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^i^M'':.
CARMELA ORI
ili
imi
EOCCA
S.
CASCIANO
LICINIO CAPPELL
Edit. Lib. di S-
Jl-
la
1907
Ilegina
Madre
^^
PEOPKIET LETTERARIA
Bocca
fS.
Casciano, 1907.
tSiab.
Tip. Cappelli.
AL NOME CARO
DEL PROF. ANTONIO LOMBARDI
E
IN CUI RICONOSCO
UN SECONDO PADRE.
PREFAZIONE
Quando mi
presentare
come
tesi
di
laurea^
del
secolo
non avevo in
io
deW
XF/, come
che dovevo
eloquenza
dalle
letterature
ma^
poi ho fatto;
civile
classiche
deWinflusso
nostra,
sulla
volevo considerare particolarmente Vimitazione classica nella, nostra eloquenza cinquecentesca. Per^ leg-
gendo
che
le
le
contro
orazioni e studiando
produssero,
ben presto
dovetti accorgermi,
speciale;
V imitazione,
che
condizioni di vita
le
in esse
e
che
contribuirono
un ordinamento
dirsi
il
politico
cause,
secolo
pi
XVI
la
mancanza di
ci
che potrebbe
adatto
altre
nel
da meri-
tale
correggere e approfondire
le
gi note,
mancasse,
di dare
un
^'on
la-
oso
presumere
lavorato
mi
con
efficacia
colorire
riuscita
d^ esser
vili
il
compiutar-
gravide interesse
non privo di
curiosit.
mia inesperienza^
mi fu guida
cos
in (specie
colla consueta
autorevole
al prof.
paziente.
0.
Ori.
CAPO
I.
ciyile
del cinquecento.
ormai troppe volte ripetuta l'affermazione che r Italia non ha avuto, neppur nel m.assimo
fiorire della sua letteratura, un'eloquenza civile veramente degna d' esser paragonata a quell'eloquenza
che fu una delle pi fulgide glorie d'Atene e di Roma.
E invero quanto pi profondamente studiamo le
numerosissime orazioni nostre, tanto pi dobbiamo
confermarci nel severo giudizio.
per ci naturale il desiderio di ricercare lo
cause di questa manchevolezza nostra, che ce ne
stata
matica
infatti
avvenuto suppergi
lo stesso
feno-
Goldoni.
Eppure
se ci fu
quella
delle
teatro
nostro
corti
vero,
cinquecentesche
originale,
teatro, fu
si
dice,
il
libero fu inceppato,
sta
bene
L'Eloquenza nei
ma quello
secolo
XVI.
stesso teatro
1
non
e assico
dette
alla
Francia dei
capolavori di
commedia non
un capolavoro anche
Ma
la fortuna
che
si
air Italia?
la
dette
Francia ebbe
Mandragora
il che
si chiamava Niccol Machiavelli
prova che
nella considerazione delle cause dell'essere o non
essere un oi-enere letterario arrivato fino alla perfezione, non va trascurato, come qualche volta si
suole, il fattore importantissimo dell' ingegno indicine,
Che
antichi.
l'
anzi, se per
imitazione
il
teatro
visibilissimi a
Lo schema
dir
necessaria in
in-
fatti
il
fine
come sarebbe
discorso nel
quale
gli
argomenti,
un
invece di succe-
poi esaminare
ci
si
orazioni
che
mostreranno grette e
dovremo
meschino
osservanza
nuzioso schema
poche
l'oratore
vero che
del pi mi-
altre invece,
dove
1'
assenza
di simili
regole
ci
ma
antiche,
s'
insegnava questa
in ogni modo
tempo
sarebbe giunti pur nella pratica a questa partizione nelle sue linee generali anche spontaneamente?
e che, se mai, furon pi nocivi questi insegnamenti
si
di quelli
dell<i
orazioni classiche.
dannoso l'imitare
di queste la disposizione generale, che altro era dannoso? Forse la conoscenza profonda dei mirabili
artifci di Demostene e di
Cicerone ? Nessuno lo
direbbe.
Dannoso
piuttosto
si
il
me-
si teneva nello studiare i clasonde, per guardare alla frase elegante e ricer-
car la bella
metafora,
perdeva di
si
vista la forza
nomi
_-.
le
occasioni. Per
che mancarono le
che manc nell'ordinamento nostro politico e sociale la ragione di una
seria eloquenza civile.
I nostri comuni, vero, degenerarono troppo presto in signorie, e troppo presto la mala pianta del
cos,
italiane.
Le
citare
un
sol esempio,
anzi
periodi
di
dell'autonomia
ne siano
1'
lotte
piij
epoche
tori antichi;
ma
avanti la perdita
fecondi per
in cui vissero
le differenze fra
1'
sono
definitiva
eloquenza, prov^a
due
pii
Atene,
grandi ora-
Roma
e Fi-
le
sperta ed incerta.
8S
ben giustamente
fallacissimo
non sono
il
il
Guicciardini
ci
avverte che
simili in tutto e
perch
per tutto non servono
;
con
causa
esser tanto
effetto
minima
pu
grandissima
variazione
nello
(1)
y>.
Ma
di
da parlare, assai
pi a lungo, ia altro luogo ora converr meglio,
dopo aver cercato di liberarci subito da certi (i priori
che potrebbero esserci d'impedimento per la serenit del giudizio, dare un breve sguardo alle condizioni dell' eloquenza italiana prima di quel periodo
di cui mi occuper in particolare.
E anzitutto sar bene che io spieghi quale eloquenza intenda far oggetto del mio studio per evitare
una censura che potrebbe essermi mossa, d' aver io
considerato ristrettamente e formalmente il genere
delle occasioni avr
poi
oratorio^ d'
minazione
razione,
aver avuto
ideale di eloquenza,
mentre
1'
il
discorso ampio,
eloquenza non
su
tutta
l'o-
questo
tipo.
all'
eloquenza dei
potremmo chiamar
a cui
dell'
il
calore
letti
di-
o recitati,
eloquenza parlata^
improvvisazione, la spontaneit
bisogno
nicarsi
d'
ornamenti
agli
danno spesso
per comu-
vera bellezza
invano
cercata
nei
et,
loquence
(1)
Parler...
respirer
Ricordi politici
e eivilif
CXVIT.
vite
(1)
oratoria, cos
Toscana
E come
senza
eloquente
coli
--
greca.
tara
dine a parlare
mancati, fin
lettera-
avere ancora
air Italia
in cui si
la
della,
una
letteratura
nostra, e specialmente
ammira una
alla
efficacemente,
di
si
discuteva
d' interessi
pubblici
consigli in cui
tanto importanti.
liei
pili
tardi,
sua efficacia.
Ma, se si possono studiare i rozzi canti popolari
da cui trarr origine, fiume superbo da umile sorgente montana, il poema magnifico d' arte se si possono studiare le lettere che rappresentano il discorso
senza pretese rivolto ad una persona lontana, accanto a quelle in cui l' autore pensa a far opera artistica e si preoccupa dei vari lettori pi che del de-
liche, la
stinatario, le lettere
della Macinghi
piene di cos
Strozzi
accanto
cara
semplicit
alle epistole
degli
eloquenza non
possibile che nessuno pensa a conservarla fuoco
che d^ un subilo si accende e si spegne, essa non
lascia di s che tracce ed indizi.
umanisti
lo studio
diretto di quest'
(1)
Croiset,
Tome qua-
monstrer loquent
provisation
ou V
egli dice
tre la
dans
piume
la
li
le
Se
feu de V m-
scrive.
ses fort diffrentcs. Retrouver aprs coup Y inspiiation oratoire, ou la devancer par une prparation
un travail qui met en jeu d' autres facuts et suppose une autre gymnastique intellectuelle
que celle de Y orateur proprement dit . (1) E cita
crite, est
il
quale dice
Il
cinquecento, analizzando le principali orazioni e cercando di chiarire le cause per cui la nascritta del
turale facondia
d' arte cos
non
Lo
ognun sa che
fu
uno dei
pi fiorenti nel primo risorgimento intellettuale d' Italia e i nomi di quei primi che ne insegnaron da
;
noi
le regole,
(1)
(2)
Ibidem.
Ibidem. (Pascal, Penses, VII,
6)
tutti gli
s'intendevano di
pi di dicerie
Brunetto
Liitini
che
(3)
contiene
del
Trsor di
modelli di
di-
per
cerie di ser
il
esercitazioni a
le
sue
non
medievale e intenti
(2)
Pio Kajna
mania. Voi.
e
il
1250.
XXVI.
Ma
A.
Gaudenzi,
del BuUettino
dell'Istituto sto-
di dicerie
(4) Ivi,
pag. 167.
fi-isa
trattando di
retorica e
ad Herennium,
Rhetorica
resse
dell'
gi
ci
volg'arizzamento della
allora si cercassero
antichi
gli
inte-
precetti
eloquenza.
tium
ediscerent,
vitia
cederent
-.
in
correctaque in
concionibus
scholis pererran-
pubh'cis
emendata
pro-
^2)
Per ancora
scolastico, basato
si
aveva un insegnamento
sulle
antiche retoriche
arido
f;
piuttosto
(1)
N(tn
il
l)e
Gaspary, Storia
fnventione,
Gap. XIX.
come
della htterat.
it.,
^lice
il
Medin,
Voi
I,
pag.
Iq tutto
ii
medioevo
di Cicerone le
de' tempi, cio
10
si
trascelsero e
si
conobbero
bench forse gi
Brunetto Latini ne traducesse qualcuna {2) troppo
difficile era capirle pienamente e gustarle e fu primo
il Petrarca a istituirne
con vivo entusiasmo e con
fine criterio T ammirazione e lo studio. Cos, se la
zioni faroiio in generale trascurate,
Le poche
trarca.
Il
orazioni
era
un ardente
ammiratore
di Cicerone,
tutto
latini quelle
sue ora-
Primum
seguitava
<
ParParSecuudum ex eo quod
ex eo apparet quid
ine
(3)
pr ardua^ pr
Cfr.
deserta.
nelle opere
__
amor
ulcls raptat
ducis
11
et
. (1)
trarca conduceva
Pasqua
di
di
mi-
suddistinzioni
il
Pe-
Roma
alloro e
popolo
il
novissima
Eppure
di
Roma
acclamava, inebriato
festa.
fi'a le
numerose
tlella
le altre arring-he
tenuta a Milano
il
non
meno
soleinii
(una fu
di
il
10 giugno
1358,
obbedienza (3)
quando
Io altro
meno
Venezia,
1'
l'
altra.
quella pronunziata a
e r arcivescovo Visconti
Genova
(4)
che
le
da un verso di
salmo, uno schema non del
di
In quest' orazione,
altre
(1)
V. in Attilu) HoRTia.
Scritti
inediti di
Francesco Pe-
(3)
cfr.
La
Hortis, op.
cit.,
329 s^g.
3.
il
1356
ma
classico si
meno
lare
1'
pu
12
sproporzione,
prima
la
met,
possan dire
si
son conservati,
sou dunque tutti cosi aridi e scolastici e son tutti
pronunziati in occasione di cerimonie solenni che
anche quelli delle ambascerie si posson consideI
si
rare discorsi
Ma
ramente
Uno
di
cerimonia.
in che condizioni
politica,
si
trovava l'eloquenza
pili
ve-
degli
vediamo mirabilmente
ritratto nel
suo funzionamento
da Isidoro Del Lungo nello studio su Dino Compagni e la sua cronaca ed 1' ordinamento della libera e democratica Firenze, in cui
pare abbia dovuto aver molta parte nel decidere le
e nei suoi caratteri
In
quel
per due
soli
mesi,
uffizi, tutto
era
affezionarsi al potere
le tirannidi
dalle
il
custodi
Consigli. Signori
pericoloso
e scarso
braccio
onde si generano
ad essi concesso
vegliavano
fedeli e forzati
del Popolo
13
senza l'approvazione di essi consigli nessuna provvisione d'importanza poteva mandarsi ad effetto . (1)
nome
Archivi sotto
negli
Consigli, e
})arte nelle
il
varie
cariche di
atti
il
di questi
cui fu rivestito
Dino
Compagni.
Nelle consulte son registrati
consulenti e spesso,
l;-itino,
noi
pur da quei
risentiamo
sunti in
parola che
di
domande
rusciti guelfi
di
concittadini
loro
della
dei fuo-
della battaglia
prigionieri e cessasse di
le castella
prese
guerreg'giare Arezzo e
suo
territorio,
come
cesso volentieri
ai
nel
domande
(1)
alle loro
Cfr Isidoro
1,
parte 1% pag. 33
la
sua cro-
14
Compagni
consuluit
quod
questo })arcre:
iu
nomine
Diiius
ficatis
de
Aretio
Comune
et
Floreutie,
secuudum
quod
venire
(1)
li
trovasse
tutti
d'accordo, uniti
come
fra-
amorosi.
telli
Del resto
quale
impeto
di
naturale eloquenza
Compagni noi vediamo nella sua Croanche quando egli non ci riferisce parole sue
fosse in Dino
iaca^
l)
pai;.
Cfr.
XVI
il
documento
delTop.
cir.
tali
apostrofi Gio-
del Del
Lnngo.
vanni Villani, che
rire viva e
gli
semplice
15
la
cronache del Compagni e del Villani troviamo r indice esatto di ci che doveva essere nei
secoli XIII e XIV l'eloquenza anche in quelli la
cui parola ebbe tanto peso sulle pubbliche cose, Farinata degli Uberti, Giano Della Bella, Cola di RienNelle
La
zi.
mostrava
in tutto
disciplinarla e ridurla a
educazione
lunofa
forma
letteraria,
vita
la
sociale
degli
non pu disgiungersi
suo vigore
il
d' arte,
per
occorreva una
occorreva che
la letteratura
Italiani,
ma
1'
urna-
ma
an-
che Y eloquenza
della vita.
*
Veramente per
e
tali
opere,
ma
il
secolo
aggirantisi
XV
non
abbiamo ormai
tante
suUa vita pubblica, privata, morale e intellettuale, che sarebbe vana pretesa voler ridire per
r eloquenza ci che il Burckhardt, il Voigt, il Rossi
hanno oramai detto e ridetto. Non sar per inutile
qui ripetere ancora qualche idea generale su ci che
fossero in quel tempo 1' eloquenza e gli oratori, e
fermarsi poi alquanto pi a lungo sulla forma estendi*
ratura,
16
non
sono fermati.
In quel secolo molte antiche opere furono
signi critici
vate e sparsero
ma
si
forse
in-
ritro-
studi umanistici;
le
r Orato\
r altro
Be
il
contenente
manoscritto
il
Oratore e
il
fra
rinvenuto
Briitiis
non meno
orazioni ciceroniane
fece
Antonio Loschi
(3),
il
simile
alle Istituzioni di
greca
Quintihano
commenti
zuuzio (5) e
le
Pannonio.
Cos
e per
eloquenza
1'
Filippiche di Giorgio
alle
traduzioni di
Castiglionchio, di
(4),
Leonardo
Demostene
Bruni,
del
di
Trape-
Lapo da
Valla,
del
(6)
si
acquistava
dell'
Ho
detto
poco
fa ohe,
perch
si
mettessero in
(2)
Ivi pag.
(3)
Cfr. G.
(5)
VoiGT, Op.
Ibidem.
Cfr.
(6) Ivi.
etc.
24.5 sg.
Da
sugli scritti di
clasnica
cit.,
Antonio
pratica
appresi
precetti
17
studio
dallo
an-
delle
sfusione
dello
umanistico in tutte
spirito
e infatti
le
forme
noi
e divenir
quasi
un'
isti-
tuzione.
Dominava
la
smania
di
ingegno cos numerosissime le erudite corrispondenze, numerosi non meno i solenni discorsi, nei
quali fosse dato manifestare non pur 1' acume del
ragionamento, ma l' elegante abbondanza dell'eloprio
ogni
solenne, sembrava
indispensabile
di un'orazione togata,
cerimonia
che
si
elemento
volesse
quello
il
diletto
fece largo
(1)
Cfr.
Burckhardt, La
I,
pag
civilt del
Rinascimento in Italia.
311.
XVI.
di
Enea
Silvio,
18
divenuto
Pio
si
II,
racconta
rentini fu tocca la
stata Pisa e
'i
Roma non
di
mano come
suo dominio
si
s'
v' erano subito ne scrisperch gi avevano eletti gli ambasciatori, e subito avuto l'avviso, ne aggiunsono
uno che facesse V orazione , (2)
Cos le gare d' eloquenza divenivano allora quasi
souo a Vinegia,
questioni di stato.
era onore grande
eloquenza;
Galeazzo Maria Sforza a otto anni disse un discorsetto (non importa il sajDcre che era opera del maea undici recit nel
stro umanista) a Federico III;
Perfino
ai principi
(1)
(2)
Cfr.
Vite di
uomini
illustri
del
secolo
1'
XV.
scritte
da
cap.
- 19
al
Gran Consiglio
Pio
II.
dalla
sorella
donne di alta nascita ricevevano allora un' istruzione non molto differente
dagli uomini) Sigismondo e Martino Malatesta venivano arj'ingati in latino da Battista da Montefeltro
di Galeazzo, Ippolita (le
la quale
s'
di
lei,
Le
occasioni
dell'
eloquenza eran
varie
nozze,
visite di
universitari.
le quali per,
V ultima del 1464, quando il Piccolomini stesso era sommo pontefice da sei anni o
aveva gi tentato di farsi egli stesso iniziatore di
Costantinopoli
Lucca
1755-59.
quella g-uerra.
20
ma
spirito cristiano.
Non
legante prelato,
ma un papa
vi
carattere
non pi qui
aleggia un profondo
il
1'
e-
di quella religione
che
da giovane aveva, per cos dire, servita ridendo. Nelr enumerazione schietta di
che
tutte le difficolt
grande:
gli si
Om-
deteriorem po-
jiulus accipit
ma
nelle altre
appena
orazioni di solito si
si
pu
scorge
e cristiano, di prosa
da cui traspare la compiacenza dell' umanista che mostra la propria dottrina; lo stile
abbondante, ma non ampolloso, anzi i periodi sono
e di versi,
spesso
sembrano
coordinate
altrettante sentenze.
importanza
in
un oratore.
Famoso por
ciolini, (1)
(1)
V.
lo
1513.
