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Direttore
Andrea Bixio
ociologia
Rivista Quadrimestrale di Scienze Storiche e Sociali
Anno XLVIII n. 2 bis 2014
Fabrizio Fornari
Introduzione.
Naufragio con spettatore. Alcune considerazioni preliminari sul narcisismo
Vincenzo Cesareo
Il contributo della sociologia allo studio del narcisismo
Mauro Fornaro
Narcisismo e societ. Per unintegrazione interdisciplinare
Italo Vaccarini
Dallera dellumanesimo moderno allera del narcisismo
Fausto Colombo
La parabola narcisistica nei media
Sergio Belardinelli
La cultura del narcisismo
Annamaria Crespi
Per uninterpretazione del narcisismo
GANGEMI
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Direttore
Andrea Bixio
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La Rivista, fedele al suo intento di favorire lo sviluppo della ricerca ed il
libero confronto delle idee, aperta ad ogni discussione ed espressione
di risultati o tendenze nel campo delle Scienze Sociali e Storiche. La
pubblicazione subordinata al giudizio favorevole di esperti terzi,
anonimi, designati dal Direttore, dintesa con il Comitato scientifico. La
responsabilit di quanto contenuto negli scritti appartiene agli Autori
che li hanno firmati.
ociologia
Rivista Quadrimestrale di Scienze Storiche e Sociali
Anno XLVIII n. 2 bis 2014
FABRIZIO FORNARI
Introduzione.
Naufragio con spettatore. Alcune considerazioni preliminari sul narcisismo
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VINCENZO CESAREO
Il contributo della sociologia allo studio del narcisismo
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MAURO FORNARO
Narcisismo e societ. Per unintegrazione interdisciplinare
25
ITALO VACCARINI
Dallera dellumanesimo moderno allera del narcisismo
33
FAUSTO COLOMBO
La parabola narcisistica nei media
41
SERGIO BELARDINELLI
La cultura del narcisismo
45
ANNAMARIA CRESPI
Per uninterpretazione del narcisismo
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55
Note
PAOLO IACULLI
Per una storia della sociologia delle emozioni
65
GIANLUCA SENATORE
Sostenibilit e conflitti ambientali in Russia tra il 1918 e 1973
71
FRANCESCO TIBURSI
Per una critica esistenziale dell'economia
83
Recensioni
R. IANNONE
Umano, ancora umano. Per unanalisi dellopera Sulluomo di Werner Sombart
(Emanuele Rossi)
91
ALBERTO BURGIO
Rousseau e gli altri. Teoria e critica della democrazia tra Sette e Novecento
(Marina Lalatta Costerbosa)
94
Nuovo Millennio
collana diretta da
PELLEGRINO CAPALDO
FRANCESCO MERCADANTE
Sociologia
Narcisismo e societ contemporanea
Sociologia
Sociologia
Il problema
FRANCESCO BOTTURI, PAOLO GOMARASCA
Gioco di specchi
Narcisismo e sfida educativa
Come nellacqua un volto riflette un volto,
cos il cuore delluomo si riflette nellaltro
[Pr 27:19]
Premessa
Le societ occidentali contemporanee sono attraversate da una profonda crisi identitaria. La perdita di fiducia, come stato detto (Cesareo Vaccarini 2012: 7),
unamara novit del presente. sufficiente constatare il
moltiplicarsi delle paure e il generale senso di insicurezza
che affligge la vita delle persone. Ora, laspetto interessante che la sfiducia, in qualche modo, non appare in
modo esplicito; o meglio, tende a mascherarsi dietro un
senso di autosufficienza, vissuto come ideale di espansione della propria autonomia e libert. Per cogliere lambivalenza di questa contraddizione, la categoria di narcisismo rivela la sua eccezionale portata euristica, come dimostrano le analisi sociologiche condotte da Cesareo e
Vaccarini (2012). In effetti, tipico della patologia narcisistica loscillazione tra concezione megalomanica del s
e senso di impotenza reale. Ma, se vero che lOccidente preso nella morsa di questa contraddizione narcisistica, allora diviene urgente pensare, o ripensare, le condizioni antropologiche e politiche di un suo possibile superamento. La riflessione qui proposta, che prende le
mosse dallAlcibiade maggiore di Platone, e poi interroga il modello di Fichte, un tentativo di risposta a tale esigenza nei termini di un approfondimento filosofico.
La traduzione cui faremo riferimento quella di M.L. Gatti (Platone 2001, 595-628). Come sistema di riferimento per le
citazioni useremo la sigla Alcib. I, seguita dal numero del paragrafo. Quanto alla controversia sullautenticit del dialogo, ancora oggetto di dibattito (Smith 2004; Archie 2011), essa esula dai limiti del presente studio.
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questa concezione esagerata di s a caratterizzare il versante sadico della suo narcisismo (Faulkner 2007: 86; Blitz 1995:
343-344). La sua megalomania, infatti, si declina in una tendenza a violare norme e convenzioni (paranomia), se non addirittura
nella pretesa di sostituire a queste i propri capricci. Non perci casuale che tale caratteristica costituisca una costante nelle rappresentazioni storiche del personaggio, da Senofonte a Plutarco e Tucidide (Farenga 2006: 472).
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Casomai, come vedremo, afferma e dimostra di essere il vero amante (erastes) (131E) di Alcibiade; a differenza di tutti gli
altri, inutili specchi della sua bellezza esteriore e dei suoi beni materiali (Parra 2010: 40).
Sociologia
FRANCESCO BOTTURI, PAOLO GOMARASCA, Gioco di specchi. Narcisismo e sfida educativa
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Il termine si riferisce, in Platone, alla ricerca dei piaceri ritenuti pi bassi, come la fame e gli appetiti sessuali.
Ad esempio, nel Gorgia.
Sociologia
FRANCESCO BOTTURI, PAOLO GOMARASCA, Gioco di specchi. Narcisismo e sfida educativa
conosce che Socrate ha ragione, ma il suo celebrity narcissism (De Marzio 2006: 125) sembra pi forte del logos:
Infatti, io sono ben consapevole di non essere in grado di
contraddirlo, mostrandogli che non bisogna fare le cose che egli
mi esorta a fare. Ma poi, non appena io mi allontano da lui, mi
lascio avvincere dagli onori che la moltitudine tributa. Perci
mi sottraggo a lui e lo rifuggo. E quando lo rivedo, mi vergogno per quelle cose che mi aveva fatto ammettere (Simp., 216B).
Questo ci fa capire come mai gli amanti di Alcibiade non sono uno specchio adeguato. I loro occhi sono
orientati a riflettere soltanto ci che appartiene contingentemente ad Alcibiade: bellezza del corpo, potere, ricchezza. Ne segue che Alcibiade, osservando i suoi amanti, non riesce mai a vedere se stesso, sebbene si illuda di
essere proprio cos: bello, potente e ricco. Tale linganno narcisistico.
Socrate, al contrario, si mette nel posto giusto per riflettere unimmagine di ci che qualifica essenzialmente
la persona di Alcibiade. E questo posto, almeno nellantropologia platonica, sempre e solo lanima: luomo, se
qualcosa, non altro che anima (Alcib. I, 130C). Intellettualismo? A sentire Hegel non c alcun dubbio:
non forse tipico dello spirito greco intendere il precetto delfico come il conoscere luomo in generale e non nella sua particolarit? (Hegel 2003: 187). Eppure, Socrate non contrappone la ricerca del se stesso (cio lanima)
alla ricerca di che cosa sia in s ogni singolo (Alcib. I,
130D). Anche perch la conoscenza di s inestricabilmente connessa al legame damore: amare qualcuno significa amare la sua anima, con le sue qualit peculiari
(Rider 2011); e non c modo di conoscere se stessi senza beneficiare di un amore simile. Quindi Socrate non
affatto innamorato di unanima impersonale.
Possiamo perci uscire dalla metafora dellocchio e
interpretare il precetto delfico nel modo corretto: anche
lanima, se vuole conoscere se stessa, deve guardare nellanima (Alcib. I, 133B)7. Ma come si fa a guardare nellanima di un altro, usandola come specchio della propria? C un modo molto semplice per rendere la cosa
praticabile: sufficiente instaurare un dialogo. Proprio
come sta facendo Socrate: Quando tu e io conversiamo
insieme, servendoci di parole, la mia anima si rivolge alla tua (Alcib. I, 130E).
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In un passo famoso del Menone, Socrate svela di condividere lo stato di dubbio che suscita nei suoi interlocutori: non
disponendo per parte mia di una soluzione che io faccio dubitare gli altri, lo faccio, semmai, proprio perch mi trovo io stesso in
unincertezza totale (Menone, 80C).
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Aristotele non dir nulla di diverso: Noi non siamo capaci di vedere da noi stessi come siamo noi stessi []; dunque, come quando vogliamo vedere la nostra faccia, la vediamo guardandoci allo specchio, similmente quando vogliamo conoscere noi
stessi, potremmo conoscerci guardando nellamico (Etica eudemia, 1213A).
Sociologia
FRANCESCO BOTTURI, PAOLO GOMARASCA, Gioco di specchi. Narcisismo e sfida educativa
bello: se tu e la Citt dice infatti Socrate ad Alcibiade nellagire guarderete a ci che divino [] vedrete e conoscerete voi stessi e il vostro bene (Alcib. I,
134D). Ci sono due elementi da notare: lespressione
nellagire, che indica, di nuovo, che il riferimento al
trascendente non mai sganciato dalle cose umane (Remes 2013); e lespressione vostro bene, con cui Socrate
intende mostrare che latto di curarsi al meglio di s e latto di curarsi al meglio degli altri sono inestricabili. Alcibiade sembra ormai averlo capito. Quando Socrate lo invita ad essere bello quanto pi possibile, cio a procedere sulla via del meglio (Alcib. I, 131D), sintomatico che Alcibiade non dica: mi occuper di me stesso. Dice piuttosto: voglio incominciare da ora ad occuparmi della giustizia (Alcib. I, 135E). la giustizia,
infatti, il nostro bene comune, in cui si riflette la bellezza e la verit di ci che siamo.
Questo annodamento s-Citt risulta essenziale per
definire correttamente il politico. Non si pu cercare di
essere belli, senza al contempo rendere bella la Citt,
edificando lordine giusto dei legami. Separare i due atti di cura genera due patologie che gi conosciamo: da
una parte, lAlcibiade che ama se stesso, ma si dimentica dei suoi concittadini; dallaltra, lAlcibiade che ama il
popolo, ma finisce per trascurare se stesso9.
Cos, alla fine, chiaro che il gioco di specchi educativo, con le sue tre posizioni fondamentali, sempre anche un gioco politico: come il vero s inconoscibile
senza la mediazione di un maestro e del divino, cos la cura di s irrealizzabile senza la mediazione della Citt e,
di nuovo, del divino. Resta ora da vedere se riusciamo a
delineare un modello teorico consistente con questo gioco di specchi.
Cos, in effetti, viene definito nel Simposio il desiderio autentico: come desiderio di possedere il bene per sempre (Simp., 206A).
LAlcibiade maggiore si conclude proprio con questo timore di Socrate: che la forza della Citt (Alcib. I, 135E) e delle
sue seducenti lusinghe (Larive 2012: 23) abbia alla fine il sopravvento sulla buona volont di Alcibiade. Nel Simposio, come
noto, il timore diviene realt, per ammissione dello stesso Alcibiade: egli mi costringe ad ammettere che, pur avendo molte mancanze, io non mi prendo ancora cura di me stesso e, invece, mi occupo delle cose degli Ateniesi (Simp. 216A).
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Sociologia
FRANCESCO BOTTURI, PAOLO GOMARASCA, Gioco di specchi. Narcisismo e sfida educativa
VI. Un Io diviso
Non appena riguadagnata, la tesi anti-narcisistica
sembra di nuovo sfumare. Perch Fichte non si accontenta di aver posto lurto del Non-Io. Vuole dimostrare
che la condizione di possibilit di tale influsso estraneo
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interessante che tale distinzione assoluto/reale sia fatta valere da Fichte contro lo stoicismo, dove lidea infinita dellIo
presa per lIo reale. Sicch il saggio stoico basta a se stesso ed illimitato (Fichte 1993: 229). Come ogni personalit narcisistica, potremmo aggiungere.
Sociologia
FRANCESCO BOTTURI, PAOLO GOMARASCA, Gioco di specchi. Narcisismo e sfida educativa
la proposizione: LIo pone se stesso assolutamente. Diversamente facile parlare di culto dellIo. E invece la
proposizione non tratta dellIo dato nella coscienza reale; in gioco piuttosto unidea dellIo (Fichte 1993:
228), verso cui ogni io reale tende, senza mai ovviamente poterla raggiungere. infatti questa tensione, secondo Fichte, a definire lo spirito tipicamente umano: lesperienza dellincontro con lalterit orientata idealmente a quellunit duale posta allorigine, verso cui ogni
relazione interumana dovrebbe tendere secondo un ideale di comunit.
Da tutto ci deriva una conseguenza assai rilevante
per il nostro discorso: se lIo ospita, in s, la possibilit
di un influsso altro da s, allora si deve dire che lIo non
un blocco monolitico. Fichte lo afferma in modo inequivocabile: gi originariamente nellIo dovrebbe esserci una differenza, se mai differenza deve esserci (Fichte 1993: 224).
La posizione, nellIo, di una differenza originaria
radicalizza limpostazione anti-narcisistica. Equivale infatti a dire che lIo in s profondamente diviso (Breazeale 1995: 100); potremmo rendere la cosa in questo
modo: poich lIo in s relazione, allora necessariamente aperto al commercio con lalterit. Una posizione
che non poteva, prima o poi, intercettare lattenzione di
un lacaniano come iek (2012: 163). Ma gi Novalis
aveva esattamente compreso la paradossalit di un Io
ideale che si pone insieme come identico e differente. E,
quindi, di un io reale sempre in rapporto con un altro che,
essendo indipendente, essenzialmente autonomo e libero. Del resto, tale secondo Novalis lidea che Fichte aveva della perfezione pi alta dellintelligenza pensante: non il mito dellautonomia assoluta, bens il lasciar essere un qualcosa di libero, unestraneit (Novalis 1993: 256).
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Sociologia
FRANCESCO BOTTURI, PAOLO GOMARASCA, Gioco di specchi. Narcisismo e sfida educativa
dobbiamo suppore che la sua causa sia un altro essere razionale e libero.
pu porre se stesso come operante su un determinato oggetto, senza rappresentare continuamente questo determinato oggetto (Fichte 1994: 27). Il che pone un problema: siccome lIo, come si detto, sa di se quando
agisce, allora la coscienza di s deriva dalla comprensione preliminare delloggetto; ma ci impossibile, perch
vale invece linverso: ogni comprendere grazie a un
porre dellattivit causale dellessere razionale (Fichte
1994: 28). In termini pi semplici: non posso comprendere loggetto su cui si esercita la mia libert senza presupporre la coscienza di essere libero; di nuovo, per, si
ripresenta la situazione di prima: la coscienza di essere libero condizionata da una precedente comprensione di
un oggetto su cui agire. E cos allinfinito: lautoattribuzione della volont commenta Ivaldo richiede loggetto, e questo presuppone lagire della volont, ma questultima rinvia alloggetto, e cos via in una iterazione
senza fine (Ivaldo 1992: 115).
Laspetto interessante di questo regresso allinfinito
lulteriore conferma dellinsostenibilit dellipotesi narcisistica: se restiamo allinterno dellIo, non riusciamo a
spiegare in che modo un essere razionale finito possa
identificarsi. come dire che non si risponde al precetto di Delfi facendo conto soltanto su di s. Ecco perch
Fichte enuncia, a questo punto, il teorema dellintersoggettivit: Lessere razionale finito non pu attribuire a
se stesso una libera attivit causale nel mondo sensibile
senza attribuirla anche ad altri e, quindi, senza ammettere fuori di s anche altri esseri razionali finiti (Fichte
1994: 28).
La dimostrazione semplice. Per evitare il regresso
allinfinito, bisognerebbe identificare un momento nel
tempo in cui la comprensione delloggetto su cui agire e
la coscienza di s come libero coincidano: si deve cio
ammettere spiega Fichte che lattivit causale del soggetto sia essa stessa loggetto percepito e compreso (Fichte 1994: 30). Ma come pu il soggetto essere in grado
di trovare se stesso come oggetto? Potremmo anche dirlo in termini platonici: come pu Alcibiade giungere a conoscere la propria anima? La risposta di Fichte , per cos dire, socratica: il soggetto non si attribuisce la libert
ma deve trovarsi a ci determinato da parte di un urto
esterno, che deve tuttavia lasciargli la sua piena libert di
autodeterminazione (Fichte 1994: 31).
Ora, quale urto esterno si presenta allIo come determinazione liberatrice (Ivaldo 1992: 115)? Non certo quello causato da un oggetto qualsiasi. Lesser determinato del soggetto allautodeterminazione unesortazione (Aufforderung) al soggetto a decidersi ad una libera attivit causale (Fichte 1994: 31). In fondo, proprio quanto racconta Platone: Alcibiade pu conoscere
se stesso solo quando accetta linvito di Socrate a comportarsi per ci che veramente . Detto fichtianamente,
in tre passaggi:
(a) un essere razionale finito non pu identificarsi come
Io senza attribuirsi una libera attivit causale;
(b) ma non possibile attribuirsi una libera attivit causale senza essere chiamati alla libert;
(c) ovviamente non sono le pietre ad invitarci: dato che
linvito rivolto ad un essere razionale e libero,
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Sociologia
FRANCESCO BOTTURI, PAOLO GOMARASCA, Gioco di specchi. Narcisismo e sfida educativa
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Sociologia
FABRIZIO FORNARI
Introduzione
Naufragio con spettatore. Alcune considerazioni preliminari sul narcisismo
di sociali, investendo e dissolvendo altres, da un lato, il
senso della storicit (centrale, invece, in molte prospettive sociologiche, nonch nella linea di pensiero inaugurata dallo stesso Luigi Sturzo), e, dallaltro, il legame delluomo
con il suo mondo-ambiente (pure centrale in molti altri
orientamenti sociologici non ultimo quello fenomenologico indagato con grande attenzione da Achille Ardig).
Nellopera sopra richiamata, dopo aver delineato i
differenti significati che il termine narcisismo ha assunto
nella letteratura scientifica contemporanea, lattenzione
di Cesareo e di Vaccarini si concentrata su quella variante
del narcisismo indicata come minimalista, nella convinzione che, a differenza delle varianti fisiologiche e
patologiche, essa meglio delle altre rende possibile uninterpretazione metaforico/sociologica del concetto psicologico di disturbo narcisista. Dal punto di vista sociologico, minimalista quel narcisismo che priva la persona
della capacit di costruire relazioni fondate sullautentico riconoscimento di alter, rendendola incapace di pensare e di agire in unottica di progettualit (p. 10).
Cos, secondo gli Autori, sotto il profilo delle sue coordinate temporali, nel gioco con la propria immagine riflessa (gioco per il quale, nel mito, Narciso perir, annegando, dopo aver tentato inutilmente di baciare la propria immagine riflessa nellacqua), il narcisista (dora in
poi inteso nella sua accezione minimalista) si troverebbe
a gravitare simpliciter sulladesso del presente, vivendo
unesperienza frammentata del tempo stesso. Nel vissuto narcisistico convivrebbero, pertanto, due tipi di esperienza: la ricerca del nuovo a tutti i costi e lossessivit.
Il nuovo lo guida nella casualit del suo stile di vita, mentre lossessivit discende dal fatto che, nellassenza di effettiva progettualit, tutto nella sua esistenza non altro
che il ripetersi allinfinito di un medesimo copione.
Questa esperienza di ripetizione commentano
acutamente Cesareo e Vaccarini priva tuttavia, per restare nellambito di un caso esemplare, della consistenza di senso connaturata allesperienza di ripetizione
propria del Don Giovanni di Molire, Mozart e Kierkegaard. In effetti, Don Giovanni, pur in perenne transito da una esperienza amorosa a quella successiva, le investiva tutte di una profonda idealizzazione (p. 33-34).
In questottica, sia detto per inciso, sarebbe dunque
certamente superficiale, e forse erroneo dal punto di vista ermeneutico, considerare la figura del Don Giovanni come simbolo del narcisismo tout court. Non Narciso e il puro amore di s sono il suo modello. Don Giovanni si votato, piuttosto, al culto di Atena: non leros,
n lagpe, costituiscono lelemento decisivo della sua azione, bens il plemos ossia la dialettica eraclitea del divenire il cui senso, gi ben espresso da Choderlos de Laclos nel suo Les liaisons dangereuses, la vittoria, non gi
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Sociologia
FABRIZIO FORNARI, Introduzione. Naufragio con spettatore. Alcune considerazioni preliminari sul narcisismo
il piacere del possesso. Ben lontano dalla condotta superficiale, distratta e casuale di chi ripieghi continuamente
in se stesso, Don Giovanni non lascia nulla al caso: ogni
azione, infatti, sottilmente calcolata, premeditata con
volont lucida e inflessibile (secondo il dettato illuministico di una vita amorosa e passionale more geometrico
demonstrata). Sicch lostentata disubbidienza del Don
Giovanni nei confronti delle norme morali atto sovversivo, nel quale si gioca un vero e proprio dramma
sociale, in nulla assimilabile allindifferenza esistenziale di chi deforma il tempo nel culto della propria immagine riflessa, della propria ed esclusiva autoreferenzialit.
Unautoreferenzialit, questa, nella quale, lentamente, ma
inesorabilmente, viene circoscritta lintera esperienza
del mondo, naturale, culturale e sociale.
Lorizzonte nel quale storicamente sinscrive tale privatizzazione auto-referenziale, narcisistica, delle cose e dellalter va collocato in quel passaggio che segna la rimozione dei complessi orizzonti di senso dellumanesimo moderno, a vantaggio di una visione radicalmente semplificata e riduttiva della realt. Se lumanesimo moderno, europeo, che troverebbe in Goethe la sua figura emblematica, si caratterizza per limmagine esuberante di un essere umano energico e intento a mobilitare le facolt mentali per aprirsi al mondo, lidentit narcisista percepisce
se stessa come un io autocentrato, un organismo biologico
e psicologico, soggetto di impulsi e bisogni che richiedono
imperativamente un appagamento immediato da raggiungersi con il minimo sforzo (pp. 32-33).
Lhumanitas delluomo qui abdicherebbe e, per gli effetti di una lacerazione e frammentazione dei legami sociali e del necessario spazio pubblico che essi richiedono,
lascerebbe il posto allidentit blas del narcisista. Gli universi post-umanistici, murati nella solitudine del loro stesso cuore, secondo lespressione che Alexis de Tocqueville
us per definire luomo americano, rigettano il complesso, dispiegando il tentativo di rendere luomo semplicemente figlio di se stesso. Il narcisista, in effetti, tende a rifiutare la generativit, che lo esporrebbe a un confronto continuo con il proprio orizzonte di alterit, a un
tempo, biologica e culturale. Cos, nellera del narcisismo,
il corpo non pi il corpo di una persona generata da ununione di diversi, con la sua unicit, singolarit, irripetibilit; piuttosto esso un semplice ente bio-meccanico,
predisposto ab origine per essere oggetto di infinite operazioni e manipolazioni tecniche. Dotato di un mero valore duso in una societ letteralmente assediata dallideologia dellefficienza e dimmagine (donde la nascita di una vera e propria scienza economica della bellezza), il corpo umano diventa, nellera del narcisismo, il luogo della totale identificazione tra umanit e tecnologia.
Ci troviamo pertanto di fronte ad una svolta psicosociologica e antropologica, dedotta per tabulas, che non
pu essere ignorata, soprattutto se pu avere ancora un
senso parlare della funzione sociale e intellettuale del sociologo, nel suo tentativo di sollecitare e promuovere forme di consapevolezza critica della societ su se stessa: viviamo in una societ ossessionata dallapparire, davvero
brulicante di Narcisi persi nella propria immagine riflessa,
entro una realt sociale nella quale luomo perde pro-
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Sociologia
FABRIZIO FORNARI, Introduzione. Naufragio con spettatore. Alcune considerazioni preliminari sul narcisismo
gli anni Sessanta a oggi (su questo punto rinvio al volume curato da Rita Bichi, Fabio Introini e Cristina Pasqualini, La riflessione sociologica di Vincenzo Cesareo,
Milano 2013). Tale curvatura consente a Cesareo di elaborare un preciso percorso di ricerca, che coincide anche
con una forte istanza epistemologica: nello studio di numerosi fenomeni sempre pi evidente la necessit del contributo sinergico di pi discipline, ciascuna, con la propria metodologia, i propri paradigmi interpretativi, le proprie tecniche di indagine. E ancora: Dallincontro, che
rende obsoleta la divisione del lavoro scientifico in base
a monopolistici oggetti di studio, si pu realizzare infatti una efficace interdisciplinarit, indispensabile per affrontare dinamiche complesse che ormai nessuna disciplina
in grado di approfondire da sola (corsivi miei).
