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Pink
La
Dottrina
dell'Elezione
Traduzione ed adattamento
di Paolo E. Castellina
Revisione di Giovanni Brandi
Edizioni
Tempo di Riforma
2010
ISBN 978-1-4461-2810-7
Testo originale di pubblico dominio liberato dal copyright
dall'autore stesso, accessibile su Internet allindirizzo:
http://www.pbministries.org/books/pink/Election/election.htm
Le citazioni bibliche sono tratte, salvo diversamente indicato,
dalla versione: "La Sacra Bibbia Nuova Riveduta" (NR),
Copyright 1994, Societ Biblica di Ginevra - CH-1211 Ginevra
oppure dalla versione: "La Nuova Diodati" (ND), Copyright
1991, La Buona Novella s.c.r.l. Contrada Restinco - Cas. Postale
27, 72001 Brindisi Italia.
Occasionalmente sono citati versetti biblici dall'edizione CEI o
dalla Versione Diodati, accessibili su Internet allindirizzo:
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Numerosi altri articoli e scritti sulla fede evangelica riformata
sono accessibili presso il sito del past. P. E. Castellina:
http://www.riforma.net - E-Mail: paolocastellina@gmail.com
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Settembre 2010
Prefazione
Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Ges Cristo, che ci
ha benedetti di ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in
Cristo. In lui ci ha eletti prima della creazione del mondo perch
fossimo santi e irreprensibili dinanzi a lui, avendoci predestinati
nel suo amore a essere adottati per mezzo di Ges Cristo come suoi
figli, secondo il disegno benevolo della sua volont,6 a lode della
gloria della sua grazia, che ci ha concessa nel suo amato Figlio
(Efesini 1:3-5).
con vera gioia che mi accingo a presentare questOpera: La
Dottrina DellElezione, di Arthur Walkington Pink (1886-1952),
Teologo e Scrittore cristiano, inglese, poco conosciuto in Italia;
quest uomo di Dio vissuto nel secolo scorso, ma ha molto da
dire e da insegnare alla generazione odierna.
Si, Cristiano di altri tempi, per il suo zelo, la sua chiarezza
espositiva e per il suo coraggio ad annunciare tutto il consiglio di
Dio (Atti 20:27). Oggi per le sue affermazioni nette, lo
definiremmo radicale, fondamentalista,conservatore;
infatti, fu un ministro del Signore che non accett mai il
compromesso. Autore di molti interessanti libri, compresi quelli
che affrontano temi controversi, come quello della Sovranit
di Dio , lispirazione delle Scritture e dellElezione, per citarne
solo alcuni.
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La Dottrina dell'Elezione
di Arthur W. Pink
Introduzione
La dottrina dell'elezione appartiene alle fondamenta stessa della
fede cristiana. Nel passato molti fra i pi abili teologi erano soliti
ad iniziare le loro opere di teologia sistematica con una
presentazione degli attributi di Dio e poi con una contemplazione
dei Suoi eterni decreti. nostra fondata persuasione, dopo aver
esaminato a fondo gli scritti di molti nostri teologi moderni, che il
metodo seguito dai loro predecessori rimanga insuperato. Dio
esisteva prima dell'essere umano ed i Suoi eterni propositi
precedono le opere che Egli compie nel tempo.
"...dice il Signore che fa queste cose, a lui note fin dall'eternit"
(Atti 15:18).
Il divino consiglio si riunito prima della creazione. Cos come
un costruttore prima di iniziare a costruire prepara accuratamente
il progetto, cos il grande Architetto, prima di chiamare
all'esistenza ogni singola creatura, ha predestinato ogni cosa.
Dio non ha tenuto questo fatto come un segreto chiuso in
cassaforte. Egli si compiaciuto di farci conoscere, nella Sua
Parola, come la grazia che ci manifestata sia stata il prodotto di
un divino consiglio, di propositi eterni, accuratamente disposti
affinch puntualmente si realizzasse questo grande Suo fine.
Quando un edificio in costruzione, chi dall'esterno lo guarda,
spesso non riesce a darsi ragione di molti suoi dettagli.
Apparentemente sembra che non vi sia n ordine n disegno:
tutto appare confuso. Se per si esaminano con attenzione i
progetti del costruttore cercando di visualizzare mentalmente il
prodotto finito, molto di ci che prima ci lasciava perplessi
diventa chiaro ed acquista il suo senso. Lo stesso si pu dire della
manifestazione degli eterni propositi di Dio. Fintanto che noi non
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"In quel tempo Ges prese a dire: Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo
e della terra, perch hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le
hai rivelate ai piccoli. S, Padre, perch cos ti piaciuto" (Matteo 11:2526). Il Signore Ges pienamente soddisfatto con l'affermazione:
"Perch cos ti piaciuto", e lo stesso deve essere per noi.
Alcuni fra i pi abili espositori di questa profonda verit,
affermano che causa motivante dell'elezione l'amore di Dio, e
citano per questo: "...avendoci predestinati nel suo amore a essere adottati
per mezzo di Ges Cristo come suoi figli, secondo il disegno benevolo della sua
volont" (Efesini 1:5). Cos facendo, per, penso che essi
potrebbero essere accusati di non essere abbastanza accurati nel
leggere questo testo e di allontanarsi dalla regola della fede. Le
parole "nel suo amore" molto probabilmente sono da riferirsi al
versetto precedente, come traducono altre versioni italiane
Nuova Riveduta:
4 In lui ci ha eletti prima della creazione del mondo
perch fossimo santi e irreprensibili dinanzi a lui, 5
avendoci predestinati nel suo amore a essere adottati per
mezzo di Ges Cristo come suoi figli, secondo il disegno
benevolo della sua volont, 6 a lode della gloria della sua
grazia, che ci ha concessa nel suo amato Figlio.
C.E.I.:
4 In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per
essere santi e immacolati al suo cospetto nella carit, 5
predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di
Ges Cristo, 6 secondo il beneplacito della sua volont.
E questo a lode e gloria della sua grazia, che ci ha dato
nel suo Figlio diletto;
Nuova Diodati:
4 allorch in lui ci ha eletti prima della fondazione del
mondo, affinch fossimo santi e irreprensibili davanti a
lui nell'amore, 5 avendoci predestinati ad essere adottati
come suoi figli per mezzo di Ges Cristo secondo il
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agisce come vuole con l'esercito del cielo e con gli abitanti della terra; e non c'
nessuno che possa fermare la sua mano o dirgli: Che fai?" (Daniele
4:35).
La volont di Dio suprema, determina l'eserizio di tutte le Sue
perfezioni. Dio infinito quanto a sapienza, eppure la Sua
volont regola le sue operazioni. Egli sommamente
misericordioso, ma la Sua volont che determina quando ed a
chi manifestare misericordia. Egli inflessibilmente giusto,
eppure la Sua volont che decide come manifestare la Sua
giustizia. Osservate attentamente: non tanto "...non lascia il
colpevole impunito" (Esodo 34:7), ma meglio: "...non vuole
lasciare il colpevole impunito". Prima Dio vuole o determina che
una cosa sar e poi la Sua sapienza ne pianifica l'esecuzione.
Evidenziamo, allora che cosa abbiamo cercato di confutare. Da
tutto ci che abbiamo detto pi sopra chiaro, in primo luogo,
che le nostre buone opere non siano il motivo che ha spinto Dio
ad eleggerci, perch l'atto dell'elezione era passato nella mente di
Dio nell'eternit, molto prima che noi venissimo all'esistenza.
Guardate come questo stesso punto sia espresso qui: "...poich,
prima che i gemelli fossero nati e che avessero fatto del bene o del male
(affinch rimanesse fermo il proponimento di Dio, secondo elezione che
dipende non da opere, ma da colui che chiama)" (Romani 9:11-12).
Ancora leggiamo:"...infatti siamo opera sua, essendo stati creati in Cristo
Ges per fare le opere buone, che Dio ha precedentemente preparate affinch le
pratichiamo" (Efesini 2:10). Dato quindi che siamo stati eletti
precedentemente alla nostra creazione, le nostre opere non
avrebbero potuto essere la causa motivante di essa. No, esse ne
sono il frutto e l'effetto.
In secondo luogo, la santit umana, sia in principio che in pratica,
o entrambi, non il motivo che ha spinto Dio ad eleggerci,
perch, come chiaramente afferma Efesini 1:4: "In lui ci ha eletti
prima della creazione del mondo perch fossimo santi e irreprensibili dinanzi
a lui", non perch eravamo santi, ma affinch lo diventassimo.
Quel "perch fossimo santi" indica qualcosa di futuro,
susseguente, il mezzo ad un fine futuro, cio la nostra salvezza,
per la quale siamo stati scelti. "Ma noi dobbiamo sempre ringraziare
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Dio per voi, fratelli amati dal Signore, perch Dio fin dal principio vi ha
eletti a salvezza mediante la santificazione nello Spirito e la fede nella verit"
(2 Tessalonicesi 2:13): non semplicemente la volont approvante
di Dio in quanto conforme alla Sua natura; non semplicemente la
Sua volont prescrivente, come richiesta dalla Legge, ma la Sua
volont decretante, il Suo eterno determinato consiglio.
In terzo luogo, non la fede la causa della nostra elezione. Come
potrebbe essere? Nella loro condizione irrigenerata, uomini e
donne sono caratterizzati dall'incredulit, vivono in questo
mondo senza Dio e senza speranza. Quando abbiamo la fede,
questo non dipende da noi, dalla nostra bont o capacit. No,
un dono di Dio (Efesini 2:9), il risultato dell'opera dello Spirito
(Colossesi 2:12), qualcosa che fluisce dalla grazia: "... tutti quelli che
erano ordinati a vita eterna, credettero" (Atti 13:48), non "credettero e
quindi furono ordinati a vita eterna". Dato che allora la fede fluisce
dalla grazia di Dio, essa non pu essere causa della nostra
elezione. La ragione per la quale altri non credono perch non
appartengono al gregge di Cristo (Giovanni 10:26); la ragione per
la quale alcuni credono perch Dio dona loro la fede. per
questa ragione che essa chiamata: "la fede degli eletti di Dio" (Tito
1:1).
In quarto luogo, non perch Dio abbia previsto l'insorgere
spontaneo di queste cose in determinate persone, ci che l'ha
mosso a eleggerle. La conoscenza che Dio ha del futuro fondata
sulla determinazione che ne ha la Sua volont. Il decreto di Dio,
la precognizione divina, e la divina predestinazione l'ordine
presentato dalle Scritture.
Primo, "sono chiamati secondo il suo disegno"; secondo, "quelli che ha
preconosciuti"; terzo: "li ha pure predestinati" (Romani 8:28-29). Che il
decreto di Dio preceda la Sua precognizione pure affermato in:
"...quest'uomo, quando vi fu dato nelle mani per il determinato consiglio e la
prescienza di Dio, voi, per mano di iniqui, inchiodandolo sulla croce, lo
uccideste" (Atti 2:23). Dio pre-conosce tutto ci che poi avverr,
perch Lui che ha stabilito che cos dovr avvenire. Quando
poniamo la precognizione come causa dell'elezione divina,
mettiamo il carro davanti ai buoi.
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"A Dio sono note da sempre tutte le opere sue" (Atti 15:18 ND).
"Nella Sua infinita intelligenza Dio comprende e coglie ogni cosa.
