Você está na página 1de 9

aparte

la rivista

periodico culturale e organizzativo dell’associazione pecci arte


n° 7 - ottobre 2009
2
COSE NOSTR
l’associazionepecciarte

sommari
Attilio Maltinti
oltre-brasilia

4
si interessa di arte contemporanea e dei campi culturali a essa correlati nel presente e nel passato,
svolge attività di assistenza volontaria alle mostre del Centro Pecci, organizza gite, corsi di studio e pubblica la rivista aparte. Attilio Maltinti
Chi vuol partecipare o soltanto saperne di più, è invitato all’assemblea l’ultimo giovedì di ogni mese alle ore 17:30,
presso l’auditorium del Centro Pecci a Prato, o ci può contattare all’indirizzo: info@aparte.prato.it hekhalòt
cose fatte da giugno a ottobre 2009
5
Maria Cristina Mengozzi
Visite: a Vinci, Museo leonardiano, mostra La Gioconda vista dai più importanti pittori del ‘900; a FIRENZE, Galleria Frittelli, mostra di
Paolo Masi e opere in collettiva, Galleria Bagnai, mostra di Mario Schifano e mostra di Betty Woodman; a Venezia La Biennale; Palazzo
secondo lo zar

6
Grassi e Punta della Dogana: la Collezione Pinault; Museo Fortuny: mostra In-finitum; Palazzo Franchetti: mostra Glasstress; Collezione Luciana Schinco
Guggenheim: mostra di Pendergast; a PISTOIA, Palazzo Fabbroni, mostre.
Viaggio estivo a LONDRA con vistia ad architetture, mostre e musei.
Le visite, autogestite, sono state effettuate con guida della mostra, oppure in proprio della nostra Associazione.
ri-visitare
Sono stati seguiti infine gli incontri di conferenza al Museo Pecci organizzati dalla Direzione del Museo. Tito Regolo
Tutto ciò oltre la consueta vigilanza alle mostre del Centro Pecci. arte&filosofia

7
cose da fare da nvembre 2009 a gennaio 2010 Giovanni Bianchi
Monterchi e Città di Castello: Da Piero della Francesca a Burri. TORINO: mostre e musei. MILANO: Hopper. Londra: Kapoor.
se funziona

8
Miranda MacPhail
l’ossessione dell’eroico universale
arte e natura l’intimità del silenzio

10
il rapporto Arte-Natura lega quattro interventi in questo numero: una natura intesa come presenza cosmica e luogo dello spirito (Long e Kiefer); come am-
biente naturale e metafisico (Tirelli); come spazio interiore (Liv); come spazio sociale (Territoria); come spazio psicologico della natura umana (W. Allen) Barbara Saura
ringraziamenti territoria 4

11
per le immagini dalle mostre: al Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, al Museo del Tessuto, alla Galleria Bagnai, alla Fattoria di Celle.
Mattia Crisci
aparte la rivista - n° 7 - ottobre 2009
Periodico trimestrale culturale e organizzativo (aut. n° 8/2006-Trib. Prato) dell’ASSOCIAZIONE PECCI ARTE - Sede operativa: Centro per l’Arte Contemporanea, contemporanea tradizione

12
viale della Repubblica 277, Prato - Sede legale: c/o Studio Compagnini, via Tintori 31, Prato - CODICE FISCALE: 92028030481 - e-mail: info@aparte.prato.it -
Direttore responsabile: Fabio Barni - coordinamento redazionale: Attilio Maltinti - Redazione: Martina Altigeri, Roberto Badiani, Claudio Balducci, Lucia Giovannelli e Roberto Badiani
globalizzata e divertente
Cristina Bellini, Carlo Bertocci, Giovanni Bianchi, Teresa Caprara, Mattia Crisci, Lucia Giovannelli, Miranda MacPhail, Maria Cristina Mengozzi, Antonella Mezzadri,
Carlo Palli, Chiara Pezzano, Barbara Scaura, Alessia Vitolo. - ART DIRECTOR: Baldassare Amodeo - Stampa: Tipografia La Marina, Calenzano - ottobre 2009

in copertina: Marepe - 0-Telhado -1998


in questa pagina: Lena Liv - Room - 1995-97
in ultima di copertina: Piviali di Manifatture italiane (tessuto) e Manifattura russa
lettera aperta (ricamo) sec. XVI - XVII - sullo sfondo: Domenico e Valore Casini - Ritratto del Granduca
Ferdinando II de’Medici - 1610/1670