Il richiamo perentorio e non lascia spazio a dubbi: i nuovi problemi posti dalla convivenza umana impongono una riforma epistemologica del sapere e della sua
organizzazione, pena lincapacit di orientarsi in un quadro sociale dominato dallinterdipendenza planetaria fra
le economie, le politiche, le religioni, la ricerca scientifica e i modelli culturali. Anche perch sotto gli occhi di
tutti il crescente deficit democratico in cui versa, a livello globale, la societ post-industriale rispetto alle questioni
poste dai condizionamenti reciproci fra scienza, tecnologia
e dimensione sociale. Un deficit dovuto anche al fatto che,
come aveva gi segnalato Edgar Morin, il sapere sempre pi esoterico (in quanto accessibile ai soli specialisti)
e anonimo (in quanto concentrato entro pratiche quantitative e formalizzate). Ne segue una sempre maggiore
appropriazione di un gran numero di problemi vitali da
parte degli esperti, degli specialisti, dei tecnici e una sempre minore capacit del cittadino di comprendere i processi conoscitivi. Gi nel 1973, parlando di societ al bivio, nel suo saggio Per un approfondimento del rapporto
devianza-controllo sociale, Cesareo aveva precocemente
colto i termini di questo problematico deficit, la cui declinazione contiene e investe necessariamente anche la dialettica che sussiste fra il peso determinante che lo sviluppo
scientifico e tecnologico ha assunto nei confronti del futuro e la cornice meta-scientifica culturale, etica, morale, religiosa, economica, ideologica che tale futuro dovrebbe orientare e indirizzare in termini di scelte politiche, pratiche e giuridiche. Il punto qui coniugare la sacrosanta libert dei ricercatori con laltrettanto sacrosanto
diritto dei cittadini a non subire in modo passivo le conseguenze nocive di decisioni prese a loro insaputa.
Del resto, la linea teorica del contributo di Cesareo
qui di seguito proposto conferma pienamente lesigenza
di rinnestare nel tronco della conoscenza scientifica e, in
particolare, sociologica, i temi della libert e della responsabilit, in un tempo in cui diventato indilazionabile il problema di reperire forme e regole condivise per
un controllo pubblico e sociale del processo di sviluppo
scientifico e tecnologico (V. Cesareo, I. Vaccarini, La libert responsabile. Soggettivit e mutamento sociale, Milano 2006). Donde unermeneutica della libert (definita anche costruzionismo umanista) che sia in grado di
respingere le opposte seduzioni di una ricerca impositiva e fuori controllo e di un approccio restrittivo, limita-
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Sociologia
FABRIZIO FORNARI, Introduzione. Naufragio con spettatore. Alcune considerazioni preliminari sul narcisismo
no organizzazione nevrotica. Se ne ricava che il narcisismo si dispiega in variegate direzioni di rilevanza sociale, concernendo senzaltro i gruppi, ma anche, potenzialmente, le Nazioni e tutte le dinamiche intersoggettive nelle quali si esplicita lattivit umana.
Italo Vaccarini, nellesame del passaggio dallumanesimo moderno (compreso tra il 1700 e il 1970) al narcisismo contemporaneo (tra il 1970 e oggi), denuncia la
frammentazione dellidentit narcisista, nel suo essere inaccessibile allaltro e orientata al presente, auspicando un
oltrepassamento dellantitesi umanesimo-narcisismo alla
luce della consapevolezza del carattere essenziale dei processi di socializzazione, prescindendo dai quali non potrebbe neppure istituirsi la differenza fra privato e pubblico, tra interiorit ed esteriorit. Esaminando la dislocazione intervenuta nella psicoanalisi con lo slittamento
del tema edipico a vantaggio della centralit di Narciso,
Vaccarini perlustra le mutazioni regressive di tale dislocazione, mostrando come il soggetto narcisistico viva nei
limiti di uno sviluppo psichico che si arrestato a una
fase preedipica e sia, perci, incapace di affrontare e di
elaborare la stessa dinamica del complesso edipico e di
acquisire un super-Io strutturato. Particolare attenzione
poi rivolta dallAutore alle interpretazioni americane
e francesi del soggetto narcisistico. Se per le prime tale
soggetto vede progressivamente restringersi lo spazio dellesperienza e abbassarsi lorizzonte delle attese, non riuscendo pi a coagulare il passato in esperienza adeguata al presente e al futuro, per le seconde lidentit narcisistica sperimenta, secondo il cosiddetto idioma lacaniano, il vissuto profondo di una dinamica che si caratterizzerebbe per tre elementi costitutivi, ossia per la
diserzione del simbolico, per la negazione della logica del desiderio, per la neutralizzazione del divieto.
Da qui lanalisi degli aspetti paradossali del narcisismo,
tra i quali emerge la singolare combinazione di onnipotenza illusoria e di impotenza reale.
Fausto Colombo prende in esame quella che egli chiama, suggestivamente, la parabola narcisista dei media, soprattutto in riferimento alla rete, considerata nella versione del web 2.0. Egli tenta di tematizzare i legami tra
web 2.0 e narcisismo in due mosse: da un lato, individuando gli aspetti del web che pi sembrano connessi
a pratiche narcisistiche; dallaltro, avanzando unipotesi interpretativa sulla continuit fra le tendenze individualistiche in atto gi negli anni Ottanta e lattuale era
del narcisismo, nella convinzione che tale legame fosse gi
operante con lo sviluppo dei media televisivi e quindi ben
prima dellavvento dellera del web 2.0. Tralasciando le
apologie pi o meno esplicite che popolano gli studi sui
media digitali e ricollegandosi, sebbene indirettamente, alla
critica che Noam Chomsky muove ai social network, a
Twitter e ai libri elettronici, Colombo sottolinea come il
cuore della dimensione sociale del web sia da cercare, con
Barry Wellman, nello spazio delineato del networked individualism. Uno spazio che si esplicita nella resa pubblica
di contenuti relativi a se stessi, su scala sostanzialmente
di massa e che coinvolge anonimi e celebrit. Da qui la
svolta narcisistica dei media digitali: ci che il web mette a disposizione lubiquit delle relazioni mediate, il sen-
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Sociologia
FABRIZIO FORNARI, Introduzione. Naufragio con spettatore. Alcune considerazioni preliminari sul narcisismo
con le disposizioni affettive della psiche (le sole che possano avanzare reali e concrete pretese dinterlocuzione nei
confronti del narcisismo). Ne emerge un quadro concettuale che non esiterei a definire batesoniano, per il quale la mente ha una natura sostanzialmente relazionale, mai
ontologicamente separata dagli universi emotivi e dalle
capacit cooperative inscritte in ogni singolo soggetto umano. Castigando inesorabilmente, con piglio moralistico,
chi si espone alla hybris narcisista, non si risolverebbe il
problema. Al contrario, secondo lAutrice, solo un gratuito atto di amore, nelle molteplicit delle forme che esso
pu assumere, potr abbattere davvero le barriere narcisiste, riattivando nuove forme di comprensione emancipativa tra lIo e il suo altro.
Infine, Vittorio Cigoli e Federica Facchin cercano, attraverso gli intrecci narrativi (ossia le costruzioni teoriche del fenomeno) e il fare diagnosi (ovvero la rilettura del tema nei manuali diagnostici), di delineare il carattere distintivo del narcisismo. In questultimo, laltro
tende a scomparire, tende, cio, a essere negato nella sua
presenza, con il conseguente diniego del vincolo dorigine e con lallestimento di una perversione che elegge
il S al rango di un processo interamente auto-sufficiente. A detta degli Autori, tale processo sarebbe connesso
a strutturali carenze di internalizzazione della relazione
tra il S e lAltro, sulla base delle quali si innescherebbero processi esteriorizzanti di diffusione del dolore e dellangoscia nello spazio del sociale. Tale diffusione, nel narcisista, assumerebbe la forma del lamento continuo, dellinvidia e del disprezzo nei confronti di tutto ci che non
si lascia ridurre a mero riflesso della propria immagine.
Da qui la possibilit che siano proprio alcune forme di deriva narcisista a rendere difficile lintervento terapeutico
nella clinica del legame di coppia.
Questo, dunque, in sintesi, lo scenario che si delinea
seguendo gli itinerari attraverso i quali il presente fascicolo stato costruito. Allo studioso e al lettore paziente
non sfuggir, tuttavia, che non vi ununica versione del
narcisismo, per quante declinazioni di esso si possano
suggerire e argomentare. Vi sono, piuttosto, molteplici
modi di dispiegarsi del narcisismo. Del resto, sono proprio questi molteplici modi a determinare quellera del narcisismo da cui abbiamo preso le mosse.
Ciascuno degli itinerari di questo fascicolo, pertanto, nel contribuire alla formazione di una breve storia del
narcisismo, converge nel rilevare che la nostra vita non
si gioca soltanto sullalternativa rigorosa tra modelli di
interpretazione divergenti (come se solo una di queste alternative sia scientificamente giustificabile e vera).
In effetti, ci si accorti che unargomentazione semplicemente rigorosa anche semplicemente insignificante. La ricerca, uscendo da un suo tanto peculiare quanto radicato stato narcisistico, ha cos cominciato a capire che non ci sono dispositivi meccanici per laccertamento
della verit e che il vero sostanzialmente una domanda e un processo.
Commentando la storia della nostra tradizione di pensiero, Karl Jaspers scrisse: udiremo in primo luogo risposte. Ma nessuna risposta sar lultima; ognuna condurr a nuovi problemi, finch lultimo problema rester
so di leggerezza che esse trasmettono e soprattutto la parziale uscita dallanonimato e la convinzione, diffusa per
contagio mimetico nellimmaginario sociale, di avere un
vero e proprio pubblico davanti al quale esibirsi.
Sergio Belardinelli, invece, ricalcando nel titolo del
suo intervento il celebre volume di Cristopher Lasch, La
cultura del narcisismo (1979), illustra, molto opportunamente, e in linea con lo stesso Lasch, lesigenza di affrontare il tema del narcisismo senza pregiudiziali ideologiche, evitando di attribuire al culto del privato sviluppi
prodotti dalla disgregazione della vita pubblica e mettendo
in evidenza come il narcisismo abbia pi a che fare con
il disprezzo di s che con lammirazione di s. Un fenomeno, quello del narcisismo, che Belardinelli, restando nel
solco teorico sopraindicato, peraltro connette anche ai
grandi cambiamenti strutturali intervenuti recentemente
nella societ e nella cultura, tra i quali la burocratizzazione
della vita, la medicalizzazione della societ e il conseguente
terrore della vecchiaia e della morte, lalterazione del senso del tempo, la proliferazione delle immagini, il culto del
consumismo, il fascino della celebrit, i cambiamenti intervenuti nella vita familiare e nei modelli di socializzazione (nei termini del deficit di generazione, sia in senso
biologico si pensi alla crisi demografica , sia in senso culturale si pensi alla crisi dei modelli educativi). Cos,
in compagnia di Alasdair McIntyre, di Niklas Luhmann
e Herbert Marcuse, Belardinelli ci guida entro percorso
teso a coniugare, oltre la sfera narcisista, le forme ermeneuticamente condivise della tradizione con le istanze di
rinnovamento e di slancio verso il futuro dei singoli attori sociali.
Annamaria Crespi, invece, articola il suo contributo al fascicolo entro una ricognizione di temi e problemi
che spaziano dalle pi accreditate concezioni psicoanalitiche (S. Freud, O. F. Kernberg, H. Kohut, per citare solo
alcuni nomi) fino ad autori legati ad altre tradizioni culturali come J. Baudrillard, M. Eliade, J. Hillman e E. Zolla. Lintento teorico, che non pu peraltro essere slegato
dal focus storico, culturale e ricostruttivo del narcisismo,
quale fenomeno complesso e trans-disciplinare, quello,
in uno, di valorizzarne le potenzialit e di valutarne i limiti. Seguendo la linea interpretativa di Kohut, per lAutrice fondamentale che, nello sviluppo del bambino, prima di ogni eventuale deflazione patologica, si formi un
S narcisista, coeso e dotato di onnipotenza, grandiosit,
esibizionismo e didealizzazione dei genitori. Aspetti, questi, che, nellevoluzione psichica del bambino, saranno destinati a perdere gradualmente le caratteristiche dellonnipotenza, integrandosi nella personalit adulta quale base
psicologica per una sicura autostima. Ne segue che le principali forme di nevrosi e di psicosi narcisistiche sorgerebbero solo quando elementi esterni sopraggiungano a
contrastare levoluzione del S grandioso, impedendogli
di integrarsi con lIo e di liberarsi dai suoi oggetti-S arcaici e irrealistici. Daltro canto, nella lettura proposta da
Annamaria Crespi, emerge anche un altro aspetto di rilievo. Infatti, la sua riflessione sul narcisismo coinvolge,
quale elemento essenziale, una decisa presa di posizione
epistemologica, investendo la concezione della mente nei
suoi rapporti imprescindibili con il vissuto emozionale e
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Sociologia
FABRIZIO FORNARI, Introduzione. Naufragio con spettatore. Alcune considerazioni preliminari sul narcisismo
peuvent regarder fixement. Decreti immutabili e inflessibili volont, opportunamente privati di soccorsi ad hoc,
sprofondano sotto la spinta sorvechiante dellincompletezza. Non v, infatti, nulla dentro un sistema che possa asserire qualcosa su quel sistema.
Kleist ha quindi ragione: il sapere, in s, non risolutivo, n ci rende migliori o pi felici. Tuttavia, il tradurre
costantemente il conoscere in un fare, in una prassi nella quale si dispieghi la condizione umana, nel suo essere
un vigile risveglio alla sua costitutiva problematicit, pu
aiutarci a diventare migliori, insegnandoci a vivere nellincertezza, nellimprevedibilit, nella complessit.
Ma qui siamo allinizio di unaltra storia.
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Sociologia
VINCENZO CESAREO
lisi sociologica, auspicabile che anche questultima possa fornire a sua volta un contributo conoscitivo e interpretativo per approfondire il fenomeno del narcisismo, in
particolare mediante lindividuazione e lanalisi sia di quei
fattori strutturali e culturali che concorrono ad alimentarlo e a diffonderlo, sia dei suoi effetti, anchessi sociologicamente rilevanti nella misura in cui incidono negativamente sulla vita di relazione e sulla coesione sociale.
Pertanto, lungi dal pretendere di sostituirsi ad altre discipline, la sociologia si affianca a esse offrendo il suo specifico contributo di analisi.
pur vero che lattenzione per il narcisismo da parte dei sociologi non costituisce una novit. Infatti, gi nella seconda met degli anni Settanta del secolo scorso, Sennett2 e Lasch3 avevano evidenziato limportanza che esso
stava assumendo. Ritengo per che quelle analisi, bench
conservino ancora notevole interesse e rilevanza, necessitino di essere rivisitate e attualizzate alla luce di alcuni
significativi mutamenti strutturali e culturali verificatisi
nellultimo trentennio nel mondo occidentale.
Per ora opportuno precisare che nel presente saggio concentrer lattenzione su una manifestazione specifica di narcisismo, che altrove ho definito minimalista4,
e che da mettere in stretta relazione proprio con recenti
cambiamenti strutturali e culturali, dei quali tratter nel
paragrafo seguente.
Questo particolare tipo di narcisismo va distinto sia
da quello fisiologico sia da quello patologico.
Come sostiene la psicoanalisi, il primo indispensabile
per la costruzione della personalit: si tratta del narcisismo infantile che assicura lo sviluppo affettivo del bambino tramite linvestimento della libido sul proprio Io. Ma
esiste ormai un ampio consenso nel ritenere che il possedere
un pizzico di narcisismo sia utile anche nelle altre et
della vita umana perch esso pu contribuire ad assicurare autostima e amor proprio. Il narcisismo patologico
costituisce invece un vero e proprio disturbo della personalit. Nellinterpretazione freudiana si tratta di una degenerazione del narcisismo fisiologico provocata dal mancato superamento della crisi edipica per cui lIo conserva impropriamente caratteristiche, tipiche del narcisismo
infantile, nelle fasi successive del suo sviluppo e durante
la vita adulta. Un approfondimento di questa particolare psicopatologia stato condotto da Kohut nel 19715 il
quale ha proposto e ottenuto che i disordini narcisistici
della personalit (narcissistic personality disorder: NPD)
Nel proporre lanalisi del narcisismo in una prospettiva sociologica mi sembra corretto preliminarmente rispondere al seguente interrogativo. Perch utile che
la sociologia si interessi di tale fenomeno quando altre
scienze, in particolare quelle psicologiche, se ne occupano da tempo con autorevolezza e rigore scientifico? In altri termini, lintrusione in un campo di studi tradizionalmente altrui, quale valore aggiunto pu offrire sotto
il profilo conoscitivo?
Come si avr modo di documentare, la risposta si trova non solo nella constatazione che nelle nostre societ
occidentali contemporanee i narcisi e le narcise sono diventati decisamente numerosi, ma anche e soprattutto nella rilevanza assunta da fattori strutturali e culturali, propri delle attuali configurazioni storico-sociali, nel facilitare la diffusione di questo fenomeno. Indubbiamente le
persone narcisiste sono sempre esistite nel corso della storia dellumanit, ma si trattato di una presenza quantitativamente modesta e qualitativamente poco rilevante, anche nel caso in cui si trattato di personaggi noti e
influenti per le posizioni occupate nelle loro societ. Di
conseguenza non si possono rintracciare nel passato vere
e proprie manifestazioni di cultura narcisista, la quale invece per la prima volta si coglie nellepoca attuale per cui
si stati indotti a designare questultima, seppur in termini metaforici, come lera del narcisismo1. Per tali ragioni
quindi legittima e utile lincursione della sociologia in
questa tematica, senza per ci volersi sostituire ad altre
discipline, il cui contributo teorico e di ricerca empirica
prezioso per la stessa analisi sociologica del narcisismo.
Del resto, nello studio di numerosi fenomeni sempre pi
evidente la necessit del contributo sinergico di pi discipline, ciascuna con la propria metodologia, i propri paradigmi interpretativi, le proprie tecniche di indagine. Dallincontro, che rende obsoleta la divisione del lavoro scientifico in base a monopolistici oggetti di studio, si pu realizzare infatti una efficace interdisciplinarit, indispensabile
per affrontare tematiche complesse che ormai nessuna disciplina in grado di approfondire da sola. A mio parere tale modalit di approccio pu essere applicata proficuamente con riferimento al narcisismo. Cos come lapporto della psicologia (ma ci vale anche con riferimento ad altre scienze) indubbiamente prezioso per lana-
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Sociologia
VINCENZO CESAREO, Il contributo della sociologia allo studio del narcisismo
venissero inclusi nel manuale dei disordini psichiatrici: Diagnostic and statistical manual of mental disorder (DSM).
Inoltre lo stesso studioso ha distinto questi ultimi, che costituiscono una psicopatologia, dai tratti narcisistici della personalit, i quali sono invece presenti nelle persone
psichicamente normali.
Lungo un ideale continuum, ai cui estremi si posizionano rispettivamente il narcisismo patologico e quello fisiologico, si colloca quello minimalista che, di volta
in volta, pu tendere verso il primo o il secondo polo. Nella misura in cui si avvicina a quello patologico, il rischio
di una sua conseguente patologizzazione, ovviamente, aumenta.
Sotto il profilo sociologico, la specificazione minimalista da mettere in relazione alla deriva, per lappunto
anchessa minimalista, che sempre pi la soggettivit sta
assumendo in termini di atteggiamenti e di comportamenti.
Quanto pi lautorealizzazione diventa un diffuso tratto
culturale delle civilt occidentali contemporanee - per cui
si pu parlare di una vera esplosione della soggettivit tanto pi aumenta il rischio di una sua deriva che assume per lappunto i connotati propri del narcisismo minimalista. Esso, infatti, ingabbia la persona nella propria
autoreferenzialit comprimendo o addirittura annullando la capacit dellessere umano di costruire relazioni fondate sul riconoscimento dellalter nonch di pensare e agire in unottica progettuale. Un tale orientamento induce
il narcisista minimalista ad avere un orizzonte temporale limitato al presente e un orizzonte spaziale in cui i rapporti con gli altri sono illusori, o seriali, o del tutto strumentali. Di fatto il narcisista minimalista (dora in avanti definito solo narcisista) una persona decisamente ambivalente in quanto oscilla tra un s grandioso e un s fragile. Egli massimalista sul piano del proprio vissuto ma,
per lappunto, minimalista sul piano della realt. Infatti, quando il S grandioso impatta con le situazioni concrete spesso si affloscia perdendo ogni slancio vitale, e si
ritira in se stesso. Un tale tipo di narcisista quindi nel
contempo massimalista e minimalista ma questa la mia
tesi la componente minimalista quella che di fatto prevale e quindi diventa la principale chiave esplicativa del
narcisismo minimalista.
In estrema sintesi i tratti del narcisista, che assumono una particolare rilevanza anche sotto il profilo sociologico, sono individuabili nei seguenti:
autoreferenziale: ha un senso di onnipotenza derivante dal diniego di una molteplicit di vincoli, convinto di essere unico e speciale per cui ritiene di essere compreso soltanto da persone altrettanto speciali; ha un forte sentimento dei propri diritti e lirrealistica convinzione che gli altri soggetti hanno il
dovere di soddisfare le sue aspettative;
gli altri e tende a presentarsi allesterno come una creatura perfetta nonch a parlare al cospetto degli altri
anzich con gli altri; egli elabora fantasie di grandiosit
che alimentano un elevato bisogno di ammirazione
e una ossessione per un successo illimitato;
disinteressato alla realt esterna: tale disinteresse
si declina sotto il profilo cognitivo nella refrattariet
a considerare il mondo in modo universalistico; sotto il profilo affettivo nella fuga dai sentimenti, nella morte delle passioni e nella conseguente primazia
delle emozioni; sotto il profilo dellagire nella svalutazione delle azioni significative;
disinteressato alla dimensione temporale: ci lo induce a una chiusura nei confronti del futuro, che comporta un rifiuto per gli impegni di lungo periodo, e
del passato, che si evince dalla carenza di una coscienza storica;
presenta dei legami sociali decisamente deboli se non
nulli: tale fragilit relazionale d luogo a uninstabilit
e precariet dei rapporti intimi nonch a una perdita di senso dellappartenenza a identit collettive;
indifferente alle distinzioni qualitative: per attingere
al lessico filosofico, nella misura in cui viene meno
la sfera dei trascendentali (vero, buono, bello, giusto, ecc.) che si definiscono per opposizione ai loro
contrari (falso, cattivo, brutto, sbagliato, ecc.) vengono necessariamente meno anche le gerarchie di valore per cui prevale un atteggiamento blas che delegittima gli assoluti e che istituisce il relativismo dei
valori come assioma culturale;
manifesta un deperimento della capacit di elaborazione simbolica che si esemplifica nella desimbolizzazione dellamore assiologicamente declassato a
sesso, e del timore, assiologicamente declassato a raw
fear, nonch nella neutralizzazione del bisogno di una
vita ricca di senso, che conduce a una desensibilizzazione nei confronti degli interrogativi esistenziali.
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Sociologia
VINCENZO CESAREO, Il contributo della sociologia allo studio del narcisismo
stenziale di riferimento. La frammentazione sociale costituisce pertanto un terreno fertile per il narcisismo poich tra le sue caratteristiche identitarie spicca proprio la
frammentazione esistenziale. Un secondo fattore strutturale
individuabile nella centralit assunta dal consumo rispetto
al lavoro. Tale centralit d luogo al fenomeno del consumismo che si palesa in forte sintonia col narcisismo in
quanto entrambi si qualificano per la frammentazione e
la dispersione dellesperienza. In particolare, il consumismo stimola le fantasie esaltanti del s grandioso del narcisista alimentandone il culto dellapparenza e gli orientamenti guidati dalla gratificazione immediata, cio dal
principio di piacere e non dal principio di realt. Come
sostiene Barber6, lodierno capitalismo del consumo inculca nella mentalit del consumatore una regressione al
narcisismo dellinfanzia da cui consegue un arresto patologico dello sviluppo affettivo. Per dirla con Lasch7 il
narcisista consumatore circondato da fantasie e immagini
illusorie che lo inducono a percepire il mondo come una
proiezione di se stesso8.
