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Lesegesi della lettera ai Romani e in piena evoluzione;

sembrato perci o p p o r t u n o riprendere le linee guida dei


cambiamenti registmti in questi ultimi decenni, proponendo
nuove piste di interpretazione, p i fondate, perch
probabilmente meno sottoposte a condizionamenti

confessiona '
Ci che disorienta il lettore contemporaneo il modo di
procedere di Paolo, difficile sotto ogni p u n t o di vista,
al punto da far dire a molti commentatori, anche t r a l pI
seri, che la sua teologia manca di coerenza e soprattutto che
egli ricorre un po' troppo ai paradossi per venire a capo
delle questioni affrontate.
Questo studio cerca di rendere giust' a alla logica
dell'apostolo, mosmndo, a proposito di temi queli la
giustificazione per la sola fede, la salvezza di israele e il suo
rapporto con le nazioni, come la lettera ai Romani delinei
un cammino audace per i credenti di oggi. Il filo che guida
largomentazione e quello della giustizia divina, cosl come la
descrive Paolo, nelle sue apparenti contraddizioni. M
l'attenzione alle tecniche eai modelli letterari, esegeti
e teologici utilizzati dellapostolo, danno un rilievo
sorprendente a questo scritto destinato per i credenti di tutti
l tempi.
JEAN Nom. ALETTI, gesuita, professore di esegesi del Nuovo

Testamento al Pontificio Istituto Biblico di Roma.

ISBN 88-263-11935

22:50

??. 1z'dgnu afa/rift: $Ehn'dk;


d l " . mm

eolluna

Jol Luis Sicra


PROFETISMO IN ISRAELE
pagg. 624 - L. 70.000

Jeen:Nol Aletti

GESU cms19: UNIT


DEL NUOVO TESTAMENTO?
pagg. 288 - L. 40.000

J. Duhaime e O. Mainvlle (& cura di)


LA VOCE DEL DIO VIVENTE
Interpretazioni e lenure attuali della Bibbia
pagg. 352 - L. 45.000

Jean-Nol Aletti

La lettera ai Romani
e la giustizia di Dio

Joan-Nol Aletti
LA LETTERA AI ROMANI
ELA GIUSTIZIA DI DIO
p i o g . 304 - L. 40.000

burla

@ 1997, Edizioni Borla S.r.l.


via delle Fornaci. 50 - 00165 Roma

Imroduzione

ISBN 88-263-1193-5

L'esegesi della lettera ai Romani e in piena evoluzione; e il

meno che si possa dire. Il mio studio Comment Dieu est-il

iuste?, pubblicato a Parigi nel 1991, menzionava gi diver


si cambiamenti sia al livello dei metodi che delle interpre
tazioni. Sono passati sei anni e, quando le edizioni Borla
o pensato a u n a versione italiana. si immediata

mente presentatn il problema di una sua revisione: si pote


va pubblicare il libro tale e quale 0 era piuttosto preferibi
le apportarvi delle correzioni e degli sviluppi? Dopo aver
letto attentamente le-tesi e le analisi sviluppate sei anni fa,
imango nella convinzione che linsieme resti p i che vali
o.
Cogliendo tuttavia loccasione che mi viene offerta di ap
portarvi dei miglioramenti e di discutere c o n alcuni esege
ti che hanno recensito il volume, ho modificato qua e l il
testo aggiungendovi varie note. Le aggiunte p i sostanzia
li sono quelle concernenti la presentazione della composi
zione di Rm (ca p. Il e l l l ) e la riflessione finale. sul
modo in cui Paolo sviluppa il paradigma della giustizia
(cap. X I ) . Queste aggiuntegiustificano da sole il cambia
mento di titolo.
Sarebbe stato ugualmente possibile aggiungere gli articoli
apparsi successivamente, su altri passi della lettera, in
particolare sulla disposilio di km 5-8 e sulla questione del
la legge mosaica in Rm 7, di utilizzare il commento che
lICBC mi ha chiesto di fare su Rm 2, ma preferisco riser
ki
di un articolo a p p n l s o in Biblica. Cf. J.N. Aletti, Comment
Paul voit lnjustioe d: Dieu en Rm. Enjeux d absence de dfinition,

Bl'b 1l (1992) 359-315


Inlanalional Catholic Bible C o m m - l y n c u n di W. Farmer,S.
M=Evenue. ecc.. In c u i pubblicazione prevista per ottobre 1998.

uesti studi er una futura pubblicazione sullas_tessa


leatng 3, in cui troveranno posto anehe altre analisi che
purtroppo n o n mi stato ancora possibile pubblicare '
Il mio augurio che queste p a g i n e possano essere dl aiuto
a tutti coloro, esegeti e teologi, che n o n hanno potuto ave
re accesso all'edizione francese.

Capitolo primo

Lesegesi di Romani

la bibliografia riportata alla fine del volume da soltanto


una vaga idea dell'enorme produzione suscitata dalla let
tera ai Romani (Rm). Per molto tempo quest'ultima co
stituiva insieme alla lettera ai Galati il p u n t o p i deli
cato del contenzioso t r a cattolici e protestanti. Questa
sempre crescente produzione di megeti e teologi esige
per di essere descritta, almeno nelle sue grandi linee e
orientamenti: l'interpretazione ha conosciuto numerosi
sconvolgimenti (: soltanto dei cambiamenti minori - solo
piccole onde in una vasca per bambini?
ln effetti questo proprio il primo problema che solleva
Rm: lo stato della ricerca esegetica rimane difficile. Forse
perch lesegesi da o gi di se stessa l'immagine di una di
sciplina in piena evoluzione, o addirittura in piena esplo
sione; ne sintomatico il l'atto che un articolo annunciato
in ANRWl sulla storia delle tendenze e delle direzioni
prese dall'interpretazione in questi ultimi decenni (1960
1986) sembra ancora differito, e a ragione, perch dal
1986 l'esegesi di Rin ha conosciuto un netto progresso.
vero che, in questo stesso volume di ANRW, un altro arti
colo di J.D.G. Dunn. Paul's Epistle to the Romans: An
Analysis of Structure and Argurnent 2, rimanda ai grandi

esponenti contemporanei, ma n o n rende sistematicamen


te oonto dei diversi campi indagati e coperti dell'esegesi
contemporanea, ed inoltre nenamente superato, & tutti i
livelli. Nei paragrafi che seguono, cercheremo di presen
tare. senza alcuna pretesa di essere esaurienti, i grandi
'
' titolato La lettera ai Romani. Linee guida per un covrvne_vllanb.
ls-iijflnl, Rm 4 ( i n particolare 4,1), e soprattutto su Rm 10, In risposta
agli articoli di F. Refoul menzionati nella bibliografia finale.

&

Aufsrigg u n d Nl'ada'gangda nmschen wm, 11,254, BerlinNew York


1987. P u s e n t a z i o n g inizialmente affidata a 5 1 Viviane, dell'ucole a i .
- . di Gerusalemme.
'
' , pp 2842-2890

orientamenti della critica contemporanea: questo rapido


giro d'orizzonte mostrer la necessit di un rinnovamento
degli approcci e dei metodi.
1. Problematiche, antiche e nuovo

Il fatto che manchi ancora u n a storia sistematica dell'e


segesi di Rm non ci deve far minimizzare i problemi che
hanno segnato profondamente la ricerca contemporanea.
Ne rileviamo t r e principali.
La specifica paolina

La questione di un centro, di un nocciolo duro-, della


teologia aolina non ha mai abbandonato le preoccupa
zioni della critica. Ma, se una volta si ammetteva senza
ulteriore spiegazione come un fatto evidente che la
giustificazione per la fede senza le opere della Legge co
stituisce lo specifico paolino nel messaggto_deiNuovo Te
stamento, oggi i commentatori sembrano divrsi. in effetti,
chiunque intraprenda lo studio del vocabolario della g i u
stizia e della giustificazione nelle lettere paolme, costata
che, nonostante le numerose ricorrenze, questo vocabola
rio ha un'importanza argomentativa decisiva solo in due
scritti (Gal e R m ) 3, dei quali n o n si pu dire, senza un
esame approfondito, che sono i p i rappresentativi-del
corpo paolino, Forse si risponder che ,Gal e Rm costitui
scono il cuore del Vangelo di Paolo. D accordo! Bisogna
per ancora mostrare che queste lettere sono qualcosa di
pi di scritti di circostanza, causati da difficolt tempora?
nee cui dovettero far fronte molte Chiese cosa che molti
critici oggi contestano .
4

Per mettere in evidenza questo specifico paolino, gli


: Altrove, il numero delle parole dalla radice dik_- resta minimo. L'_agg_ex

tivo dikai'as (giusto): Fil 1,7' 4,8; Col 4,1; Ef e, il verbo dikaw (giustifi
ostantivo dikaiosyn (giu
c ) ; l C o r 4,4 (semo no tecnic , ! ,
..ilifl): l C o r l,30; ZCor 3,9; 5,21; 6,7. , 9 , 9 1 , 11,15; F i l l , l !; 3.6.9; Bf
4,24; 5,9; 6,14.
.
4
Cfr soprattutto H. Risinen, Paul and the u w , Gomngen 1983, le c u i
posizioni hanno suscitato vivaci dibattiti.

studiosi si sforzano di risalire al di l delle tradizioni (apo


stolica e giudaica), riprese tali e quali o modificate dallA
postolo. N o n sono per d'accordo n sui metodi n sui r i
sultati, anche se p e r molti di loro il discorso di Paolo trova
il suo c e n t r o di gravit nell'esperienza cristica, iniziata in
maniera decisiva sulla via di Damasco: Ges Cristo, Figlio
di Dio e unico mediatore della salvezu. E come non men
zionare qui quelli che, sulla scia di Lutero, fanno della teo
}:gia della croce il tratto specifico dell'insegnamento pao
o?5
In breve, p e r spiegare il p u n t o di partenza e lo sviluppo
della teologia dellapostolo. gli esegeti insistono sempre di
p i sullimportanza della sua cristologia , perch questa
p e r m e t t e loro di interpretare i ruoli della legge e della fede
nelleconomia della salvezza come pure la situazione pre
sente, ma anche futura, di Israele.

Il dibattito lascia nondimeno unimpressione di confusio


ne. Non che gli u n i e gli altri abbiano t o r t o di insistere
sull'importanza dell'esperienza di Damasco e sulle sue
conseguenze, o sulla giustificazione p e r la sola fede. Ma la
questione di u n o specifico paolino ci guadagnerebbe s
fosse precisata. Al livello del discorso. chiaro che l'in
stenza sulla giustificazione p e r la sola fede o. in termini
equivalenti: sullincapacit della Legge mosaico ad assicu
rare la giustificazione, sulla n o n necessit della circonci
sione p e r appartenere al popolo santo dei riscattati
paolina: n o n si trova in nessun altro testo del Nuovo Te
stamento. La ricerca dello specifico: equivale allora a
quella dei temi p r o p r i di un autore. Considerando ci che
ispira la teolo a di Paolo, ugualmente lecito vedere lo
specifico ne sua cristologia; meglio: nella sua espe
rienza in Cristo. A condizione di aggiungere che, come
tale, questa e s p e r i e un bene che ogni cristiano pu
invocare; linvocavano probabilmente anche i giudaizzan
ti. che volevano imporre la circoncisione e il rispetto delle
5 Cfr quanto l'Apostolo stesso ripete in [ C o r 1,17; 2,2; Gal 3,1; 6.14.
= cf.-. Le pubblic-zioni recenti di s. Kim, m Origin ofPaul: Gospel,
Tbingen 1931; n. Merklein. -Die Bedeutung dei Kreuzestndes Christi
fur d i : paulinische
, und Gesetzcsthelnatik, in Studien zu
Jesus und Paulus, Tubingen 1987. H o e (specialmente pp. 39s5); 1. Fin
myer. Paul and H i : M i o g y , A Brief$kelch, Englewood Cliffs, N] 1939,
3e38.

:mmm:

regole alimentari mosaiche ai convertiti dal paganesimo,


dicendo, ad esempio, che Ges stesso aveva obbedito alla
legge e l'aveva portata cos a compimento che i suoi di
scepoli dovevano in questo seguirlo fedelmente. Ci che
proprio di Paolo il legame che egli stabilisce t r a l'e
sperienza della salvezza in Ges e l'inutilit della circonciv
sione p e r i credenti n o n giudei, In breve, lo specifico
paolino n o n sta solo nell'esperienza cristica, ma nelle im
plicazioni etiche ed ecclesiali che ne derivano.
Paolo e il giudaismo
Senza alcun rischio di errore si pu affermare che, se nel
passato le osizioni esegetiche erano segnate dall'apparte
nenza c o n essionale (protestante o cattolica), oggi n o n
pi cos. Il lettore pu fin d'ora andare a vedere l'introdu
zione alla seconda parte di questo libro, dove sono elenca
ti alcuni dei principali temi rimessi in discussione. Certo,
non tutte le critiche mosse allesegesi luterana hanno lo
stesso valore; qualche teologo " le t r o v a perfino semplici
stiche. Comunque sia, il sospetto che colpisce le letture
confessionali e che ha senza dubbio la sua origine in un

atteggiamento ecumenico nuovo. m o s t r a di contraccol o


l'importanza delle procedure p e r la determinazione el
senso letterale. Questo spiega laccresciuto interesse per le
tecniche e i generi letterari c o n i quali si espone il pensie

ro paolino.
Parlare del rapporto di Paolo col giudaismo n o n facile
Per gli ebrei, Paolo ha tradito la religione dei Padri e si
trova all'origine della deriva cristiana che ha fatto dal pro
feta Ges, uomo t r a gli uomini, il Figlio eterno di Dio.
Quanto agli esegeti cristiani, anchessi si interrogano sem
pre p i sul grado di comprensione che lApostolo ha avuto
della religione dei suoi padri, e le loro risposte restano di
vergenti, Vedremo che sulla questione le informazioni di
Rm costituiscono un contributo essenziale.
Altra informazione ampiamentedibattuta quella di une
voluzione nell'atteggiamento di Paolo nei riguardi della
Legge mosaica. A dire il vero, tutti o quasi ammettono
" CIT. ad esempio S. Walerholrn, Israeli; Law and the Churchs Faith.
Paul and his Recent Intemreters, Grand Rapids, Michigan 1988.

10

che su questo p u n t o l'apostolo abbia conosciuto u n a certa


evoluzione, ma n o n danno a questo suo cammino la stessa
forma e ne tracciano in modo diverso le tappe. Senza p r e
sumere r i s p o s t e che u n o studio diacronico potrebbe auto

dovremo nonostante t u t t o domandarci se nella


le_11em al Romani n o n si costeggino due diverse concezio
ni della Legge mosaica: una pn'ma in Rm 1-8. che mette
rebbe la Legge al servizio del peccato e dell'ira divina fin
dall i n i z i o , e un'altra in Rm 9-11, secondo la quale la Leg
ge avrebbe a v u t o un ruolo salvifico fino alla venuta di
Ges Cristo.
rizzare,

Hm nello sviluppo del pensiero bac/ina

Nessun commentatore della lettera ai Romani pu ignora


re oggi la difficile questione del r a p p o r t o di questo scritto
con quello che costituisce il nucleo del Vangelo di Paolo.
A dire il vero. se gli esegeti erano soliti interpretare le al
t r e lettere a partire da Gal e R m , in cui si riteneva fosse
espresso l'essenziale del pensiero di Paolo, ormai n o n lo
fanno pi: n o n forse proprio nellevoluzione di Paolo,
nelle molteplici sfaccettature di un pensiero sempre in
movtmento, che si fa riconoscere la novit e al tempo stes
so la continuit del Vangelo? Ogni lettera n o n forse a
sua modo u n a testimonianza della forza del Vangelo e del

suo aspetto inaudita? Nellultimo decennio si delineata


del resto u n a tendenza a tener c o n t o del cammino spiri
tuale e intellettuale dellapostolo, senza privilegiare u n o

scritto piuttosto che un altro 8.


Il presente studio di Rm, essendo essenzialmente sincro
n i c 0 , n o n si interrogher. se n o n p e r inciso, sul posto di
questa lettera nello sviluppo della teologia paolina. Forse
ancora indispensabile il silenzio: finch n o n si sar spin
ta abbastanza in avanti l'analisi della lettera per se stessa,
n o n sar possibile determiname le poste in gioco e, di
conseguenza, la sua importanza p e r la ricostruzione dell'i
nnerano paolino. N o n si tratta affatto di ricusa.re l'esegesi
diacronica, perch essa solleva questioni radicali sul rap
p o r t o delle tradizioni c o n l'evento, sul modo in cui queste
;9(f9r. recentemente, ] . Becker, Paulus. D C V l e da Vlker, Tiibingen

11

tradizioni sono state a loro volta riprese ed elaborate. per


mettendo cos l'inculturazione del Vangelo ignorando
questa componente, lesegesi si trasformerebbe subito in
gnosi, in un sistema scolastico, in u n a scienza del linguag
gio separata dalle condizioni di produzione concrete che
sono allorigine del messaggio dell'apostolo. Se, nelle pa
gine che seguono, l'approccio sincronico rimane domi
nante, ci dovuto unicamente al fatto che esso n o n
stato ancora pienamente sfruttato p e r l'interpretazione di
tutta la lettera. Era importante mettere in campo t u t t i gli
elementi capaci di modificare sensibilmente approcci ese
getici che sfuggono ancora troppo alla logica dei signifi
canti o, in altri termini, alla lettera del testo.
Nel corso di questa rapida rassegna delle questioni solle
vate dalle lettere paoline saranno citati pochi esegeti con
temporanei. Non che alcuni di essi manchino di valore,
ma la loro statura era qui meno importante della direzio
ne da essi indicata. Imitando un autore francese del XX
secolo, che discorreva sulle tendenze della letteratura
francese, e citava e li stesso u n o dei suoi predecessori, di
ciamo che al di l dell'interesse suscitato dalle loro anali
si, il merito dei commentatori di Paolo di aiutami a ve
dere da quale parte penda l'esegesi9.
Z. Ounll procedure u g u l r e ?

Le questioni che abbiamo menzionato n o n sono le sole.


Certo,la loro importanza fa si che esse attirino subito l'at
tenzione; nondimeno, molti esegeti n o n sembrano ancora
essersi resi conto che, per venirne a capo, sia necessario
9 Cfr Julien Graco, Pourquoi la littrature r a p i r e mal-, 0euvres cam
pltes, tome l, Gulliml, 1989.11pp. 87lss. Avendo citato Rimbaud per
segnalare la posta in gioco de e questioni sollevate dalla letteratura
francese contemporanea, egli prende l'esempio di due autori, opposti in
tutto, Claudel e Sartre, e cosi conclude (p. 973): Opponenda questi due
autori e l'eco molto diverso che la loro opera ha trovato nella sensi lit
del tempo, n o n voglio cem dire che la letteratura attuale si sia cristalliz
zata intorno alle opere di Sartre. Sarebbe del tutto eccessivo. Ci che mi
sembra chiaro, tuttavia, che di fronte alla sua opera, la letteratura del
lei-n si comporta come al contatto c o n una pietrn di paragone: turbata
dall opera di Sartre, non lo dall'opera di Claudel: Sartre ci serve sol
tanta per veder: da quale parte pende la nostra letteratura... [ind. no
stra .

12

prima risolvere lo spinoso enigma della coerenza interna


della letiera. Non che le posizioni dell'apostolo in Rm ab

biano dato sempre limpressione di essere contraddittorie:


al contrario, fino a questi ultimi decenni, la lettera era
considerata un capolavoro di omogeneit. Usare contesta
re la logica della sua argomentazione sarebbe stato un sa
crilegio. Le cose sono molto cambiate...
Coerenza delle afiermazioni pac/ine?

questa la prima difficolt nella quale si imbatte o r a il


lettore un tantino p i esperto: la scrittura di Rm n o n sem
bra omogenea. Alcuni commentatori contemporanei pen
sano perfino che bisogni rinunciare a stabilire u n a totale
coerenza t r a le affermazioni dell'apostolo . In effetti,
come conciliare le affermazioni di Km 2, secondo c u i cia
scuno sar ricompensato secondo le sue opere sulla base
dei requisiti e dei criteri della Leg e, e quelle degli altri
capitoli di Rm 18. secondo le qu i questa stessa Legge
n o n comunica la vita, ma solo l'ira divina? Ricordiamo
brevemente le due concezioni apparentemente divergenti
della legge mosaica gi menzionate sopra: quella di Rm l
8, che metterebbe la Legge al servizio del peccato fin dal
linizio, e quella di Km 9-11. secondo la quale la Legge
avrebbe avuto, al contrario, un ruolo salvifico fino alla ve
n u t a di Ges Cristo. Se queste incoerenze dovessero risul
tare effettivamente presenti in Rm, quali conseguenze bi
sognerebbe t r a m e p e r la portata del messaggio che Paolo
intende comunicare?
Infine, la lettera ai Romani e solo un lungo discorso inde
cifrabile, un'argornentazione dain enunciati oscuri, o. al
contrario, possibile scoprire in essa un percorso intelle
gibile, in c u i si delinei u n a coerenza sottile e continua?

Una risposta alermativa a questo interrogativo suppone


che si dedichi del tempo a svelare questa coerenza, che si
smonti in qualche modo l'argomentazione paolina, p e r ve
rificare l'esistenza di segni grazie ai quali emerga u n a lo
' Cfr. a p r - t u r n o E.P. Sanders, Paul. the Law and the Jewish Per) le,
Philadelphia |983, e H. Riisinen, Paul and the Low, Gttingen 19p83;
ente F. Refinule, Unire de l'ptrre aux Romain: et histoire du sa

h D , R S P T 7 I (1987) 219-242.

13

gica. Sarebbe veramente ingenua la posizione di chi dices


se: Ecco la m i a proposta di lettura, ecco le mie opzioni;

inutile impelagarsi nell'esegesi dettagliata della lettera!.


Ingenuit fatale & dire il vero, perch per u n o scr-ino che
intere generazioni di interpreti hanno sollecitato in tutte
le direzioni, come si potrebbe raccomandare subito al let
tore u n a determinata lettura se prima n o n gli si fornisce
un minimo di criteri che sottolineino la fondatezza delle
scelte operate?
Composizione e metodo

Il sospetto provocato delle letture confessionali ha mo


strato, come possibile supporre. l'importanza delle pro
cedure esegetiche. Per ben valutare la portata delle affer
mazioni di Rm 2 o di ogni altro passo, necessario deter
minare anche il suo ruolo nell'argomentazione! D'altra
parte oggi sembra inutile insistere su questo punto. tanto
gli esegeti sono convinti della necessit di individuare i
diversi livelli di strutturazione per u n a corretta interpreta
zione della lettera,
Molti tipi di com osizione gi sono stati proposti per lin
sieme di Rm o alcune delle sue parti. Ci ritorneremo so
pra, M a , se un rapido esame delle diverse proposte pu
ancora attendere, importante dare sin d'ora i criteri che
seguiremo qui.

Il vocabolario. Verificare la ripartizione del vocabolario


evidentemente di enorme utilit, come hanno dimostrato
numerosi studi ". in quanto ci permette spesso di indivi
duare le composizioni concentriche ( i n ABA) o chiastiche
(ABBA; ABCCBA; ecc.). N o n sempre necessario
scomporre il testo nelle sue p i piccole unit letterarie o
retoriche: u n a semplice registrazione delle ripetizioni, del
le espressioni sinonimiche e antonimiche. e spesso suf

Cfr. ad esempio, A, Feuillet, art. Remains ('pitre aux) nel D E S , che


vede molte sezioni strutturare in u n ' ; ugualmente Ph, Roll-nd, Epitm
aux Rvmains. Texte gm smwtur, Rome 1980; R. Scroggs, -Pau.l as Riu.
torician: t w o homilies in R o m m s 1-11, in Jews, G r u b and Christians:
Religious Culture: in Late Antiquity (Fs. W.D. Davies), Leiden 1976, pp.
2717298,

14

ficiente nelle lettere paoline a mettere in evidenza una

composizione di questo tipo. Ci nondimeno, anche nel


caso in cui la composizione emerge facilmente, il vocabo
lario da solo n o n permette di dare un nome dare cio un
titolo che le designi adeguatamente alle unit 0 sezioni
evidenziate secondo questo criterio: del resto a questo
livello che in genere peccano le strutturazioni basate sulla
sola annotazione del vocabolario Individuare u n a compo
sizione concentrica e una cosa. determinare la sua funzio
ne letteraria (retorica, narrativa. drammatica, ecc.) un'al
tra. di g r a n lunga la p i difficile Il lettore pu fin d'ora
andare a vedere la presentazione che facciamo delle corn
posizioni di Rm 9-11 e di Rm 9,6-29 11, per verificare
quanto ci sia vero: sufficiente, ad esempio, seguire il
t a t o di Rm 9 con, a fianco. i blocchi paralleli (AECCBA)
della disposizione chastica. cercando di dare un titolo a
ogni blocco a panire dalla sole parole che esso ha in comu
ne c o n il suo parallelo; il lettore si render ben presto con
to che questi paralleli n o n sono affatto sufficienti p e r per
metterci di determinare l'andamento del discorso.

Partire dalle unit lettera-ie p i piccole? Per compensare


le carenze di questa prima procedura, n o n sarebbe forse
auspicabile scomporre il discorso paolino nelle sue unit
semantiche p i piccole, al fine di vedere come esse si
combinano e formano a loro volta gli elementi di unit
organiche p i ampie? " Questo metodo ha enormi van
taggi. in particolare per le unit discorsive abbastanza
brevi, come Rm 9,6-29, cui abbiamo accennato: chi n o n
vedesse che il passo si divide in blocchi (vv. 5-9; 10-13; 14
18; ecc.) n o n potrebbe evidentemente determinare il posto
esatto, nell'argomentazione, dei termini paralleli rilevati
con l'aiuto del metodo precedente. Alcuni critici comin
ciano persino sistematicamente c o n questo lavoro di seg
mentazione, cercando cosi di individuare come, a poco a
poco, i diversi insiemi si articolano p e r formare le maem
unit

" Composizione concentrico in km 9-11, e chiastica in 9,629. Cfr. pp.


54 e 153.
.; Si mm di proposizioni, f m i . segmenti, sezioni e parti.

15

Questo secondo metodo presenta tuttavia degli inconve


nienti. Se da una parte esso permette di precisare u n a
suddivisione che la sola annotazione del vocabolario la
scia ancora nel vago, dall'altra rimane totalmente miope
sull'esistenza di modelli letterari inglobanti. Prendiamo
infatti un discorso come quello di Rm. Chi n o n conosce le
re ole della retorica ellenistica n o n sapr mai che certe
emozioni della lettera hanno la funzione di collegare e
di reggere tutta un'argomentazione; che sono quindi, nel
senso tecnico del termine, delle pmpositt'ones . Pertanto,
cominciare c o n lo scomporre il testo nelle sue micro-unit
n o n sufficiente, ma importante anche vedere seun pas

so obbedisce a un macro-modello letterario epistolario,


discorsivo, narrativo, testamentario, midrashico, oracola
re, ecc. che determinerebbe l'insieme delle sua composi
zione. In altri termini, la generazione del significato n o n
avviene soltanto secondo le leggi della linguistica frastica:
credere che un discorso o un libro intero si costruiscono
soltanto come una frase un'illusione. La conoscenza di
un certo n u m e r o di macro-modelli e quindi u n o condizio
ne indispensabile per cogliere la composizione dei testi e
entrare nella loro comprensione.
I modelli letterari. Per quanto indispensabili, i due proce
dimenti precedenti spesso impediscono a quelli che li se
guono di vedere i diversi modelli letterari seguiti dagli au
tori del NT p e r comporre un certo numero di pericopi.
infatti possibile che uno stesso passo Rm 9,6-29 menzio
nato sopra ne un buon esempio possa avere un'urge
nizzazione lessicale concentriea ( i n ABA), seguire le pro
cedure e la disposizione dei midrashim 15, : giustificare
una tesi (una pmpositia). ln breve, una stessa unit lette
raria spesso almeno negli scritti paolini e specialmente
in Rm un composto di diversi t i p i di strutturazione: rile
varne uno solo fa evidentemente correre all'interpretazio
ne il rischio di unilateralit. I capitoli che seguono mo
" Per questo termine, cfr. lindice dei termini tecnici un. fine del volu
me. Cfr. anche J.-N Aletti, La presence dun modle rhtorique en Ro
m i n s . Son role et son importance-. ' 71 (1990) 1-24; Id., La disposi
lio im-que dans les eptres pauliniennes: proposition de mtbode,

ms & (1992) SBS-401.


'! Per questo ten-nine, si veda l'indice dei termini tecnici, 17. zoo.

16

streranno risparmiando tuttavia al lettore lunghe analisi


come la presa in considerazione di questi modelli lette
r a r i determini la giustezza delle interpretazioni.

3. Le giustizia d'
Un tema desueto?
Come nel mio precedente studio su Rin (Comment Dieu
est-il fune.), ampio spazio sar dedicato ancora alla que
stione della giustizia divina. Essendo gi molto numerosi
gli studi su questo tema, ci si pu domandare se n o n sa
rebbe stato p i opportuno andare verso altri orizzonti. Ma
dato che, nonostante la loro bellezza e la loro profondit.
le riflessioni dei commentatori attribuiscono a Paolo posi
zioni che spesso non hanno nulla a che vedere c o n le sue,
si rivela necessaria u n a messa a punto.
commovente
presentare il D i o di Paolo come il vero Dio che giustifica
misericordiosamente i peccatori. Commovente ma poco
convincente, se non si sta attenti a tutto ci che va in real
t c o n t r o questa giustizia. Se questo Dio prodigo di mi
sericordia e di giustizia. come pu aver odiato, indurito
tanti u o m i n i ( R m 9.13.18; 11,7.25) prima di una qualun
que risposta negativa da parte loro (9.11-12)? Peggio an
cora. perch racchiudere tutti gli uomini nella disobbe
dienza allo scopo di meglio usare loro misericordia: Dio
avrebbe bisogno della debolezza cronica dei suoi sudditi
g:r p o t e r manifestare la sua gloria. la sua forza e la sua
m? Le creature che Paolo presenta in Rm 9,1923 sem
brano a s e r e nientemeno dei burattini, degli oggetti muti
davanti a un Dio p r o n t o a distruggerli: veramente pos
sibile mostrare l'estensione della giustizia e della miseri
cordia divine nel momento stesso in cui sembra che si
sopprime la libert umana? Perch l'apostolo si crede ob
bligato a sottolineare che tutti senza eccezione, sono pas
sibili del giudizio quando vuole rivelare l'inaudito della
giustificazione per grazia , e che t u t t a l'umanit anteriore
al Cristo e r a sotto l'influenza del peccato? Come p u l'ele
zione di un popolo n o n attentare alla giustizia definita in
Rm 2,11 e secondo la quale D i o n o n fa distinzione di per
sone?

Ci che quindi fa problema l'immagine paolina di Dio e,

17

di conse uenza, dell'uomo, p i che la coerenza interna


del suo i s c o r s o , Ora, s u questo punto, gli esegeti d i R m
n o n hanno ancora riflettuto abbastanza, almeno per une
segesi che tenga c o n t o dei modelli seguiti dallApostolo.

Difficolt teologiche e metodo


Troppi commentari soprattutto luterani esaltano il
modo in c u i Paolo disserta sulla giustizia e sulla miseri
cordia divine senza rendersi ben conto che danno adito a
una critica sferzante. M a , a meno di pensare che Paolo
stesso sia caduto in trappola cosa che un passo come
Rm 9,13-23 smentisce immediatamente , necessario
dare alle sue affermazioni il loro esatto valore, distinguere
cio tra quelle che egli riprende dalla tradizione biblica e
giudaica, p e r precisarle o volgerle ai propri fini, e quelle
che difende c o n ardore. perch costituiscono la p u n t a di
diamante della sua teologia. In breve, l'esegeta deve resi
stere alla tentazione di attribuire lo stesso peso e la stessa
funzione a tutti gli enunciati di Rm, pena il totale frainten

dimento della teologia dellapostolo. Il lettore l'avr


compreso: l'importanza del metodo si rivela decisiva.

di pari passo c o n la promozione della giustizia: forse n o n


male ritornare sugli enunciati di Paolo, in cui questo le
game e sottolineato c o n tanta forza. Se la Buona Novella
n o n fosse rivelazione della giustizia divina, bisognerebbe
considerarla la p i perniciosa delle alienazioni. S, ma
cosa intendere p e r giustizia divina? Un esame attento del
primo annuncio apostolico dovrebbe darci tutte le infor
mazioni desiderate.
Le problematiche e il piano di lavoro

Il cammino dellesposizione molto semplice - nella sua


logica, evidentemente. Il lettore invitato a entrare pro
gressivamente nellaspetto inaudito della giustizia divina
descritta dallapostolo in Rm; l'effetto di suspense che ne
deriva n o n ha quindi niente di fortuito. Ciascuno dei capi
toli che seguonoavr di m i r a u n a questione particolare, in
modo che la ponam del terna appaia pro ressivamente e
trovi la sua espressione ultima alla fine el percorso. Le
elenco qui per facilitare il compito del lettore e. mi augu
r o , suscitare il suo interesse:
I l : In che cosa la composizione della lettera fornisce
indicazioni sulla t u a tematica principale? Quale posto vi
gioca la giustizia divina?
Cap. I l ] : In che modo la composi ione di Rm 9-1 I sottoli
nea la questione della giustizi mina?
Cap

Le ragioni di una scelta

Dato che gli studi esegetici su Rm n o n hanno finora ripre


so le questioni relative alla giustizia divina e alla giustifi
cazione su basi metodologiche nuove, era pur necessario
che qualcuno cominciasse. Il presente lavoro frutto di
un cammino che ha voluto prendere sul serio le procedure
di analisi senza le quali i risultati, nonostante il loro fa
scino e il loro carattere suggestivo, restano sempre sospet
ti.
M a , proponendoci di riesaminare le affermazioni di Paolo
in Rm sulla giustizia divina, sappiamo che bisogner r i
tornare in seguito su alcune sezioni importanti: Rm 5-8
(eccettuato forse l'ampliamento finale, in 8,31-39) e 12-15
(parte costituita interamente di esortazioni sullagire eti
co). Perdite senzaltro dannose, ma che un prossimo
studio cercher di compensare.
Ci si compiace nel ripetere che l'annuncio del Vangelo va
18

Cap. I V: Perch l'Apostolo i


a ( i n Rm L i s - 3 , 2 0 ) col
mostrare che tutti, senza eccezione, sono oggetti dell'ira
divina?
Cap. V: Qual la posta in gioco teologica della giustifica
zione per la fede?
Cap VI: In che cosa la preferenza degli ebrei p e r l a Legge
mosaica significa un rifiuto della giustizia divina, che sa
rebbe u n a giustizia senza la Legge?
Cap. V I I : Rm 9. Se lelezione suppone u n a preferenza,
come p u essa coesistere c o n la giustizia divina, che, se
condo Rm 2,11, rifiuta ogni preferenza?
Cap. V I I I : Rm 9 e 11. Come pu, il Dio che indurisce. es
sere al t e m p o stesso giusto?
Cap. [ X : Lesegesi di Paolo e la giustizia di Dio secondo le
Scritture.

19

Cap. X: Il Dio giusto.


'
Cip. XI: La giustizh divina in Rm.

Per m a r e ancor-Wifi n e t t a m a n la progressione delle


Wdoni verno l l posa i n gioco n o l o g i a ,
l capitoli sotto quan-o punti lpflncipzli: composin'one e
nemo. fede e Legge, Xsraele : i suo fimnro, m g e s i e teolo
gm.
Sebbene (gente que-tioni costituiscano lossatura del per
corso. c " u n che non lo saudsoono, perch, cammin
facendo, ne incontreremo molte altre. Daltn pam, il fm
to eh: non shno nuove, almeno per gli & islisti, non
deve h r c ] dimenfiure che la u n a invece e risposi: e.h
loro arficolnflone.
Ch: Paese:! d e l ] ; lettera l Romani cerchi di rialhcciusi

ligovleo speue con le quel:tlloni n n t i c b g dimogra temas

ro
nenzae
oro import-nza. Magna
unum
lllevidenzn: come avevann ha! visto i
n o m i predueswfi. ld giustificazione per la fede costitui
;;

ram

:ce lo specifico del diacono molino. r l : p e m nl resto del


NT. Mn c u r a 1: lpecifici del vocabohrio non luf
flciente; bho
finche percepirne I: ragioni, congetturtli
: profonde. ammine lungo. Ll cui coerenza e utilit np

pariranno d l n fine; celo augurlnmo.

20

Puno p r i m .

Composizione e a n s o

Le composizioni proposte per Rm si basano su criteri sia


formali che temat.i . Niente di originale in tutto questo.
Ma c o n l'ipotesi di un modello retorico, avanzata gi da
ormai quindici anni. il dibattito sulla composizione di km
si arricchito e complicato. Il ricorso alla retorica antica
ha infatti favorito nuove prospettive ma ha anche suscita
to dibattiti appassionati. Ci sembrato p i opportuno par
tire da l i , p e r ragioni che diventeranno chiare nel corso
delle discussioni.

Molto recentemente, menzionando le tendenze dell'esege


si della lettera ai Romani, J . D , G . D u n n costatava che il nu
mero delle composizioni proposte, lungi dal diminuire,
sono piuttosto in aumento 1;e questo certamente dovuto
al numero crescente dei commentari. ma ci n o n spiega la
disparit delle soluzioni.
J.D.G. Dunn, gi citato, e R. Penna2 hanno ampiamente
presentato gli studi degli ultimi decenni sui problemi della
composizione della lettera. Riportare qui una lista de li
autori e delle divisioni di Rm, p e r quanto utile, annoiere
be il lettore: rimando perci agli studi dei due menzionati
autori. Forse p i proficuo riprendere i problemi di com
posizione esaminando alcuni schemi, sintomatici p e r mol
ti aspetti di tutti gli altri. infatti. sebbene sia stato dedicato
molto tempo a scomporre la lettera in sezioni, sottosezio
n i , ecc., raramente l'interpretazione dipende dalla compo
sizione individuata. Se, come sostengono molti commen
tatori, Rm 9-11 n o n pu essere collegata direttamente al
l'argomentazione che va da Rm 1,16 a 8,39 e dev'essere
considerata u n a sorta di appendice, quali sono le conse
guenze p e r la logica e per l'interpretazione della lettera?
Similmente. sesi ritiene che la prima sezione della lettera
n o n termini i n R m 4,25 m a i n R m 5,21, bisogna m o s t r a r
ne l'importanza p e r la comprensione dell'insieme. Altri
menti, come n o n dare ragione a tutti coloro secondo i
quali la forma dellespressione n o n pu segnalare o s c a n
dire le articolazioni della forma del contenuto?
' Paul's Epistle to the Romans: An Analysis of Structure and Argu
ment in ANRW, 11,251, Berlin-New York 1934, pp. 1730-1756.
2 La funzione strutturale di 3,18 nella lettera ai Romani-, Bib 69
(1988) 507-542.

22

23

ben marcati ; dimenticandolo, molli approcci retorici re


centi sono caduti nellarbitrariet. Ma se possibile pro
vare che il discorso dellapostolo si sviluppa alla maniera
di un'ar'gomenlazione e ne segue le regole. bisogna allora
individuare le unit logiche e determinare le leggi della
loro successione, sono pena di far dire al resto t u t t o ci
che si vuole. Determinare le
di articolazioni di Km
rimane il primo imperativo dell'analisi. Ma siccome un
certo n u m e r o di esegeti dubin ancora che l'approccio re
torico possa rendere conto dell'argomemazione globale di
questa lettera, n o n inutile presentare sommariamente le
esitazioni e le tendenze dell'esegesi, retorica o non.

Capitolo secondo

La composizione di Rm

Quando apparve il mio studio sulla giustizia di D i o in


Rm 1, molti esegeti escludevano che Paolo avesse potuto
essere iniziato ai rudimenti della retorica greca, forse per
ch, secondo loro, l'apostolo n o n aveva potuto essere al
tempo stesso alla scuola di un rabbino ebreo e seguireil
cursus studiorum proposto dal sistema educativo greco di
allora. Inutile riprendere questo ed altre obiezioni, che R.
Penna ha riassumo molto bene e in parte ha fatto pro
prie? Ma n o n vogliamo dire che le composizioni retori
che proposte per Rm sono imposte dall'esterno e che c
stimiscono una specie di camicia di forza che faccia vi
lenza all'argomentazione paolina. Sono piuttosto le obi
zioni menzionate sopra che restano esterne al testo di Rm:
se, infatti. l'argomentazione dell'apostolo segue alcuni dei
modelli utilizzati all'epoca per i discorsi e le argomenta
zioni, l'esegera deve ammetterlo, molto semplicemente. e
domandarsi, solo in un secondo m o m e n t o , in che modo
Paolo ne sia venuto a conoscenza. Che la lettera ai Roma
ni, in molte sue parti. abbia dei punti in comune c o n le
composizioni delle argomentazioni del suo tempo un
dato che oggi nessuno pu mettere in discussione 3. Ceno,
Rm n o n solo un'argomentazione, ma ha tratti epistolari
Comment Dieu esl-il fuste?, Paris 1991.
2 R, Penna, . L a funzione strutturale di 3,1-8 nella letlera ai Romani-,
Hib 69 (1988) 507-542 (soprattutto 512514).
Cfr !. . Aletti, Ln prsence d'un modle r'htorique en Remains. Son
role el. so mponance-, Bib 71 (1990) 1-24; ni., La dis sitio r i m m
ue den: les pnres pauliniennes: pmpositions de e
., ms 33

219?!) 385-401.

14

1 . L ' u l s t o n n d i u n modello retorico

Brave stato della questione

La disposizione pro
menzionata perch

sta da W.

Wuellner merita di essere

la prima 5:

exordium 1,1-15

nnnsirus [ , l o - 1 7

confinnan'o 1,18 fi n o : 15,13, in due pani:

proban'o LIB-11,36
digressio (exemplum) 12.145,13
pcmratio liu-16,23
,]

A.B. duToit. lenuuion in Rm lil-17, BZ 33 (1989), lo ha ricordo:


c o n forze. Paolo. egli dice, che ulilizzllo t u t t i e convenzioni remriche.
Al tempo nemo desidero dimostrare che lapplicazionedi queste conven
zioni n o n c-mhia le tennerisr.iche epimhn' di questi documenti: pre-e
come un m m , s i e m u n e nlliniernn dei emani del genere epistolare.
Di consegue oem-ingere Rm : entrare in uno scherzi: mexico, do
numtusi se il genere retorico della lettera sia epidinico o . i n , sarebbe
melodolog;icamznle
oembile: (pp. 195-196) [trad. nostra]. Queste
posizione pecca di n
o. perch, a m m i r i (mendo, le ugomenuzioni
pooline possono assumere u n o stile gind
'o. delibenu'vo o epidittico.
Comunque sia, & necesario mantenere insieme le oomponenli epistolare

e discorsive.
Cfr. W. Wuellner, Paul's Rhewric of Argumenution in Ronuns. An
Aller-narive to the DonfriedKarris Debale r i v e r Ramona, CRO 38 (1976)
3311351. Con nhxe unegon'e. appartenenti nnoheme nll: relorlce greco
m m m F. Siegerl. Argumenlntion bei Poulus. gazigt avr Ra: 941,111
bingenlqi15, propone nxicarneme la slessadispositio: exordium 1,115;
pmposam
" [,lo-17;
1,18-11,36;pamsz1's12,1-15,13;wn51145i0
1514-1633. Per i vocaboli in latino, si veda lindice finale dei termini
tecn.

25

Daallora sono apparsi molti\studi. per apportarvi nume


rose sfumature e correzioni. E inutile ritornare sulle obie
zioni radicali sollevate in merito alla presenza di un m o

dello retorico nelle lettere paolina. obiezioni che cadono


da sole quando si esamina da vicino Rm. infatti solo u n a
cecit totale impedisce di vedere la fattura eminentemente
argomentativa e, pertanto, retorica di Rm 1 - 11 ,
Tuttavia alcuni studi retorici recenti n o n possono n o n sol
levare il dubbio. tanto essi rimangono formali, t a n t o sem
bra artificiale il loro modo di accordare le lettere paoline
in particolare Rm all'organizzazione dei discorsi greci.
E siccome l'organizzazione ideale o abituale comprende
un esordio, un'esposizione dei fatti (narratio), u n a serie di
prove (confirmatio, o, a seconda dei manuali, pmbatio) e
una perorazione. c' la tentazione di vederlo riprodotto
tale e quale in Rm 6:tentazione fatale, perch impedisce di
entrare in ci che costituisce la specificit dell'argomenta
zione di Paolo. La via p i sicura n o n quella di far coinci
dere Rm c o n un modello che si suppone che essa riprodu
ca tale e quale, ma di determinare le differenti unit argo
mentative (: logiche, vedendo come, a poco a poco, esse si
concatenano e si articolano. Cos facendo si evita di im
porre un modello al quale Rm n o n obbedisce necessaria
mente in tutte le sue parti e si conserva quella flessibilit
che e una delle caratteristiche del discorso paolino.
Ricerca di unit logiche
I diversi lavori sulla presenza di un modello retorico negli
scritti del NT che sono stati pubblicati negli ultimi anni si
possono facilmente dividere in due insiemi, in cui si rico
Cfr. R. lewett, Following the Argument of Romans... Ward and World
e (1986) 352-359, La dispositiu evidenziata da J differisce legger
mente 7 nelle sue grandi linee _ dn quella di Wuellner: exardiunl 1,1.1z;
nmdt1o 1,1315; pmpositio (o t u i ) 1.16.17; pmbat' 1,18-15.13 ( c o n il
corpo dell'argomentazinne in 1.134,25, ripresa poi da una serie di am
plin-nenti 5.144,39; 9.141,35; 12.145,13) epe'mmtia l i u - 1 6 , 2 7 . u
.
mente, 1=. Vouga, Remains, uomo c o m e m i n n i e , in P. a
r e
ma H a b e r m q u (edd), Ln nanan'on. Quand le , u n dzvimt m
catia. Genve 1988, p . 145451: emrd1'um 1,1.11; n a v i g l i o 1,1s-3,20;
propositiu 3,2131; pra lin 4.141,36; ahartaria 11,1.15,13; ma:
15,14-33.

26

nosco metodi o persino scuole opposti. Per gli uni, il pri


mo compito quello di identificare il genere retorico; per

gli altri, al contrario, meglio dimostrare i meccanismi


dell'argomentazione per verificarne l'unit, enunciarne la
o le tesi (pmpositiones) principali prima di pronunciarsi
sul genere retorico. Solo questo secondo percorso autoriz
za risultati affidabili. Prendiamo infatti l'esempio di un'al
t r a lettera paolina, Galati, il cui genere retorico resta di
scusso 7. Come sapere che la lettera appartiene al genere
deliberativo o al genere giudiziale prima di aver risolto al
t r e questioni ancora p i difficili: dove comincia e dove
termina l'argomentazione? C' una sola pmpasitio o piut
tosto parecchie , e, in questo caso. quale rispettiva funzio
ne attribuire loro? Le esortazioni di Gal SAJ-6,10 fanno
parte della dispositio, devono, in altri termini, la loro pre
senza al m o d e r discorsive o al modello epistolare. e se
condo quali criteri decidere? Ecc.
Se il testo di Rm un'argomentazione e se questa obbedi
sce. tra l'altro. alle leggi della retorica greca, il primo pas
soda compiere non sar quello di verificare che Paolo ab
bia ripreso tutte o alcune componenti della dispositio
che io ho chiamato ideale e che il lettore sa o r a essere
formata da un esordio. da una nunatio o diegesi. da una
pmbatio e da una perorazione , ma piuttosto di andare
alla ricerca dell'elemento troppo raramente menzionato
in questa lista: le propositiones. Al plurale, perch le
sperienza dimostra che la presenza di una propositio (in
greco pmlhesis) principale, come Rm 1,16-17, n o n esclu
de quella di pmpositiones secondarie, che esplicitano, am
pliano in qualche modo la principale e permettono all'ar
7 Sulla determinazione del genere retorico (che difler'uce dal genere let
terario), si veda l'indice dei termini lecnici, p. 267
' Si sa che, per o. Betz (The Literary Composition and Function of
Paul's Leuer unthe Galatina), la ympositio principale di Gal si t r o v a in
Gal 2.152 !. p e r E. Standaert ( d a rllAlorique antique et l'ptre aux Ga
laus) in 3,15, e secondo altri ancora in L i l - 1 2 ,
Il vocabolario degli specialisti n o n coincide perfettamente, perch le
denominazioni degli antichi erano gi molteplici. i n v di parlare di
pm_baxm, alcuni preferiscono parlare di confinnaxin, che o, secondo i
m o '

refulnti'o (

i,dividersiinpmbatin(mveinfxvoredel lesidifesae

u z delle prove dell avversario). Per semplificare, nel

neu-mine pmbatio include le p l v v e e le eventuali refumzioni.

27

gomentazione paolina di precisarsi progressivamente e di


svilupparsi in u n a serie di tappe facilmente individuabili.
Ogni unit argomentativa in genere composta da una
propasitio, cio un enunciato che Paolo cercher di p r e c i
sare, spiegare, fondare o giustificare in u n a probatto: con
u n o o v a r i esempi ( R m 7.1-4; 11,16424), c o n uno o v a n
entimemi (Rm 65-10), c o n dei principi ( R m 2,611;
6,710), 0 ancora c o n testimonianze scritturistiche ( R m

3,10-18; Rm 4; Km 9,6v29). Il tessuto argomentativo di


Rm del resto stratificato, perch le unit argomentative
si raggruppano per formare delle sotto-sezioni, poi delle
sezioni, che possiamo schematizzare cos:
sezione

sottosezioni

Miani-unit

(suh)propo

(sub)propositio-probltio (sub)pmpo
Plumsmo-Prrouno

(sub)pro

(sub)pmposi

-pmbatio
-probatro

probltlo
prob.-tio
-pmbntio

in effetti la propositio e solo quella che permette di dare


un nome a un'unit argomentativa. Troppo spesso le Bib
bie e i commentari dividono il testo paolino in unit che
fanno precedere da titoli che, lungi dall'aiutare il lettore,
al contrario lo mettono fuori strada e n o n gli permettono
di seguire la logica del ragionamento dellApostolo. Pren
diamo ad esempio i titoli della TGB per Rm 9-11:
Elezione e peccato d'Israele
9,19-33 La sovrana libert di Dio
10,1-21 Giudei e pagani hanno lo stesso Signore
11,1-24 Dio n o n ha rigettato Israele
1 1,25-36 La salvezza dIsraele,
9,1-18

La prima divisione proposta n o n corrisponde in nulla alla


dinamica della riflessione paolina, prima perch Rm_9.l
18n o n parla del peccato d'Israele, poi perch la ouestrone
posta da Paolo l teologica: tenuto conto dei pnv11egr
passati, la situazione attuale d'Israele n o n rimette forse in
questione la solidit della Parola divina? Ci che Rm 9 de
scrive, la logica di una Parola divina che n o n venuta

28

meno. Dopo aver segnalato p e r Rm 9 , 1 5 la situazione che

fa problema. un titolo avrebbe dovuto precedere 9,6, r i


prendendo la propositio enunciata in 9.64 (La Parola di
Dio n o n venuta meno:), che genera tutta largomenta
zione di Rm 9 . Il titolo dato al cap. 10 dalla TOB n o n
maggiormente indicativo della tesi che Paolo difender
tesi che n o n del resto Giudei e pagani hanno lo stesso
Signore. L'unico appropriato quello di km 11 (Dio
non ha rigettato 1sraele), poich riprende alla lettera la
proposilio di 11,111; esso per dovrebbe inglobare tutto il
capitolo (vv. 1-32): il titolo inserito prima del v. 25 (la
salvezza d'Israele) descrive bene il contenuto dellunit
considerata, ma siccome la tesi difesa resta quella di 11,1a
dovrebbe essere messo in caratteri p i piccoli diventare
perci un sottotitolo . in modo che sia ben chiaro p e r il
lettore che la problematica dei w. 25-32 rimane la stessa
dei versetti precedenti.

Sarebbe suficiente passare in rassegna i commentari e le


traduzioni che oggi fanno autorit per costatare che la

TOD non la sola a n o n aver seguito, nei suoi titoli e sot


totitoli, la dinamica del ragionamento, Un difetto cos e.m
piarnente diffuso e cos dannoso p e r la comprensione del
pensiero paolino dovrebbe convincere dell'interesse del
modello retorico " tutti coloro che ancora lo rifiutano.
Le propositiones e la loro importanza

Far intuire l'importanza delle pmpasitianes tesi che Pao


lo intende difendere e provare n o n dice evidentemente
in che modo bisogna procedere p e r scoprirle. Nell'artico

lo gi citato sopra ho mostrato che n o n possibile, in Rm,

determinare l'esistenza di una propositia n per limpor


tanza del suo contenuto (molte affermazioni di Paolo, teo
logicamente dense. n o n sono delle pmpositiones l2), n
o
in'n di 9,6a r i p m a in 9,61; e 9,14 . delle propositio
m seco
' : . che dipendono da .
" Penso evidentemente : Rm, anche . Gal : ad i n . sezioni di 1e
2 0 ) ! Ger 1.174,11; [ C o r 15: 2Cor 1013).
" Cfr. Rm 2,11; 2,28-29; 3,9b: 3,19-10; 3,29a; ecc.

29

per la sua forma (interrogativa 13, negative() affermativa),


n per la sua lunghezza anche sele pmpasitiones sono in
genere molto brevi: al massimo due versetti. Ci che di
stingue la propositia dalle altre tesi importanti dell'aposto
lo, il fatto che essa genera u n o sviluppo che ha la funzio
ne di spiegarla, di chiarirla e di giustificarla. In breve, una
propositio n o n annuncia solo u n a tematica, n o n esprime
solo un'idea cara allo scrittore o alloratore, ma fa scatta
r e , genera unargomentazione, che forma una micro o u n a
macro-unit letteraria. E questo criterio decisivo: le
affermazioni, che rispondono alle condizioni precedenti
ma formano solo gli anelli o le conclusioni di un'argo
mentazione, n o n sono delle pmpositianes nel senso tecni
co del termine.

Si dir forse che n o n necessario essere appassionati di


retorica p e r individuare la presenza di una pmpositio ".
Ma il caso di Rm e p i completa), perch li le subpmposi
tianes sono numerose e diffi li da individuare per chi n o n
conosce bene le tecniche retoriche, dato che Paolo si r i
collega, forse senza saperlo, & ci che Aristotele dice delle
unit minime di argomentazione, composte di una propo
sitio e diuna probatio (Rhet. 1414-1415).
Una suddivisione delle unit argomentative di Rm mostra
che ci sono sufficienti propositiones una principale in
1,16-17 e alcune secondarie, disseminate nel corso dei
primi undici capitoli perch si possa dire senza rischio
di errore che Paolo riprende, a suo modo, un modello re

toric'o che viene dallellenismo. Non che questo modello


ma lun1co presente in Rm, ma negarne l'esistenza equi
varrebbe a rifiutarsi di entrare nella dinamica del ragiona
m e n t o dell'apostolo. ] rifiuti derivano, lo ricordiamo. dal
_fatto che questo modello considerato troppo formale,

1nuule quindi p e r individuare l'organizzazione dell'argo


mentazione che va daRm 1,18 a 11,36 (se n o n addirittura

a 15,13). Lesistenza di pmpasitiones secondarie (chiama


te anche subpmpositiones) dimostra che n o n affatto
vero: lApostolo n o n si limita a seguire la dispasitio del di
scorso nelle sue linee generali; le diverse sezioni rispetta
no anch'esse, c o n flessibilit e originalit, il modello reto
r i c o . Cos, p e r Rm 1,1s-3,20 :
propositio 1,15
n a m - ' o 1,19-32
probatio 2,1-3,1s
p a v m ! i o 3.19-20.

Oui consideriamo solo 1,18, pienamente ra resentativo


delle {sub)pmpositiones della lettera. Il verspelto infatti
sufficientemente chiaro perch si veda l'orientamento del

la sez1one .(vi si tratter di retribuzione divina negativa


contro ogm ingiustizia umana),ma nulla detto sul come
di questa retribuzione n sul numero di coloro che ne
sono o ne saranno i destinatari . Generica lasciando

c o s i spazio alla suspense e alla progressiva manifestazio


ne della risposta eppure abbastanza precisa perch il let
ht'o;lre afferri la tematica abbozzata. tale la propasitio pao

Alcuni enunciati interrogativi subito seguiti d. rispolte negative,


Rm 6,1-2; 7,74; ,14 e 11,1.i, sono delle proposirl'anes, mi non un
ti. Consideriamo inlatli Rm 3,3-4u : 3,56a, ai quali alcuni esegeti attri
buiscono un posto decisivo nella xtmtturazione della 1etlern c f r, iL
Pennn, La funzione strutturnle di 3,1-8 nella lettera nl Romani:, Hib 69
(1988) 512-513. Questi enunciati n o n sono pmposin'ums, perch non
sono seguiti da unargoruentazione nutrita. come altri (Rm 1,18; 3,21-21;
5,1-2a; 6,15; 7,7; 9,6a; ecc.), che al contrario hanno chiaramente la fun
zione di generare u n o sviluppo, una unit logica
Si n o t i che l'una o laltre pmpmin'a di Rm seguita dn una p r i m a e
molto breve giustificazione chiamata rafia. a su volta precisava : giu
su'icata dal r e s t o delle pmbaxia. Cosi e per Rm 1,16-11, dove la pmposi
tio del v16e seguita immediatamente da una furio, al v. 17. Per comodi
t metter qui sotto la stessa Etichetta proposin'a i due elementi, la pmpo
sitio e la sua m i o .
5 Cos R. Pennn, nella recensione da l u i tatta al mio libro (RivBibli 40
[1992] 3.58), appoggiandosi su un maestro in materia, Quintiliano ( l m .
V i , ], 46), che parla evidentemente della pmpositio principale.
conte

a.

Individuando le diverse propositiones di Rm, ci si da cos


la possibilit di cogliere il piano dellargomentazione di
Paolo, nella sua finalit e nella sua dinamica Ora, un pas
s a g g i o fa ancora difficolt: Rm 5,1-21, che gli esegeti col
legano all argomentazione che precede (LIS-4,24) o a
quella che segue (QI-8,39). La comprensione dellargo
mentaztone cambia allora completamente. tenuto conto in

cn. 1.-N. Aletti. k m 1.133,20. llwohrence ou colzrence d i'

"su

ge:taiion pauiinien_n_e?., g i b 69d(1988) 48.

nen_
e :uomini.!
o g m giistizin egli n a m i n.' . n o n equivale
'
" ' -.
m di
n o ngli
& . [ingiusti

30

31

certo. il cambio di

particolare della giustizia divina e del suo ruolo nella let


tera? u n a questione che merita qualcosa di p i di u n a
semplice digressione.

r i o hanno

attori 21, di situazione e di vocabola


Laloro importanza, ma questi indizi devono es

sere combinati c o n le articolazioni retoriche e logiche, e,


all occorrenza, essere ad essi subordinati.

2. Rm 5,1-21 nella dinamica dell'urgomomxlono


Hm 5,12-21 e la propositio principale di 1,16-17

Questioni di metodo

Il posto e la funzione attribuiti a Rm 5 nell'argomentazio


ne dipendono in generale da quelli riconosciuti a [,lo-17.
Se i commentatori ammettono infatti unanimemente l'im
portanza - concettuale e tematica . di 1,16-l7 e vedono in
questi versetti un annuncio dei grandi temi, un titolo ".
un incipit dei capitoli se enti, alcuni vi vedono anche
un'indicazione delle gran i divisioni per essi i vv. 16-17
di Rm 1 sarebbero quindi una punitio. Notiamo subito le
sfumature! Quelli che ravvisano in 1,16-17 un annuncio
dei grandi temi in forma di titolo o di incipit, non ammet
tono necessariamente che questi versetti siano u n a pmpo
st'tio nel senso tecnico del termine, che, in altre parole, al:
bozzino o mettano in moto un'argomentazione che ha lo
scopo di appoggiarli ". Ma, u n a volta che si vede come si
articolano le prime sezioni della lettera. n o n c p i alcun
dubbio: 1,16-l7 forma u n a pmpasitio principale almeno
per Rm 1-8 la cui presenza significa che i primi capitoli
della lettera sono di natura soprattutto argomentativa 2;
" Cfr., ad esempio, R. Penna, La funzione strutturale di 3,1-8-, 5 l 9 , e
gi J.D.G. Dunn, Paul's Epiatle to the Romans: An Arulysis of Structure
ind Argun1ent, in maw n.254, Berlin-New York 1987. pp. z m .
2890, secondo il quale questi versetti sono a :
statement of due
Letter'u theme [un'esposizione simu-naria del tema de Letter: ..
La ros _ che prendo come elempio tipico, perch oltre ibbie li
comportano allo stesso modo - intitola ad esempio Rm 1,16l7 la giu
stizi- di Dio. Ma il lettore non pu sapere sesi t u t t a di un titolo c o n il
quale si delinea l'obiettivo dell'argomentazione (nel senso che Paolo vuo
le mostrare che il Vangelo manifesta pienamente la giustizia divina], nel
la sua totalit, in una :: parecchie sue parti, o sesi tratta molto semplice
mente di un sottotitolo particolare.
2 O m m fenomeno _ la presenza di una propositi!) (principale) cosi
chiaramente individuabile - unico in tutto l'epistolario paolino, e non
c' affatto bisogno di essere esperti in retorica
individua-lo... Ma e
importante t r a r n e le conclusioni per l'esegesi de lettera, cosa che n o n
e stata sufficientemente fntla.

Come.abbiamo appena detto, numerosi commentatori ve


dono tn [ , l o - 1 7 u n a preparazione dei temi e delle unit
bgclie corrispondenti: una partitio. Male variazioni nella
d1v1510ne non mancano . Per li uni. un numero ab
bastanza grande, la relazione sareb ela seguente:
1.16 annuncia a m t ;
1,17a enuncia la tesi di Km 1-4
: 1,17b quella di Km 5-8 14,

Altri invertono gli elementi 25:


1,16 annunci.- Rm 5.18,39 e
1,17 farebbe lo stesso per Rm 3,20-4,25+Rm 9-11.

Esistono altre soluzioni, ma queste sono sufficienti per il


nostro scopo, essenzialmente metodologico nel p u n t o in
c u t siamo. Infatti, la maggior parte delle proposte avanza
te dai commentatori devono in loro debolezza alla man
canza di criteri. Come s a p e t e che 1.16 annuncia 9-11

piuttosto che 5'-8? Se normale che le parole-chiavi di una


uoposmo (qui: potenza di Dio, salvezza, giustizia di
.; ,

"co. L

Rxmomsnn . U n nouveau Inn de Rm ]

( i m ) 943-953, secondo il qul.|e lecatgorie diattori::nilifmdNeRlex-mTgi4v


le dtv_=nte : a i o

nn

o); 4,i22 (Abramo);

ta-3,21 ( i l giudeo e i l

-8.39 (| credenti } 9-1! (Israele). Vedremo c e questa lista n o n mi


temente upl1llva omette mollo semplicemente l'attore divino!

genn_ln fede (us-340) e con l a fede ( u t - 8 , 3 6 ) .


insonni-;:xjnfllare qu; una lunga eldiautori. Il lettore pu consul

m e n , in partum

o Malus

astio

* J.D.G Dunn, Paul's Epistle to the Romam qu


Le u p m s i o n i di 1 , 1 7 : giustizia di Dio: e a

_temente fi p m e in 3.214,25, e il

tent.

pmmum
n i r e dalla fede:- sono
vita (eterna o nello

I:

I n ) in 5-8 sembra far eco :] verbo .viverc. di u n ,


Cfr., ad Sempria, Wedderburn, The Reasons for Romans, p. 138.

32

33

Dio, fede, credenten) sono riprese nel corso dell'argm


mentazione, questa ripresa n o n awiene necessariamente
in sezioni che spiegano o giustificano u n a parola-chiave
piuttosto che unaltra. Ceno, Rm 10,9-13 (chiunque, giu
deo e greco, crede in Ges Cristo, quindi nel Vangelo,
sar salvato) sembra riprendere 1,161), ma perch qui e
l la tematica la stessa che 1,1617 annuncia t u t t a la sezio
neRm 9-1 1, dove Paolo tratta principalmente la questione
del futuro d'Israele? In breve, 1.161; n o n annuncia vera
mente la sezione Rm 9-11, dedicata al destino passato,

meno

nelle sue grandi


_ linee. in cornpenso p "i u difficile
'
'

ama.;z Rm 5,121 rn rapporto a questo insieme. Vediamo

Come determinare la funzione di Hm 5,1-21?

Un confronto
. . t4r a le .diverse bibbie o comment a n mostr
tre tipi:
a
, appartiene alla sezione rec d

ne5costituisce il climax;
p e ente (1.18 4,25) e

ch; e2plosizmnr degli esegeti sono di

presente e futuro di Israele, anche se certe affermazioni di


Rm lo fanno chiaramente eco al tema enunciato in 1,16b

di
M
,1-11
Rmelaconclusione
6-8;
d'1Rmi- 4e 5,12-21llntr0duzio
"
'

- niente di p i normale, poich una preludio 2 ha il dove


re di riprendere, per giustificarle, le affermazioni della
propositio. Quanto a 1,17, la sua funzione primaria, come
ratio, n o n di preparare le divisioni dellargomentazione,
ma di fornire una prima spiegazione sommaria di 1,16
Potremmo continuare il lavoro di analisi: esso esige di es
sere condotto a buon fine, c o n un esame delle propositio
nes secondarie, che piano piano prendono il posto della
principale. Infatti, proprio questa l'unica soluzione af
fidabile: vedere come le unit argomentative successive
appoggino e giustifichino 1.16-17. quanto ci resta da
fare, almeno sommariamente.

- 5,1-21 inaugura una nuova unit logica.


Vediamo come questi tre modi di vedere il ruolo del passo
portano con s- interpretazioni sostanzialmente diverse
dell a r g o m e n t a z r o n e e del suo obiettivo.
(su) 5,1-21.

fine di sezione?
vero
che
Rm. S prepara o abbozza dei temi che r i t

_
I n n o rn Rm 8, clnonostante, come ha recentemente ri
e

cordata R. Penna 17, alcuni indizi sembrano favorire l'i


potesl i n v e r s a : Il capitolo non sarebbe piuttosto la conclu
on3eo;2cplorlzrone
fortemente cristologica,
di un'uni
, - . , c e c o "
.
.
enologici?
28
mmcra p r o p r i o con dei m o t c n
Riprendiamo
)
. alcuni degli argomenn' addotti' rn
' favore d'

Le divisioni gerarchiche dellergamsntazione


I primi sviluppi del ragionamento paolino, fino a 3,19-20,
hanno il ruolo manifesto di giustificare la subpmpasilio di
1,18. Quanto al blocco seguente, 3.214,25, esso mira a
mostrare la verit della propasitio 3,21-22 (Dio giustifica
per la sola fede, senza le opere della Legge). Si vede subito
che questi due blocchi si richiamano, si oppongono, c o n
le loro rispettive pmpositiones 1,18 e 3,21-22 e che de
vono entrambi mettere in rilievo la giustizia divina. pos
sibile cos associare senza difficolt IAB-3,20 e 3,214,251
la tematica dell'argomentazione vi si legge facilmente, al
Il problema dell'appanenenza originale di Km 9 4 1 alla lettera sar
studiato p i avanti.

34

qmta Soluzione. Considerata la ripartizione del voce


bolm-ro, r nlevr di Scroggs n o n sono esaurienti, e ci sareb
bero ragioni per collegare Rm 5 a q u a n t o precede, perch

:.lcauni vocaboli, presenti in Rm 1-5, non appaiono in Rm

. getflt_i)iro lati (tuglonlnrtti), usato tredici volte in Rm l4 e


fino
a a 8,32;
vo in
5(v.12:2x; v . l 8 : ZX), Por' assente
.. i sostantivi kosmos (mondo), cfr. 1,20; 3,6.19: 4,13;
uh finzione slrulnuale di 3,1-8n, 532-533, 537.
: g: 3.21a.24b-25a.260.

qui.
ungendovi delle ragioni supplementari
lli
a mfundo
sl;egnflz;;?nlsun
articolo sulla struttura d.! Rm, per meglio di

, que

pre

35

5.12.13, e pistis (fede), c o n molte ricorrenze in 3,21


4,25, p o i soltanto in 5.1.2;
. iverbi sym'stmi (provare), hyper-penliseu5 (sovrabbon
dare) cfr. il perisson di 3.1 e il perisseia di 5,17 in
3.5.7 e 5,8.15.20; ma anche kauchuomai (vantarsi; es
sere fiero di) e le parole della stessa radice.
Quanto allar omentazione e allo stile, Rm 5 ha senz'altro
l'apparenza i u n a conclusione. La fraseologia e soprat
tutto il dunque di 5,1 (Giustificati dunque p e r la fede)
riprenderebbero, per concluderli, gli sviluppi precedenti.
Ugualmente, gli interrogativi che in Rm 34 e 6-7 fanno
prendere ogni volta nuovi sviluppi ell'argomenrazione,
sono assenti da Rm 5, dove Paolo, in maniera p i ampia.
mostra come gli effetti della mediazione di Cristo giunga
no alla loro massima estensione e intensit: il capitolo
sembra avere la cadenza maestosa delle conclusioni. Pro
babilmente si obietter che i due ultimi versetti di Rm 5
hanno chiaramente la funzione di provocare gli interroga
tivi di 6,1.15 e 7,7. Certamente, ma Rm 5 e 6-8 devono per
questo formare ununica sezione? Non necessariamente,
perch le ultime parole di Rm 15 potrebbero al tempo
stesso concludere l'unit alla quale ap arteigono (3,21
5,21), e preparare la seguente (B). Il nale i Rm 4 for
nisce del resto un precedente, poich i v v, 23-25. che ter
minano l'argomentazione scritturistica e devono quindi
essere collegati ad essa 31, preparano nondimeno, alla ma
niera di u n a transizione, la tematica cristologica, domi
nante in Rm 5: n o n perch Rm 4 accenna ad alcuni motivi
del capitolo seguente esso dev'essere separato da 3,21-31,
di cui la giustificazione.
Come il lettore avr costatato. gli stessi indizi possono es
sere rivoltati a secondo del punto di vista che si vuole di
fendere. Di conseguenza il problema non t a n t o quello
del numero degli indizi quanto quello della loro gerarchia,
perch n o n tutti hanno lo stesso valore.
Cfr. soprattutto l'argomenlazione fonion' (molto di pi...) in
53.10.15 e 17.
" Tagliare in 4,23, come Ramomson, :che viene menzionato un nuo
vo g n i p p o (noi, i credenti), significa imeno'care, da una parte, che il
gruppo in questione gi stato menzionato in 4,12 e, dall'altra, n o n ri
spettare ln logica dell'argomentazione orniletica, che deve, come tune le
argomentazioni di questo genere, arrivare lino all'attualizzazione finale
- q u i i w, 23-25.

36

: (b) Rm 5.1-215eparato da 5,12-21?


Questa divisione, recentemente ripresa e difesa da U. Van
n132 pu avvalersi dell'appoggio del cambio di tematica e
- di ruoli. in effetti, m e n t r e i vv. 1-11 descrivono alla p r i
ma persona plumle, in noi la situazione nuova, quella
4che fa seguito alla giustificazione, i w. 12-21 ripartono dal
_peccato, quello di Adamo questa volta, dalle sue conse
. guenze per Il mondo, per tutta l'umanit, ma n o n riparla
. no'p1u dei credenti. Tuttavia, questo cambiamento sui
fiorente, da solo, a determinare i contorni di una unit?
Ed- possflyile collegare a due sezioni diverse un passo

unificato dal ragionamento a fonion' (5.9.10 e 5.15.17)?


., D altro canto orse vero che Rm 5,12-21 riparte da una
. utuazmne di peccato. poich S. Lyonnet lo faceva nota
re gi treni a n n i fa il peccato di Adamo viene li menzio
n a t o solo nelle subordinate ed ha una funzione retorica

12:31:31gett'eorfsiin'ilievo gli effetti salvifici della media-


questione
[ dei
n s criteri.
.
n c o ra una volta 1' n c1 a m p' i a m o nella

(e) 5.1-21, in]iziog:li una nuova sezione?


, i n un artico o c e ha avuto successo, S. Soro
\,tver analizzato sistematicamente Rm 111, agis-isvada) 12

ponclusrone che,ldata la distribuzione del vocabolario, la


\ posizione dell'argomentazione e il ricorso alla Scrittu
jh. questi capitoli sono composti di due omelie originaria
nte3distmte. Rm 1-4 e 9-11 da una parte, eRm 5-8 dal
altra . Molti esegeti avevano gi notato che allinizio del
pitolo 5 la prospettiva cambiava: se in Rm 1-4 l'Apo
* lo dimostra che tutti, senza eccezione e fin dall'inizio,

nogiustificati p e r la fede, a partire daRm5si tratta al


ponuzano dell essere e dellagire di coloro che sono stati
jiustrficau p e r graz1a quale speranza apre loro la situa
: L - x_. letteraria della lettera ai Romani ( i u n 1,1e-11,36), in
a e Spinto (Omaggio a s. Cipriani), Brescia 1982 i

5.v divide cosi: 1,162,1 ,z,17-5,11; s,12-s,39;1'135? 9


s. Lynnnet, l a pmblmanque du pcl'i o r i ine! d
1N
inE.Castelli (ed) Lemyth: delapc?, Roni :962Zl
,;igxgeg in tudes s u r l'pme Romains, p p , 178434 (in partico

$$
,
A.

iii

l.

soceogs Paul asRhemrician: I w o homilies in Romans 1.11, in


.
and Christians: Rzlgwus c 11
'
' '
W.D.Davies). Leiden 1975, p. 271-293. " "m " A m g (Fs'

37

zione nuova i n cui s i t r o v a n o , cosa devono fare, quale


principio anima la loro azione,ecc? Erano stati anche se
gnalati i rapporti tematici e retorici esistenti t r a 5,111 e
8,31-39, che fungerebbero rispettivamente da esordio e da

conclusione.

