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Estratto da: Giornale di Storia costituzionale, n. 22, II, 2011, Fine di unepoca? LUnit di
Italia nel concerto europeo delle nazioni. End of an epoch? Italy Unification within the European agreement of the nations, Macerata, eum, pp. 115-125.
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ha avuto nel mondo una funzione simile
e al tempo stesso opposta rispetto alla Rivoluzione francese. Simile nello schiudere
una nuova pensabilit, opposta nel prefigurare unoperazione politica del tutto
divergente. Se la Rivoluzione francese ha
infatti aperto la possibilit della contestazione vittoriosa allordine immutabile del
potere (sia esso pensato di origine divina
o naturale), il Risorgimento ha invece reso
intellegibili, pensabili e quindi contestabili, le forme spurie di controllo di questo
processo tumultuoso, le rivoluzioni passive2 attraverso le quali una classe specifica,
la borghesia, riuscita a determinare un
certo rapporto tra democrazia e interesse,
tra intellettuali e popolo, tra dirigenti e diretti, integrando selettivamente le masse
nella nuova forma politica dello Stato liberale. Il Risorgimento italiano, soprattutto
attraverso la critica sviluppata da Antonio
Gramsci, ha avuto un significativo effetto
di propagazione come modello di interpretazione storiografica della creazione non
rivoluzionaria di uno Stato moderno, in
zone del mondo anche radicalmente differenti. Bench in Italia sia poco noto, infatti,
lesperienza risorgimentale italiana ha funzionato come uno dei paradigmi storiografici usati per ricostruire e studiare lemancipazione dal dominio coloniale dellIndia.
Un collettivo di storici indiani che ha preso
il nome di Subaltern studies, e in particolare
Partha Chatterjee, che ha dedicato un intero libro alla ricostruzione dellindipendenza indiana in un continuo confronto
con la storia risorgimentale italiana3, ha
indagato le forme di questa emancipazione in un confronto diretto con lesperienza
europea, trovando appunto nella vicenda
italiana quella forma spuria in grado di
rendere conto di un processo considerato
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costruisce diverse fasi attraversate dalla
storiografia indiana, analizzando come
stata raccontata la storia dellIndia in relazione agli interessi dei soggetti che lhanno
narrata. La prima storiografia dellepoca
coloniale si basava principalmente sullo
sforzo dei conquistatori inglesi di definire
i rapporti di propriet nella nuova colonia;
il suo scopo era quello di creare unimmaginaria continuit tra le aristocrazie locali e
il nuovo potere coloniale. A fine Ottocento
una nuova storiografia, sempre di penna
inglese, si caratterizzava invece per lattenzione allo Stato coloniale, alle sue istituzioni e ai suoi funzionari, svolgendo un
oggettivo ruolo di esaltazione del regime,
riproducendo cos una visione della storia
indiana lineare e progressiva, sulla falsariga di quella civilizzatrice inglese6. Nasce
a questo punto, per reazione alluso della
storia come strumento di legittimazione
dellordine politico, una storiografia nazionalista, che oppone allappropriazione
inglese del passato indiano una narrazione
nazionale indigena che esalta il ruolo delle
lite locali. Queste tre narrazioni, secondo
Guha, hanno alcuni elementi in comune.
Il primo il richiamo continuo agli ideali
del liberalismo occidentale, al suo carattere
espansivo e allinevitabilit del suo trionfo.
Il secondo la paradossale miopia davanti ai fallimenti e alle promesse mancate di
questo liberalismo in un contesto coloniale7. Il terzo la falsa percezione che questo
progresso portato dallesterno trovi una legittimazione nel consenso della popolazione assoggettata. Consenso che dato quindi
per scontato come conseguenza del quarto
elemento, ovvero dellassunto che esista un
unico e unificato dominio della politica, e
che questo coincida con lo spazio, i discorsi
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ta dalla coercizione nella struttura del dominio.
[] E finch era non-egemonico, non era possibile per lo stato assimilare la societ civile dei
colonizzati. Abbiamo quindi definito il carattere
dello stato coloniale come un dominio senza egemonia11.
re una storiografia diversa, che ponga lattenzione sulle forme di resistenza e contestazione che i gruppi subalterni hanno
messo in campo contro lordine coloniale.
La rivolta o la sollevazione popolare, che il
pensiero occidentale, Marx compreso, leggeva come residui di un ribellismo pre-politico, nellambito coloniale caratterizzato
dal dominio senza egemonia si configurano
invece come atti politici. Le rivolte contadine in primo luogo, il campo privilegiato di studio di Guha14, non devono essere
interpretate solamente come il frutto di
un arcaismo premoderno, ma come vere e
proprie forme di lotta politica.