Un terzo fattore strutturale, che ha come il precedente
dirette implicazioni anche culturali, consiste nella incertezza nei confronti del futuro. Venuta meno la fiducia in
un progresso continuo e unilineare dai chiari connotati
positivistici, i mutamenti in corso non consentono di prefigurare scenari ottimistici per il nostro domani. Infatti,
le prospettive sono cariche di incertezza e gravide di rischi, il futuro non offre speranza ma genera paure, la progettualit individuale e collettiva diminuisce mentre si
diffonde la precarizzazione dellesistenza che riguarda, in
maniera crescente, anche le occupazioni lavorative tradizionalmente pi stabili9. Inoltre aumenta linstabilit sociale che come sostiene Sennett favorisce la diffusione del narcisismo in quanto esso possiede fra i suoi tratti distintivi il ripiegamento sul presente e la chiusura difensiva in se stessi con la conseguente perdita di significativit del reale che si riduce a un magma indistinto.
Passando ora a prendere in esame i fattori pi specificamente culturali, va innanzitutto evidenziato lindebolimento del processo di socializzazione, in particolare
di quello che avviene allinterno del nucleo familiare. Da
tempo oramai si registra un ridimensionamento dei ruoli genitoriali che perdono di rilievo a seguito dellimpallidire della loro potestats e, di conseguenza, anche della
loro auctoritas. Padri e madri sono sempre meno in grado (oppure si rifiutano) di porsi come modelli adulti di
riferimento per i loro figli e tendono ad adottare tecniche
educative che oscillano tra la ipoprotettivit e la iperprotettivit. Si riscontra anche un diffuso orientamento
ad abdicare, non appena possibile, al proprio compito delegando ad altri, in particolare gli insegnanti che, a loro
volta, tendono a scaricare sui genitori il medesimo com-
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Sociologia
VINCENZO CESAREO, Il contributo della sociologia allo studio del narcisismo
messo che sarebbe fonte delle nevrosi tipiche di quellepoca, dove ha un peso rilevante il senso di colpa inconscio. Con lavvento dellindividualismo puro, che si affranca
da quel che rimane dei valori sociali e morali, la dimensione sociale dellesistenza diventa irrilevante, la vita sociale si privatizza, diminuisce linteresse per gli altri mentre aumentano lindifferenza e lapatia. Tale liberazione
dalle costrizioni sociali comporta peraltro un costo, quello di dovere contare ossessivamente solo su se stessi. Gli
appena indicati tratti distintivi della seconda rivoluzione
individualista corrispondono puntualmente al profilo del
narcisista. Di ci Lipovetsky ben consapevole tanto che
afferma che il nuovo individualismo costituisce un aggiornamento narcisistico. A suo parere questultimo diventa provocatoriamente lelemento liberatorio della
soggettivit che consente di portare a compimento la rivoluzione democratica dellindividualismo. la risposta
alla sfida dellinconscio che impone allessere umano di
ritrovare se stesso e, per conseguire questo scopo, necessita
solamente di un valido sostegno terapeutico. Non certo arduo contestare la lettura idilliaca, pur tuttavia intellettualmente provocatoria, di Lipovetsky. Basti pensare
alle conseguenze negative di una eccessiva privatizzazione e psicologizzazione della vita sociale nonch alle implicazioni, a livello non solo collettivo ma anche individuale, di un ipotetico tramonto del sociale. Per una persona il venir meno delle obbligazioni sociali comporta infatti limpossibilit di fare astrazioni da se stesso per poter consapevolmente porsi dal punto di vista dellinsieme
sociale e di pensarsi quale appartenente a una specifica
societ, comporta affrontare costi molto elevati in termini
di disturbi dellidentit (patologie narcisistiche e stati-limite) e di disturbi nei rapporti con gli altri che si concretizzano sia in paure di perdere gli altri (panico) sia in
paure degli altri (ossessione)13. Ci che di questa analisi
va invece evidenziato, al di l delle possibili diverse valutazioni, che il narcisista assurge a figura emblematica della contemporaneit (specificabile come postmoderna,
tardomodera o tardomodernit) e che lorientamento iperindividualista costituisce una linfa vitale per la diffusione
del narcisismo. La persona, infatti, incontra sempre
maggiori difficolt a trovare fuori di s valori significativi da assumere come propri e quindi tende a ripiegare
su se stessa e ad assumere il proprio Io come principale
se non unico orizzonte di riferimento.
Un quarto e anchesso recente fattore di natura culturale che merita almeno unaccenno quello della generativit, che mi limito a prendere in considerazione solamente sotto il profilo demografico. Esso infatti consente
di evidenziare quanto sia ormai diffuso quellatteggiamento
di chiusura dellIo al futuro e al passato che, a sua volta, contraddistingue e alimenta il narcisismo. ben evidente il fenomeno del calo della natalit che si registra in
particolare nel nostro vecchio continente in modo decisamente rilevante a partire dalla met del secolo scorso.
A tale riguardo le autorit europee negli anni Ottanta hanno manifestato forte preoccupazione per il rapido decli-
13
A. EHRENBERG, La societ del disagio. Il mentale e il sociale, Torino, Einaudi, 2010, p. 256-257.
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Sociologia
VINCENZO CESAREO, Il contributo della sociologia allo studio del narcisismo
3) i possibili effetti di retroazione sulla vita sociale da parte delle persone narcisistiche. Gi queste tre tematiche consentono di mettere in evidenza la rilevanza, lutilit e la
peculiarit dellapproccio sociologico allanalisi del narcisismo. Ma la nostra disciplina chiamata anche a fornire altre risposte, che corrispondono ad altrettante esigenze conoscitive e interpretative, le quali si possono formulare tramite i tre seguenti quesiti: 1) perch il fenomeno
del narcisismo esploso proprio nelle nostre societ occidentali? 2) perch proprio nellepoca contemporanea
e non nel passato? 3) quale pu essere il futuro del narcisismo? I primi due interrogativi richiamano lesigenza
di contestualizzare e storicizzare sempre lo studio dei fenomeni sociali. Si tratta di compiti che sono intrinseci allo
statuto epistemologico della sociologia a cui il sociologo non pu sottrarsi sebbene si debba constatare che non
raramente questa omissione avviene. Il terzo interrogativo costituisce unindubbia curiositas a cui non sempre
si pu dare una risposta fondata sulla base di riscontri
empirici certi, cio senza correre il rischio di sconfinare
nella futurologia. A tal riguardo si possono quindi avanzare solo delle ipotesi o meglio delle congetture di possibili scenari.
Precisato ci, per quanto riguarda il primo interrogativo ritengo di aver gi precisato elementi che consentono di dimostrare come alcuni aspetti propri delle attuali
societ occidentali abbiano predisposto un terreno fertile per far germogliare e crescere il narcisismo: frammentazione sociale, consumismo, incertezza sul futuro, indebolimento dei processi di socializzazione, relativismo
valoriale, iperindividualismo, deistituzionalizzazione,
perdita di significato della dimensione simbolica, precarizzazione dellesistenza.
In merito al secondo interrogativo la risposta va ricercata nel fatto che quei fattori strutturali e culturali, che
hanno consentito lesplosione del narcisismo nellepoca
contemporanea, erano scarsamente presenti se non del tutto assenti nella precedente societ moderna preindustriale
e industriale, in cui invece hanno prevalso altri e opposti fattori strutturali e culturali, che possono compendiarsi
nella durezza della vita, nella centralit del lavoro, nella
necessit di fare sacrifici, nel prevalere del principio di realt
su quello del piacere, nella visione pedagogica molto esigente, nella rilevanza delle norme e dei valori, nel forte
orientamento positivo verso la generativit e il futuro. Questo breve elenco sufficiente per dimostrare che non esistevano le condizioni per la diffusione del narcisismo, sebbene, come gi osservato, le persone narcisiste siano sempre esistente anche nel passato ma rimanendo casi isolati. solo col passaggio da una realt socio-culturale caratterizzata dalla postdurezza per riprendere una nota
espressione di Sartori che si pongono le premesse perch il narcisismo divenga un fenomeno socialmente rilevante, un lusso che molti si possono permettere.
Rispetto allultimo quesito posto, cio quello relativo alle prospettive del narcisismo, la cautela dobbligo
3. Un cenno conclusivo
Nelle pagine precedenti si discusso in merito al contributo della sociologia allo studio del narcisismo, evidenziando tre aree di attenzione: 1) i fattori strutturali
e culturali propri delle societ contemporanee che favoriscono la diffusione del narcisismo, 2) le conseguenze che esso provoca a livello micro, meso e macro sociale,
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Sociologia
VINCENZO CESAREO, Il contributo della sociologia allo studio del narcisismo
pu addirittura ipotizzare che la crisi possa anzi rafforzare proprio il narcisismo nella sua declinazione minimalista. Esso infatti si configurerebbe come una difesa a
livello personale nei confronti della stessa crisi: la chiusura narcisistica del S diventerebbe la diga che si oppone ai marosi della crisi planetaria, come unancora di salvezza a cui aggrapparsi. Si tratterebbe peraltro di una salvezza illusoria, non solo per le caratteristiche del narcisismo, ma perch le contraddizioni sistemiche vengono a
scaricarsi sulla singola persona, costretta ad adottare risposte individuali mentre queste contraddizioni, proprio
per il fatto di essere sistemiche, richiedono risposte esse
stesse sistemiche.
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Sociologia
MAURO FORNARO
timo congresso nazionale della Societ psicoanalitica italiana (S.P.I., 2012) stato dedicato a Realt psichica e
regole sociali. Denaro potere e lavoro fra etica e narcisismo: lasse narcisismo-societ risultato portante in numerosi interventi, a dire di una crescente sensibilit circa
il nesso tra questioni intrapsichiche e questioni interpersonali, dunque sociali. Si nota cos una sorta di convergenza parallela tra sociologi e psicologi, cio tra studi di
fatto convergenti ma condotti in parallelo, perch non di
raro allinsaputa di analoghi sviluppi sul terreno della disciplina limitrofa.
Dunque, lintento di chiarire la nozione di narcisismo, al fine di un uso criticamente avvertito da parte del
sociologo che voglia farsi forte della riflessione psicologica, inoltre lopportunit di integrazioni tra le ricerche
del sociologo e quelle dello psicologo, sono ragioni che
sollecitano una duplice ricognizione: da una parte sul
concetto di narcisismo e dallaltra sulle sue estensioni allambito sociale gi realizzate dallo psicologo (essendo lo
scrivente psicologo di orientamento psicoanalitico che si
rivolge a sociologi, contando per altro sulla possibilit di
feconde complementarit interdisciplinari).
Il concetto di narcisismo, nato sul terreno della psicologia, pi esattamente della psicopatologia, ha trovato fortuna nella comunit dei sociologi, a partire notoriamente dallopera di Christopher Lasch degli anni
Settanta: utilizzato come strumento interpretativo per intendere una vasta gamma di fenomeni contemporanei,
giunto a qualificare in toto lattuale societ come era del
narcisismo ( il significativo titolo del volume di Cesareo e Vaccarini, 2012). A volte larea semantica del concetto, qual adottato nel lavoro del sociologo, appare
piuttosto dilatata rispetto al senso o meglio ai sensi con
cui lo si usa in psicologia. Il che accade ad esempio laddove si intenda legoismo, quale forma di ripiegamento
individualistico su di s, senzaltro come espressione di
narcisismo, trascurando di verificare la presenza dellinevitabile componente del narcisismo: per poter parlare
di narcisismo occorre pure qualche misura di amore per
s, che non detto esser presente nellegoista. Infatti un
tipico egoista come lavaro, ma anche linsaziabile accumulatore di denaro di cui abbiamo vistosi esempi nella
grande finanza, pu soggettivamente disprezzarsi come
persona (capita che si trascuri nel proprio aspetto e tanto
meno ami ostentare la propria ricchezza). Ebbene, si
pu parlare in questi casi ancora di narcisismo a patto di
estenderne la nozione fino a comprendere lamore per
quelloggetto, il denaro, in cui lavaro ripone il senso di
s; ma unestensione che va criticamente pensata, perch suppone limpegnativa nozione psicologica di identificazione, di s o del S, col proprio oggetto damore.
Da parte dello stesso psicologo o psicoanalista non
da oggi il tentativo a volte felicemente realizzato, a
volte meno di utilizzare categorie psicologiche per intendere rilevanti fenomeni sociali e altres politici: basti
ricordare Psicologia delle masse e analisi dellIo di Freud,
un lavoro gi del 1921. Nel caso del narcisismo la nozione stata focalizzata negli anni Settanta da Heinz
Kohut, psicoanalista di Chicago ma viennese dorigine,
altres per spiegare la vicende della Germania tra le due
guerre (facendo una sorta di Volkspsychologie); stata in
seguito ampiamente utilizzata da Manfried Kets de Vries,
psicoanalista pure lui e clinico dazienda, per intendere
fenomeni di leadership nei contesti organizzativi, anzi per
leggere taluni tipi di organizzazione aziendale interamente allinsegna del narcisismo. Last but not least, lul-
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Sociologia
MAURO FORNARO, Narcisismo e societ. Per unintegrazione interdisciplinare
per intendere qualunque investimento affettivo ( la famosa libido) che abbia ad oggetto il proprio Io, a discapito dellinvestimento delloggetto esterno (Freud, 1914).
Loggetto1 del narcisismo diventa dunque lIo in
toto, o meglio, nel linguaggio anglosassone ormai egemone, diventa il S (neologismo coniato in italiano per
rendere the self, a sua volta adottato dallinglese che
non usa sostantivare I per rendere il das Ich di Freud, lIo
nostrano). Ebbene, il S lintera propria persona (ones
own person): cos lo psicoanalista Heinz Hartmann
(1950), nordamericano di origine austriaca, rende canonica nella tradizione analitica la nozione di S in quanto
collegata al narcisismo, ma scaricando curiosamente
sulla nozione di propria persona, a sua volta lasciata
semanticamente nellindeterminato, il termine ad quem
dellintenzionalit narcisistica. Pertanto non solo il corpo
oggetto di narcisismo, ma pure la propria mente (abilit, doti intellettuali, morali, ecc., inoltre la propria figura o immagine sociale). Insomma il self in tutte le sue
accezioni S corporeo, S mentale, S sociale per altro gi note a George Mead e a William James, oggetto
potenziale di narcisismo. Il che pu accadere anche disgiuntamente dallinvestimento del corpo: il caso di chi,
onde esaltare per contrasto il proprio S mentale, arriva
a reprimere il corpo, come in certi tipi di anoressia, o a
trascurarsi nel corpo e nellabbigliamento, come taluni
asceti e taluni intellettuali.
Un ulteriore sviluppo del concetto, pur preannunciato da Freud, stato portato a compimento conseguente solo da Kohut (1971, 1978), date le contraddizioni presenti nellimpianto teorico freudiano. A livello
di descrizione delle energie psichiche implicate nel narcisismo, infatti, Freud (1914) vede un rapporto inversamente proporzionale tra investimento affettivo dellIo e
investimento delloggetto esterno, in base al discutibile
principio che la libido, dovendo essere in totale una
quantit costante, se si riversa sul lato del narcisismo non
pu che sottrarsi sul lato delloggetto esterno, e viceversa.
Ma gi lui stesso notava come nellamore felice la stima
per s concresce con laffetto per laltro, e non invece decresce. Kohut rompe espressamente col teorema del rapporto inversamente proporzionale tra investimento di s
e investimento delloggetto. Rompe altres con lidea di
una netta separazione tra il S e loggetto: psichicamente
il S ovvero lIo supera i confini del corpo, nel senso che
posso sentire laltro, amato, come parte di me, della mia
mente ( sempre presente in me), o addirittura parte del
mio corpo, come nella psicosi. In altri termini, laltro
incluso in un S allargato: nella terminologia kohutiana la persona amata (e da cui sperabilmente sono ricambiato) appare un oggetto-S, cio fisicamente altro da me, ma psichicamente parte del mio mondo,
della mia Umwelt, avrebbe detto Kurt Lewin, cio il
1
Si noti lambiguit della nozione psicoanalitica di oggetto, ora inteso come ci che esterno allIo o al soggetto, ora come
qualunque entit, reale o immaginaria, sia presente alla mente del soggetto. In questo secondo senso lo stesso oggetto qual considerato nella tradizione fenomenologica, cio come termine ad quem della intenzionalit. (Si ricordi che Freud segu corsi di
filosofia allUniversit di Vienna tenuti da Franz Brentano, il padre della fenomenologia, cui allora erano obbligati pure gli studenti di medicina). Ebbene in questo senso la nozione di oggetto sopporta la torsione gnoseologica per cui nel narcisismo il soggetto diventa oggetto a se stesso, cio rappresentazione di s a se stesso.
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Sociologia
MAURO FORNARO, Narcisismo e societ. Per unintegrazione interdisciplinare
con le angustie della realt. La criticit di siffatta concezione del narcisismo sta nel contraddire il carattere eminentemente relazionale della psiche, evidenziato da gran
parte della psicoanalisi odierna: come si pu parlare di
narcisismo laddove non c ancora (feto) o non c pi
(sonno) un soggetto, ovvero un Io che si rivolga intenzionalmente a un oggetto, sia pure il proprio corpo?
Bens v un mero stato dellorganismo e soggettivante
uno stato di indifferenziazione tra s e oggetto. Intendere
dunque il narcisismo, sia da parte dello psicologo che del
sociologo, come lo stato di immediato godimento che
elude ogni confronto con la realt e le limitazioni che essa
impone, basarsi su una discutibile teoria psicologica.
Naturalmente altra cosa sostenere che esiste nellessere
umano il desiderio, edenico o mortifero che sia, di conseguire un tale stato. Ma possiamo correttamente definire
narcisistico un siffatto desiderio?
In conclusione, il mainstream entro lattuale comunit degli psicoanalisti intende il narcisismo come un tipo
di relazione amorosa con s (nei vari aspetti del S) e/o
con gli oggetti amati, sentiti come parte costitutiva del
proprio mondo; ma anche come la relazione con limmagine ideale di s, cio la persona importante che vorrei essere ma so di non essere (come immagine pur sempre psichicamente un oggetto, ora interno). Questo
oggetto, chiamato da Freud in poi ideale dellIo, trova
spesso incarnazione nella persona che mi affascina: tipicamente la persona di cui sono innamorato, ma anche il
leader carismatico cui attribuisco le qualit eccezionali,
reali o presunte, che mi piacerebbe avere. Ebbene, innamoramento e fascinazione per il leader sono figure tipicamente narcisistiche in tutta la tradizione psicoanalitica:
se qui lo ricordo perch fanno da ponte alle forme di
narcisismo sociale o di gruppo di cui pi oltre. Infine, patrimonio comune alle riflessioni recenti (Green, 1993;
Semi, 2007), fatta eccezione dellorientamento kleiniano
(si veda Mancia, 2010), pure la distinzione tra un narcisismo sano, o di vita, inclusivo, presente anche nelladulto, e un narcisismo patologico, o di morte, escludente laltro e/o giocato su unimmagine irrealisticamente
grandiosa di s.
2
La classificazione SWAP (Shedler-Westen Assessment Procedure) parte dal presupposto che il metodo pi efficace per descrivere la personalit di un individuo sia quello di valutare quanto il suo funzionamento sia riferibile ad una serie di stili di personalit presi come prototipi, anzich procedere per categorie classificatorie rigide (come invece il DSM). Vale a dire tutti gli individui, lungo un continuum, avrebbero tratti pi o meno riconducibili a qualcuno dei disturbi di personalit e si differenzierebbero
in base allintensit e alla combinazione di detti tratti. Pertanto le diagnosi SWAP, descrivendo lo stile di personalit di un soggetto,
includono anche aspetti rientranti in un funzionamento complessivamente sano (Westen et al., 2003).
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Sociologia
MAURO FORNARO, Narcisismo e societ. Per unintegrazione interdisciplinare
meni interni alla societ o a determinati gruppo; pi impegnativo ancora adottare la categoria di narcisismo
di gruppo o narcisismo sociale, pur invalsa in taluni
psicoanalisti, dal momento che il narcisismo pare avere
per soggetto individui singoli, e non il gruppo come tale,
anzi in prima istanza si direbbe unespressione individualistica, a-sociale.
Una valenza gi sociale del narcisismo troviamo, ancora una volta, in Freud. Essa si inquadra in unimmagine
del rapporto individuo-societ che, volendo usare paradigmi sociologici, appare pi vicina alla concezione individualista di un Gabriel Tarde (la societ costituita a seguito delle relazioni interindividuali), che non a quella
collettivistica di un Emil Durkheim (la societ come entit
sopraindividuale). Come per Tarde (1890) limitazione
vicendevole costituisce il cemento della societ, cos per
Freud (1921) il cemento che tiene assieme un gruppo lidentificazione vicendevole tra quanti sono accomunati
dal fatto di riconoscersi nel medesimo leader (percepito da
ciascuno come il proprio ideale). Ebbene questa impostazione, che insiste sulla relazione tra il leader e i gregari singolarmente presi come fondativa della coesione del gruppo,
alla base di un ricco filone di studi in area psicoanalitica,
che focalizza la natura narcisistica di siffatta relazione
sotto vari aspetti e non solo sotto laspetto, gi menzionato,
del carattere narcisistico della idealizzazione del capo.
Con molte pi conoscenze guadagnate sul campo di
quante ne avesse Freud, Kets de Vries (1989), studiando
o curando da psicoanalista vari fondatori di aziende e
inoltre dirigenti di importanti imprese, ha potuto rilevare
il peso del narcisismo: nella gerarchia delle caratteristiche di personalit atte a favorire la propensione a scalare
il potere, i tratti narcisistici (narcisismo grandioso, naturalmente) stanno ai primi posti, assieme a tratti di aggressivit e di paranoia. Il discorso facilmente estendibile ai leader politici, come in effetti lo stesso ha fatto nel
suo best seller, Leader, giullari e impostori (Kets de Vries,
1993). fuori di dubbio, in effetti, che unalta dose di
senso di s permette di superare pi agevolmente le sfide
e i sacrifici necessari per la conquista e il mantenimento
di posizioni di potere; daltra parte lostentata fiducia
nella propria capacit di realizzare progetti ambiziosi, anche sopravvalutando un tantino proprie doti e meriti, favorisce laffidamento di responsabilit crescenti a soggetti
con tratti narcisistici; infine, una certa di insensibilit (carenza di empatia, tipica del narcisista) risulta utile per perseguire unimpresa che provochi sofferenze al prossimo,
come conseguenza delle proprie scelte o azioni. Ma questi soggetti sono sempre a rischio di debordare, portando alla rovina lorganizzazione per cui operano:
individuale. Questo tipo di affezione nella sfera narcisistica stato riscontrato, a partire da Kohut (1971), in
soggetti che approdano agli studi dello psicoterapeuta o
psicoanalista in numero crescente rispetto ai soggetti affetti dalle classiche nevrosi (dovute a conflitti intrapsichici
e non a difetti di autostima).
Il ripiegamento individualistico la possibile risposta in chiave narcisistica alla carenza di autostima, ricercata vanamente nel successo e nel plauso proveniente
dagli altri: lindividuo si chiude come in un bozzolo,
dentro il quale possa trovare quel rispecchiamento di s
che non trova nelle difficili e competitive relazioni sociali.
Pertanto il sociologo giustamente rileva come sintomo del
nostro tempo la correlazione tra il carattere liquido
della societ attuale, ovvero tra la crisi di valori socialmente rilevanti per cui impegnarsi e in cui trovare un proprio senso e valore, da una parte, e il ripiegamento su
(pseudo) valori di realizzazione individualistica, dallaltra (Bauman, 2000; Lipovetsky, 1989). Si tratta segnatamente della ricerca edonistica di quei beni di consumo,
preferibilmente di prestigio, di cui ci si possa circondare
e che rendano a se stessi unimmagine soddisfacente di s,
per altro secondo i modelli prevalenti di benessere. Consumismo, individualismo, crisi di valori di rilevanza sociale e narcisismo fragile si correlano molto bene, anche
nelle ricerche dello psicoanalista attento ai cambiamenti
sociali (vedi S.P.I., 2012).
Ci che inquieta lo psicologo e leducatore il fatto
di ritrovare nei giovani, in et adolescenziale e ancor
prima, un siffatto tipo di narcisismo: largamente favorito
da un ambiente parentale che vede rovesciata la piramide
generazionale (sempre pi famiglie composte da quattro
nonni, due figli-genitori e un solo nipote), lunico rampollo colui su cui la famiglia tutto punta. Circondato
di ogni attenzione, his majesty the baby accudito (viziato) in modo che possano svilupparsi quelle straordinarie doti in lui intraviste e porsi le condizioni perch
consegua da adulto quel successo, spesso mancato ai genitori, cui sarebbe naturalmente votato. Si alleva cos un
giovane fragile e spavaldo, come suona lindovinato titolo di Pietropolli-Charmet (2008): figlio di Narciso,
ben diverso dal figlio di Edipo delle generazioni passate
avvezze al per altro corroborante conflitto con le figure
parentali, all apparir del vero il giovane, carico come
di aspettative sue e di altri su di lui, il pi delle volte incontra le disillusioni della dura realt. Donde i ripiegamenti, le chiusure depressive, col rischio di fughe nella dipendenza da sostanze e altre, laddove manchi lincontro
con valori umani e sociali alternativi. un viatico conferito da non poche famiglie al futuro adulto, tanto inquietante quanto motivo di preoccupazione per la societ
di oggi e di domani.