Q
fotografie di Baldassare Amodeo
uasi non passa giorno che autorevoli esponenti della maggioranza che amministra la nostra città non esprimano il loro
pensiero sul tema della cultura e, in particolare, sul Centro per l’arte Contemporanea Luigi Pecci. Una sorta di tiro al bersaglio
che non lascia presagire nulla di buono sul futuro di questa realtà. Penso che, chi governa Prato, abbia l’obbligo di esaltarne
le eccellenze in ogni settore queste si manifestino. Forse allora il problema è che il  Pecci non è percepito come un’eccellenza.
Non la pensa certamente così la Regione Toscana che identificandolo come principale realtà pe l’Arte Contemporanea regionale
ha investito nel progetto di raddoppio degli spazi espositivi di modo che possa essere fruibile la notevole Collezione Permanente
attualmente non visitabile. Non la pensa certamente così l’Accademia di Belle Arti di Firenze che, per la prima volta nella sua storia,
ha spostato due delle proprie sezioni di studio, frequentatissime da giovani anche di altre nazionalità, proprio presso il Pecci. Non
la pensano certamente così i Direttori museali di grandi capitali asiatiche che hanno ospitato la mostra Italian Genius Now
prodotta dal Pecci, che tanto successo ha ottenuto ed è tuttora richiestissima. E non la penso così neppure io, semplice cittadina,
orgogliosa di vivere in una città  che ha saputo creare uno dei primi Centri per l’Arte Contemporanea Italiano.
Si parla di contributi a pioggia ma tale affermazione mi sembra ridicola: si vedano i bilanci del Pecci e magari li si confrontino con
quelli di altre realtà museali nazionali tante volte citate. Si parla di scarsa attenzione verso gli artisti locali: l’ultima, interessante,
mostra era dedicata a Loris Cecchini, giovane artista che vive e lavora a Prato da anni. Si parla di pochi fruitori culturalmente ed
economicamente elevati: si operi allora alla promozione di questo patrimonio collettivo  perché l’arte non sia sempre appannaggio
di pochi fortunati collezionisti.
Vorrei ringraziare la precedente Amministrazione che coraggiosamente ha operato per salvare e rilanciare il Centro Pecci con scelte
a volte anche impopolari. Vorrei ringraziare Valdemaro Beccaglia, Marco Bazzini e i loro collaboratori che sono riusciti a operare ben
due miracoli: risanare il bilancio e, contemporaneamente, produrre eventi artistici di grandissimo livello quali le mostre di Spoerri e
Isgrò. Vorrei ringraziare anche il Sindaco Cenni che li ha riconfermati nei loro incarichi riconoscendone impegno e meriti.
Penso che, in una società evoluta, non debba mai venire meno l’offerta culturale di alto livello, anche in periodi di crisi economica.
Ben miope è quell’Amministrazione che non investe, intercettando finanziamenti sia pubblici che privati, nella conservazione del
proprio Patrimonio e nella ricerca e innovazione riconoscendo il valore dell’Arte come linguaggio universale, occasione di confronto
e di incontro  tra generazioni ed esperienze culturali diverse. Ben misera è quella società che considera la cultura un problema e non
un’occasione di promozione e crescita per la collettività e formidabile biglietto da visita delle proprie tradizioni, del proprio territorio
e della propria creatività per il mondo intero.
o l t r e - Brasili
Attilio Maltinti a colloquio con
Atto Belloli Ardessi e Ginevra Bria
a
Non c’era ancora stata in Europa una mostra così estesa
sull’arte brasiliana. Viene da domandarci come si presenta
l’arte in Brasile oggi. Se abbia radici antiche o sia
espressione del nuovo sviluppo socio/economico di quel reinterpretato il concetto di spazio. È un concetto dilatato.
Paese. Brasilia fa da retroterra culturale e visivo a questa mostra.
Ha radici antiche (lontane) retrodatabili al primo Novecento C’è in essa attenzione verso ciò che è struttura. Anche verso
con la conquista di una propria autonomia di arte non più ciò che è struttura interiore. Sono opere fredde che riflettono
filoportoghese. Nel 1928 c’è una svolta, uno stacco verso una lo straniamento dell’arte contemporanea brasiliana. [C’è
direzione nuova. Dopo il Manifesto Antropofago, infatti, anche dell’utopia in esse che sono altrettanti micromondi
si delinea un terreno culturale diverso, smarcato rispetto interscambiabili.]
all’influenza lusitano-portoghese. Ci interessa con questa
mostra documentare che il Brasile - anche se visto ancora oggi, Un disegno ideologico che sottende tutta la mostra
per alcuni versi, come Terzo mondo - segue un percorso e una La mostra pone un tema culturale, oltre a quello della protezione; un volere creare un distacco tra il dentro e il fuori
storia artistico/culturale come in Europa. Ci preme sfatare lo collocazione della nuova visibilità dell’arte brasiliana nel anche in senso fisico riverberato a esempio dalle abitazioni
stereotipo etnico dell’arte brasiliana. Questa è una mostra non panorama mondiale. borghesi protette da corrente elettrica e filo spinato; o dalle
solo di pittura (anzi di pittura ce n’è poca), ma anche di linguaggi barriere delle favelas come a voler creare un confine.
Che effetto farebbe una mostra così, allestita in Brasile? Abbiamo preso e considerato il ‘muro’ come stilema dell’arte
multimediali e di installazioni che parlano di architettura e di
Come sarebbe percepita? brasiliana. C’è il muro intonacato delle abitazioni residenziali e
spazio.
Si vuole riportare l’attenzione sulla 3° dimensione e sull’oltre- Ce lo siamo chiesti anche noi. Avrebbe un effetto forte, c’è il muro coi mattoni a vista delle favelas. C’è il muro perforato
architettura, sull’oltre-Brasilia vista come città dell’utopia, per sicuramente. Abbiamo contattato, per scrivere il catalogo, da pallottole: AK47, titolo di un’opera, è la sigla del mitra
guardare oltre l’utopia. E riproporre un nuovo concetto di spazio. il futuro presidente della Biennale di São Paulo. Quando lui kalashnikov.
ricevette il progetto, rimase stupito e scrisse testualmente:
Ecco dunque il titolo… finalmente un’idea fresca e bella, un’idea nuova sull’arte Questo mette in evidenza un conflitto presente in Brasile
Il progetto della mostra nasce da una analisi sul fallimento contemporanea brasiliana. Esattamente. Questi artisti guardano il loro mondo con criticità.
dell’utopia. Con Brasilia si mirava a una intenzione, si cercava Chiudiamo la mostra con un’opera che segna la fine dell’utopia:
Ci sono molti artisti rappresentati; cosa li accomuna? è la foto del progetto per la Piazza della Sovranità di Niemeyer,
di realizzare l’uguaglianza fra le persone, si inseguiva un’idea
di uguaglianza tra le classi: questa utopia muore nel fatto che Intanto c’è un rapporto etimologico tra senso dello spazio rifiutato sia dal Comune che dalla popolazione di Brasilia.
Brasilia è elitaria, è contro le persone. Una città nasce da un e ciò che le opere vogliono rappresentare. Ciascuna di esse
incontro di persone, Brasilia nasce da una volontà dall’alto. possiede, rappresenta e si struttura secondo un proprio
È voluta come centro politico di cui l’architettura voleva essere ‘ecosistema’. Ogni opera è caratterizzata da nitore, pulizia, è
espressione. scontornata e ritagliata dal resto. Un altro elemento che le
accomuna è il loro silenzio.
L’idea di Brasilia è troppo intellettualistica? Era nata come Siamo stati radicali nella scelta: abbiamo scartato e
città nuova a forma di arco proiettato verso il futuro. sfatato lo stereotipo del binomio brasiliano musica/
L’idea di Brasilia è narcisistica, non riflette le necessità dell’uomo. Non allegria. C’è invece ansietà, angoscia, bisogno di
mette in comunicazione. Quindi si parla di fallimento dell’utopia. sicurezza nella società brasiliana. E c’è voglia di
Ora ci interessa capire come gli artisti brasiliani abbiano rimesso
in moto questo processo di modernizzazione e come abbiano

a sinistra: Fernando A. - Para proteger-Me de mim mesmo - 2005/2009


a destra, in alto: Fernando A. - Untitled - 2009
a destra, in basso: Guto Lacaz - Cena do espetàculo Maquinas III - 1993/2008
HEKHALòT Attilio Maltinti a colloquio con Lena Liv