La mobilitazione, nello spazio della politica
delllite, era costruita in modo verticale, mentre, nello spazio della politica subalterna, essa
era costruita in modo orizzontale [], faceva
affidamento sullorganizzazione tradizionale
della parentela e della territorialit o su forme di
organizzazione di classe, a seconda del livello di
consapevolezza delle persone coinvolte15.
Quello che entrambe queste interpretazioni condividono una concezione storico-politica scolastica e accademica, per cui reale e degno solo
quel moto che consapevole al cento per cento e
che anzi determinato da un piano minutamente
tracciato in antecedenza o che corrisponde (ci
che lo stesso) alla teoria astratta. Ma come diceva Antonio Gramsci, le cui parole ho appena
citato, non esiste la pura spontaneit nella storia.
proprio qui che falliscono nel riconoscere le
tracce della coscienza, nei movimenti apparentemente disorganizzati delle masse12.
Per Guha la missione principale dei subaltern studies la messa in crisi di questo assunto, la rivendicazione di uno spazio per la
politica dei subalterni e la critica della presunta legittimazione popolare dellordine
coloniale13. Per fare questo serve inaugura-
Chiaramente abbiamo qui a che fare con un fenomeno che non ha nulla a che fare con la leadership di un partito moderno, ma con qualcosa che
pu essere descritto, con le parole di Gramsci,
come una molteplicit di elementi di direzione consapevole in questi movimenti, ma nessuno di essi predominante. Che una cosa molto
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diversa dallo stigmatizzare queste lotte orientate
alla sconfitta come insorgenze pre-politiche
dellimpetuosit delle masse senza direzione n
forma16.
3. Nel solco dellanalisi di Guha, anche Partha Chatterjee, nel suo Nationalist
thought and the colonial world, ricostruisce
la storia dellIndia attraverso il susseguirsi
di tre diverse declinazioni del nazionalismo. qui che la logica che abbiamo chiamato delle forme spurie della modernizzazione occidentale prende le forme di un
confronto tra il Risorgimento italiano e il
processo di indipendenza indiana.
Nella prima fase, denominata della
partenza, il dominio coloniale si presenta come un agente esterno che impone alle
elite locali un sapere precostituito, valido
universalmente. il momento dellincontro della coscienza nazionalista locale con la
struttura di pensiero creata dalla tradizione
razionalista post-illuminista. Il ruolo centrale delle lite il cuore di questo processo.
Il problema di questo primo nazionalismo
sta nella paradossale situazione nella quale
si trovano i nazionalisti locali, ovvero dover combattere il colonialismo occidentale
con un attrezzo teorico, il nazionalismo
stesso, che deriva proprio dalle esperienze, dalla concettualit, dal percorso storico
di chi li ha colonizzati17. Il nazionalismo
orientale scrive Chatterjee al tempo
stesso imitativo e ostile rispetto al modello
europeo18. Questa ambiguit la prima
responsabile del distacco tra elite e subalterni, della scelta elitista pensata come
lunica possibile in condizioni di dominio,
non solo territoriale ma anche linguistico. Per analizzare questa prima impasse
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limitarne il potere, neutralizzarle quando necessario, attaccarle ma solo in modo selettivo,
portandole in generale in una posizione di alleati
secondari allinterno di una struttura statale riformata. Il dominio del capitale non emana cos
dalla sua autorit egemonica sulla societ civile. Al contrario, il suo grado di controllo del
nuovo apparato statale che diventa la precondizione per un ulteriore sviluppo capitalistico20.
Secondo Gramsci, il Piemonte sostituisce la volont popolare come elemento organizzativo del Risorgimento; per Chatterjee,
lo Stato sostituisce la volont popolare dei
subalterni, considerati dalla borghesia nazionalista ancora preda di superstizioni e
comportamenti irrazionali. La costruzione
di questo Stato da parte del primo nazionalismo indiano fallisce, sia per le sue aporie
interne, come la mancanza di autonomia
del discorso nazionalista, sia perch, postulando una rigida separazione tra elite e
subalterni, ci si rende conto che senza i subalterni non si riesce, materialmente, a costruire uno Stato autonomo post-coloniale.
qui che entra in campo la seconda fase del
nazionalismo indiano, la fase della manovra, dove la presenza della nostra storia risorgimentale ancora pi forte. Si ricordi
come, per avviare una rivoluzione passiva,
secondo Gramsci, serva comunque una
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primo ministro indiano dallindipendenza
del 1947 al 1964, il protagonista di questa
terza fase. La sua prima preoccupazione di
dare un contenuto economico e sociale al
nazionalismo, per realizzare quella giustizia
sociale che deve essere lelemento di legittimit principale del movimento nazionalista. Ma per fare questo serve uno Stato forte e ben funzionante, che elimini i ritardi
indiani, e consenta laccesso da parte della
nazione a quello che egli chiama lo spirito dei tempi25. Lanalisi quindi simile
a quella dei nazionalisti che lo hanno preceduto, ma con una sostanziale differenza:
Nehru consapevole dellimpossibilit del
suo progetto, in assenza di un qualche coinvolgimento delle masse subalterne.
