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DIARIO DEL CAMMINO CON LE ALI AI PIEDI dal 2 maggio al 30 maggio 2015

2 maggio 2015 Firenze Cantalice


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In un curioso decrescendo, dalle stelle alle stalle, della qualit dei treni che ci porteranno a destinazione,
partiamo con un Freccia rossa da Firenze per Roma Tiburtina; prendiamo il treno regionale veloce per Terni
dal rumore assordante, e chiudiamo in bellezza con un fatiscente due carrozze per Rieti, dai finestrini
con tendine incorporate grazie ai graffiti di improbabili wrighters.
Il treno parte con la ridotta, ingrana le marce, piano piano prende laire e sale sale fino a Marmore, poi
raggiunge Stroncone, scende a Greccio e infine arriva a Rieti.
Mentre nel tratto tra Terni e Rieti abbiamo toccato le stazioncine di Orte, Nemo, Mortara e Narni tutte
segnate dallindustria dellacciaieria ormai ridotta a un insieme di ruderi industriali arrugginiti di una
tristezza unica, ora possiamo godere dei luoghi attraversati nel 2005, proprio dieci anni fa, lungo il
Cammino Di qui pass Francesco, immergendoci nella verdissima Valle Reatina.
Quello che iniziamo domani, infatti, la prosecuzione di quel cammino, seguendo ancora San Francesco,
che si fece pellegrino alla Grotta di San Michele Arcangelo di cui era particolarmente devoto.
A Rieti la ruvidezza nei modi dei dipendenti Cotral ci apre un mondo, ma alla fine riusciamo a capire quale
sar il bus che ci porter in poco tempo a Cantalice Superiore. Alla fermata ci accoglie a braccia aperte S.
Felice ( ritratto proprio cos nella statua che campeggia accanto alla chiesa), e dopo un po di indagini sul
posto, prendiamo per Via San Gregorio poi Via Pascoli e, tenendo la destra ,arriviamo in localit Civitella, a
casa della signora Lina, poco pi di 1 km. dalla fermata del bus, dove dormiremo.
Abbiamo deciso di sostare qui perch il tratto Poggio Bustone Cantalice della prima tappa lo abbiamo gi
percorso nel 2005 e cos facendo ci risparmieremo circa 6 km. del cammino di domani.
Dalla casa, un belledificio in pietra restaurato con gusto, ci si affaccia sulla Valle Reatina con vista su
Poggio Bustone l in fondo a mezza costa.
Quattro passi pellegrini fino al Santuario di S. Felice allAcqua dove il santo comp il primo miracolo facendo
sgorgare dellacqua che ancora oggi disseta chi passa di l, poi torniamo per goderci il solicello sul muretto
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di casa, in attesa che la signora Lina condivida con noi la cena, offrendoci un piatto tipico, le strengozze alla
cantaliciana, veramente buone.
Fatte quattro chiacchiere con la signora Lina, ce ne andiamo a nanna sotto il cielo stellato, in un silenzio
meraviglioso.
3 maggio 2015 Cantalice Cittaducale km. 20.6

Alle 7,30 partiamo con un tempo bellissimo mentre, sotto di noi, la nebbia nasconde la Valle Reatina.
Torniamo alla statua di San Felice e ci immettiamo sul Cammino. Di fronte a noi si scorge il Terminillo con
ancora dei lembi di neve.
Tutto procede bene, il percorso ben descritto nella guida dellAngela e il GPS con le tracce di Pasquale e
di Simone nelle abili mani di Guido fa il resto.
Paesini, boschi, ciclamini, ginestrelle, cavalli, cani, gatti allietano il nostro cammino.
Siamo molto felici di essere di nuovo, zaino in spalla, sulla strada.
Sosta per merendino a Cupparello poi, uno dei tanti angeli del cammino, che i pellegrini conoscono bene, ci
rassicura sul percorso da seguire verso un rudere coperto di edera segnalato nella guida.
Siamo arrivati a Cittaducale proprio per lora di pranzo e cos ci facciamo fuori il formaggio e il salame della
signora Lina su una panchina sotto la torre della citt.
Ci incamminiamo per la via principale e raggiungiamo la piazza centrale, deserta, racchiusa da splendidi
palazzi e dalla cattedrale sulla cui facciata campeggia un bel rosone che ricorda quelli delle chiese di
Tuscania.

Le Suore Benedettine ci accolgono con molta cordialit e cos ci sistemiamo. Visto il sole, non ci facciamo
mancare la stesa del primo bucatino pellegrino della serie.
Sul tardo pomeriggio ritorniamo nella piazza che ora invece animata dal voco di grandi e piccini .
Torniamo per cena al convento. Ad una ad una, con una scusa o con laltra, tutte le suore vengono a
vederci, siamo la novit del giorno. La madre, Suor Ildebranda, vive qui da 60 anni. Cercava una vita di
clausura stretta, ma ha dovuto fare anche la maestra di quellasilo che ora non hanno pi.
Come comunit si sono aperte allAfrica, accogliendo una suora africana che l da ventanni, ma i problemi
di diversit di cultura non sono mancati.

4 maggio 2015 Cittaducale Borgo San Pietro km. 30.8

Dopo un affettuoso saluto con Sr. Ildebranda usciamo dal convento.


Sono le 7, laria frizzante e c un tiepido sole.
Riattraversata la strada principale di Cittaducale in mezzo ai banchi del mercato che stanno aprendo, ci
incamminiamo su una strada di campagna a mezza costa nella penombra, mentre alla nostra destra si apre
la valle illuminata dal sole dove i campi lavorati formano curiose geometrie interrotte dalla linea ferroviaria
diretta a Sulmona.
Passiamo davanti a unedicola con limmagine della Madonna della Strada e le rivolgiamo una preghiera
perch protegga anche noi.
Raggiungiamo gli scavi archeologici delle terme dellimperatore Vespasiano, a cui un po di manutenzione
non guasterebbe poi, attraversata la statale, passiamo accanto ai resti di quella che doveva essere la
bellissima chiesa di Santa Maria a Cesoni, purtroppo in gran parte sommersa dalla vegetazione e ci

immettiamo su una bella stradina di campagna che fiancheggia un canale. Saliamo sullargine di un fiume e
costeggiamo il grande impianto dellacquedotto che capta le acque di un altro bellissimo fiume per
portarle fino a Roma (80 km. da qui). Superato un antico mulino, testimonianza di un tempo che fu,
imbocchiamo la strada e qui comincia il patimento della giornata. Salita, caldo, asfalto fino a Petrella Salto.
Saliscendi, caldo, asfalto fino a Borgo San Pietro. Non sar uno scherzo, in particolare per Guido che non
al top, ma che pellegrino duro e puro resister fino allultimo metro.
Raggiunto il bivio per Pendenza da cui si domina la cima del Terminillo, proseguiamo fino a Casa Natali dove
incontriamo Ines e le sue rose gialle. E originaria dellAquila ma vive qui fin dal 1956.
Giunti a Casa Bianca credevamo di scendere invece si continua a salire. Ci fermiamo a Capradosso per
mangiare e prendere un th nel bar della piazzetta centrale. E il paese delle obese (rima involontaria),
anche molto giovani, in particolare la barista che dura fatica a muoversi dietro il bancone.
Chiediamo se c un mezzo per raggiungere Borgo San Pietro, ma poi decidiamo di continuare a piedi,
facendo delle soste pi frequenti. A Petrella Salto sembrerebbe che la salita fosse terminata, invece ci
attendono ancora alcuni saliscendi poi alla fine raggiungiamo il convento di Borgo San Pietro delle suore
francescane di S. Filippa Mareri, dove alloggeremo stanotte.
Il convento la casa madre dellordine, un anonimo edificio moderno ma, sbirciando, abbiamo visto che
alcune stanze della direzione sono arredate con bellissimi mobili dantiquariato.
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Anche qui, come a Cittaducale, le suore rammentano con simpatia Angela.


Guido piuttosto stanco e per il caldo ha uneruzione da contatto sui piedi che posta su Facebook
scatenando il panico generale tra gli amici che ci seguono.
Oggi la media non stata un granch ma come dice il proverbio chi va piano va sano e va lontano.
5 maggio 2015 Borgo San Pietro Fiamignano/loc. Corso km. 17.1
Alle 7,30 Giovanna va a messa ed assiste al canto di alcune litanie che le fanno riaffiorare ricordi
dellinfanzia.
Guido nel frattempo ha gi preparato lo zaino e ricevuto chiamate dagli amici preoccupati per i piedi.
Salutiamo le suore e si parte. Il cielo velato ma a tratti il sole fa capolino. Il percorso entra nel bosco e
segue una via crucis con cappelle in pietra. Gli scorci panoramici sul Lago e la Valle del Salto accompagnano
la nostra salita. Voltandoci indietro si rivedono Petrella Salto e Staffoli, mentre verso est cominciamo a
intravedere montagne innevate di cui non sappiamo il nome.
Il bosco di un verde meraviglioso mentre i prati sono unesplosione di colori, orchidee, ginestrella,
ciclamini e altri ancora.
Usciamo dal bosco e deviamo per Mareri per visitare i ruderi del castello del 1200 che appartenne alla
famiglia di S. Filippa, la santa francescana di cui andremo a visitare la grotta. Ritorniamo sui nostri passi,
che comunque sono stati quasi due chilometri fra andata e ritorno, rientriamo nel bosco e saliamo fino ad
unarea picnic da cui si gode una vista superba su tutta la valle. Saliamo ancora fino ad un punto
panoramico dominato da una croce, dove lasciamo gli zaini per deviare verso la grotta di S. Filippa che
merita davvero una visita, a parte lorribile baldacchino sullaltare e i vari fiori e sedie di plastica sparsi un
po dappertutto.

Ripresi gli zaini, ci incamminiamo per la strada sterrata in salita e ci inoltriamo nel bosco fino al punto di
maggiore difficolt dove, grazie alla puntuale descrizione della guida, troviamo i segni e ci dirigiamo verso
la croce che avevamo visto fin da Borgo San Pietro e che sembrava irraggiungibile. Da qui si gode un
panorama mozzafiato. In lontananza, verso est, si scorge la torre del castello di Fiamignano sul poggio di
Popponesco, la nostra prossima meta.

Scendiamo dalla cima dove svetta la croce e, seguendo con attenzione i segni, proseguiamo fra macchie di
ginepro molto pungenti. Fa caldo e abbiamo sete perci la vista e larrivo al fontanone ci d un piacere
immenso. Ci scoliamo un sacco di bottigliette dacqua poi ci sistemiamo con i piedi allaria sotto un
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bellissimo faggio per il nostro pranzarino pellegrino col pane ancora molto buono di Sr. Ildebranda di
Cittaducale e il tonno portato da Firenze.
Ci rimettiamo in marcia scendendo a mezza costa, con vista sul lago e sulle montagne innevate
allorizzonte. Del filo spinato nel bel mezzo del sentiero ci complica la vita e non capiamo perch ci sia stato
messo. Giunti al castello di Popponesco di cui rimasta solo la torre, passiamo davanti alla chiesetta di
S.Maria in Poggio.
Da qui si cammina su asfalto fino a Corso, traversando un piccolo borgo abbellito da murales sui briganti.
Siamo nel Cicolano e un tempo questa stata zona di brigantaggio.
Finalmente siamo al B & B dove alloggeremo. Lappartamento in un seminterrato, ma si affaccia su un
giardino delizioso e assolato, ottimo per il bucatino di ieri e di oggi. La casa in pietra e legno piena di
oggetti di famiglia e di epoca contadina, nonch libri, riviste e cartoncini per il crowdfounding della Rua di
Assisi promosso da Angela.
Il luogo cos tranquillo che ci ricorda latmosfera respirata a Pometo sulla via degli Abati. Ci godiamo il sole
e ci organizziamo per la cena che potremo fare in questa cucina cos ben attrezzata.
Dopo cena il caff ce lo prendiamo in giardino perch laria particolarmente dolce. E, come dice la
Giovanna, se questa la penitenza, datecela sempre!
6 maggio 2015 Fiamignano/ loc. Corso Casale Calabrese km. 12

Si parte poco dopo le 8 con calma con un bel sole. Oggi passiamo il confine di regione, lasciamo il Lazio ed
entriamo in Abruzzo.
Si va per strada asfaltata, ma la tappa non sar lunga perch abbiamo deciso di dividerla in due fermandoci
a Casale Calabrese, scelta che si riveler indovinata perch il posto a dire che bellissimo dir poco.
Superata S. Lucia, si raggiunge Case Tocci Aringo e da l si continua in direzione Tornimparte. La strada entra
in una gola verdissima con aspre rocce grigie. Si sale un dislivello di 350 metri, si supera il ponte che fu fatto
saltare dai partigiani della Brigata Maiella per arrestare lavanzata dei tedeschi durante la seconda guerra
mondiale.
Finita la salita, ci appare davanti un pianoro circondato da cime tondeggianti coperte da macchie di faggi
che assomigliano a quelle che circondano il Pian Grande a Castelluccio di Norcia nei Sibillini. La morfologia
del terreno va ben oltre quelle classificazioni e incasellamenti che noi stabiliamo per non perdersi nel
mare magnum della vastit della terra.
Raggiunta una vecchia casa cantoniera, ci fermiamo per uno spuntino con i panini della frittatina di ieri
sera, poi si imbocca la strada sterrata sulla destra e dopo circa 300 metri siamo al Casale Calabrese, gestito
da Avio.
Si tratta di un edificio del 1800 che fungeva da dogana tra Stato Pontificio e Regno delle Due Sicilie e che
stato frequentato anche dai briganti.
Sono appena le 12 perci tutto riposo. Qui siamo in un posto magico, un angolo di mondo incantato.
Siamo a 1200 metri ma si sta benissimo. La casa circondata da grandi prati attrezzati con tavoli e sdraio
per prendere il sole. I grilli cantano a tutto spiano e il bucato asciuga che un piacere al venticello che sta
tirando.

