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Migliora il sonno
migliorerai la vita
prefazione di piero scanziani
titolo dell'opera originale
la rvolution du sommeil
traduzione dal francese di
giorgio fubiani
:::::::::::::::::
collana di biblioterapia
::::::::::::::::::::::::::
copyright 1985
(r)elvetica edizioni
s'a' - chiasso
prima edizione gennaio 1986
elvetica
Troppo spesso rincorriamo di notte il sonno che non arriva, troppo
spesso rincorriamo di giorno la lucidit offuscata dalla
sonnolenza.
Ne derivano a donne e uomini le stanchezze costanti, le tensioni,
gli errori di comportamento, le crisi, le malattie
psicosomatiche.
Il sonno per natura la nostra officina di riparazioni psichiche
e fisiche, ma non sappiamo pi usarla.
Pierre Fluchaire, uno dei massimi studiosi mondiali
d'ipnologia, ci d in questo libro, attraente e prezioso, tutti i
metodi pratici per prevenire l'insonnia o eliminarla, per
addormentarci in pochi istanti e svegliarci al momento
desiderato. Il sonno deve, come nell'infanzia, tornar soave di
notte e deve di giorno servirci in piccole dosi per brevi pause
ben distribuite, segrete e ristoratrici.
E Fluchaire ci rivela anche il mistero del sogno. Saper dormire
la chiave del saper vivere.
Nato nel 1931, diventato ingegnere all'cole Centrale di Parigi,
capo di grandi aziende, Pierre Fluchaire da trent'anni si occupa
delle scoperte mondiali che hanno fatto progredire le nostre
conoscenze sul sonno e il sogno. Si dedicato alla ricerca e
alla diffusione di queste scoperte tramite conferenze, corsi,
tavole rotonde, convegni. Ha fondato il Club du sommeil et du rve e
presieduto a Parigi nel 1981 il primo Congresso europeo sul sonno
e il sogno con la partecipazione di medici, psicologi, ipnologi,
biologi. Ha scritto importanti opere d'ipnologia teorica e
pratica.
Piero Scanziani - Pierre Fluchaire, un maestro
Pierre Fluchaire un maestro e questo suo libro
magistrale. In francese s'intitola La rvolution du sommeil e
difatti rivoluzionario non perch ci sconvolga, anzi perch ci
riordina secondo la disposizione nativa e dimenticata.
le 24 ore.
In primo luogo rileveremo che, mentre la quasi totalit degli
uomini restano insensibili ai disperati appelli cerebrali, un certo
numero di individui l'osservano. Anzitutto i bambini che prenderemo
come modelli (per una volta tanto i genitori, invece di dare il buon
esempio, devono seguire quello dei loro figli) perch essi sanno
d'istinto che non bisogna (r)giocare con il proprio cervello. J'
Bouton, l'esperta conoscitrice dell'infanzia, ci far ancora da
guida.
E' tipico nei bambini: stanno giocando con il trenino o con una
automobilina Tuu! Tuu! o tornano dal supermercato o sono in
chiesa Sanno (non lo hanno ancora disimparato) che la pausa di
parcheggio un'esigenza prioritaria (perfino pi importante della
preghiera). E improvvisamente lasciano tutto e crollano l dove si
trovano o corrono a rifugiarsi tra le braccia della mamma, se sono
ancora molto piccoli; qualche minuto in pausa di parcheggio e poi
ripartono, pi vivaci di prima.
Peraltro, nell'antichit questa tregua era obbligatoria per tutti
nel momento dell'Angelus. Luigi Xi ha reso l'Angelus obbligatorio,
con decreto reale: nelle campagne, nei campi, nei boschi, sulle
strade, i viandanti, i cavalieri dovevano fermarsi e inginocchiarsi
quando sentivano suonare l'Angelus: con la testa inclinata in avanti,
gli occhi chiusi e le pupille verso il cielo (come quando si prega),
il cervello in stato alfa, rispettavano questa pausa di parcheggio
obbligatorio tre volte al giorno, tante quante ne richiede l'Angelus.
