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(CRISTIANA)
DELL'ANTICO TESTAMENTO
E. Cortese
Prima di dare inizio alla introduttiva discussione dei tentativi moderni d'una
TAT (Teologia dell'Al), che presentiamo sommarimente partendo ancora
da von Rad, data I'importanza della sua operal, conviene domandarsi cos'b
una TAT o meglio ancora: che cosa non d una TAT. Ci sono tanti tipi di studio teologico e biblico, che non sono una TAT. Tutti sanno che la Teologia
dogmatica non b una TAT; non solo perch6 la prima studia i dogmi e non
la Bibbia, ma anche perch6, pur rifacendosi anche alla Bibbia, si basava e
un po'continua a basarsi su una sua antica sintesi e su un relativo schema
(teologia, antropologia, soteriologia...), che oggi non pub pii ritenersi sufficientemente scientifico, come base d'una TAL
Ma neppure i lavori di Teologia biblica2 sono automaticamente una
TAT. Non lo sono i dizionari biblici, nd le monografie su singoli temi e i
tentativi di ricavare messaggi biblici particolari dalla Bibbia. Una TAI ha
il compito di dare una sintesi organica di tutto il messaggio biblico.
Non ogni studio della Bibbia, del resto, b TAT. Una Storia dell'AT non
d per cid stesso una TAT, anche se i singoli temi teologici vi vengono indicati e anche se, a volte, i confini tra l'una e I'altra possono confondersi.
Il caso pii discusso, oggi, b l'opera di R. Albertz: nonostante il titolo3 e la
metodologia scelta, d considerata da tutti pii una TAT che una Storia. Certe
istanze "storiche" oggi sono alla base di ogni studio, dogmatico o biblico.
Oggi d difficile che chi studia un tema biblico o anche dogmatico non cerchi di tentarne la storia: le origini, gli sviluppi e le formulazioni finali.
Neanche le numerose Introduzioni all'Al si possono considerare una
TAT, se non altro perch6 dividono lo studio biblico per libri e categorie
(per noi cattolici solitamente: storici, sapienziali e profetici) e presentano
tante altre questioni che una TAI deve quasi sempre presupporre, ma non
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Jeremias non ha tale pretesa, fatto com'd con I'occhio puntato sulla letteratura di lingua anglo-tedesca. Noi dovremmo almeno aggiungere la TAT
di Nobile, del 1998'g. Qui vogliamo piuttosto, messo in discussione il ventaglio di schieramenti proposto da Jeremias, esaminare I'opera di Albertz,
che egli sposta alla fine della rassegna, col pretesto che si tratta piuttosto
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5. B.S. Childs, Old Testament Theology in a Canonical Context, London 1985, 36-40.
6. R. Rendtorff, Thectlogie des Alten Tbstaments. Ein kanonischer Entwurf. l: Kanonische
Grundlegung, Neukirchen - Vluyn 1999,40-41.
7. O. Kaiser, Der Gott des Alten Tbstaments: Wesen und Wirken. Theologie des Alten Testaments. l: Grundle gun g, Gtittingen 1993, 42-46.
8. W. Brueggemann, Theology of the Old Testament. Testimony, Dispute, Advocacy, Minneapolis MN 1997, 47-50.
9. M. Nobile, Teologia dell'Antico Testamento (Logos 8/1), Leumann (To) 1998, che, a p.
33, presenta anche quella di J. Vermeylen, Le Dieu de la promesse et le Dieu de I'alliance
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10. Albertz, Religionsgeschichte Israels, 213-226, dove si basa su brani di Es che di fatto
sono E, oltre che su un lRe 17-72, che viene considerato antico e non esilico, come invece
egli suppone altrove, attribuendolo all'Opera dtr, per lui esilica o postesilica.
l2
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1. Albertz, Religions
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12. R. Albertz, Perstinliche Frdmmigkeit und offizielle Religion. Religionsinterner Pluralismus in Israel und Babylon, Stuttgart 1978.
