Escolar Documentos
Profissional Documentos
Cultura Documentos
di Melfi
Cuba, Bush
e lEuropa
di Guglielmo Epifani
di Gianni Min
Ogni volta che lattualit impone di riflettere su eventi inquietanti come la tortura inferta da un esercito vincitore sui poveri cristi battuti, ti domandi perch, in
questi frangenti desolanti, non solo i governi hanno taciuto, eluso, nascosto, ma
anche perch buona parte dei mezzi di informazione hanno tentennato, girato la
testa da unaltra parte, e molte volte ignorato, come se le azioni scellerate compiute
da chi detiene il potere debbano avere per
forza una giustificazione, e non essere rifiutate, anche se compiute in nome di presunti valori della nostra civilt [quale?] o
del nostro credo.
In questi giorni, per esempio, inquietante constatare come ad una stretta feroce decisa dagli Stati Uniti per affogare,
annientare definitivamente Cuba e il suo
modo di essere e governarsi, non sia corrisposta non dico una indignazione, una
dichiarazione di rifiuto di questi metodi
assolutamente incuranti del diritto di autodeterminazione dei popoli [sarebbe
chiedere troppo a un mondo ormai abituato a leccare i piedi di chi pi forte],
ma almeno il dovere di informare su questa preoccupante deriva del diritto internazionale.
Il governo di George Bush jr, evidentemente per motivi di risarcimento elettorale a chi, come gli anticastristi della
Florida, gli aveva fatto vincere le elezioni
contro Al Gore in maniera rocambolesca
e probabilmente illegale, ha dato il via, ai
primi di maggio, ad una serie di provvedimenti che non solo infrangono o ignorano i diritti di Cuba, ma di molti altri paesi
e degli stessi cittadini degli Stati Uniti. Le
misure, ha detto il presidente, hanno lo-
segue a pag. 2
sommario a pagina 3
Anno XII - N. 3 Maggio/Giugno 2004 - 5 euro
Reg. Trib. Cremona n. 355 12.4.2000
Sped. A.P. D.L. 353/2003
A pagina 36
Tavola rotonda con gli operai della Fiat di Melfi
A pagina 40
Congresso FIOM: intervista a Gianni Rinaldini
Melfi
sulle scelte da fare. Abbiamo un ministro del Lavoro quale non ci mai
capitato di vedere: io capisco che un
governo di centro destra abbia un
idea del lavoro un po diversa dalla
nostra. Ma s mai visto un ministro
del Lavoro che quando c una vertenza non solo non fa niente per risolverla ma anzi fa di tutto per aggravarla, come avvenuto per Melfi,
come avvenuto per Alitalia, come
avviene per le altre vertenze? S
mai visto un sottosegretario che, invece di dire risolviamo i contratti,
auspica e chiede che la polizia intervenga per fermare i lavoratori?
Quello stesso sottosegretario che mi
ha rimproverato perch ho difeso la
battaglia di Melfi e che dovrebbe invece interrogarsi su quello che ha
detto lui su di noi. Aveva scommesso
che avremmo perso e ci saremmo
divisi. E invece abbiamo vinto e
siamo uniti.
La vertenza di Melfi pu essere
quindi davvero considerata come
una svolta dal grande valore simbolico e paradigmatico.
Un settore in crisi, unorganizzazione del lavoro penalizzante per i
lavoratori, una condizione del lavoro insostenibile, un paternalismo
unilaterale fatto di sanzioni e richiami disciplinari, una classe di lavoratori mediamente giovani che si
riappropria di una richiesta di cambiamento, una lotta dura e lunga
per rimuovere il rifiuto a trattare, la
modifica delle forme di lotta, la trattativa e infine laccordo gestito unitariamente dalle Rsu e validato dal
voto di tutti i lavoratori con una percentuale di s assai significativa.
Un percorso gestito con coraggio
dalla Fiom e dalle nostre strutture
locali, e concluso unitariamente da
tutto il sindacato.
Se siamo oggi tutti pi forti, lo dobbiamo a questi lavoratori, e dobbiamo sapere che gli effetti di que-
Cuba
SOMMARIO
Il voto in Italia
G. Pegolo
11
B. Steri
15
G. Franzoni
17
L. Acone
21
S. Franchi
27
G. Fresu
Le basi NATO
31
M. Cao
I giorni di Melfi
36
40
44
B. Casati
49
L. Vasapollo
La questione salariale
55
E. Dal Bosco
57
S. Ricaldone
61
D. Gallo
64
R. R. Alvarez
70
V. Giacch
79
D. Losurdo
Comunicazione e musica
81
G. Lucini
Tu vuo fa llamericano
86
G. Livio, A. Petrini
Recensioni
90
Cuba
Editoriale
Il voto in italia:
una nuova fase
si aperta, ma non
priva di incertezze
di Gianluigi Pegolo
l voto del 12 e 13 giugno e i successivi ballottaggi hanno sancito linizio di una svolta caratterizzata dalla
crisi del centro destra e dalla ripresa
del centro sinistra. Si tratta di un
processo, che, specialmente dopo il
risultato delle elezioni amministrative, assume un rilievo eccezionale.
Ma essa non implica che nel 2006 sia
o rmai scontata la sconfitta di
Berlusconi. Per questo bisogna interrogarsi sul che fare. In questanalisi del voto, consentita da una
puntuale elaborazione dellUfficio
elettorale nazionale di Rifondazione Comunista, si tenter di fare un
po di chiarezza sulla valutazione
del risultato elettorale e del suo significato.
VOTO
DELLE EUROPEE:
ITA L I A ,
DI DESTRA AL SUD ,
S O S TA N Z I A L E PA R I T
D E I D U E S C H I E R A M E N T I,
SUCCESSO DELLA
S I N I S T R A A LT E R N AT I VA
pu essere considerato unanomalia rispetto al resto dei paesi europei? Secondo Berlusconi, questanomalia evidente, essendo suffragata da una riduzione dei consensi
inferiori ad altri paesi ed evidenzia
uno stato di salute del centro destra
relativamente migliore rispetto a
compagini di governo analoghe. A
questo giudizio se ne aggiunge un
altro, che tende a porre laccento
sulla sconfitta subita dai partiti di
governo in Europa. Anche questo
elemento contribuisce a ridimensionare la portata dellinsuccesso
delle destre in Italia, riducendolo
ad una sorta di prezzo fisiologico pagato in Europa da chi ha avuto lonere di governare.
In realt, il risultato segna un passaggio di fase. A differenza delle
precedenti consultazioni degli ultimi anni, si trattato di un test elettorale sia politico (le europee) che
amministrativo (le province e i comuni). E anche questultimo, a differenza degli anni precedenti,
stato di una tale portata da assumere
il carattere di una consultazione generale, si pensi alle 63 province e ai
circa 4500 comuni in cui si votato:
pi della met del corpo elettorale.La consultazione ha quindi investito tutti i livelli istituzionali (non
si dimentichino le importantissime
elezioni regionali in Sardegna). I
Editoriale
VOTO
Il secondo elemento degno di nota
che il risultato complessivo determina una sostanziale parit fra i due
schieramenti. Il sorpasso dellUlivo
(+1,1%) ha un valore simbolico, di tendenza, ma dal punto di vista dei rapporti di forza siamo di fronte a due blocchi contrapposti sostanzialmente alla
pari. Il dato, quindi, mette in luce
una crisi del centro-destra ma di
portata tale da non comportare un
crollo del suo blocco sociale.
Limpressione (suffragata da alcuni
DELLE PROVINCIALI :
N E T T O S P O S TA M E N T O
A SINISTRA DEI GOVERNI
L O C A L I , L E D I F F I C O LT
DEL
LISTONE
SONO IL FRUTTO
IN PRIMO LUOGO
D E L L I N D E B O L I M E N T O D E L L A
MA R G H E R I TA.
Alle elezioni provinciali, che tuttavia
non comprendevano come si detto tutta
lItalia, le tendenze prima richiamate
escono confermate, anzi, lo scarto fra
centro sinistra e centro destra tende ad
maggiore ancoraggio ad alcune tematiche sociali. Si riconferma la crescita della sinistra di alternativa, con
Rifondazione che presenta un saldo
positivo del +0,56%, i verdi e lo SDI
assieme del +4,93% e i Comunisti
italiani del +1,03%.
Il risultato analizzato nelle sue componenti territoriali (Nord, Centro e
Sud) riconferma, in primo luogo
nel centro sinistra, il calo generalizzato della Margherita (7%) (che
per conosce il suo apice nel nord,
mentre resta sostanzialmente stabile al sud), una crescita buona dei
DS intorno al 3,5% nel centro nord
e pi modesta al sud, un successo
della sinistra di alternativa (nel caso
di Rifondazione Comunista si ha un
considerevole incremento al centro
(+1,3%), un incremento inferiore
al nord (+0,7%) e una situazione di
stabilit al sud. Nel centrodestra si
ha un vero e proprio crollo al sud di
Forza Italia, circa il -17%, che supera il pur vistoso calo (intorno al
9%) che registra nel centro nord.
Per converso, non si ha al sud la crescita simmetrica dellUDC o di AN
(che, infatti, subisce una flessione),
mentre semmai vi un aumento significativo di altre liste di centro destra, che assorbono in parte i cali di
queste forze politiche, mentre
lUdc resta al palo. E questa la vera
novit del voto: il tracollo, allinterno di
una tendenza generale, del centro destra
al sud, come si gi notato nel caso delle
europee.
Che dire di questi altri risultati se
non che essi suonano come una
conferma di alcune ipotesi prima
avanzate? Sulla base di questi riscontri, lecito dubitare che se si
fosse andato a votare alle europee
senza listoni si avrebbe ottenuto un
risultato totale diverso. In secondo
luogo, il crollo della Margherita,
concentrato soprattutto nella parte
pi ricca e politicizzata del paese, induce a pensare in un deficit di rinnovamento e di protagonismo sociale piuttosto che al prezzo pagato
per un profilo troppo sbilanciato a
sinistra. Che poi il peggior risultato
Editoriale
VOTO
LA
DELLE COMUNALI:
G E N E R A L I Z Z ATA , T O C C A N D O
TUTTI I LIVELLI ISTITUZIONALI ,
COMPRESI I COMUNI .
NELLE
FORZE DI CENTRO
( COMPRESA
R I F O N D A Z I O N E ) S I AT T E N U A
SINISTRA
IL
D I VA R I O F R A V O T O P O L I T I C O
E V O T O A M M I N I S T R AT I V O ,
L A L L E A N Z A D I C E N T R O
SINISTRA SI RAFFORZA
C O N Q U I S TA N D O N U O V E C I T T
Editoriale
comparazione fra le liste estremamente complesso. Il confronto invece pi facile nei comuni capoluogo dove, a causa della presenza
sistematica dei partiti nazionali,
possibile rapportarsi alle precedenti amministrative.
.
Ad ogni modo, vale la pena anche
effettuare il confronto con le politiche del 2001, perch rappresentano, comunque, un appuntamento pi ravvicinato anche se meno indicativo. Nei comuni capoluoghi le
tendenze prima individuate nelle
elezioni europee e in quelle provinciali ottengono una riconferma,
almeno nelle linee essenziali: nel
confronto con le precedenti ammi-
Editoriale
RI F O N D A Z I O N E C O M U N I S TA :
SUCCESSO ELETTORALE,
ALCUNI BREVI
APPROFONDIMENTI E ALCUNE
IMPLICAZIONI
Editoriale
Stampa:
Tip. Fantigrafica Srl Cremona
Chiuso in Tipografia:
30 Giugno 2004
Abbonamenti:
annuale ordinario
23 euro
annuale ordinario posta prioritaria
40 euro
annuale estero posta prioritaria
50 euro
annuale sostenitore (posta prior.)
60 euro
Effettuare il versamento sul conto corrente
Postale n. 14176226
Intestato a lernesto
Via del Sale 19 26100 Cremona
www.lernesto.it
venuto alle europee e alle provinciali, ma non si ripetuto alle comunali, per una semplice ragione,
perch accanto a una disgregazione delle alleanze precedenti, il
voto era, anche per il tipo di consultazione, meno soggetto a fenomeni clientelari. Ben si vede che
quando si passa ai comuni il quadro cambia radicalmente a dimostrazione che c ancora molto da
fare.
Editoriale
Non lEuropa
dei popoli
di Bruno Steri
IL
tamenti classisti e, in tal modo, destinata a vedere approfondite le polarizzazioni sociali e geografiche.
Ma lesangue appeal di questa Europa parso evidente, perfino al di l
delle intenzioni dei proponenti, nel
carattere impresso prevalentemente alle stesse campagne elettorali. In effetti, di cosa si discusso
nelle maratone mediatiche che
hanno preparato e, successivamente, commentato il voto? Quanto i temi specificamente europei
hanno concretamente occupato i
canali dellopinione diffusa? Di
fatto, va sottolineata una sostanziale
latitanza dei suddetti temi ed una
predominante attenzione per le vicende politiche interne ai singoli
paesi. Eppure, mentre scriviamo,
sono arrivate in dirittura darrivo
decisioni che riguardano limmediato futuro dellUnione - in sede
politica, istituzionale ed economica
- a cominciare da quelle concernenti la definitiva configurazione del Trattato costituzionale:
una costituzione, come stato detto, senza una vera e propria costituente che sia espressione della partecipazione popolare. Cos, al chiuso delle stanze di Bruxelles, se non
si arrivati a sancire nella carta costituzionale il riferimento confessionale alle radici giudaico-cristiane, si comunque optato per un
Editoriale
Editoriale
scita quasi ovunque. Con due eccezioni negative. In Spagna, non si arresta infatti la caduta libera di
Izquierda Unida, che crolla al 4,1%,
suo minimo storico, perde lo 0,8%
rispetto alle politiche dello scorso
marzo (e l1,7% rispetto alle precedenti europee) e riesce a mantenere solo uno dei suoi quattro eurodeputati. La seconda delle eccezioni negative costituita dallarretramento in Francia della coalizione trotzkista Ligue Communiste/Lutte Ouvrire, che passa dal
5,2% del 1999 al 2,6%, perdendo
praticamente la met del milione di
voti mantenuti sino al 2004 e tutti e
cinque i parlamentari eletti nelle
precedenti consultazioni europee.