L" che vada1,18 a5,21 potrebbe avere laseguente


dii-$$$;
(

1:183,20

dalle situazioni

3,21-4 25
situazione positiva

Situazione negativa

tutti graziani

tutti s o t t o ] I r a

ulle cause

La funzione di Rm 5
p e r Adamo

Le diverse argomentazioni possono facilmente essere ca


povolte. Cos, a tutti coloro che sostengono che 3,21-5,21
fon-na un'unit logica, si pu replicare che molti indizi fa
voriscono piuttosto la separazione t r a Rm 5 e ci che pre
cede. In effetti, se v e r o che in 3,21-26 e 5,1-21 Paolo
menziona la mediazione cristica, rimane altrettanto v e r o
che in entrambi i testi i protagonisti sono diversi: in Rm
3,21-26 si tratta della giustizia di Dio e della s u a manife
stazione uguale sulla base della sola fede per tutti gli
uomini senza eccezione, m e n t r e in Rm 5 l'obiettivo n o n
p i teologico ma soleriologico (gli effetti benefici, per tutti
gli uomini, dell'obbedienza esemplare di Ges Cristo).
Certo, ribatteranno i primi, ma Rm 5 n o n fa che sviluppa
re il punto di vista della mediazione cristica, solo abbozza
to in 3,21-26. Il progresso dell'argomentazione sembra li
owio: prima la tesi di Paolo sulla giustizia divina manife
stata sulla base della sola fede, quindi per tutti e senza dii
ferenza alcuna (3,2131), pOi il ricorso alla Scrittura per
appoggiare la suddetta tesi (4,1-25), infine lo sviluppo del
la componente cristologica c o n la quale si manifesta defi
nitivamente e pienamente questa giustizia divina (5, i -21).

possibile anche leggere Rm 1-5 n o n come la manifesta


zione progressiva della giustizia divina, dallira alla ricon
ciliazione definitiva in Cristo, ma come la descrizione del
la storia tormentata della nostra umanit: Rm 5 portereb
be allora questa storia al s u o culmine, dal peccato di un
u o m o all'obbedienza di un altro: drastica ripresa dal pri

mo Adamo all'ultimo, dalla disobbedienza che c a u s a l'ira


e la m o r t e allobbedienza dalla quale risultata la grazia
della salvezza e la vita p e r tutti. Rm 5 fornirebbe u n a c o n
clusione grandiosa a tutta la sezione, enunciando le cause
o ragioni profonde della nostra situazione: lira rinviereb
be ad Adamo e la grazia della giustificazione a Cristo.
38

peccato e

mune

5 , I 2 I

per Ges Cristo


grazia e vita

[ commentatori
che leggono l'argomentazione d81'
' '
.
. .
capitoli
di Rm c o n questa logica dagli effetti alle Callslgnl
fortunatamente non si basano sualcun criterio formale I
:son d lngegnosit che dispiegano p e r arrivare a questa
do;t:uztone4non tengono in alcun c o n t o tutti gli indizi
di be to paolino In breve, anche se l'ipotesi n o n manca
llezza, le sue fondamenta poggiano sulla sabbia
Come non vedere, del resto, che l'unit discorsiva 3 21;
d,e2"5, p i u che descrivere una situazione nuova, insiste su
e modalit giustizia accreditata senza la Legge
uper la sola fede che sono state sempre in vigore (cfr,
f). Come non vedere, infatti, che la questione al'fronl
tdaltlatin(lel-4 quella della giustificazione nelle sue mo
fedi p e r e opere della_Legge o senza di esse, p e r la sola
e)_e chel attore principale li Dio, nella sua ira e nella
nua giu5tizta; attore che, a partire da Rm 5 n o n occu a i
Mpnatioipxst) 1[1ella scena?
11 p
a,
i va e tema e degli attori rinci ali
Messa dell argomentazione che esigepuna clesu'ra Siolr,nlxl
effetti. se Rm 4,23-25 una vera e propria conclusione 35
in c u i Paolo n o n fa che ampliare e applicare i risultati del-
sua argomentazione, Rm 5,20-21 introduce un'idea

il:

:|;zi;a)(lahlegge |eintev5nita perch proliferi la trasgres


,ceva

na

idelisvilu

'

'

quelli del capitolo maanche dian l - 4 - Eg:iiiidm


ln Rm 67; Rm 5204-21 ha quindi p i le caratteristiche di
ulrlia pmposmo che di una conclusione, e questa proposilio
c e _stata preparata da tutto il capitolo, invita a ricono-Y
l c e r e in 5,1 l inizio di un nuovo sviluppo.
'
" Si_nana,
hecnigro;ra7xg)enle
parlando, di' una a n- (s. veda l'indice dei

39

segnalare il modo in cui i v v. 20-21 di Rm 5 abbozzano gli


sviluppi seguenti, che d'altra p a r t e hanno la funzione di
giustificarli:

In Rm 1-4 l'argomentazione paolina si presenta c o n le ca


ratteristiche di u n a forte unit, saldezza e chiarezza. Qui
ricordiamo soltanto che gli sviluppi di Rm 1,18-3,20 e
S l i - 4 , 2 5 costituiscono due tappe di u n o stesso ragiona
m e n t o , il cui ruolo di esplicitare e confermare alcuni
enunciati della propositio principale (1,16-17). Infatti,
dopo aver mostrato che nessun privilegio potevaessere i n ;
vocato di fronte alla giustizia distributiva divina, in breve
dopo aver livellato le situazioni UAE-3,20), Paolo pu af
fermare che questa giustizia si manifesta per tutti, senza
discriminazione alcuna, allo stesso modo. sulla base della
sola fede, e che ci era gi affermato da molto t e m p o dalla
stessa Torah (fill-4,25). Ora. Rm 5 (sia 1-11 che 12-21)
n o n segue la tematica sviluppata in Rm 1-4: come potreb
be dunque esserne la conclusione?
Si potrebbe rispondere che Rm 5 sembra essere u n o
sviluppo del sintagma di 3,22a, dia pistes !sou Christou
(per la fede in/di Ges Cristo 36). Ma questo sintagma e
gi sviluppato in 3,22b-26, in modo breve del resto, dato
che la prospettiva principale del passo non cristologica.
Paolo vorrebbe ora riprendere p i ampiamente questa
mediazione di Cristo, per metterla in rilievo? Ma in modo
quanto mai evidente, in Rm 5, Paolo insiste, p i che su
Cristo, sugli effetti universali e sovrabbondanti della sua
mediazione: la prospettiva principale n o n cristologica,
ma piuttosto soteriologica. Egli n o n intende p i stabilire.
come in Rm 1-4, che Dio si mostra giusto accordando la
giustificazione a tutti senza eccezione sulla base della sola
fede, ma sottolineare che la sovrabbondanza di grazia gi
ottenuta dal solo Ges Cristo promessa di vita eterna e
deve manifestarsi fin dora nella vita del credente: la giu
stizia di cui parla l'Apostolo in 5.21 e 6,13 n o n pi, come
in Rm 1-4, quella di D i o che giustifica, ma quella che si
manifesta c o n lagire del credente. Con Rm 5,1 s'inaugura
quindi qualcosa di diverso, che sar enunciato dalla pro
pasitio di 5,2021 ;: sviluppato c o n l'aiuto dei vari i n t e r r f r
gativi di Rm 6-8. E quanto m a i evidente che il passo sulla
mediazione cristica (5,1-21) prepara la riflessione sul rap
p o r t o t r a l'essere e lagire del credente. sufficiente qui

5.20-21

6.1

hl.qgesop_ giun-

7.75

Che diremo dunque

Che diremo dunque?


uugge(e
peu:aln? No Senza la

:. perch proll en la

colpa.
legge
Ma laddove e prolifera.- Continuiamo a restare il peccato m o r t o
nel n o , perch . . >

|. ,
per- mbbondlla g r i l l i ?

6,12

.. Non regni pi dunque

come Il peer.-lo
i nper l a m o r t e ,

ll pecuto

nel vostro

corpo m m i e

6.13

c u i la grazia regni mn ]: vostre membra come


a r m i della g i u u u

numm.

per ! - v i u e t e r n -

6.22

(rutto il cui termine

l- vlt- m

m.

Qual allora la funzione della tematica cristologica in Rm


5? Possiamo affermare senza alcun dubbio che quella di
preparare Rm 6-8 dove le diverse componenti dell'essere
giustificati saranno enunciate a partire da Cristo (come
essere-verso, -in e -con) 37. Come si potrebbe infatti r i
spondere agli interrogativi di 6,115 senza un ricorso alla
Vita-nascosta-con-Cn'sto che costituisce il credente? E
come parlare di questa vita senza prima descrivere gli ef
fetti sovrabbondanti dell'unica mediazione cristica? I trat
tl dellargomentazione di Rm 5-8 appaiono cos c o n p i
precisnone: Paolo segue l ancora il modello della retorica
greca. In effetti, se, come hanno n o t a t o numerosi esegeti,
5.1-11 e 8,31-39 si corrispondono. perch dobbiamo ri
oonoscervi l'introduzione e la perorazione di una sezione;
e se. agli effetti del peccato di Adamo, Paolo oppone quelli
della mediazione di Cristo. lo fa p e r preparare le sue r i

. . n o n n .i m,a quindi
. .soltanto
, Periaolo, la cristologia

i eventi passati

dalla vita-none dl Gesu, dove si manifesta l'estremo i un amore, ma

l:;nde :;

3 Ritornererno sull'espression: p m i : lsou/Christou a proposito della


tematica della fede in g. pp. 103-107.

presente del credente, anzi lo definisce (come esserecon-Cri

41

40

flessioni la prabatio sull'agire e sullo status dellessere


cristiano. Come infatti Rm 5,12-19 sviluppa un paragone
( i n greco u n a sygknsis) t r a le due figure che hanno inau
gurato due regni in tutto opposti, quello del peccato per la
mene e quello della grazia per la vita, cosle loro rispetti
ve posterit sono descritte in modo comparativo (tecnica
della sygkrt'sis) in Rm 6-8, perch Adamo e Cristo sono op
posti solo p e r preparare lantagonismo t r a l'umanit anti
ca ( R m 7) e l'umanit nuova ( R m & e 8):
Adamo
quelli senza Cristo
sotto il potere del peccato

7. 3)14-25
(A') s,130 (subpmpost'tio in 8,12)
ci che la legge n o n poteva compiere, Dio lha fatto attraverso
il Cristo:
i credenti hanno ricevuto lo Spirito e, c o n esso, la filiazione,
l'eredit,

8, 17 il dono dello Spirito e le sue conseguenze


8,18-30 sofferenze attuali e gloria futura
. 8,31-39 perorazione (dagli accenti innici).

ln Rm 1-8 largomentazione resta cos fortemente lineare:


le prupositiones si agganciano saldamente all'unit che le
precede e indicano abbastanza chiaramente che la di
sposilio della retorica greca il modello letterario domi
nante. Ma bisogna subito aggiungere che nella sua com
posizione globale, la prima parte della lettera ( R m 1-11)
n o n segue la dispositiotipo 35; la s u a argomentazione,
composta da insiemi relativamente autonomi (1.184,25:
5,1-8,39; 9,1-1 1,36), che riprendono molti degli elementi
formali della disposilia 39, abbastanza diversificata .
Ma sein Rm 1-8 l'articolazione logica facilmente indivi
duabile. data la cura c o n la quale Paolo collega t r a loro le

Cristo

quelli in/con Cris to


sotto la grazia
( R m & e E)

( R m 7,7-25)

In breve, in questi capitoli n o n si tratta p i della giustizia


divina,ma piuttosto dell'itinerario di tutti coloro che sono
stati giustificati: i pronomi noio voi che li designano
continuamente manifestano questo cambiamento di pro
spettiva
perci possibile tracciare le articolazioni di Rm 5-8 e la
rispettiva funzione di ogni unit dell'argomentazione:

' 5,1-11: introduzione alla sezione;

" Disposizionein cui si avrebbe per tutta la lettera, la serie seguente:


un esordio, seguito dn unesposizione dei fatti ( n a n a / i u ) , da un argomen
tazione p i retorica (pmbalia) e da una perorazione. Questo scherno,
troppo formale, n o n ha alcun interesse; peggio ancona, impedisce di cm

' 5,12-21: preparazione della probatio, con il confronto (sygkri


sis) di due figure e due sistemi opposti: Adamo e Cristo, leco
nomia del peccato e quella della grazia;
. 5,20-21: il confronto termina c o n una propasitio, in cui s o n o
enunciate le questioni da approfondire eda precisare (tra gra
zia e peccato, t r a legge e grazia, t r a legge e peccato);
la legge mosaica ha fatto crescere il peccato;
la grazia ha sovrabbondato (senza la legge) per Ges Cristo;
. 6 1 8 , 3 0 : serie di prove (probatia), in t r e tappe:
(A) 6 1 7 , 6 (con u n a subproposilio in 6,1, ripresa in 6,15);
il battezzato n o n pu restare nel peccato perch m o r t o con
Cristo al peccato
6, l - 1 4
6, l 5-23
7,16 (subpemratio o conclusione parziale, che prepara
anche le unit seguenti)
( a ) 7,7-25 ( c o n una subpropositio in 7,7) la legge e santa,
ma al servizio del peccato, e n o n p u far uscire i suoi suddil.i
dalla loro radicale debolezza
7,7-13 ( i l v13 una transizione)

gia: il modo di comporre paolino.

Primo in c m : : LIS-4,25, c o n due proposizione: parallele (1,18 e


3,11-12), due sefie di prove (MQ-3.18 e 3,23-4.22), due perorazioni
(3,l9-10 : 4,23-25). Secondo insieme (che dipcnde dal primo), e la c u i
dpoxin'u % s t a t a appena presentata: 5,l-8,39. Terzo: 9,1-11,36, con,
come vedremo nel cap. Vl. un esordio (9, 5), seguito da propasiliones

(95a;10,4; 11,1)e da prove(9,549; 10,517; 11,2-32), c o n , infine, una


nervi-azione ( 11 ,33-Jo).
Bisognerebbe evidentemente andare p i in a nella possibile applica
z i o n e del modello retorico a Rm. n o t o intatti che molti specialisti di
retorica antica ritengono che tutta la lettera obbedisca a un tale modello:
iniziando c o n un esordio (1,147) e terminando con una peromzioni:
(15,1L33), che dalta p a r t e riprende lesordio, tuna la lettera. da 1,18 a
15,13 sarebbe un'ampia argomentazione. Altri pensano al contrario che
le esortazioni di 12,1-15,13 rinviino al modello epistolare (cfr. in p a n i e r }
lare le lettere di Seneca). N o n si deve escludere n l'uno n laltro model
lo, perch Rm prende alcuni dei s u o i tratti dal genere epistolare (l'inci
pit. leesortazioni. il saluto finale) e altri dal modello retorico. Si t r a t t a di
questioni di grande interesse, ma siccome n o n t o c c a n o direttamente il
tema d i q u s t o Libro, n o n possono essere t r a t t a t e qui.

42

43

unit di ragionamento c o n laiuto delle pmpositiones se

conda.rie

' |. Sviluppo dell'argomentazione e giustizia divina

9-11 apparentemente fanno


eccezione. In effetti, Rm 9,1 inizia in modo bnisco e n o n
continua gli sviluppi del capitolo precedente; inoltre, a
parte Rm 9,3010,21, dove si ritrova il tema della fede
come unica via della. giustizia, l'insieme n o n d limpres
sione di riprendere e sviluppare le idee di 1,16-17. Vedre
mo tuttavia che il modello retorico permette ancora una
volta di risolvere la difficile questione della loro apparte
nenza originale al resto della lettera.
Combinando i diversi principi di composizione, la p r o
0 ponte , i capitoli

Una volta messe in evidenza le macro-unit argomentati


ve. diventa possibile esaminare il loro rapporto c o n la pro
g:;itio principale (1,1617). Ci relativamente facile per
1-8, dove il ragionamento si sviluppa di propositio in
propositio, ma p i difficile p e r 9 11 , che lApostolo n o n
collega direttamente n agli sviluppi di km 8 sull'essere
filiale dei credenti, n alle tesi di 1,16-17.
Le nostre analisi, a questo p u n t o del percorso ancora
Iommarie, hanno tuttavia mostrato che 3,21-4,25 ripren
de e sfrutta u n o degli enuncian di 1,16-17, come indica
gi la propositio che lo apre:

gressione di Rm ha la fisionomia seguente ":

indirizzo1,1-7

per la salvezza di ogni credente

che termina con u n a propositio rie-17 (che la Pkomsmo


principale)
1 (A) LIB-4,25 giudeo e greco giustificati per la
)
slola fede;
(8 5-8
a vita nuova e la speranza dei
PRUBM'O
battezzati;
11
9-11
Israele e le Nazioni: il futuro d'l

esortazioni 12.145,13

3,21-2a
per tutti ] credenti.
la giustizia di Dio

I,]6-17

esordiol,S-l7

la giustizia di Dio

rivelata
di fede in fede

per

stata manifestata
la fede in/di Ges C r i l e
senza la Legge

La sezione (3.214,25) esplicita ci che 1,6-17 esprime in


coatvamente: di fede in fede diventa senza la Legge,
per la fede in/di Ges Cristo. La giustizia divina si ma
nifestata senza la Legge: affermazione di una laconicit
estrema, che una lettura fiaccato dall'abitudine ha pur
troppo appiattito! Come pu Dio manifestare la sua giu
stizia senzala Legge, se la legge ogni legge e lo stru
m e n t o ordinario c o n il quale si esercita la giustizia? La
legge mosaica sarebbe dunque (diventata) ingiusta affin
ch D i o adotti un altro strumento di giustizia e di retribu
zione? Sostenendo che Dio ha sempre giustificato per la
sola fede, Km 4 raddoppia del resto la nostra sorpresa: se
stato sempre cos, p e r quale scopo il Dio giusto ha pro
mulgato la Legge?
Si pu costatare che questa sezione di Rm n o n evita il pa
radosso, m e n t r e la precedente (1.] 8-3,20) restava in appa
renza molto p i vicina alle nostre idee acquisite, ricono
scendo che, p e r i sottomessi alla Legge, la retribuzione e r a
legata alle opere buone o cattive e seguiva il verdetto di
questa stessa Legge. Ci premesso, il rapporto delle due
sezioni solleva ugualmente enormi problemi: seci sembra
normale che D i o punisca e che manifesti la sua ira c o n t r o
ogni ingiustizia umana, come si articolano allora questa

sraele.

15.14-21
notizie e saluta finale 15,22-33+16,1-27.

perorazione

Se, in Rm 1-8, largomentazione paolina lineare, la sua


coerenza profonda fa difficolt, al punto che alcuni, come
E , P. Sanders, hanno rinunciato a trovarla Ora, la prima e
principale difficolt di Rm viene dal rapporto t r a la propo
sitio principale di 1,16-17 e lo sviluppo che si suppone la
giustifichi immediatamente, LIS-3,20, S'impone quindi
u n o studio di questa sezione, e p i ampiamente di Km 1-4:
sar l'oggetto del cap. III

Nel capitolo I V , pp. 8993, esamineremo lipotesi di u n a preparazione


3,1-4.
,Si pu h e dividere la probam7 in ABC. Ma, a rigor di termini, la
rottura stilistica t r a Rm s : 11m 9 (che del resto inizia con un esordio
nella debita forma) invita a distinguere due grandi inSiemi, Rm 1-8 (a
sua volta diviso in due, n.4 e s s ) : Rm 9.11.
"

r e m o t a d i R m 9.11 i n

44

45

reazione chiamata ira e la giustificazione p e r grazia ac


cordata ai peccatori? E q u a n t o m a i evidente che i p r i m i
quattro capitoli (LIS-4,25), nella loro complessa progres
sione, sollevano il tormentoso problema del rapporto t r a
la giustizia divina e il ruolo della Legge.
Ma si dir in Rm 5-8 la giustizia divina passa in secon
do piano. Il che vero, dato che sono i credenti a occupa
re il p r i m o posto della scena e che la loro identit l defi
nita innanzitutto in termini cristologici. Ci nondimeno, il
problema della giustizia divina vi si pone in modo latente
Infatti, se il credente n o n sottomesso alla Legge, la sua
condotta n o n obbedisce p i ad alcuna n o n n a o regola?
N o n essere sottomessi alla Legge e al suo verdetto equiva
le allora a diventare ingiusti, a vivere nel peccato? Vivere
sotto la grazia significa forse vivere cosi come si vuole?
Lapostolo risponde naturalmente in modo negativo. I n

fatti, secondo lui, la Legge lascia nella schiavit coloro


che le obbediscono. Non che essa sia cattiva, ma n o n dla
forza di mettere in opera il bene che notifica n p e r m e t t e
di eliminare o superare la radicale debolezza dell'essere
carnale ( R m 7,7-25). E Dio ci ha sottratto a questo asservi
mento inviando il suo unico Figlio ( R m 8). Bene! Ma sela
Legge fu e resta u n o strumento di asservimento, perch
mai Dio l'ha voluta dare agli uomini? Si pu definire vera
mente giusto questo Dio che assoggetta prima (e allo
scopo) di (meglio) liberare?
Se Rm 5-8 n o n affronta direttamente la questione della
giustizia divina, la sezione seguente, Rm 9 - 1 ] , la riprende
diffusamente, ma in termini diversi da quelli di Lili-4.25:
Paolo n o n parte p i dalla manifestazione della giustizia
divina in risposta al male crescente e al peccato di coloro
che fanno regnare l'ingiustizia, ma dall'elezione e dall'ap
pello divini. in altre parole da u n a giustizia che anticipa
ogni risposta. Come p u il Dio giusto amare o odiare pri
ma di un qualunque agire etico, buono o cattivo ( R m 9,14.
23), come p u racchiudere tutti gli uomini nella disobbe
dienza p e r meglio usare loro misericordia (10,30-32)?
Come si p u costatare, da 1,18 a 11,36, gli interrogativi
sulla giustizia divina diventano sempre p i pressanti, e le
poste in gioco sempre p i importanti. L'evidente organi
zazione retorica esige quindi che la seguiamo p e r verifi
carne l a coerenza e , s o p r a t t u t t o , l a pertinenza.
46

Conclusione
Se c' un libro nel NT che, nel suo insieme e in molte sue
sezioni, sfrutta c o n originalit la dispositio dei discorsi
antichi, e proprio la lettera ai Romani. E necessario rico
noscere questa influenza p e r comprendere la dinamica
della lettera, perch sono le propositiones che p e r m e t t o n o
di determinare e seguire la traiettoria dell'argomentazio
ne. In breve, anche se il modello retorico n o n l'unico
sfruttato da Paolo in Rm, pu nondimeno dire qualcosa di
molto importante sulla forma del contenuto.
insistendo sulle propositiones che scandiscono il ragiona
mento di Paolo, spero di aver mostrato che la lettera n o n
riprende servilmente gli elementi della dispusitia, che n o n
potrebbe quindi essere semplicemente suddivisa in esor
dio, narratia, probatio e perorazione. Il ragionamento in
realt formato da unit dalle dimensioni ragionevoli (tre o

quattro capitoli) relativamente autonome, ma n o n del tut


to, poich le diverse propositiones riprendono, senza ripe

terla, la tesi principale enunciata in 1,16-17, e che cosi il


filo del discorso si sviluppa e si precisa. L'unit dellinsie
me non esclude la flessibilit, anzi proprio il contrario.
Questo capitolo avr fatto intuire, ce lo auguriamo, lim
portanza dello studio della composizione per l'interprete
zione di Rm. lnterrogare questa lettera sulla giustizia divi
na senza seguire passo passo la dinamica dell'argomenta
zione paolina sarebbe quanto meno imprudente. Solo prev
cisando la funzione di ogni unit nell'insieme del discorso
si pu pretendere di determinarne la p o r t a t a teologica; al
trimenti, dopo aver costatato l'incompatibilit di certi
enunciati, si rischia di accusare troppo frettolosamente
Paolo di inconseguenza.
Non ci resta quindi che seguire Paolo e vedere come n o n
dobbiamo vergognarci di un Vangelo nel quale e attraver
so il quale si rivela pienamente e definitivamente la giu
stizia divina.

47

Capitolo terzo

La composizione di Rm 9-11

Strunurazione semantica

e la sua interpretazione

:\

Quasi tutti i commenta


t o r i 1dividono la sezione come se

gue:

9,15 introduzione;

deflfgrreiziif 11,1-32 costituiscono i tre momenti


Il

posto di

Rm 9-11 nellinsieme della lettera n o n salta su


bito agli occhi. anche se, come abbiamo visto, vengono
ripresi alcuni concetti chiave della propositio principale
(Lio-17) o alcuni temi forti. Come hanno fatto notare al

cuni commentatori, il ragionamento dell'apostolo si com


prenderebbe meglio se si saltasse da 8,39 a 12,1: il cristia
no non trae forse le condizioni del suo agire dalla dignit
del suo status. della trasformazione del suo essere e dalla
speranza che gli viene accordata da Dio Padre? Cosa cen
tra allora l'apparente excursus sulla sorte di Israele? Ex
cursus, perch questi capitoli iniziano in modo inatteso: il
finale di Rm & n o n lascia spazio a nessuna tristezza, ma
apre alla speranza e alla lode, ed ecco che, senza alcuna
transizione, Paolo parla di una grande tristezza, di sof
ferenza continua (9.2). Se i legami tra Rm 9-11 e il conte
sto sono cos poco espliciti, n o n significa forse che questi
capitoli n o n sono di Paolo 0 che, p u r essendo di Paolo,

furono inseriti in questo p u n t o della lettera in un secondo


momento, dallapostolo o da uno dei suoi collaboratori?
Prima di rispondere a questa domanda, in cui si possono
riconoscere delle implicazioni teologiche, e n o n solo lette
rarie, importante studiare la sezione nella sua dinamica:
sei contatti diretti c o n il contesto sono sfumati, poco chia
ri o addirittura inesistenti, dall'interno, dallargomenta
zione stessa emerger forse il senso e la funzione del pas
so.

11,3'3-36 Conclusione.

Quest accordo scompare per quando si tratta di dare un


contenuto a ogni tappa dello svilu o. Al '
'
tolmeano il p u n t o di vista a pa ' pp
c u n i esegeti sot
]: situazione: in 9,26-29 e I l , ]
mente
in 9 33-10.21 l' a ostolo semb
_ teologica2
4 . mentre
..
insistere sugli Israeliti, sul loro desiderio, ilploro rifiuto ;:
rrev_e la loro responsabilit, Altri vedono, al contrario
insieme organizzato a partire da Israele: l'Israele co-

potenza, la sua giustizia, e unificare il ass


' '
del v. 6}! (La parola di Dio non venata ?n;fi:l
contrar1odo status di Israele, con il v. eb, che fornirebbe
nilora il titolo di q u e s t a p r i m a unit (Tutti i discendenti
di Israele fanno p a r t e di Israele?), o perfino i versetti

a;:i

. Ck,
.
.
.
.
.
. .
.
%d.
vr;iulannE-ialvuilclfdiitslh menzionati nella bibliografia finale: Cran

. . _ i_c cus, lgdmu, c C.E.B. Cranfield, Romans ad loc


'
:noge pnnugaie _e
I o degli sviluppi: lasituazione diisraeifsfnlf
_nifieuere i_n discussione la_sua parola, la sua potenza. la sua giu
bll [ sua misencordla. U,. Wilckens, ad loc., vcd: lunit dei tre ca i
. ne tema della g.mzm divina.
p
Cfr. H, Hfihner, G o n e ; I c h und [ s m i ] .

49

seguenti? 5 chiaro che determinare il versetto che serva


da titolo o da sottotitolo a una unit n o n un fatto neutro,
poich vi si delinea gi uninterpretazione,
Diversa la dinamica proposta da F. Refoul, che pone
sotto u n o stesso titolo Rm9 e 10, dividendo invece il capi
tolo seguente ( R m 11) in un mosaico di unit indipendem
ti 6. Gli esegeti sanno bene che simili divisioni semantiche
corrono sempre il rischio di distorcere l'orientamento del
l'argomentazione se n o n si basano su indizi formali con
vergenti. Cos il titolo la parola di Dio n o n venuta
m e n o (9,611) di cui n o n si dice perch sia stato preferito
ad altri n o n pu in nessun modo inglobare Rm 10, dove
la prospettiva n o n p i teologica. La separazione di Rm
11 pecca anch'essa di mancanza di appoggi letterari e re
torici, senza i quali scompare del t u t t o la dinamica del ca
pitolo - in particolare l'allegoria degli olivi. spesso consi
derata unescrescenza. La strutturazione semantica esige

quindi di essere verificata se vuole avere una qualche vali

dit.
Ci detto, Rm 9-11 riprende chiaramente i temi e i movi
menti di molte suppliche collettive postesiliche. ll paralle
lo p i evidente senza dubbio la preghiera di Azaria, nelle
aggiunte greche fatte al libro di Daniele. Vi si ritrovano i
tre grandi momenti che scandiscono l'argomentazione di
Rm 9-11: (1) Tu sei giusto e potente, Signore, e grande in
tutto quello che fai (2) la n o s t r a situazione causata dal
nostxo peccato, perch da sempre siamo stati disobbe
dienti, ma (3) nella t u a misericordia n o n puoi abbando
narci, ci salverai 7. In Rm 9711 lapostolo comincia ricor
dando linallibilit e la giustizia della parola divina (9,6
29); prosegue affermando che la situazione di Israele
5 Cfr. E. Ksemann, Rfimev, ad loc., che intitola cos 9,619: Il diritto e
lo scopo provvisorio dellelezione divina,
Ecco la divisione proposta da F. Reloul in E! n u i l a u t Isran sem
snuv R o m a i n : 11,257 32, Paris 1984. p . 7 1 (si veda anche p . 237): 9 1 5
(preambolo); 9,610,21 (la parola di D i o n o n venuta meno; con due
sottodivisioni. 9,6-29 in cui il problema Vist-o a partire dall'elezione, e
9.30-10,21 a partire dalla fede); 11,1.10 {Dio non ha rigettato il suo pc
polo , anche qui alternanza elezione, v v. 176, e fede, vv. 7 10)- 11,1115
(la caduta n o n definitiva); 11,16-24 (allegoria dei due al, vista come
excursus); 11,25-32 (tutto Israele sar salvato); 11,33-36 (dossologia [ i r
e .

7 Cfr. anche le suppliche di Dn 9,4-20; E a r LIS38.

10,21); finisce proclamando c

[parallelismi e la loro concatenazione


:

g:rnerosi

parallelismi di vo

ivis1one concentrica o chi

Se vero che la maggior p a n e delle


suono quella p r e s e n t a t a all'inizio d e dll/'Si p r o p o s t e se
] capitolo,

9.1-5 esordio
9,6-29

9,3010,21

=A

] [,l-32

= A'
11,33-36 perorazione,

altre se ne allontanano s1gnificativamente

posrzxone chiasu'ca p r o p o s t a da Ph. Rollan come la com


d8. I paralleli

I;rh.Rolland, ptlre aux Ramains. Texte

- u_"""""'
cino a lilolo
ind'mativo:
' M
Rome
[9807
Cf .

" 913.101l-sdunone 5ae'ticalnllz tesi.


f:";j;
mesez p p e el antitesi ( i l risentimento ol'indurimento di
B ' .';?
3 : l di
c bDio:
e n c dma' date :.'
'
' dipendevano dalla benevo
= , 4.19: il disegno miserie '

ordii::ili?
'o verso mm gli uomi '
'
c_3 mia
.

mele:
non &
palnarclu

..

nonostante il loro zelo

r D'

'

'

gi.lifigi_ S giusdficars di'g's's'iammm i '


.

i uppo della tesi (la chiamata del popolo eletto alla sal

E
& =. tPaolo
h_ predicando
Resto d ' Israele nnn abbandona i.
c=11. . 15'
m p p r s e Zi
n t pi;gag_ei
a u:
l l , l b 2 4 : lmiele resta la radice
' sulla
"
quale stato innestato il ramo

, mano

A =11,25-32: in salv e r . ) u n t o Israele usando misericordia a l u n i

50
il

ta? 9In effetti


.
, sei vv. 15 arl

suo desiderio [ fare tutti)) penioxrdizl dolore di Paolo e del


e
o r i c e v u t o tanti privilegi

smi evidenziati da questo autore sembrano appoggiare la


divisione proposta da F. Refoul: il ragionamento della
postolo si svilupperebbe in due grandi tappe ( R m 9-10, e
poi Rm 11), n o n tre, come dice la maggior parte dei com
mentatori. La divisione d'insieme la stessa, ma il conte
n u t o diverso, perch la dove F. Refoul vede u n a punta
teologica e positiva ( R m 9-10: la parola di D i o n o n venu
ta meno), Ph. Rolland legge iunosto un'insistenza sulla
reazione negativa di Israele. 15evidente che tutto dipende
dal modo in cui si comprende il chiasmo: come sapere che
nella prima parte (9,1-10,21) Paolo insiste retoricamente e

semanticamente sul desiderio che hanno avuto gli Israeliti


di giustificarsi da s (9,33-10,21)? Certo, per Ph. Rolland,
questa parte costituisce quella che egli chiama un'antitesi
(il risentimento o l'indurimento di Israele), c o n una co
lutazione negativa; ci invita naturalmente a vedere in
9,3010,21, in cui si afferma la responsabilit di Israele, lo
sviluppo dell'antitesi, poich nelle unit precedenti il pun
to di vista esclusivamente teologico. Si pu tuttavia du
bitare fortemente che 9,3-10,21 possa essere messo sotto
u n o stesso titolo e abbia questa funzione nell'argomenta
zione. L'opposizione, infatti, n o n t r a Rm 9.10 da una
parte e Rm 11 dall'altra, ma t r a 9,6-29 e 9,30-10,21, cio
tra la saldezza, la giustizia della parola divina ( R m 9,6-29)
e la responsabilit di Israele (9,30-10,21): la situazione at
tuale n o n chiama in causa Dio, ma piuttosto il popolo. Del
resto, in Rm 91-29 n o n c' alcun termine che appoggi li
dea di un disconoscimento o di un rifiuto, da parte di
Israele, dei doni o della volont divina: Paolo insiste suf
ficientemente sull'iniziativa divina perch si debba divide
re tra Rm 9,1-29 e ci che segue.
E forse necessario aggiungere che la sezione inizia c o n
una introduzione (9,1-5) che forma un'unit letteraria net

. .

esistenti t r a 9,643 e 11,1-7, tra 9,14-23 : 11,25-31. Altri saranno segna


lati p i avanti. Sesi assume come criterio il vocabolario, evidentemei'r
te importante essere esaurienti nella rilevazione dei termini.

ior
numero
' -riggti.
- .
composizidrlj;

dei comri1eelntcaati _quliiezlia pmp9$ta dalla maggior paxile


esistenti tra A (9,1-29) eA??fil;j?ltanto i parallelismi
l l g l|o r i a v.
.

9.1
29

l ag1ona
v. 35
1111-36
pEr i secoli. Amen v.36

:;:flmcelemenv.5
(Isacco) nostro padre v. 10

?P;i?iv

Giacobbe v. 13
. minare (passim)

Giacobbe v. 26
la chiamata v. 29
l'elezione W. 5.7.23
1lldurile(sklryn) v. 18
(pdmd) v v, 7.25
nur; misericordia vv. 15.16 18 :Indurire
sare
misericordi
In mlserlcordia v. 23

la misericordia v.aslv' 30.31.32


mare w, 13.25 (230

lelezmne v. 1!

amare v. 28

un resto v. 27

un resto v. 5
-sar salvalon v. 26

u r i salvato v. 27

Una simile com


_ p o s_i'z x o n e dev'essere
'
evidemem

Canu-o
e 9,3. tutti g li Indlzl
' ' ' letlerari,
Ph. Rolland m e ! ! : una separazione ua

. h fannula finale del v. s; .


n eterno. Amen... chiamata dain speculisti dosso

un unico_ nel corpus paulum


' .

'

"
""'
"" ""

n u i . a. Ci che precede eaaiuel'cif'f"


e u - (sia) benedetto in eterno, Amen. Questa " D i il
|
n o n cambia nulla nella divisione tra i wllieerenza neu'imerpm

52

pretata. Se si prescinde dall esordio (9,15) e dalelgtselrnfld


.
-

Il lettore n o n avr diffienlui a verificare i termini paralleli che giustifica


no le corrispondenze t r a A e A ' , B e B ' , ecc. La difficolt della di sion:
proposta e duplice: i titoli proposti n o n corrispondono alla dinamica del
largomentazione. Peggio ancora, alcuni termini paralleli, che cambie
rebbero la composizione proposta da Rolland, sono stati omessi: quelli

Zelo lessicografigh& Questa

53

zione (11,3336) che l'analisi retorica metter in eviden


za , emergono chiaramente t r e unit: la prima e l'ultima,
di tenore teologico, ricordano la logica inaudita della scel
ta divina (9,6-29) e aprono sul futuro della salvezza accor
data a Israele, spiegando di passaggio la ragione e la fun
zione di u n a defezione definita provvisoria (! 1,1-32);
quanto alla seconda unit (9,30-10,21), di tenore cristolo
gico, essa spiega la ragione della situazione attuale di

Israele: rifiutando di credere al Vangelo, quindi in Cristo,


il popolo ha in realt respinto lunica via di salvezza volu

ta da D i o p e r esso e per tutta lumanit. Uno schema pu


illustrare questi dati :

A =9,6-29 la logica, continua, ma anche paradossale, del

la chiamata divina (dall'inizio fino a oggi);


E =9,30-10,21 dramma di Israele, che ha rifiutato la via
della salvezza in Cristo (la situazione attuale di Israe
le);

A = l l , l 3 2 D i o , che h a saputo t r a r r e profitto dal rifiuto


di Israele per usare misericordia alle nazioni, salver
il suo popolo (il futuro di Israele).

Nel capitolo VI, a proposito di Rm 9,30-10,21, indicher


brevemente come interpretare la maggior parte delle com
posizioni concentriche paoline 12, In A, lapostolo introdu
ceil tema o la questione pendente, dandole all'occorrenza
una soluzione prowisoria. che diventer definitiva o p i
ampia in A ; la parte centrale E fornisce le chiavi, le ragio
ni o i Criteri grazie ai quali si pu passare da A a A'.
Che per la sezione di cui ci stiamo occupando, B faccia
passare da A ad A, pu essere compreso diversamente. In
effetti, A n o n affronta il problema della situazione degli
Israeliti che hanno rifiutato il Vangel ' Paolo vi afferma
soltanto che l'elezione n o n stata m a i legata alla risposta
umana e che la parola divina n o n affatto venuta m e n o .
Gli esegeti hanno, nellinsieme, notato questa progressione nella sc
zione, al livello diacronico (passato, presente. futuro). Si vedano le re
centi osservazioni di M. Theobald, Kirche und Israel nach R s 9-11
Kairos, 29 ( 1 9 i 7 ) 11.
12 Cfr. infra, p p . 119-130.

54

Dichiarazione
che.salva
,
la p o t e n z a divina,
ma n oCerto
n spiega
:drfililsefalsgrrel?abbia rifiutato il Vangelo di Cristo
B

Inmmretazinameme il lettore su questo p u n t o . lilla la s


no per q u e s t ne e la sua funzione in Rm 9-11 n o n divcntua
diana di unao ev1dent1._ Coloro secondo i quali l'unit ma.
centro semanomposizmne concentrica identicamente eil

ap) culmi;lca;lieleierlagisosgenamente in Rm 9,3010,21


_

; ma questa uni

'

'

v|:sgissillleizibelllione di Israele (10,18-21), sutr(iftilliisze


sentito za E 0,4-17) o sul fatto che Israele ha anch' ca
della [ proc amare il Vangelo (10,1819)? L'
eS
co pevolezza di Israele, in finale di a
annuncio
.

contrarre

mero dei versetti

u n i c a via d 1sa
'
| vezza, indi
'
'

un p u n t o culminante positivo e cristologiachl


Soltanto lesame della com osiz'
'
"
permetter una risposta forgiata"e retorica dell i n s i e m e
La disposizione retorica
Rm 9-11
' ha tutte |e caratteristiche di u '
'
gir:|alr=ililah La parte centrale riprende in irn:dodiilliitzlmnle
Nordio (9 ;siz1ali della disposlia dei ciiscorsigantieclzii'

ferorazione (in ,.5ft)>posflio (19,4). Probalia (10,517)

Si p u dire lo stesso per Rm 9 e

L'uardia
| .dire il vero, alcun i
A

e n u n c i' a t 'i

(9,6u; 9,6b;

'

nP:Irhli)vgileltetiglgnjsefe
e
.
p r e s e n t a t ]9(htntlolelii
pmpasitiones.
, n cdelle
u i viene
'

paradossale 3 di coloro che Paolo chiamaaufastetlllliatziel

" clo
Siluazi
po one gg;gtag.fgmch
'
'
Paolo accetterebbe di essere

anale

nuoflvn.ussenellz misura .
_ ua!che_aium, ma non del tutto dis
ma
. Il
m m m h ] In c u i : loro privilegi storici, enumerati [ peratz
frm
: > non sembrano essere rimessi in discusitflsenm

55

divina; vi si ritrovano tutte le caratteristiche della perora


zione 5 ,
Ma sela p e r o r a z i o n e riporta dell'argomentazione solo l'a
: tto inaudito della sapienza divina, abbastanza p o t e n t e
poter t r a r r e vantaggio dalla defezione degli u n i e degli
altri salvando tutti. significa che la sezione n o n insiste in
firimo luogo sulla responsabilit o sulla ribellione di Israe
: la sua prospetuva principale teologica Tutto, nella
dinamica dell'argomentazione, conduce verso questa
esclamazione finale piena di stupore edi lode. N o n si pu
che ammirare l'arte c o n la quale Paolo conduce il suo r a
; gionamento, i l suo modo d i a r g o m e n t a r e , ampliando pro
gressivamente il campo della misericordia divina fino alla
rivelazione della salvezza di tutto Israele.
Ma il semplice fano che Paolo sveli solo progressivamente
l'estensione della misericordia divina spiega anchesso la
costruzione speciale della sezione, che l'unica a non in
cominciare c o n una propositia che regge linsieme dell'ar
memazione " ed esprima fin dall'inizio la posizione
[l'apostolo Delle diverse proposiliones che scandiscono
lo sviluppo del pensiero in Rm 9-11, nessuna p i inglo
te delle altre: volendo arrivare solo alla fine del per
corso alla rivelazione del mistero (11,25-26a), Paolo si
guarda bene dall'indicare fin dall'inizio della sezione (da
d,6) gli elementi di una risposta che si propone di sorpren

la mia stessa stirpe, essi somigliano 'a un esordio, e gli


ultimi
' ' versetti' di' Km 11 a u n a p erorazmne.
.

4
_
Molti indizi confermano ques!a p r i m a impressione e:ltig
rizzano a dividere la sezione in t r e macro-unit a v e r i
scuna la s u a propositio:
esordio 9,15

pmbatio 9,6411,32

costituita da t r e unit principali,


9,5-29 (pmposirio: 9,611)
9,30-10,21 (proposili ; 10,4)
1i,132 (pmpositio: i i , i a )
perorazione 11,33-36.

Che Rm 9,1-5 n o n formi una unit C".9613 opanche con


9,6-29, lo lasciano pensare diverse r a g i o n i . I primi cinque
versetti di Km 9 puntano sul contrasto tra la s i t u a z m n e
attuale degli Israeliti e i loro privilegi s t o r i c i , chernlon vellli
gono collegati direttamente B.DIO : Paolo e gi sraed
sono i due attori principali di 9,1-5, mentre a partire a
9,6 Dio, o piuttosto la sua parola, che genera gli eventi;
suscita i diversi interrogativn. Il cambio di a t t o r i wd
quindi a separare 9,1-5 da ci che segue. Altro segno ]
divisione, l'esclamazione eucologiea del v. Se. chedsegia
una pausa e favorisce il cambio di prospettiva la e
stinatari (gli Israeliti) al destinatore (Dio). Infine, .s. olcorri
il V. ( i a (La parola di Dio n o n venuta meno) "luna 35
gomentazione, per finire in 11,32. In poche paro e,rplv ,
e 9,6 s'impone una cesura, decusiva per lo sviluppo e ar
gomentazione.

Le propositiones

Anche se Paolo n o n fa precedere la sua pmbaiio da una


propasilio che esprima fin dall'inizio, anche in modo ellit
tico, la tesi dinsieme che intende difendere, parecchi
enunciati determinano nondimeno degli sviluppi parziali.

La perorazione @il punto culminante della sezione

\! Da n o l a r e che 9,1-5 e 11,3336 riprendono la stessa fonnula dossolo

dcc benedetto/gloria nei secoli. Amen. Anche se la

I vv 3336 di Rm 11, chiaramente innici nello stile e n e i


motivi, sono un riconoscimenm dellinsondabde s a p i e n z a

Ci non significa affatto che questi tratti-non provengano da Dio, ma


solo che Paolo n o n considera la loro o n g i n e div1na.
56

perorazione

riprende direnameme la tematica dellesordio, la prospettiva nondime


nn la slessa, poich in entnxrnbi i casi Paolo percepisce un enigma, quel
la dei fi a l e ] l i della sua stessa stirpe ( i n situazione p e r lo meno paradossa
le) all'inizio e, alla fine, quello delle vie di Dio.
C f r, Rm L i o - 1 7 , pmposiiio principale di Rm 1-8 nella sua interezza,
che si vede rielaborata e p m i s a u in ma, in 3,21-22n, : 5,20-21; que
n'ullima a s u a volta ripresa da 6,1.15; 7,7.

57

fi

Rm 10,4 labbiamo visto - la pmpositia dellunit co


stituita da 9,30-10,21. Ma ce ne sono altri: 9,6ub; 9,14 e
11,11. Bisogner evidentemente studiare p i da vicino la
funzione rispettiva di queste affermazioni. Possiamo tutta
via gi osservare il movimento d'insieme dell'argomenta
zione. Dato che Paolo n o n enuncia fin dallinizio, in u n a
propositio principale, gli elementi della sua tesi, le diverse
pmpositiones di Rm 9-11 formano le basi di u n a progres
siva risposta, carica di suspense. La tensione cessa solo in
Rm 11, quando viene finalmente decifrato l'enigma del
rapporto di israele col suo passato, il suo presente e il suo
futuro. Ma il carattere teologico o cristologica delle propo
sitiones m o s t r a chiaramente che la situazione n o n consi
derata in primo luogo a partire da' Israele stesso e delle
sue scelte Infatti c o n la sorte di questo popolo in gioco
qualcosa di essenziale: l'avvenire delle promesse, la solidi
t del piano di salvezza, la veridicit e la fedelt della pa
rola divina Pi che Israele. in gioco Dio stesso!
Per la questione che stiamo affrontando il posto di Rm
9-1 1 nel resto della lettera la strutturazione retorica del
la sezione permette di evitare gli errori metodologici. Se
condo molti commentatori, i privilegi di 9,4, in particola
re l'adozione filiale. devono essere interpretati dai versetti
seguenti; ed hanno pienamente ragione, perch le proba
tiones paoline hanno, t r a l'altro, la funzione di precisare i
dati dell'esordio e le affermazioni spesso ellittiche della
prupositio. Tuttavia ci n o n significa necessariamente che
il contenuto dei termini sar lo stesso : n o n e la prima
volta Eche Paolo modifica nella probatio, per precisarlo o
sfumarlo, ci che ha annunciato nellesordio o nella p m
positt'o, N o n quindi a priori impossibile che i versetti che
seguono l'esordio abbiano la funzione di ritornare, a un
altro livello, sui titoli e i privilegi enumerati in 9,1-5: chi
sa se Paolo n o n presenta nellesordio i privilegi degli
Israeliti come essi stessi li vedono? Le caratteristiche reto
Cfr., ad es., r. Refoul, Unit de [" i n e aux Romam: et histoire du
salut, RSPT 71 (1951) 225, che afferma: Presupponiamo la coerenza
del capitolo 9 e pensiamo che sia improbabile che nei versetti ess Paolo
abyia potuto dire il contrario di quanto aveva affermato nei versetti pre
ce enti-.
" Si pensi alle affermazioni sullira fatte in Rm 1-3. Si ricordi pure il
modo in cui l'apostolo presenta la visione giudaica della Legge in Rm
10,5.

riche della sezione esigono p e r t a n t o che s i tenga conto

della-dinamica dell'argomentazione.
La dispo5i1io dei discorsi antichi, ripresa qui c o n ancora

piu originalit che in Rm 1-8, p e r m e t t e di cogliere la fun


zione argomentativa di Rm 911 molto meglio che i m o
delli s e m a n t i c o e concentrico E possibile ormai affronta
re il problema del r a p p o r t o di questa sezione col suo con
testo anteriore e posteriore.

2. Rm 9-11 e il resto della lettera

Ancor p i delle differenze di

contenuto, che hanno fatto


dubitare molti esegeti contemporanei dellautenticit di
'Rm 9-1 I, s o n o quindi le caratteristiche formali a sollevare
il problema dell'unit della lettera. Dato che la sezione si
presenta come un'unit n o n esplicitamente collegata al
contesto essa obbliga [interprete a i n t r r og ars1 su la sua
i' .

Il contesto prossimo
vero che il lettore potrebbe passare da 8,39 a 12,1 senza
nessun ostacolo p e r la sua comprensione della lettera
perche Rm 8, in cui viene descritta la dignit del credente
e la speranza a lui accordata, sembra prolungarsi in modo
molto naturale nell'agire che questo status richiede. E al
trettanto ver04che Rm 8, dove risuonano la speranza e la
lode, non lascia spazio alcuno alla grande tristezza e al
dolore incessante menzionati subito dopo e senza alcu
na u-ansmone (9,2). Nonostante questi e altri indizi che
favoriscono ] ipotesi di un inserimento posteriore di tutto
11. passo nella lettera o quella di una mano n o n paolina 2
cr si puo domandare seil divario redazionale t r a Rm 1-8 e
f-ib?fia davvero quelle proporzioni che vengono loro

Cfr F Rcfoul

(Unit

d: ] eptne a u x Remains. dove : pu t m v w e

Questa soluzione e basata soprattutto sul u n a ] de vocaho a n o Il


GIPIOD precedente ha dumastxato che su q ucsm p u nto nec essar'a l a

58

59

* _ _ _ * .

ben inseriti, dal p u n t o di vista retorico e logico, nella tra


ma dell argomentazione. Ma, si obietter, la difficolt p r o
viene pruttosto dal contenuto: in Rm 9-11, l'adozione filia
le n o n e collegata, come in Rm 8, al dono dello Spirito
Santo, e_la.Legge mosaica n o n ha funzione negativa, come
n e i Capitoli precedenti. Vedremo p i avanti cosa bisogna
nsare di quest'ultima obiezione. Quanto alla prima, sul
assenza dello Spirito a proposito dell'adozione filiale lo
utudm di Rm 9 mostrer la ragione di questo silenzio 2.2.

In effetti, l'esortazione di 12,1s si comprende bene dopo


11,30-36: se Dio ci ha racchiusi tutti nella disobbedienza

per usarci misericordia, la n o s t r a vita n o n dev'essere


un'offerta generosa rispondente alla sua generosit? Del
resto, c o m e potrebbe il riconoscimento della sapienza di
vina che conduce il suo disegno salvifico attraverso il
nostro rifiuto n o n trasformarsi in consenso, in desiderio
di vedere questo disegno realizzarsi anche nelle nostre
vite perch possa cosi manifestarsi a tutti? Dopo t u t t o , le
sortazione in nome della misericordia di Dio di 12,11; si

comprende solo in riferimento ai versetti precedenti, dove


si parla dell'esercizio di questa piet misericordiosa

Il contesto globale di Rm

(11,3032).
.
Quanto allinizio della sezione, essa proprio il risvolto
negativo dell'inno che precede, pieno di gioia e allegria:
l'esclamazione di tristezza di 9,1-2 ha senso solo p e r il suo
contrario, il grido di stupore di Rm 8,31-39. E, p e r chi
un po' familiare con la retorica antica, difficile immagi
nare un esordio p i appropriato: dopo un finale simile,
grandioso sotto ogni aspetto, Paolo n o n poteva affatto ini
ziare il nuovo svi uppo in modo banale. Una perorazione
appassionata (8,31-39) richiedeva un nuovo esordio (9,1

Se, come ha mostrato l'analisi del contesto prossimo, l'as


transizione t r a Rm 8 e 9 si spiega con le esigenze
della retoricae n o n implica affatto che Rm9-11 sia un'ag
giunta posteriore, ci si pu domandare se non sia nondi
menopossibile individuare delle preparazioni della sezio
neneilprimi o t t o capitoli.
m u t i e ritornare qui diffusamente sull'i otesi
In Rm 3,1-8 un annuncio dei capitoli 6-8 9-llclll.e
dubbio che ci siano dei punti comuni tra 3,1-4 e 9-11: una
m e n z i o n e dei privilegi storici del giudeo e una domanda
aulla sua fedelt, o add ttura sulla solidit della parola
diuna. Ma queste affinit n o n sono sufficienti come ab
biamo visto a fare di 3.1-4, il cui ruolo strutturante si
limita alla sezione di LIS-3,20, un annuncio di Km 9-11.
Non tuttavia possibile leggere gi in filigrana le grandi
linee della nostra sezione nella propositio principale, Rm
1,16-i7. il cui ruolo sarebbe proprio quello di avviare i
grandi term della lettera? E una questione che abbiamo
gi trattato 1, ci limitiamo p e r c i solo a un breve richia
| e n z a di

lif:

5) della stessa ampiezza".


A questi indizi che impediscono al lettore di passare a pi
pari da Rm 8 a 12, ma l'invitano a riconoscere u n a reale
continuit t r a Rm 911 e il suo contesto, aggiungiamo un
argomento logico. Supponiamo p e r un m o m e n t o che in
questa lettera Paolo abbia voluto affrontare la questione

della situazione passata, presente e futura di Israele: qual


era il m o m e n t o p i adeguato per farlo? Senza alcun dub
bio quello scelto da Paolo: la condizione dei cristiani,
come descritta da Paolo in Rm 6-9 liberazione dalla leg
ge, adozione filiale, elezione, gloria , n o n rende immedia
tamente caduchi tutti i titoli di cui si glorifica) gli israe
liti, n o n sta a indicare il cambiamento dei destinatari delle
promesse, n o n solleva infine il problema di un fallimento
del piano divino di salvezza?
Il contesto e la logica della lettera sembrano quindi favori
re l'ipotesi di u n a redazione continua. I capitoli 9-1 1 s o n o

Ch: Rm 8 leghi l'adozione filiale dei cristiani il dono dello S i r i


che In ipn 9 questa stessa adozione sia applicata agli israeliti , cisi i-fl1
hlnno rifiutatodi credere in Cristo e non hanno ricevuto lo Spirito - non
l l l nulla di contraddittorio. In Rm&,Paolo prende ladozione filiale nella
I l l tappa definitiva, compiuta, dovuta evidentemente all'evento Ges
Cflxm,_mcnire Rg =in ne considera l'origine, costituita dalla c h i a ,
n u t a divina, e le grandi tappe di questa chiamata, dai patriarchi (9,643)
;Jlncna-lllg clh:am;tg gnisericordiga: definitiva (9,24-26).
cm p m
p p,. 8993.
, -, e
p m a r] ) e r e m n p' est t 'i v a r n e n i : k m a 11 e K m o-s.

Da n o t a r e in entrambi i periodi il procedimento retorico dell'enume


razione: lista di sette elementi in 8,35, dieci in 5,35-3911, o t t o in 9,4-5n.

Cfr. pp 33-34.

60

61

m o . Numerosi commentatori vedono in questi versetti u n a


panitio: p e r alcuni, Rm 9-11 e annunciato da 1,16, p e r al
t r i da 1,17; p e r altri infine, solo i p r i m i o t t o capitoli della
lettera sarebbero introdotti da Rm 1,16-17. Ma questi ver
setti, come abbiamo visto, n o n sono una partitio di Rm
1-8 0 di Rm l - l l , solo u n a propositio. La difficolt n o n
deriva daltra p a r t e dal fatto che la propasitia principale
n o n annunci esplicitamente tutte le sezioni, ma piuttosto
dal fatto che Paolo n o n comincia Rm 9 - 1 ] c o n u n a propo
sitio che regga tutta l'argomentazione dei t r e capitoli e

, obietter che in 5.20-21 Paolo n o n fa alcuna allusione al


rifiuto del Vangelo da p a r t e dei giudei, ma piuttosto alla
massa di p e c c a t o edi m o r t e che si riversata sull'umanit
In s e g u i t o al p e c c a t o originale, in particolare al ruolo che
avuto la Legge in q u e s t a proliferazione delle colpe
Certamente; ma Rm 11,3032 illustra ugualmente la p r o

f"'.' dl,5,20*21, dandole anche un significato


ungt

ultimo:

dallallontanaisi dalla tematica espressa in 5,20-21

il finale di Rm ] 1ne come il venice, perch sottolinea la


costanza c o n la quale Dio procede e indica anche allusi
vltnente come l a Legge abbia p r o v o c a t o i l rifiuto d i
Gesu Cristo d a p a r t e d i israele, p e r m e t t e n d o cos parados
nalmente alla Buona Novella di raggiungere i gentili. Non
childulbbio che i(vgrnZS-3Z di Rm 11 n o n concludono sol
undici
0 acapitoli
sezione
di Rm9-11,
) 111a anche ! "i n s 'i e m e dei p r i m 'i

nella quale figurerebbe l'una o l'altra parola chiave di

1,16-17 25. Ma la nostra analisi ha visto in questa assenza

un'altra prescrizione della retorica: dovendo apparire


come un mistero, una rivelazione inattesa, la tesi sulla
salvezza di Israele n o n pu essere enunciata che dopo una
lunga suspense - i n nessun caso in una propositio iniziale.
E ci stesso spiega anche perch Rm 1,16-17 n o n fa e non
pu fare alcuna allusione alle tesi espresse da Paolo in Rm
911: la notificazione del mistero sar fatta solo dopo un
percorso lungo e sinuoso attraverso le decisioni di Dio
nella storia della salvezza rivelazione inaudita. che non
ha motivo di essere divulgata all'inizio di Rm!
Facendo delle anticipazioni sugli sviluppi futuri, si pu
tuttavia affermare che Rm 9-1 1 costituisce una conclusio
ne del tutto logica allargomentazione degli undici p r i m i
capitoli della lettera. Se si considera infatti Rm 11,25-32,
dove viene esposto chiaramente il disegno salvifico di Dio,
per l'Israele indurito e per l'umanit intera, innegabile

Hm 9-11 e la giustizia divina

La composizione, al tempo stesso concentrica e retorica


della s e z i o n e ha mostrato che Paolo n o n insiste in primo
luogo sulla ribellione di Israele e, di conseguenza, sulla
sua colpevolezza. La lenta salita verso la rivelazione del
mistero, del disegno divino, el'esclamazionc finale davan

l'l alle decisioni inaudite della sapienza eterna, sono tutti


elementi cite indicano un fine teologico. Del resto, nelle
ramA.:: A della sezione, la tematica teologica: vi si p a r

che il v. 32 riprende, per darle un contenuto p i netto,


un'idea gi formulata in affermazioni precedenti, 5,20-21
e perfino 3,23-24. Che dall'inizio della lettera siano stati

a di

Dio, della sua parola e della sua giustizia Paolo cerca

combinare l delle realt a p p a r e n t e m e n t e incompatibili:


Ing i u s t i n a p e r tutti e l'elezione, la giustizia elindurimen
to. Malle spiegazioni dell'apostolo possono sembrare faci
li. Se] amoree lodio, in altri termini selelezione e il suo
contrario, p r i m a di ogni risposta umana, sottolineano la
libera scelta divina, n o n la rendono forse arbitraria, ingiu
di

l'universalismo e la gratuit della giu


stificazione u n a cosa o w i a . Che il dominio del peccato
su tutti gli u o m i n i abbia avuto come finalit ultima il re
gno della grazia e del perdono, e stato gi chiaramente
affermato da u n a propositia (5,20-21). Ma bisognava a t
tendere il finale di Rm 9-11 p e r vedere come si articolava
no paradossalmente la disobbedienza e la misericordia. Si
p i volte ripetuti

sta? Le r i s p o s t e date da Paolo a queste difficolt esigono


un esame attento.

Ma Il fatto che in Rm 9-11 l'apostolo cominci a sollevare

queste difficolt sulla giustizia divina dimostra fino a che


p u n t o questi capitoli siano essenziali alla trama della lette

ra. In nessun caso possibile separarli da essa! Il lettore


lo s p e r i a m o * avr colto limportanza di q u e s t o risultato

15 Si ritrova quasi un'espressione c h i di 1,16-17, per(ch) la giu


stizia _ in 1,161: si legge salvezza" , (sia data a) ogni credente in 10,4,
che e u n a delle t r e pmposlti'ones della sezione.

apparentemente secondario

62
61

Conclmlone
Pi che il vocabolario. quindi la dinamica dellurgomen
tezione che pen-nette al lettore di cou'la-e al tempo naso
lengioni delleiratmredel'estopao ' oelengionidella
sua r u l e unit di :crlnurm in Rm. le analisi semantica e
retorica : a n o ineepnrabili. Spero di aver dimom-ato in
q u n t o c a p i o n la pertinenze di una tnle conclusione | n e
todolo ica.
Lo
io delle composizione ha dimostrato in prima luo
go come Plolo $i b u i zulla fox-ma dellespressione per
mettere in evidenza alcune sue tesi:
.
l) La composizione concentch ABA permette di verifi
care il tenore fortemente teologico delle sezione, che inl
l l l ponendo il teme delle parole di Dio. delln s u l eolidii.
della sua potenze, delln s u : giustizia. e termina con li mi
sericordia . Certo. la ; o r t e di Israele ne costituisce il
term genernle; cionondirneno, la composizione concentri
cn suggerisce che lidentit del po lo dipende totalmente
dalle parole divina, in breve che Fnosun sorte mette in di
lcusslone l'identit stess: di Dio ".
2) Le composizione concentrici. di sola. non permette di
se l'unit mediani (9.30-10,21) conltuiecu il centro
l e m m c h dellinsieme; mlunto la compoelzione argo
mentativa autorizza una conclmione l i g u r i : il vertice ver
so il qunle tende e lagire divino. in putlcolnre ln ma sn
pienza misericordioso (\ 1,30-36).
l e n e evidentemente il problem: delleffetto di signifi
cm rovocno delle riflessioni di Poolo in Rm 9-1L L':
posho ha sollevato in quee\:lfloene dell: corte di lraele solo
_per
ere : un p o n i ' interrogntivo uu npporno
tra lmnodne fili-le e lelezione dei crlstinni con i prlvile
il del popolo ebraico? O piuttosto perch la cliiunatn dei
Crimini
ogni significato se e considera: senzo la
storin e destino di Israele? UnA qualunque risposta n o n
!:l:be precedere l'esegesi della azione, in particolare

I i.

Seian9.Diochinnupermisericoxdimlnlmilperdonnpermi

:erleordin[ormulnchepotmbbednmxmerekxetionelennn-ndirh
" Caine Dio potente, giunto. minericordoso

64

Pane seconda

Fede e legge in Romani

,.iuuiiiuiiuiiiiiiiiiiiiiiimiiiiii.iiii.iiuniuniH..ih..iiii

. di Gaio come Cristo, Salvatore, Figlio di Dio,


Cl soffermiamo solo sul modo in cui questi autori
> . { atto_d1credere al soggetto. rinviando al decide
,gulono_mua coslamto in tutti e che. nei rapporti con
"? come autoaiermazione. aumgimfifica
-enutorealxzzazmne. La Legge allora lo strumento
grazie al quale si realizza questo desiderio di au
w c a z i o n e : cercare d i osservare appieno l a legge

Negli ultimi anni si sono moltiplicati gli studi sulla conce


zione paolina della legge. Molticampi, ritenuti ormai co
nosciuti, il giudaismo palestinese del tem detto intcnestamentario 1,la coerenza delle diverse :: emazioni paoline sulla Legge 2, l'evoluzione del rapporto di Paolo con
l a Legge 3 . sono stati oggetti d i ulteriori indagini.
Questo rinnovato interesse dovuto a u n a crisi dell'esegesi luterana 4, i cui rappresentanti pi noti sono Bultmann 5, Kiisemann 5. e, pi recentemente, Wilckens, Fu.r-

nish 7. indipendentemente delle considerazioni di contenuto. sulla fede quale (cio, la fede come omologia , con-

. Su uecw unto, cfr. WD. Davies, Pm! And Rabbinic Iudaism. l n n don 1%48, eife ! divenuto un clas:ico; dello amsn autore, ,lm'uh and
Paulin! siudia, Philadelphia 1954; : l o p n t t u t t o lopen m i ;e .u
ciliva di ma Sunda-a, Pnul and Palestinian J . A Comparison af
P m ungligion, London 1977.
.
=si veda A.Feuillet. Loi deDieu, loi duChristo! lui da|'Elpril wm

les piirec pauiiniennes Nr 22 (1980) 29-65; H. Hilti-ico. Paul


the
n 1953.
=c f r, H.i-ifim, Das Gesti: bei Pauhls. Ein un. Wado: der
paulini'schan Theolagie, Gdrfingen |978: u. Wilckena, Zur Entwicklung
de;paulinischcn Gesazosv(efemndnisses; ms 1(1;83 15+1m ]

l
llnivo nei-ico ome trop
usato
. mon,
. udaism the Gs$iles. A Sociologie Appmach. Cambridge 1986. e da
alu-i (Gaston. Barclay, ecc).
! Cfr. la s u l leologi'z N Testamenls, 315-331 ('lilbingen i m ;
utilizzo le pagine della nona edizione. 1984), dove le posizioni nono
riprese in forma sintetico e un po' forum.
of:. A d' Rd , (Tobin en, 1970), in articolare . pmpoxim di Rm

Law. Genin

7 .

" "

""

7 Si vedano gli studi di Wilckens citati nella bibliografia alla fine del vo
llugl'zi; ugualmente, P. Fummh,
'
M i n g ; - and Ethics

' Paul, Nashville
Cr. Bullmann, Thaolugie, pp. 318319.

soltanto tipica di ogni


on pu-.che p o r t a r e all'orgoglio, ail'amganza .
. up'o di interpretazione quindi legato & un'antro
_. sm essa paolina o meno, ma anche a una cena
( nue del giudaismo che si suppone che l'apostolo
. Infatti 51 ? , PmPf:l di ul} battaglia: il vero
31 di. 11p i giudeo che incarna
.
ggogegh, camengta Kisemann a proposi
.
.'
' : flmno 1151050 S ' l m p o s s e s s a della
dngsr?ln
.lEler nenhzzore SeS.!esso. per inor
Wester;omfinelm.. ilusmne di non di _dere Pi da
"ulpe bene il mo .in c_ui Bult
p;;cgefiiscc leconmma militich della

" ; Il perseguimento della
lla Legge' esprime, con accenti ti icamente
il desiderio che ogni uomo ha di esso?: ricono
, buse di ci che ha realizzato: ". per questo
. fede . legge sono veramente agli amide p e t h
0 di ogm religione e di favorire i. canfusjne tra
desiderio di . compimento umano, om .
radioalruenw
- .
_.
, rii-nin.
..
d
.8 O g m aumg:usuiicazione davan"
- - 0 umilmente la sua grana, il credente non
- pu p i vivere per sestesso. ma solo per e grazie
.
dell_hmo nesanu della kmkhgx. cn. num. m o i . ,
V more
di;,n o n c nulla di p i comm-io an.
. Vinten-ia)
_
. l Billy-nanni. nimbgiesiii-ai7z_la Me n o n :\ a
un opera, e quindi cena di s. e il contn
'
Ndicflesupposta dalla fede.
(

IsraelslqwandtlgChunhsFaith.Pmlundhi'st

Grand Rapids, Agia-gm 1qss_,

d i u n v a lo. p(Ich)
er

74.75,

, vim m i m uomplenflonc di se alessi (p. 300).

,_mmuumumumnuu|ununmu|nth.munuum

Alt:-Lesegeti luterani vedono le sme diversamente Essi


non chiamano in causa il desiderio che ogni fedele in di
compiere le Legge, lattaccamentoad essa con omo il pro
prio cuore, nu soltanto la possibilit di r e a l i ci: n o n
pi orgoglio. sufficienza, ma hllirnento, o addiriimm di
one. di non poter n n i o m n m , pnticu'e la Legge
Dio, quindi la sua volont: sfortunato il pio giudeo e
null: p i in questo e deve riconoscersi incapace di ascol
h r e la voce del suo Dio. ch
ode deli
dl
Quem interpretazione, e g
'nppo 'o ' Rm
3,20 : 7,7-25 13, pu del reno combinarsi con Elnreceden
te: ludeluxione,lacoccienudiunnrealedistanznmi
requiflti della Legge e il mio 're, la confusione del pec
cato. porcone alternarsi con l orgoglio e la sufiicienu .
Ci nondimeno, le due posizioni rinvimo : una stessa vi
sione del udaisrno, quelli che sull: u i l di E.P Sm
ders 15, de nirei unlitntiva, perch sottolinea prima di
unto le reazioni e quali lo legge
il soggetto che si
il forte di esso: la sufficienu o : duohn'one Etiste
un'lltrn lettura, di tipo -quzntitativo.. mchesu compati
bili con le precedenti. e che insine sul fatto che essendo
imponibile omrvnre la Legge nelln s u : interezza, cio in
tutte le sue prescrizioni (uspetto ountitativo: cfr. Gal
3.10). il s getto si trovo esposto I. i n , nll: m.ledizione,
nell'obbnn ono e nell'impotenzn. Che ll letture cosiddetta
paolina del giudaixrno sia qunliutivn o uantiutiva. ci li
mitiamo ui I notame le conseguenze: giustificazione
per ll f e l'unico antidoio a rimozioni ugualmente
dummntiche.
Le lemure confessioni, che sono letture di fede. sono in
dubbiamente portatrici di trldizioni ricche e varie. ma
corrono anche il rischio di tradire il testo. detennimte
come sono da situazioni ecclesiali dn lungo tempo conflit
tuali. sufficiente ricordare le affermnzioni- oggi impia
mente condivise - di Sunda-s, secondo il qunle la lenura
{ m a dai grundi esegeti d li ultimi decenni sui passi che
si riteneva combattessero i fondamentale Iegnlisrno della

giudaica non fin che riportare il dibattito


?leel cattolici nel]; storia litica, con il giudaislll
camhcesimoe il cristianesimo in quello del
mm;;iiiliclindllrpreiazxo'ni confes

68

' van

:i

'

"

..: l e tum, i] '


anali, nemmvem
_ .%"..;.fattraverso i con
gmfica che i]:ommeniatori
nam tutti i
ppe

recentemente. S. Westerholm, gi?n$lnnto

ui t u t t i in
lematic: l u i t a p p o ' fede
- Pio?o: voler ab8r?lnre limieme dei Siti nn
contro In una melt-n di recare nell'
'

particolare perch non presenter


tra garze essenziale
l'elaborazio
aolo) : [ miu-pretazxone da parte del le!

' ' di P

. . _.

" Cfr,ilcnmnmnuxiuditi.illlickuu,lcrfinefandanwfl voll.

"%.,ldaempioJexifie-innidilifliibrurinbosfiuulzbeiPaulus.

we,.pi lunghe ma p i sicure, .lln critica

Gottinga 1978.
" Cir. p u t , zh: l a w und the Jmish papi.. p. 17.

_ loupetule che prov_ocano hnno costreth esce;:tln

'

. "'f.""

v ludu'ln. . 57. Anch'io lm C r i l i l"


: ICI
L h d :
Ipb
] 989) ?JS-ZSO.
lsrndslawundtheChumh's Pm'th,pp. IDS-1069

36-140.

69

'

inRm. Per l e stesse r a g i o n i


come leggehdella

Capitolo quarto

Whol
concec:::ilrialfegs ressionl

Rm 1-4 e la giustizia divina

( B m 3.27) 0 legge delo Sgi(;i;gntl(!le1m 8,2), c e, se

mdb

cani

alcuni esegeti.

lignoranza delle
linguistiche e dei meccanismi dell argomenta[;
lhiw pwlina possono condurre a tali e r r o r i , per [ qua
'un-lung: rcfutazipne sarebbe dl t.mppo anne. . ur
e
?Il;:he Piola separa fede e l..egge. Prima ll:rartazdamio
&
oni. riprodurr questa disS0cnaziune nc
cnpiboli di questa Pane

Aqetgoflltlelgggenngcsaica: solo

toloxrecedente abbiamo evocato il ruolo di 1.18 e

le uc pmpositiones che danno il cambio a 1,16


Il nono allargomu-tazione di prendere nuovi
in due tempi, di cui abbiamo in anticipo indicnto
Non p e r questo abbiamo finito con i proble
izionc: la dinamica e le divisioni interne del
'
essere giustificate nei dettagli,
la finzione di Rm 3.1-8. sottounit che molti
. turi considerano determinate perla composi
,Rm 1-11.
l'attenzione degli esegeti, oltre alla composi
clie la coerenza :: piuttosto lappnrente incoe
,183.20. In effetti. seda una parte c accordo
' in 3,1920 d
enunciati che riflettono il
Paolo, come conc are questi c o n 2,13 ( e i ver

-staun': 2,6-16)?

3,20
.

- che ascoltano la nessun uomo sar giustificato


, g i u s t i davunflaDio. davanti-Lui (Dio)uputire dul
c l u m o n o in nuti- le opere della Legge.
umano gius ' a t i .

dei problemi di coerenza, la funzione di km


che fa difficolt. Il passo vuole fois: sottolineare
n o n : di p e c c a t o di tutta l'umanit, come sembra
la .
ratio 3,19-20. o al contrario la giustizia
n i t a r i a d i Dio?

