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STORIA
Vlad l'Impalatore,
spietato tiranno o eroe nazionale?
DI
ELENA PERCIVALDI
L'avventurosa vita del Dracula storico, il voiovoda valacco noto per la sua lotta spietata contro
gli invasori turchi. I suoi metodi spicci alimentarono le leggende fiorite intorno alla sua figura.
er l'Europa centrale germanofona, cattolica o protestante che fosse, era il simbolo del tiranno per eccellenza. Nell'est, Russia Romania e Balcani, ossia regioni a maggioranza ortodossa
dove la lingua di culto e della cultura era lo slavone, ma anche il greco e il turco, fu invece percepito come un grande sovrano che ispirava la groza, il timore reverenziale, alla pari di Ivan
Groznyi, Ivan il Terribile, lo zar del XVI secolo1. Qual la verit su Vlad III di Valacchia, per
il volgo Dracula, passato alla storia col truce soprannome di impalatore e accusato di essere
un vampiro? ci che cercheremo di stabilire in queste pagine.
Nella polveriera balcanica. Prima di iniziare converr fare un salto indietro nel tempo per
comprendere il contesto storico in cui si trov ad operare. Un contesto tutt'altro che semplice.
A partire dal 1353, anno delloccupazione della penisola di Gallipoli, la minaccia turca si era
fatta sempre pi pressante per lEuropa. Gli islamici erano decisi a forzare le frontiere per dilagare nel continente e sottometterlo, come imponeva loro la religione che professavano, alla
legge di Allah. Le forze cristiane, pontefici in testa, erano ben consci del pericolo che lEuropa
stava correndo. Non si contarono, a partire da questi anni, gli appelli allintervento armato
accolti, oltre che dai diretti interessati, anche dalle flotte veneziane e genovesi, che dovettero
pi volte intervenire sui mari orientali per arginare uninvasione sempre pi incombente. Nulla
tuttavia si era potuto fare per salvare la citt di Adrianopoli, che cadde in mano turca nel 1362
e fu poi base per una serie di attacchi successivi, che produssero nel giro di pochissimo tempo
lassoggettamento della Serbia e nuove scorrerie in Macedonia, Tracia, Bulgaria e Valacchia. Per
cercare di far fronte alla minaccia che ormai stava per abbattersi sul suo regno, il re dUngheria
e futuro imperatore Sigismondo aveva bandito, in collaborazione con papa Bonifacio IX, una
crociata cui avevano partecipato decine di migliaia di Europei. Le forze cristiane tuttavia erano
state sconfitte a Nicopoli nel 1396: a seguito di questo episodio, la Bulgaria, caduta in mano
ai Turchi, era divenuta una provincia dellImpero ottomano e tale sarebbe rimasta fino al 1878.
Con il sultano Maometto I (ca. 1389-1421) e il suo successore Murad II (1404-51) la progressiva erosione di territori perpetrata dagli ottomani a danno dellImpero bizantino aveva poi
provocato la conquista turca di quasi tutti i Balcani, e laccerchiamento di Costantinopoli. Alle
richieste di aiuto degli imperatori bizantini Manuele II (1350-1425) e Giovanni VIII (1392(1)
M. Cazacu, Dracula. La vera storia di Vlad III l'Impalatore, Milano, Mondadori, 2006, p. 205.
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1448) le potenze occidentali avevano risposto con lUnione delle Chiese, approvata durante
un concilio svoltosi a Ferrara e Firenze tra il 1438 e il 1439.
Ma le lotte pi dure si combattevano proprio laddove la situazione era ormai incandescente, ovvero nelle zone di confine tra i territori ormai ottomani e gli ultimi brandelli di Europa
cristiana. In questo inferno si distinse proprio lui, il principe Vlad III di Valacchia, che praticamente da solo riusc per anni a resistere ai tentativi di invasione islamica.
