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SOMMARIO
INTRODUZIONE
CHIMICA DELVETRO
Composizione
Miscela vetrificabile
Materie prime del vetro
Fondenti
Stabilizzanti
Affinanti
Decoloranti
Coloranti
PROPRIETA MECCANICHE
11
Trazione e compressione
ISOLAMENTO TERMICO
13
20
24
TIPI DI VETRO
25
Quarzo fuso
Silicato sodico
Silicato sodico calcico
Vetri borosilicati
Vetri al piombo
Vetri per lottica
Vetri speciali
Invetratura smalti
PRODUZIONE DEL VETRO
27
Forni fusori
Forni a crogiolo e a vasca
Forni a bacino
Forni di ricottura
Forni a muffola
Forni a tunnel
PRODUZIONE DEL VETRO PIANO
30
33
LE LANE DI VETRO
37
I FILATI DI VETRO
38
Il fibraggio
Lapplicazione dellappretto
Il vetro E
Il vetro AR
Il vetro R
Il vetro D
Il vetro C
LA PRODUZIONE DEI TUBI DI VETRO
40
42
Trattamenti termici
Curvatura
Argentatura
Trasformazione del vetro cavo
VETRI SPECIALI
45
Vetro autopulente
Vetro retinato
Vetro cemento
Vetri stratificati
Vetri anti-infortunio
Vetri antivandalismo
Vetri anticrimine
Vetro antiproiettile
Tecnologie produttive e assemblaggio dei vetri multistrato
I vetri nella prevenzione degli incendi
IL RICICLAGGIO
I conferimenti impropri: origine, caratteristiche, effetti
Il vetro pronto al forno
Stato attuale delle tecnologie di selezione dei corpi opachi
Riduzione del vetro perso nelle fasi di selezione e trattamento
55
INTRODUZIONE
In senso fisico il vetro un materiale solido amorfo, solitamente prodottosi quando un adatto
materiale viscoso viene solidificato rapidamente, in modo tale che non abbia il tempo di formare una
regolare struttura cristallina. Comunemente si intende con il termine vetro uno specifico tipo, il vetro siliceo,
comunemente utilizzato negli edifici, come contenitore, in elementi decorativi ecc
In forma pura, il vetro trasparente, relativamente duro, pressoch inerte dal punto di vista chimico e
biologico e presenta una superficie molto liscia. Queste caratteristiche fanno del vetro un materiale molto
utilizzato in molti settori, ma nello stesso tempo fragile e tende a rompersi in frammenti taglienti. Questi
svantaggi possono essere modificati in parte o interamente con l'aggiunta di altri elementi o per mezzo di
trattamenti termici.
Il vetro comune costituito quasi esclusivamente da biossido di silicio (SiO2), chiamato anche silice,
lo stesso componente del quarzo e la sua forma policristallina, la sabbia. In forma pura, la silice ha un punto
di fusione di circa 2000C ma spesso durante la produzione del vetro vengono aggiunte altre sostanze per
abbassare questa temperatura. Una di queste la soda (carbonato di sodio Na2CO3) oppure la potassa
(carbonato di potassio) che abbassano il punto di fusione a circa 1000C. Purtroppo la presenza di soda rende
il vetro solubile in acqua (caratteristica certo non desiderabile), per cui viene aggiunta anche calce (ossido di
calcio, CaO) per ripristinare l'insolubilit.
Nella seguente immagine si vede la struttura in presenza del modificatore Na+. I modificatori sono in
genere la principale causa della fragilit dei vetri.
Secondo la sua composizione e la sua storia termica, il vetro pu essere trasparente, translucido o
opaco, incolore o colorato. A temperatura ambiente durissimo (ha durezza 5-6 nella scala Mohs) e fragile,
non poroso, rifrange in modo notevole i raggi luminosi, dilata solo leggermente al calore, di cui un
cattivo conduttore; non si scioglie nell'acqua e negli acidi, anche se concentrati, eccettuato l'acido fluoridrico,
pur cedendo loro, in minima misura, e maggiormente a caldo, ioni modificatori dalla propria superficie. Si
scioglie invece nelle soluzioni basiche. Non brucia, non si lascia calcinare; sotto l'azione di forte calore passa
attraverso vari stati di viscosit: all'incandescenza bianca fluido, alla rossa molle e pastoso. E' in
quest'ultimo stato di viscosit che il vetro pu essere modellato.
Transizione
vetrosa
Non avviene
transizione
vetrosa
In questo grafico vediamo il calore scambiato da un fuso in fase di raffreddamento. In rosso si vede la
fase liquida, in nero la cristallina che si genera alla temperatura di fusione Tm e in arancio la fase liquida
metastabile di liquido sottoraffreddato. In blu abbiamo diverse fasi vetrose che si generano alle temperature
di transizione vetrose Tg, dipendenti dalla velocit di raffreddamento. Si pu osservare la diversa dipendenza
del calore dalla temperatura nella fase liquida e nelle fasi solide.
Nelle seguenti immagini si vedono a sinistra lomogeneit della struttura vetrosa confrontata con
quella cristallina.
Composizione
Il vetro composto da una miscela omogenea di ossidi in proporzioni variabili, distinti in formatori e
modificatori del reticolo vetroso. I principali formatori di reticolo (per questo detti anche vetrificanti) sono la
silice (SiO2) e l'anidride borica (B2O3), ma numerosi altri ossidi tri o tetravalenti (di fosforo, germanio, ecc.)
hanno queste caratteristiche.
I modificatori si distinguono in fondenti (ossidi alcalini, principalmente di sodio e potassio) e
stabilizzanti (ossidi alcalino-terrosi di calcio, magnesio, bario, ...).
Gli ossidi di alcuni elementi come il piombo possono essere sia formatori che modificatori del
reticolo. I vetri silicatici, i pi numerosi, sono costituiti da un reticolo nel quale atomi di silicio e di ossigeno
sono legati tra loro da forti legami chimici covalenti. Altri elementi interrompono la continuit del reticolo
(per questo sono detti modificatori ) creando legami di tipo ionico.
Nella seguente tabella sono riportate le composizioni chimiche percentuali dei vetri commerciali pi
comuni.
COMPOSIZIONI TIPICHE DI VETRI COMMERCIALI
Costituenti
Vetro piano
(float)
Vetro per
contenitori
Vetro per
usi
domestici
(boemia)
Cristallo al
piombo
Vetro per
illuminazione
(opale)
Vetro per
industria
chimica
Vetro per
ottica
(crown)
Fibre tessili
Vetri Tv
(piombo bario)
SiO2
72,8
73,3
74
60
60
67,5
80,4
53,2
59,68
Al2O3
0,7
1,5
0,18
0,08
0,08
2,27
14,2
2,5 - 4
Fe2O3+TiO2
0,09
0,06
0,02
0,02
0,02
0,15
0,03
0,34
0,03 - 0,08
CaO
8,6
9,8
5,3
9,4
22,6
0 - 3,6
MgO
3,61
0,34
0,42
0 - 1,6
PbO
2,8
24
24
0 - 15
Na2O
13,7
14,2
13,6
3,8
0,26
7,95
K2O
0,2
0,6
12,7
14,9
14,9
1,8
0,6
0,21
6-8
SO3
0,3
0,2
0,2
0 - 0,6
B2O3
6-20
8,55
BaO
0,14
Miscela vetrificabile
Il vetro si ottiene per fusione in un forno ad alta temperatura di una miscela omogenea di minerali
(miscela vetrificabile), detti materie prime, mescolati in opportune proporzioni in peso, e di rottame di vetro.
Le aggiunte delle materie prime sono calcolate in peso, facendo riferimento a 100 kg di sabbia. Tutti i
componenti la miscela sono in polvere e le dimensioni dei grani hanno una grande importanza per la riuscita
della fusione. Se le polveri sono troppo fini vi sono problemi di spolverio, cio di dispersione del prodotto
nella camera fusoria e nell'ambiente attraverso i fumi, prima che abbia avuto il tempo per reagire. Se, invece,
sono troppo grossolane, vi sono problemi di omogeneit della miscela; la silice, la materia prima pi
altofondente, la pi delicata da questo punto di vista. Grani troppo grossi non riuscirebbero a fondere; grani
troppo fini si possono segregare (impaccare) e, non miscelandosi omogeneamente con le altre materie prime,
risulterebbero anch'essi infusibili. L'omogeneit della miscela importantissima e, per favorirla, oltre alla
dimensione dei grani delle singole materie prime (granulometria), fondamentale la buona qualit della
miscelazione e l'aggiunta di piccole quantit di acqua (24%) che impedisce la separazione tra le fasi.
Fondenti
Per abbassare la temperatura di fusione del quarzo (circa 1700 C) si aggiunge un fondente,
generalmente l'ossido di sodio. Nella produzione attuale esso viene aggiunto sottoforma di carbonato (soda)
o nitrato. Qualunque sia la sua origine, naturale o artificiale, la soda, a circa 800, si decompone in anidride
carbonica (gas) ed ossido di sodio. Quest'ultimo ha la capacit di reagire, allo stato solido, con la silice
trasformando il quarzo in silicati di sodio che fondono a pi bassa temperatura.
Allo stesso modo si comporta la potassa o carbonato di potassio (K2CO3), anch'essa prodotta oggi
industrialmente. Oltre a rendere pi fusibile la silice, la soda (o potassa) ha la propriet di allungare
l'intervallo di temperature entro il quale il vetro solidifica (intervallo di lavorazione), e rende, come si dice in
gergo, il vetro pi lungo.
Stabilizzanti
Il vetro silico-sodico o silico-potassico non stabile; basta l'umidit atmosferica per rovinarne la
superficie, formando strati biancastri e corrosi. In acqua questi vetri sono perfettamente solubili e sono usati
oggi come detersivi per lavastoviglie. Per avere un vetro stabile si sostituisce parte della soda con altri
composti che rinforzano il reticolo vetroso, migliorandone le propriet chimiche. Questo effetto lo esercitano
gli ossidi bivalenti di calcio (CaO), magnesio (MgO), bario (BaO), piombo (PbO) e zinco (ZnO), che per
questo sono detti stabilizzanti. Un ulteriore miglioramento si ha introducendo nel vetro altri ossidi come
l'allumina (Al2O3) e l'anidride borica (B2O3).
