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Prima battaglia di Herdonia
Seconda battaglia di Herdonia
Battaglia di Numistro
Battaglia di Ascoli
Battaglia di Grumento
Battaglia di Crotone
Battaglia di Zama
Comandante di Corpo di spedizione in Spagna (221-219 a.C.)
Corpo di spedizione in Italia (219-202 a.C.)
[senza fonte]
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Annibale Barca (Cartagine, 247 a.C. Libyssa, 183 a.C.) fu un condottiero
e politico cartaginese, famoso per le sue vittorie durante la seconda guerra
punica. Theodor Mommsen lo ha definito "il pi grande generale
dell'antichit"[5].
Dopo la fine della guerra, Annibale guid Cartagine per alcuni anni, ma,
costretto all'esilio dai Romani, nel 195 a.C. si rifugi dal re seleucide
Antioco III in Siria dove continu a propugnare la guerra contro Roma.
Dopo la sconfitta di Antioco III Annibale si trasfer presso il re Prusia I in
Bitinia. Quando i Romani chiesero a Prusia la sua consegna, Annibale prefer
suicidarsi; era il 183 a.C..
Indice
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1 Biografia
1.1 Origini familiari e giovent
1.2 Ascesa militare (221 - 219 a.C.)
1.3 Assedio di Sagunto (219 a.C.)
1.4 La seconda guerra punica (219-201 a.C.)
1.4.1 La lunga marcia: da Nova Carthago alle Alpi (218 a.C.)
Annibale super tutti gli altri comandanti in abilit, quanto il popolo romano
sta al di sopra di tutte le genti in forza
(Cornelio Nepote, Liber de excellentibus ducibus exterarum gentium, XXIII.
Hannibal. 1-2)
Origini familiari e giovent[modifica | modifica wikitesto]
Annibale (dal punico Hanniba'al , Dono [o Grazia] di Baal) era il figlio
maggiore del condottiero cartaginese protagonista della Prima guerra
punica. Amilcare che era stato soprannominato "Barca" (da Barak che in
punico significava "fulmine"); egli era nato nel 247 a.C. e i suoi fratelli
minori erano Asdrubale Barca e Magone Barca.
I veterani credevano (nel vedere Annibale) che fosse stato loro restituito
Amilcare giovane (il padre), notando nello stesso identica energia nel volto
e identica fierezza negli occhi, nella fisionomia del suo viso.
Dopo aver valicato il confine del fiume Ebro,[30] iniziarono i primi problemi.
L'opposizione delle genti iberiche stanziate a nord dell'Ebro fu molto forte.
Polibio scrive che Annibale "dovette combattere contro almeno quattro
Nel frattempo il console Publio Cornelio Scipione (padre del futuro Scipione
l'Africano), che aveva radunato in agosto il suo esercito a Pisa per
imbarcarlo alla volta della Spagna, venne raggiunto dalla notizia che
Annibale aveva varcato i Pirenei e decise di bloccarlo sul Rodano poich,
non essendo il fiume guadabile, Annibale avrebbe dovuto costruire un ponte
di barche per attraversarlo col suo imponente esercito, con conseguente
rallentamento nella marcia. Cos il console veleggi verso la citt alleata di
Massilia, l'odierna Marsiglia, alle foci del fiume.[34]
Uno dei "passi" da dove potrebbe essere transitato Annibale con il suo
esercito e i suoi elefanti: il passo del Moncenisio.
Il generale cartaginese volle evitare lo scontro immediato con Scipione,
poich il suo scopo era di arrivare in Italia con il massimo di forze e poi
infliggere una serie di sconfitte umilianti ai romani favorendo in questo
modo la defezione delle popolazioni italiche assoggettate; cos dopo aver
fatto passare il fiume all'esercito, elefanti compresi, punt verso nord
risalendo il corso del Rodano. Polibio e Livio hanno descritto con molti
dettagli la tecnica impiegata da Annibale per far attraversare gli elefanti che
erroneamente gli antichi ritenevano incapaci di nuotare. Nei racconti dei
due storici il condottiero cartaginese avrebbe fatto costruire grandi zattere
coperte da uno strato di terreno per ingannare gli animali che docilmente
salirono sulle imbarcazioni; alcuni avrebbero attraversato camminando sul
fondale e usando le proboscidi mantenute fuori dall'acqua per respirare[35].