Sotto il segno del dragone. Vlad nacque a Sighisoara il 2 novembre 1431. Mentre il padre
Vlad II (ca. 1390-1447) educava personalmente alla guerra e alla politica, portandolo con s
nelle numerose spedizioni, il primogenito Mircea destinato a succedergli, i due figli cadetti Vlad
e Radu trascorsero l'infanzia tra la citt natale e Targoviste insieme alla madre e alle ancelle della
corte. Il trono era tutt'altro che saldo. Il voivodato di Valacchia era un principato ortodosso
stretto tra l'impero turco e i domini cattolici della corona ungherese, dei quali era vassallo e di
cui rappresentava il baluardo meridionale. Vlad II era riuscito a mantenerlo grazie a una politica a dir poco funambolica, in perenne equilibrio tra i due fuochi, rovesciando alleanze e proponendosi come vassallo ora alla Sublime Porta, ora all'Impero a seconda delle convenienze del
momento. Era comunque un gran combattente e apparteneva alla ristrettissima cerchia dei
membri dell'Ordine del Dragone (Societas draconistarum), fondato, pare, nel 1408 da Sigismondo d'Ungheria2 a scopo politico: garantirsi il sostegno della nobilt e combattere sia l'eresia hussita che la minaccia turca. Il simbolo era un drago morto e capovolto su se stesso, che
i cavalieri portavano al collo a mo' di pendaglio [fig. 1] mentre sull'armatura indossavano un
mantello rosso con una mantelletta verde, a raffigurare la pelle del mostro e il suo ventre insanguinato3. Tra i membri di spicco ci furono l'ambasciatore della Repubblica di Venezia Pantaleone Balbo, il capitano di ventura Filippo Scolari, Ernesto I d'Asburgo meglio noto come il
Duca di Ferro e il re d'Aragona Alfonso V, che ne adott le insegne durante la sua personale
crociata in Spagna contro i mori. Fu allora, e per la sua appartenenza all'ordine, che Vlad assunse il soprannome di Dracul o Draculea: cos lo chiamavano i contemporanei
anche al di fuori dei confini4. Appellativo, dunque, dal significato niente
affatto negativo n sinistro, visto che indicava semplicemente un membro dell'Ordine del Drago. Quando fu ereditato dal figlio divenne di
fatto il suo alias, tanto pi che anch'egli era entrato nell'Ordine
nel 1431. Tuttavia la fama sanguinaria che gi in vita lo circondava contribu a far slittare il significato da quello di figlio di
Fig. 1
Dracul a quello, che tutti popolarmente conoscono, e che fa volutamente confusione col vocabolo romeno dracul che vuol dire il diavolo5.
Secondo altri, lo fond invece nel 1387 anno in cui divenne re d'Ungheria.
F. Cuomo, Gli ordini cavallereschi nel mito e nella storia di ogni tempo e Paese, Roma, Newton & Compton, 1992, p.145
(4)
Cfr. C. Rezachevici, From the Order of the Dragon to Dracula, 1 (1999), Transylvanian Society of Dracula (Canada), Toronto
(5)
St. Andreescu, Vlad Tepes (Dracula). Intre legenda si adevar istoric, Bucarest, Editura Minerva, l976, pp. 149-50 (ed. rivista: Bucarest, Editura Enciclopedica, 1998 - trad. it. di I. Voia, Bucarest, The Romanian Cultural Foundation Pub. House, 1999)
(2)
(3)
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Limperatore Sigismondo.
Ibidem, p. 108.