21
il
Filelfo,
deve piangere
quali
le
il
si
si
si
debba
che
altri
rasso-
sue
virti,
rorazione per
pi piena di enfatiche
lo
il
il
palesa chiara-
cos,
per esempio,
Egli
infatti < ut
le divisioni del
eius moribus
trinis
postremo
mente:
studis
e osserva poi
Cum
honarum
e multis
repuhlica fue-
artium
ac doc-
moribus et
pauca quae-
dam
incoro-
(2)
de
s'
rit
nascosto dalla
si
espressioni
memoratu
dignis, ut ab initio
promi-
reliquum est ut de
bonarum artium studiis deinceps absolvamus.
Il Poggio invece, nella stessa
occasione, molto
pi affettuosamente, come quello che per quarautasimus, breviter
(1)
(2)
pertractarimus,
LXXXIX
sg-.
22
I)iiattro
.a
g'ii
degli
stndi,
non turbata mai da discordie una vera commozione sembra talvolta sia in lui al ricordo di tutti
gli amici che la morte gli ha gi tolti, sebbene le
troppe sentenze suU' amicizia e i molti esempi stoclassicissimo del
rici ne rallentino un po' 1' effetto
e
stile,
come queste
escla-
dignam niaximo
Urbem
imperio
biografia
Non
cosi
manca
diverso
argomento,
le
sue per
retorica,
la
orazioni
(3),
sebbene di
nuziali
notevoli
come
basti
tutto le
che soffoca
il
pi sinceri, nasconde la
mancanza assoluta
del sen-
timento.
Naturalmente, nelle diverse specie di questa eloquenza, che tutta per del genere dimostrativo,
air orazione di Gianuozzo Manotti.
In Gaspakini Harzizzii Bergomatis et Gui.viforti
In morte mafila Opera. Kornae, 1723. Voi I, \tRfr. 57 Hgg
gnifici viri Zanini Iiiccii .
(3) V. natila citata edizione delle Opere.
(Ij Ivi, F.i sc;;i!to
(2)
23
conserva un certo suo carattere di personalit cos il Barzizza anche negli altri suoi discorsi (a pontefici, a rettori d' universit, per congraoofni scrittore
;
sobrio
di altri
per voluta
suoi
stato di solito
l'
conseguito pienamente.
riosa prova ce
quando
1'
offre
fu eletto papa.
una
del
una cu-
Poggio a Niccol V,
(1)
di
congia-
ma
con
pareri di antichi e con ragionamenti propri dimostra
prima di tutto che non e' nulla da congratularsi
con lui, perch il nuovo ufficio gli reca molestie
grandi e nessuna dolcezza in secondo luogo che
non pu lodarlo perch lodare i presenti ufficio
di adulatore
dunque non rimane che fare esortazioni e ammonimenti. Soltanto, che consigliare a lui
cos saggio e buono ? Di questo solo pu consigliarlo,
< ut se ipsum mtetir^ ut similis sii sui; ut memnerit
quibus artibus, quibus moribus, qua vita hanc sit tam
tulaVsi col
nuovo
(1)
24
amplam, tam desidrataai a multis dig'iiitatm coiiseciitus. Infine gli raccomanda gli amici e s stesso.
Ora non appar forse chiara da questo breve
sommario la ricerca del nuovo e dell' originale che
porla facilmente allo strano e allo stravagante?
quando
gli
umanisti
scambievolmente in
quelle loro invettive che sono una delle pi turpi
macchie della vita quattrocentesca, a cominciar da
quella del Loschi contro i Fiorentini e del Salutati
contro il Loschi (1) fino a quelle ben pii basse e
mosse da inimicizie e da invidie personali del Poggio,
del Filelfo, del Decembrio, del Valla, del Panormita
in quelle loro polemiche in cui si accanivano tanto,
che dovettero il Poggio e il Guarino esser rappacificati dal Barbaro per
avere scritto V uno contro
trattava di offendersi
si
Giulio Cesare,
in
sua difesa
La forma
l'altro,
!
d'
Este
(2)
ci
si
dell' ira,
delle discolpe,
narrazione,
zione
dimostrazione, confuta-
colle invettive si
toria
citabili.
(1)
(3)
Cfr.
Mehus.
Ambrosii Traversarii
Epiatulae,
prefaz.
del
(2)
(3)
Cfr.
VisMARA,
U invettiva
arma
preferita dagli
Uma-
Ho
manc
singole occasioni,
litico e sociale
che
favor in
sviluppo dell'eloquenza;
piuttosto che le
che,
Atene
infatti,
Roma
e in
gli
la tirannia
lo
pur
rispo-
dove ancoia
semplicemente e brevemente, si
discuteva pi. che non si arringasse e se ci fosse bisogno, ne darebbero certa conferma poche parole di
quel Vespasiano da Bisticci che ci tanto utile per
la conoscenza intima de' suoi tempi, parole messe
parlava
libert, si
come
a caso in
la fortuna
un passo gi da me
un' orazione
di
ricordato, circa
del Manetti
Rinnov
messer Giannozzo Manetti il modo dell'orare in pubblico, perch la nazione fiorentina non aveva mai
come questa
ma
avevala in
Che
segreto^ dove
se Vespasiano qui
volta,
intende particolarmente
a Firenze
si
usavano lunghi
e veri discorsi
onde
Cos
il
Rossi,
Op
cit,
Teloquenza deliberativa
ditur...
e giudiziaria
apud principes et
quoniam paucis expediri
est ei locus,
verbis sententiam volunt et nudas eiferri in con&ilium rationes; in populis qui vel sine arte copiose dioere possunt clari
habentur.
non
26
si
renze, dove e per la libera costituzione e per la natm-ale facondia dei suoi figli pi che altrove poteva
fiorir r
discorsi in deter-
si
vano
in carica
d'
ambasciaton,
mando a
stretto r
l'
le
j)o-
occasioni straordinarie
venute
condottieri stipendiati, e
non
ti
parr
ri-
eloquenza
t>.
(1)
stanze di parata,
tutta di parata
In
Capitano del
Rossi
il
il
il
viamente
XV
secolo
tali
casi
1'
purtroppo,
come anche pi
eloquenza civile.
non si parlava di
circo-
solito
in
latino,
latine.
Anche
trovan
lo
stesso
schema
che,
(1)
quanto pi possibile
Op.
cit.,
pag. 96
anche
in essi citazioni
27
sempre, vacuit
di pensiero. rarissimo caso infatti che se ne trovi
uno cos semplice e modesto come quello fatto ai
Signori nella loro entrata il primo luglio 1445 da
e seutenze e artifizi retorici e, quasi
Bono Giamboni,
diceria
(1)
un discorso
tutto
dotto secondo
latino.
rifaceva^
si
pieno di citazioni e di
le pi strette regole e,
rigiri e
con-
per dipiii, in
(2)
Modesti
pi,
come
e,
(3)
per cos
quello
di
Tancia da Foligno,
dire, casalinghi
un antico podest
il
gli
(1)
(2)
(3)
si
28
cia cinque di
panno
et
colle
men
possente o per
1'
averso
s' el
men
possente
et tanto straziato
eh*;
Come sono
(1)
le sedici
(e scritte
conforse
per
f;i
lui
29
capitano
e '28!
In tutte
la
dove il pii delle volte l'oratore tratta delsua a parlare d' un argomento tanto
l' incapacit
grande quant' Id dignit della fiorente repubblica,
alcuna volta, come nell' orazione seconda e nella
terza, cerca di riattaccare l'argomento a quello delLa dimostrazione, minuta ed
l' orazione precedente.
esatta, ornata di molti esemp tratti dalla storia, e
messi quasi a modo di narrazione nei passaggi da
una parte ali altra si nota una certa ingenuit. Fatta menzione che cosa Repubblica con alcuni documenti a conservarla, voglio dire da chi procedette
ed in che costituita . (2) Fino a questo luogo
v' ho detto da chi ed in che la Repubblica costil'esordio,
tuita
Qualche volta
terza
nella
nella quale
l'
intreccio pi complicato,
diceria,
si
irta di
parla fra
1'
definizioni
. (3)
come
scolastiche,
uma-
no
danza
di
superlativi, di interrogazioni
esclamazioni,
e,
quanto
alla
retoriche, di
lingua, di
costrutti e
parole latine.
^3)
(4)
De
(1)
(2)
Luogo
Inrentione,
I,
1.
Ma non
bilit dell'
30
modo
1'
a-
le solite
congegnar-
di
ben condotti.
vi dei discorsi
N cose molto
diverso
avremmo da
dire
per
le
Del
resto,
orazioni ?
La
Palazzo Vecchio
ringhiera di
giungono
mati magnificamente, e
si
schierano in
tutti
riccamente
in piazza,
ornati
ar-
bell'ordine;
numero
eletto
di io-
vestiti.
mo
segretario,
et
homo
la
In Archivio
318 sgg.
consueta orazione e
bandiera gigliata e la galea > e
excellentissimo
consegn
(1)
Storico
disse
la
Italiano, serie
IV,
voi, 11,
pa^,
dopo
bastono
il
prontitudine
31
che per
de' donzelli
la insolente
portato in
fu
per
im-
ringhiera
Non
quello spettacolo ?
role dell'
certo
e'
bella, docta, referta et elegantissima.... la quale bench havessi tempo molto crudo e molto tempestoso di
venti, con somma satisfatione di tutti felicemente fini;
lo
lacrime
si
per
la
dolcezza di quella,
ri-
tava di lodare
l'
ingenua
e goffa
che fu l'oratore:
et
alchune
altre
Chominceremo
dalle salutazioni
chune laude delle cose tue gloriosamente facto magramente et senza troppa largheza di parlare faremo
mentioue, acci non paia vogliamo alla Alaest tua
overo indebitamente compiacere. E poi infine con
tutte le forze dell' animo faremo allegrare di questa
nutiale
etc...
Ho
et
>.
solempne
82
(1)
riferito
come diventasse
smania dello schema e
volta
ordino retorico.
Ma
que-
quando
il
dialettica, allora la
Ce
lo
quella voglio
dire in ri-
Aragona, tenuta
in nome della Repubblica fiorentina. Il Bruni risponde partitaraente a tutti gli argomenti che gli
ambasciatori avevano addotti, con un ragionamento
dritto, serrato, fine, profondo, ordinatissimo
e una
sottil vena di arguzia pungente s' insinua qua e l,
sotto il velo della forma cortese.
Certo el serenissimo re essendo excellentissimo
principe com' egli non ci deverebbe reputare buoni
huomini n degni di sua amicitia, se noi fussimo
manchatori della fede nostra et delle promesse solennemente facto. La sua serenit siamo pi che
c?rti che s' egli avesse fatto simile promesse le vorrebbe al tucto observare, et con molestia sarebbe
udito da lui chi lo confortassi del contrario . (3)
Cosi agli ambasciatori che chiedevano in nome
sposta agli
ambasciatori
del re
d'
(2)
(3)
C. 97 V.
(1)
e.
e.
98 v. sgg.
94. sgg.
re
del loro
33
Fiorentini
ai
di
togliere
promesso
hanno oltre a
il
si
questa altre orazioni; una ancor essa bella e vigorosa, (1) dove respinge le accuse d'ingiustizia lan-
ciate al
rivolgendosi
aveva
all'
avversaio,
un ignoto Lucchese
con ironia
che con violenza mi par certo che questa orazione
non fosso realmente pronunziata, ma pubblicata, a
imitazion forse della seconda Filippica di Cicerone.
Le altre son di minore importanza e valore.
Mi par ora di poter con pi sicurezza affermare
quel che ho detto fin da principio: non essere stata
veramente dannosa alla nostra eloquenza l'imitazione
che
gli
classica e aver
nociuto
;
le
immenso danno
letterario la man-
mero esercizio
una costituzione politica che la favorisse.
Bruni mostra nelle due orazioni su cui mi sono
e averla rivolta a
canza
Il
di
forma,
vigore di
Ma
stile
in lui forza,
profondit, ar-
guzia.
egli
qualche cosa
(1)
Cod.
e. Ori.
cit.,
di
e. 30,
V. Bgg.
U dvqucza
nel sscolo
XVI.
84
un pregevolissimo oratore fin dal quattrocento ? Demostene sarebbe stato Demostene e Cicerone sarebbe stato Cicerone, se, tolta all' uno
avuto in
lui
xxXr,7t',
all'
sero dovuto
altro
il
tribunale e
il
contentarsi di qualche
senato,
aves-
discorso
ogni
argomenti disparati?
Quel pochissimo che ho detto (pochissimo soprattutto se si pensa alle numerose orazioni nascoste nei
codici, le quali non credo per porterebbero molta
luce nuova) sufficiente a dare un'idea dell'eloquenza
civile italiana prima del cinquecento.
Non voglio per tacer del tutto di uno speciale
genere di eloquenza, l'accademica. Basta ricordare
tanto, su
per
il
Laudino
loro contenuto
oratoria
civile, e
(1)
Essi per
non merita
trattenervisi a lungo.
riannodano le orazioni
A queste
accademiche che vedremo abbondare nel secolo sein certo
modo
si
guente.
orazioni
per cause
35
fnte, le
avevano V unico
quali
ingegno in sottili dispute dialettiche. (1) Ne troveremo alcune anche nel cinquecento.
Da questo rapido sguardo alla nostra eloquenza
del quattrocento apparso che essa quasi tutta,
e la latina e la volgare, eloquenza di parata.
Balena alle menti inebriate di classicismo lo splendido miraggio delFeloquenza antica ma i nostri oratori, che non sono oratori, per cos dire, di professione come (per citar sempre i due nomi che sembran compendiare in s tutta 1' eloquenza antica) Cicerone e Demostene, bens parlano ogni tanto in
pubblico
per dovere del loro ufficio o per abbellire solenni cerimonie, non hanno di solito nulla da
dire e c;idon nelF imitazione vuota e formale, in cui
si disperdono le naturali doti di facondia.
Ogni tanto sembra apparire, nella grigia monotonia di quei freddi discorsi, un lampo di luce
Pio II, Leonardo Bruni sono davvero eloquenti talvolta perch hanno pensieri da esporre e non devon
riempire la vuota forma dell' orazione con frasi e
scopo
di
acuir
l'
concettini
ma
(1) Notevoli due latine di COLUCCiO Sall'iati (V. Pii SeCUNDi Opera Omnia. Basilea, 1571, pag. 959, Ep. Lib. I, e}>.
411); nella prima il padre e il marito di Lucrezia tentan ci
momento, cos nella seconda curioso, i:;compiacenza evidente con cui Coluccio s' iudugi;i
sullo scabroso argomento, il modo di ragionar della donuM
che sembra si uccida, pi che pel dolore della vergogna sofferta, per la paura d'innamorarsi del colpevole.
ieme
colla
XV
36
XVI
un
es-
eser-
cizio di retori.
CAPITOL:) IL
Occasioni dello orazioni nel cinquecento.
Ho
gole occasioni,
costituzione
manc
politica
in Italia nel
Rinascimento una
adatta
sviluppo
allo
dell' elo-
quenza.
Ora
fin
secolo dall'altro.
La
pu
sembrare ed in parte
poramente tradizionale, perch facile capire che
dalla seconda met del secolo XV alla prima del
X\T non ci poteva essere vera diversit di vita
pubblica. Per intanto per Firenze almeno e'
differenza politica, perch dal ritorno di Cosimo
de' Medi ci essa non pi libera fino al 1494, e per
tutta Italia avvennero nei primi decenni del cinquecento rivolgimenti che la tennero, dopo il famoso
divisione
infatti
invece
ci
manc.
XVI,
XVI
non
l'oratoria
degne
del secolo
veramente
di
XV;
ita-
che
sia,
per la
massima parte
Ne
distinzione
la
perch
la
quattrocentesca
latina.
il
gli
Nel 1494 dunque Firenze scoteva il giogo mediceo che la piccola mente di Piero non avev^isaputo nascondere e alleviare cos bene come aveva
fatto Lorenzo. L'antica repubblica gloriosa era risorta
e i cittadini facilmente si entusiasmavano della libert riconquistata e inferocivan, nella loro ebbrezza,
contro
Ma
Fiorentini
>.
1)
zientivano e s'annoiavano.
(1)
Cfr.
(2)
Pasquale Villari, La
utoria di
I,
38
Ci
uu
frate caldo di a-
patria.
che
opporsi
si
alle
(2) e
il
Villari
liferisce
imposte
(1) 0;>.
(3)
cit.,
V(.].
I,
p:i;r.
288
(2) Ivi.
(3)
I,
pag. 411,
n.)t,i.
suoi
39
era
tirannico.
Ciascauo sa
con s(*i fave
Balia
egli
scrive
potevano
che
gii
Otto di
di tutti
Cittadini. I Dieci
guita che
Che
pochi non
gli assai
fussero Signori
(1)
In
Roma
il
pi ristretta,
(l)
Cfr.
ma
Donato Giannotti,
Opere politiche
e letterarie
di
Donato Giannotti,
40
ottenere
cile
l'ottenerlo
il
primato per
propria
la
eloquenza,
la dire-
affari.
impediva
che un cittadino dirigesse tutti i suoi sforzi a ottenere il predominio nel Consiglio Maggioro; e d'altra
parte gli Ottanta, non
conseguenza
al
eletti
lungi
il
modo,
la
forma,
la
procedura,
minor campo
al libero
il
liberamente
si
tante
di
di
pur allora
si
Per bocca
41
di
venerabile
il
1494
non aver
per
de'Medici,
rivelati
tentativi
di
Piero
il
forma di governo
possibile a Firenze, indugiandosi anche sull'opportunit di un vero senato simile in tutto all' antico
romano, si ferma ancor pili a lungo sul modo di
freschezza
consigliarsi
di
vita,
la miglior
di
di
che,
esplicito
riportare
il
s in presenza di
ognuno
la relazione delle
opinioni
il
soli
aranno
42
la
fare.
vi faccia
la
opinione
modo
vi
sar
altri
pareri, e torre
quando la cosa
uomini ancora sospesi,
non si straccare di ma-
non
resti
bene
rimetterla a
risoluta, e gli
uno
altro d: e
ed esaminare bene
tempo,v. (1)
turare
Non
si
mancanza
le
cose
che
aspettano
di
(1)
consigli,
si
dovette
al-
Francesco Guicciardini
illustra-
43
elemento dell'eloquenza. Penso che si possa estendere anche a Firenze quello che x\nsaldo Ceb, nel
suo dialogo II Boria diceva di Genova: quantun-
quel
mente
Ma
. il)
noi
bliche
deliberazioni;
di giudicar
si
raria si
come
nunziati non
a noi,
Consulte^
in quelli delle
si
riportano
interi,
ma
discorsi pro-
in sunto e spesso
nemmeno
traccia.
pii
e si racconta
volte
gli
che
in questo giro di
il
grido
la
sua
e l'aspetta-
vedremo che
che cosa,
CI)
(2)
(3)
Genova, 1621.