Per la gioia di Giovanna ci sono cavalli al pascolo con molti puledrini . Passer un sacco di tempo beata a
guardarli e a riprenderli con la macchina fotografica.

Pi tardi arriva un mandriano che fa spostare i cavalli in un altro prato e lo spettacolo dei cavalli al galoppo
strepitoso. Pi tardi comunque i cavalli noncuranti ritorneranno nel prato da cui erano stati allontanati.
Avio ci spiega che esistono conflitti tra proprietari dei pascoli e proprietari dei cavalli. I cavalli in pratica
brucano lerba di altri, i quali quando portano su le loro mandrie trovano i pascoli belli rasati e ripuliti.
Ci racconta che intorno ci sono i lupi e che tempo fa stato trovato un puledro ucciso dai lupi gi al
fontanone. Conclusione, anche in questa che appare unoasi di pace perfetta, c da lottare.
Avio ci racconta della sua bella famiglia e in particolare della figlia che andr in Brasile con un progetto di
Intercultura, in base al quale anche loro hanno ospitato tempo fa una studentessa orientale con cui sono
ancora in contatto. Avio innamorato del suo Abruzzo e delle sue montagne come il Sirente e il Velino che
vedremo nei prossimi giorni quando passeremo laltipiano delle Rocche.
La cena, preparata da Albertina, una cuoca eccezionale che Avio si tiene cara, ottima con piatti tipici
molto buoni. Non resta che andare a letto nel silenzio assoluto che qui regna.
7 maggio 2015 Casale Calabrese Villagrande di Tornimparte/Le Piagge km. 14.8

Alle 7,30 colazione con il dolce di Gabriella, la moglie di Avio, e panini con pane e formaggio per oggi gi
pronti da mettere nello zaino.
Sole splendido. Luce incantevole. I cavalli sono gi al lavoro e i puledrini salterellano intorno alle loro
mamme mentre vanno tutti al fontanone a bere. Da non sapere come fare a lasciare questo paradiso. Ma la
strada chiama e, dopo la foto ricordo con Avio, si parte.
Ci voltiamo pi volte indietro per fissare bene nella memoria questa dolce vallata, ma unaltra altrettanto
bella ci attende, laltipiano di Castiglione, un insieme di praterie e corsi dacqua a non finire. In un angolo
c il piccolo borgo di Castiglione con una deliziosa chiesetta di campagna, che Avio tra poco prender in
custodia. Dallaltro lato della valle passa una mandria di mucche con i vitellini che salterellano cos come
abbiamo visto fare ai puledrini. I piccoli sono sempre i piccoli

Lasciata la valle, si inizia a salire sulla destra fino al passo della Forca.
Lo superiamo e scendiamo per unantica mulattiera nella vallata dellAquila. Di fronte a noi si apre uno
scenario grandioso di cime innevate: Gran Sasso, Monti della Laga, Vettore e in basso, in lontananza, la citt
dellAquila.
Raggiunta la strada asfaltata, la si percorre fino a Villagrande di Tornimparte. Ci fermiamo per visitare la
chiesa di San Panfilo che contiene dei bellissimi affreschi; in particolare ci colpisce laffresco della cupola
per lo sfondo nero su cui si stagliano le coloratissime figure. Sul piazzale della chiesa svetta un albero
altissimo senza fronde, come se fosse un palo. Si tratta dellalbero di maggio. Secondo unantica tradizione
che risale ai tempi dei longobardi, per celebrare la fertilit della terra risvegliata dal torpore invernale, la
notte tra il 30 aprile e il 1 maggio, alcuni uomini in segreto abbattono lalbero pi alto e pi diritto del
bosco, lo sfrondano e prima dello spuntare del sole lo innalzano davanti alla chiesa dove rester per 30
giorni.
Dopo il pranzetto allosteria del pellegrino, sul prato del giardinetto del paese, si prosegue fino al B & B Le
Piagge, una bella casetta di legno del signor Alberto. Ci accoglie una sua collaboratrice di origini slave,
consumata dalla nostalgia di casa.
Svolte le funzioni di rito pellegrine, ci riposiamo nel giardino e controlliamo la tappa di domani.
Ceniamo con signor Alberto col quale chiacchieriamo del cammino e di tutto un po.
La cena stata buonissima e abbondante. Ci voleva il nostro amico Renzo!!
8 maggio 2015 Villagrande di Tornimparte/Le Piagge LAquila km. 18.5

Anche oggi il tempo ci vuole bene, abbiamo il sole.


Partiamo con calma verso le 8. Fatte poche centinaia di metri, lennesimo cane ci abbaia dal giardino di una
villetta e la padrona, avvicinatasi per richiamarlo, ci dice che di Firenze e ci chiede di portare un bacione
alla nostra citt. Sar fatto. Pi avanti una curiosa fermata dello scuolabus fatta da qualcuno a mano con
semplici pezzi di legno attira la nostra attenzione e si merita di essere immortalata in una foto.
Lungo la strada troviamo case danneggiate dal terremoto, ma anche altre ben messe, addirittura ville
circondate da curatissimi prati allinglese. Attraversiamo il paese di Collefracido dove fanno mostra di s le
opere in legno di uno scultore tra le quali linsegna del cammino Con le ali ai piedi. Poi attraverso un
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sentiero ombroso e campi assolati raggiungiamo la cima di una collina sovrastata da una croce da cui si
gode un bellissimo panorama a 360 gradi.

Proseguiamo con continue vedute del Gran Sasso in un ambiente che ricorda un po la via della Plata fra
querce e vischio fino a raggiungere una chiesetta di campagna perfettamente restaurata dove ci fermiamo
per una breve sosta.
Pi avanti, passando fra i campi, incontriamo un uomo con la figlia che ci raccontano della terribile
esperienza del terremoto e delle sue drammatiche conseguenze. Ci dicono che in quella occasione uscito
fuori il meglio e il peggio delle persone. Ci sono stati grandi atti di solidariet e grandi egoismi. Loro non si
sono approfittati della situazione e la loro casetta in legno se la sono comprata con i propri soldi. Ma le
ferite sono dure da rimarginare specialmente dal punto di vista psicologico perch, essendo stati evacuati,
le abitudini sono state stravolte e le relazioni di amicizia disperse, tanto che la moglie non si pi ripresa e
vive in un continuo stato di depressione. Dopo un caloroso saluto proseguiamo in salita per Roio e vediamo
con i nostri occhi le orribili case delle cosiddette newtown. Danno limpressione di arrostirci destate e di
gelarci dinverno.
Seguendo una via mariana, costellata di cappelle, tra cui una eretta dalla citt dellAquila dedicata, ironia
della sorte, ai misteri dolorosi, scendiamo fino allAquila ed entriamo dalla porta a fianco della fontana delle
99 cannelle, dove la sosta dobbligo. E di una bellezza unica, ogni faccia diversa dallaltra.
Saliamo fino al nostro punto tappa, il B & B Il Chiassetto, gestito da madre e figlia che coraggiosamente
sono tornate in citt per riprendere in mano la loro vita.
La citt fa impressione. Se non si vede non si pu immaginare n capire a pieno com la situazione. Interi
palazzi vuoti, finestre aperte come Il grido di Munch, strade invase dalle erbacce, impalcature incredibili,
cantieri con silos di cemento enormi. Ci sono comunque segni di ripresa, alcuni palazzi gi restaurati sono
di un bellissimo color ocra che riscalda il cuore e la vista. La Basilica di San Bernardino, appena riaperta il 2
di maggio splendida. Al suo restauro hanno lavorato giovani e bravissimi tecnici che hanno fatto il loro
lavoro con grande passione al di l del compenso che sembra non sia stato proprio allaltezza della qualit
delle loro prestazioni e della loro professionalit.
Non poteva mancare una visita allo storico Caff Nurzia in piazza Duomo, divenuto simbolo della citt per
essere stato il primo negozio a riaprire appena tre mesi dopo il sisma. La signora Natalia ci accoglie con il
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suo grande sorriso e ci invita ad assaggiare il suo specialissimo torrone al cioccolato. E una squisitezza e
non possiamo andarcene senza prenderne un po.
Passiamo anche dal Forte Spagnolo perch siamo curiosi di vedere lAuditorium costruito al suo fianco da
Renzo Piano, un piacevole accostamento fra grigio e colori vivacissimi.
Prima di rientrare riusciamo a visitare, seppur solo dallesterno, la famosissima Basilica di Collemaggio, di
una bellezza unica, che riempie gli occhi.
La citt piena di alpini e di bandiere italiane perch nei prossimi giorni vi si terr il raduno nazionale e la
loro presenza la ritroveremo anche nei paesi successivi che attraverseremo.
A cena scopriamo per la prima volta, il gusto del vino Montepulciano dAbruzzo, una vera specialit.
9 maggio 2015 LAquila Fossa km. 12.7

Poco prima delle 8 usciamo, c il sole ma fa piuttosto fresco.


Passiamo in silenzio fra le case del centro storico. Scendiamo da Collemaggio costeggiando la basilica, fino a
raggiungere la statale che attraversiamo per passare la ferrovia e il fiume. Si cammina su strada asfaltata
che si lascia per seguire una pista ciclabile piena di persone a fare jogging, ma purtroppo percorsa anche
dalle automobili. Questo tratto del cammino non ha molto da offrire, sembra di essere lungo lArno sulla
pista che porta ai Renai Lunica nota positiva che si continua ad avere degli scorci molto belli sulle
montagne innevate e che comunque siamo in campagna.
Arrivati a Monticchio attraversiamo la parte vecchia del paese danneggiata dal terremoto, ci riforniamo di
viveri e si scende verso Onna, imboccando poi una strada poderale che seguiamo tenendo sempre la destra
fino a sbucare, allaltezza di una casina rosa, sulla strada per Fossa. Probabilmente non abbiamo fatto
proprio quello che indica la guida, ma dopo 300 metri siamo comunque a Fossa, al B & B Le Terre di Aveja
dove sosteremo.
Abbiamo percorso appena 13 km. e sono le 11,30, ma non cerano alternative se non quella di continuare
fino a S. Spirito dOcre, facendo una tappa troppo lunga per i nostri gusti.
Ce la prendiamo comoda, lappartamento molto bello e Angelo il proprietario, come promesso per
telefono, ci ha fatto trovare tutto quello che serve per farsi una pasta.
Pi tardi andiamo alla chiesa di Santa Maria in Cryptas, la chiesa pi importante dAbruzzo per i suoi
affreschi, ma purtroppo inagibile per il terremoto ed completamente imbracata.

