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IL VATE DANNUNZIO

Volo su vienna
Nonostante DAnnunzio avesse proferito questa frase estremamente
aggressiva, il volo su Vienna non fu una missione militare ma una rilevante
operazione politico/psicologica. Il volo su Vienna fu altres importante per
diversi aspetti. Il primo di questi, nientaffatto trascurabile, quello tecnico. Il
volo infatti, per prima cosa una sfida contro i limiti e le capacit delluomo,
della macchina, contro le condizioni meteorologiche, contro la natura stessa.
La missione su Vienna venne ideata da DAnnunzio nellottobre 1915 al ritorno
da un volo su Trento, quando a margine di una fotografia aveva scritto Donec
ad metam: Vienna! Fino alla meta: Vienna.
Il Vate, certo di poter portare a termine la missione, la propose al Comando
Supremo, ma le capacit tecniche, in relazione allautonomia di volo dei velivoli
che a quel tempo erano in uso alla Regia Aeronautica, ne sconsigliavano la
realizzazione. Infatti limpresa di DAnnunzio doveva essere realizzata con il
trimotore Caproni (in uso a quel tempo), lutilizzo dellaereo era considerato
pericoloso. Innanzitutto per lautonomia, avrebbe avuto bisogno infatti di
rifornirsi in territorio nemico, quindi era assolutamente impossibile, per non
considerare la velocit e laltitudine di volo. Il lavoro di preparazione della
missione sarebbe quindi stato particolarmente difficile.
DAnnunzio, che non era pilota ma Maggiore osservatore della regia
Aeronautica militare, dovette trovare il velivolo adatto, aumentarne la capacit
di volo e trovare una giornata limpida per effettuare le prove di durata.
Ricordiamo infatti che a quei tempi il volo era a vista, al massimo con cartina,
bussola e cronometro.

Il piano si pot realizzare impiegando gli SVA, (Savoia-VerduzioAnsaldo). Questi aerei avevano una capacit di volo, di velocit e di quota
superiore ai Caproni. DAnnunzio stesso volle delle modifiche ai serbatoi per
rendere lautonomia di volo del velivolo adeguata.
Nel 1917 fu autorizzato dal Comando Supremo a compiere un volo di prova di
mille chilometri su territorio italiano e, nonostante il cattivo tempo riusc
perfettamente. Nel giugno del 1918 ottenne finalmente lautorizzazione al

compimento della missione. Limpresa si sarebbe compiuta entro i primi dieci


giorni di agosto con undici velivoli SVA.
Il Comando Supremo per ci tenne a precisare:
Il volo avr carattere strettamente politico e dimostrativo; quindi
vietato di recare qualsiasi offesa alla citt Con questo raid lala
dItalia affermer la sua potenza incontrastata sul cielo della capitale
nemica.
Sar vostro Duce il Poeta, animatore di tutte le fortune della Patria,
simbolo della potenza eternamente rinnovatrice della nostra razza.
Questo annunzio sar il fausto presagio della Vittoria.

Alle ore 05:50 del 9 agosto 1918 gli uomini dell87a squadriglia La
Serenissima decollarono con gli undici aerei SVA (di cui solo uno biposto,
espressamente modificato da DAnnunzio, pilotato dal Capitano Natale Palli),
pilotati da Palli, Locatelli, Allegri, Sarti, Ferrarin, Censi, Aldo Finzi, Granzarolo,
Masprone e Contratti.
I velivoli di Ferrarin, Masprone e Contratti dovettero atterrare subito dopo il
decollo, mentre Sarti a causa di problemi tecnici al motore dovette atterrare sul
campo Wiener-Neustadt sabotando lo SVA prima di essere catturato. I rimanenti
sette SVA volarono sul cielo di Vienna verso le 9.20 e dopo aver effettuato delle
foto iniziarono il lancio di cinquantamila volantini scritti da DAnnunzio, e
trecentocinquantamila volantini tricolore, con traduzione in tedesco, del testo
scritto da Ugo Ojetti, che invitavano gli austriaci alla resa.
Gabriele D'Annunzio per la stesura dei suoi primi romanzi si rifece molto al superomismo
nietzschiano. Infatti molti dei temi toccati nelle opere dannunziane sono quelle della
ricerca del protagonista nel diventare un ascetico, un essere perfetto in grado di
controllare la Natura, le passioni che provengono da essa, e perfino le passioni stesse che
egli prova stando con le sue amanti. Un elemento forse che separa D'Annunzio dal
superomismo di Nietzsche proprio il fatto della relazione amorosa del protagonista
"superuomo" con le donne. Non vi opera nella produzione di D'Annunzio in cui il
protagonista non sia solo senza una donna.
Ad esempio ne L'innocente il protagonista Tullio ha vari rapporti amorosi con la sua donna
e dopo che viene a conoscenza dell'esistenza di una via per arrivare a guardare la sua
esistenza senza dolore, abbandona per sempre l'amata. Tuttavia questa incinta e cos
Tullio si ritrova come frenato nel percorrere il suo percorso filosofico all'infuori della vita
terrena. Egli fortemente collegato al suo mondo perch ora sta per diventare padre. Per
liberarsi di quel calvario uccide il figlio non appena nasce.

Nel Trionfo della morte il nobile protagonista Giorgio, la cui stirpe pone le radici nella citt
abruzzese di Guardiagrele, distrutto proprio dal fatto che possiede un'amante troppo
invadente: Ippolita. Giorgio, dopo aver trovato una delusione nel tornare nel suo paese
d'origine da Roma, si trasferisce in una casa a San Vito Chietino sopra un eremo che oggi
chiamato "Eremo Dannunziano". Ma neanche l trova la pace, perch si accorge che un
male lo tormenta. Pian piano Giorgio scopre che l'origine del suo male di vivere proprio
Ippolita stessa, dissuadente e infantile. Nel romanzo ci sono molte citazioni dal Cos parl
Zarathustra in cui Giorgio cerca di emulare, senza riuscirci, i dettami del filosofo
nietzschiano. Dopo aver avuto un'ennesima delusione nell'essersi accorto come la gente
della sua terra d'Abruzzo fosse caduta in basso, Giorgio focalizza definitivamente in
Ippolita la suaNemica, la ragione del suo male. Disperato egli si suicida coinvolgendo
anche l'amante.
Nel Fuoco tutto cambia: Stelio un uomo acceso dalla passione per l'arte e per la fama,
gi consapevole di essere "superuomo". L'oggetto del suo desiderio ovviamente sono
sempre le donne nude e cos Stelio si sazia sia della consapevolezza di essere
"superuomo nietzschiano" che del suo potere sulle donne. Infatti ne ama molte,
consapevole inoltre di essere un favorito del compositore Richard Wagner. Quando muore
costui, Stelio ha un attimo di debolezza, ma non si perde d'animo. In Forse che s forse
che no i protagonisti sono molti e il tema del superuomo gi in secondo luogo, perch la
tragedia giganteggia nelle varie storie.

NIETZSCHE
l termine superuomo rappresenta la traduzione originale che fu data
all'espressione bermensch; tuttavia rilevante l'interpretazione successiva di Gianni
Vattimo, il quale afferma che la traduzione oltreuomo, secondo lui pi letterale, risulta pi
appropriata e rispecchia meglio l'ideale portato da Nietzsche [2]. Questa traduzione per
contestata dal filosofo Domenico Losurdo[3].
Altri autori che usarono il termine, bench con un diverso contenuto semantico, furono il
teologo Heinrich Mller, nell'opera Geistliche Erquickungsstunden (1664), Johann
Gottfried von Herder e il filosofo indiano Sri Aurobindo.Johann Wolfgang von Goethe ha
usato il termine in senso ironico nel Faust (Welch erbrmlich Grauen fasst bermenschen
dich!, parte I, scena I, v. 490) e nella sua poesia Zueignung (1787).
Il superuomo abbandona le ipocrisie dei moralisti e afferma se stesso, ponendo di fronte
alla morale comune i propri valori. Egli identifica il ritorno al mondo del pensiero dionisiaco,
guidato dalle passioni. Nietzsche convinto dell'esistenza di un'unica vita terrena, legata

alla corporeit fisica; l'uomo dunque solo corpo e deve lasciarsi guidare dalle
proprie pulsioni, lacerando cos il "Velo di Maya" introdotto da Schopenhauer, ovvero la
Volont che opprime l'individuo.
Lo scopo del superuomo non posto in un universo trascendente, ma trascendentale che
punta alla felicit immanente tramite la capacit creativa. Egli visto come il grado pi alto
dell'evoluzione, ed esercita il diritto dettatogli dalla forza e dalla superiorit sugli altri.
Questo diritto gli si presenta tuttavia anche come dovere di contrapporsi all'ipocrisia della
massa e va contro la stessa tradizionale etica del dovere. Il superuomo contrappone al "Tu
devi!" cristiano il nietzschiano "Io voglio!".