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MAURO FORNARO, Narcisismo e societ. Per unintegrazione interdisciplinare
ad essere esclusiva il che accade laddove il leader si circonda di yes-man onde averne un plauso acritico possono insorgere pericolose forme di folie deux (ad usare
un temine caro alla psichiatria di fine Ottocento, introdotto specie per intendere i crimini di coppia). Si attua,
cio, un circolo vizioso di conferma speculare e vicendevole tra capo e gregari, impermeabile a ogni critica
esterna, cieco ad ogni serio esame della realt, con gravi
rischi per la sopravvivenza del gruppo, sia esso unazienda o un organismo politico (Fornaro, 2012).
3
Anche chi abbraccia una concezione individualista del nesso individuo-societ, non pu negare la presenza di momenti di
regressione collettiva a un comportamento del gruppo allunisono, quasi un unico grande animale. Il che tipicamente accade nei
fenomeni di contagio emotivo dentro alla folla, ma pu pure accadere a una nazione intera in occasione di straordinarie contingenze storiche.
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Sociologia
MAURO FORNARO, Narcisismo e societ. Per unintegrazione interdisciplinare
Riferimenti bibliografici
A.P.A. (AMERICAN PSYCHIATRIC ASSOCIATION) (2000), DSM-IVTR, Milano, Masson, 2004.
BAUMAN Z. (2000), Modernit liquida, Bari, Laterza, 2002.
BION W. (1961), Esperienze nei gruppi, Roma, Armando, 1971.
CESAREO V., VACCARINI I. (2012), Lera del narcisismo, Milano,
Angeli.
In questo caso, come in tutte le visioni collettivistiche del rapporto individuo societ, il capo non tanto colui che raccoglie dietro a s il gruppo (cos Freud), quanto colui che per le sue pregresse caratteristiche di personalit vocato pi di ogni altro a interpretare e a dare uno sbocco alle tendenze manifeste o latenti del gruppo cui appartiene.
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MAURO FORNARO, Narcisismo e societ. Per unintegrazione interdisciplinare
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ITALO VACCARINI
Abstract A fertile line of interpretation of the contemporary existential-psychological condition of Western societies, from the
Seventies of the 20th century until today, can be identifies in the narcissistic mentality that became typical of these societies. We
hypothesize a historical and sociological distinction between the era of modern humanism (1700-1970) and the era of narcissism
(1970-today).
lazioni oggettuali, di elaborare simbolicamente i conflitti tra le pulsioni dellEs e le interdizioni del Superio. Lio
nevrotico era cio capace, malgrado le distorsioni attestate
dai sintomi nevrotici, di affrontare la dinamica edipica e
di acquisire un Superio strutturato. Al contrario del soggetto nevrotico, il soggetto narcisistico non in grado di
sviluppare quelle capacit poich il suo sviluppo psichico si arrestato a una fase preedipica. Di conseguenza egli
privo di unidentit consistente e ci lo espone a sensazioni di perdita e di vuoto. Nel contempo gli studiosi
che hanno evidenziato questo mutamento della sintomatologia dalla problematica edipica alla problematica
narcisistica si accorsero che essa non esauriva il suo significato nellorizzonte clinico-terapeutico, ma si propagava massicciamente negli ambiti della societ e della cultura. Invero nei primi anni Settanta gli psicoanalisti Kernberg2 e Kohut sottolineano lesigenza di unevoluzione del
quadro terapeutico per risolvere il problema, sociale oltrech psicologico, della diffusione delle patologie narcisistiche. Secondo Kohut3, i problemi identitari erano divenuti pi importanti negli anni Settanta perch leducazione di questo periodo storico promuove una libert
che indebolisce il Superio e favorisce la depressione. Verso la met degli anni Settanta entrano in scena i sociologi:
Sennett dichiara che dato il proliferare di disturbi caratteriali, sorprendente che gli analisti non si chiedano
se non sia la societ a favorire lemergere di questi sintomi4. Lasch5 a sua volta sviluppa una critica epocale della cultura del narcisismo, identificata come la cifra del
nuovo carattere americano (virtualmente, del nuovo carattere occidentale).
Ricapitolo limpianto teorico della psicoanalisi incentrata sulla problematica narcisistica ispirandomi a una
ricostruzione storica di Ehrenberg, in La societ del disagio6, che distingue una corrente americana, in cui risaltano i menzionati Kernberg e Kohut, e una corrente francese, che si caratterizza per la traduzione in un idioma
lacaniano del paradigma narcisistico elaborato oltreoceano. A mio avviso queste due correnti forniscono con-
In Lera del narcisismo, Vincenzo Cesareo e Italo Vaccarini1 hanno illustrato la seguente tesi. A partire dagli anni
Settanta del secolo scorso lOccidente entrato in una nuova epoca, contrassegnata da una mutazione antropologica:
questa mutazione interpretabile sul piano psicologico
come una regressione dalla struttura psichica caratteristica
dellepoca dellumanesimo moderno una struttura definita dallapertura del se al mondo e al futuro, nonch
dallelevata capacit di elaborazione simbolica alla struttura psichica caratteristica dellera del narcisismo, definita dalla chiusura del se al mondo e al futuro, nonch
da una ridotta capacit di elaborazione simbolica. In queste pagine sviluppo alcuni punti salienti della tesi appena enunciata, rimasti per lo pi impliciti in Lera del narcisismo: essi concernono la trattazione teorica del narcisismo, la logica paradossale della personalit narcisistica e specifici tratti distintivi, emblematicamente narcisistici, della societ occidentale contemporanea.
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Sociologia
ITALO VACCARINI, Dallera dellumanesimo moderno allera del narcisismo
contemporaneo, proprio perch chiama in causa il rapporto della personalit con la societ e la cultura. Il narcisismo patologico leffetto dellerosione della relazione oggettuale: il paziente narcisistico vulnerabile alla perdita delloggetto in quanto essa reca danno alla sua autostima, che costituisce il bene psichico pi prezioso. Il paziente narcisistico si difende dalla paura di questa perdita sprofondando dentro se stesso. Qui vi oscilla tra un s
grandioso, vissuto al riparo dalle minacce allautostima,
e un s fragile, esposto alla crisi dellautostima. In conclusione, nelle interpretazioni di Kernberg e soprattutto
di Kohut il sintomo decisivo delle patologie narcisistiche
lincapacit di regolare lautostima. Ora, non pu sfuggire la valenza antropologica negativa di questa assimilazione del narcisismo patologico alla crisi della fiducia
in se stessi, cio della emersoniana self reliance. E questo
deficit di fiducia, poich lede la consistenza dellidentit
della persona, compromette lintera gamma delle disposizioni psicologiche che concorrono a definire una personalit autonoma e ricca di senso: spinta al self improvement, allempowement, allachievement, allautopotenziamento; capacit di coltivare speranze, aspirazioni,
aspettative elevate. Perci Lasch sottotitola il suo capolavoro La cultura del narcisismo, unera di aspettative
decrescenti (diminishing expectations). Perci Kohut
ritiene che il narcisismo (patologico) rappresenta il fallimento dellideale di uomo forte che lotta per la realizzazione dei suoi progetti. Un tipo di uomo che, come viene illustrato in Lera del narcisismo, definisce lessenza dellidentit psichica tipica dellepoca dellumanesimo moderno.
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Sociologia
ITALO VACCARINI, Dallera dellumanesimo moderno allera del narcisismo
limpatto di questa configurazione psichica narcisistica sulla societ e sulla cultura, che ha avuto luogo a partire dagli anni Settanta genera, per dirla con Ehrenberg, una precarizzazione dellesistenza, che giustifica la severa diagnosi della condizione umana nellera del narcisismo formulata da Christian Godin in La fin de llhumanit: Lumanit sta perdendo collettivamente, universalmente, il
desiderio di vivere. Una svalutazione di s senza pari, su
scala mondiale, travolge la specie umana9.
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Sociologia
ITALO VACCARINI, Dallera dellumanesimo moderno allera del narcisismo
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15
F. FUREDI, Il nuovo conformismo. Troppa psicologia nella vita quotidiana, Milano, Feltrinelli, 2005.
Ibid., p. 156.
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Sociologia
ITALO VACCARINI, Dallera dellumanesimo moderno allera del narcisismo
ciclica di effervescenza e di torpore: allaccensione improvvisa di fuochi di paglia emotivi segue lafflosciamento
che sfocia in uno stato di torpore.
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Sociologia
ITALO VACCARINI, Dallera dellumanesimo moderno allera del narcisismo
diale, sempre pi pensionato della Grande Storia, perch contrassegnata da un tasso di natalit del tutto insufficiente a garantire il ricambio generazionale, e altres
incapace di mettere in moto una dinamica nazionale a livello europeo. Ora, entrambi queste evidenze storiche sono
imputabili, per dirla in idioma lacaniano, alla diserzione simbolica, vale a dire allincapacit di elaborazione simbolica del reale, che grava sul vecchio continente, e in misura crescente con il succedersi delle generazioni.
Con riferimento al primo dei due fenomeni considerati, il trend europeo di denatalit, si consideri che, come
denunciano i coautori di Il cambiamento demografico26,
linverno demografico che colpisce lItalia ma il giudizio ovviamente generalizzabile, salvo isolate eccezioni, allEuropa complessivamente considerata il risultato concreto di una mentalit antiprocreativa e antigenerativa, che vede i bambini propri come un ostacolo alla
libert e alla realizzazione personale, e i bambini altrui come
una presenza ingombrante e fastidiosa. In tal modo la mentalit dominante nellEuropa contemporanea rivela la radicalit della sua diserzione del simbolico nellindifferentismo ottuso e blas con cui la cultura terapeutica, pedagogica e mediatica svaluta e neutralizza dimensioni cruciali della ricchezza di senso dellesistenza umana quali la
nascita di un nuovo essere umano e il compito di prendersi
cura di questo nuovo essere umano, formandolo ad una
vita libera e responsabile. Come sostengono i coautori del
menzionato Il cambiamento demografico, bisogna riconoscere che il cosiddetto inverno demografico molto di pi di un problema sociale. una vera e propria tragedia simbolica, destinata a riflettersi negativamente negli ambiti pi disparati della societ27.
Con riferimento al secondo dei due fenomeni considerati, la precariet della costruzione di unidentit collettiva europea, cio della messa in moto di una dinamica nazionale su scala europea, si consideri che la crisi dellidentit europea in qualche modo leffetto aggregato
della crisi delle identit personali prodotte dalle patologie e dal disagio narcisistici, che affliggono ampi segmenti
della popolazione del vecchio continente. Anche questa
crisi identitaria che affligge lEuropa si presenta imputabile, in ultima analisi, alla diserzione del simbolico pi
volte richiamata. Studiosi di scienze umane e opinion leader concordano nel deplorare, in Europa, la mancanza di
una visione, di unidea forte di storia, di un mito politico capace di mobilitare gli animi, coinvolgere le coscienze, attivare speranze, creare nuovi valori, accendere desideri; e conseguentemente, di sviluppare una capacit di azione allesterno. Nella consapevolezza delloriginalit dellidentit europea, nonch del carattere agonistico-conflittuale dello scenario internazionale, e nella
determinazione di affermarla, assumendo il ruolo di forceful player, di fronte alle altre collettivit. Il risultato com-
sociale del narcisismo minimalista, ricapitolabile nella carenza del legame sociale, e un impatto culturale, ricapitolabile, per dirla con Bloom, in una carenza di pensiero23.
La carenza del legame sociale. ovvio che la diffusione generalizzata di personalit narcisistiche, come tali
autocentrate, miopi e minimaliste, costituisce di per s un
fattore di erosione del legame sociale in tutte le sue forme. In effetti, il narcisista essendo costitutivamente debole, cio, come anticipato, essendo carente di forza psichica, privo di forza di carattere, di forza danimo, di forza di convinzione vive, per dirla con Anderson, nellera della perdita della virt (loss of virtue)24 o, per dirla con Mac Intyre, del dopo la virt (after virtue)25.
Unera che svaluta e disprezza la manliness, lessere un
uomo, avere un carattere, laddove manliness, letteralmente virilit, non si oppone affatto, fondamentalmente,
a femminilit bens ad animalit. Proprio per questa congenita e basilare debolezza il narcisista ha una coscienza morale sfocata, un soggetto sfiduciato, riluttante
a misurarsi attivamente e creativamente con la realt, dunque a compiere azioni significative, ad affrontare le sfide poste dalle circostanze. Insomma, un soggetto disimpegnato. Inoltre, la mancanza di empatia, la propensione a strumentalizzare il prossimo, a considerarlo interessante soltanto nella misura in cui pu ridurlo a propaggine e specchio di se stesso, a considerare ogni vincolo
che lega ego ad alter come un attentato alla sua libert
di scelta e un scivolamento in una condizione di dipendenza, sono tutti tratti della personalit narcisistica che
rendono assai difficile, se non impossibile, creare relazioni
interpersonali intime, profonde, cariche di senso, e di conseguenza capaci di consistenza e di stabilit. Allorigine
di questa precariet del legame sociale troviamo la precariet dei legami primari, quelli con le figure genitoriali; infatti, il narcisismo patologico emerge in una fase preedipica dello sviluppo psichico. Il soggetto, bloccato a uno
stadio antecedente alla dinamica edipica, si trova per definizione preclusa lidentificazione con le figure genitoriali,
quindi lacquisizione di unidentit aperta, in un primo
tempo alle figure famigliari e, successivamente, alle persone e alle comunit di riferimento, inclusa la comunit
religiosa (una delle etimologie del termine religione, religare, allude appunto al fatto che anche la religione un
legame sociale). Passiamo a una corposa esemplificazione di questa carenza di legame sociale, volgendo lattenzione a un macrofenomeno storico di portata epocale, cio
la crisi dellEuropa.
La carenza di forza, la sfiducia, lindifferenza sostanziale, insomma il minimalismo del narcisista trovano
un campo di espressione emblematica nelle condizioni in
cui versa attualmente lUnione Europea. UnEuropa sempre pi vecchia, sempre pi emarginata nello scenario mon-
23
A. BLOOM, La chiusura della mente americana. I misfatti dellistruzione contemporanea, Torino, Lindau, 2009.
D. ANDERSON, The Loss of Virtue. Moral Confusion and Social Disorder in Britain and America, London, The Social Affairs United, 1992.
25
A. MAC INTYRE, Dopo la virt. Saggio di teoria morale, Milano, Feltrinelli, 1988.
26
AAVV, Il cambiamento demografico, Roma-Bari, Laterza, 2011.
27
Ibid., p. 17.
24
38
Sociologia
ITALO VACCARINI, Dallera dellumanesimo moderno allera del narcisismo
tura occidentale, Parigi. Alla luce di queste dinamiche culturali, suona forse eccessivamente provocatorio attribuire
un significato emblematico di questa carenza di pensiero al seguente evento che concerne la storia delle arti figurative? Mi riferisco alla decisione, nel 2004, di richiedere
a un campione di cinquecento esperti darte di indicare quale fosse lopera darte pi rappresentativa e influente del Novecento. La risposta maggioritaria fu: Fontana di Duchamp,
che si limita a mettere in mostra un orinatoio e lo presenta come unopera darte. Una convalida davvero insuperabile nella sua esemplarit, della menzionata testimonianza
del narcisismo contemporaneo offerta dalla Twenge, che
neutralizza la dimensione pi autenticamente umana dellesistenza, affermando addirittura di ignorare che cosa sia
una significativa filosofia della vita!
plessivo di questo deficit di elaborazione simbolica sotto gli occhi di tutti: una tonalit piatta e grigia che ottunde
tutte le distinzioni di valore genera quella sfiducia, quel
senso paralizzante dimpotenza nei confronti del futuro,
quella depressione, che definiscono la tonalit psico-affettiva delleuropeo-tipo contemporaneo.
La carenza di pensiero. Lautorevole studiosa americana del narcisismo, la psicologa Twenge, in un saggio dedicato alle nuove generazioni segnate dal narcisismo, dalleloquente titolo Generation Me, riconosce: mentre nel
1967 l86% di coloro che si apprestavano ad entrare alluniversit considerava obiettivo di primaria importanza
sviluppare una significativa filosofia della vita, nel 2004 soltanto meno della met, il 42%, concordava con quellassunto28. La psicologa ammette poi con candida schiettezza:
Anchio appartengo alla mia generazione (la generazione
dellIo): ma nonostante sia una docente universitaria non
so nemmeno io che cosa sia una significativa filosofia della vita29. Si tratta indubbiamente di unefficace descrizione
di quella che Bloom, ma anche Arendt30, chiamano carenza
di pensiero, intendendo con questa espressione lincapacit e la mancanza di interesse e di desiderio di porsi gli interrogativi fondamentali dellesistenza. Per ricorrere alla terminologia filosofica di Kant, lessere umano-tipo dellera
del narcisismo rinuncia a pensare gli interrogativi teoretico-esistenziali perch lorgano idoneo a pensarli la vernunft o ragione, intesa come contrapposta al verstand
o intelletto ormai atrofizzata. Invero, ci che denuncia
la Twenge lincapacit di trascendere lorizzonte pragmatico
dellesistenza, lopacit spirituale, il torpore, fondamentalmente la diserzione del simbolico, in sintesi il minimalismo, che contrassegnano lera dellOccidente contemporaneo e consentono di qualificarlo come narcisista.
Non pu stupire, allora, che da questa conclamata indifferenza nei confronti di qualsiasi significativa filosofia
della vita discendano come inevitabili corollari le seguenti
perdite. In primo luogo, la perdita di autorit dellintellettuale, inteso come coscienza critica che d voce ai grandi problemi della propria epoca; in secondo luogo, la perdita della deferenza verso leredit intellettuale del passato inclusa leredit intellettuale della stessa modernit
, che condensato nel sapere astratto; in terzo luogo, la svalutazione delle agenzie di socializzazione culturale, incentrate sulla promozione umanistica. Nussbaum31 e Todorov32,
tra gli altri, hanno diagnosticato e deprecato la crisi delle
humanities, cio della cultura umanistica, alla quale sempre stata riconosciuta una specifica competenza nellaffronto
delle questioni esistenziali. Lo scrittore Piperno ha dedicato
pagine eloquenti, e forzatamente nostalgiche (come dargli
torto!), allevocazione delleffervescenza intellettuale, dei movimenti didee e della produzione filosofica, letteraria e teatrale, che hanno animato la stagione dei decenni dellimmediato secondo dopoguerra in una delle capitali della cul-
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Sociologia
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Sociologia
FAUSTO COLOMBO
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Sociologia
FAUSTO COLOMBO, La parabola narcisistica nei media
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Sociologia
FAUSTO COLOMBO, La parabola narcisistica nei media
Vorrei partire dal ben noto saggio di Lasch, La cultura del narcisismo17, che come si ricorder leggeva alcuni
fenomeni della societ post-contestazione (prevalentemente
statunitense) in una chiave psicoanalitica. La tesi di fondo di Lasch era che quella svolta narcisistica che metteva al centro lindividuo e la sua realizzazione privata (puntando al raggiungimento del benessere fisico, della realizzazione economica, dellappagamento nel consumo) altro non era se non il perfetto compimento della fase ribellista e contestativa. Un esempio molto appropriato citato da Lasch era quello di Jerry Rubin, icona del movimentismo giovanile (autore tra laltro del best-seller controculturale Do it18), di cui lautore osservava con cinico disincanto la progressiva deriva attraverso dichiarazioni
sullimportanza della conoscenza di s, della buona alimentazione, di una vita sana, di una crescente tolleranza per la diversit sessuale.
Il testo di Lasch aveva una forte impronta americana, e la sua applicazione in Europa (dove la traduzione
fece molto discutere e fu letta come uno delle prime indicazioni convincenti del mutamento sociale e culturale
che fu definito da noi riflusso) era quantomeno discutibile. Eppure anche in Italia (dove la fase della contestazione e della partecipazione dur pi a lungo che negli Stati Uniti e in larga parte del resto dEuropa) la svolta stava avvenendo, ed era sensibile. Daltronde, se nel nostro Paese non erano alle viste fenomeni cos netti come
il reaganismo e il thatcherismo, si presentavano comunque in modo riconoscibile nuove spinte al consumo, e il
sistema mediatico si andava modificando prepotentemente
grazie allavvento delle televisioni commerciali19. Proprio
nella svolta a cavallo fra gli anni Settanta e Ottanta del
mezzo televisivo possibile riscontrare la funzione essenziale che esso avrebbe svolto nei decenni successivi:
a) in primo luogo il modello di programmazione italiano
(e pi in generale europeo) andava sganciandosi dal
modello monopolista che sia pure in modo paternalista aveva pensato il piccolo schermo come una
grande arena pubblica, venata di pedagogismo e rivolta essenzialmente a un pubblico di cittadini. I nuo-
14
Sul concetto di oikoumene si veda J. BROTTON, A History of the World in Twelve Maps, Penguin, London 2012; trad. it.
La storia del mondo in dodici mappe, Feltrinelli, Milano 2012.
15
La bibliografia sul punto sconfinata. Mi limito qui a qualche indicazione generale: M. BAKARDJIEVA, Virtual Togetherness:
An Everyday Life Perspective, Media, Culture & Society 25(3), pp. 291-313 e Internet Society: the Internet in Everyday Life,
Sage, London, Thousand Oaks, Dehli 2005; N. CHRISTAKIS, J. FOWLER, Connected. The Amazing Power of Social Networks and
How They Shape Our Lives, HarperPress, London 2010; H. JENKINS, Convergent Culture, New York University, N.Y, 2006; trad.
it. Cultura convergente, Apogeo, Milano 2007; Z. PAPACHARISSI, A Private Sphere. Democracy in a Digital Age, Polity Press, Cambridge 2010.
16
Il riferimento al concetto thompsoniano di quasi-interazione mediata, in J.B. THOMPSON, The Media and Modernity. A
Social Theory of the Media, Stanford University Press, Cambridge 1995; trad. it. Mezzi di comunicazione e modernit. Una teoria sociale dei media, il Mulino, Bologna 1998.
17
C. LASCH, The Culture of Narcissism, Norton & Co, New York 1979; trad. it. La cultura del narcisismo, Bompiani, Milano 2001.
18
J. RUBIN, Do it! Scenarios of the Revolution, Simon & Schuster, New York 1970; trad. it. Fallo! Scenari di rivoluzione, Mimesis, Milano 2008.
19
Mi permetto qui di rimandare alla trattazione e alla ricognizione bibliografica sullargomento nel mio Il paese leggero. Gli
Italiani e i media fra contestazione e riflusso, Laterza, Roma-Bari 2012; assai utile anche il testo di GOZZINI La mutazione individualista. Gli Italiani e la televisione 1954-2011, Laterza, Bari 2011.
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Sociologia
FAUSTO COLOMBO, La parabola narcisistica nei media
b)
c)
viduo tende a galleggiare prescindendo da grandi consistenze. In particolare, alcuni studi sui concorrenti di queste trasmissioni, soprattutto i pi anonimi
fra i soggetti che si candidano o vengono addirittura
scelti, mostrano da un lato una forte consapevolezza
dei meccanismi della visibilit sociale attuale, dallaltra salvo rari casi i classici sintomi di insicurezze e debolezze20.
vi sistemi misti, che integravano lofferta del servizio pubblico con la nuova offerta delle televisioni commerciali avevano finalit essenzialmente economiche,
e si indirizzavano a pubblici di consumatori;
in secondo luogo le nuove televisioni davano vita a
un fenomeno di marcata globalizzazione, attraverso importazioni crescenti di contenuti di intrattenimento da USA, SudAmerica, Giappone. Questa
globalizzazione si sarebbe poi acuita e perfezionata
attraverso la diffusione di formule (format) da declinare Paese per Paese, realt per realt, sia pure entro un medesimo meccanismo di intrattenimento e
in fondo una medesima visione del mondo (per
esempio, la competitivit, lindividualismo e cos via);
infine la programmazione televisiva, tesa a colonizzare progressivamente le 24 ore giornaliere, e quindi alla ricerca di sempre nuovi contenuti a costi ridotti, prese a realizzare sempre pi programmi fondati su immaginario che rispecchiava la vita quotidiana del consumatore, come nel trionfale caso della cosiddetta Tv verit, o reality Tv che, a partire dagli anni Ottanta, mise lo spettatore televisivo cos
com, nella sua cruda essenza di persona qualunque, al centro dello spettacolo stesso. Il modello perfetto di questo processo si sarebbe manifestato poi
nel reality show (come il celebre Big Brother), dove
persone qualunque si sarebbero candidate a vivere
in una casa esposta agli sguardi delle telecamere e
del pubblico, in un teatro del presente di cui un acuto film come The Truman Show avrebbe poi fornito uneccellente critica morale. In particolare sul reality show si esercitata lanalisi di molti studiosi di
media, che hanno mostrato la perfetta congruenza
fra il modello spettacolare sotteso a questi programmi
e le tendenze in atto in una societ sempre pi frammentata, senza forti identit collettive, dove lindi-
20
A titolo di sintesi, rimando qui al lavoro di S. VAN BAUWEl, N. CARPENTIER, Trans-Reality Television: the Transgression of
Reality, Genre, Politics, and Audience, Lexington Books, Lexington 2010.
