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UNIVERSIT DEGLI STUDI DI ROMA TOR VERGATA

CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN


SCIENZE DELLINFORMAZIONE, DELLA COMUNICAZIONE E DELLEDITORIA

Tesina XI Seminario Annuale

Alla radio si lavora cos


Luciano Giustini

Premessa
LXI Seminario per il corso di laurea magistrale in Scienze dellInformazione, Comunicazione e
Editoria, organizzato dalla prof.ssa Francesca Vannucchi, docente del corso di Sociologia della
Comunicazione Culturale, stato dedicato alla radio ed al giornalismo radiofonico. Il seminario si
avvalso della partecipazione di alcuni fra i protagonisti dellattivit giornalistica e radiofonica
italiana, in particolare della dott.ssa Maria Maddalena Lepri, che non solo ha curato i contenuti ma
anche molti aspetti organizzativi permettendoci di conoscere gli strumenti e le metodologie del
lavoro, e vedendo dal vivo ci che accade nelle redazioni e, attraverso i suoi racconti e le tematiche
affrontate, di avere un quadro delle esigenze e delle problematiche del lavoro radiofonico in un
percorso storico e professionale.

Esperienza personale del seminario


Il seminario stato denso di argomenti e particolarmente interessante, soprattutto per me che vengo
da studi tecnici duri (sono laureato in ingegneria informatica) ma appassionato di editoria e di
comunicazione da quando ero giovane studente.
Molto interessanti la realizzazione di una radiocronaca in diretta, dalle immagini al racconto, la
progettazione di unintervista e il rapporto con il pubblico. Questo percorso di natura teorico-pratica
stato completato dalla visita presso gli studi radiofonici del Centro di produzione Rai di Saxa Rubra.
Decisamente stimolante in tutte le sue componenti, la parte che pi mi ha colpito e incuriosito stata
sicuramente proprio la visita al Centro Rai di Saxa Rubra, un complesso dove vengono realizzate sia
molte trasmissioni radiofoniche dellemittente pubblica, sia i notiziari come Rai News. E stata
unoccasione per vedere in diretta come nasce un giornale, sia tv sia radio, dalla riunione di redazione
alla messa in onda. Proprio la giornata di Rai News stata oggetto di uninattesa esperienza,
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trattandosi del giorno nel quale purtroppo si era verificata la caduta dellaereo della Germanwings
(24 marzo 2015).
Mi ha particolarmente colpito lintervento, tenuto a Tor Vergata nella IV giornata del Seminario di
Giorgio Zanchini, conduttore della trasmissione di Radio 1 Radio Anchio, dal titolo Le interviste
e il rapporto con gli ascoltatori: teoria e tecniche del giornalista mediatore.