Oggi, invece, non chiudiamo gli occhi dalle sette del mattino alle
undici di sera: dovremmo veramente ristabilire l'Angelus.
Questo momento di tregua viene praticato ancora nel mondo islamico
cinque volte al giorno: i maomettani pregano in stato alfa: stando
genuflessi in una posizione simile a quella fetale che poi la
posizione ideale.
Un altro esempio di pausa di parcheggio (che giustifica peraltro
tale denominazione) quello dei piloti automobilistici di corsa o di
rally. Essi, quando si arrestano ai box per il rifornimento e i vari
controlli e registrazioni fermando la vettura in zona-parcheggio, si
concedono la loro pausa di parcheggio chiudendo gli occhi e
rilassandosi (e talvolta anche dormendo) qualche minuto. E' grazie a
ci, dicono, che possono resistere. Infatti indispensabile, per
poter continuare a pilotare, mantenere lucidi i riflessi e non
addormentarsi al volante.
Quanti s'impegnano in prestazioni eccezionali, praticano
sistematicamente la pausa di parcheggio e solo cos possono
sopportare, senza fatica, un'intensa attivit. E' il caso, per
esempio, per i capi di stato viventi o per i grandi della storia.
Napoleone s'arrestava completamente per qualche minuto pi volte al
giorno e ora sappiamo che proprio queste pause di parcheggio gli
consentivano di tenere, senza affaticarsi, un eccezionale ritmo di
vita.
Edison s'addormentava ad ogni pi sospinto e non sapremo mai
quanto tempo (n quante volte) nel corso della giornata. Il
presidente Truman, a settant'anni, quando gli chiedevano da dove
tirasse fuori la sua instancabile energia, rispondeva: (r)Se mi sento
stanco, anche durante una riunione, chiedo scusa e raggiungo la
stanza attigua, dove mi tolgo le scarpe, anche per solo cinque
minuti. E cos egli s'appisolava.
Numerosi presidenti e uomini di Stato, vivendo continuamente sotto
Le applicazioni pratiche
Coricarci tardi
e alzarci presto senza danni
E' impossibile coricarci ed alzarci sempre alla stessa ora, sia che
abitiamo in campagna o in citt, sia che siamo oberati di lavoro o
sfaccendati.
Sono gli obblighi personali, professionali, familiari, sociali che
ci impongono i cambiamenti, ma, talvolta, anche il desiderio,
legittimo, di approfittare delle distrazioni che la vita ci offre:
cinema, teatro, televisione, serate con gli amici, etc'. Nulla pi
normale, quando si vive in societ, di tutti questi obblighi e
piaceri ed vano pretendere di imporre a tutti una vita monacale
sempre ben regolata, a orari precisi, immutabili, che nulla o nessuno
possa sconvolgere.
Per contro, quello che anormale, eppure comunemente accettato,
considerare che il fatto di esserci coricati pi tardi o alzati pi
presto, debba obbligatoriamente influenzare, negativamente, la forma
fisica, intellettuale, affettiva dell'indomani.
Se ci si verifica, e ognuno di noi ne ha fatto personale
esperienza, semplicemente perch non sono state rispettate per
ignoranza certe regole
elementari che governano il sonno.
L'oggetto di questo capitolo e dei seguenti di rivelare queste
regole semplicissime che hanno effetti benefici immediati; consistono
nel rispettare la famosa norma del ciclo del sonno, che dev'essere
nella sua integrit.
Esamineremo insieme, concretamente, come dobbiamo applicarla,
introdurla nella pratica della nostra vita quotidiana. Che accade
quando l'ignoriamo o infrangiamo?
Prendiamo in esame il caso in cui dobbiamo coricarci pi tardi del
solito. Di solito, per tentare di perdere meno sonno possibile, ci
precipitiamo a letto non appena rientrati a casa o, se siamo rimasti
in casa, ci liberiamo dalla compagnia.
