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Dal VI
Congresso
alle regionali:
note sul Prc
Dove si gioca
la salvezza
della
Repubblica
di Claudio Grassi
di Raniero la Valle
segue a pag. 2
segue a pag. 8
Marzo Aprile
Editoriale
PRC:
B AT T U TA D A R R E S T O
Editoriale
SOMMARIO
Il Papa in Nicaragua
11
E. Cardenal
15
W. Bello
19
S. Chiarini
26
G. Franzoni
28
F. Maringi
33
G. Fogar
36
G. Chiarante
39
A. Volponi
45
B. Steri
50
R. Rossanda
Lavoro
52
G. Cremaschi V. De Martino
PRODI
E IL
PRC:
C H I C A M B I AT O ?
58
B. Casati
61
S. Cararo
64
B. Saleh`
67
S. Ricaldone
70
E. Polito
73
P. Theuret
80
G. Lucini
RECENSIONI
Dopo il liberismo, di Andrea Ricci
83
a cura di L. Cavallaro
85
a cura di S. Azzar
Editoriale
essere ribaltata da nuovi orientamenti della base o degli stessi organismi dirigenti centrali, anche nel
pieno di una legislatura.
E sbaglia, secondo noi, anche il
compagno Bertinotti. La scelta di
posporre il confronto programmatico allaccordo si fonda sullidea
che dallinterno dellUnione che
il Partito pu massimizzare i propri
risultati. Per questo abbiamo sinora
rinunciato a far emergere le pur cospicue contraddizioni che solcano
la coalizione di centrosinistra. Ma
questa scelta non solo perdente,
come dimostra lesito elettorale che
ha ridotto il peso contrattuale di Rifondazione nei confronti delle altre
forze di opposizione. assai discutibile anche su un piano, per dir
cos, etico-politico, poich rischia di
determinare una duplice delusione. Diamo agli elettori di sinistra
limmagine di una unit piena tra le
opposizioni che nei fatti non c,
che sappiamo invece molto parziale
e fragile, e che in effetti rischia di
venir travolta da sviluppi tuttaltro
che improbabili. E trasmettiamo ai
nostri compagni una indicazione di
unit tra tutte le forze democratiche
che essi certo richiedono con forza,
ma omettiamo di farci carico al contempo delle richieste che essi avanzano sul piano dei contenuti, dei
programmi e dei risultati politici
concreti.
Il risultato di questi errori convergenti un rischio che non possiamo, oggi, sottacere. Bench affermino entrambi di non volere riprodurre la situazione del 1998, sia Prodi che Bertinotti corrono il serio pericolo di lavorare entrambi proprio in quella direzione. Assumendosi con ci gravissime responsabilit. Vediamo per intenderci di
fare qualche esempio.
IL
G O V E R N O D E L L U N I O N E
Marzo Aprile
L U N I T
CONTRO BERLUSCONI
Editoriale
battaglia elettorale delle opposizioni contro le destre fuori discussione, e lo sempre stata. Ma
questo non significa che sia lecito
ingannare il popolo della sinistra,
prospettargli scenari confusi, nei
quali sono sistematicamente eluse
le divergenze tra i partiti sulle questioni della pace, del lavoro, del welfare, del salario e delle pensioni.
C ancora una lezione che dobbiamo saper trarre dal terremoto del
3-4 aprile. Perch tanti compagni
erano cos certi che Rifondazione
Comunista avrebbe ottenuto un
grande successo elettorale? Un successo talmente sicuro e cospicuo da
giustificare secondo queste previsioni la linea decisa dal compagno
Bertinotti: non porre al centrosinistra alcuna condizione preliminare
per giocare poi in corso dopera,
gettando sul confronto con lUnione il peso di una crescita di consensi
che si dava, appunto, per scontata?
La risposta molto semplice: perch
questi compagni sono partiti da una
analisi della fase politica e sociale in
larga misura sbagliata. Lo abbiamo
detto con forza durante i mesi che
ci hanno condotto al Congresso. Lo
abbiamo ribadito durante le giornate di Venezia. Abbiamo cercato di
fornire un contributo costruttivo al
dibattito interno, convinti come siamo che lerrore di analisi compiuto
dalla maggioranza del Partito rischia di farci deragliare, con conseguenze assai gravi. Non siamo stati
ascoltati. Non ci resta, dunque, che
ripeterci, nella speranza di contribuire a un ripensamento.
Il compagno Bertinotti ripete da
tempo che ci troviamo in una fase
di grande fibrillazione sociale, accompagnata e amplificata dallo spostamento del centrosinistra su posizioni pi avanzate. Lo schema rappresenta i movimenti in funzione di
apripista di una stagione di conflitti
vincenti, e le organizzazioni sindacali e politiche in una attitudine finalmente dinamica, pronti a recepire gli stimoli provenienti dal basso
e a valorizzarli sul terreno delle lotte
e della battaglia politica. Si com-
Marzo Aprile
Editoriale
I L VI C O N G R E S S O
Visto che ci accaduto di menzionare il nostro VI Congresso, soffermiamoci qualche istante ancora su
questargomento. I compagni conoscono le nostre critiche nei confronti della formula prescelta dal
Segretario nazionale: un Congresso
a mozioni contrapposte, che certo
non aiuta il Partito ad esprimere
tutte le sue potenzialit, e che comporta invece il grave difetto di esasperare le divisioni interne. Queste
erano le nostre preoccupazioni
della vigilia, e non ci pare affatto che
quanto accaduto a Venezia e dopo
Venezia (si pensi, per fare un esempio, alle gravi forzature introdotte
nello Statuto del Partito) possa indurci a ridimensionarle. Ma ora, a
bocce ferme, si tratta innanzi tutto
di valutare i risultati del Congresso,
sui quali la stampa nazionale ha fornito resoconti molto diversi e non
di rado imprecisi.
Qualche dato, per cominciare. La
mozione 1(presentata dal compagno Bertinotti) ha ottenuto il 59,1%;
il Segretario stato rieletto con il
60% dei voti (contro l88% ottenuto
nel V Congresso). Le quattro mozioni di minoranza hanno raccolto
il 40,9% dei consensi, e ci nonostante un cospicuo rigonfiamento
del tesseramento (avvenuto nel
corso degli ultimi dieci giorni utili
ai fini congressuali) e un regolamento che consentiva di votare per
alcune ore dopo la chiusura del dibattito. Per fare un esempio, a me
capitato di prendere parte, a Reggio
Calabria, al Congresso di un Circolo
con 340 iscritti, nel quale il dibattito
si svolto in una stanza che conteneva una ventina di sedie. Il dibattito ha visto la partecipazione di una
dozzina di compagni. Ma nel tempo
destinato alle votazioni, il Circolo
stato meta di un assiduo pellegrinaggio: circa duecento persone si
sono presentate alle urne, chiedendo di votare per Bertinotti.
Ci nonostante la mozione Essere comunisti ha conseguito un risultato
molto significativo. Siamo cresciuti
rispetto allo scorso Congresso, sia in
termini percentuali (rappresentiamo oggi il 26,5% del Partito), che
in voti assoluti (circa 13.500). Siamo
primi in 22 Federazioni (in altre
otto superiamo il 40%) e in 4 regioni, mentre in 10 regioni su 20 la
maggioranza non supera il 51%. A
Torino vinciamo, ottenendo la rielezione del nostro Segretario, che
era stato sostituito nello scorso
Congresso in quanto sostenitore degli emendamenti alle tesi della maggioranza. In Calabria passiamo dal
42 al 57%, dando cos la risposta pi
univoca alla decisione, presa dalla
maggioranza allinizio del percorso
congressuale, di commissariare la
LE
PROSPETTIVE
D E L N O S T R O L AV O R O
Editoriale
B AT TA G L I A
DELLE IDEE
E IMPEGNO POLITICO
tiva teorica e politica tesa a contrastare loffensiva anticomunista e revisionistica (si pensi, da ultimo, al vergognoso tentativo di equiparare la
svastica nazista al simbolo con la
falce e il martello). Ci proponiamo
di indagare le nuove forme della
centralit del lavoro e del conflitto di
classe, e le relazioni che saldano i
temi economici alle questioni dellambiente, al nesso tra disoccupazione e sviluppo, alla grande questione strategica del processo di costruzione del socialismo. nostro
preciso intento, infine, proseguire
nel lavoro di documentazione critica sul terreno internazionale, per rafforzare la nostra battaglia contro la
guerra, a sostegno dei movimenti di
resistenza e di lotta anti-imperialista
(a cominciare, nel nostro Paese, dal
movimento contro le basi Usa e Nato presenti sul territorio nazionale).
Occorre per questo rilanciare la riflessione sui grandi processi geopolitici e sul ruolo degli Stati nazionali
(e dellUnione Europea).
Attraverso lapprofondimento di
questi temi (ai quali molti altri se ne
potrebbero aggiungere) intendiamo precisare sempre meglio il
nostro profilo politico e con ci condurre innanzi, con crescente efficacia, una battaglia che, cominciata
dieci anni or sono sulle pagine di
questa rivista, rafforzata dal contributo di innumerevoli saggi e libri
scritti da nostri compagni, proseguita con la presentazione degli
emendamenti in occasione del V
Congresso del Prc e con la elaborazione della mozione Essere comunisti
allultimo Congresso. Ai nostri compagni rivolgiamo un caloroso ringraziamento per il sostegno che ci
hanno sempre fatto sentire. A loro,
e a quanti guardano con simpatia
alla nostra battaglia, diciamo che
abbiamo gi ripreso il nostro cammino per la costruzione di una prospettiva politica e programmatica
che, nel tenere aperto il confronto
nel Partito e nella sinistra di alternativa, mira allobiettivo per noi irrinunciabile della rifondazione comunista.