Il carbonato di calcio si trova in natura sotto forma di marmo o calcare. Si decompone, a circa 1000C
in anidride carbonica e ossido che entra a far parte del vetro. La dolomite, carbonato misto di calcio e
magnesio, usata per sostituire, in parte o completamente, il carbonato di calcio. L'allumina viene aggiunta,
generalmente, sottoforma di feldspati alcalini (composti di silice, allumina e ossidi di sodio o potassio),
minerali abbondanti nella crosta terrestre e facilmente fusibili. Serve a migliorare la resistenza chimica del
vetro ed a controllare la viscosit del fuso. Il piombo viene aggiunto sotto forma di ossido prodotto
industrialmente (minio, Pb3O4 oppure litargirio, PbO).
Alte percentuali di piombo abbassano la temperatura di fusione, diminuiscono la durezza del vetro e
ne aumentano la brillantezza. Il vetro un materiale totalmente reversibile. Esso pu essere rifuso e
modellato un numero infinito di volte senza perdere o modificare le sue propriet. Per questo il rottame di
vetro divenuto, per certe produzioni, una delle pi importanti materie prime.
Nei forni fusori per la produzione di bottiglie colorate, oltre il 60% (in certi casi quasi il 100%) della
miscela vetrificabile costituita da rottame riciclato cio da vetro recuperato attraverso la raccolta pubblica
(rottame da riciclo o esterno). Tutte le miscele vetrificabili devono contenere un po' di rottame, in quanto
esso accelera la fusione della miscela vetrificabile e consente di risparmiare energia e materie prime. Ogni
vetreria conserva e riutilizza nella miscela i propri scarti di lavorazione (rottame interno).
Affinanti
La miscela vetrificabile non ancora completa. Il fuso un fluido viscoso nel quale si trovano
disperse numerose bolle gassose formatesi per decomposizione dei carbonati o per altra origine. Per
eliminarle, vengono aggiunti dei composti detti affinanti, come gli ossidi di arsenico (As2O5) e di antimonio
(Sb2O3) associati a nitrati. Fino all'era industriale era usato quasi esclusivamente il biossido di manganese
(MnO2). Nei moderni forni continui gli affinanti principali sono solfati associati a piccole quantit di
composti riducenti (carbone, loppa d'altoforno, ...).
Questi composti si decompongono ad alta temperatura (oltre 1200C) liberando bolle di ossigeno che,
risalendo nel fuso, assorbono le bollicine che incontrano fino a raggiungere la superficie. Attraversando le
stratificazioni di vetro a diversa densit, le bolle svolgono anche una azione di omogeneizzazione del fuso.
Decoloranti
Il vetro, cos ottenuto, non ancora il vetro puro trasparente ed incolore o colorato delle vetrerie
artistiche. Non basta usare materie prime di sintesi o scegliere quelle pi pure; alcuni elementi, come il
ferro ed il cromo, sono sempre presenti anche se in piccolissima quantit, comunque sufficiente a colorare
leggermente. Si deve aggiungere un altro componente alla miscela: un decolorante. Si tratta di alcuni
elementi che in piccola quantit correggono la tonalit di colore secondo un principio fisico
(sovrapposizione di un colore complementare che annulla quello ad esempio del ferro) o chimico
(ossidazione o riduzione dell'elemento colorante; il ferro, per esempio, a parit di concentrazione nel
vetro, colora molto pi intensamente se si trova allo stato ridotto che non allo stato ossidato).
Il decolorante pi noto, che agisce in tutti e due i modi, il biossido di manganese che, per questa
sua propriet, era chiamato il sapone dei vetrai. Tuttavia il manganese, fissato nel vetro, ha ancora la
capacit di catturare l'energia della luce solare e quindi di ossidarsi, dando al vetro una colorazione gialloviola. Ne sono un esempio i lampioni che illuminano piazza San Marco a Venezia. Inizialmente incolori, a
causa del manganese sono diventati viola, liberando cos una luce soffusa che divenuta una caratteristica
della piazza di sera. Per questa sua instabilit oggi il manganese sostituito da una miscela di elementi
come il selenio, il cobalto e terre rare che, dosate singolarmente, danno un risultato pi completo e stabile.
Coloranti
Per la produzione di vetri colorati si ricorre all'impiego nella miscela vetrificabile di opportune
sostanze. L'intensit della colorazione dipende dalla quantit di colorante introdotto nella composizione del
vetro, dalla presenza o meno di sostanze ossidanti o riducenti nell'atmosfera del forno, dalla conduzione
termica della fusione e dal tipo di colorazione (ionica o colloidale).
Nella seguente tabella vengono elencati alcuni dei principali elementi e composti coloranti con i
relativi effetti distinti a seconda delle condizioni operative ossidanti o riducenti.
Elemento/composto
Colorazione prodotta
Colorati ionici
Condizioni ossidanti
Condizioni riducenti
Cobalto ossido
Blu
Blu
Rame ossido
Acquamarina
Verde
Manganese
Viola
Cobalto-Manganese
Ametista, nero
Ametista, nero
Ferro
Giallo
Verde-blu
Zolfo-Ferro
Coloranti colloidali
Giallo-Ambra
Condizioni ossidanti
Condizioni riducenti
Zolfo-Cadmio
Giallo
Zolfo-Cadmio-Selenio
Rosso
Rame
Rosso rubino
Oro
Rosso rubino
Argento
Giallo
PROPRIET MECCANICHE
Prova di compressione e trazione
I materiali fragili come i vetri vengono generalmente provati a compressione in quanto anche il loro
impiego pratico avviene di solito in queste condizioni. In questa prova si sottopone un provino a
compressione crescente e si valuta la deformazione di esso fino a rottura. Il vetro, come gi detto, un
materiale fragile quindi la rottura avviene improvvisamente senza deformazione plastica, peraltro il suo
comportamento prima della rottura lineare, quindi facilmente descrivibile.
Da questa prova si riescono a conoscere caratteristiche fondamentali come il carico a rottura e il
modulo di elasticit.
2.5 kg/dm3
Durezza:
Modulo elastico:
750000 kg/cm2
Coefficiente di Poisson:
0.23
10000 kg/cm2
400 kg/cm2
400 kg/cm2
9x10-6 C-1
Conducibilit termica:
1 kcal/hm0C
I dati riportati mostrano un altissima resistenza a compressione del vetro; paragonato ad un acciaio
Fe360 o ad un calcestruzzo Rck 300 (materiali da costruzione ordinariamente usati) risulta evidente la
superiorit di tale materiale sottoposto a compressione.
700.000
Vetro:
750.000
Risulta quindi un'affinit tra la rigidezza dell'alluminio e quella del vetro, evidente che un
accoppiamento di questi materiali sar pi idoneo che non con l'acciaio. fondamentale infatti evitare
concentrazioni di sforzi e rendere il pi uniforme possibile il fluire delle forze attraverso elementi di contatto.
da notare anche il basso valore del coefficiente di dilatazione termica e quindi un ottimo comportamento
agli sbalzi termici per le strutture iperstatiche. fondamentale ribadire come soltanto oggi, grazie allo
sviluppo di una tecnologia adeguata, si inizi a sfruttare le potenzialit di questo materiale che, per la sua
fragilit e per la sua bassa lavorabilit, stato usato solo come materiale secondario. Un uso consapevole
permette di ovviare le inadempienze del vetro e sfruttare al meglio i suoi indubbi pregi.
ISOLAMENTO TERMICO
Data la scarsa conduttivit termica del vetro, il riscaldamento o il raffreddamento parziale di una
vetrata determina in questa delle sollecitazioni che possono provocare rotture cosiddette termiche. L'esempio
pi comune di rischio di rottura termica quello rappresentato dai bordi coperti di un vetro ad elevato
assorbimento energetico, che in presenza di forte irraggiamento solare si riscalderanno pi lentamente della
superficie esposta. Nei casi in cui le condizioni di utilizzo o di posa in opera rischiano di determinare in un
vetro considerevoli differenze di temperatura, sar necessario adottare delle precauzioni in fase di posa o di
lavorazione. Con un trattamento termico complementare, come la tempra, si consente al vetro di sopportare
delle differenze di temperatura sino ai 200C.
Le vetrate isolanti tuttavia non diminuiscono il calore disperso per irraggiamento dallambiente
riscaldato.
Leffetto serra negli edifici generato dalla trasparenza non simmetrica dei vetri delle finestre. Il vetro
comune presenta una finestra fra 0,3 e 3 m e pertanto lascia passare quasi la totalit della radiazione solare
che ha il suo massimo a 0,55 m. La radiazione solare che penetra allinterno degli ambienti viene da questi
assorbita e contribuisce ad innalzare la temperatura di equilibrio.
Le pareti e gli oggetti interni emettono a loro volta una radiazione termica nel campo dellinfrarosso
lontano; supponendo una temperatura media di 27 C si ha, per la legge di Wien, una lunghezza donda di
massima emissione di:
Ne segue che il vetro non lascia passare la radiazione infrarossa proveniente dallinterno e quindi si ha
una sorta di intrappolamento di energia allinterno degli ambienti. Ricordando la relazione:
Ne segue che se lambiente non disperde la potenza entrante aumenta laccumulo e quindi cresce la
temperatura interna. E proprio quello che succede in estate: la radiazione solare surriscalda gli ambienti,
specialmente quelli eccessivamente vetrati, e quindi si ha la necessit di avere un impianto che fa lesatto
opposto: estrae il calore accumulato dagli ambienti per raffrescarli.