Proprio come Egli ha un'essenza incomprensibile, rispetto alla
quale la nostra non che una goccia in un secchio, cos Egli ha
una conoscenza incomprensibile, rispetto alla quale la nostra non
che un granello di polvere. Il suo decreto e prospettiva originale
nella creazione del cielo e della terra, degli angeli e degli esseri
umani, era la Sua propria gloria, cos ci che vi d fondamento ed
la base che lo sostiene il disegno di Jahv di esaltare Suo Figlio
come il Dio-uomo: Egli il fondamento e pietra angolare
dell'intera creazione di Dio. Dio non avrebbe mai proceduto negli
atti della Creazione se la seconda Persona della Trinit non avesse
accondisceso ad assumere la nostra natura e diventare una
creatura. Sebbene questo sia avvenuto solo dopo la Caduta, il
decreto che Lo riguarda risale a prima della Caduta. Ges Cristo,
il compagno del Signore degli eserciti, stato il primo di tutte le
vie di Dio" (S. E. Pierce).
Non c' nessun altro luogo in cui la sovranit di Dio meglio risalti
che nei Suoi atti di elezione e di riprovazione, avvenuti
nell'eternit e dei quali nulla nella creatura stessa ne causa. L'atto
per il quale Dio sceglie il Suo popolo in Cristo, avvenuto prima
della fondazione del mondo. Non dipeso dalla precognizione
che Dio possiede, n trova la Sua causa motivante in opere
meritorie. Esso completamente per grazia ed tutto per la Sua
lode e gloria. In nessun'altra cosa la gloria di Jahv tanto
manifesta. Senza dubbio la sua pi alta espressione stata la
predestinazione della seconda Persona della Trinit a divenire il
Dio-uomo. Che tutto questo sottostia al decreto di Dio chiaro
dalle stesse parole dell'Apostolo:
"....preconosciuto [qui parla di Cristo] prima della fondazione del
mondo, ma manifestato negli ultimi tempi per voi" (1 Pietro
1:20).
Egli descritto come: "pietra vivente, rifiutata dagli uomini, ma
davanti a Dio scelta [eletta, ND] e preziosa" (1 Pietro 2:4).
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comunica a Lui con misura, "Dio, infatti, non d lo Spirito con misura"
(Giovanni 3:34).
Discendendo ora ad un livello inferiore, l'uomo Cristo Ges
stato anche scelto per essere Capo di un seme (una discendenza)
eletta, gente scelta in Lui, gente alla quale stata data una
sussistenza super-creaturale e benedetta in Lui d'ogni benedizione
spirituale.
Per poter essere amore, Dio ha bisogno di un oggetto di tale
amore. Quest'oggetto deve avere un'esistenza prima che Egli
eserciti verso di Lui il Suo amore. Egli non pu, infatti, amare una
non-entit. necessario quindi che il Dio uomo, e gli eletti in Lui,
esistessero prima di ogni tempo nella mente divina come oggetti
dell'amore eterno di Dio. In Cristo, la Chiesa stata scelta
dall'eternit: l'uno il Capo, l'altra il Suo corpo; l'uno lo sposo,
l'altra la sposa; l'uno scelto e stabilito per l'altra. Essi sono stati
scelti assieme, eppure Cristo primo nell'ordine dei decreti di
Dio. Come dunque Cristo e la Chiesa esistevano nella volont,
pensiero e proposito di Dio Padre fin dall'inizio, cos Egli poteva
amarli ed in loro rallegrarsi. Cos come dichiara il Dio-uomo:
"...io in loro e tu in me; affinch siano perfetti nell'unit, e affinch
il mondo conosca che tu mi hai mandato, e che li ami come hai
amato me. Padre, io voglio che dove sono io, siano con me anche
quelli che tu mi hai dati, affinch vedano la mia gloria che tu mi
hai data; poich mi hai amato prima della fondazione del mondo"
(Giovanni 17:23-24).
Il Figlio di Dio, essendo predestinato prima di ogni tempo ad
essere Dio-uomo, era segretamente consacrato e stabilito tale e la
Sua natura umana gi aveva una sussistenza di fronte a Dio
nell'ambito di un patto. In conseguenza di questo, Egli gi in cielo
era il Figlio dell'uomo prima di diventare Figlio dell'uomo sulla
terra. Egli era Figlio dell'uomo segretamente di fronte a Dio,
prima di diventare Figlio dell'uomo apertamente ed in modo
manifesto in questo mondo. per questo che il Salmista esclama:
"Sia la tua mano sull'uomo della tua destra, sul figlio dell'uomo che hai reso
forte per te" (Salmo 80:17).
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pure per questo che Cristo stesso dichiara: "E che sarebbe se
vedeste il Figlio dell'uomo ascendere dov'era prima?" (Giovanni 6:62).
"Dio, nella Sua eterna ed infinita bont d'amore, proponendosi
che Cristo diventasse una creatura e comunicasse con le Sue
creature, decret che nel Suo eterno consiglio quella Persona della
Trinit fosse unita alla nostra natura e ad una particolare delle Sue
creature, affinch nella Persona del Mediatore potesse essere
fissata la vera scala della salvezza attraverso la quale Dio potesse
discendere fra le Sue creature e le creature ascendere a Lui"
(Francesco Bacone).
"Cristo, fu prima eletto come Capo e Mediatore, cio la pietra
angolare per sostenere l'intero edificio. L'atto dell'elezione del
Padre in Cristo, infatti, presuppone che, prima Lui, sia scelto per
quest'opera di mediazione e per essere Capo della parte eletta del
mondo. Dopo questa elezione di Cristo, altri furono predestinati
ad essere 'conformi alla Sua immagin (Romani 8:29), cio a
Cristo, come Mediatore, e prendendo natura umana, non
semplicemente a Cristo considerato come Dio. Di questa
conformit, essendo specialmente intesa nell'elezione, nei
propositi del Padre, Cristo era il primo esemplare e copia di esso.
Una punta del compasso della grazia stava in Cristo come suo
centro, mentre l'altro ruotava sulla circonferenza. Il compasso,
dunque, puntava qui e l tracciando, per cos dire, una linea fra
ognuno di quei punti e Cristo. Il Padre, quindi, essendo causa
prima dell'elezione di alcuni dalla massa dell'umanit, fu la causa
prima dell'elezione di Cristo e questo per portarli al godimento di
ci per il quale erano stati eletti. forse allora verosimile che Dio,
nel fondare un regno eterno, debba consultarne i membri prima
di farlo col Capo? Il primo nome registrato nel libro dell'Elezione
stato Cristo, poi vi sono stati apposti gli altri nomi. Per questo
esso chiamato: Il libro dell'Agnello" (Stephen Charnock).
Proverbi 8
Il brano della Scrittura che maggiormente entra in ci che qui
stiamo esaminando, Proverbi 8, capitolo che ora considereremo
sommariamente. Vi sono molti brani in quel libro dove il termine
"sapienza" molto di pi che un'eccellenza morale, qualcosa che
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nostra, sar manifestato, allora anche voi sarete con lui manifestati in gloria"
(Colossesi 3:4). Cristo la nostra vita perch Egli "il Principe della
vita" (Atti 3:15). per questo che il divino registro nel quale sono
elencati tutti i nomi dei membri di Cristo, chiamato
propriamente "il Libro della Vita dell'Agnello", perch essi sono
interamente dipendenti da Lui per la loro vita.
In connessione, per, con la prima ragione, vorremmo presentare
un'ulteriore osservazione. chiamato "il Libro della Vita
dell'Agnello, perch il Suo il primo nome che vi compare. Non
si tratta questa di un'affermazione arbitraria: essa chiaramente
avallata dalla Bibbia: "Allora ho detto: "Ecco, vengo" (nel rotolo
del libro scritto di me) "per fare, o Dio, la tua volont"" (Ebrei
10:7). Chi parla qui il Signore Ges e, come spesso il caso (tale
la pregnanza delle Sue Parole), in esso vi un doppio
riferimento. In primo luogo agli archivi degli eterni consigli di
Dio, il rotolo dei Suoi decreti; in secondo luogo, alle Sacre
Scritture, che ne sono la trascrizione parziale. Esattamente in
questo stesso modo vi un duplice significato nel termine
"rotolo". Nel Salmo 40:7 senza dubbio "rotolo" (o volume) il
significato della parola ebraica ivi usata, ma in Ebrei 10:7, la
parola greca certamente dovrebbe essere resa con "testa" [di fatti,
in greco, : peri emou -en kefalidi
bibliou gegraptai peri emou, (in testa al libro scritto di me)].
"Kephal" (testa) ricorre 76 volte nel Nuovo Testamento, ed
sempre reso con "testa" eccetto qui. Ebrei 10:7, meglio tradotto,
dovrebbe essere: "In testa al libro scritto di me".
Ecco dunque la prova della nostra affermazione. Il Libro della
vita (il divino registro dell'elezione) denominato "il Libro della
Vita dell'Agnello, perch il Suo nome il primo che vi compare, e
chi ha esaminato quel rotolo, dice, entrando nel mondo: "In testa
al libro scritto di me". Ulteriore riferimento a questo libro lo fa
Cristo stesso in: "I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo e nel
tuo libro erano tutti scritti i giorni che mi eran destinati, quando nessuno
d'essi era sorto ancora" (Salmo 139:16). Il Salmista qui si riferisce al
suo corpo naturale, formatosi nel seno materno (v. 15) e poi si
come oggetto dei decreti di Dio. Il riferimento pi profondo,
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numero dei figli d'Israele. Poich la parte del SIGNORE il suo popolo,
Giacobbe la porzione della sua eredit (Deuteronomio 32:4-9).
Notate, in primo luogo come qui il Signore esorti Israele a
considerare i tempi antichi, le tradizioni che sono state loro
trasmesse dai loro padri.
In secondo luogo, il particolare avvenimento a cui si allude
quando Dio divide fra le nazioni la loro eredit: il riferimento
la famosa divisione di Genesi 10.
In terzo luogo, quelle nazioni non sono chiamate figli di No
(che era nella linea degli eletti) ma figli di Adamo ["Quando
l'Altissimo diede alle nazioni la loro eredit, quando separ i figli
di Adamo, egli fiss i confini dei popoli, in base al numero dei
figli d'Israele", v. 8 ND], altro chiaro riferimento che Adamo
considerato capostipite dei reprobi.
In quarto luogo, quando Dio assegna alle nazioni non elette la
loro parte, persino allora la grazia ed il favore di Dio rivolta ai
figli di Israele.
In quinto luogo, "tenendo conto del numero dei figli d'Israele",
che era 70, quando si stanziano per la prima volta in Egitto
(Genesi 46:27) - l'esatto numero delle nazioni menzionate in
Genesi 10!
Il collegamento principale fra Eber e la nazione di Israele,
naturalmente, Abraamo e, nel suo caso, il principio dell'elezione
divina brilla con chiarezza cristallina. La chiamata che egli riceve
da Dio segna un'altra fase importante nello sviluppo degli eterni
propositi di Dio. Alla torre di Babele, Dio concede alle nazioni di
procedere nelle loro vie malvagie. Subito dopo, per, Iddio sceglie
Abramo, affinch diventi il fondatore della nazione a Lui favorita:
"Sei tu il SIGNORE Dio che hai scelto Abramo, lo hai fatto uscire da Ur
dei Caldei, e gli hai dato il nome di Abraamo" (Neemia 9:7). Non
stato Abraamo a scegliere Dio, ma Dio a scegliere Abramo: "Il
Dio della gloria apparve ad Abraamo, nostro padre, mentr'egli era in
Mesopotamia, prima che si stabilisse in Carran" (Atti 7:2).