Marco Forcellini.
fiorita se,
ad esempio,
cousolidata, se
fra
la libert di
suoi
44
cittadini
Firenze
fosso
si
ne fossero
sorti
quenza
parola
politica
Abbiamo
segu
g"i
al
un pulpito.
E dopo
non
in errore finch
nei
si
la citt
fu
coji tanta
pass
di errore
il
milizia, altrettanto
l'inerzia, la colpe-
pure
accorgersi
in
tempo
Malatesta Baglioni.
Le pi nobili
per una ragione
due periodi ad
grande politico
assister
per
d'allora,
libert le prest la
l'altra
non furono
la patria; se
il
tempo o
in quei
anche
il
pi
sua opera,
farle sentire
la
In
fatti
di
un discorso
di
lui
provvisione
per
il
45
denaio (1)
del
non
si
gonfaloniere Sederini o se
ma
cizio suo,
siam
certi
che non
sa se lo scrivesse
lo
lo
pot pronunziare
In ogni
si
sigli
che
si
seguivano, quando
e
plicit
pagine,
orazioni:
delle
si
lenocinlo d'arte,
ma
por
la forza del
pensiero del
Ma-
chiavelli.
il
fatto
che di quei
il
concetto
retorico e
delle
(1)
si
che pur
si
dell'oratoria
era
pomposa
V. in Opere
:!Jinori di
I, \>u.g.
che
io
credo
si
46
una
debba riconoscere
una
in essa
dello
ha
Come
deil'
il
Collegio
dei
Siivi
dove era
oratori. (I)
questioni
si
il
Doge,
nostri
il
Doge ebbe
detto
(1)
Cfr.
, fu
Donato Giannotti,
il
dialogo
pag. 109
47
da una parte impediva nell'oratore una cura attenta della forma, non
anche indice di quanto queir eloquenza civile fosse
nella mente deg-li stessi che l'usavano lontana da un
lare in veneziano: ora, so questo
ideale d'arte?
sono
due
tipi
estendere a tutta
Ed
si
pu
in
generale
Italia.
ha
fatto
le
coltivasse l'eloquenza in
modo degno,
veggendo...
ogni
che
non secondo
posti,
a simili cose
il
il
parere
maggior consentimento
del po-
avesse detto
Una
(1)
storie le
queste
(1)
orazioni
orazioni;
berto Lollio,
parte,
ma vedremo,
che
non
Gikaldi premessa
si
trattando di
pu
definire
48
quanto lo storico abbia in esse ampliato e trasformato, quando, com' per la maggior parte dei casi,
non inventava di sana pianta.
Ma anche
di questa si
scar-
sissimi esemp.
non
avrei
mezzo
raccogliere
di
separate
le
scarse
notizie.
Certo
che
gli
avvocati
ci
ma
un
sono
stati
sempre o
probabile
che
si
dibattito di sottigliezze
Lucca
cause
giudiciali
nella
maggior parte
liti
(1)
per
via
Cavalcanti,
essendo bora
et
d'Italia in
agitandosi
7,
pag. 47.
FRANCESCO
49
che sia
superchio
di
Ci conferma questo
sembrava
ai
il
il
fatto
cinquecentisti
medesimi un'eccezione*
cause
nali
gi
in
rono
(2)
Cfr.
demmo,
mancanza
alla
giudi-
ziaria.
(2) Cfr, la
ro gentiluomo
civili di
Pietro Badoa-
Lo Zeno per
uomo veneziano
C. Ori.
il
padre, fu gentil-
e senatore.
U eloquenza
nel secolo
XVI.
~
tutti
usali
l'opera
50
dogli
avvocati,
quali
<
non
blica
Repub-
(1)
avevano
vere,
il
tanto che a
me
pare
modo difeso
modo consimile
a Firenze in
(3)
giudicavano i
processi politici; fu fatta bensi noi primi del 1495 una
legge per cui ogni condannato dalla Signoria o dagli Otto per delitti di Stato si potesse appellare densi
(2)
(3)
(4)
ma
Pag. 1.^.
Pag. 135
GiANNOTTi, Op. cit., pag. 123
Cfr. ViLLARi, Savonarola, voi.
sg.
I,
pag.
29.5.
la
testimonianza
pubblica
a cui
s'
si
51
del Varchi,
appellato,
legge del
'95 fosse
osservata sempre
Del resto
vonarola non
in tutto
si
torniamo
non fosse
(1)
il
trova
ci
stata modificata o
nell' uso.
Ma
della Re-
era
un capitano
il
nome
di
un difensore
del-
(2)
tuttu
davano
il
torto,
piena ragione,
avanti
Ma
uditolo,
beato
chi
potea
trarsi
far-
pi
(3)
perch dunque
il
numero
delle orazioni gi
Prima
riamente dovevano
(1)
tali
orazioni
il
disprezzo
Cfr.
(2) Cfr.
(3)
Varchi,
essere
52
Speroni
tutta
filosofa
tutta
artificio
in
secondo
si fa
ai nostri giorni.
Noi siamo
liberi
sorge un
dire,
abbiamo
pu
le
oratori in parlamento,
le
non sa quanto
politico, quale
sue arringhe
si
chiacchieri ?
avvocato pubblica
la loro
eloquenza
fuoco che
si
lasciar tracce di s
che non
si
Dobbiamo riconoscere
chiari oggi nemici della
realt,
pili
se
non
in teoria,
grandioso
vita pubblica.
Quello che ho detto finora va inteso per, naturalmente, in tesi generale, pensando che ogni regola
sua eccezione.
E un' eccezione magnifica un discorso del senese Lelio Tolomei, detto al Senato della sua patria
negli ultimi tempi della libert, discorso che insieme
h;i la
Oo
Per, se ben
vedere che fu
si
il
il
pagna
e quest'
quando
con tanta solennit il suo consimolto probabile parlasse con un' eloquenza
assai pili Iciiteraria che non usasse nelle solite suo
discussioni il Senato di Siena.
Altro orazioni recitate, o almeno scritte, per occasioni politiche ne abbiamo e sono anzi le pi belle
del cinquecento, quelle che converr esaminare con
maggior cura.
Pure, che orazioni son queste? Del Bembo al
studi,
dav^a
glio,
per
ai
per
di
fio-
la resti-
poste
fuorusciti
tuzione di Piacenza
la
Re
consimili.
Com-
ma
sono occasioni che, per quanto serie e importanti, pure offrono qualche lato all'abbondanza degli ornamenii
retorici, pur sono, in certo modo, anch' esse occasioni
politiche,
di parata.
Infatti le
la
di
il tempo in cui si
nuova severit la scienza diplomatica,
carattere
non
calcolo
positivo esclude
Cos
le
le relazioni
relazioni
pur
54
fatti
e per
veramente oratorio.
Quasi eliminati cos, almeno nella letteratura, due
generi di eloquenza, rimane il terzo g'euere, il dimos di
strativo.
La causa
dimostrativa
la principale
suo
di
La smania
torica. (1)
un interlocutore
il
Cos Sperone
della sua
Re-
in quest"
eloquenza
di sole
e noi
d discorsi
]ri
che
dilettar
ufficio
1'
libert,
]iur
speranza:
tutto
si
io,
Le
il
il
si
fonti pi
tura
calma,
si
soffio
Tasso.
In questo
ma
diffondersi o nioUipiioj\rsi
deir eloquenza:
(1;
loghi.
Cfr.
1"
il
insipido
frutto
a'>'.'jidjinica.
Venezia, 1560,
y^i
pa<;.
130.
55
I difetti
zioni si aecentuaQo:
vacuit, la
la
vana pompa,
la
floscia retorica le
CAPITOLO
La teorica
deli'
III.
eloquenza.
Ho
dall'imitazione d=^gli
oratoli
classici,
che, ben
in-
avrebbe pii^i
ho accennato anche che dannoso piuttosto fu, insieme colla mancanza di un organismo politico adatto, lo studio puramente teorico e formale dell' antica
tesa,
eloquenza.
Convien
ora,
considerazione.
Non ripeter
si
esageri, naturale e
orazione, n che
latori antichi
l'
come innato
in
una buona
non avrebbe
fatto
inutile dimostrare
Sarebbe vana
quanto
meno pi famosi.
Anche dei greci abbiamo
al-
(1)
delle
Cfr.
loro
di Cicerone poi
non
mentato in
tutti
-Jb
si
com-
modi.
traduttori e
commentatori
raccogliendone
solito
r opera
quelli
che chiamavano
loro,
di
nrricctiivan
vagliandone
gli artifici.
apposta sugli
gilio.
artifici
osservati
Cicerone,
in
Vir-
e con una pazienza mirabili tutte le parti delle orazioni ciceroniane, tutti
mostrar esemp
di
argomenti
molto spesso, per
luoghi, tutti
gli
divisioni e sud-
si
priamente detto,
modo
arte
del
trovereb-
si
solo
quello dei
Padova,
Paitoxi e la
Fontanixi, ^'eiiezia.
Pas
del
ioali, 1753.
f\)
Par
e-jenipio,
cr.i si
mette
<'
in
in difesa di Sesto
il
Roscio Amorino,
fa
un complicatissimo
Concetti^
cui
li
periodi
autori
di
57
antichi
berto per
moderui,
frasi
citando
Garimraggruppare ogni
notevole
di
il
in
dimostrativo;
passati,
riguardanti
omicidii,
gli
le
una parte
(1)
Luoco
Palazzi
Ponderando
i'^i""'^
le
sue considerazioni
Sito
)
'^^
i^[fj-J3tero
Modello
\ et
cose simili
Molte
Buone
Possessioni
.
Belle
Dilettevoli
Vicine
et simili cose
Vasi con
le l<n"o
con-
sideratioiii delli
Arazzi
S|)alliere
Ornamenti
di casa
Artifici loro
Tapj)eti
Tavole
Quadri dipinti
Statue
Figure: considerando ampliricataraeute
cou le considerationi
che entran nei vasi
fatti
Marmer
Argenti)
Oro
Lontana Tiza
Difficolt in trovargli
Pericoli
Viaggi
Diversit loro
(1)
Cfr. Libro
primo degli
artifici osservati
da Orazio
Ti.'
scarnila della
et
da
lui
mescolatamente
rapine e
tutti
in giudizio, e
delitti e
58
discordie che
le
e poi dell'elezione, e si
nere
si
portano
quindi
corrispondenti
al
possono considerare
di ge-
deliberativo. (1)
metodo.
(2)
Un
di
in generale, assennato.
Dopo
(1)
la
Cfr. Concetti di
da
raccolti
lui,
da l'autore
Hikronimo Garimbehto
et
de pi autori,
liora la
seconda volta
Ndhks
Venezia,
libri tre,
contengono Vinti
si
terzo libro,
nel
viene,
(2)
altra
parte teoretica,
15r)3.
ve' quali,
Orationi tradotte
l'essecutione di tutto
catori, a Giudici,
1'
Oratorio.
Vortificio
ad Avvocati.
Venezia
Utilissimi a
S4.
Ho
li1>ro ]ercli
vedere
Predi-
riportato
d chiara
Cancellieri del
Doyi,
Moderni
di
qual
si
savi et de
Latini, et da gli
nezia, 1562.
huomini
le
mirabili
della
lingua
nostra.
Ve-
alla pratica,
59
traducendo
riportaudo e airoccoi'eiiza
Prima per di ciascuna orazione egli racconta Targomento, poi d uno schema delle parti in generale,
poi altri schemi di ciascuna parte, come del proemio, della confermazione, della confutazione; e nel
fiir
questo
naturalmente suddivide
sottilizza
si
arrivi
questi
eccessi,
sembra frenare
peto della
anatomizzarla.
le
si ri-
di
una
retorica
lunghissima e dotta che ho gi citata, dice infatti chiar.vmente nella dedicatoria che seguir sempre Aristotele
ora traducendo, ora altrimenti accomodando.... allargando le cose
dette strettamente da lui,
<-.
lo
[oich
filosofo
greco
(1) Coiae le orazioui antiche, nnclie le opere retoriche f;;rono molto edite e tradotte nel cinquecento, specialmente
l'aristotelica. Y. in proposito le opere gi citate per le orazioni.
Chiedere
all'
60
dell'
nuove
oratoria nel
gono
la
materia
alle
antiche
fonti,
per tenendosi piuttosto alle teoriche genee dando alla propria opera un certo carattere
alcuni
rali
filosofico, altri
nel
campo
ed entrando subito
della pratica.
Notevole fra
retoriche pi astruse
le
quelia del
la
molti pi
Natura,
meno
1*
cor-
onde
po:
l'Arte
(1)
Della eloquenza,
Daniel Barbaro,
pag. 31
.!g.
Dialogo
eletto
del
rererendissiino monsigntr
per lascia
passa a parlare
della chiarezza, dell' eleganza, della maest del dire,
del numero, della convenienza dello stile alla materia, etc. Delle partizioni oratorie non parla minuregioni
le
filosofiche e
tamente.
Anche questa
retorica, di cui
ho detto un po' pi
nessuna luce
tempo: essa
formazione ideale
La forma
data
a
dall'
molti di questi
trattati: cos
dialogo
1'
O-a-
tore di
>
tori e le scene,
con riuscito
della
realt
causa in s stessa.
(1)
(2)
magnin^o dottore
1545.
et
cavaliere
M. Gio-
Ne dairamore
62
suo soggetto
del
al
e'
si
lascia
tratte-
entra V eloquenza,
male in peggio,
va di
la
del-
per-
due
due
abbraccia in s
poemi,
le altre
ma
due,
cos egli
dichiara
di
non
forse
il
distinguere
le
orazioni propriamente
si
dee pi studiare
Ma
serva che
(1)
....
(3)
quella oratione o
Cfr. a pag. 8.
(2) Dta?o/7
<?i
meer
s'appartiene,
ite.
alla
Venezia, 1554.
(3)
(4)
inventione
istoria, et all'arte
oratoria
63
introducendo il Valerio, il
Brocardo, il Soranzo a ragionare assennatamente
essi ripetono i soliti concetti, ma con riflessioni giudiziose; (2) le lodi continue al genere dimostrativo,
cui ho gi accennato, sono indice e riprova dei gutrattato di
retorica,
(1)
Non bisogna
sti
irrequieto e ciarlatanesco,
essere stravagante.
Del resto a
Delminio, inge-
me
il
nuovo riesce
che per
cos spesso ad
(5)
pare
il
Patrizi quasi
pi
cavil-
Op. cit.
Per es. dove ii Soranzo giudica Cicerone essere stato
oratore molto migliore che retore, si come quello che meglio
parla che non e' insegna a parlare Cfr. pag. 132.
(3) Op. cit.
(1)
(2)
(4:)
Cfr.
Benedetto Croce
Francesco Patrizie
di
studii
io.
oriiica
critici edita
in
d^ Hermogene
loso che fine veramente
64
in
per quanto diversamente sembri al Croce, tutt'altro che lucida ed efficace, involge spesso e quasi
deforma
Non
il
si
pensiero.
gli
esempi,
si
comune Fran-
stesso
;
il
famoso
In difesa, eh'
la
S'
(1)
In materia dell'arte
calcem
alle
si
quali
si
contiene l'or-
Venezia, 1561 ad
huomini ilSansovino. Venezia, 1561.
ricercan TnelVoraiore.
da Francesco
65
non
il
ma
anche
Ma
efficacia sulla
pratica delForatoria?
il
davvero.
vediamo nella maggior parte delle orazioni del cinquecento la preoccupazione di queste
regole, di questi precetti, sia che l'oratore creda bene
di seguirli, sia che pensi di poterne fare a meno,
come, ad esempio, lo Speroni che nell' orazione in
morte del cardinal Bembo dice che parler solo per
ammirazione ed affetto fuori i rettorici ammaestramenti, non di cose comuni, come usanza degli
oratori cio a dire del sangue suo e della sua patria
Infatti noi
etc...
ma
propria
gloria... >
(1)
Per non bisogna dimenticare che queste retoriche sono quasi tutte della seconda met del secolo XVI, e che per conseguenza il loro influsso
(1) Cfr.
Sperone Speroni,
Opere. Venezia,
1740,
T.
pag. 160.
C. Ori.
L'eloquenza
XVI.
Ili
non pot
GG
retori
ma non
quale
vede bens
d'idee, si
dello
invece
schema
pii
lo
ricchi di
so-
trova in quelli pi
si
pi
seri,
schema regolare
vuoti
di
pen-
siero.
che son
la
massima parie
benissimo
norme
della tra-
grave monotonia.
Per questa pesantezza deriva anche da altre
cause, dallo stile per esempio, perch ordinariamente
neir oratoria si raccolgono tutti i pi stucchevoli difetti che ha la prosa classica italiana,
quando non
sia quella dei sommi.
Ma
di questo
concludere che
vedremo
lo studio
altrove:
teorico
perora interessa
dell'
eloquenza fu
tanarsi di
un passo dagli
antichi,
non
si
seppe per
capirne lo spirito, e
si
67
cerc soltanto
l'
CAPITOLO
imitazione e
(1)
IV.
Orazioni politiclie.
Le pi belle orazioni
come abbiamo detto, fra
del secolo
nuamente
vita
si
trovano,
XVI
momenti
assai impor-
nelle guerre e
vano
di
sottrarsi, a volta
a volta
confederandosi e
altro potente.
Prime
portanza che d
loro,
oltre
l'
intrinseca
genere deliberativo,
uniche che noi conosciamo.
d' essere,
fatto
nel
im-
l'
bellezza,
quasi
il
le
Francesco Sansoyino:
Delu'
vino, 1561
discorsi
Gli altri
GS
politici
assolutamente ad un determinato
direi
parte
genere oratorio
piuttosto che essi hanno in s per la maggior
i
caratteri del
come quelli
dimostrare buona ed
insieme,
per
altre vie;
1'
scopo generalmente di
qualche proposta gi fatta
cui
il
utile
ttitta
dimostrativa.
amatore
quando
e;j:li
non vollero sopportare il giogo della serviti^ e uscirono dalla citt per andare a cercarsi un' altra libera patria nella piccola Montalcino, dove egli fin
tre anni dopo la vita.