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B. Constant
nizzata su pressione del pontefice. Il re di PoMaometto II entra
lonia e Ungheria Ladislao III Jagellone (1424a Costantinopoli
44) gli affid la guida militare della spedizione,
cui parteciparono anche il Brankovic e, come
detto, Mircea II. Dopo qualche successo, le
truppe cristiane si scontrarono il 10 novembre
1444 a Varna con l'esercito di Murad II. Giovanni, soprannominato il Cavaliere Bianco, dimostr sul campo un valore a dir poco eccezionale: nonostante i cristiani fossero in svantaggio numerico (si calcola, 40 mila contro 60 mila), riusc a resistere e a mettere in scacco gli ottomani. Ma quando la vittoria sembrava ormai
in tasca il giovane e inesperto Ladislao, fino a
quel momento rimasto nelle retrovie, si gett
nella mischia con i suoi uomini ma si schiant
contro i giannizzeri, il corpo militare scelto di
Murad, che lo fecero a pezzi. Morto lui, i magiari sbandarono e furono massacrati uno dopo l'altro. La disfatta avrebbe aperto agli ottomani le porte per Costantinopoli. Quattro anni dopo il basileus Giovanni VIII Paleologo, che
aveva chiesto disperatamente questa crociata poi rivelatasi fallimentare, si sarebbe spento di
crepacuore e le ultime vestigia dell'Impero lo avrebbero seguito di l a poco: Costantinopoli
sarebbe caduta il 29 maggio 1453, difesa sino alla fine dal suo ultimo basileus Costantino Xl
Paleologo (140553), morto fieramente con le armi in pugno. Era la fine di un'epoca.
Verso la riscossa. Ripiegando da Varna, Hunyadi fu, sembra, fatto prigioniero da Vlad II,
che lo liber solo dietro il pagamento di un cospicuo riscatto. Morto il re d'Ungheria, i nobili - memori del suo valore - gli affidarono il controllo della Transilvania e delle terre bagnate dal Tibisco (l'attuale Crisana romeJanos
na) e poco dopo (1446) la reggenza della corona, che nominal(Giovanni)
mente era in mano al piccolo Ladislao il Postumo (1440-57)
Hunyadi
il quale era tenuto in custodia dellimperatore Federico III
d'Asburgo (141593). Accettato l'incarico, Hunyadi si
mosse per liberarlo arrivando alle porte di Vienna ma alla
fine prefer siglare una tregua biennale e dedicarsi alla
vendetta contro chi lo aveva imprigionato al ritorno da
Varna: Vlad II. Nel 1447, dunque, Giovanni marci sulla Valacchia. Il voivoda venne decapitato,
suo figlio Mircea II accecato e sepolto vivo e sul
trono fu imposto Vladislao II della dinastia dei
Danesti. Fu allora che il giovane Vlad decise di
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rivendicare i suoi diritti di successione al trono paterno. A dargli manforte c'erano proprio i
Turchi, preoccupati di avere un vassallo del pericolosissimo Hunyadi alle calcagna. L'occasione
gli fu fornita da una serie di fortunate circostanze. La prima: il fallimento della nuova crociata intrapresa proprio dal Cavaliere Bianco insieme ad altri principi. Hunyadi aveva oltrepassato il Danubio e si era diretto a sud per congiungersi con gli Albanesi del valente Giorgio
Castriota, il celebre Skanderbeg (1405-68), mentre il suo fratellastro Mihaly Szilagyi sconfiggeva in Valacchia i Turchi di Vidin. Ma Durad Brankovich intercett i rinforzi albanesi dell'Ungheria e li blocc costringendo Hunyadi ad affrontare i Turchi da solo finendo per essere
sconfitto nella Seconda battaglia del Kosovo (7-10 ottobre 1448). La seconda, ancora meglio
della prima: a Kosovopolje, sulla strada del ritorno, Giovanni era stato catturato dal solito Brankovic, che lo aveva rinchiuso nelle segrete di Smederevo, da quel momento nuova capitale serba
(sarebbe stato liberato solo due mesi dopo). Il momento, dunque, era propizio per agire.
