verit ho violato il
sabato quando dovetti fuggire, non essendo ancor venuta la mia ora, e quando strappai due
innocenti ai ladroni, e potrei dire che la necessit giustifica latto cos come necessit giustific
Davide** per essersi nutrito dei pani della proposizione. In verit Io mi sono rifugiato in Samaria,
anche se, venuta la mia ora e propostomi dai samaritani di star presso loro come Pontefice, ho
rifiutato onori e sicurezza per rimanere fedele alla Legge, anche se questo vuol dire consegnarmi ai
nemici. E vero che amo i peccatori e le peccatrici sino a strapparli al peccato. E vero che predico
la rovina del Tempio, anche se queste mie parole non sono che conferma del Messia alle parole dei
suoi profeti. Colui che fornisce queste e altre accuse, e anche i miracoli li volge ad atto di accusa, e
di ogni cosa della Terra si servito per cercare di trarmi in peccato e poter unire altre accuse alle
prime, un mio amico. Anche questo detto*** dal re profeta da cui, per Madre, Io discendo:
Colui che mangiava il mio pane alz contro di Me il suo calcagno. Lo so. Morirei due volte, se

potessi non impedire che egli compia il delitto - ormai... la sua volont si data alla Morte, e Dio
non
violenta la libert delluomo - ma che almeno... oh! che almeno lo schianto dellorrore compiuto lo
gettasse pentito ai piedi di Dio... Per questo tu, Giuda di Beteron, ammonivi ieri Mannaen di tacere.
Perch il serpente era presente e poteva danneggiare il discepolo, oltre il Maestro. No. Solo il
Maestro sar colpito. Non temete. Non sar per Me che avrete pene e sventure. Ma per il delitto di
tutto un popolo avrete tutti ci che hanno detto i profeti. 4Misera, misera Patria mia! Misera terra
che conoscer il castigo di Dio! Miseri abitanti, e fanciulli che ora Io benedico e vorrei salvi e che,
pur innocenti, conosceranno da adulti il morso della pi grande sventura. Guardatela questa vostra
terra florida, bella, verde e fiorita come un tappeto mirabile, fertile come un Eden... Imprimetevene
la bellezza nel cuore, e poi... quando Io sar tornato onde venni... fuggite. Fuggite sinch potete
farlo, prima che, come rapace dinferno, la desolazione della rovina si spanda qui e abbatta e
distrugga e sterilisca, bruci, pi che a Gomorra, pi che a Sodoma... S. Pi che l, che non fu che
rapida morte. Qui... Gioele, ricordi Sabea? Ella ha
_____________
* il gesto, che narrato in: 1 Maccabei 2, 42-48.
** necessit giustific Davide, come si narra in: 1 Samuele 21,2-7.
*** detto, in: Salmo 41, 10.
profetato unultima volta il futuro del Popolo di Dio che non volle il Figlio di Dio.
I quattro sono sbalorditi. La paura del futuro li fa muti. Infine parla Eliel: Tu ci consigli?....
S. Andate. Nulla sar pi, qui, che valga a trattenere i figli del popolo di Abramo. E daltronde,
specie voi, notabili di esso, non sareste lasciati... I potenti fatti prigionieri abbellano il trionfo del
vincitore. Il Tempio nuovo e immortale empir di s la Terra, e ognun che mi cerchi mi avr, perch
Io sar dovunque un cuore mi ami. Andate. Portate via le vostre donne, i figli, i vecchi... Voi mi
offrite salvezza e aiuto. Io vi consiglio salvezza e vi aiuto con questo consiglio... Non lo sprezzate.
Ma ormai... che pi deve nuocerci Roma? Dominati siamo. E se dura la sua legge, vero anche
che Roma ha riedificato case e citt e....
In verit, sappiatelo, in verit non una pietra di Gerusalemme rimarr intatta. Fuoco, ariete,
frombole e giavellotti atterreranno, morderanno, sconvolgeranno ogni casa, e spelonca diverr la
Citt sacra, e non essa sola... Spelonca questa Patria nostra. Posto di onagri e di lamie, come
dicono* i profeti. E non per uno o pi anni, o per secoli, ma per sempre. Il deserto, larsione, la
sterilit... Ecco la sorte di queste terre! Campo di contese, luogo di torture, sogno di ricostruzione
sempre distrutto da una condanna inesorabile, tentativi di risurrezione spenti in sul nascere. La sorte
della Terra che respinse il Salvatore e volle una rugiada che fuoco sui colpevoli.
5Non... non ci sar dunque pi, mai pi un Regno dIsraele? Non saremo mai pi ci che
sognammo?, chiedono con voce affannosa i tre notabili giudei. Lo scriba Gioele piange...
Avete mai osservato una pianta annosa dal midollo distrutto dalla malattia? Per anni vegeta
stentatamente, tanto stentatamente che non fiorisce n fa frutto. Solo qualche rara foglia sui rami
esausti dice che ancor vi un poco di linfa che sale... Poi, ad un aprile, eccola fiorire
miracolosamente e coprirsi di foglie numerose, e se ne rallegra il padrone che per tanti anni la cur
senza frutti, se ne rallegra pensando che la pianta guarita e torna ad essere rigogliosa dopo tanto
squallore... Oh! inganno! Dopo tanto esuberante esplodere di vita, ecco la subita morte. Cadono
fiori, foglie e i frutticini che parevano gi allegare sui rami e promettevano pingue raccolto, e con
un improvviso scroscio la pianta crolla al suolo marcita alla base. Cos far Israele. Dopo secoli di
sterile vegetare sparso, si riunir sullannoso tronco e avr una parvenza di ricostruzione. Riunito
alfine il Popolo disperso. Riunito e perdonato. S. Dio attender quellora per recidere i secoli. Non
vi saranno pi secoli, ma eternit allora. Beati quelli che, essendo perdonati, costituiranno la
fioritura fugace dellultimo Israele, divenuto, dopo tanti secoli, del Cristo, e moriranno redenti,

insieme con tutti i popoli della Terra, beati con quelli che, fra essi, hanno non solo conosciuto
lesistenza mia, ma abbracciata
_________________
* dicono, per esempio in: Isaia 32, 14; 34, 14; Geremia 14, 6; Daniele 5, 21.
la mia Legge come legge di Salute e Vita. 6Sento le voci dei miei apostoli. Andate prima che
vengano....
Non per vilt, Signore, che cerchiamo di rimanere ignoti. Ma per servirti. Per poterti servire. Se
si sapesse che noi, che io soprattutto, siamo venuti a Te, saremmo esclusi dalle deliberazioni...,
dice Gioele.
Comprendo. Ma badate che il serpente astuto. Tu in specie sii cauto, Gioele....
Oh! mi uccidessero! Preferirei la mia alla tua morte! E non vedere i giorni che dici! Benedicimi,
Signore, per fortificarmi....
Vi benedico tutti nel Nome di Dio uno e trino e nel Nome del Verbo incarnato per essere salute
agli uomini di buona volont. Li benedice collettivamente con un largo gesto e poi posa la mano,
singolarmente, sulle quattro teste chine ai suoi piedi.
Essi poi si alzano, si coprono di nuovo il volto e si imboscano fra le piante del frutteto e le siepi di
more, che dividono i peri dai meli e questi da altri alberi. In tempo, perch in gruppo escono dalla
casa i dodici apostoli, cercando il Maestro per mettersi in cammino.
7E Pietro dice: Sul davanti della casa, verso la citt, una turba di popolo che a stento abbiamo
trattenuta per lasciarti pregare. Vogliono seguirti. Nessuno di quelli che hai congedato partito.
Anzi, molti sono tornati indietro e molti sono sopraggiunti. Li abbiamo sgridati....
Perch? Lasciate che mi seguano! Cos fosse di tutti! Andiamo!.
E Ges, aggiustatosi il manto che Giovanni gli porge, si mette alla testa dei suoi, raggiunge la casa,
la costeggia, mette piede sulla via che va a Betania e intona a gran voce un salmo. La gente, una
vera folla, prima tutti gli uomini, poi le donne e i fanciulli, lo seguono, cantando con Lui...
La citt si allontana fra la sua cinta di verde. La strada percorsa da molti pellegrini. E ai margini
molti mendichi alzano i loro lagni per impietosire la folla e fare cos questue fruttuose. Storpi,
monchi, ciechi... La solita miseria che in ogni era e in ogni regione costuma adunarsi l dove una
festivit convoglia le folle. E se i ciechi non vedono chi passa, gli altri vedono e, conoscendo la
bont del Maestro verso i poveri, gettano il loro grido pi forte del solito per attirare lattenzione di
Ges. Per non chiedono miracolo. Soltanto obolo. E Giuda d lobolo.
8Una donna di civile condizione ferma il ciuchino, sul quale in sella, presso un robusto albero che
ombreggia un bivio, e attende Ges. Quando Egli vicino, scivola dalla sua cavalcatura e si prostra,
a fatica, perch ha fra le braccia una creaturina molto inerte. La solleva senza dire una parola. I suoi
occhi pregano nel volto afflitto. Ma Ges fra una siepe di gente e non vede la povera madre
inginocchiata ai margini della via.
Un uomo e una donna, che sembrano in compagnia della madre afflitta, le parlano. Non c nulla
per noi, dice scuotendo il capo luomo. E la donna: Padrona, Egli non ti ha vista. Chiamalo con
fede ed Egli ti esaudir.
La madre le d ascolto e grida, forte, per vincere il rumore dei canti e dei passi: Signore! Piet di
me!.
Ges, che gi avanti qualche metro, si arresta e si volge cercando chi ha gridato, e la servente
dice: Padrona, ti cerca. Alzati, dunque, e va da Lui, e Fabia sar guarita, e laiuta ad alzarsi
guidandola verso il Signore, che dice: Chi mi ha invocato venga a Me. tempo di misericordia per
chi sa sperare in essa.
Le due donne si fanno largo, prima la servente per preparare la strada alla madre, poi la stessa, e
stanno per raggiungere Ges quando una voce grida: Il mio braccio perduto! Guardate! Benedetto
il Figlio di Davide! Il sempre potente e santo nostro vero Messia!.
Succede un trambusto, perch molti si girano e la folla ha un rimescolio, un movimento di onde
contrarie intorno a Ges. Tutti vogliono sapere, vedere... Interrogano un vecchio, che agita il suo
braccio destro come fosse una bandiera e che risponde: Egli si era fermato. Io sono riuscito a
prendere un lembo del suo manto e a coprirmi di esso, e come un fuoco mi corso per il braccio

morto e una vita, ed ecco, il destro come il sinistro, solo perch fu toccato dalla sua veste.
8Ges intanto chiede alla donna: Che vuoi?.
La donna tende la sua creatura e dice: Anche essa ha diritto alla vita. Innocente essa. Non chiese
dessere di un o dellaltro luogo, di un o dellaltro sangue. Io colpevole. Io punita. Non lei.
Speri tu che la misericordia di Dio sia pi grande di quella degli uomini?.
Lo spero, Signore. Io credo. Per me e per la mia creatura alla quale spero Tu renda pensiero e
moto. Si dice che Tu sei la Vita..., e piange.
Io sono la Vita, e chi crede in Me avr vita dello spirito e delle membra. Voglio!.
Ges ha gridato queste parole con voce forte e ora abbassa la mano sulla creatura inerte, e questa ha
un fremito, un sorriso, una parola: Mamma!.
Si scuote! Sorride! Ha parlato! Fabio! Padrone!. Le due donne hanno seguito le fasi del miracolo
e le hanno proclamate forte. E hanno chiamato il padre, che si fa largo fra la gente e giunge alle
donne quando gi esse sono ai piedi di Ges piangendo, e mentre la servente dice: Io te lo avevo
detto che Egli ha piet di tutti!, la madre dice: E ora perdonami anche il mio peccato.
Non te lo mostra il Cielo, colla grazia concessa, che il tuo errore perdonato? Sorgi e cammina.
Nella via nuova, con tua figlia e colluomo che hai scelto. Va. La pace a te. E a te, fanciullina. E a
te, fedele israelita. Molta pace a te, per la tua fedelt a Dio e alla figlia della famiglia che servivi e
che col tuo cuore hai tenuto vicina alla Legge. E pace anche a te, uomo, che sei stato pi rispettoso,
per il Figlio delluomo, di molti altri di Israele.
Si congeda mentre la folla, lasciato il vecchio, si interessa del nuovo miracolo sulla fanciullina
paralizzata ed ebete, forse per una meningite, e che ora saltella felice, dicendo le uniche parole che
sa, quelle che forse sapeva quando si era ammalata e che ritrova intatte nella mente risorta: Padre,
mamma, Elisa. Il bel sole! I fiori!....
10Ges fa per andare, ma dal bivio ormai superato, da presso gli asinelli lasciati in asso dai
miracolati, altri due gridi, lamentosi, dalla caratteristica cadenza ebrea: Ges, Signore! Figlio di
Davide, abbi piet di me!. E di nuovo, pi forte, per superare i gridi della folla che dice: Tacete.
Lasciate andare il Maestro. Lunga la via e si alza il sole sempre pi forte. Che Egli possa essere
sui colli prima del calore, gridano di nuovo: Ges, Signore, Figlio di Davide, abbi di me piet.
Ges si ferma di nuovo dicendo: Andate a prendere quelli che gridano e conducetemeli qui.
Alcuni volonterosi vanno. Raggiungono i due ciechi e dicono: Venite. Egli ha piet di voi.
Alzatevi, ch vi vuole esaudire. Ha mandato noi a chiamarvi in suo nome, e cercano di guidare i
due ciechi fra la folla.
Ma se uno si fa condurre, laltro, pi giovane e forse pi credente, precorre il desiderio dei
volonterosi e si fa avanti da solo, col suo bastoncello puntato in avanti, il caratteristico sorriso e
atteggiamento dei ciechi sul volto alzato a cercare la luce... e sembra che il suo angelo lo guidi,
tanto va svelto e sicuro. Se non avesse gli occhi bianchi, non parrebbe cieco.
Giunge per primo davanti a Ges, che lo ferma dicendo: Che vuoi che ti faccia?.
Che io veda, Maestro. Fa, o Signore, che i miei occhi e quelli del mio compagno si aprano.
sopraggiunto laltro cieco e lo fanno inginocchiare presso il compagno. Ges posa le mani sulle
loro facce alzate e dice: Sia fatto come chiedete. Andate! La vostra fede vi ha salvati!.
Leva le mani e due gridi escono dalle labbra dei ciechi: Io vedo, Uriel!, Io vedo, Bartimeo!, e
poi insieme: Benedetto Colui che viene nel nome del Signore! Benedetto Colui che lo ha mandato!
Gloria a Dio! Osanna al Figlio di Davide, e due volti al suolo a baciare i piedi di Ges, e poi si
alzano, i due gi ciechi, e quello detto Uriel dice: Vado a mostrarmi ai parenti e poi torno a
seguirti, o Signore. Ma Bartimeo dice invece: Io non ti lascio. Mander ad avvisarli. Sar sempre
gioia. Ma separarmi da Te, no. Mi hai dato la vista. Io ti consacro la vita. Abbi piet del desiderio
del tuo infimo servo.
Vieni e seguimi. La buona volont uguaglia ogni condizione, e solo grande chi meglio sa servire
il Signore.
E Ges riprende il cammino fra gli osanna della folla, e Bartimeo si mette fra essa e va, osannando
con gli altri, dicendo: Ero venuto per un pane e ho trovato il Signore. Ero povero, ora sono
ministro del Re santo. Gloria al Signore e al suo Messia...

INDICE DEL VOLUME DECIMO


Passione a Morte di Ges.
* = in linea
601. Introduzione.
602. Verso il Getsemani con undici apostoli. Lagonia spirituale e la cattura.
603. Riflessioni sullagonia nel Getsemani e premessa agli altri dolori della
Passione.
604. I processi e il rinnegamento di Pietro. Considerazioni su Pilato.
605. Disperazione a suicidio di Giuda Iscariota. Avrebbe ancora potuto
salvarsi se si fosse pentito.
606. Ges e Maria sono lantitesi di Adamo ed Eva. Giuda Iscariota il nuovo
Caino. La vera evoluzione delluomo quella del suo spirito.
607. Giovanni va a prendere la Madre.
608. La via dolorosa dal Pretorio al Calvario.
609. La crocifissione, la morte e la deposizione dalla croce.
610. Angoscia di Maria al Sepolcro e unzione del Corpo di Ges.
611. La chiusura del Sepolcro e il ritorno al Cenacolo.
612. La notte del Venerd Santo. Lamento della Vergine. Il velo di Niche e la
preparazione degli unguenti.
613. Riflessioni sulla Passione di Ges e di Maria e sulla Con-passione di
Giovanni.
614. Il giorno del Sabato Santo.
615. La notte del Sabato Santo.
Glorificazione di Ges e di Maria.
616.
617.
618.
619.
620.

Il mattino della Risurrezione. Preghiera di Maria.


La Risurrezione.
Ges risorto appare alla Madre.
Le pie donne al Sepolcro
Considerazioni sulla Risurrezione.

621.
622.
623.
624.
625.
626.
627.
628.
629.

Apparizione a Lazzaro.
Apparizione a Giovanna di Cusa.
Apparizione a Giuseppe dArimatea, a Nicodemo e a Mannaen.
Apparizione ai pastori.
Apparizione ai discepoli di Emmaus.
Venuta dei pagani e accenni ad altre apparizioni.
Apparizione agli apostoli nel Cenacolo.
Il ritorno di Tommaso e la sua incredulit.
Apparizione agli apostoli con Tommaso. Discorso sulla dignit del
sacerdozio e sui sacerdoti futuri.
630. Gli apostoli mandati al Getsemani. Meditazioni sulla preghiera del Padre nostro.
*
631. Gli apostoli mandati sul Golgota e il loro ritorno al Cenacolo.
632. Apparizioni a varie persone in luoghi diversi.

633. Apparizione sulle rive del lago e conferimento del mandato a Pietro.
634. Ammaestramenti agli apostoli e a numerosi discepoli sul monte Tabor.
Marziam consolato
635. Lezione sui Sacramenti e predizioni sulla Chiesa.
636. La Pasqua supplementare.
637. Addio alla Madre prima di ascendere al Padre. Tutto noi abbiamo per
Maria.
638. Ultimi ammaestramenti nel Getsemani e commiato.
Ascensione di Ges al Padre.
639. Lelezione di Mattia.
640. La discesa dello Spirito Santo. Fine del ciclo messianico.
641. Pietro celebra lEucarestia in una riunione dei primi cristiani.
642. Maria Ss. prender dimora al Getsemani con Giovanni, che le predice
lAssunzione.
643. Maria Ss. con Giovanni nei luoghi della Passione.
644. Istituzione della domenica. Graduale conversione di Gamaliele.
Le due sindoni.
645. Il processo a Stefano e la sua lapidazione. Le opposte vie di Saulo e di
Gamaliele alla santit.
646.
647.
648.
649.
650.

Sepoltura di Stefano e inizio della persecuzione.


Gamaliele si fa cristiano.
Pietro si congeda da Maria SS. dopo un colloquio con Giovanni.
Transito beato di Maria SS.
Assunzione gloriosa di Maria SS.

651. Riflessioni sul Transito di Maria SS., sulla sua Assunzione e sulla sua
Regalit.
652. Commiato allOpera.

621. Apparizione* a Lazzaro.


3 aprile 1945.
1Il sole di un sereno mattino daprile empie di brillii i boschetti di rose e gelsomini del giardino di
Lazzaro. E le siepi di bosso e dalloro, il ciuffo di unalta palma che ondeggia lieve al limite di un
viale, il foltissimo lauro presso la peschiera, sembrano lavati da una mano misteriosa, tanto la
copiosa rugiada notturna ne ha deterse e irrorate le foglie, che ora paiono coperte di uno smalto
nuovo tanto sono lucide e nette.
Ma la casa tace come fosse piena di morti. Le finestre sono aperte, ma non una voce, non un rumore
viene dalle stanze, in penombra perch tutte le tende sono calate.
Nellinterno, oltre il vestibolo nel quale si aprono molte porte tutte aperte - ed strano vedere senza
nessun apparato le sale solitamente usate per i conviti pi o meno numerosi - vi un ampio cortile
lastricato e circondato da un portico sparso di sedili. Su questi, e persino seduti sul suolo, su stuoie,
o anche sul marmo stesso, sono numerosi discepoli. E fra essi vedo gli apostoli Matteo, Andrea,
Bartolomeo, i fratelli Giacomo e Giuda dAlfeo, Giacomo di Zebedeo e i discepoli pastori con
Mannaen, oltre ad altri che non conosco. Non vedo lo Zelote, non Lazzaro, non Massimino.
Infine questo entra con dei servi e distribuisce a tutti del pane con cibi diversi, ossia ulive o

formaggio, o miele, e anche latte fresco per chi lo vuole. Ma non c voglia di mangiare, per quanto
Massimino esorti tutti a farlo. Laccasciamento profondo. I visi si sono in pochi giorni infossati,
fatti terrei sotto il rossore del pianto. Specie gli apostoli e quelli fuggiti fin dalle prime ore mostrano
un aspetto avvilito, mentre i pastori con Mannaen sono meno accasciati, anzi, meno vergognosi, e
Massimino solo virilmente addolorato.
2Entra quasi di corsa lo Zelote e chiede: qui Lazzaro?.
No, nella sua stanza. Che vuoi?.
Sul limite del sentiero, presso la fontana del Sole, Filippo. Viene dalla piana di Gerico. sfinito.
E non vuole venire avanti, perch... come tutti, si sente peccatore. Ma Lazzaro lo persuader.
Si alza Bartolomeo e dice: Vengo anche io....
Vanno da Lazzaro che, chiamato, esce con un volto straziato dalla stanza semibuia, dove certo ha
pianto e pregato.
Escono tutti e traversano prima il giardino, poi il paese nella parte che si dirige gi verso le pendici
del monte Uliveto, e poi raggiungono il limite di questo paese dalla parte dove esso termina col
terminare del pianoro su cui costruito, per
_________________________
* Apparizione... In merito a queste altre apparizioni, non riportate nei Vangeli tranne quelle ai
discepoli di Emmaus e agli apostoli, MV annota su una copia dattiloscritta, dopo aver messo il
rinvio a Giovanni 20, 30-31: I Padri e Dottori della Chiesa, tra i quali S. Agostino, dicono che esse
furono numerose.
proseguire unicamente colla via montana che scende e sale a scalinate naturali per le montagne, che
degradano verso la pianura a est e salgono verso la citt di Gerusalemme a ovest.
Qui una fontana dal largo bacino, dove certo armenti e uomini si dissetano. Il luogo in questora
solitario e fresco, perch molta ombra di alberi folti intorno alla cisterna piena di unacqua pura,
che sempre si rinnova scendendo da qualche sorgiva montana e trabocca tenendo umido il suolo.
3Filippo seduto sullorlo pi alto della fonte, a capo basso, spettinato, polveroso, con i sandali
rotti che pendono dal piede scorticato.
Lazzaro lo chiama, con piet: Filippo, vieni a me! Amiamoci per amor suo. Stiamo uniti nel suo
Nome. amarlo ancora fare questo!.
Oh! Lazzaro! Lazzaro! Io sono fuggito... e ieri, oltre Gerico, ho saputo che morto!... Io... io non
mi posso perdonare di essere fuggito....
Tutti siamo fuggiti. Meno Giovanni che rimasto a Lui fedele e Simone che ci ha radunati per
ordine suo dopo che da vili fuggimmo. E poi... di noi apostoli, nessuno fu fedele, dice Bartolomeo.
E tu lo puoi perdonare?.
No. Ma penso riparare come posso col non cadere nellabbattimento sterile. Dobbiamo unirci fra
noi. Unirci a Giovanni. Sapere le sue ultime ore. Giovanni lo ha sempre seguito, risponde a Filippo
il compagno Bartolomeo.
E non fare morire la sua Dottrina. Bisogna predicarla al mondo. Tenere viva quella almeno, posto
che, troppo pesanti e tardi, non sapemmo provvedere in tempo a salvarlo dai suoi nemici, dice lo
Zelote.
Non potevate salvarlo. Nulla lo poteva salvare. Egli me lo ha detto. Lo ridico unaltra volta, dice
sicuro Lazzaro.
Tu lo sapevi, Lazzaro?, chiede Filippo.
Lo sapevo. La mia tortura stata di sapere, dalla sera del sabato, la sua sorte da Lui, e nei
particolari, nel sapere come noi avremmo agito....
No. Tu no. Tu hai solo ubbidito e sofferto. Noi abbiamo agito da vili. Tu e Simone siete i
sacrificati allubbidienza, prorompe Bartolomeo.
S. Allubbidienza. Oh! come pesante fare resistenza allamore per ubbidienza allAmato!
4Vieni, Filippo. Nella mia casa sono quasi tutti i discepoli. Vieni tu pure.
Mi vergogno di apparire al mondo, ai compagni....
Tutti uguali siamo!, geme Bartolomeo.

