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ORIENTE E OCCIDENTE
INCONTRO INTERRELIGIOSO
CONVERSAZIONE TRA
IL REVERENDO ALVIN V. P. HART
E
SATYARAJA DASA ADHIKARI
SOMMARIO
*YAHWEH E VISNU* 17
*GARUDA E CHERUBINO* 17
*L'IMPORTANZA DELLA SUCCESSIONE DEI MAESTRI* 17
CAPITOLO QUATTRO 25
*BHAGAVAD-GITA* 25
*HATHA YOGA* 25
*DIOGENE E I PIACERI DEI SENSI* 25
*LE QUATTRO ERE E LO YUGA DHARMA* 25
*RAMANANDA ROY E IL RIFIUTO DELLA GITA* 25
CAPITOLO CINQUE 31
*LA VENUTA DI GES E' PREDETTA NEI VEDA?* 31
*BRAHMAN, PARAMATMA E BHAGAVAN* 31
*IL REGNO DI DIO* 31
*LA PREGHIERA CRISTIANA* 31
*CHE COS' L'OM?* 31
*CANTARE HARE KRISHNA* 31
*CHI E' RADHARANI?* 31
CAPITOLO SEI 37
*SRI CAITANYA E GES CRISTO* 37
*VASUDEVA DATTA* 37
*L'ESTASI DELLA DEVOZIONE* 37
*MAHABHAVA E LA SCIENZA DELLA DEVOZIONE* 37
*AMORE PER DIO IN SEPARAZIONE* 37
*LA META PI ELEVATA* 37
CAPITOLO UNO
Rev. Hart: L'ultima volta che ci siamo incontrati, hai citato un verso della Bibbia: "Tutte
le scritture sono rivelate per ispirazione di Dio, e contengono insegnamenti utili per la
dottrina..." (II Timoteo 3. 16/17). Francamente, come forse ricordi, io non ero del tutto
d'accordo con la tua interpretazione. Tu citavi il verso per dimostrare che potenzialmente
un cristiano potrebbe basarsi sui testi sacri dell'Oriente, cio le scritture vediche, per comprendere la Verit Assoluta. Anche se pu essere vero che i testi sacri dell'Oriente servono
allo stesso scopo, non penso tu possa ricorrere a quella citazione del Nuovo Testamento
per sostenere il tuo punto di vista. La tua tesi, tuttavia, non era senza fonda mento. Dicevi
che anche la letteratura vedica una scrittura sacra e la Bibbia, in quel versetto, si
riferisce a tutte le scritture sacre. Per tradizione, per, quel verso si riferisce solo al
Vecchio Testamento, o meglio, alla letteratura del Vecchio Testamento. Perlomeno,
questa l'interpretazione comune. Ad ogni modo, dopo averne discusso con te, ho riflettuto
a lungo: perch la Bibbia direbbe "tutte le scritture", se voleva riferirsi solo ai testi biblici?
Forse che i profeti e i redattori della Bibbia non conoscevano la letteratura vedica, che
precede la tradizione biblica di molte generazioni? Non credo.
Ad ogni modo, non ero ancora completamente d'accordo con te e, passando in
rassegna vari testi, ho trovato una splendida affermazione nel Libro dei Mormoni, un testo,
per altro, con il quale io non ho molto a che fare, e che solo raramente ho consultato.
Satyaraja Dasa: Che cosa hai trovato?
Rev. Hart: Ho trovato un passaggio che mi piaciuto molto, sebbene decisamente
confermi il tuo punto di vista. Te lo leggo: "Sappiate che esiste pi di una nazione.
Sappiate che io, il vostro Signore, ho creato tutti gli uomini e che ricordo coloro che sono
sulle isole del mare, e che governo in cielo, sulla terra e sotto la terra. Ho divulgato la mia
parola ai figli degli uomini e persino in tutte le nazioni della terra. Sappiate che la testimonianza di due nazioni una testimonianza a voi che io sono Dio, e che ricordo una
nazione e ricordo anche l'altra. Ovunque io parlo la stessa parola a una nazione come
all'altra, ovunque le mie parole sono portate sia in una nazione sia in un'altra. E quando le
due nazioni giungeranno insieme, la testimonianza delle due nazioni diverr unica. E
poich Io ho enunciato un verbo non dovete supporre che non possa enunciarne un altro,
perch la mia missione non ancora finita. N sar terminata fino alla fine dell'uomo".
Satyaraja Dasa: bellissimo....
Rev. Hart: Aspetta, il verso continua: "Poich voi avete la Bibbia non dovete pensare
che contenga tutte le Mie parole. N dovete supporre che Io non abbia scritto nient'altro.
Poich Io comando tutti gli uomini, sia a oriente sia a occidente, al nord e al sud, e sulle
isole del mare, loro scriveranno le parole che io dico e che rivolgo loro". Non che io accetti
questa come una rivelazione divina, o qualcosa di simile, ma suona indubbiamente vero.
Penso che un'affermazione simile aggiunga credibilit alla tua tesi, alla letteratura vedica e
agli altri testi sacri dell'oriente.
Satyaraja Dasa: S, la religione una sola e viene rivelata in vari modi, selettivamente
in accordo al tempo e alle circostanze, ma l'essenza la stessa. Prendi, per esempio, un
dizionario. Esiste l'edizione ridotta, il dizionario tascabile, o il dizionario completo, come
quello sulla tua scrivania. La conoscenza la stessa, ma il dizionario pi grande e
completo offre maggiori dettagli, spiegando tutte le sfumature del significato di ogni
termine.
Il punto trovare il corpo di insegnamenti che ci offre la rivelazione pi ampia e
completa. Ges stesso mostra abbastanza chiaramente i limiti della rivelazione cristiana:
"Vi devo dire ancora molte cose, ma le vostre orecchie non potrebbero comprendere. "
(Giovanni 16.12)
Rev. Hart: S, sebbene Egli abbia impartito una conoscenza pi intima e profonda ai
Suoi discepoli, di fatto la tradizione biblica nel suo insieme consta di un corpo di parabole,
e sembra che esista una difficolt oggettiva nel trovare una maniera coesiva e sistematica
per individuare le verit originali pi profonde. A sostegno della tua tesi ti interesser
sapere che la Bibbia cita Ges, che dice: "Se non avete fede quando vi parlo di cose
materiali, come potrete credere quando vi parlo di verit spirituali? (Giovanni 3.12)
Satyaraja Dasa: Esatto, ma Krishna dice nella Bhagavad-gita: "Ora ti riveler
completamente questa conoscenza del fenomeno e del noumeno, fuori dalla quale
nient'altro resta da conoscere. " (B.G. 7.2) Esiste un metodo chiaro e sistematico per raggiungere questo livello di realizzazione di Dio, si chiama coscienza di Krishna. Come vedi,
la tradizione vedica ha molto da offrire.
Rev. Hart: Quando parli di 'tradizione vedica', mi sembra di capire che intendi qualcosa
di pi di un'antiquata religione indiana. Dimmi se ho ragione: dalle nostre recenti
conversazioni emerso - se posso riassumerlo cos - che esisteva una antica tradizione
monoteista, conosciuta come Vaisnavismo, o adorazione di Visnu, e ad essa ci si riferiva
come sanatana dharma, o 'la funzione eterna dell'anima'. La cultura sacra e la letteratura
che delucidano queste verit sono considerate 'la tradizione vedica'. giusto?
Satyaraja Dasa: S.
Rev. Hart: La cosa interessante, per quanto mi riguarda, che con uno sguardo
veloce alla storia della religione, appare evidente che l'ebraismo, il cristianesimo e l'Islam
sono le uniche religioni monoteiste esistenti, o almeno, le prime tre. Ora per mi chiaro
che hanno avuto un precursore nella tradizione vedica (vaisnava) dell'antica India. una
realt affascinante. Come cristiano, sono incuriosito da una cultura antica che professa
l'amore per Dio, specialmente quando si parla dello stesso 'unico Dio Supremo', con il
Quale ho familiarit anch'io. E tutto questo gi esisteva prima delle origini giudaicocristiane comunemente accettate, non ne dubito. Ma com'e andata a finire? Perch la
religione indiana ha cessato di essere accettata come monoteista?
Satyaraja Dasa: Il processo originale per amare Dio era pi specificamente chiamato
bhakti yoga, o 'scienza del servizio di devozione'. Al contrario di quello che si crede, la
prima religione monoteista ebbe origine in India - come stavi appunto riassumendo - ed
essa si basava sul bhakti yoga, il servizio al Signore, Krishna. La visione di un Dio
onnipotente era parte integrante della cultura vedica originale, come risulta chiaramente
dagli scritti iniziali della letteratura vedica, e su questo concordano la maggioranza degli
studiosi.
Tuttavia, sotto l'influenza del pensiero buddista nel V secolo a. C., e con gli
insegnamenti monisti (tutto uno) di Sankara nel VIII secolo d. C., la concezione vedica
originale si oscur. Ne segu quello che oggi conosciuto come 'induismo', con la sua
pletora di dei e l'aspirazione ultima a fondersi nel Supremo. Prima che si manifestassero
queste interpretazioni secondarie del culto della bhakti originale, l'amore e la riverenza per
un Dio unico e supremo, conosciuto con una variet infinita di nomi, ma principalmente
come Krishna, permeavano la tradizione vedica, precedendo di qualche secolo le tre
religioni monoteiste che abbiamo appena citato, cio l'ebraica, la cristiana e la
mussulmana.
La tradizione vedica originale non mai morta, rimasta oscurata per qualche tempo
e oggi sta di nuovo prosperando. In India si contano letteralmente milioni di persone che
seguono questa via, e in occidente essa onorevolmente rappresentata dall'Associazione
Internazionale per la Coscienza di Krishna (ISKCON).
Rev. Hart: I seguaci di quest'antica tradizione monoteista avrebbero apprezzato ci
che Ges chiam "il primo e pi elevato comandamento": ama Dio con tutto il tuo cuore, la
tua anima e la tua mente. Il secondo importante comandamento in accordo a Ges dice la
stessa cosa: "ama il prossimo tuo come te stesso". Sono proprio curioso di sapere come
tu, in quanto moderno praticante dell'antico bhakti yoga, o sistema vaisnava, interpreti il
comandamento di Ges.
Satyaraja Dasa: Il primo comandamento sinonimo dell'essenza del bhakti yoga.
Tuttavia, esso espresso nella sua pienezza nella letteratura vedica. La Bibbia, che si
potrebbe considerare come un supplemento ai Veda, d alcune indicazioni su come
soddisfare l'ordine di amare Dio. ConoscerLo significa amarLo, e non si pu conoscerLo
meglio che attraverso i testi vedici. Ma non un soggetto da discutere cos, bisogna fare
un serio studio comparativo.
Rev. Hart: S, penso che, in un certo senso, i Veda offrano maggiori informazioni e
quindi facilitino le cose. Come tu dici, conoscere Dio significa amarLo, cio, se Lo conosci
davvero non puoi fare a meno di amarLo, perch l'Essere pi meraviglioso...
Rev. Hart: vero. All'inizio sosteneva che gli animali e perfino le donne non potevano
essere annoverate tra le anime razionali. Non sto dicendo che sono d'accordo con quello
che lui ha detto dell'anima. Sono un episcopale, non un cattolico!
Satyaraja Dasa: La concezione vedica dell'anima molto pi chiara, non ci sono tre
tipi di anima, come affermava erroneamente D'Aquino. La sua confusione nasce da una
errata identificazione con il corpo. Poich vedeva basicamente tre tipi di corpo, ne
concluse che ad essi corrispondevano tre tipi di anima. L'anima per, essendo spirituale,
di un'unica natura, perch nel regno dello spirito non esiste la dualit.
Secondo il Brahma-vaivarta Purana, esistono 8 milioni e 400 mila specie viventi, o
forme corporee, e lo stesso 'tipo' di anima trasmigra attraverso ciascuna di esse con una
evoluzione graduale, fino a raggiungere la forma umana, che una specie di porta
attraverso la quale possiamo raggiungere la trascendenza, oppure ridiscendere nella
catena delle specie. Le attivit pie ci elevano alla forma umana mentre quelle empie ci
rimandano indietro. Questa della causalit una legge di natura che si chiama karma: in
accordo ai nostri meriti o demeriti noi trasmigriamo da un corpo all'altro.
Rev. Hart: La reincarnazione? Questo un principio molto interessante, con una lunga
storia nella cristianit... e anche piuttosto controverso... Tu sai che, sebbene San
Tommaso D'Aquino non sia certo conosciuto come un sostenitore della reincarnazione, nel
suo Summa Teologica egli descrive le anime dipartite che raggiungono le loro rispettive
destinazioni dopo la morte. D'Aquino afferma che gli esseri viventi hanno la tendenza a
'sprofondare' (gravitas) e ad elevarsi (levitas), ma non si sa con esattezza che cosa
volesse dire.
Nella Seconda Lettera di Pietro, viene utilizzato il termine exitus (exit, o uscita) con il
significato di 'morire'. L'espressione implica che esiste qualcosa che al momento della
morte se ne va, esce dal corpo. La reincarnazione spiegherebbe moltissime cose, come
per esempio, dove va l'anima dopo la morte. Dopo tutto, poco probabile che un Dio
misericordioso mandi un peccatore all'inferno dopo una sola vita in questo mondo folle...
Ci vuole tempo...
Satyaraja Dasa: S, secondo la tradizione vedica, noi, cio l'anima, non moriamo, ma
siamo solo, per cos dire, riciclati.
Rev. Hart: [ridendo] Anche molti filosofi della Chiesa dei primi secoli accettavano la
reincarnazione. Secondo me una spiegazione logica di ci che accade al momento della
morte. Dopo tutto, la prima legge della termodinamica - la legge della conservazione
dell'energia - conferma che l'energia non pu essere n creata n distrutta, quindi che
cosa succede al momento della morte all'energia che anima il corpo?
Satyaraja Dasa: Una domanda retorica, non ci sono dubbi.
Rev. Hart: Certo, la reincarnazione una risposta accettabile e i primi padri della
Chiesa lo sapevano. Ti interesserebbe sicuramente studiare la storia di come la cristianit
moderna giunse a rifiutare la dottrina della reincarnazione. Un noto teologo cristiano
approfondisce questo argomento nel suo libro Reincarnation in Christianity (La
reincarnazione nella cristianit). Un testo eccellente.
deduzione dalle circostanze. Jiva Goswami considera anche arsha, le affermazioni dei
santi e dei saggi; sambhava, la probabilit; aitihya, la conoscenza tradizionale; e chesta, il
modo di gestire. Tra molte di questi pramana esistono solo differenze sottili, ma tutti hanno
il loro ruolo quando si tratta di acquisire la conoscenza. Le persone che si dedicano alla
ricerca spirituale si basano principalmente sul processo dello shabda, poich esso
considerato infallibile, soprattutto se ricevuto nel modo corretto.
Rev. Hart: Dimmi, prima hai menzionato 8 milioni e 400 mila specie. Capisco che si
tratta di conoscenza vedica, un'affermazione delle scritture, cio quello che si definisce
come shabda tra i pramana che mi hai appena enumerato. Non riesco a capire come
possa essere vero, perch sembra che esistano solo poche specie; almeno secondo
quanto mi sempre stato dato di capire. Satyaraja Dasa: S, le 8 milioni e 400 mila specie
si riferiscono alle variet di .specie. Se invece consideriamo le categorie principali, sono
solo sei: acquatici, piante, insetti, uccelli, animali e umani.
Rev. Hart: Cos mi sembra pi comprensibile.
Satyaraja Dasa: S, secondo il padma purana esistono 900 mila specie di acquatici, 2
milioni di tipi di alberi e piante, 1 milione e 100 mila specie di insetti, 1 milione di specie di
uccelli, 3 milioni di specie animali e 400 mila specie umane - molte le incontriamo proprio
qui a New York.
Rev. Hart: [ridendo] D'accordo, esistono 8 milioni e 400 mila variet di specie. Ma, un
momento, hai detto 400 mila specie umane? Com' possibile?
Satyaraja Dasa: A differenza della biologia contemporanea, i criteri di differenziazione
su cui si basano i testi vedici non sono solo l'apparenza fisica esteriore o la natura
morfologica di per s. Il fattore distintivo fondamentale dato dal livello di coscienza,... e
di questi ce ne sono molti...
Rev. Hart: Capisco, sono molte informazioni nuove da assimilare. Facciamo un passo
indietro.
Quindi, attraverso un'evoluzione naturale arriviamo alla forma umana... uhm...