16 Aprile2005
Democrazia/Costituzione
Marzo Aprile
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18 Aprile 2005
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Democrazia/Costituzione
Appello
Marzo Aprile
Primi firmatari:
Giorgio Bocca, Alessandro Curzi, Raniero La Valle, Lidia Menapace, Giovanni Pesce,
Massimo Rendina, Paolo Ricca, Rossana Rossanda, Paolo Sylos Labini, Carla Voltolina Pertini, Tullia Zevi
10
Papa Wojtyla
Il Papa
in Nicaragua
Bienvenido a Nicaragua Libre gracias a Dios y a la Revolucin, recitava all'aeroporto uno striscione allarrivo del Papa a Managua. Se Giovanni Paolo II lo lesse, sicuramente
gli provoc pi rabbia di quanta ne
avesse gi dentro.
Analisti religiosi fecero notare che
durante il suo giro per il Centroamerica era stato molto effusivo e
cordiale, accarezzando bambini, salutando ragazzi e ragazze ed alcuni
menomati. Ma non fu cos in Nicaragua. Qui se ne stette molto serio e
rigido, senza alcuna spontaneit affettiva, senza gesti pi che controllati. E questo ben prima della confusione che si manifest durante la
Messa in piazza.
Una delle prime cose che il Papa
fece toccando il suolo nicaraguense
fu l'umiliazione pubblica che mi
fece all'aeroporto, davanti a tutti i
mezzi di informazione. La cosa non
mi colse tuttavia di sorpresa, me laspettavo ed ero preparato. Il Nunzio
apostolico gi mi aveva avvertito che
sarebbe potuto accadere. Il Papa
non voleva infatti che i sacerdoti che
facevano parte del governo sandinista venissero ad accoglierlo all'aeroporto, ma solo a me successe questo. Padre Miguel D'Escoto, che era
Ministro degli Esteri, era ad una riunione a Nueva Delhi. Non cera n
mio fratello Fernando, che era allora dirigente della Juventud
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Papa Wojtyla
12
Marzo Aprile
Papa Wojtyla
13
Papa Wojtyla
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Marzo Aprile
Per un
movimento globale
contro la guerra *
di Walden Bello
Direttore esecutivo del Focus on the Global South
(con base a Bangkok) e Professore di Sociologia e Amministrazione pubblica presso lUniversit delle Filippine.
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Marzo Aprile
di coordinamento internazionale,
andando molto al di l del rito annuale della protesta contro la
guerra. La massa critica necessaria
per agire efficacemente contro la
guerra non verr raggiunta senza
unonda di protesta globale simile
a quella che caratterizz il movimento contro la guerra del Vietnam
dal 1968 al 1972, capace di mantenere milioni di persone in uno stato
di attivit e militanza costanti.
Questo coordinamento internazionale dovr puntare non solo allorganizzazione di manifestazioni di
massa, ma anche ad azioni di disobbedienza civile. Dovr inoltre
puntare a conquistarsi spazi significativi sui media globali, avendo comunque sempre presente che una
maggior efficacia del coordinamento e dellorganizzazione delle
iniziative contro la guerra non devono essere raggiunte a scapito dei
processi di partecipazione, che
sono il marchio stesso del nostro
movimento.
In secondo luogo, anche dal punto
di vista tattico bisogna impegnarsi
in nuove forme di protesta. Sanzioni e boicottaggi sono metodi che
devono essere adottati e trasformati
in azioni di lotta di massa. Al Forum
mondiale di Mumbay del gennaio
2004, Arundhati Roy ha proposto di
iniziare con alcune delle grandi
aziende americane che traggono direttamente profitto dalla guerra in
Iraq, la Halliburton e la Bechtel, costruendo unampia e capillare mobilitazione finalizzata al boicottaggio delle loro operazioni in tutto il
mondo. arrivato il momento di
prendere sul serio la proposta di
Arundhati Roy, non solo contro le
aziende americane ma anche contro le aziende e i prodotti israeliani.
C bisogno di un salto di qualit nel
livello della militanza e della qualit
dellimpegno; rispetto alla tragica
pericolosit della guerra globale occorre incoraggiare sempre pi le
azioni di disobbedienza civile e la
lotta non violenta contro il commercio. Dobbiamo far sapere a
Washington e ai suoi alleati che non
possono fare affari finch la guerra
continuer.
Il tipo di dibattito apertosi nel movimento contro la guerra in Gran
Bretagna (se proporre le manifestazioni pacifiche oppure la disobbedienza civile) inutile, perch
sono entrambe forme di lotta essenziali e devono essere articolate
insieme in forme innovative ed efficaci.
In terzo luogo, chiaro che sono la
Gran Bretagna e lItalia i principali
sostenitori della politica di guerra
di Bush. Bush fa costantemente riferimento ai governi di questi due
paesi per legittimare lavventura
americana. Quel che decide il governo italiano e che accade in Italia
influenza la Gran Bretagna, e viceversa. In entrambi questi paesi si
sono manifestate ampie maggioranze contro la guerra, che devono
essere convertite in una forza diretta ad intralciare in profondit gli
affari e i profitti in questi due paesi
gestiti dai governi complici della
guerra americana. In entrambi i
paesi presente un senso comune
di massa che contempla come
forma di lotta lo sciopero generale:
scioperi e disobbedienza civile praticati su vasta scala possono aprire
grandi contraddizioni tra i governi
che sostengono Washington.
Quando ci si domanda perch le
manifestazioni del 20 marzo 2004
hanno mobilitato molte meno persone rispetto a quelle del febbraio
2003, numerosi attivisti inglesi e italiani rispondono: perch tutti coloro che erano scesi in piazza e si
erano comunque mobilitati sentivano che le loro azioni non erano
state in grado di impedire che gli
USA entrassero in guerra. Questa
arrendevolezza e questa caduta del
morale possono essere sconfitti non
esigendo meno dal movimento e
dalle persone comuni, ma esigendo
di pi, chiedendo di rischiare e di
impegnarsi in atti di resistenza civile
non-violenta.
In quarto luogo, dato che il Medio
Oriente sar il campo di battaglia
strategico per i prossimi decenni,
sar essenziale rafforzare i legami
tra il movimento della pace globale
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Marzo Aprile
Senza Resistenza,
nessun Iraq
di Stefano Chiarini
redazione de il Manifesto
19
Lobiettivo di disgregare lIraq, balcanizzandolo e dividendolo in trequattro enclave separate (curdoUsa a nord, turcomanna tra il nord
e il centro, sunnita nel centro e sciita
nel sud) per togliere di mezzo dallequazione del conflitto araboisraeliano uno dei paesi arabi pi
importanti della regione e per controllare le sue risorse petrolifere,
del resto incompatibile com
sempre stato in tutto il medioriente
con un reale processo di democratizzazione.
Questa operazione profondamente
anti-democratica, dal momento che
precostituisce la divisione del paese
e la sua ricolonizzazione, lo smantellamento di qualsiasi forma di welfare intimamente legata allesistenza di uno stato unitario, e che
rende i cittadini non pi uguali di
fronte allo stato ma soggetti alla volont dei leader e dei partiti delle varie comunit etniche e confessionali, stata sino ad oggi oscurata
grazie alla complicit dei media, dei
governi e di gran parte delle forze
politiche, dalla retorica della democratizzazione e dalla celebrazione delle elezioni del 30 gennaio.
EL E Z I O N I
20
Marzo Aprile
degli sciiti radicali contrari alloccupazione (in particolare il movimento di Moqtada al Sadr, ma non
solo) non sia un incidente che
verr corretto nelle prossime settimane aprendo a questi settori
emarginati dal momento dellarrivo
degli Usa in Iraq, ma il frutto di una
precisa strategia che vede
lAmministrazione Bush puntare
sul monopolio del potere da parte
dei partiti sciiti e curdi pro-occupazione, nel tentativo di dearabizzare lIraq (magari iranizzandolo
o, se necessario, dividendolo) con
in prospettiva una sua uscita
dallOpec , di cancellare dal paese
qualsiasi traccia di unit nazionale
e di nazionalismo arabo.
Per arrivare a questo risultato gli occupanti non potevano andare per il
sottile, ed ecco che attorno alle elezioni si affollano non pochi interrogativi. Come ha fatto la Commissione elettorale ad indovinare
alla vigilia del voto il numero di coloro che sarebbero andati alle urne?
Quanti sono gli iracheni e quanti di
loro avevano diritto di voto? Quanti
iracheni si erano registrati per votare? La percentuale dei votanti
stata calcolata tenendo conto degli
aventi diritto o solo degli iscritti?
Com stato possibile stabilire chi
avesse diritto al voto se non stato
fatto alcun censimento?
Lautorevole quotidiano spagnolo
El Pais, in un suo editoriale, dopo
aver esaminato tutti questi interrogativi sarebbe giunto alla conclusione che, ad esclusione delle zone
curde, alle elezioni del 30 gennaio
non avrebbe votato pi di un 3035% dei presunti aventi diritto.