S. Ma io ho un cuore che non si perdona.


Ci orgoglio, Filippo. Vieni. Egli mi ha detto la sera del sabato: Essi non si perdoneranno. Di
loro che Io li perdono, perch so che non sono loro che agiscono liberamente. Ma Satana che li
travia. Vieni.
Filippo piange pi forte, ma cede. E, curvo come fosse divenuto vecchio in pochi giorni, va a fianco
di Lazzaro fino al cortile dove tutti lo attendono. E lo sguardo che egli d ai compagni, e quello che
i compagni dnno a lui, la confessione pi chiara del loro accasciamento totale.
5Lazzaro lo nota e parla:
Una nuova pecora del gregge di Cristo, intimorita dalla venuta dei lupi e fuggita dopo la cattura
del Pastore, stata raccolta dallamico di Lui. A questa dispersa, che ha conosciuto lamarezza
dellessere sola, senza neppure il conforto di piangere lo stesso errore fra i fratelli, io ripeto il suo
testamento di amore.
Egli, lo giuro alla presenza dei cori celesti, mi ha detto, con tante altre cose che la vostra umana
debolezza presente non pu sopportare perch, veramente, sono di una desolazione che mi lacerano
da dieci giorni il cuore - e se non sapessi che la mia vita serve al mio Signore, bench cos povera e
manchevole come , mi abbandonerei alla ferita di questo dolore di amico e di discepolo che tutto
ha perduto, Lui perdendo - mi ha detto: I miasmi di Gerusalemme corrotta renderanno folli anche i
miei discepoli. Essi fuggiranno e verranno da te. Infatti, vedete che tutti siete venuti. Tutti, potrei
dire. Perch, meno Simon Pietro e lIscariota, tutti siete venuti verso la mia casa e il mio cuore di
amico. Ha detto: Tu le radunerai. Le rincuorerai le mie pecore disperse. Dirai loro che Io le
perdono. Ti affido il mio perdono per loro. Non si daranno pace di essere fuggiti. Di loro di non
cadere nel pi grande peccato del disperare del mio perdono.
Cos ha detto. E io, perdono per Lui vi ho dato. E ne ho avuto rossore di darvi in suo Nome questa
cosa cos santa, cos sua, che il Perdono, ossia lAmore perfetto, perch perfettamente ama chi al
colpevole perdona. Questo ministero ha confortato la mia aspra ubbidienza... Perch l avrei voluto
essere, come Maria e Marta, le mie dolci sorelle. E se Lui fu crocifisso sul Golgota dagli uomini, io
qui, ve lo giuro, sono crocifisso dallubbidienza, ed ben straziante martirio. Ma se serve a dargli
conforto allo Spirito, se ci serve a salvargli i suoi discepoli sino al momento in cui Egli li raduner
per perfezionarli nella fede, ecco, io immolo una volta ancora il mio desiderio di andare almeno a
venerarne la salma prima che il terzo giorno muoia.
6Lo so che dubitate. Non dovete. Io non so le sue parole del banchetto pasquale altro che per quello
che voi mi avete detto. Ma pi le penso, pi alzo uno per uno questi diamanti delle sue verit, e pi
sento che essi hanno un sicuro riferimento al domani immediato. Egli non pu avere detto: Vado al
Padre e poi torner se non avesse veramente a tornare. Non pu avere detto: Quando mi rivedrete
sarete pieni di gaudio se fosse scomparso per sempre. Egli lo ha sempre detto: Io risusciter. Voi
mi avete detto che disse: Sui semi gettati in voi sta per cadere una rugiada che li far tutti
germogliare, e poi verr il Paraclito che li far divenire alberi potenti. Non disse cos? Oh! non fate
che ci avvenga solo per lultimo dei suoi discepoli, per il povero Lazzaro che non fu con Lui che
raramente! Quando Egli torner, fate che trovi germogliati i suoi semi sotto la rugiada del suo
Sangue.
In me tutta una accensione di luce, tutto un erompere di forze dallora tremenda in cui Egli sal
sulla Croce. Tutto si illumina, tutto nasce e mette stelo. Non c parola che mi resti nel suo povero
significato umano. Ma tutto ci che da Lui o di Lui udii, ecco che ora prende vita, e realmente la
mia landa brulla si muta in fertile aiuola dove ogni fiore ha il suo Nome e dove ogni succo trae vita
dal suo Cuore benedetto.
Io credo, Cristo! Ma perch questi credano in Te, in ogni tua promessa, nel tuo perdono, in tutto
quanto Te, ecco, ti offro la mia vita. Consumala, ma fa che la tua Dottrina non muoia! Frantuma
il povero Lazzaro. Ma riunisci le membra disperse del nucleo apostolico. Tutto ci che Tu vuoi, ma
in cambio sia viva ed eterna la tua Parola, e ad essa ora a sempre vengano coloro che solo per Te
possono avere la vita eterna.
7Lazzaro realmente ispirato. Lamore lo trasporta ben in alto. Ed tanto forte il suo trasporto che
solleva anche i compagni. Chi lo chiama a destra e chi a sinistra, quasi fosse un confessore, un

medico, un padre. Il cortile della ricca casa di Lazzaro, non so perch, mi fa pensare alle dimore dei
patrizi cristiani in tempi di persecuzione e di eroica fede...
curvo su Giuda dAlfeo, che non riesce a trovare una ragione per calmare il suo affanno di avere
lasciato il Maestro e cugino, quando qualcosa lo fa rialzare di scatto. Si volge intorno e poi dice
netto: Vengo, Signore. La sua parola di pronta adesione di sempre. Ed esce, correndo come dietro
a qualcuno che lo chiami e preceda.
Tutti si guardano stupiti. Si interrogano.
Che ha visto?.
Ma non c nulla!.
Hai udito una voce tu?.
Io no.
E io neppure.
E allora? Lazzaro forse malato di nuovo?.
Forse... Ha sofferto pi di noi, e ha tanto dato di forza a noi, vili! Forse ora lo ha preso il delirio.
Infatti molto sciupato nel volto.
E il suo occhio nel parlare ardeva.
Sar Ges che lo ha chiamato al Cielo.
Infatti Lazzaro gli ha offerto la vita poco fa... Come un fiore lo ha subito colto... Oh! noi miseri! E
che faremo ora?.
I commenti sono disparati e dolorosi.
8Lazzaro traversa il vestibolo, esce nel giardino, sempre correndo, sorridendo, mormorando, e c la
sua anima nella sua voce: Vengo, Signore. Giunge ad un folto di bossi che fanno un recesso
verde, noi diremmo un chiosco verde, e cade a ginocchi, col volto al suolo gridando: Oh! mio
Signore!.
Perch Ges, nella sua bellezza di Risorto, sul limitare di questo verde recesso e gli sorride... e gli
dice: Tutto compiuto, Lazzaro. Sono venuto a dirti grazie, amico fedele. Sono venuto a dirti di
dire ai fratelli di venire subito alla casa della Cena. Tu - un altro sacrificio, amico, per amor mio - tu
resta, per ora, qui... So che ne soffri. Ma so che sei generoso. Maria, tua sorella, gi consolata,
perch lho vista e mi ha visto.
Non soffri pi, Signore. E questo mi ripaga di ogni sacrificio. Ho... sofferto a saperti nel dolore... e
a non esserci....
Oh! ceri! Il tuo spirito era ai piedi della mia croce ed era nel buio del mio sepolcro. Tu mi hai
evocato pi presto, come tutti quelli che mi hanno totalmente amato, dal profondo dove ero. Ora Io
ti ho detto: Vieni, Lazzaro. Come nel giorno della tua risurrezione. Ma tu da molte ore mi dicevi:
Vieni. Sono venuto. E ti ho chiamato. Per trarti, a mia volta, dal profondo del tuo dolore. Va.
Pace e benedizione a te, Lazzaro! Cresci nellamore di Me. Torner ancora.
9Lazzaro sempre rimasto in ginocchio senza osare un gesto. La maest del Signore, per quanto
temperata damore, tale che paralizza il solito modo di fare di Lazzaro.
Ma Ges, prima di scomparire in un gorgo di luce che lo assorbe, fa un passo e sfiora con la sua
Mano la fronte fedele.
allora che Lazzaro si desta dal suo stupore beato e si alza e, correndo precipitosamente dai
compagni, con una luminosit di gioia negli occhi e una luminosit sulla fronte sfiorata dal Cristo,
grida: risorto, fratelli! Mi ha chiamato. Sono andato. Lho visto. Mi ha parlato. Mi ha detto di
dirvi di andare subito alla casa della Cena. Andate! Andate! Io resto perch Egli lo vuole. Ma il mio
giubilo completo.... E Lazzaro piange nella sua gioia, mentre spinge gli apostoli ad andare per
primi dove Egli comanda. Andate! Andate! Vi vuole! Vi ama! Non temete di Lui... Oh! pi che
mai il Signore, la Bont, lAmore!.
Anche i discepoli si alzano... Betania si svuota. Resta Lazzaro col suo grande cuore consolato...

622.

Apparizione a Giovanna di Cusa.


4 aprile 1945.

1In una ricca stanza, dove a mala pena filtra la luce esterna, piange Giovanna tutta abbandonata su
un sedile presso il basso letto coperto di splendide coperture. Piange con un braccio appoggiato alla
sponda e la fronte sul braccio, tutta scossa dai singhiozzi che le devono rompere il petto. Quando,
nellaffanno del piangere, solleva per un momento il viso, cercando aria, si vede una larga macchia
dumido sulla coperta preziosa, ed il suo viso letteralmente inondato di lacrime. Poi torna a
curvarlo sul braccio e torna a vedersi di lei solo il collo sottile e bianchissimo, la massa dei bruni
capelli, le spalle e il sommo del tronco molto snelli. Il resto si perde nella penombra che annulla il
corpo, fasciato nellabito viola scuro.
Senza spostare tenda o socchiudere porta, entra Ges, e senza rumore le va vicino. Le sfiora i
capelli con la Mano e chiede in un sussurro: Perch piangi, Giovanna?.
E Giovanna, che deve credere che sia il suo angelo che linterroga, e che non vede nulla perch non
alza il capo dalla sponda del letto, con un pianto pi desolato dice il suo tormento: Perch non ho
pi neppure il Sepolcro del Signore per andare a versare il mio pianto e non essere sola....
Ma risorto. Non ne sei felice?.
Oh! s! Ma tutte lo hanno visto, meno io e Marta. E Marta certo lo vedr a Betania... perch l
casa amica. La mia... la mia non pi casa amica... Tutto ho perduto con la sua Passione... E il mio
Maestro e lamore dello sposo... e la sua anima... perch non crede... non crede... e mi deride... e mi
impone di non venerare neppure la memoria del mio Salvatore... per non rovinare lui... Per lui pi
importante linteresse umano... Io... io... io non so se continuare ad amarlo o ad averne ribrezzo.
Non so se ubbidirlo come moglie o disubbidirlo, come lanima vorrebbe, per il pi grande sponsale
dello spirito col Cristo a cui resto fedele... Io... io vorrei sapere... E chi mi d consiglio se Lui non
pi raggiungibile dalla povera Giovanna? Oh!... per il mio Signore la Passione finita!... Ma per me
cominciata il Venerd, e dura... Oh! che tanto debole sono e non ho forza di portare questa
croce!....
Ma se Egli ti aiutasse, la vorresti portare per Lui?.
Oh! s! Purch Egli mi aiuti... Egli sa cosa portare da solo la croce... Oh! piet della mia
sventura!....
S. Io lo so cosa portare da solo la croce. Per questo sono venuto e ti sono al fianco. 2Giovanna,
comprendi Chi che ti parla? La tua casa non pi amica del Cristo? Perch? Se egli, lo sposo
terreno, come astro coperto da una nube di miasmi umani, tu sei sempre Giovanna di Ges. Non ti
ha lasciata il Maestro. Ges non lascia mai le anime a Lui sposate. sempre il Maestro, lAmico, lo
Sposo, anche ora che il Risorto. Alza il capo, Giovanna. Guardami. In questora di
ammaestramento segreto, e pi dolce che se ti fossi apparso come alle altre, Io ti dico quale deve
essere la tua condotta futura. Quella che dovr essere di tante tue sorelle. Ama con pazienza e
sommissione il turbato sposo. Aumenta la tua dolcezza pi egli fermenta in s amarezza di umane
paure. Aumenta la tua luminosit spirituale pi egli genera da s ombre di terreni interessi. Sii
fedele per due. E sii forte nel tuo sponsale dello spirito. Quante, in futuro, dovranno scegliere fra il
volere di Dio e quello del consorte! Ma saranno grandi quando, sopra lamore e la maternit,
seguiranno Iddio. La tua passione incomincia. S. Ma lo vedi che ogni passione termina in una
risurrezione....
Giovanna andata piano piano alzando il capo. I suoi singhiozzi si sono diradati. Ora guarda e
vede, e scivola in ginocchio, adorando e mormorando: Il Signore!.
S. Il Signore. Tu vedi che, come con te, con nessuna Io sono stato. Ma Io vedo le necessit
particolari e graduo il soccorso da dare alle anime che da Me aspettano aiuto. Sali il tuo calvario di
sposa collaiuto della mia carezza e di quella del tuo innocente. entrato con Me in Cielo e mi ha
dato la sua carezza per te. Io ti benedico, Giovanna. Abbi fede. Io ti ho salvata. Tu salverai se avrai
fede.
3Giovanna ora sorride e osa chiedere: Dai bambini non vai?.
Li ho baciati allaurora mentre ancora dormivano nel loro lettino, e mi hanno creduto un angelo

del Signore. Gli innocenti li posso baciare quando voglio. Ma non li ho destati per non turbarli
troppo. La loro anima conserva il ricordo del mio bacio... e lo trasmetter, a suo tempo, alla mente.
Nulla si perde di quanto mio. Tu sii sempre una madre per essi. E sempre sii figlia di mia Madre.
Non ti staccare mai totalmente da Lei. Ella ti perpetuer, con soavit materna, ci che fu la nostra
amicizia. E portale i bambini. Ella ha bisogno di bambini per sentirsi meno sola della sua
Creatura....
Cusa non vorr....
Cusa ti lascer fare.
Mi ripudier, Signore?, un grido di nuovo strazio.
un astro offuscato. Riportalo alla luce col tuo eroismo di sposa e di cristiana. Addio. Fuorch
alla Madre mia, non dire ad altri questa mia venuta. Anche le rivelazioni vanno dette a chi e quando
giusto farlo.
Ges le sorride sfolgorando, e nel fulgore scompare.
Giovanna si alza, trasognata, combattuta fra la gioia e la pena, fra il timore di aver sognato e la
certezza di avere visto. Ma quanto sente in s la rassicura. 4Va dai piccoli, che giuocano quieti sulla
terrazza superiore, e li bacia.
Non piangi pi, mamma?, chiede timidamente Maria, non pi la povera bambina miserella, ma
una gracile e gentile fanciullina dalla veste ben curata ed i capellucci ravviati; e Mattia, bruno e
snello con la sua esuberanza di maschietto, dice: Dimmi chi ti fa piangere ed io lo punir.
Giovanna li raccoglie in un solo abbraccio sul cuore e dice, parlando sulla testolina castana di
Maria, sui capelli bruni di Mattia: Non piango pi. Ges risorto e ci benedice.
Oh! allora non sanguina pi? Non ha pi male?, chiede Maria.
Stolta! Di piuttosto: non pi morto! Ora felice, allora!... Perch essere morti deve essere
brutto..., dice Mattia.
Allora non c pi da piangere, mamma?, torna a chiedere Maria.
No. Voi innocenti, no. Cogli angeli giubilate.
Gli angeli!... Questa notte, non so che vigilia fosse, ho sentito una carezza e mi sono svegliata
dicendo: Mamma!, ma non chiamavo te. Chiamavo la mamma morta, perch quella carezza era
pi leggera e pi dolce delle tue, e ho aperto un momento gli occhi. Ma ho visto solo una grande
luce e ho detto: Il mio angelo mi ha baciata per consolarmi del gran dolore che ho per la morte del
Signore, dice Maria.
Anche io. Ma io avevo sonno molto e ho detto: Sei tu?. Pensavo al mio Custode e volevo dirgli:
Va a baciare Ges e Giovanna, perch non abbiano pi paura, ma non ci sono riuscito. Ho
ripreso a dormire e a sognare, e mi pareva di essere in Cielo con te e Maria. Poi venuto quel
terremoto e mi sono svegliato spaventato. Ma Ester mi ha detto: Non avere paura. gi passato, e
io ho dormito ancora.
Giovanna li bacia di nuovo e poi li lascia ai loro giuochi sereni 5e va alla casa del Cenacolo.
Chiede di Maria. Entra da Lei. Chiude luscio e dice la sua grande parola: Io lho veduto. A te lo
dico. Io sono confortata e felice. Amami, perch Egli lo ha detto che ti devo stare unita.
La Madre risponde: Te lho gi detto, che ti amo, nella giornata del sabato. Ieri. Poich ieri... E
pare tanto lontana, quella giornata di pianto e tenebre, da questa di luce e sorriso!.
S... Tu hai gi detto, ora ricordo, ci che Egli ora mi ha ripetuto. Tu hai detto: Noi donne
dovremo fare perch noi siamo rimaste e gli uomini sono fuggiti... sempre la donna la
generatrice.... Oh! Madre, aiutami a generare Cusa! Egli fuggito dalla Fede!.... Giovanna piange
di nuovo.
Maria la prende fra le braccia: Pi forte della fede lamore. la pi attiva virt. Con essa creerai
lanima novella di Cusa. Non temere. Ma io ti aiuter.

623. Apparizione a Giuseppe dArimatea, a Nicodemo e a Mannaen.


4 aprile 1945.

1Mannaen, insieme ai pastori, va svelto per le pendici che da Betania conducono a Gerusalemme.
Una bella strada va diretta in direzione dellUliveto. E verso essa piega Mannaen dopo avere
lasciato i pastori, che alla spicciolata vogliono entrare in citt per andare al Cenacolo.
Poco prima, lo rilevo dai loro discorsi, devono avere incontrato Giovanni, che veniva verso Betania
per portare la notizia della Risurrezione e lordine di essere tutti in Galilea fra qualche giorno. Si
lasciano appunto perch i pastori vogliono ripetere personalmente a Pietro ci che gi hanno detto a
Giovanni, ossia che il Signore, apparendo a Lazzaro, ha detto di riunirsi nel Cenacolo.
Mannaen sale per una strada secondaria verso una casa in mezzo ad un uliveto. Una bella casa, che
ha intorno una fascia di cedri del Libano, dominanti con le loro moli imponenti i numerosi ulivi del
monte. Entra sicuro e al servo accorso dice: Dove il tuo padrone?.
Di l con Giuseppe. venuto da un poco.
Digli che ci sono.
Il servo va e torna con Nicodemo e Giuseppe.
Le voci dei tre si mescolano in uno stesso grido: risorto!. Si guardano, stupiti di saperlo tutti.
2Poi Nicodemo prende lamico e lo trascina in una stanza interna. Giuseppe li segue.
Hai osato tornare?.
S. Egli lo ha detto: Al Cenacolo. Io lo voglio ben vedere, ora, glorioso, per levarmi il dolore del
ricordo di Lui legato e coperto di sozzure come un malvivente colpito dallo sdegno del mondo.
Oh! noi pure vorremmo vederlo... E per levarci lorrore del ricordo di Lui suppliziato, delle sue
ferite senza numero... Ma Egli si mostrato solo alle donne, mormora Giuseppe.
giusto. Esse sono state fedeli a Lui sempre in questi anni. Noi avevamo paura. La Madre lo ha
detto: Un ben povero amore il vostro, se ha atteso questa ora per mostrarsi!, obbietta Nicodemo.
Ma per sfidare Israele, a Lui pi contrario che mai, avremmo ben bisogno di vederlo!... 3Se lo
sapessi! Le guardie hanno parlato... Ora i Capi del Sinedrio e i farisei, non ancora convertiti da tanta
ira del Cielo, vanno cercando chi pu sapere della sua Risurrezione per imprigionarlo. Io ho
mandato il piccolo Marziale - un fanciullo sfugge pi e meglio - ad avvisare quelli della casa di
stare allerta. Dal Tesoro del Tempio hanno tratto denaro sacro per pagare le guardie, acci dicano
che i discepoli lo hanno rapito e che quanto hanno detto prima, della Risurrezione, non era che
bugia per paura della punizione. La citt bolle come un paiolo. E c chi, dei discepoli, gi la lascia
per paura... Voglio dire i discepoli che non erano a Betania....
S, avremmo bisogno della sua benedizione per avere coraggio.
A Lazzaro apparso... Era quasi lora di terza. Lazzaro ci apparve trasfigurato.
Oh! Lazzaro lo merita! Noi..., dice Giuseppe.
S. Noi siamo ancora incrostati di dubbio e di pensiero umano come da una lebbra mal guarita... E
non c che Lui che pu dire: Io voglio che voi ne siate mondati. Non parler dunque pi, ora che
risorto, a noi che siamo i meno perfetti?, chiede Nicodemo.
E non far pi miracoli, per castigo del mondo, ora che il Risorto da morte e dalle miserie della
carne?, domanda di nuovo Giuseppe.
Ma il loro chiedere non pu avere che una risposta. La sua. E la sua non viene. I tre restano
accasciati.
4Poi Mannaen dice: Ebbene. Io vado al Cenacolo. Se mi uccideranno, Egli assolver lanima mia e
lo vedr in Cielo. Se no lo vedr qui, in Terra. Mannaen tanto inutile cosa nelle sue schiere che, se
cade, lascer lo stesso vuoto che lascia un fiore colto in un prato gremito di corolle: non si vedr
neppure..., e si alza per andare.
Ma, mentre si volge verso la porta, questa si illumina del divino Risorto, che a palme aperte, in atto
di abbraccio, lo ferma dicendo: Pace a te! A voi pace! Ma rimanete dove siete tu e Nicodemo.
Giuseppe pu ancora andare, se crede. Ma qui mi avete, e dico la richiesta parola: Io voglio che
siate mondati da quanto di impuro resta nel vostro credere. Domani scenderete in citt. Andrete dai
fratelli. Questa sera ho da parlare ai soli apostoli. Addio. E Dio sia sempre con voi. Mannaen,
grazie. Tu hai creduto pi di questi. Grazie, dunque, anche al tuo spirito. A voi grazie della vostra
piet. Fate che si muti in pi alta cosa con una vita di intrepida fede.

Ges scompare dietro una incandescenza abbagliante.