Per controllare e dirigere i contadini allinterno
di un movimento organizzato su scala nazionale
era certamente necessario, nella propria conoscenza razionale della politica, tenere in primo
piano limportanza del problema agrario per un
vasto programma di mobilitazione. Ma questa
mobilitazione non poteva essere costruita solamente da un programma razionale. Richiedeva
lintervento di un genio politico: richiedeva la
fascinazione di un Gandhi26.
1) noi conosciamo la storia, la sociologia e leconomia giuste, ma 2) non abbiamo il potere di intervenire. Daltra parte, 3) Gandhi fa funzionare
lelemento religioso, quindi ha la storia, la sociologia e leconomia sbagliate. Ha manie e stranezze. Il suo linguaggio quasi incomprensibile.
Ma 4) Gandhi usa parole che sono conosciute e
capite dalle masse. Ha unincredibile capacit
di raggiungere il cuore della gente. Quindi, 5)
Gandhi un uomo grande e unico e un glorioso
leader. Ne consegue come implicita deduzione
che 6) Gandhi ha il potere di mobilitare le masse
per il Swaraj [lautogoverno]. La strategia quindi
deve essere: 7) Lo conosciamo in modo sufficiente. 8) Gli abbiamo dato praticamente un assegno
in bianco per il momento. 9) Dopo il Swaraj, le sue
manie e le sue stranezze non devono essere incoraggiate27.
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Il calcolo tutto politico: lasciare mobilitare le masse dal gandhismo per poi prendere in mano la situazione nel momento
in cui le sue promesse trovano un ostacolo
reale nellassenza di unorganizzazione per
la gestione del potere. Questa leadership
emergente del nuovo Stato indiano, incredibilmente ma razionalmente, teorizza
i limiti della propria potenza politica. Lo
Stato nazionale indipendente, vera posta
in gioco della battaglia politica, diventa una
precondizione per avviare una razionalizzazione che consenta allIndia di rientrare
nello spirito dei tempi. Per raggiungere
questo risultato bisogna per guadagnarsi la fiducia del popolo fuori dalla struttura
razionale-illuminista dello Stato moderno,
e lunico che pu riuscire a fare questo passo Gandhi28.
A questo punto entrano in gioco gli strumenti teorici risorgimentali che Chatterjee usa per analizzare queste ultime due
fasi del nazionalismo indiano. Abbiamo visto che ci sono due tendenze allinterno del
movimento per lindipendenza. Una decisamente popolare, laltra di elite; una radicale, laltra moderata; una guidata da una
figura religiosa come Gandhi, laltra da un
politico realista come Nehru. Il paragone
con la descrizione dei moderati di Cavour
e del Partito DAzione di Mazzini dovrebbe
essere a questo punto gi chiaro. Chatterjee
sottolinea prima di tutto linsistenza di
Gramsci su un elemento, la diversa capacit
nei due schieramenti di intendere la vera
posta in gioco e il proprio ruolo nella battaglia. Scrive Gramsci:
Cavour non solo era cosciente che il cambiamento che stava cercando di apportare era parziale,
circoscritto e rigorosamente calibrato, ma era
anche consapevole del punto fino al quale poteva spingersi laltra parte, quella di una sfida pi
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Mazzini era un combattente della guerra di movimento, ovvero del colpo di mano,
in unepoca nella quale le modificazioni
sostanziali potevano essere apportate solamente con una guerra di posizione, ovvero
con la lenta e costante accumulazione di
consenso politico e strutture istituzionali30.
Gandhi come Mazzini, Nehru come Cavour,
i primi acclamati dalle masse ma inconsapevoli del proprio ruolo, i secondi moderati costruttori di consenso perch padroni
della strategia politica. Il punto di arrivo dei
due processi sembra essere il medesimo:
Cos la divisione in due domini della politica
luno come politica delle lite, laltro come politica delle classi subalterne fu replicata nella
sfera del pensiero nazionalista maturo da un
riconoscimento esplicito della divisione tra un
dominio della razionalit e uno dellirrazionalit, tra un dominio della scienza e uno della fede,
tra un dominio dellorganizzazione e uno della
spontaneit. Ma si trattava di una comprensione
razionale che, nel momento stesso del riconoscimento dellAltro, di fatto lo cancellava31.
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In India la situazione era in parte diversa.
Lo stigma dellirrazionalit delle domande
popolari impediva infatti a monte una comprensione reale delle soggettivit in campo.