Gli incontri
Da Gadda ai tweet a cura di Maria Maddalena Lepri
La dott.ssa Lepri (RadioRai 1, circa 4 milioni di ascoltatori medi) ci ha introdotto alle tematiche
storico-professionali del lavoro radiofonico, esordendo con la considerazione che i primi tweet erano
quelli di Radio Londra. Ci sarebbe stato un qualcosa come #InvasioneNorimberga!
Spesso arrivano i documentari dalla tv che contengono la frase come vedete, ma nel linguaggio
radiofonico bisogna spiegare cio a dire che questa frase si taglia completamente, laddove ci fosse.
La dottoressa Lepri ha spiegato come il palinsesto di Radio1 scenda dalla notizia principale al
pomeriggio, dove si fa approfondimento, alla sera dove si fanno sentire i titoli dei tg. Il giornalista
deve sempre sembrare pi preparato di chi intervista, allascoltatore medio, e non un reggitore di
microfono.
La Voce del padrone stata la prima etichetta discografica (il famoso cane che guarda il grammofono)
che indicava un tema preciso: la voce del radiogiornalista doveva essere riconoscibile. In tal senso
anche opportuno ricordare che il giornalista radiofonico parla poco! Non pi di 5 minuti massimo,
e il giornale radio ugualmente non dovrebbe durare pi di 20 minuti.
Nella storia la radio era un rito intorno a un mobile.. Il picco era serale, e parlava (siamo intorno agli
anni 20) ad un pubblico di analfabeti. Chi parlava era in piedi e la musica era fatta da unorchestra
(era sinfonica).
Prima era un mezzo immobile, mentre oggi mobile, lo ascoltiamo mentre ci spostiamo in
continuazione o durante le altre attivit quotidiane, o mentre guidiamo, e cos il linguaggio
cambiato: oggi si pu dire che tutti corrono. Bisogna considerare anche laltro aspetto cio che il
pubblico talmente eterogeneo che il giornalista radiofonico spesso lunico che non sa la platea a
cui si riferisce.
E con Antonio Piccone Stella, con Radio Bari (le prime radio libere) che nasce il giornale orario, e
il Manuale del linguaggio radiofonico; poi lo scrittore ingegnere Carlo Emilio Gadda che approd
alla radio nel 1953 e da l inizia il grande percorso che porter la radio italiana ai livelli che
attualmente la pongono tra i principali attori media.
Il linguaggio dellinformazione uno degli aspetti pi importanti quando si fa radio: termini come
spread, BTP, BCE, Boko Haram, sono entrati nelluso quotidiano e devono essere usati e conosciuti
e, quando occorre, spiegati allascoltatore con brevit ed efficienza. Questo meccanismo si chiama in
gergo Decriptage, ed spesso la parte pi delicata e a volte anche dimenticata del processo
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informativo radiofonico. Il linguaggio si sta avvicinando sempre pi, per, a quello televisivo perch
ci sono le dirette in cui si sentono i suoni, che diventano quindi parte integrante del programma
radiofonico (spari, o rumori della strada, o dallaria ad esempio quelli delle Frecce tricolori).

La diretta a cura di Ilaria Sotis


La radio presuppone un amore reverenziale per le parole: per questo importante la loro scelta, la
cura con cui si selezionano i termini e soprattutto, come sottolineato dalla giornalista, il modo di
scegliere varie alternative anche per indicare la stessa cosa o persona: ad esempio Mattarella ma anche
inquilino del Colle, ecc.
Unattivit fondamentale del giornalista radiofonico senza dubbio quello di spiegare ed in tal
senso estremamente importante la tonalit, perch il momento della trasmissione pu e deve
coincidere anche con la comprensione, da parte di chi ascolta, degli argomenti trattati in modo
completo, non potendosi avvalere del ruolo delle immagini o della televisione. Ad esempio nei giorni
di Charlie Hebdo andava spiegato che in Francia la libert di stampa e di espressione (e di satira)
fondamentale. Dalle famose 5 regole Ws di un prodotto giornalistico (Who, What, When, Where,
Why) il Why spesso la pi ignorata.
Un altro esempio stata la diretta sullelezione di Mattarella: cerano due persone in studio, una
postazione alla sala stampa del Quirinale e una per il Parlamento. Si andato avanti fino a quando si
arrivati al quorum e questo significa appunto costruire la diretta: scegliere gli ospiti, individuare i
ruoli, spiegare chi chi, ecc. Su Instagram Filippo Sensi (capo della comunicazione del presidente
del consiglio, Matteo Renzi) pubblica una foto di Renzi e Napolitano che guardano in tv lo spoglio
delle schede e questo deve essere comunicato in modo verbale: mentre la comunicazione per
immagini viaggia da sola, autonomamente, quella radiofonica ovviamente no. Dire lapplauso
partito dalla sinistra estrema unimmagine comunque. Si dice per questo che la radio la sorella
cieca della televisione.
Linterazione con gli ascoltatori
E un elemento molto importante: come se in una pagina del Corriere ci fosse, su una notizia, un
box coi commenti dei lettori. Gli ascoltatori creano pi opinioni, a volte unidirezionali, e ascoltarle
consente al conduttore anche di approfondire i fatti o dirne di altri, completando il quadro della notizia
cui ci si sta riferendo e in definitiva di dare maggiore informazione ai cittadini.
Ad esempio i Centri per limpiego sono un baraccone inutile, vero? E se s perch? A volte non
sono preparati, perch il personale non ha ricevuto adeguata formazione o per altri motivi, e
soprattutto non vengono usati dalle aziende perch, se si passa dai Cpi, poi va fatto tutto in regola. In
questi casi la diretta va preparata bene, con ospiti che hanno competenza sulla materia.
Il sottofondo aiuta a costruire emozioni, a creare unimmagine ed a fare entrare lascoltatore nella
giusta dimensione. Possono essere passi, rumori, ecc.
In modo simile, anche la musica importante in un programma di informazione, perch consente di
meditare.