Nonostante questi due casi in controtendenza i quali meriterebbero
un ragionamento ad hoc circa i motivi peculiari che li hanno determinati si pu senzaltro dire che lesito del voto, per i comunisti, in
generale positivo. In Italia, Rifondazione Comunista avanza al 6,1%
(+1,1 sulle politiche, +1,8 sulle europee) guadagnando un seggio sui
quattro gi occupati. Questa medesima percentuale raggiunta da un
altro dei principali promotori della
Sinistra Europea (S.E.), la Pds tedesca (+1,2 sulle legislative, +0,3
sulle precedenti europee), la quale
supera lo sbarramento e porta la sua
dotazione parlamentare da 6 a 7
seggi. Tiene, seppure con un risultato non brillante, il Pcf (anchesso
facente parte del gruppo promotore della S.E., bench la sua definitiva partecipazione sia legata allesito di un referendum interno da
tenersi in questa fase postelettorale): il suo 5,2% lo porta leggermente al di sopra della percentuale
conseguita alle politiche (+0,1) ma
gli fa perdere 4 dei 6 deputati eletti
nel 99. E da segnalare che, assieme
allex responsabile esteri Francis
Wurtz, viene eletto il sindaco di
Calais Jacky Hnin, candidato della
roccaforte operaia e di matrice marcatamente identitaria, che col
6,80% ottiene il miglior risultato
per il suo partito. Molto buono il
voto dei partiti comunisti che non
Editoriale
retribuzioni e pensioni, salvaguardia dei beni pubblici, sistema elettorale proporzionale). Ma tale confronto va perseguito con unintenzionalit che non deve lasciare
dubbi.
Senza la percezione di una volont
unitaria, la radicalit - pur necessaria - non riesce a convincere: unit
e radicalit, appunto, devono andare insieme.
Anche nel nostro paese, come nel
resto dEuropa, la principale forza
di governo subisce un netto rovescio. Rispetto al 2001, Forza Italia
cala dal 29,4 al 21%, arretrando ben
oltre la soglia minima (25%) indicata dal suo leader, il quale incassa
una secca sconfitta politica e personale. Va detto per che nel complesso la coalizione di governo regge,
grazie alla sostanziale tenuta di A.N.
e ai buoni risultati della Lega (+1%)
e, soprattutto, dellUdc (+2,7%):
tant che alla fine dei conti il bilancio tra centro-destra e centro-sinistra resta pressoch in parit. Da
un lato, evidente che la sconfitta
della forza maggioritaria della coalizione, facendo perdere a questa
una parte del suo potere di condizionamento, muta i rapporti di forza tra i partiti in questione e pu rendere pi rissosa la dialettica interna,
pi problematica la gi precaria ricerca di una linea comune. Daltro
lato, certo che la compagine governativa operer per un suo ricompattamento e non far alcuno
sconto sugli obiettivi di programma.
Significativo, a questo proposito,
leditoriale comparso sul Sole 24 Ore
il giorno immediatamente successivo le elezioni, in cui praticamente dettata la linea da seguire.
Niente risse e atti concreti: in
sintesi, nessuna mediazione al ribasso sulla riforma delle pensioni,
nuova legge sulla tutela del risparmio, eliminazione dellIrap, nuova
spinta alle liberalizzazioni (a partire
da quella energetica), riduzione
delle aliquote fiscali (primo punto
del contratto di Berlusconi con gli
italiani).
In sintonia con il nuovo corso di
Il pi grande
e colpevole silenzio
regna sul movimento di unificazione
delle componenti irachene
sia religiose che laiche.
Re David
e la resistenza
irachena
di Giovanni Franzoni
teologo comunit cristiane di base
La conferenza attualmente presieduta dallimam Javad Al Kalisi e minaccia con pacata fermezza di dover
ricorrere alla forza qualora gli occidentali non se ne andassero subito
senza lasciarsi dietro un governo
fantoccio sostenuto, col guinzaglio
allungato, da presenze militari attestate su basi del tipo di quelle che gli
americani hanno disseminato in
tutto il mondo che essi hanno liberato, da Giappone alla Germania e
da Guantanamo allItalia.
Compito dei pacifisti occidentali,
Parigi:
a fianco del
popolo iracheno
di Ludmila Acone
segretaria Circolo Prc di Parigi
APPELLO
rima dellinvasione dellIraq da parte di Stati Uniti e Gran Bretagna, il mondo intero stato percorso da grandi
manifestazioni di opposizione alla guerra. Alcuni governi si sono opposti alle pretese di Bush in seno al Consiglio
di sicurezza dellONU. Ciononostante, Washington ha fatto invadere lIraq, violando ogni legalit internazionale
e in spregio della volont dei popoli.
Per consolidare loccupazione, Washington ha designato un sedicentegoverno provvisorio, formato da personalit collaborazioniste scelte dagli occupanti. La grande disparit delle forze ha portato Bush e i suoi consiglieri
a credere che loccupazione dellIraq sarebbe stata cosa facile. Ma gli Stati Uniti hanno cozzato via via contro lestensione di una resistenza popolare sempre pi attiva e numerosa, che ha reso sempre pi difficile loccupazione del paese.
Oggi, in Iraq, la realt ci mostra due grandi forze che si fronteggiano. Da una parte, il popolo iracheno che resiste alloccupazione del suo paese, con una resistenza multiforme caratterizzata da un grande ventaglio di tendenze politiche e ideali. Dallaltra, limperialismo USA che tenta di governare il paese con lappoggio di un governo fantoccio, per lo pi formato da collaborazionisti iracheni, che ricordano altri collaborazionismi che la storia ha conosciuto, ad esempio durante le occupazioni hitleriane.
Loccupazione dellIraq un un attentato inammissibile al diritto internazionale. Bush ed il suo governo vogliono
imporre un diritto di ingerenza e condurre guerre preventive: in verit, si tratta della loro libert di ingerenza, del loro diritto a bombardare ed occupare paesi e ad eliminare governi sgraditi. Cos facendo, gli Stati
Uniti disprezzano l'opinione pubblica mondiale, inventano pericoli inesistenti, armi di distruzione di massa che
non esistono e presunte connessioni terroristiche anche dove esse non sussistono. In realt, quello che Bush e i
suoi sostenitori pensano che venuto il momento di affermare il dominio degli USA sul mondo, prima che altri paesi possano reagire e che i popoli del mondo si rendano conto del grande pericolo che corre lumanit con
la politica imperialistica degli Stati Uniti. Bush ha annunciato il suo progetto di riorganizzazione del Medio
Oriente: un Medio Oriente che andrebbe dallAtlantico sino alle frontiere della Cina, sotto il controllo degli
Stati Uniti, mentre il popolo palestinese viene massacrato e il muro di Sharon esprime il peggio della politica di
Israele.
Lanno scorso, decine di milioni di persone hanno manifestato nel mondo per condannare il bellicismo di Bush,
per difendere la pace e il diritto internazionale. Lo spirito di queste manifestazioni deve essere reso permanente.
Non bisogna tacere. tempo di dimostrare la nostra opposizione alloccupazione imperialistica USA, a questo
crimine contro lumanit. tempo di esigere luscita delle truppe di occupazione dallIraq. tempo di dire a
Bush che non siamo disposti a vendere la nostra coscienza e a sottometterci alla sua brutalit.
il momento di manifestare concretamente la solidariet con la resistenza irachena che, in condizioni estremamente difficili, si sta confrontando in prima linea con limperialismo. Questa resistenza nazionale composta da differenti ideologie, religioni, culture ed organizzazioni, che hanno per tutte lobbiettivo comune di espellere gli invasori dal proprio Paese. Ogni popolo ha il diritto di decidere da s le forme della propria liberazione;
ci sia consentito di auspicare che le comprensibili difficolt e asprezze della lotta non facciano prevalere azioni
che possano colpire indiscriminatamente la popolazione irachena, perch ci renderebbe pi difficile la costruzione di uno schieramento nazionale unitario, capace di rappresentare unalternativa vincente agli invasori
e al governo fantoccio che stato insediato; e renderebbe meno estesa la solidariet dei popoli del mondo, che
una campagna mediatica insidiosa e ostile cerca di incrinare.
La resistenza popolare irachena parte integrante della lotta mondiale contro lespansionismo militare degli
USA. I problemi che essa sta creando alle truppe USA e linsicurezza che ne derivata nel popolo nordamericano favoriscono la lotta dei popoli e degli Stati per la loro libert in ogni regione del mondo. Questa lotta unisce tutte le forze che sostengono la pace, la sovranit dei popoli e un ordine internazionale democratico; favorisce le lotte dei popoli contro le ingerenze USA, sostenute dalle oligarchie reazionarie locali.
Oggi sono in molti a sostenere che un altro mondo possibile: la realt ci dimostra che la resistenza irachena
costituisce un alleato importante per i popoli che lottano per un altro mondo.
I motivi che sono stati allorigine delle grandi lotte del passato contro la guerra sono ancora attuali. Oggi bisogna combattere le occupazioni militari, legemonismo sempre pi tirannico degli USA, il disprezzo della sovranit dei popoli; bisogna appoggiare quelli che anche in Iraq combattono contro questo neo-totalitarismo internazionale; bisogna sostenere la lotta del popolo iracheno.
Rivolgiamo un appello alle organizzazioni popolari, democratiche e progressiste del mondo intero, a tutte le personalit oneste. Chiamiamo tutti ad essere solidali con la lotta del popolo iracheno contro loccupazione imperialistica.
Con questo spirito annunciamo la convocazione di una Conferenza internazionale di solidariet col popolo iracheno, che avr luogo a Parigi sabato 15 maggio 2004.
PRIMI FIRMATARI:
Ahmed Ben Bella, gi presidente dellAlgeria Vasco Gonalves, generale, gi Premier del governo portoghese (Portogallo)
Samir Amin, direttore del Forum del Terzo mondo, presidente Forum mondiale delle alternative (Senegal) James Petras,
politologo, docente universitario (Usa) Heinz Dietrich, politologo (Messico) Michel Chossudovsky, docente di economia Universit di Ottawa (Canada) International Action Center (Usa) Partito comunista del Sudafrica-SACP
Partito comunista di Cuba Partito comunista portoghese Ernesto Gomez Abascal, ex Ambasciatore di Cuba in
Iraq (Cuba) Jorge Beinstein, economista e direttore di Enfoques Alternativos (Argentina) Emil Sader, sociologo, coord. Laboratorio Politiche Pubbliche dellUniversit di Rio de Janeiro (Brasile) Tarik Ali, storico e scrittore (Gran Bretagna)
Jeremy Corbyn, deputato laburista (Gran Bretagna) Communist Party of Britain (Gran Bretagna) Georges
Labica, filosofo, docente Universit di Parigi (Francia) Yves Vargas, filosofo (Francia) Consiglio Mondiale della
Pace Partido comunista do Brasil-PcdoB Partito dei Comunisti di Catalogna (Spagna) Mari Pere i Lizandara,
segret. gen. Partito dei comunisti di Catalogna (Spagna) Iraq Patriotic Alliance (Iraq) Subhi Toma, dirigente comunista (Iraq) Marta Harnecker, scrittrice (Cile) Luis Britto Garcia, scrittore (Venezuela) Edmington Rodriguez,
sindaco di Belm (Brasile) Carlos Lozano, direttore periodico Voz (Colombia) Centre of Indian Trade UnionsCITU (India) Romesh Chandra, presidente onorario del Consiglio mondiale della pace (India) Federazione Generale
dei Sindacati (Siria) Gyula Thurmer, presidente del Partito del Lavoro Munkaspart (Ungheria) Luciana Castellina,
direzione della Rivista del Manifesto, gi presidente della Commissione cultura del Parlamento europeo (Italia) Gianni
Min, giornalista, direttore della rivista Latino America (Italia) Giulietto Chiesa, giornalista (Italia) Valentino
Parlato, giornalista (Italia) Giovanni Pesce, medaglia doro della Resistenza antifascista (Italia) Mario Tronti, filosofo (Italia) Giorgio Bocca, giornalista e scrittore (Italia) Lucio Manisco, deputato al Parlamento europeo (Italia)
Costas Alissandrakis, deputato al Parlamento europeo (Grecia) Mauro Bulgarelli, deputato al Parlamento nazionale
(Italia) Maurizio Zipponi, segretario generale FIOM Milano (Italia) Piero Bernocchi, COBAS (Italia) Giorgio
Riboldi, Coordinamento nazionale Slai Cobas (Italia) Don Andrea Gallo e Comunit S. Benedetto al Porto-Genova
(Italia) Luciano Canfora, docente universitario (Italia) Angelo Del Boca, storico (Italia) Fosco Giannini, direttore della rivista lernesto (Italia) Fausto Sorini, direzione nazionale Partito della Rifondazione Comunista (Italia)
Bruno Steri, dipartimento esteri Partito della Rifondazione Comunista (Italia) Riccardo Bellofiore, docente universitario (Italia) Domenico Losurdo, docente universitario (Italia) Partito Svizzero del Lavoro (Svizzera) Susanna
Maranaho, direttivo Federazione mondiale donne democratiche Carlos Taibo, docente universitario (Spagna) Pascual
Serrano, giornalista Rebelion (Spagna) Jos Maria Garcia-Maurino, s e g ret. generale Cristiani per il Socialismo
(Spagna) Hisao Fujita Yashima, docente universitario (Giappone) Michel Collon, giornalista (Belgio)
Comunidades Fe y vida, COFEVI Chiesa del Salvador Reverendo Roberto Pineda, Chiesa Luterana del Salvador
Reverendo Cornejo, Chiesa Luterana del Salvador Reverendo Alex Orantes, Chiesa Luterana del Salvador Angel
Guerra, giornalista de La Jornada, Rete Internaz. Difesa Umanit (Messico) Efraim Davidi, sindacalista, Comitato esec.