13. Si vedano le pp. 150-157 della Religionsgeschichte Israels.
14. H. Vorliinder, Mein Gott. Die Vorstellungen vom persdnlichen Gott im Alten Orient
und im Alten Testament (AOAT 23), Neukirchen - Vluyn 1975; M. Kcickert, Vcitergott und
Vcit e m e rh e i s s uingen (FRLANT I 42), G<ittingen I 98 8.
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15. Nel suo "Der Ort des Monotheismus in der israelitischen Religionsgeschichte", in W
Dietrich - M.A. Klopfenstein (ed.), Ein Gott allein? JHWH-Verehrung und biblischer Monotheismus im Kontext der israelitischen und altorientalischen Religionsgeschichte (OBO
139), Freiburg (Schweiz) - G<ittingen 1994,'l'l-96.
16. Nel suo "JHWH allein! Israels Weg zum Monotheismus und dessen theolgische Bedeutung", in ld., Geschichte und Theologie. Studien 7ur Exegese des Alten Testaments und zur
Religionsgeschichte Israels (BZAW 326), (ed. L Kottsieper et alii), Berlin 2003, 359-382.
17. Dalla p. 555 in poi della sua Religionsgeschichte Israels. Tra 1'altro, nel contenitore
della pieti famigliare andrebbero messi molti altri gruppi sociali, non tutti sovversivi ed
eterodossi, come si suppone erroneamente che fossero le famiglie, citando Ger 44.
18. Si veda Albertz, Religionsgeschichte
Israels,5l.
T4
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pare, la ragione nascosta per cui la sua TAT si d affermata assai pii che gli
altri tentativi. Cid significa, come bilancio finale, che, con gli aggiornamenti di un Albertz corretto come sopra, la TAT di von Rad costituisce ancora
la base indispensabile per ogni tentativo attuale di una TAT.
Forse perd, bisogna anche dire che il dilemma oggi imbarazzante: storia
o teologia d'Israele, sulle cui innumerevoli dispute Jeremias parla a conclusione del suo discorso, in realti d quello tra ammissione o rifiuto della
possibilitd di fare una TAI storica. E alla base di questo dilemma ci sono
le questioni che ora affrontiamo: quelle metodologiche.
Fede e scienza
Un secondo punto da chiarire infatti b quello del metodo scientifico che oggi
si deve usare in una TAT. L indicazione fondamentale d data dal Documento
della Pontificia Commissione Biblica "L'interpretazione della Bibbia nella
Chiesa", del 1993, dove b ribadita la prioriti e la necessiti del metodo storico-critico nell'analisi letteraria della Bibbia, rispetto ad altri metodi (retorico, narrativo, semiotico) e ad approcci di vario tipo, basati sulla Tradizione
(quello canonico, quello del giudaismo e quello della cosiddettaWirkungsgeschichte) o su alcune scienze umane (sociologia, antropologia culturale,
psicologia e psicanalisi) o tendenze attuali (liberazionista, femminista).
Ciononostante, in molti centri di studi biblici anche cattolici il metodo
storico critico non d affatto preso in considerazione. Una delle ragioni credo
sia il perdurare dell'influsso esegetico di Barth e di Bultmann. La famosa
teologia dialettica del primo era un prezioso tentativo protestante di difendere l'esegesi dallo scetticismo totale raggiunto dalla stessa teologia protestante liberale nell'esegesi scientifica della Bibbia. Un tentativo, quello di Barth,
piD apprezzabile di quello del fideismo dei tempi del Concilio Vaticano I, ma
sempre piuttosto rinunciatario. Quanto alla cosiddetta demitolo gizzazione
proposta da Bultmann, d nota a tutti la reazione sorta nello stesso ambito
dell'esegesi protestante (Kiisemann). Oggi tra i due estremi, costituiti, da
una parte, dal fideismo e dal fondamentalismo e, dall'altra, dallo scetticismo totale sulla storiciti della Bibbia e sul metodo storico-critico, non si b
ancora trovato un equilibrio sicuro. E possiamo dire che la crisi della Teoria
Documentaria vista sopra non ne favorisce il raggiungimento.