,llllllllllllllllllllllllllfllllll\lllhulmllhulunlummumm...m

rilevato sono confermati da altri. sempre di


inclusiva, in 2,9-29:

1. o . . . ] . tipo ( | | compa-lione?

La dispositio remrica suggerita p e r 1.343,25.


prupositio 1,18
na:-natia 1,19-32
pmbano 2.1-3,18
peroratlb 3.19-20

3.25-2!

_ _ pndeovv.2829

marconcrsronepq-namnv
27

_
. )segruev.l

differisce da altre divisioni, basate su criteri diversi. E ne


cessario quindi confrontarla e giustificarla.

'

non delln lenen (gramma)v. 29


(circoncisione) del cuore v. 29

(giudeo)nehegvelov.29

della legge5 conferrnn ugualmente anche lu

quesfl due insiemi (2.9-29).

purulleli:mi di vocabolnrio fnvoriscano unntriplice


del bruno. LIB-2.8 e p o i 2.9-29, infine 3,1-l9,

[parallel/sm! : Il vocnbolurlo

! puellelisrni sono numerosi in IAB-2.29 :, a seconda dei


criteri utilizzati. si pu arrivare a delle divisioni molto di
verse. Alcuni esegeti 1 rilevano le corrispondenze seguen
ti:
Li!-2103)

che fn dndgn'munto.

ili. Il
blema di
lom funzione, diesvaellere ci? se mne o
bnnli. se nltri criteri non potrebbero renderne
Hdinribuirli
uru volta ci li
_ \ sul problemadivenunente.
della gerarchiaAncordei criteri.
,non-ispon nz: sono inn
la

lrn, ingiuntizla, verit, v. i!


. verit ingiustizie, in v. 8
rlvellta (upokalyptetai) vi 18 riveluione (apokalypsis) v. 5

lnelcunbili v. 20

lnescuublle v. 1

il loro cuore ln:ennzo v. 21

il tuo cuore non convertito v. S

Ilm 1,18 e 2.8 for-merebbero un'inclusione: in 2.8 Paolo


se nn del resta u n a pausa 1. come suggerisce luso strano
de? nominativo (org! kai rhymes ira e sdegno.), mentre
grnmmaticnlmenh sarebbe richiesto l'accuutivo . Questa
prima unit andrebbe quindi dn 1.18 a 2,8 . [parallelismi

l'ldCft Ph. m i EP"!


= In

""W S M M v

"

individunbile r u i n a l i . . b dei w. 1-10.

b-v.7rlcornpennn- r'lneonnreu
u - v . &punizione - .cn ler- esdegno-

a' - v . 9 punlzlone - tribolazioni; e nngosch


zw= v. ra rlcompenu- .g1nr-in : o n n m .
Si noti nnclle il clmbiunento :tlixu'oo (invenlone dei sinhgmi che
dirnnnr- un'inninenz. sulle retribuzioni e non pi i u i deefinmri).
Ph Rnlland l'intitoh: Per le loro unioni, i pngani meritano l ' i n di
Dio:,

72

' e citazioni urinulistiche


.

' f'Y"WD tuttavia il modello retorico. Dn no


cominciare, Ch PM10 utilizn sempre Pi esplici
.
: vi in dapprima delle illusioni, in 1,23
.20 e Gen 1.21.24), in 2.6 (Sal 62,131; e Pr
' . in 2.11 (l'assioma sull'impamilh; cfr. Dt
_Gb 34,19:2Cr19,7;Sir35.12-14), in 2.2] ( i l decalo
lb e i n formnlmente, in modo breve in 2,24 (Is 52,5
'
4 (Sal 50.6 LXX), infine in maniera m l m @
.

.dovecohcatenaunaseriedi

'

passr

'

nmcolandolr

gli uni aglialtri (Sal 13D(X; Sal 5,10; Sal 139,4 LXX; Sal
9,28a; ls 59,78; Sal 35,1 I X X ; Sal 142,2 LXX). Questa pro
gressione co':tliinualitlla sii iampsnde perfett:gnene _se il
passo segue
uposz to e a re una greca. ve noor
soalle autorit avviene spesso altemine della probatio.

Tavoh !
A=2,18

tu chi? Sugli altri


si chi? Su !: s f u s o
giudi
|.
_( glidlitri/non
i m "
p'lniidri gli.hi
altri/Condani
inn-endo
le nee-o
istruiscitestimo
/rul7i
d i , Sx)

\ di tono edi stile in


Bisogna anche rilevare il netto cambio
2,1. In effetti, sein 1,19-32 Paolo rimanda a dei fatti riconosciuti da tutti come devono esserli quelli di una nurmtia e descrive la situazione degli uomini idolatri con
l'aiuto di topoi ben noti della letteratura giudaica. al con
trario, :: partire da Rm 2,1. la namzno :! Chnnmente lerminata: l'apostolo interpella, minaccia. e cerca soprattutm
di sconvolgere i suoi interlocutori successivi, di sradicare
le idee ricevute, come quello di una misericordia speciale
per il giudeo nel giorno del giudizio. Altri indizi mostrano
anche
che. a partire da Rm 2,1, lasciamo
la narratio ed_
.
.
entnamo
in una sezione che ha le carattensuche
della pro
batio: se in 1.19-32 sono numerosi i verbi al passato
com abituale in una nanatio, in cui si rimanda general
mente a dei fatti passati , a partire da 2,1 e fino a 2,29,
tutti i verbi allindicativo sono. a p a r t e il duplice hmanan
di 2,12 7, al presente e al futuro.

Se la probatia del passo inizio con 2,1. emergono imme

diatamente molti parallelismi, che confermano quelli


menzionati sopra. Ci si p u addirittura meravigliare che
dei commentatori, pure sensibili alla retorica, dividano
ancora Rm 2 senza tenere in alcun conto delle due apo
strofi di 2,1 e 2,17 e dei parallelismi che esse generano:
conto qui del perfetto col significato di p
aidmnen
(sappiamo di 2,2. Quanto all'autista hnwmm (peocuvno), ha u n o
solo nelle sua forte opposizione Il futuro che segue subito dopo: l ' m m

Non

to e p o s t o chiaramente sul giudizio finale.

74

www HH v v ,

. ]

mfgudichll- "' ;kx,wn'd , di

Illa/10 e lo stile

/ parallel/smi

A ' = :, 17_24

xndnhbon

diDin

v. 6 illusione | su flv. 24m. 1.52.5

B, 2 5
= .2

B-z,vm

il giudeoyn'nu : il greco

giudeo vixlblldgiudeo in
l e

l e n a Inlegge/nelle legge proficue. onervlrellleg


flreci(cheonilnnlhleg

um

m_ del cum...
lc
nellnrocu
d m n mne

I. l e

Dio giudicheri nem

Il

lode... d- pnne di Dio

nze (B e E). De
la traiettoria del ragionamento in Rm 2, questi

mi

permettono

di meglio cogliere largomenta

paolina. Fino a 2,16, le idenflt dei gruppi restano


* n o n sono ancora smontate o indebolito, mentre in
'. Paolo nr:-iva a dimostrare che le categorie tradi
di giudeo e greco non sono cos nette come si cre
vero giudeo non colui che si pensa,perch il paga
-nciso nel cuore giudeo nel segre , e il circonci
carne p u essere incirconcso nel cuore. Non si
di mettere insieme 2 9-16 e 2.17-29 n soprattut

m .
vino. Tutto sommato. il giudizio di 2.27 riprende, rove
sciandolo. quello di 2,1:
Z,l

2,27

Sei ineecusabile tu che giudichi...


l'inelmoncilo giudicher te.

. q u. a n t o m a i evidente che_questa inclusione sottolinea


lux-m
strutturale di Rm 2.1 29.
Aggiungiamo che 1,19-23 e 2.1-9 non possono appanene
alla stessa unit logica. Ma, dir, que-to vemetto
Paolo non ha di mira i pagani ed easi soltanto? No, non
solo i pagani: cene. ivizi menzionati in 1.29-31sono proprio quelli che i giudei stigmatizzavano presso i non giu.
dei. igoyim (ta ethn). ei vv. 1-5 di Rm2 potrebbe riferirsi
ax filomii e saggi greci, ma Paolo omelie di proposito il
termine! Un V e r u n o come 1,23, in cui ovvia l'allusione
al vitello doro (Sal 105,20 LXX), indica del resto che l' pastoie include tra gli idolatri anche. in modo velato, gli
israeliti del p u n t o . Me. si dir, lisraele del tempo di Pao
lo non aveva niente di u n : nazione idoletra, teso comera
verso la fedelt al Dio dellalleanza. si. nu non menzio
nendo n i pagani n i giudei, rimanendo quindi in una
denominazione vaga (gli uomini che...), Picio esclude

ne

si in

Iaggatdvo qogni: (pas)

'

. stile, al tano. alluso della Scrittura e aipar-lleli


' .'progredisce
le lipotesi
ole della
gre
d i m indiziosecondo
favorisce
di undispositio
ragionamen

. '18'29)'
. . in cuiPaolo
pas.&"
All'inizio
d utilizza
" 'nggenivo
" non
elton:

- n o n parla' de' n di uomini che....


gliuonuniu,ma
Guardan

.
.
. ._
.
. .
' dal mCJ
Ilieilr;
ingiustizia degli uomini che
contro ogni

]. verit,

che

,,, P P di p i circa

'; un dn.ci,
p n m o tempo
quellicome
che
faciledeux-ive
individuare

meo

il

male

, i ) e l'approvnno (1,32), Ma non si mm edeilte


di tutta
Poiche la tappa s e g m l e (2.1) segni; che altri
' giudicano i primi... C O M E t h d'altro

ogni designazione precipitosa.

Quanto alla funzione di quello che si convenuto definire.


dopo J.M. Hassler '. l'assioma meologico di Rm 2,11, essa
" essere determinata = partire d l l parallelismo che
abbiamo rilevato: grazie a questo assioma. laposholo lire
r, in B e B'. le implicazioni dei capovolgimenti di situa
zione per la giustizia imparziale di Dio. L'enunciato di
2.11 non e quindi una pmposilin nel senso menica della
retorica greca. anche s e l a sua importanza a r g o m e n t a t i v a

fondamentale.

' Divine lmpartxll'ty. Paul and n M l a g i c a l Axiam, Chico CA, 1982.


B . ! k r vede Rmhifi2.29 divisi in d\:lEul'fl m a n i c h e (uo-2,10 :
. i l - 1 9 ) animi-le intorno |li'usidmn
'impu'dalil (2,11). Ho dinn

m-nminunalmnudioi

lideboljdiquendivisiune,chedluu

B l a i n rehlivl a Rm2,11. CCI.-N. Aiuti,


Rm [,il-3,20. lmhlelme oucohrenne del'illumcnlnflnn plulinien

p o r l e non invalid: in fasi

ne?u, Bl'b 69 (1988) 49.

76

-....
o
oro

umnone
-- ., : neon:
-=h==u..m

.; inciao
Il loro
numero
nonlol eam
mv
' che2.14-15).
fanno 5Ma se(ee
ne Jona?
Paolo
, la loro origine viene al sonnu-io sottoli
' :gxeci possono
all'uni e all .
fueilbeneo fare '
e, con leretribuzioni
158=- Cosi S - C M I di m e n t e

""

(fin-:I l bene). F :

' " hsm

perch c di
la
penser(a.l f u t u r o )

Mlilllllllllllliliillllll|Nlllllllllllln|

fraintendere completamente la dinamica dellargomenta


zione. che Paolo non precisa unitariamente il loro nume
ro: come sottolinea giustamente L M . Hassler 9,in nessuna
parte in LIB2,29 si dice che tutti senza eccezione hanno
peccato. soltanto che tutti coloro che commettono il pec
cato riceveranno senza eccezione la giusta punizione.
Anzi, c o n molta accortezza, l'apostolo sopprime l'aggetti
vo pus dallunit che concerne i giudei (2,17-29). Ma, si
rlbatter, egli aveva gi parlato del giudeo fin da km 2,1:
pu darsi, dato che Paolo aveva allora detto: tu che giudi
chi, chiunque tu sia; chiunque tu sia, cio, come indica
il seguito. il giudeo prima e poi il greco. Ma limportan
te n o n sta qui, perch la progressione si fa a un altro livel
lo. Da 2,1 a 2,17 il salto qualitativo:
| dire
2,1-5

2,17-24

tu che critichi il male


tu che predichi il Bene (la legge)

fare
e fai il male
e fai il male

Salto nella conoscenza e, pertanto, nellipocrisia o addirit


tura nell"1gnominia. poich criticare il male e farlo meno
grave che conoscere la Legge, la volont divina'in tutta la
sua chiarezza. predicarla, vantarsene e tuttavia u-asgredir
la Ma iinterrogativo ritorna: quanti sono i giudei che vi
vono in una simile contraddizione? Paolo non lo dice: cer
to, il voi di 2,24 designa una totalit che potrebbe inglo
barli tutti, ma 3,3a sembra indicare al contrario che solo
alcuni furono infedeli alle rivelazioni divine. Non ci sareb
be dunque nessun giudeo per insegnare la Legge e osser
varla fedelmente? Quarta categoria introvabile? Gli esege
ti di ogni sponda n o n hanno mancato di osservare che
nessun giudeo ( i n primo luogo il Saulo fiero della sua fe
delt. di cui parla Fil 3.6) si riconoscerebbe nella caricam
ra di 2,17-24. Nessuno potrebbe sostenere il contrario, in
primo luogo Paolo che. finora, n o n ha fatto alcuna cifra!
Egli ha semplicemente operato una progressione retorica
che merita di essere sottolineata:
DivineImpnniality, p, 155.

78

[1.23]

dire

c) insegnare il Bene (Legge)

fare
fare il m a i e w , 19-31
che fa il male v. 32
efare il male v v , i-5
e fare il male vv. 17-24

re aspetta il seguito: n o n c alcun giudeo che si


coda della volont di Dio e viva di essa? Emerger
e fare il Bene? 1

3 dar u n a risposta chiara: non si tratta p i ora di


gli uomini che.... ma di ogni uomo senza e c c e z i o

n 3,4.9.12.19) ". Tuttavia, a differenza di Rm le 2


. come sottolineano a gara gli esegeti Paolo descriv
' falli conosciuti riprendendo motivi sfruttati nel gi
o del tempo (SapSal; Filone), o r a devei n v o c a r e la
, parola verace : normativa, che dichiara ogni
menzognera, ingiusto - salmo 13 I X X fa proprio
o, poich ha di mira tutti gli uomini senza eccezione.
tolo n o n pu pi rinviare all'esperienza. come ha
- finora a roposito di coloro di cui si sapeva che non
ano co ormemente a quanto dicevano e confessan
v effetti. come accusare di conmaddizione. di ipocri
- elli che si ricollegano alla Legge e cercano di osser
con tutto il cuore? Paolo parlerebbe forse di tutti i
' osservanti che. nel giomo dellespiazione, ricono
le loro trasgressioni e i loro numerosi peccati? Ma

-noscirnento dei peccati n o n era mai percepito come


\ conhaddizion so n o n escludeva le opere buone, la
' nella pratica dei comandamenti della Legge, anzi
argomentazione ambbe potuto vedere la

luce
un altro

theoonosconolabeggeelaouavanoiumod
'ile,ma
11131:m
pergdlxpremleli altri. trul'seinfede

Scrittura, specialmallen$al 13 v o c i : . 3,9-18 mostre

questa cawgoria en maricarmte inutile.

aggettivo pas (:ogniw) bisogna aggiungere il un contrario oudeis


)o le spresuoni equivalenti di a : u u z Per 1
co
1.
3,10-18. si veda L.A. Keck ul'he function o m e 3 : 10-18.
. i n ] . Jervell-W.A. M e c h ( d . ) God'sChn'sland
Dahl , Oslo 1977, pp 141-157. Rimmeremo sull'op
m)divisadaquesto a n t i n e , che vedeIn 31048 il vertice del p u m

(}}:ng

,.

impediva di dubitare o di disperare della misericordin


speciale che Dio diceva di riservare a ogni giudeo che
confessava il suo peccato e desiderava arde-temente il
perdono.
Dove ci ha portato l'esame dell'aggettivo pas? A individua
re il modo in cui lipostoio passa in rassegna le diverse
categorie esistenti e porsibili p e r lascia-le, m y e s s i v a
mente. elia Scrittura dicbinrare che tutti senzo eccezione
sono sotto il peccato (3,9). Mn quale funzione dare a
questa progressione retorica? Infatti il riconoscimento
della menzognae dell'inginstizil universali non avevano
mai impedito | i n autori sacri, e all: tndizione giudaica
sulla solo di essi, di penare che i poveri di YHWH. abbe
ne peccnori, mebbero alati oggetti di un trattamento a
parte. Sequindi Plolo ha racchiuso tutto il cosmo: (3,19)
neil'ingiustizin, nel peccato e nella confessione delle sua
colpevolezzn, non ha inflitto spazznto vin la retribuzione
sperata (perche promessa) per il giudeo. Non era forse
queen differenza che era necessorio hr emergere e che
oosfituiva la post: in gioco dell'argomentazione? in breve,
sedi una porte lueo di p a : conferme le progreuione reto
rica di LIB3.20. dallaltra non dice nulla circa la sua fun
zione: Pnolo d perfino l'impressione di dipingere : tinte
fosche ln situnzione r u l e del giudeo ouervante e di con
traddire le offennazioni di Rin 2 (in partieolnre i vv.
7.10.13.26).
necessario quindi affrontare il problemi delle coerenza
interna del passo ( i .i B-3.20). e farlo studiando la funzione
delle :fondo giuridico.

:. Pereh6 I'lr- divine

Laprin-u difficolt deriva dal contrasto che Paolo havolu


to mettere t r a il propositio principole di 1,1e17. positivo
in tutto. e quella. secondaria, di 1,18. che parlo dell'-im
divina. Perch, in una lettera in cui vuole mostrare come
i frutti salvifici del Vangelo raggiungono tutti i credenti
senza esclusione alcuna, lapostolo inizia con una sezione
(ms-3,20) sull'ira di Dio nei riguardi dellinginstizia
umana? E quale r a p p o r t o stabilisce tra in e giustizia?
80

m
m m - A mH M1-2
5

- < uingiustamentenotntociieRm i laripeti


uno s t s s o processo, sempre p i esplicito:
_ umnnn w. 19-23 / reazione divina v. 24,

le

num]:rgofiagcreegiente di versetti

lano conseguenze. '

questo reazio

. colarelalungnlistn ' v l z i ( v v. 29 31). Nonva


.
_ mum-hvinehetauestniggicadbelllrap non-ala;
, oe
muone ivinn
i'esoo
he
, descritti in 1,1931 sono iznubiii. DlTestos

- e , a l v. 20,cbediivinallaserie.Aitrmenti
divina, che va emplinndosi nel corso dei capi

bediunnfllgnnte' u s i m . i l r n p m o f
. me non lnperci tn funzione
in giunte tenzione divine verro nnn

- mponsnbiie in tutto egi oonwaddittoriz. Rm!


,in qualche modo u n : definizione concrete dell'i
- ei presente come una retribuzione negative. gi
: proporzionate nl ripetuto rifiuto degli uomini a
il Dio che si era mnnifeeteto ad essi e conti

,@,descrive
.nua funzione
la relazione nomini/Dio so uttntto ai
,

passato in cui le regole della r e t i

ione di

itnrono in modo costante. quindi sempre voli


, 2 consider-a questa retribuzione al i n ( w ,

, p e r quelli che, tuttora in vito al tempo di Paolo.


'hnnno sperimentato. perch Dio rimane pa
loro. Per devono sepere che arriver inesorav
e secondo la stessa regola (hai fatto questo/ne

di conseguenza).

Che in Rm 2 laccento sia posto ancora sul giudizio e sulla


renibuzione (futura) di Dio altrettanto che sulle contrad
dizioni umane, la disposizione letteraria lo mene subito in
rilievo, poich ogni unit del capitolo finisce con questa
tematica ( w . 16.29). C' tuttavia una differenza radicale
tra Rm [ e Rm 2: Paolo qui n o n considera p i soltanto gli
uomini che fanno il male, ma viene evocata unaltra cate
goria. quella degli uomini che operano il bene. Ma anche
qui l'apostolo non vuole insistere sul fatto che ci sono
ugualmente persone che compiono il bene e che perci la
nostra umanit n o n poi cosi marcia come si vorrebbe
credere. No, l'obiettivo duplice.
i) Teolo ico: Dio, essendo giusto giudice (cfr. 2,5). n o n
pu ren ere il male per il bene. Un giudice la cui retribu
zione sarebbe u priori negativa potrebbe forse meritare
lappellativo di giusto? Deve giudicare sui fatti. deve cio
esaminare innanzitutto l'operato di quelli che gli stanno
dinanzi. nel tribunale (cf. 2,6). Cosi, Paolo ha il dovere di
menzionare la categoria degli uomini che compiono il
bene... per sottolineare la giustizia del giudice divino nel

dispositivo dei suoi giudizi e nella loro esecuzione. L'im


portante ui non uindi che ci sia almeno qualcuno che
compia il ene: an:: e se ne trovassimo qualcuno, quelto
non cambierebbe la regola divina. che quello di ricom
pensare il bene e punire il male. Avanziamo cos nella pre
sentazione di Dio, giusto giudice: per lui essere tale non
vuol dire solo rendere agli uomini secondo il loro rifiuto
di riconoscerLo, vuol dire innanzitutto 3 rendere partici
pi di ci che lui stesso (incorruttibilit, gloria) coloro
che compiono il bene: il giudice giusto non conserva gelo
samente i suoi attributi soltanto per s!
2) Anrmpolagico. L'esistenza del grup di uomini che
operano il bene (cfr. 2,10) ha unaltra frizione, quella di
favorire il livellamento dei destinatari della giustizia divi
na; in altre parole mostrare che Dio giusto quando retri
buiace giudeo e greco secondo gli stessi criteri. Abbiamo
" Cfr. in i o dei W. 740 d leretribuzioni sono descritte oon pm
posizioni afien-native all'inizio e . i l . fine:
a = v . 7 affermativa
!: = v . & negativa

b - v . 9 ne ativa (si noti la progressione: ogni essere )


n = v . m
ermativa (stessa osservazione: uchiunque fa il bene:).

82

. infatti
.
che
_ la sola situazione negauva
' nella qual
: lumamt peccatrice n o n pu giustificare la mesi
, Vlsteaso p i a n o dei due gruppi, e Paolo lo sa molto
_ . Sarebbe dunque concepibile che il greco possa in
. essere c u c o n c r s o e il giudeo incirconciso e che cosi
_ come conseguenza. notiamolo ancora una volta)
4 r i c o m p e n s a I l giudeo come u n pagano e i l pagano
ur]rgiudeo? Nella ns sta positiva che d in Rm 2,
: - n o n si mostra al tutto innovatore. mariprende
modo term che si ritrovano in alcuni autori giudaici
m p 0 e che nfle:nono molto probabilmente un dibatti
e;rstente sull identit giudaica 15. Paolo si sbarazza
.udll_a differenza giudeo/pagano sul punto stesso in
. 5 er del suo tempo cominciavano a interrogarsi sui
,
disua ple'rugreiza.

, - _ que " c : annoilbenepertantounelemen


isle dell argomentazione di Rm 1,283,20, perch
livellamentoo la messa in questione delle iden
conseguenza, delle retribuzioni: se Dio giusto

::1le considerare]: azioni senza lasciarsi impres


li 0 status e dar vantaggio privilegi che ne deri

e:lcche solo conosce tutti nel loro intimo esuquin

u n i , senza aupartenere al popolo dellalleanza,


. -la esserecrrconcrsr di cuore. Ma questo elemento.

probatxo lia bisogno p e r progredire, porter forse


.
me ] apostolo alla fine a contraddirsi? Nien
tto. Certo, enunciati come 2.14 e 3,20 n o n sono ma
ecompatibili, maldevono essere considerati in
ella. mar-urca del] argomentazione. Prima di af
. :lou! aiuto della Scrittura (Sal 13 LXX, ecc.), che
mondo , n Qub essere giusto davanti a Dio,
aveva Il dovere di dire che le situazioni del giudeo e

'

commentari interpretano : mm Rm i

pani

Ml.-ITI: alla: 41
livellamento u3iifiemiiv$

cui
marcatura oeernajn questo v a s e t t o dall'aposlolo ui
!
finochelenpomdellrvelhmentolono ' m u
,_ ellemann bisogna quindi p i dimostrare l'
retribuzione di

he
'd

..Dr'vimlnrpmialz'ry pp 142143 s

I:

Paul
I : ,pp iga-129. che citano sup.-:::Filon,"q.'fll

del greco n o n sono cos nette come si pensa. Se evase fin


dal] inizio alfa-mato la colpevolem universale, non
Avrebbe affatto sradicato ln certezza che ha il giudeo di
avere un trattamento diverso nel ' o m 0 del giudizio il
riconoecirnento : la confessione
suo peccato non gli
avevo inatti m i i fatto dubitare della misericordia divina & .
r u n r i g u r d o . E importante quindi ricollocare le afferma
zioni paolino nilinremo dello svilup - qui In pmbutio
in cui hanno unnrrecisa funzione. tr-nenti non ci resta
die m u s a r e ho a di inconseguenza .
IEA EGIUSTIZIA

Abbiamo cosi risposto posifivamenne s l k domanda della


coerenza del azionamento paolino. manon abbiamo un
corn potuto determinare lapice. In pointer (teologica ::
entropologicn) del p a s o , tanto l'aposmlo :: pesare abil
mente da un uttore nll'lltro. presentare limponinlit divi
na al tempo stano che la messa in questione delle mms
del giudeo e del greco.
Ml che ci sin progreuione nel pensiero, innegabile, elo
verificheremo unn volta di pi esamina-ndo il vocabolnrio.
Ll lezione inizia con il prelenbe npokalyptenai (e rivela
to), e.in effetti. nel cono di tuuo Rm 1-2, il lettore m i n e
: una vera e propri- r'ivelazicne. : un svelarnento. poich
ulla fine. in 2.16 e 2.29 si dice che Dio conosce il [%
dei cuori. L'ira A v e v a iniziato col nunifeslare i suoi
'
nei corpi, visibilmente. con la pervenione ei vizi ses:unl.l.
Con Rm 2 P o n ci in entrnre nel cuore dell'uomo, l dove
si giocnno le dechionl, e vi abbiamo notato le oonuuddi
zioni, le menzogne. ma anche i veri valori, che i privilegi
M K R S n o d g r u o , d u l d fi m l i o n b y 6 n n e - i o d u e b o e m
n n o f fi l e l l e e e n f k o r m n n l l i n t h e ' l h e o l o g o fl l u l m N ' l ' 5 3 2
(1986) 71-93, In ammo. dopo-ud litri. di
I.
d a

pum:hoolpevolezndimtfl(km3tleminoonumdinlveuacbn
pnrflredllluvltninfiuilbo,noninvnlidllhn2chedeuqiveunn
dvndacdmmkmzAquuuupieyzime,buuumwuidu-uioni
leulngiche,bitngnlpreferinqueflncheprendeinonnxidgnzioneladb

mnficndeldimm,echevduudiemmciniueoondnhlomfunzione
ugomenrntiva.

84

, o nascondere. E questamigliore comprensione del

edelsuomisterosiuccompnpanamm
ma finche nel p'udicure sennando l

limitarsi a l ] : condizione esteriore.

'
ma:

Apoconpocolllredimenxionidelmi
che Annuncrn il.pnmo sviluppo (LU-3,20). Pnolo
sun g1u:trzuferch nllon, n e l ] : proposil'o

l o l a ln parola I I X 8 ) (orge)? Rm 3,1-20 ci niuler I


unn n s p o s a .

4120: azw.s POSTA w Gioco?

toolaglco o u m W o g / c o ?

cile,sullnbnsedisoli

eos-n Pmlo mene

'miduecn'

adm

l'ucce: , il probEl?lil v bra

| ulteriormente con Rm3 ". lrnpreuiomfl dal


gv. 19-19), in cui Puolo cita pam]. per p a m ] : un
npene : iosa che nes;un uomo giusto dnlh

sposto a diverse obiezioni. l'uguaglianza nella retribuzio


ne del giudeo e del greco, questa volta negativamente: l'a
postolo n o n fa che applicare l lasiorna dellimparzialit
alla situazione universale di peccato. il punto decisivo
non e che tutti siano peccatori e colpevoli, ma che in virt

del criterio enunciato in km 2 siano tutti e senza difiemn


za ulcuna esposti all'ira divina.
Secondo altri commentatori ln pointe sarebbe piuttosto
teologica. Infatti, dopo aver mesu-ato che le categorie del
giudeo e del greco sono molto meno rigide, fisse, di quan
to poteva sembrare, che la retribuzione divina agisce
quindi in funzione del cuore e non dellidentit esteriore,
Paolo non pu che imbattersi nella questione della fedelt
(piloti:, 3.4) del Dio che ha scelto Israele e gli ha promesso
la salvezza finale. La posta in gioco di Rm 3,1-20 sarebbe
cos quella della giustizia divina 19. Anche questa soluzio
ne e insufficiente perch ignora le questioni centrali che
permettono a questo finnle di sezione di articolarsi, quelle
di 3,1: Qual e dunque la superiorit del giudeo o quale
l'utilit della circoncisione? e quella di 3.9, che fa prenv
dere un nuovo sviluppo alla prima: Che dunque? Siamo
superiori " (noi, giudei)?. Essa ignora anche lallusione
fatta (v. 19) alle possibili rivendicazioni provenienti dal
giudeo: p e r quelli che sono sotto la legge. perch sia
chiusa ogni bocca. chiaro che 3,1-19 tende a spazznre
via le obiezioni che potrebbero essere sollevate, sia a pro
posito di Dio, sia a proposito dell'uomo. In questi versetti
n o n c' pertanto da scegliere t r a una pointe teolo 'ca
(Dio giusto). e un'altra antropologica (tutti colpevo ' o
peccatori). perch, come in Rm 1-2. Paolo non separa n
le questioni n gli attori. Anzi per la prima volta Dio e
luomo sono messi direttamente a confronto c o n laiuto di
aggettivi qualificativi (Dio verace e u o m o mentitore. v. 4).
" o intendere per giuutizia (diluliasynl); in Rm 3,4,5? Giustizia pu
rnrnente. unicamente diru'ibutlvu, o il tempo atene misericordiae udi
zio? Non prender posizione queen: robben-u dm che n o n mofim
per niente il problema delle -pointe de passo; del m a : , visto a punire
d a l ] . dinamica dell'
mentazione, esso r e s t : secondolio.
" S . K , Swwers, Pa '; Dialogue with : Fellow Jew in Rom Jil-91, CBD
46 (1984) 719-710, tnduce il pmechamzlha di 3,9 c o n I qullche
:vantagsin?- invece di a l t e r n o lupa-ieri?. Per una critica d m u ' c . di
quest: posizione, c f r, & Penna, La funzione di 3,\-s.

86

che p i conta, per la prima volta ancora, Paolo fa


luorno e lo mette in posizione di accusatore di Dio
3. L opposizione diventa retoricamente o dram
. nente forte, poich il si "oe
o vede la sua
parola utilizzata contro di lui (3,5b.7). Mu lultima
,-<
metta a lor, attraverso la Scrittura. che e sua paro
n o s c i u t a del resto come tale dal giudeo: grazie a d
vv. ipo-18): arriviamo cos a una constatazione uf
l u l l idenuu_ degli attori che sono di fronte, Dio giu
- un 1umanit peccatrice : passibile del giudizio.

Ionedi Rm 1.186,20

ta evidenziazione dellopposizione fondamentale


t di Dio e In menzogna delluomo solleva subito
olosa questione che lapostolo ho previsto e che

se Dro ha bisogno della nostra menzogna per


in rilievo la sua gloria e la sua verit. in altre pn
gna abbassare luomo per innalzure Di
:
versmente cosi vero come si dice? Ci equxv e n
il problema della funzione di km 1.184,20. l n
l.lo-17. Paolo aveva fatto lelogio del Vangelo in
_vela la forza di Dio p e r la salvezza di o i credente
giustizia di fede in fede: se il Vange o e proprio
perch lapostolo, subito dopo (in 1,18). parla di
- ? La proclamazione del Van lo deve comincia
' l - rivelazione della grazia ina ita ricevuta in Ges

llllllillliillliinllulliu:iiunlumumiw

Cristo. dell'umore che ci precede sempre, 0 dalla messa a


nudo delle malvugit e dell'inginstizia umane e della loro
punizione? Sorprende anche il fatto che, subito dopo aver
menzionato parecchie volte il Cristo come contenuto del
Vangelo G.S.5.9). Paolo non ne parli per tutto il primo
sviluppo21 che va da 1,18 a 3.20. In breve, perch Plolo
non ha collocato Rm & o Rm 8 appena dopo la pmposinb
principale di 1.16-17? qui che gli imperativi delle retori
ca antica " assumono tutta la loro importanza e rifiutano
interpretazioni affrettate.
in effetti. talvolta era necessario cominciare un'argomen
tazione con il punto di vista della controparte per poner
la. a poco a poco. la dove essa non pensavo. Paolo &: esat
tamente la stessa cosa in Rm LIS-3,20. Cominciando con
lattesa della manifeetnzione della giustizin finnle, attesa
forte per tutti i giudei p i i che desideravano una consola
zione continuo:-nente differita, l'apostolo potr pruvocure
un effetto di sorpreu: con l'aiuto di categorie sapienziuli,
apocalittiche, e di riflessioni del giudaismo del tempo.
p o m progressivamente il suo lettore. in un crescendo re
torico sorprendente, :: estendere l'esecuzione della sente!
la a tutti gli uomini. poich lo Scrittura dichiara In loro
colpevolezza. Ora, Rm 3,21 ci fa cadere dalle nuvole: la
giustizia divina (non l ' i n ) e stata finalmente manifeetw
t a . Ci che ci si aspettava in Rm 3.1020 n o n eccedu
to. Questa e la sorpresa: Dio non ha d i s t r q u l'umanit
peccem'ce. ma haaddirittura fatto il contrario, offrendoci

. |. ' te la giustificazione, che da noi n o n esige al


essere creduta eaccolta.
lapostolo. mettendo progressivamente tutta l'umani
. stessa situazione, senza eccezioni n pfifilegi. non
le creamre per magnificare la glorie del
. nn piuttosto preparere lannuncio di Km 3 . 2 ] :

di dilerenze permetteva alla giustizia divina di

p e r m z i a t u t t i g l i u o m i m , n m u n o neera

- soprattutto n o n ne era escluso il giudeo che lat

dz molto tempo!

. in Rm 1,18-3 20. il progetto di Peolo non quel

la giustizia divine, n di mostrare che tutti


" ' . ' sono passibili del 'udizio, sotto l ' i n , ma di re
le obiezioni mosse
ugunle retribuzione per il
. e il greco: il contesto udiziario assume qui tutta
importanza. Ci aeen. l'apostolo pu (Rm 3,21
prendere alle formule nuovi svil
i: seti ammet
non c' eccezione tenendo conto d
venuta dell'i
' Il bisogno fere lo stesso per il dono della giustifica

3.1-0 . In oompoelzlone delle lettere


nell'ergomentazione che va da 1,18 a 3.20, i r i m i
venetu' di Rm 3 fanno prendere nuovi sviluppi pro
della condizione religiose. lnmi. seil vero giudeo

che lo e interiormente e la circoncisione quella


. iore. nello spirito e n o n nella lettera: (2.29), questo
v suini: un interrogativo: stando cosi le cose,
un

"lnllml,ib,lemenzionedelV loeleelCriltonunhlnno
elcunnittnzlone nell'-rgomentezione; omuxmunincisoechiudonounn
vono-num)

" cf.-., :d ec., Quinulinno che, in l u i . ora:. t v, 11, 70 e l e g u m i . r i m


deunluogocomunedelhtecniclretoricl.

Sinnehhnmentenmledifterennuuiinteqvokalypmi
(e rivela:-, 1.18) e il perfettanpqltavurdtn (e non M i b t e l : , 3,2l).
lnl.llzimtndiunele e
,verificmdnlhsuaeonu'nuripe
tizione; invece. con il
di 3,21, Paolo rinundn nll'evenln G a n
C r l l t o , O m m ll aun-!lvo p h m u (come i verbi termina-nti in ad).
w p a - m e t t e dilvviarelosviluppouull'espdtogxnzioso-liochelu

Innotnnodelhnunifeeuzioneedellelueoomegwnze.le.21 mo
l ! ! ! indixcutibilmente che la giuxfizi: d i v i n ; include le collera. un In :u
pera.

88

uncmone? Ma paradosulmente. quando 1]


o
p o s t a farebbe aspettare diverse ragioni che atte
superio t del giudeo. Paolo cambia bnxscnmente
. e, enuncia una serie di domande su Dio, alle ali
risposte molto sommarie, e ritorna p o i (3,91 sul
.' della superiorit del giudeo, per dare questa vol
ri.eposta negativa . E quando, in 3,91}. Paolo affer

l " pt'
hltlllggizee
' "d".
, " ,meglio, come
I, in
d.m
..;-e. km 3
!,12-, MRT 105 (19813) 3346. tndune '
toulmenu- piumosto che c o n niente

A. Feuiliet,
avec Rm
ou pan di

., C i detto, il

89

lllllllllillllllllllllilllmllln

ma di aver gi mostrato che tutti, giudei e greci, sono sot


tomessi al peccato, il lettore si chiede: dove lha dimostra
to? in Rm2?Ma questo capitolo n o n ha stabilito - n o n era
questo il suo ruolo - che tutti, giudei e greci, sono sotto
messi al peccato. In 3,4, dove si aflenna che ogni uomo
mentimre? si potrebbe in effetti replicare che Paolo cita
l'autorit per eccellenza, la Scrittura (Sal 115,2 LXX), le
cui affermazioni costituiscono una prova irrefutalyile. Cer
to, ma egli non la cita esplicitamente, e laffermazione
perde un po della sua forza dimostrativa. necessario
quindi spiegare questa abbondanza di domande e di r i
sposte cosi come lapparente distrazione di Paolo a propo
sito dei suoi precedenti sviluppi.
Le upiegazioni non mancano. Abbiamo gi menzionato l'i
p o m i che vede in km 3,1-8 un annuncio velato di riflus
sioni che Paolo rimanda a dopo, allo scopo di non inter
rompere il filo dellargomentazione in corso (sulla situa
zione identlca di tutti gli uomini, giudei e pagani, rispetto
all'ira divina). In breve, i ragionnmenti dei copitoli 6-8 e
911 riprenderebbero 3,1-4 : 3,5-8, ma in ordine inveno:
3,1-4Rm B - l l
3,5-8Rm 6-8.

Hm 3,1-4

Cervo, 3.1-4 e 3,5-8 non possono costituire delle proposi


tianes o addirittura delle partitianes 15, mae possibile ne

mechamelha pu

c o m p r e l o in due d i del t u m coerenll: ( . )


noi dellgnn i giudei (come in 3,1; il v. 9 rlpren ellen le domande
sulla m o n del giudeo): -Avremo n e l Il meglio (noi i giudei)? N o n wm
plenmenve, infatti... Q u e m mluzionc ha un mln inconveniente: il sen
in attivo di mechamaha non sembr- mme-uw ahlvve; (b) il nori: deli
gna Pmlo ela s u : dimoeuuione; il senso e allora il u g o - l e : Perdinmo
noi il unt-agio, lo m l n dimostruione viene meno le il peli-sion del
giudeo pennone. sele gium'ficezione nvviene secondo le opere dell- leg
?n.
}: Contro Penna, . L a funzione mutu-nie di 3,1-8 ndln letter-n ni Ronin
nln Hib 69 (l 9 8 8 ) 507542. Anche se questi venetli hlnno un'enorme
importanza per levoluzione della sottosezione che vada 1,18 : 3.20. non
n la funzione di preparare o nununcinregli sviluppidi Rm m u . E
checchnediealenna. lavicinnnzatnunlpmpoe'inelnsunpmbat
la M$].in Rm: 1,16-17, pruposiiio principale, e immediatamente segui
ta d aproballa che lu lo scopo di giustificarla; Rm LIE-3,20 proprio

90

ad wempio, le affinit esistenti tra 3,1-3 e Rm 9-11?


q u a e l si possa leggere qualche interrogativo sulla
- : o sul senso dei privilegi storici del giudeo e,
lentamente, sulla fedelt di Dio alle sue promosse.
o lo contesta.Ma 3,4 n o n ha un esatto corrispon
io Rm 9-11. Ora, proprio questo versetto il punto
vita dellargomentaziooe in LIS3,20: p e r la prima
, infimi, l'apostolo alerma l i , c o n le Scritture (Sal
16,1), che ogni uomo senza eccezione mentitore,
- . cos il finale della sottosezione, costituiva da
v'o'ne di citazioni bibliche che insistono sulluniver
e la totale perversione dein uomn1. Rm 34 m i r
ammessi iprivilegi storici dei giudei, a conferma

: e n t o delle situazioni, in modo radicale. Questi


annunciano anche Rm 9-11? N o , pErch la proble
diversa: Rm ll s"nterroga sull'avvenire di
e n o n sui suoi privilegi (del resto riconosciuti e
t a t i in 9,1-5), mentreRm LIS-3,20 cerca di mostra
ln legge non pu dare una posizione privilegiata al
- rispetto al giudizio divino. E, in questo sottosezio
_.. 3,1-4 In la precisa funzione di ricordare che ipn
' storici del giudeo sono compatibili con un livella
- delle retribuzioni. avviando cos! l'ultima uppo della
4 One.

3,5-8

- 6.1 riprende direttamente o fa almeno allusione a 3,5

o innanzitutto che in 6.1 Paolo non formula la


, domanda con i termini di 3,5 ma c o n quelli di 5,20,
mostra la tavola sinottica seguente 215:

plmdiqueslnpmbalz.nellamiaunlncuimetletumfumlni
n u eccezione nei rigunldi d e l ] . gimiflcn
themodevercevezeperlnsoln fede. Nonsipuquindi confron
eomelalenna. 1,16-17e3,1-8.
musiva indica i termini denlici. Solo la [ox-mulo che ( fi r m a ? :
i . delrutoin7.7; 9.14; 9 , 3 0 c o m u n e l 3,5 e 6 , l . Cinon !
peggumrimre la conclusione che s , ] riprenda il problema

n e m situzione, u

4 min

91

3.5

6,1

5,20

nonpxecedumdalleniermaaonipaolineapurti
qualismaformdam.0ra.illegnmeualaprolidel peccato e la sovrabbondanza della grazia
veramente esplicitato solo in km 5.12-21. ed sol
; grure da q u a l i enunciati. in particolnre 5,20, che

89 la n o s t r : ingiusti
zia dirnostn la u

lfizi1dl'Diowhetiivv

..ma?
Dio non e f e m in
giunto qundo colpi
sce oon la nua ira?

Che divano?

sovrath- continuiamo]

dahddmile &
l a ' peccato.

eo- nare ne

: ne

pecoaw,
vnbbondam la gru perch ubbondi la
zia.
grazia?

Si ma notato di ass io che da 3.5 a 6,1 la prospettiva


e mutata: in 3.5 a di colt teologica (Dio ingiusto?)
mentre in 6.1 e etica (continuare & peccare?) : aoteriologi
ca (la proliferazione del peccato che sottolineo il perdono
continuo) 17. Non si pu quindi, & rigore di termini, dire
che 6,1 riprende un problem che 3,5 avrebbe lascino in
sospeso.
Forse si obietter che 3.8 anticipa chiaremente linterro
gntlvo di 6,1. Non c dubbio. ma che fare allor: dei ver
setti 3,5-7, che non annunciano per niente gli sviluppi di
Rm 6-8? In r e t h Rm 6-8 discute le obiezioni di 3,5-7 non
pi di quanto Rm 9-11 ri renda 3.1-4: si pu :oltanto dire
che in 6,1 Paolo esprime t u a domanda in termini enalo
ghi & quelli di 3.8. Une avola sinottica mostra del resto
che 3,8 non ha la funzione strutturante che alcuni esegeti
gli attribuiscono:
3.8
5.20
.!
Fecchmoilnnleef- laddove e sovrab- continuianm u re
finelz ne venga il bendata il peccato. Mare nel m o t o .
bene?
hemrlhboudatola perch nbbundi la
grazia.

pu trarre le conclusioni enunclnte in 6,1 e


km 5,20-21 forma cosi u n a (sub)prupositio : partire
quale Paolo p o r r i precisare il rapporto tra l'eeseree
del credente. Quanto allatticolazione di Rm 58.
gi mamme il ruolo strum1rante della synlaisis
rieto (5,15-19). perch questa che spiega
di Rm 6-8. In breve. se Rm 3,1-8 he un ma
t. nei limiti IAB-3,20 e n o n di Rm 1-1! nella

ml nmricl

3.20 ha permeano di f u g - n le obiezioni fette alla


'
del giudeo e del greco. Me ume r l
nperlapomlo nolounetappa. gruzie la nale
roveocio l'efiermazione: se. con la venuta
'in.
rivilegio. lo e l e s o deve accadere per il dono del
cazione.

che va da 3,21 a 4,25 lu le stette articolezioni


edente: la pvopositio (3,21-22) & uguita de una
.preduzioni, fiornite da "ma in forma essenorle
p o i sotto forma di omande e risposte (3.27
esse sostenute da un massiccio ricono ille
(4,1-25). Le somiglianze meritano di essere :ot

grazia?

in Rm 3.8 lapostolo segnala un'accusa formulata forse


dai giudaizzanu nei suoi riguardi. p e r respingerla. senza
ulteriori denagli. Ma questa accusa n o n significa granch

l,18-3.20
1,18

1.19-32

3.214,25
3,11-22a

3,1-9

3.10-18
" calnhiodiproepettivachel'eseget-develvvertixeclJBw
uebbecoutimireunonnunciodikm-Re9-llmequuueuhnirlprm

e rolesteunemmienelasteu-Hneoftimujudi
3,1-8. Manonuflltto cos,

92

3,19-20

' ne termina con u n a p r o v a di autorit, cio della


essendo del resto la seconda p i consistente del

93

imnmmumuimnnn

la prima. Se ne pu vedere facilmente la ragione: a quelli


che lo potrebbero attaccare o potrebbero attribuirgli delle
contro-verit, l'apostolo deve mostrare che le sue posizio
ni sulla giustificazione p e r la sola fede senza le opere
della Legge , lun dal contraddire la volont e il iano di

Dio, trasmessi ne le Scritture, al contrario li co eru-nano


(cfr. 3,31).
D'altra parte le differenze n o n mancano di venire alla
luce, poich Rm 2,1-29 non ha il suo corrispondente nella
sezione seguente, e per motivi evidenti: a questo punto
dell'argomentazione ( i n 3,215) l'uguaglianza nella retribu
zione e data per scontata.
Abbiamo gi confrontato la pmpasitia secondaria di 3,21
un con quella, principale, di 1,16-17. e segnalato i loro
punti comuni . Rm 3,21-22 riprende i . ] 6 1 7 , permetten
do cosi allargomentazione di prendere nuovi sviluppi. Ma
1.16-1'I formulava la tesi dell'apostolo in modo ancora in
mativo, anche se la ripetizione del termine fedex indica
va gi una reale insistenza. La formula di fede in fede
assume ora unn connotazione p i precisa: la giustificazio
ne per la fede esclude del tutto le opere della Legge. L'ar
gomentazione esaminer quindi il rapporto fede/Lease.
La funzione e la formulazione delle pmpositiones peo 'ne
in Rm possono perci essere definite: esse enunciano in
coetivamente le tesi che Paolo intende difendere o preci
sare nel corso del ragionamento che le segue immediata
mente; la pmpositia principale presenta i concetti-chiave

della lettera, concetti che le propositiones secondarie


esplicitano, senza essere u n a pura e semplice ripetizione
di 1,16-17. in breve. Rm Lia4.25 segue la dispositia della
retorica greco-ellenistica, ma in modo originale.
I r : e grazie

Abbiamo accennato sopra alla difficolt sollevata da 1.18


3.20 - perch, subito dopo aver dichiarato che il Vangelo e
forza salvifica per chiunque crede. Paolo inizia cul descri
vere gli effetti negativi dell'ira divina? . e abbiamo invo
cato gli imperativi della retorica: prima di affermare che
"

c f r , p . 45.

94

.. .-cazione la stessa p e r tutti, giustificazione per la


. fede, s e la Legge, l'apostolo doveva respingere le
>' : ' contestazioni od obiezioni. Non c' una ragione
tualmente p i ricca e p i profonda p e r questa conca
'
Paolo n o n vuole forse risvegliare, ad s e m io,
assopita nella sua buona coscienza
tro
dell'incoscienza? Oppure sottolineare, come molti
' del NT. che nessuno pu ricevere a accogliere l'inau
, : salvezza. se n o n riconosce il proprio peccato? 0
. il peccato dell'umanit si comprende soltanto in u n a
\ .. 'ca di salvezza: che l'uomo n o n deve perci dispera
: sua impotenza e dei suoi rifiuti?
ipotesi. u n a p i bella dellaltra, non possono pur
awalersi dellappo o della retorica del asso. in
v 0 Paolo n o n esige da suo lettore che med A lungo
malvagit o sull" iustizia di tutte le categorie di uo
" cosi come n o n ' spiega a lun 0 come Ges sia
costituito hilastrion (strumento espiazione). Egli
piuttosto - e ne abbiamo visto il perch - sulla re
; il che non uivale, evidentemente. alla cono
del peccato! La iunzione delle due sezioni. anche
' loro successione, e quella di pre
e di presenta
ustificazione gratuita - per a ed: - per tutti, senza
.. 'nazione alcuna. Mn questa progressione pu es

_interpretata diversamente: come un passaggio dalli

. n o n sarebbe ancora giustizia alla giustizia, 0


u n a trasformazione della giustizia divina, che da pu
] (chiamata allora i r a ) diventerebbe misericordioso.

' .5-8 permette evidentemente di rispondere che


come per i suoi predecessori li amori bib 'Ci.
ustmzin non sono disgiunti. Calpe:- tutti quelli che
- : diffondono lingiustizia. Dio rimane giusto:
potrebbe Egli tollerare che il male sussista e che i
" abbiano p e r sempre la meglio? M il modo in cui

_>lztioola i r a (Rm

LIS-3,20) e giustificazione (3,21

dlmostra che, p e r lui, la seconda m e t t e al riparo dal


senza la giustificazione accordata a tutti gratui
u ' a divina avrebbe forse gi fatto piazza pulita
t peccatrice! Ma se, c o n la tradizione biblica.
onosce che esercitando la sua i r a Dio non diven

ingiusto, egli va oltre ed enuncia che Dio manife


.. ente la sua giustizia quando rende giusti o giu
_'?tutti gli uomini peccatori. senza privilegi n prefe

9!

numnmnlmllmmu|uumumumum

renze. La prograsone dniluna all'altra sedime si presen


t: quindi c o m e un ripresa della tradizione biblica (e giu
daica) che vuole Andare p i lontano, mako p i lontano,
verso una giustizin divina che si e n o m i n a in modo innu
dim, a Suore di tutti.
Enuncinndo ci che cosflm:sc'ela Lamcolnrit del Vange
lo, Pnnlo n o n vuole perci dire c in (giusta) in divina
non lu p i region deseere, ma solo ricordare lo strumen
to che Dio stesso hatrovato per f m i sfuggire ad essa.

a in

_ l a r e le alemmzioni di Rm LIS-3.20 allo


quelle che le seguono in 3.214,25. Mentre.
one. Paolo riprende una tradizione (giu
.per manifestante mne le implicnzioni

(sull universalit dell'ira). nelln seconda ripete

. - della 'usiilicazione per lutti : senza condizio

che n o n "ce come conciliare ira e grazia. Dovre


- ' to ritornarci!

Gunduulono

C ancor: bisogno di insistere sul modo di recedere?


Senu imporre una composizione, mn, segue 0 i diversi
indizi, inn-ro stati portad ro
iva-nente : riconoscere
nel modello retorico que o c rende conto del maggior
numero di fenomeni letterari. M. riconoscere che Rm : e
gue il procedimento dei discorsi retorici greci non basta:
e r - importante anche sottolineare. pi che le somiglinnze,
in libera con ln qul.le Prole u t i l i m unn cornice opp-ren
temenne formale : genetici.
Littenzione alla composizione eminentemente renoric: di
Rm ha coni pen-nesso di mpernre un primo diflooll,
quelli del a p p o r t o f r : ln pmpositio principle di 1.16-17
e lo rviluppo che si ritiene IA giustifichi immediatamente,
1.184,25. ce p i e m continuit: Piola nrrivn a mostrare,
senza ricuna incoerenze e in due tempi (ma-3.20 e 3,21
4,25), che la ustizlu divin: raggiunge tutti gli tannini
ullo meso mo, cio con Il fede renze le opere del.].- Leg
ge. Questa e quindi la prima qualit delln giuntizin divina
lottolineata da Puolo ed apre-aa dallo giustificazione per

lamlnliedezaldildellacoslnnzndelsuogiudizio. della

fen-nem con il quale attua ln retribuzione, Dio e giusto


perch u n a t u t t i i suoi sudditi s e n a fare eccezione alcu
na n uccerdare privilegi. Certo, il modo in cui Paolo av
v i i il suo ragionlmento in LIB-3.20 oggi il problem
bisogna partire della menzogna dell'uomo per mettere in
evidmza in verit di Dio e proclamare il Van o della
giustificazione gratuita? -, nu abbinnio visto
questo
punto di partenza era determinato dain imperativi della
retorica.
La progressione dellargomentazione n o n ci autorizza
96

97

niziu, cio %n dalla pmpositio principale di 1,1617, l'importanza del vocabolario della fede 1.La cosa p i semplice quindi di cominciare c o n il vocabolario della fede,
per precisare la sua estensione e le sue connotazioni; ma
questamlisi non basta: necessaria rolungarla c o n le
same dellargomentazione. in panico re di Rm 4 : Rm
10. passi le cui difficolt sono proverbiali, m a i n cui si delinea una concezione del credere e della sua posta in gioco.

' ypakon pi)stes (in vista dellobbedin


Rm 1.5,- 16.26 3, ma non tanto q u a m e
lapostolo, quanto piuttosto l'uso frequente di
' che praticamente n o n ricorrono o molto r a
in altri autori del NT. Cos, ad esempio, il parli
me senza compimento (ho pisteu61t, il cre
. hoi pisteuontes, i credenti 4), i numerosi ek pi
dia pistes . che hanno dato luogo a un certo n u
m d i 7 . Tutti questi usisono del resto in un senso
v . cio religiom.
, un criterio capace di indicarci come Paolo con
la fede. q u n t o cenamente quello della qunntit;
la dei sintang menzionati qui sopra pem1elle
' nette. il participio presente (il credente o i
) descrive lidentit cristiana Se ne vedr u n a
' - le in lCor 14,22-24, dove questo participio
ad pietas, aggettivo che indica lidentit inversa,
* chiunque, giudeo :: greco. non appartiene ella
dei battezzati '. Il contrasto hoi ptmantes/hoi
. del
interessante
il suo ;;;-pam un po'
, . : : : l'apostolo non sceglifi due aggettivi correla
. e apistoi,ma un participio alla voce attiva e

1. " mubohrlo d . " . M , .

Capitolo quinto
.
.

" atto "' credere Romani

Il modello retorico, in funzione del quale, come abbiamo

visto. si dis iega l'argomentaziqne di Rm. indica fin dall'i-

QUESTIONI DI METODO
La , a d , p_

:: a t m pia-Mds (Gal 3.5). pmkop kai khan u;p u 6 : (Fil

_.

An

dll-ll

pist-. nessuna (o quasi) di Paolo 2. vero che il sostanti


vo pistis (fede) usato in sintagmi che n o n si incontrano

98

Z!e9,42(llecondldelllleziuneclieiildtlol
mo attribuito . Plolol); m 2,1 ( n n li vedo :,
*dlf;dn)epnutd .7 potrebbe quindi ellinicamenle ripien

,39 (

,6 .

Delle diverse espressioni di Rm in cui appare la radice

. Cfr. le quattro ricorrenze della radice p i r l in Rm 1,16-11.


2 Per !: costruzione di p i . s z (con han" col dauvo diverse p r e m i z i 0 ni), :\ veda J. Burr. Sanannque du languge biblique, P a r i ; 1911, : J.E.
Bellu, The meuninglopslat in the Greek New T . Noottstanencia: 11 (1937) 225-240. Ricordiamo m c h che Paolo n o n utilizza
sempre queelo verbo in
tecnico (Rm u,:.zzzs; lCar 11.13), 11
scemufivu pisli. al :ingolure, dedi-um: in m a i i casi. preceduto o
meno da una prc sizione Le uniche formulazioni pmprie di Paolo
son::ipi?le;b cipressione ek msm m puf-n) di Rm 7 : Ma
pu
:
. .

'
ohnenle ] Cox-1.2 . 4.22 (Z:): Gal 3,21;
2, .] . ui del NT dove r i c o r r e il lola partici

'

. m g . ,
332153331
mi:

fede-. c h . Rm
5,7; o . ]
H] 3, Col 2,12; mm 3,7.
'

din
; 3,22 (33,12), c fi , | . . g i .
,, chm:a ,..di ZTim 3,|5.
.

all'-ne '
, di M g d g ] .
q
d g dj {
ma in mm di

ce- [ C o r 6.6;1,12.13.1415: 10,27; 14,22 (:x)2314; ZCor

s,u.1s.

99

un aggettivo. Dato che il participio pisteudn esprime un'a


zione. quella di credere senza del resto precisare la sua
qualit. lintensit del desiderio che laccompagna e n o n
un contenuto preciso. l'identit cristiana si trova in Paolo
caratterizzata da un atto, quello di credere. vero che la
postolo usa altre formule p e r indicare lessere-cristiano,
ma questa s'impone p e r la sua frequenza, e q u s t o richie
de che vi si presti particolare attenzione. Ecco roll pos
siamo ancora domandarci perch Bultmann bia comin

ciato col definire la fede (secondo Paolo) come obbedien


za. Non che la sua definizione sia sbagliata - a dire il

della Legge l l . Non necessario soffermarci su


molte volte rilevato, se n o n p e r notare
: sfocato l'aspetto umano di

p u n t o gi

iliare la nozione

- ma e d.! non compimento, del momento che ob


uuplica una richiesta, un obbligo da soddisfare. da
. , ? Non ci viene fornito alcun precisazione.
' formule pm!ine il participio m e n t e e i sintagmi
o_nali - bann]oaun'altra particolarit. Sli sar forse
0 poi. fi'equente presenza de la attivo
in! singolare e al plurale) o di una formulagghe in
versalit: tutti i credenti . Dio che giustifica
- mne p e r In fede el'incirconcisione per le fede
30), ecc. Unito di fede non m e t t e eccezioni: tur
differenza di stato sociale (schiavo/libero), fisico

vero. obbedire rinvia all'agit'e, il che mette in rilevo l'at


to di credere -. ma ci domandiamo quali siano i criteri
che gli hanno permesso di ritenere come coranerixtica de
cisiva e primarie un binomio (obbedienza/fede) che I p p a
re solo due volte. e unicamente in Rm (1,5; 16,19). Si ri
eponder forse che questa lettera costituisce il cuore del
Vangelo paolino e che il binomio in questione trae da ci
la sua forza, oppure che lecpreseione obbedienzn della
fede e formulazioni nnaloghe (Rm 10,l6 10; 15,18; ZCor
HLS-6) sono tipicamente paoline, che esprimono inoltre
lo scopo del suo upostolato. Ammettiamolo, ma non e me
todologicamente corretto valorizzare un sintagma senza
averlo prime confrontato o paragonato con altri. Ora. per
latto di credere, e il participio presente che domina. Resta
evidentemente da determinarne il valore.
Quanto all'espressione dalla/per la fede, essa indica
uninsistenza netta e continua sulla fede come condizione
necessaria e sufficiente della giustificazione. evidente
mente a questo proposito che gli esegeti collagene la fede

alfemminn) e soprattutto religion (giudeo/


o).
- credere, poich vi sono invitati. Latto di
lltezzn, eleva veramente tutti quelli che lo deside
m.lla stessa dignit di figli. di eredi, ecc. 15. Questo
e molto sottolineato in Rm: la fede non o non
. cantieristica specificamente giudaica!
-' ola-it del verbo credere, alla voce attiv

fili

all'assoluta gratuit e premura divina e In oppongono


9 Cfr. Theologie, pp 315-317. 11in n o n ene il primo cfi-. saw. Schlnl
ter, Glaube und Gehonmn (Beitrlge 1. Ffirdemng chnt. Theol.) 1901,
pp. 31-45 - n l'ultimo .d A v e r e .Benunn ci. Ma, . torn di ripetizione,
un'idea poco o p e r nulle fond: divenu u n : verit infallibile. Cfr. H.
Soldier: .; n o t o che, mondo Paolo, il fede mpmttumz obbedienux
(Die Zeit derKimhe, 218; conivo mio). Sulle difioolt sollevue dal voca
bolario dell'obbedicnu in Feola, cfr. !.vN. Aletti. Denton-lli apostolique
;gPu;l.3hoflrie et pntiquen, in A. Vanhoye (ed.). Lilde Poul, Lowen
, 0- l.
"' Que-no vemeuo mexitl in nostra :umzlone, perch in e u o e chiara

lequivalenza t r a credere e obbedire.


Cfi' il modo in cui Paolo collega pisls : chan": in Rm 3,14;4,4.15. Su
questo p u n t o si ved. D J . Douzhty. The Priority ofChu-.

100

one c p m d d l : Legge: disigna le 0

' hi::re dalla I:

enon._wme life:-nu l . . Gaston. |: uprltla legge

le

cfr. mt
1931) 100l .
erige
il contesto l a
e molle l'uno ebnioo, come ricorda ?. Grelot, Lee oeuwes dela
.
de 40 394398), Rao 63 (1994) mm
. pp 31e317. Mm
cosi il termine - ' mg., che Bult
m b . .
q1flnel semo p)orticolue di
- einer
p u m
Iovnh ( V

(com

genitivo

un

. ,22;10,4.11. Ugullmmle, G l ] 3.26; ITS 1,7; 2Ts l , ! 0 .


fede di .
cfi'. A. von Dobbeler, Glaube ul.: Tull
, : .. lhld :anamiwhe G'l0ldlagen da paulinivchm Thmhl
EkklznbhzgigdesGlauhau,lfibingenl986.

|V._m

,,lulllmlllnllummmummu.u

di quando abbiamo creduto (episteusamen): 16. L'apostolo


vuole forse dire che o r a n o n crediamo p i e che latto di
credere sia stato puntuale? Certamente no . Questo an
drebbe c o n t r o il suo utilizzo frequente del articipio pre
sente per designare i cristiani, e contro
passi che,
come Rm 15,13, parlano chiaramente di u n a creacim nel
la fede: il Dio della speranza vi colmi di ogni gioia e pace
nel credere . Se da u n a parte l'atto di credete si applica
al tempo dell'annuncio, dell'evangelizzazione. dall'altra
non si riduce ad esso. Nonostante tutto, questa continuit
espmsa dall'utilizzo dello stesso verbo pisteuein in tempi
e modi diversi n o n dice nulla cima l'atto di credere in se
stesso. Dobbiamo riconoscere qui la laconicit dell'apo
stolo, rima di cercarne le ragioni.
Segn ' o infine unaltra particolarit della pistis paoli
no in Rm- ma anche nelle altre lettere e sulla quale gli
esegeti restano in genere p i discreti: si usa sia
Dio
che per l'uomo. Non dunque unicamente atto
uomo:
si percepisce qui nuovamente la debolezza della posizione
di Eultmann, ger il quale la pistt's divina n o n entra per
niente in ci c e egli chiama struttura della pistisn. Cer
to, Paolo n o n fa mai di Dio il soggetto diretto del verbo
pisteuein - se non mediante il paesivo , ci nondimeno,
utilizzando lo stesso sostantivo per luno e l'altro partner.
vuole chiaramente indicare la parentela dei due atteggia
menti e la reciprocit della relazione, cosa che Rm 3,3
manifesta a suo modo, opponendo lapistia umana ella pi
stis divina. relazioneche le traduzioni esprimono unani
memente c o n laiuto del vocabolario dellinfedelt e della
fedelt, mentre la stessa parola pistia in km 4,20 viene
tradotta con non credenza, dubbio. Daltra parte no
tiamo per inciso che sarebbe meglio tradurre Rm 3,23
cosi, per rispettarne la logica: ad essi sono state afidate
le rivelazioni di Dio. Che dunque? Se alcuni non hanno
creduto, la loro incredulit annuller la fiducia di Dio?.
Fiducia di Dio, erch Dio haaffidato....Main nessun
passo lapostolo clice quali tratti la pisth divina ha in co

ciri

con la pistis umana: fedelt? fiducia? gratui ?19


esia.sesiseguebenellm3 lafedeel' cre
__umane sono una risposta alla p;stis divina, che af
sua parola. la sua promessa. la sua volont. cce.
vtira le du]oi gut;is(quell1delluomo e quella di
ene esp c i t a : passi ' e per rintracciarlo,
: Rm 10,pss 2": la parola di fede il kexygma. Cre
un e pere]? solo la risposta umana alla parola divi
a(:]onoscere mediante l
tempo stesso parola di
glalr;la umana, parola di fede in tutte le sua di

- breve Percorso attraverso il vocabolario della


tran-e alcune utili conclusioni per

lst-. p o s s i a m o

v credere cosi con-w si p u comprendere in Rm. ])


credere definisce (ma non in modo esaustivo)

dano; 2) lta una dimensione universale. per


m e r e cosa di tutti senza eccezione alcuna; 3) l'a
non descnve la crescita nella fede; insiste piutto
_fotto che essa e necessaria (e sufficiente) alla gene
dell'easere-giustificato; 4) la fede, che erisposta al
suscita anche la
lamazione: l'atto di credere
che buona nove :: proclamata. parola stessa di
fede desentta come una struttura relazionale
; implicato Dio.

lll

famiglie di vocaboli

pjsteuein e i vocaboli dalla stessa radice non de


- in modo esaustivo latto di credere; del resto non
ulla.sulla convinzione che anima il credente. Pao
dei l e r n u m p e r questo? In lui si trover effettiva

nlmni. come ld ; DJ. Doughty, ma: mm


of
akhgerolachegnegliodeucxivequuurdnzionerecuro
ellenchuuuputlx.

luchelCor4,l.

Si veda anche lCor 3,5; 15.2.ll.


" si tratta senza dubbio di un aon-isto incoativo.

"

Ufimente. 2Cor 10,15 (nelln speranza defl'aecrmimenxo della vo

stra
1,13.

-), l Ts 3,10 ( c o m p ci che manca alla vostra fede), B f

. ' OrigixuofChtnFaith.4nl ' .

50-55 e 106-142. lonahneo' mche7:i"L


_ @@_MWHMMW(eHWM-

umwilumnmuno'
rdanodlllecheildesun'
llore(Dio)e
.
.
.]
. _

chlamamndiventnreatunvollamzldo. h u n !

102

lMmnvmhmmwmv

103

mente un campo lessicale della convinzione (convincere /


essere convinto o meno) con peith (soprattutto al perfetto

attivo e passivo: pepoitha, pepeismai) e i termini di uguale


radice 22, ma. chiaramente, luso non specifico, almeno
in Rm. Inoltre lapostolo n o n mette mi in parallelo le fa
miglie pt'steuein epeith/peithomai. Una sola volta, in Rm

4.21. latto di credere qualificato al livello dell'atteggia


mento interiore: [Abramo] non fu diviso dnllincredulit
(uu diekn'th t apt'stia) mafu fortificato nella/dalla fede (t
pistei), rendendo gloria a Dio e pienamente convinto (pi
mphrtheis) che.... Al di fuori di questo passo, quindi,
Paolo non insiste sulla disposizione interiore di fede. Cer
cheremo di percepirne le rngioni nella nostra analisi di
Rm 4.

questo modo senza aver p r i m a fatto u n a ricerca


ca seria. Del resto, la ricerca linguistica n o n pu
fornire u n a rispoma vincolante. perch ci sono al
argomenti in favore delluno o dell'altro geni
' .In alcuni paesi del N T, e di Paolo in particolare, il
che segue il s o m u ' v o pt'stis (! chiaramente ogget
. e in altri soggettivo. E dato che la scelta avviene
in funzione del contesto prossimo, gli esegeti n o n
mancato di interrogare Rm 3-4 per cerca-vi gli i n .
possano appoggiare luno o laltro significato.

' ' di Grillo?

freeean in modo esauriente gli argomenti in


de genitivo soggettivo (fedelt di Cristo) ". Il eon
cio Rm 34 hvorirebbero questo genitivo, per
volte in cui il sostantivo pistis seguito da una

in
Fede in Cristo a fedelt di (:r/sto?

Quando in Rm 3.21-ZZa Paolo riprende, :


ificundoli, i
termini di Lib-17, la pmpasitio princi e, aggiunge al
sostantivo fede un nome come complemento, che, in
principio, dovrebbe permettere al lettore di preciearne il
senso; ma tuttaltro che evidente. Coso intendere per pi
stis Christou: fede in Cristo o fedelt di Cristo? "
L. Geston, basandosi sulluso in vigore nel giudaismo elle
nistico del tempo, penso che si debba tradurre fedelt di
Cristo 24. Ma si tratta di una soluzione un po' troppo fret
tolosa. In nessun casoci si deve credere untorizznti : tra

"Il

u h u h (mnimitfirdufktg 285)1,15: 3; 8%2; 101' Efl,lZ;


,4zugualxnente m i !
, ,
lm
, :
11.30.31;15,31), apeilha'a (Rm 11.30.32: Ef 2,2; 5,6). O m m ai puvede
re hullmente, gli ultimi tre termini compiono q u a l euclulvlmente in

F"

questultimo e toggettivo:

loro incredulit pu forse lnnullnre la fedelt di Dio?


ede del nonno padre Alu-uno
(-diaeendenza) che deriva delle fede di Alunno.

w- to vieta ugualmente che si faccia di Ges Cristo


_ della fede: colui al quale, in Rm 4, Abramo di
ma fiducia e Dio, e Dio soltanto (4,3), il Dio che in
- - to Ges il Signore e in cui anche noi cristiani cre
(4,24). Inoltre.lggiunge Hays. seil genitivo di 3.22
' |gettivo (fede in Ges Cristo), il einmgm: per tutti
avrebbe l'un'n di u n a rldondnnzo. Bisognereb
indurre cosi la parte finale dellnpmposi o:

tadiDioperlafedeinGesCristopet-tum'i

ilm
" l p u s i diacuui l o t t o i seguenti: Rm 3.22.26;Fl13.9; 33,12. Per u n o
mw quaesttoni: recente, cfr. M.D. Hooker. Pime chr-imm. N I S 35

(1959) 321-342.
Poul and the Totuh, Vmoouver 1987. Alla fine del volume l'attore
preeenuunatrnduzlouedtkueG-l,hmelericonenzedipstitwno
tradotte uniformemente con [ e d e l t b : fedelt di Dio. di G r i m di Abu
mo.
12i ' m dichinruuennmuz termini: Ingiusteundel
lamduxionepisltslouthrrnuoon 'SedeofedeltleesCristn'e
sun gu suficlentemonte f o n d a ; pereh s i : neoeeurio rint1rnud so
pm

nn.

104

hmnonmnml.llumometm.-hjunificltionpnrllfoldu
. Scsp 39 (1987) 8l-92 : M D . Hooker. -Pinia Chilton

I l : 11,22:Ga1 2.15 (per il


d: Chruz
13131112(

milelismo m pisti.t Christ e i


in o ) (:.-mm; ru 1,27, m 3,f3;

-4'.12t6;'A 13.10.
a w . nflesus Christ. cm

thys. m

CA 1953,p.171.

credenti; m a , in Rm e in tutte le altre lettere paolina,


credere in Ges Cristo equivale a essere credente! Allo
stesso modo, sempre nell'ipotesi di un genitivo oggettivo,
cosa significherebbe il sintagma fede in Ges di R
3,26? Infatti n o n crediamo nell'uomo Ges ma nel Cristo
risorto, Signore del cielo e della terra Al contrario, se il
genitivo soggettivo, l'espressione pistis Isou ne guada
gna in forza: la giustizia divina ha potuto manifestarsi de
finitivamente proprio p e r l'obbedienza e la fedelt del
Ges terreno.
Con Rm 5,12-21, Hays e tutti coloro che optano p e r il ge
nitivo oggettivo avrebbero potuto trovare un argomento
supplementare a loro favore poich questo passo sembra
sviluppare la formula cristologica di 3,221: e mettere in ri
lievo la fedelt di C r i s t o , L'argomento p u tuttavia ritor
cersi facilmente, perch, p u r supponendo che 5,12-21 sia
un'espansione delle formule di 3,22,26 cosa che non
sembra come m a i in 5,12-21 Paolo n o n le riprende pi,
opponendo la pislis di Cristo all'apistt'a di Adamo? Ma, si
replicher, l'obbedienza n o n equivale forse alla fedelt?
L'obiezione n o n regge, perch se Paolo avesse voluto mo
strare come la pistis di Dio di Cristo abbia preso laspetto
delle fedelt di Ges, n o n avrebbe mancato di farlo ripren
dendo lo stesso sostantivo pistis. Del resto. in Rm 3,21-22
egli n o n oppone la Legge e la fedelt di Cristo ma la Legge
e la fede, e quando oppone lagire obbediente di Cristo,
lo oppone a un altro agire, quello di Adamo. Aggiungiamo
che, nonostante le osservazioni di Hays e altri 29, il conte
sto si oppone all'interpretazione della pistis Christou
come fedelt: in Rm 3,21-4,25 l'apostolo n o n insiste sull'a
gire (o sulle disposizioni interiori) di Cristo, ma su quello
di Dio e sulle sue motivazioni 31
2 Questo aggettivo da preferirsi a fedele, perch pista: assente in
Rm
" Si vedano nella bibliografia alla fine del volume, i lavori di Howard
(19743, Hultgren, L T . Johnson, D'Rourke. Ramoroson (1987) e Williams
(1986.

