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perfetta di ci che qualcuno ha detto, in questo caso la madre lamentosa che si preoccupa del
destino della figlia. Nellultima stanza si presenta una iperbole, per fichi secchi (v. 13), che oltre
allo scopo di divertire chi legge ha anche la funzione di esagerare la realt della citazione e dare
forza al finale che racchiude effetti e conseguenze del difetto (v. 11) di Guido Forese.
Lanalisi metrica della poesia dunque mostra un nuovo Dante: lanima teatrale del poeta che, se
ammesso dirlo, pettegola e deride le sventure dellamico. Infatti non deve mai essere scordato che
il sonetto fa parte di una tenzone: il genere letterario medievale non del dialogo ma del dibattito.
Nella poesia infatti Dante non si rivolge direttamente allamico, neanche alla moglie o alla suocera
che sono protagoniste della poesia, Dante si rivolge a quel Chi (v.1) che apre il componimento,
quella terza persona singolare sottintesa che si lega ai congiuntivi della prima stanza, che si
trasforma in una seconda persona singolare nella seconda strofa con quel verso esclamativo, il sesto,
che si apre con or sappi. Dante dunque narra ad un pubblico con il quale cerca di deridere il poeta
amico poeticamente nemico.
La teatralit del sonetto presente in tutto il testo: immagini visive come la citt che produce
cristallo per il freddo, le calze che riscaldano i piedi a causa di una coperta di poco valore, una
donna piangente che incolpa il cognato dellinfelicit della figlia. Questi topos teatrali, come
linsufficienza maritale o il rapporto esplicito fra madre e figlia, si legano anche alla linearit
situazione causa conseguenza, cio la spina dorsale della poesia in questione, propria di un
discorso, di un qualcosa che sembra dover prendere vita attraverso il suono e la parola, come se il
lettore non fosse in procinto di leggere Dante, ma fosse pronto ad ascoltarlo.