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Radicati nella fede

foglio di collegamento della chiesa di Vocogno


e della cappella dellOspedale di Domodossola
dove si celebra la messa tradizionale
E siamo di nuovo in tempo
di Martirio.

Editoriale

Ci che sta accadendo ai cristiani in Asia e in


Africa ha riportato prepotentemente sulle nostre
labbra la parola martirio. Cristiani uccisi, e in
massa, nelle maniere pi orrende, semplicemente perch cristiani; tutto questo ci fa dire
che tornata l'era dei martiri.

Per la verit la Chiesa non mai uscita dal


tempo del martirio. Gli studi pubblicati in occasione dell'ultimo anno
santo, quello del 2000, ci
avevano gi ricordato
che il numero dei martiri,
in venti secoli di cristianesimo, enorme: circa
80 milioni! e dato ancora
pi impressionante, di
questi 80 milioni, circa la
met appartiene all'ultimo secolo concluso, il
'900!

Nonostante questi dati,


noi cristiani pasciuti d'occidente facciamo fatica,
tanta fatica, a credere
che la Chiesa sia in perenne stato di martirio.
Siamo stati abituati, dalla
scuola e dalla cultura
laica, a pensare, piuttosto, che la Chiesa debba
chiedere perdono del suo passato violento e impositivo: la leggenda nera che dipinge la
Sposa di Cristo come strumento di potere. Per
questo resistiamo nel vedere invece la verit, e
cio che i cristiani nel mondo hanno sofferto e
hanno continuato a versare il proprio sangue
per la fede.

A questo lavoro di disinformazione fatto dalla


cultura laicista, tendente a minimizzare se non

VIII
MAGGIO 2015 N.
ANNO

a negare il martirio dei cristiani, si affiancata, in questi ultimi decenni, la pi


grande impresa di depistaggio intellettuale,
operata, dentro la Chiesa, dai cattolici stessi.
Dopo il Concilio Vaticano II, la dittatura del Dialogo ha imposto il silenzio sul fenomeno del
Martirio: la Chiesa deve riconciliarsi col mondo
moderno e per questo non deve pi parlare di
chi muore per la fede. I Martiri costituivano il pi
grande ingombro e inciampo per quest'opera di
trasformazione della Chiesa, che si voluta
mondanizzare a tutti i
costi .

Il concetto di martirio,
secondo questi emancipati cattolici moderni,
appartiene a un passato
ormai superato; appartiene all'epoca della
contrapposizione con il
mondo, e questo passato non deve tornare
pi. Secondo questi, e
sono tanti, c' un modo
pi efficace per lavorare
nel mondo come cristiani, pi efficace che
quello di dare la vita
unendo il proprio sangue a quello di Cristo:
c' l'arma del comprendere le ragioni dell'avversario, del parlare con
lui, del dialogare con lui, per scoprire infine che,
in fondo, la si pensa allo stesso modo.

Tutto questo triste lavoro di rifiuto del martirio


e di sostituzione con l'ideologia del dialogo,
ebbe tragiche conseguenze negli anni '60 e '70:
mentre i cristiani dell'Est venivano eliminati o
condotti ai lavori forzati nei gulag, la Santa
Sede privilegiava con la Ostpolitik i buoni rapporti con le dittature marxiste, ricercando con

Radicati nella fede

esse un accordo possibile, ritenendo erroneamente che il Comunismo fosse eterno. Fa parte
di questa vergogna la mancata condanna del
Comunismo durante il Concilio stesso: la storia
arriver a giudicare severamente questo meschino cedimento ereticale.

Negli ultimi anni, l'imposizione del silenzio sul


fenomeno del martirio stata comandata dall'altrettanto dogmatico dialogo interreligioso: occorre stare in pace con le altre religioni, non fare
proselitismo, e dunque occorre tacere sui cristiani uccisi.

Ma i fatti parlano oggi in


nome di Dio.

Si voleva una nuova era


per la Chiesa, l'era della
serenit con il mondo a
360, ed ecco che, invece, il sangue dei cristiani crocifissi, sgozzati,
bruciati, fucilati, impiccati
e lapidati venuto a rompere l'ingannevole idillio.

Tutto questo dolore dei


nostri fratelli - per i quali
non dobbiamo smettere
di pregare, affinch questa terribile prova sia loro
abbreviata - un potente
richiamo per noi cristiani,
immersi nella pi grande
falsa ideologia della storia, quella della Modernit.

