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Fondamenti del diritto antico il nome ambizioso di un seminario di studio permanente, che
dallo scorso anno accademico coinvolge la Facolt di Giurisprudenza, il Centro di Ricerca sulle
Istituzioni Europee (CRIE) e il Centro Interistituzionale Euro Mediterraneo per i Beni Culturali (CEM) dellUniversit Suor Orsola Benincasa.
Esso si propone lobiettivo di esplorare campi di
ricerca di comune interesse per giuristi, storici,
filologi e archeologi del nostro Ateneo e di attivare la comunicazione e la circolazione degli studi al di l delle specifiche competenze che distinguendoci ci dividono.
I risultati dei seminari troveranno una stabile collocazione in una serie di pubblicazioni
della Facolt di Giurisprudenza, inaugurata dal
presente volume.
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parole]1, o anche Asret Ha-devarm [davr = parola, ma anche cosa, fatto])2 viene pronunciato, nella Torah, due volte: la prima, nel libro
dellEsodo (20.1-17), la seconda, con alcune leggere differenze, nel Deuteronomio (5.6-18)3.
Esodo 20
1. Dio allora pronunci tutte queste parole:
2. Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ha fatto
uscire dal paese dEgitto, dalla casa di schiavi.
3. Non avrai altri di di fronte a me. 4.- Non ti farai idolo n immagine alcuna di ci che lass nel cielo n di ci che quaggi sulla terra, n di ci che
nelle acque sotto la terra. 5.- Non ti prostrerai davanti
a loro e non li servirai. Perch io, il Signore, sono il tuo
Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei
figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, 6.- ma che dimostra il suo favore
fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandi.
7. Non pronuncerai invano il nome del Signore,
tuo Dio, perch il Signore non lascer impunito chi
pronuncia il suo nome invano.
8. Ricordati del giorno di sabato per santificarlo:
9. sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro; 10. ma il
settimo giorno il sabato in onore del Signore, tuo
Dio: tu non farai alcun lavoro, n tu, n tuo figlio, n
tua figlia, n il tuo schiavo, n la tua schiava, n il tuo
bestiame, n il forestiero che dimora presso di te. 11.
Perch in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto in essi, ma si riposato il gior-
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3. Il cristianesimo, gemmato dallebraismo, trov la sua linfa e il suo patrimonio dogmatico nella Bibbia, ma, com noto, percorse
unaltra strada. Le Scritture vennero risignificate in Praeparatio evangelica e in Vecchio Testamento, cambiando radicalmente funzione12, e
lattenzione della Chiesa and a spostarsi dalla
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non si debbano circoncidere e non debbano venire indotti al rispetto della legge di Mos19,
Ignazio di Antiochia contesta losservanza, ancora diffusa nelle prime comunit giudaico-cristiane20, del riposo dello shabt 21.
Gli obblighi di prassi andavano cos a diminuire, mentre le verit di fede, i dogmi, andavano a moltiplicarsi, sulla base del Nuovo Testamento e dellinterpretazione ecclesiastica.
Sconfitto il radicalismo di Marcione che
aveva predicato la completa cancellazione delleredit dottrinaria ebraica , il Vecchio Testamento restava comunque un patrimonio sapienziale e
morale da rispettare, ma aggiornato, trasformato
e degiudaizzato, limitato a quei precetti morali
che apparissero adatti a costituire un nuovo, pi
semplice codice, adatto a tutte le genti, a tutti i
popoli del mondo.
Occorreva, pertanto, una sintesi dei precetti biblici da fare osservare. Ma, su quale essa dovesse essere, non ci fu, allinizio, concordia.
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adulterio; 7: Non rubare; 8: Non dire falsa testimonianza; 9; Non desiderare la donna altrui; 10:
Non desiderare le cose altrui)32.
Nella societ altomedievale lelenco dei
Dieci Comandamenti fu assunto come schema
ordinatore di diverse opere, di carattere catechetico ed apologetico, redatte in ambito ecclesiastico33. E, come abbiamo cercato di dimostrare34, ,
probabilmente, alla fine dellVIII secolo che deve
farsi risalire la cd. Collatio legum Mosaicarum et Romanarum 35, la singolare operetta tardoantica
(anche detta Lex Dei), che raccoglie, in un ordine
alquanto casuale e confuso, brani di giureconsulti romani, testi di costituzioni imperiali e alcuni
precetti biblici, tratti da quattro dei cinque libri
della Torah (Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio), riportati in unapprossimativa traduzione latina. Una silloge nella quale lautore forse
un ebreo convertito al cristianesimo offre una
forma di rudimentale comparazione tra diritto
mosaico e romano, redatta, almeno in parte, secondo lo schema del Decalogo (seguito, segnatamente, dal sesto al nono Comandamento [o, secondo la numerazione cattolica36, dal quinto allottavo]37).
Ma, accanto al Decalogo, continuano, nellalto Medio Evo, a circolare altre forme di sintesi degli essenziali doveri comportamentali del
buon cristiano: il Poenitentiale Romanum 38 un
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cui antico manoscritto pu essere stato compilato in data non distante, cronologicamente, da
quella della Collatio 39 , per esempio, formula
un elenco di 16 (non 10) peccati mortali, per i
quali obbligatoria la relativa penitenza: 1. de
homicidio; 2. de sanguinis effusione; 3. de fornicatoribus; 4. de pessimo vitio sodomite; 5. de incesto; 6.de adulterio; 7. de furto; 8. de sacrilegio; 9. de peiuro; 10. de falso testimonio; 11. de ecclesiae violatoribus; 12. de maleficio; 13. de usuris; 14. de carnibus
immundis ; 15. de odio; 16. de diversis culpis sacrificii.
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Secondo la tradizione, lo Shem avrebbe appunto sintetizzato in s le Dieci Parole, il cui contenuto sarebbe stato integralmente ripreso nella
preghiera42, attraverso la seguente corrispondenza:
1) Ascolta Israele, Il Signore nostro Dio =
Io sono il Signore Dio tuo;
2) Il Signore uno = Non avrai altri di;
3) Ama il Signore Dio tuo = Non pronunciare il nome di Dio invano;
4) Queste parole che io ti comando oggi =
Osserva il giorno di shabt (il collegamento si basa
sullanalogia tra la parola il giorno, oggi citata
nel comandamento e lordine dato da Mos di
non raccogliere la manna oggi, cio di shabt);
5) Le insegnerai ai tuoi figli = Onora il pa-
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dre e la madre (perch linsegnamento da impartire ai figli, fin da quando sono piccoli, consiste anche nellinsegnare loro il rispetto dei genitori);
6) Quando camminerai per strada = Non
uccidere (perch la maggior parte degli omicidi
avvengono per la strada);
7) Quando ti corichi = Non commettere
adulterio (collegamento evidente);
8) Le legherai come segno sul tuo braccio =
Non rubare (si ruba con le mani);
9) Saranno come frontali tra i tuoi occhi =
Non fare falsa testimonianza (si pu testimoniare
solo quando un fatto stato visto di persona con
i propri occhi);
10) Le scriverai sugli stipiti della tua casa =
Non desiderare cose e donne di altri (le parole
vanno affisse sugli stipiti della propria casa, e non
su quelle di altri, per rammentare che si pu avere solo quanto si trova nella propria casa)43.
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ci dire, secondo il Commento di Rashi, che tutti i Comandamenti furono pronunciati con una
sola emissione di voce, cosa che ad un uomo
impossibile di fare49).
Leggendo i passi dellEsodo e del Deuteronomio che ne riportano il contenuto, essi sembrano in numero superiore, fino a 27 (1: Io sono
il Signore; 2: Non avere altri di; 3: Non avere
idoli; 4: Non fare immagini; 5: Non genufletterti
davanti a idoli e immagini; 6: Non li servire; 7:
Non pronunciare invano il nome del Signore; 8:
Santifica il sabato; 9: Non lavorare di sabato; 10:
Non far lavorare tuo figlio; 11: N tua figlia; 12:
N il tuo schiavo; 13: N la tua schiava; 14: N il
tuo bestiame; 15: N il forestiero che dimora
presso di te; 16: Onora tuo padre e tua madre;
17: Non uccidere; 18: Non commettere adulterio; 19: Non rubare; 20: Non rendere falsa testimonianza; 21: Non desiderare la casa del tuo
prossimo; 22: Non desiderare la moglie del tuo
prossimo; 23: N il suo schiavo; 24: N la sua
schiava; 25: N il suo bue; 26: N il suo asino; 27:
N alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo).