Ma se la soggettivit dei subalterni non poteva essere compresa, i suoi risultati politici
potevano per essere appropriati:
Una volta che il gandhismo riconobbe che la
corruzione della vita politica lavrebbe potuto
costringere a salvare la sua moralit ritirandosi
dalla politica, il campo fu libero perch una nuova leadership statale si appropriasse delle conseguenze politiche dellintervento gandhiano, rifiutando allo stesso tempo la sua Verit. Il punto
critico dellintervento ideologico gandhiano fu
cos relegato nella zona della pura religiosit o
della metafisica; solo le sue conseguenze politiche erano reali33.
4. In conclusione, vorrei proporre uninterpretazione del perch i concetti gramsciani egemonia, rivoluzione passiva,
blocco storico sembrino tornare utili a
studiosi che si occupano di un contesto
cos diverso come quello dellIndia pre e
post-coloniale. Questi concetti hanno una
caratteristica peculiare: essi nascono per
analizzare la storia politica italiana, che nel
corso degli ultimi due secoli, ma potrem123
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Cos Gramsci sulla guerra di movimento e sulla guerra di posizione: Nel periodo dopo il 1870,
con lespansione coloniale europea, tutti questi elementi mutano,
i rapporti organizzativi interni e
internazionali dello stato diventano pi complessi e massicci e la
formula quarantottesca della rivoluzione permanente viene elaborata e superata nella scienza politica nella formula di egemonia
civile. Avviene nellarte politica
ci che avviene nellarte militare:
la guerra di movimento diventa
sempre pi guerra di posizione
e si pu dire che uno Stato vince
una guerra in quanto la prepara
minutamente e tecnicamente nel
tempo di pace. La struttura massiccia delle democrazie moderne,
sia come organizzazioni statali che
come complesso di associazioni
nella vita civile costituiscono per
larte politica come le trincee e
le fortificazioni permanenti del
fronte nella guerra di posizione:
essi rendono solo parziale lelemento del movimento che prima
era tutta la guerra (Gramsci,
Quaderni del carcere cit., pp. 15661567).
Chatterjee, Nationalist Thought
and the Colonial World cit., p. 153.
Sulla valenza del termine sovversivismo, cfr. Gramsci, Quaderni
del carcere cit., pp. 323-327.
Chatterjee, Nationalist Thought
and the Colonial World cit., p. 154.
Lintervento gandhiano fu una
tappa necessaria di questo processo, la tappa della rivoluzione
passiva nella quale emerge la possibilit per la tesi di incorporare
parte dellantitesi. Per paradossale che sembri, il fatto rimane
che il gandhismo, prodotto originariamente di una filosofia anarchica di resistenza alloppressione dello stato, divenne esso stesso
partecipe nel suo intreccio con
lideologia dello stato nazionale
(ivi, p. 155).
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Sommario
luigi lacch Introduzione / Introduction; pierangelo schiera Fine di unepoca? LUnit di
Italia nel concerto europeo delle nazioni / End of an epoch? Italy Unification within the European
agreement of the nations Itinerari: brigitte mazohl Das Kaisertum sterreich und die italienische Einheit / Austrian empire and Italian unification; monica cioli Sulamith e Maria.
Il modello Italia in Germania tra il 1840 e lunificazione tedesca / Sulamith and Mary. The
Italy model in Germany between 1840 and German unification; gnther heydemann La Gran
Bretagna e le regioni di crisi: Italia e Germania, 1815-1870/71 / Great Britain and crisis regions:
Italy and Germany, 1815-1870/71; tiziano bonazzi Un americanista davanti allUnit dItalia,
ovvero, lAtlantico mare nostrum / An Americanist facing Italian unification, rather the Atlantic
Ocean mare nostrum Ricerche: antonio lpez vega, manuel martnez neira Espaa y la(s)
cuestin(es) de Italia / Spain and Italian question(s); chiara lucrezio monticelli Dalla Rvolution allUnit: qualche riflessione sui rapporti tra Francia e Italia durante il Risorgimento /
From Rvolution to Unity: some reflections upon the relationships between Italy and France during
the Risorgimento; michele filippini Mazzini a Calcutta. Gli echi inaspettati del Risorgimento
italiano / Mazzini in Calcutta. The unexpected echos of the Italian Risorgimento; domenico guzzo
Dibattito a margine del Convegno / Debate during the Conference Virtute e conoscenza: enrico dal lago La Guerra Civile americana, il Risorgimento italiano e i nazionalismi europei
dellOttocento: histoire croise e histoire compare / The American Civil War, the Italian Risorgimento, and nineteenth-century European nationalisms. Histoire croise and histoire compare
Librido: Ventisette proposte di lettura / Twenty-seven reading proposals Autori / Authors
Abstracts