Fu capo del partito popolare dei Libertini e quanJ'i, nel
1525, gli appartenenti al Monte dei Nove,
die avevano jBn allora tenuto il governo della repubblica senese, veduta minacciata la loro potenza per
la
sconfitta toccata a
s'appoggiavano,
lei
ai
congiurati raccolti in
ei)
L'ultimo editore
di essa fa
segg. y. per
le
il
comincia col-
XVI. Fireuze,
XXXIV.
G9
non
credo, ottimi cittadini, che fia qui alcuno che non
conosca quanto per acquisto della libert siamo ad
r entrar
subito
della questione
nel vivo
Io
Nove, confondendo
governo della citt nel Collegio dei Secon a capo Alessandro Bichi, che la faceva da
ristretto
dici,
tutti
Monte dei
il
tiranno.
Quali
ferri ci
voi medesimi,
abbiano
quando
attraversato
io
il
a'
nostri ono!
n'
i,
tacessi, lo conoscete.
governo popolare, ne han sopra le spalle posto il giogo del tiranno . (2)
Bene sarebbe che nella citt non ci fossero pii
divisioni, ma se fine di quest' unione fosse la pace
e la concordia; invece ora si vuole cos perch
una parte dei cittadini opprima l'altra. Ma questo
non dev' essere a nessun costo .... se non provvederemo, se non saremo savi, in pochi mesi (io
ne cavo alcuni pochi lor favoriti) tutti saremo plebe,
tutti passeremo per volgo. Ma io vorrei pi presto mille
mere
il
(3)
<u
Coatiuua eoa un' aceiba requisitoria contro i Novoschi, mostrando com' essi che si dicono a torto no)ili per una nobilt loro piovuta dal cielo, temano di
macchiarsi avendo i popolari per coUeghi nel governo ma i popolari sdegneranno di comparire come
;
n era libero
liberi,
non era
lare
lecito, se
il
dire
il
non dentro
dove non
voti erano,
proprio parere
alle
dove
(1)
Enumera
governo
di
corruzione
ha sugli animi il desiderio di farsi tiranno, e cita esemp cittadini ed antichi per concludere che bisogna scuotere quel giogo, se non si vuol
ridursi all' estremo della servit e della miseria.
che
mani
della
superba signoria
giogo; se gi voi
le
morti
di pochi, scuotete
de' buoni,
il
questo
sacco della
desiderate
(2)
che ancor
oggi commove.
Orazione i)i
tante e bella di
a)
Ivi,
il
governo dei
nobili e vi
pag. 312.
-:
8ANSOVINO.
tomo
71
d'impedirne
pidanza e
la costruzione. In
di paiu^i era
venuto
in Siena,
chiamatovi dai
concittadini, da Monteantico,
Girolamo,
imperiale.
Costui
scrive
il
Pecci
persona molto
era
altri
annua
dita
miglia e per
essere
anima era
tieri .
(l)
Entr
nella
amato
congiui^a
per
avea
impedir
fatti,
il
quale
voleva
non veder
la
e veduto volen-
di
cardinal Gio-
Giovan Maria
costruzione
(V)
(2)
della citt di
Siena,
scritte
ctc,
72
Monteautico,
si
adoprava
in
ogni
modo
jier
unire
per dar
D'altra parte nella narrazione anonima c' confusione perch, dopo aver parlato del Consiglio generale, vi
si
dice che
v'
intervenne
(li)
P^;;li
ste.H.-io
.accenna
.*i
Lelio Tolomei,
della guardia
questo silenzio
....
117 del
(3) Cfr.
apagnuola
486.
in coso che
non haves-
sera....
482.
Cfr. a
uomo per
il
lo v^irt
quale fece
gantissima
in
73
orazione
in
detestazione
tal
Citta-
uomo convinto
di quel
di
della . (1)
questo
il
discorso d'un
11 Tolomei stesso
due parti la prima uno
sfugo dell'animo su quello che gli accadeva d'attorno;
la seconda la vera parte deliberativa, e si suddivide
che
chiaramente
lo divide
in
C
amor
in
tutta
l'
orazione
un vivo
e'
sentimento
forse
di
anche una
concetto che
l'
in-
e la intenzion
buona
. (3)
ei)
Cir. p. 482.
(2)
(3) Cfr.
p. 116 del
Sansovino.
che poco pi
col
fratello
La
ili
74
di caldo patriottismo
che
lo
Non consenta
alcune volte
quasi liricamente
mai
la
citt
....
non por-
S. M. la risolutione che
tando gli ambasciatori
si spera e desidera, vestisi a bruno la Signoria e
Magistrati della citt, non sonino campane del
tuiti
da
Palazzo, portinsi
si
trombe,
ma non
si
sonino
non
legrezza
fin
tanto
si
(2)
di
ma
ci
le
il
zioni. (3)
(1) Cfr, SozziNi. Op. cit., p. 51: Alcuni dicevano che Don
Diego li aveva fatti avvelenare, per il sospetto che aveva di
loro, per conoscerli di bellissimo iugei^no e di generoso cuore: altri dieeano esser stati avvelenati da persone particolari
per qualche particolare interesso. In qualsiasi delli due modi
hasta che la lor morte dispiacque a tutti li cittadini ed uomini della Citt ma pi alli Congiurati, per aver perso due
appoggi importantissimi a il loro negozio; per il che tutti
jjresero a il detto Don Diego odio immortale. Dopo la morte
dei quali, messer Giovan Battista Nini, come amicis8mo di
essi, fece alcune stanze sopra la lor morte . L'editore, non
credendole degne d'esser messe fra
ducnmenti, ne riporta
due in nota.
(2) Cfr. 1' orazione a pag. 120 del Sansovino.
(3) Del TOLOMEi si ha anche un ragionamento fatto al Mendoza perch non volesse con tanta sollecitudine procedere
;
Da
tra
(lev'
/o
ma
insegnante nello
dal pulpito di S.
i
concittadini alla
Vincenzo Giusti, che pubblic nel 1900 quest'ol'iizione (1) la quale si credeva perduta, dice che
essa da annoverarsi fra le cose pii eloquenti del
secolo
XVI; ma
invero, se in alcuni
punti
vi
si
pedanteria di
trite
remini-
v.qW esecuzione del Castello (cfr. Pecci. 1. ct. pag. 246). DiM>rse altre orazioni riguardanti le lotte intestine ed esterno
(li Siena negli ultiiui tempi della sua libert
bo potuto vedora manoscritte nella Biblioteca Comunale senese. Ma, )er
laanto esprimaui) dei caldi sentimenti, nessuna mi e par.^a
degna di nota speciale.
(1) Vincenzo Giusti. Orazione di Floriano Dolji bolognese
per la difesa della patria contro Alessandro VI e Cesare Borgia.
IJ.)logna, 1900 (per nozze Di Miraiioro-Boasso).
(pa^. 16-20) del(2) Bella specialmente la dimostrazione
l'iniquit di Alessandro VI che deposta la veste di pastore,
si lia posto indosso il mantello del lupo et con ogni astuzia si
sforza privarci del prezioso dono della dolcissima libert ; e
V esortazione al popolo di non curarsi delle sue scomuniche,
perch gli ecclesiastici tengono veramente il luogo di Dio in
terra solo quando esercitino il loro ministero con chiave non
errante.
76
fine, la
Disadorna
atfatto
alle
nell:-i
ora-
so se al Collegio o ai Pregadi di Venezia (1) per ottener la revoca di una determinazione legale del 1532,
secondo
la
quale
passiamo
ali"
la
scritta. (2)
strativa.
(1)
Bembo
titolo di Orazione di
un
Giovon
libretto
< 1-
8IXO
lf'
segretario di
lit di
((
in u-
il
dicembre 1514, espose a lui e alla Signoria la proposta del pontefice che Venezia lasciasse l'alleanza
col Re di Francia per aderire alla lega coli' Imperatore Massimiliauo e col Re Cattolico, possiamo dire
con sicurezza che fu pronunziata tale quale ci pervenuta,
(i)
Testimonio
il
quale
razione
il
di ci la
al pontefice. (2)
aveva spe-
mezzo
si
volle at-
strana
nesta,
chiamata
ed
isconcia^
pii tardi
perizia diplomatica.
(1)
scelte
p.
(3)
in tal
le
modo
va in
si
esageri l'impor-
fatto attribuita.
Pit.'tro
XXVI.
(2)
tro
da
quest'orazione fu
sicch
Cfr.
Bembo
Vittorio Gian.
in
Archivio
A proposito
Veneto,
pag. 80.
(8) Cfr.
CiAN,
1.
cit.,
di
Nuova
pag. 84 sg.
un ambasceria
Serie,
Voi.
di Pie-
XXXI,
78
lo
nota
il
Gian,
non era
la
memoria
in
d'un Machiavelli o
d*
un Guicciardini avrebbe
chiacchiere.
Anche
troppo
il
schema non ha
suo
retorico:
esordio,
affatto carattere
proposizione, narrazione,
(l)
L,
79
Signore e argomenta
il
faccia ;
1) e cos via;
simo.
nome
il
dice nostro
ma
io
come
Pietro
prende
Bembo,
Ora parler
e servitor
Bembo
finito
mede-
cittadino
bene
me
paresse
istaffetta, e
molto
guazzosissimi
e fierissimi tempi,
gliai volentieri,
estimando di
molti anni in
qua
stati siote.
ne' quali
da
(2)
non solo per comando del suo nignore, ma essendo ben persuaso dell'utile che dal seguire quello
lato
(1)
80
proposte verr alla patria sua; serio, efficace, semplice; la sua orazione un vero modello di severa
eloquenza.
Bella pure per la severit della forma l'orazione
diretta da
Giovanni Guidiccioni
ai nobili
lucchesi,
dopo
popolani, a cui
pubblica, non
ma
nobili,
padroni
opponevano
dell'
oligarchica re-
che superbia e
altro
fin
Lucca
e,
di-
dopo
troppo
Lucchesini,
tabilmente
si
il
trovava a
Roma.
(2)
il
il
Benincasa ne aggi-
(1)
l,
a pag.
le altre ediz.
Lucchesini. Memorie
Tomo IX, p. 157.
di Lucca.
sec.
XVI
vedi ivi a
p.
di -O
VII.
messo proprio
al Guidiccioiii
sao operato
Madrid.
il
Che
il
alla
egli
corte
T incarico di giustificare
di
Roma
ed a quella di
il Bemi
col pensare, a ragione,
pare,
nincasa giustifica
che
SI
volesse
cosi
col
Tomo
I,
p.
e di-
158.
Cfr.
C. Ori.
L' eloquenza
XVI.
reiite,
ma per
82
d'infamia su
Secondo
tenzione
la
lui
marchi
tanti
dunque, l'orazione
recitarla
di
come
di santo sdegno, e
dal Guidiccioni
bramoso
di recarsi al
infiammato
Parlamento
del 9 aprile
ivi
sua
ipotesi,
come
di fatto
del resto
Scritto
casa;
fra
il
1531
il
1532
(4)
lo dice
il
17
il
Benin-
Marzo 1532,
Guidiccioni accenna
gore.
(1)
Op.
come a
istituzione gi in vi-
cit.,
p.
cento uomini
109 sg.
cit., p. 81.
ali;*
83
forestieri
che
vi
orazione nella
il
speranza
di recitarla al
mi par
difficile
Parlamento
ammettere
ma
addirittura
molto
l'orazione,
messa
in pratica.
probabile
che
come consente
il
Guidiccioni scrivesse
il
erano
tumulti
ma avevano lasciato
conseguenze di dolore e di miseria.
Guidiccioni ne fu profondamente commosso e
sguardo acuto e imparziale investig le cause di
da poco tempo quietati
tristissimo
Il
collo
quelle
scrisse
un'orazione
pii^i
vere e
le piii
intime di
il
di-
avesse
modo
la
sua parola
di diffonderti
(1)
(2^
Op.
cit.,
p. 37.
Questo discorso
84
ci rivola
mirabilmente l'austero
lettere memorfibili, pi
all'Italia giorni
men
tristi.
che occupava,
il
mosso a compassione
della
plebe
r.iente
nobili oppressori.
La sua
della
ficacia
forma,
sapienza politica
della necessit
zione
sembra a
volte
un
trattato di
repubblica
della
Lo
rii)orta
il
Lisio a
quella
p.
parte
cit.
So
modo. E
poveri sou
che
svegliare in
volta
malizia.
La
Pacato
suo
il
di
la
altri la piet,
cos
crea in
s la
solito
poi
nell'espressione,
diviene
assai
momenti
stile
bisogno
malizia
dacia produce
caldo in
il
tratti
ma
di
cacia
di quella
discorso.
al
sero
dai
compassione
delle miserie
rimprovero
di
Dove
il
di
quei periodi
principio ritorna
al cui
(1)
(2) Ivi,
(3)
Ecco
p.
i
63 sg.
due primi:
da
purgare
ci
il
gli
anijiii
sottomettemmo
alle
fatiche,
e
fango
so
Ai periodi lunghi e complicati, sempre per fae chiari, s'alternano quelli brevi, incisivi, s che
ne viene uno stile vario, che non stanca mai: l'immagine sempre conveniente e viva; a volte, in
nu'zzo alla severit dei pensieri, appare una punta
cili
u ironia.
Palese,
ma
senza pedanteria,
namento chiaro
lo
e ordinato finisce
;lle
orazioni d'Isocrate.
Un'
getto e per la
suo
autore quella
per
le
per
degna
il
di
sogstare
discussioni intorno
pronunziata
in Napoli,
il
l>articolare
in
abbandono;
V.
voi
riguardate
a p. 76 del Lisio.
per otteuere
ritorno
il
resa
nella
87
in
patria
1'
osservanza di
il
del 1530 e
poi
erano
violati,
andati in
gran n amero a Napoli, chiamati dalle buone disposizioni che l'Imperatore, giunto l da poco, pareva
mostrasse ad ascoltarli ed esaudirli. (1)
Varie udienze private ebbero allora da lui e dai
suoi
alcuni
agenti
loro
dei
rappresentanti,
ma
di
queste
plico a Carlo
loro
le
sventure
le
loro
pre-
ghiere.
A
pr'
essa
di
libert,
nel
si
che tanto
triste esilio:
Nardi, Y integro
amatore della
si
era adoprato a
infatti
la
mattina
dal-
udienza per
il
(1)
;i
i>.
104
della
Op
cit-,
1.
XIV,
e.
citata
raccolta
del
Lisio.
Per
le
Vili sgg.
LIV.
la
88
ma
l'ha dimostrato
Indubitabile
ma
riferiscono
rico
(3)
uno
quell'importantissimo
tre
che
momento
si
sto-
(1)
Cfr. L.
A.
Ferrai.
Loremino
dv'
l'<91,
p.
Medici
e la
societ
2W.
(2; Cfr. AoosTixo Kos-sr. Francesco Guicciardini e il governo fiorentino dal liJ27 al 1340 (con nuovi documeutij, in
due volumi, Bologna, 1899, Voi. II, p. 91 nota.
Liiu. Op. cit., ]. Vili. Il Li.sio espone assai
(3) Cfr.
bene la questione; solo, non necenna all'olnezione del Fp:rrai
al Nari>i.
89
loro desideri.
Ma
punti
troppa
di
amicizia
Francia, o
colla
l'
affermazione
che r accordo fatto dall'Imperatore col papa Clemente VII non poteva essere ostacolo al mantenimento delle promesse dell'Imperatore ai Fiorentini,
io
Carlo
come vecchio
egli,
se,
secondo
non
si
e
il
intendesse
Iacopo,
quale
il
costume
(1)
ed
Nardi
il
al
invece
Filippo
di
che dovevano
il
ritrovarsi
1'
Piero
Parenti,
(2)
fuoruscito
sei procuratori
orazione in parecchi
una sua
di Carlo V,
nome
codici col
lettera al
che
gli
mar-
dedica
(2)
*HI
un'orazione, pregandolo
di
ratore. (1)
Ma
che
quelle tante
come
poi manda-
tratta di
si
che
invettive
fuorusciti
(2)
testimonianza
alla
bilmente
il
si
quale
essere stato
dice
(1)
Cfr. Lisio,
(2)
Dice cos
inininjo de'
Op.
cit., p.
io
fiioriisciti
IX
nome
dei fuorusciti
Pgg.
clie
il
la
conosciuta,
le
8.
in
(qualun(iue
sia)
diligenzia
si
conoscere.
a Carlo
V,
del
e tace
91
Nardi,
(I)
mentre
tutto le
Carlo
volissimo.
Ma
in quello
che
If!
e che
si
sciando in bianco
le
non
quale
va col
principio,
razione
il
che
nome
di
lui.
Ma
pare che
il
principio ancora
di strano
che egli
modo quando
(1)
Cfr.
diverso
dai
volle inserire
Storie fiorentine di
1'
Bernardo Segni.
Firenze,
Lisio
iineterniinato
agg-iungo
tanto pi,
nessun'
dotta
come introdurvi
92
io,
che,
dov
altra,
essere
la sua.
il discorso fu veramente
possiamo dir nulla con sicurezza; del resto le due redazioni non differiscono
molto, e io esaminer quella che letterariamente
la migliore, perch forse fu 1" ultima voluta d^ Nardi
Quanto
forma
alla
in cui
noi non
pronunziato,
stesso. (1)
Ed
quest'orazione
sentimento che
tiitta la
periodo
d'ascoltare
la
vogliono
essi
citt
che
voce
supplichevole
dei
e mostrare
giustificarsi
prega
lo
fuorusciti
che
la
loro
compassione ed aiuto
quanto onore e quanta
supera
V imperatore
saluta
V onore
poi vogliono
utilit
che di
far
vedere
gran lunga
sar
care
il
parlar
ornato
ma
anche
promette
non
vocaboli esquisiti
come
di
cer-
corno
veramente quello
dimostrare intendiamo che a vostra Maest fia glo-
molti
fanno,
filosofi
come
oratori, lusinghe-
volmente e con adulazioni quello che in nostro beneficio e commodit resulterebbe persuadere . (2)
(1)
Anche
il
redazione.
2 CfV.
ttr.izio'.ie
\y^x^
i''^">
di-l
Lisio.
Svolge poi
gli
03
i^on si potrebbe,
tiranniche
crudelt di Alessandro
importa se ivi
con una sintesi vigorosa
dei
tristi
disegni suoi su
Firenze.
Naturale
il
all'
modo con
cui
dimostrazione e abilissimo
con
ragionamenti
con
il
esemp
altra della
1'
antichi,
oratore,
sempre
adatti,
e deir utile
a Firenze,
Casa.