Le indicazioni del Magistero e della stessaTeologia, specialmente quella
cattolica, dovrebbero aiutare ad affrontare il problema con pit ottimismo. La
fiducia nella ragione ci vuole anche nel fare una TAT che eviti i due estremi
indicati. E, significativo che la Chiesa, a meth del secolo XIX abbia difeso le
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capaciti, pur limitate, della ragione contro il fideismo, nel Concilio Vaticano I, e che ora, alla fine del XX, dopo i fallimenti della ragione illuminata,
nell'epoca postmoderna combatta lo scetticismo della stessa mentalitd scientifica e della "ragione debole" nella "Fides et Ratio", del 1998.
Non d il caso di ricordare i principi esposti gid nella "Divino Afflante
Spiritu" di Pio XII, sviluppati ed applicati nel Concilio Vaticano II e ribaditi
nel documento del 1993 sopra citato, sul come si debba e si possa affrontare
in maniera scientifica l'analisi della Bibbia. Come in ogni altra scienza c'd
la possibiliti d'un accordo con la fede. Ed d un luogo comune che questa
venga distrutta dalla scienza. Tra gli scienziati ce ne sono tanti che credono
in Dio e tanti che sono cristiani. E vero che tuono e fulmine oggi non sono
pii fenomeni basilari nelle religioni, ma contemplare le stelle alla luce delI'astronomia moderna non credo che porti all'ateismo! Ci sono dei medici
che esaminano scientificamente i miracoli di Lourdes o delle cause dei santi
arrivando a dei risultati positivi, anche se continuano ad esserci medici
atei.
E non ci si pud trincerare dietro I'affermazione che cid che conta E esaminare un testo letterario. Il testo biblico, come ogni testo letterario, rinvia
ad una realth e ad una storia e, inteso nel modo giusto, l'attesta. Sappiamo
e crediamo che Dio si rivela con fatti e con parole (Concilio Vaticano II).
La Bibbia ci rinvia a questa rivelazione. Evitando i due estremi del fideismo
e dello scetticismo, f interpretazione scientifica e il metodo storico-critico
devono portare l'esegesi biblica alla realtd storica della rivelazione e non
solo al testo letterario o alle teologie che esso contiene. Devono spingerci a
intravedere "la storia della salvezza".Ed d significativo che, per lo scetticismo oggi serpeggiante, tanti diventino reticenti su questa espressione e, di
conseguenza, sulla prospettiva storica della TAT di von Rad. Bisogna notare
che non tutte le riserve contro tale prospettiva vengono dal confronto con la
eventuale TAT dei nostri fratelli Ebrei, della quale dovremo pure occuparci.
Ma ora dobbiamo ribadire che una TAI cristiana o ebraica deve analizzare
scientificamente la Bibbia, descrivere i messaggi teologici che vi si sono
depositati nelle varie tappe storiche e risalire per quel che d possibile alla
rivelazione divina con fatti e parole che il testo nella sua storia riflette.
16
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19. R.C. Gnuse, No other Gods. Emergent Monotheism in Israel (JSOT SS 241), Sheffield
t99'7.
20. Cosi Lang, nella voce "Monotheismus" del suo dizionario biblico (NBL, I, Znrich
1995,834-843). Non conosco il suo recente lavoro (B. Lang, Jahweh der bibliche Gott.