Lo storico greco Polibio scrive che Annibale arriv col suo esercito all'altezza
del fiume Isre, affluente di sinistra del Rodano, ma non aggiunge nessuna
informazione circa il valico delle Alpi: probabilmente se ne era gi persa la
memoria o la cosa era ritenuta superflua.[36] Se avesse risalito la val
d'Isre Annibale avrebbe potuto raggiungere diversi passi, come il
Moncenisio oppure il lontano colle del Piccolo San Bernardo (Cremonis
iugum) che viene citato anche da Cornelio Nepote con il nome di Saltus
Graius.[37] Anche lo storico romano Tito Livio cita l'Isre, ma subito dopo,
come se Annibale avesse fatto una inversione, ci presenta il condottiero
cartaginese presso il fiume Durance (Druentia, in latino), altro affluente di
sinistra che risalendo la valle del Rodano si incontra prima dell'Isre. Dalla
Durance, scrive Livio, Annibale and "per vie agevoli" al valico delle Alpi,
ma non lo nomina (anch'egli evidentemente non sa quale sia o non ritiene
opportuno citarlo, trattandosi di una via forse ben nota). Livio, comunque,
esclude il Piccolo San Bernardo: afferma come cosa certa che il primo
popolo che Annibale incontr dopo la discesa dalle Alpi furono i Celti Taurini,
mentre se fosse disceso dal Piccolo San Bernardo avrebbe incontrato i
Salassi ed altri popoli. Il Monginevro (1.850 m) uno dei passi che si
possono raggiungere dalla Durance. Esso era attraversato da un
antichissimo percorso che poi divenne una importante strada romana nel
121 a.C., la via Domizia.
Dei sessantamila che avevano attraversato i Pirenei, quasi 50 000 tra fanti
e cavalieri e tutti i 37 elefanti (di cui, secondo Polibio, solo uno, Surus il
Siriano, in un primo momento riuscir a sopravvivere all'inverno, per poi
morire l'anno successivo durante la discesa in Etruria), riuscirono ad
arrivare nella Pianura Padana. Sconfiggendo trib montane, difficolt del
terreno e intemperie, Annibale aveva compiuto una delle imprese militari
pi memorabili del mondo antico. Assai dettagliata la descrizione
dell'attraversamento in Livio che cita anche un geniale metodo per spaccare
le rocce che impedivano il passaggio (metodo confermato anche da Vitruvio
e Plinio): Annibale riscald la roccia e un volta raffreddatasi la spezz dopo
averla ricoperta di aceto. Interessante la visione di un gigantesco masso
sopra Malciaussia volutamente spezzato dall'uomo.
Annibale vincitore contempla per la prima volta l'Italia, dalle Alpi, (dipinto di
Francisco Goya).
La sua improvvisa apparizione fra i Galli della Pianura Padana fece staccare
molte trib dalla appena stipulata alleanza con Roma. Dopo una breve sosta
per lasciare riposare i soldati, Annibale si assicur le posizioni alle spalle
sottomettendo la trib ostile dei Taurini (nei dintorni dell'odierna Torino).
Quindi mosse lungo la valle del Po sconfiggendo i Romani, guidati dal
console Publio Cornelio Scipione, in un combattimento presso Victimulae
lungo il Ticino; il console rischi di essere ucciso e la cavalleria numidica si
dimostr molto pericolosa; le legioni si ritirarono e furono costrette ad
evacuare buona parte dell'attuale Lombardia.[42] Nel dicembre dello stesso
anno ebbe l'opportunit di mostrare la sua capacit strategica quando
attacc al fiume Trebbia, vicino Piacenza, le forze di Publio Cornelio Scipione
(padre dell'Africano), cui si erano aggiunte le legioni di Tiberio Sempronio
Longo.[43] Tatticamente la battaglia anticip quella di Canne. L'eccellente
fanteria pesante romana si incune nel fronte dell'esercito cartaginese, ma i
Romani furono accerchiati ai fianchi dalle ali della cavalleria numidica e
respinti verso il fiume, dove furono sorpresi da un contingente di truppe
Dopo aver resa sicura la sua posizione nel nord Italia con questa battaglia,
Annibale acquartier le sue truppe per l'inverno fra i Galli, il cui zelo per la
sua causa cominci a scemare a causa dei costi del mantenimento
dell'esercito punico. Nella primavera del 217 a.C. Annibale decise di trovare
a sud una base di operazioni pi sicura.[45] Con le sue truppe e l'unico
elefante sopravvissuto all'inverno, attravers quindi l'Appennino senza
incontrare opposizione. Lo attendevano grosse difficolt nelle paludi