In ogni caso, il dato che emerge
dalle elezioni che ad esse hanno
partecipato solo i partiti che gi facevano parte del governo Allawi e
che si erano impegnati prima del
voto a non chiedere il ritiro delle
truppe di occupazione. Questi partiti sono raggruppabili in tre blocchi. Larea del premier Iyad Allawi,
ex baathista passato alla Cia e ai servizi inglesi, che ha portato a casa, riproponendosi come il difensore
del laicismo, un 15% dei voti, con
LA
gi diplomatico in Honduras da
dove gli Usa organizzavano le attivit degli squadroni della morte in
Centramerica?
L irachizzazione delloccupazione, affidando sempre pi la repressione della resistenza alle milizie locali, e soprattutto la scelta dellopzione centramerica con il tentativo
di trasformare, almeno in parte, lo
GUERRA SPORCA
21
22
DI
L A S T R AT E G I A USA
D I S T R U Z I O N E C R E AT I VA
D E L L I R A Q
Marzo Aprile
LA
tadini iracheni. A questo va poi aggiunta, nellautunno che precedette linvasione americana, la liberazione di decine di migliaia di prigionieri comuni ma anche politici,
tra i quali il fior fiore dellislamismo
radicale rinchiuso nelle carceri irachene, e la distribuzione a gran
parte della popolazione, soprattutto nelle zone pi fedeli al regime,
di milioni di kalashnikov. Limpressione che in realt il regime si fosse
RESISTENZA IRACHENA
preparato da tempo ad una possibile invasione, studiando soprattutto sui manuali sovietici e jugoslavi in particolare l dove questi consigliavano, di fronte a forze cos soverchianti, una ritirata nel cuore di
tenebra del paese, fisico ma anche
psicologico, dal quale poi fare il
vuoto attorno agli occupanti.
In realt il nazionalismo baathista,
gi allindomani della prima guerra
del Golfo, si era trasformato in una
miscela di fondamentalismo musulmano, tribalismo locale e nazionalismo iracheno che rifletteva assai meglio la realt politico-sociale del
paese rispetto al precedente laicismo
panarabo cos caro ai suoi fondatori.
Saddam Hussein e i suoi del resto venivano proprio, anche se pu sembrare strano, dallala moderata e
pragmatica del partito e non da
quella ideologica. Grazie ad un lunghissimo lavoro di pianificazione e di
raccolta di dossier accumulati su
ogni cittadino iracheno, molti ufficiali medio-alti dellesercito, del partito e dei servizi, sarebbero ora in
grado di indirizzare, se non di dirigere, buona parte della resistenza
irachena, anche quella islamista.
A tale proposito c da tener pre-
23
24
Marzo Aprile
PRIMI
N E G O Z I AT I
CON LA RESISTENZA?
UN
FRONTE
C O N T R O L O C C U PA Z I O N E
25
Marzo Aprile
A fianco
della Resistenza
irachena
26
lo dimostra il fatto che il fronte capeggiato da Allawi stato sonoramente sconfitto. Lumiliazione del
governo favorito dagli occupanti e
responsabile di massacri come
quello di Fallujia dovrebbe essere
presa in considerazione da chi ancora esita sulla posizione da prendere nei confronti della resistenza
irachena.
Il motivo, speciosamente sbandierato, per prolungare lo stato di
guerra e di occupazione quello
dellordine pubblico e della sicurezza. invece sotto gli occhi di tutti
come loccupazione abbia portato il
caos nel paese, e abbia cinicamente,
forse intenzionalmente, consentito
lingresso di elementi estranei alla
causa irachena. Abbiamo pi volte
rilevato il fatto che lIraq sia stato
scelto pretestuosamente dagli americani come luogo di scontro duro
con il terrorismo. Dallaltra parte
evidente che elementi che si rifanno
allestremismo nazionalista o religioso hanno, a loro volta, scelto
lIraq come terreno di scontro duro
contro limperialismo americano.
Tutto questo sulla testa del popolo
iracheno, che paga prezzi altissimi
per questo conflitto non suo.
per questo motivo che, nel fondare una associazione Italia-Iraq
che sostenesse con linformazione
la resistenza irachena, un gruppo di
compagni ha aggiunto, come sotto-
titolo laffermazione LIraq agli iracheni. La cessazione delloccupazione militare e lautodeterminazione del popolo iracheno su base
nazionale, e non su spartizioni etnico-religiose volute dagli americani, sono i punti cardine di una pacificazione del paese.
Su il manifesto del 10 marzo scorso,
Stefano Chiarini dava informazione
di un ampio fronte di resistenza,
creatosi a Bagdad, che includeva, oltre al National Iraqi Foundation
Congress, anche il Consiglio degli Ulema, il movimento sciita radicale di
Moqtada al Sadr, i nasseriani, il Fronte patriottico di liberazione (ex baathisti), lUnione progressista degli studenti
e varie organizzazioni femminili, fra
cui lUnione delle donne repubblicane.
Nel fronte convergono i pi diversi
movimenti di opposizione e di resistenza che puntano alla liberazione
del paese e alla conservazione della
sua integrit territoriale.
Diventa imperativo, per chi vuole
ancora parlare di impegno per la
pace, conoscere direttamente i programmi e le strategie della resistenza irachena, fino ad oggi assai
divisa ma ormai sulla strada dello
sforzo unitario.
Dopo il drammatico rapimento di
Giuliana Sgrena e di altri giornalisti, si creata una situazione di totale disinformazione. Per motivi di
sicurezza tutti i giornali hanno riti-
27
Marzo Aprile
Novit al Forum
sociale mondiale
di Porto Alegre
di Francesco Maringi
Coordinamento Nazionale Prc Giovani Comuniste/i
28
LA V
EDIZIONE DEL
FSM
I dati forniti dal Comitato organizzatore di questa edizione sono impressionanti: 155 mila partecipanti1
provenienti da pi di 180 paesi di
tutti i continenti, 6588 organizzazioni che hanno preso parte agli oltre 2500 eventi autogestiti svoltisi in
203 sale auditorium e 295 tende per
attivit e servizi collaterali. Il tutto trasmesso mondialmente da 6823 professionisti delle comunicazioni, per
un investimento economico complessivo di circa 7 milioni di euro.
Ma al di l dei dati tecnici, la partecipazione ai grandi eventi a rendere lidea del successo di questa
edizione: in 200 mila hanno partecipato al corteo di apertura del
Forum per manifestare contro la
politica aggressiva degli Stati Uniti,
in 4 mila ad ascoltare il presidente
Lula da Silva il 27 gennaio nello
Stadio Gigantinho, e 24 mila persone, accalcate dentro e fuori lo stadio, hanno preso parte allincontro
con il presidente del Ve n e z u e l a
Hugo Chvez, che li ha intrattenuti
per pi di cinquanta minuti2.
UN FORUM
P I P O L I T I C I Z Z AT O
L O T TA
P E R L A PA C E
E CONTRO LA GUERRA
29
Marzo Aprile
INTEGRAZIONE
SUDAMERICANA
E SOVRANIT
Unaltra conferenza che ha registrato il pienone stata quella dal titolo America del Sud: integrazione, sovranit e sviluppo. Organizzata dallIstituto Maurcio Grabois e dalla Fondazione Perseu Abramo, ha visto la presenza di illustri oratori10 ed un dibattito tutto
centrato sulla necessit di una
maggiore integrazione fra i popoli
dell America Latina e la loro contrapposizione ai recenti tentativi
neocoloniali degli Stati Uniti. In
fondo, il progetto di integrazione
panamericano sempre stato il sogno storico (ma mai realizzato) di
questi popoli, e la vittoria di Lula in
Brasile, Chvez in Ve n e z u e l a ,
Kirchner in Argentina e, recentemente, di Tabar Vazquez in Uruguay, unito alla forza dei movimenti
Significativo e partecipato
stato il seminario dal titolo
Lo sviluppo attuale
della lotta per il socialismo
30
U N FSM
LO
S V I L U P P O D E L L A L O T TA
PER IL SOCIALISMO
IN CAMBIAMENTO
LIMITI
E DEBOLEZZE
Note
1 Per il 70% provenienti dal Brasile e il 25% dal
resto dellAmerica Latina (Argentina in testa).
Cospicua, per la prima volta, anche la presenza de-
IL
FUTURO DEL
FORUM
31
Marzo Aprile
poli.
continenti.
ma vicina al PcdoB).
trattive per la stragrande maggioranza dei partecipanti. Segno questo anche della sedimentazione
di un lavoro profondo fatto dalle forze pi radicali
e rivoluzionarie che, dopo un lungo periodo di oscuramento, venuto ora alla luce e comincia a dare
i suoi frutti.
25.01.2005
rarchie cattoliche.
Cos facendo, si creato un arbitrio incomprensibile e si esposto il Forum allinfluenza solo di alcune forze.
32
Foibe
Gli anni
della violenza
di Galliano Fogar *
33
Foibe
34
Marzo Aprile
Foibe
35
Marzo Aprile
Politica
L alternativa programmatica
non va al di l, per il momento,
dellimpegno per la verit formulato
in termini alquanto generici
di reagire al declino del Paese
Alternativa:
un cammino difficile
di Giuseppe Chiarante
36
cando fra loro e al loro interno, anche sulle questioni apparentemente pi superficiali (come i nessi e le
forme dellalleanza o le modalit
delle intese per le elezioni regionali), tanto da rimettere in dubbio
pareva la possibilit di unificare,
anche solo in forma federativa, formazioni politiche di cos diversa origine e matrice ideologica.