Assomiglia all'enunciato di Origene, uno dei primi padri della Chiesa, il quale
affermava che, quando un'anima cade dal mondo spirituale, per prima cosa si incarna in
un angelo - tu diresti, come Brahma o un deva superiore - poi, al contatto con le passioni
irrazionali connaturate alla vita materiale, egli cade nelle specie inferiori, per poi evolvere
gradualmente fino alla forma umana. L'evoluzione naturale. A questo punto - la forma
umana - l'essere diventa responsabile delle proprie azioni, ed qui che entra in gioco
anche il karma - la legge di azione e reazione - e l'anima si eleva o si degrada, in paradiso
o all'inferno, a seconda delle sue attivit e della sua fede in Dio.
Satyaraja Dasa: Questa la stessa verit dei Veda, che la approfondiscono
ulteriormente. 'Su o gi', come hai detto, si riferisce alla vita di questo mondo; ci sono
pianeti paradisiaci e pianeti infernali, e, in accordo alle proprie azioni e alla propria fede in
Dio o mammona, si ottiene un corpo su uno di questi pianeti. Si va su o gi.
Krishna per insegna a trascendere il 'su e gi' di questo mondo. Egli dice: "Chiunque
al momento della morte lascer il corpo pensando a Me soltanto, raggiunger il regno di
Dio". Tale stato si raggiunge raramente, e sia la Bibbia sia le scritture vediche tracciano
una distinzione ben definita tra paradiso e regno di Dio. I giusti e i pii di questo mondo
andranno forse in paradiso, ma solo i puri devoti raggiungeranno il regno di Dio, che
dunque raramente conseguito. Il paradiso un 'buon' posto, ma il regno di Dio
'trascendentale' o, in altre parole, al di l del bene e del male, delle dualit di questo
mondo. la destinazione finale.
Rev. Hart: Io avrei una domanda e mi chiedo se i Veda hanno la risposta. Attraverso
quali specie si giunge alla forma umana?
Satyaraja Dasa: S, la letteratura vedica definisce la questione piuttosto chiaramente,
ma esistono delle variabili. Esiste una gerarchia di base dei corpi viventi... l'evoluzione
muove dal pesce alla pianta, poi gli insetti, gli uccelli e infine gli animali. A questo punto
troviamo tre porte verso la forma umana. In genere, chi nasce sotto l'influsso della virt
passato attraverso un corpo di mucca, chi nasce sotto la passione viene da un corpo di
leone, mentre un essere umano sotto l'influsso dell'ignoranza proviene da un corpo di
scimmia. Questo vale in generale, ma naturalmente, un essere umano evoluto, situato
nella virt, passato attraverso molte nascite come uomo. un altro aspetto...
Rev. Hart: Quindi, l'influenza predominante a determinarlo, perch, come mi hai
detto una volta, noi siamo tutti una combinazione di queste tre influenze... interessante...
Satyaraja Dasa: S, in generale la regola questa, ma esistono le eccezioni. Questa
conoscenza, tuttavia, puramente accademica, almeno in un senso, perch alla fine,
qualunque sia la via attraverso cui siamo giunti alla forma umana, il nostro dovere ultimo
lo stesso: arrendersi a Dio, e si comincia trascendendo l'identificazione con il corpo
materiale. Il primo passo della realizzazione spirituale sta nel capire che la nostra vera
identit differente dal corpo. Non si pu andare oltre se non si ben capito questo
punto. Non sta a me pontificare, ma penso che la maggior parte dei religiosi di oggi non
siano arrivati neanche a questa realizzazione di base. questa la ragione per cui stiamo
ancora a parlare della 'mia' religione e la 'tua' religione. Giudichiamo in base al guscio e
non abbiamo ancora sviluppato la capacit di andare al di l dell'apparenza esterna,
persino in rapporto a noi stessi, la nostra esperienza pi immediata. Poi, in modo del tutto
naturale, estendiamo inconsciamente questa errata identificazione con il guscio esterno e
ci identifichiamo come 'cristiani' o 'induisti', perch il nostro corpo nato in una famiglia
cristiana o induista. La nostra vera identit, per, non il corpo e trascende le desi gnazioni corporee. Siamo puro spirito, particelle di Krishna, e la religiosit consiste nello
sviluppare amore per Dio, non nel darsi un'etichetta legata al corpo o alla famiglia, anche
se apparentemente religiosa.
Rev. Hart: Molto profondo. Non posso dire di essere d'accordo con tutto quello che hai
detto, ma mi hai dato molto a cui pensare. Questa visione non settaria che mi hai esposto
era condivisa anche dai nostri mistici cristiani, e anche da altri non tanto mistici.
Sant'Agostino stesso, anche dopo essere divenuto uno dei pilastri dell'ortodossia, diceva
che "la religione predicata da Ges precede quel che si conosce ora come cristianesimo".
Diverse interpretazioni di quest'affermazione comprendono visioni molto cattoliche,
universali e non settarie.
Io penso che esista la religione 'comune' e quella 'trascendentale'.
mio parere una spiegazione troppo semplicistica), dobbiamo soddisfare il nostro desiderio
in una esistenza inferiore. per questa ragione che viene creato il mondo materiale,
perch noi si possa agire in base ai nostri desideri inferiori impegnandoci al contempo in
un servizio minore.
Ma un'attivit temporanea, e gradualmente Krishna ci rende manifesta la reale
natura inferiore del nostro desiderio. Cos, col tempo sviluppiamo un gusto superiore e
volontariamente torniamo da Lui. un po' come una persona a cui piace fumare, che per
poi quando comincia a stare male per avere dato libero sfogo al suo pessimo gusto, torna
in s e abbandona la cattiva abitudine, per poi gradualmente riacquistare un gusto
superiore man mano che i veleni vengono eliminati dal sangue. E a questo punto si
domanda, come posso aver fumato tutte quelle sigarette?
Rev. Hart: Affascinante. una risposta molto esauriente e pi profonda di quanto mi
sembrasse inizialmente. Tommaso d'Aquino offre una spiegazione analoga nella sua
Summa Theologiae, ma non molto intelligibile. Sai, ci sono comunque molti che non
sarebbero in grado di seguire la stretta logica del tuo ragionamento...
Satyaraja Dasa: Quel tipo di persone possono comunque capire questo: se stai
affogando e qualcuno ti lancia una corda per trarti in salvo, che cosa fai?
Rev. Hart: La prendo al volo per salvarmi la pelle!
Satyaraja Dasa: Appunto, non cominci certo a chiederti come sei finito in acqua, n
come hai fatto a cacciarti in quel terribile guaio. Ci penserai in un altro momento. E
neppure ti metti a chiedere a chi ti lancia la corda: "E tu chi sei? Questa la migliore corda
che hai?" No. Se stai affogando, prendi la corda e basta. Allo stesso modo, se stai
affogando nell'oceano del mondo materiale, la prima preoccupazione come tornare da
Dio, come siamo arrivati qui secondario.
Rev. Hart: Bravo! Sono proprio d'accordo. Che cosa pensi, per, che una volta tornati
da Dio potremmo di nuovo cadere nel mondo materiale? In fondo, il nostro cattivo gusto
potrebbe riemergere.
Satyaraja Dasa: poco probabile, almeno per la maggior parte di noi. Anche qui, se
una persona si ammala di cancro o di qualche grave malattia a causa di una sua cattiva
abitudine, come il mangiare carne, abbandoner quel suo gusto inferiore, almeno se
intelligente. Il punto : se l'unica alternativa la morte, bisogna seriamente riconsiderare
le proprie priorit. sorprendente come i gusti possano cambiare in fretta. Se si tratta di
una malattia sulla quale possono influire le proprie attivit, spesso si osservano
trasformazioni vitali sorprendenti. Poi, col tempo chiaramente si svilupper il desiderio
delle cose che ci fanno meglio. Certo, esistono anche persone che non imparano dai
propri errori, ma questi testardi sfortunati sono rari. La maggior parte della gente si dar da
fare per ristabilire un ordine nei propri desideri, soprattutto se questione di vita o di
morte.
Bisogna considerare inoltre che il Signore garantisce a chi torna a Lui, che non dovr
pi tornare nelle tristi regioni infestate da nascita e morte, quella terra infelice che
erroneamente chiamiamo 'casa'. Krishna lo afferma piuttosto chiaramente nella Bhagavadgita. Quando finalmente rinsaviamo, dice Krishna, non dobbiamo pi tornare nel mondo
materiale.
CAPITOLO DUE
*VEGETARIANESIMO*
*FEDE E AZIONE*
*COMPASSIONE E MISERICORDIA*
*ARISTOTELE E TOMMASO D'AQUINO*
* "NON SIATE TRA COLORO CHE BEVONO VINO" *
*SAN FRANCESCO*
*DOMINIO*
*IL BENE DI TUTTE LE CREATURE*
Rev. Hart: Da quando ho letto il tuo libro, Food for the Spirit, ho smesso di mangiare
carne. Ci stavo gi pensando da qualche tempo, ma il tuo libro mi ha aiutato a fare l'ultimo
passo; mi ha fornito un approfondimento teologico sull'argomento. Da quando ho smesso
di mangiare carne mi sento pi sano e pi in sintonia con il volere di Dio, con lo spirito
presente in tutti gli esseri. Gli insegnamenti dei Veda a questo riguardo sembrano pi
dinamici delle prescrizioni religiose sull'alimentazione delle altre tradizioni spirituali. Nel
cristianesimo, naturalmente, ci sono stati grandi santi, come ad esempio San Francesco,
che hanno espresso lo stesso principio, tuttavia io lo trovo maggiormente enfatizzato nella
concezione vedica dell'esistenza.
Satyaraja Dasa: La cultura vedica, riconoscendo lo stesso uguale tipo di anima a tutte
le creature viventi, insegna, come naturale conseguenza, l'ahimsa, o "non violenza", che
spesso arriva fino al vegetarianesimo. I Vaisnava, in particolare, aborrono il consumo di
carne; sono lacto-vegetariani.
Il motivo della loro dieta, per, da attribuire solo in parte al fatto di desiderare di non
nuocere alle altre creature viventi. Il motivo pi specifico del loro essere vegetariani ha
origine dalle ingiunzioni dei Veda che affermano che Dio accetta solo alimenti lactovegetariani in offerta sacrificale. Un devoto amorevole offrir a Dio solo ci che Egli
accetter come sacrificio, e solo in seguito il devoto consumer come suo cibo i "resti" dell'offerta, tradizionalmente chiamati prasadam, o "misericordia del Signore". Secondo la
tradizione vedica, chi aspira a sviluppare amore per Dio dovrebbe mangiare solo questo
prasadam, la cui potenza trascendentale aumenta quando viene distribuito ad altri. In ogni
caso, questo cibo santificato considerato nondifferente da Dio, perch ha assunto le Sue
qualit per vicinanza e amore...
Rev. Hart: Come la messa, dove l'ostia considerata non-differente dal corpo di
Cristo, e il vino non-differente dal suo sangue.
Satyaraja Dasa: S, simile, ma noi facciamo la comunione tre volte al giorno! E il
prasadam cibo vero, non la trasformazione di un'ostia e un sorso di vino. Il prasadam
un intero pasto; ogni boccone del cibo che il devoto si mette in bocca stato trasformato
nel corpo di Dio. Di fatto, il devoto si nutre cos della misericordia del Signore.
In altre parole, un Vaisnava mangia solo cibo che stato offerto come sacramento a
Dio. Gli altri prendono un alimento analogo solo alla domenica, o quando si sentono
ispirati a farlo.
Rev. Hart: Vorrei fare un inciso. Come persona che si astiene dalle sostanze
intossicanti, sarai contento di sapere che il vino, che oggi viene distribuito come sangue di
Cristo, non sempre stato la sostanza utilizzata per la transustanziazione. Almeno cos
dicono alcuni insigni studiosi, che sostengono si trattasse, in origine, di succo d'uva.
Devi sapere che, ai tempi della Bibbia, tutti i prodotti della vigna erano chiamati vino,
che fossero fermentati o meno. Questo quanto si sostiene ora. Esistono tredici termini
differenti in ebraico e caldeo, e quattro in greco. Il termine comune in greco era oinos, che
corrisponde a yayin o yain in ebraico, vinum in latino e vino in italiano. Tuttavia, nel
linguaggio classico della Bibbia, tutti questi termini si riferiscono semplicemente al succo
d'uva.
Nel Septuagint, la versione greca della Bibbia, il termine ebraico per indicare il succo
d'uva viene tradotto trentatr volte con il greco oinos. Esso viene inoltre impiegato per
indicare altri tipi di bevande, come quelle di loto e di datteri.
Satyaraja Dasa: Questa una tua opinione, o puoi citare a sostegno di tale tesi altri
autorevoli studiosi?
Rev. Hart: Certo che posso; sono cose ben note agli studiosi della storia del Vecchio
Testamento. Secondo il professor Samuel Lee di Cambridge, la radice del termine ebraico
di cui ti ho parlato yain, o vino. Anche il professor Lee per ammette che ai tempi biblici il
termine non si riferiva a un liquore intossicante ottenuto tramite fermentazione, ma bens a
uno sciroppo denso e non inebriante ottenuto con la bollitura. Quest'ultima assicurava al
succo d'uva una conservazione pi lunga. Quindi, non dobbiamo pensare che gli antichi
profeti biblici autorizzassero il consumo di bevande intossicanti. Vino, a quei tempi, si
riferiva in genere al succo d'uva.
Satyaraja Dasa: Vuoi dire che il vino intossicante non era visto di buon occhio ai tempi
della Bibbia?
Rev. Hart: Decisamente no. Nella Bibbia leggiamo che le bevande intossicanti danno
assuefazione (Proverbi 23.35), favoriscono gli atti violenti (Proverbi 4.17), e distolgono da
Dio colui che le beve (Amos 6.6).
interesse suo, e degli altri uomini politici, era che il cristianesimo diventasse "socialmente
accettabile". Ed questo, pi di ogni altra cosa, che ha negativamente influito sulla
tradizione cristiana.
Comunque sia, certo che nel corso della storia stato il tipo di religione del "abbiate
fede" che ha dato spazio ai cristiani carnivori. Gli "atti" non avevano importanza, e di
conseguenza anche quel che si mangia (considerando il "mangiare" come "azione" o
"atto" in opposizione alla "fede") non ha vera importanza, quello in cui credi che conta.
Chi avrebbe pensato che quel che si mangia avrebbe potuto influenzare la fede, o
viceversa?!
Certo, i cristiani pi consapevoli si resero presto conto che la fede al di fuori delle
azioni senza vita, come dice la Bibbia. Ma di nuovo, questo implicito anche in Paolo,
quando impiega il termine pistis, per cui la fede e l'azione sono collegate. Inoltre, penso
sia chiaro che, se hai davvero fede in Ges, se lo ami come lui dice, seguirai i suoi
comandamenti, che includono le leggi del Vecchio Testamento, come appunto "non
uccidere".
Detto cos, comunque, un po' troppo semplificato. Protestanti e cristiani "born again",
chiunque essi siano, danno maggiore importanza alla fede rispetto agli atti, anche se la
Bibbia insegna che le due cose dovrebbero andare di pari passo. Il problema ha avuto
origine, io credo, quando Paolo cerc di predicare ai Farisei, che si preoccupavano quasi
esclusivamente delle azioni. Credo che, nel tentativo di mostrare loro l'importanza della
fede, abbia esagerato, con il risultato che l'importanza delle azioni stata cancellata. Quel
che ci rimasto una sorta di fede illusoria.
Satyaraja Dasa: Incredibile! Ma dimmi, tutto questo ha un corollario nella tradizione del
Vecchio Testamento?
Rev. Hart: Non veramente. In realt, pi facile sostenere il vegetarianesimo sulla
base del Vecchio Testamento, soprattutto quando lo si compara al Nuovo, che
relativamente vago riguardo all'alimentazione. Il vecchio Testamento dice che un uomo
deve diligentemente occuparsi della propria salute (Deuteronomio 4.15). Anche questo
potrebbe essere considerato un punto a sostegno del vegetarianesimo, soprattutto oggi
che stato dimostrato con ampia documentazione pi sano del mangiare carne.
Satyaraja Dasa: Naturalmente c' chi sosterr che il vegetarianesimo non realmente
salutare e che sono solo gli stravaganti e gli eccentrici a sostenere un simile punto di vista.
Costoro farebbero bene, invece, a studiare l'autorevole ricerca di Paavo Airola, la
massima autorit mondiale nel campo della nutrizione e della biologia naturale. Oppure
dovrebbero esaminare gli ortodossi resoconti del Journal of the American Medical
Association, o The American Journal of Clinical Nutrition, o anche The Borden Review of
Nutrition Research, tutti documentati e autorevoli nel sostenere che il vegetarianesimo
una alimentazione pi sana del mangiare carne.
Rev. Hart: Comunque sia, se l'ingiunzione di preservare la propria salute non
sufficiente, c' un altro comandamento nel Vecchio Testamento che ancora pi chiaro:
'tzar baalay hayyim, dice l'ebraico originale, e significa: "l'uomo deve avere compassione
degli animali''. Quindi, se mettiamo insieme le due ingiunzioni, il vegetarianesimo sembra
la conclusione pi naturale. Purtroppo sono ancora in pochi a rendersene conto...
