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n. 5
A Lanciano, una cittadina in provincia di Chieti, conservata la reliquia del corpo eucaristico di Cristo, trasformatosi
in carne durante la celebrazione della santa messa di Natale. La storia narra di un sacerdote che, durante lelevazione, colto da un forte dubbio, neg la presenza di Ges eucaristia nellostia e nel vino. Proprio in quel momento lostia nelle sue mani si trasform in un pezzo di carne sanguinante e il vino nel calice divenne sangue. Dopo molti
esami approfonditi, il pezzo di carne si rivel essere parte
di un cuore umano: pi specificatamente il ventricolo sinistro, la parte pi profonda del cuore.
con questa storia che stata introdotta la
Rappresentazione della Passione, morte e resurrezione
vivente di Ges, svoltasi il 29 Marzo e il 1 Aprile nello scenario della villa comunale e del monte di San Vito, con la
speranza che questa iniziativa avrebbe toccato la parte pi
profonda del cuore di ogni partecipante. E cos stato.
La piazza della villa comunale ha fatto da sfondo alla riproduzione dellultima cena, scena curata nei minimi dettagli e
che ha visto come protagonisti Ges e i dodici apostoli. La
lavanda dei piedi, il pane spezzato e condiviso tra i dodici,
la consapevolezza che quei gesti sarebbero stati la fine e
linizio di un grande mistero, hanno dato vita alle sacre
scritture. Tra scale e viali, la folla ha assistito in un clima
che sembrava riportare nel cenacolo, insieme a Ges.
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Editoriale
n. 5
n. 5
Parole di Vita
Raccontaci, Maria: che hai visto sulla via?. La tomba
del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto, e gli angeli
suoi testimoni, il sudario e le sue vesti. Cristo, mia speranza, risorto: precede i suoi in Galilea. Cos termina la
sequenza che precede il Vangelo di oggi, Pasqua di Resurrezione. Il sole ancora non sorge e Maria, la Maddalena va
al sepolcro a trovare il corpo del suo Ges. Ma un Imprevisto la sorprende: la pietra rimossa dal sepolcro e Ges
non c'. Allora Maria corre, va di fretta, quella fretta che
sa di meraviglia e paura insieme : Hanno portato via il
Signore e non sappiamo dove l'abbiano posto. Con queste parole irrompe nella giornata di Simon Pietro e di Giovanni che trascinati dagli stessi sentimenti della Maddalena corrono anche loro al sepolcro. Il Sepolcro vuoto: ci sono solo le bende distese e il sudario
piegato. Davanti all'evidenza come si fa a non credere? l'evidenza di un Imprevisto: la Resurrezione. un Imprevisto perch umanamente qualcosa di inspiegabile. Ges veramente risorto, Ges ha vinto la morte, l'ha vinta per ridare a noi la vita, per farci essere come Lui, per
farci risorgere con Lui. Giovanni e Pietro vedono e credono, non dubitano, neanche un istante.
La paura e la meraviglia si trasformano in fede, in entusiasmo, in testimonianza. Maria Maddalena, Giovanni, Pietro sono i primi testimoni, sono i primi fedeli. Impariamo da loro a credere,
all'istante. Impariamo da loro a credere a quell' Imprevisto che accade nella nostra vita e la rende un capolavoro. Domandiamo a loro un aumento di fede, quella fede che ci fa dire quotidianamente nella nostra vita: S, ne siamo certi: Cristo davvero risorto!
