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Premessa
LXI Seminario per il corso di laurea magistrale in Scienze dellInformazione, Comunicazione e
Editoria, organizzato dalla prof.ssa Francesca Vannucchi, docente del corso di Sociologia della
Comunicazione Culturale, stato dedicato alla radio ed al giornalismo radiofonico. Il seminario si
avvalso della partecipazione di alcuni fra i protagonisti dellattivit giornalistica e radiofonica
italiana, in particolare della dott.ssa Maria Maddalena Lepri, che non solo ha curato i contenuti ma
anche molti aspetti organizzativi permettendoci di conoscere gli strumenti e le metodologie del
lavoro, e vedendo dal vivo ci che accade nelle redazioni e, attraverso i suoi racconti e le tematiche
affrontate, di avere un quadro delle esigenze e delle problematiche del lavoro radiofonico in un
percorso storico e professionale.
trattandosi del giorno nel quale purtroppo si era verificata la caduta dellaereo della Germanwings
(24 marzo 2015).
Mi ha particolarmente colpito lintervento, tenuto a Tor Vergata nella IV giornata del Seminario di
Giorgio Zanchini, conduttore della trasmissione di Radio 1 Radio Anchio, dal titolo Le interviste
e il rapporto con gli ascoltatori: teoria e tecniche del giornalista mediatore.
Gli incontri
Da Gadda ai tweet a cura di Maria Maddalena Lepri
La dott.ssa Lepri (RadioRai 1, circa 4 milioni di ascoltatori medi) ci ha introdotto alle tematiche
storico-professionali del lavoro radiofonico, esordendo con la considerazione che i primi tweet erano
quelli di Radio Londra. Ci sarebbe stato un qualcosa come #InvasioneNorimberga!
Spesso arrivano i documentari dalla tv che contengono la frase come vedete, ma nel linguaggio
radiofonico bisogna spiegare cio a dire che questa frase si taglia completamente, laddove ci fosse.
La dottoressa Lepri ha spiegato come il palinsesto di Radio1 scenda dalla notizia principale al
pomeriggio, dove si fa approfondimento, alla sera dove si fanno sentire i titoli dei tg. Il giornalista
deve sempre sembrare pi preparato di chi intervista, allascoltatore medio, e non un reggitore di
microfono.
La Voce del padrone stata la prima etichetta discografica (il famoso cane che guarda il grammofono)
che indicava un tema preciso: la voce del radiogiornalista doveva essere riconoscibile. In tal senso
anche opportuno ricordare che il giornalista radiofonico parla poco! Non pi di 5 minuti massimo,
e il giornale radio ugualmente non dovrebbe durare pi di 20 minuti.
Nella storia la radio era un rito intorno a un mobile.. Il picco era serale, e parlava (siamo intorno agli
anni 20) ad un pubblico di analfabeti. Chi parlava era in piedi e la musica era fatta da unorchestra
(era sinfonica).
Prima era un mezzo immobile, mentre oggi mobile, lo ascoltiamo mentre ci spostiamo in
continuazione o durante le altre attivit quotidiane, o mentre guidiamo, e cos il linguaggio
cambiato: oggi si pu dire che tutti corrono. Bisogna considerare anche laltro aspetto cio che il
pubblico talmente eterogeneo che il giornalista radiofonico spesso lunico che non sa la platea a
cui si riferisce.
E con Antonio Piccone Stella, con Radio Bari (le prime radio libere) che nasce il giornale orario, e
il Manuale del linguaggio radiofonico; poi lo scrittore ingegnere Carlo Emilio Gadda che approd
alla radio nel 1953 e da l inizia il grande percorso che porter la radio italiana ai livelli che
attualmente la pongono tra i principali attori media.
Il linguaggio dellinformazione uno degli aspetti pi importanti quando si fa radio: termini come
spread, BTP, BCE, Boko Haram, sono entrati nelluso quotidiano e devono essere usati e conosciuti
e, quando occorre, spiegati allascoltatore con brevit ed efficienza. Questo meccanismo si chiama in
gergo Decriptage, ed spesso la parte pi delicata e a volte anche dimenticata del processo
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informativo radiofonico. Il linguaggio si sta avvicinando sempre pi, per, a quello televisivo perch
ci sono le dirette in cui si sentono i suoni, che diventano quindi parte integrante del programma
radiofonico (spari, o rumori della strada, o dallaria ad esempio quelli delle Frecce tricolori).
