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Annibale

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(disambigua).
Annibale Barca
Mommsen p265.jpg
Un busto di marmo, ritenuto di Annibale, ritrovato a Capua; alcuni storici
hanno messo in dubbio la sua autenticit[1]
247 a.C. - 183 a.C.
Nato a

Cartagine

Morto a

Libyssa

Cause della morte

suicidio con veleno

Dati militari
Paese servito

Cartagine

Impero seleucide
Forza armata

Esercito cartaginese

Anni di servizio 226-190 a.C.


Grado

generale comandante in capo

Guerre

Seconda guerra punica

Guerra contro Antioco III


Battaglie Assedio di Sagunto[2]
Battaglia del Ticino[3]
Battaglia della Trebbia[4]
Battaglia del Lago Trasimeno
Battaglia di Canne

Battaglie di Nola
assedio di Capua
Battaglia del Silaro
Prima battaglia di Herdonia
Seconda battaglia di Herdonia
Battaglia di Numistro
Battaglia di Ascoli
Battaglia di Grumento
Battaglia di Crotone
Battaglia di Zama
Comandante di Corpo di spedizione in Spagna (221-219 a.C.)
Corpo di spedizione in Italia (219-202 a.C.)
[senza fonte]
voci di militari presenti su Wikipedia
Annibale Barca (Cartagine, 247 a.C. Libyssa, 183 a.C.) fu un condottiero
e politico cartaginese, famoso per le sue vittorie durante la seconda guerra
punica. Theodor Mommsen lo ha definito "il pi grande generale
dell'antichit"[5].

Figlio del comandante Amilcare Barca, Annibale, sin da piccolo


profondamente nemico di Roma e deciso a combatterla, concep ed esegu
un audace piano di guerra per invadere l'Italia. Marciando dalla Spagna,
attraverso i Pirenei e le Alpi, scese nella penisola, dove sconfisse le legioni
romane in quattro battaglie principali battaglia del Ticino (218 a.C.)[3],
battaglia della Trebbia (218 a.C.)[4], battaglia del Lago Trasimeno (217
a.C.), battaglia di Canne (216 a.C.) e in altri scontri minori.

Dopo la battaglia di Canne i Romani evitarono altri scontri diretti e


gradualmente riconquistarono i territori del sud Italia di cui avevano perso il
controllo. La Seconda guerra punica termin con l'attacco romano a
Cartagine, che costrinse Annibale al ritorno in Africa nel 203 a.C. dove fu
definitivamente sconfitto nella battaglia di Zama, nel 202 a.C.

Dopo la fine della guerra, Annibale guid Cartagine per alcuni anni, ma,
costretto all'esilio dai Romani, nel 195 a.C. si rifugi dal re seleucide
Antioco III in Siria dove continu a propugnare la guerra contro Roma.
Dopo la sconfitta di Antioco III Annibale si trasfer presso il re Prusia I in
Bitinia. Quando i Romani chiesero a Prusia la sua consegna, Annibale prefer
suicidarsi; era il 183 a.C..

Dotato di grandi capacit tattiche e strategiche, avveduto e sagace,


Annibale, dopo le impressionanti vittorie iniziali, continu a battersi
tenacemente in Italia per oltre 15 anni con il suo piccolo esercito di veterani
isolato in territorio nemico, cercando fino all'ultimo di contrastare il
predominio di Roma[6]. Per le straordinarie qualit dimostrate durante la
sua carriera militare, Annibale considerato uno dei pi grandi generali
della storia[7]. Polibio, suo contemporaneo, lo paragonava a Publio Cornelio
Scipione Africano[8]; altri lo hanno accostato ad Alessandro Magno, Giulio
Cesare e Napoleone[9][10].

Indice

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1 Biografia
1.1 Origini familiari e giovent
1.2 Ascesa militare (221 - 219 a.C.)
1.3 Assedio di Sagunto (219 a.C.)
1.4 La seconda guerra punica (219-201 a.C.)
1.4.1 La lunga marcia: da Nova Carthago alle Alpi (218 a.C.)

1.4.2 Passaggio delle Alpi (218 a.C.)


1.4.3 Le grandi vittorie in Italia: dal Ticino a Canne (218-216 a.C.)
1.4.4 Gli anni trascorsi nell'Italia meridionale (215-203 a.C.)
1.4.5 Ritorno in Africa (203-202 a.C.)
1.5 Annibale a Cartagine (201-195 a.C.)
1.6 L'esilio
2 Annibale nella Storia
2.1 Fonti antiche
2.2 Valutazioni moderne
2.3 Letteratura
2.4 Cinematografia
3 Note
4 Bibliografia
5 Voci correlate
6 Altri progetti
7 Collegamenti esterni
Biografia[modifica | modifica wikitesto]
(LA)
si verum est, quod nemo dubitat, ut populus Romanus omnes gentes
virtute superarit, non est infitiandum Hannibalem tanto praestitisse ceteros
imperatores prudentia, quanto populus Romanus antecedat fortitudine
cunctas nationes
(IT)
Se cosa certa, e nessuno la mette in dubbio, che il popolo romano ha
superato tutti gli altri popoli in valore, non si pu tuttavia negare che

Annibale super tutti gli altri comandanti in abilit, quanto il popolo romano
sta al di sopra di tutte le genti in forza
(Cornelio Nepote, Liber de excellentibus ducibus exterarum gentium, XXIII.
Hannibal. 1-2)
Origini familiari e giovent[modifica | modifica wikitesto]
Annibale (dal punico Hanniba'al , Dono [o Grazia] di Baal) era il figlio
maggiore del condottiero cartaginese protagonista della Prima guerra
punica. Amilcare che era stato soprannominato "Barca" (da Barak che in
punico significava "fulmine"); egli era nato nel 247 a.C. e i suoi fratelli
minori erano Asdrubale Barca e Magone Barca.

Claudio Francesco Beaumont, Annibale giura odio ai Romani (olio su tela,


330 630 cm del XVIII secolo)
Il padre Amilcare, dopo la sconfitta di Cartagine nella Prima guerra punica e
dopo aver domato la rivolta dei mercenari e dei sudditi libici,[11] era
determinato, in contrasto con i propositi conservatori del partito
aristocratico di Cartagine, a sviluppare un importante programma di
espansione e rafforzamento della citt in funzione anti-romana. Secondo la
tradizione storiografica antica egli avrebbe contato in prospettiva per la
lotta contro Roma, sul supporto dei suoi tre figli maschi, "i tre leoncini"
allevati "per la rovina di Roma"[12]. Amilcare riusc a convincere il "Senato"
cartaginese a dargli un esercito per conquistare l'Iberia che alcune fonti
indicano come un dominio cartaginese perduto.[11] Cartagine forn solo una
forza relativamente ristretta e Amilcare accompagnato dal figlio Annibale,
che allora aveva nove anni, intraprese nel 237 la marcia lungo le costa del
Nord Africa fino alle Colonne d'Ercole. Gli altri due figli, Asdrubale e
Magone, restarono a Cartagine. In questo momento si colloca il celebre
episodio del giuramento di Annibale bambino. Secondo la tradizione
storiografica iniziata da Polibio e perpetuata da altri storici antichi, prima
della partenza per la Spagna, Amilcare avrebbe fatto giurare solennemente
al figlio che egli non sarebbe mai stato amico di Roma; l'evento, messo in
dubbio dagli storici moderni, divenuto esemplare per rappresentare

simbolicamente il sentimento di odio eterno di Annibale verso Roma che


rimase effettivamente l'elemento dominante della vita del condottiero
cartaginese[13].