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Sociologia
SERGIO BELARDINELLI
Abstract As was recently pointed out by Vincenzo Cesareo and Italo Vaccarini, we are now in the age of narcissism. Starting
with the famous book by C. Lasch on the culture of narcissism, this article seeks to show its persistent relevance, considering especially the demographic and education crisis as manifestations of a society that can no longer be thought of as rooted in a tradition and looking towards the future.
senza di elementi strutturali che promuovono il narcisismo. La societ del lavoro e del sacrificio ha lasciato il posto alla societ del consumo e del divertimento, il pathos
del progresso e della verit al culto del presente e allo spaesamento relativistico. Parlare di cultura del narcisismo significa dunque prendere atto di un fenomeno che va ben
oltre la patologia psicologica e tende invece a investire lintero universo della vita sociale. In ogni caso, sia ben chiaro, con questo non sto facendo unaffermazione valutativa, quasi che il mondo di oggi sia da considerarsi peggiore di quello di ieri. Non amo le filosofie della decadenza,
n quelle del progresso. Mi piacciono piuttosto le filosofie
della storia attente soprattutto alle ambivalenze di ogni
epoca. Cos, se il mondo di ieri soffriva di un eccesso di
legami sociali, il mondo contemporaneo soffre per un eccessivo indebolimento degli stessi; se fino a ieri il narcisismo era una patologia piuttosto rara, oggi, con buone
ragioni, siamo indotti a parlare addirittura di era del narcisismo2.
Al fine di esplicitare alcuni tratti della societ e della cultura del nostro tempo che chiaramente costituiscono un buon brodo di coltura per il narcisismo, vorrei fare
riferimento a un testo filosofico molto noto, pubblicato
quasi in concomitanza con quello di Lasch che ho gi citato, il cui titolo, almeno immediatamente, non richiama
certo il nostro tema, ossia la cultura del narcisismo, ma
certamente aiuta a comprenderlo: alludo a After Virtue
di Alasdair MacIntyre. Coloro che hanno letto questo libro, ne conoscono senzaltro la trama avvincente e il nucleo fondamentale, espresso fin dalle sue prime battute,
come se si trattasse di un racconto di fantascienza. Si racconta di uomini che, a seguito di una non meglio precisata catastrofe, hanno perduto il senso della cultura nella quale vivono. Della societ scomparsa, come macerie,
sono rimaste alcune parole, termini etici valutativi quali buono, cattivo, giusto, ingiusto o espressioni deontiche con cui i superstiti indicano ai loro simili cosa
debbano fare in determinate circostanze. Sono rimaste altres, aggiungo io, parole come educazione, formazione, normalit. Ma ci che scomparsa la concezione delluomo dalla quale questi termini traevano il
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Sociologia
SERGIO BELARDINELLI, La cultura del narcisismo
le che richieda la sua energia vitale. La societ si sviluppa da sola, autopoieticamente. E cos il sogno di certo soggettivismo individualistico diventa un incubo; un incubo
fatto di vuoto, di solitudine, di spaesamento, diciamo pure,
di disprezzo di s. Come ci ha ricordato giustamente Lasch, il narcisismo ha pi punti in comune con il disprezzo
di s che con lammirazione di s. Ovvio dunque che il
narcisista non sia felice. La sua puerile concezione di felicit, basata sul culto di se stesso, coincide in realt con
un progressivo svuotamento di ogni energia psichica e sociale e di ogni forma di vitalit. Il narcisista un vecchio,
un pensionato della storia, anche se ha solo ventanni. In
nome dellassoluta autodeterminazione, egli rivendica il
diritto di disporre di ci che fino a ieri era natura, destino, dovere. Ma in questo modo persino la libert diventa per lui una parola vuota e, in ultimo, una fonte di frustrazione. Le cose fondamentali della nostra vita non sono
il prodotto di una scelta. Non scegliamo il luogo dove nascere n i genitori da cui nascere; non scegliamo le doti
naturali con le quali veniamo al mondo, n lambiente nel
quale veniamo al mondo. Senza gli altri, senza il conteso nel quale ognuno di noi collocato, non si pu essere liberi. Laltro non soltanto un limite della mia libert,
ma anche la condizione che la rende possibile. Impariamo la libert solo se qualcuno ci educa ad essa.
Ci che abbiamo perduto esattamente il contesto
della nostra vita, diciamo pure il legame costitutivo di ciascuno di noi con la storia o le storie che contraddistinguono
ci che siamo. Come dice MacIntyre senza questo contesto e i suoi mutamenti attraverso il tempo la storia del
soggetto individuale e dei suoi mutamenti attraverso il tempo sarebbe inintelligibile4. Avremmo appunto un io frammentato, un io che uno nessuno e centomila, perch
privato di quello che MacIntyre definisce il suo sfondo,
uno sfondo fornito dal concetto di storia e da quel genere di unit del personaggio che una storia richiede5.
La cultura del narcisismo di cui stiamo parlando presuppone in qualche modo la rottura del concetto di storia. La presuppone e nel contempo la rafforza. I segnali li possiamo vedere nella crisi della catena generazionale
che abbiamo registrato in questi ultimi decenni, nella crisi dellistituzione familiare e dei sistemi educativi in generale, nella difficolt a pensare il passato, a riconoscersi in una tradizione, e soprattutto nella difficolt a pensare al futuro. Sarebbe troppo lungo esaminare nel dettaglio ognuno di questi segnali. Ad ogni buon conto la crisi dellistituzione familiare e dei processi di socializzazione
in generale sotto gli occhi di tutti. Lo stesso dicasi della crisi della scuola, ridotta a semplice acquisizione di determinate abilit o competenze, mettendo completamente da parte la pur minima istanza formativa. In famiglia
e a scuola ci siamo poco a poco dimenticati che il semplice fatto di nascere uomini implica che abbiamo bisogno di educazione. Ne abbiamo bisogno, non per diventare buoni cattolici o buoni cittadini, ma semplicemente
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Sociologia
SERGIO BELARDINELLI, La cultura del narcisismo
per trovare la nostra strada, per sentirci a casa nel mondo che abitiamo e diventare ci che siamo: uomini, appunto; persone, la cui irripetibile unicit si esprime sempre in un tessuto di relazioni costitutive.
A differenza degli altri animali, gli uomini hanno bisogno di molto tempo per trovarsi, per imparare a dire
io, per condurre una vita allinsegna dellautonomia,
della libert e della responsabilit; hanno bisogno di relazioni significative con altre persone che li amino e, amandoli, sappiano schiudere loro la bellezza del mondo e della vita. Ci che siamo dipende in primo luogo dalle persone che ci hanno amato e dalleducazione che abbiamo
ricevuto. Luomo un animale relazionale, non una monade autoreferenziale. Ha bisogno degli altri per diventare ci che . Ha bisogno di sentirsi amato, di sentirsi parte di una storia; non sopporta di essere solo, gettato nel
mondo, senza speranza. Ma che cosa si pu sperare in una
societ che fatica a pensare al futuro?
Come dice Christopher Lasch, Lemergenza della personalit narcisista riflette tra le altre cose un drastico mutamento del senso storico. Il narcisismo emerge come forma tipica di struttura del carattere di una societ che ha
perso interesse per il futuro6. A tal proposito mi sembra
particolarmente eloquente la nostra crisi demografica. Una
societ che non mette pi al mondo i figli non soltanto una societ che invecchia, ma una societ disperata, una
societ disperatamente aggrappata al presente e per
questo terrorizzata dalla vecchiaia e dalla morte. Il terrore degli anni che passano sempre Lasch a dirlo non
nasce dal culto della giovinezza, ma dal culto di s. La
nostra narcisistica indifferenza, se non addirittura disprezzo, nei confronti degli anziani ormai incapaci di nascondere gli anni e la loro fragilit, come pure nei confronti delle generazioni future, esprime emblematicamente
la crisi antropologica di una cultura che ha perduto il senso del legame sociale e ha rinunciato al futuro.
Emile Durkheim giustificava quella che definiva la
necessaria coercitivit dei fatti sociali, dicendo che luomo, senza le norme sociali, senza la coercizione che la societ esercita su di lui, sarebbe rimasto vittima dei sui desideri senza fine. Mai e poi mai avrebbe potuto immaginare che proprio a questo avrebbe puntato lodierna societ dei consumi. Come segnalava Pierre Bourdieu una
ventina danni fa, la coercizione sarebbe stata sostituita
dalla stimolazione, limposizione forzata di modelli comportamentali dalla seduzione, il controllo del comportamento dalle pubbliche relazioni e dalla pubblicit e la regolamentazione normativa in quanto tale dal sorgere di
nuovi bisogni e desideri.
Se ci pensiamo bene, lodierna societ dei consumi
riflette bene quello che Charles Taylor descrive come pervertimento della cultura dellautenticit nella cultura del
narcisismo7, allorch lideale della vita autentica si
sgancia progressivamente dalla morale e diventa un affare eminentemente estetico, creativo, collegato non a caso
alla vita artistica. Si tratta di un fenomeno che, secondo Taylor, incomincia a svilupparsi nella cultura europea del XVIII-XIX secolo, conferendo allartista un prestigio sociale fino ad allora sconosciuto, e che trovo assai illuminante anche per il discorso che stiamo facendo
sulla cultura del narcisismo. Chi infatti lartista nel nostro immaginario collettivo? Lartista colui che esce dagli schemi, colui che sa liberarsi dal peso delle tradizioni, che sa vivere in proprio, rompendo con tutte le convenzioni, le ipocrisie, le gabbie di normalit che gravano come macigni su tutte le societ. Sappiamo bene che
per che tutto ci costa anche molta fatica; la realt resiste; per contrastarla, ci vuole spesso una volont ferrea e una vitalit inesauribile. Per farla breve, non si possono abbattere i pregiudizi della cosiddetta normalit,
coccolando semplicemente il proprio io, il proprio
pupo, direbbe Pirandello. Ebbene la mentalit narcisista come se assumesse lartista come proprio ideale,
senza disporre per della sua energia. Leccezione che il
narcisista contrappone alla normalit quella di chi, guardando soltanto al proprio io, semplicemente si disinteressa degli altri e delle norme sociali. Egli non vuole combattere i pregiudizi per affermare un ideale pi autentico, ma solo per affermare se stesso, per giunta secondo
gli standard della societ dei consumi in cui vive. Una sorta di contradictio in adiecto.
Essendo diventati, infatti, tutti eccezionali, la stessa
differenza, diciamo pure, leccezionalit di ciascuno, sembra diventare sempre pi indifferente, addirittura fonte
di disprezzo di s. Ci accorgiamo che il nostro vivere estetico, come direbbe Kierkegaard, un vivere che funziona finch veramente uneccezione; ma nel momento in
cui diventa la norma, nel momento in cui si diffonde in
tutti gli strati sociali, penetrando nei diversi modi di essere e di sentire, esso finisce per vanificare persino le eccezioni, e tutti diventiamo non a caso sempre pi anonimi, sempre pi impotenti e risentiti rispetto alla realt che
ci circonda8.
Sintomatici in proposito alcuni tratti della cultura occidentale degli anni Sessanta. Si pensi a Marcuse e alla prima generazione della famosa Scuola di Francoforte. La
loro cultura ha poco o nulla a che fare con la fatica che
la realt impone per conciliarci con essa e per poter vivere una vita decente; la realt va piuttosto trasfigurata
ideologicamente, va resa insopportabile, per poterla poi
trasformare radicalmente. Di qui il marcusiano Grande Rifiuto, la protesta contro ci che 9, la negazione
totale dellesistente, insomma una negativit devastante. In nome delleros, del principio del piacere, questi
autori non si accontentano pi di liberare il mondo del
lavoro; vogliono piuttosto liberare il mondo dal lavoro10.
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Sociologia
SERGIO BELARDINELLI, La cultura del narcisismo
taneit; guai alla menzogna delle istituzioni liberaldemocratiche; guai a tutto ci che chiamiamo razionale
e che invece occulta semplicemente il patto segreto tra il
potere e la morte. Largo invece a tutto ci che capace
di liberare il principio del piacere, di rilanciare il desiderio e di combattere la realt dellesistente. Cos limmaginazione sarebbe dovuta andare al potere; una pedagogia critica basata sullo spontaneismo del fanciullo avrebbe dovuto prendere il posto di quella tradizionale; quanto alle principali istituzioni sociali, a cominciare dalla famiglia e dalla scuola, esse andavano semplicemente sbaraccate, quali espressioni di una societ ingiusta e repressiva. Questo il senso dellaffermazione marcusiana, destinato a pervadere lintera cultura occidentale,
del quale forse soltanto oggi siamo in grado di vedere il
senso pi vero, pi profondo e pi devastante, e dal quale la cultura del narcisismo ha tratto sicuramente il suo
propellente ideale.
Come dimenticare, ad esempio, il fascino esercitato negli anni Sessanta e anche in seguito dallidea marcusiana
di trasformare il corpo umano da strumento di fatica in
strumento di piacere? Questa citazione, come noto, si
trova nella Prefazione politica scritta da Marcuse nel
1966 a Eros e civilt e rappresenta per me uno dei manifesti pi comprensivi del cosiddetto Sessantotto; uno
script, direbbero i neuroscienziati, un simbolo chiave
capace di evocare unintera storia. Il freudiano principio del piacere questo il senso dello script marcusiano stato non soltanto sublimato, come pensava
Freud, ma letteralmente stravolto nel principio di
realt. Occorre pertanto stravolgere la realt per cercare
di liberarlo di nuovo. La cosiddetta civilt, almeno quella capitalistica, non altro che oppressione dellindividuo,
della sua libert, della sua spontaneit e, in ultimo, della sua possibilit di essere felice. Insomma una perdita secca. Guai dunque alle regole che inibiscono la nostra spon-
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Sociologia
ANNAMARIA CRESPI
(Raymond Radiguet)
[Trad: Poich in cielo si resta con gli anni
che si avevano allarrivo,
si d la morte Narciso.
Non vi trova alcun vantaggio
se non il gusto del rimorso.
Tu, colomba scompagnata,
d, a che cosa pu giovarti
il ripetere di questo sciocco
lultima parola? Ascoltiamo
Eco in mezzo a questo boschetto,
sei tu colomba o pappagalletto?]
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Sociologia
ANNAMARIA CRESPI, Per uninterpretazione del narcisismo
tamente uguali. Il viso materno a tratti sembra quindi riproporre alcuni elementi della paura provata dal bambino,
che sono per estremizzati, esagerati, tanto che qualsiasi osservatore coglie con facilit la differenza tra lo stato emotivo provato realmente e quello espresso in questi momenti.
Allo stesso modo anche il bambino si accorge di questa differenza e proprio grazie ad essa egli in grado di
attribuire la paura che legge sul volto della madre a s stesso e non alladulto, nel quale pu quindi cercare conforto: se il caregiver esprimesse reale paura, infatti, il neonato non saprebbe come reagire, si spaventerebbe enormemente e non saprebbe distinguere se lemozione provata appartenga a s o alla madre.
Attuando il passaggio dellemozione dal suo alone
di minaccia ad un contesto pi innocuo e mite, ladulto fornisce al bambino una sorta di modello, di viso tipico di una particolare emozione, esempio realistico, ma
marcato: esso diventer nel tempo un riferimento relativo a quale sia la manifestazione tipica di una determinata
emozione e servir al bambino per interpretare correttamente i visi altrui, perfezionare le proprie abilit espressive e fingere, come avviene a partire dai due anni di et
nel gioco simbolico.
Jacques Lacan spiega che tra i sei e i diciotto mesi il
bambino conquista lidentit, attraverso lo stadio dello
specchio. Il bambino lacaniano che a sei mesi guarda nello specchio, viene attratto da due occhi splendidi, in cui
brilla, nella somiglianza, la scintilla materna, rassicurante.
attrazione istantanea, immediata, giacch quegli occhi
sono buoni, e accoglienti: una promessa di felicit.
Lingresso del bambino nellordine culturale lassimilazione dellordine simbolico che segue alla fase edipica presuppone il sorgere dellistanza immaginaria attraverso questa fase dello specchio, ovvero la prima scoperta del proprio corpo attraverso limmagine speculare.
La funzione dello stadio dello specchio scrive Lacan
si presenta come un caso particolare della funzione dellimago, che quella di stabilire una relazione dellorganismo con la sua realt (Lacan, 1974, 90). Lincanto che
quellimmagine esercita su di lui palese: il bambino la
guarda, la lascia, la riguarda, ammicca, i suoi occhi giocano il piacevole gioco degli sguardi, del prendere e lasciare limmagine riflessa, evidente come egli ne sia sedotto, incuriosito ed ammaliato.
Dapprima il bambino tenta di afferrare limmagine
che gli appare, come se si trattasse della madre reale, quindi comprende, presumibilmente attraverso lesperienza tattile della superficie dello specchio, che si tratta di unimmagine; pi tardi si rende conto che quella immagine
la sua: essa appunto la pietra angolare dellidentit (Turinese, 2013, 142-3).
Il bambino, dopo i primi tentennamenti, si rifiuta di
vedere nellimmagine speculare un immagine rispecchiata e separata da lui. Egli si confonde con la sua immagine esteriore e assume limmagine che gli sta di fronte come
io e quasi come Io ideale. Limmagine, infatti, viene accolta in una sorta di traffichio giubilatorio (Lacan, 1974,
88), come una vera conquista. Viene cos a stabilirsi un
rapporto con se stesso e con il mondo circostante che con-
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Sociologia
ANNAMARIA CRESPI, Per uninterpretazione del narcisismo
Notiamo per come, esprimendo questi giudizi critici e, in qualche modo, formativi, ci si allontani sempre
pi da una interpretazione del mito di Narciso che sia appropriatamente polisemantica, come effettivamente ogni
mito richiederebbe. In virt duna critica della societ spesso unilaterale, stereotipata, gravata dintenti moralistici
o troppo frettolosamente deduttivi (quale quella di certi
ambienti cattolici e/o psicoanalitici), a volte si privilegia
del mito di Narciso laspetto della patologia, trascurando quello, ben pi fecondo della trasformazione (cfr. Turinese, 2013).
Parlando di mito, e dunque, di una simbologia originaria, sar opportuno tenere presente come sfondo la
complessit della storia di questa trasformazione,
cio la molteplicit dei dettagli emergenti in essa che inevitabilmente rinviano, a loro volta, ad altre connessioni
ed altri richiami. Il tutto poi sempre filtrato dal cambiamento intrinseco e dallevoluzione continua degli
stessi soggetti interpretanti.
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Sociologia
ANNAMARIA CRESPI, Per uninterpretazione del narcisismo
non si ode che il Nulla; Narciso, permanendo nella distanza, si rende sordo ad ogni richiamo del mondo.
2) Mala dello specchio Nel mondo nefasto del narcisista non solo diventa impossibile concepire i punti di
vista altrui, ma la realt che si presenta ai suoi occhi terrorizzante, frammentaria, non integrata, priva com di
una qualunque forma di empatia o condivisione: egli si
trova a sperimentare un senso di collocazione di s nel
mondo che non si mai potuto avvalere del feedback esterno, e non quindi cresciuto arricchendosi normalmente
del riconoscimento e della condivisione.
Immaginiamo il caso in cui il bambino, venendo al
mondo, invece di conoscere quellaccoglienza di cui si diceva, cio il viso aperto della madre, pronto a ricambiare il suo sguardo, mediando la realt, alzi gli occhi e trovi un volto chiuso in s stesso, lo sguardo serrato o addirittura ostile.
Il trauma che ne deriva si delinea in ci che Kohut
descrisse come origine autentica del versante patologico del narcisismo (Kohut, 1976, 21): un blocco di sviluppo ad uno stadio in cui necessitano determinate risposte
empatiche parentali per la formazione di un S equilibrato:
in seguito a una serie di fallimenti ambientali precoci,
il S resta congelato a una configurazione primitiva, non
strutturata () Grazie alla responsivit della madre verso le propensioni innate del bambino, le due configurazioni narcisistiche arcaiche si trasformano gradualmente nelle organizzazioni strutturali stabili che andranno a
formare la personalit matura. Il disturbo narcisistico trae
pertanto origine da un deficit della funzione empatica materna e da un mancato sviluppo dei processi di idealizzazione (ibidem). La ferita non si rimargina, continua
a sanguinare perch guardando negli occhi la propria
morte da vicino, il bambino fa unesperienza immediata,
dirompente, assoluta, della propria vulnerabilit. Il ritrarsi
dei malati di narcisismo dai rapporti umani determinato dalla loro incapacit di amare, ed motivato dal loro
convincimento che verranno trattati sempre in modo non
empatico, freddo od ostile (Kohut, ibidem).
in breve anche la situazione descritta da J. Bowlby
e da M. Ainsworth come originante lattaccamento malato, evitante, disorganizzato: il caregiver (la madre) non
corrisponde le aspettative del neonato. Il rispecchiamento
compromesso, il legame disturbato, la ferita aperta. Lattaccamento vissuto nei confronti di un caregiver terrorizzante, per cui il bambino ricerca laccudimento del genitore ma ne allo stesso tempo atterrito, genera una tragica contraddizione. (Ainsworth, 2006, 57).
Tanto era profondo il trasporto dello sguardo ricambiato, tanto atroce e disperato il vuoto di questa chiusura innaturale. Come uninsostenibile agorafobia. Una
vera e propria lacerazione, uno scandalo irredimibile, ch
quella solitudine per il neonato angoscia, morte, violenza
inaudita, la fine di tutto, persino del suo stesso respiro,
lo straziante ed incomprensibile irrompere del Vuoto, del
Nulla avvolgente, lIncubo.
Lo Specchio del bambino, dove ora i suoi occhi, come
due laghi senza fondo, si spalancano, lungi dallapparire come gioco o mezzo per la creazione dellidentit, di-
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Sociologia
ANNAMARIA CRESPI, Per uninterpretazione del narcisismo
e cerca di abbracciarne la fluida, ingannevole apparizione sullo schermo del divenire (Zolla, 1990, 150). Gli oggetti interni di Narciso costituiscono cos la sua ambivalenza di fronte al mondo e di fronte a s stesso, egli incarna la mente assoluta, infinita, che si proietta sullo schermo del nulla creando il mondo esterno nella cui realt crede rimanendo stupefatta (narcotizzata) (ibidem).
Se sicuramente vero che dobbiamo permettere al
disturbo di manifestarsi liberamente, cos da poterlo analizzare (Kohut, 1976, 207), anche vero che proprio per
la sua natura intrinseca di distanza (realt narcotizzata,
proiettata sullo schermo del nulla) esso si attesta come intrinsecamente inattingibile.
La domanda allora : sar plausibile una cura del paziente narcisista strutturata a prescindere da una strategia preventiva volta a creare una breccia nelle sue
difese, in quella distanza? In altre parole: pensabile unanalisi che agisca come una chiave in grado di aprire la
serratura, andando oltre la falsit funzionale, smascherandone lipocrisia maniacale, rivelandone gli autentici
contenuti strenuamente celati dietro la maschera perversa
della finzione?
Per rispondere a queste domande, consideriamo ancora una volta gli elementi del mito. Narciso osserva lo
specchio dacqua fino a cadervi dentro. Le acque lo inglobano, amnios primordiale, sospingendolo di nuovo nel
suo principio, perch questo passaggio obbligato rappresenta la vera condizione escatologica, lunico esito salvifico e catartico possibile. Morire annegando la metafora
del lavacro iniziatico, preludio della metamorfosi necessaria alla propria libert. Limmersione nelle profondit
pi remote dellinconscio la premessa della consapevolezza che lo trasformer in modo definitivo, in quanto nellindistinto originario e nella fluidit delle emozioni ha luogo lautentica trasfigurazione.