Cfr. Rm 3,25a (Dio, soggetto del verbo prozthflo, predisposex); 4,24


(Dio soggetto del participio eget'nmm, che ha risuscitato); 4,25 (Ges
sagge) del passivo pamioth, - f u consegnato si confronti c o n Gal
2,20: mi ha a m a t o e ha consegnato se stesso.. .

106

. in Ges Cristo?
v itivo quindi oggettivo (fede in Ges Cristo), come
{Gal 2,16? 32 possibile; ma n o n sarebbe stato p i sern
far seguire il sostantivo da u n a preposizione 33 in
- - da indicare chiaramente che Ges Cristo l'oggetto
fede? E se fosse la fede in Cristo, ed essa soltanto, a
' are la giustificazione, Paolo dovrebbe mostrare
. lo stesso Abramo fu giustificato p e r avere gi creduto
' es Cristo. Ma niente di t u t t o questo in Rm 4, come
m o . Infine, un genitivo oggettivo renderebbe la for
p i s t h !sau p i oscura, come sottolineava Hays.

lo darebbe infatti limpressione di insistere sulla fede


:Ges prepasquale, mentre il seguito dell'argomenta
, che dovrebbe darne la ragione, n o n dice nulla!
h dunque un genitivo? Una prima ragione, che n o n
, ci viene fornita dal modello retorico. In 3,21-22a
nu di specificazione netta dovuta al fatto che,
abbiamo gi notato, le affermazioni delle propositio
restano spesso incoative o implicite: solo nel corso del
. o n a m e n t o che segue arrivano le precisazioni. E il no
' - passo lo conferma: il corpo dell'argomentazione per
di determinare la sfumatura propria dei due genitivi
tou e lsou.
vo di qualificazione
do c o n t o del contesto, quindi difficile che le for

di 3,22a e 3.26 descrivano la fedelt di Cristo o


chino l'oggetto della fede. Ci che Paolo vuole
Hays, Faith of l a u s Christ, questo genitivo ugualmente soggetti
, come ha notato J. Barclay. Gbcyi'ng the mm. A Study ofPaul'x
. - in Gahlians, Edinburgh 1988, p. 78: Hays n o n riesce a spiegare
one m i a fedelt di Cristo a Dio e la fede in Cristo del cristiano;
. in obbligato a prendere la fede di Abramo come prototipo della
- di Cristo, nonostante il h a : (com-:; 'allo stesso modo d i ) di
3,6 che collega la fede dei Galati a quella di Abramon. Per la storia
'Imzrpletzzione, si veda il commentario di R.Y.K. Fung, The Epistle
Gulatians, Grand Rapids 1988, pp. 114-115.
Col 2,5 ( c o n d s ) ; Gal 3,27 (con en); [ T s 1,8 ) ; in altri passi
. t 20,21 (eis , 24,24 (eis): 26,18 (eis),

uprimere c o n queste espressioni al genitivo il legame


ormli essenziale che intrattengono la fede in D i o e l'evenv
to Ges Cristo. Da quando Ges vissuto, e m o r t o e r i s e r
to, il credere n o n p u che definirsi che come credere in
Dio che giustifica p e r grazia attraverso Ges Cristo (cfr.
4,25b). Pertanto la fede ora inseparabile da questo even
to perch c o n esso si manifestata la giustizia sovrana di
Dio. In breve, Chn'.stou e Isou sono genitivi di qualifica
zione. del resto di difficile traduzione in italiano: fede nel
Dio che si definitivamente manifestato in Ges, o anche
fede nel Dio che ha perdonato in Ges Cristo.
Si pu comprendere perci perch l'apostolo aggiunge un
genitivo in 3,222 e 3,26. L'ambiguit semantica che essi
favoriscono permette di indicare la coloritura definitiva
mente cristologica della fede, senza precisare oltre misura
le sue dimensioni soggettiva e oggettiva, perch l'argo
mentazione di Rm 3,21-4,25 n o n ne ha bisogno.

'PHETAZIONE PAOLINA DI GEN 15,6

: ioni dellesegesi di Paolo

fuori di Rm 10, dove il testo va, per tappe, dallinvio


aggeri all'adesione di fede. Rm 4 e forse il testo
- di p i dell'atto di credere. Il capitolo si inserisce
.. ente nell'insieme dell'argomentazione paolina,
u n a pmbalio che ha la funzione di confermare la
,o pmpositio di Rm 3,21-22a sulla giustificazione per
fede senza le opere della Legge: la Scrittura mostra
stato sempre cos. Questo argomento di autorit e,

d e m e n t e , essenziale e tutto

di il paradosso: da una parte esso permette a Paolo di defi


nire l'essere-cristiano, ma dall'altro n o n indica la novit
cristiana, dal m o m e n t o che rintracciabile fin dallinizio
della storia della salvezza. Questo il motivo p e r cui lo
studieremo in Rm 4. dove ragione supplementare - latto
di credere di Abramo viene trattato a lungo ancora prima
che si conosca ci in cui egli aveva creduto. Vedo p o i una
terza ragione p e r scegliere Rm 4: Paolo vuole proprio di
mostrare li che l'esempio di Abramo sia normativo, nel
senso che ci che viene detto di lui vale per tutti i credenti.
n o n soltanto in considerazione delle conseguenze di que
sto atto di fede p e r cos dire originale, ma del suo stesso
atteggiamento
Ho gi parlato sopra di buona novella-: la promessa ad Abramo
buona novella senza che il suo contenuto sia per questo esplicitamente
cristologica. Vangelo nel senso specifico dei cristiani.

108

Abramo

viene quindi menzionato in se stesso, ma solo in


-- verifica le affermazioni di 3,28 - che riprendono
di 3,21-22a. Tuttavia esso prende consistenza sotto
' occhi m a n mano che avanziamo nel capitolo.
i n , cio in 4,18, serve a illustrare le forti opposi
dcl.la proposilio (3,21-22; cfr. 3,28):

2. L'atto di e n d e r. in Rm4
Come tale, latto di credere - inteso come quello che co
stituisce lidentit religiosa - n o n determinato neces
sariamente dal suo contenuto cristologico 34. Qui sta quin

dipende dal modo in cui

, fatto il ricorso a Gen 15,6. L'atto di fede di

v -chi compie un'opera.

,,

' dario =come un dovuto

Chi n o n compie un'opera


(= il credznlc)
.
fede- = per g r a z i a

fede associata alla grazia: definisce perfino l'econo


della grazia l'atto di credere n o n ha nulla di ." obbli
che darebbe diritto alla giustificazione o alla r i c o m p e n
' Sono punti ben noti, ma imponente vedere bene la
v in gioco del ricorso a Gen 15,6. Paolo deve infatti
: e che da sempre la giustificazione accordata per
-e. Ora, il p r i m o testo diacronicamente, nel tessuto
o del racconto biblico che pu invocare grazie alle
rrenze dei termini credere (pistzuein) e giustizia
syn) proprio quello che il giudaismo del tempo
' : sotto silenzio, preferendo ad esso Gen 22, in c u i
la giustificazione come ricompensa accordata alla ['e

d di Abramo, vi si possono facilmente individuare le

d i u n a tradizione che aveva portato p r o g r e s s i v a


te a pensare che la giustizia del patriarca veniva so
t t o dalla sua obbedienza nella prova 35

' Cfr G e n 22,16-18. Su questo p u n l n si veda D. Lulu-mann, Pislis im


' , ZNW 64 (1973) 1938;1.D.G. Dunn, Some Ecumentcal R :

109

Lesegesi giudaica a quella di Paolo

Tuttavia bisogna riconoscere che nella sua ripresa rabbi


nica questa lettura sembra avere dalla sua il testo, poich,
secondo Gen 15,1, cio appena prima del passo citato da
Paolo in Rm 4, Dio si rivolge al patriarca parlandogli di
ricompensa (misthos). Come p u l'apostolo arrivare a di'
mostrare che fede e ricompensa si oppongono? Attraverso
una gazerah shawuh 35.
Giocando sulla presenza del verbo logizesthai (contare
alla voce media, o essere contato, al passivo) in Gen
15,6 e in Sal 31,1-2 (LXX), Paolo intende dimostrare che
l'atto di credere e contato, accreditato come giustizia,
senza tuttavia essere considerato un'opera buona che e
gerebbe una retribuzione divina positiva. una dovuta ri
compensa. La giustificazione per la fede equivale allora
a un favore, gratuita, data a titolo di grazia. Ma p e r mo
strare questo, l'apostolo deve trovare un passo biblico che
gli permetta di confermare la sua interpretazione di Gen
15,6. Sal 31,1-2 (LXX) fa perfettamente al caso perch di
chiara che il perdono divino e sempre un atto gratuito,
un'iniziativa all'indirizzo del peccatore incapace di far va
lere le proprie buone opere. Grazie alla presenza dello
stesso verbo logizesthai, i due passi possono quindi essere
messi a confronto 37:

flectiom nn Romans 4n, in AKSl/M-Thyaleim (Fs. Archbisllop Methodios


of'lhyuteira) Atena 1985. pp. 423426; A. von Dobbeler, Glnube, pp. l l o

125 e 137. 1 testi p i citati sono S i r 44,19-21; [ M a c 2,52; Giub 17 15;


18,14-16; 19,89; Testamento di Abramo 1,5. l c o m m e n t a r i abb
nr
sistono sul legame tra fedelt-nelIa-prove e ricompensa; si vedano a que
sto proposito le osservazioni di A. v o n Dobbeler, c l , pp. 119-122.
3 Letteralmente, principio equivalente. E una delle regole giudaiche
(attribuita a H i l l e l ) di interpretazione della Scrittura. Due diversi passi
delle Scritture (inizialmente il principio valeva soltanto per due p a s s i
della Torah, ma fu poi esteso ai Profeti e agli Scritti) aventi una o pi
termini comuni possono essere interpretati l'uno con l'altro. Per maggior
ri informazioni, si veda H. Strack - G. Stemberger, Introduction au Tul
mud ezau Midrash, Paris 1986, pp. 40s; e l'indice dei termini tecnici.

infra, p. 270.
Per facilitare il confronto. traduco il passivo elngislh di Rm 4,3 oon
un attivo aggiungendo il soggetto implicito: Dion.

110

S a l 3 l , l Z * R m 4,78
DlD
n o n tiene c o n t o

del peccato
u o m o =beato. giustificato

Gm15,6=Rm4,3
(Dio)
tiene conto

del -credere
di Abramo = giustificato

il legame logico che permette a Paolo di interpreta


Gen 15,6 c o n l'aiuto del Sal 31? Seperdonare equlvale
tifica.re, e se perdonare un effetto dalla gratuit dl
allora lo anche la giustificazione; e quando Gen
. dice che il fatto di credere fu contato ad Abramo
- giustizia, indica c o n ci che questa giustificazione
"ta sotto ogni aspetto. La fede n o n quindi un opera
richieda u n a retribuzione proponionata, una r i c o m
=un salario.
u h shawah p e r m e t t e cosi d i separare latto d i cre
' . e la retribuzione divina che si suppone debba sanzio
necessariamente. Ma il Sal 31,1-2 conferma l'inter
one di Paolo a un altro livello. lni'atti quando Abra
predette nella promessa divine, ere ancora incirconcl
, pertanto. pagano, peccalore, come dicono gli ebrei. E
0 fu giustificato per grazia quando era marcon
. significa che la giustificazione divina SI esercitata.
' dall'inizio, senza le opere della Legge; in breve, senza
gge! Abramo pu cos diventare il padre di tutti i cre
, circoncisi e incirconcisi; essendo egli stato glustl
7 per la sua fede, n o n p e r la sua fedelt alla Legge alla
n o n era ancora soggetto, in quanto incirconclso ,
lo sono allo stesso modo. Tutti, cio anche e soprat
- quelli che n o n possono presentarsi davanti a Dio con

loro fedelt. la loro obbedienza ai comandamenn della


e, quindi gli incirconcisi n o n si dimentichi l'allusl

fatta ad essi in Rm 4.9 , considerati dai circonclsl


e u o m i n i perduti o in vista di esserlo.

vl

, B pr omessa

la situazione di Abramo sia tipica, che valga p e r i cre


". -'di tutti i tempi. circoncisi e incirconcisi, n o n va per
se. In realt, a questo p u n t o della sua argomentazione
l l l

( R m 4,13-18), Paolo affronta un'altra

obiezione: p u r a n t

mettendo che Abramo sia stato giustificato nell'incircow


cisione, ci non vale forse p e r lui soltanto? Non egli l'ec
cezione che conferma la regola? Infatti, dal m o m e n t o che
i suoi discendenti hanno dovuto farsi circoncidere per ap
partenere al popolo della promessa, la giustificazione n o n
si ottiene forse unicamente allinterno del sistema dellal
leanza e della Legge? Paolo deve perci dimostrare che la
Legge non ha affatto modificato il modo in cui si realizza

lettore il compito di seguire il .


gionamento dell'apostolo in 4,13-18, perch meno di?
ficile. limitandomi a rilevare soltanto la dimensione collet
tiva della fede.

Km 4 sottolinea infatti questa dimensione di un atto che


n o n soltanto una relazione tra D i o e ogni individuo. Cree
dere fa entrare in una storia che risale all'inizio. Rm 4
la promessa. Lascio al

smentisce cosi categoricamente tutto quanto si arrivato


a dire sul modo in cui l'apostolo concepisce la fede. E
nota infatti la posizione di un Huber, per il quale la pisris L
una creazione paolina, basata su presupposti greci, deter
minata interamente dal suo contenuto kerigmatico (Ges
morto e risorto) e del tutto opposta alla emuna biblica, che
sarebbe una fede essenzialmente storica, basata sulle
grandi esperienze del passato, fede individuale radicata in
quella di un popolo 33. Queste descrizioni un po' caricatu
rali hanno avuto almeno un effetto positivo, quello di ob
bligare i cristiani a verificare la loro presentazione n o n
meno caricaturale della fede giudaica, e n o n un risultato
di poco conto.

Ladimensione dellatto di credere


R m 4 p e r m e t t e d i spiegare perch Paolo resti cos discreto
sullatto di credere come disposizione interiore: t u t t o ci

M. Buber, Zwei Glaubenweisen- (1950), in Werke | (Munchen-Hei


delberg 1962), soprattutto pp. 779-781. Si veda la ris sia di E. Lohse,

Emma und Pislisn, ZN'W 68 (1977) 147-163. Lepamebmiche mn &


emuna sono della stesse radice: denotano la piena fiducia e il pieno con
senso alla purola divina.

bhe valorizzare i meriti. la costanza, in breve le


>del credente, viene dimenticato. Ma subito si pre
due interrogativi. Seogni aspetto morale o psico

vviene scartato p e r i motivi che abbiamo menziona


la reazione di Paolo in rapporto allesegesi del
. cosa rimane allora dellatto di credere? Non diven
p e r questo evanescente? Se inoltre l'atto di crede
espressione della fedelt, come pu l'apostolo,

[ t e s s a lettem. parlare di obbedienza della fede?


Paolo, all'inizio e alla fine di Rm 39, parli di obbedien
fede, in parte si spiega c o n l'opposizione di cui ha
. . . menzione. cio quella t r a operedella-Legge e
(cfr. anche Rm 9.32; 10.15); Paolo gioca evidente
, come ben dimostra Rm 10.16, sul rapporto etimo
esistente t r a hypakouein (obbedire) e akouein
nre). ma certamente anche sul fatto che i LXX tra
- il verbo ebraico shama' c o n luno o laltro verbo
: l'obbedienza, legata allascolto, pu cos essere se
' dalla Legge, dal fare ( R m 10,5) che essa esige. e

alla sola fede. obbedire p e r Paolo implica

un atteggiamento di ascolto. un'attenzione cordia


_ voce dellaltro. anche alla sua parola. in quanto essa
ne un desiderio. n o n in primo luogo o soltanto un

. Da questo p u n t o di vista. quindi. si spiega molto


il legame stabilito dell'apostolo t r a fede e obbedien

Rm4 il r a p p o r t o ascoltare/obbedire (akouein/hypa


i l ) n o n viene definito, n o n p di quanto lo sia la r i
a una qualsiasi autogiustificazione o autocompi
. a cosa rinunciare quando n o n si ha (ancora) nul
. che Paolo sottolinea eil legame t r a fede e identit.
' in Gen 15,6 Abramo crede, riceve la propria iden
- r l pmbahilmcnle n o l a t o che il sintagma hypakn pisteds (obbe
della fede) uppare nell'mrdium (1,5) e nella p m r a r i o (16,25) di
' .. una buona retorica questo significa che si t r a m di un terna

. nel corpo della lettera. Questa conferma, fino a un c e m pun


l|fenluzioni di un Bultmann. Cfr. G. Segalla. I."nbbedienza di
'.
L S ; 16.26) tema d d l : Lettera ai Romani?, RivB 36 (1988)
Z.Similmenlc. il rifiuto di andere in Ges Cristo ru essere qua
da Paolo D o m e disobbedienza (Rm 11,3031), ne senso che non
in Ges Cristo equivale a rifiutare il disegno salvifica : quindi la

i r di D i o : disobbedire.

112
113

m di padre e: al tempo 515550. quella dei 51101 discenden


ti, dei figli futuri. La sua identit e la nostra si esprimono
nello stesso atto di credere. Ecco perch Paolo n o n privi-

scelta possibile dell'incredulit, del dubbio. Lapostolo


.idera 50
. ,
.

legia, come alm, il Cammino lungo e sempre da ricomin


ciare dell'atto di fede, mo rinvia allorigine, come a una
fecondit che ci precede. E la fede che ci ha generati ed
grazie ad essa che siamo ci che siamo: e per feden dnb
biamo s intendere quella di Abramo, ma anche la n o s t r a ,
poich l'atto di credere ci da unascendenza, ci ricollega a
una storia, quella dei credenti
Si vede cos perch l'apostolo sceglie il caso di Abramo,
padre di tutti i credenti. Se c' u n a cosa che il figlio n o n
pu dare, ma solo ricevere, e la suaidentit di figlio. Non
deve fare nulla p e r ottenerla, soltanto riceverla, cio crcdere ci che . Ma dobbiamo subito aggiungere che ci
che vale p e r i figliquali noi siamovale innanzitutto per
Abramo, poich egli riceve dalla parola divina stessa la
sua identit di padre. L'economia della grazia e della fede
acquista cos la sua massima dimensione, come storia di
una promessa in via di compimento, come storia di un'im
mensa famiglia: dal padre fino allultimo dei figli, finch
ci saranno dei credenti! La cosa p i bella evidentemente
che l'atto di fede di Abramo n o n pu essere il solo: in cere
to qual modo, la sua identit di padre la riceve anche dal
credenti, da tutti coloro che, numerosi quanti le stelle del
cielo (Gen 15,5), crederanno come lui. Il n o s t r o a t t o di
credere conferma quindi l'identit di Abramo come padre
dei credenti, in breve la fecondit del suo ( d i ogni) atto di
fede.
Ci rimane cos da affrontare la questione gi formulata sopra: ripetendo che latto di credere n o n affatto la realizzazione di u n a richiesta, l'esecuzione di un ordine, di una
legge, e quindi l'espressione di u n a fedelt, n o n si corre
forse il rischio di farneun atto umano senza alcuna consi
stenza? Riconosciamo che questo rischio n o n viene dalla
sola tradizione luterana: Paolo, c o n la sua estrema discrezione sulla fede come risposta libera e gratuita dell'uomo
alliniziativa divina, n o n rende il compito facile. L u n g i da
lui il desiderio di ridurre la libert umana: al contrario,
come indica insistentemente
_ _
_ Rm_4,9, l'atto_di credere
_ non
avrebbe grande significato a n z i nessuno se n o n cxfosse

v udito della situazione di Abramo Elle pennestltle i:sp=tzll)


modo di descrivere allo stato pui") lano d' fidu 'q_ d
parte la vecchiaia del patriarca la stenht diuSa4 a
altra u n a promessa folle quella di una numerosissfa
. endenza. La scelta del patriarca fu quella di abbando
i all'apparente follia di Dio, a u n a parola che sembra

114

-n le sue nrif;lt :

;?fig' g:g:? dlllcredere,

_ sconcenante sotto ogni aspetto. E nel ricordare ue


Paolo m o s t r a come affidarsi alla parola divina acqcet
di dipendere totalmente da essa, n o n fa cadere nell'e
-nomia ci n o n ha nulla a che vedere c o n una
,- u n q u namos (legge), egli dice , ma significa che si
- per la vita. necessario fare questa esperienza per
epime tutta la verit, nei suoi stessi effetti perch
' la fede feconda. Del resto, questa feconditnon au
t i c a saliamo l'atto del credente; il segno del vero Dio

"i Che. p e r la fede, fa vivere, PrCh vuole la vita (cfr,


'< 4117)? l'atto di credere rivela la gratuit, la fiducia e la.
. tizia del Dio Che, essendo il Dio di tutti gli uomini,
ma tutti alla stessa dignit di figli, di eredi o.

L- fede in Ges Cristo. Rm 10


,

biamo cosi in

parte spiegato i silenzi e le insistenze del


- stelo. Ma, si dir, n o n c' forse una differenza di con
ma e di natura t r a l'atto di fede di Abramo e il nostro?
." "menti, C O m e dicono alcuni esegeti, perch m a i sareb
, venuto Ges Cristo?
' . o, a rischio di apparire noiosi, che in Rm 4 la fede
ella di Abramo quella dCi cristiani n o n una fede
fisio, ma in D i o che vuole la vita e la dona. E questo
, -prio il p u n t o sottolineato da Rm 4: la struttura dellatto
credere, come relazione reciproca Dio/uomo, con, da
dell'uomo, u n a totale fiducia nella parola divina
mutata; la continuit q u i dCSVB: PerCh va dl

! _
I be"e r iae s s i o n i d i A J , G u
' unquosmp_unosuvedalloe

, Apologeuc Theology-, HRT ei (1938) 251170.

ma

Roma

ns

p a r i passo c o n l'unit della promessa e l'identit di Dio.


che si manifesta nel suo desiderio di vita e nel donarla
(Rm 4,23-25) 41,

legge non d la salvezza

-biamente, Rm [G.S. che cita Lv 18.5, ha lo scopo di

' , -ggiare la dichiarazione che precede. Secondo alcuni


-

entaton' 43, si oppone completamente ai versetti che

- n o , m e n t r e secondo altri n o :

Credere in Ges Cristo, unica via di salvezza

10,5 = L v 18.5

Leconomia della fede n o n un accidente della storia ma


una costante: ecco quanto intende dimostrare Rm 4! Ep
pure n o n tutto ancora detto. N o n ci sarebbero infatti due
vie possibili all'interno dell'economia della fede, u n a via

per i circoncisi. i giudei, e unaltra-per gli incirconcisi? La


prima consisterebbe nel vivere la propria fede osservando
la volont divina espressa nella Legge trasmessa da Mos,
e la seconda nel credere in Ges Cristo e nel diventare
suoi discepoli . Ges Cristo sarebbe cos un sostitutivo
della Legge, un modo p e r i pagani di accedere alla salvez
za per un'altra via. Il cammino di fede dei giudei non
avrebbe nulla a che vedere c o n la salvezza in Ges Cristo?
In Rm 10 Paolo d una risposta negativa: chiunque, giu
deo o non, vuole essere salvato deve d'ora in p o i credere
i n Ges C r i s t o ,
In che modo procede l'apostolo? Mostrando che la Legge
stessa riconosce la propria incapacit a salvare. ma a]
tempo stesso annunzia la salvezza p e r la sola fede senza
le opere della Legge.

per i giudei

. i comandamenti
.. per essi

116

aliena a tutti quelli che credono


ire

credere che Ges il Signore


essere salvato

la citazione di Lv 18,5 un riassunto perfetto di come


e comprende la proprie responsabilit davanti a

. . in che cosa conferma la tesi di Paolo, espressa nel


. precedente ( 10,4) e sulla quale ritorneremo? Essa
onferma nella misura in cui la giustizia desiderata e
: da israele sia proprio quella espressa da Lv 18,5:
-- "re ai comandamenti p e r avere la vita. Ma, nei ver
precedenti, Paolo ha detto chiaramente che questa
'zia n o n (o non pi) quella di Dio 45. Sembra che
nche possibile spingersi oltre e dire che, sei W. 5 e 6
no in relazione di opposizione cosa che bisogner
t r a r e allora i termini in parallelo sono in contra
_: ci si pu legittimamente domandare se Paolo n o n

lultimo in

ordine di tempo, : o (; Dunn, - Righteousness from


and 'Righleousnss imm r
, Pauls I m c retation ofScnp
Km 10 -10- 11G P. Hnwlltmne e D. B e t z ( .) Tradition mid
the ew Testament (Fs. E E . Ellis), Grand Rapids, Ml
1- .1957, pp. 216-228. Per le diverse interpretazioni di km 10,5 si
. Refoul, Romins X,4. Encore une fois, RE 91 (1984) 325332.
.. dopo tanti altri, L D . Dunn, Righteousncss, pp. 219-222 Sui
testuali e le diverse nin-pretazioni che essi sotfinlendono, cfr.
n, Die Gereclitigkeit aus dem Ganz. Emgungen zur Aus
Texigeechichte v o n Rmer 10,5, ZNW 73 (1982) 231
r a g i o n i sm'ngent avanzate da q u e s i n autore invitano a seguire il

en auiois (vivr per eesir).


fix_nnulazione di Rm 10.4-5 p u [ n r pensar che prima di Cristo in
m s t i l e p e r gli israeliti : / o i giudei osservanti una vern via di
. F
Refoiilt, Unit de Ipine aux Romain: et histoire du sulutx,
71 (1987) 228. Questa possibilit sar analizza in dettaglio nel
seguente, pp. 132-136
.

Clic per Paolo la venuta di Ges Cristo abb' dato all'uno di credere
tutta la sua dimensione di fecondit, s t a t o l dimostrato da al
limiter perci a rinviare qui ai loro studi. c r. soprattutto la tes di A.
von Dobbelcr, Glau.be Rls Teilhabe. Lautore tratta a lungo delladoz nc
filiale (hyi'othzsiu) e del dono dello Spirito. Anche gli articoli e i libri
sulla pistis Chrtou.
Sfortunatamente g l i esegeti che insistono sulle conseguenze dell'atto di
fede, in particolare sull'adozione filiale, n o n cercano in e n e r : di vedere
come in Paolo si articolano la Elinziune abramicn : la liazione divina
del credente. L'unica eccezione mi szrnbra essere E. Byrne, Sans ui
Gud! , Seed ofAlmzham. ,4 Study afthe [ d m ofrhe Samhi'p ofGod of
All Christians in Paul against the Jewish Background, Rome 1979.
2 Soluzione p r o p o s t a da F. Mussner, Christus (ist) des Gesetzes Ende
zur Gerechtigkeit fur jeden, der glaubt ( R m io,4)., Paulus -Apostnt oder
Aparzet, Regensburg 1977. pp 31-44.

Rm 10,69 (cfr. Dt 30,11-14)

tizinche vienedalla Legge giustizia che viene dalla fede


- - _dei giudei)
(giustizia di Dio)

\lnde

117

voglia intendere una reale differenza t r a il vivere di Lv


18,5, cio la vita che promette la Legge (perch al v. 5
Mos che parla), e l'xessere salvato, che, p e r Paolo, equi
vale alla gloria c o n Cristo .
Lasciando p e r il m o m e n t o da parte il periodo che avrebbe
preceduto Ges Cristo, chiaro che dopo la sua venuta, la
Legge n o n p u p i essere via di salvezza: le diverse oppu
sizioni, t r a le altre quella tra vivere (10,5) ed essere sale
vato (10,9), indicano i limiti che l'apostolo riconosce alla
beatitudine promessa da Lv 18,5. Si pu vedere come, da
u n a semplice citazione della Legge, dal semplice gioco dei
significanti, Paolo indica come questa stessa Legge profe
tizza l'opposizione t r a le due giustizie, e, con ci stesso,
l'economia della salvezza in Ges Cristo. Bisogner evi
dentemente ritornare su questa esegesi di Lv 18,5, c o n
frontarle c o n quella degli scritti del tempo e determinan
la sua pertinenza.

questo p u n t o la s u a esegesi esige u n o studio attento e


0. Per il m o m e n t o diciamo soltanto che Paolo n o n
m e n t a n cita; egli n o n fa che applicare il passo del
. teronomio alla situazione vissuta dal gruppo credente
nale appartiene; la sua esegesi del passo riflette u n a
. identica a quella del giudaismo del tempo 47 Cosi
ndo, egli n o n relega la Legge in un passato ormai t r a
xso come sarebbe stato nel caso avesse fatto ricorso
a Lv 18.5 , riconosce ad essa un valore profetico: la
-.;e stessa annunciava il mistero della fede, Ges Cristo
no e risorto, p e r il quale siamo giustificati e saremo

' salvati.

- r d a n d o la vicinanza e linteriorit della parola di


, l'apostolo m e t t e ancora u n a volta in rilievo il dono
' t o che si esprime c o n essa. Credere n o n leffetto di
ricerca indefinita, ma leffetto di una visita, di un
.. o che ci precede, che rimane in n o i e che richiede solo
essere accettato. e poi confessato.

Fare a credere
Nel momento stesso in cui ricorda la funzione della Legge
la sua funzione e al tempo stesso la sua incapacit & dare
la salvezza , Paolo va anche oltre. leggendo in questa
Legge, grazie a Dt 30,11-14, u n a profezia della salvezza
per la fede in Ges Cristo. Ma l'apostolo n o n dice soltanto
che credere in Cristo assicura la salvezza. Riprende lops
posizione di Rm 4, tra fare e credere, c o n l'aiuto di Di
30,11-14, testo che, come Lv 18,5, costituiva le delizie d e l
la tradizione biblica e giudaica, e che egli sembra stornare
dal suo significato - il passo del Deuteronomio parla chia
ramente del comandamento della Legge ed esige che sia
praticato; il finale di Dt 30,14 addirittura omesso: la
Parola nella t u a bocca e nel tuo cuore e nelle tue mani
perch tu la metta in pratica. Come potrebbe un testo cos
maltrattato, mutilato, confermare la tesi di Paolo? Anche
4 Senza dubbio la legge intende portare i suoi sudditi alla vita eterna, e
non soltanto dare ad essi una vita lunga e tranquilla (Sal !; ma; ecc.). ed
questa promessa che essa riassume in Lv 18,5 ( K m 10,5). Scegliendo
un altro vocabolo (salvezza) per esprimere laltra giustizia (quella di D i o ,
proclamata dal Vangelo), l'apostolo n o n sembra indicare in primo luogo
u n a sinonimia. quanto piuttosto un divario.

118

10e il resto della lettera

cos vedere come Rm 4 e Rm 10 siano complemen


nel p r i m o sviluppo, Paolo presenta alcune delle co
nti della relazione di fede, e nel secondo mostra il signi
' to decisivo dell'evento Ges Cristo per la fede: la fede
Ges Cristo, ed essa sola, salva. Diventa cosi percepibi
l'importanza di Rm lO nell'insieme della lettera: Paolo
. s t r a l che credere n o n solo essenziale per la giu
cazione ( R m 4), ma anche p e r la salvezza Allargo
4 tazione mancherebbe quindi qualcosa di essenziale se
9-10 n o n appartenesseoriginariamente alla lettera.
e sviluppo progressivo del tema della fede in Rm ve
lica q u a n t o abbiamo detto sullesplicitazione progressi
dei concetti-chiave della pmposl'tio principale (1,16

. che t r o v a proprio in Rm 9-11 le precisazioni richieste


4 la s u a comprensione e la sua conferma.
.. 10 sottolinea ugualmente la differenza t r a la situazio
di chiunque crede nel Vangelo e quella di Abramo- per
patriarca, che m a i sembra dubitare dell'origine divma
cfr. ancora Dunn, .Righiouusness p. 220

della voce, lapostolo n o n si sovraccarica di intermediari c


n o n dice nulla sul modo in cui D i o si comunica; m e n t r e
per il Vangelo egli ripete a p i riprese che il messaggio
sempre portato da voci e vite umani, che si presentato
dapprima e soprattutto sotto la figura di un u o m o , Ges,
nel quale si pu riconoscere o meno il Figlio eterno di
Dio. Questo spessore umano, che n o n soltanto un fatto
del destinatario (credente o non) ma anche del messaggio
e del suo araldo, determina fondamentalmente la relazio
nedi fede e pone direttamente il problema dei segni e del
le ragioni del credere; ma sfortunatamente n o n ha s t i m o ;
lato finora lattenzione degli esegeti della lettera ai R o m a
ni.

perfettibile. dell'atto di credere, cio sullatto di una


in situazione, c o n i suoi condizionamenti, \ s u o i
, le sue lentezze. Ma, se la componente umana del
- in qualche modo eclissata dall'agire gratuito di
v perch lesordio (1,5) e la perorazione (16.16) di Rm
' - 'vono la fede come obbedienza? N o n c qui una
, -dizione, u n a concessione fatta alleconomia delle
e della Legge? Spero di aver dimostrato di n o .
.e il fatto che sottolineando la giustificazione p e r la
fede, Paolo sembra n o n ponderale le difficolt della
posizione: che cos' una giustizia senza la Legge? an
-n contraddice le affermazioni di Km 2, dove D i o r e t r i
' secondo le opere della Legge? un punto sul quale
eremo.

Concluden
Gli studi. anche recenti, sulla fede in Paolo n o n mi sembra
che abbiano preso abbastanza in considerazione le a r t i c o
lazioni logiche di ogni lettera. Se, in Rm. il modello retori
co e il p i inglobante e se. fin dalla propositio principale
(1,16-17), la fede viene presentata come una modalit on
nipresente, lesegeta n o n pu fare a meno di seguire c o n
la massima cura la progressiva esplicitazione di queslu
concetto in funzione degli imperativi dell'argomentazio
ne. Ho voluto solo abbozzare alcuni suggerimenti, nella
speranza che stimoleranno la ricerca.
Ci che lapostolo vuol far comprendere al suo lettore la
posta in gioco di quella che ho chiamato l'economia della
fede, n o n solo p e r i destinatari della giustizia divina. ma
per Dio stesso, il destinatore, perch ne va di mezzo la
coerenza del piano divino e della sua attuazione. Tenendo
conto della coerenza, Paolo invoca la Scrittura, dove si r i
conosce leconomia in vigore fin dall'inizio: la venuta di
Ges Cristo n o n ha modificato l'orientamento; ha piu
sto manifestato l'aspetto inaudita del dono gratuito che
arriva fino alla salvezza. Quanto alla giustizia divina. essa
si manifesta interamente c o n l'economia della fede, poiv
ch p e r quest'ultima tutti gli u o m i n i sono salvati, senza
differenza alcuna.
Volendo cos sottolineare il dono (universale, permanente,
ma manifestato in modo eminente in Ges Cristo) di Dio,
Paolo di u n a r a r a discrezione sull'aspetto u m a n o , sem
120

Capitolo sesto

Cristo e la Legge

Un elemento accomuna gli studi pubblicati in questi ultir


mi anni: dimostrare come le asserzioni di Paolo sulla Leg
ge sono determinate dalla sua cristologia 1. la fede in
Ges Cristo, c o n i suoi effetti salvici in tutti i credenti, di
qualunque origine essi siano, e n o n leco del sistema legi
slativo mosaico, che determina le affermazioni dellapo
stolo. Questo dato acquisito n o n sembra debba e s s e r i :
messo in discussione, tanto p i che la composizione del
l'argomentazione lo conferma. sufficiente prendere un
esempio che tipico al riguardo: Rm 5 8 . Sono infatti gli
enunciati sulla sovrabbondanza della grazia ottenuta dal
l'obbedienza di Cristo (5,12-19), che permettono a Paolo
di presentare la sua tesi sulla funzione della Legge (5,20),
tesi che egli svilupper e giustificher (7,7-25), dopo che
lo status del credente stato descritto, sempre cristologi
camente, in Rin 6, come essere m o r t o e sepolto c o n Cri
sto.

Che la Legge provochi l'ira e che accusi coloro che si ai


fidano ad essa (4,15), che faccia proliferare la colpa (5,20)
e sia infine al servizio del peccato (7,7-25), Paolo n o n l'ha
dedotto da un'esperienza personale di fallimento, che al
tre affermazioni sulla sua irreprensibile osservanza dei
comandamenti della legge contraddirebbero (Gal 1,14; Fil
3,6), ma dall'effettiva liberazione dal peccato in Ges Cri
sto. Questo giudizio negativo sulla funzione della Legge,
in nome dell'esperienza in Ges Cristo, chiara in Rm 1
8Ma ques&i l'ultima parola di Paolo? Alcuni esegeti
\ _Ctr. s o p r a t t u t t o s . K i m , m Origin o f p i ' ; Gospel, Grand Rapids.
Michigan 1952; ugualmente J.A. Fitzmyer, Paul and H i s Theology. A
EriefSkzxch, Premi-ze Hall, Englewood Cliffs, N ] , 19892, dove si p u i m
vare una bibliografia sull'argomento.

122

. dell'avviso contrario, tanto la sua presentazione del


, legislativo giudaico, in Rm 9-11, sembra differire
quella dei capitoli precedenti. Stando a quanto Paolo
della Legge n e i capitoli 9-1 1, n o t a recentementeun
.. . e m a t o r e , niente ci autorizza a squalificare quest ul
' Anzi, Paolo suppone che prima di Cristo la Legge
stata p e r gli eletti u n a v e r a via di salvezza 1. E i m
: le quindi interrogarsi sulla coerenza delle afferma
di Paolo, sui meandri della sua argomentazione. La
: in gioco della ricerca evidente: il D i o che ha rivela
, sua volont e i suoi giudizi nella Legge ha da sempre
- di giustificare senza la Legge?
Il Interrogativi e le loro implicazioni

POSTA IN GIOCO SOGGIACENTE

.- 10,4 lunica affermazione della lettera ai Romani in


Paolo menzioni insieme, per metterli in relazmne, Cri
:- e la Legg ' Infatti Ielo; della Legge () Cristo, per
) la giustizia a chiunque crede 3.Le difficolt di que
- versetto sono proverbiali, sia per il vocabolario che
4 la sintassi: la maggior parte dei commentari si soffer
sul significato della parola telos scopo, fine,
rapimento? al punto da dimenticare talvolta Ch
, n e delle parole solleva interrogativi p i difficili: si
: di un attributo Cristo fine/scopo della Legge, 0
una designazione: lo scopo della Legge e Cristo (sot
: l u i e lui soltanto)? Quanto all'ultimo sintagma,
preposizionale (eis ! aiosyrin ponti td pisteuann,
- la giustizia a chiunque crede, pu cambiare il senso
frase in funzione del o dei termini ai quali collega
. Versetto difficile dunque, che ha suscitato numerose
. M o u l , .Unil de l'pl'lv! a u x Romain: el histoire du salutn, RSPT
( l 9 8 7 ) 128.
_
. >
.
_
i m e pm nominale, perci nella traduzione Italiana bisogna n
in parentesi il n i verbi.

: -- alcuni modi di combinare i diversi elementi della frase: Cristo


a Leg e d la giustizia a chiunque cr'edex (il
prepos
riale
ca Cristo); Cristo ha m a s o un _i:gmi
Legge di modo che la usl.izia fondata sulla fede accessibile a
(esso modifica tutto c i che precede); Cristo ha messo un t e r m i n e

123

controversie 5, n o n ancora sopite. Come fa notare F. Rc


foul, la discussione, che si concentrata soprattutto su:
possibili significati del termine telos, maschera spesso in
figata in gioco dell'interpretazione: Paolo sottintendereb
forse che, fino alla venuta di Cristo, la Legge era una
via di salvezza? Nel capitolo precedente 5 ho lasciato in
tendere che la forte opposizione t r a vivere:- (10,5) ed es
sere salvato (10,6-13) n o n sembrava favorire questa in
terpretazione, ma si potrebbe obiettare che il passo n o n
mette in alcun modo in rilievo l'opposizione t r a vivere
ed essere salvato. in effetti, se 10,4 dichiara che l'evenr
to Cristo che ha reso obsoleta la Legge come via di salvez
za, allora 10,5 e 10,5-13 n o n oppongono due sistemi, quel
lo della Legge, incapace, fin dallinizio, di procurare la
salvezza, e quello della fede in Cristo, che porterebbe ad
essa, ma u n a prima via di salvezza (la Legge) e u n a secon
da (la fede in Cristo), che sarebbe ad essa posteriore e la
renderebbe desueta. Poich entrambe queste interpreta
zioni sembrano awalersi dell'appoggio del contesto pros
simo, necessario un esame attento dell'argomentazionc
paolina.
CRISTO, FINE DELLA LEGGE?

Il fatto che in Rm 10,4-9 Paolo n o n si riferisca a u n a Leg;


ge fonte di salvezza fino alla venuta di Ges Cristo, lascia
intatta l'esegesi di telos in 10,4. Alcuni vedono in Cristo la
fine della Legge perch libererebbe dalla maledizione o
dalla condanna della Legge di cui parla Gal 3, Rm 4,15 7,
Secondo altri esegeti. che si basano su Rm 3,27 e 10,3,
Cristo metterebbe fine aun'osservanza perversa della Leg
ge, al desiderio umano preoccupato della propria immagi
alla Legge, affinch la giustizia fondata sulla fede sia accusibile a tutti.
(stessa cosa, ma la preposizione e i : riceve una sfumatura finale); Cristo
e lo sco della Legge, essa il cui soo @proprio in giustizia di chiunque
crede mltlmo sintagma modifica i temine Leg . ) ; ecc.
Per la storia dell'interpremzione si veda Panico o di IL Refoul. Ro
m i n s x , 4 encore une fois, RE 91 (1984) 321-350. Ugualmente, H. F i r
snen, Paul and the L a w, Gttingen 1983, p p , 53-56.
**Cfr. p. 117.
7 Si veda anche a 5,20 (la Legge ha fatto proliferare le trasgrssioni);
Rm 7,7-25.

124

- lla propria giustizia, e, di conseguenza. di glorificar


ti a Dio.
.
.
- ha "a mostrato che la prima interpretazrone s1
-udon ilgclontesto, in particolare c o n Rm 9,4 e 9,31:
Legge ha da sempre favorito la disobbedienza e la
sione, perch, in km 9-11, Paolo loda lo zelo dei
iosservanti e vede il loro indurimento solo come un
. i - di Cristo o del Vangelo? &

_
to alla seconda interpretazione, essa implica eviden
. --te che il rifiuto del Vangelo n o n sia la colpa p i u ra

' - dei giudei, solo u n a conseguenm della loro relazio


.- rvertita c o n la Legge. Ma Rm 10,3 d1ee esattamente
ntrario: il loro zelo ha preso la dire21oney sbagliata
' he hanno disconosciuto la giustizia divina nvelatadal
. - 10. Del resto, checch se ne dica, la part1c1p1ale
anda di stabi re la propria giustizia (10,3b) non
ma che i giudei desiderano autoglonfiearsl o vantarsi
loro meriti davanti a D i o , ma che vogliono restare nel
sistema, quello della Legge, e che, secondo loro, o t t i e
la giustificazione. in altri termini, la kauchsis (orgo
' ) giudaico, che Bultmann. Ksemann, ecc. oppongono
calmente alla pistis (fede). come l arroganza all umil
non si riferisce al desiderio di accumulare menu 9. Per
. 3,27 stato del resto dimostrato che Paolo non lia di
un qualche atteggiamento di sufficienza ()di 1nd1pen
t : nei riguardi di D i o 0. In s, lorgoglio del giudeo
., ha nulla di perverso o di peccato; e molto semplice
te lorgoglio di u n o status accordato Per g r a z i a : se
-glioso, lo innanzitutto di Dio che gli ha dato la To
A questo livello Paolo non gli muove alcun rimprove
, ma afferma unicamente che la fede in Gesu ('Iristo, pre
: e preparata p e r tutti, quindi alla portata di tutti. per

. .

,Romains

4 . , 334.

millizrs.Paul, p.%8 Refoul, Remains XA, 339-340.


Cfr ]. lambrecht. Why is boastng exeluded? A note on R a m 3. 7
. 4, . ETL 61 (1985) 365369 e R.W. Thompson, Paul 5 Double gnu;
of Jewish Boastng: A Study of Rom 3,17 in I l s Contatti- Ex 6
86) 510531. Come n o l a giustamente Westerholrn. Israel-s If:w, l"

Applicando all'uso perverso della Legge le affermale ni di Pao


mludano dalla giustificazione la Legge ele sue opere, ;. perde com
. . . enne d i vista ci che lapostolo vuol: d i m o s u a j e . Sulla kaukhsu,
. veda in particolare J. Sanchez Bosch, alarm segun San Pablo.
- . y teologia dz knukhaumni, RomeBareelona 1970.

125

nu...rr.u

mette da sola di escludere l'orgoglio di u n o status privile


giato. E tale proprio la portata di Km 10,4: l'abrogazio

ne della Legge ordinata all'universalismo della salvez


za . In breve, se l'economia della Legge volge al termi
ne con Ges Cristo. n o n per ragioni negative (maledizio
nea, all'opposto, arroganza), ma, come indica il sintagma
preposizionale eis (in vista di, verso) di 10.4b - che
invita a leggere in una tale finalit il disegno stesso di Dio
, perch la giustificazione raggiunge tutti gli uomini sen

za eccezione.
Comprendiamo bene la formula: di termine della Legge
Cristo. Se la parola telos significa termine (di un regi
me in vigore), allora questo termine e quello della Legge, e
non solo quello del cattivo uso della Legge:, come v o r
rebbero alcuni commentatori 12. La formulazione di Paolo
non ammette infatti alcuna ambiguit; egli non oppone
due modi di osservare la legge. ma due economie: Legge e
Fede, Legge e Cristo.
Questa esegesi trova sufficiente appoggio nel contesto
prossimo e lontano di Rm per non essere probabile. Ma il
problema non e esaurito: il termine tales significa fine.
scomparsa? il versetto e il suo contesto n o n esigono
piuttosto che si veda in Ges Cristo lo scopo della Legge,
colui verso il quale essa tendeva. che essa annunciava e
nel quale vedeva compiersi la giustizia promessa? Ricor
diamo daltra parte le ragioni p e r le quali numerosi esege
ti, soprattutto d'oltre Atlantico, si rifiutano di attribuire a
telo: il significato di fine. termine: Comprendere km
10,4 come se Cristo mettesse un termine alla Legge, an
nullasse la sua validit nel passato. nel presente e nel futu
ro minaccerebbe tutto il tentativo di Rm, specialmente
quello dei capp. 9-11 \3.
?
Refoul. Runnins XA, 338,

Cfr. lo S l i m s quantiam's in F. Refoul, Romain! X.4-, 340-342.


" Quem opinione, di M . A , Getty, Paul and the Salvation of israel: A
Perspective on Romans 9-11, CEO 50 (1988) 466, abb-stanza rl re
sentativu. Per questa muni. il tentativo di Rm non e di i
n
darnenti della teologia di Israele. ne di sviluppare una polemica contro i
giudei, ndi escludere Israele dal disegno salvifico di Dio, madi include
rel
i in Israele. il seguito del nostro percorso esaminer la fonda
tezza i ns tale inter-pretuione.

126

SCOPO DELLA LEGGE?

'

.: . . : to che F. Refoul ha presentato in modo esau


argomenti a favore di questa esegesi . dovrebbe

_' sufficiente solo un breve richiamo dei dati.


- -m che difendono lidea di finalit, alcuni si ha
Rm 9,30-31 dove vedono stabilita u n a equivalenza
.' ia alla quale m i m la Legge e la giustizia della
- scopo della Legge sarebbe allora la giustizia stessa
. ricevuta gratuitamente dai pagani e accessibile
Questa interpretazione n o n a priori impossibile.
inconveniente di spiegare km 10,4 a partire da
ancora p i oscuri edellittici.
o altri commentatori, che preferiscono chiarire
a partire dal contesto seguente, i versetti Rm 10.5
n ' 10,68, possono essere detti di chiunque, in
b0mpie i comandamenti della Legge. Paolo vorreb
* m o s t r a r e che con l a venuta d i Ges Cristo e i l
:: Spirito Santo, si compie la finalit della Legge.
'opporsi, gli enunciati di Rm 10,5 e 10,6-8 si
: per il credente, l'adesione alla volont divina
e con l'agire permette di ottenere la salvezza.
-- caso, il vivere di 10.5 equivale al sarai salvo
'e la congiunzione de in 10,6 non ha un senso av
max). ma solo di transizione (e). Questa in
ne, per, non pu veramente essere appoggiata
. che non combina la fede in Cristo e losser
,
: Legge mosaica.
hanno fatto ricorso :: Gal 3,10-12, passo molto vi
", .. 10,5-8. Come quelle di Gal 3,10-12, le citazioni
.5 e D! 30.11-14 fatte da Paolo in Rm [0,5-8 sem
. piuttosto dimostrare che la Scrittura esprime
mtitesi fondamentale tm la giustizia della Legge
dei giudei) e quella della fede (la vera. quella di
. Si obietter forse che Gal 3.10-12 scredita la Leg
"

342-346. Si vedano, nell- bibliografia I l ] : fine d t ] vn


Hownnl (1969), W. Meyer. C.T. Rhyne (1981), che
'

:?' A. Lurdemnm,
'
Die Gerecbxigkeit aus dem
und z u r Tenguchichu: v o n Rbmer

127

se molto p i esplicitamente di Rm 10,5-9. vero, ma lo


appodmani che :bbiamo gi rilevato tra 10.5 e 10,6-9 non
. h n o in primo luogo ad offer-mm lincapacit dell.

: ustificare coloro che lossewano, perch, in Rm


;]? filo ha gi hn lungo mostrato che solo la fede giu ll citazione di km 10,5 n o n presenta il regime delnegntivameme, poich la legge stessa

' tagico del

'"

,
' " "

, . .

a enun-

sistema. ed sollanm in Cristo, ""


dell'economia della fede, che sene percepiscono

' 11 2 Paolo considera la situazione di Israele :\


. p 3,31], sua puroln, dalle sue scelte. in 9,30

'

-l eda
mmolto
a : partire
dal contrasto t r a le nazioni e
tempo alcuni esegeti avevano mmm,

arrivare aun accordo sullesotta divisione, che


ione di questa unit letterann era di tipo con

che andrebbe d i ] ] : legge al Cristo. ma affermo

" Anche uei l C r i m dihm lo1.u v. p r e u nel m e o


mmm,hnamwammperrmiohronhmnun

c h fl c r l s m : h u m i u m p
reminnnn.
" Ml?ldnmdeenuichehlegge(mounu)nonnbhudxmrnln

Mielipdnquellioometqudmcxclueta

esal-

'zlyniisixieavore diu!rli-Aa lele


izione. ne notia
ngm:
la fondatezza. In eni, mentre in Km

5stesso indica in che modo vada compresa larone dellapostolo.


3'ue citazioni (aplicita per l:" 18,5, e implicita per
14) della Torah siano delle profezie. non implicn
che Rm 10,4 fuecin di Cristo lo scopo della Leg
tti, il versetto che precede (10,3) non treccia un
, io una incompatil: trafitiue tipi di giustizia, tru
_ f propria (econominde Le e. per il gludeo)e
- mini: di m(economia della fedfper ) edm i
perci cl1e nel verremo. seguente relos |igniflchl
leoper; tale incompltib1hl ricluede al giudeo che n n u n ci I comldernre in Legge come via di ulvezza .
Lesegeci del passo non per terminata. Due interprelazioni rimnngono tra loro concorrenti: Paolo pu opporre
il i l ] della Legge, incapace di dare la ;alvezza e quel.
la delle fede in Cristo. solo il quale porterebbe ad essa, ma
pu nnche opporre due vere economie di anlvezu. la prima. anteriore nel tempo, costituita dilla Legge. e la seconda- che avrebbe rm l'nln-a obsoleta - caratterizzata dalla
fede in Ges Cristo. Di queste due esegesi quale preferire?
Cerumentc quella che rispetta di p i la dinnmica dellargomeniazione paolin
he per tale ragione necessario
oonpiderare p i da vx no.

" Emrg'lgmapeufn?lgzleert.

L'ultima divis one. In ordine 870110108150

adenas ".
,

"

Mg@lg;ele;n ";-,gan ="" d"=


0 ?'41_21 ..;:finm . mPinsm ]: V | , delh , . ] .

d i

ille precedenti. deve essere per affinata, pereh_


. sufigieniemente tutte i dati. Badenas fa iru
'In 10,14 e si vede perch: seil tema del rifiup Pu

la tematica di A'. e se 10.l_6. Ch?- appartiene


unit facilmente identificabile 10,14'17):
ln disob_bedienna. tema che snricollega : quos:

'::fil

vuol dire che 1w. 14-21'fomlull7sion

" la onedgllrzua'nbedienzadi israele


nbboza're .1terna
esistente tra fede ;
. . :; (cfrmlse coppie pisteuein+nkoudn ptis+a
44.16.11). di cui parla gi 10,8. possibile

E;

i vv. 14-17 dai w. 4-13, tanto pi che Il

""E W i n s " &e"idmc' se SiPrendono

'
?

.
.
ngdmu.Chitthendofllulaw,l_fl,4quulu1ll
, s m s , m . a b m d d i
. 9S-99.

128

129

maggior parte delle composizioni concentriche


' che questa di facile interpretazione. in A l'a
:. ' in modo incoafivo, se n o n addirittura
il tema o la questione pendente. alla quale dar
' one chiara, ferma, in A. La parte centrale, Br
- di presentare le chiavi, le ragioni o i criteri
' si pu passare dalla questione alla su solu
Rm 9,30-10,21, ecco, schematicameme. come
composizione concenirica:

in considerazione i diversi elementi del discorso, 9.3010,3 e 10,18-21 si corrispondono allora perfettamente:
A =9,3010,3
gli attori: israele e le nazioni;
& loro situazione in contras a differenze di israele, i gen
( i l i hanno ricevuto la g i u :
le ragioni: israele e inciampato (citazione scritturistica) .
suo zelo erroneo;

A' = 10.i 8-2 1


li attori: luraele : le nazioni;
! loro situazione in contrasto;
e la ragione: disobbedienza, ribellione di israele (citazioni

!Clitlulisticbel

problema: perch israele e le u n i o n i sono in unn si


' ione inverte a quel]: prevista? Rirposta ellittica;
mi in cui gi enuncia ]. chinve che permette di oem
'in donazione: mio la fede in Crilin (o nel Van
. -)vhdisalveuapcrmtti; _
i o n i o alla sionzigne di imelelnlzioni: Israele. nl qun
, stano r i v e l i 11Vmgela. l'=fl>nsitbllc = di"

'

Queste corrispondenze non impediscono evidentemente ll


progresso del ragionamento paolino: lo zelo col quale
Israele si aggrappa alla sua giustizia sembra dapprima andare di pari passo con un'ignoranza non colpevole (A), ml
aull)a fine viene qualificato come disobbedienza, ribellione

"=

modello, argomentativo

incorniciata da A e A. la parte centrale tenuta strette


mente insieme dai numerosi riferimenti a Cristo 1 e -

- oscendo
, , che sono molto
. forti
. gli indizi in favore
PONDOBG concentnc_a, Il lettore attento Pu
_
trov_a.re tin ostacolo in Rm. io,]. dove, :enn
to agli inizi di nsposta forniti in 9.32-33,h1a2h0
-bozzare
\_m nuovo sviluppo: egli n o l a _anc e e
e espressronn di 10,14 riprendono. pi o meno
l e . quelle di 9.30-33. sembrando cosi un doppio

come ho gi segnalato - dall'insixtenza dellupostolo sul


legame tra fede e radicazione/ascolto. Quest,. unit ug.
matica in quale e modo sigililta. alle sue estremit, d.
un'inclusione 22e dalla tecnica deil'accostamenlo 23.
" Menzionmo I O M dive fanne: Christus (V. 5 7.i7), s o u s (V. 9),
Wo; ([Slgnorlen); v. su: 13; si potreble adgsxe lungere ::laggel'
u . ; v.
,ne unincui en

oggem
v
lo(cfr. m 1,1..xcnrsnoun che in 10,9 il pronome pemruie num: nVi l Il
ente E
IO.
c . il voceboiario cancerneule la prochmnzione: s l a m a (bocca, w.
8.9.10l:phihaggos (vocem v. la); :
( n . , due mlm .] v. a .
17.1 lefysrein (upmchmmr, W. 3.14.15): homaiogel'n (uccinfessaren,
v v , 9.1
epikaloumai (ninvooerer, W. i
4); amggdiuszhai (muge

'f"

"l(lmf';v.;'
17
'

v.' 18)' a'kfP'


pre 'cazinne
d'uvmlle:
v,
, o q u o - , uevoie

;! Cfrlliemxgu .cmm.. d ::

:mofill:ordnregliicbe unirmlusioin

uni 'iocenonprecee ' trlmnicanip


wloqundoun.
unit lettmria e ma wlidxmenxe verificau una ripetizione !essicogne s t e r e consider-ta inclusione.
fim
c
N. Aletti-! hubiet.Approcheporiqueeltlualcpquedrsisnu,
933, pp. 0-41. L'accostamento consiste nel riunite. alla l i u
di una unit letterari: (breve o lungo. poco importa) due o p i termini in

- -

papggg'ijffz 13j,'53931>
non ha

P.P '."

'

(.3'31")

alla siumm di Dm (10.30).

'

cm%C
@

'

'

" "

'. in a 10.447.
'

|. ttecnica
i , '
si Applica ai
nti.
d'"
' ""
s' "

dd].

d'sub'

cen:

"'"

"

,,,|,___.

'

- . M () pu ]. ;

di Cristo.

131

ict::)dincilmpo
cm creder

(9,3%).

in

di

scandalo (9,33a)

//

, . . che hala funzione di spiega:-ia e giustificarla; in

Crisi

_$;thgg;'ggg:l;fiifjjfiffij

// lagiustizl|

Lui n o n sar deluso (9.33b) per


di chiunque crede (10,417).

di 10,5 n o n ponebbggavere lo funzioni;Idi proposilia

t o n o n s e to
unosviu
c e r n i r i a 'u
0 Possono Esere scartati mc10,2 e 10,3. %:lhe
-. giustificati entrambi da un solo versetto (10,2 da
10,3
10,4). Solo 10,4 genera resto della parte
7). Basta un solo colpo d'occhio sul modo in cui la
r parte dei sintagmi di 10.4 sono esplicitati dalle
unit lop'che susseguenti per verificarlo facilmente:

] " 9v39'33 10'13 3PPWFSDIO davvero ? stes


unitlogrca? Una conoscenza, anchesommana. delle tecShe della
S P? di?"Wm ", " i " "
st_1 Versetti un certo numero di carattens|tiche _dell e m "
diu dopo lennncxato della sntuazwne e l a .
one all5i' m m m delle M obiettive che Pr'
vocata, Paolo da alcuni dati soggettivi. ricorrendo, come
richiamo dalluso, a ipathos (10,1: lo slancio del mio cuore e la mia richiesta a Dio per la loro salvezza) e allethos
(in
uello di Paolo, che testimonia. e quello dei giudei.
l ! zelo per Dio). [ w. 10.1-3 riprendono a un altra
ivello li elementi di 9,30-33; formano con esai lintrodu
zione ell'unit discorsiva (9,33-10,21)e permettono all'a
postolo di fomulare in 10,4 la tesi che svilupper nei re
sto dell'argomentazione. La stelo combina quindi due

"

e da

""

"

'A'

was-21
.

pmpositio-lO,4

pemmn'o

L uso dei due modelli retorici q u i ancora p i facule perch lintroduzione e la conclusione di un discorso. costruiio secondo le buone regole della retorica greca, si
corrispondono. Senza negare lesistenza della composi
zione concentrica, aggiungiamo tuttavia che la dispositia
retorica dice molto di pi sulla dinamica e le tappe dell'ar
fomentazione paolina, rivelandosi di conseguenza p i uti.
per lime xetazone: sapendo Che ragionamenm "
Paolo una ispas io, il lettore prevede che le spiegazioni
sommarie ed enigmatiche dell'introduzione saranno precisate. dovranno cio essere interpretate alla luce delle
pmpositio e della pmbatio.
Che 10,4 sia la pmpositio del passo, tutto lo conferma La
frase concisa e,breve, ed e d'altra parte seguita da una

132

vv. ( ?

;
v. in

3
v v,

11-13

1
vv. 14.11

- cominciu lasciando alle due giusiizie opposte il


to di presentarsi, poich sottolinea la pomata salvifi
'atto di fede. la sua estensione massimale. e finisce
descrizione di come si generaio. dallinvio degli
\ fino alla confessione, da parte di ciascuno, di Ges
Signore. per sottolineare ancora che leconomia del
non caratterizzata dallosservanza ma dallascol

introduzione
'pmbalia= 10.5-17

v, 5

concentrica

9,30-10,3

\ ( a c m . w m u h u m m m h c h m m u e a

tipi di composizione e li r e n e omologhi:


camposiziane

il

il termine telos (termine) di 10.4 resta senza appa


, ;piegazione. Otu. come indica la sua posizione e'n
' all'inino dellenunciato), l'
omentazione dovreb
. primo luogo iustilicare e ' ustrare tale termine.
riesce quindi apostolo a mostra che Cristo ter
" della Legge?
*

-5,

via di salvezza prima della venuta di Cristo?

alcun dubbio. l'opposizione in 10,5 (: 10,6-9 mira a


. can le sue stesse corrispondenze ", che Cri
reso caduca l'economia della Legge. nel senso che
1 p i necessario essere so t t i alla Legge , cercare
giustizia. Paolo f
e i n q
giudaismo
, tempo ha infatti scelto Lv 19 5 come rappresenta

...

'

,.p .u e . h d a a i m

'

m i .
133

gime della Legge. poich vi si enuncia la neces

rvanza e il leganmtell'osservanza con la vita


m e t t e . Regime c
'apostolo vede opposto a
fede. come segnalano i termini correlati:

Mieli:

106-9

credere

vivr per essi

che Ges e Signore


(per) essere salvati

opposizioni riprendono. specificandole. quelle del

lhi' uzione. tra la giustizia proveniente dalle opere e la


giudei: proveniente dalla fede (9,32a), un la giustizia alla

? il giudeo si dice chiamata 'e la giustizia di Dio


10.,3b , e, per Paolo, esse significano la fine di una via che
omini vs in una direzione contraria a quella voluta da
Dio. Non che Lv 18.5 enunci esplicitamente linutilit di
essere soggetti alla Legge per ottenere la salvezza; e piut
tosto l'esperienza della giustizia accordata gratuitamente
in Cristo. formulata dal Midrash pesherZS di 10.68, che
pu leggervi questo. Infatti. per chiunque vive in Cristo, i
significanti di Lv 18,5 fanno trapelare i loro limiti 25.
Tuttavia la questione non e esaurita. Ammesso che, ag
gra pandosi alla Legge per trovarvi la giustizia, i giudei
vndgno contro il disegno di Dio, che ha voluto legare in
modo indefettibile giustizia e fede in Ges Cristo: cosa
dire dei tem prima della venuta di questultimo? Si pu
dedurre dal introduzione. della propositio e della sua p m
lmtio. che Paolo veda nella Legge una vera via di salvezza
fino alla venuta di Cristo?
Che LaLeg e sia stata (e resti) una vera via di giustifica
zionee di sfivezza agli occhi dei giudei che hnno rifiutato
l'annuncio del Vangelo. le aEermazioni dellintroduzione
lo ripetono una p i dellaltra (9,31; 10,3). Ma Paolo stesso
n o n ammette ui niente di ci. bo suppone, si potrebbe
obiettare: pere e affermerebbe che Cristo ha posto fine
alla Legge se quest'ultima n o n avesse realmente concessa
la giustizia? Un passo come Rm 7,4 in cui si trova motivi
vicini & 10,4ss, permette tuttavia di invalidare u n a simile
conclusione: che la morte di Cristo suggelli la fine del do

a Legge sul credente n o n significa, per Paolo,


s t e s a Legge era prima uno strumento di g:
ne gli sviluppi di Rm 7.7v25 provano il contra
: essere identica, lalermazione di km 10,4s n

la

in stessa deficienza Certo, in 10 9 n o n viene


nessun rapporto di esclusione :) di separazione
redente e la Legge. perch ogni economie V l e .
'
ta in se stessa e descritta dai suon nspem ]
t a n t i , Mos e la giustizia che viene dalla fede:
. : che meco la Legge deriva dal suo funzionamen
nppono che essa stabilisce t r a fare e vivere (efr.Lv
. M a , come indica lo stretto parnllelismo snmeuco
- da Paolo t r a lideale delln legge el'esperienza del
in Cristo, questa deficienza esisteva g1 p r i m a della
,di Cristo.
_
km 10. apostolo non paris foi, come Gal 3_, del
'
zione in cui fa incorrere a Legge. se non ripete.

hkm3e7.chelsLeggeaserviziodel cato,?
oni retoriche: testimoniando lo zelo ei iuden,
e loccasione per resentare il sistema}
a Les
rrendo & Lv ::l5delllrrllula inetcuilqltldzilll della ]sua
leggevano l'id e
e oro pi
.
en vo e
mmente il versetto del Levi ' o, ZlF? de gnurfeo
vte. per dimostrare i limiti d i
e che esso
. N o n e dunque perch Rm 10.4-5 omette di dl
la Legge strumento di peccato che si

' diGesCristopm-reuntennineaila
WPl:
quest'ultima non ha mai costituito
nomia di salvezza? Come pon-ebbe rendere caduca
.ornia che n o n ha u n a vera e propria eflcienza sal

.
' \ nomu
'
" Si ved: l'indice dei termini tecnici, p. 271.
Cfr. gli sviluppi del clpitolo precedente, pp l i s - 11 8 .

134

due che

... - sce, al contrario. come vera vie di


ezza prima
4 n t a di Cristo. Nemmeno l'espressione giustina :
dalla Legge: implica che Paolo faccia delle Legge
. e n t o :: servizio della giustizia divina. _ rc ,
' nbbiamo notato, Km 10.5 riprende soltanto _punto
dei giudei, mentre quello di Paolo. in cui si aller
-nomia della fede (senza la legge mosaica), V i e n e
n 10.6-9.

G h e m m eede-inittiforsedipmposl'miuolo
:
chelnfnicia

un. non 43 del clnpimlo


135

...m...un.nu...

vii-ica? il parallelismo di Rm 10,5-9 da anche qui u n a ri


sposta nena: c i che ha fine il dominio della Legge sul
credente. N o n e necessario per il credente essere soggetto
alla Legge. m e r e cio obbligato a osservare l'insieme dei
suoi comandamenti per ottenere la giustizia e la salvez
za. Ma come non vedere che queste affermazioni ri
prendono, sotto unaltra forma. quelle dei capitoli prece
denti della lettera, soprattutto in 6.14.15 e 7.4? Una con
clusione simpone: tenuto conto delle affermazioni sulla
Legge, Km 10 n o n diierisce in nulla dei primi otto capito
li e n o n c alcuna ragione di mettere in dubbio la coeren
za che alcuni esegeti negano all'apostolo.
Spero di aver dimostrato come fosse per lo meno utile te
ner conto della dinamica argomentativa di Rm 9,30-10,21
ed evitare di sbaglia sul significato di 10,4. Come altro
ve in Rm e ci fin da 1,16-17 - Paolo comincia l'argo
mentazione di Rm 9.30v10.21 con degli enunciati concisi.
sibillini nella loro densit, e li precisa progressivamente:
la propasitio stessa (10,4) deve essere lnterpremta dalla
pmbatio che essa genera. cio da 10.5-17. perci in que
sti versetti che il lettore deve trovare gli indizi sus'cettibili
di fornirgli la comprensione del brano e della sua funzio
ne Ma la funzione di 10,6-9, con la quale inizia la proba
n'o, pu essere perce ita solo sesi comprende che con Lv
18.5 Paolo riprende i punto di vista del giudaismo, verset
to in cui si le ge esattamente tutto il loro zelo, e al quale
egli o porr ifre ime della fede.
Cos, a visione c e Rmha della Legge e unificata. Perfino
un passo come 9,4, in cui Paolo rlconosce la legislazione
mosaica tra i privilegi di Israele. deve essere interpretato
con_laiuto del modello retorico. dove gli enunciati n o n
hanno la stessa portata a seconda che si uovino nell'imm
duzione. nella propositia o nella pmbatio. Che in 9.1-5,
esordio di Rm 9-11. la legislazione sia riconosciuta come
un privilegio secondo la carne, e che diventi oggetto di
un'altra inte retazione nel corso della pmban'a. meravi
glier solo co o r o che sono poco familiari con le tecniche
della retorica
a.
Il lettore n o n eve tuttavia credere che l'unit della lettera
liebe non equivale, come sottolineo l'apostolo in km 6, a un invito al
libertinzggio o alla licenza

136

' r i a di legge mosaica renda i problemi p i mplici.


tolo avesse in effetti, qua o l. rioonosc1uto nella
. una vera via di salvezza per i giudei vissuti prima di
. avrebbe p o t u t o m e r e accusato di mancanza di
: ma non di aver travisato il giudaismo, accusa
sue considemzioni sul ruolo unicamente negativo

Legge n o n possono che raiormre. Infatti l'enigma


u -prio qui: perch, nella lettera ai Romani, la Legge e
ente :: servizio del peccato. della proliferazione
_colpe (Rm 1-8), perch infine stata motivo del rifiu
Vangelo ( R m 9-11)? In altri termini. come pu es
1'Alleanza e la Legge, due realt che le tradizioni
. mantengono sempre unite, siano qui dissociate?
4- o . " M m . Longo . q l u l t l fl l

, : . di Paolo?

Paolo rimpmvera ai giudei, in Rm 9,30-10,3, ?.di


la giustificazione e la salvezza nellosservanza dei
e n t i della legge mosaica e non nella fede in
nsto. Egli sembra cos attribuire un ruolo esorbi
Legge. Ma non si pu immaginare disprezzo pi
. dichiara un cena numero di giudei 3: la legge
. non un semplice sistema legislativo il cui com

pmmuovere la giustizia sociale di un dato gruppo:


da Dio stesso, essa esprime la sua volont sull'uo
sua pertinenza esclusivamente legata all'Allean
rvanza di essa perde ogni senso se non e guidata
. se non e l'espressione. il compimento della
legge giudaica definisce soprattutto dei rapporti
ed p e r questo chei giudei la vogliono mettere in
Come n o n vedere anche che gli autori giudaici del
' di Paolo insistono sulla gratuit del perdono e che
presentare q u i una lista esauriente delle nazioni giudaiche

".ufhl

a n uhuwfiglu
Ilion
w. g:' : muy-11%?
e

histrmcal'
' and

PP . P o d

non considerano la ricompensa o la salvezza31 come la


conseguenza necessaria o automatica delle buone opere?
Paolo si sarebbe quindi totalmente sbagliato sul ruolo del
la Legge e, di conseguenza, sulla natura del giudaismo,
del quale del resto era stato u n o dei rappresentanti p i ze
lanti 32? P i che ad ignoranza o r m a , le aiermazioni rile
vate sopra n o n sono da attribuire piuttosto alla sua espe
rienza di salvezza in Cristo?
Dal modo in cui, in Rm 4, Paolo padroneggia le tecniche
midrashiche e sceglie, in Rm 10,5, Lv 18,5 come enuncia
to tipico dellideale del pio giudeo, si intuisce che egli deve
avere una conoscenza abbastanza buona del giudaismo e
dei suoi valori . Ma seda una parte non ha dimenticato
come aveva un tempo compreso il ruolo della Legge, dal
laltra il suo incontro col Risano glielo fa considerare in
modo diverso. E.P. Sanders ha voluto rifiutate l'ipotesi di
una incomprensione: secondo lui Paolo percepisce o r a la
legislazione mosaica a partire da unaltra struttura 34.
Se e la fede in Ges Cristo a procurare la salvezza (Rm
10). sela giustizia di Dio si manifestata pienamente c o n
Ges ed accordata in suo nome (Rm 3.21-30), vuoldire
che il credente non deve diventare obbligatoriamente sag
getto alla Legge, obbedire cio allinsieme dei suoi precet
ti. per restare nellAlleanza e ottenere la vita p e r Paolo
ci equivarrebbe a un nuovo assoggettamento. Di conse
guenza, i giudei che rifiutano di credere in Cristo - al Van
gelo -, respingono l'unica via di salvezza: a questo riguar
do, la circoncisione e la Legge non sono per essi di alcuna
utilit. E chiunque voglia imporre ai credenti. soprattutto
a quelli provenienti dal paganesimo. il sistema della legge
mosaica, n o n si rende conto che vuole legare il Vangelo a
un codice particolare. nondimeno storicamente decisivo
tenendo conto della rivelazione del disegno divino. Non
il 4E4d nen-ibn essere l'eccezione che conferma |. tegola. Su questa
' . n veda soprattutto, a r . s , Paul and Pahtiman Ju
ism. A c
riron o f m ofRaligion, london m 7 .

== Opinione i H. Rnislnen, Legalism and salvation by the Law-, p. 7a.


Anche le altre letteu (2Cor e Fil) n o \. sua fi e r a . . di
giudeo, anche se n o n lo delle p i in considerazione.
nr. Sanders, Paul andm u m - . Judam. A Comparison f a
afRelgion, London 1977, p. 496.

138

' p e r ignoranza del p'udaisrno che Paolo rimprovera


' della sua razza di voler f a n della Legge u n o stru
di salvezza, ma p e t h non esiste alternativa per
la salveua: rifiutando Ges Cristo, il giudeo r i
la giustizia voluta da Dio (10.3);ma egli rifmta Ges
in virt del suo attaccamento alla le e mosaica. e.
ndo lapostolo, questa preferenza si ' ca che in real
vede nella Legge lo strumento unico necessario per
tare giusto e ricevere cosi la v i t a Ci non gli impedi
di essere convinto della gratuit della misericordia e
perdono: ma n o n giova a nulla, aggiunge Paolo, pop
'ilperdono ci viene solo da Ges Cristo. Leaffermano
i Rm 10 suppongono evidentemente che i giudei, rifiu
un Vangelo che stato loro annunciato (cfr. 10,14
sono condannati a vivere nell'illusione sulla funzione
della propria Legge.
Logge : servizlo del peccato?