Poi, landamento e le conclusioni
del Congresso dei DS, lattutirsi dei
contrasti sulla Margherita, soprattutto la presenza e liniziativa di Prodi, hanno ridato fiato al progetto riformista. E sebbene non si possa
dire che i dissensi di fondo siano
stati del tutto superati e, soprattutto,
che vi sia stato un reale e compiuto
chiarimento sugli obiettivi politici e
programmatici (dei quali, in verit,
si finora discusso molto poco), la
Federazione ha ripreso quota, occupando il ruolo di principale soggetto dellUnione che si opporr
alla destra.
Ma non si pu non porsi questa
domanda con quali effettive prospettive di successo? E con quali possibilit di dar vita, assieme alle altre
forze di centro sinistra, ad uno
schieramento che non solo riesca a
liberare lItalia (come, ovviamente,
tutti ci auguriamo) dallattuale governo, ma che giunga anche a tradursi in una reale e non effimera alternativa democratica a Berlusconi
e al berlusconismo?
2. Ritengo, in ogni caso, che sia sbagliato pensare che se la nave va
se, cio, la Federazione riformista
riuscita a cominciare la sua navigazione bench le divergenze interne
non siano state del tutto colmate, e
anzi continui a mancare una piattaforma politica e programmatica
compiutamente e chiaramente definita tutto ci sia dovuto solamente
ad una considerazione tattica: ossia
alla preoccupazione di opporre alla
destra uno schieramento di centro sinistra abbastanza compatto e almeno formalmente unito.
Certo, questa preoccupazione ha indubbiamente contato, e ci pi
che ragionevole. Ma c qualcosa di
assai pi sostanziale che oggi unifica
al di l delle pur notevoli differenze di tradizione culturale e politica che continuano a riaffiorare
le forze del centro democratico e
della sinistra moderata, dalla maggioranza DS alle componenti laiche
e cattoliche della Margherita, dallo
SDI, ai repubblicani europei. Si
tratta del convincimento, condiviso,
che in un mondo dominato da ununica superpotenza nel quale il capitalismo non solo ha esteso i suoi
confini attraverso i processi di globalizzazione, ma ha rimesso in discussione il compromesso socialdemocratico al quale era stato co-
Politica
punto di equilibrio di questo compromesso, almeno su alcune questioni di particolare rilievo, in modo
da dare una rappresentanza politicamente significativa nella campagna per le politiche del 2006 allelettorato di sinistra.
Sarebbe certamente un errore sottovalutare ci che in questo senso gi
stato fatto, dopo il 2001, dalle forze
della sinistra alternativa, anche grazie allo sviluppo dei movimenti, alliniziativa dei cosiddetti girotondi, alla ripresa delle lotte sindacali. Non solo dovuto a questa complessiva mobilitazione lo spostamento su posizioni pi avanzate di
una parte non trascurabile dello
schieramento di centro-sinistra anche su questioni di grande rilievo,
come il giudizio sulla guerra in Iraq.
Ma tale mobilitazione certamente
ha pesato tra i fattori che hanno riaperto, nelle file dellopposizione,
una riflessione critica sui limiti dellesperienza di governo del precedente quinquennio. Se si pensa,
per, allenfasi con cui era stato salutato il 13 per cento ottenuto dalle
liste collocate alla sinistra dei partiti
che oggi compongono la FED, e se
si tiene anche conto della minoranza
diessina, fuori dubbio che questa
potenziale sinistra alternativa non
ha sinora esercitato, nel determinare la linea con la quale verr affrontato il confronto con la destra,
un ruolo adeguato al peso che essa
ha nellelettorato complessivo.
E ci soprattutto perch sono finora
generalmente mancati, in questo
arco di forze, il coraggio e la capacit di rimettersi radicalmente in
discussione, per cercar di promuovere, in un confronto aperto e senza
pregiudiziali, lelaborazione di una
nuova prospettiva strategica che abbia davvero valore unificante e che
possa apparire non meno realistica
di quella cui si affida la sinistra moderata. perci prevalsa, tra le forze
minori dellarea di sinistra, la tendenza a difendere, ciascuna, la propria peculiarit e a rinserrarsi sulle
posizioni acquisite.
La forza maggiore Rifondazione
comunista si invece rimessa in
37
Politica
38
tori che contribuiscono (ritorno allosservazione iniziale) a far ritenere azzardata una pressione
troppo ottimistica sullesito di tali
elezioni.
Certo, importante che centro-sinistra e sinistra si presentino uniti,
come sembra essere ormai acquisito, a questo appuntamento. Ed
ragionevole supporre che possano
giocare a loro favore sia il diffuso
disagio economico e sociale che c
nel Paese come gli errori compiuti
dal governo e larroganza di cui in
tante occasioni esso ha dato prova.
Ma almeno due dati debbono indurre a una pi che ragionevole
prudenza. Il primo che laccentuato moderatismo che caratterizza
le posizioni politiche e programmatiche della Federazione riformista e il fatto che lUnione si sia costituita pi come unalleanza elettorale che attraverso un confronto
attorno ad obiettivi qualificati e ben
definiti, lascia aperto il dubbio circa
la sua effettiva capacit di mobilitazione dellelettorato; soprattutto
dellelettorato meno politicizzato
(e tale , nella maggior parte dei
casi, quello che pi vive in condi-
Marzo Aprile
Politica
Governo,
programma,
alternativa
di societ
di Alessandro Volponi
docente di Filosofia, segretario Federazione PRC di Fermo
n Italia, si dice nella tesi 11 di Bertinotti, la necessit della partecipazione al governo di Rifondazione
comunista nasce dalla esigenza improrogabile di sconfiggere il governo Berlusconi e di costruire ad
esso una alternativa. La portata di
questa affermazione non pu essere
minimizzata: un governo che veda
la presenza di ministri comunisti, finalmente riformatore e quindi sostanzialmente alternativo al centrodestra, arresterebbe la decadenza
del paese e il processo di spoliazione
dei redditi e dei diritti di tanta parte
del popolo italiano, che non potrebbe non riconoscere in Rifondazione il decisivo fattore della svolta. Si fermerebbe con ogni probabilit il pendolo della delusione e
della disperazione, si creerebbero
le premesse per obiettivi di trasformazione pi ambiziosi, sostenuti
dal prestigio crescente del PRC e da
movimenti di massa rasserenati e riconciliati con la politica.
Voglio sottolineare le due condizioni ovvie di inveramento di uno
scenario cos ottimistico: 1) successo del centro-sinistra alle politiche del 2006 (indispensabile probabilmente anche soltanto per la
salvezza della democrazia italiana);
2) successo di una politica di riforme (attraverso un governo stabile per lintera legislatura che affronti i nodi di fondo e rilanci lo svi-
39
Politica
40
Marzo Aprile
Politica
Occorrer tagliare
la spesa militare funzionale
agli interventi oltreconfine:
sistemi darma (portaerei,
aviogetti di larga autonomia etc.)
addestramento e mantenimento
di corpi speciali
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Politica
IL
P R O B L E M A D E L L E F F I C A C I A
42
Marzo Aprile
Politica
legemonia. ovvio che occorre conoscenza, ricerca, formazione, magari invitando i compagni a tralasciare per un momento il dibattito
sullo stalinismo e sulle foibe, sulla
fede e la non violenza che, malgrado la seriet dei temi ma non
dellapproccio appare come un diversivo rispetto allurgenza.
Siamo in grande ritardo, vogliamo
essere in ritardo, abbiamo concluso
tanti accordi senza programma, a
cominciare dalla Puglia, abbiamo
determinato dal centro la chiusura
di accordi in tutte le regioni, ma in
Toscana dove laccordo antieconomico per il centrosinistra l autorit delle segreterie nazionali non
conta pi; ci si sente dire che poi,
comunque, un assessorato per Rifondazione ci sar, mentre la dura
critica dei privatizzatori toscani si
trasformata in una lamentosa protesta per leccezione toscana. La linea del governo senza programma,
dunque, gi passata, sta divenendo costume.
Eppure difficile credere che si possa andare alle elezioni politiche
senza un programma di coalizione.
Io penso che sar ambiguo e generico, pieno di nobili intenti e adattabile a varie interpretazioni.
Penso anche che il partito, non solo
le minoranze, sar escluso dalla discussione per via della delega conferita ad alcuni dirigenti e responsabili di dipartimento, tutti appartenenti alla maggioranza, e che il contributo che daranno allelaborazione del programma di coalizione
sar superficiale e moderatissimo.
Se poi qualche partitino vorr scavalcarci a sinistra, se dal mondo dellassociazionismo o della sinistra
sindacale verranno istanze serie di
riforma, toccher al principio di
maggioranza il compito di ristabilire lordine.
Bisogna lavorare perch queste previsioni non si realizzino, o almeno
per la riduzione del danno.
Lernesto pu essere il luogo di incontro e il motore di tante iniziative
in questo senso. Anche se per vocazione e storia soprattutto una rivista di riflessione teorica, non verr
S U L L A LT E R N AT I VA
DI SOCIET
Esiste qualche relazione tra questa gigantesca omissione del problema del
programma e del governo ed il progetto di alternativa di societ che esce
vincente dal VI Congresso? Credo
che una serie di fatti possano contribuire a definire fin da ora un bilancio complessivo di quel progetto.