La campagna di Amilcare in Spagna ebbe successo: pur con poche truppe e


pochi finanziamenti, egli sottomise le citt iberiche scegliendo come base
operativa la vecchia colonia punica di Gades, l'odierna Cadice. Egli riapr le
miniere per autofinanziarsi, riorganizz l'esercito e inizi la conquista.
Fornendo alla madrepatria convogli di navi cariche di metalli preziosi che
aiutarono Cartagine nel pagamento dell'ingente debito di guerra con Roma,
Amilcare ottenne grande popolarit in patria. Sfortunatamente rimase
ucciso durante l'attraversamento di un fiume. Venne scelto come suo
successore il marito di sua figlia, Asdrubale.[14] Per otto anni Asdrubale
comand le forze cartaginesi consolidando la presenza punica, edificando
una nuova citt (Carthago Nova oggi Cartagena). Asdrubale, impegnato
nel consolidamento delle conquiste cartaginesi in Iberia, approfitt delle
relativa debolezza di Roma che doveva fronteggiare i Galli in Italia e in
Provenza per strappare il riconoscimento della sovranit cartaginese a sud
del fiume Ebro.[15]

Ascesa militare (221 - 219 a.C.)[modifica | modifica wikitesto]

Invasione di Annibale dalle Alpi, durante la seconda guerra punica.


Asdrubale mor nel 221 a.C. pugnalato in circostanze mai veramente
chiarite.[16] I soldati, a questo punto, acclamarono loro comandante
all'unanimit, il giovane Annibale.[17] Aveva ventisei anni e ne aveva
passati diciassette lontano da Cartagine. Il governo cartaginese conferm
questa scelta.[18]

I veterani credevano (nel vedere Annibale) che fosse stato loro restituito
Amilcare giovane (il padre), notando nello stesso identica energia nel volto
e identica fierezza negli occhi, nella fisionomia del suo viso.

(Tito Livio, Ab Urbe condita libri, XXI, 4, 2.)


Annibale cominci ad attaccare la popolazione degli Olcadi, che si trovavano
a sud dell'Ebro, sottomettendo poco dopo la loro capitale Cartala (l'odierna
Orgaz) e costringendoli a pagare un tributo (221 a.C.).[19] L'anno
successivo (220 a.C.), dopo aver trascorso l'inverno a Nova Carthago carico
di bottino, fu la volta dei Vaccei, che sottomise anch'essi riuscendo ad
occupare le loro citt di Hermantica e poi Arbocala (identificabile forse con
la moderna Zamora), dopo un lungo assedio.[20] Gli abitanti di Hermantica,
in seguito, dopo essersi ricongiunti con il popolo degli Olcadi, riuscirono a
convincere i Carpetani a tendere al generale cartaginese una trappola sulla
via del ritorno, nei pressi del fiume Tago.[21] Annibale riusc per a battere
i loro eserciti congiunti, composti da ben 100.000 armati (principalmente
Carpetani). Egli infatti riusc in un primo momento a evitare l'imboscata che
gli avevano teso presso il fiume Tago, e quando le forze nemiche, a loro
volta, cercarono di attraversarlo cariche di armi e bagagli per disporsi a
muovere battaglia contro i cartaginesi, furono irrimediabilmente sconfitte e
sottomesse.[22] Annibale, dopo due anni trascorsi a completare la
conquista dell'Iberia a sud dell'Ebro, si sent pronto alla guerra contro
Roma.

Assedio di Sagunto (219 a.C.)[modifica | modifica wikitesto]


Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Assedio di Sagunto.

Gli ultimi giorni di Sagunto (Francisco Domingo Marqus, 1869)


Decise cos di muovere guerra a Sagunto[23] citt alleata a Roma con
la motivazione che si trovava a sud dell'Ebro e quindi rientrava nei territori
di competenza dei Cartaginesi e non dei Romani, anche se le era stata
imposta dai Romani, con la violenza e l'inganno, un governo fantoccio
filo-romano che ora attaccava gli alleati dei Cartaginesi (vedi Polibio e lo
storico M. Bontempelli). L'assedio dur otto mesi e termin nel 219 a.C. con
la conquista della citt.[24] Conquista agevolata da Roma che, impegnata
su altri fronti, credeva di avere tempo a disposizione: "Ma, facendo ci, i
Romani sbagliarono. Li prevenne Annibale, occupando Sagunto." (Polibio).

Per questo la guerra non si svolse in Spagna, nonostante i Romani avessero


come base Sagunto, ma in Italia. "I Romani, avendo notizia della disgrazia
occorsa a Sagunto, non stettero affatto a discutere se fare o non fare
guerra, come assurdamente riferiscono alcuni scrittori" (Polibio). Invece,
appena saputo dell'attacco a Sagunto, essi inviarono un'ambasceria a
Cartagine per lamentare queste violazioni[25] e in cui comandavano di
consegnare Annibale e tutti i suoi generali o di aspettarsi un tremendo
attacco.

Il senato cartaginese, ricevuta alla fine di marzo 218 a.C. un'ambasceria


romana, capeggiata dal princeps senatus Marco Fabio Buteone, non accett
le condizioni dei romani (restituzione di Sagunto e consegna di Annibale).
La guerra divenne inevitabile.[26]

La seconda guerra punica (219-201 a.C.)[modifica | modifica wikitesto]


Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Seconda guerra
punica.
La lunga marcia: da Nova Carthago alle Alpi (218 a.C.)[modifica | modifica
wikitesto]

La traversata del Rodano da parte dell'armata di Annibale (disegno di Henri


Motte del 1878)
Nella primavera del 218 a.C., sul finire di maggio, dopo aver lasciato il
comando della Spagna centrale e meridionale al fratello Asdrubale il
giovane, Annibale, inizi la grande marcia. 80.000[27]-90.000 fanti[28][29]
e 10.000[27]-12.000 cavalieri,[28][29] oltre a 37 elefanti,[28][27]
lasciarono Carthago Nova con meta l'Italia.

Dopo aver valicato il confine del fiume Ebro,[30] iniziarono i primi problemi.
L'opposizione delle genti iberiche stanziate a nord dell'Ebro fu molto forte.
Polibio scrive che Annibale "dovette combattere contro almeno quattro

trib": gli Ilergeti, i Bargui, gli Ausetani e i Lacetani. A difendere le nuove


conquiste Tarragona, Barcino (l'odierna Barcellona), Gerona e tutta quella
che oggi nota come Costa Brava, Annibale lasci Annone con 11 000
uomini. Altri uomini furono congedati e tornarono in Spagna.[31]

Tolti dal numero i congedati, i morti in battaglia, i dispersi e i disertori, 50


000 fanti, 9 000 cavalieri e i 37 elefanti raggiunsero la colonia greca di
Emporion (attuale Ampurias) ed oltrepassarono i Pirenei valicando il Colle
del Perthus durante il mese di agosto.[32] Dopo un relativamente facile
attraversamento dei Pirenei, Annibale dovette scontrarsi con le trib
galliche alleate alla colonia greca di Marsiglia e contrariamente alle
aspettative del generale cartaginese del tutto indifferenti alla situazione
delle consorelle che occupavano la Pianura Padana e sentivano la pressione
delle armi romane. Raggiunto il Rodano agli inizi di settembre, Annibale
trov ad aspettarlo Magilo, re dei Boi (popolazione della Gallia Cisalpina),
venuto ad aiutare il generale cartaginese ad attraversare le Alpi al fine di
combattere il comune nemico: Roma.[33]

Nel frattempo il console Publio Cornelio Scipione (padre del futuro Scipione
l'Africano), che aveva radunato in agosto il suo esercito a Pisa per
imbarcarlo alla volta della Spagna, venne raggiunto dalla notizia che
Annibale aveva varcato i Pirenei e decise di bloccarlo sul Rodano poich,
non essendo il fiume guadabile, Annibale avrebbe dovuto costruire un ponte
di barche per attraversarlo col suo imponente esercito, con conseguente
rallentamento nella marcia. Cos il console veleggi verso la citt alleata di
Massilia, l'odierna Marsiglia, alle foci del fiume.[34]

Annibale dopo aver annullato la resistenza di alcune trib celtiche, mand la


cavalleria numidica in avanscoperta e avvenne il primo contatto con
l'esercito nemico: trecento cavalieri che pattugliavano la zona. Fu solo una
scaramuccia, ma le distanze fra i due eserciti si erano ormai annullate.