Ci diciamo: (r)Bisogna che m'addormenti il pi presto possibile; sono
gi in ritardo rispetto alla mia ora
abituale e bisogna, soprattutto, che non aumenti ancora questo
ritardo.
Apparentemente, un discorso irrefutabile; ma proprio pensando
cos che rischiamo di compromettere l'addormentamento; infatti pi
desideriamo addormentarci in fretta e pi il sonno s'allontana.
Ma esiste un'altra ragione ancora pi importante e ancora pi
frequente, responsabile del ritardo nel prender sonno; si registra,
nella quasi totalit dei casi, una fase d'addormentamento pi lunga
e, una volta di pi, a torto, attribuiamo questo ritardo del
sopraggiungere del sonno al fatto che la sera trascorsa con gli amici
ci ha eccitato, che il programma del cinema era troppo emozionante,
che siamo troppo stanchi per aver vegliato troppo a lungo, etc'.
Tutto questo non poi del tutto falso, ma non costituisce per la
vera ragione o, almeno, la ragione principale che la seguente:
abbiamo tentato di prender sonno prima che il cervello lo desiderasse
veramente, senza tener conto dell'ora di passaggio del proprio
(r)treno del sonno.
Esiste un solo rimedio (a parte quello sconsigliabile, anche se
molto usato, dei sonniferi): attendere il passaggio del prossimo
treno del sonno, secondo il proprio orario personale.
Per esempio, se ci corichiamo abitualmente alle dieci e una sera
che, oggi, tutti accettano; (r)Il malato che "sa" dormire ha maggiori
probabilit di guarire di chiunque altro.
Possiamo sfruttare questa meravigliosa facolt del sonno, anche se
non siamo malati, a titolo preventivo: dal momento in cui non ci
sentiamo tanto bene, che siamo un po' affebbrati (all'inizio di un
raffreddore, di un mal di gola o di quella che, comunemente e spesso
a torto, viene chiamata influenza), invece di ingerire prodotti
chimici, bisogna coricarci il pi presto possibile, di primasera,
bene al caldo e dormire; s, perch si tratta di una vera e propria
(r)mini-cura del sonno.
L'iperlucidit notturna
In questo modo, destiniamo tutte le nostre forze (la capacit di
autoguarigione che tutti possediamo) per opporci alla malattia che,
il pi delle volte, la mattina, al risveglio, s' gi risolta; in
ogni caso, riusciamo a diminuirne la durata e la gravit, soprattutto
se potremo, l'indomani, curarci ancora con il sonno. Questa semplice
pratica aiuta ad evitare certi tipi di malanni, soprattutto se
abitiamo in citt, dove l'ambiente antigienico e contagioso.
Sappiamo che, alla fine d'ogni ciclo, e dunque diverse volte in una
sola notte, tutti, senza alcuna eccezione, torniamo allo stato di
veglia. La maggior parte delle volte, poich dura troppo poco tempo
(due-tre minuti circa) questo risveglio non viene registrato o
memorizzato e l'indomani non ce lo ricordiamo. Ma, talvolta, ce ne
rendiamo conto.
Se, per esempio, siamo presi da un lavoro urgente, possiamo
approfittare di questo dono che ci fa la natura, evitando di
riaddormentarci e sfruttando cos lo stato di iperlucidit in cui ci
troviamo in questo risveglio naturale, alla fine di un ciclo. Abbiamo
cos a disposizione da 90 a 120 minuti, come ormai ben sappiamo,
secondo la durata del nostro personale ciclo; ma, qualche volta, il
tempo di veglia pu anche essere cortissimo.
Henry de Montherlant confessava: (r)Tutte le notti mi sveglio tre
volte e, nello spazio di questi tre risvegli, spesso approfondisco,
creo un nuovo personaggio, metto a fuoco un immagine, una situazione,
una frase, in cinque-sei minuti. Mi alzo allora in fretta e
subitamente prendo appunti. Poi di pieno giorno, l'ispirazione
sostituita dal lavoro.
