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n 2
EDITORIALE
SOMMARIO
Introduzione ..........................................................................................................................................................11
3.
4.
Limmigrazione in Italia........................................................................................................................................21
2.
3.
Partecipanti ...........................................................................................................................................................23
1.2
Grafici riassuntivi............................................................................................................................................24
4.
5.
6.
Bibliografia e sitografia........................................................................................................................................27
Abstract .................................................................................................................................................................28
1.2
Background....................................................................................................................................................28
1.2
Metodi ............................................................................................................................................................28
1.3 Risultati .................................................................................................................................................................28
1.4
Conclusioni ....................................................................................................................................................28
2.
Introduzione ..........................................................................................................................................................29
3.
Obiettivo ................................................................................................................................................................32
4.
Partecipanti ...........................................................................................................................................................32
5.
7.
Risultati .................................................................................................................................................................33
8.
9.
Conclusione ..........................................................................................................................................................38
10.
2.
3.
4.
Conclusioni ...........................................................................................................................................................65
5.
Bibliografia ............................................................................................................................................................67
Nella sua ultima lettera, Romano Biancoli mi parl della sua malattia, dei gravi sintomi dovuti alla
chemioterapia, della sua percezione della vita in quel momento. Scrisse: Per me questo gi un
periodo di vita vissuto, pieno nei suoi limiti materiali, con amici ed interessi culturali. E poi sto
sperimentando un modo di essere che prima ignoravo.
Il modo in cui Romano affrontava la sua malattia mi ricord una risposta di Erich Fromm. Dopo il
terzo infarto da lui subito nel 1978, gli chiesi se a quel punto non fosse spaventato di ritrovarsi
faccia a faccia con la morte. Mi rispose con voce ferma e decisa: Guarda, ho vissuto una vita
piena e posso dire con il salmista di essere pieno di vita, e us la parola tedesca satt, che
significa sazio. Ho vissuto la mia vita con una tale ricchezza da non sentire il bisogno di
tenermela stretta, ma posso lasciarla andare.
Il modo biofilo in cui sia Erich Fromm che Romano Biancoli hanno risposto al problema della
propria morte evidenzia il loro atteggiamento verso la vita. Immagino che entrambi abbiano avuto
a che fare con influenze avvelenanti sin dallinizio della vita, ma sono riusciti a superare quelle
devitalizzazioni minacciose rinforzando il loro amore per la vita e concentrandolo (in particolare
nella pratica terapeutica) su ci che vivo.
Sebbene, per quanto io sappia, Romano Biancoli non abbia mai incontrato Erich Fromm di
persona, e non abbia quindi potuto sperimentare come Fromm praticasse la biofilia, ne fu un
praticante perfetto. Sono convinto che Biancoli abbia avuto una profonda intuizione, ossia abbia
capito che i concetti della modalit dellessere e della biofilia possono essere apprezzati appieno
solamente nella pratica, dando cio voce a quelle tendenze, spesso nascoste, che lottano per la
vita.
Le opere di Fromm proponevano infatti una cura contro quelle intossicazioni di cui Romano
soffriva come tutti noi, per motivi personali e soprattutto sociali. Fu proprio per questo che, dalla
met degli anni Ottanta in poi, sent il bisogno di trasmettere limpatto della sua pratica di biofilia e
di tradurre questi vissuti nella sua pratica terapeutica. In tutta onest, in quegli anni in Italia
nessuno meglio di Romano Biancoli seppe trasmettere questi vissuti biofili, o scrivere delle
psicodinamiche della biofilia e della loro importanza nellapproccio con i pazienti.
Abbiamo potuto vedere questa sua evoluzione non solo nella sua organizzazione dell Istituto
Erich Fromm di Bologna, ma anche con le sue pubblicazioni. Cito soli alcuni dei titoli che
mostrano il suo progresso. Nel 1991 intervenne ad un workshop a Verbania con The Being Mode
in the Hour of Psychoanalysis (La modalit dellessere nellora psicoanalitica). Poco dopo aver
scoperto Groddeck e le conferenze tenute da Fromm al William Alanson White Institute nel 1959,
pubblic La correlazione center-to-center in analisi. Al nostro convegno congiunto tenuto ad
Ascona, in Svizzera, nel 1997, parl di Lidea di uomo intero. Un altro suo intervento si
intitolava Il sogno tra qui-e-ora e l-e-allora, mentre una delle sue ultime pubblicazioni si
concentrava su La ricerca dellidentit nella modalit dellessere. La cosa pi sorprendente
rimane quanto Romano abbia colto la tecnica dellapproccio diretto di Fromm, quasi fosse stato
formato da lui in persona a lungo.