Passaggio delle Alpi (218 a.C.)[modifica | modifica wikitesto]

Le possibili vie seguite da Annibale per raggiungere l'Italia romana.

Uno dei "passi" da dove potrebbe essere transitato Annibale con il suo
esercito e i suoi elefanti: il passo del Moncenisio.
Il generale cartaginese volle evitare lo scontro immediato con Scipione,
poich il suo scopo era di arrivare in Italia con il massimo di forze e poi
infliggere una serie di sconfitte umilianti ai romani favorendo in questo
modo la defezione delle popolazioni italiche assoggettate; cos dopo aver
fatto passare il fiume all'esercito, elefanti compresi, punt verso nord
risalendo il corso del Rodano. Polibio e Livio hanno descritto con molti
dettagli la tecnica impiegata da Annibale per far attraversare gli elefanti che
erroneamente gli antichi ritenevano incapaci di nuotare. Nei racconti dei
due storici il condottiero cartaginese avrebbe fatto costruire grandi zattere
coperte da uno strato di terreno per ingannare gli animali che docilmente
salirono sulle imbarcazioni; alcuni avrebbero attraversato camminando sul
fondale e usando le proboscidi mantenute fuori dall'acqua per respirare[35].

Lo storico greco Polibio scrive che Annibale arriv col suo esercito all'altezza
del fiume Isre, affluente di sinistra del Rodano, ma non aggiunge nessuna
informazione circa il valico delle Alpi: probabilmente se ne era gi persa la
memoria o la cosa era ritenuta superflua.[36] Se avesse risalito la val
d'Isre Annibale avrebbe potuto raggiungere diversi passi, come il
Moncenisio oppure il lontano colle del Piccolo San Bernardo (Cremonis
iugum) che viene citato anche da Cornelio Nepote con il nome di Saltus
Graius.[37] Anche lo storico romano Tito Livio cita l'Isre, ma subito dopo,
come se Annibale avesse fatto una inversione, ci presenta il condottiero
cartaginese presso il fiume Durance (Druentia, in latino), altro affluente di
sinistra che risalendo la valle del Rodano si incontra prima dell'Isre. Dalla
Durance, scrive Livio, Annibale and "per vie agevoli" al valico delle Alpi,
ma non lo nomina (anch'egli evidentemente non sa quale sia o non ritiene
opportuno citarlo, trattandosi di una via forse ben nota). Livio, comunque,

esclude il Piccolo San Bernardo: afferma come cosa certa che il primo
popolo che Annibale incontr dopo la discesa dalle Alpi furono i Celti Taurini,
mentre se fosse disceso dal Piccolo San Bernardo avrebbe incontrato i
Salassi ed altri popoli. Il Monginevro (1.850 m) uno dei passi che si
possono raggiungere dalla Durance. Esso era attraversato da un
antichissimo percorso che poi divenne una importante strada romana nel
121 a.C., la via Domizia.

Una pi recente ricostruzione, che compatibile con la risalita per la valle


della Durance, colloca il passaggio per il Colle dell'Autaret ed il Colle Arnas
nelle Valli di Lanzo e la discesa verso quello che l'attuale comune di
Usseglio. L'Autaret un passo a 3.077 m. Era la fine di ottobre e Annibale
riusc a raggiungere la Pianura Padana poco prima dell'inverno, mantenendo
quell'effetto sorpresa che voleva ottenere.[38] Ci viene descritto in modo
particolareggiato anche nel romanzo storico la "Druida di Margun Hanniba'al"[39] e Valli di Lanzo.[40].

Altra ipotesi di ricerca, vede Annibale impegnato pi a nord alla ricerca di


una valico, indirizzato dalle guide degli alleati Boi: avendo verificato che le
principali vie d'accesso alla Gallia Cisalpina (Monginevro, Moncenisio, Piccolo
San Bernardo) fossero ben sorvegliate dalle truppe romane e alleate,
diresse l'esercito pi a nord, fino ad Agaunum (oggi Saint-Maurice
(Svizzera), prossima al Lago Lemano), dove si sarebbe scontrato con la
trib dei Nantuati, subendo le pi gravi perdite nel suo tragitto alpino. Da
qui avrebbe risalito la valle dell'Entremont, puntando a sud e giungendo in
territorio cisalpino attraverso il Col di Menouve (m 2.801) o per il vicino Col
di Annibale, entrambi a est del Colle del Gran San Bernardo. A questo
punto, Annibale avrebbe eluso la sorveglianza romana in territorio
valdostano attraversando colli minori, quali il Col Flassin (m 2.615) e il Col
di Garin (m. 2805), transitando per la Val di Cogne e giungendo in vista
della pianura sui colli del Bardoney (m. 2.833) o dell'Ariettaz (m. 2.939)
entrambi con sbocco in Val Soana, garantendosi cos un notevole effetto
sorpresa.[41]

Dei sessantamila che avevano attraversato i Pirenei, quasi 50 000 tra fanti
e cavalieri e tutti i 37 elefanti (di cui, secondo Polibio, solo uno, Surus il
Siriano, in un primo momento riuscir a sopravvivere all'inverno, per poi
morire l'anno successivo durante la discesa in Etruria), riuscirono ad
arrivare nella Pianura Padana. Sconfiggendo trib montane, difficolt del
terreno e intemperie, Annibale aveva compiuto una delle imprese militari
pi memorabili del mondo antico. Assai dettagliata la descrizione
dell'attraversamento in Livio che cita anche un geniale metodo per spaccare
le rocce che impedivano il passaggio (metodo confermato anche da Vitruvio
e Plinio): Annibale riscald la roccia e un volta raffreddatasi la spezz dopo
averla ricoperta di aceto. Interessante la visione di un gigantesco masso
sopra Malciaussia volutamente spezzato dall'uomo.

Le grandi vittorie in Italia: dal Ticino a Canne (218-216 a.C.)[modifica |


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Annibale vincitore contempla per la prima volta l'Italia, dalle Alpi, (dipinto di
Francisco Goya).
La sua improvvisa apparizione fra i Galli della Pianura Padana fece staccare
molte trib dalla appena stipulata alleanza con Roma. Dopo una breve sosta
per lasciare riposare i soldati, Annibale si assicur le posizioni alle spalle
sottomettendo la trib ostile dei Taurini (nei dintorni dell'odierna Torino).
Quindi mosse lungo la valle del Po sconfiggendo i Romani, guidati dal
console Publio Cornelio Scipione, in un combattimento presso Victimulae
lungo il Ticino; il console rischi di essere ucciso e la cavalleria numidica si
dimostr molto pericolosa; le legioni si ritirarono e furono costrette ad
evacuare buona parte dell'attuale Lombardia.[42] Nel dicembre dello stesso
anno ebbe l'opportunit di mostrare la sua capacit strategica quando
attacc al fiume Trebbia, vicino Piacenza, le forze di Publio Cornelio Scipione
(padre dell'Africano), cui si erano aggiunte le legioni di Tiberio Sempronio
Longo.[43] Tatticamente la battaglia anticip quella di Canne. L'eccellente
fanteria pesante romana si incune nel fronte dell'esercito cartaginese, ma i
Romani furono accerchiati ai fianchi dalle ali della cavalleria numidica e
respinti verso il fiume, dove furono sorpresi da un contingente di truppe

opportunamente nascosto da Annibale lungo la riva. Dei 16.000 legionari e


20.000 alleati, si salvarono circa 10.000 uomini che ripiegarono nella
colonia romana di Piacenza fondata da pochi anni (218 a.C.).[4][44]