Satyaraja Dasa: Sembra che il Vecchio Testamento abbia una profonda conoscenza
dei diritti degli animali. Per esempio, il Talmud dice: "Qualora un uomo dovesse sviluppare
orgoglio nel cuore, ditegli: 'la piccola mosca venuta prima di te nella creazione..."'. Ma
torniamo al cristianesimo...
Rev. Hart: S, volevo rispondere alla tua domanda iniziale. Penso che in realt le
argomentazioni razionali a giustificazione del consumo di carne siano cominciate con
Aristotele. Fu lui, si sa, ad esercitare un'influenza predominante su Tommaso d'Aquino.
La visione aristotelico-tomistica, che quasi cartesiana come conclusioni, d per
assunto di base che gli animali sono al mondo per il nostro piacere, senza nessuna ragion
d'essere autonoma. La cristianit moderna abbraccia per la maggior parte questa visione
del mondo pi o meno egocentrica.
Ora, esiste un'altra corrente di pensiero nel cristianesimo tradizionale, che
chiameremo invece la visione augustiniano-francescana. Questa scuola di matrice
platonica e di base insegna che tutte le creature sono fratelli e sorelle con un unico Dio
Padre.
Non dimentichiamo che San Francesco il santo patrono degli animali e che predic
la relazione intima tra tutte le cose della creazione di Dio. Inoltre, seguendo la stessa linea
di pensiero, se Ges dev'essere considerato il "principe della pace", allora la linea
cristiana augustiniano-francescana da considerare la pi autentica, perch manifesta
appieno le qualit della misericordia e della compassione universali. Tutto ci in perfetto
accordo con un modo di vivere vegetariano.
Satyaraja Dasa: Grazie, apprezzo profondamente la tua spiegazione. Se non fosse
cos, il cristianesimo sembrerebbe una religione senza cuore. Come si pu, con la
coscienza tranquilla, invocare la misericordia di Dio quando non si pronti ad essere
misericordiosi verso chi pi debole di noi? ipocrisia bella e buona! Se invochiamo la
misericordia di Dio ma non abbiamo misericordia per chi pi debole di noi, siamo solo
degli ipocriti, non ti pare?
La violenza genera violenza; se non offriamo compassione, perch dovremmo
riceverne? Non ne riceveremo, e in questo modo si compir la giustizia divina. Quello che
semini, raccoglierai; in oriente lo chiamano karma.
Rev. Hart: S, la legge universale della causa-effetto. Sono profondamente convinto
che al mangiare carne debba fare seguito una reazione tragica. L'amore cristiano
dovrebbe abbracciare tutti, compresi gli animali.
Satyaraja Dasa: Nel corso della storia del cristianesimo ci sono stati altri...
Rev. Hart: S, nei primi tempi della cristianit latina e bizantina, come anche nel
periodo della sua piena fioritura medioevale, l'arte cristiana ha proclamato a gran voce
l'importanza e la bellezza del regno animale. Gli animali sono stati rappresentati con
compassione nella scultura cristiana, nei manoscritti illuminati della Bibbia, nelle vetrate
delle cattedrali e negli arazzi.
Una delle mie citazioni preferite attribuita a San Giovanni Crisostomo che, nel IV
secolo, diceva: "I santi sono estremamente amorevoli e gentili verso l'umanit e perfino
verso le bestie feroci"...e: "senza dubbio dobbiamo loro grande gentilezza e premura per
molte ragioni e, soprattutto, perch abbiamo la stessa origine comune". Questa visione di
una origine comune stata sottolineata soprattutto da San Francesco ed stata in seguito
adottata da coloro che lo emulavano, molti dei quali erano vegetariani.
E molti santi dell'epoca georgiana, secoli prima di San Francesco, si distinsero per il
loro amore verso gli animali. San Giovanni Zedazneli aveva fatto amicizia con un orso
vicino al suo eremitaggio; San Shio aveva un lupo per amico; Santo Davide di Gareggia
proteggeva i cervi e gli uccelli dai cacciatori, dicendo: "Colui che adoro e nel Quale credo
protegge e nutre tutte le creature che ha generato Egli stesso". I primi santi celtici erano
anch'essi compassionevoli con gli animali. Per esempio, i santi Wales, Cornwall e Brittany
dell'Irlanda, nel V e nel VI secolo dopo Cristo, andarono incontro a grandi difficolt per i
loro amici animali, fino al punto di curarli e anche di pregare per loro.
Certo, questi sono i buoni esempi, ma anche vero che, senza dubbio, il cristianesimo
nel suo insieme non stato capace di elaborare una soddisfacente teologia morale in
rapporto agli animali. I santi e i profeti vedici, d'altro canto, hanno sempre sostenuto il
vegetarianesimo e la compassione per gli animali, perch voi avete sviluppato una
teologia morale molto evoluta del rapporto con gli animali.
Satyaraja Dasa: Quale pensi sia la ragione per cui la teologia cristiana carente in un
aspetto tanto importante della teologia morale?
Rev. Hart: Esiste un'ampia gamma di teorizzazioni religiose specifiche a giustificazione
della violenza verso gli animali. Le riassumer in tre categorie distinte:
1. gli animali "ci appartengono" e noi possiamo "fare di loro quel che pi ci aggrada";
2. poich non sono "esseri raziocinanti", gli animali non hanno l'anima;
3. non provano dolore.
Uno studio attento della Bibbia rivela piuttosto chiaramente che tali argomentazioni
non hanno sostanza. La letteratura vedica, come tu ben sai, ancora pi chiara su questi
punti. Una persona deve meditare su queste cose e poi prendere le sue decisioni da sola.
Satyaraja Dasa: A qualsiasi conclusione si giunga, io penso ci si trovi davanti al fatto
che l'amore e la compassione del Cristo sono universali e in modo del tutto naturale si
estendono anche agli animali, perch sono anch'essi creature del Padre. Un vero cristiano
dovrebbe sviluppare questa comprensione, questo livello di sensibilit religiosa...
Rev. Hart: Va al di l dell'essere cristiani,... come hai detto tu, si tratta di una sensibilit
religiosa non settaria. Soprattutto chi intende definirsi "cristiano" dovrebbe almeno
prendere in considerazione la pratica di estendere l'amore del Cristo a tutte le creature di
Dio. Se non pu fare questo, pu a malapena considerarsi cristiano.
Satyaraja Dasa: Il concetto del "dominio" quello che mi viene sbattuto in faccia pi
spesso. Mi sembra che tu prima l'abbia elencato come la prima delle giustificazioni
razionali del mangiare carne in accordo alla Bibbia: "Sono dati a noi perch ne facciamo
quel che pi ci aggrada".
Rev. Hart: proprio una vergogna. Il termine ebraico impiegato nella Bibbia deriva
dalla radice radah, come yirdu, e trasmette il concetto dell'amministrazione, la gestione,
cio un atteggiamento da guardiani e protettori. In altre parole, la Bibbia ci chiede di
prenderci cura dei nostri fratelli e sorelle meno dotati, non di ucciderli per mangiarli.
Per esempio, un re ha il dominio sui suoi sudditi, ma questo non significa che possa
mangiarli o abusare di loro. No, deve prendersi cura di loro, aiutarli e anche amarli. a
questo tipo di dominio che si riferisce la Bibbia.
Vorrei sottolineare inoltre che il verso della Bibbia che ci d il dominio sugli animali si
trova nella Genesi, 1.26. Solo tre versi dopo, la Genesi 1.29 ci raccomanda
un'alimentazione vegetariana. In altre parole, Dio ci d il dominio sugli animali e, solo tre
versi dopo, ci proibisce di usarli come cibo. Implicitamente, il dominio che ci d non
include l'autorizzazione a usare gli animali come cibo.
Satyaraja Dasa: S, nel mio libro ne ho parlato. Inoltre, nel verso seguente - Genesi
1.30 - Dio afferma chiaramente che gli animali hanno l'anima. Cos cade anche la
giustificazione numero due. Dio afferma che tutte le creature della terra, del mare e
dell'aria hanno un'anima vivente all'interno del corpo. Usa il termine nephesh per "anima"
e chayam per "vivente", cio le stesse due parole utilizzate per descrivere l'anima nel
corpo di uomo. Quindi, animali e umani hanno lo stesso tipo di anima, almeno secondo la
Bibbia.
Rev. Hart: S, viene da chiedersi come mai Tommaso d'Aquino fosse cos confuso su
questo punto...Potresti dirmi qualcosa di pi sui codici etici contenuti nella letteratura dei
Veda? Mi piace molto la chiarezza cristallina con cui queste cose vengono descritte nei
testi vedici. Non possibile produrre un Tommaso d'Aquino, intendendo con questo la
confusione dei problemi associati alla dottrina aquiniana, se si studia la letteratura dei
Veda in modo scientifico.
Satyaraja Dasa: S, vero. Per quanto riguarda il vegetarianesimo e la condizione
degli animali, i testi vedici sono particolarmente chiari, il che molto importante. Solo se
capiamo che non siamo questo corpo e che non dobbiamo nuocere senza necessit alle
creature viventi, due punti fondamentali, non possibile andare avanti. Si arriva a un
punto morto e il progresso poco probabile se non c' chiarezza su questi due punti.
Cinquecento anni fa, Krishna stesso disceso nella forma di devoto, la
manifestazione confidenziale di Dio conosciuta come Caitanya Mahaprabhu. Ricordi quel
libro che ti ho dato un paio di settimane fa, India 's Spiritual Renaissance: The Life and
Times of Lord Caitanya?
Rev. Hart: S, lo sto terminando proprio adesso...
Satyaraja Dasa: Bene, c' un capitolo che descrive lo scambio tra Sri Caitanya e il
Chand Kazi, il capo mussulmano di Navadvipa, nel Bengala Occidentale.
Rev. Hart: Mi ricordo l'episodio. Discussero dell'importanza del vegetarianesimo
secondo il Corano e secondo i Veda.
Satyaraja Dasa: S, si tratta di un episodio di grande importanza. Chand Kazi voleva
proibire il sankirtan, il canto congregazionale del santo nome per le strade. Sri Caitanya
usava condurre i Suoi devoti per le strade a cantare Hare Krishna. Quando Chand Kazi vi
si oppose con la forza, Sri Caitanya avrebbe potuto impegnarsi in una discussione sul
santo nome. Non Gli mancava certo la preparazione filosofica e gi molte altre volte in
passato si era trovato a spiegare le meccaniche del canto divino.
Questa volta per non lo fece. Invece di parlare del nome divino, che Chand Kazi era
tanto propenso a disprezzare, si profuse in un illuminante monologo sul vegetarianesimo.
Qual era il nesso? Perch parlare del vegetarianesimo se era al canto del santo nome che
il Kazi faceva opposizione?
Rev. Hart: Capisco. Siccome non si possono affrontare i soggetti pi elevati se non si
ha gi una comprensione completa dei modi pieni di compassione del Signore, Sri
Caitanya cominci il Suo discorso con una spiegazione del vegetarianesimo.
Satyaraja Dasa: Esatto. Il Chand Kazi non poteva comprendere l'amore per Dio e
l'importanza di cantare il Suo nome divino con amore e devozione. Quindi Sri Caitanya
fece il possibile per spiegargli l'importanza del vegetarianesimo, la compassione e l'ampia
visione spirituale che ne sono la base.
Per sostanziare la sua tesi, fece ricorso sia al Corano, il testo sacro del Kazi, sia alla
letteratura vedica.
Il mio maestro spirituale, Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada,
usava lo stesso tipo di approccio. Ogni volta che si trovava a dialogare con appartenenti
ad altre fedi, manteneva molto consapevolmente la conversazione su due punti essenziali:
"non siamo questo corpo" e "non uccidere".
Rev. Hart: Molto interessante... Per curiosit, quando poi and in Orissa, Sri Caitanya
incontro la stessa opposizione? Esisteva un Chand Kazi anche a Jagannath Puri?
Satyaraja Dasa: Non si sa molto. Certo, col passare del tempo Egli divenne sempre
pi popolare, e quindi incontr minori opposizioni da parte della gente comune. Aveva
migliaia e migliaia di devoti. Tuttavia, si incontrano sempre degli ostacoli nel mondo
materiale, soprattutto quando si cerca di predicare il messaggio di Dio.
C'era un uomo politico, Govinda Vidyadhara, che era ostile alla missione di Sri
Caitanya. Gli annali di Jagannath Puri riportano l'evidenza storica di un suo tentativo di
assassinare il re Prataparudra, un devoto seguace di Sri Caitanya. I rapporti ufficiali
dell'Archeological Survey of India dicono che, pur non essendo riuscito ad assassinare il
re, Govinda Vidyadhara riusc ad ucciderne l'erede. Comunque sia, questi fatti non
arrestarono la missione di Sri Caitanya... Ma stiamo divagando di nuovo...Parlavamo del
vegetarianesimo.
Rev. Hart: S, volevo sapere qualcosa di pi sulle scritture vediche e la compassione
per gli animali. Mi sembra che esista un codice etico estremamente chiaro al riguardo, che
permette ai seguaci della tua fede di essere molto precisi sull'importanza dei diritti degli
animali, tu me ne stavi parlando...
Satyaraja Dasa: La cultura vedica promuove sarva-bhuta-hita, la "dedizione al bene di
tutte le creature", come prioritaria rispetto a loka-hita, la "devozione al benessere
dell'umanit". Il primo sistema etico, secondo la tradizione vedica, include il secondo ed
CAPITOLO TRE
Rev. Hart: Quando ci rivolgiamo a Dio _e dovremmo imparare a farlo in ogni momento,
anche nel bel mezzo delle nostre attivit quotidiane_dovremmo essere coscienti di Lui,
allora s che le nostre preghiere avrebbero pi effetto e maggior significato. Questa, da
quanto ho capito, l'idea fondamentale della coscienza di Krishna. Anche nella tradizione
cristiana ci viene detto di pregare incessantemente. un'ingiunzione della Bibbia (Tess.
5.17).Per veniamo anche messi in guardia dal ripetere "in vano". Anche i devoti di
Krishna vengono avvertiti di questo, infatti le vostre scritture vi ingiungono di cantare
"attentamente" e in coscienza di Krishna.
Satyaraja Dasa: il metodo principale per realizzare Dio in quest'era: "Canta il santo
nome! Canta il santo nome! Canta il santo nome! Nell'era di Kali non c' altra via di
realizzazione spirituale. Non c' altra via! Non c' altra via! Non c' altra via!"
Rev. Hart: In un certo senso questo potrebbe essere considerato anche il cuore del
metodo cristiano. Per esempio, nella messa in latino, prima della lettura del Vangelo, il
sacerdote recita una preghiera: dominus sit in corde meo et in labiis meis, che significa:
"Possa il Signore dimorare nel mio cuore e sulle mie labbra". Quale modo migliore di
avere Dio sulle labbra che cantare il Suo santo nome? Quindi i Salmi ci dicono: "Dall'alba
al tramonto glorificate il nome del Signore". E Paolo sottolinea il principio affermando che:
"Chiunque invocher il nome del Signore sar salvo" (Romani 10.13).
Satyaraja Dasa: S, questa coscienza di Krishna.
Rev. Hart: Essere coscienti di Dio, questo il concetto interessante. Egli il creatore e
il mantenitore, la nostra pi immediata esperienza, eppure ci sfugge. Essere coscienti di
Lui suona molto pi facile di quanto lo sia in pratica. All'inizio praticamente impossibile
essere veramente coscienti di Lui, perch i nostri condizionamenti ci hanno ridotto in uno
stato di "amnesia" spirituale. Non ricordiamo neanche pi chi Egli sia, abbiamo
dimenticato il nostro Padre originale. stato difficile spiegare queste cose ai miei studenti
al seminario.
Satyaraja Dasa: naturale che sia difficile. Nella cultura della Bibbia non ci sono
molte informazioni sul regno di Dio. Com'? Dov'? Si manifesta in forme diverse? Una
sola? Nessuna? Come si pu meditare su Dio o invocarLo se si ha solo un'idea nebulosa
di Lui? Se le vostre informazioni su Dio sono vaghe, come potete aspettarvi di sviluppare
una relazione intima con Lui?
Dal punto di vista analogico, quest'idea dell'amnesia abbastanza precisa. Abbiamo
dimenticato la nostra eterna relazione con Dio e, come nel caso di un'amnesia ordinaria, la
cura migliore consiste nel riportare il paziente nel suo ambiente famigliare per stimolare la
sua memoria. Per riportarlo nel suo ambiente, per, bisogna prima sapere dov'; dove
sono la sua famiglia, gli amici, i conoscenti.
Allora s che, al contatto con queste realt, gradualmente il paziente riacquister il
ricordo della sua vita reale.