Francesca Micocci
"Pace a voi!" questa l'esclamazione e il dono che risuona per ben tre volte nel Vangelo di questa domenica. Il Signore risorto, ma sceglie di mostrarsi di nuovo ai suoi discepoli perch conosce i loro cuori e vuole donargli ancora qualcosa: LA PACE. Soltanto accogliendo lo Spirito
Santo questi fratelli, che hanno condiviso la loro vita con Ges, potranno donare al mondo la
gioia e la speranza della fede! Non tutti per scelgono di accettare l'amore di Ges, un po come fa Tommaso, assente "la sera di quel giorno. La paura di rischiare e di metterci in gioco nella nostra vita, non ci rende sereni e fa allontanare sempre di pi quella fede nell'unica persona
che potr realmente salvarci da ogni inquietudine, tormento o rimorso...insomma dal peccato e
dai nostri continui dubbi e smarrimenti. L'invito del Vangelo chiaro: riconoscere Ges come
"Mio Signore e mio Dio!". Pur non toccandolo con mano, la bellezza che avremo una ricompensa anche stavolta: "Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!". credendo che
avremo la vita.
Marta Iacovacci
n. 5
Spesso difficile comprendere il modo in cui Dio opera nelle nostre vite. Nel Vangelo di Luca i due discepoli, di ritorno da Emmaus, riferiscono agli altri ci che
gli accaduto lungo la via e come hanno riconosciuto
Ges nello spezzare il pane. indicativo il modo in cui
Ges apparve loro, cos inaspettatamente, in un luogo
qualsiasi, senza preavvisi; infatti, nonostante Egli fosse
in carne ed ossa, i discepoli non lo riconobbero. Anche
noi non sappiamo come si presenta Dio nelle nostre
vite e come opera lungo il nostro cammino, ma siamo
certi che Egli c e che attraverso segni pi o meno
evidenti ci invita a fare delle scelte, ci ammonisce o ci incoraggia. Ges una presenza costante ma
sempre nelle nostre mani la libert di scegliere se accogliere la Sua presenza e ridisegnare la nostra
strada secondo la Sua volont. Come per i discepoli, la maggior parte delle volte, Ges che viene incontro a noi e noi non lo riconosciamo, lo allontaniamo o siamo troppo impegnati a percorrere la strada che ci siamo prefissati per accorgerci della Sua presenza. Cos proseguiamo per il cammino che riteniamo giusto per la nostra vita e spesso inciampiamo, a volte cadiamo bruscamente, allora Dio ci rincorre, ci aiuta ad alzarci, con noi come nessunaltro anche se non siamo in grado di accorgercene e
siamo increduli. Nel Vangelo, infatti, Egli dice: Perch siete turbati, e perch sorgono dubbi nel vostro
cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha
carne e ossa come vedete che io ho. I discepoli pensavano di vederlo solo in spirito, sono dubbiosi,
ma Lui li salva dallincredulit dei loro occhi e dalla schiavit del loro cuore e li manda a predicare a
tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati. Ges risorto ha vinto i limiti umani, Egli con
ognuno di noi in ogni momento della nostra storia e possiamo toccare con mano i Suoi doni. Egli ci
vuole far comprendere che la Sua presenza non astratta, non solo nella nostra mente ma visibile,
reale, ed viva.
Eleonora Cenci
E forse uno dei vangeli pi famosi, Cristo che si paragona al buon pastore . Giovanni ci riporta quelle parole di Ges secondo le quali noi siamo un gregge, siamo il gregge di Dio. Il padre ci conosce e ci ama uno a uno.
Un pastore non solo conosce ciascuna delle sue pecore, ma le cura, le nutre, le ama.
Dio per non solo un pastore, Dio il pastore buono, il pastore che ci d anche la vita. Dio
non sar mai come il mercenario che appena vede il lupo scappa lasciando le pecore da sole,
Dio, allarrivo del lupo resta con noi, ci protegge, Dio l in prima linea a difenderci e ad
affrontare il lupo.
Il Padre ci conosce, di noi conosce ogni particolare. Lui ci ha creati e lo ha fatto in s. Siamo le
pecore di un Buon Pastore, siamo miracoli di Dio.
Il Vangelo di questa domenica manda un forte messaggio. Come pecore di Dio dobbiamo formare un solo e unico gregge, che ascolta e ama il proprio pastore. E come gregge dobbiamo
stare uniti, amarci e rispettarci gli uni gli altri. Cosicch se una pecora dovesse smarrire la strada noi saremo insieme al nostro Buon Pastore a cercarla e a ricondurla nel gregge di Dio.