Lezioni di guerra. Alla fine del 1448 Vlad varc il Danubio alla testa di un corpo militare
fornitogli dal sultano, ma senza Radu, che nel frattempo si era convertito all'Islam e preferiva
restare tra le stanze del suo amico (e amante) Maometto II. Vladislao II, rientrato in tutta fretta in patria, riusc per a cacciare Vlad dal trono e lo costrinse a rifugiarsi in Moldavia, alla corte di suo zio Bogdan II (1409-51). Ma tre anni dopo, quest'ultimo fu assassinato durante un
banchetto di nozze da Petru Aron (+1467), figlio bastardo dell'ex voivoda Alessandro il Buono
(cel Bun), che gli usurp il trono. Durante il tumulto che segu Vlad, insieme al cugino Stefano, riusc a mettersi in salvo. Solo e braccato dai nemici, non gli restava che una sola scelta:
cercare la protezione dell'assassino del padre e del fratello, l'ormai potentissimo Giovanni
Hunyadi. Il Cavaliere Bianco acconsent di buon grado. Vlad era un prezioso alleato: chi meglio del vero erede dinastico di Valacchia
avrebbe potuto reclamare il trono usurpato
dagli ormai scomodi e inaffidabili vista la
pressione dei Turchi - Danesti? Giovanni gli
fece da tutore portandolo con s a Buda
(dove conobbe suo figlio Mattia Corvino,
1458-90) e istruendolo per cinque anni nellarte della guerra. Vlad mise in pratica ci
che apprendeva in svariate incursioni contro i Turchi e rappresaglie tra principi cristiani, in primis contro i feudatari alleati all'imperatore Federico III d'Asburgo, spina
nel fianco della corona d'Ungheria. E si distinse in particolare durante l'assedio di Smederevo (1454), in cui l'armata ottomana fu
fatta a pezzi. Il suo coraggio gli valse come ri-
Budapest, la Piazza degli Eroi, dedicata ai valorosi magiari che difesero la Cristianit contro i Turchi.
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compensa la restituzione dei feudi transilvanici che erano stati di suo padre: le cittadelle di Almas
e Fagaras, nei Carpazi meridionali, tra la nativa Sighisoara e l'importante centro commerciale
di Brasov, la Kronstadt dei mercanti sassoni. E da qui si prepar a riconquistare il trono.
Finalmente voivoda. Quando Vlad ricomparve in patria, nell'estate del 1456, pochi erano
in grado di riconoscerlo. Ecco il suo aspetto secondo le fonti dell'epoca: un uomo di corporatura bella e grande e il cui aspetto sembrava adatto al comando. Negli uomini spesso, a tal
punto, differisce l'aspetto fisico dall'animo10, scrive papa Pio II (1405-64), al secolo Enea Silvio Piccolomini, nei suoi Commentarii. Pi particolareggiata la descrizione fatta da Nicola
Modrussa, legato pontificio presso la corte di Mattia Corvino a Buda che a differenza del pontefice lo vide di persona: Era un po' basso ma molto forte e robusto, freddo e terribile di aspetto, con un gran naso aquilino, narici larghe, un volto magro e rossiccio, con grandi occhi verdi
spalancati e incorniciati da nere ciglia, molto folte e lunghe, che davano agli occhi un aspetto
terrificante. Il viso e il mento erano rasati, ma portava i baffi. Le tempie larghe aumentavano
l'ampiezza della fronte. Un collo taurino univa la testa dalla quale le ciocche nere dei capelli
scendevano sulle larghe spalle della sua persona.11 Non sappiamo se fosse veramente questa
l'impressione che suscitava perch si conserva un solo vero ritratto, famosissimo, conservato nel
castello di Ambras, nel Tirolo austriaco [riprodotto in apertura darticolo]. Il principe, di tre
quarti, ha lunghi capelli neri e ricci, sopracciglia arcuate e un naso lungo e aquilino. Sotto i baffi
un labbro rosso e sporgente, in testa un copricapo di velluto rosso adorno di file di perle, sulla
fronte una stella d'oro a otto punte con incastonato un rubino che sostiene un pennacchio con
cinque grosse perle. L'abito rosso, sovrastato da una tunica color porpora e un manto di zibellino. Altri ritratti pervenuti [figura in basso a destra] sono copie o rielaborazioni di questo, compresi quelli (stravolti o caricaturizzati) apparsi sul frontespizio delle numerose edizioni del pamphlet del 1463, di cui si parler oltre, che avrebbero contribuito a diffonderne unimmagine sinistra. Vera o falsa che fosse, Vlad non passava certo inosservato.
