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CAPITOLO 3 LA PERCEZIONE DI OGGETTI, VOLTI, MOVIMENTO

Il primo approccio che si occupato di separazione percettiva (ovvero della capacit di


stabilire quali parti delle informazioni percettive devono essere collegate tra loro e quali
formano invece oggetti distinti) stato quello della GESTALT (Kofka, Kohler, Wertheimer).
Secondo tale approccio, esistono delle leggi che ci consentono di effettuare la separazione
percettiva; esse sono:
-La legge della prossimit (uniamo elementi visivi che sono vicini nello spazio)
-La legge della somiglianza (uniamo elementi visivi simili)
-La legge della chiusura ( parti della figura mancante vengono inserite per completare la figura
stessa)
-La legge della continuit (uniamo insieme elementi che non richiedono interruzioni e
cambiamenti)
-La legge del destino comune (uniamo elementi visivi che sembrano spostarsi insieme)
Inoltre la Gestalt enfatizza molto limportanza della separazione figura-sfondo. Secondo questi
studiosi quando osserviamo, una parte del campo visivo individuata come sfondo e una parte
come figura. Di solito la figura percepita davanti allo sfondo, richiede maggior attenzione per
essere elaborata e mentre lo sfondo viene percepito senza forma, la figura invece sempre
caratterizzata da una forma o struttura.
I limiti di questo approccio sono rintracciati nel fatto che vengono studiate per lo pi figure
artificiali, il che rende problematico capire se i risultati possono essere estesi anche per stimoli
pi realistici e nel fatto che gli studiosi non hanno considerato appieno cosa accade quando +
leggi diverse sono in conflitto tra loro.
Anche un altro approccio si occupato di separazione percettiva, lapproccio noto come
CONNESSIONE UNIFORME, secondo il quale qualsiasi regione con propriet visive uniformi
percepita come singola unit percettiva. Le evidenze sperimentali a tal riguardo per
dimostrano che ci si verifica in presenza di + oggetti e non solo di uno o due.
TEORIE SUL RICONOSCIMENTO DEGLI OGGETTI
Marr ha proposto una teoria computazionale dei processi implicati nel riconoscimento
degli oggetti e ha suggerito che esistono vari processi, rappresentazioni che forniscono
informazioni sul campo visivo. Essi sono:
-Labbozzo primario, che fornisce descrizioni bi-dimensionali
-Labbozzo 2.5-D, che include descrizioni sulla profondit
-La rappresentazione del modello 3D, che descrive invece gli oggetti tridimensionalmente.
Indipendente dalla prospettiva.
Un ampliamento di questa teoria si ha con la TEORIA DEL RICONOSCIMENTO PER
COMPONENTI DI BIEDERMAN. Lassunto centrale di tale teoria che gli oggetti sono costituiti
da forme di base (componenti) noti come GEONI (ioni geometrici) . Esempi di geoni sono i cubi,
i cilindri, le sfere ecc. Esistono circa 36 geoni diversi, che possono essere combinati in un
numero infinito di modi e costituire cos tutti gli oggetti che siamo in grado di riconoscere.
Inoltre gli oggetti possono essere riconosciuti, secondo questa teoria, da qualsiasi punto di
osservazione perch basta semplicemente individuarne i geoni che lo compongono.

Tuttavia anche questo approccio presenta vari limiti. Innanzitutto non tiene conto dei processi
dallalto verso il basso, ovvero basati sulle aspettative e conoscenze del soggetto nel
riconoscere gli oggetti. E in secondo luogo, spiega in che modo decidiamo se un animale
davanti noi un gatto o un cane, ma non in che modo decidiamo se il nostro cane o il nostro
gatto.
Ci sono, per, altre teorie che, a differenza di quella di Biederman, che non dipende dal punto
di vista, sostengono che le variazioni nel punto di vista riducono la velocit e precisione del
processo di riconoscimento degli oggetti. Queste teorie, quindi, dipendono dal punto di
osservazione e affermano che il riconoscimento facilitato quando limmagine che un
osservatore vede di un oggetto corrisponde allimmagine che di quello stesso oggetto ha
precedentemente immagazzinato nella memoria. Alcuni teorici sostengono che le informazioni
dipendenti e indipendenti dal punto di vista vengono associate per produrre il riconoscimento
di oggetti.
APPROCCIO DELLA NEUROSCIENZA COGNITIVA AL RICONOSCIMENTO DEGLI OGGETTI
La corteccia infero-temporale di fondamentale importanza nel riconoscimento visivo degli
oggetti. I neuroni allinterno di questa corteccia (parte anteriore) si dividono per 2 specifiche
funzioni, ci sono quelli ad alta selettivit che rispondono esclusivamente a specifici stimoli e
quelli ad alta tolleranza che, invece, rispondo sempre allo stesso stimolo anche se cambia la
sua dimensione, luminosit ecc. I neuroni ad alta tolleranza sembrano essere congruenti con le
teorie che sostengono che il riconoscimento degli oggetti non dipende dal punto di
osservazione, mentre quelli ad alta selettivit con le teorie dipendenti.
APPROCCIO DELLA NEUROPSICOLOGIA COGNITIVA AL RICONOSCIMENTO DEGLI OGGETTI
Le informazioni ottenute con pazienti cerebrolesi hanno mostrato come, a seconda delle
diverse lesioni cerebrali, i soggetti possono essere colpiti da deficit nel riconoscimento degli
oggetti e/o dei volti. Lagnosia visiva la compromissione del riconoscimento visivo degli
oggetti e si divide in:
-Agnosia appercettiva, in questo caso la compromissione dovuta a gravi deficit
dellelaborazione percettiva
-Agnosia associativa, qui invece i processi dellelaborazione percettiva sono integri, ma il
riconoscimento compromesso a causa delle difficolt incontrate nellavere accesso alle
relative conoscenze sugli oggetti in base alla memoria.
I due tipi di agnosia possono essere distinti valutando la capacit del soggetto a copiare disegni
che non sono in grado di riconoscere (test dell'immagine di Gollin). I pazienti che sono in grado
di copiare oggetti presentano agnosia associativa, quelli che non lo sono presentano agnosia
appercettiva. Inoltre alcune evidenze sperimentali hanno mostrato lesistenza di un altro tipo di
agnosia, definita agnosia integrativa. In questo caso il paziente presenta gravi difficolt
nellintegrare o combinare le caratteristiche degli oggetti durante il riconoscimento.
Il tipo di elaborazione utilizzato per riconoscere i volti noto come: elaborazione olistica o
elaborazione della configurazione. Questa elaborazione implica una forte integrazione delle
caratteristiche delloggetto in toto. Nelleffetto di inversione molto pi difficile identificare i
volti quando questi vengono presentati capovolti anzich normalmente mentre nell effetto
parte per il tutto, si osserva che il ricordo per una parte del volto pi preciso quando esso
viene presentato allinterno del volto e non a s stante.La prosopagnosia, invece, che deriva
dalle parole greche per volto e senza conoscenza, consiste in un deficit nel riconoscimento
dei volti, sebbene la capacit di riconoscere gli oggetti sia integra. La prosopagnosia una
condizione eterogenea in cui i problemi legati al riconoscimento degli oggetti varia da individuo

a individuo e inoltre variano anche le origini della condizione. Nella prosopagnosia acquisita, ad
esempio, la condizione dovuta a una lesione cerebrale, mentre i pazienti che soffrono di una
condizione evolutiva non presentano una lesione cerebrale, ma non acquisteranno mai la
capacit di riconoscere i volti. Tuttavia bisogna aggiungere, in questa sede, che lelaborazione
dei volti avviene attraverso un tipo di elaborazione diverso da quello utilizzato per il
riconoscimento degli oggetti e che, implica, altres, regioni cerebrali diverse. Difatti, stata
individuata come regione cerebrale specializzata per il riconoscimento dei volti: larea
fusiforme per i volti nel giro fusiforme laterale. Altre aree selettive per i volti sono anche
larea occipitale e il solco temporale superiore.
MODELLI DEL RICONOSCIMENTO DI VOLTI
Il modello pi autorevole a tal proposito quello di Bruce e Young. Esso include 8
componenti:
-La codifica strutturale (produce varie descrizioni di volti)
-Analisi dellespressione (lo stato emotivo dedotto dalle caratteristiche del volto)
-Analisi del linguaggio facciale (percepito dal movimento delle labbra)
-Elaborazione visiva diretta
-Unit di riconoscimento dei volti (contengono info su volti noti)
-Nodi di identit della persona (forniscono info sulle persone, i loro interessi, la loro
occupazione)
-Produzione del nome (il nome immagazzinato separatamente nella memoria)
-Sistema cognitivo (contiene info aggiuntive)
Secondo questo modello, in primo luogo, esistono delle differenze sostanziali nellelaborazione
di volti familiari e poco familiari, in secondo luogo lelaborazione dellidentit del volto e quella
dellespressione del volto implicano 2 vie distinte di elaborazione e in terzo luogo quando
guardiamo un volto familiare abbiamo accesso prima allinfo di familiarit proveniente
dallunit di riconoscimento dei volti, poi alle info su quella persona provenienti dal nodo di
identit della persona e, infine, al nome della persona proveniente dalla componente di
produzione del nome.
Nonostante la notevole influenza esercitata da questo modello, esso presenta anche vari limiti,
dovuti principalmente ad un eccessiva semplificazione. Innanzitutto il modello omette la prima
fase di elaborazione e poi lipotesi secondo cui lidentit e lespressione del volto implicano due
vie distinte di elab. Pu essere troppo estrema.
IMMAGINI VISIVE
Si ipotizza spesso che limmaginazione visiva e la percezione siano molto simili. Molte persone
finiscono anche col confondere immagini e percezioni e questo quanto accade nelle
allucinazioni. Le allucinazioni sono di comune riscontro nei pazienti affetti dalla sindrome di
Charles Bonnet (area v1, v2), una condizione associata ad una patologia oculare in cui si fa
esperienza di dettagliate allucinazioni visive che sfuggono al controllo del soggetto. Tuttavia
bisogna aggiungere che, comunque, le immagini visive contengono un numero inferiore di
dettagli rispetto alle percezioni.
Kosslyn, per spiegare le immagini visive, ha proposto la teoria dellanticipazione
percettiva, secondo la quale i meccanismi utilizzati per generare le immagini implicano i

processi usati per anticipare gli stimoli percettivi. Quindi la teoria ipotizza lesistenza di forti
somiglianze tra immagini visive e percezioni visive. Inoltre Kosslyn sostiene che queste
immagini visive si formino nella corteccia visiva primaria e secondaria, ovvero nelle aree V1 e
V2. Tuttavia dato che limmaginazione e la percezione visiva occupano lo stesso buffer visivo,
possiamo concludere anche che esse sono in grado di influenzarsi a vicenda. Pi precisamente,
dovrebbero verificarsi effetti di facilitazione se il contenuto dellimmagine e quello della
percezione fossero uguali, ma effetti di interferenza se il contenuto fosse diverso. Tali previsioni
sono state convalidate. Tuttavia malgrado i risultati appena discussi, vi sono delle evidenze che
suggeriscono importanti differenze tra immaginazione mentale visiva e percezione visiva. E
stato scoperto, ad esempio, che le immagini sono molto incomplete quando vengono
confrontate con le percezioni visive. Inoltre se immaginazione e percezioni implicano gli stessi
meccanismi, dovremmo aspettarci che una lesione cerebrale abbia spesso effetti simili sulla
percezione e sullimmaginazione, in realt non cos. Alcuni pazienti cerebrolesi, infatti,
conservano una percezione visiva essenzialmente intatta ma deficit dellimmaginazione visiva
e viceversa.(immaginazione visiva intatta e deficit nella percezione. Questa configurazione
nota anche come sindrome di Anton, nella quale i soggetti ciechi non sono consapevoli di
esserlo e confondono limmaginazione con la reale percezione)
PERCEZIONE DIRETTA
Gibson ha sostenuto che la percezione influenza le nostre azioni e ha definito la sua teoria un
approccio ecologico , proprio per sottolineare che la funzione principale della percezione
promuovere linterazione tra lindividuo e lambiente che lo circonda. Pi precisamente ha
suggerito una teoria diretta della percezione, basata su alcuni assunti teorici:
-I nostri occhi vengono raggiunti da un ordinamento ottico , che una configurazione di
stimolazioni luminose provenienti dallambiente esterno.
-Questo ordinamento fornisce informazioni chiare e costanti rispetto alla disposizione degli
oggetti nello spazio.
-Latto percettivo consiste nella raccolta delle info fornite in modo diretto dallordinamento
ottico, per mezzo del processo della risonanza.
Inoltre Gibson, propose anche il concetto di configurazione di flusso ottico, che consiste nella
variazione della configurazione luminosa che raggiunge un osservatore e che si viene a creare
quando questi si sposta o quando si spostano parti dellambiente visivo.
Infine, affronta il problema dellaffordance (uso potenziale di un oggetto) sostenendo che, gli
usi possibili dei vari oggetti sono direttamente percepibili. Ad esempio, lanciabilit o
mangiabilit di una mela, se siamo arrabbiati o affamati.
PERCEZIONE DEL MOVIMENTO UMANO
Quasi tutte le persone sono molto brave nellinterpretare i movimenti di altre persone e sono in
grado di decidere molto rapidamente se qualcuno sta camminando, correndo o se sta
zoppicando. Lo studioso Johansson ha sostenuto che la capacit a percepire il movimento
biologico innata. Egli ha descritto i processi implicati come spontanei e automatici. Sostegno
a tale tesi stato fornito in uno studio su neonati di 1-3 giorni. Questi bambini preferivano
guardare uno schermo che mostrava movimento biologico, piuttosto di un altro in cui esso era
assente. Questi risultati li condussero a concludere che lindividuazione del movimento una
capacit intrinseca del sistema visivo.
Tuttavia, alcune evidenze sperimentali con pazienti cerebrolesi hanno convalidato lipotesi
secondo cui i processi implicati nella percezione del movimento biologico siano diversi da quelli
implicati nella percezione del movimento in generale. Infatti si osservato che alcuni pazienti

ciechi al movimento con lesioni a carico delle aree motorie presentano gravi difficolt nel
percepire il movimento in generale, ma risultano essere molto bravi nellindividuare il
movimento biologico. In contrasto, altri pazienti presentano deficit della percezione del
movimento biologico mentre capacit intatta nellindividuazione del movimento in generale.
IMITAZIONE E SISTEMA DEI NEURONI-SPECCHIO
La nostra capacit a percepire i movimenti di altre persone si basa sullimitazione. Alcuni
teorici, per, hanno sostenuto che molti neuroni cerebrali, che vengono attivati quando
eseguiamo unazione, sono attivi anche quando osserviamo qualcuno che esegue la stessa
azione. Questi neuroni svolgono un ruolo centrale nella comprensione delle intenzioni altrui e
sono definiti: neuroni specchio. (Sebbene le ricerche al riguardo sono state condotte su
scimmie, esistono evidenze sperimentali a convalida di un sistema simile negli esseri umani.)
Tuttavia, per concludere, bisogna aggiungere che spesso la comprensione delle intenzioni che
si celano dietro le azioni altrui facilitata anche dal contesto.