Seguendo un processo analogo, la coscienza di Krishna rivela tutti i dettagli sul regno
di Dio. abbastanza stupefacente: tutti i compagni intimi di Dio nel Suo regno, quelli che
non Lo hanno mai lasciato...veniamo informati della loro esistenza e dei loro movimenti...
Inoltre, la Bibbia insegna che Dio onnipresente, ma solo i testi vedici spiegano in che
modo questo avvenga, come Egli Si espanda nelle Sue quadruplici forme e poi nei tre
Visnu (purusa) avatara, penetrando cos in ogni atomo. C' pi di quanto la mente possa
contenere, e l'insieme tonifica la memoria, passando attraverso la copertura dei nostri
condizionamenti materiali, e cos guariamo. Anche il suono del canto del maha mantra
Hare Krishna viene dal mondo spirituale. Quando ci disponiamo al suo ascolto attento e
sottomesso, come se sentissimo gridare mentre stiamo dormendo: ci svegliamo.
All'inizio ci pu creare qualche sensazione di inadeguatezza, ma poi come svegliarsi a
un nuovo giorno: ci rinfresca, ci rinvigorisce e poi ci dispiace per tutto il tempo passato
sotto le coperte.
Con l'aiuto di tanti dettagli diventa quasi facile meditare su Dio quando Lo si invoca o
Lo si prega. Inoltre, si guarisce molto in fretta dall'amnesia spirituale...
Rev. Hart: Anch'io sono rimasto stupito dalla quantit di dettagli che forniscono i testi
vedici.
Anche noi sappiamo che Dio il Creatore, il Mantenitore e il Benefattore di tutti gli
esseri viventi, e Lo conosciamo anche come il Figlio, venuto a morire per i nostri peccati...
Satyaraja Dasa: Se per ascolti le tue descrizioni di Dio, ti accorgerai che sono
essenzialmente egocentriche, cio sono centrate su di te e la tua razza. Dio il Creatore e
il Mantenitore..., ma di chi? Di te. Ges morto per i peccati di chi? I suoi? Certo che no.
morto per i nostri peccati, i miei e i tuoi. Ma dove sono le informazioni su Dio di per S?
Dove la Bibbia ci parla di Lui, della Sua esistenza indipendente?
Rev. Hart: I filosofi cristiani risponderebbero che tali conoscenze sono al di l della
portata dell'intelletto umano. la natura indipendente dell'esistenza di Dio illimitata e come
tale non pu essere compresa da esseri limitati.
Satyaraja Dasa: Io dico che si tratta di una razionalizzazione per giustificare il fatto che
la Bibbia non fornisce queste informazioni. Considera una cosa: se Dio illimitato, come
tu stesso dici, allora ha il potere di farsi conoscere, e completamente, da un essere
limitato. Se invece Gli neghi il potere di farlo, Gli imponi delle limitazioni.
Rev. Hart: Quindi, secondo la logica, noi possiamo conoscere l'aspetto indipendente
dell'esistenza di Dio...mmmh...ma dev'essere Lui a deciderlo, Lui che deve prendere
l'iniziativa...non pu essere in un altro modo...
Satyaraja Dasa: Si, certo. Per Sua scelta, Egli prende l'iniziativa di rivelarsi a noi.
quel che si chiama ''rivelazione''.
Rev. Hart: Su questo posso essere d'accordo.
Satyaraja Dasa: Certo, e lo fa quando soddisfatto di noi. Quindi, recitando il Suo
nome con sincerit e predicando il messaggio agli altri...
Rev. Hart: S, capisco...ma rimane pur sempre un'astrazione...
Satyaraja Dasa: Va bene. Egli rimarr un'astrazione finch avremo imparato a cantare
i Suoi nomi primari sotto la guida di un maestro spirituale qualificato.
Rev. Hart: Nomi primari?
Satyaraja Dasa: L'argomento trattato con estrema chiarezza da Bhaktivinoda
Thakur, un grande santo cosciente di Krishna di fine ottocento, nel suo libro Hari Nama
Cintamani, dove spiega che esistono nomi di Dio primari e secondari. Pur restando la
sincerit e la concentrazione le qualit pi importanti, egli afferma che bisognerebbe
cantare i nomi primari di Dio.
Ora, quali sono i nomi primari e quali i secondari? Come distinguerli? molto
interessante. Bhaktivinoda definisce secondari i nomi di Dio che sono ordinari, astratti o
rappresentativi, quelli a cui siamo pi abituati in questo mondo; sono esterni e poco intimi.
Creatore, mantenitore, come dicevi tu prima, sono nomi distanti, astratti e fortemente
impersonali; hanno molto poco a che fare con l'aspetto indipendente dell'esistenza di Dio.
I Suoi nomi pi intimi e primari, invece, sono direttamente collegati alla Sua natura
indipendente e descrivono Dio come nel Suo regno nella relazione con i Suoi compagni
eterni, e non fanno necessariamente riferimento alle Sue attivit in rapporto al mondo
materiale.
Rev. Hart: Puoi fare qualche esempio?
Satyaraja Dasa: S, ma se non hai familiarit con i dettagli della natura interna di Dio,
come la rivelano i testi vedici, ti suoneranno strani. Per esempio, nomi come Yasomatinandana, Nanda-kishora, Damodara descrivono Krishna in relazione ai Suoi eterni
compagni intimi nel Suo regno originale. Non hanno proprio nulla a che fare con il nostro
mondo relativo. Questi sono i nomi primari, molto intimi e cari a Krishna; molto cari anche
ai Suoi puri devoti, che conoscono bene Krishna.
I nomi secondari corrispondono pi a delle descrizioni di Dio dal Mostro punto di vista
e, non dimentichiamolo, la nostra prospettiva diversa dalla realt, soffriamo di amnesia
spirituale. I nomi primari invece sono descrizioni nate all'interno della cerchia intima. Se io
mi riferisco a te come "il prete", i tuoi seminaristi probabilmente capiranno a chi mi
riferisco. Ma se ti chiamo con il tuo nome di battesimo, che pi intimo e personale, non
c' possibilit di errore.
Ora, per andare ancora oltre, se ti chiamassi con il tuo soprannome, diciamo quello
che usano solo i tuoi genitori e gli amici stretti, sarebbe ancora pi confidenziale.
Quest'ultimo genere di appellativo il pi simile ai nomi di Dio rivelati nelle scritture
vediche, come "Krishna" o "Govinda". Questi nomi pi intimi accelerano il processo di
guarigione dall'amnesia spirituale. Inoltre, essi ci portano molto facilmente all'amore per
Dio.
Rev. Hart: Adesso penso di avere capito. Il nome "Dio' per esempio, sicuramente un
nome secondario. Lo chiamiamo God ["Dio" in inglese] perch troppo good ["buono" in
inglese] per noi. Si tratta di una parola di origine tedesca che significa: "Colui che
buono", cio una descrizione di come Egli si comporta con noi. E anche "Awoon" era il
nome aramaico con cui Ges si riferiva a Dio; significa "nostro Padre universale".
Satyaraja Dasa: Di nuovo, si tratta solo di Dio in relazione a noi nel mondo materiale.
Ges voleva mostrare ai suoi seguaci che abbiamo tutti un'origine comune, che tutti
veniamo dallo stesso padre universale. Tuttavia, questo rasa, o relazione, non esiste nel
mondo spirituale.
Rev. Hart: Dio non il Padre nel regno spirituale?
Satyaraja Dasa: sempre la nostra fonte, in questo senso s,...ma il figlio ha sempre
bisogno di qualcosa dal padre. "Per favore, dacci oggi il nostro pane quotidiano..."
"Che cosa pu fare mio padre per me? - si chiede sempre il figlio - "Deve prendersi
cura di me".
Questa mentalit naturale per un bambino piccolo, ma quando cresce egli desidera
fare qualche cosa in cambio. Analogamente chi, avendo raggiunto la maturit spirituale,
entra nel regno di Dio, non cerca pi questa relazione iniziale, ma desidera
contraccambiare offrendo il proprio servizio invece di riceverne. In realt, Ges usava il
concetto di "Padre" come un semplice catalizzatore per ricordarci la nostra dipendenza dal
Signore, soprattutto allo stato di neofiti.
Il regno di Dio, per, la terra della devozione e dell'amore. Non stiamo pi cercando
di ottenere qualcosa da Dio, siamo l soltanto per offrire il nostro servizio di devozione.
Nella dimora suprema esistono cinque relazioni, o rasa, primarie: si pu offrire un servizio
con attitudine neutrale, oppure con l'attitudine di servitore, di amico, di genitore o perfino di
amante coniuge; per nessuno vede Dio come padre, per lo meno, non in senso cristiano.
Rev. Hart: Coniuge?
Satyaraja Dasa: Giusto. Un altro punto collegato a questo discorso: se diciamo che la
forma di Krishna, che appare umana, simile alla forma umana, ci accusano di
antropomorfismo. Sarebbe anche giusto, ma il fatto che siamo noi ad essere stati creati
ad immagine di Dio! chiaro che ci sono delle somiglianze. Noi preferiamo dire piuttosto
che la nostra forma teomorfica, siamo noi ad assomigliare a Dio, non Lui a noi. So che
pu suonare un po' confuso...[ride]
Rev. Hart: Il punto essenziale che la Sua forma viene prima, e la nostra modellata
sulla Sua.
Satyaraja Dasa: La forma di Visnu, in particolare, con le Sue quattro braccia, non
assomiglia certo a qualche cosa sulla terra, nel cielo o nell'acqua
Rev. Hart: [ridendo] Giusto, giusto. La proibizione dell'Esodo in questo caso non
applicabile.
Satyaraja Dasa: Comunque, per non andare troppo fuori strada, stavamo parlando di
forme e nomi di Dio primari e secondari. La Bibbia abbonda di forme e nomi secondari...
Rev. Hart: Qual un esempio di forma secondaria?
Satyaraja Dasa: Una forma che si limita a rappresentare Dio, il cespuglio in fiamme,
per esempio...
Rev. Hart: Ah s, una manifestazione particolare. Si trova nel Deuteronomio (4.24),
dove Dio viene descritto come un fuoco ardente. Esiste una rappresentazione simile nei
testi vedici?
Satyaraja Dasa: Simile? ...Ishvara-tattva-yena jvalita jvalana. La parola jvalana
significa "fuoco". Cos il Signore viene paragonato a un fuoco ardente nel Caitanya
Caritamrita (Adi-lila 7.116). Queste, per, sono di nuovo forme rappresentative di Dio.
Krishna il Signore supremo in persona.
Rev. Hart: S, lo so, ma queste manifestazioni mi interessano, soprattutto quando c'
un collegamento tra i testi biblici e quelli vedici. Dimmi, esiste una manifestazione in cui
Krishna descritto con un elmetto di qualche genere? Te lo chiedo perch Yahweh, il Dio
della Bibbia, viene descritto con "l'elmetto della salvezza" (Isaia 59.16-18). Al di l
dell'abituale interpretazione metaforica, alcuni credono che Dio porti davvero un elmetto
simile. Dopo aver letto alcuni testi dei Veda, non mi stupirei se molti simbolismi della
Bibbia, o quelli che tradizionalmente si considerano simbolismi, avessero una base reale
pi concreta.
Satyaraja Dasa: Bene, che tu ci creda o no, per quanto mi ricordo, Sri Hari (Krishna)
viene a volte descritto con un elmetto. S, nello Srimad Bhagavatam (6.4.39) c' una
bellissima descrizione di Krishna e tra i Suoi ornamenti, il copricapo descritto come
maha-kirita, un elmo grande e sfarzoso.
Rev. Hart: Questi parallelismi sono stupefacenti. Trovo un estremo piacere in questi
studi comparati. Tradizioni che si trovano geograficamente e culturalmente agli antipodi,
per alcuni aspetti hanno molto pi in comune di quello che pensa la maggior parte della
gente. Secondo me tutto risale a un tempo in cui adoravamo tutti lo stesso unico Dio,
prima che le divisioni artificiali che oggi ci hanno inghiottito avessero il sopravvento. Prima
che Kali-yuga, l'era della discordia e dell'ipocrisia, avesse modo di svilupparsi.
Satyaraja Dasa: S, anche a me piace il dialogo eclettico, ci permette di apprezzare
tutte le culture e mostra come, in ultima analisi, tutto risalga alla cultura dei Veda. Di fatto
ho svolto parecchie ricerche su questo soggetto...
Rev. Hart: Lo so, tu sei senza dubbio la persona giusta per parlare di queste cose.
Una volta hai detto che avevi trovato molte correlazioni tra le descrizioni di Yahweh nella
Bibbia e quelle di Visnu nei testi vedici. Hai voglia di parlarmene ora?
Satyaraja Dasa: Era molto tempo fa. Ne ricordo solo qualcuna, cos sul momento...la
voce di Yahweh descritta come "simile al tuono" (Giobbe 40.9); Visnu possiede una voce
tonante (SB 4.30.7) Yahweh viene descritto con la mazza e il bastone (Salmi 23.4, o
89.32); noto che Visnu, in accordo all'espansione che sta manifestando, porta una
mazza (SB 6.43.9) e un tridente (SB 4.30 7)
Yahweh manda il fuoco a distruggere i Suoi nemici (Salmi 97.3, o 50.3; vedi anche
Deut. 9.3); il chakra di Visnu ha il potere distruttivo del fuoco della devastazione e riduce in
cenere i suoi nemici (SB 6.8.23).
A volte Yahweh porta uno scudo (Deut. 33.29; Salmi 84.11); cos anche Visnu (SB
6.4.39). I parallelismi sono infiniti, ma il punto essenziale da cogliere che Dio uno solo.
Quando parliamo di Krishna, o di Visnu, o di Yahweh ci riferiamo allo stesso Dio.
Rev. Hart: A questo proposito, c' un altro fattore comune che sottolinea ulteriormente
il fatto che Visnu e Yahweh sono la stessa suprema Persona. Nella Jewish Encyclopedia,
in un capitolo sull'etimologia di Cherubino, ho trovato un'informazione affascinante:
Dillman, Duff e altri noti studiosi "sono tuttora favorevoli a collegare il Cherubino di Yahweh
con il Gryphus [Garuda]".
Satyaraja Dasa: incredibile. E, se ben ricordo la Bibbia, anche se a volte si parla di
molti Cherubini, Yahweh ne cavalca sempre uno solo, proprio come Visnu cavalca solo
Garudaji... Entrambe le descrizioni di Dio includono cavalcature simili a uccelli, anche se
tali concezioni sono state formulate a grande distanza sia geografica sia culturale.
Bene, stiamo parlando dello stesso, unico Signore Supremo, ne sono convinto! [ride]
Rev. Hart: Potr forse suonare fuori argomento, ma dato che stiamo parlando di Dio
sia come persona, sia nelle Sue forme rappresentative, mi chiedevo che cosa pensi di un
particolare episodio della Bibbia. Dalla lettura dell'Esodo (33.18-23) risulta chiaro che Dio
non rivela facilmente la Sua gloria, o la Sua forma. Certo, so che tu sei una specie di
fondamentalista, e quindi probabilmente tendi a prendere alla lettera le affermazioni
bibliche sulla forma di Dio, e non sono sicuro se sarei sempre d'accordo con te su questo
atteggiamento. In particolare, per, questo passaggio dell'Esodo dice che Dio desiderava
mostrare il Suo "dorso" a Mos.
So che, dal tuo punto di vista, questo conferma il fatto che Dio possiede una forma, un
"dorso" e un "volto"; per mi chiedo: non vedi un'interpretazione metaforica in questi
particolari versi?
Satyaraja Dasa: Innanzi tutto, i versi dell'Esodo indicano chiaramente che Dio
possiede una forma, hai ragione. Prova a porti questa domanda: perch i profeti biblici
avrebbero ripetutamente fatto ricorso a una metafora personale per descrivere Dio se egli
fosse impersonale? E' un'ipotesi pericolosa, deviante. Si potrebbe ribattere che le
metafore personali vengono utilizzate solo per aiutarci a sviluppare una relazione con Dio.
Ma in base a quali prove puoi affermare che non vanno prese in senso letterale? Perch
dare per assunto che si tratta di una metafora? Comunque sia, c' di che riflettere...
Ora, per quanto riguarda Mos che vedeva il "dorso" del Signore, lo Srimad
Bhagavatam parla di questo aspetto particolare del Signore che il "dorso", ed vero che
ha una sorta di significato metaforico. Per essere pi precisi, si tratta di un'interpretazione
pi "interiore". In accordo al Secondo Canto dello Srimad Bhagavatam (2.6.10), il "dorso"
del Signore (paschimah) rappresenta la frustrazione e l'ignoranza, e, ancora pi
importante, descritto come la sede della realizzazione impersonale. In altre parole,
coloro che sono abbastanza fortunati da ricevere la grazia di vedere il Suo "fronte",
perseguiranno la realizzazione di Dio nel suo aspetto pi elevato, personale; gli
impersonalisti invece devono rassegnarsi a una visione limitata al "dorso".