Da questa morte infatti sboccia, nella narrazione mitologica, il fiore dai luminosi colori, solare, lo stesso fiore che nel Cantico dei Cantici simboleggia la primavera
e lera escatologica. Il contatto con lacqua implica sempre rigenerazione; da una parte perch la dissoluzione
seguita da una nuova nascita e daltra parte perch limmersione fertilizza e aumenta il potenziale di vita e creazione. Lacqua conferisce una nuova nascita per mezzo del
rituale iniziatico, guarisce col rituale magico, garantisce
la rinascita dopo la morte (Eliade, 2008, 194).
Lipotesi di Kris che lacqua respirante e anelante (Zolla, 1994, 21), in grado di purificare dal dolore,
sia lamore. Nel suo articolo egli afferma infatti che lanalista deve fare interventi che suscitino amore nel paziente
narcisistico. Non chiaro per in che modo lanalista debba procedere e nemmeno se questo amore debba essere
a senso unico o ricambiato a tutti gli effetti. Siamo, com
evidente, su un terreno molto scivoloso e pericoloso, dal
momento che per tradizione lanalista tenuto a rispettare le regole di oggettivit, scientificit e distanza dal
paziente: mai e poi mai dovrebbe presentarsi come un guaritore che cura attraverso lamore.
Kris coraggiosamente considera come per la particolare tipologia del disturbo narcisistico divenga opportuno che la figura del terapeuta possa essere sostituita al-
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Sociologia
ANNAMARIA CRESPI, Per uninterpretazione del narcisismo
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Sociologia
Abstract In the present work we considered the most important narrative plots (i.e., the theories) and diagnostic procedures
provided by the manuals (i.e., DSM and PDM) in order to outline the distinctive feature of narcissism: The other cannot be seen
and recognized, so that the bond with the origins is denied and the Self is perversely considered as self-sufficient and self-determined. The causes of narcissism should be conceptualized in terms of deficits of internalization within the Self-Other relationship, which might determine the externalization of pain and anxiety into the social context through continuous complaints, envy,
and contempt. On the basis of the concept of contemporary narcissism developed by Cesareo and Vaccarini (2012), we provided
an analysis of the current socio-cultural scenario. We also examined the effects of narcissism on the couple relationship from a
clinical perspective.
1. Intrecci narrativi
Lo riconosciamo nelle forme della nevrosi grave, nella condizione borderline e nella caduta psicotica.
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Sociologia
VITTORIO CIGOLI, FEDERICA FACCHIN, Narcisismo: dagli intrecci narrativi alla clinica del legame di coppia
tiva di un narcisismo psicologico di base che pu diventare psicopatologico. Trova per la causa in gravi mancanze e carenze genitoriali e non tanto nella madre. Sia
la fissazione in un S grandioso, sia la grave carenza narcisista (gli estremi di una curva) sono comprese come risposte dellindividuo a tali mancanze e delitti generazionali.
A sua volta Claude Paul Racamier (1992), in un testo che tratta di antedipo riprende il filo narrativo del
legame profondo di madre e bambino, un fantasma di creazione reciproca con benefici effetti e con cadute drammatiche. Lautore si occupa con cura degli effetti della caduta narcisista il cui corollario comprende il delirio di autosufficienza, luso dellaltro per se stessi, il diniego dei
vincoli interpersonali e sociali2. Si tratta insomma di persone che si rappresentano come autogenerate e che vivono
ancor pi che nel culto dellapparenza, in modalit perverse di legame. Potremmo dire che ci che viene attaccato e svilito lessere nati (generati), lessere un genere
e lessere in relazione con laltro. C sempre un lutto da
fare inerente la perdita di onnipotenza e c sempre la possibilit di espellere il male e il dolore sullaltro
Nella psicoanalisi kleiniana, focalizzata sugli oggetti
interni e la presenza di fantasie inconsce assai precoci,
ritroviamo unaltra narrazione delle origini. La presupposizione infatti quella della coesistenza tra narcisismo
e relazione doggetto. In breve, non si crede (di questo si
tratta, non certo di ipotesi da sottoporre a verifica) in uno
stadio narcisistico che precede quello oggettuale, ma nella presenza simultanea di stati narcisistici e stati oggettuali della mente; cos per Paula Heimann (1952) e per
Hanna Segal (1983). Fa parte dello stato narcisistico la
proiezione di parti cattive di s nellaltro; loggetto madre secondo tale prospettiva non sentito come separato, ma come il S cattivo tenendo per s e in s il bene.
Non ci soffermeremo qui sul concetto cruciale di identificazione proiettiva e introiettiva, che ha visto cimentarsi vari clinici, quanto sul sentimento di invidia che, come
afferma Segal, laltra faccia della medaglia del narcisismo. Potremmo anche dire che il narcisismo cerca di difendere la persona dallinvidia (vedere con sguardo bieco il bene altrui) che per di casa. Da parte sua Rosenfeld (1971) si occupato di narcisismo distruttivo che
in grado di dominare e far soccombere le parti buone del S. La metafora da lui utilizzata quella di un S
simile ad unorganizzazione delinquenziale mafiosa che
controlla lintera vita sociale, ma che vive nellangoscia
perenne. La distruttivit si ritorce infatti contro il S non
solo attraverso fantasie di morte e devastazione, ma anche tramite agiti.
Possiamo concludere la ricerca degli intrecci narrativi occupandoci di Jacques Lacan. La sua attenzione rivolta a individuare nello stadio dello specchio un punto di svolta cruciale per lo sviluppo psichico (Lacan, 1949);
esso permette infatti al bambino tra i sei e i diciotto mesi
di conquistare la coscienza di S attraverso lunificazione del proprio corpo, il cui statuto originario non quello dellUno, della buona forma, ma quello della frammentazione (corps morcel). Perch ci avvenga occorre
che il bambino si volti verso un adulto che ratifichi la sua
2. Fare diagnosi
La diagnosi un conoscere attraverso. Calata nella clinica trova per due strade: una quella di venire a
conoscere unipotetica malattia che sta sotto il sintomo
o i sintomi; laltra quella di dotare di senso una serie di
coincidenze (tali sono i sintomi) che riguardano la persona che ne parla. Potremmo dire di una diagnosi di tipo
empirico (denotativo-nosografica) e di una di tipo fenomenico (procedurale-contestuale). Ci a dire che vi sono
alle origini del discorso scientifico presupposizioni di carattere filosofico-antropologico diverse tra loro, da cui derivano anche le azioni compiute per fare conoscenza.
Il Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali (DSM), giunto alla sue edizione numero cinque, lerede della ricerca di un prestigioso maestro e precursore: Emil Kraepelin (1885-1926). Egli distingueva a fine
Ottocento tra malattie mentali endogene, quali la paranoia e la dementia praecox, dovute ad alterazioni or-
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Sociologia
VITTORIO CIGOLI, FEDERICA FACCHIN, Narcisismo: dagli intrecci narrativi alla clinica del legame di coppia
Racamier fa unacuta descrizione della perversione narcisista che comprende sia il pensiero sia lazione. Collega anche il narcisismo con lincesto e lincestuale, una forma diffusa di pensiero-azione che attacca il mondo dei legami.
3
nota la posizione di Karl Jaspers (1913, 1959) contro il riduzionismo diagnostico e la confusione tra lattribuzione di un
nome e il senso plausibile della malattia. La prima edizione del DSM era pi attenta alla dimensione psicologico-psicoanalitica che
poi stata abbandonata a favore del riconoscimento di sintomi e sindromi psichiatriche.
4
Occorre differenziare tra organizzazioni di personalit, che si muovono sempre lungo un continuum di salute e malattia,
e disturbi della personalit, che ne sono proprio le evidenze di fallimento (cfr. Kernberg, 1984).
5
Non a caso la personalit narcisista pu cadere nellanoressia nervosa (se di genere femminile) e nelluso di sostanze, specie cocaina (se di genere maschile).
6
La carenza di coscienza corporea (essere situati nel corpo, nel mondo e nella vita) porta come detto al disturbo anoressicobulimico e al disturbo di dipendenza da sostanze eccitanti. Se si perde la coscienza, si precipita nella mera natura.
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Sociologia
VITTORIO CIGOLI, FEDERICA FACCHIN, Narcisismo: dagli intrecci narrativi alla clinica del legame di coppia
tacchi (mancanze, ferite) sul piano dellapertura relazionale. Vengono qui a intrecciarsi fattori generazionali di
carattere familiare e socio-culturale. Due sono le modalit possibili di fronteggiare il dolore: lespansione del S
e la lamentazione del S. In ogni caso i sentimenti da affrontare risultano essere la vergogna, lumiliazione, linvidia, la fragilit e la vulnerabilit al dolore. Esaltazione
di s e svalutazione di s appaiono come agli antipodi, ma
uno stato della mente pu coprire laltro. Al centro sempre lautos (autocelebrarsi, auto affermarsi, autogestirsi,
autodefinirsi, auto realizzarsi) che privato delleteros.
ca della finanza (la deregulation della finanza ha raggiunto il suo apice durante la presidenza di Clinton), si
riduce la dedizione allaltro e alla comunit (la presenza
diffusa di donors), mentre si impone il consumo in tutte le sue forme, cos come laffermazione del diritto individuale anche nelle relazioni intime. Le varie culture conoscono il divorzio, ma in nessuna cultura esso si imposto come forma normale di vita. Torneremo ad occuparcene.
Si appiattiscono le differenze generazionali, ma soprattutto si riduce la storia generazionale. Non a caso la
stessa psicologia clinica, immersa nel brodo culturale,
attenta allo scambio nellhic et nunc, alle interazioni efficaci cos come ad espandere le possibilit di successo
individuale e di controllo delle emozioni tramite una miriade di interventi e di programmi ad hoc dal carattere semimagico.
Soffermiamoci ora sul valore sociale (omologante) delloggetto tecnologico che si presenta come mimesi del sacro. da l infatti che proviene la luce su cui lindividuo
riflette se stesso e il suo mondo relazionale. Ben pi potente della luce che viene dalla televisione, tutto ci che
I, che cell e che fa rete contribuisce a diffondere il sentimento della costante presenza di s nel mondo. Potremmo parlare di una nuova forma di rapimento che non ha il suo centro nellestasi mistica, ma sulla luce
che promana dalloggetto. Il luccichio rimanda ad un oggetto di godimento e il suo corrispettivo relazionale lemozione dellattimo presente e il bisogno di fare il pieno
di emozioni, di connessione; altrimenti la noia ad imporsi.
poi possibile diffondere limmagine di s, farsi autoscatti a ripetizione in svariate pose (outfit), da quelle languide a quelle aggressive e al limite misurando il
proprio indice di apprezzamento contando il numero dei
like. Se poi limmagine non piace sempre possibile fare
un ritocco; ma dov il destinatario10? Per fare un confronto
di temporalit basta misurare lattimo dellautoscatto o
dellinstant message con limpegno della lettera e del
diario, che richiedono pensiero riflessivo e decisione comunicativa. Di nuovo il narcisismo, anche quello minimalista, si presenta con il carattere di fondo dellautos
quasi privato delleteros. Autostima, autoaffermazione, rivendicazione costante di diritti a partire dal consumo nelle sue varie forme (compresa quella sessuale) ne sono
gli epifenomeni. Laltro lato della medaglia unesposizione ai disturbi ansioso-depressivi e il ricorso a stampelle
surrogate didentit, o tramite il controllo (vedi cibo e corpo), o tramite psicofarmaci e droghe (lo anche il gioco
dazzardo).
Cesareo e Vaccarini pongono alla base della sintomatologia sociale lopacit spirituale nel senso della evi-
3. Un mutamento antropologico?
Vincenzo Cesareo e Italo Vaccarini (2012) sono gli
autori di un testo importante a proposito di narcisismo.
Da un lato riprendono i contributi di Twenge e Campbell
(2009) e di Christopher Lasch (2001), dallaltro sottolineano la presenza di un salto socio-antropologico: si tratta di un transito drammatico dallumanesimo moderno
al narcisismo contemporaneo. Tale concetto non ha per
gli autori un senso psicopatologico, pur riconoscendone
gli aspetti, ma propriamente socio-relazionale7. Gi nellintroduzione essi parlano di crisi didentit della cultura dellOccidente (la terra promessa per laffermazione
della soggettivit umana) che si manifesta attraverso i
sentimenti contrapposti di sfiducia e di autosufficienza,
di impotenza e di onnipotenza (tutto il mondo intorno
a te). In particolare hanno coniato il termine di narcisismo minimalista, intendendo riferirsi al mutamento nella costruzione della personalit che vede nellautoreferenzialit la sua essenza. Essa erode di fatto il legame interpersonale e sociale e rende debole la tensione progettuale. Potremmo dire, in chiave psicologica, che la fiducia un bene sempre pi scarso e che la speranza quasi destinata allabbandono.
Pi fattori contribuiscono al sorgere e allimporsi di
determinati fenomeni sociali. Di certo uno il crollo della cultura protestante e dei valori che lhanno contraddistinta in senso economico e sociale, oltre che religioso.
La Chiesa Riformata, nelle sue molteplici organizzazioni di credo religioso, ha trovato nel Nord Europa e nellAmerica del Nord il suo ubi consistam di successo e
l lha perso. Occorre riconoscere il peso e il valore dellomologazione culturale che in tempi recenti ha visto ergersi lAmerica come modello di riferimento8. Non si
tratta solo della caduta del sacro, ma anche di una forma di ribellione al rigore morale che lanima di fondo
della Chiesa Riformata9. Crolla letica del lavoro e leti-
Gli autori si muovono entro una prospettiva di sociologia della persona e per la persona. Anche il nostro orizzonte clinico
quello della psicologia della persona intesa come detto quale essere in relazione.
8
Wilfred Bion (1970) ha parlato in proposito di stato socialista della mente. Il bisogno di omologazione un potente costruttore di identit: Chiesa, esercito, regnanti, alta borghesia, persone del mondo dei media, dello sport e dello spettacolo sono
gli ancoraggi, in tempi diversi, del processo di omologazione identitaria.
9
Il rigore morale ben rappresentato anche dal famoso testo di Melantone (1572), De vestitu dal grigio al nero.
10
Autoreferenzialit e lavoro introspettivo si pongono agli antipodi tra loro.
58
Sociologia
VITTORIO CIGOLI, FEDERICA FACCHIN, Narcisismo: dagli intrecci narrativi alla clinica del legame di coppia
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Negli Stati Uniti il numero delle famiglie ricostituite ha superato quelle intatte. Per il processo di omologazione di cui
abbiamo parlato questo che attende lOccidente nel suo insieme.
12
In psicologia clinica si definisce tempo di moratoria quello adolescenziale della sospensione della responsabilit adulta.
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Sociologia
VITTORIO CIGOLI, FEDERICA FACCHIN, Narcisismo: dagli intrecci narrativi alla clinica del legame di coppia
prio quello di stress and coping), mentre ci che fa crisi e che attende di essere affrontato il frutto di una ricerca da compiere con la coppia medesima a proposito
di legami. in questa ricerca che ritroviamo il peso dellomologazione culturale con fantasie di facile liberazione dal vincolo che il legame propone e della presenza di
altri luoghi edenici in cui il male bandito una volta per
sempre. Unaltra fantasia che il legame di coppia rientra nei beni che possono essere consumati.
Una volta e finalmente riconosciuta la pari dignit
dei generi che si manifesta anche nelleducazione di femmine e maschi e nel tendere comune verso lautorealizzazione, emerge la difficolt reciproca di fare legame e di
alimentarlo. Occorre prendere atto della fragilit intrinseca dei legami a partire da quello di coppia, che ambisce ad integrare le differenze di genere, di provenienza ed
esperienza familiare e di stirpe di appartenenza. Proprio
tale fragilit intrinseca, che si connette peraltro allalto ideale di umanizzazione (essere simili ed essere differenti; essere fratelli, essere distinti e unici), trova nel contesto
sociale e culturale un suo approccio di facile, almeno in
apparenza, via duscita dal dolore. Si tratta della rivendicazione al diritto di felicit individuale e allespansione del S in chiave narcisista.
Clinicamente parlando occorre porre il legame di coppia al punto dincrocio tra lintreccio, segreto per un verso e inconscio per laltro, di bisogni, desideri, timori e traumi, e la promessa. Mentre laspetto segreto ci che i membri della coppia possono riconoscere come specifico del
loro legame, laspetto inconscio ci che sfugge alla loro
consapevolezza e che pu essere messo in luce attraverso tecniche specifiche quale ipotesi di senso ulteriore. Occorre tener conto che nel transfert generazionale opera non
solo ci che i membri hanno vissuto ed esperito, ma anche ci che trapassa le generazioni, come ad esempio lutti incistati, fallimenti, vergogne sociali, malattie mentali
di qualche membro familiare e cos via.
La letteratura psicodinamica si occupata in modo
quasi esclusivo dellintreccio che opera sulla base del transfert (dai legami di origine vissuti al legame di coppia).
Povera invece lattenzione nei confronti della promessa senza la quale nessun legame in grado di affrontare
le sfide che la vita propone. Il pro-mittere incarna la
tensione verso linfinito futuro cos come lo sperare e fare
giuramento13. proprio qui che il clinico incontra il mutamento culturale e la sua fonte narcisistica. Se costruiamo una variabile curvilineare in merito a tale concetto porremo al centro (in medio stat virtus) la possibilit della coppia di assumere la promessa come un aspetto cardine del legame e ai suoi estremi le varianti negative. Da un lato collochiamo labuso della promessa nel
senso che essa diventa costruzione violenta e sottomissione
dellaltro, dallaltro collochiamo la fragilit e quasi linesistenza della medesima14. Il legame di coppia, sollecitato
nella sua essenza da vari tipi di crisi (il venir meno del-
linnamoramento, la nascita e la crescita dei figli, la malattia di qualche membro familiare, la perdita del lavoro, o la difficile situazione economica), assorbe il male di
vivere e viene facilmente lasciato in nome (e nellinconsapevolezza) di un altro luogo ed un altro tempo facilmente
idealizzato, ma illusorio.
Il clinico, di fronte al dilagare del divorzio e cos della frammentazione dei legami e del trasferimento dellangoscia e del lutto che ne deriva sulle generazioni successive, chiamato ad assumere una posizione di ascolto dei dolori reciproci, ma anche a porre attenzione a ci
che il legame ha offerto ai singoli membri in quanto a delineazione del S. Questo infatti il lato facilmente derelitto.
Purtroppo molti clinici colludono con la tentazione della facile via duscita dal legame. Di certo non facciamo coincidere il divorzio con la psicopatologia; ci non
toglie che proprio le situazioni di crisi del legame siano
tali da far emergere aspetti del S insospettati dagli stessi partner. Rabbia e odio, nelle sue varie forme, si scatenano e difficile costruire un confine al dolore, perch di
fallimento materno e paterno (cio di origine) si tratta. Com noto a chi ci vicino (i nostri intimi) offriamo
il meglio, ma anche il peggio di noi stessi.
Torniamo allora ad occuparci dei segni tipici del narcisismo. Come detto a noi interessano gli aspetti psicopatologici, quelli cio che diffondo dolore e angoscia non
trattabile in relazione con laltro, ma anche con se stessi e con la vita. Distinguiamo con cura il narcisismo dallamore di s che trova le sue radici nel rispecchiamento
amorevole dei genitori, ma anche della parentela e nella
buona cura che interiorizziamo attraverso laltro: curare il corpo, curare la mente, che a loro volta sono incarnati nella persona. Conosciamo dalla ricerca clinica cosa
significa buona intimit, soggettivit sensibile, capacit
di regolazione degli affetti. proprio nella crisi che emerge lamore di s che, per sua matrice, immediatamente
relazionale. Al suo opposto si situa la rabbia e il vuoto
di s: lindifferenza e il distacco, cos come la rabbia esplosiva e la violenza agita ne sono gli epifenomeni. A ben vedere si tratta sempre di profonda sfiducia e di disperazione
nel legame. La sociologia da parte sua ci aiuta a comprendere i mutamenti socio-culturali e individua in particolare la messa in scena narcisistica della relazione sociale.
Il clinico, nel suo lavoro di sostegno ai legami, si trova a prendere atto della presenza sempre pi diffusa dei
tratti narcisistici del legame e della riduzione dei sentimenti
di colpa. Si tratta allora di pensare ad un lavoro clinico
che ricuce con cura i legami e che rivalorizza la promessa. Se la clinica psicologica si allontana dagli uomini e dai loro legami diventa volgare, cio astratta. Noi non
offriamo stampelle e surrogati di salute, invitiamo piuttosto i membri della coppia alla riflessione sul valore dei
legami. Toccher comunque ai partner decidere in favore di questi ultimi, specie nelle situazioni di crisi che na-
13
Non certo un caso che la psicologia clinica, immersa nel suo tempo storico, metta in ombra e persino deneghi il valore
essenziale del promettere per la tenuta del legame.
14
La promessa pu essere considerata come unapplicazione della regola doro che afferma di fare agli altri ci che vogliamo
venga fatto a noi e non fare agli altri ci che non vogliamo venga fatto a noi. Cfr. Vigna, Zanardo (2005).
60
Sociologia
VITTORIO CIGOLI, FEDERICA FACCHIN, Narcisismo: dagli intrecci narrativi alla clinica del legame di coppia
turalmente mettono alla prova la consistenza dei legami. Tocca infatti a ciascuno rispondere del proprio e dellaltrui destino.
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61
Sociologia
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Sociologia
Sociologia
Note
Sociologia
Note
PAOLO IACULLI
65
Sociologia
Note
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Note
12
Per un inquadramento della sociologia fenomenologica allinterno del variegato quadro delle cd. teorie della vita quotidiana, cfr. Jedlowski, 2009, pp. 243-278; pi ampiamente sulla sociologia fenomenologica, cfr. lo stesso Jedlowski, 1986, pp. 5097.
13
Si veda, tra gli altri, Muzzetto, 2006, unintroduzione al pensiero di Schutz (anche esegeticamente) molto densa.
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Sociologia
Note
tema dellascesi intramondana. Questultimo rappresenta laspetto pi frequentemente messo in evidenza quando si cercano nel sociologo tedesco tracce di sociologia
delle emozioni15: lo spirito stesso del capitalismo sembra
considerato da Weber, in particolare ne Letica protestante
e lo spirito del capitalismo, come frutto della pressione
di emozioni forti quali lansia, la disperazione e la paura, su cui la dottrina calvinista si fonda. Quanto allagire affettivo, Weber lo descrive rapidamente allinterno della sua nota classificazione dei tipi ideali di agire sociale contenuta nelle prime pagine della sua monumentale opera Economia e societ: egli ha, quindi, evidentemente
ben presente come le emozioni, i sentimenti e gli affetti
siano tra i fattori (anche di senso) dellagire, assieme alla
ragione, orientata secondo lo scopo ovvero secondo il valore, e alla tradizione, cio alle abitudini (cfr. Weber, 1995,
pp. 21-23) , tuttavia, lagire affettivo come parte integrante del carisma a costituire probabilmente lelemento pi interessante nel discorso weberiano sulle emozioni. Nellambito del potere carismatico, sostiene Fitzi,
lagire affettivo non visto solo come il momento topico
della rottura con leggi non scritte dellagire quotidiano,
ma anche come la fucina privilegiata di legami sociali inediti, specie in ambito premoderno. A seguito dellintervento di un leader carismatico, di un profeta, di un condottiero, di un demagogo o di un avventuriero, si innesca, specie se la sua azione muove da una condizione di
crisi degli assetti sociali tradizionali, un processo di ridefinizione improvvisa ed emozionalmente tesa della convivenza (Fitzi, 2011, pp. 41-42). Ora, gli approfondimenti
di Weber sul potere carismatico, sulle sue straordinarie
potenzialit di mutamento sociale, ma anche sui suoi limiti consistenti nellessere indissolubilmente legato alla
persona che lo detiene, e quindi sul problema della sua
trasmissione, sono tra i capitoli pi noti della sua riflessione sociologica. Mi interessa qui solo evidenziare, con
Fitzi, come anche rispetto alla tipizzazione del potere, rectius delle sue forme di legittimazione (cfr. Weber, 1995,
p. 207 ss.), non diversamente dalla tipizzazione dellagire sociale tout court, sia fondamentale la distinzione tra
tradizione, ragione ed emozioni; elementi, questi, che fondano rispettivamente il potere di carattere tradizionale,
che si basa sulla credenza nel carattere sacro di tradizioni ritenute valide da sempre e nella legittimit di coloro
che sono chiamati a rivestire unautorit, il potere di carattere razionale-legale, che si basa sulla credenza nella legalit di ordinamenti statuiti e del diritto di comandare appannaggio di chi chiamato a farlo in base a essi,
e appunto il potere carismatico, che si basa sulla dedizione straordinaria al carattere sacro o alla forza eroica o al valore esemplare di una persona e degli ordinamenti rivelati o creati da essa, e che, come evidenzia Fitzi, si caratterizza per essere orientato in modo fortemente
personalistico, extraquotidiano ed estraneo al principio
di redditivit delleconomia. Ci ne evidenzia il carattere irrazionale ed emozionale, insofferente alla regola-
4. Nello studio di Muzzetto non manca qualche incidentale riferimento al rapporto di Max Weber con le
emozioni; ma il saggio di Gregor Fitzi, cui dedichiamo
le osservazioni che seguono, a tematizzarlo in modo specifico e puntuale. Il contributo di Fitzi interessante perch egli sostiene in modo molto chiaro la tesi secondo cui
Weber ha fornito un non trascurabile contributo alla sociologia delle emozioni. Sinteticamente, per Weber la realt
sociale, che pure si basa essenzialmente sul calcolo (azione razionale rispetto allo scopo) e sulla abitudine (azione tradizionale), nasconderebbe un lato extraquotidiano,
di cui la sociologia comprendente deve tener conto, costituito dal regno delle emozioni il cui esplodere improvviso e irrazionale frantuma la crosta del quotidiano
scompaginando la cornice dellabitudine e del calcolo razionale. La fiamma della passione molto intensa ma di
breve durata. Ed perci che le emozioni mantengono per
la sociologia comprendente un valore di soglia. Esse rappresentano il carburante che serve per plasmare a nuovo le relazioni sociali. La loro opera di modificazione
profonda ma stenta a istituzionalizzarsi. [] Le emozioni
sono protagoniste della scena sociale, possono per ottenere successo solo se si ritirano per tempo dal proscenio, lasciando una traccia nel tessuto istituzionale del quotidiano (Fitzi, 2011, p. 49). Dunque, le emozioni farebbero per Weber parte integrante della realt sociale,
sebbene un po sotto traccia; il pregiudizio razionalistico, di cui spesso stato rimproverato, sarebbe da imputare soprattutto a ragioni metodologiche ed epistemologiche: la sociologia comprendente di Weber non pu che
partire dallaspetto razionale dellagire, che il pi evidente allesperienza e quindi il pi facile da descrivere e
spiegare (cfr. ibid. pp. 37-38).