SECONDO
LO ZAR Maria
Cristina
Mengozzi

D
eliziosa. La mostra in corso all’ex- di vascelli e mari aperti, umane attività e pae-
Campolmi non può essere definita saggi in prospettiva, in un variopinto affresco-
Le opere in questa mostra danno l’idea di una ricerca, di un cammino, persone sensibili, si è soggetti a essere feriti. Se ne paga il prezzo, ma che così. E verrebbe voglia di scrive- racconto dell’epoca, quella del rinascimento e
di una introspezione, di una memoria. Perché questo titolo? penso che sia sempre stato così. Ma ci sono anche i lati molto belli. re soltanto: andate a vederla, è im- poi delle grandi scoperte, che apriva con fidu-
Hekhalòt è parola difficile da tradurre. Ha qualcosa di indecifrabile, perdibile! Bando alle impressioni personali. cia i battenti della modernità.
non facile da esprimere. Ha vari significati e si ritrova in varie Nelle opere in mostra c’è un continuo riferimento alle persone e anche Deliziosa, perché attraverso un percorso ra-
definizioni. È riferimento a palazzi celesti in un percorso mistico agli oggetti che comunque rimandano a una presenza umana. gionato tra velluti e lampassi tessuti a Prato e
tra mondo visibile e invisibile. È un concetto riferito a un percorso Sì, presenza umana con immagini di visi, o attraverso oggetti con quali Arte e moda
corredati di ricami e pietre preziose in quel di
personale anche spirituale. Significa anche passaggio ed è presente siamo in continuo collegamento, ambienti della nostra vita... Nelle E quell’abbigliamento conferma come da sem-
Russia - pardon, della Moscovia - e altrettan-
nella cabala. È racconto, mistero, enigma, cammino sequenziale immagini c’è l’individuo nella sua valenza universale. Non è identificato pre la moda è vissuta come il miglior veicolo di
te tele e tavole che quelle trame richiamano
emblematico. con un nome e un cognome; la sua presenza vale come simbolica ciò che siamo o, almeno, pensiamo e soprat-
nelle vesti di signori e madonne, si precisa da-
dell’umanità. Ci siamo tutti noi. Molti anni fa raccolsi in un mercatino a tutto vorremmo essere, a riprova del fatto che
vanti a noi il quadro di una lunga epoca e di
È molto bella la storia raccontata nel video… Genova una vecchia foto: era quella di un gruppo scolastico. Lavorai su non si tratta di un’arte minore, o meglio, si
una società, aristocratica e religiosa in primis,
Sì , ho voluto questo intervento del prof. Haim Baharier che ho di essa; è poi nato un intero progetto che si chiamava ...E se non fossero tratta di un’arte se non eccelsa comunque de-
che alla moda ricorreva non solo come segno
ascoltato dal vivo. Ha la capacità di introdurti e di portarti in un ombre le ombre... Un lavoro su l’infanzia, sulla memoria, su ciò che, gnamente rappresentativa del gusto estetico
di distinzione ma inseguendo la perenne fa-
mondo enigmatico pieno di significati profondi, fare riflettere . . . perduto, non si è perduto mai. Le immagini nei miei lavori hanno una scinazione del bello, declinato questa volta in sotteso anche al sublime della pittura e della
È molto suggestivo nel parlare. Dà un ritmo al racconto reiterando, dimensione a-temporale, sono come sospese, fluttuanti in uno spazio orditi pregiati. scultura e al contempo significativa del modo
nel raccontare, l’intercalare E poi…, E poi… come fosse un cammino, senza tempo. in cui le varie epoche hanno elaborato la loro
Impedibile, poichè il compito di mostrare,
un passaggio da una stanza all’altra. peculiare concezione del mondo e della vita.
Anche gli oggetti fuori dalla foto rafforzano questa sensazione. come recita il depliant, L’intreccio tra moda,
Insomma, il tessuto può essere considerato
Ciò potrebbe portare a trovare il nostro posto nel mondo, o in tessuto e pittura nelle relazioni tra Italia e Russia
Quegli oggetti non sono veri nel senso che non sono quelli che abbiamo pure minore ma ai livelli della mostra in og-
questo cosmo… è affidato ad artisti minori, se si esclude un Ti-
in casa o prodotti in fabbrica: sono costruiti da me, in carta fatta a mano, getto certo parla la stessa lingua delle opere
Io non so dare le risposte, ma piuttosto mi interrogo su diversi problemi, ziano, minori però solo in quanto meno noti, i
usando il processo manuale di produzione di carta cominciando dalla maggiori: paziente lavoro artigianale fatto di
diversi quesiti, non penso che ci siano risposte univoche a tutte queste cui nomi se omessi potrebbero senza dubbio
materia prima che può essere cellulosa, cotone o altre fibre naturali. ricerca estetica e tecnica compositiva.
domande.... Magari lo sapessi. Peraltro non so definire quale sia il nostro essere immaginati fra i mostri sacri.
Nella mostra sembra di intravedere un ordine intenzionale: quale Infine ancora deliziosa e imperdibile perché
posto nel mondo. Sono tormentata su questo punto. Una ricerca, sì. Valga per tutti un oscuro Bernardino Fungai
criterio avete seguito nell’allestimento? l’esposizione restituisce a Prato una volta di più
(Siena 1460.1516) di scuola umbro-fiorentina,
Se si può individuare, quale peso ha la filosofia nella sua arte? che nella splendida tavola rettangolare Ma- - e tanto più ora che la città soffre la sleale con-
Con Marco Bazzini abbiamo pensato a un itinerario. Lui ha voluto che
gnanimità di Scipione posta all’inizio del per- correnza di manufatti seriali di scarsa qualità
Penso che fare arte è anche porsi le domande relative ai problemi fosse concepito come qualcosa di simile a stanze mentali, quindi a un
corso, fa spiccare al centro un gruppo di signo- - quel respiro internazionale che l’operosità e
fondamentali dell’esistenza. È questo secondo me il punto di incontro tra percorso progressivo.
ri attorno a Scipione, riccamente abbigliati con l’inventiva della sua gente ha saputo meritare
arte e filosofia. Sia l’arte che la filosofia si interrogano e cercano le risposte
sui problemi del dolore, della felicità e del significato dell’esistenza. Un’ultima domanda: cosa vorrebbe che il visitatore portasse vesti i cui tessuti damascati evidenziati a fian- dovunque sia stata a esse offerta possibilità di
dentro di sè uscendo dalla mostra? co del dipinto nella tela che ne costituisce la esprimersi, sia pure dietro le quinte dell’abito.
Cosa comporta vivere da artista, nel mondo d’oggi? Portare qualcosa con sè? Ognuno lo decide individualmente. Penso pezza paiono davvero vestire un mondo, che Vorrei dedicare una breve menzione anche
Artista, prima di tutto è una persona come tutele altre, con problemi di il riflettere sulle cose e sul loro significato. Uscire con più domande di equivale a dire presentarcelo secondo l’imma- all’Arazzo dei bambini ma è meglio guardarlo
tutti noi...Mantenere una certa sensibilità. È sempre difficile vivere da quante se ne avessero prima di entrare nella mostra. gine che esso aveva di sè, con tanto di sfondo da vicino.
ri-visitare se funziona
CARAVaGGIO woody allen