I tre sono beati e smarriti.
Ma era Lui?, chiede Giuseppe.
E non hai sentito la sua voce?, risponde Nicodemo.
La voce... pu averla anche uno spirito... Tu, Mannaem, che gli eri tanto vicino, che ti parve?.
Un vero corpo. Bellissimo Respirava. Ne sentivo lalito. E mandava calore. E poi... le Piaghe le ho
viste. Parevano aperte allora. Non davano sangue, ma era carne viva. Oh! non dubitate pi! Che
Egli non vi castighi. Abbiamo visto il Signore. Voglio dire: Ges tornato glorioso come sua Natura
lo vuole! E... ci ama ancora... In verit, se ora Erode mi offrisse il regno, gli direi: Mi polvere e
sterco il tuo trono e corona. Ci che io possiedo nulla lo supera. Ho la conoscenza beata del Volto
di Dio.

624. Apparizione ai pastori.


4 aprile 1945.
1Anche essi vanno lesti sotto gli ulivi, e sono talmente sicuri della sua Risurrezione che parlano con
la letizia di bambini felici. Vanno direttamente verso la citt.
Diremo a Pietro di guardarlo bene e di dirci come bello il suo Volto, dice Elia.
Oh! io, per quanto possa essere bello, non potr mai dimenticare come era torturato, mormora
Isacco.
Ma lo hai presente quando stato alzato con la Croce?, chiede Levi. E voi altri?.
Perfettamente, io. Allora la luce era ancora buona. Dopo, coi miei vecchi occhi, non ho visto che
ben poco, dice Daniele.
Io invece lho visto finch non parve morto. Ma avrei voluto essere cieco per non vedere, dice
Giuseppe.
Oh! bene. Ora risorto. Questo deve farci felici, lo consola Giovanni.
E il pensiero che noi non lo abbiamo lasciato altro che per una carit, aggiunge Gionata.
Ma il cuore rimasto lass. Sempre, mormora Mattia.
Sempre. S. Tu che lo hai visto sul Sudario, di: come ? somigliante?, chiede Beniamino.
Come parlasse, risponde Isacco.
Lo vedremo quel velo?, chiedono in molti.
Oh! la Madre lo mostra a tutti. Lo vedrete certo. Ma triste vista. Meglio sarebbe vedere... 2Oh!
Signore!.
Servi fedeli. Eccomi. Andate. Vi attendo a giorni in Galilea. Ancora voglio dirvi che vi amo.
Giona beato, cogli altri, in Cielo.
Signore! Oh! Signore.
La pace a voi di buona volont.
Il Risorto si fonde nel raggio del vivo sole del mezzogiorno. Quando essi alzano il capo, Egli non
c pi. Ma c la grande gioia di averlo visto come ora. Glorioso.
Si alzano in piedi, trasfigurati di gioia. Nella loro umilt non sanno capacitarsi di avere meritato di
vederlo e dicono: A noi! A noi! Come buono il nostro Signore! Dalla nascita al suo trionfo,
sempre umile e buono con i suoi poveri servi!.
E come era bello!.
Oh! bello cos non fu mai! Che maest!.
Sembra pi alto ancora e pi maturo danni.
proprio il Re! .
Oh! lo dicevano il Re pacifico! Ma anche il Re tremendo per coloro che devono avere timore del
suo giudizio!.
Hai visto che raggi si sprigionavano dal suo Volto?.
E che balenii nei suoi sguardi!.

Io non osavo fissarlo. E fissarlo avrei pur voluto, perch penso che forse non mi sar pi concesso
di vederlo cos altro che in Cielo. E voglio conoscerlo per non averne tremore allora.
3Oh! non dobbiamo temere se rimaniamo quali siamo: suoi servi fedeli. Hai udito: Ancora voglio
dirvi che vi amo. Pace a voi di buona volont. Oh! non una parola di troppo. Ma in questo poco c
tutto il consenso sul nostro aver fatto fino ad ora e tutta la pi alta promessa per la vita futura. Oh!
intoniamo il canto della gioia. Della nostra gioia:
Gloria a Dio nei Cieli altissimi a pace in Terra agli uomini di buona volont.
Veramente il Signore risorto, come aveva detto per bocca dei profeti e con la sua parola senza
difetto.
Ha perduto col Sangue tutto quanto il bacio di un uomo aveva in Lui deposto di corrotto;
e, mondato come laltare, il suo Corpo ha assunto linesprimibile bellezza di Dio.
Prima di salire ai Cieli si mostrato ai suoi servi. Alleluia.
Andiamo cantando, alleluia!, leterna giovinezza di Dio!
Andiamo annunciando alle genti che Egli risorto, alleluia!
Il Giusto, il Santo risorto, alleluia, alleluia!
Dal Sepolcro uscito immortale. E luomo giusto con Lui risorto.
Nel peccato come in grotta serrato era il cuore delluomo.
Egli morto per dire: Sorgete!. E i dispersi sono sorti, alleluia!
Aperte le porte dei Cieli agli eletti ha detto: Venite.
Ci conceda per il santo suo Sangue di salire not pure. Alleluia!.
Mattia, lanziano ex-discepolo di Giovanni Battista, va in testa cantando, come un tempo forse
aveva cantato Davide davanti al suo popolo per le strade di Giudea. Gli altri lo seguono, facendo
coro ad ogni alleluia con giubilo santo.
4Gionata, che fa parte del gruppo, dice, mentre gi Gerusalemme ai loro piedi dal piccolo colle
che essi scendono a passo veloce: Per la sua nascita ho perso la patria e la casa, e per la sua morte
ho perso la nuova casa dove da trentanni operai da onesto. Ma, anche mi fosse stata levata la vita
per Lui, sarei morto in letizia, perch per Lui lavrei persa. Non ho rancore per colui che con me
ingiusto. Il mio Signore mi ha insegnato col suo morire la perfetta mansuetudine. E non ho pensiero
del domani. La mia dimora non qui. Ma nel Cielo. Vivr nella povert a Lui tanto cara e lo servir
fino allora del suo chiamarmi... e... s... gli offrir anche la rinuncia... alla mia padrona... Questa
la spina pi dura... Ma, ora che ho visto il dolore del Cristo e la sua gloria, non devo pesare il mio
dolore, ma solo sperare la celeste gloria. Andiamo a dire agli apostoli che Gionata il servo dei
servi del Cristo.

625. Apparizione ai discepoli di Emmaus.


5 aprile 1945.
1Per una strada montuosa due uomini, di media et, vanno lesti volgendo le spalle a Gerusalemme,
le cui alture scompaiono sempre pi dietro le altre che si susseguono con ondulazioni di cime e di
valli continue.
Parlano fra di loro. E il pi anziano dice allaltro, che avr un trentacinque anni al massimo: Credi
che stato meglio fare cos. Io ho famiglia e tu ce lhai. Il Tempio non scherza. Vuole proprio farla
finita. Avr ragione? Avr torto? Non lo so. So che in esso chiaro il pensiero di finirla per sempre
con tutto questo.
Con questo delitto, Simone. Dgli il nome giusto. Perch almeno delitto lo .
Secondo. In noi lamore fa lievito contro il Sinedrio. Ma forse... chiss!.
Niente. Lamore illumina. Non porta allerrore.
Anche il Sinedrio, anche i sacerdoti e i capi amano. Loro amano Jeov, Colui che tutto Israele ha
amato da quando il patto fu stretto fra Dio e i Patriarchi. Allora pure ad essi lamore luce e non
porta errore!.

Non amore per il Signore il loro. S. Israele da secoli in quella Fede. Ma dimmi. Puoi dire che
ancora una fede quella che ci dnno i capi del Tempio, i farisei, gli scribi, i sacerdoti? Tu lo vedi.
Con loro sacro al Signore - gi si sapeva, o almeno si sospettava che ci avvenisse - con loro sacro
al Signore essi hanno pagato il Traditore e ora pagano le guardie. Il primo perch tradisse il Cristo,
le seconde perch mentano. Oh! Io non so come la Potenza eterna si sia limitata a scardinare le
muraglie e a lacerare il Velo! Ti dico che io avrei voluto che sotto le macerie seppellisse* i nuovi
filistei. Tutti!.
Clofa! Tu saresti tutto vendetta.
Vendetta sarei. Perch, ammettiamo che Egli fosse solo un profeta, egli** lecito uccidere un
innocente? Perch innocente era! Lo hai mai visto fare uno dei delitti di cui fu accusato per
ucciderlo?.
No. Nessuno. 2Per un errore lo ha fatto.
Quale, Simone?.
Quello di non sprigionare potenza dallalto della sua Croce. Per confermare la nostra fede e per
punire gli increduli sacrileghi. Egli doveva raccogliere la sfida e scendere di Croce. .
Ha fatto di pi. risorto.
Sar poi vero? Risorto come? Con lo Spirito solo o con lo Spirito e la Carne?.
Ma lo spirito eterno! Non ha bisogno di risorgere!, esclama Cleofa.
Lo so anche io. Volevo dire: se risorto con la sua unica natura di Dio***, superiore ad ogni
insidia delluomo. Perch ora il suo spirito fu insidiato col terrore dalluomo. Hai sentito, eh?
Marco ha detto che nel Getsemani, dove Egli andava a pregare contro un masso, tutto sangue. E
Giovanni, che ha parlato con Marco, gli ha detto: Non far calpestare quel luogo, perch sangue
sudato dallUomo Dio. Se ha sudato sangue prima della tortura, deve ben avere avuto terrore di
essa!.
Nostro povero Maestro!....
Tacciono afflitti.
3Li raggiunge Ges e chiede: Di chi parlavate? Sentivo nel silenzio le vostre parole a intervalli.
Chi fu ucciso?.
un Ges velato sotto una apparenza modesta di povero viandante frettoloso. I due non lo
ravvisano.
Sei daltri luoghi, uomo? Non sostasti in Gerusalemme? La tua veste polverosa ed i sandali cos
ridotti ci paiono di instancabile pellegrino.
Lo sono. Vengo da molto lontano....
Stanco sarai, allora. E vai lontano?.
Molto, ancora pi di quanto Io ne venga.
Hai commerci da fare? Mercati?.
_______________________________
* seppellisse..., come in: Giudici 16, 23-30.
** egli, pronome pleonastico in una frase interrogativa, un arcaismo (gi incontrato, per esempio,
in 201.4) pi inconsueto di altri che non riteniamo necessario segnalare. Molto frequenti nellopera
sono le forme arcaiche meco, seco, seco lui, seco noi e simili, che non occorre spiegare. Di altri
arcaismi, invece, meno facile afferrare il significato: come esempi segnaliamo gorga (in 329.1)
che la strozza; e fazione (in 609.10) nellaccezione di azione di guerra.
*** con la sua unica natura di Dio deve intendersi: unicamente con la sua natura di Dio.
Ho da acquistare un numero sterminato di greggi per il pi grande Signore. Tutto il mondo devo
girare per scegliere pecore e agnelli, e scendere anche fra greggi selvatiche che pure, quando
saranno rese domestiche, saranno migliori di quelle che selvatiche ora non sono.
Difficile lavoro. E hai proseguito senza sostare in Gerusalemme?.
Perch lo chiedete?.

Perch tu solo sembri ignorare quanto in essa accaduto in questi giorni.


Che vi accaduto?.
Tu vieni da lontano e perci forse non sai. Ma la tua parlata pure galilea. Perci, anche se servo di
un re straniero o figlio di galilei espatriati, saprai, se sei circonciso, che da tre anni nella patria
nostra era sorto un grande profeta di nome Ges di Nazaret, potente in opere e in parole davanti a
Dio e agli uomini, che andava predicando per tutto il Paese. E si diceva il Messia. Le sue parole e le
sue opere erano realmente da Figlio di Dio, come Egli si diceva. Ma solo da Figlio di Dio. Tutto
Cielo... Ora lo sai perch... 4Ma sei circonciso?.
Primogenito sono e sacro al Signore.
Allora sai la nostra Religione?.
Non ne ignoro una sillaba. Conosco i precetti e gli usi. Lhalascia, il midrascia a laggada mi sono
note come gli elementi dellaria, dellacqua, del fuoco e della luce, che sono i primi a cui tende
lintelligenza, listinto, il bisogno delluomo che da poco nato da seno.
Orbene, allora tu sai che Israele ebbe promesso il Messia, ma come re potente che avrebbe riunito
Israele. Questo invece cos non era....
Come, dunque?.
Egli non mirava a terreno potere. Ma di un regno eterno e spirituale si diceva re. Egli non ha
riunito, ma anzi ha scisso Israele, perch ora esso diviso fra coloro che in Lui credono e coloro
che malfattore lo dicono. In verit, di re non aveva stoffa, perch voleva solo mitezza e perdono. E
come soggiogare e vincere con queste armi?....
E allora?.
E allora i capi dei Sacerdoti e gli Anziani dIsraele lo presero e lo hanno giudicato reo di morte...
accusandolo, per verit, di colpe non vere. Sua colpa era essere troppo buono e troppo severo....
Come poteva, se era luno, essere laltro.
Poteva, perch era troppo severo nel dire le verit ai Capi dIsraele e troppo buono nel non fare su
essi miracolo di morte, fulminando i suoi ingiusti nemici.
Severo come il Battista era?.
Ecco... non saprei. Duramente rimproverava, specie negli ultimi tempi, scribi e farisei, e
minacciava quelli del Tempio come segnati dallira di Dio. Ma poi, se uno era peccatore e si
pentiva, ed Egli vedeva nel suo cuore vero pentimento, perch il Nazareno leggeva nei cuori meglio
che uno scriba nel testo, allora era pi dolce di una madre.
E Roma ha permesso fosse ucciso un innocente?.
Lo ha condannato Pilato... Ma non voleva e lo diceva Giusto. Ma di accusarlo a Cesare lo
minacciarono ed ebbe paura. 5Insomma fu condannato alla croce e vi mor. E questo, insieme al
timore dei sinedristi, ci ha molto avviliti. Perch io sono Clof figlio di Clof e questo Simone,
ambedue di Emmaus, e parenti, perch io sono lo sposo della sua prima figlia, e discepoli del
Profeta eravamo.
E ora pi non lo siete?.
Noi speravamo che sarebbe Lui che libererebbe Israele e anche che, con un prodigio, confermasse
le sue parole. Invece!....
Che parole aveva dette?.
Te lo abbiamo detto: Io sono venuto al Regno di Davide. Io sono il Re pacifico e cos via. E
diceva: Venite al Regno, ma poi non ci ha dato il regno. E diceva: Il terzo giorno risorger. Ora
il terzo giorno che morto. Anzi gi compiuto, perch lora di nona gi trascorsa, e Lui non
risorto. Delle donne e delle guardie dicono che s, risorto. Ma noi non lo abbiamo visto. Dicono le
guardie, ora, che cos hanno detto per giustificare il furto del cadavere fatto dai discepoli del
Nazareno. Ma i discepoli!... Noi lo abbiamo tutti lasciato per paura mentre era vivo... e non certo lo
abbiamo rapito ora che morto. E le donne... chi ci crede ad esse? Noi ragionavamo di questo. E
volevamo sapere se Egli si inteso di risorgere solo con lo Spirito tornato divino, o se anche con la
Carne. Le donne dicono che gli angeli - perch dicono di avere visto anche gli angeli dopo il
terremoto, e pu essere, perch gi il venerd sono apparsi i giusti fuori dai sepolcri - dicono che gli
angeli hanno detto che Egli come uno che non mai morto. E tale infatti alle donne parve di

vederlo. Ma per due di noi, due capi, sono andati al Sepolcro. E, se lo hanno visto vuoto, come le
donne hanno detto, non hanno visto Lui, n l, n altrove. Ed una grande desolazione, perch non
sappiamo pi che pensare!.
6Oh! come siete stolti e duri nel comprendere! e come lenti nel credere alle parole dei profeti! E
non era ci stato detto? Lerrore di Israele questo: dellavere male interpretato la regalit del
Cristo. Per questo Egli non fu creduto. Per questo Egli fu temuto. Per questo ora voi dubitate. In
alto, in basso, nel Tempio e nei villaggi, ovunque si pensava ad un re secondo lumana natura. La
ricostruzione del regno dIsraele non era limitata, nel pensiero di Dio, nel tempo, nello spazio e nel
mezzo, come fu in voi.
Non nel tempo: ogni regalit, anche la pi potente, non eterna. Ricordate i potenti Faraoni che
oppressero* gli ebrei ai tempi di Mos. Quante dinastie non sono finite, e di esse restano mummie
senzanima in fondo ad ipogei secreti! E resta un ricordo, se pur resta quello, del loro potere di
unora, e anche meno, se misuriamo i loro secoli sul Tempo eterno. Questo Regno eterno.
___________________________
* Faraoni che oppressero... a cominciare da colui di cui si narra in: Esodo 1, 8-22.
Nello spazio. Era detto: regno di Israele. Perch da Israele venuto il ceppo della razza umana;
perch in Israele , dir cos, il seme di Dio, e perci, dicendo Israele, volevasi dire: il regno dei
creati da Dio. Ma la regalit del Re Messia non limitata al piccolo spazio della Palestina, ma si
estende da settentrione a meridione, da oriente a occidente, dovunque un essere che nella carne
abbia uno spirito, ossia dovunque un uomo. Come avrebbe potuto uno solo accentrare in s tutti i
popoli fra loro nemici e farne un unico regno senza spargere a fiumi il sangue e tenere tutti soggetti
con crudeli oppressioni darmati? E come allora avrebbe potuto essere il re pacifico di cui parlano i
profeti?
Nel mezzo: il mezzo umano, ho detto, loppressione. II mezzo sovrumano lamore. Il primo
sempre limitato, perch i popoli ben si rivoltano alloppressore. Il secondo illimitato, perch
lamore amato o, se amato non , deriso. Ma, essendo cosa spirituale, non pu mai essere
direttamente aggredito. E Dio, lInfinito, vuole mezzi che come Lui siano. Vuole ci che finito non
perch eterno : lo spirito; ci che dello spirito; ci che porta allo Spirito. Questo stato lerrore:
di avere concepito nella mente unidea messianica sbagliata nei mezzi e nella forma.
Quale la regalit pi alta? Quella di Dio. Non vero? Or dunque, questo Ammirabile, questo
Emmanuele, questo Santo, questo Germe sublime, questo Forte, questo Padre del secolo futuro,
questo Principe della pace, questo Dio come Colui dal quale Egli viene, perch tale detto e tale il
Messia, non avr una regalit simile a quella di Colui che lo ha generato? S, che lavr. Una
regalit tutta spirituale ed eterna, pura da rapine e sangue, ignara di tradimenti e soprusi. La sua
Regalit! Quella che la Bont eterna concede anche ai poveri uomini, per dare onore e gioia al suo
Verbo.
7Ma non detto* da Davide che questo Re potente ha avuto messa sotto i suoi piedi ogni cosa a
fargli da sgabello? Non detta da Isaia tutta la sua Passione e da Davide numerate, potrebbesi dire,
anche le torture? E non detto che Egli il Salvatore e Redentore, che col suo olocausto salver
luomo peccatore?
E non precisato, e Giona ne segno, che per tre giorni sarebbe ingoiato dal ventre insaziabile della
Terra e poi ne sarebbe espulso come il profeta dalla balena? E non stato detto da Lui: Il Tempio
mio, ossia il mio Corpo, il terzo d dopo essere stato distrutto, sar da Me (ossia da Dio)
ricostruito? E che pensavate? Che per magia Egli rialzasse le mura del Tempio? No. Non le mura.
Ma Se stesso. E solo Dio poteva far sorgere Se stesso. Egli ha rialzato il Tempio vero: il suo Corpo
di Agnello. Immolato, cos come ne ebbe lordine e la profezia Mos, per preparare il passaggio
da morte a Vita, da schiavit a libert, degli uomini figli di Dio e schiavi di Satana.
Come risorto?, vi chiedete. Io rispondo: risorto con la sua vera Carne e col suo divino Spirito
che labita, come in ogni carne mortale lanima abitante regina nel cuore. Cos risorto dopo
avere tutto patito per tutto espiare, e riparare
_________________________

* detto, in: Salmo 110.


allOffesa primigenia e alle infinite che ogni giorno dallUmanit vengono compite. risorto come
era detto sotto il velo delle profezie. Venuto al suo tempo, vi ricordo Daniele, al suo tempo fu
immolato. E, udite e ricordate, al tempo predetto dopo la sua morte la citt deicida sar distrutta.
8Io ve ne consiglio: leggete con lanima, non con la mente superba, i profeti, dal principio del Libro
alle parole del Verbo immolato; ricordate il Precursore che lo indicava Agnello; risovvenitevi quale
era il destino del simbolico agnello mosaico. Per quel sangue furono salvati i primogeniti dIsraele.
Per questo Sangue saranno salvati i primogeniti di Dio, ossia quelli che con la buona volont si
saranno fatti sacri al Signore. Ricordate e comprendete il messianico salmo di Davide e il
messianico profeta Isaia. Ricordate Daniele, riportatevi alla memoria, ma alzando questa dal fango
allazzurro celeste, ogni parola sulla regalit del Santo di Dio, e comprenderete che altro segno pi
giusto non vi poteva essere dato pi forte di questa vittoria sulla Morte, di questa Risurrezione da
Se stesso compiuta.
Ricordatevi che disforme alla sua misericordia e alla sua missione sarebbe stato il punire dallalto
della Croce coloro che su essa lo avevano messo. Ancora Egli era il Salvatore, anche se era il
Crocifisso schernito e inchiodato ad un patibolo! Crocifisse le membra, ma libero lo spirito e il
volere. E con questi volle ancora attendere, per dare tempo ai peccatori di credere e di invocare, non
con urlo blasfemo, ma con gemito di contrizione, il suo Sangue su loro.
9Ora risorto. Tutto ha compiuto. Glorioso era avanti la sua incarnazione. Tre volte glorioso lo
ora che, dopo essersi annichilito per tanti anni in una carne, ha immolato Se stesso, portando
lUbbidienza alla perfezione del saper morire sulla croce per compiere la Volont di Dio.
Gloriosissimo, in un con la Carne glorificata, adesso che Egli ascende al Cielo ed entra nella Gloria
eterna, iniziando il Regno che Israele non ha compreso.
Ad esso Regno Egli, pi che mai pressantemente, con lamore e lautorit di cui pieno, chiama le
trib del mondo. Tutti, come videro e previdero i giusti di Israele ed i profeti, tutti i popoli verranno
al Salvatore. E non vi saranno pi Giudei o Romani, Sciti o Africani, Iberi o Celti, Egizi o Frigi.
Loltre Eufrate si unir alle sorgenti del Fiume perenne. Gli iperborei a fianco dei numidi verranno
al suo Regno, e cadranno razze e idiomi. Costumi e colori di pelle e capelli non avranno pi luogo.
Ma sar uno sterminato popolo fulgido e candido, un unico linguaggio, un solo amore. Sar il
Regno di Dio. Il Regno dei Cieli. Monarca eterno: 1Immolato Risorto. Sudditi eterni: i credenti
nella sua Fede. Vogliate credere per essere di esso.
10Ecco Emrnaus, amici. Io vado oltre. Non concessa sosta al Viandante che tanta strada ha da
fare.
Signore, tu sei istruito pi di un rabbi. Se Egli non fosse morto, diremmo che Egli ci ha parlato.
Ancora vorremmo udire da te altre a pi estese verit. Perch ora, noi pecore senza pastore, turbate
dalla bufera dellodio dIsraele, pi non sappiamo comprendere le parole del Libro. Vuoi che
veniamo con te? Vedi, ci istruiresti ancora, compiendo lopera del Maestro che ci fu tolto.
Lavete avuto per tanto e non vi pot fare completi? Non questa una sinagoga?.
S. Io sono Cleofa, figlio di Cleofa il sinagogo*, morto nella sua gioia di avere conosciuto il
Messia.
E ancora non sei giunto a credere senza nube? Ma non colpa vostra. Ancora dopo il Sangue
manca il Fuoco. E poi crederete, perch comprenderete. Addio.
O Signore, gi la sera si appressa e il sole si curva al suo declino. Stanco sei, e assetato. Entra.
Resta con noi. Ci parlerai di Dio mentre divideremo il pane e il sale.
11Ges entra e viene servito, con la solita ospitalit ebraica, di bevande e acque per i piedi stanchi.
Poi si mettono a tavola e i due lo pregano di offrire per loro il cibo.
Ges si alza tenendo sulle palme il pane e, alzati gli occhi al cielo rosso della sera, rende grazie del
cibo e si siede. Spezza il pane e ne d ai suoi due ospiti. E nel farlo si disvela per quello che Egli :
il Risorto. Non il fulgido Risorto apparso agli altri a Lui pi cari. Ma un Ges pieno di maest,
dalle piaghe ben nette nelle lunghe Mani: rose rosse sullavorio della pelle. Un Ges ben vivo nella
sua Carne ricomposta. Ma anche ben Dio nella imponenza degli sguardi e di tutto laspetto.
I due lo riconoscono e cadono in ginocchio... Ma, quando osano alzare il viso, di Lui non resta che

il pane spezzato. Lo prendono e lo baciano. Ognuno prende il proprio pezzo e se lo mette, come
reliquia, avvolto in un lino sul petto.
Piangono dicendo: Egli era! E non lo conoscemmo. Eppure non sentivi tu arderti il cuore nel petto
mentre ci parlava e ci accennava le Scritture?.
S. E ora mi pare di vederle di nuovo. E nella luce che dal Cielo viene. La luce di Dio. E vedo che
Egli il Salvatore.
12Andiamo. Io non sento pi stanchezza e fame. Andiamo a dirlo a quelli di Ges, in
Gerusalemme.
Andiamo. Oh! se il vecchio padre mio avesse potuto godere questora!.
Ma non lo dire! Egli pi di noi ne ha goduto. Senza il velo usato per piet della nostra debolezza
carnale, egli, il giusto Clof, ha visto col suo spirito il Figlio di Dio rientrare nel Cielo. Andiamo!
Andiamo! Giungeremo a notte alta. Ma, se Egli lo vuole, ci dar maniera di passare. Se ha aperto le
porte di morte, ben potr aprire le porte delle mura! Andiamo.
E nel tramonto tutto porpureo vanno solleciti verso Gerusalemme.
_____________________
* Cleofa il sinagogo, incontrato in 126.1 e nel capitolo 140.