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Abraamo
Il titolo "Dio della gloria" viene qui usato per mettere in rilievo il
favore manifestato ad Abraamo, la gloria della grazia
nell'eleggerlo, perch per natura non c'era nulla in lui che lo
rendesse migliore dei suoi contemporanei dandogli titolo ad
essere notato da Dio. Anche per Abraamo si tratta di una
misericordia immeritata, una grazia sovrana. Questo ci reso
evidente da ci che ci vien detto in Giosu 24, a proposito della
sua condizione di fronte a Jahv quando gli appare: "Cos parla il
SIGNORE, il Dio d'Israele: 'I vostri padri, come Tera padre di Abraamo
e padre di Naor, abitarono anticamente di l dal fiume, e servirono gli altri
di'" (v. 2). Abramo viveva nella citt pagana di Ur ed apparteneva
ad una famiglia di idolatri! Pi tardi Dio fa notare ai suoi
discendenti proprio questo fatto, rammentando loro della loro
primigenia condizione di corruzione, mettendo esattamente in
evidenza come non vi fosse motivo alcuno in loro stessi per il
quale erano stati scelti da Dio: "Ascoltatemi, voi che perseguite la
giustizia, che cercate il SIGNORE! Considerate la roccia da cui foste
tagliati, la buca della cava da cui foste cavati. Considerate Abraamo vostro
padre e Sara che vi partor; poich io lo chiamai, quand'egli era solo, lo
benedissi e lo moltiplicai" (Isaia 51:1-2). Fa venire la pelle d'oca qui
l'espressione " la buca della cava da cui foste cavati": questa era la
loro condizione quando il Signore gli appare per la prima volta.
In questo brano, per, c' di pi. Notate attentamente le parole:
"poich io chiamai lui solo" (v. 3 CEI). Rammentate come questo
avveniva quando abitava ad Ur che, come dimostrano gli scavi
moderni, era allora una citt molto vasta: fra tutti i suoi
innumerevoli abitanti Dio ha scelto lui soltanto! Il Signore qui
mette in rilievo questo stesso fatto e ci chiama a riflettere sulla
singolarit della Sua elezione proprio con il termine "solo" (fatto
non rilevato da altre versioni). Vedete come qui ancora si riveli
l'assoluta sovranit di Dio che esercita la Sua volont imperiosa e
che sceglie secondo il Suo beneplacito. Egli manifesta la Sua
compassione per Abramo semplicemente perch Egli si compiace
di farlo e lascia il resto dei suoi connazionali nelle tenebre del
paganesimo semplicemente perch cos ritiene di dover fare. Non
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fatto questo e non mi hai rifiutato tuo figlio, l'unico tuo, io ti colmer di
benedizioni e moltiplicher la tua discendenza come le stelle del cielo e come la
sabbia che sul lido del mare; e la tua discendenza s'impadronir delle citt
dei suoi nemici" (Genesi 22:16-17). Questo giuramento riguarda la
progenie spirituale, gli eredi della promessa. A questo si riferisce
l'Apostolo quando scrive: "Cos Dio, volendo mostrare con maggiore evidenza
agli eredi della promessa, l'immutabilit del suo proposito, intervenne con un
giuramento" (Ebrei 6:17). Qual era "l'immutabilit del suo
proposito" se non il Suo eterno decreto, il Suo proposito di
elezione? Il "mistero della sua volont", sono i Suoi decreti
stabiliti dall'eternit (Efesini 1:4,9,10). Chi sono, poi, gli "eredi
della promessa" se non gli eletti, proprio come Isacco?
Si potrebbe obiettare che la scelta di Isacco in preferenza ad
Ismaele non fosse un atto di pura sovranit, visto che il primo era
figlio di Sara ed il secondo di Agar, la serva egiziana presupponendo cos che i doni di Dio siano accordati in base alla
"qualit" di una persona. L'esempio che segue, per, preclude
anche questo sofismo ed interamente addebita ogni cosa alla
volont non causata e non influenzata dell'Altissimo. Giacobbe ed
Esa avevano lo stesso padre e la stessa madre: erano gemelli. Al
loro riguardo leggiamo: "...poich, prima che i gemelli fossero nati e che
avessero fatto del bene o del male (affinch rimanesse fermo il proponimento di
Dio, secondo elezione, che dipende non da opere, ma da colui che chiama), le
fu detto: Il maggiore servir il minore; com' scritto: Ho amato Giacobbe e
ho odiato Esa." (Romani 9:11-13). Inchiniamoci in rispettoso
silenzio di fronte a questo brano.
La nazione che sorge da Abraamo, Isacco e Giacobbe il popolo
eletto e favorito di Dio, scelto e separato dalle altre nazioni per
essere il ricettore delle ricche benedizioni di Dio. proprio
questo il fatto che aggrava l'enormit dei loro peccati, perch
maggiori privilegi implica maggiori responsabilit e maggiori
responsabilit non adempiute implica maggiore colpevolezza:
"Ascoltate questa parola che il SIGNORE pronuncia contro di voi, o figli
d'Israele, contro tutta la famiglia che io ho condotto fuori dal paese d'Egitto:
Voi soli ho conosciuto fra tutte le famiglie della terra; perci vi castigher per
tutte le vostre trasgressioni" (Amos 3:1-2).
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Perch Israele?
Dai giorni di Mos, fino al tempo di Cristo, per un periodo di
1500 anni, Dio ha tollerato che tutte le nazioni pagane
camminassero nelle loro proprie vie, lasciandoli nella corruzione e
tenebre dei loro propri malvagi cuori. Nessun'altra nazione
possedeva la Parola di Dio, nessun'altra nazione poteva godere di
un sacerdozio stabilito da Dio. Solo Israele era stata favorita con
una rivelazione scritta celeste. Per quale motivo il Signore Iddio
ha scelto Israele come Suoi favoriti? I Caldei erano pi antichi, gli
Egiziani molto pi sapienti. I Cananei molto pi numerosi.
Nonostante questo, Iddio passato loro oltre. Perch dunque il
Signore ha scelto Israele? Certamente non perch eccellessero in
qualcosa pi di altri, come dimostra l'intera loro storia.
Da Mos fino a Malachia, si rileva come di fatto essi siano una
nazione "dal collo duro", ostinata, irriconoscente per i favori
ricevuti, scarsamente ubbidiente alla volont di Dio. La scelta che
Dio fa di loro non poteva essere stata causata dalla loro bont. Il
caso della sovranit di Dio molto chiaro:
"Infatti tu sei un popolo consacrato al SIGNORE tuo Dio. Il
SIGNORE, il tuo Dio, ti ha scelto per essere il suo tesoro
particolare fra tutti i popoli che sono sulla faccia della terra. Il
SIGNORE si affezionato a voi e vi ha scelti, non perch foste
pi numerosi di tutti gli altri popoli, anzi siete meno numerosi di
ogni altro popolo, ma perch il SIGNORE vi ama: il
SIGNORE vi ha fatti uscire con mano potente e vi ha liberati
dalla casa di schiavit, dalla mano del faraone, re d'Egitto, perch
ha voluto mantenere il giuramento fatto ai vostri padri"
(Deuteronomio 7:6-8).
La spiegazione di tutti gli atti e le opere di Dio deve essere trovata
in Lui stesso, nella sovranit della Sua volont, non in qualcosa
che si trovi nella creatura.
Nel Nuovo Testamento
Lo stesso principio di divina selezione rivelato in modo chiaro e
prominente non solo nell'Antico Testamento, ma anche nel
Nuovo. rilevabile in modo sorprendente in connessione con la
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che non sono, per ridurre al niente le cose che sono, perch nessuno si
vanti di fronte a Dio" (1 Corinzi 1:26-29).
Osserviamo poi come questa stessa grande verit sia messa in
rilievo da Cristo stesso durante il Suo ministero pubblico.
Guardate al Suo primo messaggio nella sinagoga di Nazaret: "E gli
fu dato in mano il libro del profeta Isaia; lo apr e trov quel passo dove era
scritto: Lo Spirito del Signore sopra di me, perch mi ha unto per
evangelizzare i poveri [e non i ricchi]; mi ha mandato per guarire quelli che
hanno il cuore rotto [non gli arroganti, ma quelli che fanno cordoglio per i
loro peccati], per proclamare la liberazione ai prigionieri [non quelli che si
vantano della loro "libera volont"] e il recupero della vista ai ciechi [non
quelli che ritengono di vedere], per rimettere in libert gli oppressi [non quelli
che ritengono di essere potenti], e per predicare l'anno accettevole del Signore"
(Luca 4:17-19 ND).
Quel che segue immediatamente indubbiamente pure notevole:
"Egli prese a dir loro: Oggi, si adempiuta questa Scrittura, che voi
udite. Tutti gli rendevano testimonianza, e si meravigliavano delle parole di
grazia che uscivano dalla sua bocca, e dicevano: Non costui il figlio di
Giuseppe?" (vv. 21,22). Bene, essi erano compiaciuti per le Sue
"parole di grazia", ma avrebbero tollerato la predicazione della
grazia sovrana? "...vi dico in verit che ai giorni di Elia, quando il cielo fu
chiuso per tre anni e sei mesi e vi fu grande carestia in tutto il paese, c'erano
molte vedove in Israele; eppure a nessuna di esse fu mandato Elia, ma fu
mandato a una vedova in Sarepta di Sidone. Al tempo del profeta Eliseo,
c'erano molti lebbrosi in Israele; eppure nessuno di loro fu purificato; lo fu
solo Naaman, il Siro" (vv. 25-27). Qui Ges insiste parlando loro
della verit della grazia sovrana di Dio, e quello proprio non
potevano sopportarlo: "Udendo queste cose, tutti nella sinagoga furono
pieni d'ira. Si alzarono, lo cacciarono fuori dalla citt, e lo condussero fin sul
ciglio del monte sul quale era costruita la loro citt, per precipitarlo gi" (vv.
28-29). Notate bene come qui si tratti di rispettabili persone
religiose che partecipavano al culto della sinagoga, ma esprimono
tutto il loro odio verso questa preziosa verit! Che non ci si
sorprenda affatto oggi quando come Suoi servitori ci viene
riservato lo stesso trattamento a cui era stato sottoposto il nostro
Padrone!
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solo perch gran parte della gente oggi cos ignorante del
carattere di Dio e cos priva di santo timor di Dio che essa rimane
all'oscuro della natura e gloria della giustizia divina, mettendola in
dubbio. La nostra un'epoca di sfacciata irriverenza: un'epoca
dove grumi di argilla inanimata, come noi siamo, osano
prescrivere ci che l'Onnipotente dovrebbe o non dovrebbe fare.