Le vetrate con rivestimenti magnetronici o pirolitici basso emissivi sono in grado di ridurre fortemente
le perdite di calore per irraggiamento.
Con rivestimenti pirolitici intendiamo la deposizione superfiale ad alta temperatura (coating) di ossidi
metallici in uscita dal forno prima di effettuare la ricottura. Il processo di pirolisi introduce legami forti tra
deposito e vetro e la resistenza superficiale del rivestimento pari a quella del vetro.
I rivestimenti neutri applicati alle lastre riducono lemissivit fino al 13% contro il 90% del consueto
vetro nudo. Nella seguente figura si vede lo schema della pirolisi.
Il coating magnetronico prevede il deposito di ioni metallici (prevalentemente Ag+) sulle lastre di
vetro secondo il seguente procedimento:
In genere si applicano diversi strati (silver based) ma possono essere soggetti a deteriorabilit. Questo
risultato suggerisce di utilizzare tali protezioni nelle facce interne delle vetrocamere. Si possono applicare
successivamente strati metallici la cui ossidazione si completa in successivi trattamenti termici. Il
procedimento permette di realizzare superfici con emissivit estremamente ridotta (2% contro il 90% delle
vetrate non protette). Le superfici che si generano con questo procedimento riflettono la radiazione solare
infrarossa, con trasmissione della luce pressoch inalterata.
Lutilizzo congiunto di vetrate isolanti a camera doppia e del rivestimento superficiale porta dunque le
seguenti importanti conseguenze:
- ridurre le emissioni di gas inquinanti in atmosfera
- migliorare il comfort
- ridurre i costi per il riscaldamento invernale
- ridurre/evitare fenomeni di condensa
Il vetro il migliore materiale che possiamo utilizzare per far entrare la radiazione solare nella misura
pi adatta per ottenere un ambiente confortevole.
Il modo pi immediato per parlare di radiazione solare distinguerla in luce e calore.
Dal punto di vista dellisolamento termico possiamo distinguere i vetri secondo le seguenti tipologie:
-
Nelle successive figure si evidenziano le configurazioni esatte in cui porre le vetrate isolanti in modo
da ottenere gli effetti protezione desiderati sia per il caso estivo che per quello invernale.
Nella seguente figura possibile apprezzare come dalla vetrata monolitica a quella a doppio strato e
quindi a quella a doppio strato con gas argon si realizzi un isolamento crescente verso questultima
soluzione.
Le due correzioni sono indicate dai laboratori di misura ed appaiono accanto al valore RW.
Questo metodo rende possibile la scelta delle finestre pi adatte ad un'applicazione molto specifica.
Un'informazione migliore si ottiene confrontando i valori per terzi di ottava con l'indice di attenuazione R
della finestra e dello spettro di rumore.
INDICE R
Il vetro viene applicato nelle costruzioni incorporato in un telaio. La vetrata e il telaio formano
insieme l'elemento che determina l'isolamento acustico di tutta la finestra e, in alcuni casi, della facciata.
Non possibile definire le caratteristiche della finestra partendo solo dalle prestazioni del vetro. L'indice di
attenuazione acustica pu essere quindi calcolato solo dopo aver effettuato le misure opportune sulla finestra
finita. E' opportuno armonizzare il tipo di vetrata con il telaio e con il tipo di giunti. Le vetrate di alta gamma
devono essere montate in telai di buona qualit.
COMPORTAMENTO DEL VETRO
Ogni lastra di materiale presenta una frequenza critica in corrispondenza della quale vibra molto di pi
e trasmette il rumore molto pi facilmente. Per una vetrata dello spessore di 4 mm, questa frequenza critica
corrisponde a 3000 Hz, mentre per una lastra di gesso dello spessore di 13 mm, corrisponde a 3200 Hz.
Il trattamento acustico delle facciate sottoposte a numerosi rumori di elevata intensit a bassa frequenza
(rumori stradali) si presenta estremamente difficile. Fino a non molto tempo fa, il miglioramento delle
prestazioni acustiche delle vetrate era ottenuto soprattutto attraverso un aumento degli spessori e l'asimmetria
delle lastre di vetro nelle vetrate isolanti e i vetri stratificati di sicurezza avevano un comportamento quasi
uguale a quello dei vetri monolitici dello stesso spessore.
Oggi, grazie alla progettazione del vetro stratificato fonoisolante, l'effetto della frequenza critica del
tutto eliminato. In media, possibile ottenere un guadagno compreso tra 1 e 3 dB per composizioni vetrarie
simili e soprattutto assicurare una omogeneit di prestazione fonoisolante attraverso tutte le frequenze.
Vetrate isolanti
Le vetrate isolanti furono inizialmente introdotte per ridurre le perdite di calore attraverso la finestra.
E per possibile, attraverso una scelta corretta del vetro, ottenere delle buone caratteristiche acustiche. Il
principio di massima sta nellutilizzo di una lastra di forte spessore, associato ad un'altra lastra che differisca
di almeno un 30% in spessore dalla prima (esempi di composizioni ottimizzate dal punto di vista acustico
possono essere un 4 + 6 mm o un 6 + 10 mm) in maniera da compensare le risonanze individuali
(soppressione delle risonanze simpatiche).
La laminazione di una delle due lastre produce un ulteriore piccolo miglioramento nelle prestazioni
fonoisolanti, indipendentemente dal vetro che viene stratificato.
ISOLAMENTO ELETTRICO
I filati di vetro usati da soli in forma di filati singoli o ritorti possono dar vita a tessuti, materiali
intrecciati o rivestimenti di protezione; possono essere avvolti intorno ai conduttori elettrici creando
rivestimenti isolanti; infine, tramite la tecnica della trecciatura e grazie ad appositi macchinari possibile
creare foderi di protezione tubolari. La tessitura dei filati di vetro possiede alcune caratteristiche che la
distinguono dalle tecniche impiegate nell'industria tessile tradizionale, che utilizza materiali naturali o
sintetici. La resistenza meccanica e la stabilit termica sono i fattori che hanno favorito l'uso dei filati di
vetro come isolanti per conduttori elettrici, mentre combinati con vernici e rivestimenti di vario tipo, sono
usati per ricoprire cavi e fili elettrici.
L'impiego dei materiali compositi nel mercato dell'elettronica e dell'elettrotecnica include: pali della
luce, circuiti stampati, muffole elettriche, binari. I materiali compositi, infatti, sono resistenti, leggeri e
stabili, consentono di progettare in maniera flessibile e di ridurre i costi e sono resistenti alla corrosione.
TIPI DI VETRO
Il vetro esiste anche allo stato naturale. Il pi abbondante l'ossidiana, un materiale lucido scuro,
molto duro, formatosi nelle rocce vulcaniche e che l'uomo impar a lavorare per preparare manufatti (lame,
punte di freccia, ecc.) oltre un milione di anni fa.
Le tectiti sono piccoli ciottoli vetrosi formatisi per impatto di meteoriti con la superficie terrestre.
Basta anche un fulmine improvviso su una spiaggia per trasformare la silice in fili, o blocchi di vetro, le
folgoriti.
Tra i materiali artificiali, il vetro uno dei pi utilizzati e certamente il pi versatile, con tante
propriet talmente uniche (facile da modellare, trasparente, durevole, poco costoso), che difficilmente sar
sostituito, in molte applicazioni, da altri materiali.
Esistono numerosi tipi di vetro che possono essere classificati in diversi modi in base:
Il vetro trova impiego sia da solo che in associazione ad altri materiali (smalti per metalli, vetrine
ceramiche...).
Di seguito si riporta una descrizione delle principali classi composizionali.
I. QUARZO FUSO
Il quarzo fuso (vetro di silice) una sostanza vitrea ideale per caratteristiche chimiche e fisiche, ma di
produzione costosa per le difficolt della sua fusione ad altissima temperatura (oltre 1700C).
III. SILICO-SODICO-CALCICO
Al gruppo del vetro silico-sodico-calcico (vetro comune), appartiene la pi vasta produzione vetraria
come le lastre per edilizia, arredamento e auto, le bottiglie, il vetro da tavola, ecc commercialmente viene
distinto in base al colore in bianco (perfettamente decolorato), mezzo bianco, colorato ( verde, ambra...).
L'ossido di calcio, che nella miscela vetrificabile non supera, in peso, il 12-13%, viene, in parte,
sostituito da altri ossidi bivalenti quando si vuole ottenere vetro con particolari propriet chimico-fisiche.
L'ossido di magnesio (MgO), oltre a migliorare la fusibilit e la lavorabilit del vetro, riduce la
tendenza alla denitrificazione.
L'ossido di bario (BaO) migliora la lavorabilit, impartisce brillantezza e influisce sulle caratteristiche
dielettriche e di resistenza elettrica del vetro.
L'ossido di zinco (ZnO) riduce il coefficiente di dilatazione e migliora la resistenza chimica dei vetri.
Un suo impiego consistente previsto nelle composizioni dei vetri opale e in quelle dei vetri colorati al
solfo-seleniuro di cadmio in cui determinante per lo sviluppo del colore rosso.
Infine l'allumina (Al2O3), introdotta nel vetro al posto della silice, agisce sulla viscosit, sul
coefficiente di dilatazione, sulla resistenza meccanica e chimica del vetro.
V. VETRI AL PIOMBO
Con questo termine si indicano i vetri trasparenti che per la loro elevata qualit imitano il cristallo di
rocca naturale. A questo gruppo appartengono vetri particolarmente puri con quantit di ossido di piombo
superiori al 24%. Esigono materie prime di grande purezza e sono caratterizzati da una grande lucentezza
(elevato indice di rifrazione). Sono usati nel settore artistico, da tavola e nella realizzazione di schermature
per proteggere da radiazioni ionizzanti. La necessit di sostituire l'ossido di piombo per motivi ecologici, ha
portato allo sviluppo negli ultimi anni di vetri con propriet ottiche analoghe, contenenti potassio, bario,
zinco e zirconio. Il termine cristallo riferito anche a vetri silico-sodico-calcici (cristallo veneziano,
inventato nel XV secolo) e potassico-calcici (cristallo di Boemia).