Histadrut- Conf. Lavoratori di Israele Jihad Akel, sindacalista, Comitato esec. Histadut - Conf. Lavoratori di Israele
Pierre Galand, senatore (Belgio) Antonio Pessoa, colonnello delle Forze Armate portoghesi (Portogallo) Isabel Monal,
filosofa e scrittice (Cuba) OSPAAAL (Cuba) Humberto Hernandez, segretario generale OSPAAAL (Cuba) Unione
Araba (Cuba) Jaime Ballesteros, presidente OSPAAAL (Spagna) Foro Social Mundial di Albacete (Spagna)
Jean Pierre Page, sindacalista (Francia) Emiliano Brancaccio, docente universitario (Italia) Alberto Burgio, resp.
settore Giustizia di Rifondazione comunista (Italia) Massimo Raffaeli, critico letterario (Italia) Andrea Catone, associazione Most za Beograd (Italia) Alessandra Riccio, condirettrice di Latino America (Italia) Manlio Dinucci, giornalista (Italia) Bassam Saleh, presidente Comunit palestinese Roma e Lazio (Italia) Enzo Santarelli, storico (Italia)
Luigi Cortesi, direttore della rivista Giano (Italia) Giancarlo Lannutti, giornalista, esperto di Medio Oriente (Italia)
Guglielmo Simoneschi, avvocato del lavoro, consulente nazionale FIOM (Italia) Iraklis Tsavdaridis, Comitato per la
pace e la distensione internazionale (Grecia) Comitato universitari tunisini per il sostegno alla Resistenza palestinese ed irakena (Tunisia) Sindacato generale dellInsegnamento Superiore (Tunisia) SOS Iraq (Belgio)
Georges Mavrekos, vice-presidente Federazione Sindacale Mondiale Rete dei Comunisti (Italia) Contropiano, redazione (Italia) Aldo Bernardini, docente universitario (Italia) Wadson Ribeiro, presidente Unione Giovent SocialistaUJS (Brasile) Gustavo Petta, presidente Unione Nazionale Studenti-UNE (Brasile) Marcelo Gaviao, presidente UBES
(Brasile) Ana Maria Prestes Rabelo, vice-presidente Federazione Mondiale Giovent Democratica per lAmerica Latina e
il Caribe Unione dei Giovani Socialisti (Brasile) Renato Rabelo, Presidente do Partido Comunista ddo Brasil (PCdoB)
Jos Reinaldo Carvalho, giornalista, Vice-presidente e segretario alle Relaciones Internacionales del PCdoB Joo Pedro
Stedile, del coordinamento nazionale del Movimiento de los Trabajadores Rurales Sin Tierra (MST Brasil) Max Altman,
giornalista e membro del gruppo di politica internacional del Partido de los Trabajadores, PT Partito dei Comunisti del
Messico Nines Maestro, Corriente Roja (Spagna) Patricia Latour, vice-sindaco di Aubervilliers (Francia) Mariano
Abalo, portavoce nazionale Frente Popular Galega (Spagna) Vittorio Tanzarella, Comitato per Pace giusta in Palestina
(Italia) Enrico Vigna, portavoce Partigiani della Pace di Torino e Piemonte (Italia) Redazione www.siporcuba.it
(Italia) Giustino Di Celmo, presid. onorario Comitato Solidariet con Cuba Fabio Di Celmo (Italia) Omar Minniti,
Consigliere provinciale Reggio Calabria (Italia) Assemblea nazionale anticapitalista (Italia) Nicola Quatrano, magistrato (Italia) Claudio Del Bello, docente universitario (Italia)... seguono centinaia di adesioni provenienti da ogni
parte del mondo.
Armi nucleari
e basi straniere:
per una campagna
mondiale
di Stefano Franchi
Forum contro la guerra
tura (e giustamente) assai eterogeneo sul piano politico e ideologico. In molti casi (non sempre)
sono stati proprio i comunisti (esemplare il caso dellIndia) a operare unitariamente come la forza
pi propulsiva, pi determinata, pi
consapevole del movimento stesso,
con ripercussioni positive sullorientamento generale del movimento su scala mondiale, come appunto si visto a Mumbai.
UN
FRONTE
A N T I N P E R I A L I S TA
Vajpayee (liberista e filo americano) e ha prevalso lalleanza elettorale tra il Partito del Congresso di
Sonia Gandhi e i due Partiti comunisti5.
Questo dato ha suscitato forti preoccupazioni nei mercati finanziari e
nei gruppi dirigenti dellimperialismo USA, tanto da far scrivere al
Corriere della Sera che a far passare
un brivido nella spina dorsale di ogni
investitore stata una dichiarazione di
Prakash Karat, un membro importante
del Partito Comunista dell'India (marxista), una delle formazioni che saranno
decisive nel sostegno al governo che il
partito del Congresso e Sonia stanno cercando di formare. Il ministero delle privatizzazioni ha detto Karat non
pi necessario, questa la posizione del
partito. E anche il rapporto con gli Stati
Uniti, che Vajpayee aveva consolidato
come contrappeso a Pakistan e Cina,
cambier certamente: il Congresso ha nel
suo Dna l'opposizione allimperialismo
americano e il non allineamento. In
pi, entrer in coalizione con due partiti comunisti nettamente antiWashington. Lo stesso vale per Israele,
verso il quale Vajpayee aveva un occhio
di riguardo6.
Non superfluo sottolineare che in
India vivono pi di 1 miliardo di persone e che, insieme alla Cina, uno
dei paesi in grado di sfidare la supremazia USA nel 21 secolo7. Un dato
questo che pi volte riecheggiato
negli interventi dei numerosi delegati indiani presenti allassemblea
di Atene. Nel documento finale del
WPC si plaude alle recenti iniziative
di India e Pakistan volte alla normalizzazione delle relazioni bilaterali e a
p ro m u o v e re unatmosfera di pace nel
sub-continente indiano e si contestano le pressioni esercitate dagli Usa
sul Bangladesh per ottenere un accordo
militare bilaterale per poter impiantare
una base militare USA nella Baia del
Bengala. Si esprime solidariet al popolo di Corea che lotta contro legemonia
USA e si chiede il ritiro delle truppe
USA dalla penisola coreana, nel contesto di una soluzione pacifica dei problemi nucleari tra Corea del Nord e Usa,
tramite negoziati. La svolta dellIndia
avr positive influenze sullintera si-
LA
RESISTENZA IRACHENA
Atene del WPC stata la militarizzazione delle relazioni internazionali che spinge i principali paesi del
mondo verso una nuova corsa al riarmo, alla militarizzazione dello
spazio e alla proliferazione delle
armi nucleari10.
A RMI
NUCLEARI
E BASI STRANIERE
CONTRO LA
N AT O
UE
E L E S E R C I T O
CO N S I G L I O
EUROPEO
D E L L A PA C E
NUOVI ORGANISMI
DEL
WPC
lEuropa, dieci dalle Americhe, cinque dal Medio Oriente e sette dallAfrica. stato confermato nel ruolo di segretario generale Thanassis
Pafilis, membro del Comitato greco per la pace e la distensione internazionale, il Comitato che ha promosso e organizzato lassemblea
mondiale di Atene. stato eletto
presidente Orlando Fundora Lopes, esponente del Movimento cubano per la pace e la sovranit dei
popoli. stata eletta una segreteria esecutiva di cui faranno parte anche i coordinatori regionali17: per
lEuropa il Consiglio portoghese
per la pace e la cooperazione, per
le Americhe il Movimento messicano per la pace e lo sviluppo, per
lAsia il Comitato per la pace del
Vietnam, per il Medio Oriente il
Comitato per la pace egiziano, per
lAfrica il Comit ato per la pace del
Congo.
Sono stati confermati Presidenti
onorari Evangelos Mahairas, presidente del Comitato Greco, e Romesh Chandra, figura storica del
WPC di cui stato segretario generale dal 1966 al 1977 e presidente
dal 1977 al 1990.
Il WPC si concluso con la partecipazione di tutti i delegati alla riuscitissima manifestazione di apertura delle Olimpiadi della pace, con
una Maratona popolare in cui sono
confluiti i delegati del WPC, conclusasi davanti alla sede dellAmbasciata USA di Atene, completamente circondata e protetta dalle forze
di polizia.
Atene, insieme ai suoi colori e alle
sue bellezze artistiche, mi ha lasciato limpressione che nel 21 secolo, iniziato allinsegna della
guerra preventiva e delle aggressioni allAfganistan e allIraq, vi sia
un complessivo risveglio dei movimenti anti-imperialisti di tutto il
mondo, dallAsia allAfrica, dallAmerica Latina agli stessi Stati Uniti.
Risveglio che pu dare un contributo decisivo alla costruzione di un
nuovo ordine mondiale non americano.
E che per noi europei, attori e protagonisti di una possibile Europa di
pace, un rapporto con tali movi-
Note
1 Il WPC unorganizzazione nata allindomani della seconda guerra mondiale. Tenne
il suo primo congresso mondiale a Parigi, nellaprile 1949, presieduto da Pietro Nenni e
Joliot-Curie (famoso fisico nucleare francese
che partecip alla costruzione della prima
bomba atomica). Promosse una campagna
mondiale per la messa al bando delle armi nucleari (il famoso appello di Stoccolma), raccogliendo 600 milioni di firme in tutto il mondo.
Solo in Italia ne furono raccolte otto milioni,
in Francia sette. Tale campagna ebbe molto seguito anche negli Stati uniti: 4.000 intellettuali americani promossero un appello, sostenuto da diverse confessioni religiose di vari
Stati americani.
Laffermarsi negli anni 70-80 della coesistenza pacifica, basata essenzialmente sullequilibrio delle capacit militari e nucleari tra
URSS e USA, ebbe ripercussioni sullunit e il
prestigio del WPC. In questo periodo, soprattutto in occidente, si sviluppano movimenti
per la pace e contro la corsa al riarmo nucleare
che assumono unequidistanza tra i due blocchi, e nei quali il WPC non svolge pi un ruolo
propulsore. Il crollo dellUrss ne acuisce la
crisi.
Per maggiori informazioni si veda il sito del
WPC, www.wpc-in.org. Sul sito www.forumcontrolaguerra.org si pu consultare il
documento integrale approvato alla riunione
di Atene insieme alla lista completa di tutte le
organizzazioni presenti.
2 Il 27 Marzo 2004, in veste di osservatore,
il Forum contro la guerra ha partecipato a
Lisbona alla riunione del Consiglio Europeo
della Pace, in preparazione del meeting di
Atene.
3 Vedi larticolo di Francesco Maringi La
svolta di Mumbai, uscito sul n. 1 de lernesto 2004, nel quale si analizzano pi in dettaglio le novit emerse nella IV edizione del
WSF.
4 Studio condotto dalla IBASE di Rio de
Janeiro. Cfr: La rivista del manifesto, 22
gennaio 2004.
5 Il Partito comunista indiano (CPI) e il Partito comunista indiano-marxista (CPIm).
Contano oltre 1 milione e 500 mila iscritti militanti, dirigono organizzazioni di massa di
contadini, operai, giovani e donne i cui iscritti
superano i 50 milioni. Oltre a governare tre
Stati la cui popolazione si aggira sui 120 milioni di persone, nelle recenti elezioni politiche
hanno aumentato i loro consensi passando da
37 a 54 parlamentari (10% del Parlamento),
indispensabili al Partito del Congresso per la
formazione del nuovo governo, nel quale peraltro i comunisti hanno deciso di non entrare
per incompatibilit programmatiche. il risultato elettorale pi alto ottenuto dai comunisti dallindipendenza dellIndia (1947).
6 Articolo di Danilo Taino, Corriere della
Sera del 15 maggio 2004.
7 In un recente articolo-inchiesta su Cina e
India uscito sul Corriere della Sera del 5
Maggio 2004 a firma di G. Caprara si legge
LIndia dispone di vettori aereospaziali concorrenti di americani, cinesi e russi nel trasporto di satelliti civili. Ma Lindia, culla di
matematici, anche il paese che esprime i migliori softwaristi del mondo, ed in grado di
produrre supercomputer con potenze di elaborazione analoghe a quelle americane. grazie
a questi strumenti che New Dalhi ha potuto
varare le Aree di ricerca ad alta priorit che
riguardano nanotecnologie, neuroscienze, ricerca climatica.
8 Il Sud-Africa il paese pi industrializzato
del continente africano. ricchissimo di minarali come oro, diamanti, platino, ferro e carbone. Ha un industria metalmeccanica, chimica e tessile in continua crescita. Con la fine
dellappartheid e lavvento al potere dellANC,
del quale i comunisti sono una delle componenti maggioritarie, ha lavorato per costruire
progetti di cooperazione con altri paesi dellAfrica australe quali il Monzambico, Zimbabwe
e il Congo Zaire, questultimo ricchissimo di
minerali preziosi. Negli ultimi anni stato protagonista della vittoriosa battaglia per labbassamento del prezzo dei farmaci anti-AIDS,
vincendo le resistenze delle principali multi-
nazionali farmaceutiche occidentali. Nel documento finale approvato ad Atene si denuncia le interferenze straniere negli affari interni dei paesi africani e condanna
limposizione di sanzioni da parte dei governi USA e britannico a carico dello
Zimbabwe. Il Sud Africa rappresenta il volano per una possibile indipendenza economica e geopolitica dellintera Africa australe.
9 La seconda superpotenza mondiale, dopo
le imponenti manifestazioni del 15 febbraio (3
milioni solo a Roma), non era riuscita a produrre ulteriori mobilitazioni per tutto il 2003.
Senza lappello finale di Mumbai difficilmente
vi sarebbe stato il 20 marzo in Italia. Le stesse
mobilitazioni di queste settimane, compre s a
quella del 4 giugno a Roma, hanno ricevuto
un importante impulso dallemergere in Iraq
di una diffusa resistenza popolare alloccupazione. Il testo finale dellappello di Mumbai lo
si pu trovare sul sito www.forumcontrolaguerra.org.
10 Proprio questo era uno dei temi mancanti
nel documento finale di Mumbai. Nella piattaforma costitutiva del Forum contro la guerra
si legge che una nuova corsa agli armamenti non la strada giusta per la prospettiva di un mondo multipolare, non
pi dominato dalla supremazia della superpotenza statunitense. Tale prospettiva va perseguita con una linea di disarmo progressivo e bilanciato, di riequilibrio al ribasso, che tuteli la sicurezza di
ognuno e punti a un Trattato internazionale per la effettiva messa al bando di
tutte le armi di sterminio, a partire da
quelle nucleari. una delle proposte che il
Forum contro la guerra ha portato al WSF.
Sul sito www.forumcontrolaguerra.org potrete
trovare un resoconto dettagliato della nostra
presenza a Mumbai.
11 Una particolare importanza ha avuto il
vertice di Praga della Nato, novembre 2002.
Vedi : La Nato a Praga di Fausto Sorini n. 8 de lernesto 2002, in www.lernesto.it
12 Corriere della Sera, 10 aprile 2004. Va
riconosciuto ai teorici della guerra preventiva
il pregio della schiettezza: lo stesso allargamento a est della Nato, oramai arrivata ai confini della Russia, non sarebbe comprensibile se
non in questottica. Del resto il grande Medio
Oriente americano solo un tassello di un
pi complessivo progetto (la guerra preventiva) che vede nella Russia e nella Cina potenziali concorrenti globali da abbettere. E
Lisola americana
di Gianni Fresu
Caspio, Nero e Mediterraneo ruotano le principali risorse di gas e petrolio del pianeta e soprattutto i corridoi energetici4 su cui si basa, ed
destinato a basarsi sempre di pi in
futuro, gran parte del sistema di approvvigionamento mondiale; tutte
le recenti guerre a guida americana
(Jugoslavia, Afghanistan e Iraq) e
molte delle frizioni che contrappongono gli USA da una parte ed
Europa, Russia e Cina dall'altra,
sono proprio riconducibili alla lotta
per controllare questi corridoi energetici, ed fin troppo chiaro come
il dominio sul "sistema dei Tre mari"
passi anzitutto attraverso il controllo del mar Mediterraneo. Non
sono necessari troppi giri di parole
per spiegare per quale ragione le
postazioni militari della Sardegna
siano tornate ad essere centrali e
perch il Governo Berlusconi e il
Ministro Martino abbiano dato via
libera al raddoppio della base americana per sommergibili nucleari di
La Maddalena, vale a dire alla costruzione di 52.000 metri cubi di cemento armato in una base sulla
quale vige una extraterritorialit totale, che vanno ad aggiungersi alle
precedenti installazioni militari; il
tutto in un parco naturale con vincolo di inedificabilit assoluta, e con
il parere contrario espresso da un
Consiglio Regionale messo alle
strette dall'indignazione dell'opinione pubblica e dalle lotte popolari.