Ritratto di Zarathustra, il filosofo persiano ripreso da Nietzsche nell'opera Cos parl


Zarathustra
Nel concetto di superuomo essenziale la volont di potenza, che va vista come movente
della storia dell'uomo. Essa si presenta nella creazione della natura cos come nelle
strutture sociali, e va continuamente oltrepassata. Nel superuomo non rientra tuttavia
alcuna prospettiva di violenza o spirito di dominio. Nietzsche non va assolutamente inteso
come precursore di Hitler, in quanto nella figura del superuomo non viene identificato un
capo carismatico, ma un annunciatore di una nuova figura di uomo. Zarathustra colui
che rende l'uomo consapevole di essere solo un ponte verso una sua pi completa e
"umana" affermazione, nella quale si serve di un supplemento di coscienza e di spirito per
adempiere al soddisfacimento della propria esistenza. Nonostante esso sia un modello del
tutto a-morale, non pu essere identificato come celebrazione del germanesimo, n con
ilsuperomismo legato al modello estetico di Gabriele d'Annunzio.
Ma tutto questo una violenza sull'opera di Nietzsche: non mai stato
nazionalista, anzi. Detestava quelli che osannano il nuovo stato "Germania"

nato nel 1871. Detestava l'antisemitismo che andava di moda in quell'epoca.


Certo, Nietzsche contraddittorio, alcuni aspetti della sua opera si prestano ad
essere interpretati in modo tendenzioso. Soprattutto il concetto di
"bermensch" che stato tradotto "uomo superiore" o "superuomo"
stato usato dai nazisti identificandolo con l'uomo superiore della razza ariana.
In realt il concetto di "bermensch" corrisponde pittosto ad un "oltreuomo", cio ad un uomo che va oltre i limiti posti dalla tradizionale metafisica.
Questo "bermensch" ha, secondo Nietzsche, abbandonato ogni fede, ogni
desiderio di certezza, per reggersi "sulle corde leggere di tutte le possibilit".
Non subisce i valori tradizionali, bens crea quelli nuovi. Il "superuomo" di
Nietzsche un uomo senza patria n mta che ama la ricchezza e la
transitoriet del mondo. Questo ovviamente un concetto dell'uomo che non
ha niente a che fare con quello del nazismo.

Il mito del Superuomo, nella prima met del secolo scorso, non affascina solo lambiente
letterario, ma anche quello politico, anche se le questioni di tale ambiente rimangono
estranee al filosofo, dato che il nazionalismo per lui un punto di vista troppo angusto. Egli
toccato solo da una questione che gi stata messa in gioco nel suo tempo e
particolarmente in Germania: lantisemitismo. Il suo rifiuto energico, spesso direttamente
astioso di questo movimento, che determin la rottura perfino con lunica sorella, le sue
numerose conoscenze ebree, ci fanno oggi apparire completamente incomprensibile il
fatto che la Germania razzista del 1933 potesse esaltare proprio Nietzsche come "suo"
filosofo. E ancor pi grottesco si fa poi la storia, quando si viene a sapere che larchivio
nietzschiano di Weimar, temporaneamente covo ideologico di questa idea di Stato, era
stato fondato con capitali ebrei!
Linterpretazione nazista di Nietzsche, che ha trovato la pi emblematica espressione
nel libro di Alfred Baeumler "Nietzsche, il filofoso e il politico" (1931), stata facilitata da
una singolare vicenda filologica, consistente nel fatto che la sorella, Elisabeh ForsterNietzsche, nel desiderio di fare del fratello il teorico di una palingenesi reazionaria
dellumanit, non esit, dopo essersi impadronita degli inediti, a manipolare i testi del
filosofo, pubblicando nel 1906 la "Volont di potenza" nella quale il pensiero di Nietzsche
assume quella fisionomia anti-umanitaria ed anti-democratica sulla quale far leva la
lettura nazista.
Nella cultura tedesca tra le due guerra, Baeumler gioca un ruolo di primo piano. Egli pu
essere considerato il filosofo classico della cultura di quel tempo, anzi, il maestro cui si
rifanno molti intellettuali del partito nazionalsocialista. Come esprime lo stesso titolo
della sua opera, Baeumler sostiene la tesi che Nietzsche sarebbe a un tempo filosofo e

politico; non a caso lo studio si divide in due parti fondamentali, rispettivamente intitolate
"Nietzsche filosofo" e "Nietzsche politico", che sono tra loro strettamenta unite. Con ci
Baeumler vuole sottolineare che nel pensiero nietzschiano non si pu distinguere il
momento teorico da quello pratico. Tale unit inscindibile tra teoria e prassi viene messa
particolarmente in evidenza nella seconda parte del suo studio, quando considera
Nietzsche come un "pensatore esistenziale", la sua tematica culturale non si esaurisce
nelle polemiche che egli conduce in tutti i suoi scritti nei confronti della cultura del suo
tempo, ma sorretta da unimpostazione metafisica che si esprime nella sua dottrina della
volont di potenza.
Lopera che va sotto la denominazione di "Volont di potenza", secondo Baeumler,
rappresenta il complesso dei pensieri postumi del filosofo, collegati tra loro secondo una
interna coerenza; essi presentano un pensare che ci richiama da vicino quello eracliteo.
Considerare uomo e mondo secondo una concezione eraclitea significa considerarli in
un continuo divenire che come tale non pu mai esaurirsi. Tale concezione filosofica
prende il nome di "realismo eroico". Cos le due espressioni "pensiero esistenziale" e
"realismo eroico" sono in fondo affini e intendono mettere in luce un filosofare eracliteo
come continuo superamento, anzi, come continua lotta. Ora, proprio il concetto di lotta
(Kampf), inteso appunto in senso metafisico porta Baeumler a cogliere lunit del
filosofare nietzschiano nei due momenti indissolubili, quello teorico e quello pratico. In altre
parole, il concetto metafisico di lotta presenta il terreno comune tra filosofia e politica. si
pu cos dire che Nietzsche filosofo in quanto politico o, che lo stesso, politico in
quanto filosofo. Cos riceve un senso nuovo lindividualismo nietzscheano, dato che
lessenza dellindividuo pu realizzarsi solo in una dimensione politica che trova la sua
espressione ultima nella concezione dello stato. Lo Stato riceve in tal modo una sua
configurazione metafisica, anzi, si rivela come lespressione ultima del filosofare eroico o
del filosofare esistenziale. Baeumler convinto che, sebbene non si possa dedurre dagli
scritti di Nietzsche una dottrina sullo stato, tuttavia le sue riflessioni aprono la via per una
nuova dottrina su di esso. Daltra parte, pure convinzione di Baeumler che il ben noto
individualismo nietzscheano non esclude un suo legame intrinseco con lo Stato. Infatti, se
Nietzsche parla di individuo, egli intende alludere soltanto alla superiorit dello spirito e
non gi a una dimensione anarchica dellindividuo. Anzi, Baeumler ritiene che sia possibile
mettere in luce nel pensiero di Nietzsche un terreno comune tra questa concezione
dellindividuo come superiorit dello spirito e la dimensione del collettivo a partire dalla
tematica del corpo che centrale nel filosofare nietzscheano. Non occorre far notare che
per Baeumler il terreno del collettivo nel quale si radica il momento di individualit non
tanto un vago concetto di umanit quanto ununit concreta, come pu essere una razza,
un popolo o uno stato. Del resto Baeumler di avviso che chi pensa secondo langolo
visivo del corpo, non pu essere un individualista nel senso negativo del termine.