La modernit, che rifiuta come stoltezza Cristo


crocifisso, ha portato dentro la Chiesa la mortale illusione di poter separare la Resurrezione
dalla Croce.
Si voluto fare un nuovo cristianesimo che
pone l'accento sulla Vita nuova in Cristo, dimenticando la sua Passione e Morte.

vero, Cristo ha vinto la morte, risorto; costituito Signore di tutto. vero che questa vittoria del Risorto partecipata alla Chiesa e ai
santi, ma occorre stare attenti: questa vittoria,
come spiega il grande pre Calmel, lungi dal
sopprimere la Croce e renderla inutile, si realizza soltanto attraverso la Croce. Dicite in na-

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tionibus quia Deus regnavit a ligno. (R.T. Calmel, Per una teologia della storia, Borla 1967,
pag. 44).
E' proprio questa coscienza che mancata
nella Chiesa degli ultimi tempi. Si vissuto l'inganno di pensare la Resurrezione come superante la Croce. Cos si fatta una nuova chiesa
che parla di vita e non di martirio; che parla di
aspirazioni umane e non di martirio; di dialogo
col mondo e non di martirio; di pace universale
e non di martirio; di costruzione della societ
terrena e non di martirio...
Anche per questo la
presenza della Chiesa
si sgretolata, e la vita
dei cristiani scivolata
nell'infedelt profonda.

stata una mortale illusione, demoniaca. Un


sogno talvolta infantile
e tenero, ma forse pi
spesso vile e odioso,
che fa sperare per la
vita del cristiano una fedelt a Cristo senza tribolazioni
e
per
l'avvenire della Chiesa
un fervore di santit che
non dovrebbe pi subire
dall'esterno le persecuzioni del mondo, n all'interno i tradimenti dei
falsi fratelli e talvolta del clero e dei prelati (ibid.
pag.44)

Da questa illusione ci sta svegliando Dio con il


dono di nuovi martiri, quelli del secolo XXI.
Sono loro che ci ricordano che fino all'ultimo
giorno possiamo rendere testimonianza a
Ges soltanto immergendo la nostra veste nel
sangue di quell'Agnello Divino che ci ha amati
e ci ha riscattati dai nostri peccati. Non andremo
a Lui senza attraversare il torrente della grande
tribolazione (ibid. pag. 44)

Allora, non protestiamo soltanto delle persecuzioni, come fanno i politici del mondo, ma lasciamoci educare da Dio alla grazia del martirio.

QUINTA
GIORNATA
DELLA
TRADIZIONE

Radicati nella fede

Verbania , 8 Marzo 2015

La trascrizione della prima parte della conferenza stata


pubblicata sul numero precedente di Radicati nella fede,
aprile 2015 [essendo semplice trascrizione, si mantiene lo stile di conversazione].
E' una dichiarazione molto dura (la dichiarazione sulla Messa di p. Calmel - vedi bollettino
Radicati nella Fede, aprile 2015), uno potrebbe
immediatamente rifiutare un discorso cos e alzarsi e andarsene. Ma voi ci conoscete, non
amiamo fare discorsi su aspetti secondari; l'urgenza e la drammaticit della vita chiedono un
affronto urgente, drammaticamente urgente, dei
contenuti. Ripeto: dichiarazione molto forte, ribadisce il riconoscimento dell'autorit del Santo
Padre ma, dice l'autorit del Papa limitata,
non superiore alla Tradizione. Non abbiamo il
tempo di affrontare questo discorso, il titolo di
questa giornata Quale attitudine tenere di
fronte alla questione della Messa?, quali decisioni prendere, cosa fare di fronte al problema
della Messa. Abbiamo provenienze diversissime:
abbiamo persone sicuramente in sala che non
hanno mai assistito alla Messa tradizionale da
cinquantanni a questa parte; abbiamo chi non va
pi alla Messa di Paolo VI; abbiamo chi, di tanto
in tanto se pu, assiste alla liturgia della Tradizione. Abbiamo storie diverse. Chiedo a tutti la
pazienza di poter fare un piccolo tratto oggi pomeriggio, un tratto insieme, rispettando la seriet
umano-cristiana di un uomo come Calmel e di
un uomo come Davies.