Tutti coloro che hanno sperimentato questi risvegli notturni, (in
momenti particolarmente propizi) dicono che si tratta di una
esperienza (r)inebriante che rinnovano periodicamente, per abitudine,
per piacere o per necessit (per esempio, alcuni giornalisti vi
ricorrono spesso, redigendo in questo modo, in un lampo, un articolo
che, alla luce del giorno, richiederebbe loro molto pi tempo
producendo, per di pi, risultati inferiori).
Questi momenti di grande lucidit, di luce interiore, in cui tutto
ci appare semplice e facile, ci fanno sentire anche in contatto con
il cosmo: la notte, siamo pi sottili, pi mistici, pi vicini a Dio
amplificarlo.
Espellere la tensione
Quando agli stress che non possono essere n evitati, n annullati,
e che, talvolta, producono, grazie al filtraggio, un impatto
apparentemente insignificante, ma il cui cumulo rischia di diventare
pericoloso, necessario saper espellere questo tipo di tensione.
Esistono, a questo proposito, due mezzi essenziali: il sogno e
l'esercizio fisico, quest'ultimo particolarmente importante; per
bisogna praticarlo il pi presto possibile dopo lo choc subito: non
serve lasciare accumulare le tensioni durante tutta la settimana per
poi, alla fine di essa, scaricarle tutte con un solo esercizio. Certo
meglio fare l'esercizio una volta alla settimana, che non farlo del
tutto, ma preferibile praticarlo ogni giorno o, almeno, pi volte
nell'arco dei sette giorni.
Altri suggerimenti
Ecco, ancora, qualche altro consiglio, che pu essere utile per la
riduzione del tempo di sonno. Bisogna:
- mangiare meno. Noi siamo sovralimentati e ci molto nocivo per
la nostra salute, la nostra giovinezza, la nostra longevit e il
nostro sonno. Di pi, mangiar troppo spinge a dormire eccessivamente.
I Giapponesi dormono, in media, un'ora per notte in meno di noi, e
ci dovuto, in gran parte, al fatto che mangiano meno;
- fare, durante la giornata, dei sonni-lampo, pause di parcheggio e
maxipause;
- dormire, almeno durante il programma di riduzione del tempo di
sonno, ad ore regolari e per una durata pi costante possibile, anche
se, alla fine, quella che conta la durata media del sonno;
- dormire nelle ore pi convenienti, rispettare, cio, la propria
abitudine naturale a coricarci e alzarci tardi o a coricarci ed
alzarci presto.
Tanto pi avremo facilit a dormire poco, quanto pi avremo una
vita stimolante. Infine, un altro avvertimento: affrontiamo questo
programma solo se siamo adulti ed in buona salute.
Ecco un esempio che ci inciter, forse, a tentare l'esperimento;
quello di L' Amade, raccontato in France soir: (r)Il prefetto poeta L'
Amade ci ha confessato i suoi segreti: se, da oltre trent'anni, ha
potuto conciliare una brillante carriera amministrativa con
un'altrettanto brillante carriera letteraria (sei romanzi,
quattordici opuscoli, due libri di racconti, un'opera, una cantata,
un mistero, trecento canzoni, un memoriale etc'), perch, oltre ad
essere rimasto celibe, non ha dormito pi di 4
ore per notte. Tuttavia sconsigliamo vivamente di seguire
l'esempio, citato da W' Dement, (r)d'un giovane canadese che dormiva
tre ore per notte, permettendosi anche una triplice attivit
professionale.
Grazie al tempo che potremo recuperare, forse saremo meno tentati
di esclamare, come P' Hamp: (r)Destino, m'hai dato una vita, e te ne
ringrazio infinitamente. Ma cosa credi che abbia potuto fare di
grande? Era cos corta.