DATI CENSIS/UCSI
1) Linformazione non arriva quasi pi dai giornali cartacei (che vengono letti sempre meno),
ma al 50% dai social media, Facebook in primis (ad es. in USA)
2) Vengono acquistate in Italia solamente 3,6 milioni di copie complessive. E il dato peggiore
dal 2 dopoguerra. Il passaggio dal cartaceo al digitale ormai totale.
3) Di queste copie, 250.000 vengono solamente dal Corriere della Sera e da Repubblica.
In questo contesto, evidente che la carta stampata rimarr solamente per approfondimenti,
come oggi le riviste rispetto alle notizie, e sar patrimonio di minoranze. Secondo lautore, pagheremo
un prezzo per questa rivoluzione.
Dopo Giappone e USA siamo in Italia quelli che consumano pi televisione. Inoltre, la radio
pubblica ha let media pi alta (40-55 anni), e diventa molto difficile sia raggiungere sia mantenere
i giovani come pubblico costante di ascoltatori.
In realt c stata una inversione negli anni 80: in quel periodo circa 7,8 milioni di persone
ascoltavano il giornale radio mentre oggi tutti quelli sono passati alla tv. Ma nello stesso tempo,
mentre cera chi vaticinava la fine della radio, negli anni 90, questa non solo sopravvissuta ma ha
accresciuto il bacino di utenza stabilizzandosi intorno a 35-40 milioni.
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La radio e il Web hanno acceso processi che a giudizio dellautore sono molto positivi.
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Attraverso la rete la radio diviene dappertutto ascoltabile, ed in modi diversi (ne conta 18,
dalla radio digitale alla televisione, fino al podcast)
Mandare un inviato facile poich il canale radio flessibile, facile, fruibile.
Nel 900 due elementi hanno reso forte la radio: la sua funzione comunitaria e il fatto che tramite la
radio si siano scoperti i linguaggi, i cambiamenti sociali, la musica. Aspetti che anche oggi sono
caratterizzanti, sebbene si prendano sempre pi dalla rete.
Lautore poi si sofferma sul rapporto con i Social media e gli ascoltatori, proponendo alcuno punti
critici e riflessioni:
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Una nota curiosa che nelle radio anglosassoni e francesi si d molto meno spazio alla diretta con
lascoltatore: perch si ritiene un mezzuccio, populista, mentre nei paesi latini invece si usa
moltissimo soprattutto su due temi: sport e politica.
Inoltre, nel mondo anglosassone c la cultura del watchdog, ovvero labitudine al dissenso,
allindagine. Da noi c quel fenomeno antipatico detto dei portatori di microfoni, ovvero un certo
servilismo che non fornisce un reale contributo ma pi o meno esplicitamente spesso pi la
comunicazione stampa di qualcuno, dovuto sia a differenze culturali sia storiche.
Riprendendo il discorso della intervista diretta radiofonica, si osserva come ci sia molta differenza
tra chi in qualche modo abituato, o conosce gi i tempi dellintervista e chi invece non riesce a
gestirli. Lo stesso problema si riscontra con gli ascoltatori, sia per quelli che non riescono a stare nei
tempi sia per quelli che vanno fuori tema rispetto allargomento trattato. Va notato che le persone che
telefonano passano comunque previamente per un centralino che effettua alcune domande e controlli.
La forma incide sul contenuto, e questo collegato al rispetto dei tempi: la pezzatura va da 50
circa a 115 (intervista a giornale radio). Qualcuno ha detto che lintervista ideale composta di 3
domande e di 3 risposte con pause di circa 3. Capita cos che gli intervistati che conoscono i tempi
finiscano per tornare spesso, e alcuni addirittura, pi capaci nel gestire il dialogo, chiedano di quanto
si vuole la risposta. Viceversa, molti sono ampollosi e non riescono a stare nei tempi: il bello
della diretta di chi hai dallaltra parte.