Ein Portrtit, Mtinchen 2002) presentato e criticato da F. Harlenstein, "Religionsgeshichte
Israels. Ein Uberblick tiber die Forschung seit 1990", VF 48 (2003) 2-28, ma egli appare ben
pii radicale nei suoi studi: "Der monarchische Monotheismus und die Konstellation zweier
Gotter im Friihjudentum. Ein neuer Versuch iiber Menschensohn, Sophia und Christologie",
del 1994, nella citata raccolta Ein Gott allein?, e ora "Die Jahwe-allein-Bewegung. Neue Erwiigungen tiber die Anfiinge des biblischen Monoteismus", del 2003, in una raccolta curata
da M. Oeming - K. Schmid, Der eine Gott und die Gdtter (NlhANT 82), che presenteremo.
Anche M. Weippert d stato determinante nella creazione di questo gruppo di autori: si veda
la raccolta dei suoi stldi: JHWH und die anderen Gtittern. Studien zur Religionsgeschichte
des antiken Israel in ihrem syrisch-paleistinischen Kontext (FAT l8), Ti.ibingen 1997.
21. Lang, nella citata voce del NBL, 838.
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prescindendo dall'ipotesi gid vista (Blum), che essa sia una continuazione
della supposta parte dtr del Pent, si noterebbero ampie tracce di politeismo,
la cui presenza, pet lo meno in coesistenza col monoteismo, non pud essere
negata neanche da noi, che siamo per un monoteismo israelitico originale.
Solo che quelli dell'altro schieramento dicono che il monoteismo ufficiale
dell'Odtr d opera postesilica della redazione dtr, la quale vi maschera il
politeismo reale del materiale elaborato. Per non dilungarci troppo, uno
dei loro argomenti principali d la frequente comparsa di Ashera (talvolta
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si veda
22. Elenco dei testi e ampia discussione del problema in P. Merlo, In dea Ashratum, Atiratu,
Ashera. Un contributo alla religione semitica del Nord, Roma 1998, dove manca I'inquadratura letteraria concernente I'Odtr. Un trattamento conciso e molto autorevole d ora il cap.
7' ("Monol6trie ou polyth6isme: Yahwdh et son ash6ra") del libro di A. Lemaire, Naissance
du Monothdisme. Point de vue d'un historien, Paris 2003. Un esempio di confusione tra
'ashera (con spirito dolce) e 'ishtar (con spirito aspro) o Astarte in Albertz, Religionsgeschichte Israels,329.
23. Accanto al suo The Early History of God. Yahweh and the other Deities in Ancient Israel,
del 1990, gid alla 2a ed.: Oxford 2002, c'i: The Origin of Biblical Monotheism, Oxford 2001,
scritto tenendo conto delle critiche subite dopo la prima opera. Per le ragioni che vedremo,
non sono molto d'accordo con la sua voglia di mettersi in ascolto di Marx, Freud e Nietzsche nelf interpretare la religione d'Israele e neanche quella di Ugarit (p. 20)!
24. The Early History of God,6-7.
t8
E. CORTESE
Cosi Albertz, nella sua Religionsgeschichte Israels,l48: "Klar distingirte Gcitterpersrihnlichkeiten, wie sie vom Synkretismus vorauszusetzen wdren, fehlen auf der Familienebene
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offenbar gerade".
26. Ricordiamo anzitutto Ch. Frevel, Aschera und der Ausschliesslichkeitsanspruch YIIWHs.
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18. Mi limito a ricordare le critiche di Hartenstein a Lang nell'articolo citato (v. nota 20),
p. 7-8, dove, citando pure, com'd d'obbligo anche qui, Keel - Uehlinger, Grittinnen und
Giirter und Gottessymbole, si rifd al nostro Albertz e alle innegabili connessioni della sua
Religiottsgeschichte Israels con la TAL
20
E. CORTESE
Oggi, almeno fuori d'Italia, sembra che si torni a posizioni piD moderate2e. E si potrebbe dire che dove ci si ostina nella linea filo-politeista la
insostenibilitd della tesi emerge per una specie di reductio ad absurdum
cui portano la propria posizione, contro le loro intenzioni, i suoi stessi
difensori. Cib vale, a quanto sembra, di un incontro tenuto recentemente
all'universitb di Heidelberg, dove la scelta dei relatori tradisce gii le intenzioni3o.