Usare l'insonnia
V' chi ha saputo fare buon uso dell'insonnia: H' Certigny ha
sottolineato che l'insonnia (r)apriva delle parentesi nelle sue notti,
Marcel Proust riconosceva che (r)un po' d'insonnia non inutile per
apprezzare il sonno, proiettare un po' di luce nella notte.
Alcuni vivono l'insonnia come un dramma, perch la mancanza di
sonno li indebolisce, rappresentando, per loro, una grossa mancanza
A titolo d'esempio, quello del prof' americano C' Kelly, che, dopo
aver dormito bene nel corso di tutta la sua vita, ha perso il sonno
verso i settant'anni; a quel punto, rifiut decisamente il facile ma
pericoloso ricorso ai sonniferi, consigliatogli dai suoi medici, e
decise di consacrare le ore d'insonnia alla ricerca di metodi
scientifici atti a vincerla, a beneficio suo e di tutti coloro che
soffrono di questa condizione. Dopo esservi riuscito, grazie ai suoi
metodi, scrisse, a questo proposito, opere che gli valsero la
celebrit per la loro estrema efficacia.
Un rinomato psicanalista, il dr' B' Ruddick di New York, ritiene
prezioso il tempo che trascorriamo a letto senza riuscire a prender
sonno. Egli ha sempre incoraggiato i suoi amici, in questa
circostanza, ad alzarsi ed a lavorare per un'ora o due. Anche a lui
capita, talvolta, di essere incapace di prender sonno alle due del
mattino. Egli, allora si siede al tavolo e scrive. Anche sua moglie,
che dipinge, si sveglia spesso prestissimo, prima dell'alba,
alzandosi e mettendosi a lavorare.
Viene anche citato il caso d'una donna molto occupata, che passa
una parte della notte a selezionare e classificare ricette con le
quali comporre un libro di cucina; e quello di un famoso avvocato che
si dedica alla sua collezione di francobolli prima dell'alba. Altri,
in queste occasioni, privilegiano i lavori manuali: un meccanico
scolpisce il legno; molte madri di famiglia cuciono, rammendano,
ricamano o cucinano piatti prelibati da conservare poi nel
refrigeratore. Una donna anziana, che aveva fatto la domestica per
quarant'anni, creava, durante le ore di insonnia, meravigliose
collane di perle colorate di cui riempiva la casa. Ma vi sono molti
che preferiscono rimanere passivi e restano a letto ad ascoltare la
radio, ad imparare una lingua straniera o, pi semplicemente, non
facendo niente.
Il dr' P' Tyrer scrive: (r)Mentre lavorate o vi distraete durante
l'insonnia, pensate in maniera positiva a tutti i vantaggi che potete
vantare nei confronti dei poveri dormienti. Voi segnate un punto:
grazie a questa attivit notturna, potrete godere di maggior libert
durante la giornata: essi perdono il loro tempo dormendo mentre voi
vi date intelligentemente da fare.
Ecco ora, estratto da un articolo sul sonno apparso nella rivista
Vital nel gennaio 1981, un interessante esempio d'insonnia ben
vissuta. Il soggetto Elisabetta, una giornalista di ventott'anni.
Eccone il racconto.
Fino a venti anni si era pensato che le mie insonnie fossero una
malattia. Tutto cambiato quando ho deciso di vivere, normalmente,
senza dar loro eccessiva importanza. Le insonnie erano iniziate
quando avevo circa sei anni ed erano origine di discussioni con i
miei genitori, con irritazione mi ripetevano sempre: (r)Dormi, dai,
dormi, bisogna che tu dorma Ma non ne ero capace. Anche quando
sono diventata una giovinetta, il loro comportamento non cambi. Mi
nascondevo, per leggere, a letto; schermavo la lampada, tappavo, con
i cuscini, le fessure della porta, affinch nessuno s'accorgesse che
rimanevo sveglia. Dai 7 agli 8 anni cominciarono a farmi prendere dei
medicinali; tra i 17 e i 22, sfioravo, ormai, la farmacodipendenza;
era terribile: di giorno mi sentivo stanca, abbrutita, al punto che
mi capitava perfino di addormentarmi in classe e di notte
m'incarceravo nella mia insonnia.