La paura del vuoto e gli errori


A volte, soprattutto per i giornalisti principianti, si crea la cosiddetta paura del vuoto o paura del
buio, cio la perdita di un riferimento, che il pi delle volte di tipo temporale (quanto tempo sto in
onda?), e in questo caso si assiste al giornalista che deve bloccare il principiante alla diretta e dire
Grazie! GRAZIE! e bloccarlo di fatto. Il che non particolarmente efficace dal punto di vista
dellesperienza di ascolto e va evitato.
Lo stesso problema, forse in misura ancora pi rilevante, si riscontra nel caso in cui si commette un
errore: se si dice una cosa sbagliata non come nei giornali dove c lerrata corrige. Meglio non
darla, uninformazione, piuttosto che darla sbagliata.
Le interviste
Lintervista radiofonica deve, o dovrebbe, essere sempre preparata. Anzi, in pratica non lo mai
abbastanza. Lintervistatore deve sapere tutto su chi sta intervistando, e magari deve essere anche
pi preparato rispetto allintervistato. Cos dovrebbe essere unintervista coerente.
E importante mantenere neutralit e obiettivit, ovvero il giornalista deve cercare di non far capire
mai come la pensa, mentre cerca di tenere sempre due o pi opinioni diverse sullargomento in
maniera di consentire allascoltatore di farsi una propria idea indipendente.

Le interviste: Giorgio Zanchini


Anche secondo il famoso conduttore radiofonico, bisogna dare allascoltatore la sensazione che il
giornalista ne sappia di pi della persona intervistata.

DATI CENSIS/UCSI
1) Linformazione non arriva quasi pi dai giornali cartacei (che vengono letti sempre meno),
ma al 50% dai social media, Facebook in primis (ad es. in USA)
2) Vengono acquistate in Italia solamente 3,6 milioni di copie complessive. E il dato peggiore
dal 2 dopoguerra. Il passaggio dal cartaceo al digitale ormai totale.
3) Di queste copie, 250.000 vengono solamente dal Corriere della Sera e da Repubblica.
In questo contesto, evidente che la carta stampata rimarr solamente per approfondimenti,
come oggi le riviste rispetto alle notizie, e sar patrimonio di minoranze. Secondo lautore, pagheremo
un prezzo per questa rivoluzione.
Dopo Giappone e USA siamo in Italia quelli che consumano pi televisione. Inoltre, la radio
pubblica ha let media pi alta (40-55 anni), e diventa molto difficile sia raggiungere sia mantenere
i giovani come pubblico costante di ascoltatori.
In realt c stata una inversione negli anni 80: in quel periodo circa 7,8 milioni di persone
ascoltavano il giornale radio mentre oggi tutti quelli sono passati alla tv. Ma nello stesso tempo,
mentre cera chi vaticinava la fine della radio, negli anni 90, questa non solo sopravvissuta ma ha
accresciuto il bacino di utenza stabilizzandosi intorno a 35-40 milioni.
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La radio e il Web hanno acceso processi che a giudizio dellautore sono molto positivi.
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Attraverso la rete la radio diviene dappertutto ascoltabile, ed in modi diversi (ne conta 18,
dalla radio digitale alla televisione, fino al podcast)
Mandare un inviato facile poich il canale radio flessibile, facile, fruibile.