In base a quanto scritto nellEsodo (34.28)
e nel Deuteronomio (4.13; 10.4), comunque,
tanto lebraismo quanto il cristianesimo hanno
accettato il numero di dieci (basato, evidentemente, sullaccorpamento di alcune disposizioni), mentre una importante divisione si regi-
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strata nella individuazione degli specifici precetti. Io sono il Signore Dio tuo, infatti considerata, dagli ebrei, una mitzv autonoma, la prima
(che obbliga non tanto a credere in Dio, quanto
a riconoscere che le Asret Ha-dibrt sono parole
del Signore), mentre nel cristianesimo, a partire
da Agostino, prevalse lidea di considerare le parole Io sono come una semplice introduzione al successivo versetto e a tutto il Decalogo, una
presentazione del Signore al suo popolo, con la
quale non viene dato alcuno specifico comandamento.
Una differenza apparentemente minuscola,
che per ha contribuito alla creazione di una significativa divaricazione dottrinaria, in quanto
nellebraismo considerata molto importante
lattribuzione delle Parole a una o laltra delle
due Tavole, delle quali la prima (quella di destra,
considerando la scrittura ebraica, che va da destra a sinistra) conterebbe gli obblighi verso Dio,
la seconda (quella di sinistra) quelli verso gli uomini50 (cosicch, per esempio, il divieto di assassinare sarebbe una mancanza verso il prossimo,
laddove, invece, loffesa al padre e alla madre
rappresenterebbe uningiuria verso il Creatore,
essendo i genitori considerati, appunto, compartecipi della creazione del figlio).
SantAgostino, come abbiamo visto, avrebbe proposto una numerazione diversa, accorpan-
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do i primi due Comandamenti (Io sono il Signore Dio tuo, Non avrai altro Dio fuori di
me), sdoppiando lultimo (Non desiderare la
donna altrui, Non desiderare le cose altrui,
considerati, ebraicamente, un unico precetto), e
considerando solo i primi tre Comandamenti
(Non avere altri di; Non bestemmiare; Santificare il giorno del Signore) come degli obblighi verso Dio. Martin Lutero, invece, creando un
nuovo fronte polemico contro Roma, avrebbe ripristinato loriginaria numerazione ebraica, ancora in vigore nelle Chiese riformate: contrastato, anche in ci, dal Concilio di Trento, che
avrebbe ribadito lordine di Agostino51, seguito
poi da tutti gli altri Concilii cattolici, fino al Vaticano II52.
Lo stesso Concilio Vaticano II, daltronde,
com noto, avrebbe inaugurato una stagione
nuova, aprendo la strada a un diverso clima culturale, pi aperto e disteso, di confronto tra le diverse religioni monoteiste, allinsegna del dialogo, dellascolto e del reciproco rispetto, nel rifiuto delle antiche logiche di contrapposizione e
ostilit53. Allinterno di tale rinnovata temperie
culturale certo, non priva di ombre e problemi,
n di rischi di riflusso i Dieci Comandamenti
tornano oggetto anche alla luce delle tragiche
esperienze del XX secolo54 di una nuova speculazione teorica, in ambito tanto ebraico quan-
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Note
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fazione a f. amarelli, f. lucrezi (con F. Amarelli), Il processo a Ges, Napoli, 1999 (ed. spagnola, a cura di a. e f.
fernndez de bujn: El proceso contra Jess, Madrid,
2002); Presentazione di a.m. rabello, Ebraismo e Diritto. Studi sul Diritto ebraico e gli Ebrei nellImpero Romano scelti e raccolti da Francesco Lucrezi, Universit di Salerno, Soveria
Mannelli, 2010; Teologia, politica e diritto nelle relazioni diplomatiche fra Santa Sede e Stato di Israele, in Studi in onore di
Antonino Metro, Milano, 2010, III. 563 ss., e, con modifiche e altro titolo, in Ebraismo e Novecento, 117 ss.; CTh.
16.9.2: diritto romano cristiano e antisemitismo, in Labeo 40
(1994) 125 ss. = Ebrei e schiavi, in id., Messianismo regalit
impero. Idee religiose e idea imperiale nel mondo romano, Firenze, 1996, 125 ss.; I cristiani di fronte alla nascita dello stato di
Israele, in m. e n. ben horin, j. des rochettes, b. di porto, s. levi della torre, f. lucrezi, La terra di Israele ci interpella (Atti del XII Colloquio ebraico-cristiano di Camaldoli, novembre 1991), Camaldoli, 1992, 170 ss.
14 Cfr., per tutti, e. volterra, Collatio legum Mosaicarum et Romanarum, ora in id., Scritti giuridici IV (Antiqua
64): (Le fonti), Napoli, 1993, 108 ss.
15 Cfr., p. es., ignazio di antiochia, Phil. 8.2
16 Lettera ai Romani 11.16.
17 Lettera ai Romani 7.4.
18 Lettera ai Galati 5.
19 Atti degli apostoli 15.
20 Cfr.: ios., Contra Apionem 2.282; philo, De vita
Moysis 2.21.
21 Mag. 9.1. Cfr. g. barone adesi, Let della Lex
Dei, Napoli, 1992, 102.
22 Mt. 19.16-19.
23 Mt. 19.21.
24 Mt. 22.36.
25 Deut. 6.5, Lev. 19.18.
26 Sul punto, da ultimo, e. richetti, in Moked
3/5/12; a. arbib, in Moked 4/5/12.
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Mt. 22.37-40.
Sul complesso e delicato problema del rapporto
di continuit e/o cesura tra la parola di Ges e la tradizione mosaica, da ultimo, cfr. o. bucci, Ges il legislatore. Un
contributo alla formazione del patrimonio storico-giuridico della
Chiesa nel I millennio cristiano, Roma, 2011, e bibl. ivi cit.
29 Adversus haereses 16.4.
30 Didach I, II, III. Cfr. r.m. frakes, Compiling the
Collatio legum Mosaicarum et Romanarum in Late Antiquity,
Oxford, New York, 2001, 135 s.
31 Il pastore 26, 27, 28, 29, 33, 35, 37, 38, 39, 40, 43,
44.
32 Sermo 33, 3.14-17, 4.24-30.
33 e. volterra, Collatio 108s.
34 Ancora sulla data della Collatio legum Mosaicarum et
Romanarum, in corso di stampa sugli Studi in onore di
Guido Tsumo; Il procurato incendio.
35 Per la vasta bibliografia su tale opera, rinvio ai sei
Studi sulla Collatio da me gi pubblicati negli anni precedenti sullargomento: I: Luccisione dello schiavo in diritto
ebraico e romano (Torino 2001); II: La violenza sessuale in diritto ebraico e romano (Torino 2004); III: La successione intestata in diritto ebraico e romano (Torino 2005); IV: Magia, divinazione e stregoneria in diritto ebraico e romano (Torino
2007); V: Lasservimento abusivo in diritto ebraico e romano
(Torino 2009); VI: Il procurato incendio, nonch ai fondamentali contributi dedicati al tema da Rabello, ora raccolti in unapposita sezione della citata silloge di scritti
dellautore Ebraismo e Diritto, I, 597ss.
36 Cfr. innanzi.
37 Rinvio ai miei contributi Il procurato incendio, Il Decalogo.
38 In generale sui libri poenitentiales, da ultimo, cfr.,
ph. schaff, History of the Christian Church, 1997, III, 85.
39 e. volterra, Collatio 46 nt. 4.
40 s. bahbout, Lo Shem, Morash, Milano, 2004.
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Riferimenti bibliografici
Sul valore normativo dei precetti mosaici, cfr., per
tutti:
Cfr.: a.m. rabello, Introduzione al diritto ebraico. Fonti,
matrimonio e divorzio, bioetica, Torino, 2002, 6 ss.;
id., Diritto ebraico, ora in id., Ebraismo e Diritto. Studi sul
Diritto ebraico e gli Ebrei nellImpero Romano scelti e
raccolti da Francesco Lucrezi, Universit di Salerno,
Soveria Mannelli, 2010, II, 247 ss.
Sulla formulazione delle Dieci Parole nelloriginario contesto dei libri dellEsodo e del Deuteronomio:
rashi di troyes, Commento allEsodo, ed. it. a cura di S.
J. Sierra, Genova, 1988, ad 22.5 (p. 196); w.
brueggemann, Exodus, in r.k. feaster (Ed.),
The New Interpreters Bible 1, Nashville, 1994, a.l.;
henton davies, Exodus. Introduction and Commentary,
London, 1967, a.l.;
w.j. houston, j.d.g. dunn, j. w. rogerson (Edd.),
Erdemans Commentary on the Bible, Grand Rapids,
Michigan, 2003, a.l.;
d.a. hubbard, g.w. barker (Edd.), World Biblical Commentary 4, Dallas, 1992, a.l.;
d.w. nowack, Handkommentar zum Alten Testament. Exodus-Leviticus, bersetzt und erklrt von B. Baentsch, Gttingen, 1900, a.l.;
chr. wordsworth (Ed.), The Holy Bible with Notes and
Introduction 1 (The Five Books of Moses), new ed.