Nelle vetrerie artigianali pi grandi si usano anche vasche, forni senza crogiolo con le pareti ricoperte
da parallelepipedi perfettamente squadrati (per evitare l'infiltrazione di vetro tra i giunti) di materiale
refrattario elettrofuso a base di silice-allumina-zirconio, molto resistenti alla corrosione. Nelle vasche, che
hanno una capacit anche di alcune tonnellate, la fiamma riscalda il vetro per irraggiamento, passando sopra
il bagno fuso. La fiamma alimentata da metano (il combustibile meno inquinante), o olio combutibile ed
aria. Per ridurre il consumo di energia, quest'ultima viene preriscaldata in un recuperatore di calore (tubo
metallico riscaldato dai fumi in uscita dal forno).
L'impiego del metano non sufficiente a ridurre l'inquinamento entro i limiti richiesti dalle norme
antinquinamento europee per la presenza nella fiamma di ossidi di azoto in quantit superiore a quanto
consentito. Per questo in futuro si dovr ricorrere all'ossicombustione (l'ossigeno sostituisce l'aria nelle
fiamma) oppure ai forni elettrici. Questi ultimi sono gi oggi diffusi nei paesi in cui basso il costo
dell'energia elettrica o sono utilizzati nella fusione delle miscele pi inquinanti (come quelle contenenti
composti del piombo o del fluoro).
Vi sono due sistemi per fondere elettricamente: irradiare il crogiolo con resistenze fissate alle pareti
del forno o fondere la miscela in vasche dove viene riscaldata da elettrodi di molibdeno immersi direttamente
nel vetro.
Forni a Bacino
I forni a bacino sono di realizzazione ed impiego piuttosto recenti: alla fine del XIX secolo, con
l'avvento delle macchine formatrici in sostituzione della fabbricazione manuale, che il bacino ha fatto la sua
prima comparsa. Questo forno realizzato per la produzione continua di vetro; le varie fasi che nel forno a
crogioli avvengono nel tempo, qui avvengono nello spazio.
Il caricamento della miscela avviene in continuo ad un estremo di una grande vasca rettangolare, la cui
superficie varia da pochi m2 fino a quasi un centinaio di m2, nel caso di forni per lastre float e lo spessore del
bagno di vetro fuso da 80 a oltre 150 cm. Avanzando verso l'estremo opposto, la miscela fonde formando un
liquido che si affina ed omogeneizza e quindi esce dalla vasca attraverso un foro sommerso (gola) per
raggiungere la zona di lavorazione.
Questi forni producono da 100 fino 1000 tonnellate di vetro al giorno. Un forno per bottiglie pu
produrre un milione di pezzi al giorno! Ed un forno float produce lastre sufficienti a ricoprire una superficie
uguale a dieci campi da calcio!
Tutto il processo, dalla pesata e miscelazione delle materie prime fino all'imballaggio del prodotto
finito, completamente automatizzato.
I forni a bacino sono costruiti con blocchi di materiale refrattario di varia natura. Si tratta in genere di
composti a base di allumina ed ossido di zirconio. Nelle zone a contatto del fuso, si usano blocchi di tipo
elettrofuso particolarmente resistente alla corrosione essendo compatti e privi di porosit. La volta in
refrattari di silice (elettrofuso per la produzione di vetri fusibili ad alta temperatura) e le pareti in genere in
materiale silico-alluminoso.
L'energia necessaria per raggiungere la temperatura di fusione, fornita, generalmente, da bruciatori a
gas o olio combustibile ed il riscaldamento avviene per irraggiamento. Si vanno per sempre pi affermando
i forni a bacino misti, in cui parte dell'energia viene fornita attraverso elettrodi immersi nel fuso (boosting
elettrico). L'attivazione di questi elettrodi avviene solo in particolari momenti per aumentare la quantit di
vetro prodotta.
In relazione alla disposizione dei bruciatori, i forni a bacino possono essere cos suddivisi:
forni a fiamma ad U o a ferro di cavallo (di piccole dimensioni, con produzioni inferiori a 200
tonnellate al giorno). In questi forni l'energia viene recuperata preriscaldando l'aria in recuperatori
metallici preriscaldati dai fumi in uscita.
forni a fiamma trasversale (i pi grandi, alimentati da 4 6 bruciatori per lato, regolabili
indipendentemente in modo da ottenere, lungo l'asse del forno, la distribuzione voluta di temperatura ).
Il recupero del calore avviene mediante rigeneratori, impilaggi di mattoni refrattari posti ai lati del
forno, riscaldati alternativamente dai fumi.
A seconda del tipo di produzione i forni possono essere a vasca unica (forno cosiddetto aperto) di
forma rettangolare, allungata nel senso dello scorrimento del vetro, oppure a due vasche: nella prima pi
grande avviene la fusione e l'affinaggio, dalla seconda, detta di lavorazione, si dipartono i canali (feeders)
che portano alle macchine di formatura (bottiglie, vasi, bicchieri). Le due vasche sono collegate tra di loro
dalla gola.
FORNI DI RICOTTURA
Il vetro formato (soffiato, stampato, ecc.) conserva ancora una elevata temperatura (500-600C) e non
potrebbe resistere ad un rapido raffreddamento spontaneo. Essendo un cattivo conduttore termico, la
superficie si raffredderebbe rapidamente a differenza della massa e l'insorgere delle tensioni interne
determinerebbe la rottura dell'oggetto. Si procede perci ad un lento raffreddamento, chiamato
impropriamente tempera o ricottura con speciali forni che si distinguono in due tipologie.
Forni a Muffola
Sono ormai poco usati e solo per piccole produzioni: sono delle camere rettangolari costruite con
blocchi di materiale refrattario. I manufatti di vetro appena formati, si introducono in questi forni riscaldati
circa 550C. Terminata la produzione, il forno viene chiuso, si spegne il riscaldamento e si lascia raffreddare
spontaneamente fino al giorno successivo quando viene aperto, vuotato e riacceso per ricevere la nuova
produzione.
Forni a Tunnel
E' una specie di galleria a temperatura degradante da 550C fino a temperatura ambiente; gli oggetti
appena formati vengono appoggiati all'estremit calda, su un nastro metallico che avanza lentamente
attraversando tutta la galleria, con velocit variabili a seconda delle dimensioni dei manufatti. Nei forni da
lastra, quest'ultima avanza su dei rulli a velocit variabile a seconda dello spessore e, all'uscita, viene tagliata
in lastre di circa 4 metri di lunghezza. Alla fine del tunnel di ricottura sono posti vari sistemi automatici per il
controllo della qualit dei prodotti.
IL FLOAT
A 1100C il vetro fuso cola dal forno su di un bagno di stagno fuso. Il vetro galleggia sulla superficie
liquida e piana e viene tirato sino a divenire un nastro a facce parallele. Sui bordi del nastro le ruote dentate
(toprolls) distendono o retraggono il vetro lateralmente, per ottenere lo spessore desiderato. Gli spessori
ottenuti sono compresi tra 1,1 e 19 mm.
LA RICOTTURA
Deposto a 600C sui rulli di un tunnel di raffreddamento, lungo 100 metri, il nastro di vetro si
raffredda sotto controllo fino alla temperatura ambiente. Il nastro di vetro acquista intorno ai 500C le
propriet di un solido perfettamente elastico.
LA SQUADRATURA
Raffreddato all'aria libera, il nastro di vetro controllato e, successivamente, tagliato in lastre dalla
dimensione massima di 6 x 3,21 m, con taglio dei bordi longitudinali. Gli elementi sono successivamente
posizionati verticalmente su dei cavalletti per mezzo di elevatori a ventosa.
LA LAMINAZIONE
All'uscita dal forno, il vetro passa tra due rulli metallici che gli conferiscono lo spessore ed il disegno
desiderati. In tal modo sono prodotti i vetri stampati, utilizzati nell'architettura di interni, nell'arredamento,
nella decorazione.
IL VETRO TIRATO
La lastra di vetro viene "tirata" verticalmente in continuo, partendo da un bagno di vetro fuso. Con
questo processo si ottengono i vetri per le vetrate artistiche.
LA TEMPRA
Frutto di una intensa ricerca di laboratorio, la tecnica della tempra risale al 1959 quale adeguata
risposta alla domanda dell'industria automobilistica. Questo procedimento consiste in un raffreddamento
assai rapido del vetro mediante un soffio d'aria - in pochi secondi il vetro passa da 600 a 300 - che aumenta
la resistenza del vetro. E' utilizzato per la fabbricazione dei vetri per le automobili, per l'edilizia e per quelle
applicazioni speciali in cui richiesto un particolare grado di sicurezza. Sotto un colpo violento il vetro
temprato, se si rompe, si frantuma in una moltitudine di piccoli frammenti di vetro non taglienti.
LO STRATIFICATO
Nel 1909 un chimico francese, Edouard Benedictus, invent il vetro stratificato, al quale diede il nome
di TRIPLEX. Questo procedimento, che consiste nell'inserire tra due o pi lastre di vetro un foglio di plastica
(il polivinilbutirrale), conferisce al vetro particolari caratteristiche di sicurezza. Se in caso di urto il vetro
dovesse rompersi, il foglio di plastica trattiene i frammenti di vetro. E' utilizzato per la fabbricazione di
parabrezza delle automobili e nell'edilizia.
Il forno, costruito in materiale refrattario in grado di resistere per anni alle elevate temperature di
fusione (1.600C), prevalentemente alimentato con gas metano e autoregolato in tutte le sue funzioni.
Attivo 24 ore su 24, controllato da monitor e calcolatori di processo che consentono di verificare
costantemente i parametri di funzionamento e di ottenere la corretta vetrificazione delle materie prime.