Scrive Rossana Rossanda, citando
Gramsci, che un partito in nuce il
modello di Stato a cui tende.
Siamo senzaltro daccordo; aggiungiamo anche che un partito considerato come comunit prefigura la
societ cui tende realmente, ma questo concetto implicito nel primo.
Bene, le dinamiche precongressuali
e congressuali dimostrano che nel
modello di Stato e di societ evocati dalla maggioranza del PRC non
vige il principio di legalit; che il potere non rispetta ed anzi colpisce ed
emargina duramente le minoranze;
che non si valorizzano i pi capaci
ed onesti; che non c alcuna coerenza tra fini e mezzi (anomalia del
tesseramento precongressuale);
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Politica
44
Note
Marzo Aprile
Molto incisive possono risultare le detrazioni integrali, scaglionate per su lunghi periodi per differire gli effetti del mancato gettito su numerosi esercizi del bilancio. chiaro, quindi, che a queste condizioni le maggiori aliquote indicate nellarticolo,
sarebbero troppo basse. I sistemi di tassazione delle
imprese e del patrimonio immobiliare meriterebbero
disamine circostanziate, anche in relazione allautonomia finanziaria delle regioni e degli enti locali.
2 Malgrado si tratti di un meccanismo puramente
difensivo, la presentazione di un ordine del giorno
allultimo Congresso perch fosse considerato una
pregiudiziale programmatica ha determinato una
reazione sconcertante. Innanzitutto la maggioranza della Commissione politica ha improvvisato
un ordine del giorno alternativo equivalente allindice di un Bignamino di politica economica, al
solo scopo di evitare un secco s/no sulla proposta.
Successivamente, nella discussione, Alfonso Gianni ha ricordato come sia difficile intavolare una
trattativa sindacale dopo aver stabilito una pregiudiziale (considerata la nota ripugnanza della
maggioranza per la trattativa, lanalogia non pu
che ritenersi una svista).
Manifestando la sua insofferenza per lincontentabilit della minoranza (ieri la pregiudiziale
sulla guerra, oggi la scala mobile, decidetevi!),
Alfonso Gianni ha svelato la mistica nozione di
spirito di coalizione secondo Bertinotti. Non c
che dire, con questi esperti e queste intenzioni, la
trattativa di vertice va evitata ad ogni costo!
Politica
Fassino:
La nostra Europa non sar
antiamericana ().
Perseguiremo una strategia
di alleanza con gli Stati Uniti
Quale politica
estera
per un governo
di alternativa ?
di Bruno Steri
UN
T E R R E N O A R AT O D A T E M P O
Fulmine a ciel sereno? Nientaffatto. Nella sostanziale acquiescenza degli alleati di coalizione (mi
riferisco in particolare a Rifondazione Comunista), a pi riprese Piero
Fassino si incaricato di prefigurare
la linea di condotta di un futuro governo delle sinistre in tema di politica estera. Gi a gennaio di questanno, in risposta ad una sollecitazione di Angelo Panebianco, il segretario diessino affermava di muovere dalla convinzione che il rapporto transatlantico sia oggi strategico ed essenziale, per perseguire
come obiettivi prioritari la lotta al
terrorismo, la liberazione dellumanit dalle pi gravi ingiustizie, la costruzione di una governance della
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Marzo Aprile
Politica
globalizzazione incardinata sul multilateralismo e sul ruolo delle istituzioni sopranazionali. A proposito di
queste ultime egli aggiungeva, onde
evitare equivoci, che nelle proposte
di riforma dellOnu avanzate dal
gruppo dei saggi a Kofi Annan vi
lindicazione di cinque precisi nuovi
criteri da cui, dora in poi, lOnu dovrebbe far discendere il ricorso
estremo alluso della forza. Questo
per rendere meno controverse decisioni cos delicate. Tale estrema disponibilit veniva assicurata in nome
dei comuni valori che ispirano lidentit politica e culturale dellOccidente (Corriere della Sera, 10-12005). Un mese dopo, Fassino tornato sul medesimo tema in termini -
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L A C C E L E R A Z I O N E
P I E R O FA S S I N O
DI
Politica
I C O M U N I VA L O R I
D E L L O C C I D E N T E
Va specificato che qui non tanto
sono in questione le scontate divergenze di respiro strategico e ideale
che separano i comunisti dal segretario dei Democratici di Sinistra. In
questa sede non si vuol discutere il
fatto che egli ribadisca unadesione
di fondo ai comuni valori del
lOccidente, glissando su qualunque intento di trasformazione profonda della societ capitalistica che
pure di quei valori lattuale contraddittoria e violenta concretizzazione. Non si pretende che, accanto
ai principi della Rivoluzione francese, Fassino mantenga gli ideali
della Rivoluzione dOttobre: egli
non pi (o, forse, non mai stato)
comunista. Come comunisti, ci sen-
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Politica
LE
D I F F I C O LT D E G L I
USA
E L O F F E N S I VA
D I P L O M AT I C A D I
BUSH
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VERSO
DOVE ANDIAMO?
Marzo Aprile
Politica
CORRESPONDANCES INTERNATIONALES
Rivista internazionale con edizioni in inglese, francese, spagnolo, portoghese, ar
www.corint.net
INTERNATIONAL CORRESPONDENCE
new series
Information and analysis of the class working movement and left forces
throughout of the world
CORRESPONDENCIAS INTERNACIONALES
nueva poca
Informaciones y anlisis sobre el movimiento obrero
y las fuerzas de izquierdas en el mundo
CORRESPONDANCES INTERNATIONALES
nouvelle poque
Informations et analyses sur le mouvement ouvrier
et les forces de gauche dans le monde49
Politica/Documenti
Marzo Aprile
Una Rifondazione
in quattro atti
di Rossana Rossanda
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blema e che le nuove sinistre davano per inutile. Soltanto una minoranza del Pci rispondeva positivamente lanciando Rifondazione
comunista.
Era una scommessa rischiosissima:
non si era pi nel 1921 ma nei primi
anni Novanta, l'Urss implodeva, il
capitalismo diventava un sistema
globale, al punto da penetrare anche nei regimi sedicenti socialisti. A
torto Fukuyama vi vedeva la fine
della storia; ma la fine di un'epoca,
lo era. Inoltre, il sistema del capitale, trovandosi senza avversari in
grado di competere e con la sola potenza rimasta - gli Stati uniti - dalla
sua parte, non accettava pi i compromessi che avevano governato
gran parte dell'Europa keynesiana,
abbattuto i regimi fascisti in Spagna
e in Portogallo, e sui quali si basava
la piattaforma postbellica del diritto
internazionale. Rifondare dunque si doveva, se si voleva far fronte
a una spinta devastante e fin riportatrice di guerra. Ma rifondare
come? E facendo leva su chi?
AT T O
P R I M O , P R E S E RVA R E
AT T O
SECONDO,
ALLEANZA E ROTTURA
Politica/Documenti
congresso.
Rifondazione era viva ma su chi
puntare per una ripresa? Il bacino
tradizionale della sinistra appariva
confuso e fin corrotto, giacch
molti operai del nord avevano votato la Lega. La proposta che avanzava ne la rivista del manifesto, puntare a un programma ambizioso e
possibilmente unitario per rigalvanizzare forze politiche ed elettorato, non convinse Bertinotti che aveva bisogno di una affermazione a
tempi brevi.
E' a questo punto che viene la felice
sorpresa del popolo di Seattle: qualcosa si muove, anzi molto, ma fuori
del quadro politico. Bertinotti lo
chiama il movimento dei movimenti (non nel senso di madre di
tutti i movimenti ma del muoversi
dei movimenti) e appare non solo
a lui ma a tutto il mondo come una
soggettivit inattesa e di inattese dimensioni e durata. E anche una
nuova cultura. Alla quale Rifondazione si propone come interlocutore politico interno e esterno.
AT T O
TERZO, I MOVIMENTI
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Politica/Documenti
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- cosa mai riuscita a nessun partito al conflitto fra i sessi. Certo pensa a
un'opinione diffusa, piuttosto che
al proprio interno, quando lancia in
forme apodittiche il tema della non
violenza (sul quale ho gi detto quel
che penso in altra sede).
AT T O
Marzo Aprile
Q U A RT O ,
D I L O T TA E D I G O V E R N O
Lavoro
di Giorgio Cremaschi
Salvare lItalia
dai suoi capitalisti
questi anni, stato lalfiere delle politiche economiche e sociali liberiste. Paradossalmente la destra leghista e populista di Berlusconi
pare ergersi a difesa degli interessi
nazionali, mentre in realt semplicemente alla ricerca di cordate
amiche, con le quali difendere e
consolidare i propri interessi.
Il centrosinistra, come sempre in
questi casi, non ha mai nulla di davvero importante da dire. La sua
parte moderata affascinata e risucchiata dai poteri forti antiBerlusconi. La sinistra radicale ancora troppo debole per poter incidere. In mezzo c la confusione,
laffermazione di tutto e del contrario di tutto, della botte piena
della piena affermazione del mercato, e della moglie ubriaca della difesa degli interessi nazionali.
Ancora una volta il centrosinistra
come schieramento appare fuori
mercato, mentre il mercato aggredisce il sistema economico e produttivo del paese.