Luciana Schinco

C
arte&filosofia
osa visitare o ri-visitare? È il dubbio che ti assale quando sei in una città che RICHARD LONG
conosci. Certamente privilegi quei luoghi che non hai ancora visto, ma…
come resistere alla tentazione di un tuffo nel bello, anzi nel bellissimo? E al-
lora torno alla National Gallery ma voglio fermarmi solo davanti a certe opere.
Scorrono davanti a me i vari Bellini, Bosch, Botticelli (che splendida Natività), e le
tele d’altare del Crivelli, che emozione il ritratto Arnolfini!, ma cerco altro. Passo
Leonardo e la Vergine delle rocce (con una fitta al cuore); e il Mantenga della Pre-
ghiera nell’orto. Persino il Battesimo di Cristo di Piero della Francesca è oggetto di Tito Regolo
poca attenzione. Cerco un altro.
Mi soffermo sui ritratti di Giulio II del Raffaello e del bellissimo giovane di Andrea
del Sarto; e che plasticità nelle tele di Sebastiano del Piombo e il Noli me tangere di
Una recente mostra di R. Long che abbiamo vi- Se metti le pietre in un certo modo per dar corso Giovanni Bianchi
Tiziano. Non puoi non fermarti solo perché senti di avere un altro appuntamento.
sitato alla Tate Britain di Londra durante il no- a un’opera artistica, tu sai dove sono le pietre:
Poi, quasi improvvisamente, arrivi nella sala. Ecco…ci siamo. Ma questa volta sono
preparata. Non mi sorprenderà, non mi farò vincere dall’emozione; in fondo quella
stro viaggio estivo, ci ha offerto l’occasione di esse non spariscono, rimangono come segno Whatever works. Il titolo spicca in bella calligrafia - e sottolinea la sua
riflettere su una specifica modalità di fare arte: della tua presenza nella natura e nel paesaggio valenza elegante anche nella pronuncia inglese - accompagnato dalla sempre
tela l’ho già vista.Mi avvicino lentamente alla Cena di Emmaus del Caravaggio e
quella appunto della Land Art espressa dall’ar- sulla terra. Questo lavoro è al tempo stesso per eccezionale antologia di musica newyorkese che Woody Allen ammannisce in
avverto un leggero stordimento. Voglio analizzare bene il dipinto e capire perché
tista inglese che ha lasciato anche a Celle una l’artista un cammino e una scultura. ogni suo lavoro. C’è un senso nel sottolineare il titolo; nella traduzione letterale
mi ha così colpita la volta scorsa.
traccia del suo operare. Dunque, per tornare alla nostra riflessione ini- suona Basta che funzioni ed è preciso, ma smorza i toni e banalizza un po’ il
Guardo quel Cristo benedicente: il suo volto, luminosissimo, ha la serenità di chi ha
Più che le sue singole opere è la sua intera vi- ziale, il confine tra arte e filosofia appare in Long discorso filmico che, pur nella linea del divertente, affronta un argomento
superato il dolore e contemporaneamente la serietà di chi sta compiendo qualcosa
sione del mondo tradotta in arte a stimolarci la assottigliarsi sempre più, fin quasi a scompari- molto serio. Allen ha trovato qui, nel protagonista che si è scelto, un alter ego
di decisivo. La tovaglia sul tavolo è candidissima e il cesto di frutta sul bordo sem-
domanda se prevalga in lui la filosofia o l’arte re per permearsi nella reciproca integrazione piuttosto interessante. Infatti, come in altri films in cui rinuncia a recitare
bra debba cadere, che strano!. C’è sicuramente troppa luce e ho sempre l’impres-
intesa quest’ultima nella sua accezione di at- dei due aspetti. Questo diventa il suo modo di personalmente, ha cercato un suo alter ego intellettuale e un po’ noioso che
sione che la proiezione delle ombre sia forzata. Reggo ancora bene. Gli altri amici
tività creatrice di forme e cose nuove. è chiaro intendere e interpretare la Land Art, con i ma- allontani l’effetto dirompente e destabilizzante della propria maschera. Qui
nel frattempo mi hanno raggiunta. Sposto lo sguardo sui discepoli e le ginocchia
che ogni opera d’arte contiene filosofia, visio- teriali naturali e con i suoi percorsi condotti fra Allen è il solito autore comico ma nella linea dei grandi maestri del discorso
mi tremano: troppa potenza nelle loro figure. Quello di sinistra, con lo strappo sul
ne del mondo e della vita, o quanto meno è due coordinate fondamentali: la Terra e il Cielo. ironico, tanto che verrebbe la voglia di tirare in ballo il Misantropo di Molière,
gomito della giacca, è di tre quarti, ma si indovina immediatamente l’espressione
espressione dello spirito umano di fronte a sè In mezzo ci sta l’uomo. rivisitato nei ritmi del vaudeville.
del volto con le sopracciglia inarcate e la bocca socchiusa È evidente che non crede
stesso, alla natura, al cosmo. Accade talvolta che tali itinerari rimangano fis- Il protagonista, Boris, parla direttamente agli spettatori, si presenta come un
ai propri occhi. E le mani? Strette intorno ai braccioli della sedia quasi a impedirsi
Nel caso di R.L. l’arte è tutt’uno con ciò che lui sati su un muro o su un pavimento. illustre luminare,evidentemente a riposo,specialista in meccanica quantistica,
di saltare per lo stupore. Quanto resisterà? Ho la netta sensazione che la forza che
chiama il (suo) cammino: un camminare fisico buon parlatore, dispregiatore delle capacità intellettive del genere umano,
impiega nel trattenersi non durerà a lungo. E seguirà uno slancio. E quello di destra
e al tempo stesso spirituale. Egli viaggia attra- sconvolto dalle certezze insopportabili circa le miserie umane. Il suo porsi non
con la conchiglia del pellegrino sulla giacca, è più anziano ma ha un atteggiamen-
verso lande, deserti, pianure, montagne..com- è di un depresso ma di un dispregiatore agguerrito e polemico, anche se
to da bambino: le braccia spalancate, le mani aperte quasi fosse per lui impossibile