Voglio darvi unidea di questa relazione frommiana con il paziente traendo spunto dal mio primo
incontro con Fromm nel 1972 e da alcune descrizioni fornite da lui stesso, che potete trovare nelle
conferenze del 1959, pubblicate in italiano da Mondadori con il titolo Linconscio e la prassi
analitica nel volume Anima e societ.
6
Fromm, E., Dealing with the Unconscious in Psychotherapeutic Practice (3 Lectures 1959), in: International Forum of
Psychoanalysis, Vol. 9 (No. 3-4, October 2000) pp. 167-186, p. 178
2
Fromm, E., Linconscio e la prassi psicoanalitica in: Anima e societ, Milano (Arnoldo Mondadori Editore) 1993, pp. 91-143,
p. 123
3
Ivi, p. 121.
4
Ivi, p. 174.
5
Ivi, p. 178.
6
Erich Fromm, Da avere a essere. Tutti gli scritti esclusi da Avere o essere?, Milano (Arnoldo Mondadori Editore: Oscar Saggi
233) 1991.
Erich Fromm, Il significato della psicoanalisi per il futuro, in: Anima e societ, Milano (Arnoldo Mondadori Editore) 1993, pp.
145-175.
8
Erich Fromm, Psicoanalisi dellamore. Necrofilia e biofilia
nelluomo, Roma (Paperbacks saggi 159, Newton
Compton Editori) 1985, p. 61.
10
1. Introduzione
La Disabilit Intellettiva (DI) una condizione caratterizzata da un quoziente intellettivo
significativamente ridotto, da una capacit adattativa anch'essa significativamente ridotta e da
un'insorgenza prima dei 18 anni di vita.
L'algoritmo teorico generalmente seguito, pone la persona con le sue caratteristiche di
funzionamento e i bisogni di supporto in varie aree (vulnerabilit) -cognitiva, adattativa, di
partecipazione, di salute- in rapporto con il contesto (ambiente) nel quale vive. L'ambiente pu
svolgere un'azione positiva, fornendo i supporti per sostenere i bisogni della persona, oppure
un'azione negativa.
Il rapporto tra la vulnerabilit e l'ambiente di centrale importanza nel lavoro con la DI. Da un lato,
infatti, ci rende conto delle possibili complicazioni di salute (fisica e psicologica) che questi
pazienti possono presentare e ci indirizza verso una corretta valutazione, diagnosi e trattamento.
Da un altro punto di vista, tale rapporto ci di guida nel proposito di incrementare l'identit di
questi soggetti, la loro reale partecipazione al lavoro e all'abitare. Tale percorso ha, come fine
ultimo, la promozione della Qualit di Vita della persona.
I servizi per la persona con Disabilit Intellettiva
In passato si riteneva che i bisogni di salute delle persone con DI potessero essere
adeguatamente soddisfatti dai servizi generali per la salute. L'esperienza ha ampiamente
dimostrato che questo non accade e oggi generalmente riconosciuta la necessit di servizi
specialistici. Attualmente viene dibattuto lo stile dei servizi offerti. Schematicamente quattro sono
i principali modelli, nati da circostanze e filosofie differenti.
A gruppi di lavoro specialistici
B gruppi di lavoro specialistici integrati nei servizi generali
C piccoli servizi specialistici locali, con i loro accessi facilitati
D servizi specialistici complessi regionali o subregionali
11
realistico
Tre sono attualmente i principi forti su cui si basa l'approccio tipo QoL :
I. si andata via via affermando l'importanza degli aspetti psicologici e sociali nella percezione del
benessere, inclusi i fattori correlati al supporto e all'integrazione sociale, ai rapporti interpersonali,
alla autonomia/indipendenza, alle aspirazioni/aspettative e ai valori pi generali, riguardanti la
famiglia, il lavoro, la vita.
II. La DI e i cambiamenti ad essa connessi sono condizioni che influenzano la capacit della
persona nel fare scelte autodeterminate e di vivere pienamente la vita. Per questi individui, vivere
una vita ordinaria, richiede supporti che vanno oltre quelli necessari alle altre persone della stessa
et. Fornire questi supporti la principale funzione dei programmi educativi, di salute e umani. In
questo caso il concetto di QoL di grande aiuto.
III. Gli individui con DI spesso sperimentano problemi riguardanti la partecipazione nella societ.
Ci significa che queste persone e le loro famiglie corrono il rischio di essere escluse da molte
situazioni e opportunit che sono normalmente accessibili per gli altri.