I nostri padri hanno seminato vento ed oggi i loro figli
raccolgono tempesta. I padri hanno deriso e squalificato il "divino
diritto dei re" ed oggi i loro discendenti ripudiano "il divino
diritto del Re dei re".Se i presunti "diritti" della creatura non sono
"rispettati", allora i nostri contemporanei non avranno nemmeno
rispetto per il Creatore, e se si insiste sulla suprema sovranit ed
assoluto dominio di Dio su tutto e tutti, essi non esiteranno a
vomitare le loro condanne contro di Lui. Le cattive compagnie
corrompono i buoni costumi (1 Corinzi 15:33): il popolo di Dio,
corre il rischio di essere infettato dal gas venefico che riempie
l'aria del mondo religioso.
Non solo l'atmosfera miasmica che si respira nella maggior parte
delle "chiese" una seria minaccia per il cristiano, ma c' in
ciascuno di noi una seria tendenza a "umanizzare" Dio: a
considerare le Sue perfezioni attraverso le nostre lenti intellettuali,
piuttosto che quelle della Scrittura; interpretare i Suoi attributi
come qualit umane. Era proprio di questo che Dio anticamente
si lamentava quando diceva: "Hai fatto queste cose, io ho taciuto, e tu
hai pensato che io fossi come te; ma io ti riprender, e ti metter tutto davanti
agli occhi" (Salmo 50:21). Questo un solenne avvertimento da
prendere molto a cuore. Ci che intendiamo dire questo:
quando leggiamo della misericordia o della giustizia di Dio,
tendiamo a pensare che siano secondo le qualit della misericordia
e della giustizia umana. Si tratta, per, di un grave errore.
L'Onnipotente non pu essere misurato secondo i criteri umani.
Egli infinitamente al di sopra di noi, tanto che ogni paragone
del tutto impossibile. quindi il massimo della follia per una
qualsiasi creatura, limitata com', sedere in giudizio e mettere in
discussione ci che fa Jahv.
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"Ecco, Dio non si fida dei suoi servi, e trova difetti nei suoi angeli" (Giobbe
4:18). Gli angeli erano perfettamente santi, eppure Dio non d
loro altra assistenza che quella di cui erano stati dotati al
momento della loro creazione. Egli "non si fida" di loro, della
loro condizione. Se essi fossero santi oggi, sarebbero suscettibili
di peccato domani. Se Dio li avesse mandati in giro per questo
mondo, sarebbero potuti decadere prima di ritornare in cielo. I
"difetti" che Dio imputa loro nel brano or ora citato non altro
che la loro mutabilit creaturale. Per loro, mantenere la loro
santit immutabilmente per l'eternit, senza pericolo di perderla,
era qualcosa di assolutamente superiore alle loro possibilit
creaturali. Per loro, quindi, essere immutabilmente preservati non
poteva che essere una grazia che scaturiva da una fonte diversa e
pi alta del patto d'opere o delle loro dotazioni naturali:
l'elezione della grazia, una grazia che si pone al di l della
dimensione creaturale.
stato bene che Dio, fin dall'inizio rendesse manifesto l'infinito
divario esistente fra la creatura ed il Creatore. Dio solo
immutabile, infatti, presso di Lui "non c' variazione n ombra di
mutamento" (Giacomo 1:17). stato bene, dunque, che Dio
ritirasse la Sua mano preservatrice da coloro che aveva creati
giusti, cosicch apparisse che la creatura pi elevata che c'era
(Satana, "un cherubino unto, un protettore", Ezechiele 28:14 ND)
era mutevole e sarebbe inevitabilmente caduta in peccato se fosse
stata lasciata all'esercizio del proprio libero arbitrio. Di Dio solo
pu essere affermato che "Dio non pu essere tentato dal male"
(Giacomo 1:13). La creatura, bench santa, pu essere tentata a
peccare, cadere ed essere irrimediabilmente perduta. La caduta di
Satana, poi, aveva aperto la via per mettere sempre meglio in
evidenza l'assoluta necessit della grazia selettiva - l'impartire alle
creatura l'immagine della stessa immutabile santit di Dio.
A causa della condizione di mutabilit della creatura, Dio
prevedeva che se tutte le Sue creature fossero lasciate a condursi
secondo la loro volont, esse sarebbero state in continuo pericolo
di cadere: Egli, dunque, stabilisce un'elezione di grazia per
eliminare ogni rischio dal caso dei Suoi eletti. Questo sappiamo
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Da: Dr. Geo. S. Bishop, The Doctrines of Grace, Chap. 11, "The Doctrine of
Election True," p. 167, del 1910 (Baker Book House, 1977). Dott. George Sayles
Bishop (1836-1914), stato pastore dal 1866 della prima chiesa presbiteriana
olandese (PCUSA) di Orange, New Jersey. Scrive pure nei famosi trattati: "I
fondamentali".
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Adamo, non tutti sono caduti allo stesso modo. I non eletti
cadono per essere dannati. Essi sono lasciati perire nei loro
peccati perch non hanno rapporto con Cristo - perch Egli non
era relazionato con loro come il Mediatore della loro unione con
Dio.
I non eletti avevano il loro tutto in Adamo, il loro capo naturale.
Gli eletti, per, si vedono impartite loro ogni benedizione
spirituale perch sono in Cristo, il loro capo glorioso e pieno di
grazia (Efesini 1:3). Essi non possono perdere queste benedizioni
perch sono state loro assicurate in Cristo. Dio li ha scelti come
Suoi, essi Suo popolo e Lui loro Dio; Egli loro Padre ed essi Suoi
figli. Egli li ha affidati a Cristo per essere i Suoi fratelli, i Suoi
compagni, la Sua sposa, i Suoi partner in tutta la Sua
incomunicabile grazia e gloria. Vedendo in anticipo la loro caduta
in Adamo e quali sarebbero stati i suoi effetti, il Padre si
proposto di farli risalire dalle rovine della caduta in
considerazione dell'impegno di Suo Figlio di conseguire per loro
ogni giustizia, e come loro Garante portare tutti i loro peccati nel
Suo proprio corpo sulla croce, rendendo S stesso sacrificio per il
peccato. L'amato Figlio di Dio diventato uomo in Ges Cristo
per realizzare tutto questo.
a questo che il Signore Ges, si riferisce nella Sua preghiera
sacerdotale quando dice al Padre: "Io ho manifestato il tuo nome agli
uomini che tu mi hai dati dal mondo; erano tuoi e tu me li hai dati; ed essi
hanno osservato la tua parola" (Giovanni 17:6). Qui Egli allude
all'intera elezione di grazia. Essi sono l'oggetto del compiacimento
del Padre; i Suoi gioielli; la Sua porzione. Agli occhi di Cristo essi
sono ci che il Padre ha contemplato che essi fossero fin
dall'inizio. Quale alta considerazione il Padre deve avere per il
Mediatore: se non fosse cos Egli non avrebbe mai affidato i Suoi
eletti alle Sue cure e gestione! Quanto grande pure
l'apprezzamento, in Cristo, del dono d'amore che Gli ha fatto il
Padre, altrimenti non avrebbe intrapreso la loro salvezza ad un
tale alto costo! Ora, l'affidamento degli eletti a Cristo un atto
differente e distinto dalla loro elezione. Prima gli eletti vengono
dichiarati appartenere al Padre per elezione, avendo Egli sceltone
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leggiamo: "Gi designato [come Cristo] prima della creazione del mondo,
egli stato manifestato negli ultimi tempi per voi" (1 Pietro 1:20). Come
vedremo pi avanti, l'espressione "prima della creazione del
mondo" non semplicemente un'indicazione temporale, ma
soprattutto di eminenza o preferenza, il fatto cio che Dio avesse
in mente Cristo prima ancora di formulare la Sua intenzione di
creare per Lui il mondo ed un popolo.
Abbiamo cos ora mostrato come Cristo fosse destinato ad essere
il Dio-uomo per fini molto pi alti che la nostra salvezza, cio per
compiacersene, per contemplare l'immagine perfetta di S stesso
in una creatura, ed attraverso quell'unione, comunicare S stesso a
quell'uomo a tale modo e grado che non possibile ad una
semplice creatura in quanto tale.
Insieme alla predestinazione del Figlio ad essere il Dio-uomo vi
pure il fatto che la Sua gloriosa Persona sia destinata, come
proprio retaggio, ad essere il fine sovrano di ogni altra cosa che
Dio faccia e il fine delle creature intelligenti che Egli si compiace
di scegliere per la Sua gloria. Questo chiaro da questo testo:
"Tutto vi appartiene. ... E voi siete di Cristo; e Cristo di Dio" (1 Corinzi
3:21-23). Questo detto a proposito della finalit delle cose.
Come voi, i santi, siete il fine per cui ogni cosa destinata, cos
Cristo il fine per il quale voi esistete, e Cristo il fine o disegno
di Dio in azione. Diciamo che Cristo "il fine sovrano", e non "il
fine supremo", perch Dio stesso al di sopra di tutti. Cristo,
per, il fine sovrano di tutta la creazione, avendo Egli autorit
insieme a Dio e sotto Dio. cos che viene dichiarato che
"attraverso di Lui" e "per Lui" ogni cosa stata creata (Colossesi
1:16), cos com' detto di Dio in Romani 11:36. Questo fine
sovrano nella creazione caduto su di Lui come retaggio del
Mediatore: "Il Padre ama il Figlio, e gli ha dato ogni cosa in
mano" (Giovanni 3:35).
Nella predestinazione del Figlio dell'uomo all'unione con il Figlio
di Dio e nel costituirlo, attraverso quell'unione, ad essere il
sovrano fine nostro e di tutte le cose, stato conferito all'uomo
Cristo Ges, cos esaltato, il favore pi alto,
incommensurabilmente maggiore della grazia conferita agli eletti,
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animale dei campi; ma per l'uomo non si trov un aiuto che fosse adatto a
lui" (Genesi 2:20). Non avevano infatti la stessa immagine ed
essenza. Se quindi Dio sceglie qualcuno in Cristo - il Santo quello deve necessariamente essere santificato. Questo il motivo
per il quale la santit connessa al nostro essere eletti in Lui
(Efesini 1:4).
Dio, cos, decreta che il Suo popolo sia perfettamente santo
dinanzi a Lui, che gli uomini e le donne che lo compongono
stiano alla Sua presenza per sempre, che essi godano della Sua
presenza per sempre, perch, come ci dice il Salmista: "alla tua
destra vi sono delizie in eterno" (Salmo 16:11). In che cosa consistono
queste delizie della nostra eterna eredita? la santit perfetta,
amore perfetto per Dio: questa l'essenza della gloria celeste. Se
gli apostoli avessero dedicato il resto della loro vita per tentare di
dipingere e descrivere che cosa sia il paradiso, essi non avrebbero
fatto altro che farci comprendere tutta la pregnanza di queste
parole: santit perfetta alla presenza di Dio, perfetto amore per
Lui, perfetto godimento di Lui. Questo il paradiso e questo ci
che Dio ha decretato di portare al Suo popolo. Questo il primo
disegno della nostra elezione, portarci ad un'immacolata santit
dinanzi a Lui.