Ci fermiamo allunico bar per una bevuta. Il figlio della proprietaria si chiama, anche lui, Angelo.
Probabilmente non un caso che si sia circondati da angeli, visto che il nostro cammino va verso Monte
SantAngelo. Il bambino ci dice con orgoglio che a Firenze s c stato, ma per vedere il concerto di
Violetta!!!
Torniamo al nostro posto tappa e Angelo ci d delle dritte per domani. Ci porta a vedere limbocco del
sentiero che passa per il Convento di SantAngelo dOcre che consente di raggiungere Rocca di Mezzo con
meno chilometri, ma Guido non se la sente e faremo la strada indicata dalla guida anche perch vogliamo
tracciare il percorso ufficiale con il GPS.
La nostra cena sar una bella frittata con le uova e la menta dellorto di Angelo, e il riposo assicurato da un
silenzio assoluto.
10 maggio 2015 Fossa Rocca di Mezzo km. 25.4

Si parte alle 8 dopo unabbondante colazione preparata da Angelo.


Passiamo sotto Fossa, completamente disabitato. Le abitazioni sono state gravemente danneggiate dal
terremoto e il centro del paese inaccessibile. Se fosse stato possibile attraversarlo si sarebbe risparmiato
sicuramente un chilometro. Saliamo fino al Monastero-fortezza di S. Spirito dOcre per poi riscendere fino a
Casentino e infine a Tussillo, dove ci riforniamo di acqua e ci fermiamo per uno spuntino. Da l comincia il
bello: una mulattiera in continua salita ci fa compiere 700 metri di dislivello in pochi chilometri per
raggiungere la statale. Arriviamo in cima con la lingua di fuori e stramazziamo sul prato. Ripartiamo
rifocillati verso Fonte Avignone e proseguiamo in salita fino ad unarea di sosta che ci ripaga della fatica
offrendoci una vista superba sul Gran Sasso e sui monti del Velino.
Attraverso prati pieni di fiori arriviamo a Terranera, da dove inizia il meraviglioso altipiano delle Rocche che
percorriamo in tutta la sua lunghezza seguendo una comodissima pista ciclabile che costeggia limmensa
prateria dellaltipiano. Come gli andaderos spagnoli ci far arrivare alla meta di oggi in tutta sicurezza.
Una incredibile distesa di giallo colora la vallata: la rivincita del piscialletto, che sarebbe il tarassaco, ma
che da bambini abbiamo sempre chiamato cos.

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Fra poco questa vasta pianura sar un tappeto tutto bianco di narcisi e si svolger la festa tradizionale dei
carri addobbati di questi candidi fiori dal profumo intenso. Peccato che siamo passati troppo presto.
Entriamo nel paese di Rocca di Mezzo, piena di bandiere tricolore per il raduno degli alpini allAquila e, altra
curiosit, lungo un marciapiede troviamo un cartello blu con la conchiglia gialla del cammino di Santiago e
la I di informazioni. Non capiamo perch e chi dar queste informazioni su Santiago proprio a Rocca di
Mezzo, ma ciononostante ci fa piacere questa contaminazione di cammini.
Alloggiamo alla casa di spiritualit Madonna delle Rocche gestita da don Vincenzo, appartenente alla
Congregazione Famiglia dei Discepoli fondata da un cappellano militare, p. Minozzi, il quale sconvolto
dalle atrocit della prima guerra mondiale volle fondare una casa di assistenza per vedove e orfani.
Don Vincenzo porta ancora la tonaca con sopra uno spolverino grigio stile anni 50, simpatico, semplice e
genuino, un don Peppone dei nostri giorni.
Siamo gli unici ospiti e gli unici partecipanti alla celebrazione della messa.
Prima di andare a letto, dalla finestra della nostra mansarda, ci godiamo lo spettacolo del paesaggio
notturno con i paesini illuminati e la catena del Gran Sasso innevata sullo sfondo.
11 maggio 2015 Rocca di Mezzo Celano km. 18.1

Salutato il caro don Vincenzo, ci mettiamo in cammino in unaltra bellissima giornata di sole. Fatto
rifornimento di un ottimo formaggio locale, seguiamo la pista ciclabile che attraversa tutto laltipiano fino a
Ovindoli. Ad un tratto appare il cartello che indica Piani di Pezza e per Guido un riaffiorare di bellissimi
ricordi del campo nazionale Scout del 1964. Sul pianoro prima di Rovere ci sono gi tantissimi narcisi fioriti
e lo spettacolo straordinario.

Ci fermiamo a farci uno spuntino, cos con la barriga llena si cammina molto meglio!
Si esce da Ovindoli, piena di alpini e di bandiere, seguendo il tracciato del gasdotto che in discesa e in
mezzo alla pineta ci porta alla statale che attraversiamo pi volte.
A San Potito facciamo rifornimento di acqua al cimitero (una cannella c sempre l) e ci inoltriamo in una
stradella ombrosa fiancheggiando un ruscello infrascato. Superato un gruppo di case fra cui un rudere con
un improponibile cartello vendesi, ci fermiamo a far fuori il panino del giorno su un muretto di via
Collemenosa.
Siamo prossimi a Celano e dallalto se ne ha un bel colpo docchio. Prima di arrivare alla piazza principale si
passa davanti a una bellissima cascata che la fonte di San Francesco
Ci sistemiamo in un B & B. del centro poi, sbrigati i soliti rituali pellegrini, si fa un giro turistico di Celano, un
paese molto carino, ma molto in salita se si vuole andare a visitare il Castello e ladiacente chiesetta della
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Confraternita dedicata allArcangelo Michele. Ne vale per la pena anche per il panorama che si gode sulla
Valle del Fucino, con sullo sfondo Avezzano, la citt di Avio, lospitalero di Casale Calabrese.
In paese un fotografo molto gentile ci trasferisce gratuitamente le foto dalla macchina fotografica ad una
chiavetta, cos almeno quelle fatte fino ad ora sono al sicuro.
Facciamo spesa per la cena visto che abbiamo una cucina a disposizione e rientriamo.
12 maggio 2015 Celano Castelvecchio Subequo - km. 28.1

Alle 7,10 siamo gi in cammino e si esce dal paese per cominciare a salire verso le Gole di Celano che
vedremo da lontano. Si segue una ripida e lunga carrareccia sassosa fino a un valico con una croce. Alla
nostra destra si apre uno stupendo panorama sullimmensa Valle del Fucino segnata da una lunga
serpentina del fiume. Un tempo questa pianura era un grandissimo lago, il terzo dItalia, utilizzato dai
romani per spettacoli di battaglie navali. Nel corso dei secoli sono state eseguite a pi riprese, senza
successo, opere di regimazione delle sue acque per le frequenti esondazioni. Finalmente nel 1885 il duca di
Torlonia, proprietario dellarea, complet il faraonico progetto del totale prosciugamento del lago, di cui si
percepisce tuttora loriginale esistenza.
Raggiungiamo il paese di Aielli dominato dal suo castello e si sale verso un parco eloico. Sul sentiero
incrociamo due uomini a cavallo, uno dei pochi incontri lungo questo cammino decisamente solitario, ma
che anche per questo ci sta piacendo un sacco. Qui c un vento fortissimo e le pale eloiche vanno a tutta,
ma per fortuna c il sole. Attorno a noi il paesaggio si fatto brullo ma molto affascinante. Sulle cime
circostanti ancora lembi di neve. Superate le pale eoliche, si scende in una valletta fino a una piccola
cappelletta allaperto dedicata a Maria con annesso fontanone e unadiacente area pic nic purtroppo
lasciata allincuria.
Continuiamo a scendere fino ad un altro bellissimo fontanone dove ci riforniamo di acqua prima di iniziare
la salita che si addentra in una valle sempre pi stretta per portarci allaltipiano del Baullo che si apre
allimprovviso bellissimo di fronte a noi.

Ci fermiamo allombra di un grande faggio, perch fa molto caldo. Siamo in un posto magico, immersi nel
silenzio di un ambiente selvaggio e solitario, rotto solo dal vento e dal campanaccio delle mucche al
pascolo in questo immenso prato verde.
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Si lascia laltipiano tra chiazze di fiori gialli e viola e si scende per asfalto nel bosco con una vista superba
sulla Maiella innevata. Nello scendere ci imbattiamo in un branco di cinghiali con i piccoli che fuggono
numerosi tra la macchia. Probabilmente lincontro ravvicinato ha fatto paura pi a loro che a noi.
Alla fine della lunga discesa entriamo nel paese di Gagliano Aterno, dominato da un ex convento e poco
dopo entriamo in Castelvecchio Subequo.
Ci accolgono Patrizia e il marito Daniele che ci accompagnano alla casa dove alloggeremo: un appartamento
molto bello e spazioso veramente un lusso per i pellegrini.
Pi tardi andiamo alla chiesa del Convento francescano dove un anziano frate ci timbra le credenziali.
Allinterno della chiesa nascosta una chicca: la cappella della chiesa originaria affrescata da artisti di
scuola giottiana con scene della vita di San Francesco. Su un altare, una teca di cristallo di rocca contiene la
reliquia del sangue di San Francesco. Nel 2013 il sangue si liquefatto alla presenza di vari testimoni, tra cui
Patrizia, e sono in corso le procedure per ottenere il riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa per farne
luogo di pellegrinaggio.
Avremmo potuto cucinare la cena da noi perch nella cucina della casa non mancava niente, ma Patrizia e il
marito, probabilmente per equilibri di rapporto tra paesani, hanno voluto portarci alla pizzeria Antichi
Sapori, dove tutto ci saremmo aspettati fuorch trovarci un gruppo di danesi e il menu con la versione in
lingua danese. Un motivo c: venti anni fa una coppia di danesi in vacanza in Abruzzo si innamor della
zona e da quel momento con il passa parola si formata una comunit di 200 danesi, soprattutto pittori
che hanno restaurato vecchie case di Gagliano Aterno e vi si sono stabiliti.
13 maggio 2015 Castelvecchio Subequo Raiano Sulmona km. 28.3

Oggi faremo due tappe in una per stare un giorno in pi a Sulmona, cos si recupereranno le forze e si potr
visitare con comodo la citt.
Partiamo pi presto del solito, laria frizzante e il sole come al solito non manca. Superato il cimitero si
inizia subito a salire per una costa molto ripida e si attraversano campi pieni di fiorellini azzurri. Lo sguardo
spazia sul bellissimo gruppo del Sirente.
Si raggiunge un valico dove incontriamo un signore che ci saluta e ci racconta che ha scalato tutte le
montagne abruzzesi , ma che ora con grande rammarico non pu pi farlo per ragioni di salute. Ancora una
volta ci rendiamo conto della fortuna che abbiamo a poter fare il cammino.
Ci rimettiamo in marcia e si scende nella Valle Peligna prendendo il primo sentierino che taglia la strada
asfaltata. Al secondo per decidiamo di restare sullasfalto perch la discesa stata faticosa, troppo ripida e
scivolosa per il ghiaino. Troviamo per la prima volta le ginestre fiorite mentre sullo sfondo ci sono ancora
cime innevate, un bel contrasto.