piendo un itinerario a piedi pensandolo –e de- tranquillamente inserito in un quieto vivere da pensionato. È un nichilista e
contenere il soprannaturale che si sta verificando sotto i suoi occhi. Ed è comunque
finendolo- un cammino come arte. Vivendolo in l’unica realtà per lui è il caso. A dimostrazione delle sue convinzioni racconta
disponibile ad accoglierlo.
modo innocente, semplice, puro. C’è una iden- agli spettatori la sua storia. Ma squadernando subito la sua visione negativa,
Sento gli occhi riempirsi di lacrime, ma ho ancora un po’ di lucidità per osservare la
tificazione tra lui e il suo essere lì, in quel luogo, la scarica di tensione e allontana ogni attesa troppo drammatica. Si comincia
figura del locandiere. È chiaro che non capisce niente di quello che accade: guarda
in quel tempo, spesso in solitudine. Essere in infatti subito con il tentativo di buttarsi via, provocato da una crisi esistenziale
il Risorto con aria perplessa; è estraneo all’evento. Mi chiedo cosa starà pensan-
quei posti –afferma- lo porta a una esperienza in seguito alla quale è stato lasciato dalla moglie psicologa, e fa l’eremita in
do: è lì presente, il miracolo avviene sotto i suoi occhi, come è possibile che non lo
più grande che lui traduce in segni, in tracce, città col suo cenacolo di amici con i quali letica, e con alcuni ragazzi cui tenta di
avverta? Qual è quel mistero che permette ad alcuni di essere stravolti e ad altri
in testi, in forme e il linee circolari, ondulate, insegnare gli scacchi, urlando variamente.
di rimanere quasi impassibili di fronte allo stesso stupefacente fatto? Eppure quel
rettilinee che egli costruisce usando materiali Una notte gli si pianta fra i piedi Melody, ragazza scappata di casa dal
Cristo è lì col suo gesto umanissimo e divino di benedizione e condivisione.
naturali. Sono segni che pone nei paesaggi at- Mississipi, neanche tanto sveglia e se la prende in casa, lei badante e lui
Mi arrendo e non oppongo più resistenza. Le braccia mi cadono lungo i fianchi, la
traversati. (Ricordate il cerchio di Celle?). Sono Pigmalione alla rovescia. Comincia una sarabanda esilarante di battute sul
vista mi si confonde e finalmente piango inopportunamente e vergognosamente.
tracce fatte con pietre ammassate o raccolte a tema impostato; lei evolve pasticciona come sensibilità ed esce con un tipo, ma
Mi sono accanto Annamaria e Attilio e avverto che, in modo più discreto, anche
formare superficie, o disseminate nel territorio, non succede niente. Boris però è angosciato dal poterla perdere, quindi con
loro sono fortemente commossi.
quasi un richiamo, una testimonianza muta e un’incoscienza degna della sgarzola, le chiede di sposarlo il che avviene. Non
La mia visita è praticamente finita: niente o poco po-
silenziosa per un dialogo con chiunque sappia importa se non c’è molto senso, basta che funzioni. Il racconto continua con il
tranno i capolavori successivi. I Rembrandt, Vela-
o voglia raccogliere quel segno, afferrarlo e far- salto di un anno e Boris aggiorna lo spettatore sugli eventi. Il Fato bussa alla
squez, l’amato Vermeer: chiedo loro scusa e pro-
lo proprio. Oppure che lo sappia riconoscere porta (sequenza sonora della 9° di Beethoven. Tutto precipita, ovvero si
metto che la prossima volta non succederà.
nella occasionale banalità della natura. accelera. Qui emerge il coagulo esilarante dei meccanismi della commedia
Ma…non ne sono tanto sicura.
Perché un’opera d’arte, secondo Long, può vi- dell’arte, i personaggi maschere caratterizzate e le accelerazioni della farsa; il
vere senza essere riconosciuta: come può capi- tutto rigorosamente logico (è Boris che parla) e educativo. Raccontare qui il
tare a un’opera fatta di pietre lasciate su un per- resto è delittuoso, oltre che inutile. Bisogna vederlo. Si può dare il menù. Arriva
corso o tracciata sulla cima di una montagna o la madre di Melody, donna frustrata e acidina del Sud, che si trasformerà in
sul terreno di una vasta pianura. Questa opera una fotografa alla moda e altro.. Arriva il padre di Melody che cerca di fare
potrebbe non essere vista da nessuno o, se vi- l’uomo del Sud ma scopre l’altra parte di sè. Melody trova l’amore e lascia Boris
sta, non essere identificata come opera d’arte, che si butta via per la seconda volta. Tragedia? No. Questa volta impatta con
nè riconosciuta come diversa da altre pietre una donna che è una medium. Destino? Allora c’è? Il finale di partita vede tutti
che si trovano sulla strada. riuniti e accoppiati. Boris è rimasto se stesso: “Io sono l’unico che abbia una
Il punto, per Long, è la sua propria presenza in visione d’insieme; l’universo non ha senso; l’uomo è quello che è e il Caso può,
un paesaggio. Puoi camminare in questo pae- per cose che a noi sfuggono, funzionare”.
saggio ed è già un segnarlo leggero, un marcar- Il fascino di questo apologo, pensoso e attento all’umanità che brancola, è tutto
lo. L’importante è che questo marcare sia non in questo messaggio, qui più limpido perché senza scorie personalistiche (anche
invasivo, non stravolgente, anzi che rimanga se il maligno potrebbe ricostruire più o men gentili riferimenti alle dilette
invisibile o meglio non notabile eppure sia con- fanciulle oltre che alle sue più famose compagne). Tornando a noi, il suo
creto e reale. Nella sottigliezza tra invisibile e messaggio parla di una umanità mascherata da fallimento ideologico ma che
non notabile si cela per Long una differenza riesce a vivere e sognare nelle dimensioni di un quotidiano arrangiato che pur si
significativa. rivela sufficiente. Ecco perché Watever Works è scintillante e dorato nel titolo.
l’ossessione del- l’ I N Tim it à de l
l’ eroico-universale s i l en z i o
Una lettera di Miranda MacPhail