dell'Arno, dove perse molte delle sue truppe per i disagi e le malattie e dove
egli stesso perse un occhio.[46]
Nel complesso durante la campagna del 217 a.C. Annibale non riusc a
ottenere la collaborazione delle principali popolazioni italiche, ma l'anno
seguente, grazie a nuove, impressionanti vittorie, ebbe l'opportunit di
mettere in grave difficolt il sistema di alleanze di Roma con i popoli alleati
dell'Italia meridionale. Un grande esercito romano costituito da otto legioni
e comandato dai consoli Lucio Emilio Paolo e Gaio Terenzio Varrone, avanz
verso di lui in Apulia e accett battaglia nei pressi di Canne.[57] Ponendo al
centro dello schieramento la fanteria ibero-gallica (che come previsto
cedette rapidamente sotto l'urto dell'attacco frontale dei legionari) e sui due
lati la fanteria pesante africana, armata in parte con armi romane catturate
nelle precedenti battaglie, Annibale attir la massa delle legioni romane in
una trappola.[58] Nel tentativo di sfondare le linee dei Galli, i Romani
furono attaccati sui fianchi dalla fanteria pesante africana e presto,
compressi in uno spazio ristretto, non poterono far valere la loro superiorit
numerica e furono messi in difficolt. Inoltre la cavalleria pesante numidica
sbaragli subito la cavalleria romano-italica, e, mentre la cavalleria leggera
numidica, inseguiva i resti della cavalleria nemica, rientr in campo alle
spalle delle legioni romane gi in grave difficolt, completando
l'accerchiamento.[59] Annibale riusc quindi a circondare le legioni e a
distruggerle quasi completamente.[60] Le legioni romane, attaccate da
tutte le direzioni e senza spazio di manovra, furono progressivamente
distrutte; quasi 45.000 legionari, novanta senatori, trenta tra ex-consoli,
pretori ed edili, caddero sul campo di battaglia, venne ucciso anche il
console Emilio Paolo; 10.000 furono i prigionieri e solo 3.000 circa
riuscirono a rifugiarsi a Venusia con l'altro console Varrone[61]
Nola difesa dal tenace Marco Claudio Marcello.[67] Egli cerc anche di
organizzare una grande coalizione internazionale contro Roma e concluse
un importante trattato di alleanza con Filippo V di Macedonia[68], Annibale
inoltre entr in contatto anche con gli inviati del giovane re di Siracusa,
Geronimo, che sembrava disposto a cooperare nella lotta contro Roma.[69]
[...] il desiderio di una tale impresa non lo aveva mai abbandonato. [...]
Annibale non si nascondeva dall'essersi lasciato sfuggire l'occasione dopo la
battaglia di Canne
(Livio, XXVI, 7.3.)
La marcia prosegu attraverso il Sannio ed arriv a tre chilometri dalla citt
sperando in questo modo di alleggerire la situazione di Capua.[77]
L'improvvisa avanzata del cartaginese provoc il panico nella popolazione,
ma, non disponendo delle forze e dell'equipaggiamento per un lungo
assedio, egli ben presto dovette ritirarsi nuovamente[78]. Tito Livio nel suo
resoconto di questa famosa incursione di Annibale fino alle porte di Roma
(Hannibal ad portas) inserisce elementi scarsamente attendibili su eventi
climatici soprannaturali che avrebbero scosso la risolutezza del condottiero
e riferisce del comportamento impavido del Senato di Roma[79]. In realt
Annibale, avendo raccolto un notevole bottino dopo il saccheggio del
territorio intorno a Roma e ritenendo che il suo piano per distrarre le legioni
romane dall'assedio di Capua fosse sostanzialmente fallito, decise
autonomamente di ritornare in Campania.[80] Il condottiero cartaginese
inflisse una sconfitta alle truppe romane che, al comando del console Publio
Sulpicio Galba Massimo, lo avevano seguito,[81] ma non pot pi impedire
la caduta di Capua.[82] Nella citt campana, le autorit locali ritennero
impossibile prolungare la resistenza; ritenendo che Annibale non potesse
pi portare aiuto e sperando nella clemenza di Roma, decisero di
arrendersi. La repressione di Roma fu spietata: i nobili campani vennero in
buona parte giustiziati e tutti gli abitanti vennero venduti come schiavi;
Capua, ridotta in rovina, venne trasformata in borgo agricolo sotto il
controllo di un prefetto romano. La brutale vendetta di Roma fece vacillare
la decisione delle altre popolazioni vicine.