London, 1875, a.l.
34
Sul successivo consolidamento del significato giuridico, sociale e teologico del Decalogo nella tradizione ebraica:
r. de vaux, Les Institutions de lAncien Testament, III ed.
it.: Le istituzioni dellAntico Testamento, Genova,
1977, rist. 2002, 150 s.;
m.a. ouaknin, Le Dix Commandements, Paris, 1999, trad.
it.: Le Dieci Parole. Il Decalogo riletto e commentato dai
Maestri ebrei antichi e moderni, con Presentazione di
O. Di Grazia, Milano, 2001, 19 ss.;
m. noth, Die Gesetze im Pentateuch. Ihre Voraussetzung
und ihr Sinn, Halle, 1940 (= id., Gesammelte Studien zum Altes Testament, Mnchen, 1957, 9 ss.);
j. bright, A History of Israel, 4 ed. , 2000, ed. it.: Storia
dellantico Israele, Roma, 2006, 163 ss.;
ch. perrot, The Reading of the Bible in the Ancient Synagogue, in i.j. mulder, h. sysling (Ed.s), Mikra.
Text, Translation, Reading and Interpretation of the
Hebrew Bible in Ancient Judaism and Early Christianity, Assen, Maastricht, Phliladelphia, 1988,
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e. galbiati (cur.), s.v. Dieci Comandamenti o Decalogo, in
Dizionario Enciclopedico della Bibbia e del mondo biblico, Milano, 1986, 224 s.;
b. jackson, Wisdom-Laws. A Study of the Mishpatim of Exodus 21:1-22:16, Oxford, 2006, 58, 66 ss., 102
ss., 263 ss., 459 ss.;
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Sul Poenitentiale Romanum e la tradizione del Decalogo nella letteratura cristiana medievale:
e. volterra, Collatio legum Mosaicarum et Romanarum,
ora in Id., Scritti giuridici IV (Antiqua 64): (Le fonti), Napoli, 1993, 108 ss.;
ph. schaff, History of the Christian Church, 1997, III,
85.
Sullo ShemaIsrael e la sua funzione sostitutiva del Decalogo:
s. bahbout, Lo Shem, Morash, Milano, 2004.
Sul noachismo:
m. morselli, prefaz. a E. Benamozegh, Il noachismo, a
cura di Id., Marietti, Genova Milano 2006;
id., Sesta parola: Non uccidere, in corso di pubblicazione;
s. last stone, Legge sinaitica e legge noachide: il pluralismo giuridico nel diritto ebraico, in Daimon 10
(2010-11) 19 ss.;
g. horowitz, The Spirit of Jewish Law, New York, 1973,
233 s.;
b.s. jackson, Wisdom-Laws, cit., 263 s.;
b.cohen, Jewish and Roman Law, New York, 1966, I.
104 s.
Sul percorso di riavvicinamento tra ebraismo e cristianesimo nel XX secolo:
m.a. ouaknin, Le Dix Commandements cit.;
o. di grazia, Presentazione cit.;
f. lucrezi, Ebrei a Napoli, in f. lucrezi, Ebraismo e No-
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EMANAZIONE E FONDAMENTO
DELLA NORMA NELLA SOCIET ITTITA
Massimiliano Marazzi
1. Premessa
Questo breve contributo ha come fine, sulla
base di una serie di esempi tratti essenzialmente
dalla letteratura vicino-orientale antica di ambiente hittita, quello di portare allattenzione alcune tematiche in qualche modo connesse con
specifici filoni della ricerca di storia e filosofia del
diritto.
Pensiamo di poter, in tal modo, partendo
dal punto di vista dello specialista del settore degli studi sul Vicino Oriente, offrire argomento di
riflessione ai colleghi direttamente impegnati nel
campo delle scienze giuridiche.
Il nostro punto di partenza rappresentato
da tre oggetti di riflessione:
1. Nellambito dei sistemi giuridici (per
usare unespressione omnicomprensiva che derivo da Losano 2000) preclassici (o, meglio prece-
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Manu mantiene nella memoria culturale dellepoca (ricordato ad es. pi volte nel gveda):
quella di un progenitore archetipo di comportamenti socialmente (quindi eticamente) giusti.
Tant che il concetto di umano nominato
manuya 5.
3. Il riferimento alla figura di un paradigmatico antenato/progenitore, garante del giusto
armonizzarsi dei comportamenti regolanti linterezza della vita sociale, cos come la tradizione e
trasmissione del suo dettame, conservata nella
memoria collettiva e trasposta in quella culturale
attraverso la fissazione della stessa per iscritto,
rappresenta, quindi, il terzo elemento cui si intende fare riferimento; un elemento, questo, che
vede nella literacy (nel senso di letterariet) e,
di conseguenza anche, in una certa produzione
letteraria, a met fra narrazione aneddotica, raccolta aforistica, rivisitazione in chiave rifondante
delle vicende storico-politiche e insegnamento
sapienziale, la fonte e il paradigma della definizione e della applicabilit della norma6.
Proprio lelemento racconto, o narrazione di fatti passati, inteso come rivisitazione in
chiave didascalica di fatti (veri o fittizi che siano)
ben radicati nella memoria culturale di un gruppo sociale, avente la funzione di giusto paradigma per la validit di norme regolatrici del presente, quindi quale fonte e fondamento allo stes-
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Per comprendere appieno il significato della testimonianza hittita occorre premettere preliminarmente alcune note storico-politiche necessarie a inquadrare il fenomeno culturale con il
quale intendiamo confrontarci8.
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Alalah, Karkemish, Ebla. Questi sono gi, a cominciare dal III millennio, punti strategici culturali ed economici, strettamente collegati con la
cultura mesopotamica di tradizione scribale e sapienziale sumero-accadica10.
a seguito delle conquiste nord-siriane che
la corte hittita si appropria dello strumento scrittorio, assorbendo probabilmente al suo interno
specialisti della scrittura cuneiforme di origine
siro-mesopotamica11.
Il primo nucleo scribale che si va formando
nella capitale Hattusa a seguito di tali avvenimenti, appare inizialmente aver fatto uso di una
variet scrittoria cuneiforme diffusa in quei secoli fra larea eufratica e la Siria, usata per redigere
testi su tavoletta dargilla essenzialmente in lingua accadica, e segnatamente nel dialetto babilonese, che rappresenta in qualche modo lo standard linguistico internazionale dellepoca.
E proprio in babilonese (in una sua variante siro-eufratica) questo primo nucleo di
cancelleria, che si va formando a Hattusa, deve
aver redatto i pi antchi e principali documenti
di carattere politico-amministrativo e storico-letterario.
Soltanto nel corso del tempo e attraverso
un processo di sviluppo della cultura scrittoria,
fortemente improntata alla tradizione della scuola mesopotamica, la variante cuneiforme di tipo
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siro-babilonese trova un suo specifico adattamento hittita (il cd. ductus antico-hittita), fenomeno che corre parallelo alla sperimentazione di fissare per iscritto la stessa lingua hittita, assieme
anche agli altri dialetti, sempre di tipo indoeuropeo, presenti nelle aree confinanti settentrionali
e sud-occidentali dellAnatolia (il luvio e il palaico, cio le lingue delle regioni di Pala e Luwija).
Fissati per iscritto e conservati presso la cancelleria regia sono inoltre anche composizioni di
carattere essenzialmente religioso nella lingua
che doveva rappresentare il sostrato nellarea
centro-settentrionale dellaltopiano: quella hattica (di tipo agglutinante e di origine fino a oggi
non chiara), appunto propria della terra di Hatti
sulla quale la dinastia hittita impianta il nucleo
del suo regno12.
quindi attorno alla met del XV sec. a.C.,
con la stabilizzazione di una classe scribale bilingue (accadico-hittita), ma ormai in maggioranza
di origine hittitofona, erudita nellarte e nelluso
della scrittura cuneiforme e capace di redigere
documenti in lingua hittita (caratterizzati da un
ductus e una paleografia specifici), che il processo di acquisizione di una propria literacy giunge
a compimento.
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te quella definita convenzionalmete, nella tradizione degli studi hittitologici di scuola tedesca,
del Knigserlass, cio dellEditto Regio, oltre a tutta
una serie di altri raggruppamenti testuali, a volte
definiti come cronache o raccolte di aneddoti, a volte
come insegnamenti sapienziali e caritatevoli, a volte
ancora come dispositivi di istruzione per il corpo
degli amministratori fuzionari regi18.
Come vedremo pi avanti, tutto questo patrimonio, che non esitiamo a definire letterario, forma un sistema coerente di riferimento
giuridico (in quel senso ampio del termine cui
sopra si accennava) essenziale sia per lautorit
preposta allemanazione della norma, sia per la
collettivit cui la norma rivolta (con tutte le
clausole salvatorie per quanto attiene ai limiti e
alla caratterizzazione di questultima)19.