2. Perch diventassimo Suoi figli
Il disegno di Dio nella nostra elezione era finalizzato alla nostra
adozione come Suoi figli: "...avendoci predestinati nel suo amore a essere
adottati per mezzo di Ges Cristo come suoi figli, secondo il disegno benevolo
della sua volont" (Efesini 1:5). Ci che ci rende compatibili con il
Cielo la santit, perch una persona non santa non potrebbe in
alcun modo godere del paradiso; se vi dovesse entrare, si
troverebbe del tutto fuori del suo elemento naturale. La santit,
quindi, ci che ci rende adatti ad essere partecipi dell'eredit
celeste nella luce (Colossesi 1:12). per l'adozione ci che ci d
titolo legale alla gloria del Cielo e questa impartita agli eletti
come loro dignit e prerogativa (Giovanni 1:12). Come abbiamo
rilevato in altre occasioni, le ultime parole di Efesini 1:4
appartengono di fatto al versetto 5: "...avendoci predestinati nel
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suo amore a essere adottati per mezzo di Ges Cristo come suoi
figli, secondo il disegno benevolo della sua volont" (infatti, la
Nuova Riveduta traduce qui pi correttamente di altre versioni).
L'amore di Dio verso Suo Figlio era cos grande che, avendoci
eletti in Lui, proprio perch siamo in Lui, il Suo amore si esteso
anche a noi. Per questo Dio ci ha destinati a questo ulteriore
onore e privilegio. Questo concorda perfettamente con 1
Giovanni 3:1, che dice: "Vedete quale amore ci ha manifestato il Padre,
dandoci di essere chiamati figli di Dio! E tali siamo. Per questo il mondo non
ci conosce: perch non ha conosciuto lui".
Dio avrebbe potuto renderci perfettamente santi in Cristo senza
aggiungervi altre benedizioni. "Ma ora, liberati dal peccato e fatti servi
di Dio, avete per frutto la vostra santificazione" (Romani 6:22). Si tratta
di un frutto sicuramente prezioso, ma Egli non si ferma l, infatti
aggiunge: "...e per fine la vita eterna", cio un frutto ed un
privilegio supplementare. Allo stesso modo, alla santit Dio
aggiunge l'adozione, come dice il salmista: "Il SIGNORE conceder
grazia e gloria" (Salmo 84:11). Come nostro Dio Egli ci sceglie in
vista della santit, secondo quant' scritto: "Siate santi, perch io, il
SIGNORE vostro Dio, sono santo" (Levitico 19:2). Quando per
Egli diventa nostro Padre in Cristo, Egli ci predestina ad essere
adottati come figli. Ecco qui, allora, il duplice rapporto che
l'Altissimo intrattiene con il Suo popolo in ed attraverso Cristo,
insieme alla conseguente duplice benedizione delle nostre persone
a causa di Cristo. Osservate quanto minutamente questo
corrisponda con: "Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Ges
Cristo, che ci ha benedetti di ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in
Cristo" (Efesini 1:3).
Attraverso l'adozione noi diventiamo legalmente figli di Dio cos
come attraverso la rigenerazione noi lo diventiamo per natura.
Attraverso la nuova nascita noi diventiamo (esperienzialmente)
membri della famiglia di Dio; per l'adozione acquisiamo la
condizione legale di figli, con tutti i privilegi che questo rapporto
comporta. "E, perch siete figli, Dio ha mandato lo Spirito del
Figlio suo nei nostri cuori, che grida: Abb, Padre " (Galati 4:6).
L'adozione rende note le alte prerogative e benedizioni che ci
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santa chiamata, non a motivo delle nostre opere, ma secondo il suo proposito e
la grazia che ci stata fatta in Cristo Ges fin dall'eternit" (2 Timoteo
1:9). Se si analizza attentamente il versetto or ora citato, si vedr
come:
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indubbiamente vero che gli eletti di Dio erano "per natura figli
d'ira, come gli altri" (Efesini 2:3), ciononostante, le loro persone
sono state amate da Lui con un amore eterno. Di conseguenza,
prima che lo Spirito Santo sia mandato per risvegliarli a novit di
vita, il Signore Iddio li contempla e parla di loro come il Suo
popolo, la Sua gente. Dato che questo oggi cos poco
conosciuto, faremo qui una pausa per fornire di questo la prova
scritturale.
In primo luogo, Dio li chiama Suoi figli: "Tutti i tuoi figli saranno
discepoli del SIGNORE e grande sar la pace dei tuoi figli" (Isaia 54:13):
essi sono Suoi figli prima che essi diventino Suoi discepoli.
Ancora: "...non soltanto per la nazione, ma anche per riunire in uno i figli
di Dio dispersi" (Giovanni 11:52): essi sono Suoi figli prima che
Egli "li raccolga".
In secondo luogo, Dio li designa Suo popolo: "Il tuo popolo si offrir
volenteroso nel giorno del tuo potere" (Salmo 110:3 ND): Dio ha un
popolo, ma esso "si offrir volenteroso" quando la potenza dello
Spirito Santo inizia ad operare in loro. "....perch io sono con te, e
nessuno ti metter le mani addosso per farti del male; perch io ho un popolo
numeroso in questa citt" (Atti 18:10): Dio dice a Paolo di avere "un
popolo" in quella citt pagana, e lo dice prima ancora che egli vi
predichi e che essi giungano alla fede!
In terzo luogo, Cristo chiama "Sue pecore" gli eletti di Dio prima
ancora che siano portati nel Suo ovile: "Ho anche altre pecore, che non
sono di quest'ovile; anche quelle devo raccogliere ed esse ascolteranno la mia
voce, e vi sar un solo gregge, un solo pastore" (Giovanni 10:16). Chi
sono queste "altre pecore" se non i Suoi eletti che ancora si
trovano fra i pagani e che, a suo tempo, verranno associati al Suo
gregge attraverso la predicazione dell'Evangelo?
In quarto luogo, gli eletti sono considerati "tenda di Davide"
quando essi ancora sono fra le rovine della Caduta: "Fratelli,
ascoltatemi: Simone ha riferito come Dio all'inizio ha voluto
scegliersi tra gli stranieri un popolo consacrato al suo nome. E
con ci si accordano le parole dei profeti, come sta scritto: "Dopo
queste cose ritorner e ricostruir la tenda di Davide, che caduta; e
restaurer le sue rovine, e la rimetter in piedi" (Atti 15:14-16). Nell'era
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1. La missione di Cristo
In primo luogo, l'incarnazione e la missione di Cristo: "In questo si
manifestato per noi l'amore di Dio: che Dio ha mandato il suo Figlio
unigenito nel mondo affinch, per mezzo di lui, vivessimo" (1 Giovanni
4:9). Notate le persone alle quali Dio manifesta cos il Suo amore,
qui espresso dalla parola "noi". Gli scrittori sacri usano questo
termine per includervi ed esprimervi i santi di Dio. qualit
distintiva degli apostoli la capacit di comunicare efficacemente
alla mente dei santi ed applicare alla loro vita la verit affinch sia
sentita in tutta la sua grande importanza. Che l'argomento sia
l'elezione, la redenzione, la chiamata efficace o la glorificazione,
quando essi usano il pronome "noi" essi includono s stessi e tutti
i credenti ai quali scrivono. Questo serve per mettere in rilievo
come le benedizioni ed i benefici della grazia sono destinati
proprio a loro: questo li apre a ricevere ed a godere ci che le
Scritture loro annunciano.
Per illustrare ci che abbiamo detto, contate quante volte
l'apostolo usi qui il "noi", sia come soggetto che come
complemento oggetto:
"Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Ges Cristo, che ci
ha benedetti di ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in
Cristo In lui ci ha eletti prima della creazione del mondo perch
[noi] fossimo santi e irreprensibili dinanzi a lui, avendoci
predestinati nel suo amore a essere adottati per mezzo di Ges
Cristo come suoi figli, secondo il disegno benevolo della sua volont,
a lode della gloria della sua grazia, che ci ha concessa nel suo amato
Figlio" (Efesini 1:3-6).
In questo brano si evidenzia come l'elezione in Cristo riguardi
quegli uomini e quelle donne che sono chiamati a far parte della
chiesa.
Lo stesso vale per la chiamata efficace in Romani 9:24, la salvezza
(2 Timoteo 1:9) e la glorificazione (Efesini 2:7; Romani 8:18).
Osserviamo attentamente come l'uso di questo "noi" includa tutta
l'elezione della grazia ed escluda ogni altro, tanto che queste cose
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noi, noi diventiamo tempio del Dio vivente, la Sua dimora sulla
terra.
Non sufficientemente riconosciuto come tutti i benefici di
grazia del patto siano nelle mani dello Spirito Santo, la cui
funzione ed opera quella di portare gli eletti a Cristo
(chiamandoli efficacemente) e di far loro conoscere ed applicare
alle loro anime la salvezza che il Signore Ges ha adempiuto ed
operato per loro. Egli scende dal Cielo come conseguenza
dell'opera espiatoria ed ascensione di Cristo, e proclama a dei
miserabili peccatori la salvezza che il Signore ha procurato loro.
Egli entra nel loro cuore pieno di peccato e di guai e fa loro
conoscere la salvezza che il Signore ha procurato loro. Egli pone
loro in possesso delle cose che accompagnano la salvezza
attraverso la fede nella Persona ed opera di Cristo, e poi diventa il
loro Consolatore. Essi non pregano che lo Spirito venga a
rigenerarli, perch essi Lo hanno gi ricevuto come lo Spirito che
impartisce loro vita e santificazione. Ci che ora essi devono fare
pregare per la grazia di riceverlo come lo Spirito di adozione,
affinch Egli possa testimoniare con il loro spirito che essi sono
figli di Dio.
Ora questa chiamata efficace conseguenza propria e necessaria
ed effetto dell'eterna elezione, perch gli unici a ricevere questa
vocazione soprannaturale sono soltanto i Suoi eletti. Ogni qual
volta, infatti, si consideri la predestinazione di una persona alla
gloria eterna, si dovr essere necessariamente in presenza di una
persona che sia stata efficacemente chiamata alla fede ed alla
santit. "Noi dobbiamo sempre ringraziare Dio per voi, fratelli amati dal
Signore, perch Dio fin dal principio vi ha eletti a salvezza mediante la
santificazione nello Spirito e la fede nella verit" (2 Tessalonicesi 2:13).
Gli eletti sono scelti per la salvezza attraverso la libera e sovrana
grazia di Dio; com', per, che si ottiene di fatto la salvezza? In
che modo i favoriti dalla grazia sono personalmente portati a
possederla? Mediante la santificazione nello Spirito e la fede nella
verit, e in nessun altro modo. Il decreto di elezione Dio che
destina a vita eterna e gloria: ne consegue in modo evidente che
chi ne fatto oggetto veda Dio che opera in lui o in lei effettiva
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sulle Sue promesse, riposi nel Suo amore e risponda alla Sua voce.
"Per fede Abraamo, quando fu chiamato, ubbid, per andarsene in un luogo
che egli doveva ricevere in eredit; e part senza sapere dove andava" (Ebrei
11:8). Le due cose sono inseparabili - la fede risponde alla
chiamata di Dio. per questo che essa viene definita: "la fede degli
eletti di Dio" (Tito 1:1). Essa differisce radicalmente dalla generica
fede delle "persone religiose" e da quella emotiva del fanatismo.
Essa, infatti, (1) il dono di Dio e non il prodotto di un principio
naturale, e poi (2) perch essa riceve con semplicit infantile tutto
ci che affermato nelle Scritture, senza stare a cavillare sulle
"difficolt" che vi trova; ed anche (3) perch chi la possiede si
rende conto come solo Dio possa sostenere e mantenere quella
fede nell'anima, perch non sta in potere della creatura n
esercitarla n aumentarla.