(1)
XIV.
oit.
Vedi per
le altre
pi graude, sempre
94
miuaccioso
pi
diveniva l'im-
pero
la
Monarchia che
Della
il
mo
per esaminare
bastava
Allora e
mostro
preparava gi
orribile
Carlo
Francia e
lega di
la
sempre
accrescergli
la
stia-
maggiore
Pontefice e gli
il
Impero, pensaron
di unirsi in una lega difensiva, che potesse divenir
offensiva all'occorrenza e vollero unirsi anche la reSvizzeri, timorosi essi
pure
dell'
pubblica veneziana.
Era a Venezia in quel tempo come nunzio pontificio monsignor Giovanni Della Casa, che tratt la
questione da parte del papa.
mento
Il
Da
questo trae
la
Lisio non
porta per
crede
la
recitata
unica ragione
questa,
delle
Ma
il
Paruta parla
doppiezze,
delle
di
dissimulazioni che
fi;
in trattative
Op.
oit.,
per
pag. 190.
la
li
resero
punto
davvero
e ne
non se ne
quella del Pa-
che
argo-
il
nulla.
Mi pare anzi
presso
lega
il
quale
era ap-
95
appare
cosa abituale
il
Si
di
lunga migliore
tentativo,
mento
meno
l'
per violenza.
pare
altra
passionato,
al
meno
Lisio
grave,
un
primo
per argo-
(1)
Ora, questa
i
caratteri di
mento recitato.
Noi troviamo
ffrfn7ft_nni-\ pu r
infatti fra
di
st ile
questa e
e d' immagini,
ma anche
di
pensieri
Op.
cit.
orazioii di
- 96
del
esercizio retorico:
retta a Carlo
(1)
per
un uomo che
restituzione di
Piacenza
per Tcsag-erata
dunque naturale
si
sarebbe un
Farnesi, ed notevole
all'imperatore
Della Casa
adulazione
probabile che
Che
se facile,
avrebbe in
come
tal
per
il
caso
suo
non
e opposti
dico scusare
bisogno di
ufficio o
ai
scuse),
soli e
un
su
fra loro ?
(perch non
ma
capire
trasto,
non
si
patico.
quanto
dasse
veneto
la
della
Grecia
ci)
momento
le altre
ricor-
255.
Per
ca;
come Filippo
le
97
meno Atene,
lo, e
come Demostene
incitava
concittadini a guar-
Casa
il
Della
Senato veneto.
Perci l'argomentazione generale veniva ad essere suppergi la medesima: necessit di smascheil
dei suoi
inganni passati,^
quell'appa-^v
renza di pace.
Cos non c' da meravigliarsi che gi certi punti
della prima redazione somiglino in modo strano a
Demostene.
seconda non pur qualche argomento
deriva apertamente da Demostene, ma lo spirito
stesso che l'anima.
certi punti delle orazioni di
Ma
nella
<
C. Ori.
V eloquenza
XVI.
98 --
brevit.
appunto
seutimeuto,
del
incisive
ironia,
seguoii
taglienti
una
l'ironia frequente
le
nella loro
delle ca-
dubbio dunque che mi venuto che la seconda redazione sia un riadattamento letterario, composto dopo un periodo di pi intenso studio di Demostene il qual periodo mi parrebbe segnato dalla
traduzione che egli fece della seconda Filippica. (1)
L'orazione a Carlo V, per la restituzione di
Piacenza ai Farnesi, ha uno stile grave, solenne,
maestoso, pii^i magnifico e pii ciceroniano
tutta
piena di un sentimento che si fa sempre pii ardente
e Ricalzante verso la fine. Anche per questa il Lisio pensa a un esercizio retorico ma anche in questo caso non sono d'accordo con lui troppo palese,
troppo continua, troppo ostentata vi Tadulazione
Il
Non
crederei per
che
il
perch non
Della
di
letterato. (2)
Casa
1'
avesse
prendesse
parte in quell'affare ma non mi parrebbe inverosimile che l'avesse scritta all'Imperatore, secondo
l'uso abbastanza comune d'inviare orazioni scritte.
Niente d'impossibile che l'illustre sacerdote, reso
ardito dalla sua onorata vecchiezza e impietosito
dalla sorte del Farnese e della sua famiglia (si ri-
recitata davvero,
sa
si
che
(1)
Questa tradnz.
si
trova in
Scritti inediti di
Mona. Gio.
v. pag.
251
sgg.
del
Tomo
delle opere.
(2) Cfr.
periodi
4, 6,
commovente
99
tanto
pi che
di
gratitudine. (2)
Anche
di questo
assai pi simili
precedente discorso.
Non
c'
altra
maggiore ampiezza
differenza
di stile,
esse
che una
un maggiore
insistere
fra di
meno nota
pubblicata dal
Cugnoni.
breve da lui pubblicata, come la pi efficace e la pi bella, sia quella
corretta e rifatta, tanto pi che vi sono dei periodi
(52-72) mancanti nell'altra. (4)
Il
Casa secondo
del Della
osserva
(1)
il
il
ama
come
svolgere e sfaccet-
(2) Ivi,
pag. 189.
Cugnoni
Il
nella redazione
(4)
(5) Ivi,
pag. 256, n.
5.
XV.
tare ciasouua idea
0,
ma
100
veramente
mancauza
la
se vogliamo credergli,
il
di
quel passo,
ohigiauo,
(jiiella
la
Carlo V.
Quanto
alla data
delle
Quanta
non
bella
metafora.
rimangono
Nel 1529 Claudio Tolomei, famoso non meno per
la sua facondia che per la sua dottrina, compose per
Clemente VII un discorso che, prendendo occasione
dai rallegramenti per la salute riacquistata dal pontefice dopo una grave malattia, lo esortava a interporsi perch si concludesse la pace tra Francesco I
e Carlo V. (4).
(1) Ivi,
pag. 252.
(2) Ivi,
pag. 190.
(3)
(4)
pag. 29.
Orazione della pace. Roma, 1534.
L.
cit.
del
Tomo
I il
Giordani
101
L'argomento che riguardava la tranquillit dell'Europa intera dopo tanti anni di lotte sanguinose,
non gli seppe suggerire nessun accento di vera eloquenza l'orazione cos prolissa che riesce insopportabile col suo infinito dilungarsi sul concetto che
la pace bene e la guerra male, affastellando di;
storiche conosciutissime.
Lo
stile
pontefice.
Non
a torto dunque
il
Giordani
s'irritava
tanto
(1.
cit. p. 391)
lingua)
elogi.
(1) Cfr.
(2)
Gir.
Giordani. Op.
cit.,
Sansovino.
- 102
altiettaiito
severo
giudizio
faceva (1) di
Tolomei, mandato
egli
II,
che
straniero.
I difetti di
non dipendono
da una pedantesca
il
ferrarese autore
abbiamo poesie
di
contempera-
Perdono
il
(1) Ivi.
(2)
io
XXXIII
Per
le altre
sg.
e.
cit.
114.
La seconda
nella
108
(1)
Lollio,
d' altra
peratore Carlo V,
al
Anche
le
orazioni
politiche
le
e -a
(2)
Speroni non
dello
scrivesse coll'inten-
col-
ma non
per
si
la
pi
retorici.
l'esordio del-
(4)
principe, e gli
re
(4)
A. pag. 1 del
Tomo
non disdegnarono mai
104
la
compagnia
il
consiglio
dei letterati.
dev'essersi fatta
morendo
la
moglie di Filippo
II,
(2)
pompose
Fonte viva
stampo
colle
sue
chiacchiere.
poteva essere, e
fu, nel cinquecento il crescente pericolo del Turco,
che si avanzava sempre pi minaccioso in Europa
e osava perfino sbarcare sulle coste d'Italia.
Tanto quel pericolo era grande anche nella vita
(1)
L,
cit.,
(2) Ivi,
di orazioni politiche
pag. 11.
pag. 19
105
tempo
antichi pirati di
tutti,
XV
si
eran
Pio
II s'era
levate
cristianit
alte
le
voci
quella mi-
contro
e gi l'eloquenza di
ma
si
gloriosa
inutile vittoria di
pi'Bgava,
alla
fino
stiana.
Sul
stesso
limitare
del
secolo,
il
oratore
aprile del
veneto
al re
gna
e di Portogallo.
Si
pu esser
certi
gheria e
der
la
il
sua corte
l'italiano
redaziouo latina
1500. (1)
E
brutta
Boemiae
le ediz.
MCCCCC.
Cfr.
molto calore
106
la iianazioiie
perfldi
luiedeli.
ficace.
Lo schema
tesi
regolare,
non splendori
ma
di stile,
naturalmente
ma
la frase
svolgen-
semplice e
sobria.
Una
orazioni di Sci-
le
pione Ammirato, che, come Pio II, si era quasi fissato sul pensiero dei Turchi, e ne parlava al papa
Sisto V,
alla nobilt napoletana, a Filippo II di
Sisto
a capo di quanti
resistenza, anzi
dopo
mio....
bocca davanti
(1)
del
Padre
Lugdani.
Sadoleto
al
egli
anni,
mi
sia
diceva a
combatti-
condotto ad aprire la
>. (2)
MDXLI.
e d'altri
poca importanza.
(2) Sono le orazioni 1% 2% 3%
4',
6%
7,
8,
9'
raccolte in-
Firenze,
1640,
Tomo
I.
107
ma
il
e queste orazioni,
sen-
non
mo
triste
si sciolse egoisticamente dopo Lepanto, Giovambattista Crispo, nel 1594, pubbhcava due orazioni, nelle
quali, dopo narrati i danni portine maggiori da'
Macomettani che da' heretici cerca di dimostrare
quanto agevolmente fuor di lega possa liberarsi l'Eu-
le
mand
(2)
Leonardo
di
men
brutto
non
manca.
Finalmente, prima di lasciare
van
ricordati
Discorsi
politici
orazioni, anzi in
(1)
(2)
campo
politico,
Giannotti, del
il
del
(4)
ma
quali
la finezza e la
profondit del
1.
recitate
cfr.
Opuscoli, I,
Roma,
1594.
108
ben superiori
al
li
rendono
finora esaminate.
CAPO
V.
Fra
le
gruppo
chiama
la
orazioni al
pii
tempo
suo
eroico
al
l'insidiava
all'
interno,
eppure,
fermo
nella fiducia
sua
virtia,
popolo fiorentino combatteva e moriva colla semcompie un dovere, senza perder nem-
plicit di chi
meno
l'usata gaiezza.
il
capitano Anguillotto da
Voi.
da Giuseppe Caxestrixi
225 8gg., 233 sgg. 283 sgg. voi. X, pag. 353 sgg. e
367 sgg.) per essere puramente finti e in contrasto a due a due
6i
I,,
p.
che
renze la notizia
Maramaldo
Fabrizio
17
giov^ani,
109
era giunto
al
campo nemico
giuocare ogn'anno al calcio per carnoancora per maggior vilipendio dei nefecero in sulla piazza di Santa Croce una
usanza
di
vale, e s
mici
partita
a livrea,
verdi,
giuocando una
mente
sentiti,
ma
il
cit-
supremi conati di
un episodio glorioso nella
essa, in quei
libert, gi di
storia di Firenze e
per
d' Itaha.
istituzione
nazionale e
non
un
mestiere,
e,
una
men-
tre ne' suoi Dialoghi sull'arte della guerra ne poneva i fondamenti e le massime generali, si occupava dal 1507 al 1512 a scrivere gli ordini princi-
pali per
della
la
milizia nuova.
(1)
Varchi,
non
cittadini di
110
a quelli
simili
dal
stabiliti
Machiavelli,
cittadini
Fironae
di Stato,
istituiva la
s'
contado
origine occa-
giovani ar-
armassero
Vi furono molti contrasti perch
venisse accordata,
non
istituzione
darsi
tutti
ma
s'
della
nuova
tutti
tale
giovani.
domanda
e quasi casuale
ebbe poi nessuno a pentire, a logiovani soldati della repubblica n' erano
si
Ninno
potrebbe credere
scriveva
il
Varchi,
(1)
al
Cfr.
XVI,
Canestrini Della
XV,
sec.
pag.
XIII,
CXIX.
Ili
tempo grandissima
ma
da
che
ma
si
tutti
in
un medesimo mese,
trovar
si
dove-
Che fossero
tenute
il
quale,
come
(2)
di
1'
Donato
Strozziano, attribuisce
giato
(1) Varchi, op cit., libro Vili, oap. 7. V. una bella descrizione della rassegna della milizia in Nardi, op. cit., libro
Vili, cap. 32.
(2)
Segni, op.
(3)
cit.,
1.
discorso senza
nome
d' autore,
ma
le
ragioni che
112
Questa saria scriveva il Gianiiotti, una cerimonia bellissima e molto utile alla repubblica,
perch gli animi per quello si eserciterebbero mira
bilmente alla
virtii
e alla difensione
della patria.
adduce
il
il
stor.,
V, voi. Vili:
serie
GiAXXOTTi mi sembrano
come dice
nunziato,
il
Sanesi
(p. 12).
Quanto poi
al concetto
l'
autore.
in quella preziosa
113
miniera che
come
difetto a
ciascuna
Varchi
il
impres-
l'
orazioni
di quelle
vedere
trovasse
dei Fiorentini
critica
la fine
il
suo
(1)
Fu bens universalmente lodata 1' orazione di Bartolommeo Cavalcanti, del 1529 (2) la quale, anche dopo
pubblicata, piaceva sempre molto
fessa
d'
celebrarono
che anche
1'
ma
il
Varchi con-
glioso.
Strano un
il
Varchi
dice anche di
levoli.
Anche a
Non
straorc^inario.
brutta,
nostro
Tuttavia
sentire,
pur fra
le
calore
onde spesso
(1)
Cfr.
di
il
religione,
vivacit
di
amor
patrio,
Varchi,
op.
cit.,
in
Flamini,
Il
cinquecento
Si trova nella
diverse
raccolta del
edizioni, ivi, p.
C. Ori.
Lisia a
p. 11.
Per
le
VII.
U eloquenza
XVI.
sue
Naturale
ad un
poi
il
passaggio
bella la
altro, e
114
L'orazione
che quando fu letta stampata certo non va dimenticato che doti principalissime di un oratore sono
anche il gesto e la pronunzia; e all'effetto di questo discorso doverou contribuire il beli' aspetto del
;
giovane Cavalcanti,
il
nobile gesto,
il
il
gentile accento
chiesa di S. Spirito.
Nonostante, anche
alla
razione
alla
ci
commozione
la
quale fred-
nelP austera,
solenne
vastit
di
Santa
come
la
cittadini, cos
li
una predica.
(1)
cfr. ivi a. p.
XXXV
per
le altre edizioni.
Pandolfini
Il
invece,
115
quando
mostra di erudizione, ricorrendo all'aiuto non mai invano cercato di Aristotile, e dimostrando colla sua
guida che cosa sia ottima repubblica, e in che modo
si possa conservare intatta, senza esitare a numerar
tutte le undici cause di mutazioni e a indugiarsi su
ciascuna con diffuso ragionamento.
Questa prolissit, queste continue lungaggini non
di dire quale plumbeo velo di noia
e' bisogno
stendano su tutta l'orazione. Tuttavia, in principio,
finch
il
Pandolfini
si
e'
sem-
nella
latineggiante e
meno
non sian di solito le orazioni del cinquecento, un non so che di serio e di veramente
sentito, che pu piacere pi di certi passi troppo
retorica che
Gli argomenti
costanza, e
mini ed
alle
delle passate
dalosa^ (1) le
son giusti e adattissimi alla cirappunto quel fare allusione agli uocose presenti, trattando degli antichi e
per cui il Polidori dice l'orazione scand un interesse vivo anche per il let-
(1)
Cfr.
Polidori in
novembre
al doc. del 6
Arci. stor.
it.,
Serie
I,
toI.
I,
nota
1525, ^. 339.
un errore
del
116
Ma
un
trattato
e di
una dissertazione
scola-
che
il
una
filastrocca. (2)
il
come
dice
nel
in ogni
modo non
pesante,
potesse esser
pii
brev^e e
meno
visibile e scolastica.
uon
si
ma
Grande,
.
per tutta la citt
E ho voluto notar questo perch la notizia di un solenne
e liberissimo discorso nel Consiglio Grande verrebbe in parte
a contradire quel che ebbi occasione di osservare nel cap. II.
Quanto poi al giudizio di scandalosa che d all'orazione il Polidori, esso non fa che seguire il Varchi, op. cit., 1. Vili, cap. 8.
(1) Luogo cit., p. 395.
Libro Vili, cap.
Dazzi.
(2)
Op.
(3)
cit..
8.
Le
117
Simoui pel
'28,
Vettori e la
quelle di
Domenico
Lorenzo Benivieui
il
e di Pier
'29
non
si
il
nome
del Parenti
sia errato
(ma non
sarebbero questa
ficienti
per
la
siglia e
li
conforta,
(3)
Si capisce bene
118
cui gi
il
il
medesimo.
di discorsi,
quali
CAPO
V Apologia
e
1'
VI.
eloquenza giudiziaria
assegnare un posto preciso all' ApoloLorenzino de' Medici; (1) ma, all'ingrosso,
difficile
gia di
togliere al
Parenti
la paternit dell'orazione
stampata
nella
citata
raccolta
XI
sgg.
per
il
suo soggetto,
come
considerarsi
119
discolpa di un omicida, pu
la
Diversa
affatto
nell'
Lo
unico
1'
la
esempio
prosa nostra.
poi
di
(1)
V allettamento
cui
e della vita;
ed scritta in
difesa
d'
un
atto
del
si
volgare assassino.
d'
Non ha
sua
avergli preparato
non
casa di via
una
di quelle
ministro.
Firenze dopo 1' uccisione e il suo presentarsi a Bologna a messer Aldobrandini che non credette o
mostr di non credere al suo affannoso racconto
aver hberato Firenze dal tiranno e gli neg cosi
rifugio, costringendolo ad andar altrove a cercare
d'
ti)
Cfr.
Giordani, op.
cit., voi.
Y, p 262, nota.
120
Ma
d'
a Venezia
gran
fatto
compiuto.
facilmente
al
racconto
ne accolse
casa come un
in
figlio
T uc-
si
accorreva come
in pel-
tirannide. (2)
E
si
fecero
simo
forte,
si
meno
le lodi de'
suoi partigiani
ed egli prov
ri) Cfr.