Daltra parte, il singolo batte il cammino della grandezza solo quando partecipa delle
tensioni che hanno luogo tra le unit storiche del mondo. Sotto questo aspetto si pu
vedere come il momento filosofico incominci a prendere forma proprio in quello pratico
che, come detto, trova nel concetto di stato lespressione filosofica pi alta. Ora, se si tiene
presente tale filosofare eroico o filosofare esistenziale, assume un suo preciso significato,
la concezione del Superuomo che non sarebbe altro, secondo Baeumler, che
unespressione per denotare tutto ci che eroico nel puro concetto terrestre. Zarathustra
sarebbe proprio colui che annuncia tale pensiero esistenziale ed eroico a un
tempo. Questo spiega perch Baeumler faccia di continuo presente che con la sua
interpretazione egli intende porsi decisamente in polemica con quella interpretazione che
egli denomina dionisiaca e che purtroppo predominante nei primi decenni del secolo.
Baeumler convinto che ponendo in primo piano la componente dionisiaca che senza
dubbio presente in Nietzsche, ci si espone al pericolo che rimanga in realt coperta la
dimensione autentica del suo filosofare. Nietzsche in primo luogo amico dei Greci ed
scolaro di Eraclito e non gi di Dioniso. Senza dubbio, proprio questa interpretazione del
Superuomo porta Baeumler alla convinzione che il pensiero delleterno ritorno non pu
rientrare nellambito del filosofare nietzscheano che dominato da una interna coerenza.
Questa data proprio dal carattere eracliteo del mondo.
Di qui la conclusione che la concezione delleterno ritorno, che sostiene una concezione
dionisiaca del reale, si trova in opposizione alla concezione eraclitea e perci non pu
rientrare nel pensare unitario tipico della problematica nietzscheana. In fondo, la
concezione delleterno ritorno pu essere considerata come concezione di unesperienza
personale e non pu quindi essere inserita nel contesto oggettivo di un sistema unitario e
coerente come appunto quello nietzscheano. Quindi il rapporto tra la dimensione
delleterno ritorno e quella della volont di potenza soltanto un rapporto esterno e non
gi interno. Leterno ritorno non rientra nellambito dellaccadere dellessere. Si pu dire
pertanto che la concezione delleterno ritorno a livello religioso, mentre quella della
volont di potenza a livello filosofico. Questo comporta che la concezione delleterno
ritorno non pu pi rientrare nella problematica della verit, che ha luogo soltanto su un
terreno strettamente filosofico come quello della volont di potenza. Nelleterno ritorno
domina la dimensione dellamore, mentre nella volont di potenza domina
lopposizione, la divisione, la lotta, che sono momenti tipici della dimensione eraclitea.
Nietzsche ha voluto in tal modo delineare limmagine di un filosofo aperto al rischio, il
quale ha il coraggio di opporsi al filosofare sognatore, chiuso in una realt religiosa e
mistica che rappresenta appunto la realt del dionisiaco.
Secondo Baeumler, inoltre, la dimensione politica del pensiero di Nietzsche ha anche
una valenza storica. Il filosofo fa propria la tematica nietzscheana del destino, la forza

che agisce nella storia sarebbe in fondo solo quella del destino e non gi quella del
singolo essere umano. Secondo questo modo di considerare il reale, le azioni sarebbero
momenti accidentali a servizio di unidea. Ci porta per alla conseguenza che viene
offuscato il fondamento ultimo della stessa azione. In fondo, Baeumler vuole mettere in
guardia il tedesco da quella visione storica secondo la quale le singole rivoluzioni che ci
sono state in Germania non avrebbero fatto altro che preparare ci che nella cultura del
suo tempo viene riconosciuta come "la rivoluzione tedesca". A suo avviso non ha senso
enumerare i motivi che hanno concorso al successo di queste rivoluzioni, poich ci
significherebbe scambiare la fisiologia con la politica.
fondamentale, per capire il pensiero di Baeumler a riguardo, tener presente che nel
terreno nietzschiano della tematica politica non si deve distinguere il piano della possibilit
dal piano della realt. Questo implica che si deve finalmente superare la concezione di
una idea che agisce sulla storia non solo sul piano puramente teoretico ma pure su
quello pratico. La rivoluzione autentica non frutto di una pura somma di azioni ma
qualche cosa di pi profondo che secondo Baeumler sarebbe dato da una forza misteriosa
che sin dai tempi antichi conosciuta come destino. Solo in forza di questo si pu parlare
di autentica unit. Il momento di unit non segue lazione ma ci che la precede.
determinante quindi il momento di anticipazione che ha luogo in una dimensione di
decisione che sfugge alla comprensione del singolo. Il momento profondo di tale unit non
per a livello di pura idea ma soltanto a livello di unesistere fattuale. Cos, lazione
storica non il momento particolare che deve essere realizzato nellambito di un orizzonte
pi generale, ma quella sua realizzazione fattuale il segno di una forza misteriosa che
in s dominata dalla legge della necessit.
Secondo Baeumler, Hitler non ha criticato la Repubblica di Weimar con argomenti a
livello teorico, ma la sua stessa azione in quanto azione storica si pone come critica a tutto
lapparato culturale che sosteneva la concezione di una simile repubblica. In altre parole,
la legittimit dellazione di Hitler da cogliersi solo nel fatto della sua azione. Agli occhi
della borghesia ci doveva essere considerato come una mostruosit. Per proprio tale
carattere di mostruosit sarebbe tipico di chi agisce. Il popolo tedesco deve pertanto,
secondo Baeumler, divenire cosciente della grandezza delle singole azioni del Fuhrer,
anche se queste hanno un simile carattere di mostruosit. Questo momento del resto
contenuto nella dimensione esistenziale di decisione, che supera il puro piano individuale
per rivelarsi come decisione del destino. Nella decisione non c fiducia in un particolare
svolgimento di unazione considerata in un contesto pi ampio, ma c solo la fiducia
nellazione per s stessa. Il rapporto di chi compie lazione si conclude solo con la propria
decisione che fa tuttuno con lorizzonte del destino.

Perci, secondo Baeumler, le azioni di Hitler ricevono il loro senso profondo nel loro
contesto politico come azioni in rapporto con lorizzonte del destino. Si tratta di
azioni del tutto particolari che superano il piano etico, dato che ricevono il loro senso
ultimo soltanto dalla realt della decisione. Queste considerazioni ci mostrano il momento
di fondo in forza del quale possibile distinguere lazione politica dallazione non-politica.
Pertanto, lazione diventa politica solo perch si trova in rapporto con la dimensione del
destino. Si deve pure precisare che solo cos tale azione politica diventa unazione storica.
Inoltre il momento storico determinante acquista la dimensione di grandezza solo se
mantiene la sua carica esistenziale originaria della quale il sigillo vivente. Ci implica il
problema di uneducazione autenticamente politica. Si capisce cos perch Baeumler
dica che lautentica educazione politica per il popolo tedesco consiste nel tener lo sguardo
aperto alla misteriosa forza del destino. In tal modo, Baeumler mette in rilievo un rapporto
intrinseco tra la sua posizione dellessere nietzscheano come volont di potenza, con la
concezione politica del nazionalsocialismo. O meglio, Baeumler intende dare a tale
concezione un fondamento filosofico, anche se riconosce i limiti profondi della
problematica nietzscheana nellambito di tale cultura: in Nietzsche il concetto di vita non
viene inteso in modo univoco in chiave biologica di razza.
Nellambito del nazionalsocialismo un altro interprete del pensiero di Nietzsche Oehler.
Egli vede nel filosofo il momento culminante di tutta lanima tedesca che nel corso della
storia tende nostalgicamente a realizzare il sogno romantico di grandezza di tutto un
popolo, che diventa realt solo grazie a Hitler. Purtroppo Oehler affascinato dalla figura
di Hitler in modo tale che talvolta arriva ad offuscare la stessa figura del filosofo. Cos,
Hitler viene considerato non solo come uomo deccezione per le sue qualit personali, ma
soprattutto come uomo del destino, il cui compito sarebbe proprio quello di realizzare la
missione storica del popolo tedesco. Hitler diventa la pi autentica realizzazione storica del
Superuomo nitzscheano.
Ci spiega perch Oehler intrecci di continuo alla tematica di Nietzsche dei brani presi
dall'operaMein Kampf di Hitler. L'interpretazione nazista del filosofo trova una sua
giustificazione anche nella critica nietzscheana del popolo tedesco e della Germania:
secondo Oehler, infatti, egli critica solo la cultura tedesca del suo tempo, poich la
struttura dello Stato molto lontana dal creare ci che solo il Terzo Reich stava creando;
inoltre, il filosofo si mostra contro la democrazia perch essa rivela un triste livellamento
dei pi autentici valori della persona. La democrazia rappresenta la perdita della fede nei
confronti dell'uomo grande. Di conseguenza, tale forma di Stato porta al nichilismo, la cui
espressione storica pi oggettiva sarebbe data dal Marxismo. Pertanto nella sua lotta
contro il marxismo Hitler pu considerarsi il Superuomo capace di superare il
fenomeno culturale del nichilismo.