Lo stesso discorso vale poi per il
Poligono Permanente per le esercitazioni terra aria di Capo Teulada,
settemila ettari sul mare e venti chilometri di costa nel sud ovest della
Sardegna gestiti dall'Esercito e
messi a disposizione della NATO,
sui quali per dieci mesi all'anno si
svolgono imponenti esercitazioni
militari. Tutto questo si traduce nell'interdizione verso qualsiasi uso civile che abbia una minima ricaduta
economica sul territorio: non possibile l'agricoltura, il turismo, la pesca. La lotta che contrappone la popolazione locale alla presenza della
base arrivata fino al punto che il 3
giugno un corteo di pescherecci
nascondono o manipolano i dati rilevati all'interno del Poligono militare e non lasciano trapelare alcuna
informazione sul tipo di armi sperimentate.
Ma al di l di questi singoli esempi
- ai quali andrebbero aggiunti anche
i casi di altre basi come quella aerea
di Decimomannu, la fabbrica di
armi di Domusnovas, e la stessa citt
di Cagliari - il dato significativo che
emerge dall'intera vicenda uno
solo: nonostante in Sardegna insista
una percentuale di territorio occupata da basi militari di gran lunga
superiore alla stessa regolamentazione legislativa nazionale, e senza
alcun altro esempio in Italia, la prospettiva di riqualificazione del sistema di difesa italiano e americano
orientata verso l'ulteriore espansione (si parla in molti casi di raddoppio) delle basi.
In termini politici tutto ci significa
che la Sardegna e il suo popolo,
dopo aver subito gi nel corso di
tutta la guerra fredda una sopraffazione rispetto alla quale lo Statuto
Autonomistico di Regione Speciale
ha avuto - per Governi Nazionali,
classe politica locale e autorit militari - la stessa capacit vincolante
della carta igienica, si trovano oggi
a dover pagare in misura ancora
maggiore le conseguenze nefaste di
una nuova fase di acute contraddizioni interimperialistiche tra USA e
UE.
Di fronte ad un quadro tanto drammatico va per registrato un risveglio sempre pi consapevole dell'opinione pubblica in Sardegna, un risveglio che rafforzato dal recupero orgoglioso della propria identit culturale e che si sta traducendo
in lotte sempre pi significative. Su
tutto questo bisogna segnalare il
merito indiscusso del Comitato Sardo
Gettiamo le Basi che dal 1996 ad oggi
(spesso anche in assoluta solitudine), ha avuto la forza di sviluppare
con forza, coerenza e continuit le
lotte contro la presenza militare nell'isola, tra le quali spicca senz'altro
quella che ha fatto scoppiare lo
scandalo dell'uranio impoverito
che proprio questo comitato per
Note
1 In part i c o l a re mi riferisco ai saggi Per
superano in estensione la superficie dellintera isola, kmq 23.812. Solo una delle
zone di mare annesse al Poligono Interforze
Salto di Quirra si estende per kmq 28.400.
Il volume degli spazi aerei sottoposti a interdizione o restrizione incommensurabile.
(Vedi schede e mappe sui poligoni e sulle zone
interdette o pericolose per la navigazione AEREA e MARITTIMA)". Comitato Sardo
Gettiamo le Basi
3 Il quarto mare, Margherita Paolini
Guerra e basi
della guerra:
unisola contro
di Mariella Cao
Comitato sardo Gettiamo le basi
U N I S O L A I N L O T TA C O N T R O
L'URANIO IMPOVERITO
Nel settembre 1999, la leucemia che
ha ucciso Salvatore Vacca, in servizio in Bosnia, e Giuseppe Pintus, in
s e rvizio nel poligono di Capo
Teulada, spinge la Sardegna a interrogarsi e a chiedere chiarezza sull'utilizzo di uranio impoverito, sia
nelle zone teatro di massacri "umanitari", sia negli immensi poligoni
che l'isola costretta a mettere a disposizione di Usa, Nato e Italia.
Il comitato sardo Gettiamo le Basi
ostacola la rimozione della strana
morte dei due militari sardi denunciando ripetutamente che l' uranio,
non solo uccide indiscriminatamente irakeni, somali, bosniaci,
serbi, kosovari, afgani e militari italiani, ma espone ad alto rischio anche le popolazioni residenti nei
pressi degli sterminati poligoni terrestri, aerei e navali che mortificano
la Sardegna. Con lavoro da formica
raccoglie indizi e prove, promuove
convegni e petizioni popolari, organizza manifestazioni di piazza e
volantinaggi davanti alle caserme,
incalza la stampa e la classe politica.
L'attenzione si mantiene alta.
Te u l a d a, impegnata da tempo im-
di Quirra (PISQ).
Nellisola non riesce n a distrarre
n tantomeno a convincere il bizzarro verdetto dinnocenza delluranio impoverito emesso dalla commissione Mandelli nominata dal ministero della Difesa nel doppio
ruolo di indagato e indagatore, giudice e parte in causa allo stesso
tempo. Un meticoloso lavoro dindagine dal basso porta alla luce anche la drammatica situazione di
Escalaplano, paese confinante con
il lato sud ovest del poligono. Le
cupe dicerie che hanno sempre
aleggiato intorno al poligono protetto dal segreto militare e dal segreto industriale sono superate in
orrore dalla realt. Ad oggi i dati accertati sono i seguenti: sei militari uccisi dalla leucemia, cinque in lotta contro il male; Quirra, 150 abitanti, 20 persone divorate da tumori al sistema emolinfatico; Escalaplano, 2.600 abitanti,
14 bambini nati con gravi malformazioni genetiche
Questi sono solo i casi documentati,
sappiamo di famiglie che non intendono rendere pubblici i loro
drammi, sappiamo di casi di aborti
e deformit genetiche tra gli animali, sappiamo di altri paesi coinvolti dalla contaminazione prodotta
dal poligono.
La stampa sarda, per anni, grida in
prima pagina lagghiacciante realt
di morte e sofferenza. I media a diffusione nazionale rispondono con
un tombale silenzio (poche le eccezioni: Liberazione, Metro, Enzo
Biagi, Sigfrido Ranucci). Lo scandalo tragico della contaminazione
prodotta dai giochi di guerra rimane a lungo relegato nellisola. Le
istituzioni e i parlamentari sardi, stanati dalla pressione popolare, si rifugiano in generiche dichiarazioni
di principio e preannunci di lotte
future. Strati crescenti di popolazione rivendicano con sempre maggiore determinazione il diritto di sapere quale uso hanno fatto della
terra e del mare della Sardegna le
Forze Armate e le multinazionali
produttrici/trafficanti di armi.
Naufragano uno per uno i depi
Quirra, Capo Frasca, La Maddalena, ma anche nelle basi del Tr iveneneto, Puglia, Nettuno, Cecina.
E una certezza nei poligoni di
Semipalatinks, Moronvillers,
Halifax, Vieques e molti altri.
P E S C AT O R I D I
TEULADA
LA SARDEGNA
US N AV Y
CONTRO LA
Agli inizi del 2001 la decisione unilaterale degli Stati Uniti di costruire
una NUOVA imponente base a terra
a Santo Stefano e a La Maddalena,
truffaldinamente mascherata da
Progetto Migliorie, incontra lostacolo istituzionale della Regione
(maggioranza centrodestra) che
formalmente respinge il progetto. Il
Parlamento, scippato ancora una
volta delle sue prerogative, appare
ben felice di non vedersi appioppare la patata bollente del mettere
in discussione i diktat del potente
Alleato-Padrone. Rimane a lungo
isolata la voce di Elettra Deiana che
puntuale si ostina ad interrogare i
ministri sul rafforzamento della
schiavit militare che opprime lisola e sui danni inferti al popolo
sardo. Lentamente lopposizione
popolare incomincia ad esplicitarsi
e organizzarsi. Passo dopo passo si
sventa il gioco di relegare la costruzione della NUOVA base, definita raddoppio dai critici pi timidi o meno informati, nellambito
delle problematiche locali che non
oltrepassano i confini comunali, si
sventano i tentativi di ridurla e appiattirla ad un mero calcolo di volumetrie e metri cubi di cemento.
Si apre un dibattito sempre pi serrato e allargato sulla pesante subordinazione delle esigenze civili agli
interessi militari di una potenza
straniera. Si rimettono discussione
gli esorbitanti gravami militari che
mortificano la Maddalena e lintera
Sardegna, lattenzione si focalizza
sul costo pagato dalla collettivit,
non solo in termini economici, ma
anche e soprattutto in termini di rischio e di salute. Si rompe il potente
muro di silenzio omertoso sulla mostruosit di un Parco Naturale istituito dal governo ulivista - che ha
come fulcro una base atomica di
una potenza straniera, un Parco
dove si impongono drastiche restrizioni al traffico di gitanti e al numero di bagni di turisti e residenti
mentre si consente e si potenzia lincontrollato andirivieni di sommer-
gibili nucleari saturi di armi atomiche, un Parco dove gli Usa si arrogano il diritto di sommergere le coste con devastanti colate di cemento. Frange crescenti del mondo
ambientalista riacquistano la voce.
Riemerge il groviglio di misteri, bugie, abusi e illegalit che circonda la
base nucleare degli Stati Uniti.
Lincidente del sommergibile nucleare Hardford dello scorso ottobre tenuto segreto per oltre un
mese dai vertici militari e politici
mette brutalmente a nudo il rischio
dellolocausto nucleare che incombe sulla Sardegna e rende palese linadeguatezza e la noncuranza delle varie Autorit competenti a garantire la sicurezza del territorio e i basilari diritti umani allincolumit, alla salute, alla vita.
Asl, sindaco, prefetto, sottosegretari
e ministri tentano invano di minimizzare e tranquillizzare unopinione pubblica sempre pi allergica
alle vecchie favole e allanestetico
delle verit ufficiali. Si ricorre al
nuovo narcotico: la scienza di Stato
e le verit scientifiche di Stato. Il
narcotico, gi dimostratosi del tutto
inefficace nelladdormentare lopinione pubblica e far dimenticare la
sindrome di Quirra-Escalaplano,
neanche questa volta produce leffetto sperato. La credibilit delle
autorit sanitarie e del ministero
della Difesa, gi pesantemente compromessa dalla gestione del caso
Quirra, tocca lo zero assoluto.
Anche la vicina Corsica si mobilita
e si unisce a lla Sardegna .
Organizzazioni ecologiste sardocorse affidano unindagine ambientale al laboratorio indipendente francese CRIIRAD. I risultati
sono sconcertanti nella loro prevedibilit: documentano nelle acque
dellarcipelago maddalenino una
strabiliante concentrazione, 400
volte superiore alla norma, di torio
radioattivo 234, un componente
della miscela del combustibile che
alimenta il reattore nucleare dei
sommergibili Usa.
La lotta per bloccare la costruzione
della nuova base dellUS Navy si radicalizza diventando lotta per le-
L I S O L A
DI
PA C E
Lavoro
I giorni
di Melfi
la questione meridionale.
I 21 giorni di lotta, affrontati con
grande determinazione da parte
delle operaie e degli operai della
Piana di San Nicola, hanno dimostrato che in quel Mezzogiorno da
sempre culla dei soprusi dei potenti,
ed in cui la Fiat arrivata (sotto le
vesti della Sata) a riscuotere
quelle gabbie salariali e quelle politiche di precarizzazione regalategli
dai governi succedutisi negli ultimi
quindici anni, qualcosa sta cambiando. Quei 21 giorni hanno dimostrato che i figli, i nipoti di coloro che negli anni 50 e 60 avevano
dovuto lasciare le terre dei padri per
andare a lavorare nelle fabbriche
del nord, dopo aver accettato per
dieci anni turni di lavoro massacranti, angherie di ogni genere
(duemilacinquecento i provvedimenti disciplinari dellultimo anno) e salari ridotti, non accettano
pi di essere lavoratori di seconda
categoria.
Nei giorni di Melfi si parlato
spesso anche della vicenda Scanzano e di come questa sia stato il vero
motore della conflittualit operaia
della Fiat-Sata. Certo, Scanzano ha
rappresentato un momento importante per la ripresa della conflittualit nel Mezzogiorno, cos come da
Seattle in poi la nascita del cosiddetto movimento dei movimenti ha
rappresentato un elemento fonda-
Lavoro
libro nero dellazienda. Ma a questo moderno ricatto, reso praticabile dalla nuova legislazione dei
contratti di formazione, sono subito seguiti i ricatti tradizionali
(come ricorda il caso Arese degli ultimi anni 80) quali i cambi forzati
di turno o ancora peggio di reparto. Questo fino al 96-97, gli
anni in cui larrivo di un nuovo staff
dirigenziale da Torino, finalizzato
alla formazione di nuovi quadri intermedi, ha portato alla vera e propria divisione dei lavoratori attraverso le promesse degli avanzamenti di carriera.
Pietro. Nellindividuare il percorso
che ha portato a quei 21 giorni di
mobilitazione bisogna precisare
che, pur nella spontaneit del carattere della mobilitazione, gi negli ultimi mesi si notava un cambiamento negli atteggiamenti dei lavoratori: al clima di sfiducia che in
questi anni si era insinuato allinterno dello stabilimento si andava
sostituendo una presa di coscienza
tra tutti i lavoratori. Il tentativo sistematico da parte dellazienda
di eliminare lattivismo sindacale,
accompagnato dal clima repressivo
che si esteso anche a quegli operai sino ad allora tranquilli, ha
portato ad una esasperazione tale
da estendere le frustrazioni accumulatesi per anni. Di l alla straordinaria adesione alla lotta il passo
stato breve. Oggi si tratta per il sindacato di capitalizzare il consenso
ottenuto, ascoltando le istanze dei
lavoratori.
Angelo. I ventuno giorni davanti i
cancelli nascono in modo spontaneo. Per noi sindacalizzati stata
una sorpresa, anche se frutto di un
lavoro durato anni. Anni in cui noi
rappresentanza della Fiom, insieme
ad altre sigle minori, abbiamo sempre cercato di denunciare e sollevare i gravi problemi che esistevano
allinterno della fabbrica. Da anni
assistiamo a centinaia e centinaia di
provvedimenti disciplinari, di discriminazioni, di isolamento. In ogni
caso questa lotta ci ripaga ampia-
Lavoro
fine di convalidare democraticamente gli accordi sottoscritti dai delegati. Senza una tale legge, ogni miglioramento delle relazioni sindacali reso monco ed inefficace.