Iniziamo, quindi, con lanalizzare leditto
reale, e cio il genere letterario forse pi di ogni
altro significativo per comprendere meccanismi
e dispositivi giuridici che appaiono regolare lemanazione e allo stesso tempo il fondamento della norma nella societ hittita.
Non sono molti gli studi di carattere sociopolitico e giuridico dedicati a queste importanti
composizioni (cf. gi nota 18). Nella maggioranza dei casi, infatti, lattenzione degli studiosi si
concentrata sullaspetto superficiale di tali documenti, applicando a essi unanalisi meramente
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evemeristica, cogliendone cio quelle informazioni (come la sequenza delle successioni dei dinasti, lindividuazione di guerre e conflitti) che
nelleconomia della composizione, soprattutto
nella sua prima parte, formano semplicemente
lambientazione (spesso attraverso narrazioni la
cui attendibilit sotto il profilo meramente storiografico risulta estremamente dubbia)20.
Le pi interessanti trattazioni delleditto
reale come genere letterario, sono state condotte da E. von Schuler (Schuler von 1959) uno
dei maggiori orientalisti tedeschi dello scorso secolo, specializzato nel settore del diritto vicinoorientale antico; successivamente, nel 1977, dallo storico italiano M. Liverani (Liverani 1977);
entrambi hanno colto due diversi aspetti caratterizzanti e in un certo senso complementari di
questo tipo di composizione.
E. von Schuler ha visto nelle diverse manifestazioni delleditto essenzialmente il mezzo a
disposizione del potere regio hittita per attuare
interventi di revisione, adeguamento e aggiornamento normativo rispetto a quel complesso corpus testuale, convenzionalente individuato come
leggi hittite, costruito secondo lo schema tradizionale di casi espressi attraverso la formula se
si verifica x, allora si applica y21.
Occorre a tal proposito puntualizzare che le
cd. leggi hittite (o meglio, la raccolta di casi
56
cos convenzionalmente definita), pur mancando di qualsiasi riferimento giustificativo e fondante di carattere religioso (quindi presentando
caratteristiche laiche rispetto ai proemi giustificativi come quello visto per il cd. codice di Hammurapi) e mostrando al suo interno una certa
profondit diacronica (e cio una sequenzialit
cronologica esplicita nella definizione di alcuni
casi normativi: se si verifica x, prima si faceva
cos, ora invece...), che le differenziano in parte
rispetto ai precedenti e pi famosi Rechtsbcher
del Vicino Oriente antico, rimangono sostanzialmente basate, come gli altri Rechtsbcher, non
solo su una specifica casistica, ma risultano anche
prive di qualsiasi evoluzione verso una trattazione organica e finalizzata allenucleazione di principi generali.
Siamo insomma di fronte a una normativa
paratattica e agglutinante, nel senso che varazioni, collegati e derivazioni sviluppate nel corso
del tempo vanno ad aggiungersi e non ad articolarsi gerarchicamente nei confronti del gi esistente. Se rappresentano, dunque, in parte anche unopera di erudita compilazione derivante
dallesperienza e dalla consuetudine dellesercizio normativo (una caratteristica, questa, non
condivisa da tutti gli studiosi), non possono tuttavia essere ritenute il portato di uneffettiva riflessione giuridica, e neppure uno pieno stru-
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58
Sarebbero, dunque, le nuances che si vengono a stabilire fra le diverse parti del discorso filosofico-politico soggiacente alleditto che ne
caratterizzerebbero la forza e leffettiva incidenza
nellambito delle classi alte del regno (membri
della famiglia regia allargata, gruppi nobiliari derivanti dalle originarie famiglie di ceppo indoeuropeo, intelligentia politica dei centri pi importanti inglobati nello stato territoriale), come, ad
esempio:
- nel caso del rapporto che si viene a istituire nellintroduzione storica fra lontano e recente
passato, fino alla rappresentazione di un presente ormai al limite del collasso, sul quale si innesta
lineluttabile intervento regio (secondo lo schema ideologico diacronico buono/passato remoto>male/passato prossimo>catastrofico/futuro possibile>salvezza/presente, non senza una
soggiacente escatologia laica);
- attraverso le apparenti manifestazioni di
magnanimit nei confronti di chi si reso colpevole di azioni destabilizzanti, a patto per che il
colpevole sia membro delllite che in qualche
modo sostiene la corona, dando rilievo allo stesso tempo a unistanza giudicatrice (il tuliya) che,
assicurando alla corona il verdetto di condanna,
sottrae di fatto a qualsiasi giudizio da parte di organi a pi vasta partecipazione (il pankus) le sorti dellaccusato23;
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vi, di cui si gi accennato poco sopra, e riportabili anchessi a un unico sistema di pensiero etico-giuridico; questo al fine di ottenere una visione sistemica delleditto reale allinterno dei
meccanismi della memoria e sensibilit giuridico-culturale della societ hittita;
- una seconda, di tipo strutturale, volta allidentificazione dei tratti distintivi ricorrenti nelle principali attestazioni riconducibili a questo
genere complesso. Vedremo, a tal proposito, che
leditto reale composto di parti funzionalmente collegate fra loro, che gli conferiscono quel carattere composito di specchio dellideologia giuridica dellepoca.
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za di cose, che essere collocata in un passato ormai lontano, senza velleit storiografiche. Quindi
essi assumono allinterno della societ hittita il significato e la funzione di una narrazione-paradigma di deriva morale alla quale solo il giusto
intervento del verdetto regio pu porre rimedio,
un meccanismo, come vedremo pi avanti, essenziale nella struttura delleditto reale.
Alcuni di essi, ruotanti attorno a figure stereotipe specifiche (il cattivo amministratore, il
comandante pauroso, il servitore infedele etc.)
dovevano certamente godere di una vasta circolazione negli ambienti politici e intellettuali dellepoca, come il caso del fornaio disattento
che ritroviamo anche allinterno della tradizione
biblica e rabbinica26:
a Kussar il padre del re scopr nel [pane tun]ink una
pietra; allora (le guardie del re) in una zona montuosa [... ]
prepararono un fuoco e malmenarono il fornaio. E per il fatto che (il padre del re) [aveva scoperto una pie]tra di particolare grandezza, lo infilzarono e lo bru[ciarono interamente].
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ci che raccoglieva lo portava a casa sua. Il rappresentante regio di Huntara lo denunci. Allora il padre del re invi (i
suoi uomini); lo portarono su (a Hattusa) e al suo posto fu
mandato Sarmassu. Ma pure questi indugiava. Allora il
padre del re invi il capo della guardia regia, e condussero
via sia Sarmassu che Nunnu al Monte Taja, li aggiogarono
come buoi, inoltre presero un parente di Nunnu e (il capo delle guardie del re) lo massacr sotto gli occhi di Sarmassu e di
Nunnu.
Nel secondo caso si tratta, invece, di un paradigma positivo: quello del buon servitore del
re, che incita i suoi paria ad applicare linsegnamento regio fatto non solo di prescrizioni tecniche o di pene legate alle funzioni cui ogni ufficiale preposto, ma anche di incitazioni a opere
caritatevoli nei confronti dei sottoposti bisognosi; ad attuare, quindi, sia quella magnanimit di
cui il re, soprattutto nei suoi editti, modello, sia
quella lealt e solidariet verso la corona, argine
dei processi di corruzione e deriva morale.
Anche in questo caso il paradigma fa uso di
un personaggio (qui positivo) storico (o, almeno, cos presentato alla memoria collettiva) di
nome Pimpira, che nella composizione parla direttamente al pubblico degli amministratori
reg, proponendo comportamenti esattamente
opposti a quelli denunciati negli aneddoti della
Cronaca di Palazzo, come il seguente passo sta a
testimoniare28:
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Allo stesso filone istruttivo-sapienziale appartiene certamente anche il genere che potremmo nominare dei precetti al giovane principe.
Da quello che possibile a oggi stabilire,
data la limitatezza e lo stato frammentario della
documentazione a disposizione, dovrebbe trattarsi anche in questo caso di un vero e proprio
genere sorto in et antico-hittita e dedicato interamente, seppur con diverse varianti, al topos,
non di rado ricorrente in alcuni editti reg riferibili al primo dinasta storicamente documentato,
Hattusili (I), delle raccomandazioni e dei precetti etico-politici che il monarca impartisce al giovane principe che si avvia alla successione al trono (una sorta di Principe ante litteram).