Molto nota anche un'altra interpretazione del pensiero nietzscheano, fornita da Walther
Spethmann, e che considera il Superuomo non soltanto sotto l'aspetto politico, ma
addirittura sotto l'aspetto famigerato dell'igiene della razza. Secondo lui la cultura politica
doveva ricevere il suo significato e quindi la sua ultima giustificazione solo dal potere, o pi
esattamente solo da coloro che via via si succedevano nell'affermazione del potere.
Spethmann difende Nietzsce dalle accuse di follia e di ateismo affermando che se il
filosofo si mostra critico nei confronti della Chiesa cristiana, lo fa perch vede in essa uno
strumento politico, dato che la Chiesa pretende di ridurre tutti gli uomini alla stesso livello
di eguaglianza.
La dottrina del Superuomo e quindi la distinzione tra signori e schiavi viene letta alla luce
della dottrina del Nazionalsocialismo come eliminazione dei malati e dei deboli per la
formazione di una razza superiore che deve dominare su altri popoli. Anzi, Spethmann si
rif eslicitamente a Hitler come a quelli cui dato il compito di formare una razza pura che
deve coincidere con quella autenticamente germanica.
Anche Muller-Rathenow interpreta la figura di Hitler come nuova espressione storica del
Superuomo: per Hitler, come Fuhrer destinato da Dio, determinante, come nel
Superuomo nietzscheano, la volont di potenza intesa come forza che non ha altro scopo
che quello dell'ebbrezza dionisiaca dell'atto continuo di forza.
Tutte queste riflessioni essenzialmente di natura politica sulla dimensione del Superuomo
nietzscheano mostrano come l'ambiguit e talvolta la scarsa chiarezza della concezione
del filosofo abbiano condotto gli esponenti dell'ideologia nazista ad usufruire del suo
pensiero, in realt esente da ogni carattere politico, per giustificare una cultura che
prevede come fine ultimo la conquista del potere assoluto e lideologia di un uomo, che
stato per lEuropa come la nube che porta con s la folgore: Hitler.
BIOTECNOLOGIE BIOETICA
Laffermazione del pluralismo etico dipende da svariati fattori, tra i quali un
ruolo significativo spetta al progresso tecnologico tipico della nostra societ.
Mezzi di trasporto sempre pi rapidi consentono a un gran numero di persone
di muoversi nel mondo e di venire a contatto con culture diverse; i progressi in
ambito biologico e sanitario consentono di superare i vincoli naturali e mettono
in discussione il principio della sacralit della vita: ora che la tecnica ci
consente di controllare i processi biologici, perch non modificarli al fine di
soddisfare le esigenze umane? Nel tentativo di dare risposta a questo
interrogativo si manifestano le nuove esigenze di autonomia che portano
allaffermazione del pluralismo etico. Daltra parte, quando con tecnica si
intende la tecnologia genetica, il problema dellintervento sulla vita assume i
contorni di una pervasivit inquietante: le biotecnologie, infatti, a differenza
di ogni altra tecnologia tradizionale, giungono ad 3 investire

contemporaneamente la salute umana, lambiente, il rapporto tra scienza e


societ, leconomia, prospettando una nuova concezione della medicina stessa
e prima ancora una nuova rappresentazione del corpo umano. Sono motivi che
richiedono: un approccio etico complesso che sappia contemperare criteri,
valutazioni, scelte tra considerazioni di ordine differente che si traducono in
ultima analisi nel difficile ma irrinunciabile bilanciamento tra efficienza
economica, giustizia sociale, tutela dei diritti individuali. (Comitato Nazionale
per la Bioetica, Considerazioni etiche e giuridiche sullimpiego delle
biotecnologie, 2001).
2. LA RIVOLUZIONE GENETICA: BASI SCIENTIFICHE
La determinazione adeguata di ogni approccio etico, soprattutto poi quando si
tratti di un approccio cos complesso, deve partire da una chiara definizione di
campo. Il documento del Comitato fornisce al riguardo due definizioni: in
senso lato, le biotecnologie possono essere definite come un insieme di
procedimenti tecnici atti a modificare la struttura e la funzione di organismi
viventi per la produzione di materiali biologici utili nella medicina, nellindustria
e nellagricoltura.. La definizione pi ristretta coincide con il concetto di
ingegneria genetica: le tecniche del DNA ricombinante usate per modificare
geneticamente organismi viventi a fini terapeutici o produttivi. Prima di
passare a questioni specificamente etiche sollevate dalluso dellingegneria
genetica, necessaria una sintetica esposizione delle basi scientifiche e delle
applicazioni biotecnologiche di quella che pu essere chiamata a giusto titolo la
rivoluzione genetica. Queste le acquisizioni che tra il 1940 e il 1970
avviarono questa rivoluzione: - la scoperta della natura chimica della sostanza
portatrice dellinformazione genetica, lacido desossiribonucleico, il DNA; - la
definizione della struttura chimica del DNA, una lunga macromolecola in cui si
succedono in serie continua quattro diverse molecole (Adenina, Guanina,
Citosina, Timina), supportate da uno scheletro fosfo-desossiribonucleico; - la
determinazione della struttura spaziale del DNA, una lunga macromolecola a
doppia elica; - la scoperta infine del codice genetico e cio il linguaggio in cui
linformazione implicita in ogni gene scritta insieme al processo della sua
decodificazione. Su queste basi si fonda la rivoluzione genomica: ogni
organismo vivente porta inscritto in ogni sua cellula un programma, il genoma
appunto, dalla cui attivit coordinata e integrata con migliaia di altre
informazioni, trasmesse da cellula a cellula, dipende fondamentalmente tutto il
suo sviluppo e il suo funzionamento. In alcuni esponenti si cercato di vedere
nel genoma immutato il luogo dellidentit pi profonda dellessere vivente,
quasi unanalogia con lentit chiamata classicamente anima. Contro un tale
modo di argomentare, non sono mancate significative obiezioni, di carattere
scientifico innanzitutto, dal momento che la rappresentazione di un genoma
assolutamente stabile non affatto sostenibile scientificamente: ogni
organismo vivente, infatti, soggetto a cambiamenti pi o meno spontanei del
patrimonio genetico, senza che questo porti ad un mutamento della specie.
Unanalisi attenta degli argomenti difesi dagli avversari di ogni forma di
ingegneria genetica fa emergere lanalogia tra gli argomenti di oggi e quelli che
i creazionisti di ieri portarono in campo contro la teoria darwiniana
dellevoluzione. Allora si difendeva il fatto che le specie fossero state volute da
Dio cos comerano, mentre oggi si ripete la medesima figura argomentativa,
passando dalla specie al genoma e alla sua integrit. (si veda per es. gli

argomenti contro la realizzazione di animali transgenici o contro lo


xenotrapianto) Sulla base delle acquisizioni sopra riportate, due scoperte
aprirono, nei primi anni settanta, la via 4 allingegneria genetica: - la scoperta
di enzimi nucleari capaci di riconoscere e tagliare il DNA in siti specifici; - la
scoperta del DNA ricombinante, tecnica che permette di tagliare segmenti di
DNA dal genoma di una cellula e di inserirli mediante un vettore in altre cellule,
le quali possono replicare il segmento miliardi di volte durante la proliferazione
cellulare.
3. Questioni etiche nella ricerca genetica di base: il sequenziamento del
genoma umano
Sotto forma di bozza di lavoro, lannuncio dellavvenuta decifrazione dellintera
informazione genetica umana stato dato il 26 giugno del 2000, alla fine di
unimpresa durata 12 anni e conclusa con qualche anno in anticipo, visto che la
realizzazione della bozza era prevista per il 2003, cinquantenario della
determinazione del modello strutturale del DNA ad opera di Crick e Watson. I
risultati definitivi sono stati pubblicati su Nature del 15 febbraio 2001 e su
Science del 16 febbraio, firmate rispettivamente da Collins, direttore dello
Human Genoma Project consorzio internazionale pubblico e da Venter, direttore
dellindustria biotecnologica privata Celera Genomics. La decifrazione del
genoma umano ha una portata simbolica molto vasta, segnando linizio di una
nuova era scientifico-tecnologica, caratterizzata dalla presa di potere da parte
delluomo sulla struttura intima dellorganizzazione del vivente. Troppo
preoccupati forse dalla gestione delle nuove potenzialit diagnostiche e
terapeutiche fornite dal sequenziamento del genoma umano, scienziati, medici
e esperti di bioetica non affrontano ancora adeguatamente questioni pi
radicali: il fenomeno della vita, della sua origine e della sua evoluzione
pienamente spiegabile in termini di uninterazione tra geni e fattori ambientali,
oppure non riducibile ad unesclusiva dinamica biochimica, per quanto questa
sia essenziale al suo funzionamento? Rischio: una semplificazione fuorviante
della novit costituita dalla scoperta del codice della vita. Segno di questa
semplificazione pu essere il ricorso acritico a metafore ingannevoli come
programma, progetto, fotocopia, istruzioni, stampi: esse
contribuiscono al diffondersi dellerronea idea che conoscere i geni equivalga a
conoscere la persona, come se fosse possibile disporre di un supporto
magnetico in cui sia iscritto il proprio profilo e codice genetico, e lidentit
personale (concetto filosofico-ontologico) fosse riducibile o riconducibile alla
sequenza delle basi biochimiche del DNA.
4. Questioni etiche nella genetica applicata in campo vegetale: il dibattito sugli
OGM
Sono ormai diverse in campo vegetale le variet di organismi geneticamente
modificati (OGM). Si producono e si commercializzano variet di frumento,
mais, patata, pomodoro, riso, soia. In campo vegetale si ricorre alla
manipolazione genetica essenzialmente per aumentare la resistenza delle
piante agli insetti e ai parassiti (es. il mais Bt), agli erbicidi (in modo tale che
possibile irrigare i campi con diserbanti senza danneggiare le piante modificate
geneticamente), alle condizioni ambientali (es. una variet di cotone che ha
bisogno di poca acqua e pu quindi essere coltivato in zone desertiche. 4.1.
Biotecnologie e fame nel mondo Ragioni a favore: la disponibilit di piante