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lico. Il comandamento di non avere altri dei si spiegherebbe con una scelta
sporadica di Jahweh, fatta gib da Giosia tra tante diviniti, ma per scopi
militari, come quella tra giocatori di football in panchina, a seconda della
partita e dei suoi vari momenti. Visto da un'altra affine angolatura, e ciod
in Deut, tale comandamento d dichiarato assolutamente tardivo in un altro
studio3r, alla faccia dei paralleli assiri ivi citati. Partendo da tale data, i vari
passi, uno successivo all'altro a cascata, sono evidentemente postesilici,
compresi i testi di Es e dello stesso Os, che ne dipenderebbero.
Ma fin dall'inizio della raccolta32 si vuol enfatizzare il rifiuto delle categorie monoteismo-politeismo, non nel senso moderato che vedremo, ma,
a quanto pare, per dire che ogni politeismo d monoteismo e viceversa, togliendo le basi per qualunque discussione sensata sull'argomento. Il tutto
rifacendosi alla dottrina sulle religioni delle scuole universitarie laiche italiane (Pettazzoni e Brelich). L'argomentazione biblica ricavata dalla lettura
sospettosa dei testi, della quale abbiamo parlato, d svolta proprio partendo
29. Oltre alle critiche fatte da Hartenstein, alle stesse effimere sfumature di Lang, nella voce
del dizionario sopra citata, e ai ripensamenti di Albertz visti all'inizio, si pud vedere ora la
medesima voce "Monotheismus" di H.P. Miiller nel nuovo RGG4, V Ti.ibingen 2OO2: egli
afferma che c'b monolatria (o monoteismo pratico) in Israele fin dalle guerre sante e che
anche I'antica religione di El, il Dio dei Padri, d monolatrica.
30. Gli studi sono pubblicati in M. Oeming - K. Schmid (ed.), Der eine Gott und die Gdtter. Polytheismus und Monotheismus im antiken lsrael (AThANT 82),Znrich 2003. Nella
dozzina di autori, i seguaci della linea contraria sembrano solo Frevel e lrvine, dei quali il
primo appare pii sul banco degli imputati che sul podio del conferenziere.
31. E. Aurelius, "Die fremden Gdtter im Deuteronomium", jvi, 145-169. Lo studio di Lang,
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21
dal presupposto che tutti i testi sono tardivi ed arriva alla frana che abbiamo appena segnalato, al punto da parlare di "post-politeismo" (Knauf) o
di monoteismo pratico "passeggero" (Lang) postesilico, perch6 in effetti ci
sono abbondanti prove archeologiche di politeismo anche ad Elefantina e,
nel tardo postesilio, in monete samaritane33.
di Elia, se ne occupa
M.
Kockert3a, che, dopo aver smontato il racconto del sacrificio del Carmelo
in molti pezzi, riduce il nucleo storico della figura del profeta a ben poco
e, naturalmente, dichiara totalmente postesilico il nostro racconto. Qui, se
non prima, si raggiunge I'impressione che incontri del genere siano come
delle partite a Bowling, dove lo scopo dei giocatori b quello di buttar gii
ciascuno pii birilli che pud. Ed d interessante che s'inizi col proposito
di "incensare"3s i gloriosi professori precedentemente insediati ad Heidelberg, primo fra tutti von Rad, la cui incensata b in realti una vera e propria esecuzione capitale, che, per usare l'immagine del bowlin_g, fa cadere
poi tanti altri birilli36
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33. E.A. Knauf, "Ist die Erste Bibel monotheistisch?", in Oeming - Schmid (ed.), Der eine Gott
und die Gritter,39-48; si veda p. 46; per Lang, nel gii citato "Die Jahwe-allein-Bewegung", si
vedano le pp. 100-101. Le supposte prove archeologiche del politeismo giudaico sono trattate
da H. Niehr, "Gotterbilder und Bilderverbot", ivi,22'l-247, alle pp. 242-243.