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Arriviamo a Raiano prima delle 11. Sosta ai giardinetti per uno spuntino con dellottimo caciocavallo, tutta
unaltra cosa rispetto a quello che troviamo a Firenze.
Si riprende la via, fa molto caldo, e lasfalto non il massimo. Ci fermiamo sulla panchina a fianco della
chiesetta di Pressa per il pranzo, perch vicino c una bella fontana. Non ci si rende conto per che siamo
anche alla fermata dellautobus e proprio mentre stiamo mangiando arriva lunico autobus della giornata e
lautista, noncurante della nostra presenza, lascia il motore acceso in faccia a noi, una bellezza
Si riparte , fa caldo e presto siamo di nuovo in salita poi, allinizio della discesa, si rivede la Maiella in tutta la
sua imponenza.
Troviamo ben tre fontane lungo il percorso e possiamo dissetarci a volont. Lungo questo cammino ci sono
molti punti dacqua, una vera fortuna per il pellegrino.
Dopo Campo Fano si vede in lontananza Sulmona ma ci sono ancora almeno cinque chilometri da
percorrere e purtroppo si riscende fino al fiume Sagittario per poi risalire un bel po sotto il sole.
Entriamo in citt da Porta Romana e dobbiamo salire ancora per arrivare ai giardini pubblici dove
aspettiamo il proprietario del B & B La Rocca che ci raggiunge quasi subito. Purtroppo la sistemazione non
delle migliori, quasi una topaia: sul letto c il cioccolatino di benvenuto ma quasi ridicolo, perch la
stanza piccola, vecchia, con langolo cottura sporco e la finestra non apribile che d su un tristissimo
cavedio. Anche se siamo pellegrini ci non significa non avere un luogo decente dove stare, visto che poi si
pagheranno le stesse 20 euro pagate per accoglienze assai migliori, non ultima quella di Castelvecchio
Subequo. Una sola conclusione: da cancellare. Saremmo voluti andare allalbergo dei Celestini ma il raduno
degli alpini allAquila ha praticamente requisito tutte le strutture ricettive dei dintorni compreso Sulmona.
Facciamo un giro per la citt alla ricerca di un posto per cenare e scopriamo che se chiedi ai sulmonesi
lindicazione della via di un ristorante, quelli di rimando ti chiedono che locale c nella strada che cerchi; se
lo conoscono allora forse ti sanno dare un aiuto. Finalmente troviamo il ristorante Clemente, dove
ceneremo a un buon prezzo.
Ce ne torniamo a dormire ma ci vorranno i tappi per prendere sonno perch lo stabile affollato e i rumori
non mancano.
14 maggio 2015 Sulmona
Dedichiamo la mattinata alla visita dellAbbazia dello Spirito Santo, fondata da Celestino V, che
raggiungiamo con un bus di linea.
Allinterno dellAbbazia ci sono gli uffici della Soprintendenza dei Beni Culturali e i dipendenti sono a
disposizione per una visita guidata. La nostra guida la signora Franca che con competenza e passione ci
illustra la storia dellAbbazia e ci accompagna allinterno del complesso. La chiesa di un particolare stile
barocco dalle forme lineari che richiamano quelle rinascimentali. Gli affreschi ispirati ai vangeli apocrifi
sono una rarit perch sono monocromi di color seppia. I Celestini erano legati ai Templari e avevano una
visione della Chiesa al femminile, tanto che nel simbolo dellordine c una S segno appunto della
femminilit. A conferma di tutto ci, in uno degli affreschi raffigurante lUltima cena c una figura
femminile, forse la Maddalena.

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Fino al 1996 il complesso stato adibito a carcere di massima sicurezza. Sotto il fascismo era un carcere
politico e vi stato internato, tra gli altri, anche Sandro Pertini.
Rientrati in citt, pranziamo alla pizzeria Chilometro Zero gestita da due simpatici ragazzi molto entusiasti
del loro lavoro.
Proseguiamo il giro turistico della citt fino alla piazza dellacquedotto dove ci sono le bancarelle degli agli,
la specialit della zona, coltivati in molti campi che abbiamo attraversato venendo da Raiano.
Sulmona famosa per i suoi confetti, in particolare la marca Pelino. Oltre ai classici alla mandorla ce ne
sono di mille gusti. Ne prendiamo un po di tutti i tipi tra cui i cosiddetti cannellini che pare piacessero
tanto a Giacomo Leopardi. Ce li sgranocchieremo per molti giorni durante il cammino.
15 maggio 2015 Sulmona Pescocostanzo km. 27.2
(Inizio Novena Pentecoste, ogni giorno lettura di un brano attinente ai frutti dello Spirito, secondo la
Lettera ai Galati 5, 22Il frutto dello Spirito amore, gioia, pace, magnanimit, benevolenza, bont, fedelt,
mitezza, dominio di s)

Lasciamo Sulmona prima delle 7 uscendo da Porta Napoli dopo aver superato il monumento a Celestino V.
Troviamo con facilit linizio della variante di montagna, segnata da poco dai fratelli del B&B La Rua di
Pescocostanzo dove dormiremo stanotte.
Ci inoltriamo in una valletta piena di olivi e poi cominciamo a salire per un sentiero ben ripulito dai ginepri e
ben segnalato. La ripulitura lha fatta un anonimo signore di Sulmona che ha lasciato scritto su un pilone il
giorno in cui passato a pulire. I segnali invece sono stati rinfrescati o fatti di nuovo dai fratelli di
Pescocostanzo.

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Dopo un rudere, il sentiero si impenna ripido a zig zag per una costa erbosa e con esile traccia ma ben
segnata si arriva presto a quota 1400 metri. Si raggiungono cos dei prati delimitati dal bosco, poi si
riscende e si raggiunge larea archeologica Ocriticum, che non sembra particolarmente curata.
Ma le sorprese pi belle della giornata sono state lavvistamento di una volpe e le due impronte di orso che
abbiamo trovato pi avanti in mezzo al sentiero. Erano proprio di orso ce lo ha confermato Luigi, uno dei
fratelli della Rua. Anche lui le ha viste e le ha fotografate tre giorni fa quando andato sul sentiero a
ripassare i segni con la vernice gialla. Dice che a Pescocostanzo questestate lorso si fatto una passeggiata
per il paese e una signora che era sul balcone ad annaffiare i fiori per poco non sviene dalla paura.
Proseguiamo la salita in un bosco di faggi , il bosco di S. Antonio, dove ammiriamo uno spettacolare faggio a
forma di candeliere poco prima di scendere alleremo di SantAntonio.
Eccoci finalmente allaltipiano di Pescocostanzo e, per la gioia dei nostri occhi, i campi sono pieni di narcisi
in fiore, un meraviglioso tappeto bianco punteggiato di giallo.
Siamo sul tratturo e Pescocostanzo in fondo alla valle aggrappato alla montagna che ci aspetta. Prima
per ci fermiamo a visitare leremo e la Grotta di San Michele, una grotta naturale molto bella meta di
pellegrinaggi in particolare l8 maggio il giorno della festa di S. Michele Arcangelo.
Mentre riprendiamo il cammino ecco una scena di quelle che lasciano estasiata la Giovanna: un uomo e un
bambino a cavallo, seguiti da un puledrino che trotterella pi che pu per non restare indietro, tengono per
lunghe briglie due giovani stalloni per lasciarli liberi di galoppare in avanti. Potrebbero essere i butteri di
Alberese o i gauchos della pampa argentina, non c differenza, perch anche qui si respira aria di vita
primordiale.
Tanto per gradire, finale con ripida salita e scalinata per arrivare al posto tappa. Il dislivello complessivo
della tappa stato di mille metri!
Siamo accolti calorosamente da Luigi e dagli altri suoi fratelli , tutti entusiasti di questo cammino e molto
impegnati nella sua valorizzazione. Sul muro davanti allingresso hanno disegnato un tau giallo e sotto

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hanno scritto km. 263 a M.S.A., cio quanti chilometri mancano per arrivare a Monte SantAngelo, una
cosa davvero pellegrina.
Una volta sistemati, facciamo il giro della citt che molto bella. La chiamano la piccola Firenze perch le
case e i palazzi sono in stile rinascimentale. E particolare anche la pavimentazione delle strade, in pietra
grigia con decorazioni geometriche di pietra bianca.
Gli alpini sono arrivati fin qui, la piazza ne piena!
Ceniamo alla trattoria Le Terrazze, che apre apposta per noi. Graziano, il gentile proprietario, ci parla della
storia di Pescocostanzo che appartenne ai Piccolomini i quali fecero venire scalpellini dal Nord per lavorare
le pietre che abbelliscono i portoni e le finestre dei palazzi. Ci racconta anche di come gli abitanti di
Pescocostanzo riuscirono a riscattarla dai Piccolomini. Dice che qui nevica tanto e che c molto turismo
invernale, con sciatori che vengono da Napoli, Pescara e perfino dalla Sicilia.
16 maggio 2015 Pescocostanzo Ateleta km. 20.6

Oggi il tempo cambia verso: piove, perci, fatta unabbondante colazione e salutati calorosamente i
fratelli della Rua, che ci chiedono di ricordarli alla Grotta dellArcangelo Michele, usciamo bardati di tutto
punto per la pioggia.
Prima di lasciare la citt entriamo nella cattedrale dalle cinque navate, con un Cristo che sembra librarsi in
volo e un soffitto a cassettoni da far invidia al salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio.
Scendiamo per una lunga scalinata e raggiungiamo Rivisondoli, poi per una dirittura che attraversa tutta la
pianura si arriva a Roccaraso.
La macchina fotografica si inceppata per lumidit perci non resta che affidarsi alliphone di Guido.
Saliamo per strada asfaltata. Il panorama sulla Valle del Sangro impreziosito da nubi bianche che come
strisce di panna montata, creano giochi di vedo e non vedo sulle cime circostanti.

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Ci raggiunge la telefonata di un caro amico per comunicarci che purtroppo la piccola nipotina di appena 4
mesi ha un grave problema di salute e dovr essere operata. Dispiaciuti lo assicuriamo che pregheremo S.
Michele Arcangelo perch la protegga.
Allo scollino, poco prima di Pietransieri esce il sole e ci possiamo levare il poncho. Il paese carino e i
panorami straordinari con fughe di monti verdissimi.
Lungo la strada, asfaltata ma comoda, sgranocchiamo i famosi cannellini di leopardiana memoria.
Arriviamo davanti ad una casa dove dei cani maremmani molto aggressivi ci abbaiano contro anche se noi
siamo ben lontani dalla loro propriet. Sono quelli che lamico Pasquale ha segnalato sulla sua traccia gps,
ma per fortuna si limitano ad abbaiare e riusciamo a passare senza problemi.
Oggi losteria del pellegrino su una comodissima panchina della fermata dellautobus, questa volta per
fortuna senza autobus spernacchiante.
Nel primo pomeriggio siamo ad Ateleta al B & B Colle di Sisto, unottima sistemazione. La proprietaria
una tedesca, molto loquace, sposata con uno del posto che trenta anni fa emigr in Germania dove per
tutto questo tempo ha gestito un ristorante. Sono rientrati in Italia ed hanno investito tutti i loro risparmi
in questa struttura, ma purtroppo non hanno scelto il momento migliore perch la crisi ha colpito anche
loro.
La macchina fotografica funziona di nuovo. Giovanna ha avuto la pensata di asciugarla con il fon!
17 maggio 2015 Ateleta Carovilli km.26.6

Stamani c il sole ma laria piuttosto frescolina.


Si scende sulla statale e si fiancheggia la ferrovia che chiamano la transiberiana utilizzata a scopo turistico
che vista cos appare per soltanto come il famoso binario triste e solitario di Claudio Villa.
Ci fermiamo a visitare la chiesa di S. Piero Avellana dove sono conservate le spoglie di un santo dal nome
curioso, SantAmico. C la messa e le donne cantano meravigliosamente bene a pi voci; sembra di
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risentire i bellissimi canti ascoltati nelle chiese polacche, tutta unaltra storia dalle chitarre e i canti spesso
pietosi delle nostre parti.
Prima di uscire dal paese ci facciamo un rincalzino al bar con cappuccino e brioches e prendiamo anche i
panini per oggi.
Eccoci finalmente sul tratturo Celano - Foggia, una distesa derba che percorreremo a pi riprese fino a
Carovilli, la meta di oggi. Il percorso molto selvaggio. In alto il volo dei falchi e noi soli soletti in mezzo alla
natura. Sul Colle Mandrano ci fermiamo alla bellissima fonte Palombo. Si sarebbe potuto fare una
deviazione per vedere il Re Faione, un faggio secolare, ma la tappa lunga e il sentiero che si dovrebbe
percorrere appare subito molto ripido perci desistiamo. Proseguendo il cammino immersi nel verde, tra
fiori dai mille colori e con ampi panorami che si aprono di tanto in tanto, scorgiamo in lontananza la casina
gialla indicata nella guida, ma restiamo un po troppo alti e fatichiamo un po a ritrovare il sentiero che
corre a mezza costa .