Poi decisi di farla finita con le pillole terminanti in (r)ium e le
altre; allora, pur non dormendo di pi, mi sentivo, almeno, assai
ecco quel che consiglia R' Galvez: un'ora circa, prima di andare a
letto, lo studente prepara la sua lezione e ne fa un riassunto della
durata di cinque minuti che registra. Effettuata la registrazione
(il testo pu, naturalmente, essere anche preinciso), regola il timer
in rapporto all'ora esatta in cui si corica. Per esempio, se si
corica alle 22, dovr regolarlo alle 22,30, in modo che la prima
emissione avvenga dopo l'addormentamento. La seconda sequenza dovr
intervenire dopo il periodo del sonno profondissimo durante il quale
l'inconscio meno recettivo, dunque, verso le 3 del mattino.
Nell'arco di un'ora circa, la banda magnetica sussurra la lezione da
imparare da dieci a quindici volte: nel metodo ipnopedico la lezione
non pu mai essere superiore ai cinque minuti. Infine, una terza
sequenza, detta di consolidamento, potr essere effettuata al
risveglio, nel momento in cui lo studente ancora mezzo sonnolento.
E' buon dormitore chi riesce a dormire sempre bene, qualunque siano
le sue peripezie esistenziali. Salvo poche eccezioni, quando eravamo
ragazzi, eravamo tutti buoni dormitori; alcuni lo sono restati, ma la
maggior parte di noi ne ha perso l'abitudine; alcuni hanno rimparato
ad esserlo ed hanno, cos, ritrovato il loro buon sonno, che avevano,
non perduto, ma dimenticato.
Nota editoriale. Le fasi dell'apprendimento nel sonno che hanno
dato buoni risultati sono le seguenti:
Prima fase. Ascolto serale, da svegli, del testo registrato nel
magnetofono che dovr funzionare durante la notte. Ascoltiamo e
ripetiamo con intelligenza.
Seconda fase. A letto, spenta la luce e distesi, ripetiamo
dolcemente
una formula che ci pre-veda otticamente riusciti nel nostro studio.
Terza fase. Automaticamente il magnetofono, tenuto sotto il
cuscino, si mette in moto dopo 4 ore da che ci siamo addormentati.
Quarta fase. Nel dormiveglia del mattino seguente ripetere la
formula particolare per lo studio.
Quinta fase. Dopo la colazione del mattino, nuovo ascolto del testo
registrato, ripetendolo con intelligenza. (Dal volume di P'
Scanziani, L'arte della giovinezza, ed' Elvetica).
Il campione del sonno perfetto
Il dormitore campione un buon (r)pilota del proprio sonno: sa
gestirlo, controllarlo, orientarlo nelle diverse circostanze della
vita. E' capace di passare giornate e notti (r)intelligenti. Egli
conosce, per esperienza, il valore di un buon sonno, l'apprezza, ne
risente tutti i benefici effetti, conosce anche tutti i vantaggi che
pu trarne. Oltre al ricupero fisico e psichico di cui pu godere al
mattino, dopo un risveglio naturale, sa anche sfruttare tutte le
altre risorse che il sonno pu offrirgli, nel senso che egli ne
conosce tutte le altre funzioni e le adopera. Ma, soprattutto, sa di
poter impiegare il tempo del suo sonno, farlo lavorare per lui,
raccogliendone i frutti numerosi ed incomparabili.
Malgrado ci, il dormitore campione ha anche imparato a dormire
poco; e quando gli capita di avere delle insonnie pi o meno
volontarie, per ragioni che conosce e non ha potuto evitare, sa anche
servirsene. Ma il dormitore campione andato ancora oltre, grazie a
due perfezionamenti supplementari nella padronanza del sonno.