Predittori della Qualit di Vita
Un tema molto importante il rilevamento di fattori predittivi di una buona QoL, in quanto possono
essere ipoteticamente utilizzati nella valutazione dei servizi. Schematicamente i predittori fino ad
ora individuati sono raggruppabili in tre aree.
A Caratteristiche personali
astato di salute
aindice di comportamento adattativo
aindicatori di comportamenti maladattativi/di sfida
B- Caratteristiche ambientali
12
Come importante ottenere elementi predittivi, altrettanto importante la valutazione dei risultati
(outcome). I risultati possono essere suddivisi in risultati a breve termine (6 mesi 1 anno) e a
lungo termine (molti anni). Si dovrebbe poi distinguere i risultati dei servizi e quelli del cliente.
RISULTATI DEI SERVIZI
A Valutazione della prestazione
a1 efficacia (raggiungimento degli obiettivi)
a2 efficienza (sostenibilit dei costi del servizio e dei supporti)
a3 stabilit (continuit dello staff, finanziamenti)
B Apprezzamento del cliente
b1 accesso al servizio*
b2 soddisfazione dell'utente
b3 competenza dello staff
b4 collegamento tra servizi e supporti
b5 effettivo adeguamento del servizio al modello
RISULTATI INDIVIDUALI
A- valutazione funzionale
a1 benessere fisico (stato di salute, indicatori di benessere)
a2 benessere materiale (impiego, abitazione, educazione)
13
17
Essere fisico
Essere psicologico
Essere spirituale
Appartenere
Appartenere fisico
Appartenere sociale
Appartenere alla comunit
Divenire
La sottoarea Essere Fisico si riferisce alla salute fisica, allalimentazione, alla forma fisica,
alligiene personale, al vestirsi, al curare il proprio aspetto, e simili. La sottoarea dellEssere
Psicologico si riferisce invece ad aspetti della vita interna come il controllo delle emozioni e dei
sentimenti, liniziativa, lautoaccettazione, lautostima, lindipendenza dallo stress e da eventuali
problemi psichiatrici. LEssere Spirituale inteso come l'avere valori personali, criteri di
giusto/sbagliato, buono/cattivo, cose per cui vivere o nelle quali aver fede, come il sentirsi in pace
con se stessi, lagire per altruismo, il festeggiare le ricorrenze o gli eventi particolari, tutto in un
modo che aggiunga significato alla vita. LAppartenere Fisico si riferisce al posto dove si vive, agli
oggetti che si possiedono e simili. LAppartenere sociale al sentirsi in accordo con il partner, con i
membri della famiglia, gli amici, allappartenere a gruppi sociali, culturali o d'interesse.
LAppartenere alla Comunit ha per oggetto il rapporto esistente tra un individuo e le risorse a
disposizione della maggior parte dei membri della comunit, p.e. avere accesso ad
un'educazione, ad un impiego, all'assistenza medica e sociale, agli avvenimenti ed agli spettacoli,
avere una pensione. La sottoarea del Divenire Pratico si riferisce alle abilit e attivit quotidiane,
come i lavori di casa, il lavoro retribuito, landare a scuola o seguire dei corsi, lattivit di
volontariato, le quotidiane routine per la cura di s, la gestione delle proprie pratiche burocratiche,
ecc. Il Divenire come Tempo Dedicato a S, comprende le cose che si fanno per divertimento o
per passione, p.e. giocare a ping-pong, andare a giro con gli amici, leggere, guardare la TV,
19
20
1. Limmigrazione in Italia
Secondo i dati Istat aggiornati al 1 gennaio 2007 gli stranieri legalmente residenti in Italia sono
2.938.922 (1.473.073 maschi e 1.465.849 femmine) con un aumento rispetto allanno precedente
degli iscritti in anagrafe di 268.408 unit (+10,1%). NellUnione Europea lItalia si posiziona subito
dopo la Germania (7,3 milioni) e la Francia (3,5 milioni) mentre assieme alla Spagna si costituisce
lo Stato membro caratterizzato dai ritmi daumento pi consistenti.
Nel Dossier Statistico sullImmigrazione elaborato dalla Caritas (2005), lincidenza media sulla
popolazione viene stimata al 4,8%. Secondo recenti fonti Istat, allinizio del 2007 il rapporto tra i
sessi si conferma abbastanza equilibrato anche se permangono alcune differenze tra le diverse
comunit. Lanalisi dei permessi di soggiorno per anno dingresso, compiuta dallIstat, segnala che
oltre il 50% degli stranieri regolarmente presenti al 1 gennaio 2007 in Italia da almeno cinque
anni (il dato Caritas sale al 60%), e di questi il 26,2% da almeno dieci. I motivi del soggiorno
confermano un netto desiderio di inserimento stabile (9 immigrati su 10 sono in Italia per lavoro o
per ricongiungimento familiare).