Recita a tal proposito un passaggio dalleditto convenzionalmente definito come Testamento di Hattusili I, dove il re si rivolge direttamente al neo eletto alla successione al trono29:
... ti ho dato il mio insegnamento (lett. parola) e questa [tavole]tta sia letta al tuo cospetto ogni mese, affinch tu
possa imprimerti nel cuore la mia pa[rola] e la mia saggezza
e sappia comportarti giustamente (lett. sappia essere pieto-
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verse parti, leditto regio si compone di due sezioni principali allinterno delle quali i diversi
patterns, sopra indicati, si vanno a collocare: una
prima di carattere storico-introduttivo e una seconda di carattere, per cos dire, tecnico-normativo.
6.1. Lintroduzione storica
la tematica sostanziante la prima sezione
delleditto, nellambito della quale si attua quella
rivisitazione del passato necessaria a introdurre e
giustificare lattualit e lefficacia del dettato regio nel presente; essa si avvale in primis del gi ricordato schema retorico diacronico: bene >
male > bene che scandisce la narrazione fra
passato remoto > passato prossimo > presente e
in base al quale a unoriginaria situazione di armonia ed equilibrio si oppone un implacabile
susseguirsi di eventi destabilizzatori (spesso sanguinari) che rendono imprescindibile lenergico
intervento riequilibratore della norma espressa
dal dettame regio31.
Paradigmatica (e maggiormente conosciuta
fra gli studiosi) in questo senso la lunga introduzione storica delleditto del re Telepinu, forse
la composizione pi famosa, riferita a questo dinasta vissuto attorno alla prima met del XV secolo; la parte iniziale cos recita32:
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ma nel tempo, ecco che sotto i suoi successori lidilliaca situazione iniziale (parva sed apta
mihi) si corrompe sempre pi. Gi sotto il re Hattusili (il primo dinasta hittita effettivamente accertato storicamente) ( 7):
... i servi dei principi mano a mano divennero infedeli, cominciarono a divorare i beni dei propri signori...
Con il terzo re della dinastia, Hantili, paradigma nella storiografia hittita di re perseguitato
da un destino divino avverso per i peccati commessi, gi a cominciare dalla sanguinosa modalit della sua successione al trono, il processo di
degrado investe direttamente la famiglia reale33:
Hantili era coppiere di corte; sua moglie era Harapseki,
sorella del re Mursili. Zidanta insieme con Hantili penetr
(nel palazzo) e (insieme) compiro[no un at]to malvagio: uccisero il re Mursili.
70
Dispositivo spesso ricorrente in tali introduzioni storiche quello che potremmo definire di
escatologia politica, volto cio a proiettare in
un futuro possibile, ma non ancora verificatosi,
le catastrofiche conseguenze alle quali si arriverebbe in assenza di tale intervento.
Significativi, in questo senso, sono i 4-5
del gi ricordato testamento di Hattusili, dove,
in un drammatico crescendo, il re profetizza le
catastrofiche conseguenze cui potrebbe portare
la connivenza fra la Tawananna (la sorella del re)
e il figlio di questa, fino a quel momento erede
designato al trono; al 4 il testo cos recita:
...e avverr che egli (scil. lerede al trono) prester continuamente ascolto alle parole di sua madre, dei suoi fratelli
e sorelle; ed egli si avviciner per continuare a tramare vendetta. E [le mie truppe], i miei dignitari, i miei sudditi che
sono al servizio del re, chiunque appartenga al re - cos succeder verranno da lui annientati, e comincer a versare il
sangue...
Il tema del sangue (cio degli atti criminali allinterno della corte hittita), che ha ormai
raggiunto livelli al limite del non ritorno, si ripropone quindi nei diversi editti come spartiac-
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Nello stesso testo risulta di particolare importanza per la comprensione del meccanismo
culturale del rinvio alla parola del padre e per
lemanazione attraverso un atto scrittorio della
norma nel presente, laffermazione, ai 5-6
(sulledizione dei quali cf. quanto gi indicato
alla nota 36):
Quando mio padre convocava il tribunale regio per indagare sul vostro comportamento immorale, non era forse (a
causa delle vostre angherie) nei confronti dei vostri contribuenti? ... e quando vi rinviava alle (vostre) sedi in conformit alluso di comunicare a voi per iscritto non manteneva per voi dignitari una tavoletta scritta (con le istruzioni)?
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dre del re, riportata paradigmaticamente nellesempio ammonitore, fa quindi esplicito riferimento a una memoria culturale che si vuole supportata dalla testimonianza scritta.
Va tenuto presente a questo punto che, diversamente rispetto alla partitura storica che funge da introduzione nella prima parte delleditto,
tali brevi episodi non sono perci collegati (e
quindi funzionali) al presente attraverso la consequenzialit dello svolgimento degli eventi, bens in virt della similitudine delle situazioni.
Essi sono ambientati per lo pi almeno in
una generazione precedente rispetto al presente,
al tempo di un mai nominalmente identificato
padre del re (come il Manu della trattatistica
indiana?) e si incentrano essenzialmente sul potenziale deterrente del ricordo delle conseguenze negative innescate da un atto di disobbedienza/slealt.
Alla narrazione dellesempio paradigmatico
si aggancia infatti (normalmente introdotta dallavverbio kinuna: ed ora ecco...) lemanazione
della norma presente cui esso si ricollega tematicamente.
Spesso il riferimento paradigmatico rappresentato anche da un semplice rinvio a un
nome in qualche modo capace di significazione
per la memoria collettiva, come il caso di un
editto, riferibile a uno dei primissimi dinasti di
74
Questi intermezzi ammonitori rappresentano, quindi, un insegnamento saggio e allo stesso tempo un riferimento giusto a supporto della norma del presente, secondo un itinerario intellettuale che trova diretto riscontro letterario in
quel genere che si sopra gi ricordato e convenzionalmente definito come Cronaca di Palazzo.
Trovano invece riscontro nei paradigmi letterari del buon amministratore regio e del
buon principe quei passaggi, a met fra il politico e letico, che fanno da corollario sia alle misure volte al controllo delloperato degli amministratori, sia alle procedure di designazione di
un nuovo erede al trono.
Emblematico in questo senso un editto di
Hattusili (I), incentrato politicamente proprio
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In questo alternare fra esempio paradigmatico proiettato in un passato atemporale (ai tempi del padre del re) ed emanazione di norme finalizzate alla regolamentazione della vita politica, economico-amministrativa e sociale del
presente, il dettato regio che si sviluppa nella seconda parte delleditto assume, cos, toni e risvolti articolati e complessi:
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stato fino a oggi soltanto in et antico-hittita. Sotto il profilo socio-linguistico il fenomeno inquadrabile da un lato nella prospettiva di una
non ancora piena affermazione dello hittita quale lingua ufficiale del regno, in concomitanza
con il persistere di una situazione linguisticamente eterogenea al suo interno. La redazione
nellinglese dellepoca (il paleobabilonese) assume pertanto il significato di una scelta forte, rivolta non solo allesterno, ma anche e soprattutto allinterno, a fronte di una persistente frammentazione geolinguistica e probabilmente
anche normativa. Daltro lato, e sotto il profilo
antropologico-scrittorio, la scelta di fare di questo genere letterario fin dal suo inizio, e cio in
una fase ancora di formazione della cancelleria
regia, un genere marcatamente scritto, nel quale
confluiscono, come si avuto modo di illustrare,
elementi derivati da altre tipologie letterarie, allepoca certamente ancora affidate in massima
parte alla tradizione orale (come quello della
cronaca aneddotica, dal quale leditto deriva le
partizioni paradigmatiche degli esempi ammonitori), conferma la centralit del genere editto
per la vita sociale e culturale del mondo hittita.
Daltra parte, da un catalogo di biblioteca di
et medio-hittita, cio risalente alla met ca. del
XV secolo, noi sappiamo che leditto regio era
dallintelligentia scribale di Hattusa cosciente-
82
mente percepito quale tipologia testuale ben definita e regolarmente inserita nellordinamento archiviario della capitale43. Ne indiretta conferma
anche il fatto che i documenti in proposito giunti
fino a noi sono non solo copie degli originali pi
antichi, ma spesso presentati in versione bilingue,
se non direttamente trasposti in lingua hittita.
Insomma, al pari delle raccolte sapienziali e
cronachistiche, gli editti regi appaiono essere oggetto di una continua cura archiviaria, traduzione e ricopiatura nel corso dei secoli.
E veniamo cos al secondo elemento cronologico rilevante.
Tutti gli esemplari giunti fino a noi, tranne
che in un caso, appartengono, infatti, a un periodo storico ben preciso: quello dellAntico Regno. Lunico editto che apparentemente supera
questo limite cronologico, il CTH 258.1, datato
come si detto allepoca di Tuthalija I/II, mostra
(almeno nelle parti giunte fino a noi) un carattere accentuatamente tecnico-normativo, vicino
per molti versi a quello del genere delle istruzioni/protocolli che proprio in questepoca
sembra conoscere le sue prime manifestazioni44.