: dellapostolo che. in Rm, non attribuisce alla


alcuna funzione positiva. gli scritti giudaici sottoli
o spesso il suo ruolo di protettore: una difesa con:

il libertinagg'io, contro la corruzione e ogm specie dl


rio cattivo 35. Del resto, non forse la Legge che ha
- : nuto lunit di un popolo privato della sua terra,
sue grandi istituzioni (monarchia, sacerdozto)_ du
e dopo l'esilio? Certo. rima della sua convennone.
-, come tutfi i giudei pu. doveva aver riconosciuto
Legge questo ruolo eminentemente positivo. ma nelle
lettere, in particolare in k m , la considera solo rap
-all'economia della fede, da cui daltra parte la sepa
oorne abbiamo costatato :\ proposito della sua esegesi
4 36: poich Dio ha da sempre giustificato gratuita
, cio per la fede e senza la Legge. allora quest ulu
non pu essere dalla parte della salvezza: fa solo cono
' il peccato e invoca la collera divina.
' nd es., in. Giuseppe Ant. uno-zu; 16,43; ugmlmmtc, An'
u9,14 b.
Sa; . mmm .

139

Spiegazioni di tipo storico

Secondo alcuni esegeti, la spiegazione dellevoluzione di


Paolo andrebbe ricercata negli eventi. in particolare nelle
resistenze dei cristiani giudaiuanti. Inizialmente favore
vole all'osservanza dei comandamenti (1Cor 7,19), sareb
progressivamente arrivato a rifiutare, in Gel e k m ,
ogni funzione positiva alla Le ge37. Senza negare questa
evoluzione, notiamo tuttavia c%re l'osservanza dei coman
damenti di cui parla Paolo in lCor 7,19 dipende da una
situazione paradossale. poich. nello stesso versetto, l'a
postolo relativizza drasticamente la circoncisione. Come
nota C.K. Barrett commentando laffermazione di Paolo,
dal punto di vista giudaico. laffermazione e paradossale
o, piuttosto. assurda. ". poich si e tenuti a obbedire alla
legge mosaica solo sesi appartiene al popolo dellallean
za, cio sesi circoncisi. L'apostolo intende forse
lare
solo dei dieci comandamenti e. p i ampiamente, ei pre
cetti morali. che i giudei del tem consideravano gi vin
colanti per tutti gli uomini? Q unque sia la risposta. no
tiamo qui che. nelle sue lettere, Paolo suppone scontato
per i suoi destinatari che l convertiti dal paganesimo sono
veri membri del popolo di Dio , senza tuttavia essersi
fatti circoncidere e, quindi. senza essere soggetti alla Leg
ge: sel'apostolo pu formulare il principio di [ C o r 7,19
senza aver bisogno di spiegarlo e di giustificarlo a lungo,
vuol dire che era accettato e quindi formulato da parec

chio tempo.

La ricerca storica non pu che sottolineare la costanza


con la ua.le Paolo difende la non sottomissione del cri
stiano a le prescrizioni mosaiche in materia di circonci
sione, di alimenti e di purificazione 40. Ma il non essere
obbligato a tutti i precetti o non essere soggetto alla Legge
ha sempre implicato per lapostolo la relativizzazione del
sistema mosaico contemporaneamente alla sua incapacit
" Cfr. l'ultimo studio. in ordine di te

,di U.Wilckeru. Zur Entwick


nisseno, N13 28 (1982) 154190.
"
Epistle to the Corinthians, London 1968, p. 169.
Cfr, Rm 9.25 e ZCor 6.16. Ci detto, Paolo n o n utilizza all.mve questo
lun des paulinischen Geletzesvers

;hdim

n,pmiexendoariessoecivaleperiduepnasiappenarnen

zia-uti quello della filiuinne e della Chie-a corpo di Cristo.


A questo riguardo, Gal 14 sintomatico.

140

salvezm. Certamente Paolo dovette molto presto


sua conversione, sostengono

alcnnr

msl

cichecostimivnperluiunpuntod1mpomnza
le diverse lettere rifletmno ciascuna alla pro
" fiammante strutturale del problema
giustamente osseware che, grazie ai s u o i un
la legge mosaica non proposta soltanto ai
'maaogniessereurnano. lnquestosensoanchegl
n o n pu sottrarsi ad essa. Paolo risponde indi
-te a questa obiezione quando dichiara che, pur
re sotto la Legge (6,15; 7.4: 10.4). il credente
' pieria (13,8-10: cfr. Gal 5.14). Ma nella sua n
oltre 1sta linteresse. e forse anche la difficolt.,
' Romani. che non , come
. ar Galati,
-rso indifesa della libertdeic enuedell_unr
del Vangelo - il quale non deve essere rdenufi
- aun codice legislativo particolare, per quanto
. Infatti. in Rm, Paolo insiste unicamente, o qun
u'nperativi etici della legge mosaica. Ora, a que
- che la vede associata al peccato. perle ragioni
:) (Rm 3.20: 7,7-25) e sulle quali non mon-re
n o n p e r sottolineare che n o n mi sembra che 1e
eu

abbia ancora tenuto suiicientemente conto dello


dell'argomentazione paolina per aflrontare la

,
sembra, la finizione negativa che lapo
ieuigggnflla Legge in Rm determinata dal posto
fede e. di conseguenza. a Cristo, pu so rendere
funzione sia afi'ermata p r o p r i o alla me (951;
allrni 'o (cfr. 7,7-8) di argomentazioru in c u i
il Cn'stfsono assenti del tutto o quasi: Stando
'cose, come evitare unesegesi che spregl-u la p o s !
' a p o s t o l o sulla Legge a partireda un antropolo
va? Ho cercato di mettere in evo la dinamica
-mentazione retorica cos come il ruolo del conte
Puul's Gaspel, Grand Ra ' . Midlignn 1982,
alcuna finzione

Cn:(n in km 2.16 e 7.254: nnn

in cui si u w rispetlvarnente.

141

sto giudiziario in Rm LIB3,20 43, senza i quali sarebbe


travisato il senso dell'enunciato di Rm 3,20. La stessa cosa
rimane da fare per Rm 5-8. Purtroppo le analisi di 7,7-25
che io conosco isolano troppo questo passo dal suo conte
sto in particolare dal contesto retorico e impediscono
di cogliere la funzione e la portata delle affermazioni del
lapostolo sulla Legge.

Leggs e giustizia div/na

Se. paradossalmente. Paolo colloca la Legge. santa e buo


na, dalla parte del peccato, egli non cessa tuttavia di con
siderarla in un movimento fondamentalmente positivo,
poich grazie alla Legge il peccato potuto apparire quale
realmente in se stesso (Rm 7,13). e lumanit intera
stata racchiusa sotto il peccato per essere giustificata sen-

za discriminazione alcuna. Bisogna parlare ui di una

. ,

m e

o;:isrgzlll: Vierxlilacnnel'eg-sefll: igellllahagmgrie'


della salvezza? O,a contrade, isogna parlare del corage dal piedistallo
gio ! quale PM1 ha deposto l LBf.mi
del . dsul
.
!
one
gru a l
quale l'aveva 011008'8 la lunga
smo? Stratagemma coraggio. [interpretazione l"a
della Legge solleva in ogni caso molti interrogativi. Il primo. che abbiamo gi pi o meno affrontato a proposito
della logica e della funzione di Rm 1-4: se il regime della
Legge gioca il ruolo di far abbondare la colpa, allo scopo
di permettere a Dio di manifestare la gratuit della giu
sti cazione. Dio n o n incorre forse nel rimprovero di col
pire l'umanit per poi salvarla meglio? Di prostrare luo
mo per' mettere in rilievo la propria grazia e la propria
gloria? Dando al suo popolo un codice che rivela la sua
giustizia e che ha tuttavia fatto proliferare lingiustizia,
Dio stato forse giusto? Altro interrogativo, che interessa
l'esegesi storico-critica: forse vero che c o n lesilio ma
anche dopo il ruolo della Legge e stato principalmente
\srggelli

quello di aiutare il popolo dell'Alleanza a riconoscere e


confessare il suo peccato nel m o m e n t o stesso in cui (e per

si meravigliava sempre p i della misericordia edel


. o divini? Il lettore pu venire a capo della prima
ha solo prendendo sul serio il modello retorico se
da Paolo in R m . Ci ritorneremo sopra alla { m e del
percorso. Quanto al secondo interrogativo, ne
'0 esaminarlo seriamente: se le intuiziom pachne
- verificarsi, saremmo riponati al primo.rntenov
. la cui importanza apparirebbe ancora di pi.
' dubbio che l'esegesi del rapporto di Paolo c o n la leg
lungi dall essere conclusa.

-. riflessioni sullo status e sul ruolo della Le ge in


on avevano affatto la pretesa di riesaminare : dif
' sollevate
prese varie
di posizione
paoli n: la
que
- tatadelle
affrontata
volte, sebbene
manie

gi 5

Pa':mi?J2Zsniszznztzxfisei .'ifl
coerenza delle diverse align-mazioni sulla Le ge,

'

'
ararel'analisidiRmQ-II.C ec
.?:fflnlnrrfiaudiRm
9-11 sulla Legge non
affatto in 'contraddizione c o n quelli di Rm 18: inuti

.. ' c a n i "
nanza di uesto risultato, anche par
, [l'linpotesi liti-Axe concezi?mi opposte della Le ge .
, t o . di due scuole opposte in Rm n o n resiste 35 a .

.
:

del Pass dev essere

lutamente abbando

ass

cornpau'bilit, in Rm. dei diversi enunciati sulla

non semplifica il compito dell'interprete, perche


coerenza sembra farsi a scapito della Legge masar
" pi globalmente, del giudaismo, imponendo al letto
' compito di operare una decostruzione. stanca e logr

i diversi enunciati paolini sulla Le ge. Nel capitolo


abbiamo visto che la dinamica dell argomentazrone
spiegava la presenza e la posizione di un enun_cra
.. Rm 3,20, e che metteva anche in rilievo le ragioni
logiche delle posizioni di Paolo sulla Legge. Ersu
:

ho cercato di dimostrare nel quarto capitolo.

' uffa-:= del volume, gli sludi diu. L u z , 1-1. Hillmer (1973), a r ,

" Cff supra, cap. 4. pp- 8789.

142

B. W h e n (1930 e 1953), P, OstenSacken (1971),

143

un.u.....

gnerebbe evidentemente continuare il lavoro p e r il resto


della lettera everificare cos le intuizioni di E.P. Sanders,
che sembrano giuste.
Se vero che Paolo, in alcune lettere, vede piuttosto la
Legge come un codice particolare e rifiuta che siano im
posti ai credenti precetti riguardanti il cibo o la purezza
rituale, :: in altre lettere. come Rm, considera questa stes
salegge innanzitutto come un sistema legislativo e perfino
come una serie di esigenze etiche universali che favorisco
no la conoscenza e la confessione del peccato, altrettan
to vero che mai si ferma su quello che per ne costituiva,
alle a, il nocciolo: il culto sacrificale in vista del perdo
no ci peccati. Ora. su questo p u n t o che avrebbe potuto
o dovuto porsi il problema del ruolo salvifico della Legge.
Come :piegare un tale silenzio. di cui alcuni passi come
3,25-26 0 12,1, mostrano come non sia dovuto : dimenti
canza? La risposta a questo enigma ar forse avanzare in

modo decisivo le ricerche sul r a p p o r t o tra Paolo e la Leg


ge.

144

Pane mem

Il futuro d'Israele

.....

..mm.......i..u...n

che io stesso ho scelto p e r questa parte. ll futuro dl


. r a t a anch'-sso deliberatamente vaga. p e r ragioni
che. ma vedremo c i che su
' : l'argomentazio
olina,gon la suahedilamica e 3 suo climax.
amo gi visto c
' enunciati olni sulla Le e
di1eriscono fondamentalmente inplgm 18 e 9-11. gli%a
. : u n a reale omogeneit a questo livello non impli
automaticamente che linsieme sia letterariamente uni
. cio che Rin 9-11 formi una stessa struttura c o n 1
Verificare l'unit di Rm 1-11 m i a pertanto u n o degli

'

-vi di questa parte.

Per lesegeta che affronta Rm 9-1! gli eventi di questi ulti


mi decenni. carichi di sofferenze, sono u n o schermo che
n o n e facile attraversare, ammesso che ci sia possibile,
Ma alla fine, le pubblicazioni si sono moltiplicate e la ric
chezza dei nuovi orientamenti hanno atto si che si ripren
da, per prolungarlo, un dibattito che susciter sempre rea
zioni cariche di passioni.

Dare un titolo &Rm 9-11 n o n evidentemente semplice. e


il ventaglio delle proposte avanzate dalle Bibbie, dalle in
troduzioni al NT o dai commentafi. non mancano di inte
resse. Alcuni esegeti mettono in evidenza liniziativa divi
na ela sua realizzazione (Il piano di Dio per Israele; 11
piano salvifico di Dio rimane, nonostante il rifiuto di
Israele 1), altri considerano solo Israele. sottolineando la
connotazione negativa (Lincredulit d'Israele 1). o, al
contrario. positiva (La salvezza dIsraele 3), o rimanen
do in u n a prudente neutralit (Situazione di Israele
Mistero di Israele 5; Israele e le nazioni ). Anche il

quem t r e capitoli (Rm 9-11) siano stati scritti al se


' to di Rm 1-8 e che siano stati composti in circostanze
. -e egmntiai p r i m i otto, che siano di Paolo 0di un
- - suo scepolo, sono altrettanti interro tivi ai quali
potremo somarci. Senza antici
d e risposte, bi
ond1meno riconoscere chei loro posto attuale nel
della lettera can-ico di significati. Come ha osser
continenza R. Penna, il fatto stesso che la sorte di
_le sua trattata dopo ' svilu i di Rm 5-8 sull'essere
, o, sngmlea che i ue pro mi sono inseparabili".
.o di vedere come Paolo indica progressivamen
necessit di questo legame; rima per e im onante
:
mentazione pao ina, interrogare e somi
e le
erenz_e esistenti tra questi capitoli e i prece
ti (cap. VI). p r e c i s a r e come Paolo collega la situazione
israele al sato dell'elezione (Rm 9; cap. V11) e al fu
- dellas vezzo (Rm i l ; cap. VIII).

lnnoduciion a la Eibk. Nouveau Testament. Duclee 1977. volume [ I l ,


-Let epll.ru lpostoliquesv, p. . si veda anci-e oMichel, Der Bn'lfan
die Rfima, Gttingen 1955, che intitola la sezione: Il mistero del piano

divino di slivezzav.
Cfr., ld es., D. Fraikin, -The Rhemrica.l Function of the Jews in Ro
m l m - ,

in ?. Richardaon (ed.), m m in Early ehm-v. Vol. 1:

Paul and the Gospels, Waterloo, Omni 1986, pp. 100402.


Cfr. R
Peach, Mmerbn'zf (Die nm Ecliter Bibel, 1987), adlocum.
Cfr. lth'bba di Gerusalemme.
H. Sch.lier, Der Nmerbrief (Herder Kommentar 1977); C. letmt1Epli're
auxRamai'ns, -Cahier Evangile- 65, p, 45.

ebrei, anche fiFi' parlano dei n o n ebrei, di elli che non


sono mem ri del popolo de Alleanza, degli ilwirconcisi, elle Nazioni,
usano il termine Goyiln. la cui connotazione varia a seconda del conte
.m: quando e negativo,il termine equivale . pagani- (idolatri, peccato

Quando

146

uenumvofnnfierimentnsohanlnainon-ehreflchepouono

d n q m u ) . u m m Paolo,].aoannotnzione varia
pa.snmkm.lltermineahn((d i g m t i l i ) n e u t r o . $ i u r
chel
o_eviudiumrloinkm 1,dovewnomttavinducritfi

amhnnqum(pagani)dflapmpagandamisuionuiagiudaica

Pennn, La finzione di 3,1-8 nella letter: ai Romani.D i ) ; 69 (1988)

147

.. n .

? Capitolo settimo

elezione in Rm 9

' '

n recente articolo, Stegner ha fano la lista delle carat \


, che3che autorizzano a qualificare il passo come mi
C0

Lo studio di composizione che abbiamo ap in condotta,


ha permesso di verificare la pertinenza del divisioni tra
dizionalmente proposte per la sezione; le suppon nome al
lettore. Rimane evidentemente da precisnre l'organizza
zione interna di Rm 9, perch la dinamica dell'argomenta
zione illumina un certo numem di versetti, come in molti
ansi dove la comprensione del tutto determina quella del
parti. Senza nesta conoscenza della composizione di
Rm 9, molte di colt di dettaglio potrebbero restare sen
za soluzione o da: luogo & ipotesi awentumae.
Lenigma del capitolo proviene soprattutto dalla citazione,
ai W. 25-26. di Os2,1 e 2.25 XXX; le dichiarazioni di Osea
si riferiscono chiaramente agli israeliti ed ecco che Paolo
le ap lica ai cristiani venuti dal paganesimo! Mettere in
luce e ragioni che hanno favorito una tale esegesi equiva
le a comprendere un po' meglio m m e avremo modo di
dimostrare - la scelta. sempre paradossale, di Dio.

E!OITAZJMEMlDRASHICA'?2

elementi sembrano costitutivi dei midrashim: il r i


_aun certo numero di passi biblici per rafforzare
ta1 o la spiegaa'one proposta, e le parolegancio che
- n o di agganciare: t r a loro q u a l i passi 5;
espressioni o coso-azioni, senza essere essenziali
enere mi
'co, sono tuttavia p i che occasiona

formule di introduzione elle citazioni bibliche , le


. 44o n i o false conclusioni 7;
confronto t r a lesegesi di Paolo e ella di un m i
: sembrerebbe dimostrare che Pao o conosce e ri
detradizioni aegetiche giudaiche '.
ti elementi qui ci interessano solo quelli che ap
o alla comfg;oeizione rnidrashica, anche se non g::
no di quali care Rm 9.6-29 come midrash nel senso
o del termine. chiaro che i w. 6b.7-13 tendono ad
' la tesi presso in 9,617: Non tutti quelli che
>., -ono da Israele anno Israele.e i w. 14.15-29 quel
i4 (Dio non ingiusto). Quanto all'unit di insie'me,
-dubbio assicurata dal verbo kalein (chiamare), e

voemlmuntivomirmh,sivedll'indced tenni

Susan-, Q R 9,6-29 - AMini:-uh.JSNT 22 (1934) 37-52. e


, che Rm 9.e19 non e un Midrash nel nemo .
poich l'apo
p m : da un versetto d e l ] . Scrittun per m l n .
12( k m 9 1); o , . 1u.10.14 ( k m 9,9); Gn 25.13 (Rm9,lz); Ml 1,2
13): wc
tnduzinni (su,m a ) in genere evidenziano
p. l2'7o

1. Competizione . argomentazlono. Hm 9,6-29

Abbiamo gi notato che Paolo pu disporre un passo se


guendo parecchi modelli letterari; Rm 9,6-29 conferma
questa affermazione. poich in esso si combinano armo
niosamente t r e tipi di composizione: midrashica, retorica
e conoentrica. Resta da stabilire la loro rispettiva funzio
ne.
' Che 9,6-29 formi un'unit lemmria, lo moauer & partite dall
mentazione. Sul m i n u s a quo di que-za prima unit. che n o n pu es
sere Km 9,3, ma ioltanto 9,6. si veda il capitolo 3, pp, 52-53.

HB

; $ $ $ =*m $

.|z'14.251a
,.
M m

'

> .

"
Mk"
bmenoinllolo: *

m m )

, 115.3191351 h e (fu dm.) 9,12;

( amino.) if'

. 9.14.19. im
vede 11 h o dovuta
tuttaltro che": un
u n mh deu.
mdikm9.1,S
d u : i . fl . a : i h a
vdisoendenudll
:Pnoloeilmvuhn
inco

Idicollegarefideediaoendenznriconoaouidocoelcbeln

l o g m n m e m a e u l fi c i m t e .

149

nmmununnmumnnum....

sottolineata dal sostantivo sperma (discendenza), che


merita il n o m e di inclusione 9.
Ci si pu tuttavia domandare se il verbo kakin sia il filo di
Arianna che permette di seguire tutto lo sviluppo, poich
assente dai w. 14-23. Secondo Stegner 1, quest assenza
sarebbe dovuta al fatto che Paolo, come i commentatori
ebrei, cita solo una a r t e del versetto al quale fa ricorso,
anche sela paro
sve kalein si trova nellaltra met o
nel versetto seguente. Cosi Rm 9,13 cita Ml 1,2-3. e lmkin
si trova in Ml 1,4; Rm 9,15 riprende & 33,19, dove appa
re ugualmente kalzin. In breve, anche se Paolo n o n men
ziona il verbo in ogni citazione biblica. lo suppone ag
giunto dal suo lettore. Ma la spie azione di Step-ner qui
non regge, perch in Ml 1,4 ed Es 53,19 il verbo kalein ha
una connotazione totalmente diversa da quella che gli d
Paolo in Rm 9. Si veda il testo :
Cosi parla il Si r i o r e onnipotente: c u i (gli Edomiti) costrui
ranno, ma io emolirl Soranno loprannominati (epiklse
tai) Territorio di empieth e Il po lo contro cui il Signore
eadirato p e r sempre ( M l 1,4 .

verbo kalzin ha sempre Dio come soggetto


elplicito o implicito 12: lui e lui solo che chiama; ugual
mente. la connotazione e unicamente positiva: Dio chiama
allessere. e se chiama e perch ma IJ: due aspetti assenti
In Rm 9,6-29 il

Come nei mldtashim, Paolo riprende la n e m termine nel primo e nel


l'ultimo dei p a n i biblici che t e m o n o di prova. Oui, r p m in Gn 21,12
( l \ l l l 9,7) e l l l , 9 ( R l n 9,29).

Mldncln, 4041.
" Rlpom
solo il veneto: di Meluth il lettore pon-l verificare fu
olla-nente l'
mozione per E: 33.19 DDL dove Dio e Il tempo stecco
mamo ed oggetto del verbo kalein, che perci non ha niente . che ve:
dere con la chi-mata di una penona o d i u n popolo.
" Quando kakin al passivo (teolodco).
" Nel corpo; paolino, il verbo kakin (klsi : k1tos)rinvll quali | e | n p r e
votazione criatialtl. Lo o anche ln Rm 9,14.25.16, ma i primi
due uni ( R m 9,7.12) honao un'accezione p i un ' anche le prepamnn
quella dei v v, 24-26 si sar n o l a n la precenza lvoclbolario di elezio
oe(bkloa) olv. . le due ndici uk&an e M l d m a n i l a l'aspetto
enunciativo dei verbi, e in un capitolo in cui tuna dipende dalla pamll
divina. quest- preuenu non e oeflamente l a Il verbo ek1egein con
notadipihprefetenu llsceludiuneuereiameuondaltri.eu
in Paolo mo ha un.
kalan ritorna p i i
in Rm 9,6-29A
nena connotazione emu-ice (ctr, Rm 4,17 : quando Dio clima. In a l

150

Ml 1,4. Si comprende facilmente come Paolo abbia do

- omettere il verbo, p e r evitare ogni confusione.


da u n a parte il verbo kalein n o n sufiiciente :; fare
t tematica del passo. dall'altra le citazioni bibliche
: appoggiano u n a sola tesi, ma due: Rm 9,6b (non tutti
clue discendono da Israele sono Israele) e 9.14
c ingiustizia in Dio), che comandano ciascuna
serie di citazioni bibliche ( w . 7-13 e 15-29). Bisogna
: dividere 9,6-29 in due insiemi distinti e rinunciare
potesi di una reale unit luterana"?
'

.msrosmo DISCORSIVA
t. anche selo stile paolino fa intravedere in questo

una composizione midrashica, il fatto stesso che le


_ ni bibliche n o n mirino tutte a giustificue lo stesso
ciato (9,6b) sembra tuttavia indicare che l'unit ulti

., llinsieme vada cercata alo-ove

,, muggion: menzione allo svilu


del pensiero non
non considerare la gerarchia delle propositiones che
' ' o la strutturazione del passo. Infatti le due tesi
e 9,14) chel omentazione, di stile midrnshico, ha
4one_di gius care. dipendono e l s e ctesse da 9,6a,
4 . : la temnnca principale. Dopo aver aflronta
un esordio breve : patetico, la questione du discute
:, lapostolo comincia a rispondere enunciando una
- tesi. Rm 9.6a. che tratter in due tempi:
/ Non che lo parola di Dio sia venuta meno:
ob Non tutti quelli che discendono da Israele sono I m e
le: scelte divine (7-13)
14 Le scelte divine non sono ingiuste (1429)

6a effettivamente lunica propositio che genera il


: . suluppo (9.6-29), perch ne lia tutte le caratteristi
,Edmncheinkm9:ioaoadinascitequestowerboespximein
' ul,:fiomcmtricedellaparoladivina.
In la siu_nzione tuale di Israele ei privilegi conferiti nel

mllevadd ux]:enedidomlndesulperchdiqueslasinuzionee
, po
.

151

.,.... .. ,

che ". Essa determina innanzitutto il tema sviluppato: si


tratter di mostrare che la
la divina n o n venuta
meno. E lintero passo ha la Kunzione di sottolineare, con
laiuto di uesta parola stessa 16, la sua efficacia, in due
tempi: Pao o comincia infiniti col mostrare che la situazio
ne attuale, lungi dall'essere il risultato di un fatum o di
fattori casuali, viene dalla stessa Parola divina che, agen
da cos come fa. non danneggia affatto quelli che non
chiama. L'unit viene cos sotto ineam della problematica,
che resta teolo ca dallinizio (v. 6) alla fine (v. 29).
Le pmpositio el V. da n o n il solo elemento che confer
me la composizione retorica del passo. Come in Rm 1,18
3,20 e 3.214,25, il lettore costata che Paolo dispone i suoi
argomenti in modo simile:
. 1,18-3,20 3.214.25
(uroporitio)
1,is
3,21-22a
l. enunciati retorici
1,19.32
3,22b-26
2. domindve/rilpoa0c
3,1-9
3,17-31
!. lunga r o v i della Scritture 3,10-18
4,i-22(25)
(paturnie
3,19-20
4,23-25

9,6-Z9
9,6a

9.6b13

9,14-23
9,24-29

L'a:ggmentazione assume prima landatura di una serie


rmazioni retoriche, poi procede per domande e ri
spoete, in uno stile che richiunn la diatriba. e termina con
una sfilza di citazioni, pi lunghe delle precedenti. La ri
petizione di questo schema in Rm non pu evidentemente
non sottolineare lunit di scrittura della lettera, se mai
fosse necessario ricordnrlo.

- i a m o gi notato nel capitolo [. la messa in evi


. i blocchi paralleli on pu farsi col solo aiuto del
-uazione dei tenn' ripetuti (e quindi paralleli).
' ' n a n t e anche vedere come le unit significanti
i) si articolano in unit minime di nrgomemn
', i w. 6-9. 10-13, 1418. ecc.). Il lettore pu verzi
solo la suddivisione, senza che sia qui necesseno
la nei dettagli:
hraele v. bb (ZX)

discendenzn (s
) v. 7 (ZX). v. 8
A m a r e (agapan v. [3
fare misericordia (alain) v. 15 ( l x ) , vv. 16.1!
volere (lhzlzin) vv. 16.18 (ZX)
{ o m o potenze (dynamis)v. 17
m a t u r e (endeib1ystlm0 v. 17
. 1?23 volere (tlulein) v. 22
mostrare (mdeiknysthai) v. 22
fon.- o potenza (ta dynalan) v. 22

misericordio (to;!eos) v. 23
ninne (ngapun) v. 25 ( l x )
hnele v. 27 (Zx)
dincendenze (:pemm) v. 29

di

UNA COMPOSIZIONE CHIASTICA

Prima di vedere come Paolo ha sfruttato il modello retori


co, segnaliamo un altro tipo di composizione grazie al
quale la pmbatia pu letteralmente svilupparsi. Certo,
" inutile xottoline-re m o n t a u n : volta l'impomnzn delle propositio
n; in km Menvigli: che il bel libro di F. Siegett, Avgunlzntatian bei
Puulus a l ! Rum 9-ll. 'lfibingen 1985, n o n ne dica nulla.
Cfr le citazioni che inizilno oon dice! (
i9.15.17.25); Ju delm:
(lneth 9,12): torino: (kmza Q,Z7): np
tizln (pmavkzn 9,29):
quest. l a ! (logos 9,9); o che contengono un temine ittinente al
parlare: chi-muren- (kalan 17.25.26).

152

composizione chiasticl ha la stessa esmemione del

edenti (9,649). confermando con ci stesso i


il lpasso. Alcuni commentatori, in verit poco nu
. ', continuano a considercre 9,30-33 una conclusio
t:i versetti forniscono in effetti la spie one della
one di Israele (hanno rifiutato di c e in Ges
), alla manieri di u n a conclusione, e Km l0,1 sem
il via a una nuova tappa nellargomentazione .

indizi convergenti forniti dalle t r e composizioni

'
ke si possa pussare oltre. tanto pi
30-10,21 forma una vera e proprie unit letteraria,
ho gi presentato le articolazioni 15.
modo Paolo combina i diversi modelli e quale effet
, significato ne deriva dalla loro associazione?
, mehedlel'indifimufialelli- moltevolte :cwmpugxul'i
. di sviluppo. cf.-. m 1, 3,12; 12, > l C o r 10,1; 12,1; 15,1;
1 ; o . l a i13,1;[Ts2,1;4,113;5,1;21'12,113;3,1.6.
.pp. m-

.........\

2. Dio in discusion
LE SCELTE PARADOSSALI

!! problema: teologico

Le strutturazioni sono relativarrlente omologhe e indicano


immediatamente la posta in gioco del passo:

. Esa (tempo dei patriarchi), menziona poi


filmone (tempo dell'esodo), e finisce col suo tern
della chiamata dei pagani e dei giudeocristia
- miscono il Resto di Israele. In u n o scorcio sor
. la sezione passa quindi dai primissimi tempi
a di Israele lino al tempo dellapostolo(gi tem
fine), mettendo in evidenza la coerenza della pa

composizione mio:-ica composizione chiastica


enunciati assertorii
ln chiamnu divina
domande/rimaste
iustizia di Dio?

- dellmensio : le unit A e E menzionano degli


', membri di una piccola famiglia, mentre B eff
'z di popoli. D'altra parte questaprogressione n e l ] e
e spiega perch 9,12 non cita interamente Gn

Le unit periferiche (A, B e B , A ' ) enunciano le decisioni


ele scelte divine nelln loro continuit, mentre le due unit
centrali (C e C) si interrogano sulla loro fondatezza con
laiuto dello stile dadiatriba.
Si soliti identificare il centro spaziale e il centro sen-um

nazioni sono nel t u o xeno. e due popoli che usciranno


nno grembo si separeranno;
popolo dominer l'altro, e il maggiore...

v. 613 (A, E)
v. 14-23 (C, C)

v. 25-29 (B, A ) riprela scritturisticn

chiamata divina

tico di una composizione concentrica; ma questo significa


correre un po troppo. Tuttavia in questo caso le ripetizio
ni retoriche. il numero dei versetti dedicati alla iustizia
divina indicano che le unit C e C costituiscono i vertice
del p u m . Questa accentuazione teolo ica (infatti Paolo
s'intermga sulla giustizia divina) somfiinea del resto la
coerenza dellargomentazione. poich conferma che il v.
(sa, in cui si enuncia la saldezza della parola divina. e pro
prio la propasitio che genera 9,6-29.
Da notare l'eleganza della costruzione. Paolo colloca al
centro la rifleasione sulle vie di Dio: era difficile porre le
domande sulla giustizia divina fin dai p r i m i vemeni, senza
porne prima e decisioni concrete; era ugualmente poco
pedegogico terminare con delle questioni gravi senza ri
: ndere ad esse ampiamente - con l'aiuto della Parola
ggilica), per provare e illustrare linfallibilit della parola
rvinn.

_- avrebbe potuto riprendere il termine po olo


) della citazione. e i parallelismi B [ B ' ne avre bero
;. ato. ma a detrilnento della progressione r e t o r i

- degli attori non elem nizio della sezione (A)


mltanto che non sono figli, n figli della promessa.
- alcuna connotazione negativa, m a , alle fine di B, la
elezione si accompagna a sentimenti negativi: Esa e
1. C va ancora oltre, parlando di indurimento (fa
C' di perdizione imminente (dei v a i ) . eA termina
1_rn allusione alla dismrzione effettuata (di Sodoma e
. ).
luto al tema della chiamnla. del kalein, viene trattato

b n = H h u i '.lnnefloneflniloeounilrirnnndo:
dAbmmo: l'unitlfinlle
u h m . nn.-unum.) e

eGomonxdimenl
d i loasi (letture del Reno e

eA

La progressione retorica

Mai parallelismi chiasu'ci n o n impediscono una reale pro


gressione retorica nell'argomentazione.
Al livello temporale: Paolo comincia c o n Abramo, Isacco,
154

le '
Dobbinmo upplicare q u e r principio ai
(DW-monna?|.
m i ( c ' ) =. i l .d m zione dl
,).
-Gumorra

155

1111111111

ugualmente in modo progressivo. E la composizione con


eenuica permetxe di percepime ama la densit. Infatti e
gli segeti non l'hanno notato : sufficienza l'apostolo
omette kalein (chiamare) dal v. 13 al v. 21 Stegner ha
tentato una spiegazione del fenomeno, ma abbiamo visto i
limiti della sua risposta. Perch il verbo kalet'n scompa
re provvisoriamente, e nelle sole unit centrali? La ragio
ne ovvia: C e C sinterrogano sullapparente ingiustizia
di Dio verso quelli che n o n ha chiamato. cos possibile
valutare la portata semantica dell'alternanza
A +!
C +!"
B+A

chiamata (cfr. vv. 7b.12)


non chiamata
chiamata ( w . 24.25.26):

chiamata e non chiamata non possono essere compresi


l'una senza l'altra! Una breve analisi delle unit centrali
dellargomentazione mostrer la loro importanza.
LENIGMA DELLA NON CHIAMA TA

il parallelismo delle unit centrali C ( w . 1418) e C' (vv.


19-23) evidente:
aidammide su Dio: w. Ma e 19

b-rtsposte: w. 15-18 e 2023.

Questo arailelismo di base non cos rigido come appaN, poicge in 20-23 la risposta avviene ancora nella forma
interrogativa. possibile del resto rilevare anche una
composizione chiaslica " in c u i il vocabolario della misericordia forma uninclusione ( w . 15.16 e 23). indicando
cosi che le affermazioni sullindurimento del faraone (v.
17) e sui vasi approntati p e r la perdizione (v. 22) sono
messe in relazione c o n quelle sulla misericordia e sono ad
esse subordinate.

,, ct.-. p. 150.
Cfr. L N . mm, -Largumenufion paulinienne eu Km e.,
(1991) 46.

156

su: e:

. u

_ entmciati assertorii delle unit A e B. Paolo insisteva


, fi t t o che la chiamata divina precedeva ogni risposta
., : positiva o negativa e non era detenninata da essa.

' affermazioni sollevano necessariamente il proble


della giustizia divina: se Dio indurisce o odia senza

eia necessario vedere in questo la conseguenza di un


.. o di una disobbedienza da p a r t e delluomo, non e
v ingiusto? N o , risponde Paolo, poich la sua scelta
legata alla risposta umana: vi sarebbe ingiustizia se
sedi u n a retribuzione, la quale segue sempre l'a
. come ha sottolineato Rm 2; ma Dio chiama anche
: persone che non gli obbediranno 13, manifestando
la libert della sua chiamata, questa stessa libert
a u t o r e a stroncare lobiezione di inconsistenza (per

lamentn del nostro comportamento dal momento


in determina anticipatamente?): che dire 24di fronte
sua pazienza?
' :* - che i w. 22-23 n o n hanno tutta la chiarezza voluta.
- tagma en poll makmthymia (con molta pazienza,
). determinante per l'interpretazione del passo,
- del r e s t o compreso in tre modi diversi 15: ( i ) la pa
c e m : ritardo misericordioso perch i peccatori si
= ' : ma il contesto che punta sulla libera volon
. prima di ogni risposta umana positiva o negati
' oppone a questa soluzione. (2) La pazienza come
to che permette la crescita del peccato f'mo ai suoi
' limiti ". ipotesi sospetta per le stesse ragioni. (3)
v ' ' un che fa maturare il disegno salvifico di Dio ( i l
della distruzione dovuta al fatto che Dio voleva
misericordia ai pagani): quest'ultima ipotesi quadra
.

'E E 10
wflcientnmle Path th

m
a
( . m e m aci_
\ .;
he
; in
" M d

Moline-nn

nel
L.
wh-nf . n e p t l r i r u p p o inutilimbl_einiuiimo nche
u: szeo. c u i bisogna a g g i u n g e r e Il verbo due. oI anlllpokn'

bqumnbninii,06nadg.
, 1952, pp 142-149, e r. n e , ...Er nivlsi ma l sem

11,25-32. r m , 1934, 243-149.


Rm3.26: a..; 11,20.
_1Mac 6,13-15; su, 19,4.

..umum.n...u.

bene c o n il passo, che non si interessa della risposta uma


na. Quanto all'espressione vasi dirax (skan orgs), anche
qui il contesto dove n o n viene menzionata alcuna rela
zione orizzontale tra individui o popoli, ma soltanto u n a
relazione verticale, tra Dio e le sue creature che vieta di
vedere in questi vasi degli strumenti con i quali si eserci
ter l'ira divina. contro Israele 0 contro chiunque altro;
daltra parte. l'espressione parallela skeu eleous (vasi
[oggetti] di misericordia) del v. 23 impone. per skeu 01
gi, la traduzione vasi (oggeui) d(ell)ira (divina)n. il ri
sultato al quale lapostolo arriva ! inatteso: la n o n chiama
ta. lindurimento, hanno favorito la pazienza, ma n o n la

distruzione n in collera, In breve. la non chiamata era a


servizio del disegno salvifico di Dio!
Molte volte si e detto che lapostolo risponde alle proprie
obiezioni dei w. 14 e 19 senza originalit, ripetendo,
come il giudaismo del suo tempo, le risposte della Scrittu
ra. Niente di pi vero, e ci per ragioni evidenti: spettava
alla parola di Dio mostrare la propria coerenzal Ma le
unit centrali, C e C', n o n si presentano solo come una
risposta tradizionale sulla totale libert di Dio verso le sue
creature. Paolo, infatti, non poteva provare la propositio
del v. 6a ragionando roltnnto sul concetto di israele, mo
strando cio che fin dall'inizio israele n o n era identico

alla discendenza nella sua totalit - distinzione che prepa


rava le affermazioni sull'IsueleResto e quindi sui giudei
che benne creduto al Vangelo. Che questi ultimi siano il
Resto, lIsraele eletto, e che cosi la parola di Dio non era
venuta meno. lascia in effetti intatto il problem della
chiamata dei pagani per grazia, che apparentemente n o n
era stata preparata e che sembra segnare un netto cambia
mento nell'economia della salvezza. Si vede subito l'im
portanza del v. 15, che Paolo non utilizza soltanto per pro
clnmare la sovrana libert e la giustizia divina. La citazio

ne di Es 33.19. come una profezia. annuncia la misericor


dia inaudita dei w. 23-24, mostrando adeguatamente che

il disegno divino n o n deve nulla al caso o al fallimento: fin


dellEsodo, quindi fin dall'inizio, Dio proclamava che solo
la sua misericordia spiegava la scelta di coloro che essa
raggiungeva e avrebbe raggiunto. La n o n chiamata era
solo prowisoria!
158

EGNO INAUDITO DI DIO

: le due unit finali,A eA', vengono nominati i destina


della misericordia divina. ]] v. 24 introduce le due se
di destinatari come segue 25:
n o i che egli hachiunnti,
-a - n o n solo t r a i giude
=mnanche t r a i
B' - chiamata dei pagpni (iv. zs-zs)
=chiamnu dei giudei, il Resto ( w . 27-29).

'or parte degli esegeti di per certo che i w. 25-26


: o della chiamata dei pagani e i w. 27-29 deli'lsrnele
il Resto, costituito dai giudeo-cristiani. Sono r a r i
' che. come J A . Battle . applicano B' alla chiamata
:-logica di israele: si, Israele stato preparato da
fiore lesperienza della sua misericordia e a condivi
_. la sua gloria. ma questa benedizione sar data solo
,lsneliti che lo rispettano e credono in lui. Nel tempo
' : l e . solo alcuni giudei credenu', insieme ai credenti
' n i t i del paganesimo. ricevono queste benedizioni,
la maggior parte della nozione sempre ribelle e
il giudizio di Dio: la loro restaurazione come nazio.
err solo nel futuro. come e detto in Osea [segue Os
[ X X citato in Rm 9,25}: 3. La citazione di Osea in
9 25-27 sembra appoggiare questa interpretazione: e
possibile che l'apostolo utilizzi una profezia che per
. entedilsraeleperdescriverelachinmatndei
. ? 1 Sarebbe egli tanto incoerente da applicare 0:
{ X X ai pagani inB e 05 2.14: a Israele inA. quando
,

parti del versetto designano gli stessi attori, dato

' l a i n .
,
-Pnul's Use of the Old T

'
in Rouen: eas-za.,
.: Z(1981)115-129.5ive anche u. Hanson. | t h
or Instruments of w m a ? a ocz:-::., ns :: u m ) 433
Useohhe0blfi.llprincipelepunmdeboledlmw

mleibdipnrhledin'bellionemeutretuthllsezio
hmchel-rispommnonlualcumirwidennnelle

..............un...\

libera e ispirata 31. In realt egli sembra interpreta- .


z 1eIs 10,22 luno c o n l'altro. seguendo in questo i
dell'esegesi giudaica 33:

che il pronome autois (essi) di Os 2,lb (cfr. Rm 9.26a)


rinvia senza ombra di dubbio ai figli di Israele menzionati
in Os 2,1a?

I W . 25-26 e la chiamata dei pagani


Nonostante tutto, molti indizi invitano a seguire gli wegeti
secondo i quali, in Rm 9,25-26, le citazioni di Os 2.251;
I X X e 2,1 [ X X esprimono la chiamata dei pagani. Notia
mo infatti come lapostolo passa da B ad A: in 9,25-26, il
voi (hymet's) che Dio sceglier o chiamer n o n viene de
signato; silenzio sorprendente se si considera il versetto
seguente dove, al contrario, il termine Isrul ricorre due
vo te. Bisogna quindi andare a cercare il referente del
pronome hymeis fino al v. 24. dove si parla dei credenti
venuti dal giudaismo e dal paganesimo. Ma, si dir, se
cosi, i w. 25-26 si riferiscono a tutti i cristiani senza ecce
zione, n o n soltanto ai convertiti dal paganesimo. Soluzio
ne che non annulla affatto la difficolt dellesegesi fatta
dell'apostolo: come pu questultimo vedere profetizzato
la chiamsta dei pagani in un passo della Scrittura in cui
sono presi in conii erezione solo i figli di Israele? Ma so
prattutto. Rm 9,6-29. nel suo insieme impedisce che nei
vv. 25-26 si vedano designati i giudeo-cristiani: in uesto
capitolo la chiamata di Dio una realt definitiva. e 'apo
stain non pensa a un'elezione rimessa in discussione per
essere nuovamente confermata. I giudeocristiani del v,
24 non ssono cosi appartenere al non-mio-popolu del
v. 25, cgdesigna i pagani.
Ds notare che il passo citato in km 9,27 non Os 2.1a, ma
le 10.22. Per cui non si tratta di spiegare una possibile

inversione t r a Os 2.1u e Os 2,1b e a loro applicazione a


due attori diversi, ma di sapere come Paolo sia arrivato a
utilizzare Os 2,11: per la chiamata dei agani. Comincia
mo quindi con Rm 9.27-28. La scelta i Is 10,22-23 per

mette ( I ) di opporre linsieme di Israele e il Resto salvato.


e fare cosi inclusione c o n lunit A, dove l'apostolo diceva:
non tutti quelli che discendono da Israele sono Israele;
(v. Gb): (2) di ritornare ( i n Rm 9.28) sulla realizzazione
della parola divina, cio sulla pmpositia iniziale del v. 6a.
Quanto all'esegesi di Paolo in Rm 9,25-26, sembra :\ pri
ma vista ingiustificata, anche se i commutatori la defini

160

Os 2,1
Is 10.22
dei figli di Israele e (anche) seil popolo d'Israele
m m e la sabbia del mare diventasse come la sabbia del

mero

mare, solo il Resto sar salvato

'

.. e dice Is 10,22, la salvezza futura deve essere quel


? resto, allora Os 2,117 (citato da Rin 9.26) non pu
a t u t t o Israele, tanto p i che Os 2 , i a L x x parla
' di Israele al passato. Sarebbe tuttavia
ssibile in
Os 2,117 per il Resto? No, perch i pro ' n o n par- .
. ' di un Resto rigettato (che diventerebbe non-po
, per p o i chiamarsi nuovamente mio popolo:). Os
. di conseguenza, Os 25 citato in km 9.25) non
quindi designare 1" ' m e di Israele n il Resto,
essere applicato alla chiamata
tuita dei pegani.
- tacendo, lapostolo giustifica a sua affermazione
_23 (Dio ha preparato, previsto...): la profezia di Osea
ta Es 33.19 (cfr. Rm 9.15) e sottolinea la coerenza
' -la divina la chiamata del pagani n o n e dovuto
' fallimento n al caso. D'altra parte, la citazione di
' 5 e 2 , 1 in Rm 9,2526 illumina la progressione
omentazion
. w. 10-13 Amari Giacobbe e odiai E.sslb ( M l 1.2-3)
' - v v. ZS-26Quella che non era amate, (la chiamer) ame
te- ( 0 ! 2.25)

iando c o n u n a serie di distinzioni e di opposizioni.


lo era arrivato a riprendere l'affermazione in r
M] 1,23, che aveva provocato lobiezione sull n
_ divina. Nelle prime due unit, A e B. le opposi
, sembravano definitive; ma ecco che la parte centrale
permetter di superarle: la n o n chiamata, il n o n

ad esempio r-r. una. Gone: Ich Und i

. z Schvifige
desPaulus inRmzr e u , Gttingen r s u , p127
_
cliiammentediunlgewah hawh.Cfi'rupru.p.110.apro
.
&

a.dell'ebraico esige

( . : il numero dei figli di Israele m ) .

161

.....111.1..............

amore non era destinato a durare. : poteva cos essere


enunciata la loro funzione (cfr. w. 1722).

'

La funz:one del W' 27 29


L'ultima unit A (vv. 27-29) viene interpretata dagli
studiosi in modo diverso. Secondo alcuni. l'apostolo insisterebbe sulla non salvezza della maggioranza dei figli dl
Israele. Abbiamo d'altra parte notato proprio qui la progressione della sezione_al livello della non elezione:
non tutti sono figli, figli della p r e m a
(nelsuna connotazione negativa)
E - v v . 1013 non ghianlntu mecc1mpn8flma " m e n l l

A = w . 6-9

ne Esaii odiato)
C = v v. 14-18 indurimento

. - 1 924 perdizione futura menzionata


A = w . 27-29 allusione alla distruzione gin effettuata
(Sodom e Gomorra)

Altri commentatori pensano. al annuario. che in questl


versetti la sorte di Israele non e vista in primo luogo attra
verso il rifiuto della ma gioranza, ma in funzione del ke
nn scelto e salvato. Mo ti indizi appoggiano quest'ulu'mu
interpretazione. infatti,1versetti di [ s a l a scelti da Paolo
Rm 9.27-29 non dicono esplicitamente che coloro che non
fumo me del Resto n o n vedranno la salvezza n stabiliscono 'omologia seguente:

n :\ ls 1.9. citato appena dopo, vero che termina


usione alla distruzione di Sodoma-Gomorra e ap
a ilm capitolo di Isaia dedicato al castigo del p o
- e, ingiusto e ipocrita, ma qui, in Rm 9.29, n o n
. &questaconnotazione negativa, perch-le due cit
, sono l_na\_state cons-dente apppnenent_l . Israele,
6 D 5 " " ! _ PB relazmne pos1t1va C_l'l 11
[ S fi d e "? 11V i e n e imputata la 5011; delle Citt.
me, n o n Si Pu n o n vedere che in A la d1scen
, il ' "" 9 Pi mha? promessa eome

anche se, secondo Il V. 2911, 51tratta ancora dl u n a


.
ma un'esperienza fatta dal Resto stesso (cfr. il

e: avesse lasciato). esperienza di una realizzazione


: della continuit del disegno

divino.

Che si

maattraverso le crisi ei disastri:

" vv.-:69
promessediunndiacendenznda partediDio
H w . 27-19: esperienza- da parte degli stessi discendenti
'
- che Dio ha lasciato una discendenza

,27-29

non insisan

guindi

sui numerosi figli di

castigali a distrutti, altra p a r t e non p i che sul


; eletto :: salvato, se n o n per dichiarare che queato
testimone della parola di Dio, che non viene
. Soprattutto. non c' niente in A sul rifiuto di Israe
ha perfino limpressione che Paolo abbia scelto que
passi di ] s a i a perch enunciano la salvezza del Re
: menzionare n castigo n un qualunque

Resto / inaieme del popolo - salvato / distrutto.

Ma. si obietter, le uivalenza implicita. Ammettiamolo.


prowisorianxentel %im n a n t e per ricordare che Rm
9,bb-29 tende a provare
ml?pmpositia di 9.64 e che, termi
nando con una insistenza sul rifiuto. tutta la sezione man
cherebbe questo obiettivo. Dalu-onde sopra abbiamo detto
che Paolo cita ls 10.23 ( i n Rm 9,28) per sottolineare l'efficacia della parola divina; la sua funzione di qualificare il
2 7 (to hypoleimma sthsetai, il resto sar salvato), cio di sottolineare la riuscita del piano divino 35.

flnale del v.

is 10 n o d i ! (ebmoo) parla di distruzione (kilydn). La mnotnzione ;


quindi net1amente negativa. M n n o n l a n e u a e o s a p e r l n c h e m
admin-ce questa termine c o n logos (pflmla, termine ripreoo d. Paulo|n

'

. _

..

, loruprecedenh permettono anche ti 11 re

' ' progressione

che abbamo 005f818t0 a l llV3ll ella

). allineando cosi'1versati ZZb-ZJ con il contesto (Is 10,20Zl :

non chiamata :: della n o n elezione: in effetti, sel'apostolo


n o n vuole descrivere in modo peggiorativo la n o n chiama
ta, perch, col susseguirsi dei versetti, la sua terminologll
diventa negativa e le sue allusioni al castigo p i o w i e ? Ab
biamo visto che in realt Paolo ha saputo scegliere dei
passi biblici in cui la distinzione eletto/non eletto era nel
ta. e disporli in u n a progressione retorica che tiene conto
anche della dimensione diacronica. In altri termini. lungo
tutto Rm 9 elezione e n o n elezione restano legate comu
due facce di una stessa medaglia, ma pi si va avanti nella
lettera, p i l'aspetto misericordia e salvezza, legata al Re
sto, diventa esplicito e. al contrario, l'aspetto castigo-dh

struzione implicito.
.
Avevamo notato che B (vv. 24-26) poteva valere solo p e r i
cristiani provenienti dal p
esime. Possiamo ora
concludere che inA' ( w . 27-29 il Resto desi na i giudeo
cristiani e n o n soltanto il Resto di Israele gel tempo dl
Isaia. ln Rm 9.29. la formula che introduce a Is 1,9 in
fatti chiara: come aveva predetto Isaia; Paolo non fa del
versetto in primo luogo una costatazione sulla permane
za di un Resto al tempo del re, ma una profezia della
tuazione dei giudeo-cristiani. Il v. 24 introduce quindi le
due unit A' e B.

3. Dell'-lezione alla chiamata

i n o n siete mella carne ma nello Spirito:

nono figli di Dio coloro che sono guidati dallo Spiri

Ja avete ricevuto uno Spirito di

adozione filiale

1731n o i siamo figli di Dio...


7.18.21.30 parteciperemo anche alla sua gloria

?qu:lli che ha predestinati, li ha anche chiamati

i:hi si fari accusatore degli eletti di

Dio?

5a (detto degli Israeliti)

da loro (proviene) Cristo secondo la came


liuk,

Iorio. promesse

xfl'adozlione filiale. la gloria... lepromesse


' .9 ronrlrzislgigli della carne sono
promana

liin di

Dio, ma i figli

" S a n avr un figlio


saranno chiamati li li del Dio vivente
Israele

Lachilmfltfl dei pagani


Gli sviluppi recedenti hanno mostrato limportanza delle
unit centrai C e C, che preparano la menzione della
chiamata dei pagani. Limitarsi a uesti dati, per, signifi
cherebbe n o n rendere giustizia 'argomeniazione paoli
no, perch fin dall'inizio della sezione l'apostolo prepara
va gi, come vedremo, le affermazioni dei W. 2426.
Sesi considerano infatti i rapporti esistenti tra Rm 8 e 9,
non si pu non essere colpiti dal modo in cui Paolo descri
ve i cristiani, gli israeliti e Israele:
Rm 8 (detto dei cristiani di origine giudaica e pagana)
came/sangue
v. 4 n o i che non camminiamo secondo la carne ma secon

do lo Spirito

164

Il perch il disegno divino restasse secondo l'elezione

" forse utile confrontare i titoli comuni ma anche

".dati ai cristiani in km 8 e agli israelr m 9,4-5u 37.


per determinare p i adeguatamente il ruolo del

indiziodioontinuitn-allmfle9siaggiungeaquelliche

"-"

'$?fg

. ' Ron-mn: -11, inlzws. Greek; undChfisximu: Re rgmus


in Mull: Antiq ly (Fs. W D . Davies), Leiden 197?' pp. 271498,
n- . : | s u ] ] ; npariizione dal vocabolario : l'utillmzione della
vede due omelie diverse ( R m 1 4 + 9 - 11 . Rm 5-8) a l ] o r i g i n e
nmule di Rm 1-11, risulta pertanto smentita.

165

l'argomentazione in Rm 9,6-29, p i interessante con


frontare i due capitoli. Ora, i testi che abbiamo a p p e n l
riportalo mesu-ano un sorprendente arallelismo t r a Rin
8 e 9: si saranno notate in ogni passo e distinzioni ripetute che permettono di e s p r i m e r e progresswem_ente la
status dei figli di DIO o della promessa
ouznom del
resto enunciate c o n l'aiuto degl stessi term i.
Certo. esistono delle differenze: l'opposizione carne/Spirlto di Rm & diventa carne/promessa in Rm 9. Ma l'assenzu
del termine pneuma (Spirito) in 9,6-29 e la sua sostituzione c o n epaggelia (promessa) si spiega facilmente se si tiene presente (1) che Paolo arriva solo alla fine della sezione
(v. 24) alla chiamata dei cristiani.. cui status non habisogno di essere definito in rapporto allo Spirito. poich ci
era gi s to fatto in Rm
2) che in Rm 9.6-29 ?,solo In
d na che determina 49 _ D
smette d
are in questo capitolo e CI V i e n e presentata. fin dall
zio, come una promessa. In Km 8 lo status e lagire del
cristiani era definito dallabitazione dello Spirito di Dio,
da Dio quindi e solo di lui; lo stesso avviene in Rm 9. polch la filiazione divina ui prodotta unicamente dalle
parola, dalla promessa, del scelta di Dio, dallinizio (pntriarchi) alla fine (chiamata dei pagani e salvezza del Resto dIsraele). E soprattutto. la ripresa delle stesse dislin
zioni indica che in Rm 9,6-9 Paolo prepara ci che dir!
sulla chiamata dei cristiani ( i n particolare quelli venuti
dal paganesimo): sei figli di Dio sono quelli della promessa, cio della parola divina, e n o n quelli della carne ( v. 8),
ellora anche i pagani potranno essere chiamati figli del
Dio vivente (v. 26). Si comprende cosi la funzione di Rm9
in rapporto al capitolo che lo precede: esso inserisce nel
disegno eterno di Dio le categorie con laiuto delle quell
I'apostolo descriveva i credenti, e d loro come iondamenm la stessa parola infallibile. In tal modo, Rm 9,6-29 non
prova_ soltanto che la pamla divina rimasta salda. poich.
sraelelnoln stato
identici) alla posteiil (carnglel)
'Israe e: a sezione r 'ca cosi 'esperienza cristiana e l'adozione filiale, descritta in Km 8, nel disegno eterno del
Dio pieno di misericordia.

n;

'

. . . , . . . . l . . . . .

. divina dell'elezione
la parola divina n o n venuta meno ( v. 6a), Paolo
dovere di
che il rifium del Vangelo di
notevole di Israele, in n o m e di p i grande
allAlleanza mosaica e alla Legge. n o n deriva da

che i m p o t e m divina.
modo procede Paolo? Restringendo Pelu-one up
_ - guendo t r a i discendenti di Israele e Israele (il
degli eletti). Ecco pel-ch l'elezione non fa parte
egi riconosciuti a tutti i discendenti dei Pau-jay.
sono gli israeliti in 94,54. E, soprattutto. dimo
che questa
t r a quelli che in Rm1i,5
il Resto scelto er grazia e la discendenza car
\ Abramo vale fin
[linizio.
obiener, gli stessi giudei accettano una simile di

W:

. solo i figli di Giacobbe si chiamano figli di


Si noter del resto che Paolo ferma a Giacobbe le
- lle sue distinzioni tra chiamato ._- non chiamatoz
,

l e v a andare oltre Pemh secondo 15tradizioni che


1 .o la parola divina, tutti i 5 li di Giacobbe s e
- ne sono gli eponimi delle dIsraele. Egli mo
vnd.im:n0 grazie & is 10 22.23, che p m i ' d' een
. i dodicifigli di Giacoblve non sono identificabili
';, eletti formati dal Resto. Altro punto comune tra
'e i suoi contemporanei giudei: per questi ultimi _ e
ancora oggi _ l'appaflenenzn al popolo eletto n o n
eva evidentemente alla discendenza carnale, altri
come avrebbero potuto accettare che dei
ani
integrati per m e n o della circoncisione e l0 be
, alla Legge nel popolo dgll'Alleanzn, perch crede.
.| D i o dei Padri? Ma Paolo insiste forse p i del giu
' del suo tempo sulla completa gratuit dell'elezio
principio della scelga in Dio stesso. in nessun modo
r i s sm.
Questo punto decisivo perch per
olF:poslolo di congiungere elezione : chiamata. per
'
' '
'
amil di Dio si
le
anche
al
p
a
g
a
n
i
.
al
quali
lo
gr
. ta e offerta col Vangelo. Anche sein Rm 9 n o n si
ancora un'elaborata teologia dell'elaione, rimane
Paolo ci tiene &!sonolinearne le condizioni teolo
ontinuit e stabilit del piano di Dio, sovrana li
delle sue scelte. ( m a l e gratuit. Dopo tutto, in Rm 9,
l'elezione, la n o n elezione che gioca un ruolo:

167

sollevando la questione della fondatezza delle scelte divl

ne, Paolo pu portare progressivamente il suo lettore a ri


conoscere che la n o n elezione n o n doveva essere p e r sem
pre e che essa si comprende solo a partire dal dise o mi

sericordioso di Dio disegno: infatti la parola al araonu


(Es 9,16; cfr. Rm 9,17) era u n a profezia, in cui si indicava,
ancora misteriosamente, la finalit paradossale della non
elezione.
In altri passi di Rm, ma anche in altre lettere, il vocabola
rio dellelezione si applica ai cristiani, di origine giudaicu
e pagana . mentre in Rm 9-11 e riservato alla sola parte
di israele chiamata il Resto (11.5)39. D'altra parte se ne
pu comprendere la ragione. Tutti gli israeliti che hanno
rifiutato il Vangelo a causa della Legge n o n possono far
parte dell'lsraele eletto; se infatti l'elezione dipende unica
mente dalla libera iniziativa divina e non pu essere ri
messa in questione ci andrebbe contro lonnipotenza di
Colui che sceglie e c o n t r o l'infallibilii della sua parola
hanno creduto nl Vangelo solo coloro che, tra gli israe lil,
sono stati eletti. Se Rin 9,4-5a non menziona lelezione tra
i privilegi che]riconosce alin israeliti, negifequindi sempll
cer-nente pero questi u timi non sare
ro p i eletti mai infatti lapostolo usa il non pi per l'elezione, pcrch la chiamata di Dio senza ritorno - n soltanto perch non tutti sarebbero stati scelt eccetto i l Resto - , m u
perch lo sviluppo che segue (9,6-29) ha la funzione di dimostrare che il vocabolario dell'elezione deve essere completato da quello, anch'esso scritturistioo, della chiamale
per rendere conto della totalit del disegno salvifico. in
Rm 9,6-29 chiamata ed elezione, n o n sono affatto in opposizinne, ma piuttosto complementari.

la divina, il lettore lo ammetter. a condizione


sia m o s t r a t o come la moltitudine indurita da Dial
'
- integrata nel piano salvifico, e che gli sia d'altra
indicata la funzione del Resto scelto in rapporto agli
'
i t i e ai pagani. Siccome Rm 9 resta di un laconi
tnle su queste questioni - che non aveva del resto la
ne di aflmntare bisogner attendere Rm ll p e r
degli elementi di risposta.
ndo l'elezione al piccolo Resto, Paolo doveva
meme dimostrare che D i o fin dall'inizio aveva
u t o sempre allo stesso modo. Ma. cos facendo, n o n

- soltanto e in primo luogo difendere Dio: se que


- ha fin dall'inizio scelto un Resto, n o n stato per
il fallimento totale del suo progetto sull'uomo al
qualcuno sar salvato. quanto agli altri . ma, al
"0 p e r far maturare :\ poco a poco questo progetto,
pienezza dei tempi. Niente in questo di fonda
e n t e pessimista: Paolo vede tutto in maniera di
' e positiva. L'elezione o la scelta precede la colpa,
e lassolve per cosi dire in anticipo. La semiolo
na non catastrofica. n nel suo arch n nel suo
.

..

d" ." la quale. ' Rm{9' ] apostolr;regpga '


: ':? d F eletti (Esa,
g l ) ll Inan
.
impressione d
t a "-qu 9fJ
g."
benevolo. "" P "" meraviglrdarsi : nd l
entalmente benevo "' preo]ccupatx _asem ."03. a
. d" tutt." bb potuto, "E "F? del_seco "

":

"'

:i'

, " popol} (;orne compren ere unmento ]


9 ' 1 I' C ntornerei'no.

c "

Conclusione
Che in km 9 l'elezione di Israele sia quella di un Resto \:
che ci n o n rimette p e r nulla in discussione la p o t e n t i
" Il gruppo dei credenti in Cristo. degli eletti di D
amprende quindi
dei membri dlirflele : dei convenili dal p a g a o. Cir. Rm 8,33;
16, , r e - 11 7 0 9 ; 1,28; 115 1.4. Ugualmente E fl
Col3,l2, = ,nam
ralmenie, tutte le ricorrenze del termine ekklsia (c
).
=?ln a i m parole, gli ebrei che hanno creduto in Gu di M a m e t .

168

169

Capitolo ottavo

La salvezza di Israele

l t a cum. si pu a buon diritto supporre clic lo sms


per l'ultimo capitolo. Del resto, gli indizi di strut
e non mancano.
POSIZIONE CONCENTRICA

: rapido della ripartizione del vocabolario in Rm


emergere subito i parallelismi, che favoriscono una
.sizione in ABA:

Rm11 largomentazione della sezione arriva al suo


climax retorico e semantico. poich viene li annunciata la
salvezza finale di tutto Israele. Queste conclusioni, chiaro
esemplici, n o n devono tuttavia far dimenticare la difficolt dei dettagli. F. Refoul ha gi presentato, in modo brllCon

lante. lo stato della ricerca insieme alle sue soluzioni, rl-

mando perci a questo autore per un'informazione esaurente su) Rm 11. senzla riprendere qui tut]ti i ;]>unti delicati.
1 mio :: iettivo resta o stesso: mostrare 'uti it e in ortanza del modello retorico per uscire da alcuni vicoli:
chi, = PFOPHe uninterprerazione stimolante di uno del
capitoli pi controversi della storia dellesegesi contempo-

Iranea.
1. Rm 11. Componzlono
. n

' mrpntuiom

Le riflessioni sui problemi di composizione, continuamen


te evocati e affrontati nel corso di quest'opera, avranno
permesso, lo spero, di giustificare le riserve che neces
sario avere p e r i piani basati sui soli criteri tematici.
Dato che le prime due parti di Rm 9-11 3 sono costruite

( E ! Ainsi'

tout I s r n l l sera nuvi. Romulus 11,2532, Pari: 1934.


Cfr., ad esempio, D.G Johnmn, The Structure and Meaning of Ro
m i n s 11>-, CBD 46 (1984) 91-10!. che considclu due grandi part, vv. 1
16 ( i l Resto. abbozzo della salvezza di israele) : w. 17-32 (permanent.
del primato di Israele, ndesso e alla fine). [potrai debole, perch (1) i w.
11-16 n o n
lano p i del Resto, e i vv. 1-11 non {anno del Resta il
primizin de la salvezza di tutto israele, (2) i sottotitoli presentati non
mvengono dalle proposizione: facilmente identificabili - del passo.

Si tratta evidentemente di 9,6-29 c 9,33-10,21.

170

.- "15:"ad(w'zl'gn'gnal'ebvfglletiaivuv
"12 13;Y' Sige;zm;om ., 25)4.sal'vgzzar, salvare
11 1"),

'

'w ' 16-24,


' c o n un vocabolario agricolo I(olvo; radice;
., innata.re' msn, . senza ricorrenza
_ in A e .
,' _ w. 25-32: ulsraele ( w . 25.26): elezione (v. 281); fdoni
in (cigurisnmta v. 29)i :indunlglnwg(v(vl;l B="

""

. .(v.25);p1enezzanlv.25).
" '
'
,
. ,
.
,
.
una parte ? FgWPSllgne.lxfgg lc1mds;ldls:l
ln"liel P," ll:llinilllolrveolbfalm troppo: perch
cile
lo 8
titolo i w. 1_15. Cert o, gli

$:me

di continuit t r a i vv. 2-10 e 11-15 non m a n c a n o . ]


-15 sono infatti collegati logicamente ai ?recucdei; )
bbedngceii1xyrlenlusilgilsiu
i w ? ati
.1e""
die
'
.

nciarn
r e .in
ere.

;;;a

- parla qui ancora degli israel'iu indui'iti, g i altri

E mentre i w. 2b-10 formano u n a unit letteraria

'

. di tipo chiamino. con al centro la

promessa e dellesistenza del Resto eletto,

men1ione

,.. 2b4: { passato

vv. 2b-3 l'agire empio di laraele


D i o annuncia che si riserva un Restosanto

5-10. nel p1eswle


.
b ' v v. 5-6 l'esistenza di un Resto eletto per grazia
a' = v v. 7-10 l'indurimento (ad opera di Dio) di Israele

'

h' )nonr'miandnulpmgflt0
iiicungi
Dioulllzils?y-;ierlzllvlbe d u r r e : (D io ) li ha

puliti.

(nm incumpare

la loro caduta?

171

il finale, p i sviluppato (vv. 710) tradisce una netta i n ]


stenza sull'indurmento degli altri: lunit letteraria p
para al tempo stesso la questione del futurodegli israell -'
1duriti (Vll. 155). Si pu perfino riconoscere un rappa .
i tipo i n c usivn tra 11.1b e 11.13, dove Paolo parla di |
stesso, riprendendo gli stessi t e m i
.
Ma, come ha fatto notare la mag i o r parte dei commen
tori, il v. 11 segna anche una svo la nel discorso anche i l .
alcune traduzioni fanno pensare che il resto n o n sia scomparso dai w. 11-15 , in realt totalmente assente dal
gomentazione, dal momento che Paolo pensa o m a i all
sorte positiva l'ammissione (: la reintegrazione " dell lsraele indurito. Con il v. 11 Paolo inizia anche a dare In
ragione del fatto che Israele sia inciampato: se c stato
ri 'un: o emarginazione perch le nazioni pagane pos.
sano credere nel Vangelo e prendere provvisoriamente Il
gusto degli assenti ( w . 12 e 19). Il mutamento si ved '
me nel ragionamento: mentre i w. 2-20 fanno appello
alla Scrittura. in particolare alle tecniche midrashichc ,

5 . i o che i n n o . . . (Igd mama cimi i


v.1: 236 mi a.. apastolm nl
v. i l ) . si noti la designazione enfatiza.
Molti commutatori
noche ll potlebbe u n il ha: dr.-l v,
11con diminuzione: lde| numero). il termine nvrebbe innui una dupll

ce eonnotlzlone: ( . ) qualitativi (.nbbmunenm, decadimento): in


vien-ebbe i n q u e m c m l l l ! simulone attuale, negativa, a i ixt-acini;
(b)connotlzione quanzimivn(-diminuzione-); hd:/Ama [ a m b allam al
Iunione ni Resto, gruppo ridotto a c m della defezione d=u. maggioram
i n . il contesto p m s i m o sembro andare contro quenze senso qumtilalivo
e, di conseguenza, comm l'illusione al R e m . lnmi la traduzione la
lam diminuzione u |. diminuzione dei io n . pu riferirsi solo

agli Israeliti esclusi dn!

mm. poich Piola mene h a : in paralleli-

u n o con . : g m - i o n e (pumpldma v. 12), e In (magre-sione non una

c o n che riguamh il Resta.


7 Coal 1-1 0 3 ma il termine greco en di 11.15. il verbo
kzmbanein significa ricevere, prendere con s (cfr. Sal L x x
17,16; 26,10; 64,4; 72,24; ecc.; Mt 16,22zpar.; At 11,5; 18,26; 11.33.35;
z u ; Km 14,1 15,7. Fm 17). Lndiflcolv delsoslantlvopmslmpsi's in
Rm 11,15 deriva dal fatto che Piola non specific: d (nelluChiesa? nel
Regna), ne quundo (alla fine dei tempi? nella storia?) l'lsraele rigettato
s u fi molto. o ricevuto..
! I w. S-lo m o n o insieme tre ma a n ; non m 19.3; In 29,10 e Sa]
es-es,zs-z4. Pi che a una g
s h (solanto due p m i ) . il modo
di procedere somiglia a un m z , tecnica esegexicn giudaica mirante a
interpretare l'uno c o n mm: i r e passi, p m i ciascuno in unn pane d i .
su (Torah. Profeti, Scritti) della Bibbia. Cir. K. Mller, A and Ge
richt. Eine Studia zum fudmh Hintzrgrund des paulinischgu Sknndw
hmvBeg'l'fii Mfll'lChcn 1959, pp 13-30.

172

11-15 (e vv. 16-24).31contrario, lapostolo non {a

' citazione, ma usa, per la prima volte in questa se


. ragionamento u fonian' 9. Ora, q u i come altrove
questo tipo di ragionamento mira a mettere in n
. . Ceno, contra
p e t t o positivo di u n a s i m o n e

nea l'a {animi di 11,24. quello " 11,12 ancor:


' a a Israele. ma al mondo micro. che
:?

"n?:

dalla sua reinlcglaziane Clflsmme'


. ione degli israeliti viene chiaramente annunci .
conseguenze gi valutate. Se le dne unit costitui
w. 11-15 e 1624 tendono & esprlme_fei

13
evenmalt positiva. non _51508n3
], luna all'altra p i strettamente di quanto faccxa
posizione in ABA' presentata sopra? La composi
"non 5bbe piuttosto chiastica?

HESSIONE HETORICA

e
opti per unaprecedenti
composizione
chiastica
o concen
lesisscrvuioni
mostrano
abbondante
'
lino rimane
di una PWWSS"F
Che ' d"f'.
P?ione
del vocabolario.
da sola. in
hrc. Ma = " P
di d
i n con .

riconoscerlo. non P

'

lcurezza d a d e l a c o m p o s i z i o n e d i R m 1
o a
.

' lazione retorica del

Che {E-

.gll
"fv 11-15 "
ann nre ai .

ci autorizzano ad

10 V

nello
del
dISCOM.
s m .sviluppo
, indica
neu,
presentazione globale della se
,
di Rm formano la perorazione - dal
. , | vv. 33-36
.
de'
imli :
esclusivamente teologico 1tre cap
ci 1
sm,, che corrisponde a quelle (9,6 e 10,4) ,
? ? .
' ed enti' a n t o ai w_ II)-32. mi cost.-.
sezmru preC_
,q la i o di .ustificm la
u n a probatw. che ha
.
5
ciam allinizio del capitolo.
iinqiunwpim (pasdmalbrl) di 11,12. Nellesegeei giudaicl q u e '
dx n j fi 'gfgfl".:;'; . ] ;

. Rm 5.9.1n.15.17.y fi 1-2 2 1.2)


. 111,2 P" 3.133" ' ' '
,

|:ansu
11-15, 16-14 15'3

ABB A

i n alle

1ine

rispettivamente i vv.

173

mi...

Molti indizi permettono di verificare che, come nei capito


li precedenti, Rm 11 procede per precisazioni successive.
ln efletti, se la propositio di 11,12 (Dio ha forse ripudiato
il suo popolo? Impossibile determina la prospettiva del
lo sviluppo che essa genera, non dice tuttavia nulla sulle
tappe di questo sviluppo o sul suo contenuto. Una cosa e
in ogni caso chiara: Paolo ripete la pmpositio, tale e quale
nel v. l a , e in termini diversi nel V. 1141. Qual dunque il
cammino percorso dal v. la al v. l l a ? Formulme dap
prima la sua domanda in termini p i generali ( i l popolo),
la]ol;> si vede poi obbligato &precisarla (una parte del pn
po 0 :

a) Ripudio del popolo (tutto)? No. perch Dio ha mante


nuto un Resto di israeliti che credono in Ges Cristo
( w . is).
17) Caduta (definitiva) degli altri? Nemmeno; ancora un
volta a causa della bont e della potenza divine ( w . 1|
s).