Cenni storici
La prima trasmissione radiofonica nasce in Italia il 6 ottobre del 1922. un programma ancora
scheletrico, composto di musica operistica, 9da camera e da concerto, di un bollettino meteorologico
e notizie di borsa. Il 27 Agosto del 1924, grazie all'accordo tra le maggiori industrie del settore
(Radiofono e SIRAC) e la mediazione dell'allora Ministro delle comunicazioni Costanzo Ciano, nasce
l'Unione Radiofonica Italiana (URI). La Stefani, prima agenzia giornalistica voluta da Cavour,
designata dal governo come l'unica fonte delle notizie che l'URI pu trasmettere.
L'unica stazione trasmittente quella di Roma, situata nell'attuale quartiere dei Parioli. Il pubblico,
all'inizio, era un pubblico composto da amatori interessati pi alla novit tecnologica in s che
all'ascolto dei programmi veri e propri.
Nel gennaio del 1925 nasce il Radiorario, il settimanale ufficiale dell'URI. L'obiettivo di questo
settimanale di diffondere il nuovo mezzo di comunicazione e, nel contempo, conoscere meglio i
gusti e le opinioni di un pubblico ancora nascente. Successivamente, tra il 1924 e il 1929, si inizia a
trasmettere anche dalle sedi di Milano, Torino e Napoli.
Nel gennaio 1928 l'URI diventa EIAR, Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche. Questo evento
segna il vero e proprio atto di nascita della radiofonia in Italia che inizia cos ad imporsi come mezzo
di comunicazione di massa. L'obiettivo dell'EIAR di voler coniugare divertimento, informazione e
notizie politiche. I tratti caratterizzanti del sistema radiofonico all'inizio degli anni trenta
prevedevano: un regime di monopolio, una societ concessionaria a capitale privato (ma controllata
sempre dal governo) e due diversi tipi di finanziamento, cio il canone e la pubblicit. Nel gennaio
del 1933 inizia a diffondersi la Radiorurale, ovvero un ricevitore, a prezzo imposto e con
caratteristiche standardizzate, che aveva come obiettivo quello di diffondere la radio nelle zone rurali
della bonifica agraria. Grazie a questo apparecchio, oltre tre milioni di scolari italiano hanno cos
conosciuto la radio e incominciato a conoscere la lingua italiana.
Il 30 novembre del 1936 l'EIAR trasmette il primo dei Grandi Concerti Martini & Rossi; nascono
i concerti del luned dove i direttori d'orchestra pi famosi e i cantanti lirici pi noti si esibivano ai
microfoni della radio. Ma in quel periodo, il periodo fascista, la radio era una radio di propaganda, di
diffusione dei miti fascisti, con una massiccia presenza di notizie sportive e pochissima cronaca.
Le cronache di regime furono una delle realizzazioni pi efficaci dell'informazione radiofonica di
quel periodo. Inizia a farsi strada anche la diretta: il 10 febbraio 1935 si inaugura il servizio
radiofonico in collegamento con l'Estremo Oriente. Nel 1941, durante la seconda Guerra Mondiale,
inizia l'ascolto clandestino delle radio straniere: Radio Mosca e Radio Londra.
Nel 1944, l'EIAR assunse il nome "RAI" (Radio Audizioni Italia) che manterr fino al 1954, quando,
con l'inizio delle trasmissioni televisive, diventer l'attuale Rai Radiotelevisione italiana. Dalla fine
della guerra all'avvento della tv, la radiofonia in Italia subisce un'enorme trasformazione; anche il
giornalismo radiofonico viene potenziato e, nel dicembre del 1951, nascono i tre programmi
nazionali. Il nuovo giornale orario del secondo programma prese il titolo di Radiosera, concepito
nello stile del magazine, tante notizie, impaginazione agile e una concezione moderna del mezzo.
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rivela vincente determinando la tenuta del servizio pubblico. L'ultimo periodo caratterizzato dalla
ricerca di una sistemazione legislativa del confronto pubblico-privato, mentre il mezzo radiofonico si
affina proponendo un'offerta pi articolata e aggiornata al progresso tecnologico. Nel 1988 nasce
Audiradio che riunisce oltre la Rai, la Sipra, l'Upa, l'Assap, organizzazioni del settore; la societ
effettua indagini periodiche a livello nazionale e locale per la rilevazione dell'ascolto radiofonico.