Incrociamo due uomini a cavallo che salgono dalla valle in mezzo ai rovi come se niente fosse, mentre noi
fatichiamo a traversarli. Facile eh, tanto i cavalli hanno la pelle dura
In lontananza scorgiamo gi Carovilli, mentre voltandoci indietro rivediamo tutto il percorso fatto. Ogni
volta sorprende la distanza che si riesce a coprire passo dopo passo!
Scendiamo per la pineta e arrivati al paese, tanto per cambiare, c da salire per arrivare al B & B di Avio, un
simpatico e ingegnoso ospitalero, grande sostenitore di Angela nel tracciare e custodire il cammino. La sua
casa particolare, lha arredata con materiale riciclato assolutamente originale, di cui il massimo una
carriola trasformata in un efficientissimo lavabo con incluso portasciugamano utilizzandone i manici. Uno
spettacolo!
Ceniamo a piano terra nellosteria comunicante con la casa e piena di oggetti vecchi sapientemente
restaurati, dove Avio ci prepara alcuni piatti tipici molto buoni.
Con Avio si parla del cammino e dei punti deboli del tratto di tappa nei pressi della casina gialla. Il
problema non di facile soluzione per la morfologia del terreno di quel tratto, ma lui per sempre pronto
ad aiutare i pellegrini in difficolt. Anche a noi per telefono si era raccomandato di chiamarlo se avessimo
incontrato dei problemi. Ci parla della transumanza e dei tratturi e ci diletta con le sue conoscenze storiche
sui Sanniti. Ci illustra le ricchezze archeologiche di epoca sannita di questa zona, fra le quali spicca un teatro
con schienali anatomici. Insomma ci fa scoprire un Molise assolutamente sconosciuto che nel nostro
immaginario era solo un angolo dItalia arido, terra di emigrazione. Non si capisce perch non sia
degnamente valorizzato.
Ce ne andiamo a letto contenti di aver ascoltato tutte queste belle cose, ma stanchi morti: i chilometri di
oggi si fanno sentire.
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18 maggio 2015 Carovilli Carpinone km.23.8

Alle 7 siamo fuori in una bellissima luce. Si esce dal paese e ci affacciamo sulla valle da cui siamo venuti,
cos possiamo rivedere buona parte della tappa di ieri.
Saliamo alla chiesa tratturale di San Domenico a Carovilli. Era il luogo dove nella transumanza si svolgevano
oltre alle funzioni di culto, quelle di ricovero e di pagamento del dazio.

Passiamo oltre e cominciamo a scendere lungo questo bellissimo tratturo che percorreremo fino a
Pescolanciano. Il percorso si alterna fra campi, boschi, macchie di verde, larghe praterie. Pace infinita e
silenzio A Masseria, superato il ponte, alcuni cani della casa che dobbiamo fiancheggiare ci vengono
incontro abbaiando piuttosto aggressivi, ma per fortuna ci fanno passare. Qui il percorso stato stravolto
dal passaggio dei trattori che vanno per legna, per riusciamo comunque a tenere la direzione e, risalita la
collina, ritroviamo i segni quando il sentiero diventa pianeggiante. Traversato un tratto boscoso troviamo la
strada lastricata descritta nella guida e alla nostra sinistra si aprono ampi panorami sulle montagne e le valli
sottostanti. In vista di Pescolanciano il tratturo si apre davanti a noi in tutta la sua larghezza, 116 metri, ed
molto bello.

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Peccato per che proprio poco prima del paese sia stato sfregiato dai mezzi cingolati che vanno per legna
che hanno creato degli avvallamenti molto profondi. Purtroppo la transumanza un ricordo di oltre 50 anni
fa e nel tempo il tratturo non ha avuto la dovuta cura. Non solo stato invaso dalla vegetazione, ma vi sono
state costruite case e strade! In paese ci spiegano che il problema aperto. Il terreno sottoposto ai vincoli
della Soprintendenza delle Belle Arti, ma in pratica la gente si stufata delle trentennali promesse di
sviluppo derivanti dalla valorizzazione del tratturo, perci ora chi va per legna passa dove vuole.
Casualmente incontriamo fuori dal bar il marito di Maria Assunta una grande amica del Cammino e di
Angela. Qui tutti sanno del Cammino. Si fa rifornimento di viveri e la proprietaria del negozio, Angiolina,
invita Giovanna a vedere i suoi lavori al tombolo, una bellezza. Abilit che rischiano di perdersi. Una signora
ci dice che a scuola ha cercato di coinvolgere le alunne nellapprendimento di questa arte, ma la proposta
caduta nel vuoto.
Superato il passo di Totila scendiamo verso la statale passando per un gruppo di case dove ci vengono
gentilmente riempite le borracce dacqua. Accanto alle case ci sono due cataste di legna a forma di igloo,
una modalit di accatastamento del tutto particolare molto diffuso in questa zona.
Ci fermiamo per mangiare sotto Sessano Matese su una sterrata che fiancheggia la statale.
Ci dobbiamo far coraggio per ripartire perch fa caldo e ci aspettano sette chilometri di asfalto prima di
Carpinone. Ci aiutano a superare la fatica lombra di qualche albero e le macchie gialle di maggiociondolo
che abbelliscono i lati della strada.
Allingresso di Carpinone, un paese tutto in salita, notiamo in un garage alcune vecchie moto depoca tirate
a lucido e perfettamente rimesse a nuovo: alcune Guzzi fra cui una con sidecar e prolunga seggiolino e un
Galletto. Chiediamo al proprietario il permesso di fotografarle, cos scambiamo due parole: un
ferroviere in pensione e ci spiega che Carpinone era il secondo nodo ferroviario dItalia dopo Bologna, ora
invece le corse per Roma sono ridottissime. Proprio di fronte c la casa di Maria, la nostra ospitalera, che ci
accoglie con un grande sorriso. Avio ce ne aveva parlato, perch stato lui a convincerla ad accogliere i
pellegrini; dopo le comprensibili iniziali resistenze, Maria ha accettato e ora innamorata dei pellegrini.
Angela la chiama il pilastro del Cammino, e ha ragione proprio cos.
Maria ci porta nell appartamento di fronte al suo, che ha attrezzato con 9 posti letto per i pellegrini. Tutto
in ordine e pulitissimo. In cucina candidi asciughini coprono posate e tazze pronte per la colazione di
domani.
Si crea subito un rapporto di grande familiarit. Giovanna pi tardi scopre che Maria sta lavorando al
tombolo e resta affascinata dallabilit di quelle mani che con mosse precise spostano i fuselli da una parte
allaltra poi, con un rapido gesto, chiudono il filo contro il lavoro gi fatto. Sta facendo una tovaglia per la
figlia. Scopriamo da alcune foto appese alle pareti di casa che Maria ha fatto lattrice. Fu scelta per il
documentario Viaggio verso il Sud del 1956. Avrebbe dovuto girarne altri, ma la mamma non volle
perch il padre era emigrato e lei non voleva prendere una decisione che poteva suscitare pettegolezzi in
paese.
Maria propone a Giovanna di andare con lei in chiesa per la recita del rosario e per assistere alla messa per
lottavario della morte del suo testimone di nozze. Maria, che ha fatto da sacrestana con il precedente
parroco, guida con voce potente il rosario, dopo aver presentato alle altre donne, con un certo orgoglio, la
nuova pellegrina.
Si respira unatmosfera anni 50: bisbigli, forse pettegolezzi, saluti col cenno del capo, rituale nei confronti
della vedova: tutti le si avvicinano per rinnovarle le condoglianze e la vedova risponde sorridendo
mestamente, recitando cos la sua parte.
Fuori dalla chiesa gli uomini aspettano linizio della messa seduti in fila sul muretto, per entrare al segnale
convenuto.
Ceniamo nel locale sottostante alla casa gestito dalla cognata di Maria che, nonostante sia giorno di
chiusura, apre appositamente per noi e che, su nostra richiesta, ci prepara una bella frittata con gli asparagi
selvatici. Una prelibatezza.
Dopo cena conosciamo finalmente il marito di Maria, Valentino, che condivide con lei limpegno di
accogliere i pellegrini. Vogliono che ci intratteniamo con loro e praticamente saltano la cena pur di parlarci
della loro vita e di come si sia arricchita da quando hanno intrapreso questa nuova avventura. E
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unesperienza che ha ridato e continua a dare gioia e serenit alle loro giornate, in particolare a Maria.
Sono una coppia molto unita e molto affabile ed un piacere stare ad ascoltarli.
Fra le varie esperienze ci raccontano di una pellegrina irlandese che per il modo in cui si presentata e per
come si comportata hanno sempre pensato che fosse un angelo. Sia quel che sia stata comunque una
presenza che ha lasciato tanta pace nel cuore di Maria. Arriv senza sapere che Maria ospitava i pellegrini,
con uno zainetto molto piccolo. La mattina prima di colazione volle suonare con il flauto una musica
composta nella notte appositamente per Maria, le impose le mani per la benedizione dello Spirito santo e
lasci una composizione di noci a forma di croce che Maria conserva ancora in cucina. Se ne and in fretta
dicendo che era molto in ritardo e che Maria leggesse nel libro dei pellegrini. L Maria trov i soldi di cui
non avevano parlato e un lungo messaggio in inglese, poi accortasi che la pellegrina aveva dimenticato la
penna, la rincorse con la macchina e la trov dopo almeno 3 chilometri, una distanza troppo lunga per il
poco tempo trascorso. La pellegrina reag male alla vista di Maria e presa la penna la rimprover come se
non avesse voluto che Maria vedesse dove stava andando e si dilegu.
Noi restiamo perplessi per commentiamo dicendo che limportante stata la sensazione di benessere che
Maria conserva ancora ricordando quella presenza.
La serata si conclude in bellezza con Maria che mostra con orgoglio i preziosi lavori al tombolo che
custodisce con cura nella cassapanca. Giovanna non si fa scappare loccasione per fotografare oggetti cos
belli e cos rari e per riprendere Maria che si mette a lavorare al tombolo apposta per lei.
Infine, prima di andare a letto, Maria ci timbra la credenziale con un bellissimo timbro realizzato da un
pellegrino romano che era stato suo ospite.
19 maggio 2015 Carpinone SantElena Sannita km. 20.8

Alle 7 Maria ci porta unabbondante colazione. Scattiamo una foto con lei e Valentino e dopo una lunga
serie di abbracci partiamo. Salendo per la strada ci volgiamo pi volte a salutare Maria che fino allultimo ci
segue con lo sguardo. Ora, oltre a tutti gli amici di Firenze, abbiamo anche loro nello zaino, una ressa!

Questa sar la tappa delle ginestre perch ne incontreremo tantissime appena fiorite. Si sale con il sole per
strada tranquilla con ampi panorami sulle montagne e poi sulla Valle del Sangro. Arrivati al paese di S.
Angelo in Grotte visitiamo per prima la Grotta di San Michele molto suggestiva. Nel giardinetto adiacente
alla Grotta c il monumento agli emigranti, un insieme di blocchi di pietra grigia ognuno recante il nome di
un continente su cui pende una catena. Su una lastra pi grande una bellissima poesia che ci piace
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trascrivere qui: Allalba si parte per la strada del Nord. Vuoi scordare il granaio vuoto, la terra argillosa e le
pietraie di questa montagna. Lo dici alla tua donna che stanotte insonne ti scalda le mani. Gi il treno ti
porta lontano. A marzo la tua donna andr sola nei campi a vedere la luna tramontare nel fiume.
Saliamo nella parte medievale del paese e ci dirigiamo fino ad una porta antica. Entriamo nella chiesa di S.
Pietro in Vincoli per visitare la cripta del 1200 intitolata a S. Michele affrescata con dipinti medievali ben
conservati raffiguranti le sette opere di misericordia, opera forse del pittore senese Lorenzetti.

Usciamo dal paese in un trionfo di ginestre e passiamo davanti alla chiesetta dedicata a San Rocco con a
fianco un cruceiro in pietra. E una delle tante dedicate al grande santo pellegrino che troveremo nei giorni
successivi cos come abbiamo sempre trovato in ogni Cammino.
Il paesaggio che ci circonda stupendo, ma purtroppo non possiamo usare lo zoom perch la macchina
fotografica altrimenti si inceppa e cos perdiamo molte belle inquadrature.
Ci fermiamo per un po a Macchiagodena dominata da un castello squadrato poggiato su un enorme blocco
di roccia, poi raggiunto un piccolo agglomerato, ci fermiamo a mangiare sulla panchina di un parco giochi
che, visto il contesto, sembra una piccola cattedrale nel deserto e non se ne capisce lutilit.
Riprendiamo a salire sotto il sole, ma per fortuna tira vento. In lontananza appare la nostra meta e
finalmente siamo a S. Elena Sannita, il paese dei profumi e degli arrotini. Una cosa curiosa che sullo
stemma comunale raffigurato un cammello perch prima il paese si chiamava Cameli (proprio con una
elle sola).
Davanti alla chiesa ecco don Michele tutto sorridente nella sua tonaca nera vecchio stile che prontamente
chiama a gran voce una parrocchiana, Antonietta, dicendo: sono arrivati i pellegrini! Antonietta si affaccia
subito e ci accompagna al delizioso appartamentino che don Vincenzo mette a disposizione dei pellegrini.
Una vera accoglienza pellegrina a donativo! dove c tutto quello che serve per cucinare. Grande don
Michele e grandi le sue parrocchiane per quello che fanno per i pellegrini di questo Cammino.
Percorrendo la strada principale su cui si affacciano le case dai bei portali bianchi, si raggiunge da un lato la
piazza del Tiglio, una pianta centenaria e dallaltro la piazza dove campeggia il monumento allarrotino, il
mestiere una volta pi diffuso tra gli abitanti del paese che spinsero i loro carretti fino a Roma e Napoli.
Anche qui, come abbiamo visto in Abruzzo, le donne vestono di nero a lutto come da noi negli anni 50.
Nel negozio dove andiamo per fare spesa gi sanno che siamo i pellegrini appena arrivati da don Michele.
Sottobanco la proprietaria ci d una bottiglia di vino di sua produzione veramente speciale e quanto alla
bottiglia ci dice di lasciarla domattina davanti al negozio. Pu stare tranquilla stasera ce la faremo fuori
tutta e gliela lasceremo, vuota per!