Lavoro
Lavoro
FIOM:
dal Congresso
alla lotta
CENTRALIT DEL
Ricordo che prima della vittoria dei lavoratori persino allinterno della Cgil
non era inusuale sentire il ritornello:
basta con questi della Fiom, stanno tirando un po troppo la corda, devono
tornare ad essere un po pi ragionevoli!.
La musica poi un po cambiata..
Non c dubbio che Melfi abbia rappresentato una svolta anche dal
punto di vista del rapporto democratico con i lavoratori perch la
vertenza si conclusa con le assemblee e con il referendum tra i lavoratori. La vertenza della Fincantieri
si chiusa, dopo quasi cento ore di
sciopero, con lo stesso meccanismo
democratico.
Le vicende di Melfi e della
Fincantieri hanno visto conclusioni
gestite unitariamente.
Proprio per questo credo ci possano
essere le condizione per assumere
quelle esperienze come metodo di
lavoro nel rapporto tra le diverse organizzazioni sindacali e in rapporto
con i lavoratori.
Torno sul prima e dopo Melfi, perch
una cosa mi ha impressionato: nel giro
di poche ore, le pesanti critiche (anche
in casa Cgil) su come la Fiom stava gestendo quella lotta si sono trasformate
in una sorta di ode a Melfi, alla democrazia, alla Fiom,
E p p u re si continuano serenamente a
firmare accordi (come quello degli artigiani, dei call center e, ultimo in ordine di tempo, quello del settore della
gomma plastica) che in sintonia con la
legge 30 (quella che la Cgil tutta considera una sciagura) aumentano la
precariet, la flessibilit, gli orari di
lavoro e cancellano i diritti.
Come giudichi questo scarto tra parole
e prassi?
Non esprimo giudizi sul comportamento e sulle scelte delle altre categorie.
Per ribadisco che quella della democrazia non una specificit di
categoria, ma assume un valore universale, segna lidentit del sindacato. Noi meccanici la pratichiamo,
come peraltro stato deciso dal-
Lavoro
DAmato.
Dopo di che, le verifiche staranno
nei fatti. E sulla base degli atti concreti che giudicheremo i nuovi vertici confindustriali.
A breve avremo un incontro sulla
Fiat, e dal mom ento che
Montezemolo anche presidente
di Fiat, vedremo con quali proposte
di presenter.
Vorremmo poi capire se
Confindustria considera conclusa
oppure no la fase degli accordi separati. Perch evidente che qualsiasi confronto per stabilire relazioni sindacali normali non pu che
partire dal dato che la strada degli
accordi separati non venga considerata percorribile neppure dagli
industriali.
Nel vostro congresso avete rilanciato la
proposta del contratto dellindustria,
che nasce dalla necessit di ricostruire
la catena del lavoro per combattere
frammentazione e precariet.
Ci sono per vicende come quelle dei
lavoratori di Omnitel che avevano il
contratto dei metalmeccanici e che, contro la volont dei delegati, vengono spostati in unaltra categoria. Non trovi
che tra le due cose ci sia una certa contraddizione?
La contraddizione c ed evidente.
Noi abbiamo posto la questione
della necessit, a fronte dei processi
di trasformazione in atto, di ridefinire la struttura sindacale, cio i
confini delle stesse categorie ed i
contratti.
Si tratta di decidere, in sintesi, se accettare la frantumazione del ciclo
lavorativo imposta dallimpresa, oppure se muoversi con lobiettivo
della riunificazione del lavoro nella
sua filiera produttiva.
Quello che non si pu fare procedere senza una adeguata direzione cui devono corrispondere
chiare scelte, perch le scelte organizzative discendono dalla linea
contrattuale che si intende perseguire.
Questo il nodo che abbiamo sottolineato, proponendo il contratto
dellindustria con la precisa volont
Lavoro
Lavoro
terminate, gli scioperi e le mobilitazioni che si protraggono per giorni avvengono solo nel settore metalmeccanico?
Cosa c di diverso?
Parlo solo dei meccanici. I meccanici sono fatti cos. Non sono un
problema facilmente risolvibile per
nessuno.
Cio tu sostieni che i metalmeccanici
hanno una sorta di dna part i c olare.?
No, ma parlo solo dei metalmeccanici.
E vero, la Fiom ha appoggiato le
mobilitazioni dei lavoratori, ma
guarda che lelemento fondamentale di queste lotte lemergere di
un pesante disagio sociale: Terni o
in Melfi sono diventate un simbolo
proprio perch hanno incrociato
un malessere diffuso.
Questo ha prodotto risvolti inaspettati, come dimostra la vicenda della
Polti Sud di Cosenza ad esempio.
In una realt dove il sindacato era
debolissimo, dove abbiamo sempre
avuto difficolt ad organizzare le
mobilitazioni, 200 lavoratori hanno
scioperato per 15 giorni consecutivi
contro la decisione dellazienda di
licenziare un delegato sindacale e
due iscritti alla Fiom che si batte-
Lavoro
La ragnatela
del precariato
di Bruno Casati
per tutto e ridotti ad essere competitivi con chi sta loro a fianco; e ancora, proprio per lintercambiabilit e la temporaneit delle prestazioni (loro) richieste, evidentemente offerto loro solo il lavoro a
basso contenuto tecnologico o del
quale non vedono lo scopo e, del resto e infine, essendosi impostata
limpresa italiana solo per reggere
alla competizione di prezzo e,
quindi, solo sulla committenza delle
sub-forniture di un lavoro povero
per acquisire la quale si comprime
il fattore costo, ebbene, questi lavoratori (usa e getta) diventano del
tutto funzionali, anzi organici, perch sempre sostituibili in prestazioni sempre interrompibili, a questa economia che sta declinando.
Sono funzionali e organici al declino. A questo ci sta portando la libert di impresa che prevarica sulla
cultura dei diritti e della sicurezza
sociale.
2. La formazione scolastica pertanto
non serve per il lavoro povero, anzi,
le eccellenze che pure lUniversit
sforna ogni anno, almeno finora,
poi andr a regime la Moratti per
vivere (questi laureati di qualit)
sono costretti a fare i centralinisti
nei call-center a 700 euro al mese.
Per vivere alla giornata per, perch
poi, domandiamocelo, come faranno questi giovani a pagarsi unas-
Lavoro
possono impugnare loro stessi, ebbene il pericolo che lesercito di riserva del precariato diventi esercito
politico di riserva (magari per le
destre) assai concreto. il pericolo che venga fatta impugnare loro
la bandiera sbagliata. Laggancio
con questa massa che in espansione perch se le merci, nella globalizzazione, in questa globalizzazione, vanno laddove il lavoro costa
meno, gli uomini si muovono verso
i luoghi in cui sia, pensano, migliore
la speranza di vita e il loro cammino,
pur contrastato, inarrestabile
pu avvenire (laggancio) solo con
il riconoscimento pieno del loro diritto ad essere cittadini, avere diritti,
votare, poter difendere la dignit,
uscire insomma dallinvisibilit opprimente del precariato di riserva.
E questo, il renderli visibili, un
tratto della nostra battaglia. Il considerare che dietro i precari spinge
insomma un esercito di tutte le
razze del pianeta, ma un esercito
di disperati che non ha nulla da perdere. E a questo esercito va dato un
obiettivo, un piano. Perch senza
obiettivo, se non quello degli interessi vitali, questo esercito pu andare ovunque e al seguito di chiunque.
3. Ma la precariet non si sviluppata solo fuori dalla fabbrica e,
quindi, non si moltiplicata solo nel
mondo dei servizi esterni del commercio, dei trasporti, dei lavori stagionali nei campi o sul mare, nella
scuola come nellindustria diffusa
dei capannoni o nei sottoscala, dove
si confezionano scarpe ed abiti,
come negli studi di ingegneria o negli atelier della moda pi raffinata
del made in Italy. La precariet
entrata in fabbrica. Anche la fabbrica, lantica caserma del proletariato, quando rimane, cambia
volto. Quando non stata delocalizzata in Romania, o in un altro altrove dove il lavoro pagato 40 centesimi di euro lora, oppure quando
il padrone non decide di chiudere
baracca del tutto e si mette a fare
limmobiliarista sulle aree lasciate
dismesse dalla deindustrializa-
zione, aree che lEnte locale, si capisce, gli deve prima bonificare e
poi infrastrutturare. In questi due
casi, delocalizzazione e chiusura, si
gettano sul lastrico lavoratori che,
se non anziani il precario se cinquantenne vive la peggiore delle
condizioni hanno il destino segnato: diventare artigiani, ma come
professionisti poveri; consegnarsi
in ostaggio alle agenzie private di
collocamento che, ogni tanto, li
smisteranno qua e l; partecipare in
eterno ai corsi di formazione senza
sbocco che Regione e Provincia organizzano per preparare questi
esuberi ad un lavoro che non ci
sar. Questi sono i precari consegnati al territorio. questa, domandiamoci, la cultura delle opportunit dentro la societ della conoscenza, ove c chi capace e chi,
per colpa sua, si taglia fuori? Ma anche la fabbrica, nel caso rimanga,
genera precari interni. Li genera,
ancora, in due direzioni: con le
esternalizzazioni, questa volta di
funzioni e personale. la prima direzione, in quanto la fabbrica viene
esplosa sul territorio in tanti frammenti. Un solo esempio: se una
volta per fermare la Fiat bastava
bloccare le fosse di convergenza
perch erano lincrocio di tutto il lavoro dentro, oggi devi bloccare la
tangenziale perch da l che arrivano dentro i componenti costruiti fuori. Seconda direzione:
con la frantumazione dei contratti.
Esempio: laddove 1000 operai facevano, in quella fabbrica, riferimento ad un solo contratto collettivo di lavoro meccanico, chimico,
tessile o altro oggi appaiono 5/6
contratti ma, attenzione, questi contratti insistono solo su parte di quegli operai, perch laltra parte si
venuta via via a comporre di precari,
la new entry del tempo determinato
nelle 32 tipologie che la legge 30 offre allimpresa e che ha preso il posto, appunto in parte, degli anziani
del tempo indeterminato fatti scivolare fuori, prepensionandoli. La
fabbrica diventata cos duale:
dentro (frantumata e concentrata)
ed fuori (frantumata e diffusa).
Lavoro
Lavoro
Lavoro
Lavoro
Le vecchie e
le nuove povert
di Luciano Vasapollo
Universit La Sapienza di Roma - Dir.Scient.CESTES e
della rivista PROTEO
P O V E RT
E L AV O R O N E G AT O
Lavoro
2. LA
DISINFORMAZIONE
S TAT I S T I C A E L A P O V E RT
D A L AV O R O
Tab.1. Diffusione della povert nei principali paesi europei (anno 1997)
Paesi
Germania
Olanda
Francia
Regno Unito
Italia
Spagna
Grecia
9%
8%
10%
14%
22%
32%
38%
Tab. 2. Indice della speranza di vita al momento della nascita, dei risultati scolastici, del tenore di vita e valore dellindice di sviluppo umano HDI nel 1997 nei
paesi industrializzati
Indice
Paesi industrializati
del tenore
di vita
di sviluppo
umano
(HDI)
0,90
0,95
0,92
0,92
0,91
0,88
0,89
0,89
0,90
0,89
0,89
0,89
0,91
0,86
0,89
0,89
0,85
0,932
0,927
0,927
0,924
0,923
0,923
0,922
0,921
0,918
0,918
0,913
0,906
0,905
0,901
0,900
0,900
0,894
Canada
USA
Norvegia
Giappone
Belgio
Svezia
Australia
Paesi Bassi
Francia
Regno Unito
Finlandia
Germania
Danimarca
Nuova Zelanda
Italia
Irlanda
Spagna
Fonte: UNDP, 1999
0,90
0,86
0,89
0,92
0,87
0,89
0,89
0,88
0,89
0,87
0,86
0,87
0,84
0,87
0,89
0,86
0,88
0,99
0,97
0,98
0,94
0,99
0,99
0,99
0,99
0,97
0,99
0,99
0,95
0,96
0,98
0,93
0,95
0,95
3. LA
VIA EUROPEA AL
C A P I TA L I S M O S E LVA G G I O :
C O N V I V E R E C O N L A P O V E RT
D A L AV O R O
Lavoro
Lavoro
1995
2001
20
20
16
10
15
22
19
15
19
12
11
13
23
//
//
20
19
19
13
11
11
20
19
15
21
12
11
12
20
11
10
17
4. L A S I T U A Z I O N E I TA L I A N A :
L E C O N O M I A D E L L A
PRECARIZZAZIONE
Lavoro
Note
1 In Italia ci sono 2 fonti principali dei dati
a riguardo: lindagine campionaria sulle famiglie della Banca dItalia e lindagine
ISTAT annuale sui bilanci delle famiglie.
Lavoro
2 Per approfondimenti sulle condizioni sociali dei diversi paesi europei e della modalit di costruzione dellEuropa si veda anche
Arriola J, Vasapollo L. , La dolce maschera
d e l l E u ropa, Jaca Book, 20 04; Cfr.
www.Caritas.it ; Caritas Europa , studio statistico e descrittivo della condizione sociale
nel continente grazie ai contributi di 43
Caritas nazionali.
3 http://www.ueitalia2003.it/ITA/Notizie
/Notizia_12171735236.htm
5http://www.didaweb.net/fuoriregistro/leg
gi.php?a=4040
sociale, Rapporto sulle politiche contro la poverta e lesclusione sociale, anno 2003,
Commissione di indagine sullesclusione sociale (istituita ai sensi dell'art. 27 legge 8 novembre 2000, n. 328) , pagg.13-19
7 Cfr. Ministero del Lavoro e delle Politiche
Sociali; Commissione di indagine sullesclusione sociale, Rapporto sulle politiche contro
la poverta e lesclusione sociale, anno 2003,
Commissione di indagine sullesclusione sociale (istituita ai sensi dell'art. 27 legge 8 novembre 2000, n. 328.
Economia
La questione
salariale
LA RIDUZIONE DEL
si fanno sul nuovo lavoro autonomo, nellinsieme dei paesi capitalistici la quota dei lavoratori dipendenti sul totale degli occupati
aumentata da quasi l83 per cento a
oltre l85 fra il 1979 e il 1999. peggiorata per la qualit di questo tipo
di lavoro, in conseguenza del forte
incremento delle varie forme di lavoro precario: alla fine del periodo
in discorso il lavoro precario ha rappresentato il 50 per cento dei nuovi
occupati in Germania, Francia e
Italia. Sebbene il lavoro a tempo indeterminato si sia ridotto solo di
poco se misurato sulla base non dei
flussi annuali ma delle consistenze,
la richiesta di sempre maggiore flessibilit dei lavoratori invocata dalla
propaganda padronale e governativa ha avuto effetti deleteri sui lavoratori. Da uninchiesta condotta in
Gran Bretagna risulta che il grado
di incertezza sulle prospettive di lavoro fra i lavoratori balzato dal 25
per cento alla fine degli anni 80
all81 per cento nella seconda met
degli anni 90.
