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1/2015, 61-80
ISSN 2240-7901
Societ editrice il Mulino
La norma iconica
Emanuele Coccia
Iconic Norms
The article identifies the peculiarity of advertising images in their specific normative
status: comparing to other forms or types of images the advertising image doesnt
show particular additional esthetics or cognitive features. Its peculiarity consists in
the normative task it has to fulfill. An advertisement neither is an image that is more
or less beautiful then other images produced by art, nor has a more consistent cognitive content then others. On the contrary it is an image, which fulfill a normative
function: it has to shape social conducts, individual behaviors and common taste
more than any other image that a given society can produce or consume. The article
therefore questions the nature and the working principle of a norm, which presents
an iconic substance rather than a linguistic or verbal one. On the one hand the text
tries to understand what is a norm, which has to work within the visual sphere and
with a perceptible and sensitive communication form. On the other hand it tries to
break the identification of law system, normativity and language. Law and norm have
to be conceived as a peculiar way of existence of the most diverse symbolic forms
Keywords: advertising; images; normativity; aesthetics; symbolic forms.
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2. La norma iconica
Il pregiudizio sulla natura puramente linguistica e verbale del
diritto trova la sua conferma nella genealogia, falsa e ideologica, che
lautocoscienza del diritto custodisce e tramanda attraverso linsegnamento accademico3. Secondo questa genealogia il diritto sarebbe una
tecnica inventata una volta per tutte a Roma grazie al suo isolamento
rispetto ad altri saperi e ad altre tecniche per poi trasmettersi nel corso
del tempo senza subire eccessivi mutamenti strutturali. La storia del diritto coinciderebbe cos con la storia della tradizione e della ricezione
del diritto romano, fino alle codificazioni moderne e agli Stati contemporanei, che avrebbero modificato definitivamente la sua natura. Una
simile prospettiva assieme miope e falsa. miope, perch non riesce
a vedere levidenza per cui il diritto nato pi volte, in luoghi e civilt
differenti4, in forme estremamente diverse ed un insieme multiforme e
disparato delle tecniche attraverso cui le societ umane di taglia, forma
e realt differenti hanno provato a governare s stesse.
falsa perch il diritto in quanto tecnica non ha nessuna intimit
esclusiva e naturale con il medio verbale, n con una forma retorica
specifica dellespressione linguistica. La necessit della scrittura e di
un supporto materiale che garantisca lesistenza oggettiva del diritto,
non implica infatti nessun privilegio della grammatica su altre formule
di registrazione e su altri medi5. Da questo punto di vista la confusione
Per una prima critica della storia del diritto cfr. E. Conte Storicit del diritto. Nuovo e vecchio nella storiografia giuridica attuale, in Storica, 22 (2002), pp. 135-162.
4
Per limitarsi al diritto dellAntico Oriente: R. Ellickson, C. Thorland, Ancient
Law: Mesopotamia, Egypt, Israel, in Chicago-Kent Law Review, 71 (1995) pp. 321441; R. Westbrook, (ed.), A History of Ancient Near Eastern Law, in Handbuch der
Orientalistik, 71/1-2, Leiden/Boston 2003; Id., Law from the Tigris to the Tiber: The
Writings of Raymond Westbrook, Winona Lake, Ind., Eisenbrauns 2009 (vol. 1 The
shared tradition; vol. 2 Cuneiform and biblical sources).
5
Sulla necessit delliscrizione come paradigma mediale del diritto cfr. lormai clas-
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In questo senso il medio iconico merita un discorso particolare. Dal mito della caverna platonico fino alla sua riscrittura novecentesca nelle pagine de La Societ dello spettacolo di Guy Debord,
una strana diffidenza nei confronti della potenza delle immagini ha
sempre definito strutturalmente la nostra cultura, assieme a una altrettanto intensa attrazione per esse e allindulgenza bonaria per la
loro proliferazione debordante. Le immagini, ad esempio, possono
costituire un canale di comunicazione della norma ma non sono il
luogo originario dellimposizione normativa di valori, ideali o regole
di comportamento. Ancora oggi, fare dellimmagine il medio di incarnazione e di espressione di una norma significa esporsi al sospetto di oscurantismo, di ideologia, di propaganda. Rispetto alla razionalit, alla chiarezza, allunivocit della parola, limmagine appare
come un mezzo subrazionale, subliminale e semanticamente troppo
aperto8.
Prolungare una simile attitudine di sospetto rischia per di essere
particolarmente pericoloso oltre che estremamente miope. Per ragioni tecniche, a partire dallinvenzione della fotografia e della capacit
di riproduzione tecnica dellimmagine fissa o in movimento il nostro
rapporto con le immagini e il loro stesso statuto sta attraversando una
trasformazione simile per molti versi a quella che il linguaggio verbale
ha subito con linvenzione della stampa. Le immagini non solo possono essere veicolo di espressione della norma ma lo sono gi in vasti
ambiti della cultura contemporanea.