626. Venuta dei pagani e accenni ad altre apparizioni.


5 aprile 1945.
1La casa del Cenacolo piena di gente. Il vestibolo, il cortile, le stanze, meno il Cenacolo e la
stanza dove Maria Vergine, presentano laspetto festoso ed eccitato di un luogo dove molti si
ritrovino, dopo del tempo, per una festa. Vi sono gli apostoli, meno Tommaso. Vi sono i pastori. Vi
sono le donne fedeli e insieme a Giovanna vi sono Niche, Elisa, Sira, Marcella, Anna. Parlano tutti,
a voce bassa, ma con una eccitazione palese e festosa. Tutta la casa ben serrata, come per paura,
ma la paura del di fuori non lede la gioia dellinterno.
Marta va e viene insieme a Marcella e Susanna, preparando per la cena dei servi del Signore,
come lei chiama gli apostoli. Le altre e gli altri si interrogano, si confidano le loro impressioni,
gioie, paure... come tanti bambini in attesa di qualcosa che li elettrizza e che li spaura anche un
poco.
Gli apostoli vorrebbero apparire i pi sicuri. Ma sono i primi a turbarsi se un rumore sembra un
busso al portone o se simula una finestra che si spalanca. Anche laccorrere di Susanna con due
lampade a pi fiamme, in soccorso di Marta che cerca delle biancherie, fa fare un balzo indietro a
Matteo che. grida: Il Signore!. Cosa che fa cadere in ginocchio Pietro che, palese, si sente pi
agitato degli altri.
2Un battere risoluto al portone fa troncare tutte le parole e rimanere sospesi. Io credo che i cuori
battono tutti a gran corsa.
Guardano dallo spiraglio e aprono con un Oh! di stupore, vedendo il gruppo inaspettato delle
dame romane scortate da Longino e un altro che , come Longino, vestito di scuro. Anche le dame
sono tutte avvolte in mantelli scuri, che le coprono anche sul capo. E si sono levati tutti i gioielli per
dare meno nellocchio.
Possiamo entrare un momento per dire la nostra gioia alla Madre del Salvatore?, dice la pi
ossequiata di tutte, Plautina.
Venite pure. L .
Entrano in gruppo insieme a Giovanna e Maria di Magdala, che ho 1impressione le conosca molto
bene.

Longino con laltro romano restano isolati, perch sono guardati un poco di storto, in un angolo del
vestibolo.
Le donne salutano con il loro: Ave, Domina!, e poi si inginocchiano dicendo: Se prima
ammiravamo la Sapienza, ora vogliamo essere figlie del Cristo. E a te lo diciamo. Tu sola puoi
vincere la diffidenza ebraica verso di noi. A te verremo per essere istruite finch essi (e accennano
agli apostoli fermi in gruppo sulluscio) ci permetteranno di dirci di Ges. Plautina che ha
parlato per tutte.
Maria sorride beata e dice: Chiedo al Signore di mondarmi le labbra come al Profeta* per potere
degnamente parlare del mio Signore. Siate benedette, primizie di Roma!.
___________________________
* come al Profeta, in: Isaia 6, 5-7.
3Anche Longino vorrebbe... e lastato, che si sentito un fuoco nel cuore quando... quando si apr
terra e cielo al grido di Dio. Ma se noi poco sappiamo, essi nulla sanno. Se non che, che Egli era il
Santo di Dio e che pi non vogliono essere dellErrore.
Dirai loro di venire agli apostoli.
L sono. Ma gli apostoli di essi diffidano.
Maria si alza e va verso i soldati. Gli apostoli la guardano andare, cercando di intuire il suo
pensiero.
Dio vi conduca alla sua Luce, figli! Venite! Per conoscere i servi del Signore. Questo Giovanni.
E lo conoscete. E questo Simon Pietro, leletto a capo dei fratelli dal Figlio mio e mio Signore.
Questo Giacomo e questo Giuda, cugini del Signore. Questo Simone, e questo Andrea fratello di
Pietro. E questo Giacomo, fratello di Giovanni. E costoro Filippo, Bartolomeo e Matteo. Manca
Tommaso, ancora lontano. Ma come fosse presente lo nomino. Questi gli eletti a speciale missione.
Ma questi, che umili stanno nellombra, sono i primi nelleroismo dellamore. Da pi di sei lustri
predicano il Cristo. N persecuzioni su loro n condanna sullInnocente hanno leso la loro fede.
Pescatori e pastori, e voi patrizi. Ma nel nome di Ges non ci sono pi distinzioni. Lamore nel
Cristo tutti uguaglia e affratella. E il mio amore vi chiama figli, anche voi di altra nazione. Anzi io
dico che vi ritrovo dopo avervi smarriti, perch, nel momento del dolore, presso il Morente eravate.
E non dimentico la tua piet, Longino. Non le tue parole, soldato. Parevo uccisa. Ma tutto vedevo.
4Io non ho come darvi ricompensa. E, veramente, per cose sante non c moneta. Ma solo amore e
preghiera. E questa vi dar, pregando il nostro Signore Ges di darvi Lui compenso.
Lo avemmo, Domina. Per questo tutti insieme abbiamo osato venire. Ci riun un comune impulso.
Gi la fede ha gettato il suo laccio da cuore a cuore, dice Longino.
Tutti si accostano incuriositi. E c chi, vincendo il ritegno e forse il ribrezzo del contatto pagano,
dice: Che aveste?.
Io una voce, la sua. E diceva: Vieni a Me, dice Longino.
Ed io udii: Se santo mi credi, credi in Me, dice laltro soldato.
E noi, dice Plautina, mentre stamattina stavamo parlando di Lui, vedemmo una luce, una luce!
Si form in volto*. Oh! di tu il suo splendore. Era il suo. E ci sorrise cos dolcemente che non
avemmo pi che una volont, venire a dirvi: Non ci respingete.
Vi del brusio e dei commenti. Tutti parlano, ripetendo come lo videro.
5I dieci apostoli tacciono mortificati. Per rifarsi e non apparire come gli unici rimasti senza il suo
saluto, chiedono alle donne ebree se furono senza dono pasquale.
Elisa dice: Mi ha levato la spada del dolore del mio figlio morto.
__________________________
* Si form in volto, nel senso di: Prese la forma di un volto.
E Anna: Ho sentito la sua promessa sulla eterna salute dei miei.
E Sira: Io una carezza.
E Marcella: Io un lampo e la sua Voce che diceva: Persevera.
E tu, Niche? , interrogano perch questa tace.

Lei ha gi avuto, rispondono altri.


No. Ho visto il suo Volto, e mi ha detto: Perch sul cuore ti si imprima questo. Come era
bello!.
Marta va e viene, tacita e svelta, a tace.
E tu, sorella? Nulla a te? Tu taci e sorridi. Troppo dolcemente sorridi per non avere la tua gioia,
dice la Maddalena.
vero. Tieni le palpebre calate e muta la tua lingua, ma come cantassi una canzone damore,
tanto il tuo occhio scintilla oltre il velo delle ciglia.
Oh! parla dunque! Madre, ti ha detto?.
La Madre sorride e tace.
Marta, che intenta a disporre le stoviglie sulla tavola, vuole tenere calato il velo sul suo felice
segreto. Ma la sorella non le d tregua. Allora Marta, beata, dice arrossendo: Mi ha dato
appuntamento per lora della morte e degli sponsali compiuti..., e il viso le si accende in un rossore
pi vivo e in un riso di anima.

627. Apparizione agli apostoli nel Cenacolo.


6 aprile 1945.
1Sono raccolti nel Cenacolo. La sera deve essere ben tarda, perch nessun rumore viene pi dalla
via n dalla casa. Penso che anche quelli che erano venuti prima si siano tutti ritirati o alle proprie
case o a dormire, stanchi di tante emozioni.
I dieci invece, dopo avere mangiato dei pesci, di cui ancora qualcuno sussiste su un vassoio posato
sulla credenza, stanno parlando sotto la luce di una sola fiammella del lampadario, la pi vicina alla
tavola. Sono ancora seduti alla stessa. E hanno discorsi spezzati. Quasi dei monologhi, perch pare
che ognuno, pi che col compagno, parli con se stesso. E gli altri lo lasciano parlare, magari
parlando a loro volta di tuttaltra cosa. Per questi discorsi slegati, che mi fanno limpressione dei
raggi di una ruota sfasciata, si sente che appartengono ad un solo argomento che li accentra, anche
se cos sparsi. E che Ges.
2Non vorrei che Lazzaro avesse udito male, e meglio di lui avessero capito le donne..., dice
Giuda dAlfeo.
A che ora ha detto di averlo visto la romana?, chiede Matteo. Nessuno gli risponde.
Domani io vado a Cafarnao, dice Andrea.
Che meraviglia! Fare s che esca proprio in quel momento la lettiga di Claudia!, dice Bartolomeo.
Abbiamo fatto male, Pietro, a venire via subito questa mattina... Fossimo rimasti, lo avremmo
visto come la Maddalena, sospira Giovanni.
Io non capisco come pot essere a Emmaus e in palazzo insieme. E come qui dalla Madre, e dalla
Maddalena e da Giovanna insieme..., dice a se stesso Giacomo di Zebedeo.
Non verr. Non ho pianto abbastanza per meritarlo... Ha ragione. Io dico che per tre giorni mi fa
aspettare per le mie tre negazioni. Ma come, come ho potuto fare quello?.
Come era trasfigurato Lazzaro! Vi dico: pareva lui un sole. Io penso gli sia successo come a Mos
dopo avere visto Dio. E subito - vero, voi che eravate l? - subito dopo avere offerto la sua vita!,
dice lo Zelote. Nessuno lo ascolta.
3Giacomo dAlfeo si volta da Giovanni e dice: Come ha detto a quelli di Emmaus? Mi pare che ci
abbia scusati, non vero? Non ha detto che tutto avvenuto per il nostro errore di israeliti sul modo
di capire il suo Regno?.
Giovanni non gli d nessuna retta e, volgendosi a guardare Filippo, dice... allaria, perch a Filippo
non parla: A me basta di saperlo risorto. E poi... E poi che il mio amore sia sempre pi forte.
Visto, eh! andato, se voi guardate, in proporzione allamore che avemmo: la Madre, Maria
Maddalena, i bambini, mia madre e la tua, e poi Lazzaro e Marta... Quando a Marta? Io dico quando

ella inton il salmo davidico*: Il Signore mio pastore, non mi mancher nulla. Egli mi ha posto
in luogo di abbondanti pascoli, mi ha condotto ad acque ristoratrici. Ha richiamato a S lanima
mia.... Ricordi come ci fece sussultare con quellinaspettato canto? E quelle parole si riconnettono
a quanto ha detto: Ha richiamato a S lanima mia. Infatti Marta sembra avere ritrovato la sua
via... Prima era smarrita, lei, la forte! Forse nel richiamo le ha detto il luogo dove la vuole. certo
anzi, perch, se le ha dato appuntamento, deve sapere dove lei sar. Che avr voluto dire dicendo:
sponsali compiuti?.
Filippo, che lo ha guardato un momento e poi lo ha lasciato monologare, geme: Io non sapr che
dirgli se viene... Io sono fuggito... e sento che fuggir. Prima per paura degli uomini. Ora per paura
di Lui.
Dicono tutti: bellissimo. Pu mai essere pi bello di quanto gi era?, si chiede Bartolomeo.
Io gli dir: Mi hai perdonato senza parola quando ero pubblicano. Perdonami anche ora col tuo
silenzio, perch non merita la mia vilt la tua parola, dice Matteo.
Longino dice che ha pensato: Devo chiedergli di guarire o di credere?. Ma ha detto il suo cuore:
Di credere, e allora la Voce ha detto: Vieni a Me, ed egli ha sentito la volont di credere e la
guarigione insieme. Me lo ha proprio detto cos, afferma Giuda dAlfeo.
______________________
* salmo davidico, cio: Salmo 23.
Io sono sempre fisso al pensiero di Lazzaro, premiato subito per la sua offerta... Lho detto io pure:
La mia vita per la tua gloria. Ma non venuto, sospira lo Zelote.
4Che dici, Simone? Tu che sei colto, dimmi: che gli devo dire per fargli capire che lo amo e
chiedo perdono? E tu, Giovanni? Tu hai parlato molto con la Madre. Aiutami. Non piet lasciare
solo il povero Pietro!.
Giovanni si muove a compassione dellavvilito compagno e dice: Ma... ma io gli direi
semplicemente: Ti amo. Nellamore compreso anche il desiderio del perdono e il pentimento.
Per... non so. Simone, che dici tu?.
E lo Zelote: Io direi quello che era il grido dei miracoli: Ges, piet di me!. Direi: Ges. E
basta. Perch ben pi del Figlio di Davide!.
ben quello che penso e che mi fa tremare. Oh! io nasconder il capo... Anche stamane avevo
paura di vederlo e....
...e poi sei entrato per primo. Ma non temere cos. Sembra che tu non lo conosca, lo rincuora
Giovanni.
5La stanza si illumina vivamente come per un lampo abbagliante. Gli apostoli si celano il viso
temendo sia un fulmine. Ma non odono rumore e alzano il capo.
Ges in mezzo alla stanza, presso la tavola. Apre le braccia dicendo: La pace sia con voi.
Nessuno risponde. Chi pi pallido, chi pi rosso, lo fissano tutti con paura e soggezione. Affascinati
e nello stesso tempo vogliosi quasi di fuggire.
Ges fa un passo avanti, aumentando il suo sorriso. Ma non temete cos! Sono Io. Perch cos
turbati? Non mi desideravate? Non vi avevo fatto dire che sarei venuto? Non ve lo avevo detto fin
dalla sera pasquale?.
Nessuno osa aprire bocca. Pietro piange gi e Giovanni gi sorride, mentre i due cugini, con gli
occhi lustri e un movimento di parola senza suono sulle labbra, sembrano due statue raffiguranti il
desiderio.
Perch nei cuori avete pensieri cos in contrasto fra il dubbio e la fede, lamore e il timore? Perch
ancora volete essere carne e non spirito, e con questo solo vedere, comprendere, giudicare, operare?
Sotto la vampa del dolore non si tutto arso il vecchio io, e non sorto il nuovo io di una vita
nuova? 6Sono Ges. Il vostro Ges, risorto come aveva detto. Guardate. Tu che le hai viste le ferite
e voi che ignorate la mia tortura. Perch quanto sapete ben diverso dalla conoscenza esatta che ne
ha Giovanni. Vieni, tu per il primo. Sei gi tutto mondo. Tanto mondo che mi puoi toccare senza
tema. Lamore, lubbidienza, la fedelt gi ti avevano fatto mondo. Il mio Sangue, di cui fosti tutto

rorido quando mi deponesti dal patibolo, ti ha finito di purificare. Guarda. Sono vere mani e vere
ferite. Osserva i miei piedi. Vedi come il segno quello del chiodo? S. Sono proprio Io e non un
fantasma. Toccatemi. Gli spettri non hanno corpo. Io ho vera carne sopra un vero scheletro.
Posa la Mano sul capo di Giovanni che ha osato andargli vicino: Senti? calda e pesante. Gli
alita in volto: E questo respiro.
Oh! mio Signore! , Giovanni mormora piano, cos...
S. Il vostro Signore. Giovanni, non piangere di timore e di desiderio. Vieni a Me. Sono sempre
quello che ti amo. Sediamo, come sempre, alla tavola. Avete nulla pi da mangiare? Datemelo,
dunque.
Andrea e Matteo, con mosse da sonnambuli, prendono dalle credenze il pane e i pesci e un vassoio
con un favo appena sbocconcellato in un angolo.
Ges offre il cibo e mangia, a d ad ognuno un poco di quanto mangia. E li guarda. Tanto buono.
Ma tanto maestoso che essi ne sono paralizzati.
7Osa parlare per primo Giacomo, fratello di Giovanni: Perch ci guardi cos?.
Perch voglio conoscervi.
Non ci conosci ancora?.
Come voi non conoscete Me. Se mi conosceste, sapreste Chi sono e come vi amo, e trovereste le
parole per dirmi il vostro tormento. Voi tacete. Come di fronte ad un estraneo potente di cui temete.
Poco fa parlavate... Sono quasi quattro giorni che parlate con voi stessi dicendo: Gli dir
questo..., dicendo allo Spirito mio: Torna, Signore, che io ti possa dire questo. Ora sono venuto e
voi tacete? Tanto mutato sono che pi non vi paio Io? O tanto mutati siete da non amarmi pi?.
Giovanni, seduto presso al suo Ges, ha latto abituale di posargli la testa sul petto mentre
mormora: Io ti amo, mio Dio, ma si irrigidisce vietandosi questo abbandono per rispetto allo
sfolgorante Figlio di Dio. Perch Ges pare emanare una luce pur essendo di una carne pari alla
nostra.
Ma Ges se lo attira sul Cuore, e allora Giovanni apre la diga al suo pianto beato. Ed il segnale a
tutti di farlo.
8Pietro, due posti dopo Giovanni, scivola fra la tavola e il sedile e piange gridando: Perdono,
perdono! Levami da questo inferno in cui sono da tante ore. Dimmi che hai visto il mio errore per
quello che fu. Non dello spirito. Ma della carne che mi ha soverchiato il cuore. Dimmelo che hai
visto il mio pentimento... Esso durer fino alla morte. Ma Tu... ma Tu dimmi che come Ges non ti
devo temere... e io, e io... io cercher di fare cos bene da farmi perdonare anche da Dio... e morire...
avendo solo un gran purgatorio da fare.
Vieni qui, Simone di Giona.
Ho paura.
Vieni qui. Non essere oltre vile.
Non lo merito di venirti accosto.
Vieni qui. Che ti ha detto la Madre? Se non lo guardi su questo sudario non avrai cuore di
guardarlo mai pi. O uomo stolto! Quel Volto non ti ha detto col suo sguardo doloroso che ti
capivo e che ti perdonavo? Eppure lho dato quel lino per conforto, per guida, per assoluzione, per
benedizione... Ma che vi ha fatto Satana per accecarvi tanto? Ora Io ti dico: se non mi guardi ora
che sulla mia gloria ho ancora steso un velo per adeguarmi alla vostra debolezza, non potrai mai pi
venire senza paura al tuo Signore. E che ti avverr allora? Per presunzione peccasti. Vuoi ora
tornare a peccare per ostinazione? Vieni, ti dico.
Pietro si trascina sui ginocchi, fra il tavolo e i sedili, con le mani sul volto piangente. Lo ferma
Ges, quando ai suoi piedi, mettendogli la Mano sul capo. Pietro, con un pianto anche pi forte,
prende quella Mano e la bacia fra un vero singhiozzare senza freno. Non sa che dire: Perdono!
Perdono!.
Ges si libera dalla sua stretta e, facendo leva della sua mano sotto il mento dellapostolo, lo
obbliga ad alzare il capo e lo fissa negli occhi arrossati, bruciati, straziati dal pentimento, coi suoi
fulgidi Occhi sereni. Pare gli voglia trivellare lanima. Poi dice: Andiamo. Levami lobbrobrio di
Giuda. Baciami dove egli baci. Lava col tuo bacio il segno del tradimento.