Il liquido fuso in uscita dal forno, entra in canali di condizionamento termico e, raggiunta l'opportuna
viscosit, viene "tagliato" in gocce di dimensione e peso proporzionale all'oggetto che si vuole realizzare. La
goccia di vetro incandescente (1.200C circa) giunge, per caduta verticale guidata, allo stampo della
macchina formatrice.
Alla formatura segue la fase di "ricottura", procedimento che consente di eliminare le tensioni del
vetro mediate riscaldamento preliminare e successivo raffreddamento graduale dell'oggetto fino a
raggiungere la temperatura ambiente. Dopo l'avvenuta formatura il contenitore infatti sottoposto a
fortissime tensioni poich la superficie esterna, a contatto della temperatura ambiente, tende a raffreddarsi
pi velocemente della superficie interna. Le tensioni generate da questo squilibrio termico potrebbero
compromettere la resistenza meccanica del contenitore.
Segue un accurato controllo qualitativo automatico che sottopone a verifica tutte le caratteristiche di
ogni singolo pezzo prodotto: dimensioni, forma, spessore, calibratura delle bocche, integrit, resistenza. I
contenitori non considerati idonei vengono espulsi automaticamente dalla linea di imballaggio ed
immediatamente riciclati nel medesimo processo produttivo per essere rifusi.
L'impiego delle pi recenti tecnologie consente la gestione e il monitoraggio di tutto il ciclo produttivo
per mezzo di apparecchiature computerizzate, mentre strumenti altamente sofisticati e specializzati
assicurano il controllo su base statistica, al fine di ottenere il livello qualitativo del prodotto finito
rispondente alle esigenze degli imbottigliatori, della distribuzione fino al consumatore.
Dopo i dovuti controlli, i contenitori vengono accuratamente imballati per consentirne la
"pallettizzazione" ed il trasporto.
Il contenitore in vetro - in Italia si producono 10 miliardi di pezzi all'anno - il pi adatto per
confezionare alimenti e bevande perch sano ed inerte, non determina reazione con le sostanze con cui
viene a contatto, conservandone meglio caratteristiche chimiche ed organolettiche (gusto e profumo). Oltre a
ci la sua trasparenza consente di controllare "a vista" la qualit e lo stato di salute del prodotto.
Ulteriori innovazioni concernenti tutto il processo, (nuove composizioni e colorazioni, sistemi di formatura
pi evoluti, trattamenti superficiali pi efficaci, controlli automatici pi sofisticati), sono attualmente in fase
di avanzata ricerca.
Mentre nel settore degli alimenti, delle bevande e della cosmetica vengono impiegati contenitori
stampati in vetro sodico-calcico, nel confezionamento dei farmaci previsto l'utilizzo non solo di flaconi,
nello stesso tipo di vetro ma di stabilit chimica superiore, per iniettabili a preparazione estemporanea e per
bevibili, ma anche contenitori sia stampati che ottenuti da tubo di vetro (fiale e flaconi) in vetro borosilicato
di elevata resistenza chimica, noto come "vetro neutro" per prodotti iniettabili liquidi.
Una citazione particolare deve essere riservata al confezionamento di iniettabili liquidi di maggior
volume (soluzioni fisiologiche e glucosate di dosaggio da 50 a 500 ml), per i quali stato studiato un
apposito trattamento della superficie interna del contenitore che ne incrementa la resistenza chimica al livello
di quella del vetro neutro.
Questa applicazione tecnica di miglioramento della resistenza idrolitica superficiale di un contenitore
in normale vetro sodico-calcico ha consentito di fornire all'industria farmaceutica, ad un costo ragionevole
(inferiore a quello di un recipiente in vetro borosilicato), un "imballaggio" di grande valore, che ha
consentito la notevole diffusione della metodologia terapeutica di somministrazione parentale dei farmaci
sotto forma di cocktail di principi attivi e soluzioni fisiologiche, con buona "compliance" da parte di pazienti.
LA LANE DI VETRO
Il procedimento di fabbricazione della lana di vetro si avvale delle seguenti fasi:
Composizione del vetro nel forno (sabbia, carbonato e solfato di sodio, solfato di potassio, dolomite,
pi altri materiali in precise proporzione e con mescolazione perfettamente omogenea).
Fusione: il composto viene introdotto in un forno a riscaldamento elettrico alla temperatura di
1400C circa, dove fonde. Successivamente, il magma sfuso, attraversi i canali di alimentazione del forno
raggiunge le unit di fabbricazione.
Produzione delle fibre: la trasformazione del vetro fuso in fibre avviene mediante il passaggio
attraverso i fori di una coppa rotante. Dopo un primo stiramento meccanico orizzontale dovuto alla forza
centrifuga, le fibre sono tirate verticalmente sotto l'azione termica e meccanica di un fluido.
Realizzazione dei prodotti: dopo il fibraggio, le fibre vengono apprettate con particolari resine e
convogliate su nastri trasportatori. Vengono poi passate in stufa ad aria calda, alla temperatura di circa
250C, dove avviene la polimerizzazione delle resine. La velocit di marcia dei nastri trasportatori ed il loro
distanziamento regolabile all'interno della stufa permettono di definire la densit e lo spessore dei manufatti.
Fase finale di accoppiamento con eventuali sopporti di rivestimento, di taglio, rifinitura ed
imballaggio.
Il processo di produzione della lana di vetro fortemente automatizzato e prevede un severo controllo
di qualit sulle materie prime, in fase di produzione e sul prodotto finito.
La tecnologia attuale di produzione della lana di vetro consente di ottenere un prodotto ottimizzato
sotto molteplici aspetti. Oltre ai noti requisiti di isolamento termico ed acustico, la lana di vetro possiede
altre caratteristiche essenziali strettamente legate alla sua origine, composizione e struttura. Fra queste,
ricordiamo:
ottimo resistenza al fuoco;
stabilit dimensionale e funzionale al variare della temperatura e dell'umidit relativa;
idrorepellenza e resistenza all'umidit;
elevato range di temperature di utilizzo.
FILATI
Il vetro prodotto in un forno speciale a circa 1.550 C (vetro E) con materie prime di qualit scelte
con cura. All'uscita dal forno, il vetro ad alte temperature va ad alimentare filiere in lega di platino. La
maggior parte dei prodotti si basa su vetro di tipo E; tuttavia vengono utilizzati anche altri tipi di vetro, come
il vetro R (alto rendimento meccanico), il vetro D (alto rendimento dielettrico), il vetro AR (resistente agli
alcali e alla corrosione).
Il fibraggio
Il filo di base ottenuto con la tecnica del fibraggio che prevede la stiratura del vetro fuso che scorre
ad alta velocit attraverso i fori della filiera.
Questo processo d origine ad alcuni filati (da 50 unit a diverse migliaia) definiti in base al diametro
(da 5 a 24 micron).
Lapplicazione dellappretto
In fase di fibraggio, alluscita della filiera, ciascun filato viene trattato con appretto; lappretto
costituito da materiali organici dispersi in acqua ed concepito per conferire al filo di vetro le caratteristiche
necessarie per la lavorazione finale. Ciascun tipo di appretto progettato per un processo di stampaggio o
composizione specifico e per un determinato tipo di matrice; solitamente contiene un elemento chimico tipo
silano e un agente di pontaggio, che contribuisce a migliorare le propriet meccaniche dei materiali
compositi e la loro resistenza allinvecchiamento. I prodotti sono confezionati immediatamente, non appena i
filati escono dalla filiera (roving diretto, mat unifilo, fili tagliati), oppure successivamente, dopo che i filati
semplici sono stati sottoposti a operazioni di finitura pi o meno complicate (ritorcitura per i filati,
assemblaggio per i tessuti, taglio per i fili tagliati, taglio e formazione per i mat a filo tagliato).
Caratteristiche dei 4 tipi di vetro: E, D, R e AR
Il vetro E: il pioniere
Dal 1930 il filato di vetro considerato uno dei materiali del futuro grazie alle sue caratteristiche
dielettriche (viene utilizzato per isolare i conduttori elettrici alle alte temperature); queste caratteristiche
hanno determinato limpiego industriale su vasta scala del filato di vetro di tipo E, da solo o in combinazione
con resine sintetiche o verniciate. Il vetro E il pi usato, sia nellindustria tessile sia nei materiali compositi,
dove rappresenta il 90% dei materiali rinforzati utilizzati.
Il vetro C
Il vetro C usato per la produzione di mats di vetro resistenti alla corrosione (rivestimenti esterni
anticorrosione per tubature o tubi compositi).
Composizione Chimica
Punto di lavorabilit
1150
SiO2
73 %
Punto di rammollimento
770
B2O3
11,2 %
Punto di ricottura
545
A12O3
6,8 %
Punto di tensione
515
Na2O
6,5 %
50C-1
K2O
1,2 %
Densit g/cc
2,34
CaO
1,2 %
Indice di rifrazione
1,49
BaO
< 0,2 %
Resistivit di volume
6,9 ohm/cm
Dati Fisici
Composizione Chimica
Punto di lavorabilit
1140
SiO2
70,2 %
Punto di rammollimento
760
B2O3
10,5 %
Punto di ricottura
535
A12O3
5,8 %
Punto di tensione
505
Na2O
5,8 %
50C-1
K2 O
1,3 %
2,36
CaO
<1,0 %
Indice di rifrazione
1,51
BaO
< 2,0 %
Resistivit di volume
7,0 ohm - cm
Fe2O3
TiO2
La fusione della miscela vetrificabile avviene in bacini di fusione a temperature molto elevate
(superiori a 1600C), con il ricorso alla ossicombustione e con l'impiego di "Booster" elettrici.
Il vetro fuso successivamente sottoposto ad operazioni di affinaggio e di condizionamento prima di
giungere al processo di formatura vera e propria, la quale avviene nell'impianto "Danner" che presenta un
mandrino rotante in una muffola di formatura, termicamente controllata.