CAPITOLO 4 - ATTENZIONE E PRESTAZIONE


Lattenzione si riferisce in genere alla selettivit del processo di elaborazione. Essa definita
come la presa di possesso, da parte della mente, di uno solo tra tanti oggetti che si presentano
come simultaneamente possibili o di un solo pensiero in un corso di pensieri. Inoltre si divide in:
-ATTENZIONE ATTIVA quando controllata dallalto verso il basso, dalle finalit o attese del
soggetto
-ATTENZIONE PASSIVA quando controllata dal basso verso lalto, da stimoli esterni
Unulteriore distinzione possibile tra ATTENZIONE FOCALIZZATA (o selettiva) E ATTENZIONE
DISTRIBUITA (o divisa). La prima si studia presentando contemporaneamente 2 o + stimoli e
chiedendo al soggetto di rispondere a uno solo di essi. La seconda, presentando almeno 2
stimoli e chiedendo di rispondere a tutti gli stimoli.
ATTENZIONE FOCALIZZATA UDITIVA
Cherry ha studiato il fenomeno del Cocktail Party, nel quale un soggetto segue una
conversazione nonostante ci siano molte voci nell'ambiente.
Ascolto dicotico: se si presentano due messaggi uditivi, di cui uno ombreggiato ( cio ripetuto
ad alta voce) ad uno orecchio e laltro no, trasmesso allaltro orecchio, si osserva che il secondo
messaggio viene trascurato, infatti sono pochissime le informazioni contenute in questo
messaggio che vengono elaborate. In pratica, ci dimostra che le informazioni trascurate non
vengono elaborate.
Teoria del filtro di Broadbent spiega questi risultati attraverso varie ipotesi:
-Due stimoli o messaggi presentati contemporaneamente, accedono in parallelo ad un registro
sensoriale

-Ad uno solo dei due, per, consentito passare attraverso un filtro, mentre laltro rimane nel
registro sensoriale per essere elaborato successivamente
-Il filtro necessario per prevenire il sovraccarico, al di l di esso, del meccanismo a capacit
limitata che elabora lo stimolo completamente.
Il messaggio trascurato quindi scartato dal filtro e riceve unelaborazione minima. Teoria
dell'attenuazione, proposta dalla Treisman, ha mostrato come i soggetti spesso possono
ripetere parole presentate allinterno di un messaggio trascurato, tale fenomeno noto come
affioramento. Laffioramento ha portato gli studiosi ad elaborare una versione modificata
della teoria di Broadbent, secondo la quale lanalisi dellinfo trascurata semplicemente
attenuata, ma cmq sottoposta ad unelaborazione consistente: slittamento.
ATTENZIONE FOCALIZZATA VISIVA
Nell'attenzione focalizzata visiva, i sistemi coinvolti sono principalmente due, uno definito come
volontario, endogeno, o diretto allobiettivo e laltro come involontario, esogeno, e guidato dallo
stimolo.
-Il sistema endogeno controllato dalle intenzioni e dalle aspettative del soggetto e si attiva in
seguito alla presentazione di indizi centrali.
-Il sistema esogeno sposta automaticamente lattenzione e si attiva in presenza di indizi
periferici non importanti. Esso si attiva anche quando viene presentato uno stimolo inatteso e
potenzialmente importante ed ha una funzione di interruzione del circuito: lattenzione visiva
viene deviata dal focus corrente.
Tuttavia sappiamo poco su come questi due sistemi interagiscono tra loro e inoltre sembra
improbabile che tutti i processi attenzionali possano essere attribuiti ad uno dei sistemi
ipotizzati.
Per quel che concerne, invece, il cosa viene selezionato nellattenzione focalizzata, bisogna dire
che vi sono varie possibilit. In primis possiamo prestare attenzione in modo selettivo ad
unarea o ad una regione dello spazio, in secondo luogo ad un oggetto o a pi oggetti e infine
anche ad unarea dello spazio e ad un dato oggetto insieme. Mentre agli stimoli visivi trascurati
accade semplicemente che ricevono minore elaborazione rispetto a quelli cui si presta
attenzione.
Alcuni studiosi sostengono che l'attenzione focalizzata visica sia simile alla luce prodotta da un
riflettore che illumina e rende visibile ogni cosa allinterno di unarea relativamente piccola del
campo visivo ma che, al contempo, non consente di vedere ci che sta al di fuori del fascio di
luce del riflettore. Altri studiosi, invece, la paragonano alla lente di un obiettivo (obiettivo
zoom) che consente di allargare o ridurre larea coperta dal fascio luminoso a proprio
piacimento proprio come possibile regolare lo zoom di un obiettivo. Infine vi la teoria dei
riflettori multipli, secondo la quale lattenzione focalizzata visiva molto pi flessibile di quanto
ipotizzato nel modello dellobiettivo zoom. Si suppone infatti, che sia possibile mostrare
unattenzione divisa in cui lattenzione diretta a due o pi regioni dello spazio non adiacenti.
Essa determinerebbe un risparmio delle risorse di elaborazione in quanto eviterebbe di prestare
attenzione a regioni poco importanti dello spazio visivo tra le due aree di interesse.
DISTURBI DELLATTENZIONE VISIVA
Due sono i principali disturbi dellattenzione visiva:
La sindrome neglect che una condizione in cui vi una perdita di consapevolezza degli
stimoli presentati sul lato controlaterale alla lesione. Nella maggior parte dei casi la lesione a

carico dellemisfero destro e comporta una scarsa consapevolezza degli stimoli presentati sul
lato sinistro del campo visivo. Quando i pazienti affetti da questa sindrome disegnano o
copiano un oggetto ne trascurano completamente la parte sinistra.
Lestinzione , invece, un fenomeno che si riscontra spesso nei pazienti affetti da neglect.
Essa implica lincapacit a individuare uno stimolo visivo presentato sul lato opposto alla
lesione cerebrale quando presente un secondo stimolo visivo posto sullo stesso lato della
lesione. Essa una condizione grave perch in genere nella vita quotidiana sono presenti
numerosi stimoli contemporaneamente.
Inoltre, sono state distinte tre diverse abilit implicate nel controllo dellattenzione:
-IL DISENGAGEMENT (allontanamento) dellattenzione da un determinato stimolo visivo. Un
deficit di questa abilit comporta una difficolt nel distogliere lattenzione da un determinato
stimolo, per cui il paziente in grado di vedere solo un oggetto alla volta, anche quando gli
oggetti sono vicini uno allaltro. Regione parietale posteriore.
-LO SHIFTING (trasferimento) dellattenzione da uno stimolo bersaglio ad un altro. Anche in
questo caso un deficit potrebbe creare problemi nelleffettuare movimenti oculari volontari,
soprattutto in direzione verticale . Collicolo superiore del mesencefalo.
-LENGAGING (concentrazione o impegno) dellattenzione su di un nuovo stimolo visivo. Nucleo
posteriore del talamo.
RICERCA VISIVA
Gli studi sulla ricerca visiva utilizzano compiti in cui un bersaglio specifico deve essere
individuato il + rapidamente possibile in unimmagine visiva. In questo campo sono state
proposte varie teorie come:
LA TEORIA DELLINTEGRAZIONE DELLE CARATTERISTICHE, proposta dalla Treisman,
secondo cui esiste unimportante distinzione tra le caratteristiche degli oggetti e gli oggetti
stessi. Questa teoria ipotizza che, inizialmente si verifica unelaborazione in parallelo di tutte le
caratteristiche di un oggetto, poi successivamente lelaborazione diventa seriale e le
caratteristiche vengono combinate per formare gli oggetti (esempio, una grande sedia rossa).
Inoltre sostiene che lelaborazione seriale + lenta di quella in parallelo, che le combinazioni
delle caratteristiche possono essere influenzate da conoscenze gi immagazzinate e che in
assenza di attenzione selettiva o di conoscenze immagazzinate, le caratteristiche visive
saranno combinate in modo casuale, ci produrr combinazioni errate, note come unioni
illusorie. In una versione pi complessa sono stati introdotti 4 tipi di attenzione selettiva: la
selezione della posizione, la selezione per le caratteristiche, la selezione delle posizioni definite
dall'oggetto, la selezione che determina la categoria di oggetto. Altri studiosi hanno identificato
due fattori che influenzano i tempi della ricerca visiva, la somiglianza tra gli elementi di
disturbo: la prestazione + veloce quando gli elementi di disturbo sono molto simili e la
somiglianza tra lo stimolo bersaglio e gli stimoli di disturbo.
TEORIA DELLA RICERCA GUIDATA, proposta da Wolfe . Secondo questa teoria la ricerca
visiva implica inizialmente unefficace elaborazione basata sulle caratteristiche, seguita da
processi di ricerca non altrettanto efficaci. Inoltre sostiene che il numero di elementi presentati
non ha alcun effetto sui tempi di individuazione del bersaglio se si utilizza lelaborazione in
parallelo, ma ha un effetto considerevole se si utilizza quella in serie. L'iniziale elaborazione
delle caratteristiche d luogo ad una mappa di attivazione, in cui ciascun elemento ha un
proprio livello d'attivazione.
IPOTESI DELLINTEGRAZIONE DELLE DECISIONI, proposta da Palmer. Secondo tale teoria
la ricerca visiva implica il prendere decisioni basate sulla possibilit di operare una distinzione

tra elementi bersaglio ed elementi di disturbo, indipendentemente dal fatto che gli stimoli
bersaglio siano costituiti da una sola caratteristica o da un insieme di caratteristiche. La ricerca
visiva in genere pi lenta quando sono presenti numerosi elementi perch la complessit del
processo di presa di decisione , in questo caso, maggiore.
RICERCA VISIVA DI BERSAGLI MULTIPLI. La ricerca visiva di bersagli multipli ha fornito le
evidenze pi convincenti a convalida del fatto che alcuni compiti di ricerca visiva implicano una
ricerca parallela mentre altri una ricerca seriale, inoltre tramite questo tipo di ricerca si
scoperto che il 72% dei compiti sembrava implicare unelaborazione parallela e solo il 28%
unelaborazione seriale.
EFFETTI CROSS-MODALI
Tutte le ricerche prese in esame fino a questo punto presentano dei limiti, in quanto sia la
modalit visiva che quella uditiva sono sempre state individuate in modo isolato. In realt nella
vita reale, spesso combiniamo o integriamo le informazioni provenienti da modalit sensoriali
diverse nello stesso tempo (attenzione cross-modale). Ad esempio, quando ascoltiamo
qualcuno che parla, spesso osserviamo contemporaneamente il movimento delle labbra. Le
info derivanti dalla modalit visive e uditiva vengono dunque associate per facilitare la nostra
comprensione. Tuttavia gli effetti cross-modali si verificano quando il dirigere lattenzione visiva
verso un dato punto attira anche lattenzione uditiva e/o tattile verso lo stesso punto o
viceversa. Esempio: illusione del ventriloquo.
ATTENZIONE DISTRIBUITA
L'attenzione distribuita ha impiegato l'approccio del doppio compito per valutare la nostra
abilit ad eseguire due compiti simultaneamente. La nostra prestazione dipende da e fattori:
somiglianza del compito, pratica, difficolt del compito.
La teoria della capacit centrale ipotizza che una capacit centrale a risorse limitate
(esempio esecutivo centrale, attenzione) possa essere usata in modo flessibile in varie attivit.
La qualit dellesecuzione dei 2 compiti dipende, dunque, dalle richieste che ciascun compito
pone a queste risorse. Se le richieste non eccedono la quantit totale di risorse di questa
capacit centrale, allora i 2 compiti non interferiscono tra loro, in caso contrario quando le
risorse sono insufficienti a soddisfare le richieste dei compiti, allora inevitabile che si verifichi
una compromissione della prestazione. Altri teorici, invece, hanno sostenuto che il sistema di
elaborazione costituito da meccanismi indipendenti di elaborazione, o risorse multiple.
Secondo questi studiosi i compiti interferiscono tra loro solo quando competono per le stesse
risorse specifiche, mentre compiti diversi coinvolgono risorse diverse e quindi non
interferiscono affatto tra loro. Alcuni teorici preferiscono un approccio basato su una sintesi tra
le 2 differenze teorie.
Nell'ambito della neuroscienza cognitiva, la scoperta che lattivazione cerebrale nei doppi
compiti inferiore allattivazione complessiva nei due compiti eseguiti separatamente nota
come subadditivit. Secondo gli autori esiste uninterdipendenza tra le regioni corticali nella
quantit di attivazione che possono sostenere, probabilmente a causa della quantit di risorse
richieste durante lesecuzione di un compito cognitivo.
Uno dei limiti della ricerca sui doppi compiti che i compiti usati non consentono di valutare
precisamente i processi che ne sono alla base (ad esempio lattenzione). Ci ha portato allo
sviluppo di vari compiti, compreso quello del blink attenzionale, in cui vengono presentati
rapidamente degli stimoli visivi. Si verifica un blink attenzionale, cio una capacit ridotta a
percepire e rispondere al secondo bersaglio quando esso viene presentato subito dopo il primo.
Esso addirittura non viene rilevato quando segue il primo di 200-500 ms. Che cosa causa il
blink attenzionale? Si suppone in genere che le persone dedichino la maggior parte delle

risorse attenzionali disponibili al primo bersaglio e quindi non dispongano di risorse sufficienti
per il secondo. Secondo la teoria della soppressione, la soppressione che dovrebbe essere
applicata al primo elemento di disturbo viene invece attibuita al secondo bersaglio causando
un effetto di soppressione. In conclusione, la causa del blink attenzionale sta nella difficolt ad
impegnare lattenzione due volte in un breve periodo di tempo per due eventi bersaglio discreti
dal punto di vista temporale.
ELABORAZIONE AUTOMATICA
Il miglioramento della prestazione nei doppi compiti che si ottiene con la pratica dipende dal
fatto che, grazie ad essa, i compiti diventano automatici. E stata tracciata, a tal proposito, una
distinzione teorica tra:
-Processi controllati: hanno capacit limitata, richiedono attenzione e possono essere usati
in modo flessibile in differenti circostanze.
-Processi automatici:non hanno capacit limitata, non richiedono attenzione e sono molto
difficili da modificare una volta appresi. (il problema di questi processi consiste proprio nella
loro mancanza di flessibilit, che pu compromettere la prestazione quando si verifica un
cambiamento delle circostanze che definiscono una data situazione).
Moors e De Houwer hanno sostenuto che dovremmo definire l'automaticit in base a varie
caratteristiche che la distinguono dalla non-automaticit. Le 4 caratteristiche dell'automaticit
sono: non collegata all'obiettivo, inconscia, efficace, veloce.
La neuroscienza cognitiva, ha offerto ancora una volta preziose informazioni. Difatti sappiamo
che, sebbene nessuna area cerebrale risulti associata esclusivamente alla consapevolezza o
allattenzione, gli studi attribuiscono alla corteccia prefrontale un ruolo significativo. Quindi se i
processi automatici sono inconsci dovremmo osservare una ridotta attivit di tale corteccia, e
questo quanto stato osservato (per cui la distinzione tra i due processi stata confermata).
TEORIA DI LOGAN
Questa teoria ha spiegato come si verifica la riduzione di attivit e consapevolezza quando
vengono effettuati compiti automatici. Lassunto centrale che i processi automatici sono
rapidi perch richiedono unicamente il recupero dalla memoria a lungo termine, di soluzioni
pregresse: esercitano uno scarso effetto sulla capacit di elaborazione disponibile per eseguire
altri compiti perch il recupero di informazioni gi apprese avviene relativamente senza alcuno
sforzo. Infine non esiste consapevolezza dei processi automatici perch tra la presentazione di
uno stimolo ed il recupero della risposta appropriata non ha luogo alcun processo significativo.
Tuttavia, i risultati di Logan e colleghi suggeriscono che lautomaticit anche un fenomeno
mnestico, che dipende dalla relazione tra informazioni apprese e recupero.
TEORIA DEL COLLO DI BOTTIGLIA
Sappiamo che quando uno stimolo viene presentato in rapida successione rispetto al primo, si
verifica in genere un considerevole rallentamento della velocit di risposta al secondo stimolo:
questo effetto noto come effetto del periodo psicologico refrattario, ed stato spiegato da
questa teoria. Essa sostiene che esiste un collo di bottiglia nel sistema di elaborazione, che
rende impossibile prendere contemporaneamente due decisioni in merito alle risposte esatte
da dare a due stimoli diversi. Quindi la scelta della risposta si verifica inevitabilmente in modo
seriale e ci crea un collo di bottiglia nellelaborazione in seguito a pratica prolungata.