geneticamente modificate altamente produttive e 5 resistenti a condizioni


ambientali difficili e a parassiti ridurrannoo i costi e aumenteranno le
produzioni di cibo. > Grande opportunit per i Paesi poveri. Ragioni contro:
lintroduzione delle monoculture intensive, favorite dal ricorso agli OGM,
contribuisce a spezzare il legame tra i contadini e la propria terra. Richiedendo
inoltre forti investimenti di tecnologia, le specie transgeniche sono adatte a
fattorie di medie e grandi dimensioni. Inoltre, i semi transgenici venduti dalle
aziende sono sterili e dunque ad ogni semina i contadini devono provvedere a
nuovi acquisti. > I piccoli produttori sono costretti a vendere i propri campi.
4.2. Biotecnologie e biodiversit
Ragioni a favore: nulla di quello che oggi coltiviamo naturale, essendo
stato da sempre selezionato dalluomo in vista della produzione di piante con
migliori caratteristiche. Le biotecnologie non sono poi cos rivoluzionarie
permettendo di fare la stessa cosa in tempi pi accelerati. Ragioni contro: la
diffusione degli OGM esalta ed aggrava la tendenza dellagricoltura moderna
alla monocultura intensiva. Se questo processo di omologazione si dovesse
estendere, la riduzione delle variet tenderebbe veramente a diventare
catastrofica.
4.3. Biotecnologie e sicurezza alimentare
Ragioni a favore: per essere giudicato idoneo alla commercializzazione, un
prodotto ogm destinato allalimentazione passa attraverso tutti i controlli del
suo analogo naturale. Esperimenti hanno dimostrato che, sul breve periodo
almeno, lassunzione ad esempio di mais o soia modificati non hanno avuto
effetti sullorganismo umano. Ragioni contro: ci sono rischi che non sono
ancora sotto controllo; in particolare rischi di allergie e resistenza agli
antibiotici, un rischio questo dovuto non tanto alle biotecnologie in s, quanto
ad uno speciale accorgimento tecnico che di solito si usa per distinguere le
piante effettivamente modificate, senza che si debba arrivare alla
fruttificazione
. 4.4. Biotecnologie e rischio ecologico
Ragioni a favore: mettendo a punto variet vegetali altamente produttive si
possono ottenere raccolti abbondanti e sicuri senza luso massiccio di
fertilizzanti che poi finiscono per inquinare fiumi e mari. Le biotecnologie
aiuterebbero in questo senso a tenere pulito lambiente. Ragioni contro: con
lintroduzione di geni che sviluppano tossine contro alcuni parassiti c il rischio
che, nel giro di pochi anni, si sviluppi nei parassiti la resistenza a queste tossine
e cos diventerebbero inutili proprio quelle capacit di autodifesa conferite alla
pianta dalla manipolazione genetica. Altro rischio che le tossine prodotte dai
geni pesticidi, insieme agli insetti nocivi uccidano anche insetti benefici,
come anche uccelli predatori di insetti dannosi, alterando cos gravemente
lequilibrio ecologico. Unultima perplessit si riferisce alle ripercussioni socioeconomiche delle biotecnologie. Rifkin in Il secolo biotech denuncia che l80%
dei 29 miliardi di dollari del mercato globale delle sementi controllato da 10
industrie agrochimiche e che la Novartis, nata dalla fusione tra la Sandoz e
lagrochimica Ciba Geigy, lindustria agrochimica pi grande del mondo, la
seconda di sementi, la terza farmaceutica, la quarta di medicina veterinaria. 6
5. Questioni etiche nella genetica applicata in campo animale Cos, nel corso

del 2001, la rivista Scienze dava la notizia della prima scimmia transgenica:
nata la prima scimmia geneticamente modificata. Si tratta di un esemplare al
quale stato aggiunto un gene supplementare quando era allo stato di ovocita
non fecondato. Tale frammento artificiale di codice genetico potrebbe suggerire
un modo per accelerare la ricerca terapeutica su numerose malattie, fra cui
diabete e cancro. Analogo metodo potrebbe essere applicato su altri animali da
laboratorio portatori di geni associati a specifiche malattie, allo scopo di tentare
di colmare il gap attuale fra topi transgenici ed esseri umani. Spunti per la
discussione. La realizzazione di animali transgenici come modelli di
sperimentazione solleva interrogativi di diverso ordine. 1) Ordine
epistemologico: proprio necessario questo tipo di intervento sullanimale?
Che valore hanno per luomo i dati forniti dal modello animale seppure
modificato geneticamente? Ragioni a favore: la realizzazione in laboratorio di
animali transgenici, per cos dire su misura ormai quasi una routine,
fondamentalmente motivata dallesigenza scientifica di disporre di modelli
sperimentali per la ricerca e losservazione in vivo dei meccanismi di azione di
determinate patologie a base genetica, e per il conseguimento di possibili
vantaggi derivanti dallutilizzo di apparati biologici che funzionano, come per
esempio la ghiandola mammaria, quali bioreattori per la produzione di proteine
di interesse farmacologico e alimentare. Ragioni contro: nessun significativo
progresso nella ricerca del cancro finora venuto dagli oncotopi. Il ricorso alla
scimmia, si potrebbe controbattere, stato pensato proprio per superare il
divario tra uomo e topo. Contro argomento: i modelli animali sono, nel migliore
dei casi, una buona imitazione della condizione umana, ma nessuna teoria pu
essere approvata sulla base di unanalogia. Al di l del fatto che non esistono
animali perfettamente simili alluomo, resta poi un grave problema etico:
lecito somministrare un virus mortale ad animali sani? > 2) Ordine
antropologico: si pone lesigenza di ripensare il rapporto uomo-animale.
giusto che interventi cos profondi sulla vita animale vengano valutati solo sulla
base dellimpatto che hanno per la vita umana? Assumendo una prospettiva
antropocentrica moderata che, tra gli estremi di un antropocentrismo esclusivo
e un biocentrismo radicale, riconosca la differenza di specie tra esseri umani e
animali e insieme richieda alluomo, proprio in forza di questa sua differenza,
una specifica sensibilit nei confronti degli animali, si pu ragionevolmente
ammettere che gli interessi vitali degli animali debbano avere priorit su quelli
non vitali delluomo. 3) Ordine ontologico. In molti casi le resistenze non sono
tanto contro luso degli animali nella sperimentazione in s, quanto contro la
transgenesi: lanimale transgenico stato visto come un essere
ontologicamente diverso dallanimale naturale.
Tra scienza, etica e politica: il principio di precauzione. Conclusioni. Nel
presentare il profilo delle biotecnologie nel loro frenetico sviluppo abbiamo
fatto riferimento a pi riprese allimpegno a bilanciare rischi e benefici. E
tuttavia, se c una prima indicazione che emerge, questa data dalla
constatazione di quanto sia difficile realizzare questopera di bilanciamento,
data soprattutto lincertezza scientifica. A questa situazione si riferiscono
diversi studiosi o esperti di bioetica quando parlano di scienza post-normale.
Rispetto alla passata condizione normale della scienza, basata sulla certezza
dei suoi mezzi e dei suoi risultati e su un modello incrementalista della
conoscenza, dove sempre assicurato che le lacune dovute allignoranza
saranno colmate dal progresso scientifico, si afferma la consapevolezza che

lincertezza sia costitutiva. Nella scienza post-normale, anzi, lincertezza


assume quasi un rilievo positivo poich getta le basi per un sistematico
confronto tra esperi e cittadini, per uninterazione pi forte tra scienza e
societ, applicando a livello sociale il modello di interazione che nel rapporto
clinico prende il nome di consenso informato e che stato una componente
determinante della nascita della stessa bioetica. Ma cosa si intende per
incertezza della scienza post-normale? Essa innanzitutto unincertezza
strutturale, determinata dal limite intrinseco agli strumenti che adopera; ma
tale incertezza strutturale porta con s altre due aspetti di incertezza: laspetto
oggettivo della imprevedibilit degli esiti, specialmente quando in questione
sono interventi nel campo della vita; laspetto soggettivo della molteplicit
delle possibili interpretazioni valutative e delleventuale disaccordo sui valori
morali di riferimento, anche quando le conseguenze tecnico-scientifiche si
possono prevedere. in questo contesto di presa di coscienza dellincertezza
della scienza e insieme della necessit di arrivare a decisioni che assicurino un
livello di sicurezza collettivamente ritenuto accettabile, che si profila nel nuovo
orizzonte della riflessione bioetica tracciato dalle biotecnologie il principio di
precauzione. La consistenza che questo principio venuto assumendo non
solo etica, ma anche giuridica e politica, dal momento che inserito nel
Trattato dellUnione 11 Europea del 1994. La comunicazione della Commissione
Europea sul principio di precauzione, resa pubblica il 2 febbraio del 2000,
rappresenta un comune quadro di riferimento per dare concretezza ad una
gestione responsabile dei nuovi poteri di intervento sulla vita. NellIntroduzione
la Comunicazione cos riassume i principi generali dellapplicazione del
principio di precauzione: I responsabili delle decisioni sono continuamente
messi di fronte al dilemma di trovare un equilibrio tra le libert e i diritti delle
persone, dei settori di attivit e delle organizzazioni e la necessit di ridurre o
eliminare il rischio di effetti nocivi per lambiente o la salute. Trovare il giusto
equilibrio per prendere decisioni adeguate, non discriminanti, trasparenti e
coerenti, pur assicurando il livello scelto di protezione, richiede di prendere
decisioni in modo strutturale, fondato su dati scientifici e altre informazioni
oggettive e dettagliate. Una tale struttura fornita dai tre elementi dellanalisi
del rischio: valutazione del rischio, scelta della strategia della gestione del
rischio e comunicazione del rischio. [] Il ricorso o meno al principio di
precauzione una decisione che si prende quando le informazioni scientifiche
sono incomplete, non definitive o incerte e anche quando ci sono elementi per
ritenere che i possibili effetti sullambiente o la salute umana, animale o
vegetale, potrebbero essere pericolosi e incompatibili con il livello di protezione
scelto. la questione esposta sopra sullassunzione del genoma immutato come
anima.