Per capire cosa sta succedendo, bisogna per andare un poco indietro, ai processi di riorganizzazione
avvenuti negli ultimi ventanni nel
sistema economico italiano. Negli
anni Ottanta lItalia aveva ancora un
sistema industriale in grado di competere sulla soglia delle realt pi
avanzate. Questo sistema si fondava
sui patti tra grandi famiglie, Medio-
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Lavoro
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Marzo Aprile
nano la liberalizzazione dei mercati. Si va verso oligopoli e monopoli mondiali, nei quali i gruppi dirigenti delle multinazionali agiscono in stretto rapporto con i poteri politici del paese di riferimento.
Insomma, su base mondiale, si afferma un modello di capitalismo
monopolistico legato allo Stato
molto simile a quello analizzato da
Lenin e Luxembourg agli inizi del
Novecento. Torna prepotentemente lo Stato, ma non certo con il
volto keynesiano degli anni
Quaranta-Settanta. uno Stato che
tanto pi governa i processi economici, organizzando i monopoli
come dicono i tedeschi, difendendo
i campioni nazionali , tanto pi
affida al mercato la convivenza sociale. Anni fa Jospin, condidato sfortunato alle presidenziali francesi,
lanci lo slogan S alleconomia di
mercato, no alla societ di mercato. Sta accadendo esattamente il
contrario. A livello economico
siamo di fronte a mercati sempre
Lavoro
stribuzione della ricchezza verso il lavoro, con una politica industriale che
veda al centro lintervento pubblico.
Senza la Fiat intesa come industria
, lavoro e ricerca, lItalia si svaluter
pesantemente nella competizione
internazionale. Ma solo il pubblico
pu salvare la Fiat, e solo i lavoratori,
se ben pagati, potranno valorizzare
questo salvataggio.
Si tratta allora di mettere in discussione tutte le scelte di una classe imprenditoriale che ha fallito in tutti
gli obiettivi che si era data. Si tratta
di mettere in discussione ventanni
di politiche liberiste, in tutte le loro
sfaccettature. Se non si far questo
questa la nostra particolarit ,
il nostro paese continuer a sprofondare nel declino. Altre nazioni
europee possono permettersi politiche industriali di sinistra e politiche sociali di destra. Noi no.
O cambiamo tutto, o paghiamo tutto. Questa la difficolt, ma anche il
fascino della sfida che le sinistre e il
mondo del lavoro hanno di fronte.
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Marzo Aprile
Lavoro
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Sbaglia il capitale,
pagano gli operai
Lavoro
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Marzo Aprile
Comunisti
Addio caro,
carissimo
compagno Aldo
di Bruno Casati
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piegati! Ogni giorno cera unassemblea, un corteo, unoccupazione. Con Aldo, noi giovani quadri
di fabbrica, cercavamo di capire, di
sintonizzarci con quel fermento che
scuoteva dalle fondamenta il sistema (allora lo si chiamava cos).
E gli equilibri politici che avevano
retto dal 45 sino ad allora erano in
discussione: montava una nuova domanda sociale, crescevano cos movimenti veri e possenti e al di fuori
dei partiti. Laltro mondo sembrava
possibile, ed era il mondo del socialismo. E, nel Vietnam, gli USA venivano cacciati.
Con Aldo ci trovammo il 19 novembre del 69 quando, nellincontro di piazza tra lavoratori e studenti
programmato davanti al Lirico, intervenne la Celere con feroce tempismo, esattamente come a Genova
25 anni dopo. A Genova cadde
Carlo Giuliani, a Milano quel
giorno mor lagente Annarumma,
e solo qualche giorno dopo, il 12 dicembre, fu Piazza Fontana.
Aldo gi allora era un compagno curioso, disponibile, aperto, sempre
in prima fila. Un compagno certo
critico con quello che allora era il
suo e che divenne poi anche il mio
Partito. Che volevamo pi combattivo, meno burocratizzato. Ma
guai se altri si azzardavano a criticarlo, il Partito. Allora alzava la voce,
polemizzava, tenace e ironico, sem-
Comunisti
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Marzo Aprile
Comunisti
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QUALCHE PAROLA SU DI ME
Amo la vita
tanto, tanto,
e quando guardo
i manifesti dei morti
abbasso gli occhi
e mi listo
il cuore a lutto.
Quel giorno
che toccher a me
la morte
anche le nuvole
dovranno portare
le mutande rosse.
Mentre un prete giusto
che ha mangiato
e digerito il Vangelo
mi accompagner
con le bandiere rosse
e il canto dellInternazionale.
Solo bandiere
e fiori rossi.
Che nessuno
mi giudichi
con pochezza o ipocrisia.
Se sono stato giusto
lo dica a chi
ho baciato i piedi.
Tutto il resto
a me non interessa.
Aldo Lombardi
(dalla raccolta Canto del pettirosso,
Editrice Cultura 2000, 1991 )
Internazionale
Bush in Europa.
Un baratto
provvisorio
di Sergio Cararo
direttore di Contropiano
peana che si sono sollevati sulla visita di Bush e gli incontri che ha
avuto con i leaders europei somigliano fortemente a quello che
Giulietto Chiesa ha giustamente definito lo tsunami informativo. ovvio che in uno tsunami difficile
orientarsi, perch la violenza dei
flussi tale da sbaraccare tutto. Ed
cos che, di fronte ad alcuna positiva novit, anche i leader della sinistra italiana ed europea cedono
terreno e concedono a Bush (e in
alcuni casi anche a Sharon) una
nuova credibilit. Il viaggio di Bush
in Europa stato paragonato ad una
grande riconciliazione tra le due
sponde dellAtlantico sia dagli osservatori filo-americani sia da quelli
pi critici verso lamministrazione
statunitense. Ma la versione sintetica che entrambe sottendono invece sostanzialmente falsa, sostiene Giulietto Chiesa. Non c
stata nessuna riconciliazione tra
Europa e Stati Uniti, al di l delle
scenografie obbligatorie che devono essere disegnate per tranquillizzare il grande pubblico. Non c
stata perch non pu esserci.
Quello che salta agli occhi che i
governanti europei devono oggi fare i conti con una ammnistrazione
Bush uscita rafforzata dalle elezioni
presidenziali e non con quella pi
incerta degli anni scorsi.
Un conto prendere di petto un
SIRIA
LIBANO
61
Marzo Aprile
Internazionale
MA
SULLA
LE DIVERGENZE
N ATO
R E S TA N O
Ma se sulle aree di influenza possibile il baratto, su questioni strategiche come la NATO e il complesso
delle relazioni internazionali le di-
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EMBARGO
ALLA
DUE
CINA
IRAN.
MINE
I N M E Z Z O A L L AT L A N T I C O
Internazionale
N E RV I S C O P E RT I
MOSCA
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Marzo Aprile
Internazionale
Dopo elezioni
in Medio Oriente
di Bassam Saleh`
Giornalista palestinese
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tro gli israeliani, ovunque essi si trovino; il ritorno in Israele di due ambasciatori legiziano e il giordano
richiamati in patria quattro anni
fa allinizio della seconda Intifada
per protesta contro le violenze israeliane; e infine la riverniciatura della
figura di Sharon come un uomo che
cerca la pace. In cambio, egli ha promesso solo verbalmente di fermare la violenza contro i palestinesi
e di liberare qualche centinaio di
prigionieri palestinesi, anche se si
tratta dei tanti che hanno finito il
periodo di detenzione e che sono
ormai diventati un peso per lamministrazione carceraria israeliana.
Il regime egiziano, sottoposto alle
pressioni economiche e politiche
degli USA per lattuazione delle riforme democratiche, si affrettato
a liberare la spia israeliana Azam
Azam, condizione posta da Sharon
per presenziare al vertice. Inoltre,
per ottenere le agevolazioni economiche americane, lEgitto ha accettato che tutti i prodotti egiziani
esportati negli Usa abbiano almeno
l11% di materie prime di provenienza israeliana. In cambio, gli Usa
chiuderanno tutti e due gli occhi
sulla riforma istituzionale (come
noto Mubarak sta preparando suo
figlio alla successione) e sulla questione dei diritti umani in Egitto.
Quindi il presidente egiziano, padrino dei negoziati fra le forze di si-
Internazionale
65
Internazionale
66
Marzo Aprile
forze democratiche. La quasi totalit degli iracheni contraria alloccupazione straniera del loro
paese. Il popolo iracheno ha il diritto e le capacita di autogovernarsi,
pacificamente, scegliendo il modello democratico pi adatto alla societ irachena, nel totale rispetto
dei diritti umani.
Nel mondo arabo islamico, come
nel resto dei paesi in via di sviluppo,
cresce la determinazione al cambiamento, a togliersi di dosso questi regimi imposti e sostenuti dallimperialismo, e tale determinazione nasce da un desiderio di libert e democrazia che sicuramente non un effetto della guerra
preventiva di Bush e dei suoi alleati.
Internazionale
di Sergio Ricaldone
apita, mentre si parla di Iraq, di pensare al Vietnam. Del Vietnam conosciamo tutto, ma ora se ne parla per
fare confronti con la guerra e la resistenza irachena, Si tratta di confronti spesso azzardati, anche perch le vicende storiche non si ripetono mai nello stesso modo. Quello
che invece molto spesso si ripete
il modo in cui la storia ci viene raccontata dagli imbonitori dellindustria mediatica.