Lucia Testa
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La Squadra Parrocchiale nasce come attivit della pastorale dello sport e tempo libero
Lo sport ha le sue radici nel gioco, che lattivit per eccellenza dei bambini, attraverso la
quale imparano e crescono. Nel gioco prevale la spontaneit, la creativit, il piacere fine a
se stesso; nello sport subentrano obiettivi pi mirati e tecnici finalizzati ad un miglioramento di prestazioni, nonch alla vittoria. Il ragazzo dovrebbe fare lo sport come gioco,
con la spensieratezza e il divertimento propri della sua et e nello stesso tempo sviluppare quelle abilit e capacit psico-fisiche che gli permettano di far emergere le sue doti atletiche. Lo sport permette di apprendere e potenziare qualit personali utili nella vita:
imparare a resistere alla fatica fisica, allo sforzo e al dolore, fortificando il corpo e stimolando le difese naturali;
imparare a conoscere il proprio corpo e le sue potenzialit;
imparare a stare con gli altri, a comunicare, a condividere idee ed emozioni;
imparare a collaborare con gli altri, uscendo dal proprio egocentrismo;
imparare il senso delle regole e della disciplina;
imparare il senso della giustizia, della lealt, del rispetto dellaltro (soprattutto di chi
nellaltra squadra);
vivere esperienze emozionali molto forti: lansia per una gara importante; la paura di
non farcela, la soddisfazione per una buona prestazione, la sorpresa della vittoria o della
sconfitta, la rabbia e la frustrazione per non essere riusciti cos come si desiderava, la delusione e la tristezza per un mancato risultato o per un comportamento scorretto proprio
o degli altri, limbarazzo e la vergogna per un errore, lorgoglio di aver superato un presunto limite e tante altre ancore;
imparare a controllare la propria impulsivit;
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Semi di parole...
SACRIFICIO
Dal latino SACRUM sacro e FICIUM che sta per FACERE, fare: rendere sacro, fare sacre le
cose. La parola trova le sue origini nei riti sacrificali nei quali, per ottenere benefici, si immolavano animali a Dio. Si rinunciava, per cos dire, a qualcosa di proprio per offrilo a Dio. Con il
tempo, quindi, la parola divenuta quasi sinonimo di rinuncia, assumendo una connotazione
non del tutto positiva. Tale concetto, pur essendo molto presente, non per lunico significato
contenuto nella parola. Sacrificare, ancor prima di rinunciare, significa fare sacre le cose. La
rinuncia, per cos dire, una conseguenza del sacrificio, ma non per questo la parola deve assumere un significato negativo. Rinunciare al proprio tempo, rinunciare un po a se stessi significa
donarsi. Essere disposti a fare spazio allaltro dimostrandogli quanto sia importante per noi.
Ecco quindi che sacrificio vuol dire donare importanza a quanto abbiamo, celebrare la sacralit
di tutte le cose. Dare loro il valore che contengono. Renderle, per lappunto, sacre.
Adriana Rossi
Giovanni Carrarini
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n. 5
Mi stato chiesto di raccontare il mio viaggio in Colombia, nella missione Madre Letizia e, dopo
averci pensato un po, ho deciso di accettare perch credo che le cose belle vadano condivise.