Nietzsche e la politica[modifica | modifica wikitesto]

Edvard Munch, Ritratto di Friedrich Nietzsche

Stato si chiama il pi freddo di tutti i mostri. freddo pur nel mentire; e questa la menzogna che esce dalla sua b
(Friedrich Nietzsche, Cos parl Zarathustra, parte I, 11, Del nuovo idolo.)

Bench sostanzialmente poco interessato di politica, Nietzsche espresse anche opinioni riguardanti la
gestione dello Stato e della societ. Nietzsche difende spesso i valori pagano-aristocratici contro quelli
cristiano-democratici, come fa tutta la cultura del suo tempo, perch per lui i valori cristiani rispecchiano
una visione falsa e nichilistica della vita che porta alla corruzione e al disgregamento della societ.
Tuttavia il fatto che egli detesti ogni organizzazione statale moderna, nonch il suo rifiuto dell'autorit,
lo hanno fatto considerare un filosofo antipolitico.[76] Nietzsche pi che farsi politico denuncia tutti gli
ideali politici del suo tempo. Egli stato spesso associato anche al pensiero anarchico e individualista.
Sebbene il filosofo tedesco abbia criticato l'anarchismo[77], il suo pensiero si dimostr influente per molti
pensatori all'interno di quello che pu essere definito come movimento anarchico [78]. Infatti, "c'erano
molte cose che attiravano gli anarchici a Nietzsche: il suo odio per lo Stato, il suo disgusto per
la condotta sociale irrazionale del "gregge", il suo anti-cristianesimo, la sua diffidenza nei confronti
dell'effetto del mercato e dello Stato sulla produzione culturale, il suo desiderio superomista, ossia il
desiderio di un nuovo essere umano che non doveva essere n padrone n schiavo[78] e portatore di
nuovi valori. Ci potrebbe essere il risultato dell'associazione, in questo periodo, tra le idee del filosofo
e quelle di Max Stirner[79]. L'associazione tra Nietzsche e l'anarchia dura tuttora, in alcuni ambienti
filosofici, ad esempio in Michel Onfray.
Molto discussa, come detto, l'uso fatto degli scritti di Nietzsche da parte del fascismo e del nazismo,
basandosi sulle interpolazioni e le opere curate dalla sorella, nazista e antisemita convinta. Nietzsche
fu l'unico vero filosofo che Benito Mussolini studi in maniera approfondita, restando da lui (oltre che da
Stirner) fortemente ammaliato in giovent. Dalla sua dottrina del superuomo egli trasse il senso da dare
alla "rivoluzione fascista" che si sarebbe accinto a compiere di l a poco. [80] Adolf Hitler invece visitava
spesso il museo di Weimar dedicato a Nietzsche, e si faceva ritrarre fotograficamente mentre ostentava

la contemplazione del busto del filosofo e, nel 1943, regal a Mussolini un'edizione completa di lusso
dell'opera omnia di Nietzsche[81].
Nel periodo fra le due guerre mondiali, alcuni nazisti impiegarono intensivamente vari espedienti per
promuovere la propria ideologia, e segnatamente Alfred Baeumler nella sua interpretazione de La
volont di potenza.[82] La vasta popolarit di Nietzsche tra i nazisti scatur in parte dai deliberati sforzi
di Elisabeth Frster-Nietzsche, sorella del filosofo che ne cur le pubblicazioni dopo il suo tracollo
psichico, divenendo peraltro ad un certo punto un'aperta simpatizzante del partito nazionalsocialista
(tanto che, quando nel 1935 mor, il Fhrer partecip ai suoi funerali).
Per di pi, Mazzino Montinari, nel corso della pubblicazione di opere postume di Nietzsche durante
gli anni sessanta, scopr che Elisabeth, "creando" per cos dire La volont di potenza mediante
l'attivit di revisione redazionale di frammenti postumi, ne aveva tagliato degli estratti, cambiato l'ordine,
aggiunto titoli di sua invenzione, inserito passaggi di altri autori copiati da Nietzsche come se fossero
stati scritti da Nietzsche stesso, e cos via.[83] In definitiva si pu dire che il vero pensiero di Nietzsche
consideri lo Stato come un idolo sostitutivo del vecchio Dio (per questo non formula una sua proposta
politica per i contemporanei, come fece Marx, e come far anche Hitler stesso, che la realizzer
anche), quindi da uccidere anch'esso, perch sorga infine l'Oltreuomo. A causa dell'associazione tra il
nazismo e Nietzsche (derivante anche da alcuni passi de L'anticristo in cui esalta il forte sul debole), le
sue opere saranno di fatto proibite in Germania Est sotto il regime comunista (1949-1990), e la tomba
del filosofo abbandonata e dimenticata, fino al successivo restauro. [84]

In occasione della Giornata della Memoria, qualche riflessione sul tormentato e talvolta distorto rapporto tra
le teorie filosofiche di Friedrich Nietzche ed il regime nazista di Adolf Hiltler, passando per litalica ed
estetistica interpretazione delle stesse da parte di Gabriele DAnnunzio. Il 25 agosto del 1900 moriva
Friedrich Nietzsche, a Weimar, inconsapevole di aver appena varcato il Novecento, secolo del sorgere del
nichilismo, profetizzato come quello del crollo del vecchio ordinamento mondiale. Il secolo in cui la volont
di potenza si sarebbe impadronita del potere, lantisemitismo avrebbe causato lultimo dei delitti nichilistici
ed un popolo, come egli stesso aveva scritto, avrebbe manifestato una cos grande volont di potenza da
causare la propria distruzione, piuttosto che non volere, attraverso la terribile esperienza del Reich.
Era noto per le sue profezie, Nietzsche in Ecce homo aveva scritto: Ho una terribile paura: che un giorno
mi chiameranno santo ed aveva teorizzato la morte del Dio cristiano, ovvero del Cristianesimo come
religione delloccidente. Nietzsche forse il migliore interprete della fine di un mondo, profeta di decadenza e
rinascita, d origine alle interpretazioni pi discordi che si tradurranno in influenze diverse, in Italia oggetto
dellinterpretazione estetizzante di Gabriele DAnnunzio ed esercita un indiscutibile fascino sui futuristi. E
uno scrittore estremamente originale e non abbandona mai una ambiguit di base, non dicendo mai
esplicitamente chi debba essere il superuomo o loltreuomo. Gabriele DAnnunzio legge Nietzsche, ne rimane
affascinato ed influenzato, ma forza in un suo complesso di concezioni le teorie del filosofo tedesco. Mentre
Nietzsche proclama il rifiuto del conformismo borghese e dei principi egualitari, esalta lo spirito della lotta e
laffermazione di s, DAnnunzio d a questi concetti una coloritura aristocratica e vagamente imperialistica.