Pi analiticamente, il contributo di Weber alla sociologia delle emozioni passa, secondo Fitzi, attraverso la
descrizione dellagire affettivo, la nozione di carisma e il
14
15
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Sociologia
Note
16
Cfr., ad es., tra i molti, notoriamente Tenbruck, 1993; si veda anche utilmente, sin dal titolo del capitolo dedicato a Weber, il manuale introduttivo alla storia del pensiero sociologico di Santambrogio, 2008, pp. 79-98.
17
Si muove in questa prospettiva Marchetti, 2000.
18
Cfr. sul punto, ancora, Marchetti, 2000.
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Sociologia
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Sociologia
Note
GIANLUCA SENATORE
Introduzione
Tale promessa, in termini economici significava controllo e pianificazione. In un modello siffatto le problematiche attinenti la sostenibilit, almeno a livello teorico, risulterebbero attenuate. In primo luogo, si supererebbe il problema dei confini nazionali, poich essa si sarebbe realizzata in unarea geografica sufficientemente
estesa, in secondo luogo, si porrebbe in essere una governance politica centralizzata in grado di promuoverla
e sostenerla.
Il ricorso alla pianificazione, sempre a livello teorico, avrebbe inoltre consentito di soppesare gli effetti delle misure ecologiche sui settori economici e sociali.
Si potrebbe affermare, come si fatto negli ultimi decenni che la realt storica mostra non solo una verit diversa, ma anche un retroterra culturale completamente
avulso al quadro teorico delineato e dunque, nonostante le condizioni favorevoli ad uno sviluppo di tipo sostenibile, difficilmente si pu pensare che questo sia
stato compreso nella volont politica dei governi sovietici. Questo quello che appare, o meglio appariva, da
una ricostruzione storico-sociologica supportata da diversi studi e teorie scientifiche.
Douglas Weiner ci descrive unUnione sovietica in
cui fiorirono movimenti ambientalisti indipendenti una
serie di movimenti che confluiscono in un unico movimento denominato movimento per la protezione della natura ed ebbero perfino il coraggio di contrastare le
pratiche dei Soviet tanto da essere considerati, in alcune
fasi, una resistenza al regime. Il merito di queste scoperte, relativamente recenti, (documenti, corrispondenza,
ricerche di archivio, ecc.) sta nellaccento posto da Models of Nature: Ecology, Conservation, and Cultural Revolution in Soviet Russia (1988) sulle origini del pensiero ambientalista, sulla nascita del concetto di sostenibilit e su ulteriori elementi e processi culturali che si intrecciano con la storia della Russia sovietica e con il socialismo. Dunque, necessario rivedere il quadro teorico sul quale sono state costruite speculazioni scientifiche
e sintesi politico-culturali che non hanno tenuto in considerazione queste nuove e fondamentali rivelazioni.
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Note
1
Un esempio pu essere la preferenza accordata nelle pianificazioni ai beni produttivi rispetto a quelli di consumo destinati
ai cittadini.
2
I limiti dello sviluppo sono un riferimento obbligato per lemergere della questione ambientale e per comprendere la nuova visione del mondo attenta ai problemi del globo che si acutizzano proprio in questi anni.Notevole, a conferma di questa tesi,
stato limpatto che ha avuto nella letteratura economica, e non solo, il saggio The Economics of the ComingSpaceship Earth (Boulding 1966), nel quale per la prima volta stato affrontato in modo sistematico e compiuto il problema della limitatezza delle risorse molto tempo prima del celebre libro-documento Limits to Growth (Meadow 1972). Boulding (1966, 3-14) si sofferma attraverso limmagine suggestiva del cowboy e della navicella spaziale sul confronto tra uneconomia aperta ed una chiusa.
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Sociologia
Note
Sopravvivenza contro abbondanza. Una delle illusioni socialiste consisteva in effetti nella promessa e insieme nellillusione dellinveramento di una futura societ
dellabbondanza. Lunione della fiducia al socialismo e
del positivismo si allegarono fino a produrre unillusione doppia (Enzensberger 1996, 17-49).
Le conseguenze dei danni ambientali, hanno rappresentato il prezzo da pagare per la sopravvivenza e per
la desiderata abbondanza. Gi Rudolph Bahro, aveva affrontato il problema della distruzione ambientale come
evento enfatizzato dalle dinamiche globali cos come
dalla diffusione del consumismo (Bahro 1982, 1984). Secondo Enzensberger e Bahro la questione ambientale
non si lega a filo diretto con la propriet privata. Certamente il danno ecologico pu essere protratto anche
se la produzione di propriet statale. Un mero cambio
di propriet legale non cambia levidenza della questione. I danni sono lesito di un processo distruttivo di
azione sulla natura a dispetto di qualsivoglia conseguenza su di essa.
Questo primo link tra socialismo e sopravvivenza
economica rimane problematico per molti versi. Esso accetta la tesi secondo la quale prendendo spunto dal neomalthusianesimo la crescita segna da s il disastro ecologico. Enzensberger in sostanza rimane fedele alle tesi
marxiste che non prendono in considerazione altro fattore
3
Alle premesse sul socialismo reale va affiancata la constatazione che il marxismo stato ripensato in termini neomarxisti
anche e soprattutto in chiave ambientale con esiti assai diversi. La questione della crisi ecologica e le evidenze dei disastri ambientali
hanno lasciato alcuni studiosi impreparati, innescando in altri la voglia, il desiderio e il compito di rivedere la storia, la filosofia,
la sociologia e anche alcune teorie economiche.
Una revisione neomarxistica rebours, partita dagli anni Settanta del secolo e interrogatasi sullOttocento marxista, si scontrata con lipotesi di suddividere il marxismo secondo soluzioni di volta in volta servite alla questione della crisi ambientale. Si possono categorizzare secondo Robyn Eckersley due flussi. Si tratta della distinzione tra umanisti e ortodossi. Gli umanisti eco marxisti sono coloro che hanno tentato di sviluppare lidea di un Marx ecologista, sensibile al tema ambientale secondo unidea che tenta di armonizzare le relazioni tra il regno umano e quello inumano. Gli ortodossi eco marxisti invece non giustificano in alcun modo lantropocentrismo marxista, e criticano gli umanisti accusandoli di essere idealisti, volontaristi e infine, paradossalmente non
marxisti. Dal punto di vista della costruzione teorica ecocentrica si pu tuttavia affermare che entrambi i flussi accettino la visione storicista di Marx e in particolare lidea del ruolo delluomo nella societ come homo faber. Entrambe possono definirsi come
approcci che strumentalizzano quella categoria inumana di cui la natura fa parte (Eckersley 1996, 272-299).
In sostanza il limite essenziale o carattere peculiare del marxismo resta lidea positiva dellhomo faber che mal si presta in un
contesto di ecologia radicale.
Per alcuni studiosi lecologia ha interpretato il marxismo in chiave contraddittoria, concentrandosi intorno ad alcune linee
critiche elaborate a fronte del disastro ambientale. Posto che il limite dellecologia per Hans Enzensberger risiede nella sua eterogeneit e per cos dire multidisciplinariet che ne rende i confini cos labili da divenire incerti, egli ha avuto quantomeno il merito di tentare una sintesi delle linee di faglia che pi di tutte si sono presentate agli occhi dello studioso. Alcuni dei punti danalisi
posti in evidenza da Enzensberger, filosofo e critico di riferimento per gli eco marxisti, vanno in tale direzione: La prima posizione legata alla considerazione che da una parte lindustrializzazione porta a una crescita incontrollata, dallaltra e simultaneamente
la richiesta di materie prime incrementa determinando una scarsit di risorse. La seconda posizione considera che il processo industriale porta a consumare risorse e materie prime alcune delle quali vanno in esaurimento. La loro sostituzione artificiale concepibile ma non realmente realizzabile (comunque molto dispendiosa). La terza posizione evidenzia che lutilizzo di materiali quali i metalli (materie prime) non rinnovabili stanno evidentemente per esaurirsi. La quarta si riferisce alle risorse idriche: la richiesta di acqua per lutilizzo nei processi industriali aumenta in maniera esponenziale, inoltre lutilizzo di risorse sotterranee concausa dei cambiamenti climatici e lunica alternativa a essi la desalinizzazione degli oceani. Ma esso concepibile ma non realizzabile (molto dispendioso). Anche la risorsa idrica quindi destinata allesaurimento soprattutto in termini di facile reperibilit. Nella quinta posizione si evidenzia come la sovrapproduzione di cibo porta a un disequilibrio naturale. Le aree coltivabili sono sempre le stesse e la loro fertilit decresce. Il tentativo di andare oltre i limiti naturali crea inquinamento e forzature ambientali. Anche le risorse di terra in sostanza sono in esaurimento e un loro ipersfruttamento crea inquinamento e danni permanenti
allambiente.
C infine linquinamento diretto della terra, quale effetto a latere del processo industriale. Irreversibilit del danno ambientale e alterazione della biosfera e di tutto ci che la compone. Esiste poi anche un inquinamento fisico, determinato dallinquinamento acustico, dalla sovrappopolazione e dai fattori a essa collegati. Tale punto scarsamente considerato perch meno misurabile. Inquinamento termico in termini di produzione eccessiva di energia (Enzensberger 1996, 17-49).
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Note
se non quello di un pericolo derivato dalla sovrappopolazione e quindi dalla sovrapproduzione che diviene mano dellartificio sulla natura. Il punto , se la crescita in generale possa o non essere resa in qualche modo sostenibile (Senatore 2013) e se posto che il capitalismo laspetto critico, il socialismo ne sia la soluzione.
Jean-Guy Vaillancourt offre una serie di considerazioni sulla revisione dei testi di Marx ed Engels ponendo in rilievo la disputa circa la legge malthusiana sulla popolazione. Questo contributo mostra come non ci sia
incompatibilit tra marxismo ed ecologia. Daltro canto
non si pu certo affermare che Marx o Engels siano gli
scienziati della moderna ecologia umana. I loro scritti
contengono infatti numerose ambiguit e oscillano tra
antropocentrismo e materialismo naturalistico (Vaillancourt 1996, 50-63).
Michael Perelman sottolinea invece come lelemento fuorviante del Capitale di Marx risieda nella paura di
accettare le teorie malthusiane. Secondo Perelman, Marx
parla di scarsit e di sovrappopolamento solo come effetto specifico del capitalismo in relazione a condizioni
naturali. Quindi per Marx lagricoltura classica era incapace di padroneggiare i processi organici cos come i
capitalisti lo facevano con i processi inorganici. Dal momento che la predominanza dellindustria capitalista regna su quella agricola, la domanda dei beni ad essa collegati aumenta e supera i secondi, generando una richiesta a partire da una necessit da essa stessa inventata. In
pratica il capitalismo industriale aveva indotto la distruzione della fertilit del suolo e quindi il profitto per
determinati generi (Perelman1996, 64-80).
La riluttanza marxiana rispetto ai dibattiti malthusiani si espressa allinterno del Capitale. Secondo Perelman
adottando il concetto di capitale costante come surrogato
per le materie prime tale condizione tiene conto che il tasso di profitto tende a ribasso e segnala una contraddizione irrisolta nello schema economico marxista segna una
disarticolazione nel discorso economico. Infatti la debolezza
dellargomentazione di Marx, secondo Perelman, determinata dal non accostamento della scarsit al tasso di profitto. Alla fine Perelman conclude che largomentare circa
la scarsit, lecologia e la crescita della popolazione, hanno portato Marx a fornire in ogni caso delle considerazioni anche di natura ecologica (Perelman 1996).
La Societ Sovietica per la Protezione della Natura (VOOP) rest attiva per lungo tempo e insieme alle altre associazioni di
scienziati, studiosi e studenti come la Moscow Society of Naturalists (MOIP), la Ali-Union Botanical Society, e la Moscowbranch of the Geographical Society of the USSR (MGO), giocarono un ruolo fondamentale durante il periodo staliniano. Nel libro A
Little Corner of Freedom: Russian Nature Protection from Stalin to Gorbachv, a proposito di questesorprendentiscoperte Weiner affermache: Loren Graham the historian of Russian science, once remarked that hundreds of Western scholars, diplomats,
and journalists had wondered whether there was any island of freedom in the Soviet Uion, Unknowingly driving right past it
thousands of time! (Weiner 1999, 5).
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Note
Con il decreto O zapovednikach voluto da Stalin il territorio dei zapovedniki passarono da 12,6 milioni di ettari a circa 1,384
milioni di ettari. Lo sfruttamento delle riserve e dei parchi tutelati fino ad allora dalla legge sulla protezione dei monumenti della natura, le riserve e i parchi del 16 settembre 1921, non coinvolse solo la Russia ma anche tutte le altre repubbliche che dovettero promulgare decreti simili per consentire lo sfruttamento delle aree naturalistiche protette. LUcraina, la Georgia e la Lituania
ne persero rispettivamente 19, 16 e 13 e le altre repubbliche circa 10 ciascuna (Weiner 1999, 129; Dundovich 2012, 45).
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Note
mento sar fortemente ridimensionato negli anni successivi alla fase leniniana e i governi sovietici successivi
non considereranno pi il movimento come una risorsa
e neppure come un problema visto il loro ruolo ormai del
tutto marginale che assumer da questo momento in
poi. Naturalmente non mancarono occasioni di scontro
polemico. Nel 1953-1954 il VOOP fu letteralmente
strappato dal controllo degli scienziati fin troppo indipendenti e messo nelle mani di altri studiosi fedeli sostenitori del partito. Gli attivisti del movimento trasferirono le proprie attivit presso il MOIP, che restava ancora
sotto la direzione scientifica del movimento.
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Note
bilit di sperimentare su terreni fuori dallo sfruttamento industriale e da qualsivoglia violabilit. Daltro canto, offrivano il loro benestare, il loro silenzio o lammorbidimento di posizioni aspre in merito ad azioni del
governo, in definitiva una parziale acquiescenza (Weiner
1999, 36-37).
Nel 1931 Makarov invi una lettera al settore scientifico del commissariato per leducazione e alla sezione
comunista di riferimento. Tale lettera combinava secondo la colorazione protettiva, unobiezione diretta e una
dichiarazione di fedelt al regime. Makarov, da un lato
dava il merito al marxismo- leninismo di aver pungolato aree stagnanti dal punto di vista scientifico ma, osservava come non fosse cos in tutti i casi. Questa azione fu obbligata anche perch, secondo Makarov, i bolscevichi non potevano non tutelare il regime ed erano
portati ad agire attraverso preconcetti, volevano identificare un nemico e utilizzare gli scienziati per scardinare
la controrivoluzione.
Lepisodio pi traumatico per il movimento per la
protezione della natura fu la purga di Askania Nova del
1932. Il progetto di questa epurazione fu di Trofim Denisovich Lysenko e Isaak Izrailovich Prezent. Tale episodio segn la fine della Golden Age che culmin con larresto di Stanchinskii. Egli si era opposto al piano di acclimatazione delle piante che prevedeva lo sfruttamento
massimo della produttivit biologica. Stanchinskii aveva
obiettato al progetto di lacclimatazione per via dei costi elevati e della sua difficile praticabilit e lo aveva manifestato con determinazione al governo.
Un altro episodio che port ad una successiva purga fu quella inflitta dallazione di investigazione di Olga
Lepeshinskaia. Questultima si occup di monitorare e redigere un verbale circa lattivit di Frantsevich Shillinger
a quel tempo a capo della commissione per listituzione
ed il controllo degli zapovedniki. Il dipartimento di Scienze della commissione centrale ordin unaudizione per le
riserve naturali e in particolare per il movimento per la
protezione della natura. Lindagine ebbe a concludere
che la riserva era un rifugio antisovietico in termini di
idee e di valori, pervaso di ideali anarchici e di mancanza di controllo. Unassenza totale di un nucleo comunista. Nonostante tutto, non tolsero a Makarov la direzione
ma suggerirono che le riserve fossero poste sotto la tutela
del commissariato per lagricoltura dellURSS, togliendole
definitivamente dal controllo del commissariato per listruzione e leducazione. Le conclusioni dellinvestigazione contenevano pi di una verit. Effettivamente il
movimento era un covo di sovversione per il partito e ci
non poteva essere pi nascosto.
Makarov aveva compreso quanto la sopravvivenza
del movimento ambientale russo fosse di molto legata alla rinuncia dellinviolabilit, in particolare degli zapovedniki. Dapprima lacclimatazione e quindi lipersfruttamento della produttivit biologica, in seguito altre pratiche aggressive di biotecnologia. Queste azioni non potevano pi essere denunciate dal movimento, stava diventando unattivit troppo pericolosa ed era necessario
un periodo di riflessione.
Lattivit del VOOP nel primo periodo post bellico,
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Note
La pianificazione economica era stata sospesa durante il periodo bellico e con il quarto piano si riprende quel cammino
verso il comunismo, diventato obiettivo ufficiale del partito dopo che la costituzione sovietica del 1936 aveva dichiarato compiuta la realizzazione del socialismo in URSS.
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Note
7
Tra le pi importanti centrali idroelettriche ricordiamo quella di Kujbysev, lanciata il 21 agosto 1950, con una produzione
di 2.000.000 di Kw e quella di Stalingrado del 31 agosto 1950, con una produzione di 1.700.000 Kw.
8
I calcoli effettuati in occidente, attraverso studi comparativi sui risultati del piano, accertarono uno scarto del 10-15% rispetto a quanto dichiarato. Le mancate realizzazioni riguardavano il livello di produttivit e la produzione agricola.
9
Occorre ricordare che nel maggio del 1957 Nikita Kruscev critic limpostazione di predisporre una pianificazione annuale o quinquennale rigida. Egli sosteneva che la vita un processo continuo, mentre i piani si fermano ad una data ben precisa del
calendario. Egli propose una pianificazione continua: ogni anno si conosceranno gli obiettivi pianificati per quello stesso anno e
si elaboreranno le previsioni per i cinque anni successivi (Leon 1977, 168).
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Note
Dal secondo dopoguerra alla met degli anni settanta, da una parte la crescita economica e dallaltra la
rincorsa agli armamenti, iniziata, paradossalmente, in
seguito alle firme dei trattati di pace del 1947, non favoriscono n uno sviluppo in chiave sostenibile n tanto
meno una presa di coscienza sulla questione ambientale.
Tutto quello che era stato realizzato dalla nascita del
movimento per la stragrande maggioranza tra il 1918
e il 1924, ma anche successivamente, con intensit sempre minore dal dopoguerra in poi vedr il sistematico
smantellamento della struttura organizzativa e leclissi di
tutto ci che esso aveva contribuito a costruire. Nella seconda parte del periodo staliniano e successivamente, la
natura verr considerata solo come elemento (risorsa
primaria) per il raggiungimento degli obiettivi dominati
dalla crescita economica. Bisogner aspettare il maggio
del 1972 quando Nixon e Podgornyj a Mosca firmeranno il primo Trattato di cooperazione per ridurre linquinamento dellaria e dellacqua, al quale far seguito, nello stesso anno, la sottoscrizione da parte dellURSS della Convention on the Prevention of Marine Pollution by
Dumping of Wastes and Other Matter, e nel 1974 della
Convenzione di Helsinki. Questo momento storico
particolarmente importante per il fatto che la questione
ambientale si lega a questioni economiche e di politica internazionale. Non dunque indifferente se dalla proposta del 1968 da parte della Svezia presso le Nazioni Unite, di organizzare una conferenza mondiale sullambiente, bisogner aspettare qualche anno per vederla realizzata a Stoccolma nel giugno del 1972. A questa Conferenza non parteciparono lURSS e molti Paesi del blocco socialista. Il perch? Il perch facilmente individuabile nel fatto che, se la Russia dei primi anni venti e trenta del secolo era tra gli Stati pi avanzati nella protezione della natura, quella staliniana e post staliniana aveva
stravolto questo paradigma. Lambiente era considerato
un vero e proprio freno alla crescita economica. Fu proprio durante questo importante simposio che lambiente entr a far parte delle grandi questioni internazionali. Henry Kissinger, Consigliere per la Sicurezza Nazionale
del Presidente Richard Nixon e solo nel 1973 Segretario
di Stato, diede un notevole contributo alla realizzazione
della Conferenza. Siamo in piena guerra fredda. Il ruolo
dellallora Consigliere fu cruciale per il fatto che, in modo del tutto inaspettato, si giunse ad una convergenza tra
le posizioni dei paesi in via di sviluppo e le posizioni dei
paesi sviluppati attraverso una Dichiarazione comune e
un Piano di azione con 109 raccomandazioni. Per la prima volta nella storia ambiente e crescita economica furono messi sullo stesso piano smentendo le teorie e le con-
10
Calcoli elaborati da Rush V. Greenslade, Prodotto Nazionale Lordo, per settore dorigine (armamenti compresi), ponderazione del 1970, indice 1940 = 100. C da notare che le valutazioni sovietiche ufficiali (indice 1940 = 100) calcolavano risultati diversi ma, comunque con tassi di crescita medi in riduzione dal 1946 al 1965. Secondo i calcoli sovietici dal 1951 al 1955 il
tasso di crescita del 11,4%; dal 1956 al 1960 del 9,2%; dal 1961 al 1965 del 6,7%; dal 1966 al 1970 del 7,7% (Leon 1977,
204-205).
81
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GEORGESCU-ROEGEN N. (1971), The Entropy Law and the
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Press.
82
Sociologia
Note
FRANCESCO TIBURSI
83
Sociologia
Note
84
Sociologia
Note
85
Sociologia
Note
ciet; ma soprattutto, una trasformazione della prospettiva allinterno delleconomia da cui deriva una delimitazione critica del campo delleconomia stessa e laffiorare, alfine, di uno spazio in cui collocare lesistenza come
dimensione problematica. Quindi, una revisione del
ruolo delleconomia come regime di realt che dal suo interno sembra simbolizzare, o forse necessitare, il suo superamento.
In questo modo Crespi sembra tentare una definizione
differente dellidea di soggettivit. Non pi monade
preesistente che si distingue dalla realt proprio per il suo
esser soggetto, il suo significare lo sguardo dellosservatore, il soggetto di cui Crespi delinea i contorni senza
mai affrontare peraltro il problema direttamente demarca
il proprio dominio nelle condizioni contingenti del proprio esistere; al di l, tuttavia, di una visione strutturalista usualmente abusata in questo discorso per cui il soggetto si definirebbe per il ruolo attribuitogli nella struttura
stessa ma, piuttosto, lasciandosi raffigurare da condizioni che incontra nellimpermanenza dellesistere ma
che al contempo sono condizioni che solo alluomo con
la sua peculiare esistenza possono essere attribuite. Cosicch questi contingenti attributi del soggetto, invece che
costringerlo dal di fuori, costituiscono la riflessa manifestazione della sua specificit, del suo significato e contribuiscono non solo a definirne la costituzione ma pure
a identificare i confini invalicabili di questo spazio del quotidiano, indisponibile ad ogni riduzione funzionale al campo, ad esempio, delleconomia.