Troppo tempo era trascorso da quando Vlad aveva calcato le scene in
patria e vi era chi sosteneva che questo ragazzo venuto dal nulla non
avesse nessun diritto a reclamare il trono. Ma c'era un modo infallibile
per stabilire la verit. Ce lo svela il sassone transilvano Georg Reicherstorffer (ca. 1495-1554): Non appena nasce il principe erede al trono, gli viene marchiato con il fuoco un segno speciale sul corpo affinch una volta raggiunta l'et matura, possa essere riconosciuto senza
dubbio alcuno come vero figlio di principe. La stessa cosa avviene
in Valacchia, e anche molto spesso.12 Non sappiamo se Vlad fosse
tatuato o marchiato. Comunque sia, il 22 luglio, in un combattiE. S. Piccolomini, Commentari rerum memorabilium, libro XI, cap. 12.
N. di Modrussa, Historia de bellis Gothorum (1473), a cura di G. Mercati in Notizie varie sopra Niccol Modrussiense
(Opere minori), Citt del Vaticano, 1937, IV, pp. 247-49.
(12)
Moldaviae quae olim Daciae pars, Chorographia, Vienna 1541 in M. Holban (a c. di), Calatori straini despre tarile romane, I, Bucarest, 1968, p. 199.
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mento corpo a corpo, uccise con un colpo di spada Vladislao l'usurpatore13. Morto Vladislao. venne il momento di regolare i conti con i boiardi che avevano collaborato alluccisione del padre e del fratello. I metodi furono alquanto spicci, se dobbiamo credere ai racconti che
proprio in questi anni iniziarono a fiorire sul suo conto.
L'esempio pi clamoroso costituito dal citato pamphlet
in lingua tedesca intitolato Storia del voivoda Dracula,
pubblicato nel 1463 a Vienna [a lato, una versione del
1499 da Norimberga]. In sei pagine a stampa erano
contenuti aneddoti agghiaccianti: nemici impalati a migliaia, banchetti tra le vittime agonizzanti, torture indicibili inflitte a prigionieri e ambasciatori, intere citt
messe a ferro e a fuoco, gli abitanti - donne e bambini
compresi - ammazzati nei modi pi atroci.
La posizione di Vlad non era certo facile. I Turchi avevano preso Costantinopoli e il loro alito soffiava sempre pi forte sui Carpazi, i nobili si comportavano in maniera ambigua e i mercanti sassoni, dopo un'iniziale apertura a dir poco protezionistica, avevano subto dure rappresaglie. Per ingraziarsi i mercanti di Brasov, osteggiati dal
suo predecessore, Vlad concesse loro il privilegio di commerciare esentasse in tutta la Valacchia.
Queste citt popolate da sassoni, fondate un secolo e mezzo prima sotto la spinta del Drang
nach Osten che spingeva i germanici a colonizzare nuove terre, erano fiorenti e potentissime grazie alla fitta rete di commerci che avevano saputo instaurare lungo il Danubio, dalla Germania
all'Impero bizantino. Il loro appoggio era essenziale. Tuttavia quando il nuovo sultano Maometto II14 mand a Targoviste un'ambasciata per reclamare il pagamento del tributo annuale che comprendeva una tassa di 10 mila ducati d'oro, l'invio di un figlio in ostaggio e il diritto
di passare attraverso i Carpazi per saccheggiare la Transilvania - il voivoda si rivolse ai ricchi
mercanti sassoni ricevendo in cambio un netto rifiuto. Vlad dunque cambi strategia e inizi
a favorire i mercanti valacchi a scapito dei Sassoni di Brasov e Sibiu, cui impose il divieto di
libera circolazione delimitandone le attivit nelle sole citt di Campulung, Targsor e Targoviste.
Contro il Turco. Alla guerra commerciale faceva da contraltare quella contro i Turchi. Nonostante il tributo da lui pagato personalmente, nel 1458 la cittadella di Turnu Severin, al momento occupata dagli Ungheresi, fu saccheggiata dal gran vizir Mahmud pasci. A difenderla
accorse proprio Vlad, che si distinse frantumando l'esercito turco e obbligandolo alla ritirata.