CAPITOLO 5 APPRENDIMENTO, MEMORIA E OBLIO

Quando si parla di memoria, bisogna tener conto sia della struttura della memoria che dei
processi operanti al suo interno. La struttura fa riferimento al modo in cui organizzata la
memoria, mentre i processi riguardano le attivit che si verificano al suo interno. Tuttavia
apprendimento e memoria implicano una serie di stadi distinti, che sono: codificaimmagazzinamento- recupero.
STRUTTURA DELLA MEMORIA
Modello multi-magazzino questo modello ha descritto la struttura della memoria
suddividendola in magazzini. Ne sono stati proposti 3, essi sono:
- Magazzini sensoriali, che sono specifici per ciascuna modalit sensoriale e conservano le
informazioni per un tempo molto breve.
- Un magazzino di memoria a breve termine di capacit piuttosto limitate
- Un magazzino di memoria a lungo termine di capacit illimitata che pu conservare le
informazioni per periodi di tempo estremamente lunghi.
Le informazioni provenienti dallambiente sono inizialmente accolte nei magazzini sensoriali,
qui restano per un periodo di tempo molto breve e alcune di esse vengono messe a fuoco ed
elaborate ulteriormente nel magazzino di memoria a breve termine. Successivamente alcune
delle info elaborate in questo ultimo magazzino vengono poi trasferite nel magazzino a lungo
termine.
MAGAZZINI SENSORIALI, il magazzino visivo spesso noto come magazzino iconico. Esso
contiene le info fino a 500 millisecondi, mentre il magazzino uditivo definito magazzino
ecoico. La durata delle informazioni allinterno del magazzino ecoico di circa 2-4 secondi.
MAGAZZINI A BREVE E LUNGO TERMINE, la capacit del magazzino a breve termine molto
limitata, di solito il numero massimo di elementi (ad esempio di cifre) che vengono rievocati
senza errori di sette +/- due. Miller ha sostenuto che la capacit della MBT deve essere
valutata in base al numero di chunks, o unit d'informazione basate su precedenti
apprendimenti ed esperienze. Inoltre si osservato che le informazioni non reiterate vengono
annullate con rapidit nella memoria a breve termine attraverso il decadimento. Al contrario si
sostiene che loblio nella memoria a lungo termine implichi meccanismi diversi. In particolare,
vi una notevole quantit di oblio dipendente dal suggerimento (cio le tracce mnestiche sono
ancora presenti nella memoria, ma sono inaccessibili; un suggerimento adeguato potrebbe
consentirne il recupero). Ancora, la distinzione tra memoria a breve e a lungo termine
garantita anche dalle evidenze sperimentali ottenute con pazienti cerebrolesi che presentano
una doppia dissociazione; infatti vi sono pazienti amnesici che presentano una scarsa memoria
a lungo termine, ma una memoria a breve termine normale (questi pazienti riportano lesioni a
carico del lobo temporale medio, compreso ippocampo) e pazienti che mostrano una
configurazione opposta ( questi ultimi sono colpiti da lesioni dei lobi temporale e parietale).
Modelli a magazzino singolo secondo questi modelli la distinzione tra memoria a breve e
lungo termine meno netta. Secondo i ricercatori la memoria a breve termine costituita da
attivazioni temporanee di rappresentazioni della memoria a lungo termine p da
rappresentazioni di elementi percepiti di recente. Gli studi di neuroimaging funzionale
convalidano anche queste previsioni, tuttavia il limite principale di questo approccio che
risulta eccessivamente semplicistico sostenere che la memoria a breve termine sia attivata
solo dalla memoria a lungo termine.
WORKING MEMORY (MEMORIA DI LAVORO)

Alcuni studiosi hanno sostituito il concetto di magazzino a breve termine con quello di working
memory. Secondo questi autori la memoria di lavoro costituita da quattro componenti:
Un esecutivo centrale (simile allattenzione)
Un circuito articolatorio (noto come circuito fonologico) che conserva le info in forma
fonologica, ovvero basata sul linguaggio
Un taccuino visuo-spaziale specializzato nella codifica spaziale e/o visiva
Un buffer episodico, che un sistema di immagazzinamento temporaneo che pu conservare e
integrare le informazioni provenienti dal circuito fonologico, dal taccuino visuo-spaziale e dalla
memoria a lungo termine
La componente pi importante della working memory lesecutivo centrale. Esso ha capacit
limitata, simile allattenzione e gestisce i compiti pi impegnativi dal punto di vista cognitivo.
Il circuito fonologico conserva lordine in cui sono presentate le parole, mentre il taccuino viene
usato per limmagazzinamento e la gestione delle informazioni spaziali e visive. Tuttavia
ciascuna componente ha capacit limitata ed relativamente indipendente.
IL CIRCUITO FONOLOGICO. Esso costituito da:
- Un magazzino fonologico passivo, direttamente coinvolto nella percezione del linguaggio.
Corteccia parietale inferiore sinistra.
- Un processo articolatorio connesso alla produzione del linguaggio che d accesso al
magazzino fonologico. Corteccia frontale inferiore sinistra.
Da ci possiamo, quindi, dedurre che la presentazione uditiva di parole produce un accesso
diretto al magazzino fonologico, mentre la presentazione visiva di parole permette solo un
accesso indiretto a tale magazzino, attraverso larticolazione subvocale. Tuttavia, la funzione
del circuito fonologico, non quella di ricordare parole familiari, ma di apprenderne di nuove.
IL TACCUINO VISUO-SPAZIALE. Anche il taccuino visuo-spaziale pu essere suddiviso in 2
componenti:
- Il deposito visivo (cache) che immagazzina le info relative alla forma e al colore. Corteccia
prefrontale ventrale.
- Il copista interno (scribe) che gestisce le info spaziali e di movimento. Corteccia prefrontale
dorsale
ESECUTIVO CENTRALE. Larea cerebrale maggiormente implicata nel funzionamento
dellesecutivo centrale la corteccia prefrontale. Nel modello originale, lesecutivo centrale era
unitario, cio funzionava come unit singola. In anni recenti, per, gli studiosi hanno sempre di
pi sostenuto una sua maggiore complessit, attribuendogli diverse funzioni come:
- Funzione dinibizione: si riferisce alla capacit di inibire deliberatamente le risposte dominanti,
automatiche quando necessario.
- Funzione di trasferimento: si riferisce allo spostarsi tra vari compiti, operazioni o set mentali.
Viene usata quando si trasferisce lattenzione da un compito ad un altro.
- Funzione di aggiornamento: usata quando si aggiornano le informazioni che bisogna
ricordare.

Un modo per capire limportanza dellesecutivo centrale studiare pazienti cerebrolesi con
compromissione dellesecutivo centrale. Tali persone soffrono di sindrome disesecutiva, che
comporta difficolt nella pianificazione, nellorganizzazione e nel monitoraggio del
comportamento. I pazienti affetti da tale sindrome in genere presentano una lesione a carico
dei lobi frontali nella parte anteriore del cervello. Tuttavia, alcuni pazienti sembrano presentare
lesioni a carico delle regioni posteriori (soprattutto parietali) e non delle regioni frontali.
BUFFER EPISODICO. Il buffer episodico episodico in quanto conserva le informazioni che
sono integrate da vari sistemi in coerenti strutture complesse: scene o episodi. Nellintegrare
le informazioni derivanti da modalit diverse, diversi studiosi hanno suggerito lesistenza di
stretti legami tra il buffer episodico e lesecutivo centrale. Tuttavia, si potrebbe dire che esso
fornisce la colla per integrare le informazioni allinterno della memoria di lavoro. Lippocampo
svolge un ruolo cruciale nel fare ci.
TEORIA DEI LIVELLI DI ELABORAZIONE
Secondo Craik e Lockhart importante il modo in cui elaboriamo le informazioni durante
lapprendimento, infatti, i processi, attentivi e percettivi, operanti al momento
dellapprendimento determinano il tipo dinformazione immagazzinata nella memoria a lungo
termine. Sono stati individuati, pertanto, vari livelli di elaborazione, che vanno dallanalisi
superficiale o fisica dello stimolo a unanalisi profonda o semantica. Inoltre, si osservato che il
livello o profondit di elaborazione di uno stimolo ha un considerevole effetto sulla sua
memorizzabilit. Livelli pi profondi di analisi producono tracce mnestiche pi elaborate, di
maggiore durata e pi intense di quanto non facciano livelli superficiali di analisi. Gli studi
hanno messo in evidenza che la memoria a lungo termine dipende sia dal tipo che dalla
complessit di elaborazione. Inoltre gli effetti dei livelli di elaborazione sono maggiori per la
memoria esplicita rispetto a quella implicita.
Tuttavia anche questa teoria presenta vari limiti. In primo luogo risulta difficile stabilire
leffettivo livello di elaborazione utilizzato, in secondo luogo questi studiosi hanno sottovalutato
notevolmente limportanza dellambiente di recupero per la prestazione di memoria.
APPRENDIMENTO IMPLICITO
Lapprendimento implicito lapprendimento senza la consapevolezza di avere imparato.
Esso stato contrapposto a quello esplicito, che implica invece la consapevolezza di ci che si
appreso.
Sono state individuate 5 caratteristiche
dellapprendimento implicito, che sono:
-Robustezza i sistemi impliciti sono influenzati relativamente poco dai disturbi (es. amnesia)
che interessano i sistemi espliciti.
-Indipendenza dallet lapprendimento implicito
scarsamente influenzato dallet o livello evolutivo.
-Bassa variabilit vi sono
minori differenze individuali in questo tipo di apprendimento e nella memoria implicita che
nellapprendimento e memoria esplicita.
-Indipendenza dal QI
-Comunanza di processi i sistemi implicati sono comuni alla maggior parte della specie.
Tuttavia se lapprendimento implicito e quello esplicito sono diversi, durante tali processi
dovrebbero essere attivate aree cerebrali diverse. La consapevolezza associata allattivazione
di molte aree cerebrali, in particolare del cingolato anteriore e della corteccia prefrontale
dorsolaterale. Lapprendimento implicito, invece, stato associato allattivazione dello striato
(parte dei gangli basali, nelle aree interiori degli emisferi cerebrali). Gli studi di neuroimaging
funzionale hanno per fornito SCARSE evidenze a convalida delle precedenti previsioni,

sembra, infatti, che non vi sia una maggiore attivazione dello striato durante lapprendimento
implicito. Gli studi su pazienti cerebrolesi si sono concentrati sul morbo di Parkinson,
caratterizzato da tremore agli arti e rigidit muscolare, associato a una lesione dello striato.
TEORIE DELLOBLIO
Loblio fu studiato per la prima volta in modo analitico da Hermann Ebbinghaus, il quale scopr
che loblio era molto rapido nel corso della prima ora successiva alla fase di apprendimento,
ma diventa via via pi lento. Quasi tutti gli studi su questo fenomeno si sono concentrati sulla
memoria esplicita, che implica il ricordo consapevole delle informazioni, apprese in precedenza.
Tuttavia il confronto tra velocit di oblio in questo tipo di memoria e in quella implicita
suggerisce che esso pi lento nella memoria implicita. Sono state, infine, proposte numerose
teorie sulloblio, che non si escludono a vicenda. Le principali sono:

TEORIA DELLINTERFERENZA
Questa teoria ipotizza che la nostra capacit a ricordare ci che stiamo imparando pu essere
alterata o disturbata da ci che abbiamo appreso in precedenza (interferenza proattiva) o
anche da ci che apprenderemo in futuro (interferenza retroattiva). Alcuni studiosi hanno
sostenuto che linterferenza proattiva pu essere dovuta o a problemi nel recupero della
risposta (discriminabilit) o alla forza della risposta inesatta, appresa inizialmente (bias). In
particolare, scoprirono che linterferenza dipendeva pi dalla forza della risposta inesatta che
dalla discriminabilit. Tuttavia, le persone usano processi attivi di controllo per ridurre
linterferenza proattiva. Per quanto riguarda, invece, gli studi sullinterferenza retroattiva, si
giunti alla consapevolezza che, in genere, essa maggiore quando i nuovi elementi appresi,
sono simili a quelli appresi in precedenza. Inoltre, questo tipo dinterferenza pu verificarsi
anche quando non avviene alcun apprendimento durante la ritenzione. In alcuni esperimenti, i
partecipanti imparavano una lista di parole ed erano esposti a vari compiti durante lintervallo
di ritenzione prima di verificare la rievocazione delle parole. Si osserv anche in questo caso un
alto livello dinterferenza retroattiva, dovuta, secondo gli autori, a uno sforzo mentale durante
lintervallo di ritenzione.
RIMOZIONE
Questo costrutto deve le sue origini a Freud. Egli sostenne che avvenimenti avvertiti come
minacciosi o in grado di generare ansia spesso non riescono ad accedere alla sfera della
consapevolezza, attraverso il fenomeno che defin rimozione. Secondo lo psicologo austriaco
fondamentalmente la rimozione consiste nel rifiutare qualcosa tenendola fuori dalla sfera della
consapevolezza.
OBLIO MOTIVATO
Loblio motivato svolge una funzione adattiva, poich, molte informazioni contenute nella MLT
sono antiche o irrilevanti per gli obiettivi attuali.
Oblio guidato un fenomeno che comporta la compromissione della MLT determinata da
unistruzione di dimenticare alcune informazioni presentate per lapprendimento. E' stato
studiato con il metodo degli elementi e con il metodo delle liste. Anderson ha proposto una
variante del metodo degli elementi nota come paradigma pensare/non pensare. Secondo
l'ipotesi del deficit esecutivo, la capacit a rimuovere i ricordi dipende dalle differenze
individuali nelle capacit di controllo esecutivo. Un limite delle ricerche che non chiaro il
motivo per cui esso si verifica, infatti, potrebbe sorgere in seguito alla minore reiterazione degli
elementi da non ricordare e quindi, da un processo attivo che tende ad inibire
limmagazzinamento delle parole nella MLT.

Oblio dipendente da suggerimenti, loblio avviene spesso perch non disponiamo dei
suggerimenti adatti. Tulving, ad esempio, svilupp il concetto di oblio-suggerimento-dipendente
nel suo principio della specificit della codifica. Egli sosteneva che il successo nel
recuperare un elemento bersaglio dipendeva molto dalla coerenza tra informazione presente al
momento del recupero e informazione immagazzinata nella memoria e cio, ipotizz che la
traccia mnestica di un elemento in genere costituita dallelemento stesso e dalle informazioni
sul contesto (ambiente, stato danimo), ne consegue che la prestazione di memoria ottimale
quando il contesto al momento del recupero uguale al contesto al momento
dellapprendimento. Ad esempio, le informazioni relative allo stato danimo vengono spesso
immagazzinate nelle tracce mnestiche e si verifica un oblio maggiore se lo stato danimo al
momento della rievocazione diverso. Il concetto secondo il quale loblio dovrebbe essere
minore se lo stato danimo uguale sia al momento dellapprendimento sia a quello della
rievocazione noto come: memoria dipendente dallo stato. Tuttavia, leffetto maggiore
quando i partecipanti si trovano in uno stato danimo positivo perch sono motivati ad alterare
stati danimo negativi.
Consolidamento un processo che dura molto e fissa le informazioni nella MLT, pi
precisamente si suppone che lippocampo svolga un ruolo fondamentale nel consolidamento
dei ricordi. Unipotesi fondamentale che le memorie formatesi di recente e ancora in fase di
consolidamento sono particolarmente soggette a interferenza e oblio. Secondo alcune versioni
di questa teoria, il processo di consolidamento implica due fasi principali:
La prima fase ha luogo nellarco di ore e si concentra sullippocampo.
La seconda fase si verifica in un periodo di tempo che oscilla da giorni ad anni e implica
interazioni tra lippocampo e la neocorteccia.
Inoltre la teoria del consolidamento relativa a 2 antiche leggi sull'oblio:
Legge di Jost: se due tracce mnestiche hanno uguale forza ma differente et, la pi antica delle
due decade pi lentamente. Legge di Ribot: gli effetti negativi delle lesioni cerebrali sulla
memoria sono maggiori sui ricordi di recente formazione che su quelli pi antichi.