Dopo aver resa sicura la sua posizione nel nord Italia con questa battaglia,
Annibale acquartier le sue truppe per l'inverno fra i Galli, il cui zelo per la
sua causa cominci a scemare a causa dei costi del mantenimento
dell'esercito punico. Nella primavera del 217 a.C. Annibale decise di trovare
a sud una base di operazioni pi sicura.[45] Con le sue truppe e l'unico
elefante sopravvissuto all'inverno, attravers quindi l'Appennino senza
incontrare opposizione. Lo attendevano grosse difficolt nelle paludi
dell'Arno, dove perse molte delle sue truppe per i disagi e le malattie e dove
egli stesso perse un occhio.[46]

Annibale scamp a stento, con grande pena, sull'unico elefante


sopravvissuto, molto sofferente per una grave forma di oftalmia che lo
aveva colpito, a causa della quale gli fu infine anche tolto un occhio...
(Polibio, III, 74, 11 e 79, 12.)
Nepote invece afferma che non pot pi utilizzare l'occhio destro bene come
prima.[47]

Annibale sfugge al Temporeggiatore, ingannandolo sulla reale entit delle


proprie forze, applicando nella notte delle torce accese sulle corna dei
buoi.[48]
Avanz quindi in Etruria su terre pi elevate, seguito dalle nuove legioni
romane.[49] Dopo aver devastato e saccheggiato il territorio, organizz un
abile imboscata contro le truppe del console Gaio Flaminio. Con l'aiuto della
nebbia riusc a sorprendere i romani nella Battaglia del Lago Trasimeno;
Annibale posizion le sue truppe sulle colline che sovrastavano la via lungo
il lago che le legioni, ignare del pericolo, stavano percorrendo; al momento

convenuto i soldati del condottiero cartaginese calarono all'improvviso dalle


colline sulle truppe romane in marcia che furono intrappolate sulle spiagge
e nelle acque del lago. La battaglia si concluse con la completa disfatta dei
romani; mor anche il console Flaminio, ucciso da un cavaliere
celtico.[50][51][52]

Annibale credette forse di avere la strada per Roma aperta. Ma se da un


lato era vero che nessun esercito si frapponeva pi fra lui e Roma, man
mano che si addentrava in Umbria, dovette constatare che le popolazioni
continuavano a rimanere fedeli a Roma e a lui ostili,[53] pertanto prefer
sfruttare la sua vittoria per spostarsi dal Centro al Sud Italia tentando di
suscitare una rivolta generale contro il dominio di Roma. Suo malgrado,
questa strategia a lungo andare fall, nonostante un iniziale successo. Infatti
la maggior parte delle citt sottomesse a Roma non si ribellarono come lui
aveva sperato.

Controllato e infastidito da vicino dalle truppe del dittatore Quinto Fabio


Massimo che sar detto "il Temporeggiatore"[54], in questa fase Annibale
riusc solo parzialmente nel suo intento di minare la solidit dello stato
romano. Dal punto di vista militare invece egli continu a mostrare una
grande abilit tattica: in un'occasione, anche se apparentemente in difficile
posizione nella pianura campana, riusc a sfuggire con uno stratagemma e a
raggiungere le ricche pianure dell'Apulia, dove i Romani non osarono
affrontarlo per timore della superiore cavalleria cartaginese.[55] Annibale
inoltre non manc di seminare confusione e sospetto nel campo nemico
incendiando e devastando i terreni attraversati dal suo esercito ma
risparmiando i possedimenti di Fabio Massimo, insinuando in questo modo il
dubbio su possibili accordi segreti con il dittatore romano.[56]

Annibale percorre trionfalmente il campo di battaglia di Canne dopo la


vittoria (stampa ottocentesca).

Nel complesso durante la campagna del 217 a.C. Annibale non riusc a
ottenere la collaborazione delle principali popolazioni italiche, ma l'anno
seguente, grazie a nuove, impressionanti vittorie, ebbe l'opportunit di
mettere in grave difficolt il sistema di alleanze di Roma con i popoli alleati
dell'Italia meridionale. Un grande esercito romano costituito da otto legioni
e comandato dai consoli Lucio Emilio Paolo e Gaio Terenzio Varrone, avanz
verso di lui in Apulia e accett battaglia nei pressi di Canne.[57] Ponendo al
centro dello schieramento la fanteria ibero-gallica (che come previsto
cedette rapidamente sotto l'urto dell'attacco frontale dei legionari) e sui due
lati la fanteria pesante africana, armata in parte con armi romane catturate
nelle precedenti battaglie, Annibale attir la massa delle legioni romane in
una trappola.[58] Nel tentativo di sfondare le linee dei Galli, i Romani
furono attaccati sui fianchi dalla fanteria pesante africana e presto,
compressi in uno spazio ristretto, non poterono far valere la loro superiorit
numerica e furono messi in difficolt. Inoltre la cavalleria pesante numidica
sbaragli subito la cavalleria romano-italica, e, mentre la cavalleria leggera
numidica, inseguiva i resti della cavalleria nemica, rientr in campo alle
spalle delle legioni romane gi in grave difficolt, completando
l'accerchiamento.[59] Annibale riusc quindi a circondare le legioni e a
distruggerle quasi completamente.[60] Le legioni romane, attaccate da
tutte le direzioni e senza spazio di manovra, furono progressivamente
distrutte; quasi 45.000 legionari, novanta senatori, trenta tra ex-consoli,
pretori ed edili, caddero sul campo di battaglia, venne ucciso anche il
console Emilio Paolo; 10.000 furono i prigionieri e solo 3.000 circa
riuscirono a rifugiarsi a Venusia con l'altro console Varrone[61]

Le perdite di Annibale furono circa 6.000 uomini. Questa vittoria favor


finalmente importanti defezioni e port al suo fianco gran parte delle
popolazioni meridionali, tra cui la Daunia, parte del Sannio, la Lucania e il
Bruzio, mentre l'Etruria e i Latini restarono fedeli all'Urbe. Il condottiero
sper forse in un primo tempo di aver raggiunto la vittoria finale; alcuni
prigionieri furono inviati a Roma per trattare il riscatto ma il senato romano
rifiut ogni discussione e si dimostr deciso a continuare la guerra. In
queste condizioni egli non ritenne possibile portare un attacco diretto a
Roma nonostante questa apparisse indebolita dopo le gravi perdite subite.

Annibale quindi prefer dispiegare le truppe sul territorio occupato nel


meridione per consolidare le sue posizioni e favorire ulteriori defezioni[62].
Dopo la battaglia di Canne l'evento pi importante della guerra in Italia fu
l'alleanza di Annibale con Capua, allora la seconda maggior citt
d'Italia.[63], dove l'esercito cartaginese trascorse l'inverno del 216-215
a.C., avendo finalmente la possibilit dopo tre anni di continui
combattimenti, di riposare[64]. La tradizione storiografica romana ha dato
grande importanza a questi cosiddetti "ozi di Capua" che avrebbero
compromesso la solidit e la combattivit di Annibale e del suo esercito,
fiaccati dai piaceri del soggiorno nella citt campana[64]. Questa
interpretazione tradizionale peraltro non trova alcun riscontro in Polibio ed
stata fortemente svalutata dalla storiografia moderna che la ritiene
tendenziosa ed errata; in realt Annibale e il suo esercito avrebbero
continuato a dimostrare la loro superiorit per altri undici anni in Italia
senza subire reali sconfitte[64].

Gli anni trascorsi nell'Italia meridionale (215-203 a.C.)[modifica | modifica


wikitesto]
Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Trattato tra Annibale
e Filippo V di Macedonia.
Negli anni successivi Annibale dovette rinunciare a grande manovre
offensive e limitarsi a controllare le principali citt dell'Italia meridionale.
Non riusc pi a costringere i suoi nemici ad una nuova grande battaglia
campale; i romani ritornarono alle tattiche di logoramento di Quinto Fabio
Massimo e dispiegarono sul campo un numero sempre pi elevato di legioni
per controllare il territorio e recuperare lentamente le posizioni perdute[65].