Non so se nei giorni che ho trascorso a Ocaa ho fatto esperienza di missione, ma sicuramente ho
fatto esperienza di Dio. Quello che ho visto, provato, vissuto non sarebbe possibile se non fosse
opera di Dio, se non ci fosse Lui a vegliare sulle suore che ogni giorno devono affrontare mille
difficolt, ma lo fanno sempre con il sorriso; se non ci fosse Lui a vegliare sui bambini ospiti della
missione, che vengono da situazioni di sofferenza, ma che trasmettono la gioia di vivere; se non ci
fosse Lui a ispirare tanti amici e benefattori a sostenere con il loro aiuto materiale e con la loro
vicinanza i progetti che nascono per aiutare i bambini ad avere una vita serena; se non ci fosse la
Sua Provvidenza. Tante persone che ho incontrato in questi giorni mi hanno chiesto cosa ho fatto
in missione e quando rispondo che ho fatto molto poco, mi guardano sorpresi. Ho messo a disposizione il mio tempo, ho giocato con i bambini, li ho ascoltati, mi sono persa nei loro abbracci. Ma
quello che ho ricevuto stato molto di pi e sicuramente migliore di qualunque cosa potessi desiderare. Ho ricevuto tanto da parte di tutti, dalle suore che mi hanno accolta e fatta sentire a casa
dal primo momento; dai bambini che hanno abbattuto ogni mia paura semplicemente con un sorriso o un abbraccio; dalle persone che ho incontrato e che mi hanno trattata come una di loro. E
soprattutto ho vissuto l amore di Ges per i pi piccoli, per chi si affida, per me. Ho avuto la possibilit di passare tanto tempo in compagnia di Ges Eucaristia, nella cappella che il centro della
missione, dove iniziano e finiscono le giornate e dove spesso si passa anche solo per un breve momento. Sembra strano ma a volte bisogna fare migliaia di chilometri per apprezzare quello che
abbiamo a portata di mano ogni giorno! In quella cappella ho trovato lamore e la pazienza per
avvicinare i bambini che danno tutto ma anche vogliono tutto, da sola non ce lavrei fatta. In quella cappella c la forza della missione.
Uno dei momenti pi belli e che ricordo con pi nostalgia il rosario che i bambini e le suore recitano ogni sera davanti allEucaristia: c confusione, si salta qualche Ave Maria, ma senti che Ges
l, presente e vivo. Uno dei momenti pi difficile stato dover accompagnare una ragazza alla
stazione dei pullman, perch aveva deciso di tornare a casa, anche se laspettava una situazione
difficile. Ma amare anche rispettare le decisioni degli altri e lasciare andare.
La missione Madre Letizia si trova a Ocaa, una citt a nord della Colombia. Le Suore Figlie di
Nostra Signora dellEucaristia accolgono bambini e bambine che vengono abbandonati o portati
in missione dagli stessi genitori che non possono tenerli per mancanza di lavoro o perch fuggono
da zone dove c la guerriglia. In missione trovano persone che li amano, la possibilit di studiare
e avere un futuro migliore, ma soprattutto una casa che sar sempre la loro casa, anche quando
prenderanno il volo. Ci sono bambine piccole come Yureini o Sail che frequentano lasilo nido, e ci
sono ragazze che frequentano luniversit. La maggior parte dei bambini e delle ragazze va a
scuola la mattina, quindi il pomeriggio si sta insieme e ho potuto avvicinare molti di loro. Vorrei
poterli nominare tutti, perch tutti sono speciali e hanno lasciato un segno in me, ma sarebbe un
elenco molto lungo, al momento ci sono pi di cinquanta bambini in missione. Come in ogni famiglia, ognuno ha il proprio compito e questo fondamentale perch non sia il caos a regnare.
Lasciare Ocaa e tornare a casa stato difficile, e credo che una parte di me sia rimasta l, in attesa che vada a recuperarla. Ringrazio tutte le persone che mi hanno sostenuta e accompagnata
con la loro preghiera. Ma soprattutto ringrazio Dio per il dono immenso che mi ha fatto facendomi vivere questa esperienza e mettendomi accanto persone speciali che mi hanno trasmesso il
Suo Amore.
Annarita Gentilezza
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n. 5
n. 5
La rubrica musicale
Dio morto Francesco Guccini
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La poesia...
n. 5
Pasqua
Valore di un sorriso
Donare un sorriso
rende felice il cuore,
arricchisce chi lo riceve
senza impoverire chi lo dona.
Non dura che un istante
ma il suo ricordo rimane a lungo.
Nessuno cos ricco
Da poterne fare a meno
N cos povero da non poterlo donare.