34. "Eiia. Literarische und religionsgeschichtliche Probleme in
35.
Kategorien?",
Ivi, ll2
lKon
17-18", ivi,111-144.
(Weihrauch streuen).
36. Ivi, ll2-113, per von Rad. Ma confessiamo il piacere un po'maligno, di veder condannati dopo von Rad, anche il nostro Albefiz, Weippert, il patrocinatore delf ipotesi politeista
difesa nel Colloquio, e lo stesso Rendtorff, che C stato uno dei pii celebrati demolitori della
nostra Teoria Documentaria.
22
E. CORTESE
il diritto degli
atei a pensarla a modo loro. Non so se un ateo pud arrogarsi il diritto di
essere teologo. Pud anche essere utile per un credente discutere su Dio e
sul Dio della Bibbia con un ateo. Ma se il credente si sceglie l'ateo come
suo professore nelle questioni della TAT e della religione israelitica non
arriverh mai alla conclusione che Dio esiste, che si b rivelato a Israele e che
Israele se ne d accorto. Concluderd sempre che Dio e la rivelazione divina
se li b inventati Israele.
Anche nel giudicare il politeismo cananeo l'ateo non d il professore piD
adatto. Perchd gli stessi Cananei percepivano I'esistenza di Dio e non erano
atei. Facevano confusioni sulla sua natura. La Bibbia parla raramente degli
atei, condannandoli; perch6 allora ce n'erano pochi. Moltiplica invece le
invettive contro i politeisti, perch6 ce n'erano tanti. Ma non si confonda
quantitA e qualiti delle condanne. Quanto all'ateismo, se per noi credenti
d giusto dire che Dio esiste ed d sbagliato dire che Egli d una invenzione
dell'uomo, debbo concludere che i Cananei erano pii vicini alla veritd
che gli atei, anche se quelli moderni occupano cattedre prestigiose sullo
studio delle religioni. Eppure b ormai rrn vezzo, almeno in Italia, insediare in congressi di studi sulla religione israelitica e la teologia biblica dei
professori atei. Qui non si vuole togliere la debita stima a nessuno. Si vuol
solo affermare l'urgenza metodologica di mettere bene le carte in tavola,
atei e credenti, prima della discussione su Dio e sull'origine della religione
d importante, visto che la TAT d una teologia. Nessuno nega
ebraica.
38. Si veda P. Coda, nella voce "Dio", in Barbaglio et alii (ed.), Nuovo Dizionario di Teologia,408-409, ed anche G. Filoramo, alla voce "Religione/Religioni", ivi, l26lss.
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TESTAMENTO
23
24
E. CORTESE
dell'orecchio di Dio. Invece di partire dalle supposte tracce del testo biblico, p. es. dal libro di Dan, o da madonna sapienza e il Creatore nella letteratura sapienziale, come fanno questi maestri del sospetto4, por dedurne il
primitivo politeismo, i primi cristiani mettevano davanti agli interlocutori
ebrei i due troni di Dan 7, i testi sapienziali e quelli, p. eS., di Gen 18, sui
tre personaggi in visita ad Abramo, per mosffare che anche l'antico Israele
aveva capito che Dio in se stesso non era cosi radicalmente "uno" come
essi pensavanoar.
,10. P. es.
41. Do un elenco pii completo e non esaustivo di questi passi rinfacciati dai primi cristiani, elenco che debbo ad una monaca, rimastami purtroppo anonima, alunna di I. Knohl
all'Universiti ebraica di Gerusalemme; Gen 1,26;3,22; ll,l7;35,7, testi che per Dio usano
il verbo al plurale e che ella studia nelle discussioni attestate dall'antica letteratura giudaicorabbinica in polemica coi cristiani.