CAPITOLO 6 SISTEMI DI MEMORIA A LUNGO TERMINE


Esistono quattro sistemi di memoria a lungo termine: la memoria episodica, la memoria
semantica, il sistema di rappresentazione percettiva e la memoria procedurale.
Evidenze convincenti sullesistenza di diversi sistemi di MLT derivano dallo studio di pazienti
cerebrolesi, che soffrono di amnesia. La sindrome amnesica presenta le seguenti
caratteristiche:
- Amnesia anterograda, una marcata compromissione della capacit a ricordare nuove
informazioni apprese dopo lesordio dellamnesia.
- Amnesia retrograda, difficolt a ricordare eventi che si sono verificati prima dellamnesia.
- I pazienti che soffrono di sindrome amnesica presentano di solito una MBT intatta.
- I pazienti con sindrome amnesica hanno di solito, dopo lesordio dellamnesia, ancora una
capacit di apprendimento residua.
Le cause dellamnesia possono essere diverse. Lictus bilaterale un fattore che causa
amnesia, ma i traumi cranici circoscritti sono la causa pi comune. La maggior parte degli studi
si sono concentrati su pazienti che sono diventati amnestici a causa dell'abuso cronico di alcool
(sindrome di Korsakoff).

Tuttavia la distinzione pi importante tra i diversi tipi di MLT quella tra memoria dichiarativa e
memoria non dichiarativa. La memoria dichiarativa implica il ricordo consapevole di eventi e
fatti: si riferisce a ricordi che possono essere dichiarati o descritti, essa definita anche
memoria esplicita perch richiede il ricordo consapevole di esperienze pregresse. Al contrario,
la memoria non-dichiarativa (o implicita) non implica il ricordo consapevole, generalmente
otteniamo prove di questa memoria attraverso losservazione dei cambiamenti
comportamentali. La memoria non dichiarativa implica un miglioramento della prestazione
anche in assenza di ricordo consapevole.
La memoria dichiarativa si divide in:
Memoria episodica che si riferisce allimmagazzinamento e recupero di specifici eventi o
episodi che si sono verificati in un dato luogo e in un dato momento. E il tipo di esperienza
consapevole che si prova quando si pensa a un momento particolare del proprio passato e si
rivive in modo consapevole un episodio o uno stato danimo esattamente come allora. La
memoria episodica dipende prevalentemente dalla componente ippocampale ed soggetta a
sostanziale e progressivo oblio con il passare del tempo. La memotia episodica viene valutata
con 2 tipi di test: il riconoscimento e la rievocazione. La memoria di riconoscimento pu
implicare il ricordo (dettagli contestuali) o la familiarit. La memoria episodica un processo
fondamentalmente costruttivo, piuttosto che riproduttivo, che suscettibile a vari tipi di errori
e illusioni.
Memoria semantica. Essa invece laspetto della memoria umana che corrisponde a
conoscenze generali sugli oggetti, sul significato delle parole, su eventi e persone, senza
riferimento a un particolare momento o luogo. E associata prevalentemente allattivazione
della corteccia entorinale, peririnale e paraippocampale.

I MODELLI A RETE
Secondo questo modello, la memoria semantica altamente organizzata o strutturata. Lipotesi
centrale che sia costituita da reti gerarchiche. I concetti principali (ad esempio animale,
uccello) sono rappresentati come nodi e le propriet o caratteristiche (ad esempio ha le ali,
giallo) sono associate a ciascun concetto. Inoltre il modello sostiene che spesso usiamo la
memoria semantica in modo efficace inferendo la risposta esatta. Il modello presenta vari
problemi. Non stato considerato l'effetto tipicit e i concetti non appartengono a categorie
definite rigidamente. In vista di ci, il modello a rete fu sostituito con la teoria della
diffusione dellattivazione, secondo la quale la memoria semantica organizzata in base a
relazioni semantiche o a distanza semantica. Le relazioni possono essere misurate chiedendo
alle persone di decidere laffinit tra varie coppie di parole o di elencare il numero maggiore
possibile di membri appartenenti alla stessa categoria. I membri indicati pi spesso sono quelli
collegati pi strettamente alla categoria. Inoltre, secondo questa teoria quando una persona
vede, sente o pensa a un concetto, viene attivato il nodo appropriato nella memoria, e questa
attivazione si diffonde, poi, ad altri concetti strettamente collegati dal punto di vista semantico
ed in modo pi debole anche a quelli pi distanti. (quindi prevede leffetto tipicit).
ORGANIZZAZIONE DEI CONCETTI NEL CERVELLO
Si suppone spesso che disponiamo di schemi (pacchetti organizzati di conoscenza)
immagazzinati nella MS. Ma, in che modo organizzata questa conoscenza nel cervello? Una
possibilit ovvia che tutte le informazioni che possediamo su di un dato oggetto o concetto
siano immagazzinate in un punto del cervello, unaltra possibilit che tipi diversi
dinformazione (caratteristiche) su di un dato oggetto siano immagazzinate in diversi punti del
cervello. Questa seconda possibilit stata sviluppata dalla Teoria percettivo-funzionale,

che distingue le caratteristiche visive o percettive (che aspetto ha loggetto?) da quelle


funzionali (a cosa serve?) e sostiene che la nostra conoscenza degli esseri viventi per lo pi
basata sulle informazioni percettive, mentre la conoscenza degli oggetti inanimati implica
soprattutto le informazioni funzionali. Molti pazienti cerebrolesi mostrano deficit specifici per
categoria, cio incontrano problemi con specifiche categorie di oggetti. Anche gli studi di
neuroimaging funzionale convalidano le ipotesi della teoria percettivo-funzionale, infatti,
stata rilevata unattivazione maggiore delle regioni posteriori sinistre del lobo temporale
quando si effettua unelaborazione delle informazioni percettive e, viceversa, unattivazione
maggiore delle regioni inferiori posteriori sinistre del lobo temporale quando era effettuata
unelaborazione delle informazioni non percettiva, come quelle funzionali. Tuttavia,
lapproccio delle propriet multiple ha dimostrato che la distinzione tra propriet
percettive e funzionali troppo semplicistica e ha sostenuto che le caratteristiche funzionali
dovrebbero essere divise in comportamenti (che cosa fa un oggetto) e informazioni funzionali
(per che cosa viene usato), mentre le propriet percettive dovrebbero essere divise in visive
(compresi i colori), uditive, tattili e gustative.
Ci si inoltre chiesto se la memoria semantica contiene anche rappresentazioni amodali
relativamente astratte non associate direttamente ad alcuna modalit sensoriale. Secondo le
teorie di cognizione situata ci non possibile, mentre per la teoria del distribuito pi fulcro
questo pu accadere, poich vi un fulcro (immagazzinato nei lobi temporali anteriori) per
ciascun concetto oltre alle informazioni distribuite modalit-specifiche. L'approccio della
cognizione situata utile per capire la nostra conoscenza di concetti e oggetti concreti. Ma gli
studi sulla demenza semantica, che implica la perdita delle conoscenze relative ai concetti
associata ad una degenerazione dei lobi temporali anteriori, hanno messo in luce il fatto che la
prestazione di pazienti di questo tipo scarsa in test che implicano tutte le categorie
semantiche, indipendentemente dalla modalit di input o di output.
La memoria non dichiarativa, invece, si suddivide in:
Sistema di rappresentazione percettiva che pu essere considerato una raccolta di moduli
dominio-specifici che opera sulle informazioni percettive relative alla forma e alla struttura di
parole e oggetti. Dimportanza fondamentale in questo sistema il priming di ripetizione:
lelaborazione dello stimolo ha luogo pi rapidamente e/o pi agevolmente alla seconda
presentazione e a quelle successive dello stimolo. (ad esempio, possiamo identificare uno
stimolo pi rapidamente quando presentato per la seconda volta).
Memoria procedurale che si riferisce allapprendimento di abilit motorie e cognitive e si
manifesta in unampia gamma di situazioni. Altre forme di memoria procedurale sono il
condizionamento classico, quello operante, abituazione e sensibilizzazione. Tuttavia,
lapprendimento di abilit non altro che il graduale miglioramento della prestazione in seguito
alla pratica. Gli studiosi hanno individuato numerosi tipi di apprendimento di abilit o memoria
procedurale: apprendimento di abilit motorie, apprendimento di sequenze, disegno allo
specchio, apprendimento di abilit percettive, lettura allo specchio, apprendimento di una
grammatica artificiale ecc.
Esistono numerose differenze tra effetto priming di ripetizione e memoria procedurale.
Innanzitutto, il priming spesso si verifica rapidamente, mentre la memoria procedurale o
apprendimento di abilit in genere lenta e graduale. In secondo luogo, vi la specificit dello
stimolo. Il priming legato a stimoli specifici, mentre lapprendimento di abilit in genere si
generalizza a numerosi stimoli. In terzo luogo, vi sono evidenze sempre maggiori riguardo al
fatto che aree cerebrali diverse sono associate per questi due tipi di memoria non dichiarativa.
EFFETTO PRIMING DI RIPETIZIONE

Tuttavia, possibile tracciare una distinzione tra priming percettivo e priming concettuale. Il
priming percettivo si verifica quando la presentazione ripetuta di uno stimolo facilita
lelaborazione delle sue caratteristiche percettive. Viceversa, il priming concettuale si
verifica quando la presentazione ripetuta di uno stimolo facilita lelaborazione del suo
significato.

CAPITOLO 7 LA MEMORIA QUOTIDIANA


Tre sono le ipotesi principali sulla memoria quotidiana:
-Ha uno scopo preciso
-Ha una qualit personale, in altre parole influenzata dalla personalit e da altre
caratteristiche dellindividuo
-E influenzata dalle necessit della situazione (ad esempio, il desiderio di fare colpo su
qualcuno)

La sostanza della tesi di Neisser questa: Quello che ricordiamo nella vita di tutti i giorni
determinato dai nostri obiettivi personali, mentre ci che ricordiamo nella ricerca sulla memoria
tradizionale per lo pi determinato dalle richieste di precisione dello sperimentatore.
MEMORIA AUTOBIOGRAFICA
I nostri ricordi autobiografici sono di grande interesse perch si riferiscono agli obiettivi
principali della nostra vita, alle nostre pi profonde emozioni e ai nostri valori personali. A tal
proposito, opportuno fare una distinzione tra memoria autobiografica e memoria episodica.
La memoria autobiografica la memoria per gli avvenimenti della propria vita, mentre quella
episodica riguarda esperienze personali o eventi che hanno avuto luogo in un dato momento,
in un dato luogo. Inoltre la M. autobiografica riguarda avvenimenti che hanno un significato
personale, mentre quella episodica si riferisce spesso a eventi banali, ancora la prima
abbraccia anni o decenni precedenti, mentre la seconda solo minuti o ore. Infine, la distinzione
tra i due tipi di memorie convalidata anche dagli studi di neuroimaging funzionale. Questi
studi, infatti, dimostrano che nellutilizzo della memoria autobiografica e di quella episodica si
attivano aree DIVERSE della corteccia cerebrale.
Quasi tutte le persone ritengono di avere ricordi autobiografici molto chiari e duraturi di eventi
pubblici importanti, drammatici e sorprendenti come lattacco terroristico agli Stati Uniti dell11
settembre 2001 o la morte della principessa Diana. Questi ricordi sono stati definiti ricordi
flashbulb o fotografici da vari autori, i quali hanno sostenuto che gli eventi drammatici
percepiti da un soggetto come sorprendenti e portatori di conseguenze reali per la propria vita
attivano un particolare meccanismo neurale che stampa i dettagli di tali eventi in modo
permanente nel sistema di memoria. Secondo tali autori, i ricordi flashbulb spesso includono le
seguenti informazioni: linformatore (persona che ha fornito linformazione), il luogo in cui si
appresa la notizia, levento, lo stato emotivo del soggetto, lo stato emotivo degli altri e le
conseguenze dellevento per il soggetto. Tuttavia la tesi fondamentale che questi ricordi sono
molto diversi da tutti gli altri per longevit, precisione e perch si basano su un particolare
meccanismo neurale. Altri autori non sono daccordo, secondo questi ultimi i ricordi flashbulb
dipendono da altri fattori come la sorpresa, la reiterazione manifesta, la novit dellevento ecc.
Come possiamo stabilire se i ricordi riferiti dalle persone sono autentici? E possibile stabilire
lautenticit dei ricordi autobiografici attraverso lo studio dei diari. Wagenaar tenne un diario
in cui registr 2.000 avvenimenti in pi di sei anni. Per ciascun evento, registrava le
informazioni su chi, che cosa, dove e quando, pi la piacevolezza, laspetto emotivo e
limportanza o la rarit di ciascun evento. Poi verific la propria memoria usando le varie
informazioni singolarmente o in associazione tra loro.
RICORDI NELLARCO DELLA VITA
Sono stati scoperti, riguardo a questargomento, due risultati dinteresse teorico:
-Amnesia infantile: evidenziata dalla mancanza quasi totale di ricordi risalenti ai primi tre
anni di vita, forse perch i bambini non riescono a formare MLT. La spiegazione pi nota
dellamnesia infantile quella fornita da Freud, il quale ha affermato che essa avviene
mediante la repressione. (Pensieri ed esperienze avvertiti come minacciosi o in grado di
generare ansia, vengono relegati nellinconscio). Questa teoria non spiega, per, perch gli
adulti e gli adolescenti non riescono a ricordare eventi positivi e neutri della prima infanzia!
Altri studiosi hanno enfatizzato, invece, il ruolo svolto dallo sviluppo del s cognitivo. Lipotesi
fondamentale che: Lo sviluppo del s cognitivo nel secondo anno di vita, fornisce una nuova
struttura intorno alla quale possibile organizzare i ricordi. Con questo progresso cognitivo
assistiamo alla comparsa dei ricordi autobiografici e alla fine dellamnesia infantile. Unaltra
possibile spiegazione allamnesia infantile deriva dalla teoria evolutiva socio-culturale. Secondo
la teoria, sia la lingua che la cultura sono di fondamentale importanza nello sviluppo precoce

della memoria autobiografica. Il linguaggio importante perch usato per comunicare i propri
ricordi, infatti, le esperienze che accadono prima che i bambini sappiano parlare sono difficili da
esprimere successivamente. Come previsto dalla teoria evolutiva socio-culturale, lo stile di
reminiscenza della madre un fattore importante. La precoce capacit dei bambini di parlare
del passato era decisamente migliore tra quelli le cui madri avevano uno stile di reminiscenza
elaborato. Le abilit linguistiche di cui i bambini dispongono al momento dellesperienza
determinano ci che saranno in grado di rievocare successivamente.
-Picco di reminiscenza costituito da un numero sorprendentemente vasto di ricordi risalenti a
unet compresa tra 10 e 30 anni, specialmente tra i 15 ed i 25. Gli autori hanno fatto
riferimento alla novit e alla stabilit per spiegare la sua esistenza. La maggior parte degli
adulti, infatti, ha un periodo di stabilit che comincia allinizio della maturit perch in quel
periodo che si sviluppa il senso didentit adulta. Ci fornisce una struttura cognitiva che serve
come organizzazione stabile degli eventi. Molti ricordi che risalgono alla prima maturit sono
nuovi, in quanto si formano poco dopo lemergere dellidentit adulta. La novit un vantaggio
perch produce ricordi peculiari.
SISTEMA DI AUTO-MEMORIA
Secondo una delle teorie pi autorevoli sulla memoria autobiografica, possediamo un sistema
di auto-memoria che ha due componenti principali:
1)Conoscenza di base della memoria autobiografica contiene informazioni personali a tre
livelli di specificit:
-Periodi della vita
-Eventi generali
-Conoscenza evento-specifica: costituita da immagini, sensazioni e altri dettagli che si
riferiscono a eventi generali e a periodi.
2)S operativo relativo al s, a che cosa pu diventare nel futuro e allattuale serie di
obiettivi dellindividuo. Gli obiettivi del s influenzano il tipo di ricordi immagazzinati nella
conoscenza di base della memoria autobiografica. Essi determinano anche parzialmente quali
ricordi autobiografici rievochiamo.
Secondo questa teoria possibile avere accesso ai ricordi autobiografici attraverso il recupero
generativo o diretto. Il primo usato quando costruiamo deliberatamente ricordi autobiografici
combinando le risorse de s operativo con le info contenute nelle conoscenze di base. Al
contrario, il recupero diretto non implica il s operativo. I ricordi autobiografici prodotti con il
recupero diretto sono attivati da indizi specifici (ad esempio, lascolto della parola Parigi alla
radio, pu produrre il recupero diretto del ricordo di una vacanza trascorsa in quella citt).
Esistono evidenze considerevoli a convalida del fatto che la corteccia prefrontale svolge un
ruolo fondamentale nel recupero dei ricordi autobiografici.
TESTIMONIANZA OCULARE
Le testimonianze oculari possono essere distorte attraverso tendenze o bias alla conferma, cio
il ricordo dellevento influenzato dalle attese dellosservatore. Bartlett ha spiegato perch la
nostra memoria influenzata dalle aspettative. Egli ha sostenuto che possediamo numerosi
schemi o pacchetti di conoscenze immagazzinati nella MLT. Questi schemi ci portano a formare
certe aspettative e possono alterare la nostra memoria facendoci ricostruire i dettagli di un
evento in base a ci che deve essere stato vero. Ad esempio, gli schemi di una rapina in
banca che la maggior parte delle persone possiede include informazioni come: i rapinatori sono