Il livello di istruzione degli immigrati mediamente pi elevato di quello caratterizzante la
popolazione italiana: secondo i dati del quattordicesimo e ultimo censimento (2001) tra i residenti
stranieri i laureati sono il 12,1% (contro il 7,5% degli italiani); i diplomati il 27,8% (contro il 25,9%)
e gli individui in possesso di licenza media sono il 32,9% (contro il 30,1% italiano).
Nellambito lavorativo i dipendenti stranieri si inseriscono ancora ai livelli pi bassi segnalando
quindi una situazione di sotto-utilizzo delle loro competenze professionali: sono destinati sia a
mansioni pi gravose che a turni pi disagiati rispetto agli italiani e il 60% dei lavoratori subisce
atteggiamenti di discriminazione da parte dei colleghi (Ires 2005). I reparti che coinvolgono
maggiormente manodopera immigrata sono quello edile, il settore alberghiero e della ristorazione,
lagricoltura, il servizio operativo alle imprese, il commercio e il lavoro domestico e di assistenza
alle persone, con un grande protagonismo delle piccole aziende.
In questo articolo si riassumono i risultati dellindagine esplorativa in cui sono stati analizzati i
rapporti tra gruppi di immigrati culturalmente ed etnicamente differenti presenti nel territorio della
Provincia di Pisa. Il fine stato losservazione delle strategie di acculturazione (gli atteggiamenti e
21
22
Societ
Comunit Immigrata:
ospitante:
(italiana)
Integrazione
Assimilazione
Separazione
Anomia
Individualismo
Integrazione
Consensuale
Conflittuale
Conflittuale
Problematico
Problematico
Assimilazione
Problematico
Consensuale
Conflittuale
Problematico
Problematico
Segregazione
Conflittuale
Conflittuale
Confittuale
Conflittuale
Conflittuale
Esclusionismo
Conflittuale
Conflittuale
Conflittuale
Conflittuale
Conflittuale
Individualismo
Problematico
Problematico
Problematico
Problematico
Consensuale
Tabella 1
Fonte: Bourhis R., Moise L., Perreault S. & Sencal S. [3]
3. Partecipanti
Hanno partecipato allindagine 90 soggetti immigrati in Italia e residenti nella provincia di Pisa,
appartenenti a entrambi i sessi e di et compresa tra i 20 anni e gli 82. Let media di 39, 4 anni
(con deviazione standard di 12,17; valore minimo=20, valore massimo=82). Lodds ratio (OR) per
gli uomini 52%. Lelenco delle nazioni di provenienza prevede 28 paesi diversi distribuiti in tutto
il mondo: Africa del Nord (comprendente Marocco, Algeria, Egitto), Africa Sub Sahariana
(comprendente Senegal, Guinea, Ghana, Togo, Guinea Equatoriale, Nigeria, Sudan, Etiopia,
Eritrea, Kenya), Area Balcanica (comprendente Albania, Macedonia, Serbia, ex - Yugoslavia,
Slovenia), Ucraina, Bulgaria, Romania, America Centro-Meridionale (Cuba, Colombia, Ecuador),
Filippine, Repubblica Popolare del Bangladesh, Repubblica Popolare Cinese, Federazione Russa.
Il reclutamento dei partecipanti avvenuto presso sportelli di orientamento comunali e provinciali,
associazioni sindacali, associazioni culturali, sportelli della questura e della Asl, negozi, abitazioni
private, strade e piazze di Pisa.
23
Grafico 1
Grafico 2
24
Grafico 3
Grafico 4
Grafico 5
25
Grafico 6
ha lamentato tali
problemi, collegandoli
a una conseguente
dellatteggiamento
verso
il
contatto
intergruppo
funzionale
alladattamento
socioculturale) e coloro che soggiornano in Italia da almeno 8 anni (in cui il pi lungo periodo di
soggiorno pare relazionarsi alle maggiori competenze interpersonali, alla migliore qualit delle
relazioni e ad un miglior grado di inserimento nella societ ospitante).
La presente ricerca mostra anche che con il passare del tempo trascorso in Italia sembra
verificarsi comunque un miglioramento dei livelli di adattamento socioculturale e psicologico degli
immigrati, indicando un miglior inserimento nella realt pisana.