In conclusione, notiamo come questa trasformazione
soprannaturale operata negli eletti nel momento della loro
chiamata efficace, questo operare nella loro intelligenza spirituale
affinch conoscano Dio, questo impartire in loro un principio di
santit, d'amore e di fede, sia il fondamento di tutte le operazioni
susseguenti della grazia. Ogni operazione della grazia, infatti, fino
al termine della vita del credente, fornisce la prima prova che la
chiamata efficace sana e salvifica. Nel momento della
rigenerazione Dio dota l'anima di tutti i principi ed i semi di ogni
grazia, tanto che la vita futura del cristiano e la sua crescita nella
grazia (attraverso il conflitto fra "la carne" e "lo spirito") una
chiamata all'operativit ed alla manifestazione della sua elezione.
Tratteremo ora come Dio renda noto nel tempo quel proposito di
grazia che Egli si proposto al riguardo della Chiesa fin
dall'eternit. L'amore eterno di Dio verso il Suo popolo eletto lo
si scopre in vari modi e con vari mezzi, i principali fra i quali sono
gli inestimabili doni che fa loro il Suo Figlio ed il Suo Spirito.
Ecco allora come fin ora ci siamo soffermati, in primo luogo
sull'incarnazione e sulla missione di Cristo come la principale
espressione del cuore del Padre verso i Suoi, perch sebbene la
glorificazione di Dio era in essa il Suo principale disegno, pure
inseparabilmente connessa ad essa era la benedizione dei Suoi
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Spirito Santo alla nostra anima, perch qui, come in ogni altro
luogo, noi siamo interamente dipendenti dalle Sue operazioni di
grazia.
Vera umilt
Il primo effetto prodotto nell'anima dall'applicazione, tramite lo
Spirito, della verit della divina elezione la promozione di vera
umilt. Orgoglio e presunzione ricevono il loro colpo fatale: il
compiacimento di noi stessi mandato in frantumi, e coloro che
sono fatti oggetto di questa esperienza vengono scossi fino alle
fondamenta della loro vita. Potranno anche precedentemente aver
professato la fede cristiana e non aver mai coltivato seri dubbi
sulla sua sincerit e genuinit. Potranno anche avere avuto una
forte e incrollabile certezza di essere sulla via del Cielo, e durante
quel tempo essere del tutto ignoranti della dottrina dell'elezione.
Quale cambiamento, per, sopraggiunto! Ora apprendono che,
fra i figli degli uomini, Dio dall'eternit ha operato, fatto una
scelta. Ora sono profondamente interessati ad accertarsi se siano
fra i favoriti del Cielo oppure no. Rendendosi conto in qualche
modo delle tremende implicazioni di questo fatto e
dolorosamente consapevoli della propria radicale depravazione,
ora sono pieni di timore e tremore. L'esperienza dolorosa e
sconvolgente: non sanno ancora che gi questi sentimenti in loro
sono un segno salutare.
proprio perch la predicazione dell'elezione, quand'
accompagnata dalla potenza dello Spirito Santo (e quale
predicazione pu essere meglio calcolata di questa d'avere la Sua
benedizione che quella che maggiormente magnifica Dio ed
abbassa l'uomo!) produce tanto tormento interiore, che essa cos
sgradevole a coloro che vogliono rimanere "tranquilli a Sion"
(Amos 6:1). Non c' nulla di meglio che la predicazione
dell'elezione che possa smascherare vuote professioni di fede e
scuotere dal loro dormiveglia le vittime di Satana. Ahim, coloro
che non vogliono che si disturbi la falsa pace delle loro certezze
carnali non vogliono neanche sentirne parlare dell'elezione e sono
i primi a reagire indignati e scandalizzati contro la proclamazione
della grazia discriminante. L'abbaiare rabbioso dei cani non ,
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per, motivo sufficiente perch i figli di Dio siano privati del pane
loro necessario. Non importa quanto spiacevoli siano i primi
effetti prodotti nel cuore di coloro che per la prima volta
ricevono questa verit, non ci vorr molto che, umiliato il loro
orgoglio, ne siano veramente riconoscenti: questo, infatti, far
loro scavare pi a fondo per accertarsi che la loro speranza sia
fondata veramente sulla Rocca eterna.
" vero che qualunque correzione sul momento non sembra recar
gioia, ma tristezza; in seguito tuttavia produce un frutto di pace e
di giustizia in coloro che sono stati addestrati per mezzo di essa"
(Ebrei 12:11).
pure cosa sgradevole per la nostra compiacenza essere
bruscamente fatta a pezzi, ma se ne consegue che ad una fiducia
infondata nelle nostre capacit mettiamo al posto sicurezze
fondate biblicamente, indubbiamente abbiamo causa di lodi
ferventi. Scoprire come i propositi di grazia di Dio siano ristretti
ad un popolo eletto, cosa allarmante per chi ha immaginato che
Dio ami tutti allo stesso modo.
Essere portati a chiedersi seriamente di essere oppure no fra
coloro che Dio ha scelto in Cristo prima ancora della fondazione
del mondo, solleva una questione per la quale non esiste una
risposta facile e soddisfacente; essere sospinto ad investigare
diligentemente la mia attuale condizione, esaminare seriamente
me stesso davanti a Dio, un compito che nessun ipocrita porta e
porter mai avanti; eppure un compito al quale il rigenerato non
si sottrae, ma al contrario cercher di svolgere con impegno, zelo
e ferventi preghiere affinch Dio in questo lo aiuti.
Mettersi in questione salutare e necessario
Non (come alcuni stupidamente suppongono) che coloro che
sono seriamente preoccupati della loro condizione spirituale e
destino eterno, siano cos allarmati perch dubitino della Parola di
Dio. Lungi da questo, proprio perch credono nella Parola di
Dio che dubitano di s stessi, dubitano della validit della loro
professione di fede. perch credono nelle Scritture quando
affermano che il gregge del Signore piccolo (Luca 12:32) che
167
filiale produce fiducia verso Dio, cos che essi si attendano da Lui
ci che Egli ha promesso e contino sulla Sua misericordia e
bont. Essi rispettano la Sua alta autorit e tremano alla Sua
Parola. Questo spirito filiale produce sottomissione a Dio, cos
che essi desiderano ubbidire a Lui in ogni cosa, e sinceramente si
sforzano di camminare secondo i Suoi comandamenti e precetti.
Certo, essi ancora sono lungi da ci che dovrebbero essere ed
anelano di tutto cuore diventarlo; ciononostante, loro fervente
desiderio compiacergli in tutte le loro vie.
Una coscienza ed uno spirito rinnovati. "Lo Spirito stesso attesta
insieme con il nostro spirito che siamo figli di Dio" (Romani 8:16). Nel
processo penale la funzione del testimone quella di rendere
testimonianza o di fornire prove, evidenze, affinch i giudici
possano stabilire la colpevolezza o l'innocenza di un imputato. In
Romani 2:15, l'Apostolo Paolo afferma che i pagani, bench non
abbiano ricevuto la legge mosaica, dovranno ugualmente
risponderne di fronte a Dio perch la loro coscienza testimonia
come quella stessa legge sia scritta nel loro cuore: "Essi
dimostrano che quanto la legge comanda scritto nei loro cuori,
perch la loro coscienza ne rende testimonianza e i loro pensieri
si accusano o anche si scusano a vicenda". Sebbene i pagani non
abbiamo ricevuto una rivelazione scritta di Dio (come nel caso
degli Israeliti), anch'essi sono Sue creature, dovranno rendere
conto di s stessi a Dio, sono soggetti alla Sua autorit e saranno
giudicati da Lui. Le basi su cui si fonda questa loro responsabilit
la rivelazione che Dio fa di S stesso nella natura, tanto che essi
sono "inescusabili" (Romani 1:19-20) e l''opera della legge scritta
nel loro cuore, la razionalit o "la luce della natura". Il loro istinto
morale li istruisce, infatti, sulla differenza fra giusto e sbagliato e li
ammonisce che un giorno dovranno rendere conto di s stessi. La
loro coscienza "attesta", fornisce prove, che Dio loro legittimo
Signore e Giudice.
Ora, i cristiani hanno una coscienza rinnovata ed essa fornisce la
prova che essi sono persone rinnovate e, di conseguenza, sono da
contarsi fra gli eletti. "...infatti siamo convinti di avere una buona
coscienza, e siamo decisi a condurci onestamente in ogni cosa" (Ebrei
174
176
erano state affidate dal Padre nei territori pagani, dichiara: "Ho
anche altre pecore, che non sono di quest'ovile; anche quelle devo raccogliere ed
esse ascolteranno la mia voce, e vi sar un solo gregge, un solo pastore"
(Giovanni 10:16). Come ascolteranno la voce di Cristo?
Attraverso i Suoi servitori cos ammaestrati e condotti dalla
potenza dello Spirito Santo.
Il Signore Ges non ha mai inviato i Suoi servitori a lavorare l
dove Egli non vi possiede un popolo che, affidatogli dal Padre,
debba essere da Lui portato nel Suo gregge. Neanche Egli ve li
mander mai. Dove per Egli ha un popolo, Egli vi diriger i Suoi
servitori per chiamarlo a S, ed essi, come Paolo, possono dire:
"Ecco perch sopporto ogni cosa per amor degli eletti, affinch
anch'essi conseguano la salvezza che in Cristo Ges, insieme
alla gloria eterna". Gli eletti, perci, possono essere trovati l dove
i ministri di Cristo lavorano molto. Ora, mio lettore, se hai il
privilegio di vivere un un tale luogo, potrai trovarvi il popolo
favorito di Dio. Il giorno delle tue opportunit auree giunto ed
tuo preciso dovere di rispondere alla chiamata che ti rivolgono i
servitori di Cristo.
Una Parola rivestita di potenza
Passiamo ora a qualcosa di pi specifico. Non solo Dio manda i
Suoi servitori in quei luoghi dove la Sua provvidenza ha collocato
alcuni dei Suoi eletti, ma Egli pure riveste la Sua Parola di potenza
e rende efficaci i loro sforzi.
"Conosciamo, fratelli amati da Dio, la vostra elezione. Infatti il
nostro vangelo non vi stato annunciato soltanto con parole, ma
anche con potenza, con lo Spirito Santo e con piena convinzione;
infatti sapete come ci siamo comportati fra voi, per il vostro bene"
(1 Tessalonicesi 1:4-5).
Questo un testo molto rilevante ed ogni suo elemento merita di
essere esaminato con attenzione. Esso ci dice come l'Apostolo
abbia ricevuto la certezza che i credenti di Tessalonica potevano
essere contati fra il popolo eletto di Dio e come, per parit di
ragioni, anch'essi potessero conoscere la loro elezione e rallegrarsi
in essa. Questi dettagli ci sono stati trasmessi per nostra istruzione
187
fine non sar benedetta" (Proverbi 20:21). Questa gente sono grandi
parlatori, si vantano molto della loro libert dalla legge, ma essi
stessi sono schiavi del peccato. Sono sempre l ad imparare cose
nuove, ma non giungono mai alla conoscenza della verit. Essi
ridono di quelli che hanno paure e dubbi, eppure sarebbero
proprio loro ad aver motivo d'aver paura.