Naturalmente, anche il "dorso" di Dio trascendentale, quindi gli impersonalisti
possono gradualmente evolvere verso la concezione personale e realizzare Krishna come
Persona Suprema, Dio. Certo, per gli impersonalisti quest'ultima interpretazione molto
lontana. Si pu dunque capire come fossero tradizionalmente situati i filosofi ebraici, al cui
capo era stato dato di conoscere solo il "dorso" del Signore. Se ti interessa il punto di vista
vedico su questo passo della Bibbia, cos che devi vederlo.
Rev. Hart: Estremamente interessante... Ti far piacere sapere che sono stati svolti
elaborati studi comparativi tra il cristianesimo e il vaisnavismo.
Satyaraja Dasa: S, ho notato il libro di John Plott nel tuo ufficio. Si comparano gli
insegnamenti teologici di Ramanujacarya con quelli di San Bonaventura; un'opera e un
contributo importanti.
Rev. Hart: S, per si rimane nell'ambito accademico. A me interessa di pi il tuo
lavoro, o comunque il lavoro di qualcuno che personalmente coinvolto nella cultura di cui
parla...
Satyaraja Dasa: S, un fattore molto importante. Il sapere vedico viene tramandato
tramite una successione di maestri. La tua intuizione giusta: non possibile penetrare
tali verit se non si sono apprese da un maestro spirituale che appartiene a una delle linee
di successione autentiche. Gli Apostoli studiarono con Ges; anche Aquino studi sotto
qualcuno, Alberto Magno. Il legame esoterico che si stabilisce tra guru e discepolo
essenziale.
Esistono quattro sampradaya autentiche, quattro linee di successione. Il Padma
Purana un elemento del canone vedico, menziona per nome le quattro sampradaya e
addirittura predice i quattro maestri pi importanti destinati ad apparire in seno a ciascuna
di esse.
semplice ripetizione della "Preghiera di Ges", che dice: "Signore Ges Cristo, figlio di Dio,
abbi piet di me". Io personalmente ho trovato profondo conforto in questo mantra.
Satyaraja Dasa: La Preghiera di Ges indubbiamente molto pura, ma io preferisco il
maha mantra Hare Krishna, mi sembra pi puro.
Rev. Hart: Non mi sembri molto obiettivo...
Satyaraja Dasa: E tu, hai considerato l'argomento oggettivamente?
Nella Preghiera di Ges, tu chiedi misericordia a Dio, il Figlio. Bene, sicuramente
una buona cosa. A confronto di tutte le cose materiali grossolane che si possono chiedere,
certo una benedizione trovare chi prega per una cosa tanto necessaria come la
misericordia di Dio.
Il mantra Hare Krishna per, non chiede assolutamente niente, neanche una cosa
sottile come la misericordia. La preghiera dice soltanto: "Per favore, impegnami al Tuo
servizio"; non chiede niente in cambio. E in pi, si rivolge a Dio Padre e alla Sua potenza
interna.
puro ed esoterico. Incomparabile. Quindi, anche oggettivamente...
Rev. Hart: S, capisco... ma difficile essere oggettivi rispetto alle preghiere che ci
sembrano pi sentite. Io sono incline alla Preghiera di Ges. Anche se recente la sua
divulgazione da parte del movimento New Age in seguito alla pubblicazione in The way of
a Pilgrim e Franny e Zooey, la preghiera di Ges vanta una lunga e vene rabile tradizione
di appartenenza al Philokalia, un importante testo del misticismo cristiano. La parola
philokalia letteralmente significa "amore per la bellezza spirituale", e io posso testimoniare
che senza dubbio il libro porta il lettore a un simile stato di apprezzamento. uno dei miei
libri preferiti, insieme a The Cloud of Unknowing, Dark Night of the Soul di St. John e The
Imitation of Christ di Thomas da Kempis.
Comunque, tornando al punto, volevo dire che anche Philokalia sottolinea l'importanza
di accettare un maestro spirituale. In greco vengono impiegate le parole starets e geront,
che significano poi la stessa cosa. Bisogna imparare la Preghiera di Ges da un maestro
spirituale qualificato che conosce l'arte di tale recitazione. Il risultato che deriva dalla
recitazione eseguita sotto la guida del maestro giusto e la theosis, la "rispiritualizzazione"
della personalit.
Satyaraja Dasa: Non suona come la media della cristianit attuale.
Rev. Hart: No, purtroppo hai ragione. una realt estremamente rara al giorno d'oggi.
Satyaraja Dasa: Penso che tutto si sia deteriorato come risultato di un unico difetto:
l'indebolirsi del principio stesso del maestro spirituale. Certo, nella tradizione cristiana
sembrava destinato a finire cos. Quando Aquino elabor una sintesi della filosofia della
Chiesa sulle basi della logica aristotelica, aveva innavvertitamente accettato una
concezione impotente del guru.
Rev. Hart: Perch?
Satyaraja Dasa: Perch Aristotele per primo aveva rifiutato il suo maestro! Se
studiamo Platone, il maestro di Aristotele, scopriremo una filosofia molto spirituale. Platone
era un'anima in parte realizzata, invece Aristotele, nel tentativo di spingere oltre le idee del
suo maestro e di adeguarsi all'era scientifica, aveva reso troppo materialista la filosofia del
suo maestro. Aristotele non era qualificato per elaborare gli insegnamenti del suo guru. Di
conseguenza, quando d'Aquino impieg gli scritti di Aristotele per creare la dottrina della
Chiesa...
Rev. Hart: S, capisco... una tesi interessante.
Satyaraja Dasa: Devo farti una domanda. In genere, i cristiani d'oggi non sentono il
bisogno di avere un maestro spirituale. Penso che questo sia in gran parte da attribuire al
fatto che i cristiani ritengono che Ges sia l'unico guru. Tu lo conosci, l'esclusivismo
cristiano: Ges l'unica via...
Rev. Hart: S, capisco che cosa intendi. Devo dire che si tratta di una visione molto
limitata, e certo non rappresenta l'autentico spirito cristiano. Questo "esclusivismo
cristiano", come lo hai chiamato tu, si basa naturalmente sul Vangelo di Giovanni (14.6),
dove Ges dice: "Io sono la via, la verit e la vita; nessuno viene al Padre se non
attraverso di me".
Satyaraja Dasa: Proprio cos. questo versetto che citano sempre; "solo attraverso
Ges - dicono - non abbiamo bisogno di un maestro spirituale vivente".
Rev. Hart: S, un'interpretazione sfortunata, ma purtroppo molto diffusa. Tuttavia il
greco originale ha tutta un'altra storia da raccontare: ego eimi ha hodos kai ha alatheia kai
ha zoa; oudeis erketai pros ton patera ei ma di emou.
Satyaraja Dasa: Puoi tradurre?
Rev. Hart: S, avevo gi citato il verso, ma la parola chiave qui erketai. Si tratta di
una forma di presente attivo del verbo, per cui una traduzione pi precisa sarebbe: "Io
sono la via, la verit e la vita; nessuno al presente pu venire al Padre se non attraverso di
me". Capisci? Duemila anni fa in Palestina, Ges era il guru. Se avesse voluto dire che
sarebbe stato lui il maestro per tutti i secoli a venire, avrebbe usato un termine diverso da
erketai, ma non lo fece.
D'altra parte, mi sento vicino a questi cristiani, perch anch'io ho accettato Ges come
mio Signore e Salvatore. Oggettivamente, per, non c' motivo di credere che sia l'unico,
sebbene lo affermino in molti.
Satyaraja Dasa: S, ed per questo che si offuscata l'importanza di una guida
spirituale vivente, di un maestro spirituale in carne e ossa. Di conseguenza, la gente non
sa come interpretare le scritture. Per esempio, la Bibbia riporta due versioni diverse della
creazione. Non solo, i Vangeli di Matteo e di Luca contengono due genealogie di Ges
completamente contrastanti. Quali delle storie sono parabole? Quali invece devono essere
prese come metafore o analogie?
Rev. Hart: Lutero per diceva che "noi tutti abbiamo il diritto divino di interpretare le
scritture..."
Satyaraja Dasa: Liberalismo senza garanzie! Chi siamo noi per interpretare. C' chi
usa le scritture per giustificare l'omicidio, chi le usa per promuovere le guerra, chi per
auspicare la pace nel mondo. Voi vi basate sulle scritture per provare che Ges era il
Messia degli ebrei, e gli ebrei le citano, con altrettanta efficacia, per dimostrare che Ges
non poteva assolutamente essere il Messia.
Rev. Hart: Che cosa si pu fare?
Satyaraja Dasa: I testi vedici raccomandano un sistema equilibrato con tre punti di
verifica: guru, sastra e sadhu, cio bisogna avvicinare un guru che appartiene alla
successione dei maestri, i cui insegnamenti sono confermati dalle scritture e dai santi e i
saggi del passato. Questo metodo risolve tutti i problemi di interpretazione delle scritture.
Rev. Hart: Ma il maestro spirituale dev'essere autentico, altrimenti ci ritroviamo con lo
stesso problema...
Satyaraja Dasa: Esatto. Le scritture vediche dicono che bisogna avvicinare un guru, e
che il guru deve essere in linea con una delle quattro sampradaya menzionate prima. Ora,
come valutarne l'autenticit? Ci sono moltissimi versi...secondo la Mundaka Upanisad
(1.2.12) le due qualit principali sono srotiyam, che appartenga alla successione dei
maestri, e brahma nishtam, che sia fisso nella verit assoluta, la sua vita dev'essere
dedicata a Krishna.
Inoltre, egli deve saper controllare la lingua, lo stomaco e i genitali... Il puro devoto, il
maestro spirituale possiede ventisei qualit... Tutte le sue affermazioni trovano conferma
nelle scritture...e la sua interpretazione delle scritture non devia da quella data dai guru
che lo hanno preceduto nella successione dei maestri...Capisci? molto chiaro. Esistono
moltissimi riferimenti...
Rev. Hart: Con quale linea di successione allineato il tuo movimento?
Satyaraja Dasa: La linea Brahma-Madhva, una delle quattro
Rev. Hart: S. Dove si situa Sri Caitanya?
Satyaraja Dasa: Sri Caitanya ha modificato gli insegnamenti di Madhva. Mi sembra
che ne abbiamo gi parlato prima...
Rev. Hart: Per aveva accettato la scuola Brahma-Madhva?
Satyaraja Dasa: S, il Suo maestro era Isvara Puri, discepolo a sua volta del famoso
Madhavendra Puri. Attraverso il suo guru, egli era chiaramente legato alla Madhva
sampradaya. In questo modo noi siamo collegati alla Brahma-Madhva-Gaudiya sampradaya.
Rev. Hart: Gaudiya?
Satyaraja Dasa: In riferimento a Sri Caitanya. Poich Egli diede nuova vita alla linea
disciplica e poich era l'avatara tanto atteso, Gli viene assegnato un posto speciale. La
regione del Bengala dove Egli manifest i Suoi divertimenti viene chiamata anche "Gaudadesh", da qui il nome "Gaudya" sampradaya.
Rev. Hart: Io penso che l'iniziazione sia essenziale. Nella vostra tradizione cos
chiaro...
Satyaraja Dasa: Invece di leggere Guerra e Pace, certe persone cercano di
risparmiare tempo leggendone il riassunto. Analogamente, invece di cercare un maestro
spirituale autentico, alcuni si affidano a un ciarlatano qualunque le cui istruzioni sembrano
facili da seguire, altri invece rinunciano al maestro spirituale o addirittura diventano maestri
di se stessi...
Rev. Hart: "Chi pensa di esser il maestro di se stesso, ha per discepolo uno sciocco".
Satyaraja Dasa: S. [ridendo] Analogamente, chi legge il riassunto di Guerra e Pace
non pu aspettarsi di provare la molteplice variet di sentimenti e le frustrazioni della vita
di Pierre, Natasha e del principe Andrei. Anche se questo un esempio un po' crudo, il
principio dev'essere chiaro: in molti aspetti della vita possibile prendere delle scorciatoie,
ma se si tenta di ricorrere alle scorciatoie nelle questioni di estrema complessit, si
incontreranno solo guai. La cosa migliore ascoltare le istruzioni di chi ha gi percorso la
via con successo. La vita spirituale impegnativa e chi non accetta di farsi guidare da un
maestro spirituale nella linea di successione, inevitabilmente mancher i punti cardinali
della scienza della trascendenza.
CAPITOLO QUATTRO
*BHAGAVAD-GITA*
*HATHA YOGA*
*DIOGENE E I PIACERI DEI SENSI*
*LE QUATTRO ERE E LO YUGA DHARMA*
*RAMANANDA ROY E IL RIFIUTO DELLA GITA*
Rev. Hart: Che cosa mi dici della Bhagavad-gita? In molte nostre conversazioni
precedenti ne hai citati ampi stralci ed un'opera da cui sono stato affascinato fino dai
tempi del college.
Satyaraja Dasa: La Bhagavad-gita, o "canto di Dio", una delle sacre scritture pi
importanti tramandate in India. Sebbene sia stata diffusamente pubblicata e letta come
testo a s, in origine un episodio del Mahabharata, grande classico epico-storico che
conta pi di centomila versi ed noto come il poema pi lungo della letteratura mondiale.
Rev. Hart: Ma la Gita...
Satyaraja Dasa: S, la Gita va dal venticinquesimo al quarantaduesimo capitolo del
Bhisma-parva del Mahabharata. Comincia con Krishna, il Signore, che conduce il carro del
Suo amico e devoto Arjuna nel mezzo del campo di battaglia di Kuruksetra. Il dialogo che
segue costituisce la Gita, o "canto", di Bhagavan, "il Signore Supremo". Egli canta la Sua
canzone perch il Suo devoto Arjuna ha bisogno di insegnamenti.
Sgomento di fronte all'imperativo di combattere, Arjuna esita a prendere parte alla
guerra fratricida che sta per avere luogo davanti ai suoi occhi. Sri Krishna tuttavia mette in
chiaro le conseguenze della ritirata del Suo amico. Gli fa notare che, come guerriero, ha il
dovere specifico di combattere per difendere i giusti. La sua esitazione, aggiunge Krishna,
se pure apparentemente nobile, si basa in realt su un'illusione, l'errata identificazione del
corpo come vero s.
La fazione opposta, dopo tutto, si resa colpevole di numerose atrocit ed quindi
gi condannata; anche se vero che molti di loro sono parenti di Arjuna. Krishna ha
segnato il loro destino, o meglio, loro da se stessi hanno gi segnato il proprio destino, e
Krishna incoraggia Arjuna ad agire come Suo strumento per portare a compimento la
giusta reazione. I settecento versi della Gita sono costituiti dalle elaborate argomentazioni
di Krishna su questo soggetto e dalla loro accettazione finale da parte di Arjuna.
Rev. Hart: Hai padroneggiato l'arte di spiegare soggetti complicati in modo facilmente
comprensibile. Certo, tu mi stai proponendo il verdetto della successione dei maestri;
inoltre, in accordo alla tradizione stessa, questo il punto di vista che dovremmo
accettare. Nel corso del tempo, per sono stati scritti numerosi commenti esegetici. Puoi
darmi una panoramica storica, dicendomi quali commenti della Gita sono validi e quali
sono inattendibili?
Satyaraja Dasa: La maggior parte dei commenti oggi pi popolari sono chiaramente
inattendibili. Sono privi di spessore e non onorano i commenti tradizionali che invece sono
essenziali al fine di elaborare la propria interpretazione personale. La Bhagavad-gita As It
Is di Srila Prabhupada quindi l'unica traduzione inglese con commento che rispetta
fedelmente i commenti storicamente autentici...
Rev. Hart: Che cosa pensi del nuovo commento della Gita della dottoressa Barbara
Stoler Miller? Sai chi , la sanscritista della Columbia...In termini di prosa...
Satyaraja Dasa: S, una bella traduzione. Ho apprezzato soprattutto il suo prologo,
quando parla di Thoreau che port la Gita a Walden Pond...
Rev. Hart: S, s.
Satyaraja Dasa: Ma quanto ad autenticit e fedelt alla tradizione, posso consigliare
solo quella di Prabhupada.
Molte volte in passato la Gita stata presa d'assalto da commenti inutili, tra cui per
primo quello di Shankaracarya nell'ottavo secolo dopo Cristo. Pur essendo
importantissimo di per s, ha trascurato la fondamentale essenza teistica del messaggio
complessivo della Gita. L'interpretazione di Shankara servita a "spersonalizzare" il
Signore per i seguaci impersonalisti (Mayavadi) di Shankara.