Ferra.1,
(2) Ivi,
p.
o[.
260 sg.
cit.,
pag. 23.
condotta dopo
il
121
delitto, la
giudiziosa e pusillanime.
quale
riteneva
si
poco
(1)
Ed eccolo fuggire da Venezia cb anche l minacciava la sua vita una taglia degli Otto di Balia, (2)
e ripararsi sulla riva del Bosforo presso V imperatore
Solimano, che, mentre Filippo Strozzi e i suoi compagni cadevano prigionieri a Montemurlo uell' ultimo,
vano tentativ^o di rendere a Firenze la sua indipendenza, accarezzava la sfrenata ambizione di Ij colr insignirlo di una onorificenza. (S)
Qualche mese dopo egli passava in Francia ed
I, mentre i fuoavevano levato a cielo, ed ora
sfortunate loro gesta non lo avevano
che tanto
rusciti
nelle ardite e
avuto compagno
ed
vile
nemmen
schernivano,
di lui e lo
come
lo
col consiglio,
obliandolo
mormoravano
poco a poco
inetto.
compagni
Ma
i
di lui
all'
di
partito
dalla
gloria al
oscurit.
Medici e
nell'
gli Strozzi
fin dal
zia
Lisio, op.
(2)
cit., p.
Ferrai,
(3) Ivi, p.
152 sgg.
273.
odio e
1540
d'infan-
Ferrai,
dal Feranche il
dall'
122
di
Napoli
T uccisione
piena
dicei in
e.
pericoloso,
gli fu
asilo sicuro
anche in
condannava collo scherno e ne faceva arun suo dettato, esser come Lorenzino,
lo volle n Dio n il diavolo .
Ai giorni nostri il Martini ne fece una vittima del
classicismo, (2) il Borgognoni un pazzo; (3) ma ormai mi sembra che siamo sulla via pi giusta, considerando che non una sola passione lo spinse al
delitto, non un unico intento egli si propose,
ma
una folla di passioni agitarono l'anima sua e ne guidarono la mano omicida. (4)
patia,
lo
gomento
che non
(1) Cfr.
(2)
d'
Ferrai, op.
cit., p. 305.
de*
Medici
e il tiranni-
Borgognoni. Studi
di lettaratura storica,
Bologna, 1891,
p. 1-1.58.
(4) Ferrai, op. cit,, Lisio, op.
Loremaccio, Parigi, 1904.
cit., p.
Ed
123
r enigma
vita,
gran parte.
aveva dato un grande ingegno
si spieg-a in
La natura
gli
all'
di-
potenza e di
di
gloria.
cui di-
passata nel
i Medici e i
sangue; ed invece, fin dalla prima giovinezza, egli
dov aver rintuzzate le sue grandi aspirazioni.
Povero e debole anche di corpo, si trov sempre
insieme coi giovani parenti felici per ricchezza e
scendeva,
potenza, e
seli
come
vita,
momento
della
nozze
di Giulia
contro il
tal furore dov provare allora
papa che noi ci spieghiamo benissimo come, per la
smania di fargli dispetto e nello stesso tempo per
sandro, e
il
grande,
meno
si
lasciasse andare
delle
una
reminiscenze classiche
addosso
tanti
esaltato
notte,
ohe
Roma
non
dal vino, a
che
gli attir
proveri. (1)
il
pii altro in
che sperare,
Ferrai,
- 124
dov adattarsi per vivere ad esser 1 ombra dell'odiato x\lessandro, ormai duca di Firenze, quanto
rancore non dov ogni giorno aggiungersi al vecchio
rancore nell' anima sua, quanta nuova invidia per
quella nuova potenza?
Ogni sua pi trista passione se ne acu e non
vi fu bassezza a cui egli non si piegasse, mezzano
e spia del duca e pur connivente nello stesso tempo
coi fuorusciti, suo
compagno
nelle
orgie
sfrenate,
lo
rovine
insieme con
amore per
riemp
che
(1) Cfr.
Ferrai, op.
cit.,
p, 162.
dopo
da
i
parassita
rovesci di
125
gli unici
1'
pubblica e privata,
ma
pi specialmente tormentato
s stesso.
Ma
dopo
il
delitto,
ebbe, calmatasi la
suo contegno
foga delle prime,
il
vendo come difesa politica la sua Apologia^ e cercando di salvare la sua onorabilit col diffondere
(1) Il
Lisio
congiura contro
il
corte fraucese
all'I
stata
mossa a
126
opinione che
1'
colpire
il
la
dopo
l'
stesso
sua . (2^
Unico scopo
che
al
la
suo
dell' antichit,
fede
degli
delitto egli
altri
trasfigur
divenne
lui,
esagerata e travisata,
ma
in
Non
(1)
ci
Cfr.
Ferrai, op.
cit., p. 255.
127
pendio da lui,
cisa la madre,
sti-
(1) e
(2)
proposto di fare, e
del duca. (3)
Non osserveremo
il
si
se sia
non
pot ucciderlo.
giudiziaria,
perch
la
Non
tutti
tempi ricor-
menomata da
arringhe?
persuadere e Lorensuo
ragionamento cos logico, cos incisivo, noi dimentichiamo il valore delle sue argomentazioni e penIl
dell'eloquenza di
fine
zino vi riesce in
siamo
modo
Quanto alla forma poi, VAj^ologia cos largamente conosciuta e ammirata che mi sembra inutile
dilungarmi.
sempre bella
(1) Cfr.
la
p. 175 e sgg.
128
classici,
era fiorentino
viva
lingua
il
;
si
nel
ol-
stile;
tempo
stesso e ricca,
semplice e
nobile.
Infatti
il
suo periodare
il
ma
il
nascosta, naturale,
come necessaria
alla
materia;
bisogno
di palesarsi in
ha
esclamazioni e interrogazioni,
* *
si
naria. Io
del
in-
Le
orazioni del
materia
(1)
Op.
civile,
cit.
Badoaro sono
e tutte cinque
in
129
ma
quanto
alla
forma
prolisse,
esperto
avvocato,
manierate,
secenti-
stiche, goffe.
Eppure
lettera
di
dedica
al
podest Marcantonio
parere
nella
e im-
insie-
me con due
uccisero
servitori.
bench non
ma
fiacca
1'
argomentazione.
interessante
(1)
scane,
In Sansovino, p. S47 sg^. Si trova anche nelle Prose totomo II, fra le giudiziarie, insieme con altre, finte, del
LoLLio
e del
C. Ori.
Tolomei.
L' eloquenza
XVI.
pafava,
ma
180
almeno a stampa;
In Venezia singolarmente
XXIV)
Marco
di
Porcellini (p.
dice
biografia
la
accadde
si
videro
come
uffici,
tutti
voti di giudici
ne' d solenni,
Non
accorrendo ad
serrati,
d'una
Quaran-
pii
uomini
gli
di tutti
congiunzioni latine,
il
etiau,
pensiero
item^
come
son poi le
usava allora
e vi
si
Xon
si
tuttavia
(1)
tomo V.
p.
559 sgg.
131
manca
piena
poi, certamente,
un
difendere
diluita e
lire
ma
non
amico,
infinitamente
d'adulazione e di retorica.
(1)
Ed
stabi-
il
quale la recit
ma
al re
fratello,
supplica
il
re
perdonarlo,
ma
di cristiani)
che
propria
la giustizia
Dio,
che
il
di genere giupossa trovare nelle raccolte del cinquecento, non si tratta, come vedremo, che di eser-
diziale
che
si
citazioni retoriche.
(1)
(2)
In Sansovino,
il
del
Delminio
132
CAPO
VII.
Orazioni laudatiye.
La
vera grande
XVI
colo
eloquenza
nel
se-
pu
fioritura di
genere che
invettive famose or non
nel
dette
quattrocento
abbiamo pi esemp,
le
tal fiori-
ci
rale la
la laudativa
di oratoria,
ma
mai a mancare
le
in pubblico.
occasioni.
S'
laudative
venza
anche molte
orazioni
che
avevano par-
per elezioni
di prin-
papi,
del bastone
del
per
la
comando
al
133
come
ho gi parlato,
col
Machiavelli,
non possiamo
cui
di
ve-
dire a che
probabilmente un semplice esercizio letterario e appartiene, come annota il Polidori, alla giovent dell'au;
tore. (2)
la
diversa da tutte
sua brevit
in cui l'autore
stizia
tratta,
scusa
le
cerimonia e antica
giustizia fa le lodi con ar-
consuetudine , e della
gomenti tratti dalla mitologia, dalla
storia
dalla
poesia.
non
Bench
bello,
un modello
b' essere
Fra
mosa
abbia
in se nulla di specialmente
quella
Iacopo
del genere.
in piazza
l'ufficio di
(1)
(2)
V. pag. 30.
V. a pag. 412 sgg.
velli, ed.
(3
delle
Opere
com' egli
ha
il
so-
cit.
nella raccolta
cit.
XXIX
i;54
lito
una
tutta
origine dalla
partenza
di
un
altro capitano
di
ma
torica,
ciet veneziana.
Ma
per Dogi
nuovi
raccolta
eletti
del
abbiamo nientemeno
Sansovino,
(3)
il
quale
loro
col
nome
(1)
d' Incerto.
neirediz.
cit.
t.
III.
come oratore d'una citt meritamente pu esser detta adulazione temeraria e prosunzione, dal qual peccato sempre ho guardato la lingua mia, per
fia Ijene clie distinguendomi nel parlare, tutto esser vero
quanto ho proposto a parte a parte si manifesti .
detta al principe dal vassallo
(3)
creatione
zia, 1562.
eto.,
raccolte
per
135
prima contiene le orazioni in volgare, la seconda quelle in latino, che l'editore saggiamente, sebbene
per il falso principio che il latino pi adatto all' eloquenza che r italiano, (1) non volle tradurre: apcui la
pronunziare l'orazione
laudativa in latino o in italiano era indifferente per
le italiane qui sono in maggior numero. (2)
il
Bench
sino,
che fu
il
liano, nell'elezione di
Andrea
Pu
un' idea.
di quella
riti
di
Dopo un proemio,
come ottimo
il
a encomiare le virt
passa poi
del
nuove Doge.
di stile
(2)
si
il
lu ultimo accenna
136
alla gioia
Vicenza, di cui
di
le
da
meno
lunga
in retoricume. Basti
vello,
ambasciatore
di
ma
etiamdo
Ne pur
sol
il
torno et che
ser
vedervi,
(1)
Le orazioni di tal genere del resto dovevano essommamente onorifiche per chi le recitava, onde
hanno curiosi esemp della smania che molti avevano d' essere scelti a tale incarico. Ne vedremo fra
poco uno per le orazioni funebri per quelle in cirsi
costanza
(1) Pdfr.
colta
d' elezioni
Tutta di
29.
di
principi notevole
ci
che
funere de
Brunet
cita
virtutibus
Orationes clarorum
Leonardo
dice
137
una sua
Salviati in
alV in-
intorno
coronazione del serenissimo Cosimo de' Medici^ allo Illustrissimo Signore Jacopo Sesto d^ Aragona, d' Appiano^
signor di Piombino
....
(1)
Questa nuova grandezza onde Cosimo de' Medici di Duca di Firenze e di Siena a Gran Duca
di Toscana stato prossimamente esaltato, come niuuo
ha di me entro al petto ricevuta con letizia magg-iore, cos a ninno ella g-i molti g'iorni stata pi di
noia ragione. Perciocch, sentendo io che tutti gli
altri, non pur suoi famigliari e servidori e vassalli,
ma
quasi
tutti
uomini e
gli
Provincie, e con
tutti
popoli e tutte
ciascuna
via e
ogni
me
le
alle-
solo in fra
occasione veggendo
animo
morato. Alla qual noia non potendo
d'
fino a
ora
di-
ne resistere
io
pi
Si facevano poi
cos di
Venezia
il
res. (3)
(1)
V. ediz.
cit.,
Leonardo Salviati,
Milano, 1810,
p.
1.)
delle
Opere,
tomo
Per
Panegirico di
hlica di Venezia.
Giason De Nores
Padova,
1590.
in laude della
Eepuh-
Ma
bri
138
ed naturale, quando
le
orazioni fune-
si
spesso
in
itatiano,
(1)
si
momento
latino
in
in
ma
italiano,
recitavano
in
pi
tempi e in
anche
fraternita o
in
qualche
oppure
s'
pubblica piazza o in
il
inviavano in
soliti
concetti
il
zia accaduta,
la
necessit di
fatto naturale
inevitabile,
della famiglia.
Il
nelle
orazioni
di colui
meriti
che
si
il
piange
come a
dell'estinto e
vedemmo
funebri
sua a trattare
l'incapacit
sia passato
nell'esordio
e lamenta
rassegnarvisi
le
comune
alte virt
di
parlare,
che
in toscano da
Tutte
lo
in latino.
scia a cui
eg'li
139
Ma
soii
pos-
sibili
si
Spessissimo
pompa
quando
poi,
d'erudizione,
di
si
si
vuol
maggior
fare
piangere pubblicamente
le
morti
Lo schema
vato,
ma
retorico
nascosto in taluni, in
Lo Speroni
altri
pi scoperto.
Vediamo come
l'eccellente oratore
si
commoveva
tal
(1)
V. tomo
I. delle
XXXI.
d' Incerto.
tacerne
cos
afTatto.
i4U
eg-li
~
ne dir quanto
g\
sar
ordine
questa
illustre
ragionando
Signora?...
trascorrer
virt
le
primieramente
di
la genti-
lezza del sangue buona radice delle sue ottime operazioni, poscia
la
quale
con
elogi, con grandi confronti coli 'antiprovando la fama della giovinetta Giulia col
che dal duca d'Urbino, Francesco Maria della
sperticati
chit e
fatto
cesco
morta
generargli nipoti
etc.
lei
quasi criticamente
ella
s'am-
Ma
ne parla
in
modo ampol-
fiche,
e riporta
141
lunghi
discorsi di
lei
ai
marito e
Mi sono fermata
cos a lungo su
questo elogio
Le
regole di
tali
sunte in un Ragionamento
Bonciani,
(1)
li.
Sulla
Dopo un
maniera
didascalico
di fare
le
di
Francesco
orazioni
funera-
Bonciani comincia col parlar delle cause universali e comuni per cui si lodano
gli uomini
il genere, l' istituzione della vita, le aziofunebri
dell' antichit,
il
ni;
perfino
di
ciascuna
come
condo che
si
dice
diffusamente, insegnando
deve lodar
interna in
un continente o lungo
il
mare
in un'isola.
Il
Bisogaa iusomma
142
far
elogi
g-li
facendosi dalla
cose fatte
stri,
. (1)
Poich
gli
illu-
il
illustre, tanto
un oscuro borgo,
fatti
sonaggi e
muover
fatti
troppo
superiori.
Necessario poi
affetti,
(1)
(2)
(3)
(4)
(5)
(6)
Pag. 3.5.
Pag. 41.
Pag. 55.
Pag. 71.
Pagg. 49 e 51
Pag. 52.
(6)
143
si
parli d'
un principe o
Commemorare un
d'
un
privato.
(1)
per
Fu
la
recitata
il
1730, P. I, Voi.
Madouna
Ili, p. 27.
U4 -
delle cose
gico,
pompa.
solennit della
morto
dici,
principi
contorno
.
coperta di
oro, dicendosegli
nite, fu
serbato
(1)
e dovessero essere le
si
con
velluto nero,
tra-
Il
Aprile
21
il
il
sodisfatto
di contino
le solite
messe
una cassa
croci rosse e
e orazioni infi-
diciassettesimo giorno di
infno al
pompa
se gli potes-
sero
giorno
Il
poi
dell'
un lunghissimo corteo
capo
sei
(2)
esequie
sfilava
la
di nobilissime persone,
ma con
per
trombe
citt
con a
loro abito
tutti col
senza sonare
e in mezzo perfino sei cavalli appartenuti al morto
tutti abbrunati e adorni di piume. All'uscir dal palazzo
rosso,
berrette e
Mediceo parl,
in
latino, G.
velate,
B.
Adriani; in chiesa
Pier Vittori.
pompe
di parlare in
di tal genere.
Venezia Bartolomeo Spatafora di Moncata, appena saputo della morte del Doge Marcantonio Trevisan, chiede di far lui
(1)
tate
1'
elogio funebre,
ma
il
posto
Lettera
1855, p. 137,
XLVL
bell'e preso
la
sna
145
bench
s'iinmag-ina,
Non importa
stizza.
ver lo stesso
il
trova
suo elogio,
egli
non ne
rimedio
il
parli,
scri-
recitarlo, si rispiarmier la
(il
latino
schematismo
discernere
e tale
caratteristiche
le
scolastiche
esagerato
Speroni,
e
il
il
c'
pieno di concettini
LoUio,
vari autori
dei
stile
diffcile
spesso
il
il
Tasso, gonfii
Salviati,
io
bench abbia
Don
figlio di Coun giovinetto di quattordici anni, seppe trovar tante parole che dov parlarne
tre giorni. Forse il migliore fra tutti G. B. Adriani,
simo
I,
per lodare
il
quale,
raccontare
(1)
le vite,
per
la naturalezza,
Quattro orazioni di M.
MoNCATA
per
l'affetto. (2)
Bartolomeo Spathaphora di
Venezia, 1554. La seconda di
ma
C. Ori.
ital.
nel sec.
XVI.
IO
E non
146
ma
Sascui
da
esce
meglio
e
Torelli fatto dal
doli* estinto.
;1)
Misera dunque nell'insieme questa abbondantissima eloquenza funebre e per la pedanteria delle
norme minutamente insegnate e scrupolosamente seguite e per la necessit del soggetto
che non si poteva, fosse principe o privato, parlar con piena sincerit del morto, n oggi si pu. Allora poi non era
neppure lecito dire liberamente di altri che non fosse
il morto, quando anche venisse a proposito
il Varchi, per aver osato nell' orazion funebre di Stefano
Colonna (orazione pii bella assai delle altre appunto
per lo spirito di patriottismo che l'anima) attaccare
il traditore Bagiioni, per poco non fu condannato a
:
morte.
(2)
maggiore altezza di tutti quelli finora esaminati parrebbe si dovesse sollevare il discorso di
Paolo Paruta, il quale fu composto non gi in morte
di un sol uomo, ma ad onore dei Veneziani caduti
nella battaglia di Lepanto. (3;
In Fusti
tini, p. 130.
il
Fontaxixi
Gamba.