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20 maggio 2015 SantElena Sannita Ripalimosani km.27.5

Partiamo presto alle 6 perch oggi sar una tappa tosta, lunga e faticosa: dovremo affrontare ben tre
dislivelli di oltre 500 metri ciascuno.
Il paese ancora immerso nel silenzio meravigliosamente illuminato dalle prime luci mattutine. Alcuni
nuvoloni che si addensano e si dissolvono creano giochi di luce spettacolari sui prati e sui campi di grano
ancora verde punteggiato dal rosso dei papaveri.

Lungo la discesa verso la statale che precede la salita a Casalciprano enormi macchie rosse di lupinella
spezzano il verde dei prati e del grano.
Allingresso di Casalciprano ci imbattiamo nella statua dedicata al fotografo accompagnata da questa frase:
Il fotografo arriva nei giorni di festa e con quella sua scatola magica e misteriosa, in un irripetibile incrocio
di spazio, tempo ed emozioni, ferma il vissuto del presente che allistante si fa passato.

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E la prima di una serie di opere darte distribuite nei vari angoli del paese, che formano un bellissimo
museo a cielo aperto dedicato alla vita di una volta. Sarebbe stato piacevole visitarlo tutto ma non c n il
tempo n le forze perch il paese tutto in salita e di salite oggi ne abbiamo abbastanza da fare.
Usciti da Casalciprano ci immettiamo in una strada sterrata che dopo un lungo percorso fra campi e boschi
ci fa scendere fino a un campo sportivo che stanno rasando come se si stesse per giocare il campionato
mondiale. Dopo averlo superato si ricomincia a salire in un sentiero piuttosto infrascato, tanto che siamo
costretti a camminare sul bordo del campo di grano che lo fiancheggia. Peccato perch cos siamo costretti
a fare questa ripida salita sotto il sole mentre il sentiero sarebbe stato ben ombreggiato. Terminata la salita
il percorso diventa per un po pianeggiante e si addentra in un bosco di querce per poi riprendere a salire
fino a localit Selva dove si aprono ampi panorami. Si prosegue in discesa seguendo il tratturo purtroppo
invaso da molta vegetazione e cominciamo ad avvistare il paese di Castropignano al cui fianco svettano i
ruderi di un antico castello. Entriamo in Castropignano passando davanti alla chiesetta di San Rocco e
cerchiamo un bar per dissetarci e un alimentari per fare rifornimento di viveri. Tristissimo paese, tristissimo
bar, tristissimo negozio di alimentari. Lesatto opposto di Casalciprano.
Dal paese la discesa si fa ripida fino alla statale e al fiume Biferno che superiamo per poi riprendere a salire
dallaltro lato della valle seguendo un po una carrareccia e un po il tratturo. Voltandoci indietro rivediamo
la bianca serpentina della ripida discesa che abbiamo fatto da Castropignano.
La vista della tanta bellezza che ci circonda aiuta ad attutire la fatica della salita.
Arriviamo al paese di S. Stefano molto stanchi e ci fermiamo per mangiare il nostro panino sulla panchina
di una piazza invasa dalle erbacce.
Si riprende a salire ancora, un po per strada e un po per tratturo e finalmente siamo in localit Madonna
della Neve. Da qui la salita davvero terminata. Ora non resta che scendere verso Ripalimosani, che appare
dopo un bel po, nascosta come Hontanas sul cammino di Santiago.
Andiamo a sistemarci alla Residenza Ducale, un antico palazzo e, tanto perch non si perda labitudine,
dobbiamo salire un grande scalone per arrivare alla nostra stanza.
Siamo proprio di fronte alla chiesa. Qui un tempo il potere temporale e quello ecclesiale erano vicini vicini!
Scendiamo a fare spesa nel piccolo negozio sottostante dagli scaffali semivuoti . Com Firenze rispetto a
Ripalimosani? ci chiede la commessa che c stata in gita scolastica. Giovanna per non offenderla si limita a
rispondere: E pi grande.
Entriamo a visitare la chiesa mentre stanno uscendo i parrocchiani che hanno assistito alla messa, tra cui
numerose donne vestite completamente di nero. Al centro della chiesa campeggia limmancabile statua
dellArcangelo Michele.
Pi tardi nella piazza arriva lautobus che riporta a casa i pendolari. Sembra una scena uscita dal film
Nuovo cinema Paradiso. Si ha la sensazione di ritornare indietro nel tempo.
Dalla nostra finestra si possono ammirare i tetti del borgo antico, ma si vede anche la strada bianca in
salita che ci aspetta domani ed tutto un programma.
Nella notte il continuo rintocco delle campane ci fa compagnia.
21 maggio 2015 Ripalimosani Toro km.15

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Prima di partire la proprietaria ci fa visitare le stanze nobiliari del palazzo, piuttosto segnate dal tempo, che
aspettano di essere riportate agli antichi splendori dal lavoro appassionato di lei e del padre, abile
restauratore di mobili antichi.
Usciti dal palazzo scendiamo per una lunga scalinata fino alla parte bassa del paese per poi raggiungere il
sottopasso della superstrada che incombe su unantica chiesetta campestre senza alcun rispetto.
Oggi il tempo nuvoloso, ma il vento per ora impedisce ai nuvoloni di scaricare. Ci voltiamo a guardare
Ripalimosani illuminato da uno sprazzo di sole. Come ci ha detto lospitalera, sembra proprio un presepe.
Chiss come deve essere bello di notte con tutte le lucine accese e di inverno con la neve.
Davanti a noi si vedono i palazzoni della periferia di Campobasso mentre il sentiero prosegue tra i campi a
mezza costa.
Si fa qualche deviazione rispetto alla guida ma alla fine ci si ritrova sulla via di Campodipietra, quasi un
rettilineo fra i campi. Qua e l qualche paese arroccato alle pendici delle montagne.
Arriviamo finalmente a Toro. Nonostante la stanchezza Giovanna riesce a immortalare una donna che sale
per una gradinata portando in perfetto equilibrio la spesa sulla testa.

Andiamo alla casa di Pinuccia che mette a disposizione dei pellegrini la sua camera, ma, ci tiene a precisare,
solo alle coppie o alle donne, perch in paese potrebbero mormorare.
Nella casa regna il caos, ma Pinuccia non se ne preoccupa perch il suo tempo lo dedica principalmente
alla preghiera. E terziaria francescana, vedova da pi di ventanni, non ha figli, ha fatto la sarta per 18
anni in Germania. Cuce ancora, tanto che pi tardi verranno due nipoti a portarle dei pantaloni da
aggiustare.
Ci colpiscono la generosit e le premure di Pinuccia. Ci prepara una enorme teglia di lasagne per il pranzo,
ci offrir il caff con dolce americano (cos lo chiama lei) nel pomeriggio e alla sera metter in tavola una
cena abbondantissima.
Vorrebbe portarci a Campobasso per farci partecipare al suo gruppo di preghiera, ma noi abbiamo ricevuto
la telefonata di Luigi Antignani che ci far una bella sorpresa, verr a trovarci. E in Molise con il fratello per
festeggiare il babbo che compie 93 anni. Il suo paese a unora di auto da Toro perci ci diamo
appuntamento per le 5 del pomeriggio. Nellattesa visitiamo un po il paese e scendendo per le viuzze
medievali ci imbattiamo nella chiesetta dedicata a chi? A San Rocco naturalmente, ma questa volta il santo
raffigurato con due conchiglie di Santiago sulla giacca. Che bello questo intreccio di Cammini!
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Sul parapetto di un muro che delimita la piazza della chiesa, un cartello attira la nostra attenzione e ci fa
sorridere: E severamente vietato sporgersi dal muro, camminare sul muro e gettare rifiuti oltre il muro.
Una targa ricorda la venuta del cantautore brasiliano Toquino che volle visitare il paese del nonno emigrato
tanti anni prima nellAmerica del Sud.
Arriva Luigi con il fratello Mario e il padre, un simpatico anziano dallaria molto dolce che ci sorride tutto
contento di questa improvvisata. Prendiamo insieme qualcosa al bar, raccontiamo un po del cammino, poi
ci salutiamo, ma prima di andare Luigi ci fa: Vi ho portato la medicina del pellegrino e ci lascia alcune
stecche di cioccolata. Grande Luigi!
22 maggio 2015 Toro Pietracatella km.15.2

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Pinuccia ci sorprende ancora: andata a prendere il pane fresco per farci i panini con la mortadella da
mangiare lungo strada. Ci riempie di fogli di preghiera di uno dei suoi tanti gruppi e poi ci saluta dalla
terrazza fino a che non ci allontaniamo.
Sono le 8 il cielo nuvoloso, ma non piove e non poco.
La tappa ci riserver alcune difficolt di tracciato per numerose frane.
Seguiamo il percorso che scende verso due case smottate. L il passaggio difficoltoso perch lerba alta e
nasconde le buche dovute alla frana. Giovanna passa di sopra le case e si ritrova in un campo di grano
altissimo, faticando a farsi strada, mentre Guido resta nella parte bassa, incontrando altrettante difficolt.
Finalmente tutte due raggiungiamo la strada bianca che ci porta fino alla strada asfaltata che seguiamo
fino al cartello segnaletico Comunit La Valle.
Da l ci immettiamo su una carrareccia che in forte e lunga salita ci porta a un bellissimo punto panoramico
dove ci sono i campi di grano invasi da macchie rosse di lupinella.
Il vento ha spazzato via i nuvoloni. Nel cielo azzurro sono rimaste grandi nuvole bianche sembrano panna
montata e i falchi, come spesso capitato in questi giorni, volteggiano sopra di noi.

Quando la carrareccia diventa pianeggiante si vede Pietracatella in lontananza addossata a una grande
roccia che chiamano la Morgia. Proseguiamo superando pi di una volta dei tratti di strada franati.
Finalmente arriviamo in paese e ci fermiamo in un giardinetto dove notiamo una targa che ricorda un
disastro minerario successo in America nel quale persero la vita anche alcuni emigranti originari di
Pietracatella.

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Ci incontriamo con Mim, il volontario che si occupa dei pellegrini, il quale ci accompagna al centro di
accoglienza della parrocchia, un prefabbricato avuto in dono a seguito del terremoto del 2002.
Questo il paese del vento e sul crinale delle colline che ci circondano c un grande parco eolico.
Il posto molto bello, ci rester nel cuore. Siamo affacciati su unimmensa distesa di verde di campi
coltivati a grano e c una splendida luce su tutta la valle. In lontananza si vede gi il Tavoliere delle Puglie.
Mentre Guido si riposa per il dolore alla gamba che lo perseguita ogni volta che ci fermiamo, Giovanna va a
fare spesa per domani e a fare foto per il paese.
Guido riceve la visita del parroco che ci invita a restare perch domani ci sar la festa della Madonna della
ricotta: secondo unantica tradizione, 12 donne faranno la ricotta con il latte dei pastori della zona nella
piazza della chiesa, in onore della Madonna di Costantinopoli , protettrice di Pietracatella. Peccato, ma noi
dobbiamo proseguire.
Andiamo alla vicina pizzeria tutti intabarrati perch fa freddo. Ci servono unottima pizza a lievitazione
naturale guarnita con dellottima mozzarella.
Poi a nanna perch domattina faremo una levataccia.
23 maggio 2015 Pietracatella San Marco La Catola/LAvellaneta km.27.4

Stamani gambe in spalla perch la strada da fare tanta. Usciamo alle 6 con un cielo infuocato da una
magnifica alba che si riverbera su tutta la valle.
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Lasciamo il paese e iniziamo a scendere in scioltezza tagliando i tornanti della statale. Le sensazioni di
benessere provate in queste prime ore del giorno sono difficili da descrivere, perch latmosfera cos bella
che non ci sono parole.
Ci riforniamo di acqua presso una casa prima del torrente Toppino che attraversiamo mentre in cielo
nuvole bianche dalle forme pi strane creano composizioni favolose.
Non ci inoltriamo nel sentiero indicato dalla guida perch Mim ce lo ha sconsigliato viste le piogge dei
giorni scorsi, perci seguiamo per quasi tre chilometri la statale fino a raggiungere il ponte sul Fortore che
attraversiamo per poi proseguire per un lungo tratto di strada meno trafficata fino ad un cementificio.
Appena lo abbiamo superato, troviamo un pannello di legno con frecce gialle e tau che indicano il percorso
alternativo alla strada, tracciato da Renato, lospitalero di Avellaneta dove siamo diretti.
Ci immettiamo perci su una strada bianca che scorre fra campi di grano e si sale, si sale superando un
dislivello di 200 metri in pochissimo tempo. E un tratto veramente tosto, ma quando il cammino diventa
pianeggiante si raggiungono tre bellissime querce dalle fronde enormi che richiamano alla mente le encinas
spagnole e pi avanti ci ritroviamo in unampia radura, dove siamo ripagati dalla fatica per la magnifica
vista sul Lago Occhito.
Passiamo accanto allimponente Masseria Frasca e con molti saliscendi superiamo altri 200 metri di
dislivello in un paesaggio straordinario: ginestre, grano, querce; querce, ginestre e grano per un sacco di
tempo, intervallati da tratti di sentiero ombreggiato, una vera manna per riprendersi dal caldo.