Nello stesso anno previsto il rilancio della programmazione radiofonica: due rinnovi della
Convenzione Stato-Rai, nel 1988 e nel 1994, confermano la concessione in esclusiva del servizio
pubblico di diffusione radiofonica e televisiva sull'intero territorio nazionale. La radio degli anni '90,
apre con slancio un nuovo capitolo mostrandosi pi che mai adatta al connubio con Internet. La rete
con la tecnologia streaming non penalizza eccessivamente il cambio di hardware attribuendo al
secondo una funzione in pi: quella di poter ascoltare il proprio programma preferito in orario pi
comodo e non condizionato dalle rigidit di palinsesto, ma soprattutto continuando ad usare la propria
macchina di lavoro con altre applicazioni. Il Giornale Radio Rai su Internet dal 19 febbraio 1996,
prima testata giornalistica Rai in rete con il server aziendale. Obiettivo primario fin dalle origini:
fornire un prodotto giornalistico nuovo, utilizzando Internet come fonte di informazione e come
strumento di ricerca e di approfondimento delle notizie trasmesse attraverso la radio. Concretamente:
giornali radio, rubriche, servizi e interviste, insieme a prodotti specifici per gli utenti di Internet. Inizia
di l a poco l'esperienza on line di Golem, rubrica del GR1, che evidenzia l'interazione tra i due mezzi
con il valore aggiunto dei forum, della lettura della posta elettronica, suoni e intercettazioni sono presi
dalla rete per essere trasformati in materia di programmazione radiofonica.
In occasione del conflitto per il Kosovo, nella primavera del 1999, Golem spinse al massimo le
possibilit di convergenza tra radio e rete coprendo la cronaca quotidiana della guerra con fonti sonore
del tutto originali ricavate dalla rete, come le intercettazioni di trasmissioni militari, voci ufficiali e
radio di resistenza civile. Il 19 aprile 2000 viene messo in rete il sito Internet di tutta Radio Rai. Ogni
canale e testata ha un proprio spazio web per espandersi on line. Secondo un rapporto Censis del 2002
la radio risulta essere il terzo medium pi seguito dalla popolazione italiana con una percentuale del
65,4. Attualmente le trasmissioni vanno in onda su tre canali nazionali: RadioUno, RadioDue e
RadioTre ai quali si affiancano 22 programmi regionali e 3 locali, i programmi del Notturno italiano,
la Filodiffusione, Isoradio e una vasta gamma di programmi diffusi all'estero o prodotti per l'estero.
Oggi RadioRai realizzata nei quattro centri di produzione di Roma, Milano, Torino, Napoli e, per
quel che riguarda l'informazione, presso altre sedi regionali. La radio si sta spostando sempre pi
verso il digitale. Una delle tecnologie pi interessanti e promettenti relativa a questo settore il
DAB (Digital Audio Broadcasting), ovvero la radio digitale. Il sistema nasce per venire incontro
alle esigenze della radio del XXI secolo: il DAB prevede l'impiego di trasmettitori terrestri e satellitari
e sar ricevuto da semplici antenne non direzionali. Consentir, anche in auto, la ricezione di
programmi radio con la stessa qualit di un CD, trasmettendo non solo segnali audio, ma anche testi,
foto, dati e filmati.
Bibliografia
G. Pelillo, L' intervista radiofonica tra realt e spettacolarizzazione. Un'analisi linguistica. Cesati Editore,
2011
G. Guazzaloca, Una e divisibile - La RAI e i partiti negli anni del monopolio pubblico (1954-1975). Le
Monnier, Roma, 2011.
A. Abruzzese, a cura di F. Monteleone, La radio che non c': settant'anni, un grande futuro. Roma 1994.
Riferimenti Web
http://www.censis.it/7?shadow_comunicato_stampa=121009
https://twitter.com/giorgiozanchini
http://www.storiadellaradio.rai.it/dl/portali/site/articolo/ContentItem-117dd806-169c-49ce-958c39efa84bf6af.html
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