Da quel momento il voivoda smise di pagare il tributo al sultano e si diede a a potenziare l'esercito, che era formato da curteni (plurale di curtean), liberi proprietari di allodi e figli di piccoli nobili di campagna, congiunti alle truppe dei boiardi. Questo esercito, chiamato anche
oastea cea mica (piccolo esercito, da hostis, ost), constava di circa 10 mila uomini a cavallo, cio
(13)
(14)
La lapide reca la data del 22 agosto, discrepanza spiegata dal fatto che questa la data in cui Vladislao fu sepolto dai suoi figli.
Murad II era morto per un colpo apoplettico ad un banchetto il 13 febbraio 1451: gli era succeduto il figlio Maometto II.
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I Turchi iniziarono a chiamarlo Kaziglu Bey, principe impalatore, a partire dal 1550.
Ducas, Historia turco-bizantina 1341-1462, a cura di M. Puglia, Rimini, Il Cerchio, 2008.
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Cristo, ci avessero inviato i loro grandi ambasciatori affinch rompessimo la pace e il trattato
pattuiti e fatti tra la Vostra Serenit e noi, e per non celebrare il matrimonio [convenuto]. Invece
[del matrimonio], ci inviterebbero ad allearci solo con loro, ad andare alla Porta dell'imperatore dei Turchi, cio alla sua corte. E che, se noi non abbandoniamo la pace e il trattato e il matrimonio con la Vostra Serenit, i Turchi non manterranno la pace con noi. Avevano anche inviato un consigliere importante dell'imperatore turco, Hamza bey di Nicopoli per salvaguardare
la frontiera sul Danubio. Se questo Hamza bey avesse potuto condurci alla Porta in un modo
o nell'altro, con astuzie, giuramenti o qualche altra macchinazione, tanto meglio. Altrimenti,
ci avrebbe catturato e portato come prigioniero. Ma, grazie a Dio, mentre andavamo verso la
frontiera in questione, siamo venuti a sapere delle loro furberie e astuzie, ed cosi che abbiamo catturato Hamza bey nel paese turco vicino a una fortezza chiamata Giurgiu.22 I membri
dell'ambasciata furono impalati sotto le finestre del palazzo di Targoviste.
Terra bruciata. La personale crociata di Vlad contro il Turco continu nei mesi seguenti.
Poich ben sapeva di essere in inferiorit numerica rispetto all'armata del sultano, si mosse secondo la tattica della terra bruciata, saccheggiando e devastando i villaggi che incontrava in modo da impedire qualsiasi rifornimento. Le imprese venivano poi dallo stesso Vlad riferite con
puntiglio a Mattia con veri e propri bollettini di guerra che descrivevano il trattamento riservato ai centri conquistati, sesso e numero degli uccisi, modalit di soppressione e cos via. Ma
pi passava il tempo, pi lo scontro campale sembrava pressoch inevitabile. Nella primavera
del 1462 Maometto II radun un esercito compreso tra i 60 e gli 80 mila uomini, azione alla
quale il voivoda rispose chiamando alle armi tutti gli abili dai dodici anni in su: circa 30 mila
uomini. Con qusti si prepar a resistere all'attacco.
Interpretazione di fantasia di Vlad Tepes
Il 4 giugno l'esercito turco passava, pur con
gravi perdite, il Danubio. Ma lo spettacolo che
Maometto II si trov di fronte dovette essere desolante: una pianura sterminata fatta di terra
bruciata, senza possibilit di rifornirsi, e sotto il
sole cocente, al punto che secondo un testimone
le armature potevano servire a cuocere il kebab. Intrappolato in quell'inferno, sottoposto a continue
operazioni di logoramento, il potente esercito della Sublime Porta sembrava spacciato. Il colpo di
grazia sarebbe dovuto calare sul capo di Maometto
II la notte tra il 17 e il 18 giugno, quando Vlad
piomb di sorpresa sul campo con 8 mila uomini.