Cari amici di AParte, che appartiene a ognuno di noi, che risale incollati sotto la lavorazione materica del quadro e lasciati A questa ossessione dell’eroico-universale (forse ho dimenticato di platani, nella parte bassa del parco, il senso plastico di questa pittura
vi scrivo, con riferimento all’ogget- alle nostre prime memorie della notte. Da penzoloni. dirvi che Kiefer ha una particolare passione per il teatro e la musica ha avuto una conclusione logica: Tirelli ha creato le sue prime quattro
to, dopo le vostre visite al parco di bambini non avevamo bisogno di sapere Negli anni Ottanta struggenti cicli di pittura dedicati alla di tradizione epica) nelle nostre visite, abbiamo fatto seguire l’antido- sculture esposte ora in permanenza nel parco di Celle. Sono le quattro
Celle del mese di settembre. In i nomi dei corpi celesti nè dei processi co- natura mostrano dei cieli grigi divisi dalla terra attraverso to rappresentato dall’opera intimista dell’altro artista presente a Celle
smici che hanno generato le luci danzanti forme totemiche in acciaio corten intitolate Excelle.
quelle occasioni abbiamo molto un’implacabile linea di orizzonte. Sotto appaiono dei cam- quest’anno. Marco Tirelli, che ha allestito la mostra Intorno al silenzio
parlato ma a molte vostre do- che costellano il cielo notturno. Sole, luna e pi, tenuemente fioriti d’estate oppure ricoperti di neve nelle dieci stanze al primo piano di Casapeppe in modo da confrontare Tirelli ha commentato: ”le mie immagini mostrano situazioni, luoghi,
mande non ho avuto il tempo di stelle erano il materiale con cui plasmava- d’inverno, dove la paglia incollata sulla superficie crea un i suoi quadri con le Pencil Lines in Four Directions and all Their Combina- azioni o strumenti che hanno a che fare col passaggio, con l’oltre, l’altro, il
rispondere e altrettante mie con- mo la nostra esistenza, con una forza che pathos tangibile. E anche qui la misura sovra-dimen- tions on Black Squares, un ciclo di wall drawings concepito per gli stessi
in età adulta spesso non ci è dato ritrovare, doppio, il lontano o la prossimità, la similitudine, l’osservazione, l’introdu-
siderazioni, poi maturate sulle vo- sionata delle tele e l’accentuata fuga prospet- spazi da Sol LeWitt nel 2004. I dieci disegni su carta e le sei tele proven-
stre domande rimaste in sospeso, e che invece Kiefer riconosce in sè e pratica tica comunicano l’idea di un’arte che zione e l’illusione, la somiglianza e l’allusione: tutte le condizioni di passag-
gono dalla produzione più recente dell’artista e illustrano come, per
sono rimaste inespresse. Insieme nella sua pittura. sembra quasi volersi sostitui- gio da uno stato all’altro, tutte le condizioni dell’essere qui e altrove. Quindi
lui, l’arte è soprattutto idea, prima ancora di essere materia od ogget-
ci siamo posizionati vicino alla pa-  Attraverso le opere delle Costellazioni, un re alla natura. to. I disegni su carta mostrano forme, riconoscibili e nel contempo mi- hanno a che vedere con la soglia, il limite, il confine, l’identità”.
rete di ingresso della Cascina Ter- ciclo sorto negli anni Novanta, Kiefer conti- steriose che sembrano collegarsi, in alcuni casi, alla pittura metafisica. Ed è proprio questa capacità di essere presente qui e di esistere altrove
rarossa per cercare di catturare in nua infatti a reclamare il diritto a modella- Forme isolate e ieratiche che rimangono intangibili malgrado la loro che giustifica il silenzio delle figure di Tirelli; ritagliate in uno spazio
un’univoca visione le due tele gi- re il proprio universo (culturale, naturale o posizione centrale rispetto allo spazio. Bloccate in questa posizione tra
gantesche dipinte da Anselm Kie- metafisico), ponendosi come l’eroe. Come limitato e emergenti da un fondo nero come se fosse lo spazio del pen-
fer, abbiamo elen- il bianco e il nero, non fanno intendere alcuna una voce, se non la pro-
se fosse un titano di antica mitologia, tira siero. Ogni riquadro è come il grafico di una stanza da meditazione, un
pria condizione di mutezza.
giù la volta celeste, annulla la polarità cie- luogo-opera in cui lo spettatore può entrare per trovare un rifugio dal
lo-terra e, con la forza sovrannaturale della Nei dipinti su tela poi nessun elemento è lasciato al caso, la pittura è
profondamente meditata e perfettamente stesa per creare un’imma- mondo che ci frastorna e per avvicinarsi a quello che speriamo sia un
sua arte, offre al nostro sguardo il cosmo.
L’energia incontenibile del gesto e della gine quasi tornita. E come anche voi avete notato nella radura vicino ai più calmo mondo interiore.
creatività trova inoltre un eco al piano rial-
zato della Cascina Terrarossa dove la com-
posizione della scultura fa specifico riferi-
mento al mito cabalistico della Creazione:
sulla parete una scritta in ebraico (la rottura
dei recipienti) mentre il pavimento è invaso
da una pila di libri in piombo sovrastati dai
frammenti di un vaso di coccio.
Come sapete, Anselm Kiefer viene notato
dalla critica più autorevole già negli anni
Settanta quando rivolge il suo impietoso
sguardo alle radici della cultura tedesca,
le stesse che distorte dal nazismo avevano
ferito il popolo stesso della Germania. Gli
enormi quadri di quel periodo sono carat-
terizzati, oltre che dagli strati profondi di
colore, dalla presenza di materiali naturali
come la sabbia e la paglia che trasmettono
un’intensa presenza fisica.
Gli eventi storici o di origine mitologica
sono i soggetti scelti per collegare la cul-
tura del passato (spesso rappresentata da
cato rovine architettoniche o da tomi-conteni-
i materiali, ana- tori del sapere) con l’interpretazione per-
lizzato il sistema di numerazione sonale dell’autore. Per tracciare il percorso
delle stelle, commentato l’uso all’interno di questo labirinto di rimandi
dello scritto. Nell’entusiasmo di Kiefer tende dei fili, prima dipinti con linee
costruire insieme un’interpreta- bianche sulla superficie della tela (come se
zione forse ci siamo allontanati da fossero un grafico o una costellazione di
quel rapporto intimo con le stelle rapporti) poi sostituiti da veri fili di stoffa
TERRITORIA4
a cura di Barbara Saura