Seguendo questo percorso, cogliamo in che senso il
lavoro di Crespi non sia una riflessione isolata ma piuttosto lespressione di un complesso dibattito contemporaneo, che va evolvendosi e stringe il proprio cerchio attorno ad una critica dello strutturalismo, del funzionalismo, di ogni teoria dei sistemi nel tentativo di definire la
possibilit di una riflessione, oserei dire, sostanziale sulla societ; anzi, a spiegare in che modo si possa parlare
di sostanziale nella societ e nellepoca in cui viviamo.
Ed da notare come questa prospettiva emergente rifiuti di posizionarsi nel campo del premoderno o dellantimoderno, tanto quanto non assume una posizione postmoderna di assoluto superamento della modernit stessa: cerca invece di muovere i propri passi a partire dal moderno stesso, da una riflessione critica sulle sue categorie
per esporne i nodi problematici; ci ovviamente comporta
un passaggio contraddittorio, una sospensione al limitare
della modernit ove la critica porta inevitabilmente nel
proprio grembo i contenuti e le strutture del moderno che
si cerca di rovesciare. Ci ben evidente nelluso che il
Nostro fa della rappresentazione di Martuccelli, uso nel
quale si articola la storia in forma progressiva, quasi di
una filosofia della storia che nel riconoscere le differenti fasi della storia universale ineluttabilmente traccia un
percorso ascendente, evolutivo, di sviluppo, ove se non
si parla di una fine della storia appare purtuttavia evidente
che lesistenza come realt costituisca un punto dar-
F. CRESPI, Esistenza come realt. Contro il predominio delleconomia, op. cit., pp. 54-58.
Ivi, p. 59.
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Note
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Sociologia
Recensioni
Sociologia
Recensioni
R. IANNONE, Umano, ancora umano. Per unanalisi dellopera Sulluomo di Werner Sombart, Acireale/Roma, Bonanno Editore, 2013.
2
S. RODOT, Il diritto di avere diritti, Bari, Laterza, 2012, p. 185. Riferendosi allo sterminio degli ebrei, Stefano Rodot ha
parlato di ombre, dunque, non pi persone, di esseri destinati soltanto a essere cancellati. La privazione dei diritti corrispondeva alla cancellazione dellumanit stessa, Ivi, p. 207.
3
G. AGAMBEN, Quel che resta di Auschwitz. Larchivio e il testimone, Torino, Bollati Boringhieri, 2012, p. 47.
4
Ibidem.
5
Ha scritto a tal proposito Hannah Arendt: Prima di questo, dicevamo: bene, abbiamo dei nemici. perfettamente naturale. Perch non si dovrebbero avere nemici? Ma questo era diverso. Era veramente come se si fosse spalancato un abissoQuesto non avrebbe dovuto accadere. Non mi riferisco soltanto al numero delle vittime. Mi riferisco al metodo, la fabbricazione di
cadaveri e cos via. Non necessario che entri in questo. Questo non doveva accadere. L accaduto qualcosa con cui non possiamo riconciliarci. Nessuno di noi pu farlo, H. Arendt, Essay in Understanding, New York, Harcourt Brace, 1993, pp. 13 sg.
cit. in G. AGAMBEN, op. cit., p. 65.
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Recensioni
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Scrive Roberta Iannone a tal proposito: Stupisce, tuttavia, che pur essendo allepoca tra i rari estimatori di Simmel, Sombart non colga, almeno cos sembrerebbe, in maniera piena, il lascito delle riflessione di quellautore. Sombart definisce la tensione della vita contro la forma un errore dei filosofi. Anzi, pi propriamente lo definisce come una pretesa di tutti i filosofi della
vita. In realt la tensione rintracciata da Simmel della vita contro la forma, e cio non contro questa o quella forma in particolare ma contro la forma in generale, lungi dallessere un mero errore di cui alcuni , invece, lessenza della vita di tutti, ivi, p. 119.
17
A tal proposito interessante ricordare la posizione di Pasquale Rossi, medico e scienziato sociale cosentino, autore nel
1898 del volume dal titolo LAnimo della folla dove, prendendo le distanze dalle interpretazioni pi influenti del periodo che vedevano la folla in termini puramente negativi, in quanto simbolo di violenza e di brutalit, afferm, senza mezzi termini, che le
folle hanno unanima, sono capaci di pensare e se ben educate, possono diventare le vere protagoniste dello sviluppo della societ.
Cfr., P. ROSSI, Lanimo della folla, Cosenza, Tipografia di Raffaele Riccio, 1898.
18
C. G. JUNG, op. cit., p. 139.
19
E. BLOCH, Ornamenti. Arte, filosofia e letteratura, a cura di Micaela Latini, Roma, Armando Editore, 2012, p. 31.
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Sociologia
Recensioni
i suoi membri, si rivela frutto dellopera demiurgica di un soggetto esterno. Ma se lintervento di un solo individuo ancorch di un uomo di genio straordinario, dotato di unintelligenza superiore e di una grande anima sortisce gli stessi effetti
che il patto dovrebbe produrre; e se,
per di pi, tale intervento presentato come ineludibile, allora la figura del legislatore dichiara limpossibilit stessa del contratto, che si riduce
in tal modo a una metafora. Lautonomia del corpo politico appare
qui negata sin dal suo incipit (p. 37).
Come si esce da questa impasse
teorica? La risposta rintracciata in
un principio di legittimit del potere che coniuga legalit formale e materiale, correttezza delle procedure e
osservanza dei principi etici consolidatisi nel corso dellesperienza storica della collettivit (p. 42). Esso si
schiude cio alla prospettiva del costituzionalismo passando attraverso
la critica del contrattualismo moderno e la denuncia della sua impossibilit. Ma come pu attuarsi
questa convergenza tra correttezza
delle procedure democratiche e sentimento dei valori sociali? Cosa evoca la retta tangente alla societ politica (pattiziamente fondata) rappresentata dallimmagine del legislatore? Cosa la tensione normativa
di tutto il discorso di Rousseau che
si cristallizza in critica al patto sociale
e in ideale di giustizia?
Il libro suggerisce una soluzione per questo dilemma. Questo
tormentato percorso rivela che gli interessi particolari sono qui e ora troppo forti perch sia possibile coniugare
partecipazione (esercizio dellautonomia individuale) e giustizia sociale. In altri termini, Rousseau riconosce precocemente un problema
cruciale e tuttora irrisolto della democrazia borghese: intuisce che instaurare una forma politica realmente democratica sar possibile
soltanto dopo aver trasformato la
struttura sociale e, per ci stesso, la
concreta configurazione degli interessi
individuali (p. 74).
Certo, quando il richiamo normativo di Rousseau ai valori etici
della comunit politica, il potenziale di equit potrebbe risultare in bilico poich rimane cos sullo sfondo
95
del discorso la possibilit di un relativismo dei valori che potrebbe confliggere con quei presupposti normativi che ruotano attorno al riconoscimento universalista della libert individuale. In questo caso il relativismo come possibilit potrebbe
trasformarsi proprio nelle pagine
del Contrat in uno spettro inquietante
per ogni autentico ideale democratico. Ma non appare preoccupato da
questa ipotesi Burgio che piuttosto
vede nello sguardo al concreto manifestarsi dei valori nella comunit
storicamente affermatasi una via di
uscita e non un pericolo.
Il terreno sul quale il pensiero di
Rousseau viene fatto rivivere dunque quello della storia. E allora
tra particolarismo e spirito civile, tra
egoismo e virt pubbliche, tra ricerca
del privilegio e volont di servire il
bene comune non si consuma soltanto, in astratto, un conflitto virtuale, essenzialmente morale, ma
anche un contrasto materiale, concretissimo, tra i progetti, gli interessi,
le culture che si sono realmente generati e contrapposti, nel corso del
tempo, sul terreno sociale e politico,
economico e culturale (p. 74). La
volont generale distinta dallaggregato delle volont particolari
(dalla volont di tutti) corrisponde
alla volont reale della collettivit. Generale, in tale ipotesi,
quella volont nella quale sono venuti in effetti depositandosi, nel
corso del tempo, gli insegnamenti dispensati dallesperienza storica, e
registrati da una parte della collettivit come obiettivi da perseguire o,
per lo meno, come idee regolative in
base alle quali valutare criticamente la realt per trasformarla. Pi precisamente continua lAutore ,
generale, in questottica, la volont della parte subalterna della collettivit in cui vivono e si esprimono in forma di ideali e valori, modelli etici e precetti morali lesperienza del dominio subito e la determinazione a sovvertirlo, la memoria della violenza ricevuta e la
concreta speranza di riscattarsene
(pp. 74-5). Come si pu facilmente
intuire questo significa guardare
alla Costituzione come possibile inveramento dellideale regolativo della volont gnrale.
Sociologia
Recensioni
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Sociologia
Indice delle annate
Sociologia
Indice dellannata 2008
7
11
23
31
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87
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119
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Sociologia
Indice dellannata 2009
151
159
165
168
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5
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57
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109
121
122
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Sociologia
53
DARIO ALTOBELLI, Utopia, scienza e problema del male
MARINA LALATTA COSTERBOSA, Sulla possibilit del male estremo 63
GIOVANNI CUCCI, Tra filosofia, psicanalisi e religione:
il problema del male
83
ANNA MARIA FUSCO DI RAVELLO, Il male come limite e confine 97
Analisi e contributi
ANDREA BIXIO, Nuova statualit e sistema dei tribunali
internazionali
111
ADRIANA DAURIA, Diritto e complessit culturale: tra
115
integrazione e segregazione
Note
MINO B. C. GARZIA, MARIAROSA RAVELLI, Sistema ed
127
Equilibrio (I) Sistemi sociali e interdipendenze
DONATELLA SIMON, La relazione daiuto: due contributi
della sociologia classica
141
Recensioni
MASSIMO CONTE, Sociologia della fiducia. Il giuramento
del legame sociale (Roberto Cipriani)
147
FRANCO FERRAROTTI, Il senso del luogo (Roberto Cipriani) 148
GIANPIERO GAMALERI, I fatti non separati dalle opinioni.
Leggere lattualit con gli occhi di un sociologo (Carlo Romano) 151
PIERPAOLO DONATI, La societ dellumano (Luca Martignani) 152
Sociologia
Indice dellannata 2010
n. 1/2010 Il paradiso abitato da diavoli
Riflessioni sul male
Parte seconda Percorsi
ANDREA BIXIO, Eros e il male: dal dio capriccioso alla
macchina erotica
ALBERTO ABRUZZESE, DAVIDE BORRELLI, Le scienze sociali tra
demonio della comunicazione e comunicazione del
demonio
MARCELLO STRAZZERI, Walter Benjamin e la funzione della
violenza nella creazione giuridica
VINCENZO RAPONE, Lesperienza della comunione intima
tra gli esseri. Erotismo, Male, Sacrificio in Georges Bataille
TITO MARCI, Lirredentismo dellOggetto. Il principio
del Male nel pensiero sociologico di Jean Baudrillard
ROBERTO VALLE, La falsificazione del male. Anticristo e katechon
nel pensiero religioso e politico russo dellet dargento
FOLCO CIMAGALLI, Sofferenza, Dio e caos. Alcune note
sulla teodicea in Weber
EMANUELE ROSSI, Theodor W. Adorno e il male insaziabile:
una lettura sociologica
ERICA ANTONINI, Le figure del male in Hannah Arendt
RAFFAELE BRACALENTI, ATTILIO BALESTRIERI, Bestemmiavano
Dio e lor parenti. Alcune riflessioni psicoanalitiche sul male
Note
MINO B.C. GARZIA, MARIAROSA RAVELLI, Sistema ed
Equilibrio (II) Equilibrio e variazioni
MARIA ANGELA POLESANA, La costruzione mediatica del colpevole
FRANCESCO TIBURSI, Per una lettura critica. Lettera sullinesistente
Recensioni
ANNA FUSCO DI RAVELLO, Il gesto sacro. Vita, salute e
morte nei gesti rituali (Emanuela Ferreri)
SANDRO LUCE, Fuori di s. Poteri e soggettivazioni in
Michel Foucault (Vincenzo Rapone)
PIERPAOLO DONATI, La societ dellumano (Luca Martignani)
5
11
17
21
31
41
98
7
17
23
45
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Sociologia
5
7
13
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157
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Sociologia
Indice dellannata 2011
145
147
ANDREA BIXIO
La storicit del sociale. Premessa
ANDREA BIXIO
Storia della storicit e societ moderna
BRUNO KARSENTI
Governare la societ. Un problema genealogico
LUCA SCUCCIMARRA
Tempo di progresso, tempo di crisi: modelli di filosofia
della storia nel pensiero francese dellOttocento
GIANLUCA BONAIUTI
Il futuro del futuro. Saggio sulla semantica (in)temporale
della societ
MAURIZIO RICCIARDI
La societ senza fine. Storia, sociologia e potere della
societ contemporanea
FABRIZIO FORNARI
La costruzione narrativa della soggettivit tra sociologia
e storicismo
ROBERTO VALLE
LApocalisse della Noia: Benjamin Fondane e la domenica
della storia
Note
FRANCESCO TIBURSI
Medium te mundi posui: la filosofia vichiana come orizzonte
della sociologia storica
LIBERO FEDERICI
Genealogia della violenza e ideocrazia in Walter Benjamin
MARCELLO PIAZZA
Note introduttive ad unindagine sul potere giuridico
(e su quello costituente)
149
151
152
155
79
5
7
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33
45
49
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99
5
7
19
27
45
67
81
105
127
141
151
Sociologia
SILVIO BERARDI
Lapostolato popolare mazziniano in Inghilterra:
la Scuola elementare italiana gratuita di Londra
VALERIO PANZA
Dal campo al testo. La terra del rimorso e i suoi inediti
MARIA LETIZIA CIMMINO
Lindividuo nel mondo, si d al mondo. I nuovi profili
dellidentit
ANNA MANZATO
Figure dellesperienza mediale
STEFANO CHESSA
Capitale sociale e partecipazione civica: lAssociazionismo
di Promozione Sociale nel distretto di Sassari
Recensioni
MARCELLO STRAZZERI, Drammaturgia del processo penale.
Strategie discorsive e pratiche di internamento (Ferdinando
Spina)
DEBORA TONELLI, Il decalogo, uno sguardo retrospettivo
(Debora Spini)
GIANPIERO GAMALERI, Le mail di Ob@ma. I nuovi linguaggi
per finanziare una campagna elettorale e vincere le elezioni
(Carlo Romano)
MARIA DE BENEDETTO, MARIO MARTELLI, NICOLETTA
RANGONE, La qualit delle regole (Barbara Neri)
Recensioni
PIER PAOLO DONATI, La matrice teologica della societ
(Salvatore Rizza)
HANS JOAS, Abbiamo bisogno della religione? (Elena Laurenti)
FABIO DANDREA, Un mondo a spirale. Riflessioni a partire
da Michel Maffesoli (Emanuele Rossi)
SERGIO PAGANO, Vita reclusa sul monte Soratte. Le monache
agostiniane di Santa Croce in SantOreste (1573-1904)
(Giulio Cipollone)
171
183
187
137
139
146
148
195
203
MICHELE COLASANTO
Introduzione: lagape per la riflessivit della teoria
sociale contemporanea
GENNARO IORIO
Lagire agapico come categoria interpretativa per le scienze
sociali
PAOLO MONTESPERELLI
Agape e ricerca sociale: un difficile connubio
EMANUELA MORA
Il rischio della reciprocit e la frontiera dellagape
ELISABETTA NEVE
Riflessioni su servizio sociale e agire agapico
RAFFAELE RAUTY
Riflessioni e riferimenti indotti dalla discussione sullagape
TIZIANO VECCHIATO
Valori, spiritualit, azione professionale e agire agapico
AXEL HONNETH
Le condizioni per una sociologia dellagape
SILVIA CATALDI, ROLANDO CRISTAO
La scuola di artigianato di Santa Maria di Catamarca
in Argentina (Case study)
BERNHARD CALLEBAUT
Presenza di tratti di agire agapico nella fondazione
dellEuropa Unita?
Unindagine sociologica sulla figura di Jean Monnet
e sul suo agire nel periodo maggio-giugno 1950
ANTONIETTA DI VITO
Il movente dellamore tra dono e feticismo sociale
MARIA LICIA PAGLIONE, MAURICIO C. SERAFIM
Agire agapico come categoria sociologica significativa
per lanalisi di fenomeni economici.
Alcuni spunti a partire dallosservazione dellEconomia
di Comunione nella Libert
VERA ARAJO
Postfazione. Origine e prospettiva dellagape
Note
ANDREA BIXIO
Briciole sulleconomia del noi. Una recensione ed altro ancora
221
223
227
229
9
16
21
25
27
32
37
45
57
67
71
78
85
Sociologia
Indice dellannata 2012
n. 1/2012 Societ e cultura giuridica europea
FABRIZIO RAMACCI
Alle origini della tensione tra diritti umani e diritto positivo:
i Sette contro Tebe e Antigone
TITO MARCI
La pratica della vendetta come esperienza giuridica.
Lantropologia del diritto di Antonio Pigliaru
100
11
Sociologia
SIMONA ANDRINI
Percezione sociologica e cultura giuridica:
Tullio Ascarelli
FRANCESCO RICCOBONO
Diritto e vita sociale in Emilio Betti
ANDREA BIXIO
LImmanenza sociale del diritto in Giannini
VINCENZO RAPONE
Le systme juridique, raliste, socialiste et objectiviste est
louvre dun jour dans lhistoire: ovvero, della connessione
tra spirito positivoe storicit nellopera di Lon Duguit
Note
FRANCESCO PETRICONE
Il fondamento delle decisioni del legislatore contemporaneo
Recensioni
PIERPAOLO DONATI, Famiglia risorsa della societ
(Federica Bertocchi)
ROBERTA IANNONE
Metamorfosi del potere e potere della metamorfosi.
Note su Contro il potere di Giacomo
Marramao
Recensioni
PIERPAOLO DONATI, RICCARDO SOLCI, I beni relazionali.
Che cosa sono e quali effetti producono
(Maria Cristina Marchetti)
34
41
48
81
93
FRANCESCO RICCOBONO
Introduzione. Limpossibile dissenso
CHRISTOPH U. SCHMINCK-GUSTAVUS
Un assassinio marziale. Il processo del 9 aprile 1945 contro
Dietrich Bonhoeffer e altri a Flossenbrg e lassoluzione dei
magistrati-assassini nel dopoguerra
MARINA LALATTA COSTERBOSA
Diritto, consenso e societ nella Germania nazista
RONALD CAR
Rivoluzione nazionale e Stato di diritto nel pensiero
di Otto Koellreutter
DARIO ALTOBELLI
Scienza, scienziati e utopia nel Terzo Reich.
Una breve introduzione a un problema storico-sociologico
ENRICO FERRI
Lindividuo assoluto di Julius Evola e la critica del diritto
naturale
Note
GIUSEPPE DI GASPARE
Suum unicuique tribuere: la giustizia politica tra etica
e diritto
DONATELLA PACELLI
Il totalitarismo come crisi per eccesso
ITALO VACCARINI
Razionalismo, antirazionalismo, esistenzialismo virtuale
nella sociologia di Vilfredo Pareto
Recensioni
JEAN CARBONNIER, Sociologia giuridica (Vincenzo Rapone)
VINCENZO CESAREO, ITALO VACCARINI, Lera del narcisismo
(Tito Marci)
ANTONUCCI M. C., Rappresentanza degli interessi oggi.
Il lobbying nelle istituzioni politiche europee e italiane
(Elena Laurenti)
5
10
25
31
45
58
66
78
91
n. 3/2012 Per una lettura sociologica del discorso giuridico: reciprocit, statualit, socialit
TITO MARCI
Accoglienza e inclusione: il diritto ospitale nelle societ
multietniche
ANDREA BIXIO
La statualit come momento di una teoria giuridica
della societ
MARCELLO STRAZZERI
Per una figurazione discorsiva del campo giuridico
DAVIDE DE SANCTIS
Sociologia e scienza della vita in Auguste Comte
Note
CARLO MONGARDINI
Rileggendo Filippo Burzio
91
Sociologia
Indice dellannata 2013
65
71
7
19
29
43
51
65
73
81
95
97
99
n. 2/2013 Dallindividualismo
al comunismo. Le nuove tendenze
del terzo millennio
ARIANNA MONTANARI
Neo-liberismo e neo-comunitarismo
TITO MARCI
Verso una concezione costituente della cittadinanza
FLAMINIA SACC
La crisi dei partiti e le trasformazioni della politica
ANTONIO PUTINI
Al di l di Internet: fra recupero e dissoluzione della
democrazia
29
40
45
67
101
5
14
31
42
Sociologia
ALESSANDRO GUERRA
Il dilemma della partecipazione. Donne e politica
nel Triennio repubblicano
MARIA CRISTINA MARCHETTI
Spazi pubblici e nuove forme di cittadinanza
MASSIMILIANO RUZZEDDU
I beni comuni: rappresentazioni collettive fra comunit
e societ
VALENTINA GRASSI
Oltre lindividualismo. Presente e futuro tra beni comuni,
cooperazione e sostenibilit
FRANCESCO ZITO
Le teorie della decrescita e le nuove forme di comunitarismo
Note
GEMMA MAROTTA
Some thoughts about the future of criminology
60
71
81
90
103
45
Note
GIUSEPPE DI GASPARE
Anamorfosi dello spread
(Globalizzazione finanziaria, guerre valutarie e tassi
di interesse dei debiti sovrani)
LUCIO DALESSANDRO
Sociologia: verso dove?
53
59
67
72
76
81
91
101
Sociologia
Indice dellannata 2014
7
9
10
15
15
15
16
19
19
19
25
27
28
28
31
33
34
PARTE QUARTA
Effetti della Legge di Stabilit. Tendenze di lungo periodo
102
Sociologia
ANNAMARIA CRESPI
Per uninterpretazione del narcisismo
VITTORIO CIGOLI, FEDERICA FACCHIN
Narcisismo: dagli intrecci narrativi alla clinica del legame
di coppia
Note
PAOLO IACULLI
Per una storia della sociologia delle emozioni
FABRIZIO FORNARI
Introduzione.
Naufragio con spettatore. Alcune considerazioni preliminari
sul narcisismo
13
VINCENZO CESAREO
Il contributo della sociologia allo studio del narcisismo
19
MAURO FORNARO
Narcisismo e societ. Per unintegrazione interdisciplinare
25
ITALO VACCARINI
Dallera dellumanesimo moderno allera del narcisismo
33
FAUSTO COLOMBO
La parabola narcisistica nei media
41
SERGIO BELARDINELLI
La cultura del narcisismo
45
GIANLUCA SENATORE
Sostenibilit e conflitti ambientali in Russia tra
il 1918 e 1973
103
49
55
65
71
FRANCESCO TIBURSI
Per una critica esistenziale dell'economia
Recensioni
R. IANNONE
Umano, ancora umano. Per unanalisi dellopera Sulluomo
di Werner Sombart (Emanuele Rossi)
91
ALBERTO BURGIO
Rousseau e gli altri. Teoria e critica della democrazia tra
Sette e Novecento (Marina Lalatta Costerbosa)
94
83
Sociologia
ANCONA
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FER-NET s.r.l.
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COMMA
Comitato Scientifico
Gabriele De Rosa (), Sabino Acquaviva, Gloria Pirzio Ammassari, Simona Andrini,
Dario Antiseri, Filippo Barbano, Corrado Barberis, Vincenzo Cappelletti, Vincenzo
Cesareo, Massimo Corsale, Michele Colasanto, Franco Crespi, Mario DAddio,
Giuseppe dalla Torre, Achille de Nitto, Egeria Di Nallo, Pierpalo Donati, Marisa
Ferrari, Fabrizio Fornari, Roger Friedland, Luigi Frud, Salvador Giner, Agostino
Giovagnoli, Eugenio Guccione, Robert Hettlaghe, Alberto Izzo, Francesco Leonardi,
Francesco Malgeri, Tito Marci, Michel Miaille, Carlo Mongardini, Hans Peter Mller,
Lorenzo Ornaghi, Luciano Pellicani, Angela Maria Punzi Nicol, Karl Siegbert
Rehberg, Andrea Riccardi, Francesco Riccobono, Angelo Sindoni, Luigi Spaventa,
Francesco Traniello, Claudio Vasale, Stefano Zamagni, Johann Weiss.
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