Nei giorni precedenti, travestito da mercante turco, era riuscito ad avvicinarvisi e localizzare le tende dove riposavano il sultano e il suo visir. Presi
alla sprovvista, i Turchi resistettero e Vlad, in quel
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caos, sbagli tenda e fall l'obiettivo. Costretto alla fuga, riusc a riparare con buona parte dei suoi tra le foreste23, ma molti furono catturati e decapitati. Ora l'esercito ottomano poteva liberamente avanzare verso Targoviste. Quando vi giunse, Maometto II pot contemplare i resti dell'ambasciata trucidata il febbraio precedente: i
cadaveri, impalati, erano stati lasciati a marcire sul posto.
Complotto. Nel novembre 1462 giunsero nelle mani di Mattia
Radu il Bello
Corvino tre lettere firmate da Vlad. Contenevano parole compromettenti e la chiara intenzione di venire a patti coi Turchi. Erano dei falsi, fabbricati ad arte, ma il sovrano le credette autentiche e lo fece arrestare. Uno degli scritti, insieme
a una lettera di Mattia, fu recapitato a Pio II, che lo riport nei suoi Commentarii e contribu
a fargli cambiare definitivamente idea sull'uomo che un tempo aveva ammirato24. Vlad fu
imprigionato a Visegard. Tra l e Buda sarebbe rimasto per ben tredici anni, mentre sul trono
di Valacchia finiva nientemeno che il favorito di Maometto II, Radu il Bello, suo fratello.
Errore o tradimento? Nel 1475, sotto la spinta di una nuova crociata voluta dal neopontefice Sisto IV, Mattia Corvino decise di liberare Vlad per sfruttarne l'abilit militare. E non
ebbe a pentirsene, se vero che in pochissimo tempo questi conquist Srebrenica, Kuslat e
Zvornik facendo a pezzi con le sue mani i corpi dei Turchi catturati25. E siamo cos giunti
alla fine della storia. Alla fine del 1476 Basarab III, spalleggiato dai Turchi, sconfisse in battaglia l'esercito di Vlad, che a quanto riporta il legato del duca di Milano a Venezia, Leonardo
Botta, fu tagliato a pezzi insieme a 4 mila uomini. Ma su come effettivamente mor le fonti
sono discordanti. Per lo storico austriaco Jakob Unrest26 (1430-1500) e per quello polacco
Jan Dlugosz27 (1415-80), contemporanei agli avvenimenti, Dracula fu vittima di un tradimento interno: un Turco, fatto entrare nell'accampamento da un uomo vicino al voivoda, lo
prese alle spalle e gli tagli la testa con un colpo di spada. Morto Dracula, i suoi uomini si
persero d'animo e furono sconfitti dagli avversari.
L'ambasciatore russo in Valacchia Fedor Kuricyn fornisce unaltra versione dei fatti: I Turchi
attaccarono il suo paese e cominciarono a conquistarlo. Dracula li attacc e li mise in fuga. Il suo
esercito li uccideva senza piet, e con gioia Dracula sal su una collina per vedere meglio i suoi
che massacravano i turchi. Si allontan cos dal suo esercito e dai suoi uomini. Prendendolo per
un turco, uno di essi lo colp con una lancia. E lui, vedendosi attaccato dai suoi, uccise subito
(23)
L'ambasciatore russo Teodoro Kuricyn racconta questo aneddoto: Coloro che tornarono dalla battaglia insieme a lui
[Vlad] li esamin personalmente. A chi era ferito sul davanti rese onore e lo fece cavaliere. Ma chi era ferito sulla schiena,
diede ordine d'impalarlo per il didietro dicendo: Non sei uomo, sei una donna! - Vlad, furioso, avrebbe dunque ispezionato i suoi uomini e punito coloro che, feriti sulla schiena, erano fuggiti davanti al nemico.
(24)
In un lungo passaggio, il Piccolomini elenca in dettaglio gli orrori attribuiti a Vlad, ricordando che, infine catturato da Mattia, re d'Ungheria, (...) ancora oggi il valacco langue in carcere. Il passo mostra che il papa lesse il pamphlet tedesco del 1463.