in genere maschi, indossano abiti scuri, chiedono soldi e hanno una macchina che li aspetta.
Ora stato osservato che nel momento in cui i soggetti devono interpretare, ricordare elementi
ambigui, lo fanno in base a questi schemi, per esempio nonostante la testa del rapinatore fosse
coperta da un passamontagna che ne rendeva ambiguo il sesso, essi tendevano a ricordare il
rapinatore come maschio e quindi in modo coerente rispetto allo schema. Ne consegue, in
questo caso, che la loro rievocazione risultava sistematicamente distorta e includeva
informazioni pertinenti al loro schema anche se non corrispondevano a ci che realmente
avevano osservato.
VIOLENZA E ANSIA
Quali sono gli effetti della violenza e dellansia sulla precisione della memoria dei testimoni
oculari? Gran parte delle ricerche a tale proposito ha riguardato la concentrazione sullarma in
cui i testimoni prestano attenzione sullarma, il che riduce la loro memoria per le altre
informazioni. Ci pu verificarsi perch larma implica una minaccia o perch attrae
lattenzione in quanto inaspettata nella maggior parte dei contesti in cui vista da testimoni.
Tuttavia, in questo modo si dimostrato che sia la violenza, sia lansia, ma anche lo stress,
compromettono la memoria dei testimoni oculari.
Inoltre, sappiamo anche che la memoria relativa alla testimonianza oculare dei soggetti adulti
pi anziani meno precisa di quella degli adulti pi giovani. E ancora, in un esperimento, si
scoperto che sia gli adulti anziani, sia quelli pi giovani presentavano un bias della propria
et, in quanto entrambi i gruppi erano pi precisi nellidentificazione quando il colpevole aveva
unet simile alla loro. Quindi, la memoria generalmente pi scarsa degli anziani lo era di meno
quando il colpevole era una persona anziana, forse perch prestavano maggiore attenzione alle
caratteristiche del volto e ad altre caratteristiche di una persona di et simile alla loro.
RICORDARE I VOLTI. Le informazioni sul volto del colpevole sono molto spesso le informazioni
pi importanti che i testimoni oculari possono o meno ricordare. Talvolta essi ricordano un volto
ma non riescono a ricordare le circostanze precise in cui lhanno visto. In uno studio, dove
venivano mostrati ai testimoni un passante e un colpevole e dopo venivano date loro delle
fotografie nelle quali era presente il passante e non il colpevole, si visto che essi mostravano
una probabilit tre volte maggiore di scegliere il passante e non qualcun altro che non avevano
mai visto prima. Questo effetto noto come trasferimento inconscio: un volto
riconosciuto correttamente come appartenente a qualcuno visto in precedenza ma valutato
erroneamente come il responsabile di un crimine. Inoltre, la memoria di riconoscimento per i
volti dei testimoni oculari in genere peggiore se hanno fornito una descrizione verbale in
precedenza, ci noto, invece, come ombreggiamento verbale.
INFORMAZIONI PRIMA E DOPO DELLEVENTO. I ricercatori hanno sostenuto che quanto accade
dopo losservazione del crimine (ad esempio domande precise poste ai testimoni) pu alterare i
fragili ricordi dei testimoni. In particolare, si osservato che le informazioni implicite nella
domanda influenzano il modo in cui viene ricordato un crimine. Ci dimostra che la tendenza
della memoria testimoniale a essere influenzata da informazioni fuorvianti successive
allevento molto forte. Questa definita anche interferenza retroattiva, ovvero lalterazione
della memoria dovuta allapprendimento di altro materiale durante lintervallo di ritenzione. La
memoria dei testimoni pu, tuttavia, essere distorta anche dallinterferenza proattiva, cio
dallapprendimento che ha luogo prima dellosservazione dellevento critico.
Spiegazioni teoriche. In che modo le informazioni successive allevento distorcono i
resoconti dei testimoni oculari?
Una possibilit che vi sia unattribuzione erronea della fonte. Lidea di base che uno
stimolo mnemonico (per esempio una domanda) attivi ricordi provenienti da varie fonti. Il
soggetto decide poi la fonte di un ricordo in base alle informazioni che esso contiene. Unerrata

attribuzione probabile quando i ricordi derivanti da una fonte sono simili a quelli derivanti da
una seconda fonte. Altre teorie che spiegano cosa possa indurre i testimoni oculari in errore
sono: la teoria delle caselle mancanti, secondo la quale probabile che le info erronee
vengano accettate quando le info relative allevento originario non sono immagazzinate nella
memoria. La spiegazione della coesistenza, secondo la quale possibile che coesistano
informazioni relative allevento originario e informazioni apprese successivamente, ancora vi
la spiegazione dellassociazione, che sostiene che le info successive allevento e le info
derivanti dallevento originario sono combinate insieme nella memoria e ci produce la
distorsione. Infine, vi la spiegazione del bias di risposta, cio il modo in cui condotto uno
studio pu influenzare i testimoni e farli tendere a riferire info erronee invece di quelle derivanti
dallevento originario.
IDENTIFICAZIONE DEI TESTIMONI OCULARI
Spesso la polizia chiede ai testimoni oculari di identificare il responsabile di un crimine tra varie
persone fisicamente presenti o mostrate in fotografia. Lidentificazione in questi casi
notevolmente soggetta ad errore. Dunque in che modo possibile aumentare lefficacia delle
procedure didentificazione dei testimoni? Si ipotizza che avvertire i testimoni che il colpevole
potrebbe non essere presente tra le persone presentate, riduce le possibilit di
unidentificazione errata. Inoltre la presentazione dei sospetti per lidentificazione pu essere
simultanea (il testimone vede tutti contemporaneamente) o sequenziale (uno per volta). Si
visto, a tal proposito, che la possibilit che un testimone scegliesse in modo errato un
soggetto (quando nella presentazione non era presente il colpevole) era maggiore nella
presentazione simultanea. Tuttavia, le presentazioni sequenziali erano meno efficaci di quelle
simultanee quando il colpevole era presente. Infine, altri studi sono stati condotti
sullimportanza dei feedback che alcuni testimoni ricevevano dopo aver compiuto
lidentificazione. Precisamente si osservato che chi riceveva feedback di conferma riteneva,
in modo errato, di essere stato molto sicuro dellesattezza dellidentificazione prima di ricevere
il feedback. Questo risultato suggerisce che i resoconti dei testimoni dovrebbero essere
registrati immediatamente dopo aver compiuto unidentificazione e non dovrebbe essere
fornito alcun tipo di feedback.
INTERVISTA COGNITIVA. Lintervista cognitiva un tipo dintervista molto efficace, essa, infatti,
fa s che il testimone possa aumentare al massimo la quantit dinformazioni accurate che in
grado di fornire. Lo studioso Geiselman tracci un tipo dintervista cognitiva pi ricca e
completa rispetto a quella originaria, egli sosteneva che: Gli investigatori dovrebbero ridurre al
minimo le distrazioni, indurre i testimoni oculari a parlare lentamente, consentire una pausa tra
risposta e successiva domanda, adattare il linguaggio al singolo interlocutore, fare commenti
interpretativi, cercare di ridurre lansia del testimone, evitare commenti e valutazioni personali
e rivedere sempre la descrizione fatta dal testimone degli eventi o delle persone sotto
inchiesta.
MEMORIA PROSPETTICA
La memoria prospettica implica il ricordare di eseguire determinate azioni. Essa, in genere, si
concentra sul quando fare qualcosa e ha uno scarso contenuto informativo. Inoltre la memoria
prospettica importante per i piani o gli obiettivi che ci prefiggiamo per le nostre attivit
quotidiane. Implica 5 fasi : codifica- ritenzione- recupero- esecuzione e valutazione e inoltre, si
divide in memoria prospettica basata sullevento e memoria prospettica basata sul
tempo. Quella basata sul tempo valutata mediante compiti che implicano il ricordare di
eseguire una data azione in un momento specifico.(Per esempio, arrivare al caff alle 8 di sera)
Invece la memoria prospettica basata sullevento valutata mediante compiti che implicano il
ricordare di eseguire unazione nelle circostanze opportune ( ad esempio, trasmettere un msg
quando si incontra una certa persona.) Gli autori sostengono che i compiti di memoria

prospettica basata sullevento sono pi semplici di quelli basati sulla memoria prospettica
basata sul tempo perch pi probabile che le azioni che ci si prefigge di compiere vengano
attivate da indizi esterni. In conclusione, possiamo dire che la memoria prospettica di
fondamentale importanza nella vita quotidiana se dobbiamo rispettare i nostri vari
appuntamenti sociali e di lavoro.
PROSPETTIVE TEORICHE
TEORIA DEI PROCESSI ATTENZIONALI E MNEMONICI PREPARATORI (PAM). Secondo vari
studiosi lefficacia della prestazione della memoria prospettica implica sempre un monitoraggio
attivo e impegnativo, secondo altri invece la risposta non sempre, ma talvolta. Secondo la
teoria di Smith e Bayen, la memoria prospettica richiede due processi: uno di monitoraggio
impegnativo, che ha inizio quando un soggetto formula unintenzione che mantenuta fino
allesecuzione dellazione richiesta e laltro di memoria retrospettiva, che assicura che ci si
ricordi quale azione debba essere eseguita nel compito di memoria prospettica. Malgrado il
sostegno alla teoria PAM, sembra poco plausibile supporre che utilizziamo sempre processi
attenzionali preparatori quando cerchiamo di ricordare unazione futura. In realt, esistono
molte evidenze a convalida del fatto che ricordare di eseguire unazione pre-determinata si
affaccia semplicemente alla nostra mente.
TEORIA DEI PROCESSI MULTIPLI. Secondo questa teoria possibile usare vari processi
cognitivi (compresi i processi attenzionali) per eseguire compiti di memoria prospettica.
Tuttavia, lindividuazione degli indizi per la risposta sar in genere automatica (e quindi non
implica processi attenzionali) quando sono soddisfatti tutti i criteri seguenti o alcuni di essi:
-Lindizio e lazione bersaglio da eseguire sono altamente associati
-Lindizio evidente o importante
-Lelaborazione in corso per un altro compito che viene eseguito contemporaneamente a quello
di memoria prospettica dirige lattenzione verso gli aspetti rilevanti dellindizio
-Lazione programmata semplice
In sostanza, una prestazione efficace nei compiti di memoria prospettica spesso implica un
ampio monitoraggio e ci sembra vero anche quando sono presenti tutti i criteri teorici per
lelaborazione automatica. Tuttavia, il monitoraggio meno probabile quando le persone
ricordano le intenzioni per lunghi periodi di tempo (come spesso accade nella vita reale)
anzich per periodi brevi (come in laboratorio). Come ipotizzato dalla teoria dei processi
multipli, i processi che usiamo nei compiti di memoria prospettica sono molto impegnativi (ad
esempio il monitoraggio) o poco impegnativi.
NEUROSCIENZA COGNITIVA
Le informazioni fornite dalla neuroscienza cognitiva ci dicono che larea cerebrale
principalmente associata alla memoria prospettica la BA10, nota anche come corteccia
prefrontale rostrale. (questarea si trova proprio dietro la fronte.)

CAPITOLO 11 SOLUZIONE DEI PROBLEMI ED EXPERTISE


SOLUZIONE DEI PROBLEMI
La soluzione dei problemi ha tre aspetti fondamentali: ha uno scopo preciso (cio diretta a un
obiettivo), implica processi controllati e non si basa interamente su processi automatici , un
problema esiste solo quando non si possiede la conoscenza necessaria per produrre una
soluzione immediata. Tuttavia, esiste una distinzione tra problemi ben-definiti e problemi maldefiniti. I primi sono quelli in cui sono chiaramente specificati tutti gli aspetti del problema, in
particolare, lobiettivo (ci significa che ben chiaro quando lobiettivo stesso stato
raggiunto.) I secondi, al contrario, non sono ben specificati. Quasi tutti i problemi della vita
quotidiana sono problemi mal definiti. Vi unulteriore distinzione tra problemi Knowledge-rich
(a conoscenza ampia) e p. Knowledge-lean (a conoscenza limitata). I primi possono essere
risolti solo da persone che possiedono una quantit considerevole di conoscenze specifiche.
Viceversa, i secondi non richiedono il possesso di tali conoscenze, perch la maggior parte
delle info necessarie fornita nella definizione del problema. Es. di problema ben-definito e a
conoscenza limitata: Il problema di Monty Hall. Thorndike defin il comportamento
apparentemente casuale dei gatti (i quali erano posti in una gabbia con all'interno un paletto
da colpire per potersi cibare) come apprendimento per tentativi ed errori. La ricerca in
questione era centrata sul pensiero riproduttivo, il quale implica il riutilizzo delle esperienze
pregresse. Lapproccio della Gestalt, sostiene che la soluzione dei problemi avviene
attraverso il pensiero produttivo, ovvero quel pensiero che implica una nuova ristrutturazione
del problema. Kohler dimostr che anche gli animali sono in grado di effettuare problem solving
produttivo (esempio delle scimmie). Infatti, secondo Kohler la scimmia aveva mostrato insight,
ovvero una ristrutturazione improvvisa del problema. (anche Maier, con il problema del
pendolo dimostr lesistenza dellinsight negli esseri umani.) Tuttavia, anche gli studi di
neuroimaging funzionale convalidano lipotesi secondo cui la soluzione dei problemi possa
avvenire per insight. Infatti stato scoperto tramite tali studi che lemisfero destro svolge un
ruolo importante nellinsight.
ESPERIENZA PREGRESSA. Anche lesperienza pregressa in genere accresce la nostra capacit a
risolvere i problemi. Tuttavia, secondo alcuni autori non sempre cos, infatti, vi sono vari
esperimenti che hanno dimostrato lesistenza del concetto di fissit funzionale, in base al