Annibale cerc inizialmente di sfruttare la grande vittoria di Canne; invi a


Cartagine il fratello Magone per illustrare i brillanti successi raggiunti e
richiedere rinforzi, ma i dirigenti della citt, preoccupati per la situazione in
Spagna, si limitarono ad inviare un piccolo contingente di cavalleria[66]. Il
condottiero cartaginese nel 215 a.C. tent di estendere il suo dominio in
Italia meridionale ma sub alcuni insuccessi nel tentativo fallito di occupare

Nola difesa dal tenace Marco Claudio Marcello.[67] Egli cerc anche di
organizzare una grande coalizione internazionale contro Roma e concluse
un importante trattato di alleanza con Filippo V di Macedonia[68], Annibale
inoltre entr in contatto anche con gli inviati del giovane re di Siracusa,
Geronimo, che sembrava disposto a cooperare nella lotta contro Roma.[69]

Campagna di Annibale in Campania nel 214 a.C.


Nel 214 a.C. Annibale occup il Bruzio e conquist gli importanti porti di
Locri e Crotone da dove sperava di poter entrare in contatto con la
madrepatria[70], ma un nuovo attacco a Nola venne respinto da Claudio
Marcello; nel 213 a.C. la situazione sembr volgere nuovamente a favore di
Cartagine: Siracusa ruppe l'alleanza con Roma e l'intera Sicilia si ribell;
Annibale riusc a conquistare, grazie alla collaborazione di una fazione della
citt, la colonia greca di Taranto, anche se la rocca che controllava
l'importante porto, rimase in mano ai Romani.[71]. Nel 212 a.C. il centro
delle operazioni divenne Capua dove i Romani concentrarono sei legioni per
assediare e riconquistare la citt: la situazione del cartaginese divenne pi
difficile. Annibale continu tuttavia a battersi coraggiosamente e raggiunse
altre vittorie locali[72]; dall'Apulia ritorn in Campania in soccorso di
Capua;[73] il pretore Tiberio Sempronio Gracco venne ucciso in un agguato,
due formazioni legionarie romane furono distrutti nella battaglia del Silaro e
nella prima battaglia di Erdonia[74]; i romani sospesero temporaneamente
l'assedio di Capua.

Nel 211 a.C. tuttavia le legioni romane, in assenza di Annibale, ritornarono


ad assediare Capua la cui situazione divenne drammatica. Annibale rientr
ancora in Campania, ma dopo soli cinque giorni, temendo che a Capua
potesse trovarsi intrappolato dall'arrivo dei nuovi consoli, che lo avrebbero
cos tagliato fuori dai necessari rifornimenti, giunse alla conclusione che era
impossibile sbloccare un simile assedio con un attacco di forza.[75] La
soluzione che egli escogit fu quella di marciare in modo rapido e
inaspettato contro Roma stessa, che era il centro della guerra,

provocando negli abitanti un tale spavento, da indurre Appio Claudio a


sbloccare l'assedio e correre in aiuto della patria, oppure dividere il proprio
esercito, nel qual caso sia le forze inviate a Roma in aiuto, sia quelle
lasciate a Capua sarebbero state facilmente battibili.[76]

[...] il desiderio di una tale impresa non lo aveva mai abbandonato. [...]
Annibale non si nascondeva dall'essersi lasciato sfuggire l'occasione dopo la
battaglia di Canne
(Livio, XXVI, 7.3.)
La marcia prosegu attraverso il Sannio ed arriv a tre chilometri dalla citt
sperando in questo modo di alleggerire la situazione di Capua.[77]
L'improvvisa avanzata del cartaginese provoc il panico nella popolazione,
ma, non disponendo delle forze e dell'equipaggiamento per un lungo
assedio, egli ben presto dovette ritirarsi nuovamente[78]. Tito Livio nel suo
resoconto di questa famosa incursione di Annibale fino alle porte di Roma
(Hannibal ad portas) inserisce elementi scarsamente attendibili su eventi
climatici soprannaturali che avrebbero scosso la risolutezza del condottiero
e riferisce del comportamento impavido del Senato di Roma[79]. In realt
Annibale, avendo raccolto un notevole bottino dopo il saccheggio del
territorio intorno a Roma e ritenendo che il suo piano per distrarre le legioni
romane dall'assedio di Capua fosse sostanzialmente fallito, decise
autonomamente di ritornare in Campania.[80] Il condottiero cartaginese
inflisse una sconfitta alle truppe romane che, al comando del console Publio
Sulpicio Galba Massimo, lo avevano seguito,[81] ma non pot pi impedire
la caduta di Capua.[82] Nella citt campana, le autorit locali ritennero
impossibile prolungare la resistenza; ritenendo che Annibale non potesse
pi portare aiuto e sperando nella clemenza di Roma, decisero di
arrendersi. La repressione di Roma fu spietata: i nobili campani vennero in
buona parte giustiziati e tutti gli abitanti vennero venduti come schiavi;
Capua, ridotta in rovina, venne trasformata in borgo agricolo sotto il
controllo di un prefetto romano. La brutale vendetta di Roma fece vacillare
la decisione delle altre popolazioni vicine.

Nel 210 a.C., Annibale non riusc pi a sferrare grandi offensive, e Roma,
attenendosi ai principi tattici di Fabio Massimo, continu a contendere
territorio e risorse al cartaginese senza farsi coinvolgere in grandi battaglie
campali. Cos Tito Livio descrive il particolare momento della guerra in corso
ormai da otto lunghi anni:

Non vi fu un altro momento della guerra nel quale Cartaginesi e Romani


[...] si trovarono maggiormente in dubbio tra speranza e timore.
Infatti, da parte dei Romani, nelle province, da un lato in seguito alle
sconfitte in Spagna, dall'altro per l'esito delle operazioni in Sicilia (212-211
a.C.), vi fu un alternarsi di gioie e dolori. In Italia, la perdita di Taranto
gener danno e paura, ma l'aver conservato il presidio nella fortezza contro
ogni speranza, gener grande soddisfazione (212 a.C.). L'improvviso
sgomento ed il terrore che Roma fosse assediata ed assalita, dopo pochi
giorni svan per far posto alla gioia per la resa di Capua (211 a.C.). Anche la
guerra d'oltre mare era come in pari tra le parti [...]: [se da una parte]
Filippo divenne nemico di Roma in un momento tutt'altro che favorevole
(215 a.C.), nuovi alleati erano accolti, come gli Etoli ed Attalo, re dell'Asia,
quasi che la fortuna gi promettesse ai Romani l'impero d'oriente.
Anche da parte dei Cartaginesi si contrapponeva alla perdita di Capua, la
presa di Taranto e, se era motivo per loro di gloria l'essere giunti fin sotto le
mura di Roma senza che nessuno li fermasse, sentivano d'altro canto il
rammarico dell'impresa vana e la vergogna che, mentre si trovavano sotto
le mura di Roma, da un'altra porta un esercito romano si incamminava per
la Spagna. La stessa Spagna, quando i Cartaginesi avevano sperato di
portarvi a termine la guerra e cacciare i Romani dopo aver distrutto due
grandi generali (Publio e Gneo Scipione) e i loro eserciti, [...] la loro vittoria
era stata resa inutile da un generale improvvisato, Lucio Marcio.
E cos, grazie all'azione equilibratrice della fortuna, da entrambe le parti
restavano intatte le speranze ed il timore, come se da quel preciso
momento dovesse incominciare per la prima volta l'intera guerra.
(Livio, XXVI, 37.)