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Alla fine ci immettiamo sulla statale davanti al cimitero di San Marco La Catola e nei giardini pubblici del
paese ci fermiamo a mangiare un boccone. Grossi nuvoloni minacciosi ci suggeriscono di rimetterci in
marcia velocemente e, con mezzo panino tra i denti, inforchiamo di nuovo gli zaini. Per fortuna non
succede niente, perch il vento ha la meglio sulla pioggia. Incrociamo unautomobile che si ferma: Renato
il proprietario dellAvellaneta. Ci offre un passaggio, ma noi duri e puri rifiutiamo.
Si sale dolcemente su strada asfaltata circondata da campi e boschi. E tornato il sole e il vento che scorre
sullerba forma un mare verde con onde che si muovono avanti e indietro come se facessero la ola,
offrendoci uno spettacolo bellissimo.
Alla nostra sinistra lontano lontano vediamo ancora Pietracatella e il suo parco eolico, quanta strada
abbiamo fatto!
Poco prima dellagriturismo Avellaneta, Giovanna lascia la strada asfaltata e si inoltra per poche decine di
metri in una pineta per vedere se, da una radura che ha visto con la coda dellocchio, ci si affaccia su
qualcosa . Altroch! Un panorama del tutto inaspettato le sta davanti: il Tavoliere delle Puglie e in fondo il
mare! Il nostro Finis Terrae che domani potremo ammirare in tutta la sua estensione.
Giunti allinsegna dellagriturismo deviamo sulla strada bianca che porta alla casa e dopo un chilometro in
discesa che domattina, per la gioia delle nostre gambe, dovremo rifare in salita, siamo alla meta di oggi.
In pieno relax, ci godiamo la tranquillit del posto circondati da una fauna variegata: cavalli, asini, maiali,
capre, cani, oche, galline, conigli, che pascolano e razzolano su una distesa di verde immensa circondata da
un bosco verdissimo.
Renato, un tipo affabile ma un po bizzarro e anticonformista, ci accoglie con molta simpatia ed molto
contento che si sia fatta e ci sia piaciuta la variante che ha tracciato. Parliamo un po della sua attivit e ci
spiega che per sbarcare il lunario si deve dare da fare inventandosi un po di cose tipo giornate nella natura
per le scolaresche.
Ceniamo nel salone insieme ad altri ospiti e dopo un po di chiacchiere con Renato su meditazione
trascendentale e cose simili, andiamo a riposare.
Ai dolori della gamba di Guido si aggiunto il male alle ginocchia di Giovanna, e si va di nulla! Forse
sarebbe stato meglio fare un po meno i duri e un po meno i puri quando abbiamo incontrato Renato
24 maggio 2015 San Marco La Catola/LAvellaneta Castelnuovo della Daunia km.19.1

La mattina, lasciamo quanto dovuto ad un collaboratore di Renato perch lui, contrariamente a quello che
ci aveva detto ieri sera non c e perci non lo possiamo neanche salutare. Lavevamo visto che era un po
bizzarro

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Risaliamo il chilometro di strada sterrata fino a quella asfaltata che lasciamo quasi subito per inoltrarci in
una bella abetina. Raggiungiamo una cresta da cui si apre unampia veduta sul Tavoliere e sul mare che
continuiamo ad ammirare per molto tempo. Si cammina un po dentro e un po a fianco del bosco
seguendo la staccionata del Sentiero segnato dei Monti Dauni.

Attraversata una faggeta, che contrariamente a quelle del nostro Appennino non ha il sottobosco pulito, si
passa sotto alle antenne della Rai e ci si reimmette in una strada asfaltata che ci conduce alla provinciale.
Giriamo a sinistra passando davanti ad un tabernacolo mentre a destra, dallaltra parte della provinciale,
c un rifugio della Forestale.
Da l riprende il sentiero che, seguendo il GPS, non ha coinciso esattamente con la descrizione della guida.
Siamo andati avanti nel bosco a mezza costa e poi in discesa fino a trovare una strada bianca sterrata che
abbiamo imboccato a sinistra sempre in discesa. Poco dopo abbiamo incontrato un signore che abita in
zona, il quale ha insistito un sacco per capire attraverso quale sentiero si sarebbe raggiunto Castelnuovo
della Daunia. Dopo un bel po di spiegazioni che non spiegavano un bel niente n a lui n a noi, ci siamo
salutati. Lui ha continuato ad andare in su e noi in gi. Sulla nostra sinistra in alto, ma molto in alto,
abbiamo rivisto il sentiero fatto lungo la staccionata e le antenne Rai, ecco perch le ginocchia della
Giovanna si stanno ribellando!
Ad una curva ci siamo inoltrati in una traccia di sentiero e risalendo e riscendendo siamo sbucati nei
benedetti campi coltivati citati nella guida, per allaltezza e non sotto un rudere. In realt, scesi 100 metri
abbiamo visto sulla destra luscita dal bosco di un sentiero in salita e sicuramente era quello il punto
descritto nella guida.
Intanto il tempo si rannuvolato sul serio e ci siamo messi i poncho. Dopo pochi minuti iniziato a piovere,
cos siamo scesi per il sentiero in forte pendenza con la mota che si appiccicava alla suola degli scarponi,
costringendoci a un doppio sforzo per non scivolare. A quel punto le ginocchia della Giovanna sono andate
definitivamente in tilt.

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Arrivati a valle la pioggia cessata, ma non cessata la fatica: abbiamo dovuto affrontare una salita molto
ripida e lunga quanto la discesa di prima. Raggiunta la cima, siamo entrati in paese passando davanti a un
carcere mai utilizzato, ennesimo esempio di denaro pubblico buttato al vento.
Castelnuovo della Daunia avrebbe meritato una visita ma il tempo che minacciava ancora pioggia e la
stanchezza non ce lo hanno permesso. Cerano ancora due chilometri per arrivare al Residence Le Terrazze.
Ci sono sembrati infiniti. Li abbiamo percorsi piano piano, tutti e due doloranti.
Per fortuna abbiamo potuto cenare l, altrimenti non avremmo saputo come fare a spostarsi anche di soli
pochi passi.
Oggi abbiamo superato gli ultimi monti, i Dauni, da domani solo pianura fino alla montagna del Gargano.
25 maggio 2015 Castelnuovo della Daunia Torremaggiore km. 22.2

Oggi il compleanno di Guido. Come gi capitato altre volte, lo si festeggia sul Cammino rispettando una
tradizione ormai consolidata. Gli sono arrivati tanti auguri di buon compleanno che gli hanno fatto molto
piacere.
Alle 6,30 lasciamo il residence sotto un cielo grigio e qualche sprazzo di sole. Camminiamo piuttosto
lentamente lungo la strada asfaltata che a serpentina scende verso il Tavoliere.
Ora il paesaggio una continua sfumatura di giallo in variegate forme geometriche di campi coltivati.
Dopo circa quattro chilometri, prendiamo una stradina a sinistra che ci conduce alla chiesetta campestre di
S. Maria della Stella. Un angolo di pace in mezzo agli olivi. Notiamo che lalbero piantato davanti allingresso
della chiesa cresciuto molto rispetto alla foto che c sulla guida.

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Lungo questo cammino si incontrano spesso cani sciolti che ringhiano e abbaiano. Oggi in particolare
proprio davanti alla chiesetta, arrivato un gregge di pecore con il pastore e quattro cani che si sono
avventati su Guido facendogli molta paura. Il pastore invece di richiamarli immediatamente si rivolto a
Giovanna per chiedere dove si stava andando e Giovanna lo ha fulminato gridando di fermare i cani. A
quel punto il pastore li ha bloccati e come se nulla fosse ci ha salutato dicendo che i cani non fanno niente.
A lui forse, roba da non credere!
Si riprende il cammino. Da qui in avanti tutta pianura: Ci immettiamo sulla provinciale n. 10 e intorno a
noi ci sono distese di campi di grano ormai dorato, grandi olivi secolari in fiore, vigne e fichi dindia, una
bellissima zona agricola, ora completamente assolata.

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Superiamo il canale del Tavoliere e di tanto in tanto passiamo davanti a delle vecchie masserie.
Sulla strada transitano molti mezzi agricoli di grosse dimensioni e le auto sfrecciano, perci dobbiamo
camminare facendo molta attenzione. Tra le tante auto che passano notiamo una pandina del Consorzio di
Bonifica che va in su e in gi un sacco di volte: superlavoro o supercapperisuoi?
Unauto si ferma; alla guida un signore dai capelli bianchi tra lincredulo e il preoccupato ci domanda: da
dove venite, dove andate, avete bisogno di un passaggio? Gli spieghiamo che volontariamente
camminiamo a piedi e che stiamo andando alla Grotta dellArcangelo Michele a Monte SantAngelo. Ci
guarda con laria di chi non si raccapezza e, continuando probabilmente a non capire, se ne va.
Entriamo in Torremaggiore salendo per una scorciatoia che una volta doveva essere una strada asfaltata di
accesso allimpianto dellacquedotto e che ora letteralmente una discarica a cielo aperto.
Ci viene incontro il gestore del B & B dove alloggeremo e ci porta in auto a destinazione.
Mentre Giovanna si riposa, Guido va in farmacia a comprare tutto quello che Luciano ci ha suggerito per
alleviare i nostri dolori e a prendere informazioni su eventuale servizio taxi.
Usciamo per cenare e gi unimpresa muoversi, in pi tutti i locali che ci erano stati suggeriti sono chiusi.
Alla fine troviamo la pizzeria Amarcord dove offrono un menu con 12 euro. Non male. Giovanna per un
po dispiaciuta perch avrebbe voluto festeggiare Guido in maniera migliore.
Il ritorno al nostro alloggio sono 500 metri di sofferenza per tutti e due. Incrociamo il proprietario del B & B
che vedendoci avanzare in quello stato ci dice: E voi domani fareste 30 chilometri a piedi?!
Noi allarghiamo le braccia e gli diamo la buonanotte.
26 maggio 2015 Torremaggiore Santa Maria di Stignano km.27.3

Ci svegliamo alle 5 per decidere il da farsi. Giovanna non ce la fa a fare un solo passo, perci chiamiamo il
servizio taxi e fissiamo che verranno a prenderla alle 10 per portarla direttamente a S. Maria Stignano.
Guido intanto si prepara e far il cammino da solo. Partire solo un po strano dopo tutte le tappe fatte
insieme, ma non ci sono alternative. Quelle pianure sconfinate che sta attraversando danno davvero lidea
delle mesetas, solo che qui c un traffico sulle strade da far paura.

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A un certo punto gli manca lacqua ed ecco langelo del cammino, un contadino che tira su dal pozzo un
secchio dacqua e gliela offre dicendo che fresca e miracolosa. Sul fresco Guido non ha dubbi ma sul
miracoloso, con i pesticidi che ha visto spargere per i campi, un po meno. Ringrazia, tira due sorsate e poi
decide di non berla pi, far con quella che ha. Visto che minaccia pioggia resta sulla strada anche per gli
ultimi sei chilometri.