La sua forzatura interpretativa diede seguito a tutta una scuola di interpretazioni del
testo della Gita, e versioni molto meno degne della prima hanno finito con inondare il
mercato. Gli scrittori contemporanei citano queste false Gita nelle loro opere e le prendono
come punto di riferimento senza dubitarne un momento: Gandhi, Aurobindo, Huxley,
Hartmann, Steiner, Tagore, per nominarne solo alcuni. Pur godendo tutte di una onorevole
reputazione nei loro rispettivi campi, queste persone difficilmente possono essere
considerate autorevoli per quanto riguarda la Bhagavad-gita.
Rev. Hart: Ho letto The significance of the Bhagavad-gita for Christian Theology di
Geoffrey Parrinder, e il saggio di William Blanchard, intitolato "Un esame della relazione
tra il Nuovo Testamento e la Bhagavad-gita". Eccellenti. Oh, ho letto anche la Bhagavadgita di Charles Wilkins, la prima traduzione inglese, lo saprai, pubblicata del 1785.
Satyaraja Dasa: Purtroppo i commenti pi importanti sono poco noti ai lettori di oggi:
Anagita, la Gitamahatmyas. Jayatirta, che appartiene alla Brahma-Madhva sampradaya
ha scritto un importante commento sulla Gita, e altrettanto fece Vedanta Deshika della
scuola Ramanujita.
Rev. Hart: No, non li ho mai visti.
"Che cosa stai facendo ora?". E Alessandro rispose: "Sono diretto a conquistare l'Asia
Minore"
"E poi dove andrai?", chiese Diogene al suo ambizioso compagno. Era sempre
incuriosito dalle gesta di Alessandro.
"Andr avanti e conquister l'India", disse Alessandro. "E poi?", chiese ancora il
saggio.
Alessandro: "Poi conquister il mondo intero". Con un sorriso divertito, Diogene
guard Alessandro, una chiara espressione di sfida negli occhi, e disse: "Una volta
conquistato il mondo, poi, che cosa farai?"
"Ah" disse Alessandro "poi mi riposer e potr rilassarmi".
Questa risposta provoc in Diogene un riso quasi isterico. Chiam a s il suo
inseparabile compagno, un cagnolino smilzo che riposava l accanto. "Hai sentito che cosa
ha detto questo matto? - sussurr Diogene al cane - si riposer quando avr con quistato il
mondo. Noi ci stiamo gi riposando e non abbiamo conquistato proprio niente, se non,
forse, il desiderio di conquistare il mondo.
Poi Diogene si rivolse ad Alessandro e disse: "Se il riposo e il relax sono il tuo obiettivo
finale, perch non ti unisci a me e al mio cane adesso, in questo comodo soggiorno? Qui
c' abbastanza spazio per tutti e tre. Perch devi andare a creare un sacco di confusione
in giro per il mondo, per poi tornare qui a riposarti insieme a noi? Puoi farlo gi da ora"
Alessandro, inutile dirlo, se ne and molto imbarazzato, ma che altro avrebbe potuto
fare? Era gi coinvolto e condizionato. Comunque sia, il saggio gli aveva dato qualcosa su
cui meditare.
Satyaraja Dasa: Notevole storia. Siamo d'accordo con la conclusione, ma solo se il
servizio a Krishna, Dio, il momento di riconciliazione finale tra Alessandro e Diogene.
Rev. Hart: S, proprio questo il punto. Alessandro il bhogi, quello che persegue il
piacere dei sensi, e Diogene il tyagi, il rinunciante. Manca il devoto, il bhakta.
Satyaraja Dasa: S, proprio cos...
Rev. Hart: Senti, sembra un po' fuori tema, ma visto che parliamo della Gita, volevo
chiederti dello yoga. La Gita contiene molti capitoli dedicati allo yoga e, a partire dagli anni
'60 si parlato molto di questo fenomeno. So che la Gita uno dei testi originali che
descrivono i diversi sistemi dello yoga. Per qualche motivo, mi viene in mente rajayoga...Ah s, alcuni dei miei studenti sono impegnati in diverse forme di raja-yoga e mi
chiedevo, appunto, che relazione ha questo fenomeno con il messaggio della Gita.
Satyaraja Dasa: Il sistema del raja-yoga descritto nella Bhagavad-gita. Per un
peccato che i tuoi studenti siano impegnati in tale pratica; ancora una volta, colpa delle
traduzioni e dei commenti non autentici.
Arjuna stesso respinge questo metodo in quanto troppo difficile per il momento e l'era
attuale. Krishna d'accordo con lui e consiglia il pi semplice bhakti-yoga, tramite il quale
si impara a fissare i sensi sul Supremo attraverso il servizio di devozione, come abbiamo
gi detto. Il processo del bhakti-yoga il rajayoga finale, perch raja vuol dire "re". Il
bhakti-yoga il re di tutti i processi yogici.
Rev. Hart: Ma allora, che cos' questo raja-yoga inferiore, che tanto popolare al
giorno d'oggi?
Satyaraja Dasa: Anche se lo chiama raja-yoga, la maggior parte della gente in realt
oggi si riferisce all'astanga-yoga, o yoga "in otto parti", conosciuto anche come hata-yoga.
Le otto parti di questo processo consistono in yama (controllo di s e disciplina),
niyama ( regole da osservare), asana (posizioni del corpo), pranayama (controllo e
regolazione del respiro), pratyahara (controllo dei sensi), dharana (fissare la mente su Dio)
e samadhi (totale assorbimento in Dio.
Si tratta di un processo graduale, fatto per raggiungere la perfezione in migliaia di
anni. S, era adatto a un'era precedente, quando la gente viveva molte migliaia di anni. Di
conseguenza, Arjuna lo respinse in quanto troppo difficile e complicato da praticare per il
momento e l'era attuali. In origine, il processo del raja-yoga era fatto per sviluppare nei
suoi adepti una certa capacit di controllare il corpo e la mente, in modo che i due
potessero gradualmente venire impiegati per servire Dio e assorbirsi in Lui.
La gente lo ha trasformato in un affare dei sensi. Adesso lo utilizzano per fermarsi a
met strada, quando l'energia della kundalini stata risvegliata e il corpo in ottima
forma, per avere una buona vita sessuale e dimenticare Dio.
L'energia chiamata kundalini viaggia nel corpo attraverso la nadi, o "vena", susumna,
una delle 72.000 vene che percorrono il nostro corpo. Il processo dello yoga fatto per
pulire, o purificare, le nadi in modo che l'energia della kundalini possa scorrere senza
impedimenti. Questo avviene soprattutto grazie alla pratica del pranayama, che da solo
richiede pi di una vita per essere perfezionato.
Rev. Hart: Allora, questo complicato processo sconsigliato dalle scritture per l'era
attuale e invece viene raccomandato il bhakti-yoga. Ma allora, perch Krishna non ha
cominciato col dare queste istruzioni a pagina uno? Perch consigliare la pratica del rajayoga e, solo dopo che Arjuna la respinge, allora Krishna raccomanda la bhakti? Forse il
difficile processo dell'asthanga-yoga era consigliato per le ere precedenti? Mi sembra che
avessi fatto qualche allusione al proposito...
Satyaraja Dasa: S, Krishna apparso alla fine dell'era precedente a questa, in
Dvapara-yuga, e ha dato un resoconto del processo storico dello yoga solo per
dimostrare, attraverso il rifiuto di Arjuna, che era ormai sorpassato. E Arjuna era un
individuo dotato di tutte le migliori qualit, se non era possibile per lui, che dire di noi...
Il processo del raja-yoga, secondo le scritture, era in realt concepito per Satya-yuga,
la prima era, quando la gente viveva davvero molte migliaia di anni. Dopodich
sopravvenne Treta-yuga e la durata della vita diminu; il processo consigliato per realizzare Dio allora era il compimento di sacrifici elaborati, incredibilmente elaborati. Poi venne
Dvapara-yuga, e la durata della vita si ridusse considerevolmente. In quell'era il processo
consigliato era la fastosa adorazione nel tempio.
namas te vasudevaya
namak samkarshanaya cha
pradyumnayaniruddhaya
tubhyam bhagavate namaha
"Offro i miei rispettosi omaggi a Dio, la Persona Suprema, che Si espande come
Vasudeva, Sankarsana, Pradyumna e Aniruddha". In origine questa preghiera appare nello
Srimad Bhagavatam, ed era consigliata in particolare in Dvapara-yuga per onorare
Krishna, contemporaneamente all'adorazione nel tempio.
Tutto questo preludeva all'et del ferro, Kali-yuga, in cui la durata della nostra vita
notevolmente diminuita e abbiamo perso tutte le qualit pi raffinate, cio quelle
necessarie per la pratica del raja-yoga, i sacrifici elaborati e l'adorazione fastosa nel
tempio. Nell'era attuale la nostra unica speranza cantare con sincerit il santo nome in
compagnia di altri Vaisnava (sankirtana). Pi di ogni altra cosa, raccomandato il canto
del maha mantra Hare Krishna: Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare/
Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare.
Cos come apparso di persona in Dvapara-yuga, Sri Krishna discende nuovamente
in Kali-yuga, sempre accompagnato dai Suoi compagni pi vicini. Questa volta, per,
assume un colore dorato all'opposto della sfumatura nera di Krishna, e appare nel Suo
aspetto pi confidenziale per presentare di persona il movimento dell'Hari-nama
sankirtana, lo yuga-dharma, il metodo per questa era, che consiste nel cantare il mahamantra Hare Krishna.
Si tratta, naturalmente, di Sri Caitanya, l'avatara. Le scritture ci informano che i pi
fortunati prenderanno rifugio in questa risplendente manifestazione del Supremo, e in Lui
troveranno il tanto agognato sollievo dall'era di Kali.
Rev. Hart: Interessante. Allora, in essenza la Gita conclude dicendo di sottometterci
all'unico Dio Supremo, Krishna, con atti di devozione e recitando il Suo nome.
Stupefacente. Nella loro essenza, sembrano proprio le stesse conclusioni del cristianesimo.
"Sebbene impegnato in ogni tipo di attivit, il Mio devoto, sotto la Mia protezione,
raggiunge, per Mia grazia, l'eterna e immortale dimora". Prima Ramananda Roy aveva
proposto il servizio di devozione nello spirito di rinuncia alle attivit interessate, qui invece
suggerisce che il servizio devozionale in perfetta conoscenza e realizzazione spirituale
superiore.
Di nuovo Mahaprabhu rifiut la sua proposta come troppo superficiale, macchiata,
questa volta, di jnana-misra-bhakti. Misra significa "mescolato", e qui la proposta di
Ramananda era macchiata da ''conoscenza mescolata al servizio devozionale". I principi
enfatizzati nel verso citato sono "conoscenza" e "realizzazione", non l'amore senza causa
per Krishna. Ramananda Roy cominciava a capire il punto.
Capisci, Sri Caitanya lo stava spingendo ad andare sempre pi in l. Stavano
gustando insieme questo scambio. Soprattutto leggendolo nella lingua bengali, si capisce
che uno scambio molto dolce. Sri Caitanya ripeteva: "eho bahya age kaha ara, cio:
"Queste cose sono superficiali; vai pi in fondo, vai pi in fondo".
Rev. Hart: Alla fine riusc a dare a Sri Caitanya la risposta giusta?
Satyaraja Dasa: Oh, s. Le parole che pronunci in seguito provocarono in Sri
Caitanya uno stato di estasi spirituale.
Rev. Hart: Conosci il verso?
Satyaraja Dasa: Posso solo parafrasarlo... comunque, citando un passaggio esoterico
del Decimo Canto dello Srimad Bhagavatam (10.14.3), Sri Ramananda disse: "Mio caro
Signore, alla fine bisogna abbandonare completamente la religiosit interessata, la
speculazione monista e la coltivazione del sapere. Bisogna cominciare un'autentica vita
spirituale di servizio devozionale informandosi sulle attivit del Signore da un devoto
realizzato nella linea di successione. Chi coltiva la vita spirituale seguendo questi principi e
vivendo da persona onesta, sebbene la Tua Signoria non sia mai conquistata, accade l'inconcepibile e Tu sei conquistato da tale processo".
A queste parole, Sri Caitanya cominci a cedere, ammettendo che questo l'inizio
della vera perfezione. il vero inizio della meta pi elevata della vita spirituale, perch
disgiunto anche dal desiderio pi sottile di conquiste karmiche, impersonalismo e brama di
sapere. Dopodich il Signore chiese a Sri Ramananda di parlare di argomenti elevati
riguardo all'amore per Dio, portando la perfezione allo zenith. In altre parole, quel la
risposta era perfetta, ma esiste il maggiormente perfetto e il perfetto massimo.
Rev. Hart: [ridendo] Mi piace. Allora, alla fine i seguaci di Sri Caitanya rifiutano la
Bhagavadgita?
Satyaraja Dasa: Oh, no. Assolutamente no, non mi fraintendere. Rifiuto forse un
termine troppo forte, perch implica finalit. No. I seguaci di Mahaprabhu adorano la Gita
in quanto si tratta delle sacre parole di Sri Krishna. Per confuterebbero la tua
affermazione che la conclusione della Gita, il verso che hai citato, costituisca la filosofia
pi elevata. Di fatto, la Bhagavadgita solo uno studio preliminare, necessario, ma di
base. Poi bisogna studiare lo Srimad Bhagavatam, e in seguito, se si particolarmente
fortunati, possibile penetrare i misteri del Caitanya Caritamrita. E' quest'opera che rivela
le pi alte mete da raggiungere nella vita spirituale.
CAPITOLO CINQUE
Rev. Hart: Considerando le molte e dettagliate informazioni contenute nei testi vedici,
mi chiedevo se la venuta di Ges fosse stata predetta. Una volta mi hai detto che le
incarnazioni di Dio sono preannunciate nelle scritture vediche, hai menzionato Budda,
Rama, Krishna e Sri Caitanya, erano tutti preannunciati...
Satyaraja Dasa: S. Certo, Ges era un saktyavesa avatara, cio era un'incarnazione
dotata di speciali poteri. Parleremo pi avanti di queste manifestazioni particolari.
Comunque sia, tali avatara sono descritti in tutta la letteratura vedica per le loro qualit,
quando non sono specificamente identificati. La letteratura dei Veda scende nei minimi
dettagli a enumerare tutte le qualit che si possono cercare in un saktyavesa-avatara.
Cos possibile accertare la presenza di un essere divino...
Come ben sai, Ges era piuttosto speciale e quindi, come si pu facilmente
presumere, di lui viene fatta specifica menzione nel Maha Bhavishya Purana. Questo
antico Purana, appartenente al canone vaisnava, menziona che sarebbe stato crocefisso
e che sarebbe andato in India poco dopo la crocefissione.
Rev. Hart: Interessante. Anche i Musulmani credono che Ges non sia morto sulla
croce e non credono alla Sua ascensione.
Satyaraja Dasa: Ci sono molte antiche tradizioni che riportano questa versione.
Comunque sia, la letteratura vedica predice per intero la storia di Ges, pur essendo stato
messo per iscritto cinquemila anni fa. Dice specificamente che lo avrebbero chiamato "il
messia", lo avrebbero crocefisso e che avrebbero creduto fosse nato da una vergine.
Inoltre, il Bhavisya Purana cita Ges che dice che stava tentando di predicare agli
"Amalekiti", che erano una trib ebrea di quei tempi...
sa che Maometto era analfabeta. Si fa dunque menzione di lui in due posti, nel Bhavishya
Purana e nell'Atharva Veda, kanda 20, shukta 127, mantra 1-3. Queste cose ci sono...
Rev. Hart: un'informazione incredibile, a pensarci bene... Ora, parliamo un attimo
dell'adorazione. Il concetto di "Krishna" sconosciuto alla maggior parte delle tradizioni
religiose, cos come la maggior parte di esse ha una concezione vaga della divinit. Quindi
Ges e Maometto, per esempio, hanno dato ai loro seguaci tutto quello che potevano.
Come giudicarli? Se hanno portato alla liberazione i loro seguaci, ma non hanno potuto
dare loro "Krishna", la persona, dove andr, chi li segue? Qual la sua destinazione?
Satyaraja Dasa: Mi stai chiedendo molte cose tutte insieme...E' complicato... I seguaci
di Ges naturalmente andranno a Lui. La Gita insegna che il tipo di adorazione che una
persona compie durante la sua vita determina la destinazione a cui giunger dopo la
morte. E' una risposta generica alla tua domanda... Se una persona ottiene la liberazione
dal mondo materiale, ma non ha informazioni specifiche su Dio nel Suo aspetto personale,
se non conosce "Krishna", si dice a volte che raggiunge Mahesh-dhama, la dimora di Siva,
situata tra il mondo materiale e quello spirituale. Da l poi l'essere vivente pu progredire.
Queste informazioni si trovano nel Caitanya Caritamrita (Madhya 8, cap.2l, verso 54,
commento).