Il sorriso crea gioia in famiglia
D sostegno nel lavoro
Ed segno tangibile di amicizia.
Un sorriso dona sollievo a chi stanco
Rinnova il coraggio nelle prove
E nella tristezza medicina.
E se poi incontri chi non te lo offre
Sii generoso e porgigli il tuo:
Nessuno ha tanto bisogno di un sorriso
Come colui che non sa darlo.
Lo sapevi che...
P. Faber
La parola PASQUA deriva dallaramaico *PASHA che significa passaggio, perch la Pasqua
ebraica era stata istituita per commemorare luscita degli ebrei dallEgitto.
Il giorno di Pasquetta ricorre il luned successivo alla Domenica di Pasqua ed detto luned
dellAngelo: Ges risorto appare per la prima volta ai due discepoli che si dirigevano verso il
villaggio di Emmaus. per questo che tale giorno viene di solito festeggiato con una gita fuori
porta.
Il pesce, simbolo del 1 Aprile, giorno del cosiddetto Pesce dAprile, simbolo con il quale in
molte raffigurazioni viene rappresentato Ges. Dallacrostico del greco pesce, ICTUS, infatti,
deriva proprio il nome di Ges. Il greco ICTUS sta per: IesusChristosTheuUiosSoter
che significa Ges Cristo Figlio di Dio Salvatore.
Il 25 Aprile viene celebrata la festa di San Marco, patrono della citt di Venezia. Si dice che
durante la cerimonia di consacrazione della Basilica al Santo, avvenuta il 25 Aprile 1094, si
svolte un triduo di penitenza, digiuno e preghiere, per ottenere il ritrovamento delle reliquie
dellEvangelista che erano state trafugate. Dopo la Santa Messa in suo onore, il marmo di rivestimento di un pilastro della navata destra si spezz e comparve la cassetta contenete le
reliquie. Il simbolo dellEvangelista costituito da un leone alato. San Marco patrono dei
notai, degli scrivani, dei vetrai, dei pittori su vetro e degli ottici.
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n. 5
I PassaTenda
CRUCIUOVO
Un carabiniere di Catania a Pasqua entra in un negozio di alimentari e fa: -Scusi vorrei una
colomba pe favuri!
E il negoziante: -Motta?
- E che me la vuole dare viva?
- Ma colomba maschile o
femminile?
- Maschile! Si chiama Pasquale!
Aurora Trinchieri
(Marianna Carrarini)
ORIZZONTALI
1. La colomba il suo simbolo 6. La fine dellulivo 7. In
quello di cioccolata c la sorpresa 8. Su quello di San Vito
c la chiesadi San Vito 11. Suonano a festa la mattina di
Pasqua 12. Quella cipollina si usa in cucina 15. Il cuore
della ricerca 17. Doppie in fuoco 18. Donare il proprio
cuore a qualcuno.
VERTICALI
1. Devota 2. In mezzo alla fava 3. Quella che si mangia a
Pasqua non vola 4. Il giorno del Signore 5. Liber gli ebrei
dalla schiavit in Egitto 8. e separ le acque delRosso
9. Carponi allo specchiosenza dispari 10. Lultima fetta
di pizza lievita 11. Quello Pasquale si accende durante la
veglia 12. I giorni che trascorsero tra la morte e la risurrezione di Ges 16. Vero senza estremi
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n. 5
LA LETTERA
Pizza di Pasqua
700 gr di farina
4 uova
30 gr di lievito di birra
Scorza grattugiata di un limone
kg di zucchero
Anice q.b.
1 bicchiere di sambuca
di latte
bicchiere dolio
Un pizzico di sale
REBUS
Scacchione
2 Kg di farina
4 uova
Una scorza di limone
grattato
2 dadi di lievito di birra
1 bicchiere di olio
Anice q.b.
1 bicchiere di olio
Una vaniglia
6 hg di zucchero
1 litro di latte
Catechesi
Avvisi
Riffa parrocchiale
Giulia Luzzi
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