Annibale era particolarmente angosciato dal fatto che Capua, assalita dai
Romani con maggior decisione di quanto non fosse stata difesa, aveva
allontanato dai Cartaginesi molte popolazioni dell'Italia meridionale. Del
resto egli non avrebbe potuto mantenerle in suo potere distribuendo tra loro
le dovute guarnigioni, poich questo avrebbe frantumato l'esercito in
numerose e piccole parti, esponendolo ad un attacco congiunto delle forze
romane. D'altro canto, ritirando i presidi, avrebbe perduto la fedelt degli
alleati. Fu cos che prefer saccheggiare quelle citt che non poteva
difendere per abbandonare ai nemici solo luoghi devastati.[83] Egli infatti,
quello stesso anno, ottenne ancora una vittoria, ad Herdonia (oggi Ordona,
in Apulia), dove sconfisse un altro esercito proconsolare, ma che non influ
sul corso della guerra in corso. Quinto Fabio Massimo, nonostante i suoi
quasi settant'anni, assal Taranto che espugn l'anno successivo. Qui
30.000 dei suoi abitanti furono venduti come schiavi. Era il 209 a.C. e
Roma, con 10 delle sue 21 legioni attive (parie 100.000 cittadini circa ed
altrettanti alleati), continuava la graduale riconquista del Sannio e della
Lucania.

Nel 208 a.C. i nuovi consoli, l'esperto Marco Claudio Marcello, la "spada di
Roma" e conquistatore di Siracusa,[84] e Tito Quinzio Crispino, sembrarono
decisi finalmente ad attaccare in campo aperto Annibale in quel momento
accampato con il suo esercito a Venosa; ma il cartaginese si dimostr
ancora una volta superiore: i due consoli furono attirati in un'imboscata,
Marcello venne ucciso sul posto e Crispino mortalmente ferito. L'esercito
romano, rimasto senza capi, batt in ritirata. Annibale subito accorse a Locri
nel Bruzio dove disperse le forze romane che l'assediavano; cadde
prigioniero anche il comandante romano, il futuro storico Lucio Cincio
Alimento; la campagna del 208 a.C. si chiuse favorevolmente per il
condottiero cartaginese[85].

Annibale ritrova il capo mozzato del fratello Asdrubale, ucciso dai Romani,
affresco di Giovambattista Tiepolo, 1725-1730 ca, Vienna, Kunsthistorisches
Museum.

Nel 207 a.C. sembr che finalmente la madre patria avesse deciso di fornire
importanti aiuti ad Annibale; il fratello Asdrubale riusc a superare
l'opposizione del giovane Publio Cornelio Scipione e marci dalla Spagna
fino in Italia dopo aver attraversato le Alpi. Annibale, informato dell'arrivo
del fratello, dal Bruzio mosse verso nord; il console Gaio Claudio Nerone
non riusc a bloccarlo e il condottiero raggiunse con il suo esercito l'Apulia,
dove sperava di riuscire a concertare un ricongiungimento con un esercito
cartaginese che stava discendendo l'Italia agli ordini del fratello[86]. In
realt i romani intercettarono i messaggeri inviati da Asdrubale e quindi
Annibale rimase all'oscuro delle sue intenzioni e rimase fermo in Apulia; il
console Nerone con abile manovra tenne impegnato Annibale mentre con
una parte delle sue forze marci a nord dove insieme all'altro console Livio
Salinatore sconfisse Asdrubale nella battaglia del Metauro[87]. Il fratello di
Annibale venne ucciso e la sua testa venne gettata nell'accampamento
cartaginese[88].

Annibale decise quindi di ritornare nelle montagne del Brutium dove era
intenzionato a perseverare ancora e resistere. Il fratello superstite Magone
venne fermato in Liguria 205 a.C. 203 a.C. e l'alleanza con Filippo V di
Macedonia non gli port alcun vantaggio a causa del tempestivo intervento
della flotta e dell'esercito romano in Grecia.

Dal 205 al 203 a.C. Annibale rimase praticamente bloccato nel Bruzio; egli
difese tenacemente le sue ultime posizioni; non pot impedire la caduta di
Locri ma i comandanti romani, ancora intimoriti dalla sua impressionate
reputazione, rinunciarono ad attaccarlo[89]. Dopo il fallimento di Magone in
Liguria nel 203 a.C. e le vittorie di Cornelio Scipione in Africa, giunse
l'ordine da Cartagine di ritornare in patria e infine nell'autunno 203 a.C.
Annibale dovette abbandonare l'Italia portando con s i suoi veterani e i
volontari italici disposti a seguirlo[90]. Egli in realt era consapevole da
tempo che la sua lunga campagna nella penisola era fallita; fin dal 205 a.C.
aveva fatto incidere, secondo la tradizione dei condottieri ellenistici,
un'iscrizione in bronzo al Tempio di Hera a Capo Lacinio dove venivano
descritte le sue imprese in Italia[91].

La capacit di Annibale di rimanere in campo per quindici anni senza soste


in Italia in mezzo agli eserciti nemici, nell'ostilit della popolazione, senza
mezzi e aiuti adeguati; le sue quasi continue vittorie in grandi battaglie
campali e in numerosi scontri minori e soprattutto la capacit del
condottiero cartaginese di mantenere sempre la coesione e la fedelt delle
sue truppe nel corso dell'interminabile ed estenuante campagna, sono state
considerate da Polibio i maggiori successi della sua carriera militare[92].
Anche Theodor Mommsen ha espresso grande ammirazione per la capacit
di Annibale per oltre dieci anni di combattere una guerra difensiva di
logoramento contro un gran numero di eserciti nemici; lo storico tedesco
ritiene "meraviglioso" che il condottiero cartaginese sia riuscito a
combattere con "eguale perfezione" due tipi di guerra completamente
diversi: l'audace campagna offensiva dei primi anni in Italia e le lunghe
operazioni difensive dal 215 al 203 a.C.[93].

Ritorno in Africa (203-202 a.C.)[modifica | modifica wikitesto]

Particolare da un affresco (ca 1510) al Palazzo del Campidoglio (Museo


Capitolino) di Roma.
Nel 204 a.C. Publio Cornelio Scipione Africano, che l'anno prima era stato
eletto console, port la guerra in Africa con 25.000 uomini. Scipione si alle
con Massinissa, re numida avversario dell'altro re numida, Siface, che lo
aveva cacciato dal regno con l'aiuto dei cartaginesi, e ne pot usare la
cavalleria, molto pi adatta alle nuove tattiche belliche di quella romana.
Cartagine cerc di intavolare trattative di pace ma Scipione sconfisse le
forze di Asdrubale e Siface in due consecutive battaglie.

Il ritorno di Annibale in Africa tuttavia rinforz la resistenza cartaginese e


rinsald il morale della popolazione, ridando il vantaggio al partito della
guerra; il condottiero ricevette il comando delle truppe disponibili, un misto
di milizie cittadine e dei suoi veterani e mercenari trasferiti dall'Italia.

Nel 202 a.C., dopo un'inutile conferenza di pace con Scipione, si scontr con
lui nella battaglia di Zama. Scipione disponeva di un esercito efficiente e
addestrato e poteva impiegare l'ottima cavalleria numidica di Massinissa,
ma Annibale ide un nuovo piano di battaglia che mise in difficolt le legioni
romane. La battaglia fu aspra e combattuta, l'intervento delle riserve di
veterani di Annibale sembr dare ancora una possibilit di vittoria al
cartaginese ma alla fine l'arrivo della cavalleria di Massinissa fu decisivo; la
vittoria di Scipione fu completa e Annibale dovette fuggire ad Adrumento
con pochi superstiti[94]. La sconfitta a Zama pose fine alla residua
resistenza di Cartagine e alla Seconda guerra punica, ma Annibale diede
un'ultima prova delle sue grandi qualit di condottiero, dimostrandosi in
grado, anche nelle circostanze sfavorevoli del momento, di concepire e
controllare l'andamento tattico della battaglia meglio del suo brillante
avversario[95].