Il grande balzo, pro-


getto itinerante di arte contempo-
ranea a cura di Bert Theis, si irradia
fra Prato, Montemurlo, Carmigna-
no e Cantagallo con una nuova
bilire delle sinergie tra elementi
controversi e separati; a es: città
e periferia, italiani e immigrati,
ricerca innovativa e coinvolgi-
mento popolare, risorse territo-
riali e proposte internazionali,
so le quali Territoria 4 si rivolge
agli abitanti della Provincia e
al pubblico internazionale, a
partire da un ambiente dove si
concentrano le questioni della
crisi economica, gli effetti della
sono le persone che vi vivono
i loro problemi, i loro desideri
e sogni, la loro vita sociale. Ter-
ritoria 4 si propone di toccare
diversi strati della popolazione
per poteresi iscrivere nella me-
contemporANEATRADIZIONE
B e t t y W o o d m a n
veste sperimentale rispetto al pro-
getto avviato nel 2005; presenta sguardo locale e punto di vista globalizzazione neo-liberalista moria collettiva. Il progetto
un impianto inedito i cui riferimen- globale. Per affrontare questa e dell’immigrazione, e dove l’ar- così trova una sua visibilità
ti operativi si rintracciano nell’at- sfida sono stati invitati sia artisti te contemporanea è chiamata a nel territorio stesso in
tuazione di una metodologia in originari della provincia di Prato confrontarsi con i propri mezzi modo da affermar-
progress che ha portato alla realiz- sia artisti europei che vivono le con la complessità della situa- si in uno spazio intervista a cura di Mattia Crisci
zazione di un progetto unitario le problematiche sopra indicate, zione sociale e culturale. pubblico.
cui linee guida si riassumono nello rappresentate in varie opere.
Il progetto, concepito come col-
slogan: capire il territorio, sognare il Eccone alcune: Un robot mendi-
legamento tra contesto locale e
territorio, segnare il territorio. cante si aggira in città chieden- astrattismo, e quindi una sorta di disorganizzazi- York che a Firenze, due realtà credo molto
situazione internazionale, non si
do l’elemosina ai passanti (video one, è possibile rintracciare un certo ordine e una diverse?
Bert Theis, artista-curatore di risolve solo tramite la proposta
presentato). Una borsa gigante-
origine lussemburghese, è sta- di interventi site specific, ma ha certa formalità. Poi ovviamente sono affascinata Penso che aiuti molto questa cosa. Negli ultimi
sca si erge in piazza Duomo e
to invitato dalla rete di enti e qualità definite dal curatore dalla storia dell’arte italiana. Io vengo da Boston, anni, visto che non insegnavamo più, decidem-
diventa un nuovo spazio per il
associazioni a lavorare a stretto come audience specific. una città molto attenta alla cultura, con dei bel- mo di abbandonare il Colorado dividendo i pe-
karaoke. Gruppi di cittadini rac- Signora Woodman, ci può dire da dove nasce
contatto con i soggetti co-or- Questo concetto parte lissimi musei e una grande tradizione artistica,
colgono sacchetti di plastica per questa sua passione per la ceramica e in par- riodi dell’anno fra l’Italia e New York. A Firenze
ganizzatori (Comuni, Provincia, dalla premessa che ma venire a Firenze è un’altra cosa, è come am-
costruire  un enorme pallone a ticolare per la porcellana? siamo venuti per la prima volta sessant’anni
Centro Pecci) per formulare una l’elemento più mirare un gioiello.
energia solare (Giardino Quinto fa, abbiamo comprato una casa colonica, che
proposta artistica che focalizzi importante Il mio amore per l’argilla è nato quando avevo
Martini a Seano). I fantasmi di a quei tempi costava poco e abbiamo messo in
alcuni elementi chiave del terri- di un ter- 16 anni, mentre seguivo un corso di ceramica. Al Museo delle Porcellane di Boboli lei ha
tre presidenti cinesi appaiono piedi degli studi d’arte. Questa impresa è stata
torio visto nel suo qui e ora. Nel ritorio Inizialmente ero attratta dall’arte in genere, ma esposto le tazzine di porcellana di Sèvres,
su una parete del centro. Un’ar-
progetto sono coinvolti artisti quando ho toccato l’argilla per la prima volta molto gratificante. L’Italia per noi, infatti, è un
tista cinese si esibisce in pub- le crea qualche imbarazzo l’accostamento
internazionali e italiani, filosofi, ho capito subito che era quello che volevo. Il mio posto ideale per fare arte, invece New York è un
blico mirando a un bersaglio di ai serviti esposti delle varie aristocrazie del
scrittori e strati della popolazio- posto ideale per essere artista. Gli stranieri sono
pittura. Un neon dichiara che principale interesse era quello di fare un oggetto ’700?
ne che di solito non entrano in molto fortunati a venire in Italia perché non
la piazza  è il nuovo museo adatto all’utilizzo quotidiano, che poteva real-
contatto con l’arte contempora- No, non mi crea alcun tipo di imbarazzo, perché hanno il peso della città di Firenze e di tutto il suo
Montemurlo). mente essere utile alle persone, mentre l’arte la
nea. sono cose diverse, se si guardano bene i miei passato artistico. Io son potuta venire qua e con
La quarta edizione di Territoria Queste sono solo al- vedevo più come una cosa astratta e pretenzio- pezzi e ciò che è esposto nelle vetrine, si può no-
sa. Alla fine degli anni 60, collaborando con mio occhi da americana ho potuto sfruttare tutto ciò
è una piattaforma aperta e un cune delle molte- tare che mi sono ispirata appunto ai vari serviti
plici forme di marito George, lavoravo forme di ceramica che che vedevo.
laboratorio in corso che combi- esposti, ma sembra che questo non sia visto di In conclusione vorrei aggiungere che sono vera-
na le attività svolte negli spazi intervento poi lui avrebbe dipinto. Ma questa esperienza ci buon occhio, anche se io non ci vedo assoluta- mente felice di poter lavorare qui da voi in Italia.
culturali locali, i desideri degli attra- creò delle difficoltà, infatti, ci accorgemmo che
ver- mente niente di male. La mia intenzione, infatti,
abitanti del luogo e la ricerca lui non considerava quel lavoro parte della sua non è quella di creare qualcosa che sia più bello,
artistica contemporanea inter- arte. A quel punto decisi di dedicarmi completa- ma che sia semplicemente diverso.
nazionale. mente da sola alla ceramica.
La sfida del progetto è di Delle varie mostre che ha allestito in gallerie
In che misura l’amore per l’Italia e in partico- e musei internazionali quale ha suscitato in
mettere a fuoco alcune
contraddizioni ine- lar modo per la Toscana con le sue tradizioni lei una particolare emozione e perché?
renti la situazione artistiche e culturali, hanno influito sul suo
Ogni mostra che ho fatto è stata fatta ovviamente
di disagio at- percorso artistico?
per essere interessante. Forse la più impegnativa
tuale della Negli anni 50 lavoravo a Fiesole presso uno stu- è stata quella al Metropolitan Museum di New
società e dio di ceramica e ricordo che una volta feci una
di sta- York, che è stata anche la più visitata, di consegu-
passeggiata fino alla stazione di Firenze, presi un enza quella che mi ha emozionata di più.
treno, e andai per la prima volta a Sesto Fioren-
tino. Lì le strade non erano ancora asfaltate, ma Scrivere dell’arte significa dare parole alle
erano ricoperte di polvere di argilla, ovunque immagini. Quali parole userebbe per descri-
guardavi vedevi persone lavorare l’argilla. vere l’imponente installazione alla galleria
L’Italia per me è stata molto importante non solo Bagnai di Firenze?
artisticamente ma anche affettivamente, infatti, Non è un’installazione ma un vero e proprio pro-
quando sono a Firenze mi sento come a casa. La getto per una fontana con cinquanta fonti.
Toscana, ove abito da quarant’anni, ha avuto un Per la realizzazione di quest’opera in bronzo ho
grande impatto su tutto il mio lavoro artistico. utilizzato delle patine particolari che danno
Basta guardare i tetti di Firenze e la campagna all’opera una colorazione sobria, ma nel con-
che la circonda per subirne il fascino. tempo la caratterizzano con colorazioni che la
In America, più precisamente nel Colorado, dove fanno apparire quasi fosse un’opera in gres,
sono nata, ciò che è bello è quello che non è stato quindi molto leggera.
toccato dall’uomo, ciò che invece è bello qui in
Italia è quello che l’uomo ha toccato. Tutto ques- Come vive emotivamente e artisticamente la
to lo si può ritrovare nel mio lavoro, anche se c’è permanenza per vari mesi l’anno sia a New
globalizzata
e divertente
Lucia Giovannelli e Roberto Badiani