Loffensiva neoliberista contro i lavoratori si dispiegata anche nella
distribuzione del reddito fra salari e
profitti; come si ricava dalla tabella
riportata, nellinsieme dei paesi capitalistici sviluppati la quota del reddito da lavoro dipendente calata
di 4 punti percentuali nellarco di
ventanni, a favore del residuo lordo
Economia
1989
1999
Stati Uniti
65,5
Giappone
57,7
Germania
64,0
Francia
62,8
Italia
51,0
Gran Bretagna 67,5
Canada
61,0
Spagna
54,5
Paesi bassi
65,2
Belgio
64,6
Unione Europ. 63,3
Paesi
capitalistici
62,7
62,7
57,1
61,0
59,9
49,6
63,6
62,2
49,5
57,3
56,9
58,4
61,5
61,9
59,1
61,0
47,6
64,0
60,8
55,7
57,6
58,1
56,3
59,8
59,0
Internazionale
India:
Congress Party
e comunisti
di Sergio Ricaldone
Internazionale
dei suoi autentici interessi, che vigileremo affinch il programma concordato rifletta le legittime aspirazioni di chi ci ha votato, per impedire che le potenze imperialiste e le
loro istituzioni possano spadroneggiare. Cercheremo di assicurare
una lotta senza quartiere contro la
corruzione che intacca le condizioni di vita del nostro popolo, assorbendo risorse che potrebbero essere destinate allo Stato Sociale.
Abbiamo anche lintenzione di garantire che la nostra passata e sperimentata politica di non allineamento venga ristabilita in tutti i suoi
aspetti. Insomma, questa non la
fine del viaggio ma il suo inizio ed
una lotta lunga e ardua ci attende.
Mentre alcuni partiti di sinistra parteciperanno direttamente al governo di Manmohan Singh, il comitato centrale del PC indiano (m) ha
deciso formalmente in che modo
garantire il suo sostegno : far parte
dellalleanza diretta dal Congress
che former il governo e, al fine di
garantire un esecutivo stabile e vitale, gli conceder il suo appoggio
esterno.
Il Pci (m) insieme alla sinistra, nellappoggiare il governo, continuer
comunque a svolgere un ruolo indipendente nella difesa di un assetto laico e nellopposizione alla
penetrazione imperialista nella nostra societ . Il Comitato Centrale ha
apprezzato il giudizio espresso da
molti intellettuali ed eminenti personalit, secondo cui la sinistra potrebbe avere una responsabilit diretta nel governo. Il partito intende
assicurare loro che non verr meno
alle sue responsabilit, facendo in
modo che, con un nuovo governo,
le forze democratiche e laiche possano rafforzarsi ed impedire una rivincita delle forze comunaliste.
Il Comitato Centrale del PCI (m) ha
inoltre indicato i punti salienti di
una piattaforma minima che permetta di isolare le forze comunaliste, di avviare politiche economiche
che tutelino gli interessi di tutti i lavoratori e di attuare una politica
estera indipendente:
a) Porre un limite alla penetrazione
Internazionale
Internazionale
la destra del BJP non ha esitato a servirsene come propellente ad uso interno per accrescere, con una dose
di sciovinismo induista, il legittimo
sentimento nazional-patriottico del
popolo indiano.
Ed questo lelemento che, ancor
pi dellinadempienza al trattato di
non proliferazione, irrita la Casa
Bianca, che constata quanto sia difficile mettere il guinzaglio alla tigre
indiana.
Il nuovo governo di centro sinistra
pu dunque rilanciare la sfida del
disarmo nucleare, senza peraltro limitarsi a quello bilaterale IndiaPakistan, ma riproponendo una
trattativa globale, in sede ONU, che
coinvolga tutti gli stati, grandi e piccoli, e senza rilasciare franchigie a
nessuno, tanto meno alle superpotenze.
Internazionale
Torture
e desaparecidos
in Iraq
di Domenico Gallo
Internazionale
In particolare la Convenzione prevede che ogni imputato debba essere informato senza indugio dei
capi daccusa addebitatigli e che la
sua causa debba essere istruita il pi
rapidamente possibile (art. 71).
Il dibattimento deve essere pubblico, salvo imperiosi motivi di sicurezza, mentre ogni imputato ha il diritto di essere assistito da un difensore che pu scegliere liberamente
e che ha facolt di visitarlo liberamente.
Tali disposizioni, a differenza di analoghe normativa in materia di diritti
delluomo, non possono essere derogate per ragioni di emergenza, in
quanto il diritto umanitario disciplina proprio situazione di emergenza e quindi non ammette deroghe.
Sono queste le norme del diritto internazionale dei conflitti armati al
cui rispetto vincolato il contingente militare italiano, come le
forze delle altre Potenze occupanti.
A questo punto c da chiedersi se
una Potenza occupante, sulla quale
gravano specifici obblighi relativi al
trattamento delle persone in suo
potere, si pu scaricare di tali obblighi, trasferendo tali persone ad
altre Potenze alleate.
Anche questa situazione prevista
dal diritto bellico, che consente una
sorta di estradizione extragiudiziaria, sottoponendola, per, a delle rigorose condizioni restrittive.
Lart. 45 della IV Convenzione (e
lanalogo art. 12 della III), infatti,
prevede che:Le persone protette non
potranno essere trasferite dalla Potenza
detentrice ad una Potenza partecipante
alla Convenzione, se non dopo che la
Potenza detentrice si sia assicurata che
la Potenza di cui si tratta, desidera ed
in grado di applicare la Convenzione.
Quando le persone protette siano, in tal
modo trasferite, la responsabilit dellapplicazione della Convenzione incomber alla Potenza che ha accettato di
accoglierle per il tempo durante il quale
le saranno affidate.
A questo punto occorrerebbe accertarsi se il Memorandum dIntesa stipulato fra lItalia ed il Regno Unito
contenga le necessarie assicurazioni
e garanzie che lInghilterra e gli Stati Uniti (nelle cui mani i detenuti finiscono dopo essere transitati attraverso gli Inglesi) desiderano e sono
in grado di applicare le norme della
Convenzione (che, come abbiamo
visto, non si esauriscono nellarticolo 3).
Purtroppo questo accertamento
non possibile, in quanto il testo del
Memorandum non stato divulgato, sebbene, rientrando nella categoria degli Accordi internazionali
(di natura semplificata) avrebbe dovuto essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, ai sensi della legge 11 dicembre 1984 n. 839.
Le autorit italiane, anche a prescindere dalla conoscenza o meno
della pratica della tortura, non potevano ignorare che nessuna disposizione delle autorit di occupazione americane assicura ai detenuti, sospettati di attivit ostili, il diritto ad un giusto processo, con le
garanzie della difesa, come previsto
dalla III e IV Convenzione di Ginevra.
In questa vicenda non ci sono avvocati, non ci sono imputazioni da cui
difendersi, non ci sono dibattimenti
pubblici innanzi a giudici imparziali. chiaro che le Convenzioni internazionali non consentono la
consegna dei catturati se questi
Internazionale
27 giugno 1996
Internazionale
La riforma
del sistema
interamericano
nazionalizzazione e di denazionalizzazione.
IL
Internazionale
LA
RISTRUTTURAZIONE
mettere insieme tutte quelle premesse che permettono di istituzionalizzare il nuovo sistema.
GLI
A N N I S E S S A N TA
E S E T TA N TA
Internazionale
Il punto culminante
delle dittature militari
quello che ha inizio
con i colpi di stato in Cile (1973)
e in Argentina (1976)
GLI
A N N I O T TA N TA
zione puntavano le richieste al reintegro di Cuba nellOSA, con lintento di aumentare il peso del
blocco latinoamericano nellorganizzazione. Alla fine degli anni ottanta e allinizio degli anni novanta
le relazioni interamericane vennero tuttavia scosse sotto limpatto
della rottura dellordine mondiale
bipolare.
La crisi terminale dellUnione
Sovietica si ripercuoteva nellindebolimento dellappoggio esterno
alla Rivoluzione popolare sandinista, che soccombeva nelle elezioni
del novembre 1990, dopo la firma
degli Accordi di Esquipulas. In un
breve lasso di tempo si produceva
lintegrazione negoziata nella vita
politica legale del FMLN di El
Salvador e della URNG del Guatemala. Inoltre erano in molti a dubitare che la stessa Rivoluzione cubana potesse sopravvivere senza gli
aiuti dellUnione Sovietica. In questo contesto, il Gruppo degli Otto,
vedendosi obbligato a riconoscere
gli effetti della politica del "doppio
binario" degli Stati Uniti nellAmerica Centrale4 riconosceva pure
i limiti verso cui era disposto a portare le proprie divergenze con limperialismo. Tale strumento di concertazione adottava il nome di
Gruppo di Rio, e si proponeva di
dare spazio a nuovi membri e di
trarre profitto dellesperienza accumulata in funzione della difesa degli interessi delle borghesie latinoamericane assediate dalla penetrazione monopolistica. Esso tuttavia
vedeva la luce al momento dellunipolarismo mondiale e dellondata neoliberista.
GLI
A N N I N O VA N TA
A partire dalla fine degli anni ottanta, il Piano Brady istituzionalizzava la conversione del debito
estero latinoamericano in un nuovo
meccanismo di dominio e di penetrazione, pur facendolo con unapparente flessibilit in confronto alla
politica imposta precedentemente
sotto la presidenza Reagan. In tale
Internazionale
contesto, il lancio nel 1990 dellIniziativa Bush, e in particolare il progetto di creare unArea di Libero
Commercio delle Americhe (AL
CA), si convertiva nel volano per una
svolta a 180 gradi nellatteggiamento dei governi latinoamericani
nei confronti dellimperialismo. A
partire dallabbozzo dellALCA, lillusione del libero accesso al mercato
nordamericano non solo port i governi latinoamericani a sotterrare le
proprie differenze rispetto a
Washington e ad aggregarsi alla riforma del sistema interamericano,
ma anche a vincere le proprie resistenze a pagare i costi della ristrutturazione neoliberista.
Con la "disattivazione" del conflitto
in America Centrale, linvasione
che rovesci il governo del generale
Manuel Antonio Noriega a Panama
(1991) e linizio di una nuova campagna di isolamento contro Cuba,
limperialismo completava linsieme delle necessarie premesse per
imporre una riforma del sistema interamericano basata su tre pilastri:
far passare la difesa collettiva della
democrazia rappresentativa quale
pietra angolare della dottrina di sicurezza dellemisfero, limposizione dellALCA come meccanismo
di istituzionalizzazione dellintegrazione in posizione dipendente
dellAmerica Latina, e laumento
della subordinazione delle forze armate latinoamericane, congiuntamente allincremento della presenza militare statunitense nella regione.
Mediante lapprovazione dellImpegno di Santiago per la democrazia rappresentativa da parte dellAssemblea
Generale dellOSA tenutasi in Cile
nel 1991, il governo degli Stati Uniti
otteneva di poter avviare conformemente ai suoi propositi il processo di riforma della Carta
dellOSA. Una volta affermato il carattere della democrazia rappresentativa come "unica forma legittima di governo" nel continente,
limperialismo avrebbe promosso
e i governi latinoamericani avrebbero fatto propria linclusione
della "clausola democratica" in tutti
La crisi terminale
dellUnione Sovietica
si ripercuoteva nellindebolimento
dellappoggio esterno alla
Rivoluzione popolare sandinista,
che soccombeva nelle elezioni
del novembre 1990
meccanismi sovrannazionali di controllo e dimposizione di sanzioni, e
davano inizio alla fase di applicazione, in particolare con il negoziato dellALCA fissado lobiettivo
di fine lavori nel 2005. Un ulteriore
passo in avanti di grande rilevanza
si sarebbe verificato nel momento
di isteria scatenata dallimperialismo in occasione degli attentati terroristici dell11 settembre del 2001.
Dopo mesi di duro negoziato, solo
poche ore dopo la distruzione delle
Torri gemelle, veniva approvata a
Lima la Carta Democratica dellOSA,
che riafferma la deliberazione da
parte dei governi del continente a
proposito della democrazia neoliberale e ufficializza la creazione di
meccanismi di ingererenza e dintervento per garantire la sua stretta
osservanza. La funzione di garante
Internazionale
CO N S I D E R A Z I O N I
FINALI
Basandosi sullintegrazione transnazionale esclusiva, verticale e frammentata di quei segmenti delle economie e delle lite tecnocratiche latinoamericane che limperialismo
ha interesse ad incorporare nel movimento complessivo del capitale,
questi segmenti e queste lite rimangono tuttavia circoscritti dal resto della "nazione" cui fisicamente
appartengono. Questa "integrazione disgregante" finisce col distruggere la struttura e il sistema di
alleanze sociali e di classe anteriormente esistenti in America Latina,
senza per riuscire a sostituirli con
altri in grado di stabilire un nuovo
equilibrio sociale.
Senza nulla togliere alle contraddizioni antagonistiche inerenti alla
sua natura capitalistica, alle quali si
deve il suo carattere dipendente, lo
stato latinoamericano "a sviluppo
nazionale" si fondava su una struttura e su un sistema di alleanze sociali e di classe borghesia industriale, borghesia esportatrice, ceti
medi e proletariato che, a seconda
del paese e con minori o maggiori
difficolt, svolgevano due funzioni
basilari: la ridistribuzione di quote
di potere fra i vari settori delle borghesie nazionali, e la cooptazione di
una parte dei gruppi sociali subordinati destinata a facilitare il controllo e la repressione del resto.
Queste sono le funzioni che lo stato
neoliberista risulta incapace di gestire.
Lo stao neoliberista latinoamericano non pu ridistribuire quote di
potere per superare le contraddizioni interne ad una borghesia polazizzata fra i settori dediti alla finanza, i servizi e il commercio internazionale che cercano di convertirsi in appendice del capitale finanziario transnazionale e i settori
produttivi e dei servizi orientati al
mercato interno, che ora sono "specie in via destinzione". Tantomeno
pu garantire lo status che occupano i ceti medi urbani, principali
beneficiari dei servizi pubblici dello
stato "sviluppista", il cui posto oggi
occupato da unlite di tecnocrati
che lavora per i monopoli transna-
Internazionale
burg, "socialismo o barbarie", acquisisce oggi una rinnovata e drammatica attualit, obbligandoci a riaffermare il nostro impegno per il
socialismo, e lascia tuttavia prospettata linquietante possibilit che,
per lomissione, i tentennamenti o
lo sviamento nella lotta per costruirlo, il mondo possa cadere, in
modo definitivo, nella "barbarie".
Ma questo tema va oltre la posta di
questo articolo.
NOTE
1 Francisco Zapata, Ideologa y poltica en
Amrica Latina, El Colegio de Mxico,
Centro de Estudios Sociolgicos, Mxico D.F.,
2002, p. 217.