Parlare di una normativit specificamente iconica non significa
comprendere e analizzare la dimensione estetica della legge, ma fare
dellimmagine lespressione di una normativit che pu esprimersi solo
in quella forma e che non la traduzione estetica o visuale di una legge
che esiste altrove. Non si tratta di studiare liconografia della legge9, ma
8
Per il primo aspetto cfr. fra tutti D. Boorstin, The Image: A Guide to Pseudo-events
in America, Harper and Row, New York 1961. Per lapertura semantica dellimmagine cfr. le celebri considerazioni di G. Freund, Fotografia e societ, Einaudi, Torino
2006, pp. 136 ss.
9
Sulla questione cfr. R. Jacob, Images de la Justice. Essai sur liconographie judiciaire
du Moyen ge lge classique, Le Lopard dOr, Paris 1994; B. Carlsson, M. Baier,
A Visual Self-Image of Legal Authority: The Temple of Law, in Social and Legal
Studies, 11, 2(2002), pp. 185-210; A. Masson, K. OConnor, Representations of Justice,
Peter Lang, Bruxelles 2007.
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di pensare una legge che possa parlare solo per immagini e che dunque
debba produrre non un codice ma un atlante.
Comprendere la natura di una norma che esiste in quanto immagine significaporsi due domande. In primo luogo ci si potrebbe domandare cosa diventa unimmagine quando non si definisce attraverso
il suo valore estetico n per la sua pregnanza cognitiva o il suo grado
di verit (e di realismo) ma per una performance normativa, per la sua
capacit di formare la realt politica e sociale, la forma di vita degli
uomini. Che cosa unimmagine quando il suo statuto non pi quello di oggetto suscettibile di suscitare sentimenti di piacere o disgusto
estetico o di veicolare informazioni e saperi, ma quando organo e
mezzo di legislazione? Cos, per dirla in maniera pi gergale, lo spazio in cui limmagine cessa di definire uniconografia o uniconologia
per divenire una icononomia? In seconda istanza, lo statuto stesso
della norma che dovr essere interrogato. Cos una norma che non si
esprime pi (o non principalmente) attraverso la parola e pu dunque
identificarsi in un comando o nellenunciazione di una regola, ma si
incarna in unimmagine? Cos una norma che non ha pi nulla di
logico ed interamente iconica?
a queste due domande che il saggio prova a rispondere. Si tratta di comprendere cosa succede quando il dono della legge, della norma morale, politica o religiosa, si compie non attraverso un libro e una
serie di parole che dovranno essere strappate alla contingenza e alla
riappropriabilit a cui sono normalmente sottoposte ma attraverso
una serie di immagini. Si tratta di capire quale tipo di regime politico
si crea se il nuovo fantomatico nomoteta scendesse dal Sinai della norma con dei dipinti o dei manifesti invece che con delle pagine piene
di iscrizioni: che tipo di esperienza normativa e politica si darebbe se
un nuovo messia arrivasse e piuttosto che far scrivere la propria vita,
facesse girare un documentario, o un videoclip?
Per comprendere pi facilmente cosa sia una norma iconica ci riferiremo a un corpus iconografico specifico, quello pubblicitario. Una
simile scelta non affatto casuale. Da una parte la pubblicit il pi
grande e pi importante laboratorio a cielo aperto di produzione di
immagini socialmente rilevanti: le immagini pubblicitarie sono quelle pi presenti, pi diffuse, pi viste e consumate dalla societ contemporanea, molto pi di quanto non lo siano le immagini artistiche
o quelle provenienti dalle altre sfere della nostra cultura. Esse sono,
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inoltre, le immagini che tendono con pi efficacia a incarnare i desideri, i sogni e i progetti a occhi aperti della stragrande maggioranza
della societ civile.
Daltra parte la pubblicit anche un laboratorio a cielo aperto di produzione e riscrittura delle norme sociali. Per questo in essa
le immagini assumono uno statuto paradossale. Nella pubblicit si
incarna una nuova forma di normativit, una nuova tecnica di produzione di norme che trova nelle immagini il proprio supporto privilegiato. Lo scopo precipuo delle immagini che essa ospita non la produzione di un sentimento estetico n la trasmissione di informazioni
o saperi, ma la costituzione di una norma. Chiamiamo pubblicit un
insieme di immagini disparate che nella nostra cultura occupano lo
spazio della legge.
Studiare la pubblicit e le sue forme significa comprendere
come la nostra societ d a se stessa delle norme in una forma atipica rispetto al suo passato. Ma significa comprendere anche che le
immagini hanno oggi una funzione non puramente estetica e cognitiva ma innanzitutto normativa. per questo e solo per questo che la
loro diffusione, la loro presenza si moltiplicata esponenzialmente.