Pietro alza il capo, mentre Ges si china ancora di pi, e sfiora la guancia... poi china il capo sulle
ginocchia di Ges e sta cos... come un vecchio bambino che ha fatto del male ma che perdonato.
9Gli altri, ora che vedono la bont del loro Ges, ritrovano un po di ardire e si accostano come
possono.
Vengono prima i cugini... Vorrebbero dire tanto e non riescono a dire nulla. Ges li carezza e
rincuora col suo sorriso.
Viene Matteo con Andrea. Matteo dicendo: Come a Cafarnao..., e Andrea: Io, io... ti amo io.
Viene Bartolomeo gemendo: Non sapiente fui. Ma stolto. Questo sapiente, e accenna allo
Zelote, al quale Ges sorride gi.
Giacomo di Zebedeo viene e sussurra a Giovanni: Diglielo tu...; e Ges si volge e dice: Da
quattro sere lo hai detto e da tanto Io ti ho compatito.
Filippo, per ultimo, viene tutto curvo. Ma Ges lo forza ad alzare il capo e gli dice: Per predicare il
Cristo occorre maggior coraggio.
10Ora sono tutti intorno a Ges. Si rinfrancano piano piano. Ritrovano quanto hanno perduto o
temuto di avere per sempre perduto. Riaffiora la confidenza, la tranquillit e, per quanto Ges sia
tanto maestoso da tenere in un rispetto nuovo i suoi apostoli, essi trovano finalmente il coraggio di
parlare.
il cugino Giacomo che sospira: Perch ci hai fatto questo, Signore? Tu lo sapevi che noi non
siamo nulla e che ogni cosa da Dio viene. Perch non ci hai dato la forza di essere al tuo fianco?.
Ges lo guarda e sorride.
Ora tutto avvenuto. E nulla pi Tu devi patire. Ma non mi chiedere pi questa ubbidienza. Sono
invecchiato ad ogni ora di un lustro, e le tue sofferenze, che lamore e Satana ugualmente
aumentavano nella mia immaginazione di cinque volte quel che gi non fossero, hanno proprio
consumato ogni mia forza. Non me ne rimasta altro che per continuare ad ubbidire, tenendo, come
un che affoga con le mani spezzate, la mia forza con la volont come fossero i denti afferranti una
tavola, per non perire... Oh! non chiedere pi questo al tuo lebbroso!.
Ges guarda Simone Zelote e sorride.
Signore, Tu lo sai quello che voleva il mio cuore. Ma poi non ho pi avuto cuore... come me lo
avessero strappato i manigoldi che ti hanno preso... e mi rimasto un buco da cui fuggiva ogni mio
pensiero antecedente. Perch hai permesso questo, Signore?, chiede Andrea.
Io... tu dici il cuore? Io dico che fui uno senza pi ragione. Come chi prende un colpo di clava
sulla nuca. Quando, a notte fatta, io mi trovai a Gerico... oh! Dio! Dio!... Ma pu un uomo perire
cos? Io credo che cos la possessione. Ora la capisco cosa questa cosa tremenda!.... Filippo
sbarra ancora gli occhi al ricordo del suo soffrire.
Ha ragione Filippo. Io guardavo indietro. Vecchio sono e non povero di sapienza. E pi nulla
sapevo di quanto avevo saputo fino a quellora. 11Guardavo Lazzaro, cos straziato ma cos sicuro,
e mi dicevo: Ma come pu essere che egli sappia ancora trovare una ragione ed io nulla pi?,
dice Bartolomeo.
Io pure guardavo Lazzaro. E poich io so appena ci che Tu ci hai spiegato, non pensavo al sapere.
Ma dicevo: Almeno nel cuore fossi uguale!; invece io non avevo che dolore, dolore, dolore.
Lazzaro aveva dolore e pace... Perch a lui tanta pace?.
Ges guarda a turno prima Filippo, poi Bartolomeo, poi Giacomo di Zebedeo. Sorride e tace.
Giuda dice: Io speravo giungere a vedere ci che certo Lazzaro vedeva. Per questo gli stavo
sempre presso... Il suo viso!... Uno specchio. Un poco prima del terremoto del Venerd egli era
come uno che muore stritolato. E poi divenne di colpo maestoso nel suo dolore. Vi ricordate quando
disse: Il dovere compiuto d pace? Noi tutti credemmo fosse solo un rimprovero per noi o
unapprovazione per se stesso. Ora penso che lo dicesse per Te. Era un faro nelle nostre tenebre,
Lazzaro. Quanto gli hai dato, Signore! .
Ges sorride a tace.
S. La vita. E forse con quella gli hai dato unanima diversa. Perch, infine, che lui di diverso da
noi? Eppure non pi un uomo. gi qualcosa di pi delluomo e, per quello che era in passato,
avrebbe dovuto essere ancora meno di noi perfetto di spirito. Ma lui si fatto, e noi... Signore, il

mio amore stato vuoto come certe spighe. Solo pula ho dato, dice Andrea.
E Matteo: Io nulla posso chiedere. Perch gi tanto ho avuto con la mia conversione. Ma s! Avrei
voluto avere ci che ebbe Lazzaro. Unanima data da Te. Perch penso anche io come Andrea....
Anche Maddalena e Marta furono dei fari. Sar la razza. Voi non le avete viste. Una era piet e
silenzio. Laltra! Oh! se siamo stati tutti un fascio intorno alla Benedetta, perch Maria di
Magdala ci ha stretti con le fiamme del suo coraggioso amore. S. Ho detto: la razza. Ma devo dire:
lamore. Ci hanno superati nellamore. Per questo sono stati quelli che furono, dice Giovanni.
Ges sorride e tace sempre.
Ne hanno avuto gran premio per....
A loro apparisti.
A tutti e tre.
A Maria subito dopo tua Madre....
chiaro negli apostoli un rimpianto per queste apparizioni di privilegio.
Maria ti sa risorto gi da tante ore. E noi solo ora ti possiamo vedere....
Non pi dubbi in loro. In noi, invece, ecco... solo ora sentiamo che nulla finito. Perch a loro,
Signore, se ancora ci ami e non ci ripudi?, chiede Giuda dAlfeo.
S. Perch alle donne, e specie a Maria? Lhai anche toccata sulla fronte, e lei dice che le pare di
portare un serto eterno. E a noi, i tuoi apostoli, nulla....
12Ges non sorride pi. Il suo Volto non turbato, ma cessa il suo sorriso. Guarda serio Pietro che
ha parlato per ultimo, riprendendo ardire man mano che la paura gli passa, e dice:
Avevo dodici apostoli. E li amavo con tutto il mio Cuore. Io li avevo scelti e come una madre ne
avevo curato la crescita nella mia Vita. Non avevo segreti per loro. Tutto dicevo, tutto spiegavo,
tutto perdonavo. E le umanit, e le sventatezze, e le caparbiet... tutto. E avevo dei discepoli. Dei
ricchi e dei poveri discepoli. Avevo donne dal fosco passato o dalla debole costituzione. Ma i
prediletti erano gli apostoli.
venuta la mia ora. Uno mi ha tradito e consegnato ai carnefici. Tre hanno dormito mentre Io
sudavo sangue. Tutti, meno due, sono fuggiti per vilt. Uno mi ha rinnegato avendo paura,
nonostante avesse lesempio dellaltro, giovane e fedele. E, quasi non bastasse, fra i dodici ho avuto
un suicida disperato e uno che ha dubitato tanto del mio perdono da non credere che a fatica, e per
materna parola, alla Misericordia di Dio. Di modo che, se avessi guardato alla mia schiera, se
lavessi guardata con occhio umano, avrei dovuto dire: Meno Giovanni, fedele per amore, e
Simone, fedele allubbidienza, Io non ho pi apostoli. Questo avrei dovuto dire mentre soffrivo nel
recinto del Tempio, nel Pretorio, per le vie e sulla Croce.
13Avevo delle donne... E una, la pi colpevole in passato, stata, come Giovanni ha detto, la
fiamma che ha saldato le spezzate fibre dei cuori. Quella donna Maria di Magdala. Tu mi hai
rinnegato e sei fuggito. Ella ha sfidato la morte per starmi vicino. Insultata, ha scoperto il suo volto,
pronta a ricevere sputi e ceffoni, pensando di assomigliare cos di pi al suo Re crocifisso. Schernita
nel fondo dei cuori per la sua tenace fede nella mia Risurrezione, ha saputo continuare a credere.
Straziata, ha agito. Desolata, stamane, ha detto: Di tutto mi spoglio, ma datemi il mio Maestro.
Puoi osare ancora la domanda: Perch a lei?.
Avevo dei discepoli poveri: dei pastori. Poco li ho avvicinati, eppure come seppero confessarmi con
la loro fedelt!
Avevo delle discepole timide, come tutte le donne ebree. Eppure hanno saputo lasciare la casa e
venire fra la marea di un popolo che mi bestemmiava, per darmi quel soccorso che i miei apostoli
mi avevano negato.
Avevo delle pagane che ammiravano il filosofo. Per loro ero tale. Ma seppero scendere ad usi
ebrei, le potenti romane, per dirmi, nellora dellabbandono di un mondo dingrati: Noi ti siamo
amiche.
14Avevo il volto coperto di sputi e sangue. Lacrime e sudore gocciavano sulle ferite. Lordure e
polvere me lo incrostavano. Di chi la mano che mi deterse? La tua? o la tua? o la tua? Nessuna delle
vostre mani. Costui era presso alla Madre. Costui riuniva le pecore sperse. Voi. E se sperse erano le
mie pecore, come potevano darmi soccorso? Tu nascondevi il tuo volto per paura del disprezzo del

mondo, mentre il tuo Maestro veniva coperto del disprezzo di tutto il mondo, Lui che era innocente.
Avevo sete. S. Sappi anche questo. Morivo di sete. Non avevo pi che febbre e dolore. Il sangue
era gi corso nel Getsemani, tratto dal dolore di essere tradito, abbandonato, rinnegato, percosso,
sommerso dalle colpe infinite e dal rigore di Dio. Ed era corso nel Pretorio... Chi mi volle dare una
stilla per le fauci arse? Una mano dIsraele? No. La piet di un pagano. La stessa mano che, per
decreto eterno, mi apri il petto per mostrare che il Cuore aveva gi una ferita mortale, ed era quella
che il non amore, la vilt, il tradimento, vi avevano fatta. Un pagano. Vi ricordo: Ebbi sete e mi
desti da bere. Non uno che mi desse un conforto in tutto Israele. O per impossibilit di farlo, come
la Madre e le donne fedeli, o per mala volont di farlo. E un pagano trov per lo Sconosciuto la
piet che il mio popolo mi aveva negato. Trover in Cielo il sorso a Me dato.
In verit vi dico che, se Io ho rifiutato ogni conforto, perch quando si Vittima non bisogna
temperare la sorte, non ho voluto respingere il pagano, nella cui offerta ho sentito il miele di tutto
lamore che dai Gentili mi verr dato a compenso dellamarezza che mi dette Israele. Non mi ha
levato la sete. Ma lo sconforto, s. Per questo ho preso quel sorso ignorato. Per attirare a Me colui
che gi verso il Bene piegava. Sia benedetto dal Padre per la sua piet!
15Non parlate pi? Perch non chiedete ancora il perch ho cos agito? Non osate di chiederlo? Io
ve lo dir. Tutto vi dir dei perch di questora.
Chi siete voi? I miei continuatori. S. Lo siete nonostante il vostro smarrimento. Che dovete fare?
Convertire il mondo a Cristo. Convertire! la cosa pi delicata e difficile, amici miei. Gli sdegni, i
ribrezzi, gli orgogli, gli zeli esagerati sono tutti deleteri alla riuscita. Ma, poich nulla e nessuno vi
avrebbe persuaso alla bont, alla condiscendenza, alla carit per quelli che sono nelle tenebre,
stato necessario - comprendete? - necessario stato che voi aveste, una buona volta, frantumato il
vostro orgoglio di ebrei, di maschi, di apostoli, per dare luogo solo alla vera sapienza del ministero
vostro. Alla mitezza, pazienza, piet, amore senza borie e ribrezzi.
Voi vedete che tutti vi hanno superato nel credere e nellagire, fra quelli che voi guardavate con
sprezzo o con compatimento orgoglioso. Tutti. E la peccatrice di un giorno. E Lazzaro, intinto di
cultura profana, il primo che in mio Nome ha perdonato e guidato. E le donne pagane. E la debole
moglie di Cusa. Debole? Invero ella tutti vi supera! Prima martire della mia fede. E i soldati di
Roma. E i pastori. E lerodiano Mannaen. E persino Gamaliele, il rabbino. Non sussultare,
Giovanni. Credi tu che il mio Spirito fosse nelle tenebre? Tutti. E questo perch domani, ricordando
il vostro errore, non chiudiate il cuore a chi viene alla Croce.
Ve lo dico. E gi so che, nonostante lo dica, non lo farete che quando la Forza del Signore vi
piegher come fuscelli al mio Volere, che quello di avere dei cristiani di tutta la Terra. Ho vinto la
Morte. Ma meno dura del vecchio ebraismo. Ma vi piegher.
16Tu, Pietro, in luogo di stare piangente e avvilito, tu che devi essere la Pietra della mia Chiesa,
scolpisciti queste amare verit nel cuore. La mirra usata per preservare dalla corruzione. Intriditi
di mirra, dunque. E quando vorrai chiudere il cuore e la Chiesa ad uno daltra fede, ricorda che non
Israele, non Israele, non Israele, ma Roma mi difese e volle avere piet. Ricordati che non tu, ma
una peccatrice seppe stare ai piedi della Croce e merit di vedermi per prima. E per non essere
degno di biasimo sii imitatore del tuo Dio. Apri il cuore e la Chiesa dicendo: Io, il povero Pietro,
non posso sprezzare, perch se sprezzer sar sprezzato da Dio ed il mio errore torner vivo agli
occhi suoi. Guai se non ti avessi spezzato cos! Non un pastore ma un lupo saresti divenuto.
17Ges si alza. Maestosissimo.
Figli miei. Ancora vi parler nel tempo che fra voi rester. Ma per intanto vi assolvo e perdono.
Dopo la prova che, se fu avvilente e crudele, stata anche salutare e necessaria, venga in voi la pace
del perdono. E, con essa in cuore, tornate i miei amici fedeli e forti. Il Padre mi ha mandato nel
mondo. Io mando voi nel mondo a continuare la mia evangelizzazione. Miserie di ogni sorta
verranno a voi chiedendo sollievo. Siate buoni pensando alla miseria vostra quando rimaneste senza
il vostro Ges. Siate illuminati. Nelle tenebre non lecito vedere. Siate mondi per dare mondezza.
Siate amore per amare. Poi verr Colui che Luce, Purificazione e Amore. Ma intanto, per
prepararvi a questo ministero, Io vi comunico lo Spirito Santo. A chi rimetterete i peccati saranno
rimessi. A chi li riterrete saranno ritenuti. Lesperienza vostra vi faccia giusti per giudicare. Lo

Spirito Santo vi faccia santi per santificare. Il sincero volere di superare il vostro mancamento vi
faccia eroici per la vita che vi aspetta. Quanto ancora da dire ve lo dir quando lassente sar
venuto. Pregate per lui. Rimanete con la mia pace e senza orgasmo di dubbio sul mio amore.
E Ges scompare cos come era entrato, lasciando fra Giovanni e Pietro un posto vuoto. Scompare
in un bagliore che fa chiudere gli occhi tanto forte. E, quando gli occhi abbacinati si riaprono,
trovano solo che la pace di Ges rimasta, fiamma che brucia e che medica e che consuma le
amarezze del passato in un unico desiderio: di servire.

628. Il ritorno di Tommaso e la sua incredulit.


7 aprile 1945.
1I dieci sono nel cortile della casa del Cenacolo. Parlano fra loro e poi pregano. E poi tornano a
parlare.
Dice Simone Zelote: Sono veramente afflitto della sparizione di Tommaso. Non so pi dove
cercarlo.
Ed io neppure, dice Giovanni.
Dai parenti non c. E non stato visto da nessuno. Che lo abbiano preso?.
Se cos fosse, il Maestro non avrebbe detto: Dir il resto quando ci sar lassente.
vero. Io per voglio ancora andare a Betania. Forse si aggira per quelle montagne senza osare di
mostrarsi.
Vai, vai, Simone. Tu ci hai tutti riuniti e... salvati col riunirci, perch ci hai portati da Lazzaro.
Avete sentito che parole ebbe il Signore per lui? Ha detto: il primo che in mio Nome ha perdonato
e guidato. Perch non lo mette al posto dellIscariota?, chiede Matteo.
Perch non vorr dare al perfetto amico il posto del Traditore, risponde Filippo.
2Ho sentito poco fa, quando ho fatto un giro per i mercati e ho parlato a venditori di pesce, che... s, mi posso fidare di loro - che quelli del Tempio non sanno che fare del corpo di Giuda. Non so chi
fu... ma questa mattina allalba i guardiani del Tempio hanno trovato dentro al sacro recinto il suo
corpo putrido, con ancora la fune al collo. Io penso siano stati dei pagani a staccarlo e a gettarlo l
dentro chiss come, dice Pietro.
A me invece hanno detto ieri sera alla fonte, ho sentito dire, anzi, che da ieri sera hanno
frombolato le viscere del Traditore fin contro la casa di Anna. Pagani, certo. Perch nessun ebreo
avrebbe toccato, dopo pi di cinque giorni, quel corpo. Chiss come era putrido!, dice Giacomo
dAlfeo.
Oh! un orrore fin dal sabato!. Giovanni impallidisce al ricordo.
Ma come fin in quel posto? Era suo?.
E chi ha mai saputo niente di esatto da Giuda di Keriot? Vi ricordate come era chiuso,
complicato....
Puoi dire: bugiardo, Bartolomeo. Mai era sincero. Per tre anni fu con noi, e noi, che tutto avevamo
in comune, davanti a lui eravamo come davanti allalto muro di un fortezza.
Di una fortezza? Oh! Simone! Di di un labirinto! , esclama Giuda dAlfeo.
Oh! sentite! Non parliamo di lui! Mi pare di averlo a evocare e che debba venire a darci disturbo.
Io vorrei cancellare il suo ricordo da me e da ogni cuore. Ebreo o gentile che sia. Ebreo, per non
arrossire di avere partorito dalla nostra razza questo mostro. Gentile, perch fra loro non ci sia chi ci
pu dire un giorno: Fu uno di Israele il suo Traditore. 3Io sono un ragazzo. E non dovrei parlare
davanti a voi per primo. Sono lultimo e tu, Pietro, sei il primo. E qui c lo Zelote e Bartolomeo,
istruiti, e ci sono i fratelli del Signore. Ma, ecco, io vorrei presto mettere uno al dodicesimo posto,
uno che santo fosse, perch, finch vedr quel posto vuoto nel gruppo nostro, io vedr la bocca

dellinferno coi suoi fetori fra noi. E ho paura che ci travii....


Ma no, Giovanni! Sei rimasto impressionato dalla bruttezza del suo delitto e del suo corpo
appeso....
No, no. Anche la Madre ha detto: Ho visto Satana vedendo Giuda di Keriot. Oh! facciamo
presto a cercare un santo da mettere a quel posto!.
Senti, io non scelgo nessuno. Se Lui, che era Dio, ha scelto un Iscariota, che sceglier mai il
povero Pietro?.
Eppure dovrai bene....
No, caro. Io non scelgo nulla. Lo chieder al Signore. Basta di peccati fatti da Pietro!.
4Tante cose dobbiamo chiedere. Laltra sera siamo rimasti come ebeti. Ma dobbiamo farci
insegnare. Perch... Come faremo a capire se una cosa peccato proprio? O se non lo ? Vedi come
il Signore parla diverso da noi sui pagani. Vedi come scusa pi una vilt e un rinnegamento di
quanto non scusi il dubbio sul possibile suo perdono... Oh! io ho paura di fare male, dice
sconsolato Giacomo dAlfeo.
Veramente ci ha tanto parlato. Eppure mi pare di sapere niente. Sono ebete da una settimana,
confessa sconsolato laltro Giacomo.
Io pure.
Io pure.
E anche io.
Sono tutti nelle stesse condizioni e, stupiti, si guardano lun laltro. Ricorrono alla ormai abituale
soluzione: Andremo da Lazzaro, dicono. Forse l troveremo il Signore e... Lazzaro ci aiuter.
5Bussano al portone. Tacciono tutti ascoltando. E hanno un oh! di stupore vedendo entrare nel
vestibolo Elia insieme a Tommaso. Un Tommaso cos stranito che non pare pi lui.
I compagni gli si affollano intorno gridando il loro giubilo: Lo sai che risorto e che venuto? E
aspetta te per tornare!.
S. Me lo ha detto anche Elia. Ma non ci credo. Io credo a ci che vedo. E vedo che per noi
finita. Vedo che siamo tutti dispersi. Vedo che non c pi neppure un sepolcro noto dove
piangerlo. Vedo che il Sinedrio si vuole disfare, e del complice di cui decreta il seppellimento,
come fosse un animale sozzo, ai piedi dellulivo dove si impiccato, e dei seguaci del Nazareno. Io
sono stato fermato nel venerd, alle porte, e mi hanno detto: Anche tu eri uno dei suoi? morto,
ormai. Torna a battere loro. E sono scappato....
Ma dove? Ti abbiamo cercato da per tutto!.
Dove? Sono andato verso la casa di mia sorella a Rama. Poi non ho osato entrare perch... per non
essere rimproverato da una donna. Allora ho vagato per le montagne giudee e ieri sono finito a
Betlemme, nella sua grotta. Quanto ho pianto... Mi sono addormentato fra le macerie e l mi ha
trovato Elia, che era venuto... non so perch.
Perch? Ma perch nelle ore di gioia o di dolore troppo grande si va dove pi si sente Dio. Io
molte volte, in questi anni, ero andato l, di notte, come un ladro, per sentirmi carezzare lanima dal
ricordo del suo vagito. E poi scappavo al primo sole per non essere lapidato. Ma ero gi consolato.
Ora sono andato l per dire a quel luogo: Io sono felice e per prendere quanto posso di esso.
Abbiamo deciso cos. Noi vogliamo predicare la sua Fede. Ma ce ne dar forza un pezzo di quel
muro, un pugno di quella terra, una scheggia di quei pali. Non siamo santi tanto da osare di
prendere la terra del Calvario....
Hai ragione, Elia. Lo dovremo fare noi pure. E lo faremo. Ma Tommaso?....
Tommaso dormiva e piangeva. Gli ho detto: Svegliati e non piangere pi. risorto. Non mi
voleva credere. Ma tanto ho insistito che lho persuaso. Eccolo. Ora fra voi ed io mi ritiro.
Raggiungo i compagni diretti in Galilea. La pace a voi. Elia se ne va.
6Tommaso, risorto. Io te lo dico. Fu con noi. Mangi. Parl. Ci benedisse. Ci perdon. Ci ha
dato potest di perdonare. Oh! perch non sei venuto prima?.
Tommaso non si scuote dal suo abbattimento. Crolla il capo, testardo. Io non credo. Avete visto un
fantasma. Siete tutti folli. Le donne per le prime. Un uomo morto, da s non risorge.
Un uomo no. Ma Egli Dio. Non lo credi?.

S. Lo credo che Dio. Ma, appunto perch lo credo, penso e dico che, per quanto sia tanto buono,
non pu esserlo al punto di venire fra chi lo ha cos poco amato. E dico che, per quanto sia tanto
umile, deve averne basta di avvilirsi nella nostra carnaccia. No. Sar, certo lo , trionfante in Cielo
e, forse, apparir come spirito. Dico: forse. Non meritiamo neppure questo! Ma risorto in carne e
ossa, no. Non lo credo.
Ma se lo abbiamo baciato, visto mangiare, udito la voce, sentito la sua mano, visto le ferite! .
Niente. Io non credo. Non posso credere. Dovrei vedere per credere. Se non vedo nelle sue mani il
foro dei chiodi e non vi metto dentro il dito, se non tocco le ferite dei piedi e se non metto la mano
dove la lancia ha aperto il costato, io non credo. Non sono un bambino o una donna. Io voglio
levidenza. Quello che la mia ragione non pu accettare lo rifiuto. E io non posso accettare questa
vostra parola.
Ma Tommaso! Ti pare che ti si voglia ingannare?.
No, poverini. Anzi! Beati voi che siete tanto buoni da volermi portare ad avere la pace che siete
riusciti a darvi con questa vostra illusione. Ma... io non credo alla sua Risurrezione.
Non temi di essere punito da Lui? Sente e vede tutto, sai?.
Chiedo che mi persuada. Ho una ragione, e luso. Lui, Padrone della ragione umana, raddrizzi la
mia se deviata.
Ma la ragione, Lui lo diceva, libera.
Ragion di pi perch io non la faccia schiava di una suggestione collettiva. Io vi voglio bene e
voglio bene al Signore. Lo servir come posso e star con voi per aiutarvi a servirlo. Predicher la
sua dottrina. Ma non posso credere altro che vedendo.
E Tommaso, cocciuto, non intende altro che se stesso. Gli parlano di tutti quelli che lo hanno visto,
e come lo hanno visto. Lo consigliano a parlare con la Madre. Ma lui crolla il capo, seduto su un
sedile di pietra, pi pietra lui del sedile. Testardo come un bambino, ripete: Creder se vedr....
La grande parola degli infelici che negano ci che tanto dolce e santo credere ammettendo che
Dio pu tutto.