Ora, in evidente contrasto con entrambe queste classi, v' chi
riceve l'Evangelo non soltanto con parole, "ma anche con
potenza, con lo Spirito Santo". Questa una via di mezzo fra
questi due estremi, un modo che nascosto a tutti gli irrigenerati,
perch: "l'uomo naturale non riceve le cose dello Spirito di Dio, perch esse
sono pazzia per lui; e non le pu conoscere, perch devono essere giudicate
spiritualmente" (1 Corinzi 2:14). Quando Dio inizia " l'opera della
fede, con potenza" (2 Tessalonicesi 1:11 Diodati) e conduce
quell'anima in questa via di mezzo, all'inizio pu non vederla e
non comprenderla. Com'era stato con il padre di tutti i credenti,
cos con tutti i suoi figli; quando Abramo era stato chiamato
efficacemente, egli "ubbid, per andarsene in un luogo che egli
doveva ricevere in eredit; e part senza sapere dove andava"
(Ebrei 11:8). Coloro che nascono dallo Spirito sono condotti "per
sentieri che non conoscono" (Isaia 42:16) e fintanto che davanti a
loro l'oscurit trasformata in luce e le cose storte raddrizzate,
essi non possono comprendere le vie dello Spirito. Quando per
questo fatto, allora "la via del popolo" sar "aggiustata" per loro
(Isaia 62:10).
La domanda pi importante di tutte che mi debbo fare allora:
l'Evangelo mi pervenuto soltanto con parole, o anche con
potenza salvifica? Se il primo di questi modi, allora stato
ricevuto senza che la mia coscienza ne fosse trafitta, disturbata,
afflitta, perch questi sono i segni che la divina potenza opera
nell'anima del peccatore quando ode l'Evangelo. Quando la
Parola di Dio giunge a noi "con potenza" essa giunge come "una
spada a doppio taglio", L'effetto sul cuore quello di una spada
affilata quando penetra in un corpo. Se la ferita profonda, il
dolore sar molto acuto. Lo stesso con la Parola di Dio: quando
tocca, anzi, trafigge una vita, essa la mette in questione facendole
190
5 "La donna, quando partorisce, prova dolore, perch venuta la sua ora; ma
quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda pi dell'angoscia per la gioia
che sia venuta al mondo una creatura umana" (Giovanni 16:21).
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Il verbo in "vi sar concesso" del v. 11, lo stesso di "aggiungete" nel v. 5, cio
" " (supplire): " (supplite, attivo) ...
" (vi sar supplito, passivo), "provvedete ... e vi sar
provveduto"!
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o dare origine ad una retta volizione. Essa insiste che Dio colui
che opera in noi sia il volere che l'agire. Essa dichiara che
ravvedimento e fede sono in s stessi doni di Dio, non
l'autonomo contributo del peccatore al costo della sua salvezza. Il
suo parlare "Non a noi, o Eterno, non a noi, ma al tuo nome d
gloria, per la tua benignit e per la tua fedelt" (Salmo 115:1),
come pure: "A lui, che ci ha amati, ci ha lavati dai nostri peccati
nel suo sangue" (Apocalisse 1:5).
I paragrafi precedenti l'autore li ha scritti quasi un quarto di
secolo fa e non li ritratta n intende modificarli.
"Il Signore opera una distinzione fra l'umanit colpevole
secondo la sovranit della Sua grazia. 'Io non avr pi
compassione della casa d'Israele in modo da perdonarla.
Ma avr compassione della casa di Giuda'. Forse non
aveva peccato anche Giuda? Non avrebbe potuto il
Signore abbandonare anche Giuda? Certo, avrebbe
potuto giustamente anche farlo, ma Egli si compiace
nell'essere misericordioso. I peccatori giustamente
meritano il castigo che loro dovuto: essi non credono in
Cristo e quindi moriranno nei loro peccati. Dio, per, ha
misericordia, secondo la grandezza del Suo cuore, di
molti che non avrebbero potuto essere salvati altrimenti
che da un'immeritata misericordia. Affermando, per, il
Suo diritto regale, Egli dice: Io avr misericordia di chi
avr misericordia e avr compassione di chi avr
compassione. La prerogativa della misericordia solo
nella sovranit di Dio e quella la prerogativa che Egli
esercita. Egli dona laddove Egli si compiace di donare ed
Egli ha il diritto di farlo, dato che nessuno potrebbe
pretendere nulla da Lui" (C. H. Spurgeon, "The Lord's
Own Salvation", Osea 1:7).
La citazione che abbiamo or ora fatto, rende sufficientemente
chiaro che non cosa da poco respingere questa parte benedetta
dell'eterna verit, anzi, cosa grave e seria il farlo. La Parola di
Dio non cosa dalla quale si possa scegliere ci che pi ci aggrada
- scegliere le porzioni che ci sembrano pi attraenti e disdegnare
206
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mentre tutti gli altri non hanno che cose materiali e temporali
come loro spettanza.
Tutto questo dovrebbe imprimersi nel nostro cuore. Volgi i tuoi
occhi, caro lettore, al mondo di oggi, guarda da ogni parte: che
cosa vi scorgi? Non sei forse forzato a dire della presente
generazione, non importa di quale nazione, che Dio l'ha lasciata
camminare nella propria via (Atti 14:16)? Non dovremmo
tristemente concluderne che gli uomini e le donne di questa
nostra epoca si trovino nella condizione descritta da 1 Giovanni
5:19: "tutto il mondo giace sotto il potere del maligno"? Il numero
ristretto di coloro che appartengono a Dio, davvero pochi,
come il fascio di frumento che si pu tenere fra due mani rispetto
alla grande messe dell'umanit. Non dimentichiamoci neppure
che ci che appare ora davanti ai nostri occhi non che la
realizzazione di ci che era stato stabilito dall'eternit. Dio, sul
trono dell'universo, non un Dio deluso, frustrato e sconfitto.
Egli ha le Sue vie: "Il SIGNORE cammina nell'uragano e nella
tempesta, e le nuvole sono la polvere dei suoi piedi" (Nahum 1:3).
Desideriamo ripetere come questo contrasto profondo dovrebbe
avere un effetto molto grande sul nostro cuore.
"Il fatto che pochi siano scelti e salvati, s, e che molti di
pi siano lasciati a perire, dovrebbe suscitare in noi un
apprezzamento straordinario per la misericordia e la
grazia della salvezza. Il fatto che Dio, nella Sua
provvidenza, investa cos tanto ed usi cos tanti mezzi
esteriori per liberare solo pochi, cosa che non fa per
molti altri che cos periscono, non dovrebbe forse questo
toccare ancora pi profondamente il cuore delle persone
che cos sono preservate? Possiamo allora ancora meglio
comprendere quanto valga "una cos grande salvezza"
(Thomas Goodwin).
Tutto questo prefigurato dalle tipologie e dalle ombre
dell'Antico Testamento, come nel caso della piccola famiglia di
No, l'unica risparmiata dal diluvio universale. Vediamo anche
l'esempio di Lot, strappato da Sodoma per l'intervento di angelo.
E perch? La Scrittura dice semplicemente: "...quegli uomini presero
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per la mano lui, sua moglie e le sue due figlie, perch il SIGNORE lo voleva
risparmiare; lo portarono via, e lo misero fuori della citt" (Genesi 19:16).
Notate quale profondo apprezzamento e riconoscenza Lot
manifesti al riguardo: "Ecco, il tuo servo ha trovato grazia ai tuoi occhi e
tu hai mostrato la grandezza della tua bont verso di me, conservandomi in
vita" (Genesi 19:19).
C' per anche da considerare questo: il nostro essere liberati
dalla condizione di simile condanna in cui si trova l'umanit, non
esattamente la stessa di quella in cui si erano trovati i personaggi
prima menzionati. No, infatti, "fu uomo giusto, integro, ai suoi tempi;
No cammin con Dio" (Genesi 6:9). Di Lot, pure, scritto: "...salv
il giusto Lot che era rattristato dalla condotta dissoluta di quegli uomini
scellerati (quel giusto, infatti, per quanto vedeva e udiva, quando abitava tra
di loro, si tormentava ogni giorno nella sua anima giusta a motivo delle loro
opere inique)" (2 Pietro 2:7-8). Essi non erano colpevoli dei gravi
peccati per i quali Dio aveva mandato il diluvio ed il fuoco.
Quando per Dio ci ha destinati a salvezza, a differenza di loro,
noi non eravamo n giusti n meritevoli di essa. Di fatto noi
condividiamo pienamente la colpevolezza dell'umanit; noi non
siamo in alcun modo migliori degli altri. solo il puro e sovrano
decreto di un Dio sovrano che si proposto il nostro portarci da
uno stato di peccato e di ira ad uno di grazia e di giustizia,
null'altro. Ancora pi stupefacente, quindi, la misericordia di
Dio verso di noi: Dio "distingue dagli altri" (1 Corinzi 4:7) coloro
in cui rispetto agli altri "non c' distinzione" (Romani 3:22)! Quale
amore, quale ubbidienza di tutto cuore, quale lode quindi, noi
dobbiamo a Dio!
Grandemente produttiva
In quarto luogo, la felicit di questa dottrina appare nel fatto che
essa, in chi la coglie autenticamente, produce santit. Secondo i
divini propositi, gli eletti sono destinati a "una santa chiamata" (2
Timoteo 1:9). Nel compimento di questo proposito, essi sono
fattivamente ed efficacemente portati alla santit. Dio li separa da
un mondo empio. Egli scrive la Sua Legge nel loro cuore e pone
su di loro il Suo sigillo. Essi sono resi partecipi della natura divina,
rinnovati all'immagine di Colui che li ha creati. Essi diventano
212
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216
nominali a fare il lavoro sporco per lui. Che il lettore non si lasci
impressionare da tale opposizione.
La grande maggioranza di questi oppositori hanno poca o
nessuna reale comprensione di ci che a cui si oppongono.
Essi solo largamente ignoranti di ci che le Scritture insegnano su
quest'argomento, troppo indolenti per intraprendere uno studio
serio sull'argomento. Qualsiasi attenzione che prestano a questa
dottrina subito neutralizzata dal velo di pregiudizi che ostruisce
la loro visione. Quando per tali persone esaminano la dottrina
con sufficiente diligenza per scoprire che essa sola conduce alla
santit - santit di cuore e di vita - allora essi raddoppiano i loro
sforzi per toglierla di mezzo. Quando dei cristiani professanti
fanno causa comune con i suoi detrattori, carit ci obbliga a
concluderne che il loro atteggiamento sia dovuto al fatto che non
abbiano compreso la dottrina. Essi guardano questa dottrina solo
da un lato, la vedono con lenti distorte, la contemplano dal lato
sbagliato. Essi non vedono come l'elezione sorga dall'amore
eterno di Dio, che sceglie di estrarre e salvare, dall'umanit
perduta, un certo numero di persone che altrimenti sarebbero
state perdute, e che di queste persone ne fa un popolo
volenteroso, ubbidiente e santo.
Cercheremo ora di coprire l'intero ventaglio di obiezioni che sono
state addotte contro la dottrina dell'elezione. La nostra
discussione non sarebbe completa se le ignorassimo totalmente.