Nella mattinata Giovanna, che si potuta muovere grazie a un bendaggio zincato e al voltaren, raggiunge
la meta di oggi con il taxi, percorrendo in larga parte la strada che fa Guido a piedi.
A S. Maria Stignano il convento custodito da due frati francescani, ma oggi ce n uno solo, fra Giacomo.
Giovanna si sistema nella propria stanza poi esce e si mette sul muricciolo della strada ad aspettare. A un
tratto ecco un puntino rosso che appare da dietro la curva, Guido che a passo sostenuto sta facendo
trionfante gli ultimi duecento metri, un arrivo che Giovanna immortala con un filmino.
Finalmente riuniti e una volta che Guido si sistemato, visitiamo insieme il convento e ci rilassiamo
aspettando la cena che Fra Giacomo ci preparer.
A tavola Fra Giacomo ci parla della sua vocazione e ci spiega che dagli entusiasmi giovanili del dover fare,
passato al distacco dalle cose, al fare solo la volont di Dio e a mettersi da parte.
Ci fa un po pena vederlo cos solo in quellambiente cos grande, ma almeno stasera ci siamo noi a fargli
compagnia.
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27 maggio 2015 Santa Maria di Stignano San Giovanni Rotondo km.19.4

Stamani riprendiamo il cammino tutte due e alle 8 partiamo con una leggera pioggerella.
Per strada incontriamo per la prima e unica volta due pellegrini che vanno in direzione opposta alla nostra.
Sono due giovani polacchi partiti da Napoli che risalgono lItalia fino a Torino, seguendo le indicazioni delle
carte stradali e affidandosi alla Provvidenza.

Sono partiti stamani da S. Giovanni Rotondo e sono stati a Monte SantAngelo. Ci danno due santini di Suor
Faustina, una santa polacca che, a seguito di una visione, ha propagandato la recita della Coroncina della
Misericordia, un rosario a cui vengono aggiunte invocazioni al Cuore misericordioso di Ges. Noi ne
avevamo gi sentito parlare, perch nel 2001 siamo stati in Polonia con la sorella di Giovanna a visitare, tra
le altre cose, il santuario dedicato a questa santa. Non una forma di preghiera che sentiamo nostra, ma
rispettiamo chi la recita, perci accettiamo volentieri e li salutiamo.
Il nostro cammino prosegue in salita fino a San Marco in Lamis, vivacissima cittadina che attraversiamo per
poi raggiungere il convento francescano di S. Matteo Apostolo immerso in un fitto bosco. Di qui per secoli
sono passati i pellegrini diretti a Monte SantAngelo e poi in Palestina.
Nel piazzale antistante la chiesa ci viene incontro il padre guardiano che si intrattiene con noi e ci invita
addirittura a pranzo. Lo ringraziamo ma non possiamo accettare, dobbiamo proseguire.

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Scesi a Borgo Celano, ci immettiamo sulla statale che seguiremo fino a San Giovanni Rotondo. Purtroppo i
bordi della strada sono una discarica continua. Non si riesce a capire come possano esserci rifiuti domestici
per tratti cos lunghi di strada fuori dai centri abitati. Sembra quasi che le persone partano da casa con i
sacchetti della nettezza per gettarli fuori dai finestrini dellauto in corsa.
In lontananza le nubi sono gi cariche di pioggia, ma per fortuna scaricano a destra e a sinistra della nostra
meta.
Entriamo in San Giovanni Rotondo e raggiungiamo la nuova basilica progettata da Renzo Piano dove riposa
Padre Pio. Lingresso della chiesa preceduto da una bellissima spianata fiancheggiata da olivi e da una
serie di cascatelle dacqua con tanti fiori colorati.
Sulle due ante del portone di ingresso ci sono due figure in bassorilievo che ci ricordano quelle dei due
apostoli che si fronteggiano sul portone della chiesetta di San Giacomo in Spagna a A Corua.
Linterno molto bello con grandi arcate di legno. Per fortuna la statua di padre Pio collocata da una
parte dellaltare, mentre al centro campeggia un crocifisso, cos si ristabilisce lordine delle cose.
Scendiamo nella cripta e, al di l della evidente contraddittoriet tra povert francescana e la quantit di
denaro speso per tutto quello sfarzo, ci limitiamo a osservare lambiente dal punto di vista estetico: quel
mosaico dorato cos sapientemente illuminato e quei vivaci colori delle raffigurazioni a nostro avviso sono
unopera darte notevole che rester nel tempo.

La tappa non finisce qui. Dobbiamo attraversare il paese vecchio di S. Giovanni Rotondo per altri due
chilometri prima di arrivare alla Casa di accoglienza delle suore cappuccine dove dormiremo.
Lungo questo tratto siamo accompagnati, anzi ossessionati dalla figura di Padre Pio proposto in tutte le
salse: dalle statue a grandezza naturale poste allingresso dei ristoranti e degli alberghi fino ai bavaglini per
neonati con leffigie del santo! Un incubo.
Arriviamo al convento, un grande edificio con solo quattro suore. Ci accoglie una sorridente e mastodontica
suora polacca che ci accompagna alla nostra stanza, unottima sistemazione. Siamo stanchi ma molto
contenti di aver potuto camminare insieme.
Usciamo per visitare il paese. Nella piazza principale ci piace osservare la vita paesana: bambini che giocano
e sulla panchina di pietra semicircolare una sfilata di anziani con la coppola che si godono lultimo sole in
compagnia degli amici.

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Come se fosse un gioco delloca arriviamo alla trattoria Antica Torre dove Filippo, lavventore, parla un
dialetto cos stretto che fatichiamo a capire. Mentre ceniamo notiamo un giro strano di persone che piano
piano riempiono il locale, piuttosto piccolo, mentre poco prima erano arrivati due tipi che parlottavano con
il gestore della trattoria. Si capito che tutta quella gente non era l per cenare ma per acquistare cuscini,
portati da quei due!!!
Lentamente torniamo al convento e ce ne andiamo a letto al calduccio, fuori fa un freddo boia.
28 maggio 2015 San Giovanni Rotondo Monte SantAngelo km.22.5

Oggi lultimo giorno di cammino e, come ben sanno i pellegrini di lungo corso, avvertiamo un leggero
magone.
Oggi sar anche lultimo giorno che Guido pubblicher il post serale su facebook. Ci hanno seguito in tanti
amici e ogni volta era un piacere leggere i commenti o anche solo vedere un mi piace. Anche questo ci
mancher.
C sole, vento e nuvole: possiamo partire.
Camminiamo per le prime ore sulla strada provinciale, ma lambiente che ci circonda molto affascinante,
arido e selvaggio che richiama alla mente linterno della Sardegna. I campi di grano misti a quelli a pascolo
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sono delimitati da muretti; qua e l piante di mandorlo vicino a piccole case rurali dal tetto a forma di
cupola; serragli di pietra per le greggi e pecore tra gli arbusti.
Superato un valico dove tira molto vento, cinquanta passi dopo il km. 46,6, si lascia la provinciale e ci si
immette in una strada bianca acciottolata che poi si fa sentiero per salire una collina boscosa. Ci capita di
fare un indesiderato incontro con i cani pastori che stanno a guardia di un gregge raggruppato proprio sul
nostro sentiero. Per fortuna arriva il pastore che li richiama e cos possiamo proseguire.
Entriamo in un altro mondo, lambiente si fatto ancora pi selvaggio e solitario. Prati delimitati da boschi,
sassi, pietre grigie e tanti fiori, fra cui molti asfodeli che stanno l l per sbocciare.

Ci dirigiamo verso unabetina attraversando altri prati costellati di fiori e tantissimi cardi. Ogni tanto
scorgiamo mucche al pascolo seminascoste tra gli abeti, che ci guardano con aria interrogativa.
Via via che saliamo le vedute si allargano. Il massimo lo si ha su un pianoro quando, in un paesaggio lunare,
allimprovviso alla nostra destra appare il mare, il grande golfo di Manfredonia e la costa che si estende fino
a Bari. Magnifico!

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Sotto un cielo azzurro, ormai ripulito dal vento, il contrasto della terra arida e il blu del mare veramente
potente. A sinistra una piccola catena montuosa dallaspetto leggermente dolomitico, qua e l mucche e
cavalli al pascolo, poi finalmente lingresso a Monte SantAngelo.
Siamo nella parte alta del paese perci, superato il castello angioino imponente alla nostra sinistra,
scendiamo piano, ma molto piano, per la viuzza che porta proprio davanti alla Basilica di San Michele
Arcangelo.
Non resta che scendere uno alla volta e molto lentamente gli 86 gradoni e entrare nella grotta
dellArcangelo Michele, nel cuore della terra. Ci mettiamo a sedere in fondo alla grotta e ci viviamo in
silenzio lemozione della fine del Cammino. E unemozione forte, perch questa volta la meta stata
conquistata duramente.

Diciamo una preghiera di ringraziamento e di intercessione prima di tutto per nostro figlio e poi per tutti
quelli che ci hanno chiesto di ricordarli sia a Firenze che lungo il cammino.
In particolare ricordiamo Vera e Carlo che sarebbero dovuti essere con noi, ma che purtroppo, e sappiamo
con quanto dispiacere, non sono potuti venire. E a loro che dedichiamo questo Cammino.
Infine un pensiero va a Angela che nella sua straordinaria follia ha tracciato un percorso meraviglioso,
coinvolgendo tutti quelli che ci hanno ospitato e che tanto fanno perch questo cammino viva.
Prima di lasciare la Grotta andiamo a ritirare il testimonium di avvenuto cammino, la compostela di
Monte SantAngelo, che teniamo orgogliosamente fra le mani mentre risaliamo lo scalone angioino.

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29 maggio 2015 Monte SantAngelo e Santa Maria di Pulsano


Al mattino scendiamo in Basilica con lascensore della Casa del pellegrino dove siamo alloggiati ed
assistiamo alla messa, casualmente celebrata da un gruppo di pellegrini (pulmanati!) di Calenzano.
Tempo bello anche oggi e con il taxi (sono 9 km. da Monte SantAngelo) andiamo a visitare lAbbazia di
Santa Maria di Pulsano.

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E un posto meraviglioso, isolato, a met costa della montagna del Gargano. Il complesso circondato da un
bellissimo giardino si affaccia sul mare. Nella parte bassa c la Grotta di San Gregorio dove sono stati
ricavati spazi dedicati al culto e alla preghiera che invitano al silenzio e alla meditazione. E un luogo molto
mistico e di profonda spiritualit.
Torniamo a Monte SantAngelo e dedichiamo tutta la giornata alla visita della citt girovagando fra i
vicoletti, nel bianco accecante delle casette medievali disposte ordinatamente in fila.

Ci fermiamo a visitare la chiesa di S. Maria Maggiore al cui interno si possono ammirare affreschi in stile
bizantino raffiguranti San Francesco senza le stimmate e S. Michele arcangelo, dagli occhi leggermente
strabici.
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Avremmo voluto visitare anche ladiacente Battistero di San Giovanni, detto Tomba di Rotari, ma chiuso
per restauro, perch, ci hanno detto, un po in tutte le chiese fervono i lavori per essere pronti allapertura
del Giubileo della Misericordia indetto da Papa Francesco.
Una meravigliosa veduta sulla Foresta Umbra e la luna che alta nel cielo illumina la torre della Basilica sono
le immagini che chiudono questa ultima bellissima giornata in terra di Puglia.
30 maggio 2015 Monte SantAngelo - Firenze
Ci alziamo prestissimo per prendere il bus che ci porta a Foggia. Scendiamo da Monte SantAngelo per la
strada che con numerosi tornanti ci porta fino al mare.
In basso, tra i piedi della montagna e il mare, una distesa infinita di olivi, un tappeto immenso di verde.
Lungo la dirittura che ci porta a Foggia ancora distese di grano e bellissime masserie dal color ocra.
Il nostro viaggio di ritorno prosegue in treno risalendo la costa adriatica fino a Bologna per poi riscendere a
Firenze. Perci anche oggi salite e discese, ma questa volta per niente stanchi..
La ragione ci suggerisce che, visti gli acciacchi, ci dovremmo dare una regolata e ridimensionare un po, ma
con il cuore siamo gi al prossimo cammino. San Benedetto aspettaci..

Giovanna e Guido

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