Insomma, successivamente a questa data leditto reale, cos come lo conosciamo attraverso le
sue pi classiche testimonianze antico-hittite,
sembra scomparire per lasciare il posto a generi
testuali meno complessi e certamente poco
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Note
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riguardo, a fronte della dettagliata trattazione e tipologizzazione dei sistemi giuridici, la quasi completa mancanza
di tutta lesperienza mesopotamica e, per i confronti che
avrebbe potuto offrire con la tradizione giuridica ind
(ivi trattata al cap. VIII), particolarmente quella hittita
che in questa sede si andr ad indagare.
2 Per il cd. codice di Hammurapi si fa qui riferimento oltre che alle tradizionali trattazioni in Driver-Miles 1952-1955 e Szlechter 1977, anche alle pi recenti
edizioni in Richardson 2004 e 2010, Viel 2011; sulla giustezza della definizione di codice e sul valore delle introduzioni agli stessi, si aggiunga la trattazione in Ries
1983, Renger 1994 e Kienast 1994.
3 E mi riferisco qui agli studi di antropologia giuridica fioriti essenzialmente da Malinowsky in poi; cf. per
tutti lopera generale di Sacco 2007; pi in particolare si
veda anche Faedda 2002, e i materiali raccolti nel web allindirizzo http://www.diritto.it/materiali/antropologia.
4 Si ricordino in proposito opere classiche come
Malinowski 1926, Hoebel 1954; su Radcliffe-Brown si
veda quanto di recente illustrato in Rivaya 2002; cf. inoltre il quadro generale offerto da Motta 1986.
5 Sullopera, il suo valore per gli studi di antropologia del diritto si veda la recente edizione per i tipi di Einaudi a cura di Squarcini e Cuneo, con introduzione di
Schiavone (cf. Squarcini-Cuneo 2010), Squarcini 2012,
oltre al classico e fondamentale saggio di Lingat 1967; sullargomento tornato Glenn 20114, dove alla tipologizzazione del sistema basato sul concetto di dharma (in
part. al cap. VIII, 2.2: il dharma e il re), un confronto
con il concetto di uttar nella letteratura hittita sarebbe
certamente stato particolarmente stimolante.
6 Sui concetti di memoria collettiva/culturale, e fissazione della stessa per mezzo dello strumento scrittorio,
si fa qui riferimento in primis alla ricca produzione di Jan
e Aleida Assmann (e, in primis Assmann J. 20076, 20083,
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31 Sotto questaspetto risultano interessanti le riflessioni, nel gi citato lavoro di Glenn 20114, cap. I, per
quanto attiene alla ricostruzione del pastness.
32 1-2 secondo ledizione in Hoffmann 1984; lanalisi pi acuta dellintroduzione storica delleditto in
questione rimane quella gi ricordata in Liverani 1977.
33 10; cf. sullargomento gi Schuler von 1965,
pp. 23ss.; si veda inoltre Collins 2007, passim.
34 Specificamente sul tema del sangue negli editti
reali cf. Marazzi 1987.
35 Questo concetto gi espresso acutamente in
Furlani 1948; esso ripreso e sviluppato, oltre che in Marazzi 1997, anche pi di recente in Dardano 2011.
36 Si tratta del testo KBo XXII 1, 2, per il quale si
rinvia alloriginaria edizione di Archi 1979, e alla successiva trattazione critica offerta dallo scrivente in Marazzi
1987a; il passaggio particolarmente complesso e variamente letto e interpretato. La traduzione per la quale qui
si propende e che stata proposta gi in Marazzi 1997, ci
sembra, fra le diverse, quella pi appropriata.
37 Si tratta del testo KBo III 28, per la cui edizione
cf. Marazzi 2010a, ora gi accessibile nel Portale di Mainz
nelledizione completa elettronica http://www.hethport.
uni-wuerzburg.de/HPM/txthetlink.php (sub Erlsse/Edicts >
CTH 9.6), ibid. tutti i riff. bibl. del caso. Unedizione aggiornata e completa a cura dello scrivente accessibile
ora nel Portale di Mainz http://www.hethport. uni-wuerzburg.de/HPM/txthetlink.php (sub Erlsse/ Edicts > CTH
272.
38 Si tratta del testo KBo III 27, qui il Ro. 15ss.; su
questeditto cf. ledizione preliminare in De Martino
1991; ledizione elettronica nel Portale di Mainz di prossima pubblicazione.
39 In questo senso, anche se su di un livello diverso,
indicative risultano le riflessioni contenute nella raccolta
di saggi a cura di Hobsbawm-Ranger edd. 1983.
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40 Il quadro cronologico aggiornato delle redazioni dei documenti in nostro possesso dato nella gi pi
volte ricordata edizione elettronica del Portale di Mainz,
nello specifico allindirizzo http://www.hethport.uniwuerzburg.de/txhet_ke/projekt.php; va in questo caso ancora
una volta specificato che datazione della redazione documentata epigraficamente e datazione delloriginaria
(ma a noi non pervenuta) redazione del documento,
nella maggior parte dei casi divergono, e ci in virt del
complesso processo di ricopiatura/stesura cui le testimonianze cuneiformi hittite sono andate soggette nel
corso di almeno due secoli (sul quale si rimanda a quanto illustrato in Hou van den 2005 e 2008a); a ci si aggiunga che, per molti documenti riferibili alla parte iniziale dellAntico Regno hittita, per i quali siamo in possesso di una copia redazionale tarda, non sempre
immaginabile unoriginaria redazione concomitante
con i tempi della loro ambientazione storica, tenuto conto sia delle pi recenti ipotesi di sviluppo di una cancelleria hittitofona non prima di una fase abbastanza avanzata dellAntico Regno, sia del fatto che per molti documenti pertinenti alla politica interna dei primi dinasti
hittiti, non va esclusa una prima redazione ancora in lingua accadica e soltanto successivamente una trasposizione in lingua hittita (cf. in proposito Hout van den
2009); ci significa che per molti documenti riferibili
storicamente alle prime fasi della storia del regno hittita
non va esclusa n una trasmissione ancora di carattere
orale (seguita solo successivamente da un processo di fissazione per iscritto), e neppure unoriginaria stesura in
paleobabilonese.
41 Come, sulla base di quanto gi esplicitato alla
nota precedente, potrebbe essere il caso delleditto, gi
sopra citato alla nota 37, KBo III 28, in relazione al quale
si vedano le specifiche note in Marazzi 2010a.
42 Su questo testo (CTH 258.1) cf. ora ledizione
94
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produttiv[i] ai fini di una pi profonda comprensione dellesperienza e della mentalit greca3. Il che a sua volta, come rilevato da Faraguna4, un portato dellormai unanime riconoscimento del forte legame che la plis greca (ma lo
stesso pu dirsi di culture lontane dal mondo
greco nello spazio come nel tempo5), anche nelle sue espressioni pubbliche (e politiche e culturali), conserva con la dimensione delloralit6
per pi secoli dopo lintroduzione in Grecia della scrittura alfabetica, avvenuta, stando allopinione attualmente maggioritaria, tra lo scorcio
del IX e linizio dellVIII secolo a.C.7.
Molte sono altres le attivit praticate in
seno alla plis nelle quali ladozione della scrittura, che sempre esito di un processo lento e graduale, non soppianta, se non in tempi molto lunghi (e in alcuni casi mai del tutto), loralit con
le sue strategie espressive, tanto da poter dire
che, almeno in taluni ambiti, il passaggio da un
medium allaltro non arriva di fatto a completarsi8. In tutta una serie di attivit, dunque, luso
della scrittura si affianca per lungo tempo alla
tradizione orale, le fa da completamento9.
Esemplifica quanto ora detto, tra le altre, la
sfera del diritto, con le attivit che le sono proprie. Se, infatti, dopo un periodo di oral law al
livello e della produzione normativa e dellattivit giudiziaria qual per noi documentato dal-
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lepos omerico e dallopera di Esiodo, in epoca arcaica la scrittura fa il suo ingresso nella legislazione10, essa viceversa, forse con la sola eccezione
di Atene, resta estranea allattivit giudiziaria, appannaggio, a cominciare dal processo, delloralit per tutta let arcaica e ancora per buona parte del V secolo11. Del resto, per quanto attiene
alla stessa attivit legislativa, studi apparsi negli
ultimi anni pongono in evidenza elementi di
continuit rintracciabili tra le leggi scritte di epoca arcaica e le norme (orali) che ne costituiscono
i precedenti, recuperabili dai poemi omerici ed
esiodei12: elementi di continuit, questi, che
per non devono offuscare le novit che nella
produzione normativa il ricorso alla tecnologia
della scrittura comporta, e che sono da individuare anzitutto nella sistematicit e nella esaustivit con cui la materia sulla quale si legifera affrontata e regolamentata tanto sul piano sostanziale che su quello procedurale13.