Partirei subito da qualche sottolineatura, prima


che la nostra capacit di attenzione sia definitivamente terminata. La Dichiarazione inizia con
una frase molto semplice Mi attengo alla Messa
tradizionale: mi attengo. Questo vorrei sottolinearlo pi volte: non si tratta di scegliere una

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Quale
attitudine
di fronte
alla questione
della Messa?

INTERVENTO DI
DON ALBERTO SECCI
seconda parte

Messa, si tratta di rifiutare una riforma: ben diverso! e di restare a ci che la Chiesa ha fatto
fino al giorno prima. Non si tratta di dire: Quale
cristianesimo ti piace?. Non si tratta neanche di
tornare alla Tradizione, per Calmel non fu cos.
Per alcuni di noi materialmente stato cos, perch storicamente siamo nati dopo, ma solo per
il fatto che siamo nati dopo... ma anche noi che
torniamo alla Tradizione, in quanto torniamo
a qualcosa che la Chiesa ha fatto prima, restiamo. Scusate se poco! Questa la prima
parola solenne contro qualsiasi tentazione di scisma: uno non esce dalla Chiesa, questo molto
importante... ma sta nella Chiesa! custodendo
ci che la Chiesa stessa ha fatto, soprattutto ha
codificato e rigidamente ha obbligato. Se avessimo fatto questo sessantanni fa, nessuno si sarebbe stupito... ci avrebbero detto Ci
mancherebbe! la Messa non si pu cambiare.
Comparissero certi vecchi parroci, che alcuni di
noi hanno ancora conosciuto, guardando a
quello che si fa in alcune delle nostre chiese o
cappelle e quello che si fa nelle parrocchie in
giro, direbbero Ah! il cattolicesimo l dove c'
la Messa di Pio V, non avrebbero dubbi.

Mi attengo alla Messa tradizionale, quella che


fu codificata, ma non fabbricata, da San Pio V,
nel XVI secolo, conformemente ad un uso plurisecolare.. Allora, qui, mi permetto di rimandare
al capitolo X dell'opera di Davies La riforma liturgica anglicana - qualcuno mi diceva, qualcuno che lo sta leggendo, che un grande
catechismo... eh certo! semplicemente un ca-

Radicati nella fede

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stolica. Questo argomento meriterebbe approfondimenti, molti di voi che hanno lavorato in
questi anni sulla dottrina, lo hanno fatto. Ad altri
faccio l'invito di leggere, di studiare, di conoscere
maggiormente questi aspetti.

techismo della dottrina cattolica, il libro di Davies, bagnato dalla commozione per la storia e
per il sangue dei martiri -, nel capitolo X che si
intitola Il Messale riformato da San Pio V, tutto
il capitolo volto a dimostrare che San Pio V non
ha fatto nessuna Messa voi sapete cosa successe dopo il Concilio, no? han detto Come
dopo il Concilio [di Trento, ndr] un Papa fece un
Messale, adesso, dopo il Concilio Vaticano II, il
Papa Paolo VI ha voluto un altro Messale e voi
dovete obbedire a questo Messale che corrisponde al Concilio, come se ogni Concilio dovesse fare una Messa -, non cos! Pio V, dopo
il Concilio di Trento, non ha fatto una Messa ma
ha codificato conformemente ad un uso plurisecolare, secondo la Tradizione. Cito da Davies:
il messale del 1570 fu certo il risultato delle direttive date durante il concilio di Trento, ma fu,
in effetti, per quanto riguarda lordinario, il canone, il proprio del tempo, e ben altri punti, una
replica del messale romano del 1474, che riprendeva a sua volta, su tutti i punti essenziali, la pratica della Chiesa romana allepoca di Innocenzo
III, che proveniva a sua volta dalluso in vigore
ai tempi di Gregorio il Grande e dei suoi successori nellVIII secolo. In breve, il messale del 1570
era, per lessenziale, luso liturgico dominante
dellEuropa medioevale, a cui apparteneva lInghilterra con i suoi riti.. Altra citazione, sempre
dal capitolo X: Inoltre, di costante tradizione
che San Gregorio Magno fu lultimo a modificare
la parte essenziale della Messa, il canone.
Come lo dichiarava Benedetto XIV (1740-1758),
nessun papa ha aggiunto o cambiato nulla al
canone dopo San Gregorio. Il fatto che sia
rimasto lo stesso durante tredici secoli la testimonianza pi eloquente della venerazione di cui
non smise mai di essere circondato - il canone , e degli scrupoli che si sono sempre provati a
portare la mano su uneredit cos sacra, che ci
viene dalla notte dei tempi., la Tradizione Apo-