Il flusso di vetro, in uscita dal canale di distribuzione del forno deve avere temperatura e viscosit
predeterminate e costanti, affinch il vetro possa scorrere regolarmente verso la parte pi bassa di un
mandrino rotante, dove un soffio costante d'aria produce la formatura del tubo.
Il tubo incandescente, ma gi formato e di adeguata consistenza, "tirato" da una macchina installata a
qualche decina di metri (50 100m) di distanza dalla muffola di formatura, sostenuto e guidato da rulli di
grafite, fino alla macchina di tiro e taglio. Il bilanciamento dell'intero processo garantito dal controllo
dell'aria di soffiaggio attraverso l'asse del mandrino e dalla regolazione della velocit della macchina
tiratrice.
In un tale sistema, a fronte di una velocit costante della macchina tiratrice, un aumento di aria
produrr tubi di diametro maggiore e di minor spessore, mentre un aumento della velocit della macchina
tiratrice con aria costante produrr tubi di minor diametro e di maggiore spessore. In definitiva con la
combinazione di questi due parametri pu essere prodotta una infinita gamma di diametri e spessori.
sfilettatura: eliminazione meccanica o manuale del filo o degli spigoli taglienti al bordo delle
lastre;
molatura a filo greggio: abrasione dei bordi di una lastra ottenuta con nastri o mole di pietra,
di carborundum o diamantate, di grana piuttosto grossolana per eliminare le irregolarit del
taglio;
molatura a filo lucido: fase successiva alla precedente consistente nell'eliminazione di ogni
minuta asperit dei bordi e una lucidatura degli stessi con mole diamantata e grana finissima o
polveri di pomice o di ossido di cerio.
molatura a filo lucido industriale: ottenuto dalla molatura del bordo delle lastre con mole di
adeguata finezza, senza successive lavorazioni. L'aspetto semiopaco, ma il bordo ha una
buona finitura.
molatura a smussi e a bisello: lavorazione dei bordi di una lastra che, essendo eseguita con un
angolo qualunque inferiore ai 90 rispetto alla superficie della lastra, interessa, oltre che il
bordo, la stessa superficie. Lavorazione molto delicata e appariscente, viene ancora oggi usata
per prodotti di pregio nell'arredamento di interni.
In alcuni casi si procede alla foratura per applicare maniglie, viti, bulloni, per produrre porte, box
doccia, facciate sospese, mobili e ad incisioni da eseguirsi con apparecchiature automatiche o montate su
flessibili manuali, come pure con getti di sabbia o con acido specifico.
Le decorazioni possono essere realizzate attraverso i seguenti procedimenti:
sabbiatura: decorazioni a getto di sabbia abrasiva con un compresso d'aria che permette di ottenere
dei veri e propri disegni;
satinatura: decorazioni all'acido con le quali si possono ottenere effetti di luce diffusa o parziale, di
opacizzazione della lastra, come pure incisioni, pi o meno profonde;
givrettatura: eseguita per strappo di particelle da una superficie di una lastra (ormai in disuso);
verniciatura o laccatura: per uso di arredamento e architettura di interni le lastre di vetro possono
essere verniciate con prodotti ad essiccazione naturale o accelerata mediante lampade a raggi IR;
smaltatura: processo mediante il quale si colora completamente la faccia di un vetro per effetto
dell'applicazione a rullo o a spruzzo; pu essere stabilizzata con ulteriore trattamento termico;
serigrafia: usato per la riproduzione con vernici e smalti su lastre piane o curvate, disegni, scritte,
decorazioni a scopo artistico o funzionale con l'uso di telai e appropriata tecnica. Pu essere
stabilizzata con ulteriore trattamento termico;
opacizzazione: procedimento che, assicurando l'inalterabilit del deposito opacizzante anche se
esposto agli agenti atmosferici, consente anche l'incollaggio di pannelli coibentati;
Si ottiene attraverso:
l'applicazione di films plastici, incollando sulla lastra delle sottilissime pellicole in poliestere o
in polietilene ;
la siliconatura, spruzzando sulla lastra, con impianti specifici a pressione, dei granuli di
silicone diluiti al fine di ottenere, dopo adeguata polimerizzazione, una pellicola gommosa
perfettamente aderente;
laccatura a freddo o a caldo, depositando sulla lastra speciali lacche poliuretaniche.
Trattamenti termici
La tempra del vetro viene effettuata al termine di tutte le lavorazioni richieste (messa in misura,
molatura, foratura, serigrafia) e consiste in un processo termico mediante il quale si inducono particolari
tensioni in una lastra di vetro, allo scopo di conferire migliori, pi elevate caratteristiche di resistenza, in
particolare alla flessione.
Al raggiungimento della temperatura prossima al rammollimento, la lastra viene estratta dal formo e
bruscamente raffreddata. Le tensioni indotte in questa azione risultano di trazione all'interno e di
compressione allo stato superficiale esterno, quindi di pi elevata resistenza meccanica. La lastra temprata ha
la caratteristica di ridursi in minuti frammenti non taglienti quando si rompe, perci considerata di sicurezza.
Per dare unidea del miglioramento delle caratteristiche di resistenza che la tempra gli conferisce, basti
dire che la resistenza alla trazione pari a 4-7 kg/km2, in un vetro comune, mentre il temprato arriva fino a
12-20 kg/mm2. Per ambedue i tipi la resistenza alla compressione raggiunge addirittura i 100 Kg/mm2
Per ottenere il vetro indurito si procede come per la tempra, con la differenza che il raffreddamento
viene eseguito pi lentamente rispetto ad un pari spessore di vetro temprato. Il vetro indurito ha il vantaggio
di non avere problemi di rottura spontanea, di mantenere una resistenza meccanica maggiore del vetro ricotto
e di avere una minore deformazione dell'immagine riflessa. A differenza del temprato la rottura avviene in
pezzi grossolani e, per tale motivo, non classificato come vetro di sicurezza.
Il vetro stratificato si ottiene interponendo materiale plastico tra due o pi lastre di vetro, sotto
l'azione combinata di calore e pressione. Variando il numero delle lastre e degli strati di plastico, si ottiene
una vasta gamma di stratificati in grado di coprire tutti i livelli di sicurezza e protezione verso le persone ed i
beni. Anche se colpito con violenza il vetro stratificato si pu incrinare, ma difficilmente sfondare.
Curvatura
La curvatura o bombatura delle lastre, adottata nel campo dell'edilizia e dell'arredamento, si ottiene
mediante un processo di fabbricazione complesso che implica una attenta precisione delle misure sia nella
realizzazione della lastra che del telaio di contenimento. Infatti la lastra di vetro verr tagliata con le
dimensioni dello sviluppo che assumer una volta curvata.
Argentatura
Trattamento di deposito su una superficie del vetro, di argento metallico (per precipitazione di nitrato
d'argento) al fine di renderla perfettamente riflettente (a specchio). La protezione della superficie si ottiene
mediante successiva verniciatura finale.
La decorazione;
La tampografia;
Lincisione con punte imbevute di acido fluoridrico ;
La verniciatura;
Lincisione mediante utensili abrasivi ;
La sabbiatura;
La satinatura;
VETRI SPECIALI
Vetro autopulente
Questo tipo di vetro rappresenta certamente lo stato dellarte nella tecnologia dei vetri attuali. in
grado di:
rimuovere o decomporre lo sporco organico;
ridurre laderenza dello sporco sulla superficie del vetro;
ridurre la frequenza di lavaggio;
respingere lacqua piovana per avere una maggiore visibilit;
EFFETTO FOTOCATALITICO: il rivestimento riflette la radiazione solare UV provocando la
decomposizione dello sporco organico sulla superficie del vetro.
EFFETTO IDROFILO: il rivestimento crea una superficie perfettamente liscia che attira lacqua, che
forma una pellicola sottile sulla superficie del vetro. Lo scorrimento a gocce viene ridotto.
Il vetro retinato
Il vetro retinato, denominato anche "armato", un vetro colato, traslucido, ossia che lascia passare la
luce pur non risultando perfettamente trasparente, nel quale viene incorporata una armatura costituita da fili
metallici cromati, formanti una rete metallica a maglia saldata di forma quadrangolare con i lati di 12,5 mm.
la cui funzione principale quella di trattenere le schegge, in caso di rottura della lastra, per cui questo vetro,
dal punto di vista della sicurezza, serve unicamente a limitare i danni alle persone.
Il vetro armato, nel tipo riflettente, validamente impiegato, in edilizia, per la protezione contro
lirraggiamento solare di persone e cose, contribuendo a rendere pi confortevoli i luoghi di lavoro, durante
il periodo estivo, senza togliere luminosit agli ambienti nei mesi invernali. Ha inoltre un effetto ritardante
nella propagazione dellincendio, poich la rete metallica assicura la coesione del manufatto sino a
temperature dellordine di 600 / 700C. (temperatura di rammollimento), nonostante la fessurazione del vetro
che si dovesse verificare in tali condizioni.
Ai fini antincendio, la lastra di vetro deve essere montata nellinfisso incastrandone almeno un bordo
in una apposita scanalatura, per contrastarne lo scivolamento, la cui profondit sar determinante per
raggiungere un adeguato margine di sicurezza.
E utile ricordare che lastre di vetro di questo tipo, di spessore adeguato e aventi una superficie di circa
1m , sono risultate RE 60 e talvolta addirittura RE 90, purch messe in opera nei modi opportuni. (Per
conoscere il significato delle sigle R, RE e REI, si veda l'apposita tabella, pi avanti, nel capitolo "I vetri
nella prevenzione dellincendio")
2
Il vetrocemento
Si tratta di un manufatto costituito da unintelaiatura in cemento armato con tondino di ferro di almeno
6mm di diametro, che costituisce la struttura portante da inserire perimetralmente e ad ogni interasse, nella
quale vengono inseriti elementi denominati "vetromattone".