Nellambito del diritto c dunque uninterazione tra oralit e scrittura, con questultima
che si affianca alle pratiche orali tradizionali
per poi, con la sua avanzata e crescente diffusione nella societ, sovrapporsi ad esse. Il che innesca, a livelli diversi (di concettualizzazione, forma, organizzazione), dinamiche, processi, che lo
studioso deve cercare di cogliere e delineare14.
Una messa a punto della riflessione pi re-
115
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Il procedimento giudiziario
Alcuni luoghi omerici ed esiodei vedono
uno o pi rappresentanti autorevoli e rispettati
della comunit19 (anzitutto i basilis, in ogni caso
non professionisti del diritto20) protagonisti di
tentativi intrapresi allo scopo di comporre pacificamente contenziosi sorti tra membri della comunit stessa (nel caso dellIliade, per lo pi in
seno allarmata greca impegnata nellassedio di
Troia, che della comunit cittadina metafora21)
e che per la comunit che ne attraversata sono
fonte di turbamento e di tensioni (tanto pi pericolose e gravide di conseguenze quanto pi
ragguardevoli socialmente sono le parti in causa22), quando non la espongono a danni concreti23.
Di tali passi Michael Gagarin ha condotto
unanalisi in pi punti persuasiva24, stando alla
quale essi, una volta messi a confronto, consentirebbero di ricostruire, almeno nelle sue linee ge-
117
nerali, un vero e ben definito procedimento giudiziario, messo in opera con lintento per lappunto di risolvere pacificamente le dispute nate
allinterno della comunit25: obiettivo, questo,
che pu anche non essere raggiunto26.
Non esplicitamente detto nei passi a essere chiamati in causa (di qui il vivace dibattito sviluppatosi intorno a questo punto) da cosa muova tale procedimento giudiziario: se, in altre parole, esso si fondi su un potere coercitivo della
parte che si ritiene offesa di ricorrere al giudizio
di terzi, oppure se presupponga laccordo dei
due contendenti sul fatto di sottoporre il contenzioso a unautorit esterna27. A partire dai passi
in questione, si riesce invece, abbastanza agevolmente, a individuare, per cos dire, dei tratti caratterizzanti il procedimento in questione. Tra
questi c ad esempio per certo il fatto di essere
pubblico o di svolgersi secondo una precisa ritualit28; ma lelemento distintivo del procedimento che in questa sede interessa richiamare allattenzione un altro: la sua oralit.
Il procedimento in questione consiste, infatti, unicamente in una serie di atti verbali (a
series of speech acts, per citare le parole di Gagarin): anzitutto i discorsi tenuti dai contendenti
e da chi fa da giudice (anche i membri della comunit non coinvolti nella disputa che di norma
seguono il procedimento possono esprimere, so-
118
noramente, la propria posizione), discorsi nessuno dei quali pare doversi attenere a una forma
precisa e stabilita29. Che si abbia a che fare con
atti esclusivamente verbali quanto sinferisce
gi dal lessico impiegato nei passi che entrano in
gioco, come per esempio testimonia quello nel
quale descritta la pi famosa tra le scene processuali contenute nellIliade, quanto a formalismo per certo superiore a tutte le altre. Il riferimento naturalmente al processo che si svolge
allinterno di una delle due citt la citt in pace
raffigurate sullo scudo che il dio Efesto fabbrica per Achille30:
Altra gente saccalcava in piazza: l era sorta una
lite, due uomini erano in causa riguardo allammenda
per una persona uccisa; luno diceva daver tutto pagato, giurandolo davanti al popolo, laltro negava daver ricevuto; si rimettevano entrambi ad un giudice,
per aver la sentenza. Luno e laltro acclamava la gente, in due partiti; gli araldi tenevano indietro la folla;
mentre gli anziani sedevano su pietre lisce, nel cerchio
sacro, e stringevano in mano gli scettri degli araldi potenti di voce; poi con questi salzavano e giudicavano a
turno. Stavano al centro due talenti doro, da consegnare a colui che desse [lett. dicesse] giudizio pi retto (trad. G. Cerri)31.
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(se volontariamente e se di comune accordo, visto quanto detto prima, stato oggetto di accesa
discussione39) a una sorta di giudice-arbitro (stor
detto al v. 501). Perch questi stato definito
cos, il prosieguo del procedimento in corso a
spiegarlo40. Lstor non esprime direttamente il
giudizio richiestogli dai contendenti, bens ricorre alla consulenza di una specie di commissione
formata da anziani, esperti evidentemente di
questioni giuridiche, ma ai quali nulla fa pensare
come a professionisti del diritto: di costoro vuole
conoscere i pareri su quanto ascoltato. Questi anziani, infatti, non si pronunciano in forma unitaria, ovverosia con un giudizio finale univoco,
preso allunanimit o a maggioranza che sia: viceversa, ciascuno di essi, nel rispetto di una precisa ritualit (si alzano in piedi, parlano a turno
stringendo in pugno uno scettro araldico) che
conferisce ordine al loro intervento41, propone
una soluzione per la vertenza, senza che ci sia
detto espressamente in base a cosa o considerando cosa42. Viene ingaggiato in questo modo quasi un agone giurisprudenziale, con tanto di
premio finale43: due talenti di oro, che andranno
a quello tra gli anziani che lstor (o forse, manifestando come pu il suo parere, il pubblico che
assiste al processo, perch sentito come rappresentativo dellintera comunit?44), a questo punto arbitro tra gli anziani-giudici cui evidentemen-
121
te una particolare competenza in ambito giuridico garantisce tale posizione45, riterr aver prospettato la soluzione migliore, in grado di ripristinare lunit fra i contendenti, e dunque in
seno alla comunit.
Ci che di questa complessa e discussa scena processuale ai fini del nostro discorso importa rilevare, il fatto di essere essa dominata
dalloralit. La partecipazione ad essa di tutti coloro che ne sono gli attori, infatti, avviene esclusivamente attaverso atti verbali46, come bene risulta lo si diceva prima dal lessico utilizzato da
Omero: i due contendenti rispettivamente affermano e negano qualcosa47; il pubblico accorso acclama chi per luna chi per laltra delle parti in
causa; gli araldi che mantengono lordine sono
dalla voce potente (eerophnoi 48); i due talenti cui
ammonta il premio agonale vanno a quello tra
gli anziani che dicesse giudizio pi retto, come
letteralmente recita il v. 508, dando cos conferma del fatto, pure assai discusso, che primieramente un atto verbale designato dal verbo dikzein usato in riferimento agli anziani nel verso
precedente49.
Loralit che caratterizza il procedimento
giudiziario qual ricostruibile a partire dai luoghi omerici ed esiodei relativi a scene processuali indagati da Gagarin, pu, a giudizio dello
studioso, soccorrere nella interpretazione (al
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123
Ci che Esiodo in questi versi, secondo lesegesi propostane da Gagarin, intenderebbe asserire, limportanza che, per il basilus-giudice
come per il poeta, riveste il fatto di avere un eloquio bello e persuasivo, che dono delle Muse.
Ne dipende, infatti, il suo successo (come quello
del poeta): perch un eloquio bello e convincente consente al basilus di conferire alla soluzione
da lui trovata per una disputa in corso, una forma tale da farla risultare giusta e accettabile: ai
contendenti in primo luogo, ma pi in generale
alla comunit, la cui partecipazione al procedimento officiato dal basilus Esiodo pone in particolare rilievo52. Tutto ci accrescer lautorevolezza del basilus, far s che le persone continueranno a sottoporgli i loro contenziosi per
ricevere il suo giudizio, e che sui contendenti insoddisfatti della soluzione alle loro dispute da lui
prospettata si eserciter una forte pressione da
parte della comunit affinch comunque laccettino53.
Ma, come si prima accennato, nei versi
esiodei citati loralit del procedimento giudiziario trova conferma, nella misura in cui rinvia a
un procedimento tutto orale labilit oratoria necessaria al basilus-giudice ritratto da Esiodo54. Il
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125
al contempo, veicolate come sono dalla tradizione, esse sono avvertite quale patrimonio della
collettivit umana, tanto che chi, come per esempio i mostruosi Ciclopi, si colloca al di fuori di
essa e ne ignora le abitudini, oppure chi ama la
guerra intestina detto athmistos, privo di thmistes60. In seno alla comunit depositari delle thmistes sono i basilis61, che dunque hanno il compito di garantirne il ricordo62 e che sono i primi
a doversi adeguare ad esse nei comportamenti e
nelle decisioni, in particolare quando sono chiamati a esprimere giudizi63. Il che assicurer evidentemente la conformit dei loro comportamenti, decisioni, giudizi alla volont divina che
nelle thmistes si esprime.