Vagheggia infatti laffermazione di una aristocrazia che si elevi al di sopra della massa comune, attraverso il
culto del bello e delleroico: esistono delle lites che hanno il diritto di affermare se stesse in sprezzo alle
comuni leggi del male e del bene, attraverso una politica di dominio sul mondo. Il superuomo dannunziano
unevoluzione dellesteta del periodo precedente e lestetismo si trasforma in un mezzo per dominare la
realt. In DAnnunzio il superuomo trova la sua perfetta identificazione con lartista, un individuo teso
allaffermazione di s, fuori di ogni remora di ordine morale e sociale, con un conseguente disprezzo delle
masse, della plebe e del regime parlamentare che si basa su di essa. Sappiamo che la dottrina del filosofo
tedesco si presta a molte ambiguit e secondo molti critici ha fornito un aiuto alla nascita del
nazionalsocialismo di Hitler, grazie anche alle manipolazioni postume della seconda parte dei suoi scritti,
operata dalla sorella Elisabeth. Sulla figura di questa donna ci sarebbe molto da dire: fu considerata dai
nazisti una vera e propria musa ispiratrice ed intrattenne continui rapporti con i gerarchi pi potenti. Inoltre
favor la trasformazione di alcune zone del sudamerica in un tranquillo rifugio per i criminali di guerra.
Aveva sposato Bernhard Forster, ex insegnante e fanatico antisemita, invasato dalla teoria della superiorit
della razza ariana. Con altre famiglie tedesche, i due fondarono in Paraguay un insediamento tedesco che fu
chiamato Nueva Germania, nel 1887. Elisabeth torn nel suo paese e, dopo la morte del fratello, per calcolo o
per incapacit, forn una interpretazione tendenziosa delle sue teorie, in linea con lantisemitismo che
condivideva col marito. La donna ebbe fino alla morte un notevole appoggio economico da Hitler e leg le
teorie del fratello al regime nazista. In realt il filosofo parla delloltreuomo pi che del superuomo, una
figura che deve andare oltre alla ricerca di una civilt superiore, in grado di mettere in ordine il caos delle
cose. Egli vede unlite intellettuale che deve guidare un popolo, ma vivere in democrazia, il genio, poi, si
incarna nel popolo stesso. Secondo Hitler,invece, il superuomo era luomo ariano, che tramite ogni mezzo,
anche la violenza, avrebbe riordinato il mondo, trionfando su una massa di deboli e schiavi. Con ogni
probabilit Nietzsche non aveva intenzione di provocare del male col suo pensiero, ma in esso insita quella
pericolosa ambiguit a cui facevamo riferimento, una indifferenza alla sofferenza altui. Primo Levi scrive: Il
verbo di Nietzsche mi ripugna profondamente, stento a ritrovarvi una affermazione che coincida con il
contrario di quanto mi piace pensare, non mi pare che compaia mai il desiderio della sofferenza altrui,
lindifferenza quella s, quasi in ogni pagina. Il dolore del volgo un male minore, non desiderabile in s. Ben
diversi erano il verbo e la prassi hitleriani. (I sommersi e i salvati).

https://democraticieriformisti.wordpress.com/2013/01/15/dalle-teorie-di-nietzsche-alla-legittimazionedel-nazismo/

La teoria razziale
Al centro della teoria di Hitler sta l'idea della razza. Tutta la storia, dice Hitler nel suo
libro "Mein Kampf" (1925), solo espressione dell'eterna lotta tra le razze per la
supremazia. La guerra l'espressione naturale e necessaria di questa lotta in cui il
vincitore, cio la razza pi forte, ha il diritto di dominare. L'unico scopo dello stato
mantenere sana e pura la razza e creare le condizioni migliori per la lotta per la
supremazia, cio per la guerra. E la guerra l'unica cosa che pu dare un senso pi
nobile all'esistenza di un popolo. Di tutte le razze quella cosiddetta "ariana" o
"nordica" , secondo Hitler, la pi creativa e valorosa, in fondo l'unica a cui spetta il
diritto di dominare il mondo.
Tradotto nella realt questo significava per Hitler prima l'unificazione del continente

europeo sotto il dominio della nazione tedesca, per cercare poi nuovo spazio vitale
all'est, cio in Polonia e in Russia. Ma questo doveva essere, come scrive Hitler, solo il
preludio dell'ultima grande sfida, dello scontro finale contro gli Stati Uniti. un fatto
singolare e molto significativo, che l'andamento reale della seconda guerra mondiale
rispecchia quasi esattamente questa teoria, che Hitler aveva sviluppato 14 anni prima
dell'inizio della guerra. un esempio lampante della testardaggine con cui Hitler
seguiva le proprie idee e cercava di applicarle a tutti i costi, una caratteristica che si
nota spesso in lui.
Ci sono numerose contraddizioni e imprecisioni nella teoria razziale di Hitler. Gi il
concetto di base, la "razza ariana", un'assurdit storica. Inoltre Hitler confonde
spesso "razza" con "popolo" o "nazione", confonde i concetti "tedesco", "germanico" e
"ariano". Ma probabilmente tutto questo non molto importante per Hitler, dato che
alcuni capitoli pi avanti scrive con molta franchezza "la propaganda non ha il compito
di essere vera, ha invece l'unico compito di essere efficace."
Infatti, questa propaganda doveva rivelarsi molto efficace. Sicuramente al disoccupato
faceva piacere sentire che in fondo non era un piccolo disgraziato ma uno che
apparteneva a una razza superiore. Parlando del suo futuro Reich Hitler promette :
"Essere uno spazzino in un tale Reich sar onore pi alto che essere un re in uno stato
estero".

I nazisti boicottano i negozi degli ebrei (1933),


sul cartello si legge: "Tedeschi! Difendetevi, non comprate dagli ebrei!"
foto: Bundesarchiv

La linea ferroviaria che conduceva all'entrata del campo di Auschwitz (Polonia).


Qui morirono ca. 3 milioni di persone (soprattutto ebrei polacchi)
foto: Oleg Yunakov

L'antisemitismo:
Il secondo elemento fondamentale l'antisemitismo. Per Hitler gli ebrei non sono una
comunit religiosa, ma una razza, e cio la razza che vuole rovinare tutte le altre.
Mescolandosi con gli altri popoli, gli ebrei cercano di imbastardirli, distruggendo la
purezza della razza e eliminando cos la loro forza, necessaria per la lotta per la
supremazia. L'ebreo il nemico pi pericoloso, cattivo fino in fondo. Hitler dice : "Gli
Ebrei sono come i vermi che si annidano nei cadaveri in dissoluzione." L'antisemitismo
diventa in Hitler una vera e propria ossessione. Pacifismo, marxismo, la democrazia, il
pluralismo, persino il capitalismo internazionale e la "Lega dei popoli", predecessore
del ONU, tutto questo risultato del lavoro distruttivo e sotterraneo degli ebrei.
Hitler: "L'Ebreo colui che avvelena tutto il mondo. Se l'ebreo dovesse vincere, allora
sar la fine di tutta l'umanit, allora questo pianeta sar presto privo di vita come lo
era milioni di anni fa."
Oggi queste parole suonano decisamente ridicole, e anche all'epoca molti le
ritenevano tali e vedevano in esse solo uno strumento politico per incanalare la rabbia
del popolo su un capro espiatorio. Ma l'odio di Hitler contro gli ebrei non era solo
strumento politico, era reale con tutto il suo evidente anacronismo e la sua
irrazionalit. Gli orrendi eventi degli anni 1940-1945, quando l'antisemitismo non
poteva pi servire come strumento politico, lo dimostrano in modo spaventoso. E nella
lotta contro gli ebrei Hitler si vede come pioniere di tutta l'umanit: Nel aprile del
1945, quando Hitler presagiva gi la propria fine, detta al suo segretario: "Un giorno
si ringrazier il Nazionalsocialismo del fatto che io ho annientato gli ebrei in Germania
e in tutta l'Europa centrale".

Lo scrittore tedesco Hermann Hesse, in una foto del 1929


foto: Gret Widmann

Lo scrittore tedesco Hermann Hesse scrisse sulle origini


dell'antisemitismo:
"L'uomo primitivo odia ci di cui ha paura, e in alcuni strati della sua anima anche
l'uomo colto primitivo. Anche l'odio dei popoli e delle razze contro altri popoli e razze
non si basa sulla superiorit e sulla forza, ma sull'insicurezza e sulla paura. L'odio
contro gli ebrei un complesso di inferiorit mascherato: rispetto al popolo molto
vecchio e saggio degli ebrei certi strati meno saggi di un'altra razza sentono un'invidia
che nasce dalla concorrenza e un'inferiorit umiliante. Pi fortemente e pi
violentemente questa brutta sensazione si manifesta nella veste della superiorit, pi
certo che dietro si nascondono paura e debolezza." (1958)

http://www.viaggio-in-germania.de/hitler-teoria.html

Utilizzo da parte del nazismo[modifica | modifica wikitesto]

Sigilli con svastiche dalla Valle dell'Indo, oggi preservati al British Museum.
Mosaico romano con svastiche e altri simboli a La Olmeda, Spagna.

Volto di Cristo al centro di una svastica in un rosone della chiesa di Santa Maria a Bloxham, Inghilterra.

Lo stesso argomento in dettaglio: Nazionalsocialismo e Politica razziale nella Germania nazista.