Annibale a Cartagine (201-195 a.C.)[modifica | modifica wikitesto]


Annibale aveva appena 46 anni e dimostr di saper essere non solo un
condottiero, ma anche un uomo di stato. Dopo un periodo di oscuramento
politico, nel 195 a.C. torn al potere come suffeta (capo del governo). Il
titolo era diventato abbastanza insignificante, ma Annibale gli ridiede potere
e prestigio.

L'economia cartaginese, pur se deprivata degli introiti del commercio, stava


riprendendo vigore con un'agricoltura specializzata. Annibale tent una
riforma dello Stato per incrementare le entrate fiscali, ma l'oligarchia,
sempre gelosa di lui, tanto da accusarlo di aver tradito gli interessi di
Cartagine quando era in Italia, evitando di conquistare Roma quando ne
aveva avuto la possibilit, lo denunci ai sempre sospettosi Romani.

L'esilio[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Guerra contro


Antioco III e lega etolica.
Annibale prefer scegliere un volontario esilio. Prima tappa fu Tiro, la
citt-madre di Cartagine. Dopo fu a Efeso alla corte di Antioco III, re dei
Seleucidi. Questo re stava preparando una guerra a Roma. Annibale si rese
subito conto che l'esercito siriaco non avrebbe potuto competere con quello
romano. Consigli quindi di equipaggiare una flotta e portare un esercito nel
sud Italia aggiungendo che ne avrebbe preso lui stesso il comando. Antioco
III, per ascolt piuttosto cortigiani e adulatori e non affid ad Annibale
nessun incarico importante. Nel 190 a.C. Annibale fu posto al comando della
flotta fenicia, ma fu sconfitto in una battaglia alle foci dell'Eurimedonte.

Dalla corte di Antioco che sembrava pronto a consegnarlo ai Romani,


Annibale fugg per nave fino a Creta. celebre l'aneddoto del suo inganno; i
Cretesi non volevano lasciarlo pi partire a meno che non lasciasse nel loro
tempio principale l'oro che aveva con s come offerta votiva. Egli allora
finse di acconsentire. Consegn un grosso quantitativo di ferro appena
ricoperto da un sottile strato d'oro e trafug invece le sue barre fondendole
e nascondendole all'interno di statue di magnifica fattura che egli portava
sempre con s e che i Cretesi gli permisero di portar via. Da Creta quasi
subito ritorn in Asia.

Racconta Plutarco che Annibale si spinse a cercare rifugio nel lontano regno
del re Artassa, nell'attuale Armenia, dando molti consigli al proprio ospite,
tra l'altro sulla costruzione di un nuova citt in una zona del territorio di
natura eccellente e assai amena, ma incolta e trascurata. Artassa fu ben
felice di conferire l'incarico di dirigere i lavori al condottiero cartaginese, che
diede prova di ottimo urbanista, contribuendo all'edificazione della nuova
capitale degli Armeni, nei pressi del fiume Mezamr, a nord del monte
Ararat, che prese il nome (in onore del sovrano) di Artaxana; conosciuta
per tutta l'antichit e presente a lungo nelle carte geografiche, oggi quasi
del tutto scomparsa.

In seguito Annibale torn a volgersi ad Occidente, chiedendo rifugio a


Prusia, il re di Bitinia, nell'attuale Anatolia. Qui fece costruire la seconda
citt dopo Artaxana, che chiam, ancora una volta in onore del proprio
ospite, Prusia di cui ancora rimangono le vestigia dell'Acropoli che in
seguito diventer Bursa, futura prima capitale dell'Impero Ottomano.

La parabola del condottiero cartaginese si concluse proprio in Bitinia, nei


pressi di Lybissa, l'attuale Gebze, 40 km a est di Bisanzio. Secondo Nepote,
un legato bitinico inform per errore l'inviato romano Tito Quinzio
Flaminino, vincitore nel 197 a.C. della seconda guerra macedonica, della
presenza di Annibale in Bitinia (Nep., Hannibal, XII). Ancora una volta i
Romani sembrarono determinati nella sua caccia e inviarono Flaminino per
chiedere la sua consegna. Prusia accett di consegnarlo, ma Annibale scelse
di non cadere vivo nelle mani del nemico. A Libyssa sulle spiagge orientali
del Mar di Marmara prese quel veleno che, come diceva, aveva a lungo
conservato in un anello: sangue di bue.

Curioso (ma non si sa quanto veritiero) a questo punto l'oracolo che, in


giovane et, lo aveva sempre convinto che sarebbe morto in Libia, a
Cartagine e che citava testualmente: "Una zolla libyssa (libica) ricoprir le
tue ossa". Immaginiamo quale fosse il suo stupore quando apprese il nome
di quella lontana localit in cui si era rifugiato. Le sue ultime parole si dice
fossero: "Poich i Romani non hanno tempo di aspettare la morte di un
vecchio, vediamo di fare loro questo favore". L'esatta data della sua morte
fonte di controversie. Generalmente viene indicato il 182 a.C. ma, come
sembra potersi dedurre da Tito Livio, potrebbe essere stato il 183 a.C., lo
stesso anno della morte del suo vincitore: Scipione l'Africano.

A Gebze, pi precisamente 40 46' 57" N 29 26' 30" E, si trova un


monumento che ricorda il grande Annibale. Tale monumento fu voluto nel
1934 da Mustafa Kemal Atatrk (creatore della Turchia repubblicana), e
realizzato dopo la sua morte. Tale monumento porta incisa tale epigrafe:

Annibale 247 a.C. 183 a.C.


Questo monumento stato costruito come espressione di apprezzamento
per il grande generale nel centesimo anniversario della nascita di Atatrk.
Annibale sconfisse i Romani dopo aver ricevuto come rinforzi degli elefanti a
Barletta. Quando seppe che Prusia re di Bitina stava per consegnarlo al
nemico, si suicid a Libyssa (Gebze) nel 183 a.C.
Annibale nella Storia[modifica | modifica wikitesto]
Fonti antiche[modifica | modifica wikitesto]
Lo storico romano Tito Livio, che descrisse vizi e virt del grande
condottiero cartaginese, di lui ricorda che:

Massima era la sua audacia nell'affrontare i pericoli, massima la sua


prudenza negli stessi, da nessun disagio il suo corpo poteva essere
affaticato, n il suo coraggio poteva essere vinto. [...] Era Annibale il primo
tra i fanti ed i cavalieri. Egli nell'avviarsi alla battaglia precedeva tutti, e
finito lo scontro tornava per ultimo.
(Tito Livio, Ab Urbe condita libri, XXI, 4, 5-8.)
Egli aveva per anche notevoli vizi secondo lo storico:

...una feroce crudelt, una perfidia pi che cartaginese, niente di vero o


santo, nessun rispetto per la religione, nessun timore per gli dei, nessuno
per il giuramento.
(Tito Livio, Ab Urbe condita libri, XXI, 4, 9.)
Polibio riferisce che:

certo che nei suoi confronti prevalse, tra i Cartaginesi, la fama di avaro,
tra i Romani, quella di essere crudele.
(Polibio, IX, 26.11.)

Lo storico greco peraltro, nel suo tentativo di scrivere una storia


"pragmatica" neutrale e oggettiva, emette nel complesso un giudizio molto
positivo su Annibale e non da molto credito alle accuse contro di lui. Polibio,
pur essendo ostaggio greco a Roma, entrato nel circolo degli Scipioni
acerrimi nemici del cartaginese ne loda le qualit di condottiero:

Nessuno potrebbe non approvare il modo di comandare, il valore e la


forza dimostrati da quest'uomo, se considerasse la lunghezza di questo
periodo, e facesse attenzione alle battaglie grandi e piccole, agli assedi, alle
defezioni delle citt, alle difficolt delle situazioni e inoltre alla grandezza
dell'intero piano e della sua attuazione per il quale, avendo Annibale
combattuto per sedici anni senza interruzioni contro i romani in Italia, non
lasci mai le sue truppe allontanarsi dal campo di battaglia: invece
tenendole unite sotto il suo controllo come un bravo timoniere, fece
attenzione affinch uomini cos numerosi non si sollevassero contro di lui o
gli uni contro gli altri anche se impieg soldati che non solo non
appartenevano allo stesso popolo ma addirittura a razze diverse...
(Polibio, XI, 19.)
La figura di Annibale, il grande nemico di Roma, ha sofferto inevitabilmente
di una storica distorsione. I soli scritti su di lui sono le fonti romane,
ovviamente molto ostili, in quanto Roma lo consider il peggior nemico che
avesse dovuto fronteggiare nella sua storia. Cicerone quando parlava dei
due grandi nemici di Roma us per Pirro il termine "onorevole", mentre
definiva "crudele" Annibale.