6. Bibliografia e sitografia
[1] Berry, J. W. (1980). Acculturation as varieties of adaptation. In A.Padilla (Ed.), Acculturation,
theory, models and some new findings. Colorado, CO: Westview Press.
[2] La Fromboise, T., Coleman, H., Gerton, J. (1993). Psychological impact of biculturalism:
evidence and theory. Psychological bulletin, 114, 395 412.
[3] Bourhis R., Moise L., Perreault S., Sencal S. (1997). Towards an interactive acculturation
model: a social psychological approach. International Journal of psychology, 32, 369 386.
[4] Bourhis, R.Y., Barrette, G. (2004). Notes on Immigrant Acculturation Scale (IAS). Working
Paper, LECRI, Dpartement de Psychologie, Universit du Qubec Montral, Canada
[5] Berry J.W. (1992). Acculturation and adaptation in a new society. International Migration, 30,
6985.
[6] Berry, J. W. (1997). Immigration, acculturation and adaptation. Applied Psychology: An
International Review, 46, 5-68. Queens University, Ontario, Canada.
[7] Kosic, A. (2004). Acculturation strategies, coping process and acculturative stress. Scand J
Psychol. 2004 Sep;45(4):269-78.
[8] Casarosa M. (a cura di). (2005). Gli immigrati in provincia di Pisa / lavoro, qualit della vita.
Cittadinanza. Pacini Editore.
http://www.dossierimmigrazione.it/ Dossier Statistico dellImmigrazione 2007, Caritas Migrantes
http://www.istat.it Istat
27
sistema
nervoso
centrale,
ed
caratterizzato
da
un
funzionamento
intellettivo
31
32
33
TAB 1. Comparazione Scale SAED e Scala Composta e Socializzazione Vineland (mettere tutto
in mesi e anni)
PAZIENTE
ETA SAED
Et
FASE
Scala
Composta Et
Socializzazione
VABS
VABS
29 mesi
1 anno e 10 mesi
31 mesi
30 mesi
2 anni e 7 mesi
30 mesi
SAED
1.
Da 18 a 36
mesi
2.
Da 18 a 36
mesi
3.
Da 18 a 36
mesi
4.
Da 18 a 36
mesi
5.
Da 3 a 7 anni
5 anni e 6 mesi
3 anni e 11 mesi
6.
Da 3 a 7 anni
5 anni e 6 mesi
5 anni e 5 mesi
7.
Da 3 a 7 anni
6 anni e 6 mesi
6 anni e 5 mesi
8.
Da 3 a 7 anni
6 anni e 6 mesi
6 anni e 9 mesi
9.
Da 7 a 12
10 anni e 6 mesi
9 anni e 5 mesi
8 anni e 4 mesi
10 anni
anni
10.
Da 7 a 12
anni
I primi quattro soggetti presenti nella tabella 1 hanno evidenziato unet evolutiva compresa tra i
18 ed i 36 mesi, afferendo alla terza fase dello sviluppo emozionale. I soggetti hanno manifestato
unet approssimativamente simile anche nelle capacit adattive. Sulla base del costrutto teorico
sottostante lo strumento SAED, tale fase dello sviluppo emozionale chiamata Individuazione
ed caratterizzata dalluso del linguaggio e della parola io, nel tentativo di differenziarsi da altri e
di attirare lattenzione, dalla ricerca dellautonomia, la cui privazione provoca una forte ansia. Pu
essere, inoltre, presente distruttivit, irritabilit, irrequietezza, ostinazione e negativismo.
La concordanza stadiale SAED e VABS si evidenziata anche per i secondi quattro pazienti,
rinvenibili in unet compresa tra 3 e 7 anni ed ascrivibili nella quarta fase dello sviluppo
emozionale denominata Identificazione, che si realizza verso persone importanti, ed connotata
34
FASE
Scala
SAED
Comp
VABS
FASE
Soc.
VABS
10
Come possibile notare gi empiricamente, i dati nella maggior parte dei casi concordano.
35
SAED
3
Totale
5
Totale
10
Per quanto riguarda il confronto tra la rispettiva fase del SAED ed il Dominio Socializzazione si
possono notare soltanto due casi discordanti, seppure la fase rilevata sia attigua a quella
riscontrata da Dosen (tab. 2.2.)
Tab. 2.2. Tabella a doppia entrata: fase SAED e Dominio Socializzazione VABS
FASE S. Composta VABS
FASE
SAED
3
Totale
4
5
Totale
4
2
10
Symmetric Measures
Symmetric Measures
Nominal by Nominal
Interval by Interval
Ordinal by Ordinal
N of Valid Cases
Contingency Coefficient
Pearson's R
Spearman Correlation
Value
,816
1,000
1,000
10
Asymp.
a
Std. Error
,000c
,000c
Approx. Sig.