Fa
Consolari
dell'
Madonna
de' Eicci,
22 giugno 1576.
(2)
V. Flamini, Op.
(.3;
cit.,
Per
le altre
principio
147
all'
Libreria del
importanza
Duomo
senese; chi
si
presenza
del
Doge
popolo veneziano. Tanto pi appunto essendo in Venezia, che aveva lottato da secoli contro i maledetti
gemme e che
un tratto battuti, fiaccati, domali.
Quale infatti fosse non dico l'allegrezza, ma l'ebbrezza di quella citt, bea si capisce dal racconto
che il medesimo Paruta fa nella sua Istoria della
guerra di Cipro. (1) Il generale Venier aveva subito
dopo la battaglia mandata una nave a Venezia colla
grande notizia; ma al ano prinao apparire in vista
della Piazzetta di S. iVIarco, i cittadini furou dubbiosi dell'esito. Ma, riporto, bench lunga, la deInfedeli, rapitori a lei delle pi belle
se l'immaginava a
citi
a questo proposito
taglia di
gamente
Lepanto
il
il
e delle feste
Paruta
medesiiuo.
della bat-
148
scrizione
smisurata allegrezza
per
le
s'
incontravano
si
puot
condurre >.
Naturalmente fu subito cantato un Te Deum e
furono stabilite per quattro giorni continue processioni e suoni di camjmne a fuochi^ e le feste pubbliche e private non
si
contarono.
furono....
tioni funebri, e
il
Di orazioni noi
del Paruta, e
professore
una
memoria
della loro
ne conosciamo due
in latino di
di lettere
latiue e
Giambattista Rosario,
greche a Venezia
altre. (2)
(1)
L.
(2)
cit.,
virti . (1)
sole, quella
p. 164.
:
De
Victoria Chrifttia
Era
il
19 ottobre
119
del 1571, e
un
insolito tepore
aumentando
nei Vene-
dolore pei
tristezza che
non
si
pompa sontuosa
dovevano
al
pen-
cos la solennit
e la soavit della
stagione
animi gi inebriati.
Paolo Paruta, onesto, schietto, caldo amator della
patria, era nelFet in cui il facile entusiasmo della
finir di esaltare gli
anno.
l'eco di
di trovar nel
suo discorso
mani
de' barbari,
riservata
avventurata
nudrisci
tal
citt,
ricetto
onor d'Italia
che nel seno delle tue leggi
!
cittadini, che,
sima e sicurissima !
norum ad
come sicuro
ti
(1)
poi
tal fine
ir,(i
di questa
(1)
pensiero dello
per
storico ateniese
esserne affatto
indipendente.
Pericle, arrivato quasi in fine di quel suo magnifico
(!al
gli,
dei
il
figli
Paruta,
ad
torna
sebbene non
onore)
vi
pii
sia
imitazione
di
fi-
padri; n altrimenti
in lui
questo gli
(e
frasi
dell'
oratore
antico.
Un
mune
si
potrebbe
morti e
ai
ma
e la pi
(1)
Ivi, p. 313.
151
ma
V) mi sembra la
Paolo Paruta egli
lodi troppo pili che non meriti
dice serio, sereno senza scomporsi mai, in periodi
brevi e semplici, spesso eguali, con fraseggiare sempre scelto ed elegante, non mai ricercato^ ci d Timcoloro e senza slancio.
Il
Lisio
(p.
colto ^-entiluomo
del
maoi-ine
turba, ne
si
cercato.
Non
forse ricercato
il
modo la
una madre: Le
continuare in
tal
'1
ma
men
gene-
nella
prima
et gli
(1)
Y. in Lisio,
(2) Ivi,
p. 310.
p. 298.
-- 152
pr a proposito
di raggi,
il
rissimo splendore della lor gloria; (1) cos altre nietiifore e paragoni mitologici e storici. Tutto questo non
si
pu negar che
sia retorica
mea buona.
vuole oltrepassare ci
che ci dato in un coinpoiiimento qualsiasi e insegnar dogmaticamente quello che avrebbe dovuto esserci:
eppure
in
un veneziauo
in
CAPO
Vili.
le
Accademie: se
n'
anche detto
un gran male
*e
(1;
Ivi,
svolgimento
i>.
'2i3.
di questa
difficilissima tra le
153
ma
delia filosofa
a preferenza
di
quelle
Un
guarda
fecero:
alcuna parte;
utili in
la diffusione
infatti
quanto poterono
sappiamo che
ma
Ma
vi si
ri-
bene ne
tenevano vere e
un esempio
in quelle
plice distinzione:
in occasione
abbiamo
quelli di cerimonia, p.
il
e.
consolato e
154
noa sono
tifico e
del
tutto
conformi
al
concetto
meno serie sulla virt in generale o su qualche virt particolare o anche su qualche vizio o su
altre questioni morali; pi raramente su questioni
pi
letterarie.
il
10 settembre 1552,
che
proponeva
si
pi
utile
Egli
parlava in
Basadonna
desiderabile
e pi
che prima
tali esercizi.
che
di lui
la libert; ci
libert
della
medesimo Spatafora,
il
il
Manzoni,
con
a favore,
le tesi
pi i)aradossali.
Invece
Alberto
Il
alla
(1)
LoUio
'
fr.
(2)
in
Concordia
me-
le gijt citate
Spathapuora
anche
della
(1)
parlava
etc.
pag. 32 ggg.
si
il
Lollio
recit
me
n a
u a sudori, ne a
non perdonate
n a disagio
alcuno, anzi siate sempre pi pronti, sempre pi
sijlleciti, sempre pi diligenti.... Perci
che questa
fatica,
sola, elevatissimi
rendervi nelle
Accademici,
vigilie,
sar la
vera via di
immor-
tutto
tah.(2)
Ma
Anche
lasciare
il
consolato,
oratori
gli
cordia,
zati,
(1)
(2)
soliti
la
ringraziamenti,
il
Davan-
si;g.
coii-
1.
sole
demici a mettere
e
alla
dol-
favella. (1)
Lorenzo
Cos
diceva
Acca-
giovani
cissima
gli
le lodi
Giacomini
Tebalducci
Malespini
l'ufficio di
finit,
tero succedersi in
cademie.
carattere generale
Il
in
lunghetto, un'ordinata
una parola
zione, in
il
di
tutti
questi
discorsi
tutti l'esordio,
dimostrazione,
di
si
solito
una perora-
solito
ma
bondante.
L'importanza
politico
quello
dove
comunque
realmente,
della
si
di tale
pura letteratura
raccoglievano
l'ingegno
in
dotti
disquisizioni
limitato,
nelle
civile,
chiuse stanze
Accademici a esercitar
spesso vane non
molto
tragedia (Alterati,
ad
esse
1.586).
De
157
sempre pi
si
rimbombante secentismo.
*
Nelle Accademie,
spesso
le
in parte
!i
tal
ho
gi
in
quest'ordine
di
si
recitavano
queste rientrano solo
detto,
ma
orazioni funebri;
considerazioni perch
niente di diverso
ternita.
la
vere al nostro
siano
Bailo
si
che
tratta
si
deve
protestando che
verranno a contraffare
se
alli
non saranno
capitoli
li
osservati
(1)
Cfr.
quali noi
della
Repub-
. (1)
MoxzANi,
scri-
licentiate:
licentiate
se
op. cit,
p.
X, nota.
Con questa
158
nuovo ordine
e ci
disputa
di fatti,
Tesercitazione retorica.
Di
esercizi se
ser pubblicati.
Ma
(2)
pi tipico
scrisse
l'esempio
come verosimilmente
del
si
il
quale
sarebbe potuto
di-
che
Lollio,
solito
argomenti
soltanto
verisimili
ma
si
ricor-
anche recentissima. Il Sansovino ne raccoglie qualcuno anche su argomenti moderni: di Anna Regina per lo ri-
Xell'cd.
(1)
ITU
il
(2)
[?<ic]
fesa,
(3)
(el
storia o antica o
iieirtMl. del
Due
orazioni in
lingua
toscana di
Panna,
V. ed.
zexo
Claudio Tolommei
di segreti rirrlati
nel
Fontanin:.
Di-
pu'Vo suo.
di
(1)
figliuolo: (2) e
159
di
le
Fiandre a
di Carlo. (3)
(1)
kitiuo
Florentiae, 1556.
1.575, pag. 194 sgg. Stampata essa
insieme eolla suddetta ed di Antonio PeRiNOTTi il quale forse anche autore della prima. Coi:,
ecco altre due orazioni scritte originariamente in latino, fra
uelle che il Saxsovino stampa, oltre alle due che egli stesso
dice tradotte dal latino e a quella di Sebastiano GiustiNiAN al re d'Ungheria che il Dazz aggiunge.
(3)
In Saxsovino, ed.
l>nre in latino
ristampate
quelle
tutte
IGO
LoUio
del
due del
le
Toloiiiei.
per
lo
Non potendo
come
in pubblico
quanto sarebbe
alla
storia
loro
ci-
parlare
piaciuto,
per
trovarci
mancanza
Infatti
delle vere.
le
orazioni
In ogni
giudiziarie.
modo,
nella letteratura
noi
che
cerchiam sempre
della
vita
vissuta e le vere
per
l'eco
non hanno
il
minimo
CAPO
IX.
Le orazioni negli
storici.
riferite
mava opportuno
riferire
lui
renze,
quell'epoca,
in
molto
usassero,
poche
l'
bisogna
diffusa,
in tante grava
arte
dell'eloquenza
pur credere
che
fosse
non
si
e semplici parole.
Ma
si
trov^ano
in Al-
mo-
uno dei
pii
si
potrebbero
addirittura;
con
quel
di
rozzamente, tent
chiamare
preumanisti e che
pi esattezza chiamare umanisti
di
tica tragedia.
Cos
si
un uso comune
clie si
continu
famoso negli
poi
nelle
storie
storici antichi;
del
uso
quattrocento.
come
quanto possa esser dannosa una meschina erudizione classica male innestata sopra una cultura
del tutto popolana. Le orazioni del Cavalcanti sono
di
ginare; (1)
(1)
ma
possa imma-
C. Ori.
si
Arturo Venturi, Le
ora-
XVI.
11
162 --
sfruttata
io studio.
XVI
alle
appunto
Sono esse raccolte di Remigio Fiorentino (Nanun dotto domenicano, (2) traduttore prima delle
nini),
Eroidi
di
Ovidio, che
riun
tradusse
pi bei
(1) Cfr.
voi. Ili,
ad
pag. 256
sg. e 271.
(2)
p. 134 sgg.
1G3
Appiano
due
libt^i
distinti,
Ripeto,
criminale. (2)
queste
son
raccolte
indice
Non
pili forte
XV; nondimeno
noi possiamo
o un particolar
Nel cinquecento,
cersene, se
non
vi
s'
fu
un oratore^
per bellezza
di capolavori,
non
fu
per
distinse
si
mai
casioni e anche
(1)
tichi e
(2)
stesso
altret-
oc-
le
latini,
an-
in
materia
civile
criminale raccolte
1561.
dallo
si
buon veneziano
ricordato quel
che,
non potendo
1G4
dello Spatafora
realmente
recitar lui
solenne
la
componeva e
pubblicava lo stesso, ne accenneremo di nuovo a
tutta quell'eloquenza puramente retorica che nelle
nascenti Accademie ebbe agio di sfogarsi con anche
pel Doge, pur se la
orazion funebre
troppa
Gli
libert.
storici
orazioni,
tutti
dediti
Non
il
vita
le
non aver
per
politici
pubblica,
composero
n'ebbero
corto
potevano, trapiantando
esemp,
alla
Sbarchi,
il
uomini
tempo,
del
maggior parte e
non tutti, come
la
che, se
essi
stessi
udire moltissime,
concioni
classiche
dalle
possa negare.
Infatti, se osserviamo nel loro complesso le concioni nelle storie di Grecia e di Roma e nelle cinquecentesche, noi possiamo notare una tal quale differenza di genere, per cosi dire: le une son di solito,
credo che
pi brevi,
pii
si
concise,
semplici delle
pi
altre, si
condotta di Pericle
Sallustio,
ampli e ordinati
coi
(si
suoi
un'eccezione alla
discorsi
ricordino
quasi
duo famosi
di
sempre
Cesare
scarso.
1G5
in
per, in generale;
storia e storia.
gamento
Ed
parla
sempre
vero: quasi
il
Machiavelli stesso,
flessioni, colle
mente del
tutte le
sue
fini
lettore, col
profonde
sue
colle
sentenze che
si
si
cura se quei
meno apparenza
suoi
ri-
fissan nella
di patria,
Egli non
pi
con
(2)
discorsi abbiano
di realt, tanto
vero che
Ciompi, di un Serravezzese
di
afia
Signoria fiorentina,
di voler
mostrare
il
Signori
(III, 5),
dine, serenit e
suo intento
proprio pensiero politico appare
dall'orazione di
Il
un
cittadino ai
--
interna
la storia
Firenze, espone
di
il
IGO
ardente
cause dei
le
carit
patria che
di
gli
animi e
si
prova
diverta a dar
colle
sue
opere.
Le raggruppa
che
trova sempre
si
infatti
nelle sue
di
queste
coppie,
notevole
quella del
XVI, cap.
dove il vescovo di Osma e il
duca Federico d'Alba parlano a Carlo V circa la
liberazione di Francesco I; il vescovo con un dilibro
2**,
scorso
d'idee sostiene
rare senza
impeto
di
appassionatamente
condizioni
generosit
il
s'oppone
il
intelligente utilitarismo
larghezza
parere di libe-
il
re di Francia;
d'affetti
ma
freddo,
di
del
a tanto
i)acato,
riconoscere
iiostro diplo-
matico.
In
tal
modo, quando
un
fatto
gli
avveni-
167
argomenti
pr e contro la decisione presa, che genera a sua
volta altri avvenimenti per i quali occorron poi altre
orazioni. lo stesso artifcio usato da Sallustio per
i
due ricordati discorsi di Cesare e di Catone, ma
menti anteriori ed
esponendo
gli
tutti
Questo per
il
schema
i^III,
5); vi
etc...
loro
il
citata
distinguono
si
non istimavano)^
proposizione (L'amore.... aiutarvi spengerlo).^\di> dimostrazione {Il che vi potrebbe.... modi civili e frenarle non bastavano) e la perorazione. E lo schema
medesimo insegnato dalle retoriche e osservato da
la
del secolo
Ma
suoi discorsi.
hanno
all'
Niente di accademico;
infuori dello
comune
altro di
XVI;
colle orazioni
da
me
studiate.
a esprimere
pi diversi pensieri.
nuove
si
io sento
come
conscienza
vogliono astenere.
si
molti
di
voi
pentono e dalle
certamente, se egli
della conscienza
perch dove
noi
come
non
dobbiamo
in noi, la
tener
conto;
e delle carceri,
capire
168
dell'inferno
(1)
Come ben
resa in
questi
Ma
forti
periodi l'amara
un carattere
onde se per la consueta regolarit dello
schema si posson paragonare piri alle moderne vero
storiografi
antichi,
puramente
storico.
per
il
zioni frequenti.
Gli
le
interroga-
con un utile,
sarebbe facile^ e altri consimili modi comunissimi
in tutte le orazioni del cinquecento; la chiusa ha
sempre, anche nel suono delle parole, alcunch di
comincian quasi sempre con un
se o
solenne.
La
di
danno gi
a queste sue orazioni una vaghezza grande;
lingua e
per se
lo
stile
anche quel
mezzo
del Guicciardini
le fa
caratteristisco
veramente belle;
modo
e certo
d'accoppiarle
confatarli poi
Ognuna
sottilmente.
di queste orazioni
apparire modello di
(i;
L. Ili,
e.
13.
presa a s potrebbe
169 --
z'esser retorica, solenne senz'esser accademica, sonora senz'esser vacua; sebbene nell'insieme, cosi
tutte consimili, producano un'impressione di monotonia, che non si ha affatto da quelle del Machiavelli, pi varie, pi mosse, meno perfette come vere
orazioni, ma pi adatte per ornare una storia.
Il Guicciardini non aveva inserita neppure un'orazione nella sua Storia fiorentina, sia perch non
vi tornasse sopra a limarla e ad ornarla, sia perch
avesse voluto farne qualche cosa di pi semplice,
contenuto storico
si
d^ Italia,
medesimo
stesso differente
infatti lo stile
scrittore.
anche
la
pi
modesta tradizione
paesana.
Un
comune
(1)
tutti
Agenore Gelli,
suoi
dieci libri
Firenze, 1858.
neppure
come
un'orazione:
170
trovano
si
periodi
il
racconto
proprio
invece,
in
discorso
molto pi forte di
nimici
mente
ci
ci
Ma
cento
nella
il
quasi
orazioni
le
delle
totalit
sente
si
osservato,
in
esse
pu confermare
che,
oltre
l'influsso
quello del
che abbiamo
ci
V imitazione
della
pu
accostano pi
Machiavelli, onde
subito
si
Si
smania
antica,
si
oratoria de'
tempi.
(1)
famosissimo
specialmente
L. VI,
e. 3.
diverso
il
Varchi,
che
il
Segni,
nei suoi pur froqueuti
171
discorsi, (1) si
mantiene pi
esse
evidentemente una
sono
sembra
testo dell'orazione,
il
cappuccio di testa riverentemente cavatosi, cos con non molta voce, essendo
egli di gentile spirito e di pochissima lena ma con
molta grazia (racchetatisi in un tratto tutti gli spiriti
e ciascuno intentissiaiamente riguardandolo) a favellare incominci .
Graziosissima pittura davvero e tale che, comera, levatosi in pie
(1)
ed
il
libri
cosi
quasi sempre per gli altri storici, il che pu essere una prova
della cura minuziosa colla quale componevan queste oraziotii
infatti esse o mancano o son rare nei libri che non ebbero il
:
tempo
(2)
17-2
Tommaso
Soderiiii,
ci fa riviver
il
dinnanzi
bisbigliare
guardando
Niccol Capponi
in
Gi s'era per
un
tutto
diffcile
dice
silenzio,
guardato di traverso
alzato
la terra,
il
viso ed in-
come
sia
So cos
grave e complicato
il
immaginare quanto
pi sia nell'orazione.
e dell'accademico.
Del resto
per
si
il
Guicciardini e per
pu dare con
il
mentre
Machiavelli e per
altri
di tutte le orazioni,
per
non
Tuna e
lui ci
possibile, a
perch
causa della gran differenza fra
se ce ne sono alcune veramente belle almeno di
pensiero, co ne sono altre artificiose e prive d'ogni
(1)
L.