2 Lo "sviluppinsmo" consistito nello "sforzo
Imperialismo
Imperialismo e
capitale finanziario
di Vladimiro Giacch
SISTEMA
IL TRIONFO DELLA
BANCA
M I S TA
Imperialismo
Glass Act del 1933, una legge che separa le banche commerciali (che
detengono depositi e fanno prestiti) da quelle d'affari o di investimento industriale (le i n v e s t m e n t
banks, che creano, trattano e distribuiscono titoli).
In parallelo, lo Stato si assume l'onere di svolgere le funzioni di investment banker: lo fa attraverso la
"Reconstruction Finance" (che gi
nel nome si ispira all'Istituto per la
Ricostruzione Industriale, creato da
poco in Italia) e poi, molto pi incisivamente, con i programmi di riarmo.7
D'altra parte le imprese, passata la
fase acuta della crisi (durata sino
alla fine anni Trenta), riescono ad
autofinanziarsi in misura significativa: basti pensare che l'autofinanziamento giunge nel 1950 al 60%
del fabbisogno di capitale (si tratta
di una percentuale che oggi sarebbe
ritenuta addirittura favolosa...). Per
conseguenza, per molti anni dopo
la Seconda Guerra Mondiale le banche di investimento USA hanno capitalizzazione e dimensioni molto
modeste: si pensi che la Morgan
Stanley nel 1962 aveva appena 7 milioni di dollari di capitale - e si confronti questa cifra con i 12 miliardi
di dollari ed i 10.000 dipendenti del
1995...8
Il potere delle banche viene infine
ridotto anche attraverso l'introduzione di obblighi di maggiore trasparenza relativamente ai titoli collocati presso la clientela: il provvedimento di legge relativo (il
Securities Exchange Act) viene assunto
nel 1934; esso per era destinato a
dispiegare i suoi effetti solo dopo la
Seconda Guerra Mondiale, anche
perch solo nel dopoguerra i volumi trattati tornarono ad essere
confrontabili con quelli anteriori al
crollo del 1929 la Borsa di Wa l l
Street.9
Anche in Italia la crisi, esplosa nel
1930, investe direttamente il rapporto banca-industria: infatti, in
presenza di fallimenti industriali a
catena, l'immobilizzazione di capitali delle banche nelle imprese si ri-
Imperialismo
toli (ossia l'assunzione di partecipazioni azionarie dirette in grandi imprese), a tale scopo nel 1947 viene
fondata Mediobanca, creata d'intesa tra le tre banche di interesse
nazionale, cio la Banca Commerciale, il Credito Italiano ed il Banco
di Roma.
E' importante osservare che questo
modello durato per quasi 60 anni.
Poi, negli anni Novanta, la banca
universale risorta. Anche in questo caso, si tratta di un processo avvenuto contemporaneamente in
Europa e negli Stati Uniti.
4. G L I
ANNI
N O VA N TA:
L A R I V I N C I TA
DELLA
BANCA
M I S TA
Imperialismo
6. L A
R E A LT :
CONCENTRAZIONE E
CENTRALIZZAZIONE
D E I C A P I TA L I
a) Il ruolo chiave giocato dagli investitori istituzionali e dai conglomerati finanziari. Negli investimenti sui mercati finanziari sono gli investitori
istituzionali (fondi pensione, societ di assicurazione, grandi banche di investimento, ecc.), e non
certo il piccolo investitore, a condurre il gioco. La sfida quella di
mobilitare enormi masse di capitale
monetario per investimenti da effettuare da un angolo all'altro del
pianeta. A questo servono i grandi
conglomerati finanziari, in cui non a
caso le assicurazioni (che possono
attingere al risparmio pensioni-
Imperialismo
7. C A P I TA L E
FINANZIARIO
E IMPERIALISMO
N E L L A FA S E AT T U A L E
Imperialismo
Imperialismo
un investimento redditizio.34
Quarta caratteristica: il sorgere di associazioni monopolistiche internazionali
di capitalisti, che si ripartiscono il
mondo. Anche in questo caso, la situazione ci mostra una conferma
(ed un rafforzamento) della tendenza evidenziata da Lenin. I processi di concentrazione sono talmente imponenti che hanno dato
vita a transnazionali per le quali le
stesse autorit Antitrust di un singolo Paese risultano totalmente
inefficaci. Ed anche gli Antitrust pi
potenti (quelli degli USA e dell'UE)
spesso scendono a miti consigli, soprattutto in questi tempi di crisi: baster ricordare il procedimento
aperto negli Stati Uniti contro la
Microsoft, conclusosi sostanzialmente con un nulla di fatto.
Quinta caratteristica: la compiuta ripartizione della terra tra le pi grandi
potenze capitalistiche. La ripartizione
del globo terrestre tra le pi grandi
potenze imperialistiche oggi inequivocabile. Quanto al carattere necessario della battaglia per tale ripartizione, difficile negare l'attualit di quanto Lenin affermava a
proposito delle colonie: quanto
pi il capitalismo sviluppato,
quanto pi la scarsit di materie
prime sensibile, quanto pi acuta
in tutto il mondo la concorrenza
e la caccia alle sorgenti di materie
prime, tanto pi disperata la lotta
per la conquista delle colonie.35 Il
problema, semmai, riguarda l'identificazione degli attori di questo processo.
A questo proposito utile fissare
qualche punto, per meglio caratterizzare la fase attuale dellimperialismo.
a) Le pi grandi potenze capitalistiche
oggi non sono identificabili con gli stati.
Ma non nel senso che gli stati non
contino pi nulla: nel senso che essi
tendono ad unirsi in coalizioni regionali, legate da accordi economici esclusivi, da politiche economiche in qualche modo coordinate
Imperialismo
8. C O N C L U S I O N I
Da quanto precede non sembra si
possa trarre la conclusione di una
perdita di peso e di significato del
"capitale finanziario" nell'odierna
fase di sviluppo della societ capitalistica. Al contrario. La novit pi significativa, in questo quadro, semmai quella offerta dall'affermarsi
dei "conglomerati finanziari", che
concentrano in s tutte le funzioni
di banca, di societ finanziaria e di
societ assicurativa.
Questo mutamento morf o l o g i c o
non comporta alcuna novit dal
punto di vista funzionale n rispetto
alle teorie classiche sull'imperialismo, n rispetto a quanto gi Marx
aveva posto in luce. In particolare,
non ha perso nulla della sua validit
quanto Marx affermava in relazione
al "sistema creditizio" (certamente
da intendersi come un concetto che
include "non solo le banche, ma anche gli organismi dell'intero mercato finanziario", come puntualizz
Pietranera39), sistema inteso come
"disposizione del capitale altrui" e
come "immenso meccanismo sociale destinato a centralizzare i capitali". Del pari, di perdurante attualit risultano le riflessioni leniniane sulle caratteristiche della fase
imperialistica del capitalismo, ed in
particolare sul nesso tra crisi dell'accumulazione, concentrazioni
monopolistiche e centralit del capitale finanziario.
I capitalisti, osserva Lenin, si
spartiscono il mondo non per la
loro speciale malvagit, bens perch il grado raggiunto dalla concentrazione li costringe a battere
questa via, se vogliono ottenere dei
profitti.
E la spartizione si compie proporzionalmente al capitale, 'in proporzione alla forza', poich in regime di produzione mercantile e di
capitalismo non possibile alcun altro sistema di spartizione.
Ma la forza muta per il mutare dello
sviluppo economico e politico. Per
capire gli avvenimenti, occorre sapere quali questioni siano risolte da
un mutamento di potenza; che poi
tale mutamento sia di natura puramente economica oppure extraeconomica (per esempio militare),
ci, in s, questione secondaria,
che non pu mutar nulla nella fondamentale concezione del pi recente periodo del capitalismo40
Note
1 Ron Chernow, Il tramonto del banchiere.
Imperialismo
18 Ivi, p. 11.
un suo recente libro, "la famiglia Agnelli governa su un impero che vale cento rischiando
di tasca propria, in proporzione, non pi di
dodici" (Licenziare i padroni?, Milano,
Feltrinelli, 2003, p. 52).
polari Centrobanca.
12 G. Roma, I controlli sull'attivit banca-
Torrisi, Assetti proprietari e mercati finanziari europei, Bologna, Il Mulino, 2001, pp.
112-4.
17 Consob, Incontro annuale con il mercato
Theresis
Lenin
e le tre grandi
discriminazioni*
di Domenico Losurdo
dizione liberale, la Camera Alta (interamente ereditaria, eccettuati pochi vescovi e giudici), appannaggio dellaristocrazia terriera, la
quale in ultima analisi detiene il
controllo degli affari pubblici.
Se si prende lOccidente nel suo
complesso, la clausola desclusione
pi macroscopica quella che colpisce le donne. In Inghilterra, le signore Pankhurst (madre e figlia),
che dirigono il movimento delle suffragette, sono costrette a visitare periodicamente le patrie prigioni.
Denunciata da Lenin, l'esclusione
delle donnedai diritti politici cancellata in Russia gi dopo la rivoluzione di febbraio, salutata come rivoluzione proletaria (per il peso
esercitato dai Consigli e dalle masse
popolari) da Gramsci, il quale sottolinea calorosamente il fatto che
essa ha distrutto l'autoritarismo e
gli ha sostituito il suffragio universale, estendendolo anche alle donne. Questa medesima strada viene
poi imboccata dalla repubblica di
Weimar (scaturita dalla rivoluzione
scoppiata in Germania ad un anno
di distanza dalla rivoluzione dOttobre) e solo in seguito dagli USA.
Della democrazia come oggi viene
per lo pi intesa fanno poi parte anche i diritti sociali ed economici. Ed
proprio il gran patriarca del neoliberismo, Hayek, a denunciare il
fatto che la loro teorizzazione e la
Theresis
gage et puison voit. Aveva sperato, come abbiamo visto, nella rapida realizzazione della repubblica
sovietica internazionale; dopo il dileguare di tali speranze dedica tutti
i suoi sforzi alla costruzione di una
nuova societ nella Russia rivoluzionaria. Aveva teorizzato lestinzione dello Stato, ma dopo un po
si rende conto che lagitazione di
questa parola dordine rende impossibile il reale superamento
dellAncien rgime zarista. Ed ecco, in
un celebre articolo del 4 marzo 1923
(Meglio meno, ma meglio), Lenin lancia parole dordine del tutto nuove:
migliorare il nostro apparato statale, costruire un apparato statale
veramente nuovo e che meriti veramente il nome di socialista, di sovietico, ecc.; non esitare ad imparare dai migliori modelli dell'Europa occidentale e dellOccidente
nel suo complesso, inviando alcune persone preparate e coscienziose in Germania o in Inghilterra
o in America e nel Canada "per raccogliere le pubblicazioni esistenti e
per studiare questo problema".
Aveva riposto non poche speranze
nel comunismo di guerra, ma ecco
che la necessit di sfamare un popolo stremato lo spinge a porsi il
problema dello sviluppo delle forze
produttive e a sperimentare la Nep.
No, non si tratta di pragmatismo
senza principi. In Marx (M i s e r i a
della filosofia) Lenin aveva potuto
leggere: La storia procede sempre
dal suo lato cattivo. E Lenin stesso,
prima ancora della rivoluzione
dOttobre, nel luglio 1916 a sua
volta ammonisce: Colui che si
aspetta una rivoluzione sociale
pura non la vedr mai. Per rigorosa e articolata che possa essere
una teoria rivoluzionaria, il processo storico reale si rivela sempre
infinitamente pi ricco e pi complesso; e la maturit di una teoria rivoluzionaria si rivela in primo luogo
La cultura
Comunicazione
e musica
di Gianni Lucini
Storico del rock e giornalista di Liberazione
GLI
La cultura
L I N T E R N A Z I O N A L I S M O
MUSICALE
Un elemento fondamentale nellapertura dei linguaggi e della capacit comunicativa di quegli anni la
musica. Quello che in parte era gi
su ccesso alla fine degli anni
Cinquanta con il rock & roll, trova
negli anni Sessanta la sua esaltante
continuit con un fenomeno come
il beat e le successive evoluzioni. Le
giovani generazioni iniziano a comunicare sulla stessa onda utilizzando la musica. Ben presto alle parole damore adolescenziale si sostituiscono contenuti diversi. Per la
prima volta un comunista messo al
bando dal maccartismo come Pete
Seeger vede una sua canzone ai vertici delle classifiche di mezzo
mondo, in Gran Bretagna si riciclano i pi oltraggiosi interpreti del
rock and roll statunitense, lopposizione alla guerra del Vietnam entra
nelle canzoni e termini come imperialismo e capitalismo assumono in musica ununiversale accezione negativa. Lestablishment
statunitense si accorge che qualcosa
non funziona e cerca, tardivamente,
di correre ai ripari. Il 1 gennaio
1965 la rivista New Musical Express denuncia che, con pretesti artificiosi,
il governo statunitense sta negando
il visto d'ingresso nel paese a vari
gruppi inglesi che si vedono costretti ad annullare tour gi previsti.
La notizia risulter vera. Il
Dipartimento Immigrazione degli
Stati Uniti sta, infatti, cercando di limitare la British Invasion, cio
larrivo delle band britanniche con
lo scopo apparente di tutelare gli artisti locali. Chiudere la porta della
stalla dopo che i buoi sono scappati
non servir a niente. La musica ormai assurta a linguaggio universale
e legemonia culturale non nelle
mani della destra. Tutto bene? No.
Perch, in realt, i comunisti e la sinistra anticapitalista dimenticano,
in quella fase, di prestare attenzione
alla risposta dellavversario. Persa la
prima battaglia per legemonia sul
terreno meno congegnale, quello
delle idee, gli Stati Uniti punteranno a vincere la guerra. Due saranno gli elementi sui quali verr
concentrata la controffensiva: il
controllo delle strutture produttive
della musica e il cambiamento della
strategia mediatica.
IL
CONTROLLO DELLE
STRUTTURE PRODUTTIVE
DELLA MUSICA:
I L C A S O I TA L I A N O
salit della comunicazione era condizionata dalla barriera di una lingua dominante, linglese, nelle sue
mille forme.
Le rivoluzioni di quegli anni portavano, dunque, i segni forti di unegemonia occidentale. Era il peccato
originale di un movimento chiamato rock che correva il rischio, suo
malgrado, di diventare un subdolo
strumento di dominazione. Il
mondo ballava e cantava sulla stessa
onda, ma si faceva prestare le parole
da una lingua sola e, come insegnavano i Sofisti, chi padrone delle
parole costruisce la sua verit. E anche quando quella musica si apre
alle musiche del mondo lo fa senza
mettere in discussione il punto di
partenza: era lOccidente che si
apriva allOriente, il Nord al Sud,
mai viceversa. LOccidente era il
centro, il resto una variegata periferia.