quale non riusciamo a risolvere i problemi perch supponiamo in base alle nostre esperienze
pregresse che un dato oggetto abbia solo un numero limitato di impieghi. (esempio della
candela, scatole e puntine.) Per cui, in questo caso, i soggetti sono fissati sulla funzione
normale, usuale di un oggetto e non riescono a riconcettualizzarla in un modo che permette
loro di risolvere il problema.
TEORIA DEL CAMBIO DI RAPPRESENTAZIONE. Le assunzioni principali di questa teoria
sono:
- Il modo in cui un problema ristrutturato nella mente serve come sonda mnemonica per
recuperare dalla MLT le conoscenze a esso collegate.
-Si verifica un blocco, o momento dimpasse, quando il modo in cui rappresentato un
problema non consente il recupero delle azioni possibili.
-Limpasse spezzato quando si cambia la rappresentazione del problema.
-La variazione della rappresentazione pu avvenire in vari modi (aggiunta di nuove info sul
problema, allentamento dei vincoli, ricodifica).
-Linsight ha luogo quando si spezza il momento di impasse e gli operatori di conoscenza
recuperati sono sufficienti per risolvere il problema.
INCUBAZIONE. Wallas ha suggerito che un altro fattore importante lincubazione, in cui un
problema risolto pi facilmente ignorandolo per qualche tempo. La sua idea di base era che il
subconscio continua a cercare una soluzione mentre la mente conscia si concentra su altre
attivit. Altri autori hanno sostenuto che in realt lincubazione un tipo particolare di oblio,
durante il quale sono dimenticate tutte le possibili strategie utilizzate dal solutore in modo tale
che diventa pi semplice, poi, ladozione di un nuovo approccio al problema.
GENERAL PROBLEM SOLVER. Newell e Simon hanno proposto il GPS, il quale un
programma computazionale progettato per risolvere numerosi problemi ben-definiti. Es. il
problema della Torre di Hanoi. Questo programma indica che, nella soluzione dei problemi, ci si
basa molto sulle euristiche o regole empiriche. Uno dei pi importanti metodi euristici
lanalisi mezzi-fini, che consiste nelle seguenti fasi: 1)Notare le differenze tra lo stato attuale
e lo stato finale, 2)Cercare un sotto-obiettivo per ridurre le differenze tra i 2 stati e
3)Selezionare un operatore che risolver questo sotto-obiettivo. Questa euristica, per, non
conduce con certezza alla soluzione del problema. Un altro importante metodo euristico la
scalata-della-collina, la quale consiste nel cambiare lo stato attuale nel problema in uno pi
vicino allo stato meta o alla soluzione del problema, allo stesso modo in cui una persona che
scala unaltura sente di stare facendo progressi se continua a salire. Secondo alcuni studiosi vi
anche un'euristica nota come monitoraggio del progresso, con la quale viene valutato il
progresso verso un obiettivo e si verifica insuccesso del criterio se il progresso troppo lento;
ci pu indurre le persone a cambiare strategia.
PROBLEM SOLVING: SISTEMI CEREBRALI
I lobi frontali (specialmente la corteccia prefrontale dorsolaterale) sono pi attivati rispetto alle
altre parti del cervello durante il problem solving. Infatti, pazienti con lesione prefrontale
sembrano incontrare particolari difficolt nella soluzione dei problemi.
ARCHITETTURA COGNITIVA ACT-R (controllo adattivo del pensiero razionale)
LACT-R un approccio teorico che si applica allattivit cognitiva umana in generale, ma in
pratica gran parte delle ricerche riguardano la soluzione dei problemi. Le ipotesi fondamentali
dell ACT-R sono:
-Il sistema cognitivo costituito da sette moduli. Ciascun modulo esegue determinate
operazioni specifiche in modo alquanto indipendente dagli altri moduli.

-Quattro di questi moduli sono di particolare importanza per lattivit cognitiva umana,
compresa la soluzione dei problemi: modulo di recupero, immaginativo, di meta e modulo
procedurale.
-Tutte le regioni cerebrali corrispondenti ai quattro moduli sono attivate da compiti cognitivi
complessi. Tuttavia, si suppone che ogni regione risponda a fattori alquanto diversi.
-Ogni modulo associato a un registro che contiene una quantit limitata dinformazioni.
TRANSFER DEL TRAINING E RAGIONAMENTO ANALOGICO
Il transfer riguarda gli effetti positivi o negativi di conoscenze e soluzioni di problemi pregresse
su un problema da affrontare. Questa un argomento molto importante perch ci avvaliamo
spesso delle esperienze e delle conoscenze passate nelle nostre attivit. Tuttavia, come
abbiamo detto, il transfer pu essere positivo o negativo; Il transfer positivo quel transfer
in cui lesperienza precedente ci consente di risolvere il problema attuale in modo semplice e
veloce. Mentre, il transfer negativo quel transfer in cui, la risoluzione efficace di un
problema nel passato compromette la nostra capacit a risolvere un problema simile nel
presente. (fissit funzionale) Inoltre, stato distinto anche un transfer distante (transfer
positivo in risposta ad un contesto diverso) da un transfer vicino ( transfer positivo in risposta
ad un contesto simile). Il transfer maggiore quando i due problemi sono simili, i contesti sono
simili e lintervallo di tempo breve.
PROBLEM SOLVING ANALOGICO
Quasi tutte le ricerche sul transfer positivo e negativo (specialmente il transfer vicino) hanno
implicato il problem solving analogico, in cui il solutore usa le somiglianze tra il problema
attuale e uno o pi problemi risolti nel passato. Nello specifico, si visto che quando le persone
non hanno conoscenza diretta di un problema, applicano le conoscenze in modo indiretto per
analogia. E fanno ci osservando e usando le somiglianze tra il problema attuale e quello
precedente. Ci sono tre tipi principali di somiglianze tra problemi:
-Somiglianza superficiale: alcuni dettagli non influenti per la soluzione sono comuni a entrambi
i problemi
-Somiglianza strutturale: i due problemi condividono le relazioni causali
-Somiglianza procedurale: le procedure per tradurre il principio della soluzione in operazioni
concrete sono comuni a entrambi i problemi.
Es. problema della radiazione di Ducker, il problema viene risolto pi facilmente con una storia
di un generale che conquista una fortezza.
EXPERTISE
Nel mondo reale le persone, impiegano talvolta diversi anni per acquisire conoscenze e abilit
in unarea specifica. Il risultato finale di questapprendimento lo sviluppo di expertise, che
una prestazione competente e molto qualificata in uno o pi domini (aree) del compito.
Un dominio specifico di expertise lexpertise nel gioco degli scacchi. Secondo gli autori,
nessuno pu diventare un maestro internazionale di scacchi senza aver dedicato almeno dieci
anni a una pratica intensiva. I giocatori, infatti, acquisiscono grazie alla pratica, una serie di
vantaggi come: possedere, immagazzinate nella MLT, conoscenze molto dettagliate sulla
posizione degli scacchi e ci consente loro di mettere in relazione la posizione di un pezzo in
una partita con quelle di partite precedenti. Inoltre, memorizzano le disposizioni dei pezzi
suddividendo la configurazione sulla scacchiera in circa 7 chunks o unit di informazione.

Lipotesi fondamentale che i chunk formati dai giocatori esperti contengono un numero
maggiore dinformazioni rispetto a quelli di altri giocatori.
TEORIA DELLE SAGOME
Secondo questa teoria i chunk usati di frequente si sviluppano in strutture pi complesse di dati
note come sagome. Una sagoma una struttura schematica che pi generica di una reale
posizione sulla scacchiera. Ciascuna sagoma costituita da un nucleo e da caselle. Inoltre, una
sagoma pi ampia di un chunk ed una rappresentazione pi astratta e complessa. In genere
immagazzina le informazioni che si riferiscono a circa 10 pezzi.
EXPERTISE IN MEDICINA
La presa di decisioni in medicina spesso questione di vita o di morte, e anche gli esperti
commettono errori. Naturalmente, i professionisti con molti anni di esperienza alle spalle in
genere prendono decisioni migliori rispetto ai neo-dottori. Tuttavia, ci che meno ovvio
precisamente come le maggiori conoscenze degli esperti si traducano in capacit pi elevate di
diagnosi e presa di decisioni. Numerosi teorici hanno sostenuto che il ragionamento dei medici
esperti differisce molto da quello dei principianti, infatti, mentre questi ultimi utilizzano, sempre
secondo i teorici, un ragionamento di tipo esplicito, che molto pi lento, deliberato e
associato alla consapevolezza, i medici esperti usano, invece, un ragionamento implicito, che
pi veloce, automatico e non associato alla consapevolezza. Ovviamente bisogna precisare,
che non sempre cos, infatti, ci sono casi in cui gli esperti possono iniziare con processi
automatici, veloci, ma in genere verificano comunque trasversalmente le proprie diagnosi con
processi lenti e deliberati.
ESERCIZIO DELIBERATO
Un esercizio prolungato e accuratamente organizzato fondamentale nello sviluppo di qualsiasi
tipo di expertise. Secondo gli studiosi lexpertise pu essere sviluppata attraverso lesercizio
deliberato. Esso ha 4 aspetti: il compito ad un livello appropriato di difficolt, chi apprende
riceve feedback informativo sulla propria prestazione, ha adeguate possibilit di ripetere il
compito e ha l'opportunit di correggere i propri errori. Infatti, questo tipo di esercizio permette
agli esperti di aggirare la capacit limitata della memoria di lavoro. E stato proposto il concetto
di memoria di lavoro a lungo termine: gli esperti apprendono come immagazzinare le
informazioni rilevanti nella MLT in modo da poter avere rapido accesso a esse mediante indizi di
recupero conservati nella memoria di lavoro. Ci non significa che gli esperti abbiano una
capacit di memoria di lavoro maggiore di qualsiasi altro, ma semplicemente che essi sono pi
efficaci nel combinare le risposte della MLT e della memoria di lavoro. Tuttavia, non possiamo
supporre che lesercizio deliberato sia tutto ci di cui si ha bisogno per sviluppare expertise
perch significherebbe dire che il talento innato o le capacit innate non hanno in pratica
alcuna influenza sulla prestazione degli esperti, una conclusione che sembra poco plausibile!
E inoltre, anche la teoria dellesercizio deliberato presenta vari limiti. Uno su tutti che varie
evidenze sperimentali indicano che lesercizio deliberato non lunico fattore importante nello
sviluppo di expertise.

CAPITOLO 12 RAGIONAMENTO INDUTTIVO E DEDUTTIVO


Il ragionamento induttivo consente alle persone di arrivare a una conclusione generalizzata
partendo da premesse (affermazioni) che descrivono esempi particolari. Una caratteristica di
tale ragionamento che le conclusioni, anche se partono da premesse valide, sono
probabilmente, ma non necessariamente, vere. Il ragionamento deduttivo, viceversa,
consente di trarre affermazioni particolari, partendo da una conclusione universale,
generalizzata e tuttavia, supposto che la conclusione universale sia vera, si possono dire

necessariamente vere anche le affermazioni particolari. Infine, un altro tipo particolare di


ragionamento il ragionamento informale.
RAGIONAMENTO INDUTTIVO
Il ragionamento nella vita quotidiana quasi sempre induttivo. Esistono molte forme di
ragionamento induttivo, una di queste rappresentata dal ragionamento analogico, in cui una
persona cerca di risolvere un problema recuperando informazioni su di un problema simile che
stato risolto con successo in passato.
VERIFICA DELLE IPOTESI. Karl Popper ha sostenuto che esiste unimportante distinzione tra
conferma e confutazione. La conferma implica il tentativo di ottenere prove che confermano la
correttezza di una data ipotesi, mentre la confutazione implica il tentativo di dimostrare
linfondatezza delle proprie ipotesi mediante test sperimentali. Secondo lo studioso,
impossibile ottenere conferme attraverso la verifica delle ipotesi perch anche se tutte le prove
ottenute convalidassero unipotesi, ci potrebbero essere comunque evidenze future che
potrebbero confutarla. Per questo, ne consegue che gli studiosi dovrebbero concentrarsi solo
sulla confutazione. Wason ha suggerito un compito di verifica dell'ipotesi, nel quale si
riscontrava un particolare fenomeno, noto come bias di conferma. Esso non altro che la
produzione di affermazioni conformi alle proprie ipotesi originarie e, per tanto, questa
tendenza, unita allincapacit di dimostrare la falsit di queste ipotesi iniziali, finisce con
limpedire al soggetto di sostituire la propria ipotesi iniziale errata con una giusta. Tuttavia, il
concetto secondo cui la maggior parte delle persone mostra bias di conferma, oggi, non pi
accettato. Infatti, si visto che spesso le persone cercano di conservare il maggior numero
possibile dinformazioni nelle loro ipotesi iniziali. Infine, anche le idee di Popper sono state
ritenute, col passar del tempo, troppo semplicistiche ed stato dimostrato che spesso, la
convalida di unipotesi opportuna!
RAGIONAMENTO DEDUTTIVO
Due esempi di ragionamento deduttivo sono: il ragionamento condizionale e il
ragionamento sillogistico, entrambi basati su sistemi di logica tradizionale.
IL RAGIONAMENTO CONDIZIONALE, o in termini pi semplici, il ragionamento con il se stato
studiato per stabilire se il ragionamento umano sia logico. Questo ragionamento usa operatori
logici (come: se, e, o, allora, se e solo se) e simboli (che rappresentano frasi). Gli operatori
logici sono, poi, applicati ai simboli per arrivare a una conclusione.
Il ragionamento condizionale utilizza delle regole di inferenza, come:
Il modus ponens: Se A, allora B e dato anche A, possiamo inferire B.
Il modus tollens: dalla premessa Se A, allora B e la premessa B falsa, ne consegue
necessariamente che la conclusione A falsa.
La negazione dellantecedente e l'affermazione del conseguente sono, invece, due regole di
inferenza non valide.
Anche gli effetti del contesto e le conoscenze di base di un soggetto possono compromettere la
prestazione nei compiti di ragionamento condizionale. Inoltre esistono differenze individuali
anche nella prestazione di compiti che richiedono un ragionamento condizionale. Infatti, le
persone possono utilizzare due diversi sistemi di elaborazione per risolvere i problemi di
ragionamento condizionale. Il sistema 1, che rapido e quasi automatico e il sistema 2 che
pi lento e pi impegnativo.
Il sistema 1 prevede due diverse strategie: La strategia pragmatica (dove i problemi vengono
elaborati nello stesso modo in cui sarebbero stati elaborati in modo informale durante una

conversazione. Questa strategia era associata a numerosi errori.) e la strategia semantica