Le opere dell'incredulit sono sempre molte e gli increduli non
mancano di fantasia per farne sempre di nuove. Se il figlio di Dio
dovesse occuparsi di tutte, non farebbe nient'altro tutto il giorno
e sicuramente il suo tempo dovrebbe essere impegnato in
qualcosa di pi produttivo. Eppure crediamo che dovremmo
almeno considerare brevemente quelle che il nemico suppone
siano le pi forti e, a suo dire, imbattibili. Non che noi ci
proponiamo di convincerli e persuaderli dei loro errori.
Desideriamo soltanto cercare di aiutare i nostri confratelli e
consorelle che possono essere stati scossi da queste contestazioni
o persino fatti cadere nel dubbio. Il nostro compito non quello
di confutare l'errore ma, con l'aiuto di Dio, quello di rendere i
217
nostri lettori stabili nella verit. Per poterlo fare, per, talvolta
necessario smascherare le insidie del diavolo, mostrare quanto
prive di fondamento siano le pi astute fra le sue menzogne e
cercare di rimuovere dalla mente del cristiano ogni effetto
deleterio che possano avere avuto.
Prima di iniziare questo compito sgradevole, per, dobbiamo
rilevare come una qualsiasi mancanza di capacit, da parte nostra,
per confutare le calunnie degli avversari, non prova che la loro
posizione sia inattaccabile. Come scrisse molto tempo fa il
famoso apologeta Joseph Butler (1692-1752) nella sua "Analogy
of Religion, Natural and Revealed, to the Constitution and
Course of Nature" (1736), scrive: "Se una verit stabilita, le
obiezioni non sono nulla. La prima (cio la Verit) fondata sulla
nostra conoscenza e l'altra sulla nostra ignoranza". Una volta
stabilito che due pi due fa quattro, non c' manipolazione di
sorta dei numeri che possa confutarlo. 'Non dobbiamo tollerare
che ci che sappiamo sia disturbato da ci che non sappiamo',
disse William Paley (17431805), il maestro di logica. Una volta
che vediamo qualcosa chiaramente insegnato nelle Sacre Scritture,
non dobbiamo permettere o ai nostri pregiudizi o all'antagonismo
di altri, di scuotere la nostra fiducia o la nostra aderenza ad essa.
Se siamo stati soddisfatti di vedere un 'Cos dice il Signore sul
quale poggiare i nostri piedi, non importa se non siamo capaci di
combattere i sofismi e le argomentazioni che sono sollevate
contro di esso. State certi che Dio verace, anche se questo
debba implicare che ogni uomo sia un bugiardo.
I nemici pi aspri contro la dottrina dell'elezione sono i papisti.9
C' da aspettarselo, perch la dottrina dell'elezione non pu in
alcun modo essere accordata con il dogma delle opere meritorie uno diametralmente opposto all'altro. Tutti coloro che amano s
stessi e cercano di essere salvati attraverso le proprie opere,
detesteranno la grazia sovrana e cercheranno di coprirla di
disprezzo. D'altro canto, coloro che sono stati efficacemente resi
umili dallo Spirito Santo e portati a rendersi conto come siano del
9
i cattolici-romani.
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persevera in queste cose perch, facendo cos, salverai te stesso e quelli che ti
ascoltano" (1 Timoteo 4:13,16), come pure: "Sforzati di presentare te
stesso davanti a Dio come un uomo approvato, un operaio che non abbia di
che vergognarsi, che tagli rettamente la parola della verit" (2 Timoteo
2:15).
Desiderio di popolarit. naturale che il predicatore voglia
compiacere il suo uditorio, ma lui desidera e mira a compiacere
Dio: questa la cosa pi importante e spirituale. Nessuno pu
servire a due padroni. Come dichiara l'Apostolo: "Vado forse
cercando il favore degli uomini, o quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli
uomini? Se cercassi ancora di piacere agli uomini, non sarei servo di Cristo"
(Galati 1:10). Queste sono davvero parole importanti. Non
condannano forse il predicatore che mira solo a riempire le
chiese? Quale grazia ci vuole per nuotare contro la corrente
dell'opinione pubblica e predicare ci che non accettabile per
l'uomo naturale! D'altro canto, temibile il destino di coloro che,
determinati a conquistare il favore popolare, deliberatamente si
astengono dal parlare di quelle porzioni della verit che pure
sarebbero le pi necessarie per i loro uditori: "Non aggiungerete nulla
a ci che io vi comando e non ne toglierete nulla, ma osserverete i
comandamenti del SIGNORE vostro Dio, che io vi prescrivo"
(Deuteronomio 4:2). Dobbiamo essere in grado di dire con Paolo:
"...non vi ho nascosto nessuna delle cose che vi erano utili, e ve le ho
annunciate e insegnate in pubblico e nelle vostre case ... Perci io
dichiaro quest'oggi di essere puro del sangue di tutti" (Atti
20:20,26).
Una "evangelizzazione" superficiale e squilibrata. Molti
predicatori degli ultimi 100 anni agivano come se il loro primo ed
ultimo obiettivo della loro vocazione fosse la salvezza delle
anime: ogni cosa doveva essere finalizzata a quell'obiettivo. Di
conseguenza era messo da parte pascere il gregge esistente,
mantenere una disciplina scritturale nella chiesa, ed inculcare la
piet pratica, e tutto questo in favore di ogni sorta di stratagemmi
mondani e metodi carnali utilizzati in base al principio che il fine
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era "un popolo che dimora solo e non contato nel numero delle
nazioni" (23:9) e quindi egli costretto a gridare: "Come sono
belle le tue tende, o Giacobbe, le tue dimore, o Israele!" (Numeri
24:5). Nel libro del Deuteronomio riportato: "Poich la parte
del SIGNORE il suo popolo, Giacobbe la porzione della sua
eredit" (Deuteronomio 32:9).
Nel libro di Giosu contempliamo la misericordia discriminante
del Signore di cui la prostituta Rahab oggetto, quando l'intera
sua citt destinata alla distruzione. Nel libro dei Giudici la
sovranit di Dio appare negli improbabili strumenti attraverso i
quali Egli opera vittorie per Israele: Debora, Gedeone, Sansone.
In Ruth vediamo Orpah che dice addio a sua suocera e ritorna ai
suoi di, mentre Ruth le fedele ed ottiene un'eredit in Israele chi che le ha fatte differire? In 1 Samuele, Davide viene scelto
per il trono, preferito ai suoi fratelli pi anziani. In 2 Samuele,
apprendiamo del patto eterno che "...'egli ha stabilito ... ben
regolato in ogni punto e perfettamente sicuro" (23:5). In 1 Re,
Elia, diventa strumento di benedizione per una singola vedova
scelta fra tante, mentre in 2 Re, solo Naaman, fra tutti i lebbrosi,
purificato. In 1 Cronache, scritto: "voi, discendenza d'Israele,
suo servo, figli di Giacobbe, suoi eletti!" (16:13); mentre in 2
Cronache, siamo portati a stupirci per la grazia di Dio che
concede il ravvedimento a Manasse. Potremmo andare avanti in
questo modo. I Salmi, o Profeti, i Vangeli e le Epistole sono tutte
piene di questa dottrina, per chi ha occhi per vedere ed privo di
pregiudizi.
L'Evangelo la esige. In secondo luogo, la dottrina dell'elezione
deve essere predicata apertamente perci l'Evangelo stesso senza
di essa non pu essere proclamato in modo scritturale. Ahim,
grandi sono le tenebre e cos vasta l'ignoranza che oggi prevale,
che indubbiamente pochi sono coloro che percepiscono come vi
sia una connessione vitale fra la predestinazione e l'Evangelo di
Dio. Fermiamoci per un momento e riflettiamo seriamente su
queste questioni: forse che il successo o il fallimento
dell'Evangelo una questione lasciata al caso? O, per metterla in
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aggiungere agli eletti una sola persona in pi. Egli sapeva di essere
stato inviato dal Padre a vivere ed a morire per loro, e solo per
loro. E in perfetto accordo con questo Egli dichiara: "Io prego
per loro; non prego per il mondo". Se Cristo stesso ha lasciato
fuori dalla Sua preghiera "il mondo", se Egli non ha pregato per i
non eletti, nemmeno dovremmo farlo noi! Dobbiamo imparare
da Lui e seguire le Sue impronte, e, invece di esserne risentiti,
essere contenti di come la sovrana volont di Dio si compiace di
fare.
Essere sottomessi alla volont di Dio la lezione pi difficile che
dobbiamo imparare. Per natura noi siamo determinati a fare la
nostra propria volont e siamo risentiti di tutto ci che non
sembra assecondarla. Quando i nostri piani sono sconvolti,
quando le nostre speranze pi care sono infrante, quando i nostri
idoli sono abbattuti, questo suscita l'inimicizia della carne.
necessario un miracolo della grazia per portarci ad accettare ci
che Dio si compiaciuto di darci, per dire di tutto cuore: Egli il
SIGNORE: faccia quello che gli parr bene (1 Samuele 3:18). Per fare
accadere questo miracolo, Dio si avvale di mezzi. Egli imprime
sul nostro cuore un senso efficace della Sua sovranit, cos che
siamo portati a renderci conto che Egli ha diritto assoluto e senza
riserve a fare con le Sue creature tutto ci che Egli ritiene meglio.
Nessun'altra verit ha una maggiore influenza nell'insegnarci
questa lezione vitale che la dottrina dell'elezione. Una conoscenza
salvifica del fatto che Dio ci ha eletto a salvezza genera in noi la
disponibilit verso di Lui, in tutto ci che ci riguarda, a dire: "Non
la mia volont, ma la tua sia fatta" (Luca 22:42).
Ora, sulla base di tutte queste considerazioni, chiedo al lettore se
non sia forse vero che la dottrina dell'elezione debba essere
chiaramente e liberamente proclamata? Se la Parola di Dio ne
colma, se l'Evangelo non pu essere predicato in modo scritturale
senza di essa, se la grazia di Dio non pu essere mantenuta
quando essa soppressa, se la sua proclamazione abbassa l'essere
umano fino nella polvere, se il mezzo divinamente designato
della fede, se un potente incentivo per la promozione della
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The Antichrist
The Atonement
Attributes of God
Christmas
Eternal Security
Exposition of John
Exposition of Hebrews
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Gleanings in Genesis
Gleanings in Exodus
Gleanings in Joshua
Letters of A. W. Pink
Practical Christianity
Spiritual Growth
INDICE
PREFAZIONE 3
La Dottrina dell'Elezione - 7
INTRODUZIONE - 7
1. LELEZIONE: LA SUA FONTE - 17
2. LELEZIONE: LELETTO PER ECCELLENZA - 27
3. LELEZIONE: LA SUA VERIT - 47
4. LELEZIONE: LA SUA GIUSTIZIA - 67
5. LELEZIONE: LA SUA NATURA - 87
6. LELEZIONE: IL SUO DISEGNO - 107
1. Perch fossimo santi - 107
2. Perch diventassimo Suoi figli - 109
3. Perch fossimo salvi - 114
4. Per appartenere a Cristo - 116
7. LELEZIONE: LA SUA MANIFESTAZIONE - 127
8. LELEZIONE: I SUOI EFFETTI - 165
9. LELEZIONE: LA SUA FELICIT - 205
10. L'ELEZIONE: I SUOI OPPOSITORI - 215
11. LELEZIONE: LA SUA PUBBLICAZIONE - 231
ARTHUR PINK: LINEAMENTI BIOGRAFICI - 261
OPERE DI ARTHUR PINK - 263
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