Bisogna insistere - scrive sempre Davies -, sul


carattere antico della Messa romana. Esiste ci
che il padre Fortescue descrive come una sorte
di pregiudizio va di moda nelle parrocchie nostre: se arrivano quelli del rito orientale: Ah! che
bella la Messa nel rito di San Giovanni Crisostomo... allora si spalancano le porte... i pi famigerati neo-liturgisti fanno cos... ma guai a
dare spazio alla Messa di San Pio V! C' una noticina di Davies che dice che esiste un pregiudizio - pregiudizio secondo il quale tutto ci che
appartiene alle Chiese orientali necessariamente antico. Opinione erronea: non esiste attualmente nella liturgia orientale chi possiede un
uso ininterrotto cos antico come la Messa romana come la Messa di San Pio V -. Questo
particolarmente vero per il canone romano. []
il canone del nostro rito romano, che fu, per
lessenziale, redatto nel IV secolo, lesempio
pi antico e pi venerabile di tutte le preghiere
eucaristiche in uso oggi. Questo ci dice che si
tratta di stare veramente nella Tradizione, non
qualcosa di confezionato nel 1500 o nel pieno
medioevo.

Ad un certo punto il Papa ordina una riforma liturgica, un Consilium ad exequendam fa il nuovo
Messale non fu il Concilio a fare il Messale
nuovo -, diventa obbligatorio nel 1969 - almeno
in Italia fu subito obbligatorio... diverso dalle
diverse nazioni pre Calmel rifiuta e dice nella
sua Dichiarazione: Se accettiamo questo
nuovo rito, che favorisce la confusione tra la
Messa cattolica e la cena protestante allora passeremmo senza tardare ad una Messa intercambiabile,
attenti
a
questo
termine:
intercambiabile, cio una Messa che per il momento pu essere letta in modo cattolico e in
modo protestante; dipende da dove parti... il
messale attuale in uso in tutte le parrocchie. Ma
una situazione intermedia questa, perch potremmo arrivare ad una Messa, in futuro - non
un giudizio sulla messa di Paolo VI questo -, ad
una Messa completamente eretica e, quindi,
nulla.
Allora, dice, sento il dovere di perseverare. Questo ha qualcosa da dire ad ogni cristiano. E dice
che occorre non conformarsi al nuovo rito: il sa-

Radicati nella fede

cerdote che si conforma al nuovo rito collabora


per parte sua ad instaurare progressivamente
una Messa menzognera dove la Presenza di
Cristo non sar pi autentica, ma sar trasformata in un memoriale vuoto.

Attenti, io qui farei un collegamento, a me sta


molto a cuore, con il capitolo XII, interessantissimo, del libro di Davies. Si intitola cos: Una
composizione di una ingegnosa ambiguit. Attenti, Davies non parla della Messa di Paolo VI,
parla della Messa di Cranmer, quella del Prayer
Book, quella saltata fuori dalla riforma liturgica
anglicana ai tempi dello scisma. Sottolineo - lo
ricordava anche il documentario - che la grande
tesi di Davies questa: il protestantesimo e l'eresia entr in Inghilterra non per la predicazione,
come in Germania o in Svizzera con Lutero e
Calvino, ma per una riforma ambigua della liturgia, la Messa intercambiabile. Ecco perch faccio il legame con quello che Calmel dice sulla
Messa di Paolo VI, perch questa nuova Messa
inglese poteva essere vista ancora come cattolica da chi era ancora cattolico, ma poteva essere perfettamente accettata da un riformatore
protestante. Capite cos' la Messa intercambiabile?
Che cosa faceva della Messa di Cranmer, nella
riforma liturgica inglese, una Messa ambigua, intercambiabile? Un grande numero di omissioni.
Cio: han tagliato via, han tirato via! E tutte queste omissioni erano fatte per attenuare tre dogmi
principali che la Messa cattolica contiene: il 1,
che la Messa un vero sacrificio, nella Messa
offerto a Dio un vero e reale sacrificio, un sacrificio propiziatorio; 2 dogma che veniva taciuto:
l'Ostia, o la Vittima, il Cristo stesso presente
sotto la specie del pane e del vino... la Vittima!;
3, i sacerdoti, e solo loro, sono i ministri della
Messa.
Allora, il capitolo XII, per chi legger questo
testo, molto interessante: Il primo Prayer
Book di Edoardo VI non poteva essere accusato
di eresia formale, poich era abilmente redatto
e non conteneva nessun rifiuto formale della dottrina anteriore alla Riforma. Era una composizione di una ingegnosa ambiguit, formulata in
maniera tale da permettere ai pi conservatori di
interpretarla alla loro maniera e di utilizzarla con
la coscienza in pace, mentre i riformatori le
avrebbero dato la loro interpretazione e vi avrebbero visto uno strumento destinato a preparare
la prossima tappa della rivoluzione religiosa..