Le accuse al cartaginese in realt sono in parte tendenziose e frutto della


propaganda romana. Riguardo la sua presunta crudelt e empiet, le fonti
ricordano peraltro che, quando al Lago Trasimeno mor il console Gaio
Flaminio, Annibale ne cerc invano il corpo sul campo di battaglia. In
un'altra occasione le ceneri del console Marcello furono restituite alla
famiglia. Ma quando Marco Livio Salinatore e Gaio Claudio Nerone
sconfissero Asdrubale alla Battaglia del Metauro, la testa del fratello di
Annibale fu gettata nel campo cartaginese.

Lo storico Giovanni Brizzi ha dato una nuova interpretazione delle accuse di


crudelt e ferocia rivolte dalla tradizione antica ad Annibale; lo studioso
sostanzialmente afferma che effettivamente durante la campagna d'Italia il
condottiero si comport con grande brutalit e commise numerose atrocit
come l'uccisione di prigionieri, i saccheggi, le devastazioni dei terreni
coltivati, le deportazioni, l'uccisione in massa di civili, la profanazione di
luoghi santi[96]. Soprattutto nell'ultima parte della campagna egli infier
ancor pi su avversari e popolazioni ritenute infide. Lo storico inoltre ritiene
che il misterioso personaggio di "Annibale Monomaco" descritto da Polibio e
ritenuto dallo storico greco il principale fautore nell'esercito cartaginese di
un comportamento brutale e di una condotta criminale della guerra[97],
non sia un personaggio reale ma una specie di alter ego fittizio di Annibale
creato dalla fantasia dello storico spartano Sosilo per rappresentare
letterariamente il "lato oscuro" della personalit del cartaginese[98].

Valutazioni moderne[modifica | modifica wikitesto]

Annibale Barca (scultura di Sbastien Slodtz del 1704, Museo del Louvre di
Parigi)
Il nome di Annibale molto conosciuto nella cultura popolare, a
dimostrazione della sua importanza nella storia del mondo occidentale.
L'autore dell'articolo nell'Enciclopedia Britannica del 1911 cos lo descrive:

Sul genio militare di Annibale non vi possono essere due opinioni. Un


uomo che per quindici anni riesce a tenere il campo in una terra ostile e
contro potenti forze guidate da una serie di abili generali deve essere un
comandante e uno stratega supremo. Per stratagemmi e imboscate
certamente super tutti i generali dell'antichit. Senza dimenticare lo scarso
aiuto fornitogli dalla madrepatria. Quando dovette fare senza i suoi
veterani, organizz sul momento truppe fresche. Non abbiamo mai sentito
di ammutinamenti nei suoi eserciti anche se composti di Libici, Iberici e

Galli. E ancora; tutto quello che sappiamo di lui proviene da fonti ostili. I
Romani lo hanno tanto temuto e odiato che non poterono rendergli
giustizia. Tito Livio parla di sue grandi qualit ma anche di suoi egualmente
grandi vizi, fra cui segnala la sua pi che punica perfidia e l'inumana
crudelt. Per la prima non vi era altra giustificazione della sua consumata
bravura nelle imboscate. La seconda deriva, noi crediamo, dal fatto che in
certi casi si comport come le usanze belliche dell'epoca consentivano.
Certo non arriv alla brutalit di Claudio Nerone con la testa di Asdrubale.
Polibio dice semplicemente che fu accusato di crudelt da Romani e di
avarizia dai Cartaginesi. In effetti Annibale ebbe acerrimi nemici e la sua
vita fu una continua lotta contro il destino
Secondo il filosofo francese Montesquieu:

Se si esaminano bene la quantit di ostacoli che si pararono davanti a


Annibale e che quell'uomo eccezionale super tutti, si ha il pi bello
spettacolo che l'antichit ci abbia fornito[99]
Le parole di Napoleone Bonaparte:

Quell'Annibale che veramente il pi audace di tutti i generali, forse il pi


sorprendente, perch cos ardito, sicuro, di idee cos vaste in tutto...[100]
Il politico e storico francese Adolphe Thiers, paragonandolo a Alessandro
Magno, Giulio Cesare e Napoleone Bonaparte, ha scritto:

Annibale a tutti superiore, perch il suo genio, vasto quanto il loro, era
alieno da egoismo[101]
Lo storico tedesco Leopold von Ranke:

Nessuno ha mai eguagliato Annibale in quanto capo di un esercito in


guerra[102]

Anche il grande storico tedesco Theodor Mommsen ha esaltato Annibale


nella sua monumentale opera dedicata a Roma antica:

Nessuno come lui seppe accoppiare il senno con l'entusiasmo, la prudenza


con la forza[103]
Egli era un uomo grande; dovunque egli andava gli sguardi si fermavano
su di lui[103]
Annibale fu anche l'eroe preferito di Sigmund Freud, come egli stesso
riferisce ne l'interpretazione dei sogni, perch rappresenterebbe il conflitto
tra la tenacia degli ebrei e la Chiesa Cattolica.[104].

La storiografia moderna considera senza dubbio Annibale uno dei pi grandi


condottieri di tutti i tempi[105], "insuperato" nell'antichit, ed evidenzia la
sua grande capacit di comando, la esatta comprensione della strategia e
della tattica sulla base della moderna scuola ellenistica, la perfetta
conoscenza di ogni aspetto dell'arte militare, qualit sviluppate fin dalla
giovane et sotto il consiglio del padre Amilcare[106]. In un lavoro di
Giovanni Brizzi del 2011 si definisce espressamente Annibale "il pi grande
generale di tutti i tempi"[107]. Dal punto di vista della percezione politica
della realt invece il condottiero cartaginese apparso agli storici meno
perspicace e non perfettamente edotto delle caratteristiche effettive dello
stato romano-italico. Verosimilmente egli, legato alla cultura greca e ai suoi
ideali di libert politica, si attendeva una pronta defezione generale degli
alleati italici e una entusiastica adesione ai suoi sbandierati programmi di
liberazione dei popoli dal predominio di Roma[106]. In questo caso Annibale
non comprese completamente la reale solidit della struttura politica della
Repubblica romana, sottovalut la capacit di resistenza dei suoi avversari e
la concordanza di interessi economico-politici delle classi dominanti dei
popoli alleati di Roma[106].

Odiato e temuto dai romani in vita e anche dopo la sua morte, Annibale con
il trascorrere del tempo divenne ed rimasto un personaggio quasi

mitologico della storia del mondo occidentale[108][109]; nei secoli la sua


figura stata studiata con maggiore equanimit dagli storici e le colpe
attribuitagli dalla propaganda romana riguardo la sua crudelt e la sua
slealt sono state in gran parte messe da parte e depurate dagli elementi
propagandistici presenti[110]. Annibale assurto a "eroe epico", non privo
di una tragica grandezza morale per la sua coerenza, l'incorruttibilit, la
linearit sia nei periodi di massimo successo come nelle infelici fasi finali
della sua vita, fino al tragico suicidio con cui egli volle concludere con
dignit la sua esistenza dedicata interamente alla lotta contro il predominio
di Roma[111][112].

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