629.Apparizione agli apostoli con Tommaso. Discorso sulla dignit del


sacerdozio e sui sacerdoti futuri.
9 agosto 1944.
[...]
1Gli apostoli sono raccolti nel Cenacolo. Intorno alla tavola dove fu consumata la Pasqua. Per, per
rispetto, il posto centrale, quello di Ges, stato lasciato vuoto.
Anche gli apostoli, ora che non c pi chi li accentra e distribuisce per volere proprio e per
elezione damore, si sono messi diversamente. Pietro ancora al suo posto. Ma al posto di Giovanni
ora Giuda Taddeo. Poi viene il pi anziano degli apostoli, che non so ancora chi sia*, poi
Giacomo, fratello di Giovanni, quasi allangolo del tavolo dalla parte destra, secondo me che
guardo. Vicino a Giacomo, ma sul lato corto del tavolo, seduto Giovanni. Dopo Pietro, invece,
viene Matteo e, dopo questo, Tommaso, poi uno di cui non so il nome, poi Andrea, poi Giacomo
fratello di Giuda Taddeo e un altro, che non conosco di nome, dagli altri lati. Il lato lungo di fronte
a Pietro vuoto, essendo gli apostoli pi vicini sui sedili di quanto non fossero per Pasqua.
Le finestre sono sprangate e le porte pure. Il lume, acceso con due soli becchi, sparge una luce tenue
sulla sola tavola. Il resto del vasto stanzone nella penombra.
Giovanni, che ha alle spalle una credenza, ha lincarico di porgere ai compagni ci che desiderano
del loro parco cibo, composto di pesce, che sulla tavola, pane, miele e formaggini freschi. nel
girarsi di nuovo verso il tavolo, per dare al fratello il formaggio che egli ha richiesto, che Giovanni
vede il Signore.
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* non so ancora chi sia, poich la presente visione, scritta nel 1944, precede quasi tutte quelle
della vita pubblica di Ges. La cena pasquale, cui MV fa riferimento, quella descritta il 17
febbraio 1944 in forma molto condensata rispetto allaltra, del 9 marzo 1945, che nella presente
opera, al capitolo 600. (Sulla doppia stesura di molti episodi rimandiamo alla nostra nota in 587.13).
2Ges apparso in maniera molto curiosa. La parete dietro le spalle dei commensali, tutta di un
pezzo meno che nellangolo della porticina, si illuminata al centro, ad unaltezza di un metro circa
dal suolo, di una luce tenue e fosforica come quella che emanano certi quadretti che sono luminosi
solo nel buio della notte. La luce, alta quasi due metri, ha forma ovale, come fosse una nicchia.
Nella luminosit, come avanzasse da dietro veli di nebbia luminosa, emerge sempre pi netto Ges.
Non so se riesco a spiegarmi bene. Pare che il suo Corpo fluisca attraverso lo spessore della parete.
Questa non si apre. Resta compatta, ma il Corpo passa ugualmente. La luce pare la prima
emanazione del suo Corpo, lannuncio del suo avvicinarsi. Il Corpo dapprima a lievi linee di luce,
cos come io vedo in Cielo il Padre e gli angeli santi: immateriale. Poi si materializza sempre pi,
prendendo in tutto laspetto di un corpo reale. Del suo divino Corpo glorificato.
Io ho messo molto a descrivere, ma la cosa avvenuta in pochi secondi.
Ges vestito di bianco, come quando risorse e apparve alla Madre. Bellissimo, amoroso e
sorridente. Sta con le braccia lungo i lati del Corpo, un poco staccate da esso, con le Mani verso
terra e dalla palma volta verso gli apostoli. Le due Piaghe delle Mani paiono due stelle di diamanti,
da cui escono due raggi vivissimi. Non vedo i Piedi, coperti dalla veste, n il Costato. Ma dalla
stoffa del suo abito non terreno trapela luce, l dove essa cela le divine Ferite. In principio sembra
che Ges non sia che Corpo di candore lunare, poi, quando si concretizzato, apparendo fuori
dellalone di luce, ha i colori naturali dei suoi capelli, occhi, pelle. Ges, insomma, Ges-UomoDio, ma fatto pi solenne ora che risorto.
3Giovanni lo vede quando Egli gi cos. Nessun altro si era accorto dellapparizione. Giovanni
scatta in piedi lasciando cadere sulla tavola il piatto delle formaggelle tonde e, appoggiando le mani
allorlo della tavola, si piega un poco verso questa e obliquamente, come per calamita che lo attiri
verso se stessa, e getta un Oh! sommesso e pur intenso.
Gli altri, che avevano alzato il capo dai loro piatti al cadere rumoroso del piatto delle formaggelle e
allo scatto di Giovanni e lavevano guardato stupiti, vedendo la sua posa estatica seguono il suo
sguardo. Torcono il capo o si girano su se stessi, a seconda di come si trovano rispetto al Maestro, e
vedono Ges. Si alzano tutti in piedi, commossi e beati, e corrono a Lui, che accentuando il sorriso
avanza verso loro, camminando, ora, sul suolo come tutti i mortali.
Ges, che prima fissava unicamente Giovanni, e credo che questi si sia voltato attratto da quello
sguardo che laccarezzava, guarda tutti e dice: Pace a voi.
Tutti ora gli sono intorno, chi in ginocchio ai suoi piedi, e fra questi sono Pietro e Giovanni - anzi
Giovanni bacia un lembo della veste e se la posa sul viso come per esserne carezzato - chi pi
indietro, in piedi, ma molto curvo in atto di ossequio.
Pietro, per fare pi presto ad arrivare, ha fatto un vero salto al disopra del sedile, scavalcandolo,
senza attendere che Matteo, uscendo per primo, lasciasse libero il posto. Bisogna ricordare che i
sedili servivano a due persone per volta.
4Lunico che resta un poco lontano, impacciato, Tommaso. Si inginocchiato presso la tavola.
Ma non osa venire avanti e pare, anzi, tenti nascondersi dietro allangolo di essa.
Ges, dando le sue Mani a baciare - gli apostoli gliele cercano con bramosia santa e amorosa - gira
lo sguardo sulle teste chine come cercasse lundecimo. Ma lo ha visto dal primo momento e fa cos
solo per dare tempo a Tommaso di rinfrancarsi e venire.
Vedendo che lincredulo, vergognoso del suo non credere, non osa farlo, lo chiama: Tommaso.
Vieni qui.
Tommaso alza il capo, confuso, quasi piangente, ma non osa venire. Abbassa di nuovo il capo.
Ges fa qualche passo nella sua direzione e torna a dire: Vieni qui, Tommaso. La voce di Ges
pi imperiosa della prima volta.
Tommaso si alza riluttante e confuso e va verso Ges.

Ecco colui che non crede se non vede!, esclama Ges. Ma nella sua voce un sorriso di perdono.
Tommaso lo sente, osa guardare Ges e vede che sorride proprio, allora prende coraggio e va pi in
fretta.
Vieni qui, ben vicino. Guarda. Metti un dito, se non ti basta guardare, nelle ferite del tuo Maestro.
Ges ha porto le Mani e poi si aperto la veste sul petto scoprendo lo squarcio del Costato. Ora la
luce non emana pi dalle Ferite. Non emana pi da quando, uscendo dal suo alone di luce lunare, si
messo a camminare come Uomo mortale, e le Ferite appaiono nella loro cruenta realt: due fori
irregolari, di cui il sinistro va fino al pollice, che trapassano un polso e un palmo alla sua base, e un
lungo taglio, che nel lato superiore lievemente ad accento circonflesso, al Costato.
Tommaso trema, guarda e non tocca. Muove le labbra, ma non riesce a parlare chiaramente.
Dammi la tua mano, Tommaso, dice Ges con tanta dolcezza. E prende con la sua destra la mano
destra dellapostolo e ne afferra lindice e lo conduce nello squarcio della sua Mano sinistra, ve lo
ficca ben dentro, per fargli sentire che il palmo trapassato, e poi dalla Mano lo porta al Costato.
Anzi, afferra ora le quattro dita di Tommaso, alla loro base, al metacarpo, e pone queste quattro
grosse dita nello squarcio del Petto, facendole entrare, non limitandosi ad appoggiarle allorlo, a ve
le tiene guardando fisso Tommaso. Uno sguardo severo e pur dolce, mentre continua: ...Metti qua
il tuo dito, poni le dita e anche la mano, se vuoi, nel mio Costato, e non essere incredulo ma fedele.
Questo dice mentre fa quanto ho detto prima.
Tommaso - pare che la vicinanza del Cuore divino, che egli quasi tocca, gli abbia comunicato
coraggio - riesce finalmente a parlare e a spiccicare le parole, e dice, cadendo a ginocchio con le
braccia alzate e uno scoppio di pianto di pentimento: Signore mio e Dio mio!. Non sa dire altro.
Ges lo perdona. Gli pone la destra sul capo e risponde: Tommaso, Tommaso! Ora credi perch
hai veduto... Ma beati coloro che crederanno in Me senza aver visto! Quale premio dovr dare loro
se devo premiare voi, la cui fede stata soccorsa dalla forza del vedere?....
5Poi Ges pone il braccio sulla spalla di Giovanni, prendendo Pietro per mano, e si accosta al
tavolo. Siede al suo posto. Ora sono seduti come la sera di Pasqua. Per Ges vuole che Tommaso
si sieda dopo Giovanni.
Mangiate, amici, dice Ges.
Ma nessuno ha pi fame. La gioia li sazia. La gioia del contemplare.
Allora Ges prende le sparse formaggelle, le riunisce sul piatto, le taglia, le distribuisce e il primo
pezzo lo d proprio a Tommaso, posandolo su un pezzo di pane e passandolo dietro le spalle di
Giovanni; mesce dalle anfore il vino nel calice e lo passa ai suoi amici: questa volta Pietro il
primo servito. Poi si fa dare dei favi di miele, li spezza e ne d per primo un pezzo a Giovanni, con
un sorriso che pi dolce del filante e biondo miele. E di questo, per rincuorarli, ne mangia Lui
pure. Non gusta che il miele.
Giovanni, con la mossa solita, appoggia il suo capo contro la spalla di Ges, e Ges se lo attira sul
Cuore e parla tenendolo cos.
6Non dovete turbarvi, amici, quando Io vi appaio. Sono sempre il vostro Maestro, che ha
condiviso con voi cibo e sonno e che vi ha eletti perch vi ha amati. Anche ora vi amo.
Ges appoggia molto su queste ultime parole.
Voi, prosegue, siete stati meco nelle prove... Sarete meco anche nella gloria. Non abbassate il
capo. La sera della domenica, quando venni a voi per la prima volta dopo la mia Risurrezione, Io vi
ho infuso lo Spirito Santo... anche a te che non eri presente venga lo Spirito... Non sapete che
linfusione dello Spirito come un battesimo di fuoco, poich lo Spirito Amore e lamore annulla
le colpe? Il vostro peccato, perci, di diserzione mentre Io morivo vi condonato.
Nel dire questo, Ges bacia sulla testa Giovanni, che non disert, e Giovanni lacrima di gioia.
Vi ho dato la potest di rimettere i peccati. Ma non si pu dare ci che non si possiede. Voi dovete
dunque esser certi che questa potest Io la posseggo perfetta e la uso per voi, che dovete esser
mondi al sommo per mondare chi verr a voi, sporco di peccato. Come potrebbe* uno giudicare e
mondare se fosse meritevole di condanna e fosse immondezza di suo? Come potrebbe uno giudicare
un altro se fosse con i travi nel suo occhio e i pesi infernali nel suo cuore? Come potrebbe dire: Io
ti assolvo nel nome di Dio se, per i suoi peccati, non avesse Dio con s?

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* Come potrebbe... deve sottintendere in maniera degna, cos come pi sotto, parlando
dellEucarestia, dir: Per compierla degnamente... Il discorso verte sulla dignit, non sulla potest,
conferita agli apostoli in 278.2 e a Pietro come primato in 343.5.
7Amici, pensate alla vostra dignit di sacerdoti.
Prima Io ero fra gli uomini per giudicare e perdonare. Ora Io me ne vado al Padre. Torno al mio
Regno. Non mi levata facolt di giudizio. Anzi essa tutta nelle mie mani, poich il Padre a Me
lha deferita. Ma tremendo giudizio. Poich avverr quando non sar pi possibile alluomo di farsi
perdonare con anni di espiazione sulla Terra. Ogni creatura verr a Me con il suo spirito quando
lascer per morte materiale la carne come spoglia inutile. Ed Io la giudicher per una prima volta.
Poi lumanit torner con la sua veste di carne, ripresa per comando celeste, per esser separata in
due parti. Gli agnelli col Pastore, i capri selvatici col loro Torturatore. Ma quanti sarebbero gli
uomini che sarebbero col loro Pastore se dopo il lavacro del Battesimo non avessero pi chi perdona
in Nome mio?
Ecco perch Io creo i sacerdoti. Per salvare i salvati dal mio Sangue. Il mio Sangue salva. Ma gli
uomini continuano a cadere nella morte. A ricadere nella Morte. Occorre che chi ne ha potest li
lavi continuamente in Esso, settanta e settanta volte sette, perch della Morte non siano preda. Voi e
i vostri successori lo farete. Per questo vi assolvo da tutti i vostri peccati. Perch avete bisogno di
vedere, e la colpa accieca perch leva allo spirito la Luce che Dio. Perch avete bisogno di
comprendere, e la colpa inebetisce perch leva allo spirito lIntelligenza che Dio. Perch avete
ministero di purificare, e la colpa insozza perch leva allo spirito la Purezza che Dio.
Gran ministero il vostro di giudicare e assolvere in Nome mio!
Quando consacrerete per voi il Pane e il Vino e ne farete il Corpo e il Sangue mio, farete una
grande, soprannaturalmente grande e sublime cosa. Per compierla degnamente dovrete esser puri,
poich toccherete Colui che il Puro e vi nutrirete della Carne di un Dio. Puri di cuore, di mente, di
membra e di lingua dovrete essere, perch col cuore dovrete amare lEucarestia, e non dovranno
esser mescolati a questo amore celeste profani amori che sarebbero sacrilegio. Puri di mente, perch
dovrete credere e comprendere questo mistero damore, e limpurit di pensiero uccide la Fede e
lIntelletto. Resta la scienza del mondo, ma muore in voi la Sapienza di Dio. Puri di membra
dovrete essere, perch nel vostro seno scender il Verbo cos come scese nel seno di Maria per
opera dellAmore.
8Avete lesempio vivente di come deve essere un seno che accoglie il Verbo che si fa Carne.
Lesempio la Donna senza colpa dorigine e senza colpa individuale che mi ha portato.
Osservate come pura la vetta dErmon ancor fasciata nel velo della neve invernale. DallOliveto
essa pare un cumulo di gigli sfogliati o di spuma marina che si elevi come unofferta contro laltro
candore delle nuvole, portate dal vento daprile per i campi azzurri del cielo. Osservate un giglio
che apra ora la bocca della sua corolla ad un riso di profumo. Eppure, luna e laltra purezza sono
men vive di quella del Seno che mi fu materno. Polvere portata dai venti caduta sulle nevi del
monte e sulla seta del fiore. Locchio umano non la percepisce, tanto essa leggera. Ma essa c, e
corrompe il candore.
Pi ancora, guardate la perla pi pura che venga strappata al mare, alla conchiglia nata, per
adornare lo scettro di un re. perfetta nella sua iridescenza compatta che ignora il contatto
profanatore di ogni carne, formatasi come si nellincavo madreperlaceo dellostrica, isolata nello
zaffiro fluido delle profondit marine. Eppure men pura del Seno che mi ebbe. Al suo centro il
granello di rena: un corpuscolo minutissimo, ma sempre terrestre. In Colei che la Perla del Mare
non esiste granello di peccato, neppur di fomite al peccato. Perla nata nellOceano della Trinit per
portare sulla Terra la Seconda Persona, Ella compatta intorno al suo fulcro, che non seme di
terrena concupiscenza ma scintilla dellAmore eterno. Scintilla che, trovando in Lei rispondenza, ha
generato i vortici della divina Meteora che ora a S chiama e attira i figli di Dio: Io, il Cristo, Stella
del Mattino.
Questa Purezza inviolata Io vi do a esempio.
9Ma quando poi, come vendemmiatori ad un tino, voi tuffate le mani nel mare del mio Sangue e ne

attingete di che mondare le stole corrotte dei miseri che peccarono, siate, oltre che puri, perfetti per
non macchiarvi di un peccato maggiore, anzi, di pi peccati, spargendo e toccando con sacrilegio il
Sangue di un Dio o mancando a carit e giustizia, negandolo o dandolo con un rigore che non del
Cristo - che fu buono coi malvagi per attirarli al suo Cuore e tre volte buono coi deboli per
confortarli alla fiducia - usando questo rigore tre volte indegnamente, perch contro la mia Volont,
la mia Dottrina e la Giustizia. Come esser rigorosi con gli agnelli quando si pastori idoli?
O miei diletti, amici che Io mando per le vie del mondo per continuare lopera che Io ho iniziata e
che sar proseguita finch il Tempo sar, ricordate queste mie parole. Ve le dico perch le diciate a
coloro che voi consacrerete al ministero nel quale Io vi ho consacrati.
10Io vedo... Guardo nei secoli... Il tempo e le turbe infinite degli uomini che saranno mi sono tutti
davanti... Vedo... stragi e guerre, paci bugiarde e orrende carneficine, odio e ladrocinio, senso e
orgoglio. Ogni tanto unoasi di verde: un periodo di ritorno alla Croce. Come obelisco che segna
unonda pura fra le aride arene del deserto, la mia Croce sar alzata con amore, dopo che il veleno
del male avr reso malati di rabbia gli uomini, e intorno ad essa, piantate sui bordi delle acque
salutari, fioriranno le palme di un periodo di pace e bene nel mondo. Gli spiriti, come cervi e
gazzelle, come rondini e colombi, accorreranno a quel riposante, fresco, nutriente rifugio, per
guarire dai loro dolori e sperare nuovamente. Ed esso rinserrer i suoi rami come una cupola per
proteggere da tempeste e solleoni, e terr lontano serpenti e fiere col Segno che mette in fuga il
Male. Cos, finch gli uomini vorranno.
Io vedo... Uomini e uomini... donne, vecchi, bambini, guerrieri, studiosi, dottori, contadini... Tutti
vengono e passano col loro peso di speranze e di dolori. E molti vedo che vacillano, perch il dolore
troppo e la speranza scivolata dalla soma per prima, dalla soma troppo grave, e si sbriciolata al
suolo... E molti vedo che cadono ai bordi della via perch altri pi forti li sospingono, pi forti o pi
fortunati nel peso che lieve. E molti vedo che, sentendosi abbandonati da chi passa, calpestati
anche, che sentendosi morire, giungono ad odiare e a maledire.
Poveri figli! Fra tutti questi, percossi dalla vita, che passano o cadono, il mio Amore ha,
intenzionalmente, sparso i samaritani pietosi, i medici buoni, le luci nella notte, le voci nel silenzio,
perch i deboli che cadono trovino un aiuto, rivedano la Luce, riodano la Voce che dice: Spera.
Non sei solo. Su te Dio. Con te Ges. Ho messo, intenzionalmente, queste carit operanti,
perch i miei poveri figli non mi morissero nello spirito, perdendo la dimora paterna, e
continuassero a credere in Me-Carit vedendo nei miei ministri il mio riflesso.
11Ma, o dolore che mi fai sanguinare la Ferita del Cuore come quando fu aperta sul Golgota! Ma
che vedono i miei Occhi divini? Non ci sono forse sacerdoti fra le turbe infinite che passano? Per
questo sanguina il mio Cuore? Sono vuoti i seminari? Il mio divino invito non suona pi, dunque,
nei cuori? Il cuore delluomo non pi capace di udirlo? No. Nei secoli vi saranno seminari e in
essi leviti. Da essi usciranno sacerdoti, perch nellora delladolescenza il mio invito avr suonato
con voce celeste in molti cuori ed essi lavranno seguito. Ma altre, altre, altre voci saranno poi
venute con la giovinezza e la maturit, e la mia Voce sar rimasta soverchiata in quei cuori. La mia
Voce che parla nei secoli ai suoi ministri perch essi siano sempre quello che voi ora siete: gli
apostoli alla scuola di Cristo. La veste rimasta. Ma il sacerdote morto. In troppi, nei secoli,
accadr questo fatto. Ombre inutili e scure, non saranno una leva che alza, una corda che tira, una
fonte che disseta, un grano che sfama, un cuore che guanciale, una luce nelle tenebre, una voce
che ripete ci che il Maestro gli dice. Ma saranno, per la povera umanit, un peso di scandalo, un
peso di morte, un parassita, una putrefazione... Orrore! I Giuda pi grandi del futuro Io li avr
ancora e sempre nei miei sacerdoti!
12Amici, Io sono nella gloria e pure Io piango. Ho piet di queste turbe infinite, greggi senza
pastori o con troppo rari pastori. Una piet infinita! Ebbene, Io lo giuro per la mia Divinit, Io dar
loro il pane, lacqua, la luce, la voce che gli eletti a questopere non vogliono dare. Ripeter nei
secoli il miracolo dei pani e dei pesci. Con pochi, spregevoli pesciolini, e con dei tozzi scarsi di
pane - anime umili e laiche - Io dar da mangiare a molti, e ne saranno saziati, e ve ne sar per i
futuri, perch ho compassione di questo popolo e non voglio che perisca.
Benedetti coloro che meriteranno desser tali. Non benedetti perch sono tali. Ma perch lavranno

meritato col loro amore e sacrificio! E benedettissimi quei sacerdoti che sapranno rimanere apostoli:
pane, acqua, luce, voce, riposo e medicina dei miei poveri figli. Di luce speciale splenderanno in
Cielo. Io ve lo giuro, Io che sono la Verit.
13Alziamoci, amici, e venite meco, ch Io vi insegni ancora a pregare. Lorazione quella che
alimenta le forze dellapostolo, perch lo fonde con Dio.
E qui Ges si alza e va verso la scaletta.
Ma, quando alla sua base, si volge e mi guarda. Oh! Padre! Mi guarda! Pensa a me! Cerca la sua
piccola voce e la gioia desser coi suoi amici non lo smemora di me! Mi guarda, al disopra delle
teste dei discepoli, e mi sorride. Alza la mano benedicendomi e dice: La pace sia con te.
E la visione finisce.

630.Gli apostoli mandati al Getsemani.