Lelevata resistenza alle sollecitazioni meccaniche, nonch la capacit illuminante, permette al
vetrocemento di trovare largo impiego nelledilizia industriale e civile di tipo residenziale. E' importante non
incastrare questo manufatto nella struttura muraria ma semplicemente poggiarlo a questa, per evitarne la
rottura a seguito di sollecitazioni esterne quali, ad esempio, assestamenti, torsioni o deformazioni della
struttura portante.
Elementi di spessore adeguato, inseriti in pareti di calcestruzzo, possono avere valori di resistenza
allincendio RE120-180 od anche REI 15.
I vetri stratificati
E giunto il momento di parlare dei vetri stratificati, ossia di quel particolare manufatto che interessa
pi da vicino la sicurezza anticrimine in generale.
Le norme UNI prevedono la suddivisione di tali vetri in quattro categorie che esamineremo una per
una:
Sicurezza semplice o antinfortunio: vetro con caratteristiche principalmente antinfortunistiche, tali da
minimizzare il rischio di ferite in caso di rottura accidentale della lastra e prevenire il rischio di caduta nel
vuoto.
Antivandalismo: vetro in grado di resistere allurto di oggetti contundenti scagliati con forza.
Anticrimine: vetro in grado di opporsi, a vari livelli di resistenza, ad urti ripetuti portati
intenzionalmente allo scopo di superarlo a scopi criminali.
Antiproiettile: vetro in grado di resistere allazione di proiettili sparati da armi da fuoco.
Tali denominazioni sono riferite ai risultati delle prove previste dalle norme UNI e non debbono essere
confuse con vecchie denominazioni commerciali. In particolare, il termine "antisfondamento", anche se
largamente impiegato nel frasario commerciale, non trova alcun riscontro nel livello di prestazione di tali
lastre, pertanto da ritenersi, in pratica, privo di significato.
Le quattro categorie di vetro appena citate sono regolamentate dalle norme UNI 7172, 9186 e 9187,
che classificano caratteristiche, dimensioni e relative tolleranze, modalit di misurazione e, soprattutto,
metodologie di prova per attribuire a ciascun tipo la relativa classe di resistenza.
Prima di proseguire, riteniamo sia utile dare un'occhiata alla tabella che segue, che definisce
univocamente le denominazioni e le caratteristiche dei vari tipi di vetro:
Vetri antisfondamento
Vetro stratificato in cui la scelta del numero, dello spessore, della sequenza di montaggio delle lastre di
vetro e dei fogli di leganti in PVB, scelta in modo da ottimizzare le caratteristiche di resistenza allo
sfondamento. In genere si usano numerose lastre di vetro di modesto spessore e fogli di PVB di spessore
relativamente elevato. La classificazione dei vetri antisfondamento guidata dalla norma UNI 9186 che
prevede tre classi di resistenza.
Tra i vetri stratificati antisfondamento utilizzati prima dellapprovazione della norma UNI era popolare la
serie "Visarm" (nome depositato dalla Saint Gobain) che per non un vetro antiproiettile, anche se il nome
pu lasciarlo credere.
Vetri stratificati
Si tratta di lastre di vetro piano, sovrapposte e rese monolitiche grazie allinterposizione di fogli pi o meno
sottili di un legante plastico chiamato PVB (polivinilbutirrale). La cottura in autoclave rende la struttura
estremamente robusta ed in grado di resistere a tentativi di sfondamento o colpi di arma da fuoco. Si parla di
vetri stratificati anche se tra le lastre di vetro vengono intercalate lastre di policarbonato, che accresce in misura
sensibilissima le propriet antisfondamento ed antiproiettile di tali vetri.
Vetro antinfortunistico
Vetro antiproiettile
Vetro stratificato in cui la scelta del numero dello spessore della sequenza di montaggio delle lastre di vetro
e dei fogli di leganti in PVB, scelta in modo da ottimizzare le caratteristiche di resistenza ai proiettili. In
genere si usano poche lastre di vetro di elevato spessore e fogli di PVB di spessore relativamente modesto. La
classificazione dei vetri antisfondamento guidata dalla norma UNI 9187, che ne prevede cinque classi di
resistenza.
Vetro temperato
Vetro anti-infortunio
La prova consiste nel sottoporre i provini di vetro, della dimensione di 194 x 88 cm tenuti per almeno
24 ore ad una temperatura compresa fra 15 e 25C, allurto di un sacco di cuoio riempito di pallini di piombo
del peso di 45 kg in caduta pendolare da unaltezza di 45 o 120 cm.
Laltezza di 120 cm viene richiesta quando sussiste il pericolo di caduta nel vuoto e nelle vetrate
esterne che abbiano la base a meno di 90 cm dal piano di calpestio.
Laltezza di 45 cm viene invece adottata per i manufatti destinati semplicemente ad evitare infortuni
derivanti dalla rottura della lastra.
Vetro antivandalismo
La prova consiste nel sottoporre 5 provini, della dimensione di cm 50 x 50, tenuti per 24 ore ad una
temperatura compresa fra 15 e 25C, montati in un apposito telaio, posto in posizione orizzontale, allurto di
una sfera di acciaio del diametro di 100 mm e del peso di 4,1 kg in caduta libera da unaltezza di 6,22 m e
generante unenergia di 250 Joule.
Il punto di impatto della sfera, che sar lasciata cadere una sola volta, deve coincidere con il centro
geometrico dei provini in esame e la prova si riterr superata se tutti e cinque gli stratificati relativi allo
stesso prodotto, pur rompendosi, non saranno stati oltrepassati dalla sfera entro 25" dal momento
dellimpatto.
Vetro anticrimine
La prova consiste nel sottoporre 5 provini, della dimensione di cm 60 x 90, tenuti a temperatura come
nelle prove precedenti, montati in un apposito telaio fissato ad unapparecchiatura conforme, allurto di una
mazza di acciaio cementato e temprato di tipo C40 del peso di 10 kg in caduta pendolare da unaltezza di
1,53 m generante unenergia di 150 Joule.
Nella seguente figura si mostra lo schema della prova eseguita per testare la resistenza di questi tipi di
vetri.
La massa battente deve colpire il centro geometrico di ciascun provino, con una tolleranza di +/- 1 cm,
con la faccia piatta per i primi 10 colpi e con la faccia a cuneo per i colpi successivi, fino a rottura dello
stratificato con fuoriuscita della mazza per almeno 1 cm, dal lato opposto a quello di impatto.
La norma prevede 3 classi di resistenza, in relazione allenergia complessiva sopportata dal provino.
Vediamole nella seguente tabella, ricordando che la prova da ritenersi superata quando tutti e cinque gli
stratificati hanno resistito per il numero minimo di colpi previsto per ogni classe.
Colpi lato piatto
Energia complessiva
10
2.400 Joule
10
16
4.000 Joule
10
30
6.000 Joule
Classe
Vetro antiproiettile
I vetri stratificati aventi la denominazione antiproiettile si distinguono nei seguenti due tipi:
I vetri di questi ultimi due tipi vengono classificati in base alla resistenza che sono in grado di offrire e
non gi in base al loro spessore o alla composizione dei vari strati.
Poich i proiettili sparati dai vari tipi di armi da fuoco portatili sono compresi in una ampia gamma di
energia cinetica, gli stratificati sono suddivisi in classi di resistenza che identificano le armi e le relative
munizioni che sono in grado di arrestare.
Nella tabella che segue, denominata "classi di resistenza degli stratificati antiproiettile", possiamo
vedere in dettaglio le caratteristiche di ciascuna di queste nonch lenergia cinetica generata dal relativo
proiettile, la sua velocit, il calibro ecc. La prova consiste nel sottoporre 3 provini, della dimensione di mm
500 x 500, bloccati rigidamente in un telaio metallico la cui inerzia sia tale da far assorbire allo stratificato in
prova tutta lenergia cinetica del proiettile. La temperatura ambientale deve essere compresa fra i 10 ed i
25C.
Sulla faccia opposta a quella di sparo, alla distanza di cm 5, deve essere posto il "testimone", costituito
da un foglio di cartoncino dello spessore di 0,2 mm oppure da un foglio di alluminio da 0,02 mm di spessore.
Larma da fuoco deve essere posizionata in modo che la traiettoria dei proiettili sia esattamente
perpendicolare alla faccia del provino. La distanza fra la bocca della canna dellarma ed il vetro, deve essere
di 3 m per le classi "A","B" e "C" e di 10 m per le restanti classi.
Dovranno essere sparati in successione tre proiettili che dovranno colpire i vertici di un triangolo
equilatero avente lato di 100 mm con una tolleranza di 10mm solo in eccesso e non in difetto. Il triangolo
bersaglio in questione dovr essere disegnato al centro geometrico del provino in esame.
Inoltre, lenergia cinetica media dei tre proiettili non dovr essere inferiore a quella indicata nella
suddetta tabella con singoli valori di tolleranza di +/- 5%.
I vetri antiproiettile rispondenti ai requisiti sopraindicati verranno designati indicando sia la classe di
appartenenza sia il riferimento UNI.
Di seguito si riportano le classi di resistenza degli stratificati antiproiettile (Dalla norma UNI 9187):
Classe
Resistenza
Arma
Tipo
Proiettile
Calibro
Massa
velocit
Energia
Tipo
Pistola
semiautomatica
9
Parabellum
7,45 gr.
367 m/s
(*)
500 Joule
blindato ordinario
Revolver
357
Magnum
10,24
gr.
442 m/s
(*)
1.000 Joule
blindato
Revolver
44
Remington
magnum
15,6 gr.
439 m/s
(*)
1.500 Joule
blindato
Fucile
automatico
leggero
7,62 X 39
7,95 gr.
710 m/s
(**)
2.000 Joule
blindato ordinario
Fucile
automatico
leggero
7,62 NATO
9,45 gr.
836 m/s
(**)
3.300 Joule
blindato ordinario
Fucile
automatico
leggero
7,62 X 39
9,75 gr.
811 m/s
(**)
3.200 Joule
perforante
(*) velocit misurata a 2,5 metri dalla bocca della canna. (**) velocit misurata a 9 metri dalla bocca
della canna.