,000
Asymp.
a
b
Value Std. Error Approx. T Approx. Sig.
Nominal by Nominal
Contingency Coefficient ,816
,003
Interval by Interval Pearson's R
,943
,018
8,050
,000c
Ordinal by Ordinal Spearman Correlation ,973
,030
12,000
,000c
N of Valid Cases
10
a. Not assuming the null hypothesis.
b. Using the asymptotic standard error assuming the null hypothesis.
c. Based on normal approximation.
36
Nellesame categoriale stato possibile notare come i due test siano fortemente relati, con un
valore di correlazione di 1 per ci che concerne il legame tra SAED e la Scala Composta VABS
(tab. 2.3) e di .94 tra SAED ed il Dominio Socializzazione della Vineland. In entrambi i casi il livello
di significativit inferiore a .000c , pertanto possibile affermare che, malgrado le due Scale
siano diverse, misurano lo stesso costrutto.
Risultati analoghi sono emersi anche dal confronto tra lEt, corrispondente in anni (tab. 3).
Questa stata ottenuta calcolando il punto medio per ogni fase SAED ed approssimando per
difetto da 0 a 5 mesi e per eccesso da 6 a 11 le Et emerse dalla Scala Composta e dal Dominio
Socializzazione presente nella Vineland.
Tab 3. Confronto tra Et SAED e relativa Et VABS per Scala Composta e Socializzazione
PAZIENTE
Et
SAED
Et Scala
Comp.
VABS
Et Scala
Soc. VABS
11
10
10
Anche in questo caso il confronto stato eseguito attraverso il chi quadro(2), distinguendo i
punteggi ottenuti dai soggetti nella Scala Composta rispetto a quelli ottenuti nel Dominio
Socializzazione.
37
Symmetric Measures
Asymp.
a
b
Value Std. Error Approx. T Approx. Sig.
Nominal by NominalContingency Coefficient ,816
,029
Interval by Interval Pearson's R
,943
,030
8,033
,000c
Ordinal by Ordinal Spearman Correlation
,952
,021
8,764
,000c
N of Valid Cases
10
a. Not assuming the null hypothesis.
Symmetric Measures
Asymp.
a
b
Value Std. Error Approx. TApprox. Sig.
Nominal by Nominal
Contingency Coefficient,816
,130
Interval by IntervalPearson's R
,959
,025
9,543
,000c
Ordinal by OrdinalSpearman Correlation ,946
,025
8,232
,000c
N of Valid Cases
10
a. Not assuming the null hypothesis.
Nel confronto tra le Et emerse dalle due Scale possibile notare che il SAED non la ripetizione
della stessa prova, ma sono due strumenti diversi. Rispetto sia alla Scala Composta che al
Dominio Socializzazione emerso un valore di .94 per la prima e .96 per la Socializzazione con
una significativit di relazione inferiore a .000c. Dai risultati ottenuti, malgrado la ristrettezza del
campione , dunque, ipotizzabile con unelevata probabilit che i due test misurino lo stesso
costrutto poich non si riscontrano differenze significative nei valori ottenuti.
9. Conclusione
Malgrado i limiti costituiti dalla ristrettezza del campione, possibile affermare che la componente
dello sviluppo e della personalit, finora sottovalutate, rientrano nel concetto di adattamento.
Pertanto le capacit adattive sono dovute non solo alle abilit cognitive e sociali, ma anche a
quelle emotive ed evolutive. Essendo la personalit individuale data da molteplici fattori,
indispensabile considerare il ruolo che lo sviluppo gioca nella patogenesi delle patologie dei
soggetti con DI pertanto, anche i problemi incontrati dal soggetto dovrebbero essere trattati con
una tipologia di intervento integrato, che tenga conto delle componenti evolutive, emotivorelazionali, delle specifiche necessit e strutturazioni ad essi connessi.
La valutazione degli aspetti psicosociali e dello sviluppo mostra avere ampie concordanze con i
test comunemente utilizzati con soggetti intelletivamente disabili.
Essa permette una conoscenza pi approfondita del soggetto stesso, ossia del suo sviluppo
cognitivo, sociale, emozionale e della personalit, i suoi bisogni di base e le sue motivazioni.
Il comportamento dellindividuo, correlato ai fattori emersi, potr essere dotato di un nuovo
significato e connesso allinterno di un quadro concettuale pi ampio, pertanto anche la sua ad
attivit o maladattivit sar in funzione del livello di sviluppo bio-psico-socio- emozionale. Un
38
Intellectual
Disorders in Children and Adults with Mental Retardation (eds. A. Dosen & K.Day) pp. 27 -44,
American Psychiatric Press, Washington DC.