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Guardate, impressionante come la Dichiarazione di Calmel coincida con la lettura fatta da


Davies sulla riforma liturgica anglicana... impressionante...

Il carattere protestante - dice Davies, nel capitolo VIII ne parla abbondantemente , il carattere
protestante delle liturgie riformate in generale
e del Prayer Book in particolare, erano dovute
innanzitutto a ci che esse sopprimevano nella
Messa latina tradizionale, cio tutto ci che
aveva un retrogusto di oblazione, come diceva Lutero.. Attenti, ci che tolto negato, tu
togli da un testo una cosa e non l'avrai pi; ma
non troverai un'affermazione contraria. nessuno studio teologico della nuova composizione
- della nuova Messa inglese -, pur minuzioso che
sia, non permette di trovarvi alcunch che si accordi con la negazione luterana del carattere sacrificatorio della Messa Lutero esplicito, gli
anglicani no! Per, dice, non troverai neanche
nulla -, che escluda questa negazione decidi
tu!-. Di conseguenza, se si considerano le caratteristiche del nuovo servizio anglicano e se lo si
confronta sia con lantico Messale, sia con le liturgie luterane, dalla parte di queste ultime delle liturgie luterane - che lo si mette senza esitare e non con il Messale - romano -. Ma occorre una purezza di intelligenza e di verit per
cogliere queste cose.

Riprendo Calmel: Al contrario, il sacerdote che


si conforma al nuovo rito, composto di vari pezzi
da Paolo VI, collabora per parte sua ad instaurare progressivamente una Messa menzognera
dove la Presenza di Cristo non sar pi autentica, ma sar trasformata in un memoriale vuoto;
perci stesso, il Sacrificio della Croce non sar
altro che un pasto religioso dove si manger un
po di pane e si berr un po di vino - parole molto
forti -. Nulla di pi: come i protestanti. Il rifiuto di

Radicati nella fede

collaborare allinstaurazione rivoluzionaria di una


Messa equivoca, orientata verso la distruzione
della Messa, a quali disavventure temporali, a
quali guai potr mai portare?... Cari amici, era
terribile nel '69 decidere, per noi molto pi facile oggi. Abbiamo avuto un Papa che ha detto
che la Messa tradizionale non stata mai abolita... nessuno lo aveva detto per prima di lui,
ufficialmente... han fatto credere il contrario. E'
stato Benedetto XVI, almeno a parole, a dichiarare una giustizia su questo; dovrebbero seguire
i fatti, ma siamo riconoscenti al Signore gi per
le parole. Allora Calmel dice: A cosa mi
espongo? Il Signore lo sa. lui muore nel 1976,
il Signore lo prende con se molto presto; cosa
sarebbe successo al pre Calmel se non fosse
passato a miglior vita?... lo sappiamo da quello
che accaduto a tanti grandi testimoni della
fede. Il Signore lo sa dice lui, un uomo di vita
interiore grandissima, non un polemista, ripeto,
un vero domenicano, un figlio della Chiesa, un
grande maestro spirituale, non era neanche un
conservatore pre Calmel, tiriamoci via dalla
testa questo, era un uomo che sapeva che non
si pu cambiare la verit della fede, la dottrina,
e la dottrina che porta la grazia che si chiama liturgia. Allora, dice, non posso avere un'attitudine
ambigua.