Se la citt, per parafrasare una diagnosi che Simmel aveva enunciato
a proposito delle cose10, uno spazio in cui le immagini superano per
numero e peso gli abitanti umani perch attraverso le immagini e
nelle immagini che la norma lordine politico e civile si costituisce, si d a vedere, vige. Studiare la pubblicit in quanto paradigma
ci permetter dunque di cogliere la logica propria alla normativit
iconica e di comprendere in che modo le immagini abitano lo spazio
pubblico.
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La seconda propriet specifica della norma iconica limpossibilit di costituire un archivio. A differenza delle norme che si esprimono
nel medio verbale, le norme iconiche non solo non hanno bisogno
di essere raccolte in un codice, ma non tollerano di costituire un archivio. La storia, lantropologia e la teoria del diritto sembrano ossessionate dalla questione dellarchivio, del luogo, del medio capace
di assemblare e accumulare parole e discorsi, comandi e regole. Una
cultura sembrerebbe essere possibile solo grazie e attraverso questi
spazi di raccolta e conservazione. Eppure ogni societ ha bisogno di
spazi capaci di produrre attivamente oblio e distruzione, perfettamente opposti a quelli che musei, archivi e biblioteche provano ad aprire.
Questi buchi neri in cui gli elementi di una cultura diventano fragili,
perdono rapidamente il loro senso e la loro capacit semantica sono
gli spazi in cui ogni cultura fa delle immagini le proprie norme. Sono
gli spazi di vigenza normativa delle realt iconiche. O, viceversa, ogni
volta che unimmagine si fa norma si produce una sorta di alone, di
spazio metafisico di instabilit iconica. A differenza della norma linguistica, quella iconica deve esistere in uno spazio di instabilit: si tratta
di norme che vivono lo spazio di un istante, che operano nellistante.
Linstabilit immediatamente connessa allistantaneit.
Non costituendosi nellunit di un corpus definito una volta per
tutte, ma infinitamente aperto ad accogliere infinite nuove immagini, diverse per contenuto e natura, cos come a perdere quelle che
ne definivano la consistenza, le immagini normative non producono
un codice ma nemmeno un atlante. Per il movimento del soggetto a
cui si rivolgono e per il loro avvicendarsi temporale producono un
effetto cinematografico, di un montaggio che non si compone in un
atlante omogeneo, ma che lascia scorrere le immagini le une dopo
le altre, senza una reale possibilit di tornare indietro. Le immagininorma producono una sorta di cinematografia a cielo aperto che coniuga molteplicit, instabilit e istantaneit della norma iconica in un
continuum positivo.
Se limmagine in quanto forma di legge esiste in questo modo
perch la logica normativa che essa assieme presuppone e afferma
radicalmente diversa da quella che costituisce la legislazione verdel valore normativo che assegniamo alle immagini e del modo paradossale in cui la
norma esiste in quanto immagine.
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5. Immagine e realt
Se nellimmagine una norma sembra assumere un volto diverso
da quello che esso ha quando esiste in quanto parola, altrettanto
vero che unimmagine destinata a essere norma assume uno statuto
e un valore atipico. Essa coincide con lo spazio della legge non per
uningiunzione a fare qualcosa n perch esprime una regola di azione
ma per la capacit di rendere universalmente visibile una porzione
di mondo, per essere lo spazio in cui il mondo e le cose diventano
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assieme visibili e desiderabili. Si potrebbe parlare di una forma di iperrealismo che non ha nulla a che vedere n con la somiglianza n con
la rappresentazione. Da questo punto di vista lo statuto ontologico di
unimmagine-normanon quello che normalmente si riconosce alle
immagini in quantocopieo riproduzionidi una realt che si situa fuori
di esse e che ne misura la verit e la realt. Limmagine pu essere
norma solo in quanto reale assoluto. Ed per questo che la diffusione
dellimmagine-norma un evento recente. Roland Barthes aveva gi
sottolineato come lintroduzione della fotografia non coincidesse n
con uninnovazione tecnica qualunque, n con lintroduzione di un
certo tipo di immagini accanto ad altre immagini, ma con un cambiamento epocale dello statuto e della funzione stesse dellimmagine.