Nel 900 due elementi hanno reso forte la radio: la sua funzione comunitaria e il fatto che tramite la
radio si siano scoperti i linguaggi, i cambiamenti sociali, la musica. Aspetti che anche oggi sono
caratterizzanti, sebbene si prendano sempre pi dalla rete.
Lautore poi si sofferma sul rapporto con i Social media e gli ascoltatori, proponendo alcuno punti
critici e riflessioni:
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La velocit e il numero di fonti aumentata esponenzialmente (a volte si consultano 4


schermi insieme), tra sms, chat, Facebook, Twitter, le agenzie e le news.
Questo va a scapito della concentrazione: non si riesce spesso ad ascoltare lospite come si
vorrebbe: il range dellintervista si situa tra i 30 e i 4 massimo.
I numeri verdi stanno per essere soppressi perch da casa, al fisso, non chiama pi nessuno,
sono composti praticamente solo da un pubblico ulta-60enne e spesso anche dalle stesse
persone!
Lo stress da impulsi in radio si rafforza, ma per contro la qualit del rapporto con gli
ascoltatori migliorata. E quando a volte lascoltatore diventa ospite anche meglio
dellospite vero.

Una nota curiosa che nelle radio anglosassoni e francesi si d molto meno spazio alla diretta con
lascoltatore: perch si ritiene un mezzuccio, populista, mentre nei paesi latini invece si usa
moltissimo soprattutto su due temi: sport e politica.
Inoltre, nel mondo anglosassone c la cultura del watchdog, ovvero labitudine al dissenso,
allindagine. Da noi c quel fenomeno antipatico detto dei portatori di microfoni, ovvero un certo
servilismo che non fornisce un reale contributo ma pi o meno esplicitamente spesso pi la
comunicazione stampa di qualcuno, dovuto sia a differenze culturali sia storiche.
Riprendendo il discorso della intervista diretta radiofonica, si osserva come ci sia molta differenza
tra chi in qualche modo abituato, o conosce gi i tempi dellintervista e chi invece non riesce a
gestirli. Lo stesso problema si riscontra con gli ascoltatori, sia per quelli che non riescono a stare nei
tempi sia per quelli che vanno fuori tema rispetto allargomento trattato. Va notato che le persone che
telefonano passano comunque previamente per un centralino che effettua alcune domande e controlli.
La forma incide sul contenuto, e questo collegato al rispetto dei tempi: la pezzatura va da 50
circa a 115 (intervista a giornale radio). Qualcuno ha detto che lintervista ideale composta di 3
domande e di 3 risposte con pause di circa 3. Capita cos che gli intervistati che conoscono i tempi
finiscano per tornare spesso, e alcuni addirittura, pi capaci nel gestire il dialogo, chiedano di quanto
si vuole la risposta. Viceversa, molti sono ampollosi e non riescono a stare nei tempi: il bello
della diretta di chi hai dallaltra parte.

Considerazioni personali: la pubblicit in radio


Come ascoltatore di radio, appassionato e costante, ho potuto apprezzare il bellissimo lavoro di
approfondimento svolto in questo seminario nel contesto dei vari interventi che si sono susseguiti.
C per un aspetto che non stato toccato ed quello della pubblicit.
In molti casi semplicemente fastidiosa, molto pi che in televisione o su altri mezzi di
comunicazione. Perch? Il linguaggio della radio abbiamo visto che particolare: richiede molta
professionalit ed attenzione a ci che si dice ed alle opinioni di chi ascolta. Con la pubblicit invece
il linguaggio totalmente diverso, ed il pi delle volte finto: spesso adotta un tono urlato, con valori
di volume magari leggermente superiori, e trasporta un messaggio che chiaramente pubblicitario.
Spesso chi ascolta la pubblicit durante una trasmissione parlata, o peggio nel mezzo dellesecuzione
di alcuni brani musicali, cambia canale per cercare altro o per non essere costretto ad ascoltare
uninserzione che palesemente fuori contesto.
E stato detto che la radio presuppone un amore reverenziale per le parole: per questo a mio avviso
importante la loro scelta, e nella pubblicit radiofonica il linguaggio sbagliato e la tonalit fastidiosa
e incoerente dovrebbe lasciare spazio a forme innovative di pubblicit