(2)
Una
I,
e.
l'altra;
V.
si
e.
difende dall'accusa
XXIV).
di
di
Nic-
favoreggiare
preg-io.
iia
173
merita forse, a
momento sopra
proposito,
tal
indug-iarsi
Repubblica che ho
gi rammentato, condannato a morte colla grande
dolfo Puccini,
facilit e,
soldato
il
della
tempi.
pover'uomo
Il
presenta
al
aprile 1528,
(di cui
pur
si
fa viva
pittura) si
fu frequentissimo
e og^nun
a implorare la re-
cuore.
Lo
stile
stile
sue
sempre pi pesante
le
severit,
ma, per
convincersi del contrario, basta leggere l'ultimo periodo di questa disgraziata orazione, i:)eriodo che
(1)
modo
L. YI,
di
e.
farci
III. Il
sapere,
174
di
Tucidide, di Sal-
lustio, di
Livio?
Essi
Le orazioni
su questo
tipo;
cos,
per citar
qualche nome,
il
GiambuUari, l'Ammirato, il Paruta. Non ricordo alcuno storico in latino perch il Bembo, il Giovio,
unica
gli altri sono simili agli storici in volgare;
differenza la lingua, che per, come ho gi dovuto
dire altre volte, ha una certa importanza, dando alle
orazioni un sapore pi schiettamente classico e soprattutto togliendo quell'impressione non gradevole
che ci d lo stile oratorio cinquecentesco italiano.
Cos sarebbe inutile fermarsi a considerare particolarmente
le
le
pravvento.
retoriche per,
sono
rc'e;:/;ta,
prendono
il
che
so-
e rim-
un modello
della
175
di seria orazione,
seconda
storia,
detta
dal
Doge Mocenigo
nel
Che
differenza
fra
questa
che
l'orazione
il
Paruta stesso ebbe a pronunziare pei caduti di Lepanto! Differenza non formale, ma intrinseca, che
runa
serrata
argomentazione
di
fatti,
l'altra
una
non
altra
mentre
le
il
libero
veduto essere il
appare
e inutilmente prohsso nelle sue non
poche orazioni,
tutte,
fiorentina^
o ac-
cademiche, nelle quali aveva maggior agio di spiegare il suo pomposo periodare e la sua smania dei
superlativi.
Ma
storici
pu pretendere,
Francesco Guicciardini?
ci
sa dare
Ho
176
duo bellissime
orazioni che mette in bocca al vescovo d'Osma e
al Duca d'Alba per la liberazione di Francesco I;
ora anche il LoUio ne ha una sul medesimo argomento, che non certo fra le pi brutte del secolo
XVI, anzi in alcuni punti ha periodi di vera eloquenza
e pensieri di una certa profondit; ma il tutto
stemperato in un mare di chiacchiere, fra i soliti
numerosissimi, spesso inopportuni esemp della storicordato di quest'ultimo
lo
lia antica.
le
un'idea
cosi
orazioni
nelle
sufficiente
del cin-
storie
quecento.
Da
Non
poi
da
tacersi,
d'altra
parte,
che
d' origine,
tutte
d'essere
modelli di
eloquenza, non
(1)
8^.),
Del Lungo
dei
discorsi
intro-
pag. 685
che accenna per esempio alle trasformazioni subite ne-
ha
il
(Op.
cit.
Voi.
I,
Farinata al pariamento
177
CAPO
X.
Uno
11
e.
abbiamo ve-
stile
Possiamo ora
simi
difetti
invece lo
massa
stile
dire,
non
bello
eccezione per
imprimere
gli altri
forma una
alla
gran
forte
impronta personale.
Non
quenza separatamente
comune a
che
tutta la
e indipendentemente da quello
prosa del tempo mi sembra per
:
quasi sempre.
Chiunque pu
all'eccesso
convincersene colla
barbari.
C. Olii.
L' eloquenza
XVI.
12
riflettere a quello
che cio
la
composta
massima parte
per
178
circostanze
spesso vane,
ma
ben poco da
dire,
orazioni fu
delle nostre
per cerimonie
solenni,
grandiose, e
gli oratori,
che avevan
letterarie,
fasi e alla
ritmo.
Le
alta
tanto
voce
scritte, si
micameiite
parte
disposte,
insomma
del
contrasti
comune armamento
il
lettore,
molta
aggettivi,
di
retorico
ma prendono
voce che
cose
altro si-
le colorisce,
Se
si
considerano
specialmente
la
plicati,
modo
le
per
esord e
gli
piij
l'atten-
zioue
dell'uditore,
179
quale
il
ancora del
Insomma
il
inconsciamente aspetta
fine del pensiero che non
tutto svelato.
modo
sviluppa in
speciale per
artistica si
le speciali
condizioni
un verseggiare.
Noi Padovani
'?
generalmente
per Vonor
pubblica
per
lare
bene
poca parte ma per
simi
non solamente
la
itilit
ion
il
popolo....
la lingua
JJal
mia
abbiamo
jjer
lo
serie,
fia
bene
ho
che distin-
etc. (3)
non arriva
Speroni stesso.
(1)
altre
neppur
il
(2)
guardato -
-Hete
tutto
eli
di
questo
stile io
Ed.
(3) Ivi.
cit.
dello Opere,
t.
credo che derivi dalla
180
grande
degli avverbi, perch
il
non
un non so che
pu
si
negare che
di so-
lenne e
Ma
(li
ci
oratoria
diano
alla frase
sonoro.
che fa
il
la
combinarsi della
un
costrutto
senza
sonorit
stile.
Si
trovare
elegante, un ardito
colla grigia
posson legun'immagine
scorcio del
pensiero.
E'
insomma Timitazione
del fraseggiare
ampio
forzata
il
costruzione
latineggiante
al-
Per questo
le
orazioni
latine
del secolo
XVI, a
pii.
un
monotonia:
per conseguenza del nuovo,
portano spesso a quello che si suol distinguere col
difetto quasi
opposto
a quello della
10 studio d.pireffetto, e
nome
di secentismo.
181
Roma
ancora
Sveglisi
imperiale incendio...
E nell'orazione
(1)
dunque
alla
immagine pi vera-
la
ma
di
cottura dello
(2)
a Carlo V, con
mente secentistica:
arse
fuori
la vista di
Luigi d'Este]
le
le
quali
il
lugubro apparato a
monte d'ogni
stizia e
io
il
altro
dolore. Odilo, e se
ferro
il
non piangi,
nome ma
gli
dir
ben
animi di
(4)
Quanto poi
all'imitazione
classica,
mi pare che
(2) Ivi,
(3) Ivi,
Le prose diverse di Torquato Tasso, nuovam. raccolte ed emendale da Cesare Guasti, Firenze, 1875, voi. II,
(4) Cfr.
pag. 41.
il
comune
giudizio
sull'esame dei
fatti,
182
analogie con
sulle
altri
che
generi
letterari.
Lo schema
s lo
qualche
artifcio di
passaggio
non
Il
speciali delFeloquenza.
scarsa imitazione
come
Seneca,
intere frasi di
tracciato
un'orazione non
latina
sull'esem-
dramma.
Ma
da s il
non poteva
soggetto, aveva la materia gi data
quindi imitare Demostene, Isocrate, Cicerone parte
chi scriveva
si
sceglieva
;
orazioni
mostrative
era
difficile trovarsi
un modello
deter-
minato.
Quando
il
modello
mitazione c'era,
si
ma non
d'i-
in
nome
si
pu
di
dir
Cosimo Pallavicino
che imiti
molto
al re
Francesco non
tulliana pr
l'orazione
1S3
soggetto
(1)
Pi direttamente
dalle
e si offriva
poi,
di
Filipuicie
ma
il
Demostene
* *
Riassumendo dunque brevemente, l'eloquenza civile del secolo XVI, la quale continua e svolge quella
del primo periodo del rinascimento, si pu dire adche un'eloquenza retorica, facendo questo
vocabolo retorica sinonimo solenne^ pomposa^ vuota.
dirittura
Le cause
di ci si
posson ritrovare
e nella
man-
'
C>
Cos da una parte l'organizzazione politica aDiministrativa d'Italia, anche nei pochi
breve periodo di
campo
libert,
non era
tale
luoghi e nel
da
offrir
vasto
discorsi
si
impadronendosene esclusivamente
letterati
1S4
non
fu jjossibile che si sviluppassero in larga produzione d'arie schietta ed efficace i germi che si
trovano nella naturale facondia italiana e che ci
hanno dato
tratti di
ma
il
difetto a cui
ne,
il
retoricismo,
si
toccare e oltrepassare
svilupp
i
liberamente, fino a
limiti del
secentismo.
citate.
I
il
LoUio
e lo
retori
elogi contemporanei.
come
esagerali
INDICE ALEABLTICO
93,
94,
145.
Casini Baino,
9.
Castigliouchio
(da.)
116,
59, 60,
115,
59,
113-115.
Ceb Ansaldo,
182.
43.
Ceffi Filippo, 8.
Cicerone, 3,
Barbaro Daniello,
23.
168,
Commenduno Lorenzo,
128,
35,
Bembo
Bruni Leonardo,
Casa
(1)
l'
(Della)
Ho
57,
64,
129.
Demostene,
Buonconipngno,
56,
180, 182.
Pietro, 154,
66,
60, 61.
Ba&adonua
7.
Giovanni, 53,
eloquenza
citati nel
16.
145, 174.
Aristotile, 9,
Lapo,
107,
mio
libro, e
anche
gli autori
teorici del-
ISO
S.
Machiavelli Niccol,
Giovan
Giacomini
Battista,
153.
Tebalducci Male-
Giamboni Bono,
17.
112.
107, 111,
Giaunozzo,
21,
18,
(de')
Lorenzino,
118-
124-128,
177,
122,
184.
Giovanmaria, 61.
Montemagno
(da) Buonaccor-
so, 29.
119.
Gio-so Paolo,
Nannini
174.
Giustiniani
Sebastiano, 105.
Guarino, 24.
4, 40,
(Remigio
Fiorenti-
no), 162.
Nardi
Guicciardini Francesco,
Guidotto,
25, 31.
Memo
n.
2, 3, 44,
172.
168, 170,
Mauetti
120,
Giambullari Pierfrancesco,
174.
162,
Medici
27.
16.
133,
34.
Gelli
134, d.
Pierfilippo,
115,
116.
9.
Paruta
Paolo,
151,
153,
181,
182.
155,
175, 176,
184.
158, 160,
94,
24.
95, 146-
Petrarca
64.
Francesco,
10,
11,
187
35,
105,
130,
141,
Tacito, 164.
106, 147.
158, 160.
1-48.
Tolomei
Lelio,
52,
53, 67,
70-73, 76.
167, 174.
Trapezuuzio Giorgio,
16.
136.
145.
Sassetti Filippo,
143, 146.
7.
Bartolomeo,
144,
164.
113,
170-175.
110,
103,
128-
Villani
161.
Giovanni,
15,
160
INDICE DI OEAZIONI
XVI
del sec.
(1)
Orazioni politiche.
Alamanni Luigi. Alla milizia fiorentina (2).
Ammirato Scipione. Alla Nobilt napoletana,
tandola
ad andare
confor-
contro
Turchi.
Al medesimo
Turchi.
Al medesimo
Al medesimo
sul
medesimo argomento.
Enrico
sul
Turchi.
medesimo argomento.
IV
Bandini Mario.
di Francia contro
Ai
Turchi.
cittadini senesi
congiurati contro
Noveschi.
Bembo Pietro.
^^ Doge di
peratore Massimiliano
e il
7-
Venezia,
Re
Cattolico contro
il
Re
di Francia.
A
(1)
Carlo
Do
per
e la
qui le orazioni da
me
Piacenza ai Farnesi.
la restituzione di
XVI;
un
sia sfuggita
nessuna
di
in-
im-
qualche im-
portanza.
(2)
;N"on
nel testo.
allo orazioni di ui
ho parlato
190
Cavalcanti Bartolommeo.
Ai principi
Crispo Giovambattista.
guerra contro i Turchi del 1594.
Agli
medesimo argomento.
stessi sul
Tti'chi.
LoLLio Alberto.
Carlo
contro
Ai principi
aiuti
per
Protestanti di Germania.
Machiavelli.
Alla
Balia
denaro.
Nardi Iacopo.
Carlo
per
fuorusciti fiorentini.
Tolomei Claudio.
II.
Enrico II per
Hngraziarlo
degli
aiuti
concessi a
Siena.
Tolomei Lelio.
Al Senato
senese
contro
l'erezione di
minazione legale.
Orazioni giudiziarie.
Badoaro Pietro.
sandro Businello.
sig. Ales-
191
javore di
A
A
favore di
M. Marco Querin.
M. Giustina de' Rossi.
favore dei Magnifici M. Roberto
CoMMENDUNO LORENZO.
M.
Niccol.
dovani.
Delminio G. Camillo.
Al Re Francesco I per
la libe-
Al medesimo di ringraziamento
zione
Incerto.
V ottenuta libera-
pjer
(1).
LoLLio Alberto.
Per la liberazione di Francesco
Medici (de; Lorenzino.
Apologia.
Speroni Sperone.
Per la casa del Petrarca.
Per messer Paolo de' Conti accusato d'omicidio {4
I.
orar
zioni).
Orazioni laudative.
Adriani Giovambattista.
Medici.
Xelle esequie
di
Giovania
d'Austria,
granduchessa di
Toscana.
Ammirato Scipione.
morte
r,i
di
Filippo
IL
(2).
re di
Spagna.
In morte di Cosimo
In morte di Francesco
/,
graiduca di Toscana.
granduca di Toscana.
I,
(1)
Ho
ma
solo
si
r\cl
esse
lo stesso
Albeeto Lollio.
DelmXio
cito l'edizione
in
cui
io le
sono
ho vedute.
nella
rac-
Angeli Pietro.
192
renze, 1574.
2selle esequie di
Baldini Baccio.
(**).
In morte di Cosimo I
de'
Medici, Fi-
renze 1574.
Bargagli Scipione.
ni,
Bologna, 1579.
Basadonna Pietro.
patriarca di
In morte di Francesco
Contarini^
Venezia. (**)
Betti Benedetto.
renze, 1574.
Bendinelli Antonio.
Bocchi Francesco.
In morte di Carlo V.
In morte di
Giovanna
(**)
d'Austria,
Firenze, 1578.
BoNCiANi Francesco.
Cambi Pierfrancesco.
In morte di G. B. Adriani.
Per
Fireuz'?, 1590.
Cappellono Lorenzo.
la venuta in
Genova di
re
(**)
Fi-
renze, 1533.
In lode di Venezia.
scana Cosimo
I.
('*)
Indico cosi
le orazioui,
non noruincte
nel
testo,
che ho vedute
Gennaro Giacomo.
193
Nell'elezione di
M. Diedo a
Vescovo
di Cremona.
GiACOMiNi T. M. Lorenzo.
In lode di Francesco I Medici^ granduca di Toscana.
(**)
lomei. (**)
Incerto.
A M. Alvigi
A Marco
(**)
(**)
IssiCRATEA
Laura
Passeri di Genova.
de'
jMonterodigina.
Padova dell'
liano IL (**)
LoLLio Alberto.
(**)
(**)
(**)
Per il ricevimento in
imperatrice Maria, moglie di Massimi-
In morte di
Marco
Pio, a Lucrezia
Poverella.
Machiavelli Niccol.
Allocuzione a un magistrato.
Macone (Monsignor)
In morte di Francesco I. (**)
Nannini (Remigio Fiorentino),
In morte di Alessandra
Salviati. (**)
Navagero Andrea.
i^**)
Panciatichi Vincenzo.
Nelle esequie annuali del granduca Cosimo, Firenze, 1598.
Panigarola Francesco. In morte di Carlo Borromeo,
Firenze, 1588.
Paruta Paolo.
G. Oki.
i'al.
nel sec
XFI.
13
Pigna Giovamhattista.
di Francia.
19-1
In morte di
Francesco
TI,
re
(**)
I,
Voi.
I).
Ranleolini Francerco.
In lode di Pietro degli Angeli
da Barga, Firenze, 1597.
Elogio di Lelio Torelli.
Sassetti Filippo.
Per Ottaviano Valerio, provveS CARINO Gio vacchino.
Segni Piero.
rentine, P.
Voi.
Serdonati Francesco.
Firoiiz'?,
(Prose
Fio-
I).
1590.
Spatafora Bartolomeo.
In morte di Marcantonio
Tre-
Doge di Venezia.
Per l'elezione del Doge Francesco Venier.
Speroni Sperone.
In morte di Giulio, Varana, duchessa
visana
d'Urbino.
A
A
Tarsia Giovanmaria.
Nelle
esequie di Michelangelo
Tasso Torquato.
In morte di Birbara
duca di Ferrara.
d'Austria,
moglie
d'Alfonso II,
195
ToMiTANO Bernardino.
Al
scana. (**)
Varchi Benedetto.
M. Maria
Orazioni accademiche.
Berlinghieri Francesco. In lode della giustizia. (**)
Borghesi Diomede. Orazione in persona dello Studio
Senese, Siena, 1590.
e all'eloquenza, Siena,,
1596.
let-
D AVANZATI
Bernardo.
LoLLio Alberto.
dell'
Per
ignoranza.
l'elezione del Dittatore agli
Ac-
cademici Elevati.
(l) Xon ho dato Telenco delle 29 orazioni della speciale raccolta del
Sansovino, Delle orazioni recitate ai principi di Venezia nella loro crea'
tione
etc,
duca di Ferrara.
Spatafora Bartolomeo.
li,
Salviati Leonardo.
pompe a Ercole
le
19G
In
difesa
della
servit,.
fiorentina.
Esercizi retorici.
Anna (Regina;
(?)
LoLLio Alberto.
Per
il
suo ripudio.
Difesa di
Marco Orazio
al jopolo
romano.
la
confermazione
del suo
procoisolato in Ispagna.
di Carlo V.
Tolomei Claudio.
I.
Uno Sguardo
generalo
del cinquecento
IL
III.
La
IV.
Orazioni politiche
V.
VI.
pag.
...
36
55
teorica dell'eloquenza
67
108
e l'eloquenza
118
giudiziaria
VII.
132
Orazioni laudative
IX.
Le
X.
Conclusione
esercizi retorici
152
160
177
ERRATA-CORRIGE
'ag.
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