(dove sono utilizzate le conoscenze di sfondo dellargomento del problema. Tale strategia era
associata a una prestazione mediocre.) Anche il sistema 2 vanta due diverse strategie, che
sono: La strategia inibitoria (dove si inibisce leffetto della strategia pragmatica e le
conoscenze di sfondo sulla prestazione. Questa strategia era efficace per alcuni tipi di
problemi, ma non per altri.) e la strategia generativa (dove si combina la strategia inibitoria con
luso dellelaborazione analitica astratta. Tale strategia, invece, era efficace e soddisfacente per
tutti i tipi di problemi. )
IL COMPITO DI SELEZIONE DI WASON
E uno dei compiti pi interessanti sul ragionamento deduttivo. Nella sua versione originale ai
soggetti venivano mostrate quattro carte a faccia in gi, ciascuna delle quali portava stampata
una lettera su un lato e un numero sullaltro. Ai partecipanti veniva detto che poteva essere
applicata una regola alle 4 carte (tipo: se su un lato c una R, allora sullaltro lato c un 2). Il
compito consisteva nello scegliere solo quelle carte che dovevano essere girate per verificare
la regola. In una versione pi recente le carte presentavano i seguenti simboli: R, G, 2, 7 e la
regola era sempre la stessa. Si osservato, tuttavia, che i partecipanti sceglievano, come carte
da girare, o la R o la R e il 2. Ovviamente ci errato! Infatti bisogna verificare se una delle
carte non obbedisce a tale regola e da questo punto di vista il 2 irrilevante perch se vi la r
sullaltro lato ci dice solo che la regola corretta, se non vi la r non abbiamo comunque
scoperto nulla sulla validit della regola. La risposta corretta la R e il 7. (il sette necessario
perch confuterebbe del tutto la regola se avesse una r sullaltro lato). Risposta data solo dal 510% dei partecipanti.
Molti studiosi hanno spiegato questo risultato
attraverso il matching bias, che si riferisce alla tendenza dei soggetti a scegliere le carte che
mostrano i simboli menzionati nella regola, indipendentemente dal fatto che siano corretti.
Inoltre, unaltra possibile spiegazione offerta dal fatto che il compito di Wason un compito
molto astratto, per cui le persone potrebbero incontrare difficolt nellinterpretare con
precisione cosa richiede il compito.
LA TEORIA DEL CONTRATTO SOCIALE
Molti compiti si basano su regole deontiche, cio regole che riguardano lindividuazione della
violazione di regole. Si visto che, in genere, quando i compiti si basano su queste regole, la
prestazione migliore. La teoria del contratto sociale spiega proprio perch le regole deontiche
producono una prestazione migliore. Secondo tale teoria, le persone possiedono delle regole,
chiamate algoritmi, che consentono di raggiungere i propri obiettivi in situazioni sociali. Gli
algoritmi sono molto importanti anche quando i propri obiettivi sono frutto di una
collaborazione sociale. Per tanto, sembra che le persone possiedano anche un algoritmo
particolare, noto come algoritmo per lindividuazione dellinganno che consente di
identificare i casi in cui si verifica un inganno. La previsione principale di questa teoria che le
persone dovrebbero avere una prestazione particolarmente soddisfacente quando il compito di
selezione di Wason espresso in modo tale che dimostrare che la regola falsa implica lo
scoprire gli imbroglioni.
-RAGIONAMENTO SILLOGISTICO. Un sillogismo costituito da due premesse o affermazioni
seguite da una conclusione. Contiene sempre tre elementi (A, B, C), di cui uno compare in
entrambe le premesse. Inoltre, le premesse e la conclusione contengono uno dei seguenti
quantificatori: tutti, nessuno, alcuni, qualcuno. Vi sono 64 serie possibili di premesse.
Ciascuna di esse pu essere combinata con 8 possibili conclusioni per un totale di 512
sillogismi possibili, la maggior parte dei quali non valida. Quando viene presentato un
sillogismo, bisogna stabilire se la conclusione valida alla luce delle premesse. La validit (o
meno) della conclusione dipende solo dalleventualit che essa consegua logicamente dalle
premesse. La verit o falsit nel mondo reale irrilevante. In particolare stato rilevato belief

bias, ovvero tendenza ad accettare conclusioni non valide se sono credibili e a rigettare
conclusioni valide quando sono poco credibili.
TEORIE DEL RAGIONAMENTO DEDUTTIVO
MODELLI MENTALI: Questa teoria la pi autorevole sul ragionamento deduttivo, proposta da
Johnson-Laird, sostiene che gli individui che eseguono un compito di ragionamento
costruiscono uno o pi modelli mentali. Un modello mentale rappresenta una possibilit, poich
coglie che cosa c in comune tra i modi diversi in cui la possibilit pu avere luogo. Ad
esempio, una monetina lanciata ha un numero infinito di traiettorie, ma ci sono solo due
modelli mentali: testa e croce. Quindi, un modello mentale in genere rappresenta una possibile
situazione nel mondo. La teoria dei modelli mentali, tuttavia, si basa su alcuni assunti
principali:
- Viene costruito un modello mentale che descrive una data situazione e vengono generate le
conclusioni che scaturiscono dal modello.
- Viene fatto un tentativo di costruire modelli alternativi che confutino la conclusione, cio una
sorta di ricerca di contro-esempi alla conclusione.
- Se non si trova un contro esempio, si suppone che la conclusione sia valida.
- La costruzione di modelli mentali interessa le risorse di elaborazione limitate della memoria di
lavoro.
- La soluzione di problemi che richiedono numerosi modelli mentali pi difficile di quella che
richiede un minor numero di modelli a causa delle maggiori richieste alla memoria di lavoro.
(Es. problemi di ragionamento costituiti da premesse seguite da domande su possibilit o
necessit.)
- E sempre valido il principio di verit, secondo cui gli individui riducono al minimo il carico
della working memory, tendendo a costruire modelli mentali che rappresentano solo ci che
vero, e non ci che falso.
TEORIE DEL DOPPIO PROCESSO
Una delle teorie a doppio processo pi elaborate stata proposta da Evans, nella sua teoria
euristico-analitica sul ragionamento. Secondo questa teoria i processi euristici sono
localizzati nel sistema uno (sistema che implica processi inconsci, unelaborazione di tipo
parallela e soprattutto sistema che non dipende dallintelligenza generale.), mentre i processi
analitici sono localizzati nel sistema due (ovvero, quel sistema che prevede processi
consapevoli, elaborazione seriale basata sulle regole, ha una capacit limitata e dipende
dallintelligenza generale.) Ora, quando viene presentato un problema di ragionamento, i
processi euristici utilizzano le caratteristiche del compito, lobiettivo e le conoscenze di base
per costruire un modello mentale. Successivamente, i processi analitici lunghi e impegnativi
possono o meno intervenire per rivedere o sostituire questo modello mentale. Riassumendo,
quindi, il ragionamento umano (e il pensiero ipotetico in generale) si basa sulluso di tre
principi:
-Principio della singolarit, secondo cui viene preso in considerazione un solo modello mentale
alla volta.
-Principio della pertinenza, secondo cui viene preso in considerazione il modello mentale pi
pertinente (credibile)

-Principio di soddisfazione sufficiente, secondo cui lattuale modello mentale viene valutato dal
sistema analitico e accettato se adeguato. Luso di questo principio potrebbe spesso indurre le
persone ad accettare conclusioni che potrebbero essere vere, ma non lo sono necessariamente.
SISTEMI CEREBRALI NEL PENSIERO E NEL RAGIONAMENTO
I lobi frontali svolgono un ruolo fondamentale nella soluzione dei problemi e nel ragionamento.
La corteccia prefrontale dorsolaterale destra associata alla pianificazione, mentre quella
sinistra all'esecuzione. Inoltre, si visto che il ragionamento induttivo e deduttivo erano
entrambi associati allattivazione della corteccia prefrontale laterale sinistra e delle aree
occipitali e parietali, ma in particolare il ragionamento deduttivo stato associato a una
maggiore attivazione nel giro frontale inferiore sinistro e il ragionamento induttivo, invece,
allattivazione maggiore del giro prefrontale dorsolaterale sinistro.
RAGIONAMENTO INFORMALE
Il ragionamento informale quel tipo di ragionamento della vita di tutti i giorni. (Che utilizza
conoscenze e credenze pregresse) Le ricerche su questo tipo di ragionamento sono ancora agli
inizi, tuttavia Hahn e Oaksford hanno elaborato un approccio teorico basato su varie ipotesi:
- La maggior parte del ragionamento informale nella vita quotidiana ha luogo nel contesto
dellargomentazione.
- Il ragionamento informale probabilistico perch implica la valutazione di argomenti
informali. In ci diverso dal ragionamento deduttivo formale che implica certezze.
- La forza della conclusione dipende in parte dalle convinzioni o credenze pregresse, in parte
anche dalla natura delle nuove evidenze che si riferiscono ad essa.
- Le evidenze basate su argomenti positivi hanno, in genere, un impatto maggiore sulla forza
percepita della conclusione rispetto alle evidenze basate su argomenti negativi.
- Lapproccio si concentra sulla misura in cui le nuove informazioni variano la probabilit di una
data conclusione.

CAPITOLO 13 ATTIVITA COGNITIVA ED EMOZIONI


Alcuni autori, per comprendere la struttura delle emozioni, hanno adottato un approccio
categorico, secondo il quale vi sono numerose emozioni distinte come la felicit, la rabbia, la
paura, il disgusto, la tristezza ecc. Altri teorici, invece, hanno preferito adottare un approccio
dimensionale. In questapproccio sono state individuate due dimensioni non correlate
dinfelicit-piacere e risveglio-sonno oppure, secondo altri, di affetto positivo e affetto negativo.
Ovviamente nello spazio dimensionale possono rientrare la maggior parte degli stati emotivi.
TEORIE SULLA VALUTAZIONE
La valutazione della situazione (ad opera dei processi cognitivi pi importanti) di
fondamentale importanza nellinfluenzare le esperienze emotive. Essa, infatti, permette di
determinare quando sperimentiamo degli stati emotivi e quale particolare stato emotivo
proviamo in determinate situazioni. Una delle teorie pi note sulla valutazione quella di
Lazarus, secondo la quale esistono tre forme di valutazione:
-Valutazione primaria, in cui una situazione ambientale vista come positiva, stressante o
irrilevante per lo stato di benessere.
-Valutazione secondaria, in cui si tiene conto delle risorse cui lindividuo pu fare appello per
far fronte alla situazione.

-Rivalutazione, in cui sono monitorate la situazione stimolo e le strategie per fronteggiarla,


modificando se necessario la valutazione primaria e secondaria.
Inoltre, Lazarus ha fatto riferimento a due tipi di processi di valutazione, uno che opera in
modo automatico senza consapevolezza o controllo della volont e un altro che consapevole,
deliberato e volontario.
Il primo tipo di processo contiene due componenti di valutazione, uno di rilevanza
motivazionale (la situazione collegata agli impegni personali?) e laltro di congruenza
motivazionale ( coerente con gli obiettivi individuali?)
Laltro processo, invece, contiene quattro componenti di valutazione, la responsabilit (chi
merita stima o biasimo?), la capacit di gestione centrata sul problema (la situazione pu
essere risolta?), la capacit di gestione centrata sulle emozioni (la situazione pu essere gestita
psicologicamente?) e le aspettative future (che probabilit ci sono che la situazione cambi?)
Secondo Lazarus possibile distinguere i diversi stati emotivi in base alle componenti di
valutazione implicate e al modo in cui esse sono implicate. Ad esempio, rabbia, senso di colpa,
ansia e tristezza sono tutti stati danimo che possiedono le componenti della valutazione
primaria.
REGOLAZIONE DELLE EMOZIONI
La regolazione delle emozioni pu essere definita come la serie di processi per cui le persone
cercano di reindirizzare il flusso spontaneo delle proprie emozioni. Tuttavia, esistono numerosi
modi per regolare le emozioni, ad esempio, si pu usare la valutazione cognitiva per modificare
la propria esperienza emotiva, oppure usare il controllo del respiro, il rilassamento progressivo
dei muscoli, lalimentazione indotta da stress, la distrazione e, infine, la modulazione della
risposta (infatti, si ritiene comunemente che sia preferibile esprimere i propri sentimenti di
collera, tirarli fuori.)
SCHIERAMENTO DELLATTENZIONE. Si sostiene spesso che per ridurre uno stato emotivo
negativo sia necessario distrarsi o pensare a qualcosaltro, e tale ipotesi convalidata da molte
evidenze sperimentali. La spiegazione riguarda la memoria di lavoro. Essa, infatti, ha capacit
limitata di elaborazione, per cui se la maggior parte della capacit dedicata allelaborazione
di stimoli che inducono distrazione, vi scarsa capacit residua per elaborare informazioni
emotive negativa. Unaltra strategia utile alla regolazione delle emozioni la controregolazione dellattenzione. Questa strategia implica limpiego di processi attenzionali per
ridurre gli stati emotivi postivi e negativi, pi precisamente, lattenzione allocata alle
informazioni di valenza opposta (positiva o negativa) rispetto allattuale stato affettivomotivazionale. La contro-regolazione dellattenzione viene spesso usata quando sentiamo la
necessit di essere freddi, calmi e raccolti.
RIVALUTAZIONE COGNITIVA. Implica la reinterpretazione del significato di uno stimolo per
cambiare la risposta emotiva nei suoi confronti. Unaltra strategia di rivalutazione cognitiva
il distanziamento, che implica invece lassunzione di una prospettiva distaccata, impersonale.
TEORIE A LIVELLI MULTIPLI
Una delle teorie a livelli multipli pi famosa stata offerta dallo studioso Le Doux. Egli
considerava lamigdala come il computer emotivo del cervello, in quanto era in grado di
spiegare il significato degli stimoli. Inoltre, secondo Le Doux le informazioni sensoriali sugli
stimoli emotivi vengono trasmesse contemporaneamente dal talamo allamigdala e alla
corteccia. Le Doux traccia due diversi circuiti emotivi:

- Un circuito lento talamo-corteccia-amigdala, che implica lanalisi dettagliata delle


informazioni sensoriali.
- Un circuito veloce talamo-amigdala, basato su semplici caratteristiche degli stimoli (ad
esempio, lintensit).
Il circuito veloce ci consente di rispondere in modo rapido a situazioni ritenute minacciose, e
quindi pu rivelarsi prezioso nel garantire la nostra sopravvivenza. Di contro, il circuito lento
fornisce una valutazione dettagliata del significato emotivo della situazione, e ci consente di
fronteggiare le situazioni nel modo pi appropriato.
ELABORAZIONE EMOTIVA INCONSCIA
I processi al di sotto del livello di consapevolezza possono produrre reazioni emotive. Ad
esempio, furono presentati a dei soggetti aracnofobici, immagini di serpenti, ragni, fiori e
funghi e, nonostante queste immagini fossero presentate molto rapidamente cos da non poter
essere identificate, si osserv che i soggetti reagivano comunque emotivamente alle immagini.
Da questi e altri simili risultati si scopr che vi sono parti del cervello maggiormente attive
durante lelaborazione emotiva inconscia. Esse sono: lamigdala destra, il collicolo superiore del
mensencefalo e il talamo destro.
IL MODELLO SPAARS
Il modello SPAARS un altro modello a livelli multipli, che tiene conto della distinzione tra
processi consapevoli e processi inconsci nelle emozioni. Le varie componenti di questo modello
sono:
-Livello analogico: interessato nellelaborazione sensoriale di base degli stimoli ambientali.
-Livello proposizionale: un sistema fondamentalmente scevro da emozioni, che contiene
informazioni relative al mondo e al s.
-Livello schematico: allinterno di questo sistema, gli eventi reali desunti dal livello
proposizionale si combinano con le informazioni relative agli obiettivi individuali, in modo tale
da produrre un modello interno della situazione. Ci causer una reazione emotiva se viene
ostacolato il raggiungimento di tali obiettivi. Le emozioni di base sono cinque: tristezza, felicit,
rabbia, paura e disgusto.
-Livello associativo: le emozioni possono essere generate rapidamente e in modo automatico. Il
funzionamento a questo livello, in genere, ha luogo al di sotto del livello di consapevolezza.
In base al modello SPAARS le emozioni possono avere luogo, dunque, in base a due modalit
diverse; innanzitutto, si possono verificare come risultato dellelaborazione cognitiva complessa
quando implicato il livello schematico, in secondo luogo, esse si verificano in modo
automatico e senza linteressamento dellelaborazione conscia quando implicito il sistema
associativo. Se abbiamo avuto ripetute esperienze di un dato oggetto o evento, ci ci pu
consentire di rispondere emotivamente mediante limpiego del sistema associativo. Inoltre,
pi probabile che rispondiamo in modo associativo con estrema paura o fobia ad alcuni oggetti
(ragni, serpenti) che ad altri che possono essere pi pericolosi (ad esempio macchine). Infine,
secondo questo modello esistono solo 5 emozioni di base (descritte nel livello schematico) ,
tutte le altre esistenti sono pi complesse e derivano dallunione di due o pi emozioni di base.
Ad esempio, la nostalgia considerata un misto tra felicit e tristezza.
UMORE ED ATTIVITA COGNITIVA

Qualsiasi stato dumore (negativo o positivo) sembra influenzare lelaborazione cognitiva cos
che tutto ci che pensiamo e ricordiamo corrisponde (o congruente) allo stato dellumore.
LA TEORIA DELLA RETE DI BOWER
Questa teoria si basa su alcuni presupposti teorici:
- Le emozioni possono essere considerate come unit o nodi in una rete semantica con
numerosi collegamenti a idee, configurazioni muscolari o espressive, sistemi fisiologici ecc.
- Il materiale emotivo immagazzinato sotto forma di asserzioni o proposizioni.
- I nodi possono essere attivati da stimoli interni o esterni.
- Lattivazione si diffonde da un nodo attivato ai nodi collegati.
- La consapevolezza costituita da una rete di nodi attivati al di sopra di un valore soglia.
Questi presupposti conducono alle seguenti ipotesi:
RIEVOCAZIONE DIPENDENTE DALLO STATO DELLUMORE. La rievocazione migliore
quando lumore a questa correlato uguale a quello che si aveva al momento
dellapprendimento. Tuttavia, si visto che gli effetti erano in genere pi forte quando i
soggetti si trovavano in uno stato dumore positivo rispetto a quando si trovavano in uno
negativo, probabilmente perch sono motivate a cambiarlo in questo caso.
DISTURBO DISSOCIATIVO DIDENTITA: precedentemente definito disturbo da personalit multipla,
quel disturbo nel quale i pazienti presentano due o pi personalit distinte. Secondo Bower,
questi pazienti dovrebbero mostrare amnesia tra identit, in cui ciascunidentit o personalit
sostiene di non ricordare gli eventi vissuti dalle altre identit. Questamnesia tra identit,
secondo lo studioso, un esempio di rievocazione dipendente dallo stato dellumore perch
ciascunidentit ha il proprio stato dumore caratteristico. Di conseguenza, lo stato emotivo di
un paziente in base alla sua identit attuale pu differire notevolmente da quello associato alle
altre identit, il che rende relativamente inaccessibili i ricordi associati a quelle altre identit.
CONGRUENZA DELLUMORE. Linformazione connotata emotivamente appresa e
recuperata meglio quando c corrispondenza tra il suo valore affettivo e lattuale condizione
dellumore di chi apprende.
CONGRUENZA DEL PENSIERO. Le associazioni libere di un individuo, le interpretazioni, i
pensieri e i giudizi tendono a essere tematicamente congruenti alle sue condizioni di umore.
INTENSITA DELLUMORE. Aumenti dintensit dellumore causano aumenti di attivazione di
nodi collegati nella rete associativa.