Meditazioni sulla preghiera del Padre nostro.
11 aprile 1947.
1Gli apostoli si mettono i loro mantelli e chiedono: Dove andiamo, Signore?.
Il loro parlare non pi cos famigliare come lo era avanti la Passione. Se fosse lecito dirlo, direi
che essi parlano con lanima inginocchiata. Pi che la positura del loro corpo, che sta sempre un
poco inchinato in ossequio davanti al Risorto, pi del loro ritegno nel toccarlo, pi della loro gioia
tremebonda quando Egli li tocca, carezza, o bacia, o rivolge in particolare la parola, tutto il loro
aspetto, un che che non si pu descrivere ma che cos palese, quello che dice come, ancor pi
della loro umanit, il loro spirito quello che non pu tornare quale era nei suoi rapporti col
Maestro, e informa del suo nuovo sentire ogni atto delluomo.
Prima era il Maestro. Maestro che la loro fede credeva Dio. Ma che era sempre, ai loro sensi,
uomo. Ora il Signore. Dio. Non c pi bisogno di fare atti di fede per crederlo. Levidenza ha
abolito questo bisogno. Egli Dio. il Signore al quale il Signore ha detto*: Siedi alla mia
destra, e lo ha proclamato con la parola e col prodigio della Risurrezione. Dio come il Padre. Ed
il Dio che essi hanno abbandonato per paura, dopo aver da Lui tanto avuto...
Lo guardano sempre con quello sguardo di venerazione reverenziale col quale un vero credente
guarda lOstia raggiante in mezzo ad un ostensorio, o guarda il Corpo di Cristo elevato dal
sacerdote nel Sacrificio quotidiano. Nel loro sguardo, che vuole vedere lamato aspetto, ancor pi
bello che in passato, anche lespressione di chi non osa vedere, di chi non osa soffermarsi a
guardare... Lamore li spinge ad affissarsi su quel loro Amato, il timore fa abbassare subito le
palpebre e il capo come se un fulgore li avesse abbacinati.
2Infatti, per quanto Ges, il risorto Ges, sia proprio Lui, non pi Lui nello stesso tempo. A
guardarlo bene, diverso. Uguali i tratti del volto, il colore degli occhi e capelli, la statura, le mani,
i piedi, eppure diverso. Uguale la voce e gli atti, eppure diverso. vero corpo, tanto che
intercetta anche ora la luce del sole morente, che entra con estremo raggio nella stanza dalla finestra
aperta. Getta dietro a S lombra della sua alta persona. Eppure diverso. Non si fatto superbo n
distante, eppure diverso.
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* ha detto, come in: Salmo 110, 1.
Una maest nuova, perenne, si diffusa l dove tanto regnava lumile, dimesso aspetto, talora tanto
dimesso da parere affranto, dellinstancabile Maestro. Scomparsa lemaciazione degli ultimi tempi,
annullata quellimpronta di stanchezza fisica e morale che lo invecchiava, perduto quello sguardo
afflitto, supplice, che chiedeva senza parlare: Perch mi respingete? Accoglietemi..., il Cristo
Risorto sembra persino pi alto o robusto, libero da ogni gravame, sicuro, vittorioso, maestoso,
divino. Neppure quando si faceva potente nei potenti miracoli, o imponente nei momenti salienti del

suo magistero, era quale ora che risorto e glorificato. Non emana luce. No. Non emana luce
come nella trasfigurazione e come nelle prime delle apparizioni dopo la Risurrezione. Eppure
sembra luminoso. veramente il Corpo di Dio con la bellezza dei corpi glorificati. E attrae e
intimorisce insieme.
3Forse sono anche quelle ferite, cos visibili, sulle mani e sui piedi, quelle che incutono questo
rispetto profondo. Non so. So che gli apostoli, nonostante che Ges sia con essi dolce tanto e cerchi
di creare nuovamente latmosfera di un tempo, sono diversi. Cos insistenti e ciarlieri prima, ora
poco parlano e, se Egli non risponde, non insistono. Se Egli sorride loro, o a un di loro, essi mutano
colore e non osano rispondere con un sorriso al suo sorriso. Se Egli, come fa ora, tende la mano a
prendere il suo manto bianco - sempre vestito di una veste di un bianco splendente pi di
candidissimo raso da quando il Risorto - nessuno di loro accorre, come facevano prima,
contendendosi la gioia e lonore di aiutarlo. Sembra che abbiano paura a toccare le sue vesti e le sue
membra. E deve Lui dire, come fa ora: Vieni, Giovanni. Aiuta il tuo Maestro. Queste ferite sono
vere ferite... e le mani ferite non sono agili come prima....
Giovanni ubbidisce, aiutando Ges nellaccomodarsi lampio mantello, e pare che vesta un
Pontefice tanto lo fa con mosse accorte e assorte, badando di non sfiorargli le Mani su cui
rosseggiano le stigmate. Ma, per quanto faccia attenzione, urta la sinistra di Ges e grida come
fosse lui lurtato, e appunta gli occhi sul dorso di quella Mano, temendo di vederne gocciare ancor
sangue. cos viva quella atroce ferita!
Ges gli posa la destra sul capo dicendo: Avesti pi coraggio quando mi ricevesti staccato dalla
Croce. E allora gocciava ancora del sangue, tanto che ne fosti rosso anche sui capelli. Nuova
rugiada della notte sul nuovo amatore. Mi avevi colto come grappolo dal ceppo... Perch piangi? Io
ti ho dato la mia rugiada di Martire. Tu sul mio Capo spargesti la tua rugiada di piet. Ma allora
potevi piangere... Non ora. 4E tu perch piangi, Simon Pietro? Tu non mi hai urtato nella Mano. Tu
non mi hai visto morto....
Ah! mio Dio! per questo che io piango! Per il mio peccato.
Ti ho perdonato, Simone di Giona.
Ma io non mi perdono. No. Nulla far terminare il pianto mio. Neppure il tuo perdono.
Ma la mia gloria, s.
Tu glorioso, io peccatore.
Tu glorioso, dopo esser stato il mio pescatore. Pesca grande, abbondante, miracolosa farai, Pietro.
E poi Io ti dir: Vieni al banchetto eterno. E non piangerai pi. Ma tutti avete le lacrime nelle
pupille. E tu, Giacomo, mio fratello, stai l gettato in quellangolo come avessi perduto ogni bene.
Perch?.
Perch io speravo che... Tu le senti, dunque, le Ferite? Le senti ancora? Io speravo che tutto il
dolore per Te fosse annullato, che cancellato fosse ogni segno. Anche per noi. Per noi peccatori.
Quelle Piaghe!... Che dolore vederle!.
S. Perch non le hai cancellate? A Lazzaro non rimasero segni... Sono una... un rimprovero quelle
Piaghe! Gridano con voce tremenda! Sono pi folgoranti e paurose dei fulmini del Sinai, dice
Bartolomeo.
Gridano la nostra vilt. Perch noi fuggimmo mentre le ricevevi..., dice Filippo.
E pi si guardano e pi la coscienza rimprovera e rinfaccia vilt, stoltezza, incredulit, dice
Tommaso.
Per la nostra pace e quella di questo popolo peccatore, poich sei morto e risorto per il perdono del
mondo, cancella quelle accuse al mondo, o Signore!, prega Andrea.
5Esse sono la Salute del mondo. In esse la Salute. Le ha aperte il mondo che odia, ma lAmore
ne ha fatto Medicina e Luce. Per esse fu inchiodata la Colpa. Per esse furono sospesi e sorretti tutti i
peccati degli uomini perch il fuoco dellAmore li consumasse sul vero Altare. Quando lAltissimo
prescrisse a Mos larca e laltare del profumo, non li volle forati da anelli* per essere elevati e
portati dove voleva il Signore? Io pure forato. Sono pi di arca e altare. Sono ben pi di arca e
daltare. Ho bruciato il profumo della mia carit per Dio e per il prossimo, e ho portato il peso di
tutte le iniquit del mondo. E il mondo deve ricordare questo. Per ricordare cosa esso costato a un

Dio. Per ricordare come lo ha amato un Dio. Per ricordare cosa producono le colpe. Per ricordare
che non vi che in Uno la salvezza: in Colui che hanno trafitto. Se il mondo non vedesse
rosseggiare le mie Piaghe, in verit presto dimenticherebbe che per le sue colpe un Dio si
immolato, dimenticherebbe che sono veramente morto nel pi atroce dei tormenti, dimenticherebbe
quale il balsamo per le sue ferite. Qui il balsamo. Venite e baciate. Ogni bacio un aumento di
purificazione e di grazia per voi. In verit vi dico che purificazione e grazia non sono sufficienti
mai, perch il mondo consuma ci che il Cielo infonde, e occorre compensare col Cielo e i suoi
tesori le rovine del mondo. Io sono il Cielo. Tutto il Cielo in Me, e i celesti tesori fluiscono dalle
aperte Piaghe.
Porge le Mani al bacio dei suoi apostoli. E le deve premere Lui, quelle Mani ferite, sulle bocche
avide e timorose, perch il timore di accrescere il suo dolore trattiene quelle labbra dal premersi su
quelle Ferite.
Non questo ci che d dolore, anche se d rigidezza. Il dolore un altro!....
Quale, Signore?, chiede Giacomo dAlfeo.
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* forati da anelli... come prescritto in: Esodo 25, 12-15; 30, 4; 37, 3-5.27.
Di esser morto per troppi inutilmente... 6Ma andiamo. Andate avanti, anzi. Al Getsemani
andiamo... E che? Avete paura?.
Non per noi, Signore... che i grandi di Gerusalemme ti odiano pi di prima.
Non temete. N per voi. Dio vi protegge. N per Me. Sono finite per Me le costrizioni
dellUmanit. Io vado da mia Madre e poi vi raggiunger. Abbiamo da cancellare molte cose
orrende del recente passato di colpa e di odio. E lo faremo collamore, con il contrario di ci che fu
colpa... Vedete? Il vostro bacio cancella e tempera dolore e conseguenza dei chiodi nelle carni vive.
Cos, ci che faremo canceller i segni orrendi e santificher i luoghi che le colpe hanno profanato.
Perch non vi siano di troppo dolore al vederli....
Anche al Tempio andiamo?. Il timore pi spaventato sul volto di tutti.
No. Lo santificherei con la mia Presenza. E non pu. Poteva esserlo. Non lo ha voluto. Non c pi
redenzione per esso. un cadavere che rapidamente si decompone. Lasciamolo ai suoi morti. Che
compiano il suo seppellimento. In verit i leoni e gli avvoltoi sbraneranno sepolcro e cadavere, e
non rester neppur lo scheletro del Gran Morto che non volle la Vita.
Ges sale la scaletta ed esce. Gli altri, in silenzio, lo imitano. Ma, quando pongono piede nel
corridoio che fa da atrio, Ges non c pi. La casa silenziosa e sembra deserta. Tutte le porte
chiuse.
7Giovanni accenna luscio che di fronte al Cenacolo e dice: Maria l. Sta sempre l. Come in
unestasi continua. Il suo volto splende di luce ineffabile. la gioia che irradia dal suo Cuore. Ieri
mi diceva: Pensa, Giovanni, quanta felicit si sparsa per tutti i regni di Dio. Le ho chiesto:
Quali regni?. Pensavo che Ella sapesse qualche meravigliosa rivelazione sul regno del Figlio suo,
vincitore anche della morte. Mi ha risposto: Nel Paradiso, nel Purgatorio, nel Limbo. Perdono ai
purganti. Salita al Cielo di tutti i giusti e i perdonati. Il Paradiso popolato di beati. Dio glorificato in
essi. I nostri avi e parenti lass, nel giubilo. E ancora felicit al regno che la Terra, dove ora
splende il segno e si aperta la fonte che vince Satana e cancella la Colpa e le colpe. Non pi solo
pace agli uomini di buona volont. Ma anche redenzione e rielezione al grado di figli di Dio. Io
vedo le turbe, oh! quante!, scendere a questa Fonte e tuffarvisi ed uscire rinnovate, belle, in veste di
nozze, in veste regale. Le nozze delle anime con la Grazia, la regalit desser figli del Padre e
fratelli di Ges.
Sono usciti, parlando, nella via e si allontanano mentre la sera cala.
8La via non molto frequentata, specie in questora in cui la gente si raccoglie intorno alle tavole
per la cena. Gerusalemme, dopo il fiume di gente che lha innondata per la Pasqua e che lha
abbandonata passate le feste, cos tragiche questanno, sembra ancor pi vuota di quanto non sia
solitamente. E Tommaso lo nota e lo fa notare.
Cos . Gli stranieri, terrorizzati, lhanno abbandonata precipitosamente dopo il Venerd, e chi

ancora aveva resistito alla gran paura di quel giorno fuggito al secondo terremoto, e quello che
certo avvenne quando il Signore usc dal Sepolcro. E quelli che non erano gentili anche sono
fuggiti. Molti, lo so di sicuro, non hanno neppure consumato lagnello e dovranno tornare per la
Pasqua supplementare. E anche cittadini di questo luogo sono fuggiti o si sono allontanati, chi per
portare via i loro morti, periti nel terremoto del Parasceve, chi per paura dellira di Dio. Lesempio
stato forte, dice lo Zelote.
E bene fu. I fulmini, le pietre su tutti i peccatori!, impreca Bartolomeo.
Non dire! Non dire! Noi pi di tutti li meritiamo i celesti castighi. Noi pure peccatori... Vi
ricordate in questo luogo?... Quanto tempo fa? Dieci? Dieci sere... o dieci anni, o dieci ore? Cos
lontano e cos vicino mi pare il mio peccato, quelle ore, quella sera... che non so mai... Balordo
sono! Eravamo cos sicuri, bellicosi, eroici! E poi? E poi? Ah!..., e Pietro si batte la mano sulla
fronte e indica, poich sono gi alla piazzetta: Ecco. E l io avevo gi paura!.
Ma basta! Basta, Simone! Egli ti ha perdonato. E, prima di Lui, Maria. Basta! Tu ti torturi, dice
Giovanni.
Oh! fosse! Tu, tu Giovanni sorreggimi sempre, sai? Sempre! perch tu sai guidare che Egli ti ha
dato sua Madre. giusto. Ma io, verme vile e bugiardo, ho pi bisogno di Maria di esser guidato.
Perch io ho le scaglie alle pupille e non vedo....
Veramente ti verranno se cos fai. Ti brucerai proprio le pupille, e non ci sar il Signore a
guarirtele..., gli dice ancora Giovanni abbracciandolo alle spalle per consolarlo.
Mi basterebbe veder bene con lanima. E poi... gli occhi non contano.
Ma contano a molti!! 9Come faranno i malati, ora? Hai visto quella donna, ieri, come era
disperata!, dice Andrea.
Gi.... Si guardano in volto a vicenda, e poi tutti insieme confessano: E nessuno di noi si
sentito meritevole di imporle le mani.... Lumilt, causata dal ricordo dei loro comportamenti, li
schiaccia.
Ma Tommaso dice a Giovanni: Tu per potevi farlo. Tu non sei fuggito, tu non hai rinnegato, tu
non hai avuto incredulit....
Ho anche io il mio peccato. Ed ancora contro lamore come il vostro. Io, presso larco della casa
di Giosu, ho preso per il collo Elchia e strangolato lo avrei, perch insolentiva la Madre. E ho
odiato e maledetto Giuda di Keriot!, dice Giovanni.
Taci! Non dire quel nome. di un demonio, e ho limpressione che non sia ancor nellinferno e
qui si aggiri, intorno a noi, per farci peccare ancora, dice con vero terrore Pietro.
Oh! egli ben nellinferno! Ma anche fosse qui il suo potere, ora, finito. Tutto aveva per essere
angelo, e fu il demonio, e Ges ha vinto il demonio, dice Andrea.
Bene... Ma meglio non nominarlo. Ho paura, io. Ora so quanto sono debole. Riguardo a te,
Giovanni, non ti sentir colpevole. Tutti malediranno luomo che trad il Maestro! .
Giusto il farlo, dice il Taddeo, il quale fu sempre di un pensiero per lIscariota.
No. Maria mi ha detto che basta su lui il giudizio di Dio e che in noi deve essere un solo
sentimento: di riconoscenza per non essere stati noi i traditori. E se Lei non maledice, Lei, la Madre
che vide le torture del Figlio, noi dobbiamo farlo? Dimentichiamo....
da stolti!, esclama suo fratello Giacomo.
Eppure la parola del Maestro per i peccati di Giuda.... Giovanni tace e sospira.
Che? Ve ne sono altri? Tu sai... Parla!.
Io ho promesso di cercare di dimenticare e mi sforzo di farlo. Riguardo ad Elchia... ho trascorso...
Ma in quella giornata ognun di noi aveva il suo angelo e il suo demonio a lato, e non sempre
ascoltammo langelo di luce....
Dice lo Zelote: Lo sai che Nahum storpiato e suo figlio rimasto schiacciato da un muro, o da un
pezzo di monte? S. Il giorno della morte. Fu trovato pi tardi. Oh! molto pi tardi, quando gi
puzzava. Lo scopr uno che veniva ai mercati. E Nahum era con altri suoi pari e non so che gli
prese, se un masso o se un colpo. So che come spezzato e non capisce neppure. Pare una bestia,
sbava e mugola, e ieri con lunica mano sana prese per la gola il suo... padrone che era andato da
lui, e gridava, gridava: Per te! Per te!. Se non correvano i servi....

Come lo sai, Simone?, chiedono allo Zelote.


Ho visto Giuseppe ieri, risponde questi laconicamente.
10Io penso che il Maestro tarda a venire. E sono in pensiero, dice Giacomo dAlfeo.
Torniamo indietro..., propone Matteo.
O fermiamoci qui al ponticello, dice Bartolomeo.
Si fermano. Ma Giacomo di Zebedeo e laltro Giacomo, Andrea e Tommaso, tornano indietro e,
pensierosi, guardano a terra, guardano le case.
Andrea appunta, impallidendo, il dito verso il muro di una casa dove spicca, sul bianco della
calcina, una macchia rossobruna, e dice: sangue! Sangue del Maestro, forse? Perdeva gi sangue
qui? Oh! ditemi!.
E che vuoi che ti diciamo noi, se nessuno di noi lo segu?, dice con sconforto Giacomo di Alfeo.
Ma mio fratello, e soprattutto Giovanni, lo seguirono....
Non subito. Non subito. Mi ha detto Giovanni che lo seguirono dalla casa di Malachia in poi. Qui
non cera nessuno. Nessuno di noi..., dice Giacomo di Zebedeo.
Guardano ipnotizzati la larga macchia scura sul muro bianco, a poca distanza dal suolo, e Tommaso
osserva: Neppure la pioggia lha lavata. Neppure la grandine, che caduta cos forte in questi
giorni, lha scrostata... Se sapessi che sangue suo lo scrosterei io quel muro....
Chiediamolo a quelli della casa. Forse sapranno..., consiglia Matteo che li ha raggiunti.
No, sai? Potrebbero riconoscerci per suoi apostoli, potrebbero essere nemici del Cristo e...,
risponde Tommaso.
E noi siamo ancora dei vili..., termina Giacomo dAlfeo con un gran sospiro.
Piano piano tutti si sono accostati a quel muro a guardano...
11Passa una donna, una ritardataria che torna dalla fonte con le brocche goccianti dacqua fresca. Li
osserva. Posa le brocche a terra a li interpella.
Guardate quella macchia sul muro? Siete discepoli del Maestro? Mi parete tali, anche se siete
sparuti nel volto e... anche se non vi ho visti dietro al Signore quando pass di qui, preso per essere
condotto a morte. Questo mi fa incerta, perch un discepolo che segue il Maestro nelle ore buone, e
se ne tiene di essergli discepolo, e ha sguardi severi per quelli che non sono come lui pronti a
lasciare tutto per seguire il Maestro, deve anche essere dietro al Maestro nelle ore cattive. Dovrebbe
almeno farlo. E io non vi ho visti. No. Non vi ho visti. E se non vi ho visti segno che io, donna di
Sidone, sono stata dietro a Colui che i suoi discepoli israeliti non seguirono. Ma io ho avuto un
beneficio da Lui. Voi... Forse voi non vi aveva mai beneficati? Mi fa strano, perch beneficava
gentili e samaritani, peccatori e anche ladroni, dando loro la vita eterna, se pi non poteva dare
quella della carne. Non vi amava, forse? Allora segno che eravate peggio di aspidi e di iene
immonde, bench, in verit, credo che Egli amasse anche le vipere e gli sciacalli, non perch siano
tali, ma perch creati dal Padre suo. Quello sangue. S. sangue. Sangue di una donna della riva
del grande mare. Una volta erano terre filistee, e spregiati ancora un poco ne sono dagli ebrei quegli
abitanti. Eppure lei seppe difendere il Maestro sino a che il marito luccise battendola l con tanta
forza, dopo averla picchiata, che le si apr la testa, e il cervello e il sangue schizzarono sul muro
della sua casa dove ora piangono gli orfani. Ma ella aveva avuto un beneficio. Il Maestro le aveva
sanato il marito, immondo di orrenda malattia. Ed ella amava il Maestro, perci. Ha amato sino a
morire per Lui. Lo ha preceduto nel seno di Abramo, dite voi. Anche Annalia lo ha preceduto, e
avrebbe saputo morire cos anche lei se la morte non lavesse colta prima. E anche una madre, pi
su, ha lavato col sangue la via, col sangue del ventre aperto dal figlio brutale, per difendere il
Maestro. E una vecchia mor di dolore, vedendo passare ferito e percosso Colui che aveva reso
occhi al figlio suo. E un vecchio, un mendicante, mor perch drizz la sua persona a difesa ed ebbe
nella testa la pietra destinata alla testa del vostro Signore. Perch voi lo credevate tale, non vero? I
prodi di un re muoiono intorno allo stesso. Nessuno di voi morto, per. Eravate lontani da quelli
che lo percuotevano. Ah! no! Uno morto. Si fatto morto. Ma non per dolore. Non per difendere
il Maestro. Prima lo ha venduto, poi lo ha indicato con un bacio, poi si ucciso. Non aveva pi altro
da fare. Non poteva pi crescere in nequizia. Era perfetto. Come Belzeb. Il mondo lo avrebbe
lapidato per levarlo dalla Terra. Oh! io credo che questa pietosa, che mor per impedire percosse al