Cenni storici
La prima trasmissione radiofonica nasce in Italia il 6 ottobre del 1922. un programma ancora
scheletrico, composto di musica operistica, 9da camera e da concerto, di un bollettino meteorologico
e notizie di borsa. Il 27 Agosto del 1924, grazie all'accordo tra le maggiori industrie del settore
(Radiofono e SIRAC) e la mediazione dell'allora Ministro delle comunicazioni Costanzo Ciano, nasce
l'Unione Radiofonica Italiana (URI). La Stefani, prima agenzia giornalistica voluta da Cavour,
designata dal governo come l'unica fonte delle notizie che l'URI pu trasmettere.
L'unica stazione trasmittente quella di Roma, situata nell'attuale quartiere dei Parioli. Il pubblico,
all'inizio, era un pubblico composto da amatori interessati pi alla novit tecnologica in s che
all'ascolto dei programmi veri e propri.
Nel gennaio del 1925 nasce il Radiorario, il settimanale ufficiale dell'URI. L'obiettivo di questo
settimanale di diffondere il nuovo mezzo di comunicazione e, nel contempo, conoscere meglio i
gusti e le opinioni di un pubblico ancora nascente. Successivamente, tra il 1924 e il 1929, si inizia a
trasmettere anche dalle sedi di Milano, Torino e Napoli.
Nel gennaio 1928 l'URI diventa EIAR, Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche. Questo evento
segna il vero e proprio atto di nascita della radiofonia in Italia che inizia cos ad imporsi come mezzo
di comunicazione di massa. L'obiettivo dell'EIAR di voler coniugare divertimento, informazione e
notizie politiche. I tratti caratterizzanti del sistema radiofonico all'inizio degli anni trenta
prevedevano: un regime di monopolio, una societ concessionaria a capitale privato (ma controllata
sempre dal governo) e due diversi tipi di finanziamento, cio il canone e la pubblicit. Nel gennaio
del 1933 inizia a diffondersi la Radiorurale, ovvero un ricevitore, a prezzo imposto e con
caratteristiche standardizzate, che aveva come obiettivo quello di diffondere la radio nelle zone rurali
della bonifica agraria. Grazie a questo apparecchio, oltre tre milioni di scolari italiano hanno cos
conosciuto la radio e incominciato a conoscere la lingua italiana.
Il 30 novembre del 1936 l'EIAR trasmette il primo dei Grandi Concerti Martini & Rossi; nascono
i concerti del luned dove i direttori d'orchestra pi famosi e i cantanti lirici pi noti si esibivano ai
microfoni della radio. Ma in quel periodo, il periodo fascista, la radio era una radio di propaganda, di
diffusione dei miti fascisti, con una massiccia presenza di notizie sportive e pochissima cronaca.
Le cronache di regime furono una delle realizzazioni pi efficaci dell'informazione radiofonica di
quel periodo. Inizia a farsi strada anche la diretta: il 10 febbraio 1935 si inaugura il servizio
radiofonico in collegamento con l'Estremo Oriente. Nel 1941, durante la seconda Guerra Mondiale,
inizia l'ascolto clandestino delle radio straniere: Radio Mosca e Radio Londra.
Nel 1944, l'EIAR assunse il nome "RAI" (Radio Audizioni Italia) che manterr fino al 1954, quando,
con l'inizio delle trasmissioni televisive, diventer l'attuale Rai Radiotelevisione italiana. Dalla fine
della guerra all'avvento della tv, la radiofonia in Italia subisce un'enorme trasformazione; anche il
giornalismo radiofonico viene potenziato e, nel dicembre del 1951, nascono i tre programmi
nazionali. Il nuovo giornale orario del secondo programma prese il titolo di Radiosera, concepito
nello stile del magazine, tante notizie, impaginazione agile e una concezione moderna del mezzo.
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Contemporaneamente nascono altre rubriche informative, come il Ciak, settimanale di attualit