ALL’ARSENALE Una pluralità di segni e linguaggi, con


20 artisti che fanno il punto della ge-
Lygia Pape all’entrata un ambiente
nerazione sopra citata.
irradiato di luce dorata, fili luminosi

Fare Mondi, 53° Biennale di Venezia, dimo-


stra come il suo curatore Daniel
Birnbaum, svedese di nascita, tedesco di cultura, filosofo di formazio-
Ancora più nell’interno, si entra  in un mostruoso e buio eden in  ser-
ra, con fiori turgidi e inquietanti di plastilina di Nathalie Djuberg (foto)
infine sul lato destro dell’ingresso principale, la caffetteria di Tobias
e sottili di rame, un effetto sceno-
grafico quasi barocco; poi il villaggio
Si riparte da Chia e si  va verso una
scena affollata   ma decisa.
africano di Pascale Marthine Tayou Gli artisti annotati nel taccuino sono:
ne, sia un grande narratore di estetiche, capace di seguire il percorso con  palafitte, focolari, baracche e
Rehberger (foto a destra)
di 90 artisti che  ha scelto di esporre, sotto il titolo Fare Mondi, che capanne nel mezzo delle Corderie, Valerio Berruti - successione di disegni
Leone d’oro, nella quale
vuol dire cose diverse, in tutte le lingue ed espressioni artistiche, ricon- dove le finestre delle stesse tra- animati che rappresentano la descri-
l’autore si è ispirato alla
ducibili all’idea che ogni artista non solo vive il suo tempo, ma lo fa e smettono fatti da tutto il mondo zione affettiva di una bambina;
pittura detta Razzle-Daz-
lo interpreta. mettendo a contatto, in dialogo e in
zle (stile con il quale ve- Giacomo Costa (foto a destra) - giardi-
La nostra è una breve, personale carrellata di artisti annotati nel tac- nivano dipinte le navi da conflitto, realtà diverse. no inquietante dove la natura ingloba
cuino fra quelli che più ci hanno colpito. guerra nel ‘15 ‘18 per non costruzioni modernefatiscenti;
Il vituperato PADIGLIONE ITALIA
far capire  la loro velocità
AI GIARDINI Aron Demetz (foto in basso) - sculture
al nemico), ottenendo un Annullato nel 2005 da  improvvidi
in legno di cedro e resine di pino, sta-
John Baldessari, (Leone d’oro alla carriera insieme a Yoko Ono), ha ritmo optical e psichede- curatori (spagnole  incluse), non solo
tue che sanno di arcaico;
trasformato il portale d’ingresso della Biennale in un vero e proprio lico, una specie di revival è rientrato nei ranghi ma è stato
paesaggio oceanico che subito ci aggancia. anni 70, effetto che si raddoppiato e  cerca di fare il punto Luca Pignatelli - la battaglia di Lepanto
accentua con l’uso di una degli artisti fra i 30 e i 50 anni. con gli angeli in tela da camion cuoiata;
Entrando poi nel  padiglione si viene letteralmente avvolti e coinvolti specchiera spezzata col-
in una fitta ragnatela, realizzata dall’artista argentino Tomas Saraceno In mezzo ci sono anche delle novità, Bertozzi e Casoni (foto in alto) -
locata dietro il bancone
con corde di elastico tese di dimensioni gigantesche che evocano ga in qualche caso stimolanti. mini  oggetti di ceramica  incasellati in
della caffetteria.
lassie in formazione (foto sotto). armadietti di pronto soccorso;
Poi gli artisti russi, violen- Su questo padiglione il discorso sa-
rebbe molto lungo e richiederebbe Roberto Floreani - caretteristici mo-
ti, forti, kitsch, ma molto efficaci.
un ampio dibattito (facciamolo!)... tivi a cerchi, ai quali una sapiente
La Nike di Samotracia di Aleksej Schusev che viene irrorata di san- Certo è che consiste in un assorti- illuminazione dà l’impressione di una
gue  pulsante e petrolio da una pompa e Lo stadio ceceno  di  Alexei mento di interessi culturali che mi- scultura.
Kollima (foto a destra), dove il tifo dei giovani spettatori viene inter- schia alle arti visive il cinema  (Mario Una Biennale più divertente del solito,
rotto bruscamente da una luce accecante e dal silenzio. Montesano) e la musica  leggera e facilmente fruibile dal visitatore, co-
L’inquietante video dell’artista rumeno Costantinescu è un piccolo ca- pop (Lodola). munque dotata di potenza espressiva
polavoro: la telecamera mostra l’interno di un bus, dove un uomo via Il padiglione prende le distanze e perfettamente in linea con il titolo
cellulare, inscena in un crescendo denso di incubo, minaccie di morte dall’arte povera, un  clichè di per- della mostra Fare Mondi, con l’intento
alla sua compagna mentre  la sua vicina di posto, ferma e attonita, è la corso che i due curatori Beatrice di far riflettere sul tema della globaliz-
testimone della tragedia imminente. Buscaroli e Luca Beatrice conside- zazione.
L’allucinante padiglione dei paesi nordici  di Elmgreen e Dragset rano ormai superato e  partono Una mostra  che include diversi artisti i
dove  23 loro colleghi forniscono l’arredamento del padiglione tra- dalla  Transavanguardia, consideran- cui nomi, di proposito, non  sono fami-
sformandolo in una casa privata .Il padrone di casa (collezionista di dola  il nuovo punto di frattura  e  di liari, ma che risulta decisamente vitale.
slip dei suoi  amanti maschili)  si è suicidato e il suo corpo galleggia ripartenza dell’arte contemporanea Il che, a  nostro avviso, rappresenta il
nella piscina. italiana. vero successo di questa Biennale.
Brasiliana
Liv
Territoria
Caravaggio
Long
Allen
Kiefer
Tirelli
Woodman
Zar
Biennale

Você também pode gostar