Nel passato limmagine stata per lo pi considerata come una copia
diminuita del reale, la riproduzione fittizia e soprannumeraria di una
sostanza materiale che non ha bisogno di essa per sapersi esistente e
vera: al contrario la sostanza aniconica a costituire la misura della
verit e della verosimiglianza dellimmagine. Con la fotografia, al contrario, limmagine acquisisce funzioni constative e veritative: attraverso limmagine e nellimmagine (fotografica) che un reale (passato)
certifica il suo essere realmente accaduto (a a t) e la sua specifica
identit formale21. guardando una foto che abbiamo la certezza che
un oggetto, un evento, un volto realmente esistito ed esistito tale
quale la foto lo rappresenta. La fotografia, da questo punto di vista,
ha coinciso con una rivoluzione del rapporto tra immagine e realt:
ora limmagine che custodisce la prova di esistenza e la verit delle
cose materiali22. La norma-immagine porta alle estreme conseguenze
questa inversione di realt tra materia e immagine. Limmagine ora
non n il mero sensibile, n la duplicazione sterile di un oggetto
materiale che detiene il titolo di realt, ma lo spazio metafisico in cui
le cose si realizzano, diventano norme, non solamente pratiche, ma
ontologiche. Ancora: essa non un segno instabile che rimanda a un
R. Barthes, La camera chiara, Einaudi, Torino 2013. Per la discussione di queste
tesi e dellidea della naturalit dellimmagine fotografica cfr. il classico F. Brunet, La
naissance de lide de photographie, PUF, Paris 2012.
22
Luso ordinario della fotografia nei documenti giuridici ne una prova. Cfr. il classico A. Bertillon, La Photographie judiciaire, Gauthier-Villars, Paris 1890 e su di lui
M. Vec, Die Spur des Tters. Methoden der Identifikation in der Kriminalistik (18791933), Nomos Verlag, Baden-Baden 2002.
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6. Conclusione
Il tentativo di descrivere la forma specifica di normativit incarnata ed espressa da un certo tipo di immagini o dalluso che certe
immagini hanno in un certo contesto sociale, politico e culturale non
mira a definirne il carattere esclusivo e assoluto. Quella incarnata dalle
Sul potere delle immagini cfr. il saggio epocale di D. Freedberg, Il potere delle immagini, Einaudi, Torino 1993; H. Bredekamp, Theorie des Bildakts: ber das Lebensrecht des Bildes, Suhrkamp Verlag, Frankfurt-am-Main 2011; L. Schwarte, (Hrsg.),
Bild-Performanz. Die Kraft des Visuellen, W. Fink, Paderborn 2011;e la pi recente
antologia J. Alexander, D. Bartmanski, B. Giesen, (eds.), Iconic Power: Materiality
and Meaning in Social Life, Palgrave MacMillan, Houndmills 2012.
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immagini non lunica tecnica giuridica di cui le societ contemporanee si servono. Si tratta per di una forma di diritto specifica, materialmente, storicamente e strutturalmente diversa dalle altre, anche se
equivalente a esse per importanza, efficacia, pervasivit, razionalit.
Si tratta, soprattutto, di una forma di diritto autonoma da un punto
di vistalogico ed epistemologico. Fino a quando lo studio del diritto
sar limitato allo studio delle forme che esso ha acquisito nel medio
del linguaggio verbale la conoscenza delle tecniche attraverso cui le
diverse comunit danno forma a s stesse e rendono possibile la loro
sopravvivenza rester estremamente rozzo.
Dopo le ricerche pioneristiche di Cornelia Vissmann24 lo studio
della vita mediale del diritto resta ancora quasi interamente da compiere. necessario riconoscere quello che, parafrasando il celebre principio che Clement Greenberg25 aveva elaborato per la storia dellarte, si
potrebbe chiamare la medium-non-specificity della norma: il diritto pu
esistere su supporti estremamente diversi e assumere quindi forme diverse e logiche specifiche in funzione del medio che adotta e attraverso
cui fa vivere i propri istituti. Il linguaggio verbale non che uno di questi media, e linsieme dei media attraverso cui la legge pu esprimersi
definisce altrettante logiche normative specifiche che vanno descritte
ogni volta iuxta propria principia. Lanalisi del modo in cui una norma
esiste quando assume la consistenza di unimmagine non che uno dei
capitoli di un trattato sul pluralismo mediale e simbolico del diritto che
attende ancora di trovare il proprio autore. Quello che resta invariato una sorta di feticismo primario per alcune delle forme simboliche
usate da una societ: che si tratti di immagini o di parole, affinch vi sia
diritto vi deve essere una serie di forme simboliche che assumono improvvisamente uno statuto privilegiato rispetto alle altre, che esistono
diversamente e che divengono oggetto di un culto. Si pu passare dal
culto delle immagini al culto di parole e da questo a un nuovo culto per
certe immagini sovraesposte, sopravvalutate, sovrastimate. Ma non
si d diritto, sembrerebbe, senza questa strana forma di idolatria per
alcuni degli infiniti simboli di cui una societ si serve.
Cfr. Vissmann, Akten, cit.; Ead., Medien der Rechtsprechung. S. Fischer Verlag,
Frankfurt am Main 2011.
25
C. Greenberg, Art and Culture. Critical Essays, Beacon Press, Boston 1961.
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