Rev. Hart: Ma, in genere, dove vanno i seguaci? Devono avere destinazioni diverse in
accordo alla loro concezione di Dio...
Satyaraja Dasa: Bene, esistono tre concezioni basilari di Dio: Brahman, Paramatma e
Bhagavan. Secondo gli insegnamenti di Sri Caitanya, il Brahman indefinito la
destinazione del pensatore speculativo che ha perfezionato la sua arte. In altre parole, chi
dirige il suo processo speculativo completamente verso il Supremo, praticando una forma
di yoga, pu ottenere un livello rudimentale di trascendenza. In questo caso, la sua
concezione di Dio generalmente astratta, come negli insegnamenti di Ges e di
Maometto.
In realt, il Brahman lo splendore spirituale del Signore, conosciuto come
Brahmajyoti. Al non iniziato, questo splendore appare non differente dal Signore, proprio
come all'occhio umano i raggi del sole appaiono non differenti dal sole stesso. In quanto
abitanti della terra, non possiamo vedere la forma distinta del sole nelle sue diverse parti.
Analogamente, le persone sulla via della realizzazione del Brahman, che lo sappiano o no,
spesso confondono lo splendore del corpo del Signore con la Sua persona e la Sua forma.
Rev. Hart: Sembra che, se pur dichiarandosi personaliste, molte tradizioni e religioni
mondiali sono in realt per lo pi ampiamente confinate a questa realizzazione del
Brahman, perch non hanno informazioni precise sulla forma di Dio.
Satyaraja Dasa: S, penso che sia proprio cos.
Rev. Hart: Ti prego, descrivi gli altri due livelli di realizzazione.
Satyaraja Dasa: Paramatma il Signore nel cuore e il Signore che permea tutta la
creazione entrando in ogni atomo.
Rev. Hart: Ah, la forma di Visnu. In realt io sono un panteista, una persona che crede
che Dio sia presente in tutte le cose. Immagino che sia simile al livello del Paramatma.
Quello che voglio dire che nel cristianesimo esiste un'altra corrente, che ha radici
profonde. Ti concedo che la tradizione, nel suo intero, ha sconfinato nella superficialit, ma
anche vero che, come ogni tradizione, essa esiste contemporaneamente su due piani:
uno superficiale, l'altro molto pi profondo.
Credo che molte verit della coscienza di Krishna siano state rivelate ai seguaci di
Ges. Dopo tutto, forse che Ges non disse loro: "A voi sono stati rivelati i segreti del
regno di Dio, ma per gli altri tutto nelle parabole?" (Marco 4. 11)?
Quindi, questi segreti profondi sono alla portata dei cristiani sinceri, ma non facile.
vero, la nostra linea di successione inesistente, le informazioni fornite dalla nostra Bibbia
sono scarse, ma Dio concede la rivelazione a coloro che sono sinceri e accorda loro una
profonda conoscenza delle scritture.
Satyaraja Dasa: Quella conoscenza pi profonda deve includere necessariamente tutti
i principi di base della coscienza di Krishna, principi che la maggior parte dei cristiani oggi
non prende neanche in considerazione.
Rev. Hart: Vuoi dire i quattro principi di base...?
Satyaraja Dasa: S, niente carne, niente speculazioni, no alla vita sessuale illecita e
niente intossicanti, nessuno! Neanche il vino della comunione.
Rev. Hart: Senza dubbio pochi cristiani oggi sono in grado di vedere le virt di questi
principi di base, per...s, sono d'accordo con te: se davvero diventeranno "coscienti di
Cristo", o "coscienti di Krishna" sapranno apprezzare queste idee, o addirittura le
sosterranno tacitamente. Un po' di vino per la comunione, per...
Satyaraja Dasa: Si tratta di principi pre-religiosi. Non si pu dire neanche di aver
cominciato a praticare una religione se non si seguono...
Rev. Hart: Va bene, ma lasciamo perdere per un momento. Io sto cercando di dire che
un vero cristiano raggiunger il regno di Dio, se sincero nelle sue preghiere, e il tipo di
luogo che raggiunger sar indubbiamente legato al Cristo.
Satyaraja Dasa: Ti ho gi detto che su questo sono d'accordo, per bisogna anche
seguire i principi...
Rev. Hart: S.
Satyaraja Dasa: Comunque sia, il fatto che non stai in realt descrivendo il cristiano
tipo, bens un oscuro genere di monaco...
Rev. Hart: S, sfortunatamente cos. Sai, la parola monaco viene dal greco monos,
che significa "solo". I monaci vivono nel loro piccolo eremitaggio e sviluppano la loro
meditazione su Dio. Il laico cristiano comune non ha mai sviluppato il senso
dell'assorbimento totale.
Satyaraja Dasa: S, e il termine greco monos viene dal sanscrito mukti, che molto
simile. In India un monaco viene chiamato muni. La differenza, tuttavia, sta nel fatto che
secondo la cultura vedica tutti, per lo meno in una data fase della vita, dovrebbero
sperimentare la vita del monaco. Tutte le classi della societ, in uno specifico momento
della loro vita, erano poste in condizione di familiarizzare con la meditazione e la
concentrazione proprie della vita monacale.
Rev. Hart: Conosci davvero bene la tua materia. Satyaraja Dasa: Sei molto gentile...
Rev. Hart: Come sai, mi interessano molto i punti si contatto tra il cristianesimo e la
filosofia indiana. E credo fermamente che, in ultima analisi, siano una cosa sola, perch
Dio uno solo. Non forse cos? Anche la religione una sola. Un solo Dio, una sola
religione. Forse vero che il cristianesimo ha avuto origine dal sistema vedico. Ho
scoperto di recente che Origene, il padre della Chiesa, apparteneva alla scuola catechetica d'Egitto. Il suo maestro era Clemente d'Alessandria, e il maestro di Clemente era un
mistico conosciuto come Pantaneo che, secondo i racconti dei Copti, aveva trascorso
buona parte della sua vita in India.
Satyaraja Dasa: Ah, vedi? Interessante...
Rev. Hart: Oh, sicuramente, e questo diede inizio alla tecnica di meditazione e
preghiera di cui ti ho parlato prima, quella dei Padri del deserto. Gli insegnamenti di
Pantaneo erano legati a un altro religioso, Dionisio l'Areofagita. Dionisio intendeva il
viaggio spirituale come un profondo processo di meditazione; prendeva appunti sulle sue
meditazioni e li recitava.
Molti santi e teologi cristiani hanno trovato nei testi di Dionisio una valida mappa, una
traccia di percorso per il loro cammino spirituale. Anche se non molti lo sanno, l'impronta
filosofica di Dionisio venne assimilata da numerosi teologi e fondatori di monasteri del
medioevo, ed essi la riproposero nella formulazione delle proprie dottrine. I Victorines,
Alberto Magno, Bonaventura, Meister, Eckhart e molti altri, sono tutti debitori dei testi
siriani di Dionisio.
Satyaraja Dasa: Ma oggi, che cosa ne stato?
Rev. Hart: Alcuni stanno sinceramente cercando di riportare il cristianesimo a quelle
sue radici, allontanandosi dalla corrente principale...Ma tutto annacquato, infestato da un
sorta di ecclettismo "new age"...Penso a Padre Bede Griffirhs, Mattew Fox, Frate David
Steindltrast... Non so se il loro pensiero ti colpirebbe. Pur essendo liberamente basati sui
maestri, i loro insegnamenti sono fortemente influenzati da quel che tu definiresti
"impersonalismo", e in misura assai maggiore di quanto non abbiano fatto gli uomini che
cercano di emulare...
Satyaraja Dasa: Penso di s. Ho letto qualcosa di Mattew Fox...per non abbastanza
da trarre delle conclusioni.
Rev. Hart: Che cosa si dice della preghiera nella tradizione vedica? So che la
preghiera l'atto principale, il processo per quest'era. Sai, quando ero piccolo, la mia
immagine della spiritualit indiana era un uomo magro seduto su un letto di chiodi che
cantava l'Om per giorni e giorni. Io ho la mia interpretazione del mantra Om. Mi sembra
che, cos come la Bibbia parla del "Verbo", la tradizione orientale lo rappresenta con l'Om.
Ma, che cosa dice la letteratura vedica? Che cos' l'Om?
conosciamo solo il riflesso distorto, ma per loro non esiste cupidigia, o sfruttamento, il loro
amore puro e totalmente libero da interessi lascivi; non contaminato dalla materia.
Rev. Hart: Sono considerati in qualche modo sposati?
Satyaraja Dasa: un soggetto molto intimo... Ne parleremo pi avanti... La loro
relazione coniugale considerata la pi elevata. Lei la Sua eterna consorte; non
sposata... Per esiste anche uno stato analogo... Secondo la tradizione Tamil, sono
sposati, e anche nel Matsya Purana. Rupa Gosvami ha descritto il loro matrimonio nel
decimo atto del suo Lalita Madhava, una commedia drammatica sulla loro relazione
intima. Anche Jiva Gosvami, nel suo Gopal Champu... Ma ne discuteremo pi avanti.
La cosa principale capire che il maha-mantra una preghiera prima a Radha e poi a
Krishna. Questo ci fa capire la posizione suprema di Radha; Krishna dipende da Lei e Lei
dipende da Lui. L'intensit del loro amore reciproca, la loro posizione divina reciproca.
Tuttavia, Krishna assume una posizione subserviente rispetto a Lei, Lei che ha
completamente catturato il Suo cuore. Quindi, per raggiungere realmente la grazia di
Krishna necessario passare attraverso di Lei.
Rev. Hart: Una manifestazione femminile di Dio.
Satyaraja Dasa: necessariamente cos: se Dio davvero completo e assoluto, deve
avere anche una manifestazione femminile, se no sarebbe incompleto.
Rev. Hart: Piacer alle femministe!
CAPITOLO SEI
Rev. Hart: Non posso fare a meno di pensare al parallelo tra la vita di Sri Caitanya e
quella di Ges Cristo. Per esempio, entrambi compirono miracoli, o imprese straordinarie
come resuscitare i morti. E dopo tali fatti, entrambe le divinit vietarono ai testimoni di
rivelare l'accaduto.
Nella Bibbia, dopo ripetuti rifiuti, finalmente Ges accett il titolo di "Figlio di Dio" e
ammise la Sua natura messianica. Molto stato ricavato dall'affermazione di Ges "Io
sono [colui che ]" riportata nel Vangelo di Marco, perch in tal modo, si dice, Ges
afferm la Sua natura divina.
Analogamente, quando Sri Caitanya oper i Suoi primi miracoli, chiese ai Suoi devoti
di mantenere segreto quanto avevano visto. Per in seguito rivel la Sua piena divinit,
come nel cortile di Srivas Pandit. L, come sai, mentre Sri Caitanya era sul "trono di
Visnu", implicitamente rivel che era l'atteso avatar dell'era. Di fatto, Egli mostr a tutti i
presenti, ed erano molti, la Sua natura divina.
Satyaraja Dasa: S, ci sono molti punti di contatto, ma bisogna conoscere anche le
differenze. Caitanya Mahaprabhu la manifestazione combinata di Radha e Krishna,
l'Adi Purusha, o Persona originale, nella Sua forma pi esoterica.
Secondo la tradizione vedica, Egli svayam bhagavan, la fonte di tutte le incarnazioni
della Persona Suprema. Questa fonte originale si espande per prima cosa in due
categorie fondamentali del Supremo: tad-ekatma-rupa, cio identiche alla Sua forma
originale nell'essenza, ma eventualmente di aspetto differente, e avesa, generalmente un
essere vivente investito di poteri divini. Ges Cristo rientra in questa seconda categoria...
Rev. Hart: Se senti che il parallelo tra Sri Caitanya e Ges Cristo inappropriato...
Satyaraja Dasa: Non dico che sia inappropriato, ma non si possono ignorare le
differenze.
Rev. Hart: Bene, c' qualcuno nella tradizione vedica che ritieni pi simile a Ges
Cristo?
Satyaraja Dasa: C' un'anima davvero speciale, un grande devoto di Sri Caitanya, di
nome Vasudeva Datta. In tutta la tradizione vedica non credo esista un altra persona che
abbia provato altrettanta compassione per le sofferenze delle anime cadute. La sua
compassione era incomparabile.
Vasudeva Datta preg Sri Caitanya in modi che ricordano sorprendentemente il
Signore Ges. "Mi si spezza il cuore - diceva a Sri Caitanya - nel vedere le loro sofferenze.
Ti chiedo di poter prendere le reazioni dei peccati di tutti gli esseri viventi e di porle sopra il
mio capo. Lascia che sia io a soffrire per le loro iniquit".
Vasudeva Datta era pronto a soffrire per sempre all'inferno se questo avesse potuto
alleviare le sofferenze dei suoi simili e di tutte le creature. Vasudeva Datta non era
selettivo, tutte le 8 milioni e 400 mila specie erano degne della sua misericordia, non
intendeva risparmiarsi di fronte a nessuno, il suo amore abbracciava tutti.
A volte si dice che se sei buono e ti sottometti a Ges, o anche semplicemente hai
fede in Lui, allora sei liberato dalle reazioni dei tuoi peccati. Ci viene ripetuto pi volte: "
morto per i
nostri peccati." Vasudeva Datta invece desiderava prendere su di s i peccati di tutti,
che fossero o meno suoi seguaci, che avessero o non avessero fede in lui.
Dovresti proprio leggere questo passaggio del Caitanya Caritamrita (Madhya 6).
Scioglie il cuore, e ricorda molto da vicino l'amore di Ges. Di fatto, in questi versi
Vasudeva Datta viene glorificato come "la personificazione del sacrificio" e "l'Amore
Universale".
Rev. Hart: affascinante.
Satyaraja Dasa: S, ci sono molti dei simboli di Ges in questa storia. Vasudeva Datta
era un'incarnazione di Prahlad Maharaja, il devoto perfetto, investito di pieni poteri da Dio.
Proprio come Ges, che era dotato di speciali poteri, il figlio di Dio.
Rev. Hart: A volte si dice che Ges fosse l'unico figlio.
Satyaraja Dasa: La Bibbia per dice: "A tutti coloro che mi hanno accolto io do il potere
di diventare figli di Dio (Giovanni 1,12). E poi, come pu essere che tu ed io possiamo
avere molti figli, ma Dio no? forse impotente? Affermare che noi possiamo avere una
molteplicit di figli, mentre Dio pu averne uno solo, come dire che noi possiamo fare
una cosa che Dio non pu fare. Va contro la definizione stessa di Dio.
Vedi, la difficolt nasce quando non capiamo che siamo tutti figli di Dio. Ges il figlio
buono, ma anche noi dobbiamo diventare buoni. Allora potremo essere annoverati tra i figli
di Dio. " possibile diventare buoni come Ges?", potrebbe chiedere qualcuno. Bene,
secondo Ges stesso, non solo dovremmo diventare come Lui, ma dovremmo addirittura
diventare perfetti. "Siate perfetti - dice Ges - cos come Dio in cielo perfetto" (Matteo
5.48). Diventare un figlio di Dio significa capire la propria posizione costituzionale di
servitore di Dio.
Rev. Hart: Bisogna poi fronteggiare l'argomentazione che Ges l'unico figlio
"concepito", ma anche questo non vero. Studiando il Vecchio Testamento, si scopre che
i figli di Israele erano tutti figli "concepiti" da Dio. Questa dell'unico concepito solo una
questione legata alla dottrina della Chiesa. Ha poco a che vedere con il vero cristianesimo.
Satyaraja Dasa: Bene, ma qual "il vero cristianesimo"? Pi parliamo, pi elusivo diventa.
Rev. Hart: Guarda, l'essenza del cristianesimo amare Dio. Qualsiasi cosa possa
essere accaduta alla tradizione biblica nel corso della storia... i concili ecumenici, i papi
corrotti, la manomissione della Bibbia... e infine, la mancanza di una successione
disciplica... Io credo fermamente che alcuni fortunati, negli ultimi duemila anni, siano
riusciti ad afferrare l'essenza della religione attraverso gli insegnamenti fondamentali di
Ges. Prendi Thomas Merton, per esempio, sarebbe difficile negare...
Satyaraja Dasa: Per favore, non fraintendermi. Non voglio negare niente. Sono
abbastanza sicuro che chi sincero nel cuore alla fine svilupper l'amore per Dio, e in
qualsiasi modo decida di chiamare la sua metodologia - ebraica, cristiana, mussulmana,
induista o qualsiasi altra cosa - una cosa di nessuna importanza In realt una
questione irrilevante.
Come processo avanzato per raggiungere il livello supremo dell'amore divino, tuttavia,
io devo fermamente raccomandare la tradizione vedica. di gran lunga il pi antico e
completo enunciato di saggezza spirituale conosciuto dall'uomo, e si dovrebbe trarne
vantaggio. Qualunque sia la fede in cui ci si riconosce e con cui ci si trova a proprio agio,
c' sempre molto da acquisire dalla tradizione dei Veda. Avendo accettato quello che
questa tradizione ha da offrire, si pu applicarne la saggezza al metodo che si predilige,
qualunque esso sia.