cinematografica, e Tuttigiorni, almanacco di costume. L'anno dopo, in vista di un ipotetico aumento
delle ore di trasmissione e dei servizi, nasce Notturno dall'Italia, programma che segue la formula
europea di musica non stop e notizie brevi. Del periodo post bellico il programma pi famoso Il
Rosso e il nero, noto per la sua leggerezza e piacevolezza nell'intrattenere gli ascoltatori. Nascono,
inoltre, i programmi di quiz rivolti a quegli ascoltatori sempre pi affascinati dal gioco e dalla gara.
Nel 1954 la Rai da ente radiofonico diviene ente televisivo: nasce appunto la Rai, Radiotelevisione
italiana. La tv si inserisce facilmente negli apparati e nelle aziende nate per la radio. Ne vengono
infatti imitati i generi. La televisione appare subito prioritaria, assorbendo molte di quelle risorse che
in principio erano della radio. Tuttavia, la radio non scompare. Quest'ultima, infatti, cambia e si
trasforma: se la tv l'amica della prima serata, la radio moltiplica l'offerta e resta accesa 24 ore su 24
e si sviluppa, quindi, la programmazione notturna. Il palinsesto si adatta alla concorrenza dei
programmi tv e la differenza tra i due mezzi sempre pi evidente. Sono gli anni del boom economico
e dell'automobile. Nel 1961 nasce il primo contenitore: Il signore delle 13, condotto da Enzo
Tortora.
Negli anni Sessanta la radio divenne un punto di riferimento per il mondo della cultura, dando spazio
a scrittori e intellettuali e trasmettendo svariati programmi di prosa. Nel 1962 la presidenza del
Consiglio dei Ministri affida alla Rai la produzione dei notiziari e servizi informativi per l'estero. Tra
la fine degli anni Sessanta e l'inizio di quelli Settanta furono inaugurati due programmi manifesto:
Chiamate Roma 3131, una trasmissione quotidiana di tre ore in diretta telefonica con gli ascoltatori,
ed Alto Gradimento, programma che rivoluzioner il genere comico radiofonico.
Nei primi anni Settanta, la radio sembra attraversare un periodo di stasi, e per precisare i criteri di
differenziazione nascono programmi come Radiomattina che porta ad una inversione delle fasce
d'ascolto che si concentrano soprattutto nelle prime ore della giornata. Nasce la figura del regista
autore, chiamato ad inventare nuove modalit di montaggio su una suggestiva partitura di voci,
musica e suoni. Su queste premesse prendono il via, nel 1973, la serie delle Interviste impossibili:
dialoghi fantasiosi e coinvolgenti con grandi personaggi del passato, ricchi anche di riferimenti
storici, ideati e realizzati da intellettuali prestigiosi e letti da attori famosi. Un esperimento unico nelle
storia della radio per i rapporti spesso scontrosi tra gli intellettuali italiani e la radiotelevisione
pubblica.
Nel 1975 la riforma della Rai, che sancisce il pluralismo dell'emittenza radio-televisiva, mette fine
per la prima volta al tradizionale centralismo dell'azienda e apre la strada ad un doveroso
rinnovamento. Con la libert d'antenna, emergono in pochi anni centinaia di stazioni e il modo di
ascoltare e fare radio ancora una volta si modifica.
Sempre maggiore importanza assume la determinazione dei palinsesti per la riqualificazione e la
conquista del pubblico. Nascono le tre reti e le tre testate radiofoniche: Radiouno, Radiodue, Radiotre,
GR1, GR2, GR3.
Negli anni ottanta le novit in campo tecnologico superano di gran lunga quelle di contenuto. Nel
1982 la Rai tenta il rilancio e partono Raistereouno, Raistereodue e Raistereonotte, una scelta che si
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rivela vincente determinando la tenuta del servizio pubblico. L'ultimo periodo caratterizzato dalla
ricerca di una sistemazione legislativa del confronto pubblico-privato, mentre il mezzo radiofonico si
affina proponendo un'offerta pi articolata e aggiornata al progresso tecnologico. Nel 1988 nasce
Audiradio che riunisce oltre la Rai, la Sipra, l'Upa, l'Assap, organizzazioni del settore; la societ
effettua indagini periodiche a livello nazionale e locale per la rilevazione dell'ascolto radiofonico.
Nello stesso anno previsto il rilancio della programmazione radiofonica: due rinnovi della
Convenzione Stato-Rai, nel 1988 e nel 1994, confermano la concessione in esclusiva del servizio
pubblico di diffusione radiofonica e televisiva sull'intero territorio nazionale. La radio degli anni '90,
apre con slancio un nuovo capitolo mostrandosi pi che mai adatta al connubio con Internet. La rete
con la tecnologia streaming non penalizza eccessivamente il cambio di hardware attribuendo al
secondo una funzione in pi: quella di poter ascoltare il proprio programma preferito in orario pi
comodo e non condizionato dalle rigidit di palinsesto, ma soprattutto continuando ad usare la propria
macchina di lavoro con altre applicazioni. Il Giornale Radio Rai su Internet dal 19 febbraio 1996,
prima testata giornalistica Rai in rete con il server aziendale. Obiettivo primario fin dalle origini:
fornire un prodotto giornalistico nuovo, utilizzando Internet come fonte di informazione e come
strumento di ricerca e di approfondimento delle notizie trasmesse attraverso la radio. Concretamente:
giornali radio, rubriche, servizi e interviste, insieme a prodotti specifici per gli utenti di Internet. Inizia
di l a poco l'esperienza on line di Golem, rubrica del GR1, che evidenzia l'interazione tra i due mezzi
con il valore aggiunto dei forum, della lettura della posta elettronica, suoni e intercettazioni sono presi
dalla rete per essere trasformati in materia di programmazione radiofonica.
In occasione del conflitto per il Kosovo, nella primavera del 1999, Golem spinse al massimo le
possibilit di convergenza tra radio e rete coprendo la cronaca quotidiana della guerra con fonti sonore
del tutto originali ricavate dalla rete, come le intercettazioni di trasmissioni militari, voci ufficiali e
radio di resistenza civile. Il 19 aprile 2000 viene messo in rete il sito Internet di tutta Radio Rai. Ogni
canale e testata ha un proprio spazio web per espandersi on line. Secondo un rapporto Censis del 2002
la radio risulta essere il terzo medium pi seguito dalla popolazione italiana con una percentuale del
65,4. Attualmente le trasmissioni vanno in onda su tre canali nazionali: RadioUno, RadioDue e
RadioTre ai quali si affiancano 22 programmi regionali e 3 locali, i programmi del Notturno italiano,
la Filodiffusione, Isoradio e una vasta gamma di programmi diffusi all'estero o prodotti per l'estero.
Oggi RadioRai realizzata nei quattro centri di produzione di Roma, Milano, Torino, Napoli e, per
quel che riguarda l'informazione, presso altre sedi regionali. La radio si sta spostando sempre pi
verso il digitale. Una delle tecnologie pi interessanti e promettenti relativa a questo settore il
DAB (Digital Audio Broadcasting), ovvero la radio digitale. Il sistema nasce per venire incontro
alle esigenze della radio del XXI secolo: il DAB prevede l'impiego di trasmettitori terrestri e satellitari
e sar ricevuto da semplici antenne non direzionali. Consentir, anche in auto, la ricezione di
programmi radio con la stessa qualit di un CD, trasmettendo non solo segnali audio, ma anche testi,
foto, dati e filmati.