Martire, io credo che la vecchia Anna, che mor per il dolore di vederlo in quel modo, e il vecchio
mendicante e la madre di Samuele e la vergine che morta e io, che non so salire al Tempio perch
ho pena degli agnelli e delle tortore che sono immolati, io credo che avremmo avuto coraggio di
lapidarlo e non avremmo fremuto vedendolo lacerato dalle nostre pietre... Lui lo sapeva, e ha
risparmiato al mondo la fatica di ucciderlo, a noi ha risparmiato di farci carnefici per vendicare
lInnocente....
Li guarda con sprezzo. Il suo sprezzo si fatto sempre pi palese man mano che ha parlato. I suoi
occhi, grandi e neri, hanno la durezza dellocchio di un rapace, mentre guardano il gruppo che non
sa, che non pu reagire... Fischia fra i denti lultima parola: Bastardi!, e raccoglie le sue brocche e
se ne va, contenta di aver sputato il suo sdegno sui discepoli che hanno abbandonato il Maestro...
Questi sono annichiliti. Stanno a capo chino, le braccia pendenti, sfibrati... La verit li schiaccia.
Meditano sulle conseguenze della loro vilt... Tacciono... Non osano guardarsi a vicenda. Persino
Giovanni e lo Zelote, i due che sono innocenti di questa colpa, stanno come gli altri, forse per il
dolore di vedere cos mortificati i compagni e per limpossibilit di medicare la ferita provocata
dalle sincere parole della donna...
12La strada ormai in penombra. La luna, agli ultimi suoi giorni, si leva tardi e perci il crepuscolo
si incupisce sveltamente. Il silenzio assoluto. Non un rumore n una voce umana. E nel silenzio il
gorgoglio del Cedron regna solo. Cosicch, quando la voce di Ges risuona, li fa sobbalzare come
fosse un suono di spavento, mentre cos dolce mentre dice: Che fate in questo luogo? Io vi
attendevo fra gli ulivi... A che state a contemplare delle cose morte quando vi attende la Vita?
Venite con Me.
Ges pare venga dal Getsemani verso di loro. Si ferma al loro fianco. Guarda quella macchia, su cui
sono ancora fissati gli sguardi atterriti degli apostoli, e dice: Quella donna gi nella pace. E ha
dimenticato il dolore. Inattiva sui figli? No. Doppiamente attiva. E li santificher perch non chiede
che questo a Dio.
Si incammina. Lo seguono. In silenzio.
Ma Ges si volge e dice: Perch vi chiedete nel cuore: E perch non chiede conversione per il
marito? Non santa, se lo odia.... Non lo odia. Ha perdonato sin da quando egli la uccideva. Ma,
anima entrata nel Regno della Luce, vede con sapienza e giustizia. Ed ella vede che non c
conversione e perdono per il marito. Volge allora la sua preghiera su chi ne pu avere del bene.
Non mio sangue, no. Eppure ne ho perduto tanto anche su questa via!... Ma i passi dei nemici lo
hanno sparso, mescolato alla polvere e alle lordure, e la pioggia lo ha portato disciolto gi fra gli
strati della polvere. Ma ce ne tanto, visibile ancora... Perch ne fluito tanto che passi e acqua non
potranno cancellarlo facilmente. Vi andremo insieme, e vedrete il mio Sangue sparso per voi....
Dove? Dove vuole andare? Al luogo del suo pianto? Al Pretorio?, si chiedono.
E Giovanni dice: Ma Claudia ripartita due giorni dopo il sabato e, si dice, sdegnata, paurosa
persino di stare presso al consorte... Me lo ha detto lastato. Claudia separa la sua responsabilit da
quella del consorte. Perch ella lo aveva avvertito di non perseguitare il Giusto, essendo meglio
essere perseguitati dagli uomini che dallAltissimo, del quale il Maestro era Messia. E non c
Plautina, e non Lidia. Hanno seguito Claudia a Cesarea. E Valeria andata con Giovanna a Btr.
Se ci fossero state loro, potevamo entrare. Ma ora... non so... Manca anche Longino, che Claudia
volle a sua scorta..., dice Giovanni.
Sar al luogo dove tu vedesti lerba bagnata di sangue....
Ges, che avanti, si volta e dice: Al Golgota. L vi tanto del mio Sangue che la polvere simile
a duro minerale ferroso. E c chi vi ha preceduti....
14Ma luogo immondo!, grida Bartolomeo.
Ges ha un sorriso di compatimento e risponde: Ogni luogo di Gerusalemme immondo dopo
latroce peccato, eppure voi non ne avete altro disagio a starvi fuor che quello della paura della
folla....
Vi sono morti sempre i ladroni....
Io vi sono morto. E per sempre lho santificato. In verit vi dico che, sino alla fine dei secoli, non
vi sar luogo pi santo di quello, e trarranno le folle di tutta la Terra e di tutte le epoche a baciare

quella polvere. E gi vi chi vi ha preceduti. Senza temere gli scherni e le vendette, senza temere di
contaminarsi. Eppure chi vi ha preceduti aveva doppia ragione di temere di questo.
Chi , Signore?, chiede Giovanni, al quale Pietro stuzzica col gomito il fianco perch chieda.
Maria di Lazzaro! Come ha raccolto i fiori calpestati dai miei piedi mentre entravo, avanti la
Pasqua, nella sua casa, ricordo di letizia che ha distribuito alle compagne, cos ora ha saputo salire
al Calvario e con le sue mani scavare la terra, dura del mio Sangue, e scendere col suo carico a
deporlo in grembo a mia Madre. Non ha temuto. Ed era conosciuta come la Peccatrice ecome la
discepola. N chi ha accolto in grembo quel terriccio del luogo del Teschio ha creduto di
contaminarsi. Tutto ha annullato il mio Sangue, e santa la zolla dove Esso caduto. Domani,
avanti sesta, voi salirete al Golgota. Io vi raggiunger... Ma chi vuol vedere il mio Sangue, eccolo.
Addita la spalletta del ponticello. Qui la mia bocca percosse e sangue ne usc... Non aveva detto
che parole sante la mia bocca, e parole damore. Perch allora fu percossa, n ci fu chi la medic
con un bacio?....
15Entrano nel Getsemani. Ma Ges deve prima aprire un serrame che ora preclude laccesso
allorto degli Ulivi. Un serrame nuovo. Una staccionata robusta, a punte acute, alta, serrata da una
robusta e nuovissima serratura. Ges ha la chiave, tanto nuova da essere splendente come acciaio, e
apre la serratura al lume del ramo ardente che Filippo ha acceso per vedere, essendo ormai notte
affatto.
Non cera... Perch?..., bisbigliano fra loro osservando la cinta che isola il Getsemani. Certo
Lazzaro non ha voluto qui pi nessuno. Guarda l. Pietre e mattoni e calcina. Ora legno, poi sar
muro....
Ges dice: Venite. Non vi occupate di cose morte, vi dico... Ecco. Qui eravate... E qui fui
circondato e preso, e di l voi fuggiste... Se cera questa cinta allora... Avrebbe impedito la vostra
pronta fuga. Ma come poteva pensare Lazzaro, che ardeva di seguirmi mentre voi ardeste di fuggire,
che voi sareste fuggiti? Vi faccio soffrire? Prima ho sofferto Io. E voglio cancellare quel dolore.
Baciami, Pietro....
No, Signore! No! Latto di Giuda, qui, alla stessa ora, no, no, no!.
Baciami. Ho bisogno che voi facciate con amore sincero il gesto insincero di Giuda. Dopo sarete
felici. Saremo pi felici. Io e voi. Vieni, Pietro. Bacia.
Pietro non bacia soltanto. Lava di lacrime la guancia del Signore e si ritira coprendosi il viso e
sedendosi al suolo per piangere. Uno dopo laltro, gli altri lo baciano sullo stesso posto. Chi pi, chi
meno, hanno le lacrime sul volto...
16E ora andiamo. Tutti insieme. Vi ho separati da Me quella sera dopo avervi fortificati col mio
Corpo, e per poche ore. Ma subito cadeste. Ricordate sempre quanto foste deboli, e che senza
laiuto di Dio non potreste stare nella giustizia unora. Ecco. Qui dissi di vegliare a quelli che si
credevano i pi forti, forti tanto da chiedere di bere al mio calice e da proclamare che, anche a costo
di morire, non mi avrebbero rinnegato. E li lasciai, avvertendoli di orare... Li lasciai ed essi
dormirono. Ricordatevelo e insegnatelo che chi viene lasciato da Ges, se non mantiene contatto
dorazione con Lui, cade in sopore e pu esser preso. Se Io non vi avessi destato, in verit potevate
esser anche uccisi nel sonno e comparire al giudizio di Dio pesanti di umanit. Venite ancora...
Ecco! Abbassa il ramo, Filippo. Ecco! Chi vuole vedere del mio Sangue, guardi. Qui, nellangoscia
pi grande, simile ad un che muore, sudai sangue. Guardate... Tanto che ne dura la terra e ancor
rosse le erbe, perch la pioggia non valse a sciogliere i grumi seccati fra steli e corolle. Ecco! E l
mi sono addossato e qui si libr langelo del Signore per confortarmi nella mia volont di fare la
Volont di Dio. Perch, ricordatelo, se sempre voleste fare la Volont di Dio, l dove la creatura
non pu persistere viene Dio col suo angelo a sorreggere leroe spossato. Quando sarete nelle
angosce, non abbiate il timore di cadere in vilt o in abiura se persistete nel volere ci che Dio
vuole. Dio far di voi dei giganti di eroismo se rimanete fedeli al suo volere. Ricordatelo!
Ricordatelo! Ve lo dissi un tempo che dopo la tentazione nel deserto fui sovvenuto dagli angeli. Ora
sappiate che anche qui, dopo lestrema tentazione, fui da un angelo sovvenuto. E cos sar di voi e
di tutti quelli che saranno i miei fedeli. Perch, in verit vi dico, ci che Io ho avuto, di aiuti, voi
pure avrete. Io stesso ve lo otterrei se il Padre gi non fosse, nella sua amorosa giustizia, a

concedervelo. Solo il dolore sar sempre inferiore al mio... Sedete. Si alza ad oriente la luna. Ci far
luce. Non credo che questa notte dormirete, bench siate ancora cos e solamente ancora uomini.
No. Non dormirete, perch entrato in voi un agente che prima non avevate. il rimorso. Una
tortura, vero. Ma serve a passare a stadi pi alti, sia nel bene che nel male. In Giuda di Keriot,
essendosi egli allontanato da Dio, produsse la disperazione e la dannazione. In voi, che non siete
mai usciti dalla vicinanza di Dio - Io ve lo assicuro, perch non era in voi la volont e lavvertenza
piena di ci che facevate - esso produrr un pentimento fiducioso, che vi porter a sapienza e
giustizia. 17State dove siete. Io mi traggo in l quanto un tirar di sasso, in attesa dellalba.
Oh! non ci lasciare, Signore! Tu lo hai detto ci che noi siamo, lontani da Te!, supplica Andrea
stando in ginocchio, a mani tese, come chiedesse un obolo di piet.
Avete il rimorso. un buon amico nei buoni.
Non ti allontanare, Signore! Ci avevi detto che avremmo pregato insieme..., supplica il Taddeo
che non osa pi i gesti di parente verso il Risorto e sta con 1alta persona un poco curva in avanti in
venerazione.
E non il meditare lorazione pi attiva? E non vi ho fatto contemplare e meditare e dato tema a
meditare da quando vi raggiunsi sulla via, muovendovi il cuore con veri atti di santi sentimenti?
Questa lorazione, o uomini: il mettersi in contatto con lEterno e con le cose che servono a
condurre lo spirito moltoltre la Terra, e dalla meditazione delle perfezioni di Dio e della miseria
delluomo, dellio, suscitare atti di volont amorosa o riparatrice, adoratrice sempre, anche se
volont che sorge da una meditazione su una colpa e un castigo. Male e bene servono al fine ultimo,
se si sanno usare. Lho detto molte volte. Il peccato insanabile rovina soltanto se non seguito da
pentimento e riparazione. In caso contrario, con la contrizione del cuore si fa salda calcina a tener
compatte le fondamenta della santit, le cui pietre sono le buone risoluzioni. Potreste tener unite le
pietre senza calcina? Senza la sostanza in apparenza brutta e vile, ma senza la quale le pietre polite,
i lucidi marmi non starebbero uniti a formar ledificio?.
18Ges fa per andarsene.
Giovanni, al quale il fratello e laltro Giacomo insieme a Pietro e Bartolomeo hanno parlato
sottovoce, si alza e lo segue dicendo: Ges, mio Dio. Noi speravamo di dire con Te lorazione al
Padre tuo. La tua orazione. Ci sentiamo poco perdonati se Tu non ci concedi di dirla con Te. Noi
sentiamo di averne tanto bisogno... .
Dove due sono uniti in preghiera, l sono Io in mezzo a loro. Dite allora fra voi lorazione e Io sar
fra voi.
Ah! Tu non ci giudichi pi degni di orare con Te!, grida Pietro col volto nascosto fra le erbe, non
tutte monde del Sangue divino, e un grande pianto.
Giacomo dAlfeo esclama: Noi siamo infelici, frat... Signore. Si riprende tosto, dicendo
Signore in luogo di fratello.
E Ges lo guarda e dice: Perch non mi dici fratello, tu, del mio sangue? Fratello a tutti gli uomini,
a te lo sono doppiamente, triplicemente, come figlio dAdamo, come figlio di Davide, come figlio
di Dio. Termina la tua parola .
Fratello, mio Signore, noi siamo infelici e stolti, Tu lo sai, e pi stolti ci fa lavvilimento in cui
siamo. Come possiamo dire con lanima la tua orazione se non ne sappiamo il significato?.
Quante volte, come a fanciulli minorenni, Io ve lho spiegato! Ma pi duri di cervice che il pi
distratto degli scolari di un pedagogo, voi non avete ritenuto la mia parola! .
vero! Ma ora la nostra mente confitta sulla nostra tortura di non averti capito... Oh! nulla
abbiamo capito! Io lo confesso per tutti! E ancora non ti comprendiamo bene, o Signore. Ma, te ne
prego, lindulgenza per il nostro male traila dallo stesso male che ci fa ottusi. Tu eri spirato e il
grande rabbi url la verit dellottusit di Israele, l, ai piedi della tua Croce. E Tu, Dio
onnipresente, liberato Spirito di Dio dalla carcere della Carne, hai sentito quelle parole: Secoli e
secoli di cecit spirituale stanno sulla vista interiore, e ti ha pregato: In questo pensiero,
prigioniero delle formule, penetra Tu, Liberatore. O mio adorato e adorabile Ges, che ci hai
salvati dalla Colpa di origine prendendo su Te i nostri peccati e consumandoli nellardore del tuo
amore perfetto, prendi, consuma anche lintelletto nostro di ostinati israeliti, dacci una mente nuova,

vergine come quella di un infante uscito ora da un seno, smemoraci per riempirci della tua sola
sapienza. Tante cose del passato sono morte in quel giorno orrendo. Morte con Te. Ma, ora che sei
risorto, fa che nasca in noi un nuovo pensiero. Creaci un cuore e una mente nuova, Signor mio, e
noi ti capiremo, prega Giovanni.
19Non sta a Me questo compito, ma a Colui di cui vi ho parlato nellultima Cena. Ogni mia parola
si perde nellabisso del vostro pensiero, in tutto o in parte, o resta serrata e chiusa nel suo spirito.
Solo il Paraclito, quando sar venuto, estrarr dal vostro abisso le mie parole e ve le aprir per farvi
comprendere lo spirito di esse.
Ma Tu ce lo hai infuso, obbietta to Zelote.
Ma Tu hai detto che, quando Tu fossi andato al Padre, Egli, lo Spirito di Verit, sarebbe venuto,
obbietta, insieme allo Zelote, Matteo.
Ditemi: quando un bambino nasce ha lanima infusa?.
Certo che lha! , rispondono tutti.
Ma questanima ha la Grazia di Dio?.
No. La Colpa dorigine su essa e la priva della Grazia.
E lanima e la Grazia di dove vengono?.
Da Dio!.
Perch allora Dio non d addirittura unanima in grazia alla creatura?.
Perch Adamo fu punito, e noi in lui. Ma, ora che Tu sei divenuto il Redentore, cos sar.
No. Cos non sar. Gli uomini nasceranno sempre impuri nella loro anima, che Dio ha creata e che
leredit dAdamo ha maculata. Ma, per un rito che vi spiegher unaltra volta, lanima infusa
nelluomo sar vivificata della Grazia e lo Spirito del Signore ne prender possesso. Voi per,
battezzati con lacqua da Giovanni, sarete battezzati col fuoco della Potenza di Dio. E allora
veramente lo Spirito di Dio sar in voi. E sar il Maestro che gli uomini non possono perseguitare
n scacciare, e che nellintimo vi dir lo spirito delle mie parole e molte altre istruzioni. Io ve lho
infuso perch soltanto per i miei meriti ogni cosa pu aversi ed esser valida. Aversi Dio, e aver
validit la parola di un delegato di Dio. Ma ancor non in voi, come Maestro, lo Spirito di Verit.
Ebbene, cos sia. A suo tempo verr. Ma intanto facci sentire il tuo perdono. Siici Maestro, o mio
Signore. Ancora, ancora, poich Tu lo hai detto che bisogna perdonare settanta volte sette, insiste
Giovanni e termina - il pi fidente e amoroso sempre - osando prendere fra le sue la Mano sinistra
di Ges, pendente lungo la persona, e sulla quale la luna pare rendere ancor pi grande lo squarcio
del chiodo: Tu, che sei la Luce eterna, non permettere che i tuoi servi restino nelle tenebre, e
bacia le dita lievemente, sulla punta, queste dita rimaste un poco piegate, proprio come sono quelle
di chi fu ferito ed guarito ma i nervi ne restano lievemente contratti.
20Venite. Saliamo pi in alto e diremo insieme lorazione, concede Ges lasciando la sua mano
in quelle di Giovanni, mentre gi cammina verso il limite pi alto del Getsemani, verso la via alta
che, per il campo dei Galilei, va a Betania.
Anche qui si vede che le opere di delimitazione volute da Lazzaro sono in corso. Anzi qui, pi
lontano dalla casa del guardiano delluliveto, gi alzato un muro liscio e alto, che segue la siepe e
il sentiero a curve che erano il limite del Getsemani.
Gerusalemme, in basso, esce lentamente dalle tenebre anche nelle parti a ponente, poich la luna
ora allo zenit e imbianca tutte le cose col suo falcetto sottile, lucente come una fiamma diamantata
posata sul cupo del firmamento, sul quale palpitano le corolle luminose di un numero incalcolabile
di stelle, delle cos inverosimili stelle dei cieli doriente.
21Ges apre le braccia nella sua consueta posizione di preghiera e intona: Padre nostro che sei nei
Cieli.
Si interrompe e commenta:
Che Padre sia, ve ne ha dato prova lavervi perdonato. Voi, pi di tutti tenuti a perfezione, voi,
cos beneficati e cos, come voi dite, inetti alla missione, quale Signore, che non vi fosse Padre, non
vi avrebbe puniti? Io non vi ho punito. Il Padre non vi ha punito. Perch ci che fa il Padre, il Figlio
fa; perch ci che fa il Figlio, il Padre fa, essendo Noi una sola Divinit unita nellAmore. Io sono
nel Padre, e il Padre con Me. Il Verbo sempre presso Dio, il quale senza principio. E il Verbo

da prima di tutte le cose, da sempre, da uneternit che ha nome sempre, da un presente eterno
presso Dio, ed Dio come Dio, essendo il Verbo del Pensiero divino.
22Quando dunque me ne sar andato, pregando cos il Padre nostro, mio e vostro, onde fratelli
siamo, Io primogenito, voi minori, vogliate vedere sempre anche Me nel Padre mio e vostro.
Vogliate vedere il Verbo che vi fu il Maestro e vi am sino alla morte e oltre la morte, lasciandovi
Se stesso in cibo e bevanda perch voi foste in Me ed Io in voi sinch dura lesilio, e poi Io e voi nel
Regno per il quale vi ho insegnato a pregare: Venga il Regno tuo dopo che abbiate invocato che
le vostre opere santifichino il Nome del Signore dandogli gloria in Terra e in Cielo. S. Non sarebbe
il Regno per voi in Cielo, il Regno per quelli che crederanno come voi, se prima non aveste voluto
il Regno di Dio in voi con la pratica reale della Legge di Dio e della mia parola, che il
perfezionamento della Legge, avendo dato, nel tempo della Grazia, la Legge degli eletti, ossia
quella di coloro che sono oltre le costituzioni civili, morali, religiose del tempo mosaico, gi nella
Legge spirituale del tempo di Cristo.
Voi lo vedete cosa aver la vicinanza di Dio, ma non Dio in voi; cosa aver la parola di Dio, ma
non la pratica reale di quella parola. Ogni misfatto si compiuto per questo aver Dio vicino, ma non
nel cuore; per questo avere la conoscenza della parola, ma non lubbidienza ad essa. Tutto! Tutto
per questo. Lottusit e la delinquenza, il deicidio, il tradimento, le torture, la morte dellInnocente e
del suo Caino, tutto venuto per questo. Eppure, chi come Giuda fu amato da Me? Ma non ebbe
Me-Dio nel suo cuore. Ed il dannato deicida, linfinitamente colpevole come israelita e come
discepolo, come suicida e come deicida, oltre che per i suoi sette vizi capitali e ogni altra sua colpa.
23Il Regno di Dio in voi ora si pu con pi facilit aversi, perch Io ve lho ottenuto con la mia
morte. Io vi ho ricomprati col mio dolore. Ricordatevelo. E nessuno calpesti la Grazia, perch essa
costata la vita ed il Sangue di un Dio. Sia dunque il Regno di Dio in voi, uomini, per la Grazia; sia
sulla Terra, per la Chiesa, sia nel Cielo, per il popolo dei beati che, avendo vissuto con Dio in cuore,
uniti al Corpo di cui Cristo il Capo, uniti alla Vite di cui ogni cristiano tralcio, meritano di
riposare nel Regno di Colui per il quale tutte le cose sono state fatte: Io che vi parlo e che ho dato
Me stesso alla Volont paterna perch tutto potesse essere compiuto.
Onde Io posso insegnarvi, senza ipocrisia, che va detto: Sia fatta la tua volont in Terra come in
Cielo. Come Io abbia fatto la volont del Padre mio, persino le zolle, le erbe, i fiori, le pietre di
Palestina, e le mie carni ferite, e tutto un popolo possono dirlo.
Fate come Io ho fatto. Sino allestremo. Sino alla morte di croce se Dio lo vorr. Perch,
ricordatevelo, Io lho fatto, e non c discepolo che valga misericordia pi di Me. Eppure Io ho
consumato il pi grande dolore. Eppure Io ho ubbidito con perpetue rinunce. Voi sapete. Pi ancor
comprenderete in futuro, quando assomiglierete a Me bevendo un sorso al mio calice... Datevi
questo pensiero costante: Per la sua ubbidienza al Padre, Egli ci ha salvati. E, se volete essere
salvatori, fate ci che Io ho fatto. Vi sar chi conoscer anche la croce, chi la tortura dei tiranni e chi
la tortura dellamore, dellesilio dai Cieli ai quali tender sino allet pi tarda prima di salirvi.
Ebbene, in ogni cosa sia fatto ci che Dio vuole. Pensate che supplizio di morte o supplizio di vita,
mentre vorreste morire per venire ove Io sono, sono uguali, se fatti con ilare ubbidienza, agli occhi
di Dio. Sono la sua Volont. Perci santi sono.
24Dacci il pane nostro quotidiano. Giorno per giorno, ora per ora. fede. amore. ubbidienza.
umilt. speranza questo chiedere il pane di un giorno e accettarlo come . Oggi dolce, domani
amaro, molto, poco, con spezie o con cenere. Sempre quale giusto. Lo d Dio che Padre.
dunque buono.
Unaltra volta vi dir dellaltro Pane, che salutare sarebbe di voler mangiare ogni giorno, e di
pregare il Padre di mantenerlo. Perch guai a quel giorno e a quei luoghi dove venisse a mancare
per volere duomini! Ora gli uomini voi vedete quanto sono potenti nelle opere loro di tenebre.
Pregate il Padre che Egli difenda il suo Pane e ve lo dia. Tanto pi lo dia, pi le tenebre vorranno
soffocare la Luce e la Vita, come in Parasceve fecero. La seconda Parasceve sarebbe senza
risurrezione. Ricordatelo tutti. Se il Verbo non potr pi essere ucciso, ancor uccisa potrebbe essere
la sua dottrina e spenta la libert e la volont, in troppi, di amarlo. Ma allora anche Vita e Luce
sarebbero finite per gli uomini. E guai a quel giorno! Vi sia di esempio il Tempio. Ricordate: ho

detto il grande Cadavere.


25 Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori.
Peccatori tutti, siate dolci ai peccatori. Ricordate le mie parole: A che guardi la pagliuzza del
fratello se prima non levi la trave dal tuo occhio?. Quello Spirito che vi ho infuso, quellordine che
vi ho dato vi dnno facolt di rimettere, in nome di Dio, i peccati del prossimo. Ma come potrete
farlo se a voi non ve li rimette Dio? Parler altra volta di ci. Per ora vi dico: perdonate a chi vi
offende per esser perdonati e per avere diritto di assolvere o condannare. Chi senza peccato pu
farlo con piena giustizia. Chi non perdona, ed in colpa e finge scandalo, un ipocrita e lInferno lo
attende. Perch, se ancora sar misericordia ai pupilli, severo sar il verdetto per i tutori dei pupilli,
colpevoli di colpe uguali o maggiori, pur avendo la pienezza dello Spirito a loro aiuto.
26Non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male. Ecco lumilt, pietra basilare della
perfezione. In verit vi dico di benedire chi vi umilia, perch vi d il necessario per il vostro celeste
trono.
No. La tentazione non rovina, se luomo umilmente sta presso il Padre e gli chiede di non
permettere che Satana, il mondo e la carne trionfino su lui. Le corone dei beati sono ornate delle
gemme delle tentazioni vinte. Non cercatele. Ma non siate vili quando esse vengono. Umili, e
perci forti, gridate al Padre mio e vostro: Liberaci dal male, e vincerete il male. E santificherete
veramente il Nome di Dio con le vostre azioni, come ho detto in principio, perch ogni uomo
vedendovi dir: Dio , perch essi da di vivono, tanto perfetta la loro condotta, e a Dio
verranno, moltiplicando i cittadini del Regno di Dio.
27Inginocchiatevi, che Io vi benedica e la mia benedizione vi apra la mente a meditare.
Si prostrano al suolo ed Egli li benedice, e scompare come fosse assorbito dal raggio lunare.
Dopo un poco gli apostoli alzano la testa, stupiti di non sentire altre parole, e vedono che Ges
sparito... Si riabbattono col volto al suolo nel tremore, vecchio di secoli, di ogni israelita che abbia
la percezione di essere stato a contatto con Dio quale in Cielo.

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