Rev. Hart: S, lo capisco e lo apprezzo. Ho letto che la rivelazione vedica stata
paragonata a un "corso di studi" post-universitario della religione, e sono d'accordo con
questa definizione.
Il punto che sto cercando di comunicare, per, che ci sono stati grandi devoti di Dio
nella tradizione cristiana. Certo, il processo pu essere incompleto, soprattutto al giorno
d'oggi. Esistono per molti buoni esempi da seguire: Santa Teresa d'Avila, San Francesco
d'Assisi, San Giovanni della Croce e numerosi altri. I mistici della tradizione cristiana
hanno sviluppato un profondo sentimento di amore per Dio, che in un certo modo
comparabile all'amore manifestato da Sri Caitanya...
Satyaraja Dasa: Qui ti stai avventurando sul filo del rasoio. Sono d'accordo con te che
i mistici cristiani possedevano il senso dell'amore per Dio, ma pur riconoscendo che
avevano sviluppato livelli avanzati di amore divino, non si pu paragonarlo all'amore
esibito da Sri Caitanya.
Solo un essere illimitato pu provare amore illimitato. Sri Caitanya era Krishna stesso,
il Signore Supremo nel ruolo del devoto. Quindi poteva sperimentare mahabhava, o la pi
intensa forma di amore divino.
Non tutte le forme di Dio sperimentano questo mahabhava, che dire delle anime jiva
ordinarie; si tratta di un potere speciale. Prima dei tempi di Sri Caitanya, solo Srimati
Radharani, la controparte femminile della Suprema Persona maschile, aveva manifestato
questo stato elevato di prema, o amore divino, illimitato. Alcune tra le gopi pi intime, le
pastorelle che avevano offerto la loro vita a Krishna, avevano provato mahabhava. Forse
altri grandi devoti, che hanno una relazione estremamente intima con Krishna, possono,
per la grazia del Signore, provare qualcosa di simile a mahabhava, ma accade molto
raramente.
Rev. Hart: Bene, forse i mistici cristiani non hanno sperimentato lo stesso livello...
Satyaraja Dasa: Allora va bene. I grandi mistici cristiani che tu hai menzionato
possono aver sperimentato, nella migliore delle ipotesi, un'ombra di tale amore. Per, per
favore, tieni presente che anche solo tale ombra una benedizione molto rara. L'amore di
Caitanya Mahaprabhu, in particolare, non una cosa ordinaria.
Nessun essere appartenente alla nostra dimensione, o a qualsiasi dimensione, (e in
particolare a questa), pu raggiungere un tale livello. Tuttavia vero che dobbiamo
aspirare a trascendere i nostri limiti, perch tali aspirazioni ci porteranno almeno fino a
dove noi, esseri limitati, possiamo arrivare.
Rev. Hart: Secondo la tradizione vedica, qual il pi alto livello di amore per Dio che
esseri limitati, come tu ed io, possono raggiungere?
Satyaraja Dasa: Possiamo raggiungere il livello della uttamabhakti, ma molto
lontano. Esistono nove principali stadi di perfezione prima che si possa anche solo entrare
nel campo dell'amore.
Prima di questi nove stadi, pu esistere anda-bishbas, la fede cieca. A me sembra che
molti religiosi siamo fermi a questo livello. Tuttavia, chi abbastanza fortunato da passare
oltre, comincer il suo viaggio verso l'amore divino.
Il primo vero passo sulla via della perfezione spirituale sraddha, un tipo di "fede"
diverso dalla fede cieca, una sorta di fede "sperimentale", basata sull'esperienza e sulla
conoscenza acquisita. Dopo molte nascite e morti - la reincarnazione - l'essere vivente
sviluppa una sorta di conoscenza intuitiva di Dio. Probabilmente mancano ancora vera
conoscenza e comprensione, ma si sviluppa in modo naturale una fede genuina. questo
il primo livello del vero progresso spirituale. Poi viene sadhusanga, che significa: la
compagnia dei devoti. naturale che chi sta sperimentando qualcosa di pi elevato della
vita materiale vada in cerca di altre persone con cui condividere la propria esperienza. In
seguito viene bhajana-kriya, cio l'iniziazione da parte di un maestro spirituale autentico.
Pochi, al giorno d'oggi e nell'era attuale, hanno raggiunto questo livello.
Ora, se una persona abbastanza fortunata da raggiungere lo stadio in cui trova un
maestro spirituale e riceve l'iniziazione da lui, pronta a progredire realmente sulla via
della trascendenza.
Dopo l'iniziazione si comincia a sperimentare anartha-nivritti, una fase della vita in cui
si comincia ad alleggerire la propria anima dalle abitudini cattive e indesiderabili.
Dopodich si sviluppa nistha' o la "stabilit" nella disciplina devozionale. Dopo questa
stabilit si ottiene ruci, il "gusto" e, grazie al gusto spirituale pi elevato, si diventa stabili
nella via dell'amore. Questa fase iniziale, detta ashakti, presto sboccia in bhava, l'alba del
vero amore. Da qui poi si prosegue verso prema e i diversi livelli dell'amore per Dio. Ecco
dunque i nove stadi della perfezione.
Rev. Hart: estremamente scientifico. Sai, in un certo senso interessante che
"l'amore" venga analizzato in modo scientifico e lineare. Amore e scienza sono quasi
diametralmente opposti. Sembra comico parlarne in questo modo.
D'altra parte, tutto ci che esiste obbedisce a specifiche leggi di funzionamento, e
l'amore non fa certo eccezione. Possiamo trarre solo vantaggi da uno studio scientifico
delle grande anime che sono riuscite a sviluppare con successo l'amore per Dio. Cos,
studiando il loro percorso e il loro comportamento, potremo seguirne le orme.
La Bibbia utilizza tre parole greche per catalogare tre tipi di amore:
1. eros, che sostanzialmente corrisponde all'attaccamento che si sviluppa tra uomo e
donna;
2. philadelphia, che si riferisce ai sentimenti tra amici e
3. agape, che indica l'amore per Dio.
Questa divisione in tre livelli il massimo a cui si arriva, non esiste niente di simile
all'elaborata analisi della tradizione vedica. Entrambi, Agostino e Aquino, hanno provato a
categorizzare le cose secondo questo sistema, ma, devo dire, con minor accuratezza e
successo dei sapienti vedici.
Satyaraja Dasa: S. Nel Bhakti-rasamrita-sindhu di Rupa Gosvami, dove sono
scientificamente delineati i livelli progressivi dell'amore divino, l'autore ci guida lungo tutto
il percorso fino al livello dell'uttama-bhakti, il pi alto grado di prema, o amore divino, che
un essere ordinario possa raggiungere.
Tuttavia Rupa Gosvami si spinge anche pi in l nel suo Ujjvala-nilamani. In
quest'opera egli descrive nei dettagli i livelli che in genere sono al di l della nostra
portata. Parla di mahabhava e di ujjvala-rasa, il genere di amore che provava Sri Caitanya.
Il Gosvami descrive nei dettagli questi stati avanzati per darci la possibilit di capire
qualcosa della natura del Signore. Inoltre egli scrive queste informazioni perch i muktajiva, le anime liberate, possano aspirare ai livelli pi alti della perfezione considerandosi
sempre, per, i servitori dei compagni eternamente liberati del Signore.
Rev. Hart: Per soddisfare la mia curiosit, potresti spiegarmi qualcosa di pi sui
massimi livelli dell'amore per Dio? Ascoltare l'esposizione di questi argomenti in forma
scientifica mi di grande ispirazione. L'idea che una cultura, la cultura vedica, fosse cos
avanzata da documentare e catalogare esaurientemente queste cose, sorprendente.
Satyaraja Dasa: Naturalmente io posso parlare di queste cose attenendomi alle
spiegazioni presentate nella nostra linea Gaudiya-vaisnava. Pi precisamente, posso
spiegarle solo come sono state esposte nei libri del mio maestro spirituale, Sua Divina
Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada. La mia personale realizzazione a tale
proposito estremamente incompleta. Per, per servire...
Rev. Hart: S, ti prego, vorrei proprio saperne di pi... Qual stato, per esempio, il
contributo specifico di Sri Caitanya alla teologia dei rasa? Che cosa insegnava sui livelli
pi avanzati dell'amore sacro?
Satyaraja Dasa: Egli ha insegnato, con parole ed opere, la speciale estasi del
madhurya-rasa, la relazione dell'amore coniugale. Questo rasa si esprime in due forme:
vipralambha e sambhoga.
Vipralambha l'amore coniugale nella separazione, questo il contributo speciale di
Sri Caitanya. Sambhoga significa "unione", cio amore consumato. Vipralambha, secondo
Sri Caitanya, rappresenta la pi alta forma di madhurya-rasa perch aumenta in modo
naturale l'intensit dell'amore e enfatizza la gioia di sambhoga. L'anticipazione di
vipralambha rende pi intensa l'unione in sambhoga.
Rev. Hart: Ti prego, continua...
Satyaraja Dasa: Nel mondo spirituale, quando due amanti si incontrano, sono detti
yukta ("uniti"). Prima del loro incontro sono detti ayukta ("non uniti"), ma questo aspetto
ayukta si manifesta in forma pi dinamica man mano che la relazione si fa pi profonda. E
questo rende il desiderio dell'unione molto pi intenso e indescrivibilmente dolce.
La dolcezza infatti diventa gradualmente la metafora comune per descrivere i livelli
dell'amore divino che permea la tradizione vaisnava. I nostri filosofi pi ortodossi hanno
paragonato i livelli di questo amore alle diverse forme in cui si pu presenta re lo zucchero,
dai semi dello zucchero di canna alla canna da zucchero stessa, poi al succo della canna
da zucchero, la melassa, lo zucchero greggio, lo zucchero raffinato, lo zucchero candito e
lo zucchero cristallizzato.
Ognuna di queste preparazioni in progressione sempre pi concentrata e i diversi
gradi di dolcezza sono stati paragonati a diversi livelli dell'amore per Dio, tutti
accuratamente descritti: sneha, "affetto"; mana, "indignazione per l'affetto non soddisfatto";
pranaya, "amore"; raga, "attaccamento"; anuraga, "attaccamento pi profondo"; bhava,
"estasi" e mahabhava, "estasi massima".
Rev. Hart: Mi gira la testa. Si va ancora pi in l?
Satyaraja Dasa: [ridendo] Abbiamo a malapena intaccato la superficie.. .la filosofia
vaisnava molto profonda.. .Potremmo parlare della predominanza della nostra natura
femminile originale (prakriti). Questo significa che siamo tutti di natura femminile nella
relazione con Dio, che il Supremo purusa, "Colui che gode". L'anima dunque assume il
genere femminile in relazione a Lui, la Persona Suprema. Naturalmente il mondo spirituale
non privo di presenze maschili: ci sono i gopa, i pastori, in numero uguale alle gopi, le
pastorelle. L'aspetto femminile, comunque, offre l'opportunit delle relazioni pi intime.
Analizziamo, ad esempio, le varie suddivisioni che si presentano ai livelli pi alti
dell'amore per Dio: svakiya e parakiya.
Brevemente, svakiya si riferisce alle relazioni pi convenzionali e ortodosse di tipo
coniugale, come il matrimonio. Il parakiyarasa, invece, stato particolarmente esaltato da
Sri Caitanya come la meta pi alta delle relazioni spirituali. Rupa Gosvami definisce come
esempio di parakiya-rasa colei che si offre a Krishna a causa del suo raga, o attaccamento
naturale per Lui, al di fuori del vincolo matrimoniale formale. L'amore di lei cos profondo
che non si preoccupa della propriet o impropriet del suo atto, n del fatto che in base
alle scritture sar considerata impura. disposta a rischiare tutto per Krishna, per amore.
Secondo Sri Caitanya, i servitori pi intimi di Krishna si possono dividere in tre gruppi
distinti:
1. le Laksmi nel Paravyoma, cio la relazione coniugale nella zona pi ricca e
sfarzosa del regno di Dio;
2. le Mahishi a Dvaraka e Mathura, cio le grandi dee a met tra sfarzo e dolcezza;
3. le gopi di Vrindavana, la terra di Vraja, che rappresentano lo stadio della massima
dolcezza, perch queste semplici pastorelle si rifugiano nell'amore per Dio
completamente distaccato dai suoi aspetti sfarzosi.
Le Laksmi e le Mahishi sono svakiya, mentre solo le gopi sono parakiya. Tra le gopi,
alcune sono sposate con altri devoti, altre sono nubili, ma entrambe considerano Krishna il
loro vero marito anche se, dal punto di vista mondano, Egli solo il loro upapati, o
amante. Queste sono le relazioni dei servitori pi intimi nel regno pi intimo.
Rev. Hart: Tutto questo avviene nel mondo spirituale? S, ora che ci penso pu essere
solo cos.
Dio inconcepibilmente grande e le Sue relazioni amorose sono anch'esse su un
uguale livello di inconcepibile grandezza. Le cose che hai descritto sono chiaramente lo
stadio pi elevato della trascendenza. Se vogliamo mettere i divertimenti di Krishna in
relazione ai fenomeni materiali rischiamo di commettere un grave errore. Tuttavia, i
fenomeni materiali, se posso permettermi di essere tanto audace, devono avere in
qualche modo una relazione con i fenomeni spirituali. E credo ora di capire come ci
possa avvenire.
Cos come noi siamo creati ad immagine di Dio, anche le relazioni interpersonali in
questo mondo sono create ad immagine delle relazioni divine del tipo che tu hai appena
descritto tra Krishna e le gopi. Correggimi se sbaglio, ma tale verit potrebbe applicarsi a
tutti gli aspetti dei mondi materiale e spirituale. Quello che sto cercando di dire, in altre
parole, che a tutti i fenomeni materiali corrisponde una controparte spirituale. Quindi, le
relazioni tra Krishna e le gopi possono apparire materiali, ma in realt non lo sono affatto.
Ora lo comprendo...
Satyaraja Dasa: S, ricordati per che il mondo spirituale e quello materiale sono
opposti. La cosa peggiore qui la pi elevata l. Quindi, mentre nel mondo spirituale la
parakiya-rasa considerata la relazione pi elevata, nel mondo materiali simili relazioni
sono ritenute di basso livello.
Dobbiamo inoltre ricordare che, quando parliamo di Krishna e le gopi, stiamo parlando
di esseri spirituali del massimo livello, per nulla afflitti dal vincolo del corpo materiale. E
importante, perch nei loro rapporti extra coniugali non c' traccia di carnalit. Tali scambi
d'amore sono comprensibili solo per le anime pure e realizzate, non sono cose da poco.
Si raccomanda, infatti, di leggere i primi nove canti dello Srimad Bhagavatam prima di
cominciare il decimo. Quest'ultimo tratta i soggetti esoterici dei quali abbiamo accennato e,
a meno di aver studiato i primi nove canti sotto la guida di un maestro spirituale autentico,
inevitabile vedere le relazioni amorose di Krishna come grossolanamente materiali.
Sono necessarie le conoscenze filosofiche introduttive accompagnate dalla purificazione
adatta per capire questi fatti trascendentali.
Ti ho appena abbozzato queste idee per stimolare il tuo appetito, ma se vuoi davvero
gustare le descrizioni dei divertimenti pi intimi di Dio, ti suggerisco decisamente di
leggere lo Srimad Bhagavatam e il Caitanya Caritamrita, proprio perch sono commentati
da Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada in accordo alle spiegazioni
della successione dei maestri.
Rev. Hart: Lo far, ordiner questi libri. Devo dire che ho proprio gustato la nostra
conversazione e penso che la gente di mente aperta in tutto il mondo farebbe bene a
impegnarsi in dibattiti simili. Si direbbe che la guerra e i pregiudizi sociali e religiosi
nascano dalla mancanza di un dialogo aperto come il nostro. Invece si pu guadagnare
qualcosa dallo studio di tutte le tradizioni religiose, non solo dalla propria. E in particolare
dal Vaisnavismo dell'India, l'antico sanatan dharma, o "funzione eterna dell'anima", ... c'
tanto da imparare dallo studio di questo sistema teologico estremamente sofisticato.
Apprezzo in particolar modo le tue spiegazioni e spero che in futuro avremo ancora
occasione di incontrarci e conversare cos. La coscienza di Krishna aggiunge una
dimensione nuova alla mia pratica personale del cristianesimo, quindi mi piace aggiungere
Krishna...
Satyaraja Dasa: In India c' un vecchio proverbio che dice: kanu bita gita nahi, senza
Krishna non c' canto.
Rev. Hart: Ti ringrazio molto.
Fine testo.