IL MODELLO DI INFUSIONE DELLAFFETTO


Il punto di partenza di questo modello il concetto di infusione dellaffetto, che si verifica
quando le informazioni relative allaffetto influenzano selettivamente lattenzione,
lapprendimento, la memoria, la presa di decisioni e la valutazione. Di fondamentale
importanza lipotesi che vi siano quattro strategie di elaborazione che variano nella misura in
cui interessano linfusione dellaffetto:
- Accesso diretto: implica il recupero di contenuti cognitivi immagazzinati e non influenzato
dallinfusione dellaffetto. Ad esempio, il recupero di convinzioni politiche radicate non pu
essere alterato da variazioni dellumore.

- Strategia di elaborazione motivata: lelaborazione delle info influenzata da qualche forte


obiettivo pre-esistente. Anche questa strategia risente poco dellinfusione dellaffetto.
- Elaborazione euristica: questa strategia implica limpiego dei nostri attuali sentimenti come
informazioni che influenzano i nostri atteggiamenti. Con questa strategia vi una
considerevole infusione dellaffetto.
- Elaborazione effettiva: questa strategia implica elaborazione estesa e prolungata. Chi la usa
sceglie, impara e interpreta le informazioni e poi le collega alle conoscenze pregresse. Laffetto
svolge un ruolo principale, perch influenza le informazioni usate durante lelaborazione
cognitiva.
ANSIA, DEPRESSIONE E BIAS COGNITIVI
Una delle differenze fondamentali tra ansia e depressione riguarda gli eventi negativi associati
a ciascunemozione. Pi precisamente, il senso di perdita riferito al passato associato
principalmente alla depressione, mentre il senso di minaccia riferito al futuro associato
prevalentemente allansia. Secondo i ricercatori di questo settore, la vulnerabilit allansia
clinica e alla depressione dipende in parte da vari bias cognitivi. Una seconda ipotesi che la
terapia cognitiva debba concentrarsi sul ridurre o eliminare questi bias come obiettivo del
trattamento. I bias cognitivi pi importanti sono:
-Bias attenzionale: attenzione selettiva a stimoli minacciosi presentati insieme a stimoli neutri.
-Bias interpretativo: tendenza a interpretare stimoli e situazioni ambigue in modo minaccioso
anzich innocuo.
-Bias della memoria esplicita: tendenza a recuperare le informazioni negative o spiacevoli in
modo relativamente migliore rispetto alle informazioni positive o neutre in un test basato sul
recupero consapevole.
-Bias della memoria implicita: la prestazione di memoria per le informazioni negative o
minacciose relativamente migliore di quella per le informazioni neutre o positive in un test
che non implica il recupero consapevole.
Sembra, dunque, ragionevole supporre che un soggetto che possiede quasi tutti (o tutti) questi
bias cognitivi sia esposto pi di altri a sviluppare un disturbo ansioso o depressivo.
LA TEORIA DEGLI SCHEMI DI BECK
Secondo la teoria di Beck, alcuni soggetti presentano una maggiore vulnerabilit rispetto ad
altri ai disturbi depressivi o ansiosi e tale vulnerabilit dovuta alla formazione, nei primi anni
di vita, di alcuni schemi o strutture organizzate di conoscenza. Secondo Beck:
Lorganizzazione schematica del soggetto clinicamente depresso dominata da una
negativit schiacciante. E evidente un tratto cognitivo negativo nellimmagine che la persona
ha di se stesso, del mondo e del futuro Al contrario, gli schemi dei pazienti ansiosi implicano
la percezione di una minaccia fisica o psicologica alla sfera personale e unesagerata
sensazione di vulnerabilit.
Beck
e colleghi hanno ipotizzato che gli schemi influenzino quasi tutti i processi cognitivi, quali
lattenzione, la percezione, lapprendimento e il recupero delle informazioni. Gli schemi
producono tendenze (bias di elaborazione) in cui favorita lelaborazione dinformazioni
coerenti con gli schemi. Pertanto, soggetti ansiosi dovrebbero elaborare in modo selettivo le
info percepite come minacciose, mentre i soggetti con depressione dovrebbero elaborare in
modo selettivo le info emotivamente negative. Hanno anche sostenuto che tali schemi
diventano attivi ( e quindi in grado di influenzare lelaborazione) solo quando il soggetto si

trova in uno stato dumore ansioso o depresso. Ne consegue, tuttavia, che i soggetti con ansia
o depressione, per Beck, possiedono tutti e quattro i bias cognitivi.
TEORIA DI WILLIAMS, WATTS, MACLEOD E MATHEWS
Questi studiosi hanno sostenuto che le diverse funzioni dellansia e della depressione
presentano importanti implicazioni per lelaborazione delle informazioni. Lansia, ad esempio,
ha la funzione di anticipare il pericolo o la minaccia (perci associata alla tendenza a dare
priorit allelaborazione degli stimoli minacciosi). Al contrario, la depressione assume, spesso,
la funzione di vigilanza percettiva che serve, ad esempio, a sostituire obiettivi che non sono
stati soddisfatti. Inoltre, essi hanno utilizzato la distinzione tra processi percettivi e concettuali.
I processi percettivi sono fondamentalmente processi guidati dai dati, e spesso
relativamente rapidi e automatici. Viceversa, i processi concettuali, sono processi top-down,
e sono in genere processi pi lenti e controllati rispetto ai processi percettivi. Hanno ipotizzato
cos che lansia facilita lelaborazione percettiva di stimoli collegati a un senso di minaccia,
mentre la depressione facilita lelaborazione concettuale dinformazioni minacciose.
IL PROBLEMA DELLA CAUSALITA
Le evidenze a riguardo del problema della casualit hanno sostenuto che in genere sono i bias
cognitivi a causare la vulnerabilit emotiva. Anche se questo risultato non certo, infatti, il
problema della causalit complesso e quindi non possibile trarre conclusioni definitive.

CAPITOLO 14 LA CONSAPEVOLEZZA
La consapevolezza la normale condizione mentale dello stato di veglia degli esseri umani,
caratterizzata dallesperienza di percezioni, pensieri, emozioni, consapevolezza del mondo
esterno e spesso negli esseri umani di autoconsapevolezza. Secondo gli studiosi, bisogna
prendere in esame tre aspetti diversi quando si cerca di comprendere cosa sia la
consapevolezza: LA SENSIBILITA (facolt di sentire), la nostra esperienza soggettiva o
consapevolezza fenomenica, accessibile solo allindividuo che vive lesperienza, LACCESSO
ALLE INFORMAZIONI che si riferisce alla nostra capacit di riferire il contenuto della nostra
esperienza soggettiva ma senza la capacit di riferire i processi che la producono e LA
CONOSCENZA DI SE, infatti, di particolare importanza per noi individui avere la
consapevolezza di noi stessi.
FUNZIONI DELLA CONSAPEVOLEZZA: Secondo i teorici pi autorevoli, la funzione principale
della consapevolezza sociale. Gli esseri umani avendo vissuto per decenni in gruppi sociali,
hanno avuto la necessit di prevedere, comprendere e manipolare il comportamento di altre
persone, e ci stato possibile solo attraverso la capacit di immaginare se stessi al posto di
qualcun altro, quindi hanno dovuto sviluppare la consapevolezza di se stessi per poter, poi,
comprendere gli altri. Altri teorici, invece, hanno addirittura attribuito alla consapevolezza ben
18 funzioni diverse, tra cui: ladattamento, lapprendimento, limpiego dei sistemi motori per
organizzare ed eseguire azioni mentali e fisiche, presa di decisioni, auto-monitoraggio e automantenimento. Tuttavia, sipotizza spesso che una delle funzioni principali della
consapevolezza sia IL CONTROLLO DELLE NOSTRE AZIONI. (Anche se, le evidenze sperimentali
suggeriscono che sbagliato supporre che le intenzioni consapevoli causino le azioni perch
spesso noi abbiamo solo lillusione del libero o consapevole arbitrio. Infatti, le azioni possono di
sovente pervenire da processi inconsci.)
MISURARE LESPERIENZA CONSAPEVOLE
Gran parte delle ricerche sulla consapevolezza si concentrata sulla consapevolezza visiva,
cio sulla nostra consapevolezza degli oggetti visivi. E possibile misurare tale consapevolezza,
attraverso i resoconti verbali delle persone circa le loro esperienze visive. Tuttavia, uno dei

problemi principali che non si pu sapere se si ha unesperienza consapevole senza fare


ricorso a funzioni cognitive quali lattenzione, la memoria o il linguaggio. Quindi, lincapacit a
riferire una data esperienza consapevole pu essere dovuta a deficit di attenzione, di memoria
o di linguaggio piuttosto che allassenza di rilevante esperienza consapevole. E pi opportuno,
dunque, misurare la consapevolezza visiva identificando quali sono i suoi principali correlati
neurali. Secondi lo studioso Lamme, la presentazione di uno stimolo visivo porta a
unelaborazione estremamente rapida, automatica, che parte dalla corteccia visiva primaria e
continua verso livelli di elaborazione pi elevati. Questelaborazione completa dopo circa
100-150 ms, ed seguita da unelaborazione ricorrente che produce estese interazioni tra aree
diverse. Secondo Lamme lelaborazione ricorrente accompagnata dallesperienza
consapevole, al contrario dellelaborazione rapida che, invece, caratterizzata da
unesperienza inconscia.
AREE CEREBRALI ASSOCIATE ALLA CONSAPEVOLEZZA
Gli studi in questo campo ci suggeriscono che vi una diffusa attivazione visiva, parietale e
frontale quando il soggetto percepisce in modo consapevole degli stimoli visivi e, viceversa,
unattivazione della sola corteccia visiva quando gli stimoli visivi sono presentati al di sotto del
livello di consapevolezza. Tuttavia, varie evidenze sperimentali successive hanno dimostrato
che gli stimoli visivi che non sono percepiti consapevolmente sono spesso associati a una
modesta attivazione di tutte le aree cerebrali attivate durante la percezione visiva
consapevole. Ci suggerisce che vi pu essere unestesa elaborazione degli stimoli visivi di cui
losservatore non ha consapevolezza.
TEORIE SULLA CONSAPEVOLEZZA
TEORIA DELLO SPAZIO DI LAVORO GLOBALE
Principali assunzioni di questa teoria sono 1) siamo consapevoli solo di una piccola parte
dellelaborazione delle informazioni che ha luogo nel cervello in un dato momento. In genere,
diventiamo consapevoli delle informazioni che hanno maggiore importanza per noi, ad esempio
perch sono collegate ai nostri obiettivi attuali. 2) esistono legami molto stretti tra attenzione
e consapevolezza. 3)i contenuti consapevoli evocano unattivazione cerebrale diffusa; la
consapevolezza associata, quindi, allintegrazione delle informazioni provenienti da numerosi
sistemi di elaborazione specifici. Cos, lelaborazione inconscia in genere implica numerosi
sistemi di elaborazione specifici che operano in relativo isolamento luno dallaltro, mentre
lelaborazione conscia implica unattivit cerebrale integrata in ampie aree cerebrali.
LA TEORIA DI DEHAENE E NACCACHE
Questa teoria ha identificato tre condizioni principali che possono verificarsi alla presentazione
di uno stimolo visivo:
-Stato consapevole, vi notevole attivazione nelle aree implicate nellelaborazione visiva di
base, e sono anche attivati i neuroni associati allattenzione nella corteccia parietale,
prefrontale e nel cingolato.
-Stato pre-consapevole, lelaborazione visiva di base sufficiente a consentire la
consapevolezza, ma vi uninsufficiente attenzione top-down.
-Stato subliminale, lelaborazione visiva di base non sufficiente a consentire la
consapevolezza, indipendentemente dallattenzione.
In altre parole, la consapevolezza visiva richiede unelaborazione visiva di base (elaborazione
bottom-up) e attenzione (elaborazione top-down). Vi sono due tipi di elaborazione non

consapevole, in cui la mancanza di consapevolezza dovuta a uninsufficiente elaborazione


bottom-up o top-down.
ATTENZIONE E CONSAPEVOLEZZA
Se siamo consapevoli di tutti gli stimoli cui prestiamo attenzione, potremmo eliminare uno dei
due termini. Tuttavia, Lamme ha proposto una prospettiva in cui la consapevolezza pu
precedere lattenzione. Secondo la teoria di Lamme, il collegamento tra attenzione e
consapevolezza meno forte di quanto simmagina in genere. Pi precisamente, siamo
consapevoli di molti input, ma senza attenzione; questa esperienza consapevole non pu
essere riferita e viene cancellata e dimenticata con facilit. Questa iniziale, breve, esperienza
consapevole corrisponde a ci che stata chiamata consapevolezza fenomenica. Vi poi,
una forma pi duratura di consapevolezza che dipende dallattenzione e pu essere usata per
fornire un resoconto consapevole. Questa corrisponde a ci che definiamo consapevolezza di
accesso.
LA CONSAPEVOLEZZA E UNITARIA?
La maggior parte delle persone crede di avere una sola consapevolezza unitaria. Tuttavia, lo
studioso Sperry, che vinse il Premio Nobel per le sue autorevoli ricerche sui pazienti con splitbrain, era fortemente convinto che questi pazienti avessero due sistemi di consapevolezza:
Ciascun emisfero sembrava avere le sue proprie separate e private sensazioni. Lemisfero
minore (il destro) costituisce una seconda entit conscia che viaggia in parallelo con il flusso
pi dominante di consapevolezza dellemisfero maggiore (il sinistro).
In sintesi, le ricerche sui pazienti con split-brain non hanno pienamente risolto la questione se
sia possibile avere due consapevolezze separate. Lopinione pi diffusa che lemisfero sinistro
svolga il ruolo dominante nella consapevolezza perch la sede in cui avviene lelaborazione
del linguaggio e, inoltre, la sede di un sistema di auto-supervisione. Viceversa, lemisfero
destro esegue varie attivit di elaborazione di livello relativamente basso, ma probabilmente
manca di consapevolezza.

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