Nel 210 a.C., Annibale non riusc pi a sferrare grandi offensive, e Roma,
attenendosi ai principi tattici di Fabio Massimo, continu a contendere
territorio e risorse al cartaginese senza farsi coinvolgere in grandi battaglie
campali. Cos Tito Livio descrive il particolare momento della guerra in corso
ormai da otto lunghi anni:
Annibale era particolarmente angosciato dal fatto che Capua, assalita dai
Romani con maggior decisione di quanto non fosse stata difesa, aveva
allontanato dai Cartaginesi molte popolazioni dell'Italia meridionale. Del
resto egli non avrebbe potuto mantenerle in suo potere distribuendo tra loro
le dovute guarnigioni, poich questo avrebbe frantumato l'esercito in
numerose e piccole parti, esponendolo ad un attacco congiunto delle forze
romane. D'altro canto, ritirando i presidi, avrebbe perduto la fedelt degli
alleati. Fu cos che prefer saccheggiare quelle citt che non poteva
difendere per abbandonare ai nemici solo luoghi devastati.[83] Egli infatti,
quello stesso anno, ottenne ancora una vittoria, ad Herdonia (oggi Ordona,
in Apulia), dove sconfisse un altro esercito proconsolare, ma che non influ
sul corso della guerra in corso. Quinto Fabio Massimo, nonostante i suoi
quasi settant'anni, assal Taranto che espugn l'anno successivo. Qui
30.000 dei suoi abitanti furono venduti come schiavi. Era il 209 a.C. e
Roma, con 10 delle sue 21 legioni attive (parie 100.000 cittadini circa ed
altrettanti alleati), continuava la graduale riconquista del Sannio e della
Lucania.
Nel 208 a.C. i nuovi consoli, l'esperto Marco Claudio Marcello, la "spada di
Roma" e conquistatore di Siracusa,[84] e Tito Quinzio Crispino, sembrarono
decisi finalmente ad attaccare in campo aperto Annibale in quel momento
accampato con il suo esercito a Venosa; ma il cartaginese si dimostr
ancora una volta superiore: i due consoli furono attirati in un'imboscata,
Marcello venne ucciso sul posto e Crispino mortalmente ferito. L'esercito
romano, rimasto senza capi, batt in ritirata. Annibale subito accorse a Locri
nel Bruzio dove disperse le forze romane che l'assediavano; cadde
prigioniero anche il comandante romano, il futuro storico Lucio Cincio
Alimento; la campagna del 208 a.C. si chiuse favorevolmente per il
condottiero cartaginese[85].
Annibale ritrova il capo mozzato del fratello Asdrubale, ucciso dai Romani,
affresco di Giovambattista Tiepolo, 1725-1730 ca, Vienna, Kunsthistorisches
Museum.
Nel 207 a.C. sembr che finalmente la madre patria avesse deciso di fornire
importanti aiuti ad Annibale; il fratello Asdrubale riusc a superare
l'opposizione del giovane Publio Cornelio Scipione e marci dalla Spagna
fino in Italia dopo aver attraversato le Alpi. Annibale, informato dell'arrivo
del fratello, dal Bruzio mosse verso nord; il console Gaio Claudio Nerone
non riusc a bloccarlo e il condottiero raggiunse con il suo esercito l'Apulia,
dove sperava di riuscire a concertare un ricongiungimento con un esercito
cartaginese che stava discendendo l'Italia agli ordini del fratello[86]. In
realt i romani intercettarono i messaggeri inviati da Asdrubale e quindi
Annibale rimase all'oscuro delle sue intenzioni e rimase fermo in Apulia; il
console Nerone con abile manovra tenne impegnato Annibale mentre con
una parte delle sue forze marci a nord dove insieme all'altro console Livio
Salinatore sconfisse Asdrubale nella battaglia del Metauro[87]. Il fratello di
Annibale venne ucciso e la sua testa venne gettata nell'accampamento
cartaginese[88].
Annibale decise quindi di ritornare nelle montagne del Brutium dove era
intenzionato a perseverare ancora e resistere. Il fratello superstite Magone
venne fermato in Liguria 205 a.C. 203 a.C. e l'alleanza con Filippo V di
Macedonia non gli port alcun vantaggio a causa del tempestivo intervento
della flotta e dell'esercito romano in Grecia.