Trattando delle thmistes quali emergono in
particolare dallpos omerico, Gagarin ne evidenzia la genericit, la quale le renderebbe applicabili a situazioni ed episodi fra loro diversi e soprattutto impedisce di dare risposta a una serie di
interrogativi cui esse lasciano spazio64. In Il. IX
632-636, ad esempio, Aiace, cercando di convincere Achille a mettere da parte la sua ira nei confronti di Agamennone e criticandolo per la sua
ostinazione, gli rammenta come alcuni alla maniera, viene subito da pensare, di uno dei due
contendenti nel processo raffigurato sullo scudo di Achille ai quali sono stati uccisi il fratello
o addirittura il figlio (cosa dunque ben diversa
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130
le. Le quali norme, insieme altri elementi, porterebbero a collocare il mondo rappresentato dallpos omerico (ma anche quello ritratto da Esiodo) in uno stadio protogiuridico (proto-legal il termine utilizzato da Gagarin), dal quale
la Grecia uscirebbe con la comparsa, in et arcaica, delle leggi scritte: per i Greci le prime leggi,
non avendo essi mai avuto, a giudizio di Gagarin,
un corpus di leggi orali. Alloralit, per Gagarin, i
Greci avrebbero affidato la trasmissione non di
leggi, bens solo di un patrimonio di generiche e
tra loro indifferenziate norme di condotta: per
lappunto le thmistes 75.
Alcune obiezioni sono state avanzate a
quanto sostenuto da Gagarin circa le thmistes
omeriche per poi arrivare a negarne la giuridicit. Per esempio a proposito della loro genericit76. vero che, cos come riferite da Omero, le
thmistes sono enunciazioni dalla portata assai generale, ma vero altres che i poemi omerici,
come del resto ampia parte delle fonti di cognizione di cui dispone chi studia il diritto greco,
sono anzitutto una fonte letteraria, alla quale
non si pu chiedere lesaustivit, labbondanza di
dettagli e quel rigore di scrittura dal punto di vista tecnico-giuridico che invece da attendersi
dagli scritti per esempio dei giuristi romani77.
Inoltre, il fatto, ricordato da ultimo da Faraguna78, che in Omero, ma anche in Esiodo, lazio-
131
132
ma-base protasi/sanzione e ne variano la struttura, o se ne distanziano in maniera anche significativa, introducendo prescrizioni o precisando i
limiti e le eccezioni alla disposizione generale82.
Riserve sono state espresse anche circa il fatto che Il. IX 632-636 e Od. XXIII 118-120 rifletterebbero due thmistes tra loro in contraddizione, cosa che, come si detto, Gagarin valorizza
molto per confutare il valore delle thmistes quali
norme giuridiche. Faraguna83, infatti, ha sostenuto che i due passi potrebbero bene essere letti
come testimonianza non di due thmistes fra loro
confliggenti, bens di due soluzioni, luna alternativa allaltra, che nel mondo omerico, al quale
ignoto lintervento di unautorit esterna che
giudicasse i casi avvenuti di omicidio, si davano
per risolvere la contesa aperta da un omicidio (e
che si ritroverebbero, pur con tutte le differenze
del caso, in quanto conosciamo della legislazione
scritta sullomicidio risalente allateniese Draconte84): la rappresaglia, la vendetta (di sangue)
da parte dei parenti della vittima nei confronti
dellomicida, il quale, allo scopo di autotutelare
la propria persona, finisce per prendere la via
dellesilio (diversamente, prima o poi sarebbe
stato eliminato); oppure laccettazione, sempre
da parte dei congiunti della vittima, di un risarcimento, un indennizzo, che implicherebbe la rinuncia da parte di costoro allesercizio del loro
133
diritto di rappresaglia, avvertito altres nella coscienza collettiva come un dovere morale85. Sic
stantibus rebus, stabilire se il risarcimento avesse
avuto luogo o meno (in pratica, loggetto del
contenzioso nel processo raffigurato sullo scudo di Achille, almeno secondo linterpretazione
maggioritaria del testo omerico86) era assai importante: perch ne dipendeva la liceit di uneventuale azione di rappresaglia da parte dei parenti dellucciso a danno dellomicida.
Infine, unaltra argomentazione cui Gagarin ricorre per negare alle thmistes omeriche la
qualifica di leggi , come si ricorder, lassenza
di elementi (la scrittura per lui il primo tra questi) che permettano lindividuazione o, meglio, il
riconoscimento, in seno al patrimonio delle thmistes, di quelle che non si avrebbe difficolt a
considerare come leggi, rispetto ad altre che si
annovererebbe piuttosto tra le norme comportamentali o comunque di natura non giuridica. La
questione in questo caso pi generale, chiamando in causa il modo in cui si vuole intendere
la nozione di legge. Ma su questo lapparato
concettuale da cui si prende le mosse ad avere influenza, il che incide sulla cogenza dellargomentazione di Gagarin87. Se, infatti, come peraltro sembra pi corretto fare approcciandosi allo
studio delle comunit tradizionali (nel senso che
in esse lesistenza dellindividuo orientata dalla
134
tradizione, cio a dire dal complesso delle conoscenze e dei valori condivisi) rappresentate nellpos omerico o nei poemi di Esiodo, si muove da
concettualizzazioni quali quelle elaborate dallantropologia giuridica, che ad esempio pone di
fronte a complessi sistemi giuridici funzionanti
in completa assenza di scrittura, cio a dire lelemento che Gagarin ritiene tra i pi importanti
per la riconoscibilit della legge, si arriver, nella
definizione delle thmistes omeriche, a risultati diversi da quelli di Gagarin88, per certo dovuti al
fatto che questi viceversa muove da concettualizzazioni, moderniste e decisamente pi restrittive,
messe a punto da filosofi del diritto e giuristi contemporanei di orientamento almeno in parte positivista, com il caso ad esempio, su tutti, di Herbert Lionel A. Hart (1907-1992), nella cui opera
pi nota, The Concept of Law (Oxford 1961), Gagarin esplicitamente riconosce di avere uno dei
suoi principali testi di riferimento89.
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220-221.
80 Cfr. hom. Il. XVI 386-388; hes. Op. 9-10; 220221. Vittima illustre di una scelta erronea (storta, per
usare laggettivo con cui Omero ed Esiodo qualificano i
pronunciamenti iniqui dei giudici nelle contese: skolios)
fu, quanto meno secondo la ricostruzione tradizionale
della vicenda (e sempre che evidentemente se ne ammetta la storicit), Esiodo, nella disputa con il fratello Perse
sorta a motivo della divisione delleredit paterna, sulla
quale ci informa egli stesso nelle Opere e giorni (vd. i vv. 27
ss., con il commento di arrighetti 1998, 405-407, e, ultimamente, ercolani 2010, 49-51, 131 ss.).
81 visconti 2007a, 14-15.
82 faraguna 2007, 79, che riporta, a testimonianza
di quanto detto, la cd. legge testamentaria attribuita a Solone in [demosth.] XLVI 14, rinviando, per indicazione
e discussione di altri esempi, a carey 1998.
83 faraguna 2007, 78-79.
84 Nella misura in cui questa prevede che la pena
fissata per lomicidio non premeditato lesilio sia evitabile, ove i parenti della vittima avessero perdonato il colpevole. Una sintesi sulla tradizione relativa a Draconte e
al suo operato nellAtene dellavanzato VII secolo a.C.
pu trovarsi in visconti 2007b, 409-411. Sulle matrici
omeriche della legislazione di Draconte sullomicidio,
vd. gagarin 2007; sulle differenze e gli elementi di novit
di questultima rispetto ai suoi precedenti omerici, vd.
faraguna 2007, 82; gagarin 2008, 101-103.
85 Cfr. hom. Il. I 298-300: gloria (klos) toccata a
Oreste che ha ucciso lassassino del padre (al medesimo
episodio fa riferimento Nestore in Od. III 194-198, per
poi dire che un bene quando lucciso lascia un figlio:
perch questi potr vendicarlo uccidendone lassassino);
Od. XXIV 426-437: Eupite, il padre di Antinoo che Odisseo ha ucciso insieme ad altri dei Pretendenti, incita i suoi
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150
Indice
27
Note
32
39
Emanazione e fondamento
della norma nella societ ittita
Massimiliano Marazzi
41
46
1. Premessa
2. Formazione del regno hittita e sviluppo della sua
literacy
3. Il quadro politico e lideologia del potere
4. Leditto reale fra norma, insegnamento sapienziale e memoria culturale
49
52
59
65
67
70
78
85
Note
94
Lezioni Magistrali
collana diretta da F. De Sanctis e F. Fichera
www.unisob.na.it/associazioneamici
www.unisob.na.it/jpgiuri
Finito di stampare
nel mese di giugno 2013
dalla Cangiano Grafica srl