42. Partiamo dalle opere citate sopra di M. Nobile: la TAI e lo studio sulla teologia biblica.
Egli avverte pienamente il problema, ma sembra adottare una posizione reticente e poco
favorevole a von Rad e ad una "storia della saLvezza" da mettere in risalto nella TAT.
43. Affiora sovente nella raccolta di studi di J.D. Levenson,The Hebrew Bible, the OldTestament and Historical Criticismus. Jews and Christian in Biblical Studies. Louisville 1993.
Wellhausen si imputa l'evoluzionismo, che porta, nella sintesi biblica finale, ad eliminare il giudaismo, Eichrodt e von Rad sono addirittura accusati
di antisemitismoaa. Cosi si sente frequentemente dire che I'interpretazione
luterana di Paolo e del suo discorso sul binomio legge-grazia b la radice delI'antisemitismoas. In queste accuse esagerate d giusto leggere un rimprovero
per tutti i cristiani, cattolici compresi, per una lettura dell'Al che a volte ha
portato all'anti-semitismo. Ma le esagerazioni vanno respinte. Che si debba
essere attenti all'anti-semitismo esegetico, anche dopo la "Nostra aetate"
del Concilio Vaticano II, 1o dimostra il recente documento della Pontificia
Commissione Biblica "Il popolo ebraico e le sue Sacre Scritture nella Bibbia
cristiana", del 2001, che perd ribadisce la legittimiti dell'esegesi cristiana,
storico-critica, dell' AIa6.
E una esagerata remissivitd ed un falso irenismo dire, p. es., che nell'Al
non c'b messianismoaT. Semmai ci sono due diverse maniere di interpretarlo
nell'AT. Gli stessi Ebrei si opporrebbero a chi negasse il messianismo nella
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D. Boyarin, A Radical Jew. Paul and the Politics of ldentity, Berkeley 1994,
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26
E. CORTESE
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52. E cosi si parla spesso del "silenzio di Dio dopo Auschwitz". Ma ci sono rabbini, per lo
meno tra i riformati, che fanno la loro teologia su Auschwitz. Si veda I. Maybaum, "Der
dritte churban", in M. Brocke - H. Jochum (ed.), Wolkenseiule und Feuerschein. Jiidische
Theologie des Holocanst, Mtinchen 1982,9.
53. A. Neher, L'esilio della parola. Dal silenzio biblico al silenzio di Auschwitz, Genova
1997,207-208. Debbo alla Prof. ebrea Irene Kajon di aver richiamato I'attenzione su queste
pagine. F'orse uno spiraglio I'aveva gii intravisto Rabbi Akiba per il disastro del 135 d.C.
ad opera dell'imperatore Adriano, stando a E. Fackenheim, La presenza di Dio nella storia,
Brescia 1970, 49-50 era un dolore che faceva piangere Dio stesso. Chissd se Akiba ha mai
pensato al pianto vero e concreto di Gesi su Gerusalemme di Lc 19,41-44?
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E. CORTESE
Conclusioni
Le possibilitd d'una TAT cristiana e storica che abbiamo intravisto dovrebbero aiutare a superare le crisi e i blocchi che abbiamo indicati e ad
incoraggiare, sulla base di un von Rad opportunamente corretto, ma non
eliminato, I'entusiasmante prospettiva di far rivivere la meravigliosa avventura d'Israele e poi dei Cristiani alla scoperta del Dio che si rivela. E come
I'avventura di noi bambini nella scoperta di nostra madre: se ne avverte
la presenza, se ne percepisce la figura, se ne gode l'amore e, nel bene e
nel male, anche attraverso le crisi dell'adolescenza e della gioventt, la si
apprezza e capisce sempre di piD. Il suo ricordo, alla fine, non d una trasfigurazione anti-storica. Se pensiamo ai limiti del paragone e li correggiamo,
la TAI cristiana diventa un'impresa ed una missione meravigliosa.
Enzo Cortese
Professore invitato
Studium Biblicum Franciscanum, Jerusalem