1) Sa addormentarsi in pochi istanti, dove vuole, quando vuole e
in qualsiasi circostanza.
soltanto, per noi e per lui, una notte riposante, oscura, ma anche
una notte impiegata bene, ricca d'esperienze.
Dobbiamo augurare una buona notte come auguriamo un buon viaggio,
il che significa, anche per la notte, un viaggio senza incidenti n
accidenti, il pi profittevole ed interessante possibile. Perch il
sonno, ora lo sappiamo oramai bene, non ci stato dato soltanto per
liberarci dalle nostre preoccupazioni e dalla nostra fatica, ma
anche, e soprattutto, per soddisfarci in tutti i sensi.
Il sonno dell'avvenire
La ricerca di una molecola di sonno naturale risale all'anno 1910 e
la scoperta del famoso fattore S (S come sonno, sommeil, sleep) ,
attualmente, vicina alla soluzione. (r)Per la prima volta, un
sofferente di insonnia, gravemente dipendente dai sonniferi, ha
potuto essere guarito con l'iniezione di una sostanza naturale
considerata come la molecola (r)programmatrice del sonno. Questa
molecola stata isolata dall'equipe del dr' G' Schoenberger.
Inoltre, (r)si hanno ragionevoli speranze che questo sonnifero
"naturale" possa essere messo a punto e reso accessibile a tutti nei
prossimi anni. I ricercatori francesi di Lione (quelli appartenenti
al gruppo Jouvet) hanno scoperto, con il Vip (Vasoactive Intestinal
Peptide) un peptide in grado di provocare il sonno, senza dubbio
polivalente. Nel 1976-1977 abbiamo potuto identificare la sostanza
capace di indurre il sonno in una piccola proteina composta di nove
elementi (acidi amminici), chiamati peptidi. L'abbiamo chiamata Dsip
(Delta Sleep Inducing Peptide)."
Da qui ad un secolo probabile che i nostri attuali giacigli con
tutti i loro accessori (materassi, sacconi, traversini, lenzuola ed
anche pigiama e camicie da notte) non saranno pi adoperati; non
esisteranno pi che nel ricordo e sembreranno tanto anacronistici
quanto il famoso letto della regina di Saba - o quello dei ricchi
Romani - marmoreo ed ornato di cuscini; e parranno altrettanto
deliziosamente obsoleti dei letti chiusi, sopraelevati, a
baldacchino, riempiti di piume nelle quali si affondava
letteralmente, e ricoperti di piumini sotto i quali dormivano le
nostre nonne.
Negli Stati Uniti, vengono gi utilizzati letti vibranti che
rilassano e cullano, muniti di cuscini pieni d'acqua calda e con
musica incorporata, con il calore ed il suono programmati in modo da
indurre il sonno in modo conveniente.
Ma, circa nel 2000, il letto assomiglier sempre di pi a quello
che gi in America viene definito (r)nube degli angeli: sar possibile
galleggiarvi su superfici formate da quella che viene chiamata (r)acqua
solida costituita da particelle estremamente sottili di granelli di
sabbia polverizzata e spinte da una macchina soffiatrice; il corpo
potr galleggiare nello spazio senza punti d'appoggio con il letto.
Si dormir su cuscini d'aria che gi, d'altronde, vengono utilizzati
efficacemente in casi di malati particolari.
Il letto del futuro sar una specie di grande acquario, dai colori
riposanti: vi si rester sospesi in assenza di gravit, immersi in un
bagno speciale di natura gassosa. Il sonno ne risulter infinitamente
pi piacevole ed efficace, cosa che permetter di dormire ancora di
meno, salvo che per il piacere.
I cosmonauti hanno sperimentato, nello spazio, l'assenza di
gravit, sappiamo, dunque, di cosa si tratta: non ci sar pi