Nei giorni successivi al voto del 30
gennaio in Iraq abbiamo incrociato, via Internet, un passaparola
riguardante una vecchia documentazione darchivio assai significativa: la mattina del 4 settembre
1967, tre anni dopo linizio della
guerra dIndocina, sul New Yo r k
Times si leggeva un articolo intitolato Il voto in Vietnam rincuora gli
Stati Uniti, con un sommario di
questo tenore: A ffluenza alle urne
nonostante il terrorismo dei vietcong .
Anche allora Washington stava
esportando la democrazia in un
paese minacciato dal comunismo.
Quellarticolo del NYT, a firma di
Peter Grose, raccontava che i funzionari americani sono rimasti sorpresi
e compiaciuti dalla partecipazione al
voto nelle elezioni presidenziali vietnamite, a dispetto di una campagna di terro re ordita dai vietcong. Ha votato
l83% dei quasi sei milioni di aventi diritto, sfidando le minacciate rappresa-
67
Internazionale
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rorismo. Un editoriale del Washington Times, quotidiano di estrema destra, ha rincarato la dose chiedendo
che Hersh venga trascinato in tribunale e giudicato per spionaggio, in
quanto il giornalista rivela al mondo
intero, e dunque anche al governo
iraniano nemico, che i nostri commandos sono gi al lavoro dietro le linee
nemiche in una missione vitale e pericolosa. Il tempo della caccia alle streghe del compianto senatore Mac
Carty riappare pi minaccioso di
prima sulle rive del fiume Potomac.
Che Seymour Hersh abbia molte ragioni di paventare il pericolo incombente di una terza guerra preventiva lo si evince raccordando i
dettagli dei preparativi militari contro lIran, con i vari passaggi politici
e diplomatici del confronto in atto
tra gli Stati Uniti da un lato e
lUnione Europea, mondo arabo,
Russia, Cina e India dallaltro. Da
questo coerente collage di dichiarazioni emerge la convinzione che
lattacco allIran sia inserito come
t a r g e t nel secondo mandato di
Bush, come lo sono stati Afganistan
e Iraq nel primo mandato. Dunque
la questione non di sapere se lattacco avr luogo, ma quando e
come.
Loccupazione militare dellIraq
cambia sostanzialmente lassetto
militare della regione. Quattro anni
fa uninvasione via terra dellIran
era praticamente impossibile. Ora
invece possibile a partire dai due
paesi confinanti, ed il Pentagono,
come ci spiega Hersh, sta gi cogliendo lopportunit veicolando
via terra operazioni clandestine preventive.
Sul piano politico, la diplomazia del
nuovo segretario di stato, Condy
Rice, pi simile ai cingoli di carro
armato Abrhams che alle sofisticate
sottigliezze diplomatiche di Henry
Kissinger, appare del tutto propedeutica alla prossima invasione militare dellIran.
Mentre da Ankara il sottosegretario
alla difesa dichiara che sforzi diplomatici da parte dellUnione Europea riguardanti il programma di armamenti
nucleari dellIran sono in corso. omet-
Marzo Aprile
te di precisare che gli Stati Uniti rifiutano di coordinare la loro strategia dissuasiva con quella degli europei. Le dichiarazioni incendiarie
di Condy Rice sembrano non lasciare dubbi sulle intenzioni di
Washington. Bush ha collocato lIran al centro delle postazioni avanzate della tirannia, e Dick Cheney
colloca lIran nella lista dei paesi potenzialmente pericolosi a causa del suo
programma nucleare ed del suo sostegno
al terrorismo. Il vice presidente USA
ha inoltre lasciato cinicamente intendere che leventualit che gli israeliani agiscano unilateralmente per porre
fine al programma nucleare iraniano inquieta Washington. Il tacito riferimento di Cheney al bombardamento israeliano del sito nucleare di
Osirak (Iraq) nel 1981 del tutto
esplicito e pi che mai allarmante.
Il quotidiano Le Monde del 15 marzo
2005 sostiene che Sharon abbia gi
messo a punto, in una riunione ristretta del governo israeliano, i dettagli militari dellattacco. Sembra
dunque che il count down su chi attaccher per primo Washington o
Tel Aviv sia gi cominciato.
LUnione Europea, viceversa, continua a perseguire la via delle pressioni diplomatiche su Teheran per
convincerla a sospendere i programmi nucleari. Ma limpresa appare sempre pi difficile. Gli ayatollah, memori del precedente iracheno, ritengono ormai che solo il
possesso delle armi atomiche possa
preservare il loro paese da uninvasione americana. La stessa Corea
del Nord, fino a poco fa capolista
dei paesi dellasse del male (e ancora oggi definita postazione avanzata della tirannia), dopo che si dichiarata potenza nucleare sembra
avere acquisito un potere di dissuasione antimperialista notevole nei
confronti di Washington. Dopo
averla infatti minacciata pi volte di
invasione, ora la Casa Bianca ha abbassato i toni e cerca in tutti modi
di negoziare. Il che non sorprende,
se si pensa che gli Stati Uniti si sono
cacciati in una sfida militare temeraria che non ha mancato di coinvolgere soggetti di ben altro peso e
Internazionale
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Internazionale
Marzo Aprile
Colombia,
un destino da
Iraq sudamericano?
di Ennio Polito
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Internazionale
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Internazionale
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Marzo Aprile
Dibattito
Cina-USA:
lo scontro
del XXI secolo *
di Patrick Theuret
Direttore di Correspondances internationales
qualsiasi potenza, il declino inevitabile. Legemonia une fase storica transitoria. A un certo punto, anche se questo posto in lontananza, legemonia
mondiale del lAmerica verr erosa.1
Questione di tempo, dunque Si
tratterebbe di prolungarne i vantaggi il pi alungo possibile,
traendo profitto da questa fase storica transitoria . Gli Stati Uniti non
sarebbero in tal modo che di fronte
a una finestra dopportunit, conferita loro dallo statuto storico-strategico della propria egemonia: questa tuttavia sarebbe declinante sul
lungo periodo (la quota degli Stati
Uniti sul PIL mondiale passata dal
50% del 1945 al 22% del 2004) e negli ultimo tempi starebbe perdendo
terreno in modo netto nei confronti
di tutti i suoi inseguitori.
questa doppia circontanza che
rende tanto flagrante, universale e
urgente laggressivit degli Stati
Uniti, obbligati a compensare tecnologicamente, militarmente e strategicamente il lento declino in
corso. Questa aggressivit cerca di
avvalersi di numerosi strumenti.
Sottomettere gli Stati: infeudarli il
pi possibile, distruggerli o smembrarli se resistono, farne nuove colonie quando indispensabile.
Controllare le risorse strategiche
del pianeta. Mantenere il vantaggio
tecnologico e militare. Si tratta di
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Dibattito
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UNA CINA
M O D E S TA E PA C I F I C A ,
M A S E M P R E P I F O RT E
CONFRONTOE
COOPERAZIONE
Alla fine del 2003, Colin Powell poteva giudicare in tal modo che lo
stato delle relazioni con la Cina era
il migliore dal tempo del ristabilimento delle relazioni diplomatiche
nel 1971 con il Presidente Richard
Nixon.
Sul piano della coesione sociale, lelemento di diversificazione fra i due
paesi9 in aumento rimanda al fatto
che la crescita della povert nelluno aumenta mentre nellaltro conosce una spettacolare riduzione.
Negli Stati Uniti infatti il numero
dei poveri salito a 35,9 milioni nel
2003, circa il 12,5% della popolazione totale, contro l11,3% nel
200010 . Da parte sua la Cina ha visto il numero dei suoi poveri passare
in dieci anni da 375 milioni a 224
milioni, ovvero 151 milioni in meno11 , dimezzando il suo tasso di povert (dal 33% al 17,8%). Da 4,5
punti sotto la media del resto del
mondo, questo tasso salito a 7
punti sopra.12
Sul piano etnico, nonostante le differenze reali, nei due paesi lunit
che prevale sulle divisioni. Le minoranze nere e chicane non minacciano lunit americana, e se il
potere centrale contestato in Cina
dalle centinaia di etnie delle sue regioni occidentali montagnose e sottopopolate, la maggioranza Han
rappresenta, da sola, il 93% della
popolazione totale.
Per quel che riguarda un gran numero di aspetti i due paesi sono i pi
dissimili possibile ed addirittura opposti. Da un lato, la potenza americana dominata da una borghesia
impregnata di cristianesimo conservatore o messianico, dallaltra,
unlite politica formatasi in un partito marxista-leninista, atea, in seno
ad una popolazione impregnata di
taoismo, buddismo e confucianesimo. Da un lato una nazione giovane di qualche secolo e campione
mondiale di pensiero a breve termine, dallaltra una civilt vecchia
secondo la rituale espressione conese di 5000 anni, e abituata a improntare il suo comportamento sui
tempi lunghi. Un paese urbano da
una parte, e rurale dallaltra. Un
Dibattito
USA:
POTENZA,
ACCERCHIAMENTO
E C O N T R O L L O G E O S T R AT E G I C O
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Dibattito
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CINA:
M U LT I P O L A R I T ,
INTERDIPENDENZA
E MODERNIZZAZIONE
La strategia cinese sostanzialmente simmetrica a quella americana: multipolarit contro egemonismo, interdipendenza contro
controllo unilaterale sulle risorse
strategiche, e modernizzazione per
ridurre lo scarto fra le due potenze.