Allora io vi invito a considerare il capitolo XVI di


questo libro, tutta una preparazione per arrivare al dunque che il capitolo XVI. Il capitolo
XVI La politica del compromesso, attenti a questo titolo: La politica del compromesso. E' ci

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che ha rifiutato in modo totale il pre Calmel e


che gli ha fatto addirittura fare un atto pubblico,
perch scrive questa Dichiarazione per rafforzare la fede, lui umilissimo; chi lo conosceva rimaneva stupito dalla forza delle sue
dichiarazioni e dall'umilt della sua persona,
quando la si conosceva personalmente, ci sono
delle testimonianze a riguardo. Fa un atto pubblico perch la situazione di una gravit eccezionale. Non accetta il compromesso non
soltanto privatamente ma neanche pubblicamente, perch il compromesso senn resta, se
tu non lo rifiuti pubblicamente. Cosa dice Davies
riguardo alla politica del compromesso? Allora
ricordate: la Messa anglicana era una composizione di inaudita ambiguit, poteva essere letta
in modo cattolico dai conservatori e in modo protestante dai novatori, da quelli che volevano
cambiare. Non conteneva negazioni formali ma
taceva i dogmi principali, quelli che abbiamo
elencato.

Dice Davies: Abbiamo constatato, nei capitoli


precedenti, che quasi tutto il clero cattolico
quasi tutto il clero cattolico in Inghilterra! - decise di interpretare la santa cena di Cranmer in
un senso compatibile con lortodossia senza
diventare eretici -, piuttosto che opporvisi apertamente.. La maggioranza dei preti in Inghilterra
ha detto ma siccome non c' niente di cos cattivo, non si nega il sacrificio, non si nega il sacerdozio, non si nega la presenza reale, io la
dico questa Messa, perch il male minore,
dobbiamo stare dentro la Chiesa, bisogna obbedire.

I martiri dice Davies sono l'eccezione. Beninteso, non abbiamo il diritto dice Davies - di
giudicare questi preti; facile essere saggi dopo
il fatto per noi, oggi, seduti in una poltrona .
No al compromesso!. Ecco uno slogan che
suona bene - l'ho appena usato io -. Ma quanti
cattolici possono dire oggi, senza mentire, che
avrebbero sicuramente agito diversamente? Si
sa, i martiri sono leccezione dice Davies -, non
la regola generale. E Dio che giudica e noi
siamo assicurati dalla sua misericordia. Noi non
giudichiamo questi che sono scesi a compromesso. Dice: Ma se non abbiamo il diritto di giudicare coloro che accettarono il compromesso,
ci permesso di giudicare il compromesso in se
stesso e di valutarne le conseguenze. Dice: giudichiamo il compromesso in s stesso, questa
attitudine, questo dire siccome non ci sono ere-

Radicati nella fede

sie formali, io questa Messa la dico dicono i


preti. Alcuni cattolici dicono: io assisto a questa
Messa , sono mica io il Papa, son mica io il Re.
Mettiamoci nell'epoca, il Re non che era il Presidente della Repubblica, ha valenza sacra il Re;
e disobbedire al Re, nell'Inghilterra dell'epoca e
nel cattolicesimo, non era una piccola cosa. Non
c' solo il Papa come autorit di fronte a Dio, c'
anche il Re, che il Re cristiano; non ne abbiamo idea, non possiamo riuscire a metterci
dentro quella situazione; a mio parere equivale
al fatto di dire: Ma il Papa non contento, il vescovo non contento... un'analogia c'.

Dice Davies che ci permesso di giudicare il


compromesso, cio domandarci che cosa ha
portato il compromesso allora, nel XVI secolo.
Gli storici e i vescovi cattolici che abbiamo citato
dice Davies - in questa opera hanno condannato il nuovo servizio di comunione la nuova
Messa anglicana - e lhanno dichiarato inaccettabile in ragione delle gravi omissioni che presenta rispetto al rito tradizionale della Messa.
Queste omissioni avevano essenzialmente per
scopo di permettere di interpretare il nuovo rito
in un senso conforme alla negazione dellinsegnamento cattolico sul sacrificio e la presenza
reale. Il fatto che non contenga eresia formale
la nuova Messa - o che il rifiuto della dottrina cattolica non vi si trovi formulata esplicitamente non
cambia nulla alla questione. Ci che non affermato considerato come negato., perch
stato tolto; sarebbe diverso se fosse una novit
assoluta, non una novit assoluta, tu hai tolto
dalla Messa queste parti, se non affermato
negato. Il clero favorevole al compromesso la
maggioranza eh, la maggioranza! - era caduto
nella trappola che gli tendeva i riformatori: Per
poter approvare il Libro della Preghiera Comune
la nuova Messa -, vi scopr la dottrina ortodossa della presenza reale, appoggiandosi su
qualche espressione ambigua, di cui abbiamo
gi parlato. Fece finta di ignorare le pagine che
vanno manifestamente nel senso opposto. [...]
La politica del compromesso era diventata una
politica cos diffusa che tutti, o quasi, accettarono il Prayer Book del 1552. Dei preti che avevano ammesso lintroduzione dellinglese nella
liturgia nel 1547, quella di elementi nuovi nella
Messa tradizionale nel 1548 la riforma inglese
stata progressiva: 1547 l'inglese... 1548 altri
elementi - e il servizio ambiguo del 1549 erano
inclini a dire: E troppo tardi!. Ecco cosa fai:
inizi ad accettare delle piccole riforme. I preti han