Con questa certezza pochi anni fa le
major discografiche hanno puntato
sui mezzi di comunicazione di
massa per rendere stabile la costruzione di un linguaggio musicale
mondiale che rendesse permanente il dominio. In questo quadro
verr anche accettata la nascita della
cosiddetta world music, uno
schema mobile e dinamico capace
di racchiudere e, in fondo, neutralizzare, tutto ci che affonda le sue
radici nelle culture non rigidamente legate all'universo angloamericano.
Sul piano produttivo, poi, era iniziata unoffensiva tendente a eliminare qualunque possibilit di sopravvivenza di strutture nazionali e
potenzialmente non controllabili.
Emblematico , a questo proposito,
il caso italiano.
Cera una volta in Italia una delle industrie discografiche pubbliche pi
importanti del mondo. Nata nei
primi anni del Novecento aveva accompagnato la diffusione della musica popolare, ne aveva guidato le innovazioni tecniche, anticipando e
qualche volta determinando i gusti
del pubblico. La sua esistenza era
stata anche un punto di riferimento
importante per lo sviluppo delle ini-
ziative private. Cera una volta, perch adesso non c pi. La sbornia
privatizzatrice e liberista degli ultimi ventanni ne ha fatto strame.
Tutto stato messo in vendita e
pezzi interi di un catalogo che era,
prima di tutto, una parte importante della storia e della cultura del
nostro paese, sono scomparsi, volatilizzati nel mercato dei collezionisti e, in qualche caso, perduti in
qualche magazzino polveroso.
Quasi a dimostrare come ci fosse un
nesso inscindibile tra il polo pubblico e liniziativa privata, pochi
anni dopo lavvio della furia privatizzatrice, anche la grande industria
discografica privata collassa e diventa preda delle major multinazionali.
Chi pensa che tutto ci accada negli anni Ottanta sbaglia. In realt il
processo inizia proprio alla fine degli anni Sessanta con la progressiva
conquista da parte delle multinazionali di un mercato strategicamente importantissimo: quello
della distribuzione.
Chi controlla la distribuzione controlla il mercato e, quindi, pu pesantemente condizionare la produzione. Quando in Italia salta lanello
pubblico, quello privato gi da
tempo pesantemente condizionato
dalle strutture multinazionali. La
privatizzazione disintegra lultima
difesa e fa crollare lintero castello.
Loperazione poi andata oltre.
L'imperialismo culturale e globalizzatore delle major ha agito con determinazione e cinismo razionalizzatore. Mentre le strutture produttive sono state investite da una pesante ristrutturazione con tagli consistenti di posti di lavoro, la concentrazione della distribuzione
nelle grandi catene commerciali,
anche queste quasi tutte nelle mani
delle multinazionali, ha prima indebolito e poi colpito a morte la rete
di piccole e medie strutture di vendita su cui si sempre retta la diffusione dei prodotti musicali di qualit nel nostro e in quasi tutti i paesi
europei. Alla fine degli anni Novanta loperazione era ormai completata.
La cultura
IL
CAMBIAMENTO
D E L L A S T R AT E G I A M E D I AT I C A
nazione o, come scritto nella sceneggiatura iniziale del film, terroristi e basta. Non ha alcuna funzione
nel film l'aggettivo specificativo
della loro nazionalit eppure qualcuno interviene perch venga inserito nella sceneggiatura originale.
Anni dopo si scoperto che si trattava di una specificazione voluta,
perch era uno dei tanti piccoli tasselli necessari a convincere l'opinione pubblica mondiale della necessit di castigare Gheddafi con
il bombardamento di Tripoli. E
quando questo succede anche chi
"condanna" il bombardamento non
mette neppure in discussione la
cattiveria di Gheddafi perch diventata un elemento obiettivo, con-
La cultura
Linglese non ha pi
il fascino universalista
che aveva alla fine
del secolo scorso
video nel quale una giovane in lacrime raccontava di essere stata testimone delloccupazione di ospedali nel Kuwait da parte di soldati
iracheni, che avevano prelevato
bambini dalle incubatrici per portarli a Baghdad. Dopo la fine del
conflitto si scopr che la giovane, figlia dellambasciatore del Kuwait
negli U.S.A., non si era mossa da
Washington da diversi anni. Inoltre
la commissione medica internazionale che visit il Kuwait subito dopo
la fine delle ostilit, fece sapere che
gli ospedali non disponevano di incubatrici. Bene o male, piccoli o
grandi, fantasiosi o meno, dobbiamo fare i conti con questo uso dei
media.
IN
MUSICA LA RESISTENZA
C O M I N C I ATA
cultura.
Come accaduto negli anni Sessanta
per questa idea, forse geniale dal
punto di vista del profitto, finisce
con lavere due effetti collaterali:
rende insopportabile e monotona a
produzione in serie e mette in circolo sonorit inusuali frantumando
legemonia angloamericana. Ho gi
avuto modo di scrivere che nella
nuova musica globale il concetto di
straniero non esiste pi. Per dirla
con i Radiodervish il centro del
mundo sta dissolvendosi in una
nuova internazionalizzazione della
musica in cui ciascuno parla con un
idioma diverso dallaltro ma tutti si
comprendono. una lingua nuova
fatta di suoni, sensazioni, colori e
ritmi che d voce a ogni angolo sperduto della terra. Lidea di poter controllare il processo sta franando. Il
meccanismo di comunicazione non
funziona pi a senso unico perch
stiamo assistendo alla nascita di una
generazione di musicisti capace essa
stessa di determinare nuovi codici
creativi e che sente le tradizioni dei
vari popoli del mondo non come
una curiosit da scoprire, ma come
parte del proprio patrimonio culturale. Sono cittadini del mondo, si
abbeverano alle mille culture del
pianeta. E se, come accaduto, un
gruppo mozambicano come i
Mabulu riesce a vendere via
Internet il suo album Karimbo in
ogni parte del mondo, il fatto rilevante non la possibilit di aggirare
il sistema commerciale delle major,
ma la naturalezza con la quale un
giovane di Washington, una ragazza
di Stoccolma o uno studente di
Lahore sentono quella musica
come se fosse loro, ne capiscono il
linguaggio e ne interpretano le sensazioni. Sta saltando, anzi gi saltata, anche la schiavit della lingua.
Linglese non ha pi il fascino universalista che aveva alla fine del secolo scorso. Ciascuno parla nella
sua lingua, senza altra mediazione
che quella dei suoni, delle armonie
e dei ritmi. E anche chi si era lasciato
catturare dal meccanismo torna a riscoprire le proprie radici. Accade
cos che Chrif Mbaw conquisti le
La cultura
La cultura
Tu vuo fa
llamericano?
cana. Infatti lepoca del neorealismo dur assai poco e comera nellordine delle cose, data la recente
vittoria nelle guerra e lineluttabile
e conseguente espansione del mercato americano, non solo il costume
italiano ma anche la cultura e
quindi il cinema caddero sotto linfluenza degli Stati Uniti. E sarebbe
logico, per ci che riguarda il cinema, aspettarsi di trovare tracce di
questa influenza in almeno due ambiti: quello tematico e quello pi
strettamente legato al linguaggio
espressivo. Ma il primo, che dei due
anche quello in cui linfluenza dovrebbe manifestarsi con maggiore
evidenza, si rivela in realt il campo
in cui la cinematografia italiana ha
preso e prende pi spesso le distanze da quella americana.
Un americano a Roma, con Alberto
Sordi (1954), ben esemplifica un
modo tutto italiano di resistere e di
distanziarsi attraverso lironia unironia certo bonaria, ma da questo
punto di vista comunque efficacedallamericanismo pi aperto e
smaccato. Dal canto suo Renato Carosone e anche questo un caso
di ironia bonaria ma che serve per
anche molto bene a denunciare un
clima, sempre negli anni cinquanta, canta il famoso pezzo Tu
vuo fa llamericano (1956). Ancora
oggi peraltro linfluenza del cinema
statunitense su quello italiano non
cos forte sul piano dei contenuti
e tranne qualche raro caso (si possono citare gli esempi di Nirvana di
Gabriele Salvatores [1997] o del
Mio west di Giovanni Veronesi con
Leonardo Pieraccioni [1998]) sembra anzi di assistere da parte dei cineasti italiani al desiderio di caratterizzare fortemente il proprio cinema in senso nazionale (si pensi
soltanto, e a voler restare agli esempi pi interessanti di oggi, a Alessandro Benvenuti per la commedia
e a Marco Tullio Giordana per il
dramma sociale).
L dove invece lamericanismo si insinua astutamente e surrettiziamente e perci anche pi efficacemente sul piano dellinfluenza
esercitata sul linguaggio cinemato-
La cultura
La cultura
mirare, ma non da invidiare. Il sogno impossibile, grandioso e magnifico di andare a letto con Gilda
doveva essere temperato, e normalizzato, dal sognuccio che invita
a accontentarsi della propria compagna, magari praticando un rapporto sessuale trasgressivo e qui ci
si rende subito conto come certe apparenti liberalizzazioni servano solamente a confermare lesistente-,
ma sempre ben chiuso nellambito
della famiglia ( ci che avviene nel
recente Secretary di Steven Shainberg) che, come ci insegnano Marx
ed Engels, il nucleo fondante della
societ borghese.
Non ci deve quindi stupire, dati questi presupposti, che la linea recitativa nei film italiani che si afferma
negli ultimi decenni non sia quella
fantasticamente grandiosa del grottesco di Tognazzi e Volont, ciascuno a suo modo ovviamente, ma
quella tranquilla, decisamente naturalistica e favorente limmedesimazione di Mastroianni. Ma Mastroianni era bravo e, cosa assolutamente non irrilevante per un attore,
bello. Per adattarsi allamericanismo era necessario un passo ulteriore: lindustria cinematografica
italiana aveva bisogno di personaggi
decisamente pi inclinati sul piano
della mediocrit, magari ancora
belli (forse per poco) ma di una bellezza vuota, pura forma, modello
veline: ecco i vari Stefano Accorsi,
Raul Bova, Alessandro Gassman;
mentre le donne hanno il volto e il
corpo assolutamente tranquillo di
Margherita Buy, di Laura Morante,
eccetera: bellezze casalinghe, appunto. Niente a che fare con lo sfolgorante splendore, decisamente
improponibile nella realt di tutti i
giorni, per esempio, di Silvana
Mangano e Lucia Bos.
Meglio leffetto di questa degradazione del sogno si pu vedere nella
recitazione degli attori e delle attrici
televisivi. Qui limitazione del piatto
naturalismo dei film americani si
svela in tutta la sua miseria e nel suo
involontario ridicolo. Gli attori italiani, infatti, -non avendo alle spalle
la formidabile macchina industriale
La cultura
lideologia neocapitalistica. Ma va
comunque riconosciuto a quella
temperie cinematografica il merito
di aver affrontato, male o bene e pi
spesso male che bene, i problemi
della societ del tempo, attraverso il
rispecchiamento del costume di
quella societ, portando avanti battaglie civili anche non indegne.
Nulla di tutto questo oggi. Proprio
mentre scriviamo leggiamo ancora
su Liberazione (5 giugno 2004) un articolo di commemorazione di Nino
Ma nfredi scritto da Mino
Argentieri.
Ecco come il critico illustre conclude il suo scritto affrontando proprio questo argomento: Eppure,
basta guardarsi intorno per accorgersi che la materia prima della satira e dellumorismo in inarrestabile ascesa, tanti sono i mostri e
tante sono le mostruosit che ci circondano anche se il cinema e la televisione sembrano non accorgersene, un po per miopia congenita,
un po per non dispiacere ai controllori del potere mediatico; e un
po forse proprio per supina accettazione di un modello, quello americano, che mostra bene come lo
stile divenga immediatamente contenuto: che poi un modo, per
come stanno le cose della politica
oggi in Italia, proprio come dice
Argentieri, per non dispiacere ai
controllori del potere mediatico,
che della poetica spettacolare americana sono servi e promotori insieme.
Recensioni
Lo scenario questo:
la caduta del muro di Berlino
non ha affatto significato
la fine della storia,
come pretendevano
alcuni rozzi propagandisti
Una inquietante
metamorfosi
di Vladimiro Giacch
Recensioni
dallanalisi del processo di militarizzazione. In primo luogo, trovando la propria ragion dessere
nella competizione strategica tra
gli Stati Uniti e le altre potenze virtualmente globali, il processo di
militarizzazione delle societ occidentali non costituisce unemergenza di breve periodo n appare
destinato a una imminente inversione di tendenza. In secondo
luogo, oggi nuovamente come
gi negli anni Trenta del Novecento
la battaglia democratica contro lo
strapotere degli esecutivi, a salvaguardia dello Stato costituzionale
di diritto, dellautonomia della magistratura, dei principi di libert e
di autodeterminazione, si lega inestricabilmente alla lotta per la pace
e contro la guerra.
Recensioni
Il tramonto
dellimpero
di Bruno Steri
MU TA Z I O N E
RAFFORZAMENTO DEGLI
A P PA R AT I S TAT U A L I
S TAT I
DISGREGANTI
E S TAT I D I S G R E G AT I
Recensioni
COMPETIZIONE
T R A P O L I C A P I TA L I S T I C I
Recensioni
L AT T U A L E
IMPERIALISMO
Recensioni
illecito con la mediazione delle banche, espediente tuttaltro che secondario di sostegno al deficit commerciale Usa: La portata e la profondit delle frodi fiscali e lappropriazione di risorse finanziarie da
milioni di risparmiatori delle classi
medie e medio-basse latinoamericane di proporzioni sistemiche(p.318).
Ma anche nelle periferie sociali del
Primo mondo cresce l incertezza
dellesistenza di cui parl Engels:
aumentano i precari e si aggrava il
fenomeno dei working poors, processi di deregolamentazione del lavoro investono tutti i settori fino ad
arrivare ai servizi e alla pubblica amministrazione, il lavoro autonomo si
caratterizza sempre di pi come lavoro subalterno e autosfruttamento. Si tratta di sviluppi peculiari
allattuale fase del capitalismo, ma
che in generale ribadiscono una
delle tesi fondamentali di Marx,
quella cio dellintensificazione del
processo di proletarizzazione in
seno alla societ capitalistica, dellincremento seppur in forme diverse e articolate del lavoro salariato(pp.371-2). Non dunque derubricata lesigenza di una ricomposizione degli sfruttati e, a tal fine,
la necessit di unorganizzazione
comunista.
U N LA BORATORI O PER L A LT E R N AT I VA
C h i a s e rna di Cantiano
( P e s a ro / U r b i n o )
Mercoled 21 luglio
Ore 18.00
Gioved 22 luglio
Ore 18.00
Venerd 23 luglio
Ore 18.00
Sabato 24 luglio
Ore 18.00
Domenica 25 luglio
Chiusua saluto di Orfeo Goracci sindaco di Gubbio
Ore 18.00