[22] Jacobson, J.W. e Mulick, J.A. (1996). Definition of mental retardation. Manual of diagnosis
and professional practice in mental retardation. American Psychological Association, Washington,
DC.
40
41
43
IL LIBRO DI ALICE
Silvia Benedetti
Questo testo, destinato ad alunni delle scuole Elementari, nato in seguito alle campagne
dinformazione che si svolgono negli USA, per informare i bimbi rispetto ad alcune gravi patologie,
in questo caso parliamo di quelle cerebrovascolari.
Infatti, mettere a conoscenza i bimbi riguardo ai sintomi di tali malattie fa s che essi diventino i
primi soccorritori o che perlomeno allertino gli adulti.
Lictus una malattia invalidante, ma se essa curata entro le prime tre ore, possiamo ridurre i
deficit che possono addirittura essere nulli.
Questo testo, in veste gradevole e accattivante, racconta la storia di una bimba, ALICE, il cui
nonno ha difficolt a muovere le mani, le gambe e a parlare. La famiglia non sa quali iniziative
intraprendere e alla fine decide di chiamare il 118.
Questo intervento compiuto velocemente dal personale del 118, che telefonicamente informato,
dai familiari, rispetto ai sintomi, permette al nonno di giungere in ospedale con celerit e di
effettuare la trombolisi venosa. Questo fa s che il paziente non abbia deficit correlati allevento
ischemico.
Nelle pagine seguenti del libro sono elencati gli stili di vita sani per evitare altri attacchi.
Nelle ultime pagine, infine, sono presenti alcune indicazioni pratiche, vale a dire cosa osservare
rispetto ai sintomi.
Al termine ci sono alcuni giochi come cruciverba e scritte da colorare.
Nella penultima pagina c un questionario per i genitori ed uno per i bambini, formulato su scala
Likert, con tre variabili di risposta molto, abbastanza, poco.
Si chiede ai genitori se questo testo ha fornito informazioni utili, se ha colmato alcune loro lacune,
se hanno affrontato largomento con il loro bambino e qual il loro giudizio complessivo( ottimo,
buono, sufficiente).
Ai bimbi invece si chiede con le solite modalit della scala Likert (molto, abbastanza, poco) se gli
piaciuto il libro, se hanno imparato qualcosa di nuovo, se si sono spaventati, se ne hanno
parlato con gli amici.
Sono stati distribuiti nelle scuole pistoiesi 3465 testi, sono state rese 357 schede.
Sono stati analizzati i dati, con i seguenti risultati.
44
45
46
Gli edifici di Gehry, infatti, non nascono sul foglio bianco, bens prendono forma tra le sue mani.
Come un vero e proprio artigiano di architetture, le sue mani creano forme, volumi, dai materiali
pi disparati: carta, cartone, plastica, legno, ecc. Mani che modellano, plasmano, fondono la
materia, che rinasce, e rivive quasi magicamente. Dai materiali pi semplici, ordinari, Gehry
capace di creare lo straordinario. E guardando i suoi edifici ti convinci proprio di questo: lessere
umano in grado di realizzare limpossibile.
Il Disney Concert Hall di Los Angeles, il museo Guggenheim di Bilbao, Ginger & Fred di Praga, il
Weisman Art Museum di Minneapolis, la Foundation Louis Vuitton pour la cration di Parigi (di
prossima costruzione), tutte queste opere architettoniche ci mostrano, e dimostrano, proprio
questo.
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Il film-documentario d particolare rilievo ad una figura che ha svolto un ruolo fondamentale nella
vita dellarchitetto canadese: il dottor Milton Wexler.
Wexler stato psicoanalista di Gehry. Lo conosce da quasi 40 anni. E in questi 4 decenni, ha
visto e vissuto, da vero analista, le sue trasformazioni: il Gehry pieno di paure, insicurezze,
dubbi, frustrazioni, che prende lentamente fiducia nelle proprie capacit, prende consapevolezza
dei propri mezzi, comprende profondamente chi . Il risultato lincredibile potenziale creativo
che, proprio grazie alla terapia, riuscito a liberare. Una libert totale che si mostra infatti appieno
nei suoi edifici, fuori dal tempo e da ogni possibile categoria.