L A L L E A N Z A C I N O - R U S S A
GRUPPO DI SHANGHAI
E IL
LO
S PA Z I O A S I AT I C O C O M E
S PA Z I O N AT U R A L E
Dibattito
CON
IL
SUD
DEL MONDO
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Dibattito
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U N E U R O PA
C O RT E G G I ATA
Note
Dibattito
internazionali e strategiche, ritiene che lesercito cinese possieda un nuceo duro paragonabile alla potenza dellesercito belga e prossimo a quello spagnolo, ma il grosso della truppa un insieme di
straccioni, il cui equipaggiamento totalmente obsoleto e con istruzione militare anacronistica. In
La Chine est passe matre dans lart de la diplomatie du verbe, Cyberscopie, dicembre 2002.
per il pensiero neo-conservatore dimporsi nella questione cinese. Condoleezza Rice si era impegnata
sul tema della minaccia cinese che aveva alimentato la campagna del candidato G. W. Bush
nel 2000. Pur senza rinunciare alle proprie convizioni, sul dossier cinese essa era tuttavia decisa
a mettere fra parentesi il suo discorso aggressivo.
Rice the realist, The Straits Times interactive,
26/11/2004.
ha tuttavia partecipato con essi alle manovre militari congiunte nel 2003.
40 Le Monde, 6/12/2004.
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Culitura
Franco Trincale,
un patrimonio
della sinistra
di Gianni Lucini
COS DIFFICILE PENSARE A UNA FONDAZIONE CHE SI OCCUPI DI GESTIRE IL PATRIMONIO CULTURALE E, SOPRATTUTTO, EVITI CHE QUALCUNO
PRIMA O POI FACCIA I SOLDI SULLIMPONENTE MOLE DI BRANI CHE
TRINCALE NON HA MAI DEPOSITATO?
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Culitura
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Culitura
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tutto la Provincia di Milano, cominciano a dargli una mano chiamandolo a insegnare il suo mestiere ai giovani interessati, la sinistra nel suo complesso e i comunisti in primo luogo dovrebbero porsi il problema di preservare dalla distruzione limmensa
mole di materiale che racconta
pi di cinquantanni di storia
dalla parte delle classi subalterne.
cos difficile pensare a una
Fondazione, magari pubblica e sociale, che si occupi di gestire il patrimonio culturale e, soprattutto,
eviti che qualcuno, prima o poi,
faccia i soldi sullimponente mole
di brani che Trincale non ha mai
depositato? C un tempo per le
parole e uno per i fatti. Questo
il tempo dei fatti.
Recensioni
Dopo
il liberismo
Usa e Unione europea, al manifesto ideologico di Maastricht e allanalisi della situazione italiana:
qui, con pazienza certosina, Ricci
espone i capisaldi analitici e prescrittivi dellortodossia dominante e
poi, rielaborando i risultati di una
letteratura verso la quale riconosce
sempre i propri debiti (come dimostrano le venti pagine di bibliografia che chiudono il volume), li
smonta uno dopo laltro: non vero
che il declino dellEuropa dovuto
alla propensione allozio dei suoi lavoratori; non vero che una politica
monetaria restrittiva nel lungo periodo giova alla crescita; non vero
che il pump-priming keynesiano non
funziona pi; non vero che la riduzione del debito pubblico favorisce gli investimenti produttivi; non
vero che lunificazione dei mercati
europei ridurr ex se gli squilibri regionali; in una parola, non vero
nulla di tutto ci che siamo stati abituati a credere in questi ultimi ventanni circa le virt salvifiche del
mercato e della flessibilit.
Cose note? Certamente s, almeno
a chi non si lascia incantare dalla demenziale pamphlettistica pedagogica di matrice ulivista (pardon, unionista) di cui traboccano gli scaffali delle librerie. Ma ci che noto
non per ci stesso conosciuto, diceva Hegel; e proprio perch aiuta
a conoscere quel che (soltanto)
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Recensioni
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Recensioni
Battaglia
politico culturale
e paradigma
antifascista
sperimentazione geoculturale.
Esiste da molto tempo nel nostro
paese un revisionismo storiografico
che ha certamente fatto il suo lavoro
di scavo: pensiamo a Renzo De Felice
e alla sua scuola, oppure alla rivista
Nuova Storia Contemporanea. In questo campo, per, si pu dire che gli
sforzi di gran lunga maggiori verso
una radicale revisione del paradigma antifascista siano da attribuire
in primo luogo proprio alla stessa sinistra culturale sconfitta. Non si
tratta affatto di un paradosso: anche
per via della pochezza della storiografia conservatrice a lungo ancorata ad un impresentabile nostalgismo repubblichino, oltre che del
tutto priva della minima credibilit
metodologica e scientifica , il revisionismo storiografico in Italia un
fenomeno pressoch interamente
di sinistra.
Impossibile spiegare qui come esso
sia al tempo stesso una forma di elaborazione del lutto e una strategia di
sopravvivenza per alcuni influenti
gruppi sociali e accademici. Basti
dire, per citare diversi campi di intervento, che ben pi efficace un
Pansa che mille Petacco, un Mieli
che mille Perfetti, un Violante che
mille Tremaglia.
Esiste poi la cultura di massa in senso
lato, nella quale la capacit di controllo delle classi dominanti a partire dalla propriet dei mezzi di produzione dellinformazione e dello
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Recensioni
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tutte le conseguenze che ci comporta per la nostra collocazione politica rispetto alla persistenza e al rilancio odierni del progetto coloniale occidentale nella sua versione
postmoderna statunitense.
Proprio in questa direzione ci sembra che fornisca un notevole contributo il libro, a cura di Costantino Di
Sante, Italiani senza onore. I crimini in
Jugoslavia e i processi negati 1941-1951
(ombre corte, Verona 2005). Gi da
tempo gli studi di Angelo Del Boca
sulla guerra italiana in Africa orientale hanno definitivamente smantellato il mito montanelliano del buon
soldato italiano propenso a fraternizzare con le popolazioni civili
ed incapace di qualunque eccesso ,
mostrando invece la sistematicit di
una guerra coloniale, di sterminio e
razziale, condotta con metodi brutali e del tutto interna alla tradizione
dellimperialismo occidentale.
quanto Di Sante comincia a fare, ora,
per le operazioni militari italiane sul
fronte slavo, raccogliendo in questo
libro una gran mole di importante
materiale documentario che si rivela
indispensabile per comprendere il
contesto delle successive vicende legate alle foibe.
Soldati dItalia, combattenti nel
Montenegro! recitava lappello del
Governatore militare del Montenegro, il generale darmata Alessandro Pirzio Biroli La guerra che qui
conducete non separata dalla
grande guerra che divampa in tutto
il mondo. (p, 82-3). Essa si inserisce
per intero in un disegno di vasta portata, perch parte integrante di
quella strategia imperialista di costruzione di un Nuovo Ordine
Europeo di cui lAsse si fatto portatore. Questa guerra ha per bisogno, come tutte le guerre, di costruirsi un passato immaginario e di
elaborare unimmagine del nemico.
Ecco che alle truppe italiane, impegnate a portare la millenaria civilt
di Roma, risponde allora, con laggressione vile e subdola, un nemico
particolare: gli eterni slavi presuntuosi, incostanti e vendicativi che
conservano nellanimo le stesse stigmate delle antiche orde asiatiche.
S, gli Slavi, barbari e selvaggi, ri-
Recensioni
zione e delloblio da parte italiana. Sin dallinizio, le autorit militari italiane e lo stesso governo si
impegneranno a minimizzare gli
eventi, a distorcerli e falsificarli, sino
a ricondurli a limitati eccessi di singoli. In questa strategia difensiva,
inoltre, la maggior parte delle violenze e degli eccessi erano stati
commessi in risposta alle barbare
sevizie subite dai soldati italiani ad
opera dei ribelli comunisti, mentre la responsabilit delle efferatezze pi gravi risultava quasi sempre
addossata ai tedeschi, oppure agli
ustasa, ma soprattutto alle lotte intestine tra le popolazioni locali. Al
contrario, venivano evidenziate le
gesta di umanit ed aiuto prestate
agli abitanti delle zone sotto il controllo delle autorit fasciste (p. 20).
Gi allora le responsabilit vengono
dunque completamente ribaltate sui
barbari slavi e in particolare sulle
formazioni partigiane titine, secondo una precisa strategia che
possibile ancora oggi vedere allopera nel dibattito sulle foibe. In questo modo, le autorit italiane riusciranno efficacemente a prendere
tempo fino ad insabbiare del tutto la
vicenda, sebbene tutto ci comportasse la rinuncia a processare i criminali di guerra tedeschi responsabili delle stragi in Italia.
Dopo i numerosi libri usciti di recente sulla questione delle foibe, il libro curato da Di Sante sui crimini italiani in Jugoslavia unimportante
eccezione che va in controtendenza.
Immenso per il lavoro ancora da
fare nello studio di un secolo, il
Novecento, che troppo in fretta si
cerca di dimenticare senza averlo
nemmeno compreso sino in fondo.
Lapertura di molti importantissimi
archivi in Russia come negli Stati
Uniti e nel nostro stesso paese offre adesso alla storiografia un materiale prezioso, che integrer e modificher inevitabilmente la nostra conoscenza del passato recente dell
Europa. Sullinterpretazione di questo materiale si gioca una partita culturale e politica cruciale, quella della
costruzione di una nuova memoria e
di una nuova egemonia. Non il caso
di lasciare liniziativa allavversario.
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