Lapostolo procede quindi per tappe: la p r i m risposta ba


sata sullesistenza del resto prolunga Rm 9.29, ma non ri
solve il problema principale, quello della sorte di tutti i
giudei che hanno rifiutato Ges Cristo. Rm 11,1la fa
quindi ripartire il ragionamento in modo decisivo, e i due
argomenti a fartiori si ricollegano a questa pmpositio. In
effetti, i w. 1624 mirano principalmente a mostrare che
Dio. dopo aver tagliato la maggior parte dei rami delloli
vo vero 12, potr innestarli; in poche parole, la loro sepa
razione n o n definitiva. Ne consegue che i w. 11-15 e 16
24 formano u n a stessa unit retorica: e forse possibile se
parare u n a propositio (qui. il v. 11) proprio da ci ( w . 1l
15e 16-24) che dovrebbe giustificarla o illustrarla? Si po
trebbe senzaltro obiettare che il linguaggio dei vv. 16-24
differisce totalmente da quelli dei w. 11-15 (: 1-10), ma

vedremo la funzione retorica di questo linguaggio.


Le propositianes dei w. 1-2 e 11 n o n sono tuttavia le uni
che. Una terza, al v. 25, permette ancora a Paolo di espri
2 Cio gli israeliti che Paolo chiama indurifin.

174

: chiaramente e definitivamente la sua tesi ..ln Rm


ragionamento si sviluppa cosi in t r e m o m e n t i : w. 1

.11-24 e 2532,

essun ripudio del popolo. poich esistenza di un Re

assurta caduta n separazione (definitiva) degli altri.


loro indurimento finir c o n lingresso pieno dei gen

dente che questa disposizione in serie delle proposi


di Rm 11 non deve far dimenticare Il carattere pi
haute della prima. al v. 11a; le seguenti lun-_mo la fun
: di determinarne le implicazioni. in considerazione
passato e del futuro.

2532 E LORO FUNZIONE


prispondunzs

' h n n o gi dimostrato che con questi versetti il c a p i


etiche la sezione intera, arriva al suo vertice, poi
' Paolo rivela la sorte positiva di Israele nella sua totali
e calcola npprossimativamente il l u p o della venuto
' sua salvezza. Ci che fin dallin 10sorprende ogm
attento e il numero impressionante di parole che
o alle unit precedenti di Rm 9-11:
, ma

,H.25-32 e 9,6-29'

Rm 9,6-29
'

Rm 11,25-32

klhynen) 9,13

Giasobbe 9,l3

- o)n o Padre 9,10


elezione 9,11

- ' . , . n .15 '


' v]:scl:ilx ilalett:|e
.z.

indurimento (pflrdsl's) 11,25


Giacobbe 11,26
ipndri 11,28
elezione 11,28

delleprupositonanelsensolbcnichtl
ilm
di verifica-lo. c o n lniulo del
.
cnlen

$$
studio di M A . Getty, . r i und the Salvation of Israel:
----ve on Romans 9-11., cso su (1988)456469.

175

u..............

amati agapxoi 11,28

amata (gapmen) 9,25

(= Nazioni).

(= israeliti)

eliminati 11.29

ch1amnre/esaere chiamato

inisen%zliijusexe

misericordi

misericordia 9,15.16.18.23
misericordia 11.30.3132
( i l Resto) sar salvato 9,27 _ (tutto Israele) sar salvalo 11,26

Rm'25'32 : Rml a
Rmilo-10.21

Rm" . I l - 3 2

Sion 9.33
Vangelo 10.16
(disobbedien'e/ribelle 10,21)

Sion 1,26
Vangelo 1ma

disobbedienza/disobbedire
11,30.31.32

Rm11.25-32 : I I , !-24:

"""
lsraele v.

"' 11.25-31

' di Israele. Non possiamo non ammirare qui la mae


' di Paolo in materia di retorica: avendo evitato di pre

' la sua tesi in t u t t i suoi elementi fin dall'inizio della


e. arrivato progressivamente a indicare come la
" den
" " m l u d m
deg
. lsraeleoi gentili, tango il futuro di ciascuno le ato &
o dell'altro. mostrando infine tutta la portata i una
ione sulla sorte di Israele.
-re avr notato come l'apostolosviluppa idiversitemi.
' dall'inizio alla fine della sezione, lindurimentohaDio
unica causa, ma in Rm 9 colpisce solo il faraone, che
artiene al popolo elena. mentre in Rm 11 ne viene
- gran p a r t e di israele. E se, allinizio. lemarginazio
{ t r a n n e aveva solo una funzione teologica ' . alla fine.
quella di Israele acquista una finalit nem
trario,
ilall:ificagfoicbi
gentili hanno conosciuto]il Vangelo

"

"

2.7
essere indurito v. 7

indurimentov. 25
Israele vv. 25.26

grazi- (chans) v, 5.6

grazie (chgismata)

sua
ezione. E Rm 9,24 menzionava ae "ama
anisenzasegnalarecicheneerasmtaloccasione
che Israele sia inciam lo. evocato soltanto a parti
; 33-. mentre Rm 11co lega esplicitamente lammis
i pagani
al rifiuto
del Vangelo
da p a r te di
Israele.
: trattato
in continua
progressione
quello
della

;:H.,_ 25

'cord_ia. Le analisi di Rin 9 lianno gi mostrato lim

(tutto larnele) sar

dl questotema I": la citazione che Rm 9,15 fa di Es


.in infatti permesso allapostolo di presentare il dise
'no come un disegno di misericordia, per niente

R'" " I "

elezione v. 5.7

elezione v. 28

Ben. 1,. u. ,3
salvezu (al gentili)
v.
totalit (d'Israele)

v. 12

t o v. zo
mtalit(deigeutili)

v. 25

LA TECNICA PAOLINA

Lascio al lettore il compito di verificare che in 11.25-32


l'argomentazionedi Rin9-11si faccia riconoscere in tutto il
suo movimento, dall'elezione p e r grazia alla salvezza finale
di tutti, Israele e i gentili, passando p e r la disobbedienza.
M.A. Getty ha ragione di vedervi un riassunto della sezione 15. Ma questi versetti non si limitano a riprendere, riassumendola. la logica paradossale dell'insieme, ma vanno
oltre, poich forniscono l'informazione ultima e decisiva
sulla sorte futura e sulle ragioni dell'emargnazione p r o w i M A . Getty, Paul and the Salvation of Israel-, 457.

176

'

. a u n a qualunque colpa o peccato. ma misteriosa


,orientato verso la chiamata delle nazioni (9,23-24).
, .5-32 conferma le analisi di Rm 9: lultima parola

cio
era
collegata a ci che -descrivere.
dap a r t e delluomo-la
la disobbedienza/per
con essa, la
el disegno paradossale di Dio.

-nu'uunprogressione autorizzail lettoreainterprc

.e Rm 9,27 e 11,25, ma anche a determinare


. ne del tutto Israeledi 11,25_ Numerosi esegeti si
' interrogati sulla compatibilit di questi Enunciati:
. salvato, il Resto soltanto ( R m 9,27) o tutto Israele
Cercando di difendere la coerenza delle due affer

la potenza divina (9,17).


l60lfil.

177

..i.

mazioni, alcuni hanno sostenuto che in 9,27 Paulon o nparla


della salvezza finale . Nulla di p i falso 1": in entrambi i
versetti il verbo haiastessaconnotazione escamlugica. D'al
tra parte non il caso di opporre le due affermazioni al
punto da renderle contraddittorie, perch, in un primo tempo ( i n A , cio in Rm 9,6-29),15 salvezza doveva essere quella
del Rleso, in modo che si verificasse ln pmpositio (9,6a: la
para a i Dio n o n venuta meno)! 2 Ma n o n poteva essere
questa la conclusione del progetto, come mostra Rm l l .
dove Paolo rivela il disegno inaudite di Dio: c o n il Resto
santo (costituito dal cristiani di origine giudaica), gli altri
membri del popolo, saranno anchessi salvati. Macosa intendere per altri tutti gli altri? - econ t i m o Israele?

Turro ISRAELE

allegare q u e s t o sfondo biblico e 'udaico, che d all'e


' one la sua consistenza, ricornmo che prima di
il contesto prossimo. in altre parole la dinamica del

. .
.
?iede'zmnmnlaerhxiixsmogld'cua 56110119, Che per
2_On dopo aver mostr5techeslllssgma a?
v ente testimonia
'
t e r m Paolo
e
la fedelt della parola divina,
va
'

_E
. vgahilvlllt'lsesitu)le'llamt'iii>

178

che

]. eonnouzlmu dell
indurimento

m m . !3 "';
in
Imlamam

I m m i n k = Inle'l'p'rellzione lzl'npunjg), .. .
?'
flperch
v l l eequiv.
@
lr-duzinne.
ma di un
'
egli .ini. induriti), il che ...dreb ''i'i'uidi'fx iblie3 :?nzepdiig
uno' deve bride- & u m p l v u n - concetto qu . ] l u n v o, non q u n

" Cir. lo a u s quaestivnis in F. Refoul, lsrall. Fp 1441. le cui an-liil

2_l'P010

harifiutato il Vangelo in nome di un radicale attacca


mella Legge
mosaica).
C Rm9:
" tutto
Israeledei
bisogna
per
mtendere
il Resto
santo di
linsieme
refrnttari

unbbero il modello di tutte le Ihre, .e l'lppmucin :incmnloo ..avu

N u i u n indizio permette d i nlfermue che h iconnonmne dell: snlvezz- non arebbe t e m p r e etcntul i c : in i l m ; Pmlo u t i l i I.! al c n n l n '
rio ll v]:cnbolnrle delle ulve:zl e elh giullifiazinne con \ n u n n
esemp xe.
E inutilg rimmnr=&ui |ullllnbiguid di i l m 9.27 (ciazionedi i.
10.21.13), peuibile
m i m d i l p . d i l u i x ( u n c h e l e i figli d i
[ : r - e l e foeuio come ] . u b b i : del mare, i l Resin e u i u h m - ) i n
retu1'2tivn ( i l R e . , ed : sollarltu) o inclu:lvo ( p n In meno il lietto),
chin-oche P u l a g i o c l sulla duplice connotazione, [ due versetti seguenti (Rm Aus-29) mesu-ano tuttlvix che previ]: I: cnnnotazinne inclusivi:
ci url:;illi'leno untesto che Intimonier la veracit : i. i n delle
lm
v...
C f r, F. Refoul, Isnlllv p.79-80 e 137-143. E c m come l'amore traduci
l v v , zs-zaa, dln ;. 143: Un indurimento p m i . l e (o temporaneo) e u:
caduto lillisraele dell'elezt'mie, fino : che sia entrata il piemme dei p l g l n i , e coll wm l'lmele dell'elesz sar salvato. La salve . i
quir.i quella dell'hruele socfilogjo nstorico: nnn balla e.:=;e diori lne taiga per partecip_nre . ;
vezu. Interpretazinne
riprel'l
quella del c o m m e n t a t o r i ebrei.

;ndalofj ""

perla eltl Fedelt &


'
dato loro di se re .me strada Ch; Pio ha
one promessi? 5Pder riceve-ne la f:!ifsllzla e la

luogol'upostdlo glillltlitnqlggllesfi ini] glbt: persn


.
.
.
.
,'
_
.
incu
" ?s'm' q.u 4 R " 937 (11Rc8o, l'lsrnele che ha
'nuto
' Ges 'Custo) e quello di Rm oso-10,21 (llsraele
Torah che essi consider u

Il problema assume quindi nuovi sviluppi: in che modo


Paulo concepisce lestensione dell'lsraele escatologica? Al
tri hanno gi fatto la ricerca lessicografia arrivando alla
conclusione che lespressione tutto israele non rimanda n
una grandezza quantitativa-all'aggiunta di pi partip r i m i
se a r a t e quanto piuttosto a una entit unlimtiva, llsraele
de elezlone, degli hassldim, dei fedeli a lu Torah 21.

:: il num p_oco uplzio.

liz;

, '

Pi-= dal}! Ionic- M'nrwmenuzione.


' u . l , h e " " ' l l d c u fl e l l diflmnti: I n
' v e n i fi &;.be Hc ""? Il Vangelo, t h
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,.

"

179

..u\

V d i km 10. La pro
novietano quindi c

resezione e la logica dell'argo


esi escluda un'interpretazio
Wa
14. Ma, ci si domander, laggettivo t u t t o .
\ ive, oppure Paolo esclude t u t t i coloro che, di origine
giiuiaen, n o n vivono dellaTomh, per indifferenza.tiepidez
ze uiguoranza? impossibile dare una risposta cena a que
stuluma domanda; si pu soltanto dire che in km 9-1 1
Paolo considera il popolo d'Israele come quello che ha pre
ferito laTorah a Cristo: mail fatto che largomentazione non
precisi di p i n menzioni quelli. non credenti o altri. che
non vivono da veri osservanti della Torah, non implica che
Paolo li escluda per questo dall'Israele escatologico e salva
to, anche sela.Scrittura e la letteratura giudaica del tempo
?enlibrano appoggiare l'interpretnzione restrittiva di F. Re
mi .

ll

B =9,30-10,21 rifiutando Ges Cristo, e Israele che sunbru


essersi separato dalla salvezza;
' A = I 1,1-32
D i o n o n ha rigettato il suo popolo; lo salver

l .. -osizione in cui la ragioni della situazione dell'lsraele


v e sono descritte nella parte centrale B, sottolinea ab
vdantemente l'imponanzadella fedenCristo,Allo stesso
o, Rm 11.23 segnala che i giudei induriti potranno es
_ minnestati sulla radice santa, se non resteranno nel
}- redulll, cio secrederannonon ponendo essere que
volta. dopo Rm 10, che una fede in Ges Cristo Signore.
non menzionme esplicitamente che Ges sar il libe
.-.mescatologicndi tutti. di Israeleedei gentili, Piola non
forse [ impressione, nel momento stesso in cui rivelu il
o salvifico di Dio ( i n 1125-32). di proporre due vie
te di salvezza, la prima attraverso Ges Cristo per i
( i n Rm ] , la seconda senza di lui per Israele (Rm

ione si ribatter che in Km 11l'apostolo


. - luto.come in Rm9,ricordare in primo luogo liniziati
..( la potenza di Dio, perch il problema Il non tanto
il - delle modalit - del come, della mediazione. evocata
- 10 quanto piuttosto quello della possibilit stessa
salvezza.D 1m i o Rm Io non riservnla fede in Cristo
n o n giude nm:, senza eccezione. devono passare
erso lobbechenza al Vangelo. in c u i si annuncia la
a (cfr. 10.12). quindi chiaro che Rm 11,25s non
-

Salvezza dIsraele con a s a n t a Ges Cristo?

La composizione complessa di Rm 9-1 ! ne determina cosi


l'interpretazione;un risultato.questo, che nondeve sfuggire
e che ricordo a uesto scopo. Un elemento sembra per
sottrarsi a quesmciogica. Se, come riconoscono gli esegeti,
Rm 11,25-32 costituisce il climax retorico e semantico della
sezione, in cui si trova riassunto il pensiero e viene rivelato
al lettore il mistero dell'indurimento, perch Ges, il Cristo,
non viene l nominato? Non apparterrebbe egli a c i che
costituisce l'essenziale della sezione. n o n sarebbe il salvato
re dell1sraele ribelle? Si risponder evidentemente, come
fanno molti esegeti, che il liberatoredi cui parla Rm 11,26
citando Is 59,20 - designa Ges Cristo 15. Maun altro inter
rogativo si presenta: se lui il liberatore del v. 26, Paolo non
avrebbe dovuto nominarlo esplicitamente. onde evitare
ogni ambiguit e. soprattutto, per sottolineare il suo ruolo?
vero che la composizione concentrici! della sezione,
A = 9,6-29

_della salvezza di Israeleindipendente:-nente dalla fede


es Cristo. poich le affermazioni di questo capitolo
' -ngono esi basanosu quelle del precedente . A queste
_m, valide le u n e quanto le altre. necessario aggiurr
un'ultima, p i decisivo: in 11,25-32, Paolo insiste
' t u t t o sui destinatari della salvezza 27, e il punto eSv
_ echel'indun'mento dell'Israele ribelle sia provviso
che. alla fine, ogni destinatario Israele e i gentili

la parola di D i o n o n venuta meno


I n n . Paul und the Tumh, . HB, afferma i l c o n t r a r i o ; i n R m

" Per l'interpzetazlone del sintagnu !. l e si la sull'uso. suppo


sto normativo, della tradizione biblicn : giudaica, per concludere ctu
lelm'eslione non pu avere una connutuiene quxmimiva, Io procedo .
pnn'ue del contesto letterario, cio dai gn.lppi ni
li il siuugum rimnn<
, d: s i v a m e n l e (da Km 9 n n ) , e arrivo :
conclusioni oppone.
=! si veda, sull'argomento, rRefnul, !sml, pp. 1195.

180

- 7, non si dice che Dio lo (Israele) porter alla lede in

dn
dl Paolo n

Cristo,

discussione. m di utilizznre il
o evidentemente comprendere la s u : region

sl, menzionato in questi versetti (cfr. vv. 29.30 e 12). ma


tamente soggetto da verbi. eccetto nel v, 32 Si noti m h .
v. 27, dove parla Diu. n u n c a in parola theas.

lll

: loro apparente mancanza di coerenza, ma anche dal


, I - che l'apostolo n o n si preoccupa di collegare stretta
.. te il passo col suo contesto.
derando le immagini utilizzate, sono pochi gli specia
che cercano di mostrare che Paolo su di che cosa par
Lamaggior parte n o n mancadi rilevarele bizzarriedel
' no. p e r concludere che l'apostolo, essendo cittadino.

abbia il proprio ruolo da giocare nella salvezza accordata

allaltro.

Spero di aver mostrato come la composizione della sezione,


al tempo stesso concentrico e retorica, e quella di Km 11 in

particolare. determinino le grandi linee dell'interpretazio


ne, permettendo soprattutto di sfuggire ad alcune trappole:
dire che in questi capitoli Paolo pensi a u n a salvezza senza
(la fede in) Ges Cristo per lIsraele sordo al Vangelo, mani
festerebbe u n a totale incomprensione della dinamica del
largomentazione e della funzione di Rm lO. D'altra parte,
che l'apostolosi interroghisul fatto che numerosi giudei, nel
suo tempo. hanno preferito la Torah & Cristo. non implica
che e li escluda gli altri dalla salvezza escatologica molto
semp 'cemente. egli non pensa ad m i ! N o n si pu quindi
trarre alcuna conclusione vincolante sull'estensione mas
simale dellespressione tutto israele in Rm 11,25 29.
:. lare eelgentlll

La composizione retorica della sezione sottolinea il legame


sempre pi stretto stabilito da Paolo tra Israele e i gentili.
Infatti.se, nella prima parte (9.6:29), n o n c alcuna relazio
neorizzontale,sen o n per dire che alcuni furono chiamati
dell'uno e dall'altro gruppo (Rm 9.24). e se, alla fine della
seconda (9,30- 10,2 I ) , la gelosia futurad'lsraele nei riguardi
dei gentili e appena evocata (10,9). in compenso nella terza
parte (11,1-32), Paolo ritorna molte volte sul ruolo di cia
scun gruppo 29- relativamente alla misericordia accordata

; conosceva molto bene le tecniche dellarboricoltura.Si

mai visto uninnestodi q u a l e tipo? In genere l'albero


t i c o e lamanabuona.Adire il vero, n o n la sola volta

. le analogie paoline sono zoppicanti; l'apostolo sembra


'ttura avere una incresciosa propensione a n o n
.cluderebenei suoi paragoni . Ma questo [ano stesso ci
.. e mettere in guard
se Paolo in qualche modo se ne
' him delle convenzioni. n o n soprattutto o soltanto per
. canza di abilit 31. Anzi!
bbasta facile determinare il nucleo dei w. 17-24; ci
del resto il ragionamento a [enim-i (v. 24), che ha la
\ ione di mettere in rilievo laspetto positivo della situa
e futura delllsraele indurito. infatti proprio su questo

ovuole insistere. elo fa mostrando chelattuale allonta


n t o dei giudei che hanno rifiutato il Vangelo non ha
. di definitivo. che Dio capace di reintegrarli.In che
procede lapostolo? qui che l'allegorin dei due olivi
' ta m i l a la sua importanza e manifesta la logica pro
del passo. Se infatti Dio e stato abbastanza potente da
p r e t e limpossibile. cio innestare i pagani - il ramo
'ca sulla radice nobile e feconda - i patriarchi -, a
' pu, essendo per lui p i facile, reinnestare il ramo
ale! N o n e perci necessario domandarsi se Paolo

all'altro. Perch l'a stola comincia a mescolare sempre di


p i la sorte finale i israele e quella dei gentili?
L'ALLEGOHIA DEIDUE OLN!

Lacoerenza della immagini

Questa allegoria ha da sempre suscitato le interpretazioni


pidivergenti. Questo deriva senza dubbio dalle immagini e

Gli ultimi in ordine di lempo sono AG. Baxter : l A . Ziesler. Pnl-l


: Arburiculturezkomnlu11,17-24n,124(1985)25-32.
fr. Le onservaz.ioni pertinenti di LA Little, -Plul's Ute of Analog). A

.
_

2- Per le-tensione minimale va m p i n t a p e r le ragioni che abbiamo np


n: presentato.

Cfr. 11,12.15; 11,17-24 e 11,30-32.

182

. Alulya of
:! tengono
- .. ulechel'a

&

1-6 030 46 (1934) 82-90.


modi di composizione del tu:-po,
n o l o ] : - oomuniulolasunnrgumen '

rl e cl;e;ae bbinnpblldiscum inelemrlml

:- sep-emi nene

poss: ' e immaginare

nee

- diesinbbinlvulolaminimaideadicomesifaoeseuninnesloe
abbia museo delle obiezioni

_. le

loro neservazioni, i
uleeqllzle.

interessato? Paolo deve avere asoci


giustificato e... e nondimeno

183

abbia una sufficiente conoscenza delle leggi dell'arboricol


M a . perch il carattere aberrante esprime in modo geniale
l'aspetto inaudim della situazione. Chiunque innesti un ra

moscello selvaticosuun alberobuono n o nsi aspetta certo di


vedere spuntare dei frutti sul ramo innestato;ma c i che un
arboricoltore ragionevole si guarderebbe dal fare, D i o inve
ce l'ha fatto: ha compiuto c o n successo unoperazione c o n
tm natura. innestare il ramo selvatico sull'olivo buono, no
bile rendere i pagani figli di Abramo a pieno titolo, capaci
di dare frutti in abbondanza! Esestato abbastanza potente
da realizzare l'impossibile. perch rifiutarin di poter rein
nestare il ramo originale sull'albero santo? Chi pu il pi
pu senzaltro il meno: ecco ci che vuole sottolineare lar
gamento ufortiori di 11.24.
lA FUNZIONE DEL PASSO

Gli esegeti hanno spesso letto in questi versetti un passo


polemico, in cui si potrebbe trovare del resto una delle r a
gioni che avrebbero fatt/.) scrivere la lettera: a tutti coloro
che. nella comunit di Roma, provengono dal paganesimo e
avrebbero la tendenza a rigettare le radici ebraiche della
loro fede e a disprezzare i giudei ribelli al Vangelo, l'apo
stolo ricorderebbe la chiamata per grazia di cui sono stati
oggetto e i l legame definitivo. indefettibile,che li collegaalla
benedizione dei patriarchi (cfr. 11,1721).
Un indizio stilistico sembra appoggiare questa ipotesi di
una scrittura polemica: l'apostolo non interpella forse
energicamente il suo lettore cristiano p e r minacciarlo
(11,20)? Purtroppo questo indizio n o n dei pi forti: l'indi
rizzo alla seconda persona singolare, in tu, si oppone a
quelli che lo circondano, in voi:- 3, e denota immediata
L'upetto critico e polemico e | esteso da alcuni elegcfi n t u t l a la
lezione. Cfi'. G. Eichholz. Die Theologl'e das Paulin i'm (livin'-fs, Neukir
chen 1972, p. 296, che parla di capitali :kimhenkritiecl'u (critici nei con
fronti della Chiesa). Devo a L. Gaston, Paul and the Torah, p. MD, l'aver
conoeoium il p u n t o di vista di Eicholz.
_
Cir. le pericopi precedenti 11,2 (non sapete...-); 11,13 ( . . voi, gen
Lili, i dico...-) - = 5
un
1.25 (non voglio che ignoriate, fratel
li...:- ; 11,305 (come, iniatli, voi una volta..).

184

uno stile da diatriba. In effetti. senelle pericopi atti:


Paolo parla ai cristiani di Roma (voi,i gentili , vor
), n e i w . l724 la di tutto p e r dare limpressionedi
a s i & un interlocutore finizio il ricorso ai nomi
...tati ha chiaramente la sua importanza 35. inoltre, seil
: aveva la funzione di fustigare la boria dei cristiani di
Paolo lo avrebbe indicato, allinizio dello sviluppo.
propositio-staletta di 11,11. La dinamica dell'argo
tazione, che culmina nei w. 22-24, mostra infine che
istenza n o n su un qualche rimprovero di Paolo nei
' - ' degli etnico-cristiani,quanto piuttosto sull'even
t di una reintegrazione di Israele. Come indica il
rso alle immagini. lainnlit dei w. 17-24 eeuristica: far
prendere perch la reintegrazione di Israelepu essere
. in considerazione. Contro u n a tale reintegrazione.
o lascia che il suo interlocutore i aginario sollevi
'obiezione: il ramo selvatico i gen
non ha forse
ilposto del ramo tagliato-i giudei che sono inciampa
vv. 17-19)? Al che lapostolo risponde, con laiuto dellar
v-ento a fbmon' gi menzionato. che la sostituzione, tutto
_, to molto relativa . non impedir affatto al Dio che
' - mm di reinoestare i rami tagliati e scartati.
. il ricordo dellesistenza del Resto santo, che testimo
11n o n rifiuto del popolo (11.2-10). Paolo ha voluto pre
lannunzio profetico della salvezza finale delllsraele
' mentaneamente allontanato (11,25-27), alien-nando la
ibilit stessa della salvezza p e r tutto questo israele e
'cando la funzione della sua emarginazione (vv. 11-24).
. questi versetti intermedisi afferma gi molto chiaramen
' ' la chiamata dei gentilisi comprende solo in riferimen
Sllll'indlrizzo in tu-, in genere un interlocutore finir-in dei din-lod'ix'
d.- diatriba. si veda s . l c S t e v e n , The Diaulbc and?nul's Z e n u m
Romans. A n n Arbor, Michigan 1981. Afierrnando che l'interlocutore
' v v. 17-24 fittizio, n o n intendo
, evidentemente, che lo siano an
l erealt desi
dalle imm 'nu d e l l ' a l i e dell' livo.

Anche se Pmfifpfn rifiuta i'i


di sostinnzium ne indica subto ]
e s n e ' (nwnmiigunnlilzlhncie.mnnllxdiiingflpenedi)e
dnnln;nesegnnllso n t t u t l n a
'tpositivn.
t m ]
so
. "one dIsraele c o n & C h i e n o del giudaismo c o n il cflstinrielinlo
' si v d ! anche larticok: recente di 11.6. Bloeecb. All [ e n e l Will Be
.'. s
and me Biblical i l i - m m . , lmapruaxion 43
v,989) 130-142.

185

to a Israele. Quest'ultimo termine pu del resto rinviare


all'1sraele indurito (i rami tagliati) o a quello che Paolo
chiama l'Israele dell'elezione (la radice santa); lenunciato
rimane nondimeno vero per l'unao l'altra connotazione 37.
NESSUNA CHIESA SENZA ISRAELE3

La pericope dei due olivi (I 1,17-24) sembra porre anche in


tutta la sua radicalit la questione dei rapporti t r a la Chiesa
di Roma, alla quale si rivolge Paolo ma anche t r a le altre
Chiese, formate (esclusivamente o) principalmente da cri
stiani provenienti dal paganesimo - e Israele. Questi rap
porti, almeno come li descrive l'apostolo, sono stati compre
si diversamente: come unintegrazione dei credenti di origi
ne giudaica nel popolo d'Israele , o come una dipendenza
radicale che lascia tuttavia distinte le realt 4". La prima
interpretazione. che vede i gentili incorporatiin Israele,pu
basarsi sul sintagma tutto Israele: di 11,26a,che rinvia-eb
beallora allinsieme composto dallIsraele antico edal gen
tili che hanno aderito al Vangelo. Due indizi militano per
contro una tale ipotesi. Paolo continua a chiamare i suoi
destinatari voi, i gentili (11.13) e n o n trasferisce il titolo
" Cfr G. Lohfink LE'glise que voulu JLtu.r, Cetf i985 (originnle lede
eco: 1982), p. 88: Proprio a causa del venir meno di Israele la u.lvezza !
nuta t r u m e s u ai popoli (11,11). Pro rio I causa del venir meno di
%llJezl lgl.ni i o n e stati imeriti ne n o r i : dell'elezione di Ixmle

,. ..

" In Rm 9-11 Paolo n o n un la parola Chien n o n la un molto nel


resto delle letterl. se n o n in Rm 16 ( W. I.4.5.16.13). Se metto qui in
tip/portal termini Chiesa ( I l |lngollre) e [ar-ele.e come meulin
"o,
perch Paolo si ferma ai rapporti tn Israele : i gentili. Ci deriva m
dal fam che egli non utilizza in Rm Chien come concetto in lobanu (la
Chieli, corpo di Crieto che include tutte le Chiese). ma mc dal fatto
che la Cilicia fono-ta da giudei e non giudei (questo era vero al tempo
in cui fu scritta Rm, prima di lablle. cio prima che le autorit rabbini
che dichiara incompatibili le due identit quella giudeo e quella

ci'iltiaru .
Cfr., ed ex., MA. Getty. Paul and the Salvationof [:r-nel. 457: Paolo
amplia la sua concezione di n m ] : al punto d.- includervi i gentili-. st
u r i numa evidentemente la differenza t r a quem {emulazione (1 gen
tili inclini nell'Israelen) e quella di Lohfink (i gentili inseriti nella storia
dell'elezione dIsraele-; corsivo mi cfr. n o t a 31).
* cf.-., tu gli altri, G. Lohfink, L'Eglise, p. 39; Perci, secondo Paolo,
la Chiesa non pu assolutamente esistere senza Israele-.

186

e al
cristiano almeno in Rm " ; inoltre la
del rammentoinRm
9-11esigelo abbiamo visto
prima parte di questo capitolo che il tuuo Israeledi
5- riprenda i dati di km 9 (ugualmente 11,2-19, dove
le delle nazioni erappresentato dal Resto) edi Rm 10
tratta dell'Israele zelante e tuttavia recalcitrante).
- Iaseconda interpretazione, chevede il gruppo formato
eredenti venuti dal paganaimo come dipendente e al
stesso distinto da Israele, rispetta la lettera di Rm 9
Essa richiede per qualche precisazione, perch, .se
\ Cristo l'unico necessario,se sufficiente, come dice
lo.confessarlo per essere salvati, cosa manca al gruppo
" credenti venuti d a ] paganesimo per poter esistere s e
e? Si pouebbe certamente rispondere invocando il
- ". lacui appartenenza alla Chiesa attesta che Dio non
rigettato il suo popolo; se infatti nella Chiesa non ci
- credenti di origine giudaica. n o n si dovrebbe forse
- udere. al seguito di Paolo (Rm 9,245), che la parola di
evenuta meno? Malgradotutto, anche questa spiegazio
-nesufliciente. perch colloca la necessit in Dio,nella
: del suo disegno, p i che nella Chiesa.
3 - che sedaunapanelapostolo,in Rm 1_1,17-24,insiste
legame intangibile che unisce i credenti venuti dal pa
i m o - quelli che egli continua a chiamare i gentili
radice sono:. dall'altra non precisa perch n o n possono
e. pena lessere immediatamente separate dalle
. dizioni egate alla promessa. Si pu allora neon-ere a
-to egli dice dell'atto di credere in Rm 4. Paolo sottoli
11infatti Il legame t r a fede eidentit, t r a fede : salvezza.
:do Abramo crede, riceve la propria i d e a n di padre e.

'.

tovnle,uembn. sobperlnlenenaikomani.ual 6,lflfaevlden


diflcolt. ? alcuni,l'espressione I:neledi Dio- detignerebbe

-iaedmtiin0:trixm.n

undnooflunonxdmanta-iore

rifleuionedella mlolulloslanuelasorledeighidei.5ivedl.d
'
0 M 'lheobaldsKirche und Israel null: *lgr;
cheposn'bilepenme.con
non lqueslny'

, .

(9-0..de29

. di"nl),?he l'spreaione Israele di o i ;; .


..Amm g.!
richehannocredumininocrocifixmeche.msremeanpagnni
- " l.i , fizrmlno
Per:ilewgiuflfi
i l popolo]?!. Dim.
. Che uyoyu"magg-.de
a
. m a m m a . u o m
'alggopoloebraieo)operlaoostnnzldelladul

ai credenti p r o v e
scritti paolini), Rm n o n estende t i m
dllpagnneeinm.
Quelli. t r a g l i h o . che hanno creduto in Ges Cristo.

al tempo stesso, riceve quella dei suoi discendenti, dei figli


futuri. Rinviareallaradice santa come auna fecondit che ci
precede, indica che la fede che ci ha generati. che ci d
un'asoendenzae,di conseguenza, una storia, quella dei credenti; I cristiani venuti dal paganesimo possono quindi
comprendere evivere il dono di grazia che stato fatto loro
solo ritornando alla figura di Abramo e alla lunga storia del
popolo eletto p e r riconosca-vi le vie paradossali della fedelta divina , popolo nel quale si incarnato eha vissuto il
Salvatore. Sesi staccasserodaquestaradioe, sela rinuegas
sera, si precluderebbero la possibilit di leggere il proprio
passato. perderebbero la loro memoria, la storia della loro
chiamata e, c o n ci stesso. la loro identit.
Ma dove si afferma, in Rm, che l'esere-figlio-di-Abrama &
l'esserefiglio-di-Dio vanno di pari passo? Riconosciamo
che iduestatus, anche scsi trovano rispettivamente descritti
in Rm 4 e 8, non sono direttamente articolati o messi in
rapporto 43. Che Paolo non senta il bisognodiinsisteresuun
legame che egli considera ovvio n o n deve Ear credere al
lettore di Rm che esso non esista: adozione filiale eappartenenza alla discendenza di Abramo non esistono l'uno sen

zal'altro.
Bisogna mdare ancora pi oltre e dire che Paolo vuol far
presente alla Chiesa che non potrebbe esistere senza l'Israele dichiarato infedele? vero. s. che per Rm 11,19 e 30,

lindurimento diuna gran parte di Israele di cui edifficile


dire che Paolo la percepisca come necessario alla propaga-

zione del Vangelo 5 -ha permesso ai pagani di credere nel


Vangelo. ma questo evento. contemporaneo allapostolo.
vede prolungata la sua efficacia? In altri termini. i gentili
hanno sempre accesso alVangelo proprio perch Israele,
nella sua grande m a g g i o r a n z a , continua a rifiutarlo? R m
11,25 lo lascia supporre, ma difficile, sen o n impossibile.

di pi. perch l'apostolo n o n sviluppa alcuna catego


tiva alla durata. segno probabile che n o n pensa aun
- di lunga durata 0 indefinim p e r la reintegrazione di
l e .Q u a m n o n impediscetuttavia ateologi ed esegeti

lire al silenzio di Paolo: tanti eventi, so r a n u r t o re


, obbligano ariconaiderare i n p p o r t i tra 'esa eSina

' 47. Senza negarela necessit in cui ci troviamo di


, r a r e nuove categorie per meglio rileggere una storia
. mata e cominciare a rispettare laltro. un tempo per
come nemico. dobbiamo ammettere che Paolo. p i
descrivere ilegami esistenti tra la Chiaae la Sinago
preoccupati: di notificare ai 5u0i destinatari ll durata
dell'indurimento (pdffisl's: 111 5 ) dIsraele: S.
sar salvato-sottinteso: finirpercredere in Ges, il
Messia! Daltra parte, sel'apostolo insiste sul molo
messaapartedi Israeleperlannunzio della salvezza al
. nondimenticanemmeno leffetto che avr lacon
" l e da' I sulla reintegrazione degli induri
.Non biaosna riconoscere, con Paolo, che sela Chiesa
. B di Israele. vero ChE " V " ?
ODELLA CHIESA
'

_'ui pu affermare. senza deformareilpensicm di Paolo.


Rm 11 egli neghi ogni missione della Chiesa verso i
che hanno rifiutato GesCristo. Infatti Km 10 risuo
annuncio del Vangelo, ai giudei come agli altri. Si

:xgrlrhl'Wmlf' " "


fixingi,.,,:il m i
malimitato., m m . ) , . d . , ,; ,, i .

1-'.3."5- .
1"1.125'.

fi,

pi E in 11.30-32, la sola oypos


: menzionata da Paolo i
v - n u m -(pote)euomlnyn)Crrlmnnzveroanehesesi
Su esta p u n t o si veda E. Byrne, 'Soru of God'- 'Sad afAbmham '.
-per 11,31, c o n : (nyt). riportato nnn-vi. d. testimoni m i t o nf
L'
lione filiale, che fa del credente un v e l o figlio di Dio Cfr. Rm
Tutto s o m m a t o , il p i e n o n o n pecca di m e t e o di Mannu-ione.
8.15.23.
\
,
adsempio.leonelvlzionidild.lteoblld,alfinizioellll
Si in che su q u n t o punto i commentatori nono divisi. Per alcuni il
mo lrlicolo Kirche und l a n e ] nach Rhin 9 - I l u . I teologi (cri
fltto che Israele sia inciam l o . f a parte del piano ulvifico; per altri in- - . l a finzione i n m n l u l h i l e del popolo eletto, incaricato
veoerestailrisultgtodelln'benunum.mnmisterinsamenteusunm llrixpenndelvembiodenunclandonltunponeslola
: uufonnalo (per fini essenzialmente positivi) da Dio. Sono del
. lnquale l'.-ma si e r a degli idoli - eiresponsabilit etico
che 51 nsiero d e l l ' fortemente paradouale in capitoli,
. tale di ogni uomo verso il proprio .
gfin de easere forum: la tesi dell'assunzione mi sembra la pi plausi . . ; , 11.23.30.
e

188

189

ribaner forse che. siccome i giudei n o n hanno creduto, &


necessario ora rivolgersi esclusivamente agli altri. Ma i cupitoli 911 di Rm suppongono che la comunit dei credenti
(nel Vangelo) sar $ u m composta di due gruppi, essenziali alla sua identit: i giudei, che formano il Resto santo, el
non giudei, che, in mancanza di meglio, chiamer qul
etnicocristiani.Ma come sarebbe possibile ci sedei giudei non si convertissero al Vangelo, se quindi questo non
venisse loro annunciato, se non ne sentissero parlare?
Inoltre,p e r t r e volte nella nostra sezione, ]apostolo affermche ladesione dei gentili al Vangelo dovrebbe suscitare In
81D5i3 (paraalaun 10.19: 11,11414) dIsraele. Si potrebbe
ancora obiettare che da sempre, da _Caino e Abele. la gelosia
ha avuto pochi effetti sitivi; se la conversione dei gentili
non fa che provocare dispetto o il risentimento dei giudei,
Paolo non si fa faci illusioni sul futuro? In realt egli |
affidamento suun risultato positivo. perch. per delle persone zelanti 5 come sono i giudei osservanti dellal.e ge (Rm
lo 2 ) , la gelosia,1 nvece di paralizzare,di spingere afiomicldio, abb gher al superamento: perch la conversione del
gentili al vero Dio, il loro ardore nel servirlo. evidente del
cambiamento etico S, non dovrebbe essere loro di stimolo?
Seicredentiin Cristo adempiono icemandamentidellamore di D i o e del rossimo. se sono testimoni della misericordia divina ede le esigenze del monoteismo biblico. non e
forse perch il Dio unico e vero si fatto loro conoscere e si
fa ora riconoscere attraverso di essi?
Maoltre allaspetto stimolante che potrebbe avere la conver
sione dei gentili al Dio delle promesse. l'apostolo ritiene che
i giudei hanno bisogno della Chiesa p e r riconoscere in che
modo la misericordia divina si manifestata a tutti e in
modo definitivo, senza discriminazione alcuna. Eccoci dl
Ch. lo d i c i di Rm l0.2. chiaro che luolo gioco l u i merrnini zelo/sw

gelosie (ulus/pnraloun).

Nun si dimentichi il modo in cui 1- amm-nd: miniomfll- r i p r m


fedelmentedn Paolo in Rm 1,1%32. stignutuavlil comportamento morule deplorevole dei pagani,
11verbo utilizzato in Rm 13,8 ep k m n (partire alla pienezza): Pao
lo indice noel che punibile portare la Legge (che ha come fine lumore
degli altri) alla sua pieunza s e n a dover osaewarla, s e n a cio esere
soggetti ad essa ( u n : . essere giudeo) p m p fi u m m e un cicline pu
battere il record mondiale dell'en senz: appartenere al club dei pmlessionnsu.

190

Chiesa deve essere tes|imone ed ecco cosa Israeledeve


\ : , d a riconoscendo o-amite ; fin dove .
. t e n e t e l a divina; misericordia usata ;; colei-o che
lontani e che n o n conoscevano il vero Dio (11,31),
_' ordia senza condizioni 53
notato che 1'apostolo associa
di i ,
' della sezione, il M , di Israele :\ quello dei gen '
nediquestoprogressivo accostamentodeidue atto
corpo del discorso si pu facilmente immaginare: sei
p p i sono legati fino a tal punto. laproblematica n o n
e essere comune. La chiamata dei gen|j]i non rende
vo s u ratalelezione dilsraeledalla rudice santa
p e r'Israele
l
dell'elezione chei credenti ricevono la
memoria, la loro storia di figli e di ered'
." one trova la sua finalit nella miseri
l'umanit2sceglienclounuomo.unafarniglia,unpopo
o n a n condannava nabbandonavnilmto dellumani
' , si riservava di chiamarla, quando il tempo sarebbe
' maturo. Pazienza : fedelt divine (Rm9). i cui risultati
. esposti proprio alla fine (Rm 1i ) : il tempo del discorso
ohain qualche modo mimato, anzi fatto
defiropric. con
" effetti di suspense. di ritardo, il tem
la storia. La
ca paolina va decisamente molto didla della forma
espressione.

' 9-11 . l ' o e e l l l o n l d . l l l l l t h r l ll Rom-nl


v
NE AGGIUNTA o SEZIONE-CLIMAX

che la sezione bacon il contesto prossimoolontano


.. gi stati evocan' 54. Forse utile aggiungere qui che
scia di Rm 8 e a diflerenza di Rm 1-4, questi capitoli
'.

g.ig,

fr.

1965 . o a

dire -1..

mlfu'l'uf:aellfChinav(gso 1.531:; op)eniuelqmulnlxlilz cristiani,


- , l u ,
(.,
,u_. Scrittura . u , radici deu. no
-

'
r d m . nm,-, , Figlio. e di
c f r . .
p p . 5943

la

191

rilievo la speranza recata


dal Vangelo: credere in Ges Cristo, accogliere lannuncio
della misericordia definitiva e universale significa essere
chiamati niente di meno che alla salvezza. Questa insistenza
sullasalvezudel resto molto appropriata dopo km 8: altro
indizio importante in favore di una redazione unitaria della

' presenti e f u o r i tra israele e i gentili 55, rapporti

mettono sorprendentemente in

lettera!

che la sezione abbia dei legami con il suo contesa: non


significa che sia qualcosa di pi di unappendice,sen o n per
coloro che non esitano a farne il venice dell'argomentazio
ne dei p r i m i undici capitoli 55, nella misura in cui Paolo
manifesta li tutta lestensione della salvezza. Cosa ne esattamente?
.
Se. fino alla fine di Rm8laletterasipresenta come u n a serie
di unit argomentative, relativamente autonome eppure
chiaramente articolate le u n e alle altre grazie in particolare
alle propositiones-staffette. al contrario, i capitoli 9-11, che
non sono formalmente legatialcontestoe n o n mirano direttamente a rispondere alle dichiarazioni della propasitio generale
. di 1,16-17,
. potranno essere sempre
. considerati, prop r l o & causa di queste carenze formali. un supplemento dl
informazione. Abbiamo tuttavia costatato che queste carenzeformali erano retoricamente spiegabili, tenuto conto della finalit della sezione. Ma che il passo costituisca il climax
di Rm l l l non affatto u n a cosa certa. Se e attraverso la
plnlzpasitio genjrale (Lio-17) eri pmpositiones-staffette che
1 ettore pu eten-minare l'o "ne d'importanza dei teml
trattati ela loro ripetizione, a prevalere non sarebbe forse ll
fede, nel suo rapporto con la giustizia? Ma questo binomio
iede-giustizia senza alcun dubbio pistudiatoediscusso in
Rm1-4 i n v e c e c h e i n Q - l l . In breve,Rm9-llnonuna
semplice appendice
ai p r, i m i otto capitoli,
manemmeno
:|
.
.

presenta c o m e il loro climax, perch largomentazxone dl


Rm, al tempo stesso lineare e gerarchizzata. dispiega pro
gressivamente le diverse componenti che manifestano la
potenza salvifica del Vangelo: ogni sezione insiste su una
componente, senza diventare per questo il climax dell'argo
mentazione presa nel suo insieme (1-11). Se Rm 911 fa
avanzare la riflessione, ci awiene chiaramente sui rappor-

apartiredaunintermgafivnsullastabilitela
della Parola divina: in questi capitoli Paolo azzecca
,

' di

ripiendere,inun SOI'PIBI'IEDB d i - .il

mismoord}oso dl DID Non t_eonn della s t o r i a della


, m
E della Scrittura, sulla qualebtso
-mare. tante sono le difficol che solleva.

Ma

, ELOCCASIONEDIM

: numerosi
Rm 9-11 ha un altro
_. commentatori,
_
, ruello dl nd1care perch Paolo sia stato spinto a
.
: ""? ? P}'
convertm_, '1 P? che

"'
i " " _
clegli ebm, E l ' d

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, di disprezzo addi ' di 'fi to

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11
n u nonm t h
s. | . E n d a sur I'lptne n u : .

. 167: L'in

chenpuf;holn.lumndgioger
potev
W
'
""

'w'i'uzimbww
sembra optare q u i per una evo one le i u
e alle molestie, o addirittun alle

. .aanmWu &hm
elmi da

Cfr.. ad esempio, W.S. Campbell, The Place of Romam 9 - l h, I S I .

192

dei

193

affatto che questo atteggiamento sia stato concretamen


quello dei destinatari n che esso abbia spinto Paolo a scrl
vera la sua lettera. Certo, si potrebbe chiamare che le esone
zioni di Rm 14.115.6 stigmatizzano lastassatendenza and
giudaica. Lobiezione non regge, perch anche seil qualifi
estivo deboli designa dei giudeo-cristiani, Paolo n o n lo
segnala. r la semplice ragione che queste categorie
fortiedebolin n o n comprendono esattamente le distin
zioni socio-religiose grecn/ giudei: laegeta deve evita
re di stabilire facili omologie tra forti e pagani, tra deboll
giude dove dice Paolo che forti nella fede indica solo d
convertiti dal paganesimo? Ma in Rm 9-11che si troveri
ragione p i appropriata per rifiutare li tesi di sospe ?
antigiudaici nella comunit romana. l atti, se laposto
avesse voluto opponisi, avrebbe forse sottolineato c o n tan '
forzache israeleera responsabile della sua situazione att
le (10,18-21) e, alla fine della lette
vrebbe menziona
lincredulit aggressiva dei giudei di Giudea (15,31)? In
stenza anch'essa retorica. ich permette allargomen
zione. in Rm 911. di meg io svilupparsi e arrivare al |
exitus, che la salvezza di tutti. Dopo tutto. se Paolo aves
voluto soltamo reagire contro una incresciosa tendenza
cristiani di Roma.si sarebbe forse preso labrigadisvilup
re a questo punto la sua ese al della Scrittura e la |
argomentazione, dandole un ampiezza simile? Rm 9-l
non ha nulla di un'escrtazione(: di un avvenimento rival
alla comunit di Roma. ma si presenta al contrario cu .
unesposizione didattica sulla situazione presente e fu!
di Israele, provocata dalle posizioni dellapostolo sull'id ,
tit del cristiano e sulla speranza a lui promessa ( R m 8)!
nella dinamica stessa dell ar omentazione che il lettore
trovare l'occasione rincipa e di Rm 9-11. L'ampliame
molto netto della ri essione mostra abbondantemente :
km qualcosa di p i di un documento di circostanza:
merita il suo titolo di trattato sul Vangelo .

capitolo doveva trattare della salvezza di Israele,eil


p u verificare, alla fine del percorso, quanto il mio
- - era limitato: mostrare l'importanza del modello

x le indurita, reciso dalla radice santa. la composi


al tempo stesso concentrica : retorica ci obbliga a
: criticare che la prospettiva e la
in gioco r e
.. lo 'ch
cenno di g a v i de argomentazione
e,ma Dio. in gioco la sua parola.la sua ten
giustizia, la coerenza del suo disegno salvi i c o : la
-ne atmale di Israele mette Dio stesso in difficolt ed
- esegesi cenetta della Scrittura. Ouesa manifesta
ateologica conferma, secen'era bisogno, l'unit di
: ' di Rm 1-11, dove fin dalla pmpositio principale di

17viene messa in rilievo limplicazione teologica dei

..la sezione non mira a disco] are n a deporre a


di Israele. Paolo non si limita el resto a una facile
del popolo al quale appartiene. n lo pu. perch i
i di razza proclamano di rifiutare il Vangelo in
loro fedelt all'Alleanza divina e alla Torah.
un'altra lettura del disegno divino, fatta questa
giudei. che dev'essere lettatrale righe delle analisi
citazioni snocciolate da Paolo. L in gioco la perti
oltre che di Dio. dellesegesi che lapostolo fa della
,Quesla questione. incontrata p i volte e finora
essere ripresa con tutta la seriet che merita.

L'esame delle esemziuni di Rm l l l - 1 5 , 1 3 pennettetebbe di


delle conclusioni analoghe, in effeni. queste esortazioni n o n rinviano
problemi : cificl dei E n |, m I ume le situazioni che il cristina

mare, nella comunit e nel mondo: qua-i t u m le iso-ul.


si trovano infatti nelle latere scritte precedentemente dall'aposmlo \
particolare quelle ai Corinzi e ai c d m ) ; Paolo s i l i :: : ripre
sviluppandnle, sottolineando solo, in l a . i. sua u n pri
pale, come la fede debba animare l'agire cristiano. Quanto alle eso

trova ad

194

d i k m . come quella sulla s u n n u - i n i m alle alterit politiche


rinviano :; difficolt di una determinata enniunlfi, ma amplia
ilcumpodell'agireedeldiscernimenlocflsiani.

195

Parte quarta

L'aegesi : la teologia paolino

Le procedure seguite da Paolo e dai rabbini del suo tempo


per linterpremzione della Scrittura non erano certo quel
e dell'esegesi contem ranea. che ha per pionieri o ante
nati Spinoza e Richar Simon '. Il divario tra senso e veri
t. percepito con sempre maggiore acutezza, port molti
esegeti a verificare i presupposti dei loro approcci e delle
loro procedure. Si pu gioire o ci si pu lamentare di que
sti cambiamenti: fatto sta che esistono e invitano alla rl

flessione.

Snrebbe duwero stupido rifiutare lesegesi di Paolo


quella dei rnbbini. maanche quella dei pndri della Chiese
- col eernplice pretesto che ci appare sotto molti aspetti
troorpo rapida. o addirittura obsoleta (: ettivo alle
rn e). Certo, oggi dobbiamo fare lun hi e di cili percor
si, pazienti g i r i attraverso i libri bib ici per riconoscervl
una reale unit, un inzia-ne organico teso verso il suo fine,
Cristo, nel qunle le Scritture trovano il loro compimento
(per l'esegesi cristiana), a, al contrario, un'unit struttura
ta intorno alla Torah e a unire da essa (per lesegesi
ebraica) 2. Ma prima di congiunture lesegesi di Paolo con
la nostra, oggi. importante situarla all'interno dell'episl
m del suo tempo - sincronicamente - perch in primo
luogo cosi che si presenta la questione del rapporto t r a l

" e lo spirito. in rapporto allesegesi giudaica : alle


l e . Paolo ha sacrificato lo spirito alla lettera o in
olio spirito? o, al contra-io, ha ris
to luno e
e, prima ancora delle tecniche, q ' principi guiv
v sua lettura?
lettera ai Romani p i che in qualsiasi altra lettera
, teologia ed esegesi sono strettamente unite, non
intuire le conseguenze che avrebbe per le tesi del
-lo un'errata lemrra delle Scritture. Al di l del vn
argomentazione paolina, in gioco forse unn teo
oompimento delle Scrittrue; evidentemente u n a po
_ginco importante.
dellue i di Paolo in Km e in questione del
: Scritture ci faranno accesi-nre ai lidi
ogia. N o n che l'esegesi tecnica si- priva di teolo
eno di presupposti teologici, ma il suo c:grdpo
- tutte le condizioni che hanno portato alla ]) u
dei tenti biblici Attraverso lesegesi e largomenin
' di Paolo in Rm, in gioco il riconoscimento del
delle sue vie, della sua ira. della sua giustizin - in
' l e . del modo in cui egli fa giustizia. Del resto.
per descrivere il Vangelo, che e li definisce fin dal
diRn-r-forza r l a s a l v e z z a i '
crede.
lo mo tiplica i vocaboli giuri
la cui
t con il Vnngelo della salvezza non affatto

. L. stori- tu, come spento, le sue o


di humor,
Simile quel
lo di queni due uomini, l'uno cattolico e l'altro ebreo. Simon, prete o n
torilno, fu esclum dal suo ordine dopo in pubblicazione. nel [ 6 7 8 . della
sua Histoire du Vieux Testament, e Spinozz, ancien: dalla Simeon; il
ma Trucmtus thmbgioopolittcus. del 1670, provoc moins indignazio
M.

* In ler-mini p i estrusi : semplificando: in k m . - .ebnicldelle Scritture


! Archeologica _ risale o poggi: rull'nych -, e In lettura criztianz : l e
leologiw rilegge limieme in funzione del Ictus, del fine.

198

' e m fi g i o fl c v o c u u fi , h g u s fi k . m d e l h h edci.ecc

199

& u t t - r i fi l a n - h n n - | I d e l l . pooling
"@mie-ie come Rm4,1-25 e 9,6-29 ::{Jpofl o
'e sulla Scrittura. pronunciate da P o o
al
gi dimosuam da molti esegen'; non ritornere
' sullargomento 1. Per il n o s t r o scopo invece
mme detennimre il genere dei due pass' nel
' - attuale. Infatti. se vero che n o n possib a

Capitolo nono

Rilevnnzn dellesegesl paolina

di termini, qualificarli come midmshim esegeti


di Paolo n o n l quello di fare un commentario

'

co di uno o pi versetti della Scrittura -. le carat


_
rilevata dl SEED" non sono ( 5}lm155m }
13m 4.1-25 e l_lin 9.6-29 {I migirafhmx amuleti;
c_n C(! a_.lc_un dubh che quesu_qamwb
P

Il nostro percorso attraverso l


mentazione di Rm ci
ha molte volte p o m t i acostatare c e il modo, parlo meno
originale, in cui Paolo legge e invoca le Scritture, esige

che

se ne

verifichi

la

drashim. l

fondate. Coli, i n R m 4,1-8, per

mostrare che da sempre la giustificazione viene delle

(sole) fede e non dalle opere della legge, che non e quindl
r niente usimilabile : un salario o 1 una ricompensa '.
npost4;lo_invocadcuaGn 15.6; :::12 primo dit to dello stes
30 ca t o o
Genesi
proprio ' ricompensnl
ente.
9,25-25, che applica.
2,1
all.
cliiamn_tu dei pug_nn. mentre. secondo lopinione di tutti

Rm

Os e25

"l" in-P" C h i contemporanei, rofetz "


nfensce solo & Iireele. infine. Rm 10.5. dove 'aposiolo
vede in Lv 18,5 una promessa di vita limitata in qualit
q:_mtit, differente in tutti i casi dilla vita eterna, dalle

.. ,... .

200

lm4.l-ZS
w 1_2
'
Gen i S , h l v. 3

III9M9

vv. 6a' 55; 14


'

Gen21,l:n.lv. 7

e ' tomiic:enllndiscrezioncilieoluicllele
... -.;"2...
wan
. di Punk),
d=sli Amd:in

"....
i ....
......
wnu.

d.]

-Sllnrio- sulu-ilm ll dice iLilliios; cfr. Lc 15,17 - e riminpenuinducono, lo riomdinmo, lo naso termine greco ni.tlhas, die. m e m in
n p p o r i o wn l'igire, le
dii compiere, m o l i n e - il o
rlptra lopen : In md
zione che eas: impliu. su gioco di p m , in ebraico, c o n lor-dice xkr, Tradurre misthos mn ricompensa non
l u c i - u-up-rim q i i u i n leg-.me di n e o e u i d voluto dn Pmi. poich un.
ricompensa appone, almeno nelh nomu cultuu'n, legni.- u n | o alla bene-

. . .

te sciitiurisflcn: Puolo vi inserisce le citazioni


t E in entrambi i cosi lufitletterarln termina
mnniera di molti midrushim esegefici _ con ,tono
t o r i o 5.

s vezn.

ma......

. %33:g;:gfi: ;ngg:fogflff.fl_

one che m i n i . giii?tficaie lenunciato iniziale }

B_ll

Partendo dalle tecniche, e confronmndo poi le diverse interpretazioni degli stessi versetti biblici, individueremo l
principi ch:idano la loro interpretazione. il loro esame
ci porter
singolarit del Vangelo. Dovremo soprattutto ic_onosoere c_he Paolo, ricorrendo alle_ Scritture
come a u i , non ci acilita il compito. Viaggio ungo. ml
- che
al
._....
iF?
tate dall apostolo a proposito della giustina divma.

c o m p o s i z i o n e e alle tecniche

midmhic. in At13,2641, il che i n d i o - u n n dubbio"

fuetnliomelie.nunncurpiunindiuflone

.. . di Lui:: inmulfl'hdi mdt-ash.


_ _
_
. le omervnzioni fine in
termine nel] indice dei temu
_
p. 270.
s q m . pp. 149-150.
_ _
_
_ _
_, l i n 4.23-25 e 9.29. Sul finde (karima) del nmusium omnlfliu.
, : a m p i o B. S o u k : G. sumberggr, lnlmduztlonm Tnlmudetau
li, Ced 1986. pp. 286-287. Per un'infiurmuiune eumzlale, il leno
'

201

r i p e t u t i in...

lhredtlzionl
bibliche

vv. 9 e 22-23
Sal3!,lflLXXaivv/.
78

'

se 10,6-8 riprende Dl 30,1114 lo fa solo in modo


n adopera qualche tecnica esegetica rabbini

allora considerare Rm 10.5s come una prc


sta
natura di Rm 4 e 9? Cemn1ente nol Illetto
solo un ' al corrente; dei p n n m p 1 dell esegesi

vede d resto immediatamente perch Rm


"Paolo n o n menziona aplicimnente il passo del
-noinio: se lavesse fatto. avrebbe messo in opposi
due
si dellalorah (Lv 18eDt 30) e avrebbe po

Gen18,10.141lv.9

Gm ' S al W. iGdelll,zzs-lszlllhislz
Es33.i9alv. 15
EsQ.ialv. 17

Os2,23 a l v. 25

Os1.10 a l v. 26

1310-22-23iiw27

flii'i'."

eonclullom:

.;

' "

. '

-p:cscusato di minaccia.;el'invegralil de}{a Par;


: - per omissione, poi:: passa tranquil amen
enzio laparte finale dim 30,14 -. o d m n di
ere l'unit delle Scritture, poich ricordando
dell'oseervanza. Lv 18.5 e Di 30.14 non si

?..(fi'fmkm

i n nullo.
D t 30.141:
i p ique
di
s' u ono
l ] : messo
in pratica
dellainsiste
parolaancor:
divine:d se

L "ch5

Senza le riprese verbali che colleghino tra loro le diverge


cinzioni bibliche, lunit dell'argomenuzione e, quindi,
della Bibbia stessa. forse n o n nppnrirebbe,ci si pu anche
domndare se i rapporti tra le citazioni e il modo in cui
Paolo le diiipone n o n determinino il cun-attere midmshico
dei due passi molto gi di quanto faccia la composizione
rilevata qui sopra. C e in Rin 4 e 9 lapostolo si sia preoc
cupato : collegiu'e tra loro le diverse citazioni, gi abbin
mapotuto verificarlo. soprattutto grazie alla tecnica delle
geurah shawah e_
,
In breve. la forma e le tecniche r i m i s e in opera oonfermag;:fiil caratere midrililico di Rin 4e9. Esaminare la
o
gittimit
ar omentazione scritturistica llapostolo in questi capito i equivale allora a confrontarlo
con quella
dei rnbbini
tenuto
.
.
. del
. . tempo.
.
. conto delle regole
esegeuche e dei testi biblici sollecitati.

viene ad ubiixre nel cuore del credente. lo fa per

la sua attivit, le sue mani; la vicinanze e & sem

'agire e ne mnelinen impomnzn.


_
n t o che Pnolo c
olo Lv 18.5 e non utilizza le
. dei rabbini !, Rm 10.5-9 non pu essere qualificato
prova esegetica. Anche l u p p o a n che si tratti di una
quale status riconoscerle?
olon dell'mnui p e o n
.
,1-25
.
. .

i-

" di R ' " 10'5'8

Ma 1]: differenza
con Rm 10.4-8 emerge ancora p i forte
pere e in
questo passo Paolo n o n introduce
'
c i' t a zi o n i bi.

' e l'Inisrpreinzmnn giuduca del suo tempo

dificolt
deriva,
o gi dell'argomentazione
] t o , dal fame chepaolina
separa
la

,-

, i. ripetizione dei muluiin in km m.s.7.c pmbbe._ modo |]


' . dillcuniwmmenllton'.rinordnlvl'
dimmnn(nlmdmsh
_Milkmincpalwflvedll'hdice tzrminilocliici
nll-fine
,Slul'llllfill'is'
. . 211.
V %
heAn
_ P n l , (G

35 .
254470. ]
il param
Lv
_
.

l
_
,f'hglmslrmmfinefi'ily'nlaeai
'
khmer i o . i i ) - . un

repu riferirsi :ll'indice dei infra p.270. n p m p m i v .


:i1miiniclo essomkxgicn dell. hqti'nia .* nmpinnienie
Sui voabolo si veda l indice dei t e r m i n i tecruci. p. 270.

202

'

(5392)

Pad,; P a l o
. m'FWP'"
biblico si

nesli due p u r i ,
- -_

dovrebbe

non lo nono

203

mlmente usfificazione e ricompensa, m e n n 1 il testo in

Ien anche

vocava d$'apostolo p e r mostrare questa incompatibilit


sembra piuttosto associarie (o-. Gen 15.16). Seconda dif
ficolt. che. stando a molti commentatori, p i grave del
la precedente perch sembra minacciare l'unit del NT:
l'e tolo Giacon-no' invoca lo stesso team di Gen 15,6 per
afr:nare il contrario di Paolo e dichiara che luomo non
giuntificato dalla fede soltanto, ma Anche in base alle sue

vittoria)...
Abram pens nel suo cuore e Abr-m pena nel suo cuore e
diese: (Suzi & me oral Ho forse disse: Guai a me una! Ho forse
ricevuto le ricompema dei co ricevuto ln rloompemn della
mendnmenti in questo mondo e ( m h fedeln) ni oomlndnmenti
non u r p i purte del mondo in questo mondo e non sar pi

futuro?...

pane del mondo filturo?

' Quampumddhktaenlei-canmemnocompmoeomeunesem

piu di - mmc.ttolicesimm: l'uuwue sarebbe il


tante di un
Chien
intituzionnlizuu primo :bbozzn di ci
u r l in :eguim il
canoflculmo, di cui l'lppellntivo di
lino - che rifiutetebbe il
Vinzelo dell: giunificuione per Insu fede : ritornerebbe I " ! dottrilu

niude"nj

ioneinbuenlleopete.lnbreve,lndnlfelupo

0uestavolu.orsemisonoan
con la ricompan:

che mm

dialcunipicwlimerili,edelnb

eompenneinmeuriprofann
volta ( i l merito di) un to il Nome dei Cieli?n. Per que
-,einmesarp
stoparolndiYflWl-lfix(n
. dei cum.. Per questo. volta) ad Abram in visione
. la profetica" dalla dicendo: :Nornzemere...
' di YHWH/i4 (viwlza)

dicendo:

hnconsegnno i

lupi

d n v n n fl - t e i n
to
la
e prepnr-u p e r le.
me.peril mondnham-

Anche se essi [i re] sono c:du;fli

o.
dem davantineinquenomon
vicompmsndelleuxebuoneope

mm-cm..

ulGenl!,l
( T u m biblico: Dopo tali fatti; (-Dopa tali funi: upiegazione
il urgum eegnn.ln che l'npre1- delle situzione pi o meno
nione designa In guerr- di Abn- come in Neofiti)
mn contro i grandi re e Il nu

mi:

re] sono caduti davanti a me:


un. una seconda volti, mi tro
v e n ) s e n a (nvere mefltnto) n

opere (Gc 2,24) 9.


Hamadan uno Sguardo ad alcuni testi giudaici che ripor
tano delle tradizioni p i o meno del tempo di km, p e r va
iutnre distanze e diEerenze. che sono importanti: secondo
i targumim e i midrashim, ln ricompensa menzionnta in
Gen 15.1 e collegata allosservanza: dei comandnmenti.
della Legge. Ci sembra ancora p i utile presentare in un
quadro sinottico alcune delle aggiunte fatte dai targu
mim 1, che servir-nno a gettare luce sulla discussione re
lativa a km 10,5 (citazione di Lv 18.5).

Tulum
Nmfltl
nuGen l ! . l

nel];

re riservntnepreplnil deve::

finmenelmondofuunrolncom

penn) molto.

-ndoihar
, i l motivopereui Dio nppnreed
e gli dice dlml:lonn aver paura sta nel Emo che que
teme. t r a le altre cose, di non aver porte nel mondo
Interpretazione che mette chiaramente in evidenza
pazione religiosa del peuiuca. Ma. per il nom-o
In ragione che lo priverebbe del mondo futum m e r l

' . ore attenzione: questa ricompensa si ottiene con


: dei precetti (della Legge divina) e. Abramo
averne infranti molti (uccidendo dei giusi: durante
-ento, ecc,). In breve, lemotivazioni del pan-nar
- dl un valore u n i c o ] YHWH del resto lo rassncura
'
. . degli che la sua ricompensa sar assicurata nel
'

laltra delle aperture segnalate dal midrash


Rnbba, si H a v a n a le tradizioni, forse abbastanza

|;tuific;mulr.jbbe all'opera una c e r t : diuoniune del Vmgeln ( i l vero, quel

' Si vede q u e m termine nell'indice dei termini tecnici, p. 211. h ua


duzinne preeenulaqui &quella delle due recensione pnl ' i,Nnofili I
Yuushabni I ( c h i andze
Fluxio-Gianlu);cfr. R. Le
lle-ut, Tarsu: du Panda:
(Sonme- Clutiennee n. 245),
pp. isa-16 . I l mm biblico, qundo l p p a r e n e l ] : uvoh. &in m s i v o .

amido

204

uno-:

'un!

nell-ndideiw'f-nime

peli). influp,211.

205

1
antiche. conservate dai targumim, citate sopra .

Ora, se il

testo biblico indica chiaramente al lettore che la ricompen


sa di Abramo sar quella di avere u n a discendenza (cfr.
15,5), i targumim tanto quanto i midrashim non stabilisco
no in generale un legame tra Geo 15,1 e 15,5 15: c o m e indi
ca il passo ripreso quasi per esteso qui sopra, Lapromessa
diventa quella del mondo futuro (cio la vita eterna).
Seconda differenza importante, tra i commentari giudaicl
gi menzionati eil testo biblico: nel libro della Genesi, l'an
nuncio della ricompensa (15.1) e del suo contenuto (la di
scendenza,in 15.5) non legato alla giustizia di Abramo. si
obietter forse che il rapporto implicito: la promessa di
ricompensa di Gen 15,1 n o n viene forse & sanzionare la
generosit del patriarca - la suavolont di pagare la decima

al sacerdote Melchisedek (Gen 14,20) I, il suo rifiuto di

arricchirsi a spese del re di Sodoma (Gen 14.2124)? Lo si


pu in effetti supporre, ea ragione, a condizione di aggiun
gere che linizio di Gen 15fa di m t t o per sottolineare l'ini
ziativa di YHWH. Abramo n o n si aspettava alcuna ricom
pensa: la generosit divina ha come unica motivazione solo
se stessa. Al contrario. i commentari giudaici vedono la
ricompensa come il frutto dellosservanza del patriarca;
lapertura di GenR (su Gen 15.1) gi menzionato nel para.
grafo precedente illustra e mette in rilievo questo punto
parafrasando Pr 11.18. che enunciava e costatava gi la
relazione stabilita da Dio tra la giustizia (seminato) e la
retribuzione (raccolta) :
il malvagio compie un'opera menzognera,
ma chi ha seminato la giustizia ha una ricompensa certa.

Quetto midruh. c e m e n t o del libro della Gene-i, dilaniato anche


Genesi Rabba (abbreviato: Genk); la sua redazione finale riulllebbe al V
secolo della n m t r l e n . Cfr. s:kstanbuger, I n ! i a n , p p . 319
31535: il commento . Gen 15,1 da Genk, si pu comuhm la traduzio
ne di FmednunSimon, pp. 3611 o anche quella di !. Neumer. Genua
Rabbah. Atlanta, Georgia, 1985.
" U r u mln apertura n e l ] . pam1u 44,2 - college Gen 15,1 . 15,5. quel.
1- in cui ti dice che Abramo temevo di n o n a v m figli, resinne per |.
mie Dio gli dichiaro: Non l e t t u r e ] - .
' Cosa che in alc-une tradizioni giudaiche conservate nel midnah viene
interpmtata m m e un'osservanza delh lesse (cfr. Nin 18,21s; m
12,6.18; 14,21-29).
" Genk su Gen 15,1, trad. Freedmnn-Sirnon,p. 361 eNeusner, pp. 121
128.

206

. . 15.1-5. la romessa di ricompensa e il suo conte


. che suscitano?che richiedono l'atto di credere (15,6).
to p o i da D i o come giustizia; la ricompensa non li
alle opere della Legge., ntanto meno laconseguen
atto di fede: come promesso. le precede. in mo stes
nolo si ricollega e ris atta il punto di vista del testo
- Inutileinsistere Sidiirnportanuesegch dl questa
ione. che sottolinea quanto sia giusta ] mtu1zxone

apostolo.
r p m z i o n e dell'apostolo Giacomo (Gc 2,14-26)

losservazioni precedenti potrebbero far pensare che le


1 :
nell'interpretazione di Gen 15 nascondono
. le tra giudaismo e cristianesimo. Un confronto tra Rm
Gc 2 mostrer che la frontiera e p i sottile; confronto
' " pi interessante in quanto solleva il problema dell 11
teologica del N T. Le tesi dei due apostoli sembrano
_ to mai opposte:

Rm4.2.5

GcZ.II-14
giustificato ...Abnmo. nutro padre, n o n fu

Abramo e stato
' toghe) per le opere, in di forte giuanficnlo per le opere

vannrs me non davanti . (Mikait ? aver n!-11:35; il


lnatn se induzione ro rio 0 secco 5
re
n 15.6) ( gue
ialltisione .! Gen 22)? Vedi che
la fede cooperova con le opere

dilui. echeperleopereiafede
fut-ponata-el-auooompirnento
' contrario, : colui-chen (eteleidth), e si compiuto
'-ie-opere.macredeincolui (eplbmhe) lo Scriuurn che dice

giumfca l ' . - p i o , in sua (citazione di Gen 15,6). Vedete


gli viene accreditata come che l'uomo giustificato (di
kaiouini) in base alle opere e
n o n soltanto in base alla fede.

- o ai commentari recenti, le affermazioni di Paolo e


Giacomo sono divergenti solo in apparenza. Entrambi
ammettono che la fede n o n pu non nare frutti
n t i perch m a i Paolo. in ciascuna ettera. esone
i credenu' & imitare il Signore. con l'umilt, la pa
, l'amore? Sela giustificazione accordata per grana

e n z a . Una gegemh s h a :: in

mo di esplicitare Gen 15.5-6 con


lo di Gen '22.
o su questo p u n t o . la linea di drvrsrone non e tra
0 e cristianesimo. Tuttavia ci che colpisce la

' ca in trasformazione totale dell'essere,


de (: Spirito divino, essa non pu che risplen' m i nel/eon ingire. 01mtalopinione netta
"
Lopposizione che viene talvolta Satta tra
Odellaletteradi6incomoeinteorin paolini
che giustifica in opposizione alla giustificnzione
le opere della Legge assurda. Le opere" (ergo)
. o in nessun modo considerate d . l l g ; p)
' . Per opere:, infatti. Paolo intende quelle che
in Legge. e dichiara in loro incapacit quindi, quelella Legge ad assicurare la giustificazione: nessuno
vantarsi di meritare il perdono delle proprie colpe, il
dello Spirito Sunto cio ladozione filiale ..a moti
vo delle opere compiute in nome dell: Legge. in Giacomo,
invece. il sostantivo open-en n o n rinvia alla Legge. ma design=giuttoe{n lngir'e oon iflquale il credentl'uorno che,
seco (: P i o e, ' giusti cato per grazia Dio) manlfesta in realt, l'e cienza della sua fede e. pertanto. delle
sua giustizin. in breve. egli si riferirebbe, usendo altre cntegorle. alle stessa realt descritta da Paolo in Gel 5,6, in
fede che opera " per mezzo della carit. Le opere sono in
qualche modo il frutto delle fede e della trasformazione
interiore credente,
la
'
Non c' alcun dubbio che l'opposizione non sta li dove in
vedevano le dispute confessionali, nella tesi sviluppata dl
ciascun aposmlo. Nondimeno, il fatto che Giacomo &Paolo fecciano riferimento & Gen 15,6 in modo diverso ci obbii a &interrogare i loro presupposti di lettura.
Al ivello delle tecniche esegetiche in uso in quel tempo. |I
lettura di Giacomo n o n ha nulla di errato, poich si bau
sulle somiglianze di vocabolario esiatenti tra Gen 15.5 e
22,17: se, nelluno e nell'altro episodio. Dio promette ud
Abramo unn discende (spuma) altrettanta o p i numerosa delle stelle del cielo, evidentemente per la stessa i ' l gione, che viene menzionata solo in 22,18 e si chiama ai:

.
.
>drlngue,

" ? Greiot cv.-.au sulla Scn'1rum nellet : e r (introduzione .!