In generale, comunque, gli stratificati vengono realizzati attraverso le seguenti fasi: lavaggio e
sgrassaggio chimico delle lastre di vetro, formazione del pacco con la stesura dei vari strati alternati alle
lastre di PCB con interposizione del film poliuretanico, adesione dei vari strati tramite il passaggio in un
forno a raggi infrarossi che, riscaldando il tutto ad una temperatura di 70 80C, provoca lespulsione di
quasi tutta laria.
Da ultimo lo stratificato viene riscaldato a circa 140C e sottoposto, in autoclave, ad una pressione di
10 bar in modo da consolidare il "sandwich" espellendo tutta laria residua fra gli strati. Al termine del
processo, che ha una durata complessiva compresa fra le 3 e le 12 ore, si ottiene un manufatto monolitico che
verr poi sottoposto al taglio mediante seghe a disco diamantato.
La resistenza ai proiettili pu essere esaltata attraverso ladozione di adeguati sistemi di assemblaggio
quali, ad esempio, la sostituzione di una delle lastre di PCB del "sandwich", con un foglio di
polivinilbutirrale, (sigla PVB) rivolto verso il lato da cui si presume possa provenire lattacco, poich questa
combinazione in grado di frantumare leventuale blindatura dei proiettili, sfruttando le caratteristiche di
plasticit del PVB che contribuiscono a disperdere su una superficie pi ampia lenergia cinetica del
proiettile.
Lo stratificato avr poi sul lato opposto, quello rivolto verso linterno, uno strato finale di PCB per
opporre una elevata resistenza alla frammentazione causata dallimpatto del proiettile sulla lastra, evitando in
tal modo la violenta proiezione di schegge che potrebbero determinare il ferimento di chi si trovasse nei
pressi della vetrata.
E utile ricordare che il PCB, introdotto sul mercato da non molti anni, conosciuto anche con le
denominazioni commerciali di "Lexan" e "Macrolon", una resina poliestere che presenta una resistenza agli
urti elevatissima, al punto da potersi considerare virtualmente infrangibile. Questa resilienza elevata si
mantiene stabile anche a temperature molto basse (-75C) dove altre materie plastiche diventano assai fragili.
Possiede inoltre una trasparenza e qualit ottica molto elevate, un fattore di trasmissivit per la luce
del 92%, pari a quelle di un buon vetro, una elevata resistenza allingiallimento provocato dalla luce solare e,
soprattutto, un ampio intervallo di temperatura allinterno del quale il PCB mantiene inalterate le sue qualit
fisiche, tipicamente fra -75 e +135C in servizio continuo, mentre per brevi periodi sono ammesse
temperature anche superiori.
Il carico di rottura, in trazione, si aggira sui 550 700 kg/cm con un fattore plastico di allungamento
elevatissimo: fra il 100 ed il 130%. In caso di incendio autoestinguente (classe 1) presentando una modesta
emissione di gas tossici. Infine il suo basso peso specifico di 1,18 kg/m2 per mm di spessore gioca a favore
del manufatto finito, contribuendo a contenere il peso totale, vera bestia nera dei vetri stratificati.
Non per nulla il policarbonato trova largo impiego nella costruzione di finestrini e tettucci per uso
aeronautico. Sorprende, a questo punto, che il PCB non abbia sostituito in toto il vetro nelledilizia ed in
molti altri campi. Un ostacolo a ci il suo prezzo relativamente elevato e, soprattutto, la sua modesta
resistenza allabrasione, anche nel tipo con trattamento superficiale antigraffio.
Purtroppo il vetro presenta diversi inconvenienti, quando esposto allincendio. Innanzitutto la sua
trasparenza permette il passaggio del calore per irraggiamento diretto, provocando pericolosi rialzi termici
negli ambienti limitrofi fino al raggiungimento della temperatura di autoaccensione dei materiali
combustibili ivi presenti, originando altri focolai. Lo stesso calore pu, nondimeno, ostacolare levacuazione
dei locali e complicare lazione di spegnimento dellincendio.
Inoltre, la necessit di montare le vetrate su un apposito telaio e, conseguentemente, limpiego di
guarnizioni e fermavetri in materiali plastici che tendono, sotto lazione del calore, a fuoriuscire dalla loro
sede, permette il passaggio dei fumi generati dalla combustione che in tal modo possono invadere anche i
locali non ancora interessati dallincendio.
Come se non bastasse le lastre di vetro, se investite direttamente dalle fiamme, si rompono nel volgere
di pochi istanti, mentre possono resistere fino ad una temperatura di 100 170C se riscaldate per
irraggiamento. Una volta per che sia raggiunta la temperatura di rammollimento, inevitabilmente la lastra
tender ad uscire dalla sede.
Tutto questo, ovviamente, nel caso di lastre di vetro "normali", mentre in questo articolo si parla di
ben altro: vetri con caratteristiche tecniche speciali montati su telai con guarnizioni aventi anchesse
caratteristiche adeguate, come vedremo fra breve.
Nella seguente figura possibile apprezzare delle prove di resistenza al fuoco condotte su dei vetri
antifuoco.
Nella seguente tabella potremo avere unidea pi precisa della valutazione della resistenza dei
materiali al calore.
R
Con il simbolo "R" si identifica un elemento costruttivo che deve conservare, per un determinato periodo di tempo, la sua stabilit
RE
Con il simbolo "RE" si identifica un elemento costruttivo che deve conservare, per un determinato periodo di tempo, la sua stabilit e la
tenuta
REI
Con il simbolo "REI" si identifica un elemento costruttivo che deve conservare, per un determinato periodo di tempo, la sua stabilit, la
tenuta e lisolamento termico
In relazione ai suddetti requisiti, gli elementi costruttivi vengono inoltre classificati con un numero che
esprime i minuti primi per i quali la resistenza in questione si esplica ossia: 15, 30, 60, 90, 120 e 180. E
evidente che, per quegli elementi costruttivi che non hanno funzione portante, il criterio "R" (resistenza)
automaticamente soddisfatto qualora lo siano i criteri "E" (tenuta) ed "I" (isolamento termico).
Specifiche merceologiche minime del vetro pronto Capitolato per l'accettazione del vetro in vetreria
al forno DM 5.2.98
Vetro
99,86%
99,93%
Metalli magnetici
<0,002%
0,00%
Metalli amagnetici
<0,01%
0,00%
Ceramica e porcellana
<0,01%
0,01%
Pietre
<0,02%
0,01%
Materiali organici
<0,1%
0,05%
Pertanto, i progressi che le aziende che operano nel trattamento dovranno assolutamente fare nel breve
periodo sono notevoli visto che dovranno disporre delle apparecchiature di tecnologia adeguata per
assicurare l'eliminazione dei metalli magnetici ed amagnetici; la separazione della frazione fine (inferiore a
10 mm) e la successiva lavorazione separata della stessa; la selezione della ceramica e dei residui organici.
Ci premesso, bene rammentare che, comunque, sar impossibile raggiungere i livelli minimi di qualit
partendo da un materiale che ha circa l'1,2% di ceramica e l'8,7% tra altre impurit e rifiuti, se teniamo
presente che il vetro pronto al forno non deve avere presenza di ceramica superiore allo 0.008% (cio, 150
volte inferiore) e rifiuti non superiori allo 0,05% (cio, 174 volte inferiore).
Riduzione del vetro perso nella fase di selezione e trattamento: ottimizzazione del
sistema di raccolta
Per incrementare i risultati quantitativi, e soprattutto i risultati qualitativi, della raccolta differenziata
nazionale degli imballaggi in vetro la strada migliore quella della raccolta differenziata monomateriale del
vetro a mezzo delle campane stradali, sistema peraltro considerato come ottimale anche dal DM. 4.8.99 che
fissa le condizioni di ritiro del rottame di vetro raccolto dai Comuni da parte di CO.RE.VE./Aziende Vetrarie
consorziate. E' questo il sistema pi semplice, meno costoso e che consente di ottenere una qualit del
materiale adeguata, gi in fase di raccolta, alle necessit tecnologiche delle successive fasi di trattamento e
riciclo (cosa fondamentale per incrementare i quantitativi riciclati); metodo confermato dalle pi importanti
esperienze europee che si basano ormai da anni sulla raccolta del vetro separata per colore: traguardo al
quale anche il nostro Paese dovr puntare quanto prima.
Le analisi merceologiche svolte in questi anni assieme ai gestori locali della raccolta hanno sempre
confermato che il livello qualitativo del vetro raccolto peggiora al crescere delle variazioni apportate al
modello ottimale: le impurit aumentano passando dalla raccolta monomateriale al conferimento congiunto
di due o pi materiali, ovvero passando dalla campana al cassonetto domiciliare utilizzato nella raccolta
"porta a porta". Nella lavorazione del vetro grezzo si producono degli scarti (frazioni estranee pi vetro perso
con la selezione) la cui quantit funzione della qualit del vetro grezzo in ingresso all'impianto di
recupero/trattamento; la qualit del vetro grezzo a sua volta condizionata dal tipo di sistema utilizzato dal
gestore per la raccolta del vetro.
Di seguito si riportano dei dati relativi alle varie tipologie di raccolta utilizzati. immediato
riconoscere che il vetro raccolto in una campana di solo vetro offre delle garanzie superiori rispetto a
qualsiasi altro tipo di raccolta e quindi certamente da preferire.
Presenza di frazioni estranee in
peso ai sensi del DM 4.8.99
(materiali diversi dal vetro
raccolti assieme a quest'ultimo) in
% sul totale raccolto
SISTEMA
TOTALE
Campana
vetro
solo
di cui VETRO
1,75%
5,80%
4,05%
96%
Campana vetro
e metallo
4,45%
12%
7,55%
92%
Porta a porta
vetro e metallo
9,90%
28,60%
18,70%
79%
Contenitore
stradale
per
vetro, metallo e
plastica
27,20%
52,80%
25,60%
65%