Secondo l'ideologia nazista la "razza ariana" (in tedesco arische Rasse) comprende tutti i popoli
europei eccettuati i lapponi[4] (Adolf Hitler, Mein Kampf). Al tempo stesso Hitler propone il principio della
diversit tra gli ariani stessi, assegnando un primato "biologico" ai popoli nordici (intendendo non tanto
i Paesi nordici come oggi comunemente intesi, quanto quelli dove si parla una lingua germanica)
rispetto agli altri ariani.
Secondo il nazionalsocialismo i popoli semitici sono una presenza straniera presso le societ ariane;
essi sono considerati la causa della distruzione dell'ordine sociale e portatori di valori che conducono
alla rovina della civilizzazione e della cultura. Secondo gli ideologi nazionalsocialisti, la razza ariana ha
sviluppato una civilt che ha dominato il mondo negli ultimi cinquemila anni. Questa civilt declinata
in molti Paesi al di fuori dell'Europa perch le "razze inferiori" hanno mescolato il loro sangue con quello
ariano; tracce della civilt ariana sono ancora visibili nel Tibet (attraverso il buddismo[5]),
in Cina (Tocari[6]) e in India.
Gi prima della salita al potere di Hitler, Heinrich Himmler invi Ernst Schfer in Tibet e in Nepal, che
sono visti come la culla della civilt, dove riteneva fossero comparsi i primi Ariani. Con lui era
l'antropologo Bruno Beger, che effettu tutta una serie di misure biometriche sui nativi. La convinzione
di un'unica civilt indoeuropea millenaria port il movimento nazionalsocialista ad adottare come
simbolo ufficiale un antico simbolo indoeuropeo: lasvastica (in tedesco Swastika).
Secondo l'ideologia nazista la storia una lotta tra la razza ariana, creatrice di civilt, e le altre razze,
considerate inferiori (Untermenschen, cio sub-uomini) sia culturalmente che biologicamente. La
"visione del mondo" (Weltanschauung) nazista deriva, in parte, anche da una distorsione del
pensiero nietzscheano circa la contrapposizione tra l'uomo libero, forte, nobile (che "anela al
superuomo") e l'uomo debole, meschino, malato nell'anima (dcadent, secondo la definizione
nietzscheana). Tuttavia l'idea nietzscheana di bermensch[7] implica una "rivoluzione umana" (l'uscita
dal nichilismo mediante la costruzione di "nuove tavole di valori") che non ha nulla a che vedere con
distinzioni su base razziale: per Nietzsche esistono uomini superiori, non razze superiori. L'immagine di
un Nietzsche fautore dell'arianesimo e dell'antisemitismo dovuta alla manipolazione delle opere del
filosofo a opera della sorella Elisabeth, moglie di un noto agitatore antisemita e fervente ammiratrice di
Hitler (nonch "icona culturale" del suo regime) negli ultimi anni di vita.

La teoria che la patria originaria ariana sia stata nelle steppe della Russia (Teoria kurganica, tutt'oggi
ampiamente maggioritaria nell'indoeuropeistica) stata rifiutata in larga misura dai circoli nazionalisti
in Germania. Secondo teorie pseudoscientifiche (per esempio quella di Hans F.K. Gnther) l'ariano
originario delle regioni meridionali della Scandinavia o della Germania settentrionale, o almeno le
caratteristiche razziali originarie si sono mantenute particolarmente pure in tali regioni. L'ariano stato
considerato fisicamente e mentalmente superiore e sulla purezza stata basata la razza. L'ideologia
del nazionalsocialismo ha interpretato cos il termine "ariano" come razza dominante puramente
germanica, la cui missione era di sottomettere o estinguere tutti i presunti popoli inferiori. I
nazionalsocialisti hanno cos giustificato la catalogazione di semiti e di slavi come "subumani"
(Untermenschen). Hanno usato ancora un termine originariamente linguistico (semiti) in senso razziale.
Gli abitanti del Terzo Reich e delle zone controllate dai nazionalsocialisti dovevano fornire il
cosiddetto Ariernachweisecome prova della loro purezza razziale. Con l'idea di mantenere pura la
razza ariana, l'eutanasia o la sterilizzazione vennero usate su individui mentalmente handicappati o
altrimenti "indesiderabili".
La natura apparentemente scientifica di tali teorie, proposta in particolare da Alfred
Rosenberg in Razza e storia della razza, fu molto efficace nel diffondere le teorie ariane di supremazia
tra gli intellettuali tedeschi all'inizio del XX secolo, particolarmente dopo la Prima guerra mondiale e in
misura eclatante con la presa del potere in Germania dei nazionalsocialisti. Nell'estrema ricerca della
purezza della razza fu varato un ampio programma dieugenetica (sterilizzazione obbligatoria dei malati
mentali e mentalmente carenti), di eutanasia (uccisione dei disabili, fisici e psichici, istituzionalizzata
con il programma Aktion T4), di genocidio (principalmente ebrei e zingari), oltre che di persecuzione
e omicidio di massa di altri gruppi identificati su basi pi sociali e politiche quali gli omosessuali, i
cosiddetti "antisociali", gli oppositori del regime, i testimoni di Geova e gli appartenenti ad altre sette
religiose. Inferiori agli ariani sono stati considerati dai nazionalsocialisti anche i popoli slavi dell'Europa
orientale, che dovevano essere trasferiti pi ad est, lasciando i loro territori alla colonizzazione tedesca
per assicurare lo spazio vitale (Lebensraum) alla Germania. Nel Mein Kampf Hitler disse che gli slavi
dei territori ad est della Germania dovevano essere trattati come i pellerossa in America, sebbene
le lingue slave rientrino nel gruppo indoeuropeo. Questa incoerenza ritorn alla luce durante la guerra:
per esempio, diversi popoli slavi militarono al fianco dell'Asse (bulgari, croati, slovacchi) e durante
l'operazione Barbarossa i tedeschi trovarono conveniente identificare una "morfologia" del popolo
ucraino affine a quella germanica, per arruolarlo nelle SS.

https://it.wikipedia.org/wiki/Razza_ariana
Nella prima parte del Mein Kampf , Hitler affronta il problema della razza, sostenendo che lincrocio
di razze diverse determina il decadimento fisico e spirituale della razza superiore. inutile
ricercare quale sia la razza originaria portatrice della cultura umana; ci che conta sono i risultati
attuali e quanto esiste di importante nel campo della cultura, dellarte, della scienza, della tecnica
frutto del genio ariano. Come vi sono uomini di genio ed eroi, parimenti vi sono popoli creatori,
che hanno, cio, particolari predisposizioni alla creazione della cultura. La razza ariana stata la
molla dello sviluppo della civilt, tuttavia si corrotta a contatto con le razze inferiori e per questo
necessario farle ritrovare tutta la sua purezza. Hitler definisce lebreo parassita dei popoli ed

elenca le gravi conseguenze che causa linserimento degli Ebrei allinterno di una societ,
sostenendo che questi stiano cercando di inquinare con ogni mezzo la purezza razziale dei popoli
ariani; dopo aver raggiunto questo primo obiettivo, sar per loro facile diffondere tra le masse il
marxismo e, infine, assoggettarle al loro potere.

Nella seconda parte dellopera, Hitler, parlando della costituzione dello Stato nazionalsocialista,
getta le basi della sua politica razziale. Lo Stato deve porre al centro della politica demografica il
concetto di razza, impedendo che siano messi al mondo bambini malati. Un solo popolo, quello
tedesco, degno di governare la Terra, poich gli atri non sono altro che sottopopoli formati da
sottouomini. Perch ci possa verificarsi necessario spopolare lEuropa per creare lo spazio
vitale indispensabile allespansione del popolo tedesco, riempiendo i vuoti di popolazione con i
prodotti della pura razza ariano-tedesca.
Alla luce dei fatti, che hanno segnato la storia della Germania, evidente come il progetto di Hitler
sia stato unutopia per quanto riguarda la creazione di una razza pura, piano irrealizzabile cui il
Fuhrer non ha mai rinunciato, provocando milioni di morti tra la popolazione ebraica. Pur
considerando gli Ebrei i loro principali nemici, le teorie ideologiche della razza elaborate dal
nazismo presero di mira anche altri gruppi, destinandoli alla persecuzione, alla prigionia e alla
distruzione totale, tra i quali i Rom, i disabili, i Polacchi, i prigionieri di guerra sovietici, e gli AfroTedeschi. I nazisti consideravano nemici e/o minacce per la sicurezza anche i dissidenti politici, i
Testimoni di Geova, gli omosessuali e gli individui definiti asociali, in quanto queste categorie o si
opponevano apertamente al regime nazista, o avevano comportamenti che non rientravano nella
percezione nazista della norma sociale. Attraverso una continua auto-epurazione della societ
tedesca, i Nazisti cercarono di eliminare sia chi non si conformava alla loro visione, sia quelli che
essi consideravano una minaccia per la purezza della razza. Lideologia nazista prevedeva che la
razza superiore non solo avesse il diritto ma anche lobbligo di sottomettere e persino sterminare
quelle inferiori.

Il tentativo di creare una razza pura si rivelato


unillusione, pertanto il concetto di razza ariana unassurdit storica. Hitler confonde spesso
razza con popolo o nazione e i concetti di tedesco , germanico e ariano, ma
probabilmente tutto questo non molto importante per Hitler, dato che nel suo libro scrive con
molta franchezza La propaganda non ha il compito di essere vera, ha invece lunico compito di
essere efficace.

http://matteograsso.blogspot.it/2012/07/lillusione-di-creare-una-razza-pura.html

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