'

"

m . a). Borla.

rm.p.203.

"Lanriicedelportici medioaragounnen(lndnttoquiconw
n ) in neon di q
dei sostantivo oper-n. (agua).
1 Come dice Gc 2,22.512 le opere ( m a p:zienm, ecc.), |. fede : .

periem(verbo leleious

208

crtpernondireilsilenziodeimrdms

'

'
'
'
.
m_fluente. se non dominante nelle comunit cristia
. ,Pnl_lll'
quindi "IDBCCOSR p e r la fede ebraica?
* 0 mente di gi incerto, anche se, interpretando Gen
. pnmcolare 1 vv. 17-13) senza ricorrere ! 15,5-6. gli

"

Sludflld del _tempo rabbmici o non sembrano

questa

bfflm em riportato B_O

{Pts

anifesterelgbe siu-fuxia
,
L88- E q u i sahl S!
" nza " Giacomo (anche " Paolo, evrdente

:?:5'' c_he gh apostoli Pl

Gm
h " I
parte Sima?

e" '
cruce totalmente,
mmm];i0
em. Z:?

_
.

vgag'ijowgifrelgnmnmgfh" ""
continuando

eos]

indirettamente a tesicdell]:

". canone per in sola fede (senzo le opere

della Legge
_ co), e Giacomo. perch Gen 156 m o m con un l e
...m . 22,17.13, che fin dallinizio ], fede ,..-.de
- portando il credente ad agire, compiendo cio
.
letture che. lo ripetinrno, sono conformi elle regole
- be in uso nel tempo, sembrano indipendenti. Nes
due fin del m i o menzione dellaltro; Paolo non
v , Giacomo cita Gen 15,6 per-mostrare che si e
. ti p e r le opere. ma la sua tesi devessere ben
-&, perch non si " a l t a delle opere della Legge;
uconzeupegu(inmnn)g p e r g i i nor-mi intuenumentnn,

l-' sivednl'inieda'gzmux'" n i M|Z;_m"

).

209

n Giacomo fa riferimento = alla posizione di Paolo, per


aggiungere di volerne prevenire le interpretazioni lassiste
o quietiste. Quest'ultima lettera riprende Paolo? difiici
le, sen o n impossibile. provarlo formalmente 15. Ma abbia
mo forse il un buon esempio di storia degli effetti: di un
testo 25(quello di Rm 14. a dire il vero gi dipendente da
Gal 3,6).

" ordo c o n la tradizione 29. Volendo sottolinenre che fin


' inizio la parola divina resta coerente, costante e po
. lapostolo n o n arriva a farle dire il contrario di quel
che dice? Il:on c'era qualllche altro testo biblico adatto a
coerenza e

della chiamata divina?

tem

po

stesso i'

inaudi

risposta pertinente a queste obiezioni non facile, ma

ndimeno possibile. Paolovuole infatti mostrare che non

RM9,8-29

Se, in Rm 4. Paolo rispetta ulla lettera la logica del passo


biblico sollecitato per appoggiare la'sua tesi sulla giustifi
cazione per la sola fede. in Rm 9,25-28. al contrario, fa
mostra di unaudacia che. per unnto tranquilla: 17, sem
bra farsi beffe della lettera e de o spirim del testo biblico:

situzione p i delicata!
La difficolt sollevata dalla lettura che Paolo la del profeta
deriva, in ricordiamo brevemente, dal fatto che applica Os
2.1 ei pagani ( i n Rm 9,25-26), mentre il versetto indica
chiaramente i figli di Israele. Come'mni dunque l'apostolo
! arrivato a utilizzare il versetto per descrivere la chiama
te dei pagani? Grazie - lo abbiamo visto " - a una geumh
shawah che gli permette di interpretare 05 2,1 e ls 10,22

l'uno per mezzo dellaltro.


C e m , si obietter. Paolo corretto nel suo modo di acco
stare i due passi, ma n o n avrebbe dovuto evitare una geu
mh shawah che va contro la lettera stessa del testo? Del
resto questa regola esegetica dev'essere utilizzata i rab
bini non hanno mancato di notarlo - con parsimonia e in
" La cimione, il riferimento, il {:|-gio. l'elluaione, anno, come dimo
mm ieritici letter-ri. aluetunti enon-reni di u l l i l .
" om |lcuni negati pennano che Gc x i . persino anteriore . Rm. [pole
ai che difficilmente trover conferma.
Cir. l'elpresoione tedesca Wirhlnraguchichlen, d a l ] : o o n n o t u j n n e
Mcx-nice, elmeno in eeegesi biblico. La enera di Giacomo e la eeoonda di
Pietro indicono, sembre, che fin dlll'et apostolica. le mai di Pnolo [ u m
un per lo meno *

'mi che viene d a l ] : TGB. che. n o n s e a n humor, :crive nella


non . Rm 9,25: -Con una u-nnquilla audncil. Pinin applica questo te<

m [ o : 2,25] n

i .
roma.

" Cfr.capVll, pp.

210

' i discendenti di Israele sono figli (v. 617). e che cosi


_ parente er:atombem non rende vana la parola divina
. 6a). Perch la sua argomentazione tenga, ha perci bi
(: solo di Is 10,22-23, versetti che, menzionando il
olo numero degli eletti salvati, conia-meno Rm 9 . e.
e profezia. mostrano la costanza del progetto div-ino
sua parola n o n e venuta meno, per impotenza o man
di previsione). l w . 25-26 di Rm 9, che evoceno la
va gratuita dei gentili, sembrano quindi superflui.
, ma solo in considerazione dell'elezione e della salvezza
Resto. Per andare fino in fondo alla proposilio che reg
4 km 9,6-29 (v. 611: la parola di Dio n o n e venuta
o), Paolo deve dimostrare ugualmente che le chie
la (recente 0 attuale) dei pagani rientra anch'esua nel
gno divino. Ha perci bisogno di un passo biblico in
la parola profetica annunci la salvezza di tutti colon:
n o n sono stefi inizialmente scelti o chiamati. passo
_ crede di trovare in Os 1-2.
' inca-ndo, l'apostolo invisa il contesto e l'intenzione
, questi capitoli? Cominciamo col notare che Non-ama
e cNon-mio-popolo, eeeendo -figli di prostituzione
pomeias, Os 1,2), non fanno pane del popolo di
o, dellstaele dellAlleanza. cosa che il loro nome ha
' m e n t e la funzione di sanzionare. La loro identit
essere quindi assimilata a quella dei pagani idolatri
[ u s i dalle alleanze e dalle promesse, come dir p i tar
lautore di Efesini. si aggiunger forse che il referente

s m s .

' S u quem .
s i ved:
Immwtion, .
1, che c i t : il n-uttatn>Kaimr Sa: Non u i i l i n e n i lageumh shawah

era abe Paolo chiama l'indurimento di un

maggioranza degli ilreeli

m i a

Israele llsraele colpevole di idolatria e in rottura

di alleanza. Certo, ma il vesto di Osea mostra nondimeno


che la chiamata e la misericordia infatti Non-amata e

Non-rniO-popolo saranno chiamati. cambieranno nome


ediventeranno Amaia e Mio-popolo - non sono deter
minate dallascendenza carnale, ma piunzosno dalla sola
benevolenza di Dio, che purifica e usa misericordia senza
condizione alcuna. Lorigine, lestrazione non sono pi
quindi un handicap dirimente: Dio pu chiamare chi v u o
le a entrare nellalleanza. in questo, la situazione simboli
ca di Os l 2 prefigura, annuncia quella dei pagoni chia
mati per misericordia. La filiazione (cfr. saranno chia
mati figli del Dio vivente:). accordata gratuitamente alle
nazioni pagane pu quindi t r o v a r e in questi capitoli
un'anticipazione, in cui si manifestano la previdenza e la
coerenza divine. La lettura di Paolo non nega la lettera,
ma vi riconosce soltanto un disegno che non ha solo
Israele come destinando : beneficiario, disegno ora ma
lizznto. o meglio: riconosciuto perch realizzato.
Queste osservazioni sulla situazione dei due figli di Os 2
fumo capire subito il [game 9 la coemza che esiste tra
questa esegesi : quella di Rm4: seDio hagiustificato Abramol'1ncirconciso, il peccatore. e sela sua situazione preigura quella dei pngani giustificati per la fede soltanto. perch quella dei due figli di Osea n o n sarebbe anchessa un
anello della catena nella serie delle prefigurazioni della
giustificazione accordata a tutti senza eccezione? Da Rm
4 Rm 9, le costanti prevalgono sulle differenze : aiutano
il lettore accorto a cogliere i meccanismi segreti dell'e
aegesi paolina.
Non c dubbio che la situazione ecclesiale l'obbedien
za dei gentili al Vangelo a permettere all'apostolo di leg
gere in questo modo le Scritture, in particolare Os 1-2. e
di riconoscervi u n a forma di coerenza diversa da quella
fino ad allora (e anche in seguito) individuata e descritta
da commentatori ebrei. Esegesi essenzialmente teologica,
determinata da eventi inauditi. La gemmh shawah, grazie
alla quale Paolo pu concludere la sua interpretazione (il
pasa: $ Osea fiprofetizza la chiamata dei pagani e non
que
' tutti i gli di Israele). riveste pertanto un'importanza secondaria: totalmente a servizio di una lettura
212

guida_ A m m , il m s m :
s o , mm
che, quanno p i u , i presupposti di .
|; .
7di Rm 10.4; mostrer il h_
v

,.
=di Rm 4 e 9, questo passo non sviluppa unar
- tazione scrimu-istica serrata 0 continua di cui sia
ritrovare le gmndi tappe e mettere'in evidenza le
aegetiche gi incontrate (tra le altre. la g m h
) Peolo procede piumato per contesto: lascia
- a che si presenti (in l o ,5 con l aiuto di Lv 18,5)1a
' : daiderala dn israele. quella che derlverebbe dul
della Legge. per poi 0 porre ad esso la giustizia
quella che proviene dalla fede ( 1 06-8: ullusione a
. I l - 1 4 ) . Non c esegesi tecnica"in queste righe. solo
llermazioni, che rinviano a due mondi. giudicati
tolo incompatibili.
colt del passo dovuta quindi. p i che al modo in
-10 fn ricorso alla Scrittura. alla tesi dell'apostolo.
" 50110 E " I l PCll tratti le rispettive G l r - '
.' giudaismo dEl C fi 3 fi l m m o - @possibile qualifi
primo m e religione dellosservanzn. con tuna la
one legalislica. quindi peggianh'va, insita in tale
'vm=?.QUEIE'D fil cristiano, deva egli credere e pro
" ?"? dl Custo senza Che q fede
W .
(Ci_ che dice aan-mente D!
- n o n menzmnatn dal] apostolo)? U n i simile PP
se-l1ru per lo meno ridicola.

c' dubbio che Lv 18,5 esprime l'ideale della piet


se d'aln-a parte il rapporto ma fare e vivere (os
comandamenti della Legge e vivrailx) costituisce
temi ricorrenti dellIsraele postesilico' , pu mai
.

_ .

5'545'32 33'

'

_ .

30,15 20,11: 919 & '8'9'21 20.11.3319,

213

Paolo. in questo passo, lasciare intendere che losservan

della Legge n o n permette di ottenere la vita nel mondo


mm? A dire il vero, su questo punto anche l'interpretaz
ne rabbinica @oscillante. A seconda degli scritti. il ve
vivere di Lv 18,5 designa in vita eterna o u n a vl
terrena: lunga e felice:
) il vivere interpretato come vita eremo:
i l urgum d i anelos: L'uomo che l e ( = l e p m c r i z i o n l d d
giudizi divini) onerver vivr per u s e nella vita e t e m n ,
quello di Yerushalmi [: Se luomo le (=i'dem) esegue, vlv .
per ene nello vit- e t e n u e In s u l ponte ( u r i ) con i giusti.
sono Y H W H - ,

Ugunlmente il midrush Sifrnl.ev 337' ciao nel mondo in


turn.

Si veda anche il trnttam Smhedrin 581).

b) a come vita terrena nella benedizione:


il midruh SifroLev 338: Sunhedrin 7 ; e c c . ; e come
npprelentnnte del tempo di Paolo, Filone, in un passo di
De vongmsu eruditionis gratia 87. che c u i commento Lv
18,5: Perci in vera vito cammlnare Seguendo gli ordlnl |
icomlndlmenti di Dio:.

Ricordiamo anche l'interpretazione di Gen 15,1 da puru


delle due recensioni del urgum palestinese: ad Abramo
assillalo dal timore di non aver parte del mondo futuro
Dio risponde che la sua osservanu e la sua fedelt gli per
metteranno di avere in sorte la vita eterna. Che Lv 18.5

parli di vita terrena felice o di vita eterna. poco impom,


perch non modifica per niente In speranza del giudaismo
cono to da Paolo, riguardo alla ricompensa dei fedeli .
dei giusti nell'aldil. ! due modi di comprendere il vive
r e : di Lv 18.5 nel giudaismo n o n annullano la difficolt di
Rm 10.4-8. in cui l'apostolo indica indirettzmente che
losservanza (anche fatta con amore) della Legge n o n pu
procurare la salvezza. Ma se egli limita cos la pomatadl
Lv 18,5 la fa certamente a causa di ci che esperimento |
della convinzione che ne deriva: la giustificazione e la sal
vezza ci vengono solo per Ges Cristo (Rm 10,6-13).
" Cfr. su:-nm . p. 279.

214

:11_14
ai passo del Deuteronomio (30.11-l4), lapo
, - parafrasa. senza citarlo esplicitamente, per desc
economia della fede totalmente opposta a quello del
- , ma, uuncmdnlo, lo priva di quello che il suo
. Dt30,14 insiste infatti p i di Lv 18,5 sulla messain
' della parola divina, che viene ad abitare nel cuore
. uentepaguidare ilsua agire. Del resto gli autori
n o n si sbagliano quando pongono il etimo: sul finale
. . e , il v. 14: Perch la Parola e molto vicina a l e ,
nmbocca. nel t u o cuore e nelle tue mani perch tu la
_/ in pratica 34 Filone, ad esempio, che ricorda conti
]: t e che la Torah del Signore n o n deve restare solo
hbbra. per essere recinto. o nel cuore. per essere
tata, ma anche nelldsulle mani, perch Dio l'ha fatta
.
messa in pratica . Se quindi, e l'ubbiamo gi
-to, Paolo non dimentica il rapporto esistente tra la
e i frutti che essa pu portate. come teetimonnno tut
'sue esortazioni, perch moi elude questo rapporto in
10,6-8 ( i l silenzio su Dt 30.141: non una dimentican
unnmputazione volontaria)? A dire il vero, l'epo
nnn si limite il mere il rapporto t r u parola-di-fede e
' , mn possa sotto silenzio anche quello netlomente af
- da Dt 30,11-20 ( i n particolnre i w. 1520) t r u la
: dei comandamenti e la viva - la bentitudine che
pr.!ica comporterebbe. intenzione di Paolo nel
are Dt 30,11l4a quindi chiara: se non dice
circa lagire richiesto il credente. non significa
per lui. In fede n o n abbia niente o che vedere con leti
che resti p u r a affermazione delle labbra, un solo che
del credente n o n determina la salvezza; quest'ulti

11 .snm Poul a

l'exgie jujve de son

0.6-8-. in Mlaxges bibliqus m i '


957, pp. 494-506 (ripruo :

.A

de

Aum,

su ( " n o n
' cm in Etudes s u r l'Ephre aux

.298 09 nvevndnmoltolunpodimnemmcheP-olaop
EB

D l p u s a l b l i 85;Dernwaximremnimun 236-237;D0v1r
1 8 3 ; D e s a n m i i s l l . 180. S o l o D e p m a n i e t p o u l i s t t t l 7 l
rl-l4senuhretlhlsionellfinnle(cnelletnemani,percbtullmeb
milioni).

215

ma non pu essere il risultato delle buone opere, ma solo


dell'iniziativa gratuita di Dio. che e sufficiente accogliere.
Ha Paolo rispettato dunque, come sostengono molti

smdiosi-. Dt 30,11-i4 e il

suo contesto?

La risposta sa-

rebbe negutiva sesi trattasse effettivamente di una citazione. Riprendendo. fino al plagio, i versetti del Deuteronomio. egli evita di menzionare l'esortazione a mem:rc in
prencala parole, indicando cosi che il solo agire che salva
e quello del Dio di Ges Cristo. Ma, ancora u n a volta, perche parafrasare Dt 30.11-l4 se n o n se ne rispetta la
scopo? Certamente perch la magnifica formulazione dl
questi versetti permette a Paolo di ee rimere la vicinanza,
meglio la non esteriorit. della parco a di fede. in altre parole la presenza di Cristo in ogni credente e i suoi effetti
sa.ivific.
L!

Pam In gioco dell'esegesi paolina

Rm 10,4-8. iu ancora dei due capitoli analiuati precedentemente Rm 4 9). d i m w n quanto sin vera la recente affermazione di Westerliolrn: il modo in cui Paolo
cuncepisce il rap orto tra fede e Legge (e tra fede e opere
della Legge) che etemiina la su lettura delle Scritture 37.

E dal momento che que-to repporto dipende : sua volte


dalla sua esperienza in Ges Cristo, non si pu n o n dar
ragione a quelli che iostengono che il
ncipio di inter
pretazione cri:mlogico condiziona le
mazioni dell'apostula sul einen-nn legialativo mosaico. In eHettl, se egli
ritiene ll 1988 incapace di dare la salvezza, ci
dovuto al fallo che, secondo lui, essere salvati equivale (:
vivere eternamente della vita di D i o , in modo filiak. e che
solo G a l l , il Figlio. pu ottenemela. Arriviamo qui al cuore del dibattito cristiani/ebrei: tutti potrebbero surigore ri
conoscere nelluomo Ges di Nazaret un profeta, ma
quando i cristiani lo dichiarano Signore, Figlio uguale a
Dio, Dio stesso e mediatore della salvezza, molti pensa

tori ebrei vedono in questo un tipo estremo di paranoia o

un fatale allontanamento, di cui amilmiscono del


la paternit a Paolo. Limportanza di un passo come
10,4-13 n o n pu quindi m e r e :ottovalutata. Forse.
questo testo, non si riusciti a esporre in modocosi

, . e cos fermo le d i f f t r a le convinzioni


e cristiana.

analisi iniziata con l'inten-ogarsi sulle procedu


-,
e dl Paolo. progressivamente scivolata vene
pmupposti. cio verso lesperienza che ne guida la

P i che di tecniche, si tratta fondnmentalmente di


*! particolare, stato necessario affrontare i proble
a lungo : inutilmente dibattuti. relativi alla cono
_ che lapostolo aveva dei giudaismo. il tetto dimo
v
egli lo conoscevo dallintento e che si mostra ca
di presentarlo come lo farebbe un ebreo zelante. N
disprezzo, semplicemente radicale cambio
pettlva. si obietter forse cheln fede in Ges Cristo
sufiiciente a giustificare le affermazioni di Paolo,
' altri apostoli o loro invinti, in nome della stessa
a i s g v m n dni convertiti dal paganesimo che ,i .
' drconcidere, che obbedimro ai oorumdamenti della
, , in p.;-fico] q relativi alle prelet'izioni nii
'. Non vn lunavin dimenticato che. per Pmlo, que
iwtativ/o equiv.lgvn . un rinnegarnento dg] Vangelo, .
deviazione fond-mentale Jt_
"'

. || c o m p i delle

,.

4e t a n o , la lettera ai Romani sembre ignornre il tema


-mpimento delle Scritture. Non che vocabolario
wmphnelo sia in esse
sv, ma non si spplicl
Scritture, quanto piuttosto allessere , fl y
"ano; ugualmente. quando lapostolo parle n e l ] :
di tipologia - Adamo come tipo di colui che deve
, ' Rm 5,14 , lo fa senza riferimento esplicito ai
sacri. Ci n o n significa evidentemente che egli ignori
quiiltemapnncipaledellaletten-Hiahti,

" Cfr.. admm , 5 Lyon-wt. ibid., secondo il qunh Pmlo r i s p : " :


profe

nm ' conte-to del wm c i m e (circoncisione del c u m .


mondiWli).
Cir. s, Westerholm, lsruel's and the Chumh': Faizh, p. 150.

216

- .

.:

13,3;15,13.14.19;um;o

( v i e n n a km 11 , 11 5 ; 1 , ; 15,29. S i s u n o n : per le
. kune.conpluun,plvbma (pn-simleteleiowriwvocunen
,
c . , , 12,9 . pu 3,12),

217

il

i]

lapplicazione tipologica degli eventi biblici; passi c o m


Rm 3,25-26 - sul quale ritorneremo nel prossimo capitolo
- e 9,25-26 mostrano che n o n l'ignora: i due figli dell.
prostituta sono per lui figura dei pagani idolatri, chiamati
a diventare ienarnenle. grazie allo Spirito ricevuto) l Il
di Dio. mem ri del suo popolo, amati di u n a miserico i.
disinteressata 4.
Ma selapostolo sa discernere negli eventi narrati dai libri
n e r i le diverse preparazioni di una realizzazione finale e
universale, in Ges Cristo. perch l'argomenuzione di
Rm riflette molto poco questo tipo di lettura? La ragiom
sta nel fatto che Paolo n o n ei preoccupa tanto dimostrare
in che modo gli eventi. le istituzioni e gli attori del pane
biblico annunciano il loro compimento, quanto piuttosto
di sottolineare delle costanti: fin dallinizio fin dal primo
gan-ima, padre dei credenti, Dio in iustificato per l.
ede (cfr. Km4)- e n o n bisogna vedere Fisolanto lombra
diuna giustificnzione, mu ' un vero e proprio beneficio,
nltrixnenti cadrebbe tuttu 'argomentazione d e l ] : lettere.
Ceno. l'apostolo non ha alcuna difficolt a riconoscere
che la giustificazione accordata in Ges Cristo raggiunge
lu perfezione, nel senso che cambia radicalmente chiunuele riceve; ciononoatnnte. quello che gli interessa non
i npporto t r a il meno rfetto del
to biblico e il pi
perfetto del presente s vifico, mnc Il parola divina non
sia venuta meno, che abbia agito da sempre allo stesso
modo - ln fede senza la Legge.
Questo ci porta A una seconda motivazione: nelle sezioni
di Rm presentate in queetu saggio. l'argomentazione non
criatologica.
teologica. lettore po funilinre con
il Nuovo Testamento non ha difficolt a vedere in che c o n
l? non;: lenga
lettera agli Etrei
dal
ange '. In e etti, questi timi mettono in
' n o e prep a r u o n i e al tempo stesso il loro compimento. con le ne-

:!

ma
Il
differisde

un

]o

>a i m . Rm, .i ved. ze 3,1-1s, dove |. lenundelh S w i m - n eml5'1"1='3"12"? 333255

0 La rim-$i brevenienie, Eb dimostn che quello m m t i v o non


l'unico modo di f u e tipologia. Severochequelt'ullilxusibuanm
utilmente sulla mm e permnlo. tu un rapporta in due o p i eventl,
pumpnrviunngndanone,diretunmvemcluqmlopmcesmmn

.wimmiunminunm:mmgionmlgiienria,iimconmmni

eslenzille uu tipologia.

218

rotture e cambiamenti, perch riflettono sulla


sull'attivit di Ges e sul suo posto nella storia
m a . In, R m , invece, .si incontra
solo
.
del qualche]

di i l . Rm 5-6. 111 C l BPP


f5 il
= 'tlpm (W._5.14). come segnalato SPla' P_':l
dell argumentanone teorica (R.m .14 e 9-i 1), D i o ( .
il soggetto pnncxyal_e dellagu'e _salvnico, colui
' 439 tutto p e r _V1=. mpene_tnbnln (Rm 111v3_3)
" " } argonientazione C ! D? Ibbl? ll " 1 0 0 PUB:
" 11P ' qualunque "Ployfi - "l'llm

' A M I

d\ sant Ireneo provano con

v mainsistendo sullaspetto ff.m @'nuamhfi


- dell W dimm. ] IPM1 31F0!!! m q u ! =
dnl_lflemraupohch delle 5,m ., da

\;:

, quindi quegli: il pi piccolo del para_dois:se


come ai>bmxno cogtaza , In ]:.iiirticu'1 ;on
.
' l esperienza in Qnstn : determinare; "i o :ll;
V il disegno di Dio nella stona = "
. dallaltro essa n o n impregnn le
di linee di
menmzione che non diventa o a nstann r a n
'
cristolbgica ' Parndogs_o Che Pl Si Shillifl'eb
v 501181 conmddmone1
' -h. ehe regge
(ln P;Pf_ 10
1647 chiaramente Wdfiflll K
amen-nazione: il Vungelo - Ges Cristo e tutto ci
eriferisce a l u i sar menzionato solo
sottolinea
'\ potenza e la giustizia div-ine. !] V
lino non
dunque in uno spazio. puramente
cristo
gico,
chiu
.
.
- le "5550: SPI? Il ' " _Dio. " nconnsczl;en,fla

"

"?fi
hh

' ","ef: ?".Pelimnfta


01081 dl Rm. le sue 0 " P

" " '

giudizi! dlvlnn
passi di Rm in cui si delm'ea l'origmalu't dell'esegeei
, convergono infine verso il tema della giustizia di

_. ' '

Mirano infam' : dimomare che gue giusu'zia. p_ui


. Psmfi0fe(PWPmB "
remb"

"

lmptxunuargumenutlynl_nfl}lnon

esem_ ampi-B}
dddmmnmonmuu

219

senza discriminazione). anteriore (prima di ogni


ta umana, Dio sceglie, e prima di ogni agire retto e;

msmgrazia).

alla possibilit di una giustizia umana deriva da D i o


-, che non avrebbe dato la sua L_eggese n o n fosse
praticabile. Ma. si obienex. alm meu proclamano
m lincapacit in cui si trov Israele a praticare la
a. ad agire secondo le direttive del suo Dio. Cem.
e ha compreso sempre di pi che m i m doveva al
no divino. Ha sperimentato soprattutto che-questo
nno gli dava la f a m di volere ilbene edi realizzarlo:
usm pecca sette volte al giorno-. ma si rialzi! (Pf
6), e continua cosi a promuovere la giusfizna. Non di
,
dell'uomo significa rendere gloria a Dio, che ha
.. la sua Legge
he sin messa in pratica e non e r i
cos nellasua
edizione.

L'ESEGESI EBRAICA

Ci '

pu del resto domandare sel egesi giudaica non


m i r i piuttosto a promuovere una giustizia divina retribuilva, senzo evidentemente negare il perdono. sem re gratulto. delle col e dei peccati. Abramo amico ' Dio perche Gli e f
e; viene meltn [ s a c c o e non Ismaele percM
nceett di eesere offerto in sacrificio ed ha pertanto del
meriti . Giustizia di un Dio preoccupato del m e n o ab
biente e difensore dello presso, vicino a coloro che lin
vocano e si dilettano ne sua Legge. Dio giusto perch i
suoi udizi sono equi.
E se giudaismo insiste tanto sulla Le e, non certo per
le regioni legaliatiche che u n a lettura parte gli ha per
tanto tempo attribuito. infatti in discussione Dio. che ho
rlvelaio la sua giustizia nella Legge e che. per ci stesso.
vuole che sia realizzata. Dt 30,1114 lo fa capire chianmente: YHWH ha messo la sua parola nel cuore dell'uomo
perche questi la possa mettere in pratica. Che significato
avrebbe una Le geimpraticabile se n o n il falli
dl
la rivelazione, lla stessa ' tizia divina? ].

ebraica sulla necessit dellagire etico deriva


' '
tamente dalla seriet a c c o r d a t h volonid oa. che ha
afhrmato la possibilit di realizzare la 'usti
la nella tua bocca. nel tuo cuore e ;
tue u n n i , perch
tu la mette in pratica (Dt 30,11-14 UGO. Lottimismo re L'introduzione del u r Yenuhalmi a Gen 12e in pmponim mollo
illuminante. ! due figli di Abr-nm li dilpuiano ll dirmo elleredlt : fan
no velere come argomenti la loro condizione (primogenito per lmiaele;

%
nr

W;
duelli :II Per l:glzizlddi arriva-IN =sll
meriEcooieno-ooo
uz.ione ' n u :

bum

w..nmuigdinez'iommpigiugodimpacbtmnamocin

condmeuediclannie.seaveuivolutorifluure,nonmlnreisotlopo
mdhcirconcinne.hinveoguimmcmuncixonouogionise
foui c o c c i , fone n o n tl a n n i sono g l i . circoncisione.

luccqn:r

dicendo: mlcl oni ho trent'-nni. =!= il)Smwenedclmegl- .


chiedeue
e mie m u n b n , m n (; lele rlfluterei'. Su.
himqueeteparvlefumnoinlesedal$igumedelmondoembilohparoh
d i tent A h (Segue illeso ( G e n 22)-.

220

n SIDIFAOLO
'

- affermare, senza grosso rischio di errore, che Pao


:| ha seguito una tale interpretazione della Legge e
. ' u 5 fi l i l divina. Non che non abbia voluto concilia

ru'esempio del giudaismo. lelezione e la retribuzio


tre pessi analizzati sopra di?

la giustizia e la grazia. !

o al canna:-io che lo sforzo dell apostolo verteva


n a s i punti. ma le sue soluzioni si oppongono in tut
. quasi, a quelle dei commentatori ebrei. Dio aveva fai:
fli Abramo il suo amico. non perch era fedele ai ;
.. . . : enti e meritava la ma unicizia, mdper gram;
' a preferito Giacobbe :: Esa prime e ' ipe_ndeme
' xie da ogni risposta positiva; aveva indurito il cuore
faraone e di mtri gli altri per mostrare la sua glona, :
p e t h aveva previsto la loro disobbedienza o le loro
: nza; Egli giustifica senza discriminazione._ ma a
ione di aggiungere che tutti. ebrei e p a g a n i . sono
raggiunti allo stesso modo da questa sentenza poun
menixe e t a n o peccatori. votati irrimediabilrneme al
Non si pu dire che Paolo n o n mena in rilievo le dei
. -'
' '
emei

.dmm'lma-"mllt? ;'fflp'ffi}ggg"i

-.

Pim;Tul= edlffi.C : e si
cerc_
ew
odassorburebeneomaleconunamonAdellare
'one posteriore, riappaiono come per incanto sotto
dellapostolo. Esaminiamo nel prossimo c italo
.

. .

. .

p$1flonepahna relahvflall3glus'wadlme
: 'oni delle soluzioni che egli propone.

. _
=

Capitolo decimo

i 3,10-20. Paolo ammette in eietli l'esistenza di una re

4one posiiva in 2,7-10 e ciononostante dichiara,in


di sezione, tutti gli uomini passibili della collera divi
) ugualmenle molto dificile, l' abbiamo visto allinizio
capitolo quam, conciliare Rm 3,19-20 c o n 213:

Vangelo e giustizia divina

2,13

, n o n coloro che ascoltano la Legge sono pusti davanti a Dio,


. ma quelli che m e t m n o in pratica la Legge saronno giustifi

I capitoli precedenti hanno fatto intravedere la posta in


gioco delle posizioni dell'apostolo sulla giueflzia divina,
tenuto conto del loro numero e del loro posto nellargo
mentazione 1. Rimane quindi da interpretare la massiccia
presenza del vocabolario della giustizia in Rm 11[.
Ma possibile dividere i dati in due insiemi. secondo le
situazioni considernte. Nei primi tre capitoli della lettera,
che partono dell'agire umano colpevole agli occhi o
meno della Legge -. Dio si fa riconoscere giusto nel suo
modo di retribuire edi giudicare. in Rm9,al contrario, la
guestione della giustizia divina non si pone pi in termini
l retribuzione, perch l'elezione o l'indurimento prece
dono ogni agire umano senza eesere per nulla determinati
da questo. Seguiremo dunque lo sviluppo dell'argomenta
zione paolina, che, su questo punto, va dal pi semplice al
pi complesso.

;, 3.20

' nexuno s a r i giu:tificato diventi a L u i (Dio) nulla base delle


opere della Legge.

analisi del capitolo quarto suRm LIB-3,20 hanno per


- che questi capovolgimenti i spiegano con la
.. ca del ragionamento - e n o n c o n qualche sbadatag
0 debole logica.
1 difiicolt pi grande e altrove; essa tocca Rm LIB-4,25
sua logica profionda: se, in km Lis-3.20. Paolo non
in discussione la legge mosaica, grazie alle quale
uh in particolare l'mioma dell'imponialil divina
|! 2,11), c o n la quale, ancora, la retribuzione divina
- esercitarsi verso il giudeo. spanixe da 3.21 afferma,
contrario. che Dio ha manlestato la sua giuatiziasenza
Legge. Come spiegare questo cambiamento? D i oi n
- che ha rivelato la sua Legge. e. con essa, i suoi giudi
\ e sue aentenze. Come pu dunque essere giusto senza
.. ta Legge di giusn'zia. che la sua? Sarebbe pienamen
comprensibile che egli voglia fare a meno di una legge
, . , incapace di riflettere la sua giustizia, ma il senza
Leggendillm3,zl siriferiscenllnheggedivina- chia
ia qui mosaica , essa stessa santa e giusta.
1 Perch
'a avrebbe deciso di m a n i la sua giustizia senza
legge da lui data proprio a questo scopo?
, : dunque da seguire i paradigmi Legge e giustizia

Glmtlzla dlvlnn, con o u n a le Legge?


i commentatori si interrogano a ragione sulla coerenza
del pensiero paolino in Rm Lis3,20, perch molte affer
mazioni di Rm 2 n o n sembrano compatibili con quelle di
Le duttili. divino e il tem.- prineipole degli :vllnppridi Km 1-4. come

indicano h]

'iiones,pzncipaleeseoondarie;ese,inkm9IL sono

i giudei, ne 0 om attuale tuazione negativa vma evideniemenie dal


Vangelo
, e la loro sone future-d atti:-ue lattenzione di Paolo. g l iin
!envgafivi nollevau 9,641 e i l ,1 mm nondimeno teologici e toccano di
vetumenle la giustizia divina.

222

, l i m n i n e Legge:,wnhl'nailucola, designailslslzmnmosucn,nelle

componentietieu. socialeecudnuale

223

in LIB-4.25. perosarninare il modo in cui Paolo li utilizzi


-rprendendo le-oategorie bibliche e giudaiche . come Il
fa, giocare insieme e, in seguito. li separa.

- o p i |ardi; i malianm-i; significa anche e so


- 3 ricompensare i buoni. Anche se, in R m , lira ?,
" sfaccettamra della giustizia divina relativa alla
ne, essa n o n la esaurisce.

GIUSTIZIA DIVINA E LEGGE

. liu) divina: un assioma fondatore

L'ira

tenze e dalle retribuzioni, dal giudizio e dalla sua


e. il testo scivola ora verso un t r a componente

Rm Lis-4,25, prima macro-unit della lettera. pu essere


benissimo considerata una presentazione delle diverse
componenti della giustizia divina posteriore, percepita
come reazione alla condotta umana e determinata da essa.
Allirgiustizia umana Dio reagisce con lira Certo, Paolo
n o n ice, almeno in un primo tempo, che lira un modo
in cui si esercita la giustizia divine: lo sonolineer soltan

oe brevemente in Rm 3.56. Ma il lettore non ha alcu


na difiioolt a comprendere che la reazione divina negati
va la su i r a - giusta, poich sanziona l'ingiustizia

\iiiianzdirl'la giustni in linea;:on le slue rg ioli:liilrnesse in


' evo
'eposto o. Lira vins co ire
' tti ingiunamente se i uomini fossero i nor5nti e irres nsabili:
segnalando : e sono inescusabii (1,20). Paolo
in intendere che era necessaria la reazione divina.
Ma avanzando nellargomentazione. il lettore percepisce
che la reazione divina non e sempre inunediatn: il costi 0
pu essere differito, anche al punto che alcuni ne approfittano per continuare impudenlernente a restare nel male e
nellingiustizia. Lira cosi temperata da pazienza (2,4) e
da nn. perch in Rm 1.19-32, la punizione divina non
prende mai la forma della distruzione pura e semplice.
come se Dio non volesse n mettere a morte nannientare
i recalcitranti, almeno p e r il momento. La retribuzione
non e dunque ancora arrivata al suo termine: la collera
fino ad o r a ponderata dalla clemenza non rinvia soltanto
a.l pnssato. ma sar anche finale, nel giorno dell'ira
<2'5)-

L'espmsone giorno dell'ira: amplia del resto il campo


della giustizia divina, che n o n soltanno punitiva, poich
in quel giorno. Dio render :\ ciascuno secondo le sue
opere: ( R m 2,6: citazione d iSal 61,13 non, vita eterna
per coloro che avranno compiuto il bene ed ira per gli altn'. Per D i o , essere giusto non equivale quindi solo a ca224

divina_ suorifiutodeipn legi(2,il)ll.a


io viene innanzitutto dalla sua
. _
Enne Dio
stesso che si propone come

ca:
. ed esige dai giudici umani che somiglino :\ lui,
{iano giustizia a tutti,
eri e ricchi. uomini e
fi.
senza lasciarsi u e n u r e dal nome. dallo

""

potere.

'o perch imparziale. la giustizia del giudice di


serciuni senza la Le e - la legge mosaica 5,
il giudice divino hail avere infatti di retribui
-ebrei come non-ebrei. senza giudicarli sulla
_ ,base
Le88 alla quale " 1 1 0
=.dl c u i non
.. conqscqnu. DWG c_ontoidellie situazioni =
. ' ' ?lmr non_pu_reuzlburre B" = non-siudei
811 S W ! pnncngi.' (n-mz:- del resto esuema
' PCh " Slh a flC_WPCFSFN .
.
d u e delle opere. ma anche dei " : cui segn

E dei Biudld ( d i " 215'


pegch_ u} un secondo tempo. Paolo ,dfermn che
,mnbuue 31steep come 11giudeo e wwyersa= m
Il_8f NME
=.11 Billd marcon
V dellasua P n l l i a , Dl? M i ll Bid
' P " 11P W come udeo. " ?

"

C , Rm 4

W ? %

stretta allh'

dell 3 8 5 1 0 dl Impal'lall'? Se era nn

fi u m i . di mn 2.71o
17.82.
' t i v ; ; p i in
di q n g u w m
a m g u d i r e . :ived-iosodio di |>. D o v - fl , v a
"nwoldflflrmmmmdlimkoma 1966.

" g fi ' l j g ' a e w


a <<

.|].

: .. unsisterna gishlivo.

p,

fil a

m a , c i ; .
_

225

do dice sulla
_ base delle opere della Legge - esse non
sono sufiicienti a fi1r meritare la condizione di giusto da
vanti a Dio. Ma si sarebbe potuto obiettare che, anche seil
titolo di giusto- non risulta mai direttamente dallagire
umam, quanto piuttosto dal verdetto divino, da cui n o n e
mai assente la misericordia - il giudeo ammette anche
questo senza difficolt ancora con la legge, p i precisamente con il sistema sacrificale. che Dio aveva previsto
di manifestare e realizzare questa giustificazione. Paolo
aveva quindi il dovere di rispondere su questo punto, cosa
che {a esattamente in 3,21s, rifiutando dmsticumente allLegge un qualsiasi potere giustificante Anche e saprai-
tutto a livello sacrificale: lo strumento di espiazione stabi1lto da Dio e Cristo, che comunica il perdono (divino) per
m e n o della fede a tutti senza eccezione. Il principio di im
parlhlit continua a funzionare in questi versetti; decidendo di accordare il perdono per mezzo dei sacrifici previsti dalla Le ge. Dio non avrebbe forse privato il resto
dell'umanit ella sua misericordia? lra per gli u n i (pagani) e misericordia per gli altrl (ebrei): come avrebbe poiuto allora definirsi imparziale?
Ma affermando che Cristo Ges - e non il propiziatorio
prevlcto dalla Legge, quello del Tempio -e lo strumento di
espiazione, di giustificazione universale, il testo solleva
immediatamente una difficolt: se Dio aveva previsto che
Ges sarebbe stato strumento del suo perdono per tutta
lumanit. a quale scopo ha istituito il propiziatorio del
Tempio? Per perdonare i suoi fedeli, in attesa dellinvio
del Figlio? Ma questa interpretazione. che abbiamo gi inconttato a pmposito di Rin 9 - l l ! e secondo la quale Paolo vedrebbe nella Legge uneconomia di salvezza prima
della venuta di Ges Cristo. non pu basarsi n su Rm
3.20b, frase nominale che ha la forma di una sentenza vand per tutti i mmp19 n su Rm dove lapostolo dimostra che Dio fin dallinizio ha contato la fede come giu' cf.-. p. ue.
hhuptaeoaezekodottazuinfatfi.permuzodethegp.lamnv

% figg'ggmgclhvnm ' Z $ S E
conoscenza del poem-'; il contesto (i v. z u : ) coiuiglia tuttavia un'altra
traduzione, m i t t i v 1 : Infatti, p e r mezzo della legge, (viene dal: sol
tanto) la conoscenza dei peccaton.

228

Maselaleggenonrnaistaonsirumentndigiu

one, i r i t i di espiazione che essa propone sono da


:
ineflicaci o. al contrario, come delle figure,
.
' si indica g' la 'ustificazione hnn-a?
v nte, Paolo n o n algelnna che Dio non concedeva
mezzo dellistituzione cultuale - d'altronde n o n
_ a rischio di doversi spiegare a lungo sul ruolo del

- sacrificale mosaico. Se egli collega la giustifica


! mdenzionein Ges Cristo (3,24), lascia intende
"
: te tutto, che leconomia precedente era quella

enza, della longanimit (anoch. cfr. 3.25) divi


ue alla quale le trasgressioni ei
cati restavano
: ti. Ma associa subito il tempo dell?]?azienza tem
: nonpunizione (pam-fis), che n o n u n a vera e
' . assoluzione - alla venuta di ns e n o n alleco
_' mosaica: di conse
, la giu: "a non-punitiva
del
to riceve sua motivazione dalla fine che
. la
ione di annunci. cio la redenzione : la
, ? azione universali in Ges Cristo.
. e propiziatoriodi 3,25 ha nondimeno una certa
' v nza. almeno come sintomo. [mpedisce infatti di
nel rito sacrificale del Tempio solo un nulla al qua
trebbe la pienezza del sacrificio della croce. Che
avrebbe =vut0 ll rivelm'one, a M08 (Cfr- ES
D perdono = bont: 5 non
P_W

' = i almeno un po pnmadella venuta del Figlio


ml !0_3 = 130. nd esempio)? 1; applicazione del_teml:
mzmtorim a G u Cristo und-ca qualcosa di pi di
/ tito lessicale; riflette u p ! lettura fiP| 'ca dellon
' " " " : _d" 11m le_ni figura de n {"

- me=?-IB della. redenznone. Essendo Paolo I "


uatodimetterein endenzale_ drfierenze, le distan
'
somiglianze e le P W D della redenzione
Cristo. st pu comprendere perch n o n sxsoierm1
P
: fede, due manifestazioni della giustizia divina
_
_-c ritici sisono chiesti selaformulazione dimo3,21
m u m sua]menw un mterpmtflzlone PSlwa del
giustificate della Legge. In effetti, l'espressione
. la Legge. si manifestata la giustizia di Dio non
229

lascia forse intendere che prima della venuta di Ges Crl


sto questa giustizia si manifestava per mezzo della Legge!
Certo, ma l'articolazione, delle prime due sezioni, Rm.
LIS-3.20 e 321425, in cui si legge il passaggio dall'ira

alla misericordia, indica chiaramente che, per l'apostolo,


questa giustizia determinata dalla Le e resta, dopo Il
promulgazione di questa Legge, nella ogica dell'ira e Il
sua funzione ultima di far proliferare la colpa (Rm 5.20).

Che avr la sua realizzazione definitiva nel gior


scamparvi. Legge
'
- - '- mano quindi p e r Paolo due modalit c o n le
manifesta la giustina divina: la rivelazione della
divina e dell'ingiustizia umana spetta alla Legge,
- mazione p e r grazia alla fede.
i r a , permette fortunatamente di

.
rivelare all'umanit la sua menzogna, il suo peccato, unl, "ZIA DIVWA HIVELATA DALLA FEDE
tamente alla giustizia e alle verit divine (3,1-8; 3,20; 7,7)
.
. _
non bisogna dimenticare infatti che nell'argomentazion
, _ PHDCIPRC della lettera, soprattutto Rm 1,17.
che va da l. is a 3,20 l'interlocutore (fittizio) dell'apostolo
' ' D mtrave:iere _ancora in {nodo ellittico - che
ammette lingiustizia umana solo dopo la menzione delle
Vangelo 1383311_118 divma sudefinisce totalmente
Legge come rivelazione ideale della verit e della giustizl|
. " =' e, come IndlCfl la progressxone retorica di Rm
(cfr. 2.18.20). Ma chela Legge abbia avuto l'effetto o addl25; il Vangelo non 11a n 8 parlare della giu
rittura la funzione di rivelare alluomo il suo peccato. ].
. tut)avla lanvela sono u n a luce nuova, quella
sua ingiustizia, non rende ingiusto Dio, che, c o n lapro-"5115513110110 um_versaleysenza conduzxqm. inutile
mulgazione della sua Legge. non intendeva alatto umil l 5 Punti g1 acqulsm e SVlUP a nel capito
re luomo. per me lio dominarlo o lasciarlo alla sua Imi .
. Che tratta del] eqonomia dellai e. .
na, Peqhlla.sufl onganlmn era gi operante; gli p,.
momeknto stesso in c u i la giustificazione per la
diva di infierire (3.25-26). Del resto. se c un e s p e n e n l l
.
una componente "NOVE e dec1siva della
decisiva di libert descritta dagli autori biblici, proprio
d! (]il sua capacit. dl rendere giusto chiun
quella della confessione dei peccati: il riconoscimento del)' c che, di questa 8Slmla. em g l i rivelino
la propria ingiustizia e del proprio peccatoda parte del
' d." REIS; _" _ " =? 3 5 5 un 51 fi_cao
fedele. lungi dallop rimerlo. lo apre alla giustizia divin. |
.1 . ange Cl v i e n e nvelatg .la vera n z i o n e
trasLf'
rmaz one3u
e 'essere
.
8
. g

Si obietter forse che, seconclo il

f , il

i '

parere stesso di Paolo. I


Legge n o n poteva ottenergli questa trasformazione (R
7,7-25). vero ma, a p a r t i r e da Abramo, la fede era gl
contata come giustizia (Rm 4). Sottolineando quindi c
la giustizia divina si era manifestata senza la Legge, l ' l

postolo non intende dire che la Legge sia ingiusta o che


non abbia nulla a che vedere con la giustizia divina, ml
semplicemente che la sua funzione nond di giustifica"
l'uomo. Rivelando la verit e a giustizia ivine unilamente alla menzogna e all'ingiustizia umane, essa non fa sfuggiro allira, ma piuttosto la invoca. Inversamente, la giu-*
stificazione p e r sola fede, n on sopprime giustizl

la

se

la

"= il Sal 51 ne un chiaro esempio: ci a cui m a ; la preghiera di


animista ; ii proclamazione della giustizia divina.
i

230

. _
,
. _
y:;tai iiiili,'razzflielifzgzzazmiirgi

ong: leesgiafsililitl: 3;suficmme infiatg,llll requx, 3 8-10%8ne1 quale 0 ": :;g;


amore
;; non cliviene cad gn} D. il al
suo lel'

to Il dis "vds ". _ " 0 p i e n a


;. non il tota'gtgi [la D giusto P. allora es
l . ".e a lal _e ? "a'DUB- ,

m'?

"man-""

te" P a ma

jdllnphcl'lq0flmflle
Per

sull Incapacit della

dnlh fede alla fede 1,174: a l c u n - :

, perch molto

se(gli eunciali dell;n non


vu_1uali Ednlo che_

'

bim

loro senso

$ $ ? f g fi m g fi g $ :;Lg'gyz

L ' i n 'nethllafedeallafeden nonni

eni]:

ln,Del-

interpretazioni che sono state fornlte. su quelle c e parlo


' (Rm 1,18-4.25)esi basano unicamente su di essa eviti

'nrbitranet.

231

Legge e procurare la giustificazione non deve essere attrlimita :: un qualche inganno o frustrazione anteriore: prlma del suo incontro c o n Ges Cristo sulla via di Damasco,
Saulo era convinto che l'economia della Legge fosse salylfica. Seora fa delle affermazioni drasticamente contrarie,
che farebbero pensare che con Ges Cristo si passati dl
un estremo (la proliferazione del peccato) allaltro ( i l perdono gratuito
e. l'adozione filiale), in v. i m ] dell'universl.
.
lit degli effetti del perdono accordato in Ges Custo, cffetti che implicavano una radicale relativizzazione del sistema mosaico. in considerazione del conseguimento della salvezz videntemente. E sela Legge non al servizio
della giustificazione, della radicale trasformazione delluomo, l'apostolo non ha avuto forse ragione di conclude{e che Diodne hafatto unicamente uno strumento di retfluzione o i collera?
Oueete conclusioni non rimettono fondamentalmente In
discussione la giustizia divina considerata come una retri
buzione. perch il giusto giudice deve giudicare in modo
imparziale. deve cio far applicare la Legge proprio retribuendo coloro che le sono soggetti secondo i segreti del
loro cuori e secondo le loro opere. Certo. Paolo avrebb|
gotuto confrontare le sue convinzioni con tutti i passi blun, in particolare Sal 119, che. invece di associare |.
Legge al peccato e alla mortejvedono in essa ci che rivlvifica e purifica il cuore; e secerte assimilazioni o opposlzioni appaiono affrettate - Paolo non si preoccupa di
sfunare le sue affermazioni - la loro coerenza rima
non imeno rigorosa.
.
>

Ci che sembrava un'enormit - che Dio ponesse m n i f


stare la sua giustizia senza la Legge, anch'essa giusta , ol

diventato progressivamente comprensibile e spiegabile.


n o n grazie a una ualche acrobazia esegetica, ma in nome
stesso della Legge. infatti laLegge che, rivelando il famosoprincipio dellimpmialit divina, ha fatto in modo che
non a tutti fosse resa giustizia, cio ai non-ebrei. per s tramite. In tutta la prima sezione della lettera. fino &Rm
incluso, Paolo n o n fa che applicare q m m principio pmialifiz egli vede esersplificato ll'in dagli inizi, n
ro stesso
Le e, con A ramo. Il ettore pu pere
pire qui l'importanzgagdelle procedure del lungo cammin

232

itol.i

' _

'

o::Is,n-ettalnente tetiiogif poter interpretare una


p i o di imparzialit uova pertanto la sua eminente
. "one nella giustificazione universale in Ges Cri

n che le esigenze etiche della Legge sian


t u t t a p i che mai di
rtarle alla [
s:fornpar
la giustizia divina sg) 'e
teo"? plenum

. mama
. r i v ela Legge
come
.
. c o n la venutap1_
di Ges Cristo,
-
_,te mua sua c o m n te ]
rde
P
di ammmstra nen rd
dei pc tutta
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ecczell:;:sogvfltggingnjfiflafilluflal de]

''

'

"

., o divlnn ud elezione/Indurlmom
"
,
,
.
de"" ] 4v " problema della giustizin
. |_)rende
EW" frlfl. e 11 p o
" *PP" dl n o n diventa anteriore. Del resto
gnon ! aflyvnu allo stesso modo. Cambia il suo modo
ere, a livello dello stile e del modo di argomentare.
= prima m u m - u n i t della lettera u n a reale pro
' e retorica prepara a lungo il lettore a ricevere la
- dfnllsiaufsflificllione p:]; la sola fede. in Rm9-11.
o. eu n am
a z i o n i : che: lascia
ezioneil e
lindurimento
{ tte con
subitaneit
lettore
sconcer
lapostolo sembra accontentarsi un po in fim del
*m
flPSEZ b a m dire Che Di giusto, Pcmh
o rifiuti senza essere determinato dalle future n
umane. positive o negative (Rm 9,16-18 e "a 9.12)?
'- - dei midrashim e dei mygumim giuda: . come
- visto, mirava proprio a digerire, queste dimmi
. lando la scelta divina sulla giustizia della p e m n a

ll.le

si ritornava cosi a una situazione di giustizia p o .


. Prendiamoci tuttavia la briga di esaminare i vari
. del ragionamento di Rm 9-11: le ragioni fornite
tolo sono forse i so '
'
possa
'
P
kde dl quanto
app
233

Ma l'inflizione di u n a punizione gratuita co


proprio la molla dei drammi antichi: esercitando
n i c c i capricciosi, gli dei { a n n o nascere, senza vn
' eroi tragici. e mentre essi n o n escono certo nobi
confronto, la persona che colpiscono acquista

LA FINALIT DELLE SCELTE DIVINE

Ricordiamo che se 9,6a (La parola di Dio n o n venu


meno) costituisce la pmpositia che regge la prima pa (9,6-29) della sezione, Paolo la conferma in p i tempi:
Gli-13, 14-23 e 24-29. Con i vv. 6b-13, egli ricorda che nu
tutti i discendenti (secondo la came) di Abramo sono 5 figli, perch la parola divina che definisce la filiazion
Senza ritornare qui sui dettagli dell'argomenrazione "
notiamo soltanto ] esatta funzione di questi versetx.iz seD
lia sempre proceduto per elezione, perch non dovrebessere lo stesso anche oggi? Che solo una piccola parte
Israele il Resto santo - abbia creduto nel Vangelo no \
implica perci il fallimento della parola divina. La potenza divina e salva!

Il lettore si sente per un po' a disagio, perch Dio mostri


la potenza della sua parola c o n scelte arbitrarie. nel semo
che il suo amore e il suo odio (9,13) n o n sono motivati dl
un (Agire umano che lo meriterebbe. Paolo non da tanto
sgiegazioni; sembra perfino voler sboccare il lettore, per
o bligarlo a reagire. Ma, aggiunge. le obiezioni che si pon
trebbero muovere (cfr. 9.14) restano ancora nella sfera di
una giustizia della retribuzione. di u n a giustizia in cui Dlo
ho il dovere di ricompensare (di amare] chiunque li ubbedisce (lo ama) edi punire (di odiare) chiunque g i rellsie :: lo rifiuta (lo odia). Decidendo di amare :: di odian
di scegliere o rifiutare prima e indipendeniemente da og
reazione umana. Dio non si mostra affatto in usto. Quo.
sta risposta, di una brevit sorprendente, sem ra, malgru
do tutto. insoddisfacente. Certo. sarebbe tracotante ima
porre al Signore del mondo le nostre piccole idee sull.
giustizia: del resto Abramo riconosce il suo ardre quando, intercedendo per Sodoma, ricorda a Dio alcuni princlpi elementari: Lungi da te il far morire il giusto con il
ccatore! Forse il giudice di tutta la terra n o n praticherl
a giustizia? (Gen 18.25). Ma si tratta ancora di un contes i a di retribuzione, dove giusto e peccatore devono ricevere secondo le loro o ere. La situazione di Esa in Rm 9,13
ricorda di p i quela degli eroi della mitologia greca. Il
quali u n a divinit malintenzionata infligge un castigo non
Cfr-Aumav cap- V i l , pp. 109-114.

234

' t u r a inaudita. Niente di tutto questo in Rm 9.13 e


primo piano sulla scena resta Dio e D i o seitan :
, odiato: e Faraone indurito n o n sono invitati a
; n o n quindi possibile giudicare la loro grandezza
- 0 davanti ai colpi del destino o della provviden
si sono menzionati solo p e r mettere in evidenza le
aparadossale di Dio. La sorpresa cresce quando si
Pi di V i d fl il modo in = P301 procede nella
>posta all'ipotesi di u n a ingiustizia divina: Dio stesso
a al faraone che lo indurisce per manifestare la sua
v 9.17). E lui l'eroe, n o n luomo, eletto o odiato. il

. completamente diverso di! quello dei drammi

ta dellapostolo ha tuttavia vanta 10di mo


finalit teologica delle scelte divine. in questa
U n e . d'altronde, che egli desidera farci andare. Dove

il suo [ m a r e ? Al riconoscimento della "


iVin8| Indurendo il faraone - =tanti altri - Pl ""
in alcun modo la su (loro) perdizione. ma p_iutipsto
' = t " P della misericordia edella D?}fiCil_i'
" 'versali (9.23-24). In breve, decidendo di indurire
' PW dellumanit, Dio voleva Infine mostrare la
oria = raggiungere la sua mi59fllfdjfl PNP"?
' che n o n erano stati scelti. La gius a divina siven
' . in primo l"$_ 3 filii" ! D l che mdu
Per lasciare lumamt alla sua { - "R mente
il nome di giusto. Ma l'intenzione positiva sui
= l e g i t fi m m gl! }h'umergti utilizzati: e la m i s e r i
finale autorizza 1 a d-e indurire?

STRUMEN71PARADOSSA

-
.
. le 5191

-trebbe evidentemente rispondere che Paolo esagera,


elezione di un u o m o o di un popolo non implica ne
. e n t e l'odio, il rigetto degli altri, che funziona
235

le, alservizio diunprogetto che vaoltre l'eletn eche fadi


lui lostrumento della misericordia divina per tutti gli llt:ri. La fattura minimi-nica del p a s o . che vieta i lunghi
sviluppi e d agli argomenti degli aspetti talvolta sbrigativ i , ha forse in questo un'incidenza particolare: lapo
stolo si limita a citare alcuni aer'npi sintomatici p e r un
lettore che egli suppone forse a mm in grado di com
prendere la posta in gioco delle situazioni descritte. Infat
ti. sesi considerano un po' p i da vicino queuti esempi, li
delinea abbastanza chiaramente una progressione retorica Paolo risponde implicitamente a delle obiezioni che
certamente gli allebbero state mosse. Che Isacco sia stato
preferito a lsmaele sembra infatti spiegami con la su
condizione di figlio della sposa e non, come Ismaele, de
schiava: Dio n o n farebbe allora che applicare il diritto
miliare in vigore! Ma lobiezione non approda a nulla per
la generazione seguente, perch Esa e Giacobbe sono li
gli della stessa donna. E Giacobbe non e il primogenito:
non si pu quindi dire che qui Dio rispetta le preceden
Siobietter forse che iastum Giacobbe bnusurpato il diritto di primogenitura e la benedizione riservata a Esa.
Me facendo risalire direttamente a Dio l'elezione del cadetto, molto prima che questultimo usi la sua astuzia per
soppiantare Esa, Paolo sottolinea abbondantemente la Il-

berta della scelta divina, che capovolge i privilegi e i diritti


umani. Libert che i versetti seguenti rafforzano ancora di
pi: seil faraone :! indurito perch Dio vuole salvare un
popolo il suo popolo oppresso. il punto principale .
;hll=rgleeigzxon sceglie i primi, i potenti. i forti. per opera-

.
Alcuni, vero, fanno gli schizzinosi quando leggono i p a l si biblici sull'elezione, dove il sentimento di superiori
del popolo eletto sembra non sfuggire alla vanit :
ti ha fatto dichiarare oggi che tu sarai per lui un popolo particolare come ti ha detto osservando tutti i suoi

s:;im ove!er mmtlioni aol|evll.e, i midn5 8 =svies.=zi , m m ' v


:;fnuugrr19'lo7lffllalflighammAvol'l l l . Jfius dum & rhane. CIVl
;chr a

236

venlemo d e l ] .

" ? *.*? @" ldeefnjglnrfi


? dsa:myfiwflm$w $ $ (Dt 26.18
{33_

' enunciati riflettono al contrario una


de mera
Infafli Dio nonlia scelto una nazione rte. potente,
-to piuttosto la p i piccola di ume. debole e povera

La so
pxioquestoilparadom.
rpresadapmfeue
ha _ n o n deriva d a ] f a n . ) che I l - [ W H abbia scelto un
o ;, c o n ci stesso, trascurato altri, ma che abbia
i t o proprio quel popolo, israele, p e r testimoniare la sa
: e la aria divina dinanzi al mondo;; nn_zmm ]
. . fiere ella loro cultura _edella loro cmlt; i n s o m m a
.' loro saggezza. Dio sceglie il p i precolo_ : il pi debo

. . popolo dalla dura cerv1c_e;:> periarne ll desflnntanfi]o

!an su
"E paradossale Queen
," ?1." magistrg
lllllimvifllu *uilgli': m;:ga'gf

' one_comunmaa
'

: .

""

l ""F'a facendoli " nld"delh f=f:biihal


' hc D V
"'T g ; : fl l'im tenza
" perl manh:slgare ail?vggtee n.omo numpli
"

': Ladlcifl davflede altro n o m e della povert.

"

p e r ' o 9 lndurlmentu?

l l
. ne forse il contrario
do dice che
' b?rclipussonsneiidueendoli quindi .",imqmpgfzsaejuni
. .
.
.
r
21llllllfilelllaligvleitgegon avrbe fox-523503110 delega.
' peccato della nostra miseria, per compiere ], sua

, salvifia?

' .

di
erire u n a risposta' a questi interrogativi, che
::ggtutta
la nostra umanit. vediamo prima che

ignifica l'affermazione di Paolo sullodio di Esa o


.imento del faraone. Infiniti la quesngx: geuelezligo
' tac
nella popolo
dell'indurimento.
'o sce &
31,5"
u:apicolo
per nare ata-aversghi se
Buona Novella i a m m rl
'tvapertum' 'uo
' .,lo possiamo
, poich l.5pericnza
ci dimo
237

7%
'universale tale solo al prezzo di un vero radi
nel particolare. Ma il vocabolario dell'odio e del
mento sembra denotare un'osagerazione abituale
' nolo, esagerazione che bisognerebbe ridurre p e r ritro
v'are l'idea soggiacente, cio che Dio n o n ha voluto una
g:;nde nazione ricca e potente come testimone e araldo
lla sua iustizia. Non c alcun dubb ma l'apostolo
non inten e soltanto dire che alcuni n o n sono scelti - dl
un'elezione funzionale, definita da una missione anche
sela salvezza un "omo raggiunger anche loro; linduri
mento indica ano e che le resistenze delle creamre sono
anch'esse previste, integrate nel piano divino e n o n si op
pongono alla sua realizzazione piena. definitiva: senza es
sere negata, la libert umana si vede utilizzata in anticipo
al servizio della lori: divina e della salvezza di tutti.
Lesagerazone i Rm 9 - l l ha dei precedenti. Riprenden
do le metafore bibliche, l'apostolo dimostra che la sua ri
sposta ri rende quella degli autori sacri e che, come loro.
egli vuo e sottolineare l'iniziativa divina. che n o n resta
. prigioniera dei passi falsi umani. Il problema e l'insisten
za restano decisamente teologi .

Imperzlsllr e anterior/td: la coerenza dl Paolo


Possiamo ritornare all'enunciato di Rm 11.32. dove lesa
gerazione raggiunge il punto culminante. Innanzitutto
perch ne guadagna in estensione: l'indurimento. la di
sobbedienza non sono p i soltanto di un individuo e di un
popolo, ma di tutta l'umanit. Poi perch il disegno divino
viene li enunciato con una chiarezza ancora assente in
Rm 9,17. il parallelismo delle espressioni evidenzia la
progressione:
9,17: Faraone indurito per la gloria di Dio manifestata
11,32: Tutti racchiusi nella disobbedienza p e r la misericor

dia a tutti

La finalit teologica di 9,17 diventa salvifica in 11,32; il


concetto di gloria divina riceve li il suo contenuto: Dio

non si glorifica abbassando l'uomo, ma usando misericor


dia a tutti!
C' di p i . Se, all'inizio di Rm 9, il concetto di elezione

238

sembrava conciliarsi c o n quello di imparzialit


ere, eleggere, n o n significa forse preferire, in qual
modo privilegiare? abbiamo visto che n o n affat
ero, perch Dio sceglie i piccoli e la loro elezione n o n
' nde potenti alla maniera del mondo. ma sottolinea ai
trario la loro fragilit. E. segnalando che Dio ha rac
- tutti gli uomini nella loro disobbedienza, Paolo
tra che l'elezione n o n ha messo israele a parte dal re
dell'umanit, come se il popolo fosse sfu 'to alla co
' condizione
can-ice. Ci facendo, apostolo ri
una verit menticata troppo spesso e troppo in
.. Dio scegli alcuni per porli al suo servizio n o n per
meritevoli. capaci e p i degni di essere eletti: invece
he li sceglie - p e r grazia perch li ma (cfr. 9.13).
essi diventano meritevoli di amore e adatti alla mis
e che s i a p e r affidare a loro.
ione n o n va dunque c o n t r o l'imparzialit divina,
' ad essa subordinata. poich hala funzione di prepa
la misericordia universale finale. Ma, : uesta la
' -nda prodezza dell'apostolo, segnalando c e Dio ha
. chiuso tutti gli uomini nella disobbedienza. egli fa del
ce supremo il responsabile principale della situazio
' negativa (prowisoria) nella quale si trova lumanit:
parzinlit non pi allora soltanto posteriore (tutti i
anuri giustificati allo stesso modo, tutti giudicati re
J ndo le loro opere). ma anteriore (ur
di una decisione divina che precede i fiuti, le trasgres
n i , e che mira alla misericordia universale). Partendo
a giustizia divina legata alla retribuzione, giustizia po
4 'ore e dallimparzialit che deve accompagnarla. Pao
; a r r i v a t o cosi progressivamente a dimostrare che que
. giustizia si fa in realt comprendere come anteriore a
i agire umano. impaniale nei suoi disegni (la giustifi

universale) e nelle sue modalit ( l a sola fede). Da


1 a i l , la coerenza e la progressione dell'argomento
. n e paolina restano esemp a n .
Vangelo . giustizi- di Dio

la giustizia divina distributiva riceva tutta la sua forza


' u n a imparzialit anteriorea ogni risposta m a r i a e non
" a Legge. e che. p e r questa ragione, essa sia attirata

239

dalla misericordia. non spiega la presenza del vocabolario


de giustizia in km. Forse si risponder, legittimamente
daltronde, che ripetendo le parole dalla radice dik (giu
stizia ngiuston). la pmposiiio principal: ( R m 1,1617) faceva prevedere quest'uso massiccio. vero, ma e sempre
lesame dellor emanazione seguente che p e r m e t t e di
rendere conto ! vocabolario : della tesi difesa. E la prossione retorica delle diverse macro-imita di Rm l - i l
permesso di vedere quali ragioni abbiano spinto Paolo
a parlare cos abbondantemente della giustizia divina, dellira. del giudizio. della Legge, ecc. Come sostiene la mag ' limportanza
"
g i'a t ' a n z a degli studiosi.
n u m e r i' c a degll
enunciati relativi alla giustizia divina e alla giustificazione
la LeBse deriva certamente delle dichiarazioni fatt:
dalla ' tolo in Galati, dichiarazioni che egli aveva il do-

"
identificare " u t i l i ; ! e misuibordia? Alunni
" ufin:oanegativamenll: la misericordia non _forse
' ustizia
- adatioaconeggem,
se nonarumamzzarem
ghv-na_ (spesso.percaelvlgxlcfihzflno
e? A.ltn stildl08} pensano
. , in Afferman
"cardio debba coincidere con
mo della
. .lfl s1nsufipanone_umvtlsalw m&3m gratuito
\ 0 1 1".GF cmilull Ei celeste mm,{gsm in
) 0 Che Elumficmfln' . .E? o
ene implic ta
suprema}! S_ufl slylstlzlau, nedella giustizia

i:

- che la misericordia un m p
' E"
' il P.(Rm 3.21-30) .non eu
'' ele dl' P10-

a.identlficare ! dueflatmbu;fl= d)" prig


c o r d a ) vanifica s e c o l i
si
.
tificanone misericordiosawnon ?ggflp":: gaiog:>
finale, nella sua "l: P.=m del giunto del

vere Ji;reoiaam edi sfumare. in questo senso, linsistenza di Rm sulla giustizia divina resta legato a una circo.

stanza. La profondit delle riflessioni e delle conclusioni


pooline vieta nondimeno di vedervi un dibattito superato.
.

v udere

Per quanto paradossale possa sembrate. invece di sopprimere il vocabolario della giustizia - sono numerosi coloro
che, a torto. confondono g'ustizia e legi.lisrno - Paolo lo
riprende p e r mostrare come il Vangelo lacompia atutti i

livelli. La trasformazione p i radicale tocca i destinatari


della giustizia divina: p i nessuno. in terra o nei cieli. po-

prio perch rende giusti.

La progressione dell'argomentazione in Rin 1-4 e 9-1!


chiarire u n a questione che agita gli ese

p e r m e t t e anche di

Sf da n o n poco tempo, quella del rapporto tra misericor e giustizia divine. Paolo sottolinea con forza che non
c misericordia senza giustizia: una misezicordia che toc
ea allo stesso modo. cio secondo le stesse modalit, tutti
gli uomini - applicazione del principio d'impanialit divi
na evidentemente giusta. Ma si pu dire che lapostolo

240

. Rr:1;n5138 non permette di

'

'

$i}: giui:'gnf:xgifiy: Vries; naf?flul;rieung

e u1-ivare
l dove vuole.
Cio Il P "
u 'vamente
ngiustificati
i e le categorie
deltutti
giudaismo.
capovolger
. alla
one di
in Gesper
Cflge:aexililt

Gluetlzia e misericordia divlns

t r i ormai accusare quelli che hanno accolto il Vangelo;


sfuggendo all'ira, : liberati dall'in 'uatizia, essi possono
portare alla t u a perfezione (plmun il requisito della Legge, che si riassume nel comandamento dellamore (Rm
13,8-10). manifestando cosi la giustizia di Dio, giusto pro-

4 .

Bim-BCM per " ' -c-n ' '


dumbbe suggellare la nemuqumoneil:]gggf
= "P) non dicc.chc con
bile delle retribuzione
la all'uni P""zmflnsahz laLegge (Rm
t i z i a hf potr umlfl E a , p e r u a n
,
.
' ?hdnno per ce un
ed altri passi de lett;rlu 2. 14 10 12)?11m010'de
W } ( R m 12" ' Ge & Cili non quell d
uguficamom W. da_ . 5fi ale di },
".P del Amo n|i . fl qu
" d " sottrarre ag

'

o. quelli che credono nel Vangelo (cfr. Rm 8.3139).'


_ Cristo 9

" " / "


..

_ .

. . d' .

3,24_fa n o t a r e 011? 1mpatcilacgsusotfa

definmvamen "

he,

:x::

lapostolo, questa giustificazione non

pr;vws:xa, limitata nel tempo?

Grano

al ter-mme

241

redenzione (3,24), che in Km e in altri testi del NT 5 si


applica alla liberazione finale escatologica. Che Ges
Cristo, m o r t o e risorto, abbia un ruolo efficace e decisivo
, i n questa relazione di giustizia. Paolo lo sottolinea con
forza in Rm 8,34:
Chi condanner?
Ges Cristo, colui che e morto,
nazi, che e risuscitato,
che sta alla destra di Dio
e che intercede per noi?

Il versetto che mira a provocare nel lettore una risposta


negativa - Nol Ges Cristo n o n pu condannare in
cluso tra due termini di forte opposizione, condannare e
intercedere 16. MA questi due verbi hanno qui une netta
connotazione giuridica e permettono di determinare la
funzione del Risorto: non giudice che condanna quelli che

ha riscattati e giustificati. ma intercessore. difensore


continuamente potente. conformemente alla sua stessa ri
surrezione. e pienamente autorizzato, perch e stato stabi
lito come tale, intronizzato da Dio stesso l'allusione &
Sul 109,1 evidente. Cosi, la giustizia posteriore, de
finita dalla retribuzione positiva e negative, non scompare
- la rava? c' un difensore! - ma ne Dio rest- il giudice. i
cre enti giustificati hnnno un intercessore, grazie al quale
ogni accusa, ogni condanna e, di oonseguenza, ogni paura
ormai esclusa 17.
Ges Cristo e il suo cammino passata
Tre passi di Rm (4,25; 8,1-4; 8,31-34) evocano un para
dosso sul quale lapostolo ritorna del resto p i esplicita
mente in altre lettere . Se Rm 4,25 dice di Ges che e
ctr. Rm 3,24; 5,23; 100r1,30,Am:l1e Ef 1,744; 4,30; Eb m s ; 11,35:
Le zi,ztb
il verbo entygchanein seguito dalla preposizione hyper e dal genitivo
tignificl intercedere, come in Rm 8,27 (lo Spirito interoede per isau
ti); enel-te q u i ( R m 3,34) e in Eb 7.15. Altrove, c o n t e i n : 25,24 (senz.
preposizione) e Rm 11,2 (con la preposizione kalu) la connotazione e
negniva: si sollecita da un giudice la condanna di qualcuno.
" Cfr. anche Rm 8.1.
" c n , Gul 3.13.14; 4,4-6; 1Cor 8,9.