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49
Milton Wexler spiega nel film che il momento pi importante per la carriera di Gehry, e per luomoGehry, stato il passaggio dall adolescenza a l et adulta. Wexler ricorda di Gehry, fin dalle
primissime sedute, un modo di fare, un approccio verso il prossimo, quasi infantile. Un
atteggiamento, spiega, che si ritrova, tipico, proprio nel bambino: la seduzione. Gehry, quando
ancora non era Gehry, aveva un grande bisogno di riconoscimenti, di lodi, un bisogno profondo di
essere accettato come essere umano e come artista. Un bisogno che abbiamo tutti, potremmo
definirlo primario. In Gehry, continua Wexler, questo aspetto era talmente forte che, quando si
relazionava con eventuali clienti, egli utilizzava inevitabilmente larma della seduzione per
riuscire a conquistarli. Proprio come il bambino che desidera ardentemente un giocattolo e arriva
a sedurre la madre o il padre pur di averlo, pur di possederlo, cos Gehry utilizzava lo stesso tipo
di meccanismo. In questo modo si lasciava andare ad atteggiamenti che in realt non facevano
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51
FRANK GEHRY
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INSERTO
SUL FENOMENO
HIKIKOMORI
53
Masafumi M., Rizzoli A. (1995). Introduzione alla psichiatria giapponese. Quaderni italiani di psichiatria 14(5).
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Watts J. (2002). Public health experts concerned about hikikomori. The Lancet, 359, 1131.
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Letendre G. (1996-1997). Youth and Schooling in Japan: Competition with peers. Berkeley Journal of Sociology: A
critical Review, 41, 103-136.
56
15
16
57
culture).
Questultimo
sembra
basarsi
principalmente
sul
comfort
materialistico,
Lock M. (1991). Flawed Jewels and National Dis/Order: Narratives on Adolescent Dissent in Japan. The Journal of
Psychohistory, 18 (4), 507-531.
58
18
Crystal D. (1994). Concepts of deviance in children and adolescents: The case on Japan. Deviant Behavior: An
Interdisciplinary Journal, 15, 241-266.
19
Op. cit.
20
Lock M. (1991). Flawed Jewels and National Dis/Order: Narratives on Adolescent Dissent in Japan. The Journal of
Psychohistory, 18 (4), 507-531.
21
Masataka N. (2002). Early-Education-Development. Low Anger-Aggression and Anxiety Withdrawal Charateristic
to Preschoolers in Japanese Society with Hikikomori is Becoming a Major Social Problem, 13(2), 187-199.
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Interdisciplinary Journal, 15, 241-266.
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Masataka N. (2002). Early-Education-Development. Low Anger-Aggression and Anxiety Withdrawal Charateristic
to Preschoolers in Japanese Society with Hikikomori is Becoming a Major Social Problem, 13(2), 187-199.
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63
Lyons H.B. (2001). Hikikomori and Youth Crime. Crime & Justice International, 17(49), 9-10.
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4. Conclusioni
Noi occidentali abbiamo avuto la fortuna di avere un Kant che ha fissato un principio etico
fondamentale ovvero che luomo va trattato sempre come un fine e mai come un mezzo. Certo
siamo ben lontani dal poter affermare che nel mondo occidentale ci sempre applicato, ma tutta
la struttura scolastica giapponese e anche quella sociale hanno come finalit ultima quella di
produrre degli individui perfettamente in grado di mantenere ai pi alti livelli competitivi la societ
economica e la qualit produttiva delle industrie giapponesi.
Per far ci si accentua al massimo la selezione e linserimento perfetto allinterno del gruppo di
lavoro a spese dellindividualismo.
Noi crediamo che in Giappone si innescato un processo sociale, in nome del massimo sviluppo
possibile i cui esiti non sono prevedibili.
Come dice Galimberti: Lo scenario dellimprevedibile, dischiuso dalla scienza e dalla tecnica,
non , infatti, imputabile, come nellantichit, ad un difetto di conoscenza, ma ad un eccesso del
nostro potere di fare, enormemente maggiore rispetto al nostro potere di prevedere e quindi di
valutare e giudicare.31
Galimberti ci avverte che lordine di grandezza di ci che letica vorrebbe ordinare cos
incommensurabile, che ogni teoria diviene inefficace.
Nello studiare lhikikomori ci siamo accorti delle incolmabili difficolt culturali ed etiche che ci
dividono dalla civilt giapponese e ci siamo domandati quali terapie suggerire.
Noi pensiamo che si dovrebbero sensibilizzare di pi gli insegnanti verso queste problematiche
per realizzare la massima prevenzione possibile.
30
Masafumi M., Rizzoli A. (1995). Introduzione alla Psichiatria Giapponese. Quaderni Italiani di Psichiatria, 14(5),
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31
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