(25)
N. Iorga, Lucruri nou_ despre Vlad Tepes, in Corvorbiri literare, XXXV (1901), pp. 160.
(26)
J. Unrest, sterreichische Chronik, Weimar, 1957, Nachdruck, 2001, p. 68.
(27)
J. Dlugosz, Historiae Polonicae libri XII, Cracow, 1878, p. 651.
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corpo, si spiega la presenza della testa sul cadavere. E il fatto che fosse scarnificato giustificherebbe la pietosa presenza del drappo di seta. Di quanto rinvenuto nella tomba oggi restano, al
museo di Bucarest, solo i bottoni e qualche frammento di tessuto. Il resto scomparso, finito chiss dove. E il mistero continua.
Tiranno, vampiro o eroe nazionale? A lungo considerato un tiranno sanguinario, Vlad ha
dunque alimentato inconsapevolmente sinistre leggende che poi sarebbero sfociate nelle suggestioni vampiresche che tutti conosciamo e sulle quali qui, volutamente, sorvoliamo. In realt, la figura di Vlad lImpalatore molto meno oscura di quanto la si vuol fare sembrare. Tanto
per cominciare, come scrive Cesare Segre nelle note introduttive al bellissimo romanzo dello
scrittore romeno Marin Mincu32, era un uomo di cultura e un poliglotta, un umanista trascinato all'azione da un destino pi subto che voluto; egli legge Aristotele, cita i classici e gli autori medievali e contemporanei; amico di Gemisto Pletone, di Niccol Cusano e di Marsilio Ficino, attratto come loro dall'ermetismo neoplatonico di Poimandres. Vlad era stato in corrispondenza addirittura con papa Pio II e fu da lui inizialmente incoraggiato e ammirato per il
suo valore, al punto da - sembra - essere intenzionato a farne il portabandiera della Cristianit
contro lIslam prima di cambiare - come abbiamo visto - drasticamente idea.
Del resto, di principi spietati che si muovevano seguendo unicamente la ragion di Stato era
piena l'Europa. Non dimentichiamo che il maggior teorico delle virt ciniche del regnante fu,
com' noto, Niccol Machiavelli, che cos scriveva - solo un esempio dei tanti possibili - nel suo
Principe: Bene usate si possono chiamare quelle (se del male licito dire bene) che si fanno a
uno tratto, per la necessit dello assicurarsi, e di poi non vi si insiste drento, ma si convertiscono in pi utilit de' sudditi che si pu; male usate sono quelle le quali, ancora che nel principio
sieno poche, pi tosto col tempo crescono che le si spenghino. Coloro che osservano el primo modo, possono con Dio e con gli uomini avere allo stato loro qualche remedio, come ebbe Agatocle; quegli altri impossibile si mantenghino33.
Si detto di quanto la leggenda nera di Dracula sia debitrice al pamphlet
tedesco del 1463. Ma fino a che punto pu essere attendibile? Non troppo, se si
considera che fu stampato in un momento molto particolare, e cio mentre
Mattia Corvino concludeva con i suoi oppositori il trattato di Wiener
Neustadt. Lo scopo era screditare l'avversario e portare dalla propria parte i suoi nemici. E infatti esso, guarda caso, lo scritto contiene per lo pi
aneddoti su delitti compiuti ai danni dei romeni di Transilvania che si
erano ribellati a Vlad, dei Sassoni (alleati di Mattia), e dei cattolici
(l'Ungheria era, come detto, cattolica). Forse si pu dunque concordare
con chi sostiene che tale opuscolo sia solo un volgare repertorio di fatti di
cronaca atroci34. La politica di Vlad era intransigente, ma tutto sommato
M. Mincu, Il diario di Dracula, Milano, Bompiani, 1992.
N. Machiavelli, Il Principe, Milano, Rizzoli, 1975, VIII.7, pp. 120-21.
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Cos M. Cazacu, op. cit., p. 175.
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