Dal 205 al 203 a.C. Annibale rimase praticamente bloccato nel Bruzio; egli
difese tenacemente le sue ultime posizioni; non pot impedire la caduta di
Locri ma i comandanti romani, ancora intimoriti dalla sua impressionate
reputazione, rinunciarono ad attaccarlo[89]. Dopo il fallimento di Magone in
Liguria nel 203 a.C. e le vittorie di Cornelio Scipione in Africa, giunse
l'ordine da Cartagine di ritornare in patria e infine nell'autunno 203 a.C.
Annibale dovette abbandonare l'Italia portando con s i suoi veterani e i
volontari italici disposti a seguirlo[90]. Egli in realt era consapevole da
tempo che la sua lunga campagna nella penisola era fallita; fin dal 205 a.C.
aveva fatto incidere, secondo la tradizione dei condottieri ellenistici,
un'iscrizione in bronzo al Tempio di Hera a Capo Lacinio dove venivano
descritte le sue imprese in Italia[91].
Nel 202 a.C., dopo un'inutile conferenza di pace con Scipione, si scontr con
lui nella battaglia di Zama. Scipione disponeva di un esercito efficiente e
addestrato e poteva impiegare l'ottima cavalleria numidica di Massinissa,
ma Annibale ide un nuovo piano di battaglia che mise in difficolt le legioni
romane. La battaglia fu aspra e combattuta, l'intervento delle riserve di
veterani di Annibale sembr dare ancora una possibilit di vittoria al
cartaginese ma alla fine l'arrivo della cavalleria di Massinissa fu decisivo; la
vittoria di Scipione fu completa e Annibale dovette fuggire ad Adrumento
con pochi superstiti[94]. La sconfitta a Zama pose fine alla residua
resistenza di Cartagine e alla Seconda guerra punica, ma Annibale diede
un'ultima prova delle sue grandi qualit di condottiero, dimostrandosi in
grado, anche nelle circostanze sfavorevoli del momento, di concepire e
controllare l'andamento tattico della battaglia meglio del suo brillante
avversario[95].
Racconta Plutarco che Annibale si spinse a cercare rifugio nel lontano regno
del re Artassa, nell'attuale Armenia, dando molti consigli al proprio ospite,
tra l'altro sulla costruzione di un nuova citt in una zona del territorio di
natura eccellente e assai amena, ma incolta e trascurata. Artassa fu ben
felice di conferire l'incarico di dirigere i lavori al condottiero cartaginese, che
diede prova di ottimo urbanista, contribuendo all'edificazione della nuova
capitale degli Armeni, nei pressi del fiume Mezamr, a nord del monte
Ararat, che prese il nome (in onore del sovrano) di Artaxana; conosciuta
per tutta l'antichit e presente a lungo nelle carte geografiche, oggi quasi
del tutto scomparsa.
certo che nei suoi confronti prevalse, tra i Cartaginesi, la fama di avaro,
tra i Romani, quella di essere crudele.
(Polibio, IX, 26.11.)
Annibale Barca (scultura di Sbastien Slodtz del 1704, Museo del Louvre di
Parigi)
Il nome di Annibale molto conosciuto nella cultura popolare, a
dimostrazione della sua importanza nella storia del mondo occidentale.
L'autore dell'articolo nell'Enciclopedia Britannica del 1911 cos lo descrive:
Galli. E ancora; tutto quello che sappiamo di lui proviene da fonti ostili. I
Romani lo hanno tanto temuto e odiato che non poterono rendergli
giustizia. Tito Livio parla di sue grandi qualit ma anche di suoi egualmente
grandi vizi, fra cui segnala la sua pi che punica perfidia e l'inumana
crudelt. Per la prima non vi era altra giustificazione della sua consumata
bravura nelle imboscate. La seconda deriva, noi crediamo, dal fatto che in
certi casi si comport come le usanze belliche dell'epoca consentivano.
Certo non arriv alla brutalit di Claudio Nerone con la testa di Asdrubale.
Polibio dice semplicemente che fu accusato di crudelt da Romani e di
avarizia dai Cartaginesi. In effetti Annibale ebbe acerrimi nemici e la sua
vita fu una continua lotta contro il destino
Secondo il filosofo francese Montesquieu:
Annibale a tutti superiore, perch il suo genio, vasto quanto il loro, era
alieno da egoismo[101]
Lo storico tedesco Leopold von Ranke:
Odiato e temuto dai romani in vita e anche dopo la sua morte, Annibale con
il trascorrere del tempo divenne ed rimasto un personaggio quasi