Bibliografia
G. Pelillo, L' intervista radiofonica tra realt e spettacolarizzazione. Un'analisi linguistica. Cesati Editore,
2011

12 Rapporto Censis-Ucsi sulla Comunicazione, I media dopo la grande trasformazione, 2015

G. Guazzaloca, Una e divisibile - La RAI e i partiti negli anni del monopolio pubblico (1954-1975). Le
Monnier, Roma, 2011.

E. Atzori, La parola alla radio. Cesati Editore, Firenze 2002.

E. Garroni, prefazione a R. Arnheim, La radio: l'arte dell'ascolto. Roma 1987.

G. DEcclesia, Teorie e Tecniche di Conduzione Radiofonica - Servire il pubblico, la radio e se stessi,


Radiospeaker.it 2013.
P. Simonetti, Il giornalista radiofonico. Istruzioni per l'uso. Armando, 2011.

A. Abruzzese, a cura di F. Monteleone, La radio che non c': settant'anni, un grande futuro. Roma 1994.

R. Arnheim, La radio: l'arte dell'ascolto. Editori Riuniti, Roma 1992.

Riferimenti Web
http://www.censis.it/7?shadow_comunicato_stampa=121009
https://twitter.com/giorgiozanchini
http://www.storiadellaradio.rai.it/dl/portali/site/articolo/ContentItem-117dd806-169c-49ce-958c39efa84bf6af.html

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