242

; to consegnato, senza precisare da obi, Rm 8.32 auri


oe questa responsabilit a D i o stesso, che n o n ha r i
' uato il proprio Figlio, ma lha consegnato per tutti
' . inutile stare a fare commenti su questa causalit

. che si ha ragone di trovare scandalosa un Padre


: consegna il suo unico Figlio! per quanto nobile ne
la ragione ( i l perdono dei peccati), ma che Paolo sotto
- con la sun consueta mancanza di sfumature. per far

lettore sul paradosso saggiamente. Infatti


un enigma: come mai Ges Cristo ha voluto diventate
= e r o per arricchirci della sua povert e non delle nostre
' hezze (2Cor 8,9)? Perche e come ci salva dalla maledi
- v , egli che diventato maledizione (Gal 3,13)? Come
potuto liberarci dalla Legge diventando egli stesso sog
alla Legge (Gal 4.4)? Come ci evita ogni condanna.
' che stato consegnato e condannato (Rm 8.32)? Si
. ponder che abbiamo l un perfetto esempio di medici
omeopatica. Pu darsi; ma questo la dice lunga sulle
di Dio. E se Pnolo non esita a riprendere questi contre
' -, la ragione perch noi li meditiamo ostinatamente.
=pnradosso evocato in Rm 4,25 e
ranutto in Rm 8. i
; 4 tocca chianmente il problema ella giustizia divina.
l ' , ci dice Paolo. non pu pi condannarci, perch non
, esitato a consegnare il suo unico Fi lio. Benissimo! Ma
proprio questo che fa ifficolt, pere e se non ha esttoto
consegnare il suo Figlio unico e prediletto, esiter forse
consegnare il r e s t o dell'umanit? Credere che Paolo non
la difficolt sollevata dalle sue eccessive affennazioni
'
rebbe s
arsi co$etamente suci che. pri
flettere il suo

al contrario ad accrescerlo. attribuendola a Dio. Certo.


- pmdossi sono fatti p e r essere meditati, e la riflessione
il dovere di co lierne la logica profonda. Infatti, ri%

n t e parlati . Dio n o n ha consegnato il suo Fig io


5
- n al giudice, n al boia. n alla morte; ma ha ac
{ s e t t a t o questa morte scandalosa perch esprimeva il pun
estremo di un amore ( R m 8,35a). di u n a solidariet c o n
!- umanit ferita. e perch tramite essa la sua misericordia
. ' mostrasse illimitata. Se, in Rm 8,32, Paolo fa consegna
re Ges da D i o stesso, senza cercare di attenuare la m o

243

strunsi della sua affermnzinne, ancora u n a volta


perch vuole colpire il suo lettore con l'aspetto inaudita
del disegno divino e delle suemodalit. Perche lamore e
la giustizia divine sono arrivati a questi estremi? in ogni
casole morte di Ges che, secondo questo passo. manife
sta che D i o non mei stato e n o n sar mai c o n t r o d i
noi-. Infintt'i mai la lettera dice che noi, gli uomini, abbia
mo meno a morte Ges, lunico Giusto. No! l'iniziativa e
sempre attribuita a Dio e al Figlio, come sefosse neces
sario che noi ne mrcerissimo le conseguenze: Dio, il giu
sto giudice, non
soa rifiutato di distruggere o di ster
minue i peccatori con Il loro ingiustizia, n li ha condan
nnti - in un gesto di estrema generosit -, me ne ha fatti i
n e i 5 ' adottivi!

.
Ma, ri ettendoci bene, questo paradosso somiglia come
un frntello I quello di Km 11,32. infatti, dicendo che Dio
ha racchiuso tutti gli uomini nella disobbedienza per usa
re loro misericordia; :! chiaro che Paolo n o n vuol fare del
giudice celeste il responsabile del nostro rifiuto; il com
pendio dei t u o i ragionamenti ricalca eoltnnto lesagera
zione di colui che ha voluto e tuto trasfonnere il male
in bene per vie che non sono :\ nost-rn p o r t a t i .

Tele e dunque. secondo Rm. la partioohrir del Vangelo:


con il cammino paradosaale di Ges. eeao :ottclinea la
forza e la continuit della giustizia divina quella che qui
nhbiamo chiamato anteriore . ma. con ci :tesso. ma
nifesto la difficolt, se non l'incapacit. dell'intelligenza
umane a entrare pienamente nella sua logica. La lettera
merita di essere rilettn spesso. perch ci intima di entrare
nel mistero delle vie che la giusnzin divina ha voluto se
guire.

Capitolo undicesimo

Ln giustlzin divlne in Rm
; La posta in gioco di un'assenza di definizione

in

Rm 1,1e-17 tutti i commentatori vedono enunciato il


ten-u princi ale, e gli specinlisti della retorica entica ln
pmposrtio e l l : lettera '. Ma non suficiente n o m i
" gli enunciati come devono essere
n%nare le difiicol:
t . S e i a n 1,17 Pmlo affermac ]: ' imyntheou sr
manifeetata nel/per il Vnngelo ek pisteds eis pistin, con
unevidente insistenza su questo sintagma preposizionale
brachiloglco che s ificn le 0 piumone a modalit di
giustizia. e non sembra afi'ntto preoccu to di
' ' i che c o n bisogna intendere r giu:tizia: per:: cer
care m o n d o quali modalit Pao vede In giustizia di Dio
1 munifestn.rsi pienamente e definitivamente nel Vmgelo, me
non si cerca di sapere d a m e che c o n egli intende per
ustizia? Ma tremo mai saperlo. del momento che nel
sue lettere ] apostolo non si preoccupa. alla maniera di
un Aristotele. di definire, sia p u r brevemente, Il maggior
parte dei concem' che utilizza. in parflcolnre quello di giu
sfizio?

v La secondo dificolt rigurda il rapporto stabilito tra la


"ustizin di D i o e il Vangelo: sela Buona Novell; quella
rnixericordin a tutti. senzo eccezione, come pu essa
eesere a p r a s a in termini di giustizia - ma anche qui che
cosa si indic_a con questrdtimo termine per vederlo oppo

An
. ' ctr. w. w . m r.
of Argumenlnnon' in .
Ahernnivetotire Banfi-ied I b m ; Debole o v e : l o . CEO 38 (1976)
33035l, che pu g i n i enon: oonfidemopome lo lmd.lo che ha
m i n i : l'nneuzone nll-l'imponnnu deilnpprncuu
per Rm; R.
]
Following the
olkomaru. Wav-i and World 6 (1986)
, SEZ-389, t i c o l o riyegsg)e;lglgll7k(t iullf-P.
pruposuuo. .en Ro
' DM : (Edinburgh
'
19 1 e .
:
pp.
. Son
e
272):1.-N. Alati. I L ! prenoe { l ' i m

Welle-). g m

" Cfr. 1Cor l,lB-JD.

244

r ] : et l

o n mpothnnen, Hib 71 (1990)

1-24; e ,

p p . 25-44

245

sto a quelli di misericordia e di grazia? in breve, perch In


Rm l'apostolo mette il Vangelo principalmente in rappor
to c o n la giustizia divina2 e non in primo luogo c o n la
promessa o la misericordia, che avrebbero potuto essere
dei temi altrimenti p i impomnti? Un fatto non manco
del resto di sorprendere: in quasi tutte le sezioni argomen
tative di Rm la giustizia divina in primo piano, mentre
poco spazio viene riservato a Ges Cristo. di c u i tuttavia
Paolo fa l'oggetto primario del Vangelo, appena dopo l'in
dirizzo iniziale, in Rm 1,3-4. Il rapporto t r a Vangelo e giu
stizia divina e dunque nella nostra lettera cos stretto

come farebbe pensare la pmposi'tio principale (1,16-17)? !


La risposta a questi interrogativi si svilupper in p i tem
pi. Mosti-era innanzitutto che se lapostolo non definisce
in alcuni enunciati concisi alla maniera dei filosofi greci
ci che intende per giustizia (umana e/o divina), all'ini
zio, nel corso o alla fine della sua argomentazione, n o n
affatto per dimenticanza o distrazione: il suo silenzio ha
delle ragioni principalmente retoriche. Rimane allora da
provare che per lui sono le modalit ( i l carne) ed esse sol
tanto che manifestano e, per ci stesso, definiscono la
giustizia divina.
, L'elprelsione giurtizia divina non rende u n ' - t o m a t e il :inlagma
:o: in k m , il mtauttvo dikaiosyn e in eEetu' pe to da! genitivo
@) theou. di cui D.A. Campbell, m Rhaon'v ofRi'g M u m m in Ro
mam 3,21-26 (Sheffield 1992), ha mom-ato l'intereue, sottolineando il
modo in cui Paolo gioca su questo genitivo e sfrutta le su: virtuali. [i
t u o nudio ci ricorda le finezze della scrittura paolina; essa non annulla
tuttavia in qunufione sollevava qui: se l'apostolo tanto abile nel giocare
con il genitivo, perch non fnmisce al t u o lettore una definizione della
.giultizia di Dio-? Nel corno di q u a l e pagine si preferirl i p e s m l'agget
tivo divine/a al genitivo di Dio-, al 50o scopo di evitare pesantezze

iintatticiie,
Che la giustizia divina sia un tema importante in molle sezioni di R m ,
una consultazione, anche raxida, delle concordanze lo indica ;
Ma p i
che la m p l i c e rilevazione el vocabolario relativo alla iustizia (che del
resto si sbaglierebbe nel restringere alle parole dalla
o: dik-). l'arti
colazione reton'ca ti mostrare il ruolo portante del tenta: ( . ) la p m p o s i
princi : ( L l - 1 7 ) e due subpmpoxltionzs (1,18; 3,21-12) che inaugura
no da sezioni . omentntive abbastnnzn lunghe (b) passi dal tono da
diatribe, die intro?ucono (ad es, 9,3033) o costituiscono il nocciolo del
le mito-sezioni (3.1.3; 9,14-23). Su questo punto, ctr. supm, pp. 89-93 e
iso-isti. il problema n o n e tanto queilo dell'imponanza dala alla giu
sfizi: divina i n R m quanto del suo a p p o r t o oon i l Vangelo della gaazia

246

Una scrittura di tipo e di ilpirnziono biblio


.u hanno fatto notare i commentatori, Rm e la prima
<-ra paolina in cui viene sollevato con tanta forza ll
della giustizia di Dio . N o n certo lunico t e m a che
-rre in t u t t a la lettera5. mala sua importanza non un
tto di prospettiva dovuto allungo eontenz:os_o esiste
' t r a cattolici e protestanti. in breve. un e s e m p i o di Wif
' geschichte. Ulteriore motivo per cercare che eosa
: l a spinto Paolo a non dire tutto di quello che egli
' de
'ustizia di Dio.
. .
' , pu5erdangdo tanta importanza alla giustizia d1vma.th
non la definisce. nemmeno sommariamente. ci 51pu
' -mandare seci n o n sia dovuto al fatto che. alla maniera
I poeti bibli ' gli illustra le sue idee con laiuto di van
} pi semantici piuttosto che svilupparleastrattarnente.

quand sali-nisti, ad esemgio, vogliono esprimere


per a s i la misericordia o giustizia dmne_, orga
, ano i campi in cui esse si esercitano. le _rnodaht con
i
' ' manifestano. i destinatari che raggiungono, sen:
za definizioni concettuali. Su questo punto p_ree . , non si
u negare una reale somiglianza. che pu significare una
.
m a n e n t e J. Becker. Paulus. Dn Apostzl dn visitar ('mbingen
- oggi.resceoudo il uale bimgiiu rela i x il vocabolario della E:
. nizia rlool.locandoo nella u n i c i t o n mieme degli nci-ita puo .
Ugualmente, I l . Penna, Rm [,la-2,29 t r a piedi_cu.pug m i u i u n . l n l e
' p r u fi t o ambientale. in G. Ghibeni (ed.). la Bibbia, hbm sano, la sua

.' w
vue

(ABI), in m ; Storico Bibliciw} (1991) ill-117. =

im di km Lis-2,29, nota Dal punto divina funzionale, le p y t

nmpamnonomeued-coninppuntoallemadelh luauzia
di Din' che &minidalniaiu nuova nellinsl'anl delle [ellen
mn (p,

- uz

oonivo mio.

'

. udii Madyuamu'. dell-Legge edellliede. i-i.i>. Betz, . Clin


= :tianit;ns Religion: Paul'a Atlenlpt al Definition in . JR71
. (1991) 315-344, analizzando alcuni versetti come Rm 1,91. 9,4; 12.t2,
o e m d a p u m s u a *dimutnreiiufluenzampgiuentedtundiignitity

. trareliginuiznncheaelaleltcrallalnlcopoprriinariodr dinireilen
1 n i n n e d e m m e ( l a migliore) religione, questa _ blemauca Fofi-\
bentyndimenounllornslochenfiraversatutta4argomzn'azmne. sipi>
trebbe ovviamente obiettare che il termine ucnsnanaimo non m a i uti

sid.i Rm.

247

possibile parenteladi scrittura, t r a Paolo e gli autori bib 1


ci, nel modo di trattare1temi per tocchi successivi 6. Bis
gna dalm: p a r t evedere seil testo di l l m almeno nei s u o i
primi undici capitoli non presenti progressivamente le
verse componenti della gius
ivina. Non vanno di
.mentionti i 1numerosi p u s i di questa letterain c u i il
pensiero ell'apostolo si dispiega in un'argomentazione
serrati che raggiunge vertici di astrazione e presenta an
che t u t t i ellenistici e v i d e n 7
t i Sequindi n o n pmpone una
definizione della giustizia di n a : nella fon-na dovuta n o n
cem: in dpnmo luogo perch il suo modo di scrivere sia
incapace astra" ne e di definizione 5,bisogna pertanto
evitare di dare d i ' aggettivo biblico una connotazione ne

sativa.

anche quelli che sostengono che Rin 2 ri


da chiaramente delle problematiche e dei topoi delle
: : giudaica, gi presenti nella Bibbia S e n a liv
more di sbagliare si pu quindi aKa-mare che l' inizio del
argomentazione paolina , quanto al vocabolario e ai
{ e m i trattafi, di tonalit biblica e giudaica .
Perch questa constanzione n o n dovrebbe valere per il
' t e m a della giustizia d1v1na, cosi pregnante in numerosi li
bri veterotestamentari e giudaici. e di cui si ritrovano mol
i l e c h i i n l l m l ,18-2,29? Ceno, ancheaunaletturafreito
iosa, n o n si pu n o n mostrare u n a certa sorpresa quando
passa dallaffetmazione positiva, in 1,17. secondo la
.quale il Vangelo rivela la modalit della giustizia divina
. nella sua estensione massimale, alla dichiarazione di 1.18.
dove, senza alcuna transizione, lapostolo abbozzo un'e
. .. m s i sono

Lacfonda bibi/co ed ebraico dl Rm 1-2


Linfluenza biblica del resto troppo forte nei primi quai
tro capitoli della lettera perch non ci si debbamuermgare
sulla sua funzione.
Tutti1commentatori hanno gi sufficientemente rilevato i
numerosi punti che km 1,1832 ha in comune con le affer
mazioni bibliche edebraiche del tempo perch sia qui ne
cessnrio rltornnrci sopra?. molto probabile che Paolo
riprenda 11degli elementi dellapnlogetica ebraica . Nu
Come quello delle fili-zione in Gul 3-4, o p e r la r i p i e n a in i C o r l -J.
' Olin suli elementi delle dispoxiiia dei d i m m i antichi, lo stile da di:.
trib- e il contesto epistolare rono | : t h testimoni di uninfluenzi elleni
rticr. Cfr., in gli d t d , S.K. Stoweiu, Nie DiambeAnd Pnul: Leiter to the
Roman: (Ann Arbor 1951) e AJ.Mrlhe1-be,Paulandihe Popular?hilo
mpwrs (Minnelpolil 1939) Riconoocurno. c o n que-'tultimo .
che

inlmlinflunuadellelleui:mopifonenl livellodellatornudell'ar
nmentuione che delle idee e dei temi teologici- eccetto in passi come

Rm7,l!,dovebimgnnvedereunwposripruonwlievolhenellaMedea
di Euripide ( c f r i v e i s i 1078-1080) e che Pinin chunnrenle c o m u .
D e l , Rm da almeno due eecmpidilbbozzi di definizioni brevi
negative nella)loro forma ( i n 8,2425 con u n : r e n e di enumemi; 9.bb con

ei diversi commentari,

halo. Paulus und das Iudentum.

Ammolol;ch vadgungui ( bo1991), che fornace una avola dei


lismreesicali euisieuti in Rm!, 18-2.5 eSap l l - 1 3

Glieoegeu degliuliimi decenni limina visia troppo fucilnien|ein Rm


u n : ripreso dello propaganda missionan'u ebrlica. Utilizzo di
proporitn l aggemvo upologetioo, pemh n o n richiama u n ! propugn

1,19-32

248

, o u n p,roselliismo chealcunltlrilluunodlopplicarealgiudlilllio.
c k .zE' Will c i . a..-n..... m a . . . w ; H i m n d m a m r , i > u i i

'" cosi. r i v. 4, illelnndellapnzienu edeflnndrericordirdivinelnvilin


' l l l w n v e n i n n e : S i r l l ,1014,
. : I ! 12,10.19;15,;1 4ld7.132v
_ 139.Alv.54qudladella
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cuozre b!917;3117;ecc41081,6;
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conmnxione.llm2nunhnoumefunfione p-incrpulequelladiwcuare

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VRlll3,9-ZO. mmline-solhnlo, epuriendndall'univeisaliidellind

diumn:unesmfivelhmemo

249

sposizione sulla reazione divina negativa, chiamata ira,


nei riguardi di ogni ingiustizia umana: se c' un legame
tra la reazione positiva e quella negativa, perch n o n ve

derlo esplicitato?

Notiamo innanzitutto e questo conferma lipotesi di una


scrittura paolina biblica nel modo di trattare certi terni
che, gi nelle Scritture. i r a e giustizia sono contigue (o
quasi) 13. E. anche se n o n sono mai direttamente articola
te o accoppiate-(la giusta ira di Dio o la tua ira. Signo
re. giusta. ecc.), mettendole in parallelismo, i testi sug
geriscono nondimeno i loro ra parti: (1) l'ira ha gi colpi
to :: colpir i peccatori; essa imostra come Dio reagisce
di fronte alla malvagit degli empi o allingiustlzia degli
uomini, anche se membri del suo popolo; (2) gli oranti o i
perseguitati invocano l'ira di Dio sugli empi (Sal 7,7); in
vece, quando sono a loro volta colpiti per i loro peccati,
domandano che essa cessi : che, come una tappa di puni
zione o di necessaria rificazione, ceda il posto alla cle
menza e alla piet (Sa 54,58) : perch sono persuasi che
per essi e per tutti quelli che riconoscono il loro peccato.
lra non pu essere l'ultima parola di Dio; (3) in una o
laltro dei passi menzionati, specialmente in Sal 7,7-12.
vengono presentate parecchie componenti, in una curva
ascendente simile a quella di Rm l-Z: lira contro i malva
gi. il giudizio effettuato in funzione di ci che ciascuno

dei cuori e il rico


noscimento finale della giustizia divina [5; (4) i passi con
siderati mostrano infine che l'ira di Dio n o n si oppone alla
sua giustizia come al suo contrario. perch lira divina
verso i malvagi va di pari passo con il ristabilimento del
diritto degli altri, poveri e oppressi: seun'opposizione c',
essa tra i r a e piet, tra castigo e misericordia. percepiti
come due tappe di uno stesso processo. come due compo
stato, giusto :) ingiusto; la conoscenza

Cfr. Sal 7.7-12; Sal 84.5-l2 DOC: Mi 7,9; In 59,17.19.


Da notare a questo proposito il modo in cui la L x x traduce Sal 7,12:
.me... non vain collera ogni giorno. (ripresadi a; 34,5), mentre, nelle
bralcn. si legge Dio si udita (o castiga ) ogni giomo.
" Primi l'ira: Sal 7,7,12; Rm 1,19: 2.5.8. Poi il giudizio: sul 7,9; Rm
2.2-37 (krimu): 2.12.16 (kyinel'n); m a differenza di Sal 7,12 e di altri
passi (LXX: Is 30.18; 63,7; Sal 49,6: 74.7; S i ! 35,12; ecc.), Paolo non
nomina m a i D i o kn'ts. Sulla conoscenza dei cuori e il
izio che ne
deriva: Sal 7,10b: Rm LIS16.29. Infine l'essere giusto dikaios, dilazio
syn): Sal 7,12; Rm 1.17: 2.5 (dikaiolm'siu).

250

. ti della stessa giustizia divina ">. Cos, n o n esplicitan


, all'inizio della sua argomentazione. il legame esistente
' , giustizia (1,17) e i r a di e (1,18), Paolo procede allo
sso modo degli autori biblici. che n o n le accoppiano
sintatticamente.
esempio dei libri biblici, anche gli autori della lettera
giudaica inmertestarnenlari pseudepiglafi e altri.
' n articolano sintatticamente almeno secondo la mia
penoscenza i r a e giustizia divine. Ma non le oppongono;
ai pu anche concludere, sulla base di alcuni passi in cui
no menzionate luna e l'altra, che p e r il giudaismo di
allora come per Rm 1-2. che su questo p u n t o lo riprende,
l ' i r a uno strumento della giustizia divina .
Le componenti della giustizia divina in Rm 1,183,20

Sesi guarda un po' p i da vicino il modo in cui distri


- l7uito il vocabolario riguardante la giustizia in LIB-3.20,
. i delinea nettamente una progressione. Paolo non si limi
' ta a menzionare brevemente, alla maniera del Sal 7. alcu
, ne componenti della giustizia divina. ma le riprende prati
. camente tutte e in modo sistematico. Vediamo come.
, Seguendo il giudaismo del suo tempo. che aspettava con
impazienza la manifestazione dell'ira su li empi, sugli op
pressori di Israele, e il ristabilimento de diritto dei pove
r i , degli opprassi, dei fedeli el Si ore, Paolo comincia
col parlare della giusti ia cl vma "sn-ibutiva. quella che
" C o n che Mic 7,9 esprime mollo bene e in pochinime parole
" Cfr. TL\'th 43,11-13. che. dopo aver insistito l u l l ' i r l divin. verso i
malvagi ( i n particolare contro Elin). len-num cosi. senza transizione:
Giusto il Signore. veri sono i suoi judizi. P f di lui non ci sono
eccezioni di
'udichex tutti in q u e l l o modo (v, 13).
' L'ixanonvaconllnl'im
' "
'
no la mxnifesmn'nne ueg(: . ( : ) Interiore e prepnnlm-ia alla mixer-l
caldi:, p e r chi si pente
definitiva p e r gli impenitenti, s . idee in

.)

. mgmrallimulizzam il-emi in

si:

uncinto. Pmln. %

[
'
. u " un'guaggioapoc 'tfieolccunlamenle
' da Film. che menziona molla raramente l'ira divin-(01717 m n d i 155,
'udesempio)eaimchequmosentimento,
|elunann.non
p u a e r e a n r i l m i l o a b i n s e m n i n m o d o fi g u n m ; c a n u o d D e u s fl .
. 60. 68, 71; Desmmu'l's ]. 89-91 e 235-236. forse Rm lo scritto che st.-.bi
l.iloe p e r la p r i m a volta il legame sintattico ha in e p".unizin (cfr. 3.5:
- D i n sarebbe ingiusto mundo p o m / m i t a l'ha?-).

251

giudica " e che sanziona lagire umano (e che precedente


mente ho chiamato giustizia posteriore:) 19, con la sua
dimensione punitiva - cosa che il greco otg riassume dra
sticamente -. ma anche positivo, restando ben inteso che
Dio retribuisce ciascuno, il giudeo come il greco. in fun
zione dellngire (2,6) e con imparzialit (2,11).
Del nesta, fino a 2.1i, largomentazione puolina non fa che
riprendere fedelmente le componenti nttribuite alla giu
stizia divina retributiva dagli scritti biblici e giudaici.
Carne quello di 2,6 sulle retribuzione secondo le opere, il
principio che enuncia o ricorda limparzialit divina in
2,1 ha ugunlxnente la sua origine nelle Scritture 10. Non si
pu che ammirare qui il modo in c u i Paolo presenta pro
gressivamente le componenti della giustizia divina, Co
mincia col descrivere la giustizin dim-ibutiva di Dio nei
suoi effetti negativi, me anche pocitivi, e poi passa a ci
che cmnerizzu principalmente, anche e soprattutto se
condo il giudaismo. questa retribuzione. e che la differen
zin da ogni esercizio um:no delln giustizia. Mu l'impmia
lit stessa trova il suo punto di ancoraggio nelle conoscen
ze vera che Dio ln di ogni uomo: Egli non si insci- im
preuianare, sedurre. o addirittura ingannare dalle
apparenze (2.16a). perch sonda le reni e i cuori. perch
vede quello che c' nel pi profondo delluomo .
Pegli), lo rlpethrno. dice che Dio [ l u d i c i : 'udlcheri (kn'vuin), ma
non npplicn Inni : lui il m u n t i v o kn'ids; ne plrdclplo hu kn'Mn, :
fori-ind ll pnrticiplo ha kalnlrn'ndn (cfr. Rm 8,34: chi oondonlufl? Cri
m Ganh). Uno nmdio mento di Km d i m m . che netto :ilenzio nnn
=dper null- dovuto ll c u n : l'immagine che Plolo lu
Dio non quella

li

" Sul modo in cui h o l e svilupp- per tocchi lunceulvie in u n . progres


tione m a : t h le componenti d e l ] . glutfiu'n mutu-uv: in I l m 1,18
3,20 e 3.114,15.

)8Nelll Bibli? ebnic1': Dtl0,17);bl$le 16,7;2C1 19,7; Gb34,19 (e

Pr ,5; 24,13-2 ;28,21e S i l 82,14 . ) ] principio viene r i p ] parec


chie volle nei 'bri
ci : pzeudoeplgnfiz Sir 35.12.14; Sap
6.7;1'm6b 4,79; 43,11-13; lEsd 4.391G1ub 5,1216;21,35;P1811 2,15
19; 2,324; ZBur 13.82,44,241Ant. Bibl. 20.34; lEnoc 63,83. 0) Lo si
rltmvnmclue nell- lemeruuru rebbi-nica,in Pilone, ed) nel N T, dove n o n
! lplimta Iole ! Din (At 10,34: Rm 2,11; Gul 2.6; E! 6,9;091315:Gc
1.1; P11,17), m l l n c h e : Ges ( M t 22,16 e p u ) . Cfr. LM B u t l e r, Divi
naim
iality. Paulund 4 W

, Chico, CA1982.
S tem. biblico delle conoscenz- che Dio nolo la del cuore urnnnn,
cfr. l l e 16,7 UDC; 3Re 8,39 DCX; Ger 11.20: 12,3; 17,10 ( i n c u i x i noter
il npportn subilitn tn conosce dei m u r i e |etrihuziune divina);

252

all'inizio della sua argomentazione. Paolo n o n ha


di voluto precisare o definire che cosa intende per

,posiamnominnflrnelemgioxdmnainpnrtico

suo disco riprende parecchi assiomi biblici sulla


'ustizia divina e gesue fedelmente, almeno fino a 2,1].

' initrpretazione che ne facevnno i pensatori ebrei del suo


npc. ida smetter di seguirli, per altre ragioni che do

.o p i a n o piano scoprire.

Idlvnri di u n . c u l t u r - ulueuhuntn22

',Oominciando la sua riflessione a partire da, e c o n lniutn


1- , quelli degli untori biblici e del
'
neo. Paolo non sente nlcun bito
che utilizza. lnelfetti Insunleoogin puessere definita

fcinculmratnn, nel senso che implica un cammino allinter


no di un mondo di rappresentazioni teologiche. per essere
compresn dai suoi contemporanei. soprnttutto ebrei, per
:pingerli cosi ad andare p i lonmno! Si d i r i forse che lu
toln Avrebbe potuto segmlnre Allinizio delle sua nrgo
menuzinne, anche in poche pnmle, che q u e t o e r : il suo
rmodo di procedere. Una simile obien'one potrebbe venire
tolo dn lettori poco fnmiliari con il suo modo di Scrivere e
le me costanti. Una conosce anche sommnria delle t u e
tecniche retoriche permette del resto di comprendere per
che Paolo non ln enunciato subito espliciumente qunle
: i l la form della prima rezione della probatio (Rm 1,18
4,25), cio il livellamento sole:-iologico (vono il basco, poi
fvem l'alto) del giudeo e del non giudeo. Non li t u t t a in
' m' solanto di captatio benevolentiae, di n m z i u , o di ma
g e m m e , p e r fur ammettere delle idee nuove se non flddiv
rlttura scandalose p e r delle orecchie ebniche. ma di ne
cessiti logica, In effetti, non sono i principi biblici che
cambiano, ma piuttosto le loro modalit che diventano
_innudite. Ecco perch lapoutolo avevu il dovere di ripren
.20,12 ( m a - . M ) ; su 1,10: 16,3 u x ; 43,22 D a : ; 138.23 Doe
1 5 , 11 ; 11 , 3 : 2 1 . 2 ; u t h 24,12 ( a viene
mulino-un

g>en).

mwnoocenudeicuoriegiustnrehihxzione,douettldflh

Riprmdn q u i i

'

utiliznm da&

Penna, Rm Lil-1,1%. i l l .

dere=questi principi, di appoggiarsi su di essi p e r mostrare


p o i in loro applicazione sorprendente.
c u i pu daltra parte domandare se la scrittura di Paolo
in Rm 1-2 n o n sia doppiamente inculturata, perch seda
una parte si basa sui principi della giustizia retributiva bi
blica, dall'altra sembra vicina anche ai lapoi della filosofia
popolare stoicoeinica del suo tempo: gli autori ebrei non
erano i soli a criticare i costumi decadenti del loro tempo.
Ma i temi presi in prestito n o n si limitano all'aspetto nega
tivo; altre espressioni di Rm 12 hanno il loro corrispon
dente nel mondo ellenistico, c o m e il m o m o s agraphas
scritto nell'anima, che diventer un tema frequente nello
stoicismo e nel neoplatonismo e doveva essere cono
sciuto, se n o n diffuso, al tempo di Paolo, tema in ogni
caso assente dagli scritti rabbinici, dove la Legge divina
non incisa nel cuore dei goyim ma in quelli dei figli del
lAlleanza, secondo le promesse formulate in Ger 31,33
(= 38,33 L X X ) .
La scrittura paolina si innesta quindi su altre (biblica, giu
daica, e forse anche. almeno in modo indiretto, filosofica),
da cui trae i suoi concetti e i suoi principi. A dire il vero,
pi che la materialit dei prestiti usati dall'apostolo e rico
nosciuti da tutti gli esegeti, la loro ragion d'essere retori

ca e pastorale che e stato necessario intuire, prima di os


servare gli spostamenti significativi, poich l'incullaurazio
ne del pensiero di Paolo n o n senza effetti su quegli stessi
elementi ai quali fa ricorso.
Fino a Rm 2,1 1 incluso, lo ripetiamo, tutte le affermazioni
possono essere accettate da un ebreo. Tre etti sembrano
tuttavia mostrare che Paolo lascia nell'ombra il legame sul
quale la Scrittura e il giudaismo insistono tanto. quello tra
Dio (la sua giustizia) e la Legge: (1) deil'ingiustizia umana
stigmatizzata in 1,18 non si dice che consiste in primo
luogo e principalmente in u n a trasmssione della Legge;

* della sua giustizia 25: (3) essa viene d'altra parte


'onata p e r la prima volta solo in Rm 2,12: utilizzan
la tecnica del silenzio, Paolo indica cosi indirettamente
la Legge non n la sola n la prima parola della giu
a distributiva, che n o n la esaurisce o non ne rende
. to in modo esclusivo, poich Dio pu retribuire senza
essa in piena giustizia (2,12).
gna notare qui la natura profondamente paradossale
'argomentazione paolina: nel m o m e n t o stesso in cui si
. a un principio enunciato dalla Legge, quello dellim
_ - 't divina 2, essa gli da un'applicazione sconosciu
al giudaismo. perch arriva a enunciare il limite di que
stessa Legge: chi n o n ha (o non e soggetto a) la legge
' n o n pu essere 'udicato secondo le sue esigen
' -1U zzazione so ren me ma coerente del principio.
'che ne m o s t r a ] estensione totale nello spazio e nel
p o , c o n l'esempio di Abramo, incirconciso, n o n anco
soggetto alla Legge eppure giustificato, perch Dio, nel
sua imparzialit. pu contare come giustizia solo la sua
-e e non le opere richieste dalla Legge ( k m 4). Paolo,
, do dal principio di imparzialit. grazie al quale po
: affermare, in un primo tempo, che Dio n o n esercitava
sua giustizia soltanto per mezzo della Lege (Rm
,12.16), arriva cosi a concludere, applicando 0 stesso
' ' cipio, che tutti senza eccezione sono giustificati allo
0 modo, senza la Le ge, perla sola fede (311425)!
! principio deilirnparzia 't divina n o n l'unico elemen
in cui si verifica al tempo stesso il carattere tradizionale
l'originalit della riflessione paolina. Oservazioni ana
ghe si potrebbero fare a proposito del tema, biblico e
udaico. della Le e scritta nei cuori (Rm 12,15a). Ci
e stato appena e l i o e tuttavia sufficiente
'egare in
l'assenza di definizione della giustizia divina duran
' ) l la prima sezione della probalia: perch l'apostolo do

(2) in tutta la prima sezione di Rm, questa Legge n o n vie


ne descritta come proveniente da Dio o come espressione
Cfr., ld esempio, alcuni autori posteriori a Paolo, come Dione Criso
atomo 76,3; Massimo di Tiro 27,6,d; Giuliano of 7,5:209c; Proclo temp.
2,307189; Plotino 5,3.4:2,
" .F. Kuhn Rumer 2,14f und die Veriueissung bei Ieremia 31.315,
ZNW 55(1964) 243-261. E Strack-Bilietbeck. [ I l , 8931.

254

p m e n n del principio
insieme che forma la Tomb (cfr. in mm sia
tardivo, ma
' sciadilaolo,nnnprendoqui inconsidenn elastoriadellasua

255

vrebbe definire ci che riprende dalla Scrimra e dal giu


daismo del suo tempo? Non sono infatti i principi della
giustiziu divina essere cambiati, ma la loro applic'lzifl
ne che acquista un estennbnee delle modalit fino ad allo
ro impensabili. Paolo non deve definire la iuetizin divina
prima d i p m e n t n r n e l e modalit: parte
ci che, nel
giudaismo di allora. meglio si dice di essa (per contrasti e
eimilitudini). del suo esercizio ( D i o vede tutto, sa tutto.
pu tutto. retribuisce mm, e punisce chi compie il male:
un udioe che uccettasse il male a impotente nel punire il
caio sarebbe incapace di dgiustizia). e poi delle sue
modllit (la retribuzione s e c o l i o le opere, l'impnrzinlit).
Solo dopo tali premesse l'
mentnzione pu uscire dalle
categorie iudaiche o. meg . mesu-urne la logica estre
' ! - inn "A, menifestata proprio del Vmgelo. Tra pa
rentesi, molti degli errori nell'interpreuzione di Rm 2 sa
rebbero stati evitati se ci fosse tenuto como di questo
aepetto dinamico e inculturato dellargomentazione paoli
no .
3.

meloni l e g - u elle dlapodtlo delle lettere

Come abbiamo gi notato. nessuna delle ragioni retoriche


deve e l s e r e escluse: per non incorrere nell'incomprensio
ne 0 nel rifiuto puro e semplice, Paolo. da buon oratore.
non tevo. fin dallinizio. dire che ]: giustizia divina si
era
tivamente manifestata in Ges Cristo senza la
legge. Meglio fere un po di strada con i principi e le cer
tezze fino ad alloro m e s e , prima di procedere oltre au
dacemente (cfr. Rm15,15)1
Me le esigenze della retorica n o n 3 iegimo soltanto perch
Pnolo non definisce la giustizia all inizio della sua lettera e
durante la rima sezione (Rm LIS4,25), Bisogna andare
alla fine de a sua argomentazione. in Rm 9-11, per coglie
re le ragionil]:u'incipali del suo silenzio: si comprende per
ch laposto o non abbia enunciato fin dalla pmposilio
principele del discorso ( R m 1.1616) i tratti salienti di u n a
giustizia divina di cui sveler tutte le componenti e moda
' t i solo alla fine del p e r c a s o . N o n cerchiamo di imporre
=* Un riusunlo delle oppone poeizinni sulla [ u n i o n e di m u m - 1 , 1 9 si
pu trovare in R. Penna, Rm LIB2,291, l l l 11 4 .

256

' delle ragioni che non lo sono. ma di cogliere


mente la logica che si ricava dallo dispositio stes
_questa sezione.

.9-11 e la mesi della giustizia divina


Rm Lia-4,25 il t e n i a della giustizia divina - come
retribuzione e delle sue modalit viene afl'rontaxo
inizio cio dellasubpropositio di 1,18 - e tramato
I s o della sezione, in km 9 non cosi: il problema si
in nolo .: proposito del carattere arbitrario delle
divine (9.14), e in seguito viene menzionnlo esplici
te solo in 10.3. Ma la rarit del vocabolario non
portare a concludere troppo in fretta che il nostro
non ha alcuna funzione 5 ' cativa in quem saio
' Data del resto per scontata a sua importanza nellar
tazione. ricordiuno soll-nto come, da Rm 14 a 9
e s n subiece un'evoluzione notevole. In Km 14 l'
. partendo dalle preoccupezioni ebraiche relative alle
feetazione esc-nologia delle giustizh divino. in con
ve solanto nell: s u l dimensione posteriore di retri
' neimpminle di un ngire u m a n o buono o attivo. re
ione che si era rivelata, con il Vmgelo. come u n :
' ione mu1ita dei peccati per tutti senza discrimina
. come u n a trasformazione dei cuori, in breve
una giustificazione per la sola fede. in Rm 9, esso
c o m e assolutamente anteriore e soprummo indi
te da ogni risposta umana fixtura, poein'va (Chia
queeto perch mi sar fedelen) o negativo (.Non chin
quen'nl'ro perch non mi obbedir o si aiider agli
lin). Chiamata e n o n chiamata, denominate anche amo
e odio (9.13). hanno come loro ragion d'essere solo la

one della potenza e delln gloria divine (9,17).


la solleva qui un'obiezione, che gli permetter del re
di superare lidea di giusn'zin sueuamenie definita
retribuzione imparzinle. Si pu immaginare infatti
p e r Dio la giustizia consiste m i e l m e n t e nel falsi
noscere per ci che . il Dio onnipotente (9,17). Ma
quello che vogliono proprio m o s t r a r e anche gli altri
') dei? E suflciente alle decisioni e alla scelte divine

{nonesserebasatesullnrispostaumnnapermel'itareil
257

qualificativo di giuste?'ln effetti le scelte divine presentate

in Rm 9.643 hanno tutte le caratteristiche dell'arbitrario


e della parzialit. che sembrano contraddire l'assioma di
imparzialit alla base dellargomentazione della prima se
zione. Ora, Paolo risponde solo in modo molto sommario
all'obiezione: rifiutando soltanto la logica di una giustizia

concepita in termini di retribuzione, egli insiste sulla glo


balit e la finalit delle scelte, in breve sull'esistenza di un
piano divino. in cui il rifiuto e la non chiamata n o n sono
l'ultima parola di Dio. Cosi, km 9 n o n enuncia esplicita
mente le caratteristiche di questa giustizia anteriore che,
chiamando gli uni e lasciando da parte gli altri. sembra
parziale: bisogna arrivare alla fine del percorso. in Rm
11,28-32. perch sia menzionato c i che la muove e le fa
ritrovare la sua imparzialit, cio la salvezza di tutti, giu
dei e non giudei. Giustizia paradossale. poich integra la
chiamata e la non chiamata per la salvezza di tutti. met
tendo anticipatamente le risposte umane negative a servi
zio di questo disegno salvifico. Non ci si deve meravigliare
di vedere Paolo parlare delle scelte divine iniziali (cfr. 9,6
18) nella sezione finale della sua pmbano: e sempre al ter
mine di un cammino che se ne possono rileggere le co
stanti e ritornare agli inizi; la giustizia divina anteriore
descritta in Rm 9-11 permette cos paradossalmente di il
luminare e di confermare le affermazioni della prima se
zione sulla giustizia divina posteriore, quella che assicura
la retribuzione imparziale : la giustificazione gratuita di
tutti.

Retorica e giustizia divina


Sviluppiamo ulteriormente il problema: n o n sarebbe stato
auspicabile che Paolo, alla fine dell'argomentszione, in
Rm i l , avesse ripreso sommariamente i cambiamenti
operati, per sottolinearne l'importanza? ln breve, Paolo
non avrebbe dovuto riassumere le componenti inaudite
della giustizia divina che il Vangelo ha permesso di mani
fostare?
Una prima risposta retorica s'impone. Se Paolo non rias
sume il percorso semantico grazie al quale ha dispiegato
258

mponenti della g i u : ' 'a divina, la ragione sta sempli


- | : nel fatto che le dive1$e pmpositianes e quindi la
' . ; . , ' di Rm 9-11 si solfa-mano su altri pun1izla co

, . a e la solidit delle scelte divine in Rm 9, la fede in


- come unico mezzo di giustificazione in Rm 10, la
" em di tutto israele in Rm 11. A questa prima spiega

ne aggiungiamo un'altra, sempre retorica ma p i


' : te: tuna largomentazione di Rm 9 1 ] che va.
, una crescente suspense, verso la rivelazione del disegno
co di Dio e al tempo stesso del molo paradossal

) te salvifico di quello che Paolo chiama lindurimento


Israele ". il tema della giustizia divina (anteriore) non
-'tuisce un fine : s. ma soltanto una base che permette
allargare la discusione sottolineando le implicazioni

scelte divine.

le risposte, di ordine retorico, per quanto pertinenti.


spiegano tuttavia tutto. Largomentazione di Rm m o
anche che spostando le questioni relative alla giu
divinn, Paolo ha in qualche modo reso inutile una
- - zione. fosse anche nella debita forma. Dobbiamo ora
- tare questo aspetto della questione.

pmposilio principale della lettera, Rm Lie-17. indica


: ombra di dubbio che la giustizia divina non sar
, "derata senza quella modalit che la caratterizza to
e n t e e si chiama fede. La pmbatio di Rm non ha
' la funzione primaria di dire umanamente che cosa
. la giustizia divina. ma di mostrare come essa si manife
j dalla fede alla fede. E Rm 3.21 aggiunger che le
ione dalla fede alla fede da comprendere in

:.:
fon'efmenm apocalit::a di
unctlon Apocalyan W'

"Atlanta. (:;A 1?89.

u s a i m . cfr. E.E. John

deillons in Romani P

modo esclusivo, che equivale 3 senza la Legge:. In altri


m i n i , presentando p e r tocchi successivi il modo in cui
la giustizia divina si rivela, la probatio nella sua totalit
una progressiva apocalisse delle modelit inaudite che
questa giustizia ha voluto assumere; definirla equivale a
enunciarne ed euurnerarne le componenti: la punizione
delle ingiustizie, la retribuzione secondo le opere, l'impar
, zialit. la giustificozione di chiunque crede, l'elezione gra
tuita, ecc. Dire che cos' la giustizia divina. p e r lumore di
Rm. consiste cos nell'esporre come Dio la sercitn. essen
do questo esercizio una definizioneM , perch ri
spettosa delle modelit pi conosciute e accemte ( i n 1.18
2.1l). ma ehehe delle p i inaudite (in 3,214.25 e 9,6
ll,32). che permettono di riconoscerlo come tale.
In effetti, proprio sulle modalit secondo le quali si !
rivehtu questa giustizia con il Vongole che e incinmpato il
giudaismo. che ha preferito restare fedele a una giustizia
divina rivelano dalle Leg e e che si esercita con essa
(10.3). Ecco perch Paolo in rifntto pazientemente tutto il
cammino, nllonterundosi progressivamente delle posizio
ni del giudnismo. per presentare le modelit della giu
stiziu divine definitivsrnente rivelate e confermnte con
lavvento di Ges Cristo.
Si pu vedere quindi perch. fin dalla pmpositia principa
le (Lio17), Paolo Abbia moolto dei t e m i n i apparente
mente oppostl: il Vangelo. che connota la pura grazia. e la
giustizia: divina, identificata con le retribuzione secondo
le opere; infatn' il Vangelo che ha pennesao di manifesta
re pienamente le sue modalit, cio di rivelare che essa e
gratuita n o n soltanto come giustizin posteriore ma soprat
tutto come giustizia anteriore. e che. se esiste una buona
novelle da annunciare. proprio questa.
Cos, in Rm, Paolo, pi che cercare di definire la giustizia
divina. cercn di mostrare come essa si manifestata e
continua a farlo. I verbi che utilizn nelle sue propositio
nes (1.17; 1.18; 3.21) attirano del resto lattenzione del let
tore sulla mnifizstazione di questa giustizia. e il filo del
l'argomentazione indica che proprio questa lintenzione
di Paolo: mostrare che la giustizia divina. nella sua logica,
portava paradossalmente verso la sua manifestazione ulti
ma. Ges Cristo, che si presenta in qualche modo definiti

Econ il_Crislo in croce (cfr. Rru 3.25-26 dove si


ade! r a t o Il vocabolario della manifestazione). Non
-ne, ma rivelazione.

: acquistano le loro connotazioni e il loro si

nella

' cato

: noche al_ termine dellurgomentazioella

hanno unnp r e e t e n funzione. Lo stesso nvviene p e r i l


delle {giustina di Dio in Rm. Questo punto merita
} coro di p i la nostra sttenzione perch le riflessione di
-lo in questa lettera oppure a molti incoerente, per lo
. . e luzzura.

e dell: rivelazione dovrebbe allenare gli ese ti; il suo


lo in Rm sfortunatunente n o n e ancor: basmnza
- luto. Eppure li che si indicono i lineamenti di una

perla diflcile questione della proliferazione del


- nlsno relativo ulla giustizin divine! Fedele in questo
giudme che aspettavo la sua rivelazione finale e po
te I apostolo mostra progressivamente che questa apo
luzione

dellapustizindiviuaandataaldildituttele

; partendo da questo sfondo biblico e giudaico,


gli permette di ripetere le componenti retributive di
gr . . . tante volte proclamate negli scritti giu
( 11 snten_or_r e contemporanei, egli arriva a indicare
l u e essa si su: rliaunlifestata in modo pieno e definitivo col
,},

n o n so

to come giustizia distributiva

ore) pondossale e inattesa, ma soprattutto come

(I);

v ammore. profetizzato da sempre e lraccl'otl


on
u-e stesso delle Scritture. Sl, tutto lo sforzo di P u b |I
. . p r o p r i o quello d i mettere i n rappono l o model

inaudite seeondo le quali si manifestata la giustizia divi


na e le profezie che permettono, sempre a eventi compiuti,
di coglierne la coerenza fino ad allora nascosta.
CONCLUSIONE
La logica di un cammino si delinea sempre alla sua con
clusione. Questo studio pu essere considerato come u n a
serie di variazioni sulla propositio principale (Rm 1,16-17)
e. pertanto, sulla tesi difesa dellapostolo nella lettera ai
Romani. L'esistenza di una composizione retorica, alla
quale il termine pmpositio rinvia, doveva evidentemente
essere verificata, perch il tema della giustizia divina prin
cipalmente trattato nel corso di queste pagine trovasse la
sua pertinenza nell'argomeniazione paolina (prima parte).
Una volta verificata la sua presenza e riconosciuta lim
portanza di Rm i.16-17 r denen-ninne i temi ponenti
della lettera. stato potei ile affrontare la questione delle
modalit della giustizia divina. in altre parole il rapporto
fede/Legge (seconda parte). Era allora possibile affrontare
la questione della giustizia divina, dopo averla allargata
alla sua dimensione anteriore (prima di ogni agire uma
no). che appare in modo decisivo solo in Rm 911 (terza e
quarta parte).
Non ho ripreso tutta la problematica sulla giustizia e sulla

giustificazione, quale almeno si presenta nella letteratura


esegetica di lingua tedesca. Non che coloro che mi hanno
preceduto nbbano sbagliato o compreso male le questio
ni. Ma era importante riprenderie con laiuto di un ap
proccio sincronico che potesse manifestare. attraverso la
dinamica dellargomentazione. la coerenza e infor-13 degli
enunciati paolini. Infatti, forse mai quanto nella lettera ai
Romani. la forma dellespressione e la forma del contenu
to sono andati tanto d'accordo. L'angolo di approccio
spiega anche la scelta dei passi analizzati: stato neces
sario omettere unintera sezione (Rm 5-8). perch la sua
logica e le sue affermazioni n o n erano qui direttamente
utilizzabili. Ho quindi proceduto per selezione e n o n p e r
ammucchiamento, come ho demo allinizio: del resto, se
mi devo fidare di Voltaire, p e r ben scrivere n o n bisogna
forse prendere tempo ad abbreviare?
262

: Ii procedure e quali risulati?

fel corso delle analisi. ma in

particolare nei capitoli se


-ndo e gesto. ho voluto m o s t n r e come la composizione
lle macro-unit di Rm combina spesso diverse disposi
letterarie discorsive, concentrico (o chias1ica, a se
dei casi). midrashica. Ho lasciato da parte il model
- epistolare. che e il p i ingiobante ma non il p i determi
, . te in considerazione dellarticolazione dellargomenta
one nelle sue diverse sezioni che pennettono & Paolo
' elaborare e di m t m r e i suoi modelli semantici. di stabi
certi percorsi figurativi, direbbero ' esperti di semio
a. vero, il modello letterario non
' aa priori il
in c u i evolve un paradigma: Paolo nvrebbe potuto
minciare con la misericordia accordata : tutti per g n
p e r ritornare p o i sulla situazione negafiva che l'aveva
preceduta, quando unta lumanit si trovava sotto la sua
' i n ; l'insistenza n o n sarebbe stata affatto la stessa. Ma seil

- odello letienrio non detta in modo uniforme il percorso

un ragionamento. non vuoldire per questo che non sia

: prezioso, perch permette di individuare la tesi 0 il terna


sviluppato dell'apostolo, il gunto di vista adottato. il punto
principale di ogni unit;
dunque nllesegeia gli stru
' menti per trattare in modo corretto il suo soggetto. forse
. necessario ricordare che in ese esi i risultati sono sempre

determinati dalle rocedure e :: e,(per averlo dimenticato,


, un certo numero ' analisi hanno atto dire a Paolo quello
che si voleva?
Non cercher di riassumere, nemmeno in forma di tesi 0

v di brevi enunciati. i risultati di questo lavoro: mi sembra


che i capitoli primo e undicesimo costituiscono una ripre
la ordinata del percorso: rimando ad essi il lettore.
Atrua/M del tema studiato

' Nel capitolo primo ho cercato di legittimare, d'almude


. molto sommariamente. la scelta del tema della giustizia
divina. Al termine del p e r t o r s o non forse male ritornarci
_ rapidamente.
' stato d e m o ridato, specie in questi ultimi decenni, che
: il Vangelo restava nellambito dell'anuopocentfismo. So
, stenendo di ernanciparsi dal giudaismo, segnato dell'idlo

logia dellelezione che avrebbe tutti i sintomi della ma


lamia incrimininta. lantropocentrismo , il cristianesimo
resterebbe, c o n la sua fede nellincarnazione di Dio, fon
amentalrnente prigioniero di ci che sostiene di lasciare.
inutile discutere qui in dettaglio questa opinione. Fac
ciamo notare soltanto che lnrgornentnzione di Paolo in
Rm smentisce formalmente uenti rimproveri. nella misu
ra in cui il centro di gravit?ielh riflessione praline resta
teologica. il V elo inv-ita : riflettete sempre di p i sulle
vie pnradossali ' Dio, a riprendere instancabilmente le
Scritture per leggervi le tr'acoe di una coerenza che n o n si
smentisce. Dio e la su parola, Dio e la sua giustizia. la
sua ira. la sua misericordia, ecc., altrettanti temi che na
scono molto naturalmente dall'nnnuncio della giustifica
zione per la solo fede.
Si dir che queste questioni sono quelle di sem r e . vero;
ma il loro rinnovato interesse non deriva
contenuto.
ma piuttosto da u n o spostamento che va apparentemente
in una direzione oprata, cio linteresse utmnle per tutto
ci che e racconto ' un'esperienza. in effetti, anche se le
lettere paoline restano il teatro di aspre discussioni tra
lpecinlisti. non sono pi oggetto di apfiauionati dibattiti
tra confessioni cristiane, almeno al live a del grande pub
blico. chiaro che in questo ha avuto un ruolo importante
lecurnenismo, ma non spiega tutto. Le testimonianze, le
hitlgurufle, le memorie hanno di nuovo sucesso: riscoperta
de spessore e del prezzo dellesistenza, con il concreto,
il vissuto. e n o n c o n l'ideologia. da qualsiasi pane ve .
Ln teologin stata presa in questo movimento che l
preceduta : ln supera anche. Essa ritornata alla vita, alla
sorte di Ges, e da il alla storia del popolo in cui egli ha
posto le sue radici: uesto ritorno all esperienza e, di con
seguenza, a una teo ogia m e n o nstratta e scolastica ma
n o n per questo meno speculaan -. ha fatto si che, in un
primo tempo, la riflessione paolina abbia sofferto di que
sto ritorno allo storico e al narrativo: difficolt delle eate
gorie (giustificazione soprattutto). dell'esegesi (rnbbinica)
tu dall'apostolo, eco. Altremnu' handicap che hanno al
lontanato i cristiani nel loro insieme dagli scritti
lini.
Ma. in un secondo momento, lo studio paziente ei m c
conti evangelici ha suscitato numerosi interrogativi (sul
l'essere mano-divino di Ges. sulla sua coscienza mes
sianica, sul suo rapporto con il mondo, sulla sua morte

' cn. sacrificale o meno, sul molo della Chiesa. ecc.).


, sebbene n o n nuovi, hanno permesso di collocare le
4' questioni teologiche in una luce nuova. con l'aiuto
concetti che si riallacciano & quelli di Paolo e n o n han

no nulla di astratto. Ci auguriamo che questo studio possa


.,m o s che le riflessioni dellapostolo in km restano di
grandissima utilit per affrontare le questioni che sorgono
: oggi nella Chiesa.

265

- r i incrociati in ABB'A'. L'origine greca del nome


ar pensare che i china-ni siano propri della retorica
o ellenistica. In realt. le costruzioni in chiasmi esi
: - gi in molte poesie del Medio Oriente antico ( fi n dal
- millennio prima della nostra m ) . Il loro numero e r i

Indice dei tannini p i tecnici

ante anche nella Bibbia ebraica.

si dimentichi che il chiasmo &un caso articolare di


mefieniessodeterminaunnunit'guistcae/o

<n r i n ; ci che n o n fanno tutte le reversioncs. Cfr. r m

Breve
' '
. . definizione o desenz1one
usati queuo volume.

di

alcuni term '


'

mr ma

1. Vecebolnrlo eminente le rehriee green


Oltre ad .Aristotele e Quntiliano. che. n e l loro tem

nodescritto in modo sistematico le regole dell'art.?iir


ria. st potranno consultare le opere seguenti, purtrop
non disponibili in italiano, tenendo sempre presente ::
Paolo non ha niente di un plagia-io:

R. Barthes. Laneienne rhtor


C
'
(1970). (Eccellente introduzigl;lec) m m m c a t w m 16
H. Miincher?197
Laueber .Handb(14528)?
hd riteran.schen
'
Rhetonk.
'
2 voll.,
DJ..
York
Clark,
1957.Rhercric m
' Greca-Roman Educanan.
'
New
G.Albiegennedy. The Art of Persuusion in Greece, Princeton
W.L{.97Bgandl. The Rhetaric of Argumentatian. New York
G APrinceton
. Kennedy,
1972.
The Art of Rhetorbc
'
' the Roman

World.

J. chen
Martin,
1974.
Antik: Rhe!ank
' . Techmk
' und Methode, Mun

B. Mortara Garavelli. Manuale di retorica. Milano 1988.

ecc-)inrisis). M odo di' tenere un discorso

Activ
(gesti,(in
voce,
greco: h

Chiarito (dal greco chiasma). Periodo 0 unit retorica dai


266

. Cir. chiasmo.
' . Alfio nome dellnrgome-tazione. che pu
mprendere una pmbario, una refutaiio. e una egressia.
vedano questi termini.
reco: parekbasis; digressione). il termine non
'orativo. come seloratore o lo scrittore si

suo tema innwenitnrnente o per E


te
' incapacit. La digressione, che originariamente
eva
pane del discorso, ricevette
oni diverse (far riposare
, gli ascoltatori, portarli vene un qunlcos'nltro che fuorie
le la libert di giudizio, ecc.). Fu in seguito rigettata da
Aristotele e daun certo numero di orntorl greci, per essere
- infine ricu](nerntn dai lati ).
di
d
'
in greco: taxis . Disposizione ' un isconso,
che comprende generalmente un medium. una narratio.
una pmbatio, una paoratio.
E
( i n greco: locis). Figure stilistiche. phrallelismi,
ecc.. grazie ai quali prende forma l'argomentazione. La
_ retorica e diventata progreesivnrneme - : torto o a ragio
,pocoimportn '-unmododiomareodianalizzure
gli ommenti del ' orso.
Erin-r. Fine conclusione di un' emanazione; l'exitus di
una argomentazione pu coinci re con la peroran'a del
discorso, ma n o n necessariamente.
(: esordio di
u n( i n greco: mooimion). i n t r oduzione
stabilire
il contatto
un discorso, che deve darne il tono.
con i destinatari e annunciare il tema.
Generi rem-ici. Sono tre: ! . giudiziario ( o r i g i n a r i a m e
nel tribunale per accusare o difendere sudei fatti passati):
2. deliberativo (originariamente nell'agor o nel senato,
nel parlamento. p e r persuadere o disuadere dal prendere
una certa decisione in politica. ecc.; riguarda il futuro); 3.
epidittico (elogio/biasimo di virt/vizi o di persone; rende

267

re partecipe delle convinzioni sulla verit di unidea, di un


messaggio, di una religione, ecc.): Anche se i tre generi
sembrano fncilmente distinti, nella pratica non facile de
terminare il genere di certi discorsi. tanto pi che il gene
lungo rimasto
miscuglio dai contorni
vsg .
Per il co
paolino, lattribuzione dei generi lascia anco

reidittico a

un

ra a des3e'nre. A secondo delle scuole e dei criteri. u n a


come Galati, ed esempio, sar dichiarnta nppane
nere al genere giudiziario (apologia di Paolo a del suo mi
nistero). deliberativo (persuadere/dissuadere i destinatari
del prendere una certa decisione). o addirittura epidittico.
I n ( i n greco: heumis). Ricerca di argomenti 0 di
prove di ogni specie, che costituiscono il discorso.
Mmm-ia ( i n greco: mnm). A rendimento del testo. sua
memorizzezione. All'epoca. i oramrl pronunzinvano i
loro discorsi a memoria, esi fianno buone ragioni di rite
nere che i trattati scritti fossero anchessi memorizzati
prima di essere messi per iurltto.
I V ( i n greco: digsis). Esposizione iniziale, che non
e un racconto propriamente detto (unche se in genere di

268

'tutto la

itio principale di 1,16

delle sotto-sezioni (1,18; 3,_21-2?; 5,20-21; 9,6a.


11.1; 12,1-2) o delle semplicx unit argomentative
, 6,15; 7,7; 7,13; 8 2; 8,18; 9.61); 9.14). Vedrpaniha

, l a m t i o s e g u e immediotamenle_la

r: .$$eosfimniiscenne prima ebrevissxma giustifi


-

.. Rm 1,17; 3,2.

mcgarzeddll'argomentazione in cui snrefutano le


iezioni o argomenti (possibili o reali) dell owenario.

--uente negli ecritti di genere giudmano. ln mfutano


esiste come unit let:ernria distinte nelle lettere paoli

e ve
io (in greco: epanaddsis).
clisliltlonnnslil:tle nfineclhrlpre:-urle'l'egnssull';n1o)rdine inverso uno
'
rovi o o .
[PP ((em aggem!eoo;ro: rhtmileos). Arne oratoria
greci. Il termine riunendo : tutti i dimorei pubblici e
le che li governa-no. Deoignn poi lmsierne delle
e procedure e delle tecniche senge dagli oratori.
che se. ai suoi inizi. la retorieafu essenzialmente o;nfitg:
m divent anche - se non principalmente - 9crltta, e
nnn.

cofattore nnrrltivo). ma una presentazione dei dati, del

dossier, un'esposizione dei fatti, che prepara indiretta


mente Inconfinnutio ( . secondo gli autori. la probatio);
in qualche modo un'ebbozzo di prova.
Panino (o divisio). Annunzio, in poche righe, dei temi e
delle p a r t i della probatio. La maggior parte delle partitio
nes sono propositianes (enunciati sotto forme di tesi), ma
le pmpositiones non sono tutte delle dizione.; (non sem
pre eegnalano le grandi divisioni delfiapm ' .
( i n greco: epilogos). Conclusione, epilogo. pero
razione. che riassume spesso largomentazione e la chiu
de. Vedi bolina.
Probuia ( i n greco: pistis, o anche katuskeu). Parte del di
scorso durante le quale loratore o lo scrittore sviluppa gli
argomenti che confermano la sua tesi 0 il suo p u n t o di
vista. Alcuni retori distinguono In pmbatia della refiuatio
(o neuf-nario: in greco lysis), nella
si rifiutano gli
argomenti dell'ewersario esi rispon alle obien'oni. Per
semplificare. in questo libro, non ha mantenuto la diffe
renze na confirmatio epmbatio. che qui designa il corpo
dellurgornentazime.
Propolilin. Tesi che loratore a l'autore svilupper e illu

' '

fiem
WW'WWM generano delle se:

":. Voeebolllio n t i m n t e r

g i u - | : . . Moll-n.

R. Bloch. a r t . Midrash, in Dic"tionnuife dela Bible. Sup

kWt,
A propos d'une dfinition du midi-ash. Hib
50 (1969) 395413.
_

. What is Midrash?, Philadelphia 1987.


geu;::rmm Understanding Rangimc Midrash. Text and
' " : ,Hoboken NJ, 19 .
4 .
A goldberg,%orm-analysis of Midrashu: Literature asa
. Method of Description, 115 36 (1985) 159-174.
' G H. Hermann-S. Budick (ed.). Midrash and Lnemture,
' New Haven/London 1986.

David [. Brewer, Techniques and Assumptions in Jewish


Exegesi's before 70 CE, Mohr. Tibingen 1992.

' ' rend


li "tamente parole o espressioni; 2.)
' pal tesoagiclleclrogmentato (chiamato testo prindc
e) altri passi biblici (chiamati sati-conns ?emz

Per una prima eccellente iniziazione al vocabolario e alle


tecniche midrashiche, H. Shack-G. Stamberga, Introdu
tion au Talmud etau Midrash. Le Cerf 1986.

Gaurah hawaii (regola che governa le associazioni verba


li). Letteralmente principio uivalenta. una delle re
gole giudaiche (attribuite a Hel) dinterpretazione della
Scrittura. Si ragiona su delle analogie: due diversi passi
della Scrittura (inizialmente il principio valeva soltanto
per dei passi della Torah. mafu p o i esteso ai Profetie agli
Scritti) aventi una o p i termini in comune possono es
sere interpretati l'uno p e r mezzo dellaltro. Detto in altre
parole. in base ad una similarit verbale tra i due testi, ci
che si dice delluno pu essere detto dell'altro. Nella lette
ra ai Romani. Paolo sfrutta due volte questo procedimen
to; cfr. 4.3.7-8 e 9,25-28.

(intima ( lurale: M M I ) . Conclusione di midrash omileti


co (p icazione sina ogale). A differenza della pemratia,
che spesso riassume e grandi linee dellargomentazione.
tima conclude lomelia in un tono consolata-io (con
una tonalit escatolo ica). Alcune delle conclusioni di ar
gomentazioni in anlm-mo la forma di una intima. Vedi
r a t iI ) .
0mihflca. Aggettivo derivato dalla parola omelia. Il ter
mine designa i sermoni fatti in sinagoga, i quali mirano ad
attualizzare o applicare agli uditori il passo della Scrittura
del giorno. tratto della Torah e chiamato Seda. Si pada
allora di midrash (commentario) omiletico. Vedi p a t h : e

M.

Mldmli (plurale: midrashin). Viene dall'ebraico dm-ash


(cercare); il termine denota ogni tipo di ricerca, tecnica
oppure orniletica, sulla Scrittura; e diventato l'equivalente
di commentario. discorso sulla Scrittura, che la rende
attuale e ne scopre tutte le riccheue. Nella sua estensione
minima il termine designa un commentario o una 5 iega
zione che segue un versetto. un passo oppure anclle un
libro della Scrittura; obbedisce allora a delle regole di pre
sentazione. Gli specialisti parlano di midrash come forma
o genere letterario soltanto alle seguenti condizioni: 1) il
discorso fa delle ripetute allusioni al tasto commentato 0
270

'

'

d ' ]

ami ve

[ e co .

), Zusonl:llglrsfifiln:lgcorso della discussione. Di que:


' unirentari sulla Scrittura, i p i conosciuti sono quelli
' 'l?bri della Legge. N o n inutile ricordare che la $:

o n e : l'edizione dei midrashim awenne ben p i _ l


ll'epoca del Nuovo Testamento. il che non impedise,
'denternente & questi commentari giudarci di urnan a
.' a delle tradizioni molto antiche e annex-ron al p r i m a se
nlodellanostraenVeditorgmm
_' _

, lia. La Torah (libri


ebraica
della se
' ' del nostro Perila
tateuco)
diVisa
in

v'

'

'

'

ridono

lettura del servino sinago:

ne()cicd-l: AI' babilonese di allora). Ogni s e z i o n e sr

'

'

'

hu''

tazione). Tipo
' di' mi'drasli . in

'gh'aiilw l'ilico eseguito dalla sua anna:


'lizione. questa asua volta preceduta daformule sltereoa
ti

te'

tale linter-prelazione del passo \)

e]:

a su

rotazione concerne. Nel midrashyes er, i corn:


?metirtgtore si accontenta di identificare gli awem_menti ei
' hpe

personaggi menzionati nella Scritture c o n degli awenr


'

item i.

meritielli-imm= uzi>n?d?$$idrasli omiletico (predicazio


*
s' . gale). Pu designare lintmduzmne (chiamata

:rclilemsopmemio, dal greco pruoimioy1) e corna nle al e:


sordio (vedi questa voce); ma la peni_uz pu snc e esigi:
re la predicazione stessa. At 17.3 (Paolo a nva.f
010

Paolo faceva l'omeli:;|) parla {lella&etixfl1agadiaAt ili13


imago

"T

nica;ive

::!!lll; desi$a?e Epro'licazione intera (piuttosto che la

sola introduzione). In Rm non tr_nvramo la pettina come


predicazione. Vedi mrdillirr e.
.
1 co)

woboiner (regola che governa il ragionamento ogi' :


%dpesso chiama:: in questo libro ra onan'iento a fori r i ,
ci che vero per un caso applic ile a un caso p i u i m

al : tar-gum 'a l ) . La p a r ola sig'rn


_ traduzio
.
pownante.
' "fica
:e C:rlpilillrrgumei'm si designano le cadmoi'itiujran;ilcliie
. runa'

'
e
iscritto, sopra
.

galli?! Il seloalg'dpgllamnirapegra) della Bibbia cominciate

211

. dopo lesilio ( m a non si samolto bene quando), allorch il


testo ebraico non era p i capito. Senza dubbio sono nate
dalla necessit di far comprendere i testi biblici letti du
rante

Blbliogrlfil *

le celebrazioni ebdomadarie nella sinagoga. Anche

sei taraumim designano le traduzioni amnaiche, non bi


sogna 'menticare che la traduzione greca dei D i x (fatta
intomo_al 200 a.C. per i giudei della d i a s p o e di lingua

greca) costituisce, anch essa, un fenomeno targumico.


mhra ammesso oggi che il tavgum rappresenta il p u n t o
di partenza del Midrash (come ricerca cinematica e com
mentario seguito al testo biblico). Possediamo dei targu
mim (traduzioni nramaiche) di quasi tutti i libri biblici. I
p i conosciuti sono quelli rulla Torah (Pentateuco) di cui

esistono due famiglie, Il babilonesefl'argumdi On elos) e


la polatinese (largum Neofiti e Yerushnlmi, q u e - t ultimo
viene liriche chiamato Targum della Pseudo-Jonathnn).
Tipologia (aggettivo: tipologico). Termine con due accezio
ni diverse. Pu essere sinonimo di classificazione:,o rin
viare ai tipi e alle {i un: bibliche. La tipolo ' allora 0 la
messo in relazione dei tipi e delle figure, osarne di que
sta messa in relazione. Cfr. T. Todorov, Symbolisme :: in
terfirtation, p. 112: Solo un r a p p o r t o particolare. quello
de accoppicmento. t r i due tutti storici permette di parla
re di tipologia. neceaau'io che ci sia una gradazione tra
i due fotti in favore del secondo: il primo annunci. il se
condo, il secondo compie il primo.

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Indice

lumoduzlom

Pag.

c italo p r i

L?;oguldl llonnnl, Inti . o m ]


!. Problcmatiche, antiche e nuove, 8 - 2. Oug
li pmcedure seglnirfl, 12 3. La giustizia divx

na. 17

Parte prima
COMPOSIZIONE E 5 . 4 5 0

Capitolo secondo

L a c o m p u l z l o m d l lim

24

[. Lesistenza di un modello retorica, 25 - 2.


km 5.1-21 nella dinamica dellargomelzltnzio
ne, 32 - 3. Sviluppo dellargomentazxone e
giustizia divina, 45 - Conclusione. 47
Capitale terza
_
l.- eompoolzlono dl Rm 9-11 | |. nun I m r
pra-zion

48

]. Diversi t i p i di composizione, 49 - Z. Rm 9
11 e il resto della lettera, 59 - Conclusione, 64

P a m seconda
FEDE E LEGGE IN R O l e

Capuo'lo quarta

Rln1-4 . la a l divin!
[. Quale tipo di composizione?. 72 - 2. Perch

298

71
I

l'ira divina, 80 - 3. Rm 3.1-8 e la composizio


ne della lettera, 89 - Rm 1.184,25: di giu
stizia in giustizia, 93 - Conclusione, 96
Capitolo quinto
L'atto di credere In Romen
1. 11vocabolario della fede, 98 - 2. L'atto di
credere in Rm 4, 108 3. La fede in Ges Cri
sto. Rm 10, 115 - Conclusione, 120

Capitolo sesto
Crmo . le Lum
1. Gli interrogativi e le loro implicazioni, 123
- 2. Largomentazione di Pmlo, 129 3. Leg
gee salvezza, Leggee giustizia, 137 - Conclu
sione. 143

lina, 201 - 2. Valore dell'esegesi paolina. 203


3. Rm e il compimento delle Scritture, 217
4. Esegesi paolina e giustizia divina, 219
98

122

Pane terza
IL FUTURO D'ISRAELE
Capitolo settimo

L'elezione In Rm9

148

1. Composizione e argomentazione. Km 9,6


29, 148 - 2. Dio in discussione, 154 - 3. Dall'e
lezione alla chiamata. 164 - Conclusione, 168
Capitolo ottavo
Leselvino al len-le
1. Rm l l . Composizione e interpretazione.
170 -2. Israele ei gentili. 182 - ]. Rm9-11 e
loccasione della attere ai Romani, 191
Conclusione, 195

170

Parte quarta
LESEGESI E LA TEOLOGIA PAOLINE

Capitolo nono
R|levenu dell'esegesi plolina
1. Le caratteristiche formali dell'esegesi pao
300

200

Cupitolo decimo
gluotlzle divlne
Giustizia divina, c o n o senza la Le
?, 222
2. Giustizia divina ed elezione/in urimento,
233 - 3. Vangelo e giustizia di Dio. 239

Vono-lo .

Capitolo undicesima
Leglunln divine In Rm. Ll p o o h In gioco :il
u n ' - u v u n dl doflnlzlone
1. Una scrittura di tipo e di ispirazione bibli
ca, 247 - 2. I divari di u n a scrittura incultu
m m , 253 - 3. Ragioni legate alla diapositio
della Ienera, 256 - 4. Una giustizi- divina de
finita dalle sue modalit. 259 - Conclusione.
261

222

245

Concluelone

262

Indie. del tonnlnl pI tecnici


!. Vocabolario attinente la retorica greca,
266 2. Vocabolario attinente l'esegesi giu
daica e cristiana, 269

266

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273

EEDIOODEIJABIBBIA

STORIA DELCMS'I'IANESIIO

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Finito di S t a n nel mm di Agosto 1997


dalla GRAFICHE G A .
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Lesegesi della lettera ai Romani in piena evoluzione;


sembrato perci opportuno riprendere le linee guida dei
cambiamenti registrati in questi ultimi decenni, proponendo
nuove piste di interpretazione, p i fondate. perch
probabilmente meno sottoposte a condizionamenti
confessionali.
Ci che disorienta il lettore contemporaneo il modo di
procedere di Paolo, difficile sotto ogni p u n t o di vista,
al p u n t o da far dire a molti commentatori, anche tra i p i
seri, che la sua teologia n u n c a di coerenza e soprattutto che
egli ricorre un po' troppo ai paradossi p e r venire a capo
delle questioni affrontate.
Questo studio cerca di rendere giustizia alla logica
dell'apostolo, mostrando, a proposito di temi quali la
giustificazione per la sola fede, la salvezza di Israele e il suo
rapporto con le nazioni. come la lettera ai Romani delinei
un cammino audace p e r i credenti di oggi. Il filo che guida
largomentazione quello della giustizia divina, cos come la
descrive Paolo, nelle sue apparenti contrnddizioni. Ma
l'attenzione Alle tecniche eai modelli letterari, esegetici
e teologici utilizzati dall'aposmlo, danno un rilievo
sorprendente a questo scritto destinato per i credenti di tutti
i tempi.
JEAN Nom. ALETTI, gesuita. professore di esegesi del Nuovo

Testamento al Pontificio Istituto Biblico di Roma.

ISBN 88-269-11M

+22 50

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