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detto Ma s per l'inglese, Ma s per quest'altro


elemento, quando si arrivati a opera compiuta
han detto: E' troppo tardi per tornare indietro.
Questa volta, troppo! - dice Davies - o Altol! Non andremo pi lontano!, noi ci saremmo aspettati da preti cattolici questo.
Questa politica del compromesso era giunta ad
un tale grado che nel 1559, allepoca del ritorno
del protestantesimo sotto Elisabetta, dopo la chimerica restaurazione del cattolicesimo durante
il regno di Maria Tudor, linsieme del clero parrocchiale non oppose alcuna resistenza al cambiamento l'Inghilterra divenne eretica con
Elisabetta, non lo era con Enrico VIII; impressionante, inizi ad accettare e poi dici: E' troppo
tardi -. I tre quarti dei preti abbandonarono allora la Messa e il papa con la stessa facilit con
cui coloro che vivendo venticinque anni prima
avevano abbandonato la sola supremazia di
Roma nel caso del matrimonio di Enrico VIII
dal momento delle nozze -.
La grande maggioranza della nazione non testimoni - un'altra citazione di Davies - uninclinazione marcata a rivoltarsi contro lantica fede
- cio gli inglesi non che amavano questa riforma, non erano dei protestanti nel cuore, non
erano contro la loro tradizione cattolica - ma
altrettanto vero affermare che essa non prov
neppure un vivo desiderio di difenderla.. Vedete l'ignavia, quella morte dell'anima che non ti
fa muovere. La maggior parte dei cattolici finirono per cedere alla pressione tenace e costante
del governo; persero il contatto con la Messa e
assistettero alle nuove celebrazioni eretiche.,
dovevano andare in qualche chiesa... non c'era
pi la Messa cattolica e andavano al servizio anglicano. Questa apostasia quasi universale, che
costituisce veramente il periodo cerniera della
storia religiosa dellInghilterra, non fu una resa
improvvisa e spettacolare. Essa fu progressiva,
ma ebbe un effetto cumulativo e duraturo. Guar-

Radicati nella fede

date, fratelli, questo un pericolo. Non ci fu il


momento in cui dire Basta, non siamo pi cattolici, siam passati alla riforma. Fu una resa progressiva ma cumulativa, aggiungi tradimento a
tradimento... e duratura. Immaginiamo, nel
corso di questi anni, alcune manifestazioni di
questo spirito di compromesso; certi sotterfugi a
cui fecero ricorso i cattolici per giustificare la loro
assistenza ai servizi anglicani - certi sotterfugi
morali -; questa o quella scusa immaginata da
loro per discolparsi e per evitare di cadere nellapostasia pi completa. Mons. Beck scrive a
questo riguardo: Quando le persone transigono
con la loro coscienza, non hanno che uneccessiva tendenza a farsi i difensori accaniti della loro
debolezza - parole sante - bene ci che sembra essere stato il caso sotto il regno di Elisa-

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betta per un grande numero di cattolici inglesi infedeli. In capo a qualche anno, questa attitudine
port intere famiglie a perdere la fede., non
avevano pi il prete cattolico, dovevano pregare,
dovevano vivere socialmente nel villaggio... andarono al servizio anglicano e persero la fede.

visitando il sito
www.radicatinellafede.blogspot.it
troverete tutti i video della
Quinta Giornata della Tradizione

CHIESA DI VOCOGNO

I Sabati del
Mese di Maggio

I DOGMI
MARIANI
Sabato
2 - 9 - 16 - 23 - 30
Maggio
ore 20.30

Santo Rosario - Istruzione


Benedizione Eucaristica
Data la loro importanza, queste serate sostituiscono gli